XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 35 di martedì 18 giugno 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

      La seduta comincia alle 10.

      ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Abrignani, Gioacchino Alfano, Baretta, Benamati, Boccia, Borletti Dell'Acqua, Caparini, Dell'Aringa, Epifani, Gregorio Fontana, Galan, La Russa e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative a tutela dei minori stranieri non accompagnati – n. 2-00032)

      PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Melilla n. 2-00032, concernente iniziative a tutela dei minori stranieri non accompagnati (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
      Chiedo all'onorevole Melilla se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      GENEROSO MELILLA. Signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza. Essa riguarda un argomento di grandissimo rilievo, non solo istituzionale e politico, ma anche morale. L'ultimo report del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ci dice che al 30 maggio 2013 in Italia vi sono 7.074 minori stranieri non accompagnati, di cui 5.656 segnalati e 1.418 irreperibili.
      Sono ragazzi per i quali è un sogno la Convenzione di New York sui diritti dell'infanzia del 1989, ratificata in Italia nel 1991 con la legge n.  176. Eppure, anche a loro, che sono venuti in Italia in condizioni drammatiche – molti di loro hanno dovuto affrontare viaggi terribili, spesso sono stati vittime dei fenomeni noti della tratta, della schiavitù, dello sfruttamento – noi dobbiamo un'attenzione particolare.
      Anche per loro deve valere il principio della Convenzione di New York, che noi abbiamo ratificato con legge nazionale, del superiore interesse del minore e anche i principi dei vari diritti riconosciuti all'infanzia: il diritto alla salute, all'istruzione, alla protezione, all'unità familiare.Pag. 2
      Con questa mia interpellanza volevo porre proprio questo problema: in Italia questi diritti sono riconosciuti ? Esistono luoghi sicuri in cui questi minori vengono accolti ? Vengono operati con serietà programmi di assistenza, di protezione, di inclusione sociale, come prevede l'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione e l'articolo 13 della legge n.  228 del 2003, contro la tratta di persone ?
      Occorre, in Italia, una strategia organica per un piano nazionale di contrasto a questo fenomeno. Vi è bisogno di un maggiore impiego di educatori alla pari, cioè educatori vicini, anche da un punto di vista esistenziale e di esperienza, a questi ragazzi.
      Occorrono percorsi di istruzione, di formazione professionale e di inserimento lavorativo. Occorre un'analisi approfondita del fenomeno dello sfruttamento e delle attività illegali in cui questi ragazzi spesso vengono costretti da una criminalità senza scrupoli. Occorre ragionare sui nostri centri di prima accoglienza e di primo soccorso.
      Ognuno di noi ha in mente le immagini terribili di Lampedusa, quando arrivano ondate di profughi in fuga dalla fame, dalle guerre, dalle siccità, dalle malattie. Alcuni di loro sono bambini, addirittura alcuni nascono durante questi viaggi. Nascono, addirittura, sulle imbarcazioni con le quali solcano il Mediterraneo per raggiungere l'Europa.
      Abbiamo in mente, nei nostri occhi, quelle immagini di qualche tempo fa di sovraffollamento, di condizioni igieniche precarie, di tempi lunghi per i pasti, per la consegna degli indumenti, anche quelli intimi.
      E quando pensiamo alla quotidianità che questi bambini appena nati, che questi minori devono subire, non possiamo che stare dalla parte di quelle organizzazioni non governative, di quelle associazioni del volontariato, delle agenzie delle Nazioni Unite, che hanno con forza, ripetutamente denunciato come in Italia, purtroppo, la nostra normativa sull'accoglienza riguardante i minori non sia pienamente attuata.
      Esistono problemi seri, naturalmente, perché l'accertamento della identità dei minori non è un compito facile. Spesso questi ragazzi vengono senza neanche avere i documenti perché nei loro Paesi di origine non esiste neanche una anagrafe degna di questo nome. Quindi, occorre avere delle procedure omogenee e standardizzate per accertare la loro età, così come è necessario collegare i vari soggetti che si interessano di questo fenomeno, perché sono diversi: è il Ministero dell'interno per quanto riguarda le politiche dell'immigrazione, ma sono le regioni e gli enti locali per quanto riguarda la politica di accoglienza.
      C’è un dato di fatto che, però, preoccupa: due terzi dei ragazzi si allontana dalle comunità di prima accoglienza per le difficoltà e il disagio che incontrano e la criminalità è lì fuori e li aspetta; spesso, organizza queste fughe.
      Io mi sento – e concludo – di raccomandare al Governo di ascoltare con più attenzione le proposte che vengono da organizzazioni come Save the Children o il Gruppo Abele, o, nella mia regione, in Abruzzo, una ONLUS come On The Road, che opera nella strada per dare un sollievo e una alternativa di legalità e di vita degna di essere vissuta per questi ragazzi.
      E le raccomandazioni sono quelle del coordinamento dei vari soggetti che operano, delle risorse finanziarie per i servizi di prima e seconda accoglienza, per la presa in carico effettiva di questi ragazzi, per il monitoraggio, per la formazione del personale, assicurando degli standard minimi di condotta al personale che si occupa di questi ragazzi, per il forte investimento sui servizi di prossimità nel territorio – quindi le unità di strada e i centri a bassa soglia per recuperare chi è senza protezione e proteggere chi è invece in questi centri –, per rendere effettivo il rilascio dei permessi di soggiorno ai minori che compiono 18 anni, per una azione di contrasto a tolleranza zero contro la criminalità che organizza la tratta delle persone, la schiavitù sessuale, lo Pag. 3sfruttamento dei minori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Domenico Manzione, ha facoltà di rispondere.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Grazie signor Presidente. L'interpellanza ora illustrata dall'onorevole Melilla affronta un problema rispetto al quale il Governo ha una particolare sensibilità, quello dei minori stranieri non accompagnati. Quindi, diciamo che, da un punto di vista generale, il Governo ha la possibilità di assicurare all'interpellante che il livello di sensibilità rimarrà alto e sarà possibilmente rinforzato. Sarà alto e coordinato anche grazie all'ausilio di quelle associazioni e organizzazioni umanitarie a cui l'onorevole Melilla ha fatto ora riferimento. Questo in punto generale.
      Dal punto di vista delle specifiche domande poste dall'interpellanza, cioè con riferimento a questa tematica riguardante le linee di tendenze e di intervento volte a rafforzare l'azione di prevenzione e di contrasto, una politica di accoglienza e un'azione a sostegno delle associazioni che abbiamo or ora rammentato, il Governo può dire che la normativa vigente offre efficaci forme di tutela per i minori stranieri non accompagnati, nei confronti dei quali, in particolare, si applicano le disposizioni in materia di assistenza e di protezione dei minori.
      Sin dal loro arrivo sono accolti in aree appositamente riservate, quindi dedicate esclusivamente ad essi, o meglio a categorie vulnerabili, nell'ambito dei centri di primo soccorso ed accoglienza, per il tempo strettamente necessario per le prime cure e per lo svolgimento, nei casi dubbi, degli esami medici volti all'accertamento dell'età perché, come giustamente sottolineava lo stesso interpellante, talora non si è in grado di stabilirla per difetto di documentazione, né per evidenza visiva rispetto al fisico del soggetto.
      Gli stranieri giunti in Italia, a questo proposito, nel corso del 2011, hanno visto la presenza di minori non accompagnati in un numero di circa 4200 unità. Lo scorso anno il numero si è dimezzato. Quest'anno, sino al 30 aprile, si sono registrati 522 arrivi, con un incremento rispetto allo stesso periodo di riferimento dell'anno precedente. Considerata, quindi, l'entità del fenomeno, già sottolineata opportunamente dallo stesso interpellante, non si può assolutamente escludere, anzi è un rischio concreto, che alcuni di essi finiscano per cadere nella rete dei sodalizi criminali che, proprio come diceva prima l'onorevole Melilla, aspettano, pronti a trarre illeciti vantaggi dalle condizioni di fragilità dei soggetti cui si rivolgono.
      Da questo punto di vista è stata riorganizzata una sezione apposita delle squadre mobili della Polizia di Stato, al cui interno sono state individuate le sezioni criminali «extracomunitari» e «prostituzione». È stata avvertita l'esigenza di gestire a livello centrale il patrimonio informativo e di analisi, nonché l'attività investigativa condotta sull'immigrazione irregolare e sui fenomeni criminali ad essa connessi. Ciò ha consentito negli anni di assicurare una risposta unitaria e coordinata all'istanza di sicurezza determinata da un fenomeno complesso ed articolato, spesso condizionato dalla situazione socio politica dei Paesi di origine.
      Le organizzazioni che favoriscono l'ingresso dello straniero sul territorio nazionale agiscono sovente con il fine di destinare i migranti all'esercizio di attività connesse con lo sfruttamento della prostituzione, il lavoro nero ed anche l'accattonaggio. La complessa attività delle organizzazioni criminali dedite al traffico di migranti o alla tratta di persone ha richiesto e richiede costantemente ovviamente l'impiego di grandi risorse investigative e il massimo sviluppo della cooperazione tra gli Stati interessati dal fenomeno.
      Nei Paesi dove originano i flussi migratori esistono, infatti, situazioni di estrema povertà e disagio sociale che hanno consentito il radicamento di organizzazioni criminali per le quali il traffico e la tratta di persone costituiscono fonte di Pag. 4denaro e di potere. Rispetto a questo, evidentemente, va svolto il massimo sforzo investigativo e repressivo da parte dello Stato italiano.
      Per quanto riguarda, quindi, l'attività di contrasto posta in essere dalle forze dell'ordine, rammento che nello scorso anno sono state denunciate e arrestate per il reato di riduzione in schiavitù 360 persone, 295 per il reato di prostituzione minorile, 149 per la tratta delle persone e 10 per acquisto e alienazione di schiavi. Si tratta di dati in linea con quelli registrati nei due anni precedenti e attestano, tutti insieme, l'attenzione sempre elevata che viene riservata a questa tipologia di fenomeno.
      La gravità del fenomeno, non di meno, richiede risposte adeguate ed efficaci. Tra le varie iniziative operative in chiave interforze va segnalato il Protocollo di intesa sulle linee guida per il coordinamento dell'attività di contrasto al fenomeno della tratta degli esseri umani che è stato siglato il 28 aprile 2010 tra il Ministero dell'interno e la Direzione nazionale antimafia. L'accordo è volto all'analisi approfondita del fenomeno, soprattutto in relazione ai cosiddetti «indicatori di tratta» cioè alla formazione e allo scambio di buone prassi, alla costituzione di gruppi di lavoro comuni tra le procure distrettuali e le procure ordinarie, nonché all'individuazione da parte dei vertici provinciali delle forze di polizia di uno o più referenti per un migliore coordinamento – lo dicevamo già prima – degli attori interessati.
      Inoltre, al fine di elaborare il piano d'azione nazionale contro la tratta, è stato costituito, nel gennaio scorso, un tavolo tecnico collegato alla commissione interministeriale per il sostegno alle vittime di tratta, violenza e grave sfruttamento. Al tavolo tecnico, che è presieduto dal Ministro per le pari opportunità, partecipano, oltre ai rappresentanti delle amministrazioni interessate e delle forze di polizia, anche appartenenti al settore del privato sociale, nonché alcune personalità invitate in ragione dell'esperienza che è stata maturata in materia.
      Sul fronte della cooperazione internazionale, d'altra parte, positive collaborazioni – posso testimoniarlo – sono state raggiunte con la Romania, l'Albania, la Libia e la Nigeria. Grazie allo sviluppo della collaborazione tra autorità di polizia dei Paesi interessati dai fenomeni criminali transnazionali, attraverso i canali Interpol ed Europol sono state realizzate diverse importanti operazioni di polizia che hanno avuto tutte come oggetto il fenomeno da lei prima indicato.
      Inoltre, il Ministero dell'interno è autore del progetto pilota europeo «Analisi delle politiche di accoglienza, protezione e integrazione dei minori non accompagnati nell'ambito dell'Unione europea», che ha realizzato in partenariato con diverse organizzazioni internazionali. Il progetto è finanziato anche dalla Commissione europea e ha la finalità di adottare particolari misure e procedure a garanzia dei minori non accompagnati nell'ambito dell'Unione europea. Inoltre, particolare attenzione è posta all'analisi delle diverse realtà volte a contrastare il fenomeno della scomparsa dei bambini, cui lei pure faceva riferimento prima.
      Con l'azione di prevenzione e contrasto è necessario consolidare, ovviamente, anche gli interventi relativi all'accoglienza – passo, quindi, agli altri due aspetti dell'interpellanza – sia sotto il profilo procedurale che del reperimento delle risorse dedicate.
      Sotto il primo profilo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha avviato contatti con la regione Sicilia, nella consapevolezza che la questione dell'accoglienza in un territorio di sbarco vada affrontata attraverso una governance che coinvolga le istituzioni centrali non meno di quelle locali: evidentemente, senza una sinergia non si ottengono i risultati sperati o voluti. Per tale ragione, presso lo stesso Dicastero è stato istituito un tavolo tecnico con il coinvolgimento di tutte le amministrazioni interessate. Tra i progetti innovativi elaborati va segnalata la realizzazione – attualmente in corso d'opera – di un sistema informativo online per la tracciabilità del percorso di accoglienza del Pag. 5minore. Tale sistema consentirà a tutti gli operatori coinvolti, dalle forze di polizia agli enti locali, di accedere a una banca dati condivisa.
      Voglio anche ricordare che per incrementare i livelli di efficienza e i sistemi di accoglienza è stato previsto anche l'ampliamento del sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati che è già stato implementato nel 2012 di 702 posti ed è stato ulteriormente incrementato di 800 nuovi posti portando la ricettività complessiva a 4.500 posti.
      In merito alle modalità di finanziamento del complessivo sistema di accoglienza volevo poi ricordare che per i minori non accompagnati giunti in Italia durante l'emergenza Nord Africa è in corso l'erogazione, da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dei contributi relativi alle spese sostenute durante lo scorso anno, quindi il 2012.
      Al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi a favore dei minori non accompagnati, connessi al superamento dell'emergenza umanitaria, con il decreto-legge n.  95 del 2012 è stato poi istituito presso lo stesso Ministero del lavoro e delle politiche sociali un apposito fondo nazionale finalizzato alla copertura dei costi sostenuti dagli enti locali per l'accoglienza, dal momento che questo si è rilevato essere uno dei principali problemi, visto che la spesa erogata dagli enti locali in certi casi fa fatica – per così dire – a essere ristorata da parte dell'amministrazione centrale.
      Per quanto riguarda l'anno 2012 l'erogazione dei contributi è in corso; dovrà terminare entro il 30 giugno 2013. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha attivato tutte le iniziative necessarie per ottenere un rifinanziamento del predetto fondo anche per il prosieguo, quindi per il resto del 2013.
      Un ulteriore intervento – ritengo – di fondamentale importanza riguarda l'inclusione socio-lavorativa dei minori. In proposito, nel 2012 sono stati finanziati, sia con risorse nazionali che del Fondo sociale europeo, specifici percorsi di integrazione per garantire il proseguimento della permanenza dei minori in Italia fino al raggiungimento della maggiore età.
      In particolare, nell'ambito del programma annuale 2012 del Fondo europeo per l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi è stato approvato il progetto «Autonomia e integrazione per giovani donne straniere», che si pone l'obiettivo di promuovere sul territorio nazionale lo sviluppo, la diffusione e lo scambio di modelli e strumenti di intervento per il supporto alle minori straniere non accompagnate in fase di transizione verso l'età adulta e alle giovani donne straniere a rischio di esclusione sociale fino al ventiquattresimo anno di età.
      Con riferimento, invece, ai minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo, il Ministero dell'interno ha destinato la somma di 5 milioni di euro per il rimborso che gli enti locali possono richiedere alle prefetture in relazione ai costi sostenuti dal momento della formazione della domanda di asilo fino all'inserimento del minore nelle strutture appositamente dedicate e che ho già prima rammentato. Sono, peraltro, già state richieste risorse aggiuntive rispetto alla somma inizialmente stanziata per coprire l'istanza di rimborso relativa all'intera annualità 2013.
      Va poi ricordato che è operativo il progetto «Praesidium» per il consolidamento delle capacità di accoglienza rispetto ai flussi migratori che interessano le località strategiche di frontiera sulle coste meridionali del Paese. Il progetto – al quale partecipano la Croce Rossa italiana, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e Save the Children – fornisce un primo orientamento legale, comprensivo di un supporto informativo, sulla legislazione italiana in tema di immigrazione, tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù.
      Infine, voglio ribadire che la politica migratoria efficace richiede strategie condivise da vari livelli di governo sul territorio, con interventi coordinati per la migliore razionalizzazione nell'impiego Pag. 6delle risorse, in una logica di condivisione delle responsabilità di tutti gli operatori coinvolti.
      In questa prospettiva, un ruolo fondamentale di sempre maggiore impegno può essere richiesto, come lei già sottolineava, alle associazioni, anche di volontariato, che da sempre concorrono con i soggetti pubblici nella gestione dei servizi di accoglienza e di assistenza alle categorie vulnerabili. I suggerimenti che costoro vorranno dare saranno tutti ben accetti ovviamente dal Governo e dal Ministero.

      PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      GENEROSO MELILLA. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta del rappresentante del Governo e mi auguro che ci sia piena corrispondenza con gli impegni che ha assunto, anche perché noi abbiamo una normativa legislativa assolutamente all'avanguardia e, come purtroppo succede anche in altri campi, non sempre essa è attuata.
      Vorrei concludere questa mia risposta leggendovi una lettera di un bambino, Iqbal Masih, che ci dice come questa problematica sia assolutamente da non sottovalutare in Italia e nel mondo, perché nel mondo parliamo di milioni di persone coinvolte da questo fenomeno. Iqbal Masih aveva cinque anni quando fu venduto al proprietario della fabbrica di tappeti per saldare un debito contratto dal padre per pagare il matrimonio della primogenita e, quindi, dovette lasciare il suo Paese. Aveva un grande desiderio di imparare a leggere e a scrivere, ma lì non si poteva studiare, bisognava lavorare giorno e notte: «Ci tenevano incatenati l'uno all'altro per paura che fuggissimo, ma io non avevo alcuna intenzione di fuggire, perché dovevo aiutare mio padre a pagare il suo debito. Il padrone ci teneva sotto controllo ogni istante, perché se sbagliavamo ad annodare un tappeto ci puniva severamente, costringendoci a stare sotto il sole dentro un recipiente di metallo senza né mangiare né bere. Da grande voglio diventare avvocato e lottare perché i bambini non lavorino troppo».
      Un giorno, negli anni Novanta, nel 1992, questo bambino riesce a lasciare, dopo anni, la fabbrica di nascosto, per partecipare insieme ad altri bambini ad una manifestazione del Fronte di liberazione dal lavoro schiavizzato, dove racconterà la sua storia diventando simbolo della lotta per i diritti dell'infanzia. A dodici anni interviene alla Conferenza internazionale sul lavoro di Stoccolma, denunciando, in un discorso che è rimasto storico, le fabbriche dello sfruttamento del lavoro minorile, che sono in tutto il mondo, anche in Europa.
      Mi appello a voi affinché fermiate le persone dall'usare i bambini come manodopera, perché i bambini hanno bisogno di una penna piuttosto che di strumenti di lavoro. «Non ho più paura del mio padrone, ora è lui ad aver paura di me». Ma la criminalità non lo lasciò indenne dalla sua vendetta. Venne assassinato dalle organizzazioni criminali che controllano lo sfruttamento del lavoro minorile.

(Iniziative volte alla realizzazione di strutture alternative al carcere a custodia attenuata e di case famiglia protette per le donne attualmente detenute con i rispettivi figli – n. 2-00026)

      PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Melilla n. 2-00026, concernente iniziative volte alla realizzazione di strutture alternative al carcere a custodia attenuata e di case famiglia protette per le donne attualmente detenute con i rispettivi figli (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
      Chiedo all'onorevole Melilla se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      GENEROSO MELILLA. Signor Presidente, intervengo subito. Anche questa interpellanza affronta una problematica molto impegnativa, anche dal punto di vista emotivo e non solo politico e istituzionale.Pag. 7
      Immaginiamo un bambino da un mese a tre anni condannato a stare in carcere con la madre. Pensiamo all'igiene di questo bambino, alla sua alimentazione, alla salute, al riposo, allo svago, ai suoi giochi dentro un carcere.
      Nel grigiore della carcerazione, dei bagni indecenti, della sovraffollamento: il pianto, le grida, la gioia di vivere di questo bimbo, i suoi lamenti. Pensiamo al suo primo compleanno in carcere e pensiamo magari a nostro figlio, al primo compleanno di nostro figlio, a casa nostra, con la candelina, con gli amici. Pensiamo alle prime malattie di questo bambino o di questa bambina, a come saranno curati. Pensiamo che, per tutta la vita, questi bambini, anche quando usciranno, saranno macchiati senza colpa, perché sono stati in carcere. La madre è povera, generalmente un'extracomunitaria o una nomade, non ha niente, forse ha solo quella creatura a cui si attacca per cercare di trovare un sollievo ad una parte terribile della propria vita, condizionata dalla detenzione.
      Il carcere è incompatibile con lo sviluppo psicofisico e con il benessere di una creatura. La legge n.  40 del 2001 offre alternative alla detenzione, però sappiamo tutti che queste alternative valgono relativamente per le extracomunitarie e per le nomadi. Il volontariato è impegnato per dare un sollievo. Sembra che attualmente ci siano settanta bambini nelle carceri italiane. Anche se il numero non è enorme, anche se ce ne fosse uno, il problema non cambierebbe.
      Accanto a questa problematica ce n’è un altra ben più ampia, che riguarda i 100.000 bambini che ogni anno entrano in carcere per incontrare i propri genitori. Questi figli sopportano – diciamo le cose come stanno – emarginazione ed umiliazioni, perché hanno i genitori in carcere, lo sappiamo tutti, perché nella nostra vita abbiamo incontrato questi ragazzi segnati dalla detenzione dei loro genitori. È una problematica diversa da quella dei bambini che stanno con le loro mamme in carcere, ma è altrettanto seria.
      L'Europa, attraverso il Parlamento europeo, ma anche le Nazioni Unite si sono occupate ripetutamente della condizione di detenzione nel nostro Paese. Come sapete è una condizione censurata da ogni punto di vista, in via generale, ma è censurata soprattutto relativamente a queste problematiche specifiche, che riguardano ovviamente un segmento della nostra popolazione carceraria: la risoluzione del 13 marzo del 2008 sulle donne detenute, sia sulle donne incinte sia sulle donne con i bambini in carcere, e il decreto attuativo della legge n.  62 del 2011. Se non viene attuata questa legge, i bambini rischiano di raddoppiare il periodo della loro presenza in carcere da 3 a 6 anni.
      Le case protette introdotte insieme all'ICAM dalla nuova legge sono certamente la soluzione migliore per tutelare l'interesse superiore del minore, ma è fondamentale che esse dispongano di fondi adeguati per essere realizzate. Qualche mese fa il Ministro Severino assunse impegni molto seri e stringenti per quanto riguarda la dignità delle donne in carcere e il diritto dei bambini a vedere rispettate le convenzioni internazionali ed europee, e anche la Costituzione del nostro Paese.
      In questo senso ho voluto chiedere al Governo quali siano i suoi impegni nella costruzione delle strutture alternative al carcere a custodia attenuata e di case famiglia protette per le donne attualmente detenute con i loro bambini, come prevede appunto la legge n.  62 del 2011.
      E cosa intenda fare anche per migliorare le condizioni di accesso e di possibilità di relazione dei figli dei detenuti con i propri genitori, creando negli istituti di pena degli spazi per i bambini figli dei detenuti, per far visitare i loro genitori in condizioni accettabili e nel rispetto della loro condizione infantile, a partire dal superamento di quella situazione umiliante della perquisizione.
      È importante pure il modo in cui noi andiamo incontro al lavoro che meritoriamente svolgono tante associazioni che operano nei nostri istituti di pena, ma anche all'umanità del personale penitenziario, perché, nelle varie visite che ho compiuto in tante carceri del nostro Paese, ho visto come ci sia una piena consapevolezza, da Pag. 8parte dei direttori delle carceri e del personale che opera nelle carceri, per venire incontro sempre di più ad una condizione dei detenuti che è inaccettabile da tanti punti di vista (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giuseppe Berretta, ha facoltà di rispondere.

      GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza dell'onorevole Melilla, relativa al problema del trattamento dei minori che vivono con le madri all'interno degli istituti penitenziari, si premette che, alla data del 5 giugno scorso, erano presenti negli istituti penitenziari del Paese 45 detenute madri con 47 bambini al seguito.
      A tal proposito, si rappresenta che la legge 21 aprile 2011, n.  62, recante disposizioni in materia di misure alternative al carcere per le detenute madri di minori conviventi, ha la finalità di limitare al massimo l'ingresso negli istituti penitenziari di figli minori conviventi di donne indagate, imputate o condannate, nei cui confronti si debba eseguire una misura cautelare coercitiva o una pena detentiva.
      Sebbene la piena attuazione delle disposizioni di cui alla legge n.  62 del 2011 presupponga la completa realizzazione del piano straordinario penitenziario, le stesse saranno comunque operative a decorrere dal 1o gennaio 2014 con la necessità di utilizzare i posti già disponibili presso gli istituti a custodia attenuata.
      L'amministrazione penitenziaria, proprio in considerazione dell'approssimarsi della predetta scadenza, è particolarmente impegnata nel programma di realizzazione degli istituti penitenziari a custodia attenuata per le detenute madri (cosiddetti ICAM). Gli ICAM, che trovano il proprio precedente in un'esperienza realizzata a Milano e riservata alle sole detenute madri, sono istituti penitenziari previsti a beneficio delle donne indagate o imputate in stato di custodia cautelare, madri di prole di età inferiore a sei anni, nonché delle donne condannate, madri di bambini sino ai dieci anni di età, in attesa di accedere alla detenzione domiciliare, ai sensi degli articoli 47-ter e 47-quinquies dell'ordinamento penitenziario. Solo nel caso in cui la madre sia deceduta o comunque assolutamente impossibilitata ad assistere la prole, la normativa de qua si applica anche al padre.
      La ratio ispiratrice della nuova normativa, che ha introdotto significative modifiche all'ordinamento penitenziario e al codice di procedura penale, è quella di garantire un'adeguata tutela della genitorialità e dell'infanzia nel corso dell'esecuzione penale, assicurando una crescita armoniosa e senza traumi dei minori. Gli ICAM, infatti, sono pensati con caratteristiche strutturali diverse da quelle delle carceri tradizionali e modellate, piuttosto, su quelle di una casa di civile abitazione. In tali strutture viene attuato un regime penitenziario di tipo familiaristico-comunitario incentrato sulla responsabilizzazione del ruolo genitoriale.
      Allo stato, sono in corso i seguenti progetti: il progetto «Liberi bimbi», finanziato dalla Cassa delle ammende, che prevede la realizzazione di un ICAM presso un edificio demaniale ristrutturato. La costituenda struttura sarà destinata alle detenute madri ospiti degli istituti penitenziari del Piemonte e della Liguria.
      Vi è poi un ICAM, – il secondo, quindi – realizzato dal provveditorato per il Triveneto e denominato «Una casa tra le case», contiguo alla casa di reclusione femminile di Venezia. La struttura, destinata ad accogliere sino a dodici madri con bambini di età inferiore a sei anni, sarà attivata entro il prossimo mese di luglio, non appena sarà stata completata la procedura di assegnazione del necessario contingente di polizia penitenziaria femminile.
      Nella regione Lombardia, dove è sorta, come detto, la prima esperienza di istituto a custodia attenuata per madri, il locale provveditorato si sta muovendo in una duplice direzione: la costituzione di una sezione nido regionale presso la casa di reclusione di Milano Bollate per le madri con prole di età inferiore a tre anni, e la Pag. 9ricerca di una nuova sede per l'ICAM di Milano, in quanto l'immobile attuale non risulta più idoneo alle molteplici esigenze derivanti dall'ampliamento dei soggetti destinatari della legge in questione.
      Per la regione Toscana, sono in corso contatti tra il locale provveditorato e i rappresentanti della regione, per esplorare soluzioni in grado di assicurare la piena attuazione della legge n.  62 del 2011, atteso che l'immobile, individuato prima della promulgazione della legge, risulta di dimensioni così ridotte da non consentire l'accoglienza di genitori di sesso maschile o la permanenza di bambini di età superiore ai sei anni, come previsto dalla legge.
      Per la regione Lazio, l'immobile del Casale Alba 2 – prescelto, anteriormente all'entrata in vigore della legge n.  62 del 2011, come sede dell'ICAM – consente, per le sue ridotte dimensioni, di ospitare solo un massimo di dieci donne con bambini non oltre tre anni di vita; va, tuttavia, rilevato che, a causa degli avvicendamenti politici al vertice della regione e dell'amministrazione comunale, il progetto si trova, da qualche tempo, in una fase di stallo e l'assenza di referenti locali ha impedito, sino ad oggi, ogni decisione relativa all'esecuzione o alla variazione del progetto iniziale.
      Per la regione Campania, nell'ambito del progetto regionale per la revisione dei circuiti detentivi, è stato determinato di destinare a ICAM l'istituto di Lauro – già sede di un istituto a custodia attenuata per tossicodipendenti – previa riqualificazione della struttura, che dovrebbe divenire polo specifico per le regioni meridionali.
      Quanto, invece, alle case famiglia protette, si tratta di strutture di nuova istituzione, estranee al circuito penitenziario, la cui realizzazione rappresenta uno snodo fondamentale per la piena applicazione della legge n.  62 del 2011, in quanto consente ai destinatari della norma, se sprovvisti di riferimenti familiari e abitativi, di evitare in toto l'ingresso in strutture penitenziarie, seppur a custodia attenuata, come gli ICAM. Si tratta di strutture destinate all'accoglienza di donne indagate o imputate, madri di prole di età inferiore a sei anni, nei cui confronti è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, e di donne condannate, madri di prole di età inferiore ai dieci anni, ammesse alla detenzione domiciliare ex articolo 47-ter o alla detenzione speciale ex articolo 47-quinquies. All'interno di queste strutture – che devono avere le caratteristiche tipologiche individuate con decreto ministeriale dell'8 marzo scorso – potrà essere realizzato un trattamento comunitario ispirato a quello familiare, assicurato da personale specializzato.
      Il predetto decreto ministeriale prevede la possibilità che il Ministero della giustizia stipuli convenzioni con gli enti locali, volte ad individuare le strutture residenziali da utilizzare come case famiglia protette. Ai fini della loro istituzione, i provveditorati regionali dell'amministrazione penitenziaria sono stati sensibilizzati a intraprendere ogni utile iniziativa di impulso e di confronto con gli enti locali, cui è demandato il compito di individuare edifici idonei ad essere utilizzati come case famiglia protette.
      Tra le iniziative avviate merita ancora di essere segnalato il progetto nazionale di accoglienza delle donne detenute con figli fino a sei anni, predisposto dalla Caritas italiana insieme ai centri diocesani Migrantes e all'Ispettorato dei cappellani delle carceri italiane, che assicura una rete di strutture di accoglienza disponibili su tutto il territorio nazionale e cura con grande impegno un piano di intervento che, tenendo conto delle posizioni giuridiche delle madri, predispone percorsi personalizzati in grado di garantire il reinserimento nella società.
      Va, altresì, sottolineato che, ai sensi dell'articolo 19 del regolamento di esecuzione delle norme sull'ordinamento penitenziario, presso gli istituti o sezioni dove sono ospitate gestanti e madri con bambini, le camere dove sono ospitate le madri con i bambini non devono essere chiuse, affinché gli stessi possano spostarsi all'interno del reparto o della sezione; inoltre, ai bambini soggiornanti all'interno degli istituti sono assicurate attività ricreative e formative proprie della loro età; i predetti, con l'intervento dei servizi pubblici territoriali Pag. 10o del volontariato, possono essere accompagnati, previo consenso della madre, presso gli asili nido esistenti sul territorio per lo svolgimento delle attività sopra indicate.
      Quanto, infine, alla segnalata esigenza di consentire adeguate possibilità di relazione dei figli di persone detenute con i loro genitori, sottoposti a limitazione della libertà personale, da anni sono presenti in diversi istituti penitenziari le cosiddette aree verdi, costituite da spazi – sia al chiuso che all'aperto – dotati di attrezzature adeguate per permettere l'espletamento di lunghi momenti relazionali fra genitori e figli, in ambiti logistici individuati e disegnati con lo scopo di far dimenticare ai bambini – sia pure per un periodo di tempo limitato – la situazione di detenzione sofferta dai genitori.

      PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      GENEROSO MELILLA. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto della risposta del Governo. Vorrei proporre al Governo di pensare che gli ICAM debbano essere, però, anche realizzati anche nella parte meridionale del nostro Paese: infatti, anche dalla sua esposizione, vediamo come nel Nord e nel Centro ne sono stati realizzati e sono in via di realizzazione; non ho sentito, invece, impegni altrettanto forti per le altre regioni del nostro Paese, in particolare, del Mezzogiorno e delle isole. Questa è una problematica che, ovviamente, ha un'importanza nazionale e, quindi, io mi auguro che ci sia la consapevolezza da parte del Governo di come sia opportuno investire in questo senso.
      Naturalmente, questi interventi sono parte di un'azione più forte e più incisiva che bisogna portare avanti sul complesso della condizione penitenziaria del nostro Paese. Una condizione penitenziaria con riferimento alla quale, da anni, ci sono forze politiche che magari in questo Parlamento non sono rappresentate, ma che hanno svolto una funzione fondamentale, meritoria, insostituibile, come tutte le azioni fatte dal partito radicale, che sono diventate senso comune, che sono ormai oggetto di un consenso, di un'azione consapevole da parte delle massime istituzioni del nostro Paese. Penso poi all'incessante invito che ci rivolge il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a far sì che la condizione penitenziaria sia meno disumana di quella che attualmente, purtroppo, è.
      Decine di migliaia di persone vivono una condizione – diciamo le cose con il loro nome – subumana, bestiale. Soprattutto adesso che il caldo si sta manifestando in forma dirompente, io sfiderei chiunque a vivere in celle ristrette, in quattro, cinque, sei persone, e vedere come questa detenzione abbia un'incidenza sulla rieducazione di cui parla la nostra Costituzione. E del resto, le censure che noi riceviamo periodicamente dalle autorità europee sono lì a dimostrare come il nostro Paese sia in grave ritardo per quanto riguarda i problemi di edilizia penitenziaria, i problemi di sovraffollamento, di condizioni sanitarie in cui versa la popolazione dei detenuti italiani.
      Con questa mia interpellanza, ho voluto sollevare due questioni che nella loro peculiarità, comunque, danno l'idea di come un Paese civile, tra i più ricchi, nonostante la crisi economica che viviamo, del nostro pianeta, debba avere un'attenzione maggiore nei confronti di quelle 70 mila persone che popolano le nostre carceri, che devono scontare la loro pena perché hanno sbagliato, ma che la debbono scontare in condizioni dignitose, serie. Ne va, io penso, del livello di civiltà del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative volte a garantire prospettive di impiego agli infermieri pediatrici nonché l'assistenza domiciliare integrata a favore dei pazienti in età pediatrica – n. 3-00033)

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Binetti Pag. 11n. 3-00033, concernente iniziative volte a garantire prospettive di impiego agli infermieri pediatrici nonché l'assistenza domiciliare integrata a favore dei pazienti in età pediatrica (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).

      PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, in merito alle questioni sollevate dagli interroganti sul ruolo e sul futuro dell'infermiere pediatrico, il Ministro della salute ha proposto una bozza di accordo Stato-regioni, condivisa dalla federazione nazionale collegi infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici di infanzia e dalle organizzazioni sindacali interessate, inerente proprio la rideterminazione delle competenze infermieristiche e all'introduzione delle specializzazioni previste dalla legge n.  43 del 2006 che istituisce una specifica area specialistica pediatrica. L’iter per l'approvazione dell'accordo è ancora in corso. In merito alle prospettive lavorative dei laureati e dei laureandi in tale professione sanitaria, il decreto del Presidente della Repubblica n.  220 del 27 marzo 2001, contiene precise disposizioni in materia di disciplina concorsuale del personale non dirigenziale del Servizio sanitario nazionale con riguardo, anche, all'infermiere pediatrico. La determinazione di ulteriori criteri finalizzati all'assunzione di tale figura professionale, pertanto, richiede, quindi, come del resto richiamato nell'interrogazione dagli stessi interroganti, uno specifico intervento di natura normativa.
      Nel merito del primo quesito posto, occorre sottolineare che sulla base della preventiva verifica degli effettivi fabbisogni di personale, in funzione della migliore utilizzazione delle risorse umane, spetta alle aziende sanitarie individuare sia i profili professionali da inserire nelle singole articolazioni organizzative, sia le modalità per reclutare gli stessi. Colgo l'occasione, comunque, per comunicare che proprio su questo tema, anche in seguito all'interrogazione a risposta orale discussa in XII Commissione (Affari sociali), il Ministro della salute ha ritenuto opportuno sensibilizzare, condividendo le finalità del problema sollevato e rispettando comunque i profili di competenza istituzionale, tutti gli assessorati regionali affinché, nell'ambito delle procedure per gli accreditamenti a cura delle singole strutture regionali, sia prevista obbligatoriamente e garantita la figura professionale dell'infermiere pediatrico, quale condizione necessaria, non solo per poter avviare i concorsi specifici per tale figura ma, soprattutto, per permettere la continuità assistenziale nei vari reparti pediatrici. Sarà cura di questo Ministero continuare a vigilare affinché nell'ambito di tali procedure di accreditamento siano valorizzate e adeguatamente formate le figure professionali dedicate all'assistenza dei pazienti in età pediatrica.
      Da ultimo, per quanto concerne la possibilità di prevedere la presenza dell'infermiere pediatrico anche a domicilio, si fa presente che l'articolo 1 del decreto-legge 13 dicembre 2012 n.  158, ha dettato disposizioni in materia di riordino dell'assistenza territoriale. Nello specifico, la norma stabilisce che gli accordi collettivi nazionali disciplinano le condizioni, i requisiti e le modalità con cui le regioni provvedono alla dotazione strutturale, strumentale, di servizi e delle forme organizzative sulla base di accordi regionali e aziendali. Pertanto, alla luce del citato intervento normativo, le regioni possono già adottare ogni utile iniziativa finalizzata a valorizzare, tra le altre, la figura dell'infermiere pediatrico che nell'ambito della propria autonomia professionale potrà assolvere alle funzioni specifiche anche a domicilio del paziente pediatrico garantendo, così, realmente, la continuità assistenziale, il miglior utilizzo delle risorse umane e strumentali ed una qualificazione sempre più rispondente ai bisogni reali della popolazione e della spesa sanitaria.

      PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Binetti n. 3-00033, di cui è cofirmatario.

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto. Ho certamente Pag. 12apprezzato l'intervento, richiamato dal sottosegretario e fatto dal Ministro, sulla autorità regionali, volto a sensibilizzare gli assessorati, perché tengano conto, appunto, di questa specifica figura professionale nell'attività di bando dei concorsi per la copertura dei posti di infermiere nelle aziende sanitarie. Certamente questo è molto apprezzabile. Tuttavia, il problema resta, lo dico anche con riferimento al secondo punto, quello riguardante il problema dell'infermiere pediatrico sul territorio. Credo che, nell'insieme, si evincano due punti nodali sui quali, al di là dello specifico, il nostro Paese, in qualche modo, è chiamato a interrogarsi. Essi sono: in primo luogo, il problema di quello che è diventato il raccordo tra l'autorità dello Stato e quella delle regioni su molti temi, in particolare in tema di sanità, a partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione, un problema per esaminare il quale questa non è certo la sede, ma su cui molto andrebbe detto, e forse qualche passo di rinsavimento andrebbe fatto; il secondo punto riguarda – e anche questo non è solo di pertinenza dell'oggetto dell'interrogazione – il raccordo più stretto – ne parleremo anche oggi a proposito di disoccupazione giovanile – tra la formazione e il mondo del lavoro.
      Capisco che, per quanto riguarda le aziende sanitarie, può essere più comodo assumere una figura di infermiere polivalente non connotato dalla caratterizzazione pediatrica e poi formarlo in seconda battuta, eventualmente anche per gli aspetti pediatrici, c’è però il fatto che esiste un corso di laurea. Allora una delle due: o si ritiene che il corso di laurea vada riformulato sotto forma, per esempio, di una laurea specialistica dopo i tre anni di carattere generale della laurea triennale in infermieristica, oppure non si comprende come, avendo attivato dei corsi di laurea che continuano a sfornare dei laureati, non sia poi possibile dare corso alle legittime aspettative di lavoro che si determinano. Quindi, vi è questa necessità di raccordo fra il mondo del lavoro e il mondo della formazione, universitaria compresa, per quanto riguarda le lauree sanitarie.
      L'insoddisfazione, al di là delle parole del sottosegretario, è riferita a questi due aspetti. Certamente la moral suasion, di cui ci ha dato atto il sottosegretario, da parte del Ministro, per quanto riguarda le regioni e le aziende sanitarie, io mi auguro, a questo punto, solo che possa essere esercitata con continuità e con forti livelli di pressione. Quindi, ad oggi, dobbiamo mettere mano a quei due strumenti di cui parlavo, perché è l'unico modo per cercare di incidere positivamente affinché non vengano penalizzati i giovani che legittimamente hanno cercato una prospettiva di carriera in questo specifico settore professionale.

(Iniziative volte a garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore – n. 3-00047)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Binetti n. 3-00047, concernente iniziative volte a garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
      Il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, ha facoltà di rispondere.

      PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, l'applicazione, il rispetto di una legge così importante, soprattutto perché destinata, come dicono gli interroganti, anche a chi non ha voce, così complessa per i soggetti istituzionali coinvolti (Governo, regioni, aziende sanitarie locali, comuni, volontariato) necessita di una vigilanza continua da parte del Parlamento. Ecco perché atti ispettivi come questo sono importanti, per far sì che nessuno dei soggetti interessati possa non impegnarsi al massimo per vedere interamente applicata una legge di grande civiltà. Molto è stato fatto, ma molto rimane da fare da parte di tutti i soggetti interessati. Per quanto ci compete, il Ministero ha provveduto a elaborare e fare Pag. 13approvare l'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010, sulle linee guida per la promozione, lo sviluppo e il coordinamento degli interventi regionali nell'ambito della rete di cure palliative e della rete di terapia del dolore. Tale accordo stabilisce che venga costituita, con appositi provvedimenti delle regioni e delle ASL, una struttura dedicata al coordinamento della rete di cure palliative e di terapia del dolore.
      Le regioni Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Basilicata e Sicilia hanno immediatamente attivato il coordinamento dedicato alle cure palliative e alla terapia del dolore, mentre le restanti regioni hanno costruito prima gruppi tecnici per giungere poi successivamente alla istituzione di un apparato amministrativo. Il citato accordo quindi rappresenta il primo atto necessario per la costituzione e lo sviluppo di una rete di assistenza efficiente.
      Inoltre, in data 25 luglio 2012 è stata siglata l'importante intesa Stato-regioni per l'assistenza al malato in fase terminale e al paziente affetto da dolore cronico, offrendo equità nell'accesso, qualità e appropriatezza delle cure, in modo omogeneo sul territorio nazionale. L'intesa individua, delle tre aree assistenziali, le tipologie di strutture nelle quali esse si articolano a livello regionale, con una puntuale indicazione degli standard quantitativi e qualitativi sia per le strutture residenziali, ospedaliere, ambulatoriali sia per le unità di cure domiciliari.
      La legge in esame prevede inoltre un ulteriore accordo Stato-regioni per individuare le figure professionali con specifiche competenze ed esperienze nel campo delle cure palliative e della terapia del dolore anche per l'età pediatrica. Tale accordo, che è in corso di stesura definitiva, individua l'elenco delle figure professionali abilitate ad operare nelle reti assistenziali e i percorsi formativi necessari, prendendo in considerazione il curriculum con riguardo anche all'esperienza maturata all'interno delle strutture di assistenza per le cure palliative e la terapia del dolore.
      Sull'effettivo impiego, da parte delle regioni, dei fondi stanziati allo scopo di creare strutture finalizzate all'erogazione di cure palliative e di terapia del dolore, ricordo che la legge n.  39 del 1999 ha previsto, tra l'altro, la realizzazione di un programma nazionale per la creazione di strutture residenziali di cure palliative in tutte le regioni italiane: dal 1999 ad oggi il numero di strutture attivate è pari a 120.
      In merito al secondo quesito, il Ministero della salute è impegnato sin dal 2010 nella realizzazione di iniziative di comunicazione in materia di cure palliative e terapia del dolore, ha pianificato e realizzato spot televisivi, locandine, opuscoli informativi diffusi attraverso le regioni, le province autonome e le rispettive strutture sanitarie.
      Da ultimo, comunico che presso il Ministero della salute è stato istituito un numero di telefono informativo disponibile tutti i giorni feriali.
      In merito al terzo ed ultimo quesito, in coerenza con l'accordo di cui sopra, in data 4 aprile 2012, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero della salute, ha emanato cinque decreti che istituiscono un master di secondo livello per i medici di cure palliative, un master di alta formazione e qualificazione per i medici specialisti in terapia del dolore, un master dedicato ai medici che operano nella rete assistenziale rivolta al paziente pediatrico, e due master rivolti ad altre figure professionali previste all'interno delle reti rispettivamente gli psicologi e gli infermieri. Una preparazione qualificata è condizione indispensabile per lo sviluppo di programmi di presa in carico e di assistenza; a tale proposito sono state inserite le tematiche della terapia del dolore e delle cure palliative nel programma della formazione continua dell'anno 2012.
      È già stato inoltre predisposto un documento riguardante un settore di importanza vitale per l'assistenza ai malati quale è la formazione del volontariato, che sarà a breve presentato in sede di Conferenza Stato-regioni.
      Siamo infatti convinti che senza la valorizzazione e la professionalizzazione Pag. 14del volontariato non potranno essere raggiunti gli obiettivi che la legge prevede.

      PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Binetti n. 3-00047, di cui è cofirmatario.

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, si sono soddisfatto, ringrazio il Sottosegretario e mi permetto solo, ecco, di riprendere quanto da lui già dichiarato.
      Questo è uno di quei temi sui quali, benché vi sia stato un accordo larghissimo in Parlamento in fase di definizione del dispositivo legislativo, occorre una vigilanza continua, come egli ha detto, da parte del Parlamento affinché si dia poi effettivamente corso a quello che la legge prevede, superando inerzie, resistenze, ritardi, atteggiamenti culturali forse non del tutto in sintonia con quanto la legge dispone e propone.
      Penso che sia da sottolineare anche positivamente lo sforzo fatto per i percorsi formativi che il sottosegretario ha richiamato, e che certamente possono aiutare a supplire il gap delle competenze che, nel momento in cui ci si è affacciati a questa materia, è risultato evidente agli occhi degli addetti ai lavori: non avevamo personale formato ad hoc, si è dovuto riempire un vuoto e mi sembra che queste iniziative di master per i diversi livelli professionali possano certamente aiutare a colmarlo. Forse potremmo andare in questo caso un pochino più in là, e chiederci se, a fronte di una pediatria che, per ritornare al tema di poc'anzi, sta, non dico chiudendo le porte, ma certamente riducendo i suoi spazi di intervento a causa della denatalità, alcuni altri temi come questo, che viceversa ci accompagneranno nei prossimi decenni, non possano essere ulteriormente valorizzati, forse a livello addirittura di corsi di laurea.
      Infine, la sottolineatura del volontariato. Anche questa la trovo molto positiva: esso è l'anima di queste strutture, perché l’hospice stesso, pur con tutte le fatiche a realizzarlo, se non vuole diventare il cimitero degli elefanti ha bisogno dell'anima del volontariato, per permettere di offrire condizioni umane nell'ultima parte del tragitto su questa terra a tanti nostri fratelli, colpiti da disgrazie e da malattie incurabili.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
      Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 11,30 con il seguito della discussione del decreto-legge recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo.

      La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n.  54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo (A.C. 1012-A).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n.  1012-A: Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n.  54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo.
      Ricordo che nella seduta del 17 giugno 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che i relatori per la Pag. 15maggioranza e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica, mentre il relatore di minoranza vi ha rinunziato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,31).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
      Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,50.

      La seduta, sospesa alle 11,31, è ripresa alle 11,50.

Si riprende la discussione.

      PRESIDENTE. Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato l'emendamento Centemero 3.101.
      Ricordo che, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alle materie oggetto dei decreti-legge all'esame della Camera. La lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere valutata con riferimento «ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
      Come già ricordato dalla Presidenza di turno nella seduta di ieri, la necessità di rispettare rigorosamente tali criteri si impone ancor più a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n.  22 del 2012 e di alcuni richiami del Presidente della Repubblica sulla questione effettuati nel corso della precedente legislatura.
      Con riferimento al provvedimento in esame, ricordo che, in sede referente, tenuto conto che, per quanto riguarda gli aspetti tributari, recati dagli articoli 1 e 2, esso si limita a disporre la sospensione dei versamenti relativi alla prima rata IMU, sono state dichiarate inammissibili tutte quelle proposte emendative volte ad intervenire direttamente sulla disciplina sostanziale dell'IMU o di altre forme di imposizione immobiliare, con previsioni immediatamente precettive.
      La Presidenza ritiene di confermare i criteri di ammissibilità degli emendamenti già adottati dai presidenti delle competenti commissioni in sede referente e, alla luce dei medesimi, non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente:
          Busin 1.46, volto a disporre direttamente la riduzione dell'aliquota di base dell'IMU per le persone non autosufficienti;
          Busin 1.60, che interviene direttamente sull'articolo 7 del decreto legislativo n.  504 del 1992 al fine di estendere le esenzioni dall'ICI, e quindi dall'IMU, agli immobili destinati ad attività di ricerca scientifica;
          Busin 1.110, di contenuto analogo all'emendamento 1.48 già dichiarato inammissibile in sede referente, che interviene direttamente sulla disciplina dell'IMU, al fine di stabilire l'esenzione dall'imposta dei fabbricati di nuova costruzione rimasti invenduti;
          Busin 1.52, che interviene sulla disciplina relativa alle regolazioni finanziarie tra i comuni e lo Stato attinenti all'IMU, con particolare riferimento alle rettifiche degli accertamenti concernenti l'annualità 2012;
          Busin 1.54, volto a prevedere che il gettito IMU individuato per ciascun comune ai fini delle regolazioni finanziarie tra i comuni e lo Stato sia determinato sulla base delle informazioni desumibili Pag. 16dai certificati dei conti consuntivi comunali, ovvero da ogni altra informazione disponibile; la proposta emendativa interviene inoltre sul trattamento contabile delle quote di gettito non realizzate nel 2012 o riconducibili agli immobili di proprietà comunale;
          Busin 1.04, volto ad esentare dall'IMU gli immobili ad uso produttivo.

      Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in sede referente, in quanto estranee rispetto al contenuto del provvedimento in esame:
          Rughetti 1.100, che interviene sulle modalità di determinazione delle riduzioni dei trasferimenti ai comuni, ai sensi dell'articolo 16, comma 6, del decreto-legge n.  95 del 2012;
          Barbanti 1.0100, volto a prorogare al 1o ottobre 2013 l'aumento dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Relatore di minoranza. Chiedo di parlare sull'ammissibilità.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Relatore di minoranza. Io ho avuto modo di sottolineare già ieri in discussione sulle linee generali, in qualità di relatore di minoranza, ma vorrei rimarcarlo anche oggi, alla luce oltretutto...

      PRESIDENTE. Non si sente nulla ! Se gentilmente possiamo abbassare il tono della voce... Grazie.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Volevo sottolinearle intanto la nostra difficoltà nella possibilità di emendare, se la Presidenza ritiene che – , mi rivolgo a lei, Presidente, in relazione all'esperienza che ha nell'Aula – il Parlamento – e semplifico – non possa presentare una proposta emendativa per sostituire, ad esempio, la parola relativa alla sospensione dell'IMU con la parola «eliminazione» e che, secondo noi, rimane al cento per cento all'interno della materia trattata. Ma non solo: oggi vorrei rimarcare la posizione che abbiamo assunto anche ieri in sede di discussione sulle linee generali.

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fedriga, aspettiamo. Se si fa silenzio andiamo avanti, sennò ci interrompiamo.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Questa posizione, secondo noi, è ancora più forte rispetto a quanto accaduto nella giornata di ieri presso l'VIII Commissione (Ambiente) e nella giornata odierna presso le Commissioni competenti a dare il parere sul decreto-legge riguardante norme urgenti a tutela dell'ambiente, in relazione al quale, nell'altro ramo del Parlamento ovvero il Senato, sono stati introdotti diciassette nuovi articoli che, in modo assolutamente palese – altro che termini di inammissibilità della Camera ! – sono assolutamente espansivi rispetto al contenuto del decreto-legge stesso.
      Se ai deputati della Repubblica non è permesso emendare, per chiedere l'eliminazione dell'IMU, un decreto-legge che parla di IMU e al Senato è permesso aggiungere qualsiasi cosa a un decreto-legge che parla dell'ambiente, basta che a grandi linee si trattino questioni ambientali, mi sembra ci sia una disparità di trattamento.
      So bene che avrete anche un colloquio con la Presidenza del Senato per uniformare o cercare perlomeno di uniformare le ammissibilità e le inammissibilità per quanto riguarda le proposte emendative, però le chiedo, per quanto riguarda questo decreto-legge – perché, lo ripeto, le nostre proposte emendative parlano, invece che di «sospensione», di «eliminazione» dell'IMU – di effettuare una valutazione con attenzione in qualità di Presidente. Infatti una cosa è entrare nel merito dicendo che una proposta emendativa da parte della Pag. 17maggioranza o del Governo o dei relatori è condivisibile o non lo è; una cosa è dire che la Commissione V (Bilancio) non ritiene le coperture adeguate, e anche su questo magari dopo faremo una riflessione; altra cosa è bloccare preventivamente qualsiasi tipo di discussione perché si parla di eliminazione e non di sospensione. Se non posso presentare un emendamento modificativo dicendo, invece che «sospensione», «eliminazione», mi sembra un'interpretazione troppo remissiva dell'inammissibilità.

      PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, prima di leggerle lo speech formale della Presidenza in relazione alle questioni da lei sollevate, le vorrei dire che... colleghi, vi prego di fare silenzio. Il tema, che non è nuovo, della differenza di valutazione tra una Camera e l'altra rispetto alle ammissibilità e addirittura alla possibilità di inserire argomenti, è all'ordine del giorno. Credo sia stato sollevato anche oggi nella riunione che ha avuto il Presidente della Camera con i presidenti di Commissione e ovviamente è una questione sulla quale è opportuno e necessario lavorare per fare in modo che i diritti dei deputati siano uguali ai diritti dei senatori ovvero i limiti per i senatori siano uguali ai limiti per i deputati.
      Detto questo, in relazione alle obiezioni da lei sollevate in ordine ai criteri di ammissibilità delle proposte emendative seguiti dalla Presidenza con riferimento al provvedimento in esame, ho già avuto modo di illustrare dettagliatamente sia i presupposti regolamentari che presiedono alle proprie decisioni in questa materia, sia i criteri concretamente seguiti ai fini delle dichiarazioni di inammissibilità in sede referente che la Presidenza, come di consueto, ha ritenuto di confermare.
      Desidero aggiungere, del resto, che i presentatori delle proposte emendative già dichiarate inammissibili in sede referente non si sono avvalsi in quella sede della facoltà di chiedere che la questione fosse rimessa al Presidente della Camera, ai sensi del paragrafo 5.4 della circolare sull'istruttoria legislativa nelle Commissioni del 10 gennaio 1997. Anche alla luce di tale circostanza non posso che confermare le decisioni adottate dalla Presidenza in ordine alle inammissibilità testé pronunciate.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 1012-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 1012-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1012-A).
      Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1012-A).
      Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1012-A).
      In particolare, il parere favorevole reso dalla V Commissione (Bilancio) sugli emendamenti Rubinato 1.40, Guerra 1.42 e sugli identici emendamenti Lorenzo Guerini 1.43 e Busin 1.109 è subordinato ad una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione (Vedi l'allegato A – A.C. 1012-A).
      Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
      A tal fine il gruppo Lega Nord e Autonomie è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
      Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Cancelleri. Ne ha facoltà.

      AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Signor Presidente, Governo, colleghi deputati, Pag. 18una discussione generale tecnica andrebbe fatta in termini di procedure democratiche. In questo Paese è ormai diventata prassi ordinaria la gestione dello stesso con soli decreti-legge. Per chi facesse finta di non capire, gestire un Paese per mezzo di decreti-legge vuol dire depauperare e – come ha detto la stessa Corte costituzionale – delegare in toto il ruolo del Parlamento e di tutti i parlamentari che in democrazia devono rappresentare l'interesse dei cittadini che li hanno votati, perché è inutile dire che il Governo non è rappresentante del popolo. In questo scenario, l'unico ruolo che a questo Parlamento è rimasto è quello di presentare emendamenti per migliorare o adattare un decreto-legge alle esigenze che i soggetti coinvolti...

      PRESIDENTE. Scusi onorevole Cancelleri, se fosse possibile... Se c’è da riunirsi ci si può riunire fuori. Onorevole Bratti... Grazie. Mi riferisco anche ai colleghi del gruppo MoVimento 5 Stelle, magari per rispetto della collega che sta parlando, grazie.

      AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. ... che i soggetti coinvolti – e quindi anche i cittadini che hanno deciso di votarci – ci hanno chiesto.
      Ma ormai anche questo ruolo ci è stato vietato, poiché sempre più spesso i decreti-legge sono – diciamo – blindati, in virtù di una maggiore velocità nel processo di approvazione che noi riteniamo una scusa banale e anche nociva per il Paese. Non possiamo modificarli e quindi possiamo solo limitarci ad imbavagliare le nostre idee. Questa è democrazia ? Questa è la democrazia che vogliamo ? Lo chiedo a tutti voi, Presidente, Governo e colleghi deputati.
      In questo ragionamento, ovviamente, rientra il decreto-legge n.  54, che rappresenta una di quelle piccole azioni volte all'interesse della gente comune. Questo decreto-legge è urgente e importante allo stesso tempo, ma non è perfetto. Per questo noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato i nostri emendamenti, per migliorare questo testo. Abbiamo presentato emendamenti per ampliare le categorie che potevano godere della sospensione dell'IMU; abbiamo accolto le richieste che provengono dagli imprenditori e abbiamo proposto emendamenti che, per esempio, chiedono di sospenderla anche per gli immobili ad uso produttivo, individuando, peraltro, opportune coperture finanziarie; abbiamo anche presentato un emendamento che faceva slittare l'IVA: sono di questi giorni alcune dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza che spingono in tal senso, ma accade una cosa strana, al nostro emendamento è stato dato parere negativo dallo stesso Governo della stessa maggioranza.
      Siamo confusi, ci dite allora in che direzione va questo Governo ? Dove vuole portare il nostro Paese ? Credo che, data la fattibilità delle nostre proposte, il principio di sospendere la rata per i proprietari di prima casa, così come per coloro che possiedono immobili ad uso produttivo, sia da condividere tutti insieme in quest'Aula. Oserei dire che sposarlo dovrebbe diventare un dovere per tutte le forze politiche.
      Vorrei in chiusura soffermarmi sull'articolo 3: rientra anche questo in quelle piccole azioni di cui parlavo prima, è un primo passo verso – speriamo – più sostanziali tagli della politica, a cui noi del MoVimento 5 Stelle auspichiamo si possa giungere in questa legislatura per dare un forte segnale ai cittadini e aumentare le risorse da cui attingere per le nostre riforme. Certo, permetteteci di asserire che il titolo che avete dato all'articolo era leggermente roboante: contenimento delle spese relative all'esercizio dell'attività politica. A quanto risulta, infatti, si tratta solo di tagliare l'indennità aggiuntiva per i Ministri parlamentari, senza incidere su altri costi dell'apparato politico ad oggi ancora eccessivi a discapito di chi non arriva nemmeno a fine mese. Forse avreste potuto fare di più per realizzare quanto il titolo prometteva, vi sarebbe bastato appoggiare qualcuno dei nostri emendamenti, che, con un procedimento che definirei quantomeno anomalo, sono stati ritenuti inammissibili.Pag. 19
      E certo, si comprende come ritenere che il taglio degli stipendi dei parlamentari o la riduzione degli stanziamenti ai Ministeri o, magari, la possibilità di destinare i rimborsi ai partiti al Fondo per le piccole e medie imprese sia per qualcuno davvero inammissibile. Quindi, signor Presidente, e colleghi deputati, visto che il nostro compito è quello di curare l'urgenza, io sono sicura che noi tutti non possiamo che valutare e magari accogliere gli emendamenti secondo il reale contenuto e secondo il loro obiettivo finale, che per noi del MoVimento 5 Stelle è quello di impegnarci per dare respiro al nostro amato Paese e ai suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

      PRESIDENTE. Mi deve dire a quale articolo del Regolamento fa riferimento.

      CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, secondo l'articolo 8, il Presidente rappresenta la Camera. Assicura il buon andamento dei suoi lavori, facendo osservare il Regolamento, e dell'amministrazione interna. Sovrintende a tal fine alle funzioni attribuite ai Questori e ai Segretari...

      PRESIDENTE. Basta, l'articolo lo conosco.

      CRISTIAN IANNUZZI. Mi pare che in quest'Aula ci siano diversi gruppuscoli di colleghi che parlano e rivolgono anche le spalle alla Presidenza (Commenti). Lei ha fatto un richiamo al mio gruppo parlamentare al riguardo. Per favore, potrebbe richiamare i colleghi perché rispettino il buon andamento della seduta.

      PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, il Presidente lo faccio io. Come ha visto, ho richiamato. Se lei mi consente, siamo seicentotrenta, pretendere il silenzio assoluto mi sembra eccessivo (Applausi). Non credo che il Presidente abbia mancato di richiamare e comunque l'invito rimane a tutti per cercare per favore di consentire un minimo di agibilità per chi parla e per chi vuole ascoltare.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.

      ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, l'articolo 1 del decreto-legge oggi all'esame della Camera stabilisce la sospensione della rata di pagamento dell'IMU, che scadeva ieri, con riguardo alle abitazioni principali, ai terreni agricoli e ai fabbricati rurali. Si tratta, quindi, di una mera disposizione ponte in attesa del provvedimento con cui verranno in concreto affrontati i nodi della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare. Questo è il motivo per cui, in accordo con gli altri gruppi della maggioranza, abbiamo accettato anche noi di Scelta Civica, l'invito del Governo a ritirare gli emendamenti che avevamo presentato e che riguardavano essenzialmente due ordini di profili: il primo, rappresentato dalla necessità di ripristinare tutta una serie di assimilazioni...

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zanetti. Per favore...

      ENRICO ZANETTI. ...al trattamento fiscale previsto per l'abitazione principale, a cominciare da quella per gli immobili concessi in comodato gratuito a parenti di primo grado in linea retta che li utilizzano come propria abitazione principale: una esigenza questa molto avvertita.
      Il secondo ordine di profili è rappresentato dall'opportunità di prevedere espressamente la volontà di indirizzarsi verso la deducibilità dell'IMU anche dalla base imponibile IRAP nell'istante stesso in cui il Governo avverte la necessità di esplicitare, tra le direttrici qualificanti dell'intervento complessivo sulla fiscalità immobiliare, quello della deducibilità dell'IMU dal reddito dell'impresa. Accettiamo con senso di responsabilità di rinviare la posizione di paletti normativi al momento in cui passerà dalle mere dichiarazioni programmatiche ai fatti concreti ed è per Pag. 20questo che voteremo contro, in questa sede, agli emendamenti di contenuto pure affine che le opposizioni hanno a loro volta rappresentato e, secondo un gioco delle parti comprensibile ma non per questo condivisibile, portato in Aula per la votazione. Da questo punto di vista il senso di responsabilità richiesto alle forze parlamentari della maggioranza è stato in verità maggiore di quello che il Governo stesso è stato disponibile a mettere sul piatto, posto che è stato proprio il Governo il primo a inserire nel testo dell'articolo 1 dei primi paletti programmatici, per non dire promozionali, quali quelli della revisione della TARES e della deducibilità dell'IMU dal reddito di impresa. Ma tant’è. Quello che ci auguriamo noi di Scelta Civica è che il prossimo decreto tenga fede alla sua preannunciata finalità di riforma generale della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare e non si riduca, invece, ad una sorta di manutenzione straordinaria dell'IMU con l'incorporazione al suo interno della tanto discussa maggiorazione TARES di 30 centesimi al metro quadro.
      L'articolo 1 parla di riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare e, solo a titolo esemplificativo – e come detto un po’ promozionale –, specifica la volontà di intervenire in ambito Tares ed IMU. Riformare la disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare significa prendere in esame complessivamente l'intero comparto, ivi compresa la tassazione dei redditi che quel patrimonio può generare; non solo Tares ed IMU quindi, anche perché, se così fosse, bisognerebbe parlare di riforma della fiscalità comunale piuttosto che della tassazione immobiliare.
      Bisogna ragionare anche di imposte sugli atti di trasferimento e di tassazione dei redditi derivanti dalla locazione degli immobili. Con riguardo a quest'ultimo aspetto, in particolare, è necessario entrare nell'ordine di idee che, anche per gli immobili diversi dalle abitazioni, l'imponibilità dei canoni di locazione segua per le imprese non più il criterio di competenza della maturazione economica, ma quello dell'incasso del canone. Altrimenti continueremo ad assistere alla moltiplicazione di imprese che affittano immobili senza percepire i canoni da locatari morosi e tenute lo stesso a pagare tasse su ricavi che non conseguono.
      Ovviamente questa norma va bilanciata con la previsione della pari deducibilità per cassa dei canoni da reddito di impresa di chi conduce un immobile in affitto, ma sono appunto decisioni che devono essere ponderate e prese.
      Così come un ragionamento sereno merita di essere fatto sulla cosiddetta cedolare secca sugli affitti, una norma con cui, partendo da una malintesa finalità di equiparazione della tassazione sui rendimenti degli investimenti mobiliari ed immobiliari, si è creata una situazione per la quale in Italia se guadagno 50.000 euro lavorando subisco una tassazione sul reddito di circa il 35 per cento, se guadagno 50.000 euro affittando 4 appartamenti a 1.000 euro al mese l'uno, il mio reddito viene tassato al 21 per cento. È una cosa a dir poco insensata, posto che, se mai dovesse esservi una discriminazione qualitativa della tassazione di redditi quantitativamente uguali, ebbene avrebbe senso la logica esattamente contraria. Né la finalità dell'emersione del «nero» nel settore delle locazioni immobiliari può di per sé giustificare questa scelta, perché allora assai più interessante e prioritario sarebbe abbassare al 21 per cento, con analoghe finalità di emersione, la tassazione sui redditi di lavoro.
      Dati alla mano, l'abrogazione della cedolare secca potrebbe generare un maggior gettito di 700-800 milioni di euro, milioni che naturalmente dovrebbero essere integralmente reimpiegati nella riduzione di altre forme di prelievo del settore immobiliare, posto che è semplicemente impensabile determinarne un incremento ulteriore, e bisogna anzi diminuirlo.
      Questa somma potrebbe coprire ad esempio una forte, fortissima riduzione dell'IMU che grava sulle abitazioni concesse in affitto, oggi equiparate ai fini IMU alle seconde e terze case lasciate a disposizione dai proprietari. Non ha forse più Pag. 21senso rendere assai meno gravoso il prelievo IMU su abitazioni date in affitto a canoni contenuti da locatori con bassi redditi complessivi, tali per cui la cedolare secca costituisce un vantaggio poco appetibile, piuttosto che mantenere in essere un mix di tassazione diretta sui canoni e indiretta sul possesso, che favorisce nettamente le situazioni in cui la rilevanza dei canoni e l'elevato reddito complessivo dei locatori rende più profittevole un forte sconto IRPEF rispetto ad un forte sconto IMU ?
      Certo che ha più senso, come più senso hanno mille altre cose che si potranno fare se si darà veramente luogo ad una riforma della fiscalità immobiliare e non ad una mera sommatoria algebrica di interventi a compartimenti stagni su singole imposte che colpiscono gli immobili.
      Non vi è dubbio che riformare sia assai più difficile che ritoccare o manutenere. Bisogna essere capaci di pensare a soluzioni ed equilibri nuovi e bisogna avere il coraggio di sostenerli e dispiegarli. Da questo punto di vista è a dir poco sconfortante il dibattito di queste settimane, tutto incentrato su ritocchi più o meno abrogativi dell'IMU sulle abitazioni principali e sul rinvio dell'aumento dell'IVA.
      Qual è la visione anche solo di medio periodo ? Chi insiste ossessivamente sull'imprescindibilità di queste misure, lo fa perché pensa esclusivamente al proprio tornaconto elettorale oppure perché, pur pensando al bene del Paese, ha così poca visione strategica di Governo da non essere in grado di formulare qualche proposta più efficace per aiutare la ripartenza economica del Paese ? E, d'altro canto, chi dice che non ci sono le risorse, lo fa perché non sa che pesci pigliare o perché ha in testa progetti assai più efficaci su cui convogliarle (nel qual caso sarebbe anche opportuno lo dicesse) ?
      In queste due domande si concentra tutta la pochezza del «ping pong» su IMU e IVA che si trascina stancamente da settimane. Noi di Scelta Civica per l'Italia abbiamo già lanciato la nostra proposta, ragionevole e sostenibile, di rimodulazione del prelievo IMU sull'abitazione principale basata sul raddoppio delle attuali detrazioni, sia quella base che quella per i figli a carico, nonché su tutta una serie, appunto, di assimilazioni al trattamento fiscale previsto per l'abitazione principale, che rispondono a criteri equitativi molto maggiori di quelli di un'abrogazione a trecentosessanta gradi senza prima fare queste assimilazioni.
      Di buon grado abbiamo accettato di attendere il prossimo decreto per discutere nel merito ritirando i nostri emendamenti a questo mero provvedimento – ponte, ma già guardiamo oltre e invitiamo tutte le forze politiche ad avere lo stesso approccio, perché – e concludo – questo è il momento di riformare il Paese, non è il momento di giocare a bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

      GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi avremmo voluto in quest'Aula fare un'altra discussione a partire dall'IMU. Avremmo voluto discutere di una politica fiscale seria e condivisa, che avesse per obiettivo la ricostruzione di un'equità e di una progressività e che partisse dalle grandi ricchezze. Avremmo voluto l'esenzione per l'unica casa non di lusso, non un rinvio dell'IMU, perché di rinvio si tratta e non di altro, un rinvio che è teso a guadagnar tempo per un Governo che fa degli annunci comuni sull'IMU e sull'IVA, ma non riesce a fare delle scelte per il Paese sull'IMU e sull'IVA.
      Quindi, noi facciamo i conti con un decreto di rinvio e abbiamo teso e tendiamo con i nostri emendamenti ad allargare la platea dell'esenzione di questo rinvio, per esempio, pensando a quei proprietari anziani ricoverati in case di cura o a quegli anziani o a quei genitori che hanno dato in comodato gratuito ai figli o ai nipoti l'unica casa di proprietà di quella famiglia. Quindi tendiamo ad allargare socialmente la tutela del rinvio che voi ci avete proposto.Pag. 22
      Abbiamo poi teso, in modo particolare sulla cassa integrazione in deroga, ad intervenire di fronte ad un'emergenza occupazionale, che non è dovuta al fato o alla cattiveria della crisi, ma è anche dovuta alle molte crisi che i precedenti Governi non hanno affrontato e hanno rinviato. C’è un lungo elenco di aziende, che giacciono con tavoli di trattative che non si concludono e soluzioni industriali, che non si trovano, e che hanno bisogno di quegli ammortizzatori. Quella domanda di cassa integrazione in deroga vede le nostre regioni valutare come insufficiente lo stanziamento che noi oggi ci prepariamo a discutere. Allora, con i nostri emendamenti, volevamo, insieme a quest'Aula, dire al Governo che andrebbe data sicurezza a questi nostri concittadini che vivono con durezza e da moltissimo tempo la crisi generale e la crisi particolare sul proprio posto di lavoro.
      Pensiamo che sia possibile – abbiamo provato a dimostrarlo e vogliamo dimostrarlo con i nostri emendamenti – non solo modificare le quantità e trovare quei miliardi di euro necessari a dare sicurezza, tranquillità e capacità di reddito a quelle famiglie che sono a rischio del posto di lavoro, ma anche modificarne la qualità. Pensiamo che le risorse non possano essere trovate solo all'interno dello stesso campo. Non può essere solo all'interno del campo del lavoro la solidarietà per chi perde il posto di lavoro.
      Quindi, occorre cambiare la qualità e trovare risorse fresche con le quantità necessarie ad affrontare la domanda d'emergenza.
      E poi con i nostri emendamenti pensiamo che serva un cambio di passo nei confronti della crisi. Non possiamo semplicemente allungare la vita agli strumenti di assistenza, ma dobbiamo essere in grado anche di mantenere, in un rapporto con il lavoro, quelle centinaia di migliaia di nostri cittadini che il rapporto quotidiano con il lavoro l'hanno perso. Ed è per questo che vi proponiamo e abbiamo proposto, con gli emendamenti, di rifinanziare, sostenere e rendere più fruibili, più interessanti e convenienti per le imprese, nonché più utili per i lavoratori, i contratti di solidarietà. È meglio lavorare pochi giorni alla settimana, pochi giorni al mese o alcune settimane all'anno, che restare anni in attesa della conferma della cassa integrazione o in attesa della proroga della cassa in deroga.
      Dobbiamo mantenere un rapporto con il lavoro tra i nostri cittadini, mantenere un rapporto che è fondamentale per la coesione sociale, è fondamentale per rompere quella solitudine, che fa sentire colpevoli per la perdita del posto di lavoro i singoli cittadini, quegli uomini e quelle donne che si sentono soli e abbandonati e che vedono spazi di visibilità solo in gesti estremi.
      Quindi, di fronte a un decreto-legge che troviamo incompleto e che non affronta e non ci dice qual è il tratto che questo Governo vuole dare a una politica economica diversa rispetto a ciò che ci aveva annunciato il Presidente Letta nel suo intervento in questa Camera, con questi emendamenti noi puntiamo a provare a modificare il testo in senso sociale e a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, nel senso di dare certezze e di ridurre le insicurezze, e ci aspettiamo – come si dice – di trovare sostegno a questi emendamenti e attenzione da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

      EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lascia un po’ di stucco un ragazzo, come me, che si ritrova a fare politica in un momento particolare come questo e che entra per la prima volta in un'Aula, in un momento così difficile all'esterno di questo palazzo, è il vedere che dovremmo essere tutti sulla stessa barca e che quella barca viene governata da chi sa dove andare e da chi sa dove vuole andare.
      Noi ieri abbiamo parlato delle nostre volontà, come giovani, di contribuire nei confronti dei nostri coetanei e delle loro aspettative, e sarebbe bello che tutte le Pag. 23forze che compongono questo Parlamento potessero andare nella direzione di fare qualcosa per i giovani. Noi ci stiamo provando, ma vediamo che il Governo ha un po’ le idee confuse e, di fatto, anche la stessa maggioranza va a bloccare le nostre proposte, che vanno proprio nella direzione anche di favorire i giovani.
      Alcune misure, che abbiamo chiesto con gli emendamenti, sono infatti volte proprio a favorire i giovani e le giovani famiglie. Mi riferisco, in particolare, ad alcuni emendamenti come quello che prevede di escludere l'applicazione dell'imposta municipale propria per gli immobili (Commenti)... E ringrazio soprattutto quei colleghi che chiedono sempre di rispettare il silenzio anche per poter tranquillamente...

      PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione. Colleghi, per cortesia...

      EMANUELE PRATAVIERA. Come stavo dicendo, mi riferisco in particolare agli emendamenti che chiedevano di escludere l'applicazione dell'imposta municipale propria per gli immobili per un valore di acquisto inferiore ai 300 mila euro, gravati da un mutuo ipotecario stipulato per l'acquisto dell'abitazione principale contratto da soggetti con meno di 50 anni di età: sono proprio quei giovani che sono in difficoltà e che non riescono ad andare avanti, ma a cui, qualche anno fa, per fortuna loro, la banca ha concesso un mutuo e che oggi, però, devono sommare a quelle spese anche l'IMU.
      Mi riferisco anche al nostro emendamento che vuole escludere dall'imposizione municipale propria le unità immobiliari concesse dal soggetto passivo in comodato d'uso gratuito a familiari del soggetto stesso fino al primo grado di parentela. Ecco, quelle del decreto sono misure che non aiutano le famiglie, soprattutto le nuove famiglie, e i giovani che le compongono.
      Poi, potremmo continuare, ad esempio, su altre misure che avremmo chiesto di rivedere, come l'esclusione dell'applicazione dell'imposta, anche questa, per chi ha meno di 50 anni di età.
      Ecco, vedete, quando si parla di destino dei giovani, come facevamo ieri, come faremo oggi pomeriggio, piuttosto che domani, con il voto delle mozioni, non possiamo limitarci ai singoli provvedimenti: o noi intraprendiamo una rotta e questo Parlamento è convinto della rotta che ha intrapreso, oppure stiamo ragionando un po’ del nulla, stiamo lasciando tutto al caso e facciamo in modo che una singola misura non sia, invece, ricompresa nell'ampio tragitto che vogliamo intraprendere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà. Ribadisco la richiesta di fare un po’ di silenzio, per favore.

      GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi ci troviamo di fronte ad una discussione dove la maggioranza, cioè il Governo cosiddetto di servizio, che la maggioranza definisce Governo di servizio, presenta un «decreto ponte». Questo Governo è stato presentato, con un accordo tra una maggioranza ondivaga, come il Governo delle riforme, il Governo che doveva rispondere alle urgenze di questo Paese. E noi, oggi, ci troviamo invece a discutere di un «decreto ponte»; neanche discutere, visto l'atteggiamento con il quale si affrontano i nostri emendamenti, che erano solo ed esclusivamente volti a migliorare il testo, volti anche a rispondere alle urgenze di questo Paese.
      Abbiamo dubbi sulla capacità fin qui dimostrata dalla maggioranza e dal Governo di rispondere alle urgenze di questo Paese. Abbiamo dubbi sulla capacità di questo Governo di anteporre al dibattito di questo Parlamento e di quest'Aula un vero dibattito sulle riforme che servono a questo Paese. È una maggioranza ondivaga, della quale, ad oggi, non vediamo il vero spirito di Governo di servizio. Attendiamo con ansia una discussione vera sulle riforme e non un «decreto ponte» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

Pag. 24

      PRESIDENTE. Comunico che il deputato Fedriga ha rappresentato alla Presidenza l'esigenza di una nuova valutazione della dichiarazione di inammissibilità testé pronunciata con riferimento all'emendamento Busin 1.110, in quanto anche tale proposta emendativa, al pari dell'emendamento Busin 1.49, invece giudicato ammissibile, reca una modifica con effetti solo temporanei della disciplina dell'imposta municipale sugli immobili.
      In effetti, la proposta emendativa, che è volta a stabilire l'esenzione dall'IMU dei fabbricati di nuova costruzione rimasti invenduti, reca nella parte conclusiva del testo, sebbene con una formulazione non del tutto chiara, un termine di efficacia limitato ai due anni successivi all'entrata in vigore della legge di conversione.
      Alla luce di tale elemento, anche per garantire l'omogeneità dei criteri di ammissibilità osservati dalla Presidenza, ritengo di dover riammettere alla votazione l'emendamento Busin 1.110, a pagina 11 del fascicolo.
      Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Signor Presidente, informo che, per semplificare l'esposizione dei pareri, elencherò esclusivamente le proposte emendative sulle quali c’è un orientamento favorevole dei relatori.

      PRESIDENTE. Le chiedo, onorevole Damiano, di indicare il numero e la pagina del fascicolo.

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Assolutamente. Il parere è favorevole sui seguenti emendamenti: Guerra 1.42, Rubinato 1.40...

      PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Damiano. Per i colleghi che, se lei avesse anche il numero della pagina, possono seguire sul fascicolo...

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Lo stavo dicendo, signor Presidente. Dunque, a pagina 9 del fascicolo: Guerra 1.42, Rubinato 1.40 e identici emendamenti Lorenzo Guerini 1.43 e Busin 1.109, a condizione che siano riformulati secondo quanto indicato nel parere espresso dalla V Commissione (Bilancio).
      A pagina 14 del fascicolo: Centemero 3.102, che, peraltro, assorbirebbe l'emendamento Fedriga 3.100.
      A pagina 19 del fascicolo, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Cinzia Maria Fontana 4.21, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere al primo capoverso le parole: «della legge di conversione».
      Per le restanti proposte emendative presentate le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere non può che essere contrario.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Damiano, anche per la puntualità.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Su cosa ?

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Penso sia giusto che l'Aula conosca i pareri del relatore di minoranza...

      PRESIDENTE. È necessario. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 1.2 e 1.1, Caparini 1.3, Gianluca Pini 1.4, Busin 1.25, 1.11, 1.102, 1.103, 1.104, 1.105 e 1.106. Formulo invece un parere favorevole sull'emendamento Lavagno 1.101 se riformulato sopprimendo alla lettera b-bis) le parole: « purché non locata».

Pag. 25

      PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, visto che magari le riformulazioni sono numerose, le ricordo che il relatore di minoranza non può chiedere riformulazioni. Non possiamo innovare, però lei può continuare a dare il suo parere.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Allora mi rimetto all'Aula, signor Presidente, su questo emendamento. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 1.24 e Busin 1.18.

      PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, per agevolare il suo lavoro, le ricordo che se sugli emendamenti inammissibili lei non mi dà il parere è meglio. Ha dato il parere anche su alcuni emendamenti inammissibili.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Se fino ad adesso c'erano degli emendamenti inammissibili è perché non li avevo segnati, mi perdoni. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Pesco 1.107, Pisano 1.63, Busin 1.21, Bueno 1.19, Barbanti 1.108 e Rubinato 1.36.

      PRESIDENTE. L'emendamento Rubinato 1.36 è stato ritirato.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Grazie, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Paglia 1.29, Ragosta, 1.30, Lavagno 1.31, Busin 1.20, Pisano 1.62. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Guerra 1.42, Rubinato 1.40 e Busin 1.109 secondo quanto espresso dal relatore di maggioranza, cioè con la riformulazione chiesta dalla Commissione bilancio, anche se non la posso chiedere.
      Esprimo poi parere favorevole sugli emendamenti Busin 1.44 e Guerra 1.47. Se non sbaglio, l'emendamento Busin 1.68 è stato ritirato. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Busin 1.51, Lorenzo Guerini 1.58 e Busin 1.49 e 1.110, che è stato dichiarato ammissibile.
      Per quanto riguarda l'articolo 3, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Centemero 3.101 e 3.102 e Fedriga 3.4 e 3.100.
      Per quanto riguarda l'articolo 4, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Rostellato 4.100 e Fedriga 4.7 ed esprimo invece parere contrario sugli emendamenti Airaudo 4.4, Placido 4.3, e Di Salvo 4.2.
      Esprimo, quindi, parere favorevole sugli identici emendamenti Fedriga 4.6 e Cominardi 4.101 e sull'emendamento Airaudo 4.9. Signor Presidente, mi rimetto all'Aula per quanto riguarda l'emendamento Agostini 4.5 ed esprimo parere favorevole sugli emendamenti Fedriga 4.11 e 4.12 e Cinzia Maria Fontana 4.21 e anche qui mi rifaccio al parere espresso dai relatori di maggioranza.
      Mi rimetto all'Aula per quanto riguarda l'emendamento Di Salvo 4.16.
      Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Fedriga 4.18, Baldassarre 4.103 e Placido 4.15. Esprimo, invece, parere contrario sugli emendamenti Airaudo 4.14, Rostellato 4.102, Placido 4.17, Baldassarre 4.20 e Placido 4.23.
      Esprimo parere favorevole sull'emendamento Di Salvo 4.22 e parere contrario sull'emendamento Di Salvo 4.32.
      Inoltre, esprimo parere contrario sugli emendamenti Di Salvo 4.31, Di Salvo 4.35, Di Salvo 4.34, Di Salvo 4.33, Di Salvo 4.28, Di Salvo 4.30, Di Salvo 4.29 e Airaudo 4.39. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Coscia 4.107 ed esprimo parere contrario sugli emendamenti Airaudo 4.43, Ciprini 4.104, Placido 4.42 e Placido 4.45. Signor Presidente, sull'emendamento Baldassarre 4.105 esprimo parere contrario, non nel merito, ma perché non potendo proporre riformulazioni sono costretto a dare parere contrario. Infine, esprimo parere contrario sugli emendamenti Cozzolino 4.57, Cozzolino 4.58, Di Salvo 4.53 e parere favorevole sugli identici emendamenti Oliverio 4.56 e Rostellato 4.106.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dai relatori per la maggioranza.

Pag. 26

      PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Rubinato 1.36, Guerra 1.47, Lorenzo Guerini 1.58, Busin 1.68, Luciano Agostini 4.5 e Oliverio 4.56.

      MAURO GUERRA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MAURO GUERRA. Signor Presidente, non mi risulta di aver ritirato il mio emendamento 1.47.

      PRESIDENTE. Forse sarebbe utile che lei parlasse col suo delegato d'Aula, perché c’è stata questa comunicazione. Comunque, se lei non lo ritira, è sufficiente che me lo dica.

      MAURO GUERRA. Signor Presidente, mantengo il mio emendamento 1.47.

      PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Madia, Cassano, Marcon, Sannicandro, Tartaglione, Giorgis, Chaouki, Ottobre, Moretti, Pellegrino, Misuraca.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti     500            
            Maggioranza     251            
                Hanno votato     26                
                Hanno votato no     474                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malisani, Manzi, Piepoli.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     502            
            Votanti     501            
                Astenuti         1                
                Maggioranza     251                
                Hanno votato     25                
                Hanno votato no     476.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Caparini 1.3.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Io chiedo ovviamente per questo emendamento la particolare attenzione dei colleghi, ovviamente di tutta l'Aula, ma soprattutto quelli del gruppo del Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, perché questo emendamento va semplicemente ad inserire nel testo il principio, quando si parla delle more di una riforma complessiva della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare – chiedo quindi una particolare attenzione anche al presidente Brunetta – secondo il quale, semplicemente, nelle more, della futura riforma dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, venga appunto inserita l'esenzione del pagamento dell'IMU per quanto riguarda la prima casa.
      Adesso io capisco che la campagna elettorale è finita da qualche mese, capisco però altrettanto che prendere l'impegno, che è identico a quello che molti rappresentanti che siedono in questo Parlamento sia alla Camera che al Senato, hanno Pag. 27preso davanti agli elettori durante la scorsa tornata elettorale, sia doveroso; oltretutto questo emendamento, ripeto, è un indirizzo per la futura riforma. Non comporta spese immediate, comporta solo un'enunciazione di principio e perlomeno credo che l'Aula sia obbligata a prenderla in considerazione. Quindi chiediamo ovviamente particolare attenzione; dopo ovviamente ogni collega deputato si prenderà la responsabilità del voto e probabilmente andrà anche di fronte all'opinione pubblica a dire che l'idea di togliere l'IMU sulla prima casa è cambiata perché ha votato contro al principio di inserire l'esenzione IMU sulla prima casa nella futura riforma fiscale degli immobili. Grazie Presidente. (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Se non ci sono altri iscritti in dichiarazione di voto indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo, su cui c’è il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Giuditta Pini, Malpezzi, Magorno, Rostan, Segoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     495            
            Votanti     493            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     247            
                Hanno votato     130                
                Hanno votato no   363                

      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 1.4.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

      MATTEO BRAGANTINI. Grazie. Allora questo emendamento va a inserirsi, come quello precedente, semplicemente per dire che la prossima revisione di tutta la fiscalità sulla casa debba essere ridefinita in modo da andare a parificare le case che vengono date in comodato gratuito a parenti fino al primo grado, a quelle che non vengano tassate e che vengano quindi esentate dall'IMU.
      Questo perché ? Per chi era presente anche nella scorsa legislatura, ricordo che già avevamo presentato degli emendamenti quando è stata inserita l'IMU, e l'allora maggioranza aveva votato contro; ma, nello stesso tempo, essi erano stati accolti dal Governo di allora, il Governo Monti, su sollecitazione di moltissimi parlamentari, anche dell'allora maggioranza, del PD e del PdL (che è anche la maggioranza attuale), sottolineando che è un assurdo far pagare come se fossero seconde case gli immobili che sono stati acquisiti con i sacrifici di una vita da una coppia, che magari ha usato la liquidazione per costruire una bifamiliare, e avendo più figli intanto le dà in comodato gratuito a loro. E lo Stato gliele fa pagare come se fossero un lusso ! Questa è una cosa veramente indecente.
      Siccome ho sentito tantissimi colleghi di altri partiti, che hanno sostenuto sul territorio questa è una cosa che bisogna riformare, allora questa è l'occasione giusta. Questa è l'occasione per stabilire in una legge che non debbono essere sottoposte ad una tassazione ingiusta tutte le abitazioni che vengono date in comodato gratuito ai propri figli o ai propri genitori; o semplicemente ai coniugi. Provate a pensare a cosa succede quando magari una casa è in comproprietà, e uno dei coniugi deve, purtroppo per lui, andare nella casa di riposo per problemi deambulatori o di assistenza, e dunque la casa di riposo diventa la sua residenza: il 50 per cento della casa della famiglia viene considerata come se fosse un lusso, come seconda casa. E dunque si costringono magari questi nostri concittadini anziani, che hanno fatto sacrifici per tutta la vita, Pag. 28negli ultimi anni della propria vita, a vendere la casa perché non possono pagare le tasse !
      Mi appello dunque a tutti i colleghi: questo è un impegno che moltissimi, sia del PD che del PdL, ma anche di altre forze politiche, hanno detto che bisogna assumere. Si tratta semplicemente di prevedere in una legge che, quando verrà fatta la riforma, venga affrontato questo grandissimo problema e risolto in questa maniera. È una maniera giusta, equa, perché non è un lusso acquisire una casa e darla in comodato gratuito ai propri figli: è anzi un grande gesto di generosità da parte di tantissime persone.
      Chiedo dunque veramente a tutti di votarlo, e di risolvere questo problema: si tratta di una cosa assurda che, solo in questo Stato, si paghi come lusso la volontà semplicemente di dare una mano ai propri figli, ai propri anziani, trasformando i risparmi di una vita nella possibilità di vivere sotto un tetto, magari costruito, o fabbricato o comprato coi sacrifici di una vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Magorno, Gadda, Segoni, Turco, Bonifazi, Maria Stalla Bianchi, Patriarca, Di Salvo, Latronico...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     496            
            Votanti     491            
            Astenuti         5            
            Maggioranza     246            
                Hanno votato       30                
                Hanno votato no   461                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 1.25.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, si tratta di un emendamento che pertiene sempre a quei principi di cui ho parlato nel corso dell'esame dell'emendamento Caparini 1.3. Siamo in un momento di difficoltà economica, nel quale le nostre imprese sono oberate da tasse e non hanno la possibilità di essere competitive nel mercato, di competere, cioè, con imprese presenti su altri territori europei ed extraeuropei, e quindi di garantire posti di lavoro ai nostri cittadini. Parliamo sempre della grande riforma del lavoro, dicendo che bisogna creare occupazione; ma l'occupazione si crea solo rilanciando l'impresa e la produzione, e questa non ripartirà mai se le nostre imprese saranno non competitive dal punto di vista economico con i loro competitor presenti in altri Stati.
      In questo emendamento noi prevediamo che nella futura riforma debbano essere esentati i fabbricati ad uso produttivo dall'applicazione delle imposte sul possesso degli immobili. Lo ripeto, si parla di un principio che dovrà essere introdotto nella futura riforma: chiedo quindi ai colleghi parlamentari di valutare con attenzione se vogliono o non vogliono introdurre il principio che le nostre imprese devono essere aiutate o detassate, perché altrimenti anche in questo caso la volontà di non incidere sulla pressione fiscale delle imprese, risulterà palese.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, volevo, in qualche maniera, chiosare le parole di Fedriga. Noi abbiamo lo stesso orientamento e, infatti, a breve voteremo due nostri emendamenti sullo stesso tema, sebbene è noto che il loro Pag. 29emendamento non ha copertura finanziaria mentre il nostro la avrà, e la classificazione di immobile ad uso produttivo è un po’ più generica. Però, la sostanza è la stessa.
      Ricordiamoci che nelle premesse di questo decreto c’è la volontà, da parte del Governo, di arrivare alla deducibilità dell'imposta sugli immobili anche per le imprese. Quindi, siccome tutti i soggetti che saranno interessati dal decreto che, in qualche maniera, porrà una nuova regolamentazione dell'IMU, sono stati, in qualche maniera, sospesi per la rata attuale, che è scaduta ieri, mi sembra coerente che questo emendamento, come pure i nostri successivi, possa essere votato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà.

      PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, il gruppo Fratelli d'Italia in Commissione ha avuto modo di apprezzare e di presentare anche, come gruppo, un emendamento in tal senso, che giunge in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo in questo periodo. Si parla della crisi delle aziende perché le aziende non ce la fanno più ad arrivare a fine mese e non ce la fanno ad onorare spesso i propri stipendi perché sono oberate di tasse. Questo è un modo per alleviare il carico del sistema fiscale cercando di introdurre, quindi, una norma che preveda l'esenzione dall'IMU per quegli immobili che sono adibiti ad attività imprenditoriali, quindi capannoni e immobili adibiti ad attività professionali.
      Di conseguenza, la richiesta che fa Fratelli d'Italia, è che nella riforma che riguarderà l'IMU si possa tener conto di questa esenzione.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere un aiuto alla mia memoria. Lei ricorda che una volta c'era un articolo 81 della Costituzione che ci vincolava a provvedere alla copertura delle spese che il Parlamento impone al contribuente italiano ? E, poi, mi sembra che abbiamo anche approvato una riforma della Costituzione che ci vincola, in modo più severo e in un quadro di regole europee, al pareggio di bilancio. Come mai un emendamento così arriva in Aula e non è stato dichiarato inammissibile ? Come mai la Commissione Bilancio non ha nulla da dire ? Perché altrimenti, signor Presidente, ognuno di noi ha tante proposte belle, utili e buone per la gente in Italia. Io avrei migliaia di emendamenti e di progetti di legge che non presento per la banale ragione che non so dove prendere i soldi perché questi possano venire approvati. Le pare serio che noi portiamo avanti una discussione in questi termini ?

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buttiglione. È una norma programmatica che riguarda una disciplina futura e, quindi, non ha bisogno, nell'immediato, di una copertura finanziaria.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, solo per rispondere alla simpatica ironia dell'amico onorevole Buttiglione e segnalare che questo emendamento ha passato il vaglio di ammissibilità, tanto è vero che è stato votato in Commissione ed è stato curiosamente respinto, a parere evidentemente di chi parla e del gruppo di Fratelli d'Italia, da taluni soggetti politici che, al pari di Fratelli d'Italia, avevano impegnato le piazze virtuali, mediatiche e urbane, nel corso della campagna elettorale, sostenendo che mai avrebbero acconsentito ad aumentare la tassazione ai danni delle categorie produttive.
      La differenza è che una volta che si è acquisito il risultato elettorale, Fratelli d'Italia è rimasta coerentemente sulla sua posizione e ha proposto questo emendamento, Pag. 30che ha superato il vaglio di ammissibilità. Altri hanno deciso di comportarsi in maniera differente.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Paris, Raciti, Turco, Fanucci... Onorevole Piepoli, però bisogna essere in aula.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     506            
            Votanti     501            
            Astenuti         5            
            Maggioranza     251            
                Hanno votato     129                
                Hanno votato no   372.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 1.11.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, nelle more della complessiva riforma dell'imposizione fiscale per il patrimonio immobiliare, questo Governo ha accettato l'articolo 1 e il principio della deducibilità dell'imposta pagata sui beni immobili strumentali ai fini della determinazione del reddito. Questo emendamento è semplicemente a maggior chiarimento di questa norma.
      Non la stravolge, anzi, è nel solco di questa norma e specifica che sia deducibile sia ai fini IRAP che ai fini IRES. Mi fa piacere anche sapere che il collega Zanetti, che fa parte della maggioranza, abbia detto che il Governo è orientato in questo senso. A questo punto, non vediamo la difficoltà di votare a favore di questo semplice emendamento, che va a maggior chiarimento della norma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Magorno, Mariastella Bianchi, Tancredi, Bargero, Palma, Fioroni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     504            
            Votanti     503            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     252            
                Hanno votato       25                
                Hanno votato no   478.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 1.102.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, per ottimizzare i tempi, perché so che ci tiene, vorrei sottolineare, per quanto riguarda le coperture, il parere della Commissione bilancio. Infatti, qui cominciamo ad esaminare gli emendamenti a carattere oneroso, che quindi richiedono una copertura. Con l'occasione, vorrei anche ricordare ai colleghi che mi hanno preceduto che gli emendamenti precedenti non richiedevano copertura semplicemente perché contenevano i principi ai quali doveva ispirarsi la futura riforma.Pag. 31
      È ovvio, onorevole Buttiglione, che non richiedono copertura, perché sono dei principi. Se adesso dobbiamo cercare la copertura anche per i principi, siamo a posto ! Adesso le dico, oltretutto, che su questo emendamento ci lascia perplessi la valutazione della Commissione bilancio, perché nel parere giuntoci dalla Commissione stessa viene esplicitato che non si quantificano gli oneri e le necessarie coperture.
      Ho capito, però se non è la Commissione bilancio a chiedere alla Ragioneria dello Stato se non ritenga che gli oneri che noi abbiamo quantificato nel presentare degli emendamenti debbano essere rivisti o siano diversi, non possiamo farlo noi deputati, che abbiamo presentato l'emendamento e che gli oneri li abbiamo quantificati. Non a caso, nell'emendamento in esame vi è scritto che: «All'onere di cui al comma 1, lettera c-bis), pari a 3 miliardi di euro per l'anno 2013...». Noi abbiamo quantificato gli oneri !
      È la Commissione bilancio che deve dire «non sono sufficienti» e dare anche le ragioni per le quali non sono sufficienti ! Altrimenti per qualsiasi emendamento, a prescindere, la Commissione bilancio dice «non è ammissibile».
      Chiederei quindi un maggiore approfondimento da parte della Commissione bilancio e la inviterei a chiedere, ad esempio, una relazione tecnica per valutare se le nostre coperture siano adeguate. Noi riteniamo sia così. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. La ringrazio. Sicuramente il Presidente della Commissione bilancio avrà avuto modo di ascoltare le sue parole.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Intervengo per dichiarazione di voto.

      PRESIDENTE. Sì, ma ha un minuto, perché è già intervenuto per dichiarazione di voto il suo collega.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, richiamo l'articolo 53 della Costituzione che parla del sistema tributario che è informato alla progressività della capacità retributiva dei soggetti. Qui abbiamo un crollo dei redditi, grazie alla crisi, del soggetto «imprese» e aumentiamo i moltiplicatori dell'IMU in senso completamente opposto a quanto disposto dall'articolo 53 della Costituzione. La sospensione dell'aumento del moltiplicatore almeno andava in questa direzione, di essere più aderenti al dettato costituzionale.

      PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Busin.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.102, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Abbiamo votato tutti ? Grassi, Moretti, Scanu, Polidori... Abbiamo votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     507            
            Votanti     506            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     254            
                Hanno votato     130                
                Hanno votato no   376.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin  1.103.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, mi riferisco sempre alle questioni che riguardano le coperture di spesa. Prima ho fatto attenzione all'intervento Pag. 32dell'onorevole Buttiglione e mi sono ricordato che, nella precedente legislatura, cioè qualche mese fa, durante il Governo Monti, appoggiato ovviamente in primis anche dall'allora UdC, è stato dichiarato dalla Corte dei conti – non da Gianluca Bonanno –, che alcuni provvedimenti non avevano copertura di spesa. Allora mi chiedo se è lo stesso Buttiglione che c'era anche nella precedente legislatura o è cambiato il Buttiglione di oggi. Comunque ci fa piacere il fatto che si sia pentito di quello che ha fatto precedentemente. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo per confermare la linea, che era dell'UdC e che oggi è di Scelta Civica, di rigorosa difesa dei conti dello Stato. Se qualche volta possiamo aver commesso degli errori – ed è possibile –, non è un buon motivo per ripeterli (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, colleghi, volevo dire che noi voteremo favorevolmente. Chiediamo anche a tutta l'Aula di fare attenzione, appunto, al periodo nel quale ci troviamo. Siamo nel periodo estivo, quindi gli alberghi e le pensioni potrebbero avvantaggiarsi particolarmente se votassimo favorevolmente questo emendamento. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.103, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Turco, Rampi, Mosca, Ginefra, Cassano, Spadoni, Cecconi... L'onorevole Mosca ha ancora dei problemi... Abbiamo votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     505            
            Votanti     504            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     253            
                Hanno votato     128                
                Hanno votato no   376.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.104, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bolognesi, Ribaudo, Latronico, Monchiero...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     503            
            Votanti     469            
            Astenuti       34            
            Maggioranza     235            
                Hanno votato     126                
                Hanno votato no   343.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 33

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.105, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      D'Uva...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     500            
            Votanti     400            
            Astenuti     100            
            Maggioranza     201            
                Hanno votato       59                
                Hanno votato no   341.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.106, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bargero, Cassano, Piepoli, Velo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti   507            
            Maggioranza     254            
                Hanno votato     126                
                Hanno votato no   381.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Lavagno 1.101.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagno. Ne ha facoltà.

      FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, questo emendamento, già presentato in sede di Commissione e oggi rimodulato, introduce il principio di unica abitazione e quindi riguarda una platea piuttosto vasta di contribuenti, esulando quindi dal principio della prima o seconda casa. È un emendamento che mi sembra in Commissione abbia, nonostante l'esito, riscontrato un certo interesse, proprio perché la platea dei contribuenti è piuttosto ampia. Si tratta di un principio che aumenterebbe la mobilità abitativa per tutta quella serie di persone che si trovano, per questioni lavorative o inerenti alla loro attività, a risiedere in un'unità immobiliare che non è quella di loro pertinenza o, per le stesse ragioni di natura anche familiare, a non essere vincolate alla residenza in quell'immobile. Si tratta quindi di equiparare al principio della prima abitazione queste uniche unità immobiliari. Ovviamente si tratta di unità immobiliari appartenenti a categorie non di pregio e non di lusso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ribaudo. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, intervengo per dire che su questo argomento effettivamente in sede di Commissione si è trovata una quasi unanimità nel principio perché, soprattutto al Sud, le seconde case sono case che i genitori hanno costruito per i propri figli. Devo dire che nella formulazione dell'ICI questo fatto era già acclarato ed eravamo tutti abituati a questo sistema di applicazione dell'imposta: c'era una nota di comodato d'uso per cui la casa data ai figli veniva considerata quale prima casa ed era applicata la relativa aliquota.
      Adesso questo problema c’è: evidentemente, affrontarlo ora significa... è qualcosa di importante. Farlo oggi significa trovare le coperture e in Commissione – per quanto ci riguarda – abbiamo anche noi ritirato l'emendamento relativo, perché pensiamo che questa vicenda vada Pag. 34affrontata in maniera organica nella prossima riforma che il Governo dovrà presentare. Anzi, abbiamo impegnato poi le Commissioni a presentare un ordine del giorno di indirizzo in questo senso. Quindi, in questa fase sappiamo che non ci sono le coperture, che è un onere interessante, ma sul principio ci siamo e lo condividiamo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Anche su questo io invito i colleghi a ragionare un po’ indipendentemente da indicazioni di voto. Qui possiamo immaginare delle situazioni di vario tipo, una delle tante è quella relativa ai giovani e alle giovani famiglie, che magari hanno ereditato una casa oppure hanno comprato una casa di recente, ma per la precarietà del lavoro, alla quale ormai siamo sottoposti, hanno dovuto trasferirsi in un'altra sede, in un'altra città. Quindi, in realtà non sono seconde case, ma sono le prime case che queste persone, queste famiglie non possono adibire a propria abitazione principale.
      Quindi, noi abbiamo insistito in Commissione che questo emendamento fosse modificato, specificando bene che queste case non dovessero essere locate e quindi non dovessero essere fonte di reddito, nel qual caso non avremmo potuto votare favorevolmente. Visto che la modifica all'emendamento è stata fatta e visto che stiamo parlando anche in questi giorni di favorire i giovani e le giovani famiglie e di evitare di pesare ancora sul precariato e su questo traffico di lavoro che ormai viene fatto sia in Italia che all'estero, ritengo che questa sia una cosa che ognuno di voi singolarmente potrebbe valutare e quindi votare positivamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagno 1.101, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Valiante, Piepoli, Madia, Ascani...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     508            
            Votanti     507            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     254            
                Hanno votato     162                
                Hanno votato no   345.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 1.24.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Questo emendamento della Lega Nord ha il senso di quello precedente. Io vorrei portare all'Aula soltanto un caso concreto, che mi è capitato di incontrare. Voi pensate che allo stato attuale in un nucleo familiare formato da padre e madre con figli, i figli si sposano e creano un nuovo nucleo con una loro famiglia; per motivi lavorativi – e vi sto parlando di un caso vero – le case si invertono: cioè i genitori vanno a vivere nella casa che ha acquistato il nucleo familiare del figlio e il figlio va a vivere nella casa di proprietà dei genitori. Cosa succede ? Entrambi pagano l'IMU come seconda casa. Noi con questo emendamento diciamo semplicemente che ciò non può più avvenire, perché è un'ingiustizia; mi auguro che lo capiscano anche i colleghi e quindi li invito a votare favorevolmente.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.24, non accettato Pag. 35dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Simoni, Lavagno, Daniele Farina, Colonnese, Rughetti, Russo, Cani...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     503            
            Votanti     469            
            Astenuti       34            
            Maggioranza     235            
                Hanno votato       25                
                Hanno votato no   444.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      (La deputata Rubinato ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Piepoli... onorevole Russo... onorevole Carrescia... onorevole L'Abbate... abbiamo votato tutti ? L'onorevole Russo ancora non ha votato...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     508            
            Votanti     474            
            Astenuti       34            
            Maggioranza     238            
                Hanno votato     126                
                Hanno votato no   348.

      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 1.107.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.

      DANIELE PESCO. Signor Presidente, oltre a dichiarare il voto, ho da porvi una domanda. Questo decreto-legge è stato fatto nelle more di una reale riforma fiscale sui patrimoni immobiliari oppure è stato fatto per mettere al riparo da promesse, difficili da mantenere, da parte di questo strano Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Questo Governo a noi non pare poi così strano, perché è un Governo coerente: è coerente con il comportamento politico che è stato mantenuto per vent'anni, con il comportamento lontano dai bisogni dei cittadini, ma vicino a quello degli interessi delle lobby, delle lobby bancarie, assicurative, delle lobby dei rifiuti, dell'incenerimento, delle lobby delle discariche, dalle lobby delle concessioni, magari quelle televisive (Commenti).

      PRESIDENTE. Colleghi...

      DANIELE PESCO. Potrei andare avanti a lungo, però il tempo stringe. Ci appare difficile capire come mai in questo decreto-legge vi siete dimenticati gli immobili catalogati C/1 e C/3 e mi riferisco agli immobili degli artigiani, alle botteghe degli artigiani o dei piccoli negozi. Sì, perché in questo caso l'elenco è diverso: l'elenco è formato dai falegnami, dagli ebanisti, dagli elettricisti, dai muratori, dagli idraulici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo elenco potrebbe essere ancora più lungo, ma a noi, guarda caso, questo elenco piace molto più del precedente. È possibile che non riusciate a capire che se non partiamo da queste cose, cioè da lasciare più soldi nelle tasche di chi produce, non verremo mai fuori da questa situazione economica ? È possibile che non riusciate a capire che oggi chi produce è una categoria in estinzione ?

      PRESIDENTE. Onorevole Bianconi...

Pag. 36

      DANIELE PESCO. Oggi chi ha le possibilità, delocalizza ma, chi non ha le possibilità, o soccombe, cercando di mantenere quello che ha, oppure chiude. È possibile che non riusciamo a capire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che in Italia e in Europa c’è necessità di uno shock fiscale, di uno shock economico e di uno shock politico perché a me sembra strano che, sia in Italia che in Europa, manchi un soggetto politico forte che prenda decisioni forti contro queste regole del pareggio di bilancio, contro queste posizioni.
      Signori, colleghi, dobbiamo iniziare a pensare che più soldi vanno lasciati alle famiglie, perché le famiglie sono uno dei pochi sostegni che hanno le persone che non hanno un'attività. I risparmi delle famiglie stanno subendo quella riduzione forzosa che è frutto di una strategia occulta, ma ormai palese: la riduzione forzosa dei risparmi delle famiglie è ormai appurata. I nostri risparmi erano più alti nel passato rispetto all'Europa e ora si stanno allineando. Quindi questo è frutto di un disegno europeo e internazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Ebbene colleghi, ci piacerebbe pensare che vi siete dimenticati di questi immobili appartenenti agli artigiani e ai piccoli commercianti. Purtroppo così non è, così non è, perché già in Commissione ci avete bocciato l'emendamento che ora riproponiamo.
      Vorrei poi ricordarvi un'altra cosa: non so se ricordate un'altra tassa chiamata ICIAP. Questa tassa comunale, che colpiva chi produceva, laddove veniva calcolata solo sulle superfici, è stata dichiarata incostituzionale. Ebbene, non è molto diversa dall'IMU in questo caso, per chi produce. Colleghi, non ho da aggiungere altro: votate secondo coscienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 1.107, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Scopelliti... Brandolin... Baldelli... Gitti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     504            
            Votanti     472            
            Astenuti       32            
            Maggioranza     237            
                Hanno votato     130                
                Hanno votato no     342                

      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisano 1.63.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Io in parte mi ricollego a quanto detto dal mio collega Daniele Pesco: io non riesco a vedere in voi coraggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qui mi pare che ci sia un allineamento del Parlamento a delle posizioni di Governo stabilite a tavolino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Onorevole, la pregherei di rivolgersi alla Presidenza, grazie (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

      GIROLAMO PISANO. Rimane il problema, ossia non c’è la possibilità in questo Parlamento di riuscire a discutere apertamente con le proprie menti, con le proprie scelte su delle cose (Commenti).

      PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi !

      GIROLAMO PISANO. Allora, cercate di ascoltare e di ragionare: la categoria D, Pag. 37quella delle imprese, gli immobili della categoria D delle imprese che producono, quelle che non hanno delocalizzato da questo Paese, che sono ancora qui e cercano di resistere, quelle imprese sono quelle che ci stanno chiedendo aiuto. Abbiamo creato un emendamento che ha una copertura equivalente a quella che ha fatto il Governo, nello stesso identico modo: stiamo parlando di una sospensione, stiamo parlando di dare un po’ di ossigeno in questo periodo estivo, in cui molte delle nostre imprese, che sono soprattutto quelle di stampo turistico e tutto l'indotto, possono avere un po’ di ossigeno per arrivare a settembre ed eventualmente, se non dovesse essere confermata una riformulazione per l'imposta sugli immobili da parte del Governo anche nei loro confronti, avrebbero le risorse per pagare l'IMU con più serenità.
      Non c’è nient'altro: non c’è una copertura critica, non c’è un problema di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È facilissimo: basta capire che in questo momento fare una sospensione alle imprese può essere una boccata di ossigeno. Per tutta la categoria D, quindi non facciamo distinzioni tra lobby potenti e lobby meno potenti, facciamo contenti tutti: ci sarà il Grand Hotel Palace di Rimini e ci sarà la pensione della signora Gina nel Cilento. Va bene ? Cerchiamo per una volta di essere autonomi in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Pisano, in questo Parlamento sono tutti autonomi (Applausi).
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI. Signor Presidente, io vorrei ricordare a tutti ciò che ci siamo detti in Commissione finanze più volte. Per quanto riguarda gli articoli 1 e 2 di questo provvedimento, quindi la questione IMU, questo è un provvedimento assolutamente ponte e provvisorio, che apre la strada ad una futura riforma. Quindi, i gruppi di maggioranza, compreso il Partito Democratico, che hanno accettato di ritirare i loro emendamenti, non l'hanno fatto per una mancanza di autonomia, ma perché aderiscono al fatto che adesso si apre un cantiere di riforma nei prossimi tre mesi. E voglio ricordare qui che, come Partito Democratico, siamo, innanzitutto, molto attenti alla questione delle assimilazioni a prima casa, perché è vero che nella previgente normativa dell'ICI le assimilazioni erano diventate un po’ un colabrodo ed erano anche troppe, però è anche vero che con il decreto-legge n.  201 del dicembre 2011 il pendolo è stato troppo bruscamente e troppo rigoristicamente portato dall'altra parte e ci vorrà un punto di equilibrio. E anticipo subito che, secondo noi, il punto di equilibrio è che, com'era nella previgente normativa dell'ICI, la questione delle assimilazioni vada demandata ai regolamenti comunali e così poi ciascun regolamento comunale con libertà se la può gestire. E anche sulla questione degli immobili ad uso industriale delle categorie D, la nostra posizione, in coerenza con quanto il Governo intende fare...

      PRESIDENTE. Scusi onorevole Causi. Onorevole Lupo e colleghi, se consentiamo di parlare, grazie.

      MARCO CAUSI. ... è di verificare ogni possibilità per la deducibilità dall'IRES ovvero dall'IRAP, ma in qualche modo è quasi un eccesso di zelo metterla in questo provvedimento, perché è una posizione molto chiara delle categorie e credo che la maggioranza, ma anche i gruppi di opposizione, potranno monitorare nei prossimi mesi come questa riforma andrà fatta. Quindi, voglio garantire ed assicurare l'Aula e i gruppi di opposizione che da parte dei gruppi di maggioranza non c’è inazione, ma c’è efficiente uso del nostro tempo in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

Pag. 38

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, questo emendamento è molto simile a quello che è stato votato e respinto pochi minuti fa presentato da Fratelli d'Italia che, parimenti, chiedeva l'esenzione dall'IMU per gli immobili di categoria D, con l'esclusione, come dicevamo noi, della categoria D5, ovvero per gli immobili adibiti a uso strumentale da parte delle banche e delle assicurazioni che, rispetto alla richiesta di esenzione da un'ulteriore gabella, non sono in cima ai nostri pensieri. Ma è chiaro che, qualora l'intendimento fosse per equiparare il trattamento a tutti e, quindi, il voto contrario all'emendamento di Fratelli d'Italia fosse stato per stigmatizzare il discrimine nei confronti di banche e assicurazioni, certamente sommeremo i nostri voti a quelli dei presentatori di questo emendamento e ci farebbe piacere che, allo stesso modo, agissero almeno quanti hanno su questi temi sbandierato gli stessi argomenti che stiamo cercando di argomentare noi in questa fase.
      Lo dico perché io, come sa bene l'onorevole Marco Causi, ho nei suoi confronti grande stima e grande ammirazione e credo di poter dire sincera amicizia, però questa storia del «non è questo il momento, vedremo più tardi», mi permetto di dire all'onorevole Causi non la beviamo più. Non la beviamo più – e non mi rivolgo particolarmente e in principal luogo a lui – perché siamo un po’ stufi di vedere una serie di non applicazioni degli impegni che vengono assunti. Infatti, abbiamo sentito tanti insieme a noi dire che ci saremmo dovuti battere da subito per arrivare ad un abbassamento della pressione fiscale, a partire non solo dall'abolizione dell'IMU, ma addirittura dalla restituzione dell'IMU indebitamente versata dai cittadini nel corso dei passati mesi. Poi ci è stato spiegato che di restituzione era meglio non parlare più e mettere la polvere sotto il tappeto e, tutto sommato, bastava accontentarsi di un parziale rinvio non si sa per tutti e non si sa per quanto e il problema era accantonato come una vittoria da parte di chi aveva sbandierato cose diverse. Poi ci è stato detto che certamente questo Governo avrebbe impedito l'aumento di un punto percentuale dell'IVA e allo stato uno dei Ministri competenti per materia continua ad affermare che di qui ai prossimi quattordici giorni l'aumento di un punto percentuale dell'IVA diventerà applicativo.
      Ma, contemporaneamente a tutto questo, non c’è trasmissione televisiva, non c’è dichiarazione sui giornali, non c’è passaggio pubblico di questo o di quell'esponente di questa composita, variopinta e «arlecchinesca» maggioranza, in cui il soggetto interrogato non si manifesti con la apodittica affermazione della necessità, prima di dar luogo a qualsiasi altro intervento e a qualsiasi altra riforma, di alleggerire il carico fiscale nei confronti delle categorie produttive, perché se non si rimette in moto l'economia, se non si dà sviluppo all'impresa, se non si liberano le forze che possono garantire forza lavoro, questo Paese non ha la possibilità di ricominciare.
      Allora, io chiedo all'onorevole Marco Causi e, per il suo tramite, a tutti i componenti la maggioranza, ma ad alcuni in modo particolarmente più aperto rispetto ad altri, proprio per verificarne, come dire, la coerenza con quello che hanno detto in campagna elettorale: ma se non ora, quando ?

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Se non in questo momento in cui le attività produttive stanno chiudendo, le imprese crollano e i tribunali sono pieni di fallimenti e di richieste di concordati, quando vogliamo cominciare a creare dei distinguo tra chi mette insieme la propria capacità di rischiare, si rimbocca le maniche, non chiede alcuna forma di assistenza se non quella di essere messo nelle condizioni di lavorare ? È esattamente questo il momento in cui dovete dimostrare di essere credibili se volete cominciare ad alleggerire il carico fiscale nei confronti delle imprese.
      Fratelli d'Italia voterà a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e MoVimento 5 Stelle).

Pag. 39

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare un ragionamento e un principio. Ho sentito il collega del MoVimento 5 Stelle che ha parlato delle categorie D, eccetera, per l'esenzione o, comunque, per procrastinare, ma bisogna spiegare che l'IMU seconda casa non è solo per le seconde case, ma compone un po’ tutto, quindi riguarda il commercio, gli imprenditori, l'artigianato, insomma va un po’ dappertutto, e se i comuni che oggi fanno gli esattori per conto dello Stato, e cioè che incassano questi soldi... ma questi soldi servono per che cosa ? Da una parte vanno al Governo e allo Stato, e una parte servono ai comuni per far funzionare che cosa ? I servizi sociali e, quindi, l'aiuto alle persone disagiate e agli anziani, servono per la manutenzione delle strade, servono per sistemare le scuole, servono per far funzionare i servizi: insomma, se i comuni non hanno questi soldi, si tira giù la saracinesca.
      Allora, il problema vero non è oggi discutere dell'IMU seconda casa e dire proroghiamo, il problema vero è che questo Governo deve avere il coraggio di andare a tagliare dove si sperperano i soldi e a fare il federalismo fiscale, per cui chi merita e tiene i soldi, se li deve tenere e li può spendere, chi sperpera i soldi sono problemi suoi e lo dovrà dire ai suoi cittadini perché spende e sperpera questi soldi !
      In più, il ragionamento strano è questo: i comuni oggi hanno la possibilità di fare il bilancio di previsione entro il 30 settembre, ma secondo voi, un'azienda normale può fare bilancio di previsione nel 2013, al 30 settembre, quando tre mesi dopo finisce l'anno ? È possibile che i comuni debbano sempre fare i veggenti senza sapere quali entrate avranno, quando ci sarà eventualmente la compensazione dell'IMU prima casa, perché non si sa ? Come fanno i comuni ad andare avanti ? Perché in realtà, noi qui parliamo, ma siamo un po’ sul pianeta Marte. I sindaci, le amministrazioni del Paese vivono in trincea: se ai cittadini non dai i servizi, ti vengono a prendere per le orecchie, ti suonano il campanello e ti dicono cosa fai ? Questo è il problema ! Qui c’è troppa gente che non sa neanche che cosa significa amministrare e non sa neanche che cosa significa affrontare i problemi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! E poi si parla di aria fritta ! Questo è il problema vero.
      In ultimo – e concludo – visto che nell'ultimo anno siamo stati tartassati di tasse col Governo Monti e i comuni hanno subito delle forti riduzioni di trasferimenti, lo sapete in un anno quanto è aumentato il debito di questo Paese ? Cento miliardi ! Ma dove sono andati a finire tutti questi soldi ? Dove sono andati a finire ? E parlando anche di case abusive, ma guardiamo che chi ha la casa abusiva non pagherà mai l'IMU, neanche se la metti al 100 per cento. Il problema è che quelli che continuano a pagare sono gli onesti e quelli che continuano a non pagare sono i disonesti che hanno l'abusivismo imperante in una certa parte del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà, per un minuto.

      CARLA RUOCCO. Signor Presidente, ricordo al collega della Lega che la categoria «D» non c'entra assolutamente nulla con le seconde case e che la nostra copertura riguarda il 50 per cento del gettito che era destinato ai comuni, l'altra metà va allo Stato. E con la sospensione avevamo trovato copertura per quel 50 per cento degli interessi. Chiaro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisano 1.63, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere Pag. 40favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Fraccaro, Lavagno, Colaninno, Gribaudo, Ginoble. Abbiamo votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     502            
            Votanti     469            
            Astenuti       33            
            Maggioranza     235            
                Hanno votato     126                
                Hanno votato no     343                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Tancredi, Colletti, Oliaro, Dallai, Gribaudo, Borghi. Abbiamo votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti   496            
            Maggioranza     249            
                Hanno votato       24                
                Hanno votato no     472                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Bueno 1.19.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bueno. Ne ha facoltà.

      RENATA BUENO. Signor Presidente, vorrei brevemente esprimere il mio parere, perché il Governo mi ha invitato a ritirare il mio emendamento, però devo giustificare che rifiuto questo invito, visto che devo tutelare il diritto dei cittadini all'estero, anzi l'uguaglianza dei cittadini, perché coloro che vivono all'estero sono una forza. Faccio l'esempio dell'ultima partita di domenica, Italia-Messico, dove il 98 per cento dello stadio era composto da italo-brasiliani che tifavano per l'Italia e in questo modo siamo arrivati alla vittoria. Questa è la forza che abbiamo fuori e che sicuramente darà la ripresa a tutta l'Italia, la ripresa dell'Italia e sicuramente arriveremo alla vittoria, come abbiamo fatto al Maracanà (Applausi).
      Quindi, voglio esprimere il mio rispetto al Governo, anche immaginando che deve essere un po’ più flessibile. Noi qui siamo parlamentari e le nostre proposte devono essere accolte. Fino ad ora abbiamo seguito le indicazioni su tutto quello che ci ha detto il Governo, però, sperando sempre che la riforma venga fatta e che vengano accolte le nostre...

      PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bueno. Colleghi, per favore. Prego.

      RENATA BUENO. Signor Presidente, giusto per giustificare che tanti comuni devono rispettare le case dei residenti all'estero come prima casa, come ha fatto anche il sindaco Fassino: una bravissima persona, che capisce bene anche il diritto di quelli che sono eletti all'estero.
      Vorrei lasciare la mia manifestazione, che, per forza, dobbiamo mettere sul contenuto della prossima riforma.

      PRESIDENTE. Quindi, onorevole Bueno, lei non ritira l'emendamento. Ho capito bene ?

      RENATA BUENO. Non lo ritiro, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Sta bene.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.

      MARCO FEDI. Grazie, Presidente, i deputati del Partito Democratico eletti all'estero si asterranno su questo emendamento.Pag. 41
      Signor Presidente, non le nascondo che avremmo auspicato un ritiro dell'emendamento per affidare – cosa che ha fatto il nostro gruppo parlamentare – a quest'Aula la riforma dell'imposta municipale unica in un contesto molto complesso per quanto riguarda gli italiani all'estero, che non può, a nostro avviso, essere affrontato oggi nella sede di discussione di un decreto-legge di rinvio di una rata dell'IMU, ma deve necessariamente essere affrontato nella scelta giusta, ideale per questo tema, che è la sede della riforma.
      Voglio ricordare a tutti che stiamo trattando una questione di grande delicatezza. In questo momento, lasciano l'Italia migliaia di giovani, ricercatori, ma spesso, e sempre più, vi è anche manodopera che lascia l'Italia verso l'Australia, verso la Germania, verso il Canada e, solo per il fatto di stabilire all'estero la propria residenza, costoro saranno tenuti a pagare l'IMU sull'unica abitazione che hanno in Italia, come se questa fosse una seconda casa.
      È ovvio che esistono già aspetti interpretativi anche per quanto riguarda quei comuni nobili, a nostro avviso, che hanno deciso di adeguarsi alla norma ed equiparare tali abitazioni a una prima casa. Esistono questioni interpretative, anche perché non è chiaro, ad esempio, se la definizione di iscrizione all'AIRE si riferisce al possessore dell'unità immobiliare o alla dislocazione territoriale in un comune che a volte è diverso da quello della proprietà a cui si fa riferimento.
      Per queste ragioni abbiamo chiesto al Governo un impegno preciso con un ordine del giorno e su questo impegno preciso lavoreremo con il nostro gruppo parlamentare.

      GUGLIELMO PICCHI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Picchi, pregherei il sottosegretario Casero e l'onorevole Bressa di uscire se devono dialogare.
      Prego, onorevole Picchi, ha facoltà di parlare.

      GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento. Parlo a titolo personale e vorrei dire che siamo un po’ stanchi, come cittadini residenti all'estero iscritti all'AIRE di venire discriminanti, oramai da molti anni, cioè da quando l'IMU è entrata in vigore.
      Non si capisce come mai un residente nel comune di Cassina de’ Pecchi deve essere, per esempio, esente dal pagamento o, meglio, è considerato come proprietario di prima casa per quanto riguarda la propria casa detenuta in quel comune e, invece, magari, nel comune accanto, un altro cittadino deve pagare l'IMU come seconda casa.
      Questo emendamento risolve il problema, soprattutto è un emendamento di buonsenso, con una copertura che – lo vedete – è più simbolica che non di sostanza per le casse dello Stato e risolve anche un piccolo problema. Infatti, tanti cittadini che magari vivono in affitto all'estero e che detengono una sola casa in Italia si trovano costretti a pagare l'imposta come seconda casa. In più, per ovviare a questo problema e quindi, per smettere di pagare come seconda casa, fanno finta di essere residenti in Italia e non si iscrivono all'AIRE.
      Quindi, questo è un emendamento di buon senso che porrebbe fine alla discriminazione dei cittadini italiani residenti all'estero e che, quindi, come tale, voterò. Naturalmente parlo a titolo personale e non impegno il mio gruppo.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bueno 1.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Hanno votato tutti ? Onorevoli Rostan, Verini, Gribaudo, Zoggia, Parrini, Palma, Nissoli, Oliaro...

Pag. 42

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     503            
            Votanti     380            
            Astenuti     123            
            Maggioranza     191            
                Hanno votato       35                
                Hanno votato no   345.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      (Il deputato Marcon ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario, e il deputato Stumpo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Barbanti 1.108.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

      SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, ormai oggi abbiamo assistito al blocco di un po’ tutti i rinvii.

      PRESIDENTE. Scusi, onorevole Barbanti. Pregherei il settore in alto di far ascoltare l'onorevole Barbanti anche a noi.

      SEBASTIANO BARBANTI. Dicevo che abbiamo assistito al blocco un po’ di tutti i rinvii, pesando ancora di più sulle categorie – come hanno detto i miei colleghi – produttive, la spina dorsale della nostra Nazione. Con questo emendamento si vuole sospendere invece la prima rata dell'IMU per tutti coloro che, beffati dalla sorte, non debbano subire anche l'umiliazione da parte dello Stato. Mi riferisco a coloro che si sono visti strappare le proprie abitazioni dalla forza della natura (in particolar modo da terremoti ed eventi idrogeologici in genere) e che adesso, alla luce delle disposizioni vigenti, sono anche costretti a pagare l'IMU – sebbene in misura ridotta – su un'abitazione resa inagibile. Mi riferisco alle popolazioni dell'Emilia, a quelle de L'Aquila, a quelle delle Cinque terre, di Barcellona Pozzo di Gotto, di Gianpilieri, di Mormanno e in genere del Pollino e di Maierato, solo per citarne alcune. Queste persone vivono ancora in tende o roulotte: come possiamo permettere che queste persone paghino l'IMU, con quale coraggio, con quale faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      L'emendamento contempla anche la creazione di un credito di imposta, qualora queste persone, per un altissimo senso del dovere e rispetto nei confronti dello Stato abbiano già pagato – come è giusto che sia – la prima rata. Abbiamo contemplato, appunto, la creazione di un credito di imposta e abbiamo anche, ovviamente, trovato le coperture del caso, per chi volesse guardarle.
      Deputate, deputati, e mi riferisco a tutti, ma in particolar modo ai miei colleghi calabresi: dimostriamo a queste persone la vicinanza dello Stato ai nostri concittadini più sfortunati; votiamo tutti compatti questo emendamento e diamo prova del fatto che vogliamo che nessuno venga lasciato solo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

      MAINO MARCHI. Signor Presidente, intervengo solo per precisare che, rispetto a questo emendamento, credo che dobbiamo fare una discussione sulle questioni reali. Quando siamo di fronte a case inagibili, inabitabili o a case distrutte, l'IMU non si paga. Quindi, la questione non si pone e non possiamo avere una discussione su questioni non reali all'interno del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbanti 1.108, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione...

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

Pag. 43

      PRESIDENTE. Onorevole Federica, ho già aperto la votazione.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ho alzato la mano prima che l'aprisse, però.

      PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego, onorevole Fedriga.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Grazie, signor Presidente. Ricollegandomi a quanto è stato detto dal collega, che condivido, cambio il mio parere espresso da relatore di minoranza e il parere diventa contrario.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà, per un minuto.

      DANIELE PESCO. Signor Presidente, vorrei ricordare che, con la legislazione vigente, per gli immobili resi inagibili l'IMU è ridotta del 50 per cento, non è del tutto tolta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbanti 1.108, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Hanno votato tutti ? Onorevoli Madia, Fossati, Dallai.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     494            
            Votanti     490            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     246            
                Hanno votato   147                
                Hanno votato no     343                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      (Il deputato Lainati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Paglia 1.29.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Molto brevemente, Presidente.
      Questo emendamento riguarda la possibilità di equiparare il rinvio del pagamento della rata che è concesso alle case di prima abitazione anche alle residenze degli anziani che attualmente siano ricoverati in modo permanente all'interno di strutture protette o di estenderlo alle case date in usufrutto fino al secondo grado di parentela. Si fa riferimento al secondo grado non a caso, perché è frequente proprio il caso in cui l'anziano ricoverato dia, per esempio, la possibilità di abitare nella sua casa al nipote.
      Noi riteniamo che, dal momento che questa possibilità di equiparare è già data oggi ai comuni rispetto al pagamento dell'IMU, sia corretto, anche solo per una questione di equità e di parità di condizioni, estendere il rinvio anche a chi sia in questa situazione.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paglia 1.29, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Magorno, Gribaudo... Hanno votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     496            
            Votanti     393            
            Astenuti     103            
            Maggioranza     197            
                Hanno votato       59                
                Hanno votato no     334                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

Pag. 44

      Colleghi, siccome mi è stato chiesto come andiamo avanti, se non ci sono obiezioni e poiché sono rimasti pochi emendamenti, concludiamo gli emendamenti all'articolo 1 poi sospendiamo la seduta e la riprendiamo alle 15,30.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ragosta 1.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Piepoli, Brunetta, Nesi... Ci sono altri ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     496            
            Votanti     495            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     248            
                Hanno votato       60                
                Hanno votato no       435                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lavagno 1.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Lavagno, Gozi, Nissoli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti       501            
            Maggioranza     251            
                Hanno votato       59                
                Hanno votato no     442                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Correggo l'informazione che vi ho dato: sospendiamo comunque alle ore 14 la seduta, che riprenderà alle ore 15, perché così era stato stabilito.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e su cui la V Commissione ha espresso parere contrario, e il relatore di minoranza parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Madia, Dadone, Giammanco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     491            
            Votanti     490            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     246            
                Hanno votato     157                
                Hanno votato no     333.            
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      (Il deputato Donati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisano 1.62.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, si tratta di un emendamento un po’ più tecnico.
      In realtà, il decreto-legge n.  35 del 2013, che abbiamo approvato recentemente, introduce una modifica del meccanismo di computo dell'acconto IMU. Per la categoria catastale D, in particolare, questo significa che nel 50 per cento dei comuni vi sarà un sensibile aumento. Soltanto il 3 per cento dei comuni in Italia lo ha abbassato, ed il 50 per cento lo ha Pag. 45lasciato invariato: questa è un'osservazione che ci ha fatto la Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale (COPAFF) in audizione in Commissione.
      La raccomandazione che rivolgo a tutti è quella di consentire quanto meno ad evitare che sull'acconto le imprese, sugli immobili di categoria catastale D, debbano pagare tale aumento, tornando quindi al meccanismo dell'aliquota standard come è stato l'anno scorso. La copertura è ridicola: parliamo di un milione di euro sui due commi, un milione e un milione, quindi è veramente pochissimo; ed evitiamo almeno che queste imprese debbano essere discriminate a seconda del cambio di aliquota che ha deciso il comune, in funzione di quello che abbiamo approvato nel decreto-legge n.  35 del 2013 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisano 1.62, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e su cui la V Commissione ha espresso parere contrario e il relatore di minoranza parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Bolognesi, Gribaudo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

      Presenti e votanti     493            
            Maggioranza     247            
                Hanno votato     160                
                Hanno votato no     333.                
      (La Camera respinge – Vedi votazioni).

      Dobbiamo ora passare all'esame degli emendamenti Guerra 1.42, Rubinato 1.40, Lorenzo Guerini 1.43 e Busin 1.109, su cui il relatore ed il rappresentante del Governo hanno espresso parere favorevole subordinatamente ad una identica proposta di riformulazione volta a recepire una condizione della V Commissione (bilancio) formulata ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Chiedo ai presentatori delle suddette proposte emendative se accolgano tale proposta di riformulazione.
      Prendo atto che i presentatori degli emendamenti accolgono la proposta di riformulazione.
      Avverto che a seguito dell'accoglimento da parte dei presentatori della proposta di riformulazione avanzata dal relatore e dal rappresentante del Governo, gli emendamenti Guerra 1.42, Rubinato 1.40, Lorenzo Guerini 1.43 e Busin 1.109 risultano identici tra loro, e come tali saranno posti in votazione congiuntamente.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Guerra 1.42, Rubinato 1.40, Lorenzo Guerini 1.43 e Busin 1.109, nel testo riformulato nei termini indicati dalla V Commissione (Bilancio), accettati dalle Commissioni e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Polidori, Guerini, Spadoni, Cicchitto, Segoni, Fraccaro, Dall'Osso, Gribaudo... ancora Spadoni... Lauricella, Mognato... Fraccaro ha ancora dei problemi... Fraccaro ha risolto. Hanno votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     488            
            Votanti     487            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     244            
                Hanno votato     486                
                Hanno votato no       1                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

      A questo punto, come comunicato, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

      La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,10.

Pag. 46

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,10)

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Archi, Brunetta, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Dellai, Fico, Gregorio Fontana, Gebhard, Antonio Martino, Meta, Simoni e Speranza sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su un lutto del deputato Francesco Paolo Sisto.

      PRESIDENTE. Comunico che il collega Francesco Paolo Sisto è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
      Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Si riprende la discussione.

      PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo approvati gli emendamenti Rubinato 1.40, Guerra 1.42, Lorenzo Guerini 1.43 e Busin 1.109, nella nuova formulazione che ha recepito la condizione posta dalla V Commissione (Bilancio).
      Passiamo alla votazione dell'emendamento Guerra 1.47. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.

      MAURO GUERRA. Grazie Presidente, intervengo per chiedere al relatore e al Governo di rivalutare il parere che è stato dato su questo emendamento. Si tratta di questo: oggi i comuni che vanno in anticipazione di cassa, non possono applicare l'avanzo di amministrazione. Noi abbiamo approvato in chiusura della seduta di questa mattina, un emendamento che consente ai comuni che sono costretti ad andare in anticipazione di cassa...

      PRESIDENTE. Per favore lasciamo parlare il collega.

      MAURO GUERRA. Questa mattina abbiamo approvato un emendamento che consente ai comuni che sono costretti ad andare in anticipazione di cassa, a causa del mancato gettito dovuto al rinvio del pagamento dell'IMU sulla prima casa, di poter comunque applicare gli avanzi di amministrazione. Ora noi abbiamo 5.700 comuni in Italia, che sono i comuni con meno di 5.000 abitanti, che sono obbligati, entro il 31 dicembre di quest'anno, a gestire in forma associata, attraverso unioni di comuni, nove su dieci delle funzioni fondamentali, cioè tolta l'anagrafe, tutte le altre. Tra queste funzioni fondamentali che i comuni sono obbligati a gestire in forma associata c’è anche la funzione tributi e c’è anche la gestione associata della riscossione dei tributi.
      Nelle unioni di comuni che già fanno gestione associata della grande maggioranza delle loro funzioni, il gettito che viene a mancare in queste settimane dell'IMU sulla prima casa, non viene a mancare dalle casse dei comuni, ma viene a mancare dalle casse delle unioni di comuni. Quindi, abbiamo il problema di consentire alle unioni di comuni, che sono costrette ad andare in anticipazione di cassa per il mancato gettito dell'IMU, di poter comunque applicare, come consentiamo ai comuni, l'avanzo di amministrazione, nei limiti di quanto è consentito ai comuni che costituiscono l'unione stessa. Quindi, non c’è nessun aggravio, nessun problema finanziario. Si tratta semplicemente di ricostruire un minimo di coerenza Pag. 47tra una norma con la quale obblighiamo i comuni a fare la gestione dei tributi in forma associata attraverso le unioni, e le norme che stiamo approvando in questo momento per quello che riguarda la possibilità di utilizzo degli avanzi di amministrazione. Per queste ragioni, trattandosi – lo ripeto – di un emendamento che consente di ridare ragionevolezza al meccanismo delle gestioni associate, rinnovo l'invito al relatore e al Governo a riesaminare il parere, anche eventualmente mediante un accantonamento di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      MARCO CAUSI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARCO CAUSI. Signora Presidente, invitiamo il relatore ed il Governo, a nome del gruppo del Partito Democratico, a considerare il problema, perché questo stesso problema è stato sollevato in una risoluzione in Commissione bilancio e in quella sede il Governo ha manifestato un'ampia apertura sulla questione, manifestando l'interesse e la volontà di arrivare a qualche punto di soluzione della questione della gestione associata dei comuni. Quindi, se questo può essere il veicolo con cui corrispondere a quell'obiettivo, io vi inviterei ad una pausa di riflessione. Magari lo accantoniamo e vediamo se è possibile ragionarci.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, confermo l'interesse del Governo per il contenuto di questo emendamento che era già stato espresso in Commissione. Quindi, sono d'accordo e esprimo parere conforme all'accantonamento per un'ulteriore riflessione su questo emendamento.

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Signor Presidente, accogliamo l'accantonamento dell'emendamento.

      PRESIDENTE. Quindi, non essendovi obiezioni, l'emendamento Guerra 1.47 resta accantonato.
      Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 1.49.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, per ricollegarmi anche a quanto avvenuto nella mattinata riguardo all'emendamento presentato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle riguardante i comuni e i territori soggetti a eventi di terremoto nello scorso anno, questo emendamento non prevede la sospensione di questa rata, in quanto la data per pagare la prima rata scadeva nella giornata di ieri. Infatti, noi come Lega Nord abbiamo presentato invece questo emendamento, che risulta ammissibile, proprio per l'eliminazione dell'imposta per l'anno 2013 per quei soggetti che sono proprietari di immobili inagibili in quei territori. Quindi, chiediamo all'Aula ovviamente di votare favorevolmente.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.49, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dieni, Dadone, Spadoni, Scopelliti, Di Maio, Cariello, Cicu, Pilozzi, Chaouki, Roberta Agostini, Colletti, Marazziti, Ragosta, Ginoble, Alberti, Frusone, Rampelli, Santerini, Vaccaro...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     459            
            Maggioranza     230            
                Hanno votato
    148                
                Hanno votato
no     311).                

      (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 1.110, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Villarosa, Sarti, Spadoni, Rizzetto, Lauricella, Gribaudo, Ferraresi, Binetti, Melilli, Fossati, Fitto, Distaso, Gozi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     478            
            Votanti     445            
            Astenuti       33            
            Maggioranza     223            
                Hanno votato
      25                
                Hanno votato
no     420).                

      (Il deputato Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 3.102, accettato dalle Commissioni e dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Marazziti, Gasbarra, Colonnese, Malpezzi, Di Lello, Pizzetto, Dall'Osso... Ci siamo ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     486            
            Maggioranza     244            
                Hanno votato
    461                
                Hanno votato
no       25).                

      (Prendo atto che i deputati Bini, Fava e Pellegrino hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

      Con questa approvazione è stato assorbito anche l'emendamento Fedriga 3.100.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 3.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Palma, Moretti, Ricciardi, Di Lello, Savino... Di Lello non riesce ancora a votare... Ci siamo tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     500            
            Votanti     366            
            Astenuti     134            
            Maggioranza     184            
                Hanno votato
      24                
                Hanno votato
no     342).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 4.100, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Brandolin, De Micheli, Palma, Pagano...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 49
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     503            
            Maggioranza     252            
                Hanno votato
    158                
                Hanno votato
no     345).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 4.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malpezzi, Di Benedetto, Ruocco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     506            
            Maggioranza     254            
                Hanno votato
    159                
                Hanno votato
no     347).                

      (Il deputato Rizzetto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 4.4.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Titti di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intervengo per presentare l'emendamento al fine di sostituire i 288 milioni di euro che qui vengono presi dal Fondo convergenza, che riguarda le regioni. Noi pensiamo che la copertura che viene identificata sia errata, perché sposta risorse importanti e toglie soprattutto alla Campania. Noi pensiamo di proporre un emendamento che copre in modo diverso e soprattutto chiediamo che venga aumentata la tassazione sulle rendite finanziarie. In questo modo si recuperano 350 milioni di euro e quindi i 288 milioni rimangono negli obiettivi convergenza alle regioni dedicate.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 4.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ottobre, Manzi, Fratoianni, Lotti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     511            
            Maggioranza     256            
                Hanno votato
    142                
                Hanno votato
no     369).                

      (Prendo atto che il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 4.3.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, noi chiediamo, sulla falsariga di quanto già detto sull'emendamento precedente, di incrementare sensibilmente il fondo destinato alla riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita e poniamo una questione che ha a che vedere con il segno sociale dell'azione di Governo e di questa manovra, cioè sul modo in cui sono distribuiti i carichi sociali e il peso del finanziamento di queste misure.
      Noi proponiamo, attraverso questo emendamento, il grande tema dell'introduzione di una patrimoniale sui grandi patrimoni immobiliari, con una ipotesi di graduazione molto dettagliata. È un tema che – ce ne rendiamo conto – non costituisce semplicemente oggetto di una discussione in sede di votazione degli emendamenti ma ha a che vedere, più complessivamente, Pag. 50con l'impostazione globale dell'azione del Governo anche in rapporto a questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 4.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Fratoianni... onorevole Oliaro... onorevole Brunetta...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     510            
            Votanti     408            
            Astenuti     102            
            Maggioranza     205            
                Hanno votato
      40                
                Hanno votato
no     368).                

      (Il deputato Gasbarra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 4.2.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, soltanto per dire che con questo emendamento recuperiamo 4 miliardi di euro, anziché i 715 milioni insufficienti messi a disposizione dalla copertura degli ammortizzatori sociali in deroga e lo facciamo con le stesse modalità e con gli stessi strumenti che ha detto prima l'onorevole Placido, che non ripeto per brevità.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Manzi, Nissoli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     511            
            Votanti     407            
            Astenuti     104            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
      35                
                Hanno votato
no     372).                

      (Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fedriga 4.6 e Cominardi 4.101.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei motivare questo emendamento, perché noi andiamo a finanziare gli ammortizzatori in deroga e li andiamo a finanziare in quanto i rappresentanti della Conferenza delle regioni a luglio hanno sottolineato che finiranno anche gli ulteriori fondi stanziati dal Governo. E dove andiamo a reperire le risorse ? Andiamo a reperirle in un tetto alle cosiddette pensioni d'oro e vitalizi d'oro, mettendo un limite di cinquemila euro netti mensili. Non faremo ovviamente quindi morire di fame nessuno. Crediamo però che sia una misura di equità sociale porre un tetto per andare a finanziare chi, in questo momento, sta vivendo la crisi occupazionale.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

Pag. 51

      CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, posto lo scandaloso ricorso a coperture finanziarie come quella relativa al Fondo di solidarietà per le vittime della mafia, appare opportuno mettere tutti davanti al senso di responsabilità.
      Il presente emendamento mira alla duplice finalità di rendere equa la redistribuzione del reddito attraverso l'apposizione di un tetto alle pensioni d'oro. È proprio lì che vanno ricercate e sussistono le risorse. Quello che vogliamo dire è che ci sono alcuni principi che vanno anche oltre le sentenze della Consulta: sono principi di buon senso, di comunità e di solidarietà che vediamo sempre mancare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fedriga 4.6 e Cominardi 4.101, non accettati dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione ( Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Maio, Rizzetto, Silvia Giordano.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     512            
            Votanti     507            
            Astenuti         5            
            Maggioranza     254            
                Hanno votato
    131                
                Hanno votato
no     376).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 4.9.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signora Presidente, l'argomento è sempre lo stesso, cioè il finanziamento delle risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga. In questo caso noi proponiamo che, invece che prendere tutti i soldi dai fondi paritetici per la formazione continua, si prendano soltanto quelli inoptati e non anche quelli destinati alla formazione continua. Qui l'argomento è sempre lo stesso, cioè proponiamo coperture differenti per coprire il finanziamento peraltro insufficiente della cassa integrazione in deroga, anche perché riteniamo che i fondi per la formazione continua sarebbe molto importante che rimanessero dove stanno e venissero utilizzati a quel fine.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 4.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Silvia Giordano, Colonnese, Castelli, Gasbarra, Oliaro, Mosca.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     512            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    164                
                Hanno votato
no     348).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 4.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Giorgis, Martelli.
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 52
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     510            
            Votanti     407            
            Astenuti     103            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
      18                
                Hanno votato
no     389).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 4.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Bossa, Barbanti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     509            
            Votanti     406            
            Astenuti     103            
            Maggioranza     204            
                Hanno votato
    25                
                Hanno votato
no     381).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Cinzia Maria Fontana 4.21, sul quale le Commissioni e il Governo hanno espresso parere favorevole, se riformulato, ed il relatore di minoranza e la Commissione Bilancio hanno espresso parere favorevole.
      Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cinzia Maria Fontana 4.21, accettato dalle Commissioni e dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere favorevole, nel testo riformulato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Daniele Farina, Mauro Guerra, Folino, Cancelleri...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     510            
            Maggioranza     256            
                Hanno votato
    509                
                Hanno votato
no     1).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 4.16.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, gli emendamenti Placido 4.15 e Di Salvo 4.16 riguardano materie assai vicine e le due proposte di emendamento puntano semplicemente a ridurre l'ambito di discrezionalità del Governo che potrebbe scegliere di introdurre criteri restrittivi rispetto a quelli attualmente previsti in rapporto alla concessione degli ammortizzatori in deroga. L'emendamento Placido 4.15 in più introduce il criterio per cui, qualora le risorse non fossero sufficienti a coprire il costo degli ammortizzatori in deroga, il Governo si impegni a convocare le parti sociali per individuare altri ed aggiuntivi canali di finanziamento.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputato Daniele Farina...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     513            
            Votanti     493            Pag. 53
            Astenuti       20            
            Maggioranza     247            
                Hanno votato
 147                
                Hanno votato
no  346).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 4.18.

      GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, solo per chiedere dov’è qualcuno del Governo (Applausi).

      PRESIDENTE. Eccolo, si era assentato un secondo. Era qui dietro.
      Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Fedriga 4.18.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 4.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Hanno tutti votato ? Bonifazi, Manzi.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     506            
            Maggioranza     254            
                Hanno votato
    125                
                Hanno votato
no     381).                

      (Il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldassarre 4.103, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Petraroli, De Lorenzis, Palma.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     509            
            Maggioranza     255            
                Hanno votato
    128                
                Hanno votato
no     381).                

      (Il deputato Melilla ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 4.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Piepoli, Russo, Rocchi, Ragosta. Ci siamo ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     510            
            Maggioranza     256            
                Hanno votato
    163                
                Hanno votato
no     347).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 4.14.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi abbiamo provato a dire con questo emendamento, e ne siamo convinti, che in un momento di così grave crisi e di emergenza occupazionale non è questo il momento più adatto per restringere i criteri per l'erogazione degli ammortizzatori in deroga, con il rischio che si facciano criteri che servano a far corrispondere le poche risorse alle concessioni erogate. Quindi, ci sembra che il momento più sereno per fare questo ragionamento sia un momento successivo, e non questo.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 54
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 4.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza e sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Farina Daniele...tutti hanno votato ? Balduzzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     515            
            Maggioranza     258            
                Hanno votato
    141                
                Hanno votato
no     374).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 4.102, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza e sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Baldassarre, Currò, Fanucci...qualcuno può andare ad assistere ? Ha votato, bene.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     512            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    135                
                Hanno votato
no     377).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 4.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      De Micheli, Piepoli....
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     513            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    137                
                Hanno votato
no     376).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldassarre 4.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Grassi, Ginefra, Costantino, Bargero...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     515            
            Votanti     482            
            Astenuti       33            
            Maggioranza     242            
                Hanno votato
    102                
                Hanno votato
no     380).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 4.23, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Currò, Minardo, Catalano...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     518            
            Maggioranza     260            
                Hanno votato
    136                
                Hanno votato
no     382).                

Pag. 55

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 4.22.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, chiedo veramente di rivedere il parere su questo emendamento, che addirittura noi abbiamo presentato pensando fosse pleonastico. Infatti, si dice che nel caso in cui le risorse, dal monitoraggio che il decreto prevede per gli ammortizzatori in deroga, non fossero sufficienti il Governo convochi le organizzazioni sindacali, per verificare insieme e per discutere come procedere. A noi sembrava quasi pleonastico, non capisco il parere contrario.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento di Salvo 4.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Petraroli.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     505            
            Votanti     504            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     253            
                Hanno votato
    147                
                Hanno votato
no     357).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 4.32.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, chiedo scusa per l'insistenza, ma l'emendamento 4.32 fa due cose: la prima, chiede che la proroga dei contratti precari della pubblica amministrazione superi il 31 dicembre e arrivi al 2014; la seconda, comprende anche i contratti interinali tra quelli che godono di questa proroga, non soltanto quelli a tempo determinato. Anche questo emendamento a noi sembrava sufficientemente utile per essere considerato meritevole di approvazione.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo né dal relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Nissoli.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     513            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    141                
                Hanno votato
no     372).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo né dal relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Melilli, Rocchi, Currò, Fioroni, Oliaro, Martelli.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     510            
            Votanti     509            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     255            
                Hanno votato
    133                
                Hanno votato
no     376).                

Pag. 56

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo né dal relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione)

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     511            
            Maggioranza     256            
                Hanno votato
    132                
                Hanno votato
no     379).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo né dal relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione)

      Cariello, Russo, Cecconi, Ascani, Amendola...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     513            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    133                
                Hanno votato
no     380).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 4.33.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

      NICOLA FRATOIANNI. Si Presidente, questo emendamento segue, diciamo, alcuni degli emendamenti che abbiamo appena votato, ne precede altri, e ha a che fare con le questioni che oggi in discussione generale l'onorevole Giorgio Airaudo ha posto a quest'Aula e cioè la necessità, secondo noi, di intervenire in modo risolutivo sulla condizione che grava su una parte troppo rilevante dei lavoratori di questo Paese, la loro condizione di precarietà. Noi pensiamo che su questo fronte questo Paese debba invertire la tendenza, debba provare a immaginare misure strutturali che diano una soluzione, una prospettiva a questi lavoratori e a queste lavoratrici.
      Sappiamo che questa Aula oggi non darà una risposta a questa domanda, per l'ennesima volta, e tuttavia rispetto al decreto che propone una proroga sino al 31 dicembre di quest'anno, immaginiamo e proponiamo che per alcune realtà specifiche in particolare in questo caso per il comparto scuola dove, come tutti sanno, l'anno comincia il 1o settembre e finisce il 31 agosto dell'anno successivo, anche per assicurare la continuità didattica e la funzionalità di quello che non è un servizio, ma un diritto fondamentale, proponiamo che in questo caso la proroga prevista fino al 31 dicembre del 2013 venga allungata fino al 31 agosto dell'anno successivo.

      PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.33, non accettato dalle Commissioni né dal Governo né dal relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione)

      Petraroli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     509            
            Maggioranza     255            
                Hanno votato
    132                
                Hanno votato
no     377).                

Pag. 57

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.28, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Basilio, Rocchi, Lotti, Castelli, Luigi Gallo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     513            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    132                
                Hanno votato
no     381).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Nesci, Rizzetto, Spadoni, Cardinale, Rostan, Bolognesi, Albanella...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     513            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    132                
                Hanno votato
no     381).                

      (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 4.29.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, in questo Paese, com’è noto, lo Stato è sovente inadempiente rispetto alla previsione costituzionale di istituire scuole per ogni ordine e grado in tutto il territorio della Repubblica. È anche per questo che sovente sono i comuni a farsi carico di questa importante responsabilità nei confronti delle famiglie e nei confronti dei nostri figli. Ora, i comuni sono costretti a fare questo negli ultimi anni con personale spessissimo precario a causa del Patto di stabilità interno, dei vincoli alle assunzioni e del blocco del turnover.
      In questo momento c’è una serissima difficoltà a riaprire gli anni scolastici con l'impedimento all'assunzione di precari che vada oltre il 31 dicembre di quest'anno perché, com’è evidente e come diceva prima anche il collega Fratoianni, la scuola ha una sua specificità, è necessario garantire la continuità didattica. Sappiamo anche che ci sono molti comuni – ultimo annunciato oggi quello di Bologna – che hanno già detto che andranno comunque oltre e stabiliranno il termine dei contratti al 31 agosto 2014, auto-assumendosi la responsabilità di una deroga rispetto alla previsione nazionale.
      Quindi io credo che quest'Aula oggi abbia l'opportunità, con questo emendamento, di mettere anche in condizioni quei comuni di non dover agire in deroga alla normativa nazionale assumendosene la responsabilità, ma semplicemente dando la possibilità di garantire quello che è un servizio indispensabile per il nostro Paese.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo per motivare il voto Pag. 58della Lega Nord e Autonomie su questo emendamento. Noi non siamo contrari nel principio, però abbiamo espresso parere favorevole sull'emendamento Coscia 4.107 perché nell'emendamento Di Salvo 4.29 non è specificato che le risorse devono essere quelle dei bilanci propri dei comuni. Quindi la nostra preoccupazione è che non vorremmo che nei comuni dove c’è un'amministrazione di bilancio alquanto fantasiosa – per usare un termine gentile – si continuasse ad attirare altri finanziamenti dello Stato.
      Quindi, è giusto che i comuni virtuosi e che hanno i soldi possano prorogare, per garantire i servizi ai propri asili. Mi dispiace, ma non possiamo pretendere, per chi non li ha, che i comuni virtuosi continuino a regalare i soldi a questi altri comuni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.29, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ci siamo ? Nesci, Marazziti, Brandolin...  Hanno votato tutti ? Marazziti ha dei problemi. È riuscito ? No. O è riuscito ? Mi sembra che tutti abbiano votato. Ci siamo ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     509            
            Votanti     508            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     255            
                Hanno votato
    129                
                Hanno votato
no     379).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 4.39, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Allora, ci siamo ? Hanno votato tutti ? Giordano, Martelli, Ginoble... Ci siamo.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     510            
            Maggioranza     256            
                Hanno votato
    132                
                Hanno votato
no     378).                

      (Il deputato Massimiliano Bernini ha segnalato che non è riuscito a votare).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Coscia 4.107.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Coscia. Ne ha facoltà.

      MARIA COSCIA. Signor Presidente, noi chiediamo al Governo e ai relatori di ripensare rispetto al parere contrario che è stato dato su questo emendamento, perché parliamo del diritto all'educazione negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia comunali. Questo per consentire, appunto, di prorogare, come già vi ho detto per altri emendamenti, i contratti di lavoro del personale interessato al 31 luglio 2014, con la differenza, rispetto ai precedenti, che qui noi precisiamo che parliamo di utilizzare le risorse finanziarie di cui già dispongono i comuni. Quindi, non c’è un aggravio di spesa per quanto riguarda la spesa pubblica.
      Quindi, per questo chiediamo al Governo di ripensarci e semmai di accantonare questo emendamento.

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 59

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, sono favorevole ad accantonare l'emendamento in esame.

      PRESIDENTE. Sta bene.

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Signor Presidente, siamo favorevoli all'accantonamento dell'emendamento in esame.

      PRESIDENTE. D'accordo. Allora, l'emendamento Coscia 4.107 è accantonato.
      Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 4.43.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi proponiamo su questo argomento, cioè la stabilizzazione dei 632 lavoratori che si occupano di immigrazione, di stabilizzarli e di recuperare le risorse attraverso l'emersione di immigrati privi di permesso di soggiorno.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 4.43, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Ravetto, Piepoli, Bolognesi, Vacca...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     505            
            Votanti     501            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     251            
                Hanno votato
    131                
                Hanno votato
no     370).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 4.104, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Gasbarra, Malisani, Segoni, Marazziti, Chaouki...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     518            
            Maggioranza     260            
                Hanno votato
    134                
                Hanno votato
no     384).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 4.42.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, gli emendamenti a mia firma 4.42 e 4.45 riguardano le stesse materie a cui prima si faceva riferimento, ossia la stabilizzazione dei lavoratori che si occupano di immigrazione presso questure e prefetture. In particolare, l'emendamento 4.45 interviene anche a modificare la copertura inizialmente prevista.

Pag. 60

      PRESIDENTE. Deputato Placido, siamo però all'esame dell'emendamento Placido 4.42.

      ANTONIO PLACIDO. Sì, signor Presidente, così non illustro quello successivo, considerato che le materie sono uguali. Si modifica la copertura e si evita che essa agisca a ridimensionare il fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 4.42, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Ravetto, Farina, Gasbarra, Totaro, Di Gioia...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     518            
            Votanti     516            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     259            
                Hanno votato
    135                
                Hanno votato
no     381).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 4.45, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Petraroli, Rostan...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     520            
            Votanti     517            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     259            
                Hanno votato
    134                
                Hanno votato
no     383).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Baldassarre 4.105.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldassarre. Ne ha facoltà.

      MARCO BALDASSARRE. Signor Presidente, noi crediamo ancora una volta che la copertura finanziaria della proroga dei contratti dei dipendenti dell'ufficio immigrazione della prefettura andrebbero presi non dal fondo di solidarietà per le vittime dei reati di stampo mafioso, ma magari aumentando dello 0,1 per cento il prelievo sugli apparecchi di gioco, anche perché questi dipendenti servono. Ancora una volta si trovano in uno stato di oblio dei contratti a tempo, con ancora un'altra proroga. Quindi, crediamo che i soldi servano, ma andrebbero presi comunque da altri fondi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baldassarre 4.105, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Brunetta, Mosca, Nuti, D'Agostino...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 61
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     518            
            Votanti     517            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     259            
                Hanno votato
    134                
                Hanno votato
no     383).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 4.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Misurata, Cesa...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     505            
            Maggioranza     253            
                Hanno votato
    101                
                Hanno votato
no     404).                

      (La deputata Culotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 4.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere contrario del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Piepoli, D'Agostino, Molteni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     514            
            Maggioranza     258            
                Hanno votato
      99                
                Hanno votato
no     415).                

      Passiamo all'emendamento Di Salvo 4.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Chiedo al relatore di minoranza di esprimere il relativo parere. Prego, deputato Fedriga.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 4.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cesa, D'Agostino, Antimo Cesaro, Giammanco, Nesi, Aiello...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     512            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato
    132                
                Hanno votato
no     380).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rostellato 4.106, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.Pag. 62
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Grassi, Tacconi, Dambruoso, Spadoni, Manzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     521            
            Maggioranza     261            
                Hanno votato
    148                
                Hanno votato
no     373).                

      Ricordo che sono stati accantonati gli emendamenti Guerra 1.47 e Coscia 4.107. Chiedo ai deputati relatori Damiano e Capezzone come intendano procedere.

      CESARE DAMIANO, Relatore per la maggioranza per la XI Commissione. Signor Presidente, parlo anche a nome del presidente Capezzone: chiediamo una sospensione della seduta fino alle ore 17, per consentire una breve riunione della Commissione bilancio, al fine di valutare gli emendamenti accantonati.

      PRESIDENTE. Sospendo la seduta fino alle ore 17.

      La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17,30.

      PRESIDENTE. Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il parere favorevole sugli emendamenti Guerra 1.47 (Applausi) e Coscia 4.107 subordinatamente a due condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Conseguentemente, la Commissione bilancio ha revocato il precedente parere contrario espresso sui medesimi emendamenti. Questo parere ora è in distribuzione. Chiederei ai relatori per la maggioranza, al relatore di minoranza e al rappresentante del Governo di esprimere il parere sugli emendamenti accantonati.
      Prego, presidente Capezzone.

      DANIELE CAPEZZONE, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, le chiederei una sospensione di pochissimi minuti per riunire qui un Comitato dei nove e informare i colleghi, visto che abbiamo appena ricevuto il parere della Commissione bilancio ed è giusto che tutti i membri del Comitato dei nove ne siano informati puntualmente.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, personalmente in qualità di relatore di minoranza non ho neppure visto le condizioni della Commissione bilancio. Quindi non le chiedo quattro ore ma perlomeno un quarto d'ora perché si possa riunire il Comitato dei nove non in Aula, ma, ad esempio, nella Sala dei Ministri e poter ragionare e leggere il testo in modo decoroso.

      PRESIDENTE. Va bene, facciamo una sospensione di un quarto d'ora. La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 17,50.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

      PRESIDENTE. Chiedo ai relatori di riferire all'Assemblea l'esito della riunione del Comitato dei diciotto.

      DANIELE CAPEZZONE, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, anche a nome del presidente Damiano posso comunicarle che il parere dei relatori sugli emendamenti Guerra 1.47 e Coscia 4.107 è favorevole, Pag. 63naturalmente a condizione che essi siano riformulati nei termini indicati dal nuovo parere della Commissione bilancio.

      PRESIDENTE. Chiedo al presentatore, deputato Guerra, se concorda con la riformulazione proposta dal relatore.

      MAURO GUERRA. Sì, signor Presidente, accolgo la riformulazione.

      PRESIDENTE. Il Governo è d'accordo ?

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, signor Presidente, è d'accordo.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guerra 1.47, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Scuvera... Tartaglione... Frusone... Pesco... Spadoni... Simoni... Mosca... Capodicasa... Nicchi... Pellegrino... Melilla... Civati... Centemero... Ginefra... Grassi... Mazzoli... Amoddio... Valente... Sannicandro... Zaratti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     514            
            Maggioranza     258            
                Hanno votato
  514).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Coscia 4.107.
      Chiedo alla deputata Coscia se accetta la riformulazione.

      MARIA COSCIA. Signor Presidente, sì, accetto la riformulazione e ringrazio il Governo, la Commissione bilancio e i relatori di avere con una certa sensibilità accolto il contenuto dell'emendamento e, cioè, quello di evitare che si corresse il rischio che negli enti locali si interrompessero gli asili nido e le scuole dell'infanzia per mancanza di personale in corso d'anno perché, com’è noto, il settore scolastico funziona per anno scolastico, non per anno solare.

      PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord e Autonomie è favorevole, ovviamente se i comuni utilizzano risorse proprie, a garantire il servizio per quanto riguarda le scuole d'infanzia e gli asili nido. Vorrei sottolineare, però, che per quanto ci riguarda, ovviamente vedendo, come ripeto, positivamente l'intervento emendativo proposto dai colleghi, che se da una parte capiamo le esigenze della Commissione bilancio e del Governo di vincolare a una copertura finanziaria l'emendamento stesso, è altrettanto vero che ci sembra particolare che la Commissione bilancio metta come condizione di aggiungere la parola «comprovate». Per farmi capire dai colleghi, il tenore dell'emendamento è il seguente: «Per assicurare il diritto all'educazione, negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia degli enti comunali, i contratti di lavoro a tempo determinato del personale educativo e scolastico, sottoscritti per comprovate esigenze temporanee (...)». Non capisco come si possa fare riferimento all'articolo 81 se si manifesta l'esigenza di aggiungere la parola «comprovate».
      In secondo luogo, comprendiamo, sempre naturalmente le esigenze di stabilità del bilancio, però, ovviamente, non ci può soddisfare la questione del Patto di stabilità perché, come sempre, va a penalizzare i comuni virtuosi e quegli amministratori che, con grande senso di responsabilità, Pag. 64sono riusciti a preservare le proprie risorse, a non sperperare le risorse dei cittadini e con questo Patto di stabilità gli facciamo pagare un'altra volta gli sprechi di amministrazioni poco virtuose che hanno preferito spendere in malo modo i soldi dei contribuenti a differenza di queste stesse amministrazioni. Ovviamente, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento capendo le esigenze, però vorremmo anche avere una spiegazione da parte della Commissione bilancio per il primo punto che ho affrontato, perché se d'ora in poi la Commissione bilancio può inserire all'interno dell'articolo 81 qualsiasi riformulazione ne prendiamo atto, ma non mi sembra che ricada nelle competenze stesse della Commissione quando fornisce un parere. Se un parere è fatto per mantenere la stabilità del bilancio è un conto, se viene utilizzato per aggiungere la parola «comprovate» mi sembra estraneo alle condizioni dell'articolo 81 stesso.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Coscia 4.107, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Nicchi, Gianni Farina, Ottobre, Barbero, Spadoni, Luciano Agostini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti   521            
            Maggioranza     261            
                Hanno votato
 521).                
      (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita a votare).

      Avverto che consistendo il disegno di legge di un solo articolo non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1012-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1012-A).
      Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno: Baldassarre n.  9/1012-A/1, relativo all'erogazione di un reddito di base a favore dei cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà; Faraone n.  9/1012-A/11, relativo all'investimento di quota parte delle risorse del programma Youth employment initiative destinati all'Italia in iniziative in materia di formazione all'estero e rientro in Italia del lavoro atipico e d'imprenditoria.
      Il deputato Barbanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/25.

      SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, l'articolo 13, comma 3, del decreto-legge n.  201 del 2011 disciplina le modalità di pagamento dell'IMU sui fabbricati di interesse storico e artistico e sui fabbricati inagibili e inabitabili, prevedendo che la base imponibile sia ridotta del 50 per cento. Il sindaco di Mormanno ha attinto alle casse comunali per pagare per i suoi cittadini sfortunati questo tributo. Questo per dimostrare che non siamo in campagna elettorale e né, tanto meno, ci sogneremmo di farla sulle spalle di queste sfortunate persone. Non me ne voglia il collega Marchi, ma spero così di aver contribuito, con tutto il rispetto dovuto, a far chiarezza sulla questione sollevata, in maniera non proprio corretta, nella mattinata.
      L'ordine del giorno presentato intende impegnare il Governo affinché, all'interno del provvedimento di riordino sulla tassazione degli immobili, preveda l'abolizione – l'abolizione – dell'IMU per tutti coloro Pag. 65che, a seguito di eventi sismici o idrogeologici, si siano visti dichiarare inagibile la propria abitazione. Si tratta di un provvedimento di buonsenso, di giustizia e di equità. Anche in questo caso, vi ricordo gli eventi dell'Emilia, delle Cinque Terre, di Messina, di Mormanno, di Maierato e vi esorto tutti – mi rivolgo nuovamente, in particolar modo, ai miei colleghi calabresi –, votando questo ordine del giorno, a mostrare la vicinanza dello Stato ai cittadini beffati, purtroppo, ahinoi, dalla natura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Il deputato Villarosa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/26.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Gentile Presidente, colleghi, con questo ordine del giorno noi chiediamo di ridefinire il concetto di abitazione principale, che consenta di includere detrazioni e esenzioni a fattispecie come quelle indicate nella premessa dell'ordine del giorno stesso e di consentire l'applicazione del dettato costituzionale richiamato, prevedendo che l'imposizione IMU sia correlata all'effettiva capacità contributiva del cittadino.
      Da quando è stata introdotta l'IMU, ho da sempre visto e sentito dispute sul tema: c'era chi diceva che dovevamo ringraziare Monti per la splendida imposta, c’è chi invece indicava Berlusconi. Volevo, quindi, ricordarvi che l'IMU è stata introdotta nell'ambito della legislazione attuativa del federalismo fiscale dal Governo Berlusconi-quater con il decreto legislativo del 14 marzo 2011, n.  23, che stabiliva la vigenza dal 2014 per gli immobili diversi dall'abitazione principale. Il Governo Monti, con il decreto-legge del 6 dicembre 2011, n.  201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici – il famoso «salva Italia» –, ha modificato la natura dell'imposta, rendendola di fatto un'ICI sulle abitazioni principali e ne ha anticipato l'introduzione, in via sperimentale, dal 2012, prevedendone l'applicazione a regime dal 2015, incrementando sensibilmente la base imponibile. Quindi, prima la crei, poi la distruggi e dai la colpa agli altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Vorrei ricordare a tutti voi che la Carta costituzionale difende il diritto alla casa: l'articolo 2, l'articolo 3, l'articolo 53 e, in particolar modo, l'articolo 47. L'articolo 2 ci ricorda che: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità (...)». L'articolo 3, invece, ci ricorda che: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge (...). È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
      L'articolo 53 ci ricorda che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche, ma in ragione della loro capacità contributiva. L'articolo 47 va ancora più a fondo, ricordandoci che la Repubblica favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione. Questi sono quattro articoli costituzionali. Anche per esempi di questo genere la nostra Costituzione è da molti considerata la più bella del mondo. Per molti è solidale, è generosa, aperta, permissiva e disinteressata, ma per il Governo, per noi deputati è ancora così ? Le nostre visioni del futuro sono solidali ? Sono generose ? Noi siamo disinteressati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      Perché se fosse così non possiamo e non potete chiudere gli occhi di fronte a questo ordine del giorno. Chiediamo che venga definita cos’è una prima casa, chiediamo la creazione di un indicatore che stabilisca il limite entro il quale il diritto alla casa diventa inalienabile. I vecchi metodi che vi ostinate ad usare sono obsoleti e ineludibili; non potete più chiudere gli occhi, con vari provvedimenti, negli ultimi cinque anni, utilizzando sempre tempo utile per realizzare le reali Pag. 66riforme che questo Paese necessita, voi l'IMU l'avete abolita, poi l'avete programmata, poi l'avete anticipata e noi oggi la stiamo sospendendo e fra un mese ? Boh (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Grazie, grazie.
      Per farvi un altro esempio, una situazione simile l'abbiamo vissuta esattamente ieri. Ieri il senatore Berlusconi ha dichiarato: il Governo dica a Bruxelles di scordarsi il limite del 3 per cento di deficit. Vorrei ricordare al senatore che il fiscal compact, le regole sull'indebitamento netto massimo al 3 per cento, è stato approvato dal Governo Monti scelto da PD e PdL ed è stato votato dal PdL insieme ai compagni di viaggio del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Smettiamola di prendere in giro gli italiani, non se lo meritano, non ce lo meritiamo. Gli italiani non vanno presi in giro, gli italiani stanno soffrendo, gli italiani sono delusi. La fiducia degli italiani nel futuro è ai minimi storici; a trent'anni ragazzi come me non hanno voglia di crearsi una famiglia; come sono riusciti a creare questa sofferenza ? Come ? Questo non lo dico io, lo dicono i recenti risultati elettorali.

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Posso finire ?

      PRESIDENTE. Sono terminati i cinque minuti. Ha finito il suo tempo, deve concludere.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Rendetevi conto che questo non è populismo, lo hanno dimostrato le recenti elezioni elettorali; siamo arrivati al 50 per cento e anche meno. Ve ne dovete rendere conto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Il deputato Matteo Bragantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/49.

      MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, questo è un ordine del giorno che è stato già accolto più di una volta dal Governo precedente. È un ordine del giorno che va ad affrontare una piccola parte dell'IMU, che va ad affrontare una tematica forse relativa, che forse non riguarda la totalità dei cittadini, ma moltissimi cittadini sì. Il provvedimento sull'IMU, diversamente da come è stato appena citato, non era stato reimpostato e anticipato da Monti, perché l'IMU che era nel federalismo fiscale era un'imposta federale, un'imposta che doveva andare totalmente ai comuni e che non poteva e non doveva riguardare la prima casa e, soprattutto, doveva andare a sostituire altre tassazioni, altre tasse e imposte che ci sono sulla casa. Dunque, Monti ha semplicemente utilizzato il nome di un'altra imposta per rimettere l'ICI e rimetterla con le sue condizioni. Soprattutto levando quella cosa assurda che almeno nell'ICI era possibile ed era soprattutto possibile, da parte dei comuni, equiparare alla prima casa tutte quelle abitazioni che sono state date in comodato gratuito o ai propri figli o ai propri genitori. Quante volte, in quanti casi – perlomeno dalle mie parti, nel Veneto, ma penso e ho sentito che succede anche presso altre popolazioni dell'Italia – succede e capita che i genitori più accorti, i genitori che hanno più possibilità o i genitori che fanno più sacrifici, magari con la loro liquidazione dello stipendio, quando costruiscono, costituiscono una bifamiliare, fanno dei sacrifici per avere finalmente un immobile, una casa e dopo la vogliono dare in comodato gratuito ai propri figli.
      Solitamente non fanno la donazione, perché con la donazione magari accontentano un figlio e non un altro, non vogliono che ci siano dei dissapori all'interno della famiglia, e allora, intanto, la danno in comodato gratuito. Invece, il Governo Monti ha stabilito che questo era un lusso. Chi ha fatto sacrifici per una vita per poter risparmiare, costruire, e dare un futuro ai propri figli è da penalizzare, da castigare. Questa è una cosa che veramente bisogna andare a sanare.Pag. 67
      Oppure, come ho detto prima intervenendo su un emendamento, per tutte quelle coppie sposate che hanno il 50 per cento della proprietà dell'abitazione: se uno di questi due coniugi deve andare in casa di riposo per problemi contingenti – di sicuro non contento di lasciare la casa della propria vita e della propria famiglia, dove ha allevato i propri figli e dove ha avuto tutta l'esperienza della propria famiglia, tutte grandissime gioie e dolori –, cosa succede ? Succede che il 50 per cento di quella casa viene considerata come una seconda casa, una casa di lusso. Provate a pensare l'assurdo, l'incongruenza. Andiamo a prendercela con le fasce più deboli, con i nostri anziani. Coloro che vanno in casa di riposo, cosa dovrebbero fare ? Una donazione al proprio marito o alla propria moglie ?
      Inoltre, vi è chi non va in casa di riposo, ma deve vendere la casa perché non può più permettersela, perché magari nella vita era riuscito ad avere una piccola casetta, che però aveva quattro, cinque stanze, perché ha avuto tanti figli, dunque di un'ampia metratura e adesso questa viene considerata come un bene di lusso. Li costringiamo a vendere senza pensare che, invece, quelle mura rappresentano la loro storia, rappresentano la loro passione, la loro vita, i momenti di gioia, di dolore. Voi invece dite loro «no»: adesso che siete rimasti solo in due e i vostri figli hanno fatto la loro strada dovete venderla, e anche gli ultimi anni della vostra vita dovete fare ancora sacrifici.
      Dunque, io chiedo veramente al rappresentante del Governo di accogliere questo ordine del giorno, ma penso che lo farà, perché, se non erro, è stato accolto altre volte. Tuttavia, spero volentieri che questa volta si abbia un risultato e che entro il 31 agosto finalmente si vada a concludere questa ingiustizia.

      PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/50.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, questo ordine del giorno prevede l'esenzione totale dall'IMU dei fabbricati ad uso produttivo. Sarebbe un segnale finalmente forte nella direzione aspettata, attesa dai nostri imprenditori, dalle nostre aziende, dal nostro sistema produttivo, che sta vivendo dal 2009 la più grave crisi recessiva che si ricordi dal 1929. È una crisi che è dovuta sì al mercato, ma si aggiunge un sistema impositivo che è il più penalizzante fra i Paesi dell'OCSE. Il numero, che fa spavento, ma che ho già ricordato in quest'Aula e che intendo ricordare e di portare alla vostra attenzione, è 68,3 per cento: questa è la percentuale di imposte e tasse sul reddito che chiediamo alle nostre imprese in Italia, il valore più alto fra i Paesi dell'OCSE.
      Ma c’è un'altra questione che mi sta a cuore e che potremmo, con l'approvazione di questo ordine del giorno, contribuire a risolvere: il problema del lavoro. Il Governo lo pone costantemente all'attenzione nostra, di noi deputati e dell'opinione pubblica. La sua volontà è di intervenire a favore del lavoro, del lavoro giovanile e del lavoro in generale, risolvere il problema di una disoccupazione che ormai ha raggiunto livelli drammatici. Ricordo per inciso che sono 50 mila le aziende che hanno chiuso dall'inizio della crisi e oltre 500 mila i dipendenti che hanno perso il lavoro nel solo settore manifatturiero, senza contare tutto il resto, i piccoli negozi che chiudono, i piccoli artigiani che sono costretti a chiudere. Mi rifaccio anche alle parole che Silvio Berlusconi ha pronunciato ieri a Pontida e che sono perfettamente sottoscrivibili: il lavoro non si crea con un decreto del Governo, non lo creiamo noi, non lo crea la politica, lo creano gli imprenditori, questi capitani coraggiosi che devono essere definiti degli eroi, in questo periodo.
      E allora, se questo è vero e se questo lo sottoscriviamo, diamo un segnale in questo senso e approviamo questo ordine del giorno, diciamo che siamo vicini alle imprese e a chi nelle imprese ci lavora. Diciamo di crederci anche nei fatti, e non Pag. 68solo nelle parole e non solo con la propaganda. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Il deputato Borghesi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Caparini n.  9/1012-A/51, di cui è cofirmatario.

      STEFANO BORGHESI. Presidente, onorevoli colleghi, io vorrei anche dare lettura dell'ordine del giorno, in quanto riteniamo possa essere, oltre che doveroso anche fondamentale, fare una riflessione su un tema che è quello della esenzione dall'IMU dell'abitazione principale che riteniamo essere molto, molto, molto importante.
      Quindi, a nostro modo di vedere, la Camera dovrebbe prendere atto che con questo decreto il Governo riconosce che l'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare necessita di una riforma immediata ed articolata e che quindi riconosce implicitamente l'inadeguatezza di questa imposta così come oggi è stata concepita. La Camera dovrebbe riconoscere come nel nostro Paese acquistare, anche a prezzo di grandi sacrifici, la prima casa di abitazione, non è sinonimo di ricchezza o di lusso, ma risponde ad un atteggiamento culturale e tradizionale di volere assicurare stabilità, anche immobiliare, alla propria famiglia. Infatti, la maggior parte delle prime case è costituita da abitazioni di valore commerciale certamente non elevato, e quasi sempre sono state acquistate con l'aiuto di prestiti ipotecari, il cui rimborso già grava sui redditi disponibili alle famiglie.
      Preso atto di questa situazione, con questo ordine del giorno chiediamo che la Camera impegni il Governo a prevedere, nell'ambito della riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, l'esenzione dall'IMU per le abitazioni principali non qualificabili come abitazioni di lusso.
      Quindi, sottolineo l'esenzione e non, come oggi, la sospensione, tipica questa di un metodo solo italiano; qui le imposte vengono sospese, non si sa se poi verranno pagate, non si sa se verranno eliminate. Quello che oggi la Camera andrà ad approvare è un decreto-ponte che di sicuro non mette un punto fermo, non mette chiarezza su un'imposta che definire odiosa è definire poco; su un'imposta poi che andrebbe a toccare anche l'abitazione principale.
      Un principio che noi riteniamo essere di fondamentale importanza è quello che, visti i sacrifici che le nostre famiglie, anche in momenti come questi, e soprattutto in momenti come questi, di crisi, una crisi che ha colpito il nostro comparto produttivo in questi ultimi anni in maniera pesante, che ha generato la chiusura di tantissime imprese e che di conseguenza ha prodotto un aumento della disoccupazione quasi a livelli esponenziali, quindi in una situazione di crisi dalla quale non sembra vi siano, a breve, quantomeno dei segnali di ripresa, riteniamo che prevedere l'esenzione dall'IMU per le abitazioni principali delle nostre famiglie sia una cosa doverosa. Sia doverosa per i sacrifici che sono stati fatti dalle nostre famiglie per acquistare una abitazione frutto del lavoro e di sicuro una abitazione che non può essere equiparata, non può essere giudicata come sinonimo di ricchezza o di lusso, ma che risponde a un atteggiamento culturale e tradizionale che nel nostro Paese vuole assicurare una stabilità alla famiglia.
      Quindi, con questo ordine del giorno noi vogliamo che sia sottolineato questo principio e non riteniamo che una semplice sospensione possa bastare, dunque, con estrema chiarezza e con estrema forza chiediamo attraverso questo ordine del giorno che l'abitazione principale sia esentata da questa imposta.

      PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1012-A/52.

      PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, questo ordine del giorno spero che venga accolto anche perché sappiamo benissimo – in quest'Aula ce lo siamo detti tante volte in tempi passati –, gli ordini del Pag. 69giorno non si negano a nessuno, e soprattutto è un ordine del giorno questo che va nella direzione di tenere presente le problematiche e le tematiche di carattere sociale sulle persone non autosufficienti.
      Il nostro sistema di servizi alle persone non autosufficienti penso che sia di tutta evidenza che, comparandoci ai servizi forniti in altri Paesi d'Europa, siamo alquanto carenti. Nella Commissione lavoro io ricordo che per anni si è discusso ad esempio del prepensionamento dei genitori con figli con grave disabilità, ovviamente non si è venuto a capo di nulla, non tanto per la mancata volontà della Commissione lavoro, ma per la mancanza di fondi, pensiamo poi ai tagli sul sistema sanitario, ai ticket sanitari, al sistema dei servizi sociali, nel suo genere sicuramente troppe volte lo Stato non riesce a dare quei servizi che dovrebbe in questo campo a queste persone.
      Parimenti però, quando c’è da chiedere ed esigere il pagamento di tasse e imposte, in quel caso siamo tutti estremamente uguali e anche chi magari è un po’ più sfortunato di suo perché non è autosufficiente, nel caso appunto della tassazione di cui parliamo in questo provvedimento, non vede nessun vantaggio o nessuna agevolazione se preferisce ma anzi è costretto a pagare come tutti gli altri.
      Questo ordine del giorno va nella direzione di tener presente questo, di tener presente che i nuclei familiari che hanno dei membri afflitti da disabilità, da non autosufficienza, abbiano la possibilità di essere esentati dall'IMU o che comunque abbiano la possibilità di avere una riduzione sull'imposta, lo dico anche sottolineando che la Lega a queste tematiche è particolarmente attenta e in questo caso c’è un mix di elementi che ci fa pensare che per noi è importante... se poi il Governo sta seduto e mi ascolta, grazie... buongiorno.
      Detto questo, per me è particolarmente importante per due ordini di motivi, in primo luogo perché la tassazione sulla casa inevitabilmente riguarda elementi affinché la casa risulti, esista e quindi un catasto di cui si abbia traccia, ed è di tutta evidenza – non penso di dare una grande notizia – che il catasto al Nord esiste, mentre il catasto al Sud troppe volte fa acqua, troppe volte non è ben strutturato, troppe volte abbiamo notizie di palazzine e di abusivismi in modo assolutamente cronico e non di rari casi come può capitare anche nelle zone del Nord.
      In secondo luogo, chi magari sul posto di lavoro o chi comunque lavorando è diventato non autosufficiente, per un motivo o per l'altro, ci conceda il sospetto, numeri alla mano, a Nord quando nelle province tipo quella di Bergamo abbiamo l'1,2 per cento della popolazione che risulta non autosufficiente mentre in altre province del Sud si arriva a toccare il 18-19 per cento, qualche piccolo dubbio sulla realtà di questa non autosufficienza in certe zone del Sud del Paese ce l'abbiamo.
      Quindi, a maggior ragione, questo ordine del giorno va nella direzione di tener presente questi svantaggi per le persone non autosufficienti e, al tempo stesso, contemplare gli elementi evidenti a tutti e cioè che in certe aree del Paese il catasto esiste, le tasse si pagano, bisogna cercare di dare delle agevolazioni, soprattutto perché la non autosufficienza a Nord è un dato di fatto reale e tangibile per quelle persone che ne sono colpite (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Il deputato Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1012-A/53.

      NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, illustro questo ordine del giorno partendo da quelle che furono le parole pronunciate, in quest'Aula, dal Presidente Letta il giorno della fiducia quando, durante il suo intervento per chiedere la fiducia alla Camera, pose la differenza tra il concetto di politica e il concetto di politiche: politica intesa come dialettica e politiche, invece, intese come soluzioni dei problemi dei cittadini.
      E noi ricordiamo all'epoca l'impegno del Governo Letta di dare applicazione e Pag. 70di dare riscontro alla seconda declinazione, ovvero a quella delle politiche proprio per affrontare i problemi. Ricordiamo l'intervento con il lungo elenco di buoni propositi, il lungo elenco di annunci e di buone intenzioni che vennero manifestate nell'Aula della Camera, tra le quali una di queste fu soprattutto il tema legato alla pressione fiscale e, in modo particolare, il tema legato all'IMU. L'IMU sicuramente è stato uno dei temi principali, uno dei temi di scontro e di confronto della campagna elettorale e ricordiamo tutti gli impegni da parte delle forze politiche, in modo particolare da parte di alcune forze politiche, per giungere alla cancellazione dell'IMU, in quanto ritenuta – ovviamente, anche da parte della Lega Nord – come una tasse ingiusta, come una tassa sbagliata, come una tassa antifederalista, come una tassa centralista, come una tassa che rischiava di aggravare ulteriormente quelle che erano le condizioni degli enti locali, in modo particolare.
      L'IMU nasce da una volontà precisa della Lega, all'interno del disegno di legge sul federalismo fiscale e, in modo particolare, nel decreto sul federalismo municipale, inteso non come una tassa aggiuntiva, non applicata e applicabile alla prima casa, ma come un'imposta che sarebbe rimasta agli enti locali per poter dare tutti quei servizi che i cittadini ovviamente necessitano.
      Oggi assistiamo e parliamo, come è già stato abbondantemente detto nel dibattito e nella votazione sugli emendamenti di questo provvedimento, di un provvedimento-ponte. È un pannicello caldo che non risolve e che sposta in là nel tempo il problema e che dimostra una mancanza di coerenza delle forze politiche che sostengono questo Governo nell'affrontare questo tema.
      L'ordine del giorno va a toccare uno degli aspetti, anch'esso oggetto di dibattito anche nel passato, ovvero quello di prevedere l'esenzione dall'applicazione dell'IMU ai centri di ricerca. In modo particolare, noi citiamo, all'interno di questo ordine del giorno, il centro della Città della speranza di Padova, che rappresenta un'eccellenza della ricerca nel nostro Paese. Vi è, quindi, la necessità di far sì che questi centri e i temi della ricerca, dell'innovazione e dello sviluppo, possano essere temi rispetto ai quali la crescita del Paese possa essere ancorata, affinché questi tipi di enti possano avere strutture tali per poter esercitare al meglio le proprie funzioni, che sono funzioni ovviamente fondamentali nell'ambito sanitario e nell'ambito della ricerca.
      Vi è la necessità, quindi, di poter sottoporre a questa esenzione enti come questo. Si tratta dell'ente della Città della speranza, che è un ente con circa 700 ricercatori, che poggia su 17 mila metri quadrati di laboratori, che è considerata la più grande cittadella della ricerca nel nostro Paese e che ha particolare attenzione e mostra particolare sensibilità, in modo particolare, alle malattie nei confronti dei minori. Questo dovrebbe ovviamente spingere tutti quelli e tutte le forze politiche che credono, così come noi, che nella ricerca passi lo sviluppo e la crescita del Paese, a poter approvare e a dare un voto positivo. Sappiamo benissimo che gli ordini del giorno, come è già stato detto, hanno il valore che hanno, però crediamo che sia importante dare un segnale di estrema attenzione, proprio ai fini tali per cui anche questi centri di ricerca possano essere esenti dall'IMU (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/54.

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, in questi giorni si sente molto ricordare l'ultimo decreto varato dal Governo come «decreto del fare» (poi i contenuti sono ancora abbastanza indefiniti perché, comunque, è una bozza). Si parla di tantissime cose, è un decreto omnibus. Vedremo se effettivamente sarà quello il decreto del fare. Non lo sappiamo.
      Quello che sappiamo è che questo decreto-legge che stiamo esaminando e portando a conclusione all'esame di quest'Aula Pag. 71è sicuramente il decreto del rinviare, non certo quello del fare. Rinvia la questione sull'IMU poche settimane dopo che il Presidente del Consiglio dei ministri, presentandosi alle Camere, aveva giurato e spergiurato, forse dietro pressione di una parte politica, che l'IMU sarebbe stata in qualche modo tolta, cancellata, sarebbe stata un retaggio del passato.
      Attenzione, mi riferisco a quell'IMU, come ricordava il collega Molteni, voluta dal Governo Monti, non all'IMU prevista dal patto sociale riscritto attraverso l'approvazione della delega sul federalismo fiscale. Quella era una misura ben diversa, che si andava a sostituire, non ad aggiungere, alle tasse che già i cittadini pagano nei confronti dello Stato. Doveva, infatti, servire proprio in forma federalista al fine di garantire gli strumenti veri, reali, concreti, quotidiani e comuni per dare in sostanza la possibilità di fornire quei servizi sociali che sempre più sono necessari nel nostro tessuto sociale, anche, se vogliamo, per un certo lassismo nella mancanza di controlli nell'erogazione di questi servizi.
      Ma questo è un altro tema. Il tema che ci interessa oggi e che è l'argomento dell'ordine del giorno che porta la mia prima firma, ma che chiaramente è sottoscritto da tanti altri colleghi, è un tema che è stato – non nella stessa identica maniera, perché altrimenti non sarebbe ammissibile – in qualche modo trattato anche durante la fase della discussione degli emendamenti, sia in Commissione che in Aula. In altre parole, prevede la possibilità finalmente di fare un minimo di giustizia sociale relativamente agli immobili, le case o gli immobili in generale che sono stati dichiarati inagibili a causa di eventi calamitosi, eventi naturali, tragedie spesso e volentieri.
      Infatti, il principio seguito è quello di una tassazione sbagliata – lo ripeto – nella sostanza e non solo nella forma, perché Monti ha lasciato il nome per fare un'operazione camaleontica o di maquillage politico, ma ne ha radicalmente modificato la sostanza, quindi noi ne prendiamo assolutamente le distanze. Quando sentiamo dire in maniera ipocrita che l'IMU è stata introdotta dal Governo precedente, specifichiamo che non è così: l'IMU che aveva previsto il Governo precedente era una Ferrari per poter far viaggiare velocemente i comuni e dare delle risposte ai nostri cittadini. Invece l'IMU voluta dal Governo Monti è solo ed esclusivamente una zavorra, una zavorra per lo sviluppo, una zavorra anche per le fasce più deboli di questo Paese. Si tratta, quindi, di una misura diametralmente opposta.
      Comunque, tornando al tema di questo ordine del giorno, noi chiediamo l'applicazione di un principio, chiediamo il rispetto anche di quello che si scrive alla fin fine all'interno di un testo. Infatti, se l'IMU, così come prevista dal vecchio Governo Monti e ribadita in qualche modo, solo rinviata, ma ribadita nei concetti da questo Governo, deve essere una tassazione sul patrimonio, faccio molta fatica a poter pensare che una casa o un immobile dichiarato inagibile, perché è crollato, perché spesso e volentieri è diventato un rudere sia un patrimonio. Non è un patrimonio, è un debito.
      Pertanto, non va bene pensare di tassare anche i debiti, anche se capisco che qui c’è gente che è stata abituata a fare persino questi esercizi pur di «grattare» gli ultimi denari nelle tasche dei cittadini. Se è come è – e nessuno può dire il contrario –, ossia che una casa, un immobile inagibile non è patrimonio ma un debito, noi chiediamo con questo ordine del giorno che l'IMU pagata nell'anno corrente relativamente a questi immobili sia restituita e che questo tipo di immobili sia esentato per sempre, sine die, dal pagamento di questa odiosa tassa, voluta – lo ripeto – da Monti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Il deputato Fedriga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/55.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, questo ordine del giorno che abbiamo presentato come gruppo della Pag. 72Lega si riferisce all'individuazione di ulteriori coperture per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga. Credo intanto – se mi permette questa premessa, Presidente – che le audizioni che abbiamo svolto nelle Commissioni Lavoro e Finanze di moltissimi soggetti, tra cui anche rappresentanti della Conferenza delle regioni, siano state assolutamente inutili in quanto inascoltate dalla maggioranza e dal Governo.
      Infatti, gli stessi rappresentanti delle regioni hanno sottolineato come i fondi stanziati per gli ammortizzatori in deroga siano assolutamente insufficienti per andare a rispondere alle necessità dei lavoratori e delle imprese da qui a fine anno. Anzi, hanno fatto presente che già alla fine del mese di luglio i fondi stanziati saranno finiti e, quindi, non ci sarà più la possibilità di garantire quello strumento importantissimo in un momento di difficoltà economica quale gli ammortizzatori in deroga. Io vorrei ricordare che questo strumento fu introdotto dall'allora Ministro del lavoro Roberto Maroni e finalmente andava ad allargare gli ammortizzatori sociali anche a quelle categorie che antecedentemente erano totalmente scoperte da qualsiasi garanzia in caso di crisi occupazionale. Mi riferisco in particolar modo ai dipendenti della medio-piccola e piccolissima impresa, che una volta, se allontanati dal proprio posto di lavoro, non trovavano alcun tipo di risposta e alcun tipo di tutela da parte del pubblico.
      In questo momento, con la crisi che ha coinvolto il nostro Paese le risorse necessarie sono molte, ma penso sia doveroso da parte di questo Parlamento e da parte del Governo intervenire sì in modo tempestivo, ma anche in modo certo verso questi lavoratori e queste imprese. Se noi pensiamo di continuare ad andare avanti a fare misure tampone che spostano il problema di mese in mese, ho l'impressione che continuiamo con le cattive abitudini a cui ci ha abituato il Governo Monti, il quale non sapeva guardare più in là del proprio naso e guardava, per esempio, come sulla riforma delle pensioni, ad un'ipotetica entrata per lo Stato, ai vantaggi per i bilanci pubblici e per le casse pubbliche del protrarsi anche di sei anni e mezzo dell'età per accedere ai benefici previdenziali, ma non guardava all'enorme esborso che doveva fare lo Stato stesso per andare a tutelare tutte quelle categorie che erano state totalmente e sono ancora totalmente abbandonate proprio in conseguenza della riforma delle pensioni del Ministro Fornero.
      Invito questo Governo a non fare come l'Esecutivo Monti, a cercare invece di dare quelle certezze fondamentali. Qualcuno mi potrà rispondere che bisogna trovare le risorse. Verissimo. Peccato che non più di qualche settimana fa sono stati dati 2 miliardi di euro per i buchi della sanità del Mezzogiorno. Metà di quei soldi bastavano per coprire tutti gli ammortizzatori sociali in deroga fino a fine anno. Dunque, io penso che i fondi a disposizione del Governo – e vado a concludere, Presidente, con il minuto che mi avanza – siano pochi, però di quelle poche risorse la scelta politica di Governo e maggioranza è se destinare queste risorse agli sprechi e ai mancati servizi della sanità nel Mezzogiorno, per esempio, o darli a quei lavoratori che vivono un momento di crisi occupazionale. È una scelta tra spreco e tutela dei deboli. La Lega sta dalla parte della tutela dei deboli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Il deputato Buonanno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/56.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, c’è qualcuno che fischia e non è un arbitro, non so chi è. Signor Presidente, in questo ordine del giorno noi della Lega facciamo un ragionamento molto semplice. Se questo Paese fosse un Paese normale, come dice D'Alema, ci sarebbe la meritocrazia, cioè ci sarebbero coloro che si danno da fare e che prendono più premi e più soldi rispetto a chi dorme in piedi, a chi è un lavativo o un truffatore, a chi butta i soldi. In questo ordine del giorno cosa chiediamo al Governo ?
      Chiediamo che i soldi che loro cercano di prendere per, giustamente, garantire la Pag. 73cassa integrazione in deroga, cioè per rifinanziare un importante strumento, non vadano presi, ad esempio, come viene segnalato, per 250 milioni di euro, a chi, invece, produce, attraverso i premi di produttività.
      In questo Paese abbiamo un Governo che va a colpire gli sgravi che si davano a chi produce di più, a chi produce ricchezza, a quei lavoratori che si impegnano e che, invece di avere, magari, un'unghia incarnita e stare in mutua per un mese, vanno continuamente a lavorare per produrre, per creare ricchezza e per avere di più in busta paga.
      Allora, in questo caso il Governo si comporta al contrario: chi produce di più viene bastonato, perché diminuiscono gli sgravi, e questi sgravi ammontano a 250 milioni di euro. Poi vediamo che questo stesso Governo, così tanto intelligente, fa gli annunci con il Ministro Zanonato, che dice «facciamo gli sgravi sulle bollette della luce».
      Oggi leggo sul giornale che lo sgravio per i cittadini della bolletta della luce sarà di ben cinque euro all'anno, cinque euro all'anno ! Signor Presidente, anche se lei non mi ascolta, si tratta di cinque euro all'anno: magari le può interessare e lo può dire ai suoi colleghi, visto che lei appoggia il Governo. Cinque euro all'anno di sgravi sulla luce: è una cosa indegna, è una presa per i fondelli, per non dire una parolaccia, perché siamo alla Camera dei deputati !
      Però, cinque euro sono una presa in giro ! Il Ministro Zanonato dovrebbe, prima di parlare, sincerarsi bene di quello che dice, perché se il contesto è di cinque euro, io, cittadino, mi sento preso in giro. I cittadini ne hanno piene le scatole degli annunci da parte del Governo, che sono come quelli del precedente Governo Monti, che, invece di aiutare, ha solo portato via i soldi dalle tasche degli italiani e dalle imprese. Questo Governo sta facendo lo stesso: tanti annunci, con il risultato di cinque euro per ciascuno.
      Allora, noi chiediamo che i soldi che servono per la cassa integrazione in deroga, che è sacrosanto rifinanziare, debbano essere presi dagli sperperi. Ma miseria, è mai possibile che in questo Paese, dove vi è un bilancio di 800 miliardi di euro, non siamo capaci di andare a colpire neanche l'1 per cento di sperperi che vi è in questo Paese ?
      Perché il problema degli sperperi, signor Presidente, sa qual è ? È un problema di latitudine, perché più andiamo in giù e più aumentano gli sperperi (Commenti) ! Lei ha mai sentito, signor Presidente, di qualcuno del Nord che va a farsi curare al Sud ? Io no ! E lei ha sentito mai qualcuno del Sud che va al Nord a farsi curare ? Io sì, tanti ! Il risultato è che la sanità del Nord costa molto di meno di quella del Sud.
      Allora abbiamo ancora una volta la meritocrazia al contrario: chi più sperpera, chi non è capace di dare i servizi e non è in grado di dare soluzioni ai propri cittadini, viene premiato, mentre chi, invece, produce di più, si dà più da fare e, comunque, ottiene dei risultati, viene bastonato. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Il deputato Rondini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.  9/1012-A/57.

      MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi tutti conosciamo il lavoro insostituibile delle associazioni di volontariato; lo conosciamo e ne riconosciamo il valore. Sappiamo che l'opera svolta colma dei voti, riempie degli spazi che le istituzioni non sono in grado di riempire. Pensiamo alla lotta alla tossicodipendenza, al sostegno alla disabilità, all'attività che svolgono soccorrendo le fasce più deboli della popolazione.
      Secondo i dati in nostro possesso, i settori verso cui è rivolta l'azione del volontariato sono, soprattutto, la sanità, al 28 per cento, e l'assistenza sociale, al 27 per cento. Nel 2011 sono stati più di cinque milioni gli italiani che hanno svolto una qualche attività gratuita presso un'associazione di volontariato. Inoltre, secondo una ricerca pubblicata nel 2011 e curata Pag. 74dall'ISTAT, il valore economico dell'attività di volontariato in Italia è pari a quasi otto miliardi di euro.
      Ora, capite bene che questo patrimonio va tutelato e salvaguardato, e, considerato che la congiuntura attuale poco o nulla ci permette di intervenire direttamente nel sostegno, almeno lo possiamo fare indirettamente, non gravando il settore con tasse e balzelli che avrebbero il sapore della mortificazione del lavoro che milioni di volontari svolgono tutti i giorni.
      Ed è per questo che, attestato come il Governo Monti, attraverso il decreto-legge n.  201 del 2011 recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici, ha finalizzato strategie di rimodulazione del debito pubblico e il rafforzamento delle entrate erariali attraverso l'introduzione di disposizioni che hanno determinato un generico aumento della tassazione a carico di cittadini, ed inoltre valutato che tra le diverse disposizioni contenute all'interno del provvedimento è certamente preminente l'introduzione dell'IMU, che, differentemente da quanto prima previsto dal decreto legislativo sul federalismo municipale, si applica anche alle prime abitazioni, e considerato che in numerosi casi l'imposta grava oggi anche sui proprietari di immobili che svolgono attività a carattere di volontariato sociale e che in numerosi casi l'importo versato da queste associazioni o enti è stato tanto elevato da determinare criticità finanziarie e, quindi, evidenti problemi nel regolare lo svolgimento del servizio dell'associazione, chiediamo un impegno del Governo a valutare l'opportunità di esentare dall'applicazione dell'IMU gli immobili di proprietà di associazioni che svolgono attività di volontariato.
      L'accoglimento di questo ordine del giorno dimostrerebbe perlomeno quel riconoscimento doveroso che dobbiamo a quei milioni di uomini e donne che ogni giorno si impegnano e che colmano dei vuoti che le istituzioni non saprebbero come colmare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baldassarre. Per che cosa ? Per il suo ordine del giorno che è stato dichiarato inammissibile, immagino. Ne ha facoltà.

      MARCO BALDASSARRE. Sì, Presidente. Vorrei chiedere il motivo dell'inammissibilità, poiché in quell'ordine del giorno io chiedevo di valutare l'opportunità di definire le iniziative per l'erogazione. Non ho chiesto di decidere come erogare.

      PRESIDENTE. Il suo ordine del giorno, così come quello del deputato Faraone, è stato già dichiarato inammissibile per estraneità di materia, perché entrambi trattano un argomento che non è presente in alcun modo nel decreto. Avrete modo su altri temi. Essendo la materia piuttosto attuale, certamente torneremo su questa materia, ma nel decreto che stiamo discutendo non c’è alcun riferimento. Quindi, per questo è stato dichiarato inammissibile.
      Ha chiesto di parlare il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

      DANIELE PESCO. È sempre a proposito dell'ordine del giorno che avete rigettato. Il fatto è che la nostra proposta va a sostituire buona parte delle casse integrazioni in deroga.

      PRESIDENTE. Sì, però ho già risposto. Siccome ho già risposto al primo firmatario, non posso riaprire la discussione su questo. L'ordine del giorno è stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia.
      Invito dunque il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno. Prego, sottosegretario Dell'Aringa.

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, vado in ordine numerico e con il sottosegretario Giorgetti ci dividiamo i compiti: io affronto gli ordini del giorno che riguardano prevalentemente Pag. 75il lavoro, quindi la cassa integrazione in deroga, e Giorgetti quelli relativi all'IMU.

      PRESIDENTE. Bene. La prego di dire il primo firmatario dell'ordine del giorno, quando esprime il parere. Grazie.

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Ordine del giorno presentato da Baldassarre e Rostellato...

      PRESIDENTE. È inammissibile.

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Inammissibile. Il Governo accetta l'ordine del giorno presentato dai deputati Bechis, Rostellato, Baldassarre.

      PRESIDENTE. Un momento. Che c’è onorevole Fedriga ?

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Sull'ordine dei lavori, Presidente. Mi scusi: già mi sembra un po’ strano che per agevolare i lavori dell'Aula vengano dati i pareri in relazione al numero dell'ordine del giorno, ma, in secondo luogo, se non viene citato neanche il numero, ma vengono detti solo i presentatori, mi dica lei come i deputati possono capire.

      PRESIDENTE. Va bene. Ho portato, forse, io fuori strada il rappresentante del Governo. Sottosegretario, se possibile numero e nome del primo firmatario. Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno Bechis n.  9/1012-A/2.

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ciprini n.  9/1012-A/3. Quanto all'ordine del giorno Cirielli n.  9/1012-A/9...

      PRESIDENTE. Mi scusi sottosegretario. Colleghi, il Governo ha spiegato che il sottosegretario Dell'Aringa darà i pareri sugli ordini del giorno relativi al lavoro mentre il sottosegretario Giorgetti darà il parere sugli altri; quindi non sono in ordine numerico e il sottosegretario dirà numero e primo firmatario. Siamo passati all'ordine del giorno Cirielli n.  9/1012-A/9.

      CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cirielli n.  9/1012-A/9 purché riformulato nel senso di premettere al dispositivo, in luogo delle parole «impegna il Governo a», le seguenti «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
      Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Mita n.  9/1012-A/24.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Fratoianni n.  9/1012-A/27 purché riformulato nel senso di premettere al dispositivo, in luogo delle parole «impegna il Governo», le parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità».
      Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Airaudo n.  9/1012-A/28, Placido n.  9/1012-A/29 e Di Salvo n.  9/1012-A/30.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Crippa n.  9/1012-A/35 purché riformulato nel senso di premettere al dispositivo, in luogo delle parole «impegna il Governo» le parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità».
      Il Governo accetta gli ordini del giorno Bellanova n.  9/1012-A/36 e Fontana n.  9/1012-A/37.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n.  9/1012-A/55 purché riformulato nel senso di premettere al dispositivo, in luogo delle parole «impegna il Governo», le parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità».
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Buonanno n.  9/1012-A/56 purché riformulato nel senso di premettere al dispositivo, in luogo delle parole «impegna il Governo», le parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».

      PRESIDENTE. Sottosegretario Giorgetti ?

Pag. 76

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Giammanco n.  9/1012-A/4.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Valiante n.  9/1012-A/5 purché il dispositivo sia riformulato premettendo le seguenti parole «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
      Il Governo accetta gli ordini del giorno Beni n.  9/1012-A/6, Fabbri n.  9/1012-A/7, Rosato n.  9/1012-A/8 e Giammanco n.  9/1012-A/10.
      Il Governo non accetta l'ordine del giorno Paglia n.  9/1012-A/12.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Ragosta n.  9/1012-A/13.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Lavagno n.  9/1012-A/14 purché il dispositivo sia riformulato come segue: «a valutare la possibilità di porre le basi per un nuovo sistema di valutazione». Se così riformulato l'ordine del giorno è accettato.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Boccadutri n.  9/1012-A/15 purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo, nell'ambito di una revisione organica della disciplina dell'imposizione fiscale del patrimonio immobiliare, a valutare di estendere l'aliquota agevolata per l'abitazione principale all'unica abitazione non di lusso posseduta dal contribuente». Così riformulato l'ordine del giorno è accettato.
      Il Governo accetta gli ordini del giorno Nissoli n.  9/1012-A/16 e Zanetti n.  9/1012-A/17.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Sberna n.  9/1012-A/18 se riformulato, inserendo nell'impegno, dopo le parole «o titolo di proprietà o di usufrutto», le parole «e non cedute in locazione».
      Il Governo accetta gli ordini del giorno Sottanelli n.  9/1012-A/19, Caruso n.  9/1012-A/20, Rossi n.  9/1012-A/21, Tinagli n.  9/1012-A/22, Marazziti n.  9/1012-A/23 e Barbanti n.  9/1012-A/25.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Villarosa n.  9/1012-A/26 se riformulato, inserendo nel primo capoverso dell'impegno, dopo le parole «in sede di riforma fiscale, nell'ambito della revisione dell'applicazione IMU e della revisione del catasto», l'espressione «a valutare l'opportunità di consentire», in luogo dell'espressione «a consentire» ed eliminando, nell'ultimo capoverso, le parole da «dunque esentare totalmente» fino a «patrimonio del contribuente».
      Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Alfreider n.  9/1012-A/31.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Schullian n.  9/1012-A/32 se riformulato, sostituendo, all'inizio dell'impegno, l'espressione «a chiarire» con l'espressione «a valutare l'opportunità di chiarire».
      Il Governa accetta gli ordini del giorno Melilla n.  9/1012-A/33, Misiani n.  9/1012-A/34, Giacobbe n.  9/1012-A/38, Miotto n.  9/1012-A/39 e Burtone n.  9/1012-A/40.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Carnevali n.  9/1012-A/41 se riformulato, sostituendo all'inizio dell'impegno l'espressione «ad adottare» con l'espressione «a valutare l'opportunità di adottare».
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Nesi n.  9/1012-A/42.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Da Villa n.  9/1012-A/43 se riformulato, sostituendo parimenti all'inizio dell'impegno l'espressione «ad adottare» con l'espressione «a valutare l'opportunità di adottare».
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiano n.  9/1012-A/44 se riformulato, sostituendo l'impegno con la formulazione seguente: «a valutare l'opportunità di adottare misure volte ad incentivare la diffusione del canone concordato».
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Zoggia n.  9/1012-A/45 se riformulato, sostituendo all'inizio del terzo capoverso dell'impegno l'espressione «a precisare» con l'espressione «a valutare l'opportunità di precisare».
      Il Governo accetta gli ordini del giorno Rubinato n.  9/1012-A/46, Pagano n.  9/1012-A/47, Paolo Russo n.  9/1012-A/48, Bragantini n.  9/1012-A/49 e Busin n.  9/1012-A/50.
      Con il Caparini n.  9/1012-A/51 comincia una serie di ordini del giorno che Pag. 77riguardano alcune vicende, in particolar modo legate a eventi calamitosi ed altro; non tanto il Caparini n.  9/1012-A/51, ma altri. Su questo esiste già una normativa vigente, ma sono tutti impegni che il Governo assume nell'ambito della riforma complessiva della fiscalità. Il Governo accetta quindi l'ordine del giorno Caparini n.  9/1012-A/51 se riformulato, sostituendo all'inizio dell'impegno l'espressione «a prevedere» con l'espressione «a valutare di prevedere».
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Grimoldi n.  9/1012-A/52.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Molteni n.  9/1012-A/53 se riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità, nell'ambito della riforma...». Così come l'ordine del giorno Pini n.  9/1012-A/54 è accolto.
      Il Governo accetta l'ordine del giorno Rondini n.  9/1012-A/57.

      PRESIDENTE. Scusi, l'ordine del giorno Rondini n.  9/1012-A/57 è accettato senza riformulazione o anche questo ha la riformulazione ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Senza riformulazione.
      Sull'ordine del giorno Gutgeld n.  9/1012-A/58 propongo una riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di promuovere in tempi brevi»; così riformulato va bene.
      Sull'ordine del giorno De Menech n.  9/1012-A/59 propongo la seguente riformulazione: «impegna il Governo a tenere in considerazione, nella complessiva ridefinizione della finanza locale, della natura propria di prestazione patrimoniale imposta per la copertura dei costi relativi ai servizi di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati inviati allo smaltimento, eliminando, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, la maggiorazione di importo fisso per metro quadrato»; così riformulato è accolto.
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Fregolent n.  9/1012-A/60.
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Carbone n.  9/1012-A/61.
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Petrini n.  9/1012-A/62.
      Sull'ordine del giorno Causi n.  9/1012-A/63 propongo la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare un intervento di complessiva riforma non solo dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, ma anche di quella comunale»; così viene accolto.
      Nell'ordine del giorno Ginato n.  9/1012-A/64 il dispositivo di impegno dovrebbe essere modificato in questo modo: «impegna il Governo, nell'ambito della riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, a prevedere agevolazioni in favore dei fabbricati rurali strumentali all'attività agricola»; così riformulato verrebbe accolto.
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Capozzolo n.  9/1012-A/65.
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Bonifazi n.  9/1012-A/66.
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Sanga n.  9/1012-A/67.
      Sull'ordine del giorno Caon n.  9/1012-A/68 propongo la seguente riformulazione: «impegna il Governo a considerare la necessità di rivedere la normativa vigente, prevedendo l'esclusione dell'imposta municipale sull'abitazione per le famiglie»; così riformulato è accolto.

      PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.
      Chiedo ai proponenti degli ordini del giorno accolti senza riformulazione se intendano insistere nella votazione, altrimenti passiamo a quelli successivi.
      Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bechis n.  9/1012-A/2, accettato dal Governo.
      Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bechis n.  9/1012-A/2, accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Hanno votato tutti ?
      Dichiaro chiusa la votazione. Anche se non hanno votato tutti io ormai ho chiuso la votazione (Commenti).Pag. 78
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti  458            
            Votanti     452            
            Astenuti         6            
            Maggioranza     227            
                Hanno votato
 439                
                Hanno votato
no   13).                

      (I deputati Fiano, Boccuzzi, Verini, Gigli, Airaudo, Rizzetto e Gnecchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ciprini n.  9/1012-A/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giammanco n.  9/1012-A/4, accettato dal Governo.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Valiante n.  9/1012-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Beni n.  9/1012-A/6, accettato dal Governo.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n.  9/1012-A/7, accettato dal Governo.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rosato n.  9/1012-A/8, accettato dal Governo.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n.  9/1012-A/9, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giammanco n.  9/1012-A/10, accettato dal Governo.
      Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paglia n.  9/1012-A/12, non accettato dal Governo.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paglia n.  9/1012-A/12, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Deputati Bargero, Borghi, Ferraresi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            Presenti  514            
            Votanti     513            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     257            
                Hanno votato   138                
                Hanno votato no  375.

      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ragosta n.  9/1012-A/13, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lavagno n.  9/1012-A/14 e Boccadutri n.  9/1012-A/15, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nissoli n.  9/1012-A/16 e Zanetti n.  9/1012-A/17, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sberna n.  9/1012-A/18, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sottanelli n.  9/1012-A/19, Caruso n.  9/1012-A/20, Rossi n.  9/1012-A/21, Tinagli n.  9/1012-A/22 e Marazziti n.  9/1012-A/23, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Mita n.  9/1012-A/24, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbanti n.  9/1012-A/25, accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione Pag. 79dell'ordine del giorno Villarosa n.  9/1012-A/26, accettato dal Governo, purché riformulato.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signora Presidentessa, vorrei per favore risentire la riformulazione se possibile.

      PRESIDENTE. Sottosegretario ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, diventerebbe così: «impegna il Governo in sede di riforma fiscale, nell'ambito della revisione dell'applicazione IMU e della revisione del catasto, a valutare l'opportunità di consentire la riclassificazione degli immobili secondo le categorie catastali, affinché si attribuisca ai medesimi una rendita aggiornata...» e così via fino alla fine. Nell'ultimo capoverso, diventerebbe: «a consentire l'applicazione del dettato costituzionale richiamato prevedendo che l'imposizione IMU sia correlata all'effettiva capacità contributiva del cittadino» e ci fermeremmo qui, quindi uscirebbero dal testo le parole che seguono fino alla fine.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n.  9/1012-A/26, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fratoianni n.  9/1012-A/27, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Airaudo n.  9/1012-A/28, Placido n.  9/1012-A/29, Di Salvo n.  9/1012-A/30 e Alfreider n.  9/1012-A/31, accolti dal Governo come raccomandazioni.

      GIROLAMO PISANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, volevo chiederle cortesemente di dare il numero dell'ordine del giorno altrimenti non riusciamo a seguire.

      PRESIDENTE. D'accordo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Schullian n.  9/1012-A/32, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Melilla n.  9/1012-A/33 e Misiani n.  9/1012-A/34, accettati dal Governo.
      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Crippa n.  9/1012-A/35, accettato dal Governo, purché riformulato.

      DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, possiamo sentire la riformulazione per intero ?

      PRESIDENTE. Mi scuso, sottosegretario Giorgetti, ma non ce l'abbiamo noi e, quindi, per forza la deve rileggere lei. Non c’è più il testo ? Era uno di quelli del sottosegretario Dell'Aringa: scusate, un attimo. Prego, sottosegretario Giorgetti.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per me questo ordine del giorno si può accogliere così com’è.

      PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'ordine del giorno Crippa n.  9/1012-A/35 è accolto senza riformulazione.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Bellanova n.  9/1012-A/36, Fontana n.  9/1012-A/37, Giacobbe n.  9/1012-A/38, Miotto n.  9/1012-A/39 e Burtone n.  9/1012-A/40, accettati dal Governo.
      Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carnevali n.  9/1012-A/41, accettato dal Governo, purché riformulato.Pag. 80
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nesi n.  9/1012-A/42, accettato dal Governo.
      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Da Villa n.  9/1012-A/43, accettato dal Governo, purché riformulato.

      MARCO DA VILLA. Signor Presidente, no, noi chiediamo la votazione. Il 68,3 per cento non è la percentuale – come potrebbe pensare qualcuno – dell'astensione alle prossime votazioni politiche, ma si tratta del carico fiscale sulle imprese valutato dalla Banca mondiale. In questo senso, crediamo che soprattutto le piccole imprese, le imprese artigiane, siano veramente a rischio per la loro stessa sopravvivenza. È evidente, che continuare a gravare sugli immobili strumentali all'attività dell'impresa significa penalizzare non tanto le rendite patrimoniali, ma le potenzialità di crescita e minare la sopravvivenza stessa delle imprese.
      Quindi, noi chiediamo che l'Aula impegni il Governo ad adottare un apposito atto normativo, volto a prevedere uno sgravio diretto sui parametri IMU e la sospensione dell'aumento ulteriore del moltiplicatore per il gruppo catastale D – ad eccezione della categoria D/5, istituti di credito – fino alla definizione di questa prevista e auspicabile riforma complessiva dell'imposizione fiscale sugli immobili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Da Villa sa che c’è l'impegno del Governo ad affrontare questo tema in sede di riforma complessiva. Quindi, da questo punto di vista, il Governo non si sottrae, ovviamente, all'argomento, di cui è pienamente consapevole; anzi, abbiamo detto più volte che c’è tutta la volontà di procedere con un progressivo alleggerimento, ben sapendo le necessità. Ovviamente, il parere era finalizzato a tenere tutto all'interno del lavoro che abbiamo, credo, condiviso ampiamente, relativo alla riforma complessiva. Perciò non posso dire che un parere è contrario al fatto che non si vada nel senso indicato dall'onorevole Da Villa.
      Quindi, se il tema è andare al voto, il Governo, ovviamente, su questo ordine del giorno non dà un parere contrario, proprio perché lavora all'interno della riforma complessiva. Noi riteniamo che sia più corretto inserirlo in questo tipo di contesto. Se, però, si dovesse andare al voto, non posso esprimere un parere contrario, ovviamente, perché il tema è già contenuto delle iniziative del Governo, che ha più volte assunto e ribadito con atti formali. Nel caso in cui l'onorevole Da Villa non accettasse queste valutazioni, noi ovviamente ci rimetteremo all'Assemblea.

      PRESIDENTE. Se non ho capito male, l'onorevole Da Villa non accetta la riformulazione oppure intende votare l'ordine del giorno con la riformulazione del Governo ?

      MARCO DA VILLA. Alla luce, anche, di quanto detto dal sottosegretario, chiedo la votazione così com’è, senza riformulazione.

      PRESIDENTE. Sta bene, passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Da Villa n.  9/1012-A/43, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Manfredi...hanno votato tutti...

Pag. 81

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti  510            
            Votanti     489            
            Astenuti       21            
            Maggioranza     245            
                Hanno votato     210                
                Hanno votato no   279.

      (La Camera respinge – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).

      (Le deputate Rotta e Rubinato hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto astenersi).

      Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fiano n.  9/1012-A/44 e Zoggia n.  9/1012-A/45, accettati dal Governo, purché riformulati.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rubinato n.  9/1012-A/46, Pagano n.  9/1012-A/47 e Paolo Russo n.  9/1012-A/48, accettati dal Governo.
      Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Bragantini n.  9/1012-A/49, accettato dal Governo, purché riformulato.

      MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario al quale chiedo se può rileggermi la riformulazione, per precisione.

      PRESIDENTE. Sottosegretario?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario per l'economia e le finanze. Mi dicevano che era già stato formulato in questo modo ossia espungendo dal testo: «fino al primo grado di parentela», fermandosi dopo: «in comodato gratuito ai familiari». Bastava così.

      PRESIDENTE. Prego, deputato Bragantini.

      MATTEO BRAGANTINI. Vorrei ringraziare il sottosegretario, perché è stato accolto questo ordine del giorno che è un ordine del giorno importante. Tuttavia, siccome è la terza volta che succede che il Governo approvi un ordine del giorno che riguarda questa tematica e dopo, alla fine non è stato fatto assolutamente niente, poiché ho visto che anche molti altri colleghi hanno presentato un ordine del giorno molto simile o similare o che riguarda la stessa tematica, ritengo opportuno, se i colleghi sono tutti d'accordo, di metterlo ai voti e di votarlo, veramente, tutti insieme perché, forse, finalmente, rafforziamo questo concetto. Se il problema è che questo ordine del giorno è del sottoscritto e quelli similari dopo magari non si votano, si potrebbe anche proporre di votarli tutti insieme, quelli che riguardano questa tematica, e sono due o tre, ma rafforziamo questa decisione come Parlamento, sottolineando che siamo convinti che questo vada sanato. Faccio questa proposta e vorrei sentire se è possibile o se non è possibile e se, soprattutto, i colleghi che hanno presentato ordini del giorno similari siano favorevoli, in modo che non sia una battaglia che ha vinto il sottoscritto ma sia una battaglia che abbiamo vinto tutti insieme.

      PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, alcuni di questi ordini del giorno li abbiamo già superati e li abbiamo già accolti e quindi non è possibile tornare indietro. Lei mi deve dire se vuole mettere in votazione il suo, con la riformulazione proposta dal Governo.

      MATTEO BRAGANTINI. Intanto non c’è più la riformulazione perché è già stato cambiato. Chiedo allora che venga votato, perché venga rafforzato questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bragantini n.  9/1012-A/49, accettato dal Governo.Pag. 82
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Brunetta, Spadoni, Manzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     506            
            Votanti     502            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     252            
                Hanno votato     395                
                Hanno votato no     107                

      (La Camera approva – Vedi votazioni).

      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Busin n.  9/1012-A/50, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n.  9/1012-A/51, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n.  9/1012-A/52, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Molteni n.  9/1012-A/53, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n.  9/1012-A/54, accettato dal Governo, purché riformulato.

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, la riformulazione non è stata proprio letta. Ho capito che il sottosegretario Giorgetti ha detto che ha accolto, purché riformulato, però la riformulazione non è stata minimamente accennata. Quindi, vorrei capire come è riformulato il mio ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente: «a valutare l'opportunità, nell'ambito della riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, dell'esenzione dall'IMU degli immobili di proprietà di enti che svolgono ricerca scientifica».

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Non è questo l'ordine del giorno, è un altro !

      PRESIDENTE. Sottosegretario, l'ordine del giorno è il n.  9/1012-A/54, di Gianluca Pini.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, chiedo scusa, pensavo fosse il n.  9/1012-A/53 che avevate richiesto. Il parere sull'ordine del giorno Gianluca Pini n.  9/1012-A/54 è favorevole, nel testo originario.

      PRESIDENTE. Allora, abbiamo segnato male in due, può succedere.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n.  9/1012-A/54, accettato dal Governo.
      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fedriga n.  9/1012-A/55, accettato dal Governo, purché riformulato.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, a me sorprende che il Governo voglia riformulare con la dicitura «a valutare». Quindi, lo invito a fare una riflessione. Dico questo perché, come ho avuto modo di dire in sede di illustrazione dell'ordine del giorno, è stata la stessa Conferenza delle regioni a dire che i soldi stanziati adesso per gli ammortizzatori in deroga basteranno sino a luglio. Adesso, se voi ritenete che, quando finiscono i soldi, valuterete se coprire questi lavoratori noi ne prendiamo atto. Io mi auguro che voi non valuterete, ma agirete tempestivamente per andare a coprire queste situazioni emergenziali.

Pag. 83

      PRESIDENTE. Il Governo ritiene di cambiare parere ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Fedriga sa che il Governo agisce sempre sulla base di un monitoraggio costante di questi interventi. Quindi, non ci siamo mai trovati con delle situazioni palesemente scoperte. Quindi, alla luce ovviamente delle esigenze che mano a mano si manifesteranno, noi interverremo con provvedimenti specifici. Quindi, non mi pare in questo momento un elemento su cui vi è necessità di dare garanzie aggiuntive rispetto a quelle che già diamo. Abbiamo rassicurato in sede di Conferenza e, comunque, «a valutare l'opportunità» va in tal senso. Il Governo, in funzione delle esigenze che vengono manifestate agisce.

      PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, accetta la riformulazione ?

      MASSIMILIANO FEDRIGA. No, signor Presidente. Non l'accetto, perché, oltretutto, se permette, vorrei ricordare al Governo che non è vero che nessuno è rimasto scoperto. Ci sono state delle regioni che devono ancora pagare delle casse degli ammortizzatori in deroga di mesi passati.

      PRESIDENTE. Chiediamo al Governo qual è il parere dell'ordine del giorno nella formulazione originaria, a questo punto.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ribadisco. Oltretutto, il parere su quest'ordine del giorno è stato dato dal collega Dell'Aringa con grande puntualità; quindi non mi sento di cambiare parere.

      PRESIDENTE. Quindi, il parere del Governo è contrario, per capire cosa dobbiamo mettere ai voti. Mettiamo ai voti l'ordine del giorno nella formulazione originaria con il parere contrario del Governo, giusto ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n.  9/1012-A/55, non accettato dal Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei intervenire per dichiarazione di voto sul mio ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego, onorevole Fedriga.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, vorrei anche rendere consapevoli i colleghi di quello che voteranno, se seguiranno le indicazioni del Governo: voteranno contro un impegno che dice testualmente «agire tempestivamente per il reperimento e lo stanziamento di ulteriori risorse destinate agli ammortizzatori in deroga (...)». Adesso, non abbiamo accolto un emendamento, che sia uno, per aggiungere risorse rispetto – e parlo anche con i colleghi della Commissione lavoro – alle indicazioni giunteci dalla Conferenza delle regioni.
      In questo momento chi vorrà voterà contro addirittura un ordine del giorno che va nella direzione chiaramente espressa dalla Conferenza delle regioni, mi sembra assolutamente, veramente che... la prossima volta le audizioni con le parti istituzionali non le facciamo più, Presidente, perché se noi addirittura votiamo contro l'ordine del giorno che va semplicemente nella direzione espressa da queste categorie che abbiamo audito e a cui tutti i colleghi, di tutti i gruppi parlamentari, hanno dato ragione e arriviamo all'Aula e per una... (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle)... non capisco per quale motivazione il Governo si impunti a mettere la parola «valutare», beh, io credo che quando ci Pag. 84sono cittadini che non hanno alcun tipo di reddito, penso che la valutazione vada in secondo piano rispetto ad un'azione immediata di tutelare questi cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Grazie Presidente. Volevamo dire perché noi ci asterremo su questo ordine del giorno. Noi abbiamo presentato molti emendamenti che vanno in questo senso, cioè nel senso di coprire le risorse necessarie per finanziare la cassa integrazione in deroga e la mobilità, ma l'ordine del giorno presentato di cui ha parlato l'onorevole Massimiliano Fedriga dice: «stanziamento di ulteriori risorse destinate agli ammortizzatori in deroga, senza tuttavia prevedere nuovi ed aggiuntivi oneri per le imprese e tasse per i cittadini». Quindi, parla di tagli di spese, ma siccome questi tagli di spese non sono identificati e identificabili, per questo noi ci asteniamo.
      Noi abbiamo coperto le nuove risorse facendo delle proposte: per esempio, l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie piuttosto che altre scelte. Qui, senza oneri aggiuntivi, né per le imprese né per i cittadini, vuol dire tagli di spesa pubblica, può andar bene se sono sprechi, ma qui non si dice quali sono i tagli.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cinzia Maria Fontana. Ne ha facoltà.

      CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, io mi permetto di chiedere al sottosegretario di rivedere il parere, perché in tutte le audizioni e soprattutto nelle audizioni delle regioni, ma penso che chi come noi vive e abita i territori sa benissimo qual è la situazione di carenza di risorse e l'impossibilità di coprire con le risorse attuali la questione degli ammortizzatori sociali in deroga. Per cui, siamo all'approvazione di un ordine del giorno, e quindi chiedo al Governo la possibilità, appunto, di rivedere il parere.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Premesso che, ovviamente, ho massimo rispetto per le considerazioni poste, però ribadisco che in sede di audizione e in sede di Conferenza sono state richieste risorse aggiuntive rispetto ovviamente a un quadro previsionale nel corso dell'anno, quindi abbiamo ottenuto una procedura che è tradizionale, come è avvenuto negli anni scorsi, anzi per certi versi sono state anticipate risorse proprio in previsione di una congiuntura particolarmente complicata, quindi da questo punto di vista ribadisco, c’è una piena attenzione del Governo. Detto questo, mi sono rimesso all'Aula prima, non c’è il Sottosegretario competente, quindi mi rimetto all'Aula anche su questo argomento.

      PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n.  9/1012-A/55, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Brunetta, Cesaro, Spadoni, Madia, Oliaro, Cesaro Antimo, Airaudo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     511            
            Votanti     463            
            Astenuti       48            
            Maggioranza     232            
                Hanno votato     462                
                Hanno votato no         1                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

Pag. 85

      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Buonanno n.  9/1012-A/56, accettato dal Governo, purché riformulato.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei riascoltare la riformulazione perché il sottosegretario precedente, di cui non ricordo il nome, aveva farfugliato qualcosa ma non ho capito esattamente cosa...

      PRESIDENTE. Onorevole Buonanno ! Il sottosegretario è assente, per cui... chieda di rileggerla e usi un linguaggio appropriato !

      GIANLUCA BUONANNO. ...facevo riferimento, proprio perché non è colpa sua, che precedentemente c'era un altro sottosegretario...

      PRESIDENTE. Lei non ha capito la riformulazione e chiediamo al Governo di rileggerla, se possibile.

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, alla luce dell'atteggiamento tenuto sull'ordine del giorno precedente, credo che questo ordine del giorno possa essere accolto senza riformulazione perché, essendosi il Governo rimesso all'Assemblea sull'altro ordine del giorno, a questo punto il reperimento delle risorse è un atto conseguente e, quindi, viene accolto.

      PRESIDENTE. È quindi accolto senza riformulazione. Credo che non ci sia bisogno di votare, è d'accordo ? Sta bene. Vuole parlare su cosa, onorevole Buonanno ?

      GIANLUCA BUONANNO. Vorrei ringraziare il sottosegretario che ha cambiato il parere è quindi lo ringrazio. Mi sta simpatico, l'altro giorno, cito, ha raccontato una barzelletta sui pipistrelli molto simpatica !

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n.  9/1012-A/57, accettato dal Governo.
      Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gutgeld n.  9/1012-A/58 e De Menech n.  9/1012-A/59, accettati dal Governo, purché riformulati.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Fregolent n.  9/1012-A/60, Carbone n.  9/1012-A/61 e Petrini n.  9/1012-A/62, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Causi n.  9/1012-A/63 e Ginato n.  9/1012-A/64, accettati dal Governo, purché riformulati.
      Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Capozzolo n.  9/1012-A/65, Bonifazi n.  9/1012-A/66 e Sanga n.  9/1012-A/67, accettati dal Governo.
      Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Caon n.  9/1012-A/68, accettato dal Governo, purché riformulato.

      ROBERTO CAON. Signor Presidente, io non ho ben capito la riformulato perché l'ha fatta un po’ così, perché era l'ultima, vorrei ascoltarla per benino e poi dare la risposta.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, era solo una precisazione che ritenevo fosse migliore in termini di testo e di comprensibilità, nulla di più, quindi diventerebbe «impegna il Governo a considerare la necessità di rivedere la normativa vigente prevedendo l'esclusione dell'imposta municipale sulla prima abitazione per le famiglie con a carico soggetti disabili gravi non autosufficienti, così come individuati ai sensi della legge n.  104/1992». Quindi mi pare che sia più Pag. 86comprensibile rispetto agli obiettivi anche dei proponenti, questa è l'opinione del Governo.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caon n.  9/1012-A/68, accettato dal Governo, purché riformulato. Avverto che per un errore materiale l'ordine del giorno Giammanco n.  9/1012-A/4 è stato computato due volte, in altre parole l'ordine del giorno Giammanco n.  9/1012-A/4 è uguale all'ordine del giorno Giammanco n.  9/1012-A/10, quest'ultimo deve dunque considerarsi inesistente.
      È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1012-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, una cosa è chiara, noi avevamo sospeso il giudizio ieri sul provvedimento, ma adesso ci pare di poter dire con una certa sicurezza che sulla disciplina fiscale che riguarda il patrimonio immobiliare non c’è una linea condivisa da parte di questa maggioranza, ed è particolarmente paradossale che proprio sulla questione che riguarda l'IMU non ci sia stato un confronto questo mese nel Governo, visto che è proprio su...

      PRESIDENTE. Chiederei ai colleghi che intendono uscire dall'Aula di farlo in silenzio e di non chiacchierare a voce alta. Prego.

      FILIPPO BUSIN. Proprio sull'IMU è stata posta una questione pregiudiziale da parte di una delle forze che compongono la maggioranza e, quindi, ci pare abbastanza preoccupante che su questa materia non si sia raggiunta una linea. Ne abbiamo sentita una questa mattina, da parte di Scelta Civica, per molti aspetti condivisibile e sottoscrivibile. Non conosciamo le altre, ma evidentemente non sono coincidenti. Altrimenti non capiremmo perché, per quale altro motivo sia stato sottratto al confronto parlamentare e ci sia stata una chiusura praticamente netta e definitiva riguardo, appunto, alle linee generali di questa riforma, che erano appena accennate nell'articolo 1 del disegno di legge che oggi stiamo per votare. Si parla solo ed esclusivamente di prima casa. Si parla di sospensione e, quindi, è un passo avanti, anche se timido ma, comunque, che va nella direzione giusta e, quindi, non può essere che visto con favore. E non può che essere visto con favore in una situazione in cui la pressione fiscale è diventata ormai, come detto più volte da noi e anche dai nostri colleghi, insopportabile in questo Paese.
      Teniamo conto, però, di una questione. Chiamiamola in un altro modo, non chiamiamola IMU, chiamiamola tassa di servizio, imposta di servizio. Troviamo un'altra denominazione. Però, sappiamo che i comuni hanno bisogno di imposte proprie, di tributi propri, perché di questi tributi conoscono l'ammontare e i tempi di riscossione e questo per i comuni è fondamentale. E c’è una differenza, appunto, su questi aspetti rispetto alla finanza derivata. Questo consente ai comuni di calibrare la politica fiscale sulle esigenze precise del territorio che amministrano...

      PRESIDENTE. Mi scusi. Ha avuto questa sfortuna di essere il primo ad intervenire. Per favore, almeno uscite dall'emiciclo. Chiedo anche ai rappresentanti del Governo, oltre che ai rappresentanti del Comitato dei nove, di essere un po’ più disciplinati e ordinati. Mi scusi. Le computiamo un minuto in più. Prego.

      FILIPPO BUSIN. Quindi, questi tributi, dicevo, appunto i tributi propri, sono necessari ai comuni per poter disegnare una politica fiscale che sia aderente alle necessità Pag. 87del territorio e che, in base, appunto, all'ammontare percepito, consenta loro di programmare in modo preciso gli investimenti. E ricordiamo anche questo, visto che è prossimo ormai il ridisegno dell'intera disciplina. Tolta l'IMU sulla prima casa e destinato allo Stato quanto previsto in base, appunto, alla legge n.  201 dell'anno scorso, per quanto riguarda gli immobili accatastati alla categoria D, allo stato resta ben poco ai comuni di questa imposta. Restano le seconde case, cioè quelle tipicamente dei non residenti, principio che è l'antitesi dei principi federalisti, del principio a noi caro di «voto, pago e vedo poi cosa realizzato».
      Sottolineiamo anche il fatto, come è già stato detto, che i fondi per la CIG sono insufficienti. Noi avevamo suggerito di reperire questi fondi aggiuntivi ponendo un tetto a questo che ormai è un vero e proprio scandalo riconosciuto – e credo che dovremo tornare sull'argomento – vale a dire alle pensioni di anzianità o alle cosiddette pensioni d'oro, calcolate sul sistema retributivo. Pensiamo sia venuto il momento di porre mano a tale questione.
      Ma la cosa più preoccupante e che ci delude maggiormente, a parte questo accenno nella giusta direzione, flebile ma speriamo concreto di accoglimento di alcuni nostri ordini del giorno, è che nulla o quasi nulla è stato fatto in direzione delle imprese. Il Governo dimostra così di non aver colto la drammaticità della situazione che sta vivendo l'economia reale di questo Paese, i cittadini, che lamentano una distanza dalla politica. Abbiamo perso questa occasione, per noi importantissima, per dimostrarci vicini al loro dramma, a volte alle loro tragedie.
      In un momento, poi, in cui il reddito delle imprese crolla per gli effetti della crisi economica e, quindi, crolla, di conseguenza, la loro capacità contributiva, noi non siamo stati capaci neanche di bloccare o di sospendere l'aumento del moltiplicatore relativo agli immobili e ai fabbricati in categoria D, che passa da 60 a 65 e, quindi, aumentando automaticamente di oltre l'8 per cento.
      Questo, come già accennato stamattina, va contro il dettato costituzionale, che prevede una progressività nella capacità contributiva. Questo, secondo noi, rimane uno scandalo. Questo aumento dell'IMU in questo particolare frangente è uno scandalo che merita di essere risolto. È un paradosso e aggiungiamo anche, viste le condizioni estreme, una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesti di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

      LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, con l'avvento di questo Governo ci siamo trovati di fronte una situazione economica e finanziaria difficile e soprattutto una situazione sociale altrettanto drammatica. Credo che tutti sappiano le difficoltà che oggi vivono le famiglie, le difficoltà che vivono soprattutto le famiglie del Mezzogiorno d'Italia. Sono difficoltà che giorno dopo giorno ovviamente aumentano perché non si intravedono politiche attive che vadano nella direzione di diminuire la tassazione, ormai arrivata a livelli insostenibili, e soprattutto non si individuano politiche attive per fare in modo che questo Paese cresca e quindi aumenti l'occupazione.
      Abbiamo insomma situazioni di disagio enorme, un disagio che in molti casi si trasforma anche in atti di grande difficoltà all'interno di questo Paese e in atti drammatici che abbiamo vissuto negli ultimi giorni e negli ultimi mesi. Pur tuttavia, ci troviamo di fronte ad un decreto-legge che noi oggi stiamo per approvare che, pur definendo, come socialisti, insufficiente, è un decreto-legge che dà prime risposte. Sono risposte non certamente esaurienti, risposte che non vanno nella direzione che noi ci saremmo auspicati, ma sono risposte che sostanzialmente hanno bloccato per questo periodo di giugno quelli che potevano essere ulteriori incrementi di tassazione per le famiglie e per i lavoratori di questo Paese. Quindi, riteniamo positivo il fatto che si sia bloccata la prima rata Pag. 88dell'IMU, sapendo però e chiedendo al Governo che in tempi brevi ci possa essere una riforma sostanziale per quanto riguarda la tassazione e, quindi, per quanto riguarda la questione dell'IMU. Noi come socialisti siamo dell'avviso che l'IMU non possa essere eliminata del tutto. L'IMU deve essere eliminata per coloro i quali hanno delle situazioni di difficoltà, mentre deve essere pagata da coloro i quali hanno redditi alti e soprattutto patrimoni, perché l'IMU è una patrimoniale di fatto. Siamo quindi convinti che il Governo debba operare in questa direzione, una direzione di giustizia sociale, una direzione in cui chi più ha paga e chi meno ha ottiene delle agevolazioni. Questo decreto-legge, come dicevo, interviene su vari aspetti, tra cui per esempio il rifinanziamento della cosiddetta cassa integrazione in deroga. Certo stiamo vivendo un momento drammatico della vita sociale e occupazionale di questo Paese. Basta pensare che nell'arco di due anni la disoccupazione giovanile è passata dal 27 al 40 per cento. Sappiamo per esempio che soltanto in questi primi mesi dell'anno la cassa integrazione è aumentata di 351 milioni di ore e l'anno scorso si è chiuso con un miliardo di ore di cassa integrazione. Significa anche qui certo dare una risposta alle situazioni che esistono all'interno di questo Paese da un punto di vista sociale, perché questa cassa integrazione diventi di fatto un reddito per coloro i quali oggi non hanno nemmeno il reddito, ma c’è la necessità di affrontare con forza le politiche strutturali e quindi di riforma strutturale.
      Tra queste, per esempio, con grande determinazione, bisogna affrontare la riforma degli ammortizzatori sociali, che interviene definitivamente su un aspetto importante del nostro sistema di tutela e di welfare.
      Siamo anche quindi dell'avviso, come d'altronde è previsto all'interno di questo decreto-legge, che vi possa essere, appunto, una proroga per ciò che riguarda i lavoratori precari della pubblica amministrazione e per coloro i quali, per esempio, nelle prefetture e nelle questure lavorano sugli sportelli per quanto riguarda l'immigrazione. Ma, anche qui, credo che uno Stato civile non possa comunque continuare ad avere gente, lavoratori, che siano perennemente precari.
      Abbiamo il dovere morale di poter costruire un'operazione che determini la stabilità del lavoro, e quindi anche la possibilità che questi lavoratori possano trovare sicuramente una collocazione nel mondo del lavoro, una collocazione stabile, in virtù delle professionalità che hanno acquisito e che credo nessuno possa mettere in discussione.
      È chiaro anche che bisogna costruire, all'interno del sistema della pubblica amministrazione, quelle situazioni che premiano il merito e che sbloccano anche il turnover e fanno in modo che vi sia la possibilità di accedere ai concorsi, e che quindi il merito venga ad essere premiato.
      Voglio, in buona sostanza, concludere nel sottolineare, con tutte le dovute particolarità che abbiamo tentato di evidenziare, il voto favorevole del Partito Socialista, ma mi consentirete anche di fare una piccola precisazione per coloro i quali, durante questo dibattito, soprattutto per ciò che riguarda gli ordini del giorno, hanno continuato a sostenere gli sprechi della sanità del Mezzogiorno d'Italia.
      Io credo che il Mezzogiorno d'Italia sia una risorsa, debba essere una risorsa per il Paese, per l'intero Paese, come credo che il Nord sia una risorsa per l'intero Paese. E bisogna dire a quei signori che sistematicamente vogliono sottolineare queste questioni che, per esempio, si dovrebbero informare per come è ripartito il Fondo nazionale sanitario: le regioni del Sud percepiscono di meno nei riguardi delle regioni del Nord. E poi dimenticano con facilità le ruberie che in quelle regioni vi sono state nelle sanità, per esempio lombarda.
      Certo, vi sono delle difficoltà nel Mezzogiorno d'Italia, bisogna migliorare la qualità della sanità, come d'altronde credo bisogna sottolineare le grandi truffe di grandi imprese del Nord, che con i patti territoriali hanno, per modo di dire, investito Pag. 89nel Mezzogiorno d'Italia, avendo contributi dallo Stato, e poi hanno chiuso le aziende, lasciando i lavoratori del Sud in mezzo alla strada, senza nemmeno la cassa integrazione in deroga.
      Ecco, io credo che bisogna ragionare con grande determinazione e chiarezza. Bisogna fare in modo che il Paese non si divida, bisogna fare in modo che, in questo momento drammatico della vita economica, sociale e politica del nostro Paese, si creino quelle condizioni perché l'Italia intera, il Paese, possa influire positivamente sull'Europa, per fare in modo – e con questo concludo – che vi siano politiche di crescita e di sviluppo per l'intero territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Schullian.  Ne ha facoltà.

      MANFRED SCHULLIAN. Signor Presidente, sarò sicuramente più breve. Come Minoranze Linguistiche voteremo a favore della legge di conversione del decreto-legge sull'IMU di cui abbiamo discusso oggi. La sospensione della prima rata IMU è un segnale certamente positivo e necessario per ridare speranza e fiducia ai cittadini, e con ciò all'economia e alla società in tutte le sue espressioni.
      È un segnale, un segnale fra i tanti che serviranno ancora per superare questa crisi, non solo economica, che sta travolgendo l'intero sistema Paese, e che però, attualmente, è solo di natura formale o formalistica. Infatti, al momento parliamo solamente della sospensione, non dell'eliminazione dell'IMU, nella prospettiva di un riordino generale che dovrà pervenire all'abolizione dell'IMU stessa, perché, altrimenti, questo segnale positivo si trasformerebbe, con effetti devastanti, in un ulteriore elemento catastrofico di sfiducia nei confronti del Governo e nei confronti di questo Parlamento.
      Ci appelliamo pertanto alla responsabilità di questo Governo di far seguire, al segnale positivo, fatti, decisioni e azioni altrettanto positive. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

      PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

      STEFANO BORGHESI. Onorevole Presidente, colleghi, noi ci troviamo di fronte ad una crisi senza precedenti, crisi che ha colpito soprattutto la parte più avanzata e più industriale di questo Paese. Al Nord – ormai i dati sono tristemente risaputi – le imprese che chiudono sono all'ordine del giorno. Anche un sistema produttivo ed economicamente avanzato come quello del nord del Paese in questi anni è stato gravemente danneggiato da questa crisi, che ha prodotto un aumento esponenziale della disoccupazione, che è schizzata a livelli forse mai visti, soprattutto in queste zone, e ha contribuito a tutta una serie di problematiche che hanno visto una drastica riduzione dei consumi, una drastica riduzione della domanda interna, con conseguenze catastrofiche sul reddito disponibile, anch'esso sensibilmente diminuito, con un forte, fortissimo calo della fiducia delle imprese e dei consumatori, con un fortissimo calo degli investimenti, con un fortissimo calo anche degli investimenti esteri.
      Quindi ormai da diversi anni questa situazione di gravissima crisi si sta perpetrando con degli effetti sicuramente molto, ma molto negativi, soprattutto al Nord, soprattutto in un'economia fiorente come quella del nord del Paese.
      Preso atto di questa drammatica situazione, in questo decreto noi non vediamo una sufficiente visione complessiva di quello che è il problema e una visione complessiva di una riforma, dal punto di vista fiscale, ma anche dal punto di vista degli ammortizzatori sociali.
      Quindi, sono stati toccati diversi temi sensibili, come quelli dell'imposta municipale unica, l'IMU, che noi da sempre abbiamo osteggiato così come introdotta dal Governo Monti, da sempre abbiamo osteggiato e fortemente criticato. Purtroppo Pag. 90questo decreto che verrà approvato oggi non prevede esplicitamente delle misure di esenzione come avevamo chiesto per l'IMU sull'abitazione principale, cosa che noi ritenevamo indispensabile, vista l'importanza per le nostre famiglie e visti i sacrifici che sono stati fatti dalle nostre famiglie per riuscire a essere, poi, proprietarie dell'abitazione principale.
      Ma non vediamo in questa imposta nessun passo avanti che vada nella direzione anche di alleggerire il carico fiscale alle nostre imprese, che, come è stato detto, sono gravissime difficoltà.
      Quindi, un decreto che ci lascia alquanto sbigottiti e incerti.
      Manca, come dicevo, una visione complessiva. Manca una sicurezza anche per quanto riguarda il problema drammatico degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione in deroga.
      Riteniamo non sufficienti gli stanziamenti che sono previsti.
      Riteniamo non risolutivi questi interventi. Riteniamo che questo sia un decreto «ponte», un decreto-legge che non dà delle soluzioni definitive, che non stabilisce una linea definitiva ma che mira soltanto ad allungare i tempi, che non prende delle decisioni nette e concrete che vadano nella direzione di aiutare le nostre famiglie, che vadano nella direzione di aiutare le nostre imprese in crisi, che vadano nella direzione di aiutare il nostro sistema produttivo che sta arrancando per colpa di questa crisi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 19,55)

      STEFANO BORGHESI. Quindi, diverse sono le critiche che noi abbiamo posto anche durante i nostri lavori nelle Commissioni. Purtroppo le nostre proposte emendative volte ad aiutare le famiglie e le imprese, volte ad aumentare la cassa integrazione in deroga, volte a aumentare la stabilità, volte a dare una visione complessiva di riforma, non sono state recepite. Di questo ci rammarichiamo ma siamo più che mai convinti che questo Governo dovrà per forza di cose cambiare passo, perché quanto da noi proposto è essenziale se si vuole davvero fare uscire il Paese da questa crisi che da troppo tempo ci attanaglia, attanaglia le nostre imprese e le nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà.

      PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge che ci apprestiamo a convertire reca misure in materia di imposta municipale propria, di ammortizzatori sociali in deroga, reca la proroga di alcuni contratti di lavoro presso le pubbliche amministrazioni e, infine, detta norme per evitare il cumulo degli stipendi da parte dei membri del Governo. Il decreto-legge tratta quindi materie diverse, ma tutte figlie della stessa necessità: fornire ad alcuni settori della nostra società una boccata di ossigeno rispetto alla crisi, nonché intervenire sulla spesa pubblica. Questo decreto-legge è il primo provvedimento di natura legislativa adottato dal nuovo Governo ed è un inizio. Un buon inizio, ma timido. Un buon inizio al quale bisognerà dare seguito, nel corso dei prossimi mesi ed anni con maggiore coraggio, soprattutto per quanto attiene al taglio della spesa pubblica.
      Partiamo dalle misure in tema di IMU: il provvedimento in esame dispone la sospensione del versamento della rata di acconto sull'imposta municipale propria, in scadenza il 16 giugno; la sospensione si applica alle prime case, ai terreni agricoli e ai fabbricati rurali. Ecco, già qui vediamo il primo segnale di timidezza, laddove il Governo non ha ritenuto di disporre la sospensione anche per i fabbricati classificati come categoria catastale D, cioè i fabbricati strumentali delle imprese. E neanche vi è stato un ravvedimento in questo senso, posto che quando il mio gruppo, analogalmente a quello degli altri gruppi di opposizione, ha presentato delle proposte emendative in tal senso durante l'esame in sede di Commissione, queste Pag. 91non hanno ottenuto la giusta considerazione né dal Governo né dalle forze politiche che sostengono la maggioranza. Queste forze, infatti, hanno votato contro l'approvazione di questa proposta emendativa. E allora dov’è, ci domandiamo, l'impegno tanto decantato in campagna elettorale, per aiutare le piccole e medie imprese, per aiutare le aziende ? L'impegno per sostenere queste realtà, che stanno combattendo per resistere alla crisi, che cercano di non licenziare i propri dipendenti, che si sforzano di mantenere attivo il nostro tessuto produttivo ? Forse questo impegno è sparito nelle pieghe della politica di bilancio che il Governo che essi sostengono porta avanti. Un Governo che sinora non ha fatto nulla per sostenere le imprese. Ma anche molti semplici cittadini rimangono esclusi dai benefici di questo provvedimento; parliamo di persone che sono state danneggiate sin dall'inizio dall'applicazione dell'imposta municipale propria come voluta dal Governo Monti: parliamo di tutti coloro che, pur possedendo un'unica casa, non risiedono in essa, magari perché residenti all'estero, magari perché mandati dallo stesso Stato, che chiede loro il pagamento dell'imposta, a vivere in un'altra città per esigenze di servizio, come nel caso degli appartenenti alle Forze armate. Oppure pensiamo a tutti coloro che versano un'imposta elevatissima su un altro immobile che possiedono, ma nel quale risiede un familiare di primo grado, un anziano genitore o magari un figlio.
      Peraltro, il decreto-legge ci prospetta una complessiva riforma della disciplina dell'imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, nella quale, oltre all'IMU, dovranno essere riviste anche la tariffa sui rifiuti e sui servizi, l'articolazione delle potestà impositiva a livello statale e locale, la questione della deducibilità, ai fini della determinazione del reddito d'impresa, dell'imposta municipale propria relativa agli immobili utilizzati per attività produttive.
      Ma l'articolo 2 ci dice che questa spinta riformatrice dovrà essere contenuta nel «rispetto degli obiettivi programmatici primari indicati nel Documento di economia e finanza 2013, come risultante dalle relative risoluzioni parlamentari, ed in ogni caso in coerenza con gli impegni assunti in ambito europeo». Vale a dire che le modifiche che saranno approvate dovranno essere quasi a costo zero, se consideriamo che il quadro programmatico del DEF espone un valore del saldo di bilancio pari al 2,9 per cento per l'anno in corso, lasciando ben poco margine per interventi di alleggerimento della pressione fiscale.
      Ancora, il DEF definisce un andamento dei saldi di bilancio progressivamente decrescente, dal 2,9 per cento del 2013 allo 0,4 per cento del 2017; parametrato su un obiettivo che, in termini di indebitamento netto strutturale, assicura il conseguimento del pareggio di bilancio che per l'Italia costituisce l'obiettivo di medio termine valevole in sede europea per il periodo di previsione sopra indicato.
      Non va dimenticato inoltre che le previsioni programmatiche per il quinquennio 2013-2017 sono costruite sulla base delle risultanze dell'anno 2012, e tenendo conto sia degli effetti finanziari del decreto-legge in tema di pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni, sia della prosecuzione anche per gli anni 2015 e seguenti dell'attuale regime sperimentale di tassazione degli immobili che, secondo la disciplina vigente ed in assenza della riforma fiscale prevista dal provvedimento in esame, dovrebbe cessare nel 2014.
      Tutti questi elementi creano in noi notevoli perplessità sull'esito di questa riforma fiscale. E crea in noi perplessità anche l'atteggiamento di un Governo che non sembra, nella realtà e fuori da proclami propagandistici, in alcun modo considerare l'ipotesi di abolire del tutto la tassazione sulla prima casa di proprietà. Certo, lo sappiamo: fa cassa. E fa cassa proprio perché in Italia l'acquisto della prima casa è un obiettivo per il conseguimento del quale i cittadini affrontano impegni finanziari notevolissimi, pagando mutui a volte assai elevati per anni.
      Ma proprio per questo è una tassa profondamente ingiusta, contro la quale Fratelli d'Italia si batte, esattamente come Pag. 92si sta battendo per la restituzione dell'IMU sulla prima casa già versata nel 2012, e più generale per riconoscere alla prima casa di abitazione uno status di bene inviolabile da parte dello Stato.
      Abbiamo infatti presentato, durante l'esame di questo provvedimento, una serie di emendamenti in questo senso. In primo luogo, abbiamo chiesto la restituzione dell'IMU pagata l'anno scorso, con un meccanismo facile e finanziariamente assolutamente sostenibile per le casse dello Stato: si tratta di articolare la restituzione attraverso un arco temporale molto lungo, rimborsando i cittadini con gli interessi che maturano sugli strumenti finanziari emessi in favore del Monte dei Paschi di Siena.
      In secondo luogo, abbiamo presentato un emendamento che prevedeva il sacrosanto principio della impignorabilità della prima casa, a prescindere dall'entità del debito. In terzo luogo, abbiamo tentato di inserire in questo decreto-legge la sospensione sino alla fine di quest'anno di tutte le procedure esecutive, nonché degli sfratti per morosità. Questo perché la crisi economica nella quale versa il nostro Paese sta mettendo in seria difficoltà tutti i cittadini, ed appare quanto mai necessario ed urgente che la politica appronti degli strumenti a loro sostegno. Tuttavia, non tutte le forze politiche condividono questa visione, e le nostre proposte sono state bocciate. Ma noi non ci arrenderemo, e continueremo questa battaglia in tutte le sedi che ci appariranno opportune.
      Infine, è nostra opinione che nell'ambito della riforma bisognerebbe dedicare attenzione anche a tutte quelle altre imposte che gravano sulle compravendite, e che danneggiano fortemente il settore edile, che tutti a gran voce dicono di voler difendere e sostenere. L'imposta di registro, l'imposta catastale, l'imposta ipotecaria, le spese notarili: la somma di tutte queste rende una compravendita, che non goda delle agevolazioni della prima casa, un vero e proprio salasso.
      Per quanto attiene all'articolo 3 di questo provvedimento, invece, torniamo a ribadire la nostra perplessità. Perplessità sulla debolezza con la quale vi si affrontano temi cruciali, quale quello del taglio della spesa pubblica e quello dell'abolizione degli sprechi e dei privilegi. La relazione tecnica quantifica il risparmio ottenuto grazie alla misura prevista dall'articolo 3 in circa due milioni di euro: è evidente come si sarebbe potuto fare molto di più. Ma se da un lato contestiamo la timidezza di questo intervento, dall'altro lo salutiamo comunque come benvenuto, considerandolo come un giusto passo sulla strada che dovrà portarci a fondare il vivere comune su di un principio di equità ormai rarefatto.
      Ci auguriamo che altri passi siano fatti in avanti su questa strada, magari con l'abolizione delle pensioni d'oro e dei vitalizi d'oro, con l'applicazione del tetto ai compensi pubblici: con misure insomma che abbattano tutti quei privilegi anacronistici ed economicamente insostenibili che gravano in modo ingiustificato sul sistema economico.
      I bambini che nascono oggi hanno già sulle loro spalle un debito di oltre mille euro ciascuno.
      Questa tendenza va assolutamente invertita. Vogliamo invece che questi bambini, i giovani di domani, possano crescere nel rispetto del valore del merito, ora purtroppo poco diffuso nel nostro Paese, ma che ci auguriamo possa divenire il criterio per l'accesso a tutti gli incarichi.
      Infine, nulla abbiamo da eccepire sul rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga e sulle altre disposizioni che vanno a tutelare aziende e lavoratori oggi in difficoltà. Questi sono interventi necessari, seppure si potrebbe discutere a lungo su questi meccanismi e su come, invece, dovrebbero essere approntate misure strutturali e di sostegno al lavoro, in primo luogo attraverso la riduzione del cuneo fiscale che grava su di esso e poi attraverso l'abbattimento di alcune rigidità del sistema, attraverso un utilizzo pieno e consapevole delle risorse che ci mette a disposizione l'Europa, attraverso misure mirate di sostegno a determinate categorie di lavoratori e molto altro ancora.Pag. 93
      Concludo e in conclusione annuncio il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia su questo provvedimento, pur in considerazione delle citate perplessità, con l'auspicio che questo possa costituire un primo passo nella direzione che ho esposto, al fine di addivenire ad una riduzione complessiva della pressione fiscale, grande male della nostra economia, intervenendo piuttosto sui tagli alla spesa e sulla lotta all'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 20,05)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

      EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, sembra quasi che purtroppo ci risiamo e sembra quasi un ritorno al futuro, nel senso che per l'ennesima volta abbiamo un Governo che in questo Paese decide di mettere un tampone, non chiamandolo tampone, chiamandolo decreto ponte, che dalle nostre parti si potrebbe chiamare anche pezza o tacon. C’è un detto in Veneto, la terra dalla quale io provengo, che recita così: «Ae volte un tacon l’è pezo d'un buso». Significa che delle volte una pezza si rivela peggiore di far rimanere o lasciare lì quel buco. Perché dico questo ? Perché di fatto rinviamo ancora una volta una decisione, di fatto buttiamo via giornate intere qui dentro rinviando la soluzione a quei problemi che, in realtà, avrebbero già delle soluzioni, delle misure che già da subito si potrebbero iniziare a cantierare per dare delle risposte concrete, e non palliativi e non semplici promesse e non la classica pacca sulla spalla, alle persone che guardano ed assistono a questo nostro dibattito sempre più sconfortate e che, se continuiamo così, o meglio se continuerete così, perderanno sempre di più la fiducia nei confronti della politica e delle istituzioni.
      Voi state proponendo una misura che rinvia le soluzioni. Di quali soluzioni sto parlando ? La madre di tutte le nostre battaglie: il federalismo fiscale. Basterebbe riprendere quello che è un percorso già condiviso in larga parte durante la scorsa legislatura, ma che voi avete voluto congelare e che voi non avete voluto riprendere. Rispondete a quegli imprenditori che magari ci guarderanno, durante questa notte insonne, e vedranno se i loro rappresentanti oggi al Governo hanno trovato qualcosa di positivo per loro. Con questo provvedimento voi rispondete a quegli imprenditori: «Mah, l'IMU... ne riparleremo, vedremo...».
      Dovreste farvi un giro in quelle stesse terre in cui si dice che « il tacon l’è pezo del sbrego» per capire che la nostra realtà è fatta con una casa in cui convivono spesso genitori e figli su due livelli diversi; attaccato a quella casa c’è il capannone agricolo, piuttosto che il capannone della propria piccola impresa. E quegli imprenditori che appunto magari stanotte, durante le ore di notte insonne ci guarderanno, stanno per odiare tutto quello che hanno costruito con una vita di sacrifici. Questo è il fallimento della politica e questo ritengo, a mio giovane, giovanile giudizio, che sia il fallimento anche di questo Stato, che non sa scrollarsi di dosso quello che è il suo peso. Questo è uno Stato fatto da più di due realtà, ma sicuramente due e ben distinte: quella del nord e quella del sud. È inutile che continuiamo a negarcelo, è inutile che si faccia un po’ di demagogia su questo e che si facciano battaglie di bandiera.
      Più tardi noi in quest'Aula riconosceremo che il problema del Paese non si risolve con un'unica misura uguale per tutti e più tardi faremo vivere meglio chi sta all'esterno di questo Palazzo. Avete dato una pacca sulla spalla dicendo vedremo, rinviando la decisione a cosa ? Al fatto che le segreterie politiche, o meglio quelle due o tre persone per partito – perché oramai chi compone questa maggioranza è ridotto abbastanza male al proprio interno, rispettivamente ovviamente – si mettano d'accordo ?
      Ho sempre odiato ancora prima l'ICI; la ritengo ingiusta e iniqua perché va a Pag. 94penalizzare chi crea qualcosa, ma l'IMU non era l'ICI. L'IMU, come l'avevamo pensata noi, come abbiamo lottato noi per cercare di attuarla all'interno dei decreti sul federalismo fiscale, era una tassa che faceva in modo che venisse sancito il principio della responsabilità e questo principio era la benzina che faceva muovere quel motore della risoluzione di tantissimi problemi tra cui, ad esempio, applicando i criteri dei costi standard, la possibilità di recuperare circa 30 miliardi di euro dal solo settore della sanità. Trenta miliardi di euro sarebbe una misura, per il peso della macchina pubblica da alleggerire, che andrebbe a tutto favore delle nostre aziende e delle nostre famiglie, che darebbe un'iniezione di fiducia nei confronti ovviamente del futuro, cosa che voi non siete intenzionati a fare.
      Spiegateci anche perché, visto che noi sinceramente non abbiamo capito perché non vogliate continuare su quella strada. Eppure nei talk-show, nei giornali si continua a dire un po’ tutti, destra, sinistra, politologi, sociologi, economisti italiani che quella sarebbe la soluzione di tutti i mali. Con quei 30 miliardi di euro si potrebbe alleggerire il carico fiscale per le aziende, potremmo fare in modo di alleggerire quei lavoratori a cui voi dite: mah, ancora per un mese, un mese e mezzo potrai avere la cassa integrazione in deroga, poi vediamo, vedremo, magari l'Europa ci dirà che non potremo più sforare quel tetto del 3 per cento, dovremo introdurre l'1 per cento in più di IVA che, quindi, andrà a rimodificare tutte quelle che sono le entrate dello Stato. Insomma, continueremo, o meglio, continuerete a spiegare alla gente del perché le cose non si fanno quando in realtà dovreste spiegare alla gente che il tempo di fare le cose è finito, che vi rimboccate le maniche e che intraprendete una strada chiara, una strada che deve magari essere ancora tracciata, ma ha una rotta ben disegnata sulla carta, che voi non volete intraprendere.
      Parlo poi anche da giovane: quale tipo di prospettiva e quale tipo di fiducia possiamo avere noi se con una mano i giovani propongono di impegnare il Governo con misure a favore dei giovani e, poi, con l'altra mano invece gli si toglie la possibilità di dare delle misure concrete come oggi si è visto, di sgravare, ad esempio, dal calcolo dell'IMU le abitazioni date in comodato d'uso al primo grado di parentela ?
      Ecco, credo che sia giunta veramente l'ora di darci un taglio con il vedremo, con il faremo, con il potremmo fare, ma sai dovresti capire che, ce lo chiede qualcun altro. Credo che sia arrivato il momento di premiare la meritocrazia, perché se non si premia la meritocrazia quel mostro, ignobile dello spreco continuerà a tirare a picco l'unica parte produttiva del Paese, l'unica parte che può muovere il Paese, l'unica parte che fa avere fiducia a livello internazionale a questo lembo di terra che voi chiamate Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Signor Presidente, colleghi e colleghe, signori del Governo, Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore di questo decreto, ma nonostante questo voto a favore, come è stato evidente dagli emendamenti che abbiamo presentato e dalla discussione a cui abbiamo partecipato, noi abbiamo molte osservazioni da fare. Ne abbiamo sentite molte in Aula, critiche anche. Le nostre riflessioni critiche per la verità sono diverse.
      Alcune considerazioni sono state fatte all'inizio di questa discussione sull'atteggiamento tenuto sull'ammissibilità degli emendamenti. Su questo, noi abbiamo un atteggiamento più comprensivo, consideriamo quello che i presidenti di Commissione ci hanno proposto come metodo, un atteggiamento rigoroso. Consideriamo, cioè, che il problema non stesse nell'applicare le regole rigorose sull'ammissibilità, ma, forse, nel carattere di un decreto che mette insieme argomenti che, forse, insieme non stanno. E questo elemento lo sottolineo, perché lo ritroviamo domani, di nuovo, sul decreto sulle emergenze ambientali: Pag. 95di nuovo, troviamo argomenti che non stanno insieme l'un l'altro. E questo è un tema che va proposto all'attenzione di tutti noi; ce lo propose già un tempo il Presidente Napolitano, va proposto.
      Invece, le nostre considerazioni critiche stanno su un punto: a nostro avviso, il «decreto ponte» – ormai lo chiamiamo così – ha consegnato alla dimensione tecnica una discussione su argomenti che hanno un grandissimo rango politico. Ed è talmente vera questa considerazione, che questo rango politico è comparso, via via, negli emendamenti, negli ordini del giorno, nell'attenzione che l'Aula ha rivolto a discutere di questi argomenti: perché è di rango politico sia la discussione sull'IMU sia la discussione sugli ammortizzatori sociali.
      Ma voglio essere chiara su cosa intendo per rango politico: intendo dire che qui, oggi, noi abbiamo dovuto fare una discussione sotto traccia, ma la discussione vera, quella politica, su questi argomenti sta venendo un po’ fuori da qui. Ma la discussione vera – certo, è necessario approfondire se bisogna collegare l'IMU ad una riforma vera del catasto e, certo, è importante definire il suo rapporto con la finanza locale –, ma il tema vero è una domanda generale, e non si trova il luogo in cui questa domanda viene proposta e una risposta viene data.
      Ma siamo poi così d'accordo che per riconoscere, ad esempio, l'esenzione dall'IMU ai cittadini più agiati del Paese bisogna aumentare l'IVA su tutti i consumi e, quindi, aggravare la situazione, già fragile, di persone molto più esposte ? Siamo così sicuri che un ragionamento serio non vada fatto sul fatto che la finanza locale, in tutti i Paesi d'Europa, è finanziata attraverso la tassa sulla casa ? Siamo così sicuri che il tema non sia un fisco equo, necessario per finanziare le politiche pubbliche che servono per dare coesione sociale, coerenza e applicazione a quei diritti sanciti dalla Costituzione ? È questa discussione che non si sa dove fare. Ma senza questa discussione, cioè senza la politica – cito al contrario, il Presidente Letta nel suo discorso di insediamento –, è difficile poi decidere le politiche, è difficile avere una direzione di marcia, un metro di misura lungo il quale, poi, organizzare le scelte e i singoli temi; è difficile, se viene sterilizzata la discussione politica.
      Io, per esempio, non capisco come venga proposta come questione scientifica una questione che scientifica, a mio avviso, non è: e, cioè, il fatto che l'IMU, per esempio, condizionerebbe molto negativamente non solo il mercato immobiliare, ma anche il settore delle costruzioni, un settore ad alta intensità di manodopera. Secondo me, secondo noi, non è vero: il settore delle costruzioni è molto importante, ma, forse, si può immaginare di mettere a nuovo il vecchio, invece di andare a un consumo di suolo; si possono immaginare politiche pubbliche che finanzino, per esempio, in modo serio, la messa in sicurezza del territorio, del paesaggio, delle scuole, ed altro.
      Analogamente, sul lavoro: noi abbiamo consegnato alla dimensione tecnica una discussione che ha tutto il rango della politica. Abbiamo ignorato – lo si è detto in molti – il segnale che le regioni hanno detto, dimostrato, denunciato: mancano le risorse, lo sanno tutti, lo sanno le Commissioni; non ci sono le risorse per stabilizzare i precari della pubblica amministrazione, non solo per allungare la proroga. Ma questa discussione, nell'Italia di oggi, con il bollettino di guerra delle imprese che chiudono tutti i giorni, è una discussione profondamente politica.
      Dove si prendono le risorse per finanziare le priorità del Paese è una discussione profondamente politica, che viene derubricata a rango tecnico e non si sa dove si farà questa discussione. Perché, e concludo con queste ultime considerazioni, se i dati sulla disuguaglianza parlano di un indice di Gini in Italia che è in aumento, se il garante per l'infanzia parla di povertà infantile e dell'adolescenza, se gli ultimi dati di Mediobanca dicono che il problema della crescita dell'Italia, ciò che ha drenato l'economia italiana e l'ha frenata, non è il costo del lavoro, ma il costo del capitale, allora la redistribuzione della Pag. 96ricchezza è la questione politica del Paese, non è una questione tra le tante né, tanto meno, una questione tecnica.
      La discussione vera è come si esce dalla crisi, mettendo mano a quali risorse, legata alla necessità di redistribuire in modo diverso la ricchezza. Ma per farlo, per uscire dalla crisi ci vuole una cura shock, con un ruolo centrale per la Cassa depositi e prestiti per sostenere un nuovo New Deal, con un fisco equo che si alleggerisca sulle pensioni e sul lavoro e prenda da chi più ha.
      L'ultima considerazione, allora; abbiamo sentito, in questi giorni, dire, per esempio, che il 3 per cento di deficit/PIL può anche essere superato, immaginate cosa pensiamo noi che abbiamo sempre parlato di un errore del fiscal compact ma, certo, stupisce che a dirlo siano coloro che hanno guidato un Governo che ha portato l'Italia dove oggi si trova non per fato, non per destino, ma per l'accumulo di errori, anche di chi diceva che la crisi non c'era, o che i ristoranti erano pieni e quindi la crisi non c'era.
      Il punto, però, rimane quello che dicevo prima e aggiungo un ulteriore elemento di contesto. Qui il punto non è buttare soltanto addosso la croce a quell'Europa che deve cambiare la politica di austerity. Il punto sono le scelte politiche dell'Italia, qui e oggi. Nonostante l'Europa, quelle scelte si possono fare e allora, mentre ci battiamo in Europa, per cambiare l'austerità, vorremmo anche che fosse in chiaro, e noi pensiamo che sia così, che la scelta delle larghe intese non rende possibile quelle scelte necessarie per il Paese per uscire dalla crisi. A nostro avviso, il decreto-legge n.  54 del 2013, questo mostra, questa impossibilità, coltivata attraverso il fatto di derubricare al rango tecnico questioni politiche che non si riescono ad affrontare. Se non si affrontano non si esce dalla crisi. Noi votiamo a favore di questo decreto ma ci tenevamo a ribadire questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

      LORENZO DELLAI. Signor Presidente, colleghi, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore di questo provvedimento per le buone ragioni che sono state già espresse dai colleghi durante la discussione sulle linee generali. Questi sono contenuti condivisibili che però rinviano a decisioni più organiche, a scelte più incisive che ci aspettiamo da noi stessi e dal Governo.
      In primo luogo, condividiamo la moratoria sull'IMU sulla prima casa; la intendiamo come la premessa per un riordino generale del prelievo sui patrimoni immobiliari. Abbiamo già definito, riprendendole dal nostro programma elettorale, nel merito, le nostre idee, che non abbiamo tradotto in emendamenti programmatici per aderire, in questo senso, all'invito del Governo, ma che intendiamo riproporre, naturalmente, nella futura, imminente, discussione di merito. Insistiamo nel ritenere che in materia di prelievo sugli immobili occorra compiere un ragionamento di sistema, ivi compresa anche la tassazione dei redditi derivanti dagli immobili stessi. Per noi, la manovra sull'IMU non è, in ogni caso, una bandiera; abbiamo già tante bandiere da sventolare, abbiamo quella europea, quella italiana, abbiamo anche quella delle nostre comunità locali. Abbiamo, semmai, anche la bandiera di un fisco equo, sostenibile, rispettoso e non nemico dei cittadini; un fisco che serva, come in questo caso, nel caso della tassazione sulla casa, anche per il finanziamento dei comuni, come succede in tutta Europa. Più vediamo sventolare invece bandierine improprie, in questo come in altri casi, più temiamo che si rischi di perdere una grande occasione, l'occasione cioè di utilizzare il tempo concesso a questa anomala maggioranza per osare cambiamenti profondi e strutturali anche nel settore fiscale. Cosa che comporta, appunto, riforme, cambiamenti e non solamente riduzioni o cancellazioni delle attuali singole, specifiche, forme di prelievo.Pag. 97
      Speriamo e confidiamo che Governo e maggioranza lavorino in questa direzione, appunto, lasciando da parte quel gioco del cerino, praticato, peraltro, nella piena considerazione e convinzione che i soldi per onorare tutte le bandierine di parte semplicemente non ci sono. In secondo luogo, condividiamo il provvedimento in tema di rifinanziamento della cassa in deroga: è un momento drammatico per tanti lavoratori. Tuttavia, diciamo che accanto a questo provvedimento di emergenza deve rafforzarsi nel prossimo futuro, con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, una svolta più europea nel campo degli strumenti di welfare lavorativo. Tenere legati i lavoratori alle loro imprese nei periodi di crisi è un valore per le persone e per le aziende, ma non in tutte le circostanze, come sappiamo, questo strumento è appropriato. Servono, dunque, strumenti nuovi e più dinamici nei casi nei quali il tema non è come gestire un periodo di crisi, ma come ricollocare professionalmente le persone di fronte a imprese destinate comunque a scomparire.
      In terza luogo, condividiamo la proroga dei contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione: è certamente un provvedimento di buonsenso, in questo momento. Tuttavia, il tema della pubblica amministrazione e del personale del pubblico impiego richiede una strategia di ben altre dimensioni e di ben altra portata. Occorre un vero e proprio piano industriale di riorganizzazione di tutta la pubblica amministrazione; occorre il rilancio dell'Agenda digitale; occorre un grande investimento sulla professionalità dei lavoratori ed occorre anche una seria ricognizione di tutti gli ambiti di possibile creazione di lavoro indipendente in una logica di sussidiarietà orizzontale. In quarto luogo, da ultimo, apprezziamo anche le decisioni del Governo contenute in questo decreto in tema di trattamento dei Ministri parlamentari. Apprezziamo le motivazioni di questo gesto in un momento come questo, che esige stili di vita pubblici e privati, da parte di chi fa politica, in sintonia con questo tempo. Suggeriamo, tuttavia, di considerare che un uso più sobrio delle risorse pubbliche può e deve essere perseguito a trecentosessanta gradi in tutti gli ambiti della pubblica amministrazione e non solamente, come pure è doveroso, nel campo del personale politico elettivo.
      In conclusione il nostro voto è positivo, e il nostro voto positivo a questo provvedimento si accompagna, però, alla nostra consapevolezza che la strada è certamente giusta ma è anche ancora una strada lunga e in salita. Per questa ragione apprezziamo l'atteggiamento prudente e pragmatico del Presidente del Consiglio e del Governo e guardiamo invece con crescente preoccupazione ai retorici proclami e alle forzature, che portano solamente disorientamento dell'opinione pubblica in un clima già di per sé molto difficile (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pietro Laffranco. Ne ha facoltà.

      PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi questa Camera si appresta a votare in prima lettura si inserisce nell'ampio quadro di misure di carattere straordinario, emanate nella forma della decretazione d'urgenza, come conseguenza del periodo di straordinaria crisi economica che stiamo attraversando. Alcune sono già state approvate dal Parlamento, come il decreto sul pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni alle imprese, altre sono state appena varate dal Governo e stanno per giunge all'esame del Parlamento, come il cosiddetto decreto del fare. Questi ambiti di intervento confermano le intenzioni del Governo e della maggioranza che lo sostiene, ovvero compiere ogni sforzo per rendere più espansiva possibile la politica economica e finanziaria del Paese in una fase di estrema difficoltà economica, i cui effetti depressivi così gravi ancora persistono e si manifestano quotidianamente nelle più differenti forme.
      In questo senso va anche il decreto-legge che stiamo per approvare, che si Pag. 98configura, come detto da molti, come un provvedimento-ponte che contiene misure di carattere temporaneo ma misure di carattere concreto e di sicura efficacia finalizzate a rispondere alle necessità di famiglie e imprese ossia favorire la ripresa del Paese nel suo complesso, farlo nel più breve tempo possibile, farlo compatibilmente con l'esiguità delle risorse e, dunque, in coerenza con i vincoli di bilancio imposti dall'Europa.
      Le norme che ci accingiamo a votare rappresentano, a nostro avviso, le fondamenta per un verso dei provvedimenti che il Governo presenterà al Parlamento in tema di fiscalità immobiliare entro il 31 agosto prossimo e, per l'altro, delle misure, anch'esse urgenti, in tema di contrasto alla disoccupazione, in particolar modo quella giovanile. Ecco perché le proposte emendative del nostro gruppo, nelle Commissioni riunite, in uno spirito programmatico e di piena collaborazione con il Governo, sono state presentate e avanzate in un'ottica di rinvio, ed ecco perché valutiamo invece poco opportune se non addirittura per certi versi strumentale, tentare di modificare l'impianto normativo del provvedimento attraverso la presentazione di proposte emendative aventi addirittura natura di spesa. Esse avrebbero limitato la valenza dei successivi interventi legislativi, come dimostra lo stesso «decreto del fare» approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, che oggi ci appare seguire una direzione da noi sempre auspicata in tema di modernizzazione del Paese.
      I positivi contenuti di questo decreto-legge ci rafforzano nel convincimento che l'azione del Governo, nonostante gravi difficoltà causate dalle risorse finanziarie esigue, nonostante continue e improvvide dichiarazioni anche di membri di questo Esecutivo, nonostante movimentate dinamiche interne ad alcuni partiti, meriti rispetto e meriti dunque il nostro sostegno.
      Nel complesso l'impianto normativo di questo decreto-legge – vado veramente veloce – composto di quattro articoli, si riduce a tre ambiti: quello tributario, cioè la sospensione del pagamento dell'IMU sulla prima casa; il contenimento delle spese della politica e il lavoro, a sua volta includente tre questioni cioè il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, i contratti di solidarietà e quelli di lavoro a tempo determinato.
      Colleghi, noi pensiamo che il contenuto di queste disposizioni possa rappresentare, in questo contesto di straordinarietà dovuto alla emergenza economico-finanziaria, una prima utile soluzione a questioni che stanno a cuore ai cittadini. E le misure che contiene, sebbene, come dicevo, si caratterizzino per la loro temporaneità, possono produrre una vera boccata d'ossigeno per l'intero tessuto sociale e produttivo del Paese. Qualcuno ha parlato di pannicelli caldi: ebbene io vi chiedo, ma è vero o non è vero che gli italiani non pagheranno in giugno l'IMU sulla prima casa ? È vero o non è vero che, per tutto il 2013, è stata rifinanziata la cassa integrazione in deroga ? È vero. E allora questo provvedimento non è un pannicello caldo. Ha misure di carattere temporaneo ma misure certe e assolutamente percepibili da parte dei cittadini e delle imprese.
      Onorevoli colleghi, questo decreto-legge è per noi la premessa indispensabile per una serie di interventi legislativi che possano finalmente rappresentare una svolta positiva per l'economia nazionale: quello shock che tutti auspicano in grado di determinare un'inversione di tendenza, una svolta che possa trasmettere al sistema Paese ma anche all'economia reale un'iniezione di fiducia e di speranza tanto nella consapevolezza delle potenzialità che, nonostante tutto, l'Italia è ancora in grado di mettere in campo, quanto però della coscienza che nodi e dimensione della crisi economica potranno essere risolti solo alleggerendo il peso fiscale e tributario per famiglie e imprese, a cominciare dall'eliminazione definitiva dell'IMU sulla prima casa e dal rinvio dell'aumento dell'IVA.
      Non sono le nostre richieste irresponsabili e non sono neanche bandierine che il PdL vuol piantare solo perché ne ha sempre rivendicato l'assoluta necessità. Sono solo azioni coraggiose, magari difficili Pag. 99da perseguire per la complessità del reperimento delle coperture finanziarie che assieme ad altre misure possono determinare quell'inversione del trend negativo in grado di restituire finalmente respiro e ottimismo alle famiglie e alle imprese. Dopo i pesanti sacrifici imposti dalle cure del Governo tecnico e dalle rigidità di bilancio dell'ortodossia eurocomunitaria, italiani, imprese e famiglie, altro non chiedono se non di spostare le risorse pubbliche da politiche passive come la cassa integrazione e la mobilità e di eccessivo rigore verso politiche attive in grado di diminuire il peso del fisco e di alimentare l'occupazione.
      Il Popolo della Libertà continuerà a sostenere questi principi per noi irrinunciabili, nella convinzione che solo la crescita e lo sviluppo, coniugate con una diminuzione selettiva della spesa pubblica e l'abbattimento progressivo del debito, potranno allontanarci definitivamente da un declino che ci ostiniamo a non considerare irreversibile e che anzi intendiamo combattere con la forza delle nostre idee e con la coerenza dei nostri comportamenti politici che ci ha portato a rinunciare alle elezioni e a sostenere questo Esecutivo.
      Per queste motivazioni, il gruppo del Popolo della Libertà voterà convintamente il provvedimento che stiamo esaminando (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga; non è presente, s'intende che vi abbia rinunciato. Eccolo... no, non interviene, c’è stato un equivoco con il gruppo della Lega Nord e Autonomie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

      SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, deputate, deputati, signor Ministro, buonsenso e coraggio sono le due qualità che in questi tempi difficili possono fare la differenza tra sopravvivenza e sopraffazione; buonsenso e coraggio sono due virtù che sarebbe stato doveroso, più che lecito, aspettarsi dal Parlamento nell'esame di questo importante decreto-legge; il buonsenso doveva pervadere l'azione delle Commissioni prima e del Parlamento poi nell'analisi degli emendamenti, aiutandoci a badare più alla sostanza che alla forma; occorreva coraggio invece per buttare il cuore oltre l'ostacolo e fare una delle tante volte in cui è capitata l'occasione non ciò che soggettivamente conviene alle forze politiche bensì ciò che oggettivamente è giusto per il cittadino italiano.
      Si è persa l'ennesima occasione affinché il Governo desse voce ai veri titolari del potere legislativo; a tutt'oggi siamo ancora schiavi di una decretazione che depotenzia il ruolo del Parlamento, non consentendoci di svolgere il compito a cui siamo stati chiamati e sottraendoci alle nostre responsabilità, responsabilità di cui per giunta dovremo rendere conto ai nostri concittadini. Il quadro diventa a tinte ancora più fosche aggiungendo al danno la beffa dell'urgenza di tale decretazione; un'urgenza dovuta ad una colpevole inerzia che ci costringe a lavorare, oltre che in tempi strettissimi, per provvedimenti transitori e mai di sistema.
      Il mare è in tempesta, la traversata è ancora lunga e l'approdo è incerto. Noi ci stiamo dando da fare per rappezzare al meglio lo scafo dalle falle che di volta in volta si aprono, ma servirebbe, per evitare che la barca affondi, una nuova e solida chiglia, con nuovi timonieri che evitino le secche in cui quelli vecchi e incapaci hanno portato la «barca Italia». Perdonatemi l'uso forse invalso di tale similitudine che però ben rende l'idea dell'aleatorietà del quadro nel quale ci stiamo muovendo. Stiamo muovendoci senza sapere qual è la nostra vera meta e come, ma soprattutto, se possiamo raggiungerla.
      Oggi rinviamo l'IMU, domani forse la eliminiamo, poi forse togliamo l'IVA, ma forse non ci sono i soldi, e magari inseriamo la TARES, continuiamo a prorogare di anno in anno gli ammortizzatori in deroga senza avere il coraggio di trovare una soluzione definitiva alla crisi sistemica che attanaglia il mondo del lavoro e che Pag. 100richiede urgentemente una revisione completa degli ammortizzatori sociali, dell'orario di lavoro e del welfare nel suo complesso. Così, dopo il «salva Italia» e il «cresci Italia», ora arriva il «fare Italia», speriamo che il prossimo non sia il «povera Italia».
      La politica non può pensare esclusivamente a quello che si farà a breve, ma deve pensare a medio-lungo termine, deve pensare a come vivranno i nostri figli e a quale futuro lasceremo alle generazioni successive. Naturalmente, qual è il nostro obiettivo a medio-lungo termine ? Che programma abbiamo ? Ce lo chiediamo, signora Presidente, perché al vecchio DEF – e già qualificare come vecchio un documento di circa un mese fa è sintomatico – promosso grazie a un sei politico auto-assolutorio di professori compiacenti, non è mai seguito un analogo compito del nuovo Governo dei politici, quello diverso a parole evidentemente dal precedente Governo dei professori, un nuovo Governo che continua a perseverare sulla strada di un certo pseudo-tecnicismo mutuandone ragionamenti e comportamenti deresponsabilizzanti, causati sempre dalla natura del quadro contabile dello Stato.
      Eppure, se il Governo Monti ha tagliato le spese sociali, aumentando di molto le tasse, ci saremmo dovuti, secondo la logica dei professori, trovare un po’ sofferenti ma con i conti in deciso miglioramento. E, invece, ci siamo risvegliati con 39 imprese che falliscono ogni giorno, con un giovane su due che non trova lavoro, con intere classi di lavoratori soggetti a dumping salariale ed ad un rapporto debito-PIL superiore di 10 punti percentuali.
      Allora, evidentemente, come afferma anche il professor Bagnai, la ragioneria è perfetta per fare i conti ma non serve a nulla quando occorre impostare delle strategie. Bisognerebbe imparare a ragionare, quindi, per moltiplicatori, ovvero sulla base delle conseguenze dinamiche delle decisioni. Un Governo che tiene a mente gli interessi reali del suo popolo dovrebbe ragionare sulla scorta dell'ottenimento dei risultati e non fare il semplice conto della serva, semplice, appunto, nella sua statica rappresentazione ma destinato a venir meno in base alla complessa realtà dei fatti.
      Insomma, non ci sono i soldi per togliere l'aumento dell'IVA né quelli per togliere l'IMU. Il Governo chiede di prorogare ulteriormente i contratti di lavoro in essere nella pubblica amministrazione, nonostante sia scaduto il tempo massimo dei 36 mesi. Insomma, lo Stato fa le leggi, pretende che i cittadini le rispettino ma lui stesso, per primo, non lo fa. Dire che questo è assurdo ci sembra un eufemismo. Ci auguriamo, quindi, che a brevissimo lo Stato si prenda la responsabilità di stabilizzare i precari che da anni lavorano nel pubblico impiego, poiché se il loro contributo è necessario perché esitare ancora ? Fingiamo che queste persone non esistano per far tornare i conti ? Vale di più il bilancio dello Stato o la vita e la dignità dei cittadini ?
      Il debito pubblico ha toccato nuovi record e la ripresa è ben lungi dal vedersi all'orizzonte. Come ho detto prima, il tragitto è ancora molto lungo e impervio. Anche i famosi incentivi all'occupazione giovanile in questo quadro economico rischiano di servire a poco se le imprese non possono assumere. Allora, nella diffidenza più totale il MoVimento 5 Stelle voterà comunque sì a questo decreto-legge, ma invita il Governo a rispolverare l'unico DEF elaborato guardando al futuro, cioè quello nostro presentato un mese fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Colaninno. Ne ha facoltà.

      MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento di conversione in legge del decreto-legge n.  54 del 2013, contenente interventi in tema di imposta municipale propria, l'IMU, in tema di lavoro, in particolare il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, dei contratti di solidarietà, la proroga al 31 dicembre della Pag. 101validità dei contratti dei precari della pubblica amministrazione e, infine, la riduzione degli stipendi dei membri del Governo.
      Partendo dall'IMU, vorrei qui ricordare, con chiarezza, che il provvedimento interviene per sospendere la prima rata dell'IMU sull'abitazione principale. È, quindi, una situazione provvisoria, che apre ad una riforma complessiva della fiscalità immobiliare. Abbiamo assistito in questi giorni, da parte di molti colleghi, ad una sorta di ossessione mediatica sull'IMU, che rischia di gettare ansia quotidiana e nervosismo sul percorso che abbiamo di fronte per arrivare ad un esito equilibrato e ad un buon lavoro che gli italiani da noi attendono. È del tutto evidente che la riforma complessiva della fiscalità immobiliare debba traguardare ad un punto di condivisione ed equilibrio, che certamente sarà differente dalle rispettive posizioni di partenza delle forze politiche di maggioranza.
      Come Partito Democratico siamo convinti che puntare a regime sull'abolizione totale dell'IMU sulla prima casa rappresenti un doppio errore. Anzitutto, perché non sarebbe affatto equo considerare alla stessa stregua immobili di differenti classi, valori catastali e ubicazioni. E, quindi, sarebbe molto più opportuno un sistema di esenzioni in funzione, ad esempio, del valore della prima casa.
      In secondo luogo, perché sarebbe estremamente arduo nel breve termine reperire tutte le risorse necessarie non solo alla copertura dell'IMU prima casa, ma anche ad evitare l'aumento di un punto di IVA, come ormai appare prossimo a scattare. Vorrei che fosse chiaro a tutti: noi vorremmo esentare la stragrande maggioranza delle prime case per quelle persone e quelle famiglie per cui l'IMU fa la differenza alla fine del mese, mentre vorremmo tenerci quelle risorse da convogliare in favore delle prospettive di crescita e nel brevissimo termine impedire l'aumento del punto di IVA. Vorrei ricordare che mezza IMU vale l'aumento dell'IVA. Aggiungo inoltre che va assolutamente evitato che la ricerca delle coperture vada ad aggredire le detrazioni IRPEF e, in particolare, sui redditi mediobassi. Così facendo verrebbero annullati in partenza gli effetti positivi sulla domanda interna che ci proponiamo di produrre anche con questo provvedimento. La riforma, infine, dovrà essere coerente con la necessità strutturale di dare sostenibilità nel tempo alla finanza dei comuni. Aggiungo anche che nel dibattito odierno sono stati proposti emendamenti per ulteriori sospensioni del pagamento della prima rata. Sono temi certamente da valutare in sede di rimodulazione dell'imposta, ma va da sé che, quand'anche fossero oggi stati accolti, non avrebbero potuto disporre per i pagamenti dovuti il 16 di giugno. L'aspetto dirimente della scarsità delle risorse dovrebbe fare riflettere sulla assoluta necessità di concentrare tutte le risorse sul fronte della crescita e dell'occupazione. A chi è interessato a fare dell'IMU una bandiera ideologica diciamo: basta con la propaganda e consentiamo al Governo di lavorare ad una proposta innovativa e sostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo decreto-legge ha rappresentato il primo atto del Governo Letta. Apprezziamo molto e particolarmente il fatto che si parta dal lavoro, in particolare il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, il rifinanziamento dei contratti di solidarietà e, come dicevo, la proroga della validità dei contratti al 31 dicembre dei precari della pubblica amministrazione. Siamo consapevoli del fatto che oggi si è compiuto un importante passo in avanti, aggiungendo un miliardo e arrivando quindi a 2 miliardi sul fronte della dotazione per la cassa integrazione guadagni. Ovviamente siamo consapevoli e chiediamo al Governo di monitorare eventualmente se, come ci pare, anche dai contatti che abbiamo avuto con le regioni, questi fondi rischiano di non essere sufficienti per coprire il 2013. Con quanto abbiamo fatto si mettono al sicuro i tanti lavoratori in grave difficoltà e diamo anche capacità di resistenza alle migliaia di imprese in crisi con la clausola generale di mantenere un clima di coesione sociale dopo ormai Pag. 102cinque lunghi anni di crisi economica, finanziaria e sociale. Come riuscire a creare lavoro è la sfida, anzi direi meglio la prova più dura per i governi di gran parte del mondo e, dunque, anche dell'Europa e dell'Italia, alle prese con una crisi che pare interminabile. Cinque anni di crisi, uno sull'altro, in cui, secondo Confindustria, hanno chiuso i battenti 55 mila imprese, al ritmo di 40 al giorno, e sono stati perduti oltre mezzo milione di posti di lavoro nel solo settore manifatturiero. I dati li conosciamo tutti, ma vanno ricordati. Siamo a un tasso di disoccupazione ufficiale dell'11,9 per cento, nel primo trimestre del 2013 abbiamo una variazione acquisita del PIL ormai del meno 1,6 per cento su base annua, abbiamo un miliardo di ore di cassa integrazione autorizzate nel 2012, tre milioni di disoccupati, di cui un milione di licenziamenti nel solo 2012. Occorrono quindi, colleghi, nuove politiche del lavoro, accompagnate da nuove politiche industriali, che consentano all'Italia un riposizionamento competitivo nei nuovi assetti globali, ormai non più rinviabile. Parlo di siderurgia, industria di base, energia, capacità competitiva sulle filiere strategiche ad alta intensità tecnologica.
      Così come parlo di investimenti, strategia per le imprese piccole e medie e continuità di governo e di riformismo. Non servono improbabili shock, richiamati quando serve o quando arrivano campagne elettorali alle porte. Ci serve un rilancio che impedisca al nostro Paese il progressivo scivolamento nelle classifiche di competitività nei prossimi anni, che ci porterebbe in un ruolo marginale e subalterno.
      Molto è nelle nostre mani, dopo l'estate nefasta dove abbiamo pagato, nel 2011, la perdita di credibilità e di reputazione con programmi di austerità eccessiva, firmati dall'allora Governo: i passaggi del fiscal compact, il pareggio di bilancio e, addirittura, l'anticipo del pareggio di bilancio, tutti fatti che sono avvenuti tra il marzo del 2011 e l'agosto del 2011. È sotto gli occhi di tutti che politiche di austerità finalizzate esclusivamente al risanamento dei conti pubblici producono un effetto di aggravamento della recessione.
      Un errore, tuttavia, che non deve diventare un alibi per eludere il nostro dovere, ricordandoci, anzitutto, che siamo di fronte ad un enorme stock di debito, che non tende a regredire, a sofferenze e crediti non performanti nel sistema finanziario, accompagnati, per paradosso, ad una restrizione degli impieghi su tutta la filiera produttiva.
      Non può esservi alcun dubbio sul fatto che l'Europa debba recuperare il terreno perduto e spingere con molta forza sul fronte della crescita, restituendo fiducia ai cittadini, in particolare ai più giovani, e ritrovando quel senso di prospettiva che pareva avere smarrito.
      Onorevole Presidente, il nostro posto in Europa ce lo siamo riconquistato con la credibilità, l'impegno, e oggi dobbiamo rifuggire a tutti i costi dal ruolo degli inaffidabili, di quelli che promettono e poi non mantengono. Battere i pugni sul tavolo, fare il braccio di ferro, fregandosene delle regole, come suggeriscono alcuni in maniera scriteriata e irresponsabile, è esattamente quello che non dobbiamo fare per evitare vecchi pregiudizi e nuove penalizzazioni, rischiando di chiuderci in ogni prospettiva e, soprattutto, non portando a casa alcun risultato.
      Concludo: al G8 in corso, a Lough Erne, si sta discutendo di un nuovo patto transatlantico tra gli Stati Uniti e l'Europa che potrebbe offrire nuove straordinarie prospettive di crescita. È tempo che il dibattito politico abbandoni il proprio provincialismo per ritrovare il prestigio che compete ad un grande Paese del G8.
      Enrico Letta sta dando grande prova, rappresentando l'Italia e gli italiani nel più alto contesto internazionale. Siamo la terza economia europea...

      PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Colaninno.

      MATTEO COLANINNO. Concludo: siamo la terza economia europea, la seconda manifattura d'Europa, un grande Pag. 103Paese democratico. È nostro dovere lavorare con serietà, competenza e coerenza, per dare una mano concreta all'Italia, non con le parole della propaganda, come troppo spesso vediamo, ma con i fatti. Grazie dell'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

      PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del gruppo della Lega Nord e Autonomie, nella giornata di domani, alle ore 13, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sui recenti sbarchi di migranti a Lampedusa e in altre aree costiere.

Si riprende la discussione del disegno di legge n.  1012-A.

(Coordinamento formale – A.C. 1012-A)

      PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1012-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.  1012-A, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Prego i colleghi di affrettarsi al proprio posto. Nardi, Faraone, Della Valle...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:
          «Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n.  54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo» (1012-A):

            Presenti     468            
            Votanti     447            
            Astenuti       21            
            Maggioranza     224            
                Hanno votato     447                
      (La Camera approva – Vedi votazioni).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile 2013, n.  43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015. Trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE (A.C. 1197-A) (ore 20,55).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato n.  1197: Conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 26 aprile 2013, n.  43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015. Trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE.

Pag. 104

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1197-A)

      PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
      Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
      Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
      Il relatore, deputato Alessandro Bratti, ha facoltà di svolgere la relazione.

      ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Grazie signor Presidente. Questa sera affrontiamo la discussione del decreto-legge n.  43, un provvedimento sicuramente importante che reca una serie di disposizioni destinate a fronteggiare situazioni di criticità e di emergenza in alcune aree del territorio nazionale legate al verificarsi di eventi sismici, ma anche alla gestione del ciclo dei rifiuti e ad altre problematiche di carattere ambientale. Si tratta, in molti casi, di norme che i territori attendono per fronteggiare le difficoltà legate a diversi motivi, non ultimo la mancanza di una legislazione chiara, propria in tema di oggetto di come gestire gli effetti delle calamità.

      PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Bratti. Io chiedo ai colleghi che se ne stanno andando – legittimamente, come sempre dico –, di farlo in silenzio per consentire al deputato Bratti di fare la sua relazione e, a chi vuole, di ascoltarlo. Prego.

      ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Dicevo: si tratta della necessità di provvedere a definire una legislazione chiara proprio in tema di come gestire gli effetti delle calamità naturali.
      Il decreto reca inoltre una disciplina ad hoc per aiutare e agevolare lo svolgimento di EXPO 2015 e il conseguente rispetto delle opere connesse.
      Prima di illustrare sinteticamente, molto sinteticamente – perché poi rimando alla relazione in Commissione la descrizione dei vari articoli – vorrei però fare alcune considerazioni di carattere generale, in primo luogo, facendo mie le condivise critiche di quasi tutti colleghi che si sono espressi in Commissione.
      Desidero sottolineare e lamentare la ristrettezza dei tempi nei quali si è svolto l'esame del provvedimento e nel quale si svolgerà in questo ramo del Parlamento, la restante parte della discussione. Una situazione che non ci consentirà di fare una discussione esaustiva nel merito, né ci permetterà di apportare delle modifiche che, a mio avviso, avrebbero potuto sicuramente migliorare il testo.
      L'esame del decreto, che è stato adottato dal precedente Governo alla fine del suo mandato, non è stato infatti tempestivamente iniziato dal Senato, a motivo, sicuramente, dell'avvio della legislatura e anche dell'insediamento delle commissioni permanenti, ma si è eccessivamente protratto, tanto da comprimere i tempi di discussione e dell'esame in questa Camera. Ci auguriamo che ciò non si ripeta più e chiediamo fin d'ora – lo abbiamo già formalizzato come Commissione attraverso il nostro presidente – alla Presidenza di farsi carico di queste considerazioni per trasmetterle alla Presidenza del Senato.
      Tali considerazioni sono tanto più valide poiché questo è un provvedimento che giunge all'esame della Camera sostanzialmente modificato rispetto al testo originario, pertanto di una certa complessità. Più specificatamente le modifiche inserite nel corso dell'esame al Senato si traducono in 17 articoli aggiuntivi e 45 commi aggiuntivi. In proposito segnalo che, nel corso sempre dell'esame al Senato, sono state inserite numerose disposizioni, alcune non strettamente attinenti all'oggetto del decreto-legge, in quanto di carattere ordinamentale e incidenti su ulteriori ambiti di intervento non contemplati dal provvedimento originario.
      Un terzo profilo di considerazioni attiene in generale al merito del provvedimento. Pag. 105Si tratta in molteplici casi di proroghe di gestioni commissariali, situazioni emergenziali la cui validità continua a protrarsi a motivo di comprensibili ragioni legate alla gravità delle situazioni medesime.
      Nella scorsa legislatura avevamo adottato una normativa di riordino della Protezione civile il cui obiettivo era quello di restringere la durata delle emergenze, favorire il rientro nel regime ordinario e limitare la durata delle gestioni commissariali in corso, con l'obiettivo di eliminare definitivamente questa modalità di gestione che, più che risolvere i problemi, spesso li ha alimentati costituendo un ulteriore spreco di risorse pubbliche. L'ennesima tragedia, poi, dovuta alle calamità naturali, in questo caso parliamo del terremoto, e le diverse modalità con cui sono state affrontate le questioni relative allo stato di emergenza e le procedure con cui si interviene soprattutto ex post, rendono, come ho detto in precedenza, urgente un provvedimento legislativo che rappresenti un definitivo intervento organico sulla disciplina di gestione delle calamità naturali, più in generale delle emergenze di protezione civile. Troppe sono le disparità di trattamento tra le diverse popolazioni colpite, e credo che non ci sia cosa peggiore del fare discussioni e confronti tra situazioni e tra popolazioni che sono state vittime dei grandi disastri naturali.
      Il lavoro eseguito in Senato, sicuramente frutto di un confronto serrato, ha migliorato il decreto originario su un versante che interessa gli articoli relativi agli eventi sismici. Voglio ricordare che nella fattispecie della questione del terremoto emiliano, e non solo, ma mi riferisco all'area anche lombarda e veneta, non stiamo parlando solo di interventi di solidarietà – tra l'altro assolutamente necessari e importanti – ma di veri investimenti che riguardano l'economia di tutto il Paese. In questo caso si tratta di un'area che produce, lo voglio ricordare, quasi 20 miliardi di euro di ricchezza con riferimento al 2011 e genera 12 miliardi circa di euro di esportazione. È stato stimato che il valore aggiunto perso a causa del sisma del maggio 2012 si è aggirato attorno a 3 miliardi di euro. Sono diverse migliaia le imprese che sono state colpite di due comparti strategici per il nostro Paese quale il biomedicale e il tessile e abbigliamento. Migliaia sono le aziende agricole e zootecniche colpite, per le quali abbiamo bisogno di risposte puntuali.
      Lo voglio dire subito: non tutte le richieste sono state accolte dal Governo. In particolar modo, mi riferisco alle estensioni anche alle imprese individuali senza dipendenti della possibilità di accesso ai finanziamenti già previsti nella normativa speciale approvata lo scorso anno; all'estensione della misura per l'assistenza alle popolazioni anche ai comuni limitrofi di quelli del cratere; all'estensione della possibilità di accesso ai contributi per la ricostruzione anche a chi, in mancanza di residenza anagrafica, abbia un contratto di affitto regolarmente registrato.
      Vi sono poi alcune questioni, una in particolare, che abbiamo più volte ricordato anche in sede di discussione in Commissione che riguardano una questione legata al tema della detassazione dei contributi, in particolar modo degli indennizzi assicurativi. Questo è un tema che noi riteniamo fondamentale e indispensabile. Abbiamo avuto rassicurazioni dal Governo e non mancheranno sicuramente ordini del giorno che riprenderanno la questione, ma non vi è dubbio oggi ci troviamo in una situazione abbastanza paradossale, per cui chi non è assicurato ha un risarcimento pari al 100 per cento del danno ricevuto e chi invece è assicurato si trova nella curiosa situazione di dover pagare un carico fiscale che si aggira attorno al 40 per cento.
      Quindi, non solo questo è un aspetto di disparità, ma è anche un aspetto – lo voglio dire così – diseducativo, perché credo che invece coloro che hanno provveduto ad assicurarsi meritino un'attenzione particolare, e non sicuramente una penalizzazione.
      Non voglio troppo stare sui singoli articoli; voglio però fare una velocissima disamina. In primo luogo, segnalo le modifiche che sono state introdotte nel disegno Pag. 106di legge di conversione, che provvedono al trasferimento di funzioni in materia di turismo dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero per i beni e le attività culturali e la riformulazione della composizione del CIPE: due provvedimenti che dallo stesso Comitato della legislazione non sono stati considerati come molto congrui con il testo.
      Abbiamo poi l'articolo 1, che riguarda l'area industriale di Piombino: un'area in una situazione di crisi industriale a cui è stato chiesto di applicare le disposizioni dell'articolo 27 del decreto-legge n.  83 del 2012. È un'area sicuramente strategica per il nostro Paese: sono numerosi i provvedimenti che sono stati messi in campo per cercare di velocizzare alcune procedure, così come migliorare la dotazione infrastrutturale di quell'area. È stato poi ricompresa nell'applicazione eventuale dell'articolo 27 anche l'area di Trieste, proprio perché le due aree hanno in comune il fatto che ospitano un'importante azienda siderurgica in grande crisi come è la Lucchini.
      Un secondo gruppo di norme poi riguarda l'ambito ambientale. Siamo di fronte alla proroga dello stato emergenziale per quanto riguarda la gestione commissariale del territorio di Palermo, con particolare riferimento all'area che ospita la discarica di Bellolampo: una discarica molto problematica, una discarica che è probabilmente per i suoi problemi seconda solo alla discarica di Malagrotta. Gli interventi descritti, molto dettagliati, sono sicuramente necessari; ma credo che sia fondamentale che la regione Sicilia in primis si doti davvero, finalmente, di un'efficace pianificazione riguardo al ciclo dei rifiuti.
      Vi sono poi sempre una serie di proroghe emergenziali che riguardano gli impianti di collettamento e depurazione in Campania. Vi sono anche un'altra serie di proroghe che riguardano la regione Puglia, anche in questo caso per quanto riguarda investimenti importanti del ciclo di depurazione delle acque. Voglio ricordare questo: le proroghe, che noi abbiamo sempre contestato nella scorsa legislatura e ogni volta che abbiamo avuto occasione di parlare di commissariamenti, sono dovute proprio al fatto che, poiché nella scorsa legislatura abbiamo approvato un provvedimento che di fatto blocca i commissariamenti, vi sono in alcuni casi ordinanze commissariali, che erano già state emanate, che devono essere gestite fino alla situazione finale. Il pacchetto quindi, che troviamo nel provvedimento, serve a portare a termine quelle gestioni, ed il nostro giudizio sui commissariamenti rimane assolutamente immutato.
      Vi è poi un terzo gruppo di norme che riguarda l'Expo 2015. In particolare, vi sono una serie di disposizioni che occorre approvare al fine di garantire il rispetto dei tempi stabiliti per lo svolgimento e l'adempimento degli obblighi internazionali assunti dal Governo italiano nei confronti del Bureau International des Expositions, tenuto conto dei tempi di realizzazione dell'evento e delle opere essenziali che sono connesse. Si prevede l'istituzione di un unico commissariamento, ed altre azioni, che sono tutte – come ho già detto in precedenza – mirate a velocizzare le procedure.
      In parte io collocherei anche in questo ragionamento l'articolo 8-bis, che riguarda la questione delle terre e rocce da scavo. Abbiamo discusso molto la scorsa legislatura rispetto a questa questione: la questione è molto delicata, è un argomento complesso, anch'esso oggetto di un quadro normativo ancora poco chiaro, che da un lato complica sicuramente la gestione dei cantieri edili, ma dall'altro, se non opportunamente chiarito, facilita enormemente le infiltrazioni della malavita organizzata, soprattutto nel settore del movimento terra. Ci sembra che la soluzione proposta sia una soluzione che vada abbastanza incontro, in buona parte, a queste preoccupazioni ma, come è scritto nell'articolo stesso, si rimanda poi ad una successiva normativa, che speriamo sia definitiva.
      Per quanto riguarda il terremoto non mi ci soffermo più di tanto, nel senso che c’è un pacchetto di provvedimenti che riguardano il terremoto dell'Emilia, della Lombardia e del Veneto che sono stati Pag. 107introdotti al Senato, assolutamente positivi. Ci sono ancora alcune questioni importanti anche che riguardano la regione Lombardia, c’è ancora un blocco di circa 37 milioni di euro che sono legati alle quote finanziarie approvate a livello comunitario e bisogna trovare il modo di sbloccarli, pena il non utilizzo di questi fondi, cosa che sarebbe sicuramente da evitare.
      Sono state anche introdotte diverse normative che riguardano il terremoto dell'Abruzzo, soprattutto riguardo all'allentamento del Patto di stabilità, cosa che avevamo chiesto per il terremoto emiliano-romagnolo, lombardo e veneto: si è esteso anche all'Abruzzo e in parte anche al terremoto del Molise. Quindi, ci sono sicuramente cose assolutamente di grande importanza.
      C’è poi un altro gruppo – ho quasi finito – di provvedimenti che sono stati presi e che sono sicuramente di grande rilevanza, ma che oggettivamente sono poco congrui con il titolo del decreto, non riguardano situazioni emergenziali. Sono sicuramente importanti l'allentamento del Patto di stabilità per i comuni piemontesi interessati all'alta velocità, tra l'altro provvedimenti già presi nel 2011, per cui l'allentamento del Patto serve sostanzialmente a fare in modo che questi investimenti vengano eseguiti.
      C’è qualcosa di importante che riguarda il contratto tra il Ministero per le infrastrutture e la Rete Ferroviaria Italiana. Anche qui sarebbe stato interessante, oltre alle priorità che qui sono espresse, capire quante di queste priorità riguardano anche il sistema di trasporto ferroviario dei pendolari, che noi sappiamo essere uno di quei settori assolutamente in sofferenza.
      Vi è anche un articolo che autorizza la spesa di 3 milioni di euro per il trasporto marittimo veloce dei passeggeri tra la città di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Qui non è molto chiaro quanto di questi finanziamenti sia messo a disposizione per comprare delle barche, degli aliscafi e quanto invece sia necessario mettere a disposizione come finanziamento per evitare l'interruzione di un trasporto pubblico importante, che è appunto il collegamento tra le isole e la penisola.
      Termino, signor Presidente: ci sono anche altre questioni. C’è la questione che sarà credo oggetto di ordini del giorno e che riguarda la movimentazione delle macerie per quanto riguarda il terremoto dell'Abruzzo. Noi siamo favorevoli a che vi sia un'opera di semplificazione, per cui al più presto – al più presto: a parte che siamo nel 2012 e il terremoto è del 2009, quindi alcune situazioni dovrebbero essere già state risolte – a che vi sia un'accelerazione, ma siamo anche preoccupati che nel trasporto e nella movimentazione di questo materiale si tenga conto del fatto che nelle macerie poi possono a volte – spesso – esserci dei rifiuti pericolosi, nella fattispecie rifiuti legati ad Eternit o comunque ad amianto o similari, che debbono essere, non solo smaltiti correttamente, ma anche nella fase di gestione gestiti in maniera corretta.
      Concludo, Presidente, così come ho iniziato, con il rammarico di non poter accettare la discussione che ho già fatto in Commissione e, conseguentemente, discutere in maniera adeguata gli emendamenti dei colleghi dell'opposizione, ma anche dei gruppi di maggioranza che avrebbero portato sicuramente, molti di loro, un arricchimento al presente testo. Speriamo infine – e concludo davvero – di non dover più trovarci in queste condizioni, che credo non aiutino ad aumentare la credibilità nostra nei confronti dei cittadini che ci hanno eletto (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, a meno che non si riservi di intervenire al termine della discussione sulle linee generali.

      MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, rinunzio a questa facoltà.

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Causin.  Ne ha facoltà.

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      ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge Atto Senato n.  576 è un provvedimento di rilevante importanza, che converte in legge il decreto-legge n.  43 del 2013, che è stato promosso nella fase finale del Governo Monti. Questo provvedimento nasceva per dare delle risposte ad alcune emergenze di natura ambientale e infrastrutturale che compromettono oggi la capacità di crescita del nostro Paese.
      Nonostante la fase convulsa della vita nascente della nostra istituzione parlamentare, che tutti abbiamo vissuto e che ha cagionato un fortissimo ritardo nell'esame e nell'adozione delle misure contenute in questo provvedimento, Scelta Civica ritiene comunque doveroso fare la propria parte affinché si possa dare una rapida e concreta risposta a quelle aree del Paese che ancora oggi sono colpite da eventi calamitosi, da emergenze di tipo ambientale o che sono caratterizzate, purtroppo, da gravissimi ritardi infrastrutturali.
      Il fatto che si debba ricorrere, anche se nei tempi previsti dalla legge, alla conversione di un decreto-legge che contiene misure relative a questi eventi sismici, tipo quello de L'Aquila e dell'Emilia, o all'emergenza cronica dei rifiuti in alcune aree del sud del Paese, oppure ai ritardi infrastrutturali di un evento strategico come l'Expo 2015, la dice lunga sull'incapacità delle nostre istituzioni di offrire risposte veloci e credibili ai cittadini italiani e di agire con la cultura della prevenzione, e non quella dell'emergenza. Questa modalità, soprattutto rispetto all'Expo 2015, ci mette in gravissimo imbarazzo rispetto alla comunità internazionale ed evidenza la necessità, delle istituzioni parlamentari, di essere più veloci ed efficaci ed incisive nel processo decisionale.
      Il disegno di legge Atto Senato n.  576 contiene alcuni elementi di positività e altri di fortissima criticità. Tra gli elementi di positività mi sento di annoverare innanzitutto il fatto che il decreto libera una grande disponibilità di risorse economiche che, se pure in aree specifiche di intervento e del Paese, mettono in moto l'economia rispondendo ad alcune delle emergenze che si sono cronicizzate negli anni. Penso alle zone colpite dai terremoti, penso a quelle caratterizzate dall'emergenza rifiuti e penso a delle aree strategiche e di riconversione come quella di Piombino, da cui prende proprio il titolo il decreto in questione.
      Un altro elemento positivo è che questo disegno di legge consente di agire, in parziale deroga al Patto di stabilità, coinvolgendo negli interventi di messa a disposizione delle risorse gli enti locali, in modo particolare le regioni. Questo è molto importante, soprattutto per quello che riguarda le spese in conto capitale.
      Un terzo elemento di positività contenuto nel disegno di legge è quello di consentire di individuare procedure di semplificazione amministrativa per quegli interventi strategici, come l'Expo 2015, che a causa della complessità del «sistema Italia» fanno scontare gravissimi ritardi e che rischiano, come dicevo prima, di farci trovare in situazioni di gravissimo imbarazzo rispetto alla comunità internazionale, che ci valuterà rispetto all'efficacia di questa grande manifestazione.
      Dicevo, però, che il decreto contiene anche degli elementi di forte criticità, che ci sentiamo di dover evidenziare. Dal punto di vista del percorso parlamentare, permane, secondo noi, l'uso improprio dello strumento legislativo, poiché, in un decreto che doveva inizialmente intervenire sulle emergenze ambientali, sono comparse, in sede emendativa e nell’iter di questo decreto, tra Camera e Senato, altre partite – tra virgolette – che non hanno nulla di ambientale né tanto meno di emergenziale. Penso, per esempio, all'acquisto delle navi traghetto per il trasporto sullo Stretto o ad altre diciture che i colleghi avranno modo di vedere in sede emendativa.
      Un altro elemento di criticità è quello che io mi sento di evidenziare anche per il fatto che vengo da una regione dove la prima voce economica è costituita dall'economia turistica: è che si vuole incardinare con questo disegno di legge, sotto Pag. 109l'egida del Ministero dei beni culturali, le competenze del turismo. In Italia, il turismo, dal punto di vista del prodotto interno lordo, vale 150 miliardi, pari quasi al 10 per cento del PIL. Ecco, io credo che incardinare una delle prime attività industriali sotto il Ministero dei beni culturali, con tutto il rispetto, sia una visione limitativa del turismo come fonte economica e come fonte di produzione del nostro Paese.
      Un terzo elemento riguarda la partita de L'Aquila. Io credo che rispetto al terremoto de L'Aquila e alla città de L'Aquila, le istituzioni siano sempre in deficit: per quanto sia stato fatto, noi siamo sempre in debito rispetto alle popolazioni de L'Aquila. E, quindi, il fatto che noi mettiamo a disposizione 5 miliardi credo sia un fatto dovuto, credo vadano date delle risposte immediate a quelle popolazioni e che l'emergenza vada chiusa il prima possibile. Però è anche vero che noi dobbiamo uscire dalla cultura che le emergenze le finanziamo con l'incremento delle imposte. Questa è una cosa inaccettabile: in un Paese che decresce per il quinto, sesto anno consecutivo dal punto di vista del PIL, è inimmaginabile che noi finanziamo le emergenze aumentando le imposte. Noi finanziamo 5 miliardi con un incremento progressivo dei bolli. Io credo che sia giunto il tempo, di fronte ad una fase economica decrescente, di prendere atto che lo Stato divora il 53 per cento della ricchezza pubblica prodotta, del prodotto interno lordo, e che sia giusto svolgere un lavoro serio, di economia, di tagli, di efficienza per reperire dalle economie dello Stato quelle risorse che consentono di finanziare anche le emergenze.
      Mi avvio a concludere, regalando un po’ di tempo all'Aula. Scelta Civica, con questo provvedimento, vuole rimanere coerente rispetto ad un indirizzo che noi abbiamo assunto fin dalla fase nascente di questo Governo. Noi crediamo che in questa fase non ci si debba caratterizzare con i comunicati stampa, con le differenziazioni, ma ci si debba caratterizzare con la capacità di fare, di agire e di dare delle risposte ai cittadini. Questo è il senso e la logica per cui noi aderiamo positivamente a questo di tipo di provvedimento, anche se non ci soddisfa completamente.
      Però, desidero fare una nota in conclusione, e la faccio, anche questa, mutuando una situazione locale di una regione importante, come il Veneto, dal punto di vista del prodotto interno lordo, del numero di abitanti, rispetto ad un'emergenza ambientale che ha caratterizzato, due anni fa, il nostro territorio, ed è legata al tema delle alluvioni. Se noi passassimo dalla cultura dell'emergenza alla cultura della prevenzione, facendo anche gli investimenti di messa in sicurezza del territorio e, quindi, facendo quegli investimenti che consentono di prevenire le emergenze, io credo che, alla fine, quello che spenderemmo come Stato italiano, come Governo italiano, sarebbe molto meno che intervenire, con grande e sommo ritardo, spendendo magari dieci volte di più di quello che si spenderebbe con una buona cultura di prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, dall'inizio della legislatura sono stato assente due volte durante i lavori di questa Camera: la prima era il 20 maggio e la seconda il 29. Sono date che, forse, resteranno impresse anche nella memoria del nostro Paese, ma, certamente, lo saranno nella mia e in quella di chi vive nella mia regione.
      Sono i giorni in cui il sisma colpì con violenza le province di Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Bologna oltre al Veneto e alla Lombardia. Sono le terre che noi con affetto chiamiamo «la Bassa» perché in Emilia Romagna ogni provincia ha la sua «bassa» ma dopo quei giorni c’è un luogo e un significato particolare per quella parola. Io, ravennate, ho cercato in questi mesi di tenermi informato, aggiornato su progressi e problemi perché credo che sia il dovere minimo che accompagnerà, in questa legislatura, tutte le parlamentari e Pag. 110i parlamentari eletti in Emilia. Ma l'ho fatto anche per senso di riconoscenza nei confronti di tutte le amministratrici e gli amministratori di quelle terre che voglio ricordare con gratitudine in quest'Aula, perché negli ultimi 12 mesi mi hanno ricordato, sistematicamente, cosa la politica possa essere quando diventa capacità e volontà di spendersi, senza riserva e senza riposo, per la propria comunità nel momento in cui questa vive un'emergenza drammatica quanto inaspettata.
      Oggi noi facciamo alcune cose buone con questo decreto-legge anche grazie all'impegno della giunta regionale dell'Emilia-Romagna e di tutti i parlamentari di quella regione che hanno presentato e saputo sostenere emendamenti fondamentali per le esigenze della ricostruzione. Consentiamo infatti alle imprese della zona di continuare ad usufruire di credito agevolato per rispettare le scadenze fiscali e tributarie e mettiamo i comuni nelle condizioni di fare il loro dovere garantendo, nei prossimi mesi, il giusto apporto in termini di autorizzazioni e controlli alle opere di ricostruzione. Questo significa permettere ad alcuni dei territori più dinamici di questo Paese, dove viene prodotto circa il 2 per cento del PIL nazionale, di continuare a dare il proprio vitale contributo allo sviluppo dell'Italia, di mantenere in piedi storie aziendali di eccellenza, di salvaguardare realtà produttive uniche che hanno saputo saldare investimenti multinazionali e una solida struttura di piccole e medie imprese. Non si tratta, quindi, di aiuti, ma di un vero e proprio investimento sul presente e sul futuro dell'Italia che passa anche dalla capacità di ripresa dei distretti fondamentali. Certo, questo non basta, perché si tratterà, ora, di cogliere la sfida del cambiamento anche in zone che sembravano già proiettate nel domani e questo sarà l'impegno dei prossimi anni.
      Il sisma ha, infatti, dimostrato, anche, quanto fragili possano essere le basi del nostro modello di sviluppo, a partire dall'attenzione, talvolta insufficiente, posta sulla sicurezza sismica degli edifici in un Paese, l'Italia, che comunque con i terremoti ha sempre dovuto e sempre dovrà fare i conti. Non dimentichiamo che la maggior parte delle morti sono state morti sul lavoro dovute al crollo di capannoni privi delle necessarie misure antisismiche e che se le scosse più violente fossero state in un'altra ora o in un altro giorno, il bilancio delle vittime sarebbe stato ben più tragico.
      Questo ci impone, oggi, o meglio, ci imponeva ieri, di pretendere in tutto il territorio nazionale la più rigida attenzione sul rispetto dei criteri antisismici nelle costruzioni artigianali e industriali. Non possiamo dimenticare che, forse, alcune tragedie si sarebbero potute evitare se non ci si fosse rimessi subito al lavoro, sono non avesse prevalso la cultura del fare, del fare subito, del fare in qualsiasi condizione, cultura che ha contribuito alla fortuna di quelle terre di cui, tutti, siamo giustamente orgogliosi ma che non dovrebbe mai farci dimenticare che ci sono anche momenti per la prudenza, per la sosta, perché troppo grande è quello che ci sta accadendo intorno.
      Chiunque sia stato nelle zone del sisma lo sa, ha visto lo spettacolo delle fabbriche crollate, dei tetti venuti giù e ha potuto immaginarsi quale rischio si sia corso per la vita di tante e tanti lavoratrici e lavoratori, molti di loro nati in un altro Paese, ed è giusto ricordarlo. È giusto ricordare il debito che quest'Italia ha con chi ha scelto di condividere con noi, quotidianamente, la fatica e l'impegno del lavoro, proprio quel lavoro che ha permesso alla «Bassa» di diventare una delle prime aree industriali del Paese. Oggi, quindi, la ricostruzione va avanti e dovrà restituirci città, paesi e zone produttive migliori di quelle che ricordiamo. Abbiamo l'opportunità, se tutti i livelli istituzionali sapranno adeguatamente collaborare come hanno fatto finora, di delineare un modello di sviluppo aggiornato, che sappia scommettere sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale. Pensiamo ad una politica di beni comuni che sappia darsi l'obiettivo della massima tutela della qualità dell'aria e dell'acqua ma anche non insistere ulteriormente sul consumo del Pag. 111suolo e, soprattutto, evitare di persistere nell'errore di considerare l'area una zona per l'estrazione e il trattamento degli idrocarburi. Lo dico perché non è passata per nulla inosservata la richiesta di autorizzazione alla ricerca di Shell gas, peraltro non prevista dalla strategia economica nazionale, e di altre ipotesi di trivellazione che risulterebbero intollerabili in terre che si sono viste sprofondare letteralmente dopo il sisma e che sono soggette a subsidenza o interessate, fino a pochi giorni fa, da progetti come il deposito di gas di Rivara. Voglio ringraziare a tal proposito il Ministro Orlando per averlo tolto di mezzo, ma niente ci impedisce di pensare al danno che avrebbe potuto provocare se realizzato un anno fa. Pensiamo ad una politica infrastrutturale che sappia dare respiro ad aree tanto importanti sul piano economico ma che, allo stesso tempo, non si intestardisca su un modello unico, soprattutto se di tipo autostradale come è il caso della Cispadana.
      In questo senso crediamo che ci sia bisogno di una ricognizione ampia e puntuale, senza pregiudizi, verificando l'attuale sostenibilità finanziaria dell'opera, sia per la parte della società attuatrice sia per la parte della regione, e monitorando rigorosamente l'osservazione sulla compatibilità ambientale proposta dalle associazioni, attualmente all'attenzione della procedura di VIA, senza dimenticare, peraltro, che non si dovrebbe mai prescindere dall'obiettivo strategico di togliere progressivamente quote di traffico dalla gomma a favore del ferro. Pensiamo ad una ricostruzione che sappia essere parte di quella conversione ecologica dell'economia, che rappresenti una promessa di futuro per il nostro pianeta, oltre che una necessità per la pianura padana, al top fra le aree inquinate del mondo globale, e una grande opportunità di sviluppo economico positivo.
      Noi vorremmo che fra i criteri della ricostruzione ci fosse l'autonomia energetica di quelle aree, da raggiungere attraverso investimenti nelle energie pulite e rinnovabili, a partire da quella solare. Non si tratta di un tema locale, perché non stiamo parlando di un'area densamente popolata, ma, come detto, di una zona a forte intensità e vocazione produttiva. Se attraverso un coinvolgimento dello Stato, della regione, degli enti locali e delle strutture di ricerca si riuscisse a sperimentare un nuovo modello di approvvigionamento e di risparmio energetico che si dia l'obiettivo di raggiungere gli obiettivi proposti da agenzie come CasaClima, sarebbe una soluzione di interesse per tutta l'Italia, oltre che un giusto contributo ad una terra che tanto ha dato al Paese.
      Infine, un'ultima considerazione. È stato tanto detto e scritto sul modello emiliano, sulla sua capacità di generare ricchezza e sviluppo, a partire dalla cura della coesione sociale e dei servizi pubblici: è tutto vero, al di là della necessità profonda di aggiornarsi e riscoprirsi. Lo abbiamo vissuto nei campi di accoglienza nei mesi che hanno seguito, nelle gare di solidarietà, nella capacità di intere comunità di mettersi in gioco sostenendosi vicenda. Oggi, tuttavia, le esigenze continuano ad essere molte ed è necessario comprendere che quando si parla di deroga al Patto di stabilità, di possibilità di assunzioni temporanee per ottemperare soprattutto alle esigenze tecniche, non si può dimenticare che esiste una ricostruzione che va oltre gli edifici e i luoghi della storia, si tratta di quelle delle comunità e delle persone che hanno maggior bisogno di cura e servizi, dopo un anno passato così.
      Per questo mi auguro che si permetterà in futuro di derogare anche per sanità, istruzione e servizi sociali. Da quelle parti sono forti, ma ne hanno bisogno. Infine, un anno dopo molti passi avanti sono stati compiuti, grazie alle istituzioni, ai sindaci, alle amministrazioni, ai lavoratori, agli imprenditori, a tutte le associazioni, ai volontari, ai professionisti, a una comunità, in sintesi, che ha saputo reagire ed organizzarsi. Tante ancora sono le difficoltà, e affinché non una persona rimanga indietro bisogna saper ascoltare e proseguire con forza nell'opera di ricostruzione, senza mai spegnere le luci sulle sofferenze sociali, a partire, però da una richiesta Pag. 112precisa: una legge quadro e le regole con le quali rispondere a qualsiasi calamità naturale ci si trovi di fronte; una legge scritta attraverso un percorso partecipato dai territori e che possa prendere come esempio proprio il sisma emiliano e il suo modello di ricostruzione fondato sul decentramento e sulla responsabilità degli enti locali. Nonostante la penuria di fondi dello Stato centrale e le lentezze della burocrazia che ancora annebbiano gli orizzonti di tante persone, noi vediamo il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Baruffi. Ne ha facoltà.

      DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che discutiamo è piuttosto complesso – come ha ricordato il relatore –, composito e scarsamente organico. Contiene, tuttavia, risposte importanti relative ad alcune emergenze che investono o hanno investito negli ultimi anni il nostro Paese. Si evidenzia, casomai, a proposito di emergenze, l'assenza di una risposta di sistema – lo diceva poc'anzi il collega –, di una legge organica capace di affrontare in modo non estemporaneo la gestione delle emergenze stesse, capace di guidare le istituzioni e le comunità dall'emergenza alla ricostruzione senza dover ogni volta ripartire da zero. È tempo che Governo e Parlamento affrontino e risolvano questa questione, facendo tesoro delle pratiche migliori quanto degli errori più clamorosi compiuti in questi ultimi anni.
      Ancora, a proposito di emergenze, quella istituzionale: affrontiamo oggi un provvedimento importante che impatta sulla vita di decine di migliaia di cittadini, di migliaia di imprese, istituzioni, comunità locali, senza che la Camera – veniva ricordato – possa nella forma e nella sostanza incidere sul merito del provvedimento stesso, anche laddove si evidenzino macroscopici errori. Se occorreva una volta di più certificare l'inadeguatezza del nostro assetto istituzionale, lo abbiamo fatto anche ora: un bicameralismo perfetto che produce imperfezione; una decretazione d'urgenza per affrontare emergenze di uno, tre, undici anni fa; ogni questione affrontata in sede legislativa anche quando buonsenso chiederebbe interventi di rango decisamente diverso.
      È ben vero quindi che urge una riforma profonda, capace di adeguare le istituzioni al bisogno del nostro Paese che cambia. Nel merito mi soffermo naturalmente sulla parte del decreto-legge che più direttamente attiene al sisma del maggio 2012, alla mia terra e alla mia comunità. Il provvedimento contiene senz'altro risposte importanti anche in questo ambito, che noi abbiamo sollecitato e che attendono le comunità locali, che sono state condivise con le istituzioni locali e le rappresentanze sociali tutte, a partire naturalmente dallo sblocco del Patto di stabilità, almeno per quella porzione di territorio, che è elemento essenziale per consentire ai comuni la ricostruzione: le risorse sono importanti ma anche poterle spendere.
      È necessario però anche qui sottolineare come occorrono risposte di più ampio respiro. Diamo la possibilità di sforare il Patto per il 2013 e i bilanci di previsione sono approvati esattamente in questi giorni. Quindi figuratevi voi di quale agio potranno mai giovarsi queste amministrazioni e poi ancora lo sblocco nel regime della spesa di personale, delle assunzioni, per smaltire le pratiche burocratiche e non uccidere imprese e famiglie con la burocrazia e i tempi lunghi di questa nella fase della ricostruzione. La proroga delle scadenze fiscali per imprese e lavoratori per consentire ad un'economia fiaccata di risollevarsi e altri interventi più puntuali su cui non ho tempo di intervenire.
      Mancano viceversa alcune risposte importanti che io credo dovranno necessariamente trovare spazio nei prossimi provvedimenti. Sono, peraltro, state indicate anche nell'ordine del giorno licenziato dal Senato e alcuni di queste le ripresenteremo anche noi in quest'Aula. Tra queste però ne voglio segnalare, tra tutte, una che abbiamo derubricato sotto il titolo fiscalità Pag. 113di vantaggio, cioè intesa come una serie di leve fiscali finalizzate a sostenere investimenti e occupazione attraverso, in particolare, il credito di imposta per sostenere le piccole e medie imprese e il mondo del lavoro. E credo che sarebbe davvero miope, anche rispetto ai provvedimenti su crescita e occupazione che sono al vaglio del Governo in queste settimane, non prestare l'attenzione dovuta ad uno dei territori a più alta vocazione manifatturiera del nostro Paese e d'Europa che è in testa nelle classifiche per le esportazioni e nei processi di internazionalizzazione. Se non cresce l'Emilia non cresce l'Italia. Ciò che, invece, non può essere derubricato da questo provvedimento né rinviato ad altro tempo è la questione relativa agli indennizzi assicurativi che è stata ricordata anche dal relatore Bratti. Il Parlamento si era già pronunciato a proposito del fatto che tutti gli indennizzi e i contributi per la ricostruzione non concorressero alla formazione dell'imponibile su cui applicare le imposte sul reddito di impresa e l'IRAP e ora, inopinatamente, torna fuori il problema e nel modo più paradossale: si troverebbero cioè tassati e penalizzati coloro che avevano sottoscritto una polizza assicurativa sui propri immobili, sui propri impianti, sulle proprie scorte. Coloro cioè che stanno facendo risparmiare risorse preziose allo Stato e alla ricostruzione di quel territorio. Un esito allucinante e controproducente anche per il futuro. Un esito non voluto nemmeno dal Governo, ne sono certo. Ce lo ha ricordato anche ieri nella discussione in Commissione ambiente. Ebbene noi chiediamo al Governo di assumere impegni lungimiranti per il futuro; li solleciteremo con ordini del giorno non potendo presentare emendamenti al testo e anche però impegni stringenti per l'immediato. Si provveda intanto a riconfermare quanto già contenuto nel decreto-legge n.  74, senza rinviare a nuovi leggi o provvedimenti: le nostre comunità e i nostri cittadini aspettano certezze per poter ripartire come e meglio di prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Mannino. Ne ha facoltà.

      CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, cari colleghi, oggi siamo a chiamati a discutere il disegno di legge di conversione del decreto-legge recante – cito testualmente – disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015 e, ancora, trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE. Il solo titolo del provvedimento evidenzia già un problema di costituzionalità. I decreti-legge sono, anzi dovrebbero essere, provvedimenti puntuali, urgenti e temporalmente contingenti.
      L'abuso dei decreti-legge svuota la nostra funzione, vengono utilizzati come un treno su cui caricare a casaccio norme di ogni genere. Il Governo legifera e il Parlamento ratifica, ormai l'80 per cento della produzione legislativa è così, il Parlamento è espressione della volontà popolare, il Governo no.
      I colori del Governo negli ultimi dieci-quindici anni sono stati diversi, ma il modus operandi è lo stesso. Quello che il MoVimento 5 Stelle vuole è tornare alla Costituzione, tornare ai Padri costituenti che parlano di democrazia parlamentare, con un Parlamento che legifera per mezzo di proposte di legge e un Governo che amministra per mezzo dei Ministeri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Molto si è detto sull'abuso di decretazione d'urgenza e la stessa Corte costituzionale – non sta a noi giovani ricordarvelo – è intervenuta più volte per circoscrivere e arrestare la degenerazione dell'istituto. Questo argomento andrebbe approfondito e affrontato, se solo ce ne fosse realmente la volontà. Credo proprio che non ce ne sia. Come se questo non bastasse, a questo decreto-legge 26 aprile 2013, n.  43 si aggiunge un ulteriore abuso, quello dell'assoluta contrazione dei tempi Pag. 114disponibili all'esame da parte della Camera: nonostante il Regolamento parlamentare nella sua logica preveda, per ciascun ramo del Parlamento, un termine massimo di trenta giorni per l'esame, il Senato ci ha trasmesso questa proposta di legge dopo più di quaranta giorni e in meno di una settimana siamo chiamati a ratificare quanto ci è stato trasmesso, pena la decadenza del decreto-legge.
      Il ritardo di trasmissione da parte del Senato non è dipeso da noi, ma dalle negoziazioni interne a questa strana maggioranza, come se questo non bastasse questo Governo non ha neppure controllato le forzature, alcune anche illegittime, inserite al Senato all'interno di questo decreto-legge.
      Il MoVimento 5 Stelle vuole lavorare, vuole far lavorare queste Aule, vuole far lavorare questa Istituzione, lo vuole fare sin dal primo giorno in cui è entrato in Parlamento, l'ha voluto fare sin dall'inizio chiedendo a gran voce l'istituzione delle Commissioni parlamentari e non dimentichiamolo, c’è voluto quasi un mese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Credo che come deputati potremmo dare un segno forte che sia il senso di tutto il nostro disappunto sull'iter e sulle tempistiche realizzate dal Senato, un esempio su tutti l'articolo 6-decies di cui in Commissione ambiente tutte le parti politiche hanno chiesto la soppressione – Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lega Nord e Autonomie, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – e tutti gli emendamenti sono stati tutti bocciati.
      Io sono siciliana, sono di Capaci e qui faccio solo un accenno alle tematiche trattate dall'articolo 2, che anche qui il Governo non ha controllato bene perché l'articolo non prevede disposizioni volte a evitare eventuali conflitti di interesse in mano al commissario scelto dal presidente della regione, che viene scelto fra coloro che già ad oggi gestiscono il dipartimento di acqua e rifiuti della regione Sicilia. L'articolo 2 attribuisce al ruolo del commissario contabilità apposita speciale, a differenza di quello che viene fatto all'articolo 1, in cui si prevede che per il commissario straordinario non vi siano ulteriori indennità, ulteriori emolumenti di qualsiasi genere in modo da non gravare sul bilancio pubblico. Inoltre, non viene precisato se questo commissario può avere altri ruoli dirigenziali all'interno dell'amministrazione statale, regionale o comunale.
      Ed ancora, l'articolo 2 non circoscrivere espressamente al solo comune di Palermo i poteri del commissario, nonostante la rubrica dell'articolo sia espressamente riferita a quel territorio, e neppure cita il riferimento al miglioramento della raccolta differenziata che attualmente si attesta al 6 per cento, ma anzi stranamente la lettera e) cita il piano di gestione rifiuti regionale, quindi in qualche modo si vuole dare a questo commissario straordinario, nominato per il comune di Palermo, l'attuazione del piano di gestione dei rifiuti regionale.
      E, ancora, l'articolo 2 non ribadisce con chiarezza, non fa alcun cenno, a quella che è la normativa vigente testualmente disattesa, riferita al comma 1, lettera c), dell'articolo 5 del decreto legislativo n.  152 del 2006, che nasce sulla scorta della direttiva europea n.  98 del 2008. E, ancora, non privilegia il completamento della messa in funzione di impianti dell'impiantistica connessa non ai rifiuti ma ai materiali postconsumo, laddove alcune azioni a riguardo sono già state finanziate con soldi pubblici. In particolare, ci riferiamo all'impianto di selezione di Partanna Mondello, realizzato e mai utilizzato; l'impianto di trattamento degli sfabbricidi dell'edilizia, iniziato e mai completato all'interno della discarica di Bellolampo; e, ancora, ai lavori di appalto avviati all'interno della discarica di Bellolampo per il trattamento del percolato. Ad oggi si continuano ad appaltare ad aziende private.
      Inoltre, non detta misure in grado di dare piena attuazione agli indirizzi dettati dal programma di prevenzione della produzione dei rifiuti in Sicilia, che è stato adottato nel mese di luglio 2012, appena un mese dopo il piano gestione rifiuti Pag. 115(quindi, il piano gestione rifiuti viene utilizzato come monito, il programma di prevenzione no). Non prevede, inoltre, misure idonee alla valorizzazione, soprattutto dal punto di vista economico, dei materiali postconsumo, anche a seguito della raccolta differenziata porta a porta.
      Ora, la nostra opinione è che se realmente tutti gli emendamenti continueranno ad essere bocciati, senza alcuna discussione o speranza di presa in considerazione... Concludo il mio intervento citando una frase di Paolo Borsellino: «Ci siamo oggi meritati lo stipendio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?»

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Signor Presidente, il decreto-legge, di cui ci apprestiamo a votare la conversione, presenta contenuti di notevole rilevanza. Tuttavia, prima di qualche considerazione di merito, desidererei mettere in evidenza due questioni di metodo. La prima, che è già stata accennata anche da interventi precedenti, riguarda la modalità di lavoro che ha portato la Camera dei deputati e le sue Commissioni a non poter intervenire in alcun modo sul testo, per il fatto che il Senato ha trattenuto il provvedimento mi pare per 47 giorni sui 60 disponibili.
      Se si voleva sperimentare il superamento del bicameralismo certamente l'esperienza è stata coronata da successo, visto che solo il Senato è stato in grado di discutere il testo e apportare degli emendamenti. Se invece, come spero, si è trattato di un esempio di pessimo coordinamento dei lavori tra Camera e Senato, allora ci auguriamo che questo non si ripeta in futuro. Ci rivolgiamo alla Presidenza della Camera per chiedere che l'argomento sia affrontato immediatamente, per prendere le necessarie contromisure per il futuro.
      Il secondo rilievo di metodo, invece, riguarda la presenza nel decreto di misure di intervento assai disomogenee tra loro. Questo miscuglio appare essere giustificato dal comune denominatore dell'emergenza. Ma, allora, dobbiamo dire che l'uso del termine emergenza non può costituire un cappello sotto il quale nascondere di tutto. Un conto è affrontare reali situazioni di emergenza legate a eventi imprevedibili, come i terremoti o altre calamità naturali. Ben altra cosa è giustificare come emergenze ambientali anni di gestione irresponsabile dell'ambiente, come nel caso di acque o di rifiuti, o ancora la necessità di prorogare, talora sine die, situazioni di commissariamenti di varia natura. Anche la collocazione del tema di Expo 2015 non appare del tutto comprensibile in un provvedimento emergenziale, ma su questo farò qualche breve considerazione poi di merito.
      Gli interventi emendativi del Senato hanno ulteriormente aumentato l'eterogeneità dei temi affrontati. Si pensi al fatto che sono stati inseriti il trasporto marittimo veloce, le centrali acquisti del comune, le camere di commercio italo-estere. Il concetto di emergenza deve smettere di essere un alibi per giustificare qualsiasi tipo di sanatoria. In questo modo si mistifica la realtà, facendo dimenticare che le vere emergenze sono altre: sono quelle del lavoro, dell'occupazione, quella del fisco nemico dei cittadini e delle imprese, quella delle famiglie che non arrivano alla fine del mese. Quindi, alla Presidenza della Camera, che sappiamo sensibile alla correttezza dei rapporti istituzionali, chiediamo che sia l'ultima volta che una Camera venga «espropriata» del proprio ruolo dall'altra, almeno finché resterà il bicameralismo perfetto, che in un caso come questo peraltro dimostra tutta la sua imperfezione.
      Al Governo, che sappiamo attento alle vere emergenze del Paese, chiediamo che non accada più che vengano assunti provvedimenti dove si mescolano situazioni realmente emergenziali con realtà figlie di incapacità e di inadempienza. Sappiamo che in passato è avvenuto molte volte e chiediamo che questa sia l'ultima volta. Entrando brevemente nel merito del decreto-legge, appare chiaro che gli interventi Pag. 116previsti per le situazioni relative alle zone terremotate sono fondamentali sia come contenuti che come tempistica. Tuttavia, si pone l'opportunità di una complessiva rivisitazione della disciplina relativa alle emergenze di protezione civile, che potrebbe ridurre, se non eliminare del tutto, il ricorso a strumenti legislativi straordinari. Riguardo alle proroghe di gestioni commissariali, si sarebbero potute introdurre diverse osservazioni e miglioramenti, come è stato discusso anche in Commissione. Ci limitiamo, quindi, a prendere atto della necessità di procedere rapidamente per evitare il crearsi di situazioni più gravi, ma certamente non possiamo dire di essere soddisfatti di questa situazione. Invece, vorrei aggiungere qualche considerazione più puntuale su Expo 2015. Penso che ormai sia largamente condiviso il giudizio positivo sull'opportunità che tale evento rappresenta per l'intero Paese e non soltanto per la Lombardia o per Milano. Quindi, ben venga un intervento volto a garantire il rispetto dei tempi, tuttavia dobbiamo ricordare che i poteri straordinari erano già previsti in capo al commissario straordinario, cioè il sindaco di Milano, che per propria scelta non li ha mai utilizzati, arrivando anche a dimettersi, come qualcuno ricorderà, salvo vedersi respinte le medesime dimissioni dal Presidente del Consiglio Monti. È fondamentalmente a causa di ciò che il Governo è stato costretto non solo ad attribuire i poteri derogatori ad un altro soggetto, modificando quindi il precedente assetto di governance, che peraltro funzionava molto bene, attraverso l'individuazione del commissario unico, ma anche ad ampliare i poteri rispetto alla precedente formulazione, perché i ritardi accumulatisi nel frattempo hanno reso necessarie più ampie capacità di deroga. Non esprimo un giudizio sulle legittime scelte di ciascuno, ma non si può non rilevare che la situazione creatasi non è figlia di un ineluttabile destino o di eventi catastrofici, ma che esistono certamente alcune responsabilità. Inoltre, un'altra considerazione è che l'articolo 5 prevede una notevole varietà di interventi e ciò ripropone il tema, già affrontato in passato, dell'opportunità di una legge speciale per l'Expo 2015 sul modello delle Olimpiadi di Torino. Lascio al Governo questa riflessione. Probabilmente bisognava farlo prima e ora è tardi, però si continuano a mettere pezze su un vestito che avrebbe dovuto essere modellato all'inizio forse in un modo diverso. Sul tema specifico dei poteri di deroga concessi al commissario unico suscita più di una perplessità la concentrazione di poteri nelle mani della stessa persona, che poi è anche il gestore della società preposta alla realizzazione dell'evento. Sarebbe probabilmente stato opportuno offrire la possibilità di una separazione di ruoli tra chi stabilisce le deroghe e chi le utilizza, specificando anche a chi spetta il compito di controllare la corretta definizione e attuazione delle deleghe stesse. Questa mia dichiarazione non rappresenta una mancanza di fiducia nella persona del commissario unico, che certamente sarà in grado di gestire tutto nella massima trasparenza e con un grande livello di efficienza, ma di una precauzione per evitare che di fronte agli immancabili ricorsi quello che oggi appare come un intervento di facilitazione possa trasformarsi in una vero boomerang, laddove si potessero ravvisare elementi di potenziale incostituzionalità. A questo proposito, presenteremo un ordine del giorno che porremo all'attenzione del Governo su questa tematica. Infine, pur comprendendo la necessità di accelerare i tempi per la realizzazione delle opere, appare curiosa per un evento che fa della sostenibilità il proprio biglietto da visita la deroga rispetto ai parametri di consumo energetico e alle certificazioni energetiche nella costruzione dei padiglioni, tanto più che apprendiamo dalla stampa che vi sarebbe l'intenzione, assai lodevole peraltro, di recuperare parecchi padiglioni per il dopo Expo. Il testo del decreto-legge adduce motivazioni che giustificano la complessiva sostenibilità dell'evento, che è garantita dall'ampio uso delle fonti rinnovabili, ma ciò non appare sufficiente ad eliminare il rischio di una brutta caduta di immagine che questa Pag. 117deroga potrebbe provocare di fronte a visitatori di tutto il mondo, che come sappiamo su queste tematiche sono molto sensibili.
      Pertanto, auspichiamo che il ricorso a tale deroga sui parametri di risparmio energetico non divenga la norma, ma sia limitato a poche situazioni assolutamente limitabili e comunque marginali. Un'ultima considerazione, infine, sul tema delle terre e rocce da scavo: è già stato detto che si tratta di un argomento assai delicato e sensibile sia per le pubbliche amministrazioni sia per il mondo imprenditoriale, mai risolto con chiarezza. L'intervento previsto in questo decreto-legge è molto parziale, riferendosi solo ai piccoli cantieri. Si pone, quindi, l'urgenza di un chiarimento complessivo e definitivo, che raccomandiamo al Governo di realizzare al più presto, in un veicolo legislativo adeguato.
      Concludo il mio intervento richiamando ancora la mia premessa: vi sono in questo Parlamento molte risorse positive, nella maggioranza come nell'opposizione. Consentiamo a queste risorse di lavorare e portare i propri contributi, che non potranno che essere positivi (Applausi).

      PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Paolo Grimoldi, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
      È iscritta a parlare la deputata Alessia Maria Mosca. Ne ha facoltà.

      ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, nell'iniziare il mio intervento su questo decreto-legge non posso anche io esimermi dal biasimare la tempistica con la quale è stato discusso alla Camera. Chiediamo, quindi, che la Presidenza si faccia carico di questa frustrazione e dell'impossibilità di avere avuto per noi un ampio tempo, un tempo adeguato, per potere intervenire nel merito rispetto a tante questioni che la discussione avrebbe meritato.
      Mi soffermo, nel mio intervento, visto che altri miei colleghi del mio gruppo hanno già fatto un'illustrazione più ampia rispetto a tutte le tematiche affrontate da questo decreto-legge, molto composito e non omogeneo, come già tanti hanno rilevato, solo sull'articolo 5, che riguarda un gruppo di interventi relativi alla questione di Expo 2015. Infatti, credo che sia importante, e vorrei cogliere, prima di entrare nel merito delle norme che sono contenute in questo decreto-legge, questa opportunità, che ancora poche volte e solo raramente in quest'Aula si è avuta, di sottolineare quanto l'evento di Expo 2015 sia una grande occasione per il nostro Paese, e non solo per la città di Milano, che credo non sia stata sottolineata a sufficienza. È una grande occasione che il Partito Democratico ritiene una priorità proprio per tutto il Paese. Quindi, valutiamo in modo positivo il fatto che il Governo abbia assunto, da subito, delle iniziative immediate perché questo evento possa compiersi nei tempi e nelle modalità che sono adeguate per mostrare il nostro Paese al mondo, rispettando quegli impegni che sono stati presi a livello internazionale.
      Credo che l'opportunità che Expo rappresenta per il nostro Paese riguardi certamente una quantità enorme di aspetti che una Expo fatta nel modo migliore potrà offrire. È infatti un'opportunità nella quale potranno essere affrontate le tematiche che sono l'oggetto di discussione di Expo 2015, che, lo ricordo, riguardano il cibo e la nutrizione. Sono esattamente quei prodotti e quelle materie su cui l'Italia può esprimere il meglio di sé e su cui il made in Italy è ancora così apprezzato in tutto il mondo.
      Ma non si tratta solo di queste questioni: l'Expo rappresenta anche un'occasione di ammodernamento delle infrastrutture, un'occasione di ripensamento del ruolo delle città e di coinvolgimento, attraverso questo ripensamento, della partecipazione sociale, così come dell'utilizzo di tutte le tecnologie nuove di cui possiamo disporre.
      Ma voglio, in modo particolare, sottolineare quella che è, a mio avviso, la più grande occasione che abbiamo, cioè quella che l'Expo potrà offrire in termini di aumento di opportunità lavorative, specialmente Pag. 118per i giovani; non solo direttamente rispetto a quanti verranno occupati nella creazione in quei sei mesi di tempo di Expo 2015, ma, in generale, per tutto quello che indirettamente questo potrà portare al nostro Paese. Basti solo pensare la ricaduta positiva in termini occupazionali che questo potrà avere sul comparto del turismo per la città di Milano, per la regione Lombardia, ma, in generale, per tutto il nostro Paese.
      Questo è stato addirittura calcolato con un numero di 200 mila occasioni in più di lavoro per gli otto anni precedenti e successivi all'occasione dei sei mesi della manifestazione dell'esposizione universale e penso che in un momento come questo, in cui il Governo, tutto il Paese, questo Parlamento, è così impegnato nel cercare di trovare tutte le misure possibili per aumentare le possibilità occupazionali specialmente per i giovani, non può essere visto che in modo positivo e non può che rientrare tra tutte quelle occasioni che vanno potenziate proprio perché dobbiamo cogliere, in un momento di così grande crisi, qualsiasi occasione che ci venga data per creare queste opportunità occupazionali.
      Un decreto come questo, quindi, che facilita e semplifica le procedure al fine di velocizzare l'attuazione delle opere necessarie, non può che essere salutato positivamente. Infatti, il decreto, nell'articolo 5 nella parte relativa ad Expo, in sintesi, in estrema sintesi istituisce il commissario unico delegato dal Governo che subentra al commissario straordinario e al commissario generale e che ha dei poteri di risolvere situazioni o eventi ostativi alla realizzazione delle opere essenziali connesse, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento e della normativa comunitaria e degli obblighi internazionali assunti dall'Italia, nel limite delle risorse stanziate. In più, il commissario potrà derogare alla legislazione vigente attraverso il mezzo dell'ordinanza.
      Voglio ricordare a questo proposito che, di fatto, il decreto non stravolge quanto esisteva già. Infatti, il decreto di fatto si limita a rafforzare il potere di ordinanza che era già previsto nel decreto-legge n.  59 del 2012. In realtà, la storia affonda le sue radici ancora prima, perché l'Expo è stato dichiarato grande evento con il DPCM del 30 agosto 2007 e la modifica, il riordino della protezione civile, che ha abolito la possibilità della stessa di operare anche con riferimento ai grandi eventi, ha però salvaguardato la definizione di grande evento per Expo 2015, al fine di mantenere fede agli impegni internazionali.
      Pur con le dovute differenze, è importante ricordare che tutti gli eventi straordinari nel nostro Paese hanno previsto delle forme di supervisione e di coordinamento in qualche modo straordinario e non possiamo dimenticare che questo è un evento davvero speciale, perché, in un periodo di tempo che precederà i sei mesi dell'esposizione universale, ci saranno una cinquantina di diversi Paesi che lavoreranno tutti insieme sullo stesso sito per poter dare corpo all'esposizione universale.
      Io credo, quindi, che il fatto di arrivare a dare dei poteri speciali per velocizzare e semplificare tutte le procedure sia necessario proprio per la natura dell'evento. E questo, non solo in virtù dei ritardi che si sono accumulati – perché non ci piace guardare al passato cercando delle responsabilità; sottolineava un pezzo della storia, il collega Alli –. Io penso che in passato c’è stato effettivamente da parte di regione e comune, anche a causa della confusione che nei vari passaggi si è creata, un accumulo di ritardo che questo decreto, opportunamente, va a superare. Quindi, in questo senso, possiamo cogliere ciò che è davvero l'occasione migliore che l'esposizione universale del 2015 pone in essere per il nostro Paese, prendendo esempio da quella che è stata, a nostro avviso, una delle migliori occasioni e uno dei migliori esempi di come una esposizione universale, ha poi fatto portare dei benefici a tutto un Paese, che è l'esposizione universale di Lisbona. Un Paese, il Portogallo, che, all'interno dell'Unione europea, a livello di governance aveva poco di differente, in quanto, anche in quel caso, un Pag. 119commissario generale aveva poteri speciali, addirittura, di intervento massiccio sulla proprietà dei terreni e del suolo.
      Quindi io credo che l'intervento su Expo 2015 di questo decreto sia più che opportuno. È certo che il nostro lavoro non finisce qui, non finisce qui quello del Governo, non finisce quello del Parlamento perché, per trarre davvero da questa occasione una opportunità per tutto il Paese, bisognerà fare in modo che si portino avanti tutte le occasioni che abbiamo e si portino avanti insieme, cercando davvero di guardare al bene di quella che è una possibilità per il nostro Paese di mostrarsi davanti a tutto il mondo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Generoso Melilla. Ne ha facoltà.

      GENEROSO MELILLA. Signor Presidente, stiamo esaminando un decreto-legge in una situazione straordinaria. Dobbiamo esaminarlo e approvarlo in tempi rapidissimi, pochi giorni, con l'impossibilità materiale di approfondirlo adeguatamente e di potere effettuare nei fatti modifiche al testo. Questo perché al Senato questo provvedimento è stato tenuto per troppo tempo e l'urgenza che esso riveste obiettivamente fa prevalere in ognuno di noi un senso di responsabilità istituzionale.
      Il Senato ha migliorato, per quanto riguarda il sisma dell'Abruzzo del 2009, le proposte che erano state avanzate dal Governo. In particolare, le modifiche che sono intervenute grazie al contributo di vari gruppi, tra cui anche quello di Sinistra Ecologia Libertà, prevede una serie di interventi in favore delle zone terremotate della regione Abruzzo: viene riconosciuto un contributo al comune de L'Aquila per gli affitti comunali, si destinano risorse per il ripristino della funzionalità della prefettura de L'Aquila, si individuano alcune competenze degli uffici speciali per la ricostruzione; si introduce positivamente una deroga al Patto di stabilità interno per i comuni e le province interessate; si consente la prosecuzione dell'impiego dei Vigili del fuoco e delle Forze armate nella rimozione delle macerie prodotte dal sisma del 2009; si consentono al sindaco de L'Aquila interventi incisivi nell'assegnazione degli alloggi del progetto case, complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili, e dei MAP anche a nuovi soggetti diversi da quelli previsti dalla normativa vigente; si prevede la proroga o il rinnovo del contratto del lavoro del personale a tempo determinato, anche con profilo dirigenziale, assunto in base alla normativa emergenziale per le attività di ricostruzione e di recupero del tessuto urbano e sociale della città de L'Aquila e di tutti i comuni del cratere.
      Tutto ciò ci fa dire che questo lavoro è stato positivo. Infine, si è autorizzata la spesa di 197,2 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2014 al 2019 per la concessione di contributi a privati per la ricostruzione o riparazione di immobili prioritariamente adibiti ad abitazione principale danneggiati, ovvero per l'acquisto di nuove abitazioni sostitutive dell'abitazione principale distrutta. Ma tutto ciò non risolve assolutamente il problema della ricostruzione de L'Aquila e dei comuni del cratere, perché purtroppo le risorse necessarie sono molto superiori a quelle che questo provvedimento propone.
      Il precedente Ministro della coesione territoriale dell'ex Governo Monti, Barca, si occupò in maniera egregia di tutti i problemi della ricostruzione de L'Aquila e a lui si deve anche uno studio, una relazione molto dettagliata sui costi e sulle risorse necessarie per la ricostruzione de L'Aquila. E il sindaco de L'Aquila Cialente, così come i rappresentanti degli altri comuni del cratere, hanno sintetizzato queste richieste in ripetuti incontri che hanno svolto con il Governo e anche con le altre istituzioni che si sono interessate dei problemi della ricostruzione. Per ricostruire è necessario investire almeno un miliardo di euro l'anno per dieci anni, garantendo così la possibilità di un intervento volto a ricostruire un patrimonio che non appartiene Pag. 120solo alla città de L'Aquila o all'Abruzzo, ma appartiene all'intera nazione.
      L'Aquila è una delle città non solo più belle d'Italia, ma una delle città che ha il più imponente patrimonio architettonico di cui la nostra nazione si può vantare. Per questo è necessario che se anche in questa sede non risolviamo questo problema, anzi lo rimandiamo, si facciano i conti fino in fondo con l'esigenza finanziaria che ci viene fatta presente dal comune de L'Aquila e da tutti gli altri comuni del cratere sismico, e che si predisponga per gli anni futuri un finanziamento che sia in grado di assicurare la piena ricostruzione del capoluogo regionale dell'Abruzzo e degli altri comuni del cratere sismico (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 22,10)

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

      SANDRA SAVINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'ambito del dibattito di oggi, che verte anche sulla crisi della siderurgia ed in particolare sulla situazione del Piombino, credo che un'attenzione altrettanto puntuale debba essere rivolta allo stabilimento di Trieste, che insiste a ridosso di uno dei quartieri più popolosi della città.
      Anche a Trieste, infatti, si sta registrando un passaggio di grande valenza storica, in cui lo stabilimento della Ferriera, sorto nel suo nucleo originario alla fine dell'Ottocento sotto il regno asburgico, si trova oggi a fare i conti non solo con la crisi, ma con una percezione del problema ambientale che ha mobilitato in questi anni cittadini ed istituzioni nella ricerca di una soluzione che legasse unitamente la salute pubblica, il lavoro e lo sviluppo economico della città.
      Per questo motivo, l'inserimento da parte del Governo, e da noi fortemente voluto, di Trieste, ed in particolare dello stabilimento della Ferriera di Servola, nelle aree di crisi industriale complessa, rappresenta un punto fermo ed irrinunciabile di quello che dev'essere un percorso virtuoso capace di coniugare occupazione ed ambiente, garantendo comunque un futuro produttivo al territorio che, oggi più che mai, non può permettersi di perdere quasi mille posti di lavoro legati all'attività dell'impianto e al suo indotto.
      In questo senso, ricordo la situazione particolare di Trieste, dovuta alla sua posizione geografica, sì periferica, ma anche strategica in quanto collocata al centro dell'Europa, e quindi luogo snodale per i collegamenti fra i punti cardinali del continente. Ma è proprio la sua prossimità ad altre realtà, come la Slovenia e l'Austria, a sfavorirla. In particolare, infatti, la vicina Carinzia può offrire un regime fiscale alle imprese molto più favorevole, e questo fatto rischia concretamente di penalizzare e rendere meno attrattivo il territorio triestino per le aziende. Forte infatti è il richiamo verso un sistema estremamente competitivo come quello austriaco, dove ad una minore tassazione si coniuga anche un'efficienza della pubblica amministrazione sensibilmente meno pesante da un punto di vista burocratico rispetto a quella italiana.
      Capite bene quindi, onorevoli colleghi, quali siano le difficoltà nelle quali in questo contesto, aggravato dalla crisi economica, le istituzioni locali triestine stiano cercando di garantire un futuro ai lavoratori progettando lo sviluppo economico della città, dando allo stesso tempo una risposta chiara ed inequivocabile sul piano della salute dei cittadini.
      Approvando quindi questo disegno di legge, prende forma una prospettiva, un percorso che vuole superare la categoria della speranza, perché delinea strumenti e politiche attive di incentivazione, che danno corpo e struttura ad una visione che è focalizzata sul rilancio di un'area che in tutti questi anni ha pagato da sola, come già è accaduto in passato, i conti con i grandi mutamenti storici ed economici europei e del nostro Paese.

Pag. 121

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Manfredi. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO MANFREDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, mi associo anch'io alle critiche venute dagli altri interventi sul metodo con cui noi arriviamo a discutere questo decreto. Credo che sia molto grave che la Camera sia stata completamente espropriata del proprio ruolo e un eccessivo trattenimento del decreto da parte del Senato abbia impedito un esame parlamentare approfondito e il lavoro delle Commissioni.
      All'interno di questo decreto, per quanto concerne l'articolo 3, sono presenti misure inerenti la proroga di strutture commissariate inerenti la gestione delle acque di Campania e in Puglia ed altri provvedimenti inerenti la gestione dei rifiuti in Campania. Su questo credo che sia opportuno fare alcune precisazioni. Innanzitutto l'obiettivo di queste misure è quello di chiudere definitivamente la stagione commissariale in tema di rifiuti, che dura ormai da troppi anni, e consentire quindi l'autonomia regionale, per dare la possibilità ai cittadini campani di pagare il giusto e di non pagare spese eccessive, dovute ad un trattamento fuori regione e fuori Italia dei rifiuti.
      Il Partito Democratico, che sei anni fa, insieme al centrosinistra, è stato colpito dalla grande crisi dei rifiuti che ha riguardato il nostro territorio, si è assunto fino in fondo le proprie responsabilità. Ci dispiace però vedere adesso che negli anni successivi – dove, è bene ricordarlo, comune, provincia di Napoli e regione Campania sono tre amministrazioni governate da maggioranze diverse, nelle quali comunque il Partito Democratico non è presente – i passi in avanti non sono stati proporzionati alle promesse mirabolanti di tutte le campagne elettorali. Avremmo potuto utilizzare anche noi, riservando pan per focaccia, l'arma della demagogia e della strumentalità, considerando che sulla crisi dei rifiuti in Campania si sono giocate diverse campagne elettorali. Scegliamo invece, come facciamo adesso anche in quest'Aula, la via della responsabilità e vorremmo che anche gli altri attori istituzionali che governano la Campania facessero altrettanto. Infatti ci troviamo di fronte ad una situazione difficile, dove in questi anni i passi in avanti da compiere non sono stati ancora espletati.
      Partiamo dalla regione Campania: grazie al lavoro del gruppo del Partito Democratico in Senato abbiamo fortemente voluto che a fianco al decreto di proroga per quanto riguardava l'emergenza rifiuti fosse obbligatorio, per quanto concerne il presidente della regione Campania, ogni sei mesi l'utilizzo e la concordia di un cronoprogramma, nel quale comparissero gli iter delle autorizzazioni, il monitoraggio e la rendicontazione degli interventi sugli impianti e sulle spese commissariali, ed il monitoraggio ambientale a monte e a valle degli interventi.
      Questo lo diciamo senza strumentalità, ma la regione Campania è in carica da tre anni e sono tre anni che non c’è la nuova legge regionale del ciclo rifiuti in Campania e questo non consente di avere la definizione finale degli ambiti ottimali e di dare la giusta centralità ai comuni. Dobbiamo infatti in Campania superare il precedente problema di una scelta sbagliata che tutte le forze politiche hanno fatto, che è quella del meccanismo della provincializzazione, meccanismo che non ha funzionato e che è pesato su una parte di territorio sulla quale incideva oltre il 70 per cento degli abitanti della regione. Bisognava quindi garantire continuità per garantire il passaggio gestionale da una fase all'altra, ma serve che tutti gli attori politici in campo svolgano il proprio ruolo e facciano fino in fondo i propri compiti, oltre agli impegni assunti davanti agli elettori.
      Per quanto concerne il comune di Napoli, dopo circa due anni è arrivato il momento che i due siti annunciati di compostaggio siano realmente realizzati e non solo annunciati. L'utilizzo e l'invio di rifiuti in Olanda oppure della frazione umida in Puglia e in Sicilia aumenta il costo, ai danni dei cittadini, sulla tassa dei rifiuti in maniera spropositata. Non è che Pag. 122mandando soltanto i rifiuti fuori regione si risolvono i problemi, in quanto l'autonomia della Campania potrà essere garantita soltanto quando il completamento dell'impiantistica regionale sarà effettivamente ultimato. A fianco a questo c’è il terzo fallimento, che è quello che riguarda la provincia di Napoli, provincia decapitata a livello istituzionale, ma che ha portato sull'orlo del fallimento la società provinciale SAPNA, la quale non paga i dipendenti da circa sette mesi ed è quasi in esercizio provvisorio.
      Le ribadisco: avremmo potuto utilizzare la propaganda, cari colleghi, ma è arrivato il momento di risolvere questo problema per sempre nonostante queste problematiche siano state fatte pesare su una sola parte politica in quanto l'unico modo per far pagare di meno e il giusto ai campani è essere autonomi nell'impiantistica e di superare soprattutto lo scontro istituzionale che c’è anche in queste ore tra comune di Napoli e regione e in passato tra comune, regione e provincia. Tutto questo scontro è pagato con le tasche dei cittadini della Campania e bisogna ulteriormente poi preoccuparsi anche di salvaguardare i livelli occupazionali degli addetti del settore.
      Per questo concordiamo con il Ministro Orlando quando dice che serve condivisione. Non ci devono essere scelte se non c’è la condivisione delle comunità, ma perché ciò avvenga serve che chi è stato eletto per guidare le istituzioni svolga il suo ruolo fino alla fine e non pensi di scaricare sull'altro quelli che sono i propri doveri. Anche la discussione sugli inceneritori è una discussione stucchevole. Parliamo di inceneritori mancando di rispetto innanzitutto alla comunità di Acerra la quale ha dato un contributo enorme alla regione Campania e non c’è mai stato un reale disegno di fabbisogno stimato su quelle che sono le reali necessità della Campania. Ma cosa più grave lo stucchevole dibattito su chi deve fare gli inceneritori e dove, fa quasi nascondere che l'impiantistica della Campania non è completa, come se aprire un inceneritore bastasse per sversare direttamente un cassonetto.
      Come ricordavo prima, mancano ancora due impianti di compostaggio, otto isole ecologiche nella città di Napoli e tutto questo comporta che gran parte del ciclo dei rifiuti sia completato al di fuori della nostra regione. Per questo anche la minaccia dell'utilizzo di commissari ad acta da parte del Ministro Orlando trova la nostra condivisione perché ci troviamo di fronte ad una situazione drammatica – e concludo, signor Presidente – che è quella di evitare l'onta di un'infrazione comunitaria che costerebbe 8 milioni di euro al giorno per l'Italia, ma soprattutto bloccherebbe 145 milioni di euro di contributi sui rifiuti per la regione Campania, rendendo praticamente inutili tutti gli sforzi fatti adesso.
      Per questo chiudo ricordando due cose. All'interno del provvedimento vi è presente una modalità di ricalcolo della TARES che finalmente consentirà ai comuni che hanno fatto sacrifici ospitando impianti di poter far pagare di meno ai propri cittadini. Infatti, in questo circolo vizioso che si è creato in questi tre anni in Campania chi ha fatto più sacrifici è quello che paga di più rispetto a chi non li ha fatti. E secondo, ricordando che il tema dei rifiuti in Campania è una questione nazionale perché se ci sono state gravi responsabilità della classe dirigente locale, è anche vero che anni e anni di inquinamento da parte di aziende del Nord, come dimostra l'ultimo rapporto di Ecomafia, hanno avvelenato illegalmente la terra. Basta pensare all'ultimo rapporto nel quale l'Acna di Cengio sversava a Giugliano, creando la bomba Resit, attraverso delle società legate al clan Bidognetti, risparmiando milioni di euro, ma avvelenando migliaia di cittadini.
      Chiedo per questo a tutti i colleghi, non solo al Partito Democratico, con le armi della responsabilità e della responsabilità vera e non solo quella di propaganda, di dare tutti il contributo giusto per superare questa fase difficile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

      FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi e colleghe, intanto voglio dire che è un peccato che questo nostro dibattito sulle emergenze ambientali, su questo decreto che ha alcune criticità che poi voglio sottolineare, si svolga ad un'ora così tarda. Infatti, credo che avrebbe interessato molti dei nostri colleghi e delle nostre colleghe. Intanto, credo che sia doveroso da parte mia sottolineare le responsabilità, che già sono state accennate negli interventi precedenti, compreso quello del relatore, rispetto al fatto che a questa Camera non viene data la possibilità di svolgere pienamente il proprio lavoro, anzi direi il proprio dovere, che è quello di analizzare in profondità i provvedimenti che vengono portati e cercare di dare un contributo fattivo per migliorare questi provvedimenti. Questa possibilità non ci è stata data.
      In Commissione, è arrivato il decreto in questione e per tempi stretti in relazione al fatto che al Senato, con un lungo periodo, era stato discusso ed approfondito questo decreto, quindi, i deputati non hanno avuto la possibilità di modificare il decreto stesso. Voglio ricordare che al Senato sono stati aggiunti ben 17 articoli al provvedimento del Governo e sono stati aggiunti 45 commi: ciò, quindi, per dire che al Senato il provvedimento è stato analizzato in profondità ed è stato cambiato in modo sostanziale.
      La cosa che, però, più mi preoccupa, signor Presidente, signor sottosegretario, non è tanto e solo il fatto che dal punto di vista istituzionale ai deputati non viene data la facoltà e la possibilità di intervenire nel merito. Quello che mi preoccupa è che, ancora una volta, disattendendo più volte i richiami del Presidente della Repubblica, pronunciamenti della Corte costituzionale, a questo decreto sono state aggiunte questioni non inerenti alla natura del decreto medesimo, cioè quella delle emergenze ambientali. Ancora una volta, all'inizio di questa legislatura, che noi speravamo potesse essere diversa da questo punto di vista, ancora una volta, si fa ricorso ai vecchi metodi, alle vecchie metodologie, quelle, cioè, di trasformare i provvedimenti in provvedimenti omnibus. Qualche giorno fa, il suo Governo, signor sottosegretario, ha licenziato il «decreto del fare», ma questo che discutiamo oggi è diventato il «decreto del tutto», se vogliamo fare un parallelo, perché qui dentro, dentro questo decreto, c’è veramente tutto e il contrario di tutto.
      Da questo punto di vista, però, non è che ci troviamo di fronte a un destino cinico e baro che ha determinato questo fatto. Non è che il fatto che noi ci troviamo di fronte ad un decreto così stravolto e così carico di mille cose è dovuto ad una catastrofe naturale anch'essa o ad un'emergenza: è dovuto ad una precisa volontà politica, devo dire, della maggioranza, che è la stessa che governa al Senato, e del suo Governo, signor sottosegretario, il quale non è che può fare, diciamo così, la «verginella» in tutte queste vicende pensando di non avere responsabilità: perché in tutti questi 17 articoli aggiuntivi e in questi 45 commi aggiuntivi, il suo Governo ha dato un parere positivo al Senato e, per questo, noi ci troviamo con un decreto che è stravolto nella sostanza.
      Di questo noi siamo molto dispiaciuti, signor sottosegretario, perché, invece, ritenevamo fondamentale e importante che si affrontassero, con la più larga maggioranza possibile, con il consenso di tutti e con intelligenza, le grandi questioni ambientali, le grandi emergenze ambientali di cui parlavamo: la vicenda di Piombino, i due terremoti, quello dell'Emilia e quello dell'Abruzzo. Insomma, questioni che determinano davvero il fatto che ci possano essere le misure emergenziali. Quindi, io penso che il suo Governo abbia una grave responsabilità, signor sottosegretario, e mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza: anche la maggioranza ha le sue gravi responsabilità, nell'aver consentito, per l'ennesima volta, questa pratica antica e sbagliata.Pag. 124
      Dopo di che, ci sono questioni nel merito che, secondo me, vanno analizzate. Ho l'impressione che questo provvedimento omnibus, molto utilizzato in passato in occasione delle manovre finanziarie, sia sbagliato e, a nostro giudizio, non ci permette di affrontare le questioni che intende affrontare, che sono quelle fondamentali e principali che sono nel titolo del decreto. Ci sono aree di crisi industriale complesse, come quella di Piombino, le vicende drammatiche che hanno interessato le comunità de L'Aquila e quelle dei comuni del cratere o quelle colpite dal sisma dell'Emilia Romagna, che non solo giustificano, ma impongono misure eccezionali per far fronte a tali emergenze. Ma questo non può e non deve essere il pretesto per continuare a ricorrere a continue deroghe, proroghe di emergenze e relativi commissariamenti, che indicano, al di là del merito delle singole disposizioni, il perdurare di una complessa e duratura organizzazione extra ordinem a surroga di quella propria degli strumenti ordinari.
      Ricordiamo che, proprio per cercare di mettere un primo freno al ricorso costante ai commissariamenti in nome delle emergenze, il decreto-legge n.  59 del 2012, in materia di protezione civile, aveva espressamente stabilito che le gestioni commissariali che fossero già in corso non potessero essere prorogate o rinnovate se non una sola volta e comunque non oltre il 31 dicembre del 2012.
      Ebbene, il provvedimento in esame deroga tre volte a questa precisa disposizione: si mantiene fino al 31 dicembre 2013, per la raccolta della gestione dei rifiuti nel territorio di Palermo, la disciplina emergenziale posta nel 2010 per la regione Sicilia; in relazione all'emergenza della gestione degli impianti di collettamento e depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni, Cuma e impianto di grigliatura e derivazione di Succivo nella regione Campania fino al 31 marzo 2014 continuano a produrre effetti le disposizioni dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n.  4022 del 2012.
      Nel passaggio al Senato si è provveduto a prorogare, ancora una volta, il termine del 31 dicembre 2013 fino al quale le sole attività di raccolta, di spazzamento, di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerti e raccolta differenziata continuano ad essere gestiti dai comuni della Campania. Viene prorogata fino al 31 dicembre 2013 e in deroga alla sua normativa in materia ambientale lo stato di emergenza nel territorio della regione Puglia nel settore della tutela delle acque superficiali e sotterranee dei cicli di depurazione.
      La deroga reiterata e pluriennale alle ordinarie competenze, spesso derivata dalla inefficacia dell'agire amministrativo delle amministrazioni locali e dall'inadeguatezza tecnica e finanziaria rispetto alla complessità dei problemi e dei compiti da svolgere, si pone in contrasto con lo spirito della riforma del Titolo V della Costituzione che ha delineato un modello amministrativo basato sugli enti locali e sulla sussidiarietà. Appare evidente la sfiducia nei confronti dell'amministrazione ordinaria e l'insinuarsi, sempre più, nei convincimenti generali, della certezza che solo attraverso misure straordinarie e ricorrendo alla deroga delle norme, viste sempre come impaccio, si possano garantire l'efficienza e l'efficacia degli interventi.
      Il risultato del ricorso reiterato all'emergenza spesso si traduce con il differimento nel tempo dell'applicazione della complessa disciplina ambientale, per cui appare quanto mai paradossale che oggi ci troviamo a dover licenziare un provvedimento per far fronte ad alcune emergenze ambientali perpetuando quegli stessi strumenti di gestione straordinaria.

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      FILIBERTO ZARATTI. Mi avvio a concludere, Presidente. Nella gestione dei rifiuti, l'istituto del commissariamento, ad esempio, non ha mai portato alla velocizzazione dei procedimenti amministrativi necessari all'uscita dalle emergenze ma Pag. 125quasi sempre all'assenza di forme di confronto democratico con le realtà locali e alla mancata applicazione delle norme di concorrenza nell'affidamento degli appalti, imponendo spesso, anche al di fuori delle norme di trasparenza imposte dalla normativa comunitaria e nazionale, la realizzazione di impianti di grosso impatto ambientale. C’è sempre un nuovo commissario straordinario per realizzare una discarica o un inceneritore ma non ne viene mai nominato uno per fare rispettare gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalla legge.
      Concludo, Presidente, colleghi e caro sottosegretario, dicendo che spero che questa sia l'ultima volta che noi ci troviamo ad analizzare un provvedimento come questo, perché, davvero, non soltanto viene messo in crisi e in discussione il ruolo istituzionale di rappresentanti dei cittadini che noi svolgiamo in questa Camera ma credo che non facciamo, neanche, un buon servizio al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Prodani. Ne ha facoltà.

      ARIS PRODANI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, oggi l'Aula inizia l'esame dell'ennesimo provvedimento governativo di necessità e urgenza in cui sono previste una serie di misure di carattere eterogeneo, tipiche di un decreto-legge omnibus che mal si adattano a una normazione ordinata. Inoltre, il testo iniziale è composto da soli 9 articoli, durante l’iter di approvazione in Senato è stato appesantito dall'aggiunta di 17 ulteriori articoli, alcuni dei quali ne hanno minato la coerenza.
      Il decreto-legge, infatti, affronta svariati argomenti: dal rilancio dell'area industriale di Piombino, all'inserimento di Trieste nelle aree di crisi industriale complessa per il cui raggiungimento il MoVimento 5 Stelle si è speso molto, all'introduzione di misure per contrastare emergenze ambientali e catastrofi naturali, con specifico riguardo alle conseguenze dei terremoti in Emilia Romagna, Abruzzo e Molise, dalla nuova disciplina commissariale di Expo 2015 alla proroga di stati di emergenza della gestione rifiuti nella Regione Campania e nella città di Palermo e delle acque sotterranee e superficiali pugliesi.
      Questi sono solo alcuni dei numerosi interventi previsti dal testo che avrebbero bisogno di molto più tempo per essere approfonditi e affrontati con la giusta attenzione che meritano. Invece, grazie al continuo abuso della decretazione d'urgenza da parte dell'Esecutivo, questo provvedimento deve essere convertito in legge entro il 25 giugno prossimo, pena la perdita retroattiva della sua efficacia.
      Non possiamo che censurare un comportamento del genere, teso a svuotare di significato il lavoro svolto dalle Commissioni e che quest'Aula si accinge a compiere. Sono numerose, infatti, le criticità che riguardano questo testo, ma mi soffermerò sulle principali di competenza della X Commissione, legate alle attività produttive.
      Prima di tutto, l'articolo 5 prevede una serie di disposizioni finalizzate ad accelerare la realizzazione delle opere essenziali e connesse all'Expo 2015, prevista nella città di Milano. Nello specifico, si cancella la precedente gestione commissariale a due teste – attuata cioè dal sindaco di Milano e dall'ex presidente della Regione – in favore di un commissario unico dotato di poteri ordinamentali che gli consentiranno di derogare alla legislazione vigente per realizzare le infrastrutture dell'Expo.
      In cinque anni le autorità preposte hanno accumulato ritardi, non sono riuscite ad avviare e concludere in tempi certi i lavori per questo evento, la cui importanza per impegno di spesa e complessità può essere paragonata a quella di un'Olimpiade. Si è perso ulteriore tempo collegando all'Expo la realizzazione di opere come la linea metropolitana M4 che non potrà mai essere conclusa per il 2015. Il nuovo commissario, quindi, dovrà tirare le fila per risolvere questa situazione – paradossalmente – derogando Pag. 126alla normativa vigente in materie di procedure contrattuali e lavori pubblici.
      Inoltre un decreto-legge di questo tipo, confuso ed eterogeneo, non poteva che contenere un errore, già segnalato dal Comitato per la legislazione, sull'atto di nomina del commissario unico. Giuseppe Sala, infatti, è stato investito di questo incarico il 6 maggio scorso con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, mentre l'articolo 11, comma 2, della legge n.  400 del 1988 sulla disciplina di attività del Governo stabilisce che i commissari straordinari debbano essere nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. Non sappiamo se si tratti di una svista, della quale ci permettiamo di dubitare, o di una precisa volontà politica di verticalizzare ulteriormente queste nomine.
      L'articolo 1 del provvedimento, dai commi 2 a 8, prevede il trasferimento delle funzioni in materia di turismo dalla Presidenza del Consiglio al Ministero per i beni culturali. Il settore turistico, da sempre sottovalutato, contribuisce al Prodotto interno lordo con oltre 130 miliardi di euro e con 2,2 milioni di persone occupate, rappresentando quindi anche un possibile volano per la ripresa economica. Lo sviluppo del comparto rappresenta una preziosa occasione che il Paese non può perdere, visto che si colloca al primo posto per numero di siti iscritti come patrimonio dell'umanità, ma è valutato solo al settantaseiesimo posto per le politiche governative di sostegno.
      Delle 160 tipologie di turismo catalogate nel mondo, infatti, il Belpaese è in grado di offrirne solo cento, malgrado lo sterminato patrimonio culturale, enogastronomico e di attrazioni naturali. La sua gestione da parte delle istituzioni, però, è ampiamente al di sotto delle sue potenzialità.
      Si impone la necessità di offrire agli operatori di settore un referente istituzionale univoco, eliminando qualsiasi confusione a sostegno della promozione del marchio «Italia,» che dispone già di risorse esigue, ridotte sempre più nel tempo.
      Per questo motivo è nostra intenzione presentare un ordine del giorno che impegni l'Esecutivo a rendicontare i fondi utilizzati per il settore turistico in modo da monitorare il loro effettivo utilizzo.
      Per il rilancio della nostra economia assume grande importanza anche la disciplina prevista all'articolo 6-decies, che modifica la normativa dell'albo delle Camere di commercio italo-estere ed estere nel nostro Paese. Queste Camere di commercio, infatti, agevolano l'accesso delle imprese straniere al nostro mercato interno, costituendo un sistema fondamentale di attrazione di investimenti, promuovendo l'instaurazione di contatti per la conclusione di affari e svolgendo un'intensa azione di informazione e comunicazione. La loro importanza è evidente considerato che ad oggi, secondo i dati forniti da Unioncamere, sono ben 39 le Camere di commercio italo-estere attive.
      L'inserimento di queste disposizioni, che integrano quelle previste dalla legge di riferimento, la n.  580 del 1993, inserendo alcune novità sull'albo, non hanno attinenza con il contenuto del decreto-legge, ne sono inequivocabilmente estranee. Sarebbe stato più opportuno, non essendovi in materia nessuna necessità né tantomeno urgenza, inserire queste disposizioni in un testo apposito, finalizzato a rilanciare il ruolo delle Camere di commercio a sostegno sia dell’import che dell’export del Paese.
      Infine, visto che il decreto-legge riguardava principalmente il rilancio di aree industriali, il contrasto ad emergenze ambientali e interventi in favore delle zone terremotate dell'Emilia Romagna e dell'Abruzzo, ci sembra doveroso sottolineare una grave lacuna normativa.
      Uno Stato civile necessita di leggi quadro per affrontare le emergenze industriali e ambientali.
      Non è pensabile, infatti, ricorrere a singoli interventi d'urgenza da integrare di volta in volta in assenza di una cornice normativa comune.Pag. 127
      Il nostro territorio, sia per incuria che per conformazione idrogeologica, presenta una serie di criticità per le quali è possibile e si deve intervenire prevedendo competenze istituzionali, procedure e responsabilità in caso di eventi calamitosi o incidenti.
      Non si possono e non si devono gestire situazioni del genere...

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      ARIS PRODANI. ... ho finito..., in base alla contingenza del momento, che comporta il ricorso a procedure diverse – più o meno efficaci rispetto alle precedenti – generando confusione e moltiplicando gli enti istituzionali coinvolti.
      Concludo, quindi, anticipando la nostra intenzione di presentare un ordine del giorno che impegni il Governo a depositare al più presto in Parlamento una proposta di legge quadro che ponga fine a questa grave lacuna normativa, a garanzia dei cittadini e del tessuto produttivo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

      SERENA PELLEGRINO. Onorevoli colleghi, membri del Governo, signor Presidente, il cosiddetto decreto Piombino inerente prevalentemente a tematiche di emergenza ambientale, che ha visto la sua genesi proprio per risolvere le criticità di un'area particolarmente compromessa e che ha giustamente incluso l'area di Servola Trieste, ha imboccato la strada che nel corso degli ultimi anni hanno preso tutti i decreti di urgenza, ovvero quella del rallentamento dei lavori al Senato – nel caso attuale quarantasette giorni – dove vengono inseriti emendamenti più che discutibili nel merito dell'oggetto. Se fossero stati presentati alla VIII Commissione della Camera sarebbero stati giudicati inammissibili con tempistiche che ci costringono a dover digerire l'intero provvedimento in nome della bontà della maggior parte del documento, dell'urgenza ma soprattutto del fatto che qualora modificato si debba essere costretti a sottoporlo nuovamente all'esame del Senato con il rischio che scadano i termini. Nella lettera che il presidente della VIII Commissione ha inoltrato alla signora Presidente di questa Camera si denuncia proprio il metodo e lo ringraziamo per questo perché ci auguriamo, signora Presidente, che si possa dare un nuovo avvio a questo Parlamento.
      Onorevoli colleghi, mi rivolgo a voi che, come noi, siete stati esautorati del diritto di poter esprimere nuove proposizioni in merito a questo decreto a causa dei tempi contingentati. Vi propongo di sostenere quanto presentato da Sinistra Ecologia Libertà: nove emendamenti soppressivi che entrano nella coerenza dei contenuti in merito all'oggetto, ovvero chiediamo che vengano stralciate quelle porzioni, che come previsto dal comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento e dai provvedimenti che ne sono qui conseguiti negli anni e che non stiamo qui a riprendere, non possono essere considerati di pertinenza con il titolo e soprattutto con l'urgenza del provvedimento stesso.
      La scelta di produrre solo emendamenti soppressivi è per dare la possibilità al Senato di pronunciarsi nei tempi stabiliti per legge. Ci tengo a precisare che i componenti della Commissione ambiente hanno avuto a disposizione solo ventiquattro ore per discutere, analizzare, presentare i propri emendamenti. Desidero entrare nel merito solo su temi macroscopici perché possiate domani votare gli emendamenti soppressivi con cognizione di causa e senso di responsabilità, atto principale del presente Governo. Riteniamo quindi che sia indispensabile sopprimere i commi dell'articolo 1 del disegno di conversione che prevedono l'accorpamento del Ministero del turismo con quello dei beni e attività culturali. Non entro nel merito proprio perché, essendo un tema così centrale, che vede interessate moltissime categorie e parti sociali riteniamo fondamentale una discussione parlamentare. Senz'altro vedrebbe Pag. 128gli esponenti di questo Parlamento porsi su posizioni differenti. Sempre sullo stesso articolo contestiamo l'ampliamento delle competenze del CIPE che prevede l'inclusione dei Ministeri dei beni e attività culturali successivamente anche turismo, degli affari europei, della coesione territoriale, degli affari regionali, nonché i presidenti della conferenza delle regioni e delle province autonome. Signor Presidente, davvero non comprendiamo né il motivo di urgenza né tantomeno di urgenza ambientale. Ci siamo fatti portatori di un emendamento proposto dall'associazione Legambiente che chiede la soppressione dell'articolo 2, comma 1, lettera e), in merito alla disciplina emergenziale e commissariale dei rifiuti urbani nel territorio di Palermo.
      Facciamo nostro questo emendamento perché riteniamo di dover escludere dall'emergenza la gestione che riguarda il sistema impiantistico, perché riteniamo sia necessario focalizzare la responsabilità degli attori locali che deve essere esercitata in via ordinaria, ma soprattutto senza più deroghe.
      Rimaniamo in Sicilia, più precisamente sullo Stretto, ci chiediamo quale sia il motivo d'urgenza che prevede una spesa di 3 milioni di euro per l'acquisto di veicoli destinati a metropolitane, tranvie e ferrovie metanavali, nonché al potenziamento dei pontili e dei loro servizi, al collegamento veloce dell'aeroporto di Reggio Calabria con Messina, l'introduzione di agevolazioni tariffarie nel tratto tra Magliara e Reggio Calabria, non ultimo il sistema informativo dei servizi e della mobilità dello Stretto. Davvero, signor Presidente, non entro nel merito e nella nobiltà dell'intento, ma è esplicito che nulla ha a che fare con le materie affrontate dal presente decreto-legge e soprattutto nessuna caratteristica che ne motivi l'urgenza.
      Nell'articolo 5-ter, inserito al Senato, si proroga al 31 dicembre 2013 l'entrata in vigore della centrale unica di committenza per i comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti. Ricordo che il decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, con una modifica del codice appalti prevede che tali comuni affidino obbligatoriamente a un'unica centrale di committenza l'acquisizione dei lavori, servizi e forniture nell'ambito delle unioni dei comuni, ove esistono, costituendo un apposito accordo consortile. Ci chiediamo perché continuare a prorogare l'entrata in vigore di questa normativa che renderebbe più snello ma soprattutto più trasparente l'iter procedurale delle gare d'appalto.
      Una particolare attenzione vorrei che si ponesse sull'emendamento di soppressione dell'articolo 6-decies perché all'esame della Commissione è stato presentato da ben sei gruppi proponenti, alcuni dei quali in sede di discussione hanno poi ritirato l'emendamento. Questo articolo riteniamo sia quello che più di tutti manifesta le criticità di questo iter perché prende in esame la normativa relativa alle camere di commercio italo-estere o estere in Italia, che vengono qualificate come associazioni di diritto privato, dotate di autonomia funzionale e patrimoniale, ponendo dei dettagli statutari che poco, francamente, hanno a che vedere con la materia del decreto-legge.
      Non vorrei apparire polemica, signor Presidente, ma mi chiedo come sia possibile che il Senato abbia la possibilità di introdurre tali emendamenti senza che il Governo ponga dei limiti di principio legati alla normativa che in fondo dovrebbe tutelare un loro provvedimento.
      L'articolo 7-ter è quello che si pone in totale contraddizione con il decreto-legge perché tale provvedimento non solo non rientra tra le emergenze ambientali ma la sua attuazione manifesterebbe nuove criticità ambientali: si autorizza a sbloccare 120 milioni di euro per ogni anno, dal 2015 al 2024, per un totale di 1 miliardo e 200 mila euro, per la prosecuzione dei lavori relativi al terzo valico dei Giovi e per il quadruplicamento della linea di accesso sud alla galleria base del Brennero. Noi ne chiediamo la soppressione per intero e la riproposizione in altri provvedimenti più congrui.Pag. 129
      Quello che ci fa maggiore specie è la riqualificazione del territorio a seguito dell'esecuzione del progetto Torino-Lione. Ma come, signor Presidente, non era un'opera difesa ad oltranza perché esente da impatti ambientali di rilevanza sostanziale ? Non è stato fatto in quest'Aula due settimane fa un dibattito che ha approvato un'opera che non prevedeva ricadute sull'ambiente ? Allora perché si prevedono le compensazioni ? Possiamo fare un plauso quindi ai colleghi che hanno evidenziato la criticità, ma in merito alle compensazioni vogliamo inoltre sottolineare un aspetto negativo: il più delle volte non vengono impiegate per i fini stabiliti per legge, non certo per incuria degli amministratori degli enti locali ma per assenza di ossigeno economico.
      Ultimo, ma non ultimo, chiediamo l'abrogazione dell'articolo 8-bis che prevede una deroga in materia di utilizzo delle terre e delle rocce da scavo. Abbiamo chiesto la soppressione dell'articolo inserito anch'esso al Senato che prevede una deroga relativamente all'applicazione del decreto ministeriale 10 agosto 2012, n.  161, che regolamenta una materia così delicata, signor Presidente, e importante ed è proprio per questo motivo che chiediamo che venga affrontata con ben altri tempi e in un altro ambito che non può essere quello di un decreto d'urgenza come quello che stiamo esaminando.
      In conclusione, rappresentanti del Governo, signor Presidente, la richiesta che avanziamo è che i colleghi che hanno in varie sedi e più volte manifestato l'incongruità degli emendamenti posti al Senato, abbiano la possibilità di effettuare gli stralci dovuti per normativa e per dar voce a un decreto che da anni aspetta di essere posto in essere e che anche noi avremmo il desiderio e la motivazione di votare favorevolmente (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

      VITTORIO FERRARESI. Gentile Presidente, pochi colleghi rimasti, è passato oltre un anno dalle due forti scosse di terremoto che hanno colpito l'Emilia, nel maggio 2012. Un terremoto che, come tutte le future calamità naturali, il Governo precedente pretendeva che venisse affrontato con risorse assicurative inesistenti, un affare privato tra vittime e assicurazioni.
      Uno Stato che rinuncia a svolgere il proprio ruolo di tutela dei più deboli, di chi si trova anche momentaneamente in difficoltà, è uno Stato che non ha più ragione d'essere. L'Emilia è uno dei motori del Paese, sa costruire, lavorare, pagare le tasse. Lo sa fare anche in tempi straordinari, ma in un contesto di crescita economica e non certo di crisi attuale. Le banche non finanziano e anche lo Stato si tira indietro, sottovalutando il rischio che corre per le sue stesse finanze, a causa della mancata ripartenza dell'Emilia terremotata.
      Noi con il terremoto ancora ci conviviamo. Migliaia sono le cosiddette scosse di assestamento. Decine di migliaia sono le persone che ancora lottano per dimenticare, per tornare a vivere serene, lavorare e produrre. Mentre voi, uomini di Governo, tecnici di rinomata fama internazionale, per mantenere una macchina dei privilegi, degli sprechi, delle folli scelte di spesa, giocando a fare la guerra con i cacciabombardieri F-35 ed asfaltare il Paese con opere di cui nessuno sente il bisogno se non chi lo costruisce, il popolo lo state scorticando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      È falso che tutto è risolto, che l'Emilia è ripartita. E se dove lo ha fatto, lo ha fatto con le sue risorse, con i propri risparmi. Si dice che la ricostruzione è partita, che siamo sulla buona strada. Il commissario Errani dice che è stato fatto tanto. Certo, ma a quel tanto va aggiunto anche che le problematiche ancora presenti portano molti a rinunciare o ritardare la ricostruzione a causa dell'insormontabile e intricata burocrazia e della mancanza di certezze.Pag. 130
      Si è partiti sistemando case e capannoni con i propri risparmi, senza certezza di riaverli indietro, con un contributo su cui le banche chiedono attualmente la garanzia personale. Si è ripartiti con gli indennizzi assicurativi, su cui ora pare si debbano pagare le imposte, come se l'indennizzo per i danni subiti fosse un reddito, un guadagno, una ricchezza su cui lo Stato vuole la sua parte e su cui, speriamo, ci sia il tempestivo intervento del Governo per dissipare ogni possibile dubbio, perché è proprio la mancanza di certezza che fa tremare ancora i cittadini terremotati. Alle imprese ed ai cittadini si è chiesto di pagare tasse ed imposte, come se nulla fosse successo. I contributi dallo Stato arrivano con il contagocce. Dopo aver incassato i contribuiti siamo noi, con i nostri soldi, che ci stiamo pagando la ricostruzione. Il messaggio che arriva da Roma è chiaro: «Arrangiatevi !».
      E, invece, noi possiamo, possiamo dire intanto che questo Governo delle larghe intese non si intende con il Paese. Chiedetevi per quale motivo sorgono spontanei comitati di cittadini terremotati in ogni città. Si contano ormai a decine. Non si fidano del Governo, dei Governi, non hanno alcuna certezza di futuro, vivono tutti i giorni la diffidenza delle istituzioni, come se il terremoto fosse colpa loro.
      Possiamo dire che l'emiliano è vero che le maniche se le sa rimboccare – non ha mai temuto il lavoro, anzi –, ma l'emiliano ha bisogno di certezze e non ama essere preso in giro. E non si dica che non ci sono le risorse. Ci sono le grandi opere inutili, come la TAV o l'autostrada regionale cispadana. Ci sono negli F-35. E noi diciamo usiamole, usiamole a favore di cittadini ed imprese, quelle imprese che sono la vera ricchezza del Paese, che sono il ricco tessuto imprenditoriale emiliano, schiacciato ora sotto il peso delle macerie del terremoto.
      Questo decreto era l'opportunità che tutti i cittadini emiliani, ma non solo, aspettavano. E noi ci siamo fatti carico di tutte le richieste che provenivano da comitati, cittadini, imprese. Sembra inutilmente. Dico sembra, perché mi auguro che i colleghi appoggeranno le nostre proposte domani. Ma, devo rilevare, in prima istanza, l'affossamento generalizzato, per inammissibilità in Commissione Ambiente, della gran parte degli emendamenti da noi presentati e questo risulta notevolmente strano vista, invece, l'ampia ammissibilità, anche su argomenti non pertinenti, sia al Senato sia in altri provvedimenti di natura governativa, che viene invece concessa rispetto ad emendamenti che sono incentrati sull'emergenza terremoto.
      In seconda istanza, per la gestione scorretta e irresponsabile dell'iter di questo decreto, così delicato, che ha visto la permanenza dello stesso per più di un mese presso il Senato, per poi arrivare alla Camera che in una settimana doveva analizzarlo e approvarlo, senza alcuna possibilità di intervento, visti i termini stringenti. Gli stessi membri della maggioranza hanno affermato di essere d'accordo con alcuni nostri emendamenti, ma hanno affermato di non poterli accettare per questioni temporali. Questo è gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      In questo modo si esautora la Camera dei deputati e i suoi componenti della loro funzione in barba ai più elementari principi democratici. È inaccettabile ! Quindi, tornando a casa in Emilia, potrò affermare che tanto valeva andare al mare, piuttosto che portare avanti le loro proposte. Concludendo, posso solo consigliare al Presidente Letta di evitare di fare altre passerelle in Emilia, e magari tornare quando avrà più fatti e meno parole, perché queste, a noi terremotati di serie B, non bastano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 131

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 1197-A)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Bratti.

      ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, ringrazio semplicemente i colleghi per il dibattito e la discussione. Non ho altro da dire. Credo che nella relazione introduttiva ci fossero assolutamente tante cose. Sono arrivati tanti suggerimenti. Vedremo gli ordini del giorno domani o gli eventuali emendamenti per proseguire la discussione.

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

      MARCO FLAVIO CIRILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo rimanda alla discussione di domani e vi augura, almeno personalmente, una buona serata.

      PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (Ore 22,58).

      PATRIZIA TERZONI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, premesso che sappiamo benissimo che non è ancora possibile prevedere un terremoto, prendo spunto da un articolo che è uscito oggi su molte testate online, in cui il professore Mucciarelli, direttore del centro ricerche sismologiche dell'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale annuncia, attraverso un'analisi prettamente statistica, l'intensificarsi di eventi sismici nel sud Italia e, quindi, la possibilità del verificarsi di una nuova forte scossa. Dato che ormai è risaputo che è meglio prevenire che curare, concetto che ancora non sembra essere chiaro a molti, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato un'interrogazione per venire a conoscenza della situazione italiana sui piani di emergenza, sullo stato dei lavori per gli edifici e le infrastrutture di interesse strategico, sullo stato dell'arte in ambito sismico degli edifici pubblici, specie per le scuole e gli ospedali, sui dati ad oggi registrati specialmente in regione Calabria e Sicilia e molto altro. Sono qui quindi a sollecitare una risposta a questa interrogazione per avere certezze, dati e materiale, per iniziare a valutare i passi successivi da intraprendere. Sarebbe molto bello ritornare in quest'Aula per parlare di prevenzione e non più, come poco fa, di ricostruzione, sfollati e tragiche morti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 19 giugno 2013, alle 10:

      (ore 10 e ore 16)

      1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
          S. 576 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 aprile 2013, n.  43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015. Trasferimento di funzioni in materia di turismo e disposizioni sulla composizione del CIPE (Approvato dal Senato) (C. 1197).
      — Relatore: Bratti.

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      2. – Seguito della discussione delle mozioni Colletti ed altri n. 1-00021, Boccuzzi ed altri n. 1-00099, Piazzoni ed altri n. 1-00100, Molteni ed altri n. 1-00101, Gigli ed altri n. 1-00102, Costa ed altri n. 1-00103 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00104 concernenti iniziative volte a garantire un adeguato risarcimento a favore delle persone che hanno subito danni da incidenti stradali.

      3. – Seguito della discussione delle mozioni Ascani, Rostellato, Calabria, Tinagli, Scotto, Prataviera, Giorgia Meloni, Alfreider ed altri n. 1-00070, Gregori, Rizzetto, Polverini ed altri n. 1-00034, Prataviera ed altri n. 1-00105 e Formisano ed altri n. 1-00106 concernenti misure per il rilancio dell'occupazione giovanile.

      (ore 13)

      4. – Informativa urgente del Governo sui recenti sbarchi di migranti a Lampedusa e in altre aree costiere.

      (ore 15)

      5. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      La seduta termina alle 23.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1012-A - em. 1.2 500 500 251 26 474 50 Resp.
2 Nom. em. 1.1 502 501 1 251 25 476 50 Resp.
3 Nom. em. 1.3 495 493 2 247 130 363 50 Resp.
4 Nom. em. 1.4 496 491 5 246 30 461 50 Resp.
5 Nom. em. 1.25 506 501 5 251 129 372 50 Resp.
6 Nom. em. 1.11 504 503 1 252 25 478 50 Resp.
7 Nom. em. 1.102 507 506 1 254 130 376 50 Resp.
8 Nom. em. 1.103 505 504 1 253 128 376 50 Resp.
9 Nom. em. 1.104 503 469 34 235 126 343 50 Resp.
10 Nom. em. 1.105 500 400 100 201 59 341 50 Resp.
11 Nom. em. 1.106 507 507 254 126 381 50 Resp.
12 Nom. em. 1.101 508 507 1 254 162 345 49 Resp.
13 Nom. em. 1.24 503 469 34 235 25 444 48 Resp.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.18 508 474 34 238 126 348 48 Resp.
15 Nom. em. 1.107 504 472 32 237 130 342 48 Resp.
16 Nom. em. 1.63 502 469 33 235 126 343 48 Resp.
17 Nom. em. 1.21 496 496 249 24 472 48 Resp.
18 Nom. em. 1.19 503 380 123 191 35 345 48 Resp.
19 Nom. em. 1.108 494 490 4 246 147 343 48 Resp.
20 Nom. em. 1.29 496 393 103 197 59 334 48 Resp.
21 Nom. em. 1.30 496 495 1 248 60 435 48 Resp.
22 Nom. em. 1.31 501 501 251 59 442 48 Resp.
23 Nom. em. 1.20 491 490 1 246 157 333 48 Resp.
24 Nom. em. 1.62 493 493 247 160 333 48 Resp.
25 Nom. em. 1.42, 40, 43, 109 rif. 488 487 1 244 486 1 48 Appr.
26 Nom. em. 1.49 459 459 230 148 311 54 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.110 478 445 33 223 25 420 51 Resp.
28 Nom. em. 3.102 486 486 244 461 25 52 Appr.
29 Nom. em. 3.4 500 366 134 184 24 342 50 Resp.
30 Nom. em. 4.100 503 503 252 158 345 50 Resp.
31 Nom. em. 4.7 506 506 254 159 347 50 Resp.
32 Nom. em. 4.4 511 511 256 142 369 49 Resp.
33 Nom. em. 4.3 510 408 102 205 40 368 48 Resp.
34 Nom. em. 4.2 511 407 104 204 35 372 48 Resp.
35 Nom. em. 4.6, 4.101 512 507 5 254 131 376 48 Resp.
36 Nom. em. 4.9 512 512 257 164 348 48 Resp.
37 Nom. em. 4.11 510 407 103 204 18 389 48 Resp.
38 Nom. em. 4.12 509 406 103 204 25 381 48 Resp.
39 Nom. em. 4.21 rif. 510 510 256 509 1 48 Appr.
INDICE  ELENCO  N.  4  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 4.16 513 493 20 247 147 346 48 Resp.
41 Nom. em. 4.18 506 506 254 125 381 48 Resp.
42 Nom. em. 4.103 509 509 255 128 381 48 Resp.
43 Nom. em. 4.15 510 510 256 163 347 48 Resp.
44 Nom. em. 4.14 515 515 258 141 374 48 Resp.
45 Nom. em. 4.102 512 512 257 135 377 49 Resp.
46 Nom. em. 4.17 513 513 257 137 376 48 Resp.
47 Nom. em. 4.20 515 482 33 242 102 380 48 Resp.
48 Nom. em. 4.23 518 518 260 136 382 48 Resp.
49 Nom. em. 4.22 505 504 1 253 147 357 48 Resp.
50 Nom. em. 4.32 513 513 257 141 372 48 Resp.
51 Nom. em. 4.31 510 509 1 255 133 376 48 Resp.
52 Nom. em. 4.35 511 511 256 132 379 48 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  5  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 4.34 513 513 257 133 380 48 Resp.
54 Nom. em. 4.33 509 509 255 132 377 48 Resp.
55 Nom. em. 4.28 513 513 257 132 381 48 Resp.
56 Nom. em. 4.30 513 513 257 132 381 48 Resp.
57 Nom. em. 4.29 509 508 1 255 129 379 48 Resp.
58 Nom. em. 4.39 510 510 256 132 378 48 Resp.
59 Nom. em. 4.43 505 501 4 251 131 370 48 Resp.
60 Nom. em. 4.104 518 518 260 134 384 48 Resp.
61 Nom. em. 4.42 518 516 2 259 135 381 48 Resp.
62 Nom. em. 4.45 520 517 3 259 134 383 48 Resp.
63 Nom. em. 4.105 518 517 1 259 134 383 48 Resp.
64 Nom. em. 4.57 505 505 253 101 404 48 Resp.
65 Nom. em. 4.58 514 514 258 99 415 48 Resp.
INDICE  ELENCO  N.  6  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 75)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 4.53 512 512 257 132 380 48 Resp.
67 Nom. em. 4.106 521 521 261 148 373 47 Resp.
68 Nom. em. 1.47 rif. 514 514 258 514 42 Appr.
69 Nom. em. 4.107 rif. 521 521 261 521 41 Appr.
70 Nom. odg 9/1012-A/2 458 452 6 227 439 13 41 Appr.
71 Nom. odg 9/1012-A/12 514 513 1 257 138 375 41 Resp.
72 Nom. odg 9/1012-A/43 510 489 21 245 210 279 41 Resp.
73 Nom. odg 9/1012-A/49 506 502 4 252 395 107 41 Appr.
74 Nom. odg 9/1012-A/55 511 463 48 232 462 1 41 Appr.
75 Nom. ddl 1012-A - voto finale 468 447 21 224 447 42 Appr.