Allegato B
Seduta n. 499 del 12/7/2011


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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
davanti alle continue denunce di una giustizia che, in Calabria, soffre per mancanza di fondi, personale e mezzi, l'ennesima dichiarazione del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, ha aperto uno squarcio nella società civile e nelle istituzioni;
nel corso di una conferenza stampa per gli arresti di tre persone accusate di un omicidio di mafia nel Cosentino, il magistrato si era infatti lamentato della carenza della carta e del toner per stampare le ordinanze;
a lui aveva fatto eco il procuratore aggiunto di Cosenza Domenico Airoma, pronto a sottolineare come nella città erano stati stanziati appena settemila euro per le spese destinate a questo genere di materiali;
non è la prima volta che Borrelli rileva i limiti di uffici che, se da un lato devono contrastare la criminalità organizzata più potente, dall'altro non possono utilizzare neanche il fax;
l'ufficio del giudice per le indagini preliminari è quello che soffre maggiormente questa penuria, dal momento che lì si effettuano le copie da notificare: tomi da centinaia di pagine che costituiscono gli atti da notificare a indagati, arrestati e legali;
se è vero che è pronto uno stanziamento straordinario per la sicurezza, con alcuni milioni di euro destinati alla Calabria, è necessario che questo avvenga subito, essendo terminate tutte le riserve;
la situazione degli uffici giudiziari calabresi dovrebbe provocare imbarazzo in coloro che, avendone la competenza, hanno il preciso dovere di intervenire a sostegno della magistratura impegnata senza risorse in una lotta impari contro la più potente organizzazione criminale del mondo -:
se, per quanto di competenza, non intenda adottare in tempi rapidi soluzioni efficaci, al fine di impedire che la lotta alla 'ndrangheta venga condotta in una condizione di precarietà assoluta che non è possibile più tollerare.
(2-01155)
«Tassone, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Calgaro, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Interrogazione a risposta immediata:

TIDEI, FERRANTI, CAPANO, MARAN, AMICI, ANDREA ORLANDO, CAVALLARO, CIRIELLO, CONCIA, CUPERLO, MELIS, PICIERNO, ROSSOMANDO, SAMPERI, TENAGLIA, TOUADI, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono già 29 i suicidi in carcere dall'inizio del 2011: l'ultimo in ordine di


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tempo (ma si potrebbe essere già superati dalla cronaca) è quello di un giovane detenuto (28 anni) che il 27 giugno 2011 - dopo un colloquio con i familiari - si è impiccato nel bagno della sua cella nel sovraffollatissimo carcere di Bari. Un carcere vecchissimo, del 1926, che, con una capienza di 250 detenuti, ne ospita 530, più del doppio. Un sovraffollamento mortale (alla tragica conta 2011 bisogna aggiungere, finora, tre agenti penitenziari) che dopo il 2010 - l'anno più «nero» per le carceri italiane, con un record storico di 191 suicidi e 1.134 tentati suicidi - pretende il suo costante tributo di vite umane. Secondo i dati di «Ristretti orizzonti», dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti, di cui 650 per suicidio, cui vanno aggiunti 87 agenti di polizia penitenziaria. Pare indubbio che, nel silenzio assordante delle istituzioni, nelle carceri italiane stia avvenendo una «strage silenziosa» nemmeno scalfita dalla circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dell'agosto 2010 sull'emergenza suicidi e che prevedeva speciali corsi di formazione per il personale di custodia finalizzati all'istituzione di unità di ascolto e alla prevenzione di suicidi ed atti di autolesionismo;
le disumane condizioni di vita nelle carceri italiane vengono quasi sistematicamente passate sotto silenzio dai media e dall'opinione pubblica; come sotto silenzio continuano a passare le giornaliere sofferenze di tante persone, di frequente diverse in tutto, razza, nazionalità, religione, rinchiuse 18-20 ore al giorno in spazi angusti, in celle fatiscenti, spesso sotto psicofarmaci per poter reggere ad una simile condizione di sofferenza;
la realtà carceraria è una realtà di disperazione e crudeltà, una pentola in ebollizione dove il disagio del personale di custodia e trattamento, demotivato, sottopagato e gravemente al di sotto dell'organico previsto, si aggiunge a quello dei reclusi ammassati nelle celle e a cui si disconoscono le necessità più elementari;
considerato che a tale drammatica situazione il Governo continua a non dare risposte e si sono perse le tracce del piano carceri, reso difficilmente attuabile dalle manovre finanziarie promosse dal Ministro dell'economia e delle finanze, appare preoccupante la mancanza di una lungimirante e sistematica politica penale che nel segno delle depenalizzazioni di molti reati ormai privi di disvalore sociale, di interventi su leggi che producono un aumento del numero dei detenuti in misura sempre più rilevante e del rafforzamento degli strumenti sanzionatori alternativi alle pena detentiva, possa, nel medio periodo, invertire la tendenza ad un sovraffollamento carcerario che, con il trend attuale, potrebbe a fine 2011 raggiungere le 70.000 presenze;
non meno preoccupante e drammatica è la situazione di abbandono e di incertezza normativa in cui versano i 6 ospedali psichiatrici giudiziari italiani. Una situazione «scomoda» quella dei vecchi manicomi criminali, di chi non ha voce o ne ha meno degli altri. Il numero degli internati in ospedali psichiatrici giudiziari cresce costantemente: dai 1.200 del novembre 2007 si è passati nel maggio del 2010 a 1.460; gli ultimi dati, del maggio 2011, riferiscono di ben 1.550 reclusi. Dopo il passaggio sancito col decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2008 della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale e, quindi, alle regioni, la mancata attivazione di queste ultime e la carenza di risorse hanno provocato una situazione di estremo degrado e in alcuni casi di vera e propria malagiustizia. Se infatti il promesso programma di dismissione non è mai partito, dalla nota relazione della Commissione d'inchiesta parlamentare sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale, presieduta dal senatore Marino, è emerso un quadro di ordinaria disumanità: abbandono igienico-sanitario delle strutture, abusi e vessazioni sugli internati, nonché un uso improprio delle cosiddette proroghe dell'internamento. Basti pensare - si richiamano i dati prodotti proprio dalla citata Commissione - che all'11 aprile 2011, su 376


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internati dichiarati «dimissibili», solo 65 sono stati effettivamente dimessi, mentre per altri 115 è stata prevista una proroga dell'internamento; di questi ultimi, i socialmente pericolosi sono solo 5, mentre tutti gli altri non sono usciti dall'ospedale psichiatrico giudiziario perché non hanno ricevuto un progetto terapeutico, non hanno una comunità che li accolga o un'azienda sanitaria locale che li assista. E si va spesso avanti così, con la magistratura di sorveglianza che va di proroga in proroga per mancanza di un programma di reinserimento territoriale. Si parla di soggetti che se in passato hanno manifestato un qualche disagio mentale o disturbi della personalità (e magari sono guariti da tempo), ora sono spesso internati per reati minori, come oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale ed altro e che, da sani, si ritrovano in ospedali psichiatrici giudiziari a tempo indeterminato, solo perché nessuno si può prendere cura di loro. Storie, insomma, di denegata giustizia ed «ergastoli bianchi» -:
se e quali improrogabili iniziative il Governo intenda assumere con urgenza per garantire un immediato e concreto miglioramento della drammatica situazione degli istituti penitenziari e se non ritenga necessario avviare un'approfondita indagine conoscitiva nazionale sulle carceri e sulla situazione degli ospedali psichiatrici giudiziari, con particolare riferimento alla problematica della reiterazione delle «proroghe» degli internamenti.
(3-01748)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
già in precedenti atti di sindacato ispettivo l'interrogante ha evidenziato le gravissime difficoltà in cui versano gli uffici giudiziari di Piacenza, vuoi per la carenza di personale, vuoi per la precarietà delle strutture in cui lo stesso opera;
la presidente del tribunale di Piacenza ha giustamente evidenziato, anche pubblicamente, una situazione non più tollerabile al riguardo, tenuto anche conto del fatto che il sistema informatico non risulta allo stato utilizzabile e che le strutture che ospitano gli uffici necessitano di non più rinviabili interventi di manutenzione straordinaria, oltre che di messa a norma degli impianti -:
quali urgenti ed indifferibili iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(5-05092)