XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 346 di venerdì 5 dicembre 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

      La seduta comincia alle 9,35.

      RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Mariastella Bianchi, Brunetta, Bueno, Busto, Caparini, Costa, Dambruoso, De Micheli, Fava, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Manciulli, Porta, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sereni, Tabacci e Taglialatela sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative a sostegno delle imprese agricole danneggiate dagli eventi alluvionali verificatisi nel corso del 2014 – n. 2-00760)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Russo n. 2-00760, concernente iniziative a sostegno delle imprese agricole danneggiate dagli eventi alluvionali verificatisi nel corso del 2014 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Russo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      PAOLO RUSSO. Signor Presidente, ragioniamo, partendo da una recente dichiarazione del signor Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali in un convegno organizzato da Agrinsieme. Una recente dichiarazione nella quale sostanzialmente si rilevava come, per i produttori che non sono dotati di fondi assicurativi, sia in corso di elaborazione un anticipo dei previsti fondi, indicati all'interno della PAC, da corrispondere nel prossimo mese di giugno 2015, anziché nel dicembre 2015. E questo riferito prevalentemente agli eventi alluvionali che hanno colpito recentemente la Liguria, il Piemonte e l'Emilia-Romagna. Ma non basta. Accanto a questo, giustamente, il responsabile del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha aggiunto l'intenzione di intervenire con una deroga per il 2014, al fine, cioè, di destinare risorse finanziarie proprio per quelle imprese che non hanno la cosiddetta copertura assicurativa, precisando che, in ragione proprio di questa misura, il Ministero è in contatto con gli assessori proprio di Piemonte, Liguria ed Emilia.Pag. 2
      Non solo non si contesta, anzi si plaude all'iniziativa posta in campo in questa direzione, ma vorrei ricordare come territori quali la Campania, la Puglia e la Toscana sono stati coinvolti da gravissime emergenze alluvionali. Nelle province di Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno, a partire dal 21 gennaio scorso e nelle giornate successive, com’è largamente noto, un'intensa attività alluvionale ha causato una serie di danneggiamenti alle strutture locali agricole e alle attività connesse alle coltivazioni e produzioni agroalimentari, con evidenti implicazioni negative. Il Ministro sa come i danni in agricoltura siano i primi danni dagli eventi alluvionali e come sia complesso e difficile ripristinare quei danni in ragione di un'esistenza che va al di là del dato strutturale stesso. Chiudere una stalla per questi eventi è cosa facilissima; recuperare la tradizione, la storia, la cultura, la passione di quell'impresa agricola è cosa molto più difficile. E, allora, quanto sono necessari gli interventi e quanto quegli interventi sono necessari sul piano anche della tempestività.
      Ma voglio ricordare anche le giornate del 16 e del 19 giugno 2014: i comuni dell'area nolana e dell'area vesuviana, in provincia di Napoli, sono stati ulteriormente e nuovamente funestati da un'eccezionale ondata di maltempo che si è abbattuta anche sul contiguo territorio dell'area della bassa Irpinia, devastando intere aree ad alta produzione agricola.
      Tra esse, vi sono eccellenze della produzione agricola nazionale, della produzione agricola della quale ci facciamo gran vanto in ragione della capacità anche di stare sui mercati nazionali ed internazionali. Penso al pomodorino del piennolo, alle albicocche, alle nocciole, alle ciliege che hanno subito gravissimi danni. Inoltre, il 5 settembre 2014, l'area pugliese del Gargano è stata funestata da nubifragi di straordinaria e particolarmente violenta intensità. Ricordo i 14 comuni danneggiati tra i quali Peschici, Rodi Garganico, San Menaio, che hanno subito danni gravissimi alle colture. E ancora in Maremma Toscana, in particolare Orbetello, Albinia, Capalbio, Manciano, Magliano in Toscana e Scansano, nella provincia di Grosseto, il 14 ottobre 2014. E allora, la domanda che vorrei rivolgere al Ministro e al Governo, è la seguente: le misure previste sinora per la Campania e per la Toscana sarebbero soltanto gli interventi previsti dal Fondo di solidarietà nazionale ? Oltre le misure peraltro annunciate per Liguria, Piemonte e Lombardia, sarebbero ulteriormente previste misure aggiuntive anche in ragione di un recente intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, quali interventi in deroga al Patto di stabilità interno e la possibilità di rinegoziare i mutui esistenti. Mi pare evidente che, dalla descrizione così fatta delle vicende recenti, vi sia una discrepanza o un diverso trattamento, per dirlo diversamente, una non organica gestione dei fenomeni. Occorrerebbe dunque chiarire se le misure straordinarie e le misure aggiuntive annunciate nel corso di quei convegni siano rivolte solo a quelle tre regioni o se, viceversa, queste medesime misure, in ragione delle medesime condizioni, non possano o non debbano essere orientate in tutte le aree del nostro Paese al fine di fronteggiare i danni derivanti dalle alluvioni verificatesi anche nei mesi di gennaio, giugno, settembre e ottobre. E, se così non fosse, sarebbe interessante capire perché non viene deliberato lo stato di calamità per la Campania e la Toscana e quindi perché non vengono sostenute le attività agricole e le colture di quelle aree, alcune delle quali, come ho riferito, eccellenze del made in Italy e straordinario biglietto da visita nell’export nazionale. Insomma, per concludere, chiederei se non si intenda assumere un'iniziativa chiara per il rifinanziamento degli interventi compensativi dei fondi di solidarietà nazionale, sapendo peraltro, come ella ha riferito in una recente interrogazione in Commissione, che è evidente che quel Fondo non rischia di essere incapace, è già largamente incapace. Dunque di fronte a questa condizione, di fronte a questa disparità, mi aspetterei una risposta di chiarezza che possa indicare un metodo e un metro comune e che faccia considerare tutte le Pag. 3aree del Paese con la stessa attenzione rispetto agli eventi alluvionali ma anche con la stessa attenzione nei confronti di quell'agricoltura che rappresenta un presidio straordinario proprio al fine di prevenire i danni incombenti dal dissesto idrogeologico. Per questa ragione, chiederei al Ministro di aiutarci in questo senso a meglio comprendere le ragioni delle diversità.

      PRESIDENTE. Il Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Andrea Olivero, ha facoltà di rispondere.

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in relazione alle questioni poste poc'anzi dall'onorevole Russo e dagli onorevoli interpellanti, ritengo necessario premettere che queste ultime si inseriscono in un contesto generale come quello del dissesto idrogeologico e dei fenomeni di carattere alluvionale che ciclicamente arrecano ingenti danni agli agricoltori italiani, determinando la necessità di intervenire con rimborsi e interventi compensativi.
      In ogni caso, ricordo che gli strumenti ex ante, come quello assicurativo, si sono dimostrati nel corso del tempo nettamente più efficaci rispetto agli interventi compensativi, assicurando infatti oltre 7 miliardi di euro di produzione lorda vendibile agricola. È tuttavia necessario sottolineare che finora sono state utilizzate anche misure compensative di tipo ex post del Fondo di solidarietà nazionale, la cui normativa, come recentemente ribadito dal Ministero e dallo stesso Ministro Martina, dovrà essere adeguata ai nuovi orientamenti europei in materia di aiuti di Stato al settore agricolo e forestale.
      Al riguardo, tenuto conto del fatto che le assicurazioni agevolate sono state inserite tra le misure analizzate dalla Commissione europea per far fronte, a partire dal periodo di programmazione 2014-2020, alle crisi che interessano il settore agricolo, informo che sono all'esame mirate azioni volte ad assicurare l'estensione territoriale della misura e di sensibilizzazione nei confronti delle imprese agricole per far meglio conoscere la portata e le potenzialità dello strumento assicurativo.
      In tale quadro, segnalo peraltro che il disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2014, attualmente all'esame del Senato, all'articolo 12, prevede una delega al Governo al fine di adeguare l'attuale normativa rappresentata dal decreto legislativo 29 marzo 2004, n.  102, agli orientamenti dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato al settore agricolo e forestale e alla nuova programmazione dell'Unione europea per il periodo 2014-2020. In particolare, la normativa nazionale dovrà recepire gli strumenti di gestione dei rischi previsti nel primo e nel secondo pilastro della politica agricola comune dalla nuova programmazione, quali, oltre alle assicurazioni, i fondi di mutualizzazione e lo strumento per la stabilizzazione dei redditi, nonché dei nuovi rischi introdotti come, ad esempio, gli incidenti ambientali. Il riordino interesserà sia gli interventi ex ante sia gli interventi ex post compensativi. Allo stesso tempo, si stabilisce che il Governo dovrà, in particolare, provvedere allo sviluppo dei Fondi di mutualità a tutela del reddito degli agricoltori e alla revisione della normativa in materia di regolazione dei mercati con particolare riferimento alle forme di organizzazione, accordi interprofessionali e contratti di organizzazione e vendita.
      Ciò posto, con specifico riferimento a quanto evidenziato dagli interpellanti, faccio presente che è intenzione del Governo sostenere un intervento legislativo di deroga alle vigenti disposizioni relative al Fondo di solidarietà nazionale che, ricordo, non può intervenire in presenza di rischio assicurabile, per il riconoscimento delle misure di sostegno a favore delle imprese agricole che interessi i territori agricoli di tutte le regioni che hanno subito danni a seguito degli eventi alluvionali verificatesi nell'anno in corso.
      Si tratta di una proposta volta anche a consentire alle regioni, che non vi abbiano ancora provveduto, di deliberare, in presenza degli altri requisiti posti dal decreto Pag. 4legislativo n.  102 del 29 marzo 2004, la richiesta di attivazione del Fondo di solidarietà nazionale.
      Preciso, inoltre, che è intenzione del Governo incrementare la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale che, come è stato ricordato, a causa anche della particolarità climatica dell'anno in corso, è sostanzialmente esaurito, mediante riassegnazione di somme disponibili nel bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in aggiunta alle risorse messe a disposizione dalla Protezione civile.
      Rassicuro infine gli interpellanti che non vi è certamente alcuna intenzione del Governo di discriminare un territorio rispetto ad un altro.

      PRESIDENTE. L'onorevole Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      PAOLO RUSSO. Signor Presidente, senza dubbio lo sono per la parte che riguarda la sensibilità e l'attenzione dimostrata dal Governo; lo sono molto meno per la parte che riguarda l'efficacia, nel senso che abbiamo ascoltato ragionevolissime considerazioni, che oserei articolare sul fronte dei buoni propositi, nel senso che occorrono normative che consentano una deroga al Fondo di solidarietà, occorrono ulteriori risorse. Abbiamo registrato che vi è un impegno su questo fronte, sia sull'una vicenda che sull'altra, per mettere in campo politiche coerenti; mi pare però che ad oggi si sia soltanto sul fronte delle enunciazioni di principio.
      E se questa vicenda dovesse fare il paio con la lentezza con la quale si registra l'avanzamento di una norma importante, che probabilmente potrebbe, tra le misure ex ante, fornire aiuto significativo nel contrasto al dissesto idrogeologico, e penso alla norma che riguarda il consumo del suolo, ma anche al pasticcio che il Governo ha combinato sul fronte dell'IMU sui terreni agricoli, incertezza straordinaria, devo dire misurata persino da centinaia di parlamentari colleghi del PD, comprendiamo come, nei confronti dell'agricoltura, si registra una certa sufficienza, un certo atteggiamento superficiale, un certo atteggiamento non adeguato alla criticità della situazione e alla centralità di una questione che riguarda non soltanto il nostro Paese sul fronte delle produzioni, ma anche su quello della qualità della vita e della prospettiva che si vuole dare al nostro Paese in chiave di sviluppo.
      Consentitemi di ringraziare però, nell'aver ascoltato che le medesime misure annunciate per talune regioni, ovviamente a medesime condizioni, saranno estese a tutte quelle aree del Paese che sono state vulnerate, che sono state danneggiate, che sono state oggetto di questi straordinari eventi calamitosi. Attenderemo nelle prossime settimane, non soltanto sul piano normativo in quest'Aula, gli strumenti normativi per consentire le deroghe, ma ancor di più attenderemo e accoglieremo con grande favore il rifinanziamento del Fondo di solidarietà, che potrà rappresentare per il sistema agricolo nazionale davvero una opportunità, soprattutto quella luce necessaria nei momenti di grande difficoltà che pur si registrano persino in agricoltura.

(Iniziative per la pubblicazione della graduatoria e per l'immissione in ruolo dei dirigenti scolastici risultati vincitori di concorso nella regione Campania – n. 2-00769)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bossa n. 2-00769, concernente iniziative per la pubblicazione della graduatoria e per l'immissione in ruolo dei dirigenti scolastici risultati vincitori di concorso nella regione Campania (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Valeria Valente se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria.

      VALERIA VALENTE. Signor Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, l'interpellanza di stamattina, a dir la verità, chiede finalmente una parola di chiarezza da parte di questo Governo su una Pag. 5vicenda, che noi riteniamo davvero inaccettabile e incomprensibile, che, ancora una volta, va a scapito di una regione, quale quella della Campania; e forse, se così vogliamo dire, anche della sua parte migliore, delle sue menti, delle sue classi dirigenti.
      Come è noto sicuramente al Governo, nel lontano ormai, troppo lontano 2011, è stato bandito un concorso su base nazionale e su base regionale per dirigenti scolastici.
      Ebbene, questo concorso a nostro avviso, per come sono andate le cose, oggi davvero potrebbe essere preso ad emblema delle troppe ed inaccettabili disfunzioni e paralisi che colpiscono la pubblica amministrazione. Lo diciamo con nettezza e con forza: riteniamo su questo punto davvero ormai non più rinviabile una risposta di merito ai quesiti che stamattina proviamo a porre con questa interpellanza.
      Provo semplicemente, per chiarezza di esposizione e per consentire anche al Governo di dare una risposta puntuale, a ripercorrere le tappe di questa vicenda che, a nostro avviso davvero, gridano vendetta rispetto ad una amministrazione efficiente e puntuale, che soprattutto riconosca i diritti degli individui e dei cittadini e ponga la tutela di questi diritti in assoluto come una propria priorità.
      Nel lontano 2011, questo concorso – l'abbiamo detto – è stato bandito in tutte le regioni. Ebbene, mentre in tutte le regioni i dirigenti hanno vinto questo concorso oggi, seppure tra lungaggini e difficoltà di diversa natura e di diverso tipo e quindi questo concorso è stato completato nel 2012 in quasi in tutte le regioni, in Campania, ad oggi, che siamo alla fine del 2014, il concorso è ancora bloccato, bloccato e, nonostante siano passati ormai tre anni, non vengono addirittura pubblicate le graduatorie finali degli idonei. Faccio anche l'esempio di regioni nelle quali si sono verificate situazioni particolari: in Toscana, per esempio, e in Lombardia addirittura questo concorso è stato annullato, ma addirittura nella stessa Lombardia, nello stesso lasso di tempo, le procedure sono state annullate, riavviate e concluse e addirittura i 500 dirigenti oggi si vedono immessi in ruolo.
      Ecco, questo grida davvero vendetta se si pensa invece che in Campania quelli dichiarati idonei sono ancora in attesa semplicemente della pubblicazione della graduatoria. Una vicenda che io direi paradossale e che assume un rilievo ancora più drammatico se si pensa al fabbisogno delle nostre istituzioni scolastiche regionali di vedersi riconosciuti dirigenti titolari e l'immissione in ruolo: sono ben oltre 170 le scuole campane alle quali sono stati affidati dirigenti temporanei, ovviamente con tutte le conseguenze che una circostanza simile comporta in un territorio dove la popolazione scolastica presenta tra i più alti livelli di disagio e di dispersione scolastica del Paese, e solo, dunque, a nostro avviso, la presenza a tempo pieno di un dirigente scolastico assicurerebbe una corretta gestione delle istituzioni scolastiche. Tutto questo – lo dobbiamo dire ovviamente per onestà intellettuale e per chiarezza – avviene perché ci sono state una serie di vicende giudiziarie che, in vario modo, a di dire la verità, e a vario titolo hanno interessato questo concorso. Le ripercorro soltanto veramente brevissimamente sempre per chiarezza solo espositiva.
      Partiamo dal primo ricorso, quello proposto dai ricorrenti che non avevano superato la prova preselettiva: il TAR Campania in questo caso ha emesso una misura cautelare che ha ammesso direttamente alle prove scritte i ricorrenti, che precedentemente erano stati esclusi anche dalle preselezioni dal TAR Lazio. A questo si aggiunge – come se non bastasse – che, quando si è finalmente riusciti ad espletare le prove scritte, ha avuto inizio una lunghissima fase – molto delicata, a quanto pare – della correzione degli elaborati. In nessuna regione d'Italia, per la stessa correzione, sono stati necessari ben undici mesi come Campania, undici mesi, a cui poi vanno aggiunti altri due per iniziare i colloqui, altri otto mesi di sospensione determinati dal TAR Campania per effetto dei ricorsi e così i tempi della Pag. 6procedura concorsuale si sono dilatati a dismisura. Gli ultimi colloqui si sono svolti addirittura a febbraio 2014.
      Ad aggravare la situazione, a concorso ormai concluso, anche purtroppo indagini della magistratura penale su presunti illeciti riguardanti ventitré persone, di cui sei candidati per i quali, fino a maggio 2014 è stato addirittura disposto il sequestro degli atti.
      Da allora, però, cioè da maggio 2014 ad oggi, dicembre 2014, sono passati altri sette mesi e, nonostante il Consiglio di Stato, con sentenza 23 settembre 2014, abbia riconosciuto espressamente la piena legittimità del concorso e il TAR Campania abbia sancito chiaramente e nettamente l'obbligo in capo all'ufficio scolastico regionale di provvedere alla pubblicazione della graduatoria finale, il silenzio dell'amministrazione regionale, che non vorremmo vedere difesa solo per dovere d'ufficio, continua e perdura e, assieme ad esso, il calvario di 641 candidati che non riescono a vedere difesi i propri interessi legittimi e quindi riconosciuti i propri diritti.
      Lo dico con chiarezza: noi vorremmo che, a fianco alla difesa dell'interesse legittimo di un dirigente scolastico e di una direzione scolastica regionale, fossero presi in considerazione anche i diritti di chi ha vinto legittimamente quel concorso – ripeto – di chi ha vinto legittimamente quel concorso. Nonostante tutto questo e nonostante il fatto, appunto, che nella sentenza di settembre scorso il Consiglio di Stato abbia anche chiarito che, quand'anche dalle indagini della magistratura, soprattutto sugli illeciti penali, dovessero scaturire condanne penali, queste non potrebbero mai invalidare l'intera procedura, noi vediamo ancora questo concorso bloccato. Comprendiamo tensioni e preoccupazioni della dirigenza scolastica regionale, ma riteniamo inaccettabile che continuino ad essere mortificati i diritti di chi ha vinto quel concorso.
      A tal proposito, infatti, l'ufficio scolastico regionale della Campania ha annunciato la nomina di una commissione ispettiva, di cui però al momento non si conoscono concretamente né poteri né prerogative né che tipo di lavoro stia facendo. Senza dunque volere cedere al vittimismo, è evidente che, se nelle altre regioni i dirigenti scolastici sono da tempo già al lavoro nelle scuole loro assegnate, vi è il rischio che i concorrenti campani debbano essere considerati per noi figli di un Dio minore solo perché hanno avuto la sventura, ahimè, di sostenere e vincere il concorso in Campania e non altrove. E questo ovviamente – comprenderete – per noi è inaccettabile. Non si tratta però – lo voglio dire con semplicità – esclusivamente di una questione di giustizia amministrativa; si tratta di una vicenda che attiene alla possibilità e alla necessità di garantire e assicurare, anche nella prima regione del sud d'Italia, nella Campania, il diritto all'istruzione e alla formazione in condizioni di pari dignità e valore rispetto alle altre regioni del resto d'Italia.
      Noi vorremmo sapere, dunque: come è possibile che in Campania l'amministrazione competente ancora non riesca ad ottemperare ad un obbligo imposto per legge e dall'autorità giudiziaria ? Come è possibile che in questa regione quasi 120 scuole siano state affidate a reggenti solo perché l'ufficio scolastico regionale non provvede alla pubblicazione di una graduatoria ?
      Ecco, per tutte queste ragioni e dal momento che non risultano ancora chiare e comprensibili le ragioni per cui l'ufficio scolastico regionale continui a rimandare ad libitum la pubblicazione della graduatoria, annunciando sempre nuove date (inizialmente era la fine di quest'anno, prima era il 15 novembre, poi siamo arrivati all'inizio di dicembre; adesso diciamo forse oltre quest'anno scolastico), chiediamo dunque al Governo cosa intenda fare affinché innanzitutto: sia messo finalmente un punto fermo a questa vicenda e si concluda dunque tutta questa vicenda con la necessaria e non più procrastinabile pubblicazione della graduatoria, che vorremmo vedere in qualche modo realizzata non necessariamente nei limiti del tempo massimo previsto dall'autorità giudiziaria. Non è necessario arrivare Pag. 7nei limiti di tempo massimo, visto il tempo che abbiamo alle nostre spalle. Siano, dunque, effettuate anche le 101 assunzioni che, peraltro, sono state autorizzate dal MEF per l'anno in corso, anno 2014, e non sia minimamente, come pare invece paventato in queste ore dalla direzione scolastica regionale, presa in considerazione la possibilità di immettere in ruolo e, quindi, di vedere addirittura il diritto dei vincitori di concorso riconosciuto a inizio anno scolastico prossimo, cioè ad inizio anno scolastico 2015, in nome del principio della continuità didattica dell'anno scolastico in corso, che vedrebbe, secondo noi, lesi ulteriormente i diritti dei vincitori di concorso e i diritti delle scuole della Campania di potere svolgere la loro preziosissima funzione nel pieno ovviamente dell'organico spettante. Ci aspettiamo dal Governo una risposta puntuale e, conoscendo la serietà e l'efficienza di questo Governo rispetto a tante altre materie, siamo convinti che non mancherà anche rispetto alla nostra istanza.

      PRESIDENTE. Sempre per rimanere in tema di scuola, salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto paritario San Giovanni Battista, di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

      GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti chiedono di conoscere i tempi di pubblicazione della graduatoria del concorso a posti di dirigente scolastico svoltosi in Campania. Come è noto, il concorso è stato oggetto di un notevole contenzioso, così come poc'anzi descritto, di carattere sia amministrativo che penale.
      Posto ciò, l'ufficio scolastico regionale per la Campania, come è stato anche ricordato, ha richiesto un formale parere all'Avvocatura generale dello Stato e all'avvocatura distrettuale di Napoli, sulla base del quale indirizzare l'azione amministrativa, nel rispetto della normativa vigente e nell'esclusivo perseguimento dell'interesse pubblico. Nel fornire il suddetto parere, in data 4 luglio 2014, l'Avvocatura ha invitato l'ufficio scolastico regionale, nel caso in cui il giudizio amministrativo – la cui udienza cautelare era fissata per il successivo 15 luglio – si fosse concluso positivamente, da un lato a sostituire integralmente la commissione esaminatrice e dall'altro a nominare una commissione d'inchiesta interna. L'ufficio scolastico regionale Campania ha di conseguenza proceduto, in data 3 settembre 2014, alla nomina di una nuova commissione e, nel contempo, ha incaricato un collegio ispettivo al fine di procedere alle verifiche amministrative.
      Allo stato, la commissione esaminatrice ha quasi completato il lavoro di valutazione degli oltre 650 titoli culturali e professionali presentati dai candidati e anche la commissione d'inchiesta sta ultimando i propri lavori. Pertanto, non appena l'amministrazione sarà in possesso sia di una relazione positiva da parte dei propri ispettori che della completa graduatoria di merito redatta dalla commissione esaminatrice, provvederà alla pubblicazione della stessa. Si prevede che ciò avverrà a breve.
      Ciò posto, si evince che la dilatazione dei tempi di espletamento del concorso non è imputabile all'amministrazione, ma piuttosto ad un travagliato iter procedurale, che ha visto sovrapporsi vicende amministrative e penali, oltre all'elevato numero di candidati.
      Quanto alla sentenza del TAR Campania n.  5634 del 4 novembre 2014, citata dagli onorevoli interpellanti, che ha stabilito l'obbligo della pubblicazione della graduatoria entro sessanta giorni dalla notificazione della stessa, si precisa che detta sentenza, comunicata formalmente all'ufficio scolastico in data 20 novembre 2014, si basa sul presupposto che alla data dell'udienza di discussione l'iter concorsuale non fosse ancora ripreso e che l'ufficio scolastico regionale fosse inerte in attesa del parere richiesto alle avvocature. Pag. 8Come sopra specificato, il 3 settembre 2014 era già stata, invece, nominata la nuova commissione esaminatrice, la quale ha ripreso i lavori il successivo 11 settembre 2014. Comunque, come già preannunciato, la pubblicazione dell'attesa graduatoria avrà luogo entro la data prescritta dal TAR.
      In conclusione, per quanto riguarda la problematica delle reggenze, si sottolinea che l'ufficio scolastico per la Campania ha provveduto tempestivamente, sin dall'inizio dell'anno scolastico, il 5 settembre 2014, a nominare i dirigenti reggenti al fine di garantire in tutte le istituzioni scolastiche una corretta, puntuale e tempestiva programmazione.
      Si precisa, ad ogni modo, che 59 delle istituzioni scolastiche attualmente in reggenza sono sottodimensionate, quindi, per loro natura, ad esse non può essere comunque assegnato un dirigente scolastico titolare.

      PRESIDENTE. L'onorevole Sgambato ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Bossa n. 2-00769, di cui è cofirmataria.

      CAMILLA SGAMBATO. Signor Presidente, signor sottosegretario, apprezziamo molto l'impegno del Governo nell'affrontare la vicenda di cui ci stiamo occupando, che vede i vincitori di un concorso, bandito già nel lontano 2011, ancora in attesa di immissione in ruolo.
      Pur certi della serietà di questo Governo di implementare la buona scuola, dobbiamo dichiararci soltanto parzialmente soddisfatti della risposta. Segnaliamo, infatti, la necessità di accelerare i tempi della pubblicazione della graduatoria per mettere la parola fine alle incertezze e ai disagi che hanno caratterizzato questa procedura concorsuale.
      Riteniamo che le commissioni nominate dall'ufficio scolastico regionale, infatti, che stanno valutando i titoli di 650 candidati – non sono 6 mila, ma 650 candidati – stanno lavorando già da tre mesi e avrebbero potuto e dovuto terminare i lavori già da tempo. Le vicende giudiziarie che hanno caratterizzato la procedura concorsuale sono terminate e, comunque, non possono e non devono più incidere sui tempi della pubblicazione della graduatoria.
      Pertanto, se il ritardo era ascrivibile alle procedure giudiziarie e ai problemi che si sono verificati in itinere, adesso riteniamo che il ritardo diventi solo ascrivibile all'amministrazione. Auspichiamo, dunque, che l'ufficio scolastico regionale non attenda i sessanta giorni di limite massimo previsti dalla sentenza del TAR del 4 novembre e che, in caso contrario, il Governo possa esercitare i suoi poteri sostitutivi. Questo consentirebbe l'immissione in ruolo già nell'attuale anno scolastico, così come lo consente la legge n.  128 del 2013.
      Né varrebbe appellarsi, come sembrerebbe, alla continuità didattica per impedire la rapida immissione in ruolo, giacché, come noi crediamo, eliminati tutti questi ritardi, l'auspicata rapidità immetterebbe nei ruoli i dirigenti già dagli inizi di gennaio.
      Le notizie positive che noi aspettiamo, dunque, le attendono non soltanto i futuri dirigenti, a cui la sentenza del TAR, come abbiamo previsto, ha dato ragione; le attendono non soltanto le scuole normodimensionate, che sono attualmente in reggenza temporanea e che meritano dirigenti a tempo pieno, ma le attendono soprattutto i nostri territori, i nostri alunni e le nostre comunità, dove, peraltro, è forte il disagio sociale e alta è anche la dispersione scolastica. Noi crediamo che la buona scuola, infatti, di cui siamo fermi e coraggiosi fautori, passi anche da qui. Ci riteniamo, quindi, parzialmente soddisfatti.

(Modalità di attuazione della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea in materia di assunzione del personale scolastico precario – n. 2-00773)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Chimienti n. 2-00773, concernente modalità di attuazione della sentenza Pag. 9della Corte di giustizia dell'Unione europea in materia di assunzione del personale scolastico precario (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Chimienti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      SILVIA CHIMIENTI. Grazie signor Presidente, grazie sottosegretario, la nostra interpellanza muove dalla storica sentenza dello scorso 26 novembre. Una sentenza attesa da tutto il precariato scolastico, le cui conseguenze non sono ancora facilmente immaginabili.
      Vede, sottosegretario, il fulcro della questione non sta, a nostro avviso, nelle pur enormi ripercussioni processuali che la pronuncia della Corte di giustizia europea avrà nei tribunali. Ora, infatti, la palla passerà nuovamente alla Corte costituzionale, che deciderà in che termini dichiarare illegittima la nostra normativa in materia. E, nel frattempo, si avvieranno una serie di procedimenti dinnanzi al giudice del lavoro, che potranno, come sappiamo, concludersi con l'immissione in ruolo dei ricorrenti o con risarcimenti ingenti. Tutte queste sono, però, congetture e restano ragionamenti inerenti la sfera del possibile su cui non è il caso di addentrarsi adesso.
      Oggi la questione non più procrastinabile è un'altra, ed è di natura politica: la Corte di giustizia europea, organismo sovranazionale, ha inderogabilmente sancito che la nostra legislazione è contraria al contenuto di una direttiva europea. Non solo: la Corte si è spinta oltre e ha deciso di sviscerare le enormi contraddizioni della nostra normativa in materia di contratti a termine del personale scolastico. Contraddizioni che sono alla base della nostra interpellanza odierna e che avvalorano molte delle richieste che il MoVimento 5 Stelle ha portato avanti fin dall'inizio di questa legislatura e, ad esempio, in una mozione a mia prima firma discussa alla Camera il 27 marzo scorso e, purtroppo, bocciata dal Governo.
      Autorizzare, come viene fatto da decenni, il rinnovo di contratti a tempo determinato per coprire posti vacanti e disponibili in attesa di procedure concorsuali, ma senza aver mai indetto tempi certi per cadenzare tali concorsi, è illegittimo. Ecco, in pillole, cosa ha sancito la Corte. Ed è proprio questo il punto.
      La situazione del precariato attuale è figlia di tutto questo: tra il 2000 e il 2011 non è stato attivato un solo concorso nazionale, ma, contemporaneamente, si sono sfornate centinaia di migliaia di abilitati, intasando le graduatorie e devastando la certezza del diritto a suon di emendamenti e modifiche legislative, che hanno, di volta in volta, ribaltato i diritti acquisiti nel tentativo disperato di apporre delle pezze qua e là. Il tutto senza risolvere i problemi e producendo, anzi, sempre più rinnovi contrattuali, che nel tempo hanno finito per assumere un carattere non già provvisorio, ma, al contrario, permanente e durevole. E queste sono parole della Corte.
      Proprio il carattere durevole dei rinnovi ha costituito la violazione maggiore della direttiva n.  99/70, che, come tutti sanno, impone un uso dei contratti a termine limitato a ragioni straordinarie. Questo stratificarsi di errori normativi ed amministrativi ha condotto all'attuale collasso e alla decisione di un coraggioso giudice di Napoli di adire la Corte di giustizia europea per mettere finalmente un punto a questa vicenda. Ha dovuto farlo anche la Corte costituzionale e ora, finalmente, la sentenza è arrivata. Un punto, quindi, è stato apposto ed è stata necessaria la Corte di giustizia europea. Ora, però, occorre andare a capo e ripartire.
      Ma è proprio su questo che vorrei ci concentrassimo oggi: purtroppo le prime mosse del Governo non sono incoraggianti e temiamo che la strada intrapresa rischi solo di accrescere le disparità. Altro che allinearsi all'Europa. Quando, ad esempio, il Governo Renzi ha pomposamente annunciato alla stampa il piano «La buona scuola», sono fioccate le celebrazioni: finalmente si torna a investire nella scuola, finalmente si torna ad assumere, si è detto da più parti.Pag. 10
      Il problema è che l'Esecutivo non può pensare di cavarsela con questa misura: l'assunzione a settembre di 148 mila docenti delle graduatorie ad esaurimento, se davvero verrà realizzata, è palesemente insufficiente oltre che un atto dovuto e doveroso. Ma soprattutto, sentenza e motivazioni della Corte di giustizia alla mano, la scelta del Governo risulta ingiustificata e arbitraria. È stato applicato il criterio delle 36 mensilità di servizio, come chiede l'Europa ? No. È stato scelto il criterio dell'abilitazione all'insegnamento ? No.
      Si è deciso al contrario di puntare tutto solo su una categoria di docenti, già iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, abilitati entro il 2008, lasciando da parte tutti gli altri; ovvero tutti quelli che hanno avuto l'unica colpa di abilitarsi successivamente alla chiusura delle SSIS (Scuole di specializzazione). Se è vero che l'assunzione dei 148 mila è doverosa e che la sentenza pone l'accento su di loro, è altrettanto innegabile che sono potenzialmente interessati dalla pronuncia della Corte almeno altrettanti precari, senza dimenticare il personale ATA. E allora, la nostra interpellanza muove anche da motivazioni economiche: davvero si vuole spianare la strada a migliaia di ricorsi al giudice del lavoro che, sentenza alla mano, verranno sicuramente vinti, causando danni ingenti per le casse dello Stato ?
      Il Governo ha dimenticato nel suo piano di assunzioni non solo gli abilitati della seconda fascia delle graduatorie d'istituto, e stiamo parlando di circa 166 mila docenti già formati dallo Stato e con esperienza comunque pluriennale di insegnamento, ma ha dimenticato anche chi ha già accumulato più di 36 mesi di servizio ed è magari parcheggiato nella terza fascia delle graduatorie di istituto. Cosa prevedete per loro ? La sola via del concorso ? Bene, secondo noi questo non è sufficiente.
      Ce lo dice chiaramente l'Europa e basta scorrere i 121 punti della sentenza. In particolare, c’è un passaggio estremamente significativo laddove la Corte ricorda come la normativa italiana «non riservi l'accesso ai posti permanenti nelle scuole statali al personale vincitore di concorso, poiché essa consente altresì, nell'ambito del sistema del doppio canale, l'immissione in ruolo di docenti che abbiano unicamente frequentato corsi di abilitazione». Ecco che il concorso, l'unica via apparentemente prevista dal Governo per i docenti abilitati o in procinto di conseguire l'abilitazione, non può essere considerato l'unico spiraglio per conseguire l'immissione in ruolo.
      Alla luce di tutte queste considerazioni vorrei, dunque, tornare al punto di partenza. Sottosegretario, il nodo della questione è prettamente politico. Si tratta di apportare urgentemente delle modifiche alla nostra normativa e siccome il Governo è purtroppo l'unico legislatore legittimato dalla prassi di queste ultime legislature, vorremmo conoscere quali iniziative verranno intraprese al fine di dare attuazione alla sentenza della Corte Europea, tenendo in debita considerazione tutti i punti del dispositivo emesso il 26 novembre. Vorremmo, inoltre, conoscere le vostre intenzioni in merito ad un eventuale censimento degli attuali iscritti nelle graduatorie ad esaurimento: come sapete, diversi di loro potrebbero non aver svolto neppure un solo giorno di servizio pur avendo maturato il diritto alla stabilizzazione. Quindi, ci chiediamo: è giusto procedere per compartimenti stagni assumendo a tempo indeterminato persone che magari non hanno mai insegnato neppure un giorno, a discapito delle migliaia di docenti abilitati e con servizio pluriennale ? A nostro parere no, ma vorremmo anche su questo punto conoscere appunto gli intendimenti del Governo.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

      GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti chiedono al Governo quali misure intenda intraprendere per recepire la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione Pag. 11europea emessa il 26 novembre scorso, a seguito di rinvii pregiudiziali, in merito alla corretta interpretazione della direttiva n.  70 del 1999 che, da un lato, vieta trattamenti discriminatori in danno dei lavoratori a tempo determinato e, dall'altro, sanziona l'abuso del ricorso a contratti di lavoro subordinato a tempo determinato.
      Come è noto, ben prima della suddetta sentenza il Governo, con l'obiettivo di migliorare il sistema scolastico, nella consapevolezza di quanto sia fondamentale per la crescita del Paese, ha proposto il piano «La buona scuola» e, con la legge di stabilità per l'anno 2015, attualmente all'esame del Senato, ha previsto le risorse finanziarie per la sua attuazione, pari a un miliardo di euro nel 2015 e 3 miliardi a decorrere dal 2016. Noto qui, infatti, che il nodo, penso, non sia solo politico ma anche economico e di copertura economica.
      Con «La buona scuola» si prevede, tra le altre misure, anche un piano di assunzioni, a tempo indeterminato, di circa 148 mila docenti delle scuole di ogni ordine e grado, da attuarsi nell'anno scolastico 2015/2016, con conseguente chiusura definitiva delle graduatorie ad esaurimento. Effetto positivo del piano di assunzioni sarà l'aumento in organico di docenti con contratti a tempo indeterminato, che consentirà, tra l'altro, il potenziamento dell'offerta formativa e garantirà, altresì, la continuità didattica, riducendo in maniera considerevole il ricorso alle supplenze. Il piano prevede, inoltre, che i posti, che si renderanno vacanti e disponibili per effetto del turnover, a decorrere dall'anno 2016 saranno coperti con docenti assunti a tempo indeterminato, grazie alla regolare indizione di appositi concorsi. Tutto ciò renderà, così, stabile e sistematica la procedura di reclutamento dei docenti.
      D'ora in avanti, infatti, si procederà a programmare, con regolarità e certezza dei tempi, concorsi per titoli ed esami, cui potranno accedere i candidati con titolo di abilitazione all'insegnamento. A partire dal prossimo anno scolastico, quindi, la modalità di assunzione tramite concorso costituirà l'unico canale di reclutamento, come previsto dell'articolo 97, comma 3, della Costituzione.
      Ciò posto, è evidente che l'attuazione del piano consentirà di eliminare il ricorso reiterato ai contratti a tempo determinato e di utilizzare le supplenze solo per esigenze contingenti ed imprevedibili. Il piano «La buona scuola» è, quindi, assolutamente in linea con i principi espressi dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea.

      PRESIDENTE. L'onorevole Chimienti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

      SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, non possiamo che ritenerci, ovviamente, insoddisfatti della risposta fornita. Come detto durante l'illustrazione, non riteniamo che la promessa di un concorso, tutta da concretizzare peraltro, possa configurare una sufficiente tutela per quei 166 mila docenti che sono abilitati o che conseguiranno a breve l'abilitazione e che, in moltissimi casi, hanno già accumulato diversi anni di servizio.
      Nei confronti di questi docenti, formati dallo Stato per svolgere una professione, lo voglio ricordare ancora una volta, sono state perpetrate, nel corso degli anni, una serie di discriminazioni. A parità di titoli, questi docenti risultano discriminati dalla legge n.  296 del 2006, che ha decretato la chiusura delle graduatorie ad esaurimento e sancito una disparità di trattamento lavorativo, garantendo agli abilitati ante 2006 l'immissione in ruolo attraverso lo scorrimento delle graduatorie. Attualmente il Governo impone ad alcune categorie di abilitati, che hanno conseguito il titolo abilitante dopo il 2006, il superamento di un concorso obbligatorio. E questa, rispetto ai colleghi delle graduatorie ad esaurimento, è un'evidente discriminazione, dal momento che le loro competenze sono già state ampiamente testate dai loro percorsi abilitanti e che la loro attitudine all'insegnamento è già stata vagliata dall'esperienza pluriennale acquisita sul campo.Pag. 12
      Coloro che sono iscritti nelle graduatorie ad esaurimento hanno inoltre la possibilità di essere nominati, in tutta la provincia e su posto vacante, fino al 30 giugno o al 31 agosto e hanno la possibilità di essere nominati anche dalla prima fascia delle graduatorie di istituto. Al contrario, i docenti di seconda fascia hanno solamente la possibilità di essere nominati su 20 scuole ed esclusivamente dal dirigente scolastico.
      Altro aspetto, non meno rilevante, riguarda quei docenti che sono stati inseriti nelle graduatorie ad esaurimento privi di servizio pregresso e, cioè, di alcuna esperienza lavorativa nella scuola, a dispetto di quelli inseriti in seconda fascia che, invece, vantano anni di servizio. Questa è un'altra grande disparità.
      Per tutti questi motivi, esprimiamo un grande rammarico: la storica sentenza della Corte di giustizia europea non verrà recepita dal legislatore, ma, ancora una volta, saranno i tribunali a dover costringere lo Stato a rispettare le indicazioni vincolanti di un giudice sovranazionale, rimasto, purtroppo, inascoltato dalla politica.

      PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Chimienti, anche per la sintesi.

(Chiarimenti in merito all'istruttoria svolta per la proposta di nomina del dottor Antonio Agostini a direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione – n. 2-00751)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ricciatti n. 2-00751, concernente chiarimenti in merito all'istruttoria svolta per la proposta di nomina del dottor Antonio Agostini a direttore dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Zaratti se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il 5 novembre ultimo scorso le Commissioni VIII e X hanno dato parere positivo, così come prevede la procedura, alla nomina del dottor Antonio Agostini a direttore dell'Isin.  Voglio premettere che, nel decreto istitutivo dell'Isin, all'articolo 6 del decreto legislativo n.  45 del 2014, al comma 5 si elencano le caratteristiche che il direttore deve avere. Cito testualmente: «il Direttore è scelto tra persone di indiscussa moralità e indipendenza, di comprovata e documentata esperienza e professionalità ed elevata qualificazione e competenza nei settori della sicurezza nucleare, della radioprotezione, della tutela dell'ambiente e sulla valutazione di progetti complessi e di difesa contro gli eventi estremi naturali o incidentali (...)».
      Aggiungo che le caratteristiche professionali del curriculum del dottor Agostini non sembrano essere corrispondenti a questa descrizione. In data 4 novembre 2014, cioè il giorno prima di tale nomina, il Fatto Quotidiano ha pubblicato in esclusiva un rapporto redatto dagli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze a seguito di un'indagine interna svolta sull'operato del dottor Antonio Agostini nel periodo di direzione espletato presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dove emerge che il dottor Agostini sarebbe stato: «inadeguato a gestire programmi così complessi (...) con profili di illegittimità suscettibili di determinare una configurazione di danno erariale e circostanze penalmente rilevanti».
      Il rapporto degli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze, che oggi sarebbe – da quanto si apprende – all'attenzione della procura della Repubblica di Roma, della Corte dei conti e dell'Ufficio europeo per la lotta antifrode, è stato elaborato nel corso di sei mesi di indagini a partire dal novembre 2011, su impulso dell'allora titolare del Dicastero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'ex Ministro Profumo, per verificare le notizie su un presunto sistema deviato di assegnazione delle risorse comunitarie per la Pag. 13ricerca e lo sviluppo gestito dalla Direzione generale che faceva capo allo stesso dottor Agostini.
      Nello specifico, si riferisce di come la gestione di quei fondi per la ricerca è stata connotata da «procedure opache», «scarsi controlli», «valutazioni inesistenti», «conflitti d'interesse», che hanno permesso di attribuire centinaia di milioni di euro a chi non ne aveva i titoli: società sprovviste in partenza dei requisiti di ammissibilità, spesso sull'orlo del fallimento, che, grazie a sistemi di controllo affidati agli amici degli amici, avrebbero avuto accesso a questi finanziamenti. Alcune società beneficiarie, conferma il rapporto, «non avevano neppure un'attività, una sede o personale». Altre erano state bocciate in sede di valutazione finanziaria e molti progetti finanziati non avevano superato il controllo preliminare di valutazione tecnica.
      È evidente che, se questi elementi fossero confermati, metterebbero fortemente in discussione la compatibilità dell'attuale nominato, il direttore Antonio Agostini, a gestire una struttura così complessa come quella dell'Isin.  Voglio ricordare che nel nostro Paese ci sono 55 mila tonnellate di rifiuti radioattivi, che ancora non vi è un deposito nazionale, e che quindi tale questione rappresenta non solo una priorità, ma una questione di enorme delicatezza.
      Allora, la domanda che noi abbiamo posto al vostro Ministero è la seguente: se, evidentemente, il vostro Ministero, e il Ministro in modo particolare, erano a conoscenza di questa relazione così dettagliata e così preoccupante, come mai tale relazione non è stata portata a conoscenza del Governo, poi a conoscenza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tanto, appunto, da mettere in discussione la nomina del dottor Agostini ? Ancor più, per quale ragione tale relazione non è stata trasmessa al Parlamento e alle Commissioni competenti che sono tenute per legge a dare un parere obbligatorio e, peraltro, vincolante sulla nomina del direttore dell'Isin, tanto da dare tutti gli elementi di conoscenza necessari a poter articolare questo parere in modo compiuto e con tutte le informazioni necessarie ?

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

      GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, si ritiene opportuno evidenziare in premessa, con riferimento alla nomina del direttore dell'Isin, che il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ha alcuna competenza. Infatti, in data 26 settembre ultimo scorso, i Ministri preposti, ovvero il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, hanno proposto la nomina del consigliere Agostini quale direttore del predetto ente. La procedura disciplinata dall'articolo 6, comma 4, del decreto legislativo 4 marzo 2014, n.  45, prevede, infatti, che il direttore sia nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, da adottarsi su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, acquisiti i pareri favorevoli delle Commissioni parlamentari competenti, come ricordato poc'anzi. La norma precisa, altresì, che in nessun caso la nomina potrà essere effettuata in caso di mancanza del suddetto parere espresso, a maggioranza assoluta dei componenti, dalle predette Commissioni, entro trenta giorni dalla richiesta.
      Tanto premesso, per quanto riguarda la conoscibilità della verifica ispettiva del Ministero dell'economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato – servizi ispettivi di finanza pubblica, si precisa che la relazione in merito è stata trasmessa dal MEF al MIUR in data 17 luglio 2013 e che essa ha riguardato la verifica amministrativo-contabile eseguita dal 19 novembre 2012 al 26 aprile 2013. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della Pag. 14ricerca il 18 dicembre 2013 ha trasmesso al MEF la relazione con cui ha fornito puntuali risposte ai rilievi ispettivi formulati. È seguita un'interlocuzione tra i due Ministeri. In data 24 aprile 2014 il MEF ha inoltrato al MIUR un documento analitico con le proprie valutazioni in merito alle controdeduzioni formulate da questo Ministero e il 26 giugno 2014 il MIUR ha recapitato al MEF le proprie ulteriori considerazioni sui punti di rilievo formulati dai servizi ispettivi della Ragioneria generale dello Stato. Il 4 novembre 2014 il Ministero dell'economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato – ha fatto pervenire a questo Ministero una nota conclusiva del procedimento ispettivo in questione.
      Resta fermo, concludendo, che ogni determinazione in ordine al prosieguo del procedimento di nomina, avviato con la richiesta di parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari, è allo stato rimessa nella sede propria, ovvero il Consiglio dei ministri, a suo tempo investito della proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, formulata di concerto con il Ministro dello sviluppo economico.

      PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

      FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, trovo sconcertante la risposta che lei, sottosegretario, ci ha dato. Infatti, lei sa benissimo che il Consiglio dei ministri è un organo collegiale formato da tutti i Ministri che, appunto, partecipano a questo collegio. È del tutto evidente che in relazione ad una nomina è, non soltanto diritto, ma dovere di tutti i partecipanti al collegio, quindi di tutti i Ministri, dare tutte le informazioni necessarie che possano permettere al collegio stesso di esprimere il proprio parere compiutamente.
      Risulta abbastanza bizzarro il fatto che il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca fosse a conoscenza di tale questione relativa a un carteggio così fitto e significativo tra i rilievi posti dal MEF, le risposte, le deduzioni e controdeduzioni e, appunto, le ulteriori precisazioni da parte del MEF, e non ne abbia fatto menzione per intervenire in merito al parere sulla nomina del dottor Agostini.
      È ancora più stupefacente che una questione così importante, che come sembrerebbe è addirittura all'attenzione della Corte dei conti e della procura della Repubblica, sia stata sottaciuta al Parlamento ed alle Commissioni onde permettere alle stesse Commissioni di esprimere un parere compiuto. Allora è del tutto evidente che, di fronte ad una situazione come questa, non può esserci la soddisfazione del nostro gruppo rispetto alle risposte. Anzi, mi pare che il tenore della risposta data dal sottosegretario a questa interpellanza urgente, di fatto aggravi la situazione relativa alla nomina del dottor Agostini. Voglio sperare, per così dire, che da questa vicenda non soltanto si possa tornare indietro per assicurare a un settore così delicato la competenza e la trasparenza necessarie per gestire una questione come i rifiuti nucleari nel nostro Paese, ma che possa anche in questo modo prendere avvio una modalità operativa all'interno del Consiglio dei ministri nel quale effettivamente venga ribadito il dovere di ogni Ministro di portare a conoscenza, dei propri colleghi in quel caso e del Parlamento in modo particolare, gli elementi necessari a determinare la giusta decisione da parte dell'amministrazione pubblica.

(Iniziative per consentire l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso indetto dall'INAIL per 404 posti per l'area C, posizione economica C1 – n. 2-00762)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Alia n. 2-00762, concernente iniziative per consentire l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso indetto dall'INAIL per 404 posti per l'area C, posizione economica C1 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Binetti se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

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      PAOLA BINETTI. Signor Presidente, vorrei inquadrare questa interpellanza in un discorso leggermente più ampio, che sottolinea l'opportunità di fornire due numeri molto interessanti. Noi abbiamo in Italia 3 mila vincitori di concorso e 84 mila idonei che sono complessivamente in attesa di essere chiamati nei rispettivi concorsi che hanno espletato e che hanno superato positivamente. Questo perché nella tradizione italiana l'accesso alla pubblica amministrazione per concorso è sempre stato considerato un criterio, da un lato, di meritocrazia – vince il concorso chi possiede gli strumenti concettuali, culturali, le capacità tecniche di affrontare il problema che viene posto – e, dall'altro, di trasparenza perché siamo certi che, a parità di condizioni, i migliori supereranno questa prova. Tuttavia abbiamo in attesa – ripeto i due numeri – 3 mila persone che oggi erano convinte di aver ottenuto un posto di lavoro a tempo indeterminato per merito e 84 mila che potrebbero ottenerlo semplicemente perché sono state considerate idonee. Una forza lavoro di circa 90 mila persone altamente qualificata e del tutto inutilizzata in questo momento.
      Fatta questa premessa, voglio entrare nel merito concreto dell'interpellanza urgente. Nel 2007 l'INAIL bandisce un concorso per 404 posti, come ha ricordato il Presidente della Camera pochi minuti fa introducendo il mio intervento: 404, si badi bene, non 400 o 410. No, 404. E data la pignola precisione di questo numero, debbo pensare che questo numero sia stato identificato dopo uno studio molto attento, dopo una valutazione molto concreta delle circostanze che avrebbero potuto pensare di portare queste persone ad occupare un posto di lavoro. Queste 404 persone che sarebbero risultate vincitrici sono il frutto di una selezione che abbraccia 15 mila concorrenti. Non sono pochi 15 mila occorrenti per 404 posti. Abbiamo detto che il concorso viene bandito nel 2007 e nel 2010 appaiono in Gazzetta Ufficiale i risultati. Sono risultati 404 vincitori, estrapolati quindi da una selezione tutt'altro che banale, e sono risultati 162 idonei, anche questi in attesa di scorrimento qualora tra i 404 selezionati alcuni di loro avessero dovuto rinunciare.
      Per una serie di ragioni che potremmo attribuire in parte alla spending review, in parte a una rivisitazione dei modelli organizzativi e gestionali della macchina dello Stato, a un cambio delle normative, fatto sta che di questi 404 interlocutori non solo nessuno è stato chiamato, ma oserei dire che i migliori tra di loro, circa 150 – perché adesso in questo momento la graduatoria potrebbe partire non da uno ma da 150 – hanno già trovato collocazione, non so dove, probabilmente hanno trovato nella loro capacità imprenditoriale e nello spirito di iniziativa, nella possibilità di lavorare in imprese o nell'industria, altri posti di lavoro dove poter collocare le loro competenze e il frutto del loro studio. Abbiamo detto, quindi, che un quarto dei vincitori si è posto al di fuori di questa logica, chiamiamola così, di dovere da parte dello Stato, perché intendiamoci, con la fatica che sappiamo che si fa a bandire un concorso, con la fatica che si fa a espletare un concorso, con la fatica che si fa raggiungere una conoscenza chiara e distinta dei risultati di questo concorso per cui li si pubblica pure in Gazzetta ufficiale, dopodiché noi diciamo alle persone: scusate signori, ma noi abbiamo giocato; no, voi pensavate di averlo vinto ? No, non vi preoccupate, abbiamo cambiato il sistema delle regole.
      Sembra veramente abbastanza strano. Sembra abbastanza strano e, devo dire, deludente rispetto a quella generazione di persone, per lo più giovani, per lo più laureati, per lo più con titoli di studio supplementari a cui in qualche modo hanno fatto riferimento con master, dottorati e così via. Non ci dimentichiamo che l'ente iniziale che bandiva il concorso era l'INAIL, Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, quindi un ente che richiede competenze giuridiche, competenze economiche, competenze mediche; non è una cosa come uno scherzo. Noi a tutti costoro che hanno studiato per preparare questo concorso, che hanno superato il concorso, che hanno Pag. 16ottenuto la soddisfazione di vedersi pubblicati in Gazzetta ufficiale, diciamo: basta, abbiamo giocato. Ecco, io credo che questo non giovi alla macchina dello Stato. È inutile che poi ci stupiamo degli scandali che succedono in giro, è inutile che parliamo di corruzione per tutto quello che c’è in giro se davanti a una limpida e lineare possibilità di accedere al lavoro per merito – una volta si diceva per titoli e per concorso – noi diciamo: basta.
      Ecco, io chiedo al sottosegretario, che è presente qui, cosa intenda fare nei confronti di questi vincitori e come e perché non intenda, eventualmente – posto che l'INAIL dovesse prescindere da queste assunzioni – pensare di ricorrere ad altre istituzioni dello Stato, penso, per esempio, in questo momento al Ministero della giustizia di cui si lamentano pregresse lentezze per mancanza di personale o ad altri luoghi della macchina dello Stato dove, potendo avere gente competente e selezionata dallo Stato, si potrebbe pensare a predisporre opportunità di lavoro per queste persone.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Massimo Cassano, ha facoltà di rispondere.
      Nel frattempo, prima di darle la parola, saluto gli studenti dell'Università Unisa di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
      Prego, sottosegretario.

      MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento all'atto parlamentare degli onorevoli D'Alia ed altri concernente il concorso pubblico per 404 posti, area C, posizione economica C1, profilo dell'attività amministrativa indetto nel 2007 dall'INAIL, passo ad illustrare gli elementi informativi acquisiti dall'INAIL e dai competenti uffici del Ministero che rappresento, nonché quelli forniti dal Ministero della giustizia. Al riguardo l'INAIL ha reso noto che il predetto concorso pubblico ha determinato l'assunzione per il periodo dicembre 2010 – marzo 2012 di 99 unità fra quelle dichiarate vincitrici e che l'elevata percentuale dei rinunciatari ha comportato lo scorrimento della graduatoria fino alla posizione numero 150.
      Tuttavia, a seguito delle intervenute disposizioni di cui all'articolo 1, commi 3 e 4, del decreto-legge n.  138 del 2011, in materia di riduzione degli organici delle pubbliche amministrazioni, è stato disposto il divieto per l'Istituto di procedere – a decorrere dal 31 marzo 2012 – all'assunzione di nuovo personale fino all'emanazione del provvedimento di adozione del nuovo organico adottato dal presidente INAIL con determinazione n.  99 del 19 ottobre 2012.
      Un'ulteriore riduzione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni è stata successivamente disposta dall'articolo 2 del decreto-legge n.  95 del 2012 (cosiddetta spending review), con conseguente divieto di assunzione per l'Istituto, a decorrere dal 31 ottobre 2012 e fino all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di rideterminazione delle dotazioni organiche delle pubbliche amministrazioni, avvenuta in data 22 gennaio 2013.
      Pertanto, all'esito delle predette riduzioni, l'INAIL ha riscontrato nel proprio organico un'eccedenza di personale pari a circa 400 unità, riferita specificatamente al personale dell'area C, per lo più appartenente al profilo amministrativo e risultante dalla differenza tra la nuova dotazione organica determinata dal predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 gennaio 2013 e le unità lavorative attualmente in servizio. La presenza di tale cospicua sovrannumerarietà ha dunque impedito finora all'Istituto di procedere a nuove assunzioni, in conformità al divieto sancito dalle vigenti leggi in materia.
      L'INAIL, pertanto, ha evidenziato come solo con il completo riassorbimento delle predette unità eccedentarie sarà possibile dare nuovamente avvio alle procedure assunzionali dei vincitori del concorso in parola, favorendo in tal modo il necessario turn over, sia pure con le modalità e i Pag. 17tempi previsti dall'ancora vigente regime di limitazione delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni.
      Ciò posto, con riferimento alla possibilità, prospettata dall'interpellante, che altre pubbliche amministrazioni – e specificamente il Ministero che rappresento ed il Ministero della Giustizia – possano attingere alla graduatoria di merito del concorso in parola, al fine di sbloccare la situazione di paralisi assunzionale venutasi a creare, faccio presente quanto segue.
      Il Ministero del lavoro ha presentato agli uffici a ciò deputati – e quindi il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, la Ragioneria Generale e il Ministero dell'economia e delle finanze – una richiesta di autorizzazione avente ad oggetto il programma assunzionale finalizzato al parziale recupero del turn over rispetto alle cessazioni di lavoro, per il quadriennio 2011-2013, in conformità a quanto stabilito dall'articolo 3, comma 102, della legge n.  244 del 2007. Il predetto programma, relativo a situazioni di criticità di particolare rilevanza ed urgenza, interessa, in particolare, il personale dell'area funzionale terza per complessive 131 unità da reclutarsi attingendo a graduatorie di merito di concorsi banditi da altre amministrazioni, sulla base di specifici accordi da sottoscrivere con le medesime amministrazioni ai sensi dell'articolo 3, comma 61, della legge n.  350 del 2003, ovvero procedure di mobilità da esperire ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n.  165 del 2001. Pertanto, una volta ottenuta la predetta autorizzazione e considerata la proroga al 31 dicembre 2016 dell'efficacia delle graduatorie concorsuali vigenti, disposta dall'articolo 4, comma 4, del decreto-legge n.  101 del 2013, il Ministero che rappresento potrà verificare la possibilità di sottoscrivere ulteriori accordi ai sensi della legge citata n.  350 del 2003. In tale ipotesi, per evidenti motivi di economicità e di celerità nella procedura di acquisizione delle risorse umane, sarà interesse dell'amministrazione che rappresento attingere anche ed eventualmente alla graduatoria di merito del concorso pubblico bandito dall'INAIL, oggetto del presente atto parlamentare.
      Per quanto concerne infine il Ministero della Giustizia, lo stesso ha reso noto che il budget assunzionale relativo all'anno 2014 è stato interamente destinato a finanziare le assunzioni dei vincitori di procedure concorsuali indette dalla Scuola nazionale dell'amministrazione, dal Ministro dell'interno e dall'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.
      Pertanto, la graduatoria relativa al concorso INAIL in parola potrà essere presa in considerazione nell'ambito del piano assunzioni 2015, previa autorizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica, a valere sul budget assunzionale relativo all'anno 2015.

      PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta.

      PAOLA BINETTI. Signor Presidente ca va sans dire che non siamo soddisfatti della risposta. Potremmo dire che il sottosegretario è stato molto preciso, molto puntuale, ha riportato dati non solo relativi al concorso in questione, ma anche – potremmo dire – relativi all'INAIL in quanto tale, dati relativi al Ministero della giustizia, dati relativi al Ministero in cui lui è incardinato, che è il Ministero per il lavoro e le politiche sociali, tutto un modo molto elegante, molto forbito, molto preciso e molto puntuale per dire che «no», che in realtà per queste persone possibilità, speranze e incardinamenti concreti nel mondo del lavoro non se ne vedono all'orizzonte. Con una puntualizzazione, che risulta abbastanza interessante: che tutto il valore di questi concorsi scade nel 2016, cioè nove anni dopo che è stato bandito questo concorso.
      Risulta peraltro assolutamente sorprendente il dato che si bandiscono posti per 404 persone per scoprire poi che all'INAIL c’è un'eccedenza di 400 posti. Signori, bene, non ci stupisce che ci fosse Pag. 18un'eccedenza di 400 posti, ma se c'era un'eccedenza di 400 posti e bandisco un concorso per 404 persone, che cosa ho in mente, un'eccedenza di 800 persone ? Risulta veramente sorprendente questa incongruenza dei meccanismi della programmazione. Non ci sarebbe da sorprendersi più di tanto se questo non accendesse nelle persone speranze, motivazioni, voglia di studiare e – diciamolo pure – una sorta di fiducia che, nonostante tutto, permane ancora nei confronti delle istituzioni. C’è da dire che, se loro si fidano delle istituzioni, è evidente che le istituzioni non si fidano affatto di loro e non hanno nessuna intenzione di prendere in atto o in considerazione la fatica positiva, la fatica intellettuale, la fatica dello studio, ma anche la fatica umana oggi di accedere al mondo del lavoro. Non a caso, sottosegretario, si trova in un Ministero che, più di qualunque altro, ha presente la problematicità della disoccupazione. Io ho in mente – probabilmente la mia è un'illazione di qualunque tipo – che nel 2007, quando fu bandito, le persone che pensavano di concorrere a questo concorso probabilmente avevano – lo diciamo tra virgolette – intorno ai trent'anni, poco più, poco meno. Si troveranno, si trovano già oggi intorno ai quaranta, e chissà cos’è una vita spesa nell'attesa della chiamata, è una sorta di sindrome del deserto dei tartari: io aspetto che arrivi la lettera con la chiamata. Non si può giocare così.
      La pubblica amministrazione sa bene quanto costa mettere in piedi un concorso. Mi verrebbe voglia di chiederlo: ma quanto è costato questo concorso ? Chiamare i commissari, predisporlo prima, realizzarlo, correggere, valutare; sono veramente soldi buttati dalla finestra. Quando noi pensiamo agli sprechi della pubblica amministrazione, dovremmo considerare gli sprechi strettamente legati ai concorsi inutili. Non credo che ci si possa così tranquillamente – mi permetta, sottosegretario – lavare le mani davanti a un'operazione fallimentare nella sua stessa progettazione, perché progetta 400 posti avendo 400 posti in esubero.
      Mi chiedo cosa avessero in mente: forse volevano fare un concorso di selezione su come rimandare a casa 400 persone che erano dentro l'istituzione e che, probabilmente, non riuscivano a soddisfare gli obiettivi e i requisiti dell'istituzione stessa. Non si può mandare avanti un sistema che poi non può che apparire agli occhi di tutti un sistema poco trasparente e che gioca con la vita delle persone. Quindi, quando il sottosegretario dice con tanta chiarezza: no guardi, per il Ministero del lavoro non se ne parla, per il Ministero della giustizia, per carità, pescheremo da altre graduatorie certamente, pescheremo da questa, da questa, da questa, non da questa... Perché ? Perché evidentemente, come avevo detto in premessa, i vincitori sono 3 mila con altri 80 mila idonei, non è che ci sono soltanto i 404 vincitori di questo concorso. Questi sono una piccola parte di un sistema. Ma questo ci consola ? Niente affatto. Ci consola che le persone che verranno scelte non provengono da questo canale e provengono da quest'altro? Niente affatto, perché noi abbiamo preso una posizione a favore di questi soggetti, rendendoci conto dei loro, se non proprio diritti... Ma io credo che, quando tu bandisci, chiami, investi, fai, valuti, vinci, pubblichi, qualche diritto ti sembra che perlomeno sul piano soggettivo queste persone lo abbiano maturato, che qualche responsabilità dall'altra parte ci sia.
      Il Ministero, di cui stiamo parlando, è il Ministero della semplificazione; oso pensare che è difficile immaginare modelli più barocchi e, quindi, anche più improduttivi e, in qualche modo, dal piano personale vissuti come un po’ fraudolenti. Quindi, io credo che l'onestà intellettuale imponga di dire a queste persone: signori, abbiamo giocato, voi da questo meccanismo non otterrete qualcosa, vi conviene guardare altrove, non sappiamo che cosa darvi, non sappiamo che cosa dirvi, non sappiamo che cosa promettervi. Ma questo riguardava altre amministrazioni, però risulta anche divertente pensare che, quando fu bandito il concorso nel 2007, vi era il Governo Prodi, quindi un Governo con una maggioranza analoga a quella che c’è Pag. 19adesso, ma quando fu espletato e pubblicato questo risultato era il 2010, quindi vi era il Governo Berlusconi. Non c’è la responsabilità di uno, non c’è una scelta politica di un pensiero politico, c’è – potremmo dire – una distratta capacità di giocare con le vite delle persone, una distratta e insufficiente capacità di programmare, che attraversa le diverse legislature, che attraversa i diversi Governi, che tocca i diversi Ministri. Non a caso, questa mia interpellanza è firmata, a prima firma, dal precedente Ministro della funzione pubblica D'Alia, quindi non è soltanto, come dire, la mia percezione dei problemi che strutturalmente è sempre dalla parte delle persone e dalla parte delle persone che in qualche modo hanno subito un torto. Qui, c’è il punto di vista di qualcuno che ha governato questi processi e li ha governati da Ministro. Quindi, è qualcosa di più, non è solo una risposta ad una soggettività sofferente; è una presa d'atto di un modello strutturale inefficiente. Io posso soltanto dire che mi auguro che l'avere acceso un punto di osservazione su questo aspetto faccia riflettere tutti, e concretamente e massimamente l'Esecutivo, sulla necessità di poter avere a disposizione una task force vigente qualificata e, per piacere, di valorizzarla prima che invecchi tanto da poter appassire senza aver avuto la possibilità di esprimere il proprio potenziale di capacità e di talenti.

      PRESIDENTE. Salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale – Scuola Cairoli, di Via Luigi Rizzo, a Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Elementi ed iniziative in ordine agli strumenti finanziari derivati presenti nel portafoglio del Ministero dell'economia e delle finanze – n. 2-00765)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pesco n. 2-00765, concernente elementi ed iniziative in ordine agli strumenti finanziari derivati presenti nel portafoglio del Ministero dell'economia e delle finanze (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Ferdinando Alberti se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario.

      FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, l'Italia – come si apprende da fonti di stampa – sembrerebbe essere il maggior utilizzatore di strumenti derivati. Al 31 gennaio 2012, il nozionale complessivo di strumenti derivati a copertura di debito emessi dallo Stato ammontava a circa 160 miliardi di euro a fronte di titoli in circolazione per 1.624 miliardi di euro. All'epoca, quindi, il nozionale ammontava a circa il 10 per cento dei titoli in circolazione. Di questi 160 miliardi, circa 100 miliardi erano derivati sugli interessi (cosiddetti IRS), 36 miliardi derivati sulla valuta (cosiddetti CCS), 20 miliardi swaption e 3,5 miliardi cosiddetti swap ex ISPA.
      Sempre secondo fonti giornalistiche, nei primi otto anni di utilizzo degli strumenti derivati, le finanze pubbliche hanno beneficiato di quasi 8 miliardi di euro di guadagni, mentre a partire dal 2006 la tendenza si è invertita e le perdite sono state sempre più consistenti. Da elaborazioni di la Repubblica e Financial Times, che si basano su una relazione del Tesoro sul debito pubblico inviata alla Corte dei conti a inizio 2013, emerge che un rilevante numero di derivati, del valore di 31 miliardi di euro, ristrutturati nel 2012, ha generato circa 8 miliardi di euro di minusvalenze di mercato.
      L'intenzione del Governo sembra essere quella di permettere che, in futuro, vengano predisposte delle garanzie sui conti correnti delle banche, immunizzandole dal rischio. Infatti, in caso in cui l'Italia andasse in default, le banche riceverebbero automaticamente le liquidità poste a garanzia, di fatto qualificandosi come creditori privilegiati rispetto ai detentori di titoli pubblici, i cosiddetti BTP, che ormai in gran parte sono in possesso di investitori italiani.
      È doveroso precisare che nell'Eurozona solo Portogallo ed Irlanda hanno posto in Pag. 20essere accordi di garanzia bilaterale sul debito e l'Italia potrebbe essere la terza in ordine cronologico di adesione al sistema prescritto. Ma, se guardiamo sempre all'Europa, Svezia e Danimarca sono i due Paesi che, nei primi anni 2000, detenevano il record di derivati, sia in valore assoluto che in percentuale sul debito. Ma è importante precisare che Danimarca e Svezia adottano sui derivati una politica di trasparenza pubblica che è imparagonabile a quella italiana. Non a caso, Danimarca e Svezia, che comprano tanti prodotti derivati, non hanno problemi a rivelare tutto, o quasi, su di essi e, così facendo, non danno adito, alla comunità finanziaria, a cattivi pensieri, come quelli che potrebbero avere tante banche del tipo: se non è trasparente il Tesoro su queste cose, perché dovremmo esserlo noi ? Molto spesso il buon esempio dovrebbe venire proprio da queste stanze.
      Dopo la rivalutazione delle quote azionarie di Banca d'Italia, che di fatto ha generato circa 7 miliardi di euro di plusvalenze per pochi istituti bancari, bilanciate solo da un miliardo di euro di maggiori entrate fiscali, e dopo la deducibilità, ai fini Irap, delle perdite sui crediti in cinque anni rispetto ai diciotto originari, che ha consentito alle sei principali banche di ricevere ulteriori sgravi per 514 milioni di euro, sembra eccessivo concedere alle banche un ulteriore privilegio, visto che contemporaneamente agli italiani, in piena crisi economica, è stato chiesto l'ennesimo sacrificio, pur consci che il livello di tassazione effettiva sfiora ormai il 55 per cento del PIL.
      Ricapitolando, signor Presidente e rappresentante del Governo, che oggi si è prestato gentilmente a rispondere al nome del «latitante» Ministero dell'economia e delle finanze: non si dispone di dati ufficiali dai quali sia possibile evincere il valore nozionale degli strumenti derivati sottoscritti fino ad oggi dallo Stato italiano; non si conosce l'ammontare dei flussi di cassa in entrata e uscita; non si sa con quali banche siano stati sottoscritti e non si sa quale sia il capitale di riferimento, quale tipologia tecnica e quale il valore complessivo delle garanzie che verranno eventualmente stipulate relativamente ad operazioni in strumenti derivati.
      Per tutto quanto esposto e ribadendo la nostra contrarietà a queste tipologie di intervento, chiediamo al Governo se non reputi necessario evitare che lo Stato sia gravato da ingiustificati ed eccessivi oneri economici, connessi all'eccessiva mole di strumenti derivati sottoscritti ed alla concessione di garanzie connesse ad operazioni in strumenti derivati.
      Chiediamo quale sia il valore nozionale degli strumenti derivati sottoscritti fino ad oggi dallo Stato italiano, l'ammontare dei flussi di cassa in entrata e uscita, con quali banche siano stati sottoscritti e quale sia il capitale di riferimento e quale la tipologia tecnica.
      Chiediamo se il Governo intenda fornire e pubblicare i dati ufficiali del valore complessivo e della tipologia delle garanzie, che verranno stipulate relativamente alle operazioni in strumenti derivati, ed i dati ufficiali relativi al valore complessivo degli strumenti derivati sottoscritti, alla loro precisa composizione, all'identità delle banche e degli intermediari finanziari con i quali sono stati sottoscritti, ai reali profili di rischio insito nei contratti e nell'assunzione delle sopraddette garanzie.
      Chiediamo se possano essere suffragate le ipotesi già formulate da Der Spiegel nel 2012, secondo cui a Helmut Kohl sarebbe stato segnalato da esperti che l'Italia abbia usato contratti derivati per raggiungere i criteri imposti dalla creazione della moneta unica; quali iniziative si intendano adottare, anche a livello normativo, per aumentare al massimo la trasparenza in relazione agli strumenti finanziari derivati presenti nel portafoglio del Ministero; infine, se si preveda l'inserimento di una clausola che obblighi gli istituti finanziari beneficiari delle eventuali garanzie finanziarie reali previste da «Basilea III», recepite dalla BCE e dalla Banca d'Italia, a utilizzare l'ingente iniezione di liquidità che ne deriverebbe a favore di investimenti nell'economia reale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese.

Pag. 21

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Massimo Cassano, ha facoltà di rispondere.

      MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00765, l'onorevole Pesco ed altri pongono quesiti in ordine agli strumenti finanziari derivati dello Stato italiano e al collegamento con la norma, prevista dal disegno di legge di stabilità, che autorizza a stipulare accordi di garanzia bilaterale.
      Come noto, nel disegno di legge di stabilità per il 2015 (all'articolo 33, nella versione presentata alla Camera dei Deputati e al comma 133 dell'articolo 2, nella versione presentata al Senato) è stato previsto di aggiungere un comma 1-bis all'articolo 3 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico, che così recita: «Il Tesoro è autorizzato a stipulare accordi di garanzia bilaterale in relazione alle operazioni in strumenti derivati (...). Con decreto del Ministro sono stabilite le modalità applicative del presente comma».
      La norma non impone alcun obbligo, bensì attribuisce una facoltà nell'ambito dei criteri da specificare nel decreto ministeriale, da emanare successivamente all'approvazione. Gli accordi di collateralizzazione consentiranno di eseguire nuove operazioni in strumenti derivati funzionali alla gestione del debito, riducendo drasticamente gli oneri relativi all'esposizione creditizia di una controparte nei confronti dell'altra.
      Tra le nuove operazioni, le più rilevanti sono gli swap di copertura dal rischio di cambio (cross currency swap) collegati alle emissioni non domestiche, soprattutto sul mercato del dollaro americano, per il quale l'ultima emissione risale al 2010, benché, in anni precedenti, la Repubblica italiana sia stata l'unico sovrano ad emettere con una presenza costante in formato Global. Infatti, i costi associati alle operazioni di copertura sono sensibilmente aumentati per controparti non collateralizzate, pregiudicando in tal modo la possibilità di emettere nuovi titoli in valuta estera, nonostante un incremento di domanda da parte di investitori istituzionali negli anni 2013-2014, che non è stato, quindi, possibile soddisfare.
      Si valuterà, inoltre, l'opportunità di estendere la collateralizzazione ad alcune posizioni già in essere, al fine di rendere disponibile capitale di rischio per gli specialisti in titoli di Stato controparti in derivati, da poter quindi orientare a supporto dell'attività sul mercato primario e secondario dei titoli di Stato. Peraltro, gli stessi specialisti avranno una minore esigenza di acquisire, o di acquistare, protezione sul rischio Italia, via credit default swap, strumenti che in passato, messi sotto pressione, hanno prodotto effetti negativi sullo stesso spread.
      La collateralizzazione prevista dall'articolo prevede che la garanzia sia costituita da titoli di Stato dei Paesi dell'area euro denominati in euro oppure da disponibilità liquide gestite attraverso movimentazioni di conti di tesoreria o di altri conti appositamente istituiti. Nel caso delle disponibilità liquide, si tratterà di depositi remunerati ad un tasso d'interesse non negativo stabilito contrattualmente, con riferimento ai parametri di mercato monetario.
      Gli strumenti derivati per la gestione del debito emesso dalla Repubblica Italiana, allo stato attuale, ammontano a circa 161 miliardi di valore nozionale e sono composti da cross currency swap per circa il 14 per cento, interest rate swap per circa il 69 per cento, swaptions per circa il 15 per cento e interest rate swap in relazione ad operazioni ex Infrastrutture S.p.A. per circa il 2 per cento.
      In particolare, queste ultime derivano dall'accollo delle passività di detta società (obbligazioni e mutui) e dai contratti derivati ad esse associate disposto dalla legge finanziaria per il 2007. Tranne che per uno degli swap già di Infrastrutture S.p.A., le controparti in strumenti derivati sono specialisti in titoli di Stato. Per completezza di esposizione, si fa presente che al citato valore va aggiunta la componente marginale, di circa 3,7 miliardi di valore nozionale, del portafoglio in strumenti Pag. 22derivati non riferita alla gestione del debito, ma alla gestione di posizioni finanziarie attive (su mutui ex CDP in cui lo Stato è diventato parte creditrice dopo la trasformazione di CDP in S.p.A.) disposta dalla legge finanziaria per il 2005.
      Le operazioni in derivati hanno generato un esborso netto nel 2013 di poco superiore ai 3 miliardi, rispetto ai 3,2 miliardi per tutta la pubblica amministrazione, oggetto della notifica agli organismi europei da parte dell'ISTAT. Riguardo alla pubblicazione del valore di mercato del portafoglio in strumenti derivati della Repubblica italiana si fa presente che ciò già avviene da diverso tempo ad opera della Banca d'Italia nei supplementi trimestrali al Bollettino statistico «Conti Finanziari». La predetta istituzione utilizza metodi di valutazione coerenti con le definizioni richieste dalla contabilità nazionale e dai conti finanziari e nell'ultimo supplemento del 6 novembre 2014 il valore di mercato, aggiornato al II trimestre 2014, è negativo per 34,428 miliardi di euro.
      È opportuno sottolineare che il valore di mercato di un derivato rappresenta il valore attualizzato dei flussi netti futuri stimati sulla base dei livelli correnti dei tassi di mercato, pertanto soggetto alle oscillazioni prodotte dall'andamento della curva dei tassi di interesse. Tale valore è sensibilmente negativo per la Repubblica italiana, in quanto influenzato dal livello assoluto straordinariamente basso dei tassi di interesse rispetto alle condizioni del mercato all'epoca della stipula. L'attuale livello dei tassi di interesse costituisce un minimo assoluto in Italia e probabilmente in tutto il mondo occidentale mai osservato nella storia prima dell'attuale crisi.
      La maggior parte delle operazioni di interest rate swap e di swaption, originate in presenza di tassi di interesse completamente diversi, prevedono, infatti, il pagamento di un tasso di interesse fisso a fronte della ricezione di un tasso di interesse variabile, in modo tale da attutire gli effetti negativi sul costo del debito di futuri eventuali innalzamenti della struttura dei tassi di interesse.
      Riguardo all'effetto che possono aver avuto i contratti derivati per raggiungere i criteri imposti dalla moneta unica, si fa presente che con l'introduzione del SEC 2010 (il quale non considera nel deficit i contratti di swap), lo scorso settembre l'Eurostat e gli istituti statistici nazionali hanno ricostruito tutte le serie storiche, applicando le nuove regole anche ai dati di disavanzo e debito pubblico originariamente classificate con i precedenti schemi contabili. Fino a tutto il 1999 lo schema contabile vigente è stato il SEC79, significativamente diverso sia dal SEC95, in vigore fino a settembre scorso, sia dal nuovo SEC 2010.
      In conseguenza di tale ricostruzione, gli effetti delle operazioni di swap sono stati, quindi, espunti dal valore di disavanzo di quegli anni e, ciononostante, il deficit del 1997, anno sul quale è stata valutata l'ammissione dell'Italia all'Unione monetaria, è rimasto entro la soglia del 3 per cento, così come è avvenuto anche nel 1998.
      Non sono, pertanto, fondate le ricostruzioni che in alcuni periodi si ripresentano sul ruolo svolto in proposito dai derivati.

      PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      DANIELE PESCO. Signor Presidente, siamo innanzitutto insoddisfatti per il fatto che a rispondere non sia venuto né il Ministro dell'economia e delle finanze né alcun sottosegretario dello stesso Ministero. Sembra che si ripeta quello che già è accaduto nella scorsa legislatura, quando a un'interrogazione simile fu inviato un sottosegretario del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, un po’ come a dire che per parlare di derivati bisogna quasi affrontare delle difficoltà simili a quelle che si affrontano nello studio di grandi fenomeni della natura, per i quali sia appunto necessario istituire e intraprendere programmi di ricerca.
      Ebbene, Presidente, non siamo assolutamente soddisfatti, perché la misura che Pag. 23si è scelto di inserire nella legge di stabilità porterà probabilmente lo Stato a spendere tantissime risorse per queste garanzie e nella legge di stabilità non viene espresso e non viene neanche indicato l'ordine di grandezza di queste garanzie. Ma che cosa saranno ? Saranno risorse che verranno tolte dal bilancio dello Stato e messe lì, sui conti delle banche private. A noi questo non sta bene; non sta bene, perché i contratti sugli strumenti derivati sono contratti ormai già stipulati. Perché creare una garanzia adesso se i contratti sono vecchi ? È come quando si fanno i mutui. Molti cittadini fanno dei mutui e spesso viene chiesta una garanzia su quel mutuo. Ebbene, tale garanzia si stipula nel momento in cui viene stipulato il contratto di mutuo, non dopo. È per questo che ciò ci sembra svantaggioso per lo Stato.
      In più, non si ha la sicurezza che ci sarà effettivamente un contratto di tipo bilaterale, ovvero che anche le banche sottoscriveranno dei conti presso la Tesoreria dello Stato a garanzia delle loro possibili perdite. Questo non lo sappiamo e, anzi, abbiamo forti dubbi a pensiamo che invece non lo faranno. Le banche temono che lo Stato non sia in grado di pagare quanto stipulato nei contratti e per questo ci vogliono obbligare a sottoscrivere queste garanzie. Ma di quanti soldi si può trattare ? Noi abbiamo letto, logicamente sui giornali, su Internet, approfonditi articoli su questo e si parla di cifre intorno agli 8-10 miliardi, ma secondo noi sono cifre veramente scandalose. Troppo, troppe risorse per andare a coprire dei contratti che abbiamo stipulato in passato.
      Ma perché sono stati stipulati questi contratti ? Lei, sottosegretario – e mi dispiace che ci sia lei, veramente mi dispiace – ci ha appena detto che, secondo voi, non è correlabile il fatto di avere stipulato dei contratti derivati con l'entrata nell'euro. Invece, secondo noi sì, perché proprio i derivati hanno permesso di abbassare il deficit dello Stato in quegli anni, di camuffare il deficit dello Stato. Ebbene, con i derivati siamo riusciti a entrare nell'euro. Siete riusciti, perché era una scelta che noi non avremmo mai compiuto, perché sapevamo che era una scommessa a perdere, come una scommessa a perdere sono questi derivati, per i quali spenderemo tantissime risorse.
      Dunque, abbassando o facendo finta di abbassare il deficit si è entrati nell'euro. Non ci scandalizza, quindi, capire cosa è successo in quegli anni. Negli anni Novanta sono stati stipulati questi contratti derivati. Ma da chi ? Alla direzione del Tesoro vi era Mario Draghi; poi vi era Ciampi, vi era Fazio, alla Banca d'Italia, e Ciampi al Ministero del tesoro. Ebbene, queste persone hanno deciso che questi contratti derivati andavano stipulati. Ma cosa è successo dopo ? Guarda caso, Mario Draghi è diventato managing director di Goldman Sachs, una delle banche con le quali sono stati stipulati questi contratti, e, guarda caso, stiamo spendendo tantissime risorse per ottemperare a questi impegni. È una cosa che l'Italia purtroppo non sa: pochi cittadini conoscono queste cose.
      Quando si parla di derivati si parla veramente di tantissimi soldi, tantissimi, tant’è che nel 2012 abbiamo ristrutturato praticamente una posizione aperta con una banca statunitense, la Morgan Stanley. Ebbene, per abbassare la posizione dei nostri derivati sono stati spesi 2 miliardi 500 milioni di dollari, una cifra anche questa scandalosa.
      E, guarda caso, chi lavora a Morgan Stanley (chi ci lavorava, almeno, all'epoca) ? Giovanni Monti, il figlio di Mario Monti ! Insomma, veramente, sono tante coincidenze che a noi fanno riflettere, ci fanno pensare: ma cosa sta dietro a questo sistema, a questo sistema di Governo, a questo sistema economico, a questo sistema finanziario, che fa delle scelte, secondo noi, scellerate ?
      Ebbene, adesso si chiede allo Stato di stipulare delle garanzie, un po’ come quando a ogni imprenditore, quando va in banca a chiedere un prestito, si chiedono le garanzie. Oddio, probabilmente, a volte, possono avere senso, come, appunto, nel caso della banca e dell'imprenditore, però per uno Stato sovrano no, non possiamo ammettere che il nostro Stato sarà un cattivo pagatore, che Pag. 24deve per forza stipulare delle garanzie. No, perché vuole dire proprio scendere di rango, vuole dire declassarci, e questo secondo noi non va bene, non va bene, bisogna opporsi.
      Questa misura era già stata presentata l'anno scorso, nel collegato alla legge di stabilità, e fortunatamente era stata tolta. Adesso invece no: sembra che il Governo sia convinto che questa sia la scelta adatta, giusta, e che bisogna andare avanti con questa scelta. Invece no, vi è ancora la possibilità di dire di no. Il disegno di legge di stabilità è al Senato: bisogna fare il possibile per riuscire a eliminare questa norma. A noi non sta bene, veramente.
      Per poi non pensare a chi, probabilmente, avrà scelto, a chi avrà consigliato il Governo di fare questa cosa: probabilmente la signora Cannata, che da più di 20 anni si occupa di queste cose, la signora soprannominata «debito pubblico». Ebbene, vi sono cose che, probabilmente, vanno scardinate, alle quali bisogna porre una soluzione. Non si può continuare a fare le stesse scelte. La scelta è stata sbagliata probabilmente negli anni Novanta, si continua a spendere un sacco di soldi, e adesso, per di più, stipuleremo queste garanzie.
      Ora, sottosegretario, veramente, a noi dispiace che ci sia qui lei: ci saremmo voluti rivolgere direttamente, quantomeno, a un sottosegretario del Ministero dell'economia e delle finanze, però questo va detto: sono scelte che non vanno fatte, non vanno compiute. Ebbene, non ho molto altro da aggiungere, se non che siamo veramente rattristati da queste scelte. Continuiamo a fare regali alle banche private: ne è stato fatto uno l'anno scorso, 7 miliardi e mezzo, con la rivalutazione delle quote di Banca d'Italia, e anche questo appare un altro regalo, perché le banche si capitalizzeranno. Avendo sui loro conti queste ingenti garanzie, le banche potranno essere più tranquille.
      Ma, guarda caso, abbiamo visto, anche negli stress test, che alcune banche italiane hanno veramente avuto seri, seri problemi. Insomma, noi non possiamo continuare a fare questi piaceri, perché le risorse dello Stato vanno usate per altre cose: vanno usate per la povertà, anche se qualche giorno fa, l'altro ieri, il buon Premier, Matteo Renzi, ci ha detto che solo con voli pindarici o qualcosa di simile si possono collegare queste risorse per risolvere problemi quali la povertà.
      Secondo noi, invece, no: le risorse dello Stato vanno usate in modo più corretto, più congruo, per le esigenze dei cittadini. Quindi, povertà e, soprattutto, imprenditoria. Attualmente non si sta facendo abbastanza per sostenere le piccole e medie imprese. Le risorse dello Stato vanno utilizzate anche per questo, e, purtroppo, questo non sta accadendo. Presidente, veramente, non posso fare altro che accettare la risposta, perché penso che il Regolamento non mi permetta di oppormi, però, veramente, se potessi, mi opporrei a questa risposta, in quanto non è stata comunque letta da un sottosegretario del Ministero dell'economia e delle finanze.

      PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente, lei non può opporsi alla risposta, ma ha la facoltà di esprimere se sia soddisfatto o insoddisfatto: mi sembra che abbia ampiamente motivato la sua insoddisfazione.
      È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,27).

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 6 dicembre 1907, a Monongah, in West Virginia avvenne una tragedia che ancora tocca l'America e l'Italia. Infatti, vi furono due esplosioni che scossero le miniere nn.  6 e 8 della Fairmont Coal Company, causando 361 morti, di cui 171 italiani. Oggi, alla vigilia dell'anniversario della tragedia, voglio ricordare in quest'Aula quelle vittime, per abbracciare Pag. 25tutte le vittime del lavoro italiano nel mondo e per fare memoria. Fare memoria deve significare anche capire la lezione che arriva da quella tragedia e lavorare perché le tante tragedie che si verificano ancora oggi nei luoghi di lavoro – e penso alla tragedia diffusa del caso Eternit – non si verifichino più. Vorrei che tanti giovani ad alto know-how che oggi si recano in America conoscessero quell'episodio doloroso, di fronte al quale si sono trovate le famiglie italiane emigrate. Monongah è parte della nostra storia, è parte della storia americana, e lega ancora di più le nostre società, che devono guardare al futuro e alla creazione di un lavoro dignitoso per tutti.

      PRESIDENTE. La Presidenza la ringrazia per il suo ricordo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Mercoledì 10 dicembre 2014, alle 15:

      1.  –  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      2.  –  Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
          CENNI ed altri: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare (C. 348).
          e dell'abbinata proposta di legge: VERINI (C. 1162).

      3.  –  Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
          S. 733 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AMATI ed altri: Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Approvata dal Senato) (C. 2295).
          e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI; CICU (C. 109-145).
      – Relatori: Marco Di Maio, per la I Commissione; Scopelliti, per la IV Commissione.

      La seduta termina alle 11,30.

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