Allegato B
Seduta n. 213 del 14/9/2009

TESTO AGGIORNATO AL 27 FEBBRAIO 2012


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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
sin dai primi anni '70 è presente a Battipaglia (Salerno) l'insediamento industriale Alcatel, che ha fortemente inciso sulla crescita sociale ed economica della piana del Sele e della provincia di Salerno; attualmente lo stabilimento Alcatel Lucent occupa circa 200 lavoratori a tempo indeterminato, altrettanti a tempo determinato ed interinali per le attività di ricerca e sviluppo e di produzione industriale nel settore delle trasmissioni ottiche;
circa 400 dipendenti complessivamente operano in numerose aziende dell'indotto; e dunque più di 1.000 famiglie gravitano intorno a tale realtà produttiva battipagliese, considerando anche l'indotto;
lo stabilimento Alcatel Lucent ha rappresentato un'importante realtà industriale presente al Sud, capace di offrire prodotti innovativi, con personale caratterizzato da elevate conoscenze e competenze professionali;
l'azienda si avvale, infatti, di figure professionali di alta qualificazione, provenienti dalle università campane ed in particolare dall'ateneo salernitano e nella fase attuale, malgrado la grave crisi economica, Alcatel Lucent vanta un portafoglio di prodotti di prim'ordine ed esprime notevole capacità competitiva;
negli ultimi anni la proprietà ha posto in essere una strategia di ristrutturazione aziendale che ha determinato l'esternalizzazione degli stabilimenti di Maddaloni (Caserta), Frosinone, Rieti e Vimercate-Concorezzo (Milano), mentre fino al 2003 il gruppo Alcatel Italia contava


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4.100 dipendenti distribuiti nei siti innanzi citati e a Trieste e Battipaglia;
già nell'aprile 2009 le organizzazioni sindacali nazionali sono state informate di un progetto di esternalizzazione o addirittura di chiusura del Centro integrazione e collaudo di Battipaglia;
in questi giorni, inoltre, le organizzazioni sindacali hanno avuto notizia di accordi preliminari di vendita dell'azienda ad una cordata di imprenditori che però non avrebbe dimostrato di essere in grado di sostenere la produttività dell'azienda;
è noto che precedenti tentativi di esternalizzazione operati da Alcatel hanno prodotto, pressoché sistematicamente, esiti nefasti per l'occupazione, spesso culminando nella chiusura dei siti;
in data 7 settembre 2009 si è riunita l'assemblea dei lavoratori di Alcatel Lucent di Battipaglia, alla quale hanno partecipato, le rappresentanze sindacali unitarie e i sindacati Fim, Fiom, Uilm, per chiedere una maggiore tutela dei lavoratori, ed in particolare di quelli interinali, ormai parte integrante del processo produttivo e tecnologico del sito stesso;
sempre in data 7 settembre, cinque lavoratori dell'azienda di Battipaglia sono entrati nello stabilimento e hanno minacciato di darsi fuoco con taniche di benzina e bombole di gas, in segno di protesta contro le decisioni dell'azienda di sospendere le attività manifatturiere;
i sindacati hanno chiesto l'attivazione di un tavolo di confronto con la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
i lavoratori e i sindacati hanno espresso totale contrarietà a qualsiasi ipotesi di vendita, cessione, esternalizzazione e chiusura del sito produttivo di Battipaglia e di ridimensionamento della ricerca e sviluppo presente nel sito stesso;
nel corso di alcuni incontri del maggio 2009 con rappresentanti del Governo e delle istituzioni locali la rappresentanza sindacale unitaria Alcatel Lucent di Battipaglia ha presentato articolate proposte tese a favorire il mantenimento dell'insediamento in loco, nonché a cogliere nuove opportunità di finanziamenti e di commesse; e ciò a testimonianza di un atteggiamento molto serio e responsabile e di un ruolo costruttivo e propositivo del sindacato e del personale;
la difesa della Alcatel Lucent di Battipaglia è condizione fondamentale per tutelare la realtà industriale più importante della provincia di Salerno e per sviluppare il settore delle telecomunicazioni in Campania, nel Mezzogiorno e nell'intero Paese, dato che gli investimenti sull'information and communication technology e sulla banda larga sono riconosciuti indispensabili per la crescita economica;
è necessario sostenere il progetto di tutela e di rilancio della Alcatel Lucent di Battipaglia con adeguate iniziative di lotta, capaci di coinvolgere il territorio e le istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per sostenere l'Alcatel Lucent di Battipaglia e i suoi lavoratori, per scongiurare l'ipotesi di una cessione e, quindi di una futura chiusura dello stabilimento, che costituirebbe un ulteriore depauperamento del patrimonio occupazionale e professionale oggi presente nel sito;
se il Governo intenda promuovere e sostenere adeguatamente il progetto di rilancio industriale del sito presentato dalle rappresentanze sindacali unitarie;
se il Ministro interpellato non intenda insediare un apposito tavolo interministeriale, con la partecipazione della regione Campania, della provincia di Salerno, del comune di Battipaglia e ovviamente delle rappresentanze sindacali nazionali ed aziendali.
(2-00452)
«Di Pietro, Donadi».


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Interrogazione a risposta orale:

RAO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
non tutto il territorio nazionale è coperto dal segnale digitale terrestre e, dunque, circa 3 milioni di persone (1,3 milioni di famiglie comunque tenute al pagamento del canone), per vedere i canali generalisti della Rai sono costretti a ricorrere a loro spese al segnale satellitare;
la Rai, però, essendo il segnale satellitare ricevibile al di là dei confini nazionali, cripta i programmi per cui non detiene i diritti internazionali (soprattutto eventi sportivi, film e telefilm);
tra i contratti in vigore tra la Rai e Sky ce n'era uno relativo al sistema di criptaggio, per cui fino allo scorso luglio la tv pubblica trasmetteva sulla piattaforma di Murdoch senza censure. Oggi però, scaduto questo contratto, l'abbonamento a Sky non è più una soluzione per chi non riceve il segnale terrestre;
la Rai cripta o meno le trasmissioni senza un apparente filo logico e, relativamente alle partite della nazionale di calcio, da viale Mazzini hanno fatto sapere di poter trasmettere in chiaro anche su Sky solo quelle giocate in casa;
nessuna spiegazione, però, sembra poter giustificare il comportamento della Rai se si considera che Sky è una piattaforma italiana il cui segnale non è ricevibile all'estero e, dunque, non crea problemi di diritti internazionali;
quando cripta le partite della nazionale, la Rai perde in termini di share (anche fino a due punti) e, dunque, di introiti pubblicitari;
Tivùsat, ad oggi la sola soluzione per vedere tutti i programmi Rai per chi non riceve il segnale terrestre, è ancora una piattaforma fantasma, che per gli anziani (il 24 per cento dei telespettatori) forse non sarà mai familiare e il cui decoder costa fino a 3 volte quello per il digitale -:
ad avviso dell'interrogante la Rai, criptando molte trasmissioni anche su una piattaforma italiana qual è Sky, stia agendo come una qualsiasi tv commerciale (oltretutto governata male) e non nell'interesse dei telespettatori come dovrebbe fare un servizio pubblico;
peraltro la Rai, proseguendo sulla strada, secondo l'interrogante, illogica del criptaggio nonostante i risultati negativi in termini di share, secondo l'interrogante sta agendo non nel proprio interesse ma in quello di Mediaset, che infatti, cripta poco o nulla;
se non si ritenga che il decoder per Tivùsat dovrebbe essere fornito gratuitamente a quei cittadini che non ricevono il segnale terrestre e sono in regola col pagamento del canone;
se a prescindere da ogni altra considerazione, considerato l'obbligo di must offer in capo al concessionario pubblico, ed il principio di neutralità tecnologica fissati nel controllo di servizio, la situazione rappresentata in premessa sia coerente con il rispetto degli obblighi di servizio pubblico.
(3-00644)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GRASSI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'attuale sistema di distribuzione carburanti sull'intera rete stradale ed autostradale generalmente viene regolato, ai sensi del decreto legislativo n. 32 del 1998 e seguenti, da contratti di cessione gratuita d'uso stipulati fra i proprietari degli impianti, rappresentati in gran parte da compagnie petrolifere, e i gestori, previa clausola di esclusiva di fornitura del prodotto;
di fatto, le compagnie petrolifere fissano in maniera sostanzialmente unilaterale il prezzo di acquisto del carburante da parte del gestore. A quest'ultimo viene riconosciuto un margine da ogni singola


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compagnia a livello nazionale, circostanza che determina una forte limitazione del principio di concorrenza;
tale meccanismo appare pregiudicare gli effetti attesi dai provvedimenti di liberalizzazione varati nel corso degli ultimi anni, anche in ottemperanza alle prescrizioni della Unione europea, con conseguente attenuazione della auspicata riduzione dei prezzi finali e, quindi, degli oneri sopportati dagli automobilisti italiani;
per di più, negli ultimi tempi, non mancano iniziative contrattuali volte a rendere ancora più gravose le condizioni finanziarie dei gestori, con clausole che hanno dato adito a contenziosi e primi pronunciamenti giurisdizionali -:
quali siano gli intendimenti del Governo in materia di rapporti contrattuali tra le compagnie petrolifere e i gestori della rete di distribuzione, in particolare con riferimento agli effetti che dette clausole determinano sulla fissazione dei prezzi finali al consumo;
quali iniziative intenda assumere al fine di favorire, nel rispetto dell'autonomia contrattuale delle parti, un sistema più equilibrato di relazioni contrattuali tra le compagnie petrolifere e i gestori della rete distributiva, volto a garantire un'efficiente organizzazione della distribuzione, nell'interesse degli utenti finali, sia in termini di prezzo dei carburanti, sia di qualità del servizio.
(5-01739)

LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007) ha disposto, al comma 936, che una quota parte delle risorse del fondo per le azioni a sostegno del made in Italy (istituito dalla Finanziaria 2004), pari a 3 milioni di euro nel triennio 2007-2009, fosse destinata all'erogazione di contributi per la realizzazione di studi e ricerche diretti alla certificazione di qualità e di salubrità dei prodotti tessili cardati, realizzati con materie prime secondarie, che valorizzano la tipicità delle lavorazioni e le caratteristiche ecologiche dei relativi manufatti;
il citato comma 936 prevedeva che con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro del commercio internazionale, fossero individuate le modalità per accedere ai contributi di cui al precedente periodo;
la tenuta della filiera del cardato, tipologia produttiva di rilievo soprattutto per il distretto di Prato, rischia una crisi irreversibile e deve essere protetta e tutelata, salvaguardando competenze tecniche irriproducibili;
il peso del cardato sul tessile pratese è stimato in 1,5 miliardi di euro per la parte di fatturato collegata alla produzione di articoli tessili cardati realizzati con materiale rigenerato che, per circa il 60 per cento, viene esportato. Il settore, inoltre, conta su 9.000-10.000 addetti che a vario titolo sono impegnati nella produzione -:
a che punto sia l'attuazione della citata norma e quali iniziative intenda assumere il Ministro per accelerare l'iter burocratico che consentirà alle imprese del cardato di accedere ai contributi.
(5-01744)

BOBBA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Phonemedia opera nel settore delle customer operations, fondato nel 2002, nel 2004 entra attivamente nel mercato Latino Americano attraverso l'acquisizione di strutture e personale operativo in Argentina e, dopo una veloce crescita ed espansione, nel 2005, è riconosciuta come leader italiano per quanto riguarda il settore dei contact center, in particolar modo nel settore outbound;
nel 2007 e 2008 lo stesso Phonemedia, grazie ad una serie di acquisizioni di aziende di outsourcing diventa il Gruppo Phonemedia, leader nei servizi call center e di supporto alle più importanti aziende


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nello sviluppo e nella gestione dell'intero processo di custumer relationship marketing;
il gruppo attualmente è formato da Raf Spa, Answers Spa, WCCR Srl, Omniacall Spa, PMC Operations Srl, PMC Servizi Finanziari Srl, Multivoice Srl, Multimedia Planet Srl, B2B Srl e Soft4Web Srl;
tutte le aziende del gruppo Phonemedia attraversano una seria crisi finanziaria, che ha portato ad una dilazione del pagamento degli stipendi in due rate e, non di rado, a ripetuti ulteriori ritardi sulle scadenze promesse dall'azienda;
nel corso di diversi incontri avuti in sede aziendale, il management ha presentato un piano di risanamento e rilancio finanziario, basato essenzialmente sull'intervento bancario, che, di fatto, è stato rimandato di mese in mese;
più volte e presso diverse sedi, si sono svolti tavoli di confronto con le autorità locali, quali Provincia e Prefettura, al fine di monitorare la situazione delle singole società, senza nessun esito, in quanto all'impegno formale dell'azienda a risolvere in tempi brevi le difficoltà finanziarie, non è seguita l'ottemperanza delle promesse e il rispetto delle scadenze;
in data 29 luglio 2009, le società Europe SA e AMT Europe SA, detentrici del controllo delle aziende del Gruppo Phonemedia, e la Restform Limited, società a monte della catena di controllo della Omega Spa, hanno stipulato l'accordo con il quale si prevede che quest'ultima ottenga il completo controllo delle prime due, comportando il confluire delle società del Gruppo Phonemedia nel network di imprese della inglese Omega Spa;
in data 3 settembre 2009 le segreterie nazionali SLC-CGIL, FISTel-CISL, UILCOM-UIL hanno inviato una lettera all'attenzione del dottor Giuseppe Castano, presso la Direzione generale per la politica industriale, Dipartimento per la competitività del Ministero dello sviluppo economico, per rappresentargli la situazione e chiedere l'apertura di un tavolo di crisi presso il Ministero, ma non hanno ottenuto risposta;
in tutte le sedi italiane si stanno verificando scioperi e altre forme di agitazione a causa della difficile situazione economica a cui sono costretti i dipendenti, della mancanza di informazioni e della gestione aziendale;
il call center di Trino, in particolare, consta di circa 300 dipendenti, assunti sia a tempo indeterminato, sia determinato e sia con contratti di apprendistato e, nonostante in passato il numero di occupati fosse sensibilmente più elevato di quello attuale, da circa un anno il dato occupazionale risulta stabile;
i ritardi nel pagamento degli stipendi, per i dipendenti piemontesi e non solo, sussistono da lungo tempo e negli ultimi mesi l'azienda aveva proceduto a pagare in due tranche, rispettivamente il 10 e il 20 di ogni mese;
la situazione ulteriormente è peggiorata nell'ultimo periodo, infatti solo nel mese in corso, è stata corrisposta la seconda tranche dello stipendio di luglio;
a partire dai primi mesi del 2008, risulterebbe che i dipendenti di Trino abbiano subito ritardi anche nel versamento dei contributi previdenziali, del trattamento di fine rapporto e dei fondi esterni;
la situazione descritta turba i dipendenti in quanto ad oggi il call center di Trino lavora solamente su commesse Telecom, mentre, fino al 2008, sussisteva una maggiore differenziazione di servizi -:
se il Ministro interrogato non intenda convocare un tavolo di crisi con le aziende rientranti nel Gruppo Phonemedia, ora cedute all'Omega Spa;
se lo stesso Ministro non intenda rassicurare i dipendenti e le loro famiglie, in particolare quelli di Trino, verificando che la cessione li tuteli e garantendo sia i livelli occupazionali, sia la solvibilità della Omega Spa, considerato che, a quanto


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consta all'interrogante, non è stato diffuso, né presentato nessun piano industriale a riguardo.
(5-01747)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
il comune di Torricella, in provincia di Taranto, e segnatamente nelle località di Monacizzo e Torre Ovo non risultano servite da ADSL -:
se non ritenga di doversi attivare nell'ambito delle proprie competenze per assicurare questo ormai fondamentale servizio che contribuirebbe a importare contributo per un promettente sviluppo turistico e agroalimentare, con effetti positivi intuibili per le popolazioni della zona, anche assumendo iniziative volte a includere la connessione veloce ADSL tra gli obblighi di servizio pubblico.
(4-03927)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel Sud del Colorado, nella Riserva indiana Ute, è stato realizzato un impianto pilota di coltivazione di alghe fotosintetiche che riduce al contempo le emissioni di gas-serra e consente di produrre biocarburante;
questo impianto pilota è denominato Coyote Gulch ed è relativo ad un progetto cofinanziato dall'Università di Stato del Colorado (Cus) e da una delle più ricche comunità di nativi americani, gli Ute meridionali;
secondo il professore Bryan Willson che insegna ingegneria meccanica presso la Cus e che tre anni fa ha fondato la Solix Biofuels «l'alga è una fonte ideale per produrre biocarburante perché può essere coltivata in climi diversi, usa poca acqua e non toglie terreni all'agricoltura»;
il Coyote Gulch, secondo quanto riferito da un articolo pubblicato da La Repubblica del 18 agosto, sorge proprio accanto a uno degli impianti per il trattamento del gas naturale: le emissioni di diossido di carbonio prodotte dall'industria vengono «riciclate» per nutrire le alghe e l'eccesso di calore viene usato per riscaldare le vasche di coltura di notte e in inverno. Ad accelerare la crescita delle alghe e a diminuire i costi contribuisce poi il fatto che i fotobioreattori sorgano su un altipiano dove il sole splende 300 giorni l'anno e che le alghe vengano coltivate in contenitori di plastica chiusi e allineati verticalmente;
secondo gli esperti, le colture di alghe possono produrre sino a 30mila litri di carburante per ettaro l'anno contro i 220 delle piantagioni di soia e i soli 75 di una piantagione di mais. Produrre sei grammi d'olio di alga costa al momento tra i 10 e i 40 dollari, ma perché diventi commerciabile occorrere ridurre i costi a 1 o 2 dollari. Ed è proprio su questo terreno che si gioca la sfida tra le oltre 200 compagnie che oltre alla Solix stanno cercando la maniera più economica e efficace di estrarre «oro verde» dalle alghe;
lo scorso dicembre anche il governo britannico ha lanciato un progetto simile;
anche i colossi petroliferi stanno scendendo in campo: la Chevron già nel novembre 2007, la ExxonMobil appena un mese fa con 600 milioni di dollari, cinquanta volte il capitale della Solix -:
se sia al corrente di questi progetti e se non ritenga di promuovere anche in Italia progetti pilota di colture di alghe per la produzione di biocarburante e la riduzione della CO2.
(4-03951)


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ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati forniti dall'European Council on Foreign Affairs la diversificazione europea delle forniture di gas ha visto la quota russa scendere drasticamente dall'80 al 40 per cento con una copertura attuale del solo 6,5 per cento dell'energia primaria europea;
sempre secondo lo studio sopra citato, se il mercato europeo gode nel suo complesso di una significativa diversificazione degli approvvigionamenti, la situazione cambia sotto il profilo dei singoli mercati nazionali;
da un lato vi sono paesi che hanno una dipendenza critica per forniture di gas dalla Russia e che sono prevalentemente i nuovi stati membri, tant'è che a pagare il maggior prezzo della crisi russo-ucraina dello scorso inverno sono stati paesi come la Polonia, la Bulgaria, la Slovacchia e l'Ungheria che hanno dovuto dichiarare lo stato di emergenza;
dall'altro vi sono i grandi clienti di Gazprom quali l'Italia e la Germania, che insieme assorbono quasi la metà del consumo europeo di gas russo grazie ad accordi bilaterali stipulati da compagnie che godevano (e continuano a godere) di situazioni pressoché monopolistiche sul piano interno;
come si è visto in occasione delle periodiche crisi a partire da quella russo-ucraina del gennaio 2006 per arrivare ai giorni nostri, la riallocazione delle forniture di gas tra, Paesi membri dell'UE è scarsa ed inadeguata ai bisogni dei consumatori;
quello che è necessario, a parere degli interroganti, è quindi la creazione di un mercato europeo unico e competitivo del gas che consentirebbe un sistema di solidarietà tra consumatori europei e la possibilità per l'Europa di parlare con una voce sola nei confronti della grande Russia;
un comune mercato europeo del gas aiuterebbe quei paesi dell'est Europa, fortemente dipendenti dalla Russia, a far fronte alla loro sindrome da insicurezza anche in assenza di infrastrutture grazie all'accesso a forniture non russe su cui possono contare altri partner europei;
è del tutto fuorviante, a giudizio degli interroganti, indicare il nucleare come alternativa al gas, essendo consapevoli che non può assolutamente essere tale nel breve-medio termine. L'80 per cento delle case italiane è riscaldato a gas così come lo sono 2 ospedali su 3 e un impegno serio a sostegno dell'efficienza energetica nel campo dell'edilizia potrebbe avere ben più immediati e rilevanti effetti;
parimenti è fuorviante parlare di diversificazione degli approvvigionamenti citando il gas libico quando, in questo Paese si parla di progetti di sfruttamento congiunto del gas da parte di ENI in partnership con Gazprom;
da dichiarazioni rese alla stampa dal Ministro interrogato emerge che South Stream è un progetto che riguarda soprattutto l'Eni, coinvolta sia come costruttore che come utilizzatore dell'infrastruttura -:
se sia a conoscenza dei dati forniti dall'European Council on Foreign Affairs sulla diversificazione europea delle forniture di gas;
se non ritenga necessario promuovere una politica che ponga, insieme all'efficienza energetica, come priorità europea la creazione di un mercato integrato dell'energia con l'impegno a rafforzare quel poderoso piano di proposte che la Commissione europea ha presentato per aprire alla concorrenza il mercato interno dell'energia elettrica e del gas e per rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti;


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se non ritenga di attuare come prevede la legge voluta nel 2003 dall'allora Ministro delle attività produttive Antonio Marzano la separazione proprietaria di Snam Rete Gas ed ENI, più volte rinviata, in modo da garantire parità di accesso e di condizioni fra tutti gli operatori;
se non ritenga di procedere tempestivamente al completamento dei rigassificatori necessari per ridurre la rigidità dei nostri approvvigionamenti.
(4-03953)

PES. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste italiane S.p.A., come specifica il sito ufficiale, «è un servizio pubblico con un'importante funzione sociale: il servizio universale. Presente in tutte le zone d'Italia, ha attivato una rete di 14.000 uffici postali, oltre 200 centri di smistamento per pacchi e corrispondenza, oltre 46.000 addetti al recapito, oltre 4.800 ATM, circa 49.000 POS, 17 collegamenti aerei quotidiani, oltre 40.000 veicoli. Poste Italiane è presenza indispensabile per i cittadini, per le piccole e medie imprese, per le grandi aziende, per le amministrazioni pubbliche»;
lo Stato, al fine di assicurare la fornitura su tutto il territorio nazionale delle prestazioni versa considerevoli contributi a Poste italiane S.p.A.;
da diverse settimane il servizio di recapito della corrispondenza in diversi comuni della Marmilla (provincia di Oristano) subisce gravi disagi e inefficienze, pregiudicando oltre la comunicazione ordinaria, anche il puntuale pagamento di bollettini e fatture;
i disagi sono riconducibili ad una riorganizzazione del servizio postale che ha accorpato i vari centri di distribuzione e alla mancanza di personale -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere il Governo per porre fine a tale incresciosa situazione di inefficienza determinata da Poste italiane S.p.A.
(4-03969)

TOUADI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro dello sviluppo economico 23 luglio 2009 in materia di sicurezza degli ascensori si dispone che tutti gli ascensori con più di dieci anni di vita, dovranno essere sottoposti a verifica straordinaria entro cinque anni;
il provvedimento, che è entrato in vigore il 1o settembre 2009, prevede inoltre la realizzazione degli interventi di adeguamento della sicurezza, con scadenze legate alla data di costruzione degli ascensori;
in caso di mancata esecuzione dei predetti interventi di adeguamento, il decreto dispone il fermo dell'ascensore, generando così gravi disagi per la popolazione anziana e per tutti coloro che non sono in grado di deambulare autonomamente;
attualmente gli ascensori sono sottoposti, ogni semestre, ad un controllo di manutenzione e, ogni due anni, ad una verifica strutturale;
da una stima fatta dalle organizzazioni degli ascensoristi, le famiglie italiane sarebbero sottoposte ad un onere, per gli interventi di adeguamento previsti dal decreto in parola, di circa 6 miliardi di euro -:
quali siano i motivi che hanno indotto il Ministro interrogato a sottoporre le famiglie italiane, in un momento di grande crisi, ad un notevole sforzo economico, introducendo peraltro degli obblighi stringenti non previsti da nessuna normativa cogente dell'Unione europea.
(4-03996)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto anticrisi (decreto-legge n. 78 del 2009 convertito dalla legge n. 102 del 2009) all'articolo 17 comma 30


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prevede l'estensione dell'obbligo preventivo di legittimità sugli atti e contratti di cui all'articolo 7, comma 6, del TU del pubblico impiego e sugli atti e contratti concernenti studi e consulenze di cui all'articolo 1 della legge n. 266 del 2005;
nel primo caso si tratta di incarichi individuali con contratti di lavoro autonomo di natura occasionale e coordinata e continuativa, di norma ad esperti di particolare e comprovata specializzazione anche universitaria, per far fronte a esigenze non affrontabili con il personale in servizio;
nel secondo caso si tratta di studi e incarichi di consulenza conferiti a soggetti estranei all'amministrazione, per i quali vale un tetto di spesa (il 30 per cento della spesa per il 2004) tranne che per incarichi a università, enti di ricerca ed organismi equiparati;
un articolo pubblicato dal quotidiano Italia Oggi scrive che le nuove disposizioni prevedono che i controlli di legittimità siano di esclusiva competenza della sezione centrale di controllo di legittimità il che significa che tutti gli atti e i contratti devono confluire a Roma alla sezione centrale di controllo;
i provvedimenti sottoposti al controllo preventivo di legittimità acquistano efficacia se il competente ufficio di controllo non ne rimette l'esame alla sezione del controllo nel termine di 30 giorni dal ricevimento, termine che viene interrotto se l'ufficio richiede chiarimenti o elementi integrativi di giudizio. Ma, decorsi i 30 giorni dal ricevimento delle controdeduzioni dell'amministrazione, il provvedimento acquista efficacia se l'ufficio non ne rimette l'esame alla sezione di controllo;
c'è quindi la forte possibilità che, a fronte di una concentrazione di numerosi atti e contratti da controllare, le consulenze superino il controllo per il mero decorso il termine di 30 giorni;
si potrebbe pensare che comunque l'atto che abbia superato il controllo possa essere posto a base di una azione di responsabilità contro chi ha conferito una inutile e costosa consulenza;
tuttavia, in base ad un'altra novità introdotta dalla manovra anti crisi l'articolo 1 della legge sulla Corte dei conti (20 del 2004) esclude la responsabilità per colpa grave quando il fatto dannoso tragga origine dall'emanazione di un atto vistato e registrato in sede di controllo preventivo di legittimità (anche se, grazie ad un'aggiunta del decreto n. 103 del 2009 solo limitatamente ai profili presi in considerazione nell'esercizio del controllo) -:
di fronte ad un assetto normativo che sostanzialmente priva di controllo le consulenze pubbliche e introduce forme di impunità quali provvedimenti intendano adottare per assicurare strutture adeguate alla mole di controlli da effettuare anche attraverso il decentramento degli stessi.
(4-04007)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 Ore del 2 settembre 2009 dal titolo «L'elettricità più cara d'Europa» è emerso che alle ore 12 della giornata in cui è stato pubblicato l'articolo l'energia elettrica sulla borsa elettrica italiana costava 172,25 euro per mille chilowattora (vale a dire circa il triplo dei prezzi negoziati nel resto d'Europa in quella stessa ora). Tale situazione permane il 3 settembre giorno in cui in Sardegna la corrente elettrica toccherà alle ore 21 i 300 euro per mille chilowattora;
secondo quanto riferito nell'articolo del 2 settembre, tale prezzo elevato sarebbe causato - pur in un momento di domanda bassa dovuto alla crisi e alla solo parziale riapertura delle fabbriche dopo la pausa estiva - da un'offerta ancora più


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bassa a causa di diverse centrali elettriche e linee di alta tensione indisponibili per manutenzione;
l'articolo del 2 settembre riferisce che «già la settimana scorsa il rincaro medio era stato del 28 per cento, come rileva il Gestore del mercato elettrico, con 79,7 euro per mille chilowattora tra i 76 dell'alta Italia e i 107 della Sardegna. Anche per la giornata di oggi la Sardegna contribuisce a rendere più frizzanti i prezzi nazionali: la corrente prodotta dalle centrali dell'isola oggi arriva fino a 220 euro»;
diversa la situazione registrata in Europa dove nella stessa giornata la Borsa elettrica olandese Apx registra un picco di 45 euro per mille chilowattora, a Londra si sfiorano 35 euro, in Germania la Borsa elettrica Eex rileva un massimo di 49 euro, in Spagna il listino Omel è arrivato a 46 euro (la media della giornata è di 36,77 euro) e a Parigi le quotazioni massime Powernext arrivano a 49 euro per mille chilowattora;
una stima teorica, per avere un ordine di grandezza delle possibili ricadute sui cittadini di questo sovracosto estivo è tale per cui, secondo l'articolo, se si moltiplicasse per dodici il divario rilevato in luglio tra il prezzo medio italiano e quello europeo (pari a 25,56 euro per mille chilowattora), gli italiani dovrebbero pagare 8 miliardi di euro in più in un anno;
l'articolo riferisce peraltro della graduale entrata in vigore della riforma del mercato elettrico prevista nel decreto-legge n. 185 del 2008 studiata dal Ministero dello sviluppo economico per aumentare la competitività del settore;
l'articolo riferisce anche dell'ottenuto via libera ecologico da parte del Ministero dell'ambiente al progetto di Terna per costruire un elettrodotto tra la Sicilia e la Sardegna, che insieme a quello tra Sicilia e Calabria - in grave ritardo rispetto ai piani di Terna degli anni scorsi - dovrebbe in futuro limitare i prezzi dell'energia nelle isole, oggi caratterizzate da un parco produttivo meno efficiente e più concentrato nelle mani di pochi operatori rispetto a quello continentale;
un recente studio di Ref stima che nel solo 2008 la mancata operatività dell'elettrodotto Sorgente-Rizziconi (che avrebbe già dovuto potenziare l'interconnessione tra Sicilia e Calabria) è costata in termini di welfare netto perduto dalla collettività (maggiori costi medi pagati dai consumatori al netto dei maggiori ricavi medi dei produttori) 36 milioni di euro;
il mercato interno del gas (da cui si produce una quota importante di elettricità e il cui prezzo quindi influenza quello dell'elettricità) è ancora scarsamente competitivo, sia per la presenza di un operatore dominante ancora detentore di una partecipazione di controllo sulla rete dei gasdotti, sia per la mancanza di una borsa all'ingrosso e di un mercato della flessibilità presenti invece nel mercato elettrico -:
a quale stadio siano la realizzazione dei potenziamenti degli elettrodotti di Terna tra la Sicilia e la Sardegna e tra la Sicilia e la Calabria e quali provvedimenti Terna abbia preso affinché la loro realizzazione proceda più speditamente in futuro;
quali sono state le altre cause, ad avviso dei Ministri interrogati, di questa e altre simili recenti impennate del costo dell'energia elettrica;
quali sono stati, ad avviso dei Ministri interrogati, i costi per la collettività del suddetto innalzamento;
quali provvedimenti si intendano assumere per rendere più competitivo il mercato del gas.
(4-04013)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia


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e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il modello che deve essere utilizzato dai contribuenti che intendono fruire della detrazione d'imposta del 55 per cento prevede l'obbligo di comunicazione di fine lavori all'ENEA che trasmetterà in via telematica questi dati all'Agenzia delle entrate;
secondo i dati riferiti da Adiconsum che gestisce per l'ENEA il numero verde di informazioni al numero verde delle 6-7 mila telefonate che giungono mediamente in un giorno sono per l'80 per cento di protesta per le procedure ritenute troppo complicate sulle detrazioni del 55 per cento per interventi che migliorano l'efficienza energetica sugli immobili, con attese al call center che arrivano anche a 15-20 minuti;
la situazione rischia di degenerare avvicinandosi alla fine dell'anno quando per la scadenza dell'anno fiscale le telefonate si moltiplicheranno -:
se corrisponda al vero quanto sopra riferito;
quali provvedimenti intendano adottare per facilitare le procedure e le operazioni di detraibilità del 55 per cento per interventi che migliorano l'efficienza energetica sugli immobili.
(4-04020)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a cinque anni dall'adozione del decreto legislativo n. 387 del 2003 non sono state adottate le linee guida per l'inserimento degli impianti a energie rinnovabili, soggetti ad autorizzazione unica, in attuazione dell'articolo 12 del citato decreto legislativo;
nelle more dell'adozione delle linee guida si è creata una situazione per cui l'installazione degli impianti a energie rinnovabili in Italia prevede norme e procedure differenti regione per regione;
in base al decreto legislativo le linee guida sono volte, in particolare, ad assicurare un corretto inserimento egli impianti, con specifico riguardo agli impianti eolici, nel paesaggio;
per quanto riguarda l'eolico, è documentato che per la sua realizzazione è necessario un uso di territorio sette volte superiore a quello del fotovoltaico integrato;
nel nostro paese, ad alta intensità abitativa, il territorio è un bene prezioso, sia per la sua relativa scarsità per gli usi primari, agricoli, silvicoli e zootecnici, sia per la conservazione di habitat necessari alla biodiversità -:
quando i Ministri interrogati intendano adottare le linee guida e se intendano tenere conto del costo in termini di territorio insito nell'eolico e quindi limitarlo.
(4-04025)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato dal quotidiano La Repubblica del 20 agosto a firma Luca Lezzi si legge che il ritardo sull'adempimento del protocollo di Kyoto per la prima volta peserà direttamente nelle tasche dei consumatori visto che il Governo è alla disperata ricerca di 555 milioni entro la fine dell'anno;
Italia e l'Unione europea nel 2007 hanno infatti contrattato tetti alle emissioni di anidride carbonica pari a 201,63 milioni di tonnellate l'anno per il quadriennio 2008-12;
le società elettriche hanno denunciato che quote così basse avrebbero bloccato la costruzione di nuove centrali con


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il paradosso di non poter rinnovare (e quindi rendere meno inquinante) il nostro sistema elettrico;
nel 2008 il Governo, al fine di superare le difficoltà di cui al precedente paragrafo, si è impegnato a garantire 16,93 milioni di tonnellate ai nuovi entranti vale a dire a quelle centrali che non avevano ancora ottenuto l'autorizzazione ad emettere gas serra e, a tutti i nuovi entranti, le quote di C02 eccedenti questo tetto;
secondo le stime del Comitato di controllo guidato dal Direttore generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i nuovi entranti avranno bisogno di crediti per 56 milioni di tonnellate: 37 milioni già nel 2009, cioè ben oltre la riserva accordata;
il Governo deve andare sul mercato dei diritti ad emettere CO2 e comprarli all'asta dalle imprese comunitarie che sono sotto i loro tetti di emissione;
se non lo fa, sempre secondo il Comitato, la sanzione inflitta dall'Europa sarà di 5,6 miliardi nel 2012;
acquistare i diritti di emissione ora costa meno: 555 milioni, ma visto lo stato delle finanze pubbliche ci si orienta per chiedere un anticipo alla Cassa Depositi e Prestiti per far fronte alle scadenze di fine anno;
tale anticipo sarebbe da ripagare con un aumento in bolletta dal 2010;
tale misura inciderebbe, secondo le associazioni di consumatori, per circa 40 euro a famiglia, fra costi diretti e indiretti -:
se corrisponda al vero quanto riportato nell'articolo sopra citato;
quali misure di controllo sulle emissioni il Ministro intenda adottare per evitare il ripetersi di tale situazione l'anno venturo;
se intenda assumere iniziative affinché siano le imprese elettriche e non i consumatori a pagare i costi relativi al mancato rispetto del Protocollo di Kyoto.
(4-04046)

DI PIETRO e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore della cantieristica di costruzione e riparazione navale rappresenta un settore strategico per il nostro Paese, sia nelle navi civili, con particolare riferimento alle costruzioni ad alta tecnologia come i traghetti e le navi da crociera, nonché nelle navi militari;
nei numerosi stabilimenti di Fincantieri s.p.a. operano decine di migliaia di lavoratori diretti e all'indotto, rappresentando nei territori interessati un insostituibile volano di sviluppo e occupazione qualificata;
con Fincantieri dai primi anni 80, il cantiere navale di Palermo, seppure con una drastica ristrutturazione, divenne parte integrante della nuova struttura, dedicato a navi da trasporto di vario tipo, piattaforme off-shore, trasformazioni e riparazioni navali; nel cantiere di Palermo sono state costruite numerose e prestigiose navi, fra le quali la «Duca d'Aosta», la «Principe Umberto», «l'Europa» e decine di mercantili per le compagnie Ferries e Grimaldi;
ad oggi, anche per il cantiere di Palermo la crisi finanziaria ha determinato una diminuzione di ordini di nuove navi e, in qualche caso, la sospensione di commesse già avviate;
in data 11 settembre 2009, dopo aver appreso che l'armatore Micoperi ha annullato una commessa, la riparazione di una nave il cui ingresso al cantiere era previsto per la mattina stessa, nello stabilimento di Palermo è esplosa la rabbia, soprattutto perché l'appalto che è stato ritirato avrebbe consentito di attutire gli effetti della cassa d'integrazione ordinaria;
nell'ultimo anno, già 35 lavoratori dei Cantieri navali di Palermo sono stati infatti messi in cassa integrazione; il rischio è quello di far arrivare alla cassa integrazione 182 lavoratori dello stabilimento entro fine anno; tutto ciò comporterebbe, inoltre, una forte preoccupazione anche


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per i 1.500 lavoratori dell'indotto che dipendono per lo più da piccole aziende, e che resterebbero esclusi da qualsiasi forma di protezione sociale;
l'assenza di nuove commesse importanti per l'anno prossimo mette a rischio l'esistenza stessa dello stabilimento cantieristico palermitano e, conseguentemente, la salvaguardia del livello occupazionale dei circa 530 lavoratori Fincantieri, e dei lavoratori dell'intero indotto;
è necessario avviare investimenti che garantiscano l'aumento dell'occupazione all'interno del Cantiere navale di Palermo, soprattutto nel versante delle riparazioni, nonché sbloccare alcune opere infrastrutturali nei bacini della Fincantieri -:
se il Ministro interrogato non intenda convocare un tavolo con gli enti locali e regionali, rappresentanti di Fincantieri e delle organizzazioni sindacali per discutere del rilancio del cantiere navale di Palermo, pensando anche ad un nuovo piano di commesse da distribuire tra i vari cantieri attualmente presenti in Italia, ed eventualmente anche internalizzando alcune attività ora in appalto a ditte esterne;
se, nel caso dovesse permanere lo stato di crisi, il Governo non intenda porre in essere gli strumenti per prolungare la cassa integrazione ordinaria, integrare il reddito dei lavoratori tale da portare l'indennità all'80 per cento dello stipendio netto, nonché prevedere misure di protezione sociale anche per i lavoratori dell'indotto.
(4-04059)

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
chiamando il numero verde Enel e chiedendo il costo di trasformazione della potenza del contatore ad uso civile da 4,5 a 6 kw, le impiegate rispondono che il costo potrebbe essere di circa il 10 per cento del costo della bolletta;
tale informazione è falsa, poiché l'incremento del kwh è da 0,16 a 0,29 euro, pertanto quasi del 50 per cento, cui si devono aggiungere i costi fissi di cambio del contatore e probabilmente altre spese non note -:
se tale fatto - verificato peraltro in tempi e circostanze diverse - sia una circostanza temporanea e circoscritta ovvero una precisa indicazione data in malafede dalla società;
quali siano i costi reali per l'utente;
per quale motivo vi sia così marcata differenza di costi per l'attivazione di un modesto incremento di potenza;
per quali motivi in alcune regioni - come ad esempio la Valle d'Aosta - dove operano altri operatori la differenza di costi sia meno marcata;
se e quali iniziative il Ministro intenda attuare per ripristinare la corretta informazione all'utente.
(4-04081)

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 2007 il gruppo imprenditoriale che fa capo alla famiglia Ghirardi ha rilevato la storica azienda bustese IBICI, attiva da decenni nel settore delle calze da donna e con un passato glorioso che negli anni '80 ha raggiunto la quota di 350 addetti;
dopo aver ridotto l'occupazione dai 60 dipendenti del 2007 a poche decine attuali, la proprietà ha deciso la chiusura dell'ultimo stabilimento attivo in Busto Arsizio (Varese) via Baden Powell, licenziando le maestranze ancora in organico;
l'azienda IBICI negli ultimi anni ha usufruito di contributi a fondo perso per la realizzazione dei propri piani di investimento;
il gruppo imprenditoriale cui fa capo attualmente l'azienda bustese - che nel frattempo ha assunto il nome di INTIMFASHION


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- possiede e gestisce altri stabilimenti sia in Italia, sia all'estero, ed in particolare in Bosnia;
i dipendenti hanno intrapreso in questi giorni una giusta protesta anche per tutelare i propri crediti nei confronti dell'azienda che risulta molto in arretrato con il pagamento delle spettanze ai lavoratori -:
se il Governo intenda assumere iniziative a tutela dei molteplici interessi coinvolti, ad iniziare dai lavoratori;
se vi siano e quali siano altri contributi, sgravi fiscali o agevolazioni di altro tipo finalizzati alla creazione di nuova occupazione di cui il gruppo imprenditoriale in parola abbia usufruito, oltre a quelli citati in premessa;
di quali elementi disponga in ordine alle regolarità della destinazione di contributi pubblici e in ordine alle effettive intenzioni della proprietà dell'azienda;
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per scongiurare fenomeni di delocalizzazione aziendale che rischiano di determinare gravi ricadute sul contesto produttivo, economico e occupazionale dei territori interessati e per impedire che le produzioni storiche del nostro Paese vengano effettuate in altri territori o addirittura in altri stati.
(4-04085)