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il Parlamento ha delegato il Governo a «ridurre gli uffici giudiziari di primo grado, ferma la necessità di garantire l'esistenza del tribunale ordinario nei circondari di Comuni capoluogo di Provincia alla data del 30 giugno 2011»;
tale delega porterà alla riduzione delle sezioni distaccate dei tribunali e degli uffici dei giudici di pace, con conseguente soppressione ed accorpamenti di tali sedi;
in taluni casi la perdita degli uffici giudiziari potrebbe pregiudicare il buon funzionamento della giustizia ed il servizio reso alla cittadinanza sia in materia civile che penale, in un contesto già gravato da gravi problematiche di efficienza;
nel territorio di Empolese Valdelsa è messo in discussione il futuro dello stesso tribunale di Empoli, fondamentale per il mantenimento dell'autonomia del territorio quanto per il corretto funzionamento dei servizi legati all'amministrazione della giustizia -:
quali iniziative il Governo intenda attuare per scongiurare la chiusura dei tribunali e uffici giudiziari nel territorio dell'Empolese Valdelsa e di quelli che, come in tal caso, pregiudicherebbero un corretto ed efficiente funzionamento della giustizia e un servizio adeguato alla cittadinanza.
(4-14063)
il Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), in una nota urgente del 21 novembre 2011 diretta al capo dell'amministrazione penitenziaria Franco Ionta, al vice capo Simonetta Matone e al direttore generale del personale e della formazione del DAP Riccardo Turrini Vita, ha evidenziato le incongruenze che hanno interessato gli istituti penitenziari della Liguria per quanto concerne le sedi di assegnazione del personale del 163o corso agenti e la collegata mobilità del personale di polizia penitenziaria già in servizio;
il Sappe, in particolare, ha ritenuto utile evidenziare, per quanto concerne la casa circondariale di La Spezia, che l'istituto sta per tornare (dopo alcuni anni durante i quali sono stati realizzati molti lavori di ristrutturazione) al suo regime normale quanto a ricettività detenuti;
proprio per questo dal mese di ottobre 2010, in previsione dell'ultimazione dei lavori, diverse sono state le sollecitazioni per un adeguato incremento di poliziotti penitenziari utili a rendere operativa la nuova sezione detentiva e lo stesso provveditorato dell'amministrazione penitenziaria della Liguria aveva prospettato alla direzione generale del personale la necessità di un incremento organico del reparto dell'istituto di 26 unità complessive di polizia penitenziaria (due ispettori, due sovrintendenti, 22 agenti), prevedendo, nel piano di ripartizione dell'assegnazione dei neo-agenti del 163o corso, l'assegnazione di 8 unità;
alla casa circondariale di La Spezia, terminato il 163o corso, sono state assegnate invece solamente n. 5 unità di polizia penitenziaria;
il personale di polizia penitenziaria trasferito a La Spezia a seguito dell'interpello ordinario anno 2010 connesso all'assegnazione degli agenti di polizia penitenziaria del 163o corso, in origine, ammontava complessivamente a n. 11 unità;
da quel che risulta al Sappe, 4 hanno presentato istanza di revoca al trasferimento
(tutte accolte) e 2 hanno ottenuto un differimento di alcuni mesi dalla presentazione nella nuova sede;
ciò comporta che, concretamente, a La Spezia sono stati assegnati solamente 5 agenti di polizia penitenziaria del 163o corso e 5 unità dalla mobilità ordinaria a seguito dell'interpello ordinario anno 2010 connesso all'assegnazione dei neo agenti (alle quali solo fra qualche mese se ne dovrebbero aggiungere altre 2);
un numero assolutamente insufficiente per garantire la copertura dei posti di servizio previsti nella nuova sezione detentiva di imminente riapertura, peraltro ben al di sotto delle unità che le articolazioni periferiche dell'Amministrazione penitenziario hanno richiesto al Dap e comunicato alle organizzazioni sindacali;
è evidente come in tali condizioni non risulta possibile a La Spezia la riapertura di altre sezioni detentive, per ragioni di sicurezza più che ovvie -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere rispetto alle citate problematiche che aggravano la situazione penitenziaria della casa circondariale di La Spezia e le condizioni lavorative delle donne e degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria in servizio;
se ritenga opportuna e necessaria una complessiva rivalutazione del numero di unità di polizia penitenziaria da assegnare al reparto di La Spezia per l'apertura della nuova sezione detentiva.
(4-14068)
in occasione del 44esimo convegno nazionale delle Associazioni di volontariato penitenziario (Seac), sul tema «Dal carcere alle misure alternative. La dignità dei soggetti in esecuzione penale», è emerso che la condizione carceraria troppo spesso appare distante dal dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sul rispetto dei diritti e delle dignità delle persone;
le carceri italiane, infatti, sono le più affollate d'Europa subito dopo quelle serbe: l'Italia ha una popolazione di detenuti di circa 67.000 unità su un totale di circa 46.000 posti a disposizione;
l'indice di sovraffollamento in Italia è 148,2; in condizioni peggiori c'è solo la Spagna con 153, mentre la media europea è 104 e nei Paesi virtuosi (Svizzera, Danimarca, Norvegia, Germania e Portogallo) l'indice si aggira intorno al 90;
il segretario generale dell'Osapp (l'organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria) ha dichiarato che nove regioni (Calabria, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Valle d'Aosta e Veneto) hanno superato persino le capienze massime consentite, con 6.000 poliziotti penitenziari in meno su un organico di 45.109, 2.236 unità dei profili tecnici e amministrativi in meno su un organico di 8.737 e circa 150 milioni di debiti su forniture e utenze per il 2011. E per il 2012 c'è l'urgente necessità di reperirne altri 250;
a quasi 2 anni dalla dichiarata emergenza carceri con l'annuncio del piano carceri che non è mai stato avviato e che qualora si completasse non basterebbe in ogni caso a risollevare la drammatica situazione, non è stato messo in atto alcun provvedimento per colmare le lacune del settore e dare soluzioni alle molteplici problematiche;
le conseguenze più gravi sono 1 suicidio ogni 5 giorni tra i detenuti e un sistema carcerario che non funziona ridotto, a giudizio dell'interrogante, per la maggior parte dei casi, ad un sistema di tortura fisica e psicologica -:
come il Governo intenda affrontare le questioni dell'intero sistema carcerario, tenuto conto che ad oggi la condizione di detenuti e dipendenti è giunta ad un livello
insostenibile di degrado e di disagio con conseguenze drammatiche in termini di vite umane e di reinserimento sociale.
(4-14090)
in data 23 giugno 2011 è stata presentata una interrogazione sui lavori di ristrutturazione che interessano la casa circondariale di Arezzo, già dal mese di luglio 2010, di cui era prevista la fine della prima fase per l'11 novembre 2011;
l'Istituto era rimasto aperto con una piccola sezione denominata «accettazione», di 10 detenuti, predisposta per l'accoglienza delle persone arrestate nel territorio della provincia di Arezzo, che a convalida avvenuta venivano rimessi in libertà o trasferiti ad altri istituto, mentre contravvenendo a tale accordo, in data 4 aprile 2011 è stata disposta la temporanea sospensione di tutte le attività amministrative e penitenziarie da parte del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, indicando a motivazione della suddetta sospensione l'esigenza di ristrutturare non solo la cinta muraria, ma anche i locali interni, nonostante fosse accertato che le celle che si trovano ubicate nella sezione femminile, che è indipendente ed autonoma rispetto al corpo detentivo maschile, sono agibili;
nella suddetta interrogazione veniva evidenziato che:
a) non risultavano atti amministrativi che indicassero con chiarezza i progetti, i relativi finanziamenti, le gare di appalto per la ristrutturazione delle celle;
b) la chiusura dell'Istituto porta con sé disagi ed aumento di costi, infatti con l'istituto chiuso, tutte le forze dell'ordine (polizia, carabinieri e guardia di finanza) sono costretti a trasportare gli arrestati a Firenze o nelle carceri delle città limitrofe, con grande spreco di risorsa, perché si determinano notevoli spese aggiuntive che devono essere sostenute dalla procura, dal tribunale, dagli organi di polizia giudiziaria;
c) diminuisce il tempo per il controllo del territorio, che è uno dei più vasti e popolosi della Toscana;
d) la chiusura dell'istituto aumenta il sovraffollamento già drammatico di Firenze Sollicciano tristemente noto alle cronache per il gran numero di detenuti ospiti oltre il numero consentito;
in data 7 luglio 2011 la suddetta interrogazione ha ricevuto risposta, con la quale è stato precisato che i lavori in corso di esecuzione riguardavano l'adeguamento strutturale e funzionale del muro di cinta per il suo intero perimetro, il rifacimento degli impianti di sicurezza (videosorveglianza, antintrusione-antiscavalcamento) ed il comparto degli interventi di manutenzione delle facciate del reparto detentivo maschile, anch'esso per il suo intero perimetro;
nella stessa risposta si precisava che in data 28 giugno 2011 erano stati discussi gli elaborati relativi al futuribile assetto della struttura penitenziaria e che gli atti progettuali sarebbero stati approntati entro l'autunno 2011;
ad oggi non è dato sapere se tali impegni siano stati rispettati, mentre risultano interrotti da qualche giorno i lavori, la cui motivazione, a quanto consta all'interrogante, sembra risiedere nel fatto che la ditta appaltatrice deve ancora essere pagata per un importo pari a circa 750.000 euro;
dal 27 giugno 2011, data dell'ultimo trasferimento di detenuti dalla casa circondariale di Arezzo, si è creata una situazione di seria difficoltà per tutte le forze dell'ordine che devono aggiungere al loro carico di lavoro, anche il trasferimento di detenuti; a ciò si sommano, come più volte denunciato dai locali mezzi di informazione, situazioni incresciose dovute alla mancanza di risorse, che hanno visto ad esempio magistrati pagare di tasca propria la benzina per potersi recare al
carcere, al fine di non far scadere i termini di convalida della detenzione -:
se il Ministro intenda fornire elementi in merito agli elaborati relativi al completo assetto della struttura penitenziaria, che così come annunciato in sede di risposta alla interrogazione in data 7 luglio 2011, doveva essere predisposto entro l'autunno 2011;
quali siano gli impegni economici previsti e se esista specifico e certo finanziamento;
quali siano gli intendimenti del Ministero rispetto al futuro della casa circondariale di Arezzo, per la cui riapertura e funzionamento la comunità aretina chiede certezza di tempi.
(4-14095)
la sezione distaccata di Pavullo nel Frignano, è stata istituita nel 1998 come sezione distaccata del tribunale di Modena e vi operano due magistrati, uno civile e uno penale, un cancelliere, un assistente giudiziario e un collaboratore;
l'ufficio del giudice di pace è composto da un giudice, da un cancelliere, un assistente giudiziario, un operatore amministrativo ed un collaboratore;
nel tribunale di Pavullo nel Frignano risultano iscritte mediamente ogni anno 270 esecuzioni immobiliari, 434 cause civili, 257 procedure di volontaria giurisdizione e 122 cause penali, con un pronunciamento medio nell'anno di 173 sentenze civili, 101 sentenze penali e 270 decreti ingiuntivi;
dinnanzi al giudice di pace mediamente risultano iscritti ogni anno 397 cause civili e 40 procedimenti penali;
la sezione distaccata del tribunale di Pavullo si colloca in una posizione geografica strategica, in quanto la sezione distaccata comprende 14 comuni (Pavullo nel Frignano, Fanano, Fiumalbo, Lama Mocogno, Montecreto, Montese, Pievepellago, Polinago, Riolunato, Serra Mazzoni, Sestola, Zocca, Guiglia e Palagano) per una estensione territoriale di 1410 chilometri quadrati corrispondente a quasi il 50 per cento del territorio di tutta la provincia di Modena;
il giudice di pace comprende invece 11 comuni;
il numero di residenti interessati al circondato della sezione distaccata del tribunale di Pavullo è di circa 60.000 unità in un territorio quello montano dove il servizio del tribunale è un servizio essenziale non solo per la risoluzione del contenzioso civile e penale ma anche per tutta l'attività di giurisdizione volontaria (eredità, tutele e curatele, autorizzazioni ai cittadini ecc.) che si svolgono quotidianamente;
tutto questo con costi assai modesti a carico del bilancio statale e questo grazie anche al significativo contributo del comune di Pavullo nel Frignano che si fa carico di una spesa rilevante per il funzionamento degli uffici giudiziari;
una attenta e oculata riorganizzazione della dislocazione sul territorio degli uffici giudiziari così come previsto dal decreto-legge n. 138 del 13 agosto 2011 recante misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e lo sviluppo che nell'articolo 1 comma 1 lettera d) prevede di «procedere alla soppressione ovvero alla riduzione delle sezioni distaccate dei Tribunali» non può e non dovrebbe tradursi in soppressione lineare di alcuni tribunali senza un'analisi preventiva ed obiettiva che considera le esigenze funzionali socio-economiche e territoriali di tutti gli uffici in cui si amministra la giustizia;
in particolare riguardo alle aree di pertinenza della sezione staccata del tribunale di Pavullo nel Frignano che opera in un'area quella montana in cui la viabilità non consente di raggiungere se non con tempi eccessivi le altre sedi di Modena e di Sassuolo, in particolare con avverse condizioni meteorologiche che si determinano in montagna nel periodo invernale;
aree montane già duramente colpite per chi vi abita e vi lavora da rilevanti riduzioni ai fondi per lo sviluppo e il sostegno alle aree deboli ad iniziare dai servizi essenziali quali la scuola, la sanità, i trasporti e altro;
per questo le istituzioni locali, comuni, comunità montana, le associazioni sindacali e di categoria, hanno assunto posizioni convergenti sulla necessità di mantenere in funzione la sezione distaccata del tribunale e dell'ufficio del giudice di pace di Pavullo nel Frignano -:
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza in relazione al mantenimento della sezione staccata di Modena e del giudice di pace a Pavullo nel Frignano, confermando la presenza di questo servizio essenziale per le comunità dei comuni interessati.
(4-14100)