XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 18 settembre 2014

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,
          premesso che:
              il Gioco d'azzardo patologico (GAP) è stato riconosciuto ufficialmente come patologia nel 1980 dall'Associazione degli psichiatri americani ed è stato classificato nel DSM IV come «disturbo del controllo degli impulsi non classificati altrove», tanto che nell'edizione di maggio 2013 del DSM, è stato inquadrato nella categoria delle cosiddette «dipendenze comportamentali»;
              il fenomeno del gioco d'azzardo patologico riguarda le fasce della popolazione più deboli quali i disoccupati, i giovani, i pensionati, gli indigenti, come dimostrano i dati forniti dall'EURISPES;
              con la liberalizzazione del mercato portata avanti dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, non si è avuto alcun reale beneficio per le casse pubbliche: infatti, dalla documentazione consegnata dal direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli alla Commissione parlamentare VI della Camera dei deputati nel giugno del 2013, si rileva come negli ultimi anni, a fronte dell'aumento esponenziale del fatturato delle società attive nel settore, viene rilevato: la diminuzione delle entrate erariali, il mancato gettito d'IVA conseguente alla diminuzione dei consumi, i costi indiretti necessari per la cura delle vittime da gioco d'azzardo patologico e non ultimi i costi sociali per il sostegno alle famiglie per lo più a carico dei comuni;
              le stime riguardanti il gioco d'azzardo in Italia, indicano la sua progressiva diffusione sul territorio nazionale; per l'anno 2012 nel nostro paese, nel business dell'azzardo sono stati spesi circa 88 miliardi di euro, oltre 6 volte rispetto ai 14 miliardi di euro spesi nel 2000, questo ne fa la terza industria nazionale con il 4 per cento del PIL prodotto. Tali cifre rendono l'Italia il terzo Paese al mondo per quote di denaro speso nel gioco d'azzardo e il primo nell'Unione europea;
              nel nostro Paese, sono circa un milione i giocatori patologici, e, altri tre milioni di persone si trovano in una situazione di rischio e necessitano cure, attività di prevenzione, e, sostegno sociale, da parte delle autorità locali civili e sanitarie, secondo quanto riportato dal Consiglio nazionale delle ricerche in un'analisi dei dati OPSAD Italia 2010-2011;
              nonostante il notevole impatto sociale e sanitario, continuano ad essere autorizzati e pubblicizzati nuovi giochi che attentano allo stato di crisi che molte famiglie sono costrette a vivere, come da ultimo la nuova lotteria Sisal «Vinci casa», un gioco che fa leva sulle paure dei cittadini sempre più in balia della crisi economica, in un momento in cui l'emergenza abitativa ha raggiunto livelli senza precedenti in Italia;
              dal 7 febbraio 2011, è iniziata la sperimentazione dei biglietti «Gratta e Vinci» anche negli uffici postali, mediante un accordo tra Lottomatica Group spa e Poste/italiane, generando un problema di regolamentazione, invero, come riportato da alcune testate giornalistiche, secondo parte della giurisprudenza di diritto del lavoro il problema è di discriminare le attività strettamente connesse al servizio universale postale rispetto a quelle di natura commerciale – finanziaria – ludica (gratta e vinci) peculiari dell'ufficio postale standard. Un servizio pubblico che incentiva una piaga sociale è intollerabile, dato che è stato provato che la riduzione dell'offerta sia l'arma più importante per combattere il gioco d'azzardo patologico;
              gli studi hanno evidenziato che tra i soggetti più a rischio ci sono gli anziani che sono anche tra i maggiori utenti degli uffici postali;
              vi sono, inoltre, Sale Bingo con servizio baby sitting, dove i genitori possano lasciare i figli in «parcheggio» mentre giocano, come il caso di Cesano Maderno, dove i locali sono separati ma comunque in un'unica stessa struttura, e di Lovere, ristorante e discobar con annessa sala gioco dove famiglie, giocatori e bambini condividono gli stessi spazi;
              da un articolo apparso sul sito Post.it, si apprende, che i giornalisti della Gazzetta dello Sport protestano per la nascita di un'agenzia di scommesse sportive addirittura interna al gruppo RCS, ipotizzando un conflitto d'interessi;
              stando a quanto riportato nel comunicato, GazzaBet sarà un'agenzia di scommesse sportive online interna al gruppo RCS ma gestita da un operatore esterno, così da sfruttare il marchio e il nome «Gazzetta dello Sport»;
              i giornalisti della Gazzetta dello Sport che contestano l'iniziativa hanno sollevato una serie di questioni «di carattere etico giuridico e deontologico» e una – piuttosto consistente – legata a un possibile conflitto di interesse che si verrebbe a creare all'interno di RCS. Infatti tra gli azionisti del gruppo Rcs ci sono anche diversi proprietari di importanti club della Serie A di calcio come l'Inter, la Juventus, la Fiorentina e il Torino; i giornalisti temono dunque che questa condizione possa compromettere l'indipendenza del giornale;
              le ricerche della DNA (direzione nazionale antimafia), segnalano cifre allarmanti anche per quanto riguarda il coinvolgimento delle mafie e il gioco illegale: infatti, secondo una ricerca, ammonterebbe a 15 miliardi di euro il fatturato, stimato, del gioco illegale nel 2012;
              un'infiltrazione, quella della mafia, confermata, oltre che dalle indagini giudiziarie e dalle notizie di cronaca, anche da studi e ricerche compiuti da associazioni e da esperti nel settore, dalle relazioni pubblicate dalle medesime forze dell'ordine, tra le quali anche la direzione nazionale antimafia, e dal lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, soprattutto nei settori più redditizi del sistema, quali gli apparecchi da intrattenimento (new slot e videolottery, di cui circa 200 mila sarebbero illegali), le scommesse sportive e il gioco online;
              la criminalità organizzata utilizza il gioco d'azzardo attraverso diversi canali: sia come business, gestendo direttamente sale gioco, sia utilizzando gli strumenti per loro tradizionali, e dunque costringendo gli esercenti – con la forza dell'intimidazione – a noleggiare gli apparecchi dalle ditte vicine al clan; ma ha anche fatto ricorso, per aumentare gli introiti, alla gestione di apparecchi irregolari. Uno dei modi utilizzati per il riciclo di denaro, riguarda l'utilizzo delle videolottery, macchinette che accettando banconote, anche di grosso taglio, e, rilasciando ticket, non distinguono tra vincite e denaro immesso, consentendo al giocatore di ritirare il denaro anche senza aver giocato effettivamente, ottenendo, quindi, di fatto, denaro ripulito,

impegna il Governo:

          ad assumere un'iniziativa che vieti l'apertura delle sale da gioco ovvero locali commerciali con slot, vicino ai luoghi definiti sensibili, stabilendo un minimo di 500 metri di distanza, per combattere il proliferare delle slot;
          ad assumere iniziative per obbligare i gestori di sale a chiedere un documento d'identità, per impedire il gioco ai minori, oltre a garantire il libero accesso nei luoghi aperti al gioco agli psicologi delle Asl;
          ad evitare autorizzazioni di nuove tipologie di gioco, come ad esempio il «Vinci Casa», che inevitabilmente provocano illusioni in coloro che non hanno un tetto o altro dove vivere e per sopravvivere;
          ad intervenire, per quanto di competenza, affinché all'interno degli uffici di Poste Italiane venga rimossa la vendita di «gratta e vinci» mediante distributori e operatori;
          ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, al fine di evitare il riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite tramite il gioco d'azzardo e, nella fattispecie, le videolottery;
          ad aprire un tavolo, in sede di Conferenza unificata, per valutare la possibilità di ridurre i locali del gioco d'azzardo in città, in base al numero degli abitanti;
          ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate ad impedire conflitti di interesse come quelli denunciati in premessa riguardanti l'agenzia di scommesse sportive interna al gruppo RCS, nonché ulteriori disagi economici e sociali che ne potrebbero derivare.
(1-00594) «Mantero, Baroni, Grillo, Di Vita, Silvia Giordano, Cecconi, Lorefice, Dall'Osso, Liuzzi, Simone Valente, Battelli».

Risoluzione in Commissione:


      La VI Commissione,
          premesso che:
              a partire dal 2005, con l'adozione del decreto-legge 30 settembre 2005, n.  203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n.  248, si introduce una radicale riforma del sistema di riscossione dei tributi che ha consentito di riportare in mano pubblica il controllo e la gestione di tale fondamentale comparto del sistema tributario;
              ai sensi dell'articolo 3 del citato provvedimento, a decorrere dal 1o ottobre 2006 il sistema di affidamento in concessione del servizio viene soppresso e le funzioni relative alla riscossione nazionale vengono attribuite all'Agenzia delle entrate, che le esercita mediante la società di riscossione Equitalia spa; l'attività di riscossione mediante ruolo, disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.  602, è svolta dalla società in questione, che emette la cartella di pagamenti e provvede alla riscossione degli importi, comprensivi di sanzioni e interessi;
              in considerazione della gravi difficoltà finanziarie dei contribuenti dovute all'aggravarsi della crisi economica di portata sovranazionale, il legislatore, negli ultimi anni, è intervenuto offrendo la possibilità di rateizzare i pagamenti ed allungare ulteriormente le scadenze dei debiti tributari, in tal modo cercando di salvaguardare realtà economiche in crisi e scongiurare fallimenti a catena del mondo industriale italiano, che stanno avendo evidenti ripercussioni occupazionali;
              tuttavia, i continui interventi legislativi hanno prodotto una disciplina normativa frammentaria, tale da indurre, in alcuni casi, a comportamenti opportunistici dei soggetti coinvolti;
              la normativa in vigore prevede tre tipologie di dilazione di pagamento: la prima, avente ad oggetto le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo o di affidamento dei carichi all'Agente della riscossione nei confronti dei contribuenti ai quali siano stati notificati accertamenti esecutivi di cui all'articolo 29 decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010 n.  122; la seconda fattispecie di rateazione ha ad oggetto le comunicazioni di irregolarità (cosiddetti avvisi bonari) inviate ai contribuenti a seguito della liquidazione delle dichiarazione dei redditi e dei controlli formali; il terzo tipo di dilazione di pagamento riguarda: le rateizzazioni conseguenti all'adesione agli inviti a comparire; all'adesione ai processi verbali di constatazione; alla definizione degli accertamenti nel procedimento di accertamento con adesione; alle somme dovute a seguito di conciliazione giudiziale; alle somme dovute in caso di omessa impugnazione dell'avviso di accertamento o di liquidazione;
              le diverse forme di rateazione comportano evidenti differenze sotto i profili del diritto all'accesso al beneficio, del periodo di rateazione, della decadenza dal beneficio e delle sanzioni connesse al mancato rispetto del piano di rateazione;
              i contribuenti che ricevono da parte dell'Agenzia delle entrate un avviso di accertamento per mancato pagamento di tributi, possono ricorrere a due tipi di strumenti: a) qualora la contestazione sia fondata su dati e valutazioni difficilmente contestabili è possibile ottenere una riduzione delle sanzioni rinunciando alla possibilità di presentare il ricorso; l'accettazione dell'atto, giuridicamente definita «acquiescenza», comporta infatti la riduzione a un terzo delle sanzioni amministrative irrogate o ad un sesto se l'avviso di accertamento non è stato preceduto da «invito al contraddittorio» o da «processo verbale di constatazione»; b) in alternativa, il contribuente può ricorrere alla misura dell'accertamento con adesione, attraverso il quale è possibile definire le imposte dovute con un accordo tra contribuente e Agenzia delle entrate ed evitare l'insorgere di una controversia tributaria, che può essere raggiunto sia prima dell'emissione di un avviso di accertamento, sia dopo, sempre che il contribuente non presenti ricorso al giudice tributario; quest'ultima procedura riguarda tutte le più importanti imposte dirette e indirette e può essere attivata sia dal contribuente sia dall'ufficio dell'Agenzia delle entrate nella cui circoscrizione territoriale il contribuente ha il domicilio fiscale;
              l'istituto dell'accertamento con adesione permette al contribuente di usufruire di una riduzione delle sanzioni amministrative, dovute nella misura di un terzo del minimo previsto dalla legge; se le parti raggiungono un accordo, i contenuti dello stesso vengono riportati su un atto di adesione sottoscritto dal contribuente e dall'amministrazione finanziaria e la procedura si perfeziona con il pagamento delle somme risultanti dall'accordo;
              il contribuente può scegliere di effettuare il pagamento in unica soluzione, entro i 20 giorni successivi alla redazione dell'atto o in forma rateale in un massimo di 8 rate trimestrali di uguale importo o in 12 rate trimestrali se le somme dovute superano 51.645,69 euro; tuttavia, il mancato pagamento di una sola rata comporta, oltre al pagamento degli interessi, anche l'iscrizione a ruolo ed il passaggio in carico all'agente della riscossione, con il conseguente pagamento di una sanzione in misura doppia;
              il sistema di riscossione coattiva adottato dall'agente della riscossione Equitalia S.p.A. in seguito all'adozione del cosiddetto decreto «del fare», (decreto- legge 21 giugno 2013, n.  69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n.  98), ha subito ulteriori modifiche; in particolare l'articolo 52 del citato decreto-legge 21 giugno 2013, n.  69, recependo in parte la risoluzione 8-00002 approvata il 22 maggio 2013 dalla Commissione finanze della Camera, è intervenuto in tema di riscossione, modificando e integrando il citato decreto del Presidente della Repubblica n.  602 del 1973, con una serie di misure finalizzate ad aiutare i contribuenti in difficoltà economica o con momentanea carenza di liquidità;
              in attuazione del citato articolo 52, il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 6 novembre 2013, ha, da ultimo, precisato che sono possibili quattro tipi di piani di rateizzazione nelle ipotesi di temporanea situazione di obiettiva difficoltà economica del contribuente: ordinario (fino a 72 rate), in proroga ordinario (ulteriori 72 rate), straordinario (fino a 120 rate) e in proroga straordinario (ulteriori 120 rate); il medesimo decreto individua inoltre le specifiche condizioni che consentono la rateazione fino a dieci anni; la proroga è possibile una sola volta a condizione che non sia intervenuta la decadenza;
              tali modifiche rispondono al nuovo contesto economico determinato dal complessivo deterioramento delle condizioni del Paese, a causa della riduzione del reddito disponibile delle famiglie, della contrazione dei consumi interni, della riduzione degli investimenti pubblici e privati, dell'accentuarsi della fragilità finanziaria delle imprese, legata anche all'imponente accumulo di debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti dei propri fornitori;
              in tale contesto appare evidente dunque la necessità di rivedere alcuni aspetti della riscossione automatica dei tributi, introducendo ulteriori elementi di flessibilità, che consentano ai contribuenti, in particolare alle imprese che si trovano a dover sostenere maggiori spese non previste sul bilancio dell'azienda, di poter usufruire di una maggiore flessibilità nei pagamenti rateizzati ed una estensione del periodo di rateazione, anche con riferimento al sistema di riscossione automatica previsto dall'Agenzia delle Entrate; in particolare, appare necessario intervenire al fine di riportare il sistema della riscossione dei tributi ad unicum ed evitare che i maggiori benefici nel pagamento dei propri debiti tributari si ottengano una volta che il debito sia preso in carico dall'agente della riscossione, con conseguente aggravio degli oneri in termine di sanzione, interessi e aggi, rischiando quindi di aggravare la situazione già precaria in cui versano le piccole e medie imprese,

impegna il Governo:

          a monitorare l'efficacia della normativa in vigore e a prevedere interventi volti ad introdurre una maggiore flessibilità per le procedure di riscossione automatica dei tributi, consentendo una maggiore dilazione del pagamento nel tempo anche per i debiti dovuti all'Agenzia delle entrate, in coerenza con quanto previsto per il sistema di riscossione coattiva, in particolare:
              a) aumentando il numero massimo di rate in cui può essere ripartito il pagamento dei debiti a favore dell'Agenzia delle entrate, che tuttora è pari ad otto rate mensili, considerate le difficili condizioni economiche in cui versano le imprese;
              b) riconoscendo il principio di retroattività anche nel sistema di riscossione automatica per quanto riguarda la rateazione del pagamento, in modo tale che anche per i pagamenti dovuti prima dell'entrata in vigore delle modifiche proposte al sistema di rateazione della riscossione automatica possa essere garantita ai debitori la possibilità di distribuire il pagamento in un periodo di tempo più ampio;
              c) apportando modifiche all'attuale normativa in vigore affinché non decada il beneficio di acquiescenza per mancato pagamento di una rata, così da evitare che il debitore venga sottoposto automaticamente alla riscossione coattiva da parte di Equitalia, con conseguente aggiunta del pagamento di sanzioni e degli interessi relativi alle imposte suddette.
(7-00463) «Petrini, Pelillo, Causi, Lodolini, Fregolent, Moretto, Carella, Pastorino, Fragomeli, Ginato, Sanga, Colaninno, Marco Di Maio, Bonifazi, Capozzolo, Marco Di Stefano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SIMONE VALENTE, MARZANA, D'UVA, BATTELLI, LUIGI GALLO, CRIPPA, VACCA e BARONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          la Federazione Italiana Baseball Softball (F.I.B.S.), «costituita da tutte le società e le associazioni regolarmente costituite e ad essa affiliate che, senza fini di lucro, praticano gli sport del Baseball e del Softball in Italia» è una delle 45 Federazioni Sportive Nazionali (FSN) riconosciute dal CONI;
          il 23 febbraio 2005 la FIBS ha costituito la «FIBS ACADEMY S.r.l», società strumentale di capitali con socio unico, al fine di operare in house providing, ma, secondo quanto segnalato ai deputati interroganti, la costituita società non esclude lo scopo di lucro, contrariamente a quanto imposto dalla legge e dal CONI;
          per detta costituzione, la FIBS ha versato l'intero capitale sociale della S.r.l. FIBS ACADEMY, pari a euro 25.000,00, provenienti dai contributi pubblici erogati dal CONI, o, in ogni caso, sui quali vigeva il vincolo di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 242 del 1999, come meglio specificato dal Procuratore regionale della Corte dei conti per il Lazio nella memoria del 22 febbraio 2012;
          a presiedere il consiglio di amministrazione della FIBS ACADEMY S.r.l. è stato nominato Riccardo Fraccari, presidente della FIBS dal dicembre del 2001;
          la Giunta nazionale del CONI, preso atto del proliferare delle società di capitali in house, costituite da diverse Federazioni sportive nazionali affiliate, ha acquisito un parere legale, quindi, il 25 febbraio 2008 ha inviato a tutte le Federazioni una lettera circolare, in cui sono stati stabiliti i seguenti principi, cui le Federazioni Sportive Nazionali avrebbero dovuto obbligatoriamente uniformarsi e/o adeguarsi:
              1)    gli statuti delle società di capitali partecipate (in house) devono prevedere che le azioni o le quote siano interamente possedute dalla Federazione costituente, con conseguente esplicita esclusione dell'intestazione a terzi e della possibilità di trasferimento della partecipazione;
              2)    le attività che possono essere demandate alle società di capitali partecipate non possono essere quelle di supporto e strumentali ai fini istituzionali delle Federazioni costituenti;
              3)    le società di capitali così costituite devono prevedere l'assenza di lucro e/o comunque l'obbligo di reinvestire gli utili nelle attività della Federazione costituente;
              4)    le società di capitali così costituite non possono in alcun modo costituire un veicolo strumentale per il trasferimento del personale delle Federazioni costituenti, neppure a titolo temporaneo;
              5)    deve essere previsto che le attività ed il risultato delle società di capitali così costituite rientrino nel generale potere-dovere di vigilanza del CONI e pertanto le Federazioni costituenti e le società costituite saranno obbligate a fornire in modo tempestivo tutte le informazioni a tal fine necessarie, secondo quanto sarà previsto dal CONI;
          risulta agli interroganti che il Presidente della FIBS non abbia mai adeguato la FIBS ACADEMY S.r.l. ai suddetti principi vincolanti del CONI, lasciando immutato sia lo statuto, sia le funzioni della FIBS ACADEMY S.r.l., che il successivo 09 novembre 2011 ha addirittura costituito una nuova società di capitali, la «TEAMMATE S.r.l.», al fine di svolgere attività esclusivamente commerciali e con circa il 30 per cento del capitale sociale sottoscritto e posseduto da soci privati;
          a presiedere il consiglio di amministrazione della TEAMMATE S.r.l. è stato eletto il signor Massimo Fochi, vice-presidente della FIBS;
          la FIBS, socio al 70 per cento della TEAMMATE s.r.l., per il tramite della costituita FIBS ACADEMY S.r.l., sembra aver consapevolmente violato tutte le disposizioni vincolanti e obbligatorie, emanate dal CONI il 25 febbraio 2008 sulla scorta della vigente normativa;
          non solo lo statuto della TEAMMATE S.r.l. non esclude lo scopo di lucro, né il reinvestimento degli utili nelle attività della FIBS, ma la TEAMMATE S.r.l. ha come oggetto sociale attività esclusivamente commerciali;
          per la costituzione della TEAMMATE S.r.l. la FIBS ACADEMY S.r.l. (quindi la FIBS, ovvero il CONI, ovvero lo Stato) ha versato il 70 per cento del capitale sociale della S.r.l., pari a euro 17.500,00;
          in sintesi, viene perseguito lo scopo di lucro, da parte della FIBS, anche in favore di soggetti privati (30 per cento delle quote), con denaro erogato dal CONI, o, in ogni caso, sul quale vige il vincolo pubblicistico di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 242 del 1999;
          secondo quanto segnalato agli interroganti, sembra, inoltre, che la dipendente della FIBS Marinella Mojoli (ex CONI Servizi S.p.A.) presti unicamente/stabilmente la propria attività lavorativa presso le strutture dell'accademia del Baseball e del Softball del Centro di preparazione olimpica CONI di Tirrenia (PI), gestito dalla FIBS ACADEMY S.r.l. (società in house praticamente costituita per la gestione della predetta Accademia);
          se si escludono i contributi delle società affiliate (tasse iscrizioni, tesseramenti, tasse gara) il bilancio della FIBS è, nella quasi totalità, di provenienza pubblica;
          deve essere ricordato che, con deliberazione del CIO del luglio 2005, sia il baseball sia il softball sono stati esclusi dagli sport olimpici dopo le Olimpiadi di Pechino (2008), edizione cui peraltro l'Italia non si qualificò; quindi, le nazionali italiane di baseball e di softball non partecipano alle Olimpiadi dal 2004 (Atene), e i due sport sono ufficialmente stati esclusi anche dalle Olimpiadi che si terranno a Tokyo nel 2020;
          il 26 agosto 2014 il responsabile dell'ufficio comunicazione della FIBS Riccardo Schiroli, relativamente all'Accademia del Baseball e del Softball presso il Centro di Preparazione olimpica CONI di Tirrenia, ha dichiarato quanto segue ai responsabili del sito MyBaseball.altervista.org: «Un Accademista di Tirrenia che firma un contratto da professionista ha l'obbligo di girare il 10 per cento del bonus di firma all'Accademia. Questa cifra viene poi suddivisa: il 70 per cento va all'Accademia e il 30 per cento alla società per cui il ragazzo è tesserato»;
          in caso di svincolo unilaterale, il valore di un Accademista è incrementato di 5000. Questa cifra viene divisa tra la società che perde il giocatore (75 per cento) e l'Accademia (25 per cento);
          la FIBS, che per legge non può avere lo scopo di lucro, a quanto consta agli interroganti pretende il 7 per cento del compenso derivante dal rapporto di lavoro subordinato di ogni sportivo che diventa professionista dopo aver frequentato l'Accademia di Tirrenia, Centro di preparazione Olimpica del CONI di due sport (non più olimpici) che da 10 anni non partecipano alle Olimpiadi;
          ritengono gli interroganti che lo sport professionistico, per sua stessa natura, esuli dalle competenze della FIBS, la quale, ben consapevole dei propri vincoli statutari (assenza di lucro), definisce «indennità di preparazione» quella che appare come una lucrosa provvigione, del tutto avulsa dalla preparazione dell'atleta presso l'Accademia di Tirrenia;
          ciò, perché l'Accademista di Tirrenia che non firma un contratto da professionista nulla deve alla FIBS per la propria preparazione a Tirrenia, mentre l'atleta che firma da professionista deve versare alla FIBS una cifra che è legata, percentualmente, all'entità del proprio contratto, non ai costi (previamente parametrati) sostenuti dalla Federazione Italiana Baseball Softball, o dalla FIBS ACADEMY S.r.l., per formazione di quell'atleta a Tirrenia (ad esempio: quantità e qualità degli istruttori preposti alla preparazione di quel giocatore; mesi/anni di permanenza di quel giocatore in Accademia;);
          se un Accademista dovesse firmare come giocatore professionista per euro 100.000,00, egli sarebbe obbligato a versare alla Federazione Italiana Baseball Softball euro 7.000,00, mentre se lo stesso giocatore firmasse per euro 1.000.000,00, egli dovrebbe versare alla FIBS euro 70.000,00, a parità di formazione ricevuta dall'atleta in Accademia;
          in sintesi, risulta agli interroganti che la FIBS lucri, esattamente come un agente, sul contratto di lavoro subordinato di un atleta professionista, precedentemente iscritto presso l'Accademia di Tirrenia, in spregio alla vigente normativa e agli stringenti vincoli (da sempre) imposti dal CONI;
          la situazione delle federazioni sportive e del CONI è stata oggetto anche di una puntata del programma televisivo Report il 7 maggio 2014  –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se tutto quanto sopra esposto corrisponda a verità e, in caso affermativo, quale sia l'orientamento del Presidente del Consiglio dei ministri in merito;
          se il Governo sia a conoscenza della eventuale autorizzazione, da parte del CONI, per la costituzione delle suddette società di capitali partecipate, da parte della FIBS, e se il CONI abbia vigilato e vigili sull'impiego di denaro pubblico, o sul quale vige il vincolo di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 242 del 1999, anche per lo svolgimento di attività esclusivamente commerciali, i cui utili, nella misura del 30 per cento saranno distribuiti a privati;
          se il Governo sia a conoscenza della eventuale approvazione, da parte del CONI, dei bilanci della FIBS e delle sue partecipate, dalla loro costituzione ad oggi, con le relazioni e le note integrative e con l'esame e i pareri dei revisori dei conti;
          se il Governo sia a conoscenza del denaro pubblico destinato dalla FIBS, anche per il tramite delle società partecipate, alle attività svolte presso il Centro di preparazione olimpica CONI di Tirrenia, e se dette attività non si sostanzino, di fatto, nella preparazione di atleti che potrebbero firmare contratti da professionisti;
          se il Governo abbia intenzione di intervenire con un chiaro riordino della normativa sulle società in house, con particolare attenzione alle norme europee, e di intervenire con provvedimenti che rideterminino con chiarezza l'assetto e le funzioni delle Federazioni sportive nazionali, anche in virtù dell'evolversi del contesto sociale, sportivo, economico e normativo. (5-03595)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DALL'OSSO, FERRARESI, SARTI, PAOLO BERNINI, DELL'ORCO, MUCCI e SPADONI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          nel mese di maggio dell'anno 2012 si è assistito ad un tragico evento, il terremoto che ha colpito pesantemente la regione Emilia Romagna e di conseguenza anche quelle contermini della Lombardia e del Veneto;
          i due eventi sismici principali hanno causato un totale di 27 vittime oltre a danni di natura economica stimati (relazione inviata alla Commissione europea) in 13 miliardi e 273 milioni di euro. In Emilia-Romagna la stima è di 12 miliardi e 202 milioni di euro: 676 milioni per i provvedimenti di emergenza; 3 miliardi e 285 milioni di danni all'edilizia residenziale; 5 miliardi e 237 milioni di danni alle attività produttive; 2 miliardi e 75 milioni di danni ai beni storico-culturali e agli edifici religiosi; la quota restante è suddivisa fra edifici e servizi pubblici e infrastrutture;
          oltre ai danni materiali su edifici pubblici, privati e storico-artistici, si aggiungono danni rilevanti di natura economica all'impianto produttivo regionale, in primis riguardo alla produzione del parmigiano reggiano;
          il 30 maggio 2012 il Consiglio dei ministri ha varato le misure d'emergenza: rinvio a settembre dei versamenti fiscali, aumento di 2 centesimi di euro dell'accisa sulla benzina, deroga al patto di stabilità per i comuni;
          il Governo, al fine di offrire ausilio alle popolazioni dell'Emilia-Romagna, ha imposto anche una maggiorazione pari ad euro 0,004 sulle utenze dei privati  –:
          quante siano effettivamente le utenze registrate sul territorio nazionale;
          quanto sia stato il ricavo effettivo derivante dalla maggiorazione delle utenze nell'anno 2013 ed in quali opere siano stati investiti i relativi proventi;
          quanto sia stato il ricavo effettivo derivante dalla maggiorazione dell'accisa della benzina nell'anno 2013 ed in quali opere siano stati investiti i relativi proventi;
          quale sia lo stato dell'opera della ricostruzione effettuato con gli investimenti statali sul territorio terremotato e quale siano state le priorità di investimento. (4-06060)


      COCCIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          da notizie apparse sulla stampa si apprende che nei 18 mesi che precedettero l'Olimpiade di Londra vi sono state gravi inadempienze nei controlli antidoping a sorpresa previsti dal CONI;
          in tal senso, l'indagine condotta dai Nas di Firenze e dai Ros di Trento, su mandato della procura di Bolzano, ha messo in risalto una grave serie di violazioni soprattutto sul fronte delle «mancate reperibilità»;
          per alcuni mesi per un numero molto alto di atleti i controllori del Comitato controlli antidoping del Coni non avrebbero potuto effettuare esami antidoping a sorpresa perché l’«atlante» delle reperibilità degli atleti era vuoto;
          da quanto emerge dall'indagine vi è una lista di ben 38 atleti squalificabili;
          l'articolo 6 dello statuto del CONI prevede che esso prevenga e reprima l'uso di sostanze o metodi che alterano le naturali prestazioni fisiche degli atleti nelle attività agonistico-sportive, anche in collaborazione con le autorità preposte alla vigilanza e al controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive;
          inoltre, la giunta nazionale del CONI approva, ai fini sportivi, gli statuti, i regolamenti per l'attuazione dello statuto, i regolamenti di giustizia sportiva e i regolamenti antidoping delle Federazioni sportive nazionali;
          il programma dei controlli antidoping a sorpresa del comitato controlli antidoping del CONI prevede che, in conformità con quanto stabilito dal programma Mondiale Antidoping elaborato dalla Agenzia-mondiale antidoping (WADA) che riunisce tutti gli elementi necessari a garantire l'armonizzazione e la migliore pratica dei programmi antidoping internazionali e nazionali, dopo tre mancate notifiche o missed test gli atleti possano essere squalificati;
          dall'indagine emerge uno scenario inquietante che getta discredito sullo sport italiano e desta grande preoccupazione;
          tali episodi, al di là della loro rilevanza nell'ambito dell'ordinamento sportivo, sono un segnale negativo per coloro che, soprattutto giovani, si avvicinano al mondo dello sport, minando i valori che ne sono alla base; sarebbe pertanto opportuna un'azione di prevenzione del Governo volta a promuovere comportamenti virtuosi in tale ambito, intervenendo in primo luogo sul piano culturale ed educativo  –:
          di quali elementi disponga il Governo sui fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per favorire la diffusione dei valori fondanti dello sport, anche attraverso interventi di carattere culturale ed educativo, avviando a tal fine apposite campagne informative. (4-06068)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:


      PRODANI, CATALANO e BUSINAROLO. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          sono numerosi i tassisti e gli autisti italiani che svolgono servizio noleggio con conducente (NCC) sottoposti negli ultimi mesi al fermo di polizia in Germania con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;
          secondo le autorità tedesche, infatti, sarebbero centinaia gli immigrati clandestini che giunti in Italia per lo più via mare, avrebbero poi usato auto NCC, pulmini e taxi per attraversare il confine e raggiungere la Germania;
          il 4 settembre 2014 il quotidiano Il Corriere della sera ha pubblicato l'articolo intitolato «L'odissea vissuta dal tassista padovano “Sbattuto in cella senza sapere il perché”» che riporta il caso emblematico di Fabio Forin, incarcerato e successivamente prosciolto da ogni accusa;
          fermato nel luglio scorso dalla polizia tedesca a Rosenheim per aver trasportato da Milano immigrati clandestini, Forin avrebbe ricevuto un trattamento molto duro e gli sarebbe stato concesso di effettuare una telefonata per informare del suo stato i propri familiari solo quattro giorni dopo il fermo;
          al cittadino italiano sarebbe stato affiancato un'interprete dopo il processo per direttissima, quando gli sarebbe stato spiegato l’iter dei giorni successivi che lo ha visto, poi, rilasciato e prosciolto da tutte le accuse;
          desta sgomento e indignazione, se confermato, quanto raccontato da Forin in merito alla richiesta di informazioni al Ministero degli affari esteri da parte della moglie, che non aveva notizie del congiunto dalla sua telefonata: «quando mia moglie ha chiamato la Farnesina le hanno detto che è pieno di mariti che vanno a prostitute all'estero e di stare tranquilla, che prima o poi sarei tornato. Il consolato poi non sapeva nemmeno della mia detenzione»;
          secondo il presidente dalla cooperativa Tassisti Vicentini Pierpaolo Campagnolo intervistato da Il Fatto Quotidiano il 2 settembre 2014, «Non è obbligatorio sapere chi portiamo, molti dei profughi che si sono allontanati dalla città li abbiamo portati noi. Quando il cliente è presentabile e paga nessuna legge ci impone di chiedergli l'identità. Lo stesso vale per il noleggio con conducente»;
          a giudizio dell'interrogante destano perplessità le dichiarazioni sulla vicenda dei tassisti e autisti italiani arrestati in Germania rese dal ministro dell'interno Angelino Alfano, secondo il quale «salutiamo con favore ogni iniziativa dell'autorità giudiziaria tedesca che stronchi chiunque affronti tale traffico. E siamo pronti a ogni azione congiunta e comune per attenuare e risolvere il fenomeno»;
          ad oggi non esiste nessuna normativa che obbliga tassisti e autisti NCC ad identificare i passeggeri  –:
          se sia vero quanto riportato da Fabio Forin alla stampa sulla condizione inaccettabile della sua detenzione in Germania;
          se la Farnesina abbia davvero fornito alla moglie una risposta del genere, circostanza che renderebbe doverosa e necessaria l'adozione di provvedimenti disciplinari a carico del responsabile;
          quali iniziative, anche di natura normativa, possano essere adottate per proteggere tassisti e autisti che buona fede trasportano all'estero clandestini.
(4-06073)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VACCA, DAGA, ZOLEZZI, COLLETTI, DEL GROSSO, BUSTO, DE ROSA e TERZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il 12 settembre 2014 a pochi metri dalla riva della spiaggia di Punta Penna, nella riserva di Punta Aderci di Vasto, si sono arenati sette capodogli;
          grazie all'azione della capitaneria di porto, del servizio veterinario della Asl provinciale di Chieti, della protezione civile e di centinaia di volontari, quattro dei sette cetacei arenati hanno ripreso il largo nel mare, mentre altri tre sono deceduti; nonostante ciò, secondo gli esperti, la possibilità di sopravvivenza dei capodogli superstiti è minima;
          già dalle prime battute si individuava tra le probabili cause che hanno portato i cetacei a spiaggiarsi, il disorientamento dovuto a fattori non naturali tra cui sicuramente l'uso in zona di sonar-militari, di tecnologie legate alle ricerche di idrocarburi e di prospezione dei fondali sottomarini per la posa di cavi elettrici;
          una delle tecnologie maggiormente utilizzate per la prospezione dei fondali marini e per l'individuazione dei giacimenti di idrocarburi è l’airgun;
          con la direttiva 2008/56/CE (recepita in Italia con decreto legislativo n.190 del 13 ottobre 2010), che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino, il rumore diventa per la prima volta un parametro di qualità dell'ambiente marino stesso;
          la Commissione europea definisce l'inquinamento acustico sottomarino come «l'introduzione intenzionale o accidentale di energia acustica nella colonna d'acqua, da fonti puntuali o diffuse» e ha applicato il fondamentale principio secondo cui l'assenza di certezza scientifica, qualora sussista il pericolo di danni gravi o irreversibili, non esonera gli Stati dal dovere di predisporre misure efficaci per evitare il degrado ambientale (Principio 15 della Dichiarazione di Rio);
          l’airgun è una tecnologia che si basa sulla produzione di segnali acustici attraverso l'uso di sorgenti artificiali;
          le prospezioni geofisiche marine sono incluse fra le attività antropiche a potenziale rischio acustico in quanto responsabili dell'introduzione di rumore in ambiente marino. Infatti si è giunti alla certezza che alcuni suoni antropogenici hanno effetti negativi su diversi phyla di organismi, in particolare sui cetacei proprio perché questi ultimi comunicano, navigano, si orientano e individuano le prede grazie al suono;
          dal rapporto tecnico dell'ISPRA pubblicato a maggio del 2012 sulla «Valutazione e mitigazione dell'impatto acustico dovuto alle prospezioni geofisiche nei mari italiani» si apprende che «l'esposizione ai rumori di origine antropica può produrre un'ampia gamma di effetti sugli organismi acquatici, in particolare sui mammiferi marini. Un suono di basso livello può essere udibile ma non produrre alcun effetto visibile, viceversa può causare il mascheramento dei segnali acustici e indurre l'allontanamento degli animali dall'area esposta al rumore. Aumentando il livello del suono; gli animali possono essere soggetti a condizioni acustiche capaci di produrre disagio o stress fino ad arrivare al danno acustico vero e proprio con perdita di sensibilità uditiva, temporanea o permanente. L'esposizione a rumori molto forti, come le esplosioni a breve distanza, può addirittura produrre danni fisici permanenti ad altri organi oltre a quelli uditivi e può in alcuni casi portare al decesso del soggetto colpito»;
          dallo stesso rapporto ISPRA si legge chiaramente che «Diversi studi hanno messo in evidenza l'impatto comportamentale e fisiologico che l’airgun può esercitare sui mammiferi marini. In particolare, si ritiene che i cetacei che fanno uso di suoni a bassa frequenza per le loro comunicazioni siano la categoria più esposta a rischi in quanto capaci di percepire maggiormente i suoni prodotti dagli airgun. I capodogli sono ritenuti specialisti delle basse frequenze con la migliore sensibilità dell'udito al di sotto di 3 kHz (Ketten, 2000)»;
          l'industria petrolifera, sia attraverso le attività estrattive, che con la prospezione e la ricerca di idrocarburi aumenta la pressione antropica sul mare Adriatico, già di per se stressato a livello ambientale dalle numerose attività umane;
          la tecnica dell’airgun genera rumori che si propagano anche per centinaia di chilometri; il progetto per la posa del cavo sottomarino Tivat (Montenegro) – Pescara non è stato assoggettato a V.I.A. grazie ad una modifica intervenuta negli allegati del decreto legislativo 152/2006 volta ad escludere i cavi a corrente continua, come se l'unica forma di possibile interazione ambientale del progetto fosse quella connessa alla tipologia del flusso di corrente e non già a tutte le attività di ricerca e posa in opera dello stesso;
          oltre all’airgun, sono altre metodiche di indagine in mare che possono interagire negativamente sulla fauna marina come il sonar multi-beam;
          nei mesi di giugno-settembre risultano operanti nel mare Adriatico, sulla base del posizionamento satellitare (dati dei traffico marittimo) e delle ordinanze delle capitanerie di Porto diverse navi attrezzate per l'utilizzo di queste metodologie come, a mero titolo di esempio, la OGS Explora, la Franklin, la ARGO;
          considerate la strumentazione a bordo, questi battelli ed eventualmente altri battelli potrebbero aver utilizzato tecniche di indagine che possono interagire con gli organismi marini;
          tali imbarcazioni in ogni caso grazie alle loro strumentazioni potrebbero aver registrato informazioni utili ai fini dell'accertamento delle cause dello spiaggiamento  –:
          quali siano state le forme di prospezione nel mare Adriatico realizzate nei 4 mesi antecedenti all'arenamento dei capodogli;
          se esistano progetti di ricerca di idrocarburi o altri interventi in via di autorizzazione o in via di esecuzione che utilizzano modalità di indagine note per interagire con la fauna marina e che interessano il Mare Adriatico nonché l'entità degli stessi;
          quali siano le iniziative che il Ministero intende avviare per limitare i danni prodotti dalle attività legate alle prospezioni dei fondali marini anche sulla base del principio di precauzione e delle numerose ricerche scientifiche che hanno accertato un'interazione negativa tra le tecniche di prospezione citate in premessa e i cetacei. (5-03591)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


      MURA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          in diversi territori italiani sono presenti tratte ferroviarie storiche che attraversano contesti di grande valenza naturalistico-ambientale e storico-culturale che, in diversi casi, rappresentano l'unica modalità di accesso e di fruizione dei territori medesimi;
          alcune fra le suddette tratte sono, oggi, destinate, in via esclusiva, al trasporto turistico. Altre sono state dismesse o in fase di dismissione;
          fra le linee turistiche attualmente attive, una fra le più rilevanti, considerata anche l'estensione lungo un'ampia porzione di territorio, è quella denominata «Trenino verde della Sardegna». Linea ferroviaria turistica a scartamento ridotto, gestita dall'ARST (l'Azienda regionale dei trasporti) attraversa complessivamente 404 chilometri di strada ferrata e si articola come segue:
              la Mandas-Arbatax la linea ferroviaria turistica più lunga d'Italia (159 chilometri) che dalle aree interne della Sardegna conduce al mare e attraversa i seguenti comuni: Mandas, Orroli, Nurri, Villanova Tulo, Esterzili, Sadali, Seui, Ussassai, Gairo, Villagrande, Arzana, Lanusei, Elini, Tortolì;
              la Isili-Sorgono linea ferroviaria turistica di 83 chilometri, che attraverso i rilievi del versante Ovest del Gennargentu passa nei comuni di: Isili, Nurallao, Laconi, Ortuabis, Meana Sardo, Belvì, Aritzo, Desulo, Tonara, Sorgono;
              la Macomer-Bosa, linea ferroviaria turistica di 48 chilometri, che da Macomer, passando per i comuni di Sindia, Tinnura, Tresnuraghes e Modolò, arriva fino alla stazione di Bosa Marina;
              la Nulvi-Tempio-Palau, linea ferroviaria turistica di 151 chilometri, che attraversa i comuni di Nulvi, Martis, Laerru, Perfugas, Coghinas, Bortigiadas, Aggius, Tempio, Nurchis, Luras, Calangianus, Sant'Antonio, Arzachena fino a Palau;
          le quattro linee ferroviarie turistiche funzionano in genere da aprile a settembre e rappresentano, a oggi, l'unica modalità di accesso turistico alle aree interne della Sardegna e di collegamento di queste con le coste;
          il viaggio lungo le descritte linee ferrate, avviene, attraverso locomotive a vapore costruite nei primi decenni del ’900 e vecchie carrozze;
          si tratta di un patrimonio culturale e storico di grande valore: binari, manufatti, stazioni e tracciati che risalgono alla fine del 1800 e ai primi del ’900, intorno al quale negli ultimi 3 decenni è stato costruito un importante ed efficace sistema di offerta turistica territoriale delle aree interne della Sardegna. Sono state avviate diverse iniziative imprenditoriali rivolte alla ristorazione, all'accoglienza ed alla valorizzazione dell'esteso patrimonio archeologico, storico, naturalistico e ambientale, consentendo di far nascere e crescere un'economia indotta che rappresenta una importante occasione di sviluppo per un territorio ad elevato spopolamento e con poche altre alternative economiche e di lavoro;
          dai dati Arst emerge un costante aumento della domanda di viaggi turistici con il trenino verde a cui non sempre corrisponde la possibilità di garantire un'offerta adeguata sia a livello qualitativo che quantitativo;
          infatti, il patrimonio ferroviario di cui sopra, avrebbe bisogno di manutenzione straordinaria e restyling al fine di assicurare condizioni di viaggio e standard di sicurezza accettabili;
          adeguatamente valorizzato e gestito, potrebbe rappresentare, un'importante modalità di valorizzazione turistica delle aree interne della Sardegna, come dimostrano le esperienze di ferrovie turistiche già attive in altri territori italiani (Treno Blu, Ferrovia Val d'Orcia, Ferrovia Turistica Camuna, Ferrovia del Basso Sebino, e altro)  –:
          se non ritenga:
              a) di acquisire al patrimonio culturale nazionale i binari, manufatti, stazioni e tracciati di maggiore valenza storica e culturale;
              b) di definire, d'intesa con le regioni e i comuni interessati, piani e programmi di valorizzazione turistica del suddetto patrimonio ferroviario che prevedano anche compartecipazioni finanziarie e investimenti di privati;
              c) di inserire gli interventi di manutenzione straordinaria e di restyling del patrimonio ferroviario di cui sopra nei Piani strategici «Grandi Progetti beni culturali» 2014, 2015 e 2016, finalizzati ad aumentare la capacità attrattiva del Paese;
              d) di inserire gli interventi di manutenzione straordinaria e di restyling del patrimonio ferroviario di cui sopra in altri programmi di investimento. (3-01033)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      DI BENEDETTO, MARZANA, BATTELLI, BRESCIA, D'UVA, LUIGI GALLO, VACCA e SIMONE VALENTE. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          in data 3 settembre 2014 le forze dell'ordine hanno sgombrato i locali del «cinema America Occupato», nella sede di Via Natale del Grande, nel quartiere Trastevere, a Roma;
          tutto ciò è avvenuto in contrasto con la linea tracciata dalla direttiva ministeriale, emanata in data 26 agosto 2014, che mirava a ottenere la tutela della destinazione d'uso di tutte le sale che rivestono significativi riferimenti con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte e della cultura del nostro Paese e quelle esistenti almeno dal gennaio 1980;
          il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo aveva richiesto l'apposizione del vincolo da parte della soprintendenza e la relativa procedura era stata avviata, in seguito al rinvenimento di alcuni mosaici realizzati da Anna Maria Cesarini Sforza e Pietro Cascella;
          di tale procedura il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini aveva dato pubblicità, in occasione della 71esima mostra del cinema di Venezia;
          la problematica situazione del cinema America ha richiamato l'attenzione di alcune personalità dello spettacolo come Paolo Sorrentino, Paolo Virzì e Carlo Verdone, i quali sostengono la lotta degli ex occupanti, il cui unico interesse è quello di mantenere e preservare la destinazione d'uso della sala;
          infatti solo l'iniziativa di alcuni ragazzi che hanno occupato lo stabile dal 13 novembre 2012 ha permesso di mantenere in vita la sala, attraverso una serie di attività culturali e una vasta programmazione. Grazie agli stessi ragazzi, è stato possibile continuare i lavori di restauro che oggi, invece, sono cessati;
          il Corriere della Sera e Repubblica riportano, in data 15 settembre 2014, la notizia del crollo di alcuni calcinacci dalla pensilina dell'edificio, che hanno causato la distruzione del lunotto posteriore di una macchina sottostante;
          ad avviso degli interroganti non è questo il destino degno di una sala, di antico pregio, come il cinema America. Purtroppo è triste notare che non è l'unico caso romano di abbandono, degrado e conseguente demolizione di edifici storici. Si pensi anche al cinema Metropolitan, uno dei pochi che programmava film in lingua originale e il cui destino attualmente sembra legato alla famiglia Benetton che vorrebbe trasformarlo in un negozio di moda;
          gli occupanti, con il sostegno di numerosi artisti, hanno lanciato la proposta di acquisizione partecipata del cinema, per continuare quel lavoro che è iniziato ben due anni fa, di recupero e ristrutturazione;
          d'altra parte la proposta alternativa promossa dalla proprietà dello stabile è diretta a trasformare il vecchio cinema in residenza di lusso;
          il quartiere, in qualche modo, sembra aver espresso il proprio favore nei confronti degli ex occupanti, concedendo agli stessi in comodato d'uso gratuito nuovi spazi che corrispondono a un vecchio forno adiacente allo stabile;
          in ultimo non si possono non citare le dichiarazioni del Ministro Franceschini, in occasione della presentazione de «La Boheme» e della «Carmen», in scena al Teatro Grande di Pompei dal 18 al 22 settembre: «dopo l'esperienza del cinema America, ho invitato le soprintendenze a censire e valorizzare quelle sale cinematografiche che, ai sensi del Codice dei beni culturali, possano essere vincolate nella destinazione d'uso, cosicché restino cinema e non diventino garage»  –:
          se, in maniera coerente con quanto dichiarato pubblicamente dal Ministro interrogato, si procederà al perfezionamento e al rilascio del vincolo di interesse storico-artistico;
          se sarà preso in considerazione il progetto di acquisizione partecipata dello stabile da parte degli ex occupanti, teso a conservare il valore storico artistico della sala e la sua destinazione d'uso;
          se si darà avvio a quel processo di censimento e valorizzazione di tutte le sale cinematografiche di interesse storico-artistico, che oggi sono lasciate al degrado. (5-03585)


      MANZI, LUCIANO AGOSTINI, CARRESCIA, LODOLINI, MARCHETTI e PETRINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          in data 29 agosto 2014 il Consiglio dei ministri ha approvato una seconda proposta di regolamento organizzativo del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, a seguito delle politiche di spending review attuate da ultimo con il decreto legge n.  66 del 2014, convertito con modificazioni dalla legge n.  89 del 2014;
          la struttura organizzativa di tale Ministero, ancora in vigore, nelle more della definitiva approvazione e pubblicazione del regolamento, prevede, a livello periferico, una direzione regionale con funzioni fondamentali in tema di tutela dei beni culturali e del paesaggio ed uffici dirigenziali di II fascia, comunemente noti come soprintendenze;
          risulta agli interroganti che dallo scorso mese di febbraio l'ufficio di direttore regionale delle Marche sia scoperto, per il collocamento a riposo del dirigente e che le funzioni siano state conferite provvisoriamente a un dirigente di II fascia, e dunque senza pienezza di poteri;
          nello scorso giugno risulta emanato il bando per il conferimento dell'incarico di direttore regionale ad interim delle Marche, nelle more dell'approvazione del regolamento organizzativo, per poter assicurare la continuità delle essenziali funzioni amministrative di tale organo, ma ad oggi non è stato nominato alcun direttore regionale ad interim, contrariamente a quanto invece accaduto presso la direzione del Friuli e la direzione dell'Abruzzo e presso le direzioni generali dell'archeologia e del paesaggio;
          appare necessario e improcrastinabile garantire anche al territorio delle Marche la piena continuità e certezza nell'esercizio delle funzioni di tutela del patrimonio culturale e paesaggistico, al pari delle altre regioni d'Italia, indipendentemente da ogni ipotesi di riorganizzazione amministrativa in campo  –:
          se il Ministro interrogato possa fornire delucidazioni sulle motivazioni di tale mancata nomina e se intenda nell'immediato adottare misure ad hoc per assicurare le finalità di cui in premessa.
(5-03587)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SIBILIA, DEL GROSSO, COLONNESE, AGOSTINELLI, NICOLA BIANCHI, VACCA e LUIGI GALLO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          l'immobile dell'ex Manifattura Tabacchi di Cava de’ Tirreni (SA), denominato ex Complesso conventuale Santa Maria del rifugio, costruito all'incirca nel 1694, sottoposto a tutela diretta prevista dal decreto di vincolo adottato con DDR n.  577 del 24 luglio 2009, definito di interesse particolarmente importante ai sensi dell'articolo 10 comma 3 lettera a) del decreto legislativo n.  42 del 2004 è oggetto di un massiccio progetto di ristrutturazione per la realizzazione di civili abitazioni;
          al fine di meglio tutelare l'edificio e di consentirne una fruizione consona al suo valore in data 4 giugno 2013 veniva avviato il procedimento di vincolo d'ambito di cui all'articolo 45 del decreto legislativo n.  42 del 2004, ossia prescrizioni di tutela indiretta;
          in data 14 ottobre 2013 il procedimento di adozione del vincolo d'ambito veniva sospeso, con la seguente motivazione: «Sono pervenute osservazioni nel merito da parte del Comune di Cava de’ Tirreni e della Società Manifatture Sigaro Toscano. (...) In data 1o ottobre è pervenuta una richiesta di sospensione del procedimento di tutela indiretta (...) motivata dal fatto che la società Maccaferri si è resa disponibile a rivedere il progetto presentato sull'area in questione. (...) Ritenendo la richiesta pervenuta (...) meritevole di accoglimento con la presente nota (prot. 28458/2013) sospende il procedimento (...) che verrà riattivato, per il termine rimanente, quando sarà acquisita la proposta progettuale»;
          l'edificio, oltre a quello monumentale, ha un notevole valore culturale e storico per la cittadinanza di Cava de’ Tirreni, in quanto per tutto il secolo scorso è stato adibito a Manifattura Tabacchi nella quale hanno lavorato alla produzione dei sigari centinaia di cavesi, la gran parte donne; è trascorso ormai oltre un anno dall'avvio del procedimento del vincolo d'ambito che appare indispensabile al fine della tutela di un edificio vincolato ai sensi dell'articolo 10, comma 3 lettera a) del decreto legislativo n.  42 del 2004, e oltre dieci mesi dalla sospensione del procedimento di adozione  –:
          se, quando e in quali termini il Ministro interrogato, attraverso i propri organi periferici, intenda concludere il procedimento per l'adozione del vincolo d'ambito per l'ex Manifattura Tabacchi di Cava de’ Tirreni. (4-06063)


      MICILLO, LUIGI GALLO, LOREFICE, SILVIA GIORDANO, BARONI, GRILLO, DALL'OSSO e MARZANA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          ad Aversa (Caserta), in Via Linguiti, vi è il complesso architettonico di Santa Maria Maddalena ancor più noto come «La Maddalena», comprendente l'ex Ospedale Psichiatrico di Aversa (Caserta), che si estende per diversi ettari, fu fondato da Gioacchino Murat nel 1813, occupa 170 mila metri quadrati, protetto da mura alte 4 metri ed è stato il primo «manicomio d'Italia»;
          dopo l'approvazione della legge Basaglia (numero 180 del 13 maggio 1978), disponente la chiusura delle strutture psichiatriche, anch'esso è stato chiuso;
          oggi del tutto abbandonato;
          l'area è di proprietà dell'Asl e della regione Campania, tranne per un edificio e la relativa fascia di terreno, di proprietà del comune di Aversa, ed è di fatto inaccessibile ai cittadini, ad eccezione di alcuni uffici dell'Asl ivi compresa la guardia medica;
          l'area della Maddalena è stata lasciata dalla proprietaria, l'ASL di Caserta, in uno stato di abbandono;
          in essa per anni il convento e la chiesa della Maddalena del 1200, di inestimabile valore artistico, la struttura dell'ospedale, del 1813, e l'immenso parco, sono stati lasciati alla mercé delle intemperie, dei vandali e dell'usura del tempo;
          oggi, l'area si presenta in una grave situazione di degrado;
          i tetti si stanno sgretolando mettendo a repentaglio finanche le opere d'arte di grande valore;
          il 13 settembre 2014 diverse testate online hanno riportato la notizia che l'Asl ha messo in vendita l'ex Maddalena di Aversa (fonte: noicaserta.it);
          l'amministrazione comunale di Aversa ha preso atto della intervenuta pubblicazione dell'avviso di manifestazione di interesse per la valorizzazione del complesso immobiliare denominato della Maddalena;
          i termini per l'inoltro della manifestazione di interesse scadranno il prossimo 30 settembre 2014;
          rispetto al contenuto dell'avviso pubblico l'amministrazione comunale ha espresso alcune perplessità confluite in un atto di indirizzo adottato dalla giunta comunale di Aversa nella seduta di mercoledì 10 settembre 2014;
          l'avviato procedimento risulterebbe non coerente con l'avviato percorso sinergico e di coordinamento inter-istituzionale volto alla definizione ed attuazione degli interventi di riqualificazione dell'area facente parte del complesso così come sancito in uno schema di protocollo di intesa approvato dalla giunta comunale il cui contenuto è stato condiviso anche dalla direzione dell'Asl di Caserta;
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano assumere con urgenza, per salvaguardare il bene descritto (opere d'arte di grande pregio, il Museo della Follia), poiché vi è il rischio di crolli che finirebbero per disperdere per sempre detta «memoria» storica, un tempo di utilizzo sanitario ad oggi rientrante nei beni del patrimonio artistico culturale della Campania, se vi siano progetti di restauro della struttura. (4-06069)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CASO, CANCELLERI, PESCO, VILLAROSA, ALBERTI, RUOCCO, PISANO e BARBANTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          sulla base dei dati forniti dall'assessorato regionale all'economia della regione siciliana, alla data dell'11 luglio 2014 risultano pendenti ricorsi per legittimità costituzionale in materia di finanza pubblica avverso le seguenti disposizioni normative:
              legge 12 novembre 2011, n.  183 (legge di stabilità 2012), articolo 32 commi 10 e 11;
              decreto-legge 6 dicembre 2011, n.  201, articolo 28 comma 3, e articolo 48;
              decreto-legge 24 gennaio 2012, n.  1, articolo 35 comma 4;
              decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95, articolo 16 comma 3;
              legge 24 dicembre 2012, n.  228 (legge di stabilità 2013), articolo 1, commi 118, 132, 459, 461-464;
              legge 27 dicembre 2013, n.  147 (legge di stabilità 2014), articolo 1, commi 427, 429, 499, 508, 526;
          sempre dai dati forniti dall'assessorato regionale all'economia della regione siciliana, risultano altresì pendenti due ricorsi per conflitto di attribuzione avverso i seguenti provvedimenti:
              a) nota del Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento della ragioneria generale dello stato, IGEPA, protocollo n.  0052547 del 23 luglio 2012, in materia di individuazione della quota di concorso alla finanza pubblica posta a carico della regione siciliana derivante dalle disposizioni contenute nel decreto-legge n.  201 del 2011 e nel decreto-legge n.  1 del 2012, già oggetto di ricorsi per legittimità costituzionale;
              b) decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 23 settembre 2013, in materia di riparto del contributo alla finanza pubblica previsto dall'articolo 16, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2012, n.  95  –:
          se, in base alle informazioni in possesso del Ministro interrogato, risulti confermata la sussistenza alla data dell'11 luglio 2014 dei contenziosi tra Stato e regione indicati in premessa, evidenziando in particolare lo stato dei medesimi e la posizione assunta dal Ministro medesimo. (5-03594)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PINNA, VALLASCAS, BECHIS, RIZZETTO, NICOLA BIANCHI, VIGNAROLI e CORDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 2 del decreto-legge 13 maggio 2011, n.  70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n.  106, prevede l'istituzione di un credito d'imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno a favore dei datori di lavoro che nei ventiquattro mesi successivi alla data di entrata in vigore dello stesso decreto-legge aumentino il numero dei lavoratori a tempo indeterminato assumendo nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna lavoratori «svantaggiati» o «molto svantaggiati», come definiti all'articolo 2, punti 18 e 19, del Regolamento (CE) n.  800 del 2008 della Commissione europea del 6 agosto 2008;
          il decreto interministeriale del 24 maggio 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.  127 del 1o giugno 2012, del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro per la coesione territoriale, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, stabilisce i limiti di finanziamento garantiti da ciascuna delle regioni di cui all'articolo 2 del decreto-legge 13 maggio 2011, n.  70, nonché le disposizioni di attuazione anche al fine di assicurare il rispetto delle condizioni che consentono l'utilizzo dei fondi strutturali europei per il cofinanziamento del credito d'imposta;
          all'articolo 9 del suddetto decreto interministeriale si prevede lo stanziamento di 20.000.000,00 di euro per la regione Sardegna, risorse finanziarie destinate al credito di imposta nell'ambito dei Programmi operativi regionali FSE 2007-2013;
          sulla base del decreto-legge n.  70 del 2011 convertito, con modificazioni, dalla legge n.  106 del 2011, del decreto-legge n.  5 del 2012 convertito, con modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n.  35, del decreto interministeriale del 24 maggio 2012 e delle deliberazioni della giunta regionale n.  49/7 del 7 dicembre 2011 e n.  23/2 del 29 maggio 2012, il 1o agosto 2012 sono stati approvati con determinazione del direttore del servizio del lavoro n.  39262/4952/LAV l'Avviso pubblico concernente la concessione dell'agevolazione «Credito d'imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno per l'assunzione di lavoratori svantaggiati nella Regione Sardegna» – POR FSE 2007/2013 Asse II – Occupabilità – Linea di attività e. 1.3. e i relativi allegati;
          con la determinazione n.  22180-2563 del 14 maggio 2013 sono state approvate le graduatorie definitive delle istanze ammesse al contributo (allegato A), delle istanze non ammesse (allegato B) e delle istanze non finanziabili per carenza di risorse (allegato C);
          la regione Sardegna con la deliberazione n.  53/44 del 20 dicembre 2013 ha approvato il nuovo quadro riepilogativo delle competenze amministrative del quadro delle risorse per l'attuazione del POR FSE 2007-2013, e in particolare ha ridotto di 14.000.000,00 di euro la dotazione finanziaria dell'azione «Scuola digitale», allocando lo stesso importo sulla misura anticiclica n.  2 «rifinanziamento credito di imposta occupati svantaggiati». La successiva deliberazione n.  53/54 del 20 dicembre 2013 ha ulteriormente modificato le fonti di finanziamento dell'intervento «Credito d'imposta per l'occupazione», ora garantito dal POR FSE per 5.000.000,00 di euro e per 15.000.000,00 di euro da fondi regionali ai sensi della legge regionale n.  12 del 23 maggio 2013. Ne consegue che le risorse complessive stanziate per l'intervento «Credito d'imposta per l'occupazione» ammontano a euro 34.000.000,00;
          il 1o luglio 2014 il direttore generale dell'assessorato al lavoro, con nota n.  25991, ha richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali l'autorizzazione all'utilizzo delle risorse del Piano di azione e coesione per la regione Sardegna per un importo pari a 14.000.000,00 di euro;
          nelle more della pubblicazione del decreto interministeriale per la suddetta autorizzazione, l'amministrazione regionale ha ritenuto opportuno procedere al quarto e quinto scorrimento della graduatoria di cui all'allegato C della determinazione n.  22180-2563. Le risultanti graduatorie provvisorie sono state approvate rispettivamente con le determinazioni n.  27400-3582 del 9 luglio 2014 e n.  32848-4366 del 3 settembre 2014;
          tuttavia, l'approvazione della graduatoria definitiva, la pubblicazione e l'invio dei flussi delle istanze ammesse al contributo del credito d'imposta all'Agenzia delle entrate sono subordinati alla pubblicazione del decreto interministeriale, con il quale si autorizza l'utilizzo delle risorse del Piano di azione e coesione sopra citate, ammontanti a 14.000.000,00 di euro  –:
          se stiano provvedendo alla redazione del suddetto decreto interministeriale e quali siano i tempi d'attesa per l'emanazione dello stesso. (4-06058)


      SCOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          tra il novembre ed il dicembre del 2009 fu stipulato un protocollo d'intesa tra il comune di Torre del Greco e la provincia di Napoli per realizzare un campus alberghiero a Torre del Greco;
          voleva essere il tentativo di regalare a migliaia di studenti l'opportunità di frequentare una scuola «all'americana», in grado di offrire nuovi sbocchi occupazionali ai giovani del territorio;
          l'amministrazione comunale torrese, guidata dall'allora sindaco di centrodestra Ciro Borriello, avrebbe dovuto acquistare una struttura idonea a realizzare una sorta di campus universitario per chef e maître, la cui gestione sarebbe stata affidata poi all'amministrazione provinciale;
          all'epoca il tempo stimato per la realizzazione dell'opera era di circa un anno;
          già prima della stipula dell'accordo era stata individuata la struttura adatta nell'ex sementificio di via Lava Troia;
          si trattava di una struttura di circa 1500 metri quadrati, comprensiva di due vaste aree circostanti, con un'altezza conforme alle norme igienico-sanitarie e agli strumenti urbanistici, libera da gravami giudiziari e da abusi edilizi;
          ancor prima della firma del protocollo d'intesa tra comune e provincia era partita dal consiglio comunale di Torre del Greco la procedura finalizzata all'acquisto dell'ex sementificio, di proprietà dei Faraone Mennella;
          nei giorni successivi dalla stessa maggioranza di centrodestra si levarono dubbi e perplessità sulla procedura per le selezioni dell'immobile da acquistare e sulla stima del prezzo concordato tra l'amministrazione comunale ed i proprietari dell'edificio, che superava i 2,1 milioni di euro;
          si trattava di una somma estremamente alta per un comune come Torre del Greco, ed i fondi provenivano dal patto di stabilità, il quale imponeva al Governo corallino di investirli entro la fine del 2009;
          la cifra era stata determinata da un'apposita valutazione dell'Ute, ma era superiore di circa 300.000 euro rispetto alla cifra che i proprietari avevano concordato con un precedente possibile compratore privato;
          il 9 dicembre 2009 venne approvata dalla giunta comunale la delibera per l'acquisto dell'immobile;
          il voto in giunta fu caratterizzato da non poche tensioni;
          il 17 dicembre 2009 il consiglio comunale di Torre del Greco si espresse favorevolmente rispetto all'acquisto dell'ex sementificio di via Lava Troia;
          già in quell'occasione fu notata l'assenza della certificazione per il cambio di destinazione d'uso dei locali dell'ex sementificio, che poteva compromettere l'intera realizzazione del progetto;
          sei mesi dopo l'atto di compravendita era ancora sottoposto a condizione sospensiva, non essendo ancora pervenuta dagli uffici di prefettura competenti, l'informativa antimafia riferita al venditore, e quindi l'ente non ne aveva materiale disponibilità;
          il cambio di destinazione d'uso non è mai stato ottenuto;
          da allora l'ex sementificio è rimasto abbandonato a sé stesso;
          la struttura non è mai stata ristrutturata;
          i motivi sono legati alla procedura di verifica degli atti, richiesta dalla segreteria generale del comune alla Corte dei conti;
          nel frattempo è cambiata l'amministrazione comunale, ed il 25 aprile 2014 l'ex sementificio è stato occupato da un collettivo locale, che aveva l'obiettivo di riqualificarlo e di far emergere lo stato di degrado in cui esso era stato lasciato dall'amministrazione dopo una spesa superiore ai 2 milioni di euro;
          l'ex sindaco Borriello è stato rieletto nel 2014, ed ha immediatamente provveduto ad effettuare lo sgombero dell'ex sementificio dai suoi occupanti, adducendo come motivazione l'esistenza di progetti a riguardo;
          una delle ipotesi formulata dall'amministrazione comunale riguarderebbe la destinazione dell'ex sementificio a sede della guardia di finanza locale;
          i problemi che esistevano nel 2010, tuttavia, non sembrano essere risolti, e la trasformazione ipotizzata dal sindaco Borriello rischia di rivelarsi ancora impossibile;
          peraltro il tutto è ulteriormente complicato dallo stato di degrado venutosi a creare per lo stato di abbandono totale in cui ha versato la struttura negli ultimi cinque anni;
          i fatti narrati sono riportati anche negli articoli «Intesa Provincia-Comune per una scuola alberghiera» pubblicato dal quotidiano «Metropolis» il 3 dicembre 2009, «Crisi sull'acquisto dell'ex sementificio» pubblicato dal quotidiano «Metropolis» il 10 dicembre 2009, «Torre del Greco, ex sementificio: stop al progetto del campus ?» pubblicato dal quotidiano online «Il Gazzettino Vesuviano» il 31 maggio 2010, «Acquisto ex sementificio: atti in Procura» pubblicato dal quotidiano online «La Torre» il 26 gennaio 2013, «Sementificio: troppi i 2 milioni pagati ?» pubblicato dal quotidiano online «La Torre» il 26 gennaio 2013 e «Torre del Greco – Il Sindaco incontra i vertici locali della Guardia di Finanza» pubblicato dal quotidiano online «Stabia Channel» il 19 agosto 2014  –:
          se sia vero che l'ex sementificio possa essere destinato a sede della Guardia di finanza locale;
          quale sia il costo che la Guardia di finanza dovrà sostenere per l'utilizzo di tale edificio;
          a carico di quale amministrazione saranno gli eventuali costi di ristrutturazione. (4-06074)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      COLLETTI e VACCA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          ai sensi della legge n.  392 del 24 aprile 1941 e successive modifiche ed integrazioni spetta ai comuni di sostenere «le spese necessarie per i locali ad uso degli Uffici giudiziari, e per le pigioni, riparazioni, manutenzione, illuminazione, riscaldamento e custodia dei locali medesimi; per le provviste di acqua, il servizio telefonico, la fornitura e le riparazioni dei mobili e degli impianti per i detti Uffici; nonché per le sedi distaccate di Pretura, anche le spese per i registri e gli oggetti di cancelleria» (articolo 1). Tali spese «sono a carico esclusivo dei Comuni nei quali hanno sede gli uffici giudiziari, senza alcun concorso nelle stesse da parte degli altri Comuni componenti la circoscrizione giudiziaria» (articolo 2);
          la stessa legge dispone che ai comuni sedi di uffici giudiziari debba essere corrisposto dallo Stato un contributo annuo alle suddette spese. La misura del contributo, inizialmente predeterminata dal legislatore attraverso specifiche tabelle, è ora disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica n.  187 del 1998, regolamento di delegificazione che reca anche il procedimento per la concessione dei contributi annui ai comuni;
          l'articolo 1 del regolamento stabilisce che l'ammontare del contributo statale sia determinato annualmente con decreto del Ministro della giustizia, emanato di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e dell'interno, sulla base dei consuntivi delle spese effettivamente sostenute dai comuni nel corso di ciascun anno;
          ai fini dell'erogazione del contributo sono invece previste 4 fasi. All'inizio di ciascun esercizio finanziario è erogata ai comuni una rata di acconto del contributo, pari al 70 per cento di quanto corrisposto nell'esercizio precedente. Entro il 15 aprile di ogni anno i comuni presentano la richiesta di contributo per l'anno precedente, corredata dal rendiconto delle spese sostenute. La richiesta, indirizzata al Ministero della giustizia, è presentata al presidente della commissione di manutenzione territorialmente competente. Entro il 15 maggio 2014 la richiesta, corredata dal parere della commissione di manutenzione, è inoltrata al Ministero della giustizia. Entro il 30 settembre di ogni anno è erogata una rata a saldo di quanto effettivamente speso nell'esercizio precedente, determinata in base alle spese rendicontate dal comune, al parere della commissione di manutenzione, nonché agli stanziamenti del bilancio di previsione del Ministero della giustizia;
          dai dati contabili, forniti dalla ragioneria economato tributi di Pescara, inerenti le spese per la gestione degli uffici giudiziari rendicontate e percepite dal 2005 al 2013 si desume che il Ministero della giustizia non ha corrisposto i rimborsi negli anni 2012 e 2013 – per un ammontare rispettivamente di 2.913.983,70 euro e 3.250.681,61 euro – e li ha corrisposti, solo parzialmente, nel 2011, con un ammanco di 1.759.276,55 euro  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali siano le motivazioni di questo prolungato ritardo nei rimborsi;
          in quali tempi il Ministro interrogato sarà in grado di onorare ai suoi impegni al fine altresì di garantire un'entrata al bilancio del comune di Pescara che peraltro non si presenta certo in condizioni floride. (5-03584)

Interrogazione a risposta scritta:


      D'AMBROSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          esiste una lettera circolare del Ministero della giustizia – dipartimento dell'amministrazione penitenziaria – direzione generale delle risorse materiali dei beni e dei servizi (GDAP-02566668-2013) avente per oggetto: indicazione di criteri parametrici per la individuazione del fabbisogno allocativo delle sedi PRAP e degli uffici di esecuzione penale esterna ai fini di un contenimento della spesa per locazioni passive;
          nella predetta circolare si sottolinea la necessità che gli uffici dello Stato, in locazione passiva presso proprietà private, si attivino con congruo anticipo, almeno diciotto mesi prima della scadenza del contratto, per il reperimento di una nuova soluzione allocativa;
          si rammenta, altresì, che l'Agenzia del demanio, con nota protocollo n.  2012/33415 del 5 dicembre 2012, ha chiarito che «la ricerca di mercato dovrà essere in ogni caso effettuata prima di procedere alla richiesta di rinnovo dei contratti di locazione passiva in essere, in tempo utile per rendere possibile un eventuale trasloco» e che, in generale, la locazione passiva deve, comunque, essere considerata la soluzione ultima per l'individuazione di spazi allocativi per gli uffici e servizi dell'Amministrazione;
          si evidenzia il caso dell'ufficio esecuzione penale esterna del dipartimento amministrazione penitenziaria (via Demetrio Marin 3 – Bari), locato pare con un canone di oltre 10.000 euro mensili, i cui uffici a quanto risulta all'interrogante sarebbero potuti essere dislocati, ad esempio, nell'ex ospedale militare di Carbonara (BA)  –:
          quali iniziative si intendano porre in essere, nell'ottica della spending review, circa la situazione segnalata. (4-06071)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


      PAGANO e CANCELLERI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          giovedì 11 settembre 2014, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, su convocazione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti onorevole Maurizio Lupi, si è tenuta una riunione dedicata alla realizzazione del progetto di collegamento ferroviario Messina-Catania-Palermo i cui lavori di realizzazione, compresi nel pacchetto delle opere infrastrutturali da compiere previste dal decreto legge noto come «Sblocca Italia», partiranno entro il mese di ottobre del 2015, con una forte accelerazione rispetto ai tempi originariamente previsti;
          alla riunione hanno partecipato: il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti onorevole Maurizio Lupi il sottosegretario alle politiche agricole Giuseppe Castiglione, il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari, l'assessore regionale ai trasporti Nico Torrisi, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il sindaco di Caltanissetta Giovanni Ruvolo, il sindaco di Enna Paolo Garofalo, il capo della struttura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti Ettore Incalza incaricato di seguire le grandi opere, l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Michele Mario Elia (anche nella qualità di commissario per la realizzazione del progetto di collegamento ferroviario Messina-Catania-Palermo), l'amministratore delegato di Italfer Matteo Maria Triglia, l'amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile, l'onorevole Alessandro Pagano;
              dall'incontro è emerso che sono in fase di valutazione tre diverse soluzioni progettuali per il collegamento della Palermo-Catania;
          la prima consisterebbe nel raddoppio dell'attuale tratta storica Catania-Enna-Caltanissetta-Palermo, includendo le stazioni di Enna e Caltanissetta Xirbi; la seconda, prevederebbe una nuova linea ferroviaria accanto a quella autostradale; la terza, collegherebbe le due aree metropolitane siciliane di Catania e Palermo, arrivando nel capoluogo regionale attraverso un percorso che da Catenanuova (EN), attraverserebbe verso nord i Nebrodi fino a Castelbuono (PA) e da lì a Palermo;
          la terza soluzione ha colto tutti di sorpresa, e di sicuro in termini fortemente negativi, sulla base di molte considerazioni e del fatto stesso che, mai presa in considerazione prima, è stata avanzata estemporaneamente dall'ingegnere Elia che riveste il delicato ed importante incarico di commissario del progetto Messina-Catania-Palermo;
          tutti i partecipanti hanno subito ed esplicitamente disapprovato tale ipotesi che eliminerebbe dal progetto ferroviario gli snodi della stessa Caltanissetta e di Enna; ciò di fatto significherebbe l'esclusione dell'attraversamento ferroviario di un bacino di utenza di circa un milione di persone, considerando che la provincia di Enna conta circa 180.000 abitanti, Caltanissetta ne conta 280.000, Agrigento (che essendo ancor più a sud resterebbe a maggior ragione isolata) oltre 400.000 abitanti, senza contare i circa 70.000 abitanti che insistono nella parte meridionale della provincia di Palermo;
          nella circostanza l'onorevole Alessandro Pagano ha fatto rilevare, in termini fortemente critici, che tali «ipotetiche» gallerie chilometriche attraverserebbero i Nebrodi da sud a nord con costi esorbitanti e provocando un impatto ambientale di rare dimensioni;
          di contro, l'inclusione dello snodo di Caltanissetta ed Enna, insieme al raddoppio della SS 640, Agrigento-Caltanissetta i cui lavori sono in corso, contribuirebbe a fornire una spinta a tutto il centro Sicilia, con importanti ricadute in termini di Pil ed occupazionali;
          oltre ad Alessandro Pagano sono intervenuti Giovanni Ruvolo, Enzo Bianco, Leoluca Orlando, Paolo Garofalo, Vito Torrisi, nonché dell'assessore alla mobilità, viabilità e trasporti di Messina Gaetano Cacciola;
          le considerazioni espresse dagli intervenuti, circostanziate e documentate, hanno fornito elementi costitutivi di un indirizzo chiaro ed inequivocabile circa la assoluta necessità di fare attraversare le reti ferroviarie lungo l'asse Catania – Enna – Caltanissetta – Palermo  –:
          quali siano le considerazioni del Ministro su questa materia;
          se non ritenga che la soluzione migliore sia quella che riguarda il raddoppio e l'ammodernamento dell'attuale linea ferroviaria;
          se concordi o meno con le valutazioni espresse riguardo al progetto che prevede gallerie sui monti Nebrodi, all'interno cioè di un vero e proprio tesoro paesaggistico, progetto che secondo l'interrogante penalizzerebbe in modo irreversibile una parte qualificata del territorio siciliano con gravissime e negative ricadute di carattere sociale, economico, occupazionale;
          se concordi con la valutazione secondo la quale l'ipotesi di bypassare la Sicilia centrale condannerebbe questi territori alla irrilevanza e ad un isolamento gravissimo che ne penalizzerebbe in modo irreversibile il futuro non solo in termini economici ma anche e soprattutto sociali;
          se infine non ritenga, sulla base delle considerazioni espresse, di voler manifestare il proprio pensiero, ed intervenire di conseguenza, in favore del raddoppio e dell'ammodernamento della linea esistente: soluzione virtuosa, che costituirebbe un sicuro volano di sviluppo per l'intero territorio siciliano. (3-01034)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GRIBAUDO, RABINO, TARICCO e D'OTTAVIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il Colle di Tenda è un valico internazionale che si trova nelle Alpi occidentali unendo la valle Vermenagna in Italia con la valle della Roia in Francia e segnando il confine tra i due Stati;
          il collegamento internazionale è da qualche mese oggetto di lavori finalizzati alla realizzazione di un nuovo tunnel come sancito dall'accordo o Parigi del 12 marzo 2007;
          nel primo periodo di lavoro si sono già verificati più inconvenienti, ultimo tra questi l'allagamento del tunnel che ha costretto a uno stop totale nel fine settimana del 14 settembre oltre alle chiusure notturne e, dal 1o ottobre al 30 novembre, le chiusure totali dalle 19 del martedì alle 7 del venerdì per un totale di due giorni e tre notti consecutive a settimana;
          oltre alla situazione sopra descritta si registrano problemi anche per l'altro valico internazionale del Colle Maddalena che collega la valle Stura in Italia con la val d'Ubaye in Francia ed è, nei mesi invernali, oggetto o di chiusure per le precipitazioni nevose e, anche, per il rimpallo di responsabilità tra le autorità che dovrebbero essere preposte a mantenere il collegamento aperto in condizioni di tempo avverso;
          il blocco, totale o parziale, di questi collegamenti ha creato disagi particolari alle aziende del cuneese che, spesso, puntano proprio sull’export delle merci per migliorare i propri conti in questo difficile tempo di crisi, oltre a determinare difficoltà per i movimenti delle persone in un'area fortemente turistica, in modo particolare nei mesi più freddi con gli impianti sciistici aperti  –:
          se il Governo, e in modo particolare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, possa farsi carico di un'attività di monitoraggio della situazione per evitare che un territorio ampio e ricco di insediamenti industriali e commerciali posso venire privato del diritto alla mobilità;
          se, a questo proposito il Governo non ritenga di interessare il prefetto di Cuneo in modo tale che, per il tramite dell'ufficiale di Governo, enti locali e associazioni di categoria possano essere messe in condizioni di partecipare alle decisioni su blocchi e chiusure dei valichi, evitando così le situazioni verificatisi lo scorso inverno con autorevoli esponenti di associazioni datoriali pronti a presentare denunce alla procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio e cercare, in questo modo, non già di cancellare i disagi, inevitabili per lavori come quelli del colle di Tenda, ma di rendere il più possibile a un percorso condiviso per ridurli. (5-03593)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PALMIZIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          l'aeroporto militare di Piacenza-San Damiano, rappresenta una delle più importanti basi aeree del territorio piacentino, essendo altamente specializzata nella guerra elettronica dai velivoli da combattimento Tornado ECR;
          l'interrogante evidenzia come negli ultimi anni siano stati investiti soltanto 900 mila euro, per il rifacimento parziale della pista di atterraggio, oltre alla sistemazione del deposito carburanti e dell'impianto di sicurezza per i voli notturni e secondo quanto risulta da informazioni pubblicate dalla stampa e dai siti web di informazione locale, gli investimenti esigui per ristrutturare il suesposto scalo aereo militare, da parte della regione Emilia Romagna, presuppongono l'intenzione di una prossima chiusura dell'aeroporto medesimo;
          l'interrogante evidenzia altresì, come all'interno della struttura, operano circa 800 lavoratori tra civili e militari e che l'indotto che ne deriva dallo svolgimento delle attività connesse ai servizi di addestramento, di sicurezza e vigilanza, non solo a livello regionale, ma per l'intero territorio nazionale, rappresenta un aspetto socio economico di fondamentale rilevanza, nelle eventuali decisioni da adottare nel caso fosse confermata la cessazione delle attività all'interno;
          nell'attuale situazione occupazionale critica e preoccupante, come quella che continua ad affliggere il nostro Paese da anni, con il tasso di disoccupazione pari al 12,6 per cento, giunto oramai a livello record, a giudizio dell'interrogante, occorre difendere le tutele occupazionali, aumentando gli attuali livelli drammatici, attraverso misure d'intervento in maniera sinergica sia da parte del Governo, sia degli enti locali;
          risultano inoltre paradossali, a parere dell'interrogante, ove fossero confermate le decisioni da parte della regione Emilia Romagna, di avallare la chiusura dell'aeroporto militare di Piacenza-San Damiano in nome di una virtuale cosiddetta spending review se da un lato, si decide di investire 900 mila euro per il solo rifacimento parziale della pista e dall'altro si definisce il trasferimento a Ghedi, erogando una cifra ancora più ingente;
          appaiono pertanto urgenti e necessari a parere dell'interrogante, una serie di chiarimenti e delucidazioni, al fine di conoscere quali siano le intenzioni connesse, all'eventualità delle scelte volte alla chiusura del suindicato ed importante aeroporto militare piacentino;
          la decisione di chiusura dell'aeroporto appare penalizzante sia dal punto di vista dell'importanza che il medesimo scalo aeroportuale riveste, con riferimento alle speciali peculiarità, connesse all'operatività dei velivoli militari sulla guerra elettronica, che sotto il profilo occupazionale, in considerazione delle ripercussioni negative che si determinerebbero, sui lavoratori all'interno della struttura  –:
          se siano in possesso di informazioni riguardo alla chiusura dell'aeroporto di San Damiano situato nel comune di San Giorgio Piacentino, come esposto nella premessa;
          quale sia, in senso più generale, l'attuale situazione dell'aeroporto di San Damiano, dal punto di vista dei lavori di ristrutturazione all'interno ed infine quali iniziative, per competenza propria, intendano mettere in essere al fine di scongiurare una chiusura che recherebbe gravi danni al territorio piacentino e alle famiglie che vi risiedono e al tessuto socioeconomico dell'intera regione. (4-06065)


      COMINELLI, GALPERTI, LACQUANITI e SBERNA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          il comune di Tignale sul Lago di Garda è una delle località turistiche lacustri più belle e rinomate del paese, frequentata da numerosi vacanzieri, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi. Purtroppo il comune soffre una viabilità piuttosto angusta che genera, soprattutto nei mesi in cui la presenza turistica si fa particolarmente critica, grandi disagi alla circolazione sulle strade;
          una delle situazioni di maggiore criticità riguarda la strada statale Gardesana Occidentale 45 bis, nel tratto Gagnano-Tignale. La strada statale passa infatti per numerose gallerie, alcune delle quali sono troppo strette per il passaggio a due sensi di camion o di autobus;
          nel corso degli anni sono state ipotizzate varie soluzioni, l'ultima delle quali, predisposta dall'Anas, ha previsto l'installazione di un semaforo che alterna il traffico nelle due direzioni di marcia. Questa soluzione tuttavia, presenta molte controindicazioni, perché genera lunghissime code di veicoli sulla statale 45, accresciute dai frequenti guasti occorsi ai semafori;
          il sindaco del Comune di Tignale, da anni lamenta la gravità di questa situazione, divenuta ormai insostenibile, sia per ragioni di sicurezza alla circolazione, sia perché un traffico veicolare così mal gestito rappresenta un freno alle attività e alla qualità dell'offerta turistica. Oltre ad essere un pessimo biglietto da visita, per una zona che ha puntato sulla promozione della qualità ambientale del territorio. In particolare l'estate appena trascorsa è stata una vera e propria via crucis con cantieri aperti senza informare i comuni, impianti semaforici lungo le gallerie tra Gargnano e Tignale continuamente fuori uso, code infinite, caos e ritardi, turisti imbufaliti, residenti sdegnati, operatori in difficoltà;
          le attività economiche del comune di Tignale, un piccolo comune con poco più di 1300 abitanti, articolato su più frazioni, si regge sulla piccola e media impresa che negli anni ha saputo riconvertirsi passando dalla piccola agricoltura di sussistenza a fiore all'occhiello del turismo gardesano. I molti investimenti fatti in questo settore, divenuto ormai la principale fonte di reddito delle popolazioni locali ha evitato lo spopolamento, soprattutto giovanile, e oggi è in grado di offrire occupazione in tutti i settori legati all'indotto del turismo;
          quello di Tignale, tuttavia, è solo uno dei casi più gravi di una situazione di disagio ben più complessiva in quanto la viabilità della 45 bis incide su tutti i comuni dell'Alto Garda come Limone, Tremosine, Gargnano. E anche Salò e Riva risentono di questo problema  –:
          se non intenda attivarsi per verificare la possibilità di intraprendere sulla strada di pertinenza statale i necessari interventi urbanistici per agevolare la circolazione dei veicoli pesanti soprattutto nelle gallerie, come ad esempio la realizzazione di piazzole per consentire soste temporanee che consentano agli automezzi ingombranti di accostarsi e agevolare il traffico posto che si tratterebbe di interventi di grande utilità per venire incontro alle esigenze di un territorio che ha puntato sul pregio delle sue bellezze naturalistiche come asset per creare occupazione e far crescere l'economia, attualmente minati da infrastrutture stradali del tutto inadeguate alle esigenze odierne. (4-06067)


      CAPELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la compagnia Meridiana Fly e Meridiana Maintenance, il 15 settembre 2014, hanno inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, alle organizzazioni sindacali, alla direzioni regionali e territoriali del lavoro, ai centri per l'impiego, una nota in cui annunciavano l'avvio dell'imminente procedura di licenziamento collettivo e di collocazione in mobilità per circa 1.600 lavoratori;
          già nel febbraio del 2011 la Compagnia aveva avviato la procedura di cui sopra per circa 910 dipendenti e, all'esito della prevista fase di consultazioni con le organizzazioni sindacali, nel 2012 è stato raggiunto un accordo in forza del quale si è convenuto di utilizzare tutti gli strumenti di ammortizzazione sociale e dunque di far ricorso alla cassa integrazione per la durata massima di 48 mesi e alla successiva mobilità per altri 36 mesi;
          all'avvio di tale procedura è poi seguita una nuova richiesta di ridimensionamento della struttura che ha portato all'estensione della cassa integrazione a ben 1350 lavoratori. Procedura quest'ultima che si concluderà il prossimo 26 giugno 2015 con la inevitabile conseguenza dell'avvio della seconda fase prevista dagli accordi e cioè il licenziamento collettivo e la conseguente collocazione in mobilità per il personale in esubero;
          il trasporto aereo che riveste una rilevanza strategica nell'ambito del sistema dei trasporti sia interni che internazionale è al centro di una profonda crisi aziendale. Le vicende che hanno portato la compagnia di bandiera ad un mutamento dell'assetto societario e le conseguenti procedure di riassetto e di riorganizzazione suggeriscono una riflessione urgente e conseguenti iniziative di pianificazione soprattutto alla luce della nuova crisi che sta investendo Meridiana;
          la sopravvivenza di tale compagnia aerea è di fondamentale importanza, per una regione, come la Sardegna dove il principio della continuità territoriale potrebbe essere ulteriormente compromesso, dal momento che in atto vi sono anche nuovi ridimensionamenti che riguardano il trasporto marittimo, con inevitabili ripercussioni sulla già precaria economia dell'isola;
          è bene ricordare che la continuità territoriale, è intesa come capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi cittadini residenti in territori meno favoriti e si inserisce nel quadro più generale di garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini e di coesione di natura economica e sociale, promosso in sede europea;
          la vicenda è già stata portata all'attenzione di codesto dicastero attraverso una lettera del 3 luglio scorso, e successivo sollecito del 23 luglio 2014, sottoscritta dai deputati sardi, con la quale si chiedeva: «un incontro informativo sulle iniziative che il Governo intende assumere, anche in raccordo con la Giunta Regionale, in materia di collegamenti da e per la Sardegna ...»  –:
          quali iniziative urgenti il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere al fine di favorire i necessari piani industriali di salvataggio della compagnia aerea Meridiana garantendo al contempo adeguati livelli occupazionali;
          dal momento che la compagnia aerea in questione opera sui principali scali della regione Sardegna quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire il principio di continuità territoriale tenendo presente che il trasporto, se da un lato, si configura come attività di tipo economico, dall'altro, è elemento essenziale del «diritto alla mobilità» previsto all'articolo 16 della Costituzione costituendo un servizio di interesse economico generale e, quindi, tale da dover essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica. (4-06072)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      FEDRIGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          come confermato anche da notizie apparse su diversi quotidiani locali, a Gorizia sul campo sportivo dell'ex istituto dei sordomuti è stata montata una vera e propria tendopoli per ospitare circa una novantina di persone;
          tale struttura è stata voluta dalla provincia di Gorizia per qui spostare, ora in una tendopoli «autorizzata», le decine di extracomunitari accampati da diverso tempo nella tendopoli «abusiva» in riva all'Isonzo, in merito alla quale era già stata presentata una interrogazione al Ministro dell'Interno;
          la tendopoli è stata montata dalla protezione civile della regione alla presenza, tra gli altri, dell'assessore regionale Paolo Panontin;
          la struttura è stata posta a due passi dal centro e di fronte a una scuola, tanto che durante il montaggio della struttura alla presenza delle autorità locali si sono verificati momenti di particolare tensione con i residenti contrari e preoccupati per l'ubicazione delle 17 tende nella zona;
          secondo gli ideatori e secondo quanto si apprende anche dai quotidiani locali, «la tendopoli dovrebbe essere smantellata tra 15 giorni non appena si sarà trovata una sistemazione definitiva ai profughi asseritamente in attesa di ottenere l'asilo politico»;
          anche la Caritas ha lanciato l'allarme che «Con il tam tam potrebbero arrivare altri profughi ancora»;
          sempre secondo quanto riportato dalla stampa, sono stati intanto distribuiti tesserini di riconoscimento (senza foto) per accedere al campo e i controlli verranno svolti a turno da non meglio precisate «associazioni presenti»;
          nei primi giorni l'Azienda sanitaria isontina garantirà i pasti a chi verrà ospitato nella tendopoli, ma a breve saranno forniti, per poter provvedere da soli a cucinare, bombole di gas e fornelli, con evidenti problemi di sicurezza per l'utilizzo di tali attrezzature  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra, quanti siano e quali siano le generalità e in particolare le nazionalità degli extracomunitari ospitati nella tendopoli a Gorizia, quanti di questi siano giunti clandestinamente in Italia, quanti abbiano già presentato domanda di protezione internazionale e quando, se ritenga opportuna tale struttura ed altresì la sua ubicazione vicino al centro e a una scuola, quali misure intenda adottare al fine di verificare l'identità dei soggetti ivi ospitati, garantire adeguati controlli sugli ingressi e le uscite dalla tendopoli, assicurare ai cittadini di Gorizia adeguate condizioni di sicurezza e ordine pubblico, rimpatriare i clandestini denegati in caso di presentazione di domanda di protezione internazionale, quanti clandestini già esaminati dalla commissione territoriale di Gorizia e denegati siano stati effettivamente rimpatriati nell'ultimo anno, infine se corrisponda al vero che la tendopoli tra quindici giorni verrà smontata e dove verranno alloggiate le persone che nel frattempo lì dimorano. (4-06056)


      MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          nei giorni scorsi il Sindacato autonomo di polizia (SAP), tramite una nota della direzione provinciale di Bologna, ha riportato un episodio seppur paradossale e inverosimile tuttavia realmente accaduto al magazzino VECA;
          secondo la nota di cui sopra, il consigliere provinciale Giovanni Portolani scrive: «ieri mattina sono andato per l'ennesima volta al magazzino VECA a chiedere dei gradi da apporre sulla divisa, visto che è da un anno che sono salito di grado e sono ancora senza. Mentre aspettavo in fila ho sentito il collega addetto alla distribuzione che, sconsolato, diceva ad una collega davanti a me che: «No, i pantaloni della divisa da donna non ci sono. Quest'anno non li hanno mandati. Di nessuna taglia. E no, neppure le camicie estive da donna e da uomo per la maggior parte delle taglie, non le hanno mandate. E no. Neanche le scarpe«. Continuava poi dicendo che però, volendo, facendo una apposita richiesta al proprio ufficio, che l'avrebbe trasmessa a lui, che avrebbe trasmessa all'ufficio regionale, che l'avrebbe trasmessa a Roma, che avrebbe risposto all'ufficio regionale, che avrebbe risposto a lui, che avrebbe risposto al suo ufficio, che le avrebbe detto che ... appena possibile glieli avrebbero fatti avere. E comunque non prima di 6-7 mesi...»;
          la polizia di Stato, come tutte le altre forze dell'ordine, ha una uniforme che contraddistingue il suo personale e che deve obbligatoriamente essere indossata nello svolgimento del proprio lavoro;
          anche nei mesi precedenti erano stati segnalati al Ministro dell'interno diverse problematiche in merito, come ad esempio la mancanza di un cambio, in particolare nei mesi estivi, o la dotazione di nuove divise in numero nettamente inferiore rispetto agli agenti delle diverse unità, con la conseguenza che i turni venivano effettuati da poliziotti abbigliati in maniera diversa tra loro;
          non solo la collega protagonista del dialogo sopra riportato, ma tutti i poliziotti che devono obbligatoriamente indossare la divisa, sono dunque altresì obbligati a comprare a spese loro quegli indumenti indispensabili per poter lavorare, di cui avrebbero diritto, ma che non vengono forniti dall'amministrazione competente;
          tale problema va ad aggiungersi a tutte le altre questioni che già investono il settore delle forze dell'ordine, tra cui i tagli e i blocchi stipendiali, e rende le condizioni di lavoro ancora più disagevoli  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra e, se ciò corrisponda al vero, quali misure intenda adottare per dotare il personale della polizia di Stato del necessario e adeguato abbigliamento e metterlo in condizione di poter svolgere il proprio lavoro, indispensabile per assicurare la sicurezza delle nostre comunità. (4-06057)


      MATTEO BRAGANTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          accanto ai gravissimi e più volte denunciati danni economici provocati dalla crisi internazionale ai comparti produttivi di alcune zone del Paese, con il prevedibile strascico di insoluti, licenziamenti, impoverimento e disagio sociale, stanno aumentando, anche a causa di fattori tra cui l'aumento degli arrivi di immigrati senza lavoro e senza prospettive e l'adozione di provvedimenti cosiddetti «svuota carceri» che hanno depenalizzato reati o hanno fatto uscire dal carcere i condannati prima che abbiano scontato la pena comminata, gli atti criminosi, che, oltre a costituire un illecito di per sé, aggravano la situazione di aziende che sono impegnate in comparti produttivi con notevoli investimenti ed immobilizzazioni;
          in particolare il furto del rame, che già da molto tempo mette in crisi, ad esempio, il trasporto ferroviario, sta diventando sempre più aggressivo;
          secondo informazioni riportate a mezzo stampa il problema ha raggiunto livelli talmente alti in alcune zone della provincia di Verona (zona industriale di Volargne) da determinare l'impossibilità di proseguire alcune attività produttive, segnatamente quello delle aziende del marmo che sono nell'area storicamente insediate;
          i furti, ripetuti, sia nelle aziende che in abitazioni, determinano danni di centinaia di migliaia di euro, il fermo azienda e la necessità di trovare altro materiale sostitutivo e per la rimessa a punto di macchinari costosi e sofisticati, con tempi e costi pesantissimi per i produttori, che non vengono coperti dalle assicurazioni che per assurdo non intervengono laddove non sono garantiti sistemi di sicurezza e sorveglianza adeguati;
          l'individuazione dei responsabili può essere ottenuta con interventi mirati di prevenzione e sorveglianza, ma anche agendo sul mercato della rivendita del rame che avviene su canali non improvvisati da parte di delinquenti esperti;
          gli imprenditori non possono essere lasciati soli nell'assumersi gli oneri della compensazione dei danni subiti né tantomeno può gravare su di loro l'organizzazione di un sistema di pubblica sicurezza che è compito precipuo delle istituzioni  –:
          quali misure il Governo intenda assumere con urgenza per garantire un sistema di maggiore sicurezza e di controllo del territorio citato in premessa al fine di prevenire ed interrompere il ciclo di furti;
          se il Governo intenda sostenere gli enti locali interessati negli investimenti in strutture, uomini e mezzi atti a garantire la sicurezza delle persone e dei siti produttivi posti nel loro territorio;
          se il Governo intenda intervenite a sostegno del comparto produttivo interessato in compensazione dei danni subiti, a causa della mancanza di piani efficaci di prevenzione dei furti. (4-06062)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CHIMIENTI, VACCA, D'UVA, MARZANA, LUIGI GALLO, BATTELLI, SIMONE VALENTE, DI BENEDETTO e BRESCIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          conseguentemente al riordino degli istituti tecnici e professionali voluto dalla «riforma Gelmini», si è assistito all'aumento progressivo degli esuberi riguardanti gli insegnanti di laboratorio, una categoria che ha subito gravi tagli nei quadri orari con l'eliminazione del 50 per cento delle ore riservate ai laboratori;
          la figura degli insegnanti tecnico pratici rischia così la quasi totale estinzione, senza la possibilità di un reintegro nel sistema scolastico, ma andando ad infoltire la già considerevole lista dei soprannumerari;
          presumibilmente per cercare di ovviare a questo problema, in data 16 aprile 2012, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato il decreto direttoriale generale n.  7 con il quale stabilisce che i docenti in esubero possano partecipare a dei corsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegni;
          tali corsi sono suddivisi in 3 moduli (base, intermedio e avanzato), ognuno equivalente a 20 crediti formativi universitari ed interamente finanziati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
          il 22 ottobre 2013, con la circolare n.  11235, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca fornisce le tabelle concernenti i corsi di formazione attivabili con i posti disponibili suddivisi per regione, in rapporto alla consistenza dell'esubero di ciascuna regione, con un massimo di 1.500 corsisti a livello nazionale a fronte di oltre 8.000 soprannumerari nelle sole scuole di II grado;
          nella suddetta circolare vengono, inoltre, riconfermate le priorità per la partecipazione, vale a dire: i docenti in posizione di esubero nelle classi di concorso A075, A076, C555 e C999, nel caso in cui questo personale non sia transitato su altra classe di concorso o posto in quanto in possesso dell'abilitazione o di titolo idoneo; a seguire i docenti appartenenti alla Tabella C in relazione all'entità dell'esubero da verificare su base regionale; in subordine i docenti appartenenti alle classi di concorso in esubero della tabella A o di altri ordini di scuola;
          gli uffici scolastici regionali sono così riusciti ad individuare i docenti in esubero stilando le graduatorie che sono poi state consegnate al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
          a distanza di oltre 2 anni dall'emissione del D.D.G. n.  7/2012 e dopo una serie di circolari chiarificatrici, nonché diverse rassicurazioni sull'imminente partenza dei corsi di riconversione su sostegno da parte del Ministero, a seguito delle rimostranze dei docenti soprannumerari e dei sindacati, i suddetti corsi devono ancora essere attivati;
          come unico esempio tra le varie rassicurazioni ministeriali si riporta la dichiarazione del dottor Luciano Chiappetta, capo dipartimento per l'istruzione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il quale, nella nota n.  10402 emanata in data 4 ottobre 2013, dichiara «In considerazione della particolare circostanza della contemporaneità dell'espletamento dei corsi di formazione destinati al personale docente in esubero e dei corsi di specializzazione destinati al personale docente fornito della prescritta abilitazione nello stesso anno accademico, si sottolinea l'urgenza di avviare prioritariamente i corsi destinati ai docenti delle classi di concorso in esubero e a seguire i percorsi di formazione destinati al personale munito di abilitazione»;
          a tutt'oggi questi docenti sono in attesa di certezze riguardo il loro futuro e costretti a migrare nella dotazione organica provinciale che, come è noto, li obbliga a ricoprire ruoli che spesso esulano da quelli specifici della categoria, in diverse scuole della provincia di residenza  –:
          quali rassicurazioni si intendano fornire ai docenti soprannumerari circa l'attuazione dei corsi di riconversione su sostegno di cui in premessa;
          in quali tempi e modi verranno definite le quote da versare agli atenei per ogni corsista, in modo da rendere effettiva, da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'intenzione di portare a compimento la riqualificazione dei soprannumerari;
          se vi sia la possibilità di aumentare il numero dei docenti che possono essere ammessi a frequentare i corsi di cui in premessa, ad oggi fissati in 1500 unità contro una presentazione di circa 16.000 domande per le scuole di ogni ordine e grado. (5-03590)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il provveditorato agli studi della provincia di Bari ha assegnato, fra l'undici e il quindici settembre, le cattedre per l'insegnamento di sostegno fino al termine delle attività didattiche nelle scuole secondarie di secondo grado, negli ambiti disciplinari AD01, AD02, AD03, AD04. Di fatto, il provveditorato ha provveduto ad assegnare solo circa 80 cattedre, ovvero la metà rispetto alle 167 assegnate nell'anno 2013-2014, senza alcuna precisa giustificazione o chiarimento in merito alla scelta;
          soltanto in data 17 settembre è stata comunicata alle istituzioni scolastiche dell'Ambito territoriale di Bari che si può provvedere alla richiesta di quote di organico di sostegno in deroga, trasmettendo le richieste di integrazione entro il 27 settembre in formato elettronico ed entro il 1o ottobre in formato cartaceo. Comunicazione trasmessa con nota del dirigente dell'ambito territoriale di Bari n.  3928 del 16 settembre 2014 ai dirigenti delle istituzioni scolastiche sopraggiunta successivamente alla nota 3075/1 del 24 luglio 2014 dello stesso dirigente che fissava per il 29 luglio 2014 successivo (quindi il giovedì per il martedì, in un periodo in cui notoriamente le attività didattiche sono sospese, i docenti di sostegno, se precari, non sono reperibili per scadenza di contratto, le segreterie amministrative, sobbarcate quest'estate di ulteriori procedure legate alla formazione delle graduatorie d'istituto e devono collocare il personale in ferie per consentire di recuperare le ore di straordinario non più remunerabili con le assegnazioni ridotte del FIS) il termine per la produzione della documentazione necessaria alla rilevazione del fabbisogno di posti di organico di sostegno in deroga;
          l'anno scolastico è stato avviato negli ambiti territoriali dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia con ben 49 istituzioni scolastiche affidate a reggenza, che hanno potuto operare nell'anno scolastico 2014/15 soltanto ad anno scolastico già avviato per effetto dell'assegnazione tardiva dei relativi incarichi ai dirigenti scolastici, avvenuto soltanto il 3 settembre 2014 con i relativi intuibili ritardi nell'insediamento dei gruppi per l'integrazione scolastica e la tardiva conseguente presa in carico dell'organico assegnato per il nuovo anno scolastico e la successiva segnalazione degli ulteriori fabbisogni;
          dalle note richiamate che sono emersi gravi problemi di comunicazione tra le tante istituzioni scolastiche dell'ambito territoriale di Bari che, nonostante i tempi ristretti assegnati nel mese di luglio, hanno trasmesso nei termini prescritti, l'intera documentazione nelle modalità indicate dall'Ambito territoriale di Bari, tanto che se a luglio veniva indicata quale modalità d'invio la sola comunicazione e-mail verso la posta istituzionali dei responsabili preposti, nella successiva comunicazione di settembre viene indicata quale modalità di trasmissione l'invio telematico verso caselle di posta elettronica associabili ai responsabili, ma afferenti a provider privati (@;gmail.com, in luogo del canonico @;istruzione.it), oltre a quello cartaceo;
          secondo le informazioni acquisite, la funzionalità degli uffici dell'Ambito territoriale di Bari è assicurata da docenti comandati per l'attuazione dei compiti connessi all'autonomia (come nel caso dei responsabili delle procedure per il sostegno) — che, per effetto dell'articolo 4 comma 68, della legge n.  183/2011 e della successiva legge 24 dicembre 2012, n.228, sono stati ridotti nel breve volgere di due anni da 500 unità complessivamente assegnate alle amministrazioni scolastiche periferiche a 150 unità — da alcuni educatori (qualifica in esubero nella provincia) e collaboratori scolastici, nonché da circa 20 DSGA in esubero per effetto del dimensionamento scolastico attuato con la norma poi dichiarata incostituzionale contenuta all'articolo 19 legge 15 luglio 2011, n.  111, ma temporaneamente utilizzati presso l'amministrazione scolastica periferica e che prevedibilmente nel prossimo anno scolastico dovranno necessariamente rientrare nelle scuole in cui per effetto del turn over risulterà scoperto il posto della propria qualifica;
          secondo quanto si apprende da fonti giornalistiche, la situazione tende a tornare alla normalità nelle settimane successive, attraverso l'assegnazione del cosiddetto «organico in deroga». In sostanza, pare che nonostante dalle scuole siano state trasmesse le richieste per gli insegnanti di sostegno in organico di fatto e in deroga, sulla base delle segnalazioni delle famiglie e della ASL e sulla base dei bisogni consolidati, queste vengano evase soltanto successivamente, ad anno scolastico inoltrato;
          questo implica che gli studenti diversamente abili pagano conseguenze pesanti che molto spesso purtroppo coincidono con il ritardo dell'inizio del proprio anno scolastico, in conseguenza dei tempi dell'assegnazione delle cattedre, nonché l'interruzione della continuità didattica col docente supplente (circostanza che, come intuibile, specie nei casi di handicap più gravi, dovrebbe essere scongiurata). Difficoltà e problemi riguardano anche gli insegnanti, che sono senza lavoro fino al completamento delle procedure autorizzative dei posti in deroga o, come accaduto in occasione delle suddette convocazioni, in violazione del principio di graduatoria, sono costretti ad optare per un novero di posti e disponibilità che si completa soltanto nelle successive convocazioni, determinando l'allontanamento dalle sedi preferibili cui si ha diritto di coloro che ricoprono posizioni migliori in graduatoria  –:
          se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta in premessa, di problemi legati alla difficoltà tecniche, di organico e di comunicazione tra scuole e amministrazione scolastica e di malfunzionamenti specifici causati dal gestore dei servizi informatici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
          se tale situazione possa essere il risultato del progressivo impoverimento di risorse umane, tecniche e finanziarie funzionali al corretto funzionamento delle scuole e dell'amministrazione scolastica periferica;
          se non sia necessario assumere iniziative per rivedere il quadro delle norme legislative e regolamentari che consentono autorizzazione e l'assegnazione dei posti in deroga che, come dimostrato, appare eccessivamente dispersiva, farraginosa e suscettibile di gravi ripercussioni su alunni, famiglie e lavoratori;
          quali iniziative intenda adottare per fare in modo che non si verifichino più situazioni così lesive dei diritti degli alunni e degli insegnanti e per rimediare alla situazione verificatasi all'avvio di quest'anno scolastico, inclusa l'eventuale riconvocazione di tutti i docenti che hanno optato sui posti di sostegno già attribuiti allo scopo di evitare ulteriori penalizzazioni sui posti che si renderanno disponibili, insieme agli ulteriori posti in deroga nelle successive convocazioni. (4-06066)


      D'AMBROSIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il signor Nicola Cicciarelli è iscritto al quarto anno di giurisprudenza, in regola con gli esami e termina ogni anno accademico gli esami a giugno o luglio. Avrebbe voluto iscriversi già nell'anno accademico 2013/2014 ad Ingegneria Civile al Politecnico di Bari, facoltà per cui aveva già superato il test d'ingresso, ma purtroppo, però, l'articolo 142 del regio decreto 31 agosto 1933, n.  1592 recita «...è vietata l'iscrizione contemporanea a diverse Università e a diversi Istituti d'istruzione superiore, a diverse facoltà o scuole della stessa università o dello stesso istituto e a diversi corsi di laurea o di diploma della stessa facoltà o scuola»;
          il 29 gennaio 2014 il signor Nicola Cicciarelli ha inviato una mail al Ministro Carrozza per esporLe la questione, senza ricevere alcuna risposta. Il 4 febbraio 2014 dopo una conversazione telefonica con la segreteria particolare del Ministro, ha inviato nuovamente la mail allegando la richiesta di essere ricevuto dal Ministro. Non ricevendo risposta, ha dovuto telefonare di nuovo alla segreteria particolare venendo a sapere che la pratica era stata destinata all'ufficio VIII del ministero. Ha telefonato all'ufficio VIII per parlare con la dirigente, ma non è mai riuscito a parlarci. Il 3 marzo ha ricevuto una risposta via mail, per cui ha inviato nuovamente la richiesta e ha ricevuto assicurazioni circa una risposta celere, per il giorno successivo, ma ad oggi non ha ricevuto risposta. Il signor Nicola Cicciarelli ha continuato a telefonare all'ufficio VIII e il 19 marzo 2014 ha risposto una funzionaria che, sottolineando gli impegni della dirigente, ha chiesto di inviare a lei la richiesta. Anche da quest'ultima non è pervenuta alcuna risposta. Egli ha continuato nel tempo a telefonare all'ufficio VIII finché ha ricevuto risposta da un'altra voce femminile (di cui non ha potuto conoscere né il nome né la funzione) cui ha riassunto il contenuto della richiesta. Questa dipendente riferisce che la competenza è della segreteria particolare trattandosi anche di una richiesta di incontro col Ministro. Egli ha chiamato quindi nuovamente la segreteria particolare che, a sua volta, ha suggerito di inviare di nuovo la richiesta, poiché quella intestata al Ministro Carrozza, nel passaggio di testimone, non era più leggibile. Il 10 aprile il signor Nicola Cicciarelli ha inviato la richiesta al nuovo Ministro Giannini da cui non ha ancora ricevuto risposta, pur avendo ricevuto assicurazioni dalla Sua segreteria che la richiesta sarebbe stata trattata in una settimana;
          in altri Stati frequentare due o più corsi di laurea non solo è consentito ma è anche incentivato mentre in Italia è vietato persino frequentare un corso di laurea italiano e uno estero in contemporanea;
          l'articolo 142 del regio decreto in oggetto non solo pare avere ormai esaurito da tempo la sua ratio con l'informatizzazione dei processi amministrativi nelle Università, ma pare non in sintonia con la norma costituzionale di cui all'articolo 34 comma 3 che recita: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi», oltre a creare disparità tra cittadini italiani ed europei, nel caso in cui l'Italia riconoscesse ai sensi della direttiva 2005/36/CE la possibilità di esercitare la professione a chi all'estero abbia acquisito due o più lauree contemporaneamente, con relativo titolo di abilitazione professionale, rispetto al cittadino italiano che nello stesso arco di tempo può acquisire una sola laurea con relativa abilitazione alla professione;
          il cittadino in questione ha continuato, anche ultimamente, a telefonare ai vari uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nella speranza di ricevere risposte alla propria istanza  –:
          quali iniziative si intendono porre in essere rispetto all'articolo 142 del regio decreto 31 agosto 1933, n.  1592 e, in ogni caso, se si intenda rispondere al cittadino signor Nicola Cicciarelli. (4-06075)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ROSTELLATO e BECHIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 3 della legge 28 giugno 2012, n.  92, e successive modifiche e integrazioni, intitolato «Tutele in costanza di rapporto di lavoro», ha la finalità di assicurare ai lavoratori dipendenti da imprese operanti in settori non coperti dalla normativa in materia d'integrazione salariale una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria;
          a tal fine, il predetto articolo prevede che le organizzazioni sindacali e imprenditoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale stipulino accordi collettivi e contratti collettivi, anche intersettoriali, aventi ad oggetto la costituzione di fondi di solidarietà per il sostegno del reddito per i settori non coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale e tali fondi sono obbligatori in relazione alle imprese che occupano mediamente più di quindici dipendenti;
          in via residuale, laddove non vi siano o non vengano stipulati accordi di cui al citato comma 4, l'articolo 3, comma 19, della legge n.  92 del 2012 prevede, a decorrere dal 1o gennaio 2014, l'attivazione di un fondo di solidarietà residuale da istituirsi presso l'INPS volto, appunto, a tutelare, in costanza del rapporto di lavoro, il reddito dei lavoratori dipendenti dalle imprese appartenenti ai settori non rientranti nel campo di applicazione della normativa in materia d'integrazione salariale;
          le prestazioni del suddetto Fondo di solidarietà sono finanziate dai seguenti contributi:
              a) un contributo ordinario dello 0,50 per cento della retribuzione mensile imponibile ai fini previdenziali dei lavoratori dipendenti (esclusi i dirigenti), di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore;
              b) un contributo addizionale totalmente a carico del datore di lavoro che ricorra alla sospensione o riduzione dell'attività lavorativa, calcolato in rapporto alle retribuzioni perse nella misura del 3 per cento per le imprese che occupano fino a 50 dipendenti e del 4,50 per cento per le imprese che occupano più di 50 dipendenti;
          le imprese che rientrano nell'ambito di applicazione del fondo residuale, che abbiano una media occupazionale maggiore di quindici dipendenti, sono tenute a versare i contributi di finanziamento a decorrere dal gennaio 2014  –:
          nel caso di lavoratori licenziati o dimessi prima del versamento in questione per le retribuzioni pregresse (da gennaio ad agosto 2014) come si dovrà procedere ai fini del recupero del contributo a carico del lavoratore. (5-03586)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FIORIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il blocco delle importazioni verso la Federazione Russia, al di là di ogni posizione ideologica rispetto alle motivazioni che hanno portato a tale decisione, sta causando un gravissimo danno all'intero sistema agroalimentare nazionale;
          solo nel 2013 le esportazioni italiane verso la Federazione Russa sono state infatti quantificate in 10,4 miliardi di euro: il nostro Paese è stato quindi il quinto fornitore mondiale con una quota del 4,8 per cento. La vendita in Russia dei prodotti tipici del Made in Italy, cioè agroalimentari e bevande, ha rappresentato il 10 per cento delle esportazioni totali, per un valore di oltre 1 miliardo di euro;
          il blocco delle importazioni, secondo quanto è emerso recentemente sugli organi di informazione, avrebbe inoltre causato una ulteriore problematica ai prodotti certificati italiani;
          secondo fonti stampa infatti nei ristoranti e nei mercati russi sarebbero presenti forme di parmigiano italiano «sigillato in confezioni rigorosamente originali ma indicanti la Bielorussia come Paese di produzione». «A consentire il “contrabbando” di parmigiano — riportano i media — è il fatto che Minsk non ha recepito l'embargo russo sui prodotti agroalimentari europei, pur facendo parte dell'Unione doganale con Mosca e Astana. Così molti prodotti “sanzionati” da Mosca entrano legalmente in Bielorussia e poi arrivano in Russia senza controlli doganali, con false etichette dell'ex repubblica sovietica». Tali prodotti sarebbero inoltre venduti con una notevole maggiorazione rispetto al prezzo iniziale  –:
          se quanto espresso in premessa corrisponda al vero, se il «contrabbando» di prodotti «Made in Italy» riguarda anche altri settori agroalimentari e quali iniziative urgenti intendano conseguentemente assumere il Governo e il ministro competente, anche in sede comunitaria, per contrastare e reprimere con efficacia tale fenomeno che sta arrecando gravissimi danni all'economia e all'immagine del nostro Paese. (5-03592)

Interrogazione a risposta scritta:


      ARLOTTI e PETITTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          i lavoratori della pesca della regione Emilia-Romagna sono stati obbligati da decreto ministeriale al fermo pesca dall'11 luglio 2013 a sospendere l'attività per tre mesi;
          l'accordo firmato dal Governo chiedeva inoltre ai lavoratori di fare un sacrificio attendendo fino alla primavera 2014 per l'erogazione delle indennità della cassa integrazione affinché Ministeri ed Inps avessero potuto verificare a marzo 2014 la sufficienza dei fondi statali; alla data odierna i lavoratori della pesca non hanno ricevuto alcuna indennità e hanno altresì dovuto sopportare il fermo pesca anche per l'anno 2014  –:
          quali iniziative il Governo intenda adottare per mantenere gli impegni erogando in tempi brevi le indennità del 2013 e quali siano i tempi di erogazione delle indennità della stessa cassa integrazione riferita all'anno 2014. (4-06061)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


      OLIVERIO e ANZALDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il Centro referenza nazionale per l'apicoltura dell'IZS delle Venezie, con sede a Padova ha confermato il ritrovamento presso un alveare posto nel comune di Gioia Tauro, località Sovereto, di un coleottero esotico per l'Unione europea che colpisce le api (Aethina Tumida);
          il ritrovamento della specie esotica è stato effettuato il 5 settembre 2011 dal Dipartimento di agraria dell'Università «Mediterranea» di Reggio Calabria che aveva posto degli alveari «esca» in vicinanza del Porto di Gioia Tauro, ritenuto un possibile sito di introduzione, per rilevarne l'eventuale ingresso sul territorio nazionale;
          questo coleottero parassita delle api adulte, di colore marrone scuro o nero e di circa mezzo centimetro, presente nell'Africa sub-sahariana e negli Usa, è in grado di volare per diversi chilometri nutrendosi dei prodotti dell'alveare, in particolare di miele, portando a distruzione l'intera famiglia di api;
          si tratta di un coleottero parassita degli alveari che è in grado di determinare notevoli danni che vanno dal consumo delle scorte di polline e miele fino ad arrivare alla distruzione dell'intera covata. Se l'infestazione diventa sufficientemente pesante, le api possono essere indotte ad abbandonare il loro alveare;
          recentemente questo coleottero è stato segnalato anche in Egitto, da qualche anno è presente anche negli USA dove ha causato non pochi danni infestando alcuni apiari in Georgia, in Carolina del sud, in Carolina del nord, in Pensilvania, nell'Ohio e nel Minnesota;
          dopo il ritrovamento dei coleotteri i nuclei sono stati sottoposti a trattamento tramite fumigazione e congelamento;
          il Ministero della salute ha invitato i servizi veterinari della regione Calabria e le ASL a «prestare la massima attenzione su questa parassitosi esotica» e ha immediatamente disposto le seguenti misure urgenti di controllo e prevenzione:
              1) rintraccio e controllo a destino degli apiari che hanno effettuato attività di nomadismo durante il periodo estivo nella regione Calabria. Detti controlli dovranno essere finalizzati alla ricerca negli alveari degli stadi larvali e degli adulti di Aethina Tumida. L'esame nell'alveare dovrà essere effettuato sollevando i favi del nido, considerato che questo coleottero tende a nascondersi nelle parti meno luminose dell'arnia;
              2) in caso di rilevamento di adulti o stadi larvali che facciano sospettare la presenza di Aethina Tumida si dovrà ricorrere al sequestro di miele, favi e qualsiasi materiale veicolo di contagio;
              3) negli apiari con accertata presenza di Aethina Tumida si dovrà ricorrere alla distruzione dell'intero apiario e al contestuale trattamento del terreno circostante che dovrà essere arato per una profondità di almeno 20 cm e trattato con sostanze anti larvali;
          la Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari è in contatto con la Commissione europea che segue l'evoluzione della situazione;
          gli esperti del Centro di referenza nazionale di Padova, dell'IZS del Mezzogiorno e della task force veterinaria della regione Calabria con la collaborazione del laboratorio europeo di referenza per la salute delle api «Sophia-Antipolis» (Francia) stanno mettendo a punto le misure sanitarie previste dalla normativa vigente  –:
          in base a quanto esposto in premessa, a che punto sia l'esame delle osservazioni presentate e quali siano i tempi per la messa a punto delle misure sanitarie previste dalla normativa vigente;
          se intenda assumere, anche in collaborazione con gli altri Paesi europei interessati dalla presenza del coleottero esotico Aethina Timida, delle iniziative di informazione e di prevenzione per scongiurare la proliferazione e la diffusione di questo coleottero che sta mettendo a rischio l'intera filiera apistica. (4-06059)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      SIBILIA, MARZANA, DEL GROSSO, COLONNESE, AGOSTINELLI, NICOLA BIANCHI, BASILIO, VACCA, SIMONE VALENTE e LUIGI GALLO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          il decreto-legge n.  90 del 2014, all'articolo 1, ha abrogato l'articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.  503, l'articolo 72, commi 8, 9, 10, del decreto-legge 25 giugno 2008, n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.  133, e l'articolo 9, comma 31, del decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.  122;
          l'effetto di tale norma, fra gli altri, è stato quello di abolire la possibilità, per il personale della pubblica amministrazione, e quindi anche per il personale della scuola, fra cui gli insegnanti, che abbiano compiuto i 65 anni di età, di avvalersi di una proroga biennale del rapporto di lavoro, previa istanza da presentare all'amministrazione di appartenenza;
          in particolare, l'articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.  503 (Prosecuzione del rapporto di lavoro) recitava: «È in facoltà dei dipendenti civili dello Stato e degli enti pubblici non economici di permanere in servizio, con effetto dalla data di entrata in vigore della legge 23 ottobre 1992, n.  421, per un periodo massimo di un biennio oltre i limiti di età per il collocamento a riposo per essi previsti. In tal caso è data facoltà all'amministrazione, in base alle proprie esigenze organizzative e funzionali, di trattenere in servizio il dipendente in relazione alla particolare esperienza professionale acquisita dal dipendente in determinati o specifici ambiti ed in funzione dell'efficiente andamento dei servizi»;
          il decreto-legge n.  90 del 2014, al richiamato articolo 1, non solo ha abolito la possibilità della proroga biennale, ma ha reso tale abolizione retroattiva. Infatti, a termini del comma 2, «salvo quanto previsto dal comma 3, i trattenimenti in servizio in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto sono fatti salvi fino al 31 ottobre 2014 o fino alla loro scadenza se prevista in data anteriore. I trattenimenti in servizio disposti dalle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, e non ancora efficaci alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge sono revocati». Il comma 3, poi, stabilisce, per quanto riguarda il personale della scuola, che i trattenimenti in servizio già disposti cessano alla data del 31 agosto 2014;
          con riferimento al personale della scuola, un numero consistente di insegnanti, che, avvalendosi dell'articolo 16 ed in ragione dell'interesse degli istituti di appartenenza ad utilizzare la professionalità e l'esperienza maturata, avevano ottenuto la proroga biennale prima della emanazione del decreto-legge, si è visto, dall'oggi al domani, pensionato d'ufficio, con ripercussioni negative, anche pesanti, sulla propria condizione economica e personale;
          fra questa fascia di insegnanti «revocati», che già avevano ottenuto la proroga biennale, molti hanno pochi anni di contributi, alcuni non raggiungono nemmeno il minimo di 20 anni per la pensione, altri, avendo una famiglia numerosa e monoreddito, contavano sulla proroga sia per dare ancora alla scuola il proprio contributo di professionalità ed esperienza sia per assicurare alla famiglia ancora per 2 anni uno stipendio e una pensione un po’ più adeguati;
          è prevedibile che molti di questi revocati proporranno azioni giudiziarie, soprattutto con riferimento alla portata retroattiva della norma, che si presta a profili di incostituzionalità, che incide su un diritto già riconosciuto e determina pregiudizi, anche gravi, di natura patrimoniale e non patrimoniale  –:
          se e come i Ministri interrogati intendano risolvere il caso dei «revocati», prendendo in considerazione anche l'opportunità di valutare, essendovi ancora i tempi tecnici, il pensionamento dei cosiddetti «Quota 96» e il mantenimento in servizio, per il periodo di proroga già ottenuto, dei «revocati». (4-06064)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


      TERZONI, GALLINELLA, CECCONI, DE ROSA, ZOLEZZI, SEGONI, MANNINO, DAGA, MICILLO e BUSTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il 12 settembre 2014 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo tecnico indetto dal viceministro De Vincenti in merito alla questione del gasdotto della SNAM Rete Gas Spa Brindisi-Minerbio;
          l'incontro fa seguito all'approvazione della risoluzione in Commissione n.  7-00518 presentata da Raffaella Mariani durante la sedicesima legislatura;
          dell'incontro non è stato prodotto alcun verbale ma si apprende da fonti stampa, che hanno raccolto le dichiarazioni dell'onorevole Verini, che durante l'incontro si è parlato della possibilità di spostare il tracciato del gasdotto;
          per il progetto sono state presentate 5 Valutazioni di impatto ambientale separate nonostante le caratteristiche e l'estensione dell'opera, 687 chilometri con il coinvolgimento di 10 regioni, e stanti le disposizioni comunitarie e nazionali tra le quali le direttive n.  85/337/CEE, n.  97/11/CE, la direttiva n.  42/2001/CE e la giurisprudenza comunitaria (Corte di giustizia dell'Unione europea, sezione II, 28 febbraio 2008, causa C-2/07) concernenti l'obbligo di una valutazione di impatto ambientale di tipo complessivo, che tenga conto dell'effetto cumulativo dei progetti frazionati, avrebbero richiesto appunto l'elaborazione della Valutazione ambientale strategica (VAS)  –:
          quali siano i contenuti dell'incontro e le decisioni eventualmente prese in ordine a riunioni future del tavolo e alle modalità operative stabilite;
          se i Ministri interrogati non ritengano necessario su questo progetto organizzare in futuro dei tavoli interministeriali ai quali invitare anche le associazioni ecologiste e i comitati dei territori interessati;
          se i Ministri interrogati, nel caso in cui dovesse essere messo in discussione il tracciato non ritengano necessario che venga prodotta una Valutazione ambientale strategica in grado di evidenziare l'impatto che l'opera potrà avere nella sua interezza. (3-01032)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          come si apprende da diverse fonti stampa, il sostituto procuratore di Torino dottor Raffaele Guariniello avrebbe aperto un'inchiesta riguardo la commercializzazione di sacchetti biodegradabili non a norma di legge;
          come si può leggere infatti dall'edizione online del quotidiano La Stampa del 13 settembre 2014 «In commercio sono stati trovati infatti “ involucri ” di plastica spacciati per biodegradabili e compostabili [...] Le analisi commissionate dalla procura hanno confermato gli esperimenti di decomposizione già effettuati dall'associazione su alcuni prodotti trovati in commercio. Le sostanze utilizzate sono di natura plastica»;
          per essere definito biodegradabile un sacchetto deve rispettare i vincoli riportati nella norma UNI EN 13432;
          in particolare, tra le caratteristiche necessarie, gli imballaggi in questione devono degradarsi del 90 per cento nell'arco di massimo sei mesi;
          sempre da fonti stampa si può leggere come al momento l'inchiesta sopracitata sarebbe contro ignoti, in attesa che la magistratura possa individuare i soggetti responsabili di questa potenziale frode in commercio;
          le sanzioni contro chi commercia e distribuisce sacchetti non a norma sono entrate in vigore a seguito del decreto-legge 24 giugno 2014, n.  91, convertito con modificazioni dalla legge 11 agosto 2014, n.  116;
          al momento molte attività sul territorio nazionale persistono nel conferire all'utenza sacchetti non a norma;
          non si hanno finora tracce di importanti campagne informative e di sensibilizzazione sul tema;
          tali campagne sarebbero riconducibili alle attività del «Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e il Recupero degli Imballaggi in Plastica» (COREPLA) grazie al Contributo ambientale da quest'ultimo percepito  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopracitati;
          se e quali urgenti iniziative intendano attivare i Ministri interrogati al fine di valutare tutte le soluzioni percorribili per la risoluzione di questa situazione che, se non arginata, può minare un mercato fondamentale per lo sviluppo della green economy nel nostro Paese quale quello delle bioplastiche;
          se i controlli, resi possibili dopo la pubblicazione della legge 11 agosto 2014, n.  116, siano già stati avviati da parte della Guardia di finanza e di tutti gli organi competenti;
          se i Ministri interrogati ritengano di incrementare le misure necessarie al fine di rendere più efficienti i controlli non solo sulle attività che distribuiscono imballaggi non a norma ai consumatori diretti ma anche a chi produce e a chi distribuisce i sopracitati sacchetti alle singole attività;
          se si ritenga o meno di avviare insieme a COREPLA un'importante campagna informativa al fine di informare cittadini e piccoli-medi commercianti sull'obbligo ad adottare sacchetti biodegradabili oltre che per evitare che questi ultimi possano essere tratti in inganno da sacchetti distribuiti come a norma ma che in realtà non rispettano i vincoli di legge. (5-03588)


      VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          il 17 aprile 2014 si è insediato il Gruppo di coordinamento nazionale GNL, previsto dal Ministero dello sviluppo economico nell'ambito delle attività preliminari alla predisposizione del piano strategico nazionale sull'utilizzo del gas naturale liquefatto in Italia;
          nello specifico l'attività sarà rivolta all'analisi e allo studio degli aspetti normativi, tecnici ed economici, nonché quelli attinenti alla sicurezza e all'impatto sociale per l'utilizzo del gas naturale liquefatto nei trasporti marittimi su gomma limitatamente al trasporto pesante (camion, autobus, treni);      
          il gruppo di coordinamento è composto dal Ministero dello sviluppo economico, con il ruolo di coordinamento, i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'interno, le regioni, l'Anci, le capitanerie di porto, le associazioni di settore interessate gestori dei terminali LNG, i centri di ricerca come RINA e CIG, le università, l'Enea e altri soggetti interessati;
          il gruppo è stato inoltre suddiviso in un sottogruppo trasversale (autorizzazioni, approvvigionamento stoccaggio, accettabilità sociale e divulgazione, sicurezza dello stoccaggio e distribuzione) e tre sottogruppi tematici (impiego nel settore dei trasporti marittimi, impiego nel settore dei trasporti terrestri, impiego per gli usi finali industriali, civile e trasporto);
          per la complessità della materia oggetto di studio e per la molteplicità degli elementi analizzati, dagli aspetti tecnici a quelli sociali, si rende necessaria un'ampia partecipazione di organismi, pubblici e privati, portatori ciascuno di competenze specifiche di alto livello;
          in un contesto nel quale è fortemente sentita l'esigenza di coinvolgere le più alte competenze ed esperienze tecniche e ingegneristiche del nostro Paese, assumerebbe una rilevanza centrale l'inserimento nel gruppo coordinamento nazionale GNL dei rappresentanti del Consiglio nazionale degli ingegneri;
          un eventuale mancato coinvolgimento del Consiglio nazionale degli ingegneri rischierebbe di privare il gruppo di coordinamento sul GNL di un rilevante contributo in termini di competenze specialistiche su temi centrali nell'elaborazione di un piano strategico nazionale sull'utilizzo del gas naturale liquefatto  –:
          quali iniziative intenda adottare per integrare e arricchire il gruppo di coordinamento nazionale sul gas naturale liquefatto con le più alte competenze tecniche e ingegneristiche al fine di garantire un approfondito esame delle diverse e molteplici tematiche inerenti all'utilizzo del gas naturale liquefatto;
          se non ritenga opportuno coinvolgere e inserire nel gruppo di coordinamento nazionale sul gas naturale liquefatto una rappresentanza del Consiglio nazionale degli ingegneri, organismo che raccoglie, promuove e valorizza quelle competenze tecniche e ingegneristiche che risultano necessarie nell'elaborazione del piano strategico nazionale sull'utilizzo gas naturale liquefatto. (5-03589)

Interrogazione a risposta scritta:


      PALAZZOTTO, AIRAUDO, FERRARA, PLACIDO e RICCIATTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          262 lavoratori di Accenture outsourcing a Palermo stanno per perdere il loro posto di lavoro a seguito dell'anticipata disdetta del committente British Telecom che, ad oggi, impegna la quasi totalità delle risorse impiegate sul centro e la cui naturale scadenza era prevista per il mese di luglio del 2016;
          i lavoratori, assunti nel 2000 con Contratto di formazione lavoro e poi riconvertiti nel 2002 a tempo indeterminato dall'allora Albacom – oggi British Telecom –, sono stati oggetto nel 2005 di una cessione di ramo d'azienda ed assunti da Accenture outsourcing, continuando di fatto a lavorare sempre per il cliente British Telecom;
          Accenture, all'epoca delle assunzioni, sfruttò gli incentivi allora disponibili presso la regione siciliana e la compartecipazione con la stessa regione sulla ditta Sicilia e Servizi, per la quale originariamente si prevedevano business milionari e che oggi invece si è chiusa in maniera conflittuale;
          negli anni a seguire Accenture, al di là delle intenzioni manifestate e degli impegni presi a parole, non ha mai diversificato il sito a livello di commesse né di competenze degli operatori, lasciando di fatto il centro di Palermo in una situazione di monocommittenza che, ad oggi, è alla base della vertenza in oggetto;
          contestualmente, Accenture, ha invece creato un polo «gemello» a Napoli, dove ha rigirato parti di commesse già presenti sul sito di Palermo, impiegando lavoratori a tempo determinato grazie agli incentivi sull'occupazione erogati dalla regione Campania;
          a questo quadro asfittico si aggiunge una progressiva diminuzione di benefit e salario patita dai lavoratori per far fronte a precise richieste aziendali e all'apertura, nel settembre 2012, di una procedura di mobilità, poi rientrata con la stesura di un accordo a dicembre 2012 con il quale i lavoratori rinunciavano ad un'ulteriore parte di salario a fronte dell'impegno aziendale di portare nuovo lavoro sul sito di Palermo, impegno, ad oggi, totalmente disatteso. Dall'accordo peraltro scaturisce il regime di solidarietà per i lavoratori;
          British Telecom a gennaio del 2014 ha formalizzato la disdetta anticipata del contratto basandosi fondamentalmente su presunte inefficienze qualitative sui servizi erogati dal centro di Palermo e sulla necessità di abbattere i costi;
          il tavolo tra British Telecom, Accenture e organizzazioni sindacali non ha portato a nulla se non ad uno slittamento di due mesi della disdetta, (ovvero fino al 31 ottobre 2014);
          il timore degli interroganti è che British Telecom voglia disimpegnarsi completamente dal centro di Palermo, tralasciando il fatto che 262 lavoratori per essa lavorano da più di quattordici anni;
          i primi incontri al Ministero dello sviluppo economico di fatto non hanno portato ancora a nulla. Le aziende rimangono ferme sulle loro posizioni ed ad oggi l'unico orizzonte concreto è il riassorbimento dei lavoratori in British Telecom a fronte di un sostanzioso conguaglio economico intorno ai 10 – 12 milioni di euro, richiesto ad Accenture;
          nonostante si parli di due grandi multinazionali, con fatturati di milioni di euro e sedi in tutto il mondo, la realtà è che ad oggi non c’è alcuna garanzia circa la tenuta occupazionale del centro Accenture outsourcing di Palermo, in quanto British Telecom ha dichiarato che nelle migliori delle ipotesi riassorbirebbe i servizi e vi farebbe fronte con assunzioni di personale a progetto, cococo, eccetera quindi con un arretramento rispetto alle attuali condizioni contrattuali dei 262 dipendenti;
          Accenture, da parte sua, ha fatto chiaramente intendere che, in assenza della commessa British Telecom, non sarebbe più interessata a mantenere il centro di Palermo e quindi i lavoratori impiegati;
          i lavoratori del centro di Palermo si sono attivati in prima persona per sensibilizzare l'opinione pubblica ed hanno messo in piedi una massiccia campagna mediatica che sta riscontrando grandi risultati avendo ottenuto la solidarietà di tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e dell'informazione  –:
          se il Governo intenda richiamare British Telecom e Accenture alle proprie responsabilità affinché venga scongiurata la chiusura del centro di Palermo con il conseguente licenziamento o il peggioramento delle condizioni contrattuali dei 262 lavoratori e lavoratrici che vi lavorano;
          se il Governo, anche alla luce dello stato di crisi generale del settore dei call center in Italia, intenda convocare immediatamente presso la Presidenza del Consiglio un tavolo di confronto con tutte le parti interessate per dare finalmente risposte ai circa 80.000 lavoratori che operano in tale comparto nel nostro Paese e che oggi rischiano di perdere il proprio lavoro, valutando l'adozione di possibili provvedimenti normativi per regolamentare diversamente il settore in questione, sempre più a rischio di delocalizzazioni, cessioni, dumping salariale, licenziamenti. (4-06070)

Apposizione di una firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

      La mozione Tinagli ed altri n.  1-00272, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2013, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Saltamartini e, contestualmente con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Tinagli, Carfagna, Giuliani, Dorina Bianchi, Amendola, Bergamini, Biffoni, Calabria, Capua, Centemero, Antimo Cesaro, Cimmino, D'Agostino, D'Alessandro, De Maria, Faenzi, Ferranti, Gasparini, Gelmini, Giammanco, Giulietti, Gribaudo, Laffranco, Locatelli, Martelli, Mattiello, Marzano, Milanato, Moretti, Nesi, Oliaro, Paris, Piccoli Nardelli, Polverini, Prestigiacomo, Andrea Romano, Rossomando, Rotta, Sandra Savino, Tartaglione, Vargiu, Vecchio, Venittelli, Verini, Vezzali, Iori, Raciti, Cominelli, De Micheli, La Marca, Gregori, Marchetti, Malpezzi, Lodolini, Tidei, Sbrollini, Scuvera, Carlo Galli, Giampaolo Galli, Chaouki, Saltamartini».

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

      L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Bruno Bossio n.  5-03579, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2014, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tullo.

Modifica dell'ordine dei firmatari ad una mozione.

      La mozione Locatelli ed altri n.  1-00569 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n.  278 del 4 agosto 2014, l'ordine delle firme viene così modificato: «Locatelli, Di Salvo, Di Lello, Pastorelli, Di Gioia, Labriola, Nardi, Piazzoni, Migliore, Lacquaniti, Zan, Fava, Pilozzi, Lavagno, Nesi, Schirò, Capua, Formisano, Tacconi, Petrini, Malpezzi, Marzano, Ricciatti».

Pubblicazione di testi riformulati.

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Prodani n.  5-03550, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  291 del 16 settembre 2014.

      PRODANI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          il decreto-legge n.  83 del 2014 noto come «decreto Cultura», convertito, con modificazioni, dalla legge n.  106 del 2014 e relativo a disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo, all'articolo 16 ha disposto la trasformazione dell'ENIT – Agenzia nazionale del turismo in ente pubblico economico;
          secondo l'articolo 1 del provvedimento l'ente, sottoposto alla vigilanza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha come finalità principale quello di promuovere l'immagine unitaria «dell'offerta turistica nazionale e favorirne la commercializzazione, anche in occasione della Presidenza italiana del semestre europeo e di EXPO 2015»;
          l'ENIT, nel perseguimento della propria missione, dovrà tra l'altro individuare, organizzare, promuovere e commercializzare servizi turistici e culturali, «con particolare riferimento agli investimenti nei mezzi digitali, nella piattaforma tecnologica e nella rete internet attraverso il potenziamento del portale Italia.it»;
          la creazione del sito internet che avrebbe dovuto essere la vetrina internazionale del turismo nel nostro Paese risale al 2004, quando il Comitato dei ministri della società dell'informazione approvò il progetto «Scegli Italia» con la finalità di incrementare i flussi turistici nazionali ed internazionali ricorrendo alle tecnologie digitali;
          dal 2004 ad oggi sono stati stanziati più di 45 milioni di euro per questo travagliato progetto il cui costo esorbitante è stato riferito dal Sottosegretario per i beni e le attività culturali e il turismo Francesca Barracciu in risposta all'interrogazione a risposta in Commissione Mucci 5-01248;
          in un primo momento il portale venne giudicato inadeguato – sia dal punto di vista contenutistico che tecnico – dallo stesso Governo che ne dispose la chiusura a partire dal primo gennaio 2008, recuperandolo poi nel gennaio dell'anno successivo;
          l'8 settembre 2014 il settimanale L'Espresso ha pubblicato online la notizia secondo la quale la redazione del portale Italia.it non riceverebbe lo stipendio dal mese di febbraio scorso;
          il pagamento degli stipendi dovrebbe essere effettuato dalla società messa in liquidazione dallo stesso decreto Cultura – Promuovi Italia Spa, di cui ENIT è integralmente proprietaria – a favore di Unicity, l'azienda vincitrice dell'appalto bandito nel 2012 per rinfrescare contenuti e reputazione del portale dalla storia controversa;
          secondo l'articolo del giornale Il Fatto Quotidiano «Italia.it di nuovo in stallo. E spunta un progetto dei consulenti di Franceschini» pubblicato il 12 settembre c. a., Promuovitalia avrebbe rescisso unilateralmente il contratto con Unicity per «sopravvenuti motivi di pubblico interesse» non meglio specificati;
          considerando i tempi medi necessari per espletare gare nella pubblica amministrazione, enti di diritto pubblico compresi, c’è il rischio fondato che il portale Italia.it rimanga completamente fermo almeno per un anno, circostanza intollerabile con l'EXPO 2015 ormai alle porte;
          agli occhi dell'interrogante sembra paradossale che il provvedimento tanto atteso per il rilancio del turismo e di uno dei suoi strumenti di punta per la promocommercializzazione – il portale Italia.it – preveda al suo interno disposizioni che indirettamente ne minano la portata e l'efficacia  –:
          quali misure urgenti saranno adottate per risolvere la questione summenzionata, garantendo il regolare funzionamento e l'aggiornamento del portale Italia.it – vista la vicinanza temporale dell'evento Expo 2015 che rischierebbe di essere privo del necessario supporto promozionale. (5-03550)

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Sorial n.  4-06039, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  291 del 16 settembre 2014.

      SORIAL. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, sita a circa 25 chilometri dal centro di Roma, si estende su una superficie di 5892 ettari, e comprende anche una spiaggia nonché la porzione di mare sulla stessa insistente, dalla riva fino a 300 metri dalla costa, il tutto considerato pertinenza della residenza estiva del Presidente della Repubblica e, pertanto, ad egli riservato;
          con decreto del Presidente della Repubblica n.  136/N in data 5 maggio 1999, la Tenuta di Castelporziano, facente parte della dotazione del Presidente della Repubblica, in ragione del riconosciuto valore naturalistico e ambientale, è stata assoggettata a specifico regime di tutela e gestione secondo criteri che si richiamano alle disposizioni contenute nella legge 6 dicembre 1991, n.  394, riguardanti le aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese;
          con decreto 12 maggio 1999, la Tenuta di Castelporziano è stata inserita tra le aree naturali protette;
          l'ingresso alla spiaggia, il transito a piedi sul bagnasciuga e il transito a nuoto in mare a meno di 300 metri dalla costa sono interdetti a chiunque e a presidiare i confini della tenuta vi sono forze dell'ordine appartenenti ai corpi dei Carabinieri e della Guardia di finanza;
          è di mercoledì 13 agosto 2014 la notizia, circolata sul web e documentata da un video, che detto tratto di spiaggia sarebbe utilizzato abitualmente e da decenni dai dipendenti del Quirinale e dai loro amici, parenti e affini. Ciò accade non di certo senza regole: gli habitué dell'esclusiva spiaggia, infatti, parrebbe abbiano dovuto sottoscrivere una «Tessera Socio» del costo di euro 60,00 e una «Tessera Mare» del costo di euro 30,00: certamente prezzi competitivi, tenuto conto dell'esclusività della tenuta  –:
          se, analogamente a quanto avvenuto con la tenuta di San Rossore, non ritenga, di assumere un'iniziativa normativa diretta a far sì che la tenuta di Castelporziano sia ceduta dalla Presidenza della Repubblica in modo da assoggettarla all'ordinario regime di tutela e da consentirne la fruizione da parte della generalità dei cittadini. (4-06039)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Liuzzi n.  5-03053 del 23 giugno 2014.