XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 315 di mercoledì 22 ottobre 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

      La seduta comincia alle 12.

      ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bellanova, Bindi, Bonavitacola, Bonifazi, Michele Bordo, Bratti, Bressa, Brunetta, Carbone, Centemero, Costa, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Lello, Di Salvo, Manlio Di Stefano, Epifani, Ferranti, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Mannino, Antonio Martino, Meta, Miotto, Nicoletti, Pistelli, Portas, Realacci, Rigoni, Scalfarotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Velo e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
      Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 12,25.

      La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,25.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1242 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n.  2) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con Allegato, fatto a Roma il 22 giugno 2011 (Approvato dal Senato) (A.C 2420) (ore 12,25).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  2420: Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n.  2) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con Allegato, fatto a Roma il 22 giugno 2011.
      Ricordo che, nella seduta del 6 ottobre 2014, si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2420)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
      Chiederei ai colleghi di prendere posto per evitare di tenere aperta la votazione Pag. 2troppo a lungo. Se prendete posto, passiamo ai voti. Colleghi, prendete posto.
      Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2420), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Ermini, Ravetto, Boccuzzi, Speranza, Gigli, Lombardi, Pierdomenico Martino, Tentori, Rampi, D'Alia, Ghizzoni, Vitelli, Bernardo, Narduolo, Manzi, Gallinella, Zaccagnini, Paolo Russo, Capelli, Cominardi.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     400            
            Maggioranza     201            
                Hanno votato
    400).                

      (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2420), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Colaninno, Fossati, Simone Valente, Carinelli, Catanoso, D'Attorre, Caso.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     402            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    402).                

      (I deputati Matteo Bragantini e Pellegrino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. La deputata Ciprini ha segnalato che non è riuscita a votare).

      Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2420), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Plangger, Matteo Bragantini, Spadoni, D'Agostino, Rotta, Letta.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     403            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    403).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2420), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gitti, Venittelli, Sottanelli, Terrosi.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     413            
            Maggioranza     207            
                Hanno votato
    413).                

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2420)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

Pag. 3

      MILENA SANTERINI. Signora Presidente e colleghi, la ratifica del Protocollo in esame ci permette una riflessione ed un apprezzamento per le attività di questa importante istituzione internazionale, l'Istituto universitario europeo, intergovernativo ma anche fortemente italiano.
      Nella convenzione si indica che lo stesso ha il compito di contribuire, con la sua azione, nel settore dell'insegnamento superiore, della ricerca, dello sviluppo del patrimonio culturale e scientifico dell'Europa, considerato nella sua unità e diversità.
      Trascorsi più di quarant'anni dalla sua creazione, possiamo dire che l'Istituto universitario europeo è, e rimane, una realtà unica nell'ambito delle scienze sociali. La stessa Commissione europea ne riconosce l'indubbio valore, inserendolo tra le poche istituzioni d'interesse europeo che ricevono contributi strutturali nel quadro del programma «Erasmus Plus».
      In questo contesto la sua pluriennale e consolidata collaborazione con le istituzioni italiane, a cominciare dal polo universitario fiorentino, ha favorito e continua a favorire il processo di internazionalizzazione delle nostre eccellenze. L'Istituto rappresenta un punto di riferimento per le politiche dell'Unione europea. Suscitano interesse particolare, non solo nelle reti di ricerca degli addetti ai lavori, ma anche fra i politici, i suoi programmi di ricerca che affrontano problematiche di ampio respiro. Ricordo, a titolo esemplificativo, quelle ricollegabili alla global governance, alla sicurezza energetica, agli epocali cambiamenti in termini di migrazioni. Questo senza voler dimenticare la sfera dell'insegnamento che vede la presenza di circa seicento studenti di dottorato e più di centoventi post-dottorali sulle colline di Fiesole e il ruolo unico e prestigiosissimo che svolge in qualità di depositario degli archivi storici delle istituzioni europee.

      PRESIDENTE. Colleghi, un po’ di silenzio per consentire all'onorevole Santerini di concludere il suo intervento. Prego, onorevole, mi dispiace.

      MILENA SANTERINI. L'Istituto universitario europeo è anche luogo d'incontro e di dibattito tra la società civile, il mondo accademico e chi governa. Ha ospitato fin dall'inizio importanti personalità; è un polo d'attrazione che richiama a Firenze personalità politiche con un ambiente accademico di alto livello.
      Tra le tante occasioni d'incontro degli ultimi dieci anni, vorrei solo ricordare, nel 2007, la cerimonia celebrativa dei cinquant'anni della firma dei Trattati di Roma, alla presenza dei Presidenti di ventisette Parlamenti ed anche importanti visite, come quella del Presidente.
      Dal 2011 l'Istituto si è fatto promotore della conferenza internazionale «Lo stato dell'Unione», incontro annuale di dialogo e dibattito sullo stato dell'Unione Europea, nato intorno al 9 maggio, giorno commemorativo della Dichiarazione Schuman, alla presenza dei Presidenti delle istituzioni comunitarie e del Presidente del Consiglio di turno. La conferenza ha ricevuto importanti riconoscimenti come l'Alto patronato del Presidente della Repubblica. La quinta edizione di tale conferenza si svolgerà quest'anno a maggio 2015. I temi verteranno sul ruolo dell'Unione europea nel mondo globale e sulle sue implicazioni e i lavori avranno inizio con un evento di inaugurazione del centro «Alcide De Gasperi» dedicato alla ricerca sulla storia dell'integrazione europea presso Villa Salviati, sede degli archivi storici dell'Unione europea. E proprio il riconoscimento di Villa Salviati tra le sedi ospitanti l'Istituto, insieme all'esigenza di dotarlo di nuove e più adeguate strutture che lo pongano in condizione di intensificare le proprie attività, è alla base del testo che oggi approviamo con convinzione come gruppo Per l'Italia, perché di fatto conferma l'impegno assunto con lungimiranza in passato a fianco di questa istituzione internazionale fortemente radicata nella cultura italiana.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

Pag. 4

      STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il Protocollo al nostro esame, che il Senato ha già per parte sua provveduto ad approvare, si estendono ad altri immobili siti nell'area di Firenze le disposizioni sulla sede dell'Istituto universitario europeo, oggetto dell'Accordo di base risalente al 1975.
      Non è in sé certamente negativo che un'istituzione accademica di respiro internazionale si sviluppi sul territorio del nostro Paese, anche se dalla ratifica del Protocollo aggiuntivo di cui oggi si discute deriveranno 30 mila euro di nuove spese annuali a carico del bilancio dello Stato per pagare i mobili, le forniture e la manutenzione dei nuovi locali concessi all'Istituto. Il Protocollo aggiuntivo conferma, altresì, privilegi di status concessi al presidente dell'Istituto universitario europeo, cui spetterà lo stesso trattamento attualmente riservato agli ambasciatori capo missione accreditati nel nostro Paese.
      Non siamo quindi pregiudizialmente ostili a questo provvedimento, che di per sé si presta a poche considerazioni specificamente politiche. Auspichiamo però che nell'ambito delle attività accademiche dell'istituto possano trovare adeguato sviluppo anche discipline e studi collegati alle problematiche del federalismo, non solo nella prospettiva sovranazionale comunitaria, ma altresì all'interno degli Stati che compongono l'Unione europea, specialmente dopo la trasformazione del Belgio in uno Stato federale, l'emergere della spinta a fare altrettanto in Gran Bretagna dopo il referendum scozzese e l'affiorare di un conflitto significativo tra il Governo centrale spagnolo e la Catalogna. Sarebbe importante che dal nostro Paese scaturisse un'azione di impulso in questa direzione. In questa prospettiva, come Lega Nord, esprimiamo un voto favorevole alla luce di questa possibilità, che speriamo si concretizzi.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Presidente, credo che nessuno di noi abbia dubbi sul prestigio, la qualità, l'importanza dell'Istituto universitario europeo come istituzione accademica intergovernativa che si colloca sempre nelle prime posizioni delle graduatorie europee e mondiali per quanto riguarda la qualità della ricerca svolta sulle politiche sociali e sulle scienze umane, e quant'altro. Quindi, il Nuovo Centrodestra ritiene che la ratifica di questo Accordo sia un atto doveroso soprattutto alla luce del fatto che questo istituto ha sede nel nostro Paese e quindi porta prestigio anche all'Italia e, quindi, anche per l'impostazione che è stata data all'Accordo, che sostanzialmente non prevede oneri particolarmente gravosi a carico del nostro Stato e mette a disposizione sedi prestigiose per un'istituzione altrettanto prestigiosa, credo che ci siano tutti gli elementi per poter dire che questa sia una ratifica assolutamente dovuta e importante. Per questo il Nuovo Centrodestra voterà a favore di questo provvedimento.

      PRESIDENTE. Constato l'assenza della deputata Elvira Savino che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grande. Ne ha facoltà.

      MARTA GRANDE. Presidente, l'Istituto universitario europeo è un polo di eccellenza per il nostro Paese e per tutta la comunità europea. L'idea di istituire questo ente risale al 1955, ma solamente nel 1976 le vere attività dell'istituto iniziarono in maniera strutturata, focalizzandosi principalmente sulle scienze sociali e sugli studi europei. Con questo atto il Parlamento ratifica la disponibilità a mettere a disposizione dell'università alcuni immobili per lo svolgimento delle attività universitarie, un impegno che vuole sottolineare l'importanza del ruolo delle università e dell'istruzione per il nostro Paese, e contestualmente la disponibilità dell'Italia ad ospitare studenti di tutta Europa affinché i principi fondanti dell'Unione europea trovino una vera attuazione ed un riscontro concreto in ambito accademico. Il MoVimento 5 Stelle, per queste ragioni, voterà favorevolmente a questa ratifica.

Pag. 5

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chaouki. Ne ha facoltà.

      KHALID CHAOUKI. Presidente, sono qui per esprimere, a nome del Partito Democratico, il nostro parere favorevole rispetto alla ratifica ed all'esecuzione di questo Protocollo in merito all'Accordo tra Governo italiano e la sede dell'Istituto universitario europeo. Quest'ultimo ha riassunto in qualche modo quello che è il processo di integrazione dell'Unione europea dalle questioni ricorrenti sull'insediamento delle istituzioni comunitarie, l'opposizione tra una visione federale dell'Europa e l'idea dell'Europa delle patrie. È stato in qualche modo anche animatore di una discussione utile per quello che è il futuro, il presente e il passato della nostra Unione europea. È stato, com’è ricordato qui, frutto di un progetto del Ministro tedesco Hallstein e poi si è concretizzato nel 1972 da parte di sei Stati membri dell'allora piccola Europa e in seguito, nel 1976-1977, si svolse il primo anno accademico di questo istituto. Ora, pur tra le difficoltà dell'Istituto universitario europeo di Firenze, è cresciuto e ha prosperato riuscendo a precisare la sua missione e ad inserirsi ormai in modo efficace e riconosciuto nello spazio culturale europeo ed extraeuropeo. Oggi questo istituto rappresenta un centro accademico di eccellenza e di prestigio, con 600 studenti postgraduated, 78 docenti, 147 tra fellows e assistenti di ricerca e si articola in quattro dipartimenti, in un centro studi avanzato dedicato a Robert Schuman e ospita gli archivi storici gli archivi storici dell'Unione europea.
      Nel 2007, appunto, l'Istituto ha proposto al Governo italiano di stipulare un nuovo Protocollo aggiuntivo al fine di estendere le previsioni del testo originario alle nuove sedi dell'Istituto universitario europeo. Si sono svolte, pertanto, una serie di riunioni di coordinamento tra le varie amministrazioni interessate, con la partecipazione del segretariato generale dell'IUE, per appurare i margini di accoglimento delle proposte, sia sul piano giuridico che finanziario, e per definire il testo del Protocollo.
      È importante anche segnalare che tra gli immobili acquisiti dall'Istituto universitario europeo figura, accanto al complesso di Villa Schifanoia, anche il complesso immobiliare di Villa Salviati che è stato utilizzato dall'Istituto quale sede degli archivi storici dell'Unione europea e per le attività istituzionali dell'Istituto come ad esempio la formazione del servizio europeo per l'azione esterna. Quindi, finalmente, si rafforza il rapporto tra il Governo e questo Istituto che sicuramente è di grande prestigio, non solo per il mondo accademico, ma anche per le nostre istituzioni, al fine di una visione più forte e verso un miglioramento di quello che è il futuro del nostro continente.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocco Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto a favore da parte di Forza Italia su questo provvedimento per la ratifica ed esecuzione del Protocollo che, peraltro, è un Protocollo aggiuntivo. Abbiamo già espresso il nostro apprezzamento durante la discussione sulle linee generali; apprezzamento che confermiamo integralmente.

      PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2420)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n.  2420, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 6

      Di Lello, Grassi, Marco Di Stefano, Del Grosso...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

      S. 1242 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo (n.  2) all'Accordo sulla sede tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto universitario europeo, con Allegato, fatto a Roma il 22 giugno 2011 (Approvato dal Senato) (2420):

            (Presenti e votanti     416            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato
    415                
                Hanno votato
no       1).                

      (I deputati Famiglietti, Rubinato, Galgano e Covello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, fatta alla Valletta il 16 gennaio 1992 (A.C. 2127-A) (ore 12,50).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, fatta alla Valletta il 16 gennaio 1992.
      Ricordo che nella seduta del 6 ottobre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
      Avverte che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2127-A).

(Esame degli articoli – A.C. 2127-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica nel testo della Commissione. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2127-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Segoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     419            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    419).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2127-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Piccoli Nardelli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     412            
            Maggioranza     207            
                Hanno votato
    412).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2127-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bossa, Covello, Moscatt, Bonaccorsi, Fabbri, Cozzolino, Ciracì, Galperti, Montroni.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 7

            (Presenti e votanti     419            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    419).                

      (Il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2127-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Colaninno, De Mita, Aiello.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     418            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato
    417                
                Hanno votato
no         1).                

      (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Distaso ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2127-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

      MILENA SANTERINI. Presidente, con l'approvazione di questo provvedimento l'Italia ratificherà finalmente, dopo 22 anni, la Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, che risaliva al 1992. Questa mancanza era in effetti ingiustificata, dato che è parso opportuno il completamento di molte disposizioni per adattarle alle nuove realtà storiche e sociali. Obiettivo primario della Convenzione – lo sappiamo – è la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico: fissa le modalità di collaborazione fra gli altri archeologi e gli urbanisti e pianificatori, delinea un quadro istituzionale per una cooperazione paneuropea, direi, soprattutto, nei Paesi caratterizzati da grandi patrimoni archeologici come quelli della sponda meridionale del Mediterraneo, che necessitano di essere particolarmente preservati dal degrado e dalle azioni distruttive quali gli scavi illegali o anche le azioni derivanti da informazioni insufficienti. Annuncio il voto favorevole del gruppo Per l'Italia, con l'auspicio che questa ratifica produrrà effetti positivi anche in termini di lavoro e di crescita professionale per gli archeologi che si sono fatti promotori, nel 2011, di una raccolta di firme a supporto della richiesta di ratifica.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.

      STEFANO BORGHESI. Presidente, onorevoli colleghi, è degno di interesse che la ratifica e l'esecuzione della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico giungano all'esame del nostro Parlamento ben 22 anni dopo la sua firma a La Valletta, avvenuta ormai nel lontano 1992. È quasi un record. Eppure, le finalità della Convenzione sono già ampiamente condivisibili, giacché si persegue niente di meno che la preservazione della memoria dell'identità dei popoli europei attraverso un'azione capillare di catalogazione e protezione dei siti archeologici e delle loro suppellettili, né va dimenticato anche il grande apporto economico che le risorse archeologiche, sfruttate da un'industria turistica intelligente, possano garantire a chi le possieda.
      L'Europa è composta da tanti Paesi che vantano storie lunghissime e la presenza di monumenti straordinari: consideriamo di grande importanza che siano predisposti adeguati strumenti per proteggerli, anche con il concorso delle risorse dei privati, in questi tempi difficili in cui, in altre parti del mondo, si sfrutta anche il contrabbando Pag. 8delle opere d'arte antiche per finanziare l'attività di odiosi movimenti terroristici. Si è perso, purtroppo, fin troppo tempo, fino ad ora. I costi connessi all'attuazione della Convenzione sono veramente modesti: circa 2.850 euro l'anno, a decorrere da adesso. Come Lega Nord, quindi, non ravvisiamo alcun motivo per opporci a questa ratifica e voteremo pertanto a favore.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Presidente, è evidente che il patrimonio archeologico europeo costituisce una risorsa di straordinaria importanza, un grande valore economico per l'Europa: non solo nel senso dei flussi finanziari che può garantire attraverso il suo sfruttamento, ma nel senso di un valore complessivo del nostro continente e dei Paesi che lo compongono, l'Italia in particolare. Allora, è chiaro che diventa fondamentale razionalizzare, coordinare una serie di aspetti che all'interno di questa Convenzione sono previsti, che riguardano appunto il settore della conservazione del patrimonio archeologico, della sua valorizzazione; anche il tema dell'accesso da parte del pubblico, quindi l'aspetto educativo collegato alla fruizione di questo patrimonio, ma soprattutto la collaborazione – che è già stata sottolineata – tra archeologi, pianificatori del territorio, urbanisti e quant'altro.
      Quindi certamente un atto importante, che il nostro Parlamento è chiamato a ratificare. Devo dire, come già sottolineato dai colleghi che mi hanno preceduto, che bisognerebbe domandarsi come mai arriviamo alla ratifica di un atto così importante solo 22 anni dopo, tra l'altro con grave ritardo ed essendo uno degli ultimi Paesi europei a provvedere. Questo dovrebbe spingerci per il futuro ad essere certamente più tempestivi, quando si tratta di provvedimenti di questa importanza. Per queste ragioni, il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà a favore.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per preannunciare il voto a favore del gruppo di Forza Italia anche su questa ratifica. Abbiamo già espresso come gruppo le valutazioni positive in discussione sulle linee generali; e si richiama anche il notevole ritardo con cui viene recepita e approvata questa Convenzione da parte del nostro Paese, dopo 22 anni.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Presidente, naturalmente nel breve tempo che si ha per discutere delle ratifiche è difficile anche entrare nel merito del provvedimento. Quello che mi piace sempre sottolineare quando andiamo a votare delle ratifiche di accordi bilaterali, è questa poca attenzione, questa facilità con la quale vengono approvate piuttosto che disattese alcune normative che sono all'interno della ratifica: il fatto di non poter emendare nel merito le ratifiche per noi del MoVimento 5 Stelle resta comunque una cessione di sovranità indescrivibile, nel senso che non è possibile che il Parlamento venga semplicemente reso edotto di quello che c’è scritto all'interno della ratifica nel momento in cui deve votare «sì» o «no» al provvedimento – naturalmente questo Accordo bilaterale già è in essere – anche quando si tratta di provvedimenti come questo, che sono particolarmente positivi, perché questa ratifica dà un grande rilievo alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio archeologico esistente, nonché alla modalità di tutela dello stesso, a fronte delle necessità urbanistiche moderne determinate dall'aumento della vita e della popolazione italiana. Grande attenzione è data anche alle modalità e alle operazioni di finanziamento delle attività connesse alla conservazione e allo studio del patrimonio archeologico. Si promuovono Pag. 9anche le procedure di controllo amministrativo e scientifico, e si adottano i progetti di espansione urbanistica, connettendoli alla conservazione del patrimonio archeologico.
      Un unico rilievo lo potremmo fare sull'articolo 13, che è l'articolo che istituisce un comitato di esperti che controlla l'applicazione della Convenzione, e riferisce periodicamente al comitato del Consiglio dei ministri del Consiglio d'Europa. L'Italia sarà rappresentata da un esperto, che pagheremo 2.580 euro come spese di viaggio, vitto e alloggio per le due volte che in un anno si recherà a Strasburgo per tre giorni.
      L'unica nota polemica, ma che già tutti gli altri hanno correttamente sottolineato, è che dopo 22 anni dalla firma di questo Trattato, viene ratificato con un notevole ritardo. Naturalmente il fatto che si sia ritardato in questa ratifica ha contribuito ad un ritardo nella modernizzazione dell'archeologia, che è stata mortificata per un Paese che con i suoi 35 siti iscritti nella lista del Patrimonio culturale mondiale riconosciuti dall'UNESCO, si colloca proprio al primo posto tra i beni archeologici iscritti all'UNESCO.
      Solo a Pompei, quindi senza andare troppo indietro, dal 2010 abbiamo assistito a circa 15 crolli, gli ultimi due il 26 giugno scorso, e magari l'attuazione di questa Convenzione ne avrebbe evitato qualcuno, possiamo immaginare. Naturalmente, noi voteremo in maniera favorevole e non vogliamo aggiungere altro rispetto a questo ritardo che non comprendiamo e al fatto, che sottolineeremo sempre, che purtroppo, quando si tratta di accordi bilaterali, il Parlamento viene sostanzialmente surclassato perché ci limitiamo soltanto a votare degli articoli che sono l'attuazione dell'accordo già esistente, quindi la ratifica di un accordo; noi, quindi, denunciamo la perdita di sovranità totale di questo Parlamento nei confronti di altri poteri che non sono quelli costituzionali.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cimbro. Ne ha facoltà.

      ELEONORA CIMBRO. Grazie Presidente, deputati, una lunga attesa di ventidue anni sta per avere termine, il passaggio è storico pur nella poca risonanza di eco mediatica. Per l'Italia la ratifica della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico può rappresentare un punto di svolta, o meglio, un punto di partenza per la riforma della normativa di tutela del nostro Paese. Assieme ad Austria, San Marino e Lussemburgo, l'Italia è l'unica a non avere ancora adeguato la propria giurisprudenza al documento maltese, già ratificato da quarantadue Paesi. Questo colpevole ritardo è tanto più grave se si considera che nemmeno il nostro codice dei beni culturali ha saputo negli anni adeguarsi all'evoluzione della disciplina archeologica.
      Il riconoscimento della Convenzione – auspichiamo – porterà a una revisione del generale impianto della legislazione sull'argomento, il poco o nullo aggiornamento della nostra legislazione, le ambiguità e le incertezze normative, le lacune interpretative sono tra i responsabili dell'umiliazione della pratica archeologica in Italia. La Convenzione ha come obiettivo primario la conservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico nelle politiche urbane e di pianificazione, trattando principalmente delle modalità di collaborazione fra archeologi, urbanisti e pianificatori e formulando orientamenti sul finanziamento dei lavori di scavo, di ricerca e di pubblicazione dei risultati ottenuti. Nello specifico, l'articolo 5 reca indirizzi sulla conservazione integrata del patrimonio archeologico; ogni parte è impegnata a conciliare e articolare i bisogni dell'archeologia con quelli dello sviluppo del territorio mediante una partecipazione degli archeologi alle politiche di pianificazione e allo svolgimento dei programmi di sviluppo del territorio nelle loro diverse fasi, ciò al fine di garantire, tramite una consultazione sistematica con urbanisti e responsabili degli assetti del territorio, la modifica dei progetti che rischiano di alterare il patrimonio archeologico e la Pag. 10concessione di tempo e mezzi per realizzare uno studio scientifico adeguato alle aree interessate.
      È il principio della cosiddetta «archeologia preventiva»: si definisce in anticipo la potenzialità archeologica di un'area interessata da un progetto in modo da modificarlo nelle modalità di impatto. Il testo, inoltre, si occupa anche di accesso del pubblico, in particolare ai siti archeologici, e delle attività educative da sviluppare affinché la pubblica opinione conosca e apprezzi il valore del patrimonio archeologico. Non ultimo, la Convenzione delinea un quadro istituzionale per una cooperazione paneuropea in materia di patrimonio archeologico, il che implica uno scambio sistematico di esperienze e di esperti tra i diversi Paesi, che potrà essere condiviso con Paesi caratterizzati da grandi patrimoni archeologici come quelli della sponda meridionale del Mediterraneo. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico.

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2127-A)

      PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2127-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n.  2127-A, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Verini, Sanga, Mauri, Civati, D'Incà, Fregolent...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

      «Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico, fatta alla Valletta il 16 gennaio 1992» (2127-A):

            (Presenti e votanti     444            
            Maggioranza     223            
                Hanno votato
    444).                

      (Le deputate Gelmini e Pellegrino hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1219 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Estonia sulla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo ed il traffico illecito di droga, fatto a Tallinn l'8 settembre 2009 (Approvato dal Senato) (A.C. 2421) (ore 13,10).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Estonia sulla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo ed il traffico illecito di droga, fatto a Tallinn l'8 settembre 2009.
      Ricordo che nella seduta del 6 ottobre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che la relatrice e il Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2421)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.Pag. 11
      Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2421) al quale non sono riferiti emendamenti.
      Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Luigi Gallo, Brugnerotto, Borghi, Fico, Venittelli, Placido...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     453            
            Maggioranza     227            
                Hanno votato
    453).                

      (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2421) al quale non sono riferiti emendamenti.
      Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Franco Bordo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     442            
            Maggioranza     222            
                Hanno votato
    442).                

      (I deputati Airaudo e Molea hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2421) al quale non sono riferiti emendamenti.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gadda, Bossa, Pellegrino, Brescia, Luigi Gallo, Zoggia...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     445            
            Maggioranza     223            
                Hanno votato
    445).                

      (I deputati Micillo e Covello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2421) al quale non sono riferiti emendamenti.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Carra, Currò...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     447            
            Maggioranza     224            
                Hanno votato
    447).                

      (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2421)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

      MILENA SANTERINI. Presidente, in conformità a quanto abbiamo fatto con altri strumenti e con altri accordi, questo Accordo vuole rafforzare la collaborazione tra l'Italia e l'Estonia nell'azione di contrasto alla criminalità transnazionale e al Pag. 12terrorismo. L'intento è costruire una rete di rapporti, sia a livello di Unione europea sia a livello multi e bilaterale, attraverso cui potremo rispondere meglio alle minacce, sempre più aggressive, portate avanti da alcune centrali terroristiche e dalla criminalità transnazionale soprattutto, appunto, in due realtà di cerniera e di confine come, appunto, nell'area baltica ed ex sovietica come l'Estonia.
      Per questo noi preannunziamo il voto favorevole del gruppo Per l'Italia, auspicando che questa cooperazione tra i due Paesi, nella lotta alla criminalità, possa servire come sono stati utili altri analoghi accordi che abbiamo firmato in questa legislatura.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.

      STEFANO BORGHESI. Presidente, onorevoli colleghi, il terrorismo, la criminalità organizzata, il traffico illecito di stupefacenti sono stati rapidi nel trarre profitto da una caratteristica strutturale della globalizzazione, il fatto, cioè, di avere abbattuto i maggiori ostacoli alla circolazione del denaro, delle merci e delle persone, in un mondo nel quale gli Stati hanno, invece, mantenuto la riserva di giurisdizione nei loro territori ed importanti differenze sul piano del diritto penale.
      Tale situazione è stata sfruttata dai sodalizi criminali per insediarsi nei Paesi aventi la legislazione penale più carente o le capacità di contrasto meno significative, con gran danno per tutti gli altri comunque interessati dalla loro azione. Un attentato può, ad esempio, essere progettato in un Paese che non punisce la pianificazione di crimini all'estero, riducendo al minimo indispensabile l'esposizione di chi deve perpetrarli all'interno di un altro Stato, come è accaduto anche l'11 settembre.
      C’è, di fatto, una simmetria che occorre correggere, in modo tale da accrescere la possibilità di sconfiggere i network del terrore, del crimine e del traffico di droga, e l'unico modo per farlo è la strada della cooperazione internazionale tra le forze di Polizia e, per quanto possibile, tra le agenzie di intelligence. Per questo, è da salutare con favore anche questo Accordo bilaterale con l'Estonia, che pure implica oneri significativi pari ad oltre 122 mila euro all'anno, ma permette di intensificare gli scambi di informazioni e la collaborazione tra le rispettive forze dell'ordine.
      È interessante che tra i reati oggetto del monitoraggio congiunto vi siano anche quelli connessi alla gestione dei flussi migratori clandestini. L'Estonia condivide, infatti, con l'Italia la poco invidiabile caratteristica di gestire parte delle frontiere esterne dell'Unione europea ed ha, quindi, tutto l'interesse a sviluppare migliori tecniche di controllo dei flussi clandestini, anche se nel Baltico non ci sono boat people sia per via delle condizioni climatiche, non permissive per la grande parte dell'anno, sia per le stesse caratteristiche geopolitiche del bacino.
      Anche se siamo favorevoli all'approvazione di questo Accordo bilaterale, come Lega Nord vorremmo attirare l'attenzione dell'Aula su una realtà assai problematica. In Estonia, infatti, esistono ancora degli apolidi. Un certo numero di abitanti russofoni, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, è rimasto senza cittadinanza, privo di diritti politici e con un passaporto differente che ne limita seriamente la libertà di movimento all'interno dell'Unione europea. Il fenomeno è fortunatamente in via di diminuzione, riguardando ormai il 6 per cento della popolazione residente in Estonia, invece del 32 per cento di venti anni fa, ma si tratta pur sempre di circa 85 mila persone il cui status andrebbe qualificato. Non sorprende che in queste condizioni persistano delle tensioni politiche all'interno del Paese, che i recenti eventi d'Ucraina non hanno certo contribuito ad attenuare.
      Così, mentre come Lega Nord preannunziamo il nostro voto a favore della ratifica e dell'esecuzione di questo Accordo bilaterale, vogliamo anche cogliere l'occasione, offerta da questo dibattito, per invitare la Repubblica d'Estonia a risolvere, Pag. 13nel più breve tempo possibile, questo problema. I benefici per la sicurezza europea sarebbero tangibili.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vezzali. Ne ha facoltà.

      MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, il provvedimento all'ordine del giorno riprende l'esame già avviato sulla medesima intesa nel dicembre 2012, non concluso in ragione della fine della XVI legislatura. Pertanto, la sua doverosa ratifica rappresenta un atto urgente, oltre che inderogabile, che si colloca nella direzione di quel necessario potenziamento degli sforzi comuni tra i Paesi membri dell'Unione europea nella lotta contro la criminalità organizzata in tutte le sue manifestazioni.
      L'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Estonia, stipulato a Tallinn l'8 settembre 2009, sancisce l'impegno dei due Paesi ad intraprendere ogni attività al fine di contrastare la criminalità organizzata, il terrorismo e il narcotraffico. Sono diversi i provvedimenti approvati aventi il medesimo contenuto, alcuni con stanziamenti anche più consistenti, come nel caso della Turchia.
      È al centro della normativa in questione la comunicazione e, in particolare, lo scambio di informazioni, anche sensibili, così come la condivisione di esperienze e conoscenze nella lotta contro il crimine, in tutte le sue molteplici forme. Le fattispecie criminose oggetto del presente Accordo costituiscono una seria minaccia, che va ben oltre i confini nazionali; una risposta efficace e a lungo termine non può, quindi, prescindere da un rafforzamento della collaborazione con altri interlocutori istituzionali, con cui sviluppare sinergie transnazionali.
      In particolare, questa tipologia di accordo, oltre ad inserirsi armonicamente nel quadro legislativo nazionale, rappresenta anche un non trascurabile tassello nell'attuazione delle priorità strategiche dei lavori dell'ultimo Consiglio europeo sulla difesa, tenuto a dicembre 2013, nel corso del quale è stata evidenziata l'importanza di fornire un sempre maggiore sostegno agli approcci cooperativi tra gli Stati membri. È, infatti, emersa in quella sede l'esigenza di creare le condizioni per una cooperazione europea nel settore della sicurezza che sia più sistematica e a lungo termine, promuovendo una più efficace convergenza dei sistemi di programmazione degli Stati membri.
      L'intesa italo-estone, modellata su altri analoghi strumenti pattizi, è volta ad uno scambio strutturato, nell'intento di costruire una rete di rapporti, sia a livello di Unione europea che a livello multi e bilaterale, con la quale rispondere alle minacce, sempre più aggressive, portate avanti dalle centrali terroristiche e dalla criminalità transnazionale, soprattutto in due realtà di cerniera e di confine sul quadrante mediterraneo, come il nostro Paese, e sull'area baltica ed ex sovietica, come l'Estonia.
      Appare evidente – e l'attualità ce lo conferma – che gli interessi e le iniziative delle formazioni criminali si collocano ben oltre i confini nazionali e l'evoluzione dell'impresa criminale risente in maniera significativa anche dei mutamenti geopolitici che stanno interessando alcune aree strategiche per lo snodo dei traffici di cose e persone. Per queste motivazioni, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Grazie Presidente, gli accordi sul tema della criminalità organizzata, la lotta al terrorismo e il traffico di stupefacenti rivestono, evidentemente, un'importanza fondamentale nel momento in cui questi fenomeni travalicano i confini nazionali e sono sempre più legati a grandi organizzazioni e a grandi reti internazionali. Per cui, l'Accordo che ci accingiamo a ratificare con la Repubblica dell'Estonia, sul modello di altri accordi simili già Pag. 14sottoscritti e ratificati dal nostro Paese, è un altro tassello di un mosaico più ampio, che, certamente, contribuirà a intensificare e a rendere più efficace la lotta a questi gravi fenomeni su un fronte che si amplia, quindi, ai Paesi Baltici e ai Paesi del nord-est europeo.
      Le tecniche e le modalità contenute in questo Accordo, che prevedono scambi di informazioni, di dati, conoscenza delle strutture della criminalità organizzata, rapporti di collaborazione tra le forze di Polizia e i sistemi di intelligence, sono le modalità consuete e, tra l'altro, più efficaci per realizzare questo tipo di accordi, in vista di una strategia sempre più comune di lotta contro questi fenomeni.
      È ovvio che i Paesi Baltici costituiscono oggi una parte particolarmente importante rispetto a quanto accade nel quadrante nord-orientale del nostro continente, dell'Europa, anche per i rischi che, in questo momento storico particolare, l'Estonia e gli altri Paesi Baltici corrono rispetto alla criticità dei rapporti con la Russia.
      In questo senso è chiaro che il nostro Paese deve essere pronto a sostenere, comunque, i diritti di questi Paesi, che si vedono messi a rischio per quanto sta accadendo sul fronte dei rapporti sempre più critici tra la Russia e l'Europa. È, quindi, un Accordo che va anche in questa direzione, cioè nella direzione di rafforzare i rapporti istituzionali con l'Estonia e per queste ragioni il Nuovo Centrodestra voterà a favore.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche su questo provvedimento Forza Italia voterà a favore in riferimento a quello che è un Accordo molto importante per quanto riguarda la lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo ed il traffico illecito di droga. Già di per sé il titolo di quest'Accordo di cooperazione è sufficiente per aggiungersi alle motivazioni che noi abbiamo già espresso in sede di discussione sulle linee generali.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Grosso. Ne ha facoltà.

      DANIELE DEL GROSSO. Signor Presidente, annunciamo il nostro voto favorevole. Noi siamo sempre favorevoli a queste ratifiche ed a questi provvedimenti, quando contengono qualcosa di buono. Anzi, premiamo e abbiamo premuto più d'una volta affinché le ratifiche avvenissero con un processo più veloce, perché abbiamo visto alcuni provvedimenti arrivare in Aula con la prima firma di Andreotti. Chiediamo di essere più incisivi da parte del Parlamento su queste ratifiche, perché su queste ratifiche, come diceva prima il mio collega Sibilia, si può dire solo «sì» o «no».
      In questa ratifica, Presidente, si parla di un argomento importantissimo, che è quello del terrorismo. Io mi permetto solo una piccola osservazione. Purtroppo, oggi non si può parlare solo di terrorismo, inteso nella maniera classica tradizionale della violenza. Oggi, purtroppo, in Italia esiste anche un altro tipo di terrorismo, che è il terrorismo che si fa contro gli anziani facendo slittare la pensione al 10 del mese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È il terrorismo che si fa contro i lavoratori abolendo l'articolo 18 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È il terrorismo che Renzi fa contro di voi, minacciando di farvi perdere questa poltrona se non vi trovate d'accordo con lui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è il terrorismo e l'evoluzione del terrorismo in Italia.
      Con questo, in conclusione, siamo favorevoli a questo provvedimento e ne supporteremo altri di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chaouki. Ne ha facoltà.

      KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, al di là di queste ultime sciocchezze che abbiamo sentito (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

Pag. 15

      PRESIDENTE. Lei si attenga al tema, onorevole Chaouki, si attenga al tema. Io non ho richiamato l'onorevole Del Grosso per cercare di essere...

      KHALID CHAOUKI. Crediamo che invece la ratifica di trattati importanti debba meritare l'attenzione e, quindi, è anche serio affrontare le questioni di cui ci stiamo occupando, che pensiamo siano serie. Infatti, la ratifica di quest'Accordo tra l'Italia e l'Estonia, in materia di contrasto sia alla criminalità organizzata che al terrorismo, all'immigrazione illegale ed al traffico di stupefacenti, pensiamo possa aiutare finalmente Paesi comunque vicini a cooperare meglio ed a cooperare meglio scambiandosi informazioni e cooperando a livello europeo e a livello anche multilaterale e bilaterale.
      Per questo noi ovviamente daremo un voto favorevole alla ratifica di quest'Accordo. Crediamo che soprattutto oggi, nel momento in cui le regioni europea e mediterranea, anche nei rapporti con la vicina Russia, purtroppo vivono momenti di tensione straordinaria, sia molto importante rafforzare questi accordi e questa ratifica sicuramente va nella giusta direzione.

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2421)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Prego i colleghi di prendere posto, così evitiamo di attendere tutti i ritardatari.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n.  2421,di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lenzi, Covello, Locatelli, Ciracì.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

      S. 1219 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Estonia sulla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo ed il traffico illecito di droga, fatto a Tallinn l'8 settembre 2009 (Approvato dal Senato) (2421):

            (Presenti e votanti     447            
            Maggioranza     224            
                Hanno votato
    447).                

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1336 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione relativa ai trasporti internazionali ferroviari (COTIF) del 9 maggio 1980, fatto a Vilnius il 3 giugno 1999 (Approvato dal Senato) (A.C. 2621) (ore 13,25).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  2621: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione relativa ai trasporti internazionali ferroviari (COTIF) del 9 maggio 1980, fatto a Vilnius il 3 giugno 1999.
      Ricordo che, nella seduta del 6 ottobre 2014, si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2621)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
      Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2621), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.Pag. 16
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Marchi, Carra, Baroni.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     445            
            Maggioranza     223            
                Hanno votato
    445).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2621), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sorial, Gribaudo, Saltamartini.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     443            
            Maggioranza     222            
                Hanno votato
    443).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2621), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Mariastella Bianchi, Marchi, Ciracì.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     443            
            Maggioranza     222            
                Hanno votato
    443).                

      (Il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2621), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Artini, Currò, Piccolo.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     437            
            Maggioranza     219            

                Hanno votato sì     437).                

      (I deputati Piccoli Nardelli e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2621)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

      MILENA SANTERINI. Signor Presidente, questo Protocollo modifica il testo della Convenzione originaria, che risale al 1980, sugli aspetti di diritto internazionale privato per il trasporto ferroviario internazionale di merci, passeggeri e bagagli.
      Le modifiche introdotte riguardano norme in materia di risarcimento dei danni, responsabilità del trasportatore, trasporto di merci pericolose. In particolare, ricordo che tra gli obiettivi della Convenzione rientra la distinzione di responsabilità tra i gestori delle infrastrutture e le imprese di trasporto, il contributo allo sviluppo organico del trasporto ferroviario, il superamento degli ostacoli alla Pag. 17circolazione ferroviaria internazionale e, poi, appunto la definizione di condizioni di risarcimento di danni in caso di incidenti o ritardi.
      A causa di oggettive difficoltà di adeguamento della normativa interna ai processi internazionali, il nostro Paese, insieme a Svezia e Irlanda, non aveva ancora ratificato questo Protocollo. Questo ha fatto avviare, a carico dell'Italia, una procedura di precontenzioso e, quindi, preannunzio ovviamente il voto favorevole del gruppo Per l'Italia.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

      STEFANO BORGHESI. Signora Presidente e onorevoli colleghi, anche in questo caso il nostro Parlamento è chiamato ad occuparsi della ratifica ed esecuzione di un accordo internazionale ormai già piuttosto vecchio: il Protocollo che modifica la Convenzione relativa ai trasporti ferroviari internazionali risale, infatti, al giugno del 1999.
      Sono da allora passati ben 15 anni, durante i quali tanto le tecnologie, quanto le condizioni geopolitiche del mondo sono sensibilmente cambiate. L'alta velocità è adesso straordinariamente diffusa e la sua estensione, insieme allo sviluppo delle relazioni commerciali e del turismo, ha esercitato una spinta non indifferente nella direzione dell'omologazione degli standard.
      In qualche modo, quindi, il provvedimento al nostro esame giunge piuttosto tardivo e privo della portata innovatrice che avrebbe avuto se avesse potuto dispiegare i propri effetti già una decina di anni fa.
      Di qui la lezione che dovrebbe essere tratta per prima, ossia: è opportuno accorciare al massimo l'intervallo di tempo che intercorre tra il perfezionamento di un'intesa internazionale e la sua approvazione da parte del Parlamento.
      Al disegno di legge presentato alle Camere dal Governo e già approvato al Senato, è annesso il testo della Convenzione, come già modificato dal protocollo di Vilnius. Al centro vi figura la creazione di un'organizzazione per i trasporti ferroviari internazionali dotata di personalità giuridica e basata a Berna, di cui sono descritti con dovizia di dettagli strutturazione e meccanismi di funzionamento.
      Obiettivi della Convenzione e del Protocollo sono la semplificazione dei controlli frontalieri, in Europa già eliminati in tutto lo spazio Schengen, e la standardizzazione delle regole, finalità ampiamente condivisibili, ma va assolutamente scongiurato il rischio di dar vita all'ennesimo «carrozzone» internazionale.
      La ratifica di questo Protocollo implicherà 135 mila euro annui di nuovi oneri per la finanza pubblica. La Lega Nord si augura che dalla ratifica ed esecuzione da parte italiana di questo Protocollo possano derivare effetti positivi.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Signora Presidente, la ratifica che ci apprestiamo a votare è un documento molto importante, perché, come è già stato detto da chi mi ha preceduto, definisce novità rilevanti rispetto alle precedenti ratifiche, che risalgono al 1984, e rispetto ad una serie di tematiche che impattano in modo molto significativo sul trasporto ferroviario, in particolare per quanto riguarda il tema del risarcimento danni, della responsabilità dei trasportatori, del trasporto di merci pericolose ed altre materie molto sensibili.
      Quindi, è un provvedimento fondamentale soprattutto per la tutela degli utenti, che al tempo stesso ci consentirà di evitare il rischio di infrazioni europee e di entrare nel comitato ristretto, che potrà definire in modo più dettagliato gli aspetti tecnici di queste vicende.
      È ovvio che, anche in questo caso, stiamo parlando di un accordo fatto nel 1999 e che quindi arriva con grande ritardo alla nostra approvazione, pertanto, a maggior ragione, questo è uno dei motivi per cui il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà a favore.

Pag. 18

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signora Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole del gruppo di Forza Italia anche su questo Accordo e su questo provvedimento, ribadendo per intero tutte le considerazioni espresse a favore di questo importante Accordo durante la discussione generale.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Signora Presidente, con la ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione relativa ai trasporti internazionali ferroviari (COTIF) fatta a Vilnius nel 1999, si approva la revisione della Convenzione che regola i trasporti internazionali ferroviari tra i Paesi dell'Unione europea e il vicino Oriente, cioè la regione geografica che si estende dalla sponda orientale del Mar Mediterraneo all'Iraq, alla penisola arabica, ed il Maghreb.
      Questa revisione della COTIF è stata proposta per assicurare l'uniformità del diritto di trasporto internazionale, alla luce del nuovo quadro legislativo comunitario in materia ferroviaria.
      Gli obiettivi di questa Convenzione si individuano nella distinzione di responsabilità tra i gestori dell'infrastruttura e le imprese di trasporto. Si punta ad uno sviluppo organico del trasporto ferroviario internazionale con il superamento degli ostacoli giuridici e tecnici a questo relativi. Non di poco conto è la ridefinizione delle condizioni relative al risarcimento dei danni in caso di incidente o di ritardo del treno.
      A tale ultimo proposito, osserviamo proprio come le principali modifiche della Convenzione del 1980 e gli strumenti allegati riguardino il contratto di trasporto internazionale per ferrovia di viaggiatori e precisamente gli articoli 29, 30 e 32.
      L'approvazione della ratifica permetterà di avere basi contrattuali comuni e condivise da cui dovrebbe derivare una maggiore certezza in ambito di diritto internazionale applicabile alle diverse situazioni. Sul piano commerciale dovrebbero determinarsi regole comuni. Le imprese più piccole saranno maggiormente tutelate nei loro diritti rispetto a quelle più grandi e, più in generale, si ridurrà la possibilità per i soggetti più forti o in posizione di monopolio di derogare ai principi espressi. Altresì, dovrebbe aumentare la competitività internazionale per le imprese italiane, oltre a fornire un contributo allo sviluppo potenziale delle attività del settore.
      In ambito UE la ratifica ed esecuzione permetterà di partecipare in modo proattivo all'azione di innalzamento dei livelli di interoperabilità e sicurezza, oltre che allo sviluppo della normativa tecnica relativa al trasporto ferroviario in generale e quello delle merci pericolose in particolare.
      Su questa ratifica ci sono quindici anni di ritardo, quindici anni che si sono prodotti per l'Italia in una perdita di credibilità. Infatti, l'Italia è stata impossibilitata a partecipare attivamente e con l'espressione di voto al processo formativo di accordi e di testi formulati all'interno dei comitati tecnici, quali ad esempio quello relativo alle regole per il trasporto di merci pericolose e quello che gestisce la creazione di norme comuni per i trasporti ferroviari in termini di interoperabilità e sicurezza. Si è trattato di un impedimento allo sviluppo concorrenziale del mercato nel settore del trasporto ferroviario, penalizzando le imprese italiane nei confronti dei competitor europei.
      Per questi motivi, noi del MoVimento 5 Stelle voteremo favorevolmente a questa ratifica, anche per costringere l'Italia ad uniformarsi alle norme europee. Magari ci saranno anche vantaggi per i cittadini, soprattutto quelli del sud, che potranno viaggiare in condizioni più consone ad un Paese che si ritiene all'avanguardia. Per ora i pendolari viaggiano ancora come sardine in treni che sono spesso in ritardo al cospetto di risarcimenti sfuggenti e le reti infrastrutturali sono ancora nettamente inadeguate soprattutto sulla dorsale adriatica.Pag. 19
      Nell'attesa di un Governo italiano che ascolti i cittadini, confidiamo nell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

      LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, le modifiche più significative introdotte dal COTIF 1999 che andiamo oggi a ratificare riguardano le norme in materia di risarcimento dei danni, di responsabilità del trasportatore ferroviario e di trasporto di merci pericolose via ferrovia. Sono tutti elementi che sono venuti molto alla ribalta con la strage di Viareggio.
      Inoltre, il Protocollo è stato sottoscritto nel 1999 e l'Italia è uno degli ultimi Paesi europei a non aver ratificato lo strumento e per questo è stata avviata a carico dell'Italia una procedura di precontenzioso con la quale si chiede di accelerare il processo di ratifica. In caso di mancato adeguamento, sussiste un rischio concreto che la Commissione europea proceda all'apertura formale di una procedura di infrazione.
      Inoltre, attraverso la ratifica del Protocollo aggiuntivo l'Italia potrà altresì partecipare al processo di elaborazione di nuovi accordi da parte dei comitati tecnici che afferiscono alla Convenzione. Pertanto, il nostro gruppo voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2621)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato al Senato, n.  2621, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Covello, Carnevali, Tinagli, Baroni, Causin, Rizzetto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

      S. 1336 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione relativa ai trasporti internazionali ferroviari (COTIF) del 9 maggio 1980, fatto a Vilnius il 3 giugno 1999 (Approvato dal Senato) (2621):

            (Presenti e votanti     415            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato
    415).                

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1300 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di navigazione satellitare tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e il Regno di Norvegia, fatto a Bruxelles il 22 settembre 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 2277) (ore 13,42).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  2277: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di navigazione satellitare tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e il Regno di Norvegia, fatto a Bruxelles il 22 settembre 2010.
      Ricordo che, nella seduta del 6 ottobre 2014, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2277)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.Pag. 20
      Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2277), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Pastorino... Marroni... Coscia... D'Attorre... Carnevali... De Micheli... Brescia...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     414            
            Maggioranza     208            
                Hanno votato
    413                
                Hanno votato
no       1).                

      (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2277), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Oliverio... Piccolo... Pastorino... Simoni... Rizzetto... Turco... Tinagli... Simoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     416            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato
    416).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2277), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Raciti... Pastorino... Mongiello...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     420            
            Maggioranza     211            
                Hanno votato
    420).                

      (I deputati Terzoni e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2277)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

      MILENA SANTERINI. Signora Presidente, mi limito a preannunziare il voto favorevole del gruppo Per l'Italia.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

      STEFANO BORGHESI. Signora Presidente, alla firma dell'Accordo oggi all'esame in quest'Aula parlamentare ha dato un suo importante contributo anche il Governo di centrodestra del quale era parte la Lega Nord, ma non è soltanto questo motivo a spingerci a ritenerlo importante, quanto, piuttosto, la sostanza che si cela dietro questa intesa. Attraverso questo strumento di diritto internazionale, infatti, l'Unione europea estende alla Norvegia, che non ne fa parte ed è tradizionalmente legata più agli Stati Uniti che all'Europa continentale, il sistema europeo globale di navigazione satellitare e, soprattutto, il Galileo.
      La novità della svolta è meglio compresa se si ricorda che il Galileo è il sistema europeo di posizionamento alternativo al GPS americano e se, in particolare, si tiene Pag. 21conto dell'ostilità con la quale gli Stati Uniti hanno guardato agli sforzi europei tesi alla costruzione di una alternativa. Di fatto, i norvegesi, che hanno appena installato un loro politico prestigioso alla testa dell'Alleanza atlantica, sembrano aver fatto un cambio di campo, almeno nel delicato settore delle tecnologie per la navigazione satellitare. L'Accordo implica obblighi di collaborazione rilevanti per la Norvegia, incluso il delicato settore del controllo della proliferazione delle tecnologie connesse al Galileo e a tutto il sistema europeo globale di navigazione satellitare.
      Nel testo del documento si insiste sulla natura civile di questi sistemi, ma in realtà ci sono rilevanti implicazioni militari potenziali, altrimenti il divieto di esportare verso Paesi terzi le tecnologie incorporate nei sistemi non avrebbe molto senso. Molte armi offensive, in primo luogo le bombe sganciate dai nostri aerei, sono attualmente guidate sui rispettivi bersagli proprio dal GPS e non è per caso che i russi hanno cercato con gli indiani di sfuggire al primato del sistema americano, sviluppando anche loro un proprio sistema, il Glonass.
      Siamo, quindi, in presenza di un progetto ambizioso e di una sfida dagli aspetti anche tecnici di particolare interesse che tende a sottrarre l'Europa al monopolio del GPS per condurre il mondo nell'era del multipolarismo della navigazione satellitare. Come Lega Nord, la cosa non ci dispiace, voteremo quindi a favore del disegno di legge che ne autorizza la ratifica e ne dispone l'esecuzione.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

      PAOLO ALLI. Signora Presidente, intervengo solo per preannunziare il voto favorevole del Nuovo Centrodestra.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signora Presidente, intervengo per preannunziare il voto a favore di Forza Italia.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

      EMANUELE SCAGLIUSI. Signora Presidente, l'Accordo di cooperazione in materia di navigazione satellitare tra gli Stati membri dell'Unione europea e il Regno di Norvegia definisce i principi che regolano tale cooperazione tra le parti, nel quadro dello spazio economico europeo. Di sicuro, uno dei punti più importanti di questo Accordo è la cooperazione tra Stati membri dell'Unione europea e la Norvegia in merito alla sicurezza e allo sviluppo di una pluralità di servizi di interesse pubblico, tra cui la protezione civile, ma anche altri settori quali la scienza, la tecnologia, l'industria, i servizi commerciali, lo sviluppo dei mercati e le frequenze.
      La Norvegia, nel cui territorio saranno installati dispositivi satellitari atti alla realizzazione di una completa cooperazione nel campo delle telecomunicazioni, con questo Accordo si impegna ad adottare tutte le misure idonee a facilitare la collocazione, la manutenzione e la sostituzione delle installazioni a terra del sistema europeo nei suoi territori, assicurando la protezione ed il funzionamento continuo e senza ostacoli delle installazioni a terra nei territori sotto la sua giurisdizione, tra cui, se necessario, l'intervento delle forze di polizia. Inoltre, adotta tutte le misure idonee a mantenere le installazioni libere da interferenze di radio locali, tentativi di intrusioni illecite ed intercettazioni. Galileo è un programma strategico di importanza per l'Unione europea, sia sotto l'aspetto civile e commerciale che per il contributo che dà in tema di sicurezza del territorio europeo. Infatti, c’è una condivisione e concertazione europea in tema di difesa. Concertazione e condivisione europea che noi auspicheremmo anche in altri casi, ma che non vediamo da parte del Governo italiano. Basti pensare all'acquisto dei cacciabombardieri F-35, perché è Pag. 22inutile l'acquisto di questi cacciabombardieri da parte solo di una nazione; dovrebbe trattarsi di una difesa comune europea.
      Una delle perplessità che ci sovviene, leggendo questa ratifica, infatti, è relativa agli archivi e alle attrezzature delle installazioni a terra, nonché i documenti di transito, sotto qualunque forma, che recano un sigillo o una marcatura ufficiale che non possono essere oggetto di controlli doganali o di polizia. Un'altra delle perplessità relative a questa ratifica è la gestione dei dati, che potrebbe essere data in mano ad enti privati ma che noi auspichiamo venga tenuta sotto controllo pubblico. Tuttavia, dal momento che è sicuramente un accordo che migliorerà la qualità di vita dei cittadini, il MoVimento 5 Stelle non farà mancare il suo contributo affinché l'autorizzazione alla ratifica arrivi quanto prima.
      Il programma Galileo fa riferimento ad usi civili, commerciali e laddove possa contribuire alla sicurezza del territorio. Questo avverrà tramite la condivisione e la concertazione europea in tema di difesa. Sono questi i temi che ci piacerebbe affrontare quando parliamo di Comunità europea, dove ognuno mette a disposizione le proprie risorse, le proprie eccellenze per dare ai cittadini europei servizi all'avanguardia. È in questi temi che si riconosce quello che dovrebbe essere il fine ultimo dell'Unione europea e non quando parliamo di austerity o di infrazioni verso i cittadini, che spesso non solo devono fare i conti con una classe dirigente incompetente che non riesce a fornire servizi e beni adeguati ma devono anche pagare le sanzioni derivanti da tali infrazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

      LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, confermo il voto favorevole del gruppo Partito Democratico.

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2277)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n.  2277, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Sorial, Altieri.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

      S. 1300 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di navigazione satellitare tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e il Regno di Norvegia, fatto a Bruxelles il 22 settembre 2010 (Approvato dal Senato) (2277):

            (Presenti e votanti     386            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    386).                

In morte dell'onorevole Gianluca Cerrina Feroni.

      PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Gianluca Cerrina Feroni, già membro della Camera dei deputati dalla VII alla IX legislatura.
      La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

      TEA ALBINI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi un po’ di silenzio: anche se abbandonano l'Aula però lo facciano in silenzio.

Pag. 23

      TEA ALBINI. Signor Presidente, dopo breve e crudele malattia è morto a Firenze Gianluca Cerrina Feroni, che è stato deputato del PCI nella VII, VIII e IX legislatura. Era nato nel 1939 a Roma, ma fiorentino di adozione; laureato in giurisprudenza, ha lavorato alla FIAT di Firenze come impiegato ed è stato attivista nel sindacato FIOM. Ha avuto un'intensa attività parlamentare, anticipando anche i tempi nelle proposte e negli interventi: in particolare, vorrei ricordare alcuni temi a lui cari, il lavoro, l'impresa e il credito. Successivamente, ha ricoperto importanti incarichi nella cooperazione: in particolare è stato presidente della Lega COOP toscana, esaltando con la sua azione i valori della cooperazione solidale. Uomo di grande rispetto umano e di profonda onestà intellettuale, ha sempre difeso i valori di solidarietà e di partecipazione democratica. Con la sua scomparsa, la sinistra italiana perde un grande interprete dei suoi propri valori. Il gruppo del PD, a mio nome, esprime alla famiglia la propria vicinanza e il proprio cordoglio (Applausi).

      MARISA NICCHI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MARISA NICCHI. Signor Presidente, mi unisco al dolore grande di questa scomparsa. Gianluca Cerrina è stato un grande compagno, un grande dirigente politico e un caro amico. Il cordoglio più grande di questo gruppo alla famiglia, e sicuramente un dolore che non sarà colmato, forse, dalla memoria, ma sicuramente da niente (Applausi).

      PRESIDENTE. Sospendo questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, a partire dalle ore 16, con le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre.

      La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dell'interno e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

(Iniziative per prevedere forme di concertazione con le regioni e le comunità locali in materia di politica ambientale ed energetica, con particolare riferimento alla realizzazione di inceneritori e allo svolgimento di attività estrattive – n. 3-01105)

      PRESIDENTE. Il deputato Sibilia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sorial n. 3-01105, concernente iniziative per prevedere forme di concertazione con le regioni e le comunità locali in materia di politica ambientale ed energetica, con particolare riferimento alla realizzazione di inceneritori e allo svolgimento di attività estrattive (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

      CARLO SIBILIA. Signor Ministro, grazie allo «sblocca Italia» abbiamo capito che la volontà del Governo Renzi è quella di togliere la scelta ai cittadini sui loro territori in merito alla gestione dei rifiuti e all'energia; infatti, sembra proprio che il Governo Renzi, in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, voglia incrementare gli inceneritori ed equipararli a «infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale», quindi potenzialmente militarizzabili. Ormai è risaputo che le politiche di gestione dei rifiuti incentrate su inceneritori e discariche non Pag. 24fanno altro che aumentare l'inquinamento ambientale, in particolare quello atmosferico, con nefaste conseguenze per la salute dei cittadini, sempre più esposti a fattori scatenanti neoplasie ed altre patologie ad esso riconducibili. Anche per quanto riguarda le trivellazioni petrolifere, il Governo intende svolgere il ruolo di decisore, lasciando tutta la possibilità di autorizzazione al Ministero dello sviluppo economico. Noi chiediamo, a questo punto, al Ministro in questione se questo non sia pericolosamente lesivo del principio di sussidiarietà e del Titolo V della Costituzione in materia di competenze regionali e, soprattutto, vogliamo sapere come si pone rispetto alla pronuncia in senso negativo di alcuni presidenti di regione rispetto agli articoli 7, 35 e 38 del decreto-legge «sfascia Italia».

      PRESIDENTE. La Ministra per gli affari regionali e le autonomie, Maria Carmela Lanzetta, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      MARIA CARMELA LANZETTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, con riferimento alla tematica della gestione dei rifiuti, evidenzio che le regioni mantengono un ruolo centrale ed attivo nell'attuazione del sistema delineato dall'articolo 35 del decreto «sblocca Italia», in particolare nel testo approvato dalla Commissione di merito ed oggi all'esame di quest'Aula. In primo luogo, si prevede che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, volto a ridisegnare il sistema integrato di gestione dei rifiuti, sia adottato con il pieno coinvolgimento delle regioni attraverso il parere della Conferenza Stato-regioni e il rispetto della pianificazione regionale. Inoltre, negli impianti di recupero energetico dovrà comunque essere assicurata priorità di accesso ai rifiuti urbani prodotti nel territorio regionale e sarà inoltre previsto un contributo a favore della regione che dovesse accogliere rifiuti di provenienza extra-regionale nella misura massima di 20 euro per ogni tonnellata di rifiuto, che confluirà in un apposito Fondo regionale destinato alla prevenzione della produzione dei rifiuti, all'incentivazione della raccolta differenziata, a interventi di bonifica e al contenimento delle tariffe. Inoltre, l'autorizzazione a saturazione del carico termico degli impianti di recupero energetico, sia esistenti che da realizzare, sarà subordinato alla valutazione della compatibilità ambientale dell'impianto, alle disposizioni dello Stato e della qualità dell'aria. Per quanto poi riguarda la materia delle trivellazioni, evidenzio che con l'articolo 35 si è previsto che le competenze in materia di valutazione di impatto ambientale siano svolte dal Ministero dell'ambiente, nel cui ambito opera una commissione nazionale di esperti che potrà valutare i progetti di esplorazione e sviluppo di idrocarburi in terraferma per lo stoccaggio sotterraneo di gas, per le attività offshore come accade peraltro per le grandi opere, e una razionalizzazione, in termini di costi e di tempi, a maggiore garanzia di qualità e uniformità di procedura VIA sull'intero territorio nazionale. Peraltro, nel corso dell'esame in Commissione, sono state introdotte anche in questa materia varie modifiche nel senso auspicato dalle regioni; è, infatti, ribadita la necessità della VIA per la realizzazione delle opere di trivellazione, in particolare per quelle in mare, al fine di dimostrare l'assenza di effetti sulla costa. Tutto questo è avvenuto con il consenso del Governo, che ha inteso in tal modo confermare la rilevanza della tutela dell'ambiente e, per quanto di mia più stretta competenza, il rispetto del quadro costituzionale e la collaborazione con le regioni.

      PRESIDENTE. L'onorevole Liuzzi, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

      MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, la risposta non ci soddisfa affatto semplicemente perché la Conferenza Stato-regioni ha dato parere contrario su questo decreto, quindi non si riesce a capire di che cosa stiamo parlando. Mentre stiamo parlando in questo momento, lo «Sfascia Italia» è in Commissione bilancio perché Pag. 25mancano delle coperture, quindi stiamo parlando in realtà di un decreto che è carente dal punto di vista democratico perché bypassa completamente le comunità locali e le regioni.
      In alcune regioni ci sono state anche delle mozioni che hanno chiesto di impugnare questo decreto di fronte alla Corte costituzionale, delle regioni che la maggioranza governa. Quindi, non si riesce a capire questa continua voglia di portare avanti un decreto che è a favore delle trivellazioni e, quindi, non può tutelare l'ambiente; cerca di portare avanti l'incenerimento dei rifiuti – e anche questo non è per la tutela dell'ambiente – quindi, non si riesce a capire di che cosa stiamo parlando. Ci avete tolto prima la possibilità di poter eleggere i rappresentanti della provincia dicendo che eliminavate le province, ma, in realtà, le eleggevano direttamente i consiglieri comunali, ci avete tolto la possibilità di eleggere il Senato, quindi i nostri senatori – e anche questo significa togliere la possibilità democratica ai cittadini di poter votare i propri rappresentanti – e adesso le comunità locali e le regioni non possono nemmeno decidere che cosa bisogna fare sul proprio territorio: bisogna arrivare addirittura ad ottenere una VIA da parte del Ministero dello sviluppo economico.
       Non pensiate che, accentrando i poteri, non dovete essere responsabili di ciò che accade sui territori. Il MoVimento 5 Stelle è assolutamente contrario alle trivellazioni e al ricorso all'incenerimento dei rifiuti. Ci sono le alternative, le abbiamo dette, le abbiamo dette più volte anche in Commissione ambiente, le possiamo anche ripetere grazie al nostro decreto che abbiamo fatto: il nostro decreto, se fossimo al Governo, si chiamerebbe «Attiva Italia» e non «Sfascia Italia». Per questa ragione la risposta non ci soddisfa in alcun modo.
      Bisogna prendere atto di questo decreto e ritirarlo. Chiediamo, ancora una volta, di ritirare questo decreto che tutte le associazioni ambientaliste stanno contestando in questi giorni.

(Chiarimenti in merito al prospettato rifinanziamento delle misure in favore delle guardie forestali della regione Calabria e dei lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo – n. 3-01106)

      PRESIDENTE. L'onorevole Matteo Bragantini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Guidesi n. 3-01106, concernente chiarimenti in merito al prospettato rifinanziamento delle misure in favore delle guardie forestali della regione Calabria e dei lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

      MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, notizia battuta dalle agenzie di stampa nei giorni scorsi è quella che la legge di stabilità per il 2015 contenga, tra l'altro, il rifinanziamento degli incentivi in favore dei forestali della Calabria e dei lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo.
      In particolare, sembrerebbe che il documento preveda l'autorizzazione di un contributo pari a 140 milioni di euro a decorrere dal 2017 in favore del forestali della Calabria e pari a 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2015 in favore dei lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo.
      Non mi soffermo su tutto quello che abbiamo scritto nell'interrogazione e che il Ministro ha già letto, ma faccio presente l'assurdità di questi rifinanziamenti per quanto riguarda sia i forestali della Calabria, che sono molto più numerosi per ettaro di altre regioni italiane che hanno più ettari di foresta, sia anche di altri Paesi, ed anche per quanto riguarda gli LSU. Dunque, chiediamo al Ministro se è vera o meno questa notizia.

      PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

Pag. 26

      GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, a seguito delle verifiche effettuate, al momento non risultano interventi in legge di stabilità in favore dei forestali della Calabria, mentre, per quanto riferibile ai lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo la notizia sarebbe fondata.
      A questo proposito faccio presente, per quello che riguarda questo tema dei lavoratori socialmente utili, che questi interventi rappresentano uno strumento che è in continuità con una situazione precedente, che va a fare fronte ad una situazione di difficile situazione occupazionale che da molti anni, e in particolare negli ultimi anni di crisi, ha colpito pesantemente il nostro Paese e che interessa, ovviamente, in particolare le regioni interessate e, quindi, Campania e Sicilia.
      Queste regioni sono caratterizzate – come è noto – da un forte ritardo dal punto di vista economico-produttivo e conseguentemente occupazionale. I dati che sistematicamente analizziamo ci confermano questo dato e gli interventi di cui si parla si collocano nel solco di misure che da molto tempo vengono adottate per cercare di porre rimedio a questa questione e che cercano di risolvere una situazione che si è determinata nell'arco di un lungo periodo e, quindi, ha bisogno di una soluzione di tipo strutturale.
      L'intervento, quindi, si inquadra in una logica che è quella di lavorare a svuotare i bacini di riferimento dei lavoratori cosiddetti addetti ai lavori socialmente utili e a ridurne il peso e la dimensione. Non elenco qui gli interventi che sono stati fatti in vari contesti, in varie situazioni, anche in quelle realtà, tesi appunto ad affrontare e a risolvere in maniera strutturale questo dato. Questo compito si sta sviluppando con un rapporto tra i Ministeri competenti (la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell'interno e il Ministero del lavoro) con lo spirito appunto di arrivare a produrre uno svuotamento definitivo dei bacini dei lavori socialmente utili, che vedono come prima scelta fondamentale quella di non produrre più nuove situazioni di questo genere, quindi nessuna norma va oggi in questa direzione.

      PRESIDENTE. L'onorevole Matteo Bragantini ha facoltà di replicare, per due minuti.

      MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, intanto rimango veramente basito se non scandalizzato a sentire che il Governo dice che «sembrerebbe» che nella manovra, che hanno approvato in Consiglio dei ministri, ci siano i fondi per quanto riguarda gli LSU: dovreste saperlo voi, l'avete votata.
      L'avete fatta voi, dunque, dovreste almeno voi essere certi se ci sono questi fondi. Per quanto riguarda i fondi per i forestali, era circolato in una bozza – magari informale – in cui si parlava di questi rifinanziamenti. Comunque, sentire il Governo, che ha preparato un documento, non sapere neanche se siano presenti ma solo che «sembrerebbe», mi fa veramente sorridere.
      Per i forestali, teniamo per buono che non ci siano, speriamo, vediamo finalmente quando verrà fuori il testo, speriamo il prima possibile e non fra venti, trenta giorni. Per quanto riguarda gli LSU, è vero che è da tanti anni – se non erro da metà degli anni Ottanta – che si continuano a rifinanziare questi lavori socialmente utili, ma non è continuamente rifinanziando questo sistema che si va a risolvere il problema occupazionale in quelle zone, tanto più ciò è vero in un momento in cui si stanno tagliando i fondi a tutte le regioni in modo indiscriminato, senza guardare i costi standard, senza guardare dove c’è il grasso che cola e dove invece i risparmi li hanno già fatti. Io vengo da una regione, il Veneto, dove abbiamo già chiuso tantissimi ospedali, dove abbiamo già risparmiato il giusto, perché bisogna risparmiare il giusto, sono soldi pubblici. Nello stesso momento, abbiamo una grandissima disoccupazione presente in tutto lo Stato e si va a risolvere questi problemi solo in alcune regioni, che vanno anche al voto, stranamente. Dunque, Pag. 27riteniamo questa risposta del Governo totalmente non esaustiva delle domande che abbiamo fatto. Speriamo che quando finalmente arriverà in Aula il benedetto testo della legge di stabilità non ci siano queste storture e ancora queste «mancette» ai soliti amici solo per gli scambi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Iniziative per estendere il credito di imposta relativo alle erogazioni liberali a sostegno della cultura ai beni culturali appartenenti a privati e fondazioni – n. 3-01107)

      PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01107 concernente iniziative per estendere il credito di imposta relativo alle erogazioni liberali a sostegno della cultura ai beni culturali appartenenti a privati e fondazioni (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor Ministro, in tempi di grave crisi, l'Italia possiede, malgrado tutto, una risorsa inestimabile: si tratta del giacimento culturale più esteso al mondo. Malgrado tutto perché in realtà questo giacimento versa in uno stato di cattiva conservazione, spesso talora di vero e proprio abbandono. Una ventata di speranza – e non lo dico per piaggeria nei suoi confronti – è venuta dal suo decreto, quello che porta il suo nome, il decreto-legge n.  83 di quest'anno, con il quale è stato permesso il credito di imposta. Purtroppo, questo credito di imposta è stato limitato soltanto ai monumenti di proprietà pubblica. Le chiedo se non è il caso di dare un segnale, anche nell'ottica del principio di sussidiarietà che è stato anche testé invocato, affinché anche il resto del patrimonio culturale di questo Paese possa ricevere un segnale di attenzione in occasione della prossima legge finanziaria, nei limiti che il bilancio consente, fino al raggiungimento della cifra disponibile; sarebbe un segnale importante.

      PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

      DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, onorevole Gigli, davvero credo che l'introduzione, nel nostro ordinamento, di un incentivo fiscale così forte, di un credito d'imposta, come ricordo, del 65 per cento, senza limiti né verso il basso né verso l'alto – cioè vale per un euro, per 10 milioni di euro – per i privati e per le imprese che intervengono con un atto di donazione per contribuire al restauro o al recupero di una parte del patrimonio pubblico, è davvero una cosa molto importante, attesa da anni.
      Avevano lavorato, da questo punto di vista, molti Governi precedenti e molti miei predecessori, al di là del colore della maggioranza. Questo è un passo molto importante e ora io davvero sono in attesa e stiamo lavorando perché intervengano tutte quelle imprese che avevano in più occasioni detto che avrebbero voluto intervenire a sostegno del patrimonio pubblico, ma che non lo facevano perché non c'era un incentivo fiscale adeguato.
      Adesso siamo in presenza di un incentivo vero e, quindi, ci aspettiamo un contributo molto forte, che ovviamente non sarà risolutivo. Come ricordava l'onorevole Gigli il nostro patrimonio monumentale, culturale, archeologico è di una tale vastità che richiederà sempre un grosso intervento da parte del pubblico, dello Stato, del sistema dei comuni, e quindi l'intervento del privato potrà semplicemente aiutare questo.
      Non siamo riusciti in sede di approvazione della norma, nonostante il dibattito in fase di conversione sia stato molto ricco e vi sia stata anche l'approvazione, con la condivisione del Governo, di un ordine del giorno che spinge ad andare in questa direzione, ad intervenire per un ampliamento della base anche agli interventi dei privati sul patrimonio. La norma è stata già corretta in sede di conversione e quindi ad oggi – legge vigente – il concessionario o l'affidatario di un bene pubblico Pag. 28può ricevere l’art bonus dando atto all'agevolazione fiscale se l'intervento è sul patrimonio pubblico. Naturalmente, intervenire anche con un incentivo fiscale di questo tipo sul patrimonio privato oppure sulle attività culturali che meriterebbero anch'esse un incentivo fiscale, richiede una copertura molto più ampia. Quindi, io credo che in questa fase di prima applicazione si debba vedere come funziona e poi, anche in base alla situazione complessiva dei conti pubblici, via via, e in modo ragionevole, estendere il numero di soggetti o i tipi di interventi che danno origine al credito d'imposta del 65 per cento.
      Aggiungo: è vero, ci sono poche risorse. Il Governo precedente e questo Governo hanno chiuso la stagione dei tagli alle risorse al patrimonio culturale. È così anche per questa legge di stabilità. Naturalmente, il Parlamento è sovrano e in sede di approvazione della legge di stabilità potrà aumentare le risorse a disposizione del patrimonio pubblico, sapendo che c’è una norma che non funziona, che è la norma che oggi prevede che il 3 per cento delle risorse aggiuntive sui lavori pubblici vadano a interventi sul patrimonio. Quella norma ha originato flussi assolutamente insignificanti. Credo che ci sia modo di correggerla e, finalmente, dare un po’ di certezza agli interventi pubblici sul patrimonio pubblico.

      PRESIDENTE. L'onorevole Gigli ha facoltà di replicare per due minuti.

      GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor Ministro, l'ordine del giorno che lei richiamava era il mio e, quindi, ne sono ben consapevole. E, tuttavia, mi consenta di essere solo parzialmente soddisfatto. Io anche allora avevo preso atto dell'impegno del Governo ad andare in questa direzione. Quello che stiamo chiedendo, però, è soltanto un segnale. Non stiamo dicendo di mettere un fondo senza limite, del quale non si sa quale potrà essere l'ammontare e che rischia di far sballare, proprio per la vastità del patrimonio monumentale, archivistico e quant'altro del nostro Paese, i conti pubblici.
      Stiamo chiedendo un segnale di attenzione verso beni che sono, ripeto, sì di proprietà privata – basti pensare al grande patrimonio dell'arte religiosa in questo Paese – e che, però, sono fruibili dal pubblico e sono considerati monumenti di interesse nazionale dal Governo stesso. Io dico che serve un segnale, ripeto, anche limitato per sperimentare. Ci sono Paesi nel mondo, penso agli Stati Uniti, che è vero che hanno tutt'altra disponibilità di monumenti, ma è anche vero che sono coperti pressoché integralmente proprio dalle donazioni private.
      Ora, il suo decreto ha il merito di andare in questa direzione. Io la invito ad andarci con coraggio, ad andarci fino in fondo e, ripeto, la legge di stabilità potrebbe essere almeno un segnale. Salvaguarderemmo l'importanza di queste opere, la sottolineeremmo verso i privati, daremmo un segnale nell'ottica della sussidiarietà e potremmo forse renderci conto che alla fine il risparmio potrebbe anche essere maggiore della spesa. Potremmo renderci conto, alla fine, che diventa un investimento utile e se anche costasse qualche cosa, qualche piccola cosa, credo che l'utilità ritornerebbe in termini di occupazione, in termini di turismo, in termini di richiamo di altre fonti economiche di cui il nostro Paese, soprattutto in determinate aree a vocazione turistica e non certamente industriale, avrebbe sicuramente bisogno.

(Criteri e tempi di attuazione della riforma dell'organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – n. 3-01108)

      PRESIDENTE. L'onorevole Rampi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Coscia n. 3-01108, concernente criteri e tempi di attuazione della riforma dell'organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

      ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo appreso positivamente Pag. 29della volontà e dell'attività in corso nella revisione dell'organizzazione del Ministero, che nasce da esigenze di revisione della spesa positiva e necessaria. Si sta, in realtà, intervenendo in maniera più organica sul Ministero per renderlo più efficiente e più efficace e per far funzionare meglio i diversi livelli anche nella direzione dell'autonomia delle diverse realtà territoriali. Ci interessa capire meglio quali sono queste modalità, quali sono i tempi e come si sta svolgendo questo intervento.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rampi, anche per la sintesi.
      Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

      DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, come ricordava l'onorevole Rampi, la riorganizzazione del Ministero parte dalle esigenze imposte dalla spending review di ridurre di un certo numero i dirigenti di prima e di seconda fascia. La valutazione che abbiamo fatto, poiché negli anni precedenti è stato svolto un lavoro di studio molto approfondito, è stata di utilizzare questa occasione non semplicemente per una riduzione aritmetica, ma per intervenire profondamente nella struttura del Ministero. Il DPCM è già stato approvato dal Consiglio dei ministri, è già stato firmato ed è in questo momento nella fase di registrazione della Corte dei conti; io ritengo che all'inizio di novembre le norme potranno essere operative e si potrà avviare la fase applicativa.
      La riforma – in tre minuti, devo essere necessariamente sintetico – interviene profondamente nella riorganizzazione del Ministero e, per esempio, nella diminuzione del ruolo dei direttori regionali, che sono spesso stati criticati come luogo di sovrapposizione con i poteri delle soprintendenze, ma il cuore della riforma interviene profondamente in una cosa che è stata discussa per molti anni in Italia: la distinzione tra tutela e valorizzazione.
      Noi siamo un Paese che ha un grande patrimonio di conoscenza, di professionalità e di legislazione nel settore della tutela del patrimonio che va salvaguardato; abbiamo avuto una scarsa capacità di investire nella valorizzazione dei nostri beni monumentali, dei nostri musei, di questo patrimonio incredibile che abbiamo, anche quello di proprietà dello Stato.
      La riforma divide queste due funzioni: le soprintendenze da oggi in poi si occuperanno soltanto di tutela del territorio e lo faranno anche legandosi il più possibile con le università e il CNR, cioè con la parte formativa. Io penso un po’ al modello dei policlinici universitari, dove c’è un ospedale e una facoltà di medicina e si uniscono le due esperienze. Questo per quanto riguarda le soprintendenze. Non si occuperanno più di musei, perché oggi le soprintendenze gestiscono i musei, anche i grandi musei italiani, attraverso dei semplici funzionari alle dipendenze gerarchiche del soprintendente.
      I musei avranno una filiera distinta dalla direzione generale dei musei, ai poli museali regionali, ai musei che avranno, intanto cominciando dai venti più grandi, un'autonomia contabile e amministrativa, con la possibilità di nominare dei direttori presi attraverso delle procedure di selezione pubblica che ne garantiscano la professionalità e investiranno molto sulla valorizzazione del nostro patrimonio.
      Questo è il cuore della riforma, che naturalmente comporta una fase applicativa difficile, perché va costruita l'autonomia dei musei, vanno introdotti dei principi contabili. Ad oggi, di un museo statale non è nemmeno possibile conoscere esattamente il bilancio, perché le funzioni e il personale sono assolutamente confusi o mescolati con quelli della soprintendenza.
      Io credo che questa operazione potrà portare a due benefici: maggiori risorse professionali e di tempo delle soprintendenze per le loro funzioni di tutela svolte in modo moderno e, finalmente, un investimento di valorizzazione sullo straordinario patrimonio dei musei e dei monumenti dello Stato che abbiamo nelle nostre mani.

Pag. 30

      PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di replicare.

      MARIA COSCIA. Signor Presidente, noi prendiamo atto con soddisfazione della risposta, perché come lei già sottolineava non c’è dubbio che nel nostro Paese dobbiamo fare dei passi avanti molto più decisi proprio nella direzione della valorizzazione del nostro straordinario patrimonio che ci viene riconosciuto in tutto il mondo, a partire appunto dai musei, che per essere competitivi hanno bisogno di sviluppare un'autonomia riconosciuta dallo Stato, insieme a risorse economiche e professionali adeguate.
      Così come ci sembra importante anche chiarire le competenze delle soprintendenze, anche attraverso l'unificazione, che è una delle parti previste nella riorganizzazione tra il paesaggio e anche il territorio.
      Infatti anche questo, come lei sa, Ministro, è uno dei temi delicati che spesso torna, perché si fa carico alle sovrintendenze di presunti ritardi nella tutela del patrimonio, quando appunto in realtà c’è bisogno di avere una semplificazione, che però nello stesso tempo rispetti la tutela del paesaggio.

(Chiarimenti in merito alle iniziative assunte dalle forze dell'ordine nei confronti di alcuni attivisti delle associazioni per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali in occasione di una manifestazione svoltasi a Perugia il 29 marzo 2014 – n. 3-01109)

      PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01109, concernente chiarimenti in merito alle iniziative assunte dalle forze dell'ordine nei confronti di alcuni attivisti delle associazioni per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali in occasione di una manifestazione svoltasi a Perugia il 29 marzo 2014 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, la procura di Perugia ha iscritto nel registro degli indagati alcuni attivisti per i diritti civili nell'ambito di una manifestazione svoltasi, come è stato ricordato, il 29 marzo 2014.
      Il punto, il problema, è che questa scelta fa seguito alla trasmissione di un verbale della Digos di Perugia, all'interno del quale si legge testualmente: avvicinandosi ad altro individuo di sesso maschile, si esibiva in un prolungato e concupiscente bacio sulla bocca dello stesso – questa ultima frase è addirittura in neretto – nel bel mezzo di Corso Vannucci ed in presenza di numerose famiglie con bambini e ragazzi, molti dei quali addirittura minorenni, che affollavano in quel momento il centro cittadino, lasciando i passanti disgustati da tale dimostrazione.
      Adesso, signor Ministro, vorrei sapere se lei è a conoscenza di questo episodio, se non ritenga le modalità di redazione di questo verbale gravi, un po’ intrise di razzismo e lesive della dignità delle persone e, soprattutto, che azioni intenda intraprendere nei confronti di chi ha redatto in questo modo questo verbale.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

      ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, innanzitutto vorrei dire che le persone che sono state individuate hanno delle imputazioni e le imputazioni che gravano sui manifestanti non hanno alcuna attinenza con il punto sottolineato dall'onorevole Fratoianni, che riguardava un verbale. Nelle formulazioni delle accuse a loro carico non sono mai venuti in evidenza né hanno avuto alcun rilievo presunti comportamenti osceni, di cui avrebbero dato atto gli organi verbalizzanti. Questo è un punto che mi pare essenziale.
      In effetti, il quesito dell'onorevole Fratoianni ci poneva un dubbio e cioè quale fosse la ragione per l'iscrizione nel registro degli indagati di due uomini aderenti alle associazioni Omphalos Arcigay Arcilesbica, che avrebbero appunto scambiato un bacio, in risposta alla manifestazione delle «Sentinelle in piedi», che si è tenuta il 29 marzo.Pag. 31
      A questa manifestazione, regolarmente preannunciata dagli organizzatori, hanno partecipato circa 250 persone. Nel corso dell'evento, una trentina di appartenenti alla sinistra antagonista e anarchica, riconducibili al locale centro sociale e alle citate associazioni, hanno dato vita improvvisamente ad una contromanifestazione, che non era stata segnalata per il necessario preavviso al competente questore. Scandendo slogan ad alta voce, hanno girato tra le fila delle «sentinelle» e indirizzato verso di loro espressioni dal tenore provocatorio. Il pronto intervento delle forze di polizia in servizio di ordine e sicurezza pubblica, disposto dalla questura, è valso a contenere gli effetti delle estemporanee iniziative di dissenso, poste in essere dai contestatori. Due di essi sono stati deferiti per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di indicazione della propria identità personale, quattro per il concorso nel reato di violazione dell'obbligo di preavviso di manifestazione non autorizzata, tutti e sei, inoltre, sono stati deferiti per il concorso nel reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone.
      Per cui, come ho detto in premessa, le imputazioni che gravano sui manifestanti dimostrano chiaramente che, nelle formulazioni delle accuse, non sono mai venuti in evidenza gli atti sottolineati dall'onorevole Fratoianni e contenuti asseritamente nel verbale, di cui alla sua interrogazione.

      PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di replicare per due minuti.

      NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, Ministro la ringrazio. Devo dire che la sua risposta non solo non mi soddisfa, ma dà ragione fino in fondo della mia interrogazione. Del resto io non ho chiesto conto qui del comportamento della procura, che svolge il suo mestiere, ma di come sia stato redatto un verbale da funzionari di questo Stato. E su questo lei non solo non ha risposto, ma non ha risposto se sia forse necessario prendere qualche iniziativa nei confronti di chi, pubblico ufficiale, utilizza queste espressioni per descrivere un atto che, come si vede e come lei ha confermato, non è neanche oggetto dell'attività della procura della Repubblica.
      Ora, io potrei obiettare molto sul fatto che si iscrivano nel registro degli indagati persone che, in modo pacifico, senza usare violenza, si trovano a contestare la manifestazione di chi si batte contro i diritti di tutti, come il movimento delle «Sentinelle in piedi». Ma non faccio questo.
      Le chiedo un'altra cosa, di questo lei non mi ha dato risposta e lo trovo molto grave. Le segnalo solo a margine che le due persone, accusate da questi verbalizzanti, non dalla procura, di disgustare i passanti perché si baciavano – cioè quello che fanno tutte le persone che si vogliono bene in questo Paese, come in ogni altro posto del mondo –, all'estero sono sposate. Sono due delle tante persone che a lei evidentemente non piacciono molto, quelle per le quali il suo Ministero ha chiesto ai prefetti in tutta Italia di attivarsi per cancellare dai registri ogni presa d'atto del matrimonio celebrato all'estero.
      Ecco, io penso che queste scelte, anche le scelte che lei con il suo Ministero ha fatto, contribuiscano a diffondere e a consolidare una cultura che poi, purtroppo, troviamo scritta nei verbali non di qualche organizzazione neofascista, ma della polizia italiana: verbali che hanno un tono che sta a metà tra l'inquisizione e la polizia fascista.

(Iniziative per chiarire le competenze dei prefetti in relazione alla trascrizione dei matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso – n. 3-01110)

      PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01110, concernente iniziative per chiarire le competenze dei prefetti in relazione alla trascrizione dei matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la tempestività Pag. 32con cui investe il Parlamento di una questione che è su tutti i giornali.
      Lei sa, come so io – e per brevità sintetizzo –, che il discrimine è dato da una sentenza della Corte di cassazione della Repubblica italiana, la n.  4184, che ha stabilito inequivocabilmente che la trascrizione del matrimonio non ha natura costitutiva, ma meramente certificativa e di pubblicità. Se questo è – e non lo dice uno Stato terzo, ma lo dice la Repubblica italiana attraverso la Cassazione – significa che questa trascrizione non ha natura provvedimentale. E, allora, se non ha natura provvedimentale, diventa difficile comprendere quale possa essere l'intervento, invocato ai sensi della legge n.  241 del 1990, che possa essere realizzato per farne venir meno gli effetti o addirittura per cancellarli.
      Noi pensiamo che uno Stato sia giusto quando si muove, anche nell'ambito di scelte condivisibili...

      PRESIDENTE. Concluda.

      ANIELLO FORMISANO. ... da una parte o meno, nel rispetto delle regole. Noi vorremmo capire ed esser certi che i prefetti non commettano una cosa impropria se fanno ciò che è stato loro suggerito di fare.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

      ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, le perplessità del collega sono collegate all'asserita mancanza di disposizioni legislative che affermino chiaramente in capo ai prefetti tale potere tutorio nei confronti dei sindaci, mentre l'unica forma di intervento su tali trascrizioni sarebbe riservata all'autorità giudiziaria.
      Devo precisare che l'intervento del prefetto, in questi casi, è espressione delle funzioni di vigilanza sull'ordinata tenuta dei registri di stato civile, funzioni che gli sono state assegnate in maniera inequivocabile dall'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n.  396 del 2000, in riferimento al quale è appunto il prefetto ad esercitare, in questo ambito, compiti di sovrintendenza nei confronti dei sindaci.
      Desidero anche ricordare che il sindaco è considerato dalla disposizione che ho appena citato nella sua veste di ufficiale di Governo e, dunque, come organo di amministrazione indiretta dello Stato e non certo quale vertice dell'ente locale. È del tutto proprio, pertanto, e limitatamente a questi compiti, l'esercizio di poteri che sono tipica manifestazione di una sovraordinazione gerarchica e che concretizzano un rimedio di ordine amministrativo, impregiudicata ovviamente la possibilità di alternativi strumenti di ordine giurisdizionale.
      Del resto, relativamente alle analoghe fattispecie inerenti all'adozione di provvedimenti di annullamento disposti dai prefetti nei confronti di ordinanze sindacali di sicurezza urbana, è stata affermata, anche da parte di autorevole giurisprudenza del Consiglio di Stato, ad esempio la sentenza n.  3076 del 2008, la piena legittimità dell'intervento prefettizio proprio in ragione della pertinenza statale della materia e della conseguente sottoposizione degli atti del sindaco, ove illegittimi, al potere caducatorio del prefetto.
      Naturalmente questo potere, in conformità a consolidati indirizzi generali, deve esercitarsi nel rispetto delle forme procedimentali, secondo le quali l'annullamento gerarchico va preceduto da un intervento monitorio, che solleciti l'organo sindacale ad esercitare in autotutela un potere proprio di annullamento e si attivi, dunque, solo in seguito alla perdurante inerzia del sindaco.
      In coerenza con queste specifiche competenze e con il loro articolato esercizio, i prefetti sono stati quindi sensibilizzati, con la circolare del 7 ottobre scorso, a rivolgere formale invito ai sindaci sia per il ritiro di eventuali direttive emanate in materia di trascrizioni delle unioni di persone dello stesso sesso celebrate all'estero, sia a provvedere alla cancellazione delle conseguenti trascrizioni, qualora effettuate.

Pag. 33

      PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di replicare, per due minuti.

      ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente e signor Ministro, devo dire che mi dichiaro, come rappresentante di Centro Democratico, parzialmente soddisfatto per le cose che lei ha detto. C’è un'inversione di tendenza, mi pare evidente; quindi, c’è prima un invito ad un atto da esercitare in autotutela e poi, eventualmente, un provvedimento repressivo, laddove si mantenga l'inerzia.
      Devo dire, però, che, come avvocato, non mi ha convinto. In tutta onestà, non mi ha convinto perché lei ha citato dei fatti in cui vi è natura provvedimentale e sui quali si incide attraverso le norme che lei ha richiamato.
      Qui siamo di fronte ad atti che non hanno natura provvedimentale, ma, come ha detto la Cassazione, solo certificativa e di pubblicità.
      E devo dire che mi dispiace dover dire queste cose nell'aula sovrana del Parlamento, perché la mia sensazione, sulla base del dibattito di questi giorni che è sui giornali, è che, ancora una volta, arriviamo buoni terzi – noi, politica italiana – rispetto all'autorità morale della Chiesa (io non vorrei che si potesse dire o si determinassero le condizioni per poter dire che Papa Francesco è più avanti di noi su determinate questioni) ed ancora una volta buoni terzi rispetto alla magistratura. Siamo tutti convinti che vi sia bisogno di una legge che disciplini, in un modo esauriente, civile e moderno, questo versante del nostro vivere civile, ma, ancora una volta, è la Cassazione che ci deve dire cosa è giusto fare e cosa è giusto non fare. E noi, che siamo la politica e che dovremmo orientare i giudici, dobbiamo, ancora una volta, sentirci terzi rispetto all'autorità morale della Chiesa e all'autorità giurisdizionale, che è autonoma in Italia.
      Comunque grazie, perché credo che questo sia un tema che ci interesserà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

(Iniziative urgenti volte a tutelare le vittime della criminalità organizzata, con particolare riferimento alla vicenda dell'imprenditore Tiberio Bentivoglio – n. 3-01111)

      PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01111, concernente iniziative urgenti volte a tutelare le vittime della criminalità organizzata, con particolare riferimento alla vicenda dell'imprenditore Tiberio Bentivoglio (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      FABIO RAMPELLI. Signor Presidente e Ministro Alfano, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale vuole attenzionare la storia dell'imprenditore di Reggio Calabria Tiberio Bentivoglio, che si è ribellato alla ’ndrangheta, rifiutandosi di pagare il pizzo ai suoi estorsori, la qual cosa, ovviamente, ha consentito poi di condannarli.
      Dal 1992 ha continuato a subire minacce, attentati, persino un tentato omicidio. Vive sotto scorta e la sua attività, per queste ragioni, è ad un passo dal fallimento. Il negozio ha lo sfratto esecutivo. La casa è stata ipotecata e messa all'asta e, dopo la sospensione, rimessa all'asta con tempi record da Equitalia. Le banche non danno più credito. Quindi, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale vuole approfittare di questa circostanza per chiederle, Ministro Alfano, se questo è quello che il suo Governo intende per lotta alla mafia.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

      ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, l'onorevole Rampelli ha posto una domanda articolata, alla quale bisogna rispondere, dicendo, in premessa, che il signor Bentivoglio, che non risulta essere testimone di giustizia, è stato vittima, in passato, di atti di intimidazione a scopo di estorsione, in conseguenza dei quali ha subito dei danni, sia materiali al Pag. 34proprio esercizio commerciale, sia personali, a causa del ferimento di cui restò vittima nel 2011.
      Dopo quest'ultimo episodio, il prefetto di Reggio Calabria ha disposto, in via di urgenza, nei confronti dell'imprenditore, l'adozione di un dispositivo tutorio.
      A seguito di un ulteriore atto intimidatorio, che è avvenuto lo scorso mese di aprile, l'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, l'ufficio che sta al Dipartimento della pubblica sicurezza, su proposta del prefetto di Reggio Calabria, ha immediatamente rimodulato la misura di protezione, applicandone una di livello superiore, ancora in vigore, e che contempla l'utilizzo di una vettura blindata.
      In questa occasione, è stata disposta anche l'intensificazione del servizio di vigilanza generico radiocollegato presso l'abitazione di Bentivoglio e la sua attività commerciale.
      Per quanto riguarda l'accesso al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime delle richieste estorsive e dell'usura risulta che, in relazione agli episodi estorsivi ed intimidatori subiti, Tiberio Bentivoglio e sua moglie Vincenza Falsone, socia dell'impresa familiare, abbiano presentato, a partire dal luglio del 2006, varie istanze di elargizione alla prefettura di Reggio Calabria. A seguito dei necessari approfondimenti istruttori, ai due richiedenti sono stati concessi a vario titolo più di 835 mila euro. Informo, inoltre, che la sospensione dei termini dei procedimenti esecutivi di cui il Bentivoglio ha comunque beneficiato è scaduta e non risulta sia stata disposta un'ulteriore proroga dall'autorità giudiziaria competente. Sul piano generale, osservo che la normativa italiana è tra le più avanzate in materia di provvidenze economiche alle vittime delle organizzazioni criminali, benché, trattandosi di accertamenti complessi, peraltro correlati ai tempi della giustizia, la conclusione dei procedimenti e l'accoglimento delle istanze possa subire ritardi o rallentamenti difficilmente compatibili con le esigenze dei richiedenti. Al di là dei possibili interventi normativi, posso segnalare che sul piano amministrativo si sta procedendo ad una riorganizzazione delle strutture commissariali preposte alla gestione unitaria dei benefici di legge e a una progressiva razionalizzazione delle procedure che passa anche dalla recente unificazione dei fondi antiracket e antiusura e di sostegno alle vittime delle mafie.

      PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

      FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro, la risposta non è soddisfacente perché tutti i nodi rimangono perfettamente al loro posto. Il primo riguarda i fondi destinati alle vittime della mafia che io vorrei rammentare sono stati distratti proprio dal suo Governo e destinati all'immigrazione clandestina e all'operazione Mare Nostrum. Sono stati sottratti ben 50 milioni di euro dal Fondo per le vittime della mafia. Così come io le chiedo di scendere in campo ufficialmente per bloccare immediatamente la seconda asta che vergognosamente Equitalia ha riaperto a soli quindici giorni dalla scadenza della prima sospensione. Parliamo dell'asta con la quale, appunto, si mette a repentaglio la casa stessa dove abita la famiglia Bentivoglio. Mai visto un ufficio pubblico così solerte. Spero che il responsabile locale abbia questo ritmo, questo trend, questa capacità di essere efficiente e veloce, nel qual caso, se così non fosse, andrebbe un attimo capito che cosa accade anche dentro l'ufficio locale di Equitalia. Io penso che la filosofia sia sbagliata perché, al di là della scorta, dell'auto blindata e di tutto quello che si può fare per andare incontro alle esigenze di una persona minacciata dalla mafia, sia indispensabile quasi esibire, come fosse un emblema, un esempio da seguire, da emulare, chi ha il coraggio di denunciare atti estorsivi, chi ha il coraggio di contrastare la logica del pizzo. E questo non è accaduto affatto nel rapporto tra l'imprenditore Bentivoglio e lo Stato. Penso sia indispensabile, quindi, rivedere la legge; penso sia indispensabile accelerare la procedura; penso sia indispensabile far capire che lo Stato c’è e interviene tempestivamente, non aspetta Pag. 35quattro anni, dieci anni, dodici anni o ventidue anni come in questo caso; penso che questa è la grande scommessa che, anche il suo Governo, in nome e per conto di tutta l'Italia, deve provare a vincere, intanto dimostrandosi capace di risolvere il problema dell'imprenditore Bentivoglio.

(Elementi in ordine allo stato di avanzamento del processo di costruzione degli impianti per l'incenerimento dei rifiuti sul territorio nazionale – n. 3-01112)

      PRESIDENTE. L'onorevole Bosco ha facoltà di illustrare l'interrogazione Dorina Bianchi n. 3-01112, concernente elementi in ordine allo stato di avanzamento del processo di costruzione degli impianti per l'incenerimento dei rifiuti sul territorio nazionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

      ANTONINO BOSCO. Signor Presidente, signor Ministro, il miglioramento delle condizioni economiche e di vita in genere, il progresso dello sviluppo industriale insieme all'incremento della popolazione, soprattutto nelle zone in prossimità delle aree urbane, hanno inevitabilmente causato una maggiore produzione di rifiuti, cui non poteva non seguire anche il problema del loro smaltimento. Un processo di trattamento che, oltre che per quanto concerne l'effettiva capacità di incenerire i rifiuti urbani, anche in considerazione della diversa tipologia dei rifiuti medesimi, non può non tener presente la spinosa questione dell'inquinamento derivante dai processi e dal loro smaltimento e, quindi, dell'obbligo di preservare la salute, in primo luogo di quanti vivono o potranno vivere in prossimità di impianti preposti all'incenerimento dei rifiuti stessi. La precaria situazione dell'attività di smaltimento dei rifiuti in Italia, però, ha indubbiamente raggiunto un livello che impone delle scelte. A tal riguardo, le chiediamo a che punto si è giunti nel processo di costruzione degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

      GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'onorevole interrogante centra il problema. Il problema del nostro Paese nella gestione dei rifiuti è rappresentato oggi dalla enorme quantità di rifiuti che ancora vanno alle discariche. Questo ci provoca rischi ambientali, innesca delle sanzioni UE che sono pericolose e costose per il nostro Paese e soprattutto induce anche le attenzioni dell'ecomafia.
      Siamo ancora a circa il 40 per cento di rifiuti che vanno nelle discariche: è una percentuale intollerabile. In Europa ci sono Paesi come la Germania, la Svezia, il Belgio e l'Olanda che hanno già di fatto eliminato le discariche e il carico di problematicità che le discariche hanno sul territorio in cui sono insediate. Nei Paesi più virtuosi lo smaltimento attraverso il recupero energetico arriva al 50 per cento dei rifiuti. In Italia la situazione purtroppo è nota. In alcune regioni abbiamo un sistema di incenerimento che, accoppiato ad una consistente raccolta differenziata, fa sì che gli impianti lavorino addirittura oggi al disotto della loro capacità autorizzata. Altre, invece, che, con la progressiva chiusura delle discariche, devono trasportare altrove, anche all'estero, i rifiuti prodotti. Siamo in una situazione paradossale per cui paghiamo altri Paesi perché brucino i nostri rifiuti e traggano i profitti dell'energia che producono con i nostri rifiuti. È anche questo il motivo che ha indotto il Governo a introdurre l'articolo 35 del decreto-legge sblocca Italia che definisce – cito testualmente – «infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale» gli impianti di incenerimento. L'obiettivo, sia chiaro, non è quello di moltiplicare i termovalorizzatori. Per questo si prevede che venga definita la capacità di trattamento degli impianti esistenti. La misura serve ad un progressivo riequilibrio socio-economico Pag. 36tra le aree del territorio nazionale nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio e tenendo conto della pianificazione regionale. È chiaro che tutto questo percorso passa attraverso una collaborazione e una condivisione con le regioni e gli enti locali. Questi impianti dovranno essere adeguati ai migliori standard ambientali, sempre secondo l'articolo 35, e ricompresi nella classificazione degli impianti di recupero R1. Affinché si possa parlare di sistema integrato a livello nazionale è previsto che per esaurire le esigenze, in ragione del riferimento, per la disponibilità residua sarà possibile trattare rifiuti urbani prodotti in altre regioni. Quindi nessuna corsa agli inceneritori, ma una corsa per superare le emergenze che hanno portato alle sanzioni europee e, al contempo, spingere al massimo sulla raccolta differenziata. Il problema dei rifiuti non si risolve producendone di nuovi, ma puntando definitivamente sul riciclo e sulla raccolta differenziata.

      PRESIDENTE. L'onorevole Bosco ha facoltà di replicare per due minuti.

      ANTONINO BOSCO. Signor Presidente, anzitutto ringrazio il Ministro per la risposta alla nostra interrogazione. Tale risposta ci soddisfa e soprattutto ci fa sperare per il futuro affinché il problema dello smaltimento e incenerimento dei rifiuti possa essere risolto, come diceva il Ministro, e soprattutto sia a garanzia dei cittadini sotto l'aspetto igienico-sanitario e anche per ciò che riguarda il decoro delle nostre città e delle nostre comunità. Soltanto con la certezza di costruire o eventualmente di mettere in sicurezza e migliorare quelli già esistenti come impianti è possibile scalfire quel muro, signor Ministro, di opposizione e diffidenza, anche giustificata, dell'opinione pubblica che vede in queste strutture una minaccia al loro benessere fisico e all'integrità del territorio in cui vivono. Una posizione sicuramente dovuta anche grazie ad errori commessi in passato quando la sensibilità verso i possibili effetti collaterali del processo di smaltimento dei rifiuti, specialmente in prossimità di grossi centri urbani, non era così presente e tenuta in considerazione. Un Paese moderno e civile non può continuare a restare nella precarietà allorquando si parla di processi di incenerimento dei rifiuti urbani e non può nemmeno permettersi di ricoprire il ruolo di sorvegliato speciale da parte delle istituzioni europee. Devono invece poter disporre dei mezzi necessari per far fronte autonomamente in assoluta sicurezza e legalità ad un problema che non si può e non si deve più rinviare.

(Iniziative urgenti per la piena salvaguardia della riserva naturale di Torre Guaceto in Puglia, in relazione agli asseriti processi di inquinamento in atto nell'area – n. 3-01113)

      PRESIDENTE. L'onorevole Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01113, concernente iniziative urgenti per la piena salvaguardia della riserva naturale di Torre Guaceto in Puglia, in relazione agli asseriti processi di inquinamento in atto nell'area (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione ha per oggetto la situazione che si è venuta a determinare a Torre Guaceto, che è una riserva naturale marina sin dal 1991, inserita tra le principali e più importanti aree specialmente protette del Mediterraneo che, paradossalmente, è interessata dallo scarico di un impianto di trattamento di acque reflue del comune di Carovigno, che accoglie un po’ il bacino della zona e che scarica all'interno del Canale Reale.
      È uno scarico autorizzato con decreto del dirigente della regione Puglia addetto alle risorse delle acque, ma che, comunque, sin dai primi scarichi, ha denotato una serie di problemi sulla qualità e l'inquinamento delle acque riversate in una zona di particolare pregio dal punto di vista marino e naturalistico.Pag. 37
      Mi chiedo se sia compatibile la presenza di questo impianto in una zona di particolare rilevanza come questa della quale le sto parlando e quali provvedimenti intende assumere il Ministero affinché questa, che è una zona di pregio, rimanga tale e non venga penalizzata da impianti che, per quanto tecnicamente efficienti, nel tempo danno sempre problematiche di conservazione dei parametri di scarico e di qualità delle acque in aree, appunto, molto delicate.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

      GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Matarrese per avermi dato la possibilità di chiarire il problema da lui sollevato. La questione sollevata dall'interrogante è da tempo nota e seguita dal Ministero attraverso ripetute interlocuzioni sia con la regione Puglia che con la provincia di Brindisi.
      Con riferimento al depuratore di Carovigno, il 26 settembre scorso, è pervenuto al Ministero un rapporto del Consorzio di gestione dell'area marina protetta di Torre Guaceto su un'autorizzazione rilasciata dalla regione Puglia per lo scarico di acque reflue nella zona «A», di massima tutela dell'area protetta. Già nel pomeriggio dello stesso giorno, veniva interessata la regione in qualità di ente competente in materia, segnalando l'urgenza di acquisire una dettagliata informativa.
      Veniva rilevato che l'autorizzazione, che sarebbe risultata già attiva e operante, sembrava presentare profili di violazione di legge sul decreto ministeriale 4 dicembre 1991, istitutivo dell'area marina protetta, che, all'articolo 4 – cito testualmente – vieta l'alterazione con qualsiasi mezzo, diretto o indiretto, dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e biologiche dell'acqua, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e, in genere, l'immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare, anche transitoriamente, le caratteristiche dell'ambiente marino, nonché l'escavazione e la raccolta di materiali inerti.
      Ulteriori implicazioni derivano dalla presenza del sito di interesse comunitario Torre Guaceto-Macchia San Giovanni e dalla mancata attivazione della necessaria valutazione di incidenza.
      Il Servizio risorse idriche della regione Puglia, con nota del 16 ottobre, richiamava la procedura di infrazione sulla «direttiva acqua», nonché il procedimento penale in corso, sottolineando che l'autorizzazione provvisoria allo scarico nel Canale Reale costituiva l'unica alternativa valida. Rimandava, quindi, alla provincia di Brindisi per gli elementi della valutazione di incidenza.
      Il Ministero ha immediatamente interessato il Servizio ecologia della regione, sottolineando l'importanza di adempiere alle disposizioni impartite dalla direttiva comunitaria. Dal verbale inviato dalla regione Puglia sull'incontro svolto il 7 ottobre con tutti i soggetti interessati, si evince che l'acquedotto pugliese avrebbe provveduto ad approfondire le opportune soluzioni tecniche per mitigare gli effetti del deflusso dei reflui. È previsto, peraltro, un ulteriore incontro per il 27 ottobre sull'esito delle indagini in corso.
      Il Ministero dell'ambiente segue con la massima attenzione la situazione per intervenire tempestivamente presso le competenti autorità, qualora se ne dovesse verificare la necessità per i profili di propria competenza. Rimane, inoltre, in costante contatto con la capitaneria di porto di Brindisi e con il Reparto ambientale marino delle capitanerie di porto, che, su incarico del Ministero, ha effettuato, lo scorso 3 ottobre, gli opportuni sopralluoghi presso l'area protetta interessata dagli scarichi.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 38

      GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Proprio nelle ultime ore, onorevole Matarrese, abbiamo appreso che la capitaneria di porto di Brindisi ha notiziato la procura locale del superamento dei valori dell'azoto totale, dei tensioattivi e dell’Escherichia coli, sia alla foce che alla congiunzione del depuratore con il Canale Reale.

      PRESIDENTE. L'onorevole Matarrese ha facoltà di replicare.

      SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, Ministro, mi ritengo molto soddisfatto della sua puntuale risposta, molto preoccupato per la quantità di enti che lei ha citato correttamente e che devono salvaguardare un'area marina così importante e particolarmente rilevante. Conoscendo la tempestività degli enti che lei ha citato e le problematiche burocratiche e di gestione di queste procedure, le consiglio vivamente, conoscendo il suo impegno e la sua passione nell'attività che svolge, di spostare lo scarico di questo depuratore in altro sito o di valutare tecniche di smaltimento di queste acque, penso all'irrigazione, penso a qualcosa di alternativo, perché è davvero concettualmente poco accettabile che un depuratore di acque di rifiuto vada a scaricare in un'area, indicata tra le 32 principali aree umide del Mediterraneo, che dà lustro e valenza al territorio, al turismo e a tutte le attività che girano intorno a questa zona anche oggetto di osservazione da parte del WWF per la particolarità, appunto, di un'area davvero molto bella e da visitare.
      Quindi, Ministro, le consiglio vivamente di chiudere questo scarico o di trovare soluzioni alternative. Togliamo burocrazia, togliamo costi, perché anche questi monitoraggi e questi enti che lei ha coinvolto, giustamente, secondo la procedura corretta, costano allo Stato e sarebbe meglio avere un costo minore, trasportando in altra parte questo problema.

(Iniziative volte a garantire il tempestivo avvio delle opere strategiche correlate al dissesto idrogeologico e ad evitare il blocco dei lavori in caso di ricorsi giurisdizionali – n. 3-01114)

      PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01114 concernente iniziative volte a garantire il tempestivo avvio delle opere strategiche correlate al dissesto idrogeologico e ad evitare il blocco dei lavori in caso di ricorsi giurisdizionali (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, Ministro Galletti, non è la priva volta che si trova ad affrontare tragedie innescate dall'emergenza del dissesto idrogeologico né è la prima volta che ci troviamo davanti a sciagure che scontano i ritardi di interventi programmati, finanziati e non attuati. La questione della messa in sicurezza del territorio negli ultimi anni è stata riconosciuta da tutti i governi come priorità, ma lei sa bene che è stato il Governo Berlusconi nel 2009 a varare il primo piano nazionale che metteva assieme gli interventi delle regioni, della protezione civile, delle autorità di bacino e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, finanziandolo con due miliardi e 400 milioni di euro. Il Presidente Renzi all'atto del suo insediamento ha riconosciuto anche lui questa come una priorità e ha dichiarato la volontà di costituire una struttura di missione presso palazzo Chigi. Benissimo, sono passati otto mesi e non mi pare che siano ancora arrivati risultati tangibili.
      Signor Ministro, le chiedo a che punto sia la struttura di missione e quali iniziative intenda davvero assumere il Governo per affrontare in maniera seria la questione del dissesto idrogeologico onde evitare conseguenze gravissime come quelle degli ultimi giorni.

Pag. 39

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, onorevole Galletti, ha facoltà di rispondere.

      GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio prima di tutto l'onorevole Prestigiacomo perché mi permette di rimarcare, ancora una volta, quanto il tema del contrasto al dissesto idrogeologico sia al centro dell'agenda di questo Governo fin dal primo giorno del suo insediamento. È stato il primo giorno di insediamento che è stata istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, quella apposita struttura di missione, a cui lei faceva riferimento, che ha proprio il compito di imprimere una forte accelerazione alla spesa di quelle risorse che sono disponibili e che non si è riusciti a spendere nel corso degli anni. Queste risorse ammontano a 2 miliardi e 300 milioni di euro, ci sono due miliardi e 300 milioni di euro già stanziati, questi soldi sono bloccati dalle procedure amministrative e dalla giustizia amministrativa per dei ricorsi al TAR. Allora, la prima cosa logica è quella di riuscire a sbloccare immediatamente questi fondi. Come si può fare ? L'abbiamo fatto intervenendo dal punto di vista legislativo e rendendo più snello il sistema. Ad esempio, abbiamo tolto con il decreto «competitività» i commissari straordinari e abbiamo dato il potere direttamente ai presidenti delle giunte regionali conferendo loro poteri straordinari. Questi poteri straordinari consistono, ad esempio, in una autorizzazione unica che va a sostituire tutte quelle miriadi di autorizzazioni che prima erano richieste.
      Siamo intervenuti anche sul processo amministrativo, riducendone i tempi, nello «sblocca-Italia», che ora è in discussione proprio qui alla Camera; chiaramente, lo dico con chiarezza, salvaguardando i diritti dei ricorrenti, perché quello è un diritto costituzionale riconosciuto, e senza tornare alla stagione degli affidamenti diretti, che non ha portato fortuna a questo Paese.
      C’è anche un problema di nuove risorse. Non sono sufficienti questi 2 miliardi e 300 milioni, servono altre risorse, che abbiamo intenzione di finanziare nei prossimi giorni con il Piano di coesione territoriale, con i fondi europei che andranno in buona parte a finanziare gli interventi sul dissesto idrogeologico.
      Io posso darle alcune dati: l'Unità di missione in collaborazione con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in questi mesi, ha aperto 210 cantieri nuovi e si presume di poterne aprire altri 450 da qui a fine anno. Questo è il primo visibile risultato che si è ottenuto attraverso la semplificazione del sistema che abbiamo prodotto.
      È chiaro, per risolvere il problema del dissesto idrogeologico in Italia serve tempo: abbiamo ritardi ventennali, abbiamo un Paese, sotto questo aspetto, gravemente malato. Nessuno pensi che in poco tempo sia possibile risolvere tutti i problemi, ma è anche vero che, se non si inizia mai, non si finisce mai.

      PRESIDENTE. L'onorevole Prestigiacomo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

      STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, grazie. Nessuno pensa che si possa risolvere questo problema in poco tempo. Tuttavia, è necessario passare dalle parole ai fatti. Lei si rende conto, Ministro, che non si può andare avanti di annuncio in annuncio. Il dissesto idrogeologico è un'emergenza assoluta e abbiamo visto ormai quanto sia sentita dall'opinione pubblica. Sappiamo tutti che ormai gli eventi climatici estremi sono continui e sappiamo tutti che la fragilissima Italia, veramente, può dirsi tutta a rischio, dal Nord al Sud. Sono pochissime le zone che possono considerarsi al riparo da questo rischio, quindi, esiste un dovere della politica, un dovere morale, di agire immediatamente.
      Guardi, Ministro, i Commissari che non hanno adempiuto ai loro compiti, oggi, continuano a sedere sulle proprie poltrone. Pag. 40Noi ci saremmo aspettati, da parte del Governo, anche un intervento in questo senso, perché chi ha la responsabilità di avere bloccato opere finanziate, che potevano realizzarsi, oggi, continua a sedere sulla propria poltrona.
      Tuttavia, prendo atto delle sue dichiarazioni e confermo che Forza Italia, come sempre, sulle questioni chiave, quelle vitali per il Paese, non fa assolutamente battaglie di schieramento. La lotta al dissesto idrogeologico non ha colore politico, è un dovere in capo a tutta la politica, a tutti i governi e anche alle opposizioni.
      Il nostro obiettivo, che credo sia anche il suo, Ministro Galletti, è quello di far sì che i lavori programmati e finanziati vengano realizzati nel più breve tempo possibile. Se ci dovessero essere ancora ritardi, promesse e annunci, noi però, signor Ministro, che siamo qui come opposizione, vigileremo e la criticheremo duramente.
      Se finalmente, invece, si darà corso agli interventi programmati e finanziati, se finalmente ci sarà una volontà seria da parte del Governo con nuove risorse, vuol dire che anche il nostro lavoro del 2009 non sarà stato vano e, soprattutto che finalmente si affronterà seriamente una emergenza del Paese. Grazie.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
      La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Cicchitto, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Di Lello, Di Salvo, Fico, Formisano, Fraccaro, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Villarosa e Vitelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre. La ripartizione dei tempi è pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta del 16 ottobre 2014.

(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi. Colleghi, per favore, se è possibile defluire rapidamente, visto che abbiamo già dato la parola al Presidente del Consiglio.

      MATTEO RENZI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli deputate e onorevoli deputati, il Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre segna l'ultimo Consiglio europeo presieduto da Herman Van Rompuy e l'ultimo Consiglio europeo con la Commissione guidata dal Presidente Barroso. Nel primo caso si tratta di terminare un percorso durato cinque anni, nel secondo caso si tratta di mettere la parola fine ad un'esperienza decennale. Dunque, si tratta dell'ultimo Consiglio europeo di una stagione ricca, impegnativa e difficile, che ha attraversato turbolenze e momenti di difficoltà ma che conclude un percorso. Oggi, questa mattina, il Parlamento europeo ha votato l'assenso, la fiducia alla nuova Commissione che quindi entrerà in carica Pag. 41a partire dal 1o novembre e questo comporta, nell'illustrazione degli argomenti e dei contenuti del Consiglio di domani e dopodomani, una difficoltà, nel senso che naturalmente e fisiologicamente i temi oggetto del dibattito sono molto rilevanti e importanti, dalla situazione economica alle questioni internazionali, pure toccate in modo non pieno come accaduto in passato, fino alla grande questione climatica ed energetica, ma lo faremo con soggetti che tra qualche settimana avranno visto terminato il proprio compito. Questo è l'elemento di difficoltà nel quale noi ci troviamo a operare. Faccio semplicemente un esempio, per essere meno astratto: è del tutto evidente che il lancio del tema dei 300 miliardi di euro di investimenti che per noi, per il Governo italiano, per la Presidenza italiana costituiscono un grande elemento di novità e di rilevante impegno da parte delle istituzioni europee, sta nel draft di conclusioni che noi abbiamo visto e che sarà approvato nel corso della giornata di venerdì, ma è del tutto evidente che la definizione e declinazione di questi 300 miliardi di investimenti sono al momento assenti dal dibattito fintanto che il Presidente della Commissione Juncker non avrà preso il proprio incarico a tempo pieno. Dunque, possiamo limitarci a inserire, come abbiamo fatto, l'espressione «addizionali» – si tratta di 300 miliardi di euro addizionali rispetto alle spese che già vengono fatte in investimenti da parte delle istituzioni europee – ma non siamo ancora nelle condizioni di poter declinare questi denari. Ecco l'elemento di difficoltà che abbiamo in questo Consiglio europeo.
      Se non fosse una citazione un po’ eccessiva, un Consiglio del già e non ancora, che avremo il dovere di affrontare dalla giornata di domani, partendo innanzitutto dalla questione del pacchetto clima-energia. Io non vi tedierò su questo, se non per punti molto sommari, avendo il Parlamento e in particolar modo le Commissioni già discusso di questo e avendo il Ministro Galletti più volte avuto occasione di confrontarsi e di confrontarsi con voi.
      Mi limito a questa sintesi: l'Italia domani porterà al Consiglio europeo, se avallata dal voto del Parlamento italiano, l'assoluta convinzione che, in tema di clima e di energia, il nostro compito è quello di avere l'ambizione più alta possibile. È difficile nel dibattito anche con gli altri Paesi. Non tutti sono di questo avviso: c’è una forte resistenza di quei Paesi che in particolar modo si affidano al carbone ad accettare un'ambizione così significativa e rilevate ma – ne sono convinto – non abbiamo alternative perché oggi la scommessa dell'Europa, anche nel mondo che cambia e nel mondo globalizzato, è quella di fare delle scelte di sostenibilità e ambientali un'occasione per creare posti di lavoro, per ridurre la dipendenza dalle fonti tradizionali e per – l'ha detto più volte il Ministro Galletti – creare un vero e proprio piano industriale dell'economia verde, i green jobs, a cui più volte si è fatto riferimento in varie sedi, anche quella suprema del Parlamento, e che io credo costituiscano per noi un punto di riferimento.
      La declinazione di questo impegno, che naturalmente non può negare la necessità di preservare la competitività del sistema industriale europeo rispetto ad una concorrenza internazionale che talvolta non pone particolare attenzione a questi temi, la declinazione concreta passa dalla ripartizione degli oneri di riduzione delle emissioni per alcuni settori, in particolar modo industria leggera, servizi ed agricoltura, che vedrà dal giorno dopo il Consiglio europeo un complicato negoziato tecnico, un complesso e complicato negoziato tecnico, in cui sicuramente faremo sentire la nostra voce, il tema del maggior costo imposto all'industria nazionale per l'aumento degli oneri energetici derivanti dalla riduzione delle emissioni e il grande tema dell'efficienza energetica.
      Noi abbiamo dato la disponibilità a considerare un obiettivo indicativo a livello comunitario del 30 per cento; il testo di conclusioni dovrebbe contenere un obiettivo non vincolante del 27, innalzabile dal 2020 al 30 per cento, ma sono ovviamente ancora in queste ore in corso le discussioni tra gli sherpa, incaricati di preparare il lavoro di domani e dopodomani Pag. 42e, in materia di rinnovabili, abbiamo espresso il nostro consenso perché si possa aumentare al 27 per cento la quota obbligatoria. Il negoziato è ancora in corso, è un negoziato complesso e mi limito a dire che su questi temi noi abbiamo una profonda convinzione che ciò che il mondo si aspetta dall'Europa è che l'Europa indichi non soltanto degli obiettivi vincolanti, ma anche che sia capace di tradurre in progetto industriale questa scommessa sulla sostenibilità.
      Naturalmente questo quadro non sarebbe credibile se non fosse accompagnato da ulteriori riflessioni che sommariamente accenno e che riguardano peraltro la scelta di politica energetica che il nostro Paese deve comunque fare.
      Indipendentemente infatti da valutazioni di natura geopolitica, o comunque legate alle tensioni internazionali che si sono verificate, io credo e questo Governo crede che sia nostra priorità quella di riuscire a instaurare, accanto all'asse est-ovest, che ha caratterizzato il tema dell'approvvigionamento delle risorse energetiche da sempre nella storia del nostro Paese, che si debba studiare e approfondire un diverso canale, un ulteriore canale di approvvigionamento che corre lungo la direttrice nord-sud, più che est-ovest. Sta in questo l'investimento che abbiamo fatto in questi primi mesi nel rapporto con alcuni Paesi africani, direi con molti Paesi africani, e vorrei dire che questo, dal Mozambico all'Angola e dall'Egitto al Congo, sta vedendo un protagonismo italiano, il quale deve però convintamente esprimersi anche nel dibattito che si annuncia teso domani tra alcuni Paesi partner e colleghi rispetto alla necessità che l'Unione europea si doti di infrastrutture anche al proprio interno tese a garantire l'interconnessione a fini energetici. Mi riferisco specificamente fuori di metafora, di giri di parole e di astrattezza al complicato equilibrio tra Francia e Spagna sulle pipeline e le interconnessioni tra questi due Paesi.
      È stato oggetto di polemiche nel corso degli ultimi mesi; è oggetto di discussione a livello tecnico, e anche, lasciatemelo dire, a livello politico. Domani noi andiamo con questo principio alla discussione: è inaccettabile continuare a fare riferimenti sull'energia e sul fabbisogno energetico del nostro Paese se non siamo nelle condizioni di intervenire innanzitutto a casa nostra, come europei, favorendo e agevolando le interconnessioni fra Francia e Spagna. La quantità di rigassificatori che la Spagna presenta è probabilmente in grado di porsi al servizio dell'intera Unione europea, se vengono agevolati i trasferimenti energetici a partire dall'Africa e soprattutto se poi viene agevolata l'interconnessione tra i singoli Paesi. Tutto questo per dire come il pacchetto clima-energia sia una grande questione, sia una questione importante, significativa e rilevante. Non vi tedio oltre sull'argomento, vi dico soltanto che l'Italia giocherà un ruolo di particolare rilievo in questo innalzamento delle ambizioni a cui ho fatto riferimento.
      È del tutto decisamente evidente, però, che, indipendentemente dal fatto che non sia iscritto all'ordine del giorno o che sia probabilmente non ampio lo spazio che questo tema avrà nelle conclusioni del documento finale, non possiamo esimerci da una riflessione su come anche questi temi – ma mi permetteranno i deputati e le deputate di dire: non solo questi temi – hanno con la grande questione dei rapporti internazionali e le tensioni che si sono registrate anche nel lasso di tempo, questi quattro mesi, che ci separano dall'ultimo vertice che si era svolto, nella prima parte, a Ypres – ricorderete, per ricordare il centenario della Grande Guerra –, e poi a Bruxelles, nel mese di giugno. Mi riferisco, cioè, ad un arco di tempo abbastanza limitato, ma che ha visto il dibattito politico-internazionale quasi in modo frenetico rincorrere priorità su grandi temi di politica internazionale che sono andati, in questi quattro mesi, dalle emergenze sanitarie, come quella di Ebola, su cui tornerò tra qualche istante, alle questioni di tensione geopolitica, fossero esse legate alla vicenda russo-ucraina, alla vicenda siriana e irachena, alla vicenda libica. Permettetemi dunque Pag. 43di spendere una parola su questo per sottolineare come il semestre di Presidenza italiana abbia tentato di muoversi essenzialmente in tre direzioni.
      La prima riguarda il rapporto tra Russia e Ucraina. Noi siamo tra quelli che contestano una lettura superficiale e banale per cui sarebbe nostro interesse intervenire sulla vicenda russa semplicemente per questioni di natura economica, come se la politica estera si limitasse al grado di export di un Paese. È un tema sicuramente rilevante, vorrei non giocare con le parole, ma trovo che, per chi crede che la politica sia una cosa seria – e sono certo che questo riguardi la totalità degli appartenenti a questa Camera, indipendentemente dal colore dell'appartenenza o dalle proprie idee sul punto –, sia evidente che non possa esistere un'Europa che costruisce la propria identità in contrapposizione al suo principale vicino. E contemporaneamente è evidente che non si possa consentire a nessuno, nemmeno alla Russia, di pensare di cambiare i confini di un Paese. È evidente, cioè, che il diritto all'integrità, alla stabilità e alla pace in Ucraina è per noi un punto di riferimento alto e nobile. Contestualmente pensiamo che risolvere il prima possibile la vicenda ucraina costituisca un passo in avanti sicuramente per il popolo ucraino, che andrà a elezioni nelle prossime ore e che vive una situazione di tensione economica molto significativa e di emergenza umanitaria, in alcune zone, di proporzioni davvero rilevanti. Ma è anche una decisa richiesta di tutti coloro i quali, di fronte alle difficoltà che stiamo vivendo, si pongono la questione di come la comunità internazionale possa rispondere ai problemi in modo non episodico.
      Detta in modo meno complicato: se in Ucraina si riesce finalmente ad arrivare a un cessate il fuoco stabile e duraturo, a un processo di pace che viene implementato giorno dopo giorno, a una definizione complicata ma fondamentale degli equilibri, è del tutto evidente che la comunità politica internazionale sarà ben lieta di recuperare il ruolo della Russia in una dimensione di collaborazione istituzionale internazionale, che io giudico fondamentale sia per la vicenda siriana, sia per la vicenda libica sia per l'emergenza sanitaria stessa. È un'operazione win-win quella di riuscire finalmente a risolvere la questione ucraina-russa, sicuramente per il popolo ucraino che ne ha necessità – e io aggiungo diritto –, ma anche per la comunità internazionale, che ha tutto da godere dal fatto che la Russia torni ad avere un ruolo di protagonismo all'interno dello scacchiere internazionale.
      Ecco perché il semestre di Presidenza italiana ha voluto cogliere l'occasione del vertice Asem per affermare la necessità di un rinnovato rapporto con i Paesi orientali; e questa sfida è una sfida che potrebbe portarci a lungo a discutere di quanto sia fondamentale l'investimento sul made in Italy in una cornice internazionale così interessante, in Paesi che crescono con percentuali, ancorché probabilmente un po’ meno elevate che nel passato, ma comunque di indubbia portata. Quanto sia interessante e significativo, cioè, immaginare quello che l'Italia può fare: è il grande piano del made in Italy che il Ministro Guidi e il Viceministro Calenda hanno portato più volte all'attenzione anche del Parlamento. E ricordo quanti accordi abbiamo realizzato in queste settimane, a partire dall'accordo con il Primo Ministro della Repubblica popolare cinese, con i Paesi che hanno partecipato al vertice di Milano. Ma il vertice di Milano è stato per noi un'occasione, il vertice Asem, anche per provare a riallacciare i rapporti tra la comunità politica internazionale e la Russia, nella dimensione del dialogo sull'Ucraina e non solo.
      Si colloca in quello che io definisco lo «spirito di Milano» il triplice appuntamento che si è tenuto nella giornata di venerdì 17 ottobre. La prima colazione al mattino, il breakfast, in prefettura, nel formato Paesi del G7, Paesi europei del G7, istituzioni europee, Russia, Ucraina. L'incontro delle 12 tra il cosiddetto «formato Normandia», vale a dire Francia e Germania, che avevano promosso quell'appuntamento a giugno, e Russia e Ucraina e, poi, il fondamentale incontro del pomeriggio, Pag. 44dove si è raggiunto un primo punto d'intesa direttamente tra Russia e Ucraina, disintermediato grazie alla sensibilità dimostrata dal Presidente Poroshenko e dal Presidente Putin.
      Noi pensiamo che questa sia la strada giusta, lo «spirito di Milano». Ho già avuto modo di ringraziare la città di Milano, i suoi amministratori, i suoi rappresentanti istituzionali, rappresentanti dello Stato, per la straordinaria qualità dell'accoglienza e per la capacità organizzativa dimostrata in un evento che, mi spiegano i tecnici, è il primo evento così rilevante negli ultimi venticinque anni. Oltre 50 Capi di Stato e di Governo che sono stati accolti non soltanto dalla ospitalità meneghina, ma anche da un'accoglienza che ha reso il nostro Paese orgoglioso della capacità e della qualità logistica, anche semplicemente logistica, oltre che politica. Ma quello che è interessante è che lo «spirito di Milano» è innanzitutto il tentativo di risolvere la questione russa-ucraina come presupposto per costituire e per costruire la pace in Europa, ma anche come occasione per affrontare emergenze che non erano così rilevanti o forse, più correttamente, non erano percepite così rilevanti in occasione dell'ultimo discorso fatto in preparazione a un Consiglio europeo.
      Nei giorni precedenti il Consiglio europeo di Ypres, Mosul era appena caduta nelle mani dell'ISIS, ma scarsa era ancora l'attenzione mediatica. Ancora non si era letto ciò che di drammatico si era verificato in quella zona. Forse vi erano i primi resoconti delle organizzazioni non governative, i primi articoli di giornalisti coraggiosi che si erano spinti fino nella terra dell'ISIS.
      Ma ancora non era stata assunta dalla comunità internazionale come priorità la questione non della lotta al terrorismo o all'estremismo, ma del tentativo di bloccare la costruzione di uno Stato islamico con le caratteristiche del califfato che – utilizzo le parole che ieri il principe regnante degli Emirati arabi uniti ha utilizzato con noi, nel corso di un incontro istituzionale che abbiamo avuto a Roma – è una formazione istituzionale che ha preso in ostaggio una religione.
      Queste le parole che Sheikh Mohammed ha detto ieri nel corso del nostro incontro. Significa che quella che è in corso in Siria e in Iraq non è una guerra di religione e lo dimostra il fatto che i primi interventi aerei, gli strikes, sono stati effettuati proprio dalle forze della religione insieme agli Stati Uniti, dai Paesi partner arabi. È molto peggio, è una guerra che nega il diritto alla vita, alla libertà, all'identità di giovani ragazze.
      Vedo che ci sono delle scolaresche, come è consuetudine alla Camera. Vorrei che ciascuno di noi provasse a immaginare che cosa possa significare per una ragazza di sedici, diciotto o vent'anni essere costretta a vivere quello che sta accadendo ancora oggi in aree come quelle oggi in mano all'ISIS. Vorrei che ciascuno di noi si sforzasse di pensare a cosa significa per un proprio figlio o per un proprio parente essere costretto a perdere la vita, nelle modalità che abbiamo tragicamente visto trasmesse con sapiente utilizzo delle tecniche di comunicazione, semplicemente per una propria appartenenza o per la propria fede o per una propria idea. E vorrei che ciascuno di noi sentisse forte l'esigenza di dire che, di fronte a questo la reazione della comunità internazionale deve essere calibrata e capace di creare le condizioni per il dopo, perché, terza e ultima fase internazionale che vorrei sommessamente citare, non dimentichiamo che la terza priorità non in ordine di importanza, ma semplicemente in ordine di narrazione, per come ve la propongo oggi, è la questione libica, dove si è intervenuti con la forza in passato, ma non si è costruito uno spazio di futuro dopo. E questo è un elemento drammatico; è questo un elemento di cui oggi stiamo scontando i risultati. Ecco che la comunità europea ha la necessità sicuramente di affrontare la preoccupazione per ciò che sta avvenendo nel nostro mare e mi pare di poter dire che la consapevolezza maturata rispetto alla necessità dell'operazione Tritone in sostituzione di Pag. 45Mare Nostrum, cioè finalmente la consapevolezza da parte dei Paesi partner europei che è arrivato il momento di dare una mano e che il Mediterraneo non è soltanto un problema dell'Italia, va salutata con attenzione e con soddisfazione, ma anche con la consapevolezza che non dobbiamo cedere di un millimetro rispetto alla preoccupazione della sottovalutazione che già c’è stata e che rischia di continuare ad esserci e che non si può risolvere in Libia semplicemente con una generica dichiarazione di impegni, ma deve vedere una presenza molto più forte della comunità internazionale, a sostegno del lavoro che Bernardino Leon, l'inviato speciale di Ban Ki-moon, sta svolgendo, ma anche nella convinta presenza della politica europea e italiana.
      Tutto questo, dunque, per dire che la Comunità europea (e dico Comunità europea non facendo riferimento ad un termine del passato, laddove si chiamava Comunità economica europea, ma a un termine del futuro), per me l'Europa o sarà comunità o non sarà, perché se l'Europa deve diventare soltanto una somma di burocrazie ne abbiamo a sufficienza a casa nostra di burocrazie per poter innamorarci di altri tipi di organizzazioni burocratiche o di approcci tecnocratici. Bene, la Comunità europea o afferma il bisogno, il diritto e il dovere di intervenire con una visione di insieme che non sia semplicemente una risposta spot a singoli problemi, ma una risposta di insieme che tenga unita la questione Russia-Ucraina, la questione siriana e irachena, la questione libica e più in generale la questione di che cosa significhi la politica estera oggi nel 2014, oppure avremo tutti noi perso l'occasione di dare valore, significato e profondità al pensiero politico europeo.
      È evidente che nel dibattito di domani non potrà non essere oggetto di attenzione anche la questione economica. Vi ho detto che l'Italia è molto soddisfatta del percorso che si è svolto sino ad oggi considerati i tempi tipici dell'Europa; pensiamo al passo in avanti fatto in questi quattro mesi, dove siamo passati dalla discussione sulle virgole di Ypres, se si poteva o no utilizzare la parola flessibilità e crescita, discussione semplicemente terminologica, perché ci siamo accapigliati, per così dire, a lungo, fino a notte inoltrata, su una singola espressione. Siamo oggi arrivati al punto che chi è appassionato di documenti europei – a costoro tutta la mia solidarietà – potrà verificare come si sia fatto un rilevante passo in avanti, che dovrà tuttavia concretizzarsi nelle scelte della Commissione Juncker, rispetto alle quali noi saremo inflessibili nel Parlamento europeo, come rappresentanza italiana, ma anche attenti e gelosi custodi del valore della scommessa di Juncker all'interno del Consiglio europeo.
      Bene, il passo in avanti è oggettivo ed indubitabile, tuttavia la situazione economica europea deve partire da un dato di fatto e cioè che, mentre il mondo rallenta ma continua a crescere, l'Eurozona e in particolar modo l'Italia ancora soffrono le conseguenze di una linea politica che in questi anni ha privilegiato il rigore e l'austerità rispetto alla crescita e all'occupazione.
      Il fatto che dal Fondo monetario internazionale – che proprio non si può definire un covo di pericolosi uomini di sinistra –, fino agli organizzatori australiani del G20, che quest'anno si terrà a Brisbane, questi e tanti altri stiano sottolineando l'importanza di un focus specifico sulla crescita, perché è l'unico modo per uscire da questa fase di stagnazione, che in alcuni casi è recessione e purtroppo non soltanto in Italia – perché se fosse soltanto in Italia questo sarebbe difficile per noi, ma ancora comprensibile –, il fatto, quindi, che vi sia questa consapevolezza è un elemento di oggettiva novità.
      La fiducia nel futuro necessita di atti concreti d'investimento sulla crescita, sull'occupazione, sugli investimenti. Trovo interessante che si sia deciso nella mattinata di venerdì di allargare la discussione al presidente della Banca europea degli investimenti che deve, a mio giudizio, sicuramente continuare il lavoro positivo svolto, ma anche assumersi qualche responsabilità in più. È utile avere la tripla Pag. 46A se l'Europa cresce, per una banca che si chiama Banca europea degli investimenti. Ed è utile avere la tripla A – veniva ricordato questa mattina al Parlamento europeo – non soltanto nel settore finanziario, ma nel settore dell'investimento sul domani. Questa sensazione di difficoltà dell'Europa non è più il grido di dolore di un Paese in difficoltà o di più Paesi in difficoltà, perché – questo è un elemento di novità, che è stato positivamente giudicato anche durante il primo vertice di Milano, quello dell'8 ottobre dedicato all'occupazione giovanile – è evidente che il percorso di riforme, che l'Italia ha messo in campo, è un percorso oggettivamente innovativo.
      Io non entro qui nel merito. Ciascuno di voi ha opinioni diverse, ma nessuno può negare che quando si mette mano alla Carta costituzionale in rilevanti punti, a partire dall'organizzazione delle istituzioni, alla legge elettorale, al mercato del lavoro, al sistema della delega fiscale, alla giustizia civile, all'investimento – piaccia o non piaccia come viene fatto – sulla pubblica amministrazione e alla campagna di ascolto sulla scuola, preludio di una profonda novità del sistema educativo, può piacere o meno il merito della riforma, ma è oggettivo constatare come il percorso di riforme strutturali abbia smesso di essere un obiettivo e sia diventato un atto parlamentare, su cui il confronto è ampio. Ma è un atto parlamentare.
      Ecco che l'Italia si presenta a questo vertice avendo mantenuto l'impegno ad aprire alcuni cantieri di riforma credibile. Ma ha bisogno di uno scatto in più, che è quello della consapevolezza di ciò che noi siamo e di ciò che noi rappresentiamo.
      Mi permetterete di essere poco diplomatico quando dico che il dibattito politico in alcuni casi, più spesso mediatico, talvolta direi anche culturale, che il nostro Paese esprime a proposito dell'Europa sconta una sorta di pregiudizio che ci autoinfliggiamo. Basta che il vice addetto stampa del sostituto del Commissario da Bruxelles, in una sala stampa, rilasci una dichiarazione per dire che qualcosa va fatto meglio e il giorno dopo i titoli sui giornali, ma anche le dichiarazioni di noi addetti ai lavori della politica, gridano allo scandalo: l'Europa ci chiede, l'Europa ci impone, l'Europa vuole questo.
      Non è colpa dell'Europa, siamo noi che ci siamo ormai autocostretti a un pensiero per cui l'Europa è qualcosa di altro, di diverso: l'Europa non è quell'istituzione alla quale noi collaboriamo, che noi abbiamo a Roma fondato, alla quale noi diamo 20 miliardi di euro tutti gli anni, ricavandone non più di 10, talvolta anche per nostre responsabilità, talvolta per come sono le regole del gioco. Infatti, noi siamo un Paese che per definizione dà più di quello che prende. No, l'Europa non è più questo. L'Europa diventa, per nostra colpa e responsabilità, un luogo terzo, lontano, tendenzialmente austero e qualche volta persino troppo cattivo, che ci viene semplicemente a giudicare in un senso o nell'altro.
      Emblematico è il genere letterario della lettera, che anche in queste ore sta suscitando l'entusiasmo e la passione di una parte di noi e anche di una parte dei media. È naturale che per le nuove procedure, quando tu mandi la legge di stabilità, che il Parlamento inizia a discutere, che ancora non è all'esame neanche delle Commissioni, l'Europa – intesa come Commissione – verifichi i punti sui quali ritiene di dover individuare eventuali scostamenti o contraddizioni. Ed è naturale che questo accada con l'apertura di un percorso che poi prevede il passaggio all'interno della discussione della Commissione, che successivamente viene portato all'attenzione del Consiglio, che nel frattempo viene modificato all'interno del Parlamento e che, a distanza di mesi, può portare, nel caso di una presenza di scostamento significativo, all'apertura di una o più procedure. Questo è un percorso che vale per tutti, è un percorso che è naturale. È il percorso che viene immaginato dalle nuove regole europee. Eppure basta che si evochi questo per dire: «L'Europa boccia la manovra».
      Io non entro nel merito della singola manovra – avremo modo di parlarne ovviamente nel corso del dibattito parlamentare Pag. 47– né delle regole del gioco che l'Europa si dà e neanche del fatto che vi siano oggettivamente tanti punti di discussione rispetto a delle norme che questo Parlamento ha votato qualche anno fa, con una maggioranza molto ampia peraltro, e che sarebbe interessante oggi discutere. Ma non siamo chiamati a discutere le leggi che sono state fatte tre anni fa. Siamo chiamati ad applicarle e a cercare di dimostrare di poter fare il meglio che possiamo fare.
      E si può fare, se soltanto si esce dalla filosofia per la quale se l'Europa smette di essere quello che è sempre stata – cioè casa nostra – e diventa una matrigna cattiva, è del tutto evidente che noi saremo sempre condannati a vedere nell'Europa un potenziale rischio e pericolo, anziché un'occasione. Ecco qual è – e mi avvio rapidissimamente a chiudere – il punto centrale che deve caratterizzare la nuova Commissione, da un lato, e, più in generale, i rappresentanti italiani a tutti i livelli: rappresentanti parlamentari, rappresentati del Governo, la nuova Commissaria europea, tutte le realtà anche – lasciatemelo dire – dei funzionari che lavorano a Bruxelles, a Strasburgo, a Lussemburgo.
      Talvolta, in alcuni di essi si è fatto strada, nella mente, il pensiero che, parlando male dell'Italia, si poteva avere magari qualche facilitazione o qualche strada accelerata.
      È arrivato il momento di riaffermare l'orgoglio nazionale, non in una dimensione semplicemente patriottica, ma in una dimensione diversa: l'Europa ha bisogno dell'Italia.
      L'Europa ha bisogno di un'Italia che aiuti la discussione sui contenuti concreti e che, contemporaneamente, faccia sentire la propria voce, avendo la forza, il coraggio e – lasciatemelo dire – anche la dignità di essere il Paese che più di ogni altro sta compiendo delle riforme strutturali che sono oggettivamente riforme attese da anni e che finalmente sono all'attenzione del Parlamento.
      L'Europa ha bisogno di un'Italia che elabori la propria posizione politica e culturale, che quando si tratta di parlare di investimenti e di crescita faccia sentire il proprio giudizio e la propria voce.
      Se saremo in grado di far questo, allora noi potremo dare un contributo, come semestre, che sia un pochino più largo rispetto semplicemente alle questioni di documenti.
      Sì, possiamo dirci soddisfatti del fatto che finalmente si parla di investimenti, del fatto che ci sono i 300 miliardi di Juncker, del fatto che gli strumenti di finanza per la crescita che la Presidenza italiana ha posto all'attenzione oggi sono oggetto di discussione e stanno anche nel documento finale. Possiamo dirci soddisfatti del fatto che lo spirito di Milano uniformi e in qualche modo alimenti la discussione sull'Ucraina, che la questione del Mediterraneo smetta di essere una questione soltanto italiana.
      E possiamo essere soddisfatti anche del fatto che finalmente sia evidente, anche nel dibattito pubblico italiano, che rivendicare la politica estera non significa parlare di altro rispetto alle questioni economiche, ma significhi, al contrario, intervenire sulla vita quotidiana delle persone.
      Tuttavia, questo non basta. O noi riusciamo, durante il semestre di Presidenza italiana, ad affermare il messaggio che, avendo l'Europa bisogno dell'Italia, noi dobbiamo essere in condizioni di far sentire alta e forte la voce del nostro Paese, in una dimensione che sia una dimensione non angusta, ma di visione e di strategia per i prossimi anni, oppure il semestre sarà un semestre come gli altri.
      A mio giudizio, ci sono tutte le condizioni perché, una volta che, dalla settimana prossima, a Bruxelles, si saranno cambiate le poltrone, dal giorno dopo si possano cambiare anche le politiche, cercando di fare sempre di più un'Europa dei popoli e non un'Europa della tecnocrazia, un'Europa nella quale l'Italia rivendichi di stare a testa alta, perché – lasciatecelo dire – noi apparteniamo a storie diverse, a storie convinte che il sogno europeo non è semplicemente un rifugio dalla guerra e dalla difficoltà, ma è la grande tradizione, le grandi tradizioni diverse, che vedono nel Pag. 48valore della politica, capace di costruire un'unione più grande dei singoli Stati nazionali, e nell'affermazione di alcuni ideali sovranazionali e di dignità comune, una delle più belle chance e delle più belle caratteristiche del nostro DNA (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra, Per l'Italia e di deputati del gruppo Misto).

(Discussione)

      PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
      È iscritta a parlare la deputata Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.

      DEBORAH BERGAMINI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, la sua relazione è stata molto ampia e certamente ambiziosa, lei ha detto «l'ambizione più alta possibile». Di questo naturalmente, come italiani, non possiamo che esserle grati.
      Lei ha dato un quadro molto esaustivo di quelle che sono le priorità sue, del suo Governo alla vigilia di un Consiglio europeo – lo ha ricordato più volte – di passaggio, ma certo importante.
      E questa qui alla Camera è sicuramente l'occasione proprio per discutere insieme su quale deve essere il ruolo dell'Italia nell'Europa che vogliamo, quale deve essere il nostro modo di starci, soprattutto dal momento in cui siamo noi i presidenti dell'Unione europea, e come utilizzare al meglio questo semestre europeo di Presidenza italiana che, ha ragione, noi non vogliamo che sia un semestre come gli altri.
      Sappiamo bene che il semestre di Presidenza non è soltanto un'occasione cerimoniale, ma deve essere un'opportunità, deve servire a imporre al centro dell'agenda politica europea, signor Presidente del Consiglio, i temi che riteniamo strategici per l'Italia e per l'Europa.
      Lei, Presidente, è arrivato con una grandissima spinta e una grandissima forza; prima nominato Presidente del Consiglio, poi segretario del partito più forte all'interno della grande famiglia del Partito Socialista Europeo e poi, appunto, Presidente di turno. E proprio per questo sarebbe stato opportuno forse avere qualche parola in più da lei su temi che sono alla drammatica attenzione dei nostri concittadini.
      Benissimo l'impegno che lei ha voluto sottolineare dell'Europa per quello che riguarda i cambiamenti climatici, che saranno al centro di questo Consiglio europeo, purché, come ci raccomandiamo, si tratti di impegni che vengano presi tenendo conto della peculiarità del nostro Paese e vengano, dunque, equamente ripartiti all'interno degli Stati europei.
      Ma io credo che i nostri concittadini vogliano sentire qualche cosa di più su due temi particolari per i quali Forza Italia si è battuta e molto. Il primo lei l'ha toccato en passant nella sua ampia relazione ed è quello della tutela del made in Italy, del brand Italia nel mondo che è sinonimo di qualità, di prestigio. È uno dei punti di forza che ci rendono ancora competitivi nello scenario globale. Ma non possiamo fare questa battaglia in Europa in solitudine, come abbiamo dovuto farla per lungo tempo. È una battaglia di cui tutta l'Europa deve farsi carico se è vero, come è vero, che l'Europa è davvero uno spazio economico comune, se ha senso parlare ancora di un'identità europea.
      Mentre le aziende e le banche cinesi vengono a fare shopping, speriamo non a prezzi di saldo, qui in Italia – e va benissimo, è la globalizzazione e ci va bene – ci chiediamo come stiamo tutelando la nostra competitività, la nostra produttività, il nostro valore aggiunto. Lei lo sa, Presidente del Consiglio, che in Cina si parla di un villaggio, sperduto nella parte montuosa del Guangzhou, che si chiama Parma, dove producono uno straordinario prosciutto ? Ci dobbiamo forse augurare o dobbiamo aspettarci che esista, che so, Presidente, una Lamporecchio indiana che produca ottimi brigidini, per esempio, o una Colonnata coreana che produca ottimo, ottimissimo lardo ? E noi Pag. 49che cosa facciamo per difendere la nostra ricchezza, la ricchezza che abbiamo in casa ?
      Se l'Europa unita non reagisce a queste cose, che, tra l'altro, danneggiano anche altri Paesi europei, se non le considera un problema generale dell'Unione, allora significa che non siamo capaci di pensare in termini europei.
      E qui veniamo al secondo tema, quello dell'immigrazione, oggetto della risoluzione che Forza Italia ha presentato. Qui pensare in termini europei è molto ovvio. Che cosa significa ? Significa essere coscienti del fatto che a Lampedusa, in Sicilia, non c’è la frontiera sud dell'Italia, ma la frontiera intera dell'Europa. Quello che succede lì riguarda anche la Germania, la Finlandia, la Repubblica Ceca, sebbene i clandestini non sbarchino né ad Amburgo, né ad Helsinki, né a Praga. La tragedia umanitaria sanitaria che si verifica ogni giorno nel Canale di Sicilia non si può solo affrontare con dichiarazioni di buona volontà e retorica e nemmeno col soccorso immediato a chi rischia la vita. Il soccorso è doveroso, questo è ovvio, ma non risolve, anzi aggrava il problema. Infatti, il problema non finisce con lo sbarco o il soccorso in mare, ma il problema comincia lì e ferisce i più deboli, i più poveri, i più disagiati fra gli stranieri.
      Da liberali noi non saremo mai contro la libertà di circolazione delle persone, così come delle idee o delle merci, la consideriamo una ricchezza, non un problema. Ma non è ricchezza, diventa tragedia se si svolge così, in questo modo, senza regole, senza limiti, senza dignità. E questo è un problema europeo perché i disperati che rischiano la morte in mare non lo fanno per venire a Lampedusa, lo fanno per venire in Europa.
      Cosa ha fatto l'Italia, Presidente, per far valere questi temi nel semestre di Presidenza italiana ? Capisco che sia spinoso parlarne e lei non è che nei mesi scorsi ne ha parlato tantissimo. Ma sul fronte dei flussi migratori ormai per quello che riguarda il nostro Paese si può parlare di esodo.
      Nel 2014 in Italia abbiamo ricevuto oltre 118 mila migranti richiedenti asilo, la maggior parte dei quali soccorsi in mare nel contesto dell'operazione Mare Nostrum. Numeri insostenibili per il nostro Paese se si pensa che il totale degli arrivi via mare in tutta Europa è stato di 130 mila unità.
      E poi qui sarebbe interessante fare anche un confronto con un altro dato relativo al 2013: quello dell'esodo di cittadini italiani, che sono stati 94 mila lo scorso anno, a lasciare la propria patria. Che strano tipo di geometria sociale si sta affermando nel nostro Paese ? Forse anche di questo avremmo dovuto sentire qualche parola da lei.
      I numeri che ho citato dimostrano prima di tutto come sia necessario operare una distinzione chiara tra richiedenti asilo e migranti in cerca di condizioni di vita migliori per evitare che il sistema costruito dagli Stati membri per proteggere i rifugiati crolli sotto la pressione comprensibilissima di persone in cerca di un po’ di benessere, ma non bisognose in senso stretto di protezione.

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile avere un po’ di silenzio ? Per favore, defluite... Prego, onorevole Bergamini.

      DEBORAH BERGAMINI. La ringrazio, Presidente, è un po’ difficile andare avanti così e non molto bello.

      PRESIDENTE. Lo so, me ne rendo conto e me ne scuso.

      DEBORAH BERGAMINI. Se l'unico risultato concreto ottenuto è l'impegno da parte dell'Unione europea di potenziare le missioni Frontex con l'operazione di fine agosto chiamata Frontex Plus, ora ribattezzata Triton, non possiamo essere soddisfatti. Triton, così come la raccontate, è una straordinaria operazione ma di marketing. Sappiamo che avrà un budget mensile di 2,9 milioni di euro, meno di un terzo di Mare Nostrum e soprattutto che si Pag. 50affida alla generosità degli Stati membri. Che cosa significa questo non è dato di sapere.
      Lo stesso direttore di Frontex ha dichiarato che il mandato di Triton riguarda un supporto al controllo dei confini. Dunque Triton non farà i controlli sanitari già a bordo delle navi come succede con Mare Nostrum, non accompagnerà i richiedenti asilo in altri Paesi europei, ma solo nei Paesi che ospitano l'operazione, quindi Italia e Malta, non farà controlli in alto mare, anche vicino alle coste libiche, non ha i mezzi. Ma allora a cosa serve – le chiedo, Presidente – questa operazione Triton ?
      La cosa paradossale è che siamo noi stessi a portare questi stranieri sul nostro territorio. Lei sa bene che, da più parti, Mare Nostrum è stata ribattezzata un ponte verso l'Europa. Dunque, la soluzione non può essere questa, Presidente. Sicuramente bisogna lavorare per una stabilizzazione dell'area medio orientale e dell'Africa subsahariana che riporti questi numeri in una fascia di normalità, ma nel breve periodo e, guardando all'Unione europea e alla Presidenza italiana, dobbiamo agire per la revisione del regolamento di Dublino III. Mi chiedo se, su questo, siete stati in grado di intavolare trattative fruttuose.
      Signor Presidente, lei ha voluto ad ogni costo intestare all'Italia la carica di Alto Rappresentante per la politica estera europea. Benissimo che lo abbia ottenuto. Ci congratuliamo con lei e con il Ministro Mogherini, ma ci attendiamo che questo significhi un profondo cambio di passo verso una politica estera che sia davvero europea, quella che finora non c’è mai stata e della quale negli atteggiamenti degli Stati membri, almeno in tema di immigrazione, si stenta a vedere traccia.
      Ma non penso solo all'immigrazione, penso anche alla gestione della crisi ucraina e all'inasprimento dei rapporti con la Russia. Noi siamo tutti molto sensibili ai diritti e alle paure dei popoli dei Paesi confinanti con la Russia, ma allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli che queste paure non si superano isolando la Russia ma, al contrario, rafforzando quella partnership tra Russia ed Europa, tra Russia e Alleanza atlantica che ha animato lo spirito di Pratica di Mare che, mi lasci dire, preferisco ampiamente a quello di Milano.
      La Russia – ci fa piacere che lei ne convenga, Presidente – è un partner strategico, un alleato, non un nemico in quest'Europa molto ambiziosa. Se è a questo a cui si riferisce quando parla di spirito di Milano, va bene, in questo caso siamo d'accordo.
      La grande politica estera di un Paese come l'Italia deve essere una politica che imponga una collaborazione bipartisan nella quale non solo l'interesse nazionale ma la comunione di valori sui quali la nostra Repubblica si fonda trovi espressione in scelte coerenti sul piano internazionale e la prima di queste scelte è proprio l'Europa, Presidente. Non questa Europa che lei ha definito al Senato «cenerentola dello sviluppo mondiale», quest'Europa che è diventata cenerentola – mi avvio a concludere – per l'abitudine ad un conflitto continuo tra Paesi europei, all'affermazione miope ed egoistica di visioni nazionali, di interessi particolari per i quali hanno pagato il prezzo tutti.
      Il Governo Berlusconi si è speso in Europa per combattere contro questa prassi e questo modo di intendere l'Unione europea; non si può, certo, dire lo stesso dei Governi che lo hanno seguito: il Governo Monti e il Governo Letta.
      Saremo lieti, signor Presidente, se il suo Governo riprenderà questa strada: la strada verso un'Europa solidale non nelle parole, ma nelle azioni, partecipata, un'Europa coerente con il sogno dei padri fondatori. E siamo contenti che lei respinga la subalternità culturale all'Europa, rimandi al mittente, come ha detto poco fa, le mezze dichiarazioni dei portavoce.
      Come sono lontani i tempi nei quali ogni alzata di sopracciglio da parte di The Economist, una battuta qualunque di un funzionario di Bruxelles pareva una tragedia nazionale, e il suo stesso partito, il PD, era in prima linea ad indicare la catastrofe imminente.

Pag. 51

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      DEBORAH BERGAMINI. Siamo contenti, e lo dico senza ironia, che si sia finalmente ritrovato il senso delle proporzioni e su questa strada, se questa sarà la sua strada, noi saremo al suo fianco, consapevoli del fatto che l'Europa è una scommessa di tutti: un'Europa diversa, un grande spazio di libertà e di solidarietà è il solo modo per essere protagonisti nel mondo globalizzato. Noi su questo saremo al suo fianco, ma non faremo sconti. E basta con la retorica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Mariastella Bianchi. Ne ha facoltà.

      MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, ringrazio il Presidente del Consiglio per le comunicazioni che ci ha fatto oggi. Io trovo molto condivisibile l'espressione che ha usato: l'Italia deve avere la linea delle ambizioni massime nel Consiglio europeo che si apre domani e dopodomani a Bruxelles e nel prosieguo del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea.
      Linee di ambizioni massime sul pacchetto «clima-energia 2030» significa quello che il Presidente ricordava: arrivare subito all'adozione del pacchetto, nonostante ci siano Paesi che hanno delle difficoltà per il loro particolare mix energetico – Polonia, i «Paesi Visegrád», così gli diamo un nome –, ma è importante arrivare subito all'adozione di questo pacchetto «clima-energia», con gli obiettivi che prevedono: una riduzione del 40 per cento della CO2 al 2030 rispetto al 1990; un aumento delle energie rinnovabili dal 27 – speriamo – al 30 per cento, come sentivamo prima; un obiettivo di efficienza energetica al 30 per cento; un obiettivo di interconnessioni, che sono particolarmente importanti.
      Noi dobbiamo darci l'obiettivo, come Paese trainante dell'Unione europea, di contribuire a costruire un mercato unico, finalmente, dell'energia, che è una delle chiavi fondamentali, se vogliamo davvero affrontare la questione della sicurezza energetica e della diversificazione degli approvvigionamenti energetici in modo efficace. Allo stesso modo, le connessioni est-ovest, ma anche le connessioni nord-sud: io sono certa che il Governo, quando ragiona di connessioni nord-sud, ragiona anche di come sviluppare le connessioni con gli impianti solari a grande produzione che si stanno sviluppando nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma che sono in Africa, dove ci sono già consistenti investimenti di imprese europee e dove anche le imprese italiane potrebbero giocare un ruolo da protagoniste.
      Dunque, è necessario arrivare subito all'adozione del pacchetto «clima-energia 2030», perché dobbiamo corrispondere a quella che è la sfida della nostra generazione: il clima, i cambiamenti climatici sono davvero le emergenze che dobbiamo affrontare. Noi abbiamo già raggiunto una concentrazione di parti per milione di CO2 superiore alle 400 parti per milione. Ricordo a tutti noi che la soglia prudenziale fissata dagli scienziati che fanno parte dell'organismo delle Nazioni Unite è di 456 parti per milione: dunque, ci stiamo avvicinando in modo molto rapido e molto pericoloso alla soglia prudenziale oltre la quale scatta un aumento della temperatura media globale di oltre 2 gradi centigradi rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale.
      Questa soglia prudenziale dei 2 gradi è un elemento decisivo, è una soglia che non possiamo oltrepassare, perché, oltre questa soglia, semplicemente, gli scienziati non riescono a prevedere quali possono essere gli impatti letteralmente catastrofici sul pianeta Terra. Oltre questa soglia, il fenomeno combinato di innalzamento del livello dei mari provocato dallo scioglimento dei ghiacciai, gli eventi eccezionali estremi di desertificazioni, di bombe di calore, ci consegnerebbero un pianeta che non è affatto quello nel quale noi siamo abituati a vivere, un pianeta nel quale le Pag. 52generazioni future non potrebbero continuare a vivere come noi abbiamo fatto finora.
      La scienza è chiara: il 95 per cento degli scienziati dà un consenso pressoché unanime al fatto che i cambiamenti climatici sono in atto e che i cambiamenti climatici sono prodotti dall'attività dell'uomo; sono prodotti dalle emissioni di gas serra, che derivano dal fatto che viene utilizzata ancora energia prodotta da carbone, da petrolio e da gas.
      Il meccanismo, anche questo, è molto semplice ed è questo: bruciando petrolio, carbone e gas si emettono gas serra, in particolare anidride carbonica, che vanno a modificare l'atmosfera, l'atmosfera modificata trattiene una maggiore quantità di radiazioni solari e questo porta ad un aumento della temperatura media globale. È talmente semplice che non voler vedere che i cambiamenti climatici dipendono dall'azione dell'uomo e dal fatto che si continuano a bruciare carbone, petrolio e gas può far venire qualche dubbio su a chi conviene che questo meccanismo così semplice non sia così chiaro all'opinione pubblica e ai cittadini. Ma, appunto, noi abbiamo la consapevolezza che questo è e, per fortuna, abbiamo un Governo, che ora guida il semestre di presidenza europea, che si dà su questo obiettivo ambizioni massime.
      Abbiamo, quindi, l'adozione del pacchetto clima-energia come base per arrivare all'accordo di Parigi del 2015 che dovrà essere un accordo globale e vincolante che impegni tutti i Paesi alla riduzione di emissioni di gas serra e al quale si arriverà con una tappa a Lima, a dicembre di quest'anno, nel consueto appuntamento annuale promosso dalle Nazioni Unite. Un accordo europeo al 2030 è importante anche per realizzare quell'obiettivo al 2050 che il Presidente del Consiglio richiamava nel suo intervento a New York al vertice straordinario promosso dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, quando, appunto, ricordava come già l'Unione europea si sia data al 2050 l'obiettivo di, sostanzialmente, azzerare le emissioni e quindi ridurle di una percentuale pari all'80-95 per cento rispetto ai livelli del 1990. Azzerare le emissioni al 2050 è ciò che è necessario fare per riuscire a rimanere al di sotto di quella soglia prudenziale che richiamavo prima, per evitare un aumento superiore ai due gradi della temperatura media rispetto ai livelli precedenti alla rivoluzione industriale.
      Sono indispensabili le azioni di mitigazione che sono contenute in questo pacchetto clima-energia, dobbiamo fare una vera e propria trasformazione del nostro modo di produrre e di consumare energia, dobbiamo abbandonare in modo rapido e sistematico l'uso di combustibili fossili e passare all'efficienza energetica, alle rinnovabili, dobbiamo promuovere l'uso, gli investimenti e, quindi, la funzionalità di reti intelligenti, l'efficienza energetica sugli edifici, l'efficienza energetica nei processi produttivi, le nostre città devono diventare intelligenti, le nostre città consumano l'80 per cento delle risorse, quindi, lì c’è una vera sfida da vincere e così è anche per il sistema dei trasporti.
      Qui si tratta di fare delle azioni che sono certamente azioni di profondissima trasformazione, ma che sono la chiave essenziale anche per aumentare la competitività del nostro Paese. Certamente, ci sono i vincoli di bilancio delle imprese che vanno rispettati e certamente ci sono costi che vanno rispettati, ma noi non possiamo non vedere che la sfida della competitività futura si gioca su questi piani. Non possiamo non vedere che, ad esempio, il piano di investimenti annunciato dalla Commissione Juncker, votato oggi dal Parlamento europeo – e approfitto di questa occasione per fare di nuovo tutti gli auguri di buon lavoro a Federica Mogherini che diventa vicepresidente della Commissione europea, Rappresentante della politica estera e per la politica di sicurezza e di difesa comune – che prevede investimenti pari a 300 miliardi di euro, è anche proprio sulle infrastrutture energetiche del futuro, anche proprio sulle reti intelligenti. Quindi, è evidente che lì c’è una partita fondamentale.Pag. 53
      Se noi vogliamo ragionare di competitività delle imprese dobbiamo consentire alle imprese di essere nei nuovi mercati, dobbiamo metterle in condizione di partecipare ai nuovi mercati che si aprono. Sarebbe davvero molto opportuno se noi immaginassimo, finalmente, una politica industriale in questo Paese che non la vede da anni e che questa politica industriale consentisse alle nostre imprese di diventare campioni nei settori emergenti del futuro. Settori nei quali le imprese vanno già. Le nostre imprese meccaniche – forse sappiamo ancora troppo poco quanto le esportazioni italiane siano trainante dalle imprese meccaniche – sono all'avanguardia nella realizzazione di macchinari e nell'uso di processi produttivi che risparmiano energia, sono efficienti dal punto di vista energetico e dal punto di vista dell'uso delle risorse, sono già su una frontiera di sviluppo nel quale tutte le altre imprese italiane dovrebbero essere incoraggiate ad andare, altro che limitarsi a guardare alla miope contabilità giorno per giorno dei costi delle imprese. Certo, vanno sostenuti gli investimenti necessari e vanno sostenuti gli sforzi necessari, ma dobbiamo anche saper guardare dove le imprese si possono sviluppare nel futuro.
      Dunque gli investimenti per la mitigazione, gli investimenti necessari a vincere la sfida dei cambiamenti climatici sono la chiave per la competitività futura del nostro Paese e sono anche un elemento essenziale per creare lavoro. Nell'Unione europea sono stati persi 27 milioni di posti di lavoro, se noi vogliamo trovare una possibilità di ricreare posti di lavoro dobbiamo certamente andare ad investire e a promuovere i settori che hanno un più alto potenziale di crescita e un più alto potenziale di possibilità di creazione di posti di lavoro.
      Questi vengono indicati normalmente nei settori che hanno a che fare con la sanità, con i servizi sanitari, nei settori che hanno a che fare con l’information technology, quindi con le nuove tecnologie di comunicazione, e poi nei settori che hanno a che fare esattamente con questo, con l'efficienza, con le rinnovabili e con il recupero e il riciclo di materia. Quindi, affrontare con efficacia, adottare con immediatezza gli interventi necessari alla mitigazione ci consente di aprire nuovi mercati per le imprese.
      E, poi, c’è una partita fondamentale per il nostro Paese, che è quella dell'adattamento. Noi veniamo da settimane di veri e propri lutti, che hanno funestato tutta Italia, da Genova alla provincia di Trieste, dalla Maremma a Parma, dalla provincia di Alessandria e, prima ancora, la Puglia, la provincia di Belluno, Senigallia, la Sardegna. Il nostro è un territorio fragile che ha bisogno di interventi di messa in sicurezza, ma è anche un territorio che deve avere la consapevolezza che sta subendo eventi atmosferici eccezionali, che sta subendo già l'impatto dei cambiamenti climatici. Genova era afflitta da temporali autorigeneranti che si autorigeneravano perché il mare davanti a Genova aveva una temperatura media superiore a quella del periodo. Non vedere questo e non ricordarsi che lì c’è un fiume, il Bisagno, interrato, che corre sotto la stazione principale di Genova, è qualcosa che credo non possiamo più permetterci di fare.
      E, quindi, subito procedure più semplici, subito le risorse da spendere con efficacia, ma anche l'adozione immediata, davvero da adottare al più presto, della strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e, concludo Presidente, la sfida che abbiamo davanti, quella dei cambiamenti climatici, è la sfida della nostra generazione. È una sfida che noi possiamo vincere, che ci può dare anche grandi opportunità di crescita, di creazione di lavoro, di sviluppo. A me ha molto colpito un'espressione che riporto anche qui in Aula. La nostra è...

      PRESIDENTE. Concluda, per favore.

      MARIASTELLA BIANCHI. Concludo con questa espressione, Presidente. La nostra è la prima generazione che subisce l'impatto dei cambiamenti climatici ed è l'ultima che può vincere la sfida dei cambiamenti climatici. La prossima potrà solo essere messa al sicuro da quello che noi Pag. 54abbiamo fatto o subirli. E questo ci dice quanto è importante che noi vinciamo, ora, la sfida dei cambiamenti climatici. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.

      ANDREA VALLASCAS. Signor Presidente, grazie. Presidente del Consiglio, colleghi e colleghe, siamo tutti consapevoli che il prossimo Consiglio d'Europa rappresenta un momento importante nell'assetto delle future politiche energetiche, nell'ottica di una transizione energetica verso un sistema di lotta a immissioni di gas a effetto serra e con elevata efficienza energetica complessiva.
      Il Consiglio d'Europa il 23 e il 24 ottobre prossimi rappresenta, inoltre, un'occasione imperdibile per gettare le basi per un rinnovato accordo internazionale sui temi del clima e dell'energia. Per l'Italia farsi promotrice di obiettivi ambiziosi acquisterebbe un'eccezionale rilevanza, sia in ambito europeo, sia nel più ampio scenario dei prossimi appuntamenti delle Nazioni Unite, di Lima e di Parigi. Insomma, per l'Europa significherebbe giungere a questi appuntamenti con le idee chiare, con le posizioni forti e nette sulle scelte che noi europei vogliamo portare al tavolo del dialogo.
      Resta da chiarire, però, come vogliamo giungere a questi appuntamenti, capire ciò che vogliamo portare in dote e ciò su cui vogliamo batterci e su cui non siamo disposti a mercanteggiare. Purtroppo, oggi, la casa europea sembra più che mai disorientata. Si percepisce la sensazione che le istituzioni politiche e i decisori pubblici non abbiano il necessario senso di responsabilità per le sfide e le emergenze che siamo chiamati ad affrontare. Oggi c’è l'urgenza di ridefinire obiettivi e strategie, soprattutto c’è l'urgenza di mettere ordine in un sistema che è letteralmente impazzito dietro una molteplicità di contingenze e spesso di convenienze geopolitiche, economiche e sociali. Tutti elementi che hanno «scippato» con forza la precedenza ai temi dell'ambiente, che hanno riportato indietro di decenni le azioni avviate per attenuare l'inquinamento della terra.
      A partire dal Protocollo di Kyoto, per i cittadini, si è diffusa e rafforzata una nuova sensibilità per i temi ambientali, una sensibilità che ha dato vita ad azioni concrete, che ha costituito nuovi modelli culturali e di sviluppo economico e che ha posto degli obiettivi concreti, misurabili, verificabili e rimodulabili. Ciò che è accaduto di importante, allora, è che il processo aveva carattere mondiale.
      Non era circoscritto alle singole nazioni anzi, proprio i Paesi industrializzati, i Paesi leader hanno quasi sentito il peso di una maggiore responsabilità nel riportare l'ambiente al centro dell'agenda politica internazionale. Oggi non possiamo che constatare a tutti i livelli istituzionali nei diversi Paesi che questo clima è profondamente cambiato, non è una sensazione ma un fatto concreto. I Paesi si muovono in ordine sparso, ciascuno seguendo la propria convenienza, infischiandosene delle conseguenze per l'ambiente. È appena il caso di ricordare la crisi russo-ucraina, il ruolo profondamente destabilizzante che stanno giocando le forniture di gas dall'Europa. È il caso di ricordare il modo scomposto in cui l'Europa e la stessa Italia stanno reagendo a quella crisi. È il caso di ricordare l'inquietante ripresa di interesse per i combustibili fossili, convenzionali e non convenzionali, su avallo della stessa Commissione europea. In questo ritorno di interesse per le fonti inquinanti e pericolose, non solo si riaccende ciclicamente la nostalgia per il nucleare mancato, ormai sviluppato, come nel caso del nostro Paese, ma la stessa Commissione europea ha dato il via libera a finanziamenti pubblici previsti per la centrale nucleare di Hinkley Point in Gran Bretagna. Insomma, se non è proprio un gettare la spugna sul fronte della sostenibilità, c’è comunque un generale rallentamento nell'ambito degli impegni e delle azioni necessarie per ridurre le emissioni. Anche negli atti e nelle azioni dei Governi, compreso il suo, c’è una progressiva, pericolosa e irresponsabile perdita di consapevolezza Pag. 55delle conseguenze di questo agire, eppure lo stravolgimento del clima è una realtà al punto che non si parla solo di mitigazione delle emissioni ma di adattamento alle nuove e irreversibili condizioni climatiche. Il settore energetico sta attraversando una fase di transizione da un vecchio metodo di produzione verso nuovi modelli più sostenibili, questa fase sta però incontrando ormai troppi ostacoli. Questi ritardi hanno permesso al gas di acquisire un ruolo centrale nelle dinamiche energetiche europee e hanno portato alla decisione di giungere al mercato unico dell'energia. Il nostro Paese non si è semplicemente adeguato a questa tendenza, ma come sempre si è contraddistinto ovviamente in peggio. Questo Paese non pianifica, si tappano le falle e si scaricano sulle generazioni future costi e responsabilità. Il piano energetico, se mai sarà approntato, probabilmente verrà prima del piano industriale, di cui non c’è traccia. Dovrebbe essere vero il contrario, per dimensionare il sistema energetico in base al fabbisogno. Questo Paese vende le proprie infrastrutture energetiche, è di fine luglio la cessione ai cinesi di una quota di Terna e di SNAM attraverso Cassa depositi e prestiti Reti. Questo Paese di fatto disincentiva le rinnovabili, con lo spalma-incentivi del decreto competitività sono state cambiate le regole in corso d'opera, contribuendo a rendere meno attrattivo il sistema Italia per tutti gli investitori esteri. Chi aveva già investito è rimasto fregato. Infine è esploso nuovamente l'amore per gli idrocarburi, i combustibili fossili e tutto ciò che può essere nocivo per le persone e per l'ambiente. Sembra che la soluzione a tutti i problemi l'abbia trovata lei, Presidente: via libera alla trivellazione, rigassificatori, termovalorizzatori e GNL. Una curiosità: come mai questi impianti nocivi e pericolosi con lo «sblocca Italia» sono considerati di interesse nazionale, mentre non sono considerati di interesse nazionale le reti Terna e SNAM ? Qual è il peso che lei, Presidente, attribuisce all'ambiente nelle politiche energetiche ? Qual è la dote, qual è il patrimonio di queste esperienze di valore sulla sostenibilità che lei porterà domani al Consiglio d'Europa ? Si tratta di questioni centrali, ma noi vediamo un Governo troppo confuso, che stenta a comprendere la portata di una realtà in crescita. Cito alcuni dati: a febbraio 2014 l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ha coperto il 39 per cento della domanda e il 45 per cento della produzione netta nazionale. Il GSE nel 2012 ha stimato ricadute economiche nel settore pari a 12,6 miliardi con 53 mila occupati permanenti in un indotto di circa 137 mila addetti. Concludo.

      PRESIDENTE. La prego, concluda.

      ANDREA VALLASCAS. Presidente, noi vorremmo che l'Europa mostrasse maggiore convinzione su clima ed energia e fornisse adeguati strumenti. Siamo convinti che sarebbe un importante passo avanti se nel quadro di riferimento del 2050, entro il 2030, le emissioni interne si riducessero al 55 per cento, che l'energia da fonti rinnovabili coprisse il 45 per cento del mix energetico e che si raggiungesse un risparmio energetico del 45 per cento. Presidente, io...

      PRESIDENTE. Deputato Vallascas, mi dispiace, la devo interrompere, è oltre di un minuto. È iscritto a parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

      PAOLO TANCREDI. Signora Presidente, Presidente Renzi, lei giustamente, all'inizio del suo intervento, ha posto l'accento sulla circostanza che il Consiglio che presiederà nelle prossime ore è un Consiglio di transizione, in cui si chiude un'epoca di una Commissione, che è stata – come ha detto lei – una stagione ricca ma difficile che ha attraversato la crisi in tutte le sue conseguenze e specificità che hanno toccato i cittadini e i Paesi europei; ha però giustamente implicitamente riposto grandi speranze sulla fase nuova che si aprirà anche se il Consiglio di domani non sarà all'interno di quella fase, ma sarà l'ultimo della vecchia fase, perché giustamente ha detto che il Presidente Juncker Pag. 56ha preso degli impegni prima del suo insediamento, 300 miliardi di euro di investimenti di politiche pubbliche sul territorio degli Stati europei, ha messo in risalto la faccenda dell'immigrazione nell'ambito della quale si è fatto un forte passo avanti, iniziando proprio dalle dichiarazioni di Juncker prima dell'elezione al Parlamento europeo, un passo avanti che si concretizza in queste ore e di cui dobbiamo essere lieti. Non capiamo sinceramente come alcune forze politiche continuano a lamentarsi di una situazione che hanno più volte evocato. Si è più volte detto qui di chiudere la fase «Mare Nostrum»; nel momento in cui si ottiene un risultato importante con la chiusura di Mare nostrum sostituita da un impegno europeo, seppur da verificare nelle sue specificità, abbiamo le stesse forze politiche che tornano a lamentarsi per questa circostanza.
      Io non credo che sia questo un comportamento coerente. Ma comunque sono due settori nei quali l'Europa fa un passo avanti verso i cittadini. Perché ? È su questo che voglio fare una riflessione: perché forse le piccole e timide modifiche che il Trattato di Lisbona ha posto nel percorso di integrazione europea e nel percorso di legittimazione democratica delle sue istituzioni stanno avendo un qualche effetto perché forse Juncker deve fare delle dichiarazioni e deve essere conseguente perché è, seppure con lo strumento debole delle indicazioni delle famiglie europee, presidente indicato alle elezioni europee e presidente che poi si presenta di fronte al Parlamento europeo e viene eletto.
      Allora, Presidente, questo secondo me ci dovrebbe portare alla riflessione e allo stimolo di porre, in questo momento in cui lei è Presidente del Consiglio europeo, una riflessione a tutti gli Stati membri e all'intero arco delle istituzioni europee che forse andare avanti, anche con la modifica dei trattati – perché secondo me è giusto parlarne – su una maggiore legittimazione democratica delle istituzioni europee: è una partita in questo momento ineludibile, è un momento storico in cui non possiamo tenerla da parte.
      Vede, siamo d'accordo con lei e con la sua impostazione: l'Europa non deve essere altro da noi, l'Europa è fondamentale per le partite internazionali che si stanno giocando in Medio Oriente, per le partite che si stanno giocando nella frontiera orientale dell'Unione europea, che giustamente – come dice lei – non sono partite che riguardano meramente le questioni di commercio, ma riguardano la politica e il futuro dei nostri cittadini e dei nostri territori.
      Ebbene, perché la Commissione e le istituzioni europee abbiano credibilità nel giocare e risolvere queste partite, Presidente, c’è bisogno di una maggiore legittimità democratica. Sogno il momento in cui chi si candida a diventare presidente della Commissione europea faccia campagna elettorale in tutti gli Stati membri. Sogno un presidente, candidato italiano, che vada in Germania a convincere i tedeschi di quanto sia importante la crescita, la flessibilità e la mutualizzazione del debito.
      Sono – ripeto – questioni che fanno storcere la bocca ai Paesi del nord e a quelli che ci rimproverano e ci indicano il rigore come unica strada, ma sono questioni che dobbiamo mettere sul tavolo della discussione sulle istituzioni e sul processo di integrazione europea. Io credo che non se ne possa fare a meno.
      Venendo poi agli argomenti che lei ha molto brevemente, sinteticamente, ma efficacemente – devo dire – trattato e che saranno oggetto e all'ordine del giorno del Consiglio delle prossime ore, per quanto riguarda il pacchetto clima-energia, lei ha detto che l'Italia ha ambizioni alte. Noi siamo d'accordo e lo dimostra il fatto che abbiamo sottoscritto la risoluzione di maggioranza che andremo a votare. È giusto avere ambizioni alte, non c’è alternativa, non si può tornare indietro.
      Voglio soltanto mettere sul tavolo due riflessioni, che spero le possano essere utili: sono molto dubbioso, Presidente, sugli obiettivi quantitativi in termini di riduzione Pag. 57di gas serra e in termini di implementazione delle energie non rinnovabili. Gli obiettivi quantitativi hanno portato alle discrasie sul mercato che ci sono state negli ultimi anni nell'implementazione di politiche di incentivi che hanno drogato il mercato e che hanno fatto sì che oggi siamo pieni, nel nostro Paese, di impianti non efficienti finanziati oltre il loro vero merito e che hanno messo in difficoltà anche le reti. Così come voglio dirle che, se lei giustamente parla di interconnessione nord-sud, il Paese non può perdere la partita della Trans Adriatic Pipeline, che è l'interconnessione che ci mette in contatto con giacimenti importantissimi, alternativi ai russi, di gas naturale. Anche questa è una cosa che è contenuta nello «sblocca Italia» che dobbiamo portare avanti con forza, perché se rimproveriamo giustamente Spagna e Francia, noi non possiamo non fare il nostro dovere, tra l'altro su un gasdotto che è di poche decine di chilometri.
      Venendo poi a chiudere con la questione economica e della crescita, io credo che noi abbiamo fatto dei passi avanti negli ultimi anni, non solo per merito di questo Governo ma anche per merito dei Governi Berlusconi e seguenti.

      PRESIDENTE. Concluda.

      PAOLO TANCREDI. Ho finito, Presidente. Io credo che noi dobbiamo guardare i problemi che abbiamo all'interno del quadro mondiale ed europeo. Ha detto giustamente lei che il mondo va peggio di come avevamo previsto all'inizio dell'anno ma comunque cresce, che l'Europa va male e l'Italia va ancora peggio. Il problema è sulla questione degli investimenti. Quindi io credo, Presidente, che le partite principali non si giochino sui provvedimenti di finanza pubblica e sui provvedimenti economici ma sui provvedimenti che stiamo discutendo in Parlamento.

      PRESIDENTE. Concluda. Deve concludere.

      PAOLO TANCREDI. Concludo. Sullo «sblocca Italia», le dico subito che siamo contrari al 10 per cento sull'acquisto delle prime case, così come sulla riforma della giustizia e su altri provvedimenti come quello sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

      PRESIDENTE. La ringrazio. È iscritta a parlare la deputata Marina Berlinghieri. Ne ha facoltà.

      MARINA BERLINGHIERI. Presidente, come ben evidenziato dal Presidente del Consiglio, l'Europa è in una fase di cambiamento istituzionale e dunque in quello che potremmo definire un momento propizio per fare il punto su ciò che è, su ciò che vuole essere e che vuole diventare. Ci siamo detti in più occasioni, e dall'inizio di questa legislatura l'abbiamo anche tradotto in fatti concreti, che serve un cambio di passo. Noi siamo in un momento storico in cui festeggiamo – e lo dico un po’ tra virgolette – vent'anni di cittadinanza europea. Dall'Europa è partita l'era planetaria, quando i popoli europei intrapresero nel 1492 la conquista delle Americhe e la circumnavigazione del globo, un'era che è stata contemporaneamente occidentalizzazione e mondializzazione. Dopo le due guerre mondiali, nel 1945 l'Europa si è trovata schiacciata dalle rovine delle nazioni vinte o liberate dagli eserciti di quelle che nel frattempo erano diventate le due superpotenze mondiali. Da lì ha preso il via un progetto d'Europa che aveva come obiettivi prioritari: garantire la pace dei popoli europei, porre fine a una catena di rivendicazioni e vendette reciproche, consolidare democrazie ancora fragili. Una nuova prospettiva si trovava alla base della costruzione europea: la valorizzazione delle diversità, il riconoscimento e il supporto allo sviluppo delle molteplici identità individuali e collettive. L'Unione europea si è definita sin dagli inizi come un progetto e non come un territorio. Si è posta come entità politica e non geografica, ha delimitato i suoi confini in seguito al buon esito dei negoziati con i candidati all'adesione e non sulla base di dichiarazioni di principio sulle demarcazioni della civiltà europea. L'Unione europea non ha Pag. 58abolito le frontiere ma le ha reinterpretate e sdrammatizzate, le ha aperte, ha fatto in modo che ogni nazione, piccola o grande, potesse difendere e valorizzare la propria identità e al tempo stesso uscire dall'isolamento, entrando a far parte di ampie reti di cooperazione e di integrazione. La circolazione delle cose, delle informazioni e delle idee ha assunto molte forme (economiche, culturali, turistiche) e ha favorito la conoscenza reciproca, l'inserimento anche provvisorio nella vita quotidiana di altri Paesi. Questo suo definirsi come progetto ha fatto sì che attorno ad esso potessero trovare un modo di ripensarsi anche i Paesi dell'Europa orientale dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989.
      Tuttavia, nonostante i successi degli ultimi decenni, di fronte ai forti cambiamenti sociali ed economici, di fronte alla crisi, l'Europa rischia oggi un'involuzione.
      Si trova in un momento in cui la contingenza storica, i cambiamenti rapidi del mondo e della società la mettono di fronte alla necessità di ripensarsi e di riprogettarsi in un'ottica di lungo periodo, di ripensarsi di fronte alle economie emergenti, di fronte all'Africa, all'Asia, e in questo confronto è chiamata a capire come affrontare alcuni temi e a prendere alcune decisioni. Li ha bene illustrati il Presidente del Consiglio. L'Europa si trova oggi di fronte alla necessità di decidere su importanti temi, primo tra tutti la situazione economica, con la definizione di strategie per promuovere la crescita, l'occupazione e la competitività, con l'obiettivo di accelerare le modalità per l'attuazione delle misure che insieme si decideranno per uscire da questo momento così difficile.
      Dovrà prendere decisioni circa il nuovo quadro per le politiche del clima e dell'energia, non solo per confermare l'impegno finalizzato a raggiungere un accordo ambizioso sul pacchetto clima ed energia, ma anche per imprimere maggiori sforzi sulla sicurezza energetica, le interconnessioni, la ripartizione degli oneri e i meccanismi di flessibilità. La grande sfida è quella di un'Europa pronta a competere nell'economia globale. Per fare questo è necessario il massimo impegno, in particolare in questi mesi di guida italiana del semestre europeo, per mettere al centro i temi del rilancio nell'ambito della strategia Europa 2020, della crescita e della competitività per l'avvio di una rinascita industriale a partire dal settore manifatturiero, insieme al superamento della decrescita e degli alti tassi di disoccupazione e della modernizzazione dell'economia, attraverso l'estensione delle tecnologie digitali e lo sviluppo di un'economia verde e sostenibile.
      È necessario che accanto a misure capaci di favorire crescita e sviluppo dell'intero continente, mediante l'implementazione di nuove politiche industriali, si favorisca una strategia ambiziosa, capace di ridurre i costi energetici. Una strategia rinnovata, incentrata sulla lotta ai cambiamenti climatici, che promuova una maggiore diversificazione delle fonti e delle rotte energetiche e che incoraggi una politica dell'energia dell'Unione focalizzata sulla sicurezza energetica.
      La presidenza italiana è chiamata a svolgere un ruolo cruciale nella definizione dell'accordo sul nuovo quadro comunitario per il 2030 su clima ed energia. Per la sua capacità di leadership bisogna affermare, in modo deciso, la volontà politica di investire nello sviluppo di un'economia europea a basse emissioni di carbonio, tale da farci superare la doppia crisi climatica ed economica, creando nuove opportunità dal punto di vista dell'occupazione, dell'innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite.
      Il Consiglio europeo si celebra in un periodo di grandi tensioni internazionali, che attengono alla sicurezza stessa dell'Europa e degli Stati membri e riguardano, come nel caso della questione ucraina, scenari decisivi per il futuro del nostro continente. In questa direzione è necessario perseguire tutte le vie diplomatiche possibili nella risoluzione delle crisi, come è dimostrato nel vertice ASEM a Milano, coinvolgendo la Russia nelle questioni internazionali sulla base dei valori fondanti dell'UE e del diritto internazionale. Ugualmente importante sarà l'impegno Pag. 59nei riguardi delle grandi emergenze umanitarie, tra cui la tragica diffusione nell'Africa subsahariana di Ebola, diventata non solo una catastrofe umanitaria ed economica per i Paesi colpiti ma anche un rischio sanitario globale che va, quindi, affrontato in modo coordinato e maggiormente efficace.
      Infine, in considerazione della necessità di proseguire sulla strada delineata nell'ultimo Consiglio di giugno l'Italia, quale Paese guida del semestre europeo, è chiamata a riproporre la necessità di collocare al centro dell'agenda politica europea la definizione urgente di una strategia solida e condivisa, improntata su solidarietà e responsabilità, in materia di immigrazione e diritto d'asilo, in grado anche di approdare a una revisione del vigente regolamento, cosiddetto «Dublino III», la cui applicazione presenta numerose criticità che, caricando sulla gestione dei singoli Stati le richieste di asilo, finisce per fare appesantire le richieste a carico dei Paesi di primo approdo, come l'Italia e i Paesi membri che affacciano sul Mediterraneo, teatro di numerosi flussi migratori.
      La situazione internazionale pone l'Europa di fronte all'esigenza di fare memoria di quelli che sono i suoi valori fondativi. In altre parole, in questo quadro l'Europa deve assegnarsi la missione di proteggere, rigenerare, rivitalizzare, sviluppare e reincarnare la democrazia. Dobbiamo essere consapevoli che le conquiste degli ultimi anni oggi non appaiono più né scontate né irreversibili, anzi in certi momenti un futuro disgregativo appare addirittura probabile. Noi europei dobbiamo voler essere arbitri del nostro destino e fare in modo che si porti a compimento il lungo e tentennante processo di unificazione politica dell'Unione europea. Dobbiamo avere forte la consapevolezza che ci si può perdere tutti insieme, ma che ci si può anche salvare, tutti insieme, a condizione che insieme si elabori un progetto politico europeo.
      Dentro questo quadro l'Italia può avere un ruolo fondamentale a condizione, però, che si continui, anche in casa nostra, il percorso di riforme, che si elabori un piano strategico nazionale di sviluppo e di crescita che senta l'Europa come casa comune, dentro alla quale può essere pienamente realizzato il piano di sviluppo del nostro Paese.
      Siamo consapevoli che esiste un problema di deficit democratico all'interno dell'Unione europea, che ancora oggi è troppo comunità di Governi e non dei cittadini europei. Il metodo intergovernativo ha preso il posto del metodo comunitario, la forza egemone di alcuni Governi e di alcuni Stati membri, i cosiddetti Paesi rigoristi, ha preso il posto di una visione comune europea realmente sovranazionale.
      La nostra aspirazione è invece un'Europa che parli con la voce del Parlamento europeo, con la voce dei Parlamenti nazionali, ai quali il Trattato di Lisbona riconosce un'importante ruolo di interlocuzione nei confronti delle istituzioni europee e importanti prerogative, in quanto espressioni sovrane della volontà dei cittadini.
      Dentro quest'ampia visione dell'Europa, l'Italia ha sempre rispettato i Trattati, a differenza di altri Paesi. Il nostro Paese, con un'azione sinergica di Governo e Parlamento, si sta impegnando nei fatti a rispettare i tempi degli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, a portare avanti un percorso di riforme che renda l'Italia un Paese che ha le condizioni di sistema perché chi vuole investire possa trovare un contesto semplice e sicuro. Questo crediamo debba essere il nostro impegno per la stabilità, ma soprattutto per la crescita dell'Europa tutta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marcon.  Ne ha facoltà.

      GIULIO MARCON. Gentile Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, la riunione di domani del Consiglio europeo dovrebbe approfondire anche l'analisi e il «che fare» di fronte alla perdurante crisi economica dell'Europa, da cui sembra molto difficile uscire. Purtroppo niente di Pag. 60nuovo ci sembra avverrà domani. Nonostante la crescente e ormai condivisa consapevolezza che le ricette sin qui utilizzate non hanno funzionato, si continua sempre sulla stessa strada e dopo ormai sette anni di crisi molti Paesi, tra cui il nostro, sono sull'orlo della deflazione, molti altri sono in recessione, la disoccupazione – lo ricordo ancora – dal 2007 ad oggi è aumentata in Europa del 40 per cento. Oltretutto le politiche di austerità hanno clamorosamente fallito nel raggiungere gli obiettivi per i quali erano state promosse, ovvero la riduzione del debito pubblico, debito che nell'Eurozona è passato dal 65 per cento del 2007 al 95 per cento attuale.
      Ce ne sarebbe abbastanza dunque signor primo Ministro per archiviare queste politiche, ma il Consiglio europeo non lo farà. Noi non condividiamo il suo ottimismo e quello che ci ha detto qui ci sembra non corrispondente al vero. Lei ha detto che è cambiato il clima in Europa e che ora si parla di crescita. Non so se si è reso conto di come è composta la Commissione, di quanti falchi dell'austerità stanno nelle posizioni chiave. Non so se ha mai sentito parlare Katainen, il Commissario per gli affari economici e monetari, quando il 7 ottobre al Parlamento europeo ha confermato in modo quasi ferreo la linea del rigore e ha detto che l'austerità non si tocca. I 300 miliardi di cui lei ha parlato molto in queste ore, i 300 miliardi di Juncker, sono ancora qualcosa di vago e di fumoso. Per quanto ci riguarda anche quella di Juncker è ancora una promessa, mentre quello che è certo è che i dogmi dell'austerità non vengono messi in discussione.
      Questo Governo, nonostante qualche annuncio roboante quanto vacuo, niente sta facendo per mettere veramente in discussione i Trattati e i vincoli di bilancio che sono il simbolo di queste politiche. E lei primo Ministro non perde l'occasione per ribadire che per serietà non supererà il vincolo del 3 per cento, ma ci ricorda anche che quel vincolo è un vincolo stupido. Allora faccia una cosa intelligente e non stupida, faccia quello che ha fatto la Francia e, invece di tagliare i servizi sociali delle regioni e degli enti locali, sfori di un punto di PIL il deficit e trovi così le risorse di cui abbiamo bisogno. Vede, lei dice che bisogna avere la tripla A sociale, però niente fa questo Governo per rispettare gli impegni di Europa 2020, gli impegni che l'Europa ci chiede per portare la dispersione scolastica al 10 per cento, gli impegni che l'Europa ci chiede per portare l'investimento del PIL sull'innovazione e la ricerca al 3 per cento, niente fa il Governo per aumentare quello che è necessario in questo Paese fare, ovvero investire sul capitale umano e, quindi, portare il numero di laureati al 40 per cento. Anzi fa ulteriori tagli al sistema dell'istruzione e dell'educazione.
      Vede Premier, lei si presenterà domani a Bruxelles rivendicando di avere rispettato seriamente quegli stupidi vincoli del 3 per cento. Avete chiesto il rinvio poco tempo fa di un anno del pareggio di bilancio, ma non avete chiesto di cambiare le regole del fiscal compact.
      Vede, signor Primo Ministro, lei dovrebbe avere il coraggio di rimettere in discussione e anche disobbedire, come ha fatto la Francia (altro che deroghe !), alle regole del pareggio di bilancio. E se lei ritiene che quei vincoli siano stupidi, lei ha un'occasione per farlo senza incorrere nelle sanzioni europee. Ebbene, lei sostenga le proposte emendative che ci saranno, quando voteremo la riforma costituzionale, le proposte emendative che chiedono di cassare quel principio del pareggio di bilancio che è contenuto nell'articolo 81 della Costituzione.
      Lei, signor Primo Ministro, ha fatto una tesi di laurea su Giorgio La Pira e spero che non si sia dimenticato di quello che diceva il suo più illustre predecessore. A che serve il pareggio di bilancio, se la vita non è in pareggio ? Il pareggio di bilancio non conta nulla, se non sono in pareggio le vite dei lavoratori. Il pareggio di bilancio non serve a niente, se non sono in pareggio le vite dei cittadini, delle donne e dei giovani. Il pareggio di bilancio non conta nulla, se in deficit sono sempre i diritti. E i diritti voi li mettete in deficit, quando tagliate i servizi sociali di regioni Pag. 61ed enti locali. I diritti li mettete in deficit quando cancellate l'articolo 18. I diritti li mettete in deficit, quando non fate nulla per impedire la chiusura delle fabbriche e delle imprese.
      Lei ha detto molte parole oggi, molti annunci, ma non ha detto una cosa concreta. Noi le chiediamo, signor Primo Ministro, una sola cosa, una cosa concreta: dica qualcosa su Terni, dica qualcosa sui lavoratori che hanno programmato lo sciopero ad oltranza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) in queste ore per impedire i licenziamenti di quella fabbrica. L'acciaio è una questione europea, la ThyssenKrupp è una multinazionale tedesca. Dica qualcosa alla Merkel per impedire che quella fabbrica possa espellere tanti lavoratori e mettere a repentaglio la vita di tante famiglie.
      Vede, signor Primo Ministro, avete fatto dei lavoratori una sorta di mercato senza diritti. Date addosso ai sindacati e lisciate il pelo alla Confindustria, avete un Ministro del lavoro e delle politiche sociali che non è un Ministro dei lavoratori, ma un Ministro degli imprenditori. E lei, signor Primo Ministro, quando andrà a Bruxelles domani, porterà una legge di stabilità nuovamente, in dono, che quei diritti li lede. Ecco perché noi riteniamo che le sue argomentazioni e i contenuti della sua relazione siano contenuti per noi negativi.
      Lei ha detto, signor Primo Ministro, che finalmente questa legge di stabilità taglierà le tasse. Ma a parte che tassate di più, per così dire, chi vuole prendersi il TFR, a parte che tassate di più chi si è fatto la previdenza integrativa, a parte che tassate di più i tanti cittadini che, a causa dei tagli a regioni ed enti locali, dovranno pagare più tasse per asili nido, trasporto locale e tanti altri servizi, voi dovete cambiare verso veramente. Il fiore all'occhiello di un Governo di centrosinistra non possono essere i tagli fiscali ed i tagli alla spesa pubblica. Il fiore all'occhiello di un Governo di centrosinistra deve essere il lavoro, devono essere i diritti, deve essere la giustizia sociale. Voi questo non lo fate ed ecco perché noi chiediamo e crediamo che nel suo viaggio a Bruxelles lei debba veramente cambiare pagina e dire veramente basta all'austerità, cambiare il verso di queste politiche, rimettere al centro il lavoro, gli investimenti pubblici e dare un segnale che l'Italia dà veramente un contributo a cambiare queste politiche, non solo a parole ma nei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Busto. Ne ha facoltà.

      MIRKO BUSTO. Signor Presidente, gentile Presidente del Consiglio, lei ha avuto modo di leggere l'ultimo rapporto del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico ? Perché, leggendolo, pare che le emissioni di gas che causano l'effetto serra siano cresciute dal 2000 al 2010 nel modo più rapido che si è mai verificato. Alla faccia degli obiettivi di riduzione di Kyoto !
      Si legge anche che il 76 per cento delle emissioni deriva dall'utilizzo di combustibili fossili e dai processi industriali. Pensi, gentile Presidente: «fossile»; l'aumento delle emissioni porterà ad una crescita della temperatura media globale al 2100, che si stima tra i 33,7 e 4,8 gradi centigradi, rispetto ai livelli pre-industriali (1750), con una forchetta che però varia tra i 2,5 ai più 7,8 gradi. E con quali conseguenze ? Parliamo di periodi e ondate di caldo più frequenti. Parliamo di precipitazioni più forti e più intense. Le ricorda qualcosa Genova ? Parliamo di estremizzazione dei climi e parliamo di più pioggia, dove già piove molto, e meno pioggia dove piove meno, ovvero di siccità.
      Parliamo di scioglimento dei ghiacci, delle superfici innevate, del ghiaccio del Mare Artico che si ridurrà ulteriormente. Ci saranno le estinzioni di numerose specie vegetali e animali, perdita dei raccolti agricoli, incremento del livello dei mari, con rischio di inondazione nelle zone costiere, maggiore diffusione di vettori e agenti patogeni dipendenti dalla temperatura (Ebola ?).
      L'obiettivo oggi non è nemmeno mantenere il clima per come lo abbiamo Pag. 62conosciuto, è già troppo tardi. L'obiettivo è minimizzare il danno, mantenendo un aumento di massimo 2 gradi per prevenire gli effetti più disastrosi. Tra l'altro, si tratta un obiettivo ritenuto difficile, o quasi impossibile, dall'IPCC stesso, probabilmente ben conscio della «fossilizzazione» della politica europea.
      Pensi che per avere una possibilità del 50 per cento di rientrare nei 2 gradi dovremmo diminuire le emissioni dal 40 al 70 per cento entro il 2050 e raggiungere quota praticamente zero entro il 2100 – zero –, raddoppiare gli investimenti nelle tecnologie di produzione di energia pulita e – ascolti bene – diminuire gli investimenti nelle fonti fossili.
      Questi obiettivi, gli obiettivi messi sul piatto dal pacchetto clima energia (la riduzione delle emissioni di gas serra del 40 per cento, il 27 per cento di fonti rinnovabili, la riduzione del consumo energetico del 30 per cento) per voi, «fossili», questi obiettivi sono già ambiziosi. Ma per una politica che guarda alle prossime generazioni, invece che alle prossime elezioni, non lo sono affatto.
      L'obiettivo meno 40 per cento di emissioni di gas serra entro il 2030 non assicura che l'Unione europea sia in grado di mantenere l'aumento della temperatura al di sotto della soglia critica dei 2 gradi. Più 27 per cento di rinnovabili è un obiettivo ridicolo per l'Italia, perché già ora, con l'attuale trend ci arriveremo facilmente, a meno che non continuiate con gli spalma incentivi e «porcate» del genere. L'obiettivo del 30 per cento per l'efficienza energetica, invece, non è sufficientemente ambizioso e non coglie appieno la potenzialità del risparmio energetico. Dovreste venire in Commissione ambiente ogni tanto per sentire le persone che audiamo, per capirlo.
      Lei ha fatto molte dichiarazioni. Lei ha dichiarato che il cambiamento climatico è la sfida del nostro tempo, lo dice la scienza. Non c’è tempo da perdere, la politica deve fare la propria parte. E ancora, ha dichiarato che occorre fare uno sforzo comune verso una crescita sostenibile, trovando alternative alle fonti fossili. Ma dopo aver dichiarato, lei, il nuovo Presidente del «fare finta», fa, ma fa male.
      Fa il decreto-legge «sblocca Italia» o, come lo abbiamo chiamato noi, lo «sfascia Italia»; lei aiuta i petrolieri, snellisce i processi di autorizzazione per estrarre il petrolio, anche nelle aree ad alto rischio sismico e a rischio idrogeologico, anche nelle zone protette, prevede l'irrilevanza della valutazione di impatto ambientale, impedisce ai cittadini – o ai «comitatini», come li chiama lei – e anche ai governi regionali di esprimere la propria opinione. Infatti, per voi fossili, fossile è meglio, fossile è strategico. Tutto ciò contrasta con le affermazioni di ridurre le emissioni di gas serra e ancora potrebbe compromettere il turismo, una delle grandi ricchezze italiane.
      Poi, si sa, lei è un noto amante degli inceneritori e, infatti, nello «sfascia Italia» si affida la gestione dei rifiuti alle loro ciminiere, mentre l'Italia dovrebbe puntare...

      PRESIDENTE. Per favore, un po’ di attenzione, signor Presidente del Consiglio. Mi richiamano.

      MIRKO BUSTO. ... alla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo. Li chiamate ancora termovalorizzatori ? Peccato che l'energia prodotta con i rifiuti sia quella con le maggiori emissioni di CO2 per unità di energia prodotta e che il riciclaggio e il compostaggio possono recuperare dalle 3 alle 5 volte più energia di quella prodotta dagli inceneritori. Per non parlare dei posti di lavoro, di cui vi riempite la bocca, che possono essere generati 20 volte di più rispetto all'incenerimento.
      Continuate a dar fondo alle ultime riserve fossili come fossero illimitate, continuate a inquinare l'atmosfera come se fosse infinita. È follia ! Forse lei pensa che si debba continuare così – business is business, win-win, shish –, senza cercare di guardare avanti. Magari lei vorrebbe ricorrere alle tecnologie oggi a disposizione per lenire i sintomi senza curarsi Pag. 63delle cause ? Forse lei pensa alla geoingegneria o alle tecniche come il solar radiation management, analizzato in dettaglio nel V Rapporto IPCC, che prevede deposizioni stratosferiche di ingenti quantità di sostanze chimiche che possono aumentare l'albedo, cioè la riflettività della Terra, e, quindi diminuire, seppur a breve termine, gli effetti di riscaldamento. Ma con quali altri effetti ?
      È questa la via che lei pensa di percorrere per combattere i danni del cambiamento climatico ?

      PRESIDENTE. Concluda.

      MIRKO BUSTO. E i suoi figli sono d'accordo ? Il MoVimento 5 Stelle chiede e crede che l'unica strada possibile sia un cambiamento vero di paradigma, di paradigma culturale, di paradigma economico. Lei non può incarnare questo cambiamento, perché lei non è libero.

      PRESIDENTE. Deputato Busto, concluda.

      MIRKO BUSTO. Lei è un maggiordomo che porta piatti preparati da altri, istituzioni che poco hanno a che spartire con il benessere dei cittadini, la salute, con il futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

      MAINO MARCHI. Signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per le sue comunicazioni e mi soffermo sulla parte relativa alle questioni economiche.
      La crescita deve essere il nostro imperativo categorico. O l'Unione europea affronta la situazione, cambiando le politiche economiche e fiscali, o si rischia l'avvitamento tra recessione, stagnazione e deflazione; crescita che vuol dire occupazione, lavoro, competitività. C’è la necessità di politiche coordinate ed integrate per competere. Solo l'Europa può essere tra i grandi in futuro, un futuro che è già alle porte. Nessuno lo può essere da solo, nemmeno la Germania. Lei ha detto: «L'Europa o sarà comunità o non sarà», e condividiamo profondamente. E poi la necessità di politiche orientate alla crescita, per affrontare il dramma della disoccupazione.
      Se fino a pochi mesi fa poteva sembrare un problema di alcuni Paesi, denominati PIIGS, ora lo è di tutti. Le performance della Germania sono a dimostrare che politiche di solo rigore sono un boomerang anche per chi le vuole portare avanti, al di là di qualunque ragionevolezza. Perché non è così ovunque, come lei ci ha detto: il mondo cresce con altri ritmi, non solo i Paesi emergenti, ma anche gli Stati Uniti e, quindi, l'Europa deve, pertanto, cambiare le sue politiche.
      L'Italia, in questi mesi, non ha chiesto il cambio delle regole europee. Ci sarebbero tutte le motivazioni per farlo: sono regole scritte in un contesto mondiale molto diverso, che si è velocemente mutato con la globalizzazione e la crisi; anche le regole più recenti sono state scritte sotto la pressione dell'esplosione dei debiti pubblici, degli spread, più con l'ossessione di intervenire sui conti pubblici che con quella dello sviluppo. Ed alla fine bisogna pur prendere atto che non c’è lo sviluppo, ma la recessione o quanto meno stagnazione, che non c’è l'inflazione ma la deflazione, che il rapporto debito-PIL è cresciuto nei Paesi europei.
      Le ultime regole sono state approvate formalmente con il Governo Monti, ma sottoscritte con impegni in parte impossibili per l'Italia con il Governo Berlusconi. Quindi, una discussione sulle regole sarebbe opportuna, ma l'Italia ha preso atto di un quadro molto difficile. Anche a seguito delle elezioni europee: in Italia le ha vinte il Partito Democratico, che fa parte del Partito Socialista Europeo, ma in Europa le ha vinte il Partito Popolare Europeo. Ci si è quindi posto l'obiettivo del massimo di flessibilità dentro le regole esistenti e di interventi concreti per la crescita.
      È un successo che si sia affermato questo concetto, con la consapevolezza che non bastano le politiche monetarie. La Pag. 64BCE fa la sua parte pienamente, ma occorrono adeguate politiche di bilancio e fiscali, politiche di investimento.
      Si sta per insediare la nuova Commissione: deve «dare le gambe» ai 300 miliardi, aggiuntivi, altrimenti sarebbe una presa in giro, addizionali, ci ha detto, e questo è molto importante; 300 miliardi per gli investimenti europei: non sono un'enormità in grado di risolvere, ma da lì bisogna partire subito, discuterne e decidere subito le finalità di carattere europeo, i tempi, le procedure, la ripartizione fra i Paesi, tutto ciò che è necessario per metterle in campo concretamente ed al più presto.
      E dobbiamo fare la nostra parte per gli investimenti, con il superamento del Patto di stabilità interno, come è nelle proposte del Governo, con il buon uso dei fondi di coesione e con investimenti nazionali come sono previsti nello «sblocca Italia» e nella legge di stabilità.
      E poi la flessibilità: torno su questo. C’è stato un gran discutere su cosa significhi. Io credo che con la Nota di aggiornamento al DEF e con la legge di stabilità, il Governo italiano abbia fatto capire cosa significa. Abbiamo votato il rinvio ulteriore di un anno del pareggio di bilancio strutturale. Lo abbiamo fatto due volte in un anno e la maggioranza lo ha votato convintamente.
      È la dimostrazione che l'articolo 81 della Costituzione non è una gabbia e rivendico questo per merito del Partito Democratico che ha voluto l'equilibrio tra le entrate e le spese tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico e non del pareggio di bilancio tout court.
      E, poi, la decisione di rispettare la regola del 3 per cento, ma di non fare una manovra recessiva nel 2015, come sarebbe stato a legislazione vigente, con il 2,2 per cento, ma espansiva rispetto al tendenziale e alla legislazione vigente. E questa scelta non poteva essere una scelta che non suscitasse quantomeno una forte attenzione.
       Presidente, su questo vada avanti, arriverà la lettera e si risponderà. C’è il pieno appoggio del Partito Democratico. Il cambiamento delle politiche europee passa da qui, da questa decisione che dobbiamo portare avanti con forza in Europa.
      E, poi, le riforme e le politiche industriali. Le politiche per i cambiamenti climatici e le politiche energetiche sono il cuore delle politiche industriali. Non mi ci soffermo, l'hanno fatto altri colleghi del Partito Democratico, ma certamente avere l'ambizione più alta possibile e un piano industriale della green economy sono obiettivi pienamente condivisibili.
      A queste politiche si accompagnano altre scelte forti per le riforme. Non le riforme che, come spesso si dice, ci chiede semplicemente l'Europa e noi le dobbiamo fare, ma riforme di cui abbiamo bisogno per la crescita, a partire da quella del fisco. La riduzione delle tasse sul lavoro per le imprese è una rivendicazione, è una questione che è sempre stata posta da questi banchi, dal Partito Democratico, dalle forze di centrosinistra. Non è una decisione che va in senso opposto alle posizioni che abbiamo assunto in passato. E su questo stiamo investendo con forza, come ripeto, sia sul lavoro, sui lavoratori dipendenti, che per quanto riguarda le imprese.
      E sempre sul lavoro, più risorse per gli ammortizzatori sociali, gradualmente, ma si inizia ad andare in questa direzione, e lavorare con la parte fiscale per fare in modo che il lavoro flessibile costi di più del lavoro stabile. Anche questi sono due obiettivi che da tempo noi ci ponevamo e che con la legge di stabilità, insieme al Jobs Act, si stanno perseguendo.
      La scuola è l'investimento più importante per il futuro, a partire dall'edilizia scolastica, ma ovviamente anche dai contenuti della scuola e dell'università. La pubblica amministrazione: sburocratizzare e ridefinire l'organizzazione della Repubblica e dello Stato. La giustizia civile e i provvedimenti contro la criminalità economica: c’è il decreto-legge del Governo all'esame del Senato e poi arriverà qui alla Camera; c’è il reato di autoriciclaggio che finalmente è stato inserito con il provvedimento approvato la scorsa settimana Pag. 65dalla Camera dei deputati, dopo che se ne discuteva per anni e mai nessun Ministro della giustizia è stato d'accordo di inserirlo e solo il Ministro della giustizia di questo Governo l'ha fatto; e la proposta del falso in bilancio e le stesse riforme costituzionali ed istituzionali per far funzionare meglio la democrazia.
      In sostanza, i provvedimenti settoriali e la legge di stabilità sono coerenti con questi obiettivi. C’è bisogno di un ampio dibattito, soprattutto con le regioni e gli enti locali, i comuni, con le articolazioni della Repubblica, ma anche con le parti sociali, dove ognuno possa dare il proprio contributo. Ma credo che senz'altro crescita, lavoro e occupazione sono la direzione da perseguire fino in fondo, come sta facendo il Governo e come lei oggi ha confermato con le sue comunicazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, anche noi sottolineiamo l'importanza della prossima riunione del Consiglio europeo in considerazione dei temi trattati, come lei ha accennato, dal clima all'ambiente, all'energia, all'economia, e in considerazione anche del ruolo giocato dall'Italia quale Presidente di turno del semestre europeo, e pure per le conseguenze che avranno le decisioni del Consiglio europeo sulle circostanze, pericolose potenzialmente e drammatiche, che stiamo vivendo.
      Per questo vi chiediamo di non prendere decisioni che siano di circostanza o generiche, ma di entrare nello specifico e di ponderare bene queste decisioni per le ricadute che avranno nella nostra società.
      E facciamo l'esempio di un tema a noi caro, quello delle sanzioni alla Russia, nei confronti delle quali siamo fortemente critici, per non dire contrari, per le ricadute che hanno sul nostro sistema energetico. Noi siano dipendenti per le forniture di gas dalla Federazione russa e l'alternativa offertaci dall'Algeria non offre garanzie di stabilità per gli evidenti problemi politici all'interno di quel Paese e per le ricadute che ha sulla nostra economia. Noi prima delle sanzioni esportavamo qualcosa come 10 miliardi di euro verso la Russia su settori strategici per la nostra economia che ci davano una garanzia di crescita e di occupazione.
      Lei ci dice che considerazioni di tipo commerciale ed economiche non devono essere anteposte ad altre considerazioni quando si parla di economia politica e di relazioni internazionali. Bene, noi sottolineiamo e sottoscriviamo anche questo slancio idealistico, se vogliamo chiamarlo così, ma non troviamo coerenza poi quando lei si vanta di avere sottoscritto importanti trattati commerciali con la Cina che è notorio che non ha una posizione specchiata per quanto riguarda il rispetto dei diritti civili, e ricordiamo la vicenda del Tibet e ricordiamo come sono trattati gli avversari politici in quel Paese. Due pesi e due misure: con la Cina lo slancio idealistico viene messo in secondo piano e viene data la precedenza a considerazioni di tipo economico; le stesse considerazioni economiche vengono retrocesse quando si parla di Russia. Dov’è la coerenza ce lo spieghi lei.
      E poi le chiediamo di essere prudenti anche nella sottoscrizione di questi Trattati di libero commercio con gli Stati Uniti. Chiedetevi e chiediamoci se siamo pronti a competere con gli Stati Uniti, se il nostro sistema Paese è in grado di reggere una concorrenza così importante come quella degli Stati Uniti. A nostro parere, non siamo in grado di competere come sistema Paese neanche con Paesi dell'Unione monetaria europea, perché il confronto su quelli che sono i servizi non commerciabili quali la giustizia, il sistema tributario, il sistema logistico ci vedono perdenti su tutti i fronti. Le do solo dei dati riguardanti la burocrazia: le nostre aziende impiegano oltre 269 ore all'anno per adempimenti burocratici legati ad adempimenti fiscali e tributari e quant'altro contro una media europea di 184 ore. Il nostro fisco grava per il 68,5 per cento – dati della Banca mondiale – sugli utili di impresa. Siamo 20 punti superiori rispetto Pag. 66alla Germania che condivide con noi la stessa moneta e ha un sistema Paese molto più competitivo del nostro.
      Noi chiediamo alle nostre aziende di fare dei miracoli ma questi miracoli non si possono fare in eterno: prima o poi si arriva al dunque.
      E il fisco, il sistema fiscale – su questo soprattutto vogliamo richiamare la sua attenzione, Presidente del Consiglio – non si riforma con annunci come quello della diminuzione del 10 per cento dell'IRAP fatto appena ad aprile che si è già rimangiato adesso dopo sei mesi, ad ottobre, con effetto retroattivo in spregio dello statuto del contribuente. Con queste premesse non possiamo darle credito quando lei ci annuncia ulteriori sgravi IRAP per l'anno venturo.
      Con questa incertezza non si aiuta la competitività delle nostre imprese, non si aiuta il nostro sistema Paese e non si aiuta neanche con tasse come la Tasi che non solo gettano nello sconforto i contribuenti, ma che deprimono ancor più un settore strategico per l'Italia come quello dell'edilizia che ha perso un milione di posti di lavoro tra diretti e dell'indotto in soli sei anni, ha visto diminuire il suo fatturato del 70 per cento e ha visto i propri investimenti diminuire al livello del 1967: quindi, abbiamo fatto un salto indietro nel tempo di 47 anni.
      E non si può competere con un sistema fiscale che diverge nei confronti degli altri Paesi che condividono la sua nostra stessa moneta, invece di convergere com'era stato auspicato. Una moneta, l'euro, che rimane un sistema di valute, a nostro avviso, a cambi fissi più che una moneta unica e che è una sintesi imperfetta di tutte quelle che sono le contraddizioni della geopolitica della comunità europea, una specie di media di Trilussa che ha un valore imprecisato e che non rispecchia le economie che sono dietro questa moneta. Oltretutto una moneta unica che è orfana di un sistema fiscale unitario e che, quindi, la rende particolarmente inadatta a competere con altre valute come il dollaro americano, lo yuan cinese e lo yen giapponese, molto più manipolabili e manipolate dalle rispettive banche centrali. Diciamo che con questi vincoli, con l'euro e con i vincoli di bilancio sempre più stringenti, sempre più immobili, non modificabili, non elastici non riusciremo a competere.
      Tutte le tensioni che derivano dalla nostra esposizione alla competizione globalizzata, ai venti gelidi della competizione mondiale, come si dice, si riversano sull'unica variabile rimasta nel nostro sistema economico, che è quella del mondo del lavoro, che diventa sempre più precario e sempre peggio pagato. E non siamo arrivati alla fine, perché abbiamo l'esempio della Grecia, del Portogallo e della Spagna, che ci hanno indicato la strada in questo senso. Se il mondo del lavoro rimane l'unica variabile per competere, continueremo a gravare su questo sistema per cercare di recuperare posizioni: ma è un cane che si morde la coda, è una specie di spirale viziosa da cui non usciremo.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      FILIPPO BUSIN. E così come i temi economici si intrecciano, anche il fiscal compact si intreccia con temi come quello dell'ambiente. Noi abbiamo chiesto di togliere dal computo del Patto di stabilità e crescita almeno gli investimenti che servono a prevenire e a sanare i danni provocati dal dissesto idrogeologico e sismico nel nostro Paese.
      Per concludere, mi dispiace che non ci sia, ma, Presidente, spero le riferiscano, lei ha un ruolo gravoso e complesso: lei deve gestire un Paese molto difficile, molto complicato nell'affrontare le questioni difficili che possono avere effetti drammatici sulla vita quotidiana delle persone. Per questo, non ci sembra che l'ambiente o il contesto ideale per affrontare questi temi siano gli studi televisivi di Barbara D'Urso, né ci sembra all'altezza del suo ruolo istituzionale inscenare pagliacciate come quella del gelato, del gelataio, inscenata, appunto, nel cortile di Palazzo Chigi.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      FILIPPO BUSIN. Se non è sempre a suo agio nei panni dello statista, la preghiamo Pag. 67almeno di salvare le apparenze: ne va della credibilità internazionale e dell'immagine del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

      MILENA SANTERINI. Signora Presidente, mi rivolgo a lei...

      PRESIDENTE. Grazie, deputata Santerini. Prego.

      MILENA SANTERINI. ... in assenza del Presidente del Consiglio. Noi appoggiamo la scommessa del Presidente di una politica per l'Europa del futuro, connessa dentro l'Unione, inclusiva a livello internazionale, una scommessa di sviluppo per l'Africa e di cooperazione con l'Asia. Ed è su questi passaggi di visione che vorrei soffermarmi, mentre confermiamo l'adesione alle principali proposte sul tavolo dell'agenda «energia e ambiente» del Consiglio europeo, in particolare, sulla riduzione delle emissioni di gas, sull'incremento dell'impiego di energie.
      Riteniamo, soprattutto, opportuno che il Governo, in sede di Consiglio, insista nel sostenere la realizzazione di partenariati per la crescita e l'occupazione. Ma vorrei, appunto, tornare alla politica estera dell'Unione.
      In questi anni, abbiamo assistito agli effetti di interventi unilaterali destabilizzanti in Iraq, all'inerzia occidentale rispetto alla Siria, alla miopia politica in tutta l'area; e l'entrata in gioco dello Stato islamico ha rivelato tutte le contraddizioni della politica internazionale: tutti gli Stati temono il califfato, ma, ancor più, si temono l'uno con l'altro. La crisi è, soprattutto, intraislamica, anche se i media occidentali vengono utilizzati come cassa di risonanza.
      La dissoluzione degli Stati e la messa in discussione dei confini creati un secolo fa chiedono non un progetto di ricostruzione sulle stesse basi, come se si potesse ripartire dalle nazioni, così come costruite spesso a tavolino dalla geopolitica delle potenze, ma di ripartire dalla crisi della convivenza multiculturale.
      Per questo, pensiamo si debba partire anche dall'integrazione: qui abbiamo apprezzato l'impegno del Presidente del Consiglio per la cittadinanza alle seconde generazioni degli immigrati. E, ancor di più, incoraggiamo una decisa iniziativa italiana ed europea simboleggiata dalla scelta di dire attraverso il nuovo Ministro degli esteri, Federica Mogherini, che l'Europa non è solo moneta e finanza, ma è anche iniziativa di pace.
      Vorremmo sottolineare in questo quadro l'esigenza di chiedere un progetto più ampio, che parta, ad esempio, da una maggiore collaborazione con la Turchia per salvare le città siriane assediate di Kobane, di Aleppo. Occorre spingere la Turchia, timorosa della riapertura della questione dell'indipendenza curda, a difendere i simboli della resistenza e della convivenza interreligiosa; e, poi, una strategia di lungo termine, che implica anche una decisione verso il regime di Assad.
      La ripresa di iniziative europee riguarda soprattutto i profughi che non costituiscono un problema separato da quello del Medio Oriente ma due facce della stessa medaglia. Non possiamo farci scuotere dalla crisi in Iraq, in Siria e in Libia senza affrontare il problema dei profughi che da quelle terre scappano.
      Due sono gli aspetti su cui imperniare una politica e una strategia: innanzitutto, il Trattato di Dublino III, ancora in fase di collaudo, mostra già aspetti di difficile applicazione, come l'imposizione di chiedere asilo nel primo Paese di arrivo dove sono prese le impronte. Lo dimostra il grave problema dei rifugiati che sbarcano in Italia, ma vorrebbero proseguire verso il nord Europa, spesso per il ricongiungimento familiare.
      Il quadro geopolitico è cambiato, i «flussi misti», espressione asettica, significano che in pochi mesi hanno chiesto asilo in Italia 32 mila siriani e altrettanti eritrei. Una definizione concreta del diritto d'asilo europeo da trattare in sede di Consiglio significa agire in direzione di Pag. 68una revisione del Trattato di Dublino, prevedere un mutuo riconoscimento della protezione umanitaria, la possibilità per chi fugge di fare domanda in centri sulle coste nordafricane senza rischiare la vita imbarcandosi. I tempi della politica sono troppo lenti davanti alle vite perse in mare.
      Poi, il secondo aspetto è che chiediamo di non abbandonare le operazioni di soccorso Mare Nostrum e non sostituirle, perché non sarebbe mai una sostituzione, con la vigilanza alle frontiere con Triton. La chiusura di Mare Nostrum non impedirebbe che il flusso di persone disperate arrivi sulle nostre coste, semplicemente non vedremo o non sapremo di altri naufragi.
      Dopo le celebrazioni del 3 ottobre l'amnesia ? Le operazioni di soccorso svolte dalla nostra Marina, che hanno portato a salvare almeno 90 mila vite, hanno reso gli italiani consapevoli che il respingimento significa enormi rischi per donne, bambini e uomini. Quasi il 60 per cento degli italiani approva questa scelta e sono fieri di aver risposto a un'emergenza globale con una responsabilità nazionale. Solo una strumentalizzazione politica può far credere che Mare Nostrum aiuti gli sbarchi. Il numero degli arrivi era aumentato ben prima; la crisi libica e mediorientale ha fatto il resto. Non possiamo permettere che una nuova ondata xenofoba percorra il Paese.
      Infine, fronteggiare il virus Ebola è necessario come una maggiore cooperazione sanitaria in Africa. Usare Ebola come motivo per fomentare razzismo e intolleranza ricorda la caccia agli untori nella Milano di Manzoni, capro espiatorio di una società malata di paura.

      PRESIDENTE. Onorevole Santerini, concluda.

      MILENA SANTERINI. Mi avvio a concludere, signora Presidente. Negli ultimi mesi abbiamo la possibilità di trattare con gli altri Paesi una politica di collaborazione nel Mediterraneo. Lasciamo ad altri la responsabilità storica di avere omesso il soccorso a persone che hanno diritto a fuggire e a cercare la salvezza; come il Presidente del Consiglio ha detto a proposito di incapacità di impedire le stragi come quelli di Srebrenica, siamo in tempo per non dover dire: dove eravamo, mentre succedeva ?

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

      PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, volevo anche dire «signor Presidente del Consiglio», ma non è in Aula, quindi non posso dirlo. È importantissima la riunione di domani del Consiglio europeo, per tre ragioni: perché si svolge durante il nostro semestre di Presidenza italiana, perché è a pochi giorni dall'insediamento ufficiale della nuova Commissione e per i temi all'ordine del giorno. La nuova Commissione è stata presentata questa mattina da Juncker e mi dispiace molto, dico «che peccato», per non dire quasi «che vergogna», che siano soltanto nove le commissarie su 28, meno di un terzo.
      Comunque, sulla nuova Commissione noi socialisti abbiamo molto apprezzato la determinazione con la quale il Presidente del Consiglio ha perseguito e conseguito l'obiettivo di assegnare alla nostra attuale Ministra degli esteri l'incarico di Alta Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e per la politica di sicurezza. Solo chi è convintamente europeista comprende l'importanza di questo ruolo. Federica Mogherini saprà essere all'altezza e saprà avviare il processo di costruzione di una politica estera e di difesa comuni, la cui mancanza ha reso l'Europa muta in occasioni in cui era necessario, invece, parlare con voce forte.
      Per quanto riguarda i temi all'ordine del giorno, politica climatica ed energetica e stato dell'economia, è giustissimo l'innalzamento delle ambizioni sui temi energetici, condividiamo completamente e non aggiungiamo nulla.
      Per quanto riguarda, invece, il secondo punto, lo stato dell'economia europea, ribadiamo con forza che è necessaria un'inversione.Pag. 69
      L'Italia non è il solo Paese che attraversa una fase di contrazione. La crescita del PIL nel secondo trimestre è stata negativa anche per Francia e anche per Germania. Il PIL dell'eurozona nel suo insieme è praticamente piatto, mentre negli USA è cresciuto dell'1 per cento. Colpa della mancanza di riforme strutturali ? Anche, ma non solo. Il vero nodo che spiega la fondamentale differenza tra noi e gli USA sta nelle politiche monetarie, fiscali e finanziarie: espansive le statunitensi, restrittive le europee. La conseguenza è non solo la debolezza dell'economia reale della UE, ma pure l'aumento del debito, ossia il contrario dell'obiettivo che si intenderebbe perseguire.
      Noi socialisti chiediamo al Presidente del Consiglio – e mi dispiace di non poterglielo dire personalmente – di andare in Europa a proporre un patto di crescita soprattutto e non più un patto di stabilità soprattutto, altrimenti tutta l'Europa, Germania compresa, diventerà sempre più debole. Questa è l'inversione che chiediamo. Ultimissima raccomandazione...

      PRESIDENTE. Può concludere ?

      PIA ELDA LOCATELLI. ... anche se il tema non è all'ordine del giorno, la revisione di Dublino III non è più rinviabile come non lo è la costruzione di un vero sistema europeo di asilo. Grazie.

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi. L'intervento del Presidente del Consiglio ha delineato le linee di intervento del Governo sui temi che costituiranno oggetto specifico della prossima riunione del Consiglio europeo e faremo due accenni su questi temi.
      Sui temi energetici noi condividiamo l'impostazione finalizzata, da un lato, all'indipendenza energetica, all'aumento dell'autonomia energetica dell'Europa e, dall'altro, alla concentrazione maggiore del sistema energetico ed europeo sulle energie rinnovabili. Riteniamo, però, che per fare questo non si debba dimenticare l'aspetto del costo dell'energia, perché uno dei temi fondamentali della competitività di tutto il sistema Europa e della crescita europea è quello del costo dell'energia. L'Italia ne ha sofferto in particolare e per questo abbiamo chiesto anche riferimenti espliciti a questo aspetto nella risoluzione di maggioranza che oggi approveremo. Riteniamo anche che sia importante dal punto di vista energetico tener conto di un altro aspetto e, cioè, di quanto sia importante creare un mercato unico dell'energia europeo, perché si parla molto di politica energetica unica, ma c’è un'altra direttrice fondamentale, che è quella di creare il mercato unico dell'energia, dove esistono dei problemi infrastrutturali come quelli di cui ha parlato il Presidente del Consiglio tra Spagna e Francia, esistono anche dei problemi infrastrutturali nostri, perché il sistema energetico e di interconnessione italiano ha delle limitazioni molto forti sull'importazione di energia. E questo è un problema che ci può danneggiare nel momento in cui il mercato unico si estende e si realizza in maniera compiuta.
      Sotto il profilo della politica estera, siamo assolutamente allineati sulla posizione del Presidente del Consiglio. Non si può fare politica estera basandoci solo sugli aspetti economici e sulle conseguenze economiche delle iniziative che si prendono per tutelare situazioni come quella ucraina, che è un problema politico prima che economico. Per cui riteniamo che si debba continuare a parlare con la Russia un linguaggio duro per evitare che si possano avere di nuovo iniziative di carattere militare, perché quelle non possono essere accettabili. Dall'altro lato, è importante favorire i negoziati: sotto questo aspetto il fallimento che oggi è stato riportato dalla stampa del negoziato sul gas tra Russia e Ucraina è un punto di attenzione. Credo che il Consiglio europeo debba adottare delle posizioni precise sulla linea che l'Europa vuole avere. Esiste un problema economico legato alla possibilità per l'Ucraina di pagare i debiti Pag. 70relativi al gas nei confronti della Russia e su questo c’è stata una posizione un po’ ondivaga. È importante che il Consiglio europeo prenda una posizione precisa. Gli ucraini di fatto hanno chiesto di essere garantiti. Al momento la situazione è aperta, è evidente che ci vuole una posizione precisa per arrivare ad una chiusura soddisfacente del negoziato che potrebbe anche portare poi ad una chiusura della vertenza.
      Questo per quel che riguarda gli oggetti specifici del prossimo Consiglio europeo. Passando al tema più generale, che è quello della politica economica, della crescita, il tema di passaggio di cui ha parlato il Presidente del Consiglio, noi condividiamo il fatto che l'Italia debba partecipare a queste discussioni senza complessi di inferiorità e facendo sentire la propria voce come un Paese leader, che contribuisce in modo significativo all'Europa, sia economicamente sia culturalmente, da sempre. Dall'altro lato però, non ci si può presentare in Europa facendo finta di non sapere che noi abbiamo un gap rispetto anche agli altri Paesi europei accumulato prima di questo Governo, in decenni di gestione che non è stata condizionata dall'austerità, perché è vero che i parametri vanno rivisti, è vero che la politica deve essere improntata alla crescita, è vero che si deve scegliere una nuova linea in questo senso, ma è anche vero che quando non esisteva un problema di austerità, quando quei parametri sono stati abbondantemente superati, il nostro Paese non è cresciuto lo stesso e chi oggi invoca la spesa come una soluzione al problema dimentica che abbiamo speso per vent'anni in maniera dissennata, aumentando spesa pubblica in maniera enorme e questo non ha portato a nessuna crescita del nostro Paese, che è stato fermo per vent'anni. Quindi va benissimo ed è giusto andare in Europa a parlare, ma bisogna andarci dicendo, come ha detto lo stesso Presidente del Consiglio, che noi faremo, stiamo facendo e porteremo a termine delle riforme che migliorino la competitività del nostro sistema, che facilitino le nostre imprese e che abbassino le tasse. Si è parlato di politiche espansive, la politica espansiva degli Stati Uniti è stata quasi esclusivamente una politica fiscale di riduzione delle tasse, non si è stampata moneta per costruire infrastrutture, molto poco in questo senso. È stata una politica fondamentalmente fiscale. In altri Paesi è stata la stessa cosa, si è finanziato semmai il sistema bancario e il sistema delle imprese indirettamente, ma una politica di investimenti deve essere fatta a livello europeo e questo lo condividiamo completamente, a casa nostra è fondamentale andare sulla riduzione delle tasse come il Governo sta facendo, sui tagli di spesa, sulla riduzione dello Stato. Noi torniamo ancora una volta, per l'ennesima volta sul tema del sistema delle partecipate pubbliche, degli enti locali dove nella legge di stabilità c’è un eccesso di timidezza dal nostro punto di vista, noi pensiamo che si debba andare in Europa portando la nostra voce, facendola sentire alta, l'Europa ha bisogno di noi ma noi pensiamo anche che l'Italia abbia bisogno del Governo, di completare le riforme, di andare avanti senza compromessi su queste riforme perché non è allentando i parametri per fare soltanto spesa aumentando la spesa e allentando i vincoli che si può pensare di crescere, si cresce aumentando la competitività, bisogna andare in Europa, ridiscutere i vincoli ma poi concentrare le risorse che si riescono a ricavare da questo o per investimenti produttivi attraverso il piano Juncker o per riduzioni delle tasse sulle imprese che è la vera priorità di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

      PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Formisano, Alfreider, Di Lello e Di Salvo n. 6-00088, Busin ed altri n.  6-Pag. 7100089, Brunetta ed altri n. 6-00090, Carinelli ed altri n. 6-00091, Kronbichler ed altri n. 6-00092, La Russa ed altri n. 6-00093. I relativi testi sono in distribuzione (vedi l'Allegato A – Risoluzioni).

(Parere del Governo)

      PRESIDENTE. Invito Il Governo, il sottosegretario Gozi immagino, ad esprimere il parere sulle risoluzioni che sono state presentate.

      SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sulla risoluzione Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Formisano, Alfreider, Di Lello e Di Salvo n. 6-00088 il parere è favorevole, sulle risoluzioni Busin ed altri n. 6-00089, Brunetta ed altri n. 6-00090, Carinelli ed altri n. 6-00091, Kronbichler ed altri n. 6-00092, La Russa ed altri n. 6-00093 il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Lello. Ne ha facoltà.

      MARCO DI LELLO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, dopo anni di marginalità, l'Italia torna ad avere un ruolo di primo piano nell'Europa unita e questo è dovuto innanzitutto ai pesanti sacrifici economici che gli italiani hanno sopportato con grande maturità e – me lo si lasci dire – con grande dignità.
      Ora siamo più forti e più credibili nel chiedere investimenti e sviluppo. Siamo più forti e credibili nel chiedere di sostituire ai vincoli del Patto di stabilità le opportunità di un nuovo Patto per lo sviluppo. Ma un'Europa che si occupi solo di economia sarebbe un'Europa che torna indietro di cinquant'anni. L'Europa che hanno sognato Colorni, Spinelli e Rossi, l'Europa a cui noi socialisti continuiamo a richiamarci e continuiamo a lavorare perché diventi realtà è l'Europa che svolge un ruolo centrale nel mondo e innanzitutto nelle relazioni internazionali, un'Europa costruttrice di pace che dunque non sottovaluta le crisi che tra l'altro si affacciano sul proprio mare ed è anche l'Europa che fa dell'accoglienza il proprio tratto distintivo.
       È importante che parta Triton, ma è importante che Triton faccia tesoro delle esperienze di Mare Nostrum. Noi vogliamo più impegno dell'Italia e più impegno dell'Europa, non un impegno di altri che si sostituiscono al nostro perché siamo orgogliosi del lavoro che i nostri militari hanno fatto salvando centinaia di migliaia di vite umane. È un patrimonio di tutti quanti noi di cui andare orgogliosi, che ci auguriamo di poter condividere con l'Europa che faccia propria questa nostra scelta. È questo che le chiediamo, signor Presidente, con l'orgoglio di appartenere a una nazione che ha fatto dell'accoglienza il proprio tratto distintivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

      BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, noi come Centro Democratico abbiamo apprezzato la riproposizione di uno spirito europeista concreto e determinato e pur carico di passione civile.
      L'Europa non può permettersi divisione o interruzione di un percorso comunitario, condannerebbe se stessa e i principali Paesi europei all'irrilevanza. Non c’è un protagonismo assicurato neppure se stiamo insieme. I 500 milioni di europei sono il 7 per cento della popolazione mondiale. Immaginiamo cosa accade se ci dividiamo.
      Il Consiglio europeo dei prossimi giorni è dunque fondamentale. Ha fatto bene a richiamare i dossier aperti, clima e energia, con l'obiettivo di sottrarci ai condizionamenti della geopolitica del gas. Politica Pag. 72estera: l'Europa è la grande assente della politica estera. Mi auguro che nei frangenti che lei ha citato, Russia, Ucraina, Siria, Iraq e Libia ci sia la proposizione di una politica estera comunitaria. Economia: è giusto ricordare il lavoro fatto per inserire all'ordine del giorno la flessibilità, di fronte all'esperienza compiuta in questi anni di un rigore ottuso.
      Alcuni Paesi, come Austria, Finlandia, Olanda e Belgio, che erano stretti alleati della Germania, iniziano a chiedere attenzione a crescita e occupazione. Alcuni altri Paesi europei continuano a considerare – e pensano anche all'Italia – la parola flessibilità come libertà di fare debito.
      Va ribadito che l'impegno di oggi sulle riforme è qualcosa di serio, profondo e strutturale, ma lo dobbiamo vivere come doveroso per noi stessi e non perché imposto dall'Europa.
      Oggi Juncker ha ribadito che, entro dicembre, presenterà il piano di investimenti per 300 miliardi – bene, è la strada giusta – e per converso la BCE va aiutata a rendere meno contrastata la sua politica di intervento diretto. Questa via va politicamente allargata: un varco si sta aprendo, in buona parte, perché la crisi è diventata insostenibile anche per quei Paesi che pensavano di non essere toccati. Ho concluso.
      Lei ha dimostrato, anche con l'intervento di oggi, di aver visto quel varco e di essere fermamente intenzionato ad allargarlo. È una luce di speranza per il futuro del nostro Paese e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

      DANIEL ALFREIDER. Signora Presidente, il confronto al prossimo Consiglio europeo dovrà avvenire sulla base delle priorità indicate e ribadite dal Governo italiano.
      Come lei ha affermato, signor Presidente del Consiglio, occorre soprattutto una strategia di crescita. In questo contesto, il confronto in sede europea sulla legge di stabilità avverrà entro un quadro che rispetta i vincoli del rapporto deficit/PIL previsto dal Governo del 2,9 per cento.
      Il percorso di convergenza, però, deve essere contestuale a dati reali di crescita dell'attività economica. Ciò è per noi una priorità assoluta.
      Condividiamo, come lei ha sostenuto, il sostegno al piano straordinario di investimenti per i 300 miliardi di euro che, su iniziativa del Governo italiano, il Presidente della Commissione europea, Juncker, intende assumere, un piano che in primo luogo, per quel che riguarda i progetti infrastrutturali ma soprattutto anche quelli energetici, è in grado di collegare non soltanto est ed ovest ma anche il nord e il sud della nostra Europa, valorizzando così anche l'intero Mediterraneo.
      A questo punto è necessario agire sui progetti europei e sui possibili cofinanziamenti per il periodo 2014-2020. Soltanto un piano pluriennale può consolidare l'economia italiana. La priorità, proposta anche a Milano, dell'impiego dei fondi europei e la possibile esclusione dal Patto di stabilità delle quote di cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali possono consentire ulteriori margini di azione.
      Occorre imprimere una spinta straordinaria per rispondere alla domanda di lavoro in Italia. Il Governo deve attuare, con determinazione, la sua azione di riforma per cambiare il nostro Paese. Su queste basi, Presidente, avrete il nostro consenso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

      TITTI DI SALVO. Presidente, signor Presidente del Consiglio, signore e signori del Governo, per tanti anni l'incapacità delle classi dirigenti si è fatta scudo dell'Europa. Oggi io esprimo, a nome della componente politica del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED), una grandissima soddisfazione per la battaglia a viso aperto che stiamo conducendo Pag. 73in Europa a difesa dell'Europa e, quindi, per il suo cambiamento e, quindi, per il superamento dell’austerity.
      E vorrei dire, a chi sta promettendo un referendum tanto improbabile quanto anticostituzionale, che l'Europa nasce come risposta alla guerra ma che la pace non è per sempre. La pace è una politica, è una politica che deve essere guidata dalla responsabilità, quella che abbiamo visto al vertice ASEM e nelle mani, oggi per la politica estera, dell'Alto commissario per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, a cui rinnoviamo con grande gioia i nostri auguri.
      Allora, dunque, investimenti, signor Presidente del Consiglio. Quei 300 miliardi di Juncker sono una grande opportunità. Investimenti in una politica economica e industriale verde. Questa è la vera risposta alternativa alla precarietà che in questi anni è stata usata, qui in Italia e in Europa, come sostitutiva di una politica di qualità.
      Ma questo, signor Presidente del Consiglio, signori del Governo, vale anche in Italia. Anche qui la parola chiave per difendere l'Europa dall'ostilità del senso comune è «investimenti». Quella è la parola chiave per crescere. E allora io invito lei, signor Presidente del Consiglio e il Governo, a guardare meglio dentro le pieghe del risparmio previdenziale. Lì si possono trovare più dei 500 milioni trovati con l'aumento delle tasse attraverso uno storno, un utilizzo in patria degli investimenti, oggi prevalentemente all'estero, indirizzati esattamente nel riassetto idrogeologico, nella sicurezza delle scuole, nell'efficientamento energetico.
      Io penso che questa sia la battaglia comune che sosteniamo, appunto perché la difesa dell'Europa sia il sogno europeo che si rinnova e non lo scudo dietro al quale si nasconde il fallimento di una classe dirigente. Per questo esprimo la soddisfazione di LED e di Socialisti europei (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED)).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola e ringrazio il Presidente del Consiglio per la sua relazione. Io lo dico, senza ombra di ironia: sono un fervente ammiratore della capacità del Presidente del Consiglio di offrire al Paese, prima ancora che a quest'Aula, annunzi rassicuranti, quasi che le soluzioni ai problemi che abbiamo davanti fossero a un passo dalla possibile soluzione e che, comunque, noi stiamo facendo tutto in quella direzione. È così oggi sia sul problema del clima sia sulla politica internazionale. Ci ha offerto spunti interessanti, che se presi con l'ottica che ho appena cercato di enunciare, ci lasciano contenti.
      La verità è che le soluzioni non sono così a portata di mano e soprattutto che il semestre italiano non è più un semestre. Ne abbiamo parlato oggi come se davvero avessimo sei mesi, dimenticando che quattro mesi sono già andati via. Il semestre è un bimestre ormai ed io mi sarei aspettato un bilancio di questo inutile quadrimestre, fino ad oggi, per quanto attiene alla soluzione dei problemi, che non a caso anche oggi sono stati enunciati per intero. In particolare, siccome il tempo è limitato, cerco di saltare – l'hanno già fatto colleghi dell'opposizione o presunta tale – il tema del clima, parlo in un secondo della questione di politica internazionale solo per sottolineare come le frasi roboanti, dette molto bene del Presidente del Consiglio, di reprimenda alla Russia putiniana si scontrano con la necessità assoluta – e la ragion di Stato è sempre stata alla base della politica internazionale – dell'Europa e dell'Occidente di avere Putin alleato nella decisiva lotta contro il terrorismo islamico. Io credo che la storia sia piena di insegnamenti in questa direzione.
      Invece cerco di dedicare il tempo che mi resta ad un problema che ha un'incidenza enorme sulla vita di molti nostri cittadini, non di tutti, ma di moltissimi, soprattutto delle fasce più indifese. Parlo del tema dell'affluenza incredibile in crescendo, in aumento inverosimile, di sbarchi di quelli che ci ostiniamo a chiamare migranti, ma che sono in realtà clandestini. Pag. 74Il termine clandestino sembra che sia diventato una parolaccia e, come non si usa più zoppo, come non si usa più cieco, ma c’è chi continua a zoppicare e a non vedere, così non si usa più il termine immigrato clandestino, ma migrante, avendo con questo risolto il problema. Bene, Presidente, so che ha cose più importanti da fare in questo momento anche sul telefonino, ma io credo che una risposta lei la debba agli italiani sulla possibilità e opportunità di un impegno contro il Dublino III. Lei sa benissimo di che cosa sto parlando, di quella adesione anche italiana, recente, del 2013, che è entrata in vigore all'inizio del 2014, di accettare che chiunque arrivi non più clandestinamente e basta, ma abbia fatto domanda per ottenere lo status di rifugiato, sia esaminato e accolto dallo Stato dov’è arrivato. Questa è una magnifica invenzione dei Paesi dove non arriverà mai nessuno, perché voglio vedere chi sbarcherà in Lussemburgo, chi sbarcherà in Austria e difficilmente, come diceva la Meloni l'altro giorno, avremo in Paesi nordici eschimesi che decidono di sbarcare in Norvegia o in Islanda. Si tratta quindi di una norma inventata per danneggiare soprattutto i Paesi come l'Italia, che ricevono l'afflusso indiscriminato di migliaia, sempre più numerosi delle migliaia, di persone destinate per il 90 per cento dei casi a non vedere riconosciuta la pretesa di essere in qualche modo non clandestini, ma aventi diritto ad una accoglienza diversa a vario titolo peraltro, perché in Italia ci siamo inventati anche accoglienze che non sono per rifugiati nel senso specifico, ma per altri modelli di rifugiati previsti solo in Italia. Ne abbiamo concessi un sacco di questi attestati. Allora, Presidente, noi abbiamo presentato una mozione contro cui avete dato, come Governo, parere contrario, che chiede una cosa semplice, che va a favore anche degli immigrati, che hanno il sacrosanto diritto, quando arrivano nelle nostre coste, se sono e se hanno diritto di essere rifugiati, di poter avanzare la loro richiesta nel Paese europeo che scelgono, dove hanno i parenti, dove magari c’è la possibilità di un lavoro, dove desiderano andare.
      Invece no, il Dublino III dice: arrivano in Italia, li dovete identificare e dovete decidere voi, dovete spendere voi milioni di euro, da soli, per mantenerli fintanto che la decisione non viene presa, cioè per un tempo pressoché indefinito, quantomeno non minore di dodici mesi. Questo non è possibile. Così come noi vorremmo modificare il Dublino III, ponendo a carico di tutti i 28 Paesi dell'Unione europea l'obbligo di contribuire alle spese di accoglienza dei rifugiati e alle spese di assistenza umanitaria doverosa nei confronti anche dei clandestini.
      Avrei voluto – lo dico anche al Presidente della Camera, con cui a suo tempo sviluppai una polemica al riguardo – continuasse l'umanitaria politica di respingimento, che avrebbe impedito tante morti, che avrebbe impedito tante sofferenze, che avrebbe impedito tanto dolore, perché più ne sono arrivati più ne sono morti. Il respingimento era un modo per bloccarli all'inizio del percorso ed evitare che morissero nel Mediterraneo, tra l'altro, oltre che per garantire un sistema più ordinato di accoglienza a quelli che possiamo permetterci di accogliere. Così non è stato.
      Allora, mi limito, Presidente, a invitarla a rivedere il suo proposito di dire «no» alla nostra sommessa richiesta di attivarsi per una modifica del Dublino III, in guisa tale da consentire, a chi arriva in Italia, di scegliere lui in quale Paese chiedere lo status di rifugiato e obbligare i 28 Paesi a contribuire ai costi dell'accoglienza.
      Non ci sembra di chiedere molto ma, per poterlo ottenere, bisognerebbe che l'Italia avesse veramente voce in capitolo in Europa e, a guardare le fotografie degli ultimi incontri, questa speranza nostra rimane sicuramente inevasa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dellai. Ne ha facoltà.

Pag. 75

      LORENZO DELLAI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, a nome del gruppo Per l'Italia, annuncio il voto a favore, sulla risoluzione di maggioranza, naturalmente.
      Ma, al di là di questa doverosa ritualità, noi vogliamo cogliere quest'occasione per invitare il Governo a proseguire con forza e con determinazione su questo percorso, che è teso ad assicurare il contributo italiano alla ricostruzione di un'idea europea esigente ed innovativa. Certo, «esigente» innanzitutto, perché vuole recuperare – e noi condividiamo – le radici autentiche dell'Europa, sul piano culturale come su quello politico, le radici dei fondatori, ma anche le radici più recenti della nostra storia europea, le radici che affondano in quel periodo importante, l'ultimo grande periodo dell'Europa che ha saputo conquistare la fiducia dei cittadini, il periodo dei Kohl, dei Mitterrand, dei Delors, dei Prodi.
      Dopo è iniziato un lungo periodo, un triste declino, di burocrazie e di mediocrità. Quella che ha impattato con la crisi globale è stata, infatti, un'Europa stanca, fragile smarrita, impaurita, permeabile, pericolosamente permeabile, ai rigurgiti di egoismo nazionalista. In fin dei conti è stato questo vuoto di Europa che ha finito con il trasformare una politica del rigore in un'ideologia del rigorismo. Il rigore, questo rigore, che alcuni abiurano ed altri ripropongono invece come un mantra ideologico – noi non vogliamo fare né l'uno né l'altro – è stato una terapia d'urto, in un momento di crisi acuta, una sorta di medicina che, se ha salvato la vita pur debilitando il fisico del paziente, porta però alla morte se riproposta a lungo.
      Ed è per questo che noi condividiamo soprattutto una cosa della sua linea europea, signor Presidente, e cioè il suo richiamo, anche in quel caso, al primato della politica. Per questa ragione, però, serve un'idea di Europa non solo esigente, come dicevo, ma anche innovativa.
      Noi non siamo tra quelli che esortano lei e i responsabili politici ad andare a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo, come si dice. Non siamo tra quelli che profetizzano insane alleanze antitedesche. Non siamo tra quelli che pensano che bisogna tornare indietro a chiedere favori per antiche comodità. Non siamo tra quelli che pensano a tattiche di protezionismo nazionalista, che lasciamo volentieri ai lepenisti in salsa nostrana. No, noi vorremmo essere e vogliamo essere tra coloro i quali sostengono una strategia italiana per una nuova Europa.
      E pensiamo che per questa ragione serva visione e realismo. Noi siamo molto contenti che nella risoluzione di maggioranza sia stata recepita una nostra proposta, che è molto importante nel breve periodo, e cioè la costruzione di accordi di partenariato, di crescita e di occupazione – quelli previsti dal Consiglio europeo del dicembre 2013 –, attraverso i quali negoziare fra ogni nazione, in questo caso l'Italia e Bruxelles, riforme strutturali e insieme, però, anche assicurazione delle flessibilità possibili, quelle già previste all'interno dei Trattati.
      Però riteniamo che esista anche la necessità di guardare più in profondità e di immaginare un discorso più di prospettiva, perché servono nuove idee per una nuova Europa. E serve certamente oggi mettere le basi – e lei lo sta facendo, insieme con i suoi interlocutori europei – per una fase che sia post Trattati.
      Abbiamo visto in questi giorni, per esempio, l'appello di 340 economisti italiani e a livello internazionale per una nuova Bretton Woods, con sette punti forti, provocatori anche, se vogliamo, ma è da lì – io credo, noi crediamo – che occorre partire. Del resto, in quel documento si dice anche l'indicibile, cioè che è veramente impossibile gestire il debito pubblico dei Paesi europei e insieme puntare alla crescita se non attraverso iniziative anche straordinarie e soprattutto se non attraverso la riproposizione di un'etica della solidarietà.
      Del resto, un surplus di solidarietà e, dunque, di politica – che in fin dei conti è la stessa cosa – serve anche per altre sfide importanti che l'Europa ha di fronte, che lei ha accennato nella sua relazione e che sono state riprese puntualmente, a Pag. 76nome nostro, nel dibattito dalla collega Santerini. Serve un ruolo attivo e coraggioso dell'Europa per impedire un Medio Oriente fondamentalista e violento, che espelle i cristiani, che minaccia gli ebrei, che opprime la maggioranza dei musulmani laici e moderati. Serve un ruolo attivo e coraggioso per impedire che questa volta siamo noi «occidentali» che erigiamo un nuovo Muro di Berlino lungo il confine orientale ucraino. Serve un ruolo coraggioso e lungimirante verso il Mediterraneo e io colgo qui l'occasione per ribadire il nostro punto di vista. Mare Nostrum non è per noi una bizzarria da normalizzare nel più breve tempo possibile, è un atto di civiltà europea – vorrei dire, vorremmo dire – che è un modo di essere europei.
      Signor Presidente del Consiglio, tra poco, tra un paio di mesi, si chiuderà il semestre italiano. Noi riteniamo che il semestre a guida italiana abbia dato e stia dando, nonostante tutti i problemi, una spinta forte e positiva in questa direzione. Chiuderà tra due mesi, come dicevo, però noi pensiamo che dobbiamo sentirci sempre, ordinariamente, continuativamente in un semestre italiano. E per questa ragione diciamo che se finirà il semestre a guida italiana sul piano formale, non finirà – riteniamo – l'impegno del Governo e del Parlamento su questi punti, che sono politici e sono di lunga prospettiva. E per questa ragione esprimiamo l'auspicio che il Governo possa continuare il suo lavoro lungo l'arco dei mille giorni, che sono stati da lei evocati.
      Infatti la cornice europea e la strategia di riforma del nostro Paese esigono serietà, continuità e prospettive di lungo periodo.
      Su questa strada, il concorso ed il contributo solidale del nostro gruppo sarà forte e sarà convinto (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, se non disturbo il Presidente del Consiglio, che sta discutendo con il presidente della Commissione attività produttive... No, mi dica, se vuole facciamo anche una pausa.

      PRESIDENTE. Per favore, un po’ di attenzione, perché è richiesta l'attenzione durante gli interventi.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Io capisco che il Parlamento è poco importante per...

      PRESIDENTE. Va bene, vada avanti deputato Fedriga.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, posso dire quello che credo ?

      PRESIDENTE. Prego. L'ha già detto.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Appunto. Appunto. Presidente, oggi devo dire che ci ha deluso: mi aspettavo e ci aspettavamo un po’ di più. Ci aspettavamo qualche promessa, Presidente, che oggi non ha fatto. Non so, le do un consiglio: 80 euro per i deputati del PD che votano la mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), 80 euro alle maestre che insegnano gli inni pro-Renzi quando va nelle scuole; non so: 80 euro ai presidenti di regione come la Serracchiani, che dicono che è giusto tagliare la sanità ai propri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Invece, nulla di questo: oggi il nulla più assoluto. Non ha assolutamente fatto cenno ai drammi che stanno vivendo i nostri cittadini e le nostre imprese.
      Presidente, questo per dirle che ci divertivamo di più con le sue balle, rispetto al nulla odierno. Lei non ha detto nulla, ma la Lega Nord vuole riportarla alla realtà, alla realtà di quella fantomatica legge di stabilità dove – altro che 80 euro alle neomamme ! – lei porta le pensioni ad essere pagate il 10 del mese, colpendo in modo irresponsabile e vergognoso i pensionati e gli anziani di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).Pag. 77
      Lei colpisce, dopo sei mesi di campagna elettorale imbarazzante, dicendo che tagliava l'IRAP alle imprese, e va ad eliminare quella riduzione dell'aliquota in modo retroattivo, aumentando le tasse delle imprese anche per quest'anno, a discapito dei suoi proclami sulla diminuzione delle tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Ha preso in giro gli imprenditori e adesso va a mettere le mani nel portafoglio di quelle imprese che stanno resistendo alla crisi e stanno garantendo i posti di lavoro, in un momento di forte crisi occupazionale.
      Una fantomatica legge di stabilità che, nella sostanza, visti i numeri fantasiosi sulla spending review, andrà ad aumentare l'IVA ed il costo della benzina. Perché non va a dire questo a Barbara D'Urso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Perché non va a dire che il prossimo anno e negli anni successivi i trasportatori ed i lavoratori pendolari dovranno pagare di più la benzina e si troveranno l'aumento dell'IVA (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ?
      Una legge di stabilità, Presidente, che ha avuto il coraggio di spedire al Capo dello Stato senza la bollinatura, che vuol dire, in parole povere, senza una certificazione sulle coperture finanziarie. Ha liquidato la lettera ricevuta dall'Europa come normale amministrazione. Le ricordo – perché se ne faccia un'idea – che l'ultima lettera ricevuta dall'Europa, ovvero dalla BCE, ha fatto cadere un Governo democraticamente eletto ed ha iniziato la sfilza dei Governi decisi dall'alto, di cui lei fa parte: Monti, Letta e Renzi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
      Ha liquidato la questione russa, dicendo che lei non fa la politica estera basata su motivi economici. Peccato che ha appena stretto diversi accordi con la Cina e non mi risulta che in Cina i diritti civili siano superiori a quelli russi. Evidentemente, i motivi economici li utilizza soltanto quando le fa comodo, ma non nell'interesse delle nostre imprese e dei nostri lavoratori, che vivono sull’export in Russia.
      Presidente, la riportiamo alla realtà parlando di immigrazione: altro che Tritone, come lo chiama lei, italianizzando Triton.  Stiamo parlando di 144 mila arrivi di immigrati clandestini, perché non la Lega Nord, ma il suo importante Ministro dell'interno, Alfano, dichiara, sul sito del Ministero stesso, che sono solamente 4.288 quelli che hanno avuto riconosciuto lo status di rifugiato politico: gli altri sono e rimangono clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
      E non ci tiri fuori, come ha fatto, che bisogna rivedere le regole europee con Dublino III, perché quale Paese folle europeo sarebbe disposto ad accogliere dei clandestini ? È una politica folle, forsennata di questo Paese che non va a soccorrere chi scappa da una guerra, ma va a regalare 1.200 euro al mese, la scheda telefonica, le sigarette, 2,5 euro al giorno di money transfer a dei clandestini, a chi viola la legge. Questa è la sua politica, Presidente, viola la legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
      Presidente, io capisco che la infastidiamo quando le mettiamo di fronte la realtà; capisco altrettanto il suo nervosismo con questi atti inconsulti da parte di un Presidente del Consiglio che invece di ascoltare e magari ricevere qualche consiglio, anche da chi le fa critiche, preferisce circondarsi di persone che corrono alla Leopolda quando il giorno prima facevano i manifesti insieme a Bersani dicendo che Renzi doveva continuare a fare il sindaco di Firenze. Mi sto riferendo alla sua vicesegretaria del PD, Debora Serracchiani. Noi non siamo dei lacchè, siamo delle persone che dicono le cose in faccia.
      Presidente del Consiglio, la riporto alla realtà parlando degli esodati. Lei aveva detto che risolveva in modo strutturale il dramma che il Partito Democratico, votando le riforme di Monti, aveva creato. Aveva promesso, anche il suo Ministro del lavoro e delle politiche sociali, che nella Pag. 78legge di stabilità si sarebbe data risposta a queste persone. Un'altra volta il nulla più assoluto. Lei ha sulla coscienza queste persone, altro che 80 euro ! Sono persone che non hanno i soldi per mantenere se stessi e le loro famiglie.
      Noi le abbiamo messo sul tavolo le soluzioni, anche nella nostra risoluzione, che ha avuto purtroppo parere contrario da parte del Governo e qua si vede la lungimiranza di questo Esecutivo. Non siamo soltanto la Lega del no, siamo la Lega delle proposte. Quali sono le nostre proposte ? Delle proposte, per esempio avallate da milioni di cittadini, come l'abolizione della riforma delle pensioni Fornero. Capisco che sia una scelta onerosa, ma delle volte le risorse si possono trovare, per esempio tagliando i 150 milioni di euro all'anno che lei ha regalato a De Benedetti con Sorgenia. Sono delle scelte di spending review: lei taglia la sanità delle regioni, noi vogliamo tagliare le marchette a Sorgenia di De Benedetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Scelte politiche differenti che dopo i cittadini valuteranno. Per esempio, le abbiamo proposto di fare la flat tax, anche questa una scelta forte, una scelta veramente di svolta, una scelta che potrebbe rilanciare l'economia e le imprese del nostro Paese. Anche in questo siamo rimasti inascoltati perché evidentemente preferisce andare a fare la voce grossa nel nostro Paese, ma dopo dalla Merkel in Europa sottostare a qualsiasi richiamo o ordine sulle spalle dei nostri cittadini. Le abbiamo proposto di abolire gli studi di settore: anche in questo caso nessuna risposta. Le abbiamo proposto, come ho avuto modo di accennare prima, di eliminare immediatamente le sanzioni con la Russia. La politica estera si fa parlando, soprattutto in un Paese che è l'argine verso l'attacco dell'estremismo islamico all'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
      Voi invece state facendo l'esatto opposto, state favorendo Mare Nostrum dove perfino dei magistrati come quelli di Venezia sottolineano che, attraverso gli sbarchi, potrebbero arrivare dei terroristi. Cinquanta coinvolti nel nostro Paese in attività di reclutamento che vanno a farsi esplodere, a combattere e ad ammazzare le persone in Iraq.
      Presidente, io capisco che delle volte ridere è più facile che riflettere e lei ride molto, però la invito veramente di cuore a prendere in considerazione – e vado a concludere – che lei non è il presentatore del Consiglio dei ministri, lei è il Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie); lei non è il presentatore di qualche talk show o di qualche talent show, lei non è la spalla di Maria De Filippi, lei è il Presidente del Consiglio...

      PRESIDENTE. Un po’ di riguardo, però, nei confronti del Presidente del Consiglio, per favore (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, lei è il Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)... Abbiamo una situazione particolare: un Presidente del Consiglio dei ministri strano e una Presidente della Camera strana, che non permette ai deputati di quest'Aula di dire ciò che credono. Mai successo in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la smetta, si rivolga con rispetto (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Mai successo in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      PRESIDENTE. La richiamo all'ordine ! Si rivolga con rispetto (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Mai successo in precedenza !
      Presidente, io non ho offeso nessuno. Sono libero come tutto il mio gruppo di dire ciò che crede. Non è lei il censore di quest'Aula !

Pag. 79

      PRESIDENTE. Io sto dicendo che lei si deve rivolgere con rispetto al Presidente del Consiglio.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Io mi rivolgo con rispetto, voi rivolgetevi con rispetto agli italiani, per favore, Presidente, visto quello che continuate a dichiarare sui mezzi di informazione, ma avremo modo di approfondirlo.
      Presidente del Consiglio, forse non è solo lei la spalla di Maria De Filippi, ma anche la Presidente della Camera è la sua spalla.

      PRESIDENTE. Lei si rivolga con rispetto ! La richiamo all'ordine per la seconda volta. È chiaro (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ?

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, sta creando dei precedenti molto imbarazzanti non per lei ma per la Presidenza della Camera che non permette ai deputati di parlare.

      PRESIDENTE. Certamente, sono io a creare i precedenti imbarazzanti...

      MASSIMILIANO FEDRIGA. Assolutamente, Presidente.

      PRESIDENTE. Bene, mi fa piacere, proceda nel suo intervento (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      PAOLO GRIMOLDI. Guarda come conducevano i tuoi predecessori !

      DAVIDE CAPARINI. Impara qualcosa da chi è stato lì prima di te... cazzo !

      MASSIMILIANO FEDRIGA. E quindi, Presidente, adesso, dopo questo exploit della Presidente della Camera, le voglio ricordare che lei non deve andare in qualche talk show o in qualche talent show...

      PRESIDENTE. Ha finito il suo tempo, concluda.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. ... a presentare qualche nuova invenzione sulla legge di stabilità. Lei deve entrare nel Consiglio dei ministri e portare avanti le riforme che servono ai cittadini e al Paese.
      Presidente, io le ricordo che stiamo parlando di fronte al 44 per cento di disoccupati giovanili, al 13 per cento di disoccupazione generale. È finita la stagione degli show e delle pagliacciate...

      PRESIDENTE. Deve concludere, il suo tempo è scaduto. La ringrazio, onorevole Fedriga.

      MASSIMILIANO FEDRIGA. È arrivata la questione della concretezza per il nostro Paese.

      PRESIDENTE. La ringrazio... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, attendevamo una svolta: purtroppo non l'abbiamo percepita nelle sue parole né nell'insostenibile leggerezza dell'essere con cui ha presieduto questo semestre europeo.
      Questa svolta si è persa anche in Italia, si è persa nella ThyssenKrupp di Terni con le 500 lettere di mobilità e nessun tavolo convocato da Palazzo Chigi. Si è persa sabato scorso quando il Ministro dell'interno del suo Governo ha offeso il sindaco di Roma del suo partito dichiarando in maniera sprezzante che quelle trascrizioni erano solo degli autografi, ferendo il diritto alla felicità di sedici coppie che chiedevano soltanto che questo Paese fosse un po’ più moderno.

      BARBARA SALTAMARTINI. È vero, è la legge italiana !

      ARTURO SCOTTO. E si è persa nello sblocca-Italia. Lei ha detto che dobbiamo stare sul registro della lotta ai cambiamenti climatici e sulla scommessa dell'energia rinnovabile. Siamo d'accordo. Presidente, come la mettiamo con l'aumento delle trivellazioni e con l'ennesima Pag. 80scommessa sul fossile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?
Lei aveva un'occasione storica per marcare la sua nascente leadership oltre il confine e l'Italia avrebbe dimostrato all'Europa che invertire la rotta si può come ieri chiedevano dalle colonne dell’Avvenire 340 economisti di varie tendenze tra cui Romano Prodi. Lei avrebbe potuto farlo più di altri. Per una contingenza del possibile il suo partito è stato l'unico tra quelli europei di destra o di sinistra ad avere un'affermazione elettorale tale da legittimare un nuovo inizio dell'Europa.
      Ma se il nuovo inizio, Presidente, sono le parole che oggi ha pronunciato Juncker, «le regole di stabilità non si cambiano, non ci saranno svolte epocali perché la disciplina di bilancio è necessaria per il rilancio dell'economia», signor Presidente, la svolta è lontana.
      E lei non può nascondere che la strada è in salita. Lo dice il Fondo monetario internazionale con Blanchard, il capo economico. Quando questo accade è compito di chi governa provarci.
      Continuo a pensare che la statura di un leader si misura sul terreno dei fatti reali, piuttosto che nei salotti televisivi. Ma anche in questo c’è continuità. Veniamo da un ventennio nel quale il rapporto tra politica e sistema mediatico si è alimentato vicendevolmente attraverso promesse, sogni, contratti con gli italiani, leggi sul conflitto d'interessi rinviate a data da destinarsi. Anche qui occorrerebbe una svolta, ma non la vediamo. Assistiamo, piuttosto, alla sublimazione televisiva di quel ventennio, con l'aggiunta di un ecumenismo da marketing elettorale che punta dritto al «partito della nazione», che tiene tutto insieme più per il potere che per il cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), come spiega ieri il professor Ignazi sulle pagine di la Repubblica.
      La guerra sembra il paradigma di questo mondo dilaniato, che riprende la strada del riarmo. Lei l'ha detto: l'ISIS avanza, tagliagole e fanatici dettano l'agenda di un Medio Oriente sventrato da conflitti e povertà. Bisogna reagire al Medioevo del califfato, bisogna coinvolgere l'ONU per un intervento che rimetta pace in Medio Oriente e l'Europa faccia la propria parte. Ma bisogna anche che questo Parlamento sia protagonista e non utilizzatore finale di comunicazioni ministeriali che ci informano dell'invio di 280 addestratori in Iraq. Se stiamo rientrando in quel pantano, vogliamo saperlo e poterlo decidere qui, in quest'Aula, non da una Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
      E vorremmo chiederle, in veste di Presidente del semestre europeo, se intende finalmente farsi portavoce dell'esigenza di convocare una conferenza di pace in Medio Oriente. Ieri, la figlia di Moshe Dayan, eroe della «guerra dei sei giorni», la scrittrice Yael, ha lanciato un appello all'Italia: fate come la Svezia e l'Inghilterra. Se siete amici di Israele, della sua sicurezza e del suo sviluppo democratico, riconoscete lo Stato palestinese. Che aspettiamo, Presidente Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) ?
      Intanto, la recessione scava solchi enormi tra la vita nuda e il carico di aspettative che la politica offre; spalanca le porte a populismi di ogni sorta ed emerge, dal buco nero della storia, il puzzo maleodorante di un fascismo strisciante, che prende di mira chi non ha potere né voce, chi scappa dalle guerre e ha conosciuto solo fame e miseria. E mi vergogno di vivere in un Paese, dove leghisti e grillini scatenano la caccia al clandestino (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

      PAOLO GRIMOLDI. Presidente, adesso dormi ?

      ARTURO SCOTTO. Dobbiamo estirpare questa malattia, ricostruendo un progetto di solidarietà e di speranza.

      PAOLO GRIMOLDI. Sogni d'oro, Boldrini !

Pag. 81

      ARTURO SCOTTO. Per questo deve cambiare la politica economica, rilanciare gli investimenti pubblici, andare oltre i vincoli europei sul deficit e, invece, la ricetta del Governo è la solita.

      ROBERTO CAON. È il suo collega di partito !

      ARTURO SCOTTO. La Francia sceglie di sforare il deficit e le offre una grande occasione per mettere in discussione i Trattati europei, per investire sul piano del lavoro, che metta al centro il riassetto e la cura del territorio. Invece lei è ancora intrappolato nella retorica dei «compiti a casa».
      Scriveva Gramsci: «L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari». Lei è un cattivo scolaro. Invece, le sue politiche, i nuovi tagli lineari accrescono la recessione e producono disoccupazione. Bisogna cambiare rotta, bisogna trasformare la Banca centrale europea in prestatrice di ultima istanza, bisogna che il «Piano Juncker» non venga denunciato tre volte, ma venga attuato e vengano scritti non soltanto i titoli, ma anche la traccia; senza un settore pubblico, che sia allo stesso tempo dinamico e innovativo, la crescita del settore privato è impossibile.
      Da vent'anni, in Italia, c’è assenza di una strategia industriale e, aggiungo ambientale, che generi occupazione. Le faccio un solo esempio. La competitività del sistema tedesco negli anni scorsi ha avuto un nome su tutti: si chiama Fraunhofer.
      L'apparato produttivo coopera attraverso contratti di ricerca con una grande Agenzia pubblica composta da quarantamila tra scienziati, tecnologi, ingegneri espressione dei grandi politecnici. Da questi modelli arriva la sfida vera per lo sviluppo: riconversione ecologica della produzione, programmazione industriale, rilancio degli asset strategici, dalla siderurgia all’automotive. Mi avvio a concludere; questo purtroppo non c’è, esiste solo la guerra che lei ha scatenato col Jobs Act, presentandosi come il paladino di una flessibilità in uscita che nel nostro Paese è già oltre il livello della decenza.
      L'articolo 18 non rappresenta un privilegio del passato, non riguarda un numero piccolo di persone e, in fondo, è una questione che ha a che fare col potere, Presidente, col potere ! La sinistra si distingue dalla destra se fa oscillare la bilancia del potere dalla parte dei più deboli, non su come si aumenta il diritto di licenziare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Cari colleghi e compagni del Partito Democratico, come possiamo consentire che qualcuno possa riuscire nell'impresa che insieme impedimmo a Silvio Berlusconi nel 2002, come possiamo ?
      Caro Presidente, l'unico cambiamento che lei ha portato alla politica italiana è la retorica del cambiamento. In Europa sono i conservatori che comprimono diritti e salari. Lei Presidente, si dimostra, ancora una volta, tecnicamente un conservatore !
      Io non mi rassegno a pensare che la sinistra che ha aperto la democrazia a milioni di senza potere e di senza voce sia considerata, oggi, da un pezzo di se stessa, come una variante ingombrante del secolo scorso.
      Noi saremo il 25 ottobre con i lavoratori, perché crediamo nel nesso inscindibile tra lavoro e libertà che ha reso questo Paese più democratico e più giusto. Questa è la sfida per cui SEL siede in questo Parlamento, questo è il cuore del programma elettorale con cui Italia Bene Comune si è presentata alle elezioni. Queste sono le motivazioni per cui non aderiremo alla proposta del Governo che anche oggi lei ci propone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Adriana Galgano. Ne ha facoltà.

      ADRIANA GALGANO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, innanzitutto un ringraziamento non convenzionale per le ore che è stato qui in Aula ad ascoltarci. Noi di Scelta Civica riteniamo che si debba divenire europei anche negli interventi in Parlamento e, quindi, Pag. 82ricordo che nel Parlamento europeo il massimo consentito sono quattro minuti e, quindi, le chiediamo di appoggiare l'impegno degli esponenti di Scelta Civica per la riforma del Regolamento della Camera che stiamo aspettando da troppi anni (Commenti del deputato Grimoldi)...

      PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

      ADRIANA GALGANO. Ringrazio il collega per la sua cortesia ed eleganza.
      Entriamo in argomento. Condividiamo gli obiettivi che lei ha delineato in tema di clima, ambiente e di politica estera, condividiamo ancora più fortemente la sua visione di Europa come comunità che agisce con visione di insieme di ampio respiro e non come insieme di burocrazie.
      Dico subito, quindi, che la ripresa economica, il clima e l'energia non possono essere trattati in modo scollegato. Ci ha delineato un affascinante sviluppo dell'industria legata al risparmio energetico per il quale abbiamo obiettivi ambiziosissimi per il 2030. Le segnaliamo, però, che molto probabilmente l'industria nel 2030 in Europa sarà ridotta al lumicino, se adesso non ci poniamo rapidamente l'obiettivo di ridurre il prezzo dell'energia.
      Vent'anni di declino per colpa dei costi dell'energia, è questo che prevede l'Agenzia internazionale dell'energia per l'Europa che nei prossimi due decenni finirà per perdere un terzo della sua quota di mercato globale nell’export ad alta intensità di energia a vantaggio degli Stati Uniti, a causa del differenziale dei prezzi.
      Dobbiamo essere consapevoli che questa differenza rappresenta e rappresenterà un peso per la crescita futura dell'Europa e dobbiamo essere capaci di colmarla. Noi le chiediamo che d'ora in poi accanto agli obiettivi di riduzione delle emissioni siano specificati molto chiaramente gli obiettivi di riduzione del prezzo dell'energia in Europa per il 2020.
      Dobbiamo dire all'Europa che se non ci saranno decisioni risolutive su questo punto, la rinascita industriale a cui punta per il rilancio dell'economia, rimarrà lettera morta.
      Noi di Scelta Civica sosteniamo con forza l'obiettivo di rinascita industriale dell'Europa che dovrebbe interessare noi prima di molti altri Paesi, visto che siamo il secondo Paese manifatturiero europeo.
      Ricordo che il Consiglio Europeo non ha ancora accolto l'obiettivo della Commissione Europea, sostenuto dall'Italia, di portare al 20 per cento di quota parte di PIL prodotta dall'industria per il 2020. Ricordo anche che noi siamo al 16,7 contro una media europea del 15,1.
      Quando ho chiesto ai deputati inglesi in visita alla Camera cosa pensassero di questo obiettivo, mi hanno detto che non lo condividevano perché 30 anni fa hanno deciso che dovesse decidere il mercato e che ora producono più auto di noi. Per inciso, la loro quota parte di PIL manifatturiera è comunque ferma al 13 per cento.
      Menziono questo incontro per introdurre il secondo argomento vitale per la rinascita industriale, che è l'acciaio. È un anno e mezzo che seguo la vicenda AST, Acciai Speciali Terni e desidero lasciare agli atti in questa aula che è stato un errore averla trattata come una ordinaria vertenza aziendale. Sarei d'accordo se fossimo in Inghilterra. Le aziende inglesi hanno meno sostegno dal loro governo ma hanno meno ingerenza, molti meno pesi e molta più libertà.
      Le nostre aziende sopportano un peso incredibile da parte dello Stato da una parte, poi nella sfida globale, invece, lo Stato non le sostiene.
      Sono una fervente liberale ma, allo stato attuale in Italia, è autolesionismo essere svedesi quando dobbiamo tassare e regolare le aziende e inglesi quando, invece, dobbiamo supportarle.
      Thyssen è un'azienda privata, c’è un eccesso di produzione sul mercato dell'acciaio, c’è da decidere quali stabilimenti chiuderanno. Far chiudere AST significherà solo che la Germania è stata più brava di noi nel difendere i propri interessi industriali.
      Incidentalmente chiedo all'onorevole Fedriga dov'era la Lega negli ultimi 20 anni. A noi pare di ricordare che fosse al Pag. 83governo in diverse legislature alle quali possiamo ascrivere diverse delle debolezze del Paese di cui ha parlato (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).
      Concludo ricordando il contribuito di Scelta Civica alla risoluzione in tema di riduzione del prezzo dell'energia e dello sviluppo dell'industria e dichiarando il nostro voto favorevole alla risoluzione (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

      PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, Presidente Renzi. Questo passaggio che oggi stiamo completando con fatica qui alla Camera – e anch'io la ringrazio per aver dedicato tanto tempo all'ascolto del dibattito parlamentare – è un passaggio introdotto dalla legge n.  234 del 2012 ed è uno dei punti fondamentali del rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali nel processo di decisione europeo, che è fortemente messo in rilievo dal Trattato di Lisbona. Sono passaggi che spesso trascuriamo, spesso consideriamo banali. Credo che dobbiamo fare uno sforzo maggiore perché essi abbiano una efficacia e una rispondenza poi con il processo decisionale europeo. Io ritengo che la legittimazione democratica e un processo di maggiore legittimazione democratica siano fondamentali, Presidente, per gli obiettivi che lei si è dato anche oggi, parlando di questioni e di dossier che sono al centro della discussione europea, al centro del dibattito all'interno delle istituzioni europee. Una maggiore legittimazione democratica che, come ho detto già nell'intervento in discussione generale, c’è stata, con piccoli passi, già nel Trattato di Lisbona e che ha portato i suoi frutti. Credo che noi dovremmo essere in qualche modo felici di questi frutti, anche se non soddisfatti pienamente.
      Il presidente Juncker, nominato presidente della Commissione europea, all'esito anche di un'indicazione della famiglia politica del Partito popolare europeo, che viene da un minimo di legittimazione democratica per la prima volta, ha dovuto e credo voluto fare delle aperture importanti all'atto della sua elezione al Parlamento europeo. Ha parlato di 300 miliardi di investimenti pubblici sul territorio europeo, cosa che era una richiesta soprattutto che veniva dagli Stati del sud ma anche e soprattutto dal nostro Paese, così come ha parlato del carico da parte dell'Europa del problema epocale dell'immigrazione. Noi crediamo che su questa strada bisogna procedere, cioè su una più veloce integrazione delle istituzioni, su un rafforzamento della legittimazione, un rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali e un rafforzamento del Parlamento europeo che è eletto. Sogno, Presidente, una Commissione europea eletta dai cittadini. Credo che questo sia l'obiettivo a cui dobbiamo tendere perché l'Europa diventi quello che lei ha disegnato anche nell'intervento di questa sera, cioè un'unità politica forte, fondamentale, punto di riferimento per lo sviluppo dell'intero pianeta, punto di riferimento per la storia del mondo occidentale, punto di riferimento anche per partite che si stanno giocando nel Medio Oriente con la minaccia incombente di ISIS e si stanno giocando sulla frontiera orientale dell'Europa. L'Ucraina, la Russia non sono problemi che attengono o almeno non soltanto a questioni di convenienza economica, di convenienza di mercati e di scambi, sono problemi che attengono al futuro della nostra civiltà, della nostra società e che la politica europea deve mettere giustamente al centro delle sue discussioni e delle sue scelte. Da questo punto di vista quindi credo che i passaggi che debbono essere fatti anche in sede europea sono per una spinta verso una maggiore legittimazione democratica. Per quanto riguarda, abbiamo già detto, il pacchetto clima-energia, abbiamo sottoscritto la risoluzione, la voteremo, annuncio anche in questa sede il voto favorevole alla risoluzione, abbiamo posto sul tavolo delle riflessioni. Primo, il dubbio sugli obiettivi quantitativi rispetto alla riduzione Pag. 84di CO2 e rispetto all'implementazione delle energie da fonti rinnovabili, fermo restando il comune obiettivo che abbiamo di darci risultati alti e di puntare a un forte cambiamento nel rispetto dell'utilizzo delle fonti energetiche, ma gli obiettivi quantitativi hanno dato negli ultimi dieci anni soprattutto nel nostro Paese degli scompensi enormi, a cui tra l'altro il suo Governo ha dovuto porre riparo, a fronte di 11 miliardi di spesa dalle bollette energetiche dati per interventi che non hanno portato avanti in nessun modo l'efficienza energetica del Paese e in nessun modo il risparmio energetico e una maggiore qualità ambientale. Abbiamo finanziato fotovoltaico di basso livello, energia eolica di basso livello. Io credo che dobbiamo darci obiettivi qualitativi andando a puntare su progetti innovativi, quali il fotovoltaico a concentrazione. Progetti che non si concentrino solo sulla quantità prodotta di energia da fonti rinnovabili perché questa è una politica che ha dato la stura a politiche di finanziamento che hanno drogato il mercato, hanno consentito arricchimenti sbagliati e che hanno anche consentito investimenti sbagliati. Riguardo poi invece alla questione importante dell'economia, è chiaro che dobbiamo portare la Commissione e tutti i Paesi membri al rispetto di quegli impegni che il nuovo mandato della Commissione si è dato.
      Anche oggi nell'elezione presso il Parlamento europeo.
      Presidente, la cosa che oggi frena di più l'Italia non si gioca sulle partite della finanza pubblica e sulle partite dei provvedimenti in materia economica tout court. Noi abbiamo fatto degli sforzi enormi sulla politica di bilancio e sulla tenuta del nostri conti pubblici. Lo abbiamo fatto con alcuni scompensi, in maniera forse disordinata, ma oggi siamo arrivati a risultati di avanzo primario e a una dinamica di avanzo primario che è la prima in Europa, forse superata solo dalla Germania.
       Questo è dovuto solo alle politiche rigorose di finanza pubblica fatte dal suo Governo e dai precedenti Governi. Chi ci invita invece a politiche keynesiane di spesa pubblica dovrebbe capire che in questo momento in Italia forse non ci sono nemmeno le condizioni perché questa spesa pubblica possa avere un effetto positivo sul prodotto e sullo sviluppo. L'esempio di Genova è un esempio eclatante: un'amministrazione comunale con delle risorse, con una scelta politica chiara di investire non riesce in quattro anni a fare un investimento. È un esempio di tanti che si potrebbero fare dal punto di vista della pubblica amministrazione, ma ci sono tanti esempi, Presidente, di aziende private che vorrebbero investire, che hanno le risorse per investire, ma che non hanno la possibilità di farlo per lacci e lacciuoli burocratici, amministrativi e ambientali.
      È una situazione contingente in cui si trova il nostro Paese, che è disegnata perfettamente dai dati macroeconomici che pure abbiamo analizzato con l'ultima Nota di aggiornamento al DEF. In questo Paese, noi abbiamo una dinamica del prodotto interno lordo che è peggiore di quella mondiale e peggiore di quella europea per un fattore soprattutto che è quello del deperimento della nostra capacità di investire e deperimento del nostro territorio ad incentivare gli investimenti.
      Allora, Presidente, quello che io penso è che la partita questo Governo se la gioca sulle grandi riforme, che pure abbiamo messo in campo. Lo «sblocca Italia», per esempio, che speriamo di portare al voto dell'Aula nelle prossime ore.
      Le dico subito che all'interno c’è una norma votata in Commissione che, al di là della sua compatibilità rispetto alle coperture, ci vede del tutto contrari sul merito, che è quella del portare al 10 per cento l'acquisto delle prime case da privati.
      Pensiamo che sia una norma assurda. In un momento in cui sta crollando, crolla e si azzera il mercato immobiliare, noi andiamo a mettere una norma di copertura ed eleviamo una tassa, l'IVA sulla prima casa, che non ci porterà risorse.
      Così come io penso che il suo Governo si giochi la partita anche in Europa sulla delega sul lavoro, su cui non possiamo Pag. 85cedere di un millimetro rispetto a quello che abbiamo detto, promesso e anche scritto sulla delega.
      Così come sulla riforma della giustizia e sulle altre riforme forse meno importanti, che ci apprestiamo ad approvare in Parlamento.
      Con questo, dichiaro il voto favorevole sulla risoluzione a prima firma Speranza e De Girolamo di maggioranza, che abbiamo firmato, e le auguro un buon lavoro, Presidente.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, domani lei sarà a Bruxelles. Che Italia porta con sé, Presidente ? Quella virtuale presentata anche qui nel suo discorso, oppure l'Italia che dispensa 80 euro ai bebé e alle mamme, oppure l'Italia vera, quella disperata, lo dicono i conti, ne parlano i numeri e c’è scritto sulle facce di tanti imprenditori e di tanti giovani ?
      Non somiglia per nulla alla rappresentazione che lei, Presidente, dà agli italiani. Non vogliamo far concorrenza alla lettera di Katainen e non pretendiamo che ci risponda – ha già abbastanza grane e molte slide che aspettano il suo ok.
      L'Italia che porta a Bruxelles e che lassù conoscono bene è la maglia nera, da quando c’è il suo Governo. Quanto a crescita siamo in recessione.
      Disoccupazione e disoccupazione giovanile, rispettivamente al 12,3 per cento e al 44,2 per cento, crescita del debito pubblico, già oltre il 130 per cento del PIL.
      Ormai lei è a Palazzo Chigi da più di otto mesi. Questa Italia è in recessione da sei anni e in questi 250 giorni del suo Governo è scivolata più giù del Governo Letta e del Governo Monti. Ha radicalmente peggiorato i dati che ha lasciato il Governo Berlusconi. Non è stata realizzata alcuna riforma strutturale che consenta la liberalizzazione del mercato del lavoro, incrementando seriamente le prospettive di occupazione, e ha finto di tagliare le tasse, in realtà incrementandole. Ha dotato una sola categoria di cittadini di un bonus fiscale da 80 euro, creando una iniquità anticostituzionale, ignorando pensionati e lavoratori autonomi.
      La situazione della nostra democrazia è al livello di quella economica. Siamo al terzo Governo il cui capo non è scelto con il voto popolare, dopo il golpe che nel 2011 ha defenestrato il legittimo inquilino di Palazzo Chigi. Questa è l'Italia che domani lei porterà a Bruxelles e che non ha nessun conto a posto, certo non quello con la democrazia.
      I conti della manovra, incerti e mobili, sono stati costretti a «danzare» continuamente, trascinando in questa danza grottesca anche il Presidente della Repubblica, che forse non sapeva e non sa bene che cosa vagliare, visto che fogli e tabelle non avevano il visto della Ragioneria generale dello Stato.
      Lei domani, andando a Bruxelles e presentando quest'Italia, si renderà conto di avere perduto una grande occasione. Se invece di questa Italia, da lei guidata con il miraggio degli annunci, avesse portato un Paese ben governato, riplasmato da riforme strutturali, quelle da noi proposte su lavoro e fisco e per l'attacco al debito pubblico, avrebbe oggi un'autorevolezza straordinaria nel proporre sviluppo invece del rigore cieco.
      Al contrario, lei governa un'Italia che non ha alcuna credibilità né buona reputazione. Non ha chance di spostare alcun equilibrio in un'Europa fragile, dove l'egemonia tedesca sarebbe oggi attaccabile per il cattivo andamento della sua economia, che paga il proprio egoismo. Ma ora temiamo che lo farà pagare ancora di più al nostro Paese, impoverito dalle sue tasse crescenti per finanziare spese che non incrementano neppure la domanda interna.
      Un'Europa che lei, per la sua prova di Governo inefficiente, con quale autorità potrà accusare di avere perduto la sua dignità e forza di potenza di esercitare una propria politica di pace e di benessere sul confine dell'est e su quello meridionale ?Pag. 86
      Ci lascia qui una manovra la cui verità sta tutta nelle clausole di salvaguardia, stese dalla Ragioneria dello Stato sotto le sue coperture fittizie ed aleatorie. Si prevedono infatti, qualora non riuscisse nella sua presuntuosa spending review e nel recupero dell'evasione fiscale, aumenti dell'IVA fino al 25,5 per cento, oltre che tagli lineari e un aumento delle accise.
      Signor Presidente del Consiglio, in sintesi Forza Italia ritiene che in Europa occorra esercitare un'intensa opera diplomatica affinché ci si confronti con il reale stato dell'economia internazionale ed i pericoli impliciti nella sua evoluzione, già così evidenti nell'accresciuta volatilità dei mercati, che rischia di determinare il ripetersi di crisi anche acute, come quelle conosciute negli anni precedenti.
      L'Europa, in particolare, deve prendere atto che il ciclo, che si era aperto nel lontano 1989 con il «piano Delors», si è ormai concluso. Occorre, pertanto, ripensare strategicamente al futuro destino del continente; puntare sulle forze spontanee del mercato è condizione necessaria ma non sufficiente. La politica deve fare la sua parte, facendo appello agli elementi costitutivi che rappresentano la ragione stessa della sua esistenza. Senza questo rinnovato slancio la stessa sopravvivenza dell'euro rischia di essere messa in forse dalla reazione dei mercati e da un crescente disamore di vasti strati della pubblica opinione.
      Riteniamo, signor Presidente del Consiglio, che lei debba portare con forza la possibilità per il nostro Paese di «nettizzare» sui fondi strutturali le risorse europee dal Patto di stabilità interno e crescita. Lo dica con forza, così come ha fatto per avere la possibilità di nominare il Ministro Mogherini nel posto che occupa in Europa, anche con la stessa intensità e con la stessa forza per cercare di portare la nettizzazione del Patto di stabilità per i fondi strutturali per la crescita.
      Chiediamo di procedere, anche in tempi rapidi, all'aggiornamento della strategia energetica nazionale, favorendo un sistema energetico distribuito, fondato sul risparmio energetico, sull'efficienza e sulle fonti rinnovabili.
      Inoltre ad adoperarsi affinché il Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014 preveda l'applicazione di quanto stabilito in caso di «afflusso massiccio di sfollati nell'Unione europea», con le modalità di concessione della protezione temporanea, secondo quanto previsto dalla direttiva 2001/55/CE, definendo quote di accoglienza per ciascuno Stato membro, anche al fine di garantire ai richiedenti asilo e protezione internazionale il diritto costituzionalmente garantito della libertà di circolazione e ad assumere iniziative a livello europeo per una rapida revisione del regolamento Dublino III.
      Riteniamo cioè che sia indispensabile provvedere all'interruzione dell'operazione Mare Nostrum e adoperarsi per il potenziamento dell'operazione Triton, garantendo in particolare adeguati controlli sanitari direttamente a bordo delle navi, nonché misure di controllo sanitario più stringenti nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo provenienti dai Paesi attualmente focolaio del virus Ebola, quali la Liberia, la Sierra Leone e la Nuova Guinea, e proporre anche un sistema che regoli la concessione del diritto di asilo secondo standard e procedure comuni, assicurando anche un sistema di mutuo riconoscimento tra gli Stati membri della concessione del diritto di asilo, tale da garantire la libertà di stabilimento del beneficiario in ogni Stato membro, prodromico all'istituzione del sistema europeo di accoglienza, cioè che il nostro Paese non debba e non possa essere lasciato solo. Signor Presidente, cambi qualcosa, anzitutto, signor Presidente del consiglio, c’è spazio per azioni virtuose. Gliele abbiamo offerte fin qui gratis senza domandare nulla, salvo il bene dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato L'Abbate. Ne ha facoltà.

Pag. 87

      GIUSEPPE L'ABBATE. Signor Presidente, gentili colleghe, egregi colleghi, esimio Presidente Renzi, le chiedo la massima attenzione, Presidente, nel rispetto dei sessanta milioni di cittadini italiani che, in questa Europa delle burocrazie e delle tecnocrazie hanno perso qualsiasi diritto. L'Italia in Europa non deve portare convinzioni, l'Italia in Europa deve portare proposte concrete per risolvere i problemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Lei oggi, come sempre, non ha avanzato una sola proposta concreta.
      Presidente, è evidente che oggi non esiste uno spazio politico europeo, un luogo dove i cittadini possano contribuire a costruire l'Unione e a determinarne le scelte. Senza uno spazio politico la questione della sovranità si pone in termini di cessione e non di condivisione. È questo il problema. In questo «sistema Europa» i parlamenti e la volontà popolare hanno perduto quella che è la loro prerogativa principale, hanno perduto il carattere di fonte delle leggi. Noi l'abbiamo ripetuto tante volte in questa Aula: la costruzione europea è sfuggita di mano e noi cittadini ne facciamo le spese; chi dei padri fondatori avrebbe mai voluto questa Europa ? Questa forma di integrazione è un bluff, signor Presidente, e noi ci saremmo aspettati che lei provasse a cambiare verso. In Europa ci siamo solo per subire: l'opinione degli italiani si dissolve alla frontiera e non giunge mai sui tavoli di Bruxelles. Gli Stati membri hanno idee divergenti, ma i loro leader si incontrano e si scambiano dichiarazioni pubbliche concilianti, in linea con una Europa molto dialettica e poco unita, vittima di una crisi economica che pare inarrestabile e di fronte all'onda lunga delle tragedie delle guerre tutte intorno. E i cittadini come possono non essere delusi e preoccupati ? Le vostre forze politiche si sono coalizzate anche per escludere i nostri portavoce al Parlamento europeo affinché pure in quella sede i cittadini italiani venissero messi a tacere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A Bruxelles decide una élite che ha perso, o forse non ha mai avuto, il contatto con la realtà degli oltre 500 milioni di cittadini europei: una élite al servizio di chi tira le fila del mondo tra burocrazia, potere economico-finanziario e commerciale, senza il ben che minimo interesse per i cittadini. Non vi è nulla di democratico in questa Europa: il popolo è chiamato in causa solo per le misure di austerità che gli vengono imposte tutti i giorni. Solo al popolo si chiedono sacrifici, poi si salvano le istituzioni finanziare e la speculazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Ci viene imposta la moneta, ci viene imposto come spendere i nostri soldi, ci vengono imposte misure restrittive che hanno falcidiato la nostra economia, il nostro tessuto produttivo.
      In questi giorni abbiamo discusso del TTIP, l'accordo di libero scambio commerciale tra Stati Uniti ed Unione Europea, su cui il suo Governo ci ha già risposto di «stare sereni» e – sa com’è – conoscendola, quindi per esperienza, le preoccupazioni crescono ancora di più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A trarre vantaggio da questa NATO economica saranno solo le grandi multinazionali che, avvezze alla raffinata strategia dell'arte delle lobby, hanno voluto questo accordo, negoziato in assoluta segretezza da un'Unione che nessun cittadino ha mai eletto. Nel migliore dei casi, secondo alcune autorevoli stime, il nostro PIL, dopo i primi tre anni dalla conclusione dell'accordo, crescerà dello 0,5 per cento: un risultato irrisorio ma che, come sempre sui tavoli di Bruxelles, vede l'Italia tacere. Le multinazionali, inoltre, potranno far causa ai singoli Stati, influenzando direttamente le loro politiche pubbliche, togliendoci anche l'ultima illusione di democrazia. A pagarne le conseguenze, ancora una volta è l'intero comparto agroalimentare italiano, un settore, quello agricolo, su cui poggiano i primi pilastri della comunità europea ma che oggi per Bruxelles rappresenta, solamente un bancomat: quasi mezzo miliardo di euro stralciato dal bilancio agricolo per la gestione della PAC 2015, per sopperire alla mancanza di liquidità necessaria a sostenere altre politiche Pag. 88europee. E l'Italia, che si vanta per la sua eccelsa produzione agroalimentare, cosa fa ? Tace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Signor Presidente, ma prima di accordare il proprio consenso all'adozione di sanzioni nei confronti della Russia, quali garanzie ha chiesto a tutela dei nostri interessi nazionali, della sua nazione ? Vede, signor Presidente, i cittadini, che non conoscono i complicatissimi meccanismi con i quali si costruisce l'Europa e le sue scelte, questa domanda se la fanno. E noi, senza provocazione, la giriamo a lei. Ancorché inopportuno da un punto di vista politico che uno Stato membro ponga un qualche diritto di veto, riteniamo tuttavia indispensabile che, quando siano compromessi i rilevantissimi interessi nazionali, il Governo accordi il proprio assenso solo dopo aver ottenuto le più ampie rassicurazioni circa le garanzie da dare al proprio Paese. E, allora, visto che la Commissione pare intenzionata a sospendere gli aiuti concessi a titolo di indennizzo agli agricoltori penalizzati dall'embargo russo e vista la decurtazione del bilancio PAC, viene spontaneo chiedersi quali garanzie lei abbia chiesto ed ottenuto. Ma oggi, qui in Aula, non ci ha fatto sapere assolutamente nulla. L'Unione europea finanzia da tempo il processo di stabilizzazione dell'Ucraina. Con quali risultati ? Con 2 mila morti che abbiamo sulla coscienza nel silenzio di tutti ? È democrazia questa ?
      Per non parlare poi dell'esito dell'ultimo Ecofin dello scorso 14 ottobre, quando si è deciso di concedere a Lussemburgo e Austria una dilazione dei tempi, entro i quali aderire allo scambio automatico di informazioni sugli evasori fiscali tra gli Stati membri. Nella sostanza, si è fatto slittare per il Lussemburgo di due anni e per l'Austria di tre anni la fine del rigido segreto bancario, che caratterizza i loro sistemi tributari, decisione che contrasta con il rigido orientamento comunitario, che impone misure di austerità sempre più gravose per i cittadini e pare, invece, evidenziare un'attitudine molto più conciliante nei confronti degli evasori fiscali e degli intermediari bancario-finanziari, che spesso si adoperano per occultare al fisco consistenti patrimoni. E ci stupiamo poi se si aliena sempre più il consenso dell'opinione pubblica !
      L'Italia con lei, Presidente, ha oggi un compito fondamentale: dettare l'indirizzo politico, l'agenda dei prossimi passi dell'Unione europea e trovare gli accordi, convincendo gli altri Stati membri, sulle singole questioni sul tavolo. A meno che lei non voglia perdere quest'incredibile occasione per riformare l'Europa, cedendo il passo alle piccole Lettonia e Lussemburgo, che ci seguiranno nei prossimi semestri. La Commissione Juncker si insedierà il 1o novembre: tacere, come ha sempre fatto, sarebbe l'ennesimo errore della nostra inesistente presa di posizione sui tavoli di Bruxelles.
      Con questa risoluzione, il MoVimento 5 Stelle non fa altro che indicarle, Presidente, i passi da compiere in Europa.
      È un testo programmatico... Presidente, se mi ascolta... È un testo programmatico, è la somma delle posizioni sull'agenda della prossima riunione del Consiglio europeo.
      Al Senato, questa mattina, il suo Partito Democratico ha fatto approvare un documento di una pochezza disarmante, che getta sconforto, ma che purtroppo ben delinea il perché dell'assenza di peso dell'Italia a Bruxelles. Leggo testualmente: «Udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio, le approva». Questa è la programmazione del partito alla guida del Paese, firmata e redatta (immaginiamo con quale notevole sforzo) dal capogruppo Zanda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse vi era troppa fretta di correre ? E per andare dove ? Per fare cosa ? Il PD l'ha capito perché lei è qui ? Gli elettori vi votano per non dire nulla ? Per non studiare, non discutere, non vagliare le diverse opportunità, non dare il minimo suggerimento al Governo ? Vi votano, in definitiva, per tacere ?
      Se questa per voi è la volontà popolare, noi non rimarremo indifferenti e la ricopriremo di abbondanti secchiate di democrazia. In questo documento, Presidente, ci sono tutti gli impegni, li faccia suoi, ce li Pag. 89rubi, li porti con sé in Europa. Non vada con il mandato del silenzio che le suggerisce il suo collega democratico Zanda. Faccia sentire la voce degli italiani.
      La democrazia, Presidente, ha scritto il premio Nobel Gunter Grass lodandola per questo, ha il passo della lumaca. E la lumaca, per quanto nell'immaginario collettivo sia la rappresentazione della lentezza e dell'immobilità, con il tempo raggiunge mete lontane che un criceto non raggiungerà mai nella folle corsa nella ruota della sua gabbia di annunci, proclami, promesse che si perdono nella galassia di sorrisini, autoscatti e ammiccamenti a favore di telecamera, ma che non cambiano di una virgola – se non in peggio – le condizioni degli italiani.
      Il progresso della nostra amata Italia è cementato e immobilizzato nella vacuità del suo inganno di happening d'artista e di trovate pubblicitarie, dove neppure il gelato che ha leccato è quello della tradizione artigianale italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Accolga i nostri suggerimenti, li porti in Europa e faccia sentire la voce dei cittadini italiani. A piccoli passi da lumaca, conceda ai suoi conterranei di ottenere il sognato futuro migliore.

      PRESIDENTE. Concluda.

      GIUSEPPE L'ABBATE. Lei, come un forsennato, può continuare a correre nella sua ruota da criceto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele Nicoletti. Ne ha facoltà.

      MICHELE NICOLETTI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, signor Presidente del Consiglio, a nome del Partito Democratico voglio esprimere il nostro voto favorevole alla risoluzione di maggioranza e il nostro convinto sostegno all'iniziativa del Governo in occasione del prossimo Consiglio europeo.
      Giustamente, Presidente, ha ricordato come si tratti di un Consiglio che cade all'interno di una svolta della politica europea, l'ultimo di una fase quando già se ne è avviata una nuova. Spiace sentire in quest'Aula che qualcuno non si è accorto di questa svolta che è avvenuta a livello europeo. Di questa svolta, di questa nuova fase il nostro Paese è stato un iniziatore e un protagonista e l'impegno che questo Parlamento dovrebbe assumere con forza dovrebbe essere anzitutto quello di premere con coraggio, con ancora maggiore coraggio, in direzione di una svolta nella politica europea.
      In quale direzione ? Anzitutto, in quella fondamentale di una più forte Europa comunità politica. Lo ha detto il Presidente del Consiglio, l'Europa sarà una comunità o non sarà. Penso che dobbiamo dire una comunità politica. La cifra dell'iniziativa politica italiana non può non essere che quella di un forte europeismo che non si scoraggia di fronte alle difficoltà e che non smette mai di avanzare nella direzione del sogno di tanti europeisti degli Stati uniti d'Europa.
      È sotto gli occhi di tutti la contraddizione tra le immense potenzialità dell'Unione e la fragilità di una costruzione che ha messo in comune strumenti monetari o discipline di bilancio e non invece politiche fiscali, politiche economiche, politiche sociali.
      Ma gli storici ce lo confermano: i processi di unificazione monetaria funzionano solo se accompagnati e sostenuti da processi di unificazione politica. In questa prospettiva, l'idea di un'Europa più comunità, comunità politica, è davvero un'idea che va costantemente riaffermata e che può trovare, nel semestre italiano e nell'azione della nuova Commissione, una grande opportunità.
      La nuova Commissione va in questa direzione di un'Europa più politica e, per la prima volta, la presidenza della Commissione è anche il frutto di un voto popolare. Il ruolo del Parlamento si è fatto più significativo e forte. L'indirizzo politico non è più solo nelle mani delle dinamiche intergovernative, ma riposa un po’ di più nelle mani dei cittadini. E non ci sfugge il fatto che, in mezzo alle difficoltà, Pag. 90sta crescendo un sistema politico europeo, un sistema di partiti europei, che incide anche sul nostro quadro politico, una sfera pubblica europea. Questa direzione va rafforzata decisamente attraverso l'azione italiana nel semestre ed oltre il semestre.
      In questa prospettiva si comprende meglio, oltre tutte le critiche, l'insistenza italiana sulla politica estera come elemento qualificante di questo processo e la candidatura di Federica Mogherini quale Alta rappresentante dell'Unione, a cui facciamo i nostri auguri più cordiali, ora che, tra poco, cominceranno i lavori della nuova Commissione. La politica estera è uno dei grandi pilastri di ogni comunità politica ed avere in quella posizione una convinta europeista vuol dire non solo mostrare la consapevolezza che oggi come non mai la politica estera è la politica interna del mondo, ma anche indicare una via, quella di una più forte soggettività politica dell'Europa in quanto Europa nel mondo, nella consapevolezza che o l'Europa agisce insieme o non agirà per nulla, soprattutto di fronte agli scenari drammatici che sono stati prima descritti.
      In questa direzione, il nostro Governo dovrebbe rilanciare anche con forza la prospettiva di un sistema di difesa europeo: ciò libererebbe risorse importanti e sarebbe davvero una testimonianza formidabile della volontà di fare sul serio. Era il sogno di De Gasperi ed anche di Churchill, subito dopo la seconda guerra mondiale. Conosciamo il fallimento di quel progetto, ma non si capisce perché noi non dobbiamo rilanciarlo con forza.
      Ha ragione il Presidente del Consiglio ad indicare i fronti orientali e meridionali su cui si gioca la sfida dell'Unione e noi condividiamo quanto è stato detto. Sarebbe grave se, dopo il crollo del muro di Berlino e dopo le primavere arabe, nuovi muri si alzassero ad est, tra l'Europa e la Russia, e a sud, in mezzo al mare. Oggi come non mai abbiamo bisogno di politiche estere di cooperazione ed ora che per la prima volta il nostro Ministero degli affari esteri si chiama Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, oggi come non mai abbiamo bisogno di delineare una politica estera fatta di cooperazione e di ponti. Ciò non vuol dire venir meno ai fondamentali principi del diritto internazionale, lo ha ricordato bene il Presidente Renzi, anche quelli che riguardano l'integrità territoriale dell'Ucraina e degli altri Stati, o le fondamentali esigenze e i doveri di sicurezza e di lotta al terrorismo ed ai trafficanti di esseri umani ad est come a sud, ma abbiamo bisogno di instancabile riproposizione del dialogo e di maggiori politiche di sviluppo. Si guardi a come l'Europa è uscita dalle macerie dei regimi autoritari del Novecento: non attraverso politiche restrittive o repressive, ma attraverso grandi piani di sviluppo nazionali ed internazionali.
      Il Mediterraneo ha bisogno, certo, di azioni umanitarie, ma avrebbe bisogno anche di un grande piano Marshall dell'Europa. Per questo apprezziamo e sosteniamo le politiche di sviluppo, non solo perché ormai è evidente che senza queste politiche si va verso il fallimento economico non di singoli Paesi, ma dell'intera zona euro, ma anche perché non c’è Europa senza rispetto e promozione di tutti i diritti: dei diritti civili, politici, ma anche dei diritti sociali.
      I pilastri della Costituzione europea sono la Convenzione europea dei diritti umani del 1950 e la Carta sociale dei diritti sociali del 1961. Sono diritti indivisibili, come è ormai riconosciuto da tutte le agenzie dei diritti umani. E ci sono gli insegnamenti dei grandi maestri. Penso alla grande lezione di Norberto Bobbio che diceva, a proposito dei diritti sociali, della casa, del vestiario, dell'istruzione, del lavoro, dell'accesso alla salute, che sono presupposti, precondizioni per il godimento degli altri diritti perché un individuo istruito è più libero di uno incolto, un individuo che ha un lavoro è più libero di un disoccupato, un uomo sano è più libero di un malato. E le politiche del passato hanno sinceramente messo a rischio diritti importanti in Europa. Si pensi alle drammatiche condizioni di tanti cittadini greci o al dramma della disoccupazione giovanile. Pag. 91E pensare che questo era al centro delle preoccupazioni dei primi europeisti. Un bel passaggio del Manifesto di Ventotene di Spinelli è proprio dedicato all'impegno europeo per offrire ai giovani uguali possibilità di farsi avanti nella lotta per la vita.
      Dobbiamo andare in questa direzione. L'Europa dei diritti è un'Europa dei diritti a tutto tondo, umani, civili, politici e sociali. E per questo è un grande segnale quello che è stato dato stamattina e annunciato dal Presidente Juncker con gli investimenti che ci stanno davanti. E, a questo proposito, vogliamo ricordare che se è giusto rispettare il 3 per cento del deficit, è giusto rispettare tutti i 3 per cento, anche quel 3 per cento che la Commissione europea si è impegnata a raggiungere a proposito di investimenti in ricerca e sviluppo entro il 2020. Infatti, non c’è crescita senza investimenti in ricerca e sviluppo. Il Rinascimento italiano è stato anche questo: grandi investimenti dentro la scienza e la cultura.
      E concludo, Presidente, perché la risoluzione della maggioranza si chiude con un richiamo alle politiche migratorie e alla necessità di difendere e tutelare in modo congiunto i diritti umani. Voglio dire che Mare Nostrum ha cambiato il volto del nostro Paese. Ci siamo presentati a Strasburgo non più sul banco degli imputati, come è accaduto con le condanne a proposito dei respingimenti, ma ci siamo presentati come protagonisti di una grande operazione di umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa operazione noi la vogliamo continuare perché l'Europa è anche questo, è anche la rivolta contro la disumanizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

      ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, approfitto del discorso del Presidente del Consiglio per riferire che la settimana scorsa ben duecento «comitatini» si sono riuniti qui fuori Montecitorio per protestare contro il decreto-legge n.  133 del 2014 «sfascia Italia», che vuole portare l'Italia proprio nella direzione contraria rispetto a quello che il Presidente del Consiglio ha appena affermato; vuole dare strategicità a inceneritori, trivellazioni e fonti fossili; rischia di mandarci in infrazione europea per la gestione delle tariffe autostradali; vuole togliere autonomia decisionale alle regioni. E questa sera la Commissione bilancio, impegnata nella legge di stabilità, dovrà dare in fretta e furia un parere quando il Ministero dell'economia e delle finanze non si è ancora espresso, quando l'allegato infrastrutture non è stato ancora aggiornato, quando non ci sono neppure le coperture per l'inutile autostrada Cispadana e le altre grandi opere inutili e azzardate. Pensiamoci bene tutti. Il sonno della ragione genera ecomostri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Bueno. Ne ha facoltà.

      RENATA BUENO. Signor Presidente, poiché non appartengono a nessun partito, vorrei esprimere la mia opinione libera sull'Unione europea. Da anni già faccio parte di una collaborazione con l'università di Roma per una ricerca sulla sovranazionalità della giurisdizione dell'Unione europea e quando da parlamentare in Brasile in una missione in Germania ho potuto conoscere la realtà dell'Unione europea da vicino in riunioni con colleghi non solo tedeschi ma anche del Parlamento europeo, ho capito che questa Unione venne formata da uno spirito che è lo spirito della pace. Una volta i popoli erano sempre in guerra, adesso cercano di riunirsi per creare una potenza mondiale; una potenza che cerca piuttosto di proteggere sempre l'essere umano diversamente dalle altre potenze che, come l'America o come la Cina oppure come sta Pag. 92diventando il Brasile oggi, sono più preoccupate per l'economia e per il capitalismo. Perciò sono favorevole a questa risoluzione, però portiamo avanti piuttosto sempre questo spirito di difendere l'essere umano, da portare avanti sempre con rispetto per i nostri giovani (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Rosa. Ne ha facoltà.

      MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie Presidente. Intervengo solo per far presente, visto che abbiamo parlato di clima ed energia, che lo «sblocca Italia» su questo ci porta proprio nella direzione opposta a quella che dobbiamo portare in Europa; faccio presente che sono già uscite delle ANSA sulla fiducia di domani sullo «sblocca Italia». Allora, io mi chiedo come viene gestito questo Governo, come viene gestita quest'Aula, come siamo presi in giro tutti i giorni. Non abbiamo ancora una relazione dalla Commissione bilancio, dal Ministero, non abbiamo ancora portato in Commissione ambiente i pareri della bilancio e già si dichiara che domani ci sarà la fiducia. Allora, qui mi sembra veramente che siamo giocando con il fuoco. Poi se la gente se la prende, se i comitatini reagiscono, se i deputati fanno opposizione non ci si può certo lamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

      FRANCO BORDO. Signor Presidente, intervengo per fatto personale. Lei ha fatto bene e fa bene a richiamare i deputati quando hanno un atteggiamento anche non consono rispetto al dibattito, anche per la necessità di avere rispetto per le istituzioni e le figure istituzionali che sono presenti in questa Aula. Io vorrei far presente a lei e a tutti i deputati e, se mi permette, anche ai membri del Governo la mancanza di rispetto che quest'Aula ha avuto per l'abbandono del Presidente del Consiglio a dibattito ancora neanche concluso rispetto a quelli che sono i mandati che dobbiamo dare al Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Formisano, Alfreider, Di Lello e Di Salvo n. 6-00088, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ciprini... Rizzetto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti e votanti  419            
            Maggioranza     210            
                Hanno votato     279                
                Hanno votato no   140.

      La Camera approva (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Busin ed altri n. 6-00089, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Bolognesi, Lavagno, Piepoli, Fantinati, Sgambato, Pagano, Coppola.Pag. 93
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     420            
            Votanti     337            
            Astenuti       83            
            Maggioranza     169            
                Hanno votato       40                
                Hanno votato no   297.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00090, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gutgeld, Lavagno, Locatelli, Formisano, Carinelli, Palese, Fedriga, Covello. Carinelli non riesce a votare, vediamo se il tecnico può aiutare.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     422            
            Votanti     338            
            Astenuti       84            
            Maggioranza     170            
                Hanno votato       41                
                Hanno votato no   297.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Carinelli ed altri n. 6-00091, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fedriga, Palma, Covello.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     421            
            Votanti     392            
            Astenuti       29            
            Maggioranza     197            
                Hanno votato       84                
                Hanno votato no   308.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Kronbichler ed altri n. 6-00092, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     423            
            Votanti     341            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     171            
                Hanno votato       21                
                Hanno votato no   320.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Per favore, colleghi, siamo in votazione, se magari riuscissimo ad avere un minimo di serietà... Siamo all'ultima risoluzione. Indìco la votazione nominale...

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. A che titolo ? Siamo in votazione, deputato Corsaro. Prego...

      MASSIMO ENRICO CORSARO. Signora Presidente, mi scusi, ma senza microfono non riuscivo a spiegare a che titolo intendo parlare. Intervengo per chiederle la possibilità di mettere in votazione la risoluzione La Russa ed altri n. 6-00093 per parti separate, dividendo la parte della premessa dal dispositivo, se fosse possibile.

      PRESIDENTE. Aspetti che la devo vedere.
      Deputato Corsaro, quindi, votiamo prima il dispositivo e poi, eventualmente, la premessa. Va bene.
      Passiamo, quindi, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pag. 94La Russa ed altri n. 6-00093, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:

            Presenti     418            
            Votanti     416            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     209            
                Hanno votato     118                
                Hanno votato no   298.

      La Camera respinge (Vedi votazioni).

      Quindi, a questo punto cade anche la premessa.
      È così esaurito il dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n.  133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (A.C. 2629-A) (ore 20.10).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n.  2629-A: Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n.  133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive.
      Sul testo del provvedimento non è stato espresso il parere da parte della Commissione bilancio, quindi, chiederei al presidente della Commissione bilancio, onorevole Boccia, di quanto tempo necessiti a questo punto per procedere all'adempimento.

      FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signora Presidente, la Commissione bilancio è convocata alle 20,30 e ragionevolmente dovremmo aver bisogno di un'ora di lavoro se, come auspico, non ci saranno più integrazioni e correzioni da parte del Governo. Quindi, secondo le valutazioni che abbiamo fatto con il relatore, se non ci sono ulteriori modifiche, alle 20,30 dovremmo essere nelle condizioni di presentare, così come da impegno assunto in Commissione, la proposta di parere ai gruppi e, con la collaborazione di tutti i gruppi, entro un'ora dovremmo essere in grado di votarla.

      PRESIDENTE. Va bene, quindi alle 21,30.
      Alla luce di questo, abbiamo un'ora. Io vorrei chiedere al presidente Realacci come poi intenda procedere, una volta acquisito il parere.

      ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, se il termine è quello che ha indicato il presidente Boccia o un termine simile, io penso che, visto che l'impegno che abbiamo preso in Commissione è di esaminare soltanto i quattro emendamenti che erano stati condivisi nel Comitato dei nove che erano correzioni ad errori che erano accaduti nella lunga fase emendativa, non prenderemo in considerazione l'esame di nuovi emendamenti, di nuovi passaggi, ma soltanto quello delle condizioni poste dalla Commissione bilancio. Quindi, io a seguire convocherei la Commissione ambiente per prendere visione di queste condizioni.

      PRESIDENTE. Quindi, allora, cosa fa ? Chiede il rinvio ?

      ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Sì, certo, Presidente. Ovviamente questo accade a valle della formulazione del parere da parte della Commissione bilancio.

Pag. 95

      ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signor Presidente, è a lei oltremodo noto l'iter travagliato di questo decreto-legge, soprattutto l'integrazione e l'implementazione, pari a 219 modifiche, emendamenti apportati dalla Commissione ambiente, tale da aumentare quasi di due terzi il testo originario. Dopo moltissimi rinvii da parte del Governo e da parte del relatore all'interno della discussione della Commissione bilancio, abbiamo assistito oggi pomeriggio all'ennesimo rinvio. Adesso ci viene fatta questa proposta. Vorremmo che ci fosse la certezza del rispetto dei tempi e del rispetto dell'iter che è stato definito, perché se non dovesse registrarsi il rispetto di quanto poco fa ha detto all'Aula il presidente Boccia, noi siamo nettamente contrari ad affrontare ulteriori perdite di tempo fintanto che la maggioranza e il relatore e il Governo, insieme al MEF, non raggiungono il risultato di avere un lavoro definitivo rispetto al decreto.

      PRESIDENTE. Noi possiamo anche impegnarci a dire che se per le 21,45 non ci fosse la possibilità di iniziare i lavori, possiamo rimandare al giorno dopo. Una certezza dobbiamo darcela.

      GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, parlo a nome del gruppo per dirle che questa tiritera sullo «sblocca Italia» va avanti da circa tre giorni nella Commissione bilancio, dove aspettiamo la relazione tecnica e il parere del MEF. Siamo stati più volte convocati, più volte la Commissione è stata sospesa, più volte la Commissione è stata rinviata e tutti i lavori dell'Aula sono dipesi da quel parere tecnico. E noi ci siamo adeguati per tutti questi giorni alle esigenze singole del Governo rispetto a questo decreto. Oggi, in questo momento, manca ancora quel parere, ancora una volta l'Aula si adegua alle esigenze del Governo. Noi non siamo più disponibili e lo dico anche in funzione del fatto che prima del parere della Commissione bilancio, prima dell'accoglimento delle modifiche da parte della Commissione di merito, il Governo ha comunicato al mondo che domani porrà la questione di fiducia. Questo è un atteggiamento irrispettoso nei confronti dei commissari delle due Commissioni e nei confronti dell'Aula. Noi non ci stiamo e non parteciperemo ai lavori questa sera. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, io voglio ricordare che l'iter di questo decreto è stato un iter travagliato. La maggioranza ci ha tenuto ostaggi dentro la Commissione ambiente, facendoci lavorare per tre notti consecutive ed infine per 24 ore quasi di lavoro continuo in Commissione, in nome di un'urgenza che è stata totalmente vanificata dal fatto che il Governo ancora ora non riesce ad esprimere il proprio parere.
      Allora io penso che tutto ciò sia inaccettabile, io credo che l'Aula, i parlamentari di questo Paese non sono al servizio del Governo Renzi, non sono al servizio dei tempi che lui decide di darci, di farci lavorare di notte o di giorno così come gli conviene senza considerare il fatto che poi il suo Governo stesso non lavora con la stessa intensità e con la stessa serietà. Per questo io penso che il programma di lavoro che ci è stato proposto per questa sera sia assolutamente sbagliato, la Camera può lavorare tranquillamente domani mattina, la Commissione bilancio ha bisogno di tempo per vedere le molte modifiche che il Governo sembrerebbe voglia portare in discussione, anche alla luce, signora Presidente, del fatto che è Pag. 96stato annunciato sulla stampa che sarà messa la fiducia. Ma allora non ci si vuole dare la possibilità di discutere in Commissione bilancio, non ci si vuole dare più la possibilità di discutere le modifiche in Commissione ambiente, si vuole mettere la fiducia, ma viva Dio se il Presidente Renzi pensa di poter fare ciò che vuole, lo poteva dire nella discussione di oggi. Non l'ha detto, quindi io penso che il lavoro della Camera debba essere rispettato, il lavoro dei parlamentari deve essere rispettato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), ci devono dare la possibilità di vedere quelli che sono i cambiamenti, di poterli analizzare e discutere fino in fondo. Per questo noi le chiediamo, Presidente, che la Commissione bilancio venga convocata domani mattina e i parlamentari componenti possano prendere visione e discutere fino in fondo del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, io mi chiedo Presidente, e lo chiedo direttamente a lei, come possa essere che noi in quest'Aula, visto che lei ha contezza dell'importanza dei lavori di quest'Aula e ha contezza dell'importanza dei lavori delle Commissioni... venga prefissato un termine sul quale lavorare con il fatto che sia stata già dichiarata l'intenzione di mettere la fiducia. Adesso quello che è successo è che in Commissione ambiente qualche notte fa, di notte, sono stati portati degli emendamenti dal Governo per mezzo del relatore che non hanno e non avevano quantificato la copertura. Su questi emendamenti la Commissione bilancio deve leggerli, studiarli, ogni gruppo politico deve dare il proprio parere e poi vengono votati e si procede in questo modo. Lei non può pensare, non è mai successo in quest'Aula, che si alzi il presidente di una Commissione a prestabilire e prefissare un tempo con cui i gruppi parlamentari debbano lavorare in Commissione, questo non può succedere innanzitutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In secondo luogo siamo stati convocati già precedentemente con la Commissione bilancio per parlare del parere della Commissione sul decreto alla presenza del Governo, che non era preparato e non aveva la relazione tecnica in merito al parere che noi dovevamo dare. Se le sembra che sia un atteggiamento corretto da parte del Governo, che si fa autoostruzionismo sulle relazioni tecniche – e lo sta facendo su questo come lo sta facendo sul conflitto di interessi – lei, che secondo l'articolo 8 del Regolamento di questa Camera, deve rappresentare il buon funzionamento di tutta la Camera, dovrebbe intervenire da subito, perché lei non è qua come appendice del Governo ma è qua a garantire che i lavori di tutti i gruppi parlamentari di questa Camera e di tutte le Commissioni funzionino regolarmente, e lei non si è ancora espressa in merito. Quello che le chiediamo – glielo chiediamo in maniera ufficiale – è che se adesso noi dobbiamo andare in Commissione e la discussione del decreto «sblocca Italia» viene rinviata in questa Commissione, che venga portata avanti la discussione sul conflitto di interessi, cosa che si può fare fin da subito senza nessun problema e non ci sono, non c’è nessun alibi per fare diversamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Deputato Sorial, mi spiace che lei non abbia colto quello che ho detto prima, cioè che ci stiamo dando una scadenza, ossia se alle 21,45 non sono terminati i lavori in Commissione, noi chiudiamo. Quindi noi non stiamo prendendo tempo e facendo dei trucchi. L'ho detto con chiarezza.
      Dunque, più chiaro di così ! Adesso, ci hanno chiesto un'ora; ho concesso questo tempo per lavorare in Commissione bilancio. Se alle 21,45 la Commissione ha bisogno di più tempo, ci riaggiorneremo a domani. Questo mi sembra chiaro.

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

Pag. 97

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Signora Presidente, intanto, per dire che noi conveniamo sul percorso che lei ha delineato e poi per approfittare per fare alcune osservazioni in merito alle cose dette dagli altri colleghi. La prima osservazione è questa; se noi ci troviamo in questa situazione, non è perché c’è un atteggiamento indotto dal Governo, ma perché fortunatamente questo decreto, anche accogliendo le indicazioni che venivano proprio dai gruppi di opposizione, è stato visionato attentamente da parte della Commissione che ha proposto, sì, 219 modifiche, ma sono 219 emendamenti che sono stati approvati dalla Commissione, che sono proposte che arrivavano dalla maggioranza e dall'opposizione e che sono il succo del lavoro parlamentare.
      Quindi, se la Commissione bilancio oggi è impegnata a difendere quel testo perché è stato approvato, con tutte le cose che sono state dette e le correzioni che sono state proposte, è perché il lavoro della Commissione ambiente è stato un lavoro proficuo, che ha migliorato il testo e noi siamo in Commissione bilancio per ragionare insieme alla Ragioneria e insieme al Governo rispetto a delle proposte che abbiamo inserito in quel documento. Quindi, io credo che i gruppi anche di opposizione dovrebbero essere soddisfatti del percorso che è stato fino ad adesso fatto e non criticarlo per la mole di modifiche apportate.
      La seconda osservazione riguarda la consapevolezza che le cose che diceva il collega Zaratti sono anche vere: è vero che noi siamo qui a dover discutere sempre di notte perché poi è così: la scorsa settimana è stata una settimana pesante per il lavoro parlamentare e per chi vi ha partecipato perché durante il giorno c'era lavoro d'Aula e durante la notte c’è stato il lavoro di Commissione. Per questo, io credo che vada ringraziato chi vi ha partecipato, tutti i membri della Commissione, il presidente, il relatore che hanno fatto un grande lavoro, il Governo che vi ha partecipato e gli uffici che hanno lavorato. Questo dipende anche dal Regolamento che questa Camera deve assolutamente cambiare.

      CARLO SIBILIA. Che c'entra il Regolamento ?

      ETTORE ROSATO. ... perché una regolamentazione diversa porterà a un lavoro migliore, che consentirà all'opposizione di fare meglio il suo lavoro, al Governo di fare meglio il suo e alla maggioranza di portare a compimento il percorso.
      Quindi io credo che, di fronte a un decreto che sta per scadere e che non è ancora andato al Senato, noi siamo di fronte al dovere di metterci in condizione di votare quanto prima quel testo, di mandarlo al Senato per fare la sua parte su quel decreto e quindi l'accelerazione che stiamo dando è un'accelerazione funzionale al rispetto di obblighi che questo Parlamento ha, cioè quello di convertire quel decreto, comunque di votare quel decreto.
      L'ultima osservazione riguarda la fiducia. Io posso accettare tutto, ma non si può dire che il Governo ha anticipato che ci sarà una questione di fiducia. Il Governo è molto attento su questo: non ha detto in nessuna sede che verrà posta la questione di fiducia. I parlamentari hanno detto che domani verrà posta la questione di fiducia, chi è intervenuto ha detto che domani verrà posta la questione di fiducia, dopo di che se ci troviamo di fronte a una mole di emendamenti che non consentono una discussione – su questo decreto c'erano 3 mila emendamenti di maggioranza e opposizione, ma 3 mila emendamenti – il lavoro della Commissione è stato puntuale, siamo di fronte a un testo migliorato e il Governo assumerà le sue scelte di fronte alla responsabilità di convertire il provvedimento. Ma non si può dire che è stato il Governo a provocare un ingolfamento dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

      CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

Pag. 98

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Signora Presidente, gliela racconto io la storia del perché siamo arrivati a questo punto, non la favoletta di Hansel e Gretel che ci sta raccontando il PD sulle linee guida del Governo Renzi: racconta solo bugie e favolette agli italiani.
      La prima cosa è che voi sapete benissimo il motivo per cui siamo in questa situazione...

      PRESIDENTE. Parli vicino al microfono che non la sento.

      CARLO SIBILIA. ... perché la maggior parte degli emendamenti presentati a questo decreto li ha fatti la maggioranza e non certo l'opposizione del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ed è scandaloso ! Il motivo per cui ci troviamo qui è che il Governo continua ogni volta a presentare decreti su qualsiasi materia e quindi non ve ne venite fuori con questa postilla che infilate in ogni discorso da tre giorni di cambiare il Regolamento della Camera.
      Voi non forzerete la democrazia perché noi non ve lo permetteremo e il Regolamento della Camera è l'ultimo baluardo che abbiamo e lo difenderemo. Presidente, mi rivolgo a lei per difendere quello che è il Regolamento della Camera.
      Altro discorso: gli emendamenti approvati sono un'esiguità, sono esigui rispetto a quelli presentati dalla minoranza. Il MoVimento 5 Stelle, nonostante la mole di lavoro – e lo possiamo dire forte: tre giorni e tre notti anche in Commissione – ha avuto solo quattro o cinque emendamenti formali approvati.
      Questo non è lavorare insieme, questo è mettervi a posto le vostre «porcate», perché voi avete problemi nel decreto, voi avete i problemi nel decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Allora, io innanzitutto, Presidente, veramente le chiedo di esprimersi sul se, secondo lei, è normale che noi dobbiamo sapere questo a mezzo stampa, perché ci sono delle agenzie che dicono che sarà posta la fiducia. Possiamo mai assistere alla prima fiducia a mezzo stampa della storia d'Italia ? È vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! La prossima volta Renzi vada da Barbara D'Urso e lo dica a lei, così noi sappiamo quali sono le informazioni che dobbiamo avere in questo Parlamento.
      Io mi chiedo se lei, in qualità di Presidente della Camera dei deputati, possa permettere un atteggiamento del genere. Quindi, basta trincerarsi dietro il Regolamento. Siete un Governo lento, che lavora male e che fa dei provvedimenti che stanno uccidendo i cittadini italiani e le imprese, favorendo le trivellazioni petrolifere e la privatizzazione dell'acqua. Basta, basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

      PRESIDENTE. Deputato Sibilia, io non sono certo in condizione di sapere quale sia la fonte, chi abbia dato questa notizia (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Le notizie possono essere diffuse per vari motivi e da molte fonti. Evidentemente, è una situazione che sarebbe meglio che non ci fosse, che non avvenisse e che i lavori parlamentari venissero svolti all'interno dell'Aula parlamentare.
      Detto questo, noi non sappiamo come queste notizie circolano. Quindi, io non posso prendere posizione su qualcosa di cui non so per quale via sia uscita fuori da quest'Aula.

      MASSIMO FELICE DE ROSA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, non voglio fare nessun tipo di polemica politica. Voglio solo portare alla sua attenzione il fatto che questo decreto, almeno dal nostro punto di vista, è molto importante, perché andrebbe a impattare su tutto il territorio italiano. Noi siamo contro, c’è chi è a favore; non ne sto discutendo il contenuto. Sto dicendo che abbiamo lavorato veramente a fondo in Pag. 99Commissione e si è parlato di contenuti anche fino alle 6 di mattina. Mi sembra quanto meno improbabile che questa sera, in una Commissione che lo vede sostanzialmente per la prima volta modificato, si possa, senza avere una relazione del Ministero e in un'ora, decidere quali sono le coperture, come si può andare avanti. Tocca veramente – io credo che lei lo abbia letto – tutti gli argomenti, che vanno dall'edilizia alle trivellazioni, dalle fonti di energia all'urbanistica. Tocchiamo tutto il campo che può interessare l'Italia, il paesaggio, la natura, l'ambiente in Italia, il futuro che può avere l'Italia.
      Allora, su un decreto così importante è veramente impossibile dedicare un'ora per risolvere questi problemi. Per questo noi diciamo che questa sera l'onorevole Boccia si prenda pure la responsabilità di proporre un parere e ci dà il tempo, questa notte (neanche chiediamo di giorno), di poterlo valutare. Domani si arriva a una quadra in Commissione bilancio, dopodiché si chiude in Commissione ambiente. Non è che non ci sono i tempi, non siamo di corsa, c’è ancora tempo per questo decreto, non c’è il rischio che decada a breve.
      Quindi, chiediamo semplicemente questo. Al Senato sappiamo che le cose vanno molto più velocemente; possiamo raccontarcela, però sappiamo che al Senato si possono tagliare di molto i tempi. Quindi, dato che io non credo ci sia il pericolo effettivo che possa decadere, che almeno venga affrontato con tutti i crismi e che poi si valutino, anche in Commissione ambiente, tutte le modifiche che vengono apportate dalla valutazione fatta in Commissione bilancio. Io credo che come opposizione questo sia il minimo sindacale che possiamo pretendere.
      Noi ce l'abbiamo messa tutta per cercare di fermarlo. Però, che almeno si analizzi questo. Credo che sia fondamentale e io chiedo appunto, nel suo ruolo di garanzia, che si esponga su questo decreto, perché è veramente un decreto importante, che va analizzato nei minimi dettagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Deputato De Rosa, capisco la sua passione e il suo coinvolgimento, che apprezzo moltissimo, e mi rendo conto che ci sono delle preoccupazioni.
      Io mi auguro che in Commissione venga fatto un lavoro approfondito. Certo, circa il tempo mi devo regolare sulla richiesta che mi rivolge il presidente. Ho anche detto che se però la Commissione avesse bisogno di più tempo se lo potrà prendere e noi ci riaggiorniamo a domani mattina.
      Quindi, io non posso scavalcare in questa fase quello che il presidente di Commissione mi chiede. Questo è proprio per quel rispetto del Regolamento che lei conosce.
      Comunque, apprezzo i suoi toni e anche le sue modalità.

      GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANNI MELILLA. Signor Presidente, una premessa: a me fa molto piacere quando si difende il Regolamento. Il Regolamento evidentemente non è frutto della battaglia di questo Parlamento o di questa Aula, di questi deputati, ma è frutto di decenni e decenni di battaglie che sono state fatte nel passato e, quindi, dobbiamo riconoscere che nella storia di questo Parlamento c’è stato chi ha operato per il meglio e ha trovato un giusto equilibrio tra le esigenze dell'opposizione e della maggioranza e questo equilibrio lo dobbiamo preservare cercando di dare a chi verrà dopo di noi degli strumenti altrettanto efficaci e democratici.
      Presidente, fatta questa premessa, non è che noi dobbiamo leggere i giornali per sapere che sarà chiesta la fiducia su questo decreto, perché sarà la quarantesima volta in pochi mesi che viene chiesta la fiducia e, del resto, la Presidente della Camera qualche giorno fa ha anche sollevato questo problema.
      Ora che cosa succede ? Noi riuniamo la Commissione bilancio e magari subito dopo la Commissione ambiente in poche Pag. 100ore, in pochi minuti anzi, perché noi non abbiamo neanche la relazione, e noi lo dobbiamo leggere, noi che facciamo parte della Commissione bilancio. Sappiamo tutti che verrà chiesta la fiducia e la fiducia verrà chiesta sul testo uscito dalla Commissione ambiente. E allora, santo Dio, io dico: facciamo in modo almeno che le Commissioni possano lavorare seriamente, facciamo in modo che ci sia un approfondimento in Commissione bilancio, non nel merito, perché noi come Commissione bilancio non possiamo entrare nel merito, noi possiamo discutere solo le coperture di bilancio e le coperture di bilancio non sono un optional, non sono dei fatti qualitativi, sono dei fatti scientifici. Noi dobbiamo avere la certezza che le coperture di bilancio ci siano per tutti gli emendamenti che sono stati approvati in Commissione ambiente. Poi la Commissione ambiente dovrà entrare nel merito e varare il testo definitivo. Io penso realisticamente, per rispettare il Parlamento, che questo lavoro non si possa svolgere in pochi minuti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Io prendo atto delle sue richieste come di quelle del deputato De Rosa. Io chiamerò il presidente Boccia e solleciterò ancora una volta affinché si valuti questo provvedimento prendendo tutto il tempo necessario. Quindi lo farò perché sono convincenti le motivazioni e, dunque, mi sembrerebbe, dopo aver fatto tutto questo lavoro in Commissione di merito, un atto doveroso fare un approfondimento nella Commissione bilancio. Quindi io farò questa cosa e poi noi ci riaggiorneremo qui fra, ormai, circa un'ora e poi vedremo se continuare e come.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, vorrei sapere un orario certo. Quindi, noi fra un'ora veniamo qui e conosceremo la nostra sorte. È così ?

      PRESIDENTE. Alle 21,30 noi ci vediamo.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Non all'incirca ?

      PRESIDENTE. Come ?

      ARCANGELO SANNICANDRO. Vorrei sapere l'orario preciso in modo tale che ci regoliamo.

      PRESIDENTE. Se si va oltre le 21,45 io chiudo la seduta.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Questo era quello che volevo sapere.

      PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 20,35, è ripresa alle 21,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Bellanova, Bocci, Michele Bordo, Bratti, Brunetta, Cecconi, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Di Salvo, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Gozi, Meta, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Scalfarotto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 101

Si riprende la discussione.

      PRESIDENTE. Dovremmo ora riprendere il seguito della discussione del decreto-legge in materia di apertura dei cantieri e di realizzazione di opere pubbliche. Tuttavia la Commissione bilancio risulta ancora riunita per procedere all'espressione del parere. Pertanto, come preannunciato dalla Presidente della Camera prima della sospensione della seduta, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha reso noto che la deputata Fabiana Dadone è stata eletta vicepresidente del gruppo.

Sull'ordine dei lavori (ore 21,47).

      DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DALILA NESCI. Signor presidente, colleghi deputati, ieri Il Corriere della Calabria ha dato la notizia di un'inchiesta devastante: un esponente politico di primo piano del centrodestra calabrese avrebbe pagato fino a 200 mila euro per assicurarsi voti procacciati da un'organizzazione mafiosa operativa nell'area di Cosenza.
      Il nome del politico è coperto da omissis, naturalmente per via della campagna elettorale regionale, per le elezioni che ci saranno in Calabria il 23 novembre. Tuttavia, la notizia menzionata riporta vari particolari: il big della politica avrebbe comprato a Cosenza voti di `ndrangheta e sarebbe stato eletto nel 2010 in consiglio regionale, proprio nello schieramento di centrodestra. È un big, quindi, non un politico qualsiasi. Gli elementi identificativi, come anticipato, sono stati diversi, per cui sono certa che ciascuno di voi si sia fatto un'idea precisa su chi potrebbe essere il personaggio indagato per la gravissima ipotesi di reato. Il punto, però, non è di giocare al toto-indagato. Occorre intervenire sul serio sulle elezioni regionali in Calabria, senza ignorare, minimizzare il problema o distrarre l'attenzione.
      Ricordo che nel consiglio regionale uscente ci furono tre arresti per `ndrangheta e ricordo che durante quello precedente si consumò l'assassinio, legato ad appetiti criminali e interessi di potere, del vicepresidente Francesco Fortugno.
      La `ndrangheta ha consenso, conta e gestisce pezzi di elettorato. Pertanto, è necessario che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi dia seguito alla sua visita a Scalea del 26 marzo. Il Governo esca allo scoperto e dica se e come vuole garantire elezioni regolari in Calabria.

      TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      TINO IANNUZZI. Signor Presidente, sono trascorsi sessant'anni dalla terribile alluvione di Salerno, alluvione di eccezionale violenza che, nel pomeriggio e nella serata del 25 ottobre e nella notte del 26 ottobre del 1954, colpì la città di Salerno, le comunità di Vietri sul Mare, Cava de’ Tirreni, Tramonti, Maiori e Minori. Una alluvione che, con l'incredibile e abnorme quantità di pioggia caduta, seminò in quei territori morte, distruzione, dolore e strazio. E difatti le piogge violentissime determinarono lo straripamento di alcuni corsi d'acqua, dei torrenti Fusandola e Rafastia nella città di Salerno, del torrente Bonea tra Vietri e Cava de’ Tirreni, del torrente Reginna tra Maiori e Minori. Una situazione devastante. All'alba del 26 ottobre, nel momento in cui in tutta Italia, con gioia e con orgoglio, si celebrava finalmente il ritorno dell'amata Trieste nei confini della sacra patria, a Salerno e in quelle comunità cominciavano a delinearsi i dati di un'autentica tragedia: 318 morti, più di 250 feriti, tante abitazioni distrutte, Pag. 102tante persone e tante famiglie private di tetto, tante attività economiche ed imprenditoriali del tutto spazzate via.
      Si sviluppò, però, in tutto il Paese la gara della solidarietà e del prestare aiuto, ausilio, soccorso alle comunità salernitane, con una gara che vide impegnate tutte le istituzioni, dalla Presidenza della Repubblica al Governo, la Chiesa, l'intera comunità nazionale.
      Quell'evento terribile, che peraltro nella terra salernitana è stato seguito dall'alluvione del maggio del 1998 a Sarno, Bracigliano, Siano e nel territorio avellinese di Quindici, deve portarci ad esprimere un sentimento commosso, di profondo cordoglio, di profondo dolore per i lutti che colpirono quelle famiglie, per lo strazio di un'intera comunità. Ma a questo sentimento deve unirsi anche la consapevolezza che oggi più che mai, proprio il ricordo di quella tragedia deve portare il tema della tutela del suolo, del risanamento e della prevenzione del dissesto idrogeologico al centro dell'azione del Governo, del Parlamento, delle istituzioni pubbliche.
      Con questo sentimento noi dobbiamo realizzare finalmente investimenti certi, lavori rapidi e compiuti per garantire la messa in sicurezza del suolo e del territorio. Ed è con questo spirito che noi vogliamo ricordare in quest'Aula, che è la massima espressione della libertà, della democrazia, della sovranità del popolo italiano, le vittime, il dolore e lo strazio, i lutti e le distruzioni che provocò quella terribile alluvione del 25 e 26 ottobre 1954 (Applausi).

      PRESIDENTE. La Presidenza si associa.

      CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non l'avevo vista, onorevole Sibilia, perché era coperto dal collega Rabino.

      CARLO SIBILIA. Signor Presidente, veramente sono io che ho alzato la mano un po’ in ritardo, quindi, era questo il motivo. Io intervengo solo per mettere agli atti che alle volte ad ascoltare l'opposizione non si sbaglia, dal momento che avevamo previsto che probabilmente i lavori della Commissione bilancio sul decreto-legge «sblocca Italia» sarebbero durati un po’ di più. Sicuramente lo avrete già detto alla ripresa della seduta. Quando sono sceso dalla Commissione bilancio si stava ancora leggendo la bozza di parere. Quindi, intervengo semplicemente per dare forza al concetto che stiamo facendo venir fuori: l'opposizione non c'entra nulla con questi ritardi sulla questione del decreto-legge e forse il vero ostruzionismo è quello che sta facendo e continua a fare il Governo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Giovedì 23 ottobre 2014, alle 8,45:

      1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
          Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2014, n.  133, recante misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (C. 2629-A).
      — Relatori: Braga, per la maggioranza; De Rosa e Grimoldi, di minoranza.

      2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
          CAPEZZONE: Riforma della disciplina delle tasse automobilistiche e altre disposizioni concernenti l'imposizione tributaria sui veicoli (C. 2397-A).
      — Relatore: Fregolent.

Pag. 103

      3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
          BRESSA; FRACCARO ed altri; CIVATI ed altri; TINAGLI ed altri; DADONE ed altri; SCOTTO ed altri: Disposizioni in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di Governo locali (C. 275-1059-1832-1969-2339-2652-A).
      — Relatore: Sisto.

      4. – Seguito della discussione delle mozioni Scotto ed altri n. 1-00537, Pisicchio n. 1-00609, Covello ed altri n. 1-00612, Palese e Russo n. 1-00614, Baldassarre ed altri n. 1-00621, De Girolamo ed altri n. 1-00624, Taglialatela ed altri n. 1-00641 e De Mita ed altri n. 1-00642 concernenti iniziative per il rilancio economico e occupazionale del Mezzogiorno, con particolare attenzione alla situazione della Campania.

      5. – Seguito della discussione delle mozioni Tinagli, Carfagna, Giuliani, Dorina Bianchi, Binetti, Di Salvo ed altri n. 1-00272, Mucci ed altri n. 1-00611, Nicchi ed altri n. 1-00613, Speranza ed altri n. 1-00615 e Rondini ed altri n. 1-00620 concernenti iniziative a sostegno delle politiche di genere.

      6. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare:
          FRATOIANNI ed altri; MARAZZITI ed altri; FIANO: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti nei centri di accoglienza (CDA), nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) e nei centri di identificazione ed espulsione (CIE) (Doc. XXII, nn.  18-19-21-A).
      — Relatore: Migliore.

      7. – Seguito della discussione delle mozioni Nicoletti ed altri n. 1-00603, Santerini ed altri n. 1-00604, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00605, Palazzotto ed altri n. 1-00616, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00617, Matteo Bragantini ed altri n. 1-00618 e Brunetta ed altri n. 1-00619 concernenti iniziative in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, con particolare riferimento alla revisione del regolamento dell'Unione europea noto come «Dublino III».

      8. – Seguito della discussione delle mozioni Gallinella ed altri n. 1-00490, Kronbichler ed altri n. 1-00558, Taranto ed altri n. 1-00630, Gianluca Pini ed altri n. 1-00631, Palese n. 1-00632, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00635 e Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-00638 concernenti l'accordo di partenariato per il commercio e gli investimenti tra Unione europea e Stati Uniti d'America noto come Transatlantic trade and investment partnership (TTIP).

      9. – Seguito della discussione delle mozioni Rondini ed altri n. 1-00629, Brunetta ed altri n. 1-00633, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00634 e Binetti ed altri n. 1-00640 concernenti iniziative riguardanti i profili di prevenzione sanitaria correlati al fenomeno migratorio.

      10. – Seguito della discussione delle mozioni Di Gioia, Morassut, Di Salvo ed altri n. 1-00602 e Prataviera ed altri n. 1-00639 concernenti iniziative per l'impiego di parte del risparmio previdenziale per interventi a sostegno dell'economia.

      La seduta termina alle 21,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2420 – articolo 1 400 400 201 400 82 Appr.
2 Nom. articolo 2 402 402 202 402 82 Appr.
3 Nom. articolo 3 403 403 202 403 83 Appr.
4 Nom. articolo 4 413 413 207 413 81 Appr.
5 Nom. Ddl 2420 – voto finale 416 416 209 415 1 81 Appr.
6 Nom. Ddl 2127-A – articolo 1 419 419 210 419 81 Appr.
7 Nom. articolo 2 412 412 207 412 81 Appr.
8 Nom. articolo 3 419 419 210 419 81 Appr.
9 Nom. articolo 4 418 418 210 417 1 81 Appr.
10 Nom. Ddl 2127-A – voto finale 444 444 223 444 81 Appr.
11 Nom. Ddl 2421 – articolo 1 453 453 227 453 81 Appr.
12 Nom. articolo 2 442 442 222 442 80 Appr.
13 Nom. articolo 3 445 445 223 445 80 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). – C  =  Voto contrario (in votazione palese). – V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A  =  Astensione. – M =  Deputato in missione. – T  =  Presidente di turno. – P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 4 447 447 224 447 80 Appr.
15 Nom. Ddl 2421 – voto finale 447 447 224 447 78 Appr.
16 Nom. Ddl 2621 – articolo 1 445 445 223 445 78 Appr.
17 Nom. articolo 2 443 443 222 443 78 Appr.
18 Nom. articolo 3 443 443 222 443 78 Appr.
19 Nom. articolo 4 437 437 219 437 78 Appr.
20 Nom. Ddl 2621 – voto finale 415 415 208 415 78 Appr.
21 Nom. Ddl 2277 – articolo 1 414 414 208 413 1 78 Appr.
22 Nom. articolo 2 416 416 209 416 78 Appr.
23 Nom. articolo 3 420 420 211 420 78 Appr.
24 Nom. Ddl 2277 – voto finale 386 386 194 386 78 Appr.
25 Nom. Ris. Speranza e altri – n. 6-88 419 419 210 279 140 64 Appr.
26 Nom. Ris. Busin e altri – n. 6-89 420 337 83 169 40 297 63 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  3  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ris. Brunetta e altri – n. 6-90 422 338 84 170 41 297 63 Resp.
28 Nom. Ris. Carinelli e altri – n. 6-91 421 392 29 197 84 308 63 Resp.
29 Nom. Ris. Kronbichler e altri – n. 6-92 423 341 82 171 21 320 63 Resp.
30 Nom. Ris. La Russa e altri – 6-93 I p. 418 416 2 209 118 298 64 Resp.