XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 171 di martedì 11 febbraio 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

      La seduta comincia alle 12.

      VALERIA VALENTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Amici, Boccia, Michele Bordo, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giachetti, Gozi, Leone, Lorenzin, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sani, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n.  145, recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed Expo 2015 (A.C. 1920-A) (ore 12,05).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n.  1920-A: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n.  145, recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed Expo 2015.
      Ricordo che nella seduta del 10 febbraio 2014 si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,06).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Pag. 2 TESTO AGGIORNATO AL 14 FEBBRAIO 2014

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1920-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

      LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, i socialisti voteranno a favore di questo provvedimento, perché ritengono che in esso vi siano elementi importanti, come, per esempio, la riduzione delle tariffe elettriche, che incidono, ovviamente, sui ceti più deboli della nostra società, la riduzione degli incentivi per le energie alternative, gli interventi che riguardano lo sviluppo tecnologico delle piccole e medie imprese, gli interventi che riguardano la liquidità immessa per le piccole e medie imprese, perché esse hanno sofferto, in questi anni, non soltanto per questioni di non capacità di sviluppo del mercato interno, ma perché vi è stata una mancanza di credito nei loro riguardi.
      È importante anche la riverifica degli incentivi per ciò che riguarda l'autoimprenditorialità giovanile, soprattutto per ciò che riguarda le donne, perché, come sappiamo, il nostro Paese ha un deficit per ciò che riguarda l'occupazione femminile, a differenza degli altri Paesi europei, compresi quelli dell'Europa a 27. Abbiamo, quindi, il dovere di votare positivamente nei riguardi di questo decreto-legge, pur evidenziando le difficoltà e anche alcune contraddizioni che vorremmo, ovviamente, sottolineare con forza.
      Per esempio, il fatto che il Governo non abbia approvato il nostro emendamento sulle assicurazioni, e quindi la tariffa unica. Questo danneggia ancora di più la realtà del Mezzogiorno d'Italia e noi, come socialisti, riteniamo che, nel momento in cui...

      PRESIDENTE. Onorevole, concluda.

      LELLO DI GIOIA. ...si dovrà discutere – mi avvio alle conclusioni – il nuovo patto di Governo...

      PRESIDENTE. Concluda.

      LELLO DI GIOIA. ...debba essere inserito in questo patto il problema del Mezzogiorno d'Italia, non come problema del Mezzogiorno d'Italia, ma come problema dell'Italia, perché oggi manca, nell'agenda politica, il discorso del Mezzogiorno d'Italia...

      PRESIDENTE. La ringrazio.

      LELLO DI GIOIA. ...e il Mezzogiorno d'Italia, e concludo, Presidente, ringraziandola, è il problema dei problemi, su cui dobbiamo impegnarci per dare risposte ai cittadini di quella parte del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

      PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico commerciale «Michelangelo Buonarroti» di Frascati, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

      BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il voto favorevole dei deputati del Centro Democratico al decreto-legge «Destinazione Italia» è motivato dal fatto che si tratta di un provvedimento sicuramente positivo.
      Contiene interventi nel settore energetico, riduzione delle bollette elettriche, misure per le imprese con norme riguardanti la digitalizzazione e la connettività delle piccole e medie imprese, interventi di bonifica strutturale ai fini del recupero del territorio, interventi per Expo 2015 e opere pubbliche. Quindi, il giudizio complessivo Pag. 3è che si tratti di un provvedimento positivo. Ma per rilanciare l'economia del Paese serve molto di più e soprattutto servono misure di natura strutturale. Non possiamo dare l'impressione di continuare a galleggiare e di ripetere gli errori di sottovalutazione della profondità della crisi. Averla negata o sottovalutata nel corso di questi anni ha portato all'estate 2011, che i giornali di oggi cercano di rileggere in maniera strumentale. Come è possibile che noi abbiamo una lettura della vicenda del 2011 secondo quel che viene riportato oggi ? Ci siamo già dimenticati il vertice di Deauville del maggio 2011, il G8, quando c'era una gara tra Capi di Stato a farsi fotografare tutti tranne che con il Presidente del Consiglio italiano, che allora era il Cavalier Berlusconi ? Tirava aria di Grecia. E poi, come dimenticare che nell'agosto di quell'anno il Ministro Tremonti fu costretto ad apportare cambiamenti in tre, quattro manovre che presero tutto il mese di agosto, creando problemi di grave instabilità al sistema economico ?
      Ora, io non so se il Capo dello Stato fosse preoccupato di quell'andazzo. Immagino di sì. Noi certamente eravamo molto preoccupati, perché i cittadini italiani pensosi del bene del loro Paese non potevano non esserlo. Allora, signor Presidente, mi pare che la serietà, il realismo, la concretezza consentano a noi di tenere la barra dritta, e, soprattutto, di dare un giudizio su quel che è accaduto in modo tale che certi errori non siano più da ripetere nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

      RENATE GEBHARD. Signor Presidente, come Minoranze Linguistiche voteremo a favore del decreto. Su molti aspetti il provvedimento è stato modificato e migliorato in sede di esame in Commissione. Abbiamo presentato come SVP e come Minoranze Linguistiche proposte di modifica che sono state accolte in ordine a problemi che sono fondamentali non soltanto per l'autonomia speciale, ma in generale per il sistema economico e sociale del Paese.
      In primo luogo, fra i punti che abbiamo inteso come prioritari, ringraziamo i relatori e il Governo per aver sostenuto la nostra richiesta di modifica sull'articolo 10 in materia di tribunale delle imprese. È stata finalmente istituita una sezione specializzata in materia di impresa anche a Bolzano, che consentirà anche alle imprese con sede all'estero, in particolare in Austria, Germania e Svizzera, di trovare nella sezione di Bolzano personale bilingue che consentirà loro di svolgere il processo in tedesco: ciò costituisce un ulteriore fattore di competitività. È stata così rispettata anche la disposizione statutaria che consente l'uso della lingua tedesca nei rapporti con gli uffici giudiziari situati nella provincia di Bolzano.
      Altresì positivo è lo stralcio dell'articolo 8 dal provvedimento, che conteneva disposizioni penalizzanti delle piccole e medie imprese del settore dei carrozzieri, aziende che sarebbero state poste in una condizione insostenibile sul mercato, in termini di costi di minore garanzia per gli utenti. Abbiamo così salvaguardato anche il diritto dei cittadini consumatori di esercitare il loro diritto di scelta dell'impresa a cui rivolgersi sulla base della valutazione dell'offerta dei servizi proposti.
      Di particolare di rilievo e, a mio giudizio, fondamentali, sono gli aiuti previsti per l'imprenditoria femminile e giovanile. In particolare, il Fondo di garanzia pari a 20 milioni all'interno del Fondo previsto per le piccole e medie imprese è il segnale giusto per il lavoro femminile.
      Il decreto «Destinazione Italia» può essere ritenuto certamente parte delle misure di sostegno all'economia che il Governo ha adottato nel corso di questi mesi.
      Come autonomie, abbiamo esercitato il nostro ruolo contribuendo contestualmente al risanamento dei conti pubblici, in sostegno della nostra economia, delle imprese operanti sul territorio, dei redditi familiari, accrescendo le nostre competenze Pag. 4e responsabilità, senza oneri per lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pasquale Maietta. Ne ha facoltà.

      PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione sul Piano «Destinazione Italia» rappresentava un momento parlamentare importante, visto che, attraverso la sua approvazione, il Governo affermava di voler affrontare – finalmente pensavo io – i veri problemi delle persone, quelli legati alla quotidianità, quelli che si traducono nel pesante disagio che i nostri connazionali si trovano a vivere ormai da tempo: una disoccupazione preoccupante, che si ripercuote ormai su tutte le fasce di età; un regime fiscale che opprime le imprese, impedendone il rilancio e la giusta competitività sul piano internazionale; la mala gestione delle risorse da parte degli istituti di credito; i costi eccessivi di una politica sempre più autoreferenziale e lontana dal territorio. Peccato, però, che l'esecutivo abbia gettato al vento anche questa opportunità per regalare un po’ di sollievo e di speranza agli italiani.
      Gli interventi descritti sono piccoli e inutili palliativi, che denunciano la mancanza di volontà e l'incapacità, soprattutto di questo Governo, di immaginare e concepire un grande piano di rilancio della nostra nazione, in grado di liberare energie e risorse oggi depresse e umiliate. Il nome altisonante, «Destinazione Italia», faceva supporre un progetto di ampio respiro, capace di dare una scossa significativa a quello che una volta era definito «Sistema Italia» e che oggi purtroppo è la controfigura di se stesso, dopo l'opera di depauperamento alla quale ogni giorno viene sottoposta la nostra comunità nazionale.
      Per natura non sono certo un pessimista, ma la cupezza e il grigiore con cui il Governo Letta sta riempiendo i mesi del suo mandato connotano anche i contenuti del decreto-legge in discussione. L'approccio di Fratelli d'Italia nei lavori di questo decreto-legge è stato quello di chi si opponeva, entrando nel merito delle questioni, valutandole attentamente con obiettività, tenendo sempre presente come stella polare della sua azione l'interesse degli italiani, soprattutto di quelli più deboli.
      Tante sono state le battaglie nell'ambito dei lavori della Commissione che abbiamo intrapreso. Basta citarne una su tutte, quella che ha portato poi alla soppressione dell'articolo 8. Oltretutto, su questo tema non è chiara la decisione del Consiglio dei ministri di aver approvato un disegno di legge che riprenderebbe il testo dell'articolo 8 così come è stato soppresso all'interno di questo decreto-legge. Su questo basterebbe dire – e lo abbiamo detto chiaramente all'interno della Commissione – che questo articolo e questo successivo disegno di legge hanno e avranno dei profili di incostituzionalità, poiché concentrano un settore del mercato nelle mani delle assicurazioni, ma soprattutto ledono e vanno a precludere la libera scelta del consumatore e vanno a precludere quello che è il futuro di una categoria di artigiani, quale è quella dei carrozzieri. Speriamo ora che il Governo con questo disegno di legge almeno consenta al Parlamento di migliorare e discutere il provvedimento, senza pregiudizi e blindature e, ci auguriamo, senza favori alle solite lobby. Nel corso dei lavori, quindi, faremo dura battaglia all'interno del Parlamento per modificare l'ennesimo intervento a favore dei soliti noti.
      Sul decreto-legge che si vota oggi ritenevamo opportuno introdurre delle modifiche, poche righe, poche parole, che – secondo noi – si sarebbero trasformate in indubbi vantaggi per i nostri connazionali. Oltretutto, si trattava di emendamenti che non avevano bisogno di una copertura finanziaria e che nella maggior parte dei casi tendevano a semplificare o a colmare evidenti lacune, permettendo di risolvere alcuni dei dubbi interpretativi. Faccio un esempio. Volevamo consentire alle cooperative cui si applicano le norme sulle società a responsabilità limitata di poter Pag. 5accedere con maggiore fluidità a risorse finanziarie necessarie per il loro avvio e per un maggior radicamento territoriale. Data l'esistenza di dubbi interpretativi all'interno dell'articolo 11, abbiamo presentato un emendamento che consentiva, quindi, alle cooperative che hanno la stessa regolamentazione delle Srl di poter emettere strumenti finanziari.
      Avevamo accolto con speranza e positività anche il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, cioè di quelle famose bollette che costituiscono una delle angosce principali per i cittadini.
      Peccato però che gli effetti del provvedimento siano vanificati da accise e da tariffe sempre più onerose.
      Un altro provvedimento che dà la misura dello scarso interesse verso le categorie più colpite dalla crisi è quello sul bonus libri, che avrebbe dovuto introdurre la detrazione fiscale sull'acquisto di libri cartacei, scolastici, universitari o di qualsiasi altro genere, sia per le persone fisiche che per le persone giuridiche, ma, dopo una clamorosa retromarcia, è andato a vantaggio solo degli esercizi commerciali. Riteniamo infatti che l'emendamento presentato dal Partito Democratico modifichi e mortifichi il senso del testo originario, escludendo di fatto i consumatori dai benefici. Qui si è passati quindi dal bonus libri al bonus librai.
      Questo provvedimento denuncia la scarsissima attenzione della sinistra italiana verso la cultura e i prodotti culturali, una falsa sensibilità che per troppo tempo ha millantato in tutti i campi del sapere, preferendo la contiguità con le élite piuttosto che con il popolo e finendo sempre per favorire gli amici degli amici.
      In questo provvedimento ci sono norme addirittura sui WC, ci sono norme sui condòmini e sui condomìni, ci sono norme sulle tipologie di camionette di uso raro.
      Si evince chiaramente che manca una strategia di fondo, imprescindibile per un vero rilancio.
      Sembra più un decreto omnibus, con piccoli provvedimenti microsettoriali, tenuti insieme non si capisce da quale logica, se non quella di provare a riempire un provvedimento che, altrimenti, sarebbe vuoto. Ci sembra più il compito di un bambino di quinta elementare che non riesce a riempire il foglio del tema, quindi un pasticcio senza capo né coda.
      È chiaro che questo provvedimento non dà alcuna spinta motrice all'economia italiana, anzi, invece di semplificare, costringe in una morsa letale le piccole e medie imprese, già soffocate dalla burocrazia.
      Oggi occorrono azioni chiare, dirette e comprensibili. Chi è presente in quest'aula nell'attuale fase storica, non può non comprendere cosa voglia dire vivere e lavorare oggi, in un tempo «vigliacco», dentro ad un sistema di regole frutto di odiosi privilegi davvero duri a morire.
      Sono soprattutto queste le battaglie che gli italiani si aspettano dai propri rappresentanti in Parlamento, per un'Italia più giusta. Fratelli d'Italia è nata per questo e si batte per questo e proprio per questo oggi esprimiamo un voto contrario a questo provvedimento, concepito da un Governo che ormai non è solo incapace a legiferare, ma è soprattutto privo di una reale politica economica in grado di incidere sulla realtà.
      Questo decreto è solo l'ultimo grande errore del Governo Letta, probabilmente non è neanche il più grave, ma questo non ci deve consolare.
      Anni fa una fortunata trasmissione televisiva, abile a prendersi gioco del calcio e dei suoi protagonisti, mostrava in TV i 5 errori della settimana.
      Vi dico quella che è la mia personale classifica dei 5 errori dei quali il Governo Letta si è macchiato in questi mesi di mandato: i soldi dati agli immigrati e tolti alle vittime della mafia; il condono vergognoso di tutti i miliardi di euro evasi dalle società di slot machine; lo svuotacarceri, che rimette in libertà migliaia di detenuti, minando la sicurezza dei cittadini, solo perché lo Stato non sa risolvere il problema del sovraffollamento carcerario; la difesa delle pensioni d'oro, con la proposta di Fratelli d'Italia di revocarle per aiutare le pensioni minime, sulla quale persino il PD ha votato contro; e poi, vogliamo Pag. 6parlare del decreto che svende la Banca d'Italia, peraltro nascondendola nell'abbattimento della seconda rata dell'IMU ? Come fanno i terroristi, che nascondono le loro armi nel sottosuolo delle proprie scuole.
      Mi pare che sui risultati del Governo Letta sia stato chiaro Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico, che ha detto molto candidamente: «Sono stati dieci mesi di fallimenti».
      Anche se viene naturale rispondere: «Se è così, lo devi mandare a casa», perché anche noi lo consideriamo nocivo per gli italiani, ma, a differenza del Partito Democratico, noi non gli votiamo la fiducia e qualsiasi nefandezza che porta in Parlamento.
      Non puoi dire che è fallimentare e restare a guardare. Sei il capo del partito di maggioranza, sei di fatto il padrone del Governo – mi avvio a concludere – e, allora, fai qualcosa, mandalo a casa o almeno cambia i Ministri perché, se stai fermo mentre il Governo inanella fallimenti uno dopo l'altro sulla pelle degli italiani, sei complice di quei fallimenti. Non si gioca sulla pelle degli italiani. E allora, se siete voi il nuovo, siete già il passato e tenetevi pronti perché il futuro saprà abbattersi sui vostri giochini di Palazzo, tenetevi pronti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin.  Ne ha facoltà.
      Approfitto, prima di dargli la parola, per chiedere ai colleghi di abbassare il tono della voce e di non dare le spalle alla Presidenza. Approfitto anche per salutare studenti e insegnanti del Liceo delle scienze Claudia de’ Medici di Malles in Val Venosta in provincia di Bolzano che assistono ai nostri lavori (Applausi).

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, colleghi, il 23 dicembre è stato varato il decreto-legge cosiddetto «Destinazione Italia» e sinceramente mi sono illuso. Il titolo è bellissimo. Evoca una visione strategica e un traguardo da raggiungere, esattamente ciò che manca al dispositivo che ci accingiamo a votare e che ancora una volta tradisce completamente le attese. Ma l'inganno non riguarda solo il titolo. Al primo articolo troviamo disposizioni per la riduzione dei prezzi dell'energia elettrica che avranno un effetto nullo se non contrario a quanto indicato. I risparmi per le imprese e i cittadini dovrebbero derivare in gran parte dalla rimodulazione volontaria degli incentivi che appare improbabile. Di certo, invece, ci sarà l'aumento delle accise a gravare sul costo dell'energia elettrica perché, a quelle storiche, si aggiungerà anche la recente introdotta per sgravare le aziende energivore e quella di oggi per realizzare una centrale termoelettrica nel Sulcis. Per questo abbiamo proposto che si attingesse piuttosto al Fondo per lo sviluppo e la coesione per coerenza con il tipo di investimento e soprattutto per non contraddire l'obiettivo che ci si era posto nello stesso articolo. Avremo invece l'ennesimo aumento delle tariffe elettriche, già ora le più alte d'Europa, aumentate del 40 per cento negli ultimi due anni, i peggiori per l'economia del Paese dal dopoguerra.
      Rappresentativo poi l'articolo 9 che recita: Misure per favorire la diffusione della lettura, che è diventato in itinere un insieme di misure di sostegno ai librai. La norma sarebbe anche condivisibile, ma l'andamento tradisce una certa confusione di idee del Governo tanto che verrebbe naturale ribattezzare il provvedimento «destinazione incerta».
      È il caso di dire poi che questo Governo dà il meglio di sé quando censura se stesso e sopprime l'articolo 8, quello che avrebbe provocato danni gravi e sicuri al mercato già molto competitivo dei carrozzieri indipendenti con vantaggio solo illusorio per gli automobilisti e un favore quello sì, certo, al settore oligopolista delle assicurazioni. Adesso tutti si intestano il merito della soppressione dell'articolo, perfino gli esponenti della maggioranza. Vedremo quale sarà la posizione del PD e del Nuovo Centrodestra rispetto al disegno di legge Vicari, così la gente capirà finalmente da che parte state.Pag. 7
      Sul fronte del sostegno alle nuove imprese giovanili e femminili, le norme paiono completamente scisse dalla realtà. I dati fotografano una situazione economica catastrofica. Nel solo nord-est nel 2013 hanno chiuso 77 mila aziende tra fallimenti, concordati, liquidazioni volontarie, senza contare i famosi concordati in bianco che registrano un 64 per cento in più rispetto al già pessimo 2012. Appare evidente che il problema non è tanto quello di far nascere le nuove imprese ma piuttosto quello di farle sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Sarebbe molto meglio in questo senso concentrare i nostri sforzi e le nostre risorse nel salvare il patrimonio di piccole e medie imprese che stiamo inesorabilmente perdendo. Quanto previsto dall'articolo 12 per immettere nuova liquidità nel sistema pare un artificio dalle conseguenze incerte, quando invece sarebbe necessario, anzi urgente, un finanziamento diretto e monitorato alle piccole e medie imprese.
      Nell'articolo 6 si introduce un credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo. Le cifre messe in campo sono veramente risibili: 600 milioni per tre anni, cioè 200 milioni all'anno, meno di quanto perde nello stesso periodo l'ATAC di Roma. Poco più della mancia rimediata dal nostro Presidente del Consiglio nel tour degli Emirati.
      Per fare un confronto, la Francia, nello stesso anno, stanzia 20 miliardi – sottolineo 20 miliardi, non 600 milioni – per sgravi fiscali al settore industriale. Oltre alla cifra ridicola messa in campo, resta il dubbio di quale parte del Paese beneficerà di questo incentivo e di quali imprese soprattutto. Difficilmente interesserà quelle piccole e medie con fatturati di pochi milioni di euro, quelle che, è bene ricordarlo, hanno generato il 65 per cento di nuovi occupati negli ultimi dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
      Per rendere accessibili i fondi anche alle aziende di dimensioni minori, abbiamo suggerito di abbassare la cifra minima ed estendere gli incentivi alle imprese che svolgono la funzione di ricerca e sviluppo in forma consorziata o la esternalizzano, proposta di buon senso che è stata bocciata. Ancora una volta, un provvedimento non coerente con la realtà che rischia di diventare assolutamente inefficace.
      Ma la serie di inutili enunciazioni non finisce qui. All'articolo 10 leggiamo: «Tribunale delle società con sede all'estero». Correttamente si individua nella giustizia il principale ostacolo agli investimenti privati nel nostro Paese. Ebbene, Vicenza, una delle province più industrializzate d'Italia, con la più alta propensione all’export che vale 15 miliardi l'anno, è giunta alla paralisi. Nell'unico tribunale rimasto sono fissate udienze per causa civile al 2018. Significa avere una sentenza, se va bene, nel 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
      Se magari mi ascolta il sottosegretario... abbiamo il più alto carico di lavoro per giudice d'Italia, e infatti nessuno vuol fare il giudice a Vicenza. Sono ben sette i posti vacanti tra procuratori e giudici, e i bandi vanno sempre deserti. Di fronte a questa vera e propria emergenza nazionale, il Governo cosa fa ? Cosa fa ? Chiude l'unico tribunale che funzionava in provincia, quello di Bassano del Grappa, che consentiva la definizione di una causa in due anni mezzo, medi, contro i sette del Veneto. Il tutto con un Ministro della giustizia – la Cancellieri – che è stata anche prefetto di Vicenza e che dovrebbe ben conoscerne la realtà: vergogna, Ministro, è un motivo in più per lasciare quel posto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
      Per le aziende che non siano cooperative o le solite banche amiche o assicurazioni amiche, ancora il nulla ! Niente che preveda l'esenzione o almeno la deducibilità dell'IMU sui fabbricati strumentali da IRAP e IRES: IMU che, in questi immobili e su quelli commerciali, in due anni è triplicata rispetto all'ICI e che con la TASI sarà fino a quattro volte superiore. Imposte sui beni strumentali, cioè insensate, come quelle che gravassero su macchinari Pag. 8o sulla strumentazione d'ufficio. Niente che preveda il superamento dell'IRAP, come promesso dallo stesso Governo, solo chiacchiere, anzi se ne aumenta la conta al 102,5 per cento. Le solite politiche, il solito vizio di questo Governo di accontentare gli amici a discapito dell'interesse generale, come con l'articolo 13, dove si prevede una deroga ad hoc per il solo comune di Napoli, a cui è consentito contrarre nuovi mutui. Le regole rimangono, ovviamente, le stesse per gli altri ottomila comuni, a parte Roma, inderogabili, opprimenti, difficili da rispettare e percepite spesso come assurde.
      Una politica del compromesso al ribasso, una riedizione del vecchio pentapartito a tinte sbiadite: questo è il Governo Letta ! E intanto i numeri sono disastrosi: per gli adempimenti fiscali e amministrativi le nostre aziende impiegano 269 ore medie l'anno contro le 184 ore della media europea, una tassazione occulta per la burocrazia che costa alle piccole e medie imprese 31 miliardi di euro. Così la parte migliore del Paese muore, divorata dal cancro della pubblica amministrazione sempre più pesante, inefficiente, sempre più autoreferenziale e sempre meno al servizio dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
      Intanto il numero dei disoccupati cresce al ritmo di 50 mila unità al mese negli ultimi mesi, insieme alle domande di disoccupazione: un aumento del 32 per cento nel 2013 ! I crediti delle banche, i dati di ieri sulle sofferenze bancarie sul totale arrivano a 150 miliardi di euro: erano meno di un quarto nel 2008, quando è iniziata la crisi. La situazione è al collasso.
      Chiudo Presidente, dicendo che ricevo moltissimi messaggi, anche disperati, da colleghi imprenditori. Del resto, i numeri sono impressionanti: 149 suicidi nel 2013 per motivi economici, il doppio rispetto al 2012, e la metà di questi sono imprenditori. Mi dicono: state attenti, la gente è esasperata, ci può essere una rivolta anche violenta. Spero che questo non accada, ma non si può tirare troppo la corda, perché in questa situazione qualsiasi cosa sembra preferibile all'immobilismo e all'inerzia di un Governo che non decide. In questa situazione qualsiasi cosa è preferibile a questa lenta agonia che ci toglie la speranza per il futuro, a noi ma soprattutto ai nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Sberna. Ne ha facoltà.

      MARIO SBERNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il voto finale di oggi al decreto-legge n.  145 del 2013, meglio noto come «Destinazione Italia», si chiude l'iter concitato di un provvedimento che dovrà essere convertito dal Senato senza ulteriori modifiche a pena della sua decadenza.
      Un iter che nelle Commissioni di merito ha evidenziato un confronto aperto, franco, di contenuto, e che ha portato all'approvazione unanime di molte proposte condivise sia dalla maggioranza che dall'opposizione, e convinto di fatto il Governo a stralciare una norma delicata, quale quella delle RC auto, che non poteva trovare cittadinanza all'interno di un provvedimento in scadenza.
      Abbiamo assistito e partecipato, cioè, ad un lavoro proficuo, anche faticoso se vogliamo: quello che dovrebbe essere il normale svolgimento di un'attività parlamentare e che, invece, purtroppo e da troppo tempo, sembra costituire un'eccezione a quel confronto democratico all'interno delle istituzioni, proprio di ogni democrazia matura.
      Venendo al merito del provvedimento, si tratta di un ulteriore tassello a quel mosaico che, sin dal suo insediamento, il Governo Letta ha cercato di realizzare per agganciare quella ripresa che, seppur timidamente, sta dando i primi segnali di avvio. Su questa linea, già il titolo dato sinteticamente al decreto è di per sé evocativo: si vogliono, cioè, porre le basi per rendere il nostro Paese di nuovo un Paese su cui poter investire, sul quale anche dall'estero si possa di nuovo credere e puntare.Pag. 9
      Il successo recente ottenuto dal Presidente Letta nel corso della sua visita in Kuwait si inserisce in questa strategia: far diventare il nostro Paese una nuova opportunità e non più un Paese da cui delocalizzare o dal quale stare alla larga. Per fare questo, si devono creare le condizioni basilari senza le quali è inutile anche provare a convincere gli investitori esteri a preferire l'Italia piuttosto che un altro dei nostri partner europei o, più difficile ancora, extraeuropei.
      Una di queste condizioni riguarda la connettività delle piccole e medie imprese, l'ossatura e la straordinaria peculiarità del nostro sistema imprenditoriale, che questo provvedimento cerca di migliorare in un Paese che, come accertato dall'ultimo studio della Commissione europea, evidenzia ancora una volta uno stato di arretratezza rispetto ad altri Paesi europei, come confermato dal «Rapporto Caio», che aveva già mostrato con chiarezza la situazione delle infrastrutture italiane per le autostrade digitali, suggerendo di intervenire al più presto, pena l'erosione della competitività del sistema Paese.
      Altro tema su cui è intervenuto il decreto è quello della bolletta energetica degli italiani, la più cara d'Europa, come ha detto il nuovo presidente dell’Authority, Guido Bortoni, nella sua prima relazione in Parlamento. Oggi l’import dell'intero sistema energetico dipende per l'85 per cento circa dall'estero, un record che ha ricadute sia sui prezzi interni che sulla sicurezza di approvvigionamento. I costi energetici costituiscono, come è noto, uno dei problemi che riducono la competitività delle imprese italiane, oltre a gravare in modo considerevole sul budget mensile di famiglie e consumatori. A questo proposito, ci è particolarmente caro ricordare come non si sia riusciti ad approfittare dell'argomento per tagliare le bollette elettriche alle famiglie, bollette tuttora strutturate su un sistema profondamente iniquo, che penalizza sensibilmente soprattutto le famiglie numerose, in quanto la tariffa base non tiene in considerazione il numero di persone che vivono dietro un contatore: le bollette elettriche sono, quindi, da anni il massimo dell'iniquità possibile e immaginabile, privilegiando il singolo e penalizzando sistematicamente chi ha dei i figli.
      Ci viene, dunque, naturale sottolineare come la richiesta del gruppo Popolari per l'Italia, da troppo tempo inevasa e inascoltata, di concretizzare una delega forte e chiara da parte del Governo per il tema della famiglia, sia ancora più urgente. Se fossimo ascoltati, avremmo nel Governo un riferimento, sottosegretario o Ministro che dir si voglia, in grado di valutare ogni decreto alla luce delle sue incidenze sulle famiglie: una valutazione, cioè, di impatto familiare quanto mai opportuna e necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia), perché non si può parlare di «Destinazione Italia» senza considerare quella che era, è e sarà sempre la cellula fondamentale della società. Speriamo che, in questi tempi di rimpasto o rimodulazione, se ne possa finalmente tener conto.
      Se, dunque, questo decreto rappresenta un passaggio nella direzione della riduzione dei costi per le imprese, ci auguriamo che costituisca un apripista per ulteriori e si spera ben più consistenti interventi in tale direzione ed in quella delle famiglie, perché non c’è alcuna destinazione per l'Italia senza le famiglie.
      Tornando al tema precipuo del decreto, evidenziamo come esista un preciso collegamento tra gli investimenti in ricerca e innovazione di un'economia e la sua possibilità di aumentare il livello di prosperità nel tempo. Oggi ritroviamo questo nesso se, da una parte, scorriamo le classifiche che riguardano la competitività, che vedono il nostro Paese, purtroppo, agli ultimi posti, e, dall'altra, registriamo la spesa italiana in ricerca e sviluppo, pari a poco più del 1,2 per cento del PIL, uno dei valori più bassi tra le economie avanzate.
      Certamente non sarà questo provvedimento ad invertire una tendenza che dura da oltre un decennio, tuttavia l'introduzione di un credito di imposta semplice ed immediato mostra una attenzione, soprattutto verso le piccole e medie imprese, che Pag. 10contribuirà al raggiungimento dell'obiettivo che l'Italia si è data nell'ambito del programma Europa 2020.
      Il provvedimento che stiamo votando è un provvedimento complesso, molti erroneamente, anche oggi, lo hanno definito omnibus, ma così non è, perché le misure contenute sono tutte volte a potenziare la capacità del sistema Italia e a prepararlo a cogliere i segnali della ripresa; per farlo ha toccato, certo, diversi aspetti, ma tutti con un comune denominatore che è quello di accrescere la competitività delle imprese italiane.
      Ulteriori rilevanti interventi sono presenti all'articolo 2; in particolare, la norma prevede misure incentivanti dirette a sostenere su tutto il territorio nazionale la creazione di micro e piccole imprese a prevalente o totale partecipazione giovanile o femminile e a sostenerne lo sviluppo attraverso migliori condizioni per l'accesso al credito.
      Il decreto-legge poi, all'articolo 4, reca una serie di norme dedicate alla riqualificazione produttiva di aree di crisi industriale e alla bonifica dei siti di interesse nazionale, come Porto Marghera. Il dispositivo prevede per tutti i centri attualmente riconosciuti come siti nazionali di bonifica la possibilità di accordi di programma con i proprietari e altri soggetti interessati ad attuare progetti integrati di messa in sicurezza o bonifica e di riconversione industriale e sviluppo economico. Non si può poi non ricordare che il provvedimento prevede, direi giustamente, la costituzione di un fondo per il risarcimento delle imprese danneggiate dagli attacchi no TAV, finalizzati ad ostacolare o rallentare l'esecuzione delle opere. Si tratta di una disposizione di estrema attualità che arriva dopo i reiterati atti vandalici in Val di Susa, nei cantieri dei lavori di realizzazione della linea TAV Torino-Lione, contro imprese che hanno l'unica colpa di svolgere un lavoro per il quale sono state chiamate.
      Mi avvio a concludere, portando l'attenzione sulle norme contenute nell'articolo 11, volte a favorire la soluzione di crisi aziendali: permettono e sostengono la possibilità che gli stessi lavoratori costituiti in cooperative possano assumersi l'onere della gestione dell'impresa o di rami di essa, al fine di tutelare l'occupazione e di salvare presenze produttive che mantengano il tessuto diffuso della nostra manifattura.
      Per tutti questi motivi, oltre alle considerazioni già svolte la settimana scorsa in sede di discussione sulle linee generali, non posso che esprimere convintamente il voto favorevole a nome dei Popolari per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi di prendere posto, di non dare le spalle alla Presidenza e a quelli che devono conferire con altri colleghi di farlo fuori dall'Assemblea. Siamo in diretta televisiva e non è né un bello spettacolo né una cosa che aiuta l'oratore sentire un brusio di fondo così alto. Colleghi, allora, per favore.
      Prego, onorevole Sottanelli.

      GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Scelta Civica dichiara il proprio voto favorevole ad un provvedimento che riteniamo necessario e utile per avviare la stagione di rilancio della nostra competitività economica sul piano internazionale. Siamo però consapevoli che si tratta solo di un primo passo a cui ne dovranno seguire molti altri per completare l'opera di ammodernamento del Paese, creando le condizioni per valorizzare al meglio gli asset che ci distinguono nel mondo, dalla cultura alla capacità di progettare e realizzare prodotti innovativi e di alta qualità.
      Secondo Scelta Civica tale ammodernamento potrà realizzarsi solo in presenza di regole chiare che prescindano da incentivi finanziari diretti e che assicurino invece agli investitori la certezza del diritto e del sistema fiscale. Per conseguire questo fondamentale obiettivo riteniamo prioritario dare risposte concrete ed efficaci sul fronte della semplificazione amministrativa e burocratica, liberando le energie e i talenti di cui il Paese è dotato.Pag. 11
      Tra le tante e diverse misure contenute in questo provvedimento, Scelta Civica ritiene di particolare rilevanza quelle volte a favorire l'imprenditorialità femminile e giovanile, a rilanciare aree o distretti del Paese interessati da fenomeni di crisi industriale e ad agevolare l'accesso al credito delle piccole imprese strozzate dalla morsa del credit crunch. In particolare, abbiamo apprezzato l'impegno del Governo a garantire condizioni per l'erogazione di mutui agevolati a tasso zero con la contestuale eliminazione dei contributi a fondo perduto e la conseguente possibilità di nuovi investimenti e quindi del rilancio dei livelli occupazionali.
      Per noi, egualmente rilevanti sono sia le disposizioni volte ad incrementare le risorse del Fondo per la promozione degli scambi e l'internazionalizzazione delle imprese, sia quelle che mirano ad agevolare le PMI ad ottenere finanziamenti a fondo perduto per l'acquisto di software e hardware per il miglioramento dell'efficienza aziendale, per lo sviluppo di soluzioni e-commerce e della connettività a banda larga e ultra larga.
      Sempre in materia di innovazione, Scelta Civica guarda con favore all'introduzione di un fondo per l'istituzione di un credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo.
      Come gruppo ci siamo impegnati fattivamente a migliorare il contenuto di questo provvedimento, avendo saldo in mente l'obiettivo di creare condizioni più favorevoli per investire, fare impresa, aumentare i posti di lavoro nel nostro Paese. Voglio fare, seppur brevemente, riferimento ai risultati concreti che, grazie al lavoro dei colleghi del gruppo di Scelta Civica, è stato possibile raggiungere.
      Sul versante dello snellimento dei tempi burocratici, Scelta Civica ha contribuito con un emendamento a prima firma della collega Oliaro, a ridurre i tempi di sdoganamento attraverso la previsione di tempi massimi di conclusione dei procedimenti amministrativi da parte delle varie amministrazioni interessate, nonché a introdurre l'obbligo di svolgere i diversi controlli della merce contestualmente e nel medesimo luogo. Ad oggi, infatti, la disarticolazione organizzativa e di coordinamento legata al controllo tra i vari enti ha prodotto lunghi tempi di attesa (tecnicamente soste) delle merci nei porti e aeroporti, con conseguenti altissimi costi per gli importatori ed esportatori.
      Con questo emendamento si è tentato di dare soluzione ad uno degli aspetti di più marcata anticompetitività del nostro sistema portuale ed aeroportuale a livello europeo ed internazionale dove, già da almeno 15 anni, i controlli vengono effettuati attraverso la predisposizione di un unico momento di controllo e confronto degli enti sulla merce importata ed esportata. Tale principio deve trovare affermazione normativa anche quale principio generale di economicità nell'intervento della pubblica amministrazione.
      Per favorire gli investimenti in ricerca e sviluppo, si è disposta l'istituzione di un credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, nel limite massimo complessivo di 600 milioni di euro per il triennio 2014-2016 e a valere sulla prossima programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, che spesso non sono stati finora pienamente utilizzati dall'Italia.
      Noi di Scelta Civica, con un emendamento a firma del collega Bombassei, abbiamo proposto di estendere l'operatività del credito d'imposta su tutto il territorio nazionale, anziché limitarla, come previsto dal testo iniziale, alle sole regioni in transizione e meno sviluppate.
      Ci siamo impegnati anche a coniugare sviluppo economico e tutela ambientale, prevedendo, con un emendamento dei colleghi Matarrese e Mazziotti Di Celso, un credito d'imposta, volto a incentivare investimenti produttivi di operatori italiani e stranieri in campo ambientale, garantendo che la fase di reindustrializzazione sia seguita da quella di ripristino di accettabili situazioni ambientali.
      Importante modifica al decreto «Destinazione Italia» è quella relativa alla compensazione delle cartelle esattoriali con i crediti vantati verso la pubblica amministrazione, Pag. 12nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica. Di tale compensazione potranno beneficiare, per l'anno 2014 le imprese titolari di crediti certificati e non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, per somministrazione di forniture, appalti e servizi, anche professionali, maturati nei confronti della pubblica amministrazione.
      Infine, riteniamo importante intervenire con un successivo provvedimento ad hoc sul settore del mercato delle nuove imprese, al fine di incentivare la creazione di nuove imprese giovanili, favorire l'occupazione giovanile, favorire il trasferimento tecnologico e l'ammodernamento delle imprese, prevedendo un regime fiscale di favore tramite, per esempio, l'esclusione dall'imposizione sul reddito d'impresa del 100 per cento del valore degli investimenti necessari per acquisire non meno dell'80 per cento del capitale sociale di una start up innovativa.
      Altrettanto rilevante per il rilancio della competitività del nostro sistema economico ci sembra intervenire in vista dell'ammodernamento delle attività commerciali delle imprese tramite la detassazione dei ricavi del commercio elettronico internazionale delle micro e piccole imprese e l'incentivazione all'uso di strumenti di pagamento elettronici per microtransazioni, finalizzato a determinare un aumento della consuetudine a pagamenti elettronici e conseguentemente al commercio elettronico, allo sviluppo di tecnologie antifrode e all'emersione di pagamenti in nero.
      Sul piano fiscale, Scelta Civica accoglie le modifiche apportate dal decreto-legge alla legge n.  49 del 2005, che estendono le previste agevolazioni tributarie anche ai finanziamenti erogati dalle società, escludendoli dalla base imponibile dell'imposta sostitutiva.
      Al contempo, però, esprimiamo rammarico per la riformulazione dell'articolo 9 sulla detraibilità fiscale per l'acquisto dei libri, cancellando il tetto dei 2.000 euro a testa di detraibilità per i lettori e sostituendolo con un buono sconto per i soli studenti delle scuole superiori, con uno stanziamento complessivo di 50 mila euro.
      Abbiamo preso atto ulteriormente della volontà del Governo di escludere dal provvedimento l'articolo 8 sulla responsabilità civile auto: un tema importantissimo, che richiederà certamente un provvedimento specifico le cui linee di intervento sono state già approvate nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, e che ci auguriamo sarà volto ad introdurre i necessari ed urgenti interventi attesi da tutti gli stakeholders. È, infatti, inaccettabile che nel nostro Paese ci siano automobilisti che, dopo molti anni di guida senza sinistri, vedano il proprio costo della polizza aumentare o, comunque, non ridursi in modo sensibile.
      In questo senso, fermo restando un necessario ed urgente intervento volto a ridurre le frodi, le altre illegalità di settore e definire valori di risarcimento in linea con quelli degli altri Paesi europei, Scelta Civica crede fermamente anche nella necessità di ridefinire le modalità di tariffazione dell'RC auto, coniugando costi di riferimento certi e proporzionati a favore dei conducenti virtuosi, senza disattendere i principi di libera concorrenza fissati dalla normativa europea. Una sorta di rivoluzione copernicana, su cui è giunto il momento di mettere mano.
      Per concludere, crediamo che questo decreto-legge tracci solo le basi del percorso che il Governo e il Parlamento devono impegnarsi a velocizzare per far recuperare slancio e competitività al nostro Paese e alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurizio Bernardo. Ne ha facoltà.
      Prego i colleghi intorno all'onorevole Maurizio Bernardo, se possono... Onorevole Pagano ! Grazie. Colleghi, se riusciamo a rimanere in silenzio... Grazie.

      MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, colleghi del Governo, il mio intervento è per dichiarare, a nome del Nuovo Centrodestra, il voto favorevole a questo decreto-legge, che riguarda il nostro Paese Pag. 13in un momento di difficoltà certamente comprensibile a tutti per diverse ragioni: da una parte, per quello che ci porta a fatti di tipo congiunturale, rispetto agli inviti che gli organismi internazionali rivolgono al nostro Paese, come premessa di quella giusta e legittima stabilità richiesta ad un Governo, ad un sistema politico che ha a cuore il proprio Paese e si trova a fare delle scelte importanti per le famiglie italiane, per il sistema produttivo, per il sistema Paese.
      E su questo credo che il confronto, così come c’è stato all'interno delle Commissioni competenti, attività produttive e finanze, è stato serrato; bene è stato anche l'ulteriore momento relativo ai contenuti, su quell'articolato di «Destinazione Italia», su cui abbiamo avuto un confronto che, a mio avviso, a nostro avviso, ha portato anche ad incontrare il sistema produttivo, le categorie. Questo è un testo che abbiamo definito coinvolgimento coloro che poi sono i principali fruitori di un sistema economico-finanziario necessario al rilancio.
      Con quello sguardo, così come ancora oggi riportato dai quotidiani, rispetto alla necessità di quello slancio che noi dobbiamo avere in quell'accordo di programma – se ci sarà, come noi riteniamo ci debba essere – nei rapporti con l'Europa, in termini di investimenti, di quelle risorse necessarie che l'Unione europea deve mettere a disposizione anche del nostro Paese, la possibilità di entrare nel merito di quei vincoli che non consentono a quelle energie e a quelle risorse che ci sono proprie di rilanciare un Paese che sarebbe, ed è certamente in grado di dare delle risposte con un Governo amico, con una amministrazione finanziaria amica.
      Entrando nel merito del provvedimento, parto per esempio da un argomento estremamente delicato qual è quello che riguarda la ricerca e lo sviluppo per le nostre imprese, soprattutto facendo riferimento alle piccole e medie imprese, quella intelaiatura che rappresenta il sistema italiano, quella possibilità che noi vediamo in «Destinazione Italia», di assegnare 600 milioni di euro nei prossimi tre anni nella forma di credito di imposta.
      Il dato ulteriore è che va al di là delle risorse assegnabili relativamente alle aree Obiettivo 1 ma investe tutto il Paese, soprattutto si riferisce a imprese con fatturato non superiore a 500 milioni; quindi, quell'attenzione che noi abbiamo sempre chiesto per le piccole e medie imprese viene messa in risalto e viene data una risposta. Certo, sul credito di imposta potremmo immaginare che ci sia continuità e che non riguardi soltanto i prossimi tre anni, e forse questo è uno degli impegni che potrebbe assumersi il Governo.
      Un altro aspetto riguarda l'internazionalizzazione delle imprese e l'apertura internazionale del sistema Paese e dei mercati che vanno al di là dei nostri confini, disegnando un rapporto nuovo con l'amministrazione finanziaria. Mi riferisco a quell'istituto proprio del ruling internazionale che consente il miglioramento del rapporto per coloro che investono in Italia, quindi imprenditori italiani, e che si trovano a dare alla bilancia economica del nostro Paese uno slancio: ebbene in questo, oltre che essere accompagnati dalla diplomazia e da un Governo amico, si trovano ad avere e vedersi migliorate delle regole che riguardano quello che avviene oltre confine per poi ovviamente dare un contributo alle casse dello Stato. Anche su questo il tema degli anni messi a disposizione è un argomento su cui io ritengo fortemente dovremmo soffermarci.
      Sempre a proposito dell'internazionalizzazione delle imprese, ricordo che l'Organizzazione internazionale per il commercio ha messo in risalto qual è il ruolo che il nostro Paese ricopre come Paese esportatore nel mondo: noi siamo al nono posto, con quello che significa generare occupazione e ricchezza all'interno dei nostri confini. Quindi, ben vengano le disposizioni che ampliano gli orari delle dogane, che consentono alle imprese agricole di partecipare ai consorzi per l'internazionalizzazione, quel ruolo che rivestono Pag. 14ancora oggi le camere di commercio all'interno del sistema economico e produttivo.
      Vi è poi un altro aspetto, che riguarda l'accesso al credito. Sappiamo bene quello che significa per le famiglie italiane e per il mondo delle imprese il credit crunch, quello che è la limitazione o quando comunemente diciamo «vanno aperti i rubinetti» per dare il giusto slancio; e, dall'altro lato, noi ascoltiamo quel grido di dolore da parte delle imprese quando dicono che in fondo, se andiamo a vedere quanto viene richiesto dalle aziende alle banche, ci si rende poi conto che di fatto non ha proporzione rispetto a quello che potrebbe avvenire cogliendo bene le esigenze ma non volendo ricorrere al credito delle banche. Noi pensiamo anche, in «Destinazione Italia», per quello che riguarda le piccole e medie imprese, di allargare il raggio di azione dei nuovi strumenti previsti, dai mini-bond alla cartolarizzazione dei crediti, consentendo così agli istituti di credito di assegnare al credito della piccola e media impresa risorse a prezzi contenuti e diversi.
      Un ultimo cenno vorrei dedicarlo a un argomento che pesa molto sul mondo delle imprese e sulle famiglie italiane: alludo al sistema della bolletta elettrica, a quello che significa per noi rendere competitive le aziende nel momento in cui si interviene a sgravarle di costi fissi, consentendo quindi di rilanciare l'economia per quello che riguarda alcune delle cose che noi abbiamo inserito e che vanno al di là del combustibile usato, soprattutto per alcune aree del Paese che ricorrono a quei gassificatori di cui le imprese all'interno delle aree geografiche del Paese e della ceramica hanno davvero bisogno e consentono loro di fare grandi investimenti.
      Un'ultimissima considerazione la dedico a quello che il Governo ha deciso di assegnare ancora una volta ad Expo. Io penso che l'Expo possa essere una delle occasioni, da questo momento in poi, che possano rilanciare davvero l'economia del Paese, attrarre investitori stranieri e avere la possibilità di contare su risorse necessarie per la parte infrastrutturale, così com’è avvenuto e avviene in linea con quella che era la legge di stabilità e che oggi è «Destinazione Italia», dando soprattutto un segnale al Governo, di prestare quella giusta attenzione per capire se noi oggi siamo nei giusti tempi rispetto a quello che attende il Paese, soprattutto per il prossimo anno, ma il tutto sta a significare che dovremo giocarlo all'interno di questo anno.
      Ecco perché noi esprimiamo parere favorevole a questo disegno di legge di conversione, ben consci che altro si dovrà fare e contiamo su una stabilità necessaria a poter avere decreti-legge e provvedimenti di una natura maggiore in termini di risorse e di rilancio dell'economia, che certamente non si può attuare solo con questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, parlare di questo decreto significa innanzitutto parlare di ciò che non c’è più. Sì, perché quando venne annunciato, si disse al popolo italiano che finalmente si sarebbe intervenuti sulle polizze auto, che tanto pesano sulle tasche delle nostre famiglie. E si disse anche che finalmente si sarebbe parlato di cultura in un decreto che si occupa di economia, come è giusto che sia, a sottolineare che finalmente anche la politica in questo Paese aveva capito che con la cultura si mangia. Così si disse che era giusto partire dai libri e inserire un doppio bonus fiscale per tutti: per i libri di lettura e per quelli scolastici (1.000 euro più 1.000 euro).
      Come è andata a finire ? Che le nostre assicurazioni restano esattamente dov'erano, il 30 per cento più alte della media europea, e che chi aveva cominciato a raccogliere ricevute di libri acquistati può tranquillamente buttarle, perché non servono più a nulla.
      Andiamo con ordine. Le assicurazioni, come tutti sanno, sono un campo minato. Pag. 15Coinvolgono interessi veri, forti, primi fra tutti, quello delle compagnie, e poi avvocati, periti, carrozzieri, consumatori. Interessi tutti legittimi, che tuttavia inevitabilmente si deve mettere nel conto di toccare, se si annuncia un intervento significativo sul costo delle polizze, perché altrimenti si deve ammettere che va tutto bene così, ed evidentemente non va tutto bene così in questo Paese, se è vero che un automobilista virtuoso del nostro sud può pagare una polizza anche 1000 euro.
      Quindi, il Governo decide meritoriamente di impegnarsi, le Commissioni discutono per settimane, pare si possa arrivare ad un pacchetto di miglioramenti condivisi, fino a quando, all'ultimo minuto, si decide di cancellare tutto, riconfermando che questo Governo e questa maggioranza sanno solo decidere di non decidere.
      Bene per tutti, per tutte le lobby grandi e piccole, tranne per i cittadini, che continuano a pagare una sovrattassa che pesa più dell'IMU in Italia. L'Italia è l'unico Paese al mondo in cui è più costoso possedere un'auto che una casa.
      Parliamo poi del bonus libri, su cui il Governo costruì una campagna mediatica, e lo stesso Enrico Letta venne in questo Parlamento a raccontarci che la riduzione dei costi dei libri scolastici sarebbe stata una delle sue priorità. Non avevate avuto una cattiva idea e, per una volta, persino l'impatto sulle famiglie sarebbe stato positivo, per non parlare di quello su un settore tanto importante quanto in difficoltà, quello delle piccole librerie.
      Vi eravate solo dimenticati di metterci i soldi, e così, quando incalzati dall'opposizione, avete dovuto ammettere di avere trovato, forse, solo 50 milioni di euro, meno di un euro a italiano, tanto vale per voi la lettura, allora avete deciso di concedere un massimo di venti euro agli studenti delle superiori, facendoveli anche anticipare dai librai. Niente male come punto di arrivo per un Governo al capolinea.
      Fin qui, quello che non c’è, e sarebbe sufficiente per dire che questo decreto merita un giudizio di grave insufficienza.
      Veniamo a ciò che resta in un provvedimento che viene chiamato destinazione Italia, a lasciar intendere che, grazie alle misure qui contenute, da domani le imprese estere avranno ottimi motivi per investire nel nostro Paese.
      Intanto, visti i casi come Electrolux, sarebbe importante cominciare dall'impedire che se ne vadano le multinazionali già presenti in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), e non mi sembra che ci sia un grande attivismo in questa direzione, se è vero, come è vero, che è la lotta dei lavoratori, e non l'intervento del Governo, ad aver riportato l'azienda al tavolo della trattativa.
      Intanto, visti i casi come FIAT, ci si sarebbe aspettati almeno una parola di Enrico Letta, o di Matteo Renzi, davanti all'arroganza di un'azienda che, dopo aver tradito tutti i patti, incassato per anni soldi pubblici, spostato all'estero il proprio core business industriale, ora in Italia non vuole pagare nemmeno più le tasse.
      Ora, noi sappiamo tutti benissimo, perché la letteratura è sconfinata e internazionale, quali siano i deficit di competitività che l'Italia ha nei confronti di altri Paesi paragonabili sul piano della capacità produttiva: costo dell'energia, tempi e costi della giustizia civile, costo finale del lavoro, gap infrastrutturale, inefficienza della macchina pubblica.
      Quali di questi punti è preso di petto nel decreto, al punto da cambiare qualcosa nella propensione all'investimento in Italia di un soggetto estero ? Vi dico la mia idea. Nessuno. Si interviene sull'energia, sotto molti aspetti anche positivamente, ma il saldo finale non è chiaro, ed è comunque facile calcolare che l'impatto sulle tariffe sarà molto modesto, e comunque molto al di sotto di quanto sarebbe minimamente necessario. Si sa invece fin d'ora che esiste, con la riforma della bioraria, il rischio di un aumento reale dei prezzi per le famiglie italiane che non avevano aderito al mercato libero. Si prova a fare qualcosa sul lato degli incentivi alla ricerca, e questo è positivo, anche grazie ad un nostro emendamento che prevede la possibilità di accedere ai fondi Pag. 16in forma associata, cosa fondamentale in un paese fatto di piccole e medie imprese, e con soglie minime di investimento previste piuttosto elevate.
      Si tenta di dare fiato al mercato dei mini-bond, con una serie di misure che opportunamente ne facilitano la distribuzione del rischio e ne rendono più appetibile l'acquisto per i soggetti istituzionali. Sappiamo infatti che continuare su una linea che punta a risolvere il problema, enorme, delle restrizione del credito, che sta strangolando la nostra struttura produttiva, solo offrendo garanzie accessorie ad un sistema bancario che vede aumentare ogni mese le sofferenze è illusorio e pericoloso. Noi avremmo voluto tuttavia che si facesse di più, imponendo un vincolo ai fondi pensione perché investano nel finanziamento delle nostre piccole e medie imprese quelli che, in definitiva, sono soldi delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. La maggioranza si è impegnata a lavorarci. Noi spingeremo perché accada veramente.
      Si mette qualche risorsa a disposizione della digitalizzazione, quando sarebbe necessario un piano di investimenti di ben altra entità, data la distanza che ormai ci separa sotto questo profilo dai Paesi avanzati. Immagino sia noto al Governo che in Emilia Romagna – in Emilia Romagna – esistono aree artigianali prive non dico della banca larga, ma dell'ADSL. Quindi, non bastano i titoli. Servono le risorse, e quelle non le avete, perché non volete trovarle.
      Non si può parlare di patrimoniale, non si possono tassare le rendite finanziarie, la Tobin Tax è sempre solo materia da ordine del giorno, le spese militari devono essere sempre salvaguardate, compresi gli aerei-bidone, gli F-35. È così, è solo così, rimettendo in circolo i capitali bloccati nel circuito perverso dell'accumulazione improduttiva e della rendita, che si può rilanciare la domanda interna, ed è solo rilanciando la domanda interna che un Paese come l'Italia può attirare investimenti esteri, che non siano le mance degli Emirati arabi. Nessuno infatti può volere investire in un Paese in recessione continua, caratterizzato dal crollo dei consumi, in cui non esiste sbocco per la produzione che non sia l'esportazione. Noi non abbiamo bisogno di titoli, signori del Governo, ma di una vera e diversa politica economica e industriale, di cui in questo decreto continuiamo a non vedere alcuna traccia.
      Vogliamo poi ricordare, a chi volesse concedervi maggiore fiducia di quanto noi siamo disponibili a fare, che anche questo provvedimento è vuoto di risultati immediati, bisognoso com’è di decreti applicativi, che il Governo, se continua nella direzione tenuta finora, non emetterà mai. Ingolfa il Parlamento di decreti, impedendoci di lavorare adeguatamente, arrivando a ricattarci con i tempi, mettendo a rischio la stessa efficacia dell'azione legislativa, e contemporaneamente non fa quello che sarebbe il suo dovere, ovvero rendere reali le promesse contenute nelle leggi. Mancano 478 decreti attuativi, contro 317 emessi. Come a dire, che per il 60 per cento abbiamo scherzato, e con questo provvedimento continueremo a scherzare.
      Infine, l'articolo 4, con cui, in assenza di dibattito, di approfondimento, di logiche condivise, si modifica il testo unico ambientale, cambiando in toto l'articolo che riguarda le bonifiche di aree SIN, e cancellando in prima battuta il principio per cui chi ha inquinato paga, sostituendolo con chi ha inquinato viene pagato.
      Dobbiamo dirlo: grazie alla mobilitazione esterna e all'azione interna nostra, e non solo nostra, quest'ultimo scandalo è stato probabilmente in parte impedito, e non sarà forse possibile per gli inquinatori fare profitti anche sulle bonifiche pagate dallo Stato.
      Resta, tuttavia, intatto l'indebolimento di un principio cardine di ogni moderno Paese industriale, comune, non a caso, all'intera Unione Europea: quello per cui bonifiche e risanamento sono tutti, e per intero, a carico del responsabile della contaminazione, e questo è un vulnus inaccettabile che introduciamo nell'ordinamento italiano. Resta anche la censura sull'atteggiamento del Governo, che decreta in modo approssimativo e costringe Pag. 17il Parlamento a mettere toppe posticce, con il risultato di ottenere norme approssimative, anziché riforme di cui avremmo bisogno.
      Così questo articolo 4 ha due colpe: quella di indebolire un principio sacrosanto e anche quella di aprire contraddizioni, anziché chiuderne, rendendo più difficile realizzare quelle bonifiche, ferme da anni, di cui il Paese ha immensamente bisogno. Il Paese, infine, non ha invece certo bisogno di questo Governo e di questa maggioranza, ma di una diversa. Pare che ve ne siate ormai resi conto anche voi: meglio tardi che mai, ma comunque sempre troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto di istruzione superiore «Vittorio Alfieri» di Asti, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando, nel settembre scorso, si iniziò a parlare del progetto «Destinazione Italia», sicuramente nacquero molte aspettative: si parlava di un provvedimento che sarebbe stato utile, finalmente, a cambiare rotta, a far sì, cioè, che investitori stranieri, in qualche modo, portassero la loro finanza in Italia.
      Non solo, si attribuiva a quel provvedimento anche la capacità di migliorare la vita dei nostri concittadini, perché, attraverso modifiche strutturali sul fisco (si parlava di una possibile contrattazione), sui redditi, attraverso modifiche sui tempi della giustizia, che sicuramente avrebbero, in qualche modo, portato vantaggi alle nostre cause e ai nostri tribunali, sulla sburocratizzazione, insomma, attraverso provvedimenti creati per attrarre questi investimenti, di fatto, si sarebbero conseguiti dei vantaggi per i nostri concittadini.
      Bene, oggi noi siamo qui ad esprimere, tra poco, un voto finale su qualcosa di ben diverso. Infatti, innanzitutto, la prima cosa che ha fatto una maggioranza che non riusciva a trovare alcun tipo di coesione al suo interno, la prima cosa che ha fatto è stata spacchettare questo provvedimento, lasciando le modifiche più importanti in un disegno di legge e mandando in Parlamento questo decreto, approvato il 23 dicembre, che, oltre ad essere il solito provvedimento omnibus, non contiene altro che piccole pillole, che certo non hanno alcun riferimento e alcun rapporto con quello che «Destinazione Italia» aveva inizialmente promesso. Del disegno di legge, invece – e ci piacerebbe che, ogni tanto, qualcuno del Governo ci facesse capire dov’è finito –, non si ha alcuna traccia. Per cui, noi oggi affrontiamo non «Destinazione Italia», ma una piccola parte, che, peraltro, a detta non solo di chi in questo momento vi parla, ma anche di molti commentatori economici, certamente non è in grado di ridare alcun tipo di ossigeno all'economia.
      Per esempio, proprio partendo dall'inizio, vi è il famoso articolo 1, che doveva servire a recuperare il gap nella competitività tra le nostre imprese e quelle europee sul costo dell'energia. Cosa ha fatto il Governo ? Di fatto, un Governo che ritiene di muoversi in maniera seria impone dei tagli, chiede fortemente e approva degli abbassamenti dei prezzi. Invece, in questo articolo, noi vediamo che, fondamentalmente, per ridurre il costo degli incentivi, ci si affida alla volontà dei produttori, affinché rinuncino, in parte, ai loro incentivi. Se questa doveva essere una certezza di un provvedimento, ritengo che, come spesso capita a questo Governo, in qualche modo, di prospettive di incassi e di recuperi ve ne saranno ben poche.
      Poi, vi sono altre norme che riguardano questo provvedimento, che abbiamo potuto esaminare nel lavoro in Commissione, come le norme sulle imprese, e in particolare anche quella che riguarda i tribunali delle imprese; vi sono anche le norme sulle gestioni aeroportuali di cui all'articolo 13, con tutti i sussidi dati ai vettori.
      Insomma potrei fare anche io l'elenco, come hanno fatto i miei colleghi, di una Pag. 18serie di norme, che però ritengo non servano. Queste pillole ormai non servono più alla nostra economia, alle nostre imprese. Quello che noi chiediamo è qualcosa di ben diverso e che forse, nelle intenzioni di chi aveva scritto il provvedimento iniziale «Destinazione Italia», poteva in qualche modo esserci.
      La cosa però fondamentale che si nota in questo provvedimento è che, al di là di regole e regolette, vi è una mancanza di risorse che è evidente rispetto alle necessità che dovevano essere messe in campo. Allora, queste risorse non ci saranno, non ci sono e non ci saranno neanche in futuro, se non avremo il coraggio di andare in Europa a chiedere di modificare quei trattati e quei vincoli che stanno strangolando la nostra economia. Perché, vedete, non sono soltanto vincoli che riguardano la nostra economia, il nostro fisco, ma si tratta anche di regole che ormai non sono più compatibili con l'economia di questa vecchia Europa. Pensate soltanto al caso Electrolux, in cui questa azienda straniera ha detto ai nostri lavoratori: «Bene, se volete continuare a lavorare io devo adeguare il costo del lavoro a quello della Polonia». E questa può essere anche una richiesta, pur se gestita in maniera assolutamente sbagliata come forma di ricatto, tuttavia comprensibile rispetto al costo di un'impresa. Ma qual è il punto ? È che la Polonia, che fa parte dell'Unione europea, gode però di un'altra valuta che certamente facilita l'abbassamento del costo del lavoro. L'assurdo è: la Polonia entra in Europa, percepisce i contributi che l'Italia stessa eroga all'Unione europea, però poi usufruisce di una moneta propria perché non sta nella zona euro, e in questo modo può contenere i prezzi all'interno del proprio Paese e abbassare il costo del lavoro, sottraendo, con – permettetemi – una concorrenza assolutamente sleale, le imprese al nostro Paese. Ecco, quando noi diciamo – e mi auguro che tra un po'cominci una campagna elettorale che dica veramente ai nostri cittadini che cosa vogliono i partiti e che cosa vogliono dall'Europa – che queste sono le cose che chiediamo all'Europa, il caso Electrolux indubbiamente mette il tutto sicuramente in evidenza.
      Noi stessi avevamo avanzato alcune proposte reali di cambiamento, ma – come potete bene immaginare – non sono state accolte. Ne ricordo una, ma ne potrei citare tante: visto che si parlava di «Destinazione Italia» abbiamo provato a dire: «Forse è il caso di parlare di turismo», perché riteniamo, che il turismo, come sempre a parole, è l'oro vero di questa nostra Italia. Ebbene, noi proviamo invece a trasformarlo in realtà. Allora abbiamo riproposto, visto che si parla di turismo, la nostra norma strutturale sul balneare in Italia. Si tratta di 30 mila aziende in Italia, 500 mila persone che ci lavorano, che producono ricchezza e che sono un fiore all'occhiello del nostro Paese. Tra l'altro, si tratta di un tema che avevamo da tempo portato all'attenzione del Governo. Ma il turismo evidentemente non sembra importante, tanto è vero che la nostra proposta non è stata neanche esaminata, perché – ci è stato detto – il tema dovrebbe entrare in un altro provvedimento. Badate bene: il ministro Bray, nel dicembre dell'anno scorso, ci ha detto che a breve in Commissione sarebbe stato varato un decreto per il rilancio del turismo in Italia. Bene, siamo arrivati a febbraio e anche di questo decreto – come nel decreto «Destinazione Italia» – non si ha alcun tipo di notizia. Vedremo se forse con dicembre il Ministro intendeva dicembre 2014. Perché noi contiamo di puntare sul turismo. Qualcuno ha detto poco fa che la cultura in Italia è economia. È chiaro, noi abbiamo – è inutile ripeterlo – il Paese pieno di beni culturali, beni che però continuiamo a tutelare e non valorizzare, finché non ci renderemo conto che senza valorizzare non avremo neanche più le risorse per tutelarli, ma sarà forse troppo tardi. Noi continuiamo a gridarlo, e a ogni provvedimento continueremo a farlo.
      Così come, in questo decreto è entrato finalmente – direi con notevole ritardo – anche il provvedimento sull'Expo. Un'occasione perduta ? Lo staremo a vedere. Oggi sono state in qualche modo varate Pag. 19piccole norme, ma riteniamo che ci sia anche qui un forte ritardo che vada in qualche modo colmato.
      Non posso poi non commentare, avendolo vissuto personalmente, quello che è successo sull'articolo 8, che doveva essere un po’ il centro anche di questo provvedimento, con cui si doveva finalmente arrivare al contenimento delle nostre polizze.
      Ebbene, dopo che noi stessi come Forza Italia, depositando più di cento emendamenti, abbiamo contestato fortemente questo provvedimento, alla fine si è arrivati a stralciare l'articolo, proprio perché il Governo non era in grado di portare avanti una proposta alternativa. Noi siamo arrivati al paradosso che in Commissione, al momento dello stralcio, un sottosegretario del Ministero dello sviluppo economico ha dato parere favorevole e un altro sottosegretario, sempre del Ministero dello sviluppo economico, seduto accanto a lui, ci ha dato parere contrario. Se questo è lo stato confusionale di questo Governo, non potevamo che averne una rappresentazione visiva migliore di questa.
      Però, nelle Commissioni noi avevamo anche portato avanti dei lavori e, allora, su questo vi lascio soltanto una piccola riflessione. Questo lavoro, che comunque era stato portato avanti, a un certo punto in Commissione bilancio è stato completamente stravolto dalla Ragioneria dello Stato: un potere autonomo, un potere antico, che con le sue formalità e la sua arroganza spesso stravolge il lavoro fatto in Commissione. Ed è questa – ritengo – una riflessione su cui il Parlamento dovrà assolutamente metterci un occhio.
      Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto riteniamo non serva al nostro Paese, alle nostre imprese, non serva ai cittadini. E, allora, noi di Forza Italia chiediamo più coraggio, più impegni e soprattutto la ricerca delle risorse necessarie. Questo Governo non li ha avuti, non ha avuto nessuno scatto in avanti, non ha avuto nessuna forza nel portare avanti delle reali proposte di cambiamento. E allora, anche alla luce delle notizie che avanzano sempre più in questi giorni, sembra che per il Governo più che «Destinazione Italia» questo sembra sia diventato «Destinazione casa». Forza Italia, pertanto, voterà convintamente «no» a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marco Da Villa. Ne ha facoltà.

      MARCO DA VILLA. Signor Presidente, colleghi, signori del Governo, «Destinazione Italia»: questo è il nome roboante del decreto-legge che stiamo per votare. Usanza, questa dei nomi epici dati ai decreti-legge, inaugurata dal Governo Monti e su cui persevera l'attuale Governo Letta. Visti, però, gli esiti e la scarsa incisività dei precedenti, invitiamo il Governo a moderarsi nell'uso delle parole e a commisurarle alla reale entità ed efficacia dei suoi provvedimenti, per non rimanere senza aggettivi quando mai si dovesse decidere, in un futuro, a prendere misure realmente incisive per la vita dei cittadini italiani e delle imprese, che costituiscono la spina dorsale del Paese.
      Questo provvedimento tocca un disparatissimo ventaglio di materie, risultando con ciò – a parere nostro e non solo nostro – l'ennesimo capitolo di una – ahimè ! – lunga storia di abusi della decretazione d'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Una storia oscura, che si è spinta pochi giorni fa fino all'interpretazione inconcepibile secondo cui esisterebbe un dovere per le Camere di approvare questi abusi in tempo utile, al punto che, anche in sede di conversione, si può arrivare a sopprimere la dialettica del Parlamento senza riguardi al Regolamento di questa Camera e allo spirito democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      I decreti-legge, colleghi, decadono. Decadono quando la maggioranza non ha la forza, la convinzione o la capacità per resistere al lavoro dell'opposizione. La decadenza dei decreti, specie quelli sospinti Pag. 20da urgenze inconsistenti o addirittura indecenti, è un fatto di cui è pieno l'albo della nostra Repubblica. Nessuno è autorizzato a prendere l'atteggiamento della maestrina che segna tra i buoni l'opposizione che emenda e tra i cattivi quella che si oppone duramente con strumenti leciti propri del nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Questo non ci impedisce di fare diligentemente il nostro dovere per migliorare tutto il migliorabile di ogni provvedimento, in particolare quando Governo e maggioranza lo permettano e quando i nostri emendamenti non rischino di diventare semplicemente un fiocchetto lindo messo a nascondere lo sfiato di un pozzo nero, come nel caso di Bankitalia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma di fronte a un marciume incorreggibile è nostro dovere metterci di traverso, con tutto il peso di milioni di cittadini elettori, come uno scudo a difesa degli interessi traditi del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Per questo, signor Presidente, veniamo accusati di non avere il rispetto delle istituzioni. Noi non avremmo – ci dite da quel banco – il rispetto delle istituzioni, quel tipo di rispetto per cui due persone, uno straniero di origine italiana e un italiano di origine probabilmente extraterrestre, si incontrano in privato, nel cantone svizzero dei Grigioni, per decidere cosa valga la fede la pena di fare del Governo e del Paese. Lo discutono loro, in conferenza telepatica con un terzo ispiratore, perché il senso delle istituzioni, come lo predicate voi, che siete i loro impiegati, si ispira all'idea che i cittadini italiani non sono adeguati a prendere questo genere di decisioni su materie evidentemente troppo delicate per affidarle alla democrazia.
      Che fare del Governo ? Che fare del Paese ? E immediatamente, sotto questa illuminata convinzione che vi ispira, c’è l'idea che pure noi del MoVimento 5 Stelle non saremmo adeguati. È un accostamento che ci onora: saremo anche semplici ed entusiasti, ma noi almeno sappiamo che le istituzioni non equivalgono alle persone che le occupano, in modo particolare quando esse ne abusano. In una democrazia non esistono le persone importanti, esistono solo dei problemi importanti, quelli della gran maggioranza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Abbiamo provato, signor Presidente, a migliorare questo decreto, come facciamo sempre. Con buona volontà, abbiamo messo una tessera a fianco all'altra e abbiamo trovato spunti per migliorare le cose. Cito solo alcuni passi avanti che siamo riusciti ad ottenere: abbiamo salvaguardato gli investimenti dei piccoli operatori nelle energie rinnovabili, proteggendo il prezzo di ritiro dedicato degli impianti fotovoltaici sino a 100 chilowatt e idroelettrici sino a 500. Questi impianti non speculativi costruiscono il loro business plan sulla base di un provento garantito e con questo ottengono credito dalle banche. Abbiamo aumentato la trasparenza sulle offerte contrattuali rivolte ai clienti finali di gas ed elettricità. Abbiamo imposto che i dati di lettura dei contatori elettronici siano resi disponibili ai clienti in forma non solo aggregata, ma anche puntuale, per consentire una facile lettura dei propri consumi al cliente.
      Abbiamo rovesciato l'incredibile penalizzazione degli investimenti condominiali per il contenimento del consumo energetico, riportandoli nel novero degli interventi che possono essere deliberati a maggioranza semplice.
      Abbiamo privilegiato le piccole e medie imprese nella destinazione della dotazione aggiuntiva del fondo per la promozione degli scambi e l'internazionalizzazione delle imprese, di cui abbiamo imposto una rendicontazione pubblica via Web ogni anno.
      Abbiamo fatto in modo che nelle isole minori non interconnesse possa svilupparsi un embrionale modello di generazione distribuita, con un processo di progressiva copertura del fabbisogno attraverso energia da fonti rinnovabili.
      Infine, questo manipolo di «eversori» di cui faccio parte, cittadini indignati che per vent'anni hanno pazientato sperando Pag. 21che combinaste qualcosa di utile e che ora, per la loro indignazione verso il decreto su Banca d'Italia, da due settimane sono processati dal vostro tribunale speciale di menzogne a reti unificate sui principali giornali e su tutte le televisioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), questo manipolo di «eversori», signor Presidente, ha guadagnato giovedì scorso la prima pagina di un autorevole quotidiano economico con una propria proposta, proposta che il MoVimento 5 stelle ha portato avanti con forza e che permetterà – e vigileremo in tal senso – la compensazione tra i crediti delle imprese nei confronti delle amministrazioni pubbliche e le cartelle esattoriali dovute per sanzioni, che in alcuni casi sono indirettamente generate dalla stessa negligenza della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Ma veniamo alle cose irricevibili di questo decreto: gli articoli 3, 6 e 9 sono di fatto privi di copertura finanziaria nell'immediato; la riduzione della bolletta che grava in larga maggioranza sulle fonti di energia rinnovabili; l'ennesimo crimine perpetrato sulla terra sarda, la conversione del Sulcis attraverso tecnologie ancora in fase sperimentale che utilizzano il carbone non del Sulcis e che prevedono lo stoccaggio nel sottosuolo dell'anidride carbonica. Troviamo paradossale che, dopo la conquista del principio di rango europeo secondo cui «chi inquina paga», la soluzione che il Governo individua per accelerare le bonifiche, sia quella di finanziarie i soggetti inquinatori per permettere loro la riconversione industriale dei siti inquinati. Gli imprenditori onesti e rispettosi dell'ambiente e della legge ringraziano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Siamo contrari all'ennesima pioggia di finanziamenti sull'Expo 2015 di Milano. Troviamo assurdo che lo Stato debba risarcire le imprese che subiscono danni nei cantieri delle cosiddette infrastrutture strategiche, risarcimento basato sulla presunzione del tutto indimostrabile che lo scopo del danno sia ostacolare il cantiere stesso.
      Le cose più gravi però stanno nell'articolo 12, quello sulle cartolarizzazioni, uno strumento che pochi anni fa innescò una grave crisi finanziaria. Ricordate i famosi mutui subprime americani ? Il risparmiatore si trova a comperare una polpetta fatta da una miriade di crediti altrui frullati con un calcolo matematico. Questo provvedimento permette, inoltre, la cartolarizzazione di cartolarizzazioni con il maggior rischio corrispondente e prevede grosse agevolazioni fiscali. Infine la cosa più grave. Sarà consentito a tali strumenti di insinuarsi nei fondi di garanzia delle assicurazioni, nel portafoglio titoli degli enti previdenziali anche pubblici e attualmente, fino alla misura del 50 per cento, nei fondi pensione.
      Si tratta, lo ripeto, di strumenti per i quali non è stato nemmeno previsto un obbligo di rating finanziario e che hanno già causato esiti catastrofici, una bomba ad orologeria piazzata nel comparto finanziario nazionale che avrebbe maggiore necessità di sicurezza e di stabilità.

      PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo, la invito a concludere.

      MARCO DA VILLA. Per tutti questi motivi annunciamo il nostro voto contrario perché troppe sono le misure che non vanno a favore dei cittadini. Concludo, signor Presidente, recitando il famoso detto: «Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce». Ebbene noi siamo l'ascia che abbatte rumorosamente questo albero marcio e senza frutti ma siamo anche i semi silenziosi di una foresta nuova e sana. Fatevene una ragione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni) !

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, oggi ci troviamo in quest'Aula e ci Pag. 22apprestiamo al voto finale sul decreto-legge «Destinazione Italia», un voto che per il nostro gruppo sarà chiaramente fortemente positivo. La trattazione di questo provvedimento è avvenuta in un momento – è già stato richiamato ma voglio sottolinearlo – in cui il lavoro di questa aula e di questa Assemblea è stato travagliato e agitato. Le difficoltà che si sono prodotte, però, non ci possono far dimenticare la validità del lavoro che è stato svolto nelle Commissioni di merito, la VI Commissione finanze e la X Commissione attività produttive, un lavoro preciso, puntuale, durato settimane e teso a migliorare, a modificare il testo originario. In questo il mio gruppo parlamentare ha assolto un impegno che aveva assunto all'inizio dell'iter di questo decreto-legge, quello di consentire, di permettere, di condividere modifiche di un testo che era arrivato da noi già pronto e confezionato. Era un impegno non scontato. C'erano 1600 emendamenti all'inizio e 200 emendamenti sono stati presentati all'Aula.
      Noi abbiamo prodotto, con un proficuo lavoro, modifiche che sono oggi sotto gli occhi di tutti gli italiani. Il numero degli emendamenti che sono stati presentati è anche un indicatore, signor Presidente, di quella che era l'attesa per questo provvedimento, per le sue ricadute sulla ripresa economica e produttiva del nostro Paese. Non siamo fuori dalla crisi, una crisi lunghissima, dura da più di sei anni, ed economicamente è pesantissima e io però non sono incautamente ottimista o sognatore quando dico che si iniziano a vedere i primi segnali flebili e tenui di una ripresa. Sono realista in questo: è evidente che in questa crisi noi stiamo giungendo ad un punto di svolta.
      In questo momento non dobbiamo commettere errori, non possiamo commettere errori, non dobbiamo attardarci, guai a noi se perdiamo l'appuntamento con la ripresa. Per questo, signor Presidente, signor sottosegretario, «Destinazione Italia» è un articolato così importante, perché è un passo, un passo significativo nella giusta direzione.
      Tra le misure del decreto-legge che sono particolarmente importanti e significative, e di cui dirò qualcosa nel proseguo, le misure in campo energetico, misure di politiche attive per le aziende e misure per l'Esposizione universale di Milano nel 2015.
      Resta in noi, è vero, un rammarico per l'articolo 8, l'articolo sulle RC auto, per il suo stralcio, perché la positiva elaborazione di un emendamento dei relatori aveva abbondantemente migliorato il testo, dando facoltà di scelta all'assicurato su diverse possibilità e sconti obbligatori dal punto di vista delle assicurazioni. Questo aveva posto le condizioni di una positiva evoluzione di quel lavoro, ma voglio ricordare a quest'Aula che l'elevato numero dei subemendamenti – 100 – e la complessità della materia, con i tempi ristretti, rischiavano di far decadere questo provvedimento. Allora noi abbiamo acconsentito alla richiesta del Governo e dei relatori di convertire questo testo in un disegno di legge, che dev'essere immediatamente incardinato nelle Commissioni competenti per una veloce trattazione all'interno del Parlamento. Questo è un impegno che dobbiamo e che ci sentiamo di assumere.
      E poi, signor Presidente, l'impatto e l'importanza di queste misure: è stato detto molto dal punto di vista delle misure di carattere energetico. Si è detto che sono il primo segno di un lavoro più ampio, si è detto che impattano sulle fonti rinnovabili, e ricordo per inciso che l'emendamento che riguarda le piccole rinnovabili, gli impianti di piccola taglia, è a prima firma del Partito Democratico. Ma non si è detto che ci sono, attesi, 800 milioni di euro di risparmio che andranno a favore degli utenti e dei cittadini. Così come non si è detto che là dove c’è il sostegno alla nuova imprenditoria con tassi a interesse zero, c’è una copertura di 300 milioni di euro, che favorirà la nascita di alcune migliaia di posti di lavoro. Non si sono citati i 20 milioni di euro di fondo costituito specificatamente per l'imprenditoria femminile. Sento poco richiamare il concetto della competitività, ma all'interno di Pag. 23«Destinazione Italia» le misure di sostegno alla ricerca e sviluppo, il credito di imposta sul 50 per cento delle spese incrementali annue è una misura sicuramente efficace. Si è detto che è poco 200 milioni all'anno per un triennio, che muovono 500 milioni di attività all'anno. Così come è positivo, anche per il futuro, quel pacchetto di misure di finanziamento per le aziende, che tendono a facilitare il ricorso al credito extrabancario: i minibond, i cosiddetti minibond, che non sono i bond argentini, sono titoli che poggiano sulle solidità delle nostre piccole e medie imprese, una misura capace di combattere in maniera efficiente la stretta creditizia, il cosiddetto credit crunch.
      E anche l'innovazione e la digitalizzazione trovano posto, trovano spazio all'interno di questo articolato, il voucher dei 10 mila euro per la diffusione delle tecnologie informatiche nelle aziende, e anche le misure, sì, le misure – lo rivendichiamo – per il sostegno alla lettura, buoni-lettura per studenti di scuola media superiore, utilizzabili da librai come credito di imposta, 50 milioni di euro di investimento che mettono in circolo 250 milioni di attività: una misura attesa e significativa per l'editoria e per la lettura.
      E poi il tema delle bonifiche, che ancora ieri sera è stato dibattuto in quest'Aula, con la dimostrazione plastica che il mio gruppo appoggia senza remore, senza «se» e senza «ma», il principio europeo del «chi inquina, paga». Ieri abbiamo chiarito quelli che potevano essere i dubbi, abbiamo fugato tutti i sospetti, ma a questo punto questo provvedimento ha lo scopo di avviare quelle attività di messa in sicurezza, di bonifica e riuso dei siti inquinati nel nostro Paese, che da troppo tempo giacciono fermi e di cui non si riesce a far partire il compimento. Una misura che potenzialmente può movimentare molte centinaia di milioni di investimenti, producendo lavoro e occupazione.
      E anche sull'Expo, signor Presidente, signor sottosegretario, noi vediamo due linee importanti. A fianco degli investimenti infrastrutturali sul territorio – investimenti importanti, cioè, 90 milioni di euro per la mobilità nell'area milanese, la metropolitana, le opere di accesso a Malpensa, le opere previste nel tavolo regionale lombardo –, voglio far notare a tutti che vi sono 500 milioni di euro per progetti di valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e turistico dei nostri territori. L'Expo 2015 per noi non è solo il biglietto da visita del nostro Paese nel mondo all'inizio del Terzo millennio, ma può e deve trasformarsi in una grande formidabile occasione di rilancio economico per il nostro Paese.
      Un provvedimento, quindi, Presidente, concreto, concreto nei numeri e concreto nei contenuti; un provvedimento che va nella direzione giusta, ma che non può rimanere un provvedimento isolato. Alcune di queste misure – lo dicevo prima –, a partire da quelle sull'energia, appaiono le tessere di un mosaico più che un quadro completo. Occorre, quindi, procedere velocemente, procedere in maniera organica e complessiva a definire tutti questi provvedimenti. Occorre che investimenti, ripresa, crescita e lavoro si declinino tutti assieme. Si deve accelerare, signor sottosegretario, si deve non indugiare: la crisi, questa crisi così pesante, non aspetta e non può aspettare i tempi della nostra politica.
      Per questo dobbiamo continuare a lavorare, lavorare immediatamente e intensamente con un progetto che sia organico, complessivo e di rilancio. In questo, signor sottosegretario, si contestualizza l'impegno che chiediamo al Governo: un impegno forte, impegno serio per il futuro, per un futuro che non possiamo mancare. E, a fronte di questo impegno, c’è anche un nostro impegno: quello di garantire il nostro lavoro e il nostro supporto a delle proposte serie di rilancio del Paese. Questo è quanto il gruppo del PD alla Camera può fare, questo è quanto il nostro gruppo si impegna a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta.Pag. 24
      Ora dovremmo procedere al voto finale, ma, poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione finale sul provvedimento abbia luogo alle ore 14, non essendo giunti ancora a tale ora e non avendo altri iscritti a titolo personale, sospenderemo la seduta fino alle ore 14 con l'immediata votazione finale del provvedimento.

(Correzioni di forma – A.C. 1920-A)

      ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ITZHAK YORAM GUTGELD, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Signor Presidente, dovrei riferire due proposte di coordinamento formale, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
      All'articolo 11, comma 3, sostituire le parole: «comma 1» con le seguenti: «comma 2». Questa proposta è volta a correggere un erroneo richiamo interno al testo per chiarire che le società cooperative cui si riferisce la norma sono quelle richiamate dal comma 2.
      La seconda proposta è la seguente. All'articolo 12, comma 1, lettera c), capoverso comma 2-ter, le parole che adesso leggerò sono state erroneamente inserite nel secondo periodo del comma e devono invece intendersi inserite alla fine del medesimo comma. Le parole sono le seguenti: «e vengono integralmente restituite alla società per conto di cui è avvenuto l'incasso, secondo i termini contrattuali e comunque senza la necessità di attendere i riparti e le altre restituzioni».
      Infine, Presidente, vorrei ringraziare anche a nome dell'altro relatore per la maggioranza, onorevole Vignali, i funzionari delle due Commissioni che hanno fornito un supporto vitale per il buon esito di questo complesso provvedimento. Vorrei anche ringraziare i presidenti e i commissari delle due Commissioni, la VI e la X, per il buon lavoro. Si dice spesso che i decreti-legge vengano peggiorati in Parlamento, credo che questa volta il provvedimento sia stato rafforzato e migliorato grazie al lavoro di tutti.

      PRESIDENTE. Se sulle proposte di correzioni di forma avanzate dal relatore non vi sono obiezioni, le stesse si intendono approvate.
      (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 1920-A)

      PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende, altresì, autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
      (Così rimane stabilito).

      A questo punto, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14 con la votazione finale immediata.

      La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 14.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1920-A)

Testo sostituito con l'errata corrige del 14 FEBBRAIO 2014       PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n.  1920-A, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).
      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n.  1920-A, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Testo sostituito con l'errata corrige del 14 FEBBRAIO 2014       Onorevoli Busto, Schirò...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione con il seguente nuovo titolo:
          «Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del Piano “Destinazione Italia”, per il contenimento Pag. 25delle tariffe elettriche e del gas, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed Expo 2015» (1920-A):
            Presenti     515            
            Votanti     514            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     258            
                Hanno votato     320                
                Hanno votato no     194.
      Onorevoli Busto, Schirò...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:
          «Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del Piano “Destinazione Italia”, per il contenimento Pag. 25delle tariffe elettriche e del gas per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed Expo 2015» (1920-A):

            Presenti     515            
            Votanti     514            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     258            
                Hanno votato     320                
                Hanno votato no     194.

Testo sostituito con l'errata corrige del 14 FEBBRAIO 2014       La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).       La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).

TESTO AGGIORNATO AL 14 FEBBRAIO 2014

Testo sostituito con l'errata corrige del 14 FEBBRAIO 2014 Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 14,05). Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 14,05).

      LUISA BOSSA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      LUISA BOSSA. Signor Presidente, prendo la parola per richiamare l'attenzione su un fatto molto grave che si è verificato presso il tribunale per i minori di Roma. A seguito degli eventi alluvionali dei giorni scorsi, sembra che sia andato quasi completamente distrutto l'enorme archivio documentale del tribunale.
      Conservato in condizioni già disastrose, senza alcuna tutela, in una situazione di totale disordine e di abbandono, questo archivio è stato invaso prima dai topi e poi dalle acque. Ora, stando alle dichiarazioni rese al Tg1 dal presidente Melita Cavallo, questo archivio è pressoché inservibile, mangiato dai topi e annientato dalla pioggia.
      Non è cosa da poco. In quel luogo, infatti, sono depositate oltre 700 mila pratiche e in moltissime di esse ci sono dati che per alcune persone sono di fondamentale importanza. Mi riferisco alle pratiche di adozione con la certificazione e le informazioni che riguardano moltissimi figli adottivi nel loro collegamento con i genitori naturali. La distruzione di quell'archivio corrisponde di fatto alla cancellazione della loro memoria familiare, all'annullamento dell'unica traccia che può ricondurli alle loro origini, all'annientamento del loro diritto a conoscere il punto di partenza biologico della loro esistenza. Se fosse confermata la distruzione di quell'archivio, saremmo di fronte ad un fatto di inaudita gravità, su cui qualcuno deve pur essere chiamato a rispondere.
      Perché un archivio così importante non era adeguatamente protetto ?

      PRESIDENTE. Concluda.

      LUISA BOSSA. Perché nessuno ha fatto nulla per impedirne la distruzione ? Con questa comunicazione, signor Presidente – e concludo – chiedo che il Ministro della giustizia intervenga rapidamente, assuma informazioni in merito e dia conto al Parlamento di quanto accaduto.

      PRESIDENTE. La ringrazio...

      LUISA BOSSA. In quelle carte c’è la vita di molte persone, c’è un loro diritto, c’è un loro bisogno: non si può trattare tutto questo in modo così superficiale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

      ANTONINO MOSCATT. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ANTONINO MOSCATT. Signor Presidente, intervengo per condividere con ella e con quest'Aula una nota pervenutami qualche giorno fa da parte del sindaco di Palma di Montechiaro: è un sindaco di un comune cosiddetto di periferia, di frontiera. È una nota accorata, che traccia in maniera lucida le difficoltà di governo di un paese difficile: si parla in quella nota di minacce, di intimidazioni, della difficoltà di gestire un'amministrazione complessa, della difficoltà di gestire un territorio particolare, un territorio appunto di periferia.Pag. 26
      Lo volevo condividere con quest'Aula perché la cosa che più colpisce di quella nota è una richiesta accorata della presenza dello Stato: ci chiede di non lasciare sola Palma di Montechiaro, ma ci chiede di non lasciare soli i comuni di periferia, di frontiera, i comuni che vivono grandi difficoltà.
      E l'ho voluto condividere con quest'Aula non per dare vicinanza o solidarietà a quel sindaco, ma per chiedere un impegno: un impegno forte da parte dello Stato ad essere vicino non solo alle amministrazioni comunali che ogni giorno sono impegnate, ma a tutta quella popolazione, a quelle associazioni, a quelle cooperative, a quella gente di buona volontà che, come la nota dice, «ogni giorno sono impegnati nell'impresa di rilanciare la comunità dal punto di vista economico e sociale, di ristabilire il primato delle istituzioni, della legalità nelle sue diverse articolazioni: dal no alla mafia, al malaffare, all'abusivismo».
      Oggi abbiamo parlato di «Destinazione Italia». Bene: questi territori, il comune di Palma di Montechiaro, fanno parte di quell'Italia che noi immaginiamo al futuro. È compito nostro, è compito dello Stato non lasciarli soli, fare vedere la nostra presenza, e farla vedere ogni giorno per creare insieme a loro quel principio virtuoso di cambiamento e di legalità.

      PRESIDENTE. La ringrazio. Le ricordo che, al di là del rappresentare la questione in Aula, può avvalersi anche degli strumenti di sindacato ispettivo, onorevole Moscatt.

      ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
      Invito i colleghi che intendono rimanere in Aula a restare in silenzio. Poiché non ci saranno votazioni, invito chi crede ad uscire, se deve parlare con altri colleghi.

      ANGELO CERA. Signor Presidente, vorrei sollecitare il Governo, in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze e quello della giustizia, affinché diano risposta ad una mia interrogazione presentata il 13 giugno 2013, riguardante la situazione dell'azienda Cordisco di San Paolo di Civitate. In tale atto si chiedeva, e si chiede, in particolare, se sono state avviate indagini in relazione alle condotte di alcune banche citate in giudizio dal titolare dell'azienda per interessi usurari.
      Presidente, per cortesia: l'azienda ha quasi 100 dipendenti, e vive momenti di grande drammaticità. Non è possibile che quando si parla di banca, sembra che tutti gli organi dello Stato vengano paralizzati ! La mia interpellanza è stata posta proprio per avere immediatamente una risposta.

      PRESIDENTE. Grazie. La Presenza si farà portavoce di questo sollecito presso il Governo.

      UMBERTO D'OTTAVIO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, pochi giorni fa gli 82 dipendenti della Fivit Colombotto di Collegno, del gruppo Agrati, hanno ricevuto la comunicazione dell'avvio della procedura di licenziamento. È stata una drammatica sorpresa, perché l'azienda non ha mai avuto crisi né usufruito di cassa integrazione.
      La comunicazione che hanno ricevuto illustra come la produzione di Collegno patisce della concorrenza dell'estremo Oriente, poiché la medesima gamma di prodotti può essere acquistata a prezzi più bassi da un'altra parte.
      Qui si producono viti e bulloni per elettrodomestici e per automotive. Pochi giorni fa abbiamo presentato un'interrogazione per sapere se il Ministro è informato dei fatti e soprattutto perché si apra subito un tavolo con l'azienda, il sindacato e gli enti locali per favorire la tenuta occupazionale dell'azienda in un territorio, quello della zona ad ovest di Torino, fortemente caratterizzato da crisi industriali. Aspettiamo fiduciosi una risposta Pag. 27in modo che si possa solidarizzare ed essere vicino ai dipendenti della Fivit-Colombotto.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

      PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il senatore Pietro Langella, in sostituzione del senatore Mario Ferrara, dimissionario.
      Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con gli ulteriori argomenti previsti all'ordine del giorno.

      La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,45.

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Balduzzi, Boccia, Michele Bordo, Castiglione, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, Leone, Meta, Migliore, Pes, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sani, Speranza, Tabacci, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

      PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, i lavori dell'Assemblea a partire dalla giornata odierna sono stati così rimodulati:

      Martedì 11 febbraio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

      Seguito dell'esame della proposta di legge n.  1253 ed abbinate – Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS.

      Seguito dell'esame delle mozioni Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157 e Dorina Bianchi n. 1-00337 concernenti l'indicazione dell'affiliazione dei partiti politici nazionali a quelli europei, in vista delle elezioni europee del 2014.

      Mercoledì 12 febbraio (ore 9-11)

      Seguito dell'esame delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330, Zanetti ed altri n. 1-00331, Causi ed altri n. 1-00332, Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00333, Buttiglione ed altri n. 1-00336 e Capezzone ed altri n. 1-00338 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea.

      Ore 15

      Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).

      Giovedì 13 febbraio (antimeridiana)

      Svolgimento di interpellanze urgenti.

      Giovedì 13 febbraio (pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

      Discussione sulle linee generali del disegno di legge n.  2027 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n.  150, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato – scadenza: 28 febbraio 2014).

Pag. 28

      Venerdì 14 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

      Seguito dell'esame del disegno di legge n.  2027 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n.  150, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato – scadenza: 28 febbraio 2014).

      Lunedì 17 febbraio (ore 10 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

      Svolgimento di interpellanze urgenti.

      Discussione sulle linee generali delle mozioni:
          Bergamini ed altri n. 1-00217 concernente iniziative per un efficace utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e per favorire l'integrazione tra tali risorse e quelle dell'Unione europea;
          Gallinella ed altri n. 1-00160 concernente iniziative per la revisione dei criteri di formazione del bilancio comunitario.

      Martedì 18 febbraio (antimeridiana)

      Esame della Relazione della Commissione giustizia sulle tematiche oggetto del Messaggio del Presidente della Repubblica trasmesso alle Camere il 7 ottobre 2013 (Doc. XVI, n.  1).

      Martedì 18 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 19 e giovedì 20 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 21 febbraio) (con votazioni)

      Seguito dell'esame della proposta di legge n.  3 ed abbinate – Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.

      Seguito dell'esame delle mozioni:
          Bergamini ed altri n. 1-00217 concernente iniziative per un efficace utilizzo degli strumenti finanziari messi a disposizione dalla Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa e per favorire l'integrazione tra tali risorse e quelle dell'Unione europea;
          Gallinella ed altri n. 1-00160 concernente iniziative per la revisione dei criteri di formazione del bilancio comunitario.

      Il termine per la presentazione dei subemendamenti agli emendamenti della Commissione sulla proposta di legge n.  3 ed abbinate – Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica è fissato alle ore 12 di venerdì 14 febbraio.

Seguito della discussione della proposta di legge: Giorgia Meloni ed altri: Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS (A.C. 1253-A) (ore 15,47).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Giorgia Meloni ed altri n.  1253-A: Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS.
      Ricordo che nella seduta del 5 febbraio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
      Colleghi, vi invito, intanto, a liberare l'emiciclo. Grazie, onorevole Bianconi, per il sostegno. Colleghi, per favore, cominciamo a prendere posto.

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Signor Presidente, chiedo scusa, probabilmente la non certezza dell'orario di ripresa dei lavori non Pag. 29ha consentito alla Commissione di essere qui su questo provvedimento. Chiederei di sospendere per dieci minuti e di cercare di fare in modo che la Commissione lavoro possa venire tutta qui, con il suo ufficio di presidenza, in maniera da avere una certezza e poter intervenire sul provvedimento con chiarezza.

      PRESIDENTE. Mi sembra una proposta di buonsenso. Se non vi sono obiezioni da parte dell'Assemblea, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

      La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

      PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame della proposta di legge n.  1253-A.
      Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la vicepresidente della Commissione lavoro, deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

      RENATA POLVERINI, Vicepresidente della XI Commissione. Signora Presidente, io volevo, se lei è d'accordo, fare una proposta che a me pare di buon senso. Non si è potuto, in Commissione lavoro, raggiungere, sui testi sullo stesso argomento presentati dei vari gruppi, un testo unico che riuscisse ad arrivare in Aula con il consenso della Commissione. Siccome parliamo di un tema delicato, direi anche scottante per certi aspetti, quello delle «pensioni d'oro», ho avuto modo di parlare con la presentatrice della proposta di legge, onorevole Giorgia Meloni e con la relatrice, onorevole Gnocchi, e insieme a loro, ci pare opportuno chiedere un rinvio in Commissione. I testi hanno tutti infatti lo stesso obiettivo, cioè quello di andare a colpire i privilegi senza intaccare invece il percorso previdenziale di coloro che hanno versato i contributi. Mi pare che ci sia da parte della Commissione la volontà di procedere intanto a riarmonizzare i testi e ad arrivare con un testo condiviso in Aula. Trattandosi, appunto, di materia delicata, io credo che si possa valutare una proposta del genere.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Polverini. Sulla proposta della vicepresidente Polverini di rinvio del provvedimento in Commissione, chiedo quale sia l'orientamento della relatrice, onorevole Marialuisa Gnecchi.

      MARIALUISA GNECCHI, Relatore. Signora Presidente, noi abbiamo anche fatto una riunione del Comitato dei nove, nella quale abbiamo cercato di approfondire ancora la situazione e abbiamo ribadito – così come si era discusso nella seduta della Commissione lavoro – che vale veramente la pena di darci del tempo in più rispetto alla possibilità di arrivare a una proposta che sia condivisa, tenendo conto di tutte le diverse proposte che sono in Commissione. Noi eravamo venuti in Aula con urgenza la settimana scorsa, perché la collega Meloni, prima firmataria della proposta, aveva chiesto, nell'ambito del 20 per cento di diritto delle opposizioni di discussione in Aula delle proprie proposte, di arrivarci con urgenza. Non eravamo però arrivati a condividere un testo. La collega Meloni anche qui in Aula aveva già riconosciuto che alcune proposte emendative di rielaborazione, fatte sia dalla maggioranza che da altri colleghi di minoranza, potevano essere accettate, però comunque il testo sul quale noi abbiamo votato la soppressione dell'articolo 1, era il testo originario, quindi senza nessun emendamento accolto. Ribadiamo quindi che su quel testo originario c'era la nostra contrarietà. Vi è però invece una reale disponibilità ad affrontare l'argomento e ad affrontarlo anche in tempi brevi.
      Quindi, rispetto agli interventi che ci sono stati la settimana scorsa noi ribadiamo che il rinvio in Commissione è volto ad arrivare a una proposta fatta insieme, una proposta unificata delle diverse proposte, per proporre realmente una soluzione che sia contro le «pensioni d'oro», ma che non rischi di creare ulteriori Pag. 30problemi al sistema pensionistico e al sistema previdenziale in generale.

      PRESIDENTE. Chiaro, onorevole Gnecchi. Sulla proposta di rinvio in Commissione darò ora la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1 del Regolamento, ad un oratore contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
      Ha chiesto di parlare contro la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

      GIORGIA MELONI. Signora presidente, intanto mi corre l'obbligo di correggere o di dare l'interpretazione autentica del mio pensiero rispetto a quanto detto dalla collega Polverini, che quasi lasciava intendere che ci fosse un accordo con la sottoscritta sul rinvio in Commissione. Voglio chiarire che io non sono d'accordo con il rinvio in Commissione. Ritengo che sia un errore non procedere alla votazione di questo provvedimento.
      Ritengo che, anche rispetto a quanto dice la collega Gnecchi, è vero che il provvedimento è un provvedimento che può anche essere perfezionato. Ma tutti gli emendamenti per perfezionare questo provvedimento e questa proposta erano già depositati in Commissione. E sulla maggior parte di questi emendamenti migliorativi, proposti anche dagli altri gruppi, anche la sottoscritta aveva dato un parere assolutamente favorevole.
      La scelta che la gran parte dei partiti fanno di procedere, invece, alla votazione di un unico emendamento rispetto alla proposta di legge, che è un emendamento soppressivo, è una scelta che io francamente non comprendo e non condivido, che ci porta oggi in Aula ad avere un mandato contrario del relatore. Quindi, la scelta di fronte alla quale il gruppo di Fratelli d'Italia si trova a dover decidere il proprio posizionamento, è se farsi definitivamente bocciare una proposta – a nostro avviso – sacrosanta, o se rinviare in Commissione.
      Perché io credo che anche il rinvio in Commissione sia una scelta preoccupante ? Perché ho visto molti provvedimenti, Presidente, tornare in Commissione per essere di fatto accantonati, cioè spesso – noi lo sappiamo, colleghi – il ritorno in Commissione coincide con il tentativo di non trattare più una questione e di farla cadere nell'oblio, quando magari, invece, votare contro e bocciare il provvedimento può essere – come in questo caso, a mio avviso – un po’ imbarazzante per coloro che votano contro.
      Quindi, ribadiamo che si poteva votare una proposta di legge sacrosanta, che individua un tetto massimo – 5 mila euro netti al mese – sopra il quale calcolare per le pensioni in essere i contributi che si sono versati per la parte eccedente e utilizzare gli eventuali risparmi per aiutare le pensioni minime, le pensioni di invalidità o fare iniziative sociali. Si poteva votare. Si è scelto di non farlo. Secondo me, è un errore politico grave. Quello che farò, e che faremo, dimostrando ancora una volta che ci interessa il merito della vicenda, sarà astenerci sulla proposta di rinvio in Commissione, perché non accetto l'accusa di voler fare demagogia con una proposta che è tanto semplice e tanto giusta da essere compresa dalla quasi totalità del popolo italiano.
      Ci interessa così tanto il merito del provvedimento che, esattamente come abbiamo accettato di rinviare la discussione in Aula, quando si trattava di mettere insieme un comitato ristretto nel tentativo di trovare una proposta condivisa, esattamente come abbiamo aspettato sei mesi che questa proposta venisse calendarizzata, esattamente come abbiamo aspettato tre mesi che la Commissione la trattasse – perché, rispetto a quello che si dice, che i colleghi dicono, che siamo corsi in Aula in fretta e furia, ricordo che è un anno che noi siamo su questo provvedimento, mentre approviamo poi le leggi elettorali, o pretendiamo di approvarle, in tre giorni netti, senza neanche il dibattito in Commissione –, per dare un ulteriore segnale del fatto che ci interessa – e mi interessa – il merito della vicenda, il gruppo di Fratelli d'Italia si asterrà sulla proposta di rinvio in Commissione, con la preghiera a quest'Aula, alla relatrice, al Governo, a tutte le persone dalle quali ho sentito dire Pag. 31che condividono il fatto che queste pensioni d'oro – cioè il fatto che ci sia qualcuno in Italia che prende una pensione da 30, 40, 90 mila euro al mese, a fronte di milioni di italiani che non arrivano a fine mese – siano una vergogna – vi prego, colleghi, facciamolo come volete – di intervenire su una cosa che è ingiusta e che è ingiusta agli occhi degli italiani. Infatti, questo nostro voto non viene capito. Questa scelta che i partiti maggiori hanno fatto è incompresa dagli italiani ed è un ulteriore segnale di una presunta casta, che si schiera sempre a difesa dei soliti potenti e che non riesce mai a intervenire per dare dei segnali giusti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

      PRESIDENTE. C’è qualcuno che vuole parlare a favore ? Prego, deputato Placido. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, noi consideriamo assolutamente ragionevole la proposta avanzata dalla relatrice, onorevole Gnecchi, e ripresa dal vice presidente Polverini. Abbiamo lungamente discusso anche oggi in Commissione. Ci pare che ci sia la possibilità di pervenire ad un testo condiviso. Prendiamo atto anche della dichiarazione di astensione, pervenuta or ora da parte dell'onorevole Meloni, come un gesto di disponibilità.
      Insistiamo e confidiamo nel fatto che la maggioranza garantisca sui tempi dell'esito di questa discussione, sul risultato a cui tutta quanta la Commissione ha dichiarato di voler pervenire. Quindi, siamo assolutamente favorevoli al ritorno in Commissione.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del provvedimento in Commissione.
      Dall'Osso ? Ruocco ? Alli ? Rizzetto ? Bombassei ? Buttiglione ?
      (È approvata).

      La Camera approva per 319 voti di differenza. Quindi il provvedimento si intende rinviato in Commissione.

Seguito della discussione delle mozioni Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157 e Dorina Bianchi n. 1-00337 concernenti l'indicazione dell'affiliazione dei partiti politici nazionali a quelli europei, in vista delle elezioni europee del 2014 (ore 16,20).

      PRESIDENTE. A seguito di quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo passiamo quindi al seguito dell'esame delle mozioni Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157 e Dorina Bianchi n. 1-00337 concernenti l'indicazione dell'affiliazione dei partiti politici nazionali a quelli europei, in vista delle elezioni europee del 2014 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Ricordo che nella seduta di lunedì 10 febbraio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
      Avverto che alla mozione Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157 è stato presentato l'emendamento Scotto e Andrea Romano n.  1-157/1 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Avverto, altresì, che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione Di Lello, Garavini, Scotto ed altri n. 1-00157, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Dorina Bianchi e Andrea Romano che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo e il quinto firmatario. Il relativo testo è in distribuzione. Contestualmente la mozione Dorina Bianchi n. 1-00337 e l'emendamento Scotto e Andrea Romano n.  1-157/1 sono stati ritirati dai presentatori.

(Parere del Governo)

      PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulla mozione Di Lello, Dorina Bianchi, Garavini, Scotto, Andrea Romano ed altri n. 1-00157 (nuova formulazione).

      GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signora Presidente, il parere è favorevole.

Pag. 32

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà, per due minuti.

      MARCO DI LELLO. Signora Presidente e onorevoli colleghi, il «sì» al referendum in Svizzera ci imporrà quote all'immigrazione, ci tocca da vicino. Quel voto segue sondaggi che pronosticano una crescita dei partiti xenofobi e antieuropei. È per me la risposta più errata ad una crisi che certo è figlia anche di politiche errate dell'Unione europea.
      Ma come si può pensare di rinchiuderci nei nostri confini e risolvere da soli i problemi continentali e globali ? Come si può pensare di dare risposte a simili domande se non c’è un indirizzo politico sovranazionale e se i partiti nazionali non sono parte attiva delle famiglie europee ? Un'Europa senza politica è un'Europa delle velleità. E sia chiaro, non c’è una sola visione dell'Europa, ce ne sono molteplici e diverse. Portare a Strasburgo e a Bruxelles le nostre idee è il modo per dar forza alla nostra visione.
      E, allora, signora Presidente, onorevoli colleghi, la mozione che ci accingiamo a votare, presentata dai deputati socialisti, di SEL, del Partito Democratico e, poi, unificata – e gliene sono grato – con la mozione della collega Dorina Bianchi e la sottoscrizione del collega Andrea Romano, vuole impegnare il Governo e tutto questo Parlamento ad adottare in tempi brevissimi la raccomandazione della Commissione europea in modo che ciascuno di noi, ciascun cittadino, ciascun elettore possa avere la responsabilità di scegliere quale candidato Presidente sostenere e a quale grande famiglia europea affiliarsi alle prossime elezioni.
      Negli ultimi anni la scarsa rilevanza italiana in Europa è figlia anche della leggerezza dei partiti italiani nelle grandi famiglie europee. Questa raccomandazione è ancora più urgente in quanto per la prima volta a maggio il Presidente della Commissione europea non sarà più indicato dai Governi, ma verrà eletto dal Parlamento europeo. Un'Europa libera e unita era il sogno di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli descritto nel «Manifesto di Ventotene». L'Italia per una volta può essere da esempio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Mita. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione in discussione offre in primo luogo l'opportunità di formulare una riflessione sulle istituzioni comunitarie, la loro rilevanza e la loro progressiva evoluzione. Vorrei prendere come punto di partenza di questa dichiarazione di voto una pertinente considerazione svolta dal professore Pastore il quale affermava che le istituzioni prendono la forma in base ai diritti che esse tutelano. Sino ad oggi le istituzioni europee hanno svolto un ruolo di straordinario rilievo volto a realizzare un progressivo percorso di integrazione e di riduzione delle disuguaglianze, attraverso il quale si sono costruite le condizioni di pace e di benessere ponendo a fondamento i principi di libertà della persona umana e di sua realizzazione nella pienezza del riconoscimento dell'esclusività ed irripetibilità dell'esperienza di vita terrena. Ciò è avvenuto, non sulla base di un'evocazione rivoluzionaria, ideologica o astratta, ma fondandosi sul senso di realismo culturalmente ispirato dei suoi padri fondatori, tra cui gli italiani Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli.
      Tuttavia, il tempo ha messo in risalto anche quanto la costruzione delle istituzioni comunitarie come istituzioni della burocrazia e non istituzioni della rappresentanza abbia generato, specie nell'ultimo periodo, una diffusa condizione di insofferenza della pubblica opinione europea. Ciò oggi ci pone problemi nuovi che vanno affrontati recuperando le ragioni originarie della sua nascita e adeguando le sue Pag. 33istituzioni alle nuove domande che avanzano. Se fino a ieri le istituzioni comunitarie avevano la forma dei diritti che esse rappresentavano, legate, cioè, soprattutto alle dinamiche di equilibrio tra gli Stati nazionali, e, dunque, con la veste propria di istituzioni della burocrazia, oggi esse avvertono l'urto potente delle domande soggettive dei diritti di cittadinanza delle quali il popolo europeo chiede che esse si facciano carico senza nascondersi dietro astratte e fredde formule matematiche ed economicistiche. Del resto, è indubbio che la dimensione nazionale, per come l'abbiamo conosciuta nel corso del Novecento, sia entrata in crisi in ragione delle profonde trasformazioni economiche, sociali e tecnologiche ed oggi si vadano definendo nuovi ambiti comunitari sovranazionali da un lato e intranazionali dall'altro così da dare nuovi luoghi di rappresentanza e tutela ad interessi e diritti che, per un verso, si muovono nello spazio globale, e, per un altro verso, si agitano alla ricerca di una rinnovata dimensione locale delle comunità di vita.
      Oggi le istituzioni europee sono chiamate ad affrontare un necessario passo verso la loro trasformazione da istituzioni della burocrazia ad istituzioni della rappresentanza in modo da diventare permeabili alle richieste di giustizia sociale e luogo di loro tutela. Del resto, proprio l'elezione del Presidente della Commissione europea sulla scorta dei risultati elettorali è segno di questo percorso di cambiamento che si va avviando.
      L'insofferenza nei confronti delle regole comunitarie, che dà vita alla multiforme fenomenologia dei populismi antieuropei, non può essere combattuta con un approccio didascalico e supponente, ma ponendosi in una prospettiva dal basso che consenta alla comunità europea di recuperare la sua originaria missione.
      L'Europa non è nata per essere servente alle regole dell'economia. L'Europa è nata per garantire giustizia sociale, uguaglianza, libertà e pace, allargando lo spazio entro il quale va definito l'interesse generale cosicché esso si ponga in una dimensione più alta e più idonea a ricomprendere quante più aspettative possibili.
      Questo mutamento necessario delle istituzioni imporrà una necessaria trasformazione anche alle forze politiche su scala europea.
      Oggi i partiti politici europei sono contenitori indistinti perimetrati su un vago e generico riferimento alle famiglie originarie: i popolari, i socialisti, i liberali. Ma senza alcuna reale condizione di omogeneità politica. Sintomatica di questa condizione è la modalità con la quale i gruppi parlamentari esprimono la propria posizione nel Parlamento europeo.
      Se i parlamentari di diversi Paesi appartenenti al medesimo gruppo hanno la stessa opinione votano allo stesso modo. Se hanno opinioni diverse ognuno vota con modalità diverse. In altri termini, non esiste un vincolo politico posto alla base dei partiti europei ma questa non è una colpa. Questa condizione ha la sua radice nel fatto che, essendo le istituzioni comunitarie istituzioni della burocrazia con il principale scopo che è quello di distribuire risorse, i partiti hanno puntato ad essere agglomerati forti numericamente più che politicamente coesi.
      Nel Partito Popolare Europeo, ad esempio, si va dai populisti ungheresi alla CDU tedesca, senza farsi particolare scrupolo di annoverare populisti con venature antieuropee che avrebbero generato lo scandalo di uno Schuman o di un Adenauer.
      Se la situazione attuale allungasse verso il futuro le sue ombre, non avremmo dubbi nell'esprimere voto contrario alla mozione in discussione. Si rischierebbe solo di trasferire sul piano nazionale l'equivoco europeo del mettersi insieme per una logica di quantità e non per una ragione di rappresentanza comune. E non vi è dubbio che vi è chi immagina che il «cappello» delle appartenenze europee possa fare da foglia di fico anche alle contraddizioni italiane risolvendole su un piano formalistico.
      Noi, al contrario, riteniamo che, in virtù dell'evoluzione delle istituzioni europee in istituzioni della rappresentanza, sia necessario avviare un processo di evoluzione Pag. 34e trasformazione dei partiti europei, definendo le aggregazioni per ragioni di omogeneità politica e culturale. Il PPE, ad esempio, non è mai stato un partito a vocazione populista e non può consentirsi di aggregare chiunque si appelli formalisticamente ai suoi valori costitutivi, pena non la fine del PPE, ma l'affossamento delle istituzioni comunitarie.
      Su questa spinta vi è l'esigenza di avviare una fase di chiarezza sul piano nazionale nel nostro Paese come in altri Paesi ed è in questo ragionamento, signor Presidente, che trova origine la motivazione del nostro voto favorevole alla mozione.
      La preventiva dichiarazione di adesione ad un partito europeo la vediamo come l'occasione in forza della quale si opera una scelta consapevole e vincolante di adesione ad un progetto per l'Europa, non una semplice adesione di ordine formale e, su questo recupero di perimetri sostanziali, riteniamo che essa possa diventare un'utile occasione anche per avviare un profondo processo di rinnovamento della politica che consenta di distinguere tra le forze politiche che agiscono nelle istituzioni per il bene comune e le forze politiche di matrice populistica e personalistica che agitano il malessere come strumento di accrescimento del consenso. Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo Per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà.

      ANDREA ROMANO. Signor Presidente, noi esprimiamo il nostro voto favorevole a questa mozione soprattutto dopo le modifiche che sono state proposte ed accolte. Perché votiamo favorevolmente ? Perché partiamo dal presupposto che l'antipolitica non sia un problema soltanto italiano, è un problema anche europeo che conoscono anche altri grandi Paesi europei e che trae origine, tra i suoi tanti motivi, anche dal distacco ormai drammatico tra i cittadini e le istituzioni ma anche tra i cittadini e coloro che ricevono il mandato a governare o a rappresentare la cittadinanza.
      L'esigenza di superare l'antipolitica è un'esigenza non solo italiana ed europea, e questa esigenza può essere affrontata, deve essere affrontata anche avvicinando le istituzioni europee ai cittadini europei, le famiglie politiche europee ai cittadini europei. Questa mozione va in quella direzione. Perché ? Fondamentalmente, per i due passi concreti che essa propone: il primo è quello di auspicare, suggerire che l'elettore italiano, quando voterà alle elezioni europee, indichi anche il candidato alla Presidenza della Commissione europea che preferisce. Perché questo è un buon passo a nostro parere ?
      Perché quel concetto di accountability, di responsabilità che noi di Scelta Civica sottolineiamo ad ogni passo e che deve, dovrebbe finalmente permeare l'attività della politica italiana, deve anche permeare l'attività della politica europea. E indicare, al momento in cui si va a votare per le elezioni europee, quella che dovrebbe essere la figura che dovrebbe guidare la Commissione europea è certamente un passaggio che avvicina la responsabilità di colui che si troverà a guidare la Commissione europea. Non solo aumenta il livello di democrazia delle istituzioni europee, ma rafforza quella responsabilità delle istituzioni europee che, certamente, può favorire anche il superamento dei troppi pregiudizi che ancora esistono sulle istituzioni europee.
      L'altro passaggio importante che questa mozione auspica e implica è l'indicazione delle famiglie politiche europee che devono essere indicate anche al momento del voto. Io sono particolarmente, noi siamo particolarmente soddisfatti del fatto che vi sia un'ampia condivisione in questo Parlamento di questo passaggio, ovvero che questo passaggio non sia auspicato soltanto da coloro che si riconoscono nel partito del socialismo europeo, come è il caso dei proponenti iniziali di questa mozione, ma anche – lo abbiamo appena sentito – da colleghi che, invece, guardano al partito del popolarismo europeo e anche Pag. 35da un gruppo, come il nostro Scelta Civica, che ha un orientamento molto plurale rispetto alle famiglie politiche europee: da una parte, i valori liberaldemocratici, dall'altra, certamente, i valori popolari.
      Ma è fondamentale, a nostro parere, che le famiglie politiche europee, che finora sono state un soggetto, nella nostra discussione italiana, un po’ etereo, in qualche modo, un po’ bizzarro (non si sapeva dove stavano, non si sapeva di cosa parlavano), acquistino sempre più – mi passino il termine gli onorevoli colleghi – corporalità, concretezza rispetto al voto che i cittadini italiani dovranno esprimere. Perché l'Italia è sempre stato un Paese certamente filoeuropeo – il più alto, se possiamo ricordarlo, nelle classifiche dell'europeismo tra i vari Paesi europei –, però il nostro europeismo ha sempre corso il rischio di essere eccessivamente alto, un po’ distaccato, poi, dalle esigenze reali dei nostri cittadini. E noi ci avviamo a elezioni europee che vedranno per la prima volta una moltiplicazione degli antieuropeismi: non soltanto l'europeismo tradizionale che abbiamo conosciuto, ma anche antieuropeismi di nuovo conio, in qualche modo. Allora, ci prepariamo ad un'elezione europea che vedrà per la prima volta l'europeismo italiano davvero sfidato sul terreno della concretezza.
      E un gruppo come quello di Scelta Civica, che è radicalmente filoeuropeo, che crede fermamente nell'Europa, non per ragioni religiose, ma perché sostiene ed è convinto che fuori dall'Europa per l'Italia non ci sia che un destino di declino, un gruppo come il nostro auspica e lavora perché ogni aspetto dell'europeismo venga rafforzato nella discussione politica italiana e, quindi, si avvicinino tutti quegli strumenti che i cittadini italiani, anche quando esprimono il voto, possono utilizzare per rendere più concreta l'immagine dell'Europa, per far superare a questa immagine questa aura un po’ di estraneità e di religiosità che ha avuto fino ad ora.
      Per questo, noi esprimiamo voto favorevole a questa mozione e auspichiamo che, di qui alle elezioni europee, si facciano anche quei passi successivi, come anche l'adozione di correttivi alla legge elettorale per le elezioni europee che è stata adottata, a nostro parere, troppo frettolosamente qualche anno fa e che meriterebbe di essere corretta, anche alla luce della mozione che oggi discutiamo e sulla quale Scelta Civica esprimerà voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

      DORINA BIANCHI. Signor Presidente, non c’è dubbio che dall'avvento della crisi economica del 2008 sono tante le questioni e le difficoltà, non soltanto di carattere economico, ma anche sociale, che hanno investito la nostra nazione e l'intera Unione europea.
      È in questo contesto che la stessa Unione europea ha pensato ad una serie di misure per favorire un più adeguato sviluppo della governance e della stessa integrazione comunitaria, e ha sviluppato una agenda, la strategia Europa 2020, che va nella direzione di sviluppare cinque fondamentali questioni che sono: l'occupazione, l'istruzione, la ricerca e l'innovazione, l'integrazione sociale con la lotta alla povertà, l'energia e il clima. Come dobbiamo procedere per un successo di tale strategia ? Da un lato, sicuramente, rimuovendo quelli che sono gli ostacoli che frenano il processo di sviluppo e di crescita necessario, dall'altro, assicurando una presenza forte e qualificata dei nostri rappresentanti in seno al più alto consesso europeo.
      Non c’è dubbio che sono ancora vive in noi alcune riserve, preoccupazioni per quanto sarebbe stato necessario fare e non è stato fatto, ma facciamo nostra quella che è una sollecitazione che ci arriva dalla Comunità europea, dalla Commissione europea del 12 marzo 2013, che esorta anche gli Stati membri a una forte azione di informazione e di semplificazione, indicando sulle schede i collegamenti tra i partiti politici nazionali e i partiti politici Pag. 36europei. E soprattutto a porre in essere una forte campagna informativa che favorisca quella che è una maggiore consapevolezza e una maggiore sensibilizzazione dell'importanza del voto e, di conseguenza, una significativa partecipazione dei cittadini.
      Ciò soprattutto perché, come diceva anche qualche collega che mi ha preceduto, questa è la prima volta che il Parlamento europeo eleggerà direttamente il Presidente della Commissione e quindi ha una responsabilità maggiore. Credo che questo sia di particolare importanza, soprattutto, alla luce di quelli che sono stati gli ultimi avvenimenti, alla luce della disaffezione che l'opinione pubblica manifesta nei confronti delle elezioni europee e del crescente astensionismo.
      Sono per questo particolarmente soddisfatta per la possibilità di aver presentato alla fine una mozione unitaria tra i diversi gruppi e annuncio il voto favorevole del gruppo Nuovo Centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, il voto al referendum svizzero dell'altro ieri, quello che ha messo in discussione accordi che apparivano intangibili e che ha introdotto un pericoloso tetto ai processi migratori, ci riporta indietro; ci riporta indietro nel secolo breve che è stato il secolo delle frontiere, il secolo dei confini, dei Checkpoint Charlie. È stato il secolo in cui occorreva il passaporto per attraversare il vecchio continente, quel secolo breve che è stato attraversato da due guerre mondiali e che è precipitato nell'incubo dei Balcani, nella guerra interetnica e intereligiosa.
      Noi non vogliamo che torni quel secolo e per questo siamo convinti che questa mozione sia un segno di sprovincializzazione della politica italiana e una battaglia vinta da coloro che vogliono un mondo dove i confini, le barriere siano abbattuti e ci sia la libera circolazione delle persone e la libera circolazione dei diritti.
      Lo dico perché quel referendum, quel dato mi ha riportato alla mente un film molto bello; un film che racconta di un immigrato italiano in Svizzera nel 1973; è uno dei cento film italiani da salvare, si chiama Pane e cioccolata, interpretato da Nino Manfredi.
      Racconta di un uomo che per tre anni insegue il permesso di soggiorno provando a inserirsi dentro il tessuto sociale ed economico svizzero e poi è costretto, per rimanere lì, a provare ad assimilarsi addirittura tingendosi i capelli di biondo.
      Noi non vogliamo che l'Europa torni ad avere questa dimensione, vogliamo che l'Europa torni ad essere lo spazio nel quale le nuove generazioni che si affacciano alla politica riescano a ritrovare le ragioni della battaglia delle idee, della battaglia sociale, delle battaglie del cambiamento.
      L'Italia, invece, nel corso degli ultimi anni è riprecipitata nel buco nero degli egoismi, ha accarezzato idee xenofobe, ha tradotto politiche di immigrazione in politiche repressive, è stata moltiplicatrice di quote ed è stata promotrice di vere e proprie prigioni che si chiamano centri di accoglienza per immigrati, i CIE.
      Noi vogliamo andare nella direzione opposta all'Europa come fortezza, vogliamo l'Europa come luogo nel quale ci sia la battaglia politica del XXI secolo. E vogliamo, perché ne siamo intimamente convinti, che l'Europa divenga il luogo in cui non si salvaguarda esclusivamente un modello sociale, ma si salvaguardino una larga gamma di diritti e di libertà che sono fondamentali per rendere democratica l'Eurozona e per non renderla esclusivamente uno spazio di mercato e uno spazio della moneta.
      Invece, nel corso degli ultimi anni – ha ragione il collega Romano – l'europeismo italiano è stato un po’ l'europeismo della domenica, è stato esclusivamente un esercizio retorico. Nel frattempo, invece, arrivavano politiche di austerity che spazzavano certezze, mettevano in discussione modelli di welfare, producevano un arretramento Pag. 37dei diritti sociali e dei diritti economici, portavano indietro il mondo del lavoro e mettevano in discussione una dimensione nazionale democratica. Noi pensiamo che bisogna, dalla prossima legislatura, che noi consideriamo costituente, mettere in campo politiche sociali ed economiche che aggrediscano la crisi e che vadano nella direzione anticiclica. Questo significa mettere al centro il tema della lotta all’austerity, significa produrre scelte molto forti sul terreno della lotta alla disoccupazione, un new deal europeo che parli innanzitutto della riconversione ecologica dell'economia, affrontare il grande tema della riforma della finanza mondiale, separando le banche d'affari dalle banche di risparmio, l'introduzione di un salario minimo europeo, la scelta fondamentale di una tassazione della speculazione finanziaria, la trasformazione della Banca centrale europea in prestatrice di ultima istanza. Scelte di politica economica che debbono andare nella direzione di un cambiamento radicale e che debbono, allo stesso tempo, coniugare politiche economiche espansive con una politica, con una dimensione finalmente unitaria del Parlamento europeo.
      L'indicazione diretta del Presidente della Commissione europea non è un vezzo elettoralistico, è lo strumento che può consentire all'Europa di superare la dimensione intergovernativa, che è quella che ha rallentato il processo di unificazione politica e si è trasformata talvolta in un compromesso di basso livello tra interessi inconfessabili nazionali. Noi dobbiamo rimodellare il modello sociale europeo fuori dalla dimensione dello Stato nazionale, dobbiamo immaginare lo Stato europeo; dobbiamo cominciare a immaginare, come ci invita il filosofo Jürgen Habermas, a superare la dimensione della semiegemonia tedesca e politicizzare lo spazio europeo.
      La politicizzazione sarà necessaria il 25 maggio di quest'anno: sarà necessaria l'indicazione diretta, sarà necessario costruire un sistema di partiti europei. Un sistema dei partiti europei significa costruire un corpo elettorale europeo, un'opinione pubblica europea, un conflitto sociale europeo. Significherà un'Europa che sceglie la dimensione euromediterranea, superando il nocciolo duro tedesco; significa un'Europa che non ha paura dell'Africa che cambia, che non ha paura di un'immigrazione impetuosa ed irreversibile, che sceglie lo spirito di Lisbona: quello dell'innovazione tecnologica, del sapere sociale diffuso, dell'idea dell'Europa come prima potenza mondiale della conoscenza, della scuola, dell'università e della ricerca.
      Significa un'Europa che sceglie un esercito comune, e non sceglie di essere una potenza d'appoggio a operazioni militari che, talvolta, producono ulteriori forme di revanscismo nazionalista e producono un disastro sul terreno dei profughi e delle persone civili. Significa un'Europa che sceglie una strada opposta rispetto al Fiscal compact e al pareggio di bilancio. Significa un'Europa che interpreta la più grande crisi dal 1929 ad oggi (siamo nel sesto anno): quella partita dalla crisi della Lehman Brothers, non esclusivamente come una crisi del debito pubblico, ma come una crisi del debito privato e di un modello speculativo-finanziario che produce economia di carta e non economia reale.
      Noi siamo convinti che bisogna scommettere su questo terreno: su un'Europa solidale, su un'Europa che non sia intergovernativa, che metta al centro i Parlamenti; su un'Europa che non utilizzi la Grecia come una cavia, ma «immagini», ripartendo da quel disastro sociale, economico, quel disastro che porta decine di migliaia di bambini a morire per denutrizione, in una grande opportunità di cambiamento.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      ARTURO SCOTTO. Dobbiamo battere l'euroscetticismo e i populismi che montano. Per questo ci vuole più politica, perché Europa e sinistra per noi sono sinonimi: se non c’è l'uno non c’è nemmeno l'altro. E siccome siamo convinti, con Altiero Spinelli, che la lotta per il potere politico nazionale molto spesso apre le porte a esperimenti reazionari, Pag. 38siamo convinti che la sfida per le prossime elezioni europee è la sfida decisiva per ricostruire il futuro dell'Italia e dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Emanuele Cozzolino. Ne ha facoltà.

      EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, colleghi, poiché il mio gruppo mi ha chiesto di intervenire in dichiarazione di voto sulle mozioni, ho letto con attenzione il resoconto del dibattito svolto in discussione sulle linee generali.
      In primo luogo, devo riconoscere che la collega Dieni, anche se il suo intervento ha creato una certa irritazione in qualche gruppo, è stata facile profeta, visto che le citazioni di Spinelli, di Rossi e del Trattato di Roma, insomma di quelle che ha brillantemente definito vulgata europeista, sono state ricorrenti; e a queste giustamente la collega Binetti ha aggiunto De Gasperi che, in termini di europeismo, non ha nulla da invidiare ai padri dell'Europa.
      Parto da questo dato, ovviamente non per provocare, ma perché, dalla lettura integrale ed ex post del dibattito che è stato svolto, emerge, in maniera molto netta, una caratteristica: tra le argomentazioni svolte, il 90 per cento sono da ascriversi ad un dibattito, anche interessante e gradevole, sulle origini del pensiero europeista, sulla storia dell'Unione europea e sulle prospettive dell'Europa. Solo il 10 per cento delle restanti argomentazioni, ma forse anche meno, è stato dedicato all'oggetto concreto del dibattito, ovvero l'impegno previsto dalle mozioni depositate, che riguarda l'inserimento sulla scheda elettorale anche del simbolo del partito europeo di appartenenza e, per quanto riguarda la mozione Bianchi, anche dell'indicazione del candidato Presidente per la Commissione europea.
      A questo aspetto ha fatto cenno il collega Di Lello, illustrando la sua mozione, mentre gli altri intervenuti o vi hanno fatto un accenno fuggevole o hanno preferito dedicarsi ad argomentazioni di portata più generale ed europea. Questo ha dato vita ad un paradosso, consistente nel fatto che l'unico gruppo che ha dedicato qualche riflessione di merito all'oggetto concreto delle mozioni è stato proprio il 5 Stelle, che è contrario alle ipotesi prospettate.
      Colleghi, mettiamoci d'accordo su quale discussione vogliamo fare. Se vogliamo fare un dibattito a tutto campo e sui massimi sistemi dell'Europa, siamo qui e siamo pronti. Ma l'oggetto dei documenti che stiamo esaminando oggi e che voteremo a breve è molto diverso e ben più limitato nella sua concretezza materiale.
      I motivi di fondo della nostra posizione e del nostro voto su queste mozioni sono ovviamente quelli già abbondantemente delineati dalla collega nel suo intervento e ai quali rimando. Visto che, comunque, molto si è detto sull'Europa, qualche riflessione su quanto emerso fino ad ora la svolgo volentieri. La cifra di tutti gli interventi svolti, a parte il nostro, può ben essere sintetizzato dalla frase un po’ abusata che spiega che i problemi attualmente in campo non si risolvono con «meno Europa», ma con «più Europa». Addirittura, ci è stato spiegato che coloro che concepiscono la lotta come conquista del potere politico nazionale fanno sempre il gioco delle forze reazionarie. Una frase targata Cartagine, collega Scotto, non solo per gli anni e per il contesto storico in cui fu pronunciata, ma perché utilizzare oggi concetti come quello di forze politicamente reazionarie è un esercizio di filologismo politico che si commenta da solo.
      Per tutti o quasi tutti i gruppi di quest'Aula il sogno del federalismo europeo, quello degli Stati uniti d'Europa, che iniziò a germogliare davanti alla mostruosa e dirompente follia della Seconda guerra mondiale e nel corso dell'agonia del regime fascista, che aveva trascinato l'Italia in guerra con la Germania nazista, è la strada ancora oggi da seguire e da perseguire. Si dice, proprio perché è mancato il coraggio di dar vita ad una vera unione politica tra Stati a livello europeo, anche con ingenti cessioni di quote di sovranità alle istituzioni comunitarie, che in questi Pag. 39anni l'Europa non ha assolto al suo compito politico, e nell'ultimo quinquennio, con l'esplodere della pesante crisi globale, la peggiore dal 1929, si è trasformata in una sorta di tiranno economico che angustia la vita di milioni e milioni di cittadini e soprattutto del sud Europa, come gli italiani. Ma se vogliamo uscire dal pantano putrido nel quale ci troviamo, ci è stato spiegato, non dobbiamo guardare alla riva da cui ci siamo mossi, bensì a quella alla quale dobbiamo arrivare.
      Colleghi, questa tesi è un gigante dai piedi di argilla, è come un sillogismo in cui la prima premessa è sbagliata. L'Europa dalla sua nascita ad oggi ha purtroppo tragicamente fallito la sua missione politica. E per rendersi conto dell'ampiezza del fallimento politico realizzato negli anni prima della crisi, più che l'assenza di misure economiche e sociali valide, l'osservatorio privilegiato è costituito dalla politica estera. Se in Europa abbiamo vissuto il più lungo periodo di pace dal dopoguerra, il merito non è dell'Europa, e neppure delle organizzazioni internazionali come l'ONU, il merito è della Guerra Fredda. Il potere che le due super potenze detenevano per distruggersi a vicenda e, mentre lo facevano, distruggere tutto il mondo, ha avuto come conseguenza il controllo sui conflitti regionali in tutto lo scacchiere mondiale ed anche in Europa. Quando una di quelle due potenze è crollata e quell'equilibrio è saltato, sono riesplosi i conflitti regionali in Europa e a pochi metri di distanza da essa e, nell'assenza totale di ruolo in quelle crisi, l'Europa ha dimostrato la sua inesistenza.
      Nei primi anni Novanta, nello scannatoio della ex Jugoslavia, i vari Stati d'Europa con diplomazie levantine si sono schierati chi con la Croazia e chi con la Serbia a seconda degli interessi geopolitici. Quando è stato il momento del Kosovo, ci ha pensato la NATO ad occupare quello spazio lasciato scoperto ancora una volta dall'Europa. Da ultimo, la Guerra di Libia, ce l'hanno tutti presente, con Paesi europei in competizione tra loro nell'ambito di quella crisi. Una sorta di guerra politica inserita nella guerra militare, con la Francia interventista per scalzare la posizione economica privilegiata conquistata dall'Italia, la Germania sull'Aventino, e noi italiani come al solito presi nel mezzo, e mi verrebbe da dire presi nel mezzo tra un Governo debole e indeciso e gli strattoni di un Capo dello Stato fin troppo deciso, cari amici di Forza Italia che oggi ve ne siete andati come Ponzio Pilato.
      Ma di chi è la colpa di questi e di tutti gli altri fallimenti europei se non dei partiti europei che non sono stati in grado di fare politica e di realizzare quell'Europa politica che ancora si invoca come panacea ? I leader politici che guidavano i Governi nazionali che, in quelle occasioni ed in altre, hanno relegato ad un ruolo marginale l'Europa come attore politico, non erano allo stesso tempo membri e dirigenti del Partito socialista europeo, del Partito popolare europeo e degli altri più piccoli ? Questo vuol dire che l'Europa politica è già fallita e l'auspicio del «ci vuole più Europa» è irrealizzabile perché i soggetti politici che avrebbero dovuto realizzarlo o non sono stati capaci di farlo o non lo hanno voluto.
      Sbaglia chi si scandalizza del ruvido giudizio sull'Europa del Vicesegretario di Stato degli Usa, Victoria Nuland, perché si è solo limitata a scattare una fotografia, magari un po’ forte come alcune di quelle di Oliviero Toscani.
      Se nel 2014 continuiamo ad invocare gli Stati uniti d'Europa o il federalismo europeo per superare i problemi che affrontiamo quotidianamente, si pone lo stesso dilemma che affrontiamo con i provvedimenti «mille proroghe» che abbiamo esaminato oggi. Infatti, se l'attuazione di una norma viene rinviata per venti anni, o è stata approvata una norma fasulla e irrealizzabile, oppure c’è cattiva volontà da parte di chi dovrebbe attuarla.
      Allo stesso modo, delle due l'una: o le tesi dei padri europeisti erano pura teoria che non ha retto alla prova dei fatti, o i partiti politici europei hanno fallito totalmente e, in questo caso, chi davvero crede nell'Europa è in malafede se ripropone l'Europa dei partiti.Pag. 40
      Altro tema emerso da questo dibattito è l'elemento di novità che si vuole dare all'elezione del presidente della Commissione sulla base dei numeri nel Parlamento europeo.
      In primo luogo, è curioso notare come forze di sinistra che, qui in Italia, hanno sempre guardato con diffidenza ad ogni forma anche molto annacquata di presidenzialismo o leaderismo, invochino come una grande novità un elemento a lungo condannato in relazione al porcellum, ovvero l'indicazione del candidato premier.
      C’è poi un altro aspetto non secondario. Certamente un presidente della Commissione Europea, eletto tenendo conto degli schieramenti nell'emiciclo di Bruxelles e Strasburgo, può anche rappresentare un aspetto positivo. Ma se non cambiano i poteri e i rapporti di forza tra Commissione ed Europarlamento, e tra questi soggetti e le altre istituzioni europee, e per farlo va messa mano ai trattati, in concreto cosa cambia ?
      Se l'impalcatura istituzionale di questa Europa rimane la stessa, che sia eletto presidente della Commissione europea questo o quello, è come passare una mano di bianco su un muro umido.
      Per quattro giorni regge, e se uno ha ospiti a cena magari non fa brutta figura, ma poi la macchia ritorna ed è peggio di quella di prima.
      Ciò detto – e credo, colleghi, di essermi limitato ad esporre tesi che molti possono legittimamente non condividere ma che certo non possono essere considerate blasfemie sull'Europa, – il problema è un altro, e cioè che, per quanto interessanti questi temi, non rappresentano il punto delle mozioni presentate.
      Quello che le due mozioni chiedono al Governo è di assumere un impegno politico a prevedere sulla scheda elettorale nelle prossime elezioni di maggio la stampa del simbolo del partito europeo al quale è affiliata la lista che si presenta in Italia e il nome del candidato presidente del partito che lo sostiene.
      Anche su questo siamo contrari per diversi motivi. La motivazione politica si desume da quanto ho appena detto, ma soprattutto da quanto ha ben spiegato la collega Dieni in discussione sulle linee generali.
      Ribadisco la nostra preoccupazione da un punto meramente tecnico e che consiste nel tutelare a pieno la volontà dell'elettore nell’ esprimere il proprio voto. Si vuole esplicitare la propria appartenenza ad un partito europeo ? Allora, basta che quella lista italiana per le elezioni europee, dopo il suo nome, aggiunga semplicemente un trattino e il nome del partito europeo di riferimento. Ad esempio, PSI-Partito Socialista Europeo, oppure UDC-Partito Popolare Europeo, così mettiamo anche agli atti la giusta segnalazione di esistenza in vita che la collega Binetti ha rimarcato al nostro gruppo in discussione generale. Non c’è bisogno di stampare simboli ulteriori che potrebbero indurre in errore un elettore.
      Concludo con un accenno ad un riferimento normativo che non esiste – perché la raccomandazione, a cui fanno cenno queste mozioni, è acqua fresca di fonte – ed un approccio comparato che, pure questo, si conclude immediatamente perché nessuno in Europa ha minimamente preso in considerazione la raccomandazione che oggi si chiede al Governo di applicare.
      Per questi motivi, il MoVimento 5 Stelle dichiara il proprio voto contrario su tutte le mozioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Amendola. Ne ha facoltà.

      VINCENZO AMENDOLA. Signor Presidente, care deputate e cari deputati, questa mozione descrive non un automatismo elettorale, non un meccanismo per le prossime elezioni, ma descrive quello che è il centro anche di un'idea di politica, che da questo Parlamento deve venire verso le prossime elezioni di maggio.
      Vedete, in questa tenaglia, tra euroscettici e eurofideistici, vincono gli slogan, vince la retorica, vince un'idea di Europa che nelle discussioni, nei dibattiti e nelle Pag. 41conferenze prende piede, ma quella del processo storico e della crisi del processo storico dell'integrazione europea, secondo me, deve essere l'anima del nostro dibattito.
      Io ho ascoltato con molta attenzione, perché credo che questa nostra mozione, le mozioni che vengono discusse e anche tutto il processo che si avvierà in Parlamento e nelle Commissioni verso la presidenza italiana del semestre europeo, tocchi il centro di un'azione parlamentare e politica che questo Governo e le forze politiche in Parlamento debbano discutere.
      Lo dico a chi mi ha preceduto: qui non parliamo di un simbolo, qui parliamo di come ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini, democrazia e democrazia europea. Qui non discutiamo di un logo, di una bandiera, di uno slogan; qui discutiamo di come portare fuori l'Europa dalle secche di una crisi economica che è frutto della prima guerra finanziaria mondiale e che ha messo in crisi non solo le politiche economiche di ogni Paese, ma il rapporto che c’è tra democrazia, assetto politico europeo e quelle che sono le scelte dei popoli.
      A me impressionano molto i dati dell'euroscetticismo, dell'eurofobia. Mi impressionano le parole di Marine Le Pen, di chi parla di Europa come Stato nazista, di chi brucia le bandiere nelle manifestazioni di questa che è la nuova Vandea della destra che si sta organizzando. Allora, questo è il contesto del nostro dibattito: come portare fuori l'Europa da una crisi che è economica ma che è innanzitutto politica e come dare al popolo, ai cittadini, alle libertà di chi crede ancora in un modello sociale europeo e in un modello democratico che sia visione globale, una nuova speranza.
      Io non credo che discutere oggi dell'incompletezza dell'Unione europea, di chi ha fatto una scelta, come l'abbiamo fatta noi padri fondatori di questa Costituzione materiale, di anteporre la scelta economica alla scelta politica dell'integrazione fino a quello che è stato un grave fallimento della Costituzione europea, sia un dato che diamo per scontato. No, è il cuore del problema. Ma, la sfida che noi abbiamo oggi, anche verso le prossime elezioni europee, è uscire da quella divisione che si è creata tra l’élite e i cittadini e ricostruire un nesso tra scelta democratica e scelta economica, in cui il volere dei cittadini sia fondante.
      A me non piace la guerra di slogan eurofobici, euroscettici, né chi urla uno slogan utopico o chi dice «non si può fare niente». No, si può fare qualcosa e si può ricostruire quello che è il senso non degli slogan di chi ci ha insegnato la costruzione dell'Unione europea, ma di chi vuole un futuro per questa grande creazione di spazio, pace e cooperazione.
      Guardate, cara Presidente, cari colleghi, c’è un nazionalismo che sta, come un virus, imperversando e aggirandosi per l'Europa, che non è solo quello delle piccole patrie e delle frontiere che si chiudono, ma è anche un nazionalismo negativo, cioè che si ripresenta, a differenza del passato, in via negativa, non per l'orgoglio di chi vuole candidarsi a qualcosa – e, quindi, a respingere un fronte – ma per l'orgoglio di ciò che non si è. Una poetica del rancore che grida al complotto, al complotto di Bruxelles, dei poteri altri, lontani da noi, mentre qui il popolo richiede diritti, libertà e cittadinanza. No, le elezioni europee, la costruzione europea, come insegna la storia di questo grande processo, non è solo sulle parole e sulle gambe delle grandi leadership. È della volontà popolare che ha abbattuto le frontiere, che ha abbattuto i muri. È la volontà popolare che parla anche adesso, in queste ore, nelle piazze di Kiev, di chi guarda a questa costruzione europea come ad un momento di liberazione e di libertà.
      Queste divisioni, cari colleghi, sono il sale della competizione che noi ci troveremo ad affrontare. Le competizioni si svolgono anche su grandi idee, su grandi messaggi. Io ve lo chiedo, lo chiedo al MoVimento 5 Stelle: ma questa battaglia che vi appassiona, su cui discutiamo, di un'Europa differente, di un'Europa che rimetta la politica e i diritti dei cittadini prima delle scelte economiche e su cui costruire un patto per la crescita, con chi Pag. 42la farete alle prossime elezioni europee ? Perché non è solo un punto di slogan, è un'alleanza per cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È un'alleanza che deve attraversare tutti i cittadini europei, non verso i partiti ma verso le scelte. Noi sceglieremo i socialisti e i democratici, altri sceglieranno le forze popolari, altri sceglieranno le forze liberali. Ma, voi in Parlamento europeo con chi vi siederete ? Con i pirati, con Ataka, con chi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?
      E questa è una scelta politica e non lo dico per spirito di polemica, ma lo dico perché tutto quello che noi vogliamo costruire e la battaglia che si fa in Europa ha anche dei simboli. Io so benissimo che con l'inconcludenza e l'incompletezza del Trattato non si costruisce una democrazia perfetta. Ma, occorre costruire anche delle candidature europee: noi sceglieremo Martin Schulz, voi chi sceglierete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?
      È un dibattito su cui noi dobbiamo essere uniti come Paese, per modificare la democrazia europea. E allora, senza spirito di polemica, ma con uno spirito di costruzione di un'Europa differente, noi ci troveremo nei prossimi mesi a discutere di quale direzione questo progetto deve avere, non solo per noi, ma per le frontiere fuori di noi, perché sappiamo – e su questo concordo con chi mi ha preceduto – che la grande frontiera della debolezza dell'Unione europea oggi è il Mediterraneo, con le tragedie della guerra civile, con delle guerre sbagliate, come quella di Libia, con degli atti che, come abbiamo conosciuto in Egitto, hanno negato la democrazia.
      Ebbene, in quello scenario noi dobbiamo riconquistare forza e, per fare questo e per prendere lo spirito del discorso alto di Giorgio Napolitano al Parlamento di Strasburgo, io credo che ognuno di noi non si debba nascondere dietro slogan, dietro una finta ricerca di automatismi: è un problema di simbolo o di nome. No, è un problema di come si interpreta oggi la battaglia per un'Europa differente. Noi lo faremo a partire dal 1o marzo con il congresso dei socialisti e democratici qui a Roma, con il candidato Martin Schulz, con un'alleanza di differenti, di culture differenti, di anime, di storie, di processi che si incontrano, perché hanno un comune obiettivo: cambiare direzione all'Unione europea, fare di questo progetto non solo uno scontro tra chi è chiuso in politiche economiche e in visioni del mondo dell’austerity, ma costruire una leadership che faccia parlare i cittadini con una democrazia.
      Sceglieremo un candidato, Presidente, sceglieremo delle liste, sceglieremo un'alleanza e su questo ci confronteremo, perché la battaglia che faremo per le prossime elezioni europee non riguarda solo noi italiani, riguarda una direzione, un processo storico, una forza e su questo – io lo dico – questo nostro Paese è stato fondatore. Lasciamo stare gli slogan o gli appelli ai grandi nomi dell'europeismo, ma cerchiamo tutti quanti noi di avere un'ambizione, di procedere ad un cambiamento e a questo cambiamento noi, come italiani e come europei, vogliamo partecipare da protagonisti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bruno. Ne ha facoltà.

      FRANCO BRUNO. Signor Presidente, quando io ho visto un documento preparato in vista delle elezioni europee del 2014, non le nascondo che pensavo di trovare dentro qualcosa che si riferisse alla differenza tra il nostro Parlamento e il Parlamento europeo, qualcosa che parlasse, per esempio, del fatto che il principio dell'eguaglianza del voto con la soglia del 4 per cento viene straordinariamente mortificato in queste grandi circoscrizioni: poiché il Parlamento europeo non esprime il Governo, non ci sono principi di governabilità che riescono in qualche modo ad equilibrare il fatto che l'uguaglianza del voto non viene rispettata.
      Così come non le nascondo che pensavo ci fosse una discussione su queste enormi circoscrizioni, circoscrizioni che impediscono Pag. 43da sempre a territori di essere rappresentati al Parlamento europeo. Una per tutte, penso alla Sardegna, che non eleggerà mai un parlamentare europeo per come è fatta la circoscrizione elettorale, o penso ad altre circoscrizioni del Sud e potrei continuare, perché tra l'altro, con queste enormi circoscrizioni, in un sistema che prevede le preferenze e con la soglia di sbarramento al 4 per cento, noi abbiamo tolto pure il rimborso elettorale. Significa favorire quelle pochissime persone che possono permettersi di spendere centinaia e centinaia di migliaia di euro pur di prendere uno scranno al Parlamento europeo. Ma di tutto questo io non trovo nessun accenno in questo documento. Non trovo nessun accenno sulle preferenze di genere, non trovo nessun accenno sul fatto che milioni di voti in un Parlamento che per antonomasia è il Parlamento della rappresentanza non avranno nessuno che parlerà, nessuna voce che li tutelerà.
      Trovo invece una discussione che prevede l'affiliazione alle grandi famiglie europee con il simbolo sulla scheda. Cioè, per capirci, ma perché queste grandi famiglie europee non danno il loro apparentamento o il loro beneplacito solo ad una lista anche in Italia e chi si vuole richiamare a quel partito, chi vuole votare Schulz sbarrerà la lista di Schulz, chi vuole votare il partito popolare europeo sbarrerà il partito popolare europeo ?
      No, si consente una pluralità di formazioni, di liste, per cui voglio capire: io voglio votare Schulz. Quante liste ci saranno in Italia che avranno un richiamo a Schulz o il richiamo del Partito Popolare Europeo ? Quanti simboli ci saranno ? Questo è il modo per avvicinare l'elettore alle elezioni europee ? Noi avviciniamo alle elezioni europee solo quell'elettore che verrà sollecitato sulla base di potentati economici e di soldi che dovranno raccogliere, in qualche modo, i singoli candidati per far scrivere il proprio nome su una scheda.
      Purtroppo, in questo modo, a mio avviso, non si avvicina affatto la popolazione italiana all'Europa, ma la si allontana. Anche per questo, non me la sento di votare questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Lello, Dorina Bianchi, Garavini, Scotto, Andrea Romano ed altri n. 1-00157 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Marzano, Palmieri, Nardella, Colonnese, Palma, Schullian, Alberti, Alfreider, Verini, Ottobre, Misuraca...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     497            
            Votanti     440            
            Astenuti     57            
            Maggioranza     221            
                Hanno votato
    321                
                Hanno votato
no     119).                

      (Il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e il deputato Pagani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 17,15).

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, volevo iniziare il mio intervento con un pensiero di Gianluca Manca, Pag. 44fratello di Attilio Manca, ritrovato morto dieci anni fa: sono passati dieci anni lunghi, di dolore, all'inizio di solitudine, di verità negata, di depistaggi, di insabbiamenti, ma, quasi alla conclusione del decimo anno, finalmente si intravede all'orizzonte un raggio di luce. Tutto è improvvisamente cambiato quando il GUP Marinelli ha deciso di rinviare a giudizio l'unica indagata, Monica Mileti. Vuole dire che si aprirà un processo, che saranno sentiti i testimoni e che si potrà arrivare alla verità.
      Anche la pubblicazione delle foto, avvenuta con grande dolore della famiglia, ha avuto un forte impatto sull'opinione pubblica, che ha potuto realmente capire come Attilio era stato ucciso, e non era morto per una overdose, come ha sostenuto la Procura. Si è scoperto che nei giorni in cui si è operato Provenzano a Marsiglia, Attilio non lavorava all'ospedale di Belcolle di Viterbo, mentre stranamente il commissario Gava ha attestato che lavorava. Ci hanno detto che era stato effettuato l'esame tricologico, invece l'esame tricologico non è stato mai eseguito. Il giorno 8, il comune di Corleone ha intitolato una sala ad Attilio, nel Laboratorio della legalità, bene confiscato a Bernardo Provenzano.
      Oggi, il caso Attilio Manca è un caso nazionale, perché Attilio è diventato il figlio e il fratello che chiunque, cittadino o cittadina, potrebbe avere. Dieci anni fa la morte di Attilio Manca e dieci anni, oggi, si apre uno spiraglio per i familiari che non hanno mai creduto al decesso del medico per un mix di eroina e tranquillanti e che da anni si battono per la ricerca della verità. Si è conclusa ieri, con il rinvio a giudizio per spaccio di Monica Mileti, unica imputata per la morte di Manca, perché accusata di aver fornito al giovane urologo in servizio presso l'ospedale di Belcolle, la dose di eroina che secondo la procura di Viterbo ne causò la morte. Si riapre uno spiraglio che finalmente riaccenderà i riflettori sulla vicenda, perché c’è un vuoto nelle indagini. I magistrati di Viterbo sono sicuri che si sia trattato di un decesso da overdose.

      PRESIDENTE. Concluda per favore, onorevole Villarosa. È scaduto il tempo. Ho altri interventi.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Non è così, dico. La verità verrà a galla. Noi lotteremo sempre e senza chiedere niente in cambio. Difenderemo sempre i diritti di tutti e vivremo la nostra vita ricercando le verità nascoste e lo faremo per Attilio e per tutti quelli che, come Attilio, volevano vivere una vita da uomo libero. Vi lascio con le ultime sue parole: «Spero che la ricerca non venga interrotta, perché questa possa continuare nei miei successori. E soprattutto spero che qualcuno un giorno possa trovare la verità, per non vanificare me e millenni di generazioni umane. Attilio Manca» (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

      SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SILVIA GIORDANO. Signor Presidente, domenica sera sulla strada provinciale 430, denominata Cilentana, nei pressi del comune di Agropoli, si è consumata l'ennesima tragedia in un terribile incidente stradale. Nell'incidente sono state coinvolte tre auto e sette persone, quattro delle quali sono morte mentre altre tre versavano in gravi condizioni. Annunziata Sorrentino, 50 anni, Emma D'Auria 29 anni, Gianfranco De Santis 43 anni, e Vito Chechile, 52 anni, sono i nomi delle vittime dell'incidente avvenuto su questa strada, che negli ultimi due anni ha visto 28 vite spezzate e numerosissimi feriti. Principale causa dell'incidente sembrerebbe essere l'alta velocità. Non vorrei però che l'emergere di colpe da parte di qualcuno che guidava in maniera assolutamente dissennata riuscisse a nascondere il problema del dissesto stradale presente in gran parte delle strade del Cilento. La strada killer continua a mietere vittime. Il percorso è tappezzato di trappole, curve pericolose, avvallamenti e spaccature nell'asfalto. All'indomani del sinistro mortale Pag. 45i commenti non sono mancati e la politica è stata ancora una volta il primo bersaglio da colpire.
      Inoltre, si riapre la ferita ancora sanguinante relativa alla chiusura dell'ospedale di Agropoli, distante pochi minuti dall'incidente. Quello che abbiamo sempre paventato con la chiusura dell'ospedale civile di Agropoli e del suo Pronto soccorso, comincia a dare i primi tragici effetti negativi. Stiamo incominciando ad abbandonare del tutto un territorio, sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista strutturale. È il caso di smettere di parlare nelle televisioni e cercare di fare qualcosa di veramente pratico sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, vede, è ormai passato quasi un anno e sto sollecitando sistematicamente una interrogazione parlamentare che riguarda Finmeccanica. Io credo che non sia possibile, perché questo non soltanto lede le responsabilità, ma ovviamente offende anche la Presidente della Camera e tutto il Parlamento.
      Non è possibile che il Ministro dell'economia e delle finanze non risponda ad un atto di sindacato ispettivo dopo un anno per sapere come mai si è allargato il consiglio di vigilanza di Finmeccanica, portandolo da tre a cinque membri e dando una nomina a persone che hanno venti incarichi pubblici. Altro che Mastrapasqua !
      Credo che Finmeccanica debba rispondere delle azioni che fa. Evidentemente vi sono delle lobby che governano questo sistema e su cui anche lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze non riesce a dare risposte. Io credo che sia legittimo e doveroso, da parte del Ministro, dare una risposta a un'interpellanza o a un'interrogazione parlamentare. Non è giusto e non è rispettoso del Parlamento e della Presidente della Camera che ancora oggi, a distanza di un anno, non si riesca a sapere nulla di quello che sta accadendo in quella società.
      La prego, per il rispetto che le porto, signora Presidente, di intervenire con tutti i suoi poteri perché si faccia chiarezza su questa Finmeccanica, che è una cosa indegna ! Io credo che c’è il dovere di sapere e di capire quello che sta accadendo in Finmeccanica e nelle società collegate ! Grazie.

      PRESIDENTE. Sottoporrò la questione al Governo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 12 febbraio 2014, alle 9:

      1. – Seguito della discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330, Zanetti ed altri n. 1-00331, Causi ed altri n. 1-00332, Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00333, Buttiglione ed altri n. 1-00336 e Capezzone ed altri n. 1-00338 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea.

      (ore 15)

      2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      La seduta termina alle 17,25.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  1  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1920-A - voto finale 515 514 1 258 320 194 44 Appr.
2 Nom. Moz. Di Lello e a. 1-157 n.f. 497 440 57 221 321 119 56 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.