XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Giovedì 6 giugno 2013

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 6 giugno 2013.

      Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Baretta, Berretta, Bocci, Borletti Dell'Acqua, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Casero, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Luigi Di Maio, Epifani, Fassina, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gebhard, Giachetti, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, Legnini, Letta, Lorenzin, Lupi, Merlo, Migliore, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Rigoni, Sani, Santelli, Sereni, Simoni, Speranza, Vezzali, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 5 giugno 2013 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          MINARDO ed altri: «Disposizioni concernenti la prevenzione della ludopatia, il divieto di partecipazione dei minori e di propaganda pubblicitaria dei giochi d'azzardo nonché il contrasto dell'evasione fiscale nel settore» (1155);
          OTTOBRE: «Delega al Governo per la disciplina della pratica sportiva del salto da base fissa (B.A.S.E. jumping)» (1156);
          GRIMOLDI: «Disposizioni per favorire la rappresentanza giovanile nella Camera dei deputati» (1157);
          GRIMOLDI: «Istituzione del Museo delle carrozze storiche lombarde nella Villa Reale di Monza» (1158);
          VACCA ed altri: «Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari» (1159);
          GIAMMANCO: «Modifiche al testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917, e altre disposizioni tributarie in favore del coniuge non assegnatario dell'abitazione familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio» (1160);
          RAMPELLI ed altri: «Norme in materia di riconoscimento della personalità giuridica e di finanziamento dei partiti politici, nonché delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle leggi concernenti i partiti politici» (1161);
          VERINI: «Disposizioni per il recupero, la riproduzione e la conservazione dell'agrobiodiversità e degli antichi sistemi di coltivazione, delle tradizioni locali e del paesaggio rurale e storico» (1162);
          GRECO: «Modifica all'articolo 7 della legge 21 novembre 1991, n.  374, in materia di conferma dei giudici di pace» (1163);
          SALVATORE PICCOLO ed altri: «Estinzione dell'Istituto ”SS. Trinità e Paradiso” di Vico Equense e trasferimento del relativo patrimonio al comune di Vico Equense» (1164).

      Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

      In data 5 giugno 2013 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
          dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro per le riforme costituzionali:
          «Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore» (1154).

      Sarà stampato e distribuito.

Adesione di deputati a proposte di legge.

      La proposta di legge REALACCI ed altri: «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ambientali» (65) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Capelli e Cirielli.

      La proposta di legge MOGHERINI ed altri: «Divieto di finanziamento delle imprese che svolgono attività di produzione, commercio, trasporto e deposito di mine antipersona ovvero di munizioni e submunizioni a grappolo» (119) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Carella.

      La proposta di legge PES ed altri: «Concessione di un credito d'imposta per favorire l'inserimento degli studenti universitari nell'attività lavorativa» (351) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Antezza.

      La proposta di legge PES ed altri: «Disposizioni per favorire la continuità didattica nelle scuole situate nei territori a bassa densità demografica e in presenza di minoranze linguistiche» (352) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Antezza e Blazina.

      La proposta di legge PES ed altri: «Disposizioni per favorire la funzionalità e la continuità didattica delle scuole situate nei territori di montagna, nelle piccole isole e nei territori a bassa densità demografica» (353) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Blazina.

      La proposta di legge MONGIELLO ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione e la promozione della dieta mediterranea» (438) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Valiante.

      La proposta di legge BERSANI ed altri: «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.  91, in materia di acquisto della cittadinanza» (463) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Moscatt.

      La proposta di legge MARAZZITI ed altri: «Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.  91, recante nuove norme sulla cittadinanza» (525) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Molea.

      La proposta di legge SBROLLINI ed altri: «Disciplina dell'esercizio della musicoterapia» (585) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Antezza.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sotto indicate Commissioni permanenti:

          II Commissione (Giustizia):
      COSTA: «Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili» (927) Parere delle Commissioni I, V, VIII, IX, XI e XII.

          VIII Commissione (Ambiente):
      PELLEGRINO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse» (893) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

      La Corte dei conti – Sezione del controllo sugli enti, con lettera in data 3 giugno 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Istituto nazionale di economia agraria (INEA), per l'esercizio 2011. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n.  259 del 1958 (Doc. XV, n.  26).

      Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XIII Commissione (Agricoltura).

      La Corte dei conti – Sezione del controllo sugli enti, con lettera in data 3 giugno 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n.  259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria del Centro italiano di ricerche aerospaziali (CIRA), per l'esercizio 2011. Alla determinazione sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n.  259 del 1958 (Doc. XV, n.  27).

      Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministro della giustizia.

      Il Ministro della giustizia, con lettera in data 3 giugno 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 294 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n.  115, la relazione sull'applicazione della normativa in materia di patrocinio a spese dello Stato, riferita ai procedimenti penali, aggiornata al 31 dicembre 2012 (Doc. XCVI, n.  1).

      Questo documento è trasmesso alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

      La Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 6 giugno 2013, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n.  196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alle sottoindicate Commissioni:
          n.  127/2012 dell'11 dicembre 2012, concernente «Programma delle infrastrutture strategiche (legge n.  443 del 2001) – Linea C della metropolitana di Roma – Tracciato fondamentale da T2 a T7 (Clodio/Mazzini-Monte Compatri/Pantano) – Individuazione di risorse statali pari a 81,1 milioni di euro, a parziale copertura dell'atto transattivo relativo alle tratte T3, T4, T5, T6, T7 e deposito graniti, tra Roma metropolitane Srl (soggetto aggiudicatore) e Metro C Spa (contraente generale)» – alla V Commissione (Bilancio), alla VIII Commissione (Ambiente) e alla IX Commissione (Trasporti);
          n.  14/2013 dell'8 marzo 2013, concernente «Fondo per lo sviluppo e la coesione – Attuazione dell'articolo 16 – comma 2 del decreto-legge n.  95 del 2012 (riduzioni di spesa per le regioni a statuto ordinario) e disposizioni per la disciplina del funzionamento del Fondo» – alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal consiglio regionale della Campania.

      Il presidente del consiglio regionale della Campania, con lettera in data 27 maggio 2013, ha trasmesso un voto concernente la possibilità di affidare le operazioni di smantellamento e smaltimento del relitto della nave Costa Concordia al sistema portuale napoletano.
          Questo documento è trasmesso alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal consiglio regionale dell'Emilia-Romagna.

      La presidente del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, con lettera in data 5 giugno 2013, ha trasmesso una risoluzione concernente indirizzi relativi alla partecipazione della regione Emilia-Romagna alla fase ascendente e discendente del diritto dell'Unione europea (sessione europea 2013).

      Questo documento è trasmesso alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

      Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 5 giugno 2013, a pagina 7, seconda colonna, ventisettesima riga, la parola «ventisette» si intende sostituita dalla parola «diciotto».

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative, anche normative, a tutela del personale del comparto scuola in ordine alla decorrenza dei requisiti di accesso al sistema pensionistico – 2-00070

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          in conseguenza dell'approvazione della cosiddetta «riforma Fornero» sulle pensioni, decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214, per raggiungere il requisito pensionistico con il sistema delle quote il lavoratore deve aver compiuto 60 anni di età, poter vantare almeno 35 anni di anzianità contributiva e raggiungere quota 96, avvalendosi, se necessario, anche delle frazioni di anno ai fini del raggiungimento della quota prevista;
          la cosiddetta «riforma Fornero» non ha, tuttavia, tenuto conto della specificità del «comparto scuola» che ha da sempre usufruito di una sola finestra di uscita in coincidenza con la fine dell'anno scolastico. Ha, quindi, annullato i requisiti per il pensionamento a chi aveva come somma di servizio quota anni pari a 96, ma al termine del 31 agosto 2012, e non quelli richiesti dalla riforma al 31 dicembre 2011, dimenticando che l'uscita per il personale docente è all'inizio dell'anno scolastico e non alla fine di quello solare e spostando, di fatto, improvvisamente di ben 4 anni l'uscita di quel personale della scuola che stava invece per maturare il diritto proprio al 31 agosto;
          con la dicitura «quota 96» si indica dunque la categoria di insegnanti che, dopo la citata «riforma Fornero», non tenendo conto delle specifiche caratteristiche del mondo della scuola per cui i requisiti pensionistici si maturano a settembre e non a dicembre (come nel resto della pubblica amministrazione), sono stati costretti a rimandare la data del meritato riposo pensionistico;
          di fronte a tale situazione, è stato presentato innanzitutto ricorso al Tar del Lazio che ha rimandato tutta la materia al giudice del lavoro delle varie circoscrizioni italiane;
          dopo l'esito positivo di alcuni provvedimenti cautelari di vari giudici del lavoro e l'appello al Consiglio di Stato, i ricorrenti sono stati invitati da quest'ultimo a rivolgersi alla Corte dei conti, sezione giurisdizionale per la regione Lazio, per dirimere la questione, in particolare chiedendo se fosse possibile riaprire i termini per l'acquisizione delle domande di pensionamento, ma purtroppo per i 3.500 interessati il ricorso è stato giudicato inammissibile;
          i giudici della Corte dei conti hanno scritto nella sentenza che «non sussistono i presupposti per la richiesta di sospensione cautelare dei provvedimenti in questione, posto che è controverso un diritto pretensivo di parte ricorrente» e pertanto «la Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per la Regione Lazio dichiara inammissibile l'istanza di sospensione dei provvedimenti impugnati»;
          sussiste ancora la possibilità di una sentenza favorevole della Corte costituzionale, altro organo a cui si sono appellati i ricorrenti e da cui sperano di ottenere giustizia;
          permettere ai 3.500 lavoratori del comparto scuola di andare in pensione consentirebbe, oltretutto, l'ingresso di giovani e nuove leve in sostituzione degli stessi  –:
          in che modo i Ministri interpellati intendano urgentemente attivarsi per procedere all'immediata risoluzione della questione illustrata attinente alla categoria cosiddetta «quota 96», colmando una evidente lacuna normativa e ridando adeguata dignità ai docenti e al personale del comparto scuola, «intrappolati» dalla riforma Fornero in uno stato di grave incertezza esistenziale ed economica, con importanti ripercussioni sulla stessa dignità umana e professionale della classe docente e, di conseguenza, sulla qualità dell'offerta formativa in Italia e sul corretto funzionamento dell'intero sistema scolastico.
(2-00070) «Centemero, Polverini, Petrenga, Milanato, Vignali, Marotta, Bianconi, Leone, Palese, Squeri, Picchi, Misuraca, Prestigiacomo, Giammanco, Calabria, Francesco Saverio Romano, Sandra Savino, Valentini, Faenzi, Riccardo Gallo, Romele, Cicu, Vella, Latronico, Alli, Sarro, Biasotti, Polidori, Scopelliti, Marti, Palmizio».
(3 giugno 2013)


Iniziative, anche normative, volte a risolvere le problematiche connesse all'applicazione della riforma pensionistica al personale del comparto scuola, nonché ad individuare le necessarie risorse – 2-00071

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          la riforma previdenziale del Governo Monti (cosiddetta «riforma Fornero») contempla una «norma di salvaguardia» a tutela dei diritti pensionistici maturati prima della sua entrata in vigore;
          la stessa norma, pur stabilendo inequivocabilmente la non retroattività della riforma, non tiene conto delle disposizioni speciali vigenti per il comparto scuola, di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n.  351 del 1998, che vincola la cessazione del servizio nel comparto scuola «all'inizio dell'anno scolastico o accademico successivo alla data in cui la domanda è stata presentata», e all'articolo 59 della legge n.  449 del 1997, secondo il quale per «il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell'accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione del servizio ha effetto dall'inizio dell'anno scolastico e accademico con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell'anno»;
          nonostante la presenza di questa norma speciale per i lavoratori della scuola che li vincola inevitabilmente all'anno scolastico, la riforma del Governo Monti, emanata nel mezzo dell'anno scolastico, ha prodotto sui lavoratori di tale comparto un effetto retroattivo: essi, infatti, non hanno potuto far valere, ai fini del pensionamento secondo la normativa previgente, i requisiti maturati nell'anno scolastico 2011-2012;
          in data 26 gennaio 2012, la Camera dei deputati ha accolto l'ordine del giorno n.  9/4865-AR/79, a firma di Ghizzoni e altri, che «impegna il Governo, in sede di discussione del primo provvedimento utile, a prevedere un intervento normativo volto a introdurre il termine del 31 agosto 2012 per il personale del comparto scuola che ha maturato i requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n.  214»;
          in data 8 marzo 2012 la circolare n.  2 del dipartimento per la funzione pubblica, in applicazione della «riforma Fornero» ribadisce espressamente, al punto 6, la specificità del comparto scuola;
          in data 12 marzo 2012 la circolare n.  23 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca applica la «riforma Fornero», senza considerare la specificità del comparto scuola basata sull'anno scolastico;
          in data 27 luglio 2012 la V Commissione (Bilancio) del Senato della Repubblica respinge, accogliendo il parere negativo del Governo, l'emendamento 22.45 (Bastico e altri) al disegno di legge n.  3396 («spending review»). Il Sottosegretario pro tempore Polillo motiva il parere contrario con la carenza di risorse finanziarie a copertura degli oneri. Viene approvato, invece, un emendamento, il 14.1000, che per la prima volta dal varo della «riforma Fornero» introduce la data del 31 agosto 2012 quale termine utile per accedere al trattamento pensionistico secondo le norme previgenti, limitandone però l'applicazione ai soli docenti in esubero ed escludendo i docenti non in esubero e tutti i non docenti;
          nell'agosto 2012 i tribunali del lavoro di Oristano, Torino, Siena e Venezia hanno riconosciuto le ragioni dei ricorrenti circa il diritto al «collocamento a riposo a partire dal 1o settembre 2012», ritenendo «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale»;
          il tribunale di Roma, in particolare, con la sentenza n.  97080 del 2012, ha ritenuto che la cosiddetta «riforma Fornero» «intervenga a modificare esclusivamente i requisiti per la maturazione del trattamento pensionistico e dunque dei fatti costitutivi del relativo diritto, senza occuparsi dei problemi di sfasatura temporale tra il momento in cui si verificano tali fatti costitutivi ed il termine dal quale si può farlo valere, per peculiari esigenze di servizio. È proprio questo il caso della scuola in cui il decreto del Presidente della Repubblica n.  351 del 1998 stabilisce che, a prescindere dal momento di maturazione dell'anzianità legislativamente richiesta, il diritto al collocamento a riposo decorre dal successivo primo settembre, ossia previa conclusione dell'anno scolastico in corso. Dal momento che la nuova legge si occupa esclusivamente della riforma dei requisiti per il trattamento pensionistico e non anche dei problemi connessi alla sua decorrenza, deve ritenersi che tale ultimo aspetto continui ad essere regolato dalla vecchia normativa in base alla quale è sempre risultata pacifica, nel comparto scuola, la distinzione tra il momento della maturazione del diritto a pensione e il momento della sua decorrenza, coincidente con la fine dell'anno scolastico successivo»;
          nella notte tra il 14 e 15 novembre 2012 la V Commissione (Bilancio) della Camera dei deputati discute l'emendamento 8326 (Ghizzoni) alla «legge di stabilità», che prevede che le norme antecedenti alla «riforma Fornero» «continuano ad applicarsi al personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l'anno scolastico 2011-2012, secondo l'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n.  449 e successive modificazioni». L'emendamento è sottoscritto dalla maggioranza dei gruppi rappresentati. Il Governo, attraverso il sottosegretario pro tempore Polillo, esprime parere contrario, ipotizzando che i soggetti interessati siano, secondo dati dell'Inpdap e della Ragioneria generale dello Stato, circa 7.000 e che l'onere finanziario risulterebbe pertanto eccessivo. L'onorevole Ghizzoni replica che l'entità della platea è stata identificata in 7.000 unità in modo del tutto superficiale e contraddittorio rispetto ai dati del competente dicastero che ne ha contate circa 3.700. L'emendamento è dapprima accantonato e quindi «respinto per l'aula». L'aula però non ha potuto votarlo, perché per la «legge di stabilità» era previsto il voto di fiducia;
          con riferimento alla «riforma Fornero» e al termine del 31 agosto 2012 per l'accesso alla pensione, alcuni lavoratori della scuola e rappresentanti di categoria hanno perseguito la via giudiziaria dinanzi alla giustizia ordinaria, contabile e amministrativa e al momento alcuni procedimenti pendono dinanzi alla Corte costituzionale  –:
          quali iniziative o atti, anche normativi se necessario, il Governo intenda assumere in ordine all'applicazione alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola della cosiddetta «quota 96» delle disposizioni che tengono conto della peculiarità del comparto scuola, che ha, nell'inizio dell'anno scolastico successivo, l'unico termine utile per accedere al trattamento pensionistico maturato nell'anno scolastico precedente, risolvendo le problematiche interpretative e applicative sorte a causa della cosiddetta «riforma Fornero», che agiscono in palese violazione di legge e generano disagio sociale ed economico.
(2-00071) «Migliore, Pannarale, Di Salvo, Costantino».
(4 giugno 2013)


Elementi ed iniziative di competenza in relazione allo sviluppo delle indagini che coinvolgono il prefetto Francesco La Motta – 2-00072

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          il prefetto Francesco La Motta dal 2003 al 2006 ha ricoperto la carica di direttore centrale per l'amministrazione del Fondo edifici di culto (Fec) presso il dipartimento delle libertà civili e dell'immigrazione e ha amministrato il cosiddetto «patrimonio concordatario» che dovrebbe assicurare la tutela e la salvaguardia di beni di altissimo pregio storico-artistico;
          secondo quanto risulta dal sito del Ministero, l'obiettivo del fondo, infatti, sarebbe «assicurare la tutela e la valorizzazione, la conservazione e il restauro di beni di proprietà, costituiti per la maggior parte da edifici sacri spesso di grande interesse storico-artistico, ma anche dalle opere d'arte e dagli arredi in essi custoditi, da immobili produttivi di rendite, da aree boschive e da un fondo librario antico»;
          il 27 dicembre 2006 il prefetto La Motta è stato nominato vicedirettore vicario del Sisde e, a seguito della riforma dei servizi segreti, dal 5 novembre 2007 è stato nominato vice direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi);
          il prefetto La Motta resta vice direttore dell'Aisi fino a marzo 2013, data del pensionamento, pur mantenendo anche in seguito – a quanto risulta agli interpellanti – ufficio, contratto di consulenza e autista, nonostante quanto previsto dal comma 9 dell'articolo 5 del decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95 (decreto sulla cosiddetta spending review), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  135, laddove viene fatto espresso divieto di «attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti, già appartenenti ai ruoli delle stesse e collocati in quiescenza, che abbiano svolto, nel corso dell'ultimo anno di servizio, funzioni e attività corrispondenti a quelle oggetto dello stesso incarico di studio e di consulenza»;
          dal quadro sino ad ora delineato emerge piuttosto chiaramente che il prefetto Francesco La Motta goda, tra le forze politiche che si sono alternate nell'ultimo decennio al Governo del Paese, di una fortissima stima «bipartisan», che assume contorni ad avviso degli interpellanti inquietanti alla luce delle notizie diffuse sulla stampa nelle ultime settimane e che si andranno di seguito ad illustrare;
          si apprende da fonti di stampa che il prefetto Francesco La Motta, dopo che il suo nome era già emerso nelle indagini napoletane sulla cosiddetta P4 per alcuni contatti con Luigi Bisignani, sarebbe coinvolto in alcune indagini molto delicate;
          secondo le accuse riportate da organi di stampa, si apprende che il prefetto, negli anni in cui era a capo del Fondo edifici di culto, avrebbe deciso di inviare circa 10 milioni di euro alla banca Hottinger in Svizzera, tramite Rocco Zullino, cittadino svizzero, e Eduardo Tartaglia di San Giorgio a Cremano, produttore cinematografico e cugino dello stesso prefetto La Motta; i due sono stati fermati dai pubblici ministeri della procura di Napoli il 7 maggio 2013: il primo con l'accusa di associazione mafiosa e riciclaggio aggravato da favoreggiamento della criminalità e il secondo per riciclaggio aggravato. L'accusa, secondo i pubblici ministeri, sarebbe di aver riciclato 7 milioni di euro del clan camorristico dei Polverino. Mentre li intercettavano, gli uomini dei carabinieri di Napoli avrebbero scoperto che i due amici del prefetto La Motta avrebbero gestito anche i soldi del Fondo edifici di culto. È a questo punto che i pubblici ministeri di Napoli Marco Del Gaudio, Antonello Ardituro e Cristina Ribera avrebbero stralciato la questione del Fondo edifici di culto e inviato le carte a Roma, dove il pubblico ministero Paolo Ielo avrebbe indagato il prefetto stesso per peculato e corruzione;
          sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, nell'interrogatorio del 13 maggio 2013, il finanziere svizzero Rocco Zullino avrebbe dichiarato che «il FEC ha versato totalmente 8 milioni, il prefetto La Motta ne ha prelevati in tutto 6/7. Nel 2009 la posizione era totalmente prosciugata». Tuttavia, tali dichiarazioni susciterebbero lo scetticismo dei pubblici ministeri;
          appare piuttosto difficile che il prefetto La Motta abbia potuto assumere simili decisioni in solitudine. Infatti, secondo quanto si apprende dalla stampa, lunedì 3 giugno 2013 presso la procura della Repubblica di Roma sarebbero stati sentiti come persone informate sui fatti dai pubblici ministeri di Roma e Napoli ben sette alti funzionari del Ministero dell'interno (ovvero tutta la struttura che sovrintende alla gestione dei fondi del Fondo edifici di culto) e pare che l'indagine si stia allargando anche al viceprefetto Rosa Maria Frisari, contitolare del potere di firma sul conto del Fondo edifici di culto;
          secondo fonti di stampa, la contestazione di corruzione si riferisce ad alcuni vantaggi personali, anche economici, che La Motta avrebbe ottenuto durante la gestione degli edifici di culto, ma la decisione di sottoporlo a perquisizione mira a scoprire se possa aver compiuto illeciti anche durante la sua permanenza al vertice dell’intelligence;
          peraltro, sempre da fonti di stampa, si apprende che, una volta venuto a conoscenza della vicenda attraverso una comunicazione dell'istituto di credito svizzero che comunicava l'avvenuto prosciugamento dei conti intestati al Fondo edifici di culto, il 5 aprile 2013 il Ministro dell'interno pro tempore Anna Maria Cancellieri abbia nominato una commissione d'inchiesta interna concedendo tre settimane di tempo, le cui attività il 30 aprile 2013 sono poi state prorogate fino al 30 maggio 2013;
          oltre a ciò, i pubblici ministeri della procura di Napoli starebbero indagando su un presunto legame con il produttore cinematografico Eduardo Tartaglia, arrestato per i suoi rapporti con il clan Polverino e cugino della moglie del prefetto;
          da fonti di stampa emerge, inoltre, che La Motta sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati anche per i reati di partecipazione in associazione per delinquere, favoreggiamento personale continuato e aggravato e rivelazione di segreto d'ufficio. I pubblici ministeri, infatti, vorrebbero verificare le affermazioni del pentito Roberto Perrone, ritenuto molto attendibile dai magistrati, il quale parla di alcuni interventi di La Motta che, oltre ad aver fornito informazioni a Tartaglia, avrebbe fatto da deus ex machina anche in altre occasioni, come nel caso dell'acquisto dell'arsenale della Marina militare di La Spezia, su cui la camorra avrebbe messo le mani  –:
          se vi siano ulteriori elementi a conoscenza del Governo in merito ai fatti sopra esposti;
          se il Governo abbia intenzione di revocare l'incarico di consulenza che, a quanto risulta, la struttura di intelligence avrebbe assegnato al prefetto Francesco La Motta, anche alla luce di quanto previsto dal comma 9 dell'articolo 5 del decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n.  135, sulla cosiddetta spending review;
          quali siano, al momento dello svolgimento del presente atto di sindacato ispettivo, le risultanze della commissione d'inchiesta interna disposta dal Ministro dell'interno pro tempore Anna Maria Cancellieri, i cui lavori si sarebbero dovuti concludere entro il 31 maggio 2013;
          se il Governo non ritenga di avviare ulteriori indagini interne volte a fare chiarezza sulle attività e sulla gestione passate del prefetto La Motta, soprattutto alla luce dell'estrema delicatezza degli incarichi da lui ricoperti;
          se al Governo risulti chi abbia autorizzato il prefetto La Motta al trasferimento del denaro all'estero o, per lo meno, chi fosse a conoscenza di ciò;
          quali intendimenti il Governo intenda assumere al fine di cercare di recuperare i dieci milioni di euro che, secondo le accuse, il prefetto La Motta avrebbe distratto dai fini istituzionalmente predefiniti.
(2-00072) «Luigi Di Maio, Lombardi».
(4 giugno 2013)


Chiarimenti in merito alla partecipazione del Ministro dell'interno alla manifestazione nazionale organizzata dal Popolo della Libertà a Brescia l'11 maggio 2013 – 2-00077

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          a seguito della condanna del senatore Berlusconi a quattro anni di detenzione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale nell'ambito del processo sui «diritti tv Mediaset», confermata in data 8 maggio 2013 dalla corte di appello di Milano, nonché della successiva richiesta, da parte della procura di Napoli, di rinvio a giudizio per corruzione e finanziamento illecito ai partiti per la cosiddetta «compravendita di senatori», sabato 11 maggio 2013, a Brescia, si è svolta una manifestazione nazionale organizzata dal Popolo della Libertà – abbinata ai comizi elettorali per la tornata elettorale amministrativa del 26 e 27 maggio 2013 – recante il titolo «Tutti con Silvio – vieni anche tu!» la quale, secondo una nota ufficiale dello stesso Popolo della Libertà, invitava il partito a «scendere in piazza in difesa di Silvio Berlusconi»;
          durante il corso di tale manifestazione, il senatore Berlusconi, dicendosi amareggiato per «l'assedio e la violenza dell'ultima settimana» contro la propria persona, ha espressamente accusato lo «stato della giustizia» di calpestare «il diritto alla libertà dei cittadini», nonché di intervenire nella vita democratica del Paese per eliminare politicamente lo stesso senatore Berlusconi: conseguentemente, l'Italia sarebbe ormai «un Paese malato, una democrazia malata»;
          a tale manifestazione ha aderito il segretario del Popolo della Libertà, Ministro dell'interno nonché vicepresidente del Consiglio dei ministri, preannunciando, altresì, la propria partecipazione attraverso il tweet «Oggi pomeriggio a Brescia, Tutti a fianco al Presidente Berlusconi»;
          in data 28 aprile 2013, il Ministro interpellato nonché vicepresidente del Consiglio dei ministri ha prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica, ricoprente anche la carica di Presidente del Consiglio superiore della magistratura, pronunciando la seguente formula rituale indicata all'articolo 1, comma 3, della legge n.  400 del 1988: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione»;
          in base al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.  330, tra le principali funzioni attribuite al Ministero dell'interno vi è quella di assicurare la tutela dell'ordine e della sicurezza e il coordinamento delle forze di polizia;
          in virtù degli articoli 101 e 104 della Costituzione, «La giustizia è amministrata in nome del popolo», «I giudici sono soggetti soltanto alla legge» e «La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere»;
          la spontanea presenza di una personalità investita di così rilevanti e delicati incarichi istituzionali sul palco di una manifestazione impropriamente (ma esplicitamente) finalizzata a difendere il singolo imputato senatore Berlusconi è ad avviso degli interpellanti già di per sé chiaramente inopportuna;
          tale inopportunità si palesa con incontrovertibile evidenza se si considera, in particolare, che sul palco in questione si assisteva alla paradossale enunciazione di slogan tipici di un comizio di partito, indirizzati contro l'attività – costituzionalmente regolata e garantita – di magistrati impegnati nello svolgimento delle proprie funzioni pubbliche;
          in virtù di quanto poc'anzi esposto, nascono fondati dubbi in capo alla capacità del vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno di poter ricoprire, in ossequio al ricordato giuramento, i propri incarichi istituzionali in seno all'Esecutivo, nell'esclusivo interesse della nazione;
          la precipua funzione del Ministero dell'interno, relativa alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, non può prescindere da un indispensabile, leale ed efficiente coordinamento con l'autorità giudiziaria, quest'ultima, tuttavia, a giudizio degli interpellanti sostanzialmente delegittimata dallo stesso vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno che, in qualità di segretario del Popolo della Libertà, non può che considerarsi il principale ideatore e responsabile politico della citata manifestazione a difesa dell'imputato senatore Berlusconi nei confronti del sistema giudiziario italiano;
          la presente interpellanza urgente fa seguito ad una tempestiva richiesta del gruppo parlamentare alla Camera del MoVimento 5 Stelle di ricevere un'informativa urgente del vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno su quanto accaduto a Brescia, informativa mai avvenuta per la sostanziale indisponibilità sin qui manifestata del Governo a riferire, sul punto, al Parlamento  –:
          se il Ministro interpellato condivida le valutazioni espresse dal senatore Berlusconi durante la ricordata manifestazione, alla quale ha convintamente aderito, secondo le quali lo stato della giustizia «calpesta il diritto alla libertà dei cittadini», dando pertanto luogo ad un «un Paese malato, una democrazia malata»;
          se non ritenga che la propria spontanea adesione e partecipazione ad una manifestazione organizzata in contrasto con un potere dello Stato costituzionalmente garantito sia incompatibile con l'obbligo di terzietà, propedeutico ed inscindibilmente connaturato al giuramento di fedeltà alla Repubblica, di leale osservanza della Costituzione e delle leggi e di esercizio delle proprie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione.
(2-00077) «Bonafede, Paolo Bernini, Brescia, Carinelli, Caso, Castelli, Cecconi, Chimienti, Colonnese, Dadone, Del Grosso, Di Battista, Di Benedetto, Manlio Di Stefano, Di Vita, Dieni, D'Uva, Ferraresi, Fico, Frusone, Silvia Giordano, Grillo, Lorefice, Mantero, Micillo, Nesci, Pesco, Rizzo, Ruocco, Sorial, Spadoni, Toninelli».
(4 giugno 2013)


Iniziative volte a salvaguardare le aspettative degli idonei del concorso pubblico a 814 posti di vigile del fuoco – 2-00066

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, per sapere – premesso che:
          la Corte costituzionale ha costantemente riconosciuto nel concorso pubblico la forma generale ed ordinaria di reclutamento per il pubblico impiego;
          il richiamato principio costituzionale non è incompatibile con la possibilità di forme di accesso intese a consolidare pregresse esperienze lavorative maturate nella stessa amministrazione, tuttavia non tollera – salvo circostanze del tutto eccezionali – la riserva integrale dei posti disponibili in favore di personale interno;
          per questo motivo, con riferimento al Corpo dei vigili del fuoco, il procedimento di stabilizzazione, introdotto dalla legge n.  296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), è stato configurato come una procedura a carattere eccezionale, limitata nel tempo e concorrente, ma non alternativa, a quella ordinaria;
          proprio in quanto derogante all'articolo 97 della Costituzione, la legge n.  296 del 2006 ha configurato il procedimento di stabilizzazione come una procedura a carattere eccezionale, limitata nel tempo e concorrente rispetto a quella ordinaria;
          in particolare, all'articolo 1, comma 526 di tale legge, era previsto che le amministrazioni potessero procedere, per gli anni 2008 e 2009, a stabilizzare precari nel limite di una percentuale massima del 40 per cento delle cessazioni avvenute nell'anno precedente; la stessa possibilità fu poi estesa all'anno 2010 dalla legge n.  244 del 2007 (finanziaria per il 2008);
          ma già nel 2008, il decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha apportato la prima sensibile modifica alla volontà di procedere alla stabilizzazione; infatti, la quota iniziale di riserva del 40 per cento dei posti fu mantenuta solo per l'anno 2008 e venne abbassata al 10 per cento per le stabilizzazioni da effettuarsi nell'anno 2009, mentre veniva espunta la possibilità di operare stabilizzazioni anche nell'anno 2010;
          successivamente, con l'articolo 17, comma 10, del decreto-legge n.  78 del 2009, in pratica, è stata decretata la fine della stabilizzazione, disponendo che, nel triennio 2010/2012, nei concorsi pubblici sia riservata una percentuale non superiore al 40 per cento dei posti in favore del personale da stabilizzare;
          nel contesto del delineato quadro normativo, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, effettuate le stabilizzazioni autorizzate nella misura sopradetta, ha percorso la strada del concorso pubblico, quale strumento di selezione obbligato per il reclutamento di personale operativo;
          anche il Consiglio di Stato, i cui giudici si sono pronunciati nell'Adunanza plenaria n.  17 del 2012, ha confermato la contrarietà a modalità differenti dalla selezione pubblica sia con riferimento all'assunzione in ruolo di nuovo personale, che ai passaggi a mansioni superiori, confermando il dettato costituzionale e l'orientamento espresso dalla Corte costituzionale;
          con riguardo alla stabilizzazione dei volontari del Corpo dei vigili del fuoco, il Ministro dell'interno pro tempore Cancellieri, il 22 dicembre del 2011, ha dichiarato che tale processo di stabilizzazione: «si è concluso nel 2010 ed ha consentito di immettere in servizio personale già qualificato. Ora non sono più possibili ulteriori stabilizzazioni. (...) Il Ministero dell'interno ha avviato anche la procedura ordinaria del concorso a 814 posti di vigili del fuoco prevedendo comunque una riserva del 25 per cento al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, alla data di indizione del bando, sia iscritto negli appositi elenchi da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di 120 giorni di servizio. La relativa graduatoria, pertanto, costituisce l'unico serbatoio per le assunzioni dei prossimi anni»;
          in questo quadro, con riferimento alle assunzioni nel Corpo dei vigili del fuoco, è fondamentale sottolineare che l'amministrazione ha bandito uno specifico concorso pubblico per 814 posti, la cui graduatoria è stata approvata il 14 luglio 2010 con poi successive modifiche, decretando un totale di 7599 idonei così ripartiti:
              a) 599 circa con riserva del 45 per cento destinato ai volontari in ferma breve o in ferma prefissata delle tre forze armate (allegato B1 del bollettino ufficiale del personale n.  1/32 2010);
              b) 1616 circa con riserva del 25 per cento destinato al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, alla data di indizione del bando, sia iscritto negli appositi elenchi da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di 120 giorni di servizio (allegato B2 del bollettino ufficiale del personale n.  1/32 2010);
              c) 148 circa con riserva del 20 per cento destinato a coloro che abbiano prestato servizio civile, per non meno di un anno, nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco (allegato B3 del bollettino ufficiale del personale n.  1/32 2010);
              d) infine, circa 5236 non riservati (allegato B4 del bollettino ufficiale del pedonale n.  1/32 2010);
          una cosa molto importante da specificare è che fra queste 5236 unità (allegato B4 del bollettino ufficiale del personale n.  1/32) esistono anche molti idonei che, da anni, sono iscritti negli appositi elenchi di volontari del Corpo nazionale vigili del fuoco che, al momento del bando, non avevano i requisiti previsti, ma da considerarsi precari del Corpo che ambiscono alla stabilizzazione ordinaria prevista per legge tramite concorso pubblico, sperando in una non discriminazione nei loro confronti;
          inoltre, di particolare rilevanza assume l'articolo 9 del bando del concorso pubblico a 814 posti (articolo inesistente nel bando per la stabilizzazione del 2007), il quale cita: «secondo l'ordine della graduatoria finale di cui al precedente articolo 8, i candidati sono sottoposti, ai sensi della normativa vigente, agli accertamenti per l'idoneità psico-fisica e attitudinale di cui all'articolo 2, comma 1, lettera d) del presente decreto, sino alla copertura dei posti messi a concorso. Qualora durante il periodo di validità della graduatoria si rendano disponibili per la copertura ulteriori posti nella qualifica di vigile del fuoco, l'assunzione dei candidati idonei è subordinata, comunque, all'accertamento dei requisiti di idoneità psico-fisica e attitudinale, secondo le modalità del presente articolo»; infatti, la graduatoria del concorso pubblico a 814 posti ha un bacino di circa 2000 idonei visitati e risultati idonei pronti all'assunzione;
          pertanto, al 14 luglio 2010, l'unica graduatoria in vigore era quella del concorso pubblico, per titoli ed esami, a 814 posti e la graduatoria della cosiddetta «stabilizzazione» era scaduta;
          sorprendentemente, e ad avviso degli interroganti con una previsione di dubbia legittimità, il decreto-legge n.  79 del 2012, all'articolo 4-ter, ha prorogato (anche se era scaduta), al dicembre 2014, la validità della graduatoria di stabilizzazione;
          va ricordato che la Corte costituzionale ha sottolineato che la facoltà del legislatore di introdurre deroghe al principio del concorso pubblico è stata delimitata in modo rigoroso, potendo tali deroghe essere considerate legittime solo quando funzionali alle esigenze di buon funzionamento dell'amministrazione e ove ricorrano peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico idonee a giustificarle. Appare evidente che, in presenza di un concorso pubblico e di personale che alla luce di questo è risultato idoneo, non sussistano straordinarie esigenze che giustifichino la possibilità di ignorare il medesimo concorso ed il suo esito;
          ad ogni modo, la graduatoria della cosiddetta «stabilizzazione» con l'articolo 17, comma 10, del decreto-legge n.  78 del 2009, in pratica, è stata decretata la fine della stabilizzazione, disponendo che, nel triennio 2010/2012, nei concorsi pubblici sia riservata una percentuale non superiore al 40 per cento dei posti in favore del personale da stabilizzare;
          in questo quadro rispetto alle richieste di procedere a «sanatoria» è doveroso tenere in considerazione il fatto che tali procedure finirebbero per assumere un carattere discriminante nei confronti degli idonei del concorso pubblico a 814 posti, il che lascerebbe prevedere inevitabilmente un consistente contenzioso da parte di questi candidati, tanto più perché sono gli unici appartenenti ad una graduatoria valida;
          è necessario ricordare che ogni procedimento di stabilizzazione è configurato come una procedura a carattere eccezionale e, con riferimento alle procedure di assunzione dei vigili del fuoco, questo procedimento può essere considerato attuabile solo se capace di garantire il rispetto dell'articolo 97 della Costituzione mediante il doppio vincolo del numero limitato dei posti ad esso destinato (quota parte di quelli da conferire) e delle «prove selettive» utilizzate per individuare i «migliori» in relazione ad un limitato numero di posti;
          come detto, quindi, la specialità del procedimento di stabilizzazione è consistita proprio nel suo carattere di procedura concorrente e non alternativa a quella ordinaria di accesso mediante concorso pubblico, con la quale – per un periodo limitato di tempo – non solo ha ripartito quote distinte di autorizzazione ad assumere, ma ha comunque condiviso analoghi principi selettivi, nel rispetto del più volte ricordato indirizzo della Corte costituzionale;
          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2013, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'11 aprile 2013, l'amministrazione ha autorizzato l'assunzione delle 136 nuove unità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e il 50 per cento di tali assunzioni è stato operato attingendo dalla graduatoria, scaduta ma a giudizio degli interpellanti illegittimamente prorogata, della cosiddetta «stabilizzazione»  –:
          quali siano le necessarie iniziative che il Governo intende assumere ed in quali tempi affinché si faccia definitivamente chiarezza sulla questione esposta in premessa;
          se il Governo preveda di continuare a destinare alla graduatoria della stabilizzazione il 50 per cento dei posti derivanti dalle vacanze dell'anno precedente;
          se gli aspiranti stabilizzandi, circa 4000 in graduatoria, debbano ancora essere sottoposti ad una prova di selezione motoria ed alle visite mediche che ne attestano l'idoneità al servizio, non tenendo conto che circa 5500 unità, appartenenti alla graduatoria del concorso pubblico citato, sono già state selezionate ai massimi livelli e di queste circa 2000 sono state ritenute idonee al servizio perché sottoposte anche a visita medica;
          se non si ritenga opportuno intervenire per salvaguardare le aspettative legittime degli idonei del concorso pubblico per l'assunzione nel Corpo dei vigili del fuoco.
(2-00066) «Giammanco, Rampelli, Bosco, Mottola, Milanato, Alli, Bernardo, Centemero, Distaso, Bianconi, Sisto, Laffranco, Pagano, Calabria, Francesco Saverio Romano, Saltamartini, Ravetto, Chiarelli, Tancredi, Piccone, Latronico, Lainati, Palmieri, Giorgia Meloni, Elvira Savino, Costa, Marotta, Sandra Savino, Vella, Cicu, Martinelli, Biasotti, Piso».
(28 maggio 2013)


Orientamenti del Governo in merito al piano di riorganizzazione di Selex Es, al fine di salvaguardarne la produzione e i livelli occupazionali, con particolare riferimento agli stabilimenti di Campi Bisenzio (Firenze) – 2-00074

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          la situazione delle aziende Selex Galileo e Selex Elsag, operanti nell'alta tecnologia delle comunicazioni satellitari e nell'elettronica per la difesa delle telecomunicazioni, facenti capo al gruppo Finmeccanica, desta preoccupazioni che attengono al presente e al futuro delle aziende per le scelte strategiche e i comportamenti concreti del vertice Finmeccanica;
          le vicende recenti delle due aziende sono state oggetto di più atti di sindacato ispettivo in Parlamento nel corso della XVI legislatura e, in particolare, Selex Galileo di Campi Bisenzio (Firenze), azienda, storicamente radicata nel territorio fiorentino, è stata esclusa dal bando indetto dall'Agenzia spaziale italiana (Asi) per la realizzazione del satellite ottico Opsis;
          per quanto riguarda Selex Elsag, nata nel 2011 dalla fusione tra Selex communications e Elsag Datamat, è un'azienda leader in Italia per la tecnologia Tetra – adottata dall'Unione europea come standard digitale per le comunicazioni radio sicure delle forze di polizia, necessaria per l'ammodernamento dell'intero sistema di radiocomunicazione delle forze dell'ordine – il cui progetto è stato rifinanziato (10 milioni di euro per il 2013 e 50 milioni per il 2014) con l'approvazione dell'articolo 1, comma 209, della legge 24 dicembre 2012, n.  228 (cosiddetta legge di stabilità 2013);
          al fine di ricomporre il settore dell'elettronica per la difesa e la sicurezza all'interno del gruppo Finmeccanica, a settembre 2012 si è proceduto al raggruppamento delle società interamente controllate da Finmeccanica, con la nomina ad amministratore delegato di Fabrizio Giulianini;
          il 5 aprile 2013 è stato presentato il piano di riorganizzazione e razionalizzazione del gruppo. A riguardo, senza che sia ancora chiaro a quanto ammontino gli investimenti della nuova Selex Es, il rilancio della conglomerata dell'elettronica per la difesa passa attraverso 2.529 esuberi complessivi (di cui 1938 italiani) e la chiusura di circa 25 siti tra Italia e Gran Bretagna;
          Finmeccanica rappresenta il primo gruppo industriale italiano per investimenti nell'alta tecnologia e in attività di ricerca e sviluppo, nonché il secondo gruppo manifatturiero in Italia;
          Selex Es rappresenta una realtà fondamentale per la Toscana con gli insediamenti della ex-Galileo e dell'ex-Elsag nell'area fiorentina, dell'ex-Amtec nell'area dell'Amiata, oltre a quelli di Pisa, Cecina e Bologna;
          forte è la preoccupazione per le scelte aziendali, con l'incognita di quanto tali esuberi potranno incidere sul territorio toscano, in considerazione della scelta di chiudere i progetti legati alla radaristica, finora sviluppati nell'unico stabilimento di Selex destinato a rimanere aperto a Campi Bisenzio  –:
          se e come il Governo intenda operare in relazione al negoziato tra la controllante Finmeccanica, le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali in merito al piano di riorganizzazione di Selex Es, al fine di garantire che le scelte di Finmeccanica vadano nella direzione dello sviluppo e del rilancio produttivo di settori e stabilimenti che rappresentano un'impor- tantissima risorsa strategica per il Paese, salvaguardando al contempo i livelli occupazionali.
(2-00074) «Nardella, Rughetti, Richetti, Rosato, Salvatore Piccolo, Manfredi, Bonifazi, Simoni, Bonafè, Boschi, Fossati, Ermini, Donati, Dellai, Parrini, Manciulli, Fanucci, Cenni, Bini, Fontanelli, Lotti, Senaldi, Palma».
(4 giugno 2013)


Iniziative per l'annullamento del provvedimento che ha disposto la ripetizione delle elezioni del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili svoltesi il 15 ottobre 2012 e per la conseguente proclamazione delle liste vincitrici – 2-00073

G)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          con decreto ministeriale 14 luglio 2012 il Ministero della giustizia stabilì, per il giorno 15 ottobre 2012, le elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili per il periodo 2013-2016, fissando, altresì, nella data del 15 settembre 2012 il termine ultimo per la presentazione delle liste;
          entro tale termine venivano presentate quattro liste, due per l'elezione della componente dottori e due per l'elezione della componente ragionieri del Consiglio nazionale (il Consiglio nazionale è composto da 21 membri di cui 14 dottori commercialisti e 7 ragionieri; per questa tornata elettorale è previsto l'apparentamento tra una lista dottori e una lista ragionieri, l'apparentamento comporta che, ai fini del risultato elettorale, si sommino i voti ricevuti dalle liste apparentate);
          il decreto legislativo n.  139 del 2005 prevede che, ai fini della validità delle liste, per quanto concerne quelle della «componente dottori», è necessario che la distribuzione geografica dei candidati sia tale da assicurare la presenza in lista di candidati iscritti da almeno dieci anni ad ordini ubicati in almeno quattro regioni diverse per ciascuna macroarea Nord-Centro-Sud;
          la lista dei dottori commercialisti contraddistinta dal motto «Insieme per la professione: la forza dell'identità», con candidato presidente Gerardo Longobardi, veniva presentata sulla base di una documentazione dalla quale emergeva ictu oculi la carenza del requisito territoriale con riguardo alla macroarea Nord, risultando compresi candidati iscritti ad ordini di soltanto tre regioni di detta macroarea (Veneto, Lombardia e Piemonte);
          nei giorni successivi al termine perentorio di presentazione delle liste emergeva che, nonostante il candidato Giorgio Sganga figurasse in detta lista come iscritto all'albo professionale dell'ordine di Paola (Cosenza), si era trasferito da tale ordine a quello di Aosta, dal giorno 6 agosto 2012;
          nonostante l'emersione di questo trasferimento (sulla cui natura fittizia, per altro, ebbe poi modo di pronunciarsi la procura di Aosta) fosse comunque inidonea a sanare la mancanza del requisito territoriale che, ai sensi dell'articolo 68 del decreto legislativo n.  139 del 2005, deve essere decennale, il Ministero della giustizia respingeva i ricorsi presentati dai componenti delle liste avversarie regolarmente presentatesi e ammetteva alla competizione elettorale la lista «Insieme per la professione: la forza dell'identità», con candidato presidente Gerardo Longobardi;
          le elezioni si svolgevano regolarmente nella data prevista del 15 ottobre 2012 e il computo dei voti esercitati vedeva prevalere le liste apparentate con candidato presidente Claudio Siciliotti su quelle con candidato presidente Gerardo Longobardi;
          i componenti delle liste con candidato presidente Gerardo Longobardi presentavano ricorso per contestare la validità di sedici voti tra quelli espressi a favore delle liste con candidato presidente Claudio Siciliotti;
          il Ministero della giustizia decideva di sospendere i lavori della commissione elettorale che avrebbe dovuto procedere alla proclamazione delle liste vincitrici della competizione elettorale e, successivamente, con un provvedimento in cui pur riconosceva, sulla base delle indagini svolte dalla polizia giudiziaria per conto della procura di Aosta, la natura fittizia del trasferimento del candidato Giorgio Sganga da Paola ad Aosta e la conseguente irregolarità della lista della «componente dottori» con candidato presidente Gerardo Longobardi, disponeva ciò non di meno la ripetizione delle elezioni, in ragione della presenza di contenziosi incrociati e dell'opportunità di sottrarre la categoria professionale dei commercialisti al clamore mediatico e al danno di immagine;
          successivamente alla reindizione delle elezioni, il Ministero della giustizia chiedeva ed otteneva dal commissario straordinario, nel mentre insediatosi, di esplicitare nelle linee guida per le elezioni che il requisito territoriale era da intendersi comunque decennale, con ciò rendendo palese, per sua stessa ammissione, l'errore di valutazione in precedenza commesso ammettendo la lista della «componente dottori» con candidato presidente Gerardo Longobardi, anche a prescindere da qualsivoglia valutazione sull'effettività o natura fittizia del trasferimento del candidato Giorgio Sganga da Paola ad Aosta il 6 agosto 2012;
          le nuove elezioni calendarizzate per il 20 febbraio 2013, con nuove liste presentate, non si svolgevano perché nel mentre sopravveniva pronuncia sospensiva del Consiglio di Stato che riteneva «non infondati» i ricorsi presentati da alcuni componenti delle liste che esprimevano come candidato presidente Claudio Siciliotti in occasione delle elezioni;
          la perdurante assenza di un Consiglio nazionale a giudizio degli interpellanti alimenta clamore mediatico e costituisce un danno di immagine per la categoria dei commercialisti ben superiore a quello che si sarebbe determinato e si determinerebbe se il Ministero della giustizia procedesse alla proclamazione del vincitore di elezioni regolarmente tenutesi, lasciando poi alle aule giudiziarie il compito di pronunciarsi sui ricorsi che, quale che fosse stata o sarà la decisione assunta, si determinerebbero comunque, nel pieno diritto di ciascuno di difendere in sede giudiziaria le proprie legittime ragioni  –:
          se non si ritenga opportuno annullare in autotutela il provvedimento che ha disposto la ripetizione delle elezioni regolarmente tenutesi il 15 ottobre 2012 e procedere alla proclamazione delle liste apparentate vincitrici, tenendo conto, prima ancora delle valutazioni da assumere in merito ai voti contestati, di quanto chiarito dagli stessi funzionari del Ministero della giustizia, seppur con quello che agli interpellanti appare un improvvido ritardo, in merito alla necessità della sussistenza del requisito decennale di iscrizione nell'ordine locale, con conseguente invalidità di una delle liste presentate;
          se non si ritenga debba essere oggetto di attenta valutazione la condotta di quei funzionari che, con un'interpretazione palesemente contraria a quanto affermato dal dettato normativo, hanno ammesso alla competizione elettorale del 15 ottobre 2013 una lista palesemente carente di un requisito poi confermato come necessario da altri funzionari del Ministero stesso, ad avviso degli interpellanti determinando, essi sì per davvero, i presupposti per una vicenda idonea a generare clamore mediatico e danno di immagine alla categoria dei commercialisti.
(2-00073) «Zanetti, Dellai, Gitti, Pagano, Sanga».
(4 giugno 2013)