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le previsioni 2008/09, che indicavano un buon raccolto mondiale di nocciole, superiore alla campagna scorsa di circa il 20-25 per cento, sono state ampiamente rispettate. Il raccolto in Turchia è arrivato a 925 mila tonnellate circa. Un record storico ed un'impennata senza precedenti. L'Italia si è attestata all'incirca sulle 100.000 tonnellate (Turchia e Italia sono i due principali Paesi produttori mondiali), 30.000 tonnellate prodotte in Spagna e circa 56.000 tonnellate in Francia. In Italia si realizza circa l'80 per cento della produzione comunitaria di nocciole, con 40.000 tonnellate prodotte in Regione Campania su una superficie di circa 20.00 ettari;
a questi dati sono da aggiungere circa 330.000 tonnellate di nocciole ancora stoccate in Turchia provenienti dalle campagne precedenti;
questi numeri, che Coldiretti, aveva divulgato ancora prima dell'inizio della campagna e sui quali c'erano state non poche polemiche, si sono purtroppo rivelati esatti. La Coldiretti, in un apposito incontro al Ministero all'inizio di agosto, aveva già richiamato l'attenzione sul fatto che la probabile immissione sul mercato mondiale degli stock di nocciole turche, in aggiunta ad un'offerta già abbondante, avrebbe portato ad un crollo delle quotazioni del prodotto a livelli tali da non rendere più remunerativa la sua coltivazione;
è ciò che sta accadendo anche se sembra, viste le quotazioni del prodotto turco, che non siano da escludere fenomeni di speculazioni commerciali anche locali;
in questo momento, il prezzo pagato alla produzione è tra i più bassi degli ultimi anni;
il quadro che si presenta per la campagna in corso è estremamente preoccupante, in quanto l'aumento dell'offerta mondiale a livelli superiori alla domanda, unito al ristagno dei consumi, rende molto vulnerabili i produttori comunitari e nazionali. Pertanto, il consolidarsi di un livello dei prezzi per la campagna 2008/09 (passati dai 250,00 euro/quintale dell'anno scorso ai 140,00 di quest'anno), assolutamente inadeguato per i produttori, potrebbe determinare l'abbandono delle produzioni con tutte le gravi conseguenze che ne deriverebbero sia a livello socio-economico per la vita di intere famiglie coltivatrici, sia sull'equilibrio idro-geologico dei territori. Ricordiamo che le colture corilicole in Regione Campania sono quasi sempre localizzate in aree marginali, collinari e montane, dove non esistono valide alternative colturali;
riteniamo che il principale produttore mondiale di nocciole, la Turchia, attui nei confronti dell'Europa e dell'Italia in primo luogo, che rappresenta il secondo Paese di sbocco dell'esportazione turca, una concorrenza sleale; difatti, grazie ai massicci interventi del Governo locale, che ritira del mercato ingenti quantitativi di prodotto, riesce a praticare prezzi inferiori a quelli italiani e con un prodotto altamente a rischio da un punto di vista igienico-sanitario perché, spesso, ai controlli risulta contaminato da aflatossine (sostanza tossica);
se non intenda porre in essere le seguenti iniziative -:
a) la costituzione di un osservatorio permanente sulle nocciole, che consenta un attento monitoraggio della situazione di mercato, sia per l'acquisizione dei dati «certi» e tempestivi sulle produzioni e sulle importazioni di nocciole turche, sia sui prezzi e sulle condizioni in cui essi si formano, per verificare se esistono fenomeni di «cartello» tra operatori commerciali a danno dei produttori (mancano dati ufficiali e l'Ismea si limita alla mera rilevazione dei prezzi nazionali);
b) il rafforzamento dei controlli qualitativi e fitosanitari alle frontiere, affinché questi avvengano in condizioni di trasparenza ed obiettività e le nocciole importate (in guscio, sgusciate e lavorate) rispettino le stesse norme imposte dall'Unione europea;
c) una posizione netta nei confronti della Commissione europea, (DG SANCO) per evitare la possibile modifica della Decisione 2006/504, che prevede particolari controlli sui prodotti della frutta in guscio provenienti dalla Turchia, innalzando i limiti massimi consentiti di aflatossine, come richiesto dalla Turchia e dal Codex Alimentarius posto che un aumento delle tolleranze sulle aflatossine - che agevolerebbe le importazioni delle nocciole turche sul mercato comunitario - metterebbe a serio rischio la salute dei consumatori;
d) la difesa delle norme di commercializzazione per le nocciole fresche, che la Commissione vorrebbe abrogare, e la previsione dell'indicazione obbligatoria dell'origine per tutti i prodotti trasformati, nocciole comprese, per una corretta informazione al consumatore, rendendo così possibile effettuare acquisti consapevoli;
e) esercitare una pressione politica sul Governo turco, anche attraverso incontri bilaterali con il Governo italiano, allo scopo di migliorare le condizioni dell'offerta sul mercato internazionale, cercando di contemperare gli interessi reciproci dei due principali Paesi produttori mondiali di nocciole;
f) incentivare la ricerca scientifica sulle spiccate proprietà antidepressive e anticolesterolo delle nocciole;
g) promuovere la conoscenza ed il consumo delle nostre nocciole presso i grandi mercati asiatici emergenti (Cina, India) dove, in forza di una maggiore ricchezza disponibile e del conseguente cambiamento delle abitudini alimentari, si
aprono nuovi ed interessanti spazi di commercializzazione (ad esempio in Cina il consumo di cioccolato è passato nell'ultimo anno da 70 grammi a 700 grammi pro capite);
h) richiesta di applicazione di un dazio di entrata sulle nocciole turche, con comunicazione da presentare da parte del Governo italiano una segnalazione alla Commissione europea per l'antidumping, in quanto la Turchia applica prezzi di mercato, che rappresentano evidenti pratiche commerciali sleali, che vanno regolamentate per garantire una giusta tutela alle piccole e medie aziende agricole italiane.
(4-02974)