XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 27 marzo 2013

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,
          premesso che:
              l'emergenza e la precarietà abitativa costituiscono, nell'attuale crisi economica che colpisce il Paese, uno dei fattori di maggiore e crescente tensione sociale che interessa larghi strati della popolazione appartenenti, oltre alle tradizionali categorie a rischio anche a fasce di ceto medio, professionisti e famiglie con doppio reddito;
              tale situazione è resa particolarmente acuta dai caratteri del mercato immobiliare italiano dove l'offerta di abitazioni private – con costi molto alti ed inaccessibili per un numero sempre maggiore di famiglie e di giovani coppie – supera largamente l'offerta pubblica scesa progressivamente, negli ultimi anni, ad una quota pari a circa l'1 per cento della produzione edilizia totale;
              il Ministero dell'interno ha pubblicato recentemente l'aggiornamento dell'andamento delle procedure di rilascio degli immobili ad uso abitativo relativo all'anno 2011;
              il corposo documento rileva che nel solo 2011, anche se i dati sono incompleti relativamente ad alcune province, le sentenze di sfratto emesse sono state 63.846 così suddivise: 832 per necessità del locatore, 7.471 per finita locazione e 55.543 per morosità;
              in relazione alle sentenze di sfratto emesse nel solo 2011 queste risultano, quindi, motivate nell'1,3 per cento per necessità, nell'11,7 per cento per finita locazione e per ben l'87 per cento per morosità;
              delle sentenze emesse nel 2011 il 49,5 per cento sono state emesse nei comuni capoluoghi e il 50,5 per cento nei comuni della provincia;
              il documento statistico del Ministero dell'interno rileva che le richieste di esecuzione di sfratti presentate alle forze dell'ordine da parte degli ufficiali giudiziari sono state 123.914 e gli sfratti eseguiti in presenza dell'ufficiale giudiziario coadiuvato dalle forze dell'ordine sono stati 28.641; sono invece sconosciuti i dati relativi all'allontanamento spontaneo dall'alloggio da parte di sfrattati che non hanno atteso l'arrivo della forza pubblica;
              di fatto in Italia sono eseguiti 140 sfratti al giorno, sfratti per i quali di fatto non è fornito alcun percorso di passaggio da casa a casa,

impegna il Governo:

          ad assumere iniziative normative per prevedere che la proroga, in scadenza il 31 dicembre 2013, dell'esecuzione degli sfratti per le famiglie in determinate condizioni, di cui alla legge n.  9 del 2007, con sfratto per finita locazione, venga rinnovata al 31 dicembre 2014 ed estesa anche alle famiglie, nelle stesse condizioni oggettive e soggettive di quelle di cui alla citata legge, ma con sfratto per morosità incolpevole;
          ad assumere iniziative normative per definire, in analogia a quanto stabilito per il pagamento delle rate di mutuo per le famiglie in difficoltà previsto dal comma 475 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n.  244, un fondo di solidarietà, dotato di un congruo finanziamento statale, da attivare con il concorso di ulteriori risorse eventualmente messe a disposizione di regioni ed enti locali e da implementare eventualmente anche con un fondo di rotazione, costituito presso i comuni, alimentato dalle somme versate dai conduttori a titolo di deposito cauzionale, al fine di favorire possibili procedure di conciliazione e rinegoziazione tra locatore e conduttore, sulla base degli accordi territoriali di cui alla legge n.  31 del 1998, ovvero di risarcimento per i proprietari in caso di graduazione dell'esecuzione dello sfratto;
          a predisporre un piano nazionale, con adeguato stanziamento di risorse, destinato a tutti i comuni attraverso il coinvolgimento di sindacati inquilini, ANCI e Conferenza delle regioni, ai fini di incrementare l'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica e di edilizia sociale, attraverso la definizione dell'effettivo fabbisogno e dei soggetti destinatari, prioritariamente quelli con sentenza di sfratto esecutiva, collocati utilmente nelle graduatorie comunali per l'accesso ad un alloggio di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e le famiglie che sono in precarietà abitativa a causa di una elevata incidenza del canone di locazione in rapporto al reddito netto;
          ad effettuare di concerto con l'Anci e la Conferenza delle regioni, sentite le organizzazioni sindacali degli inquilini, il monitoraggio e il censimento di unità immobiliari o immobili di proprietà di comuni e Iacp comunque denominati, attualmente inutilizzati e lasciati in degrado allo scopo di attuare un piano di recupero dei citati immobili da destinare alle famiglie in graduatoria con sfratto già eseguito o in via di esecuzione, garantendo così il passaggio da casa a casa.
(1-00008) «Morassut, Braga, Meta, Argentin, Carella, Coscia, Martella, Verini, Peluffo, Villecco Calipari».


      La Camera,
          premesso che:
              l'efficacia del sistema catastale nel rappresentare fedelmente i caratteri e la consistenza del patrimonio immobiliare nazionale, fondiario ed edilizio, con la relativa titolarità ed i valori reddituali cui deve fare riferimento l'imposizione tributaria, è stata messa progressivamente in crisi nel corso degli anni dal 1939 in poi;
              a tale negativo esito hanno contribuito vari fattori legati sia allo sviluppo economico e sociale del Paese che non sempre è stato accompagnato da una rigorosa attenzione degli organi preposti all'aggiornamento del catasto urbano ed edilizio sia alle conseguenze che tale sviluppo ha prodotto nelle città e nelle campagne sui valori di rendita fondiaria e urbana;
              anche in conseguenza di tale inefficacia dell'azione pubblica non sempre i possessori di rendita hanno regolarmente assicurato l'aggiornamento, previsto dalla legge, del censimento originario sia in sede di nuova edificazione (accatastamento), sia in sede di ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente (variazione), accentuando così una divaricazione tra consistenza fisica del patrimonio e la sua rappresentazione in catasto;
              solo parzialmente ha potuto porre rimedio a tutto ciò l'iniziativa degli uffici catastali attraverso la ricognizione periodica delle trasformazioni urbanistico-edilizie sia a causa di inadeguati strumenti normativi, sia per l'utilizzo sempre più grande delle risorse disponibili per attività contingenti e cicliche legate all'afflusso devastante degli aggiornamenti legati ai condoni edilizi;
              le rilevanti modificazioni del mercato immobiliare e dei valori degli immobili si sono determinate – in termini assoluti e differenziali attraverso le diverse aree geografiche – senza che si sia verificato di fatto alcun aggiornamento fino agli anni novanta e da ultimo in occasione della manovra economica e finanziaria del dicembre 2011;
              le modalità tecnico-estimative sono ancora sostanzialmente ferme all'epoca della legge istitutiva del catasto nazionale nel 1939 ed escludono quindi dalla valutazione complessiva del valore degli immobili la relazione con il contesto urbano, le dotazioni di servizi territoriali, l'inserimento urbanistico;
              da lungo tempo si invoca una riforma del catasto che punti ad una maggiore efficacia e giustizia tributaria del sistema di valutazione e di imposizione legato al possesso degli immobili;
              ancora oggi da tutte le indagini specializzate disponibili emergono sperequazioni eclatanti tra zone di grande pregio edilizio e urbanistico e zone di più basso valore, tra centro e periferia delle grandi città che accrescono il giudizio negativo dei cittadini sull'efficacia e l'equità del sistema fiscale italiano;
              già da alcuni anni alcune categorie ultrapopolari – come le A/5 – sono state abolite da specifiche disposizioni ministeriali ma continuano ad essere alla base dei calcoli di rendita di immobili pregiatissimi e di inestimabile valore soprattutto nei centri storici delle città italiane;
              tale stato di fatto non appare più sostenibile in linea generale e ancor di meno in un momento di grave difficoltà economica e finanziaria che vede il Paese impegnato in un grande sforzo collettivo per superare tale difficoltà che deve necessariamente coniugarsi a criteri di maggiore equità e giustizia sociale;
              la riforma del catasto, nella direzione di un complessivo aggiornamento delle categorie di valutazione dei criteri estimativi, delle tecnologie di rilevazione territoriale, di un pieno decentramento delle attività costituisce uno dei temi irrisolti benché ripetutamente dibattuti e rinviati da almeno quindici anni da vari Governi e da varie legislature,

impegna il Governo:

          a promuovere in tempi brevi e comunque non oltre il 30 giugno 2013 una radicale riforma del sistema catastale non limitata ad una revisione dell'attuale sistema basata sulla rivisitazione dei criteri di classamento;
          ad assicurare, attraverso tale riforma, i requisiti minimi di «oggettività delle stime» in funzione delle caratteristiche maggiormente incidenti sull'apprezzamento delle stesse da parte del mercato e sulla base di criteri e modelli tecnologici trasparenti e garanti dell'uniformità applicativa a livello nazionale;
          a perseguire per questa via una azione di riequilibrio del carico fiscale tra i contribuenti e una giusta valutazione dei patrimoni ai fini della più equa partecipazione allo sforzo nazionale di risanamento economico e finanziario del Paese;
          a fornire ogni elemento utile in merito ai tempi e ai contenuti della riforma.
(1-00009) «Morassut, Causi, Meta, Gasbarra, Carella, Argentin, Villecco Calipari, Martella, Coscia, Tidei».


      La Camera,
          premesso che:
              l'articolo 14 del decreto-legge n.  98 del 2011, convertito dalla legge n.  111 del 2011, prevede l'istituzione di una società a responsabilità limitata, denominata istituto Luce-Cinecittà, con sede a Roma con capitale sociale di 15 mila euro detenuto interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze;
              l'onere derivante dalla sottoscrizione del capitale per la costituzione della società a responsabilità limitata è finanziato attraverso corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo unico per lo spettacolo, come risultante dalla tabella C della legge finanziaria n.  220 del 2010;
              la nuova società sostituisce di fatto Cinecittà Luce spa, che viene messa in liquidazione e trasferita alla società Fintecna o a società da essa interamente controllata, presumibilmente Fintecna immobiliare, preso atto che il comma 8 dell'articolo 33 del citato decreto-legge prevede la liquidazione della Patrimonio spa società immobiliare interamente controllata da Fintecna;
              si pone di conseguenza il problema di quale possa essere il destino del rilevante patrimonio immobiliare pubblico della disciolta Cinecittà-Luce costituito da edifici di grande valore storico e monumentale destinati all'intero ciclo della produzione cinematografica e televisiva e da terreni di completamento del compendio storico degli stabilimenti;
              Cinecittà, costruita nel 1936 su progetto di Gino Peressutti, costituisce ancora oggi il più moderno ed attrezzato stabilimento cinematografico d'Europa con 16 teatri di posa costruiti negli anni Trenta e altri 6 realizzati negli anni successivi, per complessivi 600 mila metri quadrati di superficie, due piscine esterne e una interna per riprese acquatiche, 40 mila metri quadrati di strade e piazze, 35 mila metri quadrati di giardini;
              le strutture tecniche consentono di realizzare contenuti multimediali, film, produzioni televisive dal primo ciak alla post produzione, dalla stampa alla prima copia e con strutture tecnologiche digitali avanzate, attrezzature e professionalità per tutte le lavorazioni;
              è necessario garantire, oltre all'eccellente servizio per le cosiddette produzioni in pellicola, la previsione di un significativo incremento del livello tecnologico sul versante del settore digitale, creando idonee strutture o, in alternativa, adeguando quelle esistenti alle nuove realtà produttive (virtual set, motion capture e green screen);
              l'indotto complessivo degli addetti, delle professioni, delle aziende che operano in Italia nel campo della produzione cinematografica è calcolabile all'incirca in 8.000 addetti direttamente impegnati nel settore dello spettacolo e del cinema, 12.000 aziende che lavorano nel settore della produzione di contenuti, 250.000 persone impegnate nella filiera produttiva e delle tecnologie comunque collegate;
              questo comporta che è necessario un serio e concreto impegno da parte del gestore per mettere in atto politiche del lavoro che incrementino l'utilizzo degli stabilimenti di Cinecittà, oltre ai servizi offerti dai fornitori, sia sul territorio regionale che nazionale;
              per consentire a Cinecittà di mantenere ed anzi incrementare un adeguato livello di competitività sul mercato nazionale ed internazionale, è necessario inoltre porre in atto una idonea politica dei prezzi, mettendo in risalto la notorietà del marchio cui abbinare importanti investimenti sul fronte della modernizzazione delle strutture teatrali;
              in relazione, poi, agli eventi da prevedere, grazie alle enormi potenzialità e peculiarità offerte da questa struttura, sarebbe opportuno programmare la realizzazione del festival del cinema di Roma proprio all'interno del complesso di Cinecittà,

impegna il Governo:

          ad operare affinché il polo degli stabilimenti e delle infrastrutture di Cinecittà, dell'Istituto Luce e del Centro sperimentale di cinematografia restino destinati alle loro originarie funzioni di produzione, tutela e formazione del prodotto cinematografico e audiovisivo;
          a disporre del patrimonio immobiliare pubblico delle tre realtà precedentemente indicate e costituito da edifici storici, di più recente costruzione e da terreni liberi, in funzione delle finalità industriali e culturali per le quali sono sorti e comunque nel pieno rispetto delle norme vigenti che regolano l'utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico di tipo storico e monumentale come anche stabilito dal codice dei beni culturali (decreto legislativo n.  42 del 2004) dall'articolo 155 all'articolo 59 del medesimo;
          a verificare tali indirizzi con il gestore «Cinecittà Studios» al fine di una piena garanzia sul rilancio industriale dell'intero polo di Cinecittà puntando con decisione ad una politica integrata tra diversi soggetti pubblici e privati – RAI, Anica –, alla promozione di eventi e di rassegne che abbiano come location gli studi cinematografici storici, alla interazione con altri importanti insediamenti produttivi a partire dal complesso ex De Laurentiis di Castelromano, presso Roma, e a costruire una proposta complessiva e condivisa per il rilancio del settore della produzione di contenuti multimediali e del territorio coinvolto;
          a salvaguardare e sviluppare il patrimonio delle «Teche» concentrando sull'Istituto Luce il versamento di molti importanti fondi anche al fine di preservare un inestimabile patrimonio storico e di tutela della memoria storica nazionale e popolare del Paese;
          a garantire il necessario sviluppo del settore tecnologico, soprattutto attraverso l'incremento del digitale da conseguire mediante creazione di idonee strutture o adeguamento di quelle esistenti alle nuove realtà produttive (virtual set, motion capture e green screen);
          ad impegnare, d'intesa con gli enti locali interessati e competenti in materia urbanistico edilizia, le aree residue del compendio storico di Cinecittà allo sviluppo delle attività produttive e industriali proprie di Cinecittà, evitando il rischio di impropri utilizzi a fini di valorizzazione commerciale non connessi al rilancio del polo cinematografico più importante d'Italia e di Europa;
          ad assumere iniziative volte a prevedere nel quadro della programmazione economica e finanziaria, pur nel rispetto dei vincoli dettati dalla intensa azione di risanamento intrapresa per garantire la stabilità monetaria, adeguate risorse per il rilancio del polo di Cinecittà-Istituto Luce e del Centro sperimentale di cinematografia, impegnando risorse pubbliche anche attraverso la Cassa depositi e prestiti e ricercando ogni forma di collaborazione economica per mobilitare risorse private;
          a sollecitare un serio e concreto impegno da parte del gestore per garantire politiche del lavoro che incrementino l'utilizzo degli stabilimenti di Cinecittà e i servizi offerti dai fornitori sia sul territorio regionale che nazionale;
          a incentivare la nuova società di gestione a mantenere ed anzi incrementare un adeguato livello di competitività sul mercato nazionale ed internazionale, anche attraverso una idonea politica dei prezzi, mettendo altresì in risalto la notorietà del marchio cui abbinare importanti investimenti sul fronte della modernizzazione delle strutture teatrali;
          a tenere conto del fatto che, in relazione agli eventi da prevedere e grazie alle enormi potenzialità e peculiarità offerte da questa struttura, sarebbe opportuno programmare la realizzazione del festival del cinema di Roma proprio all'interno del complesso di Cinecittà.
(1-00010) «Morassut, Meta, Carella, Coscia, Martella, Peluffo, Villecco Calipari, Verini, Argentin, Tidei».


      La Camera,
          premesso che:
              l'emergenza abitativa costituisce, nell'attuale crisi economica che colpisce il Paese, uno dei fattori di maggiore e crescente tensione sociale che interessa larghi strati della popolazione appartenenti, oltre che alle tradizionali categorie a rischio anche a fasce di ceto medio, professionisti e famiglie con doppio reddito;
              tale situazione è resa particolarmente acuta dai caratteri del mercato immobiliare italiano dove l'offerta di abitazioni private – con costi molto alti ed inaccessibili per un numero sempre maggiore di famiglie e di giovani coppie – supera largamente l'offerta pubblica scesa progressivamente, negli ultimi anni, ad una quota pari a circa l'1 per cento della produzione edilizia totale;
              occorre prendere atto di una assenza di iniziativa delle autorità pubbliche che nonostante la crescita della crisi abitativa, la sollecitazione delle forze sociali e di vari organismi parlamentari non sono state in grado, negli ultimi anni, di varare una organica politica per la casa che, intrecciata con innovative politiche di governo del territorio, fosse in grado di rilanciare la produzione di edilizia a fini sociali o di carattere pubblico con il recupero urbano ed il contenimento del consumo di suolo nelle città;
              la Corte costituzionale e la Corte europea dei diritti dell'uomo hanno, in questo quadro, segnalato, l'inopportunità di provvedimenti «tampone» – soprattutto in materia di proroga delle ordinanze di sfratto – che ledono il libero dispiegarsi del diritto alla proprietà, in assenza di azioni organiche e complessive capaci di dare una risposta d'insieme ai vari aspetti che riguardano il problema dell'emergenza abitativa in Italia e d'altro canto si deve tenere presente che il diritto alla casa e l'accesso alla proprietà della stessa sono sancite dall'articolo 47 della Costituzione;
              parte essenziale della crisi abitativa è legata alla dismissione del patrimonio abitativo degli enti previdenziali pubblici e privatizzati; processo che ancora oggi – dopo le alienazioni concluse negli anni precedenti – riguarda circa 100 mila famiglie, in gran parte concentrate nella Capitale d'Italia;
              in questo ambito gli affittuari degli immobili degli enti previdenziali privatizzati vivono una condizione di particolare disagio con aumenti consistenti dei canoni di affitto per il rinnovo dei contratti di locazione e con proposte di acquisto dell'alloggio da parte degli enti con prezzi a valore praticamente di mercato;
              la condotta degli enti privatizzati per i rinnovi contrattuali e le vendite è regolata da una serie di provvedimenti succedutisi nel tempo – il decreto-legge n.  509 del 1994, la legge n.  104 del 1996, l'articolo 1, comma 38, della legge 243 del 2003, il decreto-legge n.  78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  122 del 2010, il decreto-legge n.  201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  214 del 2011, la direttiva europea 2004/18/CE – che creano molte incertezze e dubbi normativi sulla piena legittimità oltre che sostenibilità sociale delle procedure in atto e che la stessa Corte di Cassazione si è incaricata di segnalare con sentenza a sezioni unite del 22 giugno del 2006 n.  20322 e da un'eterogeneità di situazioni tra ente ed ente che rischia di creare situazioni di iniquità di trattamento;
              l'ulteriore conferma è ravvisabile nel decreto-legge 3 febbraio 2012, n.  16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n.  44, in cui è previsto, ai sensi dell'articolo 5, che ai fini dell'applicazione delle disposizioni in materia di finanza pubblica, per amministrazioni pubbliche si intendono gli enti e i soggetti indicati ai fini statistici nell'elenco oggetto del comunicato dell'Istituto nazionale di statistica in data 24 luglio 2010;
              oltretutto, sempre a riscontro dell'intrinseca natura pubblicistica di queste casse, non può non essere preso in considerazione quanto sancito dal decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  135;
              in particolare, tale normativa, al comma 11-bis dell'articolo 3, rubricato «razionalizzazione del patrimonio pubblico e riduzione dei costi per locazioni passive», disciplina specificatamente la nuova procedura che gli enti previdenziali inseriti nel conto economico della pubblica amministrazione devono seguire nella dismissione immobiliare. Appare, dunque, chiara e leggibile la natura giuridica degli enti previdenziali privatizzati, anche alla luce degli ultimi interventi normativi;
              la situazione dei conduttori degli immobili degli enti previdenziali pubblici non appare meno preoccupante alla luce della interruzione del processo di alienazione e della scadenza dei contratti che mette sia i conduttori con titolo che le tante famiglie di occupanti sine titulo in una condizione di angoscia e incertezza tanto più assurda in presenza di una legge – la n.  410 del 2001 – che ha fissato con chiarezza le condizioni e le prerogative con cui agire per la vendita del patrimonio degli enti previdenziali pubblici;
              in questo specifico caso, va ricordato che già il 90 per cento del patrimonio abitativo è stato alienato ai conduttori con le prerogative della suddetta legge e attraverso l'azione di specifici soggetti societari all'uopo costituiti – SCIP 1 e SCIP 2, dopo lo scioglimento, dei quali il patrimonio residuo è entrato integralmente in possesso dell'INPS;
              l'INPS stesso, più volte sollecitato sul tema, ha inviato – anche con specifica lettera del presidente Mastrapasqua – ai Ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali – vigilanti sull'Istituto – richiesta di chiarimento sul da farsi, in ragione anche della sopravvenuta norma sulla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico presente all'articolo 27 del cosiddetto «decreto Salva Italia» 6 dicembre 2011, n.  201, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  214 del 2011;
              appare pertanto urgente un pronunciamento degli organi parlamentari e del Governo sulle modalità con cui affrontare in un quadro di sostenibilità economica dello Stato e gli enti sopra richiamati ma anche e soprattutto di tutela e garanzia sociale delle famiglie interessate il processo di alienazione degli immobili del patrimonio abitativo degli enti pubblici e privatizzati evitando il rischio di accentuare l'emergenza abitativa, in particolare a Roma,

impegna il Governo:

          ad assumere iniziative nel più breve tempo possibile, per chiarire il quadro normativo che regola il processo di alienazione del patrimonio immobiliare dei vari enti previdenziali privatizzati;
          ad intervenire per garantire, comunque, agli inquilini tutele e garanzie di controllo sui prezzi di vendita da parte degli enti e sull'entità dei canoni di affitto in rinnovo di locazione traendo prioritario riferimento da quanto stabilito dalla legge n.  410 del 2001 e dagli accordi sindacali in materia, in modo che i diritti in essa stabiliti siano effettivamente praticabili;
          ad intervenire presso gli enti previdenziali pubblici ed in particolare presso l'INPS – come da esso stesso richiesto – affinché vengano adottate con chiarezza e celerità tutte le procedure necessarie per la ripresa del processo di alienazione degli immobili reimmessi in possesso dell'INPS stesso con le tutele, il prezzo e le garanzie stabilite dalla legge n.  410 del 2011;
          ad aprire, in ogni caso, da subito un tavolo di confronto tecnico e sindacale con le organizzazioni sindacali, dell'inquilinato e con gli enti locali interessati riguardanti sia il patrimonio degli enti previdenziali pubblici che quello degli enti previdenziali privatizzati, per individuare le soluzioni più rapide e socialmente efficaci per raggiungere gli obbiettivi sopra richiamati e per la regolarizzazione dei sine titulo o delle assegnazioni irregolari negli alloggi degli enti previdenziali pubblici anche al fine di prevenire situazioni esplosive di disagio sociale e per favorire l'accesso al credito delle famiglie con reddito medio basso, con mutui sostenibili e finalizzati all'acquisto;
          ad impartire per quanto riguarda gli enti previdenziali pubblici, precise disposizioni affinché nelle more dei provvedimenti da assumere venga differita l'esecuzione degli sfratti o sgomberi pendenti nelle aree urbane e la sospensione delle aste riguardanti le unità immobiliari ad uso residenziale che non risultino effettivamente libere;
          ad assumere un provvedimento che obblighi gli enti previdenziali pubblici e privatizzati, quelli partecipati, con controllo, o vigilanza pubblica a stipulare e rinnovare i contratti di locazione, tenendo conto della situazione di difficoltà economica delle famiglie, anche riconsiderando in forme socialmente più sostenibili accordi recentemente stipulati da diversi enti;
          a prevedere in attesa di un rapido chiarimento sulle procedure da adottare derivante dagli esiti del suddetto tavolo tecnico, una moratoria delle procedure di alienazione degli immobili degli enti previdenziali privatizzati – ancorché deliberate ma ad oggi non avviate – e degli aumenti dei canoni connessi ai rinnovi contrattuali, nonché delle procedure di sfratto in corso per gli enti previdenziali privatizzati tenuto conto che la Commissione VIII (ambiente, territorio e lavori pubblici) della Camera dei deputati ha già approvato all'unanimità nel 2010 la risoluzione Alessandri, Piffari e Braga n.  8-00101, che dà mandato al Governo di convocare un tavolo tecnico e sindacale sui temi suddetti;
          a prevedere per le procedure di alienazione in fase di attuazione, anche a causa della congiuntura economica e della difficoltà di accedere al credito, la possibilità per chi non è in grado di procedere all'acquisto, di poterlo fare alle medesime condizioni, per i successivi 5 anni;
          ad intervenire anche con precise disposizioni normative per risolvere l'annosa vicenda del contenzioso giudiziario dei cosiddetti immobili di pregio.
(1-00011) «Morassut, Argentin, Braga, Villecco Calipari, Martella, Meta, Coscia, Realacci, Peluffo, Lenzi».


      La Camera,
          premesso che:
              allo stato, considerando complessivamente le esistenti fonti di approvvigionamento del gas, i progetti degli impianti di rigassificazione in itinere autorizzativo sul territorio italiano presentano una capacità produttiva complessiva di gran lunga superiore a quella della domanda specifica di prodotto, che è diminuita negli ultimi anni a causa della ridotta domanda da parte dell'industria;
              la diminuita richiesta di prodotto sul mercato non giustifica economicamente la loro costruzione;
              tutti, indistintamente, i progetti di impianti di rigassificazione costituiscono attività a rischio di incidente rilevante, i cui esiti, in caso di avaria, possono avere effetti catastrofici sull'ambiente e gli insediamenti antropici;
              i funzionari preposti alle valutazioni dell'impatto ambientale dei progetti di rigassificazione attualmente in itinere – che hanno giurato di essere fedeli alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione, le leggi e di adempiere ai doveri d'ufficio nell'interesse dell'amministrazione e dei cittadini, per il pubblico bene – sono soggetti che, per il loro particolare ruolo in seno all'amministrazione dello Stato, dovrebbero sempre ispirarsi ai più elevati principi dell'etica;
              i principi dell'etica – a fronte delle gravi carenze riscontrate negli elaborati progettuali di alcuni degli impianti attualmente in fase di autorizzazione – avrebbero dovuto indurre tali funzionari a rigettare senza indugio, ancora nella fase dell'istruttoria preliminare, simili elaborati, che invece sono stati ammessi alle varie procedure autorizzative;
              il comportamento di tali dirigenti e funzionari – che dovrebbero prodigarsi per conservare e valorizzare le strutture loro assegnate, provvedendo alle loro indifferibili esigenze operative – sembra ai firmatari del presente atto di indirizzo teso a minimizzare il pericolo rappresentato da questi impianti a rischio di incidente rilevante, venendo meno al loro ruolo di controllori;
              detti impianti – proposti all'interno di una crisi economica gravissima, le cui ricadute incideranno sull'economia di questa nazione, condizionandone pesantemente per generazioni i livelli occupazionali – risultano tutti progettati in assenza di un piano energetico nazionale;
              in assenza di un piano energetico nazionale ed europeo, condiviso con i territori interessati, lo scenario energetico mondiale ed italiano ha subito e subirà rilevanti mutazioni per effetto dei seguenti fattori:
                  a) la costruzione del gasdotto Southstream, che porterà annualmente in Europa 63 miliardi di metri cubi di gas, dei quali 22 miliardi – pari circa alla produzione di tre rigassificatori standard come quello di Trieste – entreranno nella rete italiana;
                  b) il basso tasso di incremento della domanda di gas in Italia che, nell'ipotesi di una ripresa economica nazionale, ammonterà al 2 per cento dell'attuale fabbisogno annuo (ossia, meno di 2 miliardi di metri cubi);
                  c) lo sviluppo di nuove modalità di trasporto del gas, ossia trasporto di gas compresso con navi CNG (compressed natural gas), che non necessiterà né di liquefattore nei campi di estrazione/produzione, né di rigassificatore alla consegna; tale soluzione è la più economica per il trasporto di gas nel Mediterraneo, con minima necessità di infrastrutture marine, tutte in mare aperto, e con impatti ambientali e di rischio pressoché nulli;

              nella certezza del grave impatto ambientale conseguente all'uso del cloro nel processo di rigassificazione a circuito aperto, con particolare riferimento agli impianti on-shore di Gioia Tauro e Trieste si constata inoltre che:
                  il progetto di rigassificazione di Gioia Tauro non ha recepito le prescrizioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici che, per ben due volte, ha espresso un parere negativo in quanto gli elaborati presentati sono «incompleti e non definiti con l'estensione e gli approfondimenti necessari all'espressione di un compiuto parere sulla fattibilità dell'opera»; detto Consiglio ha altresì evidenziato il fatto che il territorio in cui dovrà sorgere la mega struttura è una delle maggiori aree a rischio sismico del Paese;
                  nel progetto del rigassificatore di Trieste le osservazioni contenute nei pareri negativi deliberati dagli enti locali coinvolti nelle procedure autorizzative sono basate su elementi di indubbia evidenza scientifica, quali, ad esempio, gli studi che al riguardo i professori di chiara fama Giorgio Trincas, Radoslav Nabergoj, Marino Valle e Federico Grim già componenti del tavolo tecnico rigassificatori Trieste, hanno prodotto, prestando disinteressatamente per spirito civico la loro opera per analizzare gli elaborati progettuali, formulando circostanziate osservazioni che puntualmente sono state trasmesse ai funzionari preposti alle procedure autorizzative di tali impianti, affinché ne tenessero conto, a fronte della loro dirimente importanza scientifica;

              gli importanti contributi scientifici forniti ai funzionari preposti alle procedure autorizzative di tali impianti, anziché indurli a riflessione, agendo di conseguenza in tutela amministrativa, sarebbero stati, a quanto consta ai firmatari del presente atto di indirizzo, sistematicamente ignorati;
              i suddetti funzionari con il loro comportamento, ad avviso dei firmatari del presente atto, hanno dato un'immagine negativa della Repubblica in ambito internazionale, procurando così non poco danno all'erario con delle procedure inutili e fuorvianti, che l'Unione europea potrebbe inevitabilmente mettere a nudo aprendo procedure di infrazione contro l'Italia a fronte di quelle che ai firmatari del presente atto di indirizzo appaiono palesi violazioni procedurali commesse violando quelle norme comunitarie che il nostro Paese ha sottoscritto e recepito nel proprio ordinamento;
              da anni sono disponibili soluzioni tecniche alternative al problema della rigassificazione di gas naturale liquefatto;
              per quanto attiene la fornitura diversificata di metano dallo spot market il gas va rigassificato in mezzo al mare, in acque internazionali, utilizzando soluzioni di pressoché nullo impatto ambientale e che abbiano come utenza i servizi energetici e le popolazioni croate, italiane e slovene dell'Alto Adriatico;
              per risolvere il problema di un rifornimento flessibile e diversificato devono essere applicate soluzioni impiantistiche da allocare in mare aperto che abbiano come requisiti primari di essere invisibili da terra, di essere lontane da città, aree industriali e centri turistici di essere sicure, pulite, efficienti, economiche;
              le soluzioni navali, con un livello crescente di flessibilità e sicurezza sono:
                  FSRU (Floating Storage Regasification Unit) – navi di stoccaggio di gas liquido con rigassificatore a bordo, da ancorare ad almeno 10-12 miglia dalla costa, connesse ad una boa dalla quale il gas è inviato ad una stazione già esistente mediante gasdotto sistemato sotto il fondale marino; in Italia due progetti: SAIPEM:, Livorno; Gaz de France, Falconara;
                  LNG-RV (Liquefied Natural Gas – Regasification Vessel) – classica nave metaniera con rigassificatore a bordo, connessione e trasmissione come per le Floating Storage Regasification Unit: applicazioni recenti in Corea del Sud ed in Belgio;
                  TORP System (Sorgenia) è un rigassificatore mobile che fa da interfaccia tra la metaniera cui si attacca e la connessione al gasdotto subacqueo; è la soluzione più avanzata, più flessibile e forse la meno costosa; le prime soluzioni nel Golfo del Messico, dove, dopo il disastro della BP, le navi metaniere devono consegnare il gas in mare aperto;
                  le soluzioni navali sono pronte ed affidabili. Mediamente costano metà delle soluzioni a terra (onshore come a Zaule) o in mare come piattaforme fisse (offshore fisso come a Porto Viro – Rovigo). Fincantieri progettò per SNAM due Floating Storage Regasification Unit oltre 10 anni fa, ma in assenza di una preveggente politica industriale le due navi-piattaforma non furono costruite;
              il TRIPLETE, cosiddetto perché dovrebbe servire i tre Paesi limitrofi, sarà la soluzione marina (FSRU, o LNG-RV, o TORPE), sicura ed economica agli eventuali bisogni di gas (a prezzo inferiore) delle industrie e dei servizi nei territori intorno all'Alto Adriatico. Queste soluzioni alternative potrebbero essere messe in campo nell'ottica di creare uno sviluppo sinergico ed armonioso del territorio nazionale. Come alternativa agli impianti onshore, i firmatari del presente atto di indirizzo propongono la costruzione di impianti, adeguatamente dimensionati,

impegna il Governo:

          a fronte delle gravi carenze evidenziate e delle sostanziali modifiche riscontrate, a revocare immediatamente, agendo in base al principio dell'autotutela amministrativa, le autorizzazioni concesse, riesaminando tutti i pareri acquisiti durante tali procedure, che recano un tal numero di prescrizioni e condizioni da configurarsi quali valutazioni negative sul progetto e quindi tali da porsi come pronunciamenti negativi sulla loro realizzabilità;
          ad assumere iniziative per chiedere la revisione completa di tutta la progettazione e la rinnovazione integrale della procedura di valutazione di impatto ambientale, viste le gravi carenze evidenziate e le sostanziali modifiche apportate posizionando le apparecchiature di processo dell'impianto in maniera diversa rispetto al progetto preliminare, rendendo così il progetto definitivo un elaborato sostanzialmente diverso dal progetto che era stato a suo tempo autorizzato;
          a subordinare ogni e qualsiasi ulteriore decisione in merito ad un piano energetico nazionale;
          a predisporre in tempi ristretti un piano energetico nazionale che sia adeguato alle esigenze del Paese e armonizzato, nel caso di Trieste, con quelle dei Paesi europei immediatamente confinanti;
          a predisporre iniziative normative che vincolino i funzionari preposti alle procedure di valutazione di impatto ambientale ai principi dell'etica della sicu- rezza, stabilendo i parametri di quale debba essere il rischio accettabile per un insediamento antropico sul territorio in funzione del modello di sviluppo sociale, economico ed ambientale che gli enti preposti al controllo amministrativo del territorio si saranno dati.
(1-00012) «Pellegrino, Aiello, Costantino, Migliore, Melilla, Kronbichler, Ricciatti, Nicchi, Magorno, Parentela, Dieni, Nesci, Barbanti, Prodani, Rizzetto».

ATTI DI CONTROLLO

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E INTEGRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      NARDUOLO, BONOMO, MOGHERINI, MIOTTO, COMINELLI, BRAGA, TENTORI, MARCO DI MAIO, CRIMÌ, GADDA, ASCANI, VENTRICELLI, QUARTAPELLE PROCOPIO, ZARDINI, CHAOUKI, LATTUCA, ROTTA, NACCARATO, DE MENECH, CRIVELLARI, CASELLATO, MORETTO, SBROLLINI, MORETTI e MADIA. — Al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione. — Per sapere – premesso che:
          il servizio civile nazionale, istituito con la legge 6 marzo 2001, n.  64, dal 1o gennaio 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria e le aree di intervento nelle quali è possibile prestare tale servizio sono riconducibili ai settori quali l'assistenza, la protezione civile, l'ambiente, il patrimonio artistico e culturale, l'educazione e promozione culturale nonché il servizio civile all'estero; il servizio è rivolto a giovani compresi tra i 18 e i 28 anni;
          gli enti di servizio civile sono le amministrazioni pubbliche, le associazioni non governative (ONG) e le associazioni no-profit che operano negli ambiti specificati dalla legge istitutiva;
          il servizio civile è l'unica forma istituzionale di difesa della patria non armata e nonviolenta (articolo 52 della Costituzione italiana) e il suo valore educativo porta i giovani a sperimentare e praticare con maggior consapevolezza la cittadinanza attiva, sviluppando il senso civico ed una maggiore percezione dei valori democratici, ad aiutare la categorie più svantaggiate dei cittadini (portatori di handicap, immigrati, bambini difficili, malati terminali, e altri) nonché ad aiutare a salvaguardare il patrimonio pubblico;
          a questo alto valore sociale del servizio civile non ha corrisposto in questi anni un adeguato finanziamento del fondo che permettesse la partecipazione di tutti quei giovani che ne facessero richiesta, anzi i tagli lineari che hanno colpito tutto il settore sociale si sono abbattuti anche sul servizio civile che ha visto ridurre drasticamente il suo budget, passato dai 299 milioni di euro del 2008, ai 170 milioni di euro nel 2009, ai 100 milioni nel 2010-2011, ai 68 milioni nel 2012 con conseguente riduzione dei giovani che vi hanno potuto partecipare (passando da 104.815 domande presentate a fronte di 51.273 posti disponibili nel 2007, a 86.571 domande presentate a fronte di 20.157 posti disponibili nel 2011);
          il 2012 è stato un anno particolarmente travagliato per lo svolgimento del servizio civile, a causa del rallentamento dell’iter del bando volontari di ottobre 2011 e della conseguente mancata pubblicazione del bando per il 2012, provocando numerosi disagi sia agli enti sia ai giovani volontari;
          per il 2013 la legge di stabilità ha stanziato 71 milioni di euro, più altri finanziamenti dovrebbero derivare dalla divisione dell'esiguo fondo pari a 16 milioni di euro previsto dall'articolo 1, comma 270, sempre della legge di stabilità (legge 24 dicembre 2012 n.  228) fra le finalità di cui all'elenco 3 dello stesso comma;
          a questi finanziamenti si dovrebbero aggiungere i circa 50 milioni di euro reperiti dallo stesso Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione Riccardi, i quali però non risultano ancora assegnati, come non risultano ancora divisi i 16 milioni di cui all'articolo 1, comma 270 della legge di stabilità 2013  –:
          su quali e quante risorse economico finanziarie possa effettivamente disporre il fondo nazionale per il servizio civile per l'anno 2013 e per quale motivo i 50 milioni individuati dal Ministro interrogato come possibili ulteriori fondi per il servizio civile non sono stati ancora assegnati. (4-00110)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


      DI GIOIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il consiglio di amministrazione di Finmeccanica, nella seduta del 21 febbraio 2013, riunitosi sotto la presidenza del vice presidente, Ammiraglio Guido Venturoni, ha adottato, tra l'altro, la decisione di ampliare il numero dei componenti dell'organismo di vigilanza, fino ad un massimo di cinque, e di nominare membri esterni;
          tali decisioni sarebbero state prese, come ufficialmente dichiarato, per garantire il coordinamento all'attività gestionale e rafforzare quella di controllo, all'indomani delle note vicende giudiziarie;
          nonostante ciò, appare all'interrogante del tutto incomprensibile, in una situazione di grave crisi economica come quella attuale, la decisione di ampliare il numero di componenti esterni dell'organismo di vigilanza;
          tra i membri eletti vi è Angelo Piazza che ricopre attualmente le seguenti cariche:
          a) presidente del collegio garante della costituzionalità delle norme della Repubblica di San Marino;
          b) componente del consiglio di amministrazione del C.I.R.A. Scpa (Centro italiano ricerche aereospaziali da giugno 2009);
          c) componente del consiglio di amministrazione di «Demanio Servizi» s.p.a. dal 22 gennaio 2002;
          d) componente del consiglio di amministrazione della società Fintecna Immobiliare Srl, dal 28 maggio 2012;
          e) componente del tribunale nazionale di arbitrato per lo sport presso il Comitato olimpico nazionale italiano (CONI);
          f) componente dell'organismo indipendente di valutazione della performance della Camera di Commercio di Bologna da novembre 2010;
          g) componente del comitato strategico della società Romeo Gestioni Spa da giugno 2011;
          h) componente in carica della camera arbitrale dei contratti pubblici presso l'Autorità di vigilanza dei contratti pubblici;
          i) componente della camera arbitrale e di conciliazione della cooperazione;
          j) componente dell'OASIT Osservatorio sull'abitare sociale in Italia;
          la richiesta di moralità e contenimento della spesa pubblica, che si alza forte dal Paese, dovrebbe essere colta anche dalle imprese a partecipazione pubblica attraverso decisioni più morigerate, in merito agli organismi aziendali, contenendo le spese anche in questo campo –:
          se non si ritenga, nel caso specifico di Angelo Piazza, neo membro dell'organismo di vigilanza di Finmeccanica, che vi sia incompatibilità tra questo suo nuovo incarico e i numerosi altri che lo stesso già ricopre e se, in ogni caso, non si ritenga che da parte di un'azienda a partecipazione pubblica non si dovrebbero operare scelte che contribuiscano a concentrare, nelle mani di poche persone, troppi incarichi che rischiano di creare possibili conflitti di interesse. (4-00116)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


      MAGORNO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          il 15 dicembre 2006, nella città di San Jose di Costa Rica, un giovanissimo cittadino italiano di soli 21 anni, Giorgio Gallo, viene rapinato del computer e barbaramente ucciso, con un colpo di pistola, da due individui in motocicletta;
          dopo solo 7 mesi e 4 giorni dall'omicidio, la polizia di San Jose (OIJ), attraverso l'investigatore Lenin Ramirez, viene a conoscenza dei nomi sia del mandante che dell'esecutore materiale dell'omicidio;
          le prove raccolte sono ritenute insufficienti per poter portare la causa di Giorgio Gallo davanti ai tribunali del Costa Rica;
          nel dicembre del 2011 la OIJ dichiara il caso chiuso per mancanza di prove e in attesa di archiviazione entro il 2016;
          le istituzioni del Governo del Costa Rica, ad avviso dell'interrogante, hanno sempre creato attorno al caso grande ostracismo e poca collaborazione;
          è palese la mancata sicurezza e tutela dei cittadini italiani ed in generale dei turisti in Costa Rica –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto su esposto;
          che cosa intendano fare per tutelare il diritto alla giustizia dei cittadini italiani in questione;
          cosa il Governo, per quanto di sua competenza, intenda fare anche al fine di accertare la verità e affinché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia. (4-00112)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VELO, CARROZZA, FONTANELLI, GELLI, MANCIULLI, MARIANI, NARDELLA, NARDI, NICCHI, ROCCHI, SANI, BINI e CENNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          facendo seguito all'interrogazione n.  4-00091 presentata dalla sottoscritta, pubblicata in allegato al resoconto della seduta del 25 marzo 2013, sulla prevista soppressione – da parte di Trenitalia – di due linee «Frecciabianca» – a decorrere dal 14 aprile 2013 – sulla tratta Tirrenica;
          l'amministratore delegato di Trenitalia Vincenzo Soprano ha confermato all'assessore regionale ai trasporti della Toscana Vincenzo Ceccarelli i tagli sulla linea tirrenica ferroviaria; e ha precisato altresì che riguarderanno tutti e sei i convogli Frecciabianca in transito su Livorno lungo la tratta Tirrenica (Roma-Genova); le linee saranno deviate su Firenze con il nuovo orario che sarà introdotto a partire da giugno;
          Trenitalia sopprime così tutti i collegamenti «veloci» tra Genova, Pisa, Roma e Grosseto, vitali per i numerosi pendolari (studenti e lavoratori) diretti a nord o a sud per motivi di studio o lavoro, e per le destinazioni turistiche della Maremma, del Promontorio dell'Argentario, e delle isole; i pendolini di cui si prevede la soppressione sono infatti gli unici mezzi in grado di viaggiare da Grosseto a Livorno in soli 50 minuti, e in un'ora e 4 minuti da Grosseto a Pisa, garantendo un collegamento rapido – due ore e mezzo – tra Pisa e la capitale;
          i sei pendolini (costruiti con materiale ETR 460) erano stati introdotti da Trenitalia a Livorno a dicembre 2011, dopo le incessanti sollecitazioni da parte dei comitati dei pendolari e dei politici del territorio;
          la prevista deviazione dei treni sulla dorsale appenninica – da giugno i sei pendolini, dirottati verso Firenze, salteranno le stazioni di Livorno, Grosseto e Civitavecchia e raggiungeranno, da Firenze, direttamente Roma – non determina solo pesanti disagi per gli utenti di Grosseto ma rappresenta una perdita di opportunità per tutto il territorio toscano;
          i collegamenti «rapidi» sulla tratta tirrenica non possono essere in alcun modo sostituiti: Trenitalia opera di fatto in regime di monopolio, e quindi il servizio non può essere fornito da altro operatore, pur essendo uno dei più potenti fattori di sviluppo dell'intero territorio toscano; senza dire che il servizio a lunga percorrenza copre distanze non sostenibili dai treni della divisione regionale: gli attuali treni locali impiegano fino a circa 2 ore per collegare Livorno con Grosseto e quasi quattro ore per collegare Livorno con Roma;
          nella fascia Tirrenica Nord non vi è una viabilità stradale sicura e veloce: tra Cecina e Civitavecchia non vi è alcun collegamento autostradale e la strada statale 1 Aurelia in molti tratti prevede attraversamenti a raso, forti limitazioni di velocità, la singola corsia di marcia e, a seguito degli eventi alluvionali di novembre 2012, ulteriori riduzioni di carreggiata; è quindi particolarmente difficile raggiungere Roma in auto, anche considerando che l'autostrada inizia solo a Civitavecchia;
          il progetto regionale «MEMORARIO» che avrebbe dovuto garantire collegamenti frequenti e rapidi tra i principali centri regionali non è mai partito;
          lo smantellamento dei servizi veloci e dei collegamenti è frutto del disimpegno del Governo Berlusconi negli ultimi 5 anni nei confronti del servizio pubblico, che ha indotto Trenitalia a trasformare progressivamente i treni Intercity in Eurostar, passando da treni finanziati dal contributo pubblico a treni a libero mercato; i convogli viaggiano in tal modo su linee non sostenute dallo stato ma solo ed esclusivamente dalle entrate derivanti dai biglietti; le corse in questione – ritenute, da Trenitalia, antieconomiche e con un numero di viaggiatori insufficiente a garantire l'equilibrio economico della gestione – sono state quindi soppresse perché improduttive;
          l'intervento si colloca nel quadro della generale politica di tagli al servizio pubblico di trasporto dei Ministri Matteoli e Tremonti che ha portato, in questo caso, alla soppressione di collegamenti efficienti per due città importanti come Grosseto e Livorno, con pesanti conseguenze anche per i porti di Piombino, Livorno e Civitavecchia, e per i collegamenti con le isole  –:
          se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere:
              a) per raccogliere tutti i dati necessari a valutare l'economicità della gestione – e quindi i flussi di entrata derivanti da biglietti ed abbonamenti rapportati ai costi del servizio – relativi ai treni Frecciabianca 9761-9762-9773-9774-9784-9785, ovvero ai treni costruiti con materiale ETR 460/463 lungo la tratta Tirrenica;
              b) per scongiurare l'ipotesi di soppressione dei convogli, inaccettabile per il territorio servito, e per indurre Trenitalia a modificare le decisioni relative alla tratta tirrenica ferroviaria, anche considerato che la logica del «libero mercato» non è applicabile ad un servizio essenziale e di pubblica utilità e che Ferrovie dello Stato è un'azienda di proprietà pubblica. (5-00063)

Interrogazioni a risposta scritta:


      NARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto si apprende dalla stampa locale, con il nuovo cambio d'orario introdotto da Trenitalia s.p.a., a giugno, spariranno di fatto sei pendolini Frecciabianca fino ad oggi in transito su Livorno lungo la tratta tirrenica (Roma-Genova). Detti convogli, infatti, verrebbero deviati direttamente sulla città di Firenze;
          in questo modo Trenitalia s.p.a. non farà altro che cancellare tutti i collegamenti «veloci» tra Livorno, Pisa, Roma e Grosseto, smantellando completamente la rotta veloce lungo la costa con tutti i disagi per i tanti pendolari (centinaia di studenti o lavoratori) diretti a nord o sud per motivi di studio o lavoro che si possono immaginare;
          tale notizia ha rappresentato, infatti, un colpo durissimo per i viaggiatori, visto che i sei pendolini in questione (costruiti con materiale Etr 460 – Pendolini ETR 460/463) erano stati introdotti da Trenitalia a Livorno neanche un anno e mezzo fa, nel dicembre 2011, ed erano gli unici in grado di raggiungere Grosseto in soli 50 minuti;
          il motivo di tale cancellazione deriva dal fatto che, per quanto superveloci, detti convogli non risulterebbero «economici» in termini di riscontro di biglietti venduti;
          da giugno, in buona sostanza, la mappa ferroviaria vedrà sparire da Livorno centrale i tre Frecciabianca diretti da Roma a Genova e che passavano alle ore 9,15, alle ore 15,45 e alle ore 20,47; ed altri tre che percorrevano la rotta contraria, Genova-Roma, dunque in transito a Livorno alle ore 7,44, alle ore 14,04 e alle ore 21,04;
          i sei pendolini in questione dirotteranno tutti all'interno, verso Firenze, per saltare completamente le stazioni di Livorno, Grosseto e Civitavecchia, raggiungendo da Firenze, direttamente Roma;
          la decisione di Trenitalia in questione appare di eccezionale gravità, anche alla luce del disimpegno dimostrato dal precedente Governo Berlusconi rispetto al servizio pubblico locale che ha fatto sì che Trenitalia trasformasse progressivamente i treni intercity (treni finanziati dal contributo pubblico) in Eurostar (treni a libero mercato)  –:
          se corrisponda al vero quanto descritto in premessa e, in caso affermativo, quali interventi urgenti intenda assumere il Governo al fine di scongiurare l'ipotesi di stravolgere in modo così radicale la mappa ferroviaria toscana, con tutte le conseguenze pregiudizievoli che si possono immaginare nei confronti del diritto alla mobilità dei cittadini viaggiatori pendolari;
          se intenda adottare ogni iniziativa di competenza affinché sia evitata in maniera chiara, da parte di Trenitalia s.p.a., la paventata soppressione dei treni Frecciabianca (Pendolini ETR 460/463), la cui scomparsa non può essere dettata da motivazioni legate unicamente alla loro economicità. (4-00111)


      DI GIOIA, CANI, PES, MARROCU, MURA, FRANCESCO SANNA e GIOVANNA SANNA e SCANU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          attualmente, come è noto, i diversamente abili possono richiedere al proprio comune di residenza il permesso di transitare nelle zone a traffico limitato;
          in caso di transito in altri comuni, prima o dopo, a seconda dei casi, va inviata la documentazione atta a dimostrare la propria condizione di diversamente abile;
          tutto ciò, nonostante vi sia una sentenza della Corte di Cassazione, n.  719 del 2008, che stabilisce, in buona sostanza, che i disabili, esponendo il contrassegno possano circolare nelle zone ZTL e pedonali di tutta Italia con qualunque auto purché munita di apposito contrassegno  –:
          se non si ritenga di assumere iniziative normative che prevedano la pubblicazione di un albo nazionale aggiornato dei diversamente abili e dei relativi autoveicoli, affinché agli stessi sia consentito, qualora in possesso del relativo contrassegno, di circolare liberamente in tutto il territorio nazionale nelle zone ZTL e pedonali. (4-00115)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BOBBA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il comune di Cigliano, provincia di Vercelli, di circa 4.565 abitanti, dal 2013 per il primo anno è ente soggetto alle regole del patto di stabilità interno;
          da quanto si apprende dal Ministero dell'interno, http://finanzalocale.interno.it/apps/floc.php/spettanze/index/codice ente/10 10880420/anno/2012/cod/1/md/0, lo stesso comune di Cigliano versa in condizione debitoria rispetto allo Stato, per un ammontare di circa 102 mila euro con la seguente causale: «Importo da recuperare per maggiori pagamenti già effettuati in corso d'anno su precedenti valori di attribuzione o per maggiori detrazioni di competenza già riportate nella voce “assegnazioni di federalismo”»;
          tale debito doveva essere recuperato a valere sulla rata a saldo IMU del mese di dicembre 2012, ma, come è stato poi comunicato recentemente (ad inizio 2013) «L'importo dei recuperi da effettuare a carico dei comuni per l'esercizio 2012 non è stato ancora comunicato all'Agenzia delle entrate in attesa della verifica prevista dall'articolo 9, comma 6-bis della legge 7 dicembre 2012 n.  213 di conversione del decreto-legge 10 ottobre 2012 n.  174 ...»;
          il comune di Cigliano si trova ad avere avuto nel 2012 una maggiore entrata che sarà fatta sicuramente confluire in avanzo di amministrazione vincolato che, nelle logiche intenzioni, sarà a sua volta destinato, nel 2013, al finanziamento del rimborso del debito di cui sopra di competenza del 2012;
          si ritiene che la situazione del comune di Cigliano sia propria anche di altri enti locali;
          lo stesso comune aveva fatto richiesta formale al Ministero dell'economia e delle finanze per sapere se si paventasse una esclusione dal patto di stabilità, nel 2013, della spesa relativa al recupero dei maggiori pagamenti a valere sul Fondo sperimentale di riequilibrio 2012, che doveva essere effettuato sulla rata a saldo IMU di dicembre 2012 (ma che non è stato fatto), finanziata dalla quota di avanzo di amministrazione vincolato 2012 alimentata dalle maggiori entrate effettivamente contabilizzate a seguito della mancata effettuazione del recupero nel 2012;
          con missiva del 18 marzo 2013, lo stesso Ministero interpellato tramite posta elettronica faceva presente che: «In relazione al quesito posto, pur comprendendo le criticità rappresentate da codesto Ente e ferme restando le valutazioni del competente Ministero dell'Interno, si comunica che nel 2013 non è ad oggi prevista alcuna esclusione della spesa relativa al recupero dei maggiori pagamenti a valere sul FSR 2012.» –:
          se non si ritenga urgente e doveroso assumere iniziative per prevedere una esclusione, nel 2013, della spesa relativa al recupero dei maggiori pagamenti a valere sul Fondo sperimentale di riequilibrio 2012, così come in premessa, al fine di evitare che l'applicazione di avanzo di amministrazione alla spesa corrente costituisca un elemento pesantemente negativo ai fini del raggiungimento del saldo obiettivo del patto di stabilità e impedisca agli enti locali di trovarsi in condizioni di estrema criticità. (5-00062)

Interrogazione a risposta scritta:


      BONAVITACOLA, TINO IANNUZZI, CAPOZZOLO e VALIANTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          per rimuovere la condizione d'ineleggibilità dei rispettivi presidenti, in vista della loro candidatura alla carica di parlamentari nelle recenti elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, i consigli provinciali di Napoli e Salerno hanno nei mesi scorsi attivato una procedura finalizzata alla dichiarazione d'incompatibilità, ad avviso dell'interrogante, strumentale, dei predetti presidenti di giunta provinciale;
          tale procedura è stata attivata secondo l'interrogante contra legem allo scopo di evitare il doveroso scioglimento dei consigli provinciali e di consentire il subentro dei vicepresidenti nella carica di vertice dell'ente;
          si è trattato di una condotta a giudizio dell'interrogante aberrante, in totale disprezzo della legge e causa di sicuro aggravamento del discredito fortemente diffuso nella pubblica opinione nei confronti dei ripetuti usi «padronali» di pubbliche funzioni, nonché possibile fonte di gravi danni erariali conseguenti a quella che all'interrogante appare una sostanziale usurpazione di pubbliche funzioni da parte di soggetti privi di legittimo munus ad officium;
          è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente della Repubblica recante lo scioglimento del consiglio provinciale di Napoli, su proposta del Ministro dell'interno;
          la situazione giuridica e fattuale del consiglio provinciale di Salerno è del tutto omologa a quella che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Napoli  –:
          se il Ministro interrogato abbia intrapreso per il consiglio provinciale di Salerno analoga iniziativa a quella intrapresa per il consiglio provinciale di Napoli;
          in caso negativo, quali ne siano le ragioni e quali iniziative intenda assumere per garantire il ripristino della legalità ad avviso dell'interrogante così spregiudicatamente violata in seno al consiglio provinciale di Salerno;
          se intenda in ogni caso procedere allo scioglimento del predetto consiglio provinciale, pienamente sussistendo ad avviso dell'interrogante il presupposto di gravi e persistenti violazioni di legge, ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n.  267 del 2000. (4-00114)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BARGERO, BENAMATI, FIORIO, BORGHI, GRIBAUDO, COVELLO, MAURI, CASATI, GASBARRA e CARRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          in seguito alle disposizioni contenute nella legge di stabilità 2013 (legge 24 dicembre 2012, n.  228), l'INPS rilascia ai pensionati il CUD solo per via telematica, salvo espressa richiesta dell'interessato;
          larga parte dei pensionati non dispone di personal computer e/o connessione internet e la richiesta del CUD cartaceo diretta all'INPS deve avvenire seguendo precise procedure;
          tali procedure possono richiedere costi aggiuntivi a carico dei pensionati stessi e comunque stanno generando costi confusione e disagi fra gli utenti  –:
          quali procedure abbia messo in essere INPS per porre rimedio ai problemi sopra menzionati e se, in presenza di riscontri negativi sulle procedure in essere, siano stati approntati idonei mezzi correttivi. (5-00061)

Interrogazione a risposta scritta:


      MAGORNO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il signor N.D.R., di anni 60, residente in Diamante in provincia di Cosenza è affetto da ritardo mentale grave come da certificato rilasciato dal Centro di salute mentale di Paola (Cosenza), il 10 maggio del 2010, e come successivamente certificato dalla psicologa del dipartimento di salute mentale di Scalea (Cosenza) che ne ha diagnosticato «un grave peggioramento delle funzioni intellettive e del comportamento adattivo»;
          il signor N.D.R. vive in una famiglia completamente disagiata sia economicamente che socialmente. Il fratello non è in grado di intendere e di volere e da due anni è gravemente malato di tumore. La sorella è affetta da morbo di Parkinson e rifiuta ogni cura;
          il signor N.D.R. ha percepito la pensione di invalidità civile fino al 2007, quando senza alcuna motivazione gli venne tolta;
          dopo anni di attesa, l'INPS di Cosenza, in data 8 febbraio 2013, diagnostica al signor N.D.R. un’«insufficienza mentale lieve in soggetto con turbe di comportamento» e gli riconosce una percentuale di invalidità del 67 per cento con riduzione permanente della capacità lavorativa dal 34 per cento al 73 per cento che non gli dà diritto a percepire alcuna pensione;
          il problema che si pone è di sensibilità collettiva e pubblica ma soprattutto è emblematico e rappresentativo di tanti altri casi simili che quotidianamente si verificano in Italia e di cui sono destinatari persone deboli e indifese –:
          se siano a conoscenza di quanto su esposto;
          se non si intenda, per quanto di competenza, verificare che siano stati rispettati i diritti degli interessati attraverso una puntuale applicazione delle norme e dei regolamenti in materia. (4-00113)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


      REALACCI. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:
          come si evince da un articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa lo scorso 15 marzo 2013 e da numerose proteste delle maggiori associazioni ambientaliste nazionali ed europee tredici rappresentanti di rispettivi tredici Governi dell'Unione europea hanno votato in favore del bando di 3 pesticidi: imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam, marchi di proprietà della multinazionali Syngenta e Bayer. Essi sono estremamente tossici per le api e per questo già oggetto di specifico bando temporaneo in Italia, limitato però solo alla concia delle sementi;
          il numero dei Paesi favorevoli allo “stop” dei citati pesticidi, tra cui Italia, Francia, Spagna, Polonia e Belgio, seppure maggiore dei 9 contrari e dei cinque astenuti non ha però permesso il raggiungimento della richiesta maggioranza qualificata;
          l'evidenza scientifica della nocività dei concianti per le api è stata inoltre confermata dai maggiori e più recenti studi specifici sulla detta famiglia di insetti. Peraltro nella risposta che il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha fornito all'atto di sindacato ispettivo dell'interrogante numero 4-13485 nella XVI legislatura si affermava che si era ritenuto di procedere, in via precauzionale, ad una ulteriore proroga della sospensione dell'uso di tale tipologia di pesticidi;
          ora, rebus sic stantibus, la Commissione europea può elaborare una nuova proposta o sottoporre l'attuale a un più alto organo di rappresentanza degli Stati membri  –:
          quali iniziative urgenti, anche a livello comunitario, intendano mettere in campo i Ministri interrogati, per le materie di loro competenza, al fine di ottenere il definitivo bando dei citati tre «pesticidi killer» delle api, che rappresentano un grave problema per gli insetti impollinatori e per tutta la filiera produttiva del miele nazionale;
          se il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali intenda prorogare nuovamente il bando dei neonicotinoidi, ovvero dei pesticidi sistemici per la concia dei semi di mais in scadenza il 30 giugno 2013. (4-00117)

Apposizione di firme a mozioni.

      La mozione Speranza e altri n.  1-00003, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2013, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carnevali, Gasparini.

      La mozione Baretta e altri n.  1-00006, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 marzo 2013, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Carnevali, Gasparini.