XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 297 di mercoledì 24 settembre 2014
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
La seduta comincia alle 9.
RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 settembre 2014.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonifazi, Michele Bordo, Caparini, Catania, Dambruoso, De Girolamo, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Leone, Losacco, Mannino, Marazziti, Pes, Portas, Rampelli, Scotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Turco e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale (A.C. 559-A) (ore 9,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio e inquinamento processuale.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.
Avverto che, consistendo la proposta di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso, ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 559-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piepoli, che abbiamo colto in conversazione. Ne ha facoltà.
GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, era per un'ulteriore istruttoria.
PRESIDENTE. Prego, onorevoli Piepoli, a lei la parola.
GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, a nome del gruppo Per l'Italia, vorrei dichiarare qui una sofferta astensione su questo testo, non perché da parte nostra non ci sia una condivisione assoluta e delle finalità e dello spirito e, soprattutto, dell'impianto originario, perché avendo alle spalle una storia di sangue nel nostro Paese, di quello che viene definito il buco nero anche della vicenda democratica della nostra Repubblica, è evidente che da parte nostra non ci può che essere la piena adesione all'impianto e all'iniziativa originaria. Pag. 2Però siamo preoccupati del fatto che la sua dilatazione, la sua estensione, pur motivata da ragioni, per così dire, che guardano indietro alle singole esperienze di depistaggio, tuttavia non si fanno carico, fino in fondo, di quella che mi pare debba essere, invece, la nostra preoccupazione come legislatori, ovverosia di produrre strumenti capaci di tenuta e, quindi che non abbiano una fragilità tale da poter essere sottoposti a sindacato del giudice delle leggi che, in un certo qual modo, poi richiama la nostra responsabilità.
Per questo noi ci asteniamo e in un certo senso auspichiamo anche che quell'organo che sta oramai vivendo la sua ultima stagione, che è il Senato, ritrovi le ragioni della sua esistenza, introducendo i correttivi necessari, perché noi siamo dentro un tema importante che è la crisi del servizio giustizia rispetto al quale il Governo e la maggioranza di cui noi facciamo parte richiamano continuamente alcuni bisogni d'innovazione. Ebbene, a questa crisi noi dobbiamo dare un contributo che ci permetta di fuoriuscirne, non semplicemente di aggravarla, perché in tal modo noi ne pagheremo i prezzi, senza vederne mai i frutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, utilizzo questi dieci minuti di dichiarazione di voto sul reato del depistaggio per fare alcune considerazioni, alcune riflessioni all'esito di un dibattito che è stato molto di più incentrato rispetto all'attività in Commissione, che non all'interno dell'Aula della Camera. Io credo, e lo dico con estrema franchezza, che questo reato nel corso della sua evoluzione nel dibattito parlamentare, e in Commissione, è profondamente mutato rispetto al testo originario. Credo che vi siano, come già ricordava peraltro il collega Piepoli, alcuni aspetti sicuramente positivi del dibattito complessivo sul reato di depistaggio di cui tra l'altro è stata ampliata la portata, perché è diventato non solo reato di depistaggio, ma reato di depistaggio e d'inquinamento processuale. Vi sono alcuni aspetti positivi, ma vi sono anche alcuni aspetti negativi che credo vadano messi in evidenza in questi pochi minuti.
Innanzitutto, credo che il primo aspetto positivo che va messo in evidenza – lo voglio ricordare e lo voglio citare – è il lavoro importante che ha fatto l'onorevole Paolo Bolognesi, che è anche presente e che, oltre ad essere uno stimato collega, è anche presidente dell'Unione tra i familiari delle vittime di tutte le stragi. Credo che vadano riconosciute al collega Bolognesi l'onestà, la correttezza, la serietà e l'apertura al dialogo rispetto a una proposta di legge meritoriamente avanzata, che poi ha subito, nel corso del dibattito, anche alla luce di tutta una serie di audizioni importanti di merito che sono state svolte, un'evoluzione e un cambiamento che ha in parte completamente stravolto il testo originale. Però credo che vada dato atto al collega della disponibilità al confronto su un tema che ormai è dibattuto da moltissimi anni.
L'altro aspetto positivo è che finalmente, su un tema inerente la giustizia, dopo un anno e mezzo di dibattito politico sulla giustizia in cui la figura principale è sempre stata il detenuto, è sempre stata il delinquente – con tutta una serie di provvedimenti soprattutto in materia di «svuota carceri» che andavano a garantire maggiori tutele nei confronti del detenuto –, si va a riportare il dibattito su un'altra figura che è la figura delle vittime e la figura dei familiari delle vittime di reati di strage e di terrorismo, che rappresentano sicuramente una piaga grave che ancora oggi colpisce il nostro Paese. Finalmente, attraverso l'introduzione di questo reato, si va a creare una condizione tale che va nella direzione di dare maggiori garanzie, che dovrebbe andare nella direzione di dare maggiori tutele e di poter finalmente aprire quelle maglie di oscurità legate a tante vicende oscure che ancora oggi colpiscono il nostro Paese.
Questi sono sicuramente gli aspetti, a mio avviso, positivi di questo dibattito parlamentare. Dopodiché vi sono anche Pag. 3alcuni aspetti, a mio avviso, negativi. La prima cosa che ritengo opportuno sottolineare è che mi auguro che l'introduzione di questo reato, che rischiava, rischia e rischierebbe di avere una portata ideologica significativa, non sia la classica bandierina che determinate forze politiche vogliono piantare nel dibattito politico. Infatti, se così fosse, sarebbe estremamente grave, perché la giustizia – un sistema giustizia che ha grandi falle nel nostro sistema – non la si riforma e non la si migliora né con l'ideologia né, tanto meno, con le bandierine politiche.
E lo diciamo come forza politica che spesso e volentieri è stata accusata. Mi riferisco, ad esempio, a un reato che noi abbiamo voluto introdurre e che ha portato effetti benefici al nostro Paese: il reato di immigrazione clandestina. Spesso e volentieri ci è stato contestato che il reato di immigrazione clandestina era un reato puramente ideologico e una bandierina politica che la Lega voleva piantare, quando invece noi sappiamo benissimo che il reato di immigrazione clandestina ha portato benefici: vediamo quello che sta accadendo oggi nel nostro Paese sul fronte dell'immigrazione.
Quindi, vogliamo che venga immediatamente sgombrato il campo da equivoci. Se qualcuno pensa che il reato di depistaggio, che è stato profondamente mutato e la cui portata è stata profondamente ampliata rispetto al testo originario, sia unicamente una bandierina politica della sinistra, un feticcio da mostrare nei confronti dei familiari delle vittime di questi reati credo che commetta un gravissimo errore. Credo che si commetta un gravissimo errore soprattutto in un caso: io ho letto dichiarazioni in cui si afferma che intanto si introduce questo reato, si incomincia a introdurre il reato, si incomincia ad approvare il reato alla Camera, tanto poi ci penserà il Senato a modificarlo, tanto poi quando diventerà effettivamente legge, quando nel codice penale verrà introdotto il reato di depistaggio vedremo come andranno le cose e vedremo i giudici come applicheranno la norma. Io credo che questo sia un modo sbagliato di fare giustizia e sia un modo sbagliato di legiferare e, se la mano che ha scritto questo reato ha questo fine, credo che si stia commettendo e si rischi di commettere un gravissimo errore.
Faccio presente ed evidenzio un'altra incongruenza e la faccio presente soprattutto a quelle forze politiche che da due anni a questa parte dicono che il sistema penale italiano deve subire uno snellimento. Si è parlato e si è votata una delega al Governo per la depenalizzazione di tanti reati.
Allora io faccio presente che non è possibile, che c’è una schizofrenia intrinseca nel legislatore, nel momento in cui da un lato si depenalizza, si vuole cancellare tutta una serie di reati perché ritenuti anacronistici rispetto al sistema attuale e dall'altro lato, invece, si continua ad introdurre nuove strane specie di reato. Questo potrebbe essere un caso ancora, quindi, di depenalizzazione da un lato ed introduzione di nuove fattispecie di reato dall'altro lato.
Ancora: si è più volte detto che il sistema normativo anche giuridico ed anche penale del nostro Paese deve essere semplificato. Io invito qualunque parlamentare ad andare a prendersi la proposta di legge iniziale da parte del collega Bolognesi, che individuava un reato chiaro, tassativo e preciso, dove il reato di depistaggio veniva ancorato unicamente alla figura del pubblico ufficiale e si diceva chiaramente che il pubblico ufficiale che rende testimonianze sbagliate, che nega il vero, che dà informazioni su fatti diversi rispetto alla realtà, in quel caso viene punito, perché il reato di depistaggio è un reato che va ancorato principalmente, se non addirittura unicamente, al comportamento ed alla condotta del pubblico ufficiale. Questa era la portata iniziale e lo spirito iniziale del collega Bolognesi, spirito assolutamente condiviso.
Dopodiché, alla luce del dibattito parlamentare ed alla luce delle audizioni che sono state fatte, si è profondamente modificata la portata della norma, ampliandone – io temo e credo – in maniera grave la portata applicativa e la fattispecie della Pag. 4stessa, tant’è che nella figura base di reato e quindi nella sua formazione di reato comune proprio il reato di depistaggio viene applicato a qualunque soggetto, con le implicazioni che sono emerse tra l'altro ieri dal dibattito parlamentare.
Quindi io vedo un rischio e lo dico chiaramente, lo dico chiaramente a chi si assumerà l'onere e l'onore di approvare questo reato: io credo che questo reato possa portare un rischio applicativo ed un rischio operativo.
Ieri qualche collega, in modo particolare qualche collega del partito di Forza Italia, ha paventato che con questo reato si rischi di armare il braccio della magistratura. Io questo non lo so, perché ho profondo rispetto per l'operato della magistratura. È altresì vero, però, che non si può un giorno, con il reato di depistaggio dire che si arma il braccio cattivo della magistratura e, dall'altro lato, per due anni e mezzo – e questa è la critica profonda che faccio ai colleghi ed amici di Forza Italia – si è votata per due anni tutta una serie di provvedimenti in materia di carceri, in cui si è data una discrezionalità enorme ed ampia al potere della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Io non credo, come ieri il presidente Sisto l'ha definita, che questa norma sia una norma barbara.
Io credo che molto più barbari, molto più dannosi, molto più pericolosi siano stati i 5 provvedimenti svuota carceri che sono stati approvati in questi ultimi due anni, provvedimenti con i quali si sono rimessi in libertà o non sono stati messi in carcere delinquenti o potenziali delinquenti. Questa è la critica che io rivolgo ed è il motivo per cui molte delle critiche che sono state avanzate ieri – e arrivo a concludere, Presidente – trovano ovviamente una parziale condivisione da parte del gruppo della Lega, ma al tempo stesso io credo che fosse necessario introdurre un reato, come è il reato di depistaggio, che andasse a colmare alcune lacune che il nostro sistema penale aveva, proprio perché alcuni reati ed alcune fattispecie di reato – ad esempio la falsa testimonianza, piuttosto che la frode fiscale – rischiavano di non andare a colmare quel vuoto che ci permetterebbe o che ci permetterà o che dovrebbe permettere alla magistratura di poter colpire ancora quei lati oscuri e problematici del nostro Paese legati da un lato al fenomeno del terrorismo, dall'altro lato al fenomeno delle stragi.
Quindi – e concludo Presidente – da parte della Lega c’è stata la disponibilità per addivenire ad un testo maggiormente condivisibile, ad una fattispecie di reato la più tipica e la più determinata possibile.
Credo che alla fine la mano del legislatore e la mano della Commissione, sicuramente mossa da buona fede e dall'intendimento di scrivere un reato che avesse le connotazioni e la specificità giuridica necessarie per poter andare a colpire condotte oggi non coperte da chiare fattispecie di reato, si sia eccessivamente lasciata prendere, creando da un lato una discrezionalità eccessiva e, dall'altro lato, rischiando di andare a colpire e a punire condotte che, probabilmente, rientrerebbero in altre fattispecie di reato.
Noi abbiamo dato la nostra disponibilità e rinnovo ancora con convinzione e con serietà al collega Bolognesi la serietà con cui ha avanzato questa proposta, con un fine sicuramente nobile e sicuramente condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, questa è una discussione che avrebbe voluto maggiore cura e attenzione di quella che in realtà stiamo avendo perché questo provvedimento riguarda la storia del Paese, le sue stragi, il passato, i misteri, veri o presunti, i dubbi lasciati indietro, le verità conosciute e le giustizie non conseguite.
Ma laddove la storia ravvisa strategie, impegni e perfino alleanze internazionali dall'azione inconfessabile, connessioni e deviazioni, il nostro dibattito impegna solo il codice penale e prendendolo, tra l'altro, Pag. 5anche dalla parte sbagliata. Per chi avesse qualche dubbio può andarsi a rivedere la discussione sulle linee generali su questo provvedimento. L'abbiamo svolta a luglio. È stata letteralmente un pasticcione: Piazza Fontana insieme a Borsellino e all'agenda rossa, la scuola Diaz con Peppe Diana, Mauro Rostagno con Ilaria Alpi, Portella della Ginestra con Bruno Caccia, la strage alla stazione di Bologna con Aldo Moro. Insomma, è stato un dibattito in cui la storia d'Italia è stata passata al mixer ed è il segno più chiaro di una confusione che regna in quest'Aula parlamentare, non una divergenza di opinioni, ma proprio una confusione generalizzata.
Eppure, in questa stranissima ricostruzione che abbiamo avuto della storia d'Italia e, quindi, della necessità di inserire il reato di depistaggio, c’è una parola che nel dibattito generale non è mai risuonata. La parola «fascista» o la parola «fascismo» non sono mai state citate. Ed è ben strano questo, visto che è un provvedimento che origina grazie all'azione meritoria di associazioni e di familiari che in quelle stragi di quella matrice hanno avuto le loro vittime. È una strana rimozione, colleghi, non trovate ? E, infatti, questo provvedimento nasce in un modo, quel modo, per arrivare alla stazione di Bologna il 2 di agosto – oggi siamo a settembre – e poi ne diventa un altro, diventa un'altra cosa. Nasce come introduzione del reato di depistaggio nell'ordinamento e diventa depistaggio e inquinamento processuale. Nasce nobile, riguardante i reati di strage, mafia, eversione dell'ordine costituzionale, e diventa comune.
Una pletora di fattispecie di reato vengono coinvolte in questo, fattispecie che, peraltro, il codice penale in realtà già copre abbondantemente: dalle false informazioni al PM alle false dichiarazioni del difensore, dalla falsa perizia alla falsa testimonianza. Nasce nobile, come dicevo, reato proprio, contro il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, e diventa generico, erga omnes.
Si è sostenuto che questo accade perché, così formulato, nell'ipotesi originale del collega Bolognesi, non avrebbe potuto colpire coloro che non sono, al momento della commissione del reato, pubblici ufficiali, ma magari lo sono stati. Attenzione, però, come ho già avuto modo di ricordare ieri, senza l'architrave costituita dai quei pubblici ufficiali, dai pubblici ufficiali, di cui è piena la storia d'Italia, costoro ben poco avrebbero potuto.
Questo provvedimento per fortuna ha avuto un'ultima sterzata perché, se non l'avesse avuta, nella sua genericità difficilmente Sinistra Ecologia Libertà avrebbe potuto votarlo. Infatti, di altra cosa si trattava, non di quel reato con cui abbiamo cominciato la nostra discussione nei lavori parlamentari, ma tutta un'altra vicenda volta ad altri fini di cui non ci si nasconde la difficoltà di utilizzo e anche il fatto che forse stiamo parlando di un provvedimento che nasce morto e che, come altri provvedimenti passati per quest'Aula, rimarrà alle banchine del Senato.
Toccherà lavorarci parecchio perché questo non accada.
Queste cose le dice chi, come me, ha per anni condiviso le esperienze e condivide l'esperienza di una comunità milanese che ha avuto due vittime del terrorismo – Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci – ma non si nasconde per questo la realtà cruda che questo provvedimento poteva conseguire e temo non conseguirà perché l'introduzione di questa fattispecie di reato non c'era, non è stata fatta quando serviva, negli anni in cui serviva certamente. Oggi rischia di rimanere, come altre norme, poco frequentata. Cito, ad esempio, la «legge Mancino» che, ripeto, è una delle meno frequentate della storia della Repubblica ma non certo per mancanza di materia. Ripeto: non certo per mancanza di materia.
Avremmo preferito rimanere molto più aderenti e lavorare sul testo originario del collega Bolognesi e dell'associazione che lui incarna. Non è stato possibile. Lo ringraziamo sentitamente per aver dato impulso a questi nostri lavori e a questo provvedimento. Con la formulazione attuale e anche con questi elementi di qualificazione che lasciamo al Paese e agli altri parlamentari posso annunciare il voto Pag. 6favorevole di Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dambruoso. Ne ha facoltà.
STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, ringrazio i colleghi per l'attenzione rara che potrà essere data in questo emiciclo a quest'ora della mattina, ma ho ascoltato con grande interesse, dopo aver partecipato al dibattito presso la Commissione non con la continuità che invece avrebbe meritato e ciò praticamente per negligenza organizzativa del gruppo di appartenenza, non avendo sufficienti persone per essere presenti ovunque. Tuttavia, il dibattito che è emerso questa mattina già con l'intervento dei colleghi leghisti e del collega di SEL rappresenta in una maniera evidente e immediata quali sono stati i vari passaggi, i vari step che hanno portato alla formulazione conclusiva che oggi ci dovremmo apprestare a votare.
In una maniera questa volta più diligente ho preparato, grazie anche al contributo del mio gruppo, un discorso che evidentemente è in linea con il sostegno alla maggioranza che il nostro partito in quanto membro della maggioranza fa e continuerà a fare e che evidentemente rispecchia la volontà di condividere l'originaria proposta del collega Bolognesi che era animato da intenti assolutamente condivisibili e che voleva, finalmente dopo anni, portare all'attenzione legislativa e, quindi, alla definizione legislativa questo tipo di reato.
Tutto questo lui personalmente è riuscito a farlo ma, come abbiamo sentito sia dalla Lega sia da SEL, tutto questo purtroppo non è riuscito in via definitiva. L'originario intento si legge tra le righe di questa formulazione conclusiva, ma per il resto in termini tecnici, le cosiddette technicality di questo emiciclo hanno portato ad una formulazione che non ritengo assolutamente possibile sottacere. Soprattutto il passaggio dalla natura di reato proprio a quella di reato generico è uno degli aspetti più difficili in termini di gestione concreta, in termini di applicazione del reato stesso e mi vede fortemente perplesso in una valutazione positiva in termini conclusivi nell'aderire personalmente a questo tipo di strutturazione e di formulazione della norma.
Io non credo, viceversa, ne sono convinto, non solo personalmente convinto, ma potrei essere anche testimone di un approccio con l'uso di norme di questo genere assolutamente più tranquillo e moderato rispetto alle preoccupazioni che sono state espresse dalla Lega. Non si tratta di ulteriori e nuovi strumenti nelle mani di una magistratura inquirente che, chissà perché, debba essere così bene organizzata e al servizio di chissà quale grande maestro, e che potrà utilizzare evidentemente questa norma fatta male, tecnicamente male, in termini contrari agli originari propositi della proposta Bolognesi.
Tutto questo io non credo che accadrà, però, da legislatori, noi dovremmo avere un compito deontologico minimale: quello di fare delle leggi che siano, da un lato, comprensibili, dall'altro, applicabili e, dall'altro, anche tecnicamente più strutturate possibili e scevre da ogni facile tipo di delegittimazione successiva da parte delle corti superiori, da parte dei giudici, che definitivamente valuteranno l'applicabilità in concreto di questa norma. Tutto questo, purtroppo, la formulazione conclusiva di questa norma non ce lo offre.
Evidentemente, il senso dell'appartenenza ad una compagine di Governo ci impone, in termini positivi e in termini costruttivi, una adesione, quanto meno, all'intento originario del collega Bolognesi: è per questo che anche noi, come SEL, che non appartiene al Governo, ma che continua a fare un'opera apprezzabile di contributo nella formazione legislativa – sebbene tutte le perplessità rappresentate dal collega Daniele Farina, che ha appena finito di parlare, sono in buona parte anche da noi condivisibili – voteremo, perché siamo in maggioranza – noi sì, siamo in maggioranza – a favore di questa proposta.Pag. 7
Le perplessità che si avvicinano molto, quelle di SEL e Lega, avrebbero dovuto portare, evidentemente, a conclusioni diverse, essendo peraltro entrambi all'opposizione. Però, c’è poco da fare, si impara anche attraverso questi passaggi normativi che cosa vuol dire rimanere in questo emiciclo e che cosa vuol dire, invece, far mettere un piede fuori da questo involucro, da questo acquario, che è questo bellissimo Palazzo, per capire quanta distanza siderale continua ad esserci tra il sentire delle persone e quello che accade in questo Palazzo. È sempre un arricchimento personale e, quindi, almeno traggo da questo arricchimento personale l'aspetto più costruttivo di questa vicenda.
Noi voteremo, quindi, evidentemente, a favore; spero anch'io non che rimanga su un binario morto, ma che la proposta sia cambiata in termini migliorativi al Senato. Esprimo nuovamente il mio convinto apprezzamento nei confronti della volontà e dell'impegno messo dal collega Bolognesi nel far arrivare, comunque, a termine la sua proposta di legge. Quindi, ribadisco che il nostro partito voterà a favore di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, questo provvedimento che ci accingiamo a votare si inserisce in una scia sempre più lunga, volta ad introdurre nell'ordinamento nuovi reati secondo una visione panpenalistica, in ossequio ad un sillogismo: che la norma penale è l'unica soluzione per ciascuna questione.
Non è così, anzi, sempre più spesso, queste nuove figure di reato non collimano con il sistema che è regolato da principi, la cui applicazione al caso concreto, sulla base della normativa vigente, sarebbe più che sufficiente per dare una risposta all'esigenza e che ha portato alla creazione di un nuovo reato.
Troppo spesso, il legislatore è intervenuto modificando una norma solo perché l'applicazione concreta della norma – quindi, non la norma in se stessa – non sembrava corretta. Spesso, in questi casi, il risultato finale è quello di creare una norma fuori sistema.
Purtroppo, oggi stiamo facendo lo stesso errore introducendo nell'ordinamento il nuovo reato di depistaggio e di inquinamento processuale. È notorio che nel nostro Paese ci siano stati indagini e processi inquinati da atti di depistaggio. Facendo questa affermazione sono sicuro che ciascuno pensi ad indagini e processi relativi a ben determinati fatti di terrorismo o di eversione dell'ordine pubblico gravissimi e, in particolare, a stragi che hanno segnato la storia del nostro Paese, sui quali non si è ancora riusciti a far luce sebbene siano passati decenni dal loro avvenimento.
Tutti noi vogliamo far luce su queste gravissime vicende, tutti noi vogliamo delle risposte, anche per capire se parti deviate dello Stato siano state coinvolte. Noi, però, non crediamo che la strada per fare chiarezza sia l'introduzione nel codice di un nuovo reato; se poi, come nel caso in esame, questo reato viene delineato da una fattispecie fumosa ed indeterminata, il rischio di una applicazione strumentale della norma diventa concreto, con un ulteriore allontanamento della verità. In sostanza si avrebbe l'effetto contrario. A tale proposito vi chiedo, ad esempio: quando possiamo dire con la certezza richiesta dal principio di legalità che ricorre la finalità di sviamento delle indagini o del processo penale ?
Sarebbe necessario, quindi, trovare delle formulazioni maggiormente determinate. Sempre a titolo esemplificativo, segnalo che il testo prevede una ipotesi di ravvedimento operoso sotto forma di circostanza attenuante. La ratio della norma è chiara: si vuole incentivare il riaffiorare della verità. L'indeterminatezza di tale circostanza, tuttavia, è tale da ingenerare il rischio della sua applicazione anche ad atti che, in realtà, rappresentano degli ulteriori fatti di depistaggio o a fatti che sono comunque dei falsi ravvedimenti. Sarebbe sufficiente, infatti, adoperarsi per Pag. 8ripristinare lo stato originario delle prove per applicare l'attenuante. Ci sono modi e modi per adoperarsi, alcuni seri e altri meno seri, la norma in esame premia anche quelli meno seri.
Ciò che è veramente difficile capire è la scelta di intervenire in via generale per le indagini e i processi relativi a qualsiasi reato quando, invece, l'esigenza di un eventuale intervento normativo è sentita unicamente per reati gravissimi legati all'eversione dell'ordine pubblico come, ad esempio, le stragi. Invece, si è creato un reato che trova applicazione anche per le contravvenzioni, sostanzialmente.
Voglio chiarire che noi non siamo contrari ad introdurre nell'ordinamento tutti quei correttivi necessari affinché i depistaggi non trovino terreno fertile in lacune legislative o in disposizioni anche penali inadeguate. Noi siamo contrari unicamente al contenuto di questo provvedimento il cui risultato sarà solo quello di introdurre nell'ordinamento una norma che potrà avere un'applicazione strumentale che sicuramente non servirà a far luce su quei fatti gravissimi che hanno insanguinato la storia del nostro Paese e anche la vita di colleghi che siedono in questa Assemblea il cui dolore è da tutti noi rispettato e compreso.
È chiaro che dalle poche riflessioni che vi ho rappresentato, da quelle riflessioni verrà fuori l'indicazione da parte del mio gruppo di votare contro questo provvedimento; tanto meno ci può aiutare il fatto che le critiche a questo provvedimento che sono venute da più parti, ivi compresa l'ultima che ho sentito da parte del collega Dambruoso, ci possono far dire: approviamolo, tanto la speranza è quella che al Senato lo si cambi e vengano accolte quelle riflessioni che abbiamo fatto e quelle contrarietà vengano eliminate. Lo possiamo dire ancora per poco. Quando il Senato non sarà più in vita per questo genere di legislazione, forse faremo più attenzione, già in prima battuta, e le norme che non ci piacciono non potranno essere approvate (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signora Presidente, apprezzo le conclusioni, il coraggio e anche l'analisi fatta dal collega Leone al quale colgo l'occasione, essendo stato nominato membro del Consiglio superiore della magistratura, di rivolgere i miei personali auguri a nome del mio gruppo per il lavoro importante che egli andrà a fare nell'interesse di tutti.
La conclusione a cui lo stesso è giunto fa sinceramente non solo sperare che, anche all'interno di quegli organi, vi siano persone di buonsenso ma che vedano, oltretutto, la giustizia, il diritto doversi affermare sull'emotività, che spesso affrontiamo quotidianamente. La stessa cosa non posso dire per il Governo, il quale, mi spiace, fermamente, dopo tanti anni di battaglia per una riforma della giustizia per poter trovare una strada che porti ad accertare la verità su fatti gravissimi, oggi si piega, essendo stampella di una maggioranza, ad approvare una legge nella speranza che qualcuno al Senato la cambi. Questo non solo è mortificante dal punto di vista personale, per chi in quest'Aula siede e legifera, ma è mortificante nel momento in cui non si ha il coraggio di votare contro una norma schifosa come questa e la si demandi al Senato perché lo stesso la cambi. Cioè, noi sostanzialmente facciamo una delega di responsabilità. Non è la prima volta che questo Parlamento si cela dietro queste conclusioni, però penso che ognuno di noi, come uomo, come legislatore, deve rispondere con la propria coscienza e con la propria responsabilità.
Non credo che al gruppo di Forza Italia sfugga quante siano le stragi, gli omicidi e gli incidenti aerei di cui ancora oggi, a distanza di decenni, non si è riusciti a determinare ed accertare con esattezza la responsabilità diretta, cominciando da piazza Fontana, l'Italicus, piazza della Loggia, la stazione di Bologna, Ustica, l'omicidio Moro e gli attentati di mafia, tra cui quelli di Falcone e Borsellino. Non è Pag. 9possibile nemmeno elencare in modo esaustivo tutti i casi che ci parlano di indagini potenzialmente depistate. Non saremo certo noi a dire «no» all'introduzione nel nostro ordinamento di strumenti utili a scoraggiare, almeno per il futuro, la pratica del depistaggio. Noi siamo per conoscere in fondo la verità sulle tante stragi, sugli omicidi di matrice mafiosa e sugli incidenti aerei o quelli fatti passare per tali; dobbiamo comprendere però fino in fondo le ragioni di una stagione di inaudita violenza che ha lasciato un segno indelebile nella storia del nostro Paese, un segno tracciato con il sangue di centinaia di vittime innocenti. Ma noi siamo qui chiamati a fare buone leggi; dobbiamo mettere da parte l'emotività e puntare all'introduzione di norme che siano efficaci ma anche pienamente coerenti con il disegno generale del nostro ordinamento. Non possiamo delegare nessuno e votare questa legge che, per essere buoni, fa schifo da tutte le parti. Sostanzialmente, siamo partiti con il reato di depistaggio e anch'io rivolgo un saluto affettuoso e anche un sostegno al collega Bolognesi per l'opera svolta e l'impegno, però lo stesso sa bene che il reato di depistaggio era partito solo per quei determinati reati che richiedono un'attenzione particolare e che è giusto vengano puniti in maniera grave, come il terrorismo, le stragi, le associazioni anche mafiose. Ma soprattutto, il depistaggio era limitato ad alcuni reati, come è giusto che sia: invece, strada facendo, siamo passati a congiungere il depistaggio con l'inquinamento processuale.
Io vedo quest'Aula vuota, non è la prima volta che, nella formazione di una legge così importante, non ci sia nessuno a seguire attentamente quello che noi stiamo per legiferare; e magari fra mezz'ora si arriva e si vota, ma senza sapere neanche di che cosa stiamo votando. Ieri abbiamo cercato di emendare, di migliorare: non è stato possibile, perché questa maggioranza va avanti senza una logica concreta, ma solo ed esclusivamente con una logica umorale.
Io vorrei che rimanga agli atti questo mio intervento, perché si sappia che, oggi, se sarà votata questa legge, si sta compiendo ancora un altro errore gravissimo: noi non stiamo tutelando chi si è reso responsabile del reato di depistaggio (che dovrebbero essere i pubblici ufficiali), ma stiamo introducendo una norma che consentirà a qualsiasi cittadino italiano di poter essere arrestato qualora muti artificiosamente il corpo del reato, ovvero distrugge, sopprime, occulta. Cioè sostanzialmente anche il povero uomo, che è andato a rubare un sacco di olive con la macchina, è tornato a casa per non farsi scoprire, vernicia l'auto di tutt'altro colore, sarà arrestato perché questo stiamo consentendo di fare, per un reato che nulla ha a che vedere con lo scopo principale per cui questa legge era nata. Cioè oggi stiamo consentendo alla magistratura di tornare a poter effettuare degli arresti su reati che nulla hanno a che vedere con quelle che sono le contestazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! Oggi si è tornati ancora una volta a far sì che il PM di turno possa indurre qualcuno a parlare, salvo poi accertare che quello che ha detto era solo per evitare l'arresto. Di questo si tratta !
Ecco perché io non penso... E mi rammarico: il collega Bolognesi mi deve perdonare, ma quando sento interventi anche di SEL, gli interventi del collega Dambruoso, che peraltro ha uno spessore giuridico importantissimo, essendo egli stesso magistrato, di lasciarsi andare per il bene di un'alleanza... Noi non siamo qui per fare il bene dell'alleanza: noi siamo qui per fare il bene dell'Italia, degli italiani e fare una legge che venga rispettata da tutti nell'alveo in cui la stessa è stata creata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ! Ecco perché riteniamo convintamente di votare contro questa legge; e sicuramente tornerà dal Senato, ma, anche in quel caso, non abbiamo fatto un'opera buona, perché è stato ancora una volta il fallimento del Pag. 10Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI. Signor Presidente, perché è importante approvare questa legge ? In molti sicuramente penseranno: che senso ha inserire nel nostro codice penale il reato di depistaggio e inquinamento processuale ? Con tutti i problemi che ha l'Italia, perché il Parlamento italiano si dovrebbe concentrare su un provvedimento apparentemente così inutile ?
PRESIDENTE. Colleghi !
GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. È utile anche per Forza Italia.
PRESIDENTE. Sì, un po’ di silenzio: ascoltiamo tutti gli interventi come è accaduto finora. Prego onorevole Sarti.
RENATO BRUNETTA. Facciamo come fate sempre voi !
PRESIDENTE. Presidente Brunetta ! Presidente Brunetta ! Venga da me.
GIULIA SARTI. L'educazione non cambia mai.
RENATO BRUNETTA. Mai ! Mai !
PRESIDENTE. Prego, continui, onorevole Sarti.
GIULIA SARTI. Continuo, chiedendo a tutti se sanno, ad esempio, chi era Antonino Agostino. Antonino Agostino era un poliziotto della questura di Palermo, che è stato freddato, barbaramente ucciso il 5 agosto 1989 insieme alla moglie Ida Castellucci incinta di cinque mesi: si erano sposati da un mese. Dall'apertura delle indagini, e vergognosamente per tanti anni, i servizi segreti hanno sempre negato che Nino Agostino avesse lavorato per il SISMI.
Era impegnato, in realtà, nella ricerca e nella cattura dei latitanti più pericolosi di Cosa Nostra. Si è preferito piuttosto opporre il segreto di Stato. Con il ritrovamento però tanti anni dopo nell'archivio della squadra mobile di Palermo, fortunatamente si sono ritrovate carte in cui è stato attestato il servizio svolto da Nino Agostino e dunque riaperta l'indagine. Ancora oggi non si sa chi ha ucciso Nino e Ida Castellucci e non si sa né quali siano gli esecutori né chi siano i reali mandanti, per quale motivo questi due coniugi siano stati così barbaramente freddati. Il bello è che all'inizio la pista che si seguiva era quella del delitto passionale, che è un classico, un'abitudine, come spesso è avvenuto negli anni passati: o gli omicidi venivano considerati dei suicidi (pensiamo a Peppino Impastato, ad Attilio Manca) oppure veniva perseguita proprio la pista del delitto passionale (pensiamo a Beppe Alfano o a Giuseppe Fava); invece, poi si scopre che questi sono solo i classici canoni depistanti e che, dietro questi e tanti omicidi, c’è la mano della mafia e spesso la testa di pezzi deviati dello Stato, delle istituzioni.
Pensate o pensiamo all'agenda rossa di Paolo Borsellino. È scomparsa il giorno della strage di via d'Amelio; era dentro la valigetta nera, dentro la macchina ed è scomparsa. Non si trova più, eppure i suoi familiari, sua moglie, quando era in vita, aveva giurato che Paolo Borsellino aveva quella agenda dentro la sua borsa, l'aveva riposta dentro la sua borsa quella mattina, eppure è sparita. Perché era così importante ? È diventata un simbolo quella agenda. Perché, subito dopo la strage di Capaci, Paolo Borsellino stava cominciando a capire, a mettere insieme i pezzi, a capire quello che stava succedendo e solo anni dopo si è potuto finalmente parlare ed accertare, con una sentenza passata in giudicato, di trattativa tra Stato e mafia. E solo oggi, dopo tanti anni, stanno venendo a galla verità che fino, Pag. 11appunto, agli anni subito dopo e successivi alle stragi sembravano non lontane ma lontanissime.
Addirittura si sono inseriti, nei processi, falsi collaboratori di giustizia come Vincenzo Scarantino, costretto a testimoniare e a rilasciare dichiarazioni sul suo coinvolgimento nella strage di via d'Amelio quando, in realtà, non c'entrava nulla; non c'entrava nulla Vincenzo Scarantino, un ragazzino di 27 anni arrestato per droga.
Si stanno svolgendo i processi ancora oggi, perché ? Perché in questo Paese i depistaggi raccontano la storia. Eppure, nel nostro codice penale, non è mai esistito un reato di depistaggio e di inquinamento processuale anche se ci sono tantissimi comportamenti omissivi o di falsificazione documenti, tanti comportamenti fatti appositamente per depistare le indagini o per cercare appunto altre piste, come può essere un delitto passionale e come può essere un omicidio fatto passare per suicidio.
Tutte queste storie sono legate, purtroppo, da un filo. Sicuramente, dopo di me, Paolo Bolognesi parlerà della strage di Bologna e di tanti altri misteri di questo Paese, però, come vi ho detto, vi sono anche questi casi di mafia, ancora oggi presenti. Perché non è possibile che, sullo scoppio delle bombe che hanno fatto veramente tremare tutto il Paese in quegli anni, si siano celebrati processi con sentenze che erano praticamente passate in giudicato – sulla strage di via d'Amelio – fondate su deposizioni e su dichiarazioni che, invece, erano create apposta per depistare.
È possibile che, dopo vent'anni, non sia venuto in mente, a qualcuno delle istituzioni, di raccontare quello che sapeva ? No ! Abbiamo dovuto aspettare le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, di un mafioso, Gaspare Spatuzza, per riaprire i procedimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
A questo punto è arrivato il nostro Paese ! Ha parlato il figlio di un mafioso, Massimo Ciancimino, e un collaboratore di giustizia, che ha deciso di svelare quello che sapeva sul suo coinvolgimento nella strage di via D'Amelio. Poi, dopo, improvvisamente qualcuno ha cominciato a ricordare, qualcuno che, in quegli anni, aveva un ruolo preciso, perché chi c'era nel 1992 qui all'interno delle istituzioni ? Luciano Violante era il presidente della Commissione antimafia, lo stesso che oggi si vorrebbe mandare alla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E Violante sapeva, sapeva che Vito Ciancimino aveva qualcosa di importante da dire. Lo voleva chiamare in Commissione antimafia, gli aveva consigliato di andare in Commissione antimafia e dire quello che sapeva sulla trattativa che si stava svolgendo tra ROS dei carabinieri e Totò Riina. Eppure, l'autorità giudiziaria di questi fatti non è mai stata informata, mai ! Come ho detto, dopo vent'anni si comincia a ricordare. È andato Claudio Martelli a rilasciare dichiarazioni ai magistrati; sono andati alcuni esponenti delle istituzioni e poi c’è sempre chi invece ha finto di non ricordarsi gli incontri che aveva avuto, come Nicola Mancino, «il telefono azzurro del Quirinale» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per vent'anni lo ha tenuto nascosto, ha detto che non si ricordava di avere incontrato Paolo Borsellino il 1o luglio 1992.
Queste persone, che in quegli anni erano i protagonisti, vivono ancora oggi la nostra vita parlamentare, la nostra vita politica. Sono persone che tengono le redini di questo Paese, per quanto sono ancora oggi protagonisti. Dopo vent'anni, trent'anni, quarant'anni sempre gli stessi ! E poi siamo noi gli eversivi quando chiediamo di mettere persone autorevoli all'interno degli organi più importanti di questo Paese, come il Consiglio superiore della magistratura e la Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Siamo noi i rivoluzionari, siamo noi quelli strani ?
Tornando al reato di depistaggio e tornando all'agenda rossa, cosa era stato contestato proprio perché non c'era nessun reato cui appigliarsi ? Gli avremmo contestato il furto – la sparizione di uno dei documenti più importanti di questo Pag. 12Paese –, gli avremmo contestato il furto ! Un furtarello, una cosa da nulla. Cosa volete che sia ? È un furto come tanti altri. Non c'era nessuna fattispecie giuridica che inquadrava il depistaggio o l'inquinamento processuale e lo stiamo facendo oggi. Questo testo, che stiamo per approvare, è diverso dalla sua formulazione originaria, come si diceva, ed è cambiato perché, in Commissione giustizia, abbiamo fatto delle audizioni molto importanti, che ci hanno consentito di riflettere, di confrontarci e di arrivare alla definizione di un testo che possa essere utile a chi sarà chiamato ad applicare questa norma.
Certo, noi avremmo voluto un testo diverso, con pene più alte ma, soprattutto, avremmo voluto inserire la previsione tale per cui i termini di decorrenza della prescrizione potessero iniziare dal momento della scoperta della notizia di reato. Però, questo non è avvenuto e nonostante ciò siamo contenti perché...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Sarti !
GIULIA SARTI. ... – e concludo – questo, dopo molto tempo che siamo qui, sicuramente è un passo in avanti. Viene previsto un reato che servirà e speriamo che venga approvato questo provvedimento anche al Senato.
Quello che vorremmo è che il passo in avanti di oggi non fosse solo un'eccezione ma diventasse la regola in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,57).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
WALTER VERINI. Presidente, deve parlare ancora il collega Bazoli !
PRESIDENTE. State tranquilli. Dovevo dare il preavviso di venti minuti per potere procedere alle votazioni, onorevole Verini. Stia calmo, ora daremo la parola all'onorevole Bazoli.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 559-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI. Signor Presidente, con il voto di oggi introduciamo nell'ordinamento giuridico – è stato ricordato nel dibattito di oggi – una nuova fattispecie di reato, che è rubricata, significativamente, «inquinamento processuale e depistaggio». Ho sentito in questi giorni, ieri, oggi, molte critiche, molte perplessità, molti dubbi, che capisco, che comprendo.
Credo anche io che non approviamo una norma perfetta, che potrebbe anche essere migliorata al Senato, tuttavia credo che la norma che noi oggi approviamo introduca nell'ordinamento giuridico una fattispecie che si inserisce in modo armonico e coerente nell'ambito dei delitti contro l'amministrazione della giustizia, che individua in modo puntuale le condotte punite, caratterizzate da dolo specifico, con sanziona con pene proporzionate alla gravità dei comportamenti e che prevede significative aggravanti, allorché i comportamenti siano commessi da pubblici ufficiali o in relazione a fatti eversivi dell'ordinamento costituzionale o legati alla criminalità organizzata.
È giusto, come sempre capita quando si introduce un nuovo reato nell'ordinamento, chiedersi, domandarsi, in modo serio e rigoroso, se ciò risponda a un'effettiva necessità, se vi siano, cioè, ragioni che consigliano di punire con la risposta penale comportamenti che vengono considerati particolarmente dannosi o pericolosi per la convivenza civile. Ed è tanto più doveroso domandarselo in questo caso, se Pag. 13si considera che nel nostro codice penale, al pari di tutti gli altri ordinamenti, sono già presenti fattispecie che puniscono comportamenti tesi ad ostacolare il buon funzionamento della giustizia.
Allora credo che, per capire perché oggi noi votiamo convintamente questa nuova fattispecie di reato, noi dobbiamo partire da qui, dal riconoscimento che in questo nuovo delitto si riflette la peculiarità della nostra storia, della storia della nostra democrazia repubblicana; la storia di una democrazia nata sulle macerie, dalle ceneri e dal dramma della guerra e del fascismo, che si è faticosamente consolidata nel corso dei decenni, passando attraverso momenti difficili, che ha dovuto fronteggiare fenomeni che ne hanno messo a repentaglio le fondamenta, come il terrorismo politico e la criminalità organizzata, sconosciuti, nelle dimensioni che abbiamo avuto da noi, alle altre democrazie occidentali.
È doveroso, oggi, ricordare cosa ha rappresentato il terrorismo per questo Paese, quei 15 anni definiti, con felice intuizione giornalistica, «La notte della Repubblica», inaugurati con la terribile strage di piazza Fontana, proseguiti in una lunga stagione di sangue, che, nell'intento di condizionare i normali processi democratici, ha colpito cittadini inermi con bombe nelle piazze, sui treni, nelle stazioni, e poi, ancora, servitori dello Stato, poliziotti, magistrati, carabinieri e alcune tra le migliori figure della nostra storia politica e istituzionale.
E non credo occorrano molte altre parole per spiegare cosa ha significato e cosa significa per il nostro Paese la soffocante presenza della criminalità organizzata, che, per tutelare il proprio potere, i propri illeciti interessi, è arrivata a sfidare apertamente le istituzioni repubblicane con attentati feroci e sanguinosi tra gli anni Ottanta e Novanta. Noi sappiamo, oggi, quanto quegli attacchi alle nostre istituzioni abbiano pesato nell'evoluzione della nostra democrazia.
Certo, le istituzioni hanno vinto, il terrorismo è stato sconfitto, la grande criminalità organizzata è stata, se non estirpata, certamente piegata, ma il nostro Paese ha pagato a quella storia un prezzo alto, non solo in termini di vite umane spezzate, di famiglie amputate, ma anche di rallentamento nel consolidamento della nostra democrazia, del senso di appartenenza allo Stato, del progresso civile; un prezzo elevato, in buona sostanza, in termini di pregiudizio alla qualità complessiva della nostra democrazia.
E in tutto ciò pesa enormemente il mancato accertamento della verità processuale, la persistenza di troppi grumi di opacità, su troppi di quei delitti, su troppe di quelle vicende così politicamente rilevanti per il nostro Paese cui hanno contribuito in modo massiccio gli ostacoli, le deviazioni, le mistificazioni, le connivenze di apparati deviati, di servitori dello Stato infedeli, ma anche di gruppi organizzati e sotterranei che hanno agito nell'ombra e a danno delle istituzioni, e non solo di persone che rivestivano la carica, la qualifica, di pubblici ufficiali, ma anche di persone che non avevano questa qualifica e voglio rispondere in questo modo a una delle eccezioni che è stata formulata per l'introduzione di un reato che non è un reato proprio. E guardate che queste non sono tesi di visionari, di amanti incalliti di dietrologie e misteri, ma ce lo dicono le sentenze, le centinaia di migliaia di pagine di inchieste su quei delitti che raccontano di reti di protezione pronte a mobilitarsi per gli indagati, di informative dei servizi segreti mai comunicate all'autorità giudiziaria, o artatamente modificate, di elementi di prova, di reperti, documenti, distrutti o alterati o costruiti a tavolino, di testimoni e imputati minacciati, fatti sparire o ammazzati.
Senza tutto ciò, senza l'intervento di queste manovre occulte e sotterranee, che comunemente noi definiamo di depistaggio delle indagini, l'accertamento delle responsabilità individuali e la condanna dei colpevoli sarebbe stata possibile, la verità sarebbe stata possibile. La mancanza di giustizia, la mancanza di verità, non offende solo le vittime e i loro familiari, ma rende opaca la nostra democrazia, costituisce motivo di sconforto e sfiducia per i Pag. 14cittadini e io credo, in fondo, costituisca motivo non irrilevante dello scollamento e della diffidenza dell'opinione pubblica nei confronti delle istituzioni che ancora oggi pesa sul nostro Paese, della scarsa fiducia nello Stato, dell'incapacità di sentirci dentro un percorso comune che ci renda meno frammentati e più società, meno individui e più comunità solidale. Tutto quello che è successo, dunque, ci segnala un limite della nostra democrazia che ha dovuto fare i conti in questo lungo e difficile percorso con troppe opacità, con troppi interventi occulti.
Noi sappiamo bene che dove c’è il potere, lì c’è la tentazione di uno spazio di segretezza, perché tanto più il potere è invisibile, tanto più è efficace, ma sappiamo anche che quanto più lo spazio di segretezza si allarga, tanto più si pregiudica la qualità della nostra democrazia. Come diceva Norberto Bobbio: «Democrazia e potere invisibile, quelli che un tempo si chiamavano arcana imperii sono incompatibili. La democrazia è il governo del potere visibile, il governo pubblico in pubblico». Ancora, «La differenza tra democrazia e autocrazia sta nel diverso rapporto che l'una e l'altra hanno col segreto. Nell'autocrazia la segretezza è la regola, nella democrazia, là dove la ragione di Stato lo richiede, è l'eccezione e deve comunque essere regolata e controllata dal potere visibile». Ed è questo, dunque, che rende inaccettabile che nel nostro Paese si sia potuto consentire la costante presenza di questi elementi torbidi e non si sia riusciti a punire adeguatamente i comportamenti di coloro che hanno impedito, ostacolato o rallentato il corso delle inchieste su tutti i gravi attentati che hanno inciso così profondamente sulla qualità della nostra democrazia.
Questa nuova fattispecie di reato, allora, non è un risarcimento postumo, non è un segnale tardivo e inutile, non è una medaglia di plastica da appuntarsi sul petto, ma costituisce il tentativo di dotare la magistratura degli strumenti idonei a perseguire in modo efficace quei comportamenti e, per questa via, rappresenta il monito che il Parlamento della Repubblica intende dare, sulla scorta della nostra dolorosa esperienza, a falsari e depistatori, a servitori infedeli, e a chi pensa di condizionare la democrazia nell'ombra.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALFREDO BAZOLI. Non sarà più tollerata alcuna doppiezza, alcuna doppia o tripla fedeltà, alcuna manovra torbida, alcuna opacità. È un servizio, dunque, che intendiamo rendere alla trasparenza e alla limpidezza e, per questa via, alla democrazia, ai valori della nostra Costituzione repubblicana.
E permettetemi, infine, in conclusione, di ricordare gli amici e i familiari delle vittime, che esponendosi in prima persona o in modo anche più riservato e personale, hanno contribuito in questi anni a mantenere viva la memoria ed il ricordo di quei delitti e non si sono mai stancati di pretendere verità, giustizia e trasparenza, da Paolo Bolognesi, collega e amico, alla cui tenacia si deve l'approdo di questa legge, a Manlio Milani, da Benedetta Tobagi a Mario Calabresi, da Agnese Moro a Silvia Giralucci, da Maria Falcone ad Agnese Borsellino.
Credo che anche a loro oggi sia doveroso tributare un ringraziamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare brevemente il collega Paolo Bolognesi. Ne ha facoltà.
PAOLO BOLOGNESI. Signor Presidente, come primo firmatario di questa proposta di legge, desidero intervenire per ricordare a quest'Aula che la sua approvazione rappresenta una svolta storica per questo Paese.
Ci sono volute ben quattro legislature perché questa legge fosse discussa. Il fatto di essere arrivati alla sua approvazione credo sia estremamente importante e rilevante. Pag. 15Con il nostro voto noi scegliamo di cambiare a favore di un sistema che taglia completamente con il passato, che guarda in faccia la propria storia e dice «basta» all'impunità fino ad oggi data a quelle zone grigie del potere, che per decenni hanno utilizzato il depistaggio per coprire le responsabilità di esecutori, mandanti ed ispiratori politici. Come dimostrano alcune sentenze e migliaia di atti processuali, da Piazza Fontana del 1969 alle stragi del 1993, i depistaggi, gli occultamenti, la distruzione di documenti e le complicità di alcuni apparati hanno impedito che si potesse giungere alla scoperta dei responsabili materiali e morali degli attentati, negando il diritto ai cittadini, alla società civile ed ai familiari di conoscere la completa verità su questi eccidi. Diritto di un Paese democratico deve essere, invece, difendere e garantire.
Come presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 contro i depistaggi ed assieme alle altre associazioni di vittime, ho combattuto dal giorno della strage ed è stato uno dei miei primi obiettivi, come parlamentare, presentare e portare alla discussione dell'Aula questa proposta di legge, che, voglio ricordare, è stata sostenuta anche da circa 30 mila cittadini, che hanno firmato la petizione lanciata da change.org, perché fosse approvata dal Parlamento. Dopo anni di battaglie civili e dopo quattro legislature, in cui la proposta presentata è stata ignorata, oggi, con l'approvazione di questa legge, siamo convinti di avere dato al Paese finalmente la possibilità di garantire la verità a tutti i cittadini, liberato dal rischio di un possibile e nuovo silenzio, un nuovo depistaggio e nuove opacità di Stato.
Grazie, anche a nome dei familiari delle vittime del terrorismo, grazie ancora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bolognesi, credo che l'Aula abbia apprezzato molto questo suo intervento e tutta la sua iniziativa.
(Correzioni di forma – A.C. 559-A)
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.102 della Commissione, che sostituisce nella rubrica dell'articolo 375 del codice penale, così come modificato dall'articolo 1, comma 1, della proposta di legge, le parole «depistaggio ed inquinamento processuale» con le seguenti: «inquinamento processuale e depistaggio», propongo, sentito il Comitato dei nove, di sostituire il titolo della proposta di legge in senso corrispondente. «Introduzione nel codice penale del reato di depistaggio ed inquinamento processuale» con il seguente: «Introduzione nel codice penale del reato di inquinamento processuale e depistaggio».
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di correzioni di forma, formulata dalla presidente della II Commissione (giustizia), deputata Donatella Ferranti, si intende accolta dall'Assemblea.
(Così rimane stabilito).
(Coordinamento formale – A.C. 559-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
Non essendo ancora decorso il termine di preavviso di venti minuti, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,15.
La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,15.
Pag. 16(Votazione finale ed approvazione – A.C. 559-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Invito i colleghi a prendere posto.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 559-A, con il seguente nuovo titolo: «Introduzione nel codice penale del reato di inquinamento processuale e depistaggio», di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capozzolo, Polverini, Sgambato, Pagano, Lauricella, Fantinati, Piccone, Caparini, Amoddio, Piccione, Berlinghieri, Bossi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 427
Votanti 401
Astenuti 26
Maggioranza 201
Hanno votato sì 351
Hanno votato no 50
La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).
(I deputati Marantelli, Manfredi, D'Incecco, Tripiedi e D'Attorre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Presidente, il mio intervento naturalmente non è nel merito dell'approvazione della legge: volevo semplicemente segnalare a lei, alla Presidenza ed all'Aula, come già abbiamo fatto poco fa ai banchi della Presidenza, che ci risulta che la sezione e la porta relativa alle votazioni elettroniche sia stata scassinata, quindi non è in una situazione di totale sicurezza.
Per questo motivo, per correttezza istituzionale e per far sì che questo voto sia regolare a tutti gli effetti, è il caso magari di ripetere la votazione, con qualcuno che possa sorvegliare per il momento le porte della votazione elettronica. Penso che sia la cosa più saggia fare. È un invito che facciamo, penso che possa essere accolto da tutta l'Aula, ci sembra una cosa di buon senso.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, questo tema ci era stato già sollevato nel corso della votazione. Gli uffici sono stati chiamati a verificare e sono già stati fatti alcuni riscontri, che danno certezza sull'esito della votazione. Naturalmente questa segnalazione verrà approfondita dalla Presidenza, perché dobbiamo capire che cosa è effettivamente successo, ma per quanto hanno già potuto verificare gli uffici non ci sono state alterazioni del sistema. Comunque la ringrazio per questa segnalazione.
Seguito della discussione delle mozioni Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti (ore 10,24).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 28 luglio 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
(Parere del Governo)
MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Presidente, io ringrazio gli intervenuti su questa situazione, che penso debba attirare la nostra sensibilità comune. Si tratta di una vicenda nota anche al Governo e lo stesso Governo si è mobilitato. In merito agli aspetti prettamente giudiziari, come è stato detto, non sono più esperibili ricorsi per il Forti contro la sentenza, quindi in questo momento è necessaria un'istanza di revisione.
Sul testo della mozione il parere è favorevole con riformulazione, Presidente. Noi non entriamo nel merito di tutta la premessa, che attiene ai fatti eminentemente giudiziari e che quindi richiamano elementi di fatto e di diritto che possono essere materia di confronto solo in sede giurisdizionale e, nel formulare parere favorevole con riformulazione a questa mozione unitaria, il Governo tiene a ribadire come in questa fase della vicenda processuale appare essenziale che il legale del signor Forti presenti quanto prima la detta istanza di revisione, che è indispensabile.
Quindi parere favorevole, sulla premessa non mi pronuncio.
Sul dispositivo, la prima parte va bene, la seconda e la terza non sono accettabili perché risulta nella seconda, secondo quanto dichiarato dall'avvocato del Forti, che l'istanza di revisione è tuttora presentabile.
E la terza non è accettabile perché si tratta di un'iniziativa che può essere assunta esclusivamente in sede giurisdizionale. Al posto di questo, il Governo propone (lo leggo): «a sostenere nelle sedi appropriate l'istanza di revisione del processo che il connazionale presenterà con il suo legale».
PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, a causa di vari problemi di acustica, non abbiamo bene inteso. Sulla prima mozione, che ha un solo impegno, la mozione n. 1-00291, a prima firma Ottobre, qual è il parere del Governo ?
MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Io ho una mozione unitaria.
PRESIDENTE. Ci sono due mozioni, una largamente unitaria, e poi ce n’è una seconda.
MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Su quella unitaria, a prima firma Ottobre, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. D'accordo. Quindi, sulla mozione unitaria a prima firma Ottobre c’è una posizione favorevole del Governo. Sulla seconda mozione, la n. 1-00406, a prima firma Corda, c’è un'accettazione a condizione che i proponenti tolgano alcune parti del dispositivo, giusto ?
MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. La seconda e la terza parte del dispositivo, deve essere sostituita dalle seguenti parole: «a sostenere nelle sedi appropriate l'istanza di revisione del processo che il connazionale presenterà con il suo legale».
PRESIDENTE. E invece sugli altri punti del dispositivo il parere è favorevole ?
MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, sull'altro punto del dispositivo, il primo.
PRESIDENTE. Va bene, grazie, onorevole Giro. Chiedo ai proponenti della mozione a prima firma Corda di comunicare se sono in condizione di accettare la riformulazione proposta dal Governo.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.
MAURO OTTOBRE. Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi e colleghe, Pag. 18con il voto della Camera il caso di Chico Forti assume i caratteri di una posizione istituzionale e di Governo che possa concorrere a sostenere il percorso sotto il profilo penale, che ha come obiettivo essenziale la revisione del processo. Abbiamo apprezzato in Aula e nel corso di questi mesi la posizione assunta dal Governo italiano, che ha ribadito la volontà di non abbandonare Chico Forti e di operare, per quanto nelle proprie opportunità, a sostegno della sua domanda di giustizia. In primo luogo, rinnovo il mio apprezzamento per le iniziative e le posizioni del Ministro degli affari esteri Mogherini. Il consenso trasversale agli schieramenti di maggioranza e opposizione si è manifestato con la sottoscrizione della mozione in Aula alla Camera in ordine al principio del giusto processo, che nel nostro Paese è un principio costituzionale e da cui l'Italia è vincolata in sede internazionale, come ha giustamente ricordato la collega Rostan in sede di discussione sulle linee generali.
Chico Forti chiede un giusto processo, diritto che gli è stato negato con la sua immotivata e pregiudiziale condanna, con un verdetto che è stato pronunciato al di fuori di ogni principio giuridico. Vi sono prove certe del fatto che egli sia innocente e che dimostrano come la condanna di colpevolezza sia avvenuta, non soltanto sulla base di indizi contraddittori o inesistenti, ma anche di un pregiudizio sostanziale.
Oggi un giusto processo appare più che possibile grazie all'opera del suo avvocato difensore Joe Tacopina perché motivato da nuove e inequivocabili prove a suo favore.
Il voto a cui la Camera è chiamata è, come ho già avuto modo di affermare, un voto contro il pregiudizio. Rinnovo il mio ringraziamento in primo luogo ai volontari che hanno sostenuto Chico Forti e ai parlamentari che hanno sottoscritto la mozione. Si apre una nuova prospettiva nella quale il consenso nei confronti dell'istanza di giustizia e libertà di Chico Forti non è più espressione di una minoranza, che pure ha avuto il merito di operare laddove altrimenti sarebbe stato dominante il silenzio, ma di uno schieramento sempre più diffuso e ampio del Paese. Il voto della Camera indica una nuova prospettiva che possa restituire a Chico Forti il senso di appartenenza ad una comunità nazionale. La domanda di giustizia di Chico Forti non è più un'utopia, che pure ha orientato chi in questi anni si è battuto per le ragioni di Chico Forti stesso, non è un'elusione di parte, ma è sostenuta dalla volontà del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, il caso di questo nostro connazionale ci pone paradossalmente un problema analogo nella sua assoluta diversità con quello che sta accadendo ad altri italiani che sono in carceri all'estero e per i quali non riusciamo ad assumere un atteggiamento di tutela adeguato a quella che è la dignità del nostro codice e anche dei nostri principi di tutela delle persone.
In realtà, il processo di cui è stato oggetto Chico Forti è un processo assolutamente lacunoso, un processo di cui non è possibile condividere con certezza la certezza delle prove che lo condannano. Eppure non si è riusciti in tutti questi anni ad ottenere una revisione del processo. Ci sono una serie di fatti concreti. Cito, uno per tutti, il caso del tedesco che dopo aver deposto come accusa nei confronti di Chico Forti di fatto poi è fuori totalmente dalla città di Miami ed è tornato in Germania, e non è possibile attraverso di lui neppure verificare quella che è la sua accusa.
Il punto vero è che questa persona non ha certezza delle prove e non ha la certezza della correttezza del processo. Credo che da questo punto di vista la nostra misura più corretta è quella di chiedere che torni in Italia e che in Italia davvero si possa fare una revisione e una rivalutazione di questo processo, al di là del fatto che lo si voglia considerare innocente, Pag. 19come appare a molte persone, oppure che sussista il dubbio della sua colpevolezza. Ma non basta un dubbio per mantenere una persona in una sorta di ergastolo fuori dal proprio Paese senza alcun tipo di tutela.
Credo davvero che questo sia uno degli episodi più ignominiosi dal punto di vista della gestione della giustizia internazionale, e credo che l'Italia potrebbe far sentire a buon diritto la propria voce per ristabilire un principio di correttezza, per ristabilire un principio di realtà, per ristabilire un principio di verità. Il senso profondo della mozione è semplicemente questo. Neppure schierarsi determinatamente dalla parte di Chico Forti, ma schierarsi dalla parte della verità, schierarsi dalla parte della giustizia e chiedere che questa possa fare il suo corso. Non è accaduto nel caso di Chico Forti, e questo è veramente un esempio che ci dovrebbe muovere, proprio partendo da questa situazione, a riprendere in considerazione e a rivalutare diverse altre situazioni di nostri cittadini che sono in altre carceri, in altre parti del mondo e che si sentono in qualche modo traditi e trascurati dal nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Presidente, premesso che riteniamo che il sistema giudiziario perfetto non esista, riteniamo che ogni sistema processuale è sempre il frutto di un compromesso tra opposte esigenze, accusa e difesa, durata del processo e certezza della pena, principio che invece è stato annullato da voi grazie anche alla collaborazione fattiva di un centrodestra ormai completamente allo sbando, con i diversi svuotacarceri che avete varato.
Il sistema processuale americano è basato sul modello accusatorio e quindi sulla parità tra accusa e difesa con terzietà del giudice, ed è generalmente considerato un buon sistema, anche se in Italia è difficile parlarne bene in quanto esso prevede una netta separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice, cosa che non è mai piaciuta a buona parte della magistratura nostrana. Al contrario di quanto avviene in Italia, con il sistema americano è molto difficile che un innocente venga condannato o anche solo processato, assicurando, il sistema americano, il pieno esercizio dei diritti e delle garanzie difensive.
Ora nel caso di Federico, Chico Forti, oggetto delle mozioni oggi all'esame dell'Aula, sembra che ciò non sia avvenuto. Non dubitiamo delle ragioni e dell'attendibilità delle tesi innocentiste che hanno ispirato le mozioni o forse, meglio, non dubitiamo della buona fede di chi le sostiene, ma non possiamo iscriverci al partito degli innocentisti senza «se» e senza «ma». La vicenda giudiziaria che ha portato alla condanna di Chico Forti presenta sicuramente lati poco chiari così come lo è, però, la vicenda in sé: una storia contorta, troppe le ombre, poco chiara. Allora, per concludere ci dichiariamo comunque favorevole all'impegno previsto dalle mozioni, ma non possiamo assolutamente sottoscrivere le premesse, che muovono dalla certezza o, comunque, sottendono che il nostro concittadino sia sicuramente innocente.
Per questo, annuncio che la Lega Nord si asterrà sulle mozioni presentate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Kronbichler. Ne ha facoltà.
FLORIAN KRONBICHLER. Presidente, ringrazio anche il Governo per aver già dato per accettata questa nostra mozione. Senza voler ripetere quanto già spiegato dai colleghi, che condivido in gran parte, vorrei spiegare brevemente i motivi per cui anche io e il gruppo Sinistra Ecologia Libertà sosteniamo l'iniziativa pro Chico Forti, cittadino italiano condannato all'ergastolo da una corte di giustizia americana nel lontano anno 2000 e incarcerato da allora in Florida.
Sono arrivato ad occuparmene in parte per ragioni, come dire, di buon vicinato: Forti è originario del Trentino. Il caso però, per come si è arrivati alla condanna, Pag. 20così eccezionalmente severa e per quanto si dimostri ambiguo il personaggio, ci offre un classico esempio per applicare uno dei principi più sacrosanti, più nobili della nostra cultura giuridica: cioè, il principio «in dubio pro reo».
A quattordici anni dall'inizio della vicenda Forti, nulla si sa, se non per tramite degli amici di Enrico e delle persone che si stanno a vario titolo occupando della vicenda. Non si sa nulla delle udienze preliminari, non si può visionare il verbale del processo e nemmeno le carte dei sei tentativi di appello.
Gli innocentisti spiegano che Chico Forti sarebbe stato prosciolto in istruttoria dall'accusa di truffa nei confronti di Anthony Pike, il famigerato proprietario dell'albergo che doveva essere acquistato da Chico Forti. Alcuni dicono che vi sia stato un verdetto di assoluzione addirittura. I colpevolisti, invece, sostengono che non c’è stata alcuna assoluzione, perché la procura si è limitata ad un «noli prosequi»: ha, cioè, semplicemente sospeso le accuse contro Forti, perché lo stava perseguendo per un reato più grave.
Le tesi dei cosiddetti innocentisti sostengono che Forti sia stato vittima, oltre che di un errore giudiziario, anche di una truffa. Infatti, quell'Anthnoy Pike, affarista, non sarebbe stato più il proprietario dell'albergo quando intendeva venderlo al Forti. Quest'ultimo, inoltre, sarebbe stato vittima della polizia, che, già sospettando di lui, avrebbe inscenato la falsa morte di Anthony Pike. A seguito di questa bugia, Forti avrebbe a sua volta cercato di tutelarsi, comprensibilmente, ed è inciampato, di seguito, in una serie di ulteriori, e anche più gravi, contraddizioni.
Reportage vari e altre pubblicazioni sul caso hanno portato alla luce una serie di rapporti che avrebbero riguardato accusa e difesa, al punto tale da sospettare una sorta di collusione tra il collegio difensivo del Forti e la pubblica accusa. In particolare, si evidenziava come il giudice, Victoria Platzer, si fosse in precedenza occupata del caso Versace, sul quale Forti, che era pubblicista, produsse un reportage assai critico circa le modalità di indagine eseguite dalla polizia. Nonostante questo, la difesa del Forti non ritenne mai di dover ricusare il giudice. Quindi, caso dubbio e sospetto. Molto dubbio.
Chiedere la riapertura del processo, ovviamente in America, almeno alla luce del nostro ordinamento giuridico procedurale, nonché della nostra concezione di giustizia, e di giustezza, ci pare sia il minimo che bisogna chiedere.
Fatte tutte queste considerazioni, il gruppo SEL voterà, ovviamente, a favore della mozione, invitando le colleghe e i colleghi di altri gruppi, per favore, a fare altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Il sottosegretario Giro avrebbe bisogno di intervenire di nuovo per precisare il parere del Governo sulla mozione Corda ed altri n. 1-00406.
MARIO GIRO, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signora Presidente, mi scuso con l'Aula ma c’è stato un qui pro quo. Sulla mozione Corda ed altri n. 1-00406 il parere è favorevole con riformulazione, come dicevo; fatte salve le premesse, per quanto riguarda il dispositivo il parere sul primo capoverso è favorevole, sul secondo capoverso il parere è favorevole con riformulazione: si propone di sostituire «chiarimenti» con «informazioni».
Per quanto riguarda gli altri capoversi, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto e il settimo il parere è contrario. Al posto di questi il Governo propone la seguente riformulazione, come già detto: «a sostenere nelle sedi appropriate l'istanza di revisione del processo che il connazionale presenterà con il suo legale».
PRESIDENTE. Grazie sottosegretario, così i proponenti possono esprimersi più tranquillamente sulla ipotesi di riformulazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signora Presidente, signor sottosegretario, Pag. 21onorevoli colleghi, il caso di Enrico Forti presenta chiaramente delle anomalie, basta leggere le carte che sono state distribuite o guardare le mozioni. È evidente che tale caso suscita dei dubbi e ci sono stati anche numerosi casi passati che hanno dimostrato che alcune parti del sistema giudiziario americano non sempre, su questo tipo di processi, funzionano bene.
Quindi, credo che sia doveroso da parte del Governo prendere ogni iniziativa per verificare la situazione, prendere contatti con il Governo degli Stati Uniti, sostenere l'eventuale ipotesi di revisione. Qui confermo, quindi, che noi voteremo le mozioni per la parte che riguarda il dispositivo.
Devo, però, fare un commento e forse anche una richiesta al sottosegretario; io credo che quello che sia profondamente sbagliato è che le mozioni traggono tutte le informazioni, in buona parte addirittura copiandole, dalle prese di posizione di chi sostiene l'innocenza di Enrico Forti. Credo che questo possa essere non solo non utile, ma controproducente, perché se ci si presenta da un sistema giudiziario amico, con cui ci sono trattati, e che ovviamente non parte dal presupposto di essere un Paese di incivili che giudicano sulla base di sospetti, non si può portare un documento votato dal Parlamento italiano che dice, per esempio, che fu soltanto il 18 febbraio, a New York, che Forti apprese dell'omicidio. Ora, mi viene da dire: ma noi che ne sappiamo ? Lo sappiamo perché lui lo ha dichiarato; siamo tutti convinti che ci siano elementi di contraddizione nel processo, ma se un giudice americano si troverà in mano quella mozione reagirà esattamente come hanno reagito i nostri giudici leggendo le dichiarazioni americane sui famosi casi stile Amanda Knox, cioè con fastidio.
Credo che questo tipo di mozioni dovrebbe essere fatto con un'attenzione molto diversa e che noi dovremmo portare assolutamente un vincolo al Governo a fare tutto quello che serve per sostenere i nostri concittadini e per chiarire i dubbi, ma che dovremmo astenerci dalla tentazione di voler soddisfare, qui, delle pulsioni un po’ giornalistiche per portare avanti il caso clamoroso, perché il rischio è che dall'altra parte queste cose abbiano un effetto contrario. Infatti, se io fossi un giudice di appello americano e vedessi descrivere così un processo sulla base delle memorie dell'imputato, credo che sarebbe forte la tentazione di dire: ma come si sono preparati, sono davvero alla ricerca di una revisione seria del processo o, semplicemente, stanno cercando di sostenere a tutti i costi l'innocenza di una persona ? Questo può avere un effetto negativo.
Quindi, inviterei anche il sottosegretario a riconsiderare le mozioni sotto il profilo del contenuto delle premesse che, secondo me, nell'interesse di Chico Forti, è altamente pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.
PAOLO ALLI. Signor Presidente, non c’è dubbio che il tema che stiamo affrontando richieda, come tutte queste situazioni, la massima cautela, e sono condivisibili sia la prudenza del sottosegretario Giro sia gli interventi di qualche collega che mi ha preceduto rispetto al fatto che le premesse siano fortemente sbilanciate in senso innocentista. Questa non è un'aula di tribunale, come giustamente sottolineava il sottosegretario all'inizio, quindi noi non pretendiamo, con questa mozione, di pronunciare un giudizio di assoluzione; quindi, la cautela sulle premesse è totalmente condivisibile.
Io credo, però, che le premesse, come è già stato sottolineato, per quanto evidenzino una posizione di chi punta sull'innocenza di Enrico Forti, in ogni caso contengano una ricostruzione dei fatti che certamente rivela aspetti confusi e anche inquietanti. Quindi, noi del Nuovo Centrodestra abbiamo sottoscritto la mozione a prima firma Ottobre e la sosterremo, in nome di queste contraddizioni talora impressionanti che la vicenda contiene e in Pag. 22nome degli elementi di dubbio sulle procedure adottate fino a prefigurare violazioni anche di convenzioni internazionali. Questa parte è corretto evidenziarla anche in premessa.
Quindi, possiamo dire che, pur con tutte le cautele, sembra che l'ottimo sistema giudiziario americano possa avere questa volta mostrato qualche falla, rispetto alle procedure, se non altro, negando quindi al nostro cittadino Chico Forti tutte le possibilità di potersi difendere in qualsiasi situazione.
Allora, ribadendo la cautela rispetto alle premesse, ribadendo quanto detto finora e ribadendo che non vogliamo qui pronunciare nessun giudizio di innocenza o colpevolezza, riteniamo assolutamente corretto chiedere al Governo un intervento deciso per stabilire realmente la verità dei fatti, tutelare realmente il nostro concittadino Chico Forti e trarre da questa situazione conseguenze, come richiamava prima l'onorevole Binetti, rispetto ad altre situazioni di nostri concittadini che, in altre parti del mondo, sono sottoposti a procedimenti che certamente non possiamo definire ingiusti ma perlomeno poco chiari. Quindi, il Nuovo Centrodestra sosterrà la mozione a prima firma Ottobre, che ha sottoscritto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signora Presidente, innanzitutto cerco di collocare le nostre mozioni parlamentari e la vicenda della quale ci stiamo occupando nel contesto più ampio del quale pure il Parlamento, ma soprattutto il Governo, deve occuparsi o occuparsi maggiormente, onorevole sottosegretario Giro, che è quello che riguarda gli oltre tremila nostri concittadini che sono attualmente detenuti all'estero.
Naturalmente noi non dobbiamo entrare nel merito di tutte le vicende che riguardano questi oltre tremila concittadini, ma è evidente che è compito del nostro Governo tutelare i diritti e le garanzie di questi cittadini, di tutti i nostri cittadini, indipendentemente dal merito delle varie tremila vicende, che naturalmente sono molto diverse tra di loro, ma che meritano tutte, trattandosi di nostri cittadini – a maggior ragione quando si tratta di nostri concittadini, che affrontano comunque vicende e condizioni di particolare delicatezza –, che il Governo testimoni loro interesse, sostegno e tutela, sia a loro che alle loro famiglie.
Questo credo sia un capitolo al quale so la Farnesina si approccia da tempo, ma è un capitolo al quale occorre dedicare maggiore vigore, perché sono vicende dolorose, sono vicende umane, sono vicende anche in Paesi molto difficili. Ripeto, vicende tutte diverse tra loro rispetto alle quali noi non dobbiamo entrare nel merito e rispetto alle quali, però, può sempre essere fatto valere un principio di carattere generale, che è quello della possibilità che, qualunque sia la natura della condanna comminata, questa possa essere scontata nel nostro Paese, che è un principio di diritto di carattere generale che è appunto, in genere, riconosciuto anche nei trattati che il nostro Paese ha con gli altri Stati.
La vicenda specifica del nostro cittadino detenuto all'estero vede oggi un voto della Camera, pur avendo visto in passato vari Governi che se ne sono interessati. E dico, signora Presidente, che anche in questo caso il voto della Camera – lo hanno osservato bene alcuni colleghi, anche con riferimento a quanto è scritto nelle premesse delle nostre mozioni – non è un voto per stabilire l'innocenza o la colpevolezza; né tanto meno è un voto che vuole mettere in discussione gli ottimi rapporti diplomatici del nostro Paese con gli Stati Uniti, né tanto meno è un voto che può in qualche modo formulare delle critiche o delle osservazioni rispetto alla validità del sistema giudiziario statunitense, al quale invece riconosciamo grande rispetto. Ma il voto della Camera è un voto rivolto ad impegnare il Governo italiano – essendo stati formulati da anni più volte dubbi e perplessità da diverse parti sulla vicenda del nostro concittadino – a tutelare Pag. 23il nostro cittadino, come tutti gli altri detenuti all'estero, e a sostenerlo nelle iniziative legali che saranno assunte.
Credo che questo sia il punto di validità del voto di oggi, e il punto che testimonia quindi un'attenzione di tutto il Parlamento, lo ripeto, a questo caso che ha assunto da tempo l'onore di una mobilitazione, spesso anche dell'opinione pubblica, non solo dei colleghi trentini come l'onorevole Biancofiore, che per il nostro gruppo, per il nostro partito se ne è sempre interessata, ma anche di semplici cittadini che si sono mobilitati a sostegno di Chico Forti.
La Camera con questo voto – lo ripeto, e concludo – non intende stabilire, né potrebbe farlo (ma nemmeno è l'intento dei presentatori delle mozioni), l'innocenza o la colpevolezza di Chico Forti; però, sicuramente intende richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica anche internazionale sul suo caso, che è un caso particolare, e intende impegnare con forza il Governo a tutelare e a sostenere questo nostro concittadino detenuto all'estero, come tutti gli altri nostri concittadini, e tutte quelle iniziative diplomatiche, politiche, ma soprattutto legali, che potranno essere assunte.
Credo, quindi, che sia un voto importante, perché noi ci occupiamo in questo modo e testimoniamo, a partire da una vicenda clamorosa e delicata, l'attenzione che il Parlamento ha verso una categoria particolare di cittadini. Ripeto: sono oltre 3 mila i nostri cittadini detenuti per varie ragioni all'estero, e rispetto ai quali il Governo deve far sentire il proprio sostegno e le proprie iniziative a tutela, anche – come in questo caso – quando sono stati avanzati seri dubbi sulla colpevolezza del nostro concittadino, detenuto ormai da oltre dieci anni all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corda. Ne ha facoltà.
EMANUELA CORDA. Signor Presidente, intanto volevo dire che ovviamente questa non è un'aula di tribunale, e quindi non spetta a noi – come giustamente ribadiva anche il collega Vito – stabilire se il nostro concittadino, il nostro connazionale Enrico Forti, detto Chico, sia colpevole o innocente; anche perché Chico Forti è stato condannato all'ergastolo, sta scontando una pena abbastanza dura in un carcere di massima sicurezza a Miami per l'omicidio di Dale Pike; però, quello che ci impegna oggi a votare a favore di queste mozioni è proprio dare una dimostrazione di unanimità, una dimostrazione di collegialità di intenti per dare sostegno ad una causa che effettivamente merita tutta la nostra attenzione.
Chico Forti è stato condannato a seguito di un processo con molte ombre, un processo indiziario, un processo lampo, che non ha dimostrato, per le ragioni della difesa ma anche di molti emeriti giuristi, al di là di ogni ragionevole dubbio, la colpevolezza di Chico Forti. Quindi, poiché in questo processo sono state evidenziate molte irregolarità, e poiché appare assolutamente ingiustificata una sentenza durissima nei confronti del nostro connazionale, ci sembra opportuno smuovere l'opinione pubblica, ma anche le istituzioni, affinché questo caso finalmente possa essere considerato con la giusta attenzione.
I colleghi l'hanno già ribadito, su questo caso c’è stato un grande movimento di opinione, tanti movimenti spontanei di cittadini ma anche, come ho già detto, emeriti giuristi che comunque hanno studiato le carte e hanno evidenziato appunto i profili di irregolarità che hanno caratterizzato l'iter di tutto questo processo, del processo a carico di Chico Forti.
Bisogna ribadire che l'accusa di truffa, che è stata riportata appunto in questo processo, è un'accusa per la quale era già stato prosciolto Chico Forti in un altro processo, quindi già questo è un elemento che dovrebbe evidenziare le distorsioni dell'iter processuale.
Per quanto ci riguarda noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo voluto seguire questa causa con grande attenzione e perché si tratta di un caso umano e perché Chico Forti è un po’ l'emblema di quella Pag. 24che è la situazione dei detenuti italiani all'estero che sono oltre tremila e che talvolta vengono abbandonati al loro destino. Chico Forti è uno di questi, sono passati ormai 14 anni, e nonostante appunto questo processo appaia per molti aspetti ricco appunto di ombre e di distorsioni purtroppo Chico Forti è ancora detenuto a Miami è non ha ancora ottenuto la revisione del processo.
Sappiamo benissimo che l'iter è difficoltoso, che i costi sono elevatissimi ed è per questo che si necessita di una azione forte da parte delle istituzioni ed è per questo che anche oggi chiediamo al Governo di impegnarsi in questa lotta che noi stessi abbiamo voluto sostenere.
Quindi ripeto: c’è il discorso etico, perché è giusto comunque sostenere la causa a prescindere perché anche quando c’è un piccolo dubbio di innocenza e che una persona possa essere stata condannata ingiustamente è quanto mai opportuno cercare comunque di dargli una seconda possibilità perché a nessuno deve essere negato il diritto a difendersi. Chico Forti rivendica proprio questo. Egli stesso ha rinunciato anche a dei diritti che avrebbe potuto far valere anche in seguito alla condanna, quindi magari ottenere uno sconto di pena e magari dichiararsi colpevole, ma Chico Forti ha rifiutato proprio perché egli rivendica con forza la propria innocenza e ha scelto di vivere questa, chiamiamola, agonia; perché non auguro a nessuno di vivere nelle condizioni nelle quali sta vivendo Chico Forti, un cittadino come noi, un cittadino tra tanti che si ritrova in un carcere di massima sicurezza a Miami, e sappiamo tutti quanto siano dure le condizioni in queste carceri e con quali realtà ci si debba confrontare.
Chico Forti ha fatto questa scelta, una scelta faticosa, una scelta che gli impedisce di vedere i propri familiari. Ha perso gli affetti, ha perso il lavoro, Chico Forti ha perso tutto. Quindi, penso che oggi in quest'Aula noi dobbiamo essere uniti più che mai in questo voto e dimostrare che non dimentichiamo i nostri connazionali detenuti all'estero, che non dimentichiamo Chico Forti. E da qui, rivolgendomi proprio a Chico, vorrei dirgli che non è solo e che il Parlamento italiano e tutte le istituzioni lo sosterranno oggi con impegno anche per mandare un messaggio forte al Governo statunitense.
Sia chiaro che noi non mettiamo in discussione, come diceva anche il collega, il sistema giuridico statunitense; questa è una questione di principio, è una questione etica, è una questione di giustizia e di equità e, quindi, di fronte a questi principi noi non ci possiamo tirare indietro.
Noi come MoVimento 5 Stelle accettiamo la riformulazione proposta dal Governo e dichiariamo il nostro voto favorevole alle mozioni Forti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Michela Rostan. Ne ha facoltà.
MICHELA ROSTAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, un uomo, Enrico Forti, per gli amici Chico, è detenuto da quasi 15 anni negli Stati Uniti e sta scontando la pena per una condanna pesantissima che una Corte americana gli ha inflitto. Forti grida da sempre la propria innocenza. Sin dall'inizio della sua vicenda processuale ha denunciato al mondo intero di essere stato vittima di un complotto, di un clamoroso errore giudiziario. Non so davvero come ci si possa sentire a trascorrere un giorno in carcere con la convinzione di subire una ingiustizia perché si è innocenti.
Non oso pensare quanto pesino 15 anni trascorsi in questa condizione di restrizione della propria libertà personale, in un altro Paese, lontano dalla propria patria, dai propri figli, dagli affetti.
Non so davvero come si potrà, se mai sarà rivisto il verdetto che ha condannato Chico Forti, risarcire a quest'ultimo un danno probabilmente inestimabile. Quello che so, invece, onorevoli colleghi, è che la richiesta di Forti, non di essere dichiarato innocente e liberato bensì quella di essere sottoposto ad un processo giusto, approfondito, nel quale poter esercitare a pieno il proprio diritto di difesa, è una richiesta Pag. 25giusta, umanamente e costituzionalmente ineccepibile, che noi, parlamentari italiani, dobbiamo, in modo fermo e convinto, sostenere. Ne va della credibilità della nostra stessa democrazia, ne va della credibilità del nostro Paese, ne va della certezza stessa del nostro diritto e dei principi fondanti sui quali esso si basa e trova quotidiana applicazione.
È per tutto questo che ho sentito fortemente il bisogno di intervenire, anche nell'ambito della discussione preliminare sulla mozione che oggi ci apprestiamo ad approvare, ed è per le stesse ragioni che oggi, per il Partito Democratico, invito i miei colleghi e l'Aula tutta, senza distinzione di appartenenza politica, a votare favorevolmente sulla mozione relativa alla condizione del nostro concittadino. In gioco non c’è solo la vita di un uomo; in gioco c’è l'affermazione di un principio universale, quello del giusto processo, tanto bene articolato dall'articolo 111 della nostra Costituzione, che, a dire di molti, è la più bella del mondo. Un principio, quello del giusto processo, intimamente connesso alla pienezza del diritto di difesa, che deve essere assicurata a tutti i cittadini dinanzi alla legge. Un diritto di difesa che presuppone l'idea che lo Stato possa condannare una donna o un uomo soltanto quando quest'ultima o quest'ultimo possono essere definiti colpevoli al di là di ogni ragionevole dubbio.
Tutte queste certezze, tutti questi elementi imprescindibili non li abbiamo riscontrati nel caso di Chico Forti, tanto che il suo avvocato, Joe Tacopina, si dice fortemente fiducioso di riuscire ad ottenere la riapertura del processo attraverso quello che resta l'ultimo tentativo di riesame a disposizione del nostro concittadino. Il principio del giusto processo, quello che riteniamo sia stato fortemente, eccessivamente compromesso nel procedimento che 15 anni fa ha portato alla condanna di Forti, è un principio che, convintamente, trattati internazionali e convenzioni bilaterali, ai quali il nostro Paese e gli stessi Stati Uniti hanno aderito in passato, affermano con solennità e chiarezza.
La storia di Forti, che, ne siamo certi, merita un serio e severo riesame da parte dell'autorità giudiziaria americana, si presta pertanto, oltre che ad una lettura di carattere tecnico, anche ad una visione politica. Questo affinché la storia stessa e le vicissitudini di tutti i suoi protagonisti, non solo di Forti ma anche dei suoi figli, dei suoi congiunti, possano costituire un precedente storico utile per la collettività, per la nostra democrazia e per la democrazia americana.
L'impegno della nostra discussione di oggi e ciò che, con l'approvazione della mozione, porremo a carico del Governo, non è diretto esclusivamente a realizzare l'interesse del singolo, che pure è centrale e sicuramente preponderante. Sbaglieremmo se limitassimo il taglio della nostra azione a questo singolo scopo. Il nostro lavoro, viceversa, deve essere diretto – e su questo credo che i colleghi converranno – a dare una risposta sul piano valoriale e volto ad affermare un'idea ben precisa che deve essere elemento fondante di ogni Stato democratico, ovvero che nessuno può subire limitazioni irreversibili o durature della propria libertà personale mentre si professa innocente e mentre forti, anzi fortissimi, sono i dubbi circa i presupposti processuali e probatori posti a fondamento di una barcollante dichiarazione di colpevolezza.
Al di là della vicenda di Forti, al quale va tutta la mia personale solidarietà, quale cittadina, avvocato e deputato italiano, ciò che dobbiamo affermare quest'oggi è l'universalità del giusto processo e di tutte le garanzie, che, seppure con varie sfumature, ogni ordinamento, che abbia l'ambizione di definirsi progressista, moderno, equilibrato, deve essere in grado di garantire in modo uguale a tutti i soggetti ad esso sottoposti.
Non scenderò in tecnicismi, non competono a noi. Non ritengo che Forti sia innocente, sia ben chiaro: questo spetterà alla magistratura americana stabilirlo, magistratura nella quale continuo a nutrire piena fiducia. A noi, invece, il compito di assicurare che le autorità italiane lavorino affinché al nostro concittadino sia riconosciuto Pag. 26il diritto di difendersi nel processo, e non dal processo. Un aspetto, quest'ultimo, che dovrebbe, a mio avviso, caratterizzare anche la discussione attualmente in atto nel nostro Paese sulla non più rimandabile riforma della giustizia.
Quella che dobbiamo portare avanti, in Parlamento e fuori, è, in altre parole, una battaglia da combattere con tutti i mezzi che la nostra democrazia ci mette a disposizione e su più terreni di scontro. In ballo non vi è solo il destino di un uomo, ma la salvaguardia di un principio universale, di fronte al quale non possiamo in alcun modo voltare le spalle; un principio che – colgo l'opportunità di questa discussione – dobbiamo imparare anche noi stessi a rispettare e a far rispettare nei nostri processi, nei nostri tribunali, nelle nostre carceri.
È in nome dell'universalità di questa battaglia che il Partito Democratico sosterrà l'accoglimento di questa mozione ed è in nome di questa universalità che rivolgo all'Aula l'appello a fare lo stesso, senza indugio. Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente fino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.
Questa frase, così solenne, così ferma, chiara, decisa, non è una massima, non è una citazione: è un articolo, è l'articolo 10 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Il Parlamento italiano, e con esso il nostro popolo, hanno quest'oggi l'opportunità unica ed irripetibile di unirsi, approvando questa mozione, per chiederne il rispetto al di là dei nostri confini. Sono certa del fatto che insieme, onorevoli colleghi, sapremo cogliere questa occasione per Chico Forti, per la nostra Costituzione, per i valori ed i principi che quest'ultima e il diritto internazionale affermano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, coerentemente con quanto annunciato nella dichiarazione di voto, vorremmo chiedere di porre in votazione la prima mozione Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291, per parti separate, e quindi votare le premesse e poi il dispositivo. In questo caso, ci asterremmo sulle premesse e voteremmo, invece, a favore del dispositivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, intervengo solo per pochi minuti. Invito tutti i colleghi ad immaginare di essere imputati in un processo per 24 giorni e, alla fine di questo processo, ricevere questa sentenza: «La Corte non ha le prove che lei, signor Forti, abbia premuto materialmente il grilletto, ma ha la sensazione, al di là di ogni dubbio, che lei sia stato l'istigatore del delitto. I suoi complici non sono stati trovati, ma lo saranno un giorno e seguiranno il suo destino. Portate quest'uomo al penitenziario di Stato. Lo condanno all'ergastolo senza condizionale !».
Queste sono state le parole pronunciate il 15 giugno 2000 dal giudice Victoria Platzer, che ha condannato Chico Forti – 14 anni attualmente scontati – all'ergastolo. La mozione presentata da parte del MoVimento 5 Stelle parte da lontano, parte da un incontro fatto con l'allora Ministro degli affari esteri Emma Bonino, l'11 ottobre 2013. In seguito a quell'intervento, anche l'allora Presidente del Consiglio Enrico Letta, il 18 ottobre, interessò il Presidente Obama direttamente della questione.
Questo a testimoniare il fatto che non si tratta di un caso di secondo piano, ma, effettivamente, vi è un consenso allargato a 360 gradi di questo Parlamento e delle forze politiche, che hanno capito che, effettivamente, si parla quanto meno, di sollevare la questione, sollevare dei dubbi. Pag. 27Non vogliamo entrare assolutamente nel merito del giudizio, e questo lo dico chiaramente ai colleghi leggermente dubbiosi.
Invito, insomma, a focalizzare il secondo dei nostri impegni della mozione dove affermiamo chiaramente che tutte le valutazioni devono essere svolte nel pieno rispetto dell'indipendenza della giustizia americana, questo è naturale; è una cosa che noi capiamo perfettamente. Però quello di Chico Forti è un caso eclatante, per come lo conosciamo, che ha delle analogie, sicuramente, ad esempio, con il caso dei marò: sono entrambi detenuti in condizioni d'incertezza. Quindi, dobbiamo dare un segnale non solo a Chico, che sicuramente sarà apprezzato da lui in particolare, ma a tutti gli oltre 3.000 detenuti italiani che sono all'estero e dei quale non sappiamo nulla, oppure sappiamo poco.
Ringrazio anche il Governo che, secondo me, con questo atto, accettando questo dispositivo, in particolare alcuni impegni della mozione Corda ed altri n. 1-00406, fa un passo deciso che può solo far bene a quello che è il senso critico di questo Paese e alla fiducia che si può avere da parte di queste persone che oggi vivono questa condizione difficile anche all'estero. Il MoVimento 5 Stelle ha seguito questo caso, come sta seguendo quello dei marò, perché sono entrambi casi simbolo che fanno capire qual è il peso del nostro Paese all'estero e la vicinanza che il Governo ha il dovere di avere nei confronti di tutti i detenuti italiani in giro per il mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carra, Rabino, Lodolini, Lo Monte, Grillo, Alfreider, Marzana, Chimienti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 441
Astenuti 21
Maggioranza 221
Hanno votato sì 440
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ottobre, Giachetti, Vito, Leone, Kronbichler, Marcolin, Dellai, Corsaro, Pisicchio, Di Lello, Bruno ed altri n. 1-00291, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gigli, De Mita, Gadda, Iori, Labriola...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 28
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 464
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato sì 464).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Corda ed altri n. 1-00406, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Garofano, Chiarelli, Magorno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 448
Astenuti 19
Maggioranza 225
Hanno votato sì 448).
Seguito della discussione delle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424, Gianluca Pini ed altri n. 1-00563, Basilio ed altri n. 1-00577, Causin ed altri n. 1-00578, Scanu, Marazziti ed altri n. 1-00586, Cicchitto ed altri n. 1-00590 e Brunetta ed altri n. 1-00593 concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35 (ore 11,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424, Gianluca Pini ed altri n. 1-00563, Basilio ed altri n. 1-00577, Causin ed altri n. 1-00578, Scanu, Marazziti ed altri n. 1-00586, Cicchitto ed altri n. 1-00590 e Brunetta ed altri n. 1-00593 concernenti la partecipazione italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di giovedì 4 settembre 2014, sono state presentate le mozioni Scanu, Marazziti ed altri n. 1-00586, Cicchitto ed altri n. 1-00590 e Brunetta ed altri n. 1-00593, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, altresì, che la mozione Scanu, Marazziti ed altri n. 1-00586 è stata sottoscritta in data odierna dal deputato Causin, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il terzo firmatario.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentate del Governo, sottosegretario di Stato per la difesa, Domenico Rossi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere è non favorevole sulle mozioni Marcon ed altri n. 1-00424, Gianluca Pini ed altri n. 1-00563 e Basilio ed altri n. 1-00577.
Il parere è, invece, favorevole sulle mozioni Causin ed altri n. 1-00578, Scanu, Marazziti ed altri n. 1-00586 e Cicchitto ed altri n. 1-00590.
Il parere è favorevole sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00593, a condizione di espungere nella premessa l'ottavo capoverso e riformulare i capoversi terzo, sesto e settimo come adesso leggerò.
Al terzo capoverso espungere le parole successive alle parole: «5 settembre 2014» e sostituirle con le seguenti: «è stata richiamata l'osservanza dei noti standard richiesti dall'Alleanza in tema di spesa nazionale per la difesa, ossia l'assegnazione del 2 per cento del PIL nazionale alle spese per la difesa».
Sostituire il sesto capoverso con il seguente: «L'Italia si trova di fronte a possibili minacce provenienti dalla regione mediterranea e da quella mediorientale».Pag. 29
Sostituire il settimo capoverso con il seguente: «Nell'attuale scenario internazionale, caratterizzato da instabilità e insicurezza, l'Europa deve poter svolgere un ruolo più attivo in tema di politica di difesa, superando le riserve nazionali e procedendo lealmente verso un'azione coordinata e comune che possa favorire a più lungo termine la piena integrazione degli strumenti militari nazionali».
PRESIDENTE. Con queste riformulazioni il parere del Governo sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00593 è favorevole.
Prendo atto che i presentatori della mozione Brunetta ed altri n. 1-00593 accettano le riformulazioni proposte dal Governo.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Zan. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo di fronte a una scelta fondamentale: possiamo scegliere se utilizzare le nostre risorse per il vantaggio commerciale dell'industria bellica o se impiegarle per costruire vera sicurezza per gli italiani e per l'Italia.
Va ricordato che il progetto F-35 dalla sua nascita ad oggi ha subito un considerevole aumento dei costi. Si pensi che il costo di ciascun velivolo è stimato intorno ai 135 milioni di euro. In caso di conferma del programma F-35 da parte dell'Italia e del conseguente acquisto dei 90 caccia, il nostro Governo dovrebbe impegnare una somma che si aggira tra i 12 e i 14 miliardi di euro. A questa dovremmo, inoltre, aggiungere i fondi necessari all'acquisto dei velivoli, alla loro manutenzione, all'addestramento dei piloti e alla copertura di tutti i costi di esercizio, arrivando, secondo le stime, a spendere quasi 52 miliardi di euro.
Si tratta di una cifra enorme, lo abbiamo detto più volte, se consideriamo che sarebbe impiegata per acquistare aerei da guerra, peraltro poco affidabili nelle loro fasi di sviluppo e con tanti difetti tecnici, pensati per scenari ben differenti dallo spirito dell'articolo 11 della nostra Costituzione.
A causa della crisi economica mondiale, molti Governi hanno deciso di ridurre le proprie spese militari, spesso con tagli mai visti prima: pensiamo alla Norvegia, al Canada, alla Danimarca, all'Olanda, addirittura alla Gran Bretagna. Appena ieri vi è stata la bocciatura, da parte della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, della richiesta del Pentagono di acquistare 8 nuovi caccia F-35. Ciò significa che, anche a livello internazionale, ci si sta interrogando sulla reale necessità di queste spese, oltre che sulle reali performance operative di questi velivoli.
Lo ribadisco, onorevoli colleghi, oggi abbiamo l'opportunità di scegliere: scegliere se continuare indiscriminatamente la nostra piena partecipazione al programma Joint Strike Fighter per la produzione dei cacciabombardieri F-35 o se riservare quei miliardi di euro per creare nuovi posti di lavoro qualificati e ridare un futuro economico al nostro Paese.
In quest'ottica va senza dubbio apprezzato l'orientamento assunto dal Governo di addivenire in tempi brevi all'elaborazione di un nuovo Libro bianco della Difesa, anche per poter avviare una seria riflessione sulla sostenibilità di alcune scelte. Ma non è abbastanza, signor Presidente: il nostro Paese deve sospendere subito, dal nostro punto di vista, il programma F-35. Fare altrimenti vorrebbe dire girarsi dall'altra parte di fronte agli occhi smarriti degli studenti, dei disoccupati, dei cassaintegrati, dei precari, dei padri di famiglia che non arrivano a fine mese e attendono risposte dalla politica. Questa non è retorica e non è demagogia, ma – ahimè ! – è la realtà di questo Paese.
Allora, per tutti questi motivi il mio impegno e quello della componente LED del gruppo Misto sarà intransigente su Pag. 30questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Libertà e Diritti – Socialisti europei).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Adornato. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ADORNATO. Signora Presidente, pochissime parole perché la discussione di queste mozioni oggi ci appare del tutto intempestiva e, quindi, obiettivamente segnata da una qual certa solita demagogia.
Ho visto che quasi tutte le mozioni dell'opposizione sono piene di riferimenti tecnici, economici, finanziari, militari e questo è certamente un bene, non c’è solo espressione di posizioni politiche, questo è un bene, però quest'Aula deve ragionare di politica e non solo di numeri militari.
Immaginiamo – e questo è uno dei motivi per cui consideriamo intempestiva la discussione di oggi – che oggi, proprio per fare un ragionamento politico, nel pieno di una guerra che l'ISIS ha dichiarato all'Occidente ed alla quale l'Occidente ed anche i Paesi arabi stanno cercando di rispondere, mentre la nostra Federica Mogherini ha da poco assunto un alto incarico europeo per la politica estera, il Parlamento italiano dia al mondo la notizia che rompe il suo impegno strategico con gli Stati Uniti. Diciamo che, al di là della questione degli F-35 e delle opinioni di ciascuno, questa non apparirebbe certamente una posizione politica di un Parlamento responsabile.
Certamente la situazione del mondo richiede un ripensamento politico e militare. Basti pensare che Brasile, Russia, India, Cina e Turchia hanno aumentato le loro spese militari e che invece la NATO, come ha ricordato poco fa anche il sottosegretario, è stata costretta a chiedere ai Paesi partner di invertire la tendenza alla riduzione degli armamenti e di attestarsi almeno intorno al 2 per cento del PIL.
Ma la discussione, al di là di questa riflessione, appare del tutto intempestiva perché il Governo ha da tempo dichiarato di non essere affatto contrario ad un ripensamento, ma di rimandare questa discussione a quando sarà pronto il Libro bianco sulle strategie e sugli impegni del nostro Paese.
Quindi o non crediamo al Governo, ma direi che francamente anche in Commissione questo impegno è stato preso solennemente e ripetuto anche pubblicamente, oppure questa discussione è inutile. Aspettiamo, cari colleghi, che ci sia questo Libro bianco e valutiamo anche la questione degli F-35 in merito alle strategie complessive e non a questo o a quell'altro punto specifico.
All'interno di questo quadro, se dobbiamo discutere delle mozioni, allora ha senso chiedere di valorizzare il ritorno economico per l'Italia; ha senso chiedere di verificare l'affidabilità e la piena operatività di questi strumenti militari e adesso gli Stati Uniti per primi lo stanno facendo; ha senso chiedere comunque di ridurre le spese, anche quelle militari, in un momento di così difficile recessione, che impegna economicamente il nostro Paese.
Ho detto di usare pochissime parole ed ho finito, voglio fare solo un'ultima riflessione: il punto degli F-35 è una specie di specchietto per le allodole.
Mettiamo anche che decidessimo tutti quanti di non usare questo strumento degli F-35, perfetto; ma dobbiamo essere consapevoli noi, Italia, dentro l'Europa, Presidente del semestre in questa fase, con Federica Mogherini alla responsabilità della politica estera, che se l'Europa non si doterà di una propria autonomia militare e finché sarà costretta – parlo dell'Europa, non dell'Italia – ad affidarsi semplicemente alle scelte degli Stati Uniti, noi rischiamo di non avere futuro.
Mettiamo che abbiano ragione quei dottissimi analisti internazionali che giudicano il ventunesimo secolo come il secolo del declino americano.
Bene, se fossimo davanti davvero ad un declino americano, da un punto di vista politico e militare, immaginate cosa sarebbe il mondo: un mondo certamente non fatto di pace (già adesso), un mondo fatto di ingiustizie, di aggressioni, di torture, Pag. 31di attacchi alla dignità dei popoli, di genocidi, di persecuzioni nei confronti delle religioni. Bene, immaginate se non ci fossero gli Stati Uniti, che oggi sono il nostro comodo scudo, perché possiamo criticarli e possiamo appoggiarli insieme, immaginate cosa sarebbe l'Europa.
Ho paura che davvero il futuro della pace, come del resto anche grandissimi storici anche dell'antichità hanno detto, passa se uno non rinuncia, comunque, volendo la pace, a prepararsi alla guerra. Questo è fare in modo che le proprie nazioni ed i propri Stati possano sapersi difendere.
Se non inquadriamo la discussione degli F-35 all'interno di questo scenario, io credo che non andremo lontano e non garantiremo nessuna pace, per cui noi voteremo a favore delle mozioni pure riflessive delle forze di maggioranza e contro quelle delle forze di opposizione, perché oggi rompere qui, in quest'Aula, il nostro impegno strategico con gli USA – non per non rivederlo, come il Governo ha promesso, ma proprio per romperlo – credo che sarebbe una notizia che il Parlamento italiano non può assolutamente dare oggi al mondo ed all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.
GAETANO NASTRI. Signor Presidente, l'Italia è partner del progetto per la realizzazione e l'adozione degli F-35. Lo sappiamo, ma non ci sforziamo mai abbastanza di comprendere il significato di questo semplice dato. Ma è importante farlo e noi vogliamo portare un contributo a questo lavoro, in primo luogo attraverso la comprensione di quello che l’F-35 rappresenta.
Signor Presidente, anche se gli effetti positivi in termini di economia e posti di lavoro sono notevoli per il nostro Paese, quello di cui parliamo non è il semplice accordo commerciale. Anche se il completamento solo parziale della fase iniziale del progetto, ovvero la costruzione e la messa in linea dell’F-35, potrebbe arrecare pregiudizi alla sua efficacia, quella di cui parliamo non è solo una questione di numeri. Il progetto per la realizzazione dell’F-35 è qualcosa di più, è un grande disegno strategico che per la prima volta non si limita ad armonizzare i sistemi di arma realizzati separatamente dai Paesi membri del progetto, ma sancisce, anche simbolicamente, con l'adozione di sistemi unificati, l'unità dell'Alleanza. E questo senza nulla togliere naturalmente alla disponibilità del nuovo aereo da parte dei singoli Paesi, ma, al contrario, la rilevanza di ciascuno di essi è sancita dalla responsabilità di realizzare alcuni o parti dell’F-35 nell'ambito di una filiera produttiva che coinvolge i partner del progetto.
Anche se originato dalla scelta di un prodotto da parte del principale committente, lo schema tradizionale di una singola produzione nazionale, poi veramente venduta agli alleati, viene superato con la costruzione comune in favore dell'interdipendenza e della particolare rilevanza dei Paesi membri e costruttori dell'aereo. È su queste basi di interesse nazionale e di ruolo dell'Italia nel progetto che noi crediamo. È storia che tutti i Governi dal 1998 hanno sostenuto l'adozione e la realizzazione del velivolo F-35.
Un interesse, come ripetiamo, non solo di tipo economico, ma soprattutto di tipo strategico. È così che capiamo per quale motivo, nonostante le diversità di segni e di vedute, i Governi hanno portato sempre avanti il progetto. Tutto si racchiude in un semplice concetto: interesse nazionale. Le linee storiche della partecipazione dell'Italia come partner di secondo livello al progetto partono da lontano dunque.
Tornando agli aspetti economici per il nostro Paese, il programma prevede, fra l'altro, la realizzazione presso l'aeroporto di Cameri, in provincia di Novara, di una linea di assemblaggio finale e di verifica per gli F-35 destinati ai Paesi europei. Questi aerei sono destinati a sostituire in Italia tre diverse tipologie di velivoli che usciranno progressivamente dalla linea operativa perché ormai obsolete.Pag. 32
Con l'adozione degli F-35 si prevede di sostituire duecentocinquanta velivoli, ora impiegati dalle Forze armate, la cui dismissione per vetustà è inevitabile. Attualmente, l'ammodernamento e l'aggiornamento dei mezzi in dotazione dell'Aeronautica e della Marina militare costituisce un'azione imprescindibile per contribuire, anche attraverso dotazioni all'avanguardia, al sistema difensivo euro-atlantico. Questa azione appare irrinunciabile nell'attuale scacchiere internazionale nel quale la crescente instabilità e i fuochi rivoluzionari in numerose aree dell'Africa e del Medio Oriente richiedono all'Europa di assumere responsabilità e autonomia crescenti per la struttura internazionale. La struttura di Cameri, destinata all'assemblaggio degli F-35, può fornire all'economia italiana un'importante opportunità di crescita, soprattutto per il settore industriale e per la ricaduta occupazionale. A Cameri, infatti, è stata avviata una filiera produttiva che vede la partecipazione di circa sessanta aziende tutte italiane a partire da Alenia e Avio, che costituiscono eccellenze dell'industria aeronautica italiana. È la prima volta che gli Stati Uniti hanno acconsentito alla realizzazione di un sito produttivo fuori dai confini, offrendo all'Italia l'opportunità di contribuire ad un polo d'avanguardia.
Dal punto di vista occupazionale, il sito di Cameri rappresenta posti di lavoro per centinaia di giovani ingegneri coinvolti nella fase di studio, progettazione e realizzazione degli F-35. L'attività di assemblaggio e controllo creerà altri millecinquecento posti di lavoro, una realtà importante per l'economia del territorio, che genererà a cascata un indotto locale calcolato in circa 10 mila posti di lavoro. Tutto ciò per un periodo di circa quarant'anni, calcolato sulla base della necessaria manutenzione degli aggiornamenti tecnologici. La collaborazione internazionale che vede coinvolta l'Italia consentirebbe poi un'importante partnership tecnologica, non solo in campo aeronautico, ma anche in altri settori industriali, con riflessi e stimoli positivi per il lavoro e la produzione quanto mai preziosi in una fase economica delicata e incerta come l'attuale. In previsione del programma F-35, l'aeroporto di Cameri è stato allestito secondo elevati criteri di qualità e sicurezza certificati ed è già il luogo dove viene effettuata la revisione e la manutenzione di altri velivoli. Attualmente, l'area del sito è di circa 500 mila metri quadrati nei quali si trovano venti capannoni e diverse zone operative. Quanto alla spesa per l'adozione dei nuovi F-35, il sottosegretario americano ha dichiarato che i costi per ogni aeromobile si stanno riducendo. È bene ricordare, inoltre, che questi costi saranno suddivisi in quindici anni.
Intendo quindi sottolineare che l'iniziativa dell'assemblaggio degli F-35 a Cameri è un'importante occasione di sviluppo non solo per Novara ma per tutto il Piemonte e per l'industria del settore italiano dell'alta tecnologia nel suo complesso. Per converso bisogna...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nastri.
GAETANO NASTRI. Ho terminato, signor Presidente. Concludo dicendo soltanto che per tutti questi motivi invitiamo il Governo a rispettare gli impegni internazionali assunti per la realizzazione del programma F-35.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, oltre tutte le ragioni chiaramente economiche e industriali e anche già strategiche dal punto di vista della sicurezza per l'Italia, vorrei aggiungere, a quello che ha detto il collega Nastri, che proprio alcune critiche, che partono dalla sinistra pacifista, sulla capacità strategica di questo aereo, rappresenta, quest'ultima, al contrario, una delle motivazioni per cui noi lo sosteniamo.
È vero, l'Italia ripudia, come dice l'articolo 11 della Costituzione, la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali ma è altrettanto Pag. 33vero che la stessa Costituzione dice che dobbiamo difendere la sicurezza nazionale. Per cui è logico che nella tecnologia ogni strumento supertecnologico abbia in sé la sua capacità difensiva ma anche quella offensiva, usata ovviamente da un Paese pacifico come il nostro come capacità di dissuasione.
È evidente che l'Italia, poiché è un Paese democratico, non userebbe mai, come qualcuno ha paventato, il nostro cacciabombardiere F-35 per bombardare i civili o per fare qualcosa del genere. Ovviamente una grande superiorità aerea e tecnologica ci consente di difendere un piccolo Paese con 60 milioni di abitanti in un mondo che va sempre più verso la catastrofe, con crisi aperte nel Medio Oriente, come la vicenda dell'ISIS, della creazione dello Stato islamico o comunque quelle dovute al terrorismo internazionale di matrice islamista.
Così come purtroppo le crisi dell'Ucraina e della Georgia dimostrano che i nostri alleati statunitensi sono sì disposti a difenderci ma nella misura in cui noi garantiamo un apporto costante e coerente all'Alleanza; d'altro canto, proprio le vicende dell'Ucraina e della Georgia dimostrano che certamente gli Stati Uniti d'America, come nessun altro Paese della NATO, sarebbe disposto a fare una guerra nucleare per l'Italia e soprattutto se noi siamo i primi che rinunciamo alla nostra difesa. È importante questo aspetto, così come perdere un gap tecnologico e non guadagnare uno spread tecnologico rappresenta un fatto grave. Uscire fuori dal progetto dell’F-35 significa perdere risorse umane: centinaia di ingegneri che noi laureiamo in Italia dovrebbero andare a lavorare fuori. Migliaia di operai superspecializzati dovrebbero andare a lavorare all'estero. Altro che perdita di lavoro ! Si perderebbero risorse umane di grande valore che impoverirebbero l'Italia. Usciremmo fuori dalla tecnologia dell'ala rotante, della lavorazione del titanio.
Le nostre aziende tecnologiche sarebbero costrette a chiudere o a delocalizzare. Perderemmo la capacità di essere presenti sui superconduttori, sulla bassa osservabilità e sulle capacità net-centriche e, quindi, di grande rilievo per le comunicazioni strategiche.
Sostanzialmente l'Italia rimarrebbe al passo. E rispetto ai problemi tecnici dell’F-35 vi posso garantire che l’Eurofighter, il Tornado, l’AMX piuttosto che l’F-104 nei loro progetti di sviluppo, altro che questi problemi ! Abbiamo avuto decine e decine di aerei e di prototipi caduti in passato. Ciò nonostante l'Italia dai tempi di Italo Balbo e della creazione dell'aeronautica in Italia ha rappresentato un'avanguardia mondiale. Uscire fuori non dal business economico ma uscire fuori da questo «carro tecnologico» che gli alleati americani, anche tramite le loro aziende importanti ci hanno consentito, significa fare veramente una scelta cieca dal punto di vista dello sviluppo strategico della sicurezza nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.
MARCO MARCOLIN. Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta, questo ramo del Parlamento è chiamato ad esprimersi sulla partecipazione del nostro Paese al programma multinazionale aeronautico per la produzione dei caccia multi-ruolo F-35. Non è che se ne sia parlato poco, anzi, ci sono già atti di indirizzo della Camera che concernono questo problema: in particolare, il cosiddetto lodo Scanu, con il quale si è conclusa una lunga indagine conoscitiva promossa dalla Commissione difesa sui principali programmi di acquisizione di armamenti in cui il nostro Paese è coinvolto. Con quel documento, approvato lo scorso 7 maggio, il nostro ramo del Parlamento indicò al Governo la via del dimezzamento delle risorse assegnate dall'Italia all'acquisto di questi aerei, ponendo in grave imbarazzo il Presidente del Consiglio e il Ministro della difesa, non più certi di poter onorare, nella loro interezza, gli impegni assunti con gli Stati Uniti.
Proprio dallo scacco subito in Parlamento, ha preso forza il progetto di redigere Pag. 34un nuovo libro bianco, operazione di per sé lodevole, ma il cui primo scopo era quello di delineare un quadro politico strategico di riferimento tale da provocare una nuova riflessione delle Camere. Una riflessione che permettesse di riconsiderare l'intera questione dei caccia F-35 in termini più graditi al Governo e meglio gestibili nell'ambito del rapporto bilaterale con gli Stati Uniti. Ci pare che con questo nuovo dibattito ed il confronto tra le mozioni che i diversi gruppi parlamentari hanno presentato, il Governo registri ora una nuova battuta d'arresto nella completa vanificazione del libro bianco, di cui abbiamo già conosciuto, la scorsa estate, le interessanti linee guida.
Per quanto riguarda il gruppo Lega Nord e Autonomie che rappresento, in questa discussione odierna desideriamo, in primo luogo sottolineare come la nostra opposizione non risenta di alcun pregiudizio ideologico: essere a favore di questo aereo non vuol dire essere ostili alla causa della pace, lo vogliamo dire con chiarezza. Crediamo, invece, di interpretare meglio di altri il disagio nei confronti di un momento storico confuso, violento e difficile, che vede l'Europa stretta tra pericolosi focolai di conflitto a sud e ad est e la crisi, che non lasciano presagire nulla di buono e possono costringerci ad interventi armati che oggi neanche immaginiamo. Del resto, chi avrebbe potuto prevedere cinque anni fa la nascita di un soggetto come lo Stato islamico contro cui ora siamo impegnati ?
Siamo, quindi, contro l'ideologia del disarmo non meno di quanto siamo avversi all'ideologia dello spreco: non vogliamo che le Forze armate siano ridotte ad un inutile «stipendificio», ma neanche spendere risorse scarse per dotarci di un aereo che non sia davvero all'altezza del suo prezzo. È all'interno di queste due coordinate che si situa, in effetti, la nostra opposizione politica, il cui senso è: sì all’F-35 che, tra l'altro, come Paese concorriamo a produrre con la fabbrica di Cameri, ma solo se vengono superate le incertezze che avvolgono attualmente la sua efficace affidabilità operativa.
Non possiamo, infatti, far finta di nulla ed ignorare il dibattito che si è aperto in diversi altri Paesi partner del progetto e negli stessi Stati Uniti, inducendo, tra l'altro, la ditta produttrice ad evitare di esporre prematuramente il velivolo al grande pubblico, anche se siamo ottimisti e restiamo convinti che, alla fine, le capacità tecnologiche americane avranno la meglio sulle difficoltà emerse in questi mesi.
Cosa proponiamo, allora ? Noi proponiamo di confermare la sospensione temporanea della nostra partecipazione al programma e a quella collegata dei pagamenti dovuti fino al momento in cui non si avrà la ragionevole certezza che l’F-35 funziona davvero a dovere, devolvendo, nel frattempo, al comparto sicurezza, che ha subito tagli draconiani, le risorse provvisoriamente risparmiate. Chiediamo, inoltre, che il Governo italiano negozi con la controparte statunitense l'ammissione di personale italiano ai test che vengono condotti sugli F-35 già prodotti per disporre di informazioni di prima mano sugli esiti delle prove. La Lega Nord e Autonomie desidera che l'addestramento delle forze aeree ed aeronavali del nostro Paese prosegua e che prosegua in un quadro di immutata collaborazione ed alleanza con il Governo degli Stati Uniti.
È per questo che proponiamo di considerare, in caso ulteriori difficoltà tecniche consigliassero di soprassedere all'acquisto degli F-35, di negoziare con gli Stati Uniti forniture alternative, magari con una partita di caccia F-22 Raptor, anche se ben conosciamo le resistenze americane alla loro esportazione, e per la Marina i più recenti esemplari AV-8B che verranno dismessi dal Corpo dei marine. Il punto essenziale che abbiamo cercato di esprimere in questo modo è che non vogliamo voltare le spalle agli Stati Uniti in questo delicatissimo settore, anche perché abbiamo qualche dubbio sugli aiuti che riceveremmo dagli amici europei in caso di difficoltà.
Queste sono le idee che vi chiediamo di condividere votando con noi la proposta di mozione che abbiamo presentato. Per Pag. 35quanto riguarda quelle concorrenti, pensiamo di votare contro la mozione Marcon ed altri n. 1-00424 che chiede il ritiro del programma F-35 senza se e senza ma; della mozione Basilio ed altri n. 1-00577, invece, non comprendiamo come si possa sperare di riuscire a tenere aperta la fabbrica di Cameri uscendo completamente e subito dal progetto dei caccia, come chiede di fare al Governo. Saremmo quindi tendenzialmente contrari anche in questo caso. La mozione Causin ed altri n. 1-00578 contiene degli spunti validi soprattutto laddove raccomanda maggiore attenzione alle ricadute produttive del programma sulle varie regioni del nostro territorio nazionale. Quanto alle mozioni Cicchitto ed altri n. 1-00590 e Brunetta ed altri n. 1-00593 ci paiono assolutamente condivisibili, specialmente la prima, anche se entrambe sono sufficientemente generiche da permettere qualsiasi interpretazione, pensate così come sono per intercettare facilmente il più alto numero di voti in quest'Aula.
Il punto vero è il testo presentato dall'onorevole Scanu che è quello più «diviso» per la maggioranza. Noi non crediamo come Lega Nord e Autonomie e partito all'opposizione di dover essere noi ad assicurare la governabilità del Paese in materia di sicurezza e difesa. È un nodo sul quale spetta a voi decidere. Per questo motivo sul testo Scanu pensiamo di astenerci.
Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, ci auguriamo, comunque vada a finire, che questo voto chiuda la questione F-35 una volta per tutte. Il Parlamento del nostro Paese ha già avuto molte occasioni per discutere di questo progetto. È giunto il momento di guardare finalmente avanti perché tante sono le sfide che dobbiamo raccogliere, anche nel campo della politica di difesa, nel quale abbiamo davvero bisogno di decidere cosa vogliamo fare come Paese, da chi pensiamo di poterci proteggere, con cosa, dove e con l'aiuto di chi. Il resto verrà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, dopo 15 mesi dalle precedenti mozioni parlamentari ci ritroviamo nuovamente a discutere della possibilità di cancellare il programma dei cacciabombardieri F-35. In questi 15 mesi la Commissione difesa, come sappiamo, ha potuto fare tutti gli approfondimenti del caso e dopo 11 mesi dall'inizio dei suoi lavori, forse un po’ troppi, dalle mozioni del giugno 2013, ha approvato una relazione conclusiva che chiede il dimezzamento del finanziamento del programma. Nel frattempo, in questi 15 mesi, prima il Consiglio supremo di difesa ha di fatto intimato al Parlamento di non procedere a tagli di spesa sui sistemi d'arma, poi la Ministra Pinotti ha invitato, prima di prendere qualsiasi decisione, di aspettare l'elaborazione del libro bianco della difesa. C’è un piccolo particolare, che come spendere i soldi degli italiani non lo decidono i componenti del Consiglio supremo della difesa e non lo dice né la Ministra Pinotti né il Governo, lo decide il Parlamento. È il Parlamento a decidere se gli F-35 si fanno o non si fanno, non i vertici delle Forze armate e del Consiglio supremo di difesa. Nel frattempo in questi mesi è successo un'altra cosa, che prima il Ministro Mauro, poi la Ministra Pinotti hanno disatteso la pur blanda mozione approvata alla fine di giugno del 2013; quella mozione, vorrei ricordarlo, chiedeva la sospensione di nuovi acquisti in attesa, appunto, dei lavori, degli approfondimenti e dell'inchiesta conoscitiva della Commissione difesa.
Prima nel settembre del 2013, poi nel marzo 2014, si sono definiti e conclusi nuovi contratti che non eravamo obbligati a definire e a concludere per altri cacciabombardieri e non si sono rispettate così le decisioni del Parlamento.
Altri cacciabombardieri: il Governo dice che sono sei, noi, quando siamo andati un mese e mezzo fa a Cameri, abbiamo visto i cartellini numero 7 e Pag. 36numero 8 su delle stazioni di assemblaggio, e quando abbiamo chiesto ai responsabili della fabbrica di Cameri, ci è stato risposto: sono i pezzi in fase di montaggio del velivolo 7 e del velivolo 8. Delle due l'una: o qualcuno ci dice delle bugie o è stato addestrato male chi ci doveva rispondere. Forse c’è una terza possibilità: i responsabili di Cameri sono solo professionali e sinceri. Ma se avete ragione voi, se ha ragione il Governo, perché non ci fornite mai i contratti d'acquisto degli F-35 ? Perché il Parlamento non li può vedere ?
Io ricordo che il documento programmatico pluriennale della difesa dà solo alcune indicazioni generali e gli allegati tecnici della difesa al bilancio contengono delle informazioni sulla situazione degli avanzamenti sulle ripartizioni al 31 dicembre 2012, cioè un anno e mezzo fa. Noi chiediamo su questo chiarezza e trasparenza e come parlamentari vogliamo vedere i contratti di acquisto degli F-35. Mentre andavamo a Cameri a visitare la fabbrica, il Premier Renzi stava a San Rossore dagli scout e ha affermato: «Gli F-35 non sono proprio uno strumento di pace»; poi, ancora prima, Renzi, durante la campagna elettorale del 2013 si chiedeva a cosa servissero gli F-35. Ebbene, Premier, gli F-35 servono a fare la guerra, servono a portare ordigni nucleari, servono a far contenti quelli che Papa Francesco a Redipuglia ha definito come i mercanti di morte, servono a spendere inutilmente un sacco di soldi, servono a fare un favore all'industria americana senza creare occupazione per noi.
Qualche anno fa qualcuno ha detto: 10 mila posti di lavoro con gli F-35, poi, qualche anno fa ha parlato di 3 mila, poi 2 mila. A Cameri, invece, vorrei ricordarlo, ci sono poco più di 350 lavoratori, di cui più della metà in trasferta dallo stabilimento dell'Alenia di Caselle. Praticamente niente, zero. Con i soldi degli F-35, se investiti in un piano di lavori verdi e pubblici ben altra occupazione potremmo creare.
Noi diciamo che il programma F35 va cancellato, subito. Primo, perché è contrario allo spirito e alla lettera dell'articolo 11 della Costituzione: sono aerei per fare la guerra e noi non dobbiamo fare guerre. Perché la signora Ministra non dichiara mai solennemente che il Governo italiano non permetterà che quegli aerei possano trasportare ordigni nucleari ? Perché su questo punto è reticente ? Perché è complice di questa ambiguità ? Secondo, perché è uno spreco colossale: sono miliardi buttati al vento con i quali potremmo sbloccare il contratto dei dipendenti pubblici, assumere i precari della scuola e mettere in sicurezza le scuole nelle zone sismiche. Terzo, perché quegli aerei sono dei veri e propri bidoni: il software non funziona, i velivoli sono troppo pesanti, i caschi dei piloti fanno vedere le traveggole; quando si alzano in volo, quelli a decollo verticale, squagliano l'asfalto e se c’è un temporale devono tornare alla base. Proprio questa notte – invito a leggerlo – il GAO, la corte dei conti americana, ha pubblicato un rapporto in cui fa il punto su tutti i difetti gravissimi di produzione e sui costi altissimi, superiore addirittura dell'80 per cento di quelli preventivati, di questi F-35. Quarto, noi diciamo che non servono né alla difesa del Paese (non sono dei caccia intercettori), né agli obblighi che abbiamo in ambito internazionale per delle missioni che devono essere delle missioni di pace e non di guerra. Quinto, perché non creano posti di lavoro se non in modo irrisorio, rispetto agli investimenti, e invece di stimolare l'industria italiana sono solo un favore all'industria americana ed in particolare a quella impresa esperta in tangenti che risponde al nome di Lockeed Martin.
Confrontiamoci, noi siamo disponibili. Il Premier Renzi, su tanti temi, ha detto che è aperto al confronto: ma perché il vostro Governo, come ha fatto sul terzo settore e sulla riforma della scuola non apre una consultazione on-line, perché non chiede agli italiani che cosa pensino degli F-35 ? Non lo fate per un semplice motivo: perché avete paura e sapete che sareste sommersi dalle richieste di immediato stop a questa folle avventura. Vorrei chiedere alla signora Ministra, che oggi qui Pag. 37non c’è: perché in questi otto mesi, lei non ha mai trovato mezz'ora di tempo per incontrare i rappresentanti delle organizzazioni della campagna F-35, che volevano spiegarle le ragioni delle loro richieste ? Cosa ha da temere in questo confronto ?
Vede, signor sottosegretario, sono stato più fortunato io con generali e ammiragli che i miei compagni pacifisti con una Ministra che, avendo marciato nel 2001 a Porto Alegre e avendo tentato di impedire nel 1986 con gli scout lo svolgimento della mostra navale bellica, forse avrebbe potuto utilizzare il proprio passato per ascoltare le ragioni dei pacifisti, e non per rimuoverle (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Noi, come SEL, chiediamo come nel giugno del 2013 la cancellazione definitiva del programma F-35: per questo sosterremo anche la mozione del MoVimento 5 Stelle. È da cinque anni che anche la campagna «Taglia le ali alle armi» lo fa: chiede lo stop agli F-35. È ora di farlo: basta con i rinvii, basta con le mezze parole, basta con le false promesse ! Grazie a questa mobilitazione abbiamo ottenuto risultati. Il primo: la questione F-35 è arrivata al centro del dibattito politico e dell'attenzione dell'opinione pubblica. Volevate che passasse tutto sotto silenzio, e invece grazie ai pacifisti, grazie alle forze che si sono battute contro gli F-35 siamo qui a parlarne da due anni. Il secondo obiettivo che abbiamo raggiunto è che le forze di questa maggioranza politica, che fino a due anni fa sostenevano senza se e senza ma il programma F-35, ora hanno molti dubbi.
I dubbi sono veramente tanti: quelli che hanno portato il PD a presentare, prima in Commissione difesa come relazione, e ora in Aula con una mozione, la richiesta del dimezzamento del finanziamento. Da una parte questa è una cattiva notizia: il programma non viene cancellato, e continueremo a spendere comunque tanti soldi per questi cacciabombardieri; dall'altra parte questa è anche una buona notizia, che è risultato della mobilitazione di questi anni.
Risparmieremo un sacco di soldi, e questo è un bene. Questo è anche un nostro risultato, ed è per questo che noi ci asterremo su questa mozione; e chiediamo al deputato Scanu, nel cui lavoro determinato e sincero, pur nella diversità delle posizioni, e pur non essendo stato lui mai a Porto Alegre, abbiamo potuto apprezzare l'impegno in questa direzione: il dimezzamento della spesa proposto riguarda la spesa complessiva, non quello che ci resta da spendere, abbiamo capito bene ?
E concludo. Per parafrasare il vostro Premier, passo dopo passo siete prima passati con il Governo Monti da 131 a 90 cacciabombardieri, ora con Renzi si vorrebbe passare da 90 cacciabombardieri a 45: passo dopo passo fate ancora un passo, e cancelliamoli tutti, questi aerei. Facciamo quello che ci ha invitato a fare Papa Francesco a Redipuglia: investiamo nella pace, in una difesa sufficiente, nella sicurezza comune, nella prevenzione dei conflitti, e non nelle armi e nelle spese militari.
Il nostro Paese, senza rinunciare alla difesa, può fare a meno degli F-35, ma non può fare a meno del lavoro, della sicurezza sociale ed ambientale, di una scuola degna di questo nome. Con gli F-35 non solo non si dà più sicurezza al nostro Paese e a questo pianeta, ma con gli F-35 non si mangia ! E noi abbiamo invece urgentemente bisogno di utilizzare quelle risorse contro la disoccupazione e la povertà, per mettere in sicurezza il territorio, per non far cadere a pezzi le scuole. Non continuiamo a fare favori agli affaristi, ai mercanti di morte, alle caste di vario colore, anche quello grigioverde; facciamo invece un favore agli italiani, e cancelliamo gli F-35 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.
ANDREA CAUSIN. Presidente, onorevoli colleghi, per la prima volta c’è la possibilità in quest'Aula di avviare la discussione sulla questione degli F-35 attraverso Pag. 38uno strumento che è quello delle mozioni, che sappiamo avere un valore comunque tutto sommato limitato negli esiti, nonostante la valenza anche di tipo istituzionale di questo documento che andiamo ad approvare; però abbiamo la possibilità di farlo per la prima volta in modo non retorico, di farlo in modo non ideologico, ma di farlo nel merito. E questo perché – lo ricordavano alcuni colleghi che sono intervenuti prima di me – la Commissione ha avuto modo di esaminare sia la relazione di Cottarelli, sia l'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma, e sia ci sono state date delle anticipazioni tutto sommato abbastanza rilevanti per quelli che saranno i contenuti del libro bianco.
Tutti questi documenti consentono ai colleghi deputati componenti della Commissione difesa e ai colleghi deputati che siedono in questo Parlamento di poter assumere delle decisioni sui F-35, ma anche su altri sistemi d'arma delle Forze armate italiane, potendo intervenire nel merito, potendo avere una cognizione di causa su quelle che saranno le conseguenze delle nostre scelte economico-contrattuali rispetto alla capacità del nostro Paese di far fede agli impegni internazionali o di essere preparati rispetto ad eventuali complessità, che dovessero rivelarsi dallo scenario internazionale.
Il programma degli F-35 è nato appunto per ammodernare il sistema d'arma dell'aeronautica italiana ed è un programma di rinnovamento dei sistemi d'arma che persegue due criteri: una maggiore sicurezza per i piloti, perché possiamo dotare i nostri piloti di mezzi che sicuramente sono più moderni, più sicuri e più efficaci e sicuramente una maggiore capacità operativa. Ciò perché gli aerei in questione – e questo tema è un tema che è troppo sottaciuto nel dibattito anche pubblico – rappresentano una nuova generazione che fa un salto di circa 30-35 anni rispetto alle dotazioni aeronautiche italiane e degli altri Paesi che in questo momento sono anche impegnati negli scenari operativi di questi giorni.
Ma la discussione sugli F-35 non avviene in un contesto di tipo neutro, avviene nel contesto di una situazione internazionale che non è normale; non è una situazione normale perché il nostro Paese, l'Italia, si trova ai confini di conflitti che non ha deciso, che non sta decidendo e che, proprio malgrado, si troverà nei prossimi mesi a dover affrontare. La necessità di dover far fronte a questi conflitti, di dover assumere una posizione politica su questi conflitti, di dover essere preparati militarmente per questi conflitti non ha a che fare con la nostra cultura della pace, che non è in discussione, che è un punto fermo della nostra Carta Costituzionale, ma è anche un punto fermo della cultura dell'Italia che è il primo Paese nella cooperazione internazionale sia svolta dalle istituzioni sia svolta dalle migliaia di organizzazioni di volontariato per la modalità di impegno operativo dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze in Kosovo, in Afghanistan e in altri Paesi. Non è in discussione questo tratto distintivo, ma noi nostro malgrado ci troveremo ad affrontare dei conflitti che sono ormai ai nostri confini.
Penso alla questione dell'Islamic State e dei network che ha questo tipo di organizzazione con Paesi che non sono poi tanto distanti geograficamente da noi. Penso al confronto che è in atto con la Federazione russa, che noi continuiamo, per una questione di cortesia, a chiamare «confronto», ma se dovesse essere chiamato con le parole esatte si dovrebbe parlare di vero e proprio conflitto con l'egemonia espansionistica della Federazione russa. Penso al tema delicatissimo dell'Africa subsahariana e del Mediterraneo dove le rivoluzioni islamiche e i moti di due anni fa hanno di fatto azzerato l'infrastruttura politico-istituzionale, giuridica e militare di quei Paesi facendoli diventare profondamente instabili e facendoli rappresentare per noi un potenziale rischio.
Ecco, io credo che in questo scenario non abbiamo soltanto il dovere di essere preparati, un dovere che si configura con impegni che noi oggi abbiamo nei confronti Pag. 39dell'Alleanza Atlantica, che sono impegni di budget, impegni di modalità di armamento, impegni anche di scelte strategiche come quella, per esempio, ultima e imprevista di rafforzare la nostra presenza e migliorarla qualitativamente e quantitativamente sul fronte europeo. I nostri impegni, li ricordavo prima, a livello delle coalizioni internazionali, per esempio quella che oggi sta intervenendo per stroncare la minaccia dell'ISIS.
Non abbiamo solo il dovere di essere preparati ma abbiamo anche il dovere di sembrare preparati, di apparire preparati ed è per questo che un dibattito ideologico sulla riduzione e sull'azzeramento dei sistemi d'arma è un dibattito pericoloso in questo momento per il nostro Paese. Per un Paese che, nostro malgrado, nonostante la nostra cultura di pace, è un Paese fortemente esposto a rischi; a rischi interni – lo ricordava il Ministro Alfano nella sua comunicazione sul terrorismo internazionale e sul terrorismo islamico – ma anche a rischi militari.
Ecco, da questo punto di vista, noi abbiamo apprezzato che il dibattito, il confronto con il Governo, ed è anche il motivo per cui ho sottoscritto la mozione del Partito Democratico, alla fine sia stato riportato sul merito della questione e ciò ha consentito alla maggioranza di escludere a priori la fuoriuscita del Governo italiano dal programma sugli F-35 riconoscendo il valore di questo programma, anche se – come ricordava la mozione del Partito Democratico e come in parte anche ricorda la nostra – è necessario che qualsiasi scelta sull'ammodernamento dei sistemi d'arma, in un momento delicato come questo, avvenga in un contesto di grandissima attenzione anche a quelli che sono i vincoli e le capacità di bilancio del nostro Paese.
Ecco io credo che, da questo punto di vista, nell'annunciare il voto favorevole alle mozioni su cui è stato dato il parere favorevole del Governo, compresa quella di Forza Italia nella misura in cui verranno accolte le riformulazioni, ci sentiamo in dovere di dire che non è più possibile in questo Paese affrontare una discussione ideologica sull'ammodernamento dei sistemi d'arma.
Ci sentiamo in dovere di dire che bisogna avere fiducia, dare fiducia, infondere fiducia alle nostre Forze armate, che non è possibile in questo momento per lo scenario internazionale dare l'impressione agli interlocutori, ai nostri partner ma anche ai nostri possibili avversari, che noi stiamo sguarnendo il fronte della difesa, perché il tema della sicurezza è un tema centrale ed è un tema fondamentale, un diritto fondamentale dei cittadini come lo sono tantissimi altri diritti che non sono sostituibili con quello della sicurezza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.
PAOLO ALLI. Signor Presidente, vorrei fare una breve premessa che parte dalla considerazione che, dopo la caduta del muro di Berlino, la NATO si era progressivamente trasformata da alleanza militare contro il pericolo sovietico in strumento di prevenzione dei conflitti, del terrorismo, di gestione dei post-conflitti e anche di protezione dei corridoi umanitari e, al tempo stesso, le problematiche economiche e sociali che i Paesi membri attraversavano ne avevano progressivamente ridotto gli investimenti.
La vicenda dell'Ucraina, l'instabilità persistente dell'area subsahariana e del Maghreb, le minacce di ISIS verso il mondo occidentale, l'Europa e anche l'Italia, in particolare, come abbiamo sentito negli ultimi giorni, si sono imposti alla nostra attenzione in modo repentino e in tutta la loro pericolosa virulenza.
Un'ondata di pericolo che investe tutti i Paesi occidentali ma che rappresenta soprattutto una minaccia per l'Europa e per la sicurezza dei cittadini europei. La vicenda Ucraina in particolare ha riportato all'attenzione della NATO l'articolo 5 del Trattato, che pareva ormai superato dalla storia. Questa realtà è stata certificata nel summit dei Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza atlantica tenuto all'inizio Pag. 40di settembre in Galles. A Newport l'approfondimento concreto dei rischi e dei pericoli che si stanno profilando all'orizzonte ha fatto sì che la più potente alleanza della storia si sia riposizionata, tornando a porre l'attenzione sugli aspetti militari e aprendo un confronto serrato sugli antidoti rispetto ai pericoli emersi, sulle modalità e sulla tempistica stessa di eventuali interventi.
Il quadro internazionale fortemente instabile e nuovamente segnato dal riemergere del terrorismo di matrice jihadista si impone all'attenzione dei maggiori Paesi occidentali come un pericolo attuale, concreto, devastante, una situazione che richiede la valutazione attenta delle forze in campo.
Non possiamo non sottolineare in questo contesto come si stia verificando una sempre maggiore asimmetria tra l'Europa e gli Stati Uniti nel campo degli investimenti. Ricordiamo che gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno sostenuto circa il 70 per cento di spese della NATO. Questo elemento è stato rilevato nell'esame di Newport e mette a rischio l'indispensabile interoperabilità degli interventi tra gli alleati e lo stesso principio dell'univocità dell'impiego di risorse sul versante della sicurezza e della difesa collettiva.
Per questo motivo la NATO ha recentemente espresso ai Paesi aderenti la necessità di aumentare e soprattutto rendere più efficiente la spesa militare anche in previsione di un maggior impegno degli Stati Uniti nell'area del Pacifico.
L'Italia, anche per la propria particolare posizione geografica, dovrà quindi continuare a fare la sua parte per la sicurezza in Europa ed è chiamata a farlo mentre attraversa una situazione economica e sociale di grave difficoltà.
In questo quadro complicato e preoccupante noi siamo chiamati oggi a discutere il tema degli F-35, che assume pertanto caratteristiche di fondamentale importanza. Sappiamo bene che i tagli alla spesa pubblica derivanti dall'attuazione della spending review riguarderanno tutti i Ministeri. Sappiamo bene che, per quanto riguarda la difesa, questi tagli richiedono particolare oculatezza, al fine di procedere su questo terreno con maggiore efficienza e massima efficacia. Risulta, infatti, essenziale nel contesto geo-politico nel quale ci troviamo, che il nostro Paese sia dotato di uno strumento militare bilanciato, efficiente e flessibile, in condizione comunque di rispondere con efficacia e prontezza a crisi di carattere e dimensioni attualmente non ancora prevedibili, purtroppo.
Il programma degli F-35 è divenuto ormai un elemento emblematico rispetto al settore della difesa, anche se in realtà il tema delle Forze armate e degli armamenti è molto più ampio. Noi dobbiamo certamente spendere meglio, dobbiamo evitare duplicazioni in Europa, dove speriamo ci sarà un'evoluzione concreta nella razionalizzazione delle capacità delle forze militari verso un vero sistema di difesa comune. In questo modo potremo anche spendere meno, ma il processo di integrazione richiede tempo che oggi non ci permette di ridurre gli investimenti sul tema della difesa in maniera generalizzata.
Il Parlamento ha manifestato all'Esecutivo il proprio orientamento convintamente favorevole all'elaborazione di un nuovo Libro bianco sulla difesa, anche per potere avviare una riflessione profonda sulla sostenibilità di talune scelte. Il Governo, dal canto suo, ha annunciato l'intenzione di realizzare, entro la fine dell'anno, un Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa, dalla cui approvazione risulteranno definite le linee del nuovo quadro strategico di riferimento per lo strumento militare, gli obiettivi che il Paese intende perseguire, le modalità e gli strumenti da utilizzare per la protezione e la tutela dei cittadini, del territorio e degli interessi vitali e strategici del Paese e per rispondere agli impegni assunti con gli alleati.
È in questo contesto che la politica deve esprimersi nel senso dei suoi valori più alti, affrontando con consapevolezza un tema così delicato e drammaticamente attuale, rifuggendo da ideologismi o demagogia e non delegando a un pacifismo emotivo la sicurezza nazionale ed europea.Pag. 41
La nostra Costituzione, come ha richiamato anche l'intervento del collega Causin, ci dice che l'Italia è un Paese di pace e la tradizione dell'Italia è una tradizione di pace, come tutti ci riconoscono. Ma la Costituzione ci dice anche che difendere la patria e i suoi confini è un dovere di tutti. Le Forze armate hanno questo dovere, le Forze armate devono potere assolvere a questo dovere.
Il programma F-35 è stato approntato proprio per raggiungere questi obiettivi. I 90 velivoli, che risultano già dalla riduzione dei 131 iniziali operata nel 2012, rappresentano, secondo fonti militari, meno di quanto operativamente necessario per garantire il pieno svolgimento della propria attività, ma sappiamo bene le difficoltà di bilancio che ci hanno imposto questi tagli.
È un'operazione che ci consentirà di sostituire i velivoli, ormai al limite dell'inefficienza e superati, con aerei militari di quinta generazione, anche se in misura ridotta rispetto alle stesse necessità dichiarate dalla difesa.
Nel sito produttivo di Cameri si stanno attraversando, in questi mesi, fasi cruciali per il buon esito del progetto FACO, nel quale sono già impegnati circa mille dipendenti, giacché l'inizio della fase produttiva significa anche l'avvio di quella curva di apprendimento che, nel tempo e in proporzione ai carichi di lavoro, permette al sistema produttivo un'evoluzione e una conoscenza tecnologica avanzata. Qualora le attività produttive relative ai lotti successivi non dovessero essere avviate si determinerebbe un peggioramento sostanziale della competitività dell'intero sito produttivo e questo determinerebbe, come diretta e immediata conseguenza, che le commesse internazionali, provenienti dagli altri Paesi che hanno deciso di acquisire gli F-35, sarebbero inesorabilmente dirottate verso lo stabilimento statunitense. Ricordiamo, infatti, che l'Italia è l'unico Paese al mondo ad avere un sito produttivo al di fuori degli USA.
Il nostro è un grande Paese – e mi avvio alla conclusione – che affronta con coraggio e sacrificio i complessi problemi che attualmente lo affliggono, ma non si ripiega su se stesso. Partecipa alle missioni internazionali di pace, rispetta e onora gli impegni assunti nell'ambito delle alleanze alle quali ha aderito e nelle quali opera come membro attivo. Tra breve avremo le risultanze del Libro bianco. Sarà quello il momento in cui, valutando i dati e le conclusioni da esso fornite, le condizioni economiche del Paese e le possibilità consentite dal bilancio, il Governo potrà stabilire come operare rispetto al programma degli F-35.
Per questo non intendiamo fissare target o impegnare il Governo nella rivisitazione di interi programmi e di impegni già assunti ed esprimiamo una valutazione negativa rispetto ad atti parlamentari che, al contrario, propongano esplicitamente un tale percorso.
Per questo motivo voteremo a favore sulla nostra mozione n. 1-00590, a prima firma Cicchitto, nella quale ribadiamo, peraltro, la necessità di ricercare ogni possibile soluzione e nuovi accordi con i partner internazionali per massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici per il nostro Paese, attraverso gli investimenti nelle strutture FACO di Cameri, oltre ad accertare nuovamente la piena rispondenza dei velivoli ai requisiti di sicurezza e ai criteri tecnici e operativi delle Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signora Presidente, colleghi, è in corso da tempo nel nostro Paese il dibattito, infarcito di sentimenti ideologici, sulla riduzione delle spese militari, inserito in un dibattito, peraltro attuale, sulla riduzione complessiva della spesa pubblica. Su questo dibattito, sulla riduzione delle spese militari e delle spese per la difesa, peraltro già avviato dal nostro Paese con l'approvazione della «legge Di Paola» nella scorsa legislatura, si è aggiunto Pag. 42da tempo, ormai, il dibattito puntuale, ripetuto, periodico, sulla revisione della nostra partecipazione al programma F-35.
Dirò subito che quello che appare più singolare in questo dibattito non è tanto il merito della spesa militare o il merito del programma, ma avere infarcito l'argomento con alcune considerazioni che nulla hanno a che vedere con esso. La prima è quella del richiamo alla nostra Costituzione, quasi come che la partecipazione del nostro Paese a un programma di acquisizione di armamenti militari o la stessa previsione, sulla quale dirò poi qualcosa, di spese militari per il nostro Paese fossero in contraddizione con la vocazione pacifista che ha l'Italia e che è stabilita dalla nostra Carta costituzionale, o, addirittura, come se a contraddire questa vocazione potesse essere persino la partecipazione, che l'Italia assicura da tempo, a quelle missioni internazionali che servono proprio a ristabilire, a tutelare e a proteggere la pace e la democrazia nel mondo.
Ma l'altro argomento ideologico in questo dibattito è quello che contrappone le spese militari alle spese per il settore civile: compriamo meno F-35 e costruiamo più asili, più ospedali, più scuole. Ebbene, chiunque si occupi di questa materia e di questo settore sa che non vi è oggi ambito delle spese militari che non abbia anche immediata e diretta ricaduta anche sulle spese per il settore civile. Si tratta, quindi, di una polemica inutile e fuorviante, perché, se vogliamo sostenere gli investimenti e le spese per la produzione nel settore civile, è inevitabile, come dimostrano gli sviluppi tecnologici di vari settori negli ultimi decenni, che questi possono crescere anche, se non soprattutto, attraverso gli investimenti nel settore militare.
Ed è anche scontato come questi investimenti abbiano una ricaduta positiva non solo sul livello occupazionale del nostro Paese, ma anche sul livello industriale, e non solo delle grandi industrie, più o meno pubbliche, che partecipano ai vari programmi, ma anche delle piccole e medie imprese, che vedono notevoli ricadute positive dalla partecipazione del nostro Paese a questi programmi.
Vi è, poi, l'attualità, signora Presidente e colleghi; attualità che pare prescindere dal contesto di crisi internazionale che sta affrontando non solo il nostro Paese, ma l'Europa e il mondo intero, per cui, da una parte, si afferma, con orgoglio, la nostra partecipazione alle coalizioni internazionali, si afferma e si rivendica con orgoglio il nostro contributo alla comunità internazionale, e, dall'altra parte, dicevo, periodicamente – per la verità, più per finalità di dibattito interno che per finalità di politica estera –, si mette in discussione la partecipazione del nostro Paese ai programmi internazionali, con evidenti ricadute negative sulla nostra stessa credibilità come partner internazionale.
Ebbene, io dico che oggi, come alcuni colleghi hanno ricordato, il recente vertice NATO in Galles ha impegnato i Paesi della NATO, compreso il nostro, ad aumentare le spese militari, non a ridurle; a mantenere quel trend, che il nostro Paese si è impegnato a raggiungere, di andare verso il 2 per cento del PIL investito in spese militari, e non a ridurlo.
Quindi, anche queste mozioni, anche questo dibattito si collocano in una specificità del rapporto con il Governo e dell'esame parlamentare tutto particolare, nel senso che il Governo, da una parte, ha annunciato un Libro bianco sulla difesa, strumento utile, che anche altri Paesi europei hanno varato e che sarà la cornice quadro all'interno della quale si definiranno le priorità del nostro Paese per quanto riguarda le spese militari, dall'altra parte, la Commissione difesa, che mi onoro di presiedere, ha concluso un'ampia e profonda indagine conoscitiva che vedrà presto una completa pubblicazione parlamentare per poter illustrare anche all'opinione pubblica, oltre che a tutti colleghi, non solo a quelli che vi hanno partecipato, la natura vera del contributo parlamentare al dibattito in corso sulle spese militari. Ebbene, da quell'indagine conoscitiva emerge con chiarezza il legame che vi è fra l'impossibilità del nostro Paese di Pag. 43prescindere dal contesto europeo e dal contesto internazionale, anche con riferimento alla necessità della difesa europea, nel collocare quindi la propria vocazione pacifista da una parte, ma dall'altra anche la propria vocazione ad essere un partner attivo della comunità internazionale e – come dicevo – quelle spese del settore della difesa, che sono spese che hanno una diretta connessione con quelle per il settore civile. Quindi, non vorrei che anche il dibattito parlamentare, o gli strumenti parlamentari, come l'onorevole Scanu sa, e come abbiamo più volte discusso in Commissione, finissero per assumere una valenza diversa. L'indagine conoscitiva è, per sua natura, uno strumento ricognitivo a disposizione del Parlamento. Le competenze del Parlamento e delle Camere sui programmi pluriennali sono stabilite, con chiarezza, dal nostro procedimento legislativo, e dalla legge anche come recentemente modificata nella scorsa legislatura. Su questi argomenti e su questi temi, tra l'altro, vi è un'evidente priorità di concentrare anche la scelta del nostro Paese di appartenere alle organizzazioni internazionali.
Quindi, concludo, dicendo che il gruppo di Forza Italia voterà, naturalmente, a favore della propria mozione, registrando il consenso che ha espresso il Governo, e a favore delle altre mozioni presentate dal gruppo dell'onorevole Causin, di Scelta Civica, dall'onorevole Cicchitto del gruppo NCD, che si collocano all'interno di questo ambito. Mentre, invece, le altre mozioni, quelle che – ripeto – periodicamente servono a mettere in discussione, e non a verificare (perché è giusto naturalmente che si svolgano le verifiche, anche tecniche, che occorre sempre fare), che hanno la finalità di mettere periodicamente in discussione, più per esigenze di politica interna, che di politica estera, la nostra partecipazione ai programmi che sono stati già sottoscritti (dopo che invece il vertice della NATO ci ha invitato non solo a mantenere, ma a rafforzare le spese militari, soprattutto in questa fase nella quale il Parlamento un suo contributo l'ha già dato con l'indagine conoscitiva e occorre ora attendere la stesura del Libro bianco del Governo), vedranno la nostra netta contrarietà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frusone. Ne ha facoltà.
LUCA FRUSONE. Signor Presidente, siamo ancora una volta chiamati ad esprimerci sul programma Joint Strike Fighter, comunemente chiamati F-35. È strano perché, durante le campagne elettorali, non li voleva nessuno questi cacciabombardieri, però continuiamo, di nuovo, a proporre mozioni per la cancellazione del programma, infatti, proprio di questo si parla. La nostra mozione, molto chiaramente, chiede la cancellazione dell'intero programma, con un occhio di riguardo alle questioni occupazionali e ai ritorni economici. Il problema, però, è proprio questo. Nel tempo su questo argomento si è generata veramente molta attenzione da parte della cittadinanza e questo è un bene.
Ci riteniamo anche responsabili di quest'attenzione da parte dei cittadini sulla questione F-35, perché, per una volta, in Commissione difesa c’è stata un'opposizione che è riuscita a fare capire ai cittadini che cosa accade realmente all'interno di quella stanza. Infatti – parliamoci chiaro –, prima di noi, ben poco si sapeva di quello che succedeva in materia di difesa. Acquistavamo portaerei come fossero scatole di cioccolatini, 3 miliardi in un batter d'occhio. Invece, adesso – e ripeto ce ne prendiamo il merito –, insieme alle tante associazioni che ogni giorno combattono queste spese folli della Difesa, siamo riusciti a portare all'attenzione dei cittadini un tema molto importante, magari tecnico, che inizialmente può essere anche difficile da comprendere. Ma poi, quando si parla di soldi, quando si parla di 13 miliardi di euro solo per l'acquisto e di oltre 50 per quanto riguarda il mantenimento di questi aerei, anche il cittadino meno attento si sveglia. Pag. 44Quindi, già per questo, possiamo dire che, come opposizione, abbiamo fatto il nostro lavoro, che finalizziamo con questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Sempre al riguardo dell'informazione ci giunge nuova, fresca fresca, un'informazione dagli Stati Uniti, perché, purtroppo, dobbiamo dirlo: in tema di F-35 abbiamo molte più informazioni dagli Stati Uniti che dal Ministero italiano. In poche parole, il GAO ha detto che i costi di mantenimento degli F-35 saranno del 79 per cento maggiori rispetto agli aeromobili che andranno a sostituire. Voglio ricordare a tutti che questo era un cavallo di battaglia degli F-35. Infatti si diceva che, grazie agli F-35, noi avremmo risparmiato molto sul mantenimento, che andavano a sostituire tre linee, tre aerei diversi e che, quindi, ci sarebbe stato un risparmio in termini di manutenzione e di mantenimento; si è detto di tutto sugli F-35: che servono per portare la pace, che ci difendono dai missili, che ci spegniamo gli incendi e via dicendo. Quest'informazione è molto più importante di tutte le altre cose che sono state dette.
Si è parlato anche del 2 per cento per quanto riguarda la Nato, il vertice del Galles. Ebbene, anche qui noi abbiamo fatto un lavoro, devo dire, egregio, perché, per la prima volta, si è parlato veramente del bilancio della difesa. Abbiamo detto a tutti che, in realtà, il bilancio della difesa, le spese per la difesa, non fanno parte solamente del bilancio della difesa, che ammonta a circa 18-19 miliardi. Ci sono anche altre spese, riguardanti ad esempio proprio gli F-35, che vanno in altri ministeri e, quindi, non vengono conteggiate come spese per la difesa, ma sono spese per la difesa. Questo è stato riconosciuto anche da Cottarelli. Quindi non è demagogia del MoVimento 5 Stelle: è carta che canta questa qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E si parla di 25-26 miliardi di euro.
Per farvi un esempio, noi troviamo fondi per gli F-35 anche all'interno del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Ma non mi pare tanto difficile capire che, se si parla di cacciabombardieri, si parla di difesa. Istruzione e ricerca sono scuole, borse di studio. Non è tanto difficile distinguere le cose. Eppure, arriviamo a queste cifre, che ci avvicinerebbero a questo 2 per cento. Quindi, come dicevo prima, la nostra mozione ci porta alla cancellazione, come quella di Sinistra Ecologia Libertà, che è stata coerente in questo, dall'inizio della legislatura fino ad adesso, e ripropone la cancellazione. Quindi, votiamo tranquillamente a favore della mozione di Sinistra Ecologia Libertà.
Mentre rimango veramente basito per altre mozioni. Sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00563 della Lega Nord siamo contrari. Innanzitutto in tutte le mozioni si parla molto spesso solamente di rinviare e rivedere e non si prende una decisione ben precisa. Ma vediamo anche alcuni aspetti molto particolari. Nella mozione della Lega Nord, per esempio, si parla, visto che non si possono acquistare gli F-35, dell'acquisto o del leasing degli aerei F-22 Raptor. Innanzitutto nel 2006 il Congresso degli Stati Uniti ha vietato l'esportazione di questi aerei proprio perché hanno una concentrazione tecnologica che metterebbe a repentaglio gli stessi Stati Uniti e, quindi, ne hanno vietato l'esportazione. Ma poi sono aerei che costano più degli F-35. Quindi, non compriamo gli F-35, perché costano troppo e compriamo aerei che costano ancora di più (ammettendo che ce li diano) !
Quindi, veramente su alcune cose rimaniamo un po’ basiti.
Per quanto riguarda le mozioni Causin ed altri n. 1-00578, Cicchitto ed altri n. 1-00590 e Brunetta ed altri n. 1-00593 naturalmente voteremo contrariamente. Come dicevo prima, si parla sempre di rivedere, rivedere, rivedere. Stiamo rivedendo i dati catastrofici delle prestazioni di questo aereo ormai da un anno e mezzo. Quindi, è arrivato il momento di dire chiaramente che cancelliamo il programma oppure che lo continuiamo. Lo volete fare ? Volete continuare ? Ditelo, però, chiaramente, senza rinviare, rinviare, perché forse la pressione mediatica Pag. 45e dei cittadini su questo aspetto inizia veramente a farsi pesante per la maggioranza di questo Governo, tant’è che addirittura abbiamo mozioni diverse della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Si parla moltissimo di impegni presi. Qualcuno ha parlato anche di responsabilità del Parlamento. Sarebbe un Parlamento responsabile questo che adesso cambia gli impegni ? Ma io chiedo: solo noi dobbiamo rispettare gli impegni ? Abbiamo avuto notizie certe che le prestazioni e i costi di questi aerei saranno diversi da quelli pattuiti inizialmente e questo non è un impegno che dovrebbe rispettare qualcun altro ? È come se io faccio un contratto per acquistare una fuori serie e mi danno un'utilitaria: non avrò diritto un attimo ad alzare la voce per chiedere di rispettare gli impegni anche dall'altra parte ? Credo che questo sia sacrosanto.
E poi, scusatemi, parliamo di impegni e di responsabilità del Parlamento. C'era un impegno del Governo, per quanto riguarda la coalizione anti ISIS, a cercare il cappello istituzionale delle Nazioni Unite e gli F-22, che tanto vuole acquistare la Lega, proprio ieri hanno bombardato la Siria, in barba, quindi, a quello che è stato detto con l'ordine del giorno.
Forse, il Premier Renzi non ha fatto in tempo a spiegare qual era la posizione intrapresa con quell'ordine del giorno, forse era troppo preso a farsi i selfie nella sede di Twitter e non è riuscito a parlare e a dire che volevamo una copertura giuridica da parte delle Nazioni Unite nel caso in cui dovessimo bombardare la Siria. Forse non si è fatto in tempo, oppure forse nessuno ci ascolta.
Infatti, parliamoci chiaro, si è parlato tanto di politica estera durante quella pantomima chiamata «discorso dei mille giorni», ma in realtà la politica estera in Italia non c’è mai stata. Noi ci siamo sempre ritrovati sottomessi quando si parla di politica estera, questo è un dato di fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E, infatti, su questo tema vorrei parlare anche dell'articolo 11: non della parte riguardante il ripudio della guerra, che tanto qui dentro non importa, basterebbe quello, ma dell'altra parte, quella dove si parla di cessione della sovranità in condizioni di parità. Bene, io vi chiedo: siamo in condizioni di parità con le organizzazioni sovranazionali, come la NATO, come l'Unione europea anche ? Siamo in condizioni di parità ? Io non credo proprio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, per questo, la nostra politica estera è sottomessa.
E se si parla di impegni, si deve parlare anche in questo caso di far rispettare gli impegni. Quindi, iniziamo a parlare di bilanci seri, iniziamo a parlare di far rispettare gli impegni anche ai nostri alleati, a pretendere rispetto. Allora forse dopo possiamo iniziare a parlare del 2 per cento per la Difesa. Iniziamo a pretendere rispetto, così magari ci evitiamo nuovi fallimentari tentativi anche nella questione dei marò, perché, parliamoci chiaro, anche in quel caso pesa moltissimo la nostra inconcludenza nella politica estera. Questa è una cosa che bisogna dire. Fate pesare il nostro Paese nel mondo.
Poi arriviamo alla mozione Scanu, quella del PD...
PRESIDENTE. Onorevole Frusone, ha finito il tempo, deve proprio concludere.
LUCA FRUSONE. Concludo e faccio l'ultima dichiarazione sulla mozione Scanu. Sono stati fatti passi avanti, bisogna ammetterlo, ma noi non possiamo ancora accettare che si usino parole arzigogolate per non dare una decisione precisa. Infatti, si pone l'impegno di riesaminare l'intero programma, sì, con l'obiettivo di dimezzare il budget, ma si poteva tranquillamente dire: «Si impegna il Governo a dimezzare il budget». A quel punto sarebbe stato un impegno serio e concreto e non saremmo qui a discutere. Quindi, anche in questo caso noi non possiamo dare il nostro assenso a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Pag. 46PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scanu. Ne ha facoltà.
GIAN PIERO SCANU. Signora Presidente, non potendo disporre di una significativa statura che potesse liberarmi dal brusio, talmente intenso da stordire anche il più sordo di noi, ho voluto dispormi qua, confidando anche nell'aiuto che lei vorrà darmi, nel ricordare a quest'Aula di cosa stiamo parlando.
Stiamo parlando di una decisione che quest'Aula si accinge ad assumere, grazie alla quale...
PRESIDENTE. Magari, se i colleghi che stanno proprio alle spalle dell'onorevole Scanu non fanno rumore, è più semplice... Prego.
GIAN PIERO SCANU. Una decisione – dicevo, Presidente – grazie alla quale il Governo italiano disporrà il dimezzamento delle spese militari.
E noi vorremmo che questo fosse chiaro, perché se è giusto, anzi, auspicabile che venga esercitata la facoltà dell'interpretazione, questa non deve spingersi fino alla negazione dell'evidenza. L'evidenza è contenuta nella mozione del Partito Democratico, sottoscritta anche dai rappresentanti di altri gruppi politici, ed in questa mozione, che gode peraltro del convinto parere favorevole del Governo, è detto chiaramente che il medesimo Governo è impegnato a dimezzare i costi per i sistemi d'arma.
Questa è una notizia, questa è una decisione politica, questa è una risposta, questa è un'assunzione di responsabilità. Questa è una pagina che il Parlamento sta scrivendo, andando ben oltre, signora Presidente, cari colleghi, il silenzio – mi verrebbe da dire i sovrumani silenzi, che per trent'anni il Parlamento si è autoimposto riguardo a questa materia –, i sovrumani silenzi ai quali corrispondeva una profondissima quiete, che era quella che gli stati maggiori del tempo, i Governi del tempo avevano ritenuto di dover costruire attorno ad una materia particolarmente delicata, qual era quella delle spese per gli armamenti.
Per quanto possa sembrare impossibile in una Repubblica parlamentare, per ben trent'anni, cari colleghi, accadeva questo: di tutto si poteva occupare il Parlamento, anche delle sciocchezze più ridicole, ma non poteva mettere becco in quelle che erano le importanti, altissime spese per le armi, spese per i sistemi d'arma.
E per quanto io capisca e giustifichi anche l'anelito di identificazione del collega Frusone, che ascolto sempre con grande piacere, allorché ritiene di dover attribuire al proprio gruppo il merito di questo passaggio epocale, io, non tanto per mettere i puntini sulle «i», ma per regalare un pochino di doverosa verità a quest'aula, dico che la vera rivoluzione, se vogliamo definirla così, in termini di partecipazione democratica, è stata scritta nella parte conclusiva della precedente legislatura, quando una legge voluta dal Partito Democratico (la legge n. 244 del 2012) ha stabilito questo.
E a chi, compreso il presidente della mia Commissione, l'apprezzato collega Elio Vito, dà ad intendere che nella mozione del Partito Democratico ci sarebbe qualche traccia di antimilitarismo, io vorrei ricordare che all'epoca il Ministro della difesa era un militare di carriera, era l'ammiraglio Di Paola. Era certamente una persona rispetto alla quale non poteva essere e non può essere nutrito alcun dubbio relativamente ad una presunta tendenza all'antimilitarismo. Allora, chiariamoci queste cose se non vogliamo che questo sia soltanto un passaggio, una sorta di celebrazione liturgica dovuta esclusivamente alle necessità di dare risposte a dei colleghi che hanno presentato delle mozioni.
I colleghi che hanno presentato queste mozioni – e mi riferisco al collega Marcon di SEL e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – hanno reso un servizio al Parlamento. Questo non è un incidente procedurale, questa è una scansione della democrazia ed è un bene che noi ci abituiamo a discutere di queste cose (Applausi Pag. 47dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti, non possiamo dolerci del fatto di contare poco come Parlamento se siamo noi i primi a determinare un'autocastrazione che fa di noi dei parlamentari eunuchi.
Questo concetto vale – e scusate se faccio qualche salto, ma ogni tanto mi riesce di prendere qualche appunto – anche in relazione al discorso che ha fatto poco fa – lo cito ancora perché egli mi è caro – il rappresentante di Forza Italia, Elio Vito, quando ha detto che bisogna dare le risposte alla NATO.
Caro presidente Vito, bisogna dare le risposte prima di tutto al nostro Paese e, poi, se proprio dobbiamo riconoscere una primazia, le risposte le dobbiamo dare all'Europa. Anche alla NATO, ma all'Europa. E magari dobbiamo sviluppare una feconda azione di persuasione operosa nei confronti della NATO affinché si sforzi e riesca nello sforzo per non ritenere che ci sia un rapporto antagonistico fra la forza della NATO e la forza dell'Europa. Noi possiamo essere leali componenti della NATO lavorando per un'Europa unita. E, attenzione, può essere pelosa la nostra sensibilità di alleati dell'America e l'America, che è un grande Paese, non ci chiede di genufletterci di fronte ad essa. Per cui, se lavoriamo per l'Europa, non lavoriamo contro la NATO, ma lavoriamo per avere la schiena dritta, la stessa schiena dritta con la quale noi oggi rivendichiamo di aver fatto una scelta, perché non c’è antinomia fra le scelte militari e le scelte, chiamiamole di carattere civile, o le si definisca come si vuole.
Stabilire, però, in un momento drammatico della vita del nostro Paese, in un momento in cui ci sono milioni di persone che muoiono di fame, in un momento in cui ci sono tensioni fortissime, anche nel comparto sicurezza e difesa, che la riduzione di spesa, allo stato attuale non indispensabile, corrisponde ad una precisa scelta politica non significa che l'Italia debba diventare un'armata brancaleone, non significa che i soldati che mandiamo nei teatri internazionali debbano andarci senza neppure i famosi scarponi, significa che chiediamo efficienza, garantiamo sicurezza, ma allo stesso tempo ci battiamo per riconoscere le necessarie priorità.
Per queste ragioni, signora Presidente e colleghi, noi, come Partito Democratico, nel ringraziare i preziosi spunti che sono pervenuti da tutte le mozioni, voteremo contro la mozione Marcon, contro la mozione Pini, contro la mozione Basilio, esclusivamente per il fatto che in queste si chiede di uscire da un programma nel quale, viceversa, noi riteniamo di dover permanere. Voteremo a favore della mozione Causin, ci asterremo verso la mozione Cicchitto e, se la cosa non appare irridente, ma lo dico con tutta la simpatia possibile, eravamo orientati ad astenerci sulla mozione Brunetta, ma il presidente Vito ha superato se stesso ed è riuscito a trasformare la nostra astensione in voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Invito i colleghi a prendere posto perché abbiamo una serie di votazioni abbastanza numerose.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marcon ed altri n. 1-00424, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Braga... Malisani... Boccuzzi... Fantinati.... Bragantini Paola... Sorial... Vaccaro...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 439
Astenuti 18
Maggioranza 220
Hanno votato sì 124
Hanno votato no 315).
(Il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-00563, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 412
Astenuti 47
Maggioranza 207
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 397).
(Il deputato Bossi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole; la deputata Piccoli Nardelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Basilio ed altri n. 1-00577, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gregori... Dall'Osso... Carloni.... Piras... Duranti... Gribaudo... Piccoli Nardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 456
Astenuti 7
Maggioranza 229
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 343).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Causin ed altri n. 1-00578, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tartaglione... Di Stefano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 450
Astenuti 11
Maggioranza 226
Hanno votato sì 315
Hanno votato no 135).
(La deputata Bargero ha segnalato che ha erroneamente votato contro e che avrebbe voluto votare a favore)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scanu, Marazziti, Causin ed altri n. 1-00586, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Palma, Tancredi, Roberta Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 320
Astenuti 152
Maggioranza 161
Hanno votato sì 275
Hanno votato no 45).
DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Chiedo di parlare.
Pag. 49PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, non abbiamo finito, c’è ancora un voto. Prego, sottosegretario.
DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, volevo la conferma dal presidente Vito, che era intervenuto sul fatto che fosse stata accettata la riformulazione, come esposta da parte del Governo, della mozione. Se conferma, io confermo il parere favorevole del Governo.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Vito conferma che accetta la riformulazione del Governo.
GIAN PIERO SCANU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, noi siamo lieti di prendere atto che il Governo, ancorché in progress, sia stato capace di convincere anche il gruppo politico di Forza Italia. Quindi, ne prendiamo atto.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, non per polemica davvero con l'amico e collega Scanu, con il quale c’è anche una collaborazione in Commissione, ma in questo caso ha cambiato opinione semplicemente lui, perché il Governo aveva già motivato prima il parere favorevole con una riformulazione sulla premessa, dove era corretta la riformulazione del Governo, e noi avevamo subito detto che aderivamo...
PRESIDENTE. Va bene, non vi eravate intesi.
ELIO VITO. ... a questa riformulazione del Governo. Prendiamo atto, comunque, con soddisfazione che, come è giusto che sia...
PRESIDENTE. Prendiamo tutti atto.
ELIO VITO. ... il collega Scanu voterà a favore della nostra mozione.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-00590, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Hanno votato tutti i colleghi ? Simone Valente.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 435
Astenuti 28
Maggioranza 218
Hanno votato sì 319
Hanno votato no 116).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri...
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Chiede la parola ? Siamo in fase di votazione. Dopo vediamo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00593, nel testo riformulato, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Scotto, io ho messo in votazione la mozione a prima firma Brunetta.Pag. 50
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Misiani, Marco Di Stefano, Sgambato, Capelli, Fantinati, Carbone. Fantinati non riesce a votare: qualcuno può aiutare l'onorevole Fantinati ? Vargiu.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 444
Astenuti 19
Maggioranza 223
Hanno votato sì 326
Hanno votato no 118).
ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, chiedo di intervenire ai sensi dell'articolo 36 del Regolamento. Noi abbiamo effettuato una votazione impegnativa rispetto ad un argomento per noi estremamente rilevante, ma rilevante per il Paese. Ora, ci siamo trovati di fronte ad una scelta del Governo che ha deciso di approvare due mozioni che dicono, evidentemente, cose diverse. Cosa è accaduto ? Qual è la mozione che è prevalsa ? Su questo chiederemmo una risposta da parte del Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Scotto, non le ho dato la parola perché lei avrebbe potuto chiedere la parola dopo l'intervento del sottosegretario Rossi, così com’è stato per il deputato Scanu, ma non dopo aver fatto un'altra votazione; quindi, non le potevo dare la parola quando lei l'ha chiesta. In ogni caso il Governo aveva già dall'inizio, come ha ricordato il presidente Vito, chiesto una riformulazione ai proponenti della mozione Brunetta ed altri n. 1-00593. Comunque il tema c’è, non è questo il momento in cui il Governo può riprendere la parola. Noi abbiamo concluso questo tema.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signora Presidente, non ho voluto contraddirla, prima, ma avevo alzato la mano prima che lei aprisse la votazione ed era unicamente per dire, lo dico ora, che quella era una mozione riformulata; per cui essendo riformulata volevamo esprimere sì parere favorevole alla riformulazione, ma dire che votavamo per il meno peggio, perché, invece, fosse dipeso da noi, non avremmo accettato la riformulazione, preferendo il testo originario così com'era stato presentato per quella mozione.
Pur tuttavia abbiamo votato a favore con il criterio della riduzione del danno, diciamo così.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signora Presidente, un richiamo al Regolamento, all'articolo 8. Lei ha concesso la parola giustamente al Governo che ne faceva richiesta quando si stava per mettere in votazione la mozione Cicchitto ed altri n. 1-00590 e non la mozione Brunetta ed altri n. 1-00593. Pertanto, il suo rilievo poc'anzi sollevato al collega Scotto credo che sia inopportuno perché il collega Scotto doveva e poteva intervenire sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00593; in quel momento stavamo votando la mozione Cicchitto ed altri n. 1-00590 e credo che in realtà ci sia stato un problema di tempistiche. Forse il Governo doveva intervenire successivamente alla votazione della mozione Cicchitto ed altri n. 1-00590, magari con una gestione dell'Aula un po’ più ordinata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Va bene, grazie. Abbiamo esaurito questo punto.
Pag. 51Sull'ordine dei lavori (ore 12,57).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Rosato do conto di una relazione che è stata preparata dagli uffici in merito alla questione sollevata dal deputato Sibilia, relativa alla sala di controllo votazione elettronica.
Stamane, intorno alle 8, in occasione dell'apertura della sala controllo votazioni, situata al piano ammezzato nei pressi dell'Aula, gli addetti all'impianto constatavano la difettosità dell'apertura della porta esterna in legno che precede la porta blindata e allarmata posta a protezione del locale. Pertanto, veniva effettuato un intervento di falegnameria, durante il quale si riscontrava anche l'usura dello stato di rivestimento della porta e del battente nel punto vicino alla serratura; usura verosimilmente dovuta al suddetto difetto di apertura. Si fa presente che la porta in questione non è quella di accesso diretto alla sala controllo delle votazioni, ambiente al quale si accede attraverso una porta, lo ripeto, blindata e allarmata e con caratteristiche antincendio.
La porta in legno consente, invece, unicamente l'accesso ad un locale antistante, per accedere al quale è necessario utilizzare un videocitofono. A seguito dell'intervento svolto in Aula dal deputato Sibilia, anche su richiesta dei questori oltre che della Presidenza, è stato effettuato un sopralluogo da parte dei servizi sicurezza ed informatica, nel quale si è nuovamente constatato che non si è verificato alcun tentativo di infrazione della porta in legno e che non vi sono stati accessi non autorizzati al locale di controllo delle votazioni per il tramite della porta blindata, che risulta del tutto integra. Mi sembra utile dare subito conto di questa verifica che è stata effettuata.
Inversione dell'ordine del giorno (ore 13).
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per chiedere, concordando con i gruppi, se è possibile anticipare le mozioni al punto 5, anzi numero 6, relative alle iniziative a tutela degli animali, presentate da tutti i gruppi, in occasione del semestre di Presidenza dell'Unione europea affidata all'Italia.
PRESIDENTE. Mi pare di aver capito che lei chiede, onorevole Rosato, l'anticipazione del punto 5 dell'ordine del giorno, quello relativo alla tutela dei diritti degli animali. Se non vi sono obiezioni alla proposta di inversione dell'ordine del giorno testé avanzata, nel senso di passare direttamente all'esame delle mozioni concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali, possiamo procedere in questo senso. Non vi sono obiezioni, pertanto rimane così stabilito.
Seguito della discussione delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559, Vezzali ed altri n. 1-00571, Nicchi ed altri 1-00573, Rondini ed altri n. 1-00580, Cova ed altri n. 1-00581 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585 concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559, Vezzali ed altri n. 1-00571, Nicchi ed altri 1-00573, Rondini ed altri n. 1-00580, Cova ed altri n. 1-00581 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585 (Vedi l'allegato A – Mozioni) concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha Pag. 52avuto luogo nella seduta di giovedì 4 settembre 2014, è stata presentata la mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Prego, sottosegretario De Filippo.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, un primo elemento è quello dei dati: sono sette mozioni che contengono 74 impegni; ovviamente molti di questi impegni sono sicuramente sovrapponibili. Il tema è quello che veniva indicato dalla Presidenza, quello del benessere degli animali. Voglio soltanto, per evitare un intervento troppo lungo, dire che il Ministero della salute guarda e ascolta con moltissima attenzione il dibattito che si è sviluppato nel nostro Paese, interpretato sicuramente dalle associazioni animaliste ma non solo, e coglie con grande interesse la profondità anche di messaggio dell'articolo 13 del Trattato di Lisbona, che viene citato da quasi tutte le mozioni, sul riconoscimento degli animali come esseri senzienti. È un messaggio profondo che dobbiamo saper implementare e diffondere articolatamente nella legislazione comunitaria, in quella nazionale e sicuramente nelle legislazioni regionali. Osservo che, soprattutto sull'iniziativa legislativa nel semestre europeo, discutiamo oggi il programma che è stato già presentato dai Ministri; l'iniziativa legislativa è competenza della Commissione.
PRESIDENTE. Colleghi, scusate, la materia mi sembra molto complessa. Bisogna cercare di ascoltare, perché altrimenti, poi, quando arriviamo al voto, non ci capiamo nulla.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo italiano farà tutto il lavoro possibile per convincere e indicare, anche nel lavoro della Commissione, ulteriori importanti iniziative legislative che sono contenute in molte delle mozioni, che io mi appresto a valutare con un parere necessariamente sintetico.
Sono 74 impegni, Presidente: procedo una mozione alla volta, a dare soltanto indicazioni sugli impegni che contengono le mozioni.
La prima mozione, la Brambilla ed altri n. 1-00460: sull'impegno a), parere favorevole. Impegno b), parere favorevole. Impegno c), parere favorevole. Impegno d), parere contrario. Impegno e), parere contrario. Impegno f), parere favorevole. Impegno g), parere favorevole. Impegno h), parere favorevole. Impegno i), parere contrario. Impegno l), parere contrario.
Mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione): impegno a), parere favorevole. Impegno b), parere favorevole...
PRESIDENTE. Mi scusi, mi scusi...
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Prego, Presidente.
PRESIDENTE. Sta parlando della mozione Gagnarli, dove non vedo lettere. Sta parlando dei capoversi, quindi ? Sta bene.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. In alcune ci sono le lettere, in altre...
PRESIDENTE. Sul primo capoverso è favorevole.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Favorevole. Secondo capoverso, favorevole. Terzo capoverso, favorevole. Quarto capoverso, favorevole. Quinto capoverso, favorevole con la riformulazione: «Si ribadisce la possibilità di proporre un approfondimento su questo punto con tutte le associazioni di categoria, per verificare anche l'impatto economico di questo impegno». Sesto capoverso, parere contrario. Settimo capoverso, parere contrario. Ottavo capoverso, parere contrario. Nono capoverso, parere contrario. Pag. 53Decimo capoverso, parere favorevole. Undicesimo capoverso, parere contrario. Dodicesimo capoverso, parere contrario. Tredicesimo capoverso, parere favorevole. Quattordicesimo capoverso, parere contrario. Prego.
CARLO SIBILIA. Se non legge l'inizio degli impegni non si capisce nulla !
PRESIDENTE. Facciamo finire...
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Io li avevo indicati per lettera... Sta bene, proviamo.
PRESIDENTE. Allora, «a promuovere un'azione di tutela degli animali da affezione». Siamo a questo.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Per quanto riguarda la promozione di una disciplina finalizzata al divieto dell'utilizzazione degli animali, eravamo arrivati all'utilizzo degli animali nei circhi e nelle mostre faunistiche: il parere è contrario.
Per quanto riguarda l'impegno c) della mozione...
PRESIDENTE. Mi scusi, penso che l'interruzione non sia stata proficua... Dunque, lei ha espresso un parere contrario sul capoverso che recita «a farsi promotore di una disciplina europea finalizzata al divieto dell'utilizzazione di animali nei circhi», eccetera.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Contrario.
PRESIDENTE. Sul successivo, «a promuove un'azione di tutela degli animali da affezione e di prevenzione al randagismo» ?
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Sta bene, andiamo avanti. Li leggo io, e lei mi esplicita il parere: «a promuove progetti, anche di carattere norma normativo, volti a tutelare il benessere e la salute degli equidi».
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Parere contrario. Chiedo scusa, Presidente: parere favorevole.
PRESIDENTE. «A regolamentare le attività degli equidi».
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Parere contrario.
PRESIDENTE. «A sostenere i progetti comunitari Life per la tutela della fauna selvatica», eccetera. È il capoverso successivo.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Parere contrario.
PRESIDENTE. «Ad effettuare, per quanto di competenza, un monitoraggio dei centri di recupero degli animali selvatici».
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Parere contrario.
PRESIDENTE. Era l'ultimo punto. Sta bene, grazie.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Mozione Vezzali ed altri n. 1-00571, la successiva: impegna numero 1, parere favorevole. Impegno numero 2, parere favorevole. Impegno numero 3, parere favorevole. Impegno numero 4, parere contrario. Impegno numero 5, parere contrario. Impegno numero 6, parere favorevole.
Il parere è favorevole sugli impegni numero sette e otto mentre sull'impegno numero nove il parere è contrario.
In merito alla mozione Nicchi ed altri n. 1-00573 (Nuova formulazione), sull'impegno numero uno...
PRESIDENTE. Mi scusi, questo avrebbe delle lettere, vogliamo provare a usarle ?
Pag. 54VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Bene, le usiamo. Sugli impegni a) e b) il parere è favorevole. Sull'impegno c) il parere è favorevole con una riformulazione. L’incipit deve essere sostituito con «valutare la possibilità di promuovere».
Sull'impegno d) il parere è favorevole.
Sull'impegno e) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «valutare la possibilità di assumere».
Sugli impegni f), g), h), i), l) il parere è favorevole.
Sull'impegno m) il parere è contrario.
Sull'impegno n) il parere è favorevole.
Sull'impegno o) il parere è contrario.
Sull'impegno p) il parere è favorevole.
Sugli impegni q), r), s) il parere è contrario.
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi sull'ordine dei lavori adesso non posso darle la parola. Sta esprimendo i pareri il Governo. Non può parlare. Onorevole Bianconi, non ha la parola.
MAURIZIO BIANCONI. Non si può dare i pareri così...
PRESIDENTE. Noi stiamo seguendo i pareri che sta esprimendo il rappresentante del Governo. La prego di farci seguire.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sull'impegno della mozione Rondini ed altri n. 1-00580, il parere è contrario.
Sulla mozione Cova ed altri n. 1-00581... (Commenti del deputato Bianconi).
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, la richiamo.
MAURIZIO BIANCONI. Grazie !
PRESIDENTE. Vada avanti, sottosegretario.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sulla mozione Cova ed altri n. 1-00581, sull'impegno numero uno e sui successivi numero due e numero tre il parere è favorevole.
Sull'impegno numero quattro, il parere è favorevole con una riformulazione: «valutare l'opportunità dell'introduzione di misure di diffusione della cultura del possesso consapevole degli animali e della necessità del controllo delle nascite anche attraverso la sterilizzazione».
Sugli impegni successivi il parere è favorevole.
In merito alla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585, il parere è favorevole su tutti gli impegni.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne constato l'assenza quindi s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, premesso che il Trattato di Lisbona definisce gli animali come esseri senzienti, riconoscendo la necessità di assicurare il benessere animale e consentendo una serie di iniziative dirette alla protezione degli stessi che non si limitino esclusivamente a tutelare gli animali di affezione, ma che riguardino complessivamente il regno animale, che deve essere considerato a questo punto come integralmente destinatario della tutela europea, è in questo quadro che assume per noi particolare rilevanza, sia in Italia che in Europa, negli ultimi anni la necessità di protezione degli animali che possono essere macellati secondo rito religioso.
È noto che la macellazione rituale prevede che il taglio della gola avvenga con l'animale cosciente, addirittura, per quanto riguarda i seguaci del Corano, mentre la testa è girata verso la Mecca. Pag. 55Questa è una pratica estremamente cruenta, che impone che l'animale oggetto della macellazione deve essere cosciente, girato su sé stesso con un mezzo obbligatorio di contenimento meccanico e viene operata così la recisione di trachea ed esofago ma senza spezzare la colonna vertebrale, perché durante la procedura la testa dell'animale non si deve staccare. La carne non deve essere contaminata dal sangue, il quale deve sgorgare in modo possente dalla gola tagliata per abbandonare il corpo più velocemente possibile e lasciarlo pulito dai suoi indegni residui.
Sono note anche le polemiche che, da quando l'immigrazione è diventata intensa, accompagnano in tutto il mondo tale rito religioso che contrasta con le leggi dei Paesi civili che vogliono gli animali storditi e privi di coscienza prima della iugulazione. Diverse nazioni d'Europa – Svizzera, Norvegia, Islanda, Lettonia, Svezia, Polonia, alle quali si è aggiunta recentemente la Danimarca – hanno vietato la macellazione rituale, non cedendo alle richieste delle comunità musulmane e hanno imposto le norme previste a protezione del benessere animale. L'Italia, regina del buonismo da discount, ha invece istituito mattatoi in cui è possibile praticare questa barbara usanza.
Un altro problema che accompagna la diffusione sul territorio della penisola italica di questa pratica è costituita dal fatto che le carni che ne derivano sono sempre più spesso consumate anche dai cittadini italiani, i quali, ignari di tutto, le comprano nei supermercati perché non vi è nessuna etichetta che segnali il tipo di macellazione adottata. Ora noi riteniamo che questa usanza arcaica da noi non debba essere più tollerata e altresì riteniamo che sarebbe buona cosa, in considerazione della possibilità di importare carni derivate da questo rito, evidenziare con un'etichetta se quel che mangio proviene da una macellazione eseguita secondo la legislazione di un Paese civile o da un rito lontano e intollerabile in un Paese che si dice civile, così come a causa del proliferare dei negozi di kebab, oggi frequentati da molti studenti europei con pochi soldi in tasca, sarebbe bene che i giovani, forse più sensibili di noi a certi argomenti, fossero al corrente di che carne mangiano, se quella benedetta da un imam o quella di un animale che è stato stordito prima di essere dissanguato, come dovrebbe avvenire in un Paese civile.
L'inutile tolleranza nei confronti di abitudini aberranti, che all'apparenza appaiono innocue, ma che di fatto cercano di penetrare la nostra cultura, imponendosi, sono il cavallo di Troia di un modo di intendere la vita altro, lontano mille miglia dal comune sentire che si è sviluppato attraverso i secoli in Europa e nell'Occidente. La manifestazione arrogante di queste istanze riesce ad essere ficcante, complice il perbenismo da salotto post-sessantottino, molto in voga oggi e di cui il nostro Presidente della Camera è un campione indiscusso. Perbenismo disarmante, quasi da collaborazionista. Non a caso uso questo termine, questa definizione, che in altri tempi avrebbe implicato ben altre legittime reazioni. Azione distruttrice – questa che viene portata avanti – di valori che porta a sopportare l'insopportabile. Allora, diventa istruttivo, anche per i colleghi che non lo avessero appreso, accennare ai rischi ai quali ci conduce l'eccessiva tolleranza dei quali ci hanno dato notizia i quotidiani a inizio settembre: una gita didattica diventa un affronto culturale, anzi un'offesa ai musulmani e così, mentre si continua a invocare, se non pretendere, tolleranza per gli islamici che si trasferiscono da noi, loro si offendono perché un'associazione animalista chiede alle istituzioni di inserire nei programmi scolastici una visita alle fattorie didattiche e ai canili.
E non solo: minacciano di non portare più i propri figli a scuola, perché a scuola gli si imporrebbe la gita presso questi luoghi sacrileghi, dove i pargoli potrebbero venire a contatto con maiali e cani (entrambi gli animali, infatti, sono considerati impuri). Chiaro esempio di cosa insopportabile che, invece, la vulgata politicamente corretta vorrebbe farci accettare.
Per noi, Presidente, insopportabile è anche solo che si possa aprire una discussione Pag. 56intorno ad un valore al cui riconoscimento siamo pervenuti. Noi abbiamo il dovere di definire con forza ciò che siamo come Occidente e dimostrare che esistono limiti a ciò che per noi è ancora accettabile. La tendenza alla resa, rispetto ad abitudini e pratiche contemplate nelle comunità islamiche, dettate dalla ideologia militante del politicamente corretto e dal relativismo culturale con il quale si tende a confrontarsi con le altre culture e religioni, ci indeboliscono; indeboliscono le nostre identità e smantellano i valori fondamentali della nostra società, che si ritrova a non avere nulla da ribattere a persone e culture a cui non interessa niente del relativismo culturale, al quale contrappongono, invece, la propria identità e la propria cultura come norma, spesso in maniera assoluta. Il relativismo culturale rende impossibile il confronto con loro e lascia loro mano libera laddove non dovrebbero averla.
È proprio questo il punto, per tornare all'oggetto della mozione. Come ho già avuto modo di dire nella discussione sulle linee generali, la dibattuta e controversa questione della macellazione rituale non riguarda il veto a macellare l'animale, visto che la legge lo consente, ma piuttosto deve o dovrebbe vertere sui limiti della libertà di religione che deve essere concessa nell'ordinamento legislativo di uno Stato oggettivamente laico. Nel caso specifico, dobbiamo avere il coraggio di stabilire fino a che punto può prevalere un determinato bene, e cioè la libertà di praticare un rito religioso particolarmente cruento, a discapito di un altro bene tutelato da specifiche e rigorose norme di legge, e cioè il diritto degli animali a non subire sofferenze evitabili o addirittura inutili.
Dobbiamo risolvere l'ambiguità di fondo sottesa negli atti di recepimento delle direttive europee in linea, comunque, con quanto previsto dall'Unione europea in materia, perché non si può da una parte ritenere formalmente indispensabile, per ridurre le sofferenze, procedere allo stordimento degli animali prima della macellazione, mentre dall'altra si consente di derogare a questo principio per motivi religiosi.
È per questo che noi chiediamo, come impegno al Governo nel semestre di Presidenza del Consiglio dell'Unione europea, di modificare quella direttiva europea in quella parte che prevede che negli atti di recepimento, da parte degli Stati membri, si possa andare in deroga a quanto stabilito in linea generale e permettere, comunque, che si prosegua con questo rito che noi riteniamo barbaro, lo ripeto, e lontano veramente mille miglia dalla nostra cultura. Accettarlo per noi vuole dire non farsi portavoce di questa istanza, non riconoscere che di fatto è un cedimento e, quindi, cambiare la direttiva vuole dire arrendersi, arrendersi a una cultura che è sempre più invasiva e che rischia, anche attraverso il fare accettare ciò che sembra banale, di imporsi a discapito di quello che è il comune sentire delle comunità che si dicono civili in Occidente.
PRESIDENTE. Non so se adesso o prima del voto il sottosegretario De Filippo aveva bisogno di fare una precisazione per quanto riguarda le premesse delle mozioni in esame. La vuole fare adesso o prima della votazioni, sottosegretario ?
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Adesso, signor Presidente.
PRESIDENTE. Prego.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, volevo riferire all'Aula che ovviamente, anche per la complessità del numero di mozioni e di impegni – e ripeto che alcuni sono sovrapponibili mentre altri non lo sono (sono ben 74) – forse bisognerà fare un lavoro preliminare che non siamo riusciti a fare, mentre in altre circostanze su queste materie siamo riusciti anche a presentare mozioni unitarie.
Le premesse sono ovviamente tutte quante da valutare e ci sono punti, negli impegni dei dispositivi, che sono direttamente Pag. 57collegati agli elementi che sono nelle premesse della mozioni. Quindi, dovrei dettagliare anche il parere del Governo su quel punto delle premesse, ma mi pare che non abbiamo il tempo per farlo e, dunque, non ci sarebbe un parere favorevole.
Quindi, consiglierei, suggerirei all'Aula di stare più sul merito degli impegni ed evitare un voto sulle premesse, sostanzialmente.
PRESIDENTE. Allora, il Governo proporrebbe di espungere, sostanzialmente, per tutte le mozioni le premesse, poiché il parere sulle premesse avrebbe bisogno di essere articolato quanto quello sugli impegni. Ho capito bene, signor sottosegretario ?
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sì.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, per capire, in pratica noi faremo una votazione per parti separate per ogni mozione per le premesse e dopo, per quanto riguarda gli impegni, dal momento che sono molto articolati, ci sarà qualcuno che farà della votazioni per parti separate per ogni punto delle varie mozioni o no ? Intervengo sull'ordine dei lavori per capire.
PRESIDENTE. Le rispondo per la parte che, in qualche modo, dipende dalla Presidenza. Noi vi proporremmo questo: se i presentatori, anche mentre fanno la dichiarazione di voto, accettano di espungere i punti degli impegni sui quali il Governo ha espresso parere contrario, ovviamente, il parere del Governo, a quel punto, diventa favorevole; se non accettano di espungere i punti degli impegni sui quali il Governo ha espresso parere contrario, ovviamente, dobbiamo fare almeno due voti: tutti quelli contrari insieme e tutti quelli favorevoli insieme.
Non è il caso della mozione della Lega, perché è l'unica mozione che contiene un solo impegno, ma tutte le altre mozioni hanno sia punti su cui il Governo ha espresso parere favorevole sia punti su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Ora, però, il Governo ha posto un'altra questione, che, invece, la Presidenza sottopone ai gruppi, alla luce dell'intervento del Governo. Il Governo chiede, relativamente a tutte le mozioni, e quindi a tutti i gruppi che hanno presentato mozioni, di non votare le premesse, sostanzialmente, cioè di concentrare il voto sugli impegni, sui quali il parere è stato puntuale, perché analoga puntualità sarebbe necessaria sulle premesse, sulle quali il Governo, invece, non ha espresso il parere.
Hanno chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Bordo ed altri. Tutti avete chiesto di intervenire sulla modalità di procedere. Facciamo finire, intanto, l'onorevole Bragantini, che aveva già iniziato il suo intervento. Prego, onorevole Bragantini.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, per capire, perché sarà il proponente che chiede la votazione per parti separate, altrimenti il parere su tutta la mozione è contrario. Inoltre, ogni punto dovrebbe essere votato, a mio avviso, perché l'Aula potrebbe essere favorevole, anche se il Governo è contrario, su alcuni punti, e contraria come dice il Governo. Siccome è una tematica importante, questa delle mozioni, non la stiamo prendendo un po’ sotto gamba ? Veramente, vedendo anche l'ora, mi rivolgo a tutti quelli che hanno presentato le mozioni e al sottosegretario: non conviene posticipare questo punto, in modo di vedere come andare avanti con queste mozioni ? Altrimenti, mi sembra che stiamo facendo una cosa, che, in teoria, è molto importante, in modo superficiale, e dopo si voterà in modo non consapevole da parte di tutti i colleghi.
FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.
Pag. 58PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi ci sono i deputati Crippa e Bianconi.
FRANCO BORDO. Signor Presidente, sulla modalità di votazione che lei ha indicato nel merito dei dispositivi il mio gruppo si trova d'accordo. Motiveremo, quando sarà il momento, le nostre posizioni relativamente ai punti specifici. Per quanto riguarda, invece, la comunicazione, la richiesta fatta adesso dal Governo di non considerare tutte le premesse, a noi sembra una richiesta veramente inusuale e inaccettabile, sinceramente.
Se il Governo non è preparato a valutare le premesse delle mozioni o se è preparato, se l'Aula ritiene di farlo, noi siamo pronti per farlo. Se non è fattibile, non lo si faccia, ma è impensabile, perché si parla di benessere degli animali, derubricare cancellando le premesse (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, una precisazione, perché noi ovviamente abbiamo accettato e consentito, con l'unanimità dei gruppi, di anticipare il tema e porlo in votazione subito, però credo che il Governo arrivi impreparato e che questa sia una mancanza estrema. Il fatto che non ci siano dei pareri chiari sulle premesse, il fatto che non siano articolati sulle singole premesse, è una mancanza grave. Soprattutto, è anche grave il fatto che siano stati dati dei pareri in qualche modo per parti separate. Anziché dire: parere favorevole, a patto che venga soppressa la lettera c), d), e), f), in realtà il parere è stato dato per parti separate: sì, no, sì, no, dando per scontato che venisse poi chiesta una votazione singola per parti separate.
Allora, a questo punto, visto che la confusione generata è tale, noi chiediamo la votazione per singole parti separate di tutte le mozioni, comprese le premesse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, l'onorevole Crippa mi ha anticipato. Il sottosegretario avrebbe dovuto dire: prima mozione: parere favorevole se sono tolte le premesse ai punti 2, 3, 4, altrimenti parere contrario, non già dare i pareri sui punti separati degli impegni, perché nessuno gli aveva chiesto di dare questo tipo di parere. Questo tipo di parere avrebbe dovuto essere dato soltanto se qualcuno avesse chiesto poi la votazione per parti separate. Quindi, questo andava fatto. Poi, dopo aver sistemato tutti i punti, ha sistemato definitivamente tutta la questione dicendo che siccome le premesse non gli piacevano, nella sostanza il parere del Governo è contrario a tutte le mozioni. Così si faceva in tre minuti e mezzo, si sono persi 45 minuti, per ritornare poi alla base. La base è: se è contrario o è favorevole, se si chiede o no la votazione per parti separate sui punti su cui è contrario. Finito !
MARIA VALENTINA VEZZALI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, anche per quanto mi riguarda le premesse devono essere valutate, perché sono molto importanti nel complesso. Quindi mi associo a quello che è stato detto e chiedo, anche io, la valutazione e il voto su tutti i singoli punti.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io credo che in premessa vada riconosciuto al Governo di aver fatto uno sforzo importante (Commenti), perché queste sono mozioni che riguardavano veramente la salute di tutti gli animali. I settantaquattro Pag. 59punti, molto eterogenei, che sono stati lasciati all'esame del Governo erano, comunque, impegnativi nel loro assorbimento in un'unica discussione. Però, partendo dalla richiesta che faceva il collega Matteo Bragantini, io penso che sia ragionevole dire che queste due ore che abbiamo davanti, questo pomeriggio che abbiamo davanti, può essere utilmente utilizzato dal Governo, e dai presentatori, per arrivare a trovare una composizione sulle singole premesse e, forse, anche per trovare una soluzione su alcuni punti che stavano più a cuore a qualche gruppo e che hanno trovato un parere contrario del Governo. In questo senso, mi sembra ragionevole accogliere la richiesta, supportata da tutti, di posporre il dibattito (pur tenendo conto che abbiamo già iniziato le dichiarazioni di voto finale, ma cogliendo l'unanimità che mi sembra emergere dal dibattito che si sta svolgendo) a dopo gli altri punti in esame della seduta di oggi e, quindi, consentire al Governo di utilizzare questo tempo per le cose che dicevo prima.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, nella speranza che l'attenzione della nazione in questo momento verso quello che avviene in quest'Aula non sia proporzionalmente superiore a quello che l'Aula stessa sta destinando ai propri lavori, perché sarebbe davvero imbarazzante spiegare agli italiani che cosa sta succedendo in questo momento qua dentro, voglio prendere spunto dall'illuminante lezione parlamentare che ci ha appena comminato il collega onorevole Maurizio Bianconi il quale ha spiegato al rappresentante del Governo, che essendo tale, sarebbe stato giusto supporre già fosse in possesso di questa informazione, qual’è la modalità secondo la quale il Governo, di norma, si atteggia nei confronti del Parlamento.
Allora, per rispondere alla proposta dell'onorevole Rosato, io non credo che il Parlamento debba essere svilito ad un ruolo di comprimario rispetto alle disponibilità, rectius alle «capacità», singolarmente espresse dal Governo in un momento piuttosto che nell'altro. Noi questa mattina abbiamo già cambiato una volta l'ordine dei lavori nella cronologia con la quale stiamo affrontando l'ordine del giorno. Questo punto, l'analisi di queste mozioni, è stato posto al termine di questa mattinata, facendo una forzatura rispetto all'indicazione cronologica dell'ordine del giorno.
Adesso ci accorgiamo che il Governo ha mandato a rappresentarlo qualcuno che, probabilmente alle prime armi, non è in grado di gestire il rapporto con il Parlamento. Quindi capisco che il responsabile d'Aula del partito di maggioranza relativa stia cercando di arrampicarsi sugli specchi per dare una via di fuga al Governo «incapace». Mai come in questo caso il termine calza a pennello.
Credo che, in termini molto più concreti e per non prendere in giro noi stessi, onorevole Presidente, atteso che abbiamo accettato di cambiare l'ordine del giorno, spostando in questa fase dei lavori parlamentari, alla fine di questa seduta antimeridiana, lo svolgimento e le votazioni attinenti a queste mozioni – fase per la quale lei ha già attivato le dichiarazioni di voto – e considerando che il Governo, se non ricordo male in termini regolamentari, è sempre nelle condizioni di potere intervenire in qualunque momento della discussione, prenda atto il Governo di avere mandato un sottosegretario ancora non sufficientemente esperto e prenda atto il sottosegretario della lezione che gli è stata comminata dall'onorevole Bianconi, si alzi, dia una rettifica delle sue formulazioni, sulla base definitiva del sì e del no a questa e a quella mozione, e si proceda alle votazioni senza fare subire al Parlamento l'ennesima umiliazione di dovere capire che, rispetto ad una modifica dell'ordine del giorno, che è stata decisa pochi minuti fa, siamo chiamati a doverne fare un'altra per correggere un'incapacità del Governo, sulla quale il Parlamento non ha responsabilità alcuna.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà il Governo, però, la prego, sottosegretario, poi noi dobbiamo concludere questa discussione per il semplice fatto che alle 15 è previsto il question time in diretta TV, quindi noi dobbiamo assumere ora un orientamento.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, mi dispiace, sono molto dispiaciuto. Io all'inizio avevo chiesto come si volesse procedere, essendo 7 mozioni e 74 impegni. Ovviamente noi siamo in condizione di corrispondere immediatamente alla sollecitazione che veniva fatta: su ognuna delle mozioni siamo in condizioni di rispondere sia sulle premesse che sugli impegni; una alla volta lo possiamo fare anche in questo momento, non c’è nessun problema, nonostante siamo stati chiamati all'ultimo momento, in un'anticipazione anche del programma che stava svolgendo l'Aula. Ma siamo in condizioni.
Io ho dato una dettagliata elencazione degli impegni, perché molti sono sovrapponibili. In questo senso mi sembrava utile che, per ognuna delle mozioni, il Parlamento fosse in condizioni di valutare sugli impegni quale fosse il parere del Governo. Se dobbiamo procedere per una mozione alla volta, noi siamo in condizioni di potere rispondere immediatamente.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, rinnovo ovviamente la situazione, perché io mi sento in imbarazzo per il Governo onestamente, perché mai era successa una cosa del genere fino ad adesso. Non sappiamo bene quale sia lo stato attuale dei pensieri del Governo sulla premessa: prima ha fatto un intervento iniziale dando dei pareri per parti separate che, per quanto ci riguarda, è un modo scorretto di procedere; poi ha fatto un intervento, cercando di chiarire il primo intervento, e ha confuso ancora di più l'Aula e infatti stiamo ancora discutendo. Questo è, per così dire, lo stato dell'arte.
Siccome abbiamo già dato disponibilità e non abbiamo creato elementi ostativi per anticipare il punto 5) dell'ordine del giorno – perché pensavamo fosse una cosa più agevole da fare, ma in realtà non è così – allora a questo punto la proposta del MoVimento 5 Stelle è: una pausa fisiologica di quindici minuti, semplicemente per poi ricominciare alle ore 14 con le votazioni in Aula e che siano sconvocate le Commissioni, perché in realtà è responsabilità della maggioranza questo pasticcio.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, hanno chiesto di intervenire anche l'onorevole Guidesi e l'onorevole Rosato. Io, però, mi sento di avanzare una proposta diversa. Ve lo dico subito, così che eventuali altri interventi si pronuncino su questa proposta.
Tutti noi abbiamo ovviamente sottovalutato la complessità della materia. Il sottosegretario ha espresso anche il suo rammarico per non essere riuscito in poco tempo a dare i pareri non solo sugli impegni, ma anche sulle premesse.
Poiché il Governo ha ripreso la parola, noi possiamo considerare che le dichiarazioni di voto possano riprendere dall'inizio. Ne avevamo svolta solo una, solo quella della Lega, quindi possiamo immaginare di riprendere ad un certo punto le dichiarazioni di voto dall'inizio, compresa quella che è stata espressa.
Io non credo che noi possiamo rinunciare al question time, che è un impegno che ci siamo presi e che deve essere mantenuto. Non credo che sia saggio aprire ora la fase dell'espressione dei pareri sulle premesse, perché rischiamo di rendere ancora più complicato l'esito di questa discussione.
Allora, vi propongo di andare al pomeriggio, cioè di sospendere la trattazione di questo punto, che riprenderà nel pomeriggio con l'espressione dei pareri da parte del Governo sulle premesse, cosa che Pag. 61non è stata fatta sin qui, e, quindi, a quel punto riprendere anche le dichiarazioni di voto sulle mozioni.
Mi sembra la cosa più saggia, non la cosa migliore in assoluto, che sarebbe stata forse non iniziare, però la cosa più saggia per questa fase della nostra discussione.
GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, sarà lei a decidere e noi accogliamo la sua proposta. Ciò che risulta incomprensibile – e faccio riferimento a lei in qualità di Presidente in questo momento – è il fatto che sia la maggioranza a chiedere ai gruppi di opposizione la possibilità di cambiare l'ordine del giorno e la maggioranza non sa che il Governo non è pronto. Questa è una cosa inaccettabile. Sono due ore che noi siamo qui a parlare del nulla. È una cosa che affido a lei perché, dal mio punto di vista, nell'Ufficio di Presidenza ed in Conferenza dei presidenti di gruppo questa condizione va affrontata.
Non è possibile che noi accettiamo un'inversione dell'ordine del giorno e il Governo non sia pronto. Coordinatevi con il Governo quando ci chiedete le cose, altrimenti siamo qui a perdere del tempo.
L'ultima cosa e chiudo: se il Governo torna in Aula dopo il question time, che ci siano i pareri, non i pareri secondo l'interpretazione del Governo, ma i pareri come è prassi averli sulle mozioni dell'Aula.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per dire che il buonsenso suggerisce di accettare con urgenza la sua proposta.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, lei, secondo prassi e anche capacità personale, ci sta provando a mettere una pezza di buonsenso.
Ciò non toglie, Presidente, che il Governo ha dimostrato, nel suo secondo intervento, una assoluta incapacità e superficialità nell'affrontare il Parlamento. Non voglio ribadire la modalità tutt'affatto scorretta con la quale il Governo si è esposto, pronunciando le sue valutazioni sul testo delle mozioni che sono state presentate, perché ne abbiamo già parlato, ma il fatto che il Governo, riprendendo la parola, dica sostanzialmente di essere stato preso alla sprovvista, per via di un'anticipazione nell'orario di gestione di queste mozioni secondo l'ordine del giorno dell'attività parlamentare della Camera di oggi, sottintende che la valutazione dello stesso probabilmente sarebbe stata forse compiuta – forse, chi lo sa ? Non c’è la prova contraria – nelle prossime due ore, cioè quella ragionevolmente in cui le attività parlamentari sono convogliate nel lavoro di Commissione e quella dedicata al question time.
Ora, che fossero all'ordine del giorno della Camera dei deputati – lo dico a lei, onorevole Presidente, e lo dico ai rappresentanti del Governo, lo dico al sottosegretario Amici, che ha una certa qual esperienza parlamentare, perché ne possa condividere il tesoro anche con altri colleghi – è cosa che non è stata scoperta questa mattina. E quindi, che il Governo arrivi questa mattina privo di cognizione di causa e che esponga poi una impraticabile serie di valutazioni, salvo poi, per giustificarsi, addurre a propria difesa la circostanza che, nell'ordine dei lavori del calendario della Camera di oggi, un punto è stato anticipato nella fase antimeridiana, mentre il Governo si aspettava che la cosa sarebbe stata discussa nel pomeriggio, significa, in buona sostanza, che al Ministero competente – neanche so esattamente quale sia, comunque certamente competente non ha dato dimostrazione di esserlo oggi – non ci si è minimamente Pag. 62occupati di affrontare un tema, rispetto al quale il Governo doveva arrivare a porre delle posizioni chiare nei confronti del Parlamento.
Tutto questo, onorevole Presidente, per dire che lei ci ha messo certamente del buonsenso, ma io credo che il buonsenso in questo caso sia insufficiente e credo che, di fronte ad un Governo... Onorevole Presidente, mi permetto di sollecitare la sua attenzione, perché stavo cercando di formulare una proposta alternativa alla sua... Onorevole Presidente...
PRESIDENTE. Sto sentendo onorevole Corsaro.
MASSIMO ENRICO CORSARO. La ringrazio. Credo che, in questo caso, il suo pur apprezzabile uso del buon senso sia insufficiente, dicevo, perché, se le cose stanno come le ho descritte – e, ahinoi, stanno come le ho descritte – l'unica circostanza credibile, per essere certi come Parlamento, quale che sia la nostra posizione su queste sette mozioni, che il Governo si ripresenterà questa volta fortemente documentato e capace di gestire l'Aula secondo la prassi parlamentare... noi non abbiamo più fiducia che possa bastare, a questo punto, l'ora e mezza che ci separa dalla riapertura dei lavori.
Diciamo, più serenamente, che questo tema e che affrontare il problema delle mozioni relative a questo argomento debba essere rimandato ad altra seduta della Camera dei deputati, perché, solo in quel caso, potremo essere sicuri che il Governo verrà cosciente del tema e delle modalità con le quali deve affrontare il Parlamento e magari, se del caso, deciderà di essere rappresentato da parte più competente.
FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO BORDO. Signora Presidente, senza dubbio dobbiamo rimarcare il fatto che il Governo è venuto in aula con un atteggiamento superficiale e con un'impreparazione nel trattare le mozioni all'ordine del giorno, come se si trattasse, appunto, squisitamente di una questione relativa, del tipo: «ma sì, sono gli animali...», quindi fino a un certo punto importante.
Stiamo parlando di impegni da affidare al Governo nell'ambito della gestione della Presidenza del semestre italiano in ambito del Consiglio dell'Unione europea, impegni sia per il benessere e la tutela dei diritti degli animali, ma che hanno anche delle ricadute di tipo culturale, sociale e, se mi permettete, anche economico non di poca valenza per il nostro Paese e per l'Unione europea.
Affrontare l'argomento con una superficialità di questo tipo è alquanto imbarazzante.
Noi ci siamo resi disponibili, con la richiesta del capogruppo del Partito Democratico, ad anticipare la discussione. Ovviamente, se fossimo stati al corrente di qual era la situazione e l'impreparazione non avremmo accolto la richiesta.
A questo punto, anche le osservazioni del collega Corsaro non sono peregrine, Presidente, cioè che non sia sufficiente un'ora e mezza per dirimere la questione da come si è impostata, già con un'impostazione appunto del tutto anche irrituale sulla questione dei dispositivi accolti punto per punto e quant'altro.
E su tale aspetto – mi ero già espresso precedentemente rispetto al fatto che si sarebbero potuti accorpare in un'unica votazione – come gruppo Sinistra Ecologia Libertà rivediamo la nostra posizione e, se manteniamo l'impostazione, chiederemo di votare punto per punto, anche perché ci sono dei punti su cui dovremmo chiedere spiegazioni perché vi è approssimazione nella presa di posizione. Come si può dire, ad esempio, «no» ad un punto della nostra mozione in cui si propone al Governo di sostenere i progetti comunitari Life per la tutela della fauna selvatica: progetti comunitari. Come un altro punto che prevede il monitoraggio dei centri di recupero di animali selvatici...
PRESIDENTE. Non entriamo nel merito ora, onorevole Bordo.
FRANCO BORDO. Mi scusi, Presidente era giusto per dire che avremmo la necessità anche noi di rivedere i punti in modo specifico.
PRESIDENTE. Va bene.
FRANCO BORDO. Noi le suggeriamo un rinvio che possa permettere un approfondimento della discussione e suggeriamo la settimana entrante.
PRESIDENTE. Va bene.
FRANCO BORDO. Chiudo, chiedendo di poter allegare la mia dichiarazione di voto agli atti.
PRESIDENTE. Ma le dichiarazioni di voto le svolgeremo comunque, onorevole Bordo, non si preoccupi.
FRANCO BORDO. Grazie.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, mi perdoni, a noi del MoVimento 5 Stelle sembra sia in corso una grande presa in giro. Innanzitutto, forse dicendo le cose come stanno, il Governo era più preparato del dovuto perché già è arrivato qui con tutti i pareri già per parti separate. Quindi, evidentemente, ha già svolto le valutazioni del caso. Il punto è che dobbiamo prendere una decisione entro cinque minuti perché molte Commissioni iniziano i lavori alle ore 14. Dal momento che, come opposizione, abbiamo acconsentito alla richiesta della maggioranza di spostare l'esame di questo punto prima degli altri previsti in calendario, in questo momento non abbiamo alcuna intenzione di retrocedere da ciò che è stato richiesto dalla maggioranza. Quindi, se vi è stato un errore da parte della maggioranza nel coordinarsi con il Governo, se ne prendano le responsabilità e, tra quattro minuti, colpa della maggioranza e del Governo, si sconvocano tutte le Commissioni, e dunque si blocca il Parlamento per colpa di una vostra incomprensione, e si viene qui a lavorare in Aula su queste mozioni. Noi da questa posizione non possiamo retrocedere ed è questo che chiediamo: alle ore 14 bisogna votare, anche saltando il question time se è necessario. Quindi, queste cose vanno votate ora, in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, mi sembra che stiamo votando documenti importanti, ma che l'esasperazione dei toni e dei modi non sia utile a nessuno. Intanto, voglio ringraziare nuovamente il Governo perché il Governo, con un metodo che era molto didascalico e che non sempre abbiamo applicato in quest'Aula, ma non è stata la prima volta che è accaduto, ha risposto nel merito a tutti i punti presentati dai gruppi parlamentari. Quindi, il suo è stato un atteggiamento produttivo e attento al rispetto dei documenti parlamentari e chi ha atteggiamenti diversi nei suoi confronti, mi sembra lo faccia in cattiva fede. Invece, sul merito, noi riteniamo che il question time vada svolto perché è una prerogativa che abbiamo definito da tempo e che va tutelata. La cosa più normale è quella di rinviare questo dibattito al termine del question time, orario in cui il Governo riprenderà con l'espressione dei pareri sulle premesse, come lei ha ricordato. E riteniamo che questo possa riportare alla normalità un dibattito che riguarda documenti che non hanno nulla di straordinario rispetto all'ordinarietà dei lavori dell'Aula.
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto.
Pag. 64 MAURIZIO BIANCONI. Presidente, grazie, anche meno. La prima cosa è che, quando il Governo ritornerà in aula, secondo me non dovrebbe esprimere il parere sulle premesse ma dovrebbe esprimere il parere sulle mozioni nel loro complesso ed era quello che volevo dire.
La seconda questione: non mi sembra il caso di drammatizzare la questione con il Governo, non mi sembra nemmeno il caso però di fare improprie difese d'ufficio. È andata come è andata.
La terza questione è che, avendo riaperto la discussione, lei può benissimo interrompere adesso la discussione e farla riprendere alle 16. Mi scusi...
PRESIDENTE. È esattamente quello che avevo cercato di dire prima. Lei l'ha detto meglio di me, onorevole Bianconi.
Avendo ascoltato i pareri dei gruppi, prendo la decisione di sospendere ora la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16,15 con il presente punto all'ordine del giorno, avendo la certezza, come ha chiarito adesso anche l'onorevole Bianconi, che, essendo stato riaperto il dibattito, possiamo tranquillamente ricominciare anche le dichiarazioni di voto.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'interno e il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
(Orientamenti del Governo in merito all'entità del cofinanziamento statale ai fondi dell'Unione europea – n. 3-01041)
PRESIDENTE. L'onorevole Marcon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01041, concernente orientamenti del Governo in merito all'entità del cofinanziamento statale ai fondi dell'Unione europea (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
GIULIO MARCON. Signor Presidente, signora Ministra, colleghi e colleghe, noi abbiamo formulato questa interrogazione, questo question time, per chiedere al Governo la veridicità di informazioni a mezzo stampa relative alle intenzioni che il Governo avrebbe di dimezzare o, comunque, ridurre la quota di finanziamento dei fondi comunitari. Ci sembra questa una scelta, se confermata, sbagliata, una scelta che va nella direzione opposta a quella di cui noi avremmo bisogno, cioè maggiori investimenti pubblici soprattutto nelle regioni e nelle aree con maggiori difficoltà.
Quindi, siamo a chiedere al Governo se questa notizia è confermata e quali sono eventualmente le procedure e i criteri che seguiranno questa decisione; siamo anche a richiedere al Governo quali sono la tempistica e le procedure relative alla risoluzione dei problemi legati all'Accordo di partenariato, rispetto al quale la Commissione europea ha formulato più di un rilievo.
PRESIDENTE. La Ministra per gli affari regionali e le autonomie, Maria Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, onorevoli, con riferimento all'interrogazione da loro presentata, rispondo sulla base degli elementi forniti dai competenti uffici del sottosegretario Delrio, che rappresentano quanto segue.Pag. 65
La riduzione della quota di finanziamento nazionale ai fondi dell'Unione europea costituisce un'impostazione già utilizzata a partire dal 2011 nel corso della programmazione 2007-2013, in conseguenza della bassa capacità amministrativa riscontrata da alcune amministrazioni, sia regionali sia centrali, che stava conducendo alla perdita di significative risorse per il nostro Paese. Tale scelta, comportando una riduzione complessiva delle risorse a disposizione delle amministrazioni in difficoltà, ha consentito di evitare il disimpegno automatico delle risorse comunitarie e di fare conseguentemente aumentare il tasso di spesa rispetto alle risorse assegnate.
Oggi, pertanto, la possibilità di operare analogamente per la nuova programmazione dei fondi europei, ovvero per il settennato che va dal 2014 al 2020, attraverso una riduzione della percentuale di cofinanziamento italiano, non costituisce una scelta del Governo tesa a reperire risorse a svantaggio delle regioni per destinarle ad altri scopi, ma scaturisce da una richiesta in tal senso pervenuta dalla Commissione europea e sollecitata, fin dai primi incontri, per la definizione della nuova programmazione dei fondi strutturali.
In ragione di tale richiesta, è stato avviato con le regioni un positivo confronto su tale impostazione, partendo da un'attenta ed indispensabile valutazione della loro capacità di spesa per poter in questo modo decidere a quale amministrazione lasciare ancora intatta l'intera quota di cofinanziamento e a quali operare la riduzione del 25 per cento. La conferma dell'intera percentuale di cofinanziamento a regioni con una capacità amministrativa ancora oggi bassa si tradurrebbe infatti in un inutile ed ingiustificato rischio di perdita di risorse.
La preoccupazione da più parti manifestata di una scelta effettuata dal Governo con il fine ultimo di ridurre le risorse di cofinanziamento per destinarle ad altre finalità non ha, a ben vedere, alcuna ragione di esistere. Tali risorse, infatti, verranno inserite in un diverso contenitore che, per l'appunto, non verrà in alcun modo toccato per altri scopi. È intenzione del Governo utilizzare le risorse citate per la realizzazione di progetti strategici da elaborare con il coinvolgimento delle regioni e delle amministrazioni competenti per ciascun ambito e di affidarne la responsabilità alle amministrazioni dotate di un livello adeguato di capacità amministrativa e tecnica, che consenta il completamento degli interventi nei tempi programmati.
PRESIDENTE. L'onorevole Marcon ha facoltà di replicare.
GIULIO MARCON. Signor Presidente noi giudichiamo negativamente questa risposta: intanto, perché conferma le notizie di cui avevamo avuto lettura nelle settimane scorse e, poi, perché conferma un orientamento che noi giudichiamo profondamente sbagliato.
Questa decisione toglie risorse a molte regioni, soprattutto alle regioni meridionali. I rilievi che venivano ricordati dalla signora Ministro, in realtà, sono rilievi che ci ha fatto la Commissione europea, più volte, nell'accordo di partenariato che noi abbiamo presentato per due volte. Questa incapacità gestionale amministrativa è un problema che deve essere affrontato dal Governo nel suo complesso e non può essere fatto ricadere sulla responsabilità delle regioni e di chi dovrebbe poter utilizzare questi fondi per le finalità previste dai fondi europei.
Quindi, noi riteniamo che il Governo debba tornare indietro rispetto a questa decisione; la risposta che la Ministra ci fornisce ci lascia interdetti perché, insomma, il nostro timore è che la riduzione del cofinanziamento in realtà serva semplicemente in funzione della cosiddetta spending review, cioè serva sostanzialmente a impegnare meno fondi e, quindi, a risolvere qualche problema rispetto ai tagli previsti a partire dalla prossima legge di stabilità per garantire l'attuazione dei provvedimenti che il Governo ha previsto in questa legge.
Quindi, noi pensiamo che il danno sia grave; è un danno soprattutto relativo, Pag. 66come dire, alla filosofia sbagliata che è contenuta anche nel documento di economia e finanza che sostanzialmente prevede una riduzione degli investimenti pubblici e, anche in questo caso, mi sembra che questa tendenza venga confermata.
Quindi, noi ci attiveremo per convincere il Governo a ribaltare la decisione che sarà presa.
(Iniziative concernenti gli effetti sulla cooperazione intercomunale della fase di riallocazione delle funzioni provinciali – n. 3-01042)
PRESIDENTE. L'onorevole Balduzzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01042 concernente iniziative concernenti gli effetti sulla cooperazione intercomunale della fase di riallocazione delle funzioni provinciali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, signora Ministro, la cooperazione intercomunale è in difficoltà, nonostante gli incentivi, nonostante gli sforzi e quello che dovrebbe servire a dare attuazione al principio costituzionale di adeguatezza, quindi a dare effettivi servizi, da parte degli enti che lo possono fare, ai cittadini, rischia di rimanere al palo. Allora, io le chiedo quali iniziative il Governo, anche per suo tramite, intenda assumere proprio perché questa fase di riallocazione delle funzioni provinciali abbia effetti positivi sulla cooperazione intercomunale, anche rinvigorendo il ruolo delle regioni perché abbiamo regioni diverse con comuni di grandezza diversa, sapendo che la revisione costituzionale in corso dà un potere importante alle regioni proprio su questo punto.
PRESIDENTE. La Ministra per gli affari regionali e le autonomie, Maria Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere.
MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, evidenzio innanzitutto che la legge n. 56 del 2014 promuove con varie incentivazioni anche di natura finanziaria la realizzazione di unioni di comuni, fusioni e gestione associata di funzioni. Inoltre, la legge prevede espressamente, al comma 89, che lo Stato e le regioni, secondo le rispettive competenze, riattribuiscano le funzioni non fondamentali prima svolte dalle province in modo da valorizzare forme di esercizio associato di funzioni da parte di più enti locali e, dunque, nella filosofia generale della riforma, il passaggio dalla gestione provinciale delle funzioni non fondamentali alla gestione intercomunale.
Del resto tale impostazione è stata confermata dall'accordo raggiunto tra Stato e regioni nella Conferenza unificata dello scorso 11 settembre che ha previsto, al punto 8, che le funzioni oggetto di riordino non assegnate alle nuove province o alle città metropolitane ovvero non riassorbite dalle regioni debbano essere assegnate ai comuni o alle loro forme associative, anche definendo gli ambiti territoriali e le soglie demografiche nel rispetto delle quali devono essere esercitate. Tale valorizzazione della cooperazione intercomunale si combina nell'architettura della riforma per il riconoscimento di ampi spazi di intervento in materia alle regioni. Infatti la legge n. 56 del 2014 prevede che ciascuna regione disciplini con propria legge la riallocazione delle funzioni di propria competenza in precedenza svolte dalle province. In tal senso, si muove il ricordato accordo dell'11 settembre. Sono stati a tal fine istituiti osservatori regionali per la ricognizione delle funzioni oggetto di riordino e la formulazione di proposte e un osservatorio nazionale con compiti di impulso e di raccordo. Può in questa occasione, onorevole Balduzzi, dichiararsi l'impegno del Governo, in sede di attuazione amministrativa delle previsioni ricordate, anche attraverso l'attività del ricordato osservatorio nazionale, a valorizzare ulteriormente i profili di promozione dell'associazionismo comunale e del luogo delle regioni in materia, coerentemente Pag. 67con il disegno di riforma costituzionale approvato in prima deliberazione dal Senato.
PRESIDENTE. L'onorevole Renato Balduzzi ha facoltà di replicare, per due minuti.
RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, signora Ministro, la ringrazio, vedo che questa fase di attuazione della legge n. 56 il Governo la prende sul serio e non posso fare altro che incitare in questa direzione, in qualche modo anche andando oltre la stessa legge n. 56, o nella sua applicazione o magari con degli strumenti ulteriori. Sto pensando, per esempio, a tutto il tema dell'assistenza amministrativa ai piccoli comuni, che è la condizione per la loro sopravvivenza reale e anche per la possibilità di mettersi insieme, perché se non c’è la base di una dotazione, di una conoscenza amministrativa, sicuramente non lo si può fare. Ma sto pensando anche, naturalmente, alla possibilità che si vada ad incentivare le stesse regioni. L'accordo dell'11 settembre è importante ma forse gli manca un pezzo, cioè manca la consapevolezza da parte di tutti che l'Italia è diversa, differenziata, che in alcune regioni un grande comune è considerato un comune di 10-15 mila abitanti quando in altre regioni un comune di 10-15 mila abitanti è considerato un paese o poco più di un paese. Questo evidentemente dà la misura dell'attenzione con cui vanno seguite queste cose. Non ho dubbi che il Governo lo saprà fare, che lei, signora Ministro, lo saprà fare, e in questo, che è il mio ultimo intervento in quest'Aula come parlamentare, voglio esprimere speranza su tale aspetto, su questo comparto del nostro Paese. Mi fa piacere che sia presente anche il Ministro Alfano, che condivide questo tipo di competenze in ordine allo sviluppo evidentemente degli enti locali. Quindi, signor Presidente, è con questo sentimento di speranza che mi dichiaro soddisfatto della risposta e che auguro al Parlamento e al Governo di poter proseguire su questa strada.
(Iniziative in merito alla durata del procedimento per l'acquisto della cittadinanza italiana – n. 3-01043)
PRESIDENTE. L'onorevole Sberna ha facoltà di illustrare l'interrogazione Santerini n. 3-01043 concernente iniziative in merito alla durata del procedimento per l'acquisto della cittadinanza italiana (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
MARIO SBERNA. Signor Presidente, signor Ministro, a causa, lei sa, del lungo iter, si registra un'eccessiva dilatazione dei tempi necessari all'ottenimento della cittadinanza italiana. Secondo il procedimento previsto dalla normativa vigente, infatti, la richiesta della cittadinanza è soggetta a una serie di controlli da parte della prefettura del luogo di residenza, del Ministero dell'interno di Roma, della Questura, del Consiglio di Stato, per ritornare infine di nuovo alla prefettura, che notificherà appunto il decreto di concessione della cittadinanza. Il tutto dovrebbe avvenire in 730 giorni; tuttavia, la definizione dei procedimenti incontra spesso impedimenti che ne ampliano i termini e le pratiche, si arenano in attesa di pareri e di integrazioni richieste dagli uffici che portano un'attesa di tre, quattro, cinque e addirittura di sei anni. Questo, che appare una forzata e sistematica violazione dei termini di legge per la concessione della cittadinanza, comporta soprattutto che i figli dei richiedenti, che potrebbero acquisirla come figli minori di un cittadino italiano, a causa di questi continui ritardi, diventano in molti casi maggiorenni e quindi non possono più ottenerla. Quali iniziative, dunque, signor Ministro, anche di tipo normativo, intende lei porre in essere al fine di velocizzare quell'iter, che necessita un'evidente semplificazione amministrativa.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
Pag. 68 ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Santerini, qui rappresentata degnamente, chiede di conoscere le iniziative, anche di tipo normativo, che il Governo intende assumere al fine di velocizzare l'iter relativo all'acquisizione della cittadinanza italiana. L'esponenziale incremento delle istanze di naturalizzazione, raddoppiate nell'ultimo triennio e in costante crescita, è riconducibile alla trasformazione del fenomeno migratorio dovuto alla sempre più marcata ricerca di stabilità nei Paesi di accoglienza da parte dei cittadini stranieri. Questa situazione non ha mancato di produrre riflessi critici sullo stato delle procedure di concessione della cittadinanza, la cui istruttoria, peraltro, risulta articolata e complessa, coinvolgendo interessi fondamentali per lo Stato e implicando verifiche da parte di autorità nazionali ed estere anche in materia di sicurezza. Non può neanche essere sottovalutata in questo quadro la difficoltà di rafforzare gli uffici responsabili della gestione delle pratiche a causa della restrittiva congiuntura della spesa pubblica, che ha fortemente limitato la manovra di assunzioni. Per ovviare a tali problemi, sono state adottate alcune misure amministrative dirette a razionalizzare e semplificare le procedure di acquisto e concessione della cittadinanza, grazie alle quali è stato possibile raddoppiare il numero delle istanze definite.
In particolare, a partire dal 1o giugno 2012, è stata attribuita ai prefetti la competenza ad adottare i provvedimenti in materia di acquisto o diniego della cittadinanza nei confronti di stranieri sposati con cittadini italiani. Nell'anno successivo alcune prefetture pilota hanno avviato un progetto per la sperimentazione della acquisizione on line delle domande di cittadinanza destinato ad essere esteso su tutto il territorio nazionale e anche gli uffici centrali verranno rafforzati con l'assegnazione a partire del prossimo mese di ottobre di 30 unità impegnate proprio nell'istruttoria delle istanze di concessione della cittadinanza.
Inoltre, è stata di recente implementato il sistema informatizzato di cittadinanza per l'emanazione dei decreti collettivi a cui segue l'invio dei singoli provvedimenti alle prefetture e la notifica agli interessati ed il tutto con modalità informatiche.
Per quanto attiene alle iniziative di tipo normativo va ricordato che, con il decreto-legge n. 69 del 2013, convertito dalla legge n. 98 del 2013, è stato reso più agevole il procedimento di acquisto della cittadinanza per gli stranieri nati in Italia, incidendo sia sulle modalità con le quali può essere dimostrato il requisito della residenza ininterrotta sia su quello di esercizio effettivo del diritto di opzione della cui stessa esistenza spesso lo straniero non è consapevole.
Sebbene permangano criticità, e mi avvio a concludere Presidente, è innegabile che, anche in virtù di questi recenti interventi, il percorso di acquisto della cittadinanza sia stato reso, in qualche modo, più agevole ed ulteriori disposizioni legislative, contenute nelle varie proposte all'esame del Parlamento, insieme alla costante innovazione anche tecnologica dei processi amministrativi, potranno rendere ancora più spedito tale percorso nel rispetto degli interessi di grande rilievo che vi sono coinvolti.
PRESIDENTE. Il deputato Mario Sberna ha facoltà di replicare per due minuti.
MARIO SBERNA. Signor Ministro grazie per l'eccellente risposta, siamo soddisfatti sia per i miglioramenti da un punto di vista organizzativo e strutturale che per il recepimento delle norme emanate da questo Parlamento. Resta il fatto che, di fronte ai numeri che lei stesso ha presentato e le crescenti richieste di far parte di questo grande Paese, per i figli degli immigrati, che sognano di essere, come noi, cittadini italiani di un Paese accogliente e che fa di questi cittadini, anche di questi cittadini, il proprio futuro, è evidente che ogni sforzo deve essere messo in campo Pag. 69per accelerare il più possibile il risultato finale. Mi auguro che sarà questo che farà il Parlamento e certamente anche il suo Ministero.
(Iniziative in merito all'attribuzione dello status di agente di polizia giudiziaria alle guardie venatorie volontarie e alle guardie zoofile – n. 3-01044)
PRESIDENTE. L'onorevole Lacquaniti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01044, concernente iniziative in merito all'attribuzione dello status di agente di polizia giudiziaria alle guardie venatorie volontarie e alle guardie zoofile (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, signor Ministro l'interrogazione odierna ha ad oggetto un parere che il suo Ministero, esattamente un anno fa, ha reso alla prefettura di Brescia, negando lo status di ufficiali e di agenti di polizia giudiziaria alle guardie venatorie e zoofile volontarie, in questo modo andando un po’ contro quello che era l'indirizzo già definito dalla legge n. 157 del 1992 e poi confortato anche dall'alta giurisprudenza della Corte di Cassazione che, prima nel 2006 e poi nel 2011, aveva confermato questo indirizzo e cioè il riconoscimento di questo status di polizia giudiziaria alle guardie venatorie volontarie. Con l'interrogazione siamo a richiederle di cambiare questo parere e di fare chiarezza in questa materia piuttosto complessa.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'interrogazione l'onorevole Lacquaniti esprime, come ha già detto, la perplessità in merito al parere che lo scorso anno il Dipartimento della pubblica sicurezza ha reso alla pretura di Brescia, negando che alle guardie venatorie volontarie possa riconoscersi la qualifica di agente di polizia giudiziaria.
Preciso al riguardo che il possesso di tale qualifica non è oggetto di conferimento amministrativo bensì discende direttamente da norme di legge in relazione alla natura e ai contenuti degli specifici compiti di vigilanza affidati a determinati agenti ed operatori.
In effetti la legge n. 157 del 1992, che reca norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio, attribuisce la qualifica di agenti di polizia giudiziaria solo a determinate categorie tra le quali non sono comprese espressamente le guardie volontarie venatorie. A queste ultime sono attribuiti, a determinate condizioni e in maniera esplicita, solo compiti di vigilanza.
Peraltro il parere reso dal Dipartimento della pubblica sicurezza alla prefettura di Brescia non aveva alcuna portata innovativa, poiché si limitava a richiamare in premessa una precedente circolare del 2003 e un pronunciamento del Ministero della giustizia dello stesso anno, entrambi contrari al riconoscimento delle qualifiche sia di ufficiale che di agente di Polizia giudiziaria nei confronti delle guardie venatorie volontarie. Tale orientamento è del resto suffragato dalla prevalente giurisprudenza di legittimità, ancorché ricorrano pronunce della suprema Corte di segno diverso basate sull'assunto che la qualifica di operatore di Polizia giudiziaria consegua dalla stessa attribuzione dei compiti di vigilanza venatoria. La questione potrebbe meritare anche un chiarimento legislativo con il necessario coinvolgimento del Ministero della giustizia affinché prevalgano i profili di competenza che sono del Ministero della giustizia; un intervento legislativo che elimini ogni residua incertezza.
PRESIDENTE. L'onorevole Lacquaniti ha facoltà di replicare, per due minuti.
LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, ringrazio anch'io il Ministro, è evidente che la materia è piuttosto complessa, ce ne rendiamo conto, e non è Pag. 70univoca e quindi convengo anch'io con il Ministro che occorra un intervento normativo che mi riservo, appunto, nella mia qualifica di deputato, di predisporre. Per il resto, la risposta però non ci convince; non ci convince perché, ripeto, noi abbiamo la legge del 1992 che faceva riferimento espresso alle guardie oggetto dell'interrogazione, definendole e qualificandole come guardie giurate e poi, in base a questo, sentenze della Cassazione – le sentenze nominate prima, elencate prima – facevano riferimento alle funzioni di Polizia giudiziaria che possono essere riconosciute a questo personale volontario.
Faccio notare che quando si parla di caccia si parla di un settore importante per l'economia nazionale; un settore che vanta un fatturato di un miliardo di euro e rotti e, quindi, il corretto esperimento, svolgimento delle funzioni legate alla caccia necessita anche di questo tipo di guardie. Sono guardie che sono, per così dire, a costo zero per il Paese, per lo Stato, per l'economia nazionale. Sono guardie volontarie, sono guardie formate; quindi, nulla relativamente alla loro attività può essere caratterizzato in termini di pressappochismo. A fronte di questo le violazioni in ordine alla caccia annualmente si contano nell'ordine di centinaia; l'ultimo caso è l'abbattimento in provincia di Brescia, a Padenghe sul Garda, di un raro esemplare di falco. Nel 2012 le violazioni sia di ordine civile che di ordine penale sono state, solo in provincia di Brescia, più di 400. A fronte di questi numeri io ritengo che la funzione svolta da questi volontari possa essere estremamente rilevante.
(Iniziative per la costituzione di un database ufficiale in relazione alle tragedie verificatesi nel Mediterraneo nell'ambito dell’«emergenza sbarchi» – n. 3-01045)
PRESIDENTE. L'onorevole Beni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Quartapelle Procopio n. 3-01045, concernente iniziative per la costituzione di un database ufficiale in relazione alle tragedie verificatesi nel Mediterraneo nell'ambito dell’«emergenza sbarchi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
PAOLO BENI. Signor Presidente, signor Ministro, il tema è il flusso di migranti attraverso il Mediterraneo verso le nostre coste. In particolare, il quesito che oggi le poniamo riguarda il dramma di chi non ce la fa, dei morti in mare, dei dispersi. Si stima siano quasi duemila ogni anno, ma non abbiamo dati ufficiali, spesso neppure testimonianze di soccorritori e superstiti bastano a ricostruire l'accaduto. Assistiamo impotenti alla disperazione di chi cerca notizie dei propri cari, talvolta li rintraccia, magari in un porto diverso da quello dove è arrivato, altre volte già morti e sepolti. Ecco perché noi chiediamo al Ministero di allestire un database con i nomi, le provenienze, l'età di quanti vengono segnalati dispersi, un archivio a cui accedere per denunciare la scomparsa di qualcuno e per avere informazioni. Crediamo che sarebbe – concludo, Presidente – un atto doveroso verso chi vive questo dramma ma anche uno strumento utile a fornirci un quadro più esauriente di ciò che avviene nel Mediterraneo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, con l'interrogazione appena esposta mi viene chiesta la costituzione di questo database ufficiale gestito dal Governo e gli onorevoli interroganti mi fanno presente in proposito che già alcune organizzazioni non governative raccolgono dati di questa natura basati tuttavia su fonti giornalistiche o sulle dichiarazioni rese dalle persone soccorse e quindi prive del requisito dell'ufficialità.
Il tema sollevato è ispirato da condivisibili e profonde motivazioni di carattere umanitario, legate alla necessità di facilitare Pag. 71la restituzione delle salme alle famiglie, ovviamente alle famiglie delle vittime, e di garantire una sepoltura dignitosa a coloro che hanno perso la vita in condizioni disperate.
Attualmente non risulta attiva alcuna banca dati governativa, dedicata specificamente alla raccolta di questo genere di informazioni. Per esigenze investigative, le forze di Polizia dispongono di una banca dati interforze, Sdi, nella quale sono anche inserite le notizie relative a persone scomparse, nonché le segnalazioni di rinvenimento di cadaveri non identificati.
Tali informazioni, corredate da una serie di dettagli, dati antropologici e quant'altro sia possibile inserire, vengono riversate nella correlata banca dati «ricerca scomparsi»; tutto questo ai fini, ovviamente, dell'accertamento, di ulteriori trattamenti che possano agevolare l'attività di identificazione e di ricerca. Se il cadavere non identificato è considerato una possibile vittima di un reato, le informazioni sono poi inserite nuovamente nella banca dati e ciò avviene anche quando si tratta di uno straniero che sia ritenuto possibile vittima di tratta di esseri umani o di immigrazione clandestina.
Avuto riguardo alla natura delle informazioni e al loro mirato utilizzo, è da ritenersi tuttavia difficile ipotizzarne la condivisione con organismi di volontariato sociale, sebbene noi riconosciamo quanto sia stato fondamentale l'apporto della Croce rossa italiana nell'identificazione di più di sessanta persone decedute in seguito al naufragio di Lampedusa avvenuto nell'ottobre 2013.
Dopo quell'evento, il commissario del Governo per le persone scomparse, competente alla tenuta del registro nazionale dei cadaveri non identificati, ha avviato una complessa iniziativa finalizzata alla promozione e allo sviluppo di azioni in materia di riconoscimento dei corpi senza identità appartenenti a cittadini stranieri recuperati in mare a seguito della sciagura.
Aggiungo che può essere un'idea molto interessante quella proposta dagli interroganti, cioè che alla luce di tutto questo si possa istituire una banca dati governativa che, con tutti i sistemi di cautele e di protezione nella trattazione e nel trattamento di informazioni così delicate, possa comunque avere una devoluzione specifica a questa finalità.
PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di replicare per due minuti.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, signor Ministro, in quest'ultimo anno dalla tragedia del 3 ottobre di Lampedusa il nostro si è dimostrato un Paese estremamente accogliente ed è nell'accoglienza che, tante volte, tanti nostri membri delle forze dell'ordine, tanti volontari, tante persone che lavorano nell'associazionismo, si sono incontrate e scontrate con la disperazione di tante persone che cercano dei dispersi.
Siamo consapevoli dello sforzo che viene fatto dal Ministero, per quanto riguarda l'identificazione dei corpi ritrovati – anche se poi, per esempio, per la tragedia di Lampedusa il processo di identificazione non è ancora stato completato e ci sono ancora 266 salme che aspettano di essere tutte quante riportate o comunque comunicate alle famiglie e, quindi, anche quello che lei ci ha esposto è un processo non ancora completamente funzionante – ma le segnaliamo, ancora una volta, che c’è il problema della segnalazione dei dispersi. Questa estate ci sono state delle notizie in questo senso rispetto al naufragio del 3 agosto, soprattutto relative ai minori, che ci dicono che non è solo un problema delle persone che vengono ritrovate, ma è anche un problema delle persone che vengono segnalate come disperse.
Apprendiamo con grande interesse della disponibilità del Ministro a pensare che, anche in occasione della tragedia del 3 ottobre di Lampedusa, si possa completare quanto già il Ministero sta facendo, integrandolo anche con il tema della segnalazione dei dispersi.
(Dati relativi agli immigrati arrivati sul territorio italiano dall'inizio dell'operazione Mare nostrum – n. 3-01046)
PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga n. 3-01046, concernente dati relativi agli immigrati arrivati sul territorio italiano dall'inizio dell'operazione Mare nostrum (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, Ministro, è passato un anno dall'inizio dell'operazione Mare nostrum, nata sull'onda dell'emotività per la tragedia delle morti, accaduta il 3 ottobre, dove persero la vita circa 360 persone nel naufragio a largo di Lampedusa.
È il momento, a parer nostro, di fare un bilancio di questa operazione, dato che le decisioni del Governo si giudicano e si valutano dai risultati e non dalle buone intenzioni, per quanto nobili esse siano.
Uso le sue parole, Ministro, visto che lei stesso ha dichiarato che Mare nostrum, grazie all'azione concertata del pattugliamento della Polizia giudiziaria e della magistratura, aveva due obiettivi principali: il primo è la deterrenza, cioè ostacolare il traffico di esseri umani; il secondo, più importante, di evitare le tragedie, riducendo i rischi per chi si avventurava nell'attraversamento del canale.
Io le chiedo, signor Ministro, in tutta onestà, se lei ritenga che questi risultati siano stati centrati, perché a noi risulta che l'effetto ottenuto sia esattamente l'opposto. A noi risulta che abbiamo fatto un'opera di supporto e di incentivo a questi trafficanti di esseri umani, che hanno aumentato il loro business, i loro traffici, portando 150 mila persone in un anno sulle nostre coste...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FILIPPO BUSIN. ... e che i morti siano aumentati come minimo di quattro volte rispetto alla media degli ultimi tredici anni.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, da quando ha avuto inizio l'operazione Mare nostrum i dati in nostro possesso portano a quantificare in 499 le persone decedute rinvenute e dalle dichiarazioni dei superstiti – quindi, non perché c’è stato un rinvenimento o un dato certo – 1.446 quelle che risultano essere disperse. Voglio ripeterlo: ciò in base alle dichiarazioni dei superstiti. Per quanto riguarda i periodi precedenti, gli stessi dati registrano, nel 2011 e nel 2012, 69 morti.
L'onestà che lei chiede al Governo, e che il Governo ovviamente suppone negli interroganti e nei singoli membri del Parlamento, è che questo scarto, questa differenza, prima di Mare nostrum sconta l'assenza di un dispositivo di soccorso e di vigilanza articolato allo stesso modo, ciò che inevitabilmente incide sulla raccolta dei dati e sulla loro attendibilità e comparabilità. Quindi, fare un conto, presente Mare nostrum, è fare un conto affidabile, drammatico e al tempo stesso affidato su dichiarazioni per quanto concerne i dispersi. Prima non c’è un dato paragonabile, non c’è per nulla un dato paragonabile in termini di possibile accertamento della realtà e della verità.
È un fatto, comunque, che sono più di 91 mila le persone soccorse e messe in salvo dall'inizio di Mare nostrum. Questo è il dato che dà il senso del valore umanitario della missione nata, come lei ricordava, dopo le centinaia di morti di Lampedusa e che ha guadagnato all'Italia il plauso e il ringraziamento della comunità internazionale.
Dal nostro punto di vista, e come ho avuto modo di riferire in Aula, comunque Mare nostrum è insufficiente a fronteggiare il carattere strutturale assunto dalle correnti migratorie, perché queste correnti alimentano un flusso che è connesso a rivolgimenti di portata storica che hanno interessato il continente africano e altri Paesi di origine dei flussi.Pag. 73
Per questa ragione, oltre che per la onerosità della missione, il Governo ha chiesto a più riprese che l'Italia fosse adeguatamente sostenuta nel suo sforzo, in ragione dei principi di solidarietà che sono alla base della costruzione europea ed in coincidenza con il semestre italiano di Presidenza le pressioni esercitate sugli organismi comunitari hanno sortito un primo e molto, molto importante risultato. La Commissione europea si è infatti impegnata a potenziare l'agenzia Frontex, sotto il profilo delle dotazioni organiche e finanziarie, per il rilancio della sua azione nel Mediterraneo. Frontex assumerà, entro il prossimo novembre, secondo quanto assicurato dal commissario Malmström, la regia di una nuova operazione, provvisoriamente e pubblicisticamente chiamata Frontex Plus, che assorbirà due missioni già in atto, Hermes ed Aeneas, con lo scopo di attuare la sorveglianza delle frontiere – vado a concludere, Presidente – esterne dell'Unione europea attraverso modalità operative diverse da quelle che hanno connotato Mare nostrum, in quanto la linea di pattugliamento verrà attestata nelle acque territoriali, senza la previsione di sconfinamenti. Le attività di controllo, inoltre, potranno comportare anche il sequestro e la distruzione del naviglio utilizzato dai trafficanti, allo scopo di impedirne il reimpiego.
L'avvio dell'operazione Frontex Plus consentirà il progressivo disimpegno dell'Italia da Mare nostrum e potrà segnare il passaggio ad una nuova fase di maggiore impegno dell'Unione europea per garantire la integrità delle sue frontiere. In conclusione, dico che comunque da quando abbiamo avviato l'operazione sono stati arrestati oltre 500 mercanti di morte, oltre 500 scafisti.
PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di replicare, per due minuti.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, parliamo di stime, signor Ministro. La nostra impressione è diversa per non dire opposta ed è anche intuibile perché questo dovrebbe essere a nostro favore, la teoria dovrebbe darci ragione.
Infatti, è aumentato non solo il rischio assoluto, nel senso che l'operazione Mare nostrum ha attirato un maggior numero di clandestini nel nostro Paese, ma anche perché è aumentato il rischio relativo, nel senso che le imbarcazioni usate da questi trafficanti di armi sono notoriamente più insicure, sono delle vere e proprie carrette del mare, dei mezzi fatiscenti, che contano sul fatto che al primo SOS comunque la Marina militare italiana corre in loro soccorso, quindi abbiamo aumentato il loro rischio.
La invito, signor Ministro, a prendere esempio da democrazie più avanzate della nostra, più attente ai diritti anche dei loro cittadini, come quella australiana, che ha debellato i traffici di esseri umani con una linea apparentemente più dura, ma che alla lunga si dimostra più efficace e anche più rispettosa degli esseri umani. Non si nasconda dietro il facile alibi dei buoni principi e di belle parole come solidarietà ed accoglienza. L'effetto vero generato da questa operazione è una vera e propria violenza perpetrata nei confronti della parte più debole della nostra popolazione, della nostra società, che è già provata da una crisi economica che toglie loro il lavoro, la dignità e le prospettive. A questi problemi con Mare nostrum abbiamo aggiunto insicurezza e la paura per la propria incolumità, come è accaduto nell'episodio, che è molto esplicativo in questo senso, dell'autista dell'ATAC l'altro giorno a Roma, e ha deteriorato il già compromesso decoro delle nostre città, delle nostre periferie e delle nostre stazioni. Inoltre, me lo lasci dire: lei con questa operazione, che ha anche un risvolto finanziario importante, umilia quelle centinaia di migliaia di pensionati italiani che vivono con meno di 500 euro al mese, quando ogni clandestino sul nostro territorio ci costa minimo il doppio dei soldi. Noi li ospitiamo così generosamente e non altrettanto generosamente e non altrettante attenzioni riserviamo ai nostri cittadini più indifesi e più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
(Iniziative per garantire la sicurezza dell'Italia in considerazione dell'evoluzione della minaccia jihadista e della situazione internazionale – n. 3-01047)
PRESIDENTE. L'onorevole Piso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dorina Bianchi n. 3-01047, concernente iniziative per garantire la sicurezza dell'Italia in considerazione dell'evoluzione della minaccia jihadista e della situazione internazionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
VINCENZO PISO. Signor Presidente, signor Ministro, l'organizzazione terroristica dell'ISIS che ha proclamato il sedicente califfato islamico ha oramai preso il controllo di vasti territori all'interno degli Stati dell'Iraq e della Siria. Da mesi oramai si sta rendendo protagonista di violenze atroci nei confronti di varie minoranze etniche e religiose, nonché degli ostaggi occidentali, dapprima rapiti e di seguito barbaramente trucidati. Lo scorso 22 settembre questa organizzazione ha di nuovo esplicitamente minacciato l'Italia e più precisamente la città di Roma. Lo ha fatto con un videomessaggio di circa 40 minuti in cui uno dei capi di questi terroristi ha incitato i militanti dell'organizzazione ad uccidere tutti i miscredenti in ogni modo e luogo, specificando che l'obiettivo ultimo della loro guerra all'Occidente è la conquista di Roma, minacciando azioni clamorose in tutti i Paesi che prendono e prenderanno parte alla coalizione militare che dovrà – si spera – sconfiggere l'ISIS. È evidente, quindi, alla luce di queste minacce dirette, che il rischio di attentati nella capitale, senza voler alimentare inutili e pericolosi allarmismi, è da considerare aumentato. E per questi motivi chiedo a lei di indicare cosa il Governo ha già posto in essere ed intenda fare per contrastare la realizzazione di queste minacciate azioni criminose.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Piso in considerazione dell'evoluzione della minaccia riconducibile al fondamentalismo islamico ha chiesto quali iniziative ulteriori siano allo studio del Governo per garantire la sicurezza del nostro Paese. Ed in effetti le più recenti esternazioni dell’Islamic State, dichiaratamente minacciose nei confronti dell'Italia e di Roma, rendono indispensabile elevare il livello di guardia, tenuto conto anche dell'offensiva delle forze di cooperazione in territorio siriano e che questa offensiva potrebbe innescare forme di reazione. Come ho già affermato nell'informativa alle Camere del 9 settembre scorso, è necessario non trascurare alcun segnale di pericolo, anche il più tenue, mantenendo il costante controllo degli obiettivi maggiormente esposti e rafforzando l'azione di monitoraggio e di intelligence investigativa, specie nei riguardi dei luoghi sia reali che virtuali dove possono avvenire forme di incitamento alla violenza, se non proprio di reclutamento di aspiranti jihadisti.
È in quest'ottica che può considerarsi convocato in permanenza il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, tavolo di alto coordinamento, in cui interagiscono rappresentanti delle Forze di polizia e degli organismi informativi.
L'attenzione dovrà rivolgersi anche all'adeguamento degli strumenti normativi, rispetto all'evoluzione della minaccia terroristica e l'introduzione di norme penali e di prevenzione potrà aiutarci a neutralizzare meglio l'insidia rappresentata dall'improvvisa attivazione di cellule solitarie intenzionate a colpire nel cuore dell'Occidente. In quest'ottica stiamo perfezionando, in stretta concertazione con il Ministero della giustizia, disposizioni in grado di mettere i foreign fighters in condizione di non nuocere e, una volta intercettati, anche di allontanarli dal territorio nazionale, ampliando la possibilità di espulsione. Di fronte ad una minaccia globale, non può che essere altrettanto globale la risposta e la cooperazione internazionale, giudiziaria e di polizia, resta Pag. 75dunque un indispensabile fattore strategico, che andrà potenziato con l'intensificazione degli scambi informativi e delle migliori prassi investigative.
In ambito europeo, inoltre, è andata avanti la nostra proposta di costituire una squadra multidisciplinare mirata specialmente al monitoraggio dei combattenti stranieri. Naturalmente la Presidenza italiana rappresenta in questo momento lo scenario di maggiore rilievo sul quale potranno trovare seguito le iniziative di rafforzamento delle attività di collaborazione di polizia e di monitoraggio degli spostamenti in tutta l'Unione europea. Verrà, a questo riguardo, dato incremento al progetto di realizzare e disciplinare, in modo uniforme, l'uso di una banca dati basata sul codice di protezione passeggeri, il passenger name record, che metta a disposizione delle polizie le liste dei passeggeri dei voli in transito nell'area Schengen o in arrivo dai Paesi terzi.
Nel concludere, nel ribadire la serietà della minaccia jihadista, è anche giusto, tuttavia, ricordare che le risultanze investigative non evidenziano, al momento, l'esistenza di specifiche progettualità ostili volte a colpire obiettivi collocati nel territorio nazionale o interessi del nostro Paese all'estero.
PRESIDENTE. L'onorevole Piso ha facoltà di replicare, per due minuti.
VINCENZO PISO. Signor Presidente, signor Ministro la ringraziamo, anzi ci scusiamo se la stiamo un po’ stressando con questa serie di richieste d'informazioni rispetto ad una questione che ci tocca anche come parlamentari nazionali, ma specificamente, nel mio caso, di Roma, anche perché riteniamo che, al di là di tutto, al di là di queste minacce ventilate, Roma sicuramente, proprio per la valenza simbolica molto forte che ricopre, può essere effettivamente vista da chi ha motivazioni di carattere religioso derivanti dall'appartenenza a questi gruppi terroristici di radicalismo islamico, mosso da motivazioni di carattere religioso estremistico, come un obiettivo sicuramente sensibile.
Peraltro, ISIS ha delle specificità piuttosto preoccupanti, sono state più volte ricordate: questa volontà di radicare, di riprendere un territorio, istituzionalizzare un territorio con il radicalismo islamico, la grande disponibilità di risorse, ricordata anche ultimamente dal re di Giordania, questa capacità, in virtù di queste risorse, di poter attingere a una sorta di legione straniera mondiale, europea, anche purtroppo con nostri concittadini. Tutto questo ci porta ad una situazione sicuramente molto, molto pericolosa.
PRESIDENTE. Concluda.
VINCENZO PISO. Non ultime vi sono le dichiarazioni dell'ex Primo Ministro Blair che – speriamo non avvenga mai – ha addirittura ventilato la possibilità di un intervento anche via terra nei confronti dell'ISIS. Per cui si tratta di una situazione sicuramente molto, molto pericolosa. La ringraziamo, di nuovo, per le delucidazioni che ci ha fornito e ci riteniamo assolutamente soddisfatti in questa fase.
(Iniziative per lo svolgimento delle elezioni amministrative per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale di Reggio Calabria contestualmente alle elezioni per il rinnovo del presidente della giunta e del consiglio regionale della Calabria – n. 3-01048)
PRESIDENTE. L'onorevole Galati ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brunetta n. 3-01048 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), concernente iniziative per lo svolgimento delle elezioni amministrative per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale di Reggio Calabria contestualmente alle elezioni per il rinnovo del presidente della giunta e del consiglio regionale della Calabria, di cui è cofirmatario, per un minuto.
GIUSEPPE GALATI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei certamente sa, sono state indette le elezioni regionali che si svolgeranno nella data del 23 novembre. Pag. 76Questo turno, paradossalmente, è preceduto dalle votazioni per le elezioni comunali di Reggio Calabria città metropolitana, già precedentemente fissate dal Consiglio dei ministri per il 26 ottobre.
A tal proposito siamo qui a chiederle e a conoscere il pensiero del Governo se non sia, invece, una cosa sensata accorpare in un unico turno elettorale le elezioni regionali e quelle amministrative. In questo Governo così come nel Paese si predica rigore e risparmio e, quindi, la famosa spending review che viene portata a tutti i livelli. Certamente l'istituzione dell’election day in questo caso permetterebbe non solo notevoli risparmi per le casse dello Stato ma anche, come può immaginare, una più ampia partecipazione democratica, in quanto a Reggio Calabria si rischierebbe di votare per tre volte nello stesso mese.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, l'onorevole Galati chiede, anche nell'ottica del necessario contenimento della spesa pubblica, di accorpare in un'unica data i due appuntamenti elettorali previsti in Calabria, stabilendo che le elezioni amministrative per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale di Reggio Calabria si svolgano contestualmente alle elezioni regionali, fissate dal presidente reggente della regione Calabria per il prossimo 23 novembre.
Per essere molto chiari, poiché stiamo parlando di una fattispecie particolare, dei comuni sciolti per mafia, io devo dire che non è possibile, non risulta più possibile, rinviare la data del turno elettorale di elezioni amministrative, del turno autunnale nei comuni sciolti per infiltrazioni di stampo mafioso, fissata per il 26 ottobre, in quanto il procedimento elettorale è già in corso, essendo stati convocati i comizi elettorali e completata la maggior parte degli adempimenti previsti per la revisione straordinaria delle liste.
Peraltro è in atto da tempo l'attività di raccolta delle firme, ovviamente per la presentazione delle liste delle candidature, che dovranno essere depositate dalle ore 8 di venerdì 26 settembre alle ore 12 di sabato 27 settembre, e l'emanazione di un nuovo decreto del Ministro dell'interno, che fissi un'altra data annullando il precedente decreto, vanificherebbe pertanto tutti gli adempimenti già effettuati con una serie notevolissima di inconvenienti tecnici.
Infine, sul piano del merito, la richiesta di fissare la data delle elezioni comunali per il 23 novembre sembra non considerare che, in caso di ballottaggio, si tornerebbe al voto il 7 dicembre, in coincidenza con il ponte dell'Immacolata, con possibili ripercussioni negative sull'affluenza alle urne dei cittadini reggini.
PRESIDENTE. L'onorevole Galati ha facoltà di replicare, per due minuti.
GIUSEPPE GALATI. Signor Presidente, signor Ministro, siamo rimasti molto delusi dalla sua risposta, in quanto questo Governo ha predicato l'idea di tagliare gli sprechi laddove è possibile. Ne ha fatto una questione di volontà politica importante. Del resto, circa due anni fa, proprio alla Leopolda, Matteo Renzi parlava e approvava con piacere l'idea dell’election day, in quanto si risparmiavano soldi e tempo.
Anche la questione dei tempi troppi stretti – mi consenta – per un Governo, che come predica Renzi lavora alla velocità della luce e che della rapidità delle scelte ne fa una questione di immagine, non mi sembra che questo possa essere accampato.
Le ragioni sarebbero molto importanti, si ridurrebbero i costi. Lei può immaginare cosa significano tre turni invece dei potenziali due, di cui stiamo parlando, e che cosa significherebbero i tanti giorni di scuola persi (nella città di Reggio Calabria si voterà quasi esclusivamente nei seggi degli edifici scolastici). Stiamo cioè organizzando un sistema per il quale si perderanno dei soldi, per il quale lo Stato ci rimetterà, per il quale i ragazzi e le famiglie avranno molti disagi.
Signor Ministro, non credo, la verità è un'altra: la verità è politica. Si vuole fare Pag. 77anticipare le elezioni di Reggio prima delle elezioni regionali, ma si abbia la volontà di dire questo almeno con molta chiarezza.
(Chiarimenti e iniziative di competenza in relazione alle asserite conseguenze dell'esposizione di uno striscione contenente osservazioni critiche riferite alla vicenda dei marò presso un esercizio commerciale nel comune di Milano – n. 3-01049)
PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01049, concernente chiarimenti e iniziative di competenza in relazione alle asserite conseguenze dell'esposizione di uno striscione contenente osservazioni critiche riferite alla vicenda dei marò presso un esercizio commerciale nel comune di Milano (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, la vicenda di per se è molto piccola, signor Ministro, ma l'abbiamo scelta per questo question time perché ci sembra che illumini sulla reale volontà delle forze politiche e in genere del potere costituito – chiamiamolo così – nella solidarietà ai due marò.
La vicenda è semplice. Un vicepresidente di un consiglio di zona di Milano del Partito Democratico scrive all'assessore del Partito Democratico, segnalando che in una via di Milano c’è uno striscione attaccato al muro di un bar, il quale bar è, naturalmente, covo di fascisti o addirittura nazisti. Quindi, immediatamente l'assessore si attiva e dall'indomani viene elevata la contravvenzione a quel proprietario del bar, che tra l'altro non ha attaccato lui lo striscione, ma ne condivide il contenuto. Si noti che il bar è l'unico nella zona italiano, per il resto ci sono centri massaggi e quant'altro.
Bene, noi vogliamo sapere se le minacce che ha subito questo bar, i controlli assidui che continua a subire e quant'altro siano frutto di una direttiva generale e come possa, invece, il Ministro dell'interno aiutarlo a svolgere liberamente la propria attività.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, l'onorevole La Russa ha esposto chiaramente la questione, quindi non la sintetizzerò in premessa.
Dagli elementi acquisiti risulta che nella via Brusuglio di Milano, in effetti, sia stato esposto uno striscione che, con riguardo alla nota e seguitissima dal Governo vicenda dei due marò italiani trattenuti in India, irride alla presunta capacità del Governo di risolvere il problema dei nostri due ragazzi. Dagli elementi acquisiti risulta che lo striscione porti la firma di un'associazione di commercianti, artigiani e liberi professionisti della zona, che ha sede presso lo stesso esercizio pubblico.
L'onorevole La Russa, peraltro, mette in relazione i presunti accanimenti con l'ulteriore circostanza che il bar sarebbe ritenuto un luogo di frequentazione abituale di estremisti di destra. Quanto ai fatti, è stato accertato che nei confronti del titolare, a seguito di una segnalazione effettuata al competente assessorato del comune di Milano, sia stato elevato dalla sezione annonaria della polizia locale un verbale di contravvenzione, con il quale è stato contestato che lo striscione era stato esposto in assenza della prescritta autorizzazione amministrativa.
Non risulta, tuttavia, che siano state mai poste in essere da parte di uffici della questura – della questura – attività di qualunque genere nei confronti dello stesso esercizio o del suo titolare. In altri termini, non sono stati effettuati controlli di carattere amministrativo o investigativo, anche riferiti a un'eventuale connotazione politica dell'associazione e dei suoi animatori. Nemmeno risulta, peraltro, che l'esercizio commerciale sia frequentato da esponenti della destra extraparlamentare.
Ad oggi lo striscione risulta ancora esposto, avendo il gestore del bar espresso l'intenzione di non rimuoverlo fino alla festa di quartiere in programma per il 28 Pag. 78settembre, allo scopo di segnalare alle autorità comunali lo stato di degrado di cui soffrirebbe la zona, anche a causa dell'elevata presenza di cittadini stranieri.
In conclusione, mi sento personalmente di potere rassicurare rispetto alle preoccupazioni che vengono espresse nel caso specifico e anche in generale dall'onorevole La Russa, riguardo all'operato di uffici o articolazioni che da me dipendano.
PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di replicare per due minuti.
IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio e mi ritengo soddisfatto, anche perché viene accertata la verità, ossia che la presunta frequentazione di estremisti, vantata dall'assessore del Partito Democratico per giustificare questa sua delazione nei confronti di chi aveva comunque affisso uno striscione di pura solidarietà ai marò, è stata smentita dal Ministro in questione, così pure i tentativi di far chiudere il bar, se non da parte della polizia, da parte del comune, notoriamente frutto di una gestione di sinistra.
Ho voluto che questa vicenda fosse portata all'attenzione del Parlamento perché vorrei che i capi del Partito Democratico spiegassero che è vera la solidarietà ai marò, non solo di parola e che è bene che anche gli assessori e i presidenti dei consigli di zona – tale, per esempio Antonella Loconsolo e Marco Granelli – si adeguino a quella che io reputo sia una sincera solidarietà, anche del Partito Democratico.
(Orientamenti del Governo in merito agli strumenti per il superamento dei dubbi di costituzionalità relativi alla riforma elettorale in itinere – n. 3-01050)
PRESIDENTE. L'onorevole Toninelli ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01050, concernente orientamenti del Governo in merito agli strumenti per il superamento dei dubbi di costituzionalità relativi alla riforma elettorale in itinere (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, signor Ministro, ho voluto fare questa interrogazione per porre chiarezza su un fatto avvenuto durante il tavolo di confronto tra una delegazione del MoVimento 5 Stelle, in cui il sottoscritto era presente, ed una delegazione del Partito Democratico, con il Presidente del Consiglio presente, durante il quale abbiamo presentato la nostra proposta di legge chiamata «Democratellum».
In pratica, le cose vanno così. La Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il Porcellum, quindi il Parlamento è antidemocratico e incostituzionale nella sua composizione. Perché ? Per due motivi principalmente: per l'abnorme premio di maggioranza e per le liste bloccate.
Renzi e Berlusconi, con anche Verdini, cosa fanno ? Una legge elettorale che ha le medesime caratteristiche di incostituzionalità. Renzi se ne rende conto ed a quel tavolo, in diretta streaming, di fronte a tutti gli italiani, cosa dice ? «Abbiamo trovato una soluzione, che è quella del controllo preventivo di costituzionalità da parte della Corte costituzionale». Noi diciamo: «Bene» e gli rispondiamo: «Come fate a fare questo benedetto controllo preventivo nel caso in cui, come dite, la legge elettorale verrà approvata prima delle riforme costituzionali ?». Ci rispondono per iscritto: «Sul controllo preventivo studieremo il problema da voi sollevato».
Bene: a distanza di due mesi e mezzo siamo qua a chiederle, Ministro, se avete studiato e se finalmente date una soluzione ad un problema tanto rilevante oppure è il solito annuncio che rimane privo di alcun riscontro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, onorevole Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in merito Pag. 79al quesito posto dall'onorevole Toninelli evidenzio subito che il Governo non ha mai espresso dubbi sulla legittimità costituzionale della legge elettorale già approvata da questa Camera, l'Italicum.
Che il MoVimento 5 Stelle non condivida la legge elettorale è legittimo, questo non significa che sia incostituzionale.
Per questo ritengo il quesito poco più che una provocazione politica, anche perché il MoVimento 5 Stelle sa bene, come ha ricordato l'onorevole Toninelli, che l'incontro è avvenuto con una delegazione del Partito Democratico guidata dal suo segretario e non con il Governo.
Ferma restando la disponibilità del Governo, sempre manifestata e ribadita anche in questa sede, ad un dialogo con il MoVimento 5 Stelle sulla legge elettorale e non soltanto sulla legge elettorale, ribadiamo però la necessità di approvare rapidamente la legge elettorale. Rimane un'urgenza, ma non perché vogliamo andare a votare, ma proprio perché riteniamo che sia un elemento di credibilità prima di tutto per questo Parlamento, che è stato sollecitato dall'opinione pubblica ed incoraggiato dal Presidente della Repubblica in questo senso.
Io credo che al Senato lavoreranno sulla legge elettorale con la stessa determinazione con cui hanno affrontato le riforme costituzionali.
Il Governo ovviamente collaborerà per trovare un'intesa tra i partiti, sapendo che ogni partito, forse ogni parlamentare ha una propria idea di legge elettorale, ma per evitare lo scontro istituzionale dobbiamo lavorare insieme.
È una legge elettorale che alla Camera è stata approvata con un consenso molto ampio e che ha indubbiamente dei vantaggi, supera i profili di illegittimità della precedente legge elettorale recependo le indicazioni della Corte costituzionale in questo senso e, per la prima volta, garantisce una certezza del risultato nelle mani dei cittadini grazie al ballottaggio ed una governabilità per chi vince.
Probabilmente al Senato ci saranno alcune modifiche marginali, che possono riguardare le soglie di accesso o le modalità di scelta dei candidati, quindi valuteremo quale sarà la legge elettorale approvata definitivamente dal Parlamento. Sappiamo che su questa già oggi, ad ordinamento vigente, la Corte costituzionale potrà pronunciarsi. Peraltro nella sentenza del 2014, la n. 1, la Corte costituzionale ha ribadito come il ricorso alla Corte costituzionale possa essere ampio in materia di legge elettorale per tutelare un diritto costituzionalmente garantito.
Confermiamo ovviamente il favore del Governo per l'introduzione, nell'ambito delle riforme costituzionali, del ricorso preventivo alla Corte costituzionale in materia elettorale, così come già approvato al Senato.
Ovviamente è nelle mani del Parlamento ed in modo particolare dei deputati, che hanno adesso all'esame le riforme costituzionali, confermarlo.
Non possiamo però attendere ulteriormente per l'approvazione della legge elettorale, sapendo che le riforme costituzionali comunque non entreranno in vigore immediatamente, per quanto disposto nel testo e approvato al Senato.
PRESIDENTE. L'onorevole Toninelli ha facoltà di replicare per due minuti.
DANILO TONINELLI. Prendiamo atto, Ministro, che si trattava esclusivamente di un annuncio.
La mia domanda era chiarissima: come credete di far sottoporre anche l'Italicum al vaglio di costituzionalità preventivo della Corte, come avete affermato ?
Avete detto e messo per iscritto, il 14 luglio, che avreste studiato. Oggi lei mi ha risposto che non c’è una risposta.
Di conseguenza avete negato per l'ennesima volta la verità e quello del Presidente del Consiglio è stato l'ennesimo annuncio.
Ma mi permetto anche di dire che voi in ogni sede avete affermato che le riforme vengono fatte con tutti. Questa sua risposta prova che per voi «tutti» significa esclusivamente Forza Italia. E probabilmente non ci considerate perché noi al nostro interno non abbiamo persone come Pag. 80Denis Verdini che ha un forte potere all'interno delle banche toscane. Non ci considerate probabilmente perché noi non voteremo mai una legge incostituzionale. Vi dovete anche rendere conto che tutti, a partire da noi, fino ad arrivare all'opposizione, ad arrivare a quegli osservatori che anche lei, Ministro, ha convocato per una sessione scientifica, tutti hanno affermato i profili di incostituzionalità della legge di Renzi e di Berlusconi. Ma voi non li volete considerare, li avete chiamati «gufi», li avete chiamati «rosiconi», li avete chiamati «frenatori». Forse, però, vi siete accorti che qualche problema c'era e avete messo questa norma rendendovi conto successivamente che in realtà non avrebbe risolto nulla, oppure avete sotto sotto l'intenzione di approvare una norma evidentemente incostituzionale andando nel frattempo a nominare giudici della Corte costituzionale a voi asserviti, in modo tale che tra un po’, cioè tipo tra sette anni come con il Porcellum, questi giudici a voi asserviti, perché state militarizzando gli organi costituzionali, dichiareranno che l'Italicum è pienamente costituzionale.
Signor Ministro, ovviamente noi non possiamo sottostare a questi ricatti. Noi abbiamo voluto e avremmo voluto partecipare ad un miglioramento, sia della legge elettorale, che delle riforme costituzionali. Ci avete chiuso in ambedue i casi la porta in faccia. L'ha fatto lei personalmente nei miei confronti e l'ha fatto il suo partito, l'ha fatto la maggioranza al Senato, quando il mio movimento...
PRESIDENTE. Concluda.
DANILO TONINELLI. ... ha presentato solo duecento emendamenti sugli 8 mila. Quindi, oggi probabilmente, con l'affermazione che lei ha fatto richiamando Amintore Fanfani sul fatto che le bugie sono inutili, io posso dire, come dico a mio figlio, che hanno le gambe corte e che siete stati smascherati dalla vostra ennesima bugia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea per la tutela dei diritti degli animali. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,20.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Boccia, Michele Bordo, Bratti, Brunetta, Cirielli, Dambruoso, Dellai, Di Salvo, Epifani, Ferranti, Fontanelli, La Russa, Leone, Mannino, Pes, Rampelli, Sanga, Sani, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559, Vezzali ed altri n. 1-00571, Nicchi ed altri n. 1-00573, Rondini ed altri n. 1-00580, Cova ed altri n. 1-00581 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585 concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali (ore 16,22).
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito dell'esame delle mozioni Brambilla ed altri n. 1-00460, Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), Vezzali ed altri n. 1-00571, Nicchi ed altri 1-00573 (Nuova formulazione), Rondini ed altri n. 1-00580, Cova ed altri n. 1-00581 e Dorina Bianchi Pag. 81ed altri n. 1-00585 (Nuova formulazione) concernenti iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a completare l'espressione del parere sulle mozioni all'ordine del giorno ed invito anche i colleghi ad ascoltarlo perché altrimenti ogni volta dobbiamo ripeterlo.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, colleghi, il Governo esprime parere favorevole sulle premesse della mozione Brambilla ed altri n. 1-00460, che sono condivisibili. Se avete davanti il testo della mozione, dopo le premesse questa è composta da dieci impegni. Dei dieci impegni che seguono la premessa, il Governo esprime parere favorevole sul primo, sul secondo e sul terzo. Il Governo esprime parere contrario sul quarto impegno; esprime parere favorevole sul quinto, sesto, settimo, ottavo e nono impegno ed esprime parere contrario sul decimo impegno.
Quindi il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Brambilla ed altri n. 1-00460 ad eccezione, tra gli impegni che sono dieci, del quinto e...
PRESIDENTE. Non è chiaro, chiedo scusa.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Prego.
PRESIDENTE. Il parere è favorevole sulle premesse e sul dispositivo salvo quali parti del dispositivo ?
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. L'ho già detto, signor Presidente: il Governo esprime parere contrario sul quinto e sull'ultimo impegno.
PRESIDENTE. Deve esprimere il parere anche sulle altre mozioni. Questa era la mozione Brambilla ed altri n. 1-00460, sottosegretario. Lei deve esprimere il parere su tutte le mozioni, comprese le premesse.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione) nella parte delle premesse purché venga soppressa la parte che riguarda il riferimento al divieto di commercializzazione delle pellicce e con riguardo alla disciplina finalizzata al divieto di macellazione rituale.
Il Governo esprime parere favorevole sugli impegni del dispositivo. Il testo della mozione è formato da 19 impegni: il Governo esprime parere favorevole su tutti ad eccezione... signor Presidente, devo citarli numericamente purtroppo, non ho altra possibilità, se volete leggo i capoversi...
PRESIDENTE. No, no, ce li dica numericamente.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo esprime favore parere favorevole su tutti gli impegni ad eccezione del quinto impegno del quale chiediamo una riformulazione nel modo seguente: «a condizione che vi sia la possibilità di proporre un approfondimento con tutte le associazioni di categoria».
Il Governo esprime parere contrario sul sesto, sul settimo, sull'ottavo, sul nono, sull'undicesimo, sul quattordicesimo, sul diciassettesimo e sul diciannovesimo impegno.
Quindi il Governo esprime parere favorevole su tutta la mozione, ad eccezione di quelle parti della narrativa e delle premesse che ho citato e degli impegni sui quali c’è il parere contrario del Governo.
PRESIDENTE. Sta bene. Poi, ci sono le altre. Per capirci, anche rispetto all'Assemblea: tecnicamente, il Governo sta Pag. 82dando un parere favorevole con riformulazione. La riformulazione che il Governo chiede ai presentatori delle singole mozioni è quella di espungere alcuni capoversi delle premesse e dell'impegno. In quel caso, il parere è favorevole; diversamente, il parere è contrario. Poi, sarà facoltà dei singoli presentatori, chiedere eventualmente votazioni per parti separate. Giusto per capirci, perché altrimenti, poi, facciamo confusione. Prego sottosegretario, andiamo avanti.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-00571, il Governo esprime parere favorevole sulle premesse e parere favorevole sulla mozione, che è costituita da nove impegni, ad eccezione del quarto, quinto e nono impegno, sui quali il Governo esprime parere contrario.
Sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00573 (Nuova formulazione), il Governo esprime parere favorevole sulle premesse e sulla mozione generalmente. La mozione è costituita da diciassette impegni: il parere è favorevole su molti di questi, ad eccezione del terzo alla lettera c), con riferimento alla quale il Governo propone una riformulazione. L’incipit di quell'impegno deve essere: «a valutare la possibilità di promuovere»; l'impegno alla lettera e) è riformulato nel senso di: «valutare la possibilità di assumere»; sull'impegno alla lettera m) il parere è contrario, così come sulla lettera q); sulla lettera r) dell'impegno, il parere è favorevole con riformulazione: il secondo capoverso dell'impegno: «a valutare l'opportunità». Proseguo, Presidente ?
PRESIDENTE. Certo, prego. Dica qual è la mozione e andiamo avanti.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00580, che è costituita da un solo impegno, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Quindi, anche sulla premessa: il parere è contrario nella sua complessità.
VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Sulla mozione Cova ed altri n. 1-00581 il parere è favorevole sia sulle premesse che sugli impegni, con un'unica eccezione: con riferimento al quarto capoverso dell'impegno, il Governo propone una riformulazione, che è la seguente: «a valutare l'opportunità dell'introduzione di misure di diffusione della cultura del possesso consapevole degli animali e della necessità del controllo delle nascite anche attraverso la sterilizzazione».
Sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585 (Nuova formulazione), il parere del Governo è favorevole sia sugli impegni che sulle premesse.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, il gruppo socialista voterà a favore della mozione di maggioranza, che aggiunge un ulteriore tassello alla protezione e salvaguardia degli animali. Si tratta di un importante passo avanti verso la promozione in Europa del riconoscimento degli animali come esseri senzienti, della maggior tutela di cani e gatti, del divieto di importazione di animali esotici e del pieno rispetto della direttiva comunitaria 1999/22/CE, al fine di eliminare l'uso degli animali per gli spettacoli ludici ed eliminarne lo sfruttamento commerciale.
Voteremo, invece, contro la mozione a prima firma Brambilla non perché siamo, come gli animalisti fondamentalisti vogliono far credere, a favore della vivisezione, ma perché crediamo fortemente nel primato della scienza e della ricerca. Ad oggi, purtroppo, non esistono, se non per limitati casi, vere alternative all'utilizzo di animali – e, ricordo, si tratta soprattutto di ratti – nella sperimentazione di farmaci e di nuove terapie, anche se il progresso Pag. 83delle tecnologie ha consentito di ridurre significativamente il numero degli animali utilizzati e di assicurare, al contempo, un significativo miglioramento dell'attenzione al loro benessere.
Noi ci auguriamo che altri passi avanti vengano fatti in questa direzione, ma siamo consapevoli che la ricerca biomedica significa speranza di vita e di una migliore qualità della stessa per milioni di persone malate. Cito per tutti un esempio strettamente legato all'attualità, quello della sperimentazione del farmaco contro il virus ebola, ottenuto attraverso i test sugli animali e che dovrebbe, speriamo, essere disponibile entro il 2015. Non solo, la ricerca biomedica rappresenta anche una straordinaria occasione di sviluppo e di lavoro qualificato per migliaia di giovani ricercatori e ricercatrici, altrimenti costretti a mettere a frutto altrove le competenze acquisite in Italia. Ciononostante, comprendiamo le ragioni degli animalisti e riteniamo giusto che le persone abbiano il diritto di sapere se il farmaco che stanno utilizzando sia stato sottoposto o no a sperimentazione sugli animali. A tal fine, per consentire a ognuno di scegliere in piena libertà, abbiamo presentato nel dicembre scorso una proposta di legge composta da un articolo unico che prevede l'apposizione sulla confezione di ogni farmaco di una scritta informativa relativa alla sperimentazione sugli animali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
Onorevole Rondini... io ho iscritto l'onorevole Rondini, se poi non interviene...
MARCO RONDINI. Signor Presidente, in realtà eravamo già intervenuti questa mattina prima dell'interruzione dei lavori. Intanto, vorremmo sapere e conoscere quali siano le motivazioni che hanno portato il Governo a dare un parere contrario nei confronti della nostra mozione. Anche perché, se è vero, come è vero, che la tutela del benessere animale è un principio che è stato adottato da tutti i Paesi membri dell'Unione europea, è altrettanto vero che in fase di recepimento della direttiva e grazie anche al testo della direttiva, si può andare in deroga a quanto stabilito nella direttiva stessa per quanto attiene alla macellazione degli animali, prevedendo la possibilità, nel caso di macellazione rituale, di non stordire l'animale prima della macellazione. Però, così come nelle mozioni si ribadisce il principio secondo il quale gli animali sono esseri senzienti e che, quindi, si deve fare di tutto affinché la salute degli animali, non solo di quelli di affezione, sia comunque tutelata, noi riteniamo che andare in deroga a un principio che obbliga chiunque decida di macellare gli animali presso la propria struttura, comunque, a stordire gli animali, non si possa accettare. Non si possono accettare, in nome, forse, di un malinteso senso dell'accoglienza, comunque, pratiche cruente e, possiamo dirlo tranquillamente, anche ripugnanti. Quindi, vogliamo conoscere quale sia la motivazione per il quale il Governo ha espresso parere contrario nei confronti della nostra mozione, con la quale chiediamo semplicemente che venga vietata su tutto il territorio dell'Unione europea la macellazione rituale.
Intanto, magari, ne approfitto anche per annunciare che riguardo alle altre mozioni il voto della Lega Nord sarà di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, il punto fondamentale per noi, che questa mozione pone, è quello che fa riferimento al concetto di benessere degli animali, un concetto che è stato, in diverse direttive europee, ripreso in considerazione, che nel Trattato di Lisbona trova una sua precisa collocazione e che, anche recentemente, nella legge comunitaria che abbiamo discusso in quest'Aula, ha trovato un ascolto molto attento da parte di tutti i partecipanti. Dietro il termine di benessere degli animali, possiamo leggere il rispetto per la Pag. 84dignità, una dignità che fa dire che a questi animali riconosciamo lo stato di soggetti senzienti. Quindi, anche tutte quelle pratiche che potrebbero caratterizzare l'esperienza di un dolore e di un dolore innecessario, fino ai limiti della crudeltà, vanno totalmente bandite dall'esperienza culturale, professionale e dalla vita sociale.
Non ci nascondiamo che ci sono degli esempi, portati a conoscenza dell'opinione pubblica, veramente drammatici, rispetto al maltrattamento cui sono sottoposti spesso gli animali; un maltrattamento che deve essere profondamente stigmatizzato da parte di tutti. Da questo punto di vista, tutto quello che crea cultura, una cultura positiva del rapporto tra gli uomini e gli animali, tutto quello che crea quella dimensione sostanzialmente nuova, emergente, interessante della pet therapy, per cui, nella relazione tra l'animale e il bambino malato, tra l'animale ed il soggetto anche anziano, spesso anche un soggetto solo, si creano nuove forme di vincoli, anche positivi, che servono a dare un senso all'esistenza attraverso la relazione di cura e l'esperienza di legami affettivi di diverso genere rispetto a quelli che sono i rapporti tra gli umani, costituisce, rispetto a questi, un equivalente, un'analogia che merita davvero attenzione da parte di tutti.
Tutto ciò che, in qualche modo, faciliterà il benessere degli animali diventa quindi una specie di autostrada, per tutti quanti, per capire meglio anche quello che è il benessere degli umani e viceversa. Molte volte, dalle caratteristiche e dalla consapevolezza di ciò che definisce lo stato di benessere di un uomo si riesce anche a capire quali possono essere le condizioni che, in un certo senso, attribuiscono al rapporto con l'animale quei dettagli di delicatezza, di attenzione e di cura che facilitano la relazione. Tutto questo ci trova sostanzialmente positivi e costituisce un elemento importante della cultura del nostro tempo che indubbiamente è cresciuto, ed è cresciuto in misura notevole, anche in virtù di una serie di interventi importanti che sono stati fatti sia a livello normativo sia a livello culturale sia a livello sociale. Le nostre perplessità maggiori nascono nel momento in cui si passa a valutare il ruolo che gli animali svolgono all'interno dell'attività di ricerca. Non c’è dubbio che vadano potenziati e rafforzati modelli alternativi al modello animale nella ricerca e sappiamo tutti che ci sono stati stanziamenti a livello europeo che vanno in questa direzione; personalmente ritengo che non si potrà però mai prescindere del tutto dall'esperienza sul modello animale. Per questo, è chiaro che bisogna rivolgersi alla sperimentazione sul modello animale quando siano stati esauriti tutti i modelli precedenti. Bisognerà farlo, avendo in cura proprio quell'aspetto dell'animale come soggetto senziente, per evitare qualunque tipo di sofferenza, soprattutto, poi, di sofferenza inutile, quindi con un ricorso concreto e positivo a quelle che sono le tecniche di anestesia, di analgesia e che, in qualche modo, vengono incontro al rispetto operativo e concreto dell'animale. Ma pur tuttavia, non è immaginabile oggi pensare ad una sperimentazione di un farmaco che passi dal modello strettamente bio-meccanico all'uomo senza aver avuto l'interfaccia con il modello animale.
Per questo, per quanto grande possa essere il rispetto per gli animali, per quanto delicata debba essere la relazione con loro, per quanto grati molti uomini debbano essere agli animali per quel supplemento di legami e di cura che si stabiliscono tra di loro, non è immaginabile pensare che si possa rinunciare al modello animale nella sperimentazione. Quindi, noi voteremo a favore di quelle mozioni che sono aperte alla valorizzazione della ricerca scientifica, con tutte le caratteristiche di prudenza, di delicatezza e anche di consapevolezza scientifica, ma voteremo contro quelle mozioni che in qualche modo pongono una sorta di stop alla ricerca scientifica attraverso un modello ideologico e, in alcuni casi, mi sia concesso, anche francamente demagogico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo, ma non è presente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.
MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, Governo, colleghi oggi siamo qui per mettere al voto il benessere degli animali, una categoria di esseri viventi che ha il diritto di essere tutelata dalla civile Europa. Tuttavia, devo riscontrare che quanto accaduto questa mattina è alquanto singolare e, probabilmente, sta ad indicare quanta sia l'attenzione che il Governo pone nei confronti degli animali. Detto ciò, sappiate che la civiltà di un popolo si misura da come tratta gli animali e questo non lo penso io ma sposo pienamente quanto affermato da Gandhi che, certamente, in fatto di diritti e di pace, ne sapeva più di me e forse anche di qualche altro o altra seduti in questa Aula.
Con questo documento, si chiede che il Parlamento europeo, nell'ambito del semestre di presidenza, sia attivo nel dare piena applicazione al riconoscimento degli animali come esseri senzienti, facendo pesare questo principio generale nel processo di formazione delle norme della Unione europea. Un primo passo, certo, che però porterebbe alla consapevolezza che rispettare, anziché infliggere maltrattamenti agli animali, sia un buon segno di cambiamento culturale.
Devo però constatare che il Governo non la pensa esattamente così, considerati i pareri espressi a favore e contro. Parto dagli impegni ritenuti favorevoli. Sono soddisfatta che i pareri riguardanti il fenomeno del traffico di cuccioli di cani provenienti dall’ Est Europa vedano anche nel nostro Paese la necessità di una vera legge europea a tutela degli animali da compagnia e per contrastare il fenomeno del commercio illegale.
Bene anche un sistema di tracciabilità comune a tutti gli Stati membri mediante l'utilizzo della registrazione obbligatoria e il microchip per prevenire il randagismo. Poi la sperimentazione: sappiamo non essere tutti concordi nell'affermare l'inutilità dei test sugli animali; non è mia intenzione scuotere le diverse sensibilità. Dico solo che, almeno in una prima fase, incentivare, sostenere e finanziare in ugual misura o meglio maggiormente la ricerca alternativa non può offendere i ricercatori che fanno uso di animali. Occorre, inoltre, offrire la possibilità agli studenti universitari di obiettare all'utilizzo di animali e consentire loro l'alternativa di studio e ricerca. Non possiamo ignorare situazioni come quelle di animali da esperimenti e dei loro giorni passati tra sofferenze e indifferenza umana. Su questo punto sarebbe opportuno che tutti noi riflettessimo e sono soddisfatta che ci sia stato il parere favorevole a sostenere metodi alternativi alla sperimentazione su animali.
Vorrei soffermarmi sui parere contrari. La richiesta di revisione della norma relativa al trasporto di animali da macello era stata fatta su un piano etico e morale. Ogni anno milioni di animali sono trasportati lungo le nostre strade europee anche per più giorni, spesso in condizioni drammatiche, con temperature torride, senza sosta, cibo e acqua. Ben otto controlli su dieci svelano gravi irregolarità. Gran parte della sofferenza che viene inflitta agli animali durante i viaggi della morte potrebbe essere ridotta con l'introduzione di un limite massimo complessivo di 8 ore. Non riesco a comprendere le motivazioni per le quali il Governo abbia espresso parere contrario a questo impegno in considerazione del fatto che il Parlamento europeo, due anni fa, ha votato ed accolto una risoluzione in tal senso. Sappiamo che la normativa europea legata al trasporto di animali da macello è tra le più avanzate ma, a distanza di circa dieci anni dalla sua emanazione, si rende necessario correggerla in quanto, ad oggi, risulta essere inadeguata anche sotto il profilo delle ore di viaggio degli animali da macello. Ricordo che anche l'EFSA, l'ente di sicurezza alimentare europea, si è espressa in questa direzione.
Sulla questione, invece di estendere il divieto di allevamento di animali per pellicce in tutto il territorio europeo, posso solo pensare che, probabilmente, gli interessi Pag. 86degli allevatori di animali da pelliccia prevalgano su qualsiasi concreta applicazione del regolamento (CE) n. 3254/91.
In ultimo, vorrei soffermarmi sull'aberrante pratica dei richiami vivi, una pratica che colpisce ogni anno migliaia di piccoli uccelli migratori accecati, rinchiusi in piccole gabbie e sottoposti per tutta la vita ad una detenzione durissima. Questo segna la fine della loro libertà e l'inizio di una esistenza di sofferenza. Ma qui ho speranze che si possa vedere in futuro il divieto assoluto di utilizzare uccelli selvatici, catturati o allevati, sia perché l'Italia è già stata richiamata da parte della Commissione europea in materia sia perché nei giorni scorsi il Senato ha accolto un ordine del giorno affinché il Governo si impegni a rivalutare subito il caso già a partire dalla Legge europea 2014 che avvierà l’iter al fine di accogliere pienamente i rilievi mossi dalla Commissione in merito alla violazione della «Direttiva uccelli» e apportare le conseguenti eventuali modifiche.
Inoltre, permettetemi di ricordare, anche se la questione non è trattata in questa mozione, del caso dell'orso Daniza, che ha tanto scosso il nostro Paese e il mondo intero. Molte sono state le manifestazioni di protesta per come è stata gestita la situazione; oggi siamo certi solo di una cosa: che i due cuccioli sono rimasti senza la loro mamma. L'orso, come altre specie, è rigorosamente protetto dalla direttiva comunitaria Habitat; Daniza non doveva essere uccisa e separata dai propri cuccioli solo perché ha espresso dei comportamenti naturali come proteggere i propri piccoli in presenza dell'uomo. Ma noi umani non faremmo di tutto per difendere i nostri figli davanti a un pericolo ? Attualmente, la provincia di Trento è partner del progetto LIFE «Dinalp Bear», che si concluderà nel 2019 per un valore di quasi 6 milioni di euro. Fra gli obiettivi vi è quello di diminuire i conflitti fra uomo e orso. Dico questo perché, alla luce degli scarsi risultati nella gestione corretta degli orsi da parte della provincia di Trento, sarebbe opportuno che venisse realizzata una valutazione indipendente dell'operato della provincia sui progetti passati, alla luce del caso dell'orso Daniza e degli altri orsi catturati e reclusi negli anni scorsi e che, dunque, la partecipazione della provincia di Trento al progetto in corso «Dinalp Bear» sia sospesa, come ritengo opportuno che tutti gli enti coinvolti in questo caso abbiano il coraggio di dirci la verità e non fare da scaricabarile sulle responsabilità, come spesso accade anche in casi come questo. Si affidi al Corpo forestale dello Stato il monitoraggio e la tutela dei due cuccioli rimasti orfani. Mi avvio alla conclusione, auspicando in una legislazione univoca fra gli Stati membri per dare una concreta applicazione di norme a tutela degli animali.
Mi auguro che il Governo si impegni sin da subito affinché vengano fatti passi avanti su un tema così delicato che coinvolge una larga parte delle sensibilità della popolazione italiana ed europea e che, finalmente, la politica abbia, in modo unanime, a cuore i diritti senza voce (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.
ROSANNA SCOPELLITI. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, la normativa europea ed italiana sui diritti degli animali ha avuto un iter legislativo molto complesso prima di riconoscere l'animale soggetto ed essere senziente. Occorre ricordare a proposito che il Trattato di Lisbona ha contribuito ad accelerare un'evoluzione normativa in tal senso; infatti il Trattato ha significativamente definito gli animali come esseri senzienti oltre ad avere impegnato gli Stati membri a tenere pienamente conto del riconoscimento nella formulazione ed attuazione delle proprie politiche sul benessere degli animali. Questa importante conquista non ha però ancora trovato un giusto ed appropriato riconoscimento nella formulazione e nell'attuazione delle politiche in materia di benessere degli animali, Pag. 87anche se l'Unione europea ha inserito le tematiche concernenti il benessere degli animali sia nei fondi strutturali che nei programmi di ricerca. Sono stati compiuti, in sostanza, passi avanti ma non ancora sufficienti per affrontare le complesse problematiche che il tema in questione propone. Un primo fenomeno che è preso in esame dall'atto di indirizzo politico che presentiamo è proprio quello del randagismo. La nostra mozione impegna infatti il Governo ad attivarsi in sede europea affinché siano adottate regole comuni fra gli Stati membri per contrastare tale fenomeno. Secondo uno studio del settembre 2012, infatti, in quasi la metà dei Paesi europei il numero dei randagi sul territorio rimane ancora imprecisato perché in alcuni Stati membri non esiste ancora uno specifico censimento. Tra questi ci sono molti Paesi dell'est europeo, dove non esiste infatti una legislazione europea armonica in merito alle pratiche di gestione dei randagi. Di fatto, la questione viene affidata ai singoli Paesi membri con notevoli differenze tra uno Stato e l'altro. L'Italia, già nel 1981, con la legge n. 91, si è dotata di una legge in tal senso, mentre molti Paesi monitorano con maggiore assiduità tale fenomeno. In Italia, ad esempio, nel 2013 sarebbero stati abbandonati circa 50 mila cani mentre, per altri Paesi, mancano stime ufficiali ed è quindi indispensabile, proprio a livello europeo, al fine di tutelare e favorire la corretta convivenza fra uomo e animale e garantire la salute pubblica, adottare misure che consentano il controllo della popolazione di cani e gatti mediante un censimento delle nascite e una gestione congrua dei canili al fine di assicurare buone condizioni di vita per gli stessi animali ed il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Un altro fenomeno che abbiamo preso in considerazione riguarda invece il diffondersi delle specie aliene. Un recente documento dell'Agenzia europea dell'ambiente stima che oggi in Europa vi siano circa 10 mila specie aliene e se è vero che la maggioranza di queste specie non influenza l'ambiente, si stima che il 15 per cento di esse, denominate specie aliene invasive, possono danneggiare gli ecosistemi, l'economia e la salute della popolazione umana. Tra queste specie quelle invasive sono da tempo riconosciute come una delle minacce maggiori alla conservazione delle specie locali originarie.
Infatti, delle 680 estinzioni animali conosciute, circa il 20 per cento sono da imputarsi appunto alle specie aliene invasive. Una delle cause della presenza di tale specie in natura è che, dopo l'acquisto di un animale esotico, a volte il proprietario si rende conto ovviamente di non essere in grado di gestirlo e lo libera in natura, con risultati estremamente negativi e che hanno compromesso il buon esito delle stesse attività umane, soprattutto in campo agricolo, forestale e sanitario.
Un recente studio dell'ISPRA indica chiaramente che le attuali politiche del libero commercio, spesso assolutamente carenti in termini di misura di prevenzione delle nuove introduzioni, causerà impatti solo tra qualche decennio, creando problemi all'ecosistema e finanche alla salute pubblica. È necessario quindi adottare e rafforzare i sistemi di controllo in modo da affrontare un fenomeno che si ritiene potrà in futuro costruire una delle più rilevanti minacce per la biodiversità.
Una studio realizzato nel 2009 stimava, per esempio, che le specie aliene invasive costano all'Europa 12 milioni di euro l'anno e si prevede che questa cifra continuerà a crescere, così aumenterà anche il numero di nuove specie aliene che, a livello globale, costano all'economia ben 1,4 trilioni di dollari l'anno, tantissimo.
Contro tale fenomeno, la prima regola potrebbe essere, per esempio, quella di vietare il commercio di specie aliene e comunque è necessario che, a livello europeo, vengano previste misure concrete idonee a gestire e a prevenire l'introduzione e la diffusione di queste specie invasive, che prenda atto del loro costante aumento anche a seguito dell'espansione degli scambi commerciali e dei flussi turistici, nonché dei cambiamenti climatici.
Altro punto importante riguarda le azioni e le strategie dirette a ridurre l'utilizzo degli animali nella ricerca. La Pag. 88direttiva 2003/15/CE è stata recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo n. 50 del 2005, che modifica la legge n. 713 del 1986 e fissa un quadro normativo volto alla graduale soppressione della sperimentazione sugli animali.
Le misure in materia vietano, infatti, di sperimentare prodotti cosmetici e ingredienti cosmetici sugli animali e di immettere sul mercato comunitario prodotti cosmetici finiti e ingredienti presenti nei prodotti cosmetici che sono stati sperimentati sugli animali.
Le problematiche riguardanti l'uso degli animali ai fini di ricerca sono al centro del dibattito da moltissimi anni ed è un dibattito che coinvolge i ricercatori animalisti con posizioni contrapposte e che solleva specifici problemi etici e pratici.
Occorre quindi, a nostro avviso, valutare come sia possibile limitare l'uso degli animali a fini di ricerca, evitando dogmatismi ideologici e inutili approcci demagogici alla questione. Il tema è troppo importante per non affrontarlo in termini seri e approfonditi.
E poi c’è la questione relativa all'utilizzo degli animali nei circhi: negli ultimi anni, infatti, l'uso degli stessi negli spettacoli circensi è posto sotto accusa da una crescente sensibilità dei cittadini, che lo considerano una manifestazione di violenza proprio per la presenza di animali costretti, per la loro intera esistenza, in anguste gabbie da dove possono uscire solamente per compiere esercizi che sono contrari alla loro natura.
Ecco, l'Italia con i suoi molti circhi, rappresenta uno dei Paesi europei con la più alta concentrazione di spettacoli circensi. In Europa, per esempio, Paesi come Belgio, Austria e Croazia hanno vietato completamente l'uso degli animali nei circhi. In altri Paesi, come Danimarca, Estonia e Finlandia vige il divieto dell'utilizzo degli animali con alcune eccezioni.
Per quanto riguarda l'Italia, la legge n. 150 del 1992 ha attuato la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatica, minacciate di estinzione e volta alla tutela di animali soggetti al commercio.
L'articolo 6 della legge di attuazione ha previsto il divieto per chiunque di detenere esemplari vivi di mammiferi e rettili di specie selvatica ed esemplari vivi di mammiferi e rettili provenienti da riproduzioni in cattività che costituiscano pericolo per la salute e l'incolumità pubblica. Inoltre, la commissione scientifica espressamente costituita dalla Convenzione ha emanato un documento sui criteri per il mantenimento degli animali nei circhi e nelle mostre viaggianti, stabilendo che il mancato rispetto di tali criteri può dar luogo a sanzioni previste ai sensi dell'articolo 727 del codice penale, secondo il quale il reato di maltrattamenti su animali è applicabile anche a circhi, caccia e sperimentazione. Tali criteri, oltre ad indicare i parametri minimi per la corretta gestione degli animali, forniscono anche indicazioni di carattere sanitario e amministrativo che dovevano essere osservate dalle strutture che vogliono detenerli al fine di utilizzarli negli spettacoli, non entrando però nel merito degli aspetti etici, ma definendo gli elementi connessi alla detenzione degli animali nei circhi, ad esempio, in caso di sopralluoghi effettuati in occasione del rilascio di autorizzazioni per l'attività circense presso i comuni o di perizia da parte dei professionisti su richiesta della magistratura o dei privati.
È necessario altresì adottare misure di sensibilizzazione da parte dello Stato nei confronti dei cittadini, al fine di garantire il rispetto delle disposizioni sul trattamento degli animali e c’è poi un aspetto che va evidenziato ed è quello relativo al furto degli animali e questo rappresenta uno dei fenomeni più inquietanti ed in larga espansione, soprattutto per quanto riguarda gli animali di affezione, e deve essere affrontato con misure efficaci perché vengono veramente i brividi al solo pensiero che le ipotesi più frequenti di impiego di animali, sottratti al loro proprietario, riguardano cose tremende come la lotta clandestina, l'accattonaggio e il mercato della carne e delle pelli.
Occorre, pertanto, intervenire urgentemente per costituire un database dell'anagrafe degli animali e per contrastare tale Pag. 89drammatico fenomeno. Ciò permetterà, infatti, alle forze di Polizia di inserire nei loro sistemi informatici le denunce di sparizione e di furto. Oggi, infatti, le denunce non inserite in un sistema elettronico nazionale rischiano di rimanere purtroppo inevase.
La nostra mozione, in realtà, propone un insieme di indirizzi che riguardano tematiche di particolare importanza per la vita degli animali e per l'ecosistema. La vita degli animali va, infatti, difesa anche attraverso normative europee che privilegino il loro benessere come soggetti ed esseri senzienti, come previsto, tra l'altro, dal Trattato di Lisbona. La situazione, pertanto, va risolta con interventi mirati, che permettano di proteggere gli animali. Il loro benessere, infatti, costituisce una parte dello sviluppo sostenibile ed è essenziale per garantire la salute sia animale sia pubblica.
Per questo preannunzio il voto favorevole del gruppo del Nuovo Centrodestra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Signor Presidente, la maggioranza dei cittadini europei chiamati a rispondere ad una domanda hanno detto di considerare la protezione degli animali un dovere. Sono passi importanti nella coscienza collettiva che ha contagiato il nostro Paese, l'ambito europeo e che ha preso forma in un percorso sociale, culturale e istituzionale molto importante.
Ricordo la direttiva europea del 1974 – è da lì che si inizia –, che è relativa allo stordimento degli animali prima della loro macellazione, recepita con la legge italiana n. 439 del 1978; la dichiarazione dei diritti degli animali, proposta a Bruxelles e a Parigi da importanti associazioni europee e internazionali; il Trattato di Amsterdam, con il protocollo sulla protezione del benessere degli animali, che ha fissato i principali ambiti di azione e riconosciuto gli animali come esseri senzienti, concetto che è stato ribadito nel Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009.
L'Europa, quindi, ha ormai da diversi anni riconosciuto lo stretto legame tra benessere animale, salute animale e sicurezza alimentare. Ricordo il Libro bianco sulla sicurezza alimentare del 2000, in cui prende forma un approccio che è sempre valido e che va ribadito, un approccio integrato poi ripreso dal regolamento del Parlamento europeo del 2004.
Il binomio benessere animale e sanità animale fa parte, quindi, di una strategia europea per la salute animale, che è la base delle politiche che noi oggi affrontiamo. Il benessere degli animali è entrato negli obiettivi dei fondi strutturali e anche nei programmi di ricerca, come dimostra la comunicazione che è stata fatta nel 2009, dove si individuano scelte precise in ordine a questo obiettivo e gli obiettivi concreti in cui questa nuova preoccupazione deve prendere forma attraverso precise politiche.
Si sottolinea poi il tema dell'etichettatura relativa proprio al benessere animale e si precisa, quindi, la necessità, che noi ribadiamo nella nostra mozione, dell'istituzione di una rete europea dei centri di riferimento per la protezione e il benessere degli animali.
Vi sono altri passi importanti di questo percorso, un percorso di civiltà, un percorso non più di prevaricazione unilaterale dell'uomo a senso unico sul mondo animale e sulla natura. Questi passi sono molto importanti e ne cito alcuni: il divieto di impiego delle gabbie convenzionali nell'allevamento delle galline ovaiole, che ha migliorato lo stato di salute e di benessere di 360 milioni di galline; oppure, va ricordata l'abolizione delle gabbie nei reparti di riproduzione dei suini. Anche questo divieto ha migliorato il benessere degli animali. Va ricordato, inoltre, il divieto dell'uso della sperimentazione animale per la produzione di prodotti cosmetici e i primi tentativi, ancora del tutto aperti e che devono essere migliorati, per affrontare le condizioni di trasporto degli animali.
Rimane per noi – e con questa azione parlamentare lo vogliamo ribadire – il fatto che c’è ancora molto da fare per Pag. 90migliorare la legislazione degli Stati membri, per dotare l'Unione europea di una legislazione più efficace, soprattutto più omogenea, più uniforme, anche al fine di poterne verificare il rispetto da parte di ciascun Paese, prevedendo per esempio, quando è necessario, le procedure di infrazione.
Il rispetto delle norme europee sul benessere animale è da considerarsi, quindi, un vincolo, anche se ancora molti Paesi devono mettersi in regola e sui quali è concentrata l'attenzione delle autorità comunitarie. A livello europeo sono aperte molte questioni e noi ci auguriamo che questo semestre europeo possa dare quella spinta necessaria alla possibilità di risolverle.
Si tratta di affrontare e migliorare metodologie e pratiche di allevamento, di trasporto e di macellazione attraverso l'individuazione e l'attuazione di standard oggettivi per poter garantire anche il rispetto di quelle norme minime e garantirne anche i controlli necessari. Sono questioni che riguardano l'etichettatura obbligatoria degli alimenti con procedure più trasparenti e rigorose, al fine proprio di consentire al consumatore di poter decidere in maniera consapevole ed informata dei propri acquisti alimentari. Si tratta dei temi della lotta al traffico illegale dei cuccioli, a questa barbarie che ancora permane.
Sono impegni molto pratici che noi chiediamo al Governo attraverso la nostra mozione e che vogliamo anche qui elencare e ricordare, perché da quest'Aula possa venire con più forza la possibilità di attivare azioni concrete che noi consideriamo passi di civiltà importanti. Le ricordiamo: l'istituzione di una rete dei centri di referenza sul benessere degli animali, come previsto dalla proposta di legislazione sui controlli veterinari in discussione in ambito europeo; il riconoscimento del rispetto del benessere animale a livello internazionale, a partire per esempio dall'Organizzazione mondiale del commercio e da tutti gli altri accordi internazionali. Si tratta di affrontare il tema dell'omogeneità dei controlli nei diversi Stati; si tratta di affrontare obiettivi di incentivo per un'etichettatura che identifichi i prodotti ottenuti nel massimo rigore, prevedendo una tracciabilità obbligatoria degli alimenti più trasparente e rigorosa; si tratta di obiettivi per l'estensione ad altri animali da allevamento di quelle norme di tutela di quegli standard minimi obbligatori negli allevamenti che sono previsti per alcune specie animali, ma non per tutte. Si tratta di obiettivi per la creazione di un sistema europeo di anagrafe degli animali da compagnia e la caratterizzazione della normativa dei cani randagi come animali da compagnia e non come animali selvatici; si tratta di obiettivi di realizzazione di una conferenza internazionale contro il traffico illegale dei cuccioli, data la gravità del fenomeno, con programmi di repressione, prevenzione, educazione e formazione dei cittadini; si tratta di obiettivi di promozione e di agevolazioni fiscali per le spese veterinarie sostenute per gli animali da compagnia, come per esempio alcune misure già previste nella nostra legislazione, e questo è un tema molto complesso che abbiamo già affrontato in quest'Aula, di tutte quelle soluzioni necessarie per affermare pratiche alternative di sperimentazione scientifica che prevedano la sostituzione dell'uso degli animali; si tratta degli obiettivi per abolire gli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellicce, alla luce anche di normative nazionali di divieto parziale e totale, adottate in tanti altri Paesi dell'Unione europea oppure di limitare ed abolire l'uso degli animali per i giochi ludici; si tratta di sostenere pienamente la filosofia dei progetti comunitari Life, che vogliono affermare la conservazione degli animali selvatici in natura contro la loro cattura e contro la loro segregazione in zoo oppure in luoghi di reclusione. L'orsa Daniza sarebbe se non morta – e questo con grandissimo dolore – sicuramente reclusa.
A queste misure, e a questi obiettivi, il Governo ha detto qualche volta «sì», ma su alcuni obiettivi della nostra mozione, come questi ultimi che ho citato, il Governo ha risposto «no» e noi li vogliamo Pag. 91mettere ai voti, perché pensiamo che queste parti della nostra mozione sono, per noi, fondamentali e importanti. Sono impegni concreti e noi vogliamo che da quest'Aula escano misure precise per affrontare un tema grande, un tema importante, che ci parla di un cambio di un punto di vista sul mondo, che ci parla di una nuova civiltà...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARISA NICCHI. ... perché come diceva Gandhi, Presidente: la grandezza e il progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo con cui si trattano gli animali. Noi, il gruppo Sinistra Ecologia Libertà, vogliamo affermare quel punto di vista che garantisce pienamente il loro benessere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, il testo della mozione presentata dal gruppo parlamentare Forza Italia prende spunto da un'ambiziosa piattaforma elaborata in vista delle elezioni europee dalle principali associazioni nazionali di protezione animali, riunite nella Federazione italiana associazione diritti animali e ambiente, ma tratta argomenti niente affatto di nicchia, quali l'auspicata normativa comunitaria per la tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo, con divieto di uccidere i randagi che interessa decine di milioni di europei.
L'ultimo decennio ha visto una crescita costante nei cittadini della preoccupazione per la tutela degli animali, e da un'indagine di Eurobarometro risulta che l'82 per cento dei cittadini europei ritiene sia un dovere proteggere i diritti degli animali, qualunque sia il costo. La legislazione comunitaria ha seguito quest'evoluzione e alcuni parziali, ma importanti miglioramenti sono stati raggiunti: il box individuale per i vitelli a carne bianca è stato vietato in tutta Europea dal 2007 e le gabbie di batteria per le galline ovaiole sono vietate dal 2012. I test cosmetici sugli animali sono stati aboliti ed è stato introdotto il bando europeo alla commercializzazione nell'Unione europea di prodotti cosmetici testati su animali, come pure è stato vietato da alcuni anni importare e commercializzare le pelli di cane e gatto e le pelli di foca.
Nel 1997 l'Unione europea ha dato un nuovo status agli animali, riconoscendoli come «esseri senzienti» in un protocollo allegato al Trattato di Amsterdam. Questo principio è stato promosso dieci anni dopo – su proposta, nel 2003, della Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea – nell'articolo 13 delle disposizioni di applicazione generale del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, imponendo al legislatore comunitario e agli Stati membri di tenere pienamente in considerazione il benessere degli animali nel processo di formazione delle norme. Questa importante conquista, tuttavia, non trova ancora adeguata applicazione, basti pensare che la tutela degli animali da compagnia non ha ancora una normativa europea. In alcuni Stati membri dell'Unione europea si uccidono indiscriminatamente gli animali randagi e si alimentano i commerci illegali di centinaia di migliaia di cuccioli con tassi di mortalità gravissimi e rischi sanitari, dando luogo e veri e propri maltrattamenti. Nel nostro Paese nel 1991 è stata, invece, introdotta una legge che vieta le uccisioni per combattere il randagismo, introducendo la sterilizzazione obbligatoria di cani e gatti randagi e la promozione della loro adozione; inoltre, nel 2010 l'Italia ha indicato la strada all'Unione europea in materia di traffico di cuccioli con una legge innovativa ed avanzata di repressione del fenomeno dell'illegalità, conseguentemente, nel novembre 2010, il Consiglio dei ministri dell'Unione europea ha adottato delle conclusioni chiedendo alla Commissione europea di proporre azioni per la tutela di cani e gatti attraverso la norma europea No killing.
È il momento, dunque, cari colleghi, essendo in corso il semestre di Presidenza Pag. 92europea per l'Italia, di farsi sentire. Sono, dunque, necessarie e importanti iniziative tese a dare piena applicazione al riconoscimento degli animali come «esseri senzienti», facendo pesare questo precetto del Trattato nel processo di formazione ed emanazione delle norme dell'Unione europea, a partire dalla legge quadro europea sul benessere animale annunciata dalla Commissione.
Sarebbe importante rafforzare l'ufficio veterinario della Commissione europea al fine di garantire un efficace controllo dell'applicazione delle normative comunitarie a tutela degli animali e introdurre una normativa comunitaria per la tutela degli animali d'affezione e la prevenzione del randagismo, che, fra l'altro, preveda il divieto di uccisione di cani randagi e gatti vaganti, lo sviluppo di programmi di prevenzione con adeguati programmi di sterilizzazione e adozione, l'identificazione tramite microchip e la registrazione obbligatoria collegata a un sistema di tracciabilità europea, il contrasto al traffico di cuccioli anche attraverso l'Europol ed ai combattimenti fra cani.
Sono necessari provvedimenti seri contro il traffico illegale di cuccioli di importazione dai Paesi dell'Est Europa, revisionando il regolamento (CE) n. 1/2005 in tema di protezione degli animali durante il trasporto. È urgente realizzare una legislazione che renda l'Unione europea libera dalla prigionia degli animali per fini ludici e vietare in questi territori l'attività di uccisione di animali selvatici, oltre che l'importazione e la commercializzazione delle «specie invasive aliene», stabilendo che i metodi di loro contenimento prevedano unicamente misure incruente, rispettose della vita e della sofferenza dei soggetti interessati.
Per quanto riguarda l'industria dei cosmetici bisognerebbe sostenere il riconoscimento e l'utilizzazione dei metodi sostitutivi di ricerca all'uso di animali, estendendo il divieto di test animali previsti per i cosmetici e i loro ingredienti ai prodotti di detergenza e loro ingredienti.
Per quanto riguarda gli animali da allevamento bisognerebbe sostenere l'emanazione di norme che prevedano standard obbligatori minimi negli allevamenti che si applichino alle specie oggi prive di specifiche norme di tutela, come mucche, conigli, tacchini, pesci, e la definizione di una legislazione che vieti la clonazione degli animali per la produzione di cibo, sostenendo l'armonizzazione del mercato interno ed estendendo a livello comunitario il divieto di allevamento di animali per la principale finalità di ottenere pellicce, già adottato da alcuni Stati membri.
Importante sarebbe realizzare una conferenza sull'applicazione della direttiva 1999/22/CE sulla detenzione degli animali nei giardini zoologici a quindici anni dalla sua emanazione e di una conferenza per la presentazione e lo studio delle condizioni scientifiche ed economiche per la revisione del regolamento (CE) n. 1/2005, che disciplina i tempi di viaggio e la densità del trasporto degli animali a fini commerciali, orientandosi magari verso la proposta di legislazione sulla sanità degli animali in discussione a Bruxelles e proponendo norme comuni tra gli Stati membri in materia di agevolazioni fiscali per le spese veterinarie sostenute per gli animali da compagnia, senza dimenticare di favorire il riconoscimento dell'importanza e del rispetto del benessere animale.
Annuncio, altresì, il voto favorevole alla mozione con prima firma dell'onorevole Brambilla, presentata dal gruppo Forza Italia, accettando la riformulazione proposta dal Governo. Il gruppo di Forza Italia si asterrà su tutte le altre mozioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.
CHIARA GAGNARLI. Signor Presidente, la confusione del sottosegretario di questa mattina prima della sospensione dei lavori dell'Aula ha almeno chiarito una cosa, che l'unico animale per cui ha mostrato interesse e mostra interessa il nostro Presidente del Consiglio Renzi è l'uccellino di Twitter, perché del resto non gli interessa niente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, ha Pag. 93ribadito che è a favore dell'uso dei richiami vivi – lo abbiamo già dimostrato più volte –, dei circhi con animali, degli animali allevati per la produzione di pellicce e non ha alcun interesse a migliorare le condizioni degli animali negli allevamenti. Questo magari se lo ricorderanno gli animalisti che votano il Partito Democratico alle prossime elezioni !
Le mozioni hanno numerosi impegni – il sottosegretario lo ha ricordato –, 73 impegni per la tutela dei diritti degli animali nell'ambito del semestre della Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. Sono tutti impegni bellissimi, infatti, noi voteremo a favore di tutte le mozioni che hanno presentato i partiti, perché comunque sono impegni condivisibili e non starò qui ad elencarli.
Uno degli impegni che avevamo proposto noi, ma anche altri partiti come nella mozione di Sinistra Ecologia Libertà, era quello di assumere tutte le iniziative di competenza per bloccare la cattura dell'orsa Daniza e dei suoi cuccioli, ed è stato tristemente disatteso con la sua uccisione, confermando che il predatore più pericoloso resta l'uomo. Questo impegno è decaduto prima che il sottosegretario desse un parere contrario.
La considerazione generale, però, che dovrebbe unire tutti gli aspetti legati al benessere animale, è che dobbiamo superare una visione antropocentrica ed utilitaristica. Dobbiamo smettere di considerare gli animali a nostro uso e consumo. Dobbiamo riconoscere i loro diritti e la loro dignità. Bisogna acquisire una coscienza culturale dove l'essere umano non ha diritti incondizionati su ciò che è diverso dalla sua natura e corrisponde quindi a suo piacimento.
Agli animali oramai non solo è riconosciuto giuridicamente, con il Trattato di Lisbona, il loro essere senzienti, che tutti hanno ricordato in quest'Aula, e, quindi, la capacità di provare sentimenti, di provare amore, dolore, angoscia, ma è riconosciuto sempre più forte ed è trasversale nella società un sentimento di empatia nei loro confronti. È quindi davvero difficile – malgrado alcuni punti di questa mozione, anche della mia, vadano nella giusta direzione di miglioramento delle condizioni animali – rispondere alla domanda se questi animali siano o meno in condizioni di benessere.
Come per noi umani, un animale può essere felice solo se vive in un contesto che gli permette di attuare il suo comportamento naturale e di provare i sentimenti che lo accompagnano. Possiamo, quindi, parlare di benessere animale quando parliamo di polli che vivono una breve vita in uno spazio grande come un foglio A4 ? Possiamo parlare di benessere animale quando si parla di animali costretti ad esibirsi in comportamenti innaturali, in spettacoli circensi o di animali rinchiusi in gabbie per tutta la vita ? Possiamo dire che, dato che beviamo il loro latte, che mangiamo la loro carne, qualcuno usa ancora il loro pelo come un inutile orpello, allora le loro condizioni sono comunque accettabili per l'uso che noi ne vogliamo fare ?
La consapevolezza di tutto questo, il sentimento di solidarietà e di vicinanza agli altri esseri viventi sono sempre più forti nella società collettiva e dalla società viene una forte richiesta alla politica di dare un riconoscimento legislativo a questa crescita culturale.
Ma la politica – anche oggi lo ha dimostrato – è sorda, è chiusa troppo spesso in logiche vecchie ed assurde. Ci si indigna per poche ore, lo ha dimostrato il caso dell'orsa, e con la stessa superficialità ci si dimentica poi di fare azioni concrete. È successo con l'incompetenza sulla questione dell'orsa Daniza, con i contributi statali riconfermati al circo con gli animali, con l'occasione perduta – non mi stancherei mai di ripeterlo – di abolire la pratica crudele dei richiami vivi, sempre ignorata dal Governo.
Ma anche i casi recenti di trivellazioni nell'Adriatico, in caccia di giacimenti petroliferi, e delle morti dei capodogli nelle nostre coste sono l'ennesima riprova della scellerata politica ambientale di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E lo conferma anche il vostro ultimo decreto, lo «sfascia Italia», Pag. 94grazie al quale le trivellazioni sui nostri fondali aumenteranno: complimenti !
Rassicuriamo poi il Ministro Galletti, quello che dovrebbe essere il Ministro dell'ambiente – e con lui tutti quelli che pensano che ci si possa occupare solo di un argomento alla volta –, che si è augurato che la stessa attenzione che si è avuta per Daniza si replicasse anche per altri temi ambientali, che occuparsi di un tipo di sofferenza, che è la sofferenza animale, non significa che non ci si possa occupare di altri tipi di sofferenza: quella per i disastri ambientali, quei disastri legati al maltempo, legati alle scelte scellerate che i Governi che si sono succeduti in questi anni hanno fatto e che imperterriti ci dimostrate che continuate a fare.
Vi ricordiamo ogni giorno che servono azioni concrete ed urgenti, tanto sul consumo di suolo quanto sul dissesto idrogeologico, così come adesso vi chiediamo riguardo alla tutela degli animali. Quindi, se davvero la nostra specie si vuole attribuire un particolare riconoscimento, allora dobbiamo saperci assumere le nostre responsabilità verso l'ambiente, verso il mondo animale e verso i cittadini che subiscono le vostre scelte; scelte di chi vive come se avesse un pianeta di ricambio e che non sa ascoltare la voce di tanti cittadini né riconoscere i diritti delle altre specie e dimentica o ignora che siamo tutti, umani e non umani, abitanti dello stesso pianeta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Cova. Ne ha facoltà.
PAOLO COVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione europea ha posto grande attenzione al tema del benessere animale in tutti questi anni, sia per gli animali detenuti a fini economici sia per la popolazione di cani e gatti appartenenti principalmente a privati sia per gli animali usati negli stabulari sia per gli animali selvatici oggetto di caccia.
Infatti, l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, più volte citato, riconosce gli animali in quanto esseri senzienti e stabilisce che nella formulazione e nell'attuazione di alcune politiche dell'Unione europea si tenga pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali.
La stessa Commissione europea ha comunicato le strategie dell'Unione europea per la protezione e il benessere degli animali dal 2012 al 2015, che ora vanno aggiornate, ampliate e rese più concrete e attuabili nelle parti ancora di difficile applicazione.
Questo è il nostro compito oggi ed è il nostro contributo perché cresca questa attenzione e questa sensibilità.
Io devo ringraziare il Governo, che oggi ha fatto un lavoro certosino per cercare di recuperare tutte le parti positive delle varie mozioni, che ha cercato di valorizzare tutte le proposte che sono uscite da quest'aula.
Noi poniamo attenzione a tre aspetti degli animali: il primo agli animali da reddito, quelli che poi sono gli animali d'affetto, di compagnia e gli animali che vivono negli stabulari.
Sicuramente serve promuovere un quadro legislativo chiaro sul benessere animale negli allevamenti da reddito e che fornisca informazioni trasparenti ai consumatori.
In questi anni, gli allevamenti zootecnici hanno investito molto per migliorare le condizioni degli animali, ma è necessario avere dati tecnici coerenti, scientificamente sopportati ed uniformi sulle modalità di attuazione della legislazione dell'Unione europea, sopratutto nel contesto degli indicatori di benessere degli animali, basati su dei risultati certi.
Inoltre, che sia verificata la piena attuabilità, in ogni singolo Stato membro, in ordine alle caratteristiche dei sistemi di allevamento, del clima e del suolo di ogni nazione della nostra Unione europea.
Diventa importante indicare le buone pratiche, che poi si traducono in reale benessere per gli animali, le buone pratiche e la buona gestione di questi animali.
Chi alleva ed ottiene un reddito dagli animali ha la necessità di avere indicazioni Pag. 95chiare ed attuabili su delle buone pratiche da realizzare, perché solo con gli animali che stanno bene potranno vedere che non si vanificano i propri sforzi.
Allora – è già stato detto ma lo ribadiamo – è prioritario e diventa prioritario avere dei centri di referenza sul benessere animale dei singoli Paesi dell'Unione europea, che forniscano dati tecnici certi e coerenti per ogni territorio e per ogni Paese membro.
Servono anche indicazioni di buone pratiche e di buone gestioni che producano poi veramente del benessere agli animali.
E voglio fare un esempio che ho già fatto altre volte, ma è un esempio esplicativo per chiarire questo concetto: spesso la parola welfare viene tradotta con «benessere» e non, invece, con il termine «buone pratiche, buona gestione».
Allora succede questo: se una persona si rompe una gamba viene trasportata in ospedale perché deve essere ridotta la frattura ed è per il suo benessere.
Se penso ad un cane o ad un gatto avviene la stessa identica cosa: viene portato dal proprietario da un veterinario, perché per il suo benessere deve essere ridotta la frattura.
Se questo avviene per un bovino, cioè se un bovino si rompe una gamba, invece, no: questo non è il suo benessere.
La direttiva n. 1/2005 della UE dice che per il suo benessere deve essere abbattuto direttamente in azienda.
Ma come può essere che animali o anche le persone hanno degli atteggiamenti diversi rispetto, ad esempio, ai bovini ? Allora quello che conta è quali sono le buone pratiche che devono essere attuate.
Basterebbe dare indicazioni chiare di buone pratiche nel trasporto per risolvere questi problemi. Allora vediamo la carenza della nostra legislazione, carenza dei dati tecnici e scientifici che vengono offerti.
Altro punto importante da affrontare è il benessere dei nostri animali, che vivono con noi, che vivono nelle nostre case. Il benessere degli animali è un tema rilevante per la società ed interessa un vasto pubblico. Il trattamento degli animali è collegabile all'etica e rientra nei valori dell'Unione. Allora occorre, quindi, comunicare con i bambini, con i giovani, con il grande pubblico per sensibilizzarli sulle corrette esigenze che hanno gli animali e per il rispetto di questi animali, per promuovere il concetto di proprietà responsabile degli animali.
Sono aspetti di formazione che sono importanti.
E allora questa formazione, questa sensibilizzazione è propedeutica per avere degli adulti che, nel futuro, non abbandoneranno e non maltratteranno gli animali.
Questo è un aspetto su cui la Ue deve investire.
Ma serve anche che non si rincorra il desiderio di avere cuccioli sempre più piccoli e più giovani, che produce poi un commercio illegale degli animali tra i vari Stati membri. Questo commercio degli animali attualmente sta causando dei gravi problemi di mortalità e causa veramente mortalità di questi piccoli cuccioli. Allora, bisogna provvedere e prestare attenzione perché questo non avvenga. Serve, allora, predisporre tutte le misure volte a far sì che le forme di commercio di animali di affezione tra Stati europei siano garantite dalla vigilanza dei servizi veterinari e degli Stati membri prima del trasporto. Questo serve anche perché bisogna arrivare a bloccare e impedire quelle continue adozioni internazionali che avvengono di cani e di gatti. Sono adozioni che avvengono anche con animali che presentano delle patologie, delle zoonosi, con evidenti segni clinici di malattie. Questo perché bisogna continuare a impedire il commercio e il traffico illegale di animali e la diffusione di zoonosi. Inoltre, l'Italia si è dotata di una legge contro il randagismo, la legge n. 281 del 1991. La prevenzione del randagismo presenta ancora forti lacune nel numero dei cani identificati in anagrafe e con microchip. Inoltre, le difficoltà economiche dei comuni in Italia impediscono di affrontare in modo radicale questo argomento. Infatti, il problema dell'abbattimento e dell'uccisione dei cani randagi Pag. 96deve essere affrontato partendo proprio da questa necessità: cercare di aumentare l'identificazione degli animali, aumentare il numero degli animali che presentano dei chip, proprio per evitare che poi vengano abbandonati. Serve anche predisporre un'adeguata strategia di educazione dei ragazzi, dei giovani, che possa costruire uno strumento efficace per creare una cultura di rispetto delle norme sul trattamento degli animali fra gli operatori economici, i singoli proprietari di animali di affezione, gli Stati membri e i cittadini degli Stati membri. Il maltrattamento animale è ancora un evento che succede, per cui bisogna anche investire su questo.
Un altro aspetto ci siamo permessi di affrontare proprio perché la cosa fondamentale è poi arrivare a svuotare i canili, a far sì che i canili siano vuoti. In altre nazioni questo sta avvenendo. In Germania l'affidamento dei cani e il numero dei cani abbandonati e randagi è molto ridotto. Allora, dobbiamo far sì che i proprietari di cani accompagnino in modo corretto le cucciolate dei propri animali. Dobbiamo far sì che i canili vengano veramente svuotati, anche con una seria azione di profilassi e di prevenzione, attuando pure delle sterilizzazioni.
Infine, vorrei affrontare il tema del benessere degli animali negli stabulari. In questi anni sono state proposte diverse direttive su questo tema. È opportuno, allora, predisporre tutte le misure volte ad aumentare la competitività nella ricerca e nell'industria dell'Unione perché si vada a sostituire, a ridurre e a perfezionare l'uso di animali nelle procedure scientifiche. Ciò deve essere ridotto proprio perché con la ricerca si può arrivare a questo. La Commissione e gli Stati membri dell'Unione europea contribuiscano con la ricerca e con altri mezzi all'elaborazione e alla convalida di approcci alternativi, come previsto già attualmente dalla direttiva dell'Unione europea 2010/63/UE.
Accetto le riformulazioni che sono state presentate dal Governo. Per quanto esposto, esprimo il parere favorevole del Partito Democratico sulla mozione Cova, Sbrollini, Lenzi ed altri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capua. Ne ha facoltà.
ILARIA CAPUA. Signor Presidente, io opero nella sanità pubblica veterinaria a livello nazionale e internazionale da oltre vent'anni.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Capua. Prego i colleghi di prendere posto e di liberare l'emiciclo poiché questo è l'ultimo intervento e poi iniziamo le votazioni. Prego, onorevole Capua.
ILARIA CAPUA. Opero nella sanità pubblica veterinaria a livello nazionale ed internazionale da oltre vent'anni e la mia opinione, avendo letto con attenzione tutte le mozioni, è che presentano molti spunti condivisibili ma molte di queste contengono dei suggerimenti che non tengono conto delle discussioni e delle negoziazioni che si svolgono da anni in ambito internazionale sull'argomento. Le mozioni prese nell'insieme contengono soprattutto proposte ideologiche che non tengono conto del contesto, delle ricadute economiche, sociali e legislative di questo argomento. Ritengo personalmente, visto anche il dibattito che è scaturito su questo argomento, che sarebbe stata più utile una discussione più ampia includendo un tavolo tecnico competente che avrebbe potuto illustrare le reali problematiche dell'argomento che sono molto più complesse di quello che sembrano. Per questo motivo dichiaro la mia astensione al voto.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.Pag. 97
Avverto che i presentatori della mozione Brambilla ed altri n. 1-00460 hanno accettato la riformulazione del Governo, nel senso di espungere le lettere d) e l) del dispositivo; i presentatori della mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione) hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al quinto capoverso del dispositivo, mentre non hanno accettato le restanti riformulazione proposte; i presentatori della mozione Vezzali ed altri n. 1-00571 hanno accettato la riformulazione del Governo, nel senso di espungere il quarto, il quinto e il nono capoverso del dispositivo; i presentatori della mozione Nicchi ed altri n. 1-00573 hanno accettato la riformulazione del Governo relativa alle lettere c), e) e r) del dispositivo, mentre non hanno accettato l'invito del Governo ad espungere le lettere m) e q) del dispositivo; i presentatori della mozione Cova ed altri n. 1-00581 hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al quarto capoverso del dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brambilla ed altri n. 1-00460, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione. Invito i colleghi a rimanere in aula perché faremo diverse votazioni l'una di seguito all'altra.
(Segue la votazione).
Gasparini... Gentiloni Silveri... Rizzo... Fontanelli... Vignaroli... Baruffi... Prestigiacomo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 436
Astenuti 28
Maggioranza 219
Hanno votato sì 428
Hanno votato no 8).
Passiamo alla votazione della mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione). Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima i capoversi della premessa e del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, congiuntamente i capoversi della premessa su cui il Governo ha espresso parere contrario; infine, i singoli capoversi del dispositivo su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), ad eccezione dei capoversi sesto, sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo della premessa e dei capoversi sesto, settimo, ottavo, nono, undicesimo, quattordicesimo, diciasettesimo e diciannovesimo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bianchi....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 400
Astenuti 62
Maggioranza 201
Hanno votato sì 391
Hanno votato no 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente ai restanti capoversi della premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gregori. Togliete le palline di carta dalla postazione e vedete che riuscite a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 98
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 417
Astenuti 47
Maggioranza 209
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Colletti. C’è qualcuno che non riesce a votare ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 406
Astenuti 49
Maggioranza 204
Hanno votato sì 140
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Agostini, Fantinati. Qualcuno non riesce a votare ? Fantinati.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 417
Astenuti 48
Maggioranza 209
Hanno votato sì 139
Hanno votato no 278).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giachetti. Qualcuno non riesce a votare ? Paolo Bernini
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 395
Astenuti 64
Maggioranza 198
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 275).
(Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carra, De Micheli, Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 418
Astenuti 49
Maggioranza 210
Hanno votato sì 120
Hanno votato no 298).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 99Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente all'undicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capua, Paola Bragantini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 410
Astenuti 53
Maggioranza 206
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 297).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente al quattordicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Polverini, Gallo, Bergamini, Carra...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 409
Astenuti 55
Maggioranza 205
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 299).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente al diciassettesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dell'Aringa, Enrico Letta, Ermini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 414
Astenuti 52
Maggioranza 208
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 300).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gagnarli ed altri n. 1-00559 (Nuova formulazione), limitatamente al diciannovesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Mucci, D'Alia, Pellegrino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 409
Astenuti 53
Maggioranza 205
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 298).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-00571, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Polverini, Capua, Dambruoso, Fanucci, Dell'Aringa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 395
Astenuti 67
Maggioranza 198
Hanno votato sì 386
Hanno votato no 9).
Passiamo alla votazione della mozione Nicchi ed altri n. 1-00573 (Nuova formulazione). Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00573 (Nuova formulazione), ad eccezione delle lettere m) e q) del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gregori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 452
Astenuti 14
Maggioranza 227
Hanno votato sì 446
Hanno votato no 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-00573 (Nuova formulazione), limitatamente alle lettere m) e q) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 456
Astenuti 11
Maggioranza 229
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 295).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00580, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Letta, Paris, Carra, Patriarca.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 399
Astenuti 67
Maggioranza 200
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 280).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cova ed altri n. 1-00581, come riformulata su richiesta dal Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Brandolin, Tartaglione, Sorial.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 414
Astenuti 54
Maggioranza 208
Hanno votato sì 405
Hanno votato no 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00585 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dall'Osso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 440
Astenuti 27
Maggioranza 221
Hanno votato sì 438
Hanno votato no 2).
Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge: Garavini ed altri; Nicchi ed altri; Carfagna e Bergamini; d'iniziativa del Governo; Gebhard ed altri; Fabbri: Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli (A.C. 360-1943-2044-2123-2407-2517-A) (ore 17,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge nn. 360-1943-2044-2123-2407-2517-A, di iniziativa dei deputati Garavini ed altri; Nicchi ed altri; Carfagna e Bergamini; d'iniziativa del Governo; Gebhard ed altri; Fabbri: Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 31 luglio 2014.
Avverto, inoltre, che nella seduta del 22 luglio la Commissione giustizia ha proceduto all'abbinamento della proposta di legge Fabbri n. 2517: «Modifiche al codice civile in materia di cognomi dei coniugi e dei figli», che deve pertanto intendersi ricompresa nella relazione sui progetti di legge in esame.
Ricordo che nella seduta del 16 luglio 2014 erano stati approvati gli articoli 1, 2 e 3 ed erano stati espressi i pareri della relatrice e del rappresentante del Governo sulle proposte emendative riferite all'articolo 4.
Successivamente il seguito dell'esame del provvedimento era stato rinviato ad altra seduta.
(Ripresa esame dell'articolo 4 – A.C. 360-A ed abbinati)
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'emendamento Nicchi 4.1, sul quale era stato espresso un invito al ritiro da parte della relatrice e del rappresentante del Governo, che non era stato accolto dalla presentatrice.
Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, lo poniamo in votazione, se diversamente abbiamo degli interventi...
GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, stiamo parlando se non ho capito male dell'emendamento Nicchi 4.1. Io vorrei invitare i colleghi ad una simulazione e prego di prestarmi un attimo di attenzione.
PRESIDENTE. Onorevole Gigli mi perdoni. Intanto la Presidenza invita i colleghi a mantenere un po’ di ordine e di silenzio in Aula visto che il tema è anche di un certo rilievo, sarebbe opportuno che si lasciasse la possibilità a chi interviene di parlare in condizioni decenti e anche a chi vuole di ascoltare il dibattito. Quindi se ci sono colleghi che intendono conferire in Aula possono farlo fuori dall'Aula. Prego onorevole Gigli.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Io vorrei sottoporre alla attenzione dei colleghi una piccola simulazione. Se passa l'articolo 4, e peggio ancora se passa questo emendamento all'articolo 4, una famiglia come la mia, composta da marito, moglie e cinque figli – io mi chiamo come sapete Gigli, mia moglie si chiama Valente – se i figli fossero tutti minorenni, alla maggiore età avrebbero diritto di scegliere il cognome e noi potremmo trovarci con un figlio, supponiamo il primo, che sceglie di chiamarsi Gigli, il secondo che sceglie di chiamarsi Valente, il terzo che sceglie di Pag. 102chiamarsi Gigli Valente, il quarto che sceglie di chiamarsi Valente Gigli e il quinto probabilmente che estrarrà a sorte per vedere come chiamarsi.
Ora io mi chiedo se ci rendiamo conto di che cosa significhi questo per chiunque abbia bisogno di ricostruire alberi genealogici e non mi riferisco soltanto agli interessati all'araldica. Io vengo da una famiglia plebea, quindi popolare, e non mi interessa l'araldica ma mi riferisco per esempio alla farmacogenomica, allo studio dei fattori di rischio, alla genetica in epidemiologia, tutta roba che ha bisogno di ricostruire alberi genealogici.
Se poi guardiamo anche all'articolo 3, salvo smentite, che è quello che riguarda i figli adottati, siccome si portano appresso anche il loro cognome e potrebbero anche avere quello dei due genitori, potremmo avere anche dei figli adottati con tre cognomi.
Ora io inviterei tutti ad un approccio non ideologico a questo problema. Non sono maschilista e per quanto mi riguarda possiamo decidere che va per tutti il cognome della mamma, possiamo decidere per tutti che hanno due cognomi, possiamo decidere che se abbiamo per tutti due cognomi vada prima quello della mamma e poi quello del padre, non mi interessa. Mi sta tutto bene.
Quello che però non mi sta bene è che ci sia una intercambiabilità ed una diversificazione dei cognomi all'interno della stessa famiglia. Questo è sicuramente inaccettabile. Non si riesce in questo Parlamento a parlare di provvedimenti a favore della famiglia, in particolare a favore del fisco a misura di famiglia perché non ci sono mai né il tempo né i soldi e noi siamo qui a parlare di una anagrafe «liquida». La scusa è ovviamente che è l'Europa che ce lo chiede, ma a me risulta che siamo i primi della classe, vogliamo essere i primi della classe in questo contesto e che per quanto riguarda altri provvedimenti sui quali pure l'Europa ci chiederebbe di assecondare altri tipi di approcci noi invece tranquillamente ritardiamo e ce ne buggeriamo in molte occasioni.
Il mio invito quindi è a votare «no» non solo a questo emendamento ma anche a tutto quello che ne viene appresso (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi al banco del comitato dei nove: se c’è l'esigenza di riunirlo il comitato dei nove, lo riuniamo ma se non c’è questa esigenza io chiederei ai colleghi di lasciare tranquillo il Governo, di liberare l'emiciclo e di stare se possibile in silenzio.
DONATELLA FERRANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su che cosa ?
DONATELLA FERRANTI. Sul fatto che il comitato dei nove si è riunito più volte...
PRESIDENTE. Presidente Ferranti era una battuta, non è che le volevo sollecitare di riunire il comitato dei nove. Era banalmente per evitare di avere in mezzo all'emiciclo un gruppo di persone che parlano mentre ci sono i colleghi che intervengono. Questo mi sembrava abbastanza evidente (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Buttiglione per un minuto... rinuncia, perfetto.
MASSIMO PARISI. Chiedo di intervenire.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Signor Presidente, per informare l'Assemblea, attraverso di lei, che relativamente a questo provvedimento il gruppo di Forza Italia lascerà libertà di voto ai propri colleghi deputati.
Questo, a seguito di una riunione di gruppo che ha preso questa decisione quindi, su questo emendamento, come sui prossimi articoli e sull'emendamento 7.100 della Commissione e sul voto finale non ci sarà da parte del membro di Forza Italia Pag. 103del Comitato dei nove, che nella fattispecie sarei io, indicazione di voto alcuna perché lasciamo libertà di voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, velocemente perché penso che qui oggi avremo modo di dibattere e potrebbe venire fuori anche un buon dibattito se ci sarà naturalmente l'attenzione...
PRESIDENTE. Onorevole Pagano, io posso garantirle il silenzio; l'attenzione è bravura sua ottenerla.
ALESSANDRO PAGANO. È già qualcosa...
PRESIDENTE. Colleghi, se per favore, chiedo anche all'onorevole Sibilia se ci dà una mano anche tra i colleghi del suo gruppo, a riuscire a placare un poco il volume.
Prego, onorevole Pagano.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, sottoscrivo perché bisogna andare veloce, quindi cerchiamo di mantenere concentrata l'attenzione. Faccio mio l'intervento dell'onorevole Gigli a proposito del caos che verrebbe fuori nelle generazioni che verranno.
Una volta, in Commissione, un collega mi disse: «passeranno tanti anni», ma quegli anni, prima o dopo, arrivano e le confusioni verranno fuori, il caos sarà generalizzato e faccio presente che questo Parlamento deve avere soprattutto una caratteristica, la responsabilità, specie nei confronti delle generazioni future, e questo non è un fatto di secondaria importanza.
Ma andiamo al vivo del ragionamento che vorrei fare. La normativa attuale in questo momento prevede che la moglie non perda affatto il suo cognome, ma lo aggiunga a quello del marito, fermo restando il suo diritto di utilizzare sempre e ovunque il suo cognome. Il figlio naturalmente assume tradizionalmente il cognome del marito, ma è possibile, facendo domanda al prefetto, che possa avere anche il cognome della madre. Su questo noi oggi dovevamo ragionare e doveva venire fuori una norma semplicissima, che doveva snellire l'iter e cioè che questa burocratizzazione, che rendeva infelice la possibilità di scelta all'interno delle vaste possibilità che ci sono, padre-madre, doveva essere oggi snellita.
Il risultato è questo provvedimento, che veramente io definisco pazzesco; peggio di così non si potrebbe andare. Abbiamo creato una confusione incredibile e certamente non stiamo facendo un favore ai nostri cittadini, anzi tutt'altro.
Allora, io, Presidente, da questo punto di vista, preannuncio il «no» non solo a questo emendamento, ma anche all'articolo 4, all'impalcatura della legge per il motivo che ho appena spiegato in sintesi, ma soprattutto mi riservo di chiedere il voto segreto, così come sono state depositate le firme già nella passata sessione – mi pare – di luglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede, chiedendo sempre ai colleghi, anche a quelli intorno all'onorevole Bonafede se gli garantiscono la possibilità di intervenire senza brusio. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, faccio una premessa fondamentale e cioè che questo provvedimento è portatore senz'altro di una buona intenzione e di una buona finalità, una buona finalità che è stata suggerita e sollecitata più volte a livello europeo, ma anche a livello nazionale dalla Corte costituzionale.
Detto ciò, questa legge è anche fatta male sotto il profilo tecnico perché trascura e sottovaluta in maniera palese l'impatto che questa legge avrà sugli uffici comunali e sulle pubbliche amministrazioni.
Allora, detto ciò, se già questa è una critica che noi facciamo nei confronti di tutto l'impianto normativo, a maggior ragione, è una critica che cresce in maniera Pag. 104esponenziale rispetto a questo emendamento che è chiaramente idoneo a portare il totale caos all'interno degli uffici della pubblica amministrazione. Io non so se sono l'unico ad essere entrato in un ufficio anagrafe comunale in Italia; attualmente è già difficile che riescano ad espletare quei compiti che da una vita sono addetti a espletare; immaginiamo con una rivoluzione di questo tipo, che chiaramente questo emendamento porterebbe nel caos totale.
Quindi voteremo contro l'emendamento in questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, intervengo solo per cogliere l'occasione non solo per preannunciare il voto contrario su questo emendamento ma il mio voto personale contrario sull'intero provvedimento. Avremo modo, più avanti, di illustrare le motivazioni, ma alla base c’è il fatto che questo provvedimento ha comunque di fondamento un impianto «ideologico» che l'entusiasmo della relatrice, nella sua relazione introduttiva, ha palesato e non tiene minimamente in conto che è un provvedimento alla radice illiberale, perché entra in uno spazio di libertà sacro della famiglia che parte dal nome che si dà ai figli e dal cognome che si dà ai figli, mettendo mano a quella che è una consuetudine nel nostro Paese, perché nessuna legge obbliga e impedisce di potere dare il doppio cognome qualora lo si desideri.
Per questo preannunzio il mio doppio voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.
Chiedo ai colleghi di fare silenzio, per favore. L'ho già detto diverse volte. Onorevole Stumpo, cortesemente. Se liberate l'emiciclo, perché poi capita che devono intervenire colleghi che sono qui davanti e che non vedono neanche la Presidenza o il Governo.
Prego, onorevole Argentin, mi perdoni.
ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sarò brevissima. Mi volevo collegare al discorso fatto poc'anzi dal collega Gigli. Io personalmente devo dire che l'importanza di un cognome ha un senso vero. Non sono chiacchiere poco concrete. Io, ad esempio, ho una patologia degenerativa che è conseguente, diciamo, a una familiarizzazione. Tutti i miei cugini e le mie cugine hanno potuto fare accertamenti e, quindi, anche mia sorella, i miei nipoti e i miei pronipoti hanno potuto avere la possibilità, venendo dallo stesso ceppo con lo stesso cognome, di analizzare fino in fondo le possibilità e i pericoli che c'erano.
Quindi, non sottovalutiamo effettivamente quanto un cognome possa essere importante anche per salvaguardare e per dare delle risposte soddisfacenti anche dal punto di vista sanitario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rostellato. Ne ha facoltà per un minuto.
GESSICA ROSTELLATO. Signor Presidente, sono esterrefatta per il fatto di trovarci nuovamente in questa situazione di stallo. A luglio ci siamo trovati esattamente nella stessa situazione. Siamo arrivati a questo emendamento e l'Aula si è bloccata, con interventi continui di tutti quanti a causa di questo emendamento.
Allora, questo emendamento ha ricevuto parere contrario da parte del Governo. Se non vi sta bene quello che c’è scritto votate contro e andiamo avanti. Non è possibile che ci blocchiamo in questo modo ! Poi, se ci sono altre motivazioni, che spingono vari gruppi politici a volere bloccare questo proposta di legge, è un altro discorso. Ma è inaccettabile che andiamo avanti in questo modo. Sono trascorse due legislature e questa è la terza volta che cerchiamo di fare approvare questo provvedimento che deve essere Pag. 105approvato, perché le donne hanno il diritto di dare il cognome ai loro figli e ci fermiamo su un emendamento. È inaccettabile !
Quindi, chiedo di smetterla con questo teatrino, di esprimere il proprio voto e di andare avanti con i lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Rostellato, lei ha diritto di esprimere tutte le sue opinioni, al pari di tutti gli altri colleghi che chiedono la parola e che hanno tempi per intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vecchio. Ne ha facoltà.
ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, io faccio mie le considerazioni della maggior parte dei parlamentari che sono intervenuti. Io ritengo che questo Parlamento, che è l'assise massima di questo Paese, si debba occupare di cose importanti. Mentre il Paese langue, mentre il Paese sta per morire noi andiamo appresso a queste futilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), oltre ai grandi problemi che la collega Argentin ha evidenziato e che ha evidenziato prima il collega Gigli.
Quindi, io preannunzio il mio voto personale contrario su tutti gli emendamenti e su questo provvedimento, invitando gli altri a riflettere e a seguire il mio esempio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, noi stiamo facendo una scelta che è in linea con una sentenza della Corte europea e credo anche che sia in linea con un'esigenza che io avverto e che penso che il Parlamento dovrebbe avvertire dopo una lunga pausa di riflessione, ossia quella di provare a cambiare, attraverso questa legge, l'ultimo tassello di una concezione patriarcale della famiglia e contemporaneamente l'idea che un Paese come il nostro non è maturo per fare la stessa scelta che c’è in Francia, che c’è in Spagna, che c’è in Germania, che c’è in tutti i Paesi europei, dove la libertà di scelta a diciotto anni non è uno scandalo, ma è un diritto maturato da una persona maggiorenne dopo che, per diciotto anni, ha avuto la possibilità di avere il doppio cognome, il cognome della madre e il cognome del padre. Io lo trovo un fatto importante. Noto invece una difficoltà a superare un blocco culturale che, nel nostro Paese, esiste e che rischia di farci fare dei passi indietro. Oggi abbiamo nelle mani la possibilità di adeguarci all'Europa, non come dicono alcuni colleghi attraverso scelte sbagliate che abbiamo fatto nel corso degli ultimi anni rispetto alla politica economica, ma, con scelte giuste, rispetto ai diritti civili e ad una concezione di libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, noi l'altra volta abbiamo interrotto perché questa legge sembrava cervellotica, mi sembrava che il Parlamento l'avesse digerito. Una legge che consente a due fratelli, se passa l'emendamento, di avere cognome diverso, a due cugini di avere l'80 probabilità su cento di avere cognomi diversi, ai nipoti di avere cognomi diversi dal nonno, di far perdere cioè qualunque riferimento di familiarità è una legge che, secondo me, quanto meno deve far riflettere. Io lo ripeto: sarei non contrario – non so come voterei, ma non mi scandalizzerei – se decidessimo che il nome che si conserva da generazione in generazione, il cognome, fosse quello della madre: mater semper certa, mi va benissimo. Quello che mi sembra inaccettabile è che, nell'arco della stessa generazione, padri, madri, figli, fratelli, cugini, nonni abbiano cognomi l'uno diverso dall'altro. Fa perdere il contenuto stesso del concetto di famiglia che si nutre anche di questo; non solo di questo, ma anche di questo, dell'orgoglio di una discendenza, del sentirsi parte di un albero che è cominciato tanto tempo fa e che continua con una sorta di Pag. 106continuità. Ripeto: se la continuità la vogliamo assicurare con il nome della madre, non ho nulla da eccepire se il Parlamento votasse in questa maniera, ma questo sistema mi sembra assolutamente inadeguato e ancor di più lo è l'emendamento all'articolo 4 che, addirittura, consente, dopo pochi anni, ad una persona di cambiare, di invertire. Presidente, concludo, dicendo che, se qualcuno volesse la prova che questa legge va cestinata, rimane la norma che prevede che in caso di disaccordo tra i coniugi, prevale l'ordine alfabetico. Se uno dei coniugi si chiama Abelli e l'altro Zuzzurellone non potranno mai mettersi d'accordo, perché Abelli ha già vinto su Zuzzurellone prima ancora di cominciare a discutere: o sono d'accordo o non sarà certo quella una norma equa che lascia le cose decise non per volere predefinito. Pertanto, preannunzio il voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà, per un minuto. È l'ultimo intervento, quindi invito i colleghi a prendere posto.
EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, vorrei sottolineare che non è un provvedimento questo per i diritti delle donne, se volevamo semplicemente semplificare, come si poteva, velocizzare, le procedure per aggiungere o sostituire il cognome della madre, al posto di quello del padre, potevamo farlo con un provvedimento estremamente semplice. Qui non si tratta di abolire l'ultimo tassello della cultura patriarcale, qui si tratta di quella che Christopher Lasch chiamava la cultura dell'antifamiglia. Questo provvedimento ha un di più ideologico contro la famiglia che è quello contro cui io voterò. Voterò contro per questo motivo, non certamente perché si poteva, e si poteva benissimo, sostituire il cognome della donna a quello del padre.
PRESIDENTE. Concluda.
EUGENIA ROCCELLA. Qui si tratta di ferire il senso d'identità, di appartenenza delle persone, il senso di essere fratelli, di appartenere allo stesso gruppo, alla stessa famiglia, che fa parte costitutiva dell'identità personale, di rendere tutti, non solo individui, ma individui solitari che non hanno nessuna appartenenza, nessuna famiglia, nessun senso di solidarietà reciproco. Questo è la cultura che c’è dietro ed è, appunto, una cultura di stampo assolutamente ideologico (Applausi dei deputati del gruppo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piepoli, Ottobre, Dalia, Lauricella, Marcolin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 437
Astenuti 5
Maggioranza 219
Hanno votato sì 23
Hanno votato no 414).
(I deputati Rotta e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Presidente Buttiglione, con meno entusiasmo, altrimenti...
ROCCO BUTTIGLIONE. No, io non ho alcun particolare entusiasmo.
Pag. 107PRESIDENTE. Era per la voce, perché ha «sparato» il volume fortissimo.
ROCCO BUTTIGLIONE. In genere parlo troppo piano, per una volta mi è venuto diverso. Noi stiamo votando una cosa che non corrisponde in alcuna maniera a ciò che ci è stato chiesto dalla Corte di giustizia europea. La Corte di giustizia europea ci chiede di permettere che il bambino porti il nome del padre e il nome della madre, quindi, ci chiede di collocare il bambino all'interno dell'ordine della parentela materna e di quella paterna. Noi, sostanzialmente, stiamo abolendo il cognome nel suo significato proprio. Ognuno di noi è un essere unico e irripetibile ed è per questo che abbiamo un nome che è soltanto nostro, che ci qualifica come soggetto, appunto, unico ed irripetibile. Ma ognuno di noi non si è fatto da solo, ognuno di noi è parte di una comunità, nasciamo dentro una comunità, nasciamo da un padre e da una madre e il cognome (lo dice anche l'etimologia dove c’è il tratto con, insieme, e, nome), il nome che portiamo insieme con altri, non da soli, è il nome che ci colloca nell'ordine della parentela. Chiamarsi Buttiglione e Pedone a me va bene, anche chiamarmi Pedone e Buttiglione (Pedone è il nome di mia madre) va bene, perché mi colloca in due ordini di parentela che si sono incontrati in me.
Quello che non va bene è che non esista un ordine della parentela al quale fare riferimento. Lo ha detto anche la collega Argentin da un punto di vista biologico, per le conseguenze che questo ha dal punto di vista biologico per il Sistema sanitario. Ma questo vale ancora di più nell'ordine culturale. Il nome è importante, dice che la mia identità non me la do da solo. Qui noi abbiamo, invece, il tentativo di dire: l'identità uno se la dà da solo. Quindi, ognuno non è più identificabile dentro l'ordine della parentela.
Vogliamo fare in modo che venga prima il nome della madre ? Benissimo, verrò identificato dentro una parentela materna e dentro una parentela paterna. Alla generazione successiva vogliamo tenere il nome della madre ? Bene, purché esista una regola ! Altrimenti il cognome perde il suo contenuto informativo, perde la sua funzione sociale e non serve dare al bambino la possibilità di decidere di scegliere, perché il bambino riceve qualche cosa. Mi si può obiettare: ci sono situazioni nelle quali può essere opportuno procedere contro questa regola e può essere opportuno cambiarla. Bene ! Si possono prevedere queste situazioni e garantire che questo sia possibile ! Ma una regola, un ordine di carattere generale deve esistere, perché è attraverso la paternità e la maternità che noi costituiamo la nostra coscienza. Immaginate il bambino che deve scegliere: è una cosa che lo porrebbe in una situazione psicologicamente insostenibile.
Ma immaginate una società nella quale non esiste la possibilità di collocare ciascuno dentro un ordine della generazione. Guardate, questo è profondamente radicato nella cultura europea e non è un problema di maschilismo, perché va benissimo che si identifichi dentro due ordini, va benissimo anche dare precedenza all'ordine materno, ma ci vuole un ordine che ci ricordi che siamo parte di una realtà.
Tutti voi ricordate, immagino, la tragedia di Romeo e Giulietta. C’è un momento adolescenziale in cui uno pensa che può fare a meno di stare dentro un ordine della parentela e di stare meglio da solo. Ci sono le parole famose, quando Giulietta chiede a Romeo: ma cos’è un nome ? Ma lascia perdere ! Rinuncia a tuo padre, abbandona il tuo nome e in cambio del tuo nome io ti darò tutta me stessa.
Bellissimo, romantico, ma poi la tragedia che cosa ci dice ? Ci dice il contrario, ci dice che il tentativo di rompere l'ordine della parentela, invece di conciliarlo e di riportare questi due ordini della parentela dentro un'unica visione, finisce con la morte dei due amanti.
Allora, noi siamo del tutto favorevoli a dare esecuzione alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Siamo del tutto favorevoli al doppio cognome, siamo favorevoli anche a privilegiare nella generazione Pag. 108successiva il cognome materno su quello paterno in modo da togliere ogni possibile traccia di maschilismo. Ma non togliamo al cognome la sua funzione, che è quella di indicare una comunità !
Non è il mio parere, che conta poco. Il maggiore antropologo del secolo XX, Claude Lévi-Strauss, nel suo libro sui sistemi elementari della parentela, ci ricorda quanto fondamentale, nella costituzione dell'identità del soggetto e anche nella costituzione dell'identità della società, sia il riferimento alla parentela. Per favore, non facciamo questa cosa terribile (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà (Commenti). Colleghi ! L'onorevole Pagano ha diritto di intervenire, il suo gruppo ha del tempo per questa discussione, quindi è facoltà dell'onorevole Pagano. Onorevole Bianconi, lei può dissentire, ma deve lasciarlo parlare.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, la ringrazio anche perché penso che il contributo sarà utile e lo voglio rimarcare alla luce anche del fatto che Sinistra Ecologia Libertà poco fa parlava di riflesso patriarcale, l'ultimo riflesso patriarcale.
Ma perché ci volete mettere l'ideologia dovunque e sempre, quando anche in tutto questo non c'entra niente ? Io provo a leggere, perché quando ho fatto la riflessione anche io ho avuto un momento di panico e ho detto: lo metto nero su bianco così diventa anche oggetto di attenzione maggiore da parte di chi ascolta. E sono sicuro che sarà così. Quindi sentiamo un po’.
Si prevede quando questo ragazzo diventerà maggiorenne, ma alla nascita questo figlio di ogni coppia italiana si troverebbe di fronte ad un obbligo di legge, che impone di trovare l'accordo, se chiamarlo con il cognome paterno, con quello materno o con tutti e due, altrimenti d'imperio il figlio assumerà i due cognomi in ordine alfabetico.
Quando il figlio, a sua volta, genererà un figlio, non potendo i cognomi moltiplicarsi a dismisura di generazione in generazione, avrà l'obbligo di decidere assieme alla moglie quale cognome scegliere tra i quattro, con la conferma di due dei quattro in caso di mancanza di accordo.
Allora, io voglio dire: ma che c'entra il riflesso patriarcale qui ? Qui siamo di fronte a una norma che, secondo me, è folle. Infatti, di fronte a una cosa di questo genere si poteva trovare – se ci fosse stata un'impostazione come quella che SEL vuole dare – una logica diversa. Invece, qui siamo di fronte, secondo il mio modesto parere, alla ricerca di un conflitto per il conflitto e nemmeno per difendere il diritto della donna, perché già oggi è tutelato. Ripeto ora, facendo mio l'intervento di prima, bastava snellire e sburocratizzare quello che già oggi la norma consentiva.
Allora, di fatto, riteniamo che, invece, il paradosso è un altro e cioè che, qualora dovessimo arrivare a questa fattispecie che ho appena detto, la parte più colta o più influente o più ricca della coppia vincerebbe e trasferirebbe alle successive generazioni, con effetto paradossale, quella che è la mancanza di un accordo.
Allora, io ritengo che da questo punto di vista votare contro questo articolo sia un fatto assolutamente logico, non c'entra niente il patriarcale, c'entra semmai molto l'ideologia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, in merito alla descrizione della drammaturgia fatta dal nostro collega Rocco Buttiglione su questo provvedimento, volevamo dire che, rispetto alla corresponsione di amorosi sensi descritta da Buttiglione per spiegare Shakespeare, se passa questa legge finalmente l'uomo e la donna, ossia il femminile e il maschile, potranno cambiare cognome: ossia Renzi potrà cambiare cognome in Berlusconi e Berlusconi potrà cambiare cognome in Pag. 109Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piras, Dell'Aringa... Onorevole Costantino, non riesce a votare ? Onorevole Piras, provi a votare. Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Tutti riescono a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 433
Astenuti 4
Maggioranza 217
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 85).
(I deputati Coccia e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e la deputata Antezza ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).
(Esame dell'articolo 5 – A.C. 360-A ed abbinati)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 360-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Chiedo ai colleghi che sono seduti ai banchi vicini ai corridoi la cortesia di togliere le borse dalle scale, perché è pericoloso per i colleghi che scendono o salgono nell'emiciclo.
Taricco, Zardini, Grassi, La Russa... Onorevole Grassi... Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Hanno votato tutti ? Romano... Paolo Nicolò Romano, provi a votare... Perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 431
Astenuti 6
Maggioranza 216
Hanno votato sì 350
Hanno votato no 81).
(Esame dell'articolo 6 – A.C. 360-A ed abbinati)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 360-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori: questo articolo è la clausola di invarianza finanziaria, sulla quale noi abbiamo moltissime perplessità e critiche da portare avanti. Però, c’è un emendamento che deve essere votato successivamente, che è l'emendamento della Commissione 7.100 – è l'unico altro emendamento che deve essere votato oggi – che, poiché amplia la platea di coloro che potranno recarsi all'anagrafe per cambiare il loro cognome, è evidente che comporta degli oneri finanziari maggiori. Quindi, in questo momento, la Camera non può votare una clausola di invarianza finanziaria se non sa come verrà votato l'emendamento riferito all'articolo 7.
Io chiedo se sia possibile passare al voto dell'articolo 7 e solo successivamente, alla luce di quello che sarà l'esito di quel voto, tornare sull'articolo 6 e valutare che Pag. 110portata avrà, anche perché voglio specificare che la Commissione bilancio ha espresso un parere non prendendo in considerazione quell'emendamento, di cui tutto si può dire, si può condividerlo o non condividerlo, ma è certo che ha un impatto finanziario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, come lei sa nel corso di questo procedimento non è stata sollevata questa questione e, quindi, non abbiamo ragioni procedurali per procedere ad un'inversione. Se lei avesse chiesto l'accantonamento dell'articolo 6 sarebbe stata un'altra questione, ma così come è la questione e così come lei l'ha posta io procedo sull'articolo 6, perché il 6 viene prima del 7 e l'emendamento 7.100 è un emendamento all'articolo 7.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, a questo punto formalizziamo la richiesta di accantonamento dell'articolo 6, quindi di votarlo successivamente.
PRESIDENTE. Chiedo scusa: si tratta di un accantonamento solo formale, perché in questo caso noi abbiamo un percorso molto chiaro. Noi abbiamo l'articolo 6 e l'emendamento 7.100, che è riferito all'articolo 7, quindi noi dobbiamo procedere con questo ordine, non so se è chiaro.
Non c’è stata l'assegnazione alla Commissione bilancio per il parere, non so se è chiaro.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, tutti gli emendamenti, prima di arrivare in Aula, hanno un parere della Commissione bilancio. Non c’è stato nessun rilievo su nessun emendamento e quindi non possiamo approvare nulla che modifichi l'articolo 6.
Quindi, non credo che il problema posto dal collega sia un problema che sta nei lavori di quest'Aula. Quindi io direi di procedere così come lei ha proposto.
PRESIDENTE. Onorevole Rosato, sul provvedimento non è previsto il parere della Commissione bilancio e quindi neanche su questo preciso emendamento.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, volevo semplicemente far rilevare quanto lei adesso ha detto e aggiungere che è evidente che esiste perlomeno un fondato dubbio sul fatto che l'emendamento all'articolo 7 comporti maggiori oneri per il bilancio dello Stato. Cosa osta a che venga accantonato l'articolo 6, in modo che il Parlamento possa esprimersi avendo chiarezza sul fatto che ci siano o meno maggiori oneri per lo Stato ? Se c’è qualche articolo del Regolamento che lo vieta, io l'ho dimenticato: potrebbe ricordarmelo ?
PRESIDENTE. Allora, dal punto di vista procedurale sul testo non era previsto il parere della Commissione bilancio e quindi neanche sugli emendamenti. Se c’è una richiesta formale di accantonamento, la Presidenza ha il dovere di porla in votazione, però, respinta la quale, si procede così.
Questo è il quadro.
Quindi, essendo stata formalizzata a questo punto dal gruppo MoVimento 5 Stelle la richiesta di accantonamento, io la pongo in votazione. Vediamo se c’è un oratore a favore e un oratore contro o se si intendono, per questioni anche di brevità, già svolti gli interventi. Onorevole Rosato, lei intende intervenire ? No, d'accordo.
Passiamo ai voti.Pag. 111
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'articolo 6.
(È respinta).
Procediamo con l'articolo 6. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Signor Presidente, è semplicemente e veramente una curiosità non da poco quella di poter mettere in un articolo che non ci saranno dei costi su una cosa che è palese che costerà. Infatti, chiunque va in un ufficio pubblico, evidentemente genera un costo per quell'ufficio pubblico. Veramente si fatica a capire come si possano scrivere dei documenti che sono palesemente sbagliati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, mi sembra che il dato che è stato confermato in questa sede, relativo alla mancata approvazione da parte della Commissione bilancio, solleva una lacuna fondamentale. Allora, io non so se è chiaro all'Aula quello che accade dopo l'approvazione di questa legge e, cioè, tutti gli uffici dell'anagrafe d'Italia si ritroveranno ad affrontare nuovi compiti e avranno la necessità di lavorare in maniera certamente differente. È un lavoro, tra l'altro, non solo diverso, ma anche di entità maggiore perché è evidente che tutti coloro che andranno all'anagrafe per cambiare il loro cognome, e lo potranno legittimamente fare, creeranno un aumento di lavoro. La norma in questione stabilisce che dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, il che è impossibile, a meno che non vogliamo raccontarci il sogno di una pubblica amministrazione, soprattutto a livello di uffici comunali, che funzioni in Italia.
Se non vogliamo raccontarci questo sogno e se vogliamo essere coerenti con un'idea che è giusta, quella di garantire la libertà di poter avere il doppio cognome e dei genitori di poter dare il loro cognome, allora la responsabilità ce la dobbiamo prendere fino in fondo perché, altrimenti, il lavoro di quest'Aula sta degenerando nella proiezione di slide (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In altre parole, noi siamo di fronte a una legge che rivoluziona, al di là della rivoluzione culturale, l'anagrafe di questo Paese, però il Governo e la maggioranza sostengono che non deve esserci l'esborso di un euro in più, il che non è oggettivamente possibile. Se vogliamo portare avanti un'idea giusta, dobbiamo farlo coerentemente, considerando lo stanziamento di finanziamenti. Allora, se non era quantificabile l'esborso, si poteva valutare un fondo di riferimento. Qui, invece, state creando un mostro giuridico a regola d'arte che ha la finalità principale di insabbiare poi successivamente quello che è un provvedimento che è ispirato, come ribadisco, da intenzioni e da finalità ottime. Non giudico nemmeno il voto contrario nei confronti della richiesta di accantonamento che era legittima.
Infatti se già oggi gli uffici comunali non sono in grado di affrontare le conseguenze dell'approvazione di questo testo unificato, immaginate cosa accadrà nel momento in cui, con l'emendamento della Commissione, aumentiamo la platea di coloro che potranno usufruire della legge stessa. Immaginate soltanto cosa vuol dire cambiare tutti i documenti dei cittadini e l'implicazione di nuovi software. Per favore, l'unica cosa che chiedo alle altre parti politiche è di non dirmi che in Commissione il Ministero dell'interno ci ha detto che non dovrebbero esserci problemi perché questo sinceramente aumenta le nostre preoccupazioni. Se lo ha detto Alfano, siamo ancora più preoccupati di prima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, oltre al costo evidente per l'anagrafe e non solo per quanto riguarda i tempi perché il costo orario dei dipendenti è un costo orario, c’è anche la parte cartacea minima, piccola delle carte di identità, se non sono quelle elettroniche. Ma il problema non riguarda solo i comuni: riguarda, ad esempio, la tessera sanitaria delle regioni dove è impresso il codice fiscale.
Dunque se si cambia il cognome, cambia il codice fiscale dunque c’è un costo anche per le regioni. C’è un costo per l'Agenzia delle entrate perché cambiano tutti i codici fiscali di queste persone e dunque bisogna metterne altre. C’è il costo orario di tutti i dipendenti che devono – tutte le posizioni a parte (previdenziali sanitarie e via dicendo) – fare la trasformazione con il nuovo cognome. Questo non vuol dire che non si può fare questa riforma perché ha un costo ma semplicemente il buon senso dice che ci sono costi aggiuntivi. Ho elencato alcune problematiche: il demanio e la proprietà degli immobili. Se uno è già maggiorenne e ha già avuto intestati dalla famiglia originaria con un cognome i beni del catasto, chi è che paga la modifica del nuovo cognome e dunque della nuova persona insieme al codice fiscale ? Bisogna metterlo a carico del cittadino o è a carico del demanio ? Sono tutti aspetti che bisognerebbe prevedere se si vuole fare una legge fatta bene, altrimenti vuol dire fare una legge solo per scopi ideologici senza pensare alle conseguenze e senza pensare veramente a quello che si vuole risolvere con una legge. In questo caso, oltre a creare grande confusione – lo abbiamo già illustrato – su come verrà applicata questo testo unificato, si creano anche delle problematiche dal punto di vista del bilancio dei nostri enti locali e anche degli enti centrali di questo Stato.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, credo invece che non è stato percepito e forse non è stato esaminato a sufficienza che la Commissione giustizia si è posta tutti questi problemi anche di impatto proprio sulla pubblica amministrazione tant’è vero che, tra l'altro, abbiamo audito il responsabile del dipartimento del Ministero dell'interno e abbiamo recepito tutte le indicazioni proprio per garantire quell'ordinato svolgimento e quell'impatto che non crei quella confusione che giustamente è temuta ma che non ci sarà. Tant’è vero questo che forse è sfuggito ai colleghi che, all'articolo 5, su suggerimento e richiesta del Ministero competente, noi abbiamo già approvato proprio la previsione che il testo, se dovrà essere approvato definitivamente dal Parlamento, non entrerà in vigore subito. Infatti ci saranno 12 mesi: quindi abbiamo stabilito il tempo che ci è stato richiesto dal Ministero dell'interno per emanare il regolamento di attuazione e una disciplina adeguata che garantirà tutto: quella necessità di impatto, di organizzazione e quindi di aggiornamento dell'anagrafe che consentirà l'ordinato svolgimento. Per tale ragione c’è una clausola di invarianza della spesa che è stata tra l'altro confermata – anche questo – in questa interlocuzione necessaria che, con grande responsabilità e pacatezza, abbiamo fatta all'interno della Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.
GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, mi aiuti a capire, perché lei ha detto prima le seguenti parole: sull'emendamento e sul testo non c’è il parere della Bilancio. Volevo innanzitutto capire se quello che ha inteso è corretto e, se fosse corretto, sa che non dovrebbe essere così. In caso contrario, secondo l'articolo 85, comma 1-bis, del Regolamento, lei sa che la Commissione bilancio dovrebbe comunque Pag. 113esprimersi anche su eventuali modifiche o emendamenti che arrivano dal Comitato dei nove. Mi sembra di capire che l'emendamento 7.100 sia un emendamento che arriva proprio dal Comitato dei nove e che, in questo caso, amplia la platea dei beneficiari, eventualmente, delle azioni normative che sono indicate nel testo. Sicuramente, quindi, andrebbero ad influire, dal punto di vista contabile, su quelle che sono le quantificazioni.
Fermo restando che c’è la clausola di invarianza, sarebbe però opportuno capire se sull'emendamento 7.100 della Commissione la Commissione bilancio si sia espressa e, in caso contrario, chiedo anche eventualmente ai colleghi della Commissione bilancio di capire se non ci sia l'esigenza di esprimerci proprio per il semplice motivo che, in qualche modo, amplia la platea dei beneficiari e, quindi, va a influire sulle quantificazioni effettuate.
PRESIDENTE. Per fare chiarezza su questo punto: in base al Regolamento devono essere trasmessi alla Commissione bilancio gli emendamenti che rechino oneri finanziari. Nella prassi, sono trasmessi alla Commissione bilancio tutti gli emendamenti e la Commissione bilancio considera «non trasmessi» gli emendamenti su cui non vi sono oneri. Quindi, da questo punto di vista, non abbiamo alcun tipo di eccezione regolamentare: stiamo aderendo al Regolamento nella maniera più completa. È, comunque, presente il presidente della Commissione bilancio – se intende dare chiarimenti anche lei, onorevole Boccia, sulla questione –, però, dal punto di vista della prassi, siamo assolutamente all'interno della procedura normale.
FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, solo per ribadire, come i colleghi sanno, che gli emendamenti che non vengono presi in considerazione sono quelli per i quali non c’è la necessità di dare coperture o per i quali di fatto c’è una nulla osta.
In questo caso, c'era una clausola di invarianza molto chiara sul provvedimento. Ovviamente, noi non abbiamo ricevuto altre indicazioni dal Comitato dei nove e la valutazione che gli uffici hanno fatto è la valutazione che lei ora ha ricordato: c’è la clausola di invarianza e per gli emendamenti che erano stati trasmessi, di fatto, non c'era alcun impatto: sono stati valutati neutri, neutrali, non c'era alcun impatto.
Se ora il Comitato dei nove e i colleghi fanno altre valutazioni su altre proposte io questo, evidentemente, non lo so; ma quello che ci è arrivato era per noi garantito dalla clausola di invarianza, che blindava il provvedimento.
PRESIDENTE. E questo è quanto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io francamente non capisco il senso di tutto il dibattito che stiamo facendo, lo dico con la massima onestà. Ora, l'onorevole Ferranti ci ha spiegato molto bene che, dal punto di vista della pratica amministrativa e della garanzia di efficienza dei pubblici uffici, è stato fatto il lavoro che doveva essere fatto: sono state verificate le possibilità di inserire nuove procedure e di rimanere all'interno, quindi, di un'ordinaria amministrazione e dell'ordinato svolgimento dei lavori.
La clausola di invarianza finanziaria ci garantisce contro qualsiasi possibilità che aumentino i prezzi, anche se dovessimo immaginarci l'assalto agli uffici ? Noi semplicemente con questo provvedimento diciamo che non un euro in più è messo a disposizione: possiamo prevedere maggiori file, non maggiori oneri. Noi diciamo che dieci erano i dipendenti dell'anagrafe di Ravenna e dieci rimangono i lavatori dell'anagrafe di Ravenna; tanto era l'affitto dell'anagrafe, tanto rimane l'affitto di anagrafe. I cittadini faranno più fila ? Forse. Pag. 114Però, per fare questo, bisogna immaginare, appunto, l'assalto agli sportelli, cosa io francamente, in questo momento e non essendo ancora del tutto cambiata la cultura del Paese, faccio fatica ad immaginare, anche guardando il dibattito che c’è in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, mi ha stupito molto l'idea che questo provvedimento non avesse avuto la temuta e temibile approvazione della Commissione bilancio. Tutti noi sperimentiamo sulla nostra pelle quanto qualunque provvedimento, passato al filtro della Commissione bilancio, corre il rischio davvero di «impiccarsi» prima ancora di arrivare in Aula.
Che questo provvedimento sia stato considerato davvero a costo zero, è una cosa totalmente sorprendente se si pensa che dal punto di vista della narrazione pubblica, questo provvedimento viene presentato come una autentica rivoluzione, la rivoluzione che farà diventare un Paese di 60 milioni di abitanti con un cognome solo, presumibilmente, a sua scelta, un Paese di 60 milioni di abitanti con due cognomi. Tuttavia non come uno status quo, ma come uno status dinamico in cui io posso intervenire varie volte nella mia vita anche per modificarne l'andamento. Che tutto questo sia gratis è sorprendente, che di tutto questo non sia stata fatta una valutazione di impatto economico lo è ancora di più. Che tutto questo si configuri come fortemente ideologico e poco pragmatico appare veramente stupefacente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cera.
Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, io parlo da sindaco, evidentemente non riuscite o non riusciamo a capire realmente che cosa siano gli sportelli dell'anagrafe di un comune. Se a questo, poi, aggiungiamo la derivazione quasi normale che ci sarà nel cambio di cognome io credo che ci saranno più uffici ad essere intasati. Allora, per quanto riguarda la tanto sospirata semplificazione noi, «Parlamento manicomio», abbiamo anche questa abbondante fantasia di continuare a rovinare di più la burocrazia italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, volevo tranquillizzare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, l'onorevole Sberna e tutti coloro che si sono preoccupati per il problema del costo di questa norma, perché la vera clausola di salvaguardia è quella che ha indicato involontariamente la presidente Ferranti e cioè l'articolo 5. L'articolo 5 prevede un anno per un regolamento. Siccome in capo alle leggi emanate dagli ultimi tre Governi, pendono circa 800 e passa fra regolamenti e decreti attuativi, questa è la vera clausola di salvaguardia che ci garantisce sul fatto che questa norma – che probabilmente verrà approvata con il vostro voto e non con il mio o comunque non con il nostro – comunque non andrà a finire da nessuna parte. Ciò, da questo punto di vista, per un verso mi conforta e ci conforta, per altro verso ci conferma sul fatto che questa norma, per la fretta di fare un provvedimento ideologico, quando era sufficiente mettere mano a sburocratizzare quello che già era possibile oggi – l'ho detto prima e lo ripeto – già oggi chiunque vuole può imporre il doppio cognome ai propri figli, in nome di questa ideologica fretta si partoriscono gattini ciechi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, a questo punto del dibattito vale la pena fare qualche considerazione per portare Pag. 115un po’ di chiarezza e anche per evitare che ci siano argomenti che servono per non arrivare al momento a cui noi vogliamo arrivare e cioè l'approvazione di questo provvedimento, fatta chiarezza su tutti i punti che qui sono stati evidenziati.
Il primo elemento di chiarezza che va fatto è che se la Commissione bilancio non si è espressa, non è che non si è espressa per una scelta, non è una facoltà, non si è espressa perché non era per Regolamento previsto, da parte della Commissione bilancio, un parere sugli emendamenti che venivano proposti. Questo avviene sempre, è una cosa che dobbiamo tenere presente, perché ha a che fare con il rispetto delle regole che tutti quanti, sempre, dobbiamo avere.
Seconda cosa: al MoVimento 5 Stelle può non piacere, ma non è che chi di competenza doveva esprimersi non si è espresso rispetto al provvedimento nella sua natura generale; il Ministero dell'interno in Commissione ha dato rassicurazioni in merito e qui la Presidente della Commissione giustizia ce ne ha dato testimonianza. Terza e ultima cosa: va anche ricordato che questo provvedimento, questo testo unificato delle proposte di legge quando verrà approvato oltre che dalla Camera anche dal Senato entrerà in vigore dopo che verrà adottato un regolamento da parte del Ministero e c’è tempo un anno per approvare questo regolamento. Non solo, è stata prevista la clausola dell'invarianza finanziaria, come ha ricordato prima un rappresentante di SEL.
Quindi, noi possiamo dire che non ci troveremo di fronte a maggiori costi, che ci sarà un regolamento che rimetterà a posto l'ordinamento dello stato civile e, per quanto ci riguarda, il Parlamento italiano avrà adottato una buona legge che permetterà di adeguare il nostro Stato e il nostro ordinamento ad una sentenza della Corte europea. Mi pare una cosa giusta che io credo dovrebbe essere approvata, avendo portato elementi di chiarezza verso un dibattito che mi pareva volesse andare da qualche altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ringrazio il collega per le chiarificazioni che ha dato e anche l'onorevole Ferranti. Volevo dire che queste chiarificazioni, invece di tranquillizzarmi, mi hanno preoccupato ancora di più. Sappiamo adesso che il Ministero dell'interno vuole un anno di tempo per riorganizzare gli uffici, in modo da poter dare esecuzione a questa legge: voi pensate che, se chiede un anno di tempo, questa riorganizzazione sia a costo zero, che sia una riorganizzazione che non richiede un lavoro e una trasformazione di competenza degli uffici, che non richieda una nuova articolazione degli uffici ? Se fosse così, perché ci vuole un anno di tempo a preparare l'esecuzione di questa legge ? Qualcuno me lo può spiegare ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quintarelli. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Gli enti locali sono intasati !
PRESIDENTE. Onorevole Cera, per favore (Commenti del deputato Cera). Onorevole Cera, è già intervenuto, la ringrazio. Prendo atto che l'onorevole Quintarelli rinuncia alla sua dichiarazione di voto (Commenti del deputato Cera). Onorevole Cera, non mi costringa a richiamarla.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Il fatto che i tecnici scrivano che c’è invarianza finanziaria, non è detto e non è pacifico che non ci sia un costo. Io capisco che si dica: faranno le file chi vuole cambiare il codice fiscale; ma solo l'emissione di nuovi tesserini di codice fiscale ha un costo per l'amministrazione Pag. 116pubblica. Per cui, o voi dite qui, adesso, che chi cambierà il proprio tesserino lo pagherà o vi sarà un costo in più.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, io vorrei intervenire solo per portarvi una piccola testimonianza. Quello che voi volete fare a me è già successo, perché nel cambio di residenza da Milano a Roma mi hanno trasmesso il nome senza mettere le virgole, quindi io, da un giorno all'altro, mi sono trovato a diventare da Mottola Giovanni a Mottola Giovanni Carlo Francesco. Non me ne ero neanche accorto ma da un giorno all'altro mi arrivavano tutti i documenti di nuovo, compresa la tessera fiscale ed altri, con i nomi cambiati. Questo crea una serie di problemi che voi non immaginate nemmeno. Per esempio, mi sono ritrovato il passaporto che quello vecchio non me l'hanno più neanche consegnato, perché praticamente avevano due passaporti diversi, uno con un nome e uno con un altro. Quando devo firmare, devo firmare con tre nomi. Se dovessi cambiare nome, come voi volete fare, non potrei più, avrei una firma falsa, perché cambierebbe la firma. Non si possono più ritrovare neanche i documenti che avevo firmato prima con quella firma. Voi non avete neanche idea del «macello» che mettete in piedi con questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, io non faccio parte della Commissione bilancio, quindi mi scuseranno i colleghi di quella Commissione se parlo in modo un po’ da profano, però mi risulta che noi abbiamo messo il pareggio di bilancio in Costituzione ma non mi risulta che abbiamo il pareggio di bilancio in questo Paese. Quindi, non è che se noi scriviamo che un qualcosa è a costo zero questo poi di fatto si traduca realmente in un costo zero. Se cambiassi il mio cognome in questo momento in quest'Aula, qualcuno dovrebbe ridarmi questo tesserino, qualcuno dovrebbe ristampare il mio nome qui, qualcuno dovrebbe cambiare il mio nome sulla cassetta delle lettere e tutto quello che ne consegue. È ovvio che può essere una spesa di poco conto, ma moltiplicata per tutto il sistema Paese non penso che sia irrilevante. In più, per non sapere né leggere né scrivere di burocrazia ma avendo avuto esperienze pessime come quelle che il collega ha raccontato prima del mio intervento, mi permetto di dire una legge di questo tipo favorirà in modo incredibile gli evasori fiscali, perché la prima cosa che mi metto a fare da evasore è cambiarmi il nome e poi dire: non sono io !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rocco Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, io ho chiesto di intervenire per un motivo semplice e cioè perché quando durante le discussioni in questa legislatura è accaduto che è stato richiamato il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, io sono intervenuto e mi fa piacere che in questa fase, in questa circostanza ci siano tanti che stanno rispolverando la validità dell'articolo 81 e la validità della Commissione bilancio. Mi piacerebbe che tutto questo avvenisse sempre così come il sottoscritto ha fatto. Per questo motivo non mi sottraggo per niente rispetto a quello che è emerso. Dal punto di vista procedurale se la Commissione formalmente non si è espressa, c’è stato chi comunque, secondo Regolamento e potendolo fare, ha istruito e si è assunto delle responsabilità.
Dal punto di vista del bilancio dello Stato non c’è dubbio che l'articolo 6 con la clausola di invarianza finanziaria non ha impatto, dal punto di vista pratico è tutt'altra cosa, perché nel momento in cui si farà il regolamento è fin troppo evidente Pag. 117che per la situazione della modulistica, per la situazione dell'organizzazione, per la situazione probabilmente dei software, eccetera, ciò comporterà dei costi. Questo è ineludibile, quindi l'impatto che noi scarichiamo sugli enti locali, per minimo che sarà, ci sarà comunque, non dal punto di vista del personale, non dal punto di vista degli altri costi dell'organizzazione, ma dal punto di vista di quello che riguarda la modulistica e altre situazioni; è certo che ci sarà.
L'altro aspetto fondamentale è anche quello che riguarda le competenze del livello centrale o nel caso delle carte d'identità o della tessera sanitaria. Sul merito poi, ma questo riguarda il merito non riguarda più la...
PRESIDENTE. Onorevole Palese ha esaurito il suo tempo.
ROCCO PALESE. Mi avvio alla conclusione Presidente.
PRESIDENTE. No, deve concludere.
ROCCO PALESE. Si, sto concludendo. Sul merito poi, e non riguarda la situazione dei costi, è emersa una pluralità di posizioni. È inutile stare qui a ripetere sempre le stesse cose.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.
MARILENA FABBRI. Signor Presidente, solo per precisare, visti gli interventi di tanti sindaci preoccupati del lavoro e del carico di lavoro delle anagrafi, che esiste già un regolamento che definisce come comportarsi sui codici fiscali. Il secondo cognome già oggi non determina la costituzione del codice fiscale e quindi non ci troveremmo alla modifica di milioni di codici fiscali nel caso in cui gli italiani chiedessero l'aggiunta del secondo cognome perché non stiamo dando il diritto e la libertà ai cittadini italiani di cambiarsi il cognome ma di aggiungere eventualmente un cognome a quello che già a loro è stato attribuito.
Quindi questo non determina nessun carico di lavoro aggiuntivo nella modifica dei codici fiscali, negli identificativi sui contributi pensionistici, sul catasto ecc. Sulle code all'anagrafe può anche darsi che diventi una moda aggiungere il cognome da maggiorenni ma io credo che i nostri comuni, a cui abbiamo già dato tantissime responsabilità, sapranno eventualmente gestirsi le code per questa tipologia di problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente per rassicurare parzialmente il collega Guidesi e correggere leggermente quello che ha detto la collega Fabbri, perché non c’è nessuna possibilità di variare il codice fiscale per un motivo molto semplice e cioè che oggi si registra un atto di nascita dopo che si è aperto il codice fiscale. Nasciamo prima per il fisco che per l'anagrafe. Tutti gli altri restano ma questo sicuramente no.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 412
Astenuti 6
Maggioranza 207
Hanno votato sì 275
Hanno votato no 137).
(Il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Pag. 118(Esame dell'articolo 7 – A.C. 360-A ed abbinati)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 360-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, prendo atto che la Commissione e il Governo esprimono parere favorevole sull'emendamento 7.100 della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione.
Chiedo scusa. Revoco l'indizione della votazione.
Invito i colleghi che chiedono la parola a farlo con una certa tempestività.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, siamo all'emendamento di cui si parlava prima: l'emendamento amplia la platea dei soggetti beneficiari della legge e cioè nell'impianto della legge era previsto un tempo intermedio in cui i già nati, per usufruire della legge, dovevano diventare maggiorenni, così come tutti coloro che già sono nati – tutti noi che non abbiamo usufruito di questa legge – solo in quanto maggiorenni, passiamo cambiarla.
Ora, questa norma – lo ribadisco – amplia la platea, perché stabilisce invece che, dal giorno dopo l'entrata in vigore della legge e del regolamento, sarà possibile per tutti i genitori andare, qualora siano d'accordo – e, nel caso di figlio minorenne che abbia compiuto i 14 anni, con il consenso anche del minorenne, il che potrebbe creare anche delle problematiche di carattere attuativo – all'anagrafe. Evidentemente, conosciamo uffici dell'anagrafe differenti, però ribadisco che, nel momento in cui è previsto un ampliamento notevole di richieste agli uffici comunali, in quello stesso momento, vuol dire che stanno aumentando i costi degli uffici comunali, che possono essere anche soltanto quelli della carta e di tutto ciò che è strumentale al cambiamento dei documenti e al coordinamento con tutti gli altri documenti che è necessario.
Ora chiarisco un punto ai colleghi del PD che, come al solito, in linea ovviamente con il Presidente del Consiglio, nel demandare a qualche regolamento governativo, che prima o poi verrà, hanno l'occasione per lanciare lo spot e poi tanto chi se ne frega.
Allora, il punto è questo: noi non stiamo dicendo che non ci sarà un regolamento, ma chiedo ai colleghi del PD cosa c'entra il regolamento con i soldi che dovranno essere spesi e che non potranno essere spesi. Il fatto che ci sarà un regolamento governativo implica – come è auspicabile – che ci sarà una migliore organizzazione degli uffici comunali, ma non implica che ci saranno più soldi per questo provvedimento o per la rivoluzione culturale che questo provvedimento vuole creare in Italia.
Allora, volete portare avanti questo provvedimento ? Ha finalità e obiettivi apprezzabili ? Bene, allora abbiate il coraggio di farlo fino in fondo. Dovete prevedere però, a quel punto, dei soldi, un fondo di riferimento per portare avanti un'idea buona, che altrimenti finisce per essere sotterrata come tutte le altre idee del PD, soprattutto in questo momento storico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, colleghi, solo per richiamare l'attenzione di tutti sul fatto che non si discute sul fatto che ci vorrà qualche risma in più, anzi parecchie risme in più, perché io prevedo, dai discorsi, che ci saranno le folle dentro l'anagrafe. Non è questo il punto: qualche costo ci sarà, però l'articolo 6 che abbiamo approvato poc'anzi chiarisce chiaramente che a questi compiti si provvederà con le risorse Pag. 119umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e questo è un limite per tutte le amministrazioni che saranno interessate da ciò.
Quindi, il problema è risolto in questo articolo. Qualora ci fossero dei maggiori oneri, come vi siete affaticati a dimostrare che presumibilmente ci saranno, allora è evidente che l'articolo risolve il problema dicendo che il sindaco, il sindaco Cera, dovrà gestire nel bilancio la partita e lui sa che nel bilancio questa partita si può tranquillamente risolvere, perché il bilancio è fatto in maniera tale che siano previste anche delle somme per i casi imprevisti, che è un discorso diverso. Uno può anche lamentare il fatto che non date i soldi ai comuni, ma è un problema diverso dalla copertura o meno necessaria per finanziare una legge, che non ha nulla a che vedere con ciò. Sono due cose distinte.
Il provvedimento, così come è fatto, non comporta una spesa. La spesa, che pure ci sarà, è a carico dei comuni che dovranno risolvere il problema all'interno dei loro bilanci. Questo è tutto il problema. Che ci siano dei tentativi di ritardare l'approvazione lo capisco, però non andiamo oltre certi limiti per la pazienza umana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, intervengo giusto per accogliere la provocazione del collega Sannicandro. Il sindaco Cera nella prima giunta utile, dopo l'approvazione della legge, fa un'aggiunta e determina 200 euro per il cittadino per il cambio della carta d'identità, perché succederà così, succederà così. Chi vuole essere trattato in maniera diversa da come è stato trattato oggi dovrà pagare perché, vuoi o non vuoi, i comuni sono pieni di lavoro perché non possono assumere. Abbiamo lo sportello dell'anagrafe con una sola persona e con quindici cittadini... voi state deliberando il nulla, perché non sapete realmente che cosa sia amministrare la cosa pubblica !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Allora, colleghi...
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 della Commissione, con il parere favorevole e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci sono colleghi che non riescono a votare ? Sorial; provi a votare, provi a votare. Ok. Altri ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 419
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato sì 264
Hanno votato no 155).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci sono colleghi che non riescono a votare, a parte l'onorevole Tartaglione che è riuscita ?
C’è l'onorevole Dambruoso, che sta riuscendo; se toglie la pallina ci riesce meglio. Onorevole Rabino, anche lei... no, non tolga la tessera, altrimenti stiamo qui fino a notte fonda. Presidente Buttiglione. Se togliete... onorevole Galli, onorevole D'Alia. Non togliete la tessera dalla postazione; provate. Onorevole Galli, sta arrivando in soccorso un tecnico. Non è stato necessario, per fortuna. Ci sono altri colleghi che non riescono a votare ? Mi pare che abbiano votato tutti.Pag. 120
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 331
Astenuti 93
Maggioranza 166
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 72).
(La deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).
(Esame di un ordine del giorno – A.C. 360 ed abbinati)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 360 ed abbinati).
L'onorevole Ciprini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/360/1. Prendo atto che l'onorevole Ciprini rinuncia ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/360/1.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno presentato ?
SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/360-A/1.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/360-A/1, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 394
Astenuti 24
Maggioranza 198
Hanno votato sì 92
Hanno votato no 302).
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 360-A ed abbinati)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Constato l'assenza degli onorevoli Locatelli e Gebhard che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, annuncio con convinzione il voto a favore di LED-Socialisti europei su questo progetto di legge. Lo facciamo contenti e convinti che finalmente l'Italia possa godere di una regola, di una norma che in altri Paesi europei esiste da molto tempo. E vorrei dire ai colleghi che si sono esercitati prima nell'illustrare le difficoltà e le anomalie di questo provvedimento, come tutti i problemi sollevati hanno avuto modo in altri Paesi di essere risolti senza problema alcuno. Ora è evidente come la trasmissione automatica del cognome maschile paterno avesse e contenga, fin quando una nuova norma non la cambierà, due significati. Il primo è un retaggio patriarcale nella concezione di famiglia. E questa è una definizione non mia, ma della Corte costituzionale che dal 2006 lo dice e dal 2006 invita a modificare questo retaggio patriarcale in cui l'autorità paterna viene confusa con l'autoritarismo del dominio e del controllo sulle relazioni della famiglia. Ma non è soltanto questo. La Corte costituzionale questo ce lo dice, ma è evidente che la trasmissione automatica del cognome parla anche di un'altra cosa. Parla della cancellazione della relazione materna, che non è soltanto un dato biologico, ma certo è anche un dato biologico oltre che culturale, che viene cancellata attraverso la trasmissione automatica del cognome paterno. Ora la Corte europea ci aiuta a cambiare questo stato di fatto. Ci aiuta perché ha sentenziato a Pag. 121gennaio del 2014 che questa modalità determinava una discriminazione e che, quindi, chi si era rivolto alla corte italiana, chi si era rivolta per avere giustizia contro questa discriminazione aveva ragione e ha chiesto all'Italia di correggerla. Ora a me piace pensare, colleghe e colleghi, Presidente, Governo, che dopo tanta fatica e dopo tanti tentativi riusciamo a cambiare questa normativa non soltanto perché la Corte europea ci ha aiutato, come con la sentenza Torreggiani sulle carceri – lì ancora c’è molto da fare – mi piace pensare e mi piace dire che questo avviene perché questo Parlamento è quello con il maggior numero di donne e che questo abbia aiutato a riproporre nel modo più giusto una modifica normativa che – insisto – in altri Paesi è un dato ormai acclarato.
Poi lo so, lo sappiamo, non abbiamo bisogno di lezioni da questo punto di vista, che non si può dire che questo progetto di legge, se diventasse legge, costituirebbe un passo in avanti per la piena cittadinanza delle donne. Lo so, lo sappiamo e non abbiamo bisogno di lezioni – lo dico a chi lo ha sostenuto prima – sappiamo perfettamente che di per sé la piena cittadinanza delle donne, se viene negata dall'automatismo della trasmissione del cognome paterno, non è determinata automaticamente al contrario da questa legge. Molte altre cose bisognerà fare perché quella relazione materna, resa invisibile dalla trasmissione automatica del cognome del padre e ritornata visibile in questo modo, e la libertà di essere madri sia piena.
Bisognerà fare le scelte che servono, di cambiamento delle politiche sociali, delle politiche di welfare, sugli asili nido, sulle politiche del lavoro, ma ciò nondimeno questo è un passo avanti e io penso, credo, e voglio considerare come possibile che – siccome so che questo Parlamento è fatto di tante donne e a queste donne verrà chiesto conto dalle altre donne che sono fuori di qui sul segno che hanno portato nelle politiche e nelle leggi – questa legge vada in quella direzione, penso che altre dovremmo farne e per questo confermo con grande forza il parere favorevole nei confronti del provvedimento in esame.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 19,20)
TITTI DI SALVO. Mi consenta un'ultima considerazione: io prima ho ascoltato molte considerazioni sorprendenti, interventi di colleghe e colleghi che si sono esercitati nel dimostrare come questa nuova norma se fosse approvata comporterebbe un danno alla famiglia. Io vorrei chiedere loro: che concezione hanno della famiglia che non sia una concezione di rapporti d'amore ? Vorrei chiedere: che concezione hanno delle sentenze della Corte costituzionale ? Infine, come pensavano di poter risolvere la condanna della Corte europea senza una legge che andasse nel senso della correzione di una grande discriminazione ? Quindi bene, bene un passo avanti per la nuova cittadinanza delle donne, abbiamo molta strada da fare, la faremo spero insieme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà. Una telefonata salva la vita e consente di parlare. Prego, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, vedo che la televisione è stata tra i suoi testi fondamentali di formazione politica e culturale, e i caroselli ne erano una parte essenziale. Non c’è niente di male, forse erano i più interessanti tra i tanti programmi, sicuramente più interessanti di questa legge che muove da una esigenza che io avverto come reale, quella di entrambi i genitori di segnare la vita del proprio figlio, della propria figlia, con un segno indelebile che è quello del proprio cognome. È un atto d'amore, ma anche un atto di egoismo, se poi finisce con lo scontrarsi, con il passare del tempo, con la possibilità che attraverso il cognome si Pag. 122rafforzi proprio quel sentimento che invece la loro scelta d'amore, ma egoista, vorrebbe vanificare.
In parole povere, la possibilità che nell'arco di una stessa generazione, fratelli abbiano cognomi diversi, padri abbiano cognomi diversi dai nipoti, nonni non ritrovino più il loro cognome nei figli dei loro figli, per non parlare degli zii e dei cugini che già nella società attuale finiscono per essere, qualche volta, semiestranei, farebbe perdere anche la possibilità della riconoscibilità attraverso il cognome. Pur tuttavia, io capisco che si possa immaginare di cambiare l'attuale normativa, potrebbe persino essere giusto, io magari non so se la voterei, ma capirei benissimo la possibilità di attribuire la conservazione del proprio cognome non alla discendenza maschile, ma a quella femminile, tra l'altro mater semper certa, quindi non ci sarebbe nessuna obiezione neanche ipotetica su un'ipotesi di questo genere.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 19,22)
IGNAZIO LA RUSSA. Quello che mi sembra sia sbagliato e prevalentemente egoista, benché dettato da un atto di amore, è quello di voler marcare, di volta in volta, il proprio figlio con questo o quel nome, arrivando all'assurdo di prevedere che in caso di disaccordo prevalga l'ordine alfabetico. Il disaccordo quando, innanzitutto ? Quando il figlio è già nato. L'avrei capito, ma era sbagliato lo stesso, decidere nel momento in cui si forma la famiglia, cioè ci si sposa, per gli sposati perlomeno, così come si decide se c’è una comunione dei beni, quale sarà il cognome dei propri figli.
Ci potrebbe anche stare: sarebbe una norma che in qualche modo attenuerebbe gli atti di egoismo o peggio di conflittualità. Infatti questa legge tende a porre conflittualità tra i genitori, tant’è che prevede che in caso di disaccordo prevalga, badate bene, l'ordine alfabetico. Ripeto: tra la moglie Belli ed il marito Zuzzurellone che accordo ci può essere, se sono in disaccordo, visto che comunque Belli verrà sempre prima di Zuzzurellone ? O c’è l'accordo o, se non c’è, quella non è la soluzione, anzi, è il modo per creare conflittualità e farli litigare ! Mi pare di tutta evidenza.
Così come, in caso di riconoscimento, mi sembra corretto dire che il figlio quattordicenne esprima il parere, ma forse credo che sarebbe più giusto semplicemente, in questo caso, dire quale sia il genitore che è stato più diligente e ha riconosciuto il figlio; se poi il secondo genitore lo fa in maniera tardiva, rimanga secondo e lasci, a chi ha dato un atto d'amore maggiore, il primo cognome. Ma non questa possibilità: la madre gli dà il cognome, il padre glielo vuole dare ma il figlio che ha quattordici anni può dire di no, per cui litigano il padre, la madre e il figlio di quattordici anni. Bellissimo risultato compie questa legge !
Morale: io credo che una norma di questo genere – peraltro in un momento in cui gli italiani non credo che abbiano questo come primo problema della loro esistenza, che aspettino questa come atto decisivo dei loro problemi economici, dei loro problemi di sopravvivenza, dei loro problemi di lavoro – sia un motivo di conflittualità all'interno delle famiglie. Non parlo solo del marito e della moglie: parlo del nonno, della zia, del cugino, del parente. Noi introduciamo in un momento, che certo assomiglia un po’ ad un inizio di disgregazione familiare anche per la contingenza economica, un elemento di ulteriore conflittualità e discrepanza.
Allora rinviamo a legge migliore e a tempi migliori questa problematica ! Semmai, ripeto, pensiamo se sia giusto che i coniugi possano decidere al momento del matrimonio. Pensiamo se sia giusto che, anziché la prosecuzione con il nome del padre, si cambi completamente e, d'ora in poi, si prosegua con il nome della madre. Sarebbe una discussione più seria.
Quella che abbiamo fatto oggi assomiglia tanto ad una petizione di principio, volta a distruggere quel che ancora c’è – e ce ne è molto – di sentimento familiare, Pag. 123che è l'unico che ancora regge le sgangherate istituzioni di questa povera Italia.
Per questo voteremo contro e abbiamo, con parlamentari di altri gruppi, chiesto il voto segreto, perché nel segreto dell'urna Renzi e Verdini non mi vedono, Dio sì.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, che qualcosa stia cambiando nella famiglia e nei suoi modelli è un fatto evidente. Ce lo dice la sensibilità comune, ce lo confermano le indagini statistiche, gli studi sociologici e le analisi più raffinate degli esperti di diverse branche del sapere. Ma non è affatto chiaro se questo cambiamento renderà più felici oppure creerà livelli crescenti di solitudine e di smarrimento.
Per ammissione generale l'uomo moderno ha chiesto alla società e alla sua stessa famiglia spazi di maggiori libertà e di maggiore autonomia, come se, avendo sperimentato il peso della responsabilità che i rapporti umani impongono, avesse fatto un'opzione fondamentale, mettendo se stesso al centro del sistema, la propria realizzazione personale e professionale, l'investimento nello sviluppo dei suoi talenti e la possibilità di strutturare legami altamente flessibili per scegliere di volta in volta quelli che risultano più funzionali ai suoi progetti ed alle sue esigenze.
La famiglia oggi riflette emblematicamente questo ordine di idee: vincoli spostati nel tempo, legami labili, facili da sciogliere e da riannodare in modalità diverse, pochissimi figli, spesso non più di uno, sia per garantire il massimo delle opportunità possibili, sia per privarsi il meno possibile di opportunità personali.
Si dice che la vita non sia una stirpe ma un crossing-over e che l'equivoco più grande stia nel credere che scegliere tra uno o due cognomi – potremmo dire anche nell'ordine dei due cognomi – sia diritto dei genitori. Ma si dice anche che questa pretesa nasconda, ancora una volta, un'idea di dominio, retaggio del sistema patriarcale.
Il diritto – si dice – è del figlio e solo suo. In altri termini, si pone la questione cruciale della cultura della modernità: individualismo e autodeterminazione, da un lato, e senso di appartenenza, con le conseguenti responsabilità, dall'altro. La dialettica individuo-famiglia pone nuovi quesiti ed esige nuove risposte, su cui questo progetto di legge tenta una sintesi che non appare del tutto condivisibile.
Io vorrei distinguere due aspetti in questa mia riflessione. Il primo riguarda il principio. In questo caso il principio è fortemente egocentrico: io decido di me quello che voglio, quando voglio e come voglio. Il secondo riguarda aspetti più pragmatici, perché non c’è dubbio che il cambiamento del cognome – e non lo dico solo per le motivazioni economiche che sono state prima affrontate, lo dico per oggettivi motivi di complessità burocratica – riguarderà il mondo della scuola e dell'università, riguarderà il mondo della sanità, riguarderà il mondo giudiziario, riguarderà tutti quei percorsi finora facilitati proprio dall'unicità e dalla stabilità del cognome per ritrovare le tracce che ognuno di noi lascia nella sua vita. La propria storia personale è identificabile anche attraverso la partecipazione a un unico ceppo familiare, con un proprio nome e un proprio cognome.
Mi sono molto stupita – lo dicevo oggi in Commissione giustizia – che tanto si discuta sul diritto del figlio a scegliere il proprio cognome e così poco si metta in discussione il diritto del figlio a scegliere il proprio nome. L'aver optato per spostare tutta la tematica e la problematica sul diritto alla scelta del cognome significa proprio aver voluto indebolire ulteriormente i lacci e i vincoli che costituiscono la rete dei rapporti parentali, che oggi, nel momento in cui una persona è nel pieno possesso delle sue energie, nel pieno possesso delle sue capacità, esalta il suo senso di potenza.
Ma, siccome tutti noi sappiamo che fortunatamente la vita è molto lunga e non abbiamo sempre vent'anni, trent'anni o quaranta e sono molti di più quelli che oggi hanno sessant'anni, settant'anni, ottant'anni Pag. 124e oltre – ed è lì che diventa esplosivo il bisogno di relazione, il bisogno di aiuto, il bisogno di presa in carico, il bisogno di famiglia –, questo progetto di legge è come se parlasse a un'età d'oro della vita della persona, quella in cui è libero di fare quello che vuole, perché ha le energie per fare quello che vuole, in qualche modo perché si mangia il mondo.
Ma non è così. Gli anni passano, la malattia c’è, lo stesso processo di invecchiamento – lo diceva benissimo la collega Argentin all'inizio, intervenendo nel corso del dibattito – ci fa percepire come una acuta drammaticità il bisogno di famiglia. Quando io avrò interrotto questi legami, quando avrò lasciato il cognome della madre e preferito il cognome del padre, quando questo sarà vissuto come un vulnus, quando io avrò cambiato in altri momenti queste situazioni e queste circostanze, questa famiglia porterà delle ferite al suo interno. Saranno le ferite di chi si è sentito respinto, saranno le ferite di chi si è sentito messo da parte. Questo è il vero dramma di questa legge.
Il nostro «no» a questa legge non è un «no» ai due cognomi, perché poter recepire il fatto che ognuno di noi ha una madre e un padre – i due cognomi – per noi è motivo ulteriore di conferma che ognuno di noi nasce da madre e nasce da padre, quindi porta con sé le radici della propria famiglia. Ma l'idea di questa deregulation, che in qualche modo altera le dinamiche, le sovverte e lascia ognuno in balia ogni volta dei propri gusti del momento, perdendo il senso della responsabilità e della prospettiva di quello che la sua vita rappresenta, è davvero una ferita con cui farà i conti tutta la società.
Sarà ancora di più una società di persone sole, sarà ancora di più una società affidata alla propria autodeterminazione, in un contesto in cui, invece, ciò che definisce la nostra umanità è proprio la nostra fragilità e il bisogno intrinseco che abbiamo degli altri.
La famiglia è soltanto il primo cerchio, il cerchio forte, il cerchio con le sue radici biologiche, che non vanno sottovalutate.
Per carità, ci sono bambini che sono fortunatamente adottati e vivono in un contesto in cui l'adozione è la restituzione di una nuova opportunità.
Noi avremmo voluto facilitazioni per l'adozione, avremmo anche voluto proprio facilitare quel complesso ostruzionismo burocratico in cui anche oggi è possibile avere due cognomi, anche oggi, in determinati casi, è possibile cambiare cognome, ma lo si fa attraverso una farraginosità burocratica che ha fatto individuare in questa legge una sorta di autostrada, un'autostrada lanciata perché io, di volta in volta, possa dire cosa voglio, come voglio e quando lo voglio.
Ancora una volta i diritti individuali si impongono massacrando quella che è la responsabilità sociale e fornendo della visione della vita una visione parziale, una visione che non tiene conto che nessun uomo è un'isola, che nessun uomo può prescindere dagli altri e che il maggiore ancoraggio alla realtà, i propri legami transizionali, le proprie chiavi di volta sono proprio i rapporti familiari.
Lo sappiamo benissimo: la famiglia è l'unico luogo in cui un uomo, una persona, è amata per se stessa e non per quello che fa, non per il suo successo, non per la sua carriera.
Avere due cognomi, materno e paterno, nell'ordine che si voleva – lo abbiamo detto, lo ha detto l'onorevole Buttiglione più di una volta – non ha niente a che vedere con questa nostra resistenza alla legge. Per noi madre e padre sono entrambi i soggetti costitutivi dell'essere biologico di una persona, ma lo sono anche, poi, per la dimestichezza, per l'intensità dei rapporti, per il calore degli affetti, per i valori che si condividono, coloro che generano questa persona non solo sul piano fisico, ma anche sul piano psicologico, sul piano affettivo e sul piano morale.
La famiglia resta come il baluardo maggiore e la ricchezza più grande. Aver messo l'accento sui due cognomi poteva essere una battaglia positiva, da vincere insieme, per dare una risposta forte all'essere della famiglia, per riconoscere la famiglia come un soggetto sociale che, Pag. 125nella sua ricchezza e nella sua complessità, rimanga davvero il maggior tesoro che ognuno di noi si porta dentro.
La famiglia, madre, padre e figlio, sono il massimo della complessità relazionale nel minimo delle persone che la compongono, perché c’è una complessità di generi, c’è una complessità di genealogie e c’è una complessità di generazioni. Sono una ricchezza straordinaria nel soggetto e i due cognomi avrebbero potuto sostanziare questa realtà, ancor più di quanto non lo faccia un cognome solo. Ma non nel clima di deregulation per cui ancora oggi, nel Comitato dei nove, si diceva: «La chiave di volta di questa legge è il principio di autodeterminazione».
Concludo Presidente: il principio di autodeterminazione, come se l'unico perno intorno a cui ruotasse la vita di ognuno di noi fosse il principio di autodeterminazione.
Scordiamocelo: il principio di autodeterminazione è condizione necessaria del nostro essere uomini, ma è anche condizione insufficiente.
L'altro aspetto è la responsabilità sociale ed il senso dell'appartenenza ad un nucleo familiare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario della Lega Nord e Autonomie a questo provvedimento e per dire che, con tutti i problemi che affliggono questo Paese e che affliggono la nostra società, proprio non vedevamo la necessità della discussione di un provvedimento come questo, che non noi reputiamo assolutamente prioritario. Forse qui alcuni colleghi non se ne sono accorti, ma ci troviamo nel bel mezzo di una crisi mai vista.
Ci troviamo – e qui sono gli ultimi dati che sono usciti – di fronte ad 8.120 fallimenti solo nel primo semestre di quest'anno.
Ci troviamo a sopportare una disoccupazione che ha raggiunto ormai il 13 per cento, per non parlare, poi, di quella giovanile che è oltre il 43 per cento. Vediamo che tutti i principali indicatori economici sono negativi. Il PIL nei primi sei mesi è calato ancora una volta di uno 0,3 per cento. Vediamo che ci sono 7 milioni di pensionati che devono vivere con meno di mille euro al mese. La nostra domanda interna è crollata, i nostri consumi sono in continuo calo. Quindi, questi secondo noi e in primis il problema del lavoro dovrebbero essere le priorità che questa Camera e questo Parlamento dovrebbero affrontare. Altro che provvedimenti come quello per cui oggi è stato bloccato qui il funzionamento di questa Camera. Provvedimento che, come ripeto, noi vediamo assolutamente come non prioritario. Ma, come se non bastasse, oltre a non toccare minimamente i reali problemi del Paese, va a creare dei danni, va a creare ulteriori confusioni. Sono stati diversi gli interventi dei colleghi prima che hanno spiegato quali tipi di inefficienze e di costi verranno generati dall'eventuale approvazione di questo provvedimento. Quindi, un provvedimento che, oltre ad essere inutile, crea complicazioni. Se proprio si vuole parlare di un tema a noi caro come quello della famiglia, esso non va affrontato in questa maniera, come lo affronta questo provvedimento. Infatti, per noi della Lega Nord, se si volesse vedere l'evoluzione che ha avuto il ruolo della famiglia nella società, le priorità dovrebbero essere assolutamente altre. Per noi sarebbero stati prioritari interventi come il sostegno alla natalità, ai nuclei monogenitoriali, alle donne e alle madri lavoratrici per conciliare l'esigenza della famiglia con il lavoro, agli sgravi fiscali e alle agevolazioni per i nuclei familiari. Se proprio si voleva intervenire, quindi, su un tema delicato come quello della famiglia, questa è la direzione che bisognava prendere. Se davvero si voleva intervenire sui problemi reali del Paese, non si doveva stare qui a discutere di un provvedimento come questo, ma si dovevano affrontare provvedimenti per cercare di diminuire la disoccupazione e di favorire il lavoro che, purtroppo, oggi manca. Detto questo, non Pag. 126mi dilungo più di tanto qui, in questa dichiarazione di voto e per tutti questi motivi annuncio il voto contrario del gruppo della Lega Nord e Autonomie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di liberare..., onorevole Miotto, le chiedo la cortesia. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Signor Presidente, finalmente dopo scenari apocalittici, deflagrazioni delle famiglie, figli con cognomi plurimi, assalti alle anagrafi comunali, approviamo un provvedimento che prende atto di una domanda che è maturata nella società, molto tranquilla, molto positiva. I figli e le figlie non avranno in automatismo il solo cognome del padre. È un passo che mette nel passato un obbligo, un obbligo che, sì, rappresenta un residuo patriarcale, che si ostina a ingabbiare la realtà delle relazioni familiari e delle singole volontà. È stata una battaglia voluta da un ampio fronte democratico. Noi abbiamo presentato un nostro progetto di legge, il n. 1943. È un atto che risponde alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che aveva condannato esplicitamente l'Italia per discriminazione in quanto non permetteva di scegliere il cognome materno. Un risultato che è la conclusione coraggiosa di una battaglia giuridica cominciata nel 2006 da una coppia italiana, Alessandra Cusan e Luigi Farro, genitori di Maddalena che nel 1999 si videro impedito di registrare la figlia con il solo cognome materno. I contenuti della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che hanno motivato il verdetto di condanna sono: la violazione dell'articolo 8 e dell'articolo 14 che riguardano, rispettivamente, il diritto al rispetto della vita privata e familiare e il divieto di ogni forma di discriminazione.
Negare l'assegnazione al figlio del solo cognome materno rappresenta una forma di discriminazione basata sul sesso che viola il principio di uguaglianza tra uomo e donna. Cose serie, principi seri. È saputo, purtroppo, e la discussione di quest'Aula ne ha dato conferma, che l'Italia ha bisogno di sentenze dall'alto, di ordini dall'alto per colmare un vuoto di diritti civili, un vuoto di riconoscimento di nuova libertà. È un triste dato di fatto. Eppure c'era una realtà sociale pronta al cambiamento. Molti genitori avrebbero già voluto dare il doppio cognome ai figli e alle figlie ma sono stati frenati dall'iter burocratico troppo complicato e con un esito incerto. Sono stati frenati anche, voglio aggiungere, dallo stigma sociale, dal pregiudizio per cui il possedere il solo cognome della mamma è associato all'assenza del padre. Infatti, allo stato attuale, è possibile mettere quello della sua madre unicamente nel caso di non riconoscimento del figlio da parte del padre. Aggiungo a quest'aula che si preoccupa molto delle famiglie che in Italia le leggi dello Stato a una madre sola non corrispondono il riconoscimento e l'attenzione dovuta, anzi ne fanno un problema. Voglio ricordare che c’è una legge, la legge n. 40, che vieta l'accesso ad una donna sola alla procreazione assistita. A una donna sola la legge italiana non permette di diventare madre. Ora si cambia. Alla nascita la figlia o il figlio potrà avere il cognome del padre o della madre o il doppio cognome secondo quanto decidono insieme i genitori. Ripeto: insieme, condividendo. Se però l'accordo non c’è, il figlio avrà il cognome di entrambi in ordine alfabetico. È un cambiamento impegnativo. Non voglio banalizzarlo. C’è un aspetto della discussione che noi abbiamo svolto in quest'aula che non voglio considerare strumentale e che voglio prendere come una sfida, una sfida culturale. La nuova possibilità di scelta del cognome porta con sé uno scardinamento di consuetudini, di automatismi ancestrali. E si rifletterà sui vincoli più stretti che saranno ripensati e non più costretti nel modello unico di famiglia che tanto fa male. Coinvolgerà le relazioni con le generazioni precedenti, con le origini. In questi anni Governi e maggioranze parlamentari hanno resistito a questo cambiamento, a questa discussione. È da decenni che c’è Pag. 127chi si batte nella società e da decenni molti disegni di legge giacevano silenti e perfino quando, tirato per i capelli dalla sentenza della Corte di Strasburgo, il Governo Letta ha dovuto emanare il proprio decreto – lo voglio ricordare, cosa di pochi mesi fa – si è continuato a vincolare la possibilità di mettere il cognome materno al permesso del padre, condizione decaduta nel testo che stiamo votando. L'attaccamento all'idea di supremazia maschile è fortissimo. Lo hanno studiato e spiegato bene le antropologhe. L'imposizione del cognome paterno nasce dalla volontà degli uomini di riprendersi una centralità nella generazione della vita e della discendenza da cui si sentivano esclusi. Con l'occultamento del nome della madre si è cancellata la primaria relazione madre-figlio: primaria perché si è figlie, perché una donna è figlia o figlio perché c’è una donna che dice sì. Dice sì ad una gravidanza voluta, all'accoglienza di un figlio desiderato, anche adottato. Primaria perché la donna, checché se ne dica, ha un ruolo fondamentale nella maternità e nella filiazione e nella crescita dei figli. La differenza femminile è soggettività da riconoscere, valorizzare e non come è stato storicamente da subordinare ed escludere oppure come avviene spesso, anche presentandola in un'ottica di modernizzazione, una differenza da neutralizzare in una parità equidistante dai sessi, come se donne e uomini nella riproduzione della vita fossero sullo stesso piano.
Non è così nella realtà: c’è una prima responsabilità femminile nella riproduzione, è un principio da riconoscere sempre. Noi lo abbiamo voluto affermare nel nostro progetto di legge – atto Camera n. 1943 – sottoscritto da molti parlamentari di SEL. Lo abbiamo voluto riconoscere laddove, quando non fosse raggiunto l'accordo, avevamo previsto che la regola del doppio cognome partisse dal cognome materno: non un ordine alfabetico asettico e in nome della difesa di «Zuzzurellone», come ci ha ricordato prima l'onorevole La Russa, ma perché questo era l'ordine che rispettava la realtà, perché la relazione materna viene prima di tutto: riconoscerla non è, come è stato detto, il rovescio della discriminazione, ma la presa d'atto di ciò che avviene.
È un tema che noi vogliamo far vivere nella discussione per andare alle radici della rimozione sociale del ruolo della donna nella generazione e nella discendenza dei figli e delle figlie. Lo riaffermiamo, Presidente, svelando con tutta la nostra forza l'ipocrisia di un Paese malato di retorica familistica, ma che svilisce nei fatti la scelta materna (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), opzione che per eccellenza ci proietta nel futuro, porta lo sguardo oltre il presente.
Ma questo futuro oggi è segnato e ipotecato dalla precarietà, dalla precarietà esistenziale, che toglie energia vitale, schiavizza il lavoro, lesina risorse e servizi con i tagli alla spesa sociale, cancella la certezza di ogni riconoscimento legato la parola autodeterminazione, nella vita e nel lavoro. E per questo gruppo lavoro e libertà vanno insieme, non c’è un prima e non c’è un dopo: vanno insieme (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARISA NICCHI. Comunque, noi riconosciamo che il testo all'approvazione rompe l'unicità della discendenza patrimoniale del cognome, mette nelle nostre mani la scelta del cognome dei figli, interrompendo un assordante silenzio sul cognome delle madri passate e viventi. È un passo importante: noi ci siamo battuti per questo, per riavvicinarci al resto dell'Europa, per ricordare che ci sono tanti casi famosi. Voglio ricordare il sindaco di New York, che ha legalmente cambiato il cognome, prendendo quello della madre: De Blasio.
Per noi le buone leggi sono quelle che non impongono, sorvegliano, puniscono le scelte che attengono alla vita personale: le buone leggi sono quelle che fanno crescere la libertà delle persone, che ne fanno crescere le capacità di scelta e le responsabilità verso gli altri. Questa legge ha un valore in più – e con questo concludo –, Pag. 128perché dare un cognome ed un nome significa nominare come si fa parte dell'esistenza simbolica.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARISA NICCHI. Da oggi, con questa legge, entrare in questo universo simbolico con il cognome della madre non sarà più impedito dalla legge e dalla burocrazia: diventa una facoltà nelle nostre mani. È un compito che noi ci prendiamo e lo dobbiamo nel nome – nel cognome – perduto delle nostre madri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà.
IRENE TINAGLI. Signor Presidente, come è stato già ampiamente ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto, questo è un provvedimento che arriva a destinazione dopo decenni di discussione, ma soprattutto arriva perché sollecitati da una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha condannato l'Italia nel gennaio del 2014. Quindi, ufficialmente, adesso l'Italia entra in una procedura d'infrazione: io questo lo ricordo anche per quei colleghi che hanno espresso perplessità legate all'inutilità o alla futilità di questa discussione. Ci terrei a sottolineare che, al di là delle personali convinzione dell'importanza o meno dell'argomento, il fatto che l'Italia sia stata condannata su questo argomento richiede un intervento di necessità. Addirittura, nel Governo precedente, c'era un disegno di legge del Governo proprio in esecuzione della sentenza della Corte europea.
Credo che sarebbe paradossale, proprio per chi non crede in questi temi, dover pure, poi, trovarsi a pagare una multa perché inadempiente su un tema che non ritiene neppure importante. Quindi, credo che sulla necessità di intervenire dovremmo essere tutti concordi, sia chi lo fa per convinzione personale, sia per coloro che non ritengono urgente l'argomento, ma noi dobbiamo affrontare questo tema. Per quanto riguarda Scelta Civica noi, sostanzialmente, quello che apprezziamo in questo provvedimento è l'applicazione di un principio liberale e paritario, un principio che ci aiuta a superare definitivamente una visione patriarcale della famiglia che già in buona parte era stata superata con la riforma del diritto di famiglia del 1975, ma che manteneva, ancora, delle incrostazioni che si faceva fatica ad eliminare, come questa del nome che, in un certo senso, era un po’ l'ultimo vessillo che faceva considerare la famiglia e i figli quasi come una proprietà unica dell'uomo di casa.
Quindi, questo ci aiuta a superare questa visione e, soprattutto, ci aiuta a restituire alla famiglia, ad una coppia, un semplice principio di libertà, la libertà di scelta, in comune accordo, del cognome o dei cognomi da attribuire ai figli. Una libertà di scelta che, peraltro, ci allinea a moltissimi altri Paesi europei come la Spagna, la Francia e la Germania. Quindi, credo che veramente sia un principio con cui non possiamo che essere d'accordo e non credo che debba spaventare, come alcuni colleghi hanno paventato, la tenuta, addirittura, della famiglia tradizionale. Io credo che, oggi, la famiglia sia messa a dura prova da altri tipi di difficoltà, da altri tipi di problemi; sinceramente, credo che se una coppia, proprio nel momento di sua maggiore gioia, felicità e unione che è la nascita di un figlio, si spacca sull'ordine dei cognomi, francamente penso che, probabilmente, ci siano dei problemi più seri e profondi alla base che non possono essere tutelati con un provvedimento di legge. Credo che questo non sia il principale timore e, quindi, il principio che viene affermato è condivisibile, ci porta in una visione moderna della società che è condivisa da tutti gli altri Paesi.
Tuttavia ho anche il dovere di riferire che alcuni aspetti legati a come questa legge viene realizzata e implementata hanno sollevato alcune perplessità da parte di alcuni nostri parlamentari, in particolare relativamente all'articolo 4, di cui molto si è discusso sia oggi che nella Pag. 129precedente discussione. Quindi, vi sono perplessità legate in modo particolare alla possibilità di aggravi burocratici, legati alla possibilità di aggiungere un cognome dopo il diciottesimo anno di età e, quindi, con un aggravio burocratico per il funzionamento della pubblica amministrazione e, in alcuni casi, anche qualche dubbio sulla possibilità di rischi per la sicurezza, in alcuni casi in cui un individuo possa, quasi con malignità, utilizzare questa leva per cambiare o far credere di aver cambiato identità. Questi sono dubbi che sono stati sollevati da alcuni parlamentari e, quindi, Scelta Civica ha deciso di rispettare queste perplessità e di lasciare libertà di voto, fermo restando che il principio della libertà di scelta di una famiglia e di una coppia resta un principio ampiamente condivisibile che supportiamo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, alla fine di questa seduta rischia di nascere la legge «torre di Babele». Visto che c’è adesso l'abitudine, giusta, anche per motivi di comunicazione, di stabilire un nome alla legge in questione io penso che quale migliore occasione che non chiamarla così, vista la confusione che regna e che regnerà; senza contare, hanno ragione i colleghi del MoVimento 5 Stelle, tutti i problemi che saranno legati alle finanze che ovviamente peggioreranno, agli aspetti amministrativi e burocratici che ovviamente peggioreranno. Ma è un'altra storia, quasi marginale. Il dato «torre di Babele» emerge perché oggi alla nascita di un figlio c’è un'opportunità che viene data anche alla madre, opportunità che forse è anche un po’ lunga, e su questo si poteva ragionare e discutere, ma che invece oggi viene completamente ad essere stravolta.
Se dovesse passare questo progetto di legge – perché siamo convinti che ancora possiamo dire la nostra –, alla nascita di un figlio ogni coppia italiana si troverebbe di fronte un obbligo, cioè trovare un accordo se chiamarlo con il cognome paterno, con quello materno o con tutti e due, altrimenti d'imperio il figlio assumerà i due cognomi in ordine alfabetico. Quando il figlio a sua volta genererà un altro figlio, non potendo i cognomi moltiplicarsi a dismisura, di generazione in generazione, egli avrà l'obbligo di decidere assieme alla moglie quale cognome scegliere fra i quattro, a confermare due dei quattro e in mancanza di accordo salvare i primi due. Naturalmente tutto questo senza contare che se i figli saranno più di uno (due, tre, quattro o cinque) si provi a immaginare la molteplicità di cognomi che si potrebbe avere – non sarà una facoltà, perché tanto il mondo sta andando verso un impazzimento complessivo –, la possibilità che avranno di moltiplicare i cognomi stessi.
Questa breve descrizione del provvedimento fa intuire che siamo di fronte a una vera e propria difficoltà oggettiva di saper comprendere i tempi. Siamo di fronte al caos. Ci sono stati partiti e colleghi autorevoli che in maniera scientifica hanno teorizzato questo: il caos. Infatti, la confusione non è solo amministrativa, è anagrafica, come dicevo poc'anzi, ma penso che sia soprattutto esistenziale. Ed è questo l'elemento su cui oggi il Nuovo Centrodestra sta cercando un po’ di far comprendere ai colleghi come stanno le cose.
Più cognomi equivale a dire nessun cognome. Addirittura, più cognomi all'interno della stessa famiglia significa nessuna identità, nessuna storia, un tranciamento completo e totale della propria esistenza. Questa legge, in altre parole, priverà le prossime generazioni della memoria della propria famiglia tranciando le radici e indebolendo i legami affettivi che legano gli uni agli altri. In linea teorica, potrebbe anche accadere che soggetti che hanno un passato discutibile, che hanno dei problemi di natura penale, potranno con facilità cambiare, e tutto questo lo lascio anche alla riflessione di voi tutti.Pag. 130
Sulle generazioni che verranno, però – questo è il dato che oggi a me incute preoccupazione, visto il senso di responsabilità che dovrebbe caratterizzarci –, incomberà il rischio terribile di ritrovarsi più indifesi di fronte alla burocrazia e più deboli di fronte alle quotidiane insidie della vita. Insomma, stiamo creando persone inermi. Sì, perché oggi la persona in quanto tale è difesa dall'istituto familiare, che esiste, ha una prerogativa ben precisa, ha una capacità di difesa, noi lo sappiamo, in momenti come questo anche da un punto di vista economico. In futuro tutto questo non accadrà più, se dovesse passare questa norma, perché la gravissima crisi della nostra società, quella che stiamo attraversando, è destinata ulteriormente ad aggravarsi, con questo indebolimento dell'identità personale. Questa legge, qualora passasse, «coriandolizzerà», polverizzerà – non so come definirlo – ancora di più questa società. E questo della polverizzazione sociale è tipico delle società decadenti. È più che evidente che siamo di fronte a un piano inclinato.
Vediamo un po’ che cosa è successo negli ultimi anni: per prima cosa, il crollo demografico, poi sono state sottratte le funzioni essenziali alla famiglia, poi c’è stata una persecuzione fiscale come non poche, sempre a danno della famiglia; sono stati promossi nuovi stili di vita e, dulcis in fundo, arriva questa chicca di oggi, con la quale viene distrutta la memoria identitaria, ovvero viene creata la Torre di Babele dei cognomi, tranciando quindi le radici della famiglia di origine e cercando, ricercando – scusate, ma lo voglio dire con enfasi –, un individualismo tribale e caotico, perché stiamo di fronte ad un arretramento di tipo sociale senza storia e senza futuro. Si vorrebbe lasciare intendere che scegliendo arbitrariamente il proprio cognome – questo è stato il tema e il tono di alcuni interventi che ho sentito – si vorrebbe affermare la libertà di ognuno, ma in realtà accadrà l'esatto contrario: da un lato, le famiglie economicamente più forti imporranno per contratto il proprio cognome, dall'altro si andrà incontro alla nostra totale perdita di libertà, perché senza una famiglia di appartenenza saremo numeri ! Numeri ! Individui a cui la burocrazia assegnerà di volta in volta un'identificazione puramente formale. Non più persone, quindi, ma individui verso cui la società sarà indifferente; e con altrettanta indifferenza in un futuro neanche troppo lontano, per forza di cose, potrà a piacimento continuare a sottrarre altri diritti e altre libertà fondamentali.
Sembra di rivedere un libro di Orwell.
E allora per tutte queste motivazioni, che si sommano alle tante di buonsenso che abbiamo sentito oggi, il Nuovo Centrodestra convintamente voterà no a questa legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola e credo che forse lei poi mi ringrazierà per la comunicazione che farò all'Aula e magari altri colleghi perché, non per l'ora tarda, ma per rispetto di una decisione che il mio gruppo parlamentare ha preso e cioè quella già comunicata precedentemente di lasciare libertà di voto ai nostri deputati, non svolgerò alcuna dichiarazione di voto su questo provvedimento, anche se naturalmente l'avrei fatto molto volentieri. Pertanto ribadisco che Forza Italia, su tale provvedimento, non dà alcuna indicazione perché in coerenza con atteggiamenti già tenuti su provvedimenti di questo tipo e di questo genere, lascia libertà di voto ai propri deputati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, il tema che oggi trattiamo e di cui tratta questo progetto di legge, è un tema che nelle intenzioni si pone come tema nobile ed è un tema che non pone solo qualche forza politica all'interno del Parlamento ma è un tema che è stato posto Pag. 131a livello internazionale, a livello europeo. Ripercorrendo il percorso che porta oggi al dibattito su questo progetto di legge ricordiamo le raccomandazioni, addirittura le 1271 del ’95 e 1362 del ’98 del Consiglio d'Europa, con le quali fu chiesto agli Stati inadempienti di realizzare la piena eguaglianza tra madre e padre nella attribuzione del cognome dei loro figli, di assicurare la piena eguaglianza in occasione del matrimonio in relazione alla scelta del cognome comune ai due partner, di eliminare ogni discriminazione nel sistema legale per il conferimento del cognome.
La Corte costituzionale nel 2006, con sentenza n. 61, si pronunciava su questo tema affermando che l'attuale sistema di attribuzione del cognome non è più coerente con i principi dell'ordinamento e con il valore costituzionale dell'uguaglianza tra uomo e donna e richiamava anche la Convenzione sulla donna di New York del 1979 ratificata in Italia addirittura nell'85.
Al termine di questo sommario excursus si arriva poi alla recente condanna dell'Italia, del 7 gennaio scorso, da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo. La Corte stabilisce che la preclusione nell'assegnazione al figlio del solo cognome materno viene stigmatizzato come una forma di discriminazione basata sul sesso che viola il principio di eguaglianza tra uomo e donna.
Questo percorso mi permette di dire una cosa in maniera chiara che non deve lasciare margini di alcun dubbio: questo percorso doveva portare il Parlamento ad un progetto di legge efficace che effettivamente ripristinasse una situazione, anzi concedesse per la prima volta in tema di attribuzione del cognome una situazione di parità tra i coniugi e lo facesse anche attraverso una rivoluzione culturale, perché nessuno può leggere questo progetto di legge senza pensare ad una vera e propria rivoluzione culturale, non solo per i genitori ma anche per i figli.
Tuttavia, preso atto di questo percorso indotto e di questo punto di partenza, il progetto di legge si ferma a questo punto di partenza, si ferma alle buone intenzioni, che però hanno lastricato la strada verso una norma fatta male, una norma che ha dei meccanismi assolutamente contorti e complicati, una norma che alla fine ha il solo scopo di lanciare uno spot mediatico che è quello per cui da ora in poi tutti i genitori e soprattutto le madri potranno essere liberi nell'attribuire il cognome.
Ma è uno spot sbagliato, che non corrisponde – come sempre avviene, soprattutto dall'insediamento del Governo Renzi in poi – alla effettiva realtà che introduce questa norma, perché questa norma non porterà a nulla, per il semplice fatto che è stato creato un mostro burocratico di fronte al quale le forze politiche non si sono prese le loro responsabilità. Infatti, una rivoluzione culturale come questa implica necessariamente uno stanziamento di fondi, un riferimento ad un fondo economico che dia la possibilità un domani al Governo di agire nella possibilità di raggiungere gli obiettivi, cosa che non è stata fatta.
Ora, noi abbiamo già analizzato le nostre critiche. Voglio dire anche che, proprio coerentemente con quello che è il nostro spirito di sostegno alle intenzioni della norma, abbiamo votato favorevolmente anche su alcuni articoli di questa norma e abbiamo avuto un atteggiamento estremamente collaborativo in Commissione, anche se non nascondiamo che oggi qualche perplessità su quelli che sono i meccanismi di burocrazia l'abbiamo. Faccio l'esempio dei figli che si ritroveranno a doversi scegliere necessariamente, cosa che praticamente è un'eccezione in Europa, perché la legge non dà alcuna indicazione, quale tra i due cognomi che gli sono stati dati dai genitori trasferire ai figli.
Pur, quindi, non nascondendo delle perplessità, abbiamo sostenuto favorevolmente qualche articolo e diciamo anche una cosa che è importante: non vogliamo esimerci – non l'abbiamo fatto – dal dibattito su un tema che può anche essere considerato impegnativo, a tratti nobile, ma che non rappresenta assolutamente una priorità. Quello che a volte sconvolge Pag. 132è vedere come questo Parlamento, di fronte a temi ideologici, ama impegnarsi in dibattiti che poi sono totalmente assenti, quando si parla di temi importanti, quando si parla dell'economia di questo Paese, quando si parla della crisi di imprese, delle famiglie, quando si parla dei problemi veri di questo Paese, perché è evidente che in questo momento chiunque ha la possibilità di assistere a questa seduta del Parlamento si chiede come mai, di fronte a problemi che mettono in ginocchio il Paese, noi stiamo parlando dei cognomi e di come attribuire i cognomi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma, detto questo e sottolineato che ci piacerebbe vedere un impegno di questo tipo riguardo a temi e a proposte, come quella sul reddito di cittadinanza che invece questo Parlamento si rifiuta di prendere in considerazione, detto questo noi diciamo che la legge è una legge – lo ribadiamo – che ha delle buone intenzioni, che però è stata realizzata evidentemente male, che non prevede nessun coraggio da parte della maggioranza. Ribadiamo però che poiché c’è un atteggiamento diviso, da una parte, a favore degli obiettivi e delle finalità che animano la proposta di legge, ma, dall'altra parte, ci rendiamo conto di un impianto normativo che allo stato attuale non sta in piedi e che anzi rischia di insabbiare proprio quelle buone intenzioni, allora per questo noi dichiariamo oggi che ci asterremo, ma la nostra astensione è un messaggio e anche un auspicio che al Senato, quando arriverà questo progetto di legge, ci possa essere, da parte delle forze della maggioranza, uno spirito collaborativo vero, affinché non dicano loro sempre «no» a tutte le proposte del MoVimento 5 Stelle. Di fronte a quello spirito collaborativo vedrete – non ho dubbi – che il MoVimento 5 Stelle al Senato saprà collaborare per migliorare questa norma e per prendere in considerazione – come abbiamo fatto fino ad oggi, sperando che migliorasse – anche un voto eventualmente favorevole al Senato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amoddio. Ne ha facoltà.
SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi ci apprestiamo a votare un provvedimento che è la sintesi di una comune volontà parlamentare, essendo state presentate ben quattro proposte di legge da diversi gruppi parlamentari, oltre un disegno di legge governativo, con cui si chiedeva di modificare la disciplina del codice civile relativa all'attribuzione del cognome ai figli. Inoltre, numerosissimi progetti erano stati presentati già nelle due precedenti legislature, nella XV e nella XVI legislatura. Questo dimostra che già da tempo vi era l'esigenza di adattare le norme ad una mutata sensibilità culturale e sociale.
Questo testo è stato discusso in Commissione giustizia ed è approdato in quest'Aula nel mese di luglio all'unanimità. La Commissione giustizia, di cui faccio parte, ha calendarizzato il testo in breve tempo, proprio perché vi è stata la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 7 gennaio 2014 che ha evidenziato una grave lacuna del nostro ordinamento giuridico nell'attuale prassi che il figlio legittimo è iscritto nei registri dello stato civile solo con il cognome del padre, anche se vi è l'accordo in favore del cognome della madre. In pratica, nel nostro codice civile, signori deputati, va ricordato che non esiste una norma precisa che imponga di trasmettere il cognome paterno, ma questo viene automaticamente trasmesso per prassi, una prassi secolare in base ad una lettura combinata delle norme.
Allora, è chiaro per tutti che questo provvedimento attribuisce su accordo, su accordo dei genitori – lo ripeto e sottolineo – al figlio al momento della nascita alternativamente o il cognome del padre, o il cognome della madre o il cognome di entrambi, secondo l'ordine che i genitori scelgono. Saranno appunto i genitori a scegliere perché il principio su cui si fonda questo provvedimento è proprio il principio dell'autodeterminazione e nel caso di disaccordo si attribuisce il cognome in Pag. 133ordine alfabetico. Questa è la stessa identica soluzione che ha adottato la Francia che, in linea con tutti gli altri Paesi europei, già a partire dal 2002 ha modificato le norme sul cognome.
Allora, è corretto rispondere ai dubbi e alle domande fondamentali, perché ritengo che la conoscenza sia sempre illuminante per operare delle scelte. Molti dubbi sono stati sollevati, anche veramente inesistenti: è possibile che i diversi figli della stessa coppia assumano di volta in volta cognomi diversi, dato che vengono riconosciuti in momenti diversi ? Assolutamente no ! I figli degli stessi genitori, dopo il primo figlio, in virtù di questo provvedimento porteranno lo stesso cognome. In altre parole, è il primo figlio che detta la normativa per gli altri figli. E cosa accade ai figli di un genitore che porta già due cognomi ? Il figlio a cui sono stati trasmessi due cognomi, cioè di entrambi i genitori, divenuto a sua volta genitore, proprio per il principio della libera scelta potrà decidere quale dei due cognomi attribuire a suo figlio.
Ritengo che questo sia un provvedimento legislativo che contiene in sé principi di altissimo valore umano e costituzionale, perché nasce dall'esigenza di dare pari dignità agli uomini e alle donne nell'ambito del rapporto familiare, sia esso all'interno del matrimonio, fuori dal matrimonio oppure per i figli adottati.
Quindi, noi del Partito Democratico possiamo affermare con determinazione che la prassi odierna è ancorata veramente ad una concezione vecchia e sorpassata della famiglia. È una prassi che mantiene in vita forme di discriminazione rispetto al principio costituzionale di uguaglianza e di parità tra uomo e donna. Questo provvedimento, invece, porta con sé una vera trasformazione culturale che non è assolutamente rivoluzionaria, perché finalmente l'Italia accorcia la distanza con gli altri Paesi europei che hanno la stessa cultura e la stessa civiltà giuridica, come la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, che ormai da molto tempo hanno adeguato la loro normativa ai principi sopranazionali.
A tutte le critiche che sono state poste noi rispondiamo che non siamo assolutamente legislatori visionari, perché non c’è solo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del gennaio 2014, ma gli altri Stati europei si sono uniformati alla Convenzione di New York ratificata in Italia nel 1985 e a due raccomandazioni del Consiglio d'Europa del 1995 e del 1998.
Queste ritenevano già l'Italia inadempiente perché raccomandavano, proprio per il principio di piena uguaglianza tra padre e madre, di scegliere l'attribuzione del cognome ai loro figli rispettando la parità tra i sessi. E la Convenzione di New York impegnava gli Stati ad assicurare gli stessi diritti personali, compresa la scelta del nome. E quindi ai colleghi che sostengono che noi coloriamo la legge di ideologie rispondo che i giudici italiani della Corte di Cassazione nel 2006 hanno definito il quadro normativo il retaggio di una concezione patriarcale della famiglia. Perché ricordo tutto questo ? Perché è utile evidenziare con forza e convinzione che non si tratta di un provvedimento di un legislatore bizzarro, anzi possiamo sicuramente accollarci di essere in ritardo ed è la dimensione europea che ci ricorda questo ritardo, ma con questo provvedimento possiamo finalmente definirci un Parlamento attento e responsabile che fa crollare gli stereotipi di genere che imprigionano uomini e donne. La Corte europea ha detto chiaramente, signori onorevoli, che lo Stato italiano non deve interferire in materie che devono essere lasciate alla libertà dei singoli e con questo testo il Parlamento finalmente lascia liberi i coniugi. Onorevoli colleghi, permettere ad una coppia di potere scegliere quale cognome trasmettere ai figli non fa altro che rispecchiare la concezione della famiglia dei nostri giorni. Non costringe i genitori ma dà semplicemente l'opportunità di scelta anche di mantenere il cognome del padre se la coppia lo ritiene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, quindi, è un provvedimento che assicura pari dignità agli attori della famiglia e di fatto spinge l'Italia nella scala della civiltà. Pag. 134Concludo: Emma Watson, ambasciatrice ONU, nel suo discorso alle Nazioni Unite ha lanciato la campagna «Lui per lei», chiedendo agli uomini di farsi protagonisti della battaglia di parità dei diritti civili tra i generi. E con il voto favorevole di questo provvedimento noi possiamo aggiungere un altro tassello per abbattere veramente gli stereotipi di genere. Noi parlamentari donne e uomini insieme possiamo sentirci fieri di contribuire a far nascere una nuova civiltà, una nuova società dell'intelligenza che sa ascoltare questa società che cambia di giorno in giorno continuamente. Possiamo sentirci fieri di far nascere una società dell'intelligenza che sa contagiare con idee altissime di alto valore costituzionale il nostro vivere civile. Per questi motivi il Partito Democratico esprime il voto favorevole di tutto il PD a questo provvedimento di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Minnucci. Prendo atto che vi rinuncia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Signor Presidente, soltanto per esprimere il mio voto a favore di questa legge che non considero assolutamente una legge ideologica, ma soltanto una risposta a quella che è una sollecitazione della Corte europea dei diritti dell'uomo e che mette il nostro Paese al pari di altri Paesi europei. Io sono convinta – e questo mi preme dirlo – che con questa legge non viene assolutamente stravolto il concetto di famiglia, anzi viene posta una sempre maggiore parità e responsabilità di entrambi i genitori nei confronti dei propri figli sia sul piano giuridico sia sul piano culturale. Siccome il nostro Parlamento è qui anche a legiferare per realizzare cambiamenti culturali che migliorano e rendono più giusto il nostro Paese, io voterò a favore di questa legge (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale – A.C. 360-A ed abbinati)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 360-A ed abbinati)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Avverto che, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, è stata avanzata dal prescritto numero di deputati, la richiesta di voto segreto sulla votazione finale del provvedimento. Tale richiesta può essere accolta incidendo le disposizioni in esame, che riguardano la disciplina dell'attribuzione del cognome del padre e/o della madre ai figli, sugli articoli 29, secondo comma (uguaglianza morale e giuridica dei coniugi) e 30, terzo comma (tutela dei figli nati al di fuori del matrimonio), della Costituzione, richiamati dall'articolo 49 del Regolamento tra quelli in relazione ai quali può essere richiesto lo scrutinio segreto.
Ricordo, al riguardo, che coerentemente, il seguito dell'esame del provvedimento non è stato sottoposto al contingentamento dei tempi nel primo calendario di iscrizione.
Ai sensi dell'articolo 52, comma 3, del Regolamento, chi ha sottoscritto una richiesta di votazione a scrutinio segreto deve essere presente al momento del voto, altrimenti la sua firma si intende ritirata.
Come è avvenuto in precedenti analoghe circostanze, darò lettura dell'elenco dei deputati che hanno sottoscritto la richiesta al fine di verificarne la presenza in Aula: Bergamini ? Bernardo ? Bianconi ? Biasotti ? Binetti ? C’è; Bosco ? C’è; Matteo Bragantini ? C’è (Commenti del deputato Pag. 135Matteo Bragantini)..., onorevole Bragantini le firme sono individuali, quindi è necessario che i colleghi vengano a darle o che si alzino alla fine di questa chiama; Buttiglione ? C’è; Calabria ? Calabrò ? C’è; Caruso ? Castiello ?
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, però ce lo deve dire chi c’è o non c’è.
PRESIDENTE. Castiello ? Non c’è; Catanoso Genovese ? Non c’è; Centemero ? Non c’è; Cera ? Non c’è. C'era, appunto, ma non c’è, viene da sé ragazzi, è scritto. Chiarelli ? Non c’è. Ciracì ? No; Cirielli ? C’è; Corsaro ? Non c’è; D'Alia ? Sì; De Mita ? Sì; Dellai ? Si; Di Stefano ? C’è; Di Staso ? Non c’è; Fitzgerald Nissoli ? Non c’è. Riccardo Gallo ? C’è; Garnero Santanchè ? Non c’è; Giammanco ? Non c’è; Gigli ? Sì; Alberto Giorgetti ? Non c’è; Grimoldi ? Non c’è; La Russa ? C’è; Laffranco ? Non c’è; Latronico ? Non c’è; Maietta ? Non c’è; Marotta ? Non c’è; Martinelli ? Non c’è; Giorgia Meloni ? C’è; Mottola ? C’è; Gaetano Nastri ? C’è; Occhiuto ? Non c’è; Pagano ? C’è; Palmieri ? C’è, Gaetano Piepoli ? C’è; Polidori ? Non c’è; Polverini ? Non c’è; Stefania Prestigiacomo ? C’è; Rampelli ? C’è; Roccella ? C’è; Russo ? C’è; Sberna ? C’è; Scopelliti ? Non c’è; Squeri ? C’è; Taglialatela ? Non c’è; Tancredi ? C’è; Totaro ? C’è; Vella ? C’è; Vignali ? C’è.
Poi ci sono i colleghi della Lega Nord e Autonomie da chiamare, credo, che nel frattempo hanno dato..., un attimo perché gli uffici devono fare delle verifiche.
Allora si aggiungono: l'onorevole Saltamartini, l'onorevole Gianluca Pini, l'onorevole Borghesi, l'onorevole Simonetti..., ripeto..., Saltamartini, Guidesi, Pini, Bossi... Sta bene, mi dicono gli uffici che è verificato che il numero c’è. Poi tutti gli altri potranno aggiungere la firma in seguito. La verifica era finalizzata a capire se vi fosse il numero per procedere con il voto segreto e l'effetto del voto segreto c’è.
Passiamo, quindi, ai voti.
Avverto, quindi, che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge n. 360-1943-2044-2123-2407-2517-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Magorno, Boccuzzi..., ci sono colleghi che non riescono..., colleghi per favore, vi invito anche, se riuscite a sedervi perché, se ci sono colleghi dietro di voi che non riescono a votare, io non li vedo. A parte i colleghi nell'ultima fila, se potete stare seduti, altrimenti ci sono colleghi che non riesco a vedere se mi chiamano. C’è qualcuno che non riesce a votare ? Abbiamo votato tutti ? Fratoianni ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli» (A.C. 360-A ed abbinati):
Presenti 400
Votanti 331
Astenuti 69
Maggioranza 166
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 92.
La Camera approva (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED) e di deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) (Vedi votazioni).
Colleghi, per una questione di correttezza personale, devo delle scuse al collega Rosato, del quale precedentemente ho frainteso il senso dell'intervento, distratto, per così dire, dalla verifica del percorso con gli uffici e non capendo che si stava riferendo agli emendamenti e non al testo ed io gli ho risposto sul testo, quindi devo delle scuse all'onorevole Rosato.
Lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.
Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, 24 settembre 2014, la VII Commissione (Cultura) ha proceduto all'elezione della deputata Irene Manzi a segretario, in sostituzione della deputata Flavia Piccoli Nardelli, eletta vicepresidente della medesima Commissione.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.
PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo il deputato Stefano Allasia, in sostituzione del deputato Guido Guidesi, dimissionario.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,30).
GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Signor Presidente, alcuni giorni fa l'associazione Luca Coscioni ha svolto il suo undicesimo congresso. È emersa con forza una richiesta giusta alla Camera dei deputati di inserire all'ordine del giorno la proposta di legge di iniziativa popolare concernente il rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia.
Questa proposta di legge d'iniziativa popolare è stata proposta ai sensi dell'articolo 71, comma 2, della Costituzione e in applicazione della legge n. 352 del 1970. Il problema delle leggi di iniziativa popolare è un problema più generale.
Attualmente ne giacciono in Parlamento 27, tra Camera e Senato, e si verifica la triste circostanza che queste proposte di legge di iniziativa popolare, sottoscritte da centinaia di migliaia di cittadini italiani, non vengano esaminate né in Commissione né in Aula. Per questo io ritengo necessario, al di là delle modifiche regolamentari che si devono fare, che la Conferenza dei capigruppo calendarizzi al più presto questa proposta di legge di iniziativa popolare, rispondendo positivamente alla richiesta dell'associazione Luca Coscioni.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Melilla. Come lei sa, il calendario è a cura della Conferenza dei presidenti di gruppo che avrà facoltà di valutare eventualmente le proposte dei vari gruppi al riguardo.
LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore...
LUIGI GALLO. Signor Presidente, faccio una sollecitazione per la risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-05146, depositata a giugno. Credo che sia importante che in un momento di spending review, in cui il Governo si sta arrovellando per trovare risorse da tagliare, invece di colpire gli stipendi dei docenti, delle Forze dell'ordine, invece di tagliare la salute, individuiamo i veri sprechi dello Stato.
Il MoVimento 5 Stelle da tempo ha indicato a questo Governo – ma lo ha fatto anche Cottarelli – lo spreco enorme di denaro pubblico che c’è nelle esternalizzazioni. In particolare, nella mia interrogazione...
PRESIDENTE. Chiedo scusa. Chiedo ai colleghi, per favore, se possono liberare l'emiciclo. Prego, onorevole Gallo.
LUIGI GALLO. In particolare, nella mia interrogazione segnalo come già oggi Pag. 137stiamo spendendo centinaia di milioni di euro in più per non garantire la pulizia nelle scuole.
Il MoVimento 5 Stelle promuove, con una proposta di legge a prima firma Marzana, di assegnare queste mansioni ad un servizio interno, che costa di meno e permette di assumere stabilmente 12 mila lavoratori. Invece, si continuano a sprecare risorse, a sparare slogan come «scuole belle», senza prima garantire scuole pulite.
È tutto un grande fallimento. I progetti non partono, le ditte non hanno lavoratori esperti, i listini che stanno arrivando sulle scrivanie dei dirigenti per le tinteggiature e per altri interventi di manutenzione prevedono spese gonfiate. È urgente che Padoan si pronunci su quello che noi riteniamo un danno per le casse dello Stato, oltre che un danno per i lavoratori e la salute degli studenti. Presto le scuole si troveranno nuovamente a chiudere per la mancanza di pulizie e ci sarà nuovamente l'interruzione di pubblico servizio. Il MoVimento 5 Stelle non resterà a guardare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, vorrei, attraverso lei, chiedere al Governo di dare attuazione all'ordine del giorno che venne approvato riguardante la possibilità, attraverso dichiarazione di ciascuno di noi, di poter mettere nella carta di identità e nel passaporto la propria volontà o il diniego alla donazione di organi. Quindi, visto che l'ordine del giorno fu approvato, spero e confido nel suo passaparola al Governo affinché questo decreto interministeriale venga fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La ringrazio. Certamente rimane agli atti la sua sollecitazione.
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare una risposta all'interrogazione n. 4-04106, presentata mercoledì 19 marzo 2014, seduta n. 193. Con tale interrogazione, firmata anche da altri colleghi, rivolta al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si chiedono le intenzioni del Governo in merito al futuro assetto istituzionale, organizzativo e gestionale del Parco nazionale dello Stelvio, ricordando che il consiglio direttivo del Parco è scaduto da ormai ben tre anni e che tale situazione pregiudica la formazione dei tre comitati di gestione (regione Lombardia, provincia di Trento e provincia di Bolzano) e l'aggiornamento del piano per quanto riguarda le misure di conservazione per la gestione dei siti Natura 2000 ricadenti nel territorio del Parco.
La questione è sempre più urgente, anche perché la possibile attuazione dell'articolo 1, comma 515, della legge n. 147 del 2013 comporterebbe sostanzialmente l'abdicazione da parte dello Stato alla funzione di sostenere anche finanziariamente uno dei più antichi parchi naturali italiani, istituito nel 1935, oltre che la decretazione del suo definitivo smembramento, per soddisfare miopi interessi campanilistici nel silenzio generale.
L'appello delle associazioni ambientaliste per avviare la procedura presso l'Unione europea, volta ad inserire il Parco nazionale dello Stelvio in area strategica di valenza internazionale, in un parco transnazionale, il Parco naturale europeo delle Alpi centrali, che comprenderà nel suo futuro ambito le confinanti aree protette dell'Austria e della Svizzera, oltre ad alcuni altri parchi naturali italiani come l'Adamello Brenta, è rimasto pericolosamente inascoltato. Pag. 138
Pertanto, Presidente, le sarei molto grato se lei intervenisse presso il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare affinché venga data al più presto una risposta.
PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, come per tutti gli atti di sindacato ispettivo che vengono sollecitati in Assemblea, la Presidenza si fa portavoce di questi solleciti presso il Governo.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, il mio intervento è per sollecitare un'interrogazione, la n. 4-02765: in data 2 dicembre 2013 è stata depositata ed ancora oggi nessuna risposta mi è stata data. Nell'interrogazione riportavo diverse indiscrezioni circa l'impegno di spesa di 360 milioni di euro da parte italiana, a seguito di presunti accordi economici del G8 del 2003, al fine di supportare la Russia nello smaltimento di parti della flotta dei sommergibili nucleari. Parrebbe che tali aiuti gravino direttamente sulle bollette energetiche.
Considerando oggi l'attuale tensione che c’è tra la Federazione russa e l'Unione europea, mi sembra quanto mai opportuno che i Ministeri interrogati vengano a rispondere in Commissione sul tema da me sollevato e per il quale stiamo attendendo da troppo tempo una risposta concreta e, anche alla luce dei costanti attacchi sul caro bollette, non vorrei mai scoprire che, alla fine, tra i numerosi oneri caricati in bolletta ci troviamo a pagare anche lo smaltimento dei sommergibili nucleari russi.
PRESIDENTE. Ovviamente anche per gli atti di sindacato ispettivo da lei sollecitati, onorevole Crippa, vale la stessa cosa, cioè la Presidenza si farà portavoce presso il Governo del sollecito da lei presentato in Aula.
MARISA NICCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Signor Presidente, nei giorni scorsi, allo stadio di Lucca, sono accaduti fatti a dir poco sconcertanti: i tifosi disabili della Lucchese non hanno potuto assistere dignitosamente alle partite della propria squadra. Dopo aver seguito la prima partita di campionato sotto il sole cocente, nella seconda partita, casalinga, sono stati addirittura lasciati fuori dallo stadio, perché la struttura che avrebbe dovuto ospitarli era inaccessibile. Infine, sabato scorso sono stati costretti a seguire la partita dietro la porta, a bordo campo, ancora una volta sotto il sole ed in condizioni di estremo disagio.
Signor Presidente, siamo di fronte ad un caso che non ha precedenti, ad una vera e propria politica di esclusione, dove i diritti delle persone più fragili vengono calpestati, dove i disabili vengono umiliati e lasciati fuori dallo stadio. Le istituzioni locali e la società calcistica cercano adesso di giustificarsi e va in scena il tradizionale flipper delle responsabilità, dove a rimetterci sono soltanto i più deboli. Poco importa adesso rintracciare le colpe, serve soltanto realizzare urgentemente un'area accessibile sulle tribune, dove i disabili possano seguire comodamente la partita.
Signor Presidente, la politica non può restare a guardare indifferente: occorre agire urgentemente, per evitare che a partire dalla prossima partita i tifosi in carrozzina siano costretti a stare in condizioni disumane.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 25 settembre 2014, alle 9,30:
1. – Seguito della discussione delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00160, Prataviera ed altri n. 1-00360, Palese ed altri n. 1-00576, Kronbichler ed altri n. 1-00579, Galgano e Mazziotti Di Celso n. 1-00583, Berlinghieri ed altri n. 1-00587, Pag. 139Dorina Bianchi e Bernardo n. 1-00589 e Buttiglione e Dellai n. 1-00597 concernenti iniziative per la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario, con particolare riferimento al meccanismo del cosiddetto «sconto inglese».
2. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
DELL'ORCO ed altri, D'INIZIATIVA POPOLARE; BENAMATI ed altri; BARUFFI; ABRIGNANI e POLIDORI; ALLASIA ed altri; MINARDO: Disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali (C. 750-947-1042-1240-1279-1627-1809-A/R).
— Relatore: Senaldi.
La seduta termina alle 20,40.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Pdl 559-A - voto finale | 427 | 401 | 26 | 201 | 351 | 50 | 73 | Appr. |
2 | Nom. | Moz. Ottobre e a. 1-291 p.I | 462 | 441 | 21 | 221 | 440 | 1 | 67 | Appr. |
3 | Nom. | Moz. Ottobre e a. 1-291 p.II | 466 | 464 | 2 | 233 | 464 | 66 | Appr. | |
4 | Nom. | Moz. Corda e a. 1-406 rif. | 467 | 448 | 19 | 225 | 448 | 66 | Appr. | |
5 | Nom. | Moz. Marcon e a. 1-424 | 457 | 439 | 18 | 220 | 124 | 315 | 65 | Resp. |
6 | Nom. | Moz. Pini Gianluca e a. 1-563 | 459 | 412 | 47 | 207 | 15 | 397 | 65 | Resp. |
7 | Nom. | Moz. Basilio e a. 1-577 | 463 | 456 | 7 | 229 | 113 | 343 | 65 | Resp. |
8 | Nom. | Moz. Causin e a. 1-578 | 461 | 450 | 11 | 226 | 315 | 135 | 65 | Appr. |
9 | Nom. | Moz. Scanu e a. 1-586 | 472 | 320 | 152 | 161 | 275 | 45 | 65 | Appr. |
10 | Nom. | Moz. Cicchitto e a. 1-590 | 463 | 435 | 28 | 218 | 319 | 116 | 65 | Appr. |
11 | Nom. | Moz. Brunetta a. 1-593 rif. | 463 | 444 | 19 | 223 | 326 | 118 | 65 | Appr. |
12 | Nom. | Moz. Brambilla e a. 1-460 rif. | 464 | 436 | 28 | 219 | 428 | 8 | 75 | Appr. |
13 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f. I p | 462 | 400 | 62 | 201 | 391 | 9 | 75 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f. II p | 464 | 417 | 47 | 209 | 146 | 271 | 74 | Resp. |
15 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f.III p | 455 | 406 | 49 | 204 | 140 | 266 | 74 | Resp. |
16 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f. IV p | 465 | 417 | 48 | 209 | 139 | 278 | 74 | Resp. |
17 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f. V p | 459 | 395 | 64 | 198 | 120 | 275 | 74 | Resp. |
18 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f. VI p | 467 | 418 | 49 | 210 | 120 | 298 | 74 | Resp. |
19 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f.VII p | 463 | 410 | 53 | 206 | 113 | 297 | 74 | Resp. |
20 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f.VIIIp | 464 | 409 | 55 | 205 | 110 | 299 | 74 | Resp. |
21 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f. IX p | 466 | 414 | 52 | 208 | 114 | 300 | 74 | Resp. |
22 | Nom. | Moz. Gagnarli e a. 1-559 n.f. X p | 462 | 409 | 53 | 205 | 111 | 298 | 74 | Resp. |
23 | Nom. | Moz. Vezzali e a. 1-571 rif. | 462 | 395 | 67 | 198 | 386 | 9 | 74 | Appr. |
24 | Nom. | Moz. Nicchi e a. 1-573 n.f. I p. | 466 | 452 | 14 | 227 | 446 | 6 | 73 | Appr. |
25 | Nom. | Moz. Nicchi e a. 1-573 n.f. II p. | 467 | 456 | 11 | 229 | 161 | 295 | 73 | Resp. |
26 | Nom. | Moz. Rondini e a. 1-580 | 466 | 399 | 67 | 200 | 119 | 280 | 73 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 36) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | Moz. Cova e a. 1-581 rif. | 468 | 414 | 54 | 208 | 405 | 9 | 73 | Appr. |
28 | Nom. | Moz. Bianchi D. e a. 1-585 n.f. | 467 | 440 | 27 | 221 | 438 | 2 | 73 | Appr. |
29 | Nom. | TU pdl 360 e abb.-A - em. 4.1 | 442 | 437 | 5 | 219 | 23 | 414 | 72 | Resp. |
30 | Nom. | articolo 4 | 437 | 433 | 4 | 217 | 348 | 85 | 72 | Appr. |
31 | Nom. | articolo 5 | 437 | 431 | 6 | 216 | 350 | 81 | 71 | Appr. |
32 | Nom. | articolo 6 | 418 | 412 | 6 | 207 | 275 | 137 | 70 | Appr. |
33 | Nom. | em. 7.1 | 424 | 419 | 5 | 210 | 264 | 155 | 69 | Appr. |
34 | Nom. | articolo 7 | 424 | 331 | 93 | 166 | 259 | 72 | 69 | Appr. |
35 | Nom. | odg 9/360 e abb.-A/1 | 418 | 394 | 24 | 198 | 92 | 302 | 69 | Resp. |
36 | Segr | TU pdl 360 e abb.-A - voto finale | 400 | 331 | 69 | 166 | 239 | 92 | 68 | Appr. |