Allegato B
Seduta n. 99 del 5/12/2008


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

BARANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 introdotto dalla legge di conversione attribuisce al Governo una delega volta, tra l'altro, a riportare nell'ambito dei vincoli del patto di stabilità interno le aziende locali di servizi «ex municipalizzate»;
questa esigenza emerge in considerazione dei rischi per la finanza pubblica che la gestione di tali soggetti ha prodotto nel corso degli anni;
in effetti, salvo casi di gestione riconosciuta come virtuosa, le problematiche connesse all'attività di questi soggetti sono molteplici e pongono non pochi dubbi sugli ampi margini operativi che ad essi sono stati riconosciuti;
tramite la stampa locale ad esempio sono emerse le gravi difficoltà che investono l'ACAM s.p.a. della Spezia, società interamente a capitale pubblico i cui azionisti sono i Comuni della provincia della Spezia e, per quote minime, anche comuni della provincia di Massa Carrara, la quale gestisce nella provincia della Spezia, con affidamenti in house, i servizi di distribuzione gas metano, servizio idrico integrato, servizio di raccolta smaltimento rifiuti;
il gruppo ACAM risulta debitore, a fine dell'esercizio 2007, di oltre 340 milioni di euro, a fronte di fatturato di soli 162 milioni di euro, avendo registrato una perdita di oltre 5 milioni di euro;
la predetta ACAM s.p.a. sembrerebbe essere stata utilizzata da diversi Comuni proprietari ed utenti in modo improprio, addossando alla stessa investimenti che sarebbero dovuti ricadere sui comuni stessi in quanto destinatari degli oneri di urbanizzazione, ritardando oltremodo i pagamenti dovuti ad ACAM per servizi resi, superando in questo modo i vincoli di finanza pubblica e creandosi così un'impropria anticipazione di cassa, caricando la stessa ACAM di personale sovrabbondante;
l'ACAM s.p.a. ha costituito un consistente numero di società controllate, con crescita esponenziale dei Consigli di Amministrazione, in cui siederebbero secondo i giornali, ben 105 persone e, nonostante ciò, il gruppo ACAM ha affidato attività di consulenza di fatto a tempo indeterminato con compromessi non proporzionati alle prestazioni rese. Il personale del gruppo assommava a fine 2007 a 1.067 unità ed oggi è ulteriormente aumentato, il 70 per cento delle quali con meno di 10 anni di anzianità, a dimostrazione come il trend delle assunzioni abbia avuto una impennata solo in tempi recenti;


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la situazione del Gruppo ACAM di La Spezia è assolutamente emblematica di quelli che possono essere alcuni degli aspetti problematici connessi a queste tipologie di gestione;
purtroppo non si tratta della sola realtà presente nel Paese, in quanto sono notori gli abusi commessi da diverse amministrazioni con le proprie aziende ex municipalizzate, con utilizzo improprio di denaro pubblico e della posizione dominante di monopolista;
recentemente lo Stato italiano ha ricevuto richiami da parte della Corte di Giustizia della Comunità europea per violazione delle norme sulla libera concorrenza e i rischi di sanzioni sono molto forti -:
se il Governo non intenda procedere ad una dettagliata inchiesta conoscitiva sul fenomeno della cosiddetta «privatizzazione delle aziende locali», fenomeno che appare all'interrogante fuori da qualunque controllo e quali siano i provvedimenti che il Governo abbia allo studio nell'ambito della delega concessa dall'articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008 come introdotto dalla legge di conversione per riportare le aziende «privatizzate» sotto normativa di controllo per la finanza pubblica.
(4-01826)

BARBATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Campania la disastrosa situazione rifiuti ha condotto il Governo a prendere decisioni alquanto discutibili, come la scelta del territorio di Chiaiano per la realizzazione dell'ennesima discarica, stabilendo peraltro la deroga alle vigenti norme ambientali italiane ed europee per la sola regione Campania, affidando la totale gestione della questione nelle mani del Sottosegretario Guido Bertolaso;
tale deroga è giustificata con il perdurare del cosiddetto stato di «emergenza» che, però, mai dovrà essere utilizzato come alibi per fornire una minore tutela di legge ai cittadini, che anzi necessitano di ampie garanzie di tutela dei propri diritti costituzionalmente garantiti;
lo «stato di emergenza» è stato istituito nel lontano 1994, che rappresenta l'anno di inizio dell'operazione «emergenza rifiuti in Campania» con la nomina del primo Commissario di Governo da parte del Presidente del Consiglio dell'epoca. L'ispirazione iniziale per avviare l'operazione è stata fornita dalla legge n. 225 del 24 febbraio 1992 (istituzione del servizio nazionale della protezione civile) che ha consentito di ritenere «normale» la persistenza dello «stato di emergenza» per ben 14 anni;
nel 1994 l'endemico problema al quale i cittadini campani erano ormai abituati passando ciclicamente da fasi di normale raccolta e smaltimento dei rifiuti a periodi di crisi caratterizzate dalla difficoltà di eliminare l'immondizia dalle strade, grazie all'intervento governativo si è trasformato in un «affare di Stato» investendo notevoli somme di denaro pubblico con l'intento dichiarato di risolvere adeguatamente e definitivamente l'annosa problematica attrezzando la regione di impianti idonei e a norma. Dopo 14 anni di cura governativa, molto costosa e costellata da interventi non idonei come la Selva di Chiaiano, non è cambiata molto la situazione in Campania;
in una zona da sempre caratterizzata da una fortissima invadenza delle organizzazioni criminali nel ciclo dei rifiuti, che nel corso degli anni hanno letteralmente intossicato i terreni della regione, permettere deroghe alle norme di tutela e controllo ambientale è un'azione disastrosa, peraltro condotta aggiungendo l'aggravante della decretazione del segreto di Stato, posto ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 aprile 2008, che impedisce agli amministratori locali e ai cittadini, ancorché riuniti in comitati, di avere accesso libero e incondizionato alle informazioni sul sito di


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Chiaiano, considerato «area di interesse nazionale» e, quindi, sito militarizzato;
la «cava del Poligono» situata nella selva di Chiaiano, inclusa nel Parco metropolitano delle Colline di Napoli, è infatti stata individuata come area destinata allo smaltimento di rifiuti solido-urbani (RSU) e di rifiuti pericolosi (decreto n. 90, poi convertito nella legge n. 123). La cava è situata a ridosso della zona ospedaliera della città partenopea e di una densa conurbazione, con un bacino di popolazione di circa 250.000 abitanti. Inoltre il Parco in questione ha una grande rilevanza poiché costituisce una delle ultima fette di territorio comunale ancora ricoperte da un'area boschiva (la Selva di Chiaiano denominata «la Severa» sin dall'epoca romana), e sorge in una zona tradizionalmente a vocazione rurale;
secondo pareri scritti dei numerosi periti degli enti locali (geologi, tecnici, esperti, cattedratici), le pareti di tufo della cava non garantiscono la sua tenuta: vi è un rischio reale e verificabile di crollo di enormi volumi di tufo fratturato. L'intervento realizzato per mettere in sicurezza le pareti della cava si è basato su dati palesemente sbagliati circa le discontinuità che determinano l'instabilità delle rocce. Le pareti della cava possono essere interessate catastroficamente da un crollo di migliaia di metri cubi di roccia come accaduto nel 1999 in una cava vicina del tutto simile. La bonifica del terreno dai metalli, prima dell'allestimento della discarica, già provocherebbe un passaggio di un gran numero di autoarticolati che dovrebbero prelevare la terra contaminata e portare sostanze atte alla bonifica transitando per strade strette, su un territorio la cui rete di viabilità è certamente inadatta a sostenere un traffico di questo tipo;
a tal proposito, i periti hanno anche aggiunto che non esisterebbe in loco nessuna viabilità in grado di sostenere la mobilità degli autocompattatori che dovrebbero poi anche sversare rifiuti nella discarica. Ciò è anche ricavabile dalle osservazioni e prescrizioni fornite dagli enti e tecnici intervenuti alla conferenza dei servizi del 9 agosto 2008 presso Palazzo Salerno a Napoli;
i cittadini, che vivono numerosi nei comuni adiacenti al luogo dove verrà installata la nuova discarica, continuano ad essere mantenuti all'oscuro di quanto accade nella cava e protestano senza sosta contro un «mostro» che rischia di mettere a repentaglio la loro salute e quella dei loro figli;
esimi geologi ed esperti hanno più volte manifestato le loro perplessità, chiamati ad esprimersi come tecnici e consultati sia dal commissariato sia dai sindaci dei comuni limitrofi;
a tale proposito, così si esprimono: «I lavori in parete appaiono inadeguati. Vi sono forti dubbi sull'efficacia e non abbiamo potuto vedere sul ciglio se sia stata effettuata la sistemazione idraulica». Hanno, inoltre, sottolineato nei loro interventi che lavoratori e militari «sono esposti a grave rischio per la vita, specie con l'approssimarsi della stagione delle piogge». Hanno mostrato carte alla mano le fratture che isolano i prismi che potrebbero distaccarsi dalle pareti, ed hanno evidenziato che la strada di accesso, negli ultimi 40 metri, è poggiata su una lingua di tufo fratturato che potrebbe crollare sotto il peso degli autoveicoli. Inoltre non è stata mai fatta alcuna bonifica di base della cava; ritengono, inoltre, che la caratterizzazione ambientale sia stata eseguita in maniera frettolosa ed inadeguata;
altrettanto grave appare l'ostinazione nel volere realizzare una nuova discarica in una zona martoriata, dove mesi di scavi hanno portato al ritrovamento, così come dichiarato dal gen. Giannini alla stampa, «di ben diecimila tonnellate di terreni contenenti amianto e altri rifiuti tossici contenuti in sacchi di plastica». Della vicenda si sono occupati i principali quotidiani, come La Repubblica e Il Mattino, riferendo di un video, visionabile in internet, a testimonianza di ciò che è avvenuto a Chiaiano. Il filmato è costituito da vari spezzoni di riprese del fondo della cava


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del Poligono di Chiaiano effettuate da un punto di osservazione dall'alto. Gli spezzoni di ripresa sono realizzati in diversi giorni, in linea temporalmente progressiva a partire dal 21 ottobre 2008;
il video mostra chiaramente che il materiale portato alla luce viene asportato dalla collinetta, perché mano a mano diventano più evidenti le grandi chiazze celesti dell'amianto e dei sacchi celesti di cui parla anche il generale Giannini, vice di Guido Bertolaso, nelle sue dichiarazioni. C'è quindi una evidente movimentazione di materiale speciale e tossico in vasche appositamente scavate ben prima di avviare una qualunque bonifica con le condizioni di sicurezza previste dalla legge. Le vasche stesse vengono poi ricoperte di manto erboso, come se quel trasferimento non fosse provvisorio, ma definitivo. Sul fondo della cava e a lato della vasca in più fasi del filmato si vedono dei cumuli ricoperti da teli neri. Dovrebbero corrispondere a cumuli del terreno di fondo cava, che secondo le analisi ambientali di giugno era inquinato da piombo, cadmio e antimonio che dovevano essere rimossi. Al minuto 27 e 50 secondi si vede come il materiale da sotto questi teli viene poi rimosso con una pala meccanica senza alcuna protezione per i lavoratori;
il ritrovamento di tale materiale (estremamente volatile), che deve essere asportato con tutte le cautele previste dalla legge, deve altresì prevedere contestualmente una immediata e profonda bonifica del territorio circostante come conditio sine qua non per qualsiasi ulteriore intervento previsto sul sito;
il 4 novembre 2008, infatti, il comitato dei cittadini di Chiaiano e Marano ha incontrato il Capo della Procura di Napoli, dott. Giandomenico Lepore, in merito all'allarme/denuncia sull'interramento di rifiuti speciali nella cava, con un conseguente esposto alla Procura del 29 ottobre. Allarme che ha trovato riscontro con le dichiarazioni dello stesso generale Giannini, vice di Guido Bertolaso, riportate dalla stampa regionale, che riferiscono del ritrovamento di «oltre diecimila tonnellate di amianto, in parte in sacchi a marchio Enel»;
l'analisi delle foto aeree e da satellite, disponibili gratuitamente in internet, ha consentito di individuare che tra il 2000 e il 2006 l'area circostante la cava del poligono è stata interessata da sversamenti incontrollati di materiali con accumuli alti oltre 10 metri che hanno modificato la morfologia. Il materiale altamente inquinante rinvenuto durante i lavori a poche decine di metri dalla cava del poligono rappresenta la parte superficiale del materiale accumulato. Non si può escludere, pertanto, che altro materiale altamente inquinante si rinvenga tra quello accumulato in maniera incontrollata proprio nell'area sulla quale saranno costruiti i manufatti di servizio alla discarica. L'analisi delle foto aeree e da satellite evidenzia che altri grandi volumi di materiali di natura ignota sono stati accumulati tra il 2000 e 2006 nelle cave vicine a quella del Poligono a distanza compresa tra circa 100 e 300 metri. L'eventuale presenza di materiali inquinanti deve essere accertata in quanto si deve valutare correttamente l'impatto ambientale che sarà determinato dall'accumulo dei rifiuti nella cava del poligono;
in una nota, i tecnici di parte hanno sottolineato che «una preventiva e corretta caratterizzazione ambientale avrebbe forse evitato il rinvenimento di una discarica abusiva preesistente contenente fibre di amianto con così grande ritardo rispetto all'inizio dei lavori, ad appena 40 m di distanza della cava del poligono. La scoperta di tale discarica costituita da terreno misto a fibre libere e volatili di amianto, richiede ovviamente un articolato e minuzioso intervento di bonifica»;
si sottolinea, inoltre, come un rinvenimento di tale portata e gravità richieda «secondo le normative vigenti un vero e proprio Piano di bonifica, che non può assolutamente consistere nel trasporto di materiali così altamente nocivi in altri


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luoghi, come prospettato dallo stesso Commissariato». Allo stesso modo risulta indispensabile una «analisi dei terreni del sottosuolo e delle falde idriche sottostanti, allo scopo di verificare l'entità dell'infiltrazione»;
si richiede, inoltre, che sia consentito l'accesso ai luoghi di una Commissione istituzionale di esperti, in modo da evitare critiche di autoreferenzialità e che sia evidenziata, in maniera chiara e trasparente, la rendicontazione dei costi fin qui sostenuti e quella prevista per il completamento dei lavori, ivi compresa la spesa necessaria per adeguare le strade di accesso alla discarica, sia all'interno che all'esterno della Selva di Chiaiano;
a seguito di questi ultimi risvolti, è in atto un'indagine della Procura di Napoli, tesa ad accertare le responsabilità e la trasparenza delle operazioni in atto;
in Italia dal 1992 (legge 27 marzo 1992, n. 257, aggiornata nel 2008) è proibita l'estrazione, l'importazione e la lavorazione dell'amianto; tale legge, purtroppo, ad oggi resta ancora disattesa. Si calcola che restano in giro più di 30 milioni di tonnellate di amianto, la cui rimozione e deposito in discariche speciali, come prevede la legge, non è semplice, per cui, il più delle volte, l'amianto è gettato in discariche comuni e quando gli agenti atmosferici penetrano nelle discariche ne possono derivare percolati (fluidi) che diffondono le fibre nocive nell'ambiente e nelle acque;
l'amianto, purtroppo, ha mietuto e mieterà decine di migliaia di vite umane; le stime dell'Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza del lavoro) parlano di oltre 15.000 morti, solo per il mesotelioma pleurico, nei prossimi 15 anni; se si aggiungono i casi di cancro del polmone e l'altrettanto mortale asbestosi polmonare, si arriva a numeri davvero drammatici;
sulla questione della discarica di Chiaiano, e nello specifico sulla correttezza delle operazioni condotte e sui recenti ritrovamenti tossici, è stata presentata anche al consiglio della Commissione europea una interrogazione parlamentare dall'on. Monica Frassoni;
si sottolinea come, nel caso di Pianura, a fronte del ritrovamento di rifiuti tossici, l'intera area venne sequestrata. Si richiede lo stesso trattamento per i cittadini dei comuni attorno alla cava, nella realistica convinzione che esista altro materiale pericoloso nella zona, o che parte del materiale rinvenuto possa aver contaminato anche settori non ancora indagati; il sequestro viene considerato indispensabile per garantire la tutela dei cittadini e di coloro che si trovano e lavorano nel vicino complesso ospedaliero, e per appurare le responsabilità degli sversamenti abusivi;
inoltre, come suggerito da illustri cattedratici dell'Università di Napoli, consulenti dei comuni di Marano e Mugnano, poiché in virtù dei mutamenti apportati al progetto presentato ed approvato, con prescrizioni, in data 9 agosto 2008, comportando tali cambiamenti un radicale stravolgimento di un ampio territorio destinato a parco, specie al livello areale, si è passati da un'area prevista per l'allestimento della discarica di un ettaro, ad occupare un'estensione di circa dieci ettari, si richiede una nuova conferenza dei servizi, per una più appropriata valutazione di impatto ambientale, non ritenendo più valida la precedente, anche alla luce del rinvenimento di materiali tossici e nocivi con amianto, segnalato dal gen. Giannini;
le direttive europee per la protezione dell'ambiente 42/2001/CE e quelle 85/337/CE e 97/11/CE, sono state recepite con la legge delega 308/2004 e con il decreto legislativo 152/2006 e dalla Regione Campania con la legge regionale 16/2004. Esse richiedono per l'area menzionata un'accurata e completa valutazione d'impatto ambientale (VIA), nonché una valutazione ambientale strategica (VAS);
inoltre, operando in area protetta (Parco metropolitano delle Colline di Napoli), tenuto conto delle direttive europee


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92/43/CEE «habitat» e 79/409/CEE «uccelli selvatici», si ritiene necessaria l'applicazione dell'articolo 6 della direttiva, concernente la disciplina delle misure di conservazione tanto a carattere gestionale quanto procedimentale, concretizzando, quindi, la necessaria valutazione di incidenza (V.I.);
infine, il decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 impegna il Governo a consentire ai cittadini il diritto di accesso alle informazioni ambientali;
la VAS, di importanza strategica, deve intendersi come strumento atto ad integrare le considerazioni ambientali, ma anche sociali ed economiche, oltremodo necessarie in un'area intensamente urbanizzata e con presidi ospedalieri;
si ritiene che per questi aspetti delicati per l'ambiente di un'area protetta e per la salute dei cittadini di Napoli Nord, Marano e Mugnano (oltre 250.000 abitanti), il Sottosegretario Bertolaso, Capo anche della Protezione civile, per primo, abbia il dovere di dare il buon esempio al di là ed al di fuori di qualsivoglia stato di conclamata emergenza, ormai giunta al quattordicesimo anno di età -:
quali iniziative si intendano attuare per monitorare costantemente la correttezza e l'efficacia delle indagini ambientali attualmente in atto, specie in seguito al ritrovamento di materiale non solo inquinante, ma soprattutto pericoloso ed estremamente dannoso per la salute dei cittadini;
quali iniziative si intendano adottare per garantire maggiore trasparenza e maggiore informazione sullo stato effettivo della gestione del territorio dei comuni interessati dal progetto relativo alla discarica di Chiaiano, sul procedere dei lavori e sui pericoli connessi alla presenza accertata di amianto e veleni nel terreno;
quali reali precauzioni e provvedimenti concreti ed efficaci si intendano prevedere per salvaguardare la salute dei cittadini dei comuni ricadenti nella zona della discarica, e quali iniziative relative alla necessità di pervenire immediatamente alla bonifica completa dell'area oggetto da anni di sversamenti sconsiderati, legali e illegali, inequivocabilmente dannosi per la salute e per l'ambiente;
quali provvedimenti siano stati previsti per garantire ai cittadini che ogni azione (bandi di appalto, gestione e adeguamento del territorio dove è prevista la discarica di Chiaiano) avvenga nel pieno rispetto della legalità, alla luce dell'obbligo di osservare un rigoroso rispetto delle norme sullo smaltimento dei rifiuti, secondo la legislazione vigente, italiana ed europea, senza prevedere il ricorso ad una pratica derogatoria che certamente offre assai minori garanzie di rispetto dell'ambiente, di tutela della salute dei cittadini e dell'assetto complessivo del territorio.
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