Allegato B
Seduta n. 215 del 16/9/2009

TESTO AGGIORNATO AL 17 SETTEMBRE 2009


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la Giunta regionale della Calabria ha approvato il cosiddetto «Piano di rientro» che dovrebbe risanare il deficit sanitario di quella Regione;
voci di corridoio, riportate anche dalla stampa regionale, hanno riferito che il citato «Piano di rientro» sarebbe stato elaborato a Roma da Agenas e Kpmg e non dalla apposita speciale Commissione insediata in Calabria, tant'è che un componente di quest'ultima ha inizialmente dichiarato di disconoscerne il contenuto;
a seguito dell'approvazione del «Piano di rientro» il Governo nazionale sta inspiegabilmente tergiversando rispetto al commissariamento del settore sanità in Calabria, fermo restando che, ad avviso dell'interpellante, l'incarico non potrebbe essere affidato all'attuale Governatore, il quale non solo è corresponsabile dell'aumento, nell'ultimo quadriennio, del trend di spesa sanitaria regionale, ma continua, in modo assurdo, a mantenere la delega del settore da oltre un anno;
il debito emerso dai dati contabili non consente la quantificazione reale dello stesso;
il «Piano di rientro» è di fatto un semplice documento che si traduce in una mera dichiarazione di intenti;
nel mentre veniva predisposto ed approvato il «Piano di rientro», che tra l'altro comporterà pesanti sacrifici per i cittadini calabresi, la Giunta regionale definiva tranquillamente acquisizioni di prestazioni ospedaliere dalle strutture private che da quasi cinque anni non rinnovano i contratti ai propri dipendenti ed autorizzava ben 333 assunzioni nelle Aziende sanitarie ed ospedaliere;
ed ancora, nel mentre la Giunta regionale approvava il «Piano di rientro», definito «Piano di riqualificazione e riorganizzazione sanitario», esattamente in data 12 agosto 2009 l'Azienda sanitaria ospedaliera (ASP) di Cosenza, diretta da Franco Petramala, uomo vicino al Governatore Loiero, firmava una inefficace transazione dei crediti pregressi delle case di cura; sul credito complessivo preteso di 73,219 milioni, la transazione è stata chiusa a 39,2 milioni, oltre gli interessi;
la transazione è stata sottoscritta senza alcun supporto giuridico e legislativo, considerata la decisione del Consiglio di Stato n. 8/2006 che ha eliminato la possibilità di transigere sugli imposti extrabudget la delibera di Giunta regionale n. 169 dell'8 marzo 2007 (BUR n. 7 del 7 aprile 2007), sottoscritta dal Presidente Loiero, in cui al punto 11 esclude espressamente il diritto al riconoscimento dell'extrabudget, ai sensi della sentenza del Consiglio di Stato adunanza plenaria n. 8/2006;
quanto sopra esposto è riscontrabile nei due post, datati 13 e 14 settembre 2009, pubblicati sul blog «Guardie o Ladri» del Sole 24 Ore, a cura di Roberto Galullo;
all'interpellante nasce il fondato timore che nel debito da ripianare, con pesanti sacrifici dei cittadini calabresi, possano essere aggiunte somme in realtà non dovute, con una quantificazione del debito, di per sé già consistente, maggiore di quello reale -:
i motivi per i quali il Governo nazionale non abbia provveduto a tutt'oggi al commissariamento della sanità calabrese, per come dovuto e come, peraltro, più volte richiesto dall'interpellante attraverso la presentazione di atti di sindacato ispettivo, sempre privi di risposta;


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se non ritengano di affidare l'eventuale incarico di commissario a persona diversa dall'attuale Presidente della regione Calabria;
se nella verifica del «Piano di rientro» siano stati inseriti importi relativi a transazioni dell'ultima ora, che potrebbero riguardare, come quella sopra richiamata dall'interpellante, debiti non riconoscibili.
(2-00470)«Angela Napoli».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
i dipendenti dell'Associazione nazionale combattenti e reduci (ANCR), impiegati come guardie giurate presso la Federazione provinciale di Roma Istituto vigilanza Urbe, lamentano lo stato di precariato in cui versano ormai da circa quattro anni;
i lavoratori protestano contro il cambio di gestione dell'ente, trasformato in soggetto privato. Il passaggio da dipendenti pubblici ad addetti di un'impresa privata comporterebbe un peggioramento delle condizioni contrattuali, un salario minore e tutele più basse;
sono in corso da settimane manifestazioni delle guardie giurate, che chiedono «un intervento dei governo a soluzione della vertenza, che garantisca loro di continuare a lavorare con gli stessi diritti e requisiti già posseduti»;
giova ricordare che all'Associazione nazionale combattenti e reduci è stata riconosciuta, con regio decreto n. 850 del 19 aprile 1923, l'esclusiva rappresentanza nonché la tutela degli interessi morali e materiali dei combattenti e reduci presso il Governo e che con regio decreto n. 1371 veniva eretto in ente morale, con scopi e funzioni sociali e di assistenza nei confronti della categoria dei combattenti e reduci;
dopo alcuni tentativi di distaccare i dipendenti dell'ente e di cedere il ramo di azienda, il Presidente dell'ANCR si è rivolto persino al Tribunale civile di Roma, sezione fallimentare, per chiedere l'applicazione della legge n. 270 del 1999 in materia di stato di crisi delle grandi imprese: richiesta rigettata per due volte in quanto non applicabile ad un ente morale;
in una nota integrativa al giudice, il Presidente dell'ente dichiarava che sia la Federazione che l'Istituto di vigilanza urbe erano soggetti autonomi rispetto all'ente morale ma, successivamente a tale nota, il Tribunale di Roma dichiarava lo stato di insolvenza della sola federazione provinciale di Roma dell'ANCR;
i dipendenti si sono opposti a tali soluzioni in quanto gli stessi risultano essere dipendenti diretti dell'ente ANCR ed iscritti all'INPDAP e temono di perdere le relative garanzie occupazionali e tutti i diritti ad esse connesse;
a sostegno delle tesi dei dipendenti è stata fatta una ricerca storica inerente alla reale condizione giuridica dell'ente morale e dell'annesso Istituto di vigilanza da cui emerge in maniera inequivocabile la posizione giuridica dei dipendenti dell'ente ANCR;
tra l'altro, la Procura di Roma ha acquisito documentazione inerente alla vicenda e disposto sequestri presso le sedi dell'ANCR;
l'anomalia del caso e gli atti giudiziari in corso dovrebbero consigliare maggiore prudenza nell'adozione di atti da parte di tutti i soggetti interessati alla scissione dell'Istituto di vigilanza dall'ente ANCR -:
se non ritengano di adottare urgenti iniziative volte a trovare una soluzione alla vicenda evidenziata in premessa, nel rispetto dei legittimi diritti dei dipendenti e nel rispetto delle leggi che disciplinano gli enti di identica natura.
(2-00471)«Ciocchetti, Dionisi, Vietti».


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Interrogazioni a risposta orale:

BURTONE, BERRETTA, SAMPERI e CARDINALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 29 ottobre 2002, in provincia di Catania, si è verificato un grave evento sismico ed eruttivo, che ha interessato il vulcano Etna ed ha coinvolto i comuni di Aci Catena, Acireale, Belpasso, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Milo, Nicolosi, Piedimonte Etneo, Ragalna, Santo Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea;
l'Ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri, n. 3254 del 29 novembre 2002, ha disposto lo stato d'emergenza per tutto il territorio dei comuni sopra citati, preventivando i benefici necessari a favore delle popolazioni residenti, in vista della ricostruzione di tutti gli edifici danneggiati dal sisma, nonché il ripristino di tutte le attività economiche presenti nel territorio e la regolarità dei servizi pubblici essenziali, preordinati per il ritorno all'ordinario;
la predetta emergenza è stata prorogata con apposita ordinanza ministeriale, ininterrottamente, fino al 31 dicembre 2008;
la situazione emergenziale persiste, ancora, quindi, ricorrono i presupposti previsti dall'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992 n. 225;
con direttiva del presidente della Regione siciliana dell'11 giugno 2003 sono state adottate le norme in materia di ricostruzione e riparazione degli edifici pubblici e privati; sono state finanziate 27 pratiche di ricostruzione opere pubbliche per un importo di euro 20.611.437,00;
allo stato attuale risultano non coperte da finanziamento 1434 pratiche di ricostruzione di edifici privati per un importo totale di euro 66.046.440,00 e 90 opere pubbliche per un importo totale di euro 116.876.550,00;
ragioni di equità e giustizia sociale impongono parità di trattamento per tutti i cittadini che hanno subito ingenti danni patrimoniali a seguito degli eventi sismici ed eruttivi, di cui in premessa, per la qualcosa la paventata carenza di finanziamenti comporterebbe ingiustificate e dannose sperequazioni tra situazione del tutto analoghe;
occorre finanziare ulteriormente e concludere il processo di ricostruzione post sisma, includendo, anche, la riparazione di quegli edifici danneggiati, ma privi di ordinanza di sgombero, nonché realizzare tutte le opere di messa in sicurezza della viabilità, di chiese e di scuole -:
quali iniziative intenda adottare affinché siano stanziate le rimanenti somme, per completare la ricostruzione.
(3-00659)

MIGLIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella serata di ieri, intorno alle ore 22, diverse zone dell'Italia centrale sono state colpite da un fenomeno sismico di riguardevole intensità, superiore al 4o grado della Scala Richter; fra queste, la provincia di Firenze e, in particolare, la zona del Mugello -:
se il Governo intenda comunicare ogni elemento a sua disposizione sulle caratteristiche del terremoto, sull'entità dei danni da esso arrecati e sull'attività e le modalità di intervento messe in atto dalla Protezione Civile.
(3-00660)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
Sul colle della Rocca di Monselice, in provincia di Padova, all'interno del Parco dei Colli Euganei, si sono verificate due ulteriori frane nei giorni di giovedì 3 settembre e nella notte tra il 7 e l'8


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settembre 2009 dopo episodi analoghi di altri movimenti franosi già segnalati in una precedente interrogazione parlamentare;
in particolare, lo scrivente interrogava il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare già in data 6 aprile 2009 per segnalare la situazione di pericolo e allarme per le frane in atto sul colle della Rocca di Monselice;
ancora oggi le verifiche predisposte dal genio civile, dalla regione Veneto e della provincia di Padova si sono dimostrate inefficaci per prevenire ulteriori crolli e il ripetersi di tali episodi di sfaldamento del colle continuano a destare grande preoccupazione nella popolazione della città di Monselice, in particolare nei cittadini le cui abitazioni si trovano proprio ai piedi del colle della Rocca;
il colle della Rocca di Monselice in passato è già stato fatto oggetto di estrazione di materiale lapideo e ulteriori escavazioni potrebbero comprometterne la consistenza;
in particolare, nel 2007 sul colle della Rocca sono iniziati i lavori per la costruzione di un ascensore sulla base di un progetto, finanziato dalla giunta regionale del Veneto, attraverso un contributo dell'Unione europea pari a 3.000.000 di euro, che prevede l'escavazione di una galleria interna al colle per la cui realizzazione sarà necessario estrarre circa 4.500 metri cubi di materiale;
diverse associazioni ambientaliste della provincia di Padova hanno però espresso forti preoccupazioni per i danni che i lavori possono arrecare all'equilibrio idrogeologico del colle della Rocca. Inoltre, nel corso dei lavori si sono evidenziate notevoli difficoltà causate dall'estrema friabilità della roccia;
i lavori sono stati interrotti nel maggio del 2008 dall'intervento dell'autorità giudiziaria che ha aperto un'indagine per accertare la conformità tra l'intervento in questione e le norme sulla programmazione urbanistica;
inoltre, il 27 settembre 2007, lo scrivente interrogava il Ministro dell'ambiente circa la legittimità della procedura intrapresa per la realizzazione dell'ascensore della Rocca e denunciava che gli interventi previsti nel progetto erano in contrasto con quanto previsto dal piano ambientale del parco dei Colli Euganei -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di propria competenza intenda adottare per la messa in sicurezza del colle della Rocca di Monselice al fine di evitare ulteriori frane che metterebbero ulteriormente in pericolo la popolazione;
quali iniziative intenda adottare per tutelare uno dei siti archeologici più importanti e significativi della provincia di Padova.
(4-04141)

PALOMBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con la legge 23 luglio 2009, n. 99 sono state delegate al Governo numerose funzioni concernenti il «ritorno» del nucleare in Italia, fra le quali l'individuazione dei siti per nuove centrali e per uno o più depositi per lo stoccaggio delle relative scorie;
è giunta notizia che in questi ultimi mesi siano state svolte almeno tre riunioni governative finalizzate all'individuazione di siti che possano accogliere le scorie già esistenti e future provenienti dal ciclo di produzione di energia elettrica da fonte nucleare, alle quali avrebbe preso parte, in rappresentanza della, regione autonoma della Sardegna, il direttore generale dell'assessorato regionale della difesa dell'ambiente;
sarebbe stato preso in considerazione un sito ritenuto potenzialmente adeguato per lo stoccaggio delle scorie nucleari nel territorio regionale sardo,


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precisamente nella miniera di Monte Sinni - Nuraxi Figus (Comuni di Gonnesa e Carbonia);
nel caso in cui tale notizia sia vera occorre rimandare l'inaccettabilità di un provvedimento che riguarda la Sardegna, con riferimento a siti di natura nucleare, per le popolazioni che resterebbero così severamente colpite in un territorio che guarda al turismo come risorsa e nel frattempo vedrebbe rendere inutilizzabile una struttura operativa sulla quale sono stati effettuati ingenti investimenti dalla Regione Sarda -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri possa confermare o smentire tale notizia informalmente appresa;
sulla base di quali nuovi ed approfonditi studi ambientali, territoriali e geologici il Governo si appresti ad effettuare la scelta dei siti per le centrali o per lo stoccaggio di scorie radioattive entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge n. 99 del 2009, (gennaio 2010) o se intenda avvalersi di quelli già esistenti;
se comunque possa escludere che centrali nucleari o siti di stoccaggio di scorie radioattive possano essere installati in Sardegna, ove la popolazione è assolutamente contraria a tale eventualità;
quali procedure di partecipazione delle regioni, delle autonomie locali e delle popolazioni interessate alle decisioni siano state predisposte o programmate per garantire una condivisione di scelte così rilevanti per il presente ed il futuro della Repubblica, con particolare riferimento alle popolazioni sarde che sarebbero colpite da una così grave decisione e che, per molteplici ragioni (antieconomicità, autosufficienza energetica, enorme difficoltà di trasporto dell'energia, penalizzazione di popolazioni atavicamente già penalizzate, eccetera), hanno già espresso ed ancor più porranno in essere la non accettazione di qualsiasi provvedimento di insediamento di materiale nucleare nell'isola.
(4-04169)

IANNACCONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
per il territorio del comune di Montaguto in provincia di Avellino la Giunta regionale della Campania, con deliberazione del 2 maggio 2006, richiedeva al Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di emergenza a causa di un movimento franoso che crea una situazione di grave pericolo;
con il decreto 12 maggio 2006 il Presidente del Consiglio dei ministri dichiarava lo stato di emergenza nel territorio del comune di Montaguto per la situazione venutasi a creare a seguito della frana;
con la deliberazione n. 23 del 6 giugno 2006 la provincia di Avellino chiedeva al Presidente del Consiglio dei ministri di risarcire e applicare le agevolazioni fiscali alle attività che erano state danneggiate dall'evento franoso anche in maniera indiretta;
allo scopo di affrontare gli effetti del movimento franoso nel comune di Montaguto e per realizzare interventi indifferibili e urgenti il Presidente del Consiglio dei ministri con l'ordinanza n. 3532 del 13 luglio 2006 nominava il Presidente della Regione Campania in qualità di Commissario delegato;
l'evento franoso ha causato anche l'interruzione della strada statale 90 «delle Puglie» causando in questo modo gravi effetti negativi per il tessuto economico, tenendo conto che questa strada rappresenta una basilare via di comunicazione tra l'Irpinia e il Tavoliere delle Puglie;
ad oggi interventi nei confronti del dissesto idrogeologico causato dall'evento franoso, registrano un gravissimo ed immotivato ritardo che oltre a creare un danno per l'economia del territorio interessato, crea pesanti disagi alla cittadinanza residente;


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il termine per lo stato di emergenza era fissato al 31 maggio 2007, ma al momento non sono conosciuti né quali siano gli interventi programmati né i tempi di realizzazione, in particolare il Commissario delegato avrebbe dovuto definire, con l'Anas e Rete ferroviaria italiana, un piano per il ripristino della viabilità relativa alla strada statale 90, il che non può che aggravare la situazione;
risulta, altresì, all'interrogante che a tutt'oggi centinaia, di tonnellate di terreno e detriti siano depositati in prossimità del torrente Cervaro, questi se non rimossi immediatamente potrebbero causare, in presenza di esondazioni, ulteriore disastro ambientale -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e in tal caso quali siano le cause di quello che, ad avviso dell'interrogante, è un inammissibile ritardo negli interventi;
quali iniziative intenda intraprendere allo scopo di evitare il perdurare della situazione venutasi a creare con l'evento franoso nel comune di Montaguto, al fine di realizzare definitivamente e in tempi certi tutti gli interventi programmati e a questo punto indifferibili;
se non intenda prendere misure a sostegno delle attività economiche che sono state gravemente danneggiate a seguito della frana.
(4-04175)

CESARE MARINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il ritrovamento di un mercantile, dolosamente inabissato lungo le coste tirreniche, all'altezza di Cetraro in Calabria, ad una distanza dalla terra ferma di circa cinque miglia, giacente ad una profondità di cinquecento metri, carico di fusti che, dalle prime indagini, sembrano contenere scorie radioattive, rappresenta un inquietante episodio di assoluta gravità, dagli imprevedibili drammatici scenari futuri;
l'individuazione del relitto, dovuta all'esperienza investigativa e al senso del dovere del Procuratore della Repubblica di Paola, dottor Bruno Giordano, ripropone un quadro di diffusa illegalità per il fondato sospetto di commistione, nella vicenda, di loschi individui della 'ndragheta, apparati dello Stato, amministratori di aziende pubbliche e private, affaristi e maneggioni;
esiste un pericolo immediato e grave per la salute dei cittadini residenti nelle comunità della costa, esposti alla contaminazione delle sostanze cancerogene, abbandonate in fondo al mare, non sufficientemente protette dai contenitori, sottoposti alla forte pressione dell'acqua e abbandonati alle violenti correnti marine;
il Procuratore di Paola, riprendendo le indagini, iniziate alcuni anni fa a seguito delle rivelazioni di un pentito che ha svelato il ruolo della 'ndragheta nello smaltimento di materiale nocivo e delle complicità nel malaffare, ha acceso i riflettori su uno dei più gravi delitti della nostra epoca: la contaminazione radioattiva dello spazio;
il pentito Francesco Fonti, figura di vertice della mafia calabrese, ha riferito dell'affondamento di diversi mercantili pieni di sostanze radioattive e la precisa indicazione della posizione del natante di Cetraro ne è un positivo riscontro;
la delicatezza, complessità e pericolosità delle indagini consigliano un impegno diretto di sostegno del Governo nazionale per proteggere e supportare le iniziative del Procuratore dottor Giordano e la rapida istituzione di un coordinamento tra i diversi filoni investigativi sulle ecomafie e sugli episodi, non ancora completamente chiariti degli anni passati, ad iniziare dall'assassinio della giornalista Ilaria Alpi;


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il ministero dell'ambiente e la Protezione Civile Nazionale, preposti istituzionalmente a tutelare, di concerto con il ministero della sanità, la salubrità e la sicurezza dei territori, sono i naturali interlocutori delle autorità regionali e locali e, in queste funzioni, sono chiamati a sostenere e a supportare con tutti i mezzi necessari le attività investigative della Procura di Paola, come ha fatto con indiscutibile merito la Giunta della Regione Calabria;
troppi sono i misteri calabresi legati all'economia del crimine che attendono di essere svelati per ricostituire la fiducia dei cittadini verso lo Stato;
dal delitto Ligato, alle morti bianche,alla presunta esistenza di logge massoniche deviate, al ruolo di esponenti dei servizi segreti, ai rapporti tra dirigenti politici, apparati dello Stato, operatori economici e 'ndragheta, all'episodio delle accuse a Mancini di complicità mafiosa per delegittimarlo nel crepuscolo della prima Repubblica e indebolire il suo meridionalismo nella fase di nascita della questione settentrionale, molti sono gli episodi di rimozione della verità;
la diffusa sfiducia verso lo Stato si nutre pure delle mancate risposte di chiarezza e di verità sulle pagine buie della storia recente;
la posizione geografica della Calabria è approdo ideale del traffico delle droghe, della tratta delle donne, del commercio delle armi e di tutti gli scambi vietati dalle leggi;
l'assenza dello Stato nel garantire la sicurezza dei cittadini non favorisce il radicamento della democrazia, specie quando emergono, come è avvenuto di recente a Crotone, inquietanti episodi di interramento sotto il bitume delle strade e nelle costruzione di civili abitazioni e di scuole di rifiuti cancerogeni proveniente dalla dismessa fabbrica della Pertusola;
la compostezza della popolazione calabrese nell'apprendere dalle dichiarazioni del pentito l'esistenza di un vero cimitero di bastimenti nei fondali dei mari Jonio e Tirreno, carichi di rifiuti altamente tossici, non deve essere scambiata per rassegnazione indolente;
l'intera società calabrese ritiene doverosa un'azione dello Stato tempestiva e incisiva a difesa delle popolazioni, minacciate dal pericolo reale di disastro ambientale;
la ricerca della verità e lo sforzo continuo dei poteri pubblici di bonificare la società da tutte le forme di violenza, assassinio, illecito arricchimento, brutale uso della violenza, vivificano la democrazia -:
quali iniziative si intendano prendere per tutelare la salute dei cittadini dal rischio di contaminazione;
se si ritenga organizzare un programma di decontaminazione di tutti i siti contenenti materiale radioattivo e comunque tossico;
quale collaborazione si reputa opportuno dare alla Procura di Paola;
quali azioni si pensi promuovere per concordare con l'Unione Europea e con le organizzazioni multilaterali internazionali una efficace iniziativa finalizzata a garantire la sicurezza nello smaltimento delle scorie radioattive.
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ZAMPARUTTI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 5 del decreto legge 28 aprile 2009, n. 39 stabilisce che: «...i termini di scadenza, ricadenti o decorrenti nel periodo che va dal 6 aprile 2009 al 31 luglio 2009, relativi a vaglia cambiari, a cambiali e ad ogni altro titolo di credito o atto avente forza esecutiva, sono sospesi per lo


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stesso periodo. La sospensione opera a favore dei debitori ed obbligati, anche in via di regresso o di garanzia, salva la facoltà degli stessi di rinunciarvi espressamente»;
il termine del 31 luglio 2009 è stato poi prorogato al 31 dicembre 2009 con una ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri numero 379;
eppure secondo notizie stampa si sono verificati numerosi casi in cui le banche hanno continuato a prelevare dai conti correnti le rate del mutuo, agli ignari clienti terremotati;
in particolare i cittadini abruzzesi colpiti dal terremoto si sarebbero sentiti dire che le banche non erano state avvertite e che cioè spettava al cliente comunicare di voler far valere il diritto in questione;
il presidente dei giovani commercialisti Ettore Perrotti in una intervista avrebbe confermato che: «In alcuni casi le banche hanno negoziato titoli di credito e questo è stato un comportamento scorretto, perché il decreto prevede la sospensione»;
questo comportamento avrebbe messo in difficoltà i clienti terremotati, prosciugando talvolta i conti di ignari clienti, e le piccole medie aziende che poi, nonostante la drammatica situazione anche economica in cui il terremoto li ha fatti precipitare, sono stati costretti a eliminare i passivi del conto corrente, per evitare l'iscrizione alla centrale rischi -:
se corrisponda al vero quanto riportato nelle premesse;
quali provvedimenti intendano adottare per chiarire se vanno pagati o meno gli interessi sui mutui relativamente al periodo per il quale il decreto Abruzzo dispone la sospensione.
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