TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2010
da un esposto alla procura della Repubblica di Milano sulla vicenda di Eluana Englaro, presentato dagli avvocati Rosaria Elefante e Alfredo Granata, emerge un condensato di notizie su testimonianze non considerate, studi scientifici ignorati, circostanze sottovalutate;
i due legali offrono un quadro della vicenda Englaro che collide con le conclusioni della corte di appello di Milano, che autorizzava il distacco del sondino che mantiene in vita la giovane;
punto centrale dell'esposto sono le due condizioni poste dalla Corte di cassazione nella sentenza del 16 ottobre 2007 alla riapertura del caso, ossia l'irreversibilità dello stato vegetativo accertata da studi scientifici internazionali e la volontà di Eluana stessa ricostruita in base ad elementi convincenti;
secondo i due avvocati, infatti, entrambi i pilastri della sentenza sarebbero molto deboli;
la Corte d'Appello, infatti, ha preso in considerazione un solo testo di letteratura scientifica internazionale risalente al 1994, trascurando testi molto più recenti ed aggiornati;
la sola relazione medica assunta è quella del medico della famiglia Englaro, che risale al febbraio 2002;
alcune testimonianze di persone assai vicine alla giovane smentiscono, infine, apertamente quanto dichiarato dalle sole tre voci citate nella sentenza, dichiarando di non avere mai sentito fare da Eluana ragionamenti come quelli citati dalla sentenza;
notizie di stampa affermano che la Englaro sia ancora in grado di deglutire e che quindi l'introduzione del sondino sarebbe semplicemente un espediente per realizzare con maggiore facilità l'idratazione e l'alimentazione, che sarebbero comunque perseguibili anche attraverso il semplice atto di imboccare il malato;
ad avviso degli interpellanti, nella vicenda in esame si riscontrerebbero, da un lato, la grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile, dall'altro, il travisamento dei fatti determinato da negligenza inescusabile;
è stata nominata una curatrice al fine di garantire un giusto processo e per avere un contraddittorio con il padre della giovane malata, che non c'è mai stato -:
se non intenda adottare iniziative ispettive ai fini dell'esercizio dei poteri di sua competenza.
(2-00286)
«Capitanio Santolini, Buttiglione, Adornato, Bosi, Cera, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Drago, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Mannino, Naro, Oppi, Pezzotta, Pisacane, Poli, Rao, Romano, Ruggeri, Ruvolo, Tabacci, Nunzio Francesco Testa, Vietti, Volontè, Zinzi, Brigandì».
per la costruzione della casa mandamentale di Revere, in provincia di Mantova, i lavori sono iniziati nel lontano 1989, sono stati ripetutamente sospesi e sono definitivamente bloccati dall'anno2000;
svariate volte il Comune si è attivato sia per sollecitare l'ultimazione del presidio penitenziario onde evitare ulteriori sprechi di danaro pubblico, sia per chiedere il trasferimento della proprietà all'amministrazione comunale, disponibile ad accollarsi tutte le spese per il completamento dei lavori necessari alla definitiva apertura della struttura mandamentale, con un investimento calcolato di 7 miliardi delle vecchie lire;
nel 2005, con lettera indirizzata al Ministro, il sindaco Strazzi aveva sollecitato la richiesta di trasferimento dell'edificio al Comune, come peraltro già avvenuto per molte altre strutture mandamentali, anche a causa della loro riconosciuta antieconomicità per l'amministrazione penitenziaria;
nei primi mesi del 2006, il Dipartimento di giustizia minorile di Roma aveva inviato una lettera al Comune di Revere per comunicare la volontà di trasformare lo stabile in un istituto di pena per i minori, circostanza che avrebbe comportato l'ultimazione dei lavori di costruzione;
da parte dell'attuale amministrazione non è giunta notizia di alcuna decisione al riguardo e pertanto i lavori di completamento della struttura mandamentale attendono ancora di essere ultimati, a distanza di ben diciannove anni da quando hanno avuto inizio;
l'attuale sindaco Gloria Bonini ha nuovamente sollecitato una decisione sulla destinazione della struttura penitenziaria, tragicamente abbandonata al suo destino, facendo presente la disponibilità del Comune a gestire gli eventuali lavori di ristrutturazione o di riconversione del carcere abbandonato;
nelle ultime settimane il Ministro della giustizia ha più volte ribadito la propria volontà a sostenere l'adozione di un piano di edilizia carceraria che possa risolvere il problema del sovraffollamento degli istituti italiani, facendo fronte alla necessità di ampliare la capacità ricettiva del sistema penitenziario, attraverso la costruzione di nuove carceri, la riapertura di strutture abbandonate e la ristrutturazione di quelle esistenti -:
quali iniziative concrete intendano assumere, per quanto di loro competenza, per il completamento della struttura penitenziaria di Revere.
(4-02149)
nella provincia di Latina, che ha un bacino di utenza dì circa 522.000 abitanti, esiste un solo tribunale;
il territorio di competenza del suddetto Tribunale si estende dalla provincia di Roma fino ai confini di quella di Caserta, ben nota per l'alta incidenza di attività illecite legate ad organizzazioni mafiose e camorristiche. Vicinanza che rende l'area in questione ad alto rischio e di maggiore impegno per le autorità giudiziarie. Inevitabilmente, infatti, sono state riscontrate negli ultimi tempi forme di travaso nel territorio di Latina di organizzazioni criminose provenienti da Casal del Principe e Castelvolturno;
il tribunale di Latina occupa il ventitresimo posto, per numero di casi giudiziari, dei 164 di tutta Italia e il secondo posto solo nel Lazio;
nella «Relazione sull'amministrazione della Giustizia nel distretto di Roma» - ed. Esse Grafica, 2008 - si legge che i 9 tribunali del distretto della Corte d'Appello di Roma sono dotati di 560 giudici complessivi e che, poiché il carico dì lavoro gravante su Latina è pari ad 1/8 di quello complessivo distrettuale, spetterebbero a questa sede 70 giudici (1/8 di 560), mentre l'organico ne prevede solo 41(29 in meno) e con la presenza effettiva di 37 unità (la metà di quelle necessarie);
da tempo sono vacanti tutti e tre i posti di Presidente di Sezione, nonché quelli di Presidente del Tribunale, di dirigente della Cancelleria e di due giudici. Senza contare che tre giudici dell'attuale
organico stanno per lasciare questo Tribunale per essere trasferiti in altre sedi;
nonostante l'aumento progressivo negli ultimi anni della mole dei contenziosi, anche l'organico amministrativo è sottodimensionato. Le 147 persone previste nel 2006 oggi sono ridotte ad effettive 107. Lo stato di grave crisi che ne consegue coinvolge addirittura il materiale di cancelleria (fogli di carta, penne, eccetera), di cui si fanno carico personalmente gli stessi giudici;
lo stato di caos e di emergenza in cui attualmente versa il Tribunale di Latina, ai limiti del collasso, è stato più volte denunciato anche dalla stampa locale. In particolare dalle testate: Latina Oggi, del 2 novembre 2008 (pagina 6), del 14 novembre 2008 (pagina 6), del 24 novembre 2008 (pagina 5), del 25 novembre 2008 (pagina 7), del 26 novembre 2008 (pagina 6), del 29 dicembre 2008 (pagina 6), del 20 gennaio 2009 (pagina 8) e del 21 gennaio 2009 (pagina 5), Il Tempo, del 10 dicembre 2008 (pagine locali), Latina Notizie, del 10 dicembre 2008 (on line), Il Nuovo Territorio, del 23 dicembre 200 -:
se il Governo sia a conoscenza di questa drammatica situazione, che malversa il tribunale di Latina;
come la stessa possa essere tollerata in considerazione del fatto che la funzione giurisdizionale è garantita costituzionalmente e che rappresenta una delle principali risorse per assicurare in un dato territorio il rispetto delle norme che regolano la convivenza civile;
se e quali altre iniziative il Governo intenda adottare per ripristinare e garantire l'ordine nel suddetto Tribunale a tutela dei cittadini di Latina.
(4-02165)