XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 172 di mercoledì 12 febbraio 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

      La seduta comincia alle 9.

      ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Annunzio di petizioni.

      PRESIDENTE. Invito il deputato segretario di Presidenza a dare lettura delle petizioni pervenute.

      ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge:
          LAURA CIMA, da Torino, e numerosissimi altri cittadini chiedono la tempestiva calendarizzazione e approvazione di norme per l'attribuzione del cognome materno ai figli (519) – alla II Commissione (Giustizia);
          MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede una revisione del sistema di imposizione sulla prima casa, al fine di tenere conto dei minori servizi di cui beneficiano gli abitanti delle periferie (520) – alla VI Commissione (Finanze);
          SIMONE DONAZIO, da Roma, chiede di equiparare coloro che hanno svolto il servizio sostitutivo di leva in qualità di ausiliari nelle forze di polizia a coloro che hanno svolto il medesimo servizio nelle Forze armate (521) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa);
          GIUSEPPE MARCHI, da Carpi (Modena), chiede la concessione di una promozione a titolo onorifico agli ufficiali provenienti dai corsi allievi ufficiali di complemento (522) – alla IV Commissione (Difesa);
          MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede: l'ampliamento degli orari di apertura al pubblico degli uffici pubblici, delle banche e delle assicurazioni (523) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e VI (Finanze); che le retribuzioni dei lavoratori pubblici e privati siano determinate in base ai giorni effettivamente lavorati (524) – alla XI Commissione (Lavoro); nuove norme in materia di formazione delle graduatorie dei concorsi pubblici (525) – alla XI Commissione (Lavoro);
          ROBERTO LAURENZI, da Perugia, chiede la soppressione di province e camere di commercio e l'istituzione di agenzie provinciali per lo sviluppo (526) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede interventi per contrastare la corruzione e il clientelismo nella provincia di Cosenza (527) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          MAURO DONDA, da Terzo D'Aquileia (Udine), e numerosi altri cittadini chiedono la sollecita approvazione della proposta di legge Carra ed altri concernente l'inserimento della nutria nell'elenco delle specie cacciabili (A.C. 1773) (528) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
          IOLE NATOLI, da Milano, e numerosissimi altri cittadini chiedono nuove norme in materia di cognome dei figli, per Pag. 2consentire la scelta tra doppio cognome e cognome unico concordato (529) – alla II Commissione (Giustizia);
          VITTORIO GALATRO, da Nocera Inferiore (Salerno), chiede l'introduzione del voto di preferenza nella legge elettorale (530) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          ANTONIO PERSICHINI, da Bienne (Svizzera), chiede l'approvazione di una nuova legge elettorale, che assicuri la costituzione di una maggioranza certa, nonché l'introduzione del voto di preferenza e misure per impedire il passaggio dei parlamentari a gruppi politici diversi da quello in cui sono stati eletti e a consentire, al termine del mandato, una valutazione dell'attività da essi svolta (531) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          WANDA GUIDO, da Penna in Teverina (Terni), chiede: l'interruzione dei lavori per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità nella Val di Susa (532) alla IX Commissione (Trasporti); interventi a tutela del Parco nazionale d'Abruzzo e delle altre aree protette (533) – alla VIII Commissione (Ambiente);
          ALESSANDRO GALLO, da Udine, e numerosi altri cittadini chiedono: iniziative per la fuoriuscita dell'Italia dall'euro, per la sospensione dei trattati dell'Unione europea che limitano la sovranità nazionale e per l'azzeramento del debito pubblico nei confronti degli organismi finanziari internazionali (534) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e V (Bilancio); l'inserimento in Costituzione del diritto di resistenza all'oppressione (535) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
          LUIGI DE GIACOMO, da Morcone (Benevento), e numerosi altri cittadini chiedono: iniziative per la fuoriuscita dell'Italia dai trattati dell'Unione europea e per la reintroduzione della sovranità monetaria italiana (536) – alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e V (Bilancio); il trasferimento allo Stato della proprietà delle quote di partecipazione della Banca d'Italia (537) – alla VI Commissione (Finanze);
          STEFANO CERCAMONDI, da Albano laziale (Roma), e altri cittadini chiedono l'introduzione del reddito di cittadinanza (538) – alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Balduzzi, Bonafede, Michele Bordo, Di Gioia, Di Lello, Galati, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Guerra, La Russa, Lauricella, Giorgia Meloni, Merlo, Migliore, Pes, Picchi, Gianluca Pini, Ravetto, Andrea Romano, Rossi, Rossomando, Speranza, Tabacci e Tidei sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 10 febbraio 2014, il deputato Giuseppe Stefano Quintarelli, già iscritto al gruppo parlamentare Per l'Italia, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia.
      La Presidenza di tale gruppo ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Seguito della discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330, Zanetti ed altri n. 1-00331, Causi ed altri n. 1-00332, Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00333, Buttiglione Pag. 3ed altri n. 1-00336 e Capezzone ed altri n. 1-00338 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea (ore 9,10).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-00288, Busin ed altri n. 1-00329, Paglia ed altri n. 1-00330 (Nuova formulazione), Zanetti ed altri n. 1-00331, Causi ed altri n. 1-00332, Dorina Bianchi e Bernardo 1-00333, Buttiglione ed altri n. 1-00336 e Capezzone ed altri n. 1-00338 concernenti iniziative per armonizzare il sistema europeo dell'imposta sul valore aggiunto alla luce del Libro verde sul futuro dell'IVA adottato dalla Commissione europea (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Ricordo che nella seduta di lunedì 10 febbraio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
      Avverto che la mozione Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00333 è stata sottoscritta in data odierna anche dal deputato Piso.

(Intervento e parere del Governo)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro per l'economia e le finanze, Luigi Casero, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, le mozioni contengono una serie di impegni che vanno nella logica che sta seguendo il Governo per cercare di armonizzare in sede europea i vari sistemi d'imposta sul valore aggiunto. Come i parlamentari interpellanti sanno, il sistema dell'IVA è un sistema coordinato in sede europea, è una tipica tassa comunitaria e, pertanto, tutte le azioni devono essere definite in sede comunitaria. Nello stesso tempo, il Governo italiano, poi lo vedremo nello specifico, si è impegnato e si sta impegnando affinché, durante il semestre italiano, si ponga anche il problema dell'armonizzazione dei vari sistemi fiscali in sede europea e che, quindi, si adotti, oltre una politica economica e una politica di bilancio unitaria, anche una politica fiscale unitaria. Senza questo è difficilmente possibile proseguire un'azione politica comune. Nello stesso tempo, nella delega fiscale, che è stata approvata alla Camera e con alcune modifiche al Senato e che noi auspichiamo venga definitivamente approvata alla Camera, è contenuta tutta una serie di principi che vengono ripresi dalle stesse mozioni e che sono principi che riteniamo fondamentali per arrivare a questo sistema unitario di gestione dell'imposta sul valore aggiunto in sede europea, che è fondamentale per far fare all'Unione europea un passo avanti sulle scelte di politica economica.
      Vado a rispondere punto per punto alle varie richieste di impegno che sono state rivolte nelle varie mozioni e poi esprimo il parere sulle mozioni.
      Con riferimento alla lettera a) dell'impegno della mozione Ruocco ed altri n.  1-0028, si chiede al Governo di adoperarsi nelle competenti sedi decisionali in sede europea affinché si proceda ad un'opera di armonizzazione del sistema delle aliquote. Ciò, si pone chiaramente nel contesto della volontà dello Stato italiano di cercare di armonizzarle per renderle più simili o uguali.
      Bisogna chiarire anche che le differenziazioni di struttura tra le aliquote IVA esistenti tra gli Stati membri in questo momento comportano costi supplementari che, comunque, ostacolano gli scambi intercomunitari e gli scambi all'interno degli Stati dell'Unione.
      Nella lettera b) si chiede di adottare il nuovo modello di dichiarazione IVA standard, quello proposto dalla Commissione europea in data 23 ottobre 2013. Circa questo impegno, lo Stato italiano appoggia totalmente questa volontà che concerne l'adozione di un modello di dichiarazione IVA standard per tutti gli Stati membri dell'Unione. L'Italia sta partecipando attivamente all'elaborazione e alla definizione di questo modello, auspicando che velocemente venga introdotto all'interno dell'Unione europea.Pag. 4
      Nella lettera c) si chiede di favorire il processo di automazione e telematizzazione di tutte le operazioni contabili in materia di determinazione dell'imposta sul valore aggiunto. È una volontà del nostro Paese e devo dire che va nella linea – dicevo in partenza – che ci siamo dati di evoluzione delle azioni di politica fiscale. L'introduzione dell'agenda digitale all'interno delle problematiche fiscali è un passaggio fondamentale per far fare un salto di qualità alle azioni di politica fiscale del nostro Paese, specialmente se si dovesse riuscire ad arrivare velocemente all'introduzione della fatturazione elettronica, quindi con uno scambio telematico delle fatture di acquisto e di vendita fra i vari componenti attivi e passivi e la registrazione delle stesse in un'unica unità centrale. Capite benissimo quanto questo potrebbe favorire sia i sistemi di controllo, che i sistemi di semplificazione dei controlli stessi.
      Nella lettera d) si chiede di istituire un regime speciale a favore delle piccole imprese, finalizzato principalmente a ridurre gli oneri amministrativi risultanti dall'applicazione delle normali disposizioni in materia di IVA, coerentemente con le indicazioni fornite dalla Commissione. Anche in questo caso c’è la volontà del nostro Stato di andare su questa strada e, quindi, cercare di definire in sede comunitaria, in modo dettagliato e preciso, questa volontà, che è stata espressa dalla Commissione stessa, e quindi stabilire soglie e principi per poter intervenire in questo caso.
      Nella lettera e) si chiede al Governo di collaborare alla realizzazione del portale web dell'Unione europea sull'IVA, impegnandosi, altresì, a fornire le informazioni necessarie e ad aggiornarle tempestivamente. Anche in questo caso, l'Italia sta partecipando al gruppo costituito a tal fine per definire questo portale web. L'auspicio è che velocemente possa essere definito in modo tale da creare una struttura di supporto.
      Nella lettera f) si chiede di proseguire nella partecipazione al forum tripartito dell'Unione europea sull'IVA, al fine di individuare le migliori pratiche per semplificare il sistema dell'IVA transfrontaliera, ridurne i costi di conformità e garantirne il gettito. È una volontà di partecipare a questo forum; bisogna cercare di incrementare gli incontri, anche perché, sapete, che quello dell'IVA transfrontaliera è un tema che colpisce particolarmente zone del nostro Paese, anche nei confronti di Paesi non comunitari, ma, nello stesso tempo, è necessario trovare all'interno della comunità velocemente una soluzione.
      Nella lettera g) si chiede di proseguire attivamente nell'attività di cooperazione al network Eurofisc per lo scambio di informazioni in materia di evasione e frode fiscale. L'Italia partecipa attivamente a questo network che è stato istituito, con un regolamento UE nel 2010, dal Consiglio del 17 ottobre 2010, nell'ambito della cooperazione amministrativa e la lotta contro le frodi in materia di imposta sul valore aggiunto. Quindi, la novità rappresentata da Eurofisc, oltre alla rapidità dello scambio di informazioni, è la concentrazione dell'attività su tipologie di frodi particolarmente rilevanti. Come dicevo, l'Italia vi partecipa attivamente e auspico che l'attività possa essere più forte e più ficcante e che possa portare a risultati ancora più decisivi.
      L'Italia è in prima linea sullo scambio di informazioni: sapete che esiste un'azione del nostro Paese con gli altri Paesi per riuscire ad avere uno scambio totale di informazioni anche con i Paesi, che in questo momento sono nella black list, per poterli far uscire dalla suddetta black list e, quindi, avere uno scambio di informazioni commerciali, ma, nello stesso tempo, poter avere una totale trasparenza di scambio delle informazioni sia fiscali che bancarie.
      L'ottavo impegno prevede di disporre di una base giuridica che consenta di adottare misure nazionali immediate, anche se a titolo temporaneo, per porre fine ad alcune pratiche fraudolente, come suggerito dalla comunicazione della Commissione europea al Parlamento e al Consiglio nel 2011. È un po’ come la risposta precedente: l'attività fatta in sede europea da parte del nostro Paese...

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      PRESIDENTE. Forse c’è qualche problema con il testo.

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, c’è un punto che, forse, ho saltato. Allora, l'ultimo impegno, lettera h), prevede di destinare il maggior gettito derivante dall'attività di contrasto alle frodi alla riduzione delle aliquote IVA. Anche in questo caso, questo tema è inserito nei principi della delega fiscale, che sono quelli di destinare il maggior gettito che deriva dalla lotta all'evasione e all'elusione per la riduzione della pressione fiscale. È uno dei principi cardine o il principio cardine contenuto nella delega fiscale, che è stata approvata in questo Parlamento: è un principio di cui, a mio avviso, l'Italia deve essere fiera e, quindi, questo tema si lega a quel principio di fondo che è stato applicato. Quindi, riuscire ad avere maggiori risorse finanziarie dalla lotta all'evasione e all'elusione per poter ridurre la pressione fiscale. Qui finisce la prima mozione.

      PRESIDENTE. Scusi, quindi, alla luce del suo intervento, qual è il parere sulla mozione Ruocco ed altri n. 1-00288 ?

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il parere sulla mozione Ruocco ed altri n. 1-00288 è favorevole.
      Con riferimento alla seconda mozione Busin ed altri n. 1-00329, lettera a), si impegna il Governo a realizzare una piena armonizzazione del sistema delle aliquote IVA: anche in questo caso, avevo già parlato di questo impegno. Molti di questi impegni sono stati già trattati in precedenza, io li riprendo velocemente per poter rispondere; comunque, anche in questo caso, ci è stato risposto precedentemente e c’è accordo.
      Alla lettera b), si impegna il Governo a definire un regime speciale a favore delle piccole imprese: anche in questo caso, il tema è stato trattato precedentemente e, quindi, il parere è favorevole.
      Si impegna poi il Governo, lettera c), ad armonizzare la vigente legislazione nazionale alle più recenti normative europee. In questo caso, come dicevo, esiste la necessità in Europa di definire una normativa europea armonica di tutte le varie legislazioni nazionali e cercare di far sì che, anche dal punto di vista fiscale, queste disuguaglianze che esistono fra Paese e Paese siano armonizzate, perché, come dicevo, voi capite bene che è difficile avere una politica di azione economica comune senza una politica fiscale. Ci devono essere tre tipi di azione: la politica economica, la politica di bilancio e la politica fiscale. Purtroppo, per ora la politica fiscale è molto disomogenea, con differenze fra Stato e Stato, che provocano anche dei problemi sull'economia reale. Quindi, noi siamo daccordissimo sulla necessità di armonizzare e ci impegneremo a cercare di farlo.
      Ancora, alla lettera d), si impegna il Governo ad estendere il regime di vantaggio stabilito dalla decisione 2013/678/UE per l'esenzione dall'IVA per i soggetti passivi il cui volumi d'affari non superi i 65 mila euro annui anche alle imposte dirette e all'IRAP, attraverso la previsione di un'aliquota di vantaggio. Anche in questo caso, come dicevo, si tratta di un punto ancora in discussione in sede europea sui valori. Noi siamo d'accordo sul principio che bisogna estendere il regime di vantaggio: chiaramente, la definizione nei dettagli, che in questo momento può essere questa, che però, forse, verrà anche definita e cambiata, deve essere trattata in sede europea.
      Quindi, io questo punto lo modificherei nel seguente modo: «d) estendere il regime di vantaggio a favore dei soggetti passivi di non elevato volume d'affari»; con questa modifica il parere è favorevole.
      Poi, sulla lettera e), che impegna il Governo a stabilire, per i soggetti con un fatturato annuo inferiore a una predeterminata soglia, il beneficio dell'esenzione del tributo, anche in questo caso c’è un accordo e deve essere, come dicevo in precedenza, definito in sede europea. Poi, con riferimento alla lettera f), che impegna ad adottare un nuovo modello di dichiarazione IVA standard, anche su questo Pag. 6siamo d'accordo, come detto in precedenza. Quindi, con questa modifica alla lettera d), il parere è favorevole.
      Poi, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-00330 (Nuova formulazione), lettera a), che impegna il Governo a ottenere una graduale armonizzazione delle aliquote IVA standard, il parere è favorevole; sulla lettera b), che impegna a disporre di una base giuridica che consenta di adottare misure nazionali immediate, anche se a titolo temporaneo, per porre fine ad alcune pratiche fraudolente, come detto in precedenza, il parere è favorevole; sulla lettera c), che impegna a dare attuazione alla creazione di Eurofisc, anche su questo, già trattato prima, il parere è favorevole; sulla lettera d), che impegna a prevedere la creazione, nel quadro di Eurofisc di un gruppo transfrontaliero di revisori composto da esperti delle amministrazioni fiscali nazionali per procedere più sistematicamente a audit transfrontalieri e trarre profitto dalle conoscenze e dall'esperienza già acquisita in questo campo dai revisori e dei coordinatori dei controlli multilaterali, devo dire che la definizione organizzativa di Eurofisc viene poi definita all'interno di Eurofisc stesso; il principio mi sembra accettabile, poi, chiaramente, nello specifico verrà definito all'interno. Quindi, noi comunque siamo favorevoli.
      Poi sulla lettera e), che impegna a disporre che una parte delle maggiori entrate degli Stati membri, conseguente alla diminuzione delle possibilità di frode, sia assegnata al bilancio dell'Unione europea, noi riteniamo che, come dicevo in precedenza, le maggiori entrate dovute all'eliminazione delle frodi siano da destinare alla diminuzione della pressione fiscale del nostro Paese. Quindi, io questo punto lo modificherei in questo senso, come abbiamo dato parere favorevole prima, cioè nel senso che chiederemmo, come inserito nella delega fiscale, che tutto ciò che viene recuperato da frode e da evasione fiscale serva per abbassare le aliquote di coloro che pagano già le tasse e che le pagano in modo corretto. Quindi, chiederei questa modifica alla lettera e).

      PRESIDENTE. Ha già una riformulazione da proporre ?

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, come ho definito alla lettera...

      PRESIDENTE. Alla lettera e) lei propone una riformulazione: ha un testo ?

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Il testo è quello di cui parlavo prima. Comunque, io la riformulerei così, riferendolo allo Stato italiano: «e) a disporre che una parte delle maggiori entrate dello Stato relative alla lotta alle frodi, all'evasione e all'elusione fiscale in campo di imposta sul valore aggiunto sia assegnata alla diminuzione del carico fiscale stesso». Poi, la mozione recita: a predisporre le opportune iniziative, anche normative, sul piano nazionale, al fine di: a) introdurre l'obbligo di transazione tracciata per tutte le operazioni tra soggetti IVA indipendentemente dai limiti di importo. Questa è una delle tematiche, come dicevo, contenute nella delega fiscale. Io penso che sia un impegno importante che ha il nostro Paese e che oltretutto trova abbastanza concordi tutte le forze politiche; credo debba essere portato avanti, quindi il parere è favorevole. Sulla lettera b), cioè il fine di migliorare il flusso di informazioni riguardanti la formazione dell'IVA a debito e a credito, allineandosi alle best practice a livello europeo, verificando, in particolare, la possibilità di reinserire le dichiarazioni IVA periodiche, in questo campo, se noi passiamo alla fatturazione elettronica, la dichiarazione periodica viene fatta in automatico.
      Quindi, anche in questo caso, il parere è favorevole, ma io lo legherei alla fatturazione elettronica, perché mi sembra veramente l'obiettivo. Quindi, il punto b) si può anche togliere, nel senso che vi è già il punto a).
      Poi, per quanto concerne la lettera c), «verificare la possibilità di introdurre meccanismi di disincentivo all'evasione IVA sui beni e servizi intermedi, con Pag. 7particolare riferimento ai meccanismi di reverse charge, di applicazione del meccanismo di deduzione base da base per alcuni settori e di versamento dell'imposta da parte degli enti della pubblica amministrazione che acquistano beni o servizi soggetti all'imposta», sulla reverse charge c’è tutto un ragionamento, visto che è un tema toccato da alcune mozioni. Voi sapete che il Governo italiano è favorevole a introdurre dei meccanismi di reverse charge. Devono essere concordati e definiti in sede europea, quindi comunque sul punto siamo d'accordo, il parere è favorevole.
      Poi, per quanto riguarda la lettera d), «ad ottenere un'armonizzazione del regime IVA dei prodotti culturali, applicando l'aliquota ridotta anche ai prodotti musicali e audiovisivi, nonché ai prodotti dell'editoria elettronica online e agli audiolibri, che sono attualmente soggetti ad un trattamento fiscale penalizzante rispetto al cartaceo», anche in questo caso, esiste la volontà di armonizzare, dicevo, tutti i regimi IVA in sede europea: è fondamentale che si superino i confini sull'IVA. Sul tema specifico siamo d'accordo: c’è stata un'evoluzione sia dell'uso che degli acquisti in tutti i campi, e anche in quello culturale. È necessario adeguare la volontà di prevedere un'aliquota adeguata agli interventi culturali, ai nuovi strumenti presenti sul mercato ed esiste questo accordo e questa volontà. Quindi, va bene.
      E poi, quanto alla lettera e), «predisporre misure più efficaci nel contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, un aumento dell'aliquota dell'imposta sostitutiva sulle rendite finanziarie e una revisione dell'imposta sulle transazioni finanziarie, destinando il maggior gettito derivante da queste misure alla riduzione delle aliquote IVA», in questo caso è già stata fatta un'azione dal nostro Paese. Sapete che è stata introdotta un'imposta sulle transazioni finanziarie. Questo punto si lega alla necessità di definire, come dicevo, in sede europea una azione condivisa e comune. Pertanto, su questo tema riformulerei la lettera e) inserendo le parole «predisporre in sede europea», perché ciò deve essere definito in sede europea, e poi va bene sul punto, quindi il parere è favorevole. Dunque, sulla mozione il parere è favorevole con queste modifiche.
      Sulla mozione Zanetti ed altri n. 1-00331, il parere è favorevole sull'introduzione del modello di riscossione del tributo attraverso il metodo della rivalsa con scissione del pagamento, soprattutto nei casi in cui il debitore dell'imposta è un ente pubblico. Anche questo tema l'abbiamo citato precedentemente: dev'essere concordato in sede europea, però c’è un accordo sia su quello che sulla generalizzazione della reverse charge. È una volontà, dicevo, del nostro Paese ed abbastanza unanime italiana; dev'essere concordata e definita in sede europea.
      Sull'IVA di cassa, anche in questo caso, visto che alcune mozioni la contengono, sapete che c’è una richiesta fatta dal nostro Paese di alzare i livelli dell'IVA di cassa. Tendenzialmente l'applicazione dell'IVA a livello europeo tende a non elevarli, e comunque a tenere l'IVA come principio di un'imposta di competenza. È un'azione che stiamo facendo; cercheremo di portarla avanti in sede europea e di definirla. Noi riteniamo che sia una cosa importante, specialmente in un sistema in cui i pagamenti sono molto lunghi, e pertanto non è possibile scaricare sulle imprese questo onere finanziario. Quindi, è una volontà che porteremo avanti: cercheremo di definirla in sede europea.
      Poi, la lettera d) del primo capoverso, sul coinvolgimento nell'apposito Forum comunitario delle rappresentanze dei professionisti, va benissimo. Per quanto concerne i capoversi che impegnano a procedere all'istituzione di un tavolo che coinvolga anche in questo caso i professionisti e a sensibilizzare la Commissione europea ad un rapido adeguamento della disciplina concernente la territorialità dell'IVA, l'ho detto in precedenza, si tratta di un tema fondamentale, specialmente con l'introduzione di nuovi strumenti tecnologici e che hanno rivoluzionato il sistema degli scambi. Su questo tema è necessario adeguare la normativa fiscale e in questo caso dell'imposta sul valore aggiunto.Pag. 8
      Ritengo che velocemente la Commissione europea su questo tema dovrebbe trovare un'azione. Quindi fondamentalmente esprimo parere favorevole sulla mozione Zanetti ed altri n. 1-00331, che contiene, dicevo, una serie di elementi che ci trova molto concordi.
      Sulla mozione Causi ed altri n. 1-00332, il parere è favorevole con una modifica al primo punto del dispositivo: impegna il Governo «a promuovere in sede europea un'armonizzazione del sistema delle aliquote al fine di renderlo più coerente ed equo, eventualmente convergendo verso un'unica aliquota ordinaria e riducendo le differenziazioni nazionali dei sistemi dell'IVA». Con questa modifica, il parere è favorevole sulla mozione Causi ed altri n. 1-00332.
      Sulla mozione Dorina Bianchi e Bernardo 1-00333, il parere è favorevole, specificando quanto detto sull'IVA di cassa, cioè che comunque c’è la necessità di definire in sede europea i temi relativi all'IVA di cassa, che ci trova particolarmente favorevoli, e nello stesso tempo dobbiamo comunque concordarli in sede europea.
      Sulla mozione Buttiglione ed altri n. 1-00336, il parere è favorevole...

      PRESIDENTE. Mi scusi, Viceministro, sulla riformulazione della mozione Dorina Bianchi e Bernardo 1-00333, al capoverso relativo all'IVA di cassa abbiamo perso un passo della sua riformulazione.

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Non la trovo. A che punto ?

      PRESIDENTE. Il terzultimo capoverso, «ad assumere iniziative per rendere compensabili debiti e crediti d'imposta, quale elemento di semplificazione amministrativa (...)».

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, in questo caso la riformulazione è: «(...) prevedendo, altresì, di estendere le possibilità della cosiddetta IVA per cassa» e specifichiamo «nell'ambito di una normativa europea armonizzata e adeguata». Ciò affinché comunque si specifichi che alla fine deve essere comunque concordata in sede europea, c’è una volontà nostra.
      Sulla mozione Buttiglione ed altri n. 1-00336, anche in questo caso tendenzialmente vi è un parere favorevole: sul primo capoverso, lettera a), concernente la «dichiarazione IVA standard», abbiamo già risposto, e va bene; anche la lettera b), concernente l’«armonizzazione», va bene; il capoverso su «Eurofisc», va bene; quello sul portale IVA, va bene; così come il capoverso sul forum tripartito va bene. In merito all'ultimo capoverso, relativo a un riesame della struttura delle aliquote IVA, anche alla luce degli aumenti che si sono recentemente registrati, anche in questo caso va bene e deve essere legato al fatto che l'ipotesi è di diminuire le aliquote IVA in base a quanto raccolto dalla lotta all'evasione, all'elusione e alle frodi. Quindi, il parere è favorevole.
      Per quanto concerne la mozione Capezzone ed altri n. 1-00338, sulla lettera a) del primo capoverso, «porre rimedio all'incremento (...) evitando di reperire le risorse finanziarie necessarie alla copertura di tale misura attraverso manovre dal lato delle entrate», in questo caso, come dicevo, il parere è favorevole, riprendendo la delega fiscale e dicendo che quanto verrà raccolto dalla lotta all'evasione, all'elusione e con le varie operazioni contenute nella delega fiscale – ricordiamoci anche che si parla di ridefinizione delle detrazioni – dovrà essere tutto affidato all'abbassamento della pressione fiscale. Quindi, su questo punto il parere è favorevole, specificando che si deve giungere a questo attraverso i fondi reperiti dalla lotta all'evasione e all'elusione e i fondi comunque reperiti dalla delega fiscale. Sulla lettera b) del primo capoverso, «assicurare stabilità di lungo periodo alla disciplina delle aliquote IVA, escludendo il ripetersi di continui (...)» e via dicendo, il parere è favorevole.
      Dobbiamo cercare di mantenere fisse le aliquote, perché è fondamentale per il cittadino avere un rapporto di certezza Pag. 9con il fisco per i vari punti. Si chiede ed esiste la certezza del diritto ma anche la certezza di norme e, in questo caso, quindi, esprimo parere favorevole.
      Poi, la mozione impegna il Governo «ad operare, dando il proprio fattivo contributo, affinché, nel dar seguito alle finalità indicate dal Libro verde sul futuro dell'IVA (...)» – e questo va bene – «a) siano tenute nel debito conto le esigenze delle piccole imprese (...)» e abbiamo detto che va bene; «b) sia evitata qualsiasi ipotesi di aumento delle aliquote IVA (...)» e anche in questo caso va bene; «c) siano approfondite le potenzialità di strumenti quali la generalizzazione del metodo dell'IVA per cassa (...)» e anche su questo punto, relativo sia all'IVA per cassa sia al reverse charge, esprimo parere favorevole; poi, la mozione continua: «d) si prosegua con maggiore incisività nell'azione di contrasto ai fenomeni dell'evasione e della frode fiscale in materia di IVA che costituisce un rilevante elemento di sperequazione tra i soggetti passivi dell'imposta», e anche su questo punto il parere è favorevole.
      Quindi, il parere sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-00338 è favorevole.

      PRESIDENTE. Con una riformulazione, se non ho capito male, al primo capoverso: «attraverso l'utilizzazione di fondi derivanti dalla lotta all'evasione e all'elusione fiscale e l'attuazione della delega fiscale». Giusto ?

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, signor Presidente.

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, in primo luogo io desidero esprimere la mia soddisfazione per il fatto che oggi il Parlamento si occupa di questo tema. Credo che questo sia anche dovuto alla legge n.  234 del 2012, di cui casualmente sono il primo firmatario, che ha meglio regolato la partecipazione del Parlamento alla formulazione degli indirizzi del Governo in sede europea e, quindi, alla cosiddetta fase ascendente della normativa europea.
      L'Europa è un sistema complesso, un sistema che molte volte noi prendiamo sotto gamba. Le vere politiche europee...

      PRESIDENTE. Mi scusi, collega Buttiglione. C’è un rumore di fondo determinato forse dal fatto che siamo pochi in Aula, ma essendo pochi in Aula i vostri colloqui a gruppetti si sentono tutti. Prego.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Vedo che c’è molta animazione. Come dicevo, il sistema europeo è un sistema lentissimo ma implacabile: se non parli quando ti tocca poi non parli più. Comincia, in genere, con un libro verde e temo che sul libro verde noi non abbiamo fatto tutto quello che era opportuno fare. Il libro verde è un insieme di domande che vengono rivolte ai Governi ed ai Parlamenti. Il Parlamento dovrebbe abituarsi a intervenire già nella fase del libro verde, perché è in quella fase che si determina l'architettura delle riforme che si vogliono fare. Poi, c’è il libro bianco, che contiene delle proposte ed è un momento clou. Il libro bianco è una matrice di direttiva. Dopo il libro bianco vengono le direttive.
      Noi troppe volte interveniamo quando arrivano le direttive, ma quando arrivano le direttive i margini di cambiamento sono limitati: la filosofia generale del provvedimento è già stata determinata e noi possiamo soltanto intervenire cercando di limare questo punto o quel punto.
      In questa occasione il Parlamento interviene a livello di libro bianco, perché quello di cui stiamo discutendo adesso è in realtà il libro bianco della Commissione, per avere gli orientamenti generali per la riforma dell'IVA. Quindi, sono lieto che questa discussione oggi abbia luogo e credo che abbiamo tutti motivo di esserne soddisfatti.Pag. 10
      Non sono del tutto soddisfatto della dimensione che la discussione ha preso. Tutte le cose dette e menzionate nelle mozioni – e non escludo da questa critica la mozione di cui sono il primo firmatario – sono giuste e, giustamente, fondamentalmente il Governo le accetta, con qualche variante su cui interverrò fra breve. Non vorrei, però, che noi perdessimo l'occasione di fare una riflessione vera su come ha funzionato l'IVA in questi anni in Europa, perché la Commissione ci invita a dare una valutazione di un arco lungo di politiche fiscali dell'Unione, anche al fine di capire cosa dobbiamo fare nel futuro.
      L'IVA quando è stata introdotta ha generato molte speranze.
      Si diceva che era un'imposta trasparente, si diceva che era un'imposta difficilmente aggirabile, si diceva che era un'imposta che comportava livelli molto bassi di evasione, anzi tendenzialmente nessuna evasione perché chi paga è il consumatore finale e tutti quelli che avrebbero l'interesse o la possibilità di evadere sono precedenti nella catena del valore e, quindi, non esiste alcun interesse ad evadere.
      Inoltre, l'IVA è anche la base della costruzione della conoscenza dei redditi. Mentre i lavoratori dipendenti pagano le tasse con la busta paga – tanto è vero che molte volte non sanno neanche qual è il loro reddito lordo, ma conoscono solo il reddito netto – invece, i professionisti, i commercianti e gli imprenditori pagano le tasse a partire dalla cifra d'affari e per ricostruire anche il loro reddito lordo, anche come base per l'Irpef e per il contrasto all'evasione dell'Irpef, i dati dell'IVA sono una base fondamentale. Tutto questo a beneficio dell'IVA.
      Si è detto anche in una fase successiva che, in un mondo che si globalizza, i soggetti possono scegliere il luogo in cui farsi tassare; quindi l'Irpef diventa sempre più facilmente non evadibile: qualche grande impresa che va a farsi tassare a Londra evade ? No, non evade, ma utilizza il sistema nel modo migliore per i suoi interessi, e non necessariamente per gli interessi del popolo italiano.
      Sono confermati dalla pratica questi vantaggi che noi abbiamo attribuito all'IVA, corrispondentemente anche al principio in base al quale andiamo a tassare le cose, visto che le persone sono più morbide e più difficili da tassare ? Stiamo ancora su questa filosofia, che è stata la filosofia degli anni passati ? Una riflessione si impone: studi recenti di fonte autorevole ci dicono che l'evasione dell'IVA esiste; esiste in tutta Europa; esiste nel virtuoso Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord – 19 miliardi – esiste nella rigorosa Germania ed esiste anche in Italia, in Italia un po’ di più, 36 miliardi di euro di evasione.
      Come mai ? Forse non c’è qualcosa di sbagliato nel presupposto originario ? Per il consumatore finale, il prezzo non è il prezzo più IVA, ma è il prezzo già comprensivo dell'IVA e quindi la tentazione di ottenere uno sconto, colludendo con il venditore, è una tentazione forte.
      Questo può essere uno sconto totale, escludendo dall'IVA l'intera operazione o uno sconto parziale, denunciando solo una parte di ciò che è realmente dovuto. Ci sono banche intere nelle quali questa è prassi comune, tanto che si adottarono persino provvedimenti che, se non legalizzavano questo, tuttavia dicevano che, se si denunciava un certo valore, non ci sarebbero state indagini sui valori ulteriori. Allora, si mantiene questo vantaggio.
      Un altro problema che ci pone l'IVA – e lo segnalo in modo particolare ai colleghi alla mia sinistra, che poi è la destra dello schieramento politico – è che l'estensione piena del sistema IVA, chiesta da alcuni per creare, per esempio, un contrasto di interessi, concedendo la deducibilità parziale al consumatore finale, in modo da creare l'interesse a ottenere lo scontrino, genera però un sistema in cui ogni transazione viene controllata e l'imprenditore, il piccolo imprenditore diventa una specie di carabiniere di se stesso, un ufficiale di Finanza di se stesso, che deve documentare tutto quello che fa. L'eccesso di documentazione finisce con l'inaridire le fonti dell'iniziativa, della genialità e della creatività.Pag. 11
      Vogliamo una società che sia interamente controllata ? Allora, questo pone un problema, che è un problema in qualche modo filosofico. So che la filosofia non è molto popolare tra i politici, però guardate ai nostri sistemi continentali, vedrete che sono sistemi fondamentalmente hegeliani. Hegel era convinto che esiste il sapere assoluto, che lo Stato ha il sapere assoluto e che lo Stato sa tutto, sa anche dove sono i soldi e quindi tassa secondo giustizia. Per poterlo fare, deve creare un sistema di documentazione universale. I sistemi anglosassoni sono più pragmatici e dipendono non da Hegel, ma da Hume il quale era convinto che noi non sappiamo con esattezza nulla, tanto meno dove sono i soldi. Sappiamo pressappoco, valutiamo indici e, valutando indici, noi possiamo ottenere una tassazione pressappoco corretta, senza irreggimentare tutta la vita.
      Il tema emerge qui riguardo alla piccola impresa, perché è la piccola impresa che ha bisogno di sostituire l'IVA con aree di esenzione – chiudo subito signor Presidente – da un lato, e aree di esenzione totale per il piccolissimo commercio e con aree di documentazione semplificata in cui concordare degli indici, non ripetendo esempi e vicende sfortunate del passato. Gli indici vanno concordati con le categorie e sono la base di un nuovo patto fiscale, in cui il cittadino paga perché è convinto tutto sommato di pagare il giusto e di non essere oppresso (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, un brevissimo chiarimento sulla mozione Capezzone, alla lettera a). La modifica che proponiamo, siccome riguardava le entrate è la seguente: attraverso fondi reperiti dalla lotta all'elusione fiscale – che non era citata – e fondi reperiti attraverso la spending review, cioè la doppia operazione, non solo sulle entrate, ma anche sulla spesa. Questa è l'integrazione.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, gli obiettivi posti dai vari presentatori nelle diverse mozioni, come ha rilevato lo stesso Viceministro Casero, sono in parte comuni e devo dire anche condivisibili. Io rilevo la parte specifica della mozione di Lega Nord e Autonomie, sulla quale vogliamo porre l'accento, in particolare sulla parte in cui chiediamo che i vantaggi riservati al regime dei minimi siano estesi dall'attuale limite di 30 mila a 65 mila, così come ci autorizza a fare la recente decisione della Commissione europea.
      Mi rendo conto, però, che la richiesta è molto specifica soprattutto nelle cifre e, quindi, accettiamo senza problemi la riformulazione proposta dal Viceministro, che non mi sta ascoltando. Riteniamo poi particolarmente utile estendere questi vantaggi per favorire iniziative imprenditoriali, poiché soprattutto per chi perde il lavoro ad una certa età e per i giovani sappiamo che il tasso di disoccupazione...

      PRESIDENTE. Mi scusi. Lo so che state lavorando, però bisogna che il Viceministro sia messo nelle condizioni di ascoltare.

      FILIPPO BUSIN. Dicevo che avevo accettato la riformulazione. Dicevo di estendere questo regime agevolato per i piccoli imprenditori e per le iniziative imprenditoriali che generano un fatturato sotto una certa soglia, perché per chi perde il lavoro ad una certa età o per i giovani, il cui tasso di disoccupazione, come abbiamo visto, ha superato abbondantemente il 40-41 per cento, questa rimane una delle poche alternative di occupazione per queste categorie.
      Per lo stesso motivo chiediamo di ampliare il numero dei contribuenti italiani per i quali sono previste già oggi delle semplificazioni e riduzioni degli obblighi fiscali, come l'esonero della registrazione e della tenuta delle scritture contabili, delle liquidazioni e dei versamenti periodici e dell'acconto IVA.Pag. 12
      Condividiamo anche il contenuto di altre mozioni, però qui con alcuni distinguo, dove si indicano specifici sistemi – e si va proprio nel particolare, come nella mozione del collega Zanetti – di gestione del tributo. In particolare, crediamo che la proposta di riscossione del tributo in concessione del pagamento, il cosiddetto split payment, va bene se è molto limitato a specifici settori, come del resto accenna anche la mozione di Zanetti, perché altrimenti se generalizzato o comunque ampliato avrebbe come conseguenza lo snaturamento stesso del meccanismo di funzionamento del tributo, che ora è gestito per masse, perché prevede appunto il pagamento dell'IVA in modo autonomo per ogni singola transazione, con conseguente estrema complicazione del sistema.
      Pensiamo che tale ipotesi possa funzionare, come già accennato, con riferimento a specifici settori ad alta intensità di frode e come esempio possiamo riportare quanto accaduto al sistema intercomunitario del commercio delle auto.
      Anche il meccanismo del reverse charge, che abbiamo visto essere molto utile ed efficace in alcuni casi circostanziati, se generalizzato provocherebbe conseguenze difficilmente prevedibili – crediamo noi – sulla tempistica di incasso da parte dell'erario, per lo spostamento dello stesso nelle fasi a monte e a valle della catena del valore.
      Piena condivisione, invece, per la richiesta, ripresa dalla maggior parte delle altre mozioni, di estendere il meccanismo di corresponsione dell'IVA per cassa.
      Anche noi, come hanno fatto tutti gli altri gruppi, vogliamo impegnare il Governo a dare seguito a una piena armonizzazione del sistema delle aliquote IVA, eliminando le differenze nazionali presenti all'interno dell'Unione europea. Questo non tanto per gli effetti distorsivi della concorrenza, che, obiettivamente, con la tassazione come avviene adesso, sono limitati, quanto, piuttosto, per gli effetti depressivi che le aliquote alte, come quelle previste in Italia, hanno, a livello macroeconomico, sulla domanda interna.
      E qui torniamo al problema fondamentale del nostro Paese, che neanche il Governo Letta è riuscito ad affrontare, e cioè la necessità di agire sulla spesa pubblica e, conseguentemente, liberare risorse per abbassare la pressione fiscale su aziende e cittadini. Questa armonizzazione è fondamentale perché è presupposto necessario se vogliamo almeno auspicare che la semplificazione e introduzione delle misure antifrode sia decisiva per i regimi IVA intraeuropei.
      Questa misura definitiva è la tassazione alla fonte, con il superamento dell'attuale sistema transitorio con tassazione a destinazione. Risolveremmo la gran parte delle occasioni di evasione IVA, che, attualmente, avvengono attraverso i famosi «caroselli» o «cartiere», che hanno, quelli sì, un effetto gravemente distorsivo della concorrenza in moltissimi settori. Vorremmo non fosse abbandonato, per le forti e persistenti resistenze che ancora esistono a livello nazionale, l'obiettivo della creazione di un mercato unico, con stanze di compensazione tra Paesi e la conseguente istituzione di un'autorità tributaria comune.
      In generale, le differenze troppo marcate tra i diversi livelli impositivi creano evidenti tensioni, soprattutto nelle zone di confine, difficili da gestire e che, a lungo termine, mettono in crisi i rapporti stessi tra gli Stati. Ne abbiamo avuto un esempio proprio ieri, con il referendum svizzero, che nasce da problemi di differenza fra sistemi fiscali sia dal punto di vista della tassazione delle imprese che del lavoro dipendente.
      Sul fronte della lotta all'evasione, ricordo che nel nostro Paese è particolarmente elevata, come ricordato anche dal collega Buttiglione, con un VAT gap tra i più alti al mondo. Qui le cifre sono un po’ diverse da quelle citate: io ho una cifra stimata che ammonta a circa 50 miliardi di IVA evasa, con una base imponibile sottratta di 250 miliardi.
      Su questo fronte, però, è anche utile tenere in considerazione le enormi differenze presenti all'interno del nostro stesso Stato, per capire dove concentrare l'azione Pag. 13di contrasto all'evasione. Secondo i ricercatori della magistratura contabile, la propensione all'evasione IVA è del 40 per cento al Sud, metà al Nord e meno di metà nel Nord-Est. Credo che sia utile anche questo dato per orientare l'azione di contrasto all'evasione di questo importante tributo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

      ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, nel corso del 2011 vi è stato un dibattito estremamente interessante sui possibili sviluppi da dare a un'imposta cruciale per l'intera Unione europea quale è, appunto, l'IVA; un dibattito che ha avuto come obiettivi analizzare le modalità attraverso le quali pervenire a un sistema IVA più efficace, a un sistema IVA più refrattario a fenomeni di frode – problema, questo, estremamente rilevante –, a un sistema IVA più adatto al mercato unico europeo, e quindi con procedure e anche adempimenti che siano realmente allineati tra i diversi Paesi.
      Rispetto a tutti questi temi, quelli su cui noi, nella nostra mozione, riteniamo importante dare maggiore risalto sono, innanzitutto, l'introduzione, relativamente a talune transazioni, e tipicamente e soprattutto quando il soggetto pagatore è un ente pubblico, del modello di riscossione dell'IVA attraverso il metodo della rivalsa, e quindi l'addebito dell'IVA nella fattura, ma, poi, la scissione del pagamento, tale per cui il soggetto che paga la fattura paga l'imponibile, cioè la prestazione, la fornitura, la vendita, alla sua controparte e versa, viceversa, l'IVA direttamente in un conto corrente vincolato.
      È evidente che questo meccanismo mette di molto al riparo da frodi ed è altrettanto evidente, però, che questo meccanismo, per non mettere in difficoltà dal punto di vista finanziario le imprese, deve essere accompagnato da una velocizzazione poi delle procedure di rimborso, posto che chiaramente, nell'istante in cui non incassi l'IVA, ti ritrovi ad avere IVA a credito. Ecco che allora le procedure di rimborso, per rendere efficiente questo sistema non solo in termini difensivi per l'erario ma anche per il sistema produttivo nel suo complesso, devono essere accompagnate da questo tipo di velocizzazione.
      Riteniamo poi importante, sempre in un'ottica di contrasto alle frodi, valutare attentamente l'ipotesi di generalizzare il metodo del reverse charge e cioè il metodo in base al quale non addebiti l'IVA alla tua controparte, ma è la tua controparte stessa ad applicarla e a considerarla, da un lato, come debito verso lo Stato, dall'altro, come diritto alla detrazione. Noi proponiamo che questo metodo venga generalizzato, perché è oggettivamente il più efficace e il più efficiente per evitare il ricorso a frodi, che giocano proprio sulla dissociazione tra il soggetto debitore dell'imposta verso lo Stato e il soggetto che ha diritto a detrarsi l'imposta che gli viene addebitata dalla controparte. Tale dissociazione è appunto caratteristica tipica del metodo della rivalsa e costituisce una possibile fonte di comportamenti fraudolenti, quando, tipicamente, chi ha diritto a detrarsi l'imposta ovviamente lo fa – e magari poi la chiede anche a rimborso allo Stato –, mentre chi la deve versare, apparentemente terzo ma in realtà perfettamente coordinato con la sua controparte fittizia, si guarda bene dal versarla e nel giro di poco scompare. Ecco che il reverse charge, come metodo generalizzato, potrebbe dare una forte mano da questo punto di vista al contrasto delle frodi.
      Chiediamo anche di valutare la generalizzazione del metodo dell'IVA per cassa, in luogo di quello attuale che è ancorato alla competenza per fatturazione. È evidente che soprattutto in un Paese come l'Italia – dove le tempistiche di pagamento, ahimè, non sono esattamente da Oscar – legare l'IVA ai pagamenti e, quindi, all'aspetto della cassa, significa realmente neutralizzare un elemento altrimenti distorsivo del mercato.
      Chiediamo, poi, che nel Forum comunitario di discussione, che sarà attivato appunto a livello europeo per cercare di Pag. 14mettere maggiormente a fuoco le possibili evoluzioni della disciplina, oltre ad essere comprese le rappresentanze delle imprese, come già intende fare la Commissione europea, siano comprese anche quelle dei professionisti, posto che anch'essi insieme alle imprese concorrono a formare la platea dei soggetti passivi di IVA e devono assolutamente essere messi anch'essi nelle condizioni di potere dire la loro.
      Proponiamo poi di procedere quanto prima ad una ricognizione dei casi di esenzione ed esclusione, che caratterizzano oggi la normativa nazionale, nonché di tutte le fattispecie di riduzione di aliquote al 4 per cento ed al 10 per cento, in un'ottica di individuazione di possibili allargamenti della base imponibile da un lato e di allineamenti di aliquote, finalizzate appunto ad andare nel senso di una maggiore efficacia dell'imposta, ovviamente anche con l'obiettivo, importante oggi più che mai, di un abbassamento dell'aliquota ordinaria, attualmente arrivata al 22 per cento e oggettivamente molto alta.
      Infine riteniamo importante che il Governo sensibilizzi la Commissione europea e le altre istituzioni europee affinché vi sia un rapido adeguamento della disciplina concernente la territorialità IVA delle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate per il tramite di siti Internet. È importante che questo accada perché ci sono delle oggettive iniquità, che devono essere risolte. In sede europea ecco che avremo la possibilità di risolverle con modalità giuridicamente appropriate, laddove invece se interveniamo, come si è fatto recentemente al livello di normativa nazionale, con la famosa web tax, pur facendo qualcosa di socialmente corretto – perché ripeto le iniquità in questo momento ci sono a causa di smagliature nel sistema normativo comunitario –, facciamo qualcosa di destinato ad essere inefficace, proprio perché è la sede comunitaria l'unica nella quale si può trovare questo tipo di soluzioni. Ecco perché chiediamo, tra l'altro, che relativamente alla web tax non ci sia soltanto una logica di differimento – come è stato fatto con il decreto-legge 30 dicembre 2013, n.  151, che ha differito al prossimo luglio l'entrata in vigore di quella disposizione – ma ci sia invece proprio una logica di abolizione della web tax, in vista appunto di una decisa azione al livello comunitario per arrivare in sostanza a soluzioni comunque analoghe.
      Infatti, lo ribadiamo, siamo i primi ad essere convinti che ci siano dei problemi oggi evidenti rispetto alle politiche portate avanti dalle multinazionali del web.
      Voteremo, quindi, a favore della nostra mozione, soddisfatti di aver ricevuto il parere favorevole del Governo. Così come voteremo a favore anche delle altre mozioni, in parte coincidenti con la nostra e in parte recanti altri impegni meritevoli di attenzione, che hanno a loro volta ricevuto parere favorevole dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piso. Ne ha facoltà. Prego ancora i colleghi di fare un po’ di silenzio.

      VINCENZO PISO. Signor Presidente, ringrazio il professor Buttiglione per la lezione di filosofia spiccia che ci ha fatto.
      Nel merito della mozione che abbiamo presentato come Nuovo Centrodestra, uno studio recente sul divario dell'IVA negli Stati membri, finanziato dalla Commissione europea come parte della sua opera di riforma del sistema dell'IVA, rivela che nel 2011 sono andati perduti 193 miliardi di euro di entrate – l'1 e mezzo per cento del nostro PIL –, a causa della mancata riscossione o di inadempienze.
      Per l'Italia tali mancate entrate ammontano a 36 miliardi di euro: più di Francia, Germania e Regno Unito. Una differenza che è riconducibile a fenomeni di evasione e frode fiscale, realizzate negli scambi commerciali intraunione; frodi che colpiscono con maggiore frequenza e intensità i Paesi in cui vigono le aliquote al consumo mediamente più alte e, tra questi, – ahinoi ! – l'Italia. Un esempio classico sono le cosiddette «frodi carosello», Pag. 15che sfruttano le debolezze insite nel complesso meccanismo amministrativo di neutralizzazione dell'imposta sul valore aggiunto, su cui si basa il vigente sistema degli scambi transfrontalieri.
      I danni non si limitano agli aspetti fraudolenti. La frammentazione del sistema comune dell'IVA dell'Unione europea in 27 sistemi nazionali rappresenta l'ostacolo principale a scambi intraunionali efficienti, impedendo a imprese e consumatori di beneficiare pienamente dei vantaggi di un mercato unico autentico.
      Sempre secondo lo studio della Commissione, una riduzione del 10 per cento nella diversità delle procedure amministrative generali dell'IVA tra i Paesi potrebbe tradursi in un incremento del 3,7 per cento degli scambi all'interno dell'Unione europea, con un aumento del prodotto interno lordo globale dell'Unione e dei consumi, rispettivamente, dello 0,4 e dello 0,3 per cento. Una riduzione del 50 per cento delle differenze esistenti tra le strutture delle aliquote IVA degli Stati membri vale un incremento del 9,8 per cento degli scambi intraunionali e un aumento dell'1,1 per cento del prodotto interno lordo reale. Per l'Italia, che resta comunque il nono Paese manifatturiero al mondo e che ha un'economia di trasformazione e, quindi, una maggiore quantità di scambi, i benefici sarebbero decisamente maggiori.
      Semplificando e armonizzando i sistemi si otterrebbero anche ulteriori effetti positivi: più facilità per i contribuenti di attenersi alle regole. Non dimentichiamo che in Italia gli oneri per gli adempimenti burocratici arrivano al 20 per cento del reddito di impresa. Sarebbe anche più difficile realizzare frodi, sia perché non ci sarebbero più differenze normative da sfruttare sia perché i controlli sarebbero decisamente più semplici.
      In questo senso, l'Unione sta già lavorando. Nel 2013 sono entrate in vigore nuove misure per facilitare la fatturazione elettronica e disposizioni speciali per le piccole imprese e da poco è stato proposto un modello standard di dichiarazione IVA per tutta l'Unione europea.
      Adottare questo nuovo modello di dichiarazione IVA standard, proposto dalla Commissione europea nell'ottobre 2013, che prevede un insieme uniforme di requisiti, determinerà una riduzione dei costi di conformità stimata in 15 miliardi di euro in ambito comunitario e in circa 2 miliardi di euro per quel che riguarda l'Italia. Dal 1o gennaio 2015 comincerà a funzionare uno sportello unico per le imprese che forniscono servizi di commercio elettronico e di telecomunicazione. Semplificando significativamente le procedure IVA per tali imprese e permettendo loro di presentare un'unica dichiarazione IVA per l'insieme delle loro attività nell'Unione, lo sportello incoraggerà un maggior rispetto per le regole.
      Nella nostra mozione chiediamo al Governo di seguire con grande attenzione gli sviluppi che seguiranno i lavori in tema di armonizzazione del regime IVA, soprattutto utilizzando l'autorità che deriva al nostro Paese dalla duplice veste di Stato fondatore dell'Unione e dalla piena attuazione delle politiche di risanamento di bilancio. La questione più importante, sotto questo aspetto, consiste nell'adottare una riforma che tenga conto, sia del sistema produttivo nazionale, fatto di piccole e medie imprese, sia delle fasce sociali più deboli, in particolare per questo periodo di crisi. Poniamo questa questione perché rileviamo la contraddizione tra la raccomandazione del Consiglio europeo del 29 maggio 2013, che ha posto fine alla procedura di infrazione, raccomandazione sul Programma nazionale di riforma 2013, e il Programma di stabilità dell'Italia 2012-2017, raccomandazione con la quale l'Unione ha invitato, tra l'altro, l'Italia a trasferire il carico fiscale da lavoro e capitale a consumi, beni immobili e ambiente, assicurando la neutralità di bilancio. Questa proposizione non sembra tener conto della specificità del caso italiano, sia per quel che riguarda la struttura produttiva, sia per quel riguarda la struttura sociale, dove una vasta platea degli incapienti sosterrebbe il peso di un eventuale aumento dell'imposizione sui consumi, specie per i generi di prima necessità, Pag. 16senza alcuna contropartita in termini di riduzione del carico fiscale personale. Tuttavia, lo stesso Consiglio europeo ha autorizzato l'Italia a praticare un regime semplificato di imposizione fino a determinare l'esenzione al di sotto di una determinata soglia (fatturato compreso tra 65 e 100 mila euro) per le piccole imprese, anche alla luce del successivo Small business act for Europe del 25 giugno 2008.
      Quindi, chiediamo di far valere le specificità del sistema produttivo italiano caratterizzato dalla prevalenza di piccole e medie imprese rispetto alle quali è necessario introdurre sistemi semplificati di contabilizzazione e riscossione con un taglio netto degli oneri burocratici che sono a supporto di questa attività. Ma chiediamo anche che ci si muova in sede comunitaria per realizzare un sistema fiscale complessivo e, quindi, non limitato solo all'IVA, che tenda a convergere verso standard uniformi limitando la concorrenza fiscale che determina distorsioni nell'allocazione delle risorse e fenomeni di localizzazione aziendale. In questo ambito, il trasferimento fiscale all'estero della FIAT rappresenta un caso emblematico e traumatico. Secondo gli studiosi fiscali, ipotizzando che la FIAT pagasse 500 milioni di euro di tasse in Italia, con l'aliquota inglese l'azienda risparmierà in un anno almeno 100 milioni di euro e comunque l'Italia perderà di colpo i restanti 400. Rammentiamo che il corporate tax in Gran Bretagna era più o meno al 24 per cento nel 2012, poi è sceso al 23 per cento nel 2013, oggi sta all'attuale 21 per cento e il Governo Cameron ha promesso che nel 2015 questa tassazione verrà portata al 20 per cento. Secondo la CGIA di Mestre, il livello di tassazione delle piccole e medie imprese in Italia ha superato il 46 per cento.
      Quindi, riassumendo e accettando la riformulazione della nostra mozione proposta dal Governo, se da un lato il Nuovo Centrodestra chiede una forte presenza in ambito comunitario per quel che riguarda la creazione di un regime IVA e fiscale comune, per cui, tendente a comprendere tutte le forme di tassazione, dall'altro chiediamo anche al Governo di perseguire con forza l'obiettivo programmatico della riduzione dell'imposizione fiscale per le nostre imprese, in particolare piccole e medie (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,10).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

      FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, abbiamo apprezzato la discussione, per come si è svolta su questo tema, e l'atteggiamento espresso dal Governo e dal Viceministro Casero. Ci sembra una buona discussione che ovviamente trae origine dal Libro verde sull'IVA del 2010 e dalla comunicazione della Commissione del 2011. Una discussione che ci costringe e costringe quest'Aula ad entrare in uno spirito per fortuna continentale, quindi un po’ meno provinciale di come spesso le nostre vicende ci abituano ed è sotto gli occhi di tutti quale sfida sia entrare in uno spirito continentale, di quale grande intuizione fu l'Unione europea e quale grande limite, allo stesso tempo, questa comunità di nazioni, e forse non di popoli, abbia assunto non solo nella percezione comune ma nella realtà dei fatti.
      Assistiamo molto spesso, infatti, ad una mancanza di coerenza tra le prospettive e le aspettative e quelli che sono gli effetti Pag. 17delle politiche comunitarie. Occorre quindi valutare, ripensare, portare coerenza. Per questo facciamo nostra in tema di IVA la premessa stessa del Libro verde quando si dichiara che, dopo quarant'anni, è giunto il momento di effettuare un esame critico del sistema dell'IVA al fine di rafforzarne la coerenza con il mercato unico e la capacità di incrementare le entrate, migliorandone l'efficienza economica, la solidità e il contributo ad altre politiche, riducendo nel contempo i costi in conformità alle norme di riscossione.
      La riforma del sistema IVA può in tal modo svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere la realizzazione della strategia di Europa 2020. È un ritorno alla crescita grazie al suo potenziale di rafforzamento del mercato unico e di sostegno a un risanamento intelligente del bilancio degli Stati membri. Allo stesso modo riteniamo assolutamente imprescindibile che, per ottenere tali miglioramenti, si richieda un sistema dell'IVA globale, capace di adattarsi ai cambiamenti dell'ambiente tecnologico ed economico e sufficientemente solido da resistere agli attacchi fraudolenti verificatisi negli ultimi anni.
      La Commissione, nel formulare le sue ipotesi, richiama al duplice obiettivo del consolidamento fiscale e della crescita economica. Occorre però svelare con chiarezza che questa formula cela ben note ricette fatte di tagli alla spesa pubblica e di aumento della tassazione. Questa impostazione dovrebbe essere ormai chiara a tutti, con drammatica evidenza che non solo non favorisce la crescita economica ma piuttosto la impedisce, la rallenta, la ritarda, avviando in realtà una spirale recessiva. Fin troppo spesso abbiamo assistito negli ultimi anni ad una copertura tecnica di questo tipo di impostazione quando, invece, è frutto di scelte ed impostazioni di natura politica ed è quindi molto importante che le cose vengano chiamate a questo punto con il loro nome e vengano restituite alla loro vera sostanza. Le scelte che ricadono sulle vite dei cittadini italiani ed europei sono sempre scelte politiche portate avanti forse con strumenti tecnici ed è quindi necessario che in Europa, che in Italia, ritorni ad esservi più politica, più partecipazione, più comunità e, in quest'ottica, ha perfettamente ragione Jürgen Habermas quando, nelle sue mosse per un'altra Europa, sostiene che il metodo intergovernativo deve essere sostituito con il metodo della comunità mentre le assemblee dei Capi di Governo, legittimati da elettori nazionali servono per negoziare compromessi tra inamovibili interessi nazionali, la formazione della volontà politica in un Parlamento europeo diviso tra gruppi parlamentari rende possibile controbilanciare gli interessi nazionali con comunità di interesse oltre le frontiere.
      Sulla materia dell'IVA è proprio ciò a cui abbiamo assistito: un processo decisionale molto spesso dubbio, opaco, ondivago e tutta l'impostazione è stata basata fin dal 1993 sul principio del Paese di origine salvo poi abbandonarla...

      PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, abbassate la voce, per favore, oppure uscite.

      FABIO LAVAGNO. Grazie signor Presidente. Tutta l'impostazione sull'IVA è stata basata fin dal 1993 sul principio del Paese d'origine salvo poi abbandonarla sul finale del 2011 perché sgradita ai Governi nazionali, proprio ciò che Habermas denuncia e passare quindi ad un'idea di principio rafforzato nel Paese di destinazione.
      Non c’è nulla di razionale in una burocrazia continentale che lavora per anni ad un progetto per poi verificarne l'inattuabilità politica e, quindi, abbandonarlo senza aver studiato possibili alternative. E non c’è nemmeno nulla di razionale in un sistema decisionale che, pur conoscendo i problemi e avendo la consapevolezza che possono essere affrontati solo a livello continentale, non li risolve perché prigioniero degli egoismi nazionali e dei veti incrociati.
      L'altro tema importante in ogni legislazione e che si impone come monito alla politica come luogo di capacità, di responsabilità e di decisione, è quello della chiarezza e della semplificazione. Dovremmo Pag. 18avere ben chiaro tutti quanti noi come ci attenda, nella legislazione comunitaria e ancor più in quella nazionale, la necessità di una vera svolta culturale che ponga al centro i principi, la chiarezza normativa e l'efficacia degli effetti attesi.
      Il prodursi in forma confusa di norme sovrapposte, a volte contraddittorie, rappresenta un peso enorme nelle loro ricadute economiche: è qualcosa per cui non possiamo più fare finta di nulla, è qualcosa che non possiamo più ignorare. Secondo il rapporto allegato al Libro verde, infatti, la complessità del sistema provoca un mancato introito da IVA dovuto a frodi, mancati pagamenti, errori ed altro, e alla complessità del sistema, che, nel 2009, può essere prudentemente stimato in una cifra pari al 6,9 per cento del prodotto interno lordo e al 12 per cento delle entrate IVA dell'Unione europea. Ciò significa un'evasione pari a 118 miliardi di euro.
      A questo si affianca, come sacrosanto, il tema dell'equità, della trasparenza e della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, che in Italia produce effetti allarmanti. In Italia la percentuale di evasione salirebbe, secondo il rapporto, al 22 per cento, per un totale di circa 29 miliardi di euro di IVA evasa, rispetto ad un gettito complessivo pari a oltre 130 miliardi di euro; mentre, secondo uno studio pubblicato sulla rivista della Società italiana di statistica, il gap IVA rispetto a quella potenziale risulta superiore al 25 per cento e si colloca su livelli più elevati di circa il 15 per cento rispetto alla media europea.
      Questo è il contesto nel quale ci muoviamo. In un momento drammatico per l'economia, queste considerazioni sono urgenti e chiamano alla responsabilità di tutti noi, così come lo sono in un momento di mancanza di credibilità delle istituzioni nazionali e comunitarie. Si tratta di problemi che il mondo delle imprese ci chiama a risolvere e ad avere come urgenza imprescindibile.
      La frammentazione del sistema comune dell'IVA dell'Unione europea, divisa in ventisette sistemi nazionali, rappresenta l'ostacolo principale a scambi efficienti, impedendo così ai cittadini di beneficiare dei vantaggi di un mercato unico autentico. Le imprese attive a livello internazionale ritengono di pagare un prezzo per questa mancanza di armonizzazione sotto forma di complessità, costi di conformità supplementari ed incertezza giuridica. Le piccole e medie imprese molto spesso non dispongono delle risorse necessarie per far fronte a questi aspetti e rinunciano, pertanto, ad intraprendere attività transfrontaliere. Quindi, la necessità di semplificazione e di omogeneità normativa diventa un problema legato strettamente alla competitività e alla capacità del nostro Paese di stare in un mercato realmente unico.
      La differenziazione delle aliquote può rendere l'imposta in qualche modo redistributiva della ricchezza. Accogliamo positivamente l'atteggiamento del Governo, non solo sulla nostra mozione, accettando la riformulazione che ci propone, anche se avremmo preferito sul punto specifico stare in un ambito europeo, ma capiamo il principio su cui si fonda e su cui si fonda anche la delega fiscale votata da quest'Aula e ora anche dal Senato e che attendiamo alla rilettura, ma siamo particolarmente convinti della bontà e plaudiamo al Governo del fatto che valuti positivamente la necessità di predisporre efficaci misure di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, non in senso generale, ma rispetto a quando chiediamo di adeguare un aumento dell'aliquota dell'imposta sostitutiva sulle rendite finanziarie e una revisione dell'imposta delle transazioni finanziarie.
      Questo è il punto fondamentale della nostra mozione, che la differenzia da tutte le altre, così come quando salvaguarda in maniera adeguata le aliquote differenziate. Ma questo è il punto qualitativo, a nostro avviso, della mozione, perché se la leva fiscale ha un senso che non è solo quello di fare gettito, se non è solo quello di garantire entrate allo Stato, ha una valenza forte di natura politica, come dicevo nelle premesse, che è quella di addivenire a una giusta redistribuzione della ricchezza.Pag. 19
      E questo ci sembra il senso adeguato. Non è il ricorso, come è stato fatto in questi anni, ad un'aliquota certa – perché è un'imposta legata al consumo e, quindi, con una larghissima base imponibile – ma diventa, soprattutto nel contrasto dell'elusione e dell'evasione e con l'aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie, un criterio anche di giustizia e di equità fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà. A maggior ragione, chiederei a quel lato dell'emiciclo di fare silenzio, perché è veramente un po’ troppo rumoroso. Prego, onorevole Capezzone.

      DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, signor Viceministro, la ringrazio, perché comprendo, starei per dire, sul piano personale, della solidarietà personale, il tenore cauto della sua risposta e, quindi, la proposta di riformulazione che lei propone e che, naturalmente, accetto. Risposta cauta, a maggior ragione nella fase – come la vogliamo definire – leggermente difficile e delicata che attraversa il Governo del quale lei è membro. Quindi, come si dice, «meglio piuttosto che niente» e accettiamo la riformulazione anche se con una punta di delusione per l'occasione perduta, perché, nel primo punto della nostra mozione, si chiedeva di fatto uno shock, con l'immediata discesa di un punto di IVA, riparando al grave errore commesso in autunno.
      Lei ci risponde con cautela – naturalmente, lo ripeto, io ringrazio e accetto –, segnalando una norma della delega fiscale che io stesso ho contribuito a scrivere – quindi, come dire, colgo e raccolgo – ma che, comunque, proietta necessariamente in avanti, in un tempo indefinito e, forse, incerto, il risultato di questa importante riduzione fiscale. Era un'ennesima occasione, a nostro avviso, se non di un colpo di reni, di un colpetto di reni, di una frustatina positiva per l'economia rispetto al tema che, personalmente, mi ossessiona, della domanda interna, che è ai minimi, dei consumi interni, che sono a livelli veramente bassissimi.
      Signor Viceministro, lo sforzo della nostra mozione, nel contesto europeo del Libro verde e di prospettive di armonizzazione, è proprio quello di accendere i riflettori sullo «specifico» italiano dell'IVA, una tassa che ha quarant'anni e che è aumentata nove volte, un record in Europa; queste nove volte hanno portato ad un aumento di 10 punti dal 1973 ad oggi, un record europeo; il penultimo aumento ha portato ad una perdita di gettito di 3 miliardi e mezzo. «Laffer, questo sconosciuto»: in Italia, ancora non si è compreso che, se tu aumenti le aliquote all'inverosimile, c’è un punto al di là del quale incassi meno, al di là del quale lo stesso gettito diventa quello di un pugno di mosche. Lei conosce meglio di me l'andamento già catastrofico degli ultimi dodici mesi degli incassi IVA, delle imposte indirette e del relativo gettito, la nostra valutazione è che l'aumento avvenuto in autunno darà un colpo ulteriore.
      Inoltre, era un tentativo per dire: facciamo subito una cosa sorprendente. E lo propone una forza di opposizione che, proprio sui temi fiscali, si caratterizza e, ahinoi, questo viene proiettato in avanti; ma, comunque, lo cogliamo e l'accogliamo. Naturalmente, il nostro gruppo voterà positivamente non solo rispetto alla nostra mozione, ma anche ad altre mozioni, cioè quelle a prima firma dei colleghi Ruocco, Busin e Zanetti, nn. 1-00288, 1-00329 e 1-00331, che ci pare vadano in una direzione comunque positiva e auspicabile.
      Tuttavia, signor Viceministro, mi permetto di consegnarle ancora in conclusione questo «semaforo», questo allarme sulla domanda interna, non solo a livello italiano, ma a livello europeo. Si prepara un semestre nel quale la stessa Germania, che si presenta o ama presentarsi come la locomotiva d'Europa, cresce all'uno e mezzo per cento, cioè nulla: la metà della crescita di un'America appena uscita dalla crisi.
      Un'Europa che ha una locomotiva, che va così lenta, deve preoccuparsi per l'andamento di tutto il treno e non solo dei Pag. 20suoi vagoni più in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.
      Insisto con i colleghi sul tenere un po’ più basso il volume delle loro conversazioni.

      CARLA RUOCCO. Signor Presidente, questa mozione rappresenta uno dei tasselli del gigantesco puzzle in cui si raffigura il nostro disegno dell'Europa: un Europa che tenga conto dei temi centrali per i cittadini e per le imprese che in essa operano, che sia pronta ad asservire ai reali interessi della vita delle persone, finanza, banche, burocrazia e potere. Noi vogliamo mettere di nuovo l'essere umano al centro dell'Europa, proprio come avvenuto durante il Rinascimento e durante l'Umanesimo. L’humanitas ha trasformato l'oscurità del Medioevo in luce di una nuova alba. Anche noi in Europa vogliamo essere, Presidente, l'alba di una nuova storia, e sappiamo che questo si può raggiungere solo e soltanto nella misura in cui riusciamo a dare vita e spazio all'individuo inserito in una grande comunità, con i suoi limiti, le sue contraddizioni, ma anche con la sua inimitabile ed insostituibile creatività cui non dovranno essere poste barriere di sorta. Tutto in Europa dovrà essere orientato all'obiettivo fondamentale che ci poniamo: dare a ciascuno la possibilità di esprimersi al meglio nel rispetto dei limiti e delle regole studiate non per essere un fardello, una palla al piede, ma una risorsa, un aquilone cui ci si può aggrappare per volare.
      È uno sbocco, l'unico sbocco che l'Europa può avere per ritrovare se stessa, la propria sopravvivenza e la propria evoluzione. È il momento di ribaltare totalmente la prospettiva, ma sono tante le barriere sociali e culturali, prima ancora che economiche, che l'Europa deve superare per diventare un'Europa dei popoli con una libera, davvero libera, circolazione di merci e servizi. Un'Europa che armonizzi, non che renda omogenei – sottolineo: che armonizzi –, laddove per armonizzazione si intende il rispetto e la valorizzazione delle caratteristiche dei suoi popoli senza omologarne le peculiarità. La nostra mozione vuole rappresentare proprio questo, una mozione che chiede di liberare da vincoli e distorsioni burocratiche il commercio e le iniziative imprenditoriali, le stesse distorsioni che si abbattono come un macigno sui piccoli imprenditori, schiacciati da un peso del fisco disordinato ed oscuro e che in questo modo continua ad agevolare, rispetto ad iniziative encomiabili, meccanismi di frode ed elusione.
      Con essa vogliamo abbassare il peso del fisco inteso sia come livello effettivo di pressione fiscale sia come dimensione ed identità di inutili adempimenti. Voteremo positivamente anche sulle altre mozioni, perché comunque ci sembra aver trovato una convergenza verso questi temi fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      L'IVA, in Italia, ha subito due aumenti a strettissimo giro: in pochissimo tempo, è passata dal 20 al 22 per cento; e questi aumenti sono stati voluti e votati da voi che sedete ancora in questo Parlamento. Questo è bene ricordarlo ed è bene anche che sappiate – ed oggi lo voglio sottolineare – che sono state manovre sbagliate e distorte. Con un po’ di impegno e volontà si potevano trovare risorse – e tante – altrove. La nostra fermissima richiesta, invece, è che torniate immediatamente indietro e riduciate il carico fiscale. Non è infatti, aumentando i controlli su piccoli importi o massacrando chi onestamente cerca di sopravvivere che si può risolvere il rapporto tra fisco e cittadino. Lo Stato deve prendere coscienza che, attraverso un sistema più semplice ed efficiente, e a livello europeo meno frammentato, si toglie l'ossigeno ai fenomeni di frode, che costano decine di miliardi di euro. Si stima, infatti, pari a 36 miliardi di euro, nel 2011, il mancato gettito IVA. Per la maggior parte, questi importi sono dovuti alle operazioni di vistose ed ingenti frodi comunitarie, tra cui le cosiddette Pag. 21frodi carosello, che sfruttano proprio le debolezze insite in questo sistema frammentato.
      Debolezze che possono essere superate dai nuovi criteri di armonizzazione fiscale che la nostra mozione indica: attraverso di essi si recupera gettito per abbassare, dico abbassare, immediatamente le aliquote IVA esistenti, innescando, in questo modo, un circuito finalmente virtuoso.
      La nostra mozione, inoltre, chiede anche al Governo altro: il ripristino del regime dei minimi per tutte le situazioni imprenditoriali. Chi guadagna sotto una certa soglia deve essere esente da IVA, senza «se e senza ma» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). L'IVA, ricordiamolo, è infatti un'imposta sul valore aggiunto; ma quale valore aggiunto può avere un'impresa che, a stento, sopravvive e che rischia di chiudere in ogni momento ? Quale valore aggiunto può garantire alla qualità della vita dell'imprenditore che la conduce ?
      È solo cambiando prospettiva, come dicevo, solo reinterpretando le tasse, anche nel loro banale acronimo, che potremo mettere al centro l'essere umano: quello che oggi è definito in gergo «soggetto passivo» – già l'espressione parla chiaro – deve tornare da oggi al centro dei nostri pensieri, un soggetto attivo e partecipativo al cui benessere orientare tutte le nostre decisioni presenti e future (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele Pelillo. Ne ha facoltà.

      MICHELE PELILLO. Signora Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, c’è una grande convergenza di interpretazione e di iniziativa su questo argomento: nel nostro Parlamento e, specialmente in questa fase politica, è un fatto assai raro, che merita una riflessione. Probabilmente esiste una comune consapevolezza che il contrasto ai fenomeni dell'evasione e dell'elusione fiscale sia una priorità, ma che la stessa non può essere soddisfatta soltanto con la leva della legislazione nazionale. Questa leva la stiamo azionando: fra pochi giorni questo ramo del Parlamento approverà la legge di delega fiscale, la prima degli anni 2000, che promuoverà un percorso di grande innovazione legislativa e che è prodigo di grandi attese.
      Ma non è sufficiente. Non basta neanche attivarsi, come si sta facendo, nel migliorare e rendere più efficace la cooperazione amministrativa in materia fiscale tra gli Stati membri dell'Unione europea. Anche su questo aspetto, siamo pronti ad aderire alla direttiva europea che indica chiaramente un cambio di passo nello scambio di informazioni tra Stati: è facile immaginare che produrrà risultati efficaci già nei primi anni di applicazione. Ma senza una armonizzazione delle regole fiscali dell'Unione europea, questi sforzi, pur se indirizzati nel verso giusto, non potranno conseguire un risultato pieno.
      Armonizzazione, quindi, a partire dall'imposta europea per eccellenza, l'imposta sul valore aggiunto. Presto detto l'obiettivo da raggiungere: arrivare quanto prima ad un'aliquota ordinaria unica, con una riduzione graduale ma costante e progressiva, delle differenze tra le aliquote ridotte nazionali. Nel contempo, dotarsi di procedure uniche, più semplici e meno costose, con una modellistica uguale e con un grande impulso al processo di automazione e telematizzazione di tutte le operazioni contabili in materia di IVA.
      Un obiettivo come questo, una volta conseguito, contrasta nel modo più efficace possibile tutti i fenomeni fraudolenti tristemente noti in materia di IVA; e non si limita ad allargare la base imponibile, recuperando gettito IVA e spesso, come fenomeno indotto, gettito dalle imposte dirette, ma produce anche una virtuosa regolazione del mercato interno, perché interviene sui fenomeni che producono distorsioni e alterazione della concorrenza.
      Non solo, quindi, recupero di gettito, con la fondata aspettativa di poter abbassare le aliquote, ma anche un'efficace...

Pag. 22

      PRESIDENTE. Colleghi, abbassate un po’ il volume. Il collega fatica a svolgere l'intervento, mi sento solidale con il deputato Pelillo. Prego.

      MICHELE PELILLO. Grazie, Presidente. Non solo, quindi, recupero di gettito, con la fondata aspettativa di poter abbassare le aliquote, ma anche un'efficace iniziativa regolatrice del mercato interno, che secondo la Commissione europea, nell'ipotesi di riduzione del 50 per cento delle differenze tra le aliquote dei diversi Stati, potrebbe arricchirsi addirittura di un incremento del 10 per cento di scambi intraunionali e un corrispondente aumento dell'1,1 per cento del PIL.
      Per tutto ciò è importante che il Parlamento, con la maggiore coesione possibile, impegni il Governo a promuovere, in sede europea, iniziative più adeguate, perché venga al più presto avviato l'auspicato percorso di armonizzazione della normativa IVA nell'Unione. Di questo il PD è convinto, come è convinto che spingere in questa direzione significa riempire di contenuto la propria convinzione europeista. Sarebbe davvero significativo che il Semestre europeo a conduzione italiana potesse cogliere questo importante risultato.
      Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sulla mozione Causi ed altri n. 1-00332, così come riformulata, e sulle altre mozioni opportunamente riformulate dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ottobre. Ne ha facoltà, per tre minuti.

      MAURO OTTOBRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, quando si parla di IVA, di imposta, di valore, quando si parla di evasione, sembrerebbe che la politica sia il male di tutti i mali ma, guarda caso, l'Italia risulta essere il Paese con il più alto tasso di evasione, oltre 200 miliardi che mancano nelle casse dello Stato. Se andiamo a ben vedere, anche le forze dell'ordine, che dovrebbero recuperare questi soldi, hanno stipendi bloccati da anni, non ci si «sente» proprio di investire anche per un migliore controllo.
      Detto ciò, sembrerebbe anche inutile ricordare che, a volte, in questo Paese chi paga sono sempre quelli, sono sempre gli imprenditori onesti, sono sempre le piccole e medie aziende e, guarda caso, il fisco adotta due pesi e due misure. Quindi, chi è onesto, è quasi vessato, chi è disonesto, guarda caso, riesce sempre a farla franca; quindi, evidentemente bisognerebbe proprio andare a creare e cercare gli strumenti atti a recuperare questa enorme evasione fiscale. Certo è che in questo Paese a volte sembra che sulle cose semplici non riusciamo mai, evidentemente, a portare a casa dei risultati, se non quello proprio di continuare a bastonare anche gli imprenditori onesti. Mi viene in mente il caso di un concessionario di auto, la cui vicenda è ancora in Cassazione per la famosa «frode carosello», che non ha mai, secondo qualcuno, versato l'IVA, ma in realtà non è così. Addirittura il fisco gli ha detto che avrebbero venduto delle macchine inesistenti, delle automobili, ma, guarda caso, queste automobili sono regolarmente in circolazione e pagano regolarmente il bollo, le tasse, eccetera. Quindi, a volte ci si può anche sbagliare, ma non si ha la capacità di tornare indietro e chiedere anche scusa. Aumentare l'IVA di due punti è stata una mannaia per le nostre imprese, non è questa la soluzione; non è aumentando le tasse che si aumentano gli introiti, anzi, più si aumentano le tasse e più a volte si crea anche l'evasione fiscale.

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.Pag. 23
      Prego i colleghi di prendere posto perché abbiamo delle votazione in sequenza, come sapete tutti, sulle mozioni che sono state discusse questa mattina.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruocco ed altri n. 1-00288, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Carrescia, Bonati, Morassut, Taricco, Toninelli, Verini, Pellegrino, Tancredi, Rabino, Cristian Iannuzzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     474            
            Maggioranza     238            
                Hanno votato
    474).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Busin ed altri n. 1-00329, come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Capua, Antimo Cesaro, Spadoni, Crippa, Lavagno, Mucci, Valiante...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     469            
            Maggioranza     235            
                Hanno votato
    469).                

      (I deputati Culotta, Terzoni, Marazziti e Santerini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-00330 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Taricco, Marco Di Stefano, Miotto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
            (Presenti e votanti     476            
            Maggioranza     239            
                Hanno votato
    426                
                Hanno votato
no       50).                

      (Il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanetti ed altri n. 1-00331, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Stumpo, Pagano, Sandra Savino... Onorevole Pagano... ha votato, bene. Ci sono altri che non riescono a votare ? Non vedo mani alzate.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     476            
            Maggioranza     239            
                Hanno votato
    476).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Causi ed altri n. 1-00332, come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 24

      Fitto, Gasbarra, Di Gioia, Marco Di Stefano, Palma, Romele, Donati... Aspettiamo Vaccaro...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     478            
            Votanti     436            
            Astenuti       42            
            Maggioranza     219            
                Hanno votato
    435                
                Hanno votato
no         1).                

      (La deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00333, come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Paris, Capua, Chaouki, Gutgeld, Giuliani, Adornato. Hanno votato tutti i colleghi ? Mi sembra di sì.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     478            
            Votanti     431            
            Astenuti       47            
            Maggioranza     216            
                Hanno votato
    431).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Buttiglione ed altri n. 1-00336, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gasbarra, Giuliani ancora. Non vedo altre mani alzate.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     475            
            Votanti     429            
            Astenuti       46            
            Maggioranza     215            
                Hanno votato
    425                
                Hanno votato
no       4).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-00338, come riformulata su richiesta del Governo e in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Rabino, Lavagno, Madia, Giuliani. Onorevole Rabino... Lavagno non riesce a votare; adesso sì. Giuliani, Madia ha votato...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     477            
            Maggioranza     239            
                Hanno votato
    446                
                Hanno votato
no      31).                

      (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 10,55).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cuperlo. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI CUPERLO. Signor Presidente, gli anniversari, cari colleghi, combinano sempre la storia e la memoria e nel calendario privato di ciascuno di noi a prevalere è la seconda. Nel calendario Pag. 25civile, quello che accompagna la vita di una nazione, prevale quasi sempre la prima. Poi capitano degli eventi, delle date, che queste due cose, storia e memoria, mescolano in un modo inestricabile. Ed io ho chiesto la parola, cosa che non mi capita spesso, per ricordare in quest'Aula uno di questi momenti.
      Era il 12 febbraio del 1924 quando Antonio Gramsci fondò un quotidiano che ancora oggi tutte le mattine arriva nelle nostre edicole (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Nuovo Centrodestra e Misto). Quel quotidiano era l'Unità. Secondo Gramsci avrebbe dovuto essere un giornale della sinistra e quel titolo, che lui definì puro e semplice, doveva parlare agli operai e ai contadini, ma avere anche un significato più generale.
      Fu un anno terribile quel 1924: il 10 giugno il fascismo sequestrò e uccise Giacomo Matteotti e in quegli stessi mesi, care colleghe e cari colleghi, soprattutto quelli più giovani, Gramsci varcò le porte di quest'Aula e si sedette su questi banchi come deputato del Partito Comunista.
      Da lì, da quelle vicende, ci separano novanta anni, che oggi ricordiamo. L'Unità questo tempo lunghissimo lo ha vissuto raccontando l'Italia, l'Europa, il mondo. Lo hanno fatto giornalisti, scrittori, intellettuali, dirigenti politici. Lo hanno fatto nella clandestinità e poi lungo l'intera parabola della Repubblica. Pasolini, Quasimodo, Calvino, Pavese, Garcìa Lorca, Hemingway sono solo alcune delle firme che a l'Unità hanno consegnato parole e testimonianze del loro tempo. Impossibile citare i direttori che si sono succeduti, ma due forse, solo due nomi, si debbono ricordare per il ruolo che a lungo hanno avuto qui dentro. Sono Pietro Ingrao, Presidente, che a lungo ha occupato la poltrona dove lei oggi siede (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Nuovo Centrodestra e Misto) e Alfredo Reichlin, che quel giornale diresse poco più che ragazzo e che ancora oggi, quasi a novanta anni, continua a scrivere su quelle stesse colonne con l'intelligenza e la passione di una vita.
      Un giornale, ogni giornale, è come una tessera del mosaico nella storia di un Paese. A quella tessera i democratici e la sinistra italiana sono legati da un affetto e da una passione civile profondi. Era giusto dirlo qui oggi, è bello poterlo dire in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica per l'Italia, Per l'Italia e di deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Nuovo Centrodestra e Misto).

      PRESIDENTE. Grazie molte, onorevole Cuperlo, per questo ricordo, che come vedo ha colto un sentimento diffuso almeno in una buona parte dell'Aula.
      Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, l'onorevole Cuperlo ci ha ricordato un pezzo di storia del nostro Paese e mi associo a questo ricordo nella consapevolezza che abbiamo bisogno ancora oggi in Italia di esempi come quelli che ha testé citato, ma ho chiesto la parola non per riferirmi alla storia, ma per riferirmi alla cronaca di questi ultimi giorni, di queste ultime settimane.
      Un congresso del Partito Democratico si è celebrato qualche mese fa e purtroppo questo congresso non è ancora finito e tiene ostaggi il Parlamento e il Paese sul suo destino e sulla sua prospettiva. Io non avrei fatto questo intervento se il dibattito politico – e non mi scandalizza – si fosse fermato soltanto ai virgolettati che la stampa oggi ci offre sulla caduta del Governo, sulla formazione di un nuovo Governo. Tutto fuori da quest'Aula parlamentare.
      E però, ieri, signor Presidente, un esponente autorevole di Scelta Civica ha chiesto le dimissioni del Presidente del Consiglio Pag. 26e, poche ore, fa un autorevole Ministro, Delrio, ha dichiarato che il programma di Matteo Renzi – il programma di Matteo Renzi – sarà un programma che non prevede «rottamazioni».
      Ora, al di là del contenuto di questa affermazione, vorrei sottolineare, signor Presidente, che questo Parlamento è fuori da una vicenda politica che interessa il Paese e in una democrazia parlamentare, quando si bypassa il Parlamento su una crisi politico-istituzionale, si compie un attentato alla Costituzione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      È quello che sta accadendo attraverso colloqui formali e informali, una vera e propria crisi di Governo gestita senza la ritualità che prevede la Costituzione, e io le chiedo di informare il Presidente del Consiglio della volontà del gruppo di Forza Italia di invitarlo a riferire immediatamente al Parlamento, perché oggi non è l'opposizione che chiede di conoscere realmente quale sia lo stato dell'arte del suo Governo, che ha già perso credibilità attraverso queste operazioni in giro per il mondo, ma è interesse di tutto il Parlamento, soprattutto di quel PD che si troverà a scegliere il nuovo Presidente del Consiglio dentro la direzione di giovedì, e non in quest'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Buttiglione. Ho alcuni iscritti a parlare. Credo che si stiano intrecciando, a questo punto, due questioni molto diverse, perché l'onorevole Buttiglione ha chiesto di intervenire quando parlava il deputato Cuperlo. Prego, onorevole Buttiglione.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, come lei ha giustamente intuito, volevo unirmi all'omaggio, alla memoria di un grande italiano, Antonio Gramsci, e anche di un grande giornale, l'Unità, che ha contribuito a fare la storia d'Italia. Credo che dobbiamo guardare a questa storia con grande amore al nostro Paese e con grande spirito di verità.
      Quando l'Unità nasce, nasce nel contesto del fascismo trionfante, ma nasce anche nel contesto di quella cultura del diciannovismo, del disprezzo per il Parlamento, del disprezzo per le regole, del culto della forza e della sostanza contro la forma, la rivolta contro la forma, che ha segnato una fase della storia italiana. Dentro questa cultura nasce anche l'Unità: questa è stata la cultura originaria di Antonio Gramsci. Ma in quell'inizio è contenuto anche qualcosa di molto diverso, un seme fecondo. Questo seme fecondo è l'amore all'Italia e l'aderenza alla cultura italiana. Il giovane Gramsci sente, in qualche modo, pur idolizzando la rivoluzione bolscevica, che la cultura italiana contiene dei fermenti, contiene degli elementi che sono irriducibili all'esempio russo e all'esempio dell'Unione Sovietica.
      Questi elementi matureranno più tardi, nella vicenda umanamente e terribilmente dolorosa della carcerazione, della prigione coraggiosamente sopportata in difesa delle proprie idee e nei Quaderni dal carcere. Questi ultimi sono stati il maturare, il germe di un comunismo italiano. Io sono un avversario del comunismo, ma il comunismo italiano è stato qualcosa di diverso, progressivamente: la testimonianza di Gramsci, la scelta di Togliatti di costruire il comunismo all'interno della democrazia, scelta tormentata.
      Non dimentichiamo pagine non onorevoli, come quelle che l'Unità dedicò alla morte di Stalin o alla rivolta di Budapest, ma esse hanno contribuito a far crescere e maturare il nostro Paese, costruendo un movimento operaio che è uno dei pilastri della nostra democrazia e di cui oggi si parla ancora troppo poco, perché, dopo il crollo del comunismo, il movimento operaio mantiene la sua vitalità e la sua necessità per la storia del Paese, e io mi auguro che cresca in Italia una sinistra capace di attingere alle radici più vere di quella storia del movimento operaio, dopo la crisi dell'ideologia (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).

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      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rotondi. Ne ha facoltà.

      GIANFRANCO ROTONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo anch'io associarmi al ricordo di quest'anniversario ed ha fatto bene il collega Cuperlo a ricordare i novant'anni de l'Unità con toni che permettono gli interventi del professor Buttiglione, mio, di altri, di Romano. Infatti l'Unità è un simbolo di un mondo, di un «piccolo mondo antico», che faremmo bene ad osservare con maggiore attenzione in queste ore difficili.
      Io ho l'onore, invero per volontà del professor Buttiglione, di avere diretto Il Popolo, che era il dirimpettaio de l'Unità, l'altro grande giornale di partito di quella che, frettolosamente, oggi chiamiamo la Prima Repubblica. Da ex direttore de Il Popolo, sono molto lieto del fatto che l'Unità, a novant'anni goda di buona salute, accanto all'ultimo ed unico giornale sopravvissuto di quella stagione, che è il Secolo d'Italia. Infatti alcuni di noi, presenti in quest'Aula, vengono da una tradizione politica in cui ci si formava anche nei giornali di partito, una stagione diversa rispetto a quella di oggi, ma non è una facile critica all'onda dell'antipolitica, che Aldo Moro, altro grande giornalista politico, avrebbe fatto oggetto di quella che lui chiamava strategia dell'attenzione e dell'ascolto. Non è per ricambiare la presenza garbata in Aula dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma penso che Aldo Moro avrebbe capito il fenomeno del MoVimento 5 Stelle con molto anticipo rispetto a noi, che ne abbiamo commentato il risultato solo dopo che ha rischiato di prendere un voto in più dei grandi partiti.
      Quella era una politica che aveva ne l'Unità, ne Il Popolo e nel Secolo d'Italia dei punti di riferimento che oggi sono in gran parte solo storici. E in un tempo in cui tutto questo è definito frettolosamente come un costo, io chiederei al Parlamento, oltre all'omaggio rituale ad un grande giornale, di fare sommessamente una riflessione anche autocritica sugli abbagli degli ultimi anni e sui costi, quelli sì, che avrà la democrazia italiana per i nostri errori e le nostre codardie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, io, ascoltando questo dibattito – lo dico serenamente –, non so se siamo alla Camera dei deputati o a Scherzi a parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): Romano di Forza Italia che si lamenta, Presidente, delle manovre extraparlamentari, quando il suo boss è il principe delle manovre extraparlamentari, il principe di queste manovre ! Non è stato mai al Senato e continua a dettare l'agenda, anche di Governo, da fuori, fuori dalle aule di Montecitorio ! E Cuperlo, che parla di sinistra, in quest'Aula, dove si è cantato «Bella ciao», quando doveva essere cantata nei caveau delle banche, alle quali avete regalato miliardi di soldi nostri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) ! Siete senza ritegno !
      E si parla de l'Unità, un grande giornale un tempo, un giornale che ieri ha pubblicato il titolo: Patto Grillo-Berlusconi per fermare l'Italia. Noi, che grazie al voto palese al Senato Berlusconi lo abbiamo cacciato a calci nel deretano, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Noi ! Lo stesso giornale che si intasca, solo nel 2011, 3,7 milioni di euro di quattrini pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) !
      Oggi, Presidente, mentre Gramsci per dire la verità rischiava la vita, qui qualcuno per paura di rischiare la poltrona non dice la verità su quello che è successo nella Commissione Affari costituzionali con quel voto dittatoriale ! E Cuperlo lo sa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) ! Oggi Gramsci, Pag. 28ascoltando questa sinistra e vedendo quel che è diventato il suo giornale, si sta rivoltando nella tomba (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      ANDREA ROMANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ANDREA ROMANO. Signor Presidente, colgo anch'io l'occasione dell'intervento fatto poco fa dal collega Cuperlo per associarmi al suo ricordo.
      Lo faccio volentieri dopo l'intervento del collega Di Battista che, come dire, ha provato, a mio parere, un po’ rocambolescamente, ad annettere alla sua tradizione politica quello che è un patrimonio di tutta l'Italia, è patrimonio della nostra cultura, del nostro dibattito civile (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico). È patrimonio della nostra storia nazionale, sia la figura di Antonio Gramsci, sia la figura di un giornale come l'Unità, che appartiene – lo voglio ribadire – ad un dibattito pubblico, che deve continuare ad essere alimentato da una pluralità di giornali.
      Detto questo, Presidente, mi permetta di commentare le parole del collega Saverio Romano, che poco fa si è riferito a un mio intervento di ieri, che forse ha letto male. Infatti, io non ho chiesto naturalmente le dimissioni – perché questo non spetta né a me né al nostro partito –, ma abbiamo continuato, come Scelta Civica, a ribadire i temi che – purtroppo, lo so, possiamo essere noiosi, lo ammettiamo – ci contraddistinguono da molti mesi. Noi abbiamo sempre chiesto una e soltanto una cosa, che vi fosse un Governo che facesse le cose, che governasse e che affrontasse le vere emergenze.
      Questo Governo, guidato da una figura come Enrico Letta, cui deve andare il nostro ringraziamento perché ha affrontato temi e urgenze estremamente impegnativi, è un Governo – lo voglio ricordare – che è stato indebolito non da una manovra extraparlamentare, ma dalle scelte extraparlamentari del partito a cui appartiene l'onorevole Saverio Romano (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia). Infatti, il primo e vero punto di indebolimento di questo Governo è stata la scelta di quel partito di sottrarsi alla maggioranza di larghe intese e di sottrarsi – voglio ricordarlo – non per ragioni politiche, non per ragioni che avevano a che fare con l'agenda politica di questo Paese e con le emergenze che attanagliano il nostro Paese, ma con emergenze di natura personale, che avevano a che fare con il fondatore e leader di quel partito.
      Per carità, tutto legittimo, ma, per altrettanta carità, non ci si venga a fare la lezione di coerenza parlamentare, quando la prima frattura nella maggioranza delle larghe intese, che Scelta Civica per prima aveva auspicato, è venuta proprio dal partito di Saverio Romano per ragioni che niente hanno a che fare con il nostro lavoro parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti della scuola media di Quistello (provincia di Mantova) «Martiri di Belfiore», dell'istituto comprensivo «Gorni», che assistono ai nostri lavori (Applausi).

      MARIASTELLA GELMINI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, constato che a questi giovani quest'Aula non sta dando un buon esempio. E capisco che oramai è diventata la normalità il ricorrere al turpiloquio, all'insulto, all'invettiva per colmare il vuoto di idee del MoVimento 5 Stelle. Ma trovo davvero strano che lei, Presidente, non senta il bisogno di stigmatizzare e di condannare l'uso di parolacce, di insulti, che vengono rivolti ad altri leader politici.
      Se parliamo di boss, vorrei ricordare che anche il boss del MoVimento 5 Stelle non siede in Parlamento e non vi siede perché non lo può fare, visto che ha condanne ben più gravi di quelle del Pag. 29presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
      E vorrei, però, da ultimo tornare al tema molto serio che il collega Saverio Romano ha richiamato, ossia il fatto che dal 2011 non c’è un Governo legittimato dal popolo. Quello che oggi leggiamo sui giornali, questa staffetta tutta interna al Partito Democratico, richiama una conflittualità antica, quella tra D'Alema e Veltroni, ovvero personalismi che vedono in lontananza i problemi veri del Paese e la difesa dei principi costituzionali. Siamo in una democrazia parlamentare e, come ha detto il collega Romano, il fatto che si sia, di fatto, aperta una crisi, senza che il Parlamento venga minimamente coinvolto, è un fatto gravissimo. È l'ennesima violazione della Costituzione ! E pensiamo che sia doveroso da parte del Presidente Letta – se è ancora in carica – venire in quest'Aula e informare il Parlamento. Vorremmo che questa richiesta che svolgiamo ufficialmente fosse rimandata al Presidente Letta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Onorevole Gelmini, sa che io non sono mai tenera nei confronti del linguaggio che si usa in quest'Aula quando avverto che non è consono. Tuttavia, in questo caso, mi permetto di dire che la polemica politica non ha travalicato (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Ognuno può condividere o meno anche i toni degli interventi. Non necessariamente, però, questo richiede alla Presidenza di intervenire in ogni momento.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, io sono molto felice di intervenire subito dopo l'onorevole Gelmini. Onorevole Gelmini che parla del vuoto del MoVimento 5 Stelle.
      Tutti ricordiamo la «particella Gelmini» e il famoso «tunnel della Gelmini» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutti ricordiamo, quando l'onorevole Gelmini parla di futuro dei giovani, quello che l'onorevole Gelmini da Ministro ha combinato sulla scuola. Lo ricordano, credo, tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, noi lasciamo il vuoto, invece...

      PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, io le ho dato la parola, però non per riaprire una discussione generica...

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. No, assolutamente no, Presidente...

      PRESIDENTE. Penso che lei avesse qualcosa da dire nello specifico. È un intervento di fine seduta di 2 minuti.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Assolutamente, Presidente, è semplicemente un passaggio di verità, magari agli italiani che ricordano benissimo a differenza dell'Aula. Presidente, ho ascoltato gli ultimi interventi su quella che è la situazione politica ormai all'interno dell'Aula e fuori dall'Aula. Qualcuno dimentica probabilmente di avere qualcuno al di fuori dall'Aula che è il vero capo di un partito politico e non magari di un movimento.
      Io, invece, vorrei parlare della situazione economica che qualcuno dimentica, di quella che è la difficoltà vera dei cittadini al di fuori dell'Aula, magari anche nel mettere il piatto sul tavolo ogni giorno e nell'accontentare i propri figli. E, allora, approfitto oggi, Presidente, della presenza all'interno di quest'Aula di un cittadino, un cittadino che da tempo nella mia città si impegna e aiuta e in molti casi sostituisce lo Stato. Ripeto: sostituisce lo Stato, lo Stato che oramai dimentica i cittadini in vera difficoltà. Per questo, quindi, a differenza di tutti coloro che parlano in quest'Aula, io credo che il ringraziamento di quest'Aula in quanto istituzione vada a tutti i cittadini che ogni giorno si impegnano al di fuori di quest'Aula, Pag. 30senza alcun interesse, senza alcun tornaconto personale, affinché la tenuta sociale di questo Stato, al contrario di quello che ogni giorno in quest'Aula e fuori da quest'Aula si fa, tenga veramente.
      Concludo, Presidente, dicendo semplicemente che voglio ringraziare tutti i «Geremia» presenti in quest'Aula e fuori da quest'Aula per l'impegno ogni giorno, affinché l'ultimo non rimanga indietro. E ricordate sempre che il MoVimento 5 Stelle, che in quest'Aula rappresenta il vuoto, aveva ed ha come primo punto nel suo programma – e lo faremo quando saremo al Governo – il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      BRUNO TABACCI. Signor Presidente, brevemente per ringraziare l'onorevole Gianni Cuperlo che con classe e competenza politica ha richiamato il senso della presenza storica de l'Unità nella battaglia politica del nostro Paese. Io che sono democristiano e che mi sono formato in altra direzione non potevo non avere contezza di quello che scriveva l'Unità e, soprattutto, di quel che produceva un settimanale come Rinascita. Io credo che molti di noi debbano alla dialettica nel rapporto con questa parte della cultura del nostro Paese le basi della propria formazione politica, a proposito della quale vorrei ricordare che in un sistema parlamentare i Governi traggono la loro fiducia dal Parlamento e non dal popolo.
      Questa è una condizione base. Se noi non siamo neanche condizione di distinguere questo, allora sarebbe bene che la riflessione portasse a scegliere un'altra strada, quella di una Repubblica presidenziale, che può essere raggiunta attraverso le vie che sono necessarie, ma in una strategia che è di tipo parlamentare. Non facciamo confusione. Il popolo non elegge i Governi, i Governi traggono la loro fiducia dal Parlamento. Questo è un elemento fondamentale. Se non abbiamo neanche contezza di questo, mi pare che dobbiamo fare qualche corso di riparazione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico e Partito Democratico) !

      CARLA RUOCCO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Eviterei altri interventi di carattere generale perché il suo gruppo ha già parlato su questo.

      CARLA RUOCCO. Signor Presidente, un chiarimento su quanto abbiamo appena votato.

      PRESIDENTE. Perfetto, però non c’è più il Governo, onorevole Ruocco.

      CARLA RUOCCO. No, no, anche agli altri colleghi deputati.

      PRESIDENTE. Prego. Ne ha facoltà.

      CARLA RUOCCO. Infatti, ho sentito che il MoVimento 5 Stelle è privo di idee. Evidentemente non hanno capito quello che hanno appena votato. La Camera ha appena approvato all'unanimità una mozione che prevede il nostro futuro dell'IVA a favore delle piccole imprese e dell'alleggerimento del carico fiscale. Io invito tutti i deputati che continuano a dire che il MoVimento 5 Stelle non ha idee, a leggere i nostri progetti di legge, a leggere i nostri emendamenti, a partecipare ai lavori delle Commissioni che sono intensi e sono pieni di idee.
      Certo non abbiamo idee fantasiose come quelle di far passare particelle sotto le Alpi o qualcosa di simile. Sono molto più concreti, molto più realistici tant’è vero che a volte sono votati anche dall'intero Parlamento. Quindi, se qualcuno ha bisogno di spiegazioni in relazione alle nostre idee sulle mozioni appena votate, sono a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Chiedo di parlare.

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      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, siccome le parole in politica sono molto d'uso e soprattutto sono di questo tempo, siccome lei prima, Presidente, ha detto che la Presidenza è molto attenta a stigmatizzare i comportamenti, a far sì che quest'Aula possa avere un atteggiamento consono all'istituzione, vorrei allora chiederle come mai, ad oggi, abbiamo ancora un questore della Camera dei deputati, Stefano Dambruoso, che è un maschio, che ha dato uno schiaffo a una donna. Siccome anche qua tutti si riempiono la bocca di come bisogna condannare la violenza sulle donne, poiché credo che l'esempio sia il migliore dei metodi educativi, le chiedo come mai, dopo molti giorni che sono passati e sono indignata come donna prima di tutto, rimanga al suo posto un uomo che abbiamo visto molto bene nei filmati come si comporta con le donne. Allora gradirei che, anziché le belle parole che ho appena sentito dire da lei, Presidente, ci fossero i fatti, che ci confrontassimo, visto che non ci può dividere il fatto che entrambe siamo donne. Chiedo che la Presidenza intervenga in maniera un pochino più rapida e che non ci voglia invece far dimenticare anche quell'episodio gravissimo che è accaduto in quest'aula.
      Finisco il mio intervento dicendo all'onorevole Tabacci che forse oggi si è dimenticato di una cosa: il Governo, almeno visto che quest'Aula è tenuta fuori da quello che sta succedendo; i Governi devono essere espressione della maggioranza di un Paese. Invece, onorevole Tabacci, il Governo che vedrà la luce nelle prossime ore è sostenuto da una minoranza del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      DANIELE FARINA. Questo non lo decidi tu !

      PRESIDENTE. Onorevole Santanchè, le posso comunicare che l'Ufficio di Presidenza nella sua collegialità sta esaminando tutti i fatti che sono avvenuti in Aula nella giornata del 29 del mese scorso, che sulla questione molto seria che ha coinvolto il questore Dambruoso non ci saranno due pesi e due misure e che la Presidenza nella sua collegialità, come è normale, sta lavorando per esaminare e sanzionare comportamenti che abbiano violato il Regolamento e le norme della più civile convivenza all'interno di quest'Aula che io, posso dire, frequento abbastanza. Quindi, conosco quali sono i momenti in cui quest'Aula fatica di più a lavorare.

      MARIANO RABINO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Però, mi scusi, onorevole Rabino, ho già risposto io sulla questione Dambruoso, quindi le chiederei, se è possibile, di lasciare alla Presidenza l'onere di rispondere su questo punto perché non è una materia dei gruppi. Le do la parola perché lei insiste. Ne ha facoltà.

      MARIANO RABINO. Signor Presidente, la prendo volentieri proprio per ringraziarla per aver comunicato alla deputata Santanchè e all'Aula del Parlamento come stanno le cose nell'Ufficio di Presidenza. Voglio però approfittare di quest'occasione per ricordare a tutti noi che se qualcuno ha ecceduto e, visto che ci sono state delle scuse, qualcuno ha ecceduto...un attimo un attimo...non possiamo però assolutamente dimenticare il contesto in cui sono avvenuti questi fatti, che è un contesto traumatico, drammatico...

      PRESIDENTE. Onorevole Rabino, io sono costretta a fermarla, non riapriamo questa discussione, non è materia di quest'Aula...

      MARIANO RABINO. Non è materia di quest'Aula però il pericolo è quello di far passare il collega deputato, questore Dambruoso, come l'unico che si sarebbe macchiato di fatti gravi. In quel contesto è avvenuta una cosa scandalosa dove alcuni colleghi...

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      PRESIDENTE. Guardi, le tolgo la parola perché il suo intervento apre un dibattito che non è competenza di quest'Aula. L'Ufficio di Presidenza sta esaminando i fatti che sono avvenuti in Aula il 29, quelli che sono avvenuti nelle Commissioni il 30 e sarà l'Ufficio di Presidenza a prendere le determinazioni conseguenti.

      MARIANO RABINO. Presidente, mi scusi...

      PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rabino, ma il suo è un giudizio assolutamente legittimo, che, però, qui, riapre un dibattito che non è materia di questa Aula.
      Quanto alla richiesta avanzata da alcuni colleghi di Forza Italia di chiedere al Governo di venire a riferire, naturalmente questa richiesta sarà trasmessa al Presidente del Consiglio.

      CARLO SARRO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Sarro ?

      CARLO SARRO. Vorrei sollecitare la risposta a un'interrogazione.

      PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

      CARLO SARRO. Signor Presidente, nello scorso dicembre, unitamente ad altri colleghi della delegazione parlamentare campana abbiamo rivolto un'interrogazione al Ministro per i rapporti europei, l'onorevole Moavero Milanesi, per ottenere un chiarimento in ordine ai criteri applicativi delle misure disposte in materia di demanio marittimo in particolare; ciò in ragione dal fatto che gli operatori economici della nostra regione che operano nel settore turistico sono in una condizione di assoluta difficoltà e anche di grande disagio dal punto di vista organizzativo, in quanto i loro stabilimenti sono stati oggetto di un provvedimento di sequestro occasionato da un'interpretazione che, da parte dell'autorità giudiziaria, è stata data delle disposizioni regolanti, appunto, la materia del demanio marittimo.
      Abbiamo chiesto chiarimenti al Ministro in ragione del fatto che su questa vicenda era stata attivata dalla Commissione europea una procedura di infrazione, che questa procedura di infrazione si è conclusa e che, quindi, la norma risolutiva della procedura di infrazione dovrebbe essere interpretata e applicata nel senso favorevole agli operatori.
      Questo a tutt'oggi non è avvenuto...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      CARLO SARRO. ... l'ormai avvicinarsi della stagione estiva rende particolarmente urgente la risposta perché la Campania versa in una condizione di grande difficoltà e questo è uno dei pochi settori economici in attivo, quindi pregherei, suo tramite, di sollecitare il Governo a riferire su questo problema.

      GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io volevo invece porre la questione della decisione del Consiglio di Stato di indire nuove elezioni in regione Piemonte. E lo dico perché mi sembra veramente che sia stato tutto un film preconfezionato di quello che è successo e dove, sinceramente, il sottoscritto nella giustizia non ha più alcuna fiducia, perché si sono usati due pesi e due misure sulla vicenda che riguarda la vicenda Cota e Bresso, dove Cota è stato estromesso dal suo incarico per una questione che riguarda una lista, mentre alla Bresso, con la lista in appoggio identica, non è stato fatto niente, malgrado vi sia una sentenza del tribunale.
      Allora, quando si dice che in magistratura, quando si dice che nei tribunali esiste un potere di sinistra, sinceramente dopo questo che è capitato in Piemonte, me ne sto rendendo conto pure io. Il TAR ha preso una direzione, il Consiglio di Stato ieri ha addirittura anticipato di un mese quella che doveva essere, poi, la decisione finale. Cioè, in questo Paese, Pag. 33quando fa comodo, la magistratura è velocissima, più veloce addirittura di tutto quello che può essere in giro per il mondo. Quando non fa comodo, la magistratura...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      GIANLUCA BUONANNO. Adesso mi faccia parlare, hanno parlato tutti...

      PRESIDENTE. Ha trenta secondi.

      GIANLUCA BUONANNO. No, più gruppi hanno parlato più volte, più persone...

      PRESIDENTE. Ma è a titolo individuale...

      GIANLUCA BUONANNO. ... io sto parlando da solo...

      PRESIDENTE. E che vuol dire ?

      GIANLUCA BUONANNO. Lei, ogni volta che parlo io, deve sempre dire qualcosa...

      PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la richiamo...

      GIANLUCA BUONANNO. Lei è una dittatore fascista ! Lei è una fascista ! Mi deve far parlare !

      PRESIDENTE. Bene, allora lei è espulso dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. Altro che Gramsci, lei è una fascista ! Lei è una fascista !

      PRESIDENTE. La prego di allontanarsi dall'Aula...

      GIANLUCA BUONANNO. Lei è una fascista perché non mi fa parlare !

      PRESIDENTE. La prego di allontanarsi dall'Aula, onorevole Buonanno.

      GIANLUCA BUONANNO. Io sto parlando ancora..., lei è una fascista ! Si vergogni ! Si vergogni !

      PRESIDENTE. La prego di allontanarsi..., chiedo ai commessi di allontanare l'onorevole Buonanno dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. Io ho chiesto di parlare su Cota e sulla regione Piemonte e lei non mi ha fatto parlare ! Lei è una fascista ! Lei è una fascista ! Lei è una fascista !

      PRESIDENTE. Chiedo ai commessi di allontanare l'onorevole Buonanno dall'Aula... Chiedo ai commessi...

      GIANLUCA BUONANNO. Lei è una fascista perché non mi fa parlare !

      PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, si calmi..., si calmi...

      GIANLUCA BUONANNO. Lei non mi ha fatto parlare sulla Bresso ! Lei è una fascista !

      PRESIDENTE. Si calmi..., rispetti la Presidenza... non la mia persona, la Presidenza !

      GIANLUCA BUONANNO. Lei è una fascista ! Lei è una fascista !

      PRESIDENTE. La prego di allontanarsi dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. È una fascista !

      PRESIDENTE. La prego di allontanarsi dall'Aula. Prego i commessi di allontanare il deputato Buonanno.

      GIANLUCA BUONANNO. È una fascista ! Si vergogni ! Si vergogni !

      PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la stavo richiamando al rispetto dei tempi ! Prego i commessi di allontanare il deputato Buonanno. Buonanno, si calmi !

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      GIANLUCA BUONANNO. Lei è il Presidente della Camera ! Lei non è imparziale !

      PRESIDENTE. Se le fa piacere, lo pensi, non mi scompongo.

      GIANLUCA BUONANNO. Non mi ha fatto parlare !

      PRESIDENTE. Aveva trenta secondi per concludere l'argomento ! Va bene. La prego di allontanarsi dall'Aula, onorevole Buonanno. Prego i commessi di allontanare l'onorevole Buonanno dall'Aula (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

      GIANLUCA BUONANNO. Lei è una fascista ! Lei è una fascista, perché non mi ha fatto parlare !

      PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, lei deve uscire dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. Lei è una fascista perché mi leva il diritto di parlare ! Me lo ha tolto più volte !

      PRESIDENTE. Esca dall'Aula. Onorevole Buonanno, si allontani dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. Lei non è imparziale, si deve vergognare !

      PRESIDENTE. Si allontani dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. Esco dall'Aula, ma lei non si può permettere di non farmi parlare ! È una fascista !

      PRESIDENTE. Hanno tutti capito qual è il concetto. Lei si allontani dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. È una fascista !

      PRESIDENTE. Continuerà a dirmelo per sempre, ma lei si deve allontanare dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. Si vergogni (Il deputato Buonanno si avvicina al banco della Presidenza) !

      PRESIDENTE. Si allontani dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. Altro che difendere la Bresso !

      PRESIDENTE. Si allontani dall'Aula.

      GIANLUCA BUONANNO. È una fascista ! Si deve vergognare !

      PRESIDENTE. Va bene.

      GIANLUCA BUONANNO. Fascista !

      PRESIDENTE. Va bene (Proteste del deputato Buonanno)... il titolo del giornale... va bene.
      Sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro per la coesione territoriale e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

(Rinvio dell'interrogazione a risposta immediata Cirielli n. 3-00629)

      PRESIDENTE. La prima interrogazione all'ordine del giorno è la n. 3-00629 dei deputati Cirielli e Rampelli, concernente Pag. 35chiarimenti in merito ad un annunciato disegno di legge di riforma del processo civile.
      Avverto che per un impedimento dovuto a motivi di salute della Ministra della giustizia lo svolgimento dell'interrogazione è rinviato ad altra seduta.

(Iniziative per tutelare la salute dei bambini e degli adolescenti che vivono in prossimità dei siti di interesse nazionale da bonificare – n. 3-00630)

      PRESIDENTE. La deputata Labriola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00630 concernente iniziative per tutelare la salute dei bambini e degli adolescenti che vivono in prossimità dei siti di interesse nazionale da bonificare (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      VINCENZA LABRIOLA. Signora Presidente, gentile Ministro, onorevoli colleghi, in Italia sono stati identificati e definiti SIN 57 aree e sono almeno un milione i bambini e i ragazzi che vivono nelle immediate vicinanze di queste; parliamo di una popolazione di circa 5,5 milioni di abitanti, di cui il 20 per cento bambini e ragazzi al di sotto dei 19 anni. L'Istituto superiore di sanità ha indagato gli effetti sulla salute dei cittadini che vivono in quelle aree redigendo due studi: «Sentieri» e «Sentieri Kids». Quest'ultimo è importantissimo in quanto i bambini reagiscono alle fonti inquinanti in maniera diversa dagli adulti. Lo studio sembra aver rilevato un tasso di mortalità superiore del 4 per cento alla media nazionale per i neonati sotto un anno, ma ci sono altre informazioni contenute in quello studio che ci farebbero avere una visione di insieme della situazione. Per questo chiedo, gentile Ministro, quali siano i risultati, seppur parziali, e sulla base di queste informazioni quali misure abbia intenzione di adottare per la salute dei bambini e dei ragazzi anche magari attraverso l'adozione di un piano di tutela sanitaria specifica e di screening prenatali e neonatali.

      PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, le ricordo che ha tre minuti.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signora Presidente, premetto che il tema della salute infantile in relazione all'inquinamento ambientale è ritenuto una priorità di sanità pubblica a livello nazionale e internazionale. Tra le numerose iniziative intraprese spicca il progetto «Sentieri Kids» presentato presso l'Istituto superiore di sanità il 27 marzo 2013. Il valore innovativo di tale progetto deriva dal fatto che per la prima volta dati sanitari correnti e registri di patologia vengono impiegati con la finalità di fornire un quadro conoscitivo dello stato di salute specifico di una fascia vulnerabile della popolazione, quale quella infantile, nelle aree a forte pressione ambientale, quali i siti di interesse nazionale. Tali flussi informativi, continuamente aggiornati, possono garantire l'istituzione di un sistema di osservazione permanente per monitorare nel tempo lo stato di salute dei bambini che risiedono nelle aree fortemente inquinate, consentendo lo sviluppo di interventi mirati di prevenzione primaria e la verifica della loro efficacia.
      Il progetto include 44 SIN e si avvale delle banche dati relative alla mortalità per specifiche cause di morte, ad esempio tumorali, e non delle banche dati relative ai ricoveri ospedalieri, per valutare anche le malattie non letali.
      Un altro elemento innovativo riguarda la valutazione dell'esposizione che comprenderà le analisi delle fonti di inquinamento presenti nelle aree in studio, le proprietà tossicologiche, ecotossicologiche, di destino ambientale delle sostanze chimiche e i valori limite e i criteri tossicologici presenti in normative e linee guida nazionali, europee ed internazionali, i dati di caratterizzazione e monitoraggio disponibili per le matrici ambientali e alimentari.
      Il progetto si propone, inoltre, di: a) fornire stime della mortalità per mesotelioma di età giovanile come possibile indicatore di esposizione non lavorativa all'amianto; Pag. 36b) esaminare il ruolo delle condizioni socio-economiche nel valutare il rischio sanitario dell'infanzia nel contesto dei siti inquinanti; c) utilizzare modelli statistici avanzati per l'analisi del rischio di patologie infantili nelle aree contaminate per evidenziare eventuali discontinuità temporali e spaziali.
      Il progetto intende istituire un osservatorio permanente per monitorare lo stato di salute dei bambini che risiedono nei siti contaminati attraverso un gruppo di lavoro multidisciplinare e multi-istituzionale. Per conseguire questo obiettivo è necessario avviare una attività integrata ambiente e salute dell'infanzia che includa tre fasi: una di caratterizzazione dell'esposizione nei SIN e di valutazione dell'evidenza epidemiologica; una fase descrittiva di analisi e di interpretazione dei profili di rischio basati sui sanitari correnti; una terza fase di elaborazione di progetti e protocolli per l'effettuazione di studi epidemiologici.
      Poiché sono consapevole che tra le iniziative da adottare per tutelare la salute della popolazione in età evolutiva che risiede in aree contaminate di interesse nazionale è necessario garantire un sistema di osservazione, ho proposto la telematica della salute infantile sia nell'ambito dei progetti di ricerca finalizzata dal bando 2011 e 2012, sia nel programma del Centro nazionale per il controllo delle malattie del 2013.
      Inoltre, abbiamo stanziato 5 milioni di euro, nell'ultima legge di stabilità, con una norma con la quale si promuovono gli screening neonatali. Oltretutto, sappiamo che abbiamo promosso e finanziato, con il Fondo sanitario nazionale, 50 milioni di euro proprio per uno screening di massa nell'area della «Terra dei fuochi» e dell'Ilva che ovviamente riguarda anche i bambini.

      PRESIDENTE. La deputata Labriola ha facoltà di replicare.

      VINCENZA LABRIOLA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio della sua risposta e mi ritengo soddisfatta. Come lei stessa ha accennato, la protezione dei bambini dalle esposizioni involontarie a inquinanti ambientali è una priorità della sanità pubblica. È importante non solo lo studio e il monitoraggio – come lei diceva – dei fattori inquinanti, ma anche di quello che circonda queste zone e che prende in considerazione anche la catena alimentare.
      Cosa ci raccontano i tumori infantili ? I timori infantili sono indice di una trasmissione transgenerazionale. Purtroppo, nelle aree denominate SIN, dove tutti sono esposti fin dalla nascita a fonti inquinanti, diventa problematico anche provare correlazioni di causa-effetto rispetto a nocività ambientali e patologiche. Per le popolazioni per le quali si sa già che ci sono esposizioni a rischio per inquinamento e contaminazioni ambientali si richiedono interventi di prevenzione primaria, come lei stessa prima diceva, prima ancora di dimostrare che vi siano eccessi per la salute.
      Per questo, ribadisco con forza la necessità di una rapida divulgazione dei risultati, seppur parziali e in forma grezza; di inserire tra i parametri le malformazioni congenite, un dato molto importante; un impegno da parte del Governo per favorire e incentivare la realizzazione di specifici registri per monitorare tali problematiche e, infine, rendere eseguibili nelle aree a rischio i dosaggi su campioni biologici, come lei stessa prima ci ha detto. La ringrazio della sua risposta.

(Iniziative per garantire adeguate misure di prevenzione rispetto alla diffusione del retrovirus HTLV-1 sul territorio nazionale – n. 3-00631)

      PRESIDENTE. La deputata Capua ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00631 concernente iniziative per garantire adeguate misure di prevenzione rispetto alla diffusione del retrovirus HTLV-1 sul territorio nazionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      ILARIA CAPUA. Signor Presidente, signor Ministro, la comunità scientifica internazionale Pag. 37è preoccupata per la crescente diffusione del retrovirus umano HTLV-1, la cui infezione può dare luogo a forme paraplegiche e a linfomi. Questo virus è presente nel Sud del mondo e con la crescita dei flussi migratori rischia di diventare ubiquitario. Si trasmette per via sessuale, oltre che per via ematica. Molti altri Paesi europei, quali Gran Bretagna, Francia e Spagna, hanno già istituito presidi di prevenzione che prevedono l'obbligo del test per l'evidenziazione del virus, soprattutto nelle donazioni di sangue e nei pazienti nosocomiali. Questo determinerebbe un aumento delle patologie neoplastiche attese in questo Paese. Quindi, chiedo al Ministro quali iniziative concrete intenda intraprendere per garantire al Paese adeguate misure di prevenzione della diffusione del retrovirus HTLV-1, in particolare agendo nel controllo delle donazioni di sangue in ambito ospedaliero e nei soggetti a rischio.

      PRESIDENTE. La Ministra della salute, Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, premetto alcune informazioni di carattere generale e tralascio la rappresentazione del retrovirus, che è stata data dall'onorevole Capua, in modo tale da guadagnare tempo.
      Possiamo dire che in esito ad uno studio condotto dall'Istituto superiore di sanità sull'HTLV-1, in Italia, nel 1991, su campioni di siero di donatori di sangue tossicodipendenti, talassemici, emofiliaci e pazienti in emodialisi, la prevalenza di anticorpi anti-HTLV-1 risultò fortunatamente essere molto bassa tra i soggetti testati. Non essendo stati segnalati casi su cittadini italiani di patologie correlate ad infezione da HTLV-1 nel nostro Paese, l'interesse negli ultimi decenni è andato diminuendo. Va comunque riconosciuto che i flussi migratori, soprattutto dai Paesi in cui il virus risulta endemico (Africa centrale, America latina), in effetti, ne possono comportare l'introduzione nei Paesi europei, anche se occorre considerare che in Italia si ha una maggiore immigrazione da Paesi dell'est europeo e da Paesi arabi nei quali, dalle attuali conoscenze, il virus HTLV-1 non risulta endemico. È comunque necessario chiarire che, per quanto riguarda il controllo delle donazioni di sangue e di emocomponenti, le disposizioni vigenti nel nostro Paese prevedono l'esclusione permanente dei donatori che abbiano sviluppato un'infezione.
      Peraltro, al fine di valutare l'idoneità della donazione di sangue, si effettua sempre la ricerca di fattori di rischio del donatore, quali possono essere la nascita in Paesi con endemia per infezioni trasmissibili e/o l'aver avuto un partner sessuale proveniente dagli stessi Paesi. Aggiungo che la normativa nazionale e quella europea in ambito di cellule e tessuti prevedono l'esecuzione della ricerca di anticorpi anche anti HTLV-1 sui donatori di cellule e di tessuti che hanno vissuto in aree ad alta incidenza o ne sono originari, o i cui partner sessuali provengono da tali aree, ovvero qualora i genitori del donatore siano originari di tali aree.
      Inoltre, come strategia a tutela della salute, viene sempre effettuata la rimozione della maggior parte dei leucociti contenuti negli emocomponenti ad uso trasfusionale attraverso la tecnica di leucodeplezione quale misura di abbattimento del rischio di trasmissione trasfusionale dei virus a replicazione endocellulare, quale l'HTLV-1. Le procedure di leucodeplezione degli emocomponenti sono già diffusamente applicate dai servizi trasfusionali italiani.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Tale misura sarà sviluppata fino al 100 per cento degli emocomponenti cellulari, globuli rossi e piastrine, prodotti dal sistema trasfusionale italiano.
      Alla luce delle considerazioni sopra rese e delle conoscenze epidemiologiche attuali, posso concludere che il potenziale rischio dell'infezione trasfusionale nel nostro Paese sia da considerare estremamente basso. Tuttavia il Ministero della Pag. 38salute valuterà l'utilità di eseguire studi e aggiornamenti dei dati relativi alla diffusione dell'infezione, in esito ai quali potranno essere introdotte nel Paese, ove risultasse necessario, ulteriori misure di prevenzione per il virus HTLV-1.

      PRESIDENTE. La deputata Capua ha facoltà di replicare.

      ILARIA CAPUA. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatta. Gli studi da lei citati sono studi che datano al 1991, e la situazione epidemiologica è abbastanza cambiata da allora. Altri Paesi, come ho detto prima, hanno già messo in atto misure più aggressive e proattive per cercare di evidenziare questo virus, ed in particolare in Italia comunque c’è una migrazione importante dai Paesi africani e dai Paesi dell'America Latina. Quindi mi sento di sollecitare il Ministro a comunque intraprendere questo percorso conoscitivo, affinché non accada che l'infezione venga introdotta in maniera significativa in Italia, perché questo potrebbe avere dei costi molto significativi sul Servizio sanitario nazionale per l'insorgenza di forme neoplastiche.

(Iniziative per verificare la sussistenza dei presupposti per il reinserimento del farmaco Avastin nell'elenco dei farmaci a totale carico del Servizio sanitario nazionale – n. 3-00632)

      PRESIDENTE. La deputata Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00632, concernente iniziative per verificare la sussistenza dei presupposti per il reinserimento del farmaco Avastin nell'elenco dei farmaci a totale carico del Servizio sanitario nazionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, cogliamo l'occasione della sua presenza per aiutare i malati affetti da maculopatia, che è una patologia degenerativa ricorrente della retina, a capire come garantirsi una terapia farmacologica e una tutela su tutto il territorio nazionale. In particolare, in estrema sintesi, l'Antitrust ha iniziato un'istruttoria riconducibile ad una scelta operata dall'Aifa il 18 ottobre 2012, che sottrae definitivamente dall'elenco dei farmaci a totale carico del Sistema sanitario nazionale il farmaco Avastin, della società Roche, farmaco utilizzato off-label per la cura della maculopatia.
      A quanto ci risulta ad oggi, è presente sul territorio italiano un solo farmaco, Lucentis della società Novartis, con una differenza sostanziale però, che noi oggi le segnaliamo: un costo 60 volte maggiore rispetto all'altro farmaco. Le chiediamo anche di capire, perché a noi risulta da una precedente interrogazione che l'Aifa abbia detto che il farmaco Avastin è stato rimosso per problemi riconducibili al profilo della sicurezza dei pazienti.

      PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto l'accento sulla vicenda relativa ai farmaci Avastin e Lucentis, perché mi permette di illustrare in questa autorevole sede le informazioni in mio possesso e le iniziative che, nell'ambito delle mie competenze istituzionali, ho già assunto e che intendo prossimamente assumere.
      Entrambi i farmaci, Avastin e Lucentis, sono medicinali a base di inibitori di crescita del fattore vascolare che possono essere usati anche per il trattamento di patologie degenerative della retina; ma queste indicazioni sono autorizzate solo per il Lucentis: pertanto l'uso di Avastin per queste patologie è off-label.
      Tali farmaci presentano rilevanti differenze di prezzo a fronte di efficacia terapeutica considerata equivalente. Con decisione dell'Aifa del 18 ottobre 2012, che è venuta a seguito di tutta una serie di normative, anche di tipo europeo, fondata Pag. 39anche sull'acquisizione di elementi di valutazione provenienti dall'EMA e per il fatto che Avastin non sia stato mai autorizzato ufficialmente per il trattamento delle patologie dell'occhio e che quindi sia rimasto come un farmaco che era stata appunto individuato per altra patologia, Avastin è stato escluso dall'elenco dei farmaci rimborsabili a carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge n.  648 del 1996, anche per l'ultima indicazione rimasta in tale elenco, ossia il trattamento del glaucoma neovascolare.
      Con tale decisione Aifa ha inoltre avviato un monitoraggio presso le regioni per acquisire i dati dei pazienti trattati con Avastin intravitreale in modo da pervenire ad un quadro aggiornato degli eventuali effetti negativi riscontrati nei pazienti. Tale monitoraggio, così come riferito dall'Aifa, non ha però ancora oggi permesso di avere un quadro completo, giacché le informazioni pervenute sono risultate parziali e fornite secondo standard non uniformi. In sintesi, in una situazione in cui si riscontra ancora l'assenza di dati certi e definitivi, la posizione dell'Aifa in questa vicenda è stata improntata a estrema cautela per i pazienti, ai sensi della normativa vigente.
      Poiché il farmaco Avastin risulta attualmente usato off-label per il trattamento delle patologie della retina in vari Stati dell'Unione europea, tra cui Germania, Regno Unito, Olanda e Spagna, nonché in importanti Paesi come gli Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia, e considerato che sussistono studi secondo cui avrebbe equivalente efficacia terapeutica rispetto a Lucentis, è mio convincimento che per la tutela dei pazienti e della spesa sanitaria nazionale occorra pervenire in tempi rapidissimi a conclusioni certe in ordine al profilo di sicurezza per i pazienti del farmaco Avastin.
      Per cogliere tale obiettivo ho dato precise indicazioni alla competente Direzione generale del mio Dicastero affinché venissero richiesti ad Aifa aggiornamenti costanti sui dati in ordine all'uso e agli effetti del farmaco Avastin, pervenuti tramite la rete nazionale di farmacovigilanza e compresi i dati disponibili provenienti da altri Paesi esteri. Ho deciso di investire della questione il Consiglio superiore di sanità quale massimo organo di consulenza in materia sanitaria al fine di esprimere un parere in merito alla sicurezza dell'uso intravitreale di Avastin. All'esito dei citati approfondimenti istruttori e nell'evenienza in cui non emergessero rischi concreti per i pazienti, si imporrà una revisione da parte dell'Aifa delle decisioni adottate al 18 ottobre 2012 in merito al farmaco Avastin.

      PRESIDENTE. Il deputato Leone, che ha sottoscritto l'interrogazione, ha facoltà di replicare. Ricordo ai colleghi di attenersi ai tempi, per favore.

      ANTONIO LEONE. Signor Presidente, è sotto gli occhi di tutto come il campo da lei amministrato, Ministro, è un campo un po’ minato, l'obiettivo della buona politica e della buona amministrazione in materia di sanità è legato sicuramente a un obiettivo che è quello di evitare che interessi, anche se legittimi, che sono dietro e che ruotano attorno al mondo della sanità, vadano a superare gli interessi legittimissimi al diritto alla salute da parte dei cittadini. È chiaro che crea un po’ di sconcerto nel momento in cui il cittadino viene a conoscenza che un farmaco che costa 60 può essere tranquillamente usato rispetto a un farmaco che costa 1.
      Quindi, la ringraziamo della risposta, che è soddisfacente per l'impegno che ci sta mettendo. Bisogna accelerare l'indagine, bisogna arrivare ad un'effettiva alternatività della possibilità di farsi curare con l'uno o con l'altro farmaco anche in virtù del fatto che la malattia di cui parliamo è sempre più in avanzamento perché i cittadini diventano sempre più anziani e questa è una malattia che colpisce gli anziani, per cui l'interesse è altissimo.
      La sua amministrazione ha già avviato tutto quello che lei ha rappresentato oggi, noi, oltre a ringraziarla, le chiediamo di far accelerare le indagini per arrivare a una conclusione sulla effettività dell'utilizzo alternativo dei farmaci in questione.

Pag. 40

(Iniziative volte a predisporre un elenco aggiornato dei farmaci cosiddetti introvabili e per contrastarne l'esportazione parallela – n. 3-00633)

      PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00633, concernente iniziative volte a predisporre un elenco aggiornato dei farmaci cosiddetti introvabili e per contrastarne l'esportazione parallela (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor Ministro, l'oggetto della mia interrogazione di oggi riguarda un problema emergente: la sparizione dal mercato italiano di alcuni farmaci importanti, tra quelli più innovativi e costosi, a causa dell'instaurarsi di un vero e proprio mercato parallelo.
      Si tratta di un problema che è già stato oggetto di denunce da parte della federazione dei farmacisti. In pratica, vi sono grossisti che acquistano dalle aziende produttrici farmaci, la cui disponibilità è peraltro spesso contingentata, per poi rivenderli all'estero a prezzi più elevati di quelli del mercato italiano, lucrando, appunto, sulla possibilità di un'area di libero scambio all'interno dell'Unione europea. Tra questi farmaci ve ne sono alcuni anche di essenziali e molti, purtroppo, anche della disciplina della quale io mi occupo, la neurologia.
      Le chiedo cosa fare per correggere questa situazione.

      PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, grazie onorevole Gigli per questa interrogazione che direi di stretta attualità. Ricordiamo che il fenomeno dei farmaci carenti è principalmente da ricondurre alla pratica, del tutto legittima sul piano del diritto europeo, dell'esportazione parallela. Tale pratica esercitata dai grossisti – e ricordiamo che il prezzo del farmaco in Italia è il prezzo più basso in Europa – consiste nella vendita verso i Paesi comunitari, ove il prezzo dei farmaci è molto più alto di quello praticato in Italia. Il risultato è ovviamente l'impossibilità per i grossisti di rifornire tempestivamente le farmacie e l'indisponibilità presso le farmacie italiane dei farmaci venduti all'estero.
      Per contrastare il fenomeno in occasione del recepimento della direttiva n.  2011/62/UE che, come è noto, modifica la direttiva n.  2001/83/CE, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, ho proposto l'introduzione nel decreto legislativo di alcune disposizioni finalizzate a garantire che i farmaci essenziali siano sempre presenti nel territorio nazionale e disponibili presso i grossisti e i farmacisti, al fine di soddisfare le esigenze di cura dei pazienti.
      Come è noto agli onorevole interroganti, lo schema di provvedimento in esame ha ottenuto il parere favorevole della Conferenza Stato-regioni e delle Commissioni XII di Camera e Senato. In particolare, con il decreto legislativo sopra indicato è stato attribuito all'AIFA il potere di redigere specifici elenchi di farmaci dei quali sarà limitata l'esportazione per periodi anche transitori, al fine di garantire l'adempimento dell'obbligo di servizio pubblico cui sono tenuti i grossisti. Sono stati introdotti meccanismi di tempestiva segnalazione, da parte dei farmacisti delle aziende sanitarie locali, dei farmaci carenti e dei nominativi dei grossisti che non adempiono all'obbligo di fornitura, prevedendo la conseguente possibilità di irrogare sanzioni efficaci e dissuasive nei confronti di coloro che risultano avere violato l'obbligo di servizio pubblico. A tal fine, è opportuno ricordare che detta violazione potrebbe altresì integrare la fattispecie di cui all'articolo 340 del codice penale, cioè interruzione di servizio pubblico.
      Intendo rassicurare gli onorevoli interroganti che tali misure saranno varate con l'approvazione definitiva, nel Consiglio dei Pag. 41Ministri di questa settimana, del decreto legislativo di recepimento della direttiva n.  2011/62 dell'Unione europea.

      PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di replicare.

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, la ringrazio signor Ministro. Sono parzialmente soltanto soddisfatto. Ero consapevole del recepimento della direttiva europea, avendo lavorato sul tema in Commissione. Però, qui bisogna forse fare qualcosa di più. Abbiamo a che fare con farmaci alcuni dei quali sono degli autentici salvavita, come i farmaci antitrombotici, o alcuni farmaci la cui sospensione è immediatamente pericolosa per il paziente, come alcuni antiepilettici, o estremamente fastidiosa, come alcuni antidolorifici di nuova generazione o farmaci attivi sulla malattia di Parkinson, per esempio.
      Ora, noi paghiamo già in questo Paese un ritardo nell'immissione dei farmaci dovuto al fatto che l'azione virtuosa di contenimento dei costi della spesa farmaceutica ci porta spesso a ritardi nell'introduzione dei nuovi farmaci. Adesso stiamo pagando la contraddizione tra un sistema di prezzi bloccati ed un sistema di libera circolazione delle merci, come previsto all'interno dell'Unione europea.
      Allora, cosa fare ? Io credo che al di là di quello che lei opportunamente ha già fatto, occorra pervenire ad un'azione di concertazione all'interno dell'Unione europea per arrivare a stabilire con le aziende produttrici un prezzo unico del farmaco, che è l'unico modo per evitare questo accaparramento e questa fuga verso l'estero dei farmaci e credo che l'opportunità positiva per il Governo per fare un'azione meritoria in questo senso sia l'imminente semestre di presidenza dell'Unione europea da parte dell'Italia, nel quale lei stessa, o chi sarà al suo posto se qui il mare motum non cessa, potrà, appunto, farsi autrice o autore di un provvedimento europeo in questo senso.

(Iniziative per il riconoscimento della sclerosi sistemica tra le malattie rare – n. 3-00634)

      PRESIDENTE. Il deputato Pietro Laffranco ha facoltà per un minuto di illustrare la sua interrogazione n. 3-00634, concernente iniziative per il riconoscimento della sclerosi sistemica tra le malattie rare (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, onorevole Ministro, come lei sa, la sclerosi sistemica è una complessa malattia del tessuto connettivo tra le più invalidanti, spesso se non controllata anche mortale. Ne sono affetti oltre 25 mila italiani, ogni anno ci sono 1.200 nuovi malati di questa grave patologia. È poco conosciuta e il problema è proprio la sottovalutazione dei primi sintomi, che può risultare fatale. Di qui la nostra interrogazione, perché la sclerosi sistemica è attualmente inserita nell'elenco delle malattie croniche, da cui deriva la possibilità di usufruire di una serie di prestazioni, ma non quelle di natura diagnostica. Ecco perché noi chiediamo che cosa lei intenda fare per inserirla finalmente tra le cosiddette malattie rare, che darebbe la possibilità di usufruire anche di prestazioni diagnostiche che diventano a questo punto una sorta di salva vita.

      PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

      BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, sappiamo che, in base alla legge n.  158 delle 2012, l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, cioè i LEA, deve essere effettuata contestualmente alla riformulazione dell'elenco delle malattie rare, di cui al decreto del Ministro della sanità n.  279 delle 2001. Io voglio dire subito che ho dato come obiettivo di questo mandato quello dell'aggiornamento dei LEA e di una nuova normativa sulle malattie rare. Nel patto della Pag. 42salute che stiamo concludendo, per il triennio 2014-2016, abbiamo già convenuto insieme alle regioni un aggiornamento dei LEA entro il 30 giugno di questo stesso anno con uno stanziamento di 800 milioni di euro da trovare all'interno del Fondo sanitario nazionale, con quella che io ho definito più volte una spending review interna, cioè risparmi ottenuti all'interno del servizio reinvestiti. Quello dei LEA è un nostro primario obiettivo per garantire la salute pubblica degli italiani. Ciò mi ha consentito, nel rispetto della norma sopra citata, di avviare contestualmente ogni iniziativa necessaria per l'aggiornamento dell'elenco delle malattie rare, allegato al decreto ministeriale n.  279 del 2001 prima indicato. Con questa opera di aggiornamento circa centottanta nuove malattie rare potranno essere inserite nell'allegato, tra queste, posso rassicurare l'onorevole interrogante, vi sarà la sclerosi sistemica.

      PRESIDENTE. L'onorevole Laffranco ha facoltà di replicare.

      PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, signor Ministro, noi ovviamente abbiamo fiducia che quanto da lei annunciato venga rapidissimamente realizzato. D'altronde, siamo consapevoli che in ambito di sanità si è sempre alla ricerca di quel delicato equilibrio tra spesa e servizi che vengono prestati, e credo che qualunque Governo debba fare il massimo per garantire i migliori servizi possibili a dei costi accettabili. Ma se un sacrificio va fatto, signor Ministro, è proprio quello per dare maggiori risorse in tema di diritto alla salute. Su queste cose non si scherza. Noi presteremo massima attenzione a quanto da lei detto e saremo pronti a stimolarla di nuovo con ulteriori atti di sindacato ispettivo, affinché la data che lei ha annunciato venga rispettata, non solo per i tanti malati di sclerosi sistemica, ma anche per le tante altre malattie rare cui lei faceva riferimento, che sono in attesa di questi provvedimenti così urgenti e così importanti.

(Intendimenti del Ministro per la coesione territoriale in ordine alla sua partecipazione ad una commissione per il conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale a professore universitario – n. 3-00635)

      PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Vacca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00635, concernente intendimenti del Ministro per la coesione territoriale in ordine alla sua partecipazione ad una commissione per il conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale a professore universitario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, gentile Ministro, professor Ministro, per l'espletamento delle procedure dell'abilitazione scientifica nazionale è necessario costituire le commissioni composte da cinque membri, di cui quattro sorteggiati. Per il settore concorsuale 14/D1 è stato sorteggiato membro della commissione il professor Carlo Trigilia. Il 28 aprile 2013 il professor Trigilia è nominato Ministro del Governo Letta. L'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n.  382, stabilisce l'aspettativa obbligatoria dei professori universitari per situazioni di incompatibilità per la durata della nomina alla carica di Ministro. Lo stesso articolo 13, per quanto concerne l'esclusione dalla possibilità di far parte delle commissioni di concorso, è di dubbia interpretazione. Ma al di là dei cavilli la presenza di un Ministro in una commissione per l'abilitazione scientifica nazionale potrebbe alterare, anche involontariamente, gli equilibri e l'imparzialità della commissione, pregiudicandone anche i giudizi sui concorrenti.
      Quindi, noi chiediamo per quale reale motivo il Ministro interrogato non abbia ritenuto opportuno dimettersi da membro della commissione per la procedura per il conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore universitario Pag. 43di prima e seconda fascia per il settore concorsuale 14/D1.

      PRESIDENTE. Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, ha facoltà di rispondere.

      CARLO TRIGILIA, Ministro per la coesione territoriale. Signor Presidente, desidero, anzitutto, precisare che sono stato nominato membro della commissione per l'abilitazione scientifica nazionale il 4 gennaio 2013. La commissione doveva terminare i propri lavori, inizialmente, entro il mese di maggio dello stesso anno; successivamente, la data è stata spostata al giugno 2013. Il 28 aprile 2013 sono stato nominato Ministro del Governo Letta; quindi, dopo ben quattro mesi dalla nomina a membro della citata commissione.
      Sotto il profilo della legittimità, è doveroso precisare che il decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n.  382, all'articolo 13, comma 6, prevede la possibilità di continuare a partecipare a commissioni di concorso qualora la nomina a ministro sia successiva a quella di membro della commissione di concorso. La norma, infatti, recita testualmente: «Per quanto concerne l'esclusione della possibilità di far parte delle commissioni di concorso sono fatte salve le situazioni di incompatibilità che si verifichino successivamente alla nomina dei componenti delle commissioni».
      Dal punto di vista dell'opportunità della mia decisione, intendo ribadire che, al momento della nomina a Ministro, erano passati quattro mesi dall'avvio dei lavori istruttori della commissione e ne mancavano due alla conclusione dei lavori. Al riguardo, osservo, inoltre, che nei quattro mesi di lavoro la commissione aveva quasi completato i lavori istruttori per l'abilitazione alla prima fascia, alla quale partecipavano complessivamente 69 candidati.
      Qualora mi fossi dimesso da membro della commissione, si sarebbe determinato, anzitutto, un ritardo dovuto alle necessarie procedure per la nomina di un sostituto. Faccio, inoltre, presente che il nuovo membro avrebbe potuto, in linea di principio, rivedere tutti i giudizi da me espressi e, in pratica, determinare una situazione in cui la commissione avrebbe dovuto rivedere tutto il lavoro svolto fino al momento delle mie dimissioni, con un inevitabile ulteriore ritardo nei tempi e un aggravio dei lavori dei miei colleghi.
      Per questi motivi di economicità e continuità del procedimento, che, peraltro, costituiscono la ratio della norma che ho richiamato, volta a sospendere l'incompatibilità, ho ritenuto, nell'interesse generale del buon andamento dell'amministrazione, di portare a termine il lavoro ormai da tempo avviato, venendo così incontro più rapidamente alle legittime aspettative degli interessati.
      Peraltro, si tratta di una valutazione, quella del buon andamento dell'amministrazione e del rapido soddisfacimento delle aspettative degli interessati, che dovrebbe stare particolarmente a cuore agli onorevoli interroganti. Concludo non senza rilevare, con sorpresa e amarezza, che uno dei firmatari dell'interrogazione, l'onorevole Vacca, è stato protagonista di un intervento su un video, diffuso nel sito web di Beppe Grillo, nel quale si esprimeva con il termine «schifezza» a proposito della mia decisione, con un giudizio sommario e infondato, che, evidentemente, non teneva conto non solo della previsione normativa vigente, ma anche dei motivi di opportunità che ho prima richiamato, trascurando del tutto ogni considerazione relativa alla mia storia professionale e alla mia reputazione.
      Faccio, infine, presente...

      PRESIDENTE. Ministro, concluda.

      CARLO TRIGILIA, Ministro per la coesione territoriale. ... che la critica rivoltami – ho finito, Presidente – era comparsa in rete dapprima in forma anonima e successivamente a firma di un gruppo di non abilitati nel concorso in questione, peraltro con giudizi nettamente negativi, che si autodefiniva «comitato per il ricorso collettivo contro il giudizio di abitazione del settore concorsuale 14/D1». Non pensavo Pag. 44di trovarmi in questa Camera a discutere di questa questione.

      PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di replicare.

      GIANLUCA VACCA. Signor Ministro, ovviamente, non sono affatto soddisfatto, visto che bisogna dirlo, della risposta, delle scuse e delle giustificazioni che lei ha cercato di dare. Vede, ci avete abituato ormai a vederne di tutti i colori, ma, francamente, un ministro in una commissione concorsuale ancora non lo avevamo visto e ci dicono che non era mai avvenuto nella storia recente di questa Repubblica.
      Lei sa benissimo, Ministro, che quella frase nel decreto del Presidente della Repubblica n.  382 del 1980 è altamente ambigua. L'abbiamo fatta leggere a tutti i legislativi, anche qui della Camera, e quella frase è di doppia interpretazione: può significare una cosa, ma può significare esattamente anche il suo opposto.
      Quel «sono fatte salve» potrebbe significare «sono salvaguardate», ma anche «sono confermate le incompatibilità».
      Comunque, leggendo anche i resoconti dei lavori parlamentari quando è stata approvata questa legge, si capisce che la volontà del legislatore era chiara: evitare che il peso politico di una nomina politica, come quella di un ministro o di un parlamentare, potesse alterare i lavori all'interno di una commissione concorsuale. E ricordiamoci che stiamo parlando del 1980, con procedure completamente differenti rispetto a quelle che ci sono oggi.
      Comunque, due sono le possibilità, Ministro: o lei è ingenuo, completamente ingenuo – e francamente sarebbe grave per un ministro – o lei è completamente in totale mala fede, perché lei non può non sapere le critiche che ci sono state sui concorsi anche con la recente riforma dell'abilitazione scientifica nazionale. E lei non può ignorare, Ministro, il fatto che un ministro in una commissione concorsuale, oltretutto che convoca le riunioni in un palazzo del Governo – ricordiamoci che lei ha convocato la riunione nel Palazzo a Largo Chigi – non può alterare gli equilibri dei lavori della commissione.
      Lei quindi oggi avrebbe dovuto dirci le reali motivazioni che l'hanno spinta a non dimettersi, e non l'ha fatto. Quando noi abbiamo sollevato il problema avrebbe dovuto dimettersi immediatamente da commissario e avrebbe dovuto dimettersi da ministro. Speriamo almeno che con le recenti vicende lei non venga rinominato nella compagine governativa del futuro Governo.

      PRESIDENTE. Concluda !

      GIANLUCA VACCA. Però le assicuriamo, Ministro...

      PRESIDENTE. Concluda !

      GIANLUCA VACCA. ...e assicuriamo ai cittadini che ci stanno guardando che prima o poi l'onestà tornerà di moda in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Interventi urgenti volti a definire l'effettiva consistenza numerica dei lavoratori cosiddetti esodati e salvaguardati e per consentire ai medesimi l'accesso alla pensione – n. 3-00636)

      PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00636 concernente interventi urgenti volti a definire l'effettiva consistenza numerica dei lavoratori cosiddetti esodati e salvaguardati, e per consentire ai medesimi l'accesso alla pensione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ha un minuto.

      TITTI DI SALVO. Signora Presidente, signor Ministro, delle 390 mila persone che la «legge Fornero» ha lasciato senza lavoro e senza pensione, 160 mila all'incirca sono state considerate titolari del diritto di poter andare in pensione con le regole precedenti. Soltanto 80 mila circa hanno avuto una certificazione di questo diritto e soltanto 33 mila hanno avuto la liquidazione della pensione, uno su cinque, il 20 per cento. Nella scala di queste cifre, Pag. 45390 mila, 160 mila, 80 mila e, alla fine, uno su cinque titolare di pensione, c’è il dramma, l'immenso dramma che il suo Governo, Ministro, aveva detto di voler risolvere, di persone per le quali il danno della «legge Fornero» diventa ogni giorno aumentato dalla beffa di procedure che non riescono nemmeno a dar seguito agli impegni che vengono presi.
      La nostra domanda è come intenda il Governo affrontare quest'ulteriore tema.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, in questo atto parlamentare presentato dall'onorevole Di Salvo e altri, si chiede di conoscere quali iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di assicurare ai cosiddetti salvaguardati ogni possibile chiarimento in ordine alla loro posizione pensionistica. Vorrei ribadire che questo tema riveste assoluta centralità nell'agenda di Governo. Sin dai primi giorni del suo insediamento, infatti, l'Esecutivo ha proseguito nel dare attuazione alle tre salvaguardie sino a quel momento definite dal Governo precedente, per complessivi 130 mila lavoratori.
      Inoltre, il Governo è intervenuto più volte in tempi recenti al fine di dare risposte concrete a questa importante categoria di lavoratori, ampliando ulteriormente le platee di soggetti salvaguardati, per complessivi 32 mila soggetti. A riguardo, posso informare che proprio questa mattina ho firmato il decreto ministeriale attuativo dell'ultima salvaguardia, la quinta salvaguardia, inviandolo al Ministro dell'economia per acquisire la controfirma. In tal modo si completa il quadro regolatorio dei cinque interventi di salvaguardia che si sono succeduti nel tempo.
      Per quanto concerne l'accesso alle informazioni e ai dati a disposizione del Governo per questa particolare categoria di lavoratori, ricordo che sin dall'inizio del mio mandato, in più occasioni, anche attraverso la risposta a diversi atti di sindacato ispettivo, ho avuto modo di informare il Parlamento sull'evoluzione della questione.
      Inoltre, l'INPS ha recentemente avviato una pubblicazione regolare dei dati che riguardano proprio le operazioni di salvaguardia, pubblicando i dati sul proprio sito Internet e, quindi, consentendo una piena accessibilità da parte del pubblico.
      Quanto alle modalità e alla tempistica del conseguimento del trattamento pensionistico da parte dei soggetti interessati, devo ricordare che non tutti i beneficiari delle misure di salvaguardia vi accedono immediatamente. Tant’è vero che le disposizioni, in questo campo, prevedono la maturazione dei requisiti pensionistici talvolta entro un arco temporale piuttosto lungo, come evidenziano le tabelle INPS. Ad esempio, ci sono decorrenze pensionistiche fino all'anno 2022. È questo il caso, in particolare, dei lavoratori per i quali gli accordi collettivi stipulati nel corso del 2011 abbiano previsto l'accesso agli ammortizzatori sociali negli anni successivi.
      Tale situazione emerge con chiarezza proprio alla luce degli ultimi dati forniti dall'INPS, che, per esempio, indicano che sui 35.594 casi già certificati sono state liquidate 31.215 pensioni. Queste si riferiscono a soggetti la cui decorrenza partiva nel 2013. Altre sono, invece, con la decorrenza 2014 e l'INPS sta procedendo appunto al pagamento di queste pensioni.
      In conclusione, vorrei ricordare che per la quarta salvaguardia, pari a 9 mila unità, i termini di scadenza della documentazione sono fissati per fine febbraio, mentre per la quinta salvaguardia le certificazioni è presumibile possano essere concluse entro la fine del corrente anno. In conclusione, vorrei confermare anche per il futuro non solo l'impegno del Governo ad affrontare questa questione, ma anche a spingere l'INPS ad accelerare nell'aggiornamento dei dati, ma soprattutto a sollecitare le strutture amministrative competenti affinché velocizzino, pur nell'evidente complessità e specificità della problematica, tutte le attività intese ad evitare Pag. 46lunghi e insostenibili tempi di attesa per l'accesso al pensionamento da parte dei soggetti che ne hanno i requisiti.

      PRESIDENTE. La deputata Titti Di Salvo ha facoltà di replicare.

      TITTI DI SALVO. Ministro, io la ringrazio per la sua cortesia. Non posso dire di essere soddisfatta, non tanto perché lei non abbia fornito dei dati – peraltro, per amor di verità, noi avevamo svolto un question time su questo anche in Commissione lavoro – ma perché questo problema ci viene continuamente sollecitato da persone che continuano ad attendere certificazioni che non arrivano, oppure continuano a non avere risposte sul perché non arrivano.
      Allora, lei capisce perfettamente come questo sia un tema che va trattato con una delicatezza grandissima. Infatti, quando, per esempio, delle 65 mila persone, che sono quelle salvaguardate teoricamente nel primo decreto, ancora non tutte – parliamo di fatti che risalgono a molto tempo fa – hanno ricevuto una risposta, capisce che queste cose alimentano drammi umani, perché la situazione è tale da rendere ogni elemento di questa situazione un elemento insopportabile.
      L'altro giorno, il 6 febbraio, c’è stata qui davanti a Montecitorio una manifestazione degli esodati. La Presidente della Camera li ha ricevuti. Hanno chiesto, tra le altre cose, questa cosa, oltre al fatto di avere certezza su uno screening. E la Presidente della Camera ha sollecitato un'indagine conoscitiva presso la Commissione lavoro, ha sollecitato – e con i capi gruppo abbiamo convenuto – che entro marzo arrivi la proposta di legge della Commissione lavoro in Aula.
      Ma c’è un di più. C’è anche questo elemento di certezza, di attenzione, di rispetto per risposte precise a domande che vengono fatte. Tra di loro, nella delegazione che abbiamo ricevuto noi come gli altri gruppi, c'erano persone che, pur essendo teoricamente salvaguardate, non avevano più conto e notizia della destinazione finale di questa salvaguardia.
      Allora – la ringrazio Presidente ho finito –, non si tratta di un'insistenza dovuta alla speculazione su drammi umani, ma è veramente la richiesta di un'attenzione massima, anche perché questo Governo era nato con questo impegno. Io penso che questo sia un impegno massimo che tutta la politica italiana deve assumersi. È un dramma insopportabile che va sanato. Certo – e ho finito – cambiare la legge Fornero sarebbe il miglior antidoto, la migliore cura per risolvere questo ed altri problemi.

(Iniziative per tutelare i lavoratori italiani frontalieri in Svizzera e per risolvere la problematica dei ristorni per i comuni di confine – n. 3-00637)

      PRESIDENTE. Il deputato Molteni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giancarlo Giorgetti n. 3-00637, concernente iniziative per tutelare i lavoratori italiani frontalieri in Svizzera e per risolvere la problematica dei ristorni per i comuni di confine (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

      NICOLA MOLTENI. Signora Presidente e Ministro, per l'ennesima volta portiamo l'attenzione sua e del Governo – sino ad oggi in modo purtroppo assolutamente vano, per le non-risposte che sono arrivate dal Governo – su una particolare categoria di lavoratori: sono 60 mila lavoratori del nord, che provengono dalle province di Como, Varese, Sondrio, Verbano Cusio Ossola, che sono i lavoratori frontalieri, che rappresentano una grande ricchezza e rappresentano una grande risorsa per i territori del nord, ma anche per i territori dove vanno a prestare attività lavorativa.
      In questi giorni si sta parlando molto dei frontalieri, soprattutto all'esito del referendum svizzero, referendum contro l'immigrazione di massa, grande esempio di democrazia e di civiltà del popolo svizzero. Oggi ci si accorge dei frontalieri. Da anni la Lega Nord sta combattendo per la difesa e per la tutela dei lavoratori Pag. 47frontalieri. Oggi ci sono tutta una serie di problemi che il Governo centrale di Roma non ha mai affrontato e non ha mai risolto, con riferimento ai frontalieri del nord. Mi riferisco in modo particolare al fondo di disoccupazione (280 milioni di euro, che sono soldi dei frontalieri e che il Governo di Roma vuole scippare) e al problema dei ristorni, fondi e soldi assolutamente fondamentali per i nostri comuni e per poter erogare servizi.
      Noi sostanzialmente, signor Ministro, siccome crediamo che il nemico dei lavoratori frontalieri non sia questo referendum svizzero, ma il nemico dei lavoratori frontalieri sino ad oggi è stato il Governo centrale e il Governo di Roma, le chiediamo, con riferimento a queste istanze e a queste necessità dei nostri lavoratori – che, ripeto, rappresentano una grande ricchezza – massima attenzione da parte del Governo. Sino ad oggi non abbiamo avuto alcuna risposta. I lavoratori frontalieri sono stati penalizzati ed abbandonati. Chiediamo al Governo come intenda tutelarli.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signora Presidente, il quesito è volto a conoscere le iniziative che il Governo intende adottare in favore dei lavoratori frontalieri, a seguito dell'approvazione, per referendum, dell'iniziativa «contro l'immigrazione di massa» da parte della Svizzera. Il referendum, infatti, introduce limitazioni in merito all'ingresso di immigrati nel Paese, stabilendo «tetti massimi annuali e contingenti annuali» applicabili a tutti i permessi per stranieri, inclusi i cittadini dell'Unione europea, i frontalieri e i richiedenti asilo. L'esito del referendum obbliga pertanto Governo e Parlamento svizzero – che, ricordo, avevano espresso parere contrario all'iniziativa – a rimettere in discussione entro 3 anni l'accordo sulla libera circolazione delle persone in vigore con l'Unione europea dal 2002.
      Ricordo altresì che in sede europea già sono state sollevate critiche alla situazione che si è venuta a determinare e che lo stesso Ministro degli affari esteri, Emma Bonino, ha avuto modo di esprimere al riguardo le riserve del Governo italiano.
      Per quanto di competenza del Ministero che rappresento, ricordo che la tutela previdenziale dei lavoratori italiani frontalieri in Svizzera è sempre stata all'attenzione del nostro Ministero. Infatti, in occasione dell'entrata in vigore dell'accordo tra l'Unione europea e la Svizzera, proprio per venire incontro alle esigenze dei lavoratori italiani frontalieri, il Governo italiano ottenne di mantenere in vigore, per un periodo di 7 anni, il precedente accordo bilaterale, che prevedeva la retrocessione dei contributi di disoccupazione versati in Svizzera e l'erogazione di prestazioni di disoccupazione ad hoc da parte dell'INPS.
      Tuttavia, allo scadere dei 7 anni, nonostante le reiterate richieste del Governo italiano, la Svizzera non ha ritenuto di prorogare la validità degli accordi bilaterali. I lavoratori frontalieri italiani in Svizzera, dal primo aprile 2012, hanno comunque diritto all'indennità di disoccupazione ordinaria non agricola, secondo il regime di tutela della disoccupazione previsto dall'articolo 65 del regolamento CE n.  883 del 2004. Il regolamento prevede che il disoccupato, già frontaliero, ha diritto alle prestazioni di disoccupazione a carico dello Stato di residenza e che le stesse devono essere corrisposte dall'istituzione competente di tale Stato, come se, nel corso della sua ultima attività lavorativa, il lavoratore fosse stato soggetto alla legislazione dello Stato di residenza.
      Con riferimento alle ulteriori iniziative proposte, mi limito qui a ricordare che esse implicano complesse valutazioni anche in termini di diritto comunitario, che sono attualmente in discussione in sede di confronto europeo.
      Infine, per ciò che riguarda la partecipazione delle regioni Lombardia e Piemonte ai negoziati di interesse dei lavoratori frontalieri, ricordo che tali regioni già partecipano attivamente ai due fori di Pag. 48dialogo con la Svizzera nel cui ambito tali questioni vengono discusse. Ciò ad ulteriore conferma dello spirito di leale cooperazione che da sempre caratterizza l'atteggiamento del Governo in questa delicatissima materia.

      PRESIDENTE. Il deputato Molteni ha facoltà di replicare.

      NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, signor Ministro, noi siamo assolutamente insoddisfatti della risposta che lei ci ha dato, anzi la risposta fredda e distaccata è la conferma del totale e assoluto disinteresse da parte del Governo e dei Governi rispetto ai nostri lavoratori frontalieri. In merito alle questioni, lei è assolutamente a conoscenza del fatto che, in questi giorni, in queste settimane, il Ministro Saccomanni sta trattando e sta avviando la rinegoziazione degli accordi con la Svizzera, in modo particolare con riferimento al tema della tassazione dei capitali all'estero e dello scambio di dati tra i due Paesi. Noi abbiamo il timore che la merce di scambio di queste trattative con la Confederazione Elvetica possano essere i nostri lavoratori frontalieri, in modo particolare sul tema dei ristorni. Infatti, lei sa benissimo che c’è una richiesta di azzeramento e di annullamento dei ristorni che rappresentano una risorsa fondamentale per il buon funzionamento dei comuni di frontiera.
      Lei ha citato il referendum svizzero che è stato un grande referendum di grande democrazia, di grande partecipazione; un popolo che difende e guarda al futuro del proprio territorio, che difende i suoi lavoratori e i suoi occupati. Il nemico dei lavoratori frontalieri, visto che in questi giorni si è parlato molto di lavoratori frontalieri, salvo poi dimenticarsene domani, non è il referendum svizzero, non è la democrazia svizzera, ma il nemico vero, certo, l'oppressore certo e certificato dei lavoratori frontalieri, è stato, è e temiamo che potrà continua ad essere lo Stato centrale e il menefreghismo dello Stato centrale.
      Io mi auguro che il Governo – e chiudo, Presidente – coinvolga nelle trattative, in tutte le trattative, i territori, regione Lombardia in modo particolare, altrimenti chiediamo al Governo di farsi un filo più in là e di lasciar trattare queste questioni e la tutela e la garanzia dei nostri lavoratori, che sono lavoratori specializzati, competenti e con alta professionalità, a chi i problemi dei lavoratori frontalieri li conosce, se ne occupa e se ne preoccupa da sempre.

(Elementi in merito alla situazione finanziaria e patrimoniale dell'INPS – n. 3-00638)

      PRESIDENTE. La deputata Gnecchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Morassut n. 3-00638, concernente elementi in merito alla situazione finanziaria e patrimoniale dell'INPS (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

      MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, signor Ministro, periodicamente si leggono notizie allarmanti sui bilanci dell'INPS. I problemi di bilancio sono stati spesso usati per giustificare interventi contro il sistema pensionistico. Ricordiamo a tutti che il risparmio programmatico e la manovra Fornero del 2011 sono andati a coprire il debito pubblico, non sono rimasti all'interno del sistema previdenziale per garantire la pensione ai giovani e alle future generazioni. Anche per l'accorpamento dell'INPDAP all'INPS, anziché valorizzare i possibili effetti positivi, ha suscitato più clamore il presunto deficit provocato dalle pensioni dei pubblici dipendenti. È urgente che si chiariscano tutti questi aspetti perché si crea un continuo allarmismo, si favorisce la sfiducia nelle istituzioni, si rischia di favorire il lavoro nero perché l'allarmismo generalizzato fa pensare che la pensione sia a rischio, senza certezze.
      Il Partito Democratico chiede che si intervenga per definire una nuova governance dell'INPS dopo l'esperienza negativa dell'uomo solo al comando che come presidente unico non si è dedicato a tempo Pag. 49pieno a questo delicato e impegnativo compito, ma anzi ha ricoperto tanti ruoli e troppi incarichi, anche confliggenti tra loro.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'atto parlamentare che passo a illustrare richiama l'attenzione sull'allarme che si è registrato a seguito di alcune dichiarazioni sulla situazione finanziaria e patrimoniale dell'INPS e sul tema connesso della sostenibilità futura dell'intero sistema previdenziale. Mi preme ricordare ancora una volta come dai dati disponibili non emergano elementi di preoccupazione in ordine alla generale tenuta del sistema previdenziale pubblico grazie agli interventi di riforma che si sono succeduti nel tempo.
      Con riferimento al decreto-legge cosiddetto «salva-Italia», relativo in particolare all'incorporazione di ENPALS e INPDAP in INPS, intendo ribadire ancora una volta che le incidenze negative sul bilancio dell'INPS richiamate dagli onorevoli interroganti, vanno ricondotte unicamente ad una rappresentazione contabile del fenomeno, peraltro già prevista quale conseguenza dell'incorporazione che tiene conto dell'assorbimento del disavanzo dell'ex INPDAP. Infatti, dal punto di vista dei saldi di finanza pubblica, come indicato nella relazione tecnica al decreto-legge citato, l'operazione è neutra in termini di indebitamento netto, in quanto tutti i trasferimenti dal bilancio dello Stato in favore degli enti soppressi, confluiscono nell'ente incorporante cioè l'INPS. In sostanza l'accorpamento degli enti non determina alcun effetto sulla sostenibilità del sistema previdenziale, obiettivo primario della riforma del 2011. D'altra parte risparmi gestionali in termini di minori costi derivano da un sistema pubblico di previdenza semplificato e sono ormai contabilizzati nei bilanci dell'INPS. A tal fine, nell'ottica della revisione del contenimento della spesa, sono state eliminate duplicazioni e sovrapposizioni negli apparati, nella logistica e nelle dotazioni strumentali anche per garantire più elevati e omogenei livelli di servizio a tutti gli utenti e con il commissario Cottarelli e i suoi gruppi di lavoro stiamo lavorando per ulteriormente effettuare accorpamenti, ad esempio, delle sedi.
      Quanto poi alla rappresentazione contabile della pregressa passività patrimoniale dell'ex INPDAP, faccio presente che la legge di stabilità per il 2014 ha neutralizzato tale passività, prevedendo che le anticipazioni di tesoreria concesse negli esercizi anteriori al 2012, al fine di garantire il pagamento delle prestazioni erogate dall'ente soppresso, si debbano intendere effettuate a titolo definitivo. La conseguente risoluzione di tale pregresso disavanzo ha determinato, quindi, un miglioramento di oltre 25 miliardi nella situazione patrimoniale che sarà rilevata in occasione della prima nota di variazione al bilancio preventivo 2014 dell'INPS, come l'INPS stesso ha chiarito ulteriormente nei giorni scorsi.
      Concludo ricordando che l'azione di vigilanza del Ministero che rappresento, proprio per la rilevanza dell'INPS, continua e sono state fornite nel tempo all'istituto stesso apposite istruzioni operative per favorire il processo di riassetto organizzativo, richiedendo la presentazione di uno specifico piano industriale.
      Come sapete, oggi è stato firmato il decreto per il commissariamento dell'INPS e, quindi, il professor Vittorio Conti è stato nominato commissario, e uno dei suoi primi compiti sarà proprio la presentazione del piano industriale e, vista la sua lunga esperienza in questo campo, sono sicuro che avremo un piano industriale ulteriormente verificato.
      Vorrei, quindi, concludere rassicurando gli interroganti e i cittadini tutti che gli interventi di riforma attuati non hanno peggiorato la situazione dell'INPS, anzi, che il Governo è impegnato a presentare una proposta di riforma della governance che superi i problemi evidenziati negli ultimi anni.

Pag. 50

      PRESIDENTE. Il deputato Morassut ha facoltà di replicare.

      ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, signor Ministro, la ringraziamo per questa sua puntuale replica alla nostra interrogazione perché non c’è dubbio che, nei giorni scorsi, qualche elemento di preoccupazione, anzi più di qualche elemento di preoccupazione, si sia diffuso nell'opinione pubblica, in particolare a ridosso del passaggio delle dimissioni dell'ex presidente Mastrapasqua. Questa preoccupazione lei oggi ce l'ha fugata con la sua dichiarazione.
      Restano però alcuni punti che rapidamente voglio sottolineare ancora. Il piano industriale è un passaggio importantissimo per l'Istituto nazionale di previdenza sociale. Ci auguriamo che la nomina del nuovo commissario lo affronti immediatamente perché questo è uno dei punti più importanti anche per fugare l'idea che l'incorporazione possa aver determinato uno sbilancio del conti che comunque viene ripianato sempre dalle finanze pubbliche mentre l'INPS dovrebbe tendenzialmente agire ovviamente su una base di equilibrio tendenziale tra contribuzioni e prestazioni e sappiamo che questo equilibrio è sempre più complicato e dettato da molte complicazioni. Naturalmente l'occasione è anche utile per una riflessione che spero il Parlamento possa affrontare il più presto possibile, magari proprio in occasione della discussione sulla nuova governance dell'INPS.
      Colgo l'occasione – apro e chiudo parentesi – per dire che, sicuramente, in vista della nuova governance, il quadro del riassetto, anche funzionale, della cabina di comando dell'INPS è bene che voli alto, e che ci si liberi da tendenze, che nel passato ci sono state, di mediazioni tra tanti corpi dello Stato, delle organizzazioni civili, e che ci sia un salto in avanti di capacità; ma già il segnale che è stato mandato è molto importante.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      ROBERTO MORASSUT. Solo questo: cioè, che ci sia presto l'occasione in Parlamento di una riflessione più complessiva sull'organizzazione del sistema previdenziale italiano. Mi riferisco anche alla situazione delle casse delle fondazioni private, dove, forse, le nostre preoccupazioni hanno ben più fondato motivo in relazione alle politiche immobiliari e di investimento mobiliare in azioni e titoli di quelle casse, di fondazioni ed enti privatizzati, come dettati dal decreto legislativo n.  509 del 1994.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata con ripresa televisiva diretta.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 16,05).

      ELIO VITO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ELIO VITO. Signora Presidente, la ringrazio. Mi riferisco agli ultimi sviluppi internazionali della vicenda dei nostri due fucilieri di Marina, dei quali la ringrazio anche per essersene recentemente interessata, con lettera al Presidente del Parlamento europeo.
      Lei sa, signora Presidente, che, nello scorso dicembre, noi votammo all'unanimità un ordine del giorno che impegnava, tra l'altro, il Governo anche ad attivarsi affinché la risoluzione della vicenda potesse e dovesse avvenire nell'ambito del rispetto del diritto internazionale. E non c’è dubbio che tutti noi riteniamo che il modo attraverso il quale si possa giungere rapidamente ad una soluzione onorevole per il nostro Paese e per i due fucilieri di Marina sia quello del rispetto del diritto internazionale e della opportuna attivazione dei canali internazionali.
      Ora, è di pochi minuti fa la notizia, che io giudico molto importante e positiva, della dichiarazione del Segretario generale della NATO, Rasmussen, che ha preso una posizione decisa in tal senso, a favore dei due fucilieri di Marina; ma è anche, Presidente, Pag. 51della giornata di ieri, invece, una dichiarazione, che giudichiamo altrettanto grave, del Segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, che sembrerebbe voler relegare la questione ai rapporti bilaterali tra Italia e India, mentre la questione non è in questi termini, come ribadito dal Parlamento anche con il voto di quell'ordine del giorno, perché i nostri due fucilieri di Marina erano rappresentanti dello Stato, impegnati in una missione internazionale antipirateria, e dovrebbe essere per tutti inaccettabile, non solo per il nostro Paese, che possa essere ipotizzata dall'India l'imputazione in base alla legge antiterrorismo.
      Presidente, proprio ieri, nella sede delle Commissioni riunite di Camera e Senato – che è stata ed è una sede preziosa per il Parlamento per poter seguire in maniera compiuta ed approfondita la vicenda, con iniziative che tutti hanno riconosciuto di grande utilità, anche il Capo dello Stato –, il Ministro degli affari esteri, Bonino, che con tutti i rappresentanti del Governo, è sempre stato disponibile a riferire al Parlamento sugli sviluppi della vicenda, ha parlato proprio delle iniziative presso le Nazioni Unite che il Governo ha intrapreso e intende intraprendere.
      Per cui, è evidente che, alla luce delle dichiarazioni del Segretario generale Ban Ki-moon, il Governo e il Ministro Bonino debbano venire a rendere cosciente il Parlamento degli sviluppi delle iniziative che intende assumere e come intende reagire, posto che la strada della soluzione internazionale della crisi è quella che noi tutti auspichiamo.
      Dunque, al Senato è stato chiesto il Ministro Bonino vada a riferire rapidamente in quella sede: io mi unisco a questa richiesta anche per quanto riguarda questo ramo del Parlamento, la Camera, e lo dico, naturalmente, non per spirito di parte, ma per spirito di conoscenza e di profondità. Per poter sviluppare la questione e il dibattito, riterrei che continuare a seguire gli sviluppi della vicenda, anche con una nuova audizione del Ministro Bonino nelle sedi delle Commissioni congiunte esteri e difesa di Camera e Senato, sarebbe la soluzione più opportuna.
      Però, lei comprenderà, Presidente, che se si decide una strada diversa, cioè che il Ministro Bonino vada a riferire in Aula al Senato, è altrettanto necessario che il Ministro venga domani a riferire anche alla Camera, non per spirito di competizione, ma per spirito di completezza del dibattito e della possibilità che il Governo possa tenere informati entrambi i rami del Parlamento. Quindi, le chiedo di attivarsi presso il Governo, presso l'altro ramo del Parlamento, affinché si segua un percorso unitario: o il Governo viene a riferire nelle sedi delle Commissioni riunite o, se si ritiene che vada a riferire al Senato, che domani venga a riferire analogamente anche qui alla Camera.

      PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Vito. Come lei sa e come giustamente ha ricordato, questa è una vicenda che stiamo seguendo anche a livello parlamentare. Lei ha avuto modo di menzionare il fatto che io stessa ho scritto al Presidente del Parlamento europeo, Schulz. Ritengo che ci siano delle novità sufficienti, infatti, per saperne di più anche a livello parlamentare.
      Dunque, personalmente, ritengo che le sedi più adatte siano le Commissioni esteri e difesa, anche per il buon lavoro che stanno facendo, e le do atto di questo, in quanto presidente di Commissione; dopodiché se si riterrà di riportare il Ministro qui in Aula, la Conferenza dei presidenti di gruppo potrà farne ufficialmente richiesta.

      DONATELLA AGOSTINELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DONATELLA AGOSTINELLI. Signora Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una interrogazione a risposta in Commissione da me presentata, la n. 5-02054, che è rivolta al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. L'interrogazione Pag. 52è tesa a sollecitare la nomina del presidente dell'autorità portuale di Ancona, visto che sono trascorsi 60 giorni dall'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti di Camera e Senato. La nomina riguarda il dottor Giampieri. L'autorità portuale di Ancona e Falconara Marittima è commissariata da quasi un anno benché gli enti preposti abbiano comunicato, nei modi e tempi dovuti, la terna prescritta dall'articolo 8 della legge n.  84 del 1994. Il 5 dicembre le Commissioni competenti di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole sulla nomina del signor Rodolfo Giampieri, sul quale è stata raggiunta l'intesa tra il Ministro interrogato e la regione Marche. Ora, a distanza di 60 giorni, il decreto di nomina non è stato ancora firmato e l'autorità portuale risulta commissariata, al pari di altri porti sedi di autorità portuali, con gravi e seri pregiudizi e indebolimento dell'azione di Assoporti. Voglio ricordare che quasi un terzo delle autorità portuali risulta commissariato, cosa che non era mai avvenuta prima, e data la rilevanza e l'importanza del porto di Ancona ritengo essenziale sollecitare al più presto questa nomina, visto che manca semplicemente una firma.
      Quindi, sottolineo, io voglio sapere se e quando il Ministro intenda firmare il decreto di nomina, se e quando intenda ottemperare all'articolo 8 della legge n.  84 del 1994 e così procedere alla nomina dell'autorità competente. Ricordo, manca semplicemente una firma.

      PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Agostinelli, daremo seguito e faremo presente al Governo questa richiesta.

      FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCO BORDO. Signora Presidente, volevo proprio rivolgermi a lei, perché nella mia provincia, Cremona, è avvenuto un fatto politicamente grave: il sindaco del comune di Pandino, dottor Donato Dolini, un amministratore serio, onesto e competente ha rassegnato le sue dimissioni anzitempo. Vorrei leggere due passaggi della comunicazione che ha portato al consiglio comunale di Pandino, brevemente, ma perché penso che questo grido di dolore che il sindaco ha voluto trasmettere ai suoi cittadini e all'istituzione pandinese non possa rimanere isolato ma possa approdare alla Camera perché ovviamente è un grido di dolore che riguarda le nostre scelte, le scelte che vengono fatte dallo Stato e di conseguenza anche da questo Parlamento: «Vi comunico che ho deciso in piena autonomia di rimettere ai pandinesi il mio mandato, la mia decisione è lentamente maturata come forma estrema di protesta verso la politica di smantellamento delle autonomie locali che è stata attuata dai governi in carica, nessuno escluso. Questi anni li abbiamo impiegati ad inseguire provvedimenti di legge sempre più numerosi e confusi, l'inasprimento del Patto di stabilità che ha bloccato le nostre risorse impedendoci di spenderle, i tagli dei trasferimenti che ci hanno tolto ulteriori risorse e che oggi si sono ridotti quasi a zero, la continua e contraddittoria introduzione di vincoli che hanno fortemente limitato la nostra autonomia operativa fin quasi a raggiungere la paralisi. Il 2014 era stato annunciato come l'anno della svolta, anche io ero più ottimista, l'ho anche detto in consiglio quando abbiamo approvato l'assesto di bilancio e invece, se possibile, sta andando anche peggio. Dopo un anno trascorso a farci prendere in giro tutti, comune e cittadini, con la farsa dell'IMU, adesso abbiamo la IUC, nuova di zecca, che contiene un mostro giuridico che si chiama TASI...».

      PRESIDENTE. Deputato Franco Bordo, concluda.

      FRANCO BORDO. Aggiungo solo quest'ultimo pezzetto: «Dopo tante manifestazioni fatte insieme ai sindaci di tutta Italia dove abbiamo simbolicamente restituito la fascia al prefetto e minacciato le dimissioni in massa, senza ottenere mai nulla, io mi dimetto sul serio, per protestare Pag. 53contro il metodo cinico e vigliacco con cui, per anni, siamo stati lasciati soli a spiegare ai nostri concittadini perché non possiamo fare quello che ci siamo impegnati a fare, pur avendo le risorse per farlo».
      La ringrazio, Presidente. Io penso che il Governo in carica, il prossimo Governo e questa Camera dovranno tenere in considerazione queste estreme prese di posizione da parte di un primo cittadino che oggi non è più primo cittadino, ma che crede ancora nelle istituzioni.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bordo. Purtroppo, è uno scoramento non isolato, devo dire.

Missioni (ore 16,14).

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Michele Bordo, Di Gioia, Epifani, Merlo, Pes, Scagliusi, Sisto, Speranza e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Giovedì 13 febbraio 2014, alle 9,30:

      1. – Svolgimento di interpellanze urgenti.

      (ore 15)

      2. – Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
          S. 1214 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n.  150, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato) (C. 2027).
      — Relatori: D'Attorre, per la maggioranza; Invernizzi, di minoranza.

      La seduta termina alle 16,15.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  1  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Ruocco e a. 1-288 474 474 238 474 73 Appr.
2 Nom. Moz. Busin e a. 1-329 rif. 469 469 235 469 73 Appr.
3 Nom. Moz. Paglia e a. 1-330 n.f.rif. 476 476 239 426 50 73 Appr.
4 Nom. Moz. Zanetti e a. 1-331 476 476 239 476 73 Appr.
5 Nom. Moz. Causi e a. 1-332 rif. 478 436 42 219 435 1 73 Appr.
6 Nom. Moz. Bianchi D. e a. 1-333 rif. 478 431 47 216 431 72 Appr.
7 Nom. Moz. Buttiglione e a. 1-336 475 429 46 215 425 4 72 Appr.
8 Nom. Moz. Capezzone e a. 1-338 rif. 477 477 239 446 31 72 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). – C  =  Voto contrario (in votazione palese). – V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A  =  Astensione. – M =  Deputato in missione. – T  =  Presidente di turno. – P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.