XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 43 di lunedì 1 luglio 2013
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
La seduta comincia alle 16,05.
CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 giugno 2013.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Berretta, Bocci, Boccia, Borletti Dell'Acqua, Bray, Brunetta, Caparini, Carrozza, Casero, Castiglione, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Lello, Fassina, Ferranti, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Gebhard, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, Legnini, Letta, Lombardi, Lorenzin, Lupi, Merlo, Migliore, Orlando, Pisicchio, Pistelli, Realacci, Sani, Santelli e Speranza sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione delle mozioni Zaccagnini ed altri n. 1-00019 e Cenni ed altri n. 1-00015 concernenti iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'esercizio della clausola di salvaguardia (ore 16,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Zaccagnini ed altri n. 1-00019 e Cenni ed altri n. 1-00015, concernenti iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'esercizio della clausola di salvaguardia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che sono state presentate le mozioni Faenzi ed altri n. 1-00128, Caon ed altri n. 1-00129, Franco Bordo ed altri n. 1-00130, Catania ed altri n. 1-00131 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00132 (Vedi l'allegato A – Mozioni) che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare il deputato Adriano Zaccagnini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00019. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, la mozione che stiamo discutendo in quest'Aula è il frutto di una battaglia che in molti portiamo avanti da sempre, quella per dire «basta» in maniera chiara, concreta e definitiva agli OGM nel nostro Paese.
Depositato nei primi giorni di aprile, quest'atto è il coronamento di una serie di incontri faccia a faccia con gli allora ministri di salute, ambiente ed agricoltura, un vero e proprio pressing per spronare il Governo a chiedere alla Commissione europea la clausola di salvaguardia, in base a quanto previsto all'articolo 23 della direttiva 2001/18/CE, l'unico strumento in grado di fermare la coltivazione di OGM nel Paese.
Da allora sono trascorsi tre mesi e in questo tempo diverse sono state le tappe del processo «NO OGM» nel Paese. La più importante è stata senza dubbio l'approvazione di un ordine del giorno al Senato in cui il Governo si è impegnato a richiedere la clausola, o comunque ad adottare un qualunque altro atto in grado di fermare la coltivazione di organismi geneticamente modificati in Italia.
Purtroppo, nemmeno l'importanza politica – e non solo – di quest'azione è bastata e il 15 giugno scorso in Friuli è avvenuta la prima semina illegale di OGM in Italia di questa stagione. È evidente che la normativa in materia di OGM è tuttora troppo confusa ed intricata, resa a volte volutamente tale dal pressing delle lobby a Bruxelles, e troppo spesso le legislazioni comunitaria, nazionale e regionale cozzano tra di loro, creando un corto circuito normativo, quando invece, nel 2001, era chiaro il quadro normativo: un corto circuito normativo che deve essere colmato, soprattutto per evitare che, in un Paese che si dichiara per il 76 per cento contrario agli OGM, l'agricoltura tradizionale e biologica venga compromessa irreparabilmente da una semina illegale di organismi geneticamente modificati.
È necessario ribadire a questo proposito l'autonomia, o meglio, la sovranità del nostro Paese di decidere su temi delicati e importanti quali la tutela della salute umana o la tutela dell'ambiente. Gli OGM le potrebbero compromettere entrambe e per questo mi auguro che il Governo prenda al più presto una posizione chiara ed irrevocabile.
La normativa comunitaria, infatti, non può prescindere da quanto previsto dalla nostra Carta costituzionale e il diritto alla salute, così come quello all'integrità dell'ambiente, sono da essa espressamente garantiti e tutelati e non possono certo essere messi in discussione permettendo, in questo caso, la coltivazione di organismi i cui danni alla salute e sull'ambiente non sono ancora stati scongiurati. Anzi, sono diversi gli studi che dimostrano la nocività del mais MON 810 per il sistema immunitario di alcuni animali, così come per il contenuto proteico di alcune piante.
Soltanto il dubbio generato da tali studi non dovrebbe lasciare spazio ad incertezze e dovrebbe far invocare il principio di precauzione, per il quale «l'assenza di certezze, tenuto conto delle conoscenze scientifiche e tecniche al momento disponibili, non deve ritardare l'adozione di misure effettive e proporzionate dirette a prevenire il rischio di danno grave e irreversibile all'ambiente a costi economicamente accettabili».
Non possiamo dimenticare che il mercato degli OGM rappresenta un volano di interessi economici dall'enorme portata, introiti che però andrebbero solo alle grandi multinazionali del biotech come Monsanto e Syngenta. Questi soggetti avallano una contaminazione delle colture europee quasi piratesca, che minerebbe la pratica millenaria e il diritto degli agricoltori a riprodurre e selezionare le migliori sementi per il nostro territorio.
Siamo convinti che la sicurezza alimentare e la qualità degli alimenti immessi nel mercato – e di conseguenza la salute dei cittadini – venga prima di qualsiasi interesse puramente materiale. Gli organismi geneticamente modificati compromettono la biodiversità del pianeta, a vantaggio di monocolture che non solo annientano le varietà e particolarità agricole locali, ma Pag. 3compromettono anche e in maniera spesso irreparabile le condizioni dei terreni dedicati all'agricoltura.
Il Ministro dell'agricoltura ha recentemente dichiarato l'intenzione di procedere all'emanazione di un decreto interministeriale che assicuri il blocco delle coltivazioni di OGM in Italia, per l'impossibilità – secondo quanto dichiarato dal Ministro – di procedere alla richiesta della clausola di salvaguardia perché già impugnata dalla Corte europea nel caso della Francia (sentenza dell'8 settembre 2011).
Sono otto in totale gli Stati membri che hanno fatto appello alla clausola di salvaguardia e, nonostante essa sia stata impugnata in più di una occasione dalla Corte UE, essi hanno mantenuto in vigore l'impegno di dire «no» alla coltivazione di OGM sul proprio territorio.
Il motivo per il nostro Paese è senz'altro quello di tutelare l'agricoltura tradizionale e biologica, quel made in Italy in campo agricolo e alimentare che rischia di essere contaminato in maniera irreversibile con prodotti che non conosciamo, di cui non conosciamo gli effetti sulla salute e che non saremmo probabilmente in grado di controllare.
La creazione di un'area di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, che si sta discutendo negli ultimi mesi, presuppone l'introduzione degli OGM, dato appunto che molte delle derrate alimentari degli Stati Uniti sono perlopiù OGM, e vorrebbero quindi rifilarci a noi europei, con la testa di ponte della Gran Bretagna, che si è appena dichiarata favorevole agli OGM, queste derrate alimentari. Beh, diciamo: no agli OGM, sì alle sementi locali, sì alla biodiversità, sì al cibo sano e genuino e che non impoverisce la terra. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Alessandra Terrosi, che illustrerà anche la mozione Cenni ed altri n. 1-00015, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA TERROSI. Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, esprimo insieme al gruppo del PD la più viva soddisfazione, perché oggi inizia una discussione importante, quella sugli organismi geneticamente modificati, importante per il PD che si è mosso depositando per primo una mozione oggi in discussione e importante per tutta l'agricoltura italiana.
Vorrei focalizzare l'attenzione sulle caratteristiche che riveste la nostra agricoltura. Si tratta, come noto, di un comparto molto variegato, per il quale le differenziazioni vanno dalle dimensioni aziendali, alla tipologia di conduzione, alle produzioni realizzate. Tutta l'agricoltura italiana però presenta la caratteristica distintiva di essere intimamente correlata ai territori nei quali si sviluppa. Di essi diventa custode e ne opera la salvaguardia, gestisce e modella i tanti paesaggi che delineano la nostra penisola da nord a sud, rendendo ogni areale unico e riconoscibile nei suoi tratti distintivi, rappresentati proprio dalle culture diverse che crescono vicine o che si susseguono temporalmente.
A partire dalla riforma Mac Shepy del 1992 e ancora di più dopo gli anni Duemila, la politica agricola comune si è orientata e ha orientato le agricolture degli Stati membri in modo che, accanto al rafforzamento della competitività dei prodotti agricoli, venissero garantiti il rispetto dell'ambiente e il mantenimento delle risorse naturali.
Attraverso il secondo pilastro – lo sviluppo rurale – molti Paesi hanno individuato nella crescita verde una sfida centrale. Il sostegno alla multifunzionalità presente in molti programmi di sviluppo rurale ha fatto sì che l'agricoltura vedesse riconosciuti molti ruoli che nei secoli ha sempre svolto, come quello già citato del presidio del territorio che, negli ultimi decenni, ha assunto una valenza imprescindibile.
La sempre minore capacità di intervento delle amministrazioni locali a causa delle difficoltà economiche nella manutenzione e nella prevenzione, la cattiva gestione che in molte aree ha prodotto eccessiva cementificazione e, più in generale, Pag. 4impermeabilizzazione del suolo, rendono il ruolo della buona agricoltura fondamentale.
La multifunzionalità però, come noto, ha permesso che gran parte del patrimonio edilizio aziendale venisse recuperato e che si sviluppasse una rete diffusa di agriturismo su tutto il territorio nazionale. Accanto a questa, la strutturazione di filiere corte, attraverso la rivendita dei prodotti in appositi spazi aziendali, ha dato nuovo impulso all'attività agricola.
Al nostro Paese, così, oltre che per i numerosi prodotti dell'attività manifatturiera e artigiana che caratterizzano il nostro made in Italy, è riconosciuto un primato anche per le tante produzioni agricole tipiche, le tante eccellenze agroalimentari che costituiscono per l'Italia fonte di competitività.
L'essere così indissolubilmente legata ai territori è dovuto al fatto che la nostra agricoltura nei secoli si è sostanziata e ha tratto la propria essenza dalla capacità che i nostri agricoltori hanno avuto di mantenere e tramandare le tante varietà così rappresentative di un coadattamento tra essenze vegetali, clima, terreno, nemici naturali: in una parola, biodiversità.
Non basta: accanto alla biodiversità, che caratterizza le nostre produzioni agricole e zootecniche, dobbiamo ricordare il «saper fare», tramandato e spesso recuperato, che oggi rappresenta il valore aggiunto che rende unici i prodotti tipici italiani.
Bene, signora Presidente: gli organismi geneticamente modificati sono incompatibili con l'agricoltura italiana. Come potremmo essere pronti ad abbandonare gli oltre 5 mila prodotti tipici che rappresentano la ricchezza dell'enogastronomia italiana ? Come potremmo essere disposti a omologare le nostre produzioni utilizzando semente coperta da brevetto in mano alle multinazionali, rinunciando all'enorme biodiversità che possediamo ? Non dimentichiamo che, se queste motivazioni non fossero sufficienti, il turismo enogastronomico è un comparto che vale circa 5 miliardi l'anno.
Non dimentichiamo, signora Presidente, che il settore agricolo in Italia è l'unico a mostrare un andamento diverso rispetto a tutti gli altri comparti in termini di occupazione: gli occupati dipendenti in agricoltura sono aumentati del 3,6 per cento nel 2012 e dello 0,7 per cento nel primo trimestre di questo anno, secondo dati ISTAT, e che l'agroalimentare italiano fa registrare numeri molto lusinghieri relativamente alle esportazioni. Crediamo che questo sia dovuto alla capacità italiana di associare alla tipicità la salubrità del prodotto e caratteristiche organolettiche e nutrizionali ottimali.
La coltivazione degli OGM in campo aperto rappresenta un rischio per le coltivazioni tradizionali e biologiche, perché rappresenta una fonte di inquinamento genetico. Nell'autunno dello scorso anno la pubblicazione di uno studio francese, condotto per verificare la tossicità di mais transgenico, che dimostra l'effetto tossico dello stesso nel lungo periodo (lo studio è stato condotto per due anni sulle cavie), ha messo in evidenza come ancora troppo incerti siano i possibili risvolti legati all'introduzione di coltivazioni biotech.
Scegliere gli OGM, pertanto, significherebbe venire meno a quel patto tra produttore e consumatore basato sulla qualità e sulla sicurezza alimentare delle nostre produzioni, considerando che il 71 per cento dei consumatori italiani – da un'indagine Coldiretti-SWG – non si dice disposto ad acquistare prodotti transgenici, poiché li ritiene dannosi alla salute o comunque meno salutari dei prodotti non OGM. Teniamo inoltre conto del fatto che ben otto Nazioni in Europa, e precisamente Francia, Germania, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Grecia, Bulgaria e Polonia, hanno già adottato la clausola di salvaguardia al fine di impedire la coltivazione di OGM nei rispettivi territori.
I fatti recentemente verificatisi in Italia, e cioè la semina di mais transgenico di Fidenato avvenuta nel comune friulano, come del resto episodi analoghi risalenti agli anni passati, impongono una decisione ferma in tal senso. I ministeri competenti, individuati dal decreto legislativo n. 224 del Pag. 52003 di recepimento della direttiva 2001/18/CE nel Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e in quello della salute, possono bloccare l'immissione nel proprio territorio di un prodotto transgenico ritenuto pericoloso.
È noto che il 29 marzo scorso l'allora Ministro pro tempore della salute, Renato Balduzzi, ha inoltrato alla direzione generale salute e consumatori della Commissione europea la richiesta di sospensione d'urgenza dell'autorizzazione della messa in coltura in Italia e nel resto d'Europa di sementi di mais Mon810, con allegato alla richiesta il dossier predisposto dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, in accordo con l'allora Ministro pro tempore delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, a norma dell'articolo 34 del regolamento (CE) n. 1829/2003.
Ricordo che lo scorso 20 giugno le principali sigle che raggruppano gli agricoltori, gli ambientalisti e i consumatori hanno dato vita ad una manifestazione di fronte al Parlamento, stimolata dai succitati fatti di Fidenato, durante la quale hanno ribadito la loro netta contrarietà alla coltivazione di OGM nel territorio italiano, dando così seguito ad una battaglia che stanno portando avanti da tempo in difesa del made in Italy agricolo e dell'agricoltura italiana e, in quell'occasione, hanno chiesto con forza ai ministri competenti di muovere i passi necessari affinché non debbano ripetersi situazioni analoghe.
Anche le regioni hanno più volte affermato la netta contrarietà alla coltivazione di colture transgeniche nei loro territori, ribadendo la necessità che il prossimo regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, di modifica della direttiva 2001/18/CE, relativamente alla possibilità per gli Stati membri di vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio, sia quanto più possibile volto alla salvaguardia dell'agricoltura italiana, della sua qualità e della specificità dei suoi prodotti.
La Conferenza delle regioni e delle province autonome ha approvato un ordine del giorno che impegna il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ad esercitare la clausola di salvaguardia e a rappresentare al Ministero dell'ambiente, in sede comunitaria, la posizione unanime delle stesse di assoluta contrarietà rispetto all'autorizzazione della coltivazione degli OGM sul territorio nazionale.
È necessario – ed è ciò che il Partito Democratico con la presente mozione chiede di fare al più presto – che venga adottata la clausola di salvaguardia. L'episodio della semina sopra riportato ripropone la problematica, fino all'adozione della succitata clausola, di riuscire a mettere in atto un monitoraggio più attento e soprattutto lascia intravedere possibili scenari di contaminazione delle colture tradizionali e biologiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Faenzi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00128. Ne ha facoltà.
MONICA FAENZI. Signor Presidente, il segnale estremamente positivo, che è giunto dal Senato con la mozione approvata lo scorso 21 maggio su un tema così importante come quello degli organismi geneticamente modificati e che ha visto la convergenza e la condivisione di tutti i gruppi parlamentari, conferma che su argomenti così complessi e dibattuti nel mondo scientifico, della ricerca e della medicina le forze politiche e le istituzioni nel loro complesso riescono a convergere per favorire iniziative per il proprio Paese, in questo caso a sostegno di un sistema agricolo e agroalimentare italiano più sano e pulito.
Quella geneticamente modificata è un tipo di agricoltura che non risponde alle esigenze e alle caratteristiche del nostro Paese, perché noi vinciamo solo puntando sulla qualità, la tipicità e la valorizzazione della nostra coltura. Queste sono le parole del Ministro De Girolamo a seguito proprio dell'approvazione delle mozioni votate al Pag. 6Senato e che hanno impegnato il Governo a intervenire sui diversi ambiti, affermazioni che sento di condividere pienamente, considerando che un'espansione di coltivazione di organismi geneticamente modificati, attraverso una diffusione eccessiva dei consumi, determinerebbe gravi squilibri ed evidenti penalizzazioni nei riguardi dell'intera filiera dei prodotti agroalimentari italiani e, in particolare, nei confronti dell'eccellenza del made in Italy, le cui qualità e tipicità uniche sono universalmente riconosciute.
Il tema dell'utilizzo degli OGM, in particolare in agricoltura, è un argomento complesso e articolato, le cui posizioni, spesso contrastanti anche nell'ambito dei 27 Paesi dell'Unione europea – oggi 28, con l'ingresso della Croazia –, evidenziano la mancanza di una visione comune sull'argomento. Nel recente passato sono infatti emerse, in sede europea, alcune proposte di modifica volte a stabilire maggiore flessibilità per quei Paesi che vogliono limitare o vietare le coltivazioni di OGM nel loro territorio ed altre invece che lascerebbero agli Stati membri la libertà di decidere se coltivare o meno sul proprio territorio produzioni transgeniche già autorizzate dall'Unione europea.
La recente linea europea, peraltro, secondo la quale è possibile la messa a coltura, secondo pratiche biotech, anche se questo non ricade a consumo, desta preoccupazione, non essendo condivisibile.
Non possiamo certamente smentire, però, che oggi una larga parte del nostro pianeta viene coltivata con prodotti OGM – voglio dare dei numeri: 130 milioni di ettari, il 9 per cento della coltivazione mondiale – né tantomeno negare che gran parte degli allevamenti bovini e suini sono proprio nutriti attraverso soia OGM. Sarebbe sicuramente ipocrita oggi immaginare di rinchiudersi in maniera miope ed ottusa rispetto all'avanzamento tecnologico e al progresso, ma ciò nonostante, poiché non è certamente chiaro quale sia l'impatto degli organismi geneticamente modificati, né dal punto di vista medico, né scientifico, oppure quali danni possono provocare nel genere umano e, più in generale, in quello animale e nell'ambiente, dal momento che noi li utilizziamo perché importiamo prodotti OGM, così come importiamo prodotti che servono a nutrire il nostro bestiame, da cui poi recuperiamo latte, carne e quant'altro, credo che sia opportuno, a questo punto, insistere in maniera decisa e rigorosa affinché si prevedano adeguate politiche prudenziali, al fine proprio di stabilire, anche con specifiche norme opportune e mirate approfondimenti, attraverso l'esecuzione di verifiche di laboratorio, dato che il rischio di contaminazione dei campi è ancora molto elevato.
I testi delle mozioni concernenti iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'esercizio della clausola di salvaguardia, tra cui quello presentato dal gruppo del PdL, il cui esame si avvia oggi in Assemblea, costituiscono pertanto la prosecuzione, ma io auspico anche la conferma, del risultato raggiunto in modo unitario dal Senato, che impegna il Governo su diversi indirizzi.
La mozione del gruppo del PdL, in particolare, si concentra su tre direttrici importanti e fondamentali proprio in materia di organismi geneticamente modificati, i cui punti di partenza su cui sviluppare il dibattito e perseguire adeguati interventi, impegnano il Governo innanzitutto a prevedere in modo tempestivo le procedure di adozione di misure cautelari a tutela della salute umana, dell'ambiente, del modello economico e sociale del settore agroalimentare italiano, a dotare le autorità competenti di idonei strumenti per il controllo e il monitoraggio, provvedendo ad un rafforzamento, di intesa con le regioni, dell'apparato sanzionatorio utilizzabile per i produttori, per esempio, che coltivino senza notifica e senza rispettare anche le eventuali prescrizioni atte a limitare la contaminazione delle altre colture, fermo restando quanto già stabilito dal decreto legislativo n. 224 del 2003, infine a sostenere e potenziare la ricerca scientifica e tecnologica in materia agricola biologica agroalimentare, secondo le migliori prassi scientifiche ed internazionali e, in caso di organismi geneticamente modificati, nel pieno rispetto del Pag. 7principio di precauzione. Il settore agricolo italiano necessita infatti di strumenti e di interventi volti a potenziare la ricerca, in particolare proprio nel settore dei prodotti biologici, il cui comparto sta diventando fortemente dinamico e cresce in modo costante rilevando l'esigenza di nuove tecnologie. Le necessità delle ricerca dipendono dall'evoluzione di un settore, ma più specificatamente da fattori quali la diversificazione della produzione, le nuove frontiere del marketing e gli aggiornamenti apportati anche alla legislazione ad essa relativa.
Reputo, pertanto, indispensabile riattingere al patrimonio storico delle varietà tradizionali perché più risorse si hanno, maggiori saranno le possibilità di affrontare i cambiamenti improvvisi e lasciare, soprattutto, alle future generazioni una ricchezza a livello genetico.
Da generazioni, ormai, l'agricoltura è all'origine di una moltitudine di specie e di habitat che meritano di essere protetti. Un utilizzo sostenibile dei terreni agricoli è di primaria importanza per proteggere la biodiversità, per preservare il paesaggio colturale ed evitare l'abbandono dei terreni. Pertanto, affinché le misure di protezione della biodiversità siano in grado di incrementare la ricerca per eliminare i pesticidi e tutto ciò che di negativo impatta sulla nostra capacità produttiva in materia agricola è di vitale importanza che anche gli agricoltori, in qualità di partner, siano coinvolti molto precocemente nelle discussioni relative alla protezione della natura.
Tutto questo tenderebbe a rafforzare in maniera evidente ed incisiva l'intera filiera agroalimentare del made in Italy che – ricordo – rappresenta uno dei pochi segmenti produttivi del Paese che, meglio di altri, riesce a fronteggiare gli effetti di una devastante crisi economica che non risparmia nessun settore dell'economia reale. I dati, per esempio, sull’export confermano positivamente gli indici numerici in termini di volume d'affari delle esportazioni.
Si pensi che il fatturato del 2012 è stato di 32 miliardi e che si è registrato, per esempio, un più 5,4 per cento nel 2011 sull’export, sui prodotti proprio agroalimentari italiani e che anche i dati dell'inizio del 2013 sono assolutamente confortanti.
A tal fine devo, quindi, necessariamente ricordare come il fenomeno delle imitazioni e delle contraffazioni nel campo agroalimentare e dei prodotti del made in Italy, che presentano specifiche peculiarità che non sono riscontrabili in altri comparti dell'industria, testimonia, ancora una volta, come le eccellenze dei prodotti dell'agroalimentare italiano siano un forte richiamo proveniente da ogni parte del mondo a cui occorre porre iniziativa di tutela e di valorizzazione, al fine di fronteggiare le imitazioni del made in Italy. I danni prodotti, per esempio, dall'agropirateria ammontano a circa 60 miliardi e, quindi, hanno un impatto negativo sul settore di dimensione incredibile su cui sta lavorando anche la Commissione agricoltura. Numerosi tentativi sono stati fatti e io ricordo le relazioni di alcune Commissioni, che hanno lavorato soprattutto per questo, ma anche un'importante legge, approvata nel 2011 dal Governo Berlusconi, proprio sull'etichettatura e sulla tracciabilità dei prodotti che, peraltro, ha inasprito anche la pene contro proprio l'agropirateria.
Pertanto, onorevoli colleghi, in un quadro generale su esposto, siamo di fronte ad una doppia sfida. Da un lato, bisogna investire sulla biodiversità, sulla specificità dei prodotti agroalimentari italiani, che naturalmente costituiscono un patrimonio straordinario ed un vanto di livello mondiale. Ma, dall'altro, vi è un'altra battaglia da portare avanti ed è quella della ricerca. Dobbiamo riuscire a sostenere in modo energico la richiesta di effettuare ricerche in laboratorio sugli OGM, affinché diventino sicuri e possano, conseguentemente, rappresentare un'opportunità di sviluppo e di crescita per l'Italia e anche per il mondo. I profili attinenti le coltivazioni degli OGM vanno comunque distinti da quelli inerenti alla ricerca scientifica in materia transgenica, che va invece sviluppata in modo tale da favorire un'autonomia scientifica dell'Italia rispetto agli altri aspetti.Pag. 8
I dati che emergono, da una ricerca recente per esempio, evidenziano che quasi 6 italiani su 10 ritengono che sia utile continuare a fare ricerca scientifica sugli OGM. Ma, la stessa indagine evidenzia che il 62 per cento ritiene che gli scienziati italiani abbiano diritto di fare ricerche alla stessa condizione degli altri Paesi. Tali risultati confermano, a mio avviso, come l'impegno del Governo a sostenere e potenziare la ricerca scientifica ad escludere che i prodotti oggi utilizzati possano arrecare danni all'organismo, alle culture, all'ambiente, alla loro specificità e alla biodiversità, che esiste ed è diffusa nel nostro Paese, possa costituire delle solide basi per consentire una nuova laicità fondata su uno Stato neutrale, in una dimensione ormai multiculturale della nostra società.
È un dibattito, quello sugli OGM, a volte pervaso anche da antimodernismo e sensazionalismo giornalistico, perché spesso intorno al blocco della ricerca si unisce un asse trasversale ostile anche ad ogni tentativo di modernizzazione attraverso la radicalità del rifiuto. È questa una discussione che il genere umano si pone da sempre, da quando avvengono nuove rivoluzioni tecnologiche, dalla nascita dei computer e dei nuovi sistemi di comunicazione o di trasporto. Il processo è, pertanto, inarrestabile e anche di straordinaria importanza e potenzialità. Pertanto, attivare la molla dell'innovazione che, oltre ad essere tecnologica, deve essere anche un'innovazione sociale, fondata su un nuovo rapporto tra scienza e società civile, ritengo sia un'esigenza da non sottovalutare. Occorre, tuttavia, seguire un percorso serio ed approfondito, volto a garantire e a rafforzare i principi di precauzione e di divulgazione di informazioni corrette ed equilibrate. Necessitano, a mio avviso, evidenze scientifiche, in grado di rassicurare che è possibile un tipo di coltivazione differente ed innovativa, senza pesticidi o elementi di tossicità, che non siano dannosi per il nostro organismo.
Le introduzioni di coltivazioni OGM in Italia, incompatibili con gli interessi economici del sistema agroalimentare nazionale, senza provvedimenti prudenziali sono pertanto inopportune e dannose per l'ambiente e la salute, le quali valgono certamente di più degli interessi e dei metodi disinvolti di certe multinazionali, come la Monsanto Company e la messa in cultura dei sementi di mais Mon810. Le 195 eccellenze agricole del nostro Paese, che rappresentano il motore dell'economia, quello dell'agroalimentare in particolare, devono essere tutelate, salvaguardate e valorizzate con ogni mezzo.
Pertanto, nel testo della mozione presentata dal mio gruppo sosteniamo che la ricerca non deve essere abbandonata né ridimensionata.
Non vogliamo però sbarrare la strada alla tecnologia che avanza, al contrario vogliamo favorire ogni iniziativa della ricerca e ogni proposta sensata nel campo della tecnologia e della scienza in grado di esaminare dal punto di vista tecnico-scientifico gli effetti derivanti dalle coltivazioni di organismi geneticamente modificati nel campo agricolo ed ambientale. Luminari, dal professor Veronesi alla scomparsa Rita Levi Montalcini, che si sono sempre dichiarati favorevoli a far sì che la scienza, anche con forzature sulla natura, possa ricreare le condizioni migliori per comprendere se davvero tali organismi sono nocivi o no o se questo nuovo progresso e questa nuova scienza servano davvero all'umanità, ribadiscono l'esigenza di perseguire in questa direzione e di rafforzare la convinzione di una visione ampia e non preclusa ideologicamente ad ogni negazione degli OGM. Il gruppo del PdL pertanto è certamente favorevole a sostenere e valorizzare maggiormente la biodiversità per garantire il miglioramento del progresso scientifico e della ricerca nei riguardi della salute umana e dell'ambiente. Tutto questo all'interno di una più ampia ed articolata visione complessiva, volta a coniugare la ricerca e soprattutto la difesa dell'identità del nostro patrimonio agroalimentare, la cui promozione delle eccellenze del made in Italy rappresentano per il nostro Paese un valore immenso di immagine ed anche uno stile alimentare senza pari al mondo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caon, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00129. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAON. Signor Presidente, premesso che il dibattito scientifico sullo sviluppo dell'agricoltura transgenica si articola intorno a chi ritiene che gli organismi geneticamente modificati non producano rischi di alcun genere e quanti, invece, affermano che i pericoli che scaturiscono da manipolazioni genetiche siano di gran lunga superiori agli eventuali benefici, a prescindere dal confronto tra opposti pareri, il dato scientifico evidenzia che gli OGM, siano microrganismi animali o vegetali, hanno caratteristiche genetiche e riproduttive alterate e che la comunità scientifica, in merito ai loro effetti sulla salute umana, non ha ancora espresso una posizione univoca. I risultati di uno studio realizzato dall'università francese di Caen dimostrano la tossicità degli OGM a seguito di alcuni esperimenti condotti su cavie nutrite con mais Monsanto geneticamente modificato, le quali hanno cominciato a manifestare gravissime patologie, con un'incidenza da due a cinque volte superiore al gruppo di controllo rappresentato da cavie nutrite con mais non transgenico. I suddetti risultati, oltre a mettere in dubbio la validità delle ricerche effettuate finora dalle imprese biotech, evidenziano notevoli problematiche nella metodologia usata per testare la sicurezza dei prodotti transgenici, tra cui la durata troppo breve delle analisi condotte, mediamente 3 mesi a fronte dei 24 mesi impiegati dalla ricerca in questione, e l'esiguità del numero di cavie utilizzate.
A seguito di tali ulteriori pareri sulla tossicità degli OGM e sull'ambiguità del processo di autorizzazione, che appare privo delle garanzie minime di sicurezza e, pertanto, in contrasto con il principio di precauzione che l'Unione europea pone a tutela della salute umana, sarebbe opportuno vietare l'importazione di prodotti transgenici e sospendere, ad ogni livello e in tutta Europa, il rilascio delle licenze alla semina di OGM autorizzati e risultati tossici.
Il dossier predisposto dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura ha messo in evidenza che il Mon810 potrebbe modificare le popolazioni di lepidotteri «non bersaglio» e favorire lo sviluppo di parassiti potenzialmente dannosi per le altre colture; inoltre, il parere dell'ISPRA conferma i rischi per le popolazioni di lepidotteri «non target» e non esclude la possibilità di impatto negativo sugli organismi acquatici sensibili alle tossine. Il Ministro della salute Renato Balduzzi, a seguito del dossier del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, ha chiesto alla Commissione europea che quest'ultima effettui una nuova valutazione completa del MON810 alla luce delle ultime linee guida, definisca adeguate misure di gestione che dovrebbero essere rese obbligatorie per tutti gli utilizzatori di tali OGM e, nel frattempo, sospenda urgentemente l'autorizzazione alla messa in coltura di sementi di mais MON810 nel nostro Paese e nell'Unione Europea.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, si ritenne soddisfatto della richiesta del Ministro Balduzzi, riprendendo, così, la linea sempre tenuta dalla Lega Nord e dal Ministro Zaia sulla necessità di procedere con forza nella direzione di salvaguardare l'identità e la ricchezza dei prodotti nostrani, che sono la base del successo del settore agroalimentare, e far sì che gli OGM non attentino alla nostra agricoltura identitaria, culla della biodiversità, che deve essere preservata.
L'impatto socio-economico dell'innovazione derivante dall'introduzione in agricoltura degli OGM è fortemente negativo rispetto alle esigenze dei consumatori e agli obiettivi della politica agraria del Paese. La nostra agricoltura è essenzialmente di tipo multifunzionale e assolve compiti che vanno oltre la semplice produzione di alimenti e materie prime, svolgendo un ruolo di difesa integrata del territorio e di tutela del paesaggio e degli aspetti culturali tradizionali legati alle aree rurali, la cui valorizzazione, grazie Pag. 10alla presenza costante dell'agricoltore, trasforma la marginalità in opportunità.
Gli OGM rappresentano, invece, il simbolo di un'agricoltura non finalizzata alla produzione di cibo e alla conservazione del territorio, ma alla creazione di reddito e al controllo dei mercati mondiali da parte di poche multinazionali. Il nostro Paese è la culla della biodiversità, con 4.500 prodotti tipici frutto di secoli e secoli di storia. Il mais transgenico, la cui coltivazione è autorizzata da anni in Europa, non copre più dell'1 per cento della produzione totale. Il vero business delle multinazionali non sarebbe nella coltivazione, ma nel brevetto delle sementi.
Gli OGM non servirebbero a sfamare il mondo, perché non esiste un patto etico per destinare un'eventuale sovrapproduzione a chi muore di fame. Dove si vendono gli OGM, i ricchi mangiano biologico e i poveri i cibi geneticamente modificati. Quanto si riporta testimonia che il dibattito sul tema in questione è ancora aperto e che la prudenza è indispensabile di fronte a scelte che modificano profondamente l'ambito nel quale vengono applicate e che impattano non solo sugli equilibri di mercato, ma, soprattutto, sulla salute dei cittadini.
La direttiva del 12 marzo 2001 n. 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sull'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati prevede, per i singoli Stati membri, la possibilità di dichiarare l'intero territorio nazionale come libero da OGM, attraverso l'applicazione del principio di salvaguardia.
Questa direttiva è stata recepita nel nostro ordinamento dal decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224, dove, all'articolo 25, si prevede che i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e delle politiche agricole, alimentari e forestali, per quanto di rispettiva competenza, possono, con provvedimento d'urgenza, limitare o vietare temporaneamente l'immissione sul mercato, l'uso o la vendita sul territorio nazionale di OGM, come tale o contenuto in un prodotto debitamente notificato e autorizzato, che rappresenti un rischio per la salute umana o l'ambiente, con una valutazione fondata su informazioni esistenti basate su nuove o supplementari conoscenze scientifiche. Il provvedimento, altresì, può indicare le misure ritenute necessarie per ridurre al minimo il rischio ipotizzato.
Le regioni, spesse volte, hanno espresso la loro ferma contrarietà all'introduzione nel nostro Paese di colture transgeniche, evidenziando che il futuro regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/18/CE, per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio, sia il più possibile adeguato a salvaguardare l'agricoltura del nostro Paese, la qualità e la specificità dei suoi prodotti.
Ad oggi, otto nazioni – Francia, Germania, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Grecia, Bulgaria e Polonia – hanno già adottato le clausole di salvaguardia. Il 21 maggio scorso il Senato della Repubblica ha approvato, durante la discussione di mozioni in tema di OGM, un ordine del giorno unitario, a seguito del quale il Governo dovrebbe emanare un decreto ministeriale che coinvolge i Ministri della salute, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole, alimentari e forestali, con il quale si dovrebbe disporre il divieto di coltivazione di varietà di mais MON810 solo sul territorio nazionale.
Detto decreto interministeriale fa ricorso all'articolo 34 del Regolamento (CE) n. 1829/2003, che consente di adottare misure di emergenza qualora sia manifesto che i prodotti geneticamente modificati autorizzati possano comportare un grave rischio per la salute umana, per gli animali e per l'ambiente.
Il 15 giugno scorso a Vivaro (Pordenone), seimila metri quadrati sono stati seminati con mais geneticamente modificato, creando un altissimo rischio di contaminazione biotech nel nostro Paese.
Leggerò l'impegno tra un minuto. Vorrei solo sottolineare che noi in Italia non abbiamo assolutamente bisogno oggi – ripeto, oggi; la ricerca dovrà fare sicuramente Pag. 11il suo corso – dei prodotti OGM. Quando noi laviamo la biancheria, qualche volta sbagliamo e la mischiamo con altri colori. Oggi l'OGM potrebbe fare esattamente la stessa cosa: tirar fuori della biancheria che noi chiamiamo «ubriaca», «ubriacata», e quella biancheria là, solitamente, non la porta più nessuno o non la vogliamo portare perché è un pò brutta. Non vorrei che i nostri prodotti agricoli facessero la stessa fine, se noi importassimo questi nuovi OGM senza la giusta sperimentazione.
Leggo ora anche l'impegno del Governo: «impegna il Governo: a promuovere un intervento, nelle competenti sedi comunitarie, affinché l'Unione europea sospenda il rilascio di autorizzazioni alla semina in tutto il territorio dell'Unione di organismi geneticamente modificati autorizzati e risultati tossici e disponga il divieto di importazione di prodotti transgenici, tenendo presente che, al momento, nessuna azione al riguardo è stata intrapresa dalle istituzioni europee; a procedere con l'esercizio della clausola di salvaguardia di cui all'articolo 25 del decreto legislativo n. 224 del 2003, che recepisce la direttiva 2001/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 marzo 2001, sull'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Franco Bordo, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00130. Ne ha facoltà.
FRANCO BORDO. Signora Presidente, signora rappresentante del Governo, colleghi, sintetizzare su un argomento complesso come il cibo e l'agricoltura non è facile. Tuttavia credo che sia utile ricordare le ragioni di chi – come milioni di italiani, la stragrande maggioranza delle organizzazioni agricole, tutte le associazioni ambientaliste e di tutela dei diritti dei consumatori – agli OGM in Italia dice «no», non per posizioni ideologiche preconcette, ma per ragioni serie, motivate e peraltro condivise anche da molti ricercatori e scienziati.
Nel nostro Paese, coltivare OGM in sicurezza è impossibile. Le aziende sono di piccole dimensioni e non ci sono barriere naturali sufficienti a proteggere le coltivazioni convenzionali e biologiche. L'agricoltura fa parte di un sistema vivente che comprende la fauna selvatica, il ciclo dell'acqua, il vento e le reazioni ai microrganismi del terreno. Una produzione geneticamente modificata non potrà mai restare confinata nella superficie del campo in cui viene coltivata. La cosiddetta «coesistenza», prevista dalla normativa europea, rappresenta per noi una sorta di «cavallo di Troia» per l'utilizzo indiscriminato di questi prodotti.
Come potrebbero gli agricoltori italiani convenzionali e biologici essere sicuri che i loro prodotti non vengano contaminati ? Una diffusione, anche limitata, delle coltivazioni OGM in campo aperto cambia per sempre la qualità e la tipicità della nostra agricoltura. Le coltivazioni OGM snaturano così il ruolo dell'agricoltura, che da sempre migliora e seleziona le proprie sementi. Con le sementi geneticamente modificate, invece, la multinazionale è la titolare del seme; ad essa l'agricoltore deve rivolgersi ad ogni nuova semina, poiché, come tutti gli ibridi, in seconda generazione, gli OGM non danno più buoni risultati ed è proibito tentare miglioramenti, se non si pagano costose royalties. I prodotti geneticamente modificati non hanno legami storici e culturali con il territorio. L'Italia basa buona parte della sua economia agroalimentare sulla identità e sulla varietà dei prodotti locali. Introdurre prodotti senza storia indebolirebbe un sistema economico che nella biodiversità ha sempre avuto uno dei suoi punti di maggiore forza. Se si coltiva un solo tipo di mais e, domani, un solo tipo di foraggio, di pomodoro e via dicendo, si avrà una riduzione anche dei sapori e dei saperi, che danneggerà in modo irreparabile migliaia di aziende agricole, con relative perdite di posti di lavoro.
Non avremo più da difendere i nostri prodotti tipici come il nostro Parmigiano-Pag. 12Reggiano, il Grana Padano, il grano duro d'Abruzzo, il pomodoro di Pachino, la cipolla di Tropea e tanti altri, perché l'omologazione delle materie prime di produzione li cancellerà. Gli OGM, insomma, sono figli di un modo miope e superficiale di intendere il progresso. È sempre più chiaro ed importante per i consumatori il ruolo dell'agricoltura di piccola scala nella protezione dei territori e nella difesa del paesaggio, nel contrasto al riscaldamento globale, nella produzione di cibo di qualità. Invece di seguire le sirene dei mercati, la ricerca dovrebbe affiancare l'agricoltura sostenibile e mettersi a disposizione delle sue esigenze e i Governi dovrebbero dare ascolto alle sensibilità e alle richieste dei loro cittadini.
I relatori ONU ci dicono che è l'agricoltura familiare quella utile a difendere le fasce di popolazione a rischio di malnutrizione. Le multinazionali, invece, promettono che gli OGM salveranno il mondo dalla fame, eppure, da quando ne è iniziata la commercializzazione, circa 15 anni fa, il numero degli affamati nel nostro Paese non ha fatto altro che continuare a crescere, proprio come i fatturati delle aziende che li producono. Segnalo che in Paesi come l'Argentina e il Brasile la soia OGM ha spazzato via produzioni come patate, mais, grano e miglio su cui si basa l'alimentazione locale. Io penso anche che ci sia da valorizzare un concetto di agricoltura come bene comune, pur nel rispetto ovviamente delle proprietà dei terreni e quant'altro, ma l'acqua, il terreno, l'aria, sono beni comuni, il cibo è un bene comune e per questo non possiamo metterlo nelle mani di brevetti detenuti da poche multinazionali.
Sulla base di queste considerazioni arrivo alla questione della mozione oggetto del nostro dibattito. Da un certo punto di vista, mi domando come mai noi, oggi, Camera dei deputati, siamo qui – è una domanda provocatoria – a dibattere di OGM, dopo che 40 giorni fa, il 21 maggio, il Senato, l'altro ramo del Parlamento, all'unanimità ha approvato una risoluzione in cui si impegna il Governo ad adottare le misure necessarie già citate dagli altri colleghi che mi hanno preceduto, cioè la clausola di salvaguardia o, in alternativa, quello che è previsto dall'articolo 34 del regolamento (CE) n. 1829/2003 sulle norme di tutela in materia di sicurezza alimentare. Sono passati 40 giorni e in questi 40 giorni sono successe anche delle cose negative nell'ambito...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCO BORDO. Vado a chiudere, signor Presidente. Abbiamo cioè assistito al fatto che, nel nostro Paese, dopo che una mozione all'unanimità impegnava il Governo ad adottare la clausola di salvaguardia, un agricoltore di Vivaro, in provincia di Pordenone, ha avuto l'opportunità di mettere in semina prodotti OGM. Chiudo davvero.
Non vorrei che questo dibattito, per estrema franchezza, parlo in modo particolare al rappresentante del Governo qui presente, vada a concludersi ancora con un vogliamoci tutti bene nell'insegna di un accordo e di una conclusione che ci porta a dire «no» agli OGM e impegniamo il Governo. Io chiederei che questa volta il Governo, quando si presenterà in Aula nella fase conclusiva di questo dibattito, arrivi con delle risposte chiare e certe, con delle assunzioni di impegni certi, non di fronte al Parlamento ma di fronte agli italiani e al Paese, che chiedono un intervento efficace ed immediato, come ce lo hanno chiesto fuori da queste porte, qualche giorno fa, le organizzazioni degli agricoltori che non vogliono che il loro lavoro venga distrutto con dei brevetti che rimarranno in mano a delle società, a delle multinazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mario Catania, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00131. Ne ha facoltà.
MARIO CATANIA. Signor Presidente e colleghi, quello che oggi discutiamo è tema particolarmente controverso, che ha già Pag. 13portato in passato anche a forti tensioni internazionali tra l'Unione europea ed alcuni Paesi terzi, nonché anche ad aspre discussioni nello stesso ambito comunitario. La società civile nei Paesi dell'Unione europea è divisa. Ci sono forti polemiche sulle modalità con cui l'Unione europea ha introdotto gli organismi geneticamente modificati nella filiera alimentare e tuttora la parte prevalente del mondo dei consumatori è restia ad accettare la pratica che prevede l'introduzione di questi organismi nella catena alimentare.
Io credo che noi dobbiamo da un lato evitare atteggiamenti di carattere ideologico o di carattere pregiudiziale, fermandoci a riflettere soprattutto sulle evidenze che abbiamo davanti in modo oggettivo, e dall'altro lato però abbiamo anche l'urgenza, richiamata da più di un intervento dei colleghi, di intervenire in modo chiaro, fornendo al Governo un orientamento politico il più possibile univoco, che indichi una direttrice ed una linea di condotta ai vari livelli della questione che abbiamo davanti.
Ebbene, quali sono le evidenze su cui intendo soffermarmi brevemente ? Noi abbiamo da un lato la maggior parte della comunità scientifica e le stesse istituzioni comunitarie che ci rassicurano sulle conseguenze in materia di effetto sulla salute e di effetti ambientali che gli organismi geneticamente modificati già autorizzati tuttora possono avere. Tuttavia è anche vero che una parte non del tutto trascurabile della comunità scientifica continua a sollevare una serie di perplessità e chiede maggiore prudenza nell'approccio a questi temi, in particolare non tanto per la parte che riguarda gli effetti sulla salute, quanto per l'impatto ambientale di alcune produzioni, che potrebbe alla lunga rivelarsi più complesso, con ricadute meno ponderabili di quanto non sia stato finora valutato.
Ebbene, io credo che questo punto di partenza debba essere seriamente considerato, come anche deve essere, io credo, seriamente considerato l'atteggiamento prevalente tra i consumatori italiani. Tutte le indagini e tutti i riscontri fatti nell'arco di diversi anni, ci dicono che i consumatori italiani sono in larga parte contrari all'introduzione di organismi geneticamente modificati nella catena alimentare e che, laddove questo debba necessariamente avvenire, chiedono di essere informati in modo inequivoco, attraverso una normativa sull'etichettatura che renda intelligibile la presenza di questi organismi nei prodotti immessi in commercio. Ebbene, questo è un dato, io credo, che non può essere sottaciuto: al di là di ogni valutazione e di ogni considerazione di carattere scientifico, io credo che sia primo compito di un Parlamento rispettare la sensibilità dell'opinione pubblica e prendere in considerazione quelle che sono le giuste aspettative dei consumatori. Noi possiamo avere opinioni diverse sulle ricadute ambientali degli organismi geneticamente modificati, ma siamo, io credo, tutti tenuti a rispettare in modo coerente le aspettative dell'opinione pubblica, dei consumatori, dei cittadini che rappresentiamo in questa sede.
Ma non è solo questo l'aspetto su cui intendo soffermarmi. Già diversi colleghi hanno sottolineato che le caratteristiche del sistema agroalimentare italiano sono caratteristiche improntate ad un alto livello qualitativo, ad una forte diversità delle produzioni, ad un saldo legame con il territorio. Sono tutte caratteristiche che sono mal conciliabili con il modello produttivo sotteso alla diffusione degli organismi geneticamente modificati nella filiera agroalimentare.
Per queste ragioni, larga parte del mondo agricolo ha finora espresso una sensibilità fortemente negativa rispetto a questo scenario, perché viene giustamente, io credo, sottolineato che tutti gli sforzi delle nostre imprese, tesi a valorizzare la produzione e quegli aspetti che ricordavo in termini di qualità, diversità, legame con il territorio, potrebbero essere messi in discussione da una generalizzata introduzione degli organismi geneticamente modificati nell'agricoltura e nell'allevamento. Aggiungo che gli spazi che abbiamo come agroalimentare nella competizione mondiale sono in larga parte legati proprio alla nostra capacità di salvaguardare quell'immagine di qualità e diversità che andrebbe Pag. 14inesorabilmente persa, se venisse adottato un modello produttivo basato sugli organismi geneticamente modificati.
Per queste ragioni, io credo che ci siano tutti gli elementi per avere una valutazione univoca da parte del Parlamento da trasmettere al Governo su questa materia, tanto più che la regolamentazione comunitaria finora in vigore è una regolamentazione che ha dimostrato palesi carenze: è una regolamentazione che non ha saputo rassicurare l'opinione pubblica e parte della comunità scientifica in ordine alla solidità dei procedimenti di autorizzazione degli organismi geneticamente modificati, sia quelli già autorizzati sia quelli che, potenzialmente, dovessero esserlo in futuro; è una regolamentazione che non ha saputo affrontare in modo adeguato il tema della coesistenza, che è un tema chiave in materia, perché, sotto questa parola, passa il concetto di poter far coesistere in modo armonico coltivazioni transgeniche con coltivazioni biologiche e convenzionali.
Ebbene, la risposta a questo nodo non è stata sciolta, non è stata fornita dalla regolamentazione europea, né tanto meno – occorre dirlo –, dalle disposizioni applicative nazionali, che, su questa materia, hanno anche risentito degli effetti di una sentenza della Corte costituzionale del 2006, che ha dichiarato parzialmente incostituzionale una parte della nostra normativa. Il tema della coesistenza è un tema fondamentale, perché io credo che, al di là di ogni altra considerazione, è preliminare, sia in Italia, ma anche in ogni altro Paese europeo, il diritto dell'imprenditore agricolo che faccia agricoltura biologica o convenzionale di non ricevere alcun contraccolpo negativo dall'introduzione di organismi geneticamente modificati.
Ebbene, queste sono le premesse che sono alla base della mozione, di cui sono primo firmatario, che Scelta Civica ha presentato su questa materia, e sono le premesse che mi consentono di concludere auspicando che il Governo possa raccogliere con forza il mandato che il Parlamento, spero, gli vorrà dare, per un rinnovato impegno in sede comunitaria per un miglioramento della regolamentazione attuale, ma anche, in attesa di una nuova regolamentazione comunitaria, per una rapida adozione di quegli atti che sono necessari ad evitare che, nel breve periodo, accadano delle conseguenze irreparabili.
Chiudo con una considerazione che mi è, peraltro, particolarmente cara, che riguarda il tema della ricerca. Su questo io credo che, senza se e senza ma – e questo non appaia incoerente con quello che ho detto finora –, senza se e senza ma, noi dobbiamo chiedere al Governo di rilanciare, con energia, con lucidità, in modo organico, la ricerca anche e non soltanto, come è stato detto da una collega, in materia di agricoltura biologica o convenzionale, ma anche in materia di transgenico in agricoltura. Noi abbiamo, io credo, il dovere di non perdere di vista il fatto che la nostra comunità scientifica, i nostri ricercatori sarebbero drammaticamente pregiudicati da un'assenza di ricerca in materia, che, nei tempi lunghi, potrebbe anche rivelarsi deleteria per gli interessi nazionali.
Non sappiamo quali sono, oggi, i potenziali sviluppi della ricerca su questa materia; la ricerca genetica, tra i vari campi della ricerca scientifica, è quella che ha palesato le più ampie potenzialità per le ricadute positive sulla qualità della vita. Credo che sarebbe un errore fondamentale chiudersi dentro una negazione di ogni ottica di ricerca: le due cose, le due scelte, quella per una normativa estremamente rigorosa, da un lato, e quella per una prosecuzione della ricerca, dall'altro, possono coesistere in modo lucido senza alcuna incoerenza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.
SILVIA BENEDETTI. Signora Presidente, gentili colleghi, il 31 maggio 2013 in Oregon un agricoltore ha scoperto la presenza di frumento OGM non autorizzato nei suoi campi; la varietà contaminante è frumento OGM Roundup Ready della Pag. 15Monsanto, la cui sperimentazione in campo si era conclusa nel 2005 e che non ha mai ottenuto l'autorizzazione alla coltivazione e al consumo. Quanti anni sono passati ? Otto anni. Se invece vogliamo considerare gli OGM non per consumo agroalimentare, pensiamo alle colture di cotone in India, al 90 per cento OGM: questo cotone, se all'inizio richiedeva un uso limitato di pesticidi proprio grazie alla sua modifica genetica, nell'arco degli ultimi tre anni ne sta richiedendo una quantità sempre maggiore, dal momento che gli insetti parassiti hanno sviluppato resistenza alle tossine prodotte dalle piante. Questi esempi riguardano alcuni aspetti controversi dell'introduzione di OGM nell'ambiente, come il controllo della loro diffusione nell'ecosistema, nonché eventuali conseguenze in termini di inquinamento ambientale.
E sul fronte della salute umana ? La tecnologia transgenica comporta che qualunque complesso transgenico inserito, divenga sede preferenziale di ricombinazioni, traslocazioni e mutazioni geniche; inoltre, può alterare in modo imprevedibile l'espressività e l'equilibrio genico del patrimonio genetico dell'organismo ospite, determinando un aumento effettivo del rischio di cancro, di malformazioni genetiche e di malattie degenerative, trasmissibili da una generazione all'altra.
Per quanto riguarda l'eventuale tossicità degli OGM, nel caso del mais MON 810 della Monsanto, oggetto delle mozioni in discussione, le proteine codificate dagli specifici transgeni, non sono identiche a quelle naturali, implicando una modifica imprevedibile del loro grado di tossicità per l'uomo. Inoltre, è da non trascurare il fatto che la proteina BT è utilizzata anche in agricoltura biologica sotto forma di nebulizzazione spray e approvata in quanto innocua per il fatto che è estremamente fotolabile e quindi si autodistrugge rapidamente al 100 per cento in condizioni naturali di utilizzo. Ciò non accade, ovviamente, quando la medesima proteina è sintetizzata all'interno del seme di mais, protetta quindi dalla luce e dall'ossigeno, e prodotta, oltretutto, dall'organismo ospite in quantità variabile e quindi imprevedibile sul piano della tossicità dose dipendente.
Al di là degli effetti non prevedibili, esistono poi risultati di diversi studi scientifici che mettono in luce serie problematiche sulle conseguenze del consumo degli OGM. Uno su tutti è lo studio effettuato dall'istituto CRIIGEN (Comitato per la ricerca e l'informazione indipendente sull'ingegneria genetica): «A comparison of the effects of three GM corn variety on mammalian health» che valuta gli effetti dell'alimentazione a base di MON 810, MON 863, e NK 603 sulla salute dei ratti. Tale studio è stato effettuato seguendo, anche, il protocollo 408, circa le buone prassi di laboratorio; nonostante non esistano ancora protocolli specifici per gli studi degli effetti dell'alimentazione OGM sugli animali, tale protocollo era stato prima difeso nel caso delle valutazioni standard del rischio di EFSA, ma successivamente usato per criticare gli studi del CRIIGEN, studi che hanno rivelato, ad esempio, che topi maschi e femmine rispondono in modo differente all'alimentazione OGM, che vi sono conseguenze soprattutto su reni e fegato, i principali organi di detossificazione, e anche conseguenze a livello di cuore, milza e ghiandole surrenali, metabolizzazione del glucosio e peso corporeo.
Tutto ciò dimostra che è essenziale effettuare una nuova e approfondita valutazione dei rischi associati alle tre varietà di mais OGM. Questo rende il punto di partenza per l'adozione della clausola di salvaguardia sbagliato: sino ad ora si considera che mancano infatti tutti i presupposti necessari e le ragioni scientifiche per adottarla, visto che può essere invocata solo a fronte di rischi provati per la salute e per l'ambiente. Allora, a tal proposito sarebbe da sottolineare che un rapporto stilato dalle associazioni Corporate europe observatory e Earth open source, ha messo in discussione l'indipendenza e la terzietà dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), a causa di conflitti di interesse dei suoi stessi membri, che in un meccanismo di revolving doors si spostano Pag. 16tra lobbies, multinazionali e burocrazie ministeriali. Possiamo pensare ad Ann Foster, direttrice della Scottish consumer council passata poi alla Monsanto, oppure a Suzy Renckens, per molti anni a capo del pool di esperti dell'EFSA sugli OGM, passata poi a Syngenta.
Inoltre, in sede di autorizzazione e di commercializzazione degli OGM per uso alimentare l'EFSA non esegue una valutazione indipendente del rischio, bensì elabora un parere sulla base della valutazione del rischio proposta dall'azienda notificante. In sostanza, effettua un'analisi bibliografica delle opinioni scientifiche contenute nei dossier forniti dall'azienda che richiede la commercializzazione del proprio prodotto transgenico, senza alcuna considerazione per eventuali studi indipendenti pubblicati su riviste scientifiche specializzate. C’è anche da dire che i trial scientifici effettuati sui ratti, previsti dai protocolli ufficiali, sono da rivedere. Come ammesso dalla stessa EFSA, novanta giorni non sono sufficienti per svelare effetti avversi sull'apparato riproduttivo e sullo sviluppo. Molti ricercatori indipendenti chiedono di rendere obbligatori i test a due anni, per fare emergere danni cronici o danni al fegato e reni, nonché al sistema riproduttivo e, più in generale, allo sviluppo, soprattutto per gli OGM che contengono pesticidi.
Inoltre, chiedono di adottare l'approccio Toxotest, per la valutazione degli effetti a lungo termine tramandati da genitore a figlio e di includere una valutazione degli ormoni sessuali, aspetti produttivi, di sviluppo e transgenerazionali. Dire no agli OGM non è una questione ideologica, è una questione meramente pratica.
PRESIDENTE. Ha terminato il tempo, deve concludere.
SILVIA BENEDETTI. Concludo, signor Presidente. Invito perciò tutti a rispondere a queste domande: si può escludere tassativamente la possibilità di danni alla salute in mancanza di una valutazione dei rischi nutrizionali e tossicologici indipendente, trasparente e scientificamente fondata ? È possibile determinare con sicurezza quali sono le conseguenze dell'introduzione degli OGM nella catena alimentare umana ? Purtroppo la pratica dimostra che la risposta ad entrambe le domande è ancora «no», e finché non sarà «sì», senza se e senza ma, la salute umana, ma anche l'ambiente, devono avere priorità assoluta (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filippo Fossati. Ne ha facoltà.
FILIPPO FOSSATI. Signor Presidente, molte delle mozioni di cui stiamo discutendo, chiedono al Governo di avvalersi della clausola di salvaguardia, premessa all'articolo 23 della direttiva n. 2001/18/ CE della Commissione europea e recepita dal decreto legislativo n. 224 del 2003, all'articolo 25. Si tratta di darsi, cioè, gli strumenti per bloccare l'emissione nell'ambiente, sul territorio nazionale, di un prodotto geneticamente modificato che si ritenga pericoloso. La decisione eventuale prevederebbe poi una procedura complessa di verifiche e consultazioni fra i diversi attori istituzionali e imprenditoriali interessati, per definire, con una decisione finale, il tema. Non è, quindi, in realtà, neanche una messa al bando arbitraria, è l'avvio di una procedura di garanzia.
La clausola di salvaguardia è tuttavia necessaria per intervenire prima che la diffusione di germoplasma transgenico, condotta fuori da precise regole di coesistenza con le colture basate su sementi non OGM, produca l'effetto che tutti temiamo e che ormai sappiamo si produrrà, ossia l'inquinamento irreversibile delle colture non transgeniche circostanti il perimetro della coltivazione OGM, con la progressiva distruzione delle diversità biologiche, già purtroppo assai ridotte anche nel nostro Paese nella fase dell'industrializzazione spinta e monocolturale dell'agricoltura italiana, ma che rappresentano a tutt'oggi, e in misura fortunatamente crescente, la caratteristica vincente della nostra agricoltura, tipicità ed eccellenza Pag. 17di prodotto, che, basandosi sulla completa tracciabilità della filiera produttiva e sul legame con la tradizione nell'identificazione del prodotto, portano alla nostra bilancia commerciale il contributo relativo più rilevante di attivo e crescita costante, anche in tempi di crisi.
È il made in Italy che riporta alla produzione agroalimentare migliaia di giovani imprenditori, una leva diversa, competente e innovativa, capace di raccontare e comunicare il prodotto. È il made in Italy che conta migliaia di tentativi di imitazione, su cui, peraltro, i nostri Governi hanno tentato di sviluppare nelle sedi europee e internazionali, un'azione di contrasto che impatta proprio con gli interessi che si nascondono dietro la favola della sviluppo tecnologico e della concorrenza e che in realtà vogliono sconfiggere un modello come quello italiano, che toglierebbe spazio, alla rendita prodotta da poche multinazionali dall'omologazione del prodotto e dalla dipendenza delle sementi, pressoché sterili.
Ora, a dire il vero – anche io me lo chiedo – questo dibattito potrebbe essere superfluo ? Se ne è occupato il Senato poche settimane fa, ma poi ci sono i governi che si sono succeduti dall'inizio del secolo, diversi governi, che hanno in realtà sempre giocato un ruolo critico – originale nella dimensione europea – rappresentando l'interesse nazionale sul versante agricolo e le preoccupazioni dei cittadini per le ricadute ambientali e sulla salute attribuibili alla diffusione incontrollata di specie transgeniche.
Per questo risulta incomprensibile, e speriamo solo contingente – mi rivolgo al Governo – l'inerzia sulla procedura necessaria ad avvalersi della clausola di salvaguardia. Sembra che il punto sia una resistenza nel Ministero della salute. Io credo che su questo il Governo avrà modo di chiarire. In realtà noi apprezzammo, alla fine della legislatura precedente, l'impegno del Ministro Balduzzi, che chiese, sulla base di una nota di valutazione tecnica molto allarmata inviata alla Commissione europea il 29 marzo di quest'anno, cito testualmente: «di avviare una nuova valutazione completa della varietà di mais alla luce delle nuove linee guida dell'EFSA. 2) Definire adeguate misure di gestione che dovrebbero essere rese obbligatorie per tutti gli utilizzatori di tale OGM. Nel frattempo sospendere urgentemente l'autorizzazione alla messa in coltura di sementi di mais Mon810 in Italia e nel resto dell'Unione europea, a norma dell'articolo 34 del regolamento (CE) n. 1829 del 2003».
Sulla base di questa posizione, il Governo si presenta in modo unitario al confronto con le istituzioni europee, e risponderebbe alla stragrande maggioranza dei cittadini italiani che pretendono, di fronte ad un dibattito scientifico che non propone risultati certi sui danni alla salute umana prodotti dalla diffusione di alimenti contenenti OGM, ma che ormai vede il proliferare di studi accreditati sui danni all'ambiente e all'agricoltura.
Io non sono un'estremista del principio della precauzione, rispetto ed apprezzo l'attenzione che la ricerca scientifica applicata ci sottopone fra la necessità di pervenire a risultati vantaggiosi per la vita umana e del pianeta e il rischio connesso alla sperimentazione delle procedure e delle tecnologie. Ma ciò che si sta verificando sull'ingegnerizzazione dei prodotti transgenici, pare purtroppo aver poco a che fare con la ricerca ai fini del progresso, e molto, in realtà, con lo sfruttamento di qualche brevetto poco riuscito di cui affrettarsi a ottimizzare la rendita.
Le sementi del mais e della soia transgenica sono tra i principali vettori di immense storie di corruzione nei Paesi dell'Asia e dell'America latina, della caduta in povertà assoluta di migliaia di piccoli coltivatori per la progressiva e rapida perdita di produttività dei terreni e l'impossibilità di una loro riconversione. Ed anche alle nostre latitudini non si capisce perché l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare non si sia mai, dal ’98, affidata alle verifiche, allo studio dei periodici problemi seguiti all'autorizzazione del Mon810 affidandosi a laboratori indipendenti, nonostante che siano nate esperienze di eccellenza in alcune università Pag. 18europee con la partecipazione di alcune università italiane, penso al già citato CRIIGEN di Caen, che hanno condotto studi indipendenti sugli effetti della somministrazione di mais OGM ai topi con risultati inquietanti nel senso dell'equivalenza di danni oncologici ed ormonali nei ratti trattati con alimenti, con erbicidi, e ratti trattati con OGM resistenti agli stessi erbicidi. Ora è ovvio che tutti gli studi vanno commentati, verificati, naturalmente, ma il tema è: chi lo fa ? Chi investe nella ricerca ? Se il sistema pubblico come ha fatto EFSA in tutti questi anni, si affida alle controdeduzioni dei produttori, possiamo sentirci garantiti ? Se il sistema permette una pratica di revolving doors tra funzionari dell'agenzia di controllo e multinazionali, possiamo sentirci garantiti ?
Ecco che il principio di precauzione, allora, da tema di dibattito epistemologico, diventa banalmente una necessità politica; e il Governo farebbe bene a mobilitare anche le nostre competenze di ricerca pubblica – penso all'Istituto superiore di sanità – per avviare, dopo ormai 15 anni dal controverso via libera europeo all'OGM, un percorso di ricerca sugli effetti del transgenico sulla salute animale ed umana.
Concludo chiedendo al Parlamento di parlare con voce forte ed unitaria. Il nostro Paese ha avuto finora un comportamento coraggioso e dignitoso, ha saputo vedere prima di altri rischi e incongruenze di una aggressiva proposta commerciale, più che tecnologica, che avrebbe messo fuori mercato il prodotto alimentare italiano, oltre che farci rischiare inutilmente gravi danni ambientali e sulla salute.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FILIPPO FOSSATI. Siamo adesso – concludo – in realtà all'epilogo, al ripensamento, ai colpi di coda: non avrebbe senso alcuno mollare ora, permettere piccole invasioni apripista, come abbiamo visto in queste ultime settimane, «cialtrone» e pericolose di OGM sul nostro territorio agricolo. Il nostro Governo deve attivare quindi la clausola di salvaguardia, bloccare questi tentativi e proporre nuove stringenti regole all'Europa per fermare l'autorizzazione al commercio dei prodotti pericolosi per la nostra terra (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gagnarli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, colleghi deputati, gli OGM sono stati spacciati per anni come la soluzione alla fame nel mondo. Ma sono stati utili ? E sarà davvero possibile risolvere il problema della fame nel mondo permettendo a pochi di mettere le mani sulle risorse genetiche mondiali, brevettando la materia vivente del pianeta ? Il primo OGM, infatti, fu messo in commercio nel 1996, e da allora la superficie mondiale dedicata alla loro coltivazione è aumentata; al contrario, il numero di persone che soffrono la fame non è diminuito di pari passo. Se non sono stati utili per affrontare il problema, cosa dovrebbe far pensare che lo saranno nei prossimi anni ?
Inoltre, la maggior parte degli OGM approvati per la coltivazione e per la commercializzazione, sono rappresentati da mais, soia, piante impiegate prevalentemente nell'industria mangimistica. Paesi in via di sviluppo che coltivano OGM per produrre mangimi, utilizzati poi negli allevamenti intensivi per nutrire animali destinati a diventare carne per sfamare popoli sviluppati: un sistema un pò strano per risolvere la fame nel mondo !
Che il cibo sia un bisogno primario comune a tutti gli esseri umani è evidente; così com’è evidente il fatto che nel mondo più di un miliardo di persone oggi non riescono a soddisfare questo bisogno. Mangiare è una necessità, per molti un momento di condivisione, un'abitudine scontata; per altri una lotta quotidiana, un diritto da conquistare. In quanto diritto, l'accesso al cibo per tutti non può essere delegato alla disponibilità di alcuni ad essere solidali con altri, ma dev'essere strutturalmente garantito attraverso un Pag. 19maggiore equilibrio nella gestione delle risorse produttive e la garanzia di equità nel sistema di produzione e distribuzione alimentare.
La soluzione non può essere la sola solidarietà, che genera assistenza, ma il diritto alla sovranità alimentare, che è molto più del diritto al cibo: è il diritto dei popoli a scegliere dove e cosa coltivare, il diritto a scegliere le tecniche agricole e i rapporti sociali di lavoro; riguarda il diritto delle persone, dei Paesi e degli Stati di definire le loro politiche agricole e alimentari; riguarda la partecipazione della gente e dei cittadini. Per queste ragioni il cibo, la terra, le persone devono tornare al centro dell'attenzione delle politiche pubbliche; per questo la battaglia contro gli OGM è la lotta per la libertà: la libertà di scegliere il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo di cibo.
Il binomio modifica genetica-brevetto non è stato uno strumento di maggiore benessere per agricoltori e cittadini, ma ha consentito ai dittatori alimentari – le multinazionali – di prendere il controllo della produzione e della commercializzazione del cibo. È uno strumento di guerra economica, di conquista di una nuova forma di colonizzazione, a cui siamo tutti esposti. E nonostante gli OGM abbiano finora tradito tutte le promesse su produttività, sostenibilità, capacità di sfamare il mondo, nonostante si siano rivelati dannosi per l'ambiente, la sovranità alimentare, la libertà di scelta, la biodiversità, la tutela dei diritti umani; nonostante siano stati dannosi per l'economia dei Paesi poveri (basti pensare all'Argentina o all'India); nonostante siano una minaccia, un'assurdità per i Paesi come l'Italia, che puntano tutto su prodotti di qualità, siamo ancora qui ad aspettare un impegno concreto del Governo. Ma chi pagherà il conto, in caso di un annunciato disastro ecologico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Zaccagnini ed altri n. 1-00019 (Vedi l'allegato A – Mozioni), il cui testo è in distribuzione, che è stata sottoscritta anche dalla deputata Lupo, la quale, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il secondo firmatario.
È iscritta a parlare la deputata Nissoli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
FUCSIA NISSOLI. Signor Presidente, signora del Governo, onorevoli colleghi, le mozioni concernenti iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'esercizio della clausola di salvaguardia, sono ispirate al principio di precauzione, un principio ormai condiviso a livello europeo, al fine di tutelare la salute dei consumatori e l'ambiente da rischi non ancora ben ponderabili, oltre che di salvaguardare le produzioni agricole di qualità del nostro Paese.
La situazione normativa illustrata dalle mozioni mette in luce un vuoto legislativo per quanto riguarda la disciplina sulla coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche e non garantisce dai rischi, anche accidentali, di contaminazione. Anche a voler tralasciare i profili di un dibattito molto acceso sull'accettabilità sociale dei rischi degli OGM e a non voler considerare le paventate evidenze scientifiche sui rischi per l'ecosistema e, quindi, per la salute dei cittadini e delle generazioni future, che la stampa evidenzia quotidianamente, provocati dal gene del Bacillus thuringiensis, sembra doveroso adottare un atteggiamento ispirato alla ragionevolezza e alla prudenza.
L'Unione europea si propone standard elevati di tutela della salute umana e dell'ambiente nei confronti dei rischi tecnologici – articolo 114 del TFUE – e consente, in presenza di nuove o ulteriori evidenze scientifiche, di adottare misure di salvaguardia al fine di scongiurare i rischi di danni, a volte irreversibili, provocati da un OGM che sia stato già autorizzato. Questo è il fondamento giuridico della clausola di salvaguardia prevista dall'articolo 23 della direttiva 2001/18/CE, recepita in Italia con il decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224; questo è lo strumento Pag. 20che si vuole utilizzare al fine di sospendere l'autorizzazione alla coltivazione in Italia del mais Mon810. Occorre allora documentare adeguatamente le nuove o ulteriori evidenze scientifiche.
L'esercizio della clausola di salvaguardia da parte di altri otto Paesi dell'Unione europea e lo scambio di informazioni scientifiche sui rischi previsto dalla disciplina comunitaria e internazionale, al fine di contrastare i potenziali danni e salvaguardare la biodiversità, dovrebbe favorire un'adeguata documentazione dei rischi del Mon810, al fine di tutelare anche le produzioni agricole italiane. Alla base di ogni azione concreta si pone l'intento di un'adeguata protezione dell'ambiente e della salute delle generazioni attuali e future e non certo la volontà di ostacolare l'innovazione e il commercio, sia pure di sementi OGM, o di porre in atto forme mascherate di protezionismo commerciale, che sarebbero peraltro vietate dagli accordi internazionali di cui l'Italia è parte.
In tale contesto, si ripropone la questione della definizione del principio di precauzione, per certi aspetti controversa, che ha visto due concezioni assai diverse nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in altri Paesi del mondo. Si anticipa così un punto molto importante del negoziato Unione europea – USA per una partnership commerciale transatlantica, che dovrà a breve occuparsi della definizione di standard comuni in una serie di materie, al fine di eliminare gli ostacoli non tariffari, soprattutto regolamentari, cosiddetto behind-border obstacles, che limitano gli scambi. Allora, il dibattito di oggi ha un valore di prospettiva che va oltre il dato specifico per affrontare la questione nuova, tipica delle società moderne ad alto contenuto tecnologico, dell'impatto dell'innovazione tecnologica sulla società e sulla vita dell'uomo.
Per questo, è necessario che il dibattito sia sereno e animato da una profonda onestà intellettuale per essere capace di assumere uno sguardo profetico sulla società e permettere al Parlamento di agire veramente per il bene comune e costruire le condizioni affinché ciascuno possa scegliere consapevolmente nella vita di tutti i giorni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi, negare è affermare: il dire «no» ad un concetto, infatti, significa affermare il suo esatto contrario: un'affermazione implicita forse, ma che vogliamo rendere esplicita e chiara ai vostri occhi e agli occhi degli italiani, i cui interessi, di tutti i cittadini italiani, dovremmo – anzi dobbiamo – preservare e difendere.
No agli organismi geneticamente modificati, no agli OGM significa dire «sì», in maniera chiara, netta e decisa alla vera agricoltura italiana, a quell'agricoltura che ha reso il bel Paese una delle eccellenze mondiali dell'agroalimentare.
Le promesse innovative degli OGM sono chimere: lo dicono i fatti, lo dicono gli studi scientifici. Parassiti e piante infestanti, che attanagliano i nostri agricoltori, non vengono sconfitti e a dimostrarlo è l'università dell'Arizona. Ai parassiti sono sufficienti, infatti, appena due o tre anni per evolvere resistenze e per tornare così ad aggredire le piante OGM.
La nostra agricoltura, quindi, non avrebbe alcun vantaggio. Sta già avvenendo, infatti, una selezione genetica delle erbe non infestanti e degli insetti che superano le velleitarie difese delle piante geneticamente modificate. Pensavamo davvero che un pidocchio potesse arrendersi alla prima difficoltà rimanendo digiuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Come madre natura insegna, ciò rientra perfettamente nella previsione della teoria dell'evoluzione.
Quando fantomatici esperti, che oggi guidano il Paese, dichiarano che bisognerebbe non chiamare mai più gli OGM il «cibo di Frankenstein», significa che non hanno colto assolutamente il significato di questa evoluzione contro natura. Quanti millenni, secondo loro, dovrebbero passare Pag. 21affinché una pianta e un batterio «copulino» per dare i natali ad una nuova forma di vita ? Ancor più pericolosa è la coesistenza con altre colture: la diffusione accidentale di semi o pollini di OGM, infatti, andrebbe ad intaccare e modificare le coltivazioni naturali adiacenti, ben oltre i due chilometri di distanza, come nel caso del mais, e causerebbe il superamento della soglia OGM dello 0,9 per cento, una coesistenza inammissibile nei fatti, che danneggerebbe la vera agricoltura italiana, come quella biologica – l'unica ad avere registrato un aumento del 20 per cento nell'ultimo anno –, nonché produrrebbe effetti irreversibili sugli ecosistemi.
Diversamente da un inquinante chimico, gli OGM sono organismi viventi e possono riprodursi e modificarsi estendendo la propria presenza, sfuggendo a qualsiasi controllo.
Infine, l'aspetto economico: sostenere coltivazioni, che costringerebbero i nostri agricoltori ad acquistare le sementi sempre dalle medesime aziende, che ne detengono i brevetti biotecnologici, metterebbe in serio pericolo quell'agricoltura plurale, sostenibile e biodiversa che ha fatto la fortuna dei prodotti italiani.
Con gli OGM, dunque, gli agricoltori e i cittadini italiani non avrebbero vantaggi né sul versante della produzione, né ambientali, né sanitari, né economici. Dire «no» agli OGM significherà dire «sì» a tutto ciò che di produttivo, genuino e buono si è coltivato nei secoli sul nostro territorio, senza l'uso sproporzionato di chimica.
Ecco, appunto: gli italiani sono stanchi di vedere inquinato il loro campo e il loro cibo. A noi tocca solamente l'onere di preservare quello di cui già disponiamo da millenni e che i nostri padri hanno reso eccellente e unico, generazione dopo generazione. Ai rischi e alle incognite degli OGM, noi preferiamo tutelare il ricco patrimonio agroalimentare italiano; preferiamo dire «sì» agli alimenti sani e genuini, di cui ci siamo sempre nutriti. Preferiamo ricordarci l'ammonimento di Feuerbach: Noi siamo quello che mangiamo.
Vorremmo rimanere quello che già siamo ora, perché dando la possibilità di coltivare OGM, non vorremmo ritrovarci, un giorno, a vedere trasformate le lontre in uccelli, visto che nel nostro Paese è già capitato che aerei da guerra diventassero elicotteri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà per cinque minuti.
ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente, grazie a voi, colleghi, che siete qui e al componente del Governo, che è in questa sala ad ascoltare.
È un dibattito complesso e spesso controverso nel nostro Paese, su cui vorrei, in questa sala, riportare alcune considerazioni e alcuni dubbi, che forse troppo spesso, in un dibattito così acceso, non portiamo con noi. Forse bisognerebbe interrogarsi rispetto all'impossibilità di avere una produzione di OGM in condizioni di sicurezza. È un'impossibilità data dalla difficoltà materiale e oggettiva di controllare la diffusione delle sementi in un territorio così controverso come quello italiano e quanto questa mancanza di sicurezza possa compromettere anche la libertà di scelta dei cittadini di quali alimenti nutrirsi. Si tratta di una libertà di scelta che, proprio per l'impossibilità di controllare la diffusione delle sementi e la contaminazione che le colture tradizionali possono subire dall'impianto di colture OGM nel nostro Paese, verrebbe, appunto, compromessa irrimediabilmente. Quindi, occorre valutare quanto questa scelta possa compromettere le libertà individuali, oltre che le convenienze economiche del Paese.
Questo, come altri argomenti importanti e contraddittori nel nostro Paese, fa parte di quegli argomenti su cui c’è un dibattito aperto e ormai storicizzato. Infatti, da più di vent'anni si discute sugli effetti che gli OGM possono avere sulla salute delle persone, degli esseri umani e anche degli animali. Ad oggi, dentro questo dibattito, in cui il mondo scientifico si Pag. 22è diviso tra gli assertori e i sostenitori delle colture transgeniche e quelli, invece, che ne sono oppositori, noi non abbiamo nessuna evidenza scientifica che dimostri che queste colture e la modificazione transgenica degli alimenti non producano danni alla salute. Anzi, studi certificati, come quelli dell'università di Caen in Francia, dimostrano come addirittura questi prodotti siano altamente tossici per la salute umana.
Poi, un'altra riflessione che vorrei consegnare a questo dibattito è quella che riguarda la privatizzazione dei processi naturali che comporterebbe la scelta di affidarsi all'OGM. Come veniva richiamato negli interventi di chi ha parlato prima di me, è certo che consegnare alle multinazionali il controllo delle sementi e consegnare, appunto, ai brevetti il ciclo naturale delle cose rischia non solo di compromettere irrimediabilmente, ma di sottomettere, la natura stessa, che è il bene comune per eccellenza, alle logiche del profitto.
Volevo sottolineare che, dal punto di vista ecologico, questa è una scelta complessa, perché l'importanza della biodiversità è fondamentale, se consideriamo la natura come un processo complesso. Quando un processo come quello naturale si blocca o si cambia un ingranaggio, rischiamo di produrre degli effetti che non riusciamo neanche ad immaginare, tali da invertire irrimediabilmente tale processo.
Noi dovremmo, invece, mettere in campo l'idea di un consumo sostenibile contro una produzione senza scrupoli, che è capace di mettere in discussione anche gli stessi processi naturali, e contro l'utilizzo spregiudicato del suolo e delle coltivazioni.
Noi abbiamo sentito dire, a proposito di tali colture, che con queste si potrebbe sconfiggere anche la fame del mondo. Io ho difficoltà a immaginare come sconfiggere la fame nel mondo distruggendo la fecondità delle sementi, sottraendola alla possibilità dell'agricoltura familiare di poterla rigenerare e mettendo in mano, appunto, alle multinazionali – e, quindi, alla logica del profitto – il controllo stesso del cibo.
Lo dicevo prima: penso che oggi noi dovremmo fare una riflessione di questo tipo, perché la ricerca scientifica in campo medico, affidata a grandi multinazionali, ha prodotto grandi contraddizioni, come i brevetti sui vaccini per l'AIDS, che sono ad oggi in mano alle multinazionali e non sono accessibili alla maggior parte della popolazione che ne soffre.
Ecco, ritengo che noi dovremmo fare una riflessione oggi, cioè davanti alla nostra agricoltura, che dimostra di essere uno dei settori in crescita nonostante le crisi, in controtendenza, con una crescita del 4,7 del valore aggiunto e anche una crescita dello 0,7 per cento dei valori occupazionali, nonostante gli effetti negativi del maltempo. Questa crescita è dovuta principalmente alla qualità e alla biodiversità delle nostre produzioni, che rappresentano oggi i punti di forza e di eccellenza del made in Italy. Io credo che noi, invece di pensare ad investire sugli OGM e sull'iperproduttività dei nostri terreni e delle nostre piante, dovremmo provare a coltivare questa eccellenza, che rappresenta il punto di forza dell'Italia.
PRESIDENTE. Deputato Palazzotto, concluda per favore.
ERASMO PALAZZOTTO. Aggiungo questo a quanto detto dal mio collega Bordo e concludo realmente. Si è espresso il Senato qualche giorno fa e, nonostante le contraddizioni che vengono fuori dalla legislazione europea, oggi è possibile adottare la clausola di salvaguardia, come prevede l'articolo 23 della direttiva 2001, o il principio di precauzione dell'articolo 174 del Trattato europeo.
PRESIDENTE. Mi scusi, deve proprio concludere, ha superato il suo tempo.
ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, concludo. Penso che questa sia la risposta che noi dobbiamo dare oggi agli italiani. Prima che sia troppo tardi, chiediamo a questo Governo di intervenire.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bernini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
Pag. 23 MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, colleghi, in tutti gli interventi del nostro gruppo, MoVimento 5 Stelle, elencheremo numerose ragioni di contrarietà alla produzione e propagazione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati, meglio conosciuti con l'acronimo OGM.
Nella fattispecie, nella discussione di oggi, ci occupiamo dell'organismo geneticamente modificato che va sotto il nome di mais MON810, destinato all'alimentazione umana. Ma cosa sono gli OGM ? Per capire questo, dobbiamo riprendere in mano i vecchi libri di scienze delle scuole medie o superiori, non per forza testi universitari o di alto valore scientifico, nei capitoli che trattano del mattone della vita, cioè dell'elemento essenziale e costituente tutti gli organismi viventi, dalle piante agli animali, dai funghi ai batteri: la cellula.
Le cellule non sono tutte uguali: cambiano da organismo a organismo, per forma e funzione, e questa loro specializzazione è alla base della grandissima varietà di specie animali e vegetali che va sotto il nome di biodiversità. Quest'ultima dipende dal DNA, una lunga catena di soli quattro composti chimici contenuta all'interno del nucleo cellulare, la cui sequenza e combinazione determina le caratteristiche esteriori di tutte le piante ed animali.
Questo patrimonio genetico si è formato naturalmente, nel corso di miliardi di anni, a partire da piccole e invisibili cellule fino alle forme viventi attuali, attraverso la selezione, le mutazioni o l'ibridazione naturale, facendo sì che ogni organismo potesse vivere in armonia con il proprio ambiente. Anche l'uomo nel corso della sua storia ha utilizzato gli strumenti della natura come la selezione e l'ibridazione, per ottenere varietà di piante sempre più produttive, adattabili ai vari climi e capaci di soddisfare al meglio il fabbisogno alimentare.
Queste buone pratiche agronomiche, che sono alla base della nostra cultura contadina – non lo ripeterò mai abbastanza – hanno qui previsto solo e sempre l'utilizzo di procedimenti naturali, come l'incrocio varietale, la propagazione agamica, la risemina, eccetera.
Oggi invece si parla di biotecnologia e di OGM. Nelle piante OGM, l'uomo si sostituisce brutalmente alla natura, inserendo nel corredo genetico frammenti di DNA provenienti da altre piante o, peggio, da animali quali insetti e pesci, in nome di una sempre maggiore resa e del maggior profitto economico a vantaggio di pochi.
Le industrie biotecnologiche creano dei mostri, degli organismi che rompono l'armonia con l'ambiente, creando squilibri a livello di ecosistema e di salute umana, effetti che nessuno è in grado di prevedere, ma che è acclarato si verificheranno. Ad esempio, nel mais MON810 è stato introdotto un gene del bacillus thuringiensis, un batterio in grado di far produrre alla pianta una tossina che la rende resistente agli attacchi degli insetti lepidotteri.
Tutte queste alterazioni rischiano, inoltre, di essere ereditarie, qualora i pollini delle piante OGM vadano a fecondare le varietà naturali. Colleghi, gli scenari futuri, se non fermiamo la commercializzazione e la semina degli OGM, sono a dir poco inquietanti. L'utilizzo della biotecnologia in agricoltura è un incentivo alle coltivazioni monocolturali ed intensive, che, oltre a causare gravi forme di inquinamento ambientale per l'uso massiccio di fertilizzanti e fitofarmaci, arrecano la scomparsa di numerose specie agrarie, con una distruzione della varietà genetica o biodiversità.
Infine, è risaputo che i semi delle piante transgeniche sono sterili e, unitamente al fatto che esiste una ristretta varietà, si mortifica il lavoro dell'agricoltore, che faceva della selezione dei semi ricavati dai raccolti una pratica millenaria che permetteva l'ottimizzazione delle colture.
Quindi, gli OGM ed i brevetti sulle sementi da parte delle multinazionali hanno come effetto quello di mettere in ginocchio tutte le popolazioni di stampo prevalentemente agricolo e che si nutrono principalmente di cereali, come, appunto, l'Italia. Oggi, in questo tempo di crisi dove Pag. 24si auspica un rilancio dell'economia attraverso il settore primario, le biotecnologie applicate all'agricoltura ci sembrano più che mai controproducenti, a vantaggio di pochi e a svantaggio di molti.
Concludo, Presidente: il MoVimento 5 Stelle, che è a favore della biodiversità e delle buone pratiche agronomiche naturali, è assolutamente contrario agli OGM (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Serena Pellegrino. Ne ha facoltà, per sette minuti.
SERENA PELLEGRINO. Signora Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, un potenziale rischio ambientale si corre ogni qualvolta che si ventila l'ipotesi di una semina OGM ! Non desidero, in questa sede, soffermarmi nel dettaglio dei danni che una semina OGM comporta alla salute delle persone e di tutti gli esseri viventi, perché le ricerche effettuate dalla comunità scientifica negli ultimi decenni sono ormai patrimonio comune.
Desidero, però, ricordare che, quando gli alimenti OGM furono introdotti per la prima volta negli Stati Uniti, il Food and Drug Administration fece scomparire gli avvertimenti dei suoi stessi esperti sui loro eventuali rischi e gli OGM furono approvati sulla base di dati completamente insufficienti, usando il principio, appositamente inventato, della «sostanziale equivalenza» tra OGM e piante convenzionali, facendo in modo che, violando il Food and Drug and Cosmetics Act, si commercializzassero alimenti OGM senza che prima ne fosse dimostrata la loro sicurezza.
L'attività lobbistica delle multinazionali, che hanno lo scopo di trarre profitto dalle produzioni transgeniche, a prescindere dalle ricadute ambientali, ha avuto un gran peso, incidendo in modo determinante sulle decisioni in materia di alimentazione e ponendo ostacoli alla ricerca indipendente, a causa dei brevetti sui semi OGM detenuti dalle stesse multinazionali, con l'obbligo del pagamento dei diritti ad ogni risemina e rendendo i popoli totalmente dipendenti.
Altro che principio di equa distribuzione del cibo e soluzione della crisi di fame nel mondo ! Nel quadro odierno italiano, la questione relativa all'uso degli OGM è tornata alla ribalta a seguito delle semine effettuate a inizio giugno dal signor Fidenato nei comuni di Vivaro e Mereto di Tomba in Friuli Venezia Giulia. L'autore della semina ritiene di essere tutelato da una sentenza della Corte di giustizia europea, che, su un ricorso proposto dall'Italia, ha ritenuto che «La messa in coltura di OGM, quali le varietà del mais MON 810, non può essere assoggettata a una procedura nazionale di autorizzazione, quando l'impiego e la commercializzazione di tali varietà sono autorizzati ai sensi dell'articolo 20 del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 settembre 2003, e le medesime varietà sono state scritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole previsto dalla direttiva 2002/53/CE».
«Inoltre – prosegue la sentenza – l'articolo 26-bis della direttiva 2001/18/CE, sull'emissione deliberata nell'ambiente di OGM, non consente a uno Stato membro di opporsi in via generale alla messa in coltura sul suo territorio di tali organismi geneticamente modificati nelle more dell'adozione di misure di coesistenza dirette a evitare la presenza accidentale di OGM in altre colture».
Onorevoli colleghi e signora Presidente, sono a ricordarvi, tuttavia, che tali semine sono avvenute in violazione della legge regionale n. 5 del 2011, che, all'articolo 2, vieta esplicitamente la coltivazione di OGM in agricoltura su tutto il Friuli Venezia Giulia. A tale proposito, voglio sottolineare che nessun organo regionale ha promosso azioni sanzionatorie o di rispetto della norma violata.
Tale semina ha tutte le caratteristiche di una provocazione e istigazione verso altri agricoltori ad adottare comportamenti analoghi, dal momento che non sono stati messi in azione strumenti e meccanismi di coesistenza delle coltivazioni OGM tali da tutelare le coltivazioni contermini a suddetti terreni. Tale comportamento Pag. 25è censurabile dagli organi preposti poiché tutelati dal piano normativo. È da lì che riteniamo sia indispensabile attivare i dovuti controlli da parte del Corpo forestale dello Stato e, nello specifico, della regione autonoma Friuli Venezia Giulia: dobbiamo evitare immediatamente la diffusione di polline geneticamente modificato, proteggere e mettere in sicurezza i campi e i territori limitrofi.
Ci chiediamo quindi quali azioni di protezione sulle culture limitrofe ha messo in atto il signor Fidenato per evitare danni e contaminazioni genetiche !
La questione si pone oggi, onorevoli colleghi, oltre che sul piano giudiziario, anche sul piano politico, data la manifestata contrarietà del Parlamento italiano, della Conferenza Stato-regioni, della giunta e della maggioranza di governo della regione Friuli Venezia Giulia, regione oggi minacciata dalle semini contestate.
È noto che oltre il 70 per cento dei cittadini italiani è contrario all'uso di OGM in agricoltura, così come sono sempre più numerosi gli studi scientifici che ne evidenziano la pericolosità e la tossicità sugli animali, minacciando seriamente la biodiversità dei già delicati contesti rurali italiani.
Ricordo lo studio dello scorso maggio di ricercatori americani e australiani che ha evidenziato un incremento del 25 per cento del rischio di malattie gastriche, e nelle femmine anche all'utero, in maiali alimentati con mangimi OGM, mentre i danni causati allo stomaco sono pari al 32 per cento. Analoghi studi sono assolutamente evidenziati per quanto riguarda le larve di farfalle alimentate con foglie di ortica infettate in pieno campo da pollini OGM di coltivazioni prossime. Ma permettetemi di citare anche uno studio francese che ha accertato nei topi alimentati con OGM Monsanto e pesticidi, un consistente maggior grado di rischio di contrarre tumori multipli e una crescente mortalità. Sulle cellule umane si sono evidenziate analoghe reazioni.
Chiediamo dunque al Governo italiano di fare l'unico atto oggi possibile a termine di legge prima che le piantine di mais giungano alla fioritura e quindi alla fase di impollinazione, ovvero di emanare un decreto di applicazione della cosiddetta «clausola di salvaguardia», in base all'articolo 23 della direttiva 2001/18/CE, quale unico strumento, peraltro già adottato da ben otto Paesi europei a forte vocazione agricola e alimentare, in grado di porre fine all'annosa vicenda delle semine OGM nel nostro Paese.
L'Italia – e concludo – ha bisogno di risposte precise e definitive. Signori membri del Governo, finché la scienza non dimostrerà, oltre ogni ragionevole dubbio, che non vi siano pericoli per la salute di ogni essere vivente, sovvertendo per sempre le leggi ecosistemiche, resta a noi il compito di proseguire nella battaglie per i diritti umani e per la difesa del patrimonio genetico del pianeta che è, e deve rimanere, patrimonio comune di tutta l'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Parentela. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, colleghi deputati, vi sono molte buone ragioni per continuare a dire «no» alla coltivazione di OGM, in particolare al mais MON810, nel nostro Paese. Ma ve n’è una particolare che sfugge ai decisori politici di questo Parlamento, del Parlamento europeo, ai dirigenti delle grandi multinazionali, ai trader internazionali che sul cibo costruiscono grandissime fortune finanziarie, in quanto si sa ormai che la criminalità organizzata è un vero e proprio mostro composto da tre teste principali – rifiuti, cemento e distribuzione alimentare – con le quali «divora» il benessere della nostra società.
La ragione principale per dire «no» agli OGM rimanda a ciò che definiamo «sovranità alimentare», o meglio, a tutto ciò che è sotteso al bene primario per eccellenza degli esseri umani, e cioè agli elementi. Infatti, uno degli obiettivi principali del MoVimento 5 Stelle è proprio quello di raggiungere questo tipo di sovranità. Essa costituisce il vero diritto dei Pag. 26popoli a un cibo salubre, culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi sostenibili ed ecologici, difende gli interessi e contempla le future generazioni, offre una strategia di resistenza e smantellamento rispetto all'attuale regime commerciale alimentare sostenuto, appunto, dalle grandi multinazionali e corporazioni. La sovranità alimentare non nega il commercio internazionale, piuttosto difende l'opzione di formulare quelle politiche e pratiche commerciali che servono ai diritti delle popolazioni, per una produzione alimentare nutriente, sana ed ecologicamente sostenibile.
La sovranità alimentare riconosce priorità ad economie e mercati locali e nazionali, promuove un commercio trasparente che garantisca redditi equi a tutte le persone così come il diritto dei consumatori al controllo della propria nutrizione, assicura che i diritti d'uso e gestione di terre, territori, acque, semi, mandrie e biodiversità siano nelle mani di coloro che producono il cibo.
Non possiamo più sostenere le politiche e le scelte commerciali di una multinazionale come la Monsanto a discapito del vero benessere dei cittadini ed è ovvio, quindi, che l'introduzione dei semi di mais MON810 sia solo un tentativo, che definisco di vero e proprio furto, ai danni della nostra salute, della nostra economia e dell'unico sviluppo di un settore in crescita del nostro Paese, che è appunto quello della agricoltura. E infatti, colleghi deputati, l'agricoltura nel nostro Paese evidenzia una controtendenza rispetto agli altri settori in crisi. Infatti si distingue nel mondo per la qualità dei prodotti, caratteristica tipica delle produzioni made in Italy, aggiungendo a questo elemento quello del saperi e sapori antichi, legandosi al tempo stesso ad un approccio innovativo e occupando quote aggiuntive di mercato. L'Italia infatti evidenzia il primato europeo per il numero di aziende agricole, con 7,3 miliardi l'anno di fatturato. Lo scorso anno è stato registrato, in campo agricolo, il più elevato aumento del numero di lavoratori dipendenti, in forte contrasto con i drammatici aumenti dei livelli di disoccupazione, con ben 57 mila aziende condotte da giovani con meno di 35 anni.
Un altro dato interessante in controtendenza è che i giovani in agricoltura sono in aumento, sia laureati che diplomati. I giovani ritornano alla terra perché sono alla ricerca non solo di un lavoro genuino e soddisfacente ma anche di un mestiere veramente umile e utile che permetta loro di uscire dalla crisi che sta chiudendo negozi commerciali, vecchie industrie e fabbriche, proprio quel modello di sviluppo che voi politici avete portato avanti finora, ed i risultati ci stanno chiaramente confermando questo fallimento totale. Nel frattempo sono sempre più in aumento le aziende che investono in tecnologie verdi ed energie sostenibili, riducendo l'utilizzo di energia, di acqua e l'utilizzo di fitofarmaci. E mentre questa rivoluzione sociale e culturale sta prendendo piede, mentre questo piccolo miracolo italiano sta prendendo forma, il Governo perde ancora tempo prezioso, non applicando la clausola di salvaguardia che aveva poco tempo fa promesso.
Noi, invece, oggi, vogliamo confermare la nostra totale contrarietà agli OGM e mi chiedo perché mai dobbiamo usare questa varietà geneticamente modificata quando non ce n’è assolutamente bisogno e soprattutto chi ha veramente bisogno che gli OGM siano seminati in Italia. Aprire agli OGM vorrebbe favorire le pochissime, non di certo italiane, aziende che hanno l'oligopolio sulle sementi OGM, aumentando la dipendenza della nostra agricoltura dagli Stati Uniti e dalla Cina. Se non interveniamo subito, qui in Italia, in futuro dipenderemo da loro, per ogni seme che compreremo, per ogni pianta che coltiveremo. Controllando le sementi, la Monsanto controlla l'alimentazione e lo sa bene: è una strategia. È più potente delle armi, è il miglior modo di controllare la popolazione nel mondo. Il business degli OGM è un business dal quale l'Italia e la sua agricoltura hanno solo da perdere, e tanto.
Non perdiamo altro tempo, cari colleghi, membri del Governo, e prendiamo definitivamente, con orgoglio, la scelta di Pag. 27salvaguardare la nostra salute, la nostra economia, la nostra vita. Votiamo con determinazione e coraggio per dire «no» agli OGM e per applicare, con estrema urgenza, la clausola di salvaguardia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gallinella. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, colleghi, nello scrivere questo discorso e nel leggerlo vorrei trasmettere anche la mia paura, pertanto ve lo dico chiaramente: ho paura, perché un errore in questo campo sarebbe qualcosa di irreparabile. Il mais in Italia è conosciuto anche come granturco o granone. Dalla sua farina si ottiene la polenta e numerosi altri prodotti come fiocchi di cereali per la prima colazione, vari tipi di snack e prodotti da forno come pane e biscotti. L'amido di mais viene invece usato per la preparazione di dolci e come addensante per budini e gelati. Il suo sciroppo si ritrova tra gli ingredienti di caramelle e gomme da masticare. Altri prodotti del mais sono ancora l'olio, usato anch'esso per la preparazione di salse e condimenti vari e per le fritture. Il malto è usato per la produzione industriale di birra e le maltodestrine sono usate, oltre che nella integrazione sportiva anche come addensanti, per esempio nelle minestre. La granella di mais è invece utilizzata prevalentemente per i mangimi negli animali e, non dimentichiamoci, dei pop corn.
Ricordiamocelo quando mangeremo questi ed altri prodotti, perché mangeremo OGM se oggi non li fermeremo. Organismo geneticamente modificato: solo il nome mette paura. L'Italia e gli italiani non ne hanno bisogno e più volte anche in questi giorni ce lo hanno dichiarato. In Italia abbiamo le nostre peculiarità, le nostre produzioni tipiche, i nostri marchi, la nostra produzione biologica: non possiamo giocarci anche questo per gli OGM. Non dimentichiamoci che gli OGM sono in mano alle multinazionali.
Noi oggi siamo qui per chiedere con urgenza al Governo di applicare la clausola di salvaguardia, clausola che è già stata attuata da otto Paesi dell'Unione europea (Germania, Francia, Austria, Ungheria, Polonia, Grecia e Lussemburgo). Perché noi ancora non lo abbiamo fatto ? Membri del Governo, dobbiamo essere rapidi a dire «no» agli OGM, perché sono già stati segnalati in Friuli e ci risulta che anche in Toscana si stanno preparando. Fino ad oggi, sia a livello nazionale sia europeo, c’è stato poco coraggio. Noi dobbiamo tutelarci e tutelare la biodiversità e non possiamo trovare le scusanti delle maglie giuridiche, un limbo che a nostro avviso viene usato dalle multinazionali per coprire la volontà di controllare il mercato dei semi.
Fino ad oggi c’è stato ripetuto che c’è una sentenza della Corte europea che lo impedisce (8 settembre 2011). Ciò nonostante, i Governi di ben otto Paesi europei, tra cui i più importanti politicamente, hanno deciso sovranamente di disattendere questa sentenza, notificando comunque alla Commissione europea l'attivazione della clausola di salvaguardia avverso il mais MON810. A tutt'oggi i loro territori non hanno subito la semina, l'invasione del mais, come invece sta avvenendo in Italia. Vi ricordiamo che tutti i trattati europei si appellano strettamente al principio di reciprocità tra gli Stati membri, quindi non è assolutamente concepibile un doppio standard penalizzante per l'Italia.
Come hanno detto i miei colleghi, diciamo «no» agli organismi geneticamente modificati perché sappiamo essere rischiosi per la salute e non vorremmo che la storia dell'amianto si ripetesse anche in questo caso. Diciamo «no» agli organismi geneticamente modificati perché altrimenti perderemmo i nostri prodotti tipici ed il nostro export. Diciamo «no» agli OGM perché non possiamo sacrificare la nostra biodiversità e la possibilità di usare i nostri semi.
Diciamo «no» agli OGM perché non ci danno alcun valore aggiunto, ma solo dipendenza, una dipendenza per sempre Pag. 28nei confronti di chi ne possiede il brevetto. Non possiamo brevettare la vita con la scusa di tutelare la proprietà intellettuale, a danno nostro e degli agricoltori. Aggiungo: gli OGM non sono etici.
Oggi nuovamente – e lo sottolineo – chiediamo al Parlamento di essere unito, forte nel dire no agli OGM. In questo modo il nostro Governo potrà avere la forza per dire chiaramente qual è la posizione dell'Italia, ovvero «no» agli OGM, «no» al MON810.
Finisco con una citazione: OGM, se lo conosci lo eviti, se non lo combatti non te ne potrai più liberare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà, per cinque minuti.
EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, intervengo per lasciare la posizione e la testimonianza del gruppo Fratelli d'Italia, che rivendica come parte politica una grande attenzione, proprio nel Governo 2001-2003, precisamente con l'allora Ministro Alemanno, di Alleanza Nazionale, che intese dare attuazione alla direttiva dell'Unione europea del 2001, più volte citata, la numero 18, con la quale se da una parte si consentiva agli Stati membri di adottare la cosiddetta clausola di salvaguardia, d'altro canto si introduceva il concetto del principio di coesistenza e quindi si creava, anche giustamente, l'opportunità e la costrizione, per gli Stati, di regolamentare con la massima attenzione l'utilizzo dell'intervento in materia di organismi geneticamente modificati.
Io noto con piacere che tutto il Parlamento oggi si esprime in una certa maniera, intelligente, in contrasto con una normativa che allo stato attuale, per effetto di un intervento della Corte costituzionale del 2006, non consente un adeguato controllo sui rischi di queste sperimentazioni e di queste semine, con controlli non effettuati in maniera adeguata. Il punto qual è ? È che dal 2006 i Governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla.
E, guarda caso, le forze dell'attuale maggioranza hanno composto, in questi sette anni, i Governi che hanno retto la nazione e che, in maniera assai sospetta, non sono intervenuti a colmare questa lacuna giuridica, che consente, quindi, in maniera diciamo accidentale, in maniera indiscriminata, senza che lo Stato possa intervenire, un controllo sull'immissione nel nostro territorio non di organismi geneticamente modificati non autorizzati, certo, ma sicuramente in maniera tale da non salvaguardare il principio di coesistenza.
Allora, noi chiediamo al Governo con decisione di avvalersi della normativa discendente dalla direttiva dell'Unione europea del 2001, la direttiva 2001/18/CE; chiediamo al Governo di implementare la normativa per rendere efficaci i controlli anche – perché io sono convinto che anche su questo aspetto ci sia molto da verificare – circa l'immissione di organismi geneticamente modificati non autorizzati, con punizioni adeguate, magari, non falcidiate dalle future amnistie o dai futuri provvedimenti premiali che intendete riservare ai criminali italiani; battersi perché l'Unione europea dia maggiore autonomia agli Stati in questa maniera, senza chiudersi, chiaramente, in via pregiudiziale.
Sappiamo bene che la ricerca scientifica deve fare i suoi controlli, che la genetica può essere utile ai cittadini, se avviene sotto controllo pubblico, se avviene con i controlli adeguati, con la serietà e, certamente, non rimessa in mano soltanto a chi persegue profitti economici, così come è avvenuto in questi ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
(Intervento del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Amici.
Pag. 29 SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, la ringrazio. Farò alcune brevissime riflessioni, perché molto degli argomenti verrà ripreso al momento dell'espressione dei pareri sulle singole mozioni. Però, ho sentito il bisogno di intervenire anche per poco tempo, perché credo che siamo in presenza di un dibattito molto ricco e, così come è avvenuto al Senato, un dibattito che testimonia, nell'articolazione e nella presentazione delle varie mozioni, punti unitari che io tenderei – e tende così il Governo – a sentire come punti importanti per l'avvio di una riflessione. Ciò con riferimento ad uno dei settori che, sicuramente – come lo avete definito in tanti interventi –, di fronte alla crisi più complessiva ha retto meglio e che oggi presenta al proprio interno elementi di valorizzazione e di tutela non più semplicemente a parole, ma frutto di un'analisi vera delle nostre eccellenze, che testimoniano, anche sul piano legislativo, tutta una serie di provvedimenti tesi alla tutela dei nostri prodotti, del made in Italy, e soprattutto legati alla tipicità e alle filiere corte, così come avviene in agricoltura.
Tutto questo, però, non basta, e il senso delle mozioni presentate testimonia che, da questa ricchezza, sono necessari alcuni atti conseguenti. E credo che sarà compito del Governo arricchire anche rispetto al dispositivo unitario, con riferimento al quale io mi auguro – lo auguro, ovviamente, a nome del Governo, non a titolo personale – che, anche in questa Camera, sia possibile giungere ad una risoluzione unitaria che tenga conto anche di alcuni elementi di ricchezza che sono emersi dal dibattito. Infatti, noi siamo in presenza di un pronunciamento già da parte del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali – la Ministra De Girolamo –, di una serie di atti e di impegni circa una definizione della norma di salvaguardia, di una sua contrarietà all'introduzione degli organismi geneticamente modificati e del tentativo, dopo l'approvazione al Senato, di arrivare proprio a questa formulazione della norma di salvaguardia attraverso la concertazione con gli altri due Ministeri, in particolare quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e quello della salute.
Ma, nel frattempo, è intervenuto qualcosa di più e io credo che di questo noi dobbiamo tenere tutti conto: e cioè che, nel frattempo, in maniera del tutto, diciamo, inappropriata anche sulla base dei controlli, essendo questa materia spesso e volentieri demandata ad alcune determinazioni delle regioni, è avvenuta una sperimentazione – lo ricordava la collega, l'onorevole di SEL – in Friuli Venezia Giulia, tesa in qualche modo ad aggirare gli elementi di pronunciamento decisi da parte delle Aule parlamentari circa questa sperimentazione. I controlli non sono avvenuti e io credo che, forse, nelle nostre mozioni, in tutte le mozioni che ci sono, sarebbe necessario che su questo ci fosse un elemento più stringente rispetto anche ai controlli e alla capacità da parte del Governo di rendere efficaci i propri indirizzi politici.
Questi saranno, credo, i temi di cui il Ministro avrà la ricognizione su quanto è stato detto in quest'Aula e potrà essa stessa immettere elementi positivi e ulteriori determinazioni; infatti, è del tutto evidente che quando si parla dell'agricoltura e della sua ricchezza, della sua necessità di essere pensata come uno degli elementi del sistema politico ed anche economico di questo Paese, a questo devono conseguire alcuni atti.
Soprattutto, il nostro ruolo dentro l'Unione europea è quello di rendere esplicito ciò che è del tutto esplicito in una normativa confusa; perché, mettere insieme un principio di salvaguardia e un principio di coesistenza testimonia che, proprio all'interno della formazione degli Stati nazionali, ci sono posizioni diverse. Se la coesistenza significa rendere meno aggressivo un prodotto, un organismo geneticamente modificato, questo non può non avvenire al di fuori dei controlli. Dentro questa confusione, come dire, anche di ruoli, si sono salvaguardati gli Stati nazionali che hanno teso a guardare a questo frammento economico dell'agricoltura che per essi è così importante, salvaguardandolo Pag. 30in toto e accettando, non il principio di precauzione, ma il principio della salvaguardia.
Forse questo impegno, la ricchezza del dibattito che ho ascoltato e ho ascoltato con grande attenzione, sarà un elemento utile per il Governo nella fase di approvazione della mozione, che ci auspichiamo, anche qui, unitaria. Sarà un arricchimento per rendere più cogente il proprio impegno a tutela non solo del mondo agricolo, delle imprese, ma soprattutto di un settore così fortemente, oggi, messo a dura prova da chi pensa che attraverso alcune operazioni di ricerca scientifica si tenti di immettere elementi di negatività e, oltre a quella negatività, a non rendere nemmeno compatibili la tutela della nostra agricoltura e la tipicità dei nostri prodotti attraverso l'uso improprio di terreni agricoli che immettono in questo elementi di grande preoccupazione soprattutto a livello dei consumatori.
Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti e sarà compito mio, in questa funzione, oggi, di ascolto, di rendere anche conto dell'opinione mia personale al Ministro, perché su questo argomento ci sia un impegno serio e molto forte.
PRESIDENTE. Ringrazio la rappresentante del Governo. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Annunzio delle dimissioni di un Ministro senza portafoglio.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 27 giugno 2013, la seguente lettera:
«Onorevole Presidente,
La informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dalla senatrice Josefa Idem dalla carica di Ministro senza portafoglio.
Firmato: Enrico Letta».
Sull'ordine dei lavori (ore 18,15).
PRESIDENTE. Alcuni colleghi hanno chiesto di parlare a fine seduta. Ricordo a tutti che la durata degli interventi è di due minuti.
MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come questo Parlamento e come il Governo sanno, Scelta Civica per l'Italia ha presentato, due settimane fa un'interpellanza urgente al Governo su quello che stava per diventare un grande problema mondiale ed è quello che noi conosciamo sotto la parola Datagate: il problema di Prism, il problema Five Eyes, cioè cinque Paesi collegati e scambi di informazioni. C’è stata una risposta del Governo; il sottosegretario Legnini, la scorsa settimana, ha fornito una risposta significativa su molti punti, nella sua risposta però si osservava che disposizioni previste dal Foreign Intelligence Surveillance Act americano producono effetti di ultrattività della normativa americana in altri ordinamenti e che sul piano della tutela dei diritti e della conseguente azione giurisdizionale noi italiani potremmo rivalerci anche se non sappiamo come, perché non disponiamo delle notizie. La cosa si è allargata, il Datagate sembra che riveli che non solo siamo ascoltati, in molti, ma che probabilmente siamo anche letti – e qui c’è un problema ulteriore per il Governo che io ho sollevato: indagare sulla tutela della privacy nella corrispondenza – che possa esserci spionaggio industriale, economico e, sembra, che possano essere coinvolte anche le nostre ambasciate europee ed italiane nell'essere ascoltate.
Allora, chiedo una protesta ufficiale del Governo italiano e che il Governo, appena il Presidente Obama fornirà le notizie richieste, come in queste ore leggiamo, venga a riferire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Maria. Ne ha facoltà.
Pag. 31ANDREA DE MARIA. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento. In particolare, a nome del gruppo del Partito Democratico, mi riferisco alle notizie di stampa di oggi sul cosiddetto Datagate: riteniamo che se quelle notizie si rivelassero vere saremmo davvero di fronte a un fatto molto grave, a una situazione imbarazzante, a una grave violazione della nostra stessa sovranità nazionale. Abbiamo apprezzato il fatto che il Presidente Napolitano, già nelle dichiarazioni di questa mattina, abbia sottolineato la delicatezza del caso. Abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Ministro Bonino, che ha già chiesto chiarimenti alle autorità statunitensi, nell'ambito, peraltro, di un'iniziativa che tutte le istituzioni europee stanno assumendo, e penso, per esempio, alle dichiarazioni molto forti del Presidente della Repubblica francese e di tanti altri leader dell'Unione europea. Come Partito Democratico noi ci siamo già attivati in due direzioni: abbiamo presentato un'interrogazione e solleveremo la questione anche in sede di Copasir, che ci pare la sede anche istituzionalmente deputata a ulteriori approfondimenti. Anche noi auspichiamo che il Governo assuma tutte le iniziative necessarie e che poi opportunamente ne riferisca al Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.
MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, è con un certo imbarazzo che intervengo nuovamente sull'ordine dei lavori per chiedere un'informativa urgente sullo scandalo Datagate, ormai sulle prime pagine di tutti i giornali. Il 12 giugno, quando ancora l'importanza della materia non era stata del tutto compresa dal grande pubblico e nemmeno da quest'Aula parlamentare, presentavo insieme ad altri miei colleghi del MoVimento 5 Stelle un atto di sindacato ispettivo rivolto al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno e al Ministro degli affari esteri sul progetto statunitense denominato Prism. In quell'occasione chiedevamo quali iniziative il Governo intendesse adottare al fine di verificare se l'attività di controllo del programma Prism abbia riguardato informazioni attinenti ai cittadini italiani. Non giungendo nessuna risposta dai Ministri in oggetto, il 19 giugno, sempre in quest'Aula, chiedevo personalmente un'informativa urgente al Presidente Letta sull'argomento, poiché reputavo di primaria importanza che i cittadini italiani fossero informati su quanto stava avvenendo. Quindi è stata una richiesta che già è stata presentata in quest'Aula.
Oggi sono giunte altre clamorose dichiarazioni. Riporto il passaggio de la Repubblica, in cui si dichiara sorpreso sul Datagate europeo il Ministro della difesa, Mario Mauro, ospite di un videoforum a Repubblica TV. «L'eventualità che le ambasciate europee, compresa quella italiana, fossero spiate da Washington e New York è tutta da verificare – dice il Ministro –, ma se fosse vero i rapporti fra Italia e USA sarebbero compromessi. Se siamo alleati – continua Mauro – e se siamo amici, non è accettabile che qualcuno all'interno di questo rapporto si comporti come una volta faceva l'Unione Sovietica con i suoi Paesi satellite». Si tratta di un tema su cui questa mattina è intervenuto anche da Zagabria il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ci risulta, infatti, dalla stampa internazionale, che tra le ambasciate finite sotto la lente della NSA, stando alle ultime rivelazioni, figura anche l'ambasciata italiana a Washington, motivo per cui le autorità italiane si sono affrettate a chiedere chiarimenti agli USA su una vicenda che il Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, ha definito «spinosa», questo l'aggettivo che ha utilizzato. Noi, per questa ragione, vorremmo chiedere dei chiarimenti, e qui pongo anche una riflessione, Presidente.
PRESIDENTE. Ha finito il suo tempo, però, deputata.
MIRELLA LIUZZI. Un attimo soltanto. Non è possibile che si arrivi sempre agli sgoccioli di una notizia e si attenda sempre che scoppi in tutto il suo scalpore il fenomeno per chiedere dei chiarimenti. Pag. 32Noi lo avevamo già fatto con gli strumenti regolamentari a nostra disposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, io mi associo alle richieste dei colleghi che mi hanno preceduto e mi rivolgo al Governo anch'io come la collega Liuzzi, ricordando che anche nel nostro gruppo era maturata già da tempo la necessità di ottenere delle informazioni sul Datagate che, indipendentemente dalle rivelazioni ultime che ne complicano e ne aggravano in maniera piuttosto evidente la portata per il nostro Paese, per noi già rappresentava un argomento degno di interesse e di attenzione.
Pertanto mi permetto di fare delle richieste precise. La prima: vorrei che il Governo comunicasse e agisse al più presto per convocare l'ambasciatore degli Stati Uniti per ottenere delle informazioni dirette ed ufficiali; la seconda: vorrei che vi fosse un rapporto stretto con la signora Ashton in relazione ai rapporti che la Ashton stessa sta in questo momento avendo con il Segretario di Stato, Kerry; la terza: vorrei che vi fosse una informativa urgente della Presidenza del Consiglio perché è del tutto evidente che – con il sottosegretario Minniti, che dipende dalla Presidenza del Consiglio – è da quella fonte che noi riteniamo debbano essere date le informazioni. La quarta: mi rivolgo anche alla Presidenza della Camera, affinché l'appena istituito Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ovvero il Copasir, possa fornire la relazione – che per prassi dovrebbe fornire ogni sei mesi e che come tutti noi sappiamo non è stata mai fornita con un rapporto adeguato nei confronti del Parlamento – e possa illustrare su questo tema, la presidenza del Copasir, quanto sta accadendo riguardo al nostro Paese.
PRESIDENTE. Qui c’è il Governo che ha ascoltato, ma la Presidenza si farà carico di trasferire le osservazioni di tutti i colleghi su questa vicenda al Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato D'Uva, ne ha facoltà sempre per due minuti.
FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, colleghi deputati, prendo la parola per ricordare in questa Aula una grande donna, una grande scienziata, protagonista della storia del nostro Paese, Margherita Hack, scomparsa due giorni fa a Trieste all'età di 91 anni.
Professoressa ordinaria di astronomia presso l'università di Trieste per quasi 30 anni, è stata anche la prima donna a dirigere l'Osservatorio astronomico di Trieste per oltre 20 anni. I successi e i riconoscimenti in ambito scientifico sono stati molteplici. Ma nel ricordare al meglio la vita di Margherita non si può prescindere dal menzionare il suo continuo appassionato impegno come attivista in campo sociale e politico.
Note, infatti, sono le sue battaglie riguardo l'eutanasia, che considerava un diritto, il testamento biologico, nonché per l'affermazione e il riconoscimento giuridico dei diritti civili delle coppie omosessuali. Convintamente atea e fermamente sostenitrice della laicità dello Stato, arrivò a dichiarare nel 2010: L'Italia è un Paese arretrato, che non sa cos’è il rispetto della libertà. Il Vaticano è certamente un deterrente che influenza la classe politica, ma la politica non è libera e non ha il coraggio di reagire. E se non reagisce, questo significa che è più bacchettona della Chiesa e non sa cos’è il rispetto della libertà altrui.
La vita di Margherita Hack deve rappresentare un esempio per tutti noi, per i successi scientifici e per la passione e la dedizione spese nelle battaglie sociali e politiche. Il MoVimento 5 Stelle vuole ricordarla con le parole di una nostra attivista, condivise in rete in occasione della sua scomparsa: Quest'anno se ne sono andate persone che hanno dato dei contributi importanti alla collettività. Mi piace pensare di rendere omaggio a Margherita Hack guardando sempre in alto, verso quelle stelle che sono state la sua vita e pensando a lei mi piacerebbe aiutare Pag. 33chi adesso tiene lo sguardo basso per terra a capire che la dignità e la bellezza stanno in ciò che le persone sono, non nelle cose che hanno e possono perdere. Le stelle non hanno nulla, non posseggono nulla, al di là del mistero, dell'imperscrutabile che è anche in ognuno di noi, la luce viene da lì, dobbiamo ricordarcelo più spesso in periodi come questo. Grazie Margherita. E a riveder le stelle. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Artini. Ne ha facoltà.
MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, qualche giorno fa, il 29 giugno, a Viareggio si commemorava il quarto anniversario della strage ferroviaria del 2009, in cui persero la vita ben 33 persone a causa di una sequenza di esplosioni di gas GPL fuoriuscito da una cisterna trasportata da un convoglio deragliato nella stazione di Viareggio. Dopo quattro anni, in questi giorni è ancora in corso l'udienza del GUP che vede coinvolti 32 imputati.
A quanto pare, la causa dell'incidente sarebbe da attribuire al cedimento strutturale di un asse del carrello del primo carro cisterna che trasportava il GPL. Questa modalità di rottura è tipica degli assili ferroviari, e per prevenirla sono previste stringenti procedure cicliche di controllo, che nel caso specifico non sarebbero state rispettate. E quindi, con tristezza e rabbia, notiamo come ancora una volta sia la mancanza di sicurezza sul lavoro a causare altre morti: sicurezza sul lavoro che in Italia non è sicuramente la priorità di questo Governo, come abbiamo avuto modo di vedere nelle prime bozze del decreto-legge cosiddetto «del fare».
Tra gli altri indagati spicca il nome di Mauro Moretti, nominato cavaliere della Repubblica dal Presidente Giorgio Napolitano. Moretti, attualmente amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato, non ha perso il posto di lavoro, e riceve circa 870 mila euro annui, per più di 70 mila euro al mese. Questo non ha impedito all'illustre imputato di licenziare Riccardo Antonini, un dipendente delle Ferrovie dello Stato che si è permesso di prestare gratuitamente consulenza ai familiari delle vittime della strage.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MASSIMO ARTINI. In questo strano Paese, se un cittadino cerca di fare la sua parte per aiutare a fare giustizia, viene ricattato nel posto di lavoro.
La determinazione dei familiari delle vittime ha reso possibile la nascita di una grande associazione a tutela di tutti i familiari delle vittime dei casi Thyssen, Moby Price, Eternit, Linate, L'Aquila e San Giuliano di Puglia. Noi tutti ci stringiamo in un abbraccio alla cittadinanza e ai familiari con un obiettivo comune: avere giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
ANGELO TOFALO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO TOFALO. Signor Presidente, intervengo perché nei giorni scorsi c’è stato il deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea per la mai risolta questione dei rifiuti in Campania. Dopo il primo deferimento del 2010, nulla è stato fatto per eliminare le discariche abusive, per bloccare il traffico dei rifiuti industriali e tossici, per impedire i roghi nelle strade della Campania. Ed ora, come un vecchio copione che si ripete, c’è il tentativo di ingannare ancora una volta l'Europa ed i cittadini campani, rilanciando la solita idea di costruire nuovi inceneritori valorizzatori, che al meglio delle previsioni entrerebbero in funzione tra 5 o 6 anni, cioè all'incirca nel 2020 quando molto probabilmente, su alcune indicazioni della stessa Europa, scatterà a livello comunitario il divieto di usare tali impianti per tutto ciò che è recuperabile.
Come MoVimento 5 Stelle diciamo con chiarezza che questo gravissimo stato di cose, non più sopportabile dai cittadini, si ripartisce equamente tra tutti coloro che hanno governato la nostra regione negli ultimi vent'anni: gravissime sono le responsabilità Pag. 34dell'amministrazione Bassolino, non minori quelle dell'attuale giunta Caldoro. Non c’è più tempo da perdere: il conto da pagare sta per arrivare con multe salatissime, al ritmo di 250 mila euro per giorno di ritardo dalla soluzione del problema; un conto che come sempre ricadrà sulle spalle dei cittadini che già pagano le accise e le imposte locali più alte d'Italia, oltre che un altissimo tributo in termini di malattie e di scadente qualità della vita. Invito quindi il Governo a trovare una soluzione reale alla situazione catastrofica della Campania (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 2 luglio 2013, alle 9:
1. – Svolgimento di interpellanze e di una interrogazione.
(ore 14)
2. – Votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Segretario di presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.
3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
FERRANTI ed altri; COSTA: Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (C. 331-927-A).
—
Relatori: Costa e Ferranti, per la maggioranza; Molteni, di minoranza.
4. – Seguito della discussione delle mozioni Zaccagnini, Lupo ed altri n. 1-00019, Cenni ed altri n. 1-00015, Faenzi ed altri n. 1-00128, Caon ed altri n. 1-00129, Franco Bordo ed altri n. 1-00130, Catania ed altri n. 1-00131 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-00132 concernenti iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'esercizio della clausola di salvaguardia.
(ore 19,30)
5. – Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia (C. 1248).
La seduta termina alle 18,35.