Allegato B
Seduta n. 506 del 21/7/2011


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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUBINATO, BARETTA, VIOLA, FOGLIARDI e SBROLLINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in questi mesi la situazione finanziaria delle scuole dell'infanzia paritarie in Italia e, in particolare, in Veneto (dove accolgono quasi 95.000 bambini, pari al 68 per cento della popolazione scolastica dai 3 ai 6 anni) si è sempre più aggravata a causa del progressivo venir meno dell'ammontare dei contributi ad esse destinati dallo Stato e dalle regioni, oltre che del grave e crescente ritardo con cui tali risorse vengono erogate;
il Parlamento con la legge di stabilità 2011 ha reintegrato parzialmente, con uno stanziamento di 245 milioni di euro, il «taglio» di 258 milioni di euro previsto dal Governo (pari al 47,86 per cento) rispetto allo stanziamento previsto a bilancio nell'anno 2010 (539 milioni) per le scuole paritarie;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 maggio 2011, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 153 del 4 luglio 2011, sono state ripartite le risorse finanziarie previste dall'articolo 1, comma 40, della predetta legge n. 220 del 2010. Quest'ultimo, incrementando la dotazione del fondo per le esigenze urgenti e indifferibili (istituito dall'articolo 7-quinquies del decreto-legge n. 5 del 2009) di 924 milioni di euro per il 2011, ha stabilito che una quota delle risorse indicate, pari a 874 milioni di euro, è ripartita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri tra le finalità indicate nell'elenco 1 allegato alla medesima legge n. 220 del 2010: tra tali finalità, è inserito il sostegno alle scuole non statali per 245 milioni di euro;
nella legge di bilancio 2011 (legge n. 221 del 2010), il programma 1.9 Istituzioni scolastiche non statali ha stanziamenti in conto competenza pari a 281,2 milioni di euro, quasi interamente allocati sul cap. 1477 (280,8 milioni di euro);
rispondendo il 18 maggio 2011 all'interpellanza urgente 2-01081, il rappresentante del Governo ha evidenziato che sul predetto capitolo 1477 è stato operato un accantonamento di 28,9 milioni di euro ai sensi dell'articolo 1, comma 13, della legge n. 220 del 2010 (si tratta, in sostanza, degli accantonamenti cautelativi collegati agli eventuali mancati introiti dall'asta relativa alle frequenze). Considerando i 245 milioni di euro previsti dall'articolo 1, comma 40, della stessa legge, ha evidenziato «Conclusivamente, per il 2011 saranno attribuiti alle istituzioni scolastiche non statali euro 496,9 milioni»; successivamente, rispondendo il 5 luglio 2011 all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01732, il rappresentante del Governo ha evidenziato: «Con riferimento al citato stanziamento di oltre 251 milioni il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha assegnato parte di esso agli uffici scolastici regionali, con proprio decreto, per il periodo gennaio-agosto 2011. La somma residua, pari a 83 milioni 958 mila euro, sarà ripartita tra gli uffici scolastici regionali per i mesi settembre-dicembre 2011»;
le risorse attualmente stanziate a bilancio dello Stato nel medesimo capitolo destinate alle istituzioni scolastiche non statali per gli anni 2012 e 2013 sono pari ad euro 280,8 milioni di euro per ciascun anno;


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anche le risorse stanziate dalla regione Veneto appaiono inadeguate: il contributo a queste scuole è bloccato da tempo a 15 euro al mese per bambino; non è stato più erogato a partire dall'anno 2010 il contributo per le spese di trasporto; né sono sufficienti le risorse attualmente stanziate per il contributo alla spesa del personale di sostegno per i bambini diversamente disabili; è stato tagliato del 17 per cento il contributo per il funzionamento dei nidi;
le amministrazioni comunali del Veneto da sempre sono impegnate per garantire la continuità dell'erogazione alle scuole dell'infanzia paritarie sul territorio con il versamento di un cospicuo contributo annuale (indicato dalla Fism in una media regionale di euro 360 a bambino);
la predetta consistente riduzione dei contributi statali, ma anche regionali, in concomitanza con la difficoltà dei comuni di mantenere gli equilibri di bilancio, a causa dei sempre più pesanti vincoli del patto di stabilità e dei tagli dei trasferimenti imposti dalle manovre finanziarie dell'attuale Governo, fa sì che gli enti locali non sono in grado di supplire ai tagli di risorse operati a carico di queste scuole a livello governativo. Ciò comporta inevitabilmente, in un momento di grave crisi economica generale, che, in assenza di adeguata copertura dei costi, molte scuole d'infanzia paritarie potrebbero essere costrette ad applicare un pesante aumento delle rette a carico delle famiglie (che già coprono con le rette circa il 60 per cento del costo di gestione del servizio), o, in alternativa, per non venire meno alla funzione sociale da sempre svolta, a sospendere questo servizio fondamentale;
con l'eventuale chiusura di queste scuole si sarebbe di fronte in Veneto, ma non solo, ad una grave emergenza educativa, sociale ed occupazionale -:
se non, ritenga di assumere iniziativa volte a provvedere con urgenza, precisandone con certezza tempi ed importi, all'erogazione del saldo delle risorse spettanti a favore delle scuole dell'infanzia paritarie per l'anno scolastico 2009-2010 e per l'anno scolastico 2010-2011, già terminato, ripartendo risorse tra le regioni prioritariamente in proporzione al numero dei bambini che nelle diverse regioni frequentano tali scuole, nonché all'integrale reintegro dell'entità delle risorse a favore delle scuole paritarie almeno nella misura già stanziata nel 2010 sia per l'anno in corso che per quelli seguenti, prevedendo, altresì, che, a decorrere dal corrente anno, i contributi erogati dalle regioni e dai comuni per il funzionamento delle scuole d'infanzia paritarie non siano computati ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno nell'ambito delle regioni in cui tali scuole rappresentino oltre il 50 per cento dell'offerta formativa delle scuole dell'infanzia.
(5-05155)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
numerose opere d'arte, già catalogate, giacciono inutilizzate o sottoutilizzate in depositi museali statali o in altre sedi;
va da sé che valorizzare le opere d'arte che giacciono inutilizzate, promuovendo, attraverso il loro noleggio per un periodo decennale, l'arte e la cultura italiana nel mondo e, allo stesso tempo, contribuisce a ridurre il debito pubblico;
la periodicità bimestrale delle aste telematiche, attraverso le quali possono essere noleggiate, per un periodo anche decennale, le opere d'arte classificate con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, potrebbero rappresentare occasioni di promozione di ogni tipo di arte e di ogni espressione della cultura italiana;
su richiesta degli enti locali, anche opere d'arte di proprietà degli enti locali potrebbero essere oggetto delle suddette aste telematiche;


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gli offerenti alle aste telematiche dovrebbero essere ammessi a partecipare, ai sensi delle regole identificate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, a seguito della verifica della loro capacità di garantire l'ammontare offerto e soprattutto l'idonea copertura assicurativa circa il trasporto, la conservazione e la restituzione delle opere;
i partecipanti all'asta dovrebbero prestare idonee garanzie fideiussorie bancarie o assicurative sia con riferimento al prezzo offerto in asta, sia con riferimento alla conservazione e custodia delle opere d'arte, con le modalità previste in apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;
i proventi derivanti dai canoni di noleggio potrebbero essere cosi ripartiti: per il 25 per cento assegnati al Fondo per la riduzione del debito pubblico (ex Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato); per il 25 per cento al Ministero per i beni e le attività culturali che li designerà, al netto delle spese correnti di gestione delle aste, alla repertazione, catalogazione e restauro di altre opere ad oggi non esponibili; per il 25 per cento destinati ad un fondo statale di solidarietà per gli indigenti e per i più bisognosi, per i giovani disoccupati, per le famiglie con minori e/o diversamente abili, per gli anziani; per il 25 per cento alle Forze dell'ordine, che non sempre hanno fondi sufficienti per approntare i mezzi atti a garantire la sicurezza dei cittadini -:
se i Ministri interrogati ritengano opportuno promuovere iniziative, anche normative, di loro competenza, che dispongano l'adozione della prospettata idea di progetto, che contribuirebbe sia al fabbisogno finanziario dello Stato, che dei dicasteri citati, e sarebbe di considerevole aiuto per quella fascia di popolazione che, sempre di più, versa in condizioni sociali di necessità.
(4-12778)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Tognazzo affetto da talidomide, assegnatario dell'indennizzo previsto dall'articolo 2 comma 363, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, lamenta anche a nome di altre persone, che all'improvviso, senza preavviso, il pagamento dell'assegno mensile vitalizio (decreto del 2 ottobre 2009, n. 163, articolo 1) non risulta più erogato con regolarità creando nelle famiglie interessate parecchi disagi;
in data 24 giugno 2011 il signor Tognazzo scriveva al dottor Marcello Bovi, responsabile dell'ufficio competente per l'erogazione chiedendo spiegazioni e l'eventuale documentazione riguardante la non regolarità dei pagamenti. Chiedendo inoltre chiarimenti riguardanti l'eventuale erogazione bimestrale che andrebbe a modificare i termini di legge previsti dal decreto sopra citato (vedi punto 2 «L'indennizzo di cui al comma 1, di seguito denominato indennizzo per i talidomidici, consiste in un assegno mensile vitalizio»);
in data 6 luglio 2011 il signor Tognazzo veniva a sapere che la Banca d'Italia avrebbe comunicato che l'assegno sarebbe stato emesso bimestralmente. Quasi a dimostrazione che senza nessun provvedimento si voglia consolidare e far passare l'emissione bimestrale dell'assegno -:
se i Ministri siano a conoscenza di fatti come quello indicato in premessa e se non ritengano di intervenire per far rispettare i termini previsti dal decreto legislativo 2 ottobre 2009, n. 163, articolo 1, punto 2 e di chiarire in modo definitivo la cadenza dell'erogazione dell'assegno vitalizio, per dare modo a queste persone, già provate, almeno la possibilità di organizzare i loro bisogni.
(4-12784)


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DI BIAGIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi della sentenza del 2 ottobre 2009, n. 5987 del Consiglio di Stato i dipendenti delle Poste italiane spa, anche dopo cessata attività, possono accedere agli atti di organizzazione interna della società;
la suindicata decisione, riprende il tema dell'applicazione soggettiva del diritto di accesso, ai sensi della legge n. 241 del 1990, di cui, l'articolo 23, da ultimo modificato con la legge n. 15 del 2005 definendo l'ambito dei soggetti nei cui confronti è esercitabile tale diritto, e ricomprende non solo tutte le pubbliche amministrazioni, ma altresì le aziende autonome e speciali, nonché gli enti pubblici e i gestori di pubblico servizio;
nello specifico nei confronti degli enti pubblici e i gestori di pubblico servizio si è già espresso il Consiglio di Stato per l'applicabilità del diritto di accesso, ai sensi dell'articolo 22 e seguenti della legge n. 241 del 1990, che ha ricomposto la questione stabilendo che l'imprenditore privato, quando svolge, in base a tale titolo, un pubblico servizio, poiché è tenuto a soddisfare gli interessi pubblici, rispettando l'articolo 97 della Costituzione, è assoggettato al diritto di accesso di cui alla legge n. 241 del 1990;
in base alla copiosa giurisprudenza amministrativa in materia, il diritto di accesso, oltre all'attività di diritto amministrativo, comprende anche quella di diritto privato, posta in essere dai soggetti gestori di pubblici servizi, quando, anche indirettamente, è collegata alla gestione del servizio da un nesso di strumentalità derivante anche, sul versante soggettivo, dalla intensa conformazione pubblicistica e la gestione del rapporto di lavoro con i propri dipendenti, da parte delle Poste è da considerarsi strumentale al servizio gestito, tale da incidere potenzialmente sulla qualità del servizio, il cui rilievo pubblicistico va valutato sia riguardo alla dimensione oggettiva, che anche di quella propriamente soggettiva dell'ente;
alla luce dei suindicati aspetti stando alla pronuncia del Consiglio di Stato, la società Poste italiane spa è soggetta alla disciplina in tema di accesso in relazione all'attività di organizzazione delle forze lavorative e, quindi, del servizio postale, per tale ragione negli ultimi dieci anni Poste italiane spa è stata richiamata a rispettare l'applicazione della legge n. 241 del 1990 sulla trasparenza amministrativa;
in data 23 giugno 2011 il Tribunale amministrativo regionale del Piemonte ha condannato Poste italiane al pagamento delle spese processuali ed ha nominato per l'ottemperanza il Commissario ad acta nella persona del prefetto di Torino o in funzione da questi delegato per l'esecuzione della sentenza del TAR Piemonte n. 655 del 2009 depositata il 6 marzo 2009, ritualmente notificata l'8 luglio 2009 e confermata dal Consiglio di Stato in data 25 gennaio 2010 con sentenza n. 252 del 2010 notificata a Poste italiane spa in data 24 maggio 2010, per il rilascio al dipendente/ricorrente la documentazione riguardante le promozioni relative al progetto leadership della Unità produttiva di Torino CMP - centro di meccanizzazione postale - e la pianta organica della U.P. di Torino CMP dopo il progetto leadership;
nonostante l'ordine già impartito dal TAR del Piemonte e dal Consiglio di Stato, ancora a tutt'oggi, la società Poste italiane spa non ha ottemperato all'esibizione dei documenti richiesti dal dipendente e indicati nella sentenza n. 655 del 2009, di fatto frustrando il diritto alla tutela giurisdizionale del dipendente/ricorrente;
con decreto del Ministero delle comunicazioni del 24 agosto 1999, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 211 del 8 settembre 1999, è stato fatto l'atto di determinazione dei casi di esclusione del diritto di accesso ai documenti della società per azioni Poste Italiane, come previsto dall'articolo 24 della legge n. 241 del 1990 per tutte le amministrazioni pubbliche, i concessionari e i gestori di pubblico servizio;
con verbale n. 5 del 1999 il consiglio di amministrazione delle Poste italiane spa


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ha adottato il regolamento di attuazione dell'articolo 24, quarto comma, della legge n. 241 del 1990 e sono state sottratte al diritto di accesso, come deliberato all'articolo 3 del suddetto verbale, le seguenti categorie di documenti formati da Poste italiane spa: a) documenti ispettivi riguardanti provvedimenti disciplinari e giurisdizionali in corso; b) giudizi diagnostici riguardanti i dipendenti; c) documenti relativi all'iscrizione ed alle contribuzioni dei singoli dipendenti alle organizzazioni sindacali;
sebbene Poste spa abbia adottato il suindicato regolamento ai sensi della legge sulla trasparenza, la medesima società nei fatti sembra non intenda adeguarsi a quanto sancito dalla medesima legge ed indicato in premessa, al fine di poter gestire in modo del tutto privatistico il personale dipendente, facendo riferimento a risorse pubbliche nel contenzioso amministrativo giurisdizionale e civile;
ne emerge dunque un comportamento discutibile in capo a Poste italiane spa che nei fatti si rifiuta di ottemperare alle sentenze dei tribunali amministrativi e del Consiglio di Stato -:
quale iniziativa concreta immediata ed efficace si intenda assumere per sanare definitivamente il suindicato comportamento di Poste italiane spa.
(4-12789)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge n. 111 del 2011, ha deciso la soppressione dell'ICE (Istituto nazionale per il commercio estero), abrogando la legge n. 68 del 1997 e ha sancito il passaggio delle funzioni precedentemente svolte dall'Istituto, del personale di ruolo, delle risorse strumentali e finanziarie al Ministero dello sviluppo economico e il passaggio delle risorse strumentali e umane degli uffici della rete estera al Ministero degli affari esteri, senza prevedere alcuna precisa indicazione sul regime transitorio;
dall'entrata in vigore del decreto- legge n. 98, l'operatività dell'Istituto è azzerata malgrado l'assegnazione al direttore generale del Ministero dello sviluppo economico - ufficio affari generali e risorse - della cura e presa in carico delle problematiche relative al trasferimento delle risorse e ai rapporti giuridici attivi e passivi dell'ente;
l'attività dell'Ice è ancora fortemente compromessa, malgrado la nomina di un dirigente ICE delegato all'ordinaria amministrazione e il parziale ripristino delle deleghe. Solo in data 20 luglio 2011 è stato disposto lo sblocco dei conti correnti dell'Ice da parte della ragioneria generale dello Stato per consentire l'ordinaria gestione finanziaria ma senza precise istruzioni, in particolare sull'attività promozionale avviata e sui servizi di assistenza da realizzare a favore delle singole imprese;
l'attività promozionale dell'Istituto, già autorizzata prima del decreto-legge n. 98 del 2011, è a forte rischio e le centinaia di iniziative programmate, già avviate o in fase di organizzazione a favore del sistema produttivo nazionale, potrebbero non arrivare a conclusione, lasciando le aziende partecipanti a tali iniziative senza alcun sostegno sui mercati internazionali. A titolo di esempio e come indicatore della grandezza del fenomeno, si citano solo alcune delle manifestazioni previste nell'immediato, che potrebbero risultare bloccate qualora si fornisse una interpretazione restrittiva ai chiarimenti forniti dalla ragioneria generale dello Stato: Mosca, fiera CPM settore moda, 200 aziende; Colonia - ANUGA - settore agroalimentare, ottobre, 270 aziende oltre a 13 organismi associativi; Brasile e Germania, azioni di promozione per prodotti alimentari, ottobre, 600 aziende coinvolte; ITMA Barcellona, macchine tessili, settembre, 400 aziende;
l'attività di informazione, assistenza e consulenza individuale alle piccole e medie


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imprese all'estero è stata congelata perché tali funzioni non sono riconducibili alle competenze ministeriali, in quanto tipiche di una agenzia di servizi;
continua a levarsi forte la protesta da parte di singole aziende e di importanti associazioni imprenditoriali - non ultima Federmacchine - contro la soppressione dell'Ice e le conseguenze immediate del decreto-legge e della legge di conversione che hanno creato vuoti normativi anche per l'ordinaria amministrazione e hanno lasciato l'Italia come unico Paese europeo privo di una Agenzia di promozione nazionale -:
quali iniziative intendano assumere in ordine:
a) all'indispensabile risposta che deve essere data immediatamente alle numerose imprese e associazioni imprenditoriali perché rapidamente si rimedi al danno procurato sopprimendo l'Ice senza al contempo aver individuato una soluzione anche transitoria che garantisca al sistema produttivo italiano l'indispensabile supporto nei mercati internazionali e senza prevedere una immediata successiva soluzione di riordino e di rilancio del sistema pubblico di sostegno;
b) all'attivazione delle procedure per l'immediato totale ripristino della liquidità di cassa dell'Istituto, dei regolamenti amministrativi e contabili e delle deleghe ai suoi dirigenti, affinché siano assicurati lo svolgimento delle attività istituzionali e promozionali ordinarie a favore delle imprese italiane;
c) alla pericolosa transitorietà della gestione corrente dell'Ice che, secondo quanto indicato nella norma e ribadito dal Ministro dell'economia e delle finanze, non potrà andare oltre la prima settimana di agosto 2011 e quindi impedirà il completamento effettivo delle attività programmate a favore delle imprese italiane
(4-12790)