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nella serata di martedì 27 gennaio 2009, il centro di Torino è stato interessato da gravi disordini, alimentati da un'ottantina di immigrati extracomunitari e da una trentina di attivisti dei centri sociali cittadini, stando almeno alle valutazioni della stampa locale;
originariamente, gli immigrati intendevano protestare contro la decisione di sgomberare l'ex clinica San Paolo in corso Peschiera, dove attualmente alloggiano circa 250 persone, e se possibile ottenere la sospensione del provvedimento;
gli incidenti sono divampati a dispetto dell'esito positivo di un incontro avvenuto nel tardo pomeriggio tra gli immigrati e l'Assessore ai servizi sociali del comune di Torino, al termine del quale era stato garantito il rinvio dello sgombero dell'ex clinica San Paolo in corso Peschiera fino al momento in cui non sarà stata resa disponibile una sistemazione alternativa per le 250 persone che vi risiedono;
causa apparente dell'immotivato scoppio di violenza sarebbe stata la temporanea impossibilità del Prefetto di Torino a ricevere i rifugiati politici e a garantire ai manifestanti la conferma degli impegni assunti nei loro confronti dall'Assessore ai servizi sociali del comune;
prima di impegnare in scontri le forze dell'ordine che difendevano la sede della Prefettura di Torino, nei pressi di Piazza Castello, i manifestanti si sono calati sui volti sciarpe e passamontagna, rendendosi successivamente responsabili di un fitto lancio di cubi di porfido e del ribaltamento di numerosi cassonetti;
negli scontri, sei agenti della Polizia di Stato risultano essere stati feriti;
il Questore vicario di Torino, Spartaco Mortola, ha dichiarato alla stampa di ritenere gli scontri esito di un piano preparato in anticipo;
forte è il sospetto di una strumentalizzazione della manifestazione -:
quale sia l'opinione del Governo sui fatti generalizzati nella premessa, sul ruolo svolto dagli attivisti dei centri sociali cittadini nel favorire la degenerazione della manifestazione e sulle misure che si ritiene opportuno adottare per garantire il rispetto della legalità e la difesa delle istituzioni a Torino e nei confronti dei cosiddetti profughi che da mesi occupano stabili di proprietà pubblica.
(3-00343)
il commissario prefettizio, Anna Infante, avrebbe avanzato la proposta di autorizzare un insediamento di nomadi rom nel comune di Vallerotonda (Frosinone);
si segnala che si tratta di un comune di circa milleottocento abitanti, di cui il 70 per cento composto da anziani che vivono soli e caratterizzato da una percentuale altissima di disoccupazione e non solo giovanile;
le pochissime attività presenti nel territorio comunale fanno fatica a restare in vita e l'unico sbocco è rappresentato dall'indotto Fiat, che purtroppo soffre della crisi economica in corso;
sono minime quindi le possibilità di integrazione dal punto di vista lavorativo;
la presenza di un insediamento rom acuirebbe le condizioni socioeconomiche del territorio ed andrebbe ad alterare l'equilibrio e la quiete sociale e soprattutto produrrebbe una forte inquietudine tra la popolazione anziana per il timore di possibili furti nelle case-:
chi abbia proposto l'insediamento del campo rom a Vallerotonda, con quali risorse si intenderebbe eventualmente far fronte a tale decisione e se siano valutate le conseguenze di tale scelta.
(3-00344)
nella giornata di sabato 31 gennaio 2009 i volontari della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova nello svuotare borse e zaini a loro destinati dall'Ufficio deposito bagagli delle FS di Genova Porta Principe, che con una prassi consolidata dopo mesi di giacenza vengono dati alla realtà sociale genovese come atto di beneficenza, hanno rinvenuto in uno zaino sessantaquattro candelotti di dinamite per un totale di dodici chili della stessa;
lo zaino non è stato rinvenuto quale oggetto smarrito ma appunto da molti mesi era in giacenza al deposito bagagli e da fonti giornalistiche pare che da tempo non vengano neppure chiesti i documenti a chi lascia gli oggetti;
gli artificieri hanno valutato la potenzialità dell'esplosivo accertando che era pari alla metà di quello usato drammaticamente per la strage alla stazione di Bologna nel 1980, la dinamite tra l'altro può esplodere non solo attraverso un detonatore, infatti se lasciata accidentalmente ferma per molto tempo comincia a rilasciare nitroglicerina e può esplodere in molti modi provocando un effetto domino dalla portata imprevedibile;
appare sconcertante quanto accaduto, e bene hanno fatto il Prefetto di Genova a convocare un Comitato per l'ordine e la sicurezza straordinario e il Questore a chiedere immediatamente l'installazione degli scanner;
sicuramente le procedure utilizzate dal depositi bagagli di Genova Principe sono simili a molte altre realtà italiane -:
se siano state avviate indagini;
quali misure intenda adottare da subito per evitare che la merce e gli oggetti, lasciati volontariamente o per dimenticanza, possano trasformarsi in oggetto di strage;
se non intenda intensificare le misure di controllo prevedendo l'installazione di scanner e l'identificazione dei soggetti che lasciano in deposito i bagagli per evitare che episodi del genere debbano più verificarsi.
(5-00931)
la stazione ferroviaria di Montecatini Terme (Pistoia) versa in una grave situazione di degrado e soffre per la diffusa presenza di microcriminalità;
tale situazione, oggetto di quotidiana attenzione da parte della stampa locale, determina un pesante fardello per la locale amministrazione comunale, che non ha margini per intervenire concretamente sul problema -:
se non si reputi opportuno attivare un presidio della Polfer (anche per un numero limitato di giorni a settimana) presso tale stazione ferroviaria, onde contrastare efficacemente la summenzionata situazione.
(4-02179)
con nota datata 11 maggio 2005 il comitato per la Memoria della Bonifica Campi Minati, associazione di promozione sociale avente sede in Campobasso, inviava al prefetto di Bologna istanza documentata finalizzata a proporre la massima onorificenza al merito civile alla memoria del rastrellatore Gessi Niso;
con ulteriore lettera datata 5 dicembre 2006, prot. n. 52/06, la stessa associazione chiedeva al Prefetto lo stato della pratica a cui veniva risposto, in data 27 dicembre 2006, protocollo n. 993/21.2/Gab., che era in corso l'istruttoria per l'eventuale concessione dell'onorificenza in argomento;
constatata l'assenza di ulteriori comunicazioni relative al procedimento concessiorio il comitato suindicato riscriveva alla Prefettura bolognese, in data 7 agosto 2008, prot. n. 39/08, per chiedere, ancora una volta, l'esito di quella pratica e anche a quest'ultima missiva non veniva data alcuna risposta -:
quali misure il Ministro interrogato intende attivare per conoscere i motivi di tali ingiustificati ritardi nell'evasione della pratica in argomento e per risolvere, quanto prima, il caso in oggetto dato soprattutto il valore morale che essa vuol significare.
(4-02184)
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, a Bolzano l'associazione islamica «Pace» in un immobile accatastato come laboratorio ha organizzato una moschea abusiva;
il presidente dell'associazione «Pace» il signor Zafar Zaheer, ha dichiarato in un intervista pubblicata su un giornale locale che l'attività della moschea è a pieno regime da più di un anno, e che in occasione della rituale preghiera del venerdì è frequentata da ben 250 persone;
l'associazione «Pace» attraverso il suo presidente, signor Zafar Zaheer ha fatto richiesta formale di cambio di destinazione dell'immobile in terziario di pubblico interesse, richiesta che è stata più volte rigettata;
sempre stando alle dichiarazioni rilasciate dal signor Zafar Zaheer all'interno del locale adibito a moschea durante la settimana molti fedeli si radunano per le pratiche di culto della preghiera giornaliera ed inoltre si svolgono lezioni di corano per i bambini (madrasa);
i cittadini di Bolzano hanno interessato le forze dell'ordine in merito alla situazione di illegalità nella quale opera l'associazione musulmana «Pace» sia per una questione di interesse generale considerato il rischio di incolumità per i frequentatori del locale non a norma sia in merito ad accertamenti dettagliati nei confronti dell'Associazione in questione volti ad accertare la natura di tale gruppo associativo nel rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza e ordine pubblico -:
se il ministro non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, avviare attraverso i propri uffici periferici appositi controlli volti ad accertare il rispetto della normativa vigente in materia da parte dell'associazione islamica «Pace» e qualora ne riscontrasse la necessità procedere all'immediata chiusura del centro islamico abusivo di Bolzano.
(4-02186)
il T-Red è un sistema digitale di rilevazione delle infrazioni al passaggio con il rosso del semaforo e di identificazione di veicoli tramite lettura della targa;
il progettista dei T-Red è stato arrestato in data 29 gennaio 2009 nell'ambito dell'inchiesta della procura di Verona sui cosiddetti «semafori intelligenti» ed è accusato di frode nelle pubbliche forniture: non avrebbe chiesto e, quindi, mai ottenuto dal Ministero dei trasporti, l'omologazione dell'hardware dell'apparecchiatura che, sfruttando una durata del cosiddetto «giallo-breve», segnala un numero elevato di infrazioni;
sono circa venti le province nelle quali i carabinieri di San Bonifacio (Verona) sono intervenuti per sequestrare le apparecchiature incriminate e tra i 109 indagati dell'inchiesta figurano 63 comandanti di polizia municipale, 39 amministratori pubblici e 7 amministratori di società private;
le infrazioni venivano accertate da una società che percepiva il 30-35 per cento per ogni infrazione rilevata e solo in un secondo tempo, e dunque in violazione dell'articolo 12 del Codice della strada, la polizia locale prendeva visione delle immagini;
nella maggior parte dei casi i verbali di contestazione venivano redatti da società private (e non dai pubblici ufficiali), le quali svolgevano anche il servizio di notificazione (consegna alle Poste delle raccomandate), percependo un importo in media di 5 euro per ogni verbale sul quale, inoltre, veniva apposta dalla società privata una firma scannerizzata del pubblico ufficiale;
ci sono stati Comuni che, in due anni, alla voce contravvenzioni del codice della strada hanno visto un aumento del 300 per cento delle entrate dopo l'arrivo dei T-Red;
il meccanismo che prevede la percentuale di guadagno da parte delle società private che gestiscono l'accertamento delle infrazioni e i verbali di contestazione, unito all'aumento delle entrate di alcuni comuni legato al vertiginoso incremento dei proventi delle multe, ha introdotto pericolose disfunzioni nel sistema sanzionatorio previsto dalle leggi in materia, che si è impropriamente trasformato da giusto elemento di deterrenza e punizione dei comportamenti illeciti su strada a strumento a disposizione di alcuni comuni e società private del settore per fare cassa a spese dei cittadini -:
se il Governo non intenda chiedere ai comuni di attivarsi per rimuovere immediatamente i dispositivi T-Red oggetto dell'inchiesta in corso;
se il Governo non intenda intervenire per effettuare un monitoraggio e una accurata verifica sull'uso delle apparecchiature di rilevazione automatica dei comportamenti contrari al codice della strada;
se il Governo non intenda vietare espressamente il sistema di guadagno a percentuale da parte di società private che a qualsiasi titolo intervengano nella rilevazione dei comportamenti sanzionabili sulla base delle disposizioni del codice della strada.
(4-02187)
l'ALF (Animal Liberation Front) nasce nei primi anni settanta in Inghilterra, dove giovani studenti iniziano a riunirsi in collettivi al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sullo sfruttamento degli animali in ogni campo, dall'allevamento di animali per carne da macello, alla produzione di pellicce, dalla vivisezione ai maltrattamenti sugli animali in genere;
per suscitare clamore tra l'opinione pubblica, l'ALF inizia a commettere azioni di protesta, quali la liberazione degli animali dagli allevamenti, l'incursione nei centri farmaceutici, il danneggiamento delle strutture di aziende il cui profitto sia legato ad attività di sfruttamento degli animali;
il movimento inizia a raccogliere un numero sempre maggiore di persone e in tutto il mondo, a partire dagli anni ottanta, si iniziano a creare spontaneamente gruppi animalisti che agiscono nello stesso modo, firmandosi come Animal Liberation Front;
con questa modalità inizia la storia dell'ALF come movimento internazionale;
il teorico dell'ALF era Barry Horne, uno spazzino che decise di dedicare la propria vita ai diritti degli animali. Catturato e condannato a 20 anni di carcere per terrorismo, muore in seguito ai ripetuti scioperi della fame a cui si sottopone per richiamare l'attenzione di Tony Blair, Primo Ministro dell'Inghilterra, sulle condizioni degli animali nei laboratori e negli allevamenti. Negli anni novanta, l'ALF inizia a diffondersi lentamente anche in Italia, dove ha portato a termine alcune liberazioni, tra cui la famosa liberazione dei 129 cani di razza beagle dall'allevamento Morini;
nel decalogo dell'affiliato ALF è auspicato espressamente di:
a) essere vegetariani o meglio vegani;
b) distruggere ogni forma di allevamento di animali;
c) trafugare gli animali dagli allevamenti;
d) sgabbiare gli animali con ogni mezzo;
e) creare massima diffusione mediatica delle loro azioni;
alla politica dell'ALF si ispirano o aderiscono in Italia molte sigle di animalisti ideologici, anche in forma di «onlus», godendo quindi anche del contributo del 5 per 1000 in quanto di utilità sociale, che diffondono secondo l'interrogante inequivocabilmente un messaggio violento che propone violazione della proprietà privata, danneggiamenti, minacce, abigeato e lesioni personali verso chi alleva e detiene animali -:
quali iniziative si intenda adottare per l'identificazione certa di questi gruppi, delle loro sedi e dei loro mezzi di informazione e propaganda al fine di stilare un elenco delle organizzazioni italiane ed estere che li sostengono e li fiancheggiano e quali provvedimenti urgenti si intenda mettere in atto per fermarne le attività illegali e porle sotto il controllo delle istituzioni ed escluderle in conseguenza da ogni forma di riconoscimento e finanziamento pubblico.
(4-02188)