XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 13 di martedì 7 maggio 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

      La seduta comincia alle 17,35.

      ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Casero, Cirielli, D'Alia, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Kyenge, Lorenzin, Lupi e Migliore sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente venti, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Saluto a nome dell'Assemblea gli studenti e gli insegnanti del liceo linguistico Guido Della Valle del comune di Frigento in provincia di Avellino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Seguito della discussione del Documento di economia e finanza 2013 (Doc. LVII, n.  1) (ore 17,40).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del Documento di economia e finanza 2013.
      Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e sono state presentate le risoluzioni Migliore ed altri n. 6-00004, Lombardi ed altri n. 6-00005 e Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchio n. 6-00006 (Vedi l'allegato A – Doc. LVII, n.  1).
      Sono quindi intervenuti in sede di replica i relatori per la maggioranza e il rappresentante del Governo, mentre il relatore di minoranza vi ha rinunciato.
      Il rappresentante del Governo ha dichiarato di accettare la risoluzione Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchio n. 6-00006, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento.
      Avverto che, con l'accordo del Governo, a tale risoluzione è stata apportata una correzione alla parte premissiva. Il nuovo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Doc. LVII, n.  1).

(Dichiarazioni di voto – Doc. LVII, n.  1)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
      Avverto che, come comunicato nella Conferenza dei presidenti di gruppo di lunedì 29 aprile scorso, a partire dalla seduta di oggi, ciascun deputato potrà votare esclusivamente dal posto ad esso assegnato.
      Avverto inoltre che, come già verificatosi nella seduta del 29 aprile, nelle more della decisione della Giunta per il Regolamento sulla costituzione della componente PSI, la Presidenza concederà ai deputati interessati due minuti di tempo per le dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

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      LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo socialista valuta negativamente il Documento di economia e finanza che è stato presentato dal vecchio Governo, in quanto esso non fa altro che raccontare quello che è accaduto negli anni passati e non pone all'attenzione di quest'Aula nessun proposito di programma e di sviluppo per il Paese. I dati che abbiamo sotto gli occhi sono dati negativi, come per esempio la disoccupazione, che nel prossimo anno aumenterà e raggiungerà il 12 per cento, con aumenti e punte massime soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, come la crescita, che è stata rivista al ribasso da istituti importanti, come d'altronde tutti gli altri indicatori che stanno a dimostrare che il Governo precedente non ha operato per lo sviluppo e per la crescita di questo Paese. Purtuttavia il Partito Socialista voterà a favore di questo Documento per il semplice motivo che abbiamo votato la fiducia al Governo in carica e abbiamo ascoltato con interesse le linee programmatiche che il Presidente del Consiglio ha posto all'attenzione del Parlamento italiano. Sono interventi che noi riteniamo debbano essere inseriti nel Piano nazionale per le riforme, interventi che riguardano appunto la questione giovanile, il problema della crescita, la riduzione del cuneo fiscale, intervenendo soprattutto sul lavoro e sulle imprese.
      Voteremo per questo il Documento di economia e finanza, pur rilevando che questo Governo è stato rideterminato e determinato in virtù di equilibri politici e di manuali Cencelli, definito da correnti, come d'altronde...

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      LELLO DI GIOIA. ...è stato già dimostrato – termino rapidamente – anche con le nomine dei presidenti, dei vicepresidenti e dei segretari delle Commissioni permanenti.
      Al Partito Socialista non interessano quelle che possono essere le responsabilità all'interno del Governo e delle Commissioni. Guarderemo con interesse, ma anche con grande attenzione, ai provvedimenti che il Governo porterà in Aula, soprattutto per le cose che poco fa vi ho detto, e su quei provvedimenti ci esprimeremo con fermezza e con grande determinazione, perché riteniamo che vi debba essere, al di sopra di tutto, il bene del Paese.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

      DANIEL ALFREIDER. Signor Presidente, il nostro Paese è in una condizione analoga ad altri Paesi dell'Unione europea: ulteriore contrazione del PIL, incremento del tasso di disoccupazione, debolezza della domanda interna, diminuzione del reddito reale e revisione al ribasso della previsione di crescita. Il nuovo Esecutivo ha affermato che il DEF consente il rispetto sostanziale dei vincoli di bilancio e, in primo luogo, la chiusura della procedura di disavanzo eccessivo, sulla base dei risultati ottenuti nel 2012 e delle previsioni relative al 2013 e al 2014, e il rispetto del pareggio di bilancio nel 2013.
      Ciò che a nostro giudizio è ora essenziale è comprendere come i margini di flessibilità che il rispetto di tali obiettivi assicura possono consentire di affrontare i costi pesanti sostenuti da famiglie e imprese in ragione delle misure di contenimento della spesa pubblica e del forte aumento della pressione fiscale.
      Il nuovo Governo ha preannunziato, e non sarebbe stato possibile altrimenti, la presentazione di una Nota aggiuntiva dopo l'approvazione del DEF, a saldi invariati. Condividiamo tale decisione perché riteniamo non possa esservi altra opportunità al fine di rendere credibili gli impegni per la crescita e il sostegno dei redditi e del lavoro sostenuti dal Presidente del Consiglio nelle sue dichiarazioni programmatiche.
      Come abbiamo sostenuto motivando il nostro voto di fiducia al Governo, riteniamo compatibili e sostenibili gli obiettivi di bilancio esclusivamente in una prospettiva nella quale il rispetto degli obiettivi di Pag. 3finanza pubblica sia funzionale ad una revisione del Patto di stabilità interno e, per questa via, ad impegni immediati per il sostegno di investimenti produttivi, valorizzando le responsabilità locali, le uniche in grado di agire e reagire nel rispetto e per lo sviluppo delle peculiarità locali, che, nel loro insieme, formano la forza e la compattezza delle diversità simbolo del «marchio Italia».
      Riteniamo che le priorità del nostro sistema economico, ai fini dell'aumento della produttività e della competitività, siano l'individuazione e la realizzazione delle opere strategiche, l'adozione di politiche in grado di sostenere un'effettiva mobilità sociale ed economica nel mercato europeo, una riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle famiglie ed una forte concentrazione di misure sul piano energetico, specialmente sulle energie rinnovabili.
      L'impegno del Presidente del Consiglio per una generale revisione del sistema di tassazione sugli immobili richiede, a nostro giudizio, una valutazione sull'IMU, non soltanto relativa alla prima casa, ma orientata a ridefinire i criteri di calcolo dell'imposta per le piccole e medie imprese, che sono di fronte ad uno stallo totale, senza investimenti e certezze sul futuro.
      Giudichiamo rilevante la possibilità indicata dal Ministro dell'economia e delle finanze di disporre di 12 miliardi di fondi destinati a investimenti produttivi, quale opportunità dovuta al rispetto degli obiettivi di bilancio e al conseguente allentamento del Patto di stabilità.
      Condividiamo, e lo riteniamo fondamentale, l'impegno dichiarato dal Ministro Saccomanni in sede di audizione sul DEF, l'aumento del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e del Fondo di solidarietà per i mutui, così come abbiamo apprezzato il provvedimento del Governo in merito ai crediti commerciali che le imprese hanno nei confronti della pubblica amministrazione.
      Siamo di fronte, come Italia, come Europa e come Paesi dell'euro, ad una questione ineludibile: è certamente vero che solo riforme strutturali siano in grado di determinare condizioni stabili per la crescita, ma è altrettanto evidente che occorre coraggio e determinazione per far sì che tali riforme e una efficace politica di investimenti siano realizzabili con urgenza.
      Devono essere assunte decisioni tempestive a breve termine per utilizzare soprattutto i cofinanziamenti europei. Riteniamo indispensabile, in particolare, che il Governo, in ordine agli investimenti per le opere infrastrutturali, dia priorità a progetti cofinanziati dall'Unione europea per evitare ciò che è già accaduto più volte in passato e, cioè, che i fondi europei non siano utilizzati nei tempi richiesti e per questa ragione vadano addirittura persi.
      Analogo discorso può, anzi deve, essere proposto per una politica di investimenti nel settore del turismo e dei beni culturali che rappresentano il nostro patrimonio culturale e naturale da valorizzare in tutto il Paese. Occorre coraggio per comprendere – come una svolta che la crisi del Paese impone – che sia necessaria una politica fiscale di riduzione delle aliquote e di sostegno alla domanda e offerta di lavoro, sostenibile con misure che incidano sulla qualità della spesa pubblica e efficaci interventi di dismissione del patrimonio pubblico. Per queste ragioni i deputati della nostra componente voteranno a favore della risoluzione di maggioranza.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà

      BRUNO TABACCI. Signor Presidente, il documento al nostro esame, presentato dal Governo Monti quando era già dimissionario, presenta una fotografia dell'economia italiana che tende al peggioramento, conferma la linea dei precedenti Governi in ordine al risanamento finanziario e non assume impegni per il futuro. Era inevitabile che fosse così e, però, dobbiamo realisticamente prendere atto che la discussione si sta svolgendo su un documento che ha queste caratteristiche.Pag. 4
      Ovviamente la sua approvazione con la conferma dei saldi ha l'obiettivo di giungere alla chiusura più rapida della procedura in corso verso l'Italia per disavanzo eccessivo. È questo l'obiettivo che è stato ribadito ancora ieri dal Ministro Saccomanni e mi pare molto realistico. Le previsioni della Commissione europea del 3 maggio vanno, su questo punto, verso una soluzione positiva di tale procedura. Io penso che, al punto in cui stanno le cose, vada condivisa con l'Europa la consapevolezza che una politica di bilancio costruita solo sulla austerità non assicura la crescita e aggrava la condizione di recessione dell'economia italiana. E si corre il rischio, come ha sottolineato Draghi in questi giorni, di soffiare sul fuoco di un disagio sociale sempre più aggravato dalla mancanza di lavoro. È bene che tale consapevolezza si diffonda, se non si vuole dare forza a movimenti antieuropeisti che fatalmente in tutti Paesi europei troverebbero lo spazio di una crescita tumultuosa.
      A questo punto il Governo presenti pure il DEF in Europa così come lo approviamo sulla base della risoluzione che viene presentata dai due relatori Bernardo e Giampaolo Galli. Presentiamo pure il DEF in Europa per chiudere positivamente la procedura di disavanzo eccessivo.
      Ma il Governo deve impegnarsi, come ha detto il Ministro Saccomanni ieri, a presentare un aggiornamento del Documento, con una verifica dei saldi e delle coperture alla luce delle misure urgenti che intende varare. Il Presidente del Consiglio, all'atto del voto di fiducia, ha annunciato una serie di provvedimenti che devono materializzarsi. Questi però richiedono delle coperture adeguate. E poi, intanto che c’è, il Governo, con un paragrafo di integrazione qualificata, presenti un aggiornamento del Programma nazionale di riforma perché quello che abbiamo potuto vedere non è soddisfacente.
      È necessario che ci sia una chiara indicazione della strategia di medio periodo. Non possiamo fermarci alle buone intenzioni. È vero che senza sogni si rischia di sopravvivere mediocremente, ma se si sta troppo lontano dalla realtà si rischia il velleitarismo. Illudere è molto più grave che dire la verità.
      A quel punto, e solo a quel punto, il Parlamento sarà posto nella condizione di fare una discussione costruttiva ed efficace, perché valuto che quella che abbiamo fatto in questi giorni non è stata efficace per le ragioni legate al fatto che il documento di partenza era un documento che aveva i limiti che abbiamo indicato.
      Con questi limiti c’è il voto favorevole della componente Centro Democratico del gruppo Misto.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, oggi la Camera dei deputati è chiamata a recitare una commedia del teatro dell'assurdo, perché stiamo per discutere un Documento di economia e finanza, presentato dal precedente Governo, con una maggioranza composita che si appresta a votarne la risoluzione alla luce però dell'intercorsa e sopraggiunta dichiarazione del Presidente del Consiglio, onorevole Letta, fatta in quest'Aula e nell'altro ramo del Parlamento, basata su presupposti del tutto inconciliabili con quelli che sono contenuti nel Documento di economia e finanza, che pure la stessa maggioranza che appoggia il Governo Letta, oggi, con la sua risoluzione, propone di approvare.
      Lo dico a beneficio degli italiani che ci ascoltano. Il Documento di economia e finanza è quello che contiene – o dovrebbe contenere – la definizione degli obiettivi di politica economica per ottenere la diminuzione dell'indebitamento pubblico, la definizione delle regole per l'evoluzione della spesa da parte delle pubbliche amministrazioni e il Programma nazionale delle riforme.
      La cosa curiosa e simpatica è che il primo capoverso, cioè le prime due righe con cui inizia il Documento di economia e finanzia, sul quale oggi è chiamata a discutere la Camera dei deputati, recita Pag. 5testualmente che il Documento di economia e finanza è «il perno centrale del ciclo di programmazione economico-finanziaria e di bilancio. Esso rappresenta l'occasione per guardare al passato, ma soprattutto per immaginare il futuro delle politiche economiche e di bilancio del Paese in chiave europea».
      E, allora, leggiamolo questo Documento di economia e finanza ! Ed è interessante leggerlo, perché in esso ci sono le certificazioni del fallimento dell'operato del Governo tecnico del professor Monti e degli altri professori che lo hanno accompagnato, perché in questo testo si dà contezza di quanto abbiamo cercato di richiamare e denunciare all'attenzione degli italiani come risultato del Governo Monti, ovvero il calo del PIL, il crollo della produzione industriale, l'aumento delle tasse che oggi colpiscono anche la prima casa, l'aumento della disoccupazione. È un Governo che poi si è ammantato di una supposta capacità di recuperare un credito internazionale, sul quale richiamo solamente l'intervento che è stato fatto in questa stessa Aula dall'allora Ministro degli affari esteri Terzi. E preferisco stendere un velo pietoso sul resto.
      In questo DEF le previsioni sul 2013 sono tutte peggiorative rispetto alla già difficile situazione del biennio precedente. È previsto che peggiorino i consumi dei privati, i consumi delle famiglie, gli investimenti pubblici e privati, il livello di occupazione. È previsto che il rapporto di indebitamento, il rapporto tra il deficit e il PIL, raggiunga il 2,9 per cento, il che significa che qualunque Governo non sarà in grado di fare nessuna azione, se non mettendo le mani nelle tasche degli italiani. E già l'OCSE ci ha corretto, perché ha fatto una previsione successiva a quella che è stata fatta dal Governo Monti, secondo la quale il rapporto già supererà il 3 per cento, assestandosi al 3,3 per cento nel 2013 ed arrivando al 3,8 nel 2014. Si denuncia inoltre la presenza di una pressione fiscale che è cresciuta dal 42,6 al 44 per cento.
      Quali sono le principali cause che all'interno del DEF sono richiamate a dimostrazione del peggioramento dei conti pubblici ?
      Sono sostanzialmente tre. L'aumento dei tassi di interesse e, a tale proposito, approfitto per chiedere al Governo, giacché si parla dei tassi di interesse, magari di buttare un occhio a quello che faranno le banche adesso che la Banca centrale europea ha portato al minimo storico il costo del danaro, abbassandolo allo 0,5 per cento. Sarà interessante sapere con quale velocità il sistema bancario italiano sarà in grado di adeguare l'abbassamento del costo del danaro che applicherà alle famiglie e alle imprese che accederanno agli sportelli per avere i loro finanziamenti. Il secondo punto che ha individuato come causa del peggioramento della situazione è l'aumento della pressione fiscale. Leggo testualmente che nel DEF c’è scritto che l'ampio sforzo di consolidamento fiscale ha fornito ulteriore impulso negativo all'economia. Abbiamo messo insieme tutti i geni delle università italiane per scoprire che, se si aumentano le tasse, l'economia recede, le casse dello Stato non prendono un centesimo in più e i cittadini diventano più poveri ! E il terzo argomento è quello che riguarda l'aumento dell'IVA e delle accise, che hanno portato l'inflazione al 3,3 per cento. Insomma una dimostrazione della cecità assoluta delle scelte del Governo Monti, come quella sul bollo auto o quella sui natanti che non hanno prodotto alcun aumento delle imposte, anzi, il gettito per l'erario è stato esattamente di un quinto, cioè il 20 per cento di quanto i Soloni che erano seduti al Governo avevano previsto e in compenso abbiamo ammazzato due categorie produttive che erano un vanto dell'Italia nel mondo. Il tutto con la fissità di una spesa pubblica che ammonta a 700 miliardi.
      Allora quali sono state invece le promesse del Presidente del Consiglio Letta nel suo discorso di insediamento ? Anch'esse sono sostanzialmente identificabili in due punti. Il primo è quello della diminuzione del carico fiscale – ottime Pag. 6parole che condividiamo – che si sostanzia nel blocco dell'IMU, materia questa sulla quale si è subito visto il grado di coesione di questa maggioranza arlecchinesca, per cui ciascuno pensava di poter trarre dalle tre parole citate in quest'Aula dal Governo Letta quello che aveva detto in campagna elettorale. In realtà, il Presidente Letta ha detto cose tutt'affatto diverse dall'abolizione dell'IMU e dalla restituzione dell'IMU agli italiani, come qualcuno sta cercando di far credere. Ha parlato del blocco dell'aumento di un punto percentuale dell'IVA che sarebbe previsto per il prossimo 1o luglio ed ha parlato della diminuzione della TARES. Il tutto, lodevole, cuba circa 10 miliardi di euro, che non si sa ancora dove questo Governo potrebbe andare a recuperare. Ma c’è un piccolo particolare: che il DEF, che oggi siamo chiamati ad approvare, già esclude i primi due dei tre punti che sono stati indicati, perché questo DEF è esplicitamente costruito con l'indicazione del mantenimento del gettito dell'IMU che era stato previsto e con il gettito previsto dall'ulteriore aumento di un punto dell'IVA. Quindi bisogna mettersi d'accordo se dobbiamo ascoltare il DEF che siamo chiamati a votare o dobbiamo ascoltare quello che ci ha promesso il Presidente del Consiglio. In più il Presidente del Consiglio, per dare una prova concreta della volontà di questo Governo di intervenire in maniera diminutiva del carico fiscale, ha pensato bene di nominare come Viceministro dell'economia con delega alla fiscalità l'onorevole Fassina. Ora, francamente non mi è sembrato, sotto il profilo dell'interesse dei contribuenti, il miglior viatico, quello che ci può far sperare in una reale diminuzione. Ma non basta, perché il Presidente del Consiglio, nell'illustrare il programma del suo Governo, ha anche enucleato 26 provvedimenti di spesa. Per ristrettezza di tempi mi limito a citarne sei in ordine temporale: il rifinanziamento della cassa integrazione, il rinnovo delle missioni militari, la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, la dotazione di un fondo di garanzia per le piccole medie e medie imprese, la definizione del tema degli esodati sul quale il Governo precedente aveva fatto una serie di figure barbine e l'istituzione di un reddito minimo per le famiglie bisognose. Solo l'ultimo di questi sei provvedimenti da solo costerebbe 10 miliardi, ma passiamo avanti.
      L'unica fonte di finanziamento che il Presidente del Consiglio ha indicato per coprire questi circa 30 miliardi di costi che sorgono dalle sue parole sarebbe la rinuncia dell'emolumento dei Ministri e dei sottosegretari. Ora, in tutta franchezza dico al Presidente Letta che vogliamo che i Ministri abbiano una retribuzione, perché è giusto che chi ha responsabilità, chi deve dedicare il 101 per cento del proprio tempo alla cosa pubblica abbia anche la corresponsione di una retribuzione. Ci basterebbe sapere che, a differenza dei Ministri che li hanno preceduti, questi si occuperanno per davvero della diminuzione della spesa pubblica, quei 700 miliardi che sono il vero cancro che questo DEF ancora non si mette a toccare.
      Visto l'insuccesso del Governo dei tecnici, noi a questo Governo dalla maggioranza arlecchinesca vogliamo offrire, come si direbbe negli spettacoli televisivi, «un aiutino»: cioè invitiamo questo Governo ad apprezzare e ad approfondire la proposta di Fratelli d'Italia di istituire un limite costituzionale al livello di tassazione cui deve essere assoggettato il reddito prodotto dalle famiglie, dalle persone e dalle imprese, per invertire totalmente il rapporto tra la fiscalità e la spesa pubblica. Da noi la spesa pubblica è sempre cresciuta a dismisura perché, chiunque governasse, quando c'era bisogno di finanziarla, bastava aumentare le tasse degli italiani.
      Noi vogliamo, invece, che chiunque governi sappia per certo che più di un certo importo dagli italiani non si potrà ottenere e che la spesa pubblica dovrà essere condizionata a quel tanto o a quel poco che potrà essere portato a casa. E allora vedrà con quale virtuosismo la spesa pubblica potrà diminuire.
      L'altro aspetto è quello di un rapporto meno accondiscendente con l'Europa, che Pag. 7finora ha posto solo dei vincoli debilitanti per l'economia: mi lasci dire, Presidente Letta, che il preventivo atto di omaggio che lei ha pensato di dedicare al Cancelliere Merkel, prima ancora di sapere se il Senato della Repubblica avesse votato o no, e concludo Presidente, la fiducia al suo Governo, non è stato il miglior viatico neanche in questo senso.
      La risoluzione proposta dalla maggioranza bulgara e disomogenea si accorge di questo, tanto che dice letteralmente di invitare il Governo a riconsiderare, in tempi brevi, il quadro programmatico e ad individuare gli interventi prioritari necessari per dare attuazione alle linee indicate dal Presidente del Consiglio: cioè sanno che stanno chiedendo alla Camera, oggi, di votare qualche cosa che è in palese, totale contraddizione con le parole del Presidente del Consiglio.
      Allora, o l'atto di oggi è inutile o le parole di Letta sono state false. Delle due l'una....

      PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Concludo Presidente. Delle due l'una: se il DEF che ci è stato presentato dice delle cose giuste, il Presidente Letta ha preso in giro il Parlamento; se fossero credibili gli impegni del Governo, l'Italia prenderebbe in giro l'Europa la settimana prossima, andando a presentare questo documento di cui oggi è chiesta la votazione. Nell'uno come nell'altro caso non ci sarà il voto di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

      MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevoli sottosegretari, onorevoli colleghi, oggi andiamo ad approvare un documento superato, un documento fatto da un Governo che non c’è più, un documento che prevede delle programmazioni che questo Governo ha già annunciato che modificherà. E questo perché ? Perché l'Europa ci ha dato una tempistica e, anche se oggi andremo a votare qualcosa che ormai è superato, che, a detta del Primo Ministro, di Letta, saranno altre cose, altri provvedimenti da prendere, dobbiamo fare questa incombenza.
      Veramente una burocrazia inutile, assurda. Un documento che è pluriennale e dunque dovrebbe andare a mettere dei paletti e dare delle prospettive di sviluppo di questo Stato, che dovrebbe dare delle speranze alle nostre imprese, alle nostre famiglie, che invece dice poco, perché il Governo che lo ha redatto era già in scadenza e, onestamente e giustamente, non ha voluto prendere ulteriori impegni. Ha preso degli impegni che questo Governo ha già detto che toglierà, ad esempio quello con l'IMU, che è diventata una tassa (è stata consolidata questa tassa): questo Governo ha già detto che si assume l'impegno, intanto, di rinviarne la rata di giugno e poi, l'impegno, di una grande forza che appoggia il Governo attuale, di abolirla totalmente per quanto riguarda la prima casa.
      Poi, sempre per quanto riguarda l'IMU, anche se non è presente nel provvedimento, io chiedo che il Governo che è in carica prenda impegni precisi e, non solo per quanto riguarda l'abolizione sulla prima casa, ma anche quello di rivedere delle norme assurde che aveva previsto il Governo Monti, che avevamo sollevato immediatamente quando è stata introdotta l'IMU, che dopo invece tutti, soprattutto le forze che appoggiavano il Governo Monti, hanno votato, non ascoltando la Lega. E voglio essere più chiaro, quando si diceva, com'era per la vecchia ICI, che per la concessione in comodato gratuito ai parenti fino al secondo grado la casa veniva equiparata a prima casa, questo si dovrebbe di nuovo reintrodurre, si dovrebbe andare incontro ai nostri cittadini.
      Infatti, molte volte succede che ci sono famiglie normali, con un reddito normale che costruiscono una bifamiliare e danno il comodato gratuito di una di queste bifamiliari ai propri figli. Questo non è un Pag. 8lusso, è una concessione molto generosa da parte di alcune famiglie. Oppure, pensate al caso assurdo per quelle coppie che non hanno la separazione dei beni e dunque il bene è al 50 per cento di un coniuge e al 50 per cento dell'altro: se uno dei due coniugi deve andare in una casa di riposo per problemi sanitari, il suo 50 per cento di proprietà della casa viene tassata come se fosse un lusso. Vi sembra giusto, vi sembra logico ?
      Oppure, per quanto riguarda tutte le aziende di gestione delle case popolari, le ATER e via dicendo, che devono pagare una IMU spropositata: questi soldi, che devono sborsare allo Stato e al comune (in parte allo Stato) potrebbero essere utilizzati per dare ulteriori risorse all'edilizia convenzionata, comprando nuove case, dandole in affitto agevolato a chi ne ha veramente bisogno. Oppure per quanto riguarda l'IMU agricola: l'agricoltura in questo Stato è già in difficoltà grazie al Governo Monti e a chi l'ha appoggiato; c’è stato un aumento gigantesco di questa tassa, andando a penalizzare ancora un settore che era molto in difficoltà.
      Dunque, mi raccomando, state attenti quando si parlerà di IMU, andate a soffermarvi su queste cose, che non sono particolari; sono aspetti molto importanti che vanno a toccare le esigenze dei nostri cittadini. Dunque, noi oggi andiamo ad approvare un provvedimento, superato ed inutile, con riferimento al quale ci sarà una richiesta di risorse da parte di questo Governo, come risulta dagli annunci che ha fatto, e si «balla» da 6 miliardi a 10 miliardi circa di ulteriori nuove risorse: non so dove si andranno a cercare in così poco tempo. Non ci si è riusciti in qualche anno e in dieci-quindici giorni questo Governo, che è bravissimo, riesce a trovare tutte queste risorse, sono veramente bravi.
      Ed è per questo che noi siamo molto dubbiosi su questo Documento ma, siccome lo riteniamo superato e lo riteniamo veramente non incisivo, noi ci asterremo. Ci asterremo perché vorremmo vedere il nuovo provvedimento che porterete avanti nei prossimi giorni e nei prossimi mesi e lì sì che andremo a controllare e a vedere dove sono le risorse, quali sono le occasioni di sviluppo per le nostre imprese, tutte le promesse che sono state fatte. Questo è un segnale che vogliamo dare.
      Però vogliamo ricordare anche dove si potrebbero andare a cercare le risorse, dove si potrebbe veramente cambiare questo Stato. Avevamo approvato un provvedimento, il federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), insieme, sia la maggioranza di allora, PdL e Lega, ma anche con l'astensione e il voto favorevole di parte dell'opposizione di allora, che andava veramente a cambiare questo Stato, dove si andava a inserire i costi standard, dove con i costi standard si riuscivano finalmente ad abbattere gli sprechi che ci sono in questo Stato. Finalmente riapriamo quei cassetti e applichiamo quella legge e vedrete che troveremo molte risorse per sistemare questo Stato che ormai è allo stremo, dove tutti i dati economici sono negativi, dove le nostre famiglie non riescono ad arrivare a fine mese e la disoccupazione continua ad aumentare. Dunque, a tutti i sottosegretari, a tutti i componenti del Governo: muovetevi perché i cittadini non possono più aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, il gruppo di SEL voterà contro la risoluzione presentata per due ragioni; anzitutto perché il DEF indica, a nostro avviso, una strada sbagliata per l'uscita dalla crisi. È vero che questo DEF è stato preparato dal precedente Governo e che il nuovo si è impegnato ad una Nota di aggiornamento. Però è altrettanto vero che la risoluzione che oggi viene presentata e votata – e le dichiarazioni del Ministro Saccomanni lo hanno confermato – rivendicano la continuità rispetto a quella direzione di marcia e, dunque, per questa seconda ragione non possono trovare il nostro voto favorevole. Al sesto anno dall'inizio della crisi l'Italia – come ci dice la Commissione Pag. 9europea – è l'unico Paese dell'eurozona in cui si registra il peggioramento di tutti gli indicatori economici.
      Noi siamo il Paese, signori del Governo e signore del Governo, in cui c’è stato il peggior andamento dell'occupazione e della disoccupazione femminile e giovanile, la più forte diminuzione della produttività, quello dove sono cresciuti di più in assoluto la povertà e il disagio dei singoli, delle famiglie, dei bambini e delle bambine (l'Italia ha, sull'aumento della povertà dei bambini, un terribile primato) e dove la coesione sociale è maggiormente a rischio per questa ragione. Ci sono delle ragioni, delle responsabilità per tale primato, non è avvenuto per caso e la prima responsabilità consiste nell'aver rinunciato, per ragioni ideologiche, ad affrontare i nodi strutturali del sistema economico italiano. Non abbiamo parlato né affrontato l'assenza di investimenti in ricerca, in istruzione, il modello di specializzazione produttivo così a bassa intensità tecnologica, il divario nord-sud, la corruzione e l'illegalità, l'assenza di politica industriale, l'esclusione delle donne dal mercato del lavoro e dalle classi dirigenti, lo stesso carattere familista della classe imprenditoriale italiana. E la precarizzazione del lavoro e la scelta di competere sui costi hanno abbassato la competitività del sistema e hanno escluso un'intera generazione, il che vuol dire per un Paese negarsi il futuro.
      Noi abbiamo vissuto un sacco di anni, anche recenti, a discutere di articolo 18 e avremmo dovuto invece parlare di piano energetico ed energia rinnovabile, di regole del mercato del lavoro e avremmo dovuto parlare di politiche pubbliche per stimolare le iniziative private verso la crescita sostenibile dell'economia, di come aumentare l'età pensionabile e accorciare la durata degli ammortizzatori, ma la crisi mordeva proprio adesso proprio di più ed è stata allungata l'età pensionabile alle donne mentre si scaricava su di loro il peso della cura dei figli e dei genitori. Dobbiamo scegliere una nuova direzione di marcia verso una diversa politica economica per uscire dalla crisi. Noi pensiamo che debba essere una politica economica che si misuri con i nodi veri al netto di due miti che si sono rivelati falsi sul piano culturale, ma anche su quello scientifico: l'autorità espansiva e il rapporto debito-PIL certo importante, ma che non può essere vissuto come principio assoluto. Ne ha parlato con grande efficacia nei giorni scorsi Krugman che ricorda come viene proposto come scienza economica un punto di vista. Le disuguaglianze, dice Krugman, sono l'elemento costitutivo della crisi; lo diceva veramente anche la Commissione di alto livello che Sarkozy aveva istituito con la presidenza di Stiglitz. Di disuguaglianza in Italia l'ISTAT ci parla ieri quando ci dice del calo negativo, molto negativo della domanda interna, non solo del tasso di disoccupazione, non solo del calo della spesa e dei consumi.
      Ora io voglio dire questo: ho ascoltato con molta attenzione il dibattito di ieri in discussione sulle linee generali, ho partecipato ai lavori della Commissione speciale, ho ascoltato le audizioni di tutti i soggetti della Commissione e tutti, tutti, tutti hanno espresso l'identica preoccupazione per questa drammatica situazione. Eppure, chissà perché, io non sono sicura che diciamo tutti la stessa cosa, non sono sicura che diciamo tutti la stessa cosa. E vi è la richiesta forte di tutti all'Europa perché comprenda e cambi quell'austerità che cancella il modello sociale europeo. Ma nelle scelte nazionali noi abbiamo trovato in questi anni entusiasti sostenitori di quelle stesse teorie economiche. Ora il Presidente del Consiglio Letta ci invitava a distinguere tra politica, cioè visione del futuro, e politiche, cioè scelte di oggi, dell'emergenza. Ma se le politiche non sono guidate da una visione rischiano di essere sbagliate o ininfluenti e per questo noi non abbiamo espresso la fiducia al Governo e per questo continueremo a tenere insieme politica e scelte politiche, anche oggi, anche nell'emergenza.
      E, allora, in primo luogo, il Ministro ha annunciato un decreto urgente per rifinanziare la cassa integrazione in deroga. Bene, molto bene, avevamo chiesto un Pag. 10dibattito in Aula su questo il 16 aprile. Ricordiamo anche i precari della pubblica amministrazione e gli esodati e ricordiamo che per risolvere il problema degli esodati bisogna cambiare le due leggi che li hanno strutturalmente creati e continueranno a crearli. In secondo luogo, non è la precarietà del lavoro che fa aumentare la produttività delle imprese, lo dice l'OCSE, anzi la precarietà abbassa la produttività di sistema delle imprese. Perché di nuovo si riapra il capitolo delle causali dei contratti a termine anziché quello del valore del lavoro francamente non riusciamo a capirlo.
      In terzo luogo, se l'esclusione delle donne dal mercato del lavoro e dalla vita pubblica è uno dei problemi strutturali della democrazia e dell'economia, francamente, non basta la citazione del capitolo, che a ogni insediamento di Governo ritorna puntuale. Il lavoro delle donne produce ricchezza – il 7 per cento in più del PIL dice Banca d'Italia –, perché produce domanda di beni e servizi e altro lavoro per altre donne. Allora, noi diciamo e chiediamo che diventi subito la priorità e chiediamo che con i tagli ai finanziamenti dei sistemi d'armi si finanzi la costruzione degli asili.
      In quarto luogo, l'investimento in ricerca, università e istruzione è la via maestra, certo, ma non solo bisogna smettere di tagliare: bisogna investire, perché è qui che si forma la coscienza civica, ed è qui anche che comincia l'educazione sentimentale contro la violenza sul corpo delle donne e contro il femminicidio (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). Chiediamo, allora, che si innalzi subito l'obbligo scolastico a 18 anni.
      In quinto luogo, se la priorità è il lavoro, noi chiediamo un piano straordinario per il lavoro – un piano verde –, con investimenti pubblici che orientino investimenti privati verso la messa in sicurezza del territorio e delle scuole; l'efficientamento energetico degli immobili, la cura e la valorizzazione del paesaggio e dei beni culturali, l'agricoltura multifunzionale. E chiediamo che il piano verde per il lavoro cominci da L'Aquila e si misuri con la rinascita de L'Aquila, della sua vita e del suo patrimonio artistico.
      In sesto luogo, infine, se la via maestra per uscire dalla crisi è il superamento delle disuguaglianze e la redistribuzione della ricchezza, chiediamo non solo di sospendere l'aumento dell'IVA: chiediamo di spostare il peso fiscale dal lavoro, dalle pensioni, dal costo del lavoro, dalla tassazione sulla prima casa alla rendita e ai grandi patrimoni, e un reddito minimo per sostenere l'autonomia delle persone, che è il fondamento della democrazia. Perché, signore e signori del Governo, signora Presidente, noi stiamo parlando di questo oggi: non solo di come si esce dalla crisi, ma del futuro della democrazia italiana e del futuro della democrazia in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi scuso, signor Presidente, se uso questa espressione un po’ démodé: vorrei ricordare che essa non significa che i deputati valgono più degli altri cittadini; vuol dire semplicemente che sono «onorevoli» perché si rende onore, attraverso di loro, al popolo che li ha eletti e alla sovranità del popolo italiano che si esercita nel Parlamento. Si rende onore al popolo italiano e insieme al Parlamento, non alla singola persona.
      Questo DEF che discutiamo oggi rappresenta simbolicamente l'eredità che il Governo Monti lascia all'Esecutivo presente. È un'eredità di grande valore: il suo nome è «pareggio strutturale del bilancio». Alcuni, oggi, si esercitano nel ricordare che il pareggio di bilancio non è ancora lo sviluppo, l'occupazione ed il lavoro, credo che anche gli studenti del primo anno di economia queste cose le sappiano; certamente, tuttavia, senza finanza in ordine non c’è né sviluppo, né occupazione, né lavoro.Pag. 11
      Altri dicono che i costi sono stati altissimi per le famiglie, per i lavoratori, per le imprese italiane e sono stati, allora, sottostimati. È vero, hanno ragione. Ma quando si scatena nei mercati una tempesta come quella che abbiamo vissuto nel 2011, che minacciava di spaccare l'euro e rigettare l'Italia fra i Paesi del sottosviluppo e della fame, non è possibile esitare né prendere tempo. Non c'era allora un'unione bancaria, se pure incompleta come adesso, non c'era un meccanismo europeo di stabilità, non c'era il nuovo ruolo della BCE, che si è affermato per merito soprattutto di Mario Draghi nel 2012. L'Italia deve gratitudine a Silvio Berlusconi e a Giulio Tremonti, che presero la decisione difficile di anticipare al 2013 il risanamento della finanza pubblica.
      Senza quella decisione coraggiosa, il Paese sarebbe affondato; lo ricordo soprattutto ai colleghi del centrodestra che questo merito non rivendicano abbastanza, anzi, talvolta, attaccano questa decisione come se in essa non avessero avuto alcuna responsabilità. La decisione di anticipare il pareggio di bilancio al 2013 l'ha presa Silvio Berlusconi insieme a Giulio Tremonti. Io sono grato all'uno e anche all'altro; non so se tutti i colleghi del centrodestra condividono questo mio convincimento; questa scelta non la fece Mario Monti. L'Italia, poi, deve gratitudine anche a Mario Monti, al Governo Monti che quella decisione ha realizzato sfidando incomprensioni e impopolarità. L'Italia deve, inoltre, gratitudine all'onorevole Bersani che sacrificando l'interesse di partito al bene comune della nazione ha sostenuto lealmente il Governo Monti. Non diamo l'impressione, amici della destra e amici della sinistra, di aver spinto avanti Monti per poi sparargli alla schiena e per mettere sulla sua testa il peso di misure impopolari ma necessarie che tutti insieme, in quest'Aula, abbiamo votato.
       La gratitudine maggiore però va alle donne, agli uomini, alle famiglie e alle imprese italiane che hanno sostenuto pesanti sacrifici con grande coraggio e grande disciplina perché hanno capito l'importanza della posta in gioco. Proprio il risanamento ci dà oggi la possibilità di aprire la pagina dello sviluppo. Stiamo pagando, d'accordo con la Commissione europea, i debiti della pubblica amministrazione; è una iniezione di liquidità nella nostra economia per 40 miliardi di euro in due anni, ma probabilmente la cifra sarà maggiore perché stiamo certificando debiti senza limite mentre le risorse a disposizione sono solo 40 miliardi di euro; bisognerà trovare le risorse per pagare anche gli altri debiti che saranno certificati. Questo vale qualcosa come un po’ meno di un punto del prodotto interno lordo; è la svolta dalla depressione allo sviluppo.
      La chiusura della procedura di infrazione comporta lo sblocco del cofinanziamento per la spesa europea di investimento e vale 12 miliardi di euro. Questo è qualcosa che avviene sotto i nostri occhi; chiederei ai colleghi, e in modo particolare ai colleghi che siedono ai banchi del Governo, di non fare dichiarazioni inopportune che in questo momento danno spazio a chi vuole bloccare l'uscita dell'Italia dalla procedura di infrazione per avere pretesti per rimandare questa decisione. Quando questa chiusura arriverà, consiglierei al Governo di non chiedere privilegi per l'Italia; bisogna, invece, attivare un dialogo con la Commissione mentendo in evidenza il fatto incontestabile che altri Paesi hanno avuto un trattamento diverso e più favorevole. Consideriamo solo la Francia; certo, l'Italia aveva ed ha un debito di molto più alto; certo, la crisi della Francia la affrontiamo in un contesto in cui disponiamo di un arsenale molto più efficace di misure contro la speculazione e per di più sappiamo anche molto di più sulla vera misura degli effetti depressivi di una politica di stabilità troppo affrettata. Tutto ciò detto e riconosciuto, rimane il fatto che la Francia posticipa la data del suo risanamento e noi invece l'abbiamo anticipata. Richieste che vadano nella direzione di un trattamento differenziato e più favorevole della spesa di investimento e specialmente della spesa per l'innovazione e la ricerca troveranno con buona probabilità, dopo la chiusura Pag. 12della procedura di infrazione, orecchie attente ed animi ben disposti, a Bruxelles e anche altrove. Misure, invece, che implichino un aumento del deficit di parte corrente rischiano di farci precipitare rapidamente in insuperabili difficoltà. Non dico che misure di questo tipo non possano essere necessarie ma le risorse per queste misure vanno trovate all'interno del bilancio esistente senza un aumento della pressione fiscale.
      L'altra partita che dobbiamo affrontare insieme con gli altri Paesi dell'Unione è quella del piano europeo per lo sviluppo, l'occupazione e il lavoro; se ne è parlato ed esso è stato anche avviato, però con dotazioni francamente insufficienti: 100 miliardi di euro per tutta l'Europa è poco, troppo poco. Bisogna sviluppare un keynesismo dell'offerta che non abbia paura di deficit un poco più alti – concordo con la collega di SEL – quando questi sono usati per investimenti che migliorano la competitività del nostro lavoro.
      Il sostegno alla domanda deve essere una conseguenza – certo benvenuta – di una spesa decisa per migliorare la competitività del sistema, perché il lavoro, nel mondo di oggi, è competitività; se non sei competitivo non lavori e non crei posti di lavoro. Questo si fa nel contesto di una più forte unità politica dell'Europa. Dalle difficoltà presenti si esce non con meno Europa, ma con più Europa. Il Presidente Letta, subito dopo aver ricevuto il voto di fiducia, si è recato a Berlino ed a Bruxelles, e poi anche a Parigi ed a Madrid per spiegare la propria linea di Governo ad alcuni dei nostri principali alleati. Ha detto, poi, che non era un viaggio di politica estera, ma di politica interna: è giusto, ha ragione. L'Europa sta diventando e sempre più deve diventare la nostra patria comune. Non c’è una politica di rilancio economico dell'Italia fuori dal quadro europeo. Dobbiamo premere in Europa tutti insieme per il piano per l'occupazione, per lo sviluppo e per la competitività dell'Europa, per il keynesianismo rovesciato di cui parlavamo prima. Invito i membri del Governo a comunicare al Presidente Letta che su questa linea potrà contare sulla solidarietà e sull'appoggio convinto e leale del nostro gruppo parlamentare. Ha scritto una volta un grande poeta: vicino, ma difficile da afferrarsi, è il Dio; dove però cresce il pericolo aumenta anche la speranza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bernardo. Ne ha facoltà.

      MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, signori ministri, membri del Governo, colleghi, questo è un momento particolare, anche perché le forze politiche, e la forza che rappresento, Il Popolo della Libertà, che ha deciso di sostenere il Governo, mostra in questo momento quel senso di responsabilità a cui si è chiamati nel dare una risposta positiva sul Documento di economia e finanza che dobbiamo trasferire in Europa su una serie di argomenti certamente delicati. Ognuno di noi è in grado di cogliere quelli che sono i bisogni che il Paese oggi sta vivendo, e devo anche dire che sono momenti di grande incertezza, basti pensare che nel 2013 dieci Paesi su diciassette non rispetteranno la regola del 3 per cento. È una riflessione che dovremmo fare anche in una prospettiva più vicina: nel 2014 dodici Paesi su diciassette non rispetteranno il fiscal compact.
      Siamo anche in un momento congiunturale in cui quei parametri che vennero definiti in quel documento di Maastricht, parametri che sono serviti in altri momenti storici e che a noi sembrano così distanti, ci debbono portare a immaginare un percorso diverso. Noi non approviamo un Documento di economia e finanza al buio, non immaginando che diverse cose, nel rispetto del programma che ci siamo dati, vadano cambiate. Abbiamo espresso ieri, ma anche in diverse occasioni, l'esigenza, la necessità di chiudere quella parte che riguarda l'infrazione, che tocca ognuno di noi e che sembra andare nella direzione giusta. Credo che sia un auspicio comune che questo accada nel tempo Pag. 13ormai ravvicinato, visto quello che significa la procedura di infrazione per un Paese come il nostro. Devo anche dire, però, avendo ascoltato i colleghi, che se questo accadrà – e immagino che tutti quanti non possiamo che essere d'accordo per una soluzione positiva che investa il nostro Paese – ciò lo si deve ai Governi precedenti: al Governo Berlusconi, al Governo Monti e ai Governi che comunque hanno preceduto quello attuale.
      Detto questo, io credo che, in un momento come quello che viviamo, dobbiamo rivedere anche la posizione del nostro Paese ad avere un ruolo attivo nei confronti dell'Europa, nei confronti dei partners così come si sono posti anche altri; prima venivano ricordati alcuni Paesi che, per quello che riguarda l'aspetto del risanamento e della finanza pubblica all'interno dei loro confini, hanno chiesto, e già un Paese, la Spagna, ha ottenuto e la Francia quasi certamente otterrà, una definizione ed una ridefinizione temporale importante di cambiamento.
      E allora, forse, un pensiero che dovrebbe accomunarci va a quel tema che riguarda il Patto di stabilità, cosa di cui oggi stiamo parlando per quel decreto che concerne i debiti della pubblica amministrazione, cioè quei pagamenti che le imprese attendono e rispetto a quello che potrebbero fare gli enti locali se andassimo – e mi riferisco ai comuni virtuosi – al di là di quel limite che hanno; quella liquidità di cassa che potrebbe dare ulteriore respiro ad un momento così delicato dell'economia.
      Io credo che nel guardare i dati – e la procedura di infrazione è una delle ragioni per cui noi predisponiamo una risoluzione con dei richiami importanti anche nei confronti del Governo – forse qualcosa sta migliorando per l'Italia; certo c’è un aspetto, se mettiamo da parte per un momento il debito, quello che rappresenta invece il debito strutturale, quei dati che hanno anche un senso di contrasto rispetto agli elementi che ci vengano forniti tra il Fondo monetario e la Commissione europea, forse su questo dovremmo ragionare per entrare nel merito di alcune riflessioni che dovremo fare e svolgere un ruolo, che è quello che richiamavo prima, cioè attivo, da protagonisti.
      Io credo che questo Governo possa farlo per i numeri che ha, per quello che possiamo esprimere; si è parlato troppo di rigore, quella ricetta, credo che oggi indiscutibilmente all'interno dei nostri confini ma in maniera diffusa a livello anche europeo, non può più funzionare. Rigore sì, ma puntando alla crescita, facendo delle scelte importanti, per un'azione di Governo che abbia quella continuità nel dare risposte oggi a dei bisogni che registriamo.
      Noi abbiamo messo in risalto alcuni degli elementi che sarebbe opportuno sostenere per quella che è l'esperienza che rappresentano le formazioni che sostengono il Governo; uno per tutti, che ovviamente è un passaggio, un tema delicato, delicato per i nostri cittadini, è quello che riguarda l'abolizione dell'IMU; nonché il rilancio dei temi del lavoro, il rifinanziamento della cassa integrazione, ciò che significa oggi agire sul bilancio dello Stato.
      Un provvedimento che è così tanto atteso, quello a cui mi riferivo prima, sui debiti della pubblica amministrazione; nel frattempo il decreto va avanti ma in Commissione speciale, per quello che si è deciso all'interno dell'ufficio di presidenza, e nei prossimi giorni sarà investita la Commissione bilancio, ma direi tutto il Parlamento, per dare un segnale di rilancio all'economia che sia reale; che si ascoltino anche i segnali che ci vengono dati dalle amministrazioni locali, in quella semplificazione necessaria, così come dalle imprese rispetto anche alle risorse appostate.
      Noi vorremmo che venisse ritrovato quel rapporto di fiducia che deve necessariamente esistere tra il Governo, l'azione di Governo e i cittadini del nostro Paese. Concludo dicendo che noi da una parte abbiamo sottolineato anche nella risoluzione un ulteriore aspetto; La Banca centrale europea ha fatto delle scelte importanti, scelte che hanno una ricaduta anche sul sistema del credito italiano, possiamo accorgerci al di fuori anche di queste Pag. 14occasioni di quali liquidità siano dotate le banche, anche le banche italiane, per le scelte fatte di recente dalla BCE.
      L'invito che va rivolto con forza da parte del Parlamento italiano, del Governo nelle diverse sedi, con l'azione che può svolgere la Banca centrale europea, ma anche noi, è di vigilare perché quella liquidità vada a sostegno delle piccole e medie imprese, che i rubinetti tornino a riaprirsi rispetto a quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo oggi.
      Concludendo, dico: noi abbiamo invitato il Governo a due azioni. L'una riguarda il rispetto dei parametri relativi alla finanza pubblica: è l'invito che ci fa la Commissione europea perché si rispettino i parametri. Ma l'impegno vero del Documento di economia e finanza è che, per quanto riguarda il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforme, esso rispecchi nel prossimo periodo, nelle prossime settimane quello che il Presidente del Consiglio, quello che anche il Popolo della libertà insieme agli altri alleati che sostengono questo momento così importante per il nostro Paese ritengono giusto: che esso rispecchi un'azione di cui sentiamo la necessità a nome dei tanti cittadini che aspettano fuori da questa porta, di avere delle risposte in concreto. Questo è l'impegno con cui noi siamo partiti, abbiamo deciso di condividere delle scelte; questo è quello che noi ci siamo detti, ed è per questo che noi ci esprimiamo a favore, contando sul fatto che da oggi parta un percorso di azione di politica economica anche diversa, e di coraggio rispetto al passato (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,45).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto – Doc. LVII, n.  1)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Castelli. Ne ha facoltà.

      LAURA CASTELLI. Signor Presidente, intanto il titolo di «onorevole» va conquistato giorno per giorno: questo per l'onorevole Buttiglione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Va conquistato giorno per giorno, dicevo, stando qui, e facendo decidere ai cittadini, agli italiani, quelli che ci hanno messo qui. Volevamo poi ringraziare l'Aula, perché oggi è piena, a differenza di ieri, quando invece ci siamo trovati un'Aula mezza vuota, forse perché era un momento di discussione e non si doveva votare. Oggi siamo contenti che sia davvero piena (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Quest'oggi comunque siamo davvero felici, perché 109 cittadini si sono messi nelle ultime tre settimane al servizio dei cittadini: con la proprie competenze, checché ne dicano alcuni. Abbiamo letto ogni riga di questo DEF, con la speranza di chi cerca fra le righe le risposte per un Paese stremato. Le risposte non le abbiamo assolutamente trovate, e per questo, caro Presidente, siamo delusi, amareggiati e allibiti.
      Ma lo siamo soprattutto perché pensiamo che questo DEF sia un'occasione persa. Sì, Presidente, questa è la prima occasione persa del nuovo Governo Letta. Era soprattutto l'occasione per scrivere quelle parole che stanno dentro al vostro «libro dei sogni», e che non abbiamo ancora capito se avete intenzione di realizzare. Più che altro, non capiamo come.Pag. 15
      E dobbiamo ammettere: spiace molto perché tante di quelle parole sono anche le nostre parole. Solo che noi le abbiamo messe nero su bianco. I cittadini, che non sono rappresentati da voi, oggi sono rappresentati in Parlamento dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Sono rappresentati per dire basta ad una politica che distrugge le speranze di vita e benessere di un Paese, una politica che non ha investito sul futuro delle nuove generazioni, a cui lascia un debito che graverà sulle scelte di investimento dell'Italia per vent'anni.
      La classe politica attuale non soddisfa più le aspettative di tutti gli italiani, che credono in una necessaria inversione di marcia della società italiana, sposando una nuova politica che non abbia più come metro di riferimento solo la logica del profitto e lo sfruttamento delle risorse, ma anche la prospettiva ed il benessere della popolazione.
      Nell'ottica del riavvicinamento dei cittadini alla politica, è necessario istituire un nuovo strumento chiamato «politometro», finalizzato a garantire la pubblicità e la trasparenza, ma soprattutto a garantire che la politica non sia solo arricchimento e privilegi.
      Noi vogliamo sapere con quali patrimoni entrate qui e con quali uscite da qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutto questo si può fare intervenendo con misure più incisive per contrastare la povertà nell'ambito di una più ampia riforma del welfare, con l'istituzione del reddito di cittadinanza, affinché tutti coloro che hanno perso il lavoro, o che ne sono alla ricerca, possano comunque vivere con dignità, intensificando la lotta alla corruzione e alla concussione che coinvolge la pubblica amministrazione attraverso un inasprimento delle pene per i reati di falso in bilancio e di frode fiscale, l'introduzione del reato di autoriciclaggio e una rivalutazione della normativa sulla prescrizione, che riteniamo essere un po’ troppo breve, realizzando una banca nazionale di investimenti dedicata alle piccole e medie imprese e ai liberi professionisti, alle quale questi possono attingere a tassi agevolati in situazioni di gravi crisi di mercato e credit crunch, garantendo però la separazione delle banche d'affari da quelle commerciali, definendo una strategia di lotta al lavoro nero, al fine di rendere più efficaci e costanti le forme di controllo e repressione, migliorando il sistema di relazione tra la pubblica amministrazione, le aziende e i lavoratori, velocizzando i pagamenti dei debiti dello Stato con le imprese e i cittadini attraverso la Cassa depositi e prestiti, snellendo il processo compensativo delle altre tasse, adottando politiche finalizzate al rifinanziamento della sanità, affinché l'articolo 32 della Costituzione e leggi importanti, come la legge n.  328 del 2000, siano davvero rispettate, agendo sulla prevenzione e non solo, sempre, sulla cura, sviluppando una politica energetica che punti chiaramente alla riduzione del consumo di combustibili fossili a favore delle fonti rinnovabili, favorendo, tra l'altro, l'affrancamento dalla dipendenza energetica dall'estero, evitando incentivi economici a favore di lobby.
      Questo DEF, dunque, è un'occasione mancata. Lo ribadiamo, Presidente, affinché chi ci ascolta – e, glielo assicuro, sono tanti – capisca e intenda che noi ve l'avevamo detto, ma soprattutto capisca le vostre vere intenzioni. Aspettare settembre, queste sono le vostre intenzioni, aspettare che tra voi, Ministri di centrodestra e di centrosinistra, vi siate annusati, vi siate capiti e vi siate accordati. E intanto sarà settembre e intanto gli esodati non avranno pensioni, gli studenti non avranno borse di studio, gli ospedali non avranno infermieri e i lavoratori e gli anziani non avranno mezzi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma che importa ? Voi vi sarete capiti, vi sarete accordati e allora sì che saprete davvero come spartirvi questo Paese, o meglio, quello che resta di questo Paese.
      E lei, caro Presidente Letta, lei che domenica sera, attraverso il vostro mediaPag. 16preferito, ha promesso agli italiani che, se saranno fatti tagli alla sanità, all'istruzione, alla ricerca e alla cultura, lei si dimetterà, è coraggioso, ma noi saremo qui per farle mantenere la sua pubblica promessa, saremo qui. Sempre domenica, ha capito cosa davvero allontana gli italiani dalla politica: la legge elettorale. Certo, la legge elettorale fa schifo, ma l'avete fatta voi e voi siete stati responsabili di non averla cambiata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi, i cittadini li avete allontanati, togliendogli la possibilità di scegliere il proprio candidato e allontanandoli così, di fatto, per sempre dalle scelta sulla politica. Li avete forzati ad assistere alla vostra alleanza, strumentale solo ai vostri interessi, e senza considerare l'espressione di voto di chi ancora aveva degli ideali.
      Invece, Presidente Letta, ha pensato a cosa farà rispetto alle occasioni perse ? Cosa farà se lascerà questo Paese per cinque mesi senza bilancio ? Cinque mesi, più di centocinquanta giorni: circa trecento aziende chiuse e cittadini disperati senza lavoro, senza futuro e senza speranza e con tutte le tasse spostate a dicembre. Ma in quali condizioni, cari Ministri, questo Paese arriverà a fine anno ? Lo capite, o non lo capite, che siete responsabili ? E per questo ogni parola scritta nel nostro DEF sarà, a brevissimo, proposta di legge, sarà occasione di un Governo sospeso per dare risposte e fatti.
      Oggi abbiamo aperto le Commissioni e ci sembra davvero un sogno, per noi e per i cittadini. Usiamo le Commissioni e mettiamo in atto quelle parole che per voi sono solo parole, che per noi sono il vero motivo per cui siamo qui: gli italiani.
      Noi del MoVimento 5 Stelle voteremo contro un bilancio vuoto, privo di ogni senso umano, che non parla di economia della vita, che è senza programmazione e ha sono obiettivi di rimando. Ci auguriamo, Presidente e Ministri, di vedere le nostre proposte, quelle che per mesi ci avete accusato di non avere, inserite nella prossima Nota di aggiornamento del DEF e che sia oggetto di dialogo quotidiano fatto per i cittadini e non per gli elettori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata De Micheli. Ne ha facoltà.

      PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, siamo tutti, dico tutti, in questa Aula e fuori, molto consapevoli del fatto che l'Italia attraversa la più grande crisi economica della storia recente. I numeri sono impietosi: nel 2012 il PIL è caduto del 6,9 per cento rispetto al 2007, mente il reddito disponibile per le famiglie è calato del 9,5; il prodotto interno lordo continuerà a mantenersi negativo per tutto il 2013, anche secondo il Documento di economia e finanza, per un ulteriore 1,3 per cento e i dati sulla disoccupazione sono strazianti.
      Le ragioni di questo crollo sono soprattutto legate alla domanda interna, che riflette la contrazione della spesa delle famiglie e la riduzione degli investimenti delle imprese. A questo si aggiungono le pessime condizioni dell'offerta di credito, sempre più restrittiva e ciecamente selettiva. Il peggioramento delle prospettive economiche rispetto a quelle contenute nella Nota di aggiornamento di settembre ha determinato anche un sensibile peggioramento dei saldi di finanza pubblica, con un indebitamento netto che, già scontati gli effetti del decreto-legge n.  35 del 2013, quello sui pagamenti alle pubbliche amministrazioni, viene previsto pari al 2,9 per cento del PIL. Nel 2008 il debito si collocava al 106 per cento; nel 2012 al 124,3 per cento, se valutato al netto dei sostegni per il salvataggio dei Paesi dell'Eurozona. Le previsioni del DEF lo vedono aumentare ancora nel 2013 fino al 126,9 per cento.
      Ma l'andamento dell'economia reale resta il principale problema per la politica economica. La profonda recessione che coinvolge l'Italia riflette fattori esterni, quali le tensioni finanziarie sui mercati internazionali, l'azione restrittiva sui conti pubblici e le debolezze strutturali del Pag. 17nostro sistema economico. Questi numeri drammatici rendono chiaro quindi come al grande sforzo di risanamento fin qui fatto debba ora necessariamente accompagnarsi l'improcrastinabile rilancio dello sviluppo del Paese. Senza una nuova stagione di sviluppo anche il faticoso risanamento rischierà di essere vanificato. Come ha ricordato il Presidente del Consiglio Letta nelle comunicazioni alle Camere: di solo risanamento l'Italia muore. Dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa non possono più attendere.
      La risoluzione al DEF che ci apprestiamo ad approvare cade in un momento particolare, un momento eccezionale, essendo stato presentato da un Governo già dimissionario nella precedente legislatura. Quindi il DEF non contiene in realtà un vero programma per il futuro dell'Italia. In particolare, il Programma nazionale di riforme, che dovrebbe definire le politiche da adottare per il raggiungimento degli obiettivi di crescita, è piuttosto carente sui temi dell'occupazione, della produttività, della sostenibilità.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 18,55)

      PAOLA DE MICHELI. È evidentemente un momento eccezionale. Siamo alla vigilia, ci auguriamo, dell'uscita dalla procedura di disavanzo eccessivo, necessaria per recuperare margini di manovra all'interno dei vincoli europei, vincoli che – lo ribadiamo – noi vogliamo rispettare. Dobbiamo consentire di recuperare la fiducia necessaria per spingere le imprese ad investire e le famiglie a consumare.
      Il Ministro dell'economia e delle finanze, nel chiedere l'approvazione del Documento di economia e finanza a saldi invariati, ha giustamente annunziato che il Governo è intenzionato a proporre quanto prima le iniziative già illustrate dal Presidente del Consiglio: quindi, affrontare subito la questione fondamentale, il lavoro, la riduzione delle tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e quello per i giovani neoassunti, una nuova politica fiscale per la casa, che limiti gli effetti recessivi in un settore strategico come quello dell'edilizia privata, proroghe e incentivi per la ristrutturazione orientati all'innovazione, al risparmio energetico, una nuova politica degli affitti e dei mutui agevolati per le giovani coppie insieme al superamento dell'attuale sistema della tassazione sulla prima casa, la prosecuzione del pagamento dello stock di debito delle pubbliche amministrazioni, la rinuncia all'inasprimento dell'IVA, l'aumento delle dotazioni del Fondo centrale di garanzia per le PMI.
      Vi sono, poi, le misure che ci troveremo ad adottare a brevissimo. Si dovrà affrontare la sospensione della rata dell'IMU prevista per giugno, garantendo, però, la liquidità immediata alle esigenze di bilancio dei comuni; sospensione che darà tempo a Governo, Parlamento, enti locali di definire una più appropriata imposizione sulla casa, in un'ottica di maggiore equità, riducendo il peso sulle famiglie. Dobbiamo essere tutti consapevoli, tutti, che, comunque più equa e meno gravosa, ma l'imposizione locale è vitale per l'erogazione dei servizi dei comuni, i nostri municipi, vero fronte avanzato di sostegno ai più deboli.
      E poi il lavoro, soprattutto giovanile, come primo pensiero di ogni giorno, come ispirazione e obiettivo di ogni azione, politica e amministrativa. Il lavoro, la nostra ossessione. Nel decreto d'urgenza annunciato dal Governo dovranno trovare spazio anche il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e il rifinanziamento della piccola mobilità, strumento ancora utile per le politiche attive di reinserimento nel mondo produttivo. Quindi, quella di oggi è una discussione ancora transitoria, e proprio per questo è importante approvare la risoluzione al DEF così com’è stato presentato, per consentire al più presto al Governo di lavorare nelle sedi comunitarie impostando una trattativa politica che richiede di essere credibili e autorevoli per raggiungere i risultati.
      Non solo, però, politiche fiscali. Ne conosciamo e ne condividiamo l'emergenza, ma da subito devono essere equilibrate Pag. 18con politiche per la competitività che rilancino i fattori produttivi della nostra economia reale. Come ha ribadito nei giorni scorsi il Presidente Letta, si deve chiedere all'Europa di fare di più per la crescita: non solo fiscal compact, dobbiamo chiedere che l'Europa si faccia carico di promuovere investimenti, attuando finalmente la golden rule. Quindi, politiche industriali di filiera, crediti di imposta, rilancio attraverso meccanismi di esclusione dal Patto di stabilità di alcuni indispensabili investimenti pubblici, attivando le risorse che la virtù di tanti nostri amministratori è stata in grado di conservare. Abbiamo strade impercorribili, scuole pericolose, colline, montagne e greti di fiumi che non reggono una settimana di pioggia.
      Non si tratta di portare avanti una sterile contrapposizione con la Germania, ma, piuttosto, di guardare al bene del Paese e di riappropriarci del diritto e del dovere di crescere senza compromettere il processo di risanamento di finanza pubblica, del diritto dell'Italia di determinare il nuovo modello di sviluppo, italiano ed europeo, senza più alcun, alcun, complesso di inferiorità.
      Oggi è il primo tempo, quello di consentire all'Italia di uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo. Approviamo la risoluzione al DEF, premessa al secondo tempo, che, comunque, è già oggi, quello della realizzazione delle politiche economiche finalizzate al lavoro. Tutto questo sono le riforme strutturali e tutto questo si inserisce nella consapevolezza nuova di noi italiani della forza creativa che può animare i nostri giorni per uscire dalla crisi.
      Signor Presidente, Signor Ministro, al prossimo vertice europeo portate con voi i numeri che fotografano il grande sforzo collettivo dell'Italia di questi anni difficili, ma portate anche con voi la consapevolezza, determinata del gruppo del Partito democratico di questo Parlamento, che noi non ci arrendiamo al declino e che l'energia del nostro sapere e del saper fare sarà la chiave del successo di questo faticoso percorso insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.
      Prima di passare al voto vorrei ricordare la figura dell'onorevole Buontempo.

Commemorazione dell'onorevole Teodoro Buontempo (ore 19.00).

      PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, come sapete lo scorso 24 aprile è venuto a mancare, all'età di 67 anni, il deputato Teodoro Buontempo, componente della Camera dei deputati dall'XI alla XV legislatura.
      Buontempo iniziò giovanissimo la sua appassionata militanza politica. Membro del comitato centrale e della direzione nazionale del Movimento Sociale Italiano dal 1968, ricoprì successivamente la carica di segretario regionale di Alleanza Nazionale nel Lazio e di coordinatore regionale per l'Abruzzo. Nel 2007 partecipò alla fondazione del partito La Destra, di cui divenne poi presidente.
      La sua lunga attività nell'ambito delle istituzioni rappresentative ebbe inizio a Roma, città nella quale si era trasferito dall'Abruzzo e con la quale mantenne sempre un intenso legame.
      Componente del Consiglio comunale dal 1981 al 1997, ne ricoprì la carica di presidente dal dicembre 1993 al settembre 1994.
      Eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nel 1992, si iscrisse al gruppo del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, quindi a quello di Alleanza Nazionale e, da ultimo, al Misto. Nel corso della sua attività parlamentare si dedicò con impegno ai problemi di natura sociale e, in particolare, a quelli relativi all'emergenza abitativa, al lavoro e alla famiglia. In questo contesto diede un decisivo contributo alla redazione e alla definitiva approvazione di diverse proposte di legge. Fu inoltre membro dell'Ufficio di Presidenza della Camera nella XIV e nella XV legislatura.Pag. 19
      Teodoro Buontempo è stato un protagonista leale e coraggioso della storia della destra italiana, un politico apprezzato per la sua correttezza, per la coerenza e la passione ideale, animato da profonda dedizione all'istituzione parlamentare e da un sincero spirito di servizio nei confronti dei cittadini.
      La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

      PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si associa.

      IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, Teodoro Buontempo era un leone, anche se il suo soprannome era «er Pecora». Ma era tutt'altro che una pecora. Il soprannome gli derivava dal fatto che quando arrivò a Roma nel 1970 – proveniva dall'Abruzzo e, anzi, nel 1968 per l'esattezza arrivò a Roma – non aveva una lira. Dormiva in macchina o in un alberghetto vicino alla stazione centrale ed i pochi soldi, che raggranellava con qualsiasi tipo di lavoro, li investiva tutti in politica, mai per sé, ma per fare crescere un mondo giovanile di cui presto, due anni dopo, sarebbe diventato il rappresentante.
      Nel 1970 diventa, infatti, il primo segretario provinciale del Fronte della Gioventù, dopo che era stato già presidente della Giovane Italia. Da quel momento i nostri percorsi – scusate se per un attimo parlo anche di me – si incrociano, perché io ero presidente del Fronte della Gioventù a Milano e lui a Roma. Poi diventiamo, più tardi, segretari provinciali dello stesso partito, segretari regionali sempre parallelamente e fondiamo nello stesso periodo due radio, Radio Alternativa a Roma e Radio University a Milano.
      In questo percorso lungo, che ha tracciato la storia della nostra generazione, Teodoro non è mai cambiato. Io me lo ricordo gli ultimi giorni, esattamente come era nel 1970: la sua stessa capacità di stare in mezzo alla gente, di interpretare i bisogni della gente più umile soprattutto, dei giovani in particolare, magari con un'immagine che lo faceva apparire un po’ goffo. In realtà era un uomo anche molto raffinato, basta guardare le scelte che faceva per la sua famiglia (mandava i figli a studiare all'estero e la moglie è una persona di rara e squisita cultura e sensibilità).
      Teodoro non si è mai smentito, è stato coerente tutta la vita, coerente e leale, come ha avuto la cortesia – e la ringrazio – di ricordare la nostra Presidente, coerente e leale con i suoi valori, con i suoi principi, ma non ha mai cercato di sopravanzare o fare in modo che gli altri dovessero subire le sue idee. Le ha sempre professate con lealtà, con coerenza ma con chiarezza.
      E così Teodoro, che pure ha avuto ruoli molto importanti – è stato segretario di Presidenza con due diversi Presidenti in questa Camera e ha ricoperto ruoli nel partito – non è mai stato, però, una stella di prima grandezza nella politica italiana, forse perché aveva scelto di essere un battitore libero, di non legarsi a nessuna corrente, di dire sempre quello che pensava, pagando di persona, insegnando che si può fare politica tutta la vita. Perché Teodoro Buontempo – e in questo siamo diversi – non ha mai lavorato al di fuori della politica: ha fatto solo politica, sempre politica, ha dato la propria vita per la politica. Ma nessuno gli può rimproverare nulla: ha fatto politica per le sue idee. È il modo migliore di servire il Paese, è il modo migliore di servire le proprie idee.
      Teodoro ce lo ricorderemo tutte le volte che faremo un'iniziativa, una manifestazione, se lo ricorderanno gli amici, ma se lo ricorderanno anche gli avversari, perché troveranno nel suo ricordo il limpido modo di servire un'idea, senza contrastare in maniera indebita le altre. Teodoro oggi è simbolicamente in questi banchi, non nei Pag. 20banchi di Fratelli d'Italia, è nei banchi di chi ama l'Italia, di chi crede nelle proprie idee e nella propria patria. Grazie, Teodoro, per quello che hai fatto (Applausi).

      VINCENZO PISO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      VINCENZO PISO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando mi è stato chiesto di ricordare Teodoro Buontempo, in questa autorevole sede, ho pensato con un pizzico di malinconia che la motivazione di questa richiesta mi sia stata fatta perché testimone di quella generazione di giovani militanti politici che hanno in qualche modo diviso con Teodoro una stagione di grandi tensioni politico-sociali, caratterizzata da forti passioni e drammaticità.
      Ma, al di là di questa personale sensazione, il pensiero di Teodoro non può che indurmi a qualche riflessione rispetto ad una Italia che, a distanza di decenni, purtroppo, sembra non mutare mai. Infatti, se dovessimo dare una cifra alla vita di Teodoro, non potremo ignorare il fatto che nulla è stato più forte della sua capacità di rompere tutti quegli stereotipi, figlia di una vulgata creata ad hoc che, per decenni, ha tentato di costringere un'intera area politica giovanile in un ghetto. Sodali del capitale e dei poteri forti, difensori delle classi privilegiate, figli viziati della buona e ricca borghesia, protetti dal potere. Queste sono solo alcune delle definizioni, le più buone, con cui per anni si è tentato di rappresentare l'area della destra e rispetto alle quali Buontempo è stato l'incarnazione vivente della loro falsità e non veridicità. Al contrario, in questa città, il nome di Teodoro rimarrà indissolubilmente legato alle periferie e al soccorso prestato ai bisogni primari delle persone che lì vivono, al contrasto dell'arroganza di quei poteri che ritengono che tutto gli sia dovuto. La sua infinita disponibilità a mettersi a disposizione, ad ascoltare i più deboli e i meno fortunati hanno rappresentato per Teodoro la regola per cui il censo, l'essere di umili origini, non possono costituire un muro invalicabile ai propri bisogni, ai propri sogni, alle proprie aspirazioni. La vita e le azioni di Teodoro, al di là di ogni interpretazione di parte, hanno dimostrato che l'essere è più forte di qualsiasi cosa, di ogni difficoltà di partenza, di ogni tentativo di screditamento sulla base di una semplice azione politica. In questa Italia, in cui contendenti politici stentano a riconoscersi, la parabola umana e politica di Teodoro dovrebbe aiutarci a meglio capire e comprendere chi, militando sulla sponda opposta del confronto politico, merita rispetto e serenità di giudizio, perché nel riconoscere dignità all'avversario, riconosco anche me stesso.
      In Italia tutto questo è mancato per troppo tempo, facendo «incancrenire» ferite che hanno rischiato di avvelenare i pozzi del confronto e della convivenza civile. La connessione virtuosa tra valori e prassi non si ferma nella linea di faglia che attraversa le diverse opzioni politiche ma, come ci insegna la vita degli uomini, essa è appannaggio di chi è, crede e combatte, al di là degli schieramenti, al di là delle ragioni di fazione che spesso ottundono e rendono ciechi. Grazie Teodoro (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Fratelli d'Italia).

Si riprende la discussione (ore 19,15).

(Votazione – Doc. LVII, n.  1)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Speranza, Brunetta, Dellai e Pisicchio n. 6-00006, accettata dal Governo, nel nuovo testo da ultimo distribuito.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 21

      Onorevoli Cassano, Carfagna, Catania, Palma, Lotti, Daniele Farina, Malpezzi, Di Stefano, Antezza, Palma. L'onorevole Meloni sta votando ?
      Dichiaro chiusa la votazione (Commenti).
      Abbiate pazienza, devono votare tutti.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     589            
            Votanti     572            
            Astenuti       17            
            Maggioranza     287            
                Hanno votato     419                
                Hanno votato no     153.

      (La Camera approva – Vedi votazioni).

      Il deputato Palmizio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
      Sono così precluse le risoluzioni Migliore ed altri n. 6-00004 e Lombardi ed altri n. 6-00005.

Nomina dei componenti della Giunta delle elezioni e della Giunta per le autorizzazioni e annunzio della loro costituzione.

      PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura di alcune comunicazioni.

      ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge:
      Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta delle elezioni i seguenti deputati: Ignazio Abrignani, Deborah Bergamini, Marina Berlinghieri, Maurizio Bernardo, Maurizio Bianconi, Franco Bruno, Renzo Carella, Antimo Cesaro, Davide Crippa, Diego Crivellari, Giuseppe D'Ambrosio, Fabiana Dadone, Gianni Farina, Gregorio Fontana, Adriana Galgano, Luigi Lacquaniti, Enzo Lattuca, Giuseppe Lauricella, Elisa Mariano, Nicola Molteni, Antonino Moscatt, Mara Mucci, Dario Nardella, Martina Nardi, Teresa Piccione, Giulia Sarti, Nicola Stumpo, Guglielmo Vaccaro, Laura Vanittelli, Liliana Ventricelli.
      Nella seduta odierna la Giunta ha proceduto alla propria costituzione e, con riserva di integrare successivamente la composizione dell'ufficio di presidenza, sono risultati eletti: presidente, il deputato Giuseppe D'Ambrosio; vicepresidente, il deputato Nicola Stumpo e segretari, i deputati Antonino Moscatt e Antimo Cesaro.
      Comunico inoltre che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni i seguenti deputati: Sofia Amoddio, Matteo Bragantini, Andrea Colletti, Enrico Costa, Marco Di Lello, David Ermini, Mattia Fantinati, Daniele Farina, Leonardo Impegno, Ignazio La Russa, Antonio Leone, Danilo Leva, Maino Marchi, Dalila Nesci, Domenico Rossi, Anna Rossomando, Francesco Sanna, Alessio Tacconi, Franco Vazio, Walter Verini, Davide Zoggia.
      Nella seduta odierna la Giunta ha proceduto alla propria costituzione e sono risultati eletti: presidente, il deputato Ignazio La Russa; vicepresidenti, i deputati Enrico Costa e Danilo Leva; segretari, i deputati Domenico Rossi, Davide Zoggia e Marco Di Lello.

Annunzio della costituzione delle Commissioni permanenti.

      PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura della comunicazione.

      ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge:

      Comunico che, nelle rispettive sedute di martedì 7 maggio 2013, le Commissioni permanenti hanno proceduto, ai sensi dell'articolo 20 del Regolamento, alla propria costituzione che è risultata la seguente:
          Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni (I): presidente Francesco Paolo Sisto; vicepresidenti Roberta Agostini e Danilo Toninelli; segretari Maria Elena Boschi ed Emanuele Cozzolino;Pag. 22
          Giustizia (II): presidente Donatella Ferranti; vicepresidenti Carlo Sarro e Alfonso Bonafede; segretari Francesca Businarolo e Luca D'Alessandro;
          Affari esteri e comunitari (III): presidente Fabrizio Cicchitto; vicepresidenti Andrea Manciulli e Alessandro Di Battista; segretari Lia Quartapelle Procopio e Carlo Sibilia;
          Difesa (IV): presidente Elio Vito; vicepresidenti Rosa Maria Villecco Calipari e Massimo Artini; segretario Salvatore Piccolo;
          Bilancio, tesoro e programmazione (V): presidente Francesco Boccia; vicepresidenti Barbara Saltamartini e Girgis Giorgio Sorial; segretari Giuseppe Galati e Vincenzo Caso;
          Finanze (VI): presidente Daniele Capezzone; vicepresidenti Enrico Zanetti e Carla Ruocco; segretari Michele Pelillo e Azzurra Pia Maria Cancelleri;
          Cultura, scienza e istruzione (VII): presidente Giancarlo Galan; vicepresidenti Manuela Ghizzoni e Ilaria Capua; segretari Flavia Piccoli Nardelli e Maria Marzana;
          Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII): presidente Ermete Realacci; vicepresidenti Tino Iannuzzi e Massimo Felice De Rosa; segretari Tommaso Ginoble e Patrizia Terzoni;
          Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX): presidente Michele Pompeo Meta; vicepresidenti Deborah Bergamini e Ivan Catalano; segretari Luca Squeri e Diego De Lorenzis;
          Attività produttive, commercio e turismo (X): presidente Ettore Guglielmo Epifani; vicepresidenti Ignazio Abrignani e Davide Crippa; segretari Gabriella Giammanco e Aris Prodani;
          Lavoro pubblico e privato (XI): presidente Cesare Damiano; vicepresidenti Renata Polverini e Walter Rizzetto; segretari Antonino Bosco ed Eleonora Bechis;
          Affari sociali (XII): presidente Pierpaolo Vargiu; vicepresidenti Daniela Sbrollini ed Eugenia Roccella; segretari Benedetto Francesco Fucci e Silvia Giordano;
          Agricoltura (XIII): presidente Luca Sani; vicepresidenti Massimo Fiorio e Adriano Zaccagnini; segretari Luciano Agostini e Silvia Benedetti;
          Politiche dell'Unione europea (XIV): presidente Michele Bordo; vicepresidenti Paolo Tancredi e Paola Carinelli; segretari Adriana Galgano e Paola Pinna.
          La IV Commissione (Difesa) procederà nella giornata di domani alla elezione di un segretario.

Trasferimento di atti alle Commissioni permanenti.

      PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura della comunicazione.

      ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge:

      Avverto che, a seguito della costituzione delle Commissioni permanenti e secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo nella riunione del 6 maggio 2013, i disegni di legge di conversione di decreti-legge e gli altri atti del Governo, già assegnati alla Commissione speciale istituita con deliberazione dell'Assemblea del 26 marzo 2013, sono trasferiti alle competenti Commissioni permanenti.
      Il relativo elenco sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In morte dell'onorevole Cristina Conchiglia Calasso (ore 19,25).

      PRESIDENTE. Comunico che è deceduta l'onorevole Cristina Conchiglia Calasso, già membro della Camera dei deputati nella VII e nell'VIII legislatura.
      La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.Pag. 23
      Ha chiesto di parlare la deputata Bellanova. Ne ha facoltà.

      TERESA BELLANOVA. Signora Presidente, colleghe e colleghi, in questi giorni si è spenta una persona straordinaria, l'onorevole Cristina Conchiglia che tanti anni fa sedeva in questi banchi e, soprattutto, una grande combattente. Oggi voglio tributare a lei un commosso omaggio. Cristina è stata una dirigente storica del Partito Comunista Italiano del Salento, deputata alla Camera dal 1979 al 1983, una donna di enorme valore politico ed umano che si è contraddistinta per aver svolto l'attività politica con tenacia, grande umanità e sobrietà. È stata testimone attiva dell'antifascismo. Sin dai tempi più duri per il nostro Paese, Cristina Conchiglia ha rappresentato una colonna portante nella difesa dei diritti delle lavoratrici, dei lavoratori e di tutte le persone più umili. La sua figura racconta delle dure battaglie per il riscatto delle tabacchine, delle lotte nelle terre dell'Arneo, dell'impegno per l'emancipazione della figura femminile, delle conquiste sindacali. Nel Salento del dopoguerra la fame e la miseria spingevano le braccianti ad accettare le paghe da miseria ed i soprusi più umilianti pur di poter continuare a lavorare. Cristina Conchiglia non ebbe alcuna remora a buttarsi nella mischia quando quelle donne decisero di alzare la testa e ribellarsi. Si mise al loro fianco ed alla loro testa per rivendicare salari più giusti, il riconoscimento degli assegni familiari e dell'indennità di disoccupazione. Quelle lotte la portarono anche in carcere, ma non lasciò mai che questo placasse quell'ardore che le permise di diventare un esponente di primissimo piano del sindacato delle tabacchine nato proprio nella città di Lecce.
      Cristina Conchiglia è stata una donna delle istituzioni, seria e concreta, sindaco dell'amatissimo comune di Copertino prima che deputato. Di lei ogni concittadino ha il ricordo di una persona umile ed accogliente, dai modi di agire esemplari, sempre attenta al bene della sua comunità, una donna che anche nelle istituzioni non ha mai smarrito il senso del suo operare, i valori fondanti per i quali ha senso esercitare una funzione politica: anteporre gli altri a se stessi, agire non nell'interesse personale, ma collettivo. A Cristina Conchiglia mi legava un grande affetto a livello personale e la più grande stima a livello politico. Per chi come me è nato e si è formato tra le lotte bracciantili, tra le rivendicazioni sindacali (Applausi), nei picchetti fuori dalle fabbriche, nelle piazze dei caporali e nelle sezioni del PCI, le persone come Cristina Conchiglia hanno rappresentato un esempio di vita, hanno rappresentato la politica. Sì, quel modo di fare politica che si alimenta di grandi passioni e di ideali; quella politica spesso lontana dai riflettori, ma tanto immersa nella vita reale delle persone; quella politica che non nega l'ascolto e si fa carico delle problematiche, anche le più minute, delle persone deboli; quella politica che non lascia spazio al presenzialismo dei singoli perché preferisce l'arte di un collettivo; quella politica che trova fondamento in principi che non saranno mai passato quali l'uguaglianza, la dignità, i diritti.
      Per questi motivi, io oggi chiedo a quest'Aula di tributare il giusto omaggio: Cristina Conchiglia era una «compagna», con tutto ciò che di più bello e sincero questa parola ancora significa (Applausi).

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 19,30).

      PRESIDENTE. Ora vi sono alcuni interventi a fine seduta. Siccome ce sono diversi, vi chiederei di essere succinti, brevi, cosicché tutti possano intervenire.

      MARILENA FABBRI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARILENA FABBRI. Signor Presidente, gentili colleghi, vorrei approfittare di questo momento di fine seduta per Pag. 24ricordare al Governo la risposta ad un'interrogazione che abbiamo presentato come gruppo PD rispetto ai danni da maltempo che ha subito la regione Emilia Romagna nelle settimane scorse; maltempo che ha provocato, in particolare nelle province di Parma e Bologna, gravi movimenti franosi, con il coinvolgimento di abitazioni, imprese e l'evacuazione di cittadini.
      Abbiamo appreso che, nella giornata di oggi, il presidente della regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha incontrato il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il Ministro Delrio proprio sull'argomento, anche per affrontare la questione non solo dei danni subiti nella regione Emilia Romagna nei primi mesi di aprile, ma anche quelli subiti nei giorni scorsi – venerdì scorso – a seguito di una tromba d'aria che ha coinvolto, in particolare, le province di Modena e Bologna.
      Siamo, quindi, a sollecitare la risposta alla nostra interrogazione, con la quale chiedevamo urgentemente il riconoscimento dello stato di calamità naturale che il Governo Monti non ha provveduto a riconoscere; proprio perché i danni sono ingenti: riguardano ormai 119 persone evacuate solo per gli ultimi fatti della tromba d'aria, una quarantina quelli legati, invece, ai movimenti franosi delle settimane scorse, che ancora sono in movimento e minacciano delle località abitative. I danni ammontano ormai a 171 milioni di euro: la regione Emilia Romagna non può farcela da sola, nonostante abbia anticipato le somme per la somma urgenza.
      È, quindi, opportuno e necessario che il Governo, anche a seguito dell'incontro che è stato dichiarato positivo in questa giornata, provveda a riconoscere lo stato di calamità e a mettere a disposizione le prime somme necessarie a intervenire. Questo è, ovviamente, non solo necessario per quanto accaduto, ma anche e soprattutto in questa fase di grande crisi economica che sta mettendo in ginocchio le imprese nel nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      TIZIANO ARLOTTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      TIZIANO ARLOTTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in data 25 marzo ho depositato un'interrogazione, tuttora senza risposta, al Ministro dell'economia e delle finanze per sottoporre alla sua attenzione le problematiche relative ai lavoratori frontalieri e, in particolare, al trattamento fiscale cui questi oggi sono sottoposti. Infatti, la legge di stabilità 2013 proroga anche per l'anno 2013 la franchigia fiscale di 6.700 euro per i redditi derivanti da lavoro dipendente prestato dai frontalieri e prevede che, anche ai fini della determinazione dell'acconto dell'imposta sul reddito dovuto per l'anno 2014, così come per il 2013, non si tenga conto di tale franchigia di esenzione.
      I lavoratori frontalieri, che sono coloro che essendo cittadini italiani residenti in Italia lavorano all'estero, sono, quindi, costretti ad anticipare le imposte dovute con il pagamento di acconti calcolati addirittura sul 100 per cento del reddito, senza tener conto delle reali tasse dovute in relazione alla franchigia.
      Voglio ricordare che i lavoratori interessati dalla normativa in oggetto, escludendo i lavoratori frontalieri con la Svizzera e con lo Stato della Città del Vaticano, già esenti da imposizione in Italia, ammontano a circa 11 mila unità, di cui più della metà impiegati nella Repubblica di San Marino. Vista quindi l'imminente scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi e alla luce anche di quanto esposto, chiedo sia applicata nel computo dell'acconto IRPEF la suddetta franchigia per i frontalieri evitando così, e a maggior ragione in questo difficile momento, di far loro anticipare le imposte attraverso il pagamento dell'acconto calcolato sul 100 per cento del loro reddito imponibile.
      Chiedo pertanto, e finisco, Presidente, un sollecito riscontro, una risposta da parte del Ministro, vista la ristrettezza dei tempi e l'apprensione che i lavoratori stanno vivendo; ferma restando la necessità di risolvere in via definitiva il problema della doppia imposizione fiscale, Pag. 25come evidenziato nella suddetta interrogazione.

      CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Signor Presidente, avevo pensato di fare questo discorso ieri, ma a fine seduta eravamo veramente in pochi e ho pensato, presuntuosamente, che queste parole meritassero una platea leggermente più ampia, però anche oggi non avevo calcolato il fattore: prendi la diaria e scappa, quindi, purtroppo...

      ROBERTO GIACHETTI. Guardati intorno, noi ci siamo !

      CARLO SIBILIA. Questo perché oggi vorrei ricordare il 5 maggio. A qualcuno verrà in mente il Manzoni, altri evocheranno momenti sportivi, ma probabilmente nessuno si ricorderà del 5 maggio 1998, giorno in cui una tragica alluvione colpì i comuni di Sarno e Quindici, causando il distaccamento di una frana che provocò oltre 163 vittime, tra cui donne e bambini. Ebbene, in questi casi, anche in quest'Aula, viene richiesto il silenzio per le vittime, io invece oggi, proprio per loro, voglio parlare, voglio parlare perché dopo quindici anni la memoria e il ricordo di quel tragico evento sembrano del tutto svaniti. È svanito soprattutto il ricordo da parte di coloro da cui ci si aspetta si ricordino di più ovvero dalle istituzioni, dallo Stato. Forse c’è una spiegazione a questo; forse la spiegazione è che Quindici è stato il primo comune in Italia ad essere stato sciolto per infiltrazione camorristica nel 1984 dall'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini; forse perché il territorio, da allora, è sempre stato teatro di una sanguinosa faida tra i due clan, quello dei Cava e dei Graziano per spartirsi il territorio. Forse perché abbiamo creduto che mettendo la polvere sotto il tappeto nessuno se ne sarebbe accorto; del resto, Quindici è un comune di 2 mila abitanti e con Sarno saranno circa 30 mila in tutto, meno di un quartiere popoloso di Roma, insomma. Forse perché quella disastrosa frana, come ha ricordato don Pasquale nella messa di commemorazione di domenica scorsa, alla quale ero presente, è stata causata da un blocco di rifiuti, probabilmente tossici e di sicuro smaltiti illegalmente, che ostruirono le vie di scolo delle acque reflue dei Regi Lagni. Forse perché a quindici anni dall'alluvione ci sono ancora famiglie che non hanno più la loro casa a causa di fondi pubblici persi nei meandri della burocrazia regionale campana.
      Non certo voglio usare questo spazio per rimarcare iniziative politiche ma in questo senso abbiamo già presentato una interrogazione per tenere alta l'attenzione sul problema. Forse perché oggi, a distanza di quindici anni dall'alluvione, abbiamo calpestato i diritti di quella gente che, a distanza di quindici anni, lo ripeto, quando vede cadere quella pioggia dal cielo non può, come facciamo noi, semplicemente aprire l'ombrello, ma quasi come un gesto incondizionato si mette a pregare. Questo non perché siano un popolo notoriamente religioso, oppure a causa di un particolare retaggio culturale, no ! Si affidano a Dio perché non si possono fidare di nessun altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La verità, Presidente, e qui non c’è nessun «forse» è che abbiamo perso in quel territorio.
      Abbiamo perso tutti, perché abbiamo lasciato soli le istituzioni locali e i cittadini onesti, i giovani, i lavoratori, quelli che non hanno avuto altra chance nella loro vita, se non quella di emigrare, delinquere o morire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che non hanno saputo difendersi...

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      CARLO SIBILIA. Signor Presidente, arrivo a conclusione. Penso che di un minuto in più ci sia bisogno per una cosa del genere. Loro non hanno saputo difendersi da tutto questo non perché non avevano gli strumenti, ma perché non gliene sono stati dati. Allora, per loro, per queste Pag. 26persone oneste, che esistono, non si sono estinte, a Quindici come a Sarno e come in tutti i paesi sotto il controllo della criminalità organizzata in Italia, per le vittime e per i loro familiari e per tutti quelli che hanno ancora voglia di cambiare, è per loro, signori, che non vi chiedo di fare un minuto di silenzio, ma, e per questo che vi ho trattenuti in Aula, vi chiedo un applauso, che voglia trasmettergli la nostra forza, il nostro coraggio, il nostro onesto impegno per il loro futuro (Applausi).

      ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, mi unisco alla commemorazione delle vittime dell'alluvione e anche alla denuncia delle ragioni terribili che hanno provocato quella tragedia. I Borbone sapevano tenere puliti i canali di scolo, lo Stato repubblicano invece, evidentemente, non c’è riuscito. Detto ciò, però, gli amici del MoVimento 5 Stelle mi perdoneranno se io dirò loro due cose. La prima è che la storia dell'umanità è ricca di terribili tragedie, quella italiana anche: volendo, per ogni giorno, possiamo riempire diverse ore di interventi ricordando tutte le tragedie che in quella giornata hanno il loro avversario. Non mi riesce di comprendere esattamente come questo corrisponda a ciò che il Regolamento definisce interventi sull'ordine dei lavori.
      La seconda osservazione è invece una presa di parola per fatto personale, perché mi sembra non sia stato capito esattamente il senso della mia difesa del termine «onorevoli». Non si diventa onorevoli lavorando assiduamente. Lavorando assiduamente al massimo si diventa persone perbene, ma non onorevoli. Come la fata di Cenerentola ha il potere di trasformare una zucca in una carrozza, così il popolo sovrano, votandolo e portandolo in Parlamento, ha la capacità di trasformare un cocomero in un onorevole. Quando usiamo questa parola rendiamo omaggio non al cocomero, ma al popolo sovrano, e ognuno di noi dovrebbe essere consapevole di valere poco più di un cocomero e tuttavia essere fiero di essere il portatore della sovranità del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

      ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le rubo soltanto pochi istanti. Parlo tranquillamente anche se siamo in pochi e anche se la metà del gruppo MoVimento 5 Stelle ha seguito la pratica del «prendi la diaria e scappa», ma io parlo anche perché rimanga agli atti della Camera e mi interessa molto che rimanga agli atti della Camera, anche perché sono settimane che ascolto interventi anche molto severi nei confronti della politica e di chi magari qui dentro ha avuto sicuramente molte responsabilità, nel bene e nel male. Tuttavia, ne ho sentito uno oggi che in qualche modo mi colpisce direttamente e rispetto al quale vorrei fare una piccola precisazione, perché è anche una conseguenza di quello che accade qui dentro.
      La collega Castelli, nel suo intervento – spero di non aver sbagliato il cognome e nel caso chiedo scusa –, ci ha spiegato che – mezza verità – noi avremmo fatto questa legge elettorale. Intanto, questa legge elettorale è stata fatta da una maggioranza, nel duemila e rotti, che non era esattamente la maggioranza che è qui dentro ad appoggiare il Governo. Certamente ci sono responsabilità collettive per le quali nella scorsa legislatura questa ignobile legge elettorale non è stata modificata. Qualcuno tra di noi ha speso anche qualcosa di personale per cercare di modificarla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Vorrei segnalare che, nel momento in cui qualcuno di noi, magari giunto al centodecimo giorno di sciopero della fame, implorava il Parlamento per cambiarla, da fuori il Parlamento un signore leader del Pag. 27gruppo che oggi ci accusa di non averla cambiata tuonava al colpo di Stato se si fosse cambiata la legge elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Allora suggerisco all'onorevole Castelli, visto che i blog hanno una memoria, di andarsi a vedere Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle che tuonavano al colpo di Stato quando si cambiava quella legge elettorale. Non ho finito, due secondi soli Signor Presidente, perché io ero contro quella legge elettorale; allora andava molto bene quella legge elettorale e indubbiamente sono lungimiranti perché non c’è dubbio che, sotto questo punto di vista, li ha premiati, ma il problema che io mi ponevo in quel momento era ovviamente un problema di credibilità della politica e anche del fatto che ci saremmo trovati in una condizione nella quale cosa accade ?
      Che un gruppo che ha preso 100 mila voti, un partito che ha preso 100 mila voti in più su 20 milioni, ha indubbiamente una straordinaria maggioranza; se quel partito però, signor Presidente, si fosse comportato secondo quanto gli concede il Regolamento e non si fosse posto il problema politico che in questo Parlamento, al di là dei premi di maggioranza, gli equilibri sono molto simili, noi avremmo potuto creare le condizioni, a termini di Regolamento ineccepibili, per cui i colleghi del MoVimento 5 Stelle, dal punto di vista degli assetti, Vicepresidenti, Questori al Senato e via dicendo, non avrebbero avuto nulla, ma i colleghi del MoVimento 5 Stelle cosa fanno (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ho finito Presidente, perché è una cosa che riguarda oggi, dicevo, cosa fanno ? Hanno la teoria che quello che è mio è mio, e quello che è tuo è mio, quindi oggi cosa accade, signor Presidente ? Che rompendo una tradizione che riguarda le opposizioni, non la maggioranza, Presidente, io a memoria mia, ma credo che a memoria di Camera non sia mai successo una cosa del genere...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      ROBERTO GIACHETTI. ... ho concluso, il MoVimento 5 Stelle, dopo essersi preso, grazie anche ai voti del Partito Democratico, e io ne vado fiero, per esempio, la Vicepresidenza della Camera, oggi si è «spazzolata» via tutte le posizioni che sono attribuite non alla maggioranza ma all'opposizione. Questo è un vulnus rispetto al processo democratico qua dentro che penso non abbia precedenti. Quindi, prima di venire a dare lezioni di democrazia e di inciuci almeno oggi la collega Castelli si risparmi queste morali. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.

      MARIA CHIARA GADDA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, con il mio intervento desidero richiamare l'attenzione sui gravi fatti che si sono svolti nella mia provincia, Varese, oggetto di un'interrogazione di cui sollecito una risposta. Proprio nei giorni in cui si celebrava la liberazione dal nazifascismo, gli spettri lugubri del passato totalitario e criminale del nostro Paese e dell'Europa sono tornati alla ribalta in una città della mia provincia, Malnate. Il 20 aprile, circa 600 neonazisti sono arrivati da tutta Europa per festeggiare il ventennale del gruppo Varese skinhead, proprio il giorno in cui si ricorda l'anniversario della nascita di Adolf Hitler.
      L'evento è stato organizzato negli spazi messi a disposizione da un'associazione vicina, purtroppo, ad una forza politica rappresentata in questo Parlamento; evento organizzato da un gruppo chiamato la «Comunità militante dei dodici raggi», che sulla sua pagina Facebook pubblica immagini dell'iconografia nazionalsocialista, mentre il suo presidente ha di recente dichiarato alla stampa, e cito testuali parole: « Noi rifiutiamo il concetto di genocidio. Pag. 28Secondo noi non c’è stato lo sterminio sistematico. Gli ebrei sono stati perseguitati perché nemici della Germania e dell'Italia, e lo ritengo giusto». In aggiunta a queste deliranti affermazioni nella notte tra il 25 e il 26 aprile e dopo le conseguenti denunce delle forze democratiche, sui muri della sede del Partito Democratico di Varese e dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia di Busto Arsizio sono comparse scritte inneggianti alla Repubblica Sociale corredate dalle croci celtiche. I fatti avvenuti non rappresentano solo un grande sfregio alle vittime innocenti di quel regime totalitario che mirava al loro sterminio, minano anche i valori fondamentali della nostra convivenza civile e sono una sfida all'autorità, alla luce della chiara provocazione rispetto ad altri processi attualmente in corso nella medesima provincia. Un festeggiamento che fa ancora più orrore se si pensa alle centinaia di migliaia di innocenti che non hanno mai potuto celebrare i loro compleanni a causa della violenza di questo regime.
      L'odio razziale, onorevoli colleghi, non è un'opinione da condannare, ma un reato punito dal nostro ordinamento. La nostra Costituzione rifiuta i principi di odio e razzismo che hanno caratterizzato il nazifascismo, e quando questi si ripresentano, le istituzioni, le associazioni e tutti i partiti politici devono reagire uniti con ferma denuncia.
      Nella mia provincia e nella mia regione le prese di posizione sono state troppo deboli o, peggio, circondate da un silenzio assordante. Sarebbe un bel segnale vedere le forze politiche unite e presenti alla manifestazione che ANPI ha organizzato proprio a Malnate sabato 11 maggio nel luogo in cui il raduno ha avuto luogo, per rimarcare i valori irrinunciabili di libertà, democrazia e solidarietà (Applausi).

      MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CARRA. Signora Presidente, intendo manifestarle, utilizzando questo spazio, l'impotenza di un territorio, il basso Mantovano, che come è noto è stato colpito lo scorso anno da un violento terremoto. Volevo appunto segnalare una difficoltà che questo territorio ha nei confronti della nostra regione, della regione Lombardia, ovviamente sollecitando da questo punto di vista il Governo a recuperare con la nostra regione una relazione feconda, attenta ai problemi delle comunità colpite dal terremoto; poiché – arrivo così al merito della questione – in tema di ricostruzione (mi sto riferendo alle abitazioni civili e alle imprese, quindi agli immobili privati) sono stati stabiliti dei prezzi – chiamiamoli così – che al confronto con l'Emilia-Romagna gridano vendetta.
      Stiamo quindi assistendo – parlo anche a nome dei colleghi Colaninno e Martelli – ad una vera e propria discriminazione. Pensi, signora Presidente, che per talune tipologie di interventi la differenza al metro quadro – mi consentirà la disquisizione tecnica – supera il 50 per cento: per cui in Emilia-Romagna «x» euro al metro quadro, in Lombardia «x» meno 50 per cento o meno 60 per cento al metro quadro.
      Tutto questo è inaccettabile ! Noi abbiamo presentato un'interrogazione, comprendendo che si tratta di un tema che non è di stretta competenza del Governo in quanto sappiamo che tutto è affidato alla gestione commissariale. Attraverso tale atto chiediamo però al Governo di farsi in qualche modo interprete di questo malessere, di questa difficoltà. Ci auguriamo che su questo terreno vi sia la giusta sensibilità da parte di regione Lombardia, di non considerare i propri cittadini di «serie B» rispetto agli emiliani, e auspichiamo che su questo tema possa esservi la convergenza di tutti i parlamentari innanzitutto mantovani, ma oserei dire di tutto il Parlamento (Applausi).

      ROBERTO FICO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROBERTO FICO. Signor Presidente, grazie per la parola.Pag. 29
      Rispondo in maniera e in modo veramente sereno al deputato Giachetti, perché quello che a me non è piaciuto del suo intervento è il sovvertimento della realtà: in una cosa specifica che ha detto, seguendo tutto il percorso della legge elettorale. Si tentava di cambiare, negli ultimi 60 giorni prima delle elezioni, la legge elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questa non è una cosa possibile, quando i giocatori che entrano in campo sono magari bloccati da una legge elettorale costruita ad hoc sui partiti che non vogliono in nessun modo perdere le elezioni.
      Quindi, la legge elettorale rimane uno schifo, rimane una porcata ed è per questo che è stata nominata e soprannominata porcellum, ma non la si può cambiare negli ultimi trenta o sessanta giorni prima delle elezioni. Dovevate farlo molto prima. Dovevate farlo molto prima e soprattutto l'Europa ci dice proprio questo, ossia che una legge elettorale non può essere cambiata a poco tempo dalle elezioni nazionali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è un punto, quindi, noi e Beppe Grillo dal blog avevamo solamente detto questo.
      Ma c’è un aspetto molto più importante: noi, nel 2007, abbiamo fatto il nostro primo V-day, con cui chiedevamo proprio la reintroduzione delle preferenze che, per anni e anni, voi non avete reintrodotto perché non avete cambiato la legge elettorale. La reintroduzione delle preferenze l'abbiamo chiesta con il nostro primo V-day, con una legge di iniziativa popolare che abbiamo presentato alla Commissione Affari costituzionali; 350 mila cittadini hanno raccolto le firme per cambiare la legge elettorale e rimettere le preferenze e questa proposta di legge non è stata discussa mai, mai, mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare che non è stata discussa da una Commissione, che si chiama Affari costituzionali, mentre sono proprio i cittadini costituzionalmente le persone che realmente devono proporre e fare le leggi anche in rete e all'interno del Parlamento. Siete stati colpevoli di non averlo fatto e, proprio perché non lo avete fatto, è montata una rete di cittadini ogni giorno più forte e più consapevole, che si è venuta a riprendere le istituzioni. Ed è quello che qui dentro, oggi, sta facendo il MoVimento 5 Stelle e non accettiamo lezioni di inciucio e di morale da chi campa e vive da vent'anni sugli inciuci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, volevo riprendere l'intervento della collega che mi ha preceduto sui fatti vergognosi di Varese e sul forte pericolo che questo veleno dell'ignoranza, dell'antisemitismo e del razzismo si diffonda in maniera intollerabile per la salute del nostro Paese.
      In quella occasione, la Presidente della Camera – e io stesso – siamo intervenuti pubblicamente per aiutare il nostro Paese ad essere più avvertito dei rischi di un razzismo non più solo strisciante e di un'apologia di nazismo che rischia di trovare in Italia distrazione.
      Allora, in quella occasione, con una lettera alla Presidenza della Camera, ho chiesto – la Presidente è molto sensibile a questo tema – di poter istituire al più presto un osservatorio parlamentare sul razzismo e l'intolleranza in Italia, in questo modo anche ricollegandoci a quanto altri Paesi europei hanno già attivo e a un primo esperimento fatto nelle scorse legislature qui.
      Quindi, chiederei all'Aula di venire a conoscenza di questa richiesta e di essere – spero – solidale e unita nel sostenere questa necessità e, alla Presidenza della Camera, di trovare gli strumenti per renderla operativa al più presto.

      PRESIDENTE. Grazie per aver ricordato anche questo impegno della Presidenza su questo tema.

Pag. 30

      IVAN SCALFAROTTO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      IVAN SCALFAROTTO. Signora Presidente, intervengo soltanto per dire che ovviamente, come gruppo del Partito Democratico, noi siamo disponibili ad un'ampia discussione e ad una rapidissima modifica della legge elettorale, che troviamo sia assolutamente inadeguata. Il nome infelice di porcellum, che le è stato attribuito dal suo stesso creatore, dice questo. Ma in realtà le ho chiesto la parola soltanto per un motivo, soltanto perché ho capito dagli interventi che hanno preceduto il mio che, mentre il mio collega, l'onorevole Roberto Giachetti, l'anno scorso raggiungeva e superava i cento giorni di sciopero della fame per cambiare questa legge elettorale, qualcun altro, cioè il signor Beppe Grillo, il riferimento ideale del MoVimento 5 Stelle, diceva che cambiare la legge elettorale sarebbe equivalso ad un colpo di Stato, e questo a me basta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 8 maggio 2013, alle 15:

      Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      La seduta termina alle 20.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  1  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. LVII, n. 1 589 572 17 287 419 153 9 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.