XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 138 di venerdì 13 dicembre 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI

      La seduta comincia alle 9.

      ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Annunzio di petizioni.

      PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

      ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge:
          SALVATORE ACANFORA, da Roma, chiede:
              la riduzione della durata in carica del Presidente della Repubblica e una revisione complessiva dell'architettura costituzionale dello Stato (422) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
              misure a tutela dell'area dove sorgerà la discarica di rifiuti di Falcognana nel territorio del comune di Roma (423)alla VIII Commissione (Ambiente);
              un provvedimento di amnistia e di indulto (424) – alla II Commissione (Giustizia);
              disposizioni contro il razzismo negli stadi (425) – alla VII Commissione (Cultura);
              l'abolizione degli enti inutili, l'eliminazione dei vitalizi per i parlamentari e altre misure per ridurre i costi della politica (426) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
              l'abrogazione della cosiddetta «legge Bossi-Fini» e nuove norme per gestire i flussi migratori (427) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
              la rivalutazione delle pensioni al di sotto dei 3.000 euro mensili (428)alla XI Commissione (Lavoro);
          MARINO SAVINA, da Roma, chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'operato delle aziende produttrici di vaccini (429) – alla XII Commissione (Affari sociali);
          GIOVANNI PERONCINI, da Roma, e numerosissimi altri cittadini chiedono l'inserimento nella Costituzione di norme a tutela dell'ambiente e degli animali e per uno sviluppo sostenibile (430) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          FRANCO FASCETTI, da Roma, chiede iniziative per l'abolizione della pena di morte in Arabia Saudita (431) – alla III Commissione (Affari esteri);
          FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
              che la Repubblica italiana abbia una moneta sovrana emessa e gestita dallo Stato senza intermediazione di istituzioni internazionali e l'introduzione di strumenti di controllo delle riserve auree della Banca d'Italia (432 – alla V Commissione (Bilancio);Pag. 2
              il riconoscimento e la promozione delle medicine non convenzionali (433) - alla XII Commissione (Affari sociali);
              interventi a sostegno del settore edilizio e del mercato immobiliare (434) – alla VIII Commissione (Ambiente);
          l'introduzione di un tetto alle pensioni e agli stipendi (435) alla XI Commissione (Lavoro);
              iniziative per combattere l'analfabetismo (436) – alla VII Commissione (Cultura);
              il rafforzamento dei servizi di polizia locale (437) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          ETTORE MARIA BARTOLUCCI, da Pesaro, chiede nuove norme in materia di opposizione avverso gli accertamenti di infrazioni, anche relative alla circolazione stradale, da parte dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e dei loro congiunti (438) – alla II Commissione (Giustizia);
          LUCIANO SANTI, da Pescantina (Verona), chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta su fenomeni di evasione fiscale nelle province di Roma e Verona nei settori ortofrutticolo, immobiliare e dell'edilizia (439) – alla VI Commissione (Finanze);
          GIOVANNI PERONCINI, da Roma, e LAURA GIRARDELLO, da Ronciglione (Viterbo), chiedono l'estensione del campo di applicazione della cosiddetta «legge Mancino» contro il razzismo ai fenomeni dello specismo e della biofobia (440) – alla II Commissione (Giustizia);
          ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede modifiche alla disciplina sanzionatoria per l'emissione di assegni bancari senza autorizzazione (441) – alla II Commissione (Giustizia);
          VINCENZO GIOVANNI NAPOLI, da Roma, chiede:
          che gli oneri per le cure per gli infortuni derivanti dall'utilizzo di materiale esplosivo illegale siano posti a carico dell'infortunato e che le relative invalidità non diano titolo a benefìci pensionistici (442) – alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);
          la riduzione del numero dei dirigenti della pubblica amministrazione (443) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          la modifica dell'articolo 37 della Costituzione, al fine di sopprimere il riferimento alla funzione familiare della donna lavoratrice (444) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          GIORGIO MARZANO, da Milano, e numerosi altri cittadini chiedono il mantenimento di un collegamento ferroviario ad alta velocità nella tratta Milano-Torino nella fascia oraria tra le 7 e le 8 antimeridiane (445) – alla IX Commissione (Trasporti);
          FERDINANDO CECCHINI, da Roma, chiede interventi contro il mobbing (446) – alla XI Commissione (Lavoro).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Dorina Bianchi, Bindi, D'Uva, Di Lello, Manfredi, Picierno e Sarro sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,05).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Pag. 3

(Iniziative di competenza a sostegno delle famiglie adottive attualmente trattenute nella Repubblica democratica del Congo, con particolare riferimento alla regolare prosecuzione dei procedimenti di adozione ed al rientro delle famiglie e dei loro figli adottivi in Italia – n. 2-00334)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Quartapelle Procopio n. 2-00334, concernente iniziative di competenza a sostegno delle famiglie adottive attualmente trattenute nella Repubblica democratica del Congo, con particolare riferimento alla regolare prosecuzione dei procedimenti di adozione ed al rientro delle famiglie e dei loro figli adottivi in Italia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Quartapelle se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, l'interpellanza riguarda la situazione delle famiglie italiane che in questo momento si trovano a Kinshasa per adottare dei bambini congolesi. L'interpellanza è firmata da 46 colleghi, di maggioranza e opposizione, molti dei quali sollecitati direttamente dalle famiglie. Le famiglie sono bloccate perché la Repubblica democratica del Congo, dal 27 settembre 2013, sta rivedendo le procedure per le adozioni internazionali in seguito alla segnalazione di irregolarità. Inizialmente sei famiglie italiane, al momento della revisione della legislazione nazionale congolese, si trovavano a Kinshasa; il suo intervento, signora Ministro, che si è recata tra il 4 ed il 7 novembre a Kinshasa, ha permesso alle autorità congolesi di sbloccare la procedura di autorizzazione dell'espatrio con i minori. Pertanto, proprio perché lei è stata a Kinshasa, abbiamo chiesto la sua presenza in Aula oggi.
      Dopo la sua visita, però, e in base ad accordi verbali presi durante la sua visita tra il Governo italiano e quello congolese, ulteriori 26 famiglie si sono recate a Kinshasa sulla base di procedure di adozione avviate concretamente precedentemente il 27 settembre. Queste sono le famiglie bloccate nella Repubblica democratica del Congo che si trovano oggi in una situazione di totale incertezza in merito alla durata della loro permanenza nel Paese, così come in alcuni casi in condizioni di vita e igienico-sanitarie precarie.
      Alcune di queste famiglia, avendo lasciato il lavoro per espletare le procedure di adozione, cominciano, inoltre, ad essere in condizioni anche economiche complesse. Le famiglie, però, hanno conosciuto, incontrato, e a questo punto vivono con i propri bambini da qualche settimana, bambini per i quali la documentazione italiana è tutta sistemata e quindi non intendono tornare in Italia senza quelli che sono, a tutti gli effetti, loro figli.
      Va detto che l'Italia è il secondo Paese per numero di adozioni dalla Repubblica democratica del Congo e che le autorità congolesi, incontrate anche da una delegazione di parlamentari il 10 dicembre, giudicano con molto favore il sistema italiano di adozioni internazionali. Aggiungo, inoltre, che oltre all'Italia vi sono altri Paesi in situazione analoga: gli Stati Uniti, il Belgio e la Francia, per quello che abbiamo capito. Perlomeno, per la Francia le situazione sembra essersi sbloccata per alcune coppie, e ci piacerebbe, anche in questo caso, che l'Italia, da un lato, seguisse quanto fatto dalla Francia e, dall'altro, che «facesse rete» con gli altri Paesi coinvolti nella vicenda. Noi chiediamo, quindi, alla Ministra, quale tipo di sostegno logistico e anche economico si sta dando alle famiglie italiane nella Repubblica democratica del Congo e soprattutto come si intenda proseguire la regolare prosecuzione dell'iter adottivo e, ove concluso, come si intenda assicurare il rientro in patria delle famiglie con i loro bambini.

      PRESIDENTE. La Ministra per l'integrazione, Cécile Kyenge, ha facoltà di rispondere.

      CÉCILE KYENGE, Ministro per l'integrazione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Pag. 4l'interpellanza urgente appena illustrata riguarda la sospensione in Congo, per dodici mesi, dei permessi in uscita dei bambini adottati dalle famiglie straniere. Con l'intervento di oggi il Governo torna sull'argomento dopo l'esposizione dei fatti svolta martedì da parte del Viceministro Lapo Pistelli presso la Commissione affari esteri.
      Il 27 settembre scorso, la direzione nazionale delle migrazioni presso il Ministero degli interni e della sicurezza della Repubblica democratica del Congo ha informato le ambasciate dei Paesi di accoglienza della sospensione per dodici mesi, a partire dal 25 settembre 2013, delle operazioni per il rilascio dei permessi di uscita per i bambini adottati dalle famiglie straniere.
      Per tale ragione ho immediatamente deciso di recarmi in Congo per un chiarimento. L'Italia è il secondo Paese di adozione dei minori congolesi ed è dunque tra i più colpiti dall'attuale sospensione delle pratiche. Il 4 novembre mi sono recata in visita a Kinshasa, dove ho incontrato tutte le autorità competenti nella materia: il Ministro dell'interno, quello della famiglia, il Viceministro degli esteri e il direttore generale per la migrazione.
      Nella riunione di lavoro è stata chiarita la ragione della decisione sospensiva straordinaria presa dal Governo del Congo che è operativa nei confronti di tutti i Paesi del mondo: non si è trattato, nei riguardi dell'Italia, di alcuna rimostranza in merito a supposte «devianze» dell'adozione (cosiddetta ri-adozione da parte di nuove coppie di genitori, ovvero assegnazione a coppie ritenute non idonee da quel Governo, ad iniziare da quelle omosessuali).
      Al riguardo, tutti i responsabili congolesi mi hanno dato atto che le procedure previste in Italia prima dell'adozione, ed anche successivamente, sono un modello a cui dovrebbero ispirarsi anche altri Paesi.
      Il vero motivo della sospensione risiede nell'esigenza, tutta interna all'Amministrazione congolese, di rivedere i vari passaggi delle proprie procedure di perfezionamento dell'adozione per fugare i dubbi di scarsa trasparenza (o addirittura di corruzione).
      L'intesa raggiunta nel corso della riunione è stata che la Direzione generale per la Migrazione avrebbe confrontato con l'Ambasciata la lista delle adozioni considerate in regola e per le quali sarebbe stata quindi rilasciata l'autorizzazione alla partenza.
      In questo contesto, pertanto, solo le adozioni che avevano raggiunto l'ultimo passaggio procedurale (cioè l'approvazione della Commissione interministeriale congolese) prima della data del 25 settembre sarebbero state autorizzate e i rispettivi bambini adottati sarebbero potuti partire per l'Italia una volta verificata la lista con l'Ambasciata.
      Per le altre adozioni si sarebbe dovuto attendere la conclusione della revisione delle procedure congolesi.
      Di fatto, peraltro, alcune famiglie italiane si sono recate nella Repubblica Democratica del Congo, indipendentemente dall'indicazione dell'Ambasciata italiana. In altre parole, ciò è avvenuto in assenza della consegna, da parte dell'Autorità congolese al nostro organo diplomatico, dell'elenco delle famiglie adottive i cui bambini sono stati autorizzati all'espatrio.
      Una complicazione è derivata dalla diffusione della voce priva di alcun fondamento che, nonostante il silenzio delle Autorità congolesi, altre liste – non ufficiali – erano state redatte, ed insieme ad essa la ulteriore voce infondata che ciascuna coppia di adottanti presente nel Congo sarebbe stata autorizzata a partire con il proprio figlio adottato.
      I permessi d'uscita rappresentano l'ultima tappa della procedura d'adozione nel Congo: si tratta cioè di un ultimo nulla osta congolese all'espatrio dei minori, già muniti di visto d'ingresso per l'Italia rilasciato dalla nostra Ambasciata.
      Tuttavia, nonostante le ripetute sollecitazioni della nostra Ambasciata a Kinshasa, non si sono registrati concreti passi avanti. Restava d'altronde immutato il comunicato emesso il 30 settembre dalla Commissione italiana per le adozioni internazionali, Pag. 5laddove si evidenziava come, a seguito della sospensione dei permessi d'uscita decretata dalle autorità di Kinshasa, i viaggi già programmati dalle coppie adottive di minori congolesi dovessero essere inderogabilmente rinviati.
      A fronte del mancato adempimento – a tutt'oggi – da parte delle autorità congolesi degli impegni presi durante la mia visita, le famiglie hanno deciso di rimanere nel Paese in attesa del nulla osta definitivo alla partenza dei minori.
      È opportuno evidenziare che, ai fini del rilascio di tale autorizzazione all'espatrio dei minori, i connazionali hanno dovuto consegnare i propri passaporti alla competente Direzione generale per la Migrazione congolese: non si può però parlare di sequestro delle famiglie italiane, come riportato su alcuni organi di stampa, perché i passaporti verrebbero subito riconsegnati ai titolari qualora ciò fosse richiesto.
      La nostra Ambasciata a Kinshasa è costantemente in contatto con le coppie interessate, riunite da ultimo lo scorso venerdì presso la residenza dell'ambasciatore Mariani. Quest'ultimo ha garantito ai connazionali piena assistenza per il reperimento di medicinali, l'accesso a un medico di fiducia, nonché un eventuale contributo economico per coprire le spese correnti. Ogni attività viene svolta secondo le disposizioni di assistenza consolare ai nostri connazionali che si trovano in difficoltà all'estero. La questione è da me costantemente seguita di concerto con il Ministero degli affari esteri.
      L'Ambasciata ha intensificato ed esteso il raggio d'azione dei suoi interventi sulle autorità congolesi e, da ultimo, ha effettuato un passo presso lo stesso Primo Ministro, il quale ha fatto presente che la decisione ultima sulle partenze è rimessa alla volontà del Capo dello Stato.
      Mi preme, ancora una volta, sottolineare che le adozioni internazionali attengono in via esclusiva al campo delle attività umanitarie; dovrebbero svolgersi esclusivamente nell'interesse superiore del minore e nel rispetto dei suoi diritti fondamentali, come previsto dalla Convenzione dell'Aja del 1993. Non dovrebbero, pertanto, essere soggette alle tensioni, principalmente politiche, nelle nazioni di origine dei bambini da adottare.
      Da parte mia, ho tenuto e continuo a tenere diretti contatti, formali ed informali, con autorità civili e religiose che in Congo possono avere qualche influenza sulle decisioni, per superare le difficoltà e per facilitare l'attività della nostra diplomazia.
      Tale sensibilizzazione fa parte di una pressante azione italiana tesa a mantenere alta l'attenzione delle autorità congolesi per arrivare a un sollecito sblocco della problematica relativa alle adozioni. Grazie per l'attenzione.

      PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

      LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, Ministro, mi dispiace ma non siamo soddisfatti. In primo luogo, non si può dire che sia colpa delle famiglie che sono partite senza le autorizzazioni necessarie; come lei ben sa, la procedura di adozione internazionale coinvolge il CAI e il Ministero e richiede tutta una serie di autorizzazioni ministeriali – mi scusi, vorrei l'attenzione del Ministro, considerata la vicenda –, quindi non si può dire che siano le famiglie che siano partite di loro spontanea volontà, perché non è così. C’è stata una serie di accordi verbali tra le autorità italiane e le autorità congolesi che hanno dato spazio alle famiglie per credere che si potesse partire, e le famiglie sono partite sulla base di una serie di rassicurazioni che sono state date sia a livello governativo sia a livello delle associazioni coinvolte. Non si può pensare che il Governo italiano, a fronte di ventisei famiglie che vogliono adottare dei bambini congolesi – tutti i documenti italiani sono pronti dal nostro versante – possa dire che la colpa è delle famiglie, perché non è accettabile. Questo è il primo punto.
      Il secondo punto riguarda la «confusione ministeriale» che c’è; il Viceministro Pag. 6Pistelli è venuto in Commissione a dire che l'ambasciatore aveva incontrato sabato le famiglie, ma lei mi dice venerdì. Va benissimo, l'importante è che vi mettiate d'accordo e diate una risposta univoca anche sui piccoli dettagli, perché io capisco il disagio delle famiglie che in questo momento non stanno capendo niente e mi ritorna la stessa cosa, se, in Parlamento, due Ministri, su dei piccoli dettagli, non riescono a mettersi d'accordo neanche sulla data dell'ultimo incontro che hanno avuto le famiglie con l'ambasciatore.
      La terza cosa è che, come abbiamo capito da tutti i contatti che anche noi come parlamentari abbiamo avuto in questi giorni a livello ministeriale italiano con le autorità congolesi, il fatto che l'ambasciata si stia muovendo è assolutamente necessario; ringraziamo il costante impegno del nostro ambasciatore a Kinshasa ma non è abbastanza il contatto che si ha con autorità civili e religiose perché, come ha detto lei stessa, qui serve un intervento politico di altissimo livello e noi speriamo davvero che il Governo italiano, prima di Natale, riesca ad attuare questo contatto politico con il Presidente Kabila, perché ci sembra che sia veramente l'unica cosa che possa sbloccare la situazione e non si capisce chi nel Governo si prenda la responsabilità di fare questo atto. Grazie.

(Iniziative di competenza in relazione a recenti dichiarazioni del capo della Procura della Repubblica di Caltanissetta espresse nel corso di un'intervista televisiva – n. 2-00335)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta e Chiarelli n. 2-00335, concernente iniziative di competenza in relazione a recenti dichiarazioni del capo della Procura della Repubblica di Caltanissetta espresse nel corso di un'intervista televisiva (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Brunetta se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, l'8 dicembre 2013 la giornalista Lucia Annunziata ha intervistato, all'interno dei programma di Rai Tre «In mezz'ora», il procuratore capo della Repubblica di Caltanissetta Sergio Lari. Nel corso dell'intervista, il dottor Lari ha diffusamente affrontato le problematiche legate alla lotta alla mafia e alle nuove minacce di alcuni boss mafiosi, discutendo anche della cosiddetta «trattativa Stato-mafia».
      Il procuratore, sollecitato dalla conduttrice, ha espresso delle considerazioni politiche molto gravi e assolutamente di parte affermando, in sintesi, che con la nascita di un nuovo partito di centrodestra, la mafia sembrerebbe aver perso un asse politico di riferimento. Il magistrato ha analizzato l'attuale contesto politico nato dalla scissione all'interno del Popolo della Libertà che, pur essendo ancora incerto e confuso, è contrassegnato – a suo dire sarebbe stato contrassegnato – da alcune novità a cui Cosa Nostra guarda con grande attenzione. Il riferimento è alla creazione di un nuovo partito che ha spaccato lo schieramento tradizionale di centrodestra, guidato dal Ministro dell'interno e Vicepremier Alfano alleato con il centrosinistra e che «viene in Sicilia per presiedere il comitato per l'ordine e la sicurezza manifestando – continua Lari – la sua vicinanza ai magistrati che promette di tutelare con ogni mezzo, ed esprime – sempre secondo Lari – una linea in forte contrasto» con la criminalità organizzata.
      «Questi fatti – conclude il procuratore – hanno un significato ben preciso. La linea del centrodestra non è stata mai così vicina ai PM antimafia», sempre secondo il procuratore Lari.
      Dall'estratto dell'intervista si evince, in modo manifesto, come il procuratore di Caltanissetta abbia espresso valutazioni puramente politiche, di parte e assolutamente false, che esulano completamente dal proprio incarico, a danno di un'intera parte politica.
      A parere degli interpellanti, inoltre, il dialogo tra la giornalista e il procuratore è stato chiaramente finalizzato a sminuire Pag. 7e a denigrare l'operato dei Governi di centrodestra, per quanto riguarda i risultati concreti ottenuti nella lotta alla mafia; l'impegno di Governo del centrodestra nel corso degli ultimi anni è stato ufficialmente riconosciuto da tutti i livelli istituzionali, anche da parte di personalità appartenenti alla magistratura, come l'attuale Presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso, all'epoca procuratore nazionale antimafia.
      Il comportamento del dottor Lari, che ha svolto considerazioni politiche impegnative su partiti, scissioni e antimafia, è certamente in contrasto con la disposizione del Codice deontologico della magistratura associata che impone al magistrato, nei rapporti con la stampa e con gli altri mezzi di comunicazione, di – cito il codice deontologico – «garantire la corretta informazione dei cittadini e l'esercizio del diritto di cronaca, ovvero di tutelare l'onore e la reputazione dei cittadini, evitando la costituzione e l'utilizzazione di canali informativi personali riservati o privilegiati». Fermo il principio di piena libertà di manifestazione del pensiero, il magistrato «si ispira a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa» (articolo 8 del Codice deontologico).
      A giudizio degli interpellanti, siffatte dichiarazioni, quelle del dottor Lari, i pronunciamenti, le prese di posizione e le partecipazioni a programmi televisivi, non sono compatibili con lo status di appartenente all'ordine giudiziario e, ancora di più, di magistrato investito di funzioni inquirenti.
      Le supposte rivelazioni del magistrato sembrano all'interpellante poco compatibili con un corretto rapporto tra magistratura e informazione, in particolare nell'ambito del servizio pubblico radiotelevisivo.
      Chiediamo, quindi, quali determinazioni abbia assunto o intenda assumere il Ministro interpellato in merito a quanto esposto in premessa e se non intenda disporre iniziative al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per la promozione di un'azione disciplinare nei confronti del procuratore capo della Repubblica.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giuseppe Berretta, ha facoltà di rispondere.

      GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Brunetta comunicando che, a seguito dell'interpellanza da lui proposta, sono state tempestivamente investite le competenti articolazioni ministeriali ai fini dell'istruttoria per acquisire elementi informativi in ordine ai fatti evidenziati. In particolare, è stato acquisito il filmato relativo alle dichiarazioni rese dal dottor Sergio Lari, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Caltanissetta, nel corso dell'intervista rilasciata lo scorso 8 dicembre alla giornalista Lucia Annunziata nell'ambito del programma televisivo «In mezz'ora».
      Dal tenore dell'intervista si evince che la trasmissione si è incentrata sul significato e sull'effettiva gravità delle minacce rivolte dal boss Salvatore Riina ai pubblici ministeri del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
      In proposito, il dottor Lari, nel ricostruire storicamente le vicende degli anni 1992-1993 e la stagione delle stragi di mafia, ha evidenziato, tra l'altro, che la trattativa tra pezzi deviati dello Stato e la mafia c’è stata, ma che non ha avuto seguito e si è rivelata «(...) un fallimento totale per la mafia (...)» e che il processo che si sta svolgendo a Palermo « (...) ha fatto inalberare Salvatore Riina, forse perché teme che vengano a galla verità inconfessabili che gli possano far perdere la faccia davanti a Cosa Nostra o perché lo ritiene un insulto all'organizzazione (...)».
      Il dottor Lari ha, quindi, sottolineato la gravità della situazione attuale e la serietà delle minacce rivolte ai magistrati in quanto, nonostante il Riina sia ormai molto anziano e detenuto con il regime più restrittivo dell'articolo 41-bis, le sue parole contro il dottor Antonino Di Matteo non possono essere sottovalutate atteso il Pag. 8ruolo apicale che tuttora il Riina mantiene in Cosa Nostra e considerato che, all'esterno del carcere, egli mantiene diversi punti di riferimento.
      Il dottor Lari ha evidenziato che, secondo quanto traspare dai contenuti di alcune frasi del Riina, questi si sente tradito dal mantenimento del regime di cui all'articolo 41-bis e dalla mancata revisione dei processi che hanno inflitto gravi condanne ai mafiosi.
      In tale contesto, pertanto, il comportamento del Ministro dell'interno Alfano, che, quale politico di centrodestra, «(...) viene in Sicilia per presiedere il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica (...), (...) manifesta la sua vicinanza ai magistrati e promette di tutelarli con ogni mezzo (...)», esprime un messaggio forte di contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso e potrebbe oggi ancor più provocare una reazione violenta di Cosa Nostra, mossa da un chiaro intento di rivalsa nei confronti dello Stato.
      La mafia, profondamente indebolita, potrebbe decidere di vendicarsi, così manifestando, al contempo, la sua persistente pericolosità, e quindi «(...) potrebbe esserci un colpo di coda (...)». Su espressa domanda della giornalista circa il possibile ricollocamento politico della mafia, il dottor Lari si è limitato a sottolineare che la situazione politica è molto complessa e che la spaccatura del centrodestra ha un significato importante nel panorama politico perché «(...) la linea del centrodestra non è stata mai certamente vicina ai PM antimafia, come nel caso del Ministro Alfano in questi giorni (...)».
      Si deve evidenziare, infatti, che la predetta affermazione del dottor Lari deve essere interpretata nell'ambito delle considerazioni di ben più ampio respiro svolte dallo stesso magistrato intervistato, che sottolineano l'impegno dello Stato nel contrasto alla mafia, che, infatti, si presenta oggi fortemente indebolita rispetto al passato, tanto da nutrire propositi vendicativi, proprio in conseguenza delle molteplici iniziative, anche legislative, di contrasto alla criminalità organizzata.
      A riprova di ciò, nel corso dell'intervista il dottor Lari ha evidenziato chiaramente come la cosiddetta trattativa Stato-mafia non abbia portato ai risultati sperati dai mafiosi, non essendo stata ottenuta l'abolizione del regime del 41-bis, né la revisione dei processi, tanto che il Riina è fortemente e chiaramente infastidito dalla celebrazione del processo di Palermo, che considera un affronto all'organizzazione mafiosa, proprio in quanto rischia di evidenziare ancor di più il fallimento dei propri piani.
      Peraltro, va rimarcato come l'affermazione che l'interpellante vorrebbe ascrivere al magistrato, secondo cui «con la nascita di un nuovo partito di centrodestra, la mafia sembrerebbe aver perso un asse politico di riferimento», va, al contrario, riferita all'opinione della giornalista, la quale la fa discendere, traendo sue personali conclusioni, dalle valutazioni positive espresse dal dottor Lari sull'operato del Ministro Alfano e sulla vicinanza ai pubblici ministeri antimafia destinatari di serie minacce mafiose.
      Peraltro, occorre sempre tenere presente che compete al magistrato, seppur con i limiti che derivano dallo svolgimento di una funzione fondamentale dello Stato, il diritto individuale di espressione del pensiero ex articolo 21 della Costituzione e tali limiti, anche alla luce delle chiare pronunce della Corte Costituzionale (confronta, in particolare, le sentenze della Corte costituzionale n.  100 del 1981 e n.  224 del 2009 e anche l'ordinanza di archiviazione della procura generale presso la Corte di cassazione del 13 luglio 2013), non si ritiene che nel caso di specie siano stati superati.
      Invero, allorché le domande della giornalista hanno riguardato più propriamente processi in corso, il magistrato ha chiaramente rifiutato di rispondere, lasciando proprio alla competente sede processuale il compito di sciogliere, se del caso, gli interrogativi oggetto di quelle domande.
      Inoltre, nell'ambito dell'intervista si è fatto riferimento all'aspetto politico-sociologico che avrebbe riguardato i temi in discussione e, laddove si è affrontata la Pag. 9questione della situazione politica attuale, di cui si è peraltro rimarcata la complessità e la difficoltà, il magistrato ha precisato che si trattava di considerazioni di carattere strettamente personale.
      Pertanto, le condotte descritte non sembrano rientrare in alcuna delle fattispecie disciplinari previste dall'ordinamento.

      PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, sono totalmente insoddisfatto rispetto alla confusa risposta del sottosegretario. Dico confusa perché la mia interpellanza riguardava le affermazioni politiche del dottor Lari riguardanti il centrodestra. Non riguardava il contesto, non riguardava il processo Stato-mafia, non riguardava nulla di tutto ciò, non riguardava le affermazioni di Riina e così via.
      La richiesta era: può un procuratore, come il dottor Lari, esprimere pubblicamente, in televisione, davanti a milioni di telespettatori, valutazioni politiche di questo tipo, specificatamente riferendosi a un partito, a un Governo della Repubblica ? Può un procuratore, rispettando la sua deontologia e la legge, fare tutto questo ? Evidentemente, il Ministero della giustizia pensa di sì e questo penso sia una grave mancanza di senso dello Stato e istituzionale.
      Quando un ordine, come quello della magistratura, invade campi che non sono propri e che sono strettamente limitati dalla Costituzione e dalla legge siamo evidentemente in una situazione di «collasso istituzionale».
      La risposta del sottosegretario ben rappresenta questo «collasso istituzionale», questa caduta delle istituzioni politiche e questo cedimento delle istituzioni politiche nei confronti di un ordine e – ripeto – non un potere, di un ordine come quello della magistratura. La sua ultima affermazione secondo la quale le affermazioni del dottor Lari non sono sottoponibili in nessun caso a provvedimento disciplinare va ascritta agli annali evidentemente dell'ipocrisia, agli annali dell'impotenza o del cedimento da parte delle istituzioni politiche o governative all'ordine giudiziario.
      Ovviamente non mi fermerò qui. Utilizzerò tutti gli altri canali che sono a disposizione della politica, ma anche dei cittadini che hanno votato per il mio partito, per il centrodestra, per difendere l'onore, la storia dei Governi di centrodestra, anche nei confronti di chi il senso delle istituzioni evidentemente ha smarrito.

(Chiarimenti e iniziative a fronte delle azioni di protesta del cosiddetto «Movimento dei forconi» – n. 2-00336)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giacobbe n. 2-00336, concernente chiarimenti e iniziative a fronte delle azioni di protesta del cosiddetto «Movimento dei forconi» (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Giacobbe se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      ANNA GIACOBBE. Signor Presidente, ieri il Ministro dell'interno, onorevole Alfano, ha riferito sui fatti che in questi giorni hanno sconvolto diverse città, a seguito delle iniziative promosse dal cosiddetto «Movimento 9 dicembre». Il gruppo PD è intervenuto sull'informativa riaffermando le nostre valutazioni su quanto accaduto, il nostro giudizio sui fatti e sulle ragioni di quei fatti. Il Ministro ha segnalato come situazioni più critiche Torino e Genova.
      Anche per questo, riteniamo che sia stato opportuno, sin da martedì pomeriggio, depositare questa interpellanza urgente, con la quale sottolineiamo come episodi gravissimi abbiano interessato anche altre realtà, a conferma della necessità di una piena consapevolezza e di una adeguata reazione, su diversi terreni, a quanto è accaduto, e della necessità che non sia ammessa alcuna sottovalutazione e Pag. 10che nessuno possa derubricare come «intralcio al traffico» o «manifestazione di protesta» ciò che è accaduto.
      Anche i cittadini di Savona, come quelli di altre località della Liguria e del Paese, hanno subito la paralisi di molte attività ed il blocco della città, per intere giornate, ed hanno assistito a gravissimi episodi di prepotenza ed intimidazione. Sin dalle prime ore della mattina di lunedì il traffico cittadino è stato completamente bloccato rendendo impossibile il passaggio dei mezzi privati, c’è stata la paralisi dei mezzi pubblici, sono stati soppressi 87 convogli ferroviari previsti in passaggio dalla stazione di Savona, per il blocco della stazione di Savona, di quella di Genova Brignole e di Imperia.
      Ma ciò che costituisce l'aspetto più rilevante, il «salto di qualità», è la serie di episodi di sopraffazione, di prepotenza che hanno accompagnato lo svolgimento dei blocchi stradali. La Polizia municipale per tutta la giornata ha dovuto scortare ambulanze, veicoli sanitari destinati ai trasporti di sacche di sangue, veicoli privati con a bordo ammalati che dovevano raggiungere l'ospedale.
      Le associazioni degli autotrasportatori, CNA e Confartigianato hanno denunciato l'interruzione forzata dell'attività degli autotrasportatori, ai quali è stato impedito di svolgere il loro lavoro, in contrasto con le disposizioni emanate a livello centrale per assicurare la libera circolazione di chi non intendeva aderire alla protesta. Una libreria centrale è stata minacciata gravemente, intimando di chiudere e di bruciare i libri, fatto che si qualifica e si commenta da sé. Molti negozianti si sono sentiti e sono stati minacciati in caso di mancata chiusura; alcuni hanno chiuso affiggendo cartelli con scritto «Chiuso sotto minaccia».
      Tutto questo, oltre che grave in sé, è stato dichiaratamente usato per mettere in discussione l'ordinamento democratico, dando a ciò un carattere che sconfina nell'eversione. Azioni, dunque, segnate dal rifiuto e dal disconoscimento delle forme democratiche della rappresentanza e delle forme civili della protesta e che nulla hanno a che fare con l'espressione del disagio per le condizioni di vita molto difficili di tanta parte della popolazione e con le rivendicazioni di obiettivi di cambiamento.
      I cittadini e le cittadine hanno assistito con grande inquietudine dunque e con profonda angoscia ad episodi in sé e nel loro complesso molto gravi ed hanno percepito, questo è il punto rilevante che voglio sottolineare, una risposta debole, qualche volta assente, percepita come tale, delle forze dell'ordine e dello Stato.
      Come è già stato denunciato ieri, anche qui, nei confronti delle forze dell'ordine, i cosiddetti manifestanti hanno intenzionalmente costruito un'immagine di complicità.
      Questa immagine può e deve essere smentita ma può essere smentita solo da fatti concreti ed evidenti, cioè dai comportamenti che saranno assunti da ora in avanti.
      È un dato di fatto che a Savona ci sia stata una sensazione generalizzata di mancanza di un intervento tempestivo ed efficace.
      Le due cose insieme rischiano di generare un'opinione, che certo non rende giustizia né alle forze dell'ordine, né ai lavoratori di Polizia, che fanno i conti con molte carenze di mezzi e di uomini; ma rischia di allargare la distanza che i cittadini sentono spesso nei confronti dello Stato.
      E ancora, i gruppi che hanno organizzato quelle iniziative hanno utilizzato in modo strumentale anche la presenza di ragazzi e ragazze, la loro voglia genuina di partecipare e anche di contestare, che è stata sfruttata in una logica di totale disprezzo delle regole democratiche e del rispetto per le persone e la collettività. Non infiltrati in una manifestazione democratica, dunque, ma organizzatori con intenti torbidi che hanno usato il disagio delle persone.
      Proprio gli studenti, anche per l'azione decisa, nella condanna delle prepotenze e dei soprusi, ed insieme aperta al dialogo con i ragazzi dell'amministrazione comunale di Savona, hanno capito e scelto di sottrarsi a quella strumentalizzazione.Pag. 11
      Questo a testimonianza del fatto che ciò che paga, nel lavoro delle istituzioni, è tenere insieme la nettezza nella condanna dei comportamenti che violano le regole democratiche, da un lato, ed il confronto aperto con le persone che, invece, vivono condizioni difficili e vogliono manifestare le propri idee all'altro.
      Inoltre, comportarsi da «adulti» nei confronti dei ragazzi, anche nella dimensione politica, da parte chi ha responsabilità di rappresentanza, è ciò che aiuta di più i ragazzi a farsi un'opinione propria e ad essere responsabilmente protagonisti della costruzione del proprio futuro.
      Anche qui, da parte del Parlamento e del Governo, da un lato occorre definire strumenti e mezzi per contrastare con grande fermezza obiettivi e qualità delle azioni dei cosiddetti «forconi» e di chi realizza la regia politica di tutto ciò, dall'altro è necessario non solo affrontare con misure adeguate di politica economica e sociale, nel lavoro, nell'istruzione, nelle azioni di contrasto alla povertà, il disagio e le condizioni di difficoltà di tanta parte della popolazione, ma anche fare ogni sforzo affinché ciò sia percepito dai cittadini, affinché novità vere nel funzionamento delle istituzioni, della politica, della pubblica amministrazione sappiano ricucire un rapporto che si è allentato e che si è logorato.
      Per tutte queste ragioni abbiamo chiesto al Ministero dell'interno ed al Governo se ci sia la consapevolezza della gravità di tutto ciò che è accaduto, del carattere gravemente antidemocratico e potenzialmente eversivo delle iniziative messe in atto in questi giorni, tutt'affatto diverse da quelle manifestazioni e quelle iniziative dalle manifestazioni che i cittadini e i lavoratori sono soliti realizzare in quella realtà, anche in momenti di tensione sociale, ma sempre rispettosi delle istituzioni e della vita della comunità e, soprattutto, quali siano state le iniziative adottate e quali si intendano adottare per fornire, non solo nelle grandi città, alle forze dell'ordine i mezzi necessari e le indicazioni operative corrette, rispondenti al livello di qualità del fenomeno che si sta manifestando.

      PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

      FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, sugli episodi verificatisi durante la manifestazione organizzata dal «movimento 9 dicembre» in segno di protesta contro la crisi, il Ministro Alfano, nell'informare ieri mattina quest'Assemblea, ha ricordato che la protesta ha assunto via via un profilo di contestazione più ampio.
      Ai cortei organizzati nei centri urbani, infatti, hanno partecipato gruppi eterogenei, apparentemente privi di collegamento, quali agricoltori, autotrasportatori, singoli imprenditori, casalinghe, studenti e giovani disoccupati.
      La presenza di gruppi più oltranzisti è riuscita in alcuni casi ad imprimere alle proteste toni maggiormente accesi, indirizzando il malcontento dei dimostranti verso sedi istituzionali, stazioni ferroviarie e mercati ortofrutticoli.
      In varie località sono stati segnalati episodi di intimidazione e minaccia nei confronti di coloro che non hanno partecipato alla protesta e verso gestori di pubblici esercizi che si sono rifiutati di chiudere l'attività commerciale in segno di solidarietà con i manifestanti. Le iniziative di contestazione sono state appoggiate, in alcune città, da movimenti di estrema destra, da gruppi antagonisti, nonché da frange di ultras delle tifoserie calcistiche e da gruppi studenteschi.
      La contestazione, tuttora in corso di svolgimento ed estesa a macchia di leopardo principalmente nelle province del Veneto, del Piemonte, della Lombardia, della Liguria, della Puglia, della Campania e del Lazio, si concretizza, prevalentemente, nell'attuazione di presidi informativi nei pressi dei maggiori svincoli stradali e nelle piazze cittadine, determinando rallentamenti ed estemporanei blocchi alla circolazione veicolare con l'ausilio di autoarticolati e mezzi agricoli.Pag. 12
      Le Autorità di pubblica sicurezza hanno immediatamente avviato una mirata attività informativa per scongiurare l'attuazione di azioni illegali e garantire, accanto alla libertà di manifestare legittimamente, il diritto dei cittadini alla libera circolazione. A tal fine sono state appositamente sensibilizzate le forze dell'ordine. Sono stati, altresì, programmati mirati e specifici dispositivi di sicurezza, con il fine di prevenire azioni illegali nello svolgimento delle manifestazioni e garantire la continuità dei servizi essenziali.
      Le Autorità provinciali di pubblica sicurezza sono state invitate ad attivare tavoli di confronto per la trattazione delle questioni oggetto della contestazione. La Polizia stradale sta concorrendo ai servizi di ordine e sicurezza pubblica disposti dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza presso i luoghi di aggregazione dei manifestanti. Al riguardo, va evidenziato che non sono stati attuati blocchi lungo la rete autostradale, ove la circolazione è rimasta regolare, anche se sono stati chiusi alcuni caselli autostradali. Disagi più rilevanti, invece, si sono registrati su alcune strade statali e provinciali delle province di Bari e di Foggia, ove la presenza di mezzi pesanti ha determinato rallentamenti della circolazione.
      Interventi di mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica vengono posti in essere anche dalla Specialità ferroviaria della polizia di Stato in occasione di estemporanee occupazioni delle stazioni ferroviarie. Tali iniziative e l'accorto intervento degli operatori delle forze di Polizia hanno consentito di superare i momenti di più alta tensione.
      A questo proposito mi pare importante ringraziare i prefetti, i questori, i responsabili di tutte le forze dell'ordine per l'impegno, l'accurata e coordinata pianificazione degli interventi e l'attenta azione di mediazione posta in essere, che hanno scongiurato ripercussioni ancor più pesanti sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica e per l'incolumità dei cittadini. A tal fine è stato significativamente rafforzato il dispositivo di sicurezza impiegando anche, in media, 4.500 uomini di rinforzo per ogni giornata. Ciò dimostra che la situazione non è stata e non viene sottovalutata. Ancora nel corso del vertice con le Autorità nazionali di pubblica sicurezza, svoltosi mercoledì scorso, è stata effettuata un'attenta valutazione delle dinamiche della contestazione per l'adozione di idonei dispositivi di sicurezza e di misure preventive.
      Complessivamente, l'attività di contrasto posta in essere nell'intero territorio nazionale ha portato all'arresto di cinque persone, mentre circa sessanta sono state denunciate a piede libero per vari reati; molte altre sono state identificate al fine di stabilire eventuali responsabilità con conseguente segnalazione all'autorità giudiziaria.
      In relazione all'attività di gestione dell'ordine pubblico, va evidenziato che un'attenzione scrupolosa è rivolta all'attività formativa degli operatori di Polizia per l'apprendimento delle tecniche di intervento, considerate corrette e più appropriate, a conclusione di appositi percorsi professionali, proprio per enfatizzarne la capacità di governo delle situazioni che possono risultare particolarmente critiche.
      Come ha ricordato già in quest'Aula il Ministro dell'interno, l'insieme di queste diverse cause di disagio, che si manifestano in queste giornate, può alimentare la protesta generalizzata contro le istituzioni. È questo un elemento che non viene sottovalutato dal Governo, che deve considerare con la massima attenzione le ragioni del malcontento. In questa direzione è già stato convocato un tavolo di confronto con le categorie maggiormente interessate.
      Voglio anche ricordare che lo stesso Ministro Alfano ha voluto chiarire alcuni aspetti della vicenda, per evitare ingiustificate strumentalizzazioni. Mi riferisco, in particolare, al gesto di alcuni agenti di togliere il casco, che indossavano in servizio di ordine pubblico, che è avvenuto quando sono cessati i motivi di tensione. Le forze dell'ordine sono un presidio di legalità a garanzia delle istituzioni a cui è Pag. 13rimesso il compito imprescindibile di assicurare la libertà di tutti, anche dei dissenzienti.
      La loro presenza è significativa della esigenza, fondamentale per ogni democrazia, che il dissenso, anche quello più profondo, possa essere sempre e comunque espresso senza alcun timore e senza alcuna censura ma ad una condizione, altrettanto fondamentale: che tutto avvenga senza il ricorso alla violenza.
      La linea è quella del rispetto della legge, che non ammette violazioni alla libertà dei cittadini e al rispetto delle regole democratiche.

      PRESIDENTE. L'onorevole Giacobbe ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      ANNA GIACOBBE. Signor Presidente, io ringrazio per la risposta, ma non mi posso dichiarare completamente soddisfatta per le ragioni che cerco di dire rapidamente.
      Il Viceministro ha affermato che queste iniziative sono state convocate in segno di protesta contro la crisi. Io credo che dobbiamo dare un giudizio sulle ragioni per cui sono state convocate queste proteste. Poi, che molti cittadini, anche gli studenti, come dicevo, abbiano partecipato, perché avevano esigenza e voglia di protestare contro la crisi, è un altro paio di maniche.
      L'altro elemento che voglio sottolineare è che non c’è stato solo un disagio grave e che non si deve solo avere attenzione al diritto dei cittadini alla libera circolazione. Il punto non è stato semplicemente il blocco della città, ma sono stati i comportamenti aggressivi e prepotenti che avevano dietro un'idea del fatto che questi siano gli strumenti per affrontare il rapporto con le istituzioni. È questo l'elemento, come dire, di valutazione del salto di qualità di questo tipo di iniziative.
      D'altra parte, la cosa che si chiede non è un atteggiamento, come dire, genericamente repressivo, perché è molto importante anche l'altro elemento del rapporto con le persone – alcune delle quali sono state dentro quelle manifestazioni ma molte delle quali ne sono fuori – che hanno l'esigenza che il nostro Stato dia non soltanto delle risposte, ma che faccia percepire queste risposte come vicine ai cittadini.
      L'ultima questione è che i cittadini di Savona si sono sentiti in pericolo. Questa cosa va analizzata e va affrontata, insieme alle istituzioni locali e insieme alle articolazioni del Ministero in sede locale, perché questo fatto ha rappresentato una rottura o, comunque, un rischio di rottura ulteriore del rapporto tra questi cittadini e lo Stato e le istituzioni e da questo punto di vista credo che si debba fare ancora qualche passo avanti nel rapporto, appunto, tra il Ministero e la realtà locale. Io conosco meglio quella di Savona, ma credo che questo problema abbia riguardato anche altre situazioni.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Artini – n. 2-00330)

      PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-00330 dei deputati Artini ed altri.
      Avverto che, per accordi intercorsi tra il Governo ed il presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative volte a tutelare il sistema economico-finanziario italiano da possibili fenomeni di speculazione finanziaria, anche in considerazione del possibile declassamento del gruppo italiano Generali da parte di una nota agenzia di rating – n. 2-00323)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Causi n. 2-00323, concernente iniziative volte a tutelare il sistema economico-finanziario italiano da possibili fenomeni di speculazione finanziaria, anche in considerazione del possibile declassamento del gruppo italiano Generali da parte di una nota agenzia di rating (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 14
      Chiedo all'onorevole Causi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      MARCO CAUSI. Signor Presidente, do per letta l'illustrazione dell'interpellanza e mi riservo di intervenire in sede di replica.

      PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

      PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in data 26 novembre ultimo scorso, Standard & Poor's ha posto in creditwatch otto compagnie di assicurazione europee ed una sudafricana. In particolare, l'agenzia di rating ha posto in termini negativi il rating di tre società, tra cui Assicurazioni Generali Spa, mentre i rating delle altre società, che erano state poste in termini negativi, hanno avuto «in via di elaborazione» o mantenuti stabili gli effetti positivi.
      Tale decisione, ha evidenziato Standard & Poor's, è stata determinata principalmente dall'adozione della nuova metodologia, che l'agenzia ha pubblicato il 19 novembre 2013 ed applicato per la produzione dei rating a partire dalla medesima data. Secondo tale nuova metodologia, una società che sia valutata con un rating superiore al rating sovrano di un Paese verso cui è ritenuta materialmente esposta, deve essere sottoposta ad uno stress test, sull'ipotesi di un eventuale fallimento di tale Paese, per valutarne le possibilità di sopravvivenza.
      Con specifico riferimento al gruppo Generali, l'Agenzia di rating ha evidenziato che sulla base di un'analisi preliminare sull'esposizione degli asset domestici, la società non supererà il suddetto stress test e, di conseguenza, ha adottato gli elementi negativi. Quindi, in conseguenza dell'eventuale mancato superamento dello stress test, il giudizio di rating potrebbe essere allineato, nell'arco dei successivi tre mesi, a quello dello Stato italiano, verso cui è maggiormente esposta Generali, ovvero ad un livello pari a BBB, con la perdita di due punti rispetto alla valutazione corrente pari ad A.
      In merito agli eventi sopra descritti, relativi alle Assicurazioni Generali, la Consob sta svolgendo attualmente le valutazioni di competenza su Standard & Poor's e sui documenti ed eventi connessi, ai fini dell'adozione di eventuali iniziative di vigilanza.
      Per quanto attiene l'aspetto delle violazioni da parte delle agenzie di rating delle norme regolamentari, si evidenzia che sono previsti presidi di vigilanza e poteri sanzionatori, non solo in capo alla Consob (ex articolo 4-bis del decreto legislativo n.  58 del 1998) a livello nazionale, ma anche centralizzati in capo all'ESMA, a cui sono stati attributi poteri in materia di registrazione, vigilanza e che in precedenza erano stati attribuiti alle Autorità di vigilanza nazionali.
      In particolare, l'Autorità europea è stata, per tali fini, dotata di ampi poteri con riferimento alle possibili azioni di vigilanza e alla irrogazione di sanzioni alle agenzie di rating o ad esponenti delle stesse qualora siano rilevate delle violazioni alle misure previste dalla normativa comunitaria.
      Inoltre, il regolamento (CE) n.  1060/2009 stabilisce anche una serie di misure che prevedono la cooperazione e lo scambio di informazioni tra l'ESMA e le Autorità competenti nazionali nonché la possibilità, da parte dell'ESMA, di delegare specifici compiti di vigilanza all'Autorità competente di uno Stato membro.
      Il regolamento attribuisce, infine, alle Autorità nazionali il potere/dovere, nel caso in cui ritengano che siano in atto o siano state compiute attività contrarie alle disposizioni dello stesso, di informare l'ESMA al riguardo, ai fini dell'adozione da parte di quest'ultima delle misure di vigilanza ritenute opportune. L'ESMA, a sua volta, ha il dovere di comunicare all'Autorità segnalante l'esito delle verifiche effettuate e gli eventuali sviluppi importanti dell'attività di vigilanza che è stata posta in essere.
      Si segnala che l'ESMA ha appena diffuso un proprio rapporto riguardante, appunto, Pag. 15le tre maggiori agenzie di rating e le metodologie che le stesse utilizzano.
      Si aggiunge, infine, che la Banca d'Italia, la Consob, l'Ivass, l'Istituto di vigilanza per le assicurazioni, e la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, con comunicazioni del 22 luglio ultimo scorso, hanno richiamato i soggetti vigilati di rispettiva competenza ad effettuare una corretta valutazione del merito di credito delle attività di investimento, adottando processi interni di valutazione che consentano di non affidarsi, in modo esclusivo o meccanico, ai giudizi emessi dalle società di rating.

      PRESIDENTE. L'onorevole Causi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      MARCO CAUSI. Signor Presidente, mi permetto di dichiararmi né soddisfatto né insoddisfatto, ma questa risposta del Governo ha bisogno di un commento, quindi, la commento e rilancio al Governo, perché si tratta di un argomento su cui io credo che il Governo debba prendere delle iniziative, soprattutto in termini di trattative europee in corso e anche di comunicazione pubblica.
      Le recenti decisioni delle agenzie di rating, in particolare su Generali, ma anche sulle altre compagnie assicurative, sono gravi in sé e ancor più gravi per le motivazioni addotte, perché, come giustamente il sottosegretario Baretta ci ha detto, dipendono dal fatto che queste compagnie possiedono delle quote importanti di titoli pubblici italiani. Quindi, l'attacco qui è duplice, da un lato, alle compagnie assicurative italiane – e, soprattutto, a una delle più grandi compagnie assicurative come Generali – europee e mondiali e, dall'altro, un attacco al debito sovrano italiano con un potenziale frutto speculativo destabilizzante di queste opinioni, per l'effetto mediatico che esse possono esercitare sui mercati. Proprio tale effetto va depotenziato e respinto con una energica iniziativa del Governo italiano e delle istituzioni europee, per tutelare il Paese da possibili speculazioni finanziarie e da alterazioni inique degli equilibri di mercato che potrebbero compromettere la ripresa economica.
      Occorre combattere in tutti i modi il ruolo potenzialmente deleterio che l'oligarchia delle agenzie di rating esercita; un ruolo sotto accusa da anni. Giustamente, il sottosegretario Baretta ha ricordato che le nuove regolamentazioni europee in materia, e in particolare il ruolo dell'ESM, danno oggi più strumenti per contrastare questo ruolo deleterio e, infatti, l'ESM, nel rapporto citato da Baretta, mette in forte dubbio le modalità e la credibilità dei giudizi delle agenzie di rating. Il Governo, quindi, deve, in tutte le sedi, dire chiaramente agli operatori e all'opinione pubblica che i giudizi delle agenzie di rating non vanno assunti in modo meccanicistico e che ciascun operatore o decisore di un investimento deve essere in grado di valutare autonomamente, indipendentemente, la qualità del titolo che sta acquistando.
      Le agenzie di rating, secondo il rapporto dell'ESM uscito la settimana scorsa, hanno dei gravissimi difetti in termini di indipendenza; hanno dei gravissimi difetti in termini di conflitto di interesse; non rispettano pienamente i requisiti di confidenzialità sulle informazioni relative ai rating sovrani, non stanno rispettando le decisioni del regolamentatore europeo in termini di timing delle pubblicazioni sui rating sovrani; hanno, sempre secondo il rapporto dell'ESM, una inefficienza e insufficienza delle risorse umane e tecnologiche applicate all'esercizio sui rating dei debiti sovrani.
      A tutto ciò va posto rimedio con adeguati «paletti» di sorveglianza, di monitoraggio e di intervento a livello europeo e nazionale, ma anche, e mi avvio a concludere, signor sottosegretario, con un'adeguata opera di comunicazione da parte del Governo, perché qui noi parliamo di come alcuni giudizi diffusi tramite le reti di comunicazione possano influenzare le opinioni dei mercati; il Governo deve combattere sullo stesso piano una battaglia di comunicazione. È chiaro che, poi, dietro l'angolo, questa stessa questione si sta anche profilando per le banche italiane Pag. 16che possiedono una ingente quantità di titoli del debito pubblico e che, quindi, l'altra partita è quella dei requisiti attraverso cui verranno valutati i titoli pubblici negli stress test, che partiranno fra poco, da parte della Banca centrale europea sui sistemi bancari ai fini della nuova vigilanza. Occorre assolutamente – e questo, invece, è un punto di trattativa molto importante in queste settimane con Bruxelles – che i titoli pubblici vengano valutati in modo sereno, tra l'altro sono i titoli tra i più trasparenti che esistano. Altre sono le partite dei bilanci bancari che possono avere scarsa trasparenza, come i crediti alle imprese o i titoli strutturati di cui le banche tedesche sono piene. Non è un caso, secondo me, che nella trattativa in corso su questi punti la Germania ci punti il bazooka addosso sui titoli pubblici. Noi dobbiamo riportarglielo addosso a loro, sui loro titoli strutturali di cui le loro banche sono strapiene.
      Inoltre, occorre avere, nel caso dell'unione bancaria, una serena e seria ed equa valutazione dei titoli pubblici. Quindi, invito il Governo, in base alla risposta che ha dato, che ha tutti gli elementi informativi necessari, a continuare un'opera di stringente trattativa nelle sedi europee, ma anche un'opera di comunicazione e di rasserenamento del mercato, perché il percorso di risanamento della finanza pubblica italiana è irreversibile e nessuno può mettere in dubbio la rischiosità del nostro debito sovrano.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Causi. Adesso sospendo la seduta per una pausa tecnica e riprendiamo fra cinque minuti.

      La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 10,05.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Bergamini – n. 2-00327)

      PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Bergamini ed altri – n. 2-00327.
      Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza urgente è stato rinviato ad altra seduta.
      È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Martedì 17 dicembre 2013, alle 10:

      1.  –  Discussione congiunta dei disegni di legge:
          S. 1120 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2014) (Approvato dal Senato) (C. 1865);
          S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (Approvato dal Senato) (C. 1866);
          Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (C. 1866-bis).

      (ore 15)

      2.  –  Seguito della discussione del disegno di legge:
          S. 1121 – Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2014 e bilancio pluriennale per il triennio 2014-2016 (Approvato dal Senato) (C. 1866).

      La seduta termina alle 10,10.

ERRATA CORRIGE

      Nel resoconto stenografico della seduta del 4 dicembre 2013, a pagina Votazioni II, votazione nominale n.  26 nella colonna «oggetto», il numero «84» si intende sostituito dal seguente «83».