TESTO AGGIORNATO AL 31 MARZO 2009
premesso che:
con un'intervista apparsa sul quotidiano La Repubblica, di venerdì 30 gennaio 2009, Francesco Pazienza, ex braccio destro del generale Giuseppe Santovito, dichiara che il depistaggio del treno Taranto-Milano del gennaio 1981, fu opera del Sismi per non far emergere la verità della bomba alla stazione di Bologna;
sempre il Pazienza afferma che il depistaggio fu necessario per non coinvolgere la Libia, che in quel momento storico avrebbe voluto dire tragedia per due delle maggiori aziende italiane, Fiat ed Eni;
lo stesso Pazienza afferma che la notizia la ebbe dall'allora prefetto di Bologna, Domenico Sica, già sostituto procuratore della Repubblica di Roma;
in base a quanto riportato da notizie di stampa secondo Pazienza ci sarebbe una interrogazione parlamentare, presentata da Giovanni Spadolini il 4 agosto del 1980 - due giorni dopo la strage di Bologna - in cui si attribuiva la matrice dell'attentato ad origini straniere mediorientali;
le dichiarazione di Pazienza sono gravissime e meritano un immediato e approfondito riscontro per far luce su uno dei crimini più efferati della storia repubblicana;
quanto emerge dall'intervista dell'ex-agente dei servizi coincide inequivocabilmente, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, con i documenti e i fatti riprodotti nella relazione conclusiva della Commissione Bicamerale Mitrokyn nel capitolo riguardante la strage del 2 agosto 1980,
ad attivarsi affinché venga rimosso il segreto di Stato sui rapporti che l'Italia aveva, all'epoca, con le fazioni più estreme del terrorismo mediorientale, così da dissolvere le zone d'ombra che hanno suscitato perplessità crescenti nell'opinione pubblica intorno all'accertamento della verità sulla strage.
(1-00105)
«Biava, Moffa, Bellotti, Beccalossi, Saglia, Perina, Nola, Saltamartini, Proietti Cosimi, Raisi, Catanoso, Patarino, Scapagnini, Castellani, Landolfi, Corsaro, Laffranco, Bianconi, Frassinetti, Ghiglia, Tommaso Foti, Aracri, Ascierto, Zacchera, Piso, Bernini Bovicelli, Lo Presti, Sbai, Mussolini, Minasso, Sammarco, De Corato, Bernardini, Zamparutti, Mecacci, De Angelis, Rampelli, Lamorte».
premesso che:
il Ministro dell'interno ha recentemente affermato che ci sono dei dati molto concreti che evidenziano uno stretto rapporto tra la scomparsa di bambini immigrati dai diversi centri di accoglienza e il traffico d'organi legato alla chirurgia dei trapianti;
la normativa italiana in materia di trapianti è tra le più avanzate e garantiste del mondo e prevede una serie di norme costantemente aggiornate nel tempo, anche per quanto attiene ai trapianti che coinvolgono norme di tipo internazionale;
in Italia dal 1999 è stato attivato il sistema informativo del Centro nazionale trapianti (CNT), che regola la donazione e il trapianto degli organi e ha il compito di armonizzare le attività degli ospedali, l'emissione di regole comuni e condivise, la verifica del processo di donazione e trapianto, il controllo della qualità dei per
corsi ospedalieri, il miglioramento della trasparenza e dell'informazione nei confronti del cittadino. Il Centro nazionale trapianti, organo tecnico del Ministero della salute, promuove e coordina e indirizza l'attività di donazione e trapianto di organi e tessuti a livello nazionale attraverso l'emanazione di linee guida e protocolli. Con la consapevolezza che le tecnologie informatiche possono fare molto in un settore in cui la condivisione delle informazioni e soprattutto la velocità della comunicazione sono decisive, il sistema informativo del CNT ha obiettivi molto precisi:
a) registrare e raccogliere le dichiarazioni di volontà di donazione di organi e tessuti da parte dei cittadini;
b) raccogliere in modo automatico tutti i dati sull'attività di prelievo e trapianto svolta dalle strutture distribuite sul territorio (rianimazioni degli ospedali, centri trapianto coordinati a livello regionale e interregionale);
c) mettere in collegamento domanda e disponibilità di organi (raccolta delle liste di attesa standard, gestione liste di attesa delle urgenze, gestione programmi di trapianto a valenza nazionale, gestione del registro trapianti da vivente);
d) permettere la condivisione di informazioni tra tutti i soggetti del «sistema trapianti» e la loro cooperazione a livello regionale, nazionale e internazionale;
i soggetti attualmente coinvolti nell'utilizzo del Sistema informativo trapianti sono: il Ministero della salute, il Centro nazionale trapianti, 3 centri di coordinamento interregionale, 23 centri di coordinamento regionali, 197 ASL;
in Italia il coordinamento delle attività di donazione, prelievo e trapianto è articolato su quattro livelli: locale (Asl, centri trapianto), regionale, interregionale (centri regionali ed interregionali di riferimento per i trapianti) e nazionale (Centro nazionale trapianti);
il coordinamento locale si avvale di medici esperti nel processo di identificazione del potenziale donatore, con il compito di seguire le fasi del processo di donazione tra cui il rapporto con le famiglie dei donatori, l'espletamento di tutte le procedure connesse al prelievo e la trasmissione al centro regionale dei dati relativi ai potenziali donatori, e di promuovere sul territorio le iniziative di informazione;
il coordinamento regionale trapianti coordina le attività di raccolta e di trasmissione dei dati delle persone in attesa di trapianto, l'attività di prelievo e i rapporti con le rianimazioni del territorio, controlla l'esecuzione dei test immunologici per il trapianto, procede all'assegnazione degli organi, cura i rapporti con il centro interregionale di riferimento, con le autorità sanitarie regionali e con le associazioni di volontariato;
è il coordinamento interregionale che si avvale delle tre organizzazioni interregionali attualmente esistenti, che con la loro attività coprono l'intero territorio nazionale: nitp, airt, ocst;
ogni fase è quindi accompagnata da strutture che fanno capo al Centro Nazionale/trapianti nonché al Ministero della salute;
le attività di prelievo e di trapianto, interessano un grande numero di specialisti che cooperano e formano dando vita ad un processo articolato e complesso nel quale sono coinvolte diverse strutture e competenze. Per cui prima di giungere al trapianto, si passa attraverso fasi diverse, tutte essenziali per il buon esito dell'intervento e tutte controllate dal CNT attraverso le sue articolazioni:
a) diagnosi e cura dei riceventi in attesa;
b) gestione delle liste d'attesa secondo criteri condivisi e trasparenti;
c) diagnosi e cura del futuro donatore in rianimazione e accertamento collegiale della morte;
d) prelievo degli organi nell'ospedale che ha trattato il donatore;
e) individuazione dei riceventi dalla lista d'attesa e loro preparazione al trapianto;
f) analisi, conservazione, trasporto e distribuzione degli organi;
g) trapianto dei singoli organi;
h) cura post-operatoria dei trapiantati e loro riabilitazione;
due sono i soggetti che nel processo di trapianto hanno un ruolo prioritario: il donatore e i riceventi e si procederà al prelievo solo dopo che un'apposita commissione di tre medici, neurologo, rianimatore e medico legale, avrà accertato la morte effettiva. Solo a questo punto il potenziale donatore verrà segnalato al centro di riferimento dei trapianti che si occupa di effettuare ulteriori analisi, dopo avere ricevuto campioni di sangue e tessuto linfatico. Solo dopo aver effettuato i debiti controlli il centro si preoccupa d'informare i vari «trapiantatori» sulla disponibilità degli organi da trapiantare e con loro individua a chi debba essere data la priorità tra i riceventi in lista d'attesa;
per eseguire i trapianti l'ospedale ha bisogno di un'autorizzazione del Ministero della salute sia per effettuare il trapianto sia nella fase operatoria; esso necessita di strutture ben organizzate e all'avanguardia, perché l'intervento va fatto velocemente da parte di un'organizzazione efficiente e preparata, dal momento che gli organi una volta prelevati deperiscono in fretta; e ciò anche nella successiva fase, di riabilitazione che rappresenta un elemento essenziale per la piena riuscita dell'intervento;
nel 2008 sono stati segnalati: 2273 donatori, 2817 trapianti, di cui 129 da vivente, nel 2009 sono stati segnalati: 128 donatori, 111 trapianti di cui 1 da vivente, ad oggi sono 10278 le persone in lista d'attesa e 86279 i cittadini che si sono registrati presso le ASL per dare il loro consenso alla donazione d'organi,
ad assumere tutte le misure atte a garantire ai minori presenti nei Centri di accoglienza non solo tutte le condizioni indispensabili alla loro qualità di vita, così come sono previste dalla Carta dei diritti dei minori, ma anche e prima di tutto la sicurezza personale che consenta di escludere a priori che i minori presenti nei centri di accoglienza possano essere sottratti alla necessaria vigilanza per qualsiasi tipo di sfruttamento, tra cui quello denunciato dal Ministro appare come il più disumano e il più indegno della cultura e della tradizione italiana;
ad evitare che questa oggettiva frammentazione della rete di sicurezza che circonda i bambini nei Centri si risolva in una sorta di schedatura in cui la privacy dei bambini viene violata per coprire una istanza di sicurezza che potrebbe e dovrebbe essere gestita in modo diverso;
a garantire che i Centri di Trapianti operino sempre e solo in conformità della normativa vigente, avendo sempre perfettamente sotto controllo la tracciabilità di tutti gli organi impiantati;
a potenziare la campagna per la donazione degli organi in Italia, chiarendo una volta per tutte che il prelievo degli organi avviene solo in presenza di certa e documentata diagnosi di morte cerebrale, in cui sono coinvolti tutti e solo gli esperti delle diverse aree previste dalla legge, sia a livello medico che a livello di tecnici di neuro-fisio-patologia;
ad adottare iniziative per prevedere che i pazienti che abbiano subito un intervento di trapianto all'estero siano muniti di una documentazione clinica che garantisca che le modalità di intervento sono avvenute nel pieno rispetto dei diritti umani: di quelli del donatore e di quelli del ricevente;
a coinvolgere in occasione del prossimo G8, nella sezione che più specificamente si occuperà dei grandi temi della salute, tutti i Capi di Governo perché si
impegnino a stroncare qualsiasi tipo di traffico d'organi, offrendo ai potenziali donatori concrete ed effettive alternative per affrontare la loro povertà e denunciando qualsiasi clinica o ospedale che si presti a questo infame mercato umano.
(1-00106)
«Binetti, Bossa, Grassi, Berretta, Pedoto, Servodio, Mosella, Calgaro, Enzo Carra, Marco Carra, Bobba, Livia Turco, Narducci, Farinone, Corsini, Lenzi, Concia, Cavallaro, Letta, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Garofani, Boccuzzi, Causi, Mura, De Pasquale, De Torre, D'Incecco, Mosca, Murer, Migliavacca, Coscia, Sbrollini, Calearo Ciman».
premesso che:
va riconosciuta l'urgenza di riforma della disciplina del trasporto aereo con particolare riguardo alle materie della tutela della concorrenza, della sicurezza, dell'ordinamento civile e dell'organizzazione amministrativa centrale;
l'aumento del numero di vettori nazionali ed internazionali accresce l'importanza del ruolo dell'Ente nazionale aviazione civile (ENAC) nell'ambito delle funzioni ispettive e di controllo e certificazione;
è necessaria una normativa che tuteli gli utenti consumatori del servizio del trasporto aereo con particolare attenzione al rispetto delle condizioni contrattuali, alla qualità del servizio, alle carte dei servizi adottate dai singoli erogatori del servizio di trasporto aereo;
appare non rinviabile la predisposizione di un piano nazionale degli aeroporti mirato a garantire un ordinato e coordinato sviluppo del sistema aeroportuale ed un riordino dei criteri per la classificazione degli aeroporti e dei sistemi aeroportuali nazionali;
occorre assicurare la concorrenza, la trasparenza del mercato e la tutela degli utenti consumatori, ivi compresi quelli diretti a garantire un'equa e non discriminatoria assegnazione degli slot, anche ai fini di una efficiente gestione degli stessi, ad un soggetto indipendente dagli interessi regolati e operante con meccanismo di autofinanziamento a carico del mercato;
si sottolinea l'importanza strategica di un miglioramento dell'efficienza della gestione dello spazio aereo;
la diffusione di operatori low cost che propongono, soprattutto attraverso sistemi innovativi, una vasta offerta di voli rende necessaria la previsione di interventi regolamentari volti ad accrescere la qualità dei servizi resi all'utenza, prevedendo la certificazione di qualità,
ad assicurare l'indipendenza dell'ENAC dagli interessi regolati nonché l'effettività e l'incisività della sua azione, anche a tutela della qualità dei servizi di trasporto aereo resi all'utenza, ai sensi dell'articolo 783 del codice della navigazione;
ad assumere ogni iniziativa utile alla ridefinizione delle modalità di esercizio del potere sanzionatorio dell'ENAC, da esercitare nel rispetto di procedure di garanzia e di previa contestazione degli addebiti con attribuzione di rilevanza alle condotte poste in essere in violazione dei diritti del passeggero e/o alla sistematica elusione delle disposizioni relative alla qualità del servizio di trasporto aereo ed alla tutela del consumatore;
ad adottare misure volte a garantire gli utenti consumatori del servizio del trasporto aereo da eventuali inadempienze degli erogatori del servizio di trasporto aereo, rispetto alle obbligazioni nascenti dalla violazione delle disposizioni relative alla qualità del servizio di trasporto aereo ed alla tutela del consumatore, stabilite dal Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 febbraio 2004, n. 261 del 2004 e successive modifiche ed integrazioni, nonché dalle altre norme legislative statali e comunitarie vigenti, dagli atti di regolamentazione adottati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ovvero dall'ENAC, dalle condizioni contrattuali e dalle carte dei servizi adottate dai singoli erogatori del servizio di trasporto aereo relative alla qualità del servizio;
ad introdurre la regolamentazione di un meccanismo di soluzione non giurisdizionale delle controversie che possano insorgere fra utenti o categorie di utenti ed un soggetto autorizzato o destinatario di licenze;
a predisporre un piano nazionale degli aeroporti mirato a garantire un ordinato e coordinato sviluppo del sistema aeroportuale nazionale, al fine di garantire una più razionale ed efficace distribuzione dei flussi di traffico aereo;
ad avviare il riordino dei criteri di cui all'articolo 698 del codice della navigazione per la classificazione degli aeroporti e dei sistemi aeroportuali nazionali, tenendo conto della capacità aeroportuale, della specializzazione funzionale e del suo sviluppo compatibile con l'ambiente, delle interconnessioni con altre modalità di trasporto;
a predisporre la revisione della normativa in materia di diritti, tasse, tariffe aeroportuali, corrispettivi, canoni di concessione secondo criteri di efficienza economica e di non discriminazione tariffaria;
ad adottare misure volte a promuovere la concorrenza, la trasparenza del mercato e la tutela degli utenti consumatori, ivi compresi quelli diretti a garantire un'equa e non discriminatoria assegnazione degli slot, anche ai fini di una efficiente gestione degli stessi, ad un soggetto indipendente dagli interessi regolati e operante con meccanismo di autofinanziamento a carico del mercato;
ad assumere ogni iniziativa utile all'individuazione ed attuazione di misure volte al miglioramento dell'efficienza della gestione dello spazio aereo anche attraverso la ridefinizione della natura, del ruolo e dei compiti di Enav Spa;
ad adottare interventi regolamentari volti ad accrescere la qualità dei servizi resi all'utenza, prevedendo la certificazione di qualità e sistemi premiali tariffari.
(1-00107)
«Berretta, Laratta, Grassi, Barbi, Bellanova, Causi, Marco Carra, Trappolino, Gatti, Genovese, Samperi, Siragusa».
premesso che:
l'articolo 16 della Costituzione sancendo che «Ogni cittadino può circolare ...liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale», salvo deroga imputabile
a motivi di sanità e sicurezza, configura il diritto alla mobilità ponendo conseguentemente in capo allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto ad esso conseguenti;
un sistema di mobilità pubblica moderna ed efficiente rappresenta un obiettivo strategico per la costruzione di politiche tese a promuovere sviluppo sostenibile, strategie di crescita economica e di progresso sociale, migliori condizioni di tutela della salute dei cittadini nell'ottica e nel rispetto degli accordi del protocollo di Kyoto e del programma di riduzione di gas dannosi dell'Unione europea. Il trasporto su rotaia produce infatti il 92 per cento in meno di anidride carbonica rispetto alle automobili e 88 per cento in meno rispetto all'aereo;
secondo i dati resi noti dal CENSIS nel mese di marzo 2008, sono più di 13 milioni i pendolari in Italia (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone. Secondo l'indagine ISTAT il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, cioè più di 1,9 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
l'offerta di servizi per i pendolari è basata essenzialmente sul trasporto pubblico regionale su ferro, finanziato dalle regioni, e dall'interazione con i treni intercity che, sulle lunghe percorrenze di carattere interregionale, rappresentano, per altro, l'unico mezzo disponibile presso molte stazioni capoluogo di provincia o con un bacino di area vasta anch'esso interregionale;
il servizio intercity utilizzato ormai quasi esclusivamente dai pendolari su tratte interregionali più brevi rispetto all'effettiva più lunga percorrenza di tali treni rimane quindi escluso dalla copertura finanziaria del trasporto universale a carattere regionale e dai vantaggi competitivi dell'alta velocità pur assumendo un carattere insostituibile dal punto di vista della mobilità dei pendolari tra più regioni ed insieme una valenza sociale identica a quella del suddetto trasporto universale;
secondo una indagine svolta, nei mesi scorsi, dalle associazioni dei consumatori, a fronte di una crescita esponenziale delle tariffe i treni intercity impiegano maggior tempo, rispetto a 20 anni fa, per compiere le medesime tratte. Nello specifico per percorrere il tragitto Roma-Milano nel 1987 erano necessarie 5 ore e 5 minuti mentre ora ne occorrono mediamente 5 ore e 56 minuti; nel tratto Torino-Milano siamo passati da 1 ora e 35 minuti del 1985 agli attuali 1 ora e 47 minuti; nel tratto Roma-Napoli siamo passati da 1 ora e 50 minuti a 2 ore e 40;
dal 1o febbraio 2009 è scattato l'aumento dei prezzi per i treni su tratte interregionali: il biglietto ha registrato un rincaro del 6 per cento mentre gli abbonamenti sono stati interessati da una crescita del 10 per cento. Gli aumenti riguardano i biglietti e gli abbonamenti relativi a viaggi su treni regionali con partenza e arrivo da regioni diverse;
secondo una indagine di Legambiente è emerso che il 30 per cento dei treni utilizzati dai pendolari sul territorio nazionale arriva in ritardo;
si sono costituiti numerosi comitati spontanei di pendolari su tutto il territorio nazionale. Si tratta in particolar modo di utenti che usufruiscono prevalentemente e quotidianamente del servizio intercity;
si sono poi moltiplicate, negli ultimi anni, le denunce di associazioni di consumatori, comitati di pendolari e singoli utenti sulle fatiscenti condizioni igieniche dei vagoni. Una situazione riconosciuta da Trenitalia che, nel mese di giugno 2008, ha annunciato di aver stanziato 73 milioni di euro per individuare, attraverso gare europee, nuove imprese di pulizia a cui affidare i servizi;
nei mesi scorsi Trenitalia ha provveduto al taglio di numerosi treni intercity ed eurocity su tutto il territorio nazionale.
I tagli hanno causato di fatto gravi disagi e disservizi nei confronti soprattutto degli utenti pendolari;
grazie all'iniziativa degli enti locali, delle regioni e dei parlamentari, Trenitalia, d'intesa con le regioni interessate, ha reintegrato parte dell'offerta sostituendo ai treni soppressi nuovi servizi intercity su tratte interregionali più brevi;
nel 2009 si sono prodotti ulteriori disagi per i viaggiatori dal momento che il servizio utilizzato dai pendolari, con l'effettiva introduzione delle linee e dei treni ad alta capacità in particolar modo sulla direttrice nord-sud Milano-Napoli di Trenitalia, è stato spostato dalle linee «veloci» a quelle «lente». È entrato a regime infatti un modello duale di trasporto ferroviario: l'alta velocità per i treni Eurostar e quella bassa, che riguarderà essenzialmente i pendolari con il trasporto regionale che, per le ragioni suddette non può ricomprendere tutti i bisogni di trasporto universale;
con l'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, legato all'introduzione dell'alta capacità la qualità del servizio intercity ha continuato a peggiorare in tutte le regioni d'Italia come testimoniano le interrogazioni di parlamentari in materia e le iniziative di protesta sostenute da numerosi enti locali;
la frequenza dei treni ad alta capacità che ha riscosso molto apprezzamento nella clientela e che rappresenta un fattore di modernizzazione nella mobilità del paese presenta comunque anche elementi di forte criticità che, a causa dell'inadeguatezza infrastrutturale delle ferrovie italiane, stanno creando ulteriori disagi al trasporto locale. In molte tratte è infatti impossibile garantire anche il transito degli intercity, soprattutto nelle tratte orarie di maggiore affluenza, con la conseguenza che dovranno essere spostate sulle linee lente a loro volta già sature per la presenza dei treni regionali;
tale «declassamento infrastrutturale» ha causato inevitabilmente ulteriori disagi o tagli ai servizi per i pendolari. A partire da una riduzione dell'offerta e da un ulteriore allungamento dei tempi di percorrenza che in alcuno tratte strategi che saranno raddoppiati riportando di fatto la frequenza del servizio agli anni '30 del secolo scorso;
secondo quanto reso noto dalle associazioni sindacali del settore, con l'avvio dell'alta velocità sono stati infatti penalizzati moltissimi servizi per i viaggiatori dei treni regionali, che sono l'80 per cento del totale e svantaggiati i pendolari che rappresentano il 90 per cento dell'utenza di chi utilizza frequentemente il treno come mezzo di trasporto;
la carenza infrastrutturale ferroviaria nazionale è allarmante: circa il 57 per cento delle ferrovie italiane è a binario unico (9.282 su 16335 chilometri complessivi);
il 23 ottobre 2007 è entrata in vigore la direttiva 2007/58/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/440/CEE del Consiglio relativa allo sviluppo delle ferrovie comunitarie e la direttiva 2001/14/CE relativa alla ripartizione della capacità di infrastruttura ferroviaria e all'imposizione dei diritti per l'utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria;
la finalità di tale direttiva è «l'apertura del mercato dei servizi ferroviari internazionali di trasporto passeggeri all'interno della Comunità» attraverso la promozione di iniziative volte ad incentivare la concorrenza fra le imprese ferroviarie a partire dal «diritto di accesso alle infrastrutture»;
l'articolo 3 della direttiva sopracitata dispone che gli Stati membri devono provvederne al recepimento entro il 4 giugno 2009;
fino ad oggi, a meno di 5 mesi dalla data ultima per recepimento della direttiva 2007/58/CE, il Governo non ha ancora predisposto le disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative per conformarsi alla citata direttiva;
nel mese di luglio 2009 una nuova compagnia privata di treni (NTV) ha annunciato che dal 2011 inaugurerà il trasporto viaggiatori sulla tratta ad alta velocità;
a circa 3 anni dalla entrata in servizio della compagnia privata si registrano già alcune problematiche relative alla reale sostenibilità delle attuali infrastrutture ferroviarie che sembrano oggi insufficienti per poter programmare efficacemente la presenza di più gestori nel trasporto pubblico;
alla luce della attuale carente situazione infrastrutturale ferroviaria nazionale, incapace di sostenere contemporaneamente una concorrenza efficace sulla linea ad alta velocità e l'erogazione di un servizio accettabile per i pendolari, riveste una importanza cruciale l'ammodernamento e il potenziamento di gran parte delle linee nazionali a partire dalla direttrice Firenze-Roma (che presenta ad oggi soltanto due binari, uno per direzione di marcia);
nello scorse settimane l'Autorità per la tutela del mercato e della concorrenza ha avviato infatti una istruttoria nei confronti di Fs e Rfi per ipotesi di abuso di posizione dominante. Secondo l'authority, sul mercato nazionale dell'accesso alle infrastrutture ferroviarie necessarie allo svolgimento dei servizi di trasporto, e sul mercato nazionale del trasporto ferroviario di passeggeri, con particolare riferimento al trasporto ad alta velocità, l'atteggiamento del gruppo Ferrovie dello Stato, per il tramite delle controllate Rfi Rete Ferroviaria italiana Spa e Trenitalia Spa, potrebbe configurare un abuso di posizione dominante, in violazione delle norme europee;
il 14 marzo 2008 è stato sottoscritto un accordo tra il Ministro dei trasporti e l'amministratore delegato di Trenitalia Spa. Tale accordo ha individuato un perimetro di servizi di trasporto ferroviario di media e lunga percorrenza mantenuti in esercizio (caratterizzati da risultati economici negativi) a fronte dello stanziamento di 104 milioni di euro disposto dalla legge finanziaria per il 2008 (articolo 2, comma 252, della legge 24 dicembre 2007, n. 244);
la legge finanziaria per il 2009 prevede una riduzione del 32,5 per cento delle risorse inizialmente previste per le Ferrovie dello Stato che passano da 3500 milioni di euro a 2363 milioni di euro;
un servizio di trasporto pubblico su rotaia efficace ed efficiente è un volano insostituibile per promuovere modelli di sviluppo di comunità locali decentrate. La mancanza di infrastrutture viarie capaci di supportare le necessità dei pendolari rappresenta infatti anche un elemento di disgregazione che rischia di compromettere l'equilibrio, le opportunità di crescita e lo sviluppo socio-economico di moltissime realtà di piccole o medie dimensioni: centri che testimoniano e valorizzano la varietà di ricchezze culturali, ambientali e territoriali del nostro Paese,
servizio universale, allo stato ricompreso solo all'interno dei confini regionali, anche alle percorrenze interregionali utilizzate quotidianamente dai pendolari, affidando la programmazione dei servizi alle intese tra le regioni interessate e affidando alle stesse le risorse necessarie per la copertura del disavanzo di esercizio che si dovesse verificare;
ad intervenire presso la società Trenitalia, in concorso con le Regioni interessate, per rimodulare l'offerta intercity che risulterà residuale rispetto alla quota che verrà ricompresa nel servizio universale al fine di verificarne la validità commerciale e di affidare la copertura dei costi di esercizio ai ricavi della bigliettazione;
ad intervenire presso la società Rfi affinché lo Stato si riservi una quota di tracce sulle linee veloci per consentire la percorrenza dei treni intercity che verranno ricompresi sia nella nuova tipologia di servizio universale risultante dalle intese tra le regioni interessate che quelli inseriti nella programmazione in virtù della loro validità commerciale;
ad intervenire presso la società Trenitalia al fine di garantire la piena compatibilità degli orari fra le due tipologie di servizio, ovvero quello pendolare e l'alta capacità, nonché l'integrazione del biglietto e dell'abbonamento;
a reperire ulteriori risorse da destinare ai servizi ferroviari regionali in modo da assicurare la copertura del servizio anche per tutto il 2009 a livello di quello espletato nel corso del 2008 nonché per l'acquisto di nuovo materiale rotabile destinato al servizio universale;
a redigere, in tempi brevi, uno studio di fattibilità propedeutico alla realizzazione di nuove stazioni ferroviarie «in linea» in prossimità della linea di alta velocità ed in corrispondenza della più vantaggiosa intersezione tra la stessa ed il territorio di ciascuna provincia che ne viene attraversata, per garantire, ai sensi dell'articolo 16 della Costituzione, pari opportunità di accesso a tutti i cittadini italiani ai vantaggi del trasporto ferroviario di alta velocità.
(1-00108)
«Ceccuzzi, Trappolino, Velo, Cenni, Nannicini, Cavallaro, Sani, Quartiani, Mattesini, Gatti, Bocci».
premesso che:
in data 2 febbraio 2009, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inviato una sua segnalazione (AS496) al Parlamento, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, alla Banca d'Italia e alla Consob in merito alla governance degli istituti di credito e delle assicurazioni del nostro Paese, anche alla luce dell'indagine conoscitiva (IC36) «La corporate governance di banche e assicurazioni», conclusa dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato in data 23 dicembre 2008;
nell'attuale fase di crisi del settore finanziario, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato condivide che priorità improrogabile del Governo e di tutte le istituzioni sia quella di predisporre misure che portino a risolvere la crisi, riducano al minimo gli effetti di quest'ultima sull'economia reale e ripristinino la fiducia nel corretto funzionamento dei mercati finanziari, ma nel contempo ritiene che la crisi in corso - diversamente da quanto da più parti sostenuto - richieda interventi in grado di affrontare alcune distorsioni del mercato e del settore del credito, così da assicurare nel futuro il recupero della reputazione collettiva e individuale del sistema bancario, oggi fortemente compromessa e causa della sfiducia diffusa sia dal lato della domanda - risparmiatori/investitori - sia dal lato dell'offerta a livello di sistema interbancario;
la capacità di rinnovamento non può che partire dall'affrontare temi solo apparentemente poco urgenti, ed invece centrali, come gli assetti di governance che presentano diversi profili critici:
a) l'ampia diffusione di legami azionari e personali fra concorrenti, soprattutto laddove creano nuclei stabili e intrecci non chiari tra soggetti finanziati e soggetti finanziatori;
b) la scarsa trasparenza nell'operato di alcuni centrali azionisti (si veda il ruolo essenziale ma non sempre chiaro delle fondazioni);
c) il mancato adeguamento della normativa sulle banche cooperative - in specie delle banche popolari quotate - la cui operatività concreta è oramai largamente assimilabile alle società per azioni;
questi profili critici erano stati più volti segnalati dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, in particolare:
a) in seguito alle indagini conoscitive IC32 (gennaio 2006), riguardante i prezzi alla clientela dei servizi bancari, e IC25 (novembre 2004), relativa agli ostacoli alla mobilità della clientela nell'ambito dei servizi di intermediazione finanziaria;
b) con la segnalazione del 28 maggio 2007 (Ostacoli allo sviluppo concorrenziale dei mercati dei servizi bancari per la clientela retail);
c) con frequenti audizioni parlamentari, tra le quali si ricordano quelle del 10 ottobre 2006 sull'attuazione della legge n. 262 del 2005, recante «disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari», e del 10 luglio 2007, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'evoluzione del sistema creditizio italiano;
nonostante le anomalie del sistema evidenziate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, l'autoregolamentazione collettiva e individuale non ha trovato rapidamente la forza di una spontanea reazione, sia pure a livello di intento, e poiché è mancata tale reazione spontanea del sistema finanziario, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato chiede ora che il progettato intervento pubblico a sostegno delle banche sia inserito in un quadro di misure finalizzate a eliminare i conflitti di ruolo, a riformare assetti di governance ormai superati, a garantire la nozione di indipendenza e a introdurre maggiore trasparenza nel ruolo degli azionisti;
in base ai cosiddetti «decreti anticrisi» recentemente emanati (decreti-legge n. 155, 157 e 185 del 2008), sono stati predisposti una pluralità di strumenti volti a iniettare, in presenza di specifici presupposti, capitale pubblico nelle banche:
a) l'entrata dello Stato nel capitale di banche in crisi attraverso la sottoscrizione o prestazione di garanzie per gli aumenti di capitale;
b) la prestazione di garanzie da parte dello Stato a passività delle banche;
c) le forme di finanziamento da parte della Banca d'Italia (cosiddetta emergency liquidity assistance);
d) la sottoscrizione da parte dello Stato di obbligazioni speciali bancarie convertibili, in talune circostanze, in azioni ordinarie;
i cosiddetti «decreti anticrisi» che introducono questi strumenti necessitano poi di successiva attuazione per il tramite di decreti del Ministero dell'economia e delle finanze, nonché della specifica applicazione caso per caso, anche sulla base di protocolli da stipulare con le banche interessate. Parrebbe, dunque, opportuno - secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato - che l'intervento pubblico sia inserito, alla luce della specifica realtà italiana, nell'ambito di misure volte a realizzare radicali cambiamenti nella governance e non solo;
per quanto concerne la governance degli istituti di credito l'Autorità garante della concorrenza e del mercato propone:
a) di investire la struttura stessa del sistema bancario/finanziario, eliminando i conflitti di ruolo/incarico e garantendo la trasparenza nel ruolo degli azionisti/finanziatori rispetto ai soggetti finanziati;
b) sempre nella prospettiva di rendere chiaro e ridurre il fenomeno dei legami azionari, un intervento regolatorio che riduca la soglia del 2 per cento, oltre la quale devono essere dichiarate le partecipazioni rilevanti;
c) di rivedere radicalmente la normativa sull'amministratore indipendente, che oggi consente il verificarsi di situazioni non limpide, nelle quali il medesimo soggetto assomma cariche diverse in società concorrenti;
occorrono - secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato - interventi normativi sulle fondazioni bancarie:
a) le fondazioni devono rendere chiaro il processo decisionale sulle modalità con le quali esercitano i diritti di voto nelle società partecipate e devono definire i criteri in base ai quali selezionano i candidati da proporre per le cariche degli organi di governo delle società partecipate, anche alla luce dell'esigenza di non candidare soggetti caratterizzati da conflitto di ruoli;
b) è indispensabile che la nomina degli stessi organi di governance delle fondazioni e la gestione del patrimonio siano ispirate a criteri oggettivi e trasparenti. Anche la trasparenza sui criteri di gestione del patrimonio e la completezza informativa rendono auspicabili interventi normativi, eventualmente di settore;
occorre avviare anche una riforma delle banche popolari; i diversi disegni di legge presentati in Parlamento possono costituire un utile punto di partenza per un tempestivo intervento normativo: le banche popolari quotate sono infatti sempre più assimilabili a società per azioni e, quindi, ormai prive di quelle caratteristiche che ne giustificavano la forma assunta e le specificità in termini, ad esempio, di voto capitario, di clausola di gradimento, di limiti al possesso di partecipazioni azionarie e all'uso delle deleghe. Occorre, dunque, un intervento normativo che adegui il regime legale vigente, che rischia di essere solo uno strumento per evitare cambiamenti efficienti negli assetti azionari e di governo societario, alla realtà attuale;
ma l'Autorità garante della concorrenza e del mercato propone anche misure a favore della clientela degli istituti di credito e, in particolare:
a) che gli interventi normativi sulla materia dei mutui immobiliari (rinegoziazione/portabilità) siano attuati in modo da consentire ai clienti di confrontare agevolmente le diverse opzioni e scegliere quella più competitiva in termini di miglior prezzo (vale a dire, in termini di minore tasso applicabile), anche al fine di evitare effetti distorsivi sugli spread;
b) di introdurre un chiaro ed unico indicatore sintetico che riunisca le diverse voci di spesa a carico del cliente che vada in scoperto. La clientela avrebbe un'immediata e chiara percezione del prezzo complessivo dei servizi bancari, necessaria per confrontare tra loro le diverse offerte presenti sul mercato e per rapportare il prezzo rispetto al livello dei tassi individuati come usurari. Occorre un chiarimento legislativo che dia un'indicazione precisa e tassativa dei criteri di calcolo del tasso usurario e interventi regolatori che esplicitino un indicatore sintetico di tutte le voci di spesa a carico dei clienti finali, comprensivo delle commissioni di massimo scoperto. In un'ottica concorrenziale si tratta di una misura che appare necessaria non solo per il cliente/consumatore finale, ma anche per il cliente/piccola e media impresa;
il 25 marzo 2009 è stato sottoscritto dal ministero dell'economia e delle finanze e dall'Associazione bancaria italiana un accordo quadro, che, di fatto, rinvia a forme di autoregolamentazione la soluzione di parte delle criticità segnalate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato,
ad assumere le opportune iniziative, anche legislative, ferme restando le prerogative del Parlamento, superando le carenze dello stesso accordo quadro sottoscritto il 25 marzo 2009 dal ministero dell'economia e delle finanze e dall'Associazione bancaria italiana, al fine del pieno inserimento delle regole suggerite dalla citata segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, relative alla governance degli istituti di credito, all'effettiva portabilità dei mutui immobiliari per la prima casa di abitazione, all'introduzione di un chiaro ed unico indicatore sintetico che riunisca le diverse voci di spesa a carico del cliente che vada in scoperto;
ferme restando le prerogative del Parlamento, ad assumere le opportune iniziative anche legislative, al fine di - secondo le indicazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato - riformare le fondazioni bancarie e riformare le banche popolari quotate.
(1-00109) (Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Borghesi».
premesso che:
l'integrazione degli obiettivi di protezione del suolo e di salvaguardia del territorio nelle politiche di sviluppo suggeriscono di individuare una strategia politica ed operativa rivolta maggiormente alla prevenzione, alla cura del territorio, all'adozione di pratiche di vigilanza attiva e di manutenzione costante del suolo;
opportune iniziative vanno assunte anche ai fini di meglio definire le condizioni minimali in presenza delle quali sia possibile consentire la residenza, con specifico riferimento a quelle aree particolarmente sensibili al rischio idrogeologico;
allo stato attuale, gran parte del territorio nazionale, è soggetto a cicli annuali di eventi eccezionali (allagamenti ed inondazioni, frane e dissesti di varia natura) al cui verificarsi si richiede l'intervento del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, che svolge una funzione meritoria ed essenziale che non merita solo plauso ma concreto sostegno;
detto Dipartimento, tuttavia, si trova costretto, sempre più spesso, ad affrontare situazioni di emergenza con vari livelli di gravità, in assenza di una efficace azione di contrasto e di prevenzione dei fenomeni calamitosi;
la crisi che sta mettendo a dura prova l'economia mondiale, con i suoi inevitabili riflessi anche sull'Italia, suggerisce l'adozione di una politica oculata nell'investimento e nell'utilizzo delle risorse che, tuttavia, non può toccare il Dipartimento della Protezione Civile, come, invece, evidenziato dal Sottosegretario Bertolaso nella seduta della Commissione Ambiente del 19 dicembre 2008;
appare pertanto necessario che il Governo individui e renda disponibili adeguate risorse economiche per l'ordinario e lo straordinario funzionamento del sistema della Protezione Civile, soprattutto in ragione di quanto riferito dal Sottosegretario Bertolaso nella seduta della Commissione Ambiente del 19 dicembre 2008;
non si può rimanere insensibili rispetto ai tagli disposti dal decreto-legge n. 112/2008, convertito in legge con modificazioni dalla legge n. 133/2008, che riducono le risorse a disposizione della Protezione Civile del 30 per cento nel 2009, del 50 per cento nel 2010 e del 70 per cento nel 2011. A ciò si aggiunge il mancato stanziamento per il 2009 del contributo statale al Fondo regionale di Protezione Civile, istituito ai sensi dell'articolo 138, comma 16, della legge n. 388 del 2000;
la prospettata riduzione dei finanziamenti mette fortemente a rischio non solo lo svolgimento delle attività della Protezione Civile, ma anche ogni seria attività di prevenzione degli eventi calamitosi,
a verificare la possibilità di provvedere nell'immediato ad individuare ed assegnare nuove e più consistenti risorse in favore della Protezione Civile;
ad individuare, per il futuro, adeguati stanziamenti volti a garantire le attività di previsione e lotta contro le calamità naturali e le correlate attività di ripristino delle condizioni di sicurezza;
a provvedere a rifinanziare il Fondo regionale di Protezione Civile, istituito ai
sensi dell'articolo 138, comma 16, della legge n. 388 del 2000.
(7-00117)
«Tommaso Foti, Germanà, Ghiglia, Bonciani».