XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 341 di sabato 29 novembre 2014
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
La seduta comincia alle 15,20.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 novembre 2014.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Baretta, Bindi, Bocci, Caparini, De Girolamo, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Merlo, Realacci, Sanga, Scotto, Turco, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) (A.C. 2679-bis-A) (ore 15,25).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2679-bis-A: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015).
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, degli articoli 1, 2 e 3 del disegno di legge, nel testo della Commissione (per gli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione, e gli emendamenti presentati, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta di ieri – A.C. 2679-bis-A).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 1 – A.C. 2679-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Signora Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, noi socialisti apprezziamo l'ambizione su cui si fonda la manovra, il disegno di legge di stabilità su cui il Governo oggi ha chiesto il voto di fiducia.
Lo scorso anno da questi stessi scranni sottolineammo come l'obiettivo dello zero a zero – parlo del rapporto tra crescita o decrescita e il PIL – fosse un obiettivo troppo basso. E, infatti, per fare zero a Pag. 2zero abbiamo finito con il perdere zero a due o forse anche zero a tre, nonostante i 100 mila nuovi occupati delle ultime settimane che ci lasciano ben sperare.
Quest'anno il Governo e questa maggioranza hanno deciso di giocare in attacco. Ne siamo felici. Più di una proposta ha lo stampo socialista. A Renzi consegnammo le nostre proposte, in sede di formazione del Governo, chiedendogli una particolare attenzione per giovani e precari, con le tutele che, per la prima volta, sono riconosciute a quegli oltre 3 milioni di giovani lavoratrici e lavoratori che un contratto a tempo indeterminato non lo hanno mai visto e con i 3 miliardi per gli incentivi a favore dei nuovi assunti contenuti nel disegno di legge di stabilità, che sono sicuramente un primo segnale importante da noi auspicato.
E noi proponemmo, in quella sede, ancora un abbattimento dell'IRAP e del cuneo fiscale. I 6 miliardi e mezzo previsti nel disegno di legge di stabilità vanno in questa direzione, come da noi auspicato, e caricano di responsabilità il mondo delle imprese, che dunque perde alibi.
In quella sede proponemmo al Presidente Renzi anche una copertura finanziaria, una in particolare: l'aumento del PREU, il prelievo erariale unico sul gioco d'azzardo. Un volume di oltre 80 miliardi, con ricavi per meno del 10 per cento per l'Erario italiano e costi enormi in termini sociali e sanitari. Pensiamo a quello che costa la lotta alla ludopatia a quasi un milione di italiani, che possono essere considerati malati di gioco. Era, dunque, una stortura che iniziamo a correggere con questa manovra ed è una vittoria contro la potente lobby dei giochi d'azzardo, che pure tanti paladini conta anche in questo Parlamento.
Continuiamo ancora a investire nell'edilizia verde, sostenendo un comparto che più di altri ha pagato la crisi economica – penso al settore dell'edilizia – incentivando il risparmio energetico. Così aiutiamo l'ambiente e alleviamo i costi di approvvigionamento delle energie che ancora troppo incidono sulla nostra bilancia dei pagamenti.
Investiamo ancora un miliardo per il primo blocco di assunzioni nella scuola pubblica, regalando così un sogno vero a quelle decine di migliaia di precari che in questi anni hanno portato avanti la nostra scuola pubblica con una paga indegna di un Paese civile, dimostrando così concretamente la centralità della scuola pubblica, per troppi lunghi anni massacrata da pseudo riforme che avevano il solo obiettivo di tagliare le risorse al comparto. Conserviamo infine – e mi avvio a concludere – rendendolo strutturale il bonus di 80 euro per quasi dieci milioni di italiani, incentivando così i consumi e sostenendo le famiglie meno abbienti. Infine, il riconoscimento attraverso l'abolizione dello split payment per le partite IVA, contenuto in un emendamento socialista accolto in Commissione, sollevando così i professionisti da un inutile appesantimento fiscale, è un'altra novità positiva di questo testo. Troviamo dunque – e concludo – molti buoni motivi per confermare la fiducia al Governo e, in tal senso, confermo il voto favorevole dei deputati e della deputata socialista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. La ringrazio Presidente, il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voterà contro la fiducia al Governo in tutte le tre votazioni odierne, perché chiaramente non nutriamo alcuna fiducia verso un Governo che continua a gettare fumo negli occhi di un'Italia in ginocchio e perché, men che meno, potremmo votare una fiducia legata ad una legge di stabilità che è una sublimazione di questa tendenza del Governo. Vede, Presidente, a ottobre l'Italia ha registrato il maggior aumento del tasso di disoccupazione di tutta l'Eurozona. La disoccupazione è salita in un mese dal 12,3 per cento al 13,2, quando la media dell'Unione europea è del 10 per cento. Pag. 3Sono dati Eurostat tendenzialmente, diciamo così, più affidabili delle slide del Governo. È l'ennesima concreta dimostrazione del fallimento delle politiche degli ultimi tre Governi, cioè di quei Governi che sono stati spediti in Italia per fare gli interessi di qualcun altro. Eppure, per il nostro Presidente del Consiglio, curiosamente, va tutto benissimo. Ha detto il Presidente Renzi ieri che noi dobbiamo essere ottimisti, perché all'aumento della disoccupazione si accompagna anche un timido aumento dell'occupazione, cioè Matteo Renzi è riuscito a sostenere che l'aumento del tasso di disoccupazione in realtà è sintomo di un'economia in ripresa, perché denota che gli italiani sono più fiduciosi e, quindi, si iscrivono alle liste di collocamento perché pensano di poter trovare lavoro. Ora non ho l'ardire di ricordare al Presidente del Consiglio che da decenni l'ISTAT basa i suoi dati non sulle liste di collocamento ma su rilevazioni campionarie, vi ricorderò invece quello che penso io e cioè che banalmente la disoccupazione non aumenta perché la gente ha più fiducia; la disoccupazione aumenta perché la povertà aumenta in Italia, cioè il giovane che prima poteva essere mantenuto all'università oggi cerca lavoro, la neomamma che prima poteva permettersi, magari per i primi anni di vita del bambino, di dedicarsi a suo figlio oggi cerca lavoro. Si moltiplicano i disoccupati perché sono disoccupati gli esodati che sono stati creati da questi Governi. Sono disoccupati molti piccoli e medi imprenditori e liberi professionisti che in questi anni hanno dovuto chiudere bottega. In Italia ogni anno chiudono circa mille imprese: ci aspettiamo di capire con quali credibilissime valutazioni il Presidente Renzi ci dirà che anche questa è una buona notizia. La verità è che noi siamo di fronte ad una nuova forma di politica, che è la politica di quelli che stanno trasformando la pubblicità ingannevole assurta a tecnica di comunicazione, a strategia politica. Questa legge di stabilità è esattamente questo. E vede – l'ho sentito dire anche nell'intervento che mi ha preceduto – sono molto incuriosita dal fatto che noi con questa legge di stabilità staremmo colpendo le società delle slot machine, perché, vedete, noi abbiamo fatto qualche battaglia per dire che c'era qualcosa che non funzionava se alle società del gioco d'azzardo si continuano a regalare miliardi di euro. Un giorno ci piacerebbe approfondire perché c’è tanta disponibilità e tanta attenzione da parte di questi Governi nei confronti delle società del gioco d'azzardo. Poi è arrivato Matteo Renzi e in questa legge di stabilità ci ha spiegato che loro stavano aumentando la tassazione sulle società del gioco d'azzardo. Forse dovete leggere meglio la legge di stabilità, perché nella legge di stabilità non c’è affatto un aumento della tassazione sulle società del gioco d'azzardo, c’è un aumento della tassazione sulle vincite, cioè su quegli italiani sui quali le società del gioco d'azzardo si arricchiscono. E nella stessa legge di stabilità, curiosamente, c’è anche una leggerissima sanatoria per la concessione delle nuove sale giochi, quindi un altro regalo. È esattamente il problema di questa legge di stabilità, che contiene norme completamente diverse da quelle che si vanno raccontando in giro e penso che noi dobbiamo dirci come stanno le cose. Non è che adesso possiamo vendere, come fosse un Picasso, un quadro di Teomondo Scrofalo, che è esattamente quello che piace fare a questo Governo.
Matteo Renzi ci ha presentato questo disegno di legge di stabilità come il più grande taglio delle tasse degli ultimi decenni. Vediamo questo bel taglio delle tasse. Aumenta la tassazione sui rendimenti dei fondi della previdenza integrativa. Spieghiamoci. Quando è entrato in vigore il sistema contributivo, lo Stato italiano ha detto agli italiani: guardate che, siccome con la pensione contributiva voi non avrete mai una pensione decente, fatevi una pensione integrativa. Oggi aumenta la tassazione sul rendimento dei fondi della previdenza integrativa, il che vuol dire che stanno tagliando la pensione integrativa, perché ci siamo vergognati a tagliare le pensioni d'oro, figlie del sistema retributivo, cioè di soldi che non erano Pag. 4stati versati con i contributi, ma, invece, a tagliare la previdenza integrativa di chi non può difendersi, su quello siamo d'accordo.
Aumenta la tassazione sul TFR, indipendentemente dal fatto che venga messo in busta paga, dall'11 al 17 per cento, se poi hai l'ardire di farlo mettere in busta paga, ti arriva minimo al 23 per cento e, oltretutto, contribuisce a modificarti i parametri ISEE. Per cui, attenzione, lo diciamo agli italiani che dovessero guardarci: non vi fate fregare, se vi fate mettere il TFR in busta paga, intanto vi triplica la tassazione, e poi vi si modificano i parametri che vi consentono di avere, secondo lo Stato italiano, una serie di agevolazioni, che vanno dagli asili nido, in poi. Quindi, non lo fate, c’è dietro una grande «sola».
Poi, aumenta la tassazione sulle casse dei professionisti. Aumenta la tassazione sulle polizze vita, in Italia non si può più neanche morire, perché ti tassano anche se muori. Aumenta del 300 per cento la tassazione agevolata per le partite IVA. Questa è un'altra cosa molto simpatica che ho sentito dire: aiutiamo le partite IVA. In Italia c’è una tassazione agevolata per le partite IVA che guadagnano fino a 30 mila euro l'anno, cioè non esattamente quelli che stanno meglio in questa società, io lo so perché quando ero Ministro della gioventù, siccome quella tassazione vale per i primi cinque anni, abbiamo lavorato e ottenuto perché quella tassazione agevolata al 5 per cento, alle partite IVA che guadagnano fino a 30 mila euro l'anno, potesse essere estesa fino al trentacinquesimo anno di età. Ovvero, se tu avevi fino a 35 anni, poteva durare anche più di cinque anni. Questo curioso disegno di legge di stabilità, nel quale noi aiutiamo le partite IVA, triplica questa tassazione, aumenta del 300 per cento, tanto perché vogliamo aiutare le povere partite IVA che stanno in difficoltà e che guadagnano fino a 30.000 euro l'anno.
Poi, per effetto, ce lo siamo detti tante volte, del taglio alle regioni e gli enti locali, già si annunciano una serie di aumenti di tasse locali, una serie di tagli di servizi.
Poi, c’è questa cosa straordinaria che prende il nome di clausole di salvaguardia. Ovvero, se alla fine il Governo dovesse scoprire che questi soldi con i quali paga i suoi provvedimenti non li ha, come li trova ? Li trova con un aumento automatico di tasse. L'IVA che oggi è al 22 per cento arriverà fino al 25,5 per cento, l'IVA agevolata che oggi è al 10 cento arriverà al 13 per cento, aumentano le accise sulle benzine, che sono state un vero e proprio bancomat da parte degli ultimi Governi di centrosinistra. Come se quando noi aumentiamo la benzina andassimo a colpire le gite fuori porta degli italiani benestanti nel fine settimana. Ma andatelo a raccontare a un pescatore, ad un agricoltore, a chiunque debba vendere i propri prodotti in Italia e in Europa, in una nazione nella quale il trasporto cammina ancora, quasi esclusivamente, su gomma, quanto incide ogni aumento di accise di carburante. Il gasolio agricolo arriva addirittura al 26,5 per cento, perché ci dà fastidio che si possano mettere in moto le macchine degli agricoltori, perché ci dà fastidio che la gente possa lavorare e produrre.
Il più grande taglio delle tasse degli ultimi decenni. Secondo la Federconsumatori, questo più grande taglio della tasse degli ultimi decenni, peserà, solo con le clausole di salvaguardia, una cosa come quasi 1.000 euro a famiglia. E parliamo di tutte le famiglie, anche di quelle che non hanno minimamente beneficiato dei provvedimenti del Governo, perché è vero che nel disegno di legge di stabilità viene reso strutturale, e viene confermato, il bonus degli 80 euro, ma è vero anche che non si è tenuto fede all'impegno, che guarda caso era stato preso in campagna elettorale, di allargare la platea degli 80 euro anche a tutti quelli che ne erano stati esclusi, perché non si può vendere come elemento di eguaglianza un provvedimento che dà 80 euro agli italiani dipendenti che guadagnano fino a 1.500 euro, ma se ne frega di tutti gli altri italiani che campano con fino a 1.500 euro al mese, che siano liberi professionisti, piccoli imprenditori, disoccupati, pensionati, incapienti, e che più ne ha, più ne metta. Non è stato confermato Pag. 5quell'impegno, perché era un impegno buono per la campagna elettorale. Si dice: va bene, ma le clausole di salvaguardia potrebbero non scattare, perché le coperture sono coperture efficaci.
Vi faccio solo un esempio, perché io sono molto preoccupata. Questa è la prima volta che in una legge di stabilità vengono quotati i proventi dalla lotta all'evasione fiscale. Di solito non si fa e non si fa perché, ovviamente, è molto difficile stabilire a monte quanto si recupererà dalla lotta all'evasione fiscale.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputata Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI. Ho ancora due minuti, Presidente. Ah, no, no, è vero, ho molto meno tempo. Qual è la paura che ho e che abbiamo ? Perché lo sappiamo come lo Stato italiano fa la lotta all'evasione fiscale: condona i miliardi alle società delle slot machine, condona miliardi di evasione alle banche, fa finta di non vedere miliardi di evasione delle imprese cinesi, che aprono e chiudono entro i due anni senza versare un euro allo Stato italiano, e poi, siccome deve trovare 3,8 miliardi e non sa dove andare a prenderli, che cosa fa ? Se la va a prendere con l'imprenditore onesto, che non ce la fa, e lo vessa con leggi incomprensibili e con cartelle esattoriali che continuano a lievitare fino a farlo chiudere, perché è l'unica cosa che sa fare.
PRESIDENTE. Deve proprio concludere, deputata Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI. Dico questo anche perché una delle battaglie di Fratelli d'Italia – e vado a concludere, Presidente, un attimo solo – è quella di impedire che gli agenti dell'Agenzia delle entrate abbiano dei premi di produttività sulla base delle contestazioni che riescono a muovere.
Ci sarebbero tante cose da dire anche sui provvedimenti, per così dire, di detassazione, ma voglio solamente dire una cosa. Mi dispiace molto che sia stata accolta la nostra richiesta di aumentare la dotazione del fondo per le non autosufficienze fino a 400 milioni di euro, perché – a fare le docce con il ghiaccio siamo buoni tutti, poi a fare le cose concrete è un po’ più difficile – peccato che quei soldi vengano presi dal fondo della famiglia, cioè esattamente dagli stessi a cui si fa finta di ridarli.
Allora, noi ci vergogneremmo a votare a favore di una roba di questo tipo, mi chiedo come facciano a non vergognarsi anche quelli che voteranno a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.
GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, oggi salutiamo la legge di stabilità «della svolta», secondo il Presidente del Consiglio. Stamane ci ha ancora una volta deliziato di una sua dichiarazione ottimistica e speranzosa, ma soprattutto ci ha detto che lui taglierà le tasse per 18 miliardi di euro. Qualche mese fa ci aveva detto che l'avrebbe fatto con la legge di stabilità, oggi, invece, ci dice che lo farà: abbiate fiducia, io taglierò le tasse per 18 miliardi di euro.
Il Presidente del Consiglio spesso durante i suoi annunci si dimentica, però, di fare due conti rispetto all'attività di Governo del suo partito. Infatti, lasciando perdere il sostegno del Partito Democratico allo scellerato Governo Monti, che tanto male ha fatto a questo Paese, da quando il Partito Democratico governa senza alibi e giustificazioni, abbiamo avuto due Presidenti del Consiglio. Il primo è Enrico Letta, cacciato poi dal segretario del partito, che, guarda caso, è diventato suo successore. Il Governo Letta è durato nove mesi. Secondo gli ultimi dati che ci hanno rilasciato, un dato su tutti quello della Cgia di Mestre, il Governo Letta ha contribuito ad aumentare le tasse in questo Paese per 2 miliardi e 400 milioni: introduzione della Tasi, minori detrazioni Irpef e polizze a vita, aumento dei bolli, accise e tabacco, alcolici, carburanti e Pag. 6imposte sul registro. Poi siamo arrivati al Presidente del Consiglio, l'uomo dei miracoli, Matteo Renzi, che, arrivato alla Presidenza del Consiglio, ha tagliato l'Irap e poi l'ha rimessa retroattivamente, ha tagliato alcune esenzioni per l'IMU, è passato dal 15 al 20 per cento il contributo unificato, dal 20 al 26 per cento la tassazione sulle rendite finanziarie, dall'11 al 20 per cento la tassazione sui fondi pensione, dal 5 al 77 per cento la quota imponibile per gli enti non commerciali, dall'11 al 17 per cento la rivalutazione del TFR, dal 4 all'8 per cento la ritenuta per gli accrediti dei bonifici sulle ristrutturazioni e sul risparmio energetico dei cittadini. E poi, fantastico, in trattativa con l'Unione europea, impone in legge di stabilità una clausola di salvaguardia per il 2016, che più o meno conta circa 20 miliardi di euro di nuove tasse.
L'ottimismo del Premier si scontra anche con i dati macroeconomici, tutti peggiorativi rispetto alle previsioni del 2013.
E l'unica consolazione che abbiamo oggi è che non peggiorino i dati del 2014, rispetto alle previsioni, nel prossimo anno. Il PIL, se tutto va bene, sarà in calo e sarà certificato a meno 0,3 per cento quest'anno; pertanto, si conferma uno stato recessivo nonché depressivo del Paese. Intanto è aumentato il debito pubblico. Intanto è aumentata la disoccupazione, raggiungendo un massimale storico del 13,2 per cento: record storico per questo Paese.
Ma il Presidente del Consiglio dichiara che il bicchiere è mezzo pieno; quel bicchiere mezzo pieno probabilmente sarà stato pieno di alcol. Marchette ancora a Roma Capitale, tanto bene amministrata dal sindaco Marino. E poi i lavoratori socialmente utili, per i quali prima è stato stralciato il finanziamento e poi è stato rimesso dal Partito Democratico e dal Governo.
Ci dice che darà il TFR in busta paga, ma il metodo con cui un lavoratore sceglie di avere il TFR in busta paga è una tassa nuova, è una tassazione nuova, perché non sarà più a tassazione separata, ma ordinaria, per cui l'onere di imposta e l'aliquota aumenteranno sicuramente.
Ci ha detto che ha adottato misure per le imprese, per nuovi investimenti delle imprese, dimenticandosi totalmente, se non per vessarla e tassarla, della piccola e media impresa, che – sì, è vero – non è quella che contribuisce a gran parte del prodotto interno lordo di questo Paese, che al momento è meno dello zero, ma è quella che mantiene e tutela un tessuto sociale che non riconoscere sarebbe gravissimo e potrebbe cambiare anche alcune situazioni socio-culturali. Tagli agli enti locali impressionanti. Con il Jobs Act ci dice che porterà più occupazione, ma tutti sappiamo che se non abbassiamo le tasse alle imprese, il circuito economico non riprende e non ci saranno né investimenti né occupazione.
Ma nel mentre, ci delizia di alcuni nuovi fondi per gli immigrati, che raggiungono 190 milioni di euro per il fondo di accoglienza. Mantiene azzerato il fondo delle espulsioni, confermando che in questo Paese non si può più espellere nessuno. Conferma la social card anche per gli immigrati. E poi abbiamo questa invenzione del bonus bebè – che invenzione, tra l'altro, non è – che non tiene conto di una considerazione, di una proposta che noi abbiamo fatto nella discussione della legge di stabilità, ossia un semplice criterio di residenzialità. Infatti, se non inseriamo quello, anche questi fondi andranno tranquillamente a finire agli immigrati e non ai poveri italiani: scelta politica rispettabilissima, da un lato, ma che noi non riteniamo né equa né giusta in una situazione di disagio sociale ed economico come quella che stiamo vivendo.
Ha nascosto in un cassetto – forse nello stesso cassetto dei suoi due predecessori – il federalismo fiscale. Lo ha tramutato con tagli impressionanti agli enti locali; tagli che colpiranno soprattutto gli enti virtuosi: regioni e comuni che non saranno più in grado di dare i servizi essenziali ai propri cittadini. E qualcuno Pag. 7dovrà essere in grado di rispondere a questa nuova emergenza, soprattutto dal punto di vista dei servizi sociali.
Ma in questo Paese si è confermata una situazione di totale insicurezza, di tutela dell'illegalità. Infatti, i provvedimenti di questo Governo tutelano l'illegalità. Consegnano diritti ad alcuni e doveri ad altri, solo ed esclusivamente. Non c’è più un'equità sociale. Siamo in una situazione dove gli stranieri da noi fanno qual si voglia cosa e hanno qual si voglia diritto, anche economico, e gli altri nostri cittadini hanno solo ed esclusivamente doveri, per compensare la situazione.
Qualcuno ha parlato di scontro sociale del Presidente del Consiglio con le parti sociali. Qualcun altro ha parlato di scontri aperti con l'Unione europea, con la minoranza del suo partito, con le opposizioni – per lo meno una parte delle opposizioni – e ieri il Presidente del Consiglio ci dice che i contestatori si stancheranno. Guardi, Presidente, io credo che l'unico conflitto che ha in essere il Presidente del Consiglio sia con se stesso.
Infatti nel momento in cui fa un passo fuori da palazzo Chigi e si rende conto della realtà e dei danni che sta combinando, gli cade quell'immagine di supponenza, arroganza e uomo di miracoli con la quale si è presentato e con la quale continua a fare annunci, senza dare la possibilità a nessuno di dibattere e discutere dei provvedimenti che porta qua o degli stessi provvedimenti che annuncia.
Con la stessa capacità e velocità con la quale è arrivato alla Presidenza del Consiglio, noi pensiamo che comunque ci sia una giustizia, e la giustizia preveda che con la stessa velocità lui vada a casa. E noi speriamo che ci vada il prima possibile, perché l'unica cosa che ha incrementato Matteo Renzi in questo Paese è la povertà e per noi è una situazione inaccettabile.
Ed oggi, dopo aver fatto miriadi di proposte e tentativi di confronto anche con il Presidente del Consiglio, pensiamo che l'unico modo per fermare l'aumento della povertà in questo Paese sia che il Presidente del Consiglio e le sue soluzioni come uomo dei miracoli possano togliersi dallo scranno di Premier di questo Paese, perché non c’è altro modo, non c’è altra possibilità di confronto.
Noi in aula vediamo situazioni in cui su ogni singolo provvedimento portato da Matteo Renzi, pur non rispecchiando gli annunci che lui intraprende, la maggioranza ed il Governo decidono di mettere la fiducia, evitando qualsiasi quel tipo di discussione.
Chiudo, Presidente, facendo un unico invito, come gruppo di opposizione, al Presidente del Consiglio e non è quello di riaprire un confronto, non è quello di evitare annunci o di evitare false speranze, ma quello di dimettersi e di andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signora Presidente, il gruppo di Scelta Civica voterà favorevolmente su tutte e tre le questioni di fiducia poste oggi, perché questa legge va in una direzione che noi condividiamo e porta avanti alcune misure che anzi riteniamo nostre, sia nella legge di stabilità che in alcuni dei provvedimenti collegati.
In particolare è la prima volta il cui si interviene pesantemente sia sul cuneo fiscale che sul costo del lavoro ed è quello che noi abbiamo chiesto fin dall'inizio della legislatura. Sotto il primo Governo di questa legislatura, sotto il Governo Letta, gli interventi di questo tipo sono stati resi impossibili dalla destinazione delle poche risorse disponibili alla tassazione sulla casa, che è la fissazione del partito liberale di Forza Italia, che ha sempre preferito evitare la tassazione delle prime case, anche di chi ne ha ben più di una, piuttosto che abbassare le tasse sulle imprese.
Qui ci si muove invece in una direzione opposta, che è stata anche ignorata da chi ha parlato contro il Governo e cioè si parte dall'abbattimento dell'IRAP e dall'esclusione della componente lavoro dall'IRAP, Pag. 8si conferma il bonus di 80 euro che, a prescindere dalla qualificazione contabile, è una riduzione del cuneo fiscale, si incentivano le nuove assunzioni a tempo indeterminato.
Sono tutte misure che vanno nel senso di favorire il lavoro, portano ad una riduzione fiscale, che si cerca di negare facendo passare per nuovo carico fiscale i proventi dell'evasione, che è abbastanza ridicolo, o con altre affermazioni di questo tipo.
Questa manovra porta una riduzione del carico fiscale che è ancora più importante sul lavoro e sulle imprese.
Ci sono poi misure che sono fondamentali perché questi interventi sul lavoro funzionino ed in particolare il collegato, cioè Jobs Act, che noi di Scelta Civica consideriamo particolarmente nostro, perché è il frutto del lavoro di anni di Pietro Ichino.
Adesso speriamo che si approvi rapidamente e che altrettanto rapidamente arrivino i decreti delegati, perché con quella normativa gli incentivi alle assunzioni a tempo determinato, che sono previsti dalla legge di stabilità, consentiranno veramente agli imprenditori di assumere, di assumere senza preoccupazioni ed applicando la normativa del lavoro finalmente comprensibile.
Si tratta di un punto fondamentale di questa riforma ed è stato veramente triste vedere gli esponenti del centrodestra, quasi tutti, uscire dall'aula insieme al MoVimento 5 Stelle per non votare una riforma che hanno sostenuto di voler dare alle nostre imprese per vent'anni.
È stato uno spettacolo che io considero veramente triste perché ha dimostrato che erano disponibili a fare qualsiasi cosa pur di non accettare una sconfitta politica di questo tipo. La terza direttrice in cui si muove questo disegno di legge è quella di favorire gli investimenti: il raddoppio dei fondi per la Sabatini ed anche, e soprattutto, un'altra iniziativa che sentiamo molto nostra come Scelta Civica che è quella del finanziamento del Piano straordinario per il made in Italy che è stato elaborato dal nostro Viceministro e da noi sostenuto, anche perché nella versione iniziale del disegno di legge di stabilità mancavano i soldi ed è stato un nostro emendamento che li ha portati. Così come nostri emendamenti, che sono stati accolti e consideriamo molto favorevolmente, sono la modifica del bonus bebè, in cui si è accolta un'impostazione simile a quella che avevamo proposto rendendolo progressivo, e l'esclusione dei prestatori d'opera dallo split payment, che era un'altra misura che avevamo proposto.
Nel complesso, quindi, c’è una direzione di questo disegno di legge che noi condividiamo e sulla quale pensiamo che il Governo debba andare avanti. Ci sono, poi, evidentemente anche per noi delle note dolenti. Le note dolenti sono rappresentate, in primo luogo, da un aspetto di per sé positivo e, cioè, dalle disposizioni sul taglio IRAP perché noi consideriamo che l'aumento dell'aliquota dal 3,5 al 3,9 per cento retroattivo per il 2014 non sia accettabile. È una violazione chiara dello Statuto del contribuente. Abbiamo proposto emendamenti che tagliavano singoli finanziamenti a imprese per consentire di evitare questa stortura. Il Governo ha rinviato il tema al Senato. Ecco, noi pensiamo che debba essere corretto perché un Governo che vuole cambiare verso e dimostrare di essere nuovo e moderno non può partire abbassando le tasse, ma accompagnandole con una violazione dello Statuto del contribuente.
Anche sotto il profilo della spesa pubblica, noi pensiamo che ci siano state delle occasioni perdute nel senso che abbiamo condiviso i tagli, ma pensiamo che in alcuni settori si sarebbe potuto fare di più. Penso al settore – del quale noi abbiamo parlato moltissime volte – delle partecipate pubbliche dove c’è l'ennesima norma programmatica che dice che entro un anno o un anno e mezzo si farà qualcosa. Ecco, noi avevamo semplicemente detto di chiudere quelle vuote, con fatturati nulli, che non hanno presentato i bilanci. Ce ne sono 2.800 in Italia con più amministratori che dipendenti. Di queste, credo, che 1.800 siano senza dipendenti e 500 o 600 non presentano i bilanci. Ecco, queste società Pag. 9non c’è bisogno di razionalizzarle, vanno chiuse e subito e non ha nessun senso tenerle in piedi. Così come non troviamo sensato continuare a finanziare annualmente, come si è fatto, rendendola addirittura stabile, la situazione degli LSU di Napoli. È una situazione che io capisco grave, ma non esiste una distinzione tra un lavoratore socialmente utile identificato e un disoccupato di Napoli. Hanno tutti e due lo stesso problema. E una misura straordinaria dove si scelgono persone in maniera arbitraria e senza concorso, invece di destinare le risorse a tutti quelli che ne hanno bisogno, secondo noi è ingiustificata. Abbiamo presentato un ordine del giorno per dire quantomeno di stabilire dei criteri per l'assegnazione di questi fondi e che non si tratti della ripetizione automatica e meccanica dei finanziamenti degli anni scorsi.
L'ultimo tema sul quale presenteremo emendamenti al Senato per correggerlo e chiediamo che venga corretto è quello degli autonomi. Giusto intervenire, giusto togliere i minimi contributivi o abbassarli per artigiani e commercianti, ma non si può finanziare questo peggiorando la situazione fiscale di professionisti, freelance, consulenti del terziario avanzato che si vedono modificato in maniera molto peggiorativa il regime dei minimi. Questa è una scelta politica, si crea una guerra tra poveri autonomi. Non ha senso, bisogna trovare una misura che tratti in maniera equa entrambi. E credo che i fondi si possano trovare, i nostri emendamenti li prevedevano e a questo punto speriamo che il Governo in questo senso voglia porre rimedio e proporre delle modifiche al Senato che noi saremo molto lieti di votare. In ogni caso, questa legge di stabilità che noi condividiamo integralmente, nelle sue motivazioni e nella sua impostazione non potrà essere sufficiente da sola per il rilancio dell'economia. È necessaria una duplice azione, una a livello nazionale e una a livello europeo. A livello nazionale bisogna spingere per completare le riforme del lavoro, della pubblica amministrazione e della giustizia e bisogna anche, però, attivarsi su altri settori come quello delle privatizzazioni e come quello delle liberalizzazioni.
Il Governo doveva presentare entro settembre di questo anno il disegno di legge sulla concorrenza che non è arrivato. Sono arrivate, invece, le solite lamentele e invocazioni dell'Antitrust nella sua relazione annuale che chiede di intervenire sui farmaci, l'energia, le assicurazioni, gli ordini professionali. Ecco bisogna farlo. È previsto dalla legge che arrivino questi provvedimenti ed è dimostrato che un mercato più libero, un mercato più concorrenziale porta un aumento del PIL stimato in svariati punti da Banca d'Italia e da vari centri studi. Noi pensiamo che si debba intervenire e che sia urgente.
Da ultimo c’è il livello europeo. Noi a livello europeo condividiamo l'impostazione del Governo che è quella di portare riforme, di chiedere magari la massima flessibilità all'interno degli accordi ma rispettandoli perché, prima di poterli violare, bisogna dimostrare di essere credibili e di avere le carte in regola per poi affrontare i mercati internazionali, il giudizio dei mercati e poter dare l'affidabilità giusta ai nostri partner europei.
Al tempo stesso è giusto chiedere gli investimenti che il Presidente del Consiglio è andato a chiedere al presidente della Commissione ed è giusto chiedere le iniziative della Banca centrale europea che stabilizzino il mercato finanziario, non perché ci si debba arricchire o perché si debba rilanciare l'economia attraverso queste misure. Chi ha fatto politica monetaria in questi anni ed è stato citato come modello di crescita – vedasi il Giappone e l'Argentina negli ultimi anni – sta finendo molto peggio di come non stia andando l'area euro. Quindi, non per quello ma semplicemente perché la stabilità monetaria è un valore che serve per aiutare la nostra crescita. Noi pensiamo che nei prossimi anni la distinzione sarà tra chi vuole un'Italia impostata sulla crescita, sull'Europa, sulla modernità, sull'innovazione e sull'apertura al mondo e chi vuole, invece, un Paese che torni indietro, che svaluti la moneta, che magari Pag. 10torni alla lira: insomma il Paese che vogliono le forze che oggi qui ci hanno dato lezioni di economia. Noi non facciamo parte di quella impostazione, non vogliamo un'Italia così e per questo voteremo la fiducia al Governo su questo disegno di legge di stabilità e continueremo anche a far sentire la nostra voce critica quando ci sarà la tentazione di tornare a politiche che appartengono al passato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI. Signora Presidente, signore e signori del Governo, quello di cui oggi discutiamo e su cui chiedete al Parlamento l'ennesima fiducia non è un provvedimento qualsiasi, non è un semplice insieme di misure, di politiche, è – mi viene da dire – il provvedimento politico per eccellenza.
Lo è a condizioni normali la legge di stabilità, il bilancio, il momento in cui la politica organizza le sue priorità e, per questa via, organizza o tenta di farlo le proprie risposte alla situazione che ha di fronte. Lo è o lo dovrebbe essere, meglio dirla così, oggi più di sempre, oggi in un momento in cui la crisi economica e sociale continua a mordere in profondità le carni di questo Paese; oggi in un contesto nel quale i dati ci raccontano di una disoccupazione che cresce e raggiunge livelli mai visti dagli anni Settanta ad oggi. Oggi di fronte ad un Paese nel quale povertà, disoccupazione, assenza di futuro, frammentazione sociale, solitudine provoca reazioni che fanno paura, quelle che nelle periferie di una grande capitale europea come Roma danno vita a nuovi pogrom, quelle che legittimano un movimento neofascista come CasaPound ad impedire che dei bambini possano andare a scuola solo perché appartenenti, dal loro punto di vista, ad un'etnia poco degna di stare insieme ai ragazzi italiani. Bene, di fronte a questo ci saremmo aspettati una manovra che avesse al centro un'idea di risposta a questa crisi, una manovra espansiva, anticiclica come dicono gli esperti della materia, ed io non sono certo tra questi.
E, invece, no: ci troviamo di fronte a un intervento recessivo, incapace di una risposta all'altezza di una situazione davvero drammatica. Ci troviamo di fronte ad una manovra che è imperniata su un'idea politica – questa sì –, tutta politica, e tutta sbagliata: l'idea che serva meno Stato, meno pubblico, meno intervento, che basti ridurre un po’ le tasse – e abbiamo scoperto, anche nella discussione di oggi, che questa riduzione è più virtuale che reale – e, magari, insieme ridurre – qui sì – pesantemente la spesa sociale, la spesa pubblica, tagliare risorse agli enti locali, cioè a quei luoghi del governo che dovrebbero poter garantire, attraverso la loro azione, innanzitutto welfare, servizi sociali, dovrebbero garantire diritti di cittadinanza.
È una manovra che taglia gli investimenti, mentre dovrebbe fare il contrario: anche qui, i conti, i calcoli ci dicono che sempre, ma in un contesto come questo ancor di più, la riduzione delle tasse sviluppa un moltiplicatore, dal punto di vista economico, decisamente inferiore a quello che si sviluppa in senso negativo a seguito del taglio dello sviluppo degli investimenti. Una manovra priva di una visione, priva, ancora una volta, di un aggancio ad un'idea di politica industriale che non consegni il nostro sistema di impresa alla dimensione di un supermarket, segnato dalla svendita perenne.
Una manovra, perfino, incapace di portare a fondo qualche elemento di coerenza: coerenza, badate, non con la nostra politica, con la vostra. Avevate votato – voi della maggioranza –, su iniziativa del Partito Democratico, una mozione, qualche tempo fa, in quest'Aula, che prevedeva il taglio della metà del programma degli F-35: ve lo ricordate ? Noi ci astenemmo, perché, com’è noto, noi pensiamo che quel programma vada azzerato, sempre e tanto più in un tempo di crisi come questo; ma dicemmo: bene, c’è un piccolo passo avanti e, quindi, ci asteniamo.Pag. 11
Ebbene, noi abbiamo presentato nella discussione di merito – perché, pur non condividendo l'impianto si lavora, come sempre, per provare ad ottenere qualche punto di avanzamento – un emendamento semplice, che diceva: siccome voi avete votato quella mozione, dimezziamo lo stanziamento per gli F-35. Ci avete detto di no, perché, sapete, ci avete spiegato che quel programma prevede impegni, accordi, contratti già siglati per gli anni futuri, contraddicendo perfino voi stessi, in una parodia – qui sì – molto grave della democrazia, del funzionamento, dei luoghi legittimi della rappresentanza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Avete detto «no» ad un altro emendamento, che diceva una cosa semplice – a noi pare così –, non estremista, perfino ragionevole. Dicevamo: volete togliere l'IRAP, sgravare di quel peso della tassazione il sistema d'impresa ? Noi diciamo: va bene, non abbiamo certo, da questo punto di vista, alcuna velleità di un atteggiamento ideologico, un po’ antico, come spesso ci definite, tutto contro l'impresa, tutto di parte, pronti a ridurre il peso della tassazione sull'impresa. Ma vi abbiamo detto: proviamo a vincolare quell'intervento ad una capacità di lettura di distinzione. Diciamo: tagliamo sì le tasse quanto volete alle imprese, ma facciamolo per quelle imprese che non delocalizzano, per quelle imprese che non licenziano, per le imprese che investano in innovazione, che sono in grado, cioè, di investire su fattori competitivi che non siano, come al solito, il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). E anche lì ci avete detto: non si fa, non si può fare.
Vedete, avete costruito una manovra che taglia gli investimenti, taglia la spesa, investe su nuove privatizzazioni, su coperture fantasiose ed incerte, che ridisegna il welfare in un impianto tutto compassionevole e capace di azzerare l'idea universalistica in cui i diritti erano diritti di tutti, semmai finanziati in modo progressivo dalle diverse capacità di ciascuno e di ciascuna.
Il «bonus bebè», gli 80 euro per ogni figlio, come se un figlio costasse 80 euro: con quel bonus si definanziano gli strumenti per dare più capillarità alla rete degli asili, alla rete dei trasporti, alla rete dei servizi che servono, sì, non solo a tutelare la condizione di cittadinanza dei bambini, ma anche quella delle madri, dei padri, delle famiglie che, in quel modo, sono messe nella condizione non solo di rinchiudersi dentro una dimensione casalinga quando asce un figlio, ma di vivere quella maternità e quella paternità in un modo meno pesante e meno punitivo per la condizione di libertà e di cittadinanza, spesso e volentieri, in particolare, delle donne di questo Paese.
Bene, eppure non era impossibile fare qualcosa di diverso. Non lo era nemmeno per voi che da anni ci spiegate che l'economia, in fondo, è diventata un fatto tecnico di cui non si può discutere, è fatta di modelli matematici, ci sono i conti, ci sono i mercati, quei mercati ormai oggetti misteriosi, perfino divini, ai quali si affida il giudizio su ogni scelta. Ce lo raccontano i telegiornali, ce lo raccontate voi, ce lo raccontano i bollettini quotidiani: il venerdì, di fronte al primo provvedimento del Consiglio dei ministri, la chiosa è: vedremo lunedì la reazione dei mercati, e in nome di quello si piega ogni capacità di costruzione di una politica attiva del Governo e perfino della politica nella sua dimensione generale che arretra; arretra lasciando spazio a una tecnica che è fatta, però, signore e signori del Governo, anch'essa di politica e di ideologia.
Si poteva fare diversamente, sì, si poteva sforare il limite del 3 per cento, portarlo al 4 per cento, mettere in discussione, in modo radicale, il vincolo dell'austerità europea che in questi anni non è stato semplice oggetto di dibattito politico, ma è stata sperimentazione concreta di ricette che hanno drammaticamente accentuato il peso della crisi economica, drammaticamente accentuato il peso di una crisi che è fatta non solo di spread e di numeri, ma di povertà, di disperazione, di vite che vanno tutti i giorni in frantumi. Pag. 12Si poteva fare, avremmo recuperato in un triennio qualcosa come 45 miliardi di euro; a fronte di una sanzione – certo, violando una norma – di appena 5 miliardi di euro, si poteva mettere in campo un'operazione di revisione complessiva del sistema fiscale, tornare a parlare di una patrimoniale che desse finalmente un'idea corretta di ridistribuzione. Anche qui ci avete ormai spiegato che perfino le parole perdono il loro segno, avete presentato il bonus IRPEF come una grande operazione di ridistribuzione, pensate, noi antichi, quelli dell'era del gettone nell'iPhone, eravamo ancora abituati a pensare che redistribuzione significasse prendere i soldi a chi ne ha tanti e darli a chi ne ha pochi, ci avete insegnato che la vostra redistribuzione è prendere i soldi agli enti locali, agli asili, a chi ha bisogno di servizi e darli a chi, certamente ha bisogno, ma forse, anche lì, senza una capace ed efficace graduazione dell'intervento.
Si poteva, appunto, tagliare fino in fondo il programma degli F-35 o almeno della metà, si potevano investire queste risorse per un piano straordinario per il lavoro, ecologicamente sostenibile, capace insieme di tutelare un territorio che, ogni volta che piove un po’ di più, produce danni e tragedie, si poteva in questo modo dare lavoro cioè rispondere in modo efficace a una crisi che il mercato non è in grado, in nessun modo, in questo contesto, di assorbire autonomamente.
Si poteva investire, e mi avvio a concludere, su scuola, università, formazione, ricerca. Si poteva, e ho davvero finito, metterci un po’ di politica, forse la si è messa lo stesso, il punto è che la vostra politica, quella su cui oggi ci chiedete la fiducia, quella fatta di riduzione dei diritti, di riduzione dei salari, quella del Jobs Act, quella di questa legge di stabilità, è una politica che non ci piace e che non ci convince. Per questo noi, oggi, diciamo «no» non a una, non a due, ma alle tre fiducie che voi avete chiesto tutte insieme (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Signora Presidente, innanzitutto è bene dire che come Nuovo Centrodestra noi abbiamo affrontato il lavoro in Parlamento di questa legge di stabilità consapevoli che già il testo che il Governo ha proposto al Parlamento era un testo che portava in norma tante questioni che erano patrimonio della nostra cultura politica e della nostra storia politica. Eravamo già soddisfatti; eravamo soddisfatti perché tanti temi e punti che abbiamo trattato in questi anni venivano risolti, siamo soddisfatti perché – e qui rispondo alle considerazioni del collega di SEL che ha parlato prima di me – c’è una svolta, un cambio di tendenza in questa legge di stabilità, perché sarà poco, ma mezzo punto di deficit impegnato sul Paese costituisce una svolta.
Voglio solo incidentalmente dire che quei 500 milioni su cui tanto il collega Fratoianni si è accanito che riguardano la famiglia non vengono presi dal sistema degli asili che, tra l'altro, voglio dire incidentalmente, viene rifinanziato per oltre 100 milioni di euro, ma vengono presi proprio da quei 0,4 o 0,5 punti di deficit di flessibilità che la manovra prende all'Unione europea e che, abbiamo visto anche in questi giorni, vengono accettati dalla Commissione.
Quindi, proprio nella direzione che auspica lui vanno quelle misure e quelle coperture, tutto il contrario di quello che invece lui dice sia stato fatto. Ma, ripeto, è una legge di stabilità che già portava tante nostre battaglie, per le imprese, ad esempio, e per il lavoro. Secondo la sua impostazione, dal 1o gennaio gli imprenditori troveranno davanti a loro un complesso e una struttura normativa diversa, molto diversa da quella che hanno trovato fino ad oggi: decontribuzione totale sulle assunzioni a tempo indeterminato, per tutte le nuove assunzioni; possibilità di detrarre il costo del lavoro dall'IRAP, una nostra grande e antica battaglia; e in più, parallelamente, tutte le norme – che speriamo Pag. 13vengano tempestivamente introdotte, cosa che impegna il Governo e la Presidenza del Consiglio – sulla regolamentazione dei contratti di lavoro, in particolar modo a tempo indeterminato, che dovrebbero e dovranno entrare in vigore in contemporanea con la legge di stabilità. Quindi, misure che già vedevano la grande soddisfazione per quello che era l'intervento sulle imprese e sugli investimenti da parte del Nuovo Centrodestra. Su queste abbiamo lavorato in Parlamento e abbiamo l'ambizione di rivendicare alcune questioni che hanno migliorato queste norme, perché abbiamo introdotto il rifinanziamento delle «legge Sabatini», una legge che ha funzionato, che va a finanziare gli interessi sugli investimenti in beni strumentali, sui macchinari, sui software, su quello che può costituire miglioramento e competitività per le aziende. Così come, abbiamo risposto a un'esigenza che ci veniva da tutto il mondo imprenditoriale, che era quella di un piano straordinario per la tutela del made in Italy nel mondo, per la tutela della nostra competitività, per la competitività dei nostri prodotti su cui, nei tre anni, nel triennio, investiamo ulteriori 220 milioni di euro introdotti dal lavoro svolto in Parlamento su questa legge di stabilità e dai nostri emendamenti; quindi una grande soddisfazione. Anche qui, naturalmente abbiamo lasciato qualcosa, c’è qualcosa ancora da fare, ma abbiamo strappato impegni importanti per il lavoro futuro al Senato, da parte del Governo, che sono qui a rinnovare, anche formalmente, in sede di dichiarazione di voto.
La norma sull'IRAP, che giudichiamo positiva, naturalmente ha un piccolo tarlo, che secondo noi va risolto. È la faccenda del riportare al 3,9 la base di tassazione in maniera retroattiva: è una norma abbastanza odiosa. Lo è per tutte le imprese, inserirla dal 2014,, perché la detrazione dal costo del lavoro avrà effetto sull'anno finanziario 2015, sostanzialmente, quindi, verrà a beneficio delle imprese nel 2016, mentre questi quattro punti base, 0,4 percentuale sulla tassazione sull'IRAP, influirà, inciderà, subito, adesso, sulle imprese. Anche su questo il Governo si è impegnato, così come sull'intera tassazione sui minimi: vi sono delle categorie che, dal complesso normativo che abbiamo creato tra IRAP e minimi, verranno naturalmente penalizzate.
Noi abbiamo presentato emendamenti sull'aumento della franchigia, presentato emendamenti sull'aumento dei minimi, ma è chiaro che il complesso di queste norme esige una trattazione più approfondita al Senato. Di questo abbiamo parlato e su questo il Governo si è impegnato a fare qualcosa, nel passaggio che sarà al Senato. Noi contiamo su questo e il nostro gruppo parlamentare al Senato è già allertato per lavorare moltissimo su questo.
Voglio ricordare che c’è anche la partita fondamentale dei fondi pensione integrativi, su cui c’è un aumento che, secondo noi, non è sopportabile, in relazione anche ai rendimenti della pensione integrativa che andranno ai lavoratori.
Poi c’è il tema invece dello scatto, che non è disposto dalla legge di stabilità, ma che sarà automatico, al 26 per cento invece delle cosiddette casse privatizzate, previdenza di primo pilastro, che riguarda tutte quelle nuove professionalità non iscritte ad ordini, ma che oggi hanno una esplosione fortissima e costituiscono uno sbocco lavorativo importante per nuove professionalità, su cui anche il Governo e il Parlamento devono tenere attenzione, quindi su questo contiamo che l'impegno del Governo sia realizzato nel passaggio al Senato.
Così come un altro motivo di soddisfazione – perché dobbiamo dirlo, forse se ne è parlato poco – è che anche in questa legge viene stabilizzato il bonus di 80 euro per una platea di circa dieci milioni di lavoratori dipendenti italiani. Crediamo che questa sia una norma giusta anche se si presta a molti rilievi di equità, molti rilievi di scompenso ma noi pensiamo che vada privilegiata la semplicità della norma e il fatto che comunque metterla a regime nel triennio dopo la sua applicazione in questi otto mesi sia un fattore anche di aumento dei consumi, di fiducia per le famiglie e quindi di aiuto all'economia e al Pag. 14mercato. A queste ultime, come avevamo promesso, forse non nella forma totale in cui c'eravamo impegnati; noi abbiamo pensato di introdurre anche un'attenzione particolare alle famiglie, allora quell'accantonamento del fondo di 500 milioni di euro l'anno per quanto riguarda le famiglie stesse, che ha riguardato la misura del bonus bebè, che in Parlamento è stata modificata per dare rilievo al reddito ISEE, che tiene conto maggiormente del reddito del nucleo familiare – questo era uno dei nostri impegni – così come le altre misure che siamo andati a coprire con quel fondo sono ormai note, e sono il bonus per le famiglie numerose, i 45 milioni di euro dedicati alle famiglie più numerose e che hanno meno possibilità nella platea delle famiglie italiane, ma anche crediamo importante che 150 milioni di euro – l'abbiamo voluto noi – di quel fondo siano andati a completare il finanziamento per le non autosufficienze, in particolare molte famiglie gravate da problemi di soggetti a malattie gravi che devono tenere all'interno le famiglie, 400 milioni. Per chi dice che è insufficiente, è sicuramente insufficiente, ma voglio dire che è uno stanziamento superiore a quello che c'era nell'annualità 2014. Crediamo che sia una maniera emergenziale di risolvere un problema serio; noi pensiamo che il problema vada risolto, Presidente, all'interno anche del fondo sanitario nazionale, e insomma speriamo che nel futuro ci sia questo orientamento.
Così come i 100 milioni in più per il sistema degli asili nido in Italia è anche un'altra misura presa, e, ancora di più, i 10 milioni per il fondo per gli indigenti.
Concludo dicendo che c’è un'altra partita che noi avevamo posto con forza nel percorso parlamentare e che non è stata risolta, su cui c’è un impegno del Governo, che è quello che riguarda la tassazione della casa e la tassazione locale nel suo complesso. Noi pensiamo che ci sia un percorso che ci possa portare a una tassazione unica, pensiamo che il metodo dei fabbisogni e dei costi standard debba essere implementato sulla tassazione dei comuni, la possibilità del cittadino di vedere se il suo comune è virtuoso, se quella tassazione è in linea con gli altri comuni italiani. Crediamo che questo sia un altro argomento forte, sia un altro argomento patrimonio della nostra cultura politica e del nostro percorso politico, abbiamo un impegno del Governo a trattarlo al Senato e crediamo che questo completerebbe un quadro che vedrebbe l'iter della legge di stabilità concludersi con grande soddisfazione da parte nostra (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, Forza Italia voterà contro questa legge di stabilità, lo farà con consapevolezza e determinazione, per motivi specifici attinenti al testo al nostro esame e per ragioni anche di carattere più generale, che attengono alle modalità seguite dal Governo, in questi primi mesi, per non affrontare i veri problemi della società italiana.
Ciò che più turba non solo noi, ma le migliaia di persone che manifestano nelle piazze d'Italia, è certamente la durezza della crisi che attraversa il Paese. Il Governo Monti, tanto per fare un esempio, ha fatto molto peggio, in termini di rigore e macelleria sociale, i famosi «compiti a casa».
Aveva, tuttavia, una visione, giusta o sbagliata che fosse. Noi di Forza Italia la ritenemmo sbagliata e per questo poi uscimmo fuori dal Governo. Quel che, invece, manca oggi a questo Governo è proprio una visione e un progetto e questo, di conseguenza, si riflette nell'impostazione della stessa legge di stabilità.
Il Premier Renzi ha cercato di aggirare questo ostacolo, evocando continuamente la questione dello sviluppo, come elemento centrale della vita del Paese. Tante parole e molte buone intenzioni, ma con risultati modestissimi, addirittura in controtendenza.
Potrei citare i mille dati economici recenti che connotano questa dolorosa Pag. 15contraddizione: il PIL che scende, la disoccupazione che aumenta, il disagio sociale che cresce e che si riflette in quel senso di sfiducia generalizzato che è alla base del drammatico astensionismo elettorale.
Se la situazione non è ulteriormente precipitata, questo lo si deve solo alla politica perseguita dalla BCE di Mario Draghi, che da sola, tuttavia, come lo stesso Presidente continua a ripetere, non è in grado di sostenere tutto il peso che deriva dalla mancanza di politiche coerenti, a livello dei singoli Governi degli Stati membri dell'Europa.
Per rimettere in moto il Paese non bastano gli esorcismi verbali. Occorre una visione di medio periodo ed una coerenza di comportamenti rispetto agli obiettivi che si intendono perseguire, obiettivi che devono essere indicati, soprattutto spiegati ai cittadini per mobilitare le loro energie dando loro la consapevolezza che gli inevitabili sacrifici, che sono pure necessari, non siano semplici «vuoti a perdere», com’è avvenuto in questi ultimi anni.
Come è evidente, la stretta imposta dal Governo Monti non ha prodotto alcun miglioramento effettivo. Si è provvisoriamente fatto fronte ad una situazione d'emergenza, per tornare, subito dopo, allo stesso punto di partenza, ma con un Paese ancora più stressato, un deficit di bilancio sempre in bilico verso possibili procedure d'infrazione, un debito pubblico che cresce in modo esponenziale, e così tutto questo è il periodo e il tempo del Governo Renzi e della gestione del Governo Renzi della finanza pubblica del Paese.
Ora, come allora, questi insuccessi hanno un'identica radice: il non aver compreso quali sono le determinanti effettive che regolano lo sviluppo economico italiano, il pensare che sia sufficiente accrescere la spesa pubblica di parte corrente per risolvere il problema, la filosofia degli 80 euro in busta paga, che rappresenta il cuore di questa legge di stabilità. Siamo stati tra i primi a criticare questa misura e il suo populismo un po’ volgare ed oggi siamo in buona compagnia. La semplicistica equazione – più salario, più consumi, crescita del PIL – com'era evidente fin dall'inizio, non poteva risolversi. E non si è risolta purtroppo. La conseguenza è stata solo quella di far esplodere il deficit di bilancio, esponendo l'Italia al rischio di una nuova procedura d'infrazione, se già quest'anno dovessimo superare il vincolo del 3 per cento.
Il Governo ha presentato questa manovra, ora resa strutturale, come un primo passo per la riduzione del carico fiscale. Sappiamo che non è così. Non siamo, infatti, in presenza di una riduzione d'imposta, ma nella corresponsione di un sussidio a carico del bilancio pubblico, tant’è che essa sarà contabilizzata come spesa e non come riduzione di entrata. Un semplice fatto contabile, come cerca affannosamente di dimostrare il Ministero dell'economia ? No: il problema è di sostanza, sostanza economica e sostanza giuridica. Ridurre la pressione fiscale significa prendere misure di carattere universalistico, collegate alla dimensione del reddito. L'unico fattore che rileva, nel rispetto dei principi costituzionali. Il sussidio, invece, è un'altra cosa. Può essere dato, come in effetti è stato dato, in modo discrezionale, con l'obiettivo di premiare alcuni e penalizzare altri. Si spiega così perché esso sia stato elargito solo ai lavoratori dipendenti, ma non agli autonomi ed ai pensionati e perché i più poveri, gli incapienti, sono stati estromessi dai benefici di questa specie di riffa, che aveva un obiettivo specifico: dare al Premier la possibilità di costruirsi una propria base di consenso elettorale personale, da utilizzare anche contro il suo stesso partito.
Non è certo così che si rimette in moto il Paese, che ha, invece, bisogno di regole universalistiche, in grado di mobilitare, attraverso il mercato, le energie diffuse di una società che, altrimenti, rischia di smarrire il senso di sé come comunità organizzata.
Bisogna conoscerlo questo Paese, conoscere la sua storia, al tempo stesso, ricca e contraddittoria. Questo è forse il difetto principale di una compagine governativa che ha fatto della sola età anagrafica dei suoi componenti la leva di un presunto Pag. 16cambiamento, che ha sempre più i toni gattopardeschi. Chi conosce questa storia è in grado di discernere e di cogliere i punti di forza di una realtà che non sempre è facile da decifrare.
A questi giovani colleghi che affollano i banchi del Governo, vorrei ricordare quali sono stati, negli anni, i veri driver dello sviluppo economico italiano: il commercio internazionale e l'edilizia, e la crescita della domanda interna ne è stato solo il riflesso e la conseguenza. Un modello export led, come ci hanno insegnato accademici ed economisti fin dagli anni Cinquanta.
Essere sempre più presenti sul mercato internazionale, significa fare della produttività l'obiettivo principale della politica economica. Quindi, impegno per accrescere quella totale dei fattori: dall'energia alle grandi infrastrutture, in primis la banda larga, per poi declinare gli stessi principi a livello aziendale, con politiche attive del lavoro che premino il merito e l'impegno individuale.
Il Jobs Act poteva andare nella giusta direzione, se non fossero intervenute modifiche che ne depotenziano l'efficacia, innovando ben poco rispetto all'attuale disciplina, mentre le risorse destinate agli ammortizzatori sociali sono fin troppo limitate. Per il resto dovremo vedere i decreti legislativi.
Resta, tuttavia, il dato della cattiva comunicazione, da parte del Governo; invece di cercare di convincere sulla necessità di riforme, che sono indispensabili per rimettere in moto il Paese, si è alimentato un conflitto sociale che somiglia, sempre più, ad una resa dei conti all'interno del PD, piuttosto che rispondere alle preoccupazioni di migliaia di lavoratori.
Da parte di Forza Italia si è assistito a questo gioco al massacro con un crescente scetticismo. Abbiamo offerto la nostra disponibilità per realizzare le necessarie riforme di carattere costituzionale. Ma con il precipitare della situazione economica non abbiamo potuto fare a meno di riprenderci la nostra iniziativa, presentando quella sorta di contro-manovra che si è sostanziata nei molti emendamenti presentati. Al centro della nostra iniziativa vi è una consapevolezza, che nasce dall'esame attento del panorama internazionale. L'Eurozona, a causa della politica economica tedesca, è dominata da impulsi deflazionistici che ne restringono il mercato interno. Al tempo stesso, la sopravvalutazione dell'euro riduce le possibilità di competere sui mercati extra-UE da parte delle nostre aziende. Tutto ciò impedisce alle esportazioni quell'effetto leva, che era caratteristico degli anni precedenti. Occorre, pertanto, puntare su un settore anticiclico, come quello delle costruzioni che, come ho già detto, ha sempre rappresentato, per l'economia italiana, un potente volano per lo sviluppo.
Questo dato è stato fin troppo sottovalutato. Permettetemi, allora, di ricordare qualche elemento. Il settore contribuisce, da solo, per circa il 6-7 per cento alla determinazione del valore aggiunto complessivo. Negli ultimi anni, a causa di una politica fiscale scellerata sugli immobili, la sua caduta è stata di oltre 1 punto di PIL, con una percentuale ancora maggiore nel Mezzogiorno. Quindi, considerando solo il lato dell'offerta, possiamo attribuire all'eccesso di fisco sulle abitazioni una corrispondente caduta del ritmo di crescita complessivo.
Basterebbero questi semplici elementi per fare emergere il valore strategico di quel comparto. Essi rappresentano, tuttavia, solo una faccia della più complessa medaglia. Quel tipo di tassazione, dagli 11 miliardi del 2011 ai 33,5 di quest'anno, ha completamente «balcanizzato» il mercato. I prezzi delle abitazioni sono scesi in media del 30 per cento. Le contrattazioni si sono dimezzate, determinando una lunga catena di fallimenti: dalle agenzie immobiliari, che negli anni precedenti avevano assorbito una parte più che consistente dell'occupazione nei servizi, ai notai e agli altri professionisti – architetti, ingegneri e via dicendo – che lavorano nel comparto. Non è facile avere dati complessivi. Sono, dunque, migliaia coloro che hanno subito drastiche contrazioni dei propri redditi, contribuendo a quella stasi dei consumi che connota la situazione Pag. 17italiana. Effetti collaterali che potevano essere evitati se si fosse proceduto lungo la via della spending review, il grande assente di questo disegno di legge di stabilità, invece di determinare il continuo aumento della pressione fiscale.
La valutazione consapevole dell'importanza del comparto delle costruzioni, in un quadro internazionale segnato da preoccupanti segnali deflazionistici, ci ha spinto, pertanto, ad ipotizzare una manovra completamente diversa da quella governativa. Avremmo preferito che spending review e quei dieci miliardi del bonus degli 80 euro fossero stati utilizzati per rimettere in moto il settore. Ne sarebbe derivato un aumento del PIL di un punto o un punto e mezzo, in grado di scongiurare il ricorso a quelle clausole di salvaguardia – nuove imposte a partire dal 2016 – che rischiano di determinare ulteriori effetti recessivi per un'economia già ridotta allo stremo.
Il Governo non solo non ha tenuto conto di questi elementi, ma ha evitato qualsiasi confronto di merito con l'opposizione prima di giungere al varo della legge di stabilità. Si è assunto, pertanto, una pesante responsabilità, che giustifica ampiamente il nostro voto contrario. Che serva almeno da monito: non solo noi, ma l'intero Paese ha bisogno di conoscere quale strada il Governo intenda effettivamente perseguire, fuori dalla retorica o dalla semplice affabulazione, come ormai la maggior parte della stampa italiana e degli osservatori indipendenti gli chiede. Finora non abbiamo avuto risposte, se non qualche twitter di troppo, come se fosse questa l'arte del buon governo.
Per questo e per altri motivi, pure importanti, Forza Italia voterà contro questo disegno di legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Castelli. No, c’è un cambiamento...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Grazie Presidente, mi scuso per non averle comunicato in anticipo che c'era questo cambiamento.
PRESIDENTE. Prego, non si preoccupi.
ANDREA CECCONI. Siamo qui a votare l'ennesima fiducia che il Governo pone sui suoi provvedimenti e ne sentivamo quasi la mancanza: erano passati troppi giorni da quando il Governo aveva posto una questione di fiducia. È l'ennesima e questa volta triplice, perché la legge di stabilità ne ha tre ed è giusto che i cittadini lo sappiano.
Ma che su questa legge di stabilità il Governo ponesse la fiducia era scontato. Era scontato per due ordini di valori: il primo è che siamo in estremo ritardo, in eccessivo ritardo. Preparatevi, colleghi, perché sicuramente questa legge di stabilità tornerà dal Senato e rientrerà qui sotto Natale; comprate pure i panettoni e gli spumanti perché toccherà stare qui ed è colpa del Governo se noi dovremo stare qui, il Governo che voi sostenete. Perché tra Jobs Act e tutti gli impicci che ci ha messo in mezzo prima di dover fare questa legge, che è la più importante per il bilancio dello Stato, ha ben pensato di occupare il tempo e le giornate di questa Camera a fare delle cose che potevano essere tranquillamente rimandate a giornate future, per esempio alla prossima settimana, senza nessunissimo problema e senza andare in alcun modo a inficiare l'operatività del Governo.
Per gli spot elettorali e i tweet che deve sostenere il vostro Capo di Governo, questa Camera si trova oggi a votare la fiducia, che è l'ennesimo insulto a questo Parlamento, e domani a dover raffazzonare un provvedimento che rientrerà sotto il periodo di Natale.
Caso strano è anche che questa Camera lavori i giorni di sabato e domenica: non si è mai lavorato in un anno e mezzo di legislatura di sabato e di domenica, nonostante ci fossero momenti particolari in questo Paese in cui era necessario lavorare; però, evidentemente, quando al Governo fa comodo fa stare tutti qui. Non si Pag. 18può lavorare neanche il lunedì e il venerdì in quest'Aula, in questa Camera, ma quando il Governo ordina siete tutti qui a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E questa dovrebbe essere la normalità, Presidente, perché le emergenze in questo Paese sono molteplici, sono numerosissime. E dover inchinarsi a un Governo su un provvedimento, quando abbiamo manifestazioni continue fuori da quest'Aula, quando abbiamo un territorio completamente devastato, mentre noi stiamo qui a lavorare dal martedì al giovedì e non si pensa mai di lavorare un sabato e una domenica per risolvere i problemi della gente, delle persone, è un insulto che facciamo verso i cittadini e non verso un Governo o verso il Parlamento.
Noi, Presidente, su questa fiducia e su tutto il provvedimento possiamo solo votare «no». Non è possibile valutare positivamente da nessun verso questa legge di stabilità. Non c’è un investimento, neanche un investimento; sono solo nuove tasse, è una stabilità che è completamente recessiva per questo Paese.
L'inchino che questo Governo sta facendo all'Europa, alla Merkel e a Draghi è uno schiaffo nei confronti dei cittadini che giornalmente mandano i loro figli in scuole che sono decadenti, ai lavoratori che manifestano e stanno perdendo il loro posto di lavoro. Come si può pensare di risollevare questo Paese senza investire un centesimo della nostra finanza pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Il limite del 3 per cento del deficit-PIL va ignorato, come stanno facendo altri Paesi. In questo momento abbiamo necessità di investire in questo Paese e non di inchinarci al volere dell'Europa, di un'Europa che lo stesso Presidente Renzi, quando faceva campagna elettorale, voleva combattere. Evidentemente non ne era convinto o non è stato sufficientemente convincente nei confronti dei rappresentanti europei, altrimenti qualcosa si sarebbe potuto ottenere.
Ma noi vorremmo parlare anche delle Forze armate, dei medici e degli infermieri che lavorano nei nostri ospedali, che non hanno uno sbocco, un futuro da questa legge. È rimasto il blocco del turn over, non c’è un minimo di scatto stipendiale, tutte le proposte che sono venute dalle forze di minoranza, ma anche di maggioranza, sono state tutte bocciate e moltissime di buonsenso, con un impegno di spesa minimo. E poi ci si vede passare la possibilità di detrarre dal proprio 730 le donazioni liberali che si fanno ai partiti politici. Ma come vi permettete nei confronti dei cittadini, come vi permettete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Non è beneficenza questa (Una voce dai banchi del gruppo Partito Democratico: È così da sempre !) !
È così da sempre ? Non è così da sempre. E, allora, mi spiegate quale era la motivazione per inserirlo in una legge di stabilità, se così è ?
Tutti i soldi che voi date al vostro partito, li potete, da oggi, dal prossimo anno, detrarre dalle vostre buste paga. Ditelo, spiegatelo ai cittadini, se è così da sempre, o qualcosa è cambiato, perché mi pare che qualcosa sia cambiato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Se una legge c'era, non c'era bisogno di ripeterlo nel disegno di legge di stabilità, non c'era assolutamente un'utilità.
Vi è poi la questione delle 7 mila nuove concessioni di CTD che sono state date. Invece di combatterle, invece di combattere la piaga del gioco d'azzardo patologico, apriamo nuovamente le maglie. Vi è il favore, e la beffa, che stiamo facendo alle banche che si sono indebitate con i derivati dello Stato del 1990. Noi, Stato, diamo soldi alle banche, perché fanno meno introiti con i derivati che hanno stipulato. Ma vi rendete conto che queste sono cose che non è possibile fare in questo Paese, in questo periodo, in questo momento storico ? Sarebbe indegno farlo in qualsiasi momento, ma oggi i cittadini ci stanno chiedendo aiuto; e poi vi domandate perché la gente non va votare ? Ma è normale che la gente non vada più a votare, sono trent'anni che aspettano una risposta dalla politica, trent'anni che Pag. 19si aspettano dalla politica di avere qualcosa in cambio dopo tutte le tasse, dopo tutte le ruberie che ci sono state. E voi gli rispondete con questo ? Con un nulla di fatto ?
Il MoVimento 5 Stelle non voterà la fiducia, non parteciperà a questo voto di fiducia, che è inutile, voterà «no» ad un provvedimento che è inutile per questo Paese e vi chiediamo di incominciare a cambiare, a cambiare veramente marcia, perché tutti i cittadini che da oggi, e nei giorni avanti, saranno qui sotto a denunziare che non hanno più un posto di lavoro, che non sanno più come tirare avanti, non possono più aspettare, non vogliono più aspettare !
E il 35 per cento degli elettori in Emilia Romagna, la vostra regione, che era il fiore all'occhiello della partecipazione, è il più grande campanello d'allarme che in questo Paese ci può essere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché significa che quei cittadini non credono più in questo Parlamento, e nella politica, e sono pronti a fare qualsiasi altra cosa, pur di ottenere quello che per loro è necessario, pur di ottenere quello che è un loro diritto. Noi voteremo «no» convintamente a questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT. Grazie signora Presidente, gentili colleghi, rappresentanti del Governo, quando ci si accinge a fare la dichiarazione di voto sul disegno di legge di stabilità, ci si perde, di solito, tra numeri, cifre e tabelle, ma dietro questi numeri, cifre e tabelle, ci sono le vite di milioni di cittadini che vogliono trovare il modo per continuare a sperare nella rinascita del nostro Paese.
Allora, partiamo dai numeri. Stiamo parlando di una manovra da 36 miliardi di euro, nella quale sono stati previsti interventi di riduzione delle tasse per cittadini ed imprese – interventi per riduzione delle tasse, e non nuove tasse per cittadini e imprese – di 18 miliardi di euro. Se non si parte da qui, è difficile che si possa comprendere il nostro entusiasmo per una manovra che prevede la più grande riduzione di tasse mai fatta da un Governo nella storia della Repubblica.
Numeri che parlano a famiglie, lavoratori ed imprese. Dopo cinque anni di crisi, occorre far ripartire la crescita attraverso scelte determinate e specifiche, ed è quello che abbiamo fatto in questo disegno di legge di stabilità: non dare soldi a pioggia a tutti, ma mirati alla crescita e al lavoro.
Diamo i numeri e diciamo a chi sono andati. Viene reso strutturale il bonus degli 80 euro, lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto. Diamo disponibilità ai lavoratori che lo richiedano di avere un anticipo del loro TFR in busta paga. Prevediamo un'ulteriore riduzione per i lavoratori dipendenti, a decorrere dal 1o luglio 2015, della quota sottoposta a tassazione dei buoni pasto, elevandoli da 5,29 a 7 euro, solo nel caso siano in formato elettronico; anche questo è un modo per far ricrescere i consumi. Vengono stanziati 1 miliardo per il 2015, e 3 miliardi per il 2016, per attuare il piano di assunzione e formazione dei docenti e dirigenti della scuola. Si interviene, in modo specifico, in aiuto alle famiglie, sia direttamente, attraverso la corresponsione di un assegno per i nuovi nati, sia attraverso il finanziamento con ben 45 milioni del Fondo per la famiglia, per le famiglie numerose e a più basso reddito.
Inoltre occorre ricordare come siano stati previsti ben 400 milioni per il 2015 per il fondo non autosufficienza, 100 milioni per i servizi territoriali dell'infanzia ed 8 milioni al Fondo alimentare per combattere situazioni di estrema indigenza.
Non c’è crescita senza lavoro e, quindi, ecco le misure che abbiamo previsto in questa legge per facilitare le imprese e per diffondere le nostre eccellenze. In primo luogo abbiamo reso più vantaggioso assumere a tempo indeterminato un lavoratore, rendendo completamente deducibile dall'IRAP il costo sostenuto per il lavoro Pag. 20dipendente a tempo indeterminato che eccede le vigenti deduzioni. Questo per dar corpo ad un mercato del lavoro che la finisca di moltiplicare incertezza ed instabilità. Da oggi gli imprenditori non hanno più alibi per non stabilizzare le loro forze lavoro.
Si incentivano gli investimenti da parte delle imprese – con il rifinanziamento della cosiddetta nuova legge Sabatini che prevede investimenti agevolati per gli investimenti in specifici beni d'impresa – alla promozione del made in Italy e al finanziamento dell'aerospazio.
Abbiamo riconfermato le deduzioni per incentivi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica, estesa dal lavoro della Commissione anche alle schermature solari, agli impianti di climatizzazione invernale, alimentati da biomasse combustibili, nonché all'adozione di misure antisismiche. Questi provvedimenti non sono da elogiare per quel che riguarda la tutela del nostro ambiente, perché essa è fondamentale, ma ricordiamo anche come questi ultimi provvedimenti abbiano creato in questi anni centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Inoltre si è pensato di facilitare gli esercenti attività d'impresa, arti e professioni, il cosiddetto mondo delle partite IVA, siano essi liberi professionisti che esercizi commerciali, istituendo un regime forfettario di determinazione del reddito, da assoggettare ad un'unica imposta sostitutiva di quelle dovute con aliquota del 15 cento. Per accedere al regime agevolato, occorre essere soggetti a ricavi da 15 mila euro per attività professionali – valore che dovrà essere sicuramente rivisto in sede di esame – a 40 mila euro per il commercio.
Ma queste non sono le uniche misure che si sono adottate in materia fiscale, esse sono numerose. Tra queste mi piace ricordare che, da un lato, si è rafforzato il controllo per quel che concerne l'evasione fiscale, ma si è voluto migliorare il rapporto e la collaborazione tra fisco e contribuenti, nel tentativo di aumentare l'adempimento spontaneo agli obblighi fiscali. Si potrà usufruire senza limiti di tempo del ravvedimento operoso con una riduzione sistematica delle sanzioni, che tanto sarà più vantaggiosa tanto il ravvedimento sarà più vicino nell'arco temporale all'insorgere dell'adempimento tributario.
Una legge di stabilità che pensa alle famiglie, lavoratori ed imprese. E proprio per questo non mi resta che sottolineare lo stanziamento di 200 milioni del Fondo nazionale per le emergenze, pensando a tutti i nostri cittadini che stanno vivendo momenti difficili, a causa delle numerose alluvioni e calamità naturali in queste settimane. A questo si deve aggiungere come in Commissione si è intervenuto con un dimezzamento sui tagli e la revisione degli obiettivi di patto per i comuni colpiti da emergenze sismiche, alluvionali o di altro genere.
Una manovra importante che non prevede nuove tasse – lo voglio dire in risposta a chi dice il contrario – ma che è determinata da risparmi. Questo è stato richiesto con forza ai Ministeri e anche agli enti locali. Sappiamo delle preoccupazioni di molti territori in merito a questi tagli. A differenza del passato si coglie lo sforzo da parte dell'amministrazione centrale di dare degli obiettivi, lasciando all'autonomia degli enti e alla loro contrattazione con il Governo l'individuazione e la modalità del loro perseguimento.
Sicuramente in Senato dovranno essere ripresi alcuni temi relativi a regioni e province. Tuttavia mi preme sottolineare il lavoro che è stato fatto in sede referente per alleggerire l'impatto della manovra sui comuni, consentendo loro una maggiore flessibilità, gradualità ed autonomia nella gestione sia delle politiche di riduzione e razionalizzazione della spesa che in quelle di investimento.
Sappiamo che su alcuni temi, sui quali abbiamo posto l'attenzione, abbiamo iniziato un ragionamento con il Governo. Sicuramente questo ragionamento dovrà essere proseguito in Senato attraverso una positiva risoluzione, in particolare per quanto riguarda tassazione sul TFR e alleggerimento sulla pressione fiscale sui fondi pensione, sulle casse previdenziali e sulle fondazioni, con impegno anche da Pag. 21parte del Governo ad un approfondimento, soprattutto nel segno di un'attenzione alle ragioni del sistema previdenziale complementare ed alle attività di valore sociale delle fondazioni.
Così come consegniamo al prosieguo del lavoro parlamentare il tema dei contribuenti minimi autonomi e all'IRAP per chi non si avvantaggia con la norma qui prevista sulla componente del lavoro.
Questa è una legge di stabilità che Matteo Renzi e il suo Governo hanno difeso a testa alta in Europa strappando un consenso che non era per nulla scontato visto quanto è successo negli ultimi anni. Ovviamente questo è potuto accadere perché per la prima volta, dopo vent'anni di chiacchiere da parte di forze politiche che qui, oggi, in Aula, invece, hanno fatto i distinguo e i voti contro, si è provveduto ad avviare riforme che non servono per il successo di una forza politica piuttosto che di un'altra, ma che sono state pensate unicamente per dare una sferzata all'intero Paese e per recidere gli inutili lacci e laccioli che lo hanno tenuto bloccato per anni.
Semplificazione burocratica della pubblica amministrazione, riforma costituzionale, riforma della giustizia, riforma del lavoro, legge elettorale: tutto è finalizzato verso un Paese che vuole veramente ricominciare a crescere.
Faccio mie, in modo assolutamente inadeguato, le parole pronunciate in quest'Aula il 22 aprile 2013 dal Presidente Giorgio Napolitano, il giorno del suo insediamento. Diceva il Presidente: «Negli ultimi anni a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti, che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale, non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi». Questo il Partito Democratico l'ha compreso, signor Cecconi, onorevole Cecconi. Noi non abbiamo regalato nulla ai partiti, abbiamo solamente inserito un'interpretazione autentica che permette ai politici di fare quello che i cittadini fanno. Lo so che voi siete ossessionati dagli scontrini, noi siamo ossessionati dal dare risposte ai cittadini qualunque (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo il Partito Democratico, pertanto, l'ha compreso e, al costo talvolta di scontrarsi anche con un pezzo importante della propria storia, si è impegnato a portare avanti un insieme di riforme ambiziose e importanti, fiducioso che questo è quello che hanno chiesto milioni di cittadini. Noi siamo disposti a compiere umilmente la nostra parte, come abbiamo rivolto un appello ad ogni forza politica e ad ogni parlamentare per fare altrettanto.
È per questo che, dopo aver ringraziato ovviamente il relatore Mauro Guerra e i rappresentanti della Commissione bilancio, preannuncio, a nome del gruppo del Partito Democratico, il voto favorevole alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 1. Poiché, però, la Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia avente ad oggetto l'articolo 1 abbia inizio alle ore 17,05, sospendo la seduta fino a tale ora.
Procedo sin d'ora all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio)
La chiama avrà inizio dal deputato Martella.
La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 17,10.
(Votazione della questione di fiducia – Articolo 1 – A.C. 2679-bis-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge Pag. 22n. 2679-bis-A: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015).
Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste di anticipazioni del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato già estratto il nominativo del deputato dal quale comincerà la chiama: si tratta, come ho già detto, del deputato Andrea Martella.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
Si è così conclusa anche la seconda chiama. Chiedo se vi siano altri deputati in Aula che intendano votare e non l'abbiano ancora fatto. Ecco c’è qualcuno che sta scendendo...
(Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 1, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno risposto sì 349
Hanno risposto no 75
(La Camera approva).
Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 1.
Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Agostini Roberta
Aiello Ferdinando
Albini Tea
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Alfreider Daniel
Alli Paolo
Amato Maria
Amendola Vincenzo
Amici Sesa
Antezza Maria
Anzaldi Michele
Argentin Ileana
Arlotti Tiziano
Ascani Anna
Baretta Pier Paolo
Bargero Cristina
Baruffi Davide
Basso Lorenzo
Battaglia Demetrio
Bazoli Alfredo
Becattini Lorenzo
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Beni Paolo
Bergonzi Marco
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bianchi Dorina
Bianchi Mariastella
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bini Caterina
Blazina Tamara
Bobba Luigi
Boccadutri Sergio
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Bolognesi PaoloPag. 23
Bombassei Alberto
Bonaccorsi Lorenza
Bonavitacola Fulvio
Bonifazi Francesco
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
Bosco Antonino
Bossa Luisa
Braga Chiara
Bragantini Paola
Brandolin Giorgio
Bratti Alessandro
Bray Massimo
Bressa Gianclaudio
Bruno Franco
Bruno Bossio Vincenza
Bueno Renata
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabrò Raffaele
Campana Micaela
Cani Emanuele
Capodicasa Angelo
Capone Salvatore
Capozzolo Sabrina
Capua Ilaria
Carbone Ernesto
Cardinale Daniela
Carloni Anna Maria
Carnevali Elena
Carocci Mara
Carra Marco
Carrescia Piergiorgio
Carrozza Maria Chiara
Casati Ezio Primo
Casellato Floriana
Casero Luigi
Cassano Franco
Castricone Antonio
Causi Marco
Causin Andrea
Cenni Susanna
Censore Bruno
Cera Angelo
Cesaro Antimo
Chaouki Khalid
Cicchitto Fabrizio
Cimbro Eleonora
Civati Giuseppe
Coccia Laura
Colaninno Matteo
Cominelli Miriam
Coppola Paolo
Coscia Maria
Costa Enrico
Cova Paolo
Crimì Filippo
Crivellari Diego
Culotta Magda
Cuperlo Giovanni
D'Agostino Angelo Antonio
Dallai Luigi
Dal Moro Gian Pietro
Dambruoso Stefano
Damiano Cesare
D'Arienzo Vincenzo
D'Attorre Alfredo
De Girolamo Nunzia
Del Basso De Caro Umberto
Dellai Lorenzo
Dell'Aringa Carlo
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Micheli Paola
De Mita Giuseppe
Di Gioia Lello
Di Lello Marco
Di Maio Marco
D'Incecco Vittoria
Di Salvo Titti
Donati Marco
D'Ottavio Umberto
Epifani Ettore Guglielmo
Ermini David
Fabbri Marilena
Falcone Giovanni
Famiglietti Luigi
Fanucci Edoardo
Faraone Davide
Farina Gianni
Fassina Stefano
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Alan
Ferro Andrea
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Folino Vincenzo
Fontana Cinzia Maria
Fontanelli PaoloPag. 24
Formisano Aniello
Fossati Filippo
Fragomeli Gian Mario
Franceschini Dario
Fregolent Silvia
Fusilli Gianluca
Gadda Maria Chiara
Galgano Adriana
Galli Carlo
Galperti Guido
Gandolfi Paolo
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasparini Daniela Matilde Maria
Gebhard Renate
Gelli Federico
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacobbe Anna
Giacomelli Antonello
Gigli Gian Luigi
Ginato Federico
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgis Andrea
Gitti Gregorio
Giuliani Fabrizia
Giulietti Giampiero
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Greco Maria Gaetana
Gregori Monica
Gribaudo Chiara
Guerini Giuseppe
Guerini Lorenzo
Guerra Mauro
Gullo Maria Tindara
Gutgeld Itzhak Yoram
Iacono Maria
Iannuzzi Tino
Impegno Leonardo
Incerti Antonella
Iori Vanna
Lacquaniti Luigi
Laforgia Francesco
La Marca Francesca
Lattuca Enzo
Lauricella Giuseppe
Lavagno Fabio
Lenzi Donata
Letta Enrico
Leva Danilo
Librandi Gianfranco
Locatelli Pia Elda
Lodolini Emanuele
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lupi Maurizio
Madia Maria Anna
Magorno Ernesto
Malisani Gianna
Malpezzi Simona Flavia
Manciulli Andrea
Manfredi Massimiliano
Manzi Irene
Marantelli Daniele
Marazziti Mario
Marchetti Marco
Marchi Maino
Marguerettaz Rudi Franco
Mariani Raffaella
Mariano Elisa
Marrocu Siro
Marroni Umberto
Martella Andrea
Martelli Giovanna
Martino Pierdomenico
Marzano Michela
Massa Federico
Matarrese Salvatore
Mattiello Davide
Mauri Matteo
Mazziotti Di Celso Andrea
Mazzoli Alessandro
Melilli Fabio
Meloni Marco
Meta Michele Pompeo
Miccoli Marco
Migliore Gennaro
Minnucci Emiliano
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mognato Michele
Molea Bruno
Monaco Francesco
Monchiero Giovanni
Mongiello Colomba
Montroni Daniele
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto SaraPag. 25
Moscatt Antonino
Mura Romina
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nardi Martina
Narduolo Giulia
Nesi Edoardo
Nicoletti Michele
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Pagani Alberto
Palma Giovanna
Paris Valentina
Parrini Dario
Pastorelli Oreste
Pastorino Luca
Patriarca Edoardo
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pes Caterina
Petitti Emma
Petrini Paolo
Piazzoni Ileana Cathia
Piccione Teresa
Piccoli Nardelli Flavia
Piccolo Giorgio
Piccolo Salvatore
Piccone Filippo
Pilozzi Nazzareno
Pini Giuditta
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pizzolante Sergio
Plangger Albrecht
Pollastrini Barbara
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Preziosi Ernesto
Prina Francesco
Quartapelle Procopio Lia
Raciti Fausto
Ragosta Michele
Rampi Roberto
Realacci Ermete
Ribaudo Francesco
Richetti Matteo
Roccella Eugenia
Rocchi Maria Grazia
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rossi Domenico
Rossi Paolo
Rossomando Anna
Rostan Michela
Rotta Alessia
Rughetti Angelo
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Sani Luca
Sanna Francesco
Sanna Giovanna
Santerini Milena
Sberna Mario
Sbrollini Daniela
Scalfarotto Ivan
Scanu Gian Piero
Schirò Gea
Scopelliti Rosanna
Scuvera Chiara
Senaldi Angelo
Sereni Marina
Sgambato Camilla
Simoni Elisa
Sottanelli Giulio Cesare
Speranza Roberto
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Tancredi Paolo
Taranto Luigi
Tartaglione Assunta
Tentori Veronica
Terrosi Alessandra
Tinagli Irene
Tullo Mario
Valente Valeria
Valiante Simone
Vargiu Pierpaolo
Vazio Franco
Velo Silvia
Venittelli Laura
Ventricelli Liliana
Verini Walter
Vignali Raffaello
Vitelli Paolo
Zampa Sandra
Zan Alessandro
Zanin Giorgio
Zappulla Giuseppe
Zardini Diego
Zoggia Davide
Hanno risposto no:
Abrignani Ignazio
Airaudo GiorgioPag. 26
Allasia Stefano
Archi Bruno
Baldelli Simone
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Bordo Franco
Borghesi Stefano
Bragantini Matteo
Brunetta Renato
Calabria Annagrazia
Caon Roberto
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Catalano Ivan
Cecconi Andrea
Costantino Celeste
Crimi Rocco
D'Alessandro Luca
Duranti Donatella
Faenzi Monica
Farina Daniele
Fedriga Massimiliano
Ferrara Ciccio
Fontana Gregorio
Fratoianni Nicola
Fucci Benedetto Francesco
Furnari Alessandro
Galati Giuseppe
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Guidesi Guido
Invernizzi Cristian
Kronbichler Florian
Lainati Giorgio
Marcolin Marco
Matarrelli Toni
Melilla Gianni
Meloni Giorgia
Merlo Ricardo Antonio
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Nastri Gaetano
Nizzi Settimo
Occhiuto Roberto
Palese Rocco
Palmieri Antonio
Palmizio Elio Massimo
Pannarale Annalisa
Parisi Massimo
Pellegrino Serena
Petrenga Giovanna
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Piras Michele
Placido Antonio
Prataviera Emanuele
Prestigiacomo Stefania
Quaranta Stefano
Ricciatti Lara
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rotondi Gianfranco
Savino Sandra
Scotto Arturo
Simonetti Roberto
Tacconi Alessio
Totaro Achille
Valentini Valentino
Vella Paolo
Vito Elio
Zaccagnini Adriano
Zaratti Filiberto
Si sono astenuti:
Labriola Vincenza
Sono in missione:
Bergamini Deborah
Biondelli Franca
Boschi Maria Elena
Capezzone Daniele
Castiglione Giuseppe
Catania Mario
Cirielli Edmondo
Colonnese Vega
D'Ambrosio Giuseppe
Di Maio Luigi
Di Stefano Manlio
Fauttilli Federico
Fico Roberto
Fraccaro Riccardo
Gentiloni Silveri Paolo
La Russa Ignazio
Lorefice Marialucia
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Rigoni Andrea
Sanga Giovanni
Sisto Francesco Paolo
Tidei Marietta
Turco Tancredi
Zanetti Enrico
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,47)
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 2 – A.C. 2679-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel formulare la dichiarazione di voto sul disegno di legge di stabilità 2015 il gruppo Per l'Italia desidera innanzitutto apprezzare il fatto che, nonostante tutte le difficoltà del momento, questa manovra rimane orientata alla crescita economica e occupazionale del Paese. Se, infatti, sono significative le misure per il contenimento della spesa, responsabilizzando attorno a questo obiettivo non solo la macchina dello Stato ma anche le sue articolazioni e le autonomie territoriali, a fronte di queste misure di contenimento gli interventi che puntano a favorire la crescita risultano ancora più significativi. Non si tratta solo del sostegno alla domanda attraverso la conferma del bonus fiscale di 80 euro mensili per i lavoratori con reddito inferiore a 26 mila euro, per il quale non è stato purtroppo raccolto il nostro invito a rimodulare l'intervento per tenere conto del carico di famiglia. Non è stata così colta l'occasione per avviare una prima correzione di un sistema fiscale che continua a essere basato sul reddito individuale invece che sul carico di famiglia, come se i 26 mila euro di un single che beneficia del bonus fossero un indicatore di minore ricchezza rispetto a chi, magari con 40 mila euro di reddito, deve provvedere al mantenimento del coniuge e di tre o quattro figli.
Si tratta, soprattutto, del sostegno alle imprese, attraverso la riduzione del cuneo fiscale, rendendo integralmente deducibile dall'IRAP il costo sostenuto per il lavoro dipendente a tempo indeterminato, ma anche, tra l'altro, della possibilità di compensare le cartelle esattoriali per le imprese titolari di crediti nei confronti della pubblica amministrazione, del rifinanziamento della cosiddetta «legge Sabatini», della proroga ed estensione degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e di quelli per le ristrutturazioni (e si potrebbe continuare). Dal complesso di queste misure ci si attende un impatto positivo anche sul problema dell'occupazione, per il rilancio della quale opereranno significativamente anche gli sgravi contributivi per un triennio per le assunzioni di lavoratori con contratto a tempo indeterminato e quelli per le assunzioni, anche a tempo determinato, dei lavoratori in mobilità licenziati da imprese con meno di 15 dipendenti. Queste misure si affiancheranno a quelle miranti a rendere più sicura la flessibilità del mercato del lavoro, grazie alla costituzione di un fondo di 2,4 miliardi di euro per la copertura degli oneri derivanti dall'attuazione del Jobs Act.
Ogni forza politica, tuttavia, è portata a leggere il provvedimento in esame anche secondo i suoi specifici valori di riferimento. Quelli che orientano l'azione politica del gruppo Per l'Italia sono l'economia sociale di mercato, la sussidiarietà, la centralità della persona, della famiglia, della comunità. È il modello di una società fondata sulla democrazia solidale. Per questo noi ci siamo impegnati soprattutto sui temi della povertà, delle famiglie, della sussidiarietà, dei servizi sociali, della libertà di educazione. Per quanto riguarda il contrasto alla povertà leggiamo molto positivamente, tra le altre cose, l'incremento di 250 milioni del Fondo per la carta acquisti ordinaria, la dotazione di 400 milioni del Fondo per le non autosufficienze, lo stanziamento di 300 milioni per il Fondo nazionale per le politiche sociali, il rifinanziamento del Fondo per le derrate alimentari con 8 milioni di euro. Sono finalizzate al contrasto alla povertà anche alcune misure riguardanti l'immigrazione, quali l'istituzione del Fondo per Pag. 28l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, lo stanziamento del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo, la stabilizzazione di quello a favore dei comuni sedi dei centri di accoglienza per favorire l'integrazione degli immigrati.
A questi interventi, di cui beneficeranno comunque anche le famiglie più povere, debbono aggiungersi quelli specificamente diretti alle politiche per la famiglia. Per quanto riguarda il cosiddetto bonus bebé, se da un lato non possiamo non apprezzare la presa d'atto dell'urgenza di interventi per contrastare l'inverno demografico, dall'altro non possiamo non ribadire che il vero ostacolo alla natalità, insieme al diffondersi di una cultura che mette in discussione il favor familiae che la Costituzione riconosce alla famiglia fondata sul matrimonio, è certamente quello di un sistema fiscale profondamente ingiusto verso le famiglie, in particolare verso le famiglie numerose. Non tutti, infatti, sono disposti a rischiare, per avere figli, di finire vicini alla soglia della povertà e, a nostro parere, non basterà un bonus bebé per tre anni, per quanto raddoppiato per i nuclei familiari più poveri, a incoraggiare chi vorrebbe mettere al mondo dei figli, se non gli verrà data certezza che lo Stato terrà conto dello sforzo che si assume per il mantenimento e per l'educazione dei figli con strumenti che realizzino una maggiore giustizia fiscale.
Per quanto riguarda la famiglia, e la conciliazione lavoro-famiglia per le mamme, apprezziamo anche la previsione di un rilancio degli asili nido con un finanziamento di 100 milioni di euro. Infine, siamo particolarmente soddisfatti che, su nostra indicazione, sia presente, per la prima volta, un finanziamento specificamente diretto alle famiglie numerose, seppure di soli 45 milioni di euro, e per una platea limitata alle sole famiglie numerose e meno abbienti.
Sul versante delle sussidiarietà, mentre apprezziamo particolarmente la stabilizzazione del 5 per mille, l'elevazione a 30 mila euro del tetto per le erogazioni liberali a favore delle ONLUS, l'autorizzazione triennale di spesa destinata alla riforma del terzo settore dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, non possiamo, tuttavia, non rammaricarci per l'inasprimento del regime fiscale per le fondazioni bancarie, che si tradurrà in una contrazione delle possibilità di intervento per queste ultime a favore della cultura, del volontariato e delle università.
Per quanto riguarda il sistema dell'istruzione, manifestiamo il nostro apprezzamento per l'incremento di 150 milioni di euro del Fondo per il finanziamento ordinario delle università e l'istituzione del Fondo per la realizzazione del piano per «la buona scuola», finalizzato, in via prioritaria, all'assunzione del personale docente e non docente, al potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro, e alla formazione di docenti e dirigenti scolastici. Non possiamo, tuttavia, non rilevare come all'interno del piano per la buona scuola non vi sia, purtroppo, traccia alcuna circa la responsabilità educativa spettante alle famiglie contro ogni indottrinamento del pensiero dominante, compresa l'ideologia del gender, così come non vi sia alcun progresso per la piena realizzazione del sistema integrato dell'istruzione pubblica comprendente anche le scuole paritarie, pure previsto dalla «legge Berlinguer» del 2000. Anche per questo abbiamo lottato, per fortuna con successo, affinché vi fosse almeno certezza di assegnazione per le scarse risorse previste, riconducendo tutte in capo al MIUR. Anche in questo campo, purtroppo, l'Italia fatica a riallinearsi con l'Europa, e con i principi di sussidiarietà. Tuttavia, l'orientamento verso la definizione di costi standard, presente nella legge di riforma costituzionale attualmente in discussione, potrebbe finalmente darne l'opportunità, se solo si volessero far cadere anacronistici steccati ideologici, e si riconoscesse che le scuole paritarie, oltre ad essere garanzia di libertà e autonomia anche per le scuole statali, costituiscono, nei fatti, una fonte importante di risparmio per le spese che lo Stato sostiene per l'istruzione.
Per quanto riguarda i servizi sociali e sanitari, vogliamo sottolineare come la Pag. 29riabilitazione dalla dipendenza dalla ludopatia trovi, finalmente, una copertura di 50 milioni di euro all'anno. Occorre, tuttavia, avere coraggio di chiedersi, anche al di fuori di ogni considerazione di ordine etico, se tale costo per i primi interventi sanitari di contrasto alla dipendenza dal gioco aggiunto agli incalcolabili costi sociali per troppi individui e famiglie rovinate, non stia trasformando, sempre più, in una fonte di spesa, il presunto gettito per l'Erario, che ha trasformato l'Italia in una gigantesca e capillare bisca legalizzata.
Per quanto riguarda il settore previdenziale, mentre apprezziamo le misure introdotte in sede referente circa la non penalizzazione delle cosiddette pensioni d'oro, non possiamo non guardare con perplessità all'aumento della tassazione per i fondi pensione integrativi, così come non possiamo essere soddisfatti per l'ostacolo riscontrato, ancora una volta, alla correzione di alcune distorsioni del sistema previdenziale, con particolare riferimento a quella riguardante il ricongiungimento dei contributi versati. Ferma restando l'ingiustizia verso questi lavoratori, che rischiano di perdere i contributi regolarmente versati, vogliamo solo sottolineare come le difficoltà al ricongiungimento dei contributi versati in diversi fondi previdenziali, bastino da soli a scoraggiare quella maggiore mobilità nel mercato del lavoro, che pure il Governo, a parole, giustamente invoca.
Infine, e mi avvio a concludere, per quanto riguarda le misure previste per la rimodulazione del prelievo fiscale, mentre valutiamo positivamente alcuni degli interventi messi in atto per contrastare l'evasione fiscale, non possiamo non sottolineare come in questo Paese la lotta all'evasione non potrà mai essere vinta, senza una decisiva virata verso un sistema di detrazioni diffuse, in grado di portare, attraverso il contrasto di interessi, alla totale emersione del sommerso.
Fino a che questo non accadrà le tasse difficilmente potranno scendere e graveranno sempre a carico soprattutto dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Il contrasto di interessi incoraggiato da un sistema di detrazioni diffuse non solo porterebbe ad una maggiore giustizia fiscale, facendo pagare chi oggi evade e riducendo le tasse a chi già le paga onestamente, ma permetterebbe di introdurre nei fatti il fattore famiglia, consentendo alle famiglie di detrarre tutte le spese per la crescita e l'educazione dei figli, almeno fino al raggiungimento di un costo standard predefinito.
Affinché l'Italia ce la faccia ad uscire dal tunnel della crisi, occorre però che l'Europa esca a sua volta dal tunnel senza sbocchi del rigore fine a se stesso. Se sono positive alcune piccole recenti aperture della Commissione Juncker nel senso auspicato dall'Italia, occorre andare oltre consolidando il debito per potere tornare ad avere risorse da investire ed agganciare finalmente la ripresa che consentirà di pagarlo.
In conclusione, il gruppo Per l'Italia ritiene che, pure in presenza di alcuni elementi criticabili, questa legge di stabilità meriti apprezzamento per gli obiettivi che si pone e per gli strumenti scelti per perseguirli. Per questo voteremo convintamente a favore della fiducia al provvedimento, al quale siamo orgogliosi di avere apportato alcuni significativi miglioramenti (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi e colleghe, noi non daremo la fiducia a questo Governo su questo articolo, in primo luogo per un motivo proprio tecnico.
In questo articolo ci sono ulteriori tagli agli enti locali e si conferma e riconferma la tesoreria unica accentrata a Roma, che invece poteva, soprattutto per gli enti virtuosi, essere molto proficua per investimenti a brevissimo termine, investimenti finanziari, per dare ulteriori risorse ai comuni.Pag. 30
Per quanto riguarda i tagli alle regioni sono stati fatti dei tagli lineari e, invece, i tagli agli organismi centrali dello Stato sono risibili e neanche veramente quantificabili, a mio avviso, in modo corretto, anche perché certe volte si definiscono «tagli» dei tagli a dei contributi. Per quanto riguarda le associazioni di categoria, penso al gasolio agricolo: quello non è un taglio di spesa, quello è un taglio di aiuti alle imprese. Dunque, questa è una cosa veramente grave, una cosa inconcepibile.
Poi questo Governo sta sparando di quelle cifre ! In fondo il Premier Renzi, soprannominato il «bomba» per un motivo ben preciso, perché le sparava veramente grosse – questo mi dicono gli amici fiorentini –, le sta sparando veramente sempre di più. Ha detto oggi che ha fatto un taglio delle tasse di 18 miliardi. A noi non risulta; anzi, ci risulta da tutti i dati economici dei vari organismi indipendenti che vi sarà un aumento del prelievo per le famiglie, soprattutto per le famiglie numerose.
Voi cosa avete fatto ? Per carità, era nell'articolo su cui abbiamo appena votato la questione di fiducia: avete sì confermato gli 80 euro per chi ha già il lavoro, però non pensando a chi non ha il lavoro o ai pensionati. Avete messo sì il bonus bebé, ma lo avete fatto anche per i cittadini extracomunitari, dunque, vuol dire che i pochi fondi che ci sono andranno tutti agli stranieri. Il bonus famiglia lo avete aperto anche ai cittadini extracomunitari e anche quei fondi non andranno a nessun cittadino italiano, se non a pochi. Dunque, invece di incrementare le nascite dei nostri cittadini, andate semplicemente ad aumentarle e a dare soldi agli stranieri.
Mi aspettavo che fossero dati anche – stranamente non c’è, ma forse è stata una dimenticanza – gli 80 euro per andare dall'estetista. Infatti, ho visto una vostra responsabile di partito importante, perché adesso ci sono le «ladylike» che devono andare avanti, che devono fare politica e, quindi, devono andare dall'estetista una volta alla settimana. Dunque, bisogna aprire il parterre a tutti e dare la possibilità a tutti di poterci andare.
La stessa «ladylike» aveva dichiarato che gli 80 euro sono sufficienti per una famiglia media per fare la spesa di due settimane. Penso che la collega, l'ex collega, non sia mai andata a fare la spesa. Infatti, per una famiglia media e, dunque, formata da un uomo e una donna e mediamente due bambini, con 80 euro non riesci a fare la spesa per due settimane.
Sfido chiunque a farla, a meno che non si mangi veramente molto, ma molto poco, non si compri il latte per i figli, non si comprino i pannolini, anche quelli ecologici. Dunque, veramente si sta fuori dal mondo.
Dunque, noi non possiamo appoggiare e dare la fiducia a un Governo che, invece di pensare a rilanciare l'economia, a rilanciare i consumi, a dare una mano alle nostre imprese, continua semplicemente a spararla sempre più grande.
Avete detto – torniamo sull'articolo – che avreste risolto almeno la questione di sbloccare il fermo stipendiale dei dipendenti della pubblica sicurezza, ma nelle carte non c’è. Non avete sbloccato neanche le risorse stipendiali per le nostre forze dell'ordine.
Dunque, voi veramente meritate di andare a casa il prima possibile e di far ritornare la gente a votare, sperando che questa volta scelga meglio, non certo le «ladylike» o i «misterlike»; perché gli uomini non possono essere anche loro belli ? Ma penso che a far politica devono essere – per carità, uomini belli o non belli, donne belle o non belle – uomini e donne capaci, competenti, senza scheletri nell'armadio. Voi, invece, ne avete molti. State continuamente difendendo le varie lobby, le lobby che vi hanno appoggiato, che vi appoggiano nelle cene e spendono mille e passa euro per finanziamenti. Non sono certo gli operai, non sono certo i disoccupati che possono permettersi di partecipare a una cena elettorale da mille euro.
Vuol dire che voi siete lontani dalla gente, dai problemi reali di questo Stato. Pag. 31State depauperando ancora le risorse di questo Stato e non vi state accorgendo che più il tempo passa, più le aziende stanno chiudendo e tantissime aziende che stanno chiudendo non ripartiranno più. Infatti, chi ha chiuso tra mille difficoltà, se non è purtroppo così depresso da far la fine di alcuni imprenditori del Veneto o di altre zone che addirittura si sono suicidati – speriamo che non succeda più, però per dire quanta è la disperazione –, spesso non ha più la forza di ripartire, oppure, se riparte di nuovo, va all'estero, fa altre cose, non torna più a creare ricchezza per questo Stato. Dunque, quando non ci sarà più ricchezza non ce ne sarà più per nessuno.
Vedete, le tensioni sociali che ci sono sul territorio, la lotta tra i poveri, tra la gente che fa fatica ad arrivare a fine mese sta peggiorando la situazione e voi, invece di aiutare la gente, la state facendo diventare ancora più grave, facendo venire ancora più disperati in questo Stato. E a questi ultimi disperati date più diritti che ai nostri disoccupati, che ai nostri invalidi, che ai nostri cittadini.
Sulle pensioni d'oro vi abbiamo sfidato dicendo di intervenire in modo serio. Infatti, se c’è da fare un sacrificio, chi ha di più, o meglio chi ha avuto di più grazie alle prebende, grazie agli stipendi dello Stato – troppo alti in alcuni casi – deve dare una mano maggiore. Infatti, non possiamo chiedere a una famiglia di avere un aumento della bolletta dell'acqua o dell'energia elettrica di 100 o 200 euro all'anno e non chiedere un sacrificio di qualche migliaio di euro a chi prende 10 o 15 mila euro al mese di pensione, che è stata calcolata in base a degli oneri figurativi e, dunque, a spese dello Stato.
Vedete, Renzi «il bomba» sta facendo la voce grossa, sta facendo vedere i muscoli, ma li sta facendo vedere alle persone sbagliate. Li sta facendo vedere ai disoccupati, li sta facendo vedere ai cittadini medi, ma non li sta facendo vedere in Europa, dove servirebbero, dove bisognerebbe cambiare tutte quelle assurde regole che sono presenti.
Qualche mese fa ci aveva detto che quando l'Italia sarebbe stata alla Presidenza dell'Europa saremmo riusciti ad avere e ottenere tantissime cose. Io finora non ho visto niente.
Sarò un po’ cieco (e, infatti, porto gli occhiali), sarò stato disattento, ma non è stato fatto assolutamente niente. È stato semplicemente detto che nei primi cento giorni di Governo si sarebbero fatte le riforme per poi, dopo due mesi, dire: «No, mi ero dimenticato uno zero: sono mille giorni» e dopo altri tre mesi dire: «Adesso cominciano forse i mille giorni».
Avete fatto una riforma delle province che non ha abolito le province, ha creato ancor più confusione, sia nei dipendenti che lavorano nelle province sia per tutti i servizi che le province devono ancora attuare e fare (penso alle scuole) e, alla fine, c’è stato anche un aumento dei costi, come aveva calcolato la Corte dei conti.
Dunque, veramente la fiducia ad un Governo di questo tipo non potremo mai darla.
Prima andiamo a votare, meglio è, prima riusciamo veramente a svecchiare... e «svecchiare» non è un termine anagrafico, a mio avviso, non vuol dire che uno è vecchio perché ha un'età avanzata; io dico «svecchiare» perché bisogna svecchiare da alcuni personaggi che sono da troppo tempo al timone della barca che si chiama Italia, troppo tempo che stanno facendo il bello ed il brutto tempo...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
MATTEO BRAGANTINI. Adesso concludo... con i soldi dei cittadini e stanno distruggendo la forza e la ricchezza creata dai nostri piccoli imprenditori.
Per tutti questi motivi – e ce ne sarebbero molti, ma molti altri (infatti, chiederei se possibile al Presidente, siccome alcuni colleghi non parleranno, se posso utilizzare anche i minuti degli altri gruppi, ma mi sa che mi dice che non è possibile) – noi voteremo contro questa fiducia.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di Pag. 32fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 2.
(Votazione della questione di fiducia – Articolo 2 – A.C. 2679-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
Procediamo ora all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale inizierà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dall'onorevole Sereni.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
Si è così conclusa anche la seconda chiama. Chiedo se vi siano altri deputati in Aula che intendano votare.
(Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 2, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno risposto sì 351
Hanno risposto no 67
(La Camera approva).
Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 2.
Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Agostini Roberta
Aiello Ferdinando
Albanella Luisella
Albini Tea
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Alfreider Daniel
Alli Paolo
Amato Maria
Amendola Vincenzo
Amici Sesa
Antezza Maria
Anzaldi Michele
Argentin Ileana
Arlotti Tiziano
Ascani Anna
Baretta Pier Paolo
Bargero Cristina
Baruffi Davide
Basso Lorenzo
Battaglia Demetrio
Bazoli Alfredo
Becattini Lorenzo
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Beni Paolo
Bergonzi Marco
Berlinghieri Marina
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bianchi Dorina
Bianchi MariastellaPag. 33
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bini Caterina
Blazina Tamara
Bobba Luigi
Boccadutri Sergio
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Bolognesi Paolo
Bombassei Alberto
Bonaccorsi Lorenza
Bonavitacola Fulvio
Bonifazi Francesco
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Borletti Dell'Acqua Buitoni
Ilaria Carla Anna
Boschi Maria Elena
Bosco Antonino
Bossa Luisa
Braga Chiara
Bragantini Paola
Brandolin Giorgio
Bratti Alessandro
Bray Massimo
Bressa Gianclaudio
Bruno Franco
Bruno Bossio Vincenza
Bueno Renata
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabrò Raffaele
Campana Micaela
Cani Emanuele
Capodicasa Angelo
Capone Salvatore
Capozzolo Sabrina
Capua Ilaria
Carbone Ernesto
Cardinale Daniela
Carloni Anna Maria
Carnevali Elena
Carocci Mara
Carra Marco
Carrescia Piergiorgio
Carrozza Maria Chiara
Casati Ezio Primo
Casellato Floriana
Casero Luigi
Cassano Franco
Castricone Antonio
Causi Marco
Causin Andrea
Cenni Susanna
Censore Bruno
Cera Angelo
Cesaro Antimo
Chaouki Khalid
Cicchitto Fabrizio
Cimbro Eleonora
Civati Giuseppe
Coccia Laura
Colaninno Matteo
Cominelli Miriam
Coppola Paolo
Coscia Maria
Costa Enrico
Cova Paolo
Crimì Filippo
Crivellari Diego
Culotta Magda
Cuperlo Giovanni
Dallai Luigi
Dal Moro Gian Pietro
Dambruoso Stefano
Damiano Cesare
D'Arienzo Vincenzo
D'Attorre Alfredo
De Girolamo Nunzia
Del Basso De Caro Umberto
Dellai Lorenzo
Dell'Aringa Carlo
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Micheli Paola
De Mita Giuseppe
Di Gioia Lello
Di Lello Marco
Di Maio Marco
D'Incecco Vittoria
Di Salvo Titti
Donati Marco
D'Ottavio Umberto
Epifani Ettore Guglielmo
Ermini David
Fabbri Marilena
Falcone Giovanni
Famiglietti Luigi
Fanucci Edoardo
Faraone Davide
Farina Gianni
Fedi MarcoPag. 34
Ferranti Donatella
Ferrari Alan
Ferro Andrea
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Folino Vincenzo
Fontana Cinzia Maria
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Fossati Filippo
Fragomeli Gian Mario
Franceschini Dario
Fregolent Silvia
Fusilli Gianluca
Gadda Maria Chiara
Galgano Adriana
Galli Carlo
Galperti Guido
Gandolfi Paolo
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasparini Daniela Matilde Maria
Gebhard Renate
Gelli Federico
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacobbe Anna
Giacomelli Antonello
Gigli Gian Luigi
Ginato Federico
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgis Andrea
Gitti Gregorio
Giuliani Fabrizia
Giulietti Giampiero
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Greco Maria Gaetana
Gregori Monica
Gribaudo Chiara
Guerini Giuseppe
Guerini Lorenzo
Guerra Mauro
Gullo Maria Tindara
Iacono Maria
Iannuzzi Tino
Impegno Leonardo
Incerti Antonella
Iori Vanna
Lacquaniti Luigi
La Marca Francesca
Lattuca Enzo
Lauricella Giuseppe
Lavagno Fabio
Lenzi Donata
Letta Enrico
Leva Danilo
Librandi Gianfranco
Locatelli Pia Elda
Lodolini Emanuele
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lupi Maurizio
Madia Maria Anna
Magorno Ernesto
Malisani Gianna
Malpezzi Simona Flavia
Manciulli Andrea
Manfredi Massimiliano
Manzi Irene
Marantelli Daniele
Marazziti Mario
Marchetti Marco
Marchi Maino
Marguerettaz Rudi Franco
Mariani Raffaella
Mariano Elisa
Marrocu Siro
Marroni Umberto
Martella Andrea
Martelli Giovanna
Martino Pierdomenico
Marzano Michela
Massa Federico
Matarrese Salvatore
Mattiello Davide
Mauri Matteo
Mazziotti Di Celso Andrea
Mazzoli Alessandro
Melilli Fabio
Meloni Marco
Meta Michele Pompeo
Miccoli Marco
Migliore Gennaro
Minnucci Emiliano
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mognato MichelePag. 35
Molea Bruno
Monaco Francesco
Monchiero Giovanni
Mongiello Colomba
Montroni Daniele
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto Sara
Moscatt Antonino
Mura Romina
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nardi Martina
Narduolo Giulia
Nesi Edoardo
Nicoletti Michele
Oliaro Roberta
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Pagani Alberto
Palma Giovanna
Paris Valentina
Parrini Dario
Pastorelli Oreste
Pastorino Luca
Patriarca Edoardo
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pes Caterina
Petitti Emma
Petrini Paolo
Piazzoni Ileana Cathia
Piccione Teresa
Piccoli Nardelli Flavia
Piccolo Giorgio
Piccolo Salvatore
Piccone Filippo
Pilozzi Nazzareno
Pini Giuditta
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pizzolante Sergio
Plangger Albrecht
Pollastrini Barbara
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Preziosi Ernesto
Prina Francesco
Quartapelle Procopio Lia
Rabino Mariano
Raciti Fausto
Ragosta Michele
Rampi Roberto
Realacci Ermete
Ribaudo Francesco
Richetti Matteo
Roccella Eugenia
Rocchi Maria Grazia
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rossi Domenico
Rossi Paolo
Rossomando Anna
Rostan Michela
Rotta Alessia
Rughetti Angelo
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Sani Luca
Sanna Francesco
Sanna Giovanna
Santerini Milena
Sberna Mario
Sbrollini Daniela
Scalfarotto Ivan
Scanu Gian Piero
Schirò Gea
Scopelliti Rosanna
Scuvera Chiara
Senaldi Angelo
Sereni Marina
Sgambato Camilla
Simoni Elisa
Sottanelli Giulio Cesare
Speranza Roberto
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Tancredi Paolo
Taranto Luigi
Tartaglione Assunta
Tentori Veronica
Terrosi Alessandra
Tinagli Irene
Tullo Mario
Valente Valeria
Valiante Simone
Vargiu Pierpaolo
Vazio Franco
Velo Silvia
Venittelli Laura
Ventricelli Liliana
Verini Walter
Vignali Raffaello
Vitelli PaoloPag. 36
Zampa Sandra
Zan Alessandro
Zanin Giorgio
Zappulla Giuseppe
Zardini Diego
Zoggia Davide
Hanno risposto no:
Abrignani Ignazio
Airaudo Giorgio
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Baldelli Simone
Biancofiore Michaela
Biasotti Sandro
Bordo Franco
Borghesi Stefano
Bragantini Matteo
Brunetta Renato
Caon Roberto
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Catalano Ivan
Centemero Elena
Costantino Celeste
Crimi Rocco
D'Alessandro Luca
Duranti Donatella
Faenzi Monica
Farina Daniele
Fedriga Massimiliano
Ferrara Ciccio
Fontana Gregorio
Fratoianni Nicola
Fucci Benedetto Francesco
Galati Giuseppe
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Giorgetti Giancarlo
Grimoldi Paolo
Guidesi Guido
Invernizzi Cristian
Kronbichler Florian
Lainati Giorgio
Marcolin Marco
Matarrelli Toni
Melilla Gianni
Merlo Ricardo Antonio
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Nizzi Settimo
Occhiuto Roberto
Palazzotto Erasmo
Palese Rocco
Pannarale Annalisa
Pellegrino Serena
Petrenga Giovanna
Pili Mauro
Piras Michele
Placido Antonio
Prataviera Emanuele
Prestigiacomo Stefania
Quaranta Stefano
Rampelli Fabio
Ricciatti Lara
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rotondi Gianfranco
Savino Sandra
Scotto Arturo
Simonetti Roberto
Tacconi Alessio
Valentini Valentino
Vella Paolo
Vito Elio
Zaratti Filiberto
Si sono astenuti:
Labriola Vincenza
Sono in missione:
Bergamini Deborah
Biondelli Franca
Capezzone Daniele
Castiglione Giuseppe
Catania Mario
Cirielli Edmondo
Colonnese Vega
D'Ambrosio Giuseppe
Di Maio Luigi
Di Stefano Manlio
Fauttilli Federico
Fico Roberto
Fraccaro Riccardo
La Russa Ignazio
Ravetto Laura
Rigoni Andrea
Sanga Giovanni
Sisto Francesco Paolo
Tidei Marietta
Turco Tancredi
Zanetti Enrico
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo 3 – A.C. 2679-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3 del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, oggi ponete la questione di fiducia su una legge di stabilità che promettete di andare a modificare al Senato, oggi chiedete a chi vi voterà la fiducia una delega in bianco, in quanto le modifiche che promettete non le conosciamo e noi siamo sicuri che quelle modifiche, se è possibile, peggioreranno un testo che non incontra certo le aspettative delle piccole e medie imprese, delle famiglie e degli enti locali.
In generale, questa legge di stabilità riteniamo sia un affronto in particolare per i tagli che si prefigge di operare nei confronti delle regioni, tagli di risorse pari a 4 miliardi. Noi respingiamo categoricamente l'idea che le regioni siano dei centri di spreco. Val la pena di ricordare che le spese delle regioni negli ultimi cinque anni si sono ridotte del 38 per cento e quelle delle amministrazioni centrali solo del 12 per cento, ed ancora, per arrivare all'attuale legge di stabilità, i tagli previsti per i Ministeri sono di 2,3 miliardi di euro mentre quelli a carico delle regioni, come dicevo prima, di 4 miliardi.
Non siamo contro i tagli purché siano equi e non vadano a penalizzare le regioni virtuose, come potrebbe avvenire, ad esempio, per la Lombardia e per il Veneto. Bisogna avere il coraggio di attenuare i tagli a carico delle regioni virtuose e introdurre subito i costi standard, il che garantirebbe maggiori risparmi rispetto a quelli che avete previsto.
Si devono applicare nelle regioni le migliori pratiche, dare incentivi alle regioni più virtuose e punire invece quelle che perseverano nella cattiva gestione. Tra l'altro, anche la relatrice Miotto, in XII Commissione, in un suo passaggio, riferendosi a quanto avete previsto, cioè il taglio dei trasferimenti alle regioni per 4 miliardi per gli anni dal 2015 al 2018, per onestà intellettuale ha dovuto osservare e, quindi, ammettere che tali disposizioni sono suscettibili di influenzare i servizi sanitari e sociali erogati, il che tradotto vuole dire chiudere magari ospedali o magari ritoccare i ticket sanitari. E già queste previsioni sarebbero sufficienti per denunciare l'iniquità di questa vostra legge di stabilità.
Vi sono poi una serie di previsioni che contestiamo fortemente. Andate a prevedere una riduzione del fondo per le politiche antidroga, che portate dagli 8,4 milioni di euro del 2014 ai 7,3 del 2015, sino ai 5,3 milioni di euro per gli anni 2016 e 2017. Operate un taglio di 17,7 milioni di euro sul Fondo per il finanziamento delle attività di ricerca corrente e finalizzata per la sperimentazione in materia sanitaria, prevedendo inoltre un'ulteriore riduzione pari a 17,2 milioni di euro per il 2015 e 16,8 milioni di euro per gli anni successivi.
Rispetto allo stanziamento previsto per il 2014 dalla precedente legge di stabilità, si verifica quindi nel 2015 una riduzione di 34,8 milioni di euro, si passa dai 288,7 milioni ai 253,9 milioni che avete previsto. Avevate addirittura previsto un ulteriore taglio sui trasferimenti al Fondo per le non autosufficienze, poi corretto in extremis, ma reperite i soldi dal Fondo per le politiche per la famiglia, e mentre operate questi tagli da un lato, dall'altro trovate magari 20 milioni di euro, per ogni anno dal 2015 al 2018, per finanziare il Fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, così come andate ad incrementare di 187 milioni di euro annui, a decorrere dal 2015, il Fondo nazionale destinato all'ampliamento del sistema di protezione per richiedenti asilo. Andate in Europa con il cappello in mano per chiedere che l'Unione europea si interessi dell'emergenza immigrazione e vi sentite rispondere che l'operazione Mare Nostrum è la causa di quella emergenza.Pag. 38
Come a dire: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Ma qui a piangere rimangono solo i cittadini italiani ed in particolare le fasce più deboli della nostra popolazione.
Ed ancora andate a prevedere il cosiddetto bonus bebè di 80 euro mensili, prevedendo per ogni figlio nato o adottato dal 1o gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017 un assegno di importo annuo di 960 euro. Una buona misura che dovrebbe favorire la natalità, ma rimane una misura non sufficiente per chi intenda sostenere una politica veramente finalizzata a contrastare la crisi demografica. Per di più – e questo per noi è un grave errore – allargate la platea a tutti i cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno. In tal modo la misura che andate ad introdurre manca il reale obiettivo e si trasforma in una disposizione di natura assistenzialista, di cui godranno, in particolare, gli stranieri.
Se la ratio della disposizione era finalizzata veramente al contrasto della crisi demografica, doveva essere formulata non soltanto come sostegno per le famiglie disagiate, ma come riconoscimento del valore dell'importanza di tornare a fare figli in questo Paese. Una misura finalizzata alla crescita demografica doveva essere limitata ai cittadini italiani, ai cittadini comunitari e agli stranieri extracomunitari che abbiano perlomeno dimostrato di volere, attraverso un processo di integrazione, progettare come scelta di vita la permanenza sul territorio del nostro Paese. In sostanza tale misura poteva e doveva essere limitata ai cittadini extracomunitari che avessero dimostrato, attraverso l'accordo di integrazione a punti, di volersi realmente integrare nella società italiana. Abbiamo provato a proporvelo, ma naturalmente la nostra richiesta è caduta nel vuoto.
Per quanto attiene, invece, alla disposizione relativa alla quota di 50 milioni di euro per la cura delle patologie connesse al gioco d'azzardo, che però non comporta nuovi oneri a carico della finanza pubblica, suona come una presa in giro per chi da anni segue la questione e per tutte quelle famiglie che sono state rovinate da quel vizio, grazie al quale uno «Stato mammona» si ingrassa, oltre naturalmente al garantire lauti profitti a chi gestisce il business delle macchinette mangiasoldi.
E così finite per fingere di trovare una soluzione. Si poteva, ad esempio, prevedere, come abbiamo provato a suggerirvi, un aumento dei trasferimenti alle regioni affinché queste potessero assolvere al nuovo onere, senza dovere attingere ad un fondo che già oggi fatica a garantire i LEA. E la copertura la si poteva trovare sopprimendo ciò che avete previsto in materia di asilo, perché non è possibile incrementare un fondo come quello per le politiche e i servizi d'asilo, destinato all'ampliamento del sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati, misura che si è resa necessaria solo per colpa e grazie alla scellerata operazione Mare Nostrum, che ha, di fatto, causato l'emergenza immigrazione. Quindi, un fondo che va prosciugato, perché oggi il Paese ha altre priorità, e va prosciugato anche alla luce del fatto che, dei 150 mila sbarcati sulle nostre coste, solo 38 mila richieste di protezione sono state presentate.
Ed infine ed ancora – e mi avvio alla conclusione – eliminate le spese accessorie a carico dell'INPS per le cure termali. In sostanza non andate più a prevedere quel contributo per il soggiorno, che veniva riconosciuto a chi si recava in una località termale per le cure. E questo anche nonostante nei giorni scorsi il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'INPS, con una nota ufficiale, vi abbia chiesto di sopprimere i tagli che avete previsto. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza, in particolare, ritiene infatti che la norma in discussione, provocando una sostanziale riduzione dell'assistenza sanitaria a favore degli assicurati da tali istituti, non comporterebbe comunque alcun risparmio, ma anzi un aggravamento di spesa.
E così, mentre ci si permette il lusso, magari, di pagare vitto e alloggio ai clandestini, che sistemate anche in alberghi che i nostri connazionali si sognano, tagliate un contributo che avrà quale unico Pag. 39risultato che i nostri anziani o chi è affetto da patologie anche gravi non potrà più curarsi, in quanto, in questo periodo di vacche magre, rinunceranno ad andare nelle località termali, perché non hanno i soldi per pagarsi la pensione e il soggiorno.
Questi sono solo alcuni dei motivi che ci impongono di negarvi la fiducia ad una legge di stabilità scritta in parte sotto dettatura dell'Unione europea e della troika dell'Unione europea, che, però, vi rimanda a marzo e preannuncia che dovrete mettere mano ancora alle forbici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo 3.
(Votazione della questione di fiducia – Articolo 3 – A.C. 2679-bis-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 3, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
Procediamo ora all'estrazione a sorte del nominativo del deputato dal quale inizierà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dalla deputata Grillo.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
Si è così conclusa anche la seconda chiama. Chiedo se vi siano altri deputati in Aula che intendano votare (Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo 3, nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Presenti 386
Votanti 385
Astenuti 1
Maggioranza 193
Hanno votato sì 346
Hanno votato no 39.
La Camera approva.
Si intendono così respinte tutte le proposte emendative riferite all'articolo 3.
Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Agostini Roberta
Aiello Ferdinando
Albanella Luisella
Albini Tea
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Alfreider Daniel
Alli Paolo
Amato Maria
Amendola Vincenzo
Amici Sesa
Antezza Maria
Anzaldi Michele
Argentin Ileana
Arlotti Tiziano
Ascani Anna
Baretta Pier Paolo
Bargero Cristina
Baruffi Davide
Basso LorenzoPag. 40
Battaglia Demetrio
Bazoli Alfredo
Becattini Lorenzo
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Beni Paolo
Bergonzi Marco
Berlinghieri Marina
Berretta Giuseppe
Bianchi Dorina
Bianchi Mariastella
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bini Caterina
Blazina Tamara
Bobba Luigi
Boccadutri Sergio
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Bolognesi Paolo
Bombassei Alberto
Bonaccorsi Lorenza
Bonavitacola Fulvio
Bonifazi Francesco
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Bossa Luisa
Braga Chiara
Bragantini Paola
Brandolin Giorgio
Bratti Alessandro
Bray Massimo
Bressa Gianclaudio
Bruno Franco
Bruno Bossio Vincenza
Bueno Renata
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabrò Raffaele
Campana Micaela
Cani Emanuele
Capodicasa Angelo
Capone Salvatore
Capozzolo Sabrina
Capua Ilaria
Carbone Ernesto
Cardinale Daniela
Carloni Anna Maria
Carnevali Elena
Carocci Mara
Carra Marco
Carrescia Piergiorgio
Carrozza Maria Chiara
Casati Ezio Primo
Casellato Floriana
Casero Luigi
Cassano Franco
Castricone Antonio
Causi Marco
Causin Andrea
Cenni Susanna
Censore Bruno
Cera Angelo
Cesaro Antimo
Chaouki Khalid
Cicchitto Fabrizio
Cimbro Eleonora
Civati Giuseppe
Coccia Laura
Colaninno Matteo
Cominelli Miriam
Coppola Paolo
Coscia Maria
Costa Enrico
Cova Paolo
Crimì Filippo
Crivellari Diego
Culotta Magda
Cuperlo Giovanni
Dallai Luigi
Dal Moro Gian Pietro
Dambruoso Stefano
Damiano Cesare
D'Arienzo Vincenzo
D'Attorre Alfredo
De Girolamo Nunzia
Dellai Lorenzo
Dell'Aringa Carlo
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Micheli Paola
De Mita Giuseppe
Di Gioia Lello
Di Lello Marco
Di Maio Marco
D'Incecco Vittoria
Di Salvo Titti
Donati Marco
D'Ottavio Umberto
Epifani Ettore Guglielmo
Ermini DavidPag. 41
Fabbri Marilena
Falcone Giovanni
Famiglietti Luigi
Fanucci Edoardo
Faraone Davide
Farina Gianni
Fassina Stefano
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Alan
Ferro Andrea
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Folino Vincenzo
Fontana Cinzia Maria
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Fossati Filippo
Fragomeli Gian Mario
Fregolent Silvia
Fusilli Gianluca
Gadda Maria Chiara
Galgano Adriana
Galli Carlo
Galperti Guido
Gandolfi Paolo
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasparini Daniela Matilde Maria
Gebhard Renate
Gelli Federico
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacobbe Anna
Giacomelli Antonello
Gigli Gian Luigi
Ginato Federico
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgetti Giancarlo
Giorgis Andrea
Gitti Gregorio
Giuliani Fabrizia
Giulietti Giampiero
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Greco Maria Gaetana
Gregori Monica
Gribaudo Chiara
Guerini Giuseppe
Guerini Lorenzo
Guerra Mauro
Gullo Maria Tindara
Iacono Maria
Iannuzzi Tino
Impegno Leonardo
Incerti Antonella
Iori Vanna
Lacquaniti Luigi
Laforgia Francesco
La Marca Francesca
Lattuca Enzo
Lauricella Giuseppe
Lavagno Fabio
Lenzi Donata
Letta Enrico
Leva Danilo
Librandi Gianfranco
Locatelli Pia Elda
Lodolini Emanuele
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lupi Maurizio
Madia Maria Anna
Magorno Ernesto
Malisani Gianna
Malpezzi Simona Flavia
Manciulli Andrea
Manfredi Massimiliano
Manzi Irene
Marantelli Daniele
Marazziti Mario
Marchetti Marco
Marchi Maino
Marguerettaz Rudi Franco
Mariani Raffaella
Mariano Elisa
Marrocu Siro
Marroni Umberto
Martelli Giovanna
Martino Pierdomenico
Marzano Michela
Massa Federico
Matarrese Salvatore
Mattiello Davide
Mauri Matteo
Mazziotti Di Celso Andrea
Mazzoli Alessandro
Melilli Fabio
Meloni MarcoPag. 42
Meta Michele Pompeo
Miccoli Marco
Migliore Gennaro
Minnucci Emiliano
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mognato Michele
Molea Bruno
Monaco Francesco
Monchiero Giovanni
Mongiello Colomba
Montroni Daniele
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto Sara
Moscatt Antonino
Mura Romina
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nardi Martina
Narduolo Giulia
Nicoletti Michele
Oliaro Roberta
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Pagani Alberto
Palma Giovanna
Paris Valentina
Parrini Dario
Pastorelli Oreste
Pastorino Luca
Patriarca Edoardo
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pes Caterina
Petitti Emma
Petrini Paolo
Piazzoni Ileana Cathia
Piccione Teresa
Piccoli Nardelli Flavia
Piccolo Giorgio
Piccolo Salvatore
Piccone Filippo
Pilozzi Nazzareno
Pini Giuditta
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pizzolante Sergio
Plangger Albrecht
Pollastrini Barbara
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Preziosi Ernesto
Prina Francesco
Quartapelle Procopio Lia
Rabino Mariano
Raciti Fausto
Ragosta Michele
Rampi Roberto
Realacci Ermete
Ribaudo Francesco
Richetti Matteo
Roccella Eugenia
Rocchi Maria Grazia
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rossi Domenico
Rossi Paolo
Rossomando Anna
Rostan Michela
Rotta Alessia
Rughetti Angelo
Saltamartini Barbara
Sanga Giovanni
Sani Luca
Sanna Francesco
Sanna Giovanna
Santerini Milena
Sberna Mario
Sbrollini Daniela
Scalfarotto Ivan
Scanu Gian Piero
Schirò Gea
Scopelliti Rosanna
Scuvera Chiara
Senaldi Angelo
Sereni Marina
Sgambato Camilla
Simoni Elisa
Sottanelli Giulio Cesare
Speranza Roberto
Stumpo Nicola
Tancredi Paolo
Taranto Luigi
Tartaglione Assunta
Tentori Veronica
Terrosi Alessandra
Tinagli Irene
Tullo Mario
Vaccaro Guglielmo
Valente Valeria
Valiante Simone
Vargiu Pierpaolo
Vazio FrancoPag. 43
Velo Silvia
Venittelli Laura
Ventricelli Liliana
Verini Walter
Vignali Raffaello
Vitelli Paolo
Zampa Sandra
Zan Alessandro
Zanin Giorgio
Zappulla Giuseppe
Zardini Diego
Zoggia Davide
Hanno risposto no:
Allasia Stefano
Altieri Trifone
Angelucci Antonio
Baldelli Simone
Borghesi Stefano
Bragantini Matteo
Brunetta Renato
Caon Roberto
Caparini Davide
Catalano Ivan
Centemero Elena
Faenzi Monica
Fedriga Massimiliano
Fontana Gregorio
Guidesi Guido
Invernizzi Cristian
Lainati Giorgio
Latronico Cosimo
Marcolin Marco
Melilla Gianni
Merlo Ricardo Antonio
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Occhiuto Roberto
Palese Rocco
Pellegrino Serena
Petrenga Giovanna
Pili Mauro
Placido Antonio
Prataviera Emanuele
Rampelli Fabio
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Savino Sandra
Scotto Arturo
Simonetti Roberto
Tacconi Alessio
Vella Paolo
Vito Elio
Zaccagnini Adriano
Si sono astenuti:
Labriola Vincenza
Sono in missione:
Bergamini Deborah
Biondelli Franca
Capezzone Daniele
Castiglione Giuseppe
Catania Mario
Cirielli Edmondo
Colonnese Vega
D'Ambrosio Giuseppe
Di Maio Luigi
Di Stefano Manlio
Fauttilli Federico
Fico Roberto
Fraccaro Riccardo
La Russa Ignazio
Ravetto Laura
Rigoni Andrea
Sisto Francesco Paolo
Tidei Marietta
Turco Tancredi
Zanetti Enrico
Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Domenica 30 novembre 2014, alle 9:
1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015) (C. 2679-bis-A).
— Relatori: Guerra, per la maggioranza; Melilla e Castelli, di minoranza.
2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e bilancio pluriennale per il triennio 2015-2017 (C. 2680-A).
Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2015 e per il triennio 2015-2017.
— Relatori: Tancredi, per la maggioranza; Melilla e Castelli, di minoranza.
La seduta termina alle 21,50.
ERRATA CORRIGE
Nel resoconto stenografico della seduta del 28 novembre 2014:
a pagina 91, seconda colonna, quarta riga, la parola «dicembre» si intende sostituita dalla seguente: «novembre».