Allegato B
Seduta n. 114 del 14/1/2009


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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SCHIRRU, MELIS, MARROCU, CALVISI, FERRANTI, FADDA e PES. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel corso delle visite periodicamente condotte alla casa circondariale di Buoncammino per valutarne lo stato di efficienza, si erano già potuta constatare le difficili condizioni in cui versa la struttura cagliaritana e si è potuto registrare una situazione di forte affollamento con la presenza di 458 detenuti in una casa circondariale che ne dovrebbe contenere 320;
dei 458 detenuti, 21 sono donne, 92 sono stranieri, 11 sono semiliberi, 47 reclusi in alta sicurezza (di cui 2 sono donne), 173 sono tossicodipendenti e 6 sono condannati all'ergastolo;
le donne detenute sono appunto 21, la maggior parte delle quali sono straniere molto giovani e recluse per problemi di droga. Si registra inoltre la presenza nel carcere di una bambina di 22 mesi, figlia di un extracomunitaria attualmente incinta, arrestata e processata per traffico di droga;
il personale di polizia penitenziaria del carcere di Buoncammino è notevolmente sottodimensionato, consta di un organico di 267 agenti, a cui mancano 57 unità che, cionostante, è chiamato a fronteggiare quotidianamente situazioni straordinarie in condizioni di sicurezza minima;
i problemi di carenza di personale sono ulteriormente aggravati dai numerosi


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distacchi e dal fatto che, a personale invariato, spetta alla polizia penitenziaria accompagnare i detenuti alle visite mediche di pronto soccorso, nei luoghi delle indagini e nei diversi tribunali; ciò implica che gli stessi agenti vengano così sottratti alle normali attività di custodia -:
quali iniziative il ministro intenda adottare per risolvere i gravi problemi che affliggono il carcere di Buoncammino e quindi garantire agli operatori del settore penitenziario in servizio presso l'Istituto nonché agli stessi detenuti, condizioni di lavoro e di vita quantomeno dignitose;
se non ritenga, inoltre, necessario valutare l'opportunità di incrementare adeguatamente il personale di Polizia Penitenziaria, almeno coprendo i posti mancanti per distacco.
(5-00837)

LANZILLOTTA e TENAGLIA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il 12 gennaio 2009, sul quotidiano La Repubblica, nell'articolo «Gli occhi del Governo sulla Polizia e i PM» a firma Giuseppe D'Avanzo vengono prospettati inquietanti interrogativi in relazione alle azioni conseguenti il protocollo d'intesa tra i Ministri Brunetta e Alfano sui sistemi informatici della Giustizia;
è peraltro impellente la necessità, anche in armonia con quanto previsto dal Codice dell'Amministrazione Digitale, di procedere comunque nell'automazione dei sistemi informativi della Giustizia al fine di ridurre i tempi della presa in carico e dell'evasione delle pratiche;
è già attivo un centro interforze nel quale vengono comunque già oggi convolgiate le notizie di reato;
le problematiche della sicurezza, pur essendo la sperimentazione oggi già su linee dedicate e quindi ragionevolmente sicura, costituiscono una questione particolarmente delicata e quindi necessitano attenzioni supplementari per quanto riguarda la tutela dei dati sia nella fase di trasmissione che in quella di conservazione -:
quali siano i piani relativi d'intesa di cui sopra e in particolare quali siano le ragioni e le modalità di affidamento in appalto a ditte private esterne all'amministrazione anche per quanto riguarda la conservazione dei dati, così come previsto dall'articolo 10, comma 3, del suddetto protocollo d'intesa;
se siano state previste specifiche misure di sicurezza informatica a tutela della privacy, e, se sì, quali siano i risultati di eventuali test già effettuati per saggiare la sicurezza del sistema;
come sia stato progettato il sistema di monitoraggio dei tempi di attuazione del protocollo e segnatamente per ciò che riguarda le date di scadenza di adempimenti previste dagli articoli 5, 6, 7, 8, 9 e 10;
quali tempi siano previsti per l'emanazione di regolamenti che definiscano univocamente le nuove procedure operative dell'amministrazione conseguenti all'introduzione dei nuovi sistemi informatici.
(5-00838)

BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor G.M., di anni 40, detenuto nel carcere di Rossano Calabro, per scontare una pena di nove anni, comminatagli in Scozia, è affetto da malattia hiv e da epatite ed è stato finora visitato solo una volta da un medico;
il detenuto, trasferito nel carcere calabrese alla fine del mese di settembre 2008, proveniente dal carcere di Rebibbia, ha chiesto di essere trasferito nel carcere di Taranto affinché gli anziani genitori, che non hanno la possibilità di recarsi a Rossano Calabro per le loro condizioni fisiche, possano fargli visita; il detenuto da


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oltre due mesi ha richiesto la propria cartella clinica per poterla farla avere al suo medico di fiducia senza però ottenere risposta alcuna;
all'inizio del mese di dicembre il detenuto G.M. ha anche chiesto di poter essere visitato da un suo medico di fiducia senza però avere alcuna risposta;
l'interrogante ha visitato a metà del mese di novembre il carcere di Rossano Calabro accompagnata nell'ispezione dal Direttore Dottor Giuseppe Carrà che non ha potuto fare a meno di lamentare la quasi impossibilità di poter svolgere attività trattamentali a causa della carenza d'organico nel Corpo di Polizia penitenziaria (135 agenti rispetto ai 180 necessari), della presenza di un solo educatore, delle complicazioni riscontrate nel passaggio alle Asl della medicina penitenziaria, tutte problematiche difficilmente risolvibili in un istituto dove c'è un'alta percentuale di detenuti in media e alta sicurezza;
ad avviso dell'interrogante, è fortemente dubbio che esistano i presupposti giuridici che giustificano la detenzione di G.M. in tali condizioni fisiche -:
per quale motivo il detenuto G.M. pur essendo affetto da due gravi patologie è stato finora visitato una volta sola dal medico;
perché non gli viene consegnata la cartella clinica;
quali sono i motivi che impediscono il trasferimento del detenuto nel carcere di Taranto dove potrebbe ricevere la visita dei genitori impediti a fare spostamenti;
se intende intervenire per colmare le gravi difficoltà che l'Istituto deve affrontare per far fronte ai suoi compiti istituzionali fra i quali c'è sicuramente quella di un trattamento dei detenuti ispirato a senso di umanità.
(5-00840)

CASSINELLI e SCANDROGLIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'organico relativo alla attuale competenza del Tribunale di Genova, nel 1965 era composto di 103 magistrati: la pianta organica del Tribunale in allora era composta da 13 Presidenti di sezione e 60 giudici, oltre alla Pretura circondariale di Genova, in allora composta da 30 magistrati;
nell'anno 1999, a seguito della soppressione della Pretura circondariale di Genova, l'organico è stato ulteriormente ridotto al numero di 80 magistrati, numero inferiore alla somma degli organici dei due uffici, palesemente esiguo, pur tenendo conto degli affari attributi alla competenza del Giudice di pace;
l'organico del personale di magistratura del Tribunale di Genova è attualmente costituito da 80 magistrati, di cui: il Presidente del Tribunale, 8 Presidenti di sezione, 1 Presidente sezione lavoro, 1 Presidente Sezione GIP, 1 Presidente aggiunto GIP, 68 giudici, compresi quelli della sezione lavoro;
l'attuale organico dell'ufficio rappresenta l'esito di un costante processo di progressiva riduzione della sua consistenza, attuato, sistematicamente, per far fronte ad esigenze del tutto estranee alle esigenze della «giustizia» ed alla effettiva valutazione del carico del contenzioso esistente sul territorio;
tale progressiva riduzione dell'organico che, nel solo Tribunale di Genova, nell'arco di 40 anni, è passato da 13 Presidenti a 11 Presidenti di sezione e da 60 a 40 giudici, è stata ben più consistente (circa 1/3) della progressiva riduzione della popolazione che non ha neppure raggiunto la misura di 1/5;
l'impoverimento dell'organico della magistratura del Tribunale, appare preoccupante sotto il profilo dell'eccessiva mole di lavoro a carico degli uffici, della corretta amministrazione della giustizia, e del


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procrastinarsi dei tempi processuali, necessari per la definizione di un «giusto processo» -:
in tale situazione, quali procedure intenda adottare il Governo, al fine di consentire l'ampliamento della pianta organica della magistratura presso il Tribunale di Genova, in misura congrua rispetto al numero dei processi in essere.
(5-00842)

Interrogazione a risposta scritta:

SCHIRRU, MELIS, FERRANTI e MARROCU. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in occasione dell'ultima visita alla casa circondariale di Buoncammino a Cagliari, si è potuta verificare la presenza nel carcere di una bambina di 22 mesi, figlia di un'extracomunitaria attualmente incinta, arrestata e processata per traffico di droga;
risulta che la detenuta fosse precedentemente ospitata presso una struttura di accoglienza gestita dalle suore ubicata a Serramanna, ma che forse per difficoltà di comunicazione ed integrazione con le altre conviventi e dopo un diverbio con una di esse, la madre e la piccola sono state rispedite in carcere verosimilmente in attesa di nuova struttura di accoglienza;
progettato per accogliere 320 detenuti, le presenze sono a quota 458 e gli agenti penitenziari sono perciò costretti a turni massacranti. Secondo quanto sostenuto dal Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), a Buoncammino si è ormai arrivati ai livelli del periodo pre-indulto, per cui, con troppi detenuti e pochi agenti si è costretti a ridurre i posti di servizio, venendo meno in alcuni casi anche la sicurezza dell'istituto. L'ingresso in un simile istituto di pena, dove peraltro le condizioni di vivibilità sono inaccettabili non solo per le detenute e i detenuti adulti, ma anche per gli agenti di Polizia penitenziaria, è inaccettabile per una bambina innocente di appena 22 mesi;
la legge sulle «Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori», n. 40 del 2001, voluta dall'allora Ministro per le pari opportunità, Anna Finocchiaro, prospetta una serie di misure volte a evitare la pena detentiva all'interno delle strutture carcerarie alle donne con figli minori di 10 anni (e di conseguenza ai propri bambini sotto i tre anni). Tutte le detenute possono oggi usufruire del provvedimento, anche se hanno compiuto reati gravi, ad alcune condizioni: principalmente che abbiano scontato un terzo della pena e che, nei casi di ergastolo, abbiano scontato almeno 15 anni. Fra le condizioni di ammissione alle misure, in particolare, vi è la non sussistenza di un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti, condizione questa che mal si adatta ad un tipo di reati come quelli connessi all'uso di sostanze stupefacenti e alla prostituzione, che tipicamente presentano un alto tasso di recidiva e di cui sono incriminate la maggior parte delle detenute-madri;
più in generale purtroppo la normativa è stata largamente disapplicata e presenta dei limiti nell'accesso ai benefici soprattutto per chi è in attesa di giudizio; in particolare, le mamme straniere, non avendo spesso un'abitazione dove scontare gli arresti domiciliari, sono costrette a tenere i bambini nelle strutture di detenzione fino al compimento del terzo anno di età, poi soffrire di un ulteriore trauma che è quello della separazione -:
se sia a conoscenza dell'episodio avvenuto nella struttura d'accoglienza e, in coerenza con quanto affermato: «mai più bambini in carcere», risolvere urgentemente il trasferimento presso un centro di accoglienza adeguato alla vita e alle esigenze della bambina;
che cosa intenda fare perché, con urgenza, si eviti ai bambini di essere reclusi, costretti a fare i conti con le celle strette, le sbarre alle finestre, i cancelli che


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si aprono e chiudono e affinché si provveda alla predisposizione di strutture idonee che evitino ai bambini di finire e sottostare ai ritmi del carcere.
(4-02009)