Allegato B
Seduta n. 317 del 5/5/2010

TESTO AGGIORNATO AL 12 MAGGIO 2010


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI, BRAGA e MARANTELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel luglio 2009 diversi comuni della provincia di Lecco, Como, Bergamo e Varese venivano devastati e messi in ginocchio da un violento nubifragio, che ha causato anche una vittima;
subito dopo il tragico avvenimento il Governo, sollecitato da atti di sindacato ispettivo della prima firmataria del presente atto e dalle istanze delle istituzioni locali, aveva dichiarato lo stato di calamità promettendo interventi rapidi per il ripristino delle aree danneggiate;
solo nel mese di marzo 2010 il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Protezione civile, Guido Bertolaso, informava con lettera la Regione Lombardia che il fondo calamità della Protezione civile era esaurito;
nei giorni scorsi dalla stampa si è appreso che il Presidente del Consiglio dei ministri ha firmato un'ordinanza con la quale venivano stanziati 9 milioni di euro da ripartire tra le 4 province danneggiate dall'alluvione: Lecco, Bergamo, Varese e Como. Ad oggi mancherebbe il decreto attuativo che definisce beneficiari, ripartizione e regole per l'assegnazione dei fondi;
solo nella provincia di Lecco la furia delle acque ha causato danni per oltre 8 milioni di euro e, secondo il sindaco di Varese, nella sua provincia i danni ammonterebbero a 42 milioni di euro;
i sindaci delle zone colpite hanno espresso la propria delusione e hanno chiesto all'ANCI lombardo di intervenire affinché il Governo ancora una volta non lasci soli i comuni -:
con quali ulteriori risorse e in che tempi intenda far fronte alle richieste dei comuni, che reputano assolutamente insufficienti i fondi stanziati, non solo per il risarcimento dei danni subiti dalle popolazioni e dalle aziende colpite dall'alluvione, ma anche alla luce delle grosse difficoltà in cui versano i comuni per il patto di stabilità e per la crisi economica in atto che ha colpito in modo violento il tessuto industriale in questi territori.
(5-02852)


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Interrogazioni a risposta scritta:

SANGA e MISIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Val di Scalve in provincia di Bergamo è in allarme per la possibile chiusura della Meccanica Valbona, specializzata in carpenterie metalliche, una delle realtà più importanti e significative di Vilminore, che occupa 32 lavoratori;
sorta nel 1991 a Vilminore, Meccanica Valbona è controllata al 100 per cento dal gruppo Cassina;
si tratta di una delle realtà più significative dell'economia vallare ed è particolarmente apprezzata nel mondo del lusso e del design per le sue lavorazioni, di altissima qualità, molte delle quali create ancora manualmente;
Meccanica Valbona avrebbe deciso di cessare l'attività a seguito del calo degli ordinativi;
Valbona costituisce una realtà produttiva strategica per la valle di Scalve, una delle poche fabbriche rimaste in un'area di montagna e profondamente legata alla storia umana e lavorativa di quella comunità;
se veramente si arrivasse alla chiusura, sarebbe un colpo terribile, in primo luogo per le 32 famiglie dei dipendenti interessati e poi per l'intera valle di Scalve, già alle prese con importanti emergenze occupazionali e non in grado, in un momento in cui la crisi è ancora in una fase acuta, di riassorbire in tempi brevi i lavoratori -:
quali iniziative intendano adottare per evitare la chiusura di una realtà produttiva così importante per le famiglie e per l'economia della valle di Scalve;
quali iniziative ritengano di assumere per garantire gli ammortizzatori sociali necessari nel periodo di crisi e in attesa di un piano aziendale di rilancio;
se intendano attivarsi per creare un ampio tavolo di consultazione per affrontare la crisi della Valbona ed in generale le crisi che colpiscono le realtà produttive nei territori montani della provincia di Bergamo.
(4-07059)

ZAMPARUTTI, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, MECACCI, BERNARDINI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un articolo de L'Espresso di giovedì 29 aprile 2010, il 27 gennaio del 2010 vi sarebbero infiltrazioni mafiose nel business delle energie rinnovabili. Per la sola Sicilia le stime parlano di finanziamenti, limitandosi al fotovoltaico, di oltre 7 miliardi;
nell'articolo si riportano alcuni esempi come quello della presenza di cosche trapanesi del boss latitante Matteo Messina Denaro nel business energetico, grazie al sostegno di politici locali e di alcuni imprenditori. La prima tranche dell'inchiesta «Eolo» ha portato alla condanna di Giovan Battista Agate, fratello del boss Mariano, e di Luigi Franzinelli. Altro esempio riportato è quello di Messina, dove le indagini della Direzione investigativa antimafia hanno fatto luce sugli affari illeciti di Mario Giuseppe Scinardo. Accusato di far parte della cosca dei Rampulla di Mistretta, Scinardo ha subito un sequestro di beni record: c'era anche una società per la produzione di energia con impianti eolici che stava per essere venduta a una holding francese per 40 milioni di euro;
lungo l'asse Sicilia-Campania-Sardegna si muoveva l'imprenditore di Alcamo, Vito Nicastri. Con l'operazione «via col vento», condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla procura di Avellino, Nicastri è finito agli arresti domiciliari. A lui e a suoi partner sono stati sequestrati


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sette parchi eolici per un totale di 185 turbine. Due diverse indagini invece puntano sulla Puglia, evidenziando gli interessi di clan calabresi e locali nei finanziamenti per l'elettricità verde;
quanto alla Calabria, l'articolo riporta che la centrale a vento più grande d'Europa è quella di Isola Capo Rizzuto a Crotone. Buona parte delle 48 torri dell'impianto sorgono sui terreni della famiglia del boss Arena. La società che lo gestisce, la Vent1 Capo Rizzuto Srl, è partecipata dalla Purena di Nicola Arena, nipote incensurato del capoclan. A Girifalco, tra Catanzaro e Lamezia Terme, è stato autorizzato un progetto per 44 megawatt. L'unico a opporsi è stato un docente universitario, Salvatore Tolone, che scopre per caso che la centrale ha invaso i suoi terreni: fa ricorso, denuncia che le mappe allegate al progetto autorizzato sono false. Le istituzioni lo ignorano, la 'ndrangheta no una bomba esplode sotto la sua auto parcheggiata davanti ai carabinieri. Tuttavia, la regione approva il progetto: a Girifalco più della metà delle pale è già stata realizzata -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e di quali elementi disponga in merito;
quali iniziative si intendano adottare in merito alle problematiche riferite in premessa.
(4-07067)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
si apprende dalla stampa dell'iniziativa condotta dal signor Matteo Portalupi, di Treviso, proprietario della «Gobbo Servizi» di Badoere (trasporto pubblico locale), che da giorni «fa picchetto» nel cortile della «Brusutti srl» di Tessera, di cui è creditore di circa 9mila euro, e ha intrapreso uno sciopero della fame perché il cliente non lo paga, e di conseguenza non riesce a versare contributi e stipendi ai suoi quattro dipendenti;
la «Brusatti srl» a sua volta attende di vedersi saldata dalle Ferrovie dello Stato il corrispettivo per il servizio erogato attraverso la «Gobbo Servizi», cioè il trasporto di macchinisti, controllori e altro personale dei treni dalle stazioni di Mestre e Venezia Santa Lucia al deposito locomotori di Marghera; in più vanta un credito di circa 70 mila euro dalla provincia, deputata a pagare le aziende di trasporto pubblico locale con i fondi corrisposti dalla regione ma non ancora ricevuti; insomma, come appare chiaro, si tratta di una sconcertante catena che, come risultato concreto, ha quello di soffocare i piccoli imprenditori;
«Rimarrò nel cortile della Brusutti fino a saldo avvenuto», ha annunciato il signor Portalupi, creditore di altri 115 mila euro dalla provincia di Treviso, da lui anticipati per l'attività dei primi cinque mesi dell'anno: «Un sacrificio non indifferente, ormai le banche non ci sostengono. E poi noi privati prendiamo 1,031 euro al chilometro, cui va sottratto il 10 per cento di Iva, mentre i vettori pubblici guadagnano il 20 per cento in più e possono contare sui fondi statali, perciò soffrono meno. E infatti in Veneto il 90 per cento del servizio è in mano ad aziende pubbliche, capaci comunque di intentare una causa da 30 milioni di euro alla Regione perché dal 1996 i contratti non sono stati adeguati all'inflazione programmata. La seconda udienza, al Tar, è prevista per maggio, ma in altre parti d'Italia per lo stesso contenzioso il Consiglio di Stato si è espresso a favore dei ricorrenti e le giunte senza liquidità hanno saldato in.... pullman. Sono felice di aver scoperchiato un pentolone in ebollizione.»;
mentre è in corso la pacifica manifestazione del signor Portalupi, i suoi dipendenti, lodevolmente, continuano a lavorare, coprendo le corse da Zero Branco a Castelfranco; il Consorzio «Attiva


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Scarl», di cui il signor Portalupi fa parte, comunica: «È una vicenda che riflette la situazione di tutti noi, piccoli imprenditori privati che operiamo nei servizi di pubblica utilità e che, specie in questa prima parte dell'anno, rileviamo un ritardo crescente nei pagamenti per i servizi svolti. Questi ritardi da parte delle Regioni provocano una crescente tensione finanziaria e inevitabili difficoltà gestionali»;
per quanto attiene alle responsabilità della regione Veneto, il Presidente della regione Luca Zaia ha annunciato che sarà sua cura «condurre un'attenta verifica sul caso, nell'interesse di tutti» -:
se quanto sopra esposto, e peraltro reso noto da quotidiani ed emittenti televisive locali, corrisponda a verità, in caso affermativo, quali siano le ragioni del ritardo dei legittimi pagamenti dovuti da amministrazioni statali o da enti da queste vigilati o controllati, ritardi particolarmente gravi in un momento di crisi come l'attuale, le cui conseguenze possono risultare fatali per tanti piccoli e medi imprenditori;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intendano promuovere e adottare per la soluzione della questione.
(4-07076)

MASTROMAURO, LOSACCO, SERVODIO e BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Bari sono state rinviate a giudizio 10 persone (la posizione dell'undicesimo indagato è stata stralciata) coinvolte nell'inchiesta della psico-setta Arkeon, l'indagine ha preso spunto dalla trasmissione Mi manda rai3 del 2006 e più recentemente anche da differenti servizi di Striscia la notizia;
la setta, con sede amministrativa a Bari, liberamente ispirata alle filosofie orientali del genere Reiki, secondo gli investigatori sarebbe riuscita in dieci anni di attività a raccogliere e truffare oltre 10 mila adepti in tutta Italia, obbligandoli a partecipare a costosi seminari per poter guarire da malattie gravi, tumori e AIDS;
a capo della setta sarebbe Vito Carlo Moccia, di 57 anni di Noicattaro (Bari) il quale si dichiarava psicologo senza possederne il titolo;
attraverso la testimonianza di molti membri della predetta setta è stata riscontrata, tra l'altro, la pratica dell'abuso sessuale e della violenza di gruppo anche su minori, spingendo le vittime a credere che l'abuso sessuale fosse stato praticato nel corso dell'infanzia dal 95 per cento dei genitori sui propri figli;
tali ricordi, rimossi secondo la setta andavano recuperati attraverso l'abuso sessuale da parte dei maestri; tali fatti pare risalgano al periodo dal 1998 al 2008, nel corso del quale si sono accertati anche due suicidi collegati alle attività di Arkeon;
i maestri proponevano percorsi graduali di affiliazione all'organizzazione risultati essere vere e proprie manipolazioni, attraverso la partecipazione a seminari pagati dai partecipanti intorno ai 260 euro per il primo livello e fino ai 15 mila euro per i livelli successivi;
è stato inoltre riscontrato attraverso le testimonianze di alcune vittime che alcune coppie per risolvere la loro crisi coniugale sono arrivate a pagare fino a 100 mila euro;
dopo che la Corte Costituzionale, con una sentenza del 1981, ha cancellato il reato di plagio, l'attività lobbistica delle sette è molto più forte, non esistono al momento misure di contrasto efficaci contro queste organizzazioni, nonostante i numerosi arresti effettuati dalle Forze dell'ordine negli ultimi anni, ad esempio quello di Danilo Speranza, guru della setta Re Maya avvenuto a Roma;
la procura di Bari ha contestato ai dirigenti della setta Arkeon i reati per associazione a delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza


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privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza; il processo è iniziato la settimana scorsa -:
se si intendano adottare iniziative per riempire il vuoto normativo in materia di contrasto del fenomeno delle sette, ripristinando il reato di plagio;
se si intendano assumere e/o intensificare, soprattutto nelle zone più colpite dal fenomeno, i necessari interventi di ordine pubblico per reprimere il fenomeno;
se si ritenga opportuno promuovere una campagna di sensibilizzazione, in particolare nelle zone disagiate e colpite già in passato dall'attività delle sette, affinché fenomeni di questo tipo non proliferino, attivando strumenti culturali atti a prevenirli tramite la sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
(4-07078)