Allegato B
Seduta n. 151 del 24/3/2009


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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:

MECACCI, MARAN, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella seduta della Camera dei deputati, n. 108, del 19 dicembre 2008, la Camera del Deputati ha approvato una mozione nel cui dispositivo è contenuto tra l'altro l'impegno per il nostro Governo: «a reiterare al Governo cinese le richieste del Parlamento europeo di aprire in via stabile e permanente il Tibet alla stampa, ai diplomatici in particolare ai rappresentanti dell'Unione europea ed agli stranieri in generale»;
le autorità cinesi hanno di fatto chiuso a giornalisti e turisti stranieri l'accesso della Regione Autonoma del Tibet, in coincidenza con il 50esimo anniversario della rivolta tibetana;
ad un anno dai moti di Lhasa, nel corso dei quali giovani tibetani attaccarono gli immigrati cinesi uccidendone una ventina, la Cina ha lanciato un pesante attacco contro i mezzi di comunicazione occidentali;
dal 10 al 20 marzo tre tibetani, Sonam Rinchen, Thupten Samdup e Namgyal Wangdu, appartenenti al movimento Tibetan Youth Congress, hanno effettuato uno sciopero della fame a Bruxelles, in una tenda di fronte all'Ambasciata cinese, sospeso soltanto a fronte delle ampie rassicurazioni sulla volontà


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del Parlamento europeo di continuare a prestare la massima attenzione agli sviluppi della situazione tibetana;
riferendosi al drammatico gesto di Tabey, il monaco tibetano che lo scorso 27 febbraio si è dato fuoco a Ngaba, nel Tibet orientale, Thupten Samdup, uno dei tre tibetani in sciopero della fame, ha così dichiarato: «Il fatto che un monaco buddista compia un gesto così disperato è il segno della disperazione del nostro popolo all'interno del Tibet». «Sparare a un monaco disarmato e avvolto dalle fiamme è pura follia: dov'è la risposta delle Nazioni Unite e della comunità internazionale»? Un altro digiunatore, Sonam Rinchen, ha aggiunto: «Chi ha aperto il fuoco contro Tabey deve essere riconosciuto colpevole e punito secondo quanto previsto dalla legge internazionale»;
in tutto il Tibet ci sono da giorni, e proseguono ancora, delle manifestazioni di protesta ad opera sia di singoli individui sia di piccoli gruppi di tibetani. Quattro tibetani sono stati arrestati a Kardze e sei a Nyarang per aver inneggiato all'indipendenza. Il 12 marzo, un contestatore è stato arrestato a Lithang. Infine, si ha notizia dell'arresto, a Kardze, di una monaca ventunenne, Lhobsang Khandro, portata via dopo essere stata picchiata per aver gridato slogan indipendentisti;
il 21 marzo Tashi Sangpo, ventotto anni, residente nel monastero di Golok Ragya, nella contea di Machen, regione del Qinghai, si è tolto la vita gettandosi nel fiume Machu;
il 22 marzo la polizia cinese ha arrestato 95 monaci tibetani dopo una rivolta nel monastero di Ragya, in un'area a popolazione tibetana della provincia del Qinghal;
il G20 in programma a Londra il 2 aprile farà da sfondo al primo incontro tra il presidente cinese Hu Jintao e i leader dei paesi occidentali, tra cui l'Italia, che ne fanno parte. È stato reso noto da Pechino, che, tra i punti all'ordine del giorno vi sarà, tra l'altro, il rapporto con Iran e Corea del Nord. Nulla si dice rispetto alla gravissima situazione tibetana. Il presidente cinese non avrà contatti con Nicolas Sarkozy. Pechino è ancora irritata per il recente incontro del presidente francese con il Dalai Lama. Hu vedrà anche separatamente Gordon Brown, e i leader di tutti i Paesi coinvolti nelle trattative sul programma nucleare nordcoreano, Giappone, Corea del Sud e Russia;
numerosi europarlamentari e personalità di diverse nazionalità, nonché numerosi attivisti per i diritti umani, hanno firmato un appello promosso dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale, Transpartito, per esortare la Cina a riprendere il dialogo con gli emissari del Dalai Lama. In seguito al recente arresto di numerosissimi monaci tibetani da parte della polizia cinese, l'appello chiede alle autorità della Cina di partecipare ad un confronto diretto con gli emissari tibetani a Bruxelles, alla sede del Parlamento europeo il prossimo 31 marzo. L'incontro, promosso dalla commissione affari esteri dello stesso parlamento è «l'opportunità per riaprire il dialogo tra le due parti e riaffermare la pace nel territorio tibetano», si legge nell'appello tra i firmatari, il premio Nobel per la pace Mairead Corrigan-Maguire, il dissidente cinese e premio Sakharov, Wei Jingsheng e la vicepresidente del Senato ed ex commissario europeo Emma Bonino. Per Il momento solo i rappresentati del Tibet hanno confermato la loro presenza all'incontro, mentre si attende ancora una risposta dal governo cinese;
negli ultimi giorni la pressione del governo cinese ha spinto il governo del Sudafrica a negare il visto d'ingresso al Dalai Lama che era stato invitato a partecipare da numerosi Premi Nobel per la Pace a una Conferenza promossa dalla Fifa dal titolo «il football contro razzismo e xenofobia» in vista dei mondiali di calcio del 2010 -:
cosa intenda urgentemente fare il Ministro, nell'ambito dei rapporti bilaterali con la Cina e all'interno dell'Unione


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Europea, per contribuire a dare una rapida ed efficace soluzione alla gravissima violazione dei diritti umani in Tibet a causa dell'azione governativa cinese, con particolare riferimento all'azione diplomatica da esercitare presso il governo cinese alfine di far accettare allo stesso, ad esempio e tra l'altro, l'invito al tavolo di dialogo promosso dal Parlamento Europeo, il 31 marzo, tra le due parti e per dare concreta ed attuale realizzazione agli obiettivi indicati nella mozione, approvata dalla Camera dei deputati, il cui dispositivo è stato riportato in premessa, anche al fine di chiedere al governo sudafricano di rivedere la decisione di non concedere il visto di ingresso al Dalai Lama per partecipare ad un evento che mira a promuovere la pace e la tolleranza quali valori universali comuni a tutti i paesi democratici.
(5-01196)

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in una recentissima intervista concessa alla trasmissione della CBS 60 minutes, ripresa da molti giornali internazionali, il Presidente Obama, parlando del dossier Afghanistan, ha espresso alcune sue convinzioni in merito alla strategia USA riguardo a quel Paese;
alcuni elementi di questa strategia erano già noti: rafforzare gli impegni militari ma anche civili, accrescere la capacità operativa e raddoppiare i ranghi delle forze afghane, oltre a negoziare con gli ex studenti coranici non legati ad al Qaeda;
occorre rilevare che, in almeno due punti, siamo in presenza di rilevanti novità nell'approccio statunitense al conflitto afghano: da un lato, si ritiene necessario avere, nell'ambito di una strategia globale, una «exit strategy» dalla guerra in Afghanistan, per non dare, sempre secondo Obama, la sensazione che si tratti di «un impegno senza fine»; dall'altro, gli Stati Uniti intendono creare in Afghanistan la figura, di un primo ministro per depotenziare il sempre più inaffidabile Hamid Karzai;
inoltre, per attenuare ulteriormente i poteri del Presidente, i fondi non saranno più gestiti dal Governo centrale ma dalle province e, per quanto riguarda gli aiuti, questi sarebbero gestiti dai 34 governatori provinciali e dai 396 responsabili distrettuali e non più a Kabul;
il nostro Governo, attraverso il Presidente del Consiglio e il Ministro degli esteri, ha ribadito l'appoggio incondizionato alla NATO e la completa disponibilità a continuare a supportare la missione in Afghanistan;
in questi mesi abbiamo assistito ad accadimenti non proprio positivi per il nostro Governo come l'esclusione dell'Italia dal tour europeo di consultazione di Richard Holbrooke, inviato speciale USA per l'Afghanistan, come l'organizzazione di una conferenza NATO sull'Afghanistan all'Aja due mesi prima di quella prevista a Trieste; inoltre all'Aja gli Stati Uniti hanno invitato l'Iran e nello stesso giorno il Ministro interrogato ha annunciato che non avrebbe più compiuto la prevista visita in quel Paese, adducendo improbabili ragioni di opportunità -:
se il Governo sia a conoscenza degli elementi caratterizzanti questa nuova strategia USA, quale sia il suo parere in merito e come mai non venga consultato dai nostri alleati e non vengano tenute in considerazione le iniziative che mette in campo.
(5-01197)

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ripetutamente l'interrogante ha segnalato le drastiche riduzioni dei capitoli di bilancio relativi al funzionamento della rete diplomatico-consolare, sia nelle ultime finanziarie che nelle manovre aggiuntive e/o di assestamento di bilancio;
la rete diplomatico-consolare è oggi dotata di organici che sono inferiori al


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minimo previsto e non consentono un'adeguata azione di servizio nei confronti delle nostre comunità;
nell'ultima lista «trasferimenti» 1/4 dei posti esistenti presso le rappresentanze estere non è stato coperto;
la situazione ha raggiunto i livelli dell'emergenza ed in alcune circoscrizioni i Consolati ed i Consolati Generali non sono in grado di pagare le bollette telefoniche e dell'energia elettrica;
cancellerie consolari, Consolati e Consolati Generali non trasmettono più a mezzo corriere diplomatico gli atti, le certificazioni e le comunicazioni concernenti i rapporti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
il costo della preparazione di certificati a seguito della necessaria apposizione dell'apostille - specifica annotazione che deve essere fatta sull'originale del certificato rilasciato dalle autorità competenti del Paese interessato - è sempre molto elevato e a totale carico dell'utente;
a causa del taglio effettuato sul capitolo delle spese postali, inoltre, chili di posta si stanno accumulando presso gli archivi delle rappresentanze in attesa di una soluzione ad hoc;
questa situazione rischia di tradursi in disservizi e lungaggini burocratiche nei porti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano, oltre a dare una pessima immagine dell'Italia all'estero;
questa generale precarietà e queste carenze strutturali della rete diplomatico-consolare sono fonte di grave preoccupazione -:
se intenda garantire l'espletamento dei compiti essenziali affidati alla rete diplomatico-consolare italiana nel mondo, tra cui la trasmissione di atti, certificati e comunicazioni concernenti il rapporto tra cittadini-utenti e pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
se intenda dotare la rete diplomatico-consolare di adeguate risorse per far fronte al bisogno crescente di efficienza nell'erogazione di servizi, nel mantenimento delle sedi e nella loro operatività;
se intenda promuovere azioni tese a completare, anche con soluzioni innovative ed assunzioni in loco, gli organici di molti Consolati ed Ambasciate che soffrono di carenze croniche di personale di ruolo e a contratto locale.
(4-02626)