XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 352 di giovedì 18 dicembre 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

      La seduta comincia alle 9,05.

      CLAUDIA MANNINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Bonavitacola, Cimbro, Damiano, Ginefra, Antonio Martino, Meta, Rossomando, Schullian, Vargiu e Venittelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-A); e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'iniziativa popolare; D'iniziativa popolare; Vignali; Cirielli; Cirielli; Cirielli; Causi; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Giachetti; Scotto; Francesco Sanna; Peluffo ed altri; Lenzi; Lauricella ed altri; Bressa e De Menech; Caparini ed altri; Caparini ed altri; Vaccaro; Laffranco e Bianconi; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Giancarlo Giorgetti ed altri; Giancarlo Giorgetti ed altri; La Russa ed altri; Abrignani ed altri; Toninelli ed altri; Gianluca Pini; Laffranco e Bianconi; Ginefra ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Migliore ed altri; D'iniziativa del Governo; Bonafede e Villarosa; Pierdomenico Martino; Brambilla; Giancarlo Giorgetti ed altri; Cirielli e Giorgia Meloni; Valiante; Quaranta ed altri; Lacquaniti ed altri; Civati ed altri; Bossi; Lauricella e Simoni; Dadone ed altri; Giorgis ed altri; La Russa ed altri; Rubinato ed altri; D'iniziativa del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna; Matteo Bragantini ed altri; Civati; Francesco Sanna ed altri (A.C. 8-14-21-32-33-34-148-177-178-179-180-243-247-284-329-355-357-379-398-399-466-568-579-580-581-582-757-758-839-861-939-1002-1259-1273-1319-1439-1543-1660-1706-1748-1925-1953-2051-2147-2221-2227-2293-2329-2338-2378-2402-2423-2441-2458-2462-2499) (ore 9,09).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n.  2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn.  8, 14, 21, 32, 33, Pag. 234, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499.
      Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
      Dovremmo ora passare alle repliche da parte dei relatori e del rappresentante del Governo. Tuttavia, non essendo presenti i relatori, sospendo brevemente la seduta, fino alle ore 9,20.

      La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,25.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 2613-A)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Toninelli, che non vedo, quindi si intende che abbia rinunciato alla replica.
      Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Matteo Bragantini, che altrettanto non vedo e, quindi, si intende che abbia rinunciato alla replica.
      Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Quaranta.

      STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Quanto tempo ho a disposizione ?

      PRESIDENTE. Lei avrebbe terminato i tempi. Direi che possiamo concedere una replica di due minuti, se ritiene sia sufficiente.

      STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente, è sufficiente, tanto per vivacizzare un po’ il dibattito di stamattina, che altrimenti sarebbe un po’ deludente, considerato che stiamo parlando della riforma di quaranta articoli della Costituzione.
      Intervengo semplicemente per dire che ho ascoltato il dibattito e ho apprezzato tutta quella parte di interventi che ha fatto, per così dire, osservazioni di merito, anche diverse dalle cose che pensiamo noi, e che ha arricchito il dibattito. Credo che ci sarà modo di affrontare le singole questioni attraverso la discussione degli emendamenti.
      Devo dire che ho apprezzato meno o, comunque, mi viene più difficile interloquire con quella parte di interventi che, invece, ancora una volta, riportavano il dibattito, non a questioni di merito, ma al fatto che questa sia una riforma che attendiamo da trent'anni e al fatto che occorrono tempi certi per la nostra legislazione, quando tutti sappiamo benissimo che il problema dell'Italia non è certamente il fatto che si producono poche leggi, ma semmai il contrario, ovvero che se ne producono troppe e, forse, poco organiche e, forse, leggi non fatte bene.
      Dopodiché io incentrerò i miei due minuti solo su una questione, invece, che mi preme, che è quella del metodo. Infatti, il metodo costituente è stato evocato molte volte in questo nostro dibattito. Mi permetto di dire che, però, si sta facendo esattamente il contrario del metodo costituente, perché, se è giusto approvare le leggi ordinarie con maggioranze coese e, quindi, è ovvio che le leggi ordinarie siano fatte da persone, partiti e forze politiche che la pensano allo stesso modo, il metodo costituente significa, invece, ricercare il compromesso tra le forze che tra loro sono più lontane.
      Allora, mi si permetta di dire che questa riforma della Costituzione è stata fatta da parte del nostro caro Presidente del Consiglio, che è il vero dominus di questa riforma, scegliendosi tra le opposizioni quella che a lui era culturalmente più affine, e cioè Silvio Berlusconi, ed escludendo un terzo almeno della rappresentanza parlamentare, cioè MoVimento 5 Stelle, SEL e Lega, che avevano tutta l'intenzione di contribuire al percorso riformatore, ma a cui non è stata data la possibilità, peraltro facendo accordi fuori dalle aule parlamentari e chiamando poi sostanzialmente le aule parlamentari, con lievi modifiche, a mantenere quell'impianto.Pag. 3
      Mi pare onestamente che sia il contrario del metodo costituente. È come se la riforma della Costituzione l'avessero fatta insieme Andreotti e Fanfani, escludendo tutti gli altri. Non mi pare esattamente un esempio da portare avanti.

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, onorevole Fiano.

      EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, prendo spunto proprio dall'intervento che ha fatto nell'avvio del dibattito il relatore di minoranza Quaranta, anche per onorarlo e per il rispetto che voglio dare allo stile e al contenuto delle osservazioni che ha fatto nel corso del dibattito e anche per il fatto che è l'unico relatore di minoranza che oggi ha sentito il dovere di essere qui.
      Prendo spunto da tre elementi della sua relazione di apertura per controbattere e per riaffermare il senso dell'operazione che noi stiamo svolgendo. Il primo è che il relatore Quaranta ha sostenuto, nella sua relazione di apertura, che l'elezione indiretta del Senato viola i principi fondamentali della nostra Costituzione, quelli contenuti nell'articolo 1 e nell'articolo 48. Noi pensiamo esattamente il contrario, ovvero che l'elezione indiretta del Senato non violi i principi fondamentali della Costituzione, ma sia, invece, la proposta di un nuovo modello organizzativo di assetto delle nostre istituzioni e abbiamo spiegato perché lo facciamo e con quali obiettivi.
      Il secondo elemento è una domanda che proprio il relatore Quaranta faceva, e cioè se l'assetto costituzionale del nostro Paese sia stato una delle cause, se – questo è quello che noi pensiamo –, che ha prodotto l'incapacità o l'inconsistenza – dice – del sistema politico italiano, se sia stato un freno allo sviluppo e un impedimento alla velocità con cui bisogna assumere le decisioni. Sì, è anche questa la nostra opinione: per quanto concerne l'assetto istituzionale del nostro Paese, fermi restando – come abbiamo detto – i principi per noi inviolabili che sono nella Costituzione, nella parte I della Costituzione, il funzionamento delle istituzioni che derivano da quella Carta costituzionale può avere un assetto diverso, più produttivo, per una democrazia che possa decidere meglio, in maniera più efficiente, nell'indirizzo di un miglior servizio ai cittadini.
      Infine, il terzo elemento, che mi serve per ridelineare gli elementi fondamentali del progetto che qui abbiamo portato e che difendiamo con forza: è l'idea che sempre il collega Quaranta esprime nella sua relazione iniziale, e cioè che in fondo tutto questo disegno di riforma della Costituzione serva unicamente al rafforzamento del Premier e dell'Esecutivo. Noi pensiamo che il sistema della democrazia sia una fondamentale dinamica di rapporto tra elementi della governabilità e della rappresentanza, ma di per sé l'idea di rafforzare il funzionamento della governabilità, il Governo e il Premier, se dentro il recinto – per noi sacro – dei fondamenti della rappresentanza, della rappresentanza popolare nel Parlamento, di quei meccanismi che insieme, in Commissione, abbiamo modificato, come da alcuni è stato riconosciuto, e che permettono di dire che, anche nel nuovo assetto che descrive la riforma della Costituzione, nel nostro Parlamento, esisteranno quelli quegli elementi di controllo e di bilanciamento dei poteri dell'Esecutivo, allora sì, il rafforzamento dei poteri del Governo è un elemento che serve ad un miglioramento dell'efficienza della democrazia, in un quadro di mantenimento degli elementi di controllo e di riequilibrio parlamentare.
      Ho pensato di voler sottolineare questi tre punti, Presidente, Ministro, colleghi, perché proprio in questi tre punti, che legittimamente sono stati criticati da chi avversa questa riforma, si trova una legittima differenza tra noi. Noi pensiamo che, in un difficile disegno di riassetto delle istituzioni e di riforma della Costituzione, sia un elemento di possibile sviluppo del nostro Paese, entro i confini dei principi inviolabili della democrazia parlamentare, ma guardando ad un futuro di miglior funzionamento della democrazia, per il Pag. 4bene dei nostri cittadini, forti dell'esperienza del passato, consci dei limiti che la nostra democrazia ha avuto in passato e sapendo che, sempre, noi rimarremo dentro quei registri che i principi fondamentali della nostra Costituzione descrivono.

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Francesco Paolo Sisto.

      FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, distinguo gli interventi che ci sono stati in sede di discussione generale in due macrocategorie: gli interventi che, tesaurizzando, per la verità, con il plauso della I Commissione, e riconoscendo l'ampiezza e l'apertura del dibattito, hanno cercato di costruire criticamente il dibattito parlamentare, da quelli che invece hanno soltanto puntato a demolirne non soltanto l'impianto, ma anche il metodo.
      Ebbene, se sui secondi il relatore non può che essere aperto e può essere lieto del fatto che vengano sottoposti, sia pure in forma critica e qualche volta aspra, dei temi di discussione al dibattito parlamentare – perché i relatori, almeno per quello che mi riguarda, ma penso anche il collega Fiano, non hanno un atteggiamento precostituito rispetto alla dinamica che il Parlamento potrà dare alla verifica della bontà della riforma che viene proposta (perché poi è sempre il Parlamento che decide quella che è la definitività dell'assetto di ogni proposta che giunge alla sua attenzione) –, tuttavia indubbiamente dispiace, rispetto a queste critiche, aspre ma costruttive – che io recepisco con favore, benché siano state critiche dell'operato in Commissione, che reputo un grande punto di partenza per un serio dibattito all'interno dell'Aula, non condizionato né condizionabile da fattori esterni, che possono essere da quelli culturali a quelli politici –, e devo invece rimarcare con molto dispiacere taluni interventi che, paventando addirittura epidemie di carattere costituzionale, hanno dato al tentativo di release della riforma costituzionale un sapore quasi di golpe legale.
      Ecco, io credo che su questo bisogna essere estremamente severi. Che nessuno pensi che nelle aule parlamentari si possa maturare, neanche per sbaglio, un percorso che apparentemente utilizzando degli chassis di tipo legale porti poi a delle conclusioni antidemocratiche. Da questo punto di vista, bisogna essere fortemente costituzionali e fortemente parlamentari. Si può discutere di bicameralismo, di monocameralismo partecipato; si può discutere dei dettagli e si può discutere anche dei macro temi di questa riforma, ma è indispensabile che in quest'Aula e in questo Parlamento se ne discuta consapevoli che i meccanismi parlamentari sono quelli che garantiscono che comunque una riforma sarà correttamente discussa ed approvata.
      Dal punto di vista della qualità del dibattito, mi consentirà, Presidente, io l'ho trovato di altissimo livello. Tutti gli interventi sono stati interventi responsabili, come se ciascuno di noi fosse ben consapevole che le parole pronunciate in quest'Aula non fossero parole qualsiasi, ma fossero parole di cui ciascuno si assume la responsabilità, anche rispetto a quelli che un domani, come io mi auguro, avranno la pazienza di leggere quello che ciascuno nella propria vita, nella propria cultura, nella propria testimonianza politica e personale, è stato capace di portare come contributo all'Aula. Pertanto, questo relatore per la maggioranza non replica nel merito a quelle che sono state le osservazioni, tutte pertinenti e tutte importanti, tutte critiche e tutte apprezzabili, anche quelle che in qualche maniera hanno cercato di essere distanti anni luce dalle prospettive della riforma. Ma io le valuto con grande favore, perché saranno osservazioni capaci di rendere più costituzionale questa riforma, con un dibattito nel metodo importante, che, se si avvarrà di questi stimoli per discuterli, per farli propri, per approvarli o non approvarli, comunque questo comporterà che il percorso critico, il percorso parlamentare della riforma, sarà un percorso giusto e corretto.Pag. 5
      Un'ultima osservazione e poi mi sembra che la replica aperta del relatore per la maggioranza possa concludersi con il plauso e l'augurio che il dibattito parlamentare possa essere il più ampio possibile. Nessuno pensi di poter chiudere il dibattito sulle riforme con qualsivoglia tipo di meccanismo che non sia quello parlamentare. Io su questo credo di dover essere rigoroso, come sono stato in Commissione. Ciascuno abbia la possibilità, nei tempi e nei modi previsti dal Regolamento, di dire la propria, di offrire un contributo compiuto, anche nella discussione degli emendamenti, che faccia di questa riforma una riforma costituzionale, di matrice parlamentare, in analogia con quanto i nostri padri costituenti hanno realizzato.

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo.

      MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo ormai in prossimità del passaggio al complesso degli emendamenti e, quindi, alla discussione sulle proposte di modifica. Credo, però, che prima di accingerci a questo passaggio, da parte mia e da parte ovviamente del Governo, sia doveroso un ringraziamento, innanzitutto ai relatori, all'onorevole Fiano, al presidente Sisto, per il lavoro che hanno saputo svolgere in Commissione, anche di mediazione e di coordinamento tra le diverse istanze dei gruppi.
      Un ringraziamento me lo consentirete al sottosegretario Scalfarotto per il prezioso ausilio in tutte le fasi della discussione parlamentare e un ringraziamento sentito ai funzionari della Camera, in particolare ai funzionari della I Commissione, che con grande disponibilità e competenza hanno accompagnato il lavoro della Commissione in questi tre mesi di confronto e di lavoro sicuramente molto intenso.
      Il ringraziamento principale, però, va ovviamente ai membri della I Commissione affari costituzionali, tutti, cominciando chiaramente dagli esponenti della maggioranza e di Forza Italia che hanno collaborato attivamente, sostenendo il processo di riforma costituzionale presentato dal Governo, ma anche agli esponenti delle opposizioni, che hanno dimostrato, durante il dibattito in Commissione, di privilegiare sicuramente un confronto nel merito, rinunciando anche a strumenti possibili di rallentamento del percorso in Commissione, ma cercando, sicuramente con senso delle istituzioni e di responsabilità, di approfondire la discussione sui punti salienti, dimostrando, quindi, anche un atteggiamento molto differente da quello che gli stessi gruppi parlamentari avevano espresso al Senato durante la discussione, sia in Commissione, che in Aula appunto, sulle riforme costituzionali.
      Il confronto in Commissione, come ha ricordato anche il presidente nel suo ruolo di relatore nella relazione introduttiva, non ha avuto alcun tipo di contingentamento dei tempi, anzi ha avuto molto tempo a disposizione per la discussione anche se confrontato con i tempi dedicati in passato al tema delle riforme costituzionali in Commissione e non ha in alcun modo limitato nemmeno la potestà emendativa dei parlamentari. Quindi credo che il lavoro svolto in Commissione abbia portato effettivamente ad un arricchimento reciproco nel confronto tra i vari gruppi parlamentari e anche a delle modifiche significative al testo che ci è arrivato dal Senato.
      Sicuramente le riforme costituzionali sono un tema centrale per l'azione di questo Governo: fin dall'inizio sono state poste al centro del programma di questo Governo che si è assunto quindi l'iniziativa legislativa presentando un proprio disegno di legge costituzionale – peraltro esperienza non isolata perché ci sono anche nel passato più recente casi analoghi di iniziativa proveniente dal Governo in tema di riforme costituzionali –, ma che oggi è a tutti gli effetti un testo parlamentare perché è passato dall'approvazione, peraltro con una maggioranza molto ampia, che supera la maggioranza che sostiene il Governo, dal voto del Senato e, quindi, dei senatori della Repubblica italiana e adesso Pag. 6anche dal voto, con una maggioranza molto ampia, in Commissione qui alla Camera. Sicuramente l'urgenza e le necessità delle riforme costituzionale derivano non da un vezzo del Governo e non dalla volontà del Governo di concentrare l'attenzione sulle riforme costituzionali o sulla legge elettorale come se fosse un'arma di distrazione di massa per non prendere in esame altri problemi sicuramente prioritari e sicuramente rilevanti per il nostro Paese in questo momento, a cominciare ovviamente dalle misure di carattere economico e dal tema centrale dell'occupazione nel nostro Paese, tanto è vero che, contemporaneamente alle riforme costituzionali, abbiamo presentato un pacchetto di riforme a trecentosessanta gradi: quella della pubblica amministrazione, della giustizia, del fisco, della scuola e, in particolare, la riforma del mercato del lavoro. Nelle stesse settimane in cui affrontavamo in Commissione le riforme costituzionali, l'Aula della Camera e successivamente il Senato hanno approvato definitivamente la delega lavoro. Conferma, quindi, della capacità di tenere insieme un progetto di riforme ampio. Le riforme costituzionali, tuttavia, hanno a mio avviso, ad avviso del Governo, un impatto anche di carattere economico, anche nello sviluppo del nostro Paese. Riscrivere l'architettura istituzionale del nostro Paese significa anche superare alcune lungaggini che ci sono state in passato. Su questo non condivido l'interpretazione data dall'onorevole Quaranta rispetto al nostro procedimento legislativo e rispetto alla capacità del nostro Paese di dare risposte adeguate che corrispondano ai bisogni dei cittadini in tempi rapidi ed in modo efficace, analogamente a quanto avviene invece in altri Paesi europei. Quindi è una riforma che ci porta in linea con le tempistiche, con una semplificazione non soltanto del procedimento legislativo ma anche dei diversi livelli istituzionali, dell'organizzazione della nostra Repubblica sul territorio, analogamente a percorsi che stanno seguendo anche altri Paesi europei. Ed è una discussione che sì, ha una genesi lontana nel tempo, non soltanto negli ultimi trenta anni. In realtà se vogliamo essere onesti intellettualmente il dibattito risale addirittura all'Assemblea costituente, come sappiamo tutti: già in quella sede ci furono opinioni diverse sia sulla composizione del Senato sia sul bicameralismo e sul bicameralismo perfetto. Sappiamo tutti benissimo che l'assetto istituzionale raggiunto fu comunque frutto di una mediazione politica alta nell'interesse del Paese e nell'interesse della Repubblica, ma comunque frutto di un equilibrio tra posizioni diverse dei partiti politici di allora. E già da allora quindi, subito dopo i lavori dell'Assemblea costituente e già in quella fase ricordiamo tutti i vari ordini del giorno presentati, dall'ordine del giorno Piccioni-Moro, all'ordine del giorno Grassi; ci furono confronti proprio sul tema del bicameralismo perfetto, che poi sono proseguiti negli anni successivi, intensificatisi in modo particolare negli ultimi trent'anni non soltanto nel mondo accademico ma anche nel dibattito pubblico e sicuramente nel dibattito politico. Ricordava l'onorevole Fiano nella sua relazione come la stessa Presidente Iotti nel 1979, qui in quest'Aula, nel discorso di insediamento come Presidente della Camera, sottolineasse la necessità delle riforme costituzionali e come negli anni successivi abbia speso il proprio impegno politico fino a presiedere anche la Commissione dell'inizio degli anni Novanta proprio per ridefinire un nuovo assetto costituzionale che superasse il bicameralismo perfetto, che riducesse il numero dei parlamentari, che portasse a rivedere il rapporto tra Stato e regioni e che prevedesse un Senato rappresentativo delle regioni e degli enti locali. La stessa onorevole Iotti che aveva fatto parte dell'Assemblea costituente e della Commissione dei Settantacinque e che, quindi, aveva contribuito in prima persona alla stesura della Costituzione; per cui, sicuramente, non può essere tacciata di avere, in qualche modo, attentato alla Costituzione che essa stessa ha contribuito a scrivere e che rappresenta sicuramente la Carta fondamentale di tutti noi.Pag. 7
      Un dibattito che ha portato, poi, anche più di recente all'istituzione di una Commissione di esperti da parte del Presidente della Repubblica, prima, e del Governo Letta, successivamente, nonché ad una consultazione pubblica voluta dal mio predecessore, il senatore Quagliariello, proprio per coinvolgere i cittadini sul tema delle riforme costituzionali e che, in qualche modo, si era visto interrompersi nei mesi precedenti al giuramento e all'insediamento di questo nuovo Governo. Questo nuovo Governo ha ripreso l'iniziativa sulle riforme costituzionali in modo forte, lo ha fatto coinvolgendo non soltanto associazioni, cittadini, opinionisti, ma anche i più autorevoli costituzionalisti, chiamandoli a confrontarsi sul tema delle riforme. Come abbiamo avuto modo di ascoltare, peraltro, anche nelle numerose audizioni che si sono svolte in Commissione, gli stessi costituzionalisti non hanno una unanimità di opinioni su alcuni punti, sebbene l'impianto, nelle sue linee essenziali – quindi, superamento del bicameralismo perfetto, rapporto di fiducia esclusivo della Camera nei confronti del Governo, abolizione delle province, del CNEL, rivisitazione del Titolo V – veda una convergenza, una condivisione ampia anche del mondo accademico.
      Un processo di riforma che, lo ripeto, è urgente per il Paese che sicuramente da troppo tempo aspetta che la classe politica, la classe dirigente mantenga l'impegno assunto negli ultimi anni a rivedere l'impianto costituzionale; quindi, è un impegno che non riguarda soltanto il Governo, ma che riguarda l'intera classe dirigente politica italiana. Il Governo ha proposto delle soluzioni che non sono sicuramente estemporanee, che non sono un'innovazione fantasiosa della maggioranza che sostiene queste riforme, ma che sono il frutto dell'elaborazione di anni di confronti sia politici che accademici, come ha ricordato anche di recente il nostro Presidente della Repubblica, cui va sicuramente il nostro ringraziamento per aver sostenuto, fin dal momento della sua rielezione – lo abbiamo ascoltato tutti qui in quest'Aula quando ha prestato giuramento –, con molta forza e determinazione, la necessità di un processo di riforme per quanto riguarda sia le riforme costituzionali, sia la legge elettorale, nel nostro Paese.
      Venendo al lavoro svolto in Commissione in questi tre mesi in modo sicuramente proficuo e intenso, sono state apportate dal lavoro in Commissione delle modifiche. Modifiche anche su punti rilevanti; innanzitutto, per quanto riguarda le funzioni del Senato. Un Senato che nella sua composizione come, appunto, espressione delle regioni e delle autonomie locali, credo abbia trovato ormai un punto di equilibrio, grazie anche all'apporto e al contributo dei senatori che, anteponendo il futuro delle istituzioni e l'interesse della Repubblica italiana, hanno in qualche modo sacrificato anche le proprie ambizioni personali, prestando un lavoro molto attento, meticoloso, che è durato oltre quattro mesi, e che ha trovato in questa nuova composizione, nelle funzioni collegate a questa nuova composizione, sicuramente, un disegno organico e coerente a quello anche presentato dal Governo.
      Per quanto riguarda le funzioni, il lavoro svolto in Commissione ha ridotto le funzioni del Senato, eliminando la competenza bicamerale nelle materie di cui agli articoli 29 e 32 della Costituzione, ha meglio precisato il ruolo del Senato nella valutazione delle politiche pubbliche, precisando, tra l'altro, che anche alla Camera dei deputati spetta lo stesso tipo di competenza; competenza, a mio avviso, implicita e, quindi, anche già contenuta anche nella formulazione che ci era stata consegnata dal Senato, ma che è stata meglio esplicitata nel passaggio in Commissione qui alla Camera.
      Sicuramente si è lavorato molto in Commissione sul procedimento legislativo, prevedendo che il procedimento legislativo, all'articolo 70, declinasse in modo più puntuale le materie previste dalla Costituzione in cui permane una competenza bicamerale – materie molto limitate, su cui rimane una competenza bicamerale – e specificando come soltanto un voto con delle maggioranze qualificate del Senato Pag. 8possa comportare la necessità di una maggioranza assoluta alla Camera per poter eventualmente non tener conto e superare alcune proposte di modifiche del Senato, su materie che attengono in modo particolare alla vita e all'autonomia dei territori e chiarendo l'individuazione del procedimento legislativo e quindi delle modalità, poi, del modo di legiferare, fin dall'inizio del percorso legislativo, attraverso un'intesa dei Presidenti di Camera e Senato, facendo un ulteriore passo in avanti per la possibile insorgenza di conflitti di attribuzione che quindi viene risolta in modo anticipato.
      Sicuramente sono state apportate delle modifiche molto incisive anche alla proposta che era stata avanzata dal Governo, che al Senato era stata condivisa dai senatori, del voto a data certa e del voto bloccato; sostanzialmente una procedura legislativa che, comunque, sebbene su proposta del Governo, non riguardava esclusivamente proposte legislative del Governo ma anche parlamentari, che comunque richiedeva e richiede tuttora un'approvazione da parte dell'Assemblea ma che in qualche modo semplifica il procedimento legislativo, individuando, come avviene anche in altri Parlamenti europei, una data finale per l'approvazione in Parlamento. A mio avviso, eliminando la parte relativa al voto bloccato probabilmente abbiamo reso meno efficace questo strumento a disposizione del Governo, ma il lavoro in Commissione ha portato sicuramente ad una estensione dei tempi per il dibattito e ha portato alla previsione di limiti che saranno poi definiti dai Regolamenti, sia per quanto riguarda i termini, sia per quanto riguarda eventuali valutazioni di complessità e omogeneità del procedimento, quindi ha valorizzato il lavoro parlamentare. Io credo che prevedere degli strumenti che consentano al Governo e al Parlamento di poter operare in modo più efficiente non sia una diminuzione della democrazia nel nostro Paese. Questa riforma non si propone di cambiare la forma di Governo, restiamo ancorati saldamente a una forma di Governo parlamentare: il Parlamento mantiene la centralità, si cerca, però, di avere strumenti più rapidi e più efficaci. Per questo non sono d'accordo con l'onorevole Quaranta quando, appunto, ritiene che ci possa essere una minaccia, da questo punto di vista, al nostro ordinamento. E mi piace ricordare le parole che lo stesso Calamandrei utilizzò in Assemblea costituente a questo riguardo, ricordando, sebbene venissero proprio nell'immediatezza di un'esperienza drammatica come quella della dittatura nel nostro Paese, come, se un regime democratico non riesce a darsi un Governo che governi, esso è condannato. Le dittature sorgono non dai Governi che governano e che durano, ma dell'impossibilità di governare dei Governi democratici. Quindi io credo che sia un rafforzamento della democrazia prevedere la possibilità per il Governo di dare risposte efficaci ai cittadini.
      Viene mantenuta comunque una forte attenzione sulle garanzie previste dalla nostra Costituzione. Da questo punto di vista, il rafforzamento dei quorum previsti per l'elezione del Presidente della Repubblica e la previsione che i giudici della Corte costituzionale siano eletti in seduta comune da Camera e Senato va sicuramente nella direzione di un ampliamento delle garanzie, un riconoscimento delle garanzie, così come richiesto anche da parte delle opposizioni. Quindi, un lavoro in Commissione che in parte ha accolto anche richieste provenienti dalle opposizioni e non soltanto dalla maggioranza che sostiene queste riforme. Credo che, per quanto riguarda la parte del Titolo V, il lavoro svolto in Commissione, che ha riportato alla competenza esclusiva dello Stato la promozione e la tutela della concorrenza, la tutela e la sicurezza sul lavoro e le politiche attive sul lavoro, consentiranno al nostro Paese di fare un ulteriore passo in avanti anche in termini di sviluppo economico. Tutto questo riconoscendo comunque agli enti locali, alle regioni, un ruolo da protagonisti in fase decidente, essendo membri del Senato e quindi partecipando al procedimento legislativo fin dall'inizio, evitando in questo modo che ci possano Pag. 9essere elementi di conflittualità – come abbiamo visto negli ultimi anni – ma in qualche modo riconducendo ad un regionalismo cooperativo e più razionale il nostro ordinamento attraverso queste proposte di riforma.
      Peraltro, alle regioni e agli enti locali si concede autonomia in cambio di responsabilità, prevedendo nell'articolo 116, per esempio, la possibilità di delegare delle funzioni alle regioni e di farlo con un procedimento molto più semplice di quello attuale, perché dalla maggioranza assoluta prevista oggi passiamo ad una maggioranza semplice, quindi lo rendiamo non soltanto un principio della Carta costituzionale ma uno strumento davvero attuabile, davvero adottabile; questo purché, però, le regioni si trovino in una situazione di equilibrio di bilancio. Lo stesso, è previsto un trasferimento delle risorse perché possano essere svolte le funzioni pubbliche delegate, ma sempre tenendo conto dei criteri di efficienza dei costi e degli obiettivi. Credo, quindi, che si ricomponga in una visione in qualche modo armonica quello che è il rapporto tra lo Stato, le regioni e i comuni, portando, come sappiamo, all'abolizione delle province, quindi di un livello ulteriore intermedio.
      Non in questa sede probabilmente, durante l'esame del disegno di legge costituzionale, ma in una fase successiva di attuazione, e quindi attraverso una legge di rango ordinario, andrà a mio avviso rivisto il rapporto tra la Conferenza Stato-regioni e il nuovo Parlamento: nel momento in cui le regioni sono membri del Senato, e quindi partecipano al procedimento legislativo fin dall'inizio, probabilmente il ruolo consultivo della Conferenza Stato-regioni per alcuni profili potrà essere rivisto, e dovrà comunque essere ripensato questo rapporto in futuro.
      Io credo quindi che la Commissione ci abbia consegnato sicuramente un testo su cui si è discusso approfonditamente, su cui sono state apportate delle modifiche incisive, e che ora è rimesso alla valutazione di quest'Aula. Ci aspettano nelle prossime settimane sicuramente dei lavori impegnativi, che io spero si svolgano con lo stesso clima di collaborazione che ha visto protagonisti i gruppi durante il dibattito in Commissione; magari con un po’ più di partecipazione, visto che si tratta delle riforme costituzionali e del futuro del nostro Paese, rispetto a quella che vediamo stamattina in questa fase conclusiva della discussione sulle linee generali. Ma io credo che siamo chiamati davvero nelle prossime settimane a immaginare i prossimi anni, i prossimi decenni per il nostro Paese; e vi chiedo di considerare le riforme costituzionali come un disegno unitario, insieme alla riforma della pubblica amministrazione, della giustizia, del fisco, del lavoro, della scuola.
      Noi non abbiamo l'obiettivo di modificare la composizione del Titolo V o del Senato: noi abbiamo l'obiettivo di cambiare l'Italia, rendendola più bella, rendendole gli onori della sua storia, il posto che si merita. Ecco perché credo che siamo chiamati tutti insieme a contribuire a questo cambiamento: soprattutto in un momento – e i fatti di cronaca di questi ultimi giorni purtroppo ce lo ricordano – in cui c’è così poca credibilità nei confronti della classe politica, della classe dirigente, siamo chiamati a dimostrare di essere all'altezza delle sfide che ci aspettano. Io credo che abbia ragione il poeta, quando dice che non è importante prevedere il futuro, ma renderlo possibile. Ecco perché io credo che con queste riforme costituzionali, che ci stiamo accingendo a portare avanti, noi non ci stiamo limitando ad aspettare il futuro: noi ce lo stiamo andando a prendere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà dopo il seguito della discussione delle mozioni in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati.
      Poiché l'ordine del giorno prevede che il seguito della discussione delle mozioni Pag. 10in materia di diritti dei richiedenti asilo abbia inizio a partire dalle ore 10, sospendo la seduta fino a tale ora.
      La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione delle mozioni Nicoletti ed altri n. 1-00603, Santerini ed altri n. 1-00604, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00605, Palazzotto ed altri n. 1-00616, Dorina Bianchi ed altri n. 1-00617, Matteo Bragantini ed altri n. 1-00618, Brunetta ed altri n. 1-00619 e Rampelli ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, con particolare riferimento alla revisione del regolamento dell'Unione europea noto come «Dublino III».

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Nicoletti ed altri n. 1-00603, Santerini ed altri n. 1-00604, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00605, Palazzotto ed altri n. 1-00616 (Nuova Formulazione), Dorina Bianchi ed altri n. 1-00617, Matteo Bragantini ed altri n. 1-00618, Brunetta ed altri n. 1-00619 e Rampelli ed altri n. 1-00654 concernenti iniziative in materia di diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, con particolare riferimento alla revisione del regolamento dell'Unione europea noto come «Dublino III» (Vedi l'allegato A – Mozioni).
      Avverto che lo schema recante la nuova ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
      Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 ottobre 2014, sono state presentate le mozioni Brunetta ed altri n. 1-00619, Rampelli ed altri n. 1-00654 e una nuova formulazione della mozione Palazzotto ed altri n. 1-00616, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
      Avverto, altresì, che è stata presentata la risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00105, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Risoluzione).

(Parere del Governo)

      PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Sulla prima mozione Nicoletti ed altri n. 1-00603, il parere del Governo è favorevole, ad eccezione del punto e) del dispositivo rispetto al quale ne propone una riformulazione nel senso di: «a favorire l'istituzione di sistemi di screening delle domande di asilo al di fuori del territorio dell'Unione europea di concerto con UNHCR, OIM, EASO e Stati membri».
      Sulla mozione Santerini ed altri n. 1-00604 il parere del Governo è contrario.
      Per quanto riguarda la mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00605, il parere del Governo è favorevole su tutti i capoversi del dispositivo ad eccezione del sesto, nei confronti del quale è favorevole con la stessa richiesta di riformulazione, già avanzata in precedenza, ossia di sostituirlo con le parole: «a favorire l'istituzione di sistemi di screening delle domande di asilo al di fuori del territorio dell'Unione europea di concerto con UNHCR, OIM, EASO e Stati membri».
      Per quanto riguarda la mozione Palazzotto ed altri n. 1-00616 (Nuova Formulazione), il parere del Governo è favorevole su tutti i capoversi del dispositivo ad eccezione di un capoverso per il quale si propone una riformulazione nel senso di: «a prevedere l'istituzione di sistemi di screening delle domande di asilo al di fuori del territorio dell'Unione europea di concerto con UNHCR, OIM, EASO e Stati membri».

      PRESIDENTE. Lei riferisce questa ultima riformulazione alla lettera c) ?

Pag. 11

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Esattamente, signor Presidente, grazie.
      Per quanto riguarda la mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00617, il parere del Governo è favorevole su tutte le lettere del dispositivo ad eccezione della lettera a) nei confronti della quale il parere è favorevole con richiesta di riformulazione negli stessi identici termini di cui dicevo prima.
      Sulla mozione Matteo Bragantini ed altri n. 1-00618 il parere del Governo è contrario.
      Sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00619 il parere del Governo è favorevole sul primo capoverso ed è contrario sugli altri tranne che su quello per cui, ancora una volta, si fa riferimento all'impegno di favorire l'istituzione di sistemi di screening delle domande di asilo al di fuori del territorio dell'Unione europea (...), ove il parere è appunto favorevole ma condizionato dalla stessa modifica di cui ho parlato prima.

      PRESIDENTE. Quindi, il parere sarebbe favorevole, chiedendo di espungere gli altri capoversi tranne il primo e quello riformulato ?

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Si esattamente, grazie Presidente.
      Sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00654 il parere del Governo è favorevole.

      PRESIDENTE. C’è la risoluzione, sottosegretario.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere sulla risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00105 è favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà. Invito i colleghi che intendono fare conversazione o abbiano da parlare con altri colleghi a farlo fuori, visto che ci sono le dichiarazioni di voto in corso e che, prima delle dichiarazioni di voto, evidentemente, non si arriverà al voto. Quindi, occupate il tempo fuori dall'Aula.

      PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, è facile essere generosi in momenti di benessere economico ma è ancora più facile, quando ci si trova in situazioni di crisi, di disoccupazione, di drastico abbassamento del tenore di vita dei cittadini, diffondere falsità e alimentare paure per raccogliere consensi. Noi socialisti respingiamo questo approccio ai problemi, in particolare quando sono in gioco i diritti umani delle persone. Ci sono principi che devono guidare l'azione di tutti coloro che rivestano cariche pubbliche anche – direi soprattutto – nei momenti di difficoltà e di crisi. Sto pensando ai valori di accoglienza e di solidarietà che, da sempre, hanno contraddistinto la nostra Repubblica e dai quali non dobbiamo derogare, anche se sarebbe la via più semplice, anche se farebbe guadagnare qualche voto in più. Il mese scorso il nostro Parlamento ha ospitato la Conferenza dei diritti fondamentali 2014, organizzata dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea in collaborazione con la Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, una conferenza che ha discusso dell'importanza dei diritti fondamentali nelle politiche dell'Unione europea in materia di migrazione. Noi socialisti, che siamo europeisti convinti, abbiamo gioito due volte, perché il rispetto e la garanzia dei diritti fondamentali delle persone costituiscono valori identitari dell'Europa e per la scelta compiuta dall'Agenzia di affrontare il tema delle politiche migratorie, assumendo come riferimento il parametro della salvaguardia dei diritti fondamentali, questo per affermare che le scelte politiche non devono essere legate alla contingenza ma vanno collocate in un quadro di coerenza con principi e valori. Nel merito della discussione, l'emigrazione, le regole e la loro mancanza o insufficienza. Noi socialisti non chiudiamo gli occhi di fronte alla Pag. 12realtà e ci rendiamo conto che ci sono paure diffuse e ci facciamo carico delle preoccupazioni di tutti, uomini e donne, ma abbiamo anche il dovere di capire da dove vengono queste paure, se siano fondate e se non siano alimentate in modo strumentale. Partiamo dai dati, dai numeri di migranti e rifugiati. Secondo gli ultimi dati dell'Alto commissariato per i diritti umani, la presenza dei rifugiati nei 28 Paesi dell'Unione europea, alla fine del 2013, è di quasi un milione di persone, distribuite tra i diversi Stati in modo non omogeneo: Germania quasi 600 mila, Francia 230 mila, Regno Unito 126 mila, Svezia 114 mila, Italia 78 mila. La Francia e la Gran Bretagna, che hanno come noi 60 milioni di abitanti, accolgono un numero di rifugiati pari al triplo in Francia e una volta e mezzo in Gran Bretagna rispetto a noi. La Svezia, che non arriva a dieci milioni di abitanti, cioè un sesto della nostra popolazione, ne accoglie 114 mila. Noi 78 mila. Una parte importante del problema è la percezione dei numeri, che nasce anche, forse soprattutto, da campagne alimentate ad arte, ricche di menzogne. Mettiamo a confronto alcuni numeri reali con quelli percepiti per indicare quanto sia grande il divario tra la realtà e la sua percezione, che manifesta numeri immaginati ben diversi. Alcune settimane fa, un quotidiano britannico ha commissionato un sondaggio con il quale sono stati intervistati i cittadini di alcuni paesi dell'OCSE, Italia compresa, su argomenti diversi, tra questi l'immigrazione e la presenza di musulmani nel nostro Paese. Lo scarto tra realtà e percezione della stessa è significativo dappertutto, ma, in particolare, in Italia. Gli italiani credono che la percentuale degli immigrati sulla popolazione sia del 30 per cento e ci sia un 20 per cento di musulmani. In entrambi i casi, la percezione moltiplica rispettivamente per 4 e 5 volte il dato reale.
      Questi dati dimostrano che le campagne che fomentano sentimenti di esclusione, discriminazione e paura dell'altro fanno breccia nell'opinione pubblica, con conseguenze gravi per la coesione sociale. E altrettanto gravi sono le responsabilità dei media, oltre che di chi alimenta questa campagna.
      Che fare ? Ovviamente smentire falsità e fare sapere che, alimentando odio e paura del diverso, non si blocca l'immigrazione, ma si dà vita a pericolosissime derive razziste. Non si fermano le immigrazioni, non si fermano le immigrazioni in particolare di chi scappa da guerre, terrorismi e persecuzioni violente. È come volere fermare l'acqua: non ce la si fa !
      Nei mesi scorsi, abbiamo compiuto un'azione di grande valore, l'operazione Mare Nostrum, che ha permesso di salvare 100 mila vite con un costo di due euro all'anno per ogni italiano. Due caffè all'anno per salvare 100 mila persone ! Ci è stato confermato che Triton sostituirà Mare Nostrum. Noi socialisti abbiamo continuato a ripetere che non si deve smantellare Mare Nostrum ed ancora una volta chiediamo che il Governo mantenga attive quelle sue funzioni che non sono sovrapponibili con quelle di Triton, ricercando, piuttosto, una complementarietà tra i due programmi e non disperdendo le competenze acquisite. I morti di questi giorni purtroppo ci danno ragione ed è una ragione che non vorremmo avere.
      Purtroppo, le vittime di questi giorni alimentano le polemiche e l'ONU, con il suo relatore speciale per i diritti umani, François Crépeau, definisce insufficiente la risposta di Frontex quando sono in gioco così tante vite umane, mentre la UE, che gestisce con noi il programma, ammette che bisogna fare di più, certamente non da soli. Vogliamo essere europei anche in questo e vogliamo condividere il peso di queste politiche, un peso che, a volte, ci è leggero, vedi il numero dei rifugiati, che vanno distribuiti in modo più equilibrato, ed a volte ci è pesante, vedi i costi di Mare Nostrum, che vanno condivisi.
      Per questo, nella nostra risoluzione chiediamo il mantenimento di Mare Nostrum, che affianchi Triton, perché questa non è un'operazione sostitutiva, né per mezzi né per risorse, di Mare Nostrum. Anche perché come si può pensare che chi Pag. 13fugge da guerre e persecuzioni cesserà di attraversare il Mediterraneo perché non c’è più Mare Nostrum ?
      Il Ministro dell'interno dice che il contrasto ai mercanti di morte è la cosa più importante. Noi diciamo che è importante, ma salvare vite umane non è certamente meno importante della lotta alla criminalità. Si lavora in contemporanea in ambiti diversi, perché non si può dire che l'uno, la lotta alla criminalità, venga prima dell'altro, salvare vite umane; magari è il contrario.
      Sul tema della gestione dell'accoglienza, della gestione del sistema dell'accoglienza, che in questi giorni ha rivelato un intreccio affaristico-criminale, l'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione non poteva essere più opportuna.

      PRESIDENTE. La prego di concludere.

      PIA ELDA LOCATELLI. Ho finito, sì. Ma, forse, chi ha fortemente voluto questa Commissione aveva delle ragioni ben fondate per farne richiesta.
      E poi chiediamo che l'ultimo mese di semestre italiano di Presidenza europea, ormai 10-15 giorni, serva a cercare di modificare il Regolamento «Dublino III», al fine di facilitare la mobilità dei rifugiati riconosciuti affinché possano stabilirsi anche in Paesi della UE diversi da quelli in cui sono approdati.

      PRESIDENTE. Grazie...

      PIA ELDA LOCATELLI. Chiediamo questo, lavoriamo su fronti diversi e lasciamo da parte i facili populismi per conquistare qualche voto in più.
      Ovviamente, voteremo a favore della nostra risoluzione e di quelle mozioni che si ispirano a questi principi (La Presidenza autorizza sulla base dei criteri costantemente seguiti la pubblicazione in calce al resoconto della seduta del testo integrale della dichiarazione di voto).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

      MILENA SANTERINI. Signor Presidente, io vorrei partire dal fatto che è molto opportuno aprire un dibattito politico in questa sede non solo sull'emergenza ma sull'intera, diciamo, direzione e sull'orientamento che vogliamo dare alle politiche di accoglienza dei richiedenti asilo, perché, vorrei ricordarlo, l'asilo è un diritto per i perseguitati, perché è quello che hanno chiesto e ottenuto nella storia tutti quelli che dovevano fuggire dalla guerra o dall'odio e quando si nega l'asilo, previsto già dalla Convenzione di Ginevra del 1951, si lascia un essere umano nudo di diritti, senza la protezione garantita dalla cittadinanza. Per questo, finché non saremo un solo mondo, ogni Stato deve essere un possibile rifugio per chi scappa da un pericolo.
      Certo, il crescente numero dei rifugiati dovuti a conflitti e persecuzioni – in particolare, lo sappiamo, vi è la guerra in Siria, il Medio Oriente in fiamme – ha messo in grave crisi la comunità internazionale. Sappiamo che, alla fine del 2013, erano 51 milioni le persone in fuga nel mondo, ma questo ci invita a cercare di più soluzioni di giustizia. Non sarà, chiudendo le frontiere che affronteremo questa crisi.
      I provvedimenti approvati dal Parlamento in questi mesi hanno in parte invertito la tendenza verso una privazione dei diritti dello straniero, anziché un allargamento, come ci si aspetta in un Paese civile. Ne sono esempio l'abolizione del reato di clandestinità, la diminuzione dei tempi di permanenza nei CIE, l'aumento dei numeri delle commissioni di valutazione delle domande di protezione.
      Lo stesso, tuttavia, non si può dire della chiusura di Mare Nostrum e dell'inerzia con cui abbiamo affrontato i cambiamenti nei flussi, che oggi sono flussi misti: quelli, cioè, che vedono non solo migranti economici, ma persone che hanno diritto all'asilo. Sulle nostre coste, su 140 mila migranti, la metà sono siriani ed eritrei. E, ad un mese dal lancio dell'operazione Triton, non sono diminuiti i migranti che rischiano la vita perché devono salvarsi ad ogni costo: sono quintuplicati, e questa è Pag. 14una risposta chiara a chi ha detto che soccorrerli con Mare Nostrum voleva dire incentivare i viaggi. Non è solo cinico dirlo, è falso.
      Infatti, questa operazione permette di salvare solo una parte delle persone in difficoltà. Per questo, noi dobbiamo apprezzare la nostra Marina militare, che tiene fede ad un mandato professionale ed etico, perché, dove spesso l'Europa si rivela inadeguata, è l'Italia ad intervenire, anche se si apprezza il contributo dei ben venti Paesi che collaborano.
      Mare Nostrum vuole dire nostro, non mare di nessuno. Dopo il Consiglio europeo di Lussemburgo di qualche mese fa, un risultato politico, diciamo, è stato fare riconoscere ai Paesi del nord Europa che la frontiera mediterranea è la frontiera comune, di tutti gli Stati. Qualcuno ne poteva dubitare ? Non fosse che per l'interesse di reciprocità, i Paesi del nord dovrebbero prevedere che oggi l'emergenza è a sud, ma domani potrebbe essere ad est o altrove.
      Ma, in ogni caso, l'Europa non è nata solo sui calcoli, ma su uno spirito di unità, che potrebbe venire meno davanti agli egoismi nazionali. Ma, se cade questo spirito di collaborazione, come è accaduto per la richiesta europea di chiudere Mare Nostrum, non viene meno solo una storia, ma anche il progetto di un'Europa, nel mondo globale, «meno fortezza e più casa di tutti». Ma perché difendo Mare Nostrum in sede di approvazione di questa mozione sul diritto di asilo ?
      Perché quei barconi, quei barconi nel Mediterraneo, sono carichi di gente che fugge dalla guerra in Siria, dalla violenza in Mali, in Sudan, in Eritrea: vicende umane in cui fuga dalla violenza e dall'insicurezza si mischiano inestricabilmente. Per questo, abbiamo voluto, come gruppo Per l'Italia-Centro Democratico, discutere e proporre al Governo una serie di interventi. Il Governo ci ha dato un parere critico, negativo, su alcuni punti della mozione, e chiederei, in questo caso, di poterli riformulare, tenendo base all'intento di fondo della mozione, che è lo stesso delle altre mozioni su cui è stato dato parere favorevole, e cioè rivedere Dublino III, perché non più adeguato alle condizioni, alle nuove situazioni che si sono create nel Mediterraneo.
      Per questo, noi possiamo agire a diversi livelli: prima di tutto, dobbiamo dare attuazione alla legge di delegazione europea 2014, che dia delega al Governo di fare un nuovo testo unico in materia di asilo. Poi, appunto, rivedere il regolamento Dublino III. Certo, è stato firmato da poco, è in fase di collaudo, ma la situazione dei conflitti internazionali impone di rivedere le norme che obbligano chi approda in un Paese e viene identificato con le impronte digitali a chiedere asilo solo in quel Paese.
      Molti vogliono proseguire e hanno diritto al ricongiungimento familiare in altri Paesi; spesso, però, sono rimandati al punto di partenza. Certo, stiamo attenti al cosiddetto asylum shopping, ma chi vuole proseguire, se ha occasione di ricongiungersi con la famiglia, deve avere il diritto a farlo. Per questo, noi ci impegniamo, possiamo rivedere la forma con cui chiediamo al Governo di garantire la protezione; sicuramente possiamo aderire e possiamo esprimere la forma del mutuo riconoscimento, cioè quella possibilità, che abbiamo, di chiedere all'Europa di riconoscere in uno Stato il permesso rilasciato in altri Paesi.
      Possiamo anche soprassedere sull'idea di centri di accoglienza nel Paese, in Italia, nel nostro Paese, anche se, evidentemente, questa richiesta era motivata, perché era dovuta anche alle condizioni che abbiamo visto nel sistema di accoglienza e che sono emerse anche, purtroppo, in molti fatti di cronaca.
      Ribadiamo, invece, e su questo sicuramente c’è l'accordo con il Governo, la possibilità di promuovere, in sede europea e in collaborazione con l'ONU, la creazione di centri di accoglienza nei Paesi di transito, come Tunisia, Egitto, Marocco, Etiopia, Giordania, dove presentare domanda di protezione internazionale. Ribadiamo, invece, e qui non c’è bisogno di riformulazione, la richiesta di adottare tutte le misure opportune per potenziare il sistema di protezione per i richiedenti Pag. 15asilo. Infine, sostenere – quello che era lo spirito di fondo della mozione – presso le competenti sedi europee la necessità di una revisione del regolamento «Dublino III» per eliminare tutte le criticità sollevate ormai in più sedi e consentire ai richiedenti asilo di ottenere una protezione vera nei Paesi in cui hanno legami familiari o concrete prospettive di inserimento lavorativo.
      Concludo, noi abbiamo voluto riportare, come altri, all'attenzione questo fenomeno nella forma del mutuo riconoscimento e in altre forme che il Governo crederà bene di assumere e di adottare, proprio perché noi sappiamo che la strada del riconoscimento del diritto di asilo, nelle forme inusuali con cui si presenta in questo momento, è, credo, uno dei modi di dare risposta a uno dei drammi più grandi del nostro tempo, che interroga l'identità stessa dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ricordo che le riformulazioni sono a cura del Governo e i deputati nella dichiarazione di voto possono dichiarare se accettarle o meno, salvo che il Governo non intenda cambiare le riformulazioni esposte in precedenza.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

      NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, io credo che la mozione presentata dal gruppo parlamentare della Lega sia l'unica mozione che vada ad affrontare, in modo completo ed esaustivo, un problema e un fenomeno, ovvero il fenomeno del contrasto all'immigrazione clandestina e del conseguente fallimento dell'operazione Mare Nostrum, a differenza, invece, di tutte le altre mozioni, che si limitano esclusivamente a focalizzare la propria attenzione sul tema della modifica di «Dublino III».
      Io, però, credo che, prima di ogni altra considerazione che faremo – considerazioni che riprenderanno sostanzialmente tutte le riflessioni che, almeno, nell'ultimo anno e mezzo, la Lega ha formulato rispetto al fenomeno dell'immigrazione clandestina, rispetto all'operazione Mare Nostrum, già abbondantemente definita operazione fallimentare e sciagurata –, la presenza del sottosegretario e, quindi, la presenza del Governo, debba essere tale da portare il Governo a fare chiarezza e a rendere edotto il Parlamento rispetto ad un fatto, a mio avviso, gravissimo, un fatto che la Lega aveva già denunciato mesi fa, a cui oggi troviamo corrispondenza su tutti i giornali nazionali.
      Infatti, su tutti i giornali nazionali, oggi, si dà riscontro del fatto che la procura di Palermo – quindi, non la sede della Lega di via Bellerio, ma la procura di Palermo – ha aperto un'inchiesta, ha aperto un'indagine relativa alla possibile infiltrazione della criminalità terroristica nel nostro Paese attraverso lo sbarco degli immigrati e, quindi, attraverso l'operazione Mare Nostrum. È un fatto gravissimo, un fatto accertato e in corso di indagine da parte di una procura seria e di una procura che solitamente agisce con cognizione di causa.
      Noi chiediamo che il Governo su questo aspetto, ovvero sulla possibile infiltrazione dell'ISIS e, quindi, sulla possibile infiltrazione del terrorismo di matrice islamica attraverso gli sbarchi che avvengono in modo particolare nel sud del nostro Paese, dica qualcosa, perché credo che non possa essere lasciata cadere nel vuoto questa pesantissima inchiesta e questa pesantissima circostanza che rischia di mettere in pericolo l'incolumità del nostro Paese.
      Oltre all'inchiesta della procura di Palermo, sempre secondo fonti giornalistiche, anche i Servizi segreti del nostro Paese avrebbero riscontrato il rischio di infiltrazioni del terrorismo islamico attraverso lo strumento dell'immigrazione clandestina. Noi chiediamo ufficialmente al sottosegretario, al Governo, meglio ancora se arriverà in Aula il Ministro dell'interno o il Presidente del Consiglio, che venga fatta chiarezza, che siano tutelate, nel migliore modo possibile, la sicurezza e l'ordine pubblico nel nostro Paese.
      Quello che stiamo vedendo accadere in altre parti del mondo, non ultimo quanto accaduto pochi giorni fa all'interno di una scuola in Pakistan, credo stia gettando, Pag. 16rispetto alla forza del terrorismo di matrice islamica, in modo particolare riferito all'ISIS, un'ombra di profonda preoccupazione nel nostro Paese, anche a fronte del fatto che, più volte è stato detto, che circa cinquanta cittadini italiani, o figli di immigrati di seconda e di terza generazione, sono, in questo momento, nei territori della Siria, dell'Iraq e dell'Afghanistan, a fiancheggiare il terrorismo islamico.
      La prima richiesta ufficiale che noi facciamo al Governo, nella sede ufficiale che è il Parlamento, è di fare chiarezza rispetto a questo fatto che la Lega aveva già denunciato mesi or sono. Noi abbiamo denunciato il fatto che il fenomeno dell'immigrazione clandestina, che voi avete favorito e incentivato attraverso la sciagurata e folle operazione Mare Nostrum, tutt'oggi in corso, rischiava di portare insicurezza e problemi all'ordine pubblico nel nostro Paese. Mi auguro che questa richiesta ufficiale da parte della Lega non venga lasciata cadere nel vuoto da parte del Governo.
      Detto questo, la Lega aveva lanciato un altro allarme a seguito dell'operazione Mare Nostrum, ovvero che tale operazione, che nasce il 18 ottobre del 2013, come disincentivo al fenomeno degli scafisti e al fenomeno dell'immigrazione clandestina, si sarebbe, invece, ridotta ad esercitare una pratica esattamente opposta, ovvero ad incentivare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, il fenomeno degli sbarchi e, soprattutto, ad incentivare anche il problema dello scafismo.
      Tant’è che i numeri, mi permetterà la collega Locatelli, non sono numeri semplicemente percepiti, ma sono numeri reali; dicono cioè che, dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum ad oggi, sono circa 200 mila gli immigrati o i migranti, come solitamente li chiama la Presidente Boldrini (per noi sono, nella stragrande maggioranza dei casi, immigrati clandestini), sbarcati, 3 mila sono i morti nel Mediterraneo e circa 600 gli scafisti arrestati.
      Numeri drammatici, numeri che rappresentano la cartina al tornasole di un'operazione, tutta italiana, che ha rappresentato un fallimento sia in termini di contrasto del fenomeno dell'immigrazione clandestina, sia in termini di esborso di risorse economiche per il nostro Paese.
      Abbiamo detto, e abbiamo avuto modo di sostenere all'epoca, che l'immigrazione clandestina e, quindi, che l'operazione Mare Nostrum rischiava di essere un business per pochi e un dramma per molti. I fatti che si stanno verificando, e che si sono verificati poche settimane fa a Roma, che sembra abbiano un'eco costante e continua (l'inchiesta «mafia capitale» sembra non essere ancora esaurita), confermano, appunto, come da noi denunciato, che l'operazione Mare Nostrum rischiava di essere un business per pochi.
      Oggi stiamo vedendo, nei fatti, come l'operazione Mare Nostrum è un business per coloro i quali hanno gestito, stanno gestendo, il fenomeno dell'accoglienza; hanno gestito, e stanno gestendo, il fenomeno dell'accoglienza e dell'assistenza all'interno dei centri di accoglienza, con un'evidente responsabilità politica da parte dei Governi, della maggioranza, e da parte, ovviamente, del Partito Democratico che ha sostenuto e favorito l'operazione Mare Nostrum.
      Quanto sta accadendo in questi giorni attraverso l'inchiesta «mafia capitale», per quanto vergognoso e indecente circa le modalità di gestione del fenomeno dei flussi migratori e del fenomeno dell'accoglienza, diventa ancora più indecente e più vergognoso nel momento in cui emerge che la gestione dell'accoglienza addirittura lucrerebbe e porterebbe utili e guadagni, molti di più che non il traffico di droga.
      Questo è un fatto gravissimo. È un fatto gravissimo consequenziale ad un'operazione sbagliata e sciagurata, qual è Mare Nostrum. E la maggioranza, che ha sostenuto l'operazione Mare Nostrum, e il Governo, che l'ha attuata, non possono esimersi dalle responsabilità politiche di quanto sta accadendo oggi, rispetto ad una delle inchieste più clamorose che stanno colpendo il nostro Paese.
      Il problema non è soltanto «Dublino III». Tramite i rappresentanti del Governo e tramite la Presidenza della Camera, voglio ricordarlo al Presidente del Consiglio, Pag. 17il quale pochi giorni fa, rispondendo in merito all'esito del semestre europeo di Presidenza italiana, accusava l'allora maggioranza di avere sottoscritto l'accordo di «Dublino II», dimenticandosi che «Dublino III» è stato sottoscritto il 26 giugno 2013 dal predecessore del Presidente Renzi e sottoscritto anche da colui il quale l'altro giorno sedeva accanto al Presidente Renzi, ovvero il Ministro Alfano. «Dublino III» poteva, quindi, essere la circostanza e l'occasione utile per modificare l'intento della Convenzione e del regolamento.
      È evidente, Presidente, che la nostra mozione va a toccare tutti gli aspetti della gestione di Mare Nostrum. Tale operazione non è assolutamente cessata, tant’è che negli ultimi dieci giorni sono sbarcati sul nostro territorio circa 5 mila – ripetiamo – immigrati clandestini. Sono circa 10 mila nell'ultimo mese, da quando il Ministro Alfano avrebbe annunciato la cessazione di Mare Nostrum e la sostituzione con Triton.
      Siamo ancora nel fallimento più totale; noi crediamo che debba esserci un intendimento a rivolgersi ovviamente all'Europa, perché l'Europa faccia la propria parte; ma chi deve fare innanzitutto la propria parte deve essere il Governo italiano. Un Governo che ha fallito totalmente sul fronte dell'immigrazione, un Governo che ha fallito totalmente andando a smantellare tutte quelle politiche di contrasto all'immigrazione clandestina, che erano state faticosamente costruite dal precedente Governo di centrodestra. Mi limito a citare semplicemente la cancellazione del reato di immigrazione clandestina, lo svuotamento del Fondo rimpatri e la sostanziale abolizione dei CIE, i centri di identificazione ed espulsione, che sono l'unico strumento utile e necessario per provvedere all'espulsione e al rimpatrio, nonché il dimezzamento dei tempi di mantenimento negli stessi CIE.
      È una politica di grave irresponsabilità da parte del Governo, una politica filo-immigrazionista, le cui conseguenze devastanti si stanno riversando sui territori e sugli enti locali; enti locali che oggi, con grande difficoltà e con grande spirito di responsabilità, stanno gestendo la conseguenza di questa politica immigratoria scellerata da parte del Governo.
      Tutte le altre mozioni che sono state presentate, come detto, toccano unicamente ed esclusivamente il problema di «Dublino III»; problema questo che si poteva tranquillamente risolvere in questi sei mesi di Presidenza europe. Ciò denota il fallimento totale del Governo, ivi compresa la gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina. Noi crediamo che l'unica mozione degna di essere accolta e l'unica mozione che pone con attenzione il tema della gestione del fenomeno immigratorio sia quella della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, è molto tempo che si ragiona intorno a questo regolamento di Dublino con tutte le sue evoluzioni, anno per anno, che lo hanno persino peggiorato rispetto al significato originario. È molto tempo che si parla anche dell'inefficacia delle politiche di accoglienza e di integrazione fatte dall'Italia nei confronti del Terzo mondo e, in modo particolare, nei confronti del continente africano.
      È molto tempo che c’è chi si è permesso anche di documentare con numeri e con cifre i fallimenti, anche da un punto di vista delle conseguenze, dei flussi migratori nelle aree metropolitane, sul territorio, nelle province e nei piccoli comuni; ciò ha creato un disordine generalizzato, che tutto ha fatto fuorché favorire – diversamente da quello che ci ha raccontato la sinistra – l'integrazione, la collaborazione e il concetto di scambio da un punto di vista culturale e religioso e da un punto di vista delle tradizioni.
      Abbiamo avuto mondi che, a causa della demagogia di una certa cultura sinistrorsa, hanno cominciato persino a guardarsi in cagnesco, cosa che non era mai accaduta prima, perché c’è sempre Pag. 18stato il culto della fascinazione rispetto a quello che l'Italia e l'Europa meridionale hanno rappresentato nel corso dei secoli e quello che invece ha rappresentato, appunto, in particolare la civiltà islamica e tutto quello che con la sua grande identità si è appalesato al cospetto del mar Mediterraneo. C’è stata la grande fase del dialogo, la grande fase, subito dopo le guerre, del rispetto reciproco e del desiderio di procedere verso una costruzione sintetica.
      È esattamente quando si è cominciato a fare demagogia che la maionese è impazzita.
      Lo avevamo detto, non era molto difficile immaginare che questo sarebbe accaduto.
      L'abbiamo detto, l'ha fatto Fratelli d'Italia, prima ancora l'ha fatto il centrodestra, nelle sue varie articolazioni, nel corso degli anni e siamo stati conseguenti, quando abbiamo varato il reato di immigrazione clandestina, che voi formalmente non avete avuto neanche il coraggio di sopprimere, ma lo avete derubricato, creando ancora più danni; lo avete definanziato ed insieme ad esso avete definanziato la possibilità di rimpatriare coloro i quali, provenienti dall'immigrazione irregolare clandestina, avevano anomalie nel proprio comportamento, diciamo così, e quindi erano titolati, da un punto di vista burocratico ed amministrativo, ad essere rispediti a casa.
      Il sostanziale azzeramento del capitolo dei rimpatri è stato un segnale più devastante ancora, rispetto alla mancata abrogazione formale del reato di immigrazione clandestina, perché è stata sostanzialmente abrogata la possibilità di riportare nelle proprie terre anche coloro i quali fossero arrivati a casa nostra animati da pessime intenzioni.
      Non è un fatto che riguarda gli africani o gli immigrati di provenienza asiatica, è un fatto che riguarda tutti i popoli del mondo, perché in ogni popolo del mondo, compreso il nostro, ci sono le mele marce. Noi abbiamo esportato la mafia, figurarsi un po’ ! Ma mica si può ridurre il grande contributo a livello internazionale dato dall'Italia e dalla cultura italiana all'esportazione del fenomeno mafioso, certo che no, né comunque, per spirito ecumenico e demagogico, qualcuno ha pensato ed immaginato di spalancare le porte all'immigrazione europea ed italiana di quell'epoca sic et simpliciter, certo che no.
      Quindi siete proprio voi, colleghi della sinistra, che avete sbagliato tutto sotto questo aspetto ed anche il vostro elettorato vi si sta ritorcendo contro, perché quello che diciamo noi lo dicono i vostri elettori, colleghi di sinistra. E più sono elettori che appartengono alle fasce sociali del disagio, più sono elettori che sono ubicati in quelle periferie disastrate, dove l'emarginazione sociale è un fatto che non conosce barriere e non conosce radici etniche o religiose.
      Il vostro elettorato si è ribellato e si sta ribellando, perché il vostro elettorato, come il nostro elettorato, in quanto italiano, è ontologicamente disponibile, accessibile, solidale con le persone che vengono a casa nostra, rispettano le regole ed agiscono rispettando, oltre che le regole, anche le nostre tradizioni, le nostre consuetudini, le nostre abitudini, la nostra cultura.
      Non ci vuole una scienza per affermare ciò che io ho appena ricordato e che è stato oggetto di dibattito ovunque, per decenni. Così come non era molto difficile immaginare che, tra le centinaia di migliaia di persone che sono arrivate attraverso l'Italia in Europa, ci fossero dei terroristi sotto mentite spoglie. Era difficile ? Non credo insomma, no ? Non ci vuole una scienza, non ci voleva una scienza.
      Oggi ce lo dicono le procure e forse qualcuno comincerà, dentro casa sua, perché qui non lo farà mai, in quanto la presunzione è codarda per definizione, a battersi il petto. Sì ! Vengono centinaia di migliaia di persone e non si riesce a fare il riscontro rispetto alla loro fedina penale o non si vuole fare perché il numero fa business. Questo è il secondo aspetto ampiamente denunciato. Non ci voleva una scienza neanche su questo, né una particolare sensibilità per capire una certa rete di terzo settore, che in quanto tale è Pag. 19assolutamente rispettabile. Noi siamo stati tifosi della sussidiarietà e, quindi, della collaborazione pubblico-privato e del protagonismo dell'impresa sociale e lo siamo ancora. Ma, anche qui, non è che questo ci esime dal fare gli accertamenti per scoprire che, non soltanto a Roma, ma in mezza Italia ci sono cooperative sociali di tipo B, fatte, cioè, anche da ex detenuti condannati e fuoriusciti dalle patrie galere che hanno commesse dirette fino a 200 mila euro di tetto massimo, senza passare per uno straccio di gara, neanche informale. Quante volte l'abbiamo detto ? Ma perché non si riesce, se siete in buona fede, a indagare, oltre che sulla corruzione che ha attanagliato e colpito le imprese cosiddette profit, anche su quegli aspetti corruttivi che sono entrati dalla porta di servizio del mondo della cooperazione ? Cooperazione che noi simpaticamente abbiamo chiamato «cooperazione rossa», ma che, in realtà, è una cooperazione che non ha colorazione politica, perché ci sono cooperative di tutte le specie. Anche qui, la cooperativa è una cosa sana, giusta e da incoraggiare se agisce nella norma e se è rispettosa delle leggi. Ci sono cooperative bianche, rosse, nere che agiscono nella legalità e ce ne sono altrettante che agiscono nell'illegalità. Perché, di fronte a degli indizi chiarissimi, non si è voluto procedere anche a una revisione delle normative vigenti per evitare che il mondo della cooperazione potesse essere agganciato da una certa politica balorda e, quindi, agire per ottenere quelle commesse dirette che la legge prescrive, quelle opportunità che si dicono ?
      Il business, la mancata integrazione, l'insicurezza dei territori, il prezzo altissimo che pagano le fasce sociali più deboli per l'impatto devastante di un'immigrazione, non solo incontrollata, ma non gestita, affidata talvolta a cooperative come quella, appunto, del signor Buzzi, la cooperativa «29 giugno», che certo non nasce oggi, né nasce con il governo di centrodestra della capitale d'Italia, perché le prime commesse dirette le ha avute dai governi di centrosinistra. È diventato quasi intoccabile questo signore, perché era il «centravanti» della cooperazione sociale. Chi, casomai, avesse voluto magari anche soltanto sindacarne l'operato sarebbe stato contestato in manifestazioni pubbliche di piazza a suon di bandiere rosse e fischietti.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      FABIO RAMPELLI. C’è la questione del disordine totale, da un punto di vista amministrativo, che regna sovrano – e mi avvio a concludere, Presidente, la ringrazio per la segnalazione – tra i mille centri che dovrebbero gestire l'immigrazione. L'istituto della protezione internazionale, l'istituto della protezione sussidiaria, l'istituto della protezione umanitaria senza assegnazione da parte di comitati di garanzia di regole e titoli, i centri di accoglienza, i CIE, gli SPRAR e, in seguito alle mille leggi regionali, la miriade di centri minori che sfuggono a questo Parlamento e al Governo centrale, ma che esistono e si alimentano attraverso le casse delle regioni.
      Non ho più tempo per andare avanti, dico soltanto che la revisione del regolamento di Dublino è fondamentale. Per garantire che cosa ? Primo, che l'Europa si prenda, costretta a farlo dall'annullamento di questo regolamento, le proprie responsabilità. Dobbiamo realizzare i centri per censire gli asilanti nel nord Africa, in collaborazione con i Paesi del nord Africa, e dare libertà a tutti i profughi che hanno diritto di andare nei Paesi dove desiderano, anche per i ricongiungimenti, mentre Dublino, come sappiamo, stabilisce il principio che il primo Paese che viene toccato dopo una traversata è quello che deve accollarsi tutte le procedure amministrative, tutte le politiche di accoglienza, sborsare i quattrini e tenersi tutta l'immigrazione, fino a quando qualcuno con un po’ di pietas cristiana...

      PRESIDENTE. Concluda.

      FABIO RAMPELLI. ... non si affaccia ai nostri confini e dice: dateci un po’ di profughi che vogliono venire a casa nostra.Pag. 20
      Quindi, bocciatura di Mare Nostrum, realizzazione dei centri di accoglienza e revisione del regolamento di Dublino: queste sono le colonne d'Ercole per rimettere in ordine una questione che è drammatica.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,50).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione delle mozioni.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, l'aumento dell'instabilità politica delle regioni meridionali e orientali del Mediterraneo, unitamente alle persecuzioni in atto in tali contesti, ha prodotto un considerevole aumento dei richiedenti asilo cui siamo chiamati a far fronte molto più degli altri Stati membri dell'Accordo di Schengen per la nostra posizione geografica, particolarmente favorevole alle emigrazioni.
      L'enorme flusso di migranti sta creando notevoli difficoltà sia per quanto riguarda la gestione degli sbarchi sia per quanto riguarda l'accoglienza, con un sovraffollamento dei centri e un sovraccarico di lavoro che produce il conseguente allungamento dei tempi di analisi delle domande dei richiedenti asilo.
      La gestione dell'accoglienza, l'identificazione, l'assistenza da parte dei Paesi dell'Unione europea presenta numerose criticità. Come denunzia il rapporto del Consiglio europeo sui rifugiati e gli esuli presentato il 9 settembre scorso, gli standard di accoglienza sono diversi da un Paese all'altro. Non solo, il rapporto illustra il persistente divario tra la teoria del sistema di asilo europeo e la stridente realtà che affrontano i richiedenti asilo nei quindici Stati membri che sono stati oggetto di questa indagine. Spesso i viaggi della speranza verso i Paesi del Mediterraneo si trasformano in tragedie di dimensioni enormi, come ben sappiamo e come ci ricorda, purtroppo, con crescente frequenza la cronaca. Centinaia di persone hanno perso la vita e proprio il 3 ottobre scorso abbiamo anche ricordato un episodio drammatico: le 366 persone morte nel tentativo di arrivare a Lampedusa.
      Ora, purtroppo, gli aspetti tragici del viaggio non sono le uniche difficoltà che incontrano i migranti. Le richieste di asilo nei Paesi dell'Unione europea sono disciplinate dal regolamento del Parlamento europeo, il cosiddetto regolamento Dublino III, finalizzato a realizzare un sistema di asilo europeo basato su criteri omogenei di riconoscimento del diritto stesso.
      Un altro pilastro di questo sistema di accoglienza è il cosiddetto Eurodac, una banca dati centrale in cui vengono registrate le generalità di chiunque attraversi irregolarmente le frontiere di uno Stato membro e al quale, in particolare, vengono rilevate le impronte digitali. È ormai evidente, tuttavia, come in realtà l'applicazione di tale sistema di regole sia diventata un percorso ad ostacoli per chi cerca protezione (famiglie separate, persone lasciate senza mezzi di sostentamento), che rendono il diritto di asilo inesigibile, anche a causa delle burocrazie che tendono a rimpallare tra uno Stato e l'altro la responsabilità di accoglienza. Il sistema di Dublino è diventato simbolo della distanza che separa l'Europa da una umanità disperata e un muro di regole anonime su cui si infrangono le loro speranze di protezione.
      Un'altra criticità particolarmente vistosa riguarda la mancanza di un sistema di accoglienza unico, integrato, capace di rispondere a bisogni variabili e di offrire Pag. 21la stessa qualità di protezione in tutta Europa che possa far riferimento a chiare linee guida nazionali, ma naturalmente che sia guidato da una visione di insieme europea.
      Ora, a più riprese, l'Assemblea del Consiglio d'Europa, da sempre particolarmente attenta ai temi dei rifugiati e dei richiedenti asilo e in generale del rispetto dei diritti umani, ha raccomandato una revisione del regolamento di Dublino III. La Presidenza di turno italiana del semestre europeo ha anche consentito all'Italia di far sentire la propria voce su questo tema. È opportuno che il nostro Paese riaffermi la necessità di mettere al centro dell'agenda europea la definizione di una politica solida e condivisa improntata su solidarietà e responsabilità.
      Tre sono gli aspetti di miglioramento su cui puntare principalmente: in primo luogo, un'effettiva gestione comunitaria del problema d'asilo; in secondo luogo, il rafforzamento delle misure di reinsediamento dei rifugiati. Questo è il problema più complesso: in tutto il mondo soltanto ottantamila persone sono riuscite a portare a termine il proprio processo di accoglienza in un Paese straniero, nemmeno un decimo dei richiedenti asilo, e la maggior parte sono state accolte negli Stati Uniti d'America.
      In Europa la situazione è ben più critica perché, appunto, occorre un sistema europeo che si basi sulla solidarietà fra i Paesi membri e che distribuisca la presenza dei rifugiati per quote definite sulla base di indici demografici ed economici.
      Infine, serve una legge organica in materia di asilo e protezione internazionale, in attuazione dell'articolo 10 della Costituzione, che faccia chiarezza sulle problematiche che ho appena elencato. I rifugiati, una volta tratti in salvo – e questa è una funzione alla quale non possiamo umanamente sottrarci –, sono molto spesso abbandonati a loro stessi e, quando vengono riconosciuti come meritevoli di protezione, le procedure di accoglienza sono assolutamente defatiganti e lunghissime. Io credo che un Paese democratico e civile possa e debba fare di meglio e che l'Europa in questo debba veramente dare un segno al mondo della propria forza e del proprio livello di civiltà.
      È in questo spirito che Scelta Civica annuncia il proprio voto favorevole alle mozioni, tenendo conto naturalmente delle indicazioni date in precedenza dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Prendo atto che rinuncia.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto, che però non è in Aula.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stefano. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Quelli precedenti hanno rinunciato, quindi, immagino, Presidente...

      PRESIDENTE. Scusi, non ho capito che cosa mi sta chiedendo...

      MANLIO DI STEFANO. Gli interventi precedenti hanno rinunciato, quindi, perché ne ho tre in lista...

      PRESIDENTE. Lei ha la parola, prego.

      MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Mi viene davvero strano intervenire in questo momento e mi dà anche un po’ il sorriso, dopo quello che abbiamo visto in questi giorni, perché la mozione, tra le altre cose, impegna il Governo a rivedere tutte le note del Ministero dell'interno che concernono i finanziamenti dei bandi interministeriali destinati alla prima accoglienza e alla gestione dei servizi connessi, con particolare riguardo ai criteri di spesa ad essi inerenti.
      Allora, avendo questo punto nella nostra mozione, sono andato a rileggermi lo stenografico della discussione che si è svolta qui il 13 ottobre e io stesso, in quella discussione sulle linee generali, affermavo Pag. 22che fosse determinante fare chiarezza sull'argomento, ovvero su come venivano gestiti i fondi del Ministero per la prima accoglienza e la gestione dei servizi connessi. Sapete chi ci ha pensato a fare chiarezza ? Ci ha pensato la mafia, anzi «Mafia capitale»; ci ha pensato Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni, che, oltre all'incarico di esperto dei CARA, ovvero dei centri dove vengono raccolte le richieste di asilo, del CARA di Mineo, in particolare, era anche membro del tavolo di coordinamento nazionale sull'immigrazione, ovvero l'ente che valuta gli appalti per l'affidamento della gestione dei CARA. Lui stesso in un'intercettazione – questo è meraviglioso, ve lo cito testualmente – dice: «Chiaramente, stando a questo tavolo nazionale, avendo questa relazione continua con il Ministero, sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da giù, anche perché spesso passano per Mineo e poi vengono smistati in giro per l'Italia». E ci ha pensato anche l'oramai noto Salvatore Buzzi, il pregiudicato che è al centro dell'inchiesta, il capo della cooperativa «29 giugno» nonché commensale del Ministro del PD Poletti e dell'ex sindaco di Roma, Alemanno, quando afferma di versare sistematicamente 5 mila euro al mese a Odevaine e di tenersene 4 mila tutti per sé. Aggiungo una piccola nota: la cooperativa «29 giugno» andrebbe subito commissariata, perché sta ancora lucrando su un illecito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Come sempre la realtà supera di gran lunga la fantasia ed ecco venir fuori un sistema studiato per fare arrivare soldi pubblici ai gestori amici che si dividono il mercato. Il mercato dei fondi statali per i centri di accoglienza per gli immigrati è immenso. Gli inquirenti parlano della possibilità di trarre profitti illeciti immensi, paragonabili a quelli degli investimenti illeciti realizzati nei settori criminali come lo smercio degli stupefacenti. Quindi, con l'immigrazione, oggi, lucrate più che con la droga (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Sono perfino contento del ritardo della calendarizzazione di questo voto, perché, appunto, la discussione l'abbiamo fatta il 13 ottobre e sono passati due mesi; altrimenti, come avreste potuto appoggiare, un mese fa, una mozione che chiedeva di fare chiarezza sulla gestione degli immigrati, quando i vostri amici di partito speculavano illecitamente sugli stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Non avreste mai potuto !
      Allora, grazie al MoVimento 5 Stelle, con questa mozione, sarà approvata – sarà approvata, ripeto – l'istituzione di un testo unico europeo in materia di asilo, il superamento di Dublino III e il suo principio che chi prima accoglie prima gestisce. Vi ricordo che il regolamento di Dublino – e lo dico a tutti quelli che oggi si riempiono la bocca di battaglie sull'immigrazione, eccetera – è stato creato nel 1990 sotto un Governo della DC di Andreotti, nel 1993 sotto il Governo Berlusconi, con Bossi in coalizione, e poi firmato da Letta, quindi dal PD, nel 2013. Quindi siete tutti coinvolti nello schifoso accordo di Dublino che oggi subiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inoltre: concordare con i Paesi di provenienza e transito un piano comune di gestione dei flussi, anche in un'ottica di prevenzione della criminalità. Qui rispondo ai colleghi della Lega: noi abbiamo inserito questo principio nella nostra mozione, quindi anche noi abbiamo a cuore il fatto che non possano arrivare delle cellule terroristiche con i flussi migratori; per questo vanno fatti accordi anche con i Paesi di provenienza. Inoltre: istituzione di quote per ripartire equamente i migranti sul territorio europeo. Questo è un punto che va spiegato. «Quote» non significa che quelli non vogliamo, che superano la quota, li rimandiamo a casa, se sono in condizioni di lecita richiesta di asilo; significa che, se ci sono 28 Paesi nell'Unione europea e quelli che hanno più richieste d'asilo sono soltanto cinque, in realtà anche gli altri devono prendersi carico di una quota di migranti, quindi che non spettano più al nostro Paese andranno smistati negli altri Paesi, ovviamente Pag. 23il tutto rispettando il principio di ricongiungimento familiare, etnico e religioso che è sancito agli accordi internazionali.
      Poi: istituzione di punti di richiesta asilo direttamente sui territori di residenza e non sul nostro territorio. L'abbiamo detto più volte: il richiedente asilo deve poter fare richiesta direttamente in un punto comodo a lui, ovvero che non lo esponga al rischio di morte – come quello che subisce con un attraversamento nel Mediterraneo –, ma comodo anche per noi, perché non dobbiamo gestire l'enorme flusso che arriva nei centri in Sicilia, specialmente con questo folle Mare Nostrum che avete portato avanti in quest'ultimo anno, che ci è costato tantissimi soldi dei cittadini italiani, e permettendo loro, quindi, una gestione più facile e a noi una gestione più logica, perché potremmo distribuirli con una cognizione di causa antecedente già all'arrivo del migrante, quindi senza emergenzialità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Rivedere le note del Ministero per la gestione dei centri di accoglienza: se l'aveste fatto anni fa, casi come quello di «Sisifo» a Mineo e «29 giugno» non si sarebbero verificati ! Ma evidentemente non potevate. Promuovere interventi per concedere beni e servizi agli italiani in difficoltà, al fine di evitare tensioni sociali. Non neghiamocelo: un Paese in difficoltà, in crisi economica, è un Paese meno propenso all'accoglienza. Favorire logiche che aiutano e incentivano i cittadini italiani a uscire dalla crisi fa sì anche che il migrante venga visto come una risorsa e non più un ostacolo al proprio accrescimento di benessere e di welfare. Oggi l'italiano vive – perché viene percepito così – il migrante come un ostacolo al suo welfare. Perché ? Perché la politica, in questi ultimi trent'anni, ha gestito il migrante come una risorsa per il partito, anziché come una risorsa per il Paese. Questa è la differenza sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Si dovrebbe andare nella direzione che hanno già attuato altri Paesi, perché non dobbiamo dirci semplicemente che la Svezia li gestisce meglio di noi perché è più brava. Perché è più brava ? Perché forse ha una politica che non specula sopra gli immigrati. Allora, accettare queste mozioni oggi deve significare portarle davvero con coraggio in Europa per far rivedere Dublino III e determinare un suo superamento. Questa, purtroppo, è la nota dolente: io non credo che il nostro Presidente del Consiglio sia in grado di battere i pugni davvero sui tavoli europei e far approvare una revisione di Dublino III. Temo, purtroppo, che questa mozione rimarrà nel 92 per cento delle mozioni che non vengono mai tradotte in legge di questo Paese, però noi ci crediamo e speriamo che si possa fare davvero.
      Allora, perché ho parlato finora dando per scontato che approverete tutte queste mozioni ? L'ho dato per scontato perché non potete dire di no dopo «Mafia capitale» e dopo uno scandalo che vi ha visti tutti coinvolti, tranne il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Noi oggi vi diamo questa opportunità di cambiare direzione. Ditelo anche al vostro Presidente del Consiglio, che, anziché venire qui in Aula a fare propaganda e «marchette», vada in Europa e batta i pugni in nome degli italiani, che hanno il diritto di essere rappresentati con dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Onorevole Di Stefano, sarebbe opportuno un linguaggio diverso in quest'Aula.
      L'onorevole Dorina Bianchi chiedeva di poter consegnare l'intervento, mi pare di capire.

      DORINA BIANCHI. Signor Presidente, mi scuso con l'Assemblea per il ritardo, e naturalmente nel dire che il mio gruppo è d'accordo sulla mozione e voterà a favore della mozione poi riformulata, consegno l'intervento e chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione dello stesso in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Pag. 24

      PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

      LAURA RAVETTO. Signor Presidente, sì, ha visto, c’è stato un ritardo, un collega non è rimasto iscritto, quindi anch'io accedo all'invito della Presidenza; però mi permetto di chiedere al Governo un supplemento di riflessione su punti della mozione presentata da Forza Italia. Perché, vede, noi diamo delle soluzioni: non abbiamo fatto una mozione critica; e le due soluzioni che le diamo, sottosegretario, sono da una parte riflettere sull'opportunità di insistere in sede europea per l'applicazione della direttiva n.  55 del 2001, che consentirebbe la protezione temporanea e sgraverebbe il nostro Paese da una pressione migratoria ormai insostenibile. E sinceramente, sottosegretario, se lei mantenesse un parere contrario ci sembrerebbe perlomeno contraddittorio rispetto a quanto, davanti al Comitato Schengen, affermato dal Ministro dell'interno Alfano, che pur avendo precisato che l'ottenimento di questa applicazione è quantomeno difficile, perché non è stata utilizzata dall'Europa neppure durante le primavere arabe, pur tuttavia insistere in sede europea per la creazione di questo clima è importante.
      E poi, sottosegretario, la parte in cui chiediamo delle scelte politiche europee, riguarda in particolare l'applicazione di un articolo di cui nessuno si cura che è nel regolamento di Dublino III e che è una deroga al principio dello Stato di primo approdo, perché un articolo, l'articolo 17, commi 2 e 3, dice che se uno Stato europeo per volontà politica, anche per un principio solidaristico vuol farsi carico pro quota, vuole accedere alla domanda di asilo di un soggetto, ancorché questo soggetto sia approdato in un altro Stato e abbia fatto quindi tendenzialmente la richiesta ad un altro Stato, lo può fare. Quindi la scelta politica è in questo senso !
      E anche in questo senso le segnalo che il sottosegretario Gozi alle politiche comunitarie, sempre davanti al Comitato Schengen, ci ha invitato a collaborare, Governo e Parlamento, affinché questa deroga, o comunque l'attuazione di questa deroga dai nostri partner europei venga perlomeno presa in considerazione. Quindi, sottosegretario, anche rendendomi disponibile ad una riformulazione sono a chiederle di accedere ad un supplemento di riflessione sulla nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) (La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta del testo integrale dell'intervento).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicoletti. Ne ha facoltà.

      MICHELE NICOLETTI. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, abbiamo presentato questa mozione, ormai diverse settimane fa, sulla base di un'iniziativa assunta da rappresentanti di diversi gruppi politici italiani presenti a Strasburgo nell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; e registro con soddisfazione che tra le mozioni presentate oggi, ad eccezione di quella presentata dalla Lega che ha scelto una strada diversa, vi sono molti punti di convergenza. L'iniziativa, tuttora in corso, è volta a costruire un sistema europeo di asilo, per far fronte al dramma non solo di singoli individui perseguitati, ma di intere comunità e popolazioni travolte negli ultimi anni da guerre civili, da persecuzioni religiose e politiche. Dovrebbe essere chiaro che di questo stiamo parlando: non del fenomeno migratorio in generale, che meriterebbe peraltro ben altre considerazioni, ma di una specifica, precisa misura umanitaria nei confronti di coloro che, nemmeno volendo, potrebbero continuare a vivere nel loro Paese perché perseguitati per ragioni di razza, di religione, di orientamento sociale o politico.
      Ora questa misura umanitaria, in quanto misura umanitaria, dovrebbe sfuggire ai calcoli delle parti politiche. Così Pag. 25l'ha concepita il diritto internazionale, così l'ha accolta la nostra Costituzione, così la legislazione europea, perché si tratta di riconoscere a chi è perseguitato il diritto primario alla vita, che è un diritto incomprimibile.
      Negare asilo vuol dire in alcuni casi condannare a morte. Per questo i Costituenti lo hanno scritto nella Carta, l'ONU lo ha scritto nella Dichiarazione e nelle Convenzioni, l'Unione Europea continua a ricordarlo nei suoi atti, le Corti internazionali continuano a condannare i respingimenti, ossia il rigettare nelle braccia dei persecutori coloro che fuggono da un pericolo di morte.
      Ed oggi, tristemente, ci troviamo anche a dover ricordare che le misure umanitarie dovrebbero sfuggire a speculazioni economiche e al malaffare. Che vi sia chi fa crescere il cancro della corruzione e della speculazione sul diritto di asilo scrive une delle pagine più miserevoli della nostra storia civile.
      Nella storia dell'umanità il diritto di asilo è spesso legato ad uno spazio sacro dove lo spazio sacro inviolabile non è solo quello del tempio, della chiesa o delle ambasciate, ma è la persona stessa del perseguitato. E per questo chi specula o commette crimini in questo terreno deve essere perseguito con il massimo rigore e noi ci auguriamo che venga fatta piena luce da parte della magistratura e che le istituzioni a tutti i livelli e che l'intero mondo politico sappia attivare tutte le proprie difese immunitarie per evitare questi fatti. Ma guai a noi se gli episodi di corruzione dovessero indebolire il nostro impegno sul fronte umanitario e dovessero trascinare nel fango tutte quelle energie individuali e collettive nello Stato e nella società che si sono spese e si spendono per rendere possibile l'accoglienza e per onorare l'umanità degli altri come l'umanità nostra.
      Si tratta invece, e questa è la costante raccomandazione dell'Europa, di uscire da gestioni emergenziali e straordinarie che pure hanno caratterizzato il nostro approccio e che sono esattamente quelle in cui è più facile che si inserisca la corruzione. Dobbiamo invece favorire risposte strutturali con un sistema di gestione non straordinaria ma ordinaria in cui gli apparati dello Stato, la Protezione civile, gli enti locali e la società civile abbiano chiaramente definiti i loro ruoli: la trasparenza dei finanziamenti, sistemi di controllo e di valutazione. Su questo il Governo ha intrapreso la strada giusta ma questa strada va proseguita con forza e con coraggio soprattutto in sede europea.
      Dispiace anche, l'ho sentito in questa discussione, che si vogliano accusare le iniziative umanitarie di essere responsabili di aprire le porte al terrorismo internazionale. L'attenzione nei confronti di questo fenomeno da parte nostra è massima, ma il migliore contrasto è la trasparenza del diritto e purtroppo proprio le rigidità del regolamento di Dublino III, a detta non solo delle organizzazioni non governative, ma anche dei nostri operatori delle forze di polizia, non si è dimostrato uno strumento valido non solo per l'accoglienza, ma nemmeno per la necessaria identificazione dei richiedenti asilo.
      Noi vogliamo solidarietà, ma vogliamo anche trasparenza e regolarità. Il regolamento di Dublino voleva realizzare un sistema di asilo europeo, ma continua ad accostarsi al problema con un approccio burocratico, non a caso il problema cruciale di questo regolamento è quello di individuare lo Stato di competenza, come a dire «chi deve sbrigare questa pratica», come se fossero appunto pratiche da sbrigare. Si è individuato lo Stato di prima approdo, come dire il primo sportello. È vero che il regolamento di Dublino non è solo questo, lo ricordava qualche collega, c’è una clausola di sovranità che dovrebbe essere meglio utilizzata.
      Ci sono clausole di ricongiungimento, ma l'impianto generale continua ad essere troppo debole rispetto a quella meta alta che si è data la Commissione europea nel 2010 e che voglio qui ricordare, perché noi non stiamo chiedendo nulla di nuovo, ma chiediamo con forza che il Governo italiano si faccia portavoce in Europa di ciò che l'Europa ha già chiaramente individuato nei propri documenti fondamentali, Pag. 26cioè la costruzione di un sistema effettivo di asilo a livello europeo. Nel 2010, appena scoppiata la crisi economica, la Commissione europea scriveva: nei prossimi anni occorrerà concentrarsi sul consolidamento di un'autentica politica comune di immigrazione e di asilo. L'attuale crisi economica non può intralciare le ambizioni e la determinazione dell'Unione in questo campo. Al contrario, mai come ora è necessario sviluppare queste politiche fondate sul rispetto dei diritti fondamentali e della dignità umana. Occorre osservare gli obblighi che impongono il rispetto del diritto d'asilo, compreso il principio del non respingimento. L'istituzione del sistema europeo comune di asilo e dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo devono garantire uno status uniforme, norme di protezione comuni di livello elevato e una procedura comune di asilo, tenendo presente l'obiettivo a lungo termine del riconoscimento reciproco. Esattamente questo principio, stabilito dalla Commissione europea ormai quattro anni fa, noi chiediamo che venga posto alla base di una rivisitazione del Regolamento di Dublino III. Signor Presidente, concludo, nella nostra storia il concetto di cittadinanza si è sviluppato parallelamente al concetto di asilo e, come abbiamo sviluppato negli anni scorsi un importante concetto, un'importante pratica, che è quello della cittadinanza europea come elemento non sostitutivo ma integrativo delle cittadinanze nazionali, così oggi ci troviamo di fronte a questa sfida, di elaborare e praticare uno status europeo dei rifugiati, che si affianchi alle pratiche dei diversi Stati, ma realizzi questo che è uno dei fondamenti cardine della civiltà europea. Per questo, con le riformulazioni proposte dal Governo, che noi accettiamo, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico sulla mozione da noi presentata così come sulle altre mozioni che contengono principi e misure analoghe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione dell'onorevole Santerini, tenuto conto della riformulazione, il Governo esprime parere favorevole rispetto alla riformulazione.

      PRESIDENTE. Quale ? Chiedo scusa, dobbiamo capire qual è.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. La mozione presentata dall'onorevole Santerini.

      PRESIDENTE. Qual è la riformulazione ?

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, ha riformulato...

      PRESIDENTE. Chiedo scusa, la riformulazione la propone il Governo, come ho già spiegato prima, quindi...

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. La faccio mia, signor Presidente, le stavo dicendo che faccio mia la riformulazione che è stata proposta dall'onorevole Santerini...

      PRESIDENTE. Ma dovrebbe farlo esplicitamente, perché noi non abbiamo acquisito la riformulazione che l'onorevole Santerini ha suggerito, quindi se lei ce l'ha questa riformulazione, ce la dica.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, non me l'ha consegnata l'onorevole Santerini, è quella che ha espresso oralmente nel corso dell'intervento in Aula.

      PRESIDENTE. Sottosegretario, non è stata consegnata neanche alla Presidenza.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Mi dispiace, se lei mi dà il tempo di...

Pag. 27

      PRESIDENTE. Allora facciamo così, c’è ancora una dichiarazione di voto, a titolo personale, dell'onorevole Matteo Bragantini, io faccio svolgere la dichiarazione di voto, così, nella speranza... Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

      MATTEO BRAGANTINI. Grazie, onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, voterò a favore sulla mia mozione n. 1-00618 ed esprimerò voto contrario su tutte le mozioni che fanno, nelle premesse, un'esaltazione di Mare Nostrum, non perché siamo contro la revisione del regolamento «Dublino III», e anzi siamo molto favorevoli, ma, appunto, perché nelle premesse fanno un'esaltazione di un'operazione sciagurata che ha portato tanti morti. Ci asterremo, invece, su tutte le mozioni in cui non c’è l'esaltazione di Mare Nostrum e si chiede, appunto, la revisione del regolamento «Dublino III» che noi, nella nostra mozione, abbiamo condiviso e che vogliamo che venga fatta.

      PRESIDENTE. Onorevole Matteo Bragantini, diciamo che il suo intervento era a titolo personale e ampliato.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, torno alla mozione Santerini ed altri n. 1-00604, su cui il Governo esprime parere favorevole previa riformulazione del primo capoverso del dispositivo in: «impegna il Governo a garantire una forma di protezione e di mutuo riconoscimento delle decisioni riconoscenti il diritto d'asilo». Il Governo chiede che sia soppresso il secondo capoverso del dispositivo ed esprime parere favorevole sul terzo, quarto e quinto capoverso del dispositivo, lasciando immutata la precedente formulazione.

      PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Santerini accetta la riformulazione, ovviamente, avendola di fatto proposta.
      C’è altro, sottosegretario ?

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione Palazzotto ed altri n. 1-00616, il parere del Governo rimane favorevole, espunta la parte sulla proposta di riformulazione che avevamo fatto in precedenza.
      Per quanto riguarda la mozione Brunetta ed altri n. 1-00619 il parere del Governo rimane favorevole sul primo capoverso, contrario sul secondo capoverso, favorevole sul terzo capoverso, previa riformulazione, che ho già indicato prima. Se vuole posso ripeterla: «a favorire l'istituzione di un sistema di screening delle domande di asilo al di fuori del territorio UE, di concerto con la UNHCR, OIM, EASO e Stati membri»; il parere del Governo altresì, diventa favorevole su tutti gli altri capoversi, che sono legati al primo.
      Infine Presidente, mi scusi, abbia pazienza, intervengo solo per puntualizzazione. Ho già espresso parere favorevole con riferimento alla risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00105. Chiedo la precisazione, quindi l'espunzione, nel terzo capoverso del dispositivo dei termini: «Mare Nostrum» e della sostituzione con le parole: «soccorso in mare», affinché non ci siano equivoci sugli impegni che assume il Governo.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori delle mozioni Palazzotto ed altri n. 1-00616 e Brunetta ed altri n. 1-00619 nonché della risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00105 accettano le riformulazioni proposte dal Governo.

      DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché vorremmo capire se ci sia una logica sul fatto che alcuni gruppi parlamentari saltano Pag. 28l'ordine con cui sono iscritti a parlare e recuperano l'intervento in un ordine diverso rispetto a quello previsto nella scaletta degli interventi.
      Ricordo che l'ordine degli iscritti a parlare rispecchia numericamente l'importanza dei gruppi parlamentari e vorrei capire come mai avviene questa cosa, al di là del fatto che una volta possa succedere a tutti di saltare, perché c’è un gruppo che lo fa sistematicamente, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale. Periodicamente salta l'intervento e lo riprende quando lo ritiene più opportuno.
      Se è una prassi, che può essere estesa a tutti gruppi, vorremmo saperlo; oppure vogliamo che le regole vengano fatte rispettare.

      PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lei solleva, al di là del singolo gruppo specifico o della singola vicenda, una questione che la Presidenza conosce bene. Tra l'altro, io faccio appello ai gruppi affinché le dichiarazioni di voto vengano rispettate, sia nella persona che viene indicata da parte del gruppo come colui che svolgerà la dichiarazione di voto, sia nell'ordine che, come lei sa, onorevole Crippa, non è scritto da nessuna parte, perché è una prassi, ma è una prassi che serve rispettare perché aiuta la Presidenza e aiuta i lavori d'Aula.
      Approfitto per un'ulteriore considerazione, colleghi, sulla quale vi chiedo attenzione. Lo svolgimento delle mozioni ha un ordine ben preciso: vi è una discussione sulle linee generali, una replica del Governo, un'esplicitazione dei pareri e delle dichiarazioni di voto. La fase di contrattazione politica sui pareri sarebbe bene che avvenisse, per un ordinato svolgersi dei lavori, nella fase precedente a quella della seduta, e non durante la seduta, perché, altrimenti, il Governo è costretto a cambiare i pareri e dobbiamo, come Presidenza, acquisirli nuovamente.
      Quindi, lo dico a futura memoria: cerchiamo di darci una regolata, da questo punto di vista, e di rispettare quella che è la prassi consolidata; altrimenti, ogni volta, per ogni mozione si riapre un percorso che diventa farraginoso e complicato, a danno dei lavori di tutti. Grazie ai gruppi per la collaborazione.
      Saluto gli studenti dell'Università degli Studi «Roma Tre», che assistono ai nostri complessi lavori dalla tribuna (Applausi).

(Votazioni)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Come da prassi, le mozioni e la risoluzione saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
      Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicoletti ed altri n. 1-00603, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Casellato, Nicchi, Tripiedi, Biancofiore, Corsaro, Calabrò, Fraccaro...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     439            
            Votanti     383            
            Astenuti       56            
            Maggioranza     192            
                Hanno votato
    353                
                Hanno votato
no       30).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santerini ed altri n. 1-00604, come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gregori, Toninelli, De Lorenzis, Fava, Segoni, Di Benedetto...Pag. 29
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     444            
            Votanti     372            
            Astenuti       72            
            Maggioranza     187            
                Hanno votato
    355                
                Hanno votato
no       17).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00605, nel testo riformulato su richiesta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Biasotti, Piccolo, Giammanco, Gallinella. Ci sono colleghi che non riescono a votare ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     447            
            Votanti     375            
            Astenuti       72            
            Maggioranza     188            
                Hanno votato
    354                
                Hanno votato
no       21).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-00616 (Nuova formulazione), nel testo da ultimo riformulato su richiesta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Moscatt, Sandra Savino, Cesellato, Richetti, Antimo Cesaro. Ci sono colleghi che non riescono a votare ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     447            
            Votanti     395            
            Astenuti       52            
            Maggioranza     198            
                Hanno votato
    375                
                Hanno votato
no       20).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dorina Bianchi ed altri n. 1-00617, nel testo riformulato su richiesta del Governo e in quanto non assorbita da precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Marti, Sani, Paris, Zaccagnini, Magorno, Taranto. Ci sono colleghi che non riescono a votare ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     448            
            Votanti     375            
            Astenuti       73            
            Maggioranza     188            
                Hanno votato
    356                
                Hanno votato
no       19).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Matteo Bragantini ed altri n. 1-00618, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Taglialatela, Grassi, Moscatt, Pilozzi, Frusone. Ci sono colleghi che non riescono a votare ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     451            
            Votanti     367            
            Astenuti       84            
            Maggioranza     184            
                Hanno votato
      63                
                Hanno votato
no     304).                

Pag. 30

      Passiamo alla votazione della mozione Brunetta ed altri n. 1-00619.

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà

      DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Aula.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-00619, come da ultimo riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalla precedenti votazioni, su cui il Governo si rimette all'Aula.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevole Bianconi, non si esponga. Grillo, Baroni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     454            
            Votanti     164            
            Astenuti     290            
            Maggioranza       83            
                Hanno votato
    134                
                Hanno votato
no       30).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00654, in quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Carfagna, Gelmini, Albanella, Sbrollini, Gasparini, Paola Bragantini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     456            
            Votanti     430            
            Astenuti       26            
            Maggioranza     216            
                Hanno votato
    409                
                Hanno votato
no       21).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Locatelli ed altri n. 6-00105, come riformulata su richiesta del Governo, in quanto non assorbita dalla precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Nizzi, Paris, Russo, Brugnerotto, Ciracì...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     457            
            Votanti     327            
            Astenuti     130            
            Maggioranza     164            
                Hanno votato
    300                
                Hanno votato
no       27).                

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-A); e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'iniziativa popolare; D'iniziativa popolare; Vignali; Cirielli; Cirielli; Cirielli; Causi; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Giachetti; Scotto; Francesco Sanna; Peluffo ed altri; Lenzi; Lauricella ed altri; Bressa e De Menech; Caparini ed altri; Caparini ed altri; Vaccaro; Laffranco e Bianconi; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Pag. 31Giancarlo Giorgetti ed altri; Giancarlo Giorgetti ed altri; La Russa ed altri; Abrignani ed altri; Toninelli ed altri; Gianluca Pini; Laffranco e Bianconi; Ginefra ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Migliore ed altri; D'iniziativa del Governo; Bonafede e Villarosa; Pierdomenico Martino; Brambilla; Giancarlo Giorgetti ed altri; Cirielli e Giorgia Meloni; Valiante; Quaranta ed altri; Lacquaniti ed altri; Civati ed altri; Bossi; Lauricella e Simoni; Dadone ed altri; Giorgis ed altri; La Russa ed altri; Rubinato ed altri; D'iniziativa del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna; Matteo Bragantini ed altri; Civati; Francesco Sanna ed altri (A.C. 8-14-21-32-33-34-148-177-178-179-180-243-247-284-329-355-357-379-398-399-466-568-579-580-581-582-757-758-839-861-939-1002-1259-1273-1319-1439-1543-1660-1706-1748-1925-1953-2051-2147-2221-2227-2293-2329-2338-2378-2402-2423-2441-2458-2462-2499) (ore 11,40).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n.  2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn.  8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2613-A)

      PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Scotto ed altri n.  1 e Toninelli ed altri n.  2, non preannunciate in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
      Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, le questioni pregiudiziali possono essere illustrate per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
      L'onorevole Sannicandro ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Scotto ed altri n.  1.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, la Corte costituzionale in più occasioni, almeno dal 1971, ha sancito che anche le leggi di revisione costituzionale possono essere assoggettate al suo vaglio. La dottrina su questo punto è unanime. Leggo un passo della sentenza del 1988.

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore, ricordo che stiamo svolgendo un dibattito sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate alla riforma costituzionale, per cui sarebbe opportuno che si creasse... per favore colleghi, onorevole Palese ! Colleghi ! Onorevole Palese... onorevole Palese, onorevole Centemero, per favore, se ci aiutate a creare un clima in Aula tale da permettere un dibattito sulle questioni pregiudiziale in maniera serena. Ho già dato la parola all'onorevole Sannicandro.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Ma recuperò questi secondi ?

      PRESIDENTE. Certamente, onorevole Sannicandro. Colleghi, per favore...

      ARCANGELO SANNICANDRO. Palese ! Non stiamo a Bari.

      PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, l'onorevole Palese sa dove ci troviamo. Prego.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Come dicevo, la Corte costituzionale, con una sentenza del 1988, così si esprimeva: la Costituzione italiana contiene alcuni principi Pag. 32supremi che non possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure da leggi di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali. Tali sono tanto i principi che la stessa Costituzione esplicitamente prevede come limiti assoluti al potere di revisione costituzionale, quale per esempio la forma repubblicana, quanto i principi che, pur non essendo espressamente menzionati fra quelli non assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale, appartengono all'essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana.
      Orbene, questa è una nozione ormai acquisita anche in dottrina. Che una legge ordinaria – perché alla legge ordinaria è affidata la revisione costituzionale – potesse ledere i principi costituzionali era un pericolo già avvertito durante i lavori dell'Assemblea costituente. In quell'occasione, il 3 dicembre 1947, l'onorevole Benvenuti poneva appunto chiaramente il problema: i diritti fondamentali dell'uomo e del cittadino, che abbiamo riconosciuto come inviolabile all'articolo 2 della nostra Costituzione, sono garantiti dalla Costituzione stessa o sono rimessi all'arbitrio di qualsiasi maggioranza parlamentare ? Questa è la domanda che pose. Vi risparmio il dibattito perché lui affrontava il problema del potere del Presidente della Repubblica di bloccare eventuali leggi di revisione costituzionale, che ledessero i principi supremi della Costituzione stessa.
      Comunque, perché si poneva questo problema l'onorevole Benvenuti, democristiano ? Si poneva questo problema, appunto, perché nel nostro testo, per cambiare la Costituzione, basta la maggioranza assoluta, appunto perché la nostra è una Costituzione blandamente rigida. Badate, basta fare il confronto con quanto è previsto nelle altre Costituzioni. Infatti, in tutto il resto d'Europa non esiste la possibilità di modificare la Costituzione con la maggioranza assoluta ed eventuale referendum. Normalmente, i quorum sono di gran lunga più elevati in Europa e anche fuori dall'Europa, per esempio in Brasile. Ma c’è di più, in alcuni casi, ad esempio in Belgio, in Olanda, in Danimarca, in Svezia, in Grecia e in Bulgaria, se si vuole cambiare la Costituzione, bisogna che lo facciano due Parlamenti: quello che approva in prima battuta si deve sciogliere. Quindi, se noi approvassimo la riforma, dovremmo sciogliere il Parlamento e poi andare a nuove elezioni e vedere se il prossimo Parlamento confermasse il nostro assunto.
      Quindi, il problema è serio. È serio perché noi siamo il frutto – ripeto – di quel pericolo, perché con una maggioranza assoluta, tra l'altro in questo caso artificiosa, stiamo modificando dalle fondamenta la Costituzione italiana. Non dimentichiamo mai che questo Parlamento, o meglio, che la maggioranza politica di questo Parlamento, rappresenta la minoranza nel Paese, perché, come dice un giurista, ogni volta che abbiamo votato con il Porcellum, abbiamo realizzato un legale colpo di Stato. Infatti, qui, il partito di maggioranza relativa, i colleghi del Partito Democratico – e noi – hanno preso soltanto il 29 virgola qualcosa per cento, ovvero qualche centinaia di migliaia di voti in più del centrodestra.
      Però il voto è venuto distorto, perché con quella legge famigerata il voto è stato distorto ed è stato assegnato un numero di seggi all'attuale maggioranza sproporzionato.
      Noi, quindi, siamo la dimostrazione vivente che una maggioranza assoluta, tra l'altro distorta, può cambiare dal fondamento la Costituzione.
      Io adesso non voglio affrontare altri problemi, per esempio se con l'articolo 138, che noi formalmente stiamo applicando, possiamo sradicare la Costituzione, perché è ben noto che, secondo tanti giuristi, l'articolo 138 è previsto per le modifiche puntuali della Costituzione, non 40 articoli su 139, come è stato ricordato. Per fare questo ci vorrebbe un'Assemblea costituente, non affidare al potere costituito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), che è quello che prevede appunto l'articolo 138 come legittimato a modificare la Costituzione.Pag. 33
      Noi stiamo facendo – lo dite voi, badate, non lo dico io – un'altra Costituzione. Non ho tempo di parlarne, perché qua i minuti sono sempre tiranni.
      Ora, in conclusione, lasciamo stare l'Italicum: il testo che viene fuori qual è ? Noi avevamo un bicameralismo perfetto, al di là del fatto che all'epoca, all'interno dell'Assemblea costituente si discusse. Onorevole Ministro Boschi, lo sappiamo tutti, ma certamente aggiungiamo e si deve aggiungere che si discusse in un modo diverso, non la maggioranza contro un'opposizione.
      Ma, chiusa la parentesi, è vero che si discusse se fare il bicameralismo e quale bicameralismo fare, però è anche vero che la conclusione è stata questa: che alla fine si addivenne al bicameralismo perché ? Perché si voleva impedire che all'assolutismo monarchico si sostituisse l'assolutismo della maggioranza, sia pure della maggioranza assoluta, comunque della maggioranza di Governo.
      Il pericolo insito in quella disposizione noi in questi anni non lo abbiamo avvertito, perché in Parlamento vi erano tre partiti molto più democratici di noi, perché vi era la Democrazia Cristiana, vi era il Partito Comunista, vi era il Partito Socialista, gente fedele allo spirito della Costituzione, ragion per cui non si è mai proceduto a revisionare la Costituzione a colpo di un voto di maggioranza, come è stato ricordato ieri e come i giovani, i giovani dissipatori hanno fatto in questi anni. Infatti, noi in 14 anni l'abbiamo manomessa tre volte, badate, tre volte abbiamo modificato la Costituzione italiana: nel 2001, nel 2006 e adesso nel 2014, con una spensieratezza degna del Presidente Renzi, questo scanzonato ragazzo, il quale gioca con la Costituzione, come si gioca a biglie nei quartieri di periferia, così stiamo discutendo della Costituzione !
      Ora qual è il risultato che ne è venuto fuori ? Il risultato è che il bicameralismo era un'espressione concreta di bilanciamento di poteri, indipendentemente, ripeto, dall'Italicum: bilanciamento dei poteri.
      Ripeto, Ministro Boschi, Fiano ed altri: certo, si discusse se fare del Senato il Senato della garanzia, il Senato dei notabili, però alla fine si arrivò al fatto che il Senato dovesse essere un contropotere. Questo è il dato, da Costituzione vigente.
      Oggi questo contropotere viene soppresso. Non posso soffermarmi sui dettagli. Il potere è concentrato nelle mani della maggioranza. Addirittura domani, con l'Italicum, potrebbe essere la maggioranza di un solo partito e, con le vicende che noi conosciamo, di un solo uomo all'interno delle Camere, a prescindere, ripeto dall'Italicum, che per ora togliamo di mezzo.
      Noi abbiamo una concentrazione di poteri enorme. Non c’è più il contropotere esterno, cioè il Senato, perché il Senato è una cosa un pochino ridicola, cioè la legislazione spetta tutta alla Camera e, se avanza qualche cosa, diamo pure ai cani qualche osso (scusate l'espressione un pochino pesante). È chiaro come è congegnata la cosa, no ?
      Quindi, la funzione legislativa è tutta in quelle mani. Qui non c’è il limite esterno, ma non ci sono neanche limiti interni a favore delle minoranze. Badate l'ipocrisia, l'ipocrisia: è previsto che, con Regolamento successivo della Camera, si possa realizzare uno statuto delle minoranze, dimenticando che anche quello statuto delle minoranze dovrà essere approvato. Ma con quale maggioranza ? A maggioranza assoluta, cioè Renzi e Berlusconi messi insieme, a danno delle minoranze. E non dimentichiamo un fatto: che ci vuole il 30 per cento della Camera per poter adire la Corte costituzionale, qualora si dovesse arrivare a ritenere incostituzionale la legge elettorale.
      Quindi, mancano i limiti esterni, mancano i limiti interni e c’è soprattutto un accentramento di potere rispetto alle autonomie locali.
      E voi avete il coraggio, dopo che riportate al centro molti poteri, di dare a quest'uomo una concentrazione di potere che abbiamo conosciuto sotto il fascismo. Date questo potere ad un uomo solo – e, come ripeto, con l'Italicum questo disegno sarà completato – e parlate anche di Pag. 34rafforzamento del Senato delle autonomie. Ma di quali autonomie parlate ? È scritto nella riforma costituzionale che state facendo che i futuri senatori non rappresentano la nazione, ma non rappresentano neanche i territori, anche se scrivete «rappresentanti delle istituzioni territoriali», confondendo, come al solito, attraverso un linguaggio truffaldino, come quello del contratto di lavoro a tempo indeterminato con quello a tutele crescenti e altro. E omettete che i senatori futuri non avranno vincolo di mandato rispetto alla loro realtà. Questo lo dico perché qualcuno ha adombrato una specie di copiatura di quanto avviene in Germania. Ma in Germania la storia è diversa, prima di tutto perché ci sono i Länder, e, in secondo luogo, i senatori non sono espressione dei Länder, ma sono i Länder che stanno all'interno del Senato tedesco. Ma è una storia completamente diversa e sarebbe opportuno fare riferimento alla nostra storia e alla nostra tradizione.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      ARCANGELO SANNICANDRO. La nostra storia ci dice che noi siamo un'Italia unita perché con l'unità d'Italia gli Stati e gli «Staterelli» sono scomparsi. Noi siamo uno Stato regionalista; non abbiamo mai detto che è uno Stato federalista, anche se questa è l'ambizione. Devo, purtroppo, chiudere velocemente. Ripeto, quindi: non si venga a dire che l'attuale disegno di legge rispetta il principio di diffusione e di equilibrio del potere che invece è stabilito a legislazione vigente. Voi la potete anche cambiare e io sono contrario a cambiare il bicameralismo in modo incisivo.

      PRESIDENTE. Concluda.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Però, anche se l'avete cambiato, dovete inventarvi subito dopo, per stare nello spirito della Costituzione, una serie di contropoteri che non ci facciano arrivare ad una situazione politica...

      PRESIDENTE. Concluda.

      ARCANGELO SANNICANDRO. ... in cui ci sia un uomo solo al comando. Voglio ricordare a Sisto, il quale diceva che basta rispettare le regole e siamo nella democrazia, che non è vero perché sia Hitler che Mussolini sono andati al potere come dice lui, rispettando le regole, in via legale, modificando le leggi elettorali e poi modificando la legge sulla stampa e tutti i principi fondamentali che sono stabiliti dalla nostra Costituzione !

      PRESIDENTE. La ringrazio.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Perché, badate, questo è il primo passo perché adesso in questo disegno di legge abbiamo sostanzialmente un monocameralismo, ma all'interno...

      PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro...

      ARCANGELO SANNICANDRO. Ho finito.

      PRESIDENTE. ... non mi costringa a toglierle la parola, anche per una questione di importanza della materia. Lei è un minuto e trenta secondi oltre il suo tempo.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Concludo, all'interno del monocameralismo camuffato c’è in nuce il presidenzialismo, che è la seconda tappa che giustamente Santanchè, Berlusconi e ieri La Russa dicono che dobbiamo raggiungere. Ecco perché loro votavano contro, disse La Russa, perché non è esplicitata la buona direzione verso cui stiamo andando (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. L'onorevole Toninelli ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n.  2. Chiedo ai colleghi intorno e dietro l'onorevole Toninelli se possono evitare di rimanere lì a parlare. Prego.

      DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, mi sembra già un'enorme contraddizione nei termini il fatto di presentare Pag. 35ed illustrare una pregiudiziale di costituzionalità sulle riforme costituzionali. In realtà, questa non è una contraddizione in termini, ma è una realtà perché evidentemente c’è un difetto di costituzionalità in questa riforma, in primo luogo perché questo Parlamento nella sua composizione è costituzionalmente illegittimo in conseguenza della sentenza n.  1 del 2014 della Corte costituzionale che ha trasformato il Parlamento in qualche cosa di politicamente illegittimo.
      Ha dei profili di incostituzionalità perché è una riforma irrazionale dal punto di vista contenutistico e di merito. Accentrare i poteri dello Stato e dare ad un'unica Camera, la Camera politica, la fiducia al Governo, e, dall'altra parte, creare una Camera delle autonomie che non ha la competenza legislativa sulle autonomie, è irrazionale e quindi incostituzionale. E lo è anche dal punto di vista del referendum per due motivi. Il primo perché l'impianto della riforma è talmente ampio e disomogeneo da portare poi ad un eventuale referendum confermativo impostato come un prendere o lasciare. Si immagini lei i cittadini che andranno a votare questo referendum a cui magari – io penso proprio di no – potrà piacere una parte, un articolo, due articoli dei quaranta che avete modificato della Costituzione e no gli altri. Significa che è obbligato ad un prendere o lasciare, come un partito di maggioranza sul voto di fiducia che il Governo impone.
      Ha dei profili di incostituzionalità anche sulla base delle dichiarazioni fatte dal Ministro delle riforme Boschi quando afferma che laddove il Parlamento avrà i numeri dei due terzi per approvarlo, faranno mancare i voti per dare ai cittadini l'ultima parola. Praticamente il Governo non solo propone una riforma costituzionale, ma addirittura dice chi deve votarla e chi no. Io penso che in una democrazia più evoluta come, ad esempio, quella della Gran Bretagna questa cosa sarebbe stata di per sé sufficiente a cacciare a pedate nel sedere il Ministro che ha fatto questa affermazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Il procedimento di revisione della Costituzione repubblicana – quali che siano i contenuti della revisione – implica l'esercizio di un potere sovraordinato rispetto a quello usualmente impiegato in sede di legislazione ordinaria, per il quale occorre un Parlamento pienamente legittimato dal voto popolare, in grado di veicolare e rappresentare democraticamente la modifica del patto sociale fondamentale che lega la cittadinanza della nazione.
      La Costituzione è tale in quanto dotata di un senso unitario. La prima parte della Costituzione non è isolabile dalla seconda evidentemente, la quale contiene le norme organizzative che servono a far valere o che, comunque, condizionano l'attuazione dei principi fondamentali della prima parte.
      L'attuale Parlamento risulta essere stato eletto con legge costituzionalmente illegittima. La Consulta, in proposito, ha affermato: Le norme producono una eccessiva divaricazione tra la composizione dell'organo della rappresentanza politica, che è al centro del sistema di democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare prefigurati dalla Costituzione, e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare, secondo l'articolo 1, secondo comma, della Costituzione; risulta, pertanto, palese che, in tal modo, le previsioni della legge elettorale consentono una illimitata compressione della rappresentatività dell'Assemblea parlamentare, incompatibile con i principi costituzionali in base ai quali le Assemblee parlamentari sono sedi esclusive della rappresentanza politica nazionale, si fondano sull'espressione del voto e quindi della sovranità popolare, ed in virtù di ciò ad esse sono affidate funzioni fondamentali, dotate di una caratterizzazione tipica ed infungibile, fra le quali vi sono, accanto a quelle di indirizzo e controllo del Governo, anche le delicate funzioni connesse alla stessa garanzia della Costituzione (articolo 138 della Costituzione) – queste sono parole della Corte costituzionale in questa sentenza n.  1 del 2014 – ciò che, peraltro, Pag. 36distingue il Parlamento da altre Assemblee rappresentative di enti territoriali. È da sottolineare, in questa sede, l'espresso richiamo che la Corte riserva alle «delicate funzioni connesse alla stessa garanzia della Costituzione», giacché è proprio di tali funzioni che in questa sede si sta parlando.
      La Consulta ha, altresì, stabilito che il meccanismo di attribuzione del premio di maggioranza è pertanto tale da determinare un'alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio fondamentale di eguaglianza del voto (articolo 48, secondo comma, della Costituzione), ribadendo che le norme censurate dettano una disciplina tale da produrre un'alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla quale si fonda l'intera architettura dell'ordinamento costituzionale.
      Non dobbiamo mai dimenticare, a quasi un anno di distanza da questa sentenza, che in quest'Aula 148 deputati siedono in maniera abusiva e, al di fuori di questo Parlamento, ci sono 148 persone che, a norma di Costituzione, dovrebbero sostituirle.
      Non è di minor valore la ferita inferta al processo democratico nel suo complesso. Il giudice delle leggi, sulla base delle considerazioni richiamate, in quella sede ha concluso che è la circostanza che alla totalità dei parlamentari eletti, senza alcuna eccezione, manca il sostegno della indicazione personale dei cittadini, che ferisce la logica della rappresentanza consegnata nella Costituzione, poiché le disposizioni della legge elettorale sulla base della quale è avvenuta la loro elezione sono tali da alterare per l'intero complesso dei parlamentari il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi – continua la Corte – impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell'elezione dei propri rappresentanti in Parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare.
      Peraltro se la Corte costituzionale con questa sentenza ha fatto salve le elezioni politiche del 2013 e gli atti svolti successivamente dal Parlamento in conseguenza del loro esito alla luce del fondamentale principio di continuità dello Stato, la suprema Corte di cassazione, con la sentenza della I sezione civile, ha altresì specificato che la salvezza degli effetti del cosiddetto Porcellum prodotti per il passato non attenua la incostituzionalità che è stata accertata e dichiarata dalla Corte senza altre limitazioni.
      Dal combinato delle sentenze delle Supreme magistrature ordinaria e costituzionale, consegue quindi che, secondo la dottrina più autorevole, in questo caso il professor Pace, anche ammettendo che dalle sentenze citate non discende che le Camere avrebbero dovuto limitarsi ad approvare la legge elettorale secondo le indicazioni della Consulta, così nemmeno deriva da esse che le Camere, ancorché giuridicamente delegittimate, possano modificare la vigente forma di Stato e di governo – quello che state facendo con le riforme – e possano addirittura durare fino alla naturale scadenza. Una siffatta tesi, spesso esposta dall'attuale Presidente del Consiglio, costituisce infatti – per il solo fatto di essere enunciata – una menomazione da parte del Governo delle attribuzioni della Corte costituzionale, risolvendosi, tale tesi, nella violazione del giudicato della Corte.
      Per quello che attiene alla forma di governo, il disegno di legge prospetta un superamento del bicameralismo che in effetti mira a conferire un ruolo dominante al Governo, sottraendo tale ruolo al Parlamento, come sarebbe proprio di una forma di governo parlamentare: non si vuol sostenere infatti, che il superamento del bicameralismo sia precluso a priori nel disegno del Costituente, ma esso, se deve essere svolto entro le forme e i limiti della Costituzione, dovrebbe essere ricondotto nell'alveo di una forma di governo parlamentare.
      Per restare in tale alveo, dunque, vi sarebbero almeno due alternative: passare ad un monocameralismo con un sistema elettorale proporzionale e adeguate garanzie per la minoranza e con un Senato eventualmente anche composto da rappresentanti Pag. 37delle istituzioni territoriali, ma comunque dotato di poteri consultivi oppure, pur superando il bicameralismo perfetto – e quindi attribuendo alla sola Camera dei deputati, se eletta con sistema maggioritario, il rapporto di fiducia – conferire al Senato, eletto dal popolo su base regionale, un maggior numero di componenti e maggiori poteri.
      Nella modifica adottata nel disegno di legge, al contrario, al Senato viene sottratta tanto la titolarità del rapporto fiduciario quanto qualsivoglia possibilità di intervento realmente determinante in sede legislativa financo nelle materie più strettamente connesse alla funzione di governo territoriale, ambito in cui i rilievi del Senato sulle leggi approvate dalla Camera dei deputati possono essere comunque superati da un voto a maggioranza assoluta.
      Si va a disegnare quindi un monocameralismo in cui l'assenza di una seconda Camera di garanzia viene aggravata dalla legge elettorale anch'essa attualmente in fase di approvazione – inscindibile nella presente analisi – il cui impianto evidentemente è totalmente di tipo ipermaggioritario.
      Sempre per quello che attiene la forma di governo, il meccanismo del cosiddetto «voto a data certa» l'impatto che questo avrà, combinato con la sostanziale eliminazione della seconda Camera e con la natura ipermaggioritaria della legge elettorale, provocherà una torsione evidente della forma di governo.
      Lo spostamento del baricentro decisionale sull'Esecutivo travalica il rapporto con il Parlamento, estendendosi anche al livello della ripartizione delle competenze tra Stato e regioni. Infatti, viene introdotta addirittura una clausola di supremazia in forza della quale lo Stato può intervenire con legge in materie riservate esclusivamente alle regioni. Il Governo, in questo disegno di legge, diventa così anche il dominus totale del procedimento legislativo negli ambiti costituzionalmente riservati alle regioni.
      L'intervento sul bicameralismo è irrazionale. Del nuovo Senato, i cui membri saranno eletti tra pochi e da pochissimi, faranno parte 21 sindaci, che non potranno che rappresentare il loro singolo comune. A questi senatori vengono attribuite funzioni che comprendono la partecipazione alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi dell'Unione europea.
      La riforma, così vasta e disomogenea, verrà successivamente sottoposta a un referendum. In questo passaggio si profilano due ulteriori evidentissimi vizi di costituzionalità. In primo luogo, la modalità scelta del Governo per arrivare al passaggio referendario e, in secondo luogo, se non si arriverà, lo si farà votare non facendo votare chi vorrebbe appoggiare questa riforma.
      Conseguentemente, nella fase referendaria vi sarà un'ulteriore violazione, questa volta nella scelta dei cittadini, cioè, la disomogeneità, che dicevo prima, porterà ad un prendere o lasciare. Volete voi abolire il CNEL ? Vorrebbero magari rispondere di «sì», ma «no» alle altre cose e sono obbligati a rispondere di «no», perché la riforma in sé è inaccettabile.
      Tutto quanto innanzi esposto e considerato evidenzia da un lato la mancanza di legittimazione politico-costituzionale del Parlamento a procedere alla revisione e il superamento dei limiti imposti alla revisione costituzionale che determinerebbe l'entrata in vigore di questa riforma per ragioni di metodo, dall'altro la sua intrinseca e manifesta irragionevolezza e irrazionalità che costituiscono in ogni caso il limite esterno invalicabile per il legislatore, anche in sede di revisione costituzionale. Per tutti questi motivi chiediamo che sia votata la questione pregiudiziale di costituzionalità del disegno di legge in discussione ai sensi del Regolamento, soprattutto per mantenere una dignità di questo Parlamento e un rispetto delle libertà fondamentali dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.

      DORINA BIANCHI. Signor Presidente, la questione pregiudiziale di costituzionalità Pag. 38che è stata posta del gruppo di SEL è del tutto priva di fondamento, ancorata ad una visione conservatrice che considera la Carta del 1948 una sorta di totem intoccabile e che ignora che la riforma delle nostre istituzioni si rende necessaria proprio al fine di non vanificare gli importanti risultati raggiunti sul piano dei diritti fondamentali grazie a quella Carta.
      Risultati che rischiano, invece, di essere perduti a causa della gravità della crisi italiana e delle connessioni esistenti tra il perdurare di una recessione che minaccia la coesione sociale, da un lato, e la debolezza delle istituzioni politiche, dall'altro. Infatti, allo scoppio della crisi dei debiti sovrani e dell'economia reale, l'Italia si è trovata in una condizione di maggiore fragilità rispetto ad altri Paesi, anche della stessa Unione europea e, a causa dell'accumulo di problemi irrisolti negli anni, tra i quali, in particolare, quello del mancato ammodernamento del nostro sistema istituzionale, non è più in grado di esprimere, nel lungo periodo, un indirizzo politico stabile e radicato nel consenso del corpo sociale.
      Non c’è alcuno scardinamento dei principi fondamentali della Costituzione di cui agli articoli 1 e 48, come sostiene la pregiudiziale. Il disegno di legge di riforma costituzionale ha un contenuto pienamente omogeneo, perché la riforma del bicameralismo paritario e quella del Titolo V sono due facce della stessa medaglia: rappresentano un disegno unitario di riforma del nostro assetto istituzionale. Pertanto, gli elettori potranno pronunciarsi nel referendum confermativo a favore o contro questa riforma, senza alcuna coercizione della loro volontà. Era rispondente ai principi costituzionali il testo della «bicamerale D'Alema», che riguardava anche altri titoli della parte II della Costituzione, vale a dire la forma di Governo e la giustizia, a maggior ragione, lo è il testo al nostro esame, che non comprende questi titoli.
      Il fatto che il Senato – la Camera rappresentativa delle istituzioni territoriali – sia elettivo di secondo grado, non rappresenta affatto una violazione della sovranità popolare, come dimostra il fatto che quasi tutte le grandi democrazie hanno una sola Camera eletta a suffragio universale e diretto che rappresenta la Nazione e che è titolare del rapporto di fiducia con il Governo.
      Quanto alle garanzie del sistema costituzionale, il testo del disegno di legge, in particolare dopo le modifiche apportate dal Senato e dalla Commissione affari costituzionali della Camera, le ha rafforzate, non indebolite, come dimostrano le modifiche all'articolo 64 della Costituzione, che prescrive che i Regolamenti garantiscano i diritti delle minoranze e lo statuto dell'opposizione; all'articolo 71, sui progetti di iniziativa popolare, che non potranno più rimanere nei cassetti delle Camere, e addirittura con la previsione di referendum propositivi e di indirizzo; all'articolo 75, con l'abbassamento del quorum di validità del referendum abrogativo; all'articolo 77, con le limitazioni alla decretazione d'urgenza; all'articolo 83, relativo all'elezione del Presidente della Repubblica, con l'innalzamento del quorum ai tre quinti dei votanti (anzi, forse per noi è un quorum un po’ eccessivo).
      Quanto alla riforma del sistema elettorale – a parte il fatto che la questione riguarda un altro disegno di legge e non la riforma costituzionale –, le modifiche che saranno apportate con l'innalzamento al 40 per cento della soglia per ottenere il premio di maggioranza al primo turno e con l'abbassamento al 3 per cento della soglia di sbarramento assicurano il contemperamento delle esigenze di governabilità con quelle di rappresentatività del sistema, nel pieno rispetto della sentenza della Corte costituzionale n.  1 del 2014. E, quanto al premio alla lista anziché alla coalizione, oggetto del dibattito che si svolge al Senato, occorre sottolineare che, grazie al doppio turno, è la maggioranza assoluta degli elettori a decidere l'assegnazione della maggioranza assoluta dei seggi, il sistema in assoluto più democratico.
      La pregiudiziale arriva addirittura ad affermare il falso là dove sostiene che la maggioranza di Governo potrebbe procedere da sola alla revisione della Costituzione, Pag. 39quando invece la riforma prevede che le leggi costituzionali rimangano bicamerali paritarie e che, pertanto, il Senato conti quanto la Camera, forse troppo, considerando che l'Italia non è un Paese federale come la Germania.
      Quanto al voto a data certa, il termine previsto, fino a novanta giorni, è assolutamente congruo per un esame approfondito sia da parte della Commissione che dell'Aula. E decidere, dopo novanta giorni di esame e di discussione approfondita, non è la morte della democrazia, ma è la sua essenza.
      Sono altre le questioni che ci preoccupano in questa riforma costituzionale, cioè l'iter di formazione delle leggi, troppo complesso e farraginoso, con diversi procedimenti legislativi differenziati in relazione alle diverse materie trattate, materie che, come ci insegna l'esperienza del Titolo V, sono sempre incerte. La governabilità ne risulterebbe compromessa e così pure la certezza del diritto, perché qualsiasi cittadino potrerebbe ricorrere alla Corte in via incidentale contestando la legittimità delle leggi, determinando un contenzioso costituzionale ancora più grave di quello prodotto dalla modifica del Titolo V del 2001.
      Pertanto, ci auguriamo che il procedimento legislativo, il cuore della riforma, sia modificato e semplificato nel corso dell'esame da parte dell'Assemblea. Ma le questioni poste dalla pregiudiziale di SEL sono del tutto prive di fondamento e sono pertanto da respingere (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, entrambe le questioni pregiudiziali che sono state poste sono infondate. Quella presentata da SEL parte da un assunto essenziale corretto, e cioè che non tutte le norme della Costituzione possano essere modificate, che ci sono i principi fondamentali da rispettare, che la sovranità popolare non può essere lesa, che il diritto di voto dei cittadini non può essere limitato. Bene, qui quello che succede non è nulla di tutto questo: quello che accade è che si prevede semplicemente il passaggio da un bicameralismo perfetto a un sistema diverso, in cui la fiducia viene espressa soltanto dalla Camera.
      Si possono fare delle considerazioni legate alla legge elettorale che è in discussione, ed è un separato provvedimento, ma la Costituzione vive a prescindere da quella che è la legge elettorale; e, come abbiamo visto, le leggi elettorali possono anche essere dichiarate anche incostituzionali. Quindi, se dall'apparato che sorgerà combinando la Costituzione e la legge elettorale verrà fuori un sistema incostituzionale, allora si potrà intervenire. Già come ha detto l'onorevole Toninelli è abbastanza anomala una questione di costituzionalità su un disegno di legge costituzionale; è ancora più anomalo se lo si fa combinandoci i principi di una legge elettorale, che non è neanche stata approvata.
      La realtà è che si crea un sistema in cui una sola Camera dà la fiducia e si crea un Senato delle autonomie. La Camera è eletta ovviamente a suffragio universale; il Senato non ha una sua elezione diretta; ma il fatto che possa esserci una Camera con funzioni legislative paritarie su alcune materie, non eletta direttamente, è stato, come ha detto giustamente anche l'onorevole Sannicandro, discusso ad un certo punto, è stato oggetto di discussione e analisi e di per sé non implica alcuna incostituzionalità, perché l'incostituzionalità ci sarebbe se non vi fosse una Camera eletta direttamente. Invece la Camera che esprime la fiducia al Governo e le linee di indirizzo della politica nazionale, e diciamo il fulcro della democrazia, che è la Camera, funzionerà a suffragio universale. Quindi, questo tipo di discorso che combina da un lato il sistema costituzionale e dall'altro la legge elettorale non funziona, è di per sé in contrasto con la Costituzione, perché la Costituzione consentirà di valutare poi la legittimità della legge elettorale.Pag. 40
      Quanto all'argomento relativo al referendum, stiamo parlando di un meccanismo che è quello previsto dalla Costituzione: la Costituzione non prevede ovviamente che ogni volta in cui si interviene con una riforma costituzionale si faccia un referendum per quesiti su ogni singola modifica, per il semplice fatto che, soprattutto come in questo caso quando si ha una modifica sistemica dell'intero meccanismo, non avrebbe senso un'approvazione per pezzettini.
      Quanto alle garanzie, c'erano dei problemi, sicuramente ci potevano essere dei problemi legati, ad esempio, al Presidente della Repubblica, ma il testo che esce dalla Commissione prevede un fortissimo rafforzamento delle maggioranze. Anche la nomina della Corte costituzionale è stata migliorata rispetto al testo che è uscito dal Senato, per cui non vedo perché il testo che oggi noi discutiamo avrebbe stravolto il meccanismo di garanzia.
      Ripeto: c’è una valutazione di fondo che viene continuamente fatta da chi si oppone, da chi ha presentato la pregiudiziale, che è quella di considerare sempre la legge elettorale nella valutazione complessiva; semmai il tema di costituzionalità potrà essere posto su quella e ci sono anche norme che lo prevedono nel testo che noi andiamo ad approvare, anche tra gli emendamenti che stiamo discutendo proprio al testo delle riforme.
      Per quel che riguarda la contestazione fatta, invece, nella questione pregiudiziale del MoVimento 5 Stelle, lì c’è una contraddizione in termini. Io capisco la considerazione politica sul tema della legittimazione di questo Parlamento, ma giuridicamente, costituzionalmente, il tema posto non esiste. La Corte costituzionale ha detto chiaramente che questo Parlamento è legittimato a legiferare senza porre alcuna limitazione. Credo che i nostri giudici costituzionali che hanno deciso quando già si parlava di riforme costituzionali, perché se ne stava parlando, avessero ben chiara la circostanza per la quale in questa legislatura si sarebbe arrivati a discutere di riforme costituzionali. Non l'avessero voluto, l'avessero ritenuto illegittimo, l'avrebbero detto espressamente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

      CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, la Lega Nord voterà a favore di entrambe le pregiudiziali presentate. Sappiamo perfettamente, come è già stato detto, che sicuramente ci troviamo di fronte ad un'anomalia, cioè a discutere di pregiudiziali di costituzionalità di un progetto appunto di riforma costituzionale, ma riteniamo comunque che questa anomalia si inserisca in un filone che vede, nel più ampio quadro di non normalità, anche quella che riguarda la nascita di questo progetto di riforma costituzionale.
      Noi voteremo a favore perché riteniamo che soprattutto il comparto delle autonomie esca da questo progetto di riforma costituzionale fortemente svilito. Quello che ci fa ribrezzo è vedere chiamare una Camera «Senato delle autonomie» e contemporaneamente svuotare questa Camera di tutte quelle competenze che invece essa dovrebbe avere.
      Abbiamo sentito, anche in discussione generale, più volte fare riferimento ai padri e alle madri della Costituzione: chiamiamoli magari «genitori 1» e «genitori 2» della Costituzione per non offendere nessuno. Qua vi siete sperticati in lodi di tutto rispetto nei confronti di queste persone, però vi chiedo adesso: ma voi ritenete veramente che nello spirito dei padri e delle madri della Costituzione potrebbe rientrare in qualche modo un progetto come questo, nel quale – e ne siete pienamente consapevoli – quel riconoscimento fondamentale, che esiste nella Carta costituzionale, delle autonomie locali in verità viene svilito, viene distrutto, viene ammazzato in nuce ? Ci troviamo di fronte cioè a un progetto di riforma costituzionale che, a nostro avviso, provocherà più problemi di quelli che, invece, dovrebbe, almeno nelle vostre intenzioni, andare a risolvere.
      Ben venga – l'abbiamo sempre sostenuto tutti – l'eliminazione del bicameralismo Pag. 41perfetto. Noi non siamo, dal punto di vista della Costituzione, dei conservatori; riteniamo anche noi che soprattutto le sfide che il mondo moderno, l'economia moderna e la competitività a livello internazionale con altri sistemi pongono la necessità, anche per il nostro ordinamento, di evitare tutte quelle lungaggini che magari in questi anni hanno impedito anche al sistema Italia di rispondere con forza, con velocità per esempio alla crisi economica nella quale ancora ci dibattiamo.
      Ma, al di là del superamento del bicameralismo perfetto – e lo faremo anche nel seguito della discussione, quando affronteremo tutti i vari emendamenti –, noi sottolineeremo come il comparto delle autonomie sia stato distrutto da questo progetto di riforma costituzionale. Se è vero, parlando appunto del tema della riforma – e concludo –, che dovremmo concentrarci su questo, è altrettanto vero, onorevoli colleghi, che non possiamo non guardare a quello che stiamo facendo anche alla luce della legge elettorale che sta venendo ad essere e che stanno affrontando in Senato e alla luce di quello che già avete fatto, sbagliando, per quanto riguarda il comparto delle autonomie locali. Sulle province, con la riforma Delrio, adesso vi state rendendo conto di quello che avete combinato e dei problemi che si creano quando si affrontano temi così delicati con la delicatezza di un fabbro.
      Avete massacrato le province, con questo progetto di riforma costituzionale massacrerete le regioni, creerete una Camera che non si capisce bene quali funzioni dovrà assolvere, il che significa che, molto probabilmente, altre legislature dovranno mettere mano ad un progetto di riforma costituzionale che ci consegnerà, che consegnerà alla società civile, alla società italiana un sistema che non potrà funzionare. Ecco perché – lo ribadisco – noi voteremo a favore di entrambe le pregiudiziali presentate.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piepoli. Ne ha facoltà.

      GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, a nome del gruppo Per l'Italia – Centro democratico respingiamo anche noi le pregiudiziali di costituzionalità. Non starò qui a ripetere gli argomenti che gli altri colleghi, che hanno prima di me sottolineato la non legittimità di queste pregiudiziali, hanno avanzato, ma vorrei semplicemente dire un paio di osservazioni.
      La prima è questa: noi ci troviamo oramai, da una parte, di fronte a una scelta necessaria in un quadro di crisi del sistema politico-istituzionale, quello cioè di fuoriuscire da questa crisi innanzitutto trovando strumenti per far funzionare, in chiave di efficienza, Governo e Parlamento e ristrutturando i poteri definiti nella Parte II della nostra Carta costituzionale. Sappiamo che naturalmente questo profilo non esclude in alcun modo – il dibattito in questi giorni, anche in questa Camera, lo ha evidenziato – un tema più importante, che è quello, inevitabilmente, di arrivare a una fase costituente in senso alto, che significa porsi il problema centrale oggi, ovverosia realizzare l'unificazione più profonda del popolo italiano.
      Da questo punto di vista, è chiaro che non c’è solo un profilo di efficienza, c’è anche un profilo di integrazione e l'intesa sulle linee fondamentali deve coinvolgere certamente tutti i soggetti politici, anche se oggi, per una sorta di bizzarria della storia, qui, in questo Parlamento, non c’è più nessuna delle forze politiche che hanno dato luogo al disegno costituzionale e autoproclamarsi eredi, sia pure ab intestato, talvolta risulta essere più una velleità che una sostanza.
      Però, da questo punto di vista, c’è un grande compito davanti a noi, soprattutto in un quadro inedito in cui ci troviamo di fronte a una società italiana spaccata, in cui il tema dell'integrazione, che sembrava essere un dato specifico dei primordi della Prima Repubblica, oggi diventa drammaticamente attuale, perché la forbice tra vincenti e perdenti è diventata insopportabile, e soprattutto in un quadro di dislocazione del potere in cui si dice che i cittadini scelgono i Governi ma non scelgono le politiche.Pag. 42
      Dunque, c’è bisogno di ricreare un clima diverso, un clima che lavori su questo che una volta gli antichi dicevano un idem sentire de re publica. Da questo punto di vista, c’è uno sforzo di dialogo e di grande dibattito che noi abbiamo solo inizialmente cominciato a fare, ma questo è un compito che sta davanti a noi e vorrei sommessamente dire che noi siamo nel pieno di una parabola che è iniziata con quel grande discorso che il Presidente della Repubblica, in occasione del giuramento, ha tenuto qui, un anno e mezzo fa, e che ha concluso i giorni scorsi nel suo discorso alle alte autorità.
      Sta a noi fuoriuscire in chiave non mediocre, secondo interessi di bottega o di calcolo elettorale, davanti a questa crisi e soprattutto sta a noi non annegare nella retorica le grandi questioni che sono davanti a noi in un mondo globale, che sempre più fa appiattire i poteri nazionali, ma chiede invece un grande sforzo di coagulo del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

      ALAN FERRARI. Signor Presidente, utilizzerò il breve tempo a disposizione per illustrare molto schematicamente l'infondatezza delle pregiudiziali di costituzionalità.
      Innanzitutto non si può dire che il disegno di legge costituzionale all'esame della Camera abbia un contenuto eterogeneo, perché i profili sui quali interviene, la forma di Governo e il riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni, sono tra loro strettamente collegati.
      Il disegno di legge supera l'attuale bicameralismo perfetto, lasciando alla sola Camera dei deputati la titolarità della funzione di indirizzo politico e quella del rapporto fiduciario con il Governo. Nel contempo, assegna al Senato il compito di rappresentare le istituzioni del territorio e interviene sul riparto delle funzioni nel Titolo V. È chiara l'interconnessione tra le dimensioni del principio della separazione dei poteri, orizzontale e verticale. Alla luce di questa premessa non si può ritenere che, al momento della sottoposizione della legge di revisione costituzionale al referendum confermativo, la volontà dell'elettore e la libertà del diritto di voto sarebbero coartate.
      Per secondo, l'elezione di secondo grado del Senato non è lesiva del principio della sovranità popolare, di cui all'articolo 1 della Costituzione. Questo non solo perché l'elezione di secondo grado, o indiretta, è una delle possibili manifestazioni del principio democratico – basti pensare al Presidente della Repubblica –, ma anche perché lo stesso articolo 1 prevede che la sovranità sia esercitata dal popolo nelle forme e nei limiti previsti dalla Carta fondamentale. Il disegno di legge in esame, dunque, incide sulle forme e sui limiti in cui la sovranità popolare si esprime, senza per questo intaccare il principio democratico.
      Parimenti, non è condivisibile l'idea che il disegno di legge, modificando l'equilibrio dei poteri e, con esso, il sistema dei pesi e dei contrappesi previsto dalla Carta costituzionale, faccia venire meno quel sistema. Nell'ambito dell'equilibrio istituzionale disegnato dalla riforma permangono significativi contrappesi rispetto all'indirizzo politico del Governo: le competenze legislative del Senato, le funzioni legislative regionali, il ruolo del Presidente della Repubblica, gli istituti di democrazia diretta.
      Passo al quarto punto e qui vado a evidenziare una contraddizione negli stessi argomenti esposti da una delle pregiudiziali che, da una parte, sostiene che il Parlamento riformato è connotato da un accentramento dei poteri nelle mani della Camera dei deputati mentre, dall'altro, riconosce la titolarità di funzioni delicate in capo al Senato. È necessario fare alcune precisazioni. Nella riforma si prevede che la Camera non possa modificare la Costituzione autonomamente, perché le leggi costituzionali e quelle di revisione devono essere approvate da entrambe le Camere. Allo stesso modo, si prevede che non possa eleggere il Presidente della Repubblica da Pag. 43sola, i membri laici del CSM e i giudici della Corte costituzionale. Per quanto concerne la funzione legislativa, infine, si ricorda l'esistenza di leggi bicamerali, per l'approvazioni delle quali è richiesto il concorso di entrambe le Camere.
      Sul fronte della paventata assenza di quelli, che sono definiti dalle pregiudiziali, «i contropoteri interni alla Camera elettiva», dobbiamo ricordare che l'articolo 6 del disegno di legge, nel modificare l'articolo 64 della Costituzione, prevede che i Regolamenti di entrambe le Camere garantiscono i diritti delle minoranze parlamentari, mentre il solo Regolamento della Camera dei deputati disciplina lo statuto delle opposizioni, prefigurando così una serie di prerogative ad appannaggio di tutte le minoranze.
      Non si può, inoltre, parlare di uno svilimento degli istituti della democrazia diretta, ma di un tentativo di valorizzazione attraverso strumenti diversi: per il referendum abrogativo è previsto un abbassamento del quorum in corrispondenza di un più elevato numero di elettori che abbiamo sottoscritto il quesito (da 500 a 800 mila), mentre per le proposte di iniziativa popolare l'aumento del numero di firme necessarie per la presentazione è bilanciato da una riserva di Regolamento, che intende garantire tempi e procedure certe per l'esame parlamentare.
      Da ultimo, l'esame in Commissione affari costituzionali del disegno di legge ha fatto venire meno il voto bloccato, lasciando nel testo solo il voto a data certa. Si tratta di un istituto che garantisce al Governo tempi certi per la deliberazione dei disegni di legge considerati essenziali per l'attuazione del programma di Governo. D'altro canto, la certezza dei tempi di decisione non comprime le prerogative delle Assemblee parlamentari, libere di esaminare e modificare i disegni di legge prioritari.
      Detto questo, Presidente, concludo con una brevissima considerazione politica che rivolgo, in particolare, a quelle forze di opposizione che, a mio avviso, mal nascondono, dietro le legittime vesti formali di queste pregiudiziali, la loro azione politica e il tentativo di screditare e fermare una riforma che non si fermerà. A loro, in particolare, ma in qualche misura a tutti noi, voglio riproporre le parole del presidente della Commissione per la Costituzione, onorevole Meuccio Ruini, pronunciate durante la votazione finale della Costituzione. Ruini dice: ”Infondato è ogni timore che sarà facilmente divelta, sommersa e che sparirà presto. Abbiamo la certezza che durerà a lungo e forse non finirà mai, ma si verrà completando e adattando alle esigenze dell'esperienza storica. Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido, come richiede la tutela delle libertà democratiche, abbiamo consentito un processo di revisione che richiede meditata riflessione ma che non la cristallizza in una statica immobilità.
      Vi è modo di modificare e di correggere con sufficiente libertà di movimento, e così avverrà. La Costituzione sarà gradualmente perfezionata e si rimedierà alle lacune e ai difetti che esistono e sono inevitabili. Nel 1946 i nostri illustri colleghi impiegarono due anni per scrivere e approvare l'intera Costituzione; noi da vent'anni amiamo parlare di come modificarla. Non aggiungo altro, solo il voto contrario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di prendere posto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà. Invito i colleghi a prendere posto, è l'ultimo intervento.

      ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, Forza Italia voterà contro le questioni pregiudiziali, voterà contro ogni tentativo messo in atto per fermare le riforme in maniera del tutto strumentale e non costruttiva. Mi sembra opportuno fare una premessa: nelle pregiudiziali di costituzionalità presentate manca il riferimento pertinente ai principi costituzionali violati; le pregiudiziali in oggetto, infatti, esprimono il dissenso sul merito e sul metodo, senza entrare sull'effettiva violazione della Carta Pag. 44costituzionale. E mi permetto di sottolineare che il dissenso sul merito può essere espresso democraticamente attraverso la fase emendativa al disegno di legge di riforma, come è avvenuto in Commissione e come si potrà verificare, altrettanto democraticamente, in Assemblea.
      Voglio ricordare che nel 2005, grazie alla forte volontà riformatrice del Governo di centrodestra, si era giunti a chiudere il lungo percorso parlamentare della legge costituzionale di riforma e ad approvare un testo che già prevedeva l'istituzione del Senato delle autonomie, quale Camera rappresentativa dei territori e delle comunità locali. Il testo, assolutamente coerente nel suo impianto riformatore, se fosse passato positivamente al vaglio del referendum confermativo, avrebbe evitato altri anni di bicameralismo perfetto e, dunque, di impasse legislativa. Peccato che quelle stesse forze di sinistra che oggi reclamano a gran voce la riforma costituzionale siano state le prime a boicottare la riforma del 2005, rendendosi protagoniste di una battaglia di retroguardia che portò alla bocciatura, per mezzo del referendum del giugno del 2006.
      Quella riforma riduceva il numero dei parlamentari e snelliva l'iter di approvazione delle leggi; il modello era quello dei procedimenti monocamerali, rispettivamente di competenza della Camera e del Senato delle autonomie o federale, sulla base delle materie trattate. Si trattava di una riforma coraggiosa, che creava un sistema bilanciato di pesi e contrappesi, che aveva l'obiettivo di offrire all'Esecutivo la capacità di governare e ai cittadini la sacrosanta opportunità di non vedere il proprio voto vanificato da accordi post elettorali. Nella riforma c'era anche la devolution, quella clausola di supremazia in difesa dell'interesse nazionale che superava la tragedia normativa causata dalla legislazione concorrente prevista dalla riforma del Titolo V, della Parte II, della Costituzione, voluta nel 2001 dal centrosinistra.
      Detto questo, con le recriminazioni non si va da nessuna parte. L'abolizione del bicameralismo perfetto verso un monocameralismo paritario, come ha detto il presidente Sisto, è una svolta ineludibile, un primo passo, certo perfettibile, per iniziare un vero processo riformatore. Quello che a Forza Italia interessa è che questa riforma non incida negativamente sulla finanza pubblica, che vi sia una ripartizione più chiara tra ciò che compete allo Stato e ciò che compete alle regioni, che il nuovo equilibrio dei poteri che si determina attraverso il nuovo Senato non porti a casi in cui la maggioranza diventi eccessivamente condizionante.
      Questi sono i punti che abbiamo posto in modo chiaro e trasparente prima al Senato e poi alla Camera. Finalmente anche in Italia in un clima di legittimazione reciproca, che fu propria anche dell'Assemblea costituente che elaborò la Costituzione che oggi andiamo ad aggiornare e a modificare, è possibile lavorare su riforme in maniera condivisa, individuando una mediazione alta tra storia e politiche diverse e diverse culture istituzionali. Le regole si scrivono insieme, si possono e, a mio avviso, si debbono scrivere insieme.
      Ritengo importante evidenziare alcuni aspetti positivi di questa riforma, che sono i sistemi adottati nelle maggiori democrazie europee: una sola Camera che dà la fiducia; una sola Camera rappresentativa delle istituzioni territoriali come sede di raccordo fra lo Stato e gli enti territoriali stessi, in particolare le regioni, che hanno potestà legislativa; la profonda revisione del Titolo V.
      Appare positiva anche l'estensione delle competenze della seconda Camera in funzione di raccordo con l'Unione europea e una serie di miglioramenti per quanto riguarda le garanzie costituzionali. È evidente dai lavori della Commissione che Forza Italia, in questo Parlamento, è stata essenziale per realizzare il cambiamento, perché il cambiamento e il riformismo sono nel nostro DNA e nella nostra identità, e questo – lo dico con chiarezza a tutte le forze politiche – non significa certo accettare supinamente tutto ciò che ci viene proposto, ma significa ragionare, Pag. 45ragionare insieme, e contribuire in modo positivo al processo approfondito di riforme, come i cittadini si aspettano da noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
      Saluto studenti e insegnanti della scuola media statale «San Rocco-Darmon» di Marano, Napoli, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Scotto ed altri n.  1 e Toninelli ed altri n.  2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sorial, Placido, Valente..., onorevole Sorial, ho l'onorevole Colletti in piedi, e quindi non riesco a capire se lei ha votato o meno. Provi a votare, provi a votare con la mano. Se prova a votare, magari.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     467            
            Votanti     466            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     234            
                Hanno votato
    128                
                Hanno votato
no     338).                

(Esame degli articoli – A.C. 2613-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge costituzionale, nel testo della Commissione.
      La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
      Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, la riforma della Costituzione, direbbe qualcuno, è finalmente arrivata in Aula, o perlomeno ci siamo arrivati. La riforma della nostra Carta fondamentale sembra, per questa maggioranza, Presidente, l'unica priorità di questo Paese. Eppure, il modo in cui si sta cambiando la Costituzione, alla fine, non ci preoccupa, o almeno non preoccupa questa maggioranza. Ci eravamo, del resto, già andati vicini in occasione del vostro tentativo di modificare l'articolo 138 della Costituzione: operazione sventata anche grazie al nostro intervento decisivo, e qui lo voglio ricordare. Qualcuno parla di quella salita sul tetto, volendo, in qualche modo, diminuire l'importanza del gesto.
      Invece, è proprio grazie a quel gesto, a quel gesto con la Costituzione in mano e con la bandiera italiana in mano, che è servito a far parlare i media e i cittadini della vostra riforma costituzionale, che, in qualche modo, siamo riusciti a bloccare quel tentativo.
      Però, Presidente, è cambiato il Governo, sono cambiati i Ministri – anche se qualcuno è rimasto lì dov'era –, è passato un anno e qualcosa in più, ma siamo di nuovo allo stesso punto: verrebbe da dire quasi l'eterno ritorno della politica italiana.
      Potremmo anche stare fermi un anno o due, fermare i lavori e stare a casa o in piazza, oppure incrociare le braccia e aspettare il solito decreto omnibus del Governo: vi vedremmo, del resto, riproporre le stesse cose, sempre gli stessi riti vuoti, sempre le solite cose autoreferenziali che fate. Altro che i moniti del Quirinale, verrebbe da dire, Presidente ! Gli inviti a fare presto e le cose da fare in fretta.Pag. 46
      Questa riforma la promettete dal 1996, lo voglio ricordare, alla faccia del nuovo che avanza ! E se la proposta era su un programma elettorale, in tempi di vacche grasse, come mai, ora che non ci sono più – perché queste oramai sono tempi di vacche magre, direi quasi mai magrissime –, tentate di mettere in pratica una riforma vecchia che richiede, in qualche modo, la presenza di tanto danaro ? Come mai la ritenete in questo momento una priorità ? Se non siete riusciti a far diventare legge queste proposte in vent'anni, quando avevate avuto tempo di fare quel che vi pareva, come mai ora dovremmo accettare in fretta e furia, Presidente, questa riforma e, soprattutto, una riforma costituzionale come questa ?
      Quando cominceremo seriamente a parlare, magari, di economia ? Quando cominceremo a parlare di energia, di ambiente, di acqua pubblica all'interno di queste Aule ? Quando parleremo di rifiuti ? Presidente, quando parleremo di rifiuti, visto che noi abbiamo in Puglia candidati alla presidenza della regione che dicono di non sapere se è possibile che qualcuno diventi presidente della regione contrastando gli interessi delle aziende che gestiscono il ciclo dei rifiuti, quando le stesse – e cito sempre testualmente – finanziano le campagne elettorali in modo pesantissimo, trattandosi di aziende che hanno un peso elettorale molto pesante ? Quando parleremo di questo in quest'Aula ? Quando parleremo di una legge sulla trasparenza del rapporto tra la politica e le lobby ? Quando parleremo di un pacchetto di leggi serio contro la corruzione e non di annunci televisivi o di tweet ? Quando parleremo ancora del diritto di accesso ? Quando avete intenzione di parlare della crisi delle aziende che chiudono, facendo perdere continuamente, ogni giorno, posti di lavoro ?
      Presidente, mentre io sto parlando e quest'Aula continua a rumoreggiare e, nel frattempo, ad essere poco interessata chiaramente a quella che è la riforma costituzionale che tranquillamente slitterà a gennaio, io però parlo a coloro che dovrebbero essere, in qualche modo, i rappresentanti di aziende che anche in questo momento stanno chiudendo, di cittadini che anche questo momento soffrono per la crisi dell'Italia.
      Allora, Presidente, vorrei chiederle di riferire, magari, al Presidente del Consiglio che questo Natale che andiamo ad affrontare non sarà certamente un Natale sereno per coloro che hanno perso il posto di lavoro e coloro che si ritroveranno la propria azienda con i battenti chiusi. Riferite al Presidente del Consiglio che noi del MoVimento 5 Stelle non siamo coloro che si augurano questo: noi siamo quelli che siamo scesi in campo, e che lui, comunque, continua a denigrare, per risolvere, in realtà, questi problemi e le nostre proposte di legge, qui in Parlamento, parlano di questo.
      È lui che continua a perdere tempo, ad oliare la maniglia di una porta che, oramai, cigola mentre la casa, Presidente, addirittura si incendia. Ma, nel frattempo, comunque continuiamo tranquillamente a parlare del nulla in televisione, continuiamo tranquillamente a parlare del nulla qui negli interventi in Aula, continuiamo tranquillamente a parlare del nulla in quest'Aula e potrei parlare di qualsiasi cosa, tanto nessuno mi ascolta. E infatti mi rivolgo ai cittadini.
      Presidente, continuiamo a parlare della riforma della Costituzione come si parla della riforma di un regolamento comunale sui banchetti natalizi: non è la stessa cosa.
      Possiamo accogliere con favore chi si spende con energia e dedizione, come se fosse un consigliere comunale o un sindaco, con la stessa freschezza e lo stesso senso di responsabilità che ha un amministratore locale, perché è il primo riferimento dello Stato per i cittadini, ed è il primo bersaglio delle critiche dei cittadini stessi. Ed è per questo che, in un momento in cui la politica è autoreferenziale, io voglio mandare un abbraccio, invece, agli amministratori locali, che tanto si spendono per lo Stato italiano, al contrario di quello che avviene in quest'Aula, al contrario di quello che questa riforma vuole proprio fare. È per questo che, alla fine, questa politica, questi atteggiamenti autoreferenziali, Pag. 47sono il vero morbo della politica, al contrario di quello che diceva il Presidente l'altro giorno in quest'Aula e al Senato, perché non è il MoVimento 5 Stelle presente – e lo sottolineo: non lo è ! – nelle inchieste sugli appalti in Veneto, in Lombardia, su Roma capitale, lì sono presenti tutte le forze politiche, tranne il MoVimento 5 stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! La corruzione fa parte di questa classe politica, non del MoVimento 5 Stelle, se lo ricordi il Presidente del Consiglio quando parla del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo clima voi, sottolineo voi, volete riformare in questo modo la Carta costituzionale, e perché ? Solo perché qualcuno è da un anno in Parlamento, peraltro senza essere stato eletto da qualcuno, con quelle priorità mai portate in una campagna elettorale. Eppure da cittadini, prima che da esponenti momentanei (momentanei non perché lo dica il Presidente del Consiglio, ma perché sono le regole del MoVimento 5 Stelle) all'interno di questa Camera, nonché da neofiti, novizi, neoeletti, chiamateci come volete, della politica, abbiamo visto il susseguirsi al timone, senza alcun successo, di vari personaggi in questi due anni al Governo. Però, siamo sempre lì. Siamo sempre lì a perdere tempo sulle riforme istituzionali, di cui alla fine non interessa nulla ai cittadini, perché non porteranno il piatto sulla tavola per questo. Sono sicuramente delle riforme importanti, ma la priorità in questo momento è altro. Scendete in piazza, provate ad andare a parlare con i cittadini della riforma del Senato e della riforma del Titolo V, e vedrete come vi accoglieranno coloro che non possono nemmeno mettere il piatto sulla tavola. Qui non si parla, Presidente, di populismo, qui si parla di coloro che, forse, vi stanno lanciando un segnale, anche nel momento in cui non vanno più a votare. I cittadini si disinteressano completamente della politica e se qualcuno, invece, vuole fregiarsi di rappresentare il 40 per cento del 40 per cento degli italiani, questo al MoVimento 5 Stelle non interessa. Noi parliamo di altro, parliamo di cittadinanza attiva, non parliamo di elezioni, di fattori elettorali, questo non interessa, lo lasciamo magari al Presidente del Consiglio, al quale probabilmente tanto interessa, visto che addirittura si fa le assemblee con il numero percentuale stampato dietro. Noi pensiamo, Presidente, a quello che è, invece, il sentimento di fiducia nei confronti dello Stato, verso il quale i cittadini si dovrebbero rivolgere, e non facevamo polemica politica, ma lanciavamo semplicemente un allarme, che finora mi sembra non abbiate colto, quando parlavamo di quella che è la delegittimazione della politica che vuole fare queste riforme e che quell'inchiesta, che voi cercate in qualche modo di sotterrare che si chiama «mondo di mezzo» e che riguarda Roma capitale, sta invece tirando fuori. Corruzione che coinvolge da destra a sinistra, coinvolge tutti trasversalmente e che noi, in qualche modo, abbiamo cercato di scardinare. Addirittura, se ne sono resi conto i delinquenti, non se ne è resa conto la politica, che il MoVimento 5 Stelle, in qualche modo, rappresenta per questo sistema un pericolo. Così, Presidente, mentre gli esponenti dei vari partiti, un'ora prima, chiedevano a gran voce di mettere fuori quella politica collusa, emersa grazie alle intercettazioni telefoniche, un'ora dopo lo scandalo di Roma capitale, lo voglio ricordare, al Senato, nella Giunta per le autorizzazioni, due senatori, uno dell'NCD e uno del PD, votavano contro l'utilizzo delle intercettazioni. Alla faccia della trasparenza, alla faccia della lotta della corruzione, alla faccia delle chiacchiere che racconta ogni giorno ai cittadini il vostro Presidente del Consiglio, Renzi. Presidente, il MoVimento 5 Stelle, non parteciperà mai a queste sceneggiate.
      Negli ultimi giorni, ci è arrivata la vostra risposta politica: ci saremmo aspettati una stretta seria sulle leggi anticorruzione, norme più ferree, vere, contro chi ruba, contro chi delinque. Avremmo portato il nostro contributo in quel caso. L'unica proposta, invece, che si è registrata qual è ? Da una parte, l'inchiesta e lo scandalo mafioso su Roma capitale e, Pag. 48dall'altra parte, la «supercazzola» delle elezioni. Scusate, Presidente, mi correggo, mi scusi per la terminologia utilizzata. La «chiacchiera» va bene ? Voglio utilizzare questa. Va bene ?

      PRESIDENTE. È molto meglio così. Prego.

      GIUSEPPE D'AMBROSIO. La chiacchiera sulla candidatura di Roma nel 2024: pensate di sotterrare lo scandalo corruttivo con Roma 2024 ? Pensate che Roma 2024 sia la priorità ? Volete spacciare la riforma costituzionale, come adesso volete spacciare Roma 2024, come la priorità ? Ma qualcuno ci vive a Roma ? Io non sono Presidente di Roma, sono pugliese, ma, vivendo a Roma, credo che, per i romani, la priorità non siano le Olimpiadi, siano tutt'altro. È una città che si pregia di essere la capitale d'Italia e che sta cadendo a pezzi, una città per la quale quattro gocce bastano a bloccare la metropolitana di Roma. Ma il Presidente del Consiglio di cosa parla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
      Però, Presidente, alla fine il modus operandi del nostro Presidente del Consiglio è questo, ce ne siamo oramai resi conto. È questa la risposta, è Roma 2024, che lui dà ad una seria riforma fiscale che i cittadini chiedevano. Oppure lui risponde con la nuova legge elettorale, che sicuramente cambierà le sorti di tutti gli italiani per quanto possa essere importante, perché è la porta della democrazia.
      Però i problemi degli italiani, immediati, di subito, quelli emergenziali veri, vengono risolti con la legge elettorale, mentre questo Governo cosa fa ? Lo voglio denunciare qui in Aula. Cosa fa ? Nelle zone alluvionate, compresa la mia zona del Gargano pugliese, vengono sospese le tasse fino al 20 per poi farle pagare in un'unica soluzione il 22. Questo voi fate ai cittadini e alle aziende che sono in grande difficoltà ! Vergognatevi di questo ! E quando andrete a chiedere il voto a questi cittadini, non vi lamentate se loro vi trattano male o, nel migliore dei casi, non vi votano più o non ci vanno a votare. Infatti, questa è la legittimazione che voi date dello Stato italiano a quei cittadini che dovrebbero pagare le tasse per sentirsi tutelati e poi sentono, dall'altra parte, di fatto, parlare di blocco fiscale e di sciopero fiscale e voi li attaccate nel gioco delle parti. Di che cosa stiamo parlando ?
      Allora, Presidente, torno – e chiedo scusa – nel merito. Stavolta si intende riformare la Costituzione per fare spazio a quello che è il senaticchio, che in qualche modo Renzi ci vuole proporre. Forse qualche nuovo innamorato del suo Governo dirà che è una riforma essenziale. Qualche pezzo amorevole del Parlamento ha detto che, da un lato – venivano addirittura anche da questi banchi qualche giorno fa – ci si assume la responsabilità di governare il Paese e, dall'altro, c’è chi tenta di risolvere la crisi esclusivamente con atteggiamenti pregiudizievoli per la stabilità della Repubblica. Non so se intendeva il giornale o la nostra forma di Stato. Ma, caro Presidente Renzi – e mi rivolgo a lui grazie a lei Presidente –, non le sarà difficile, come non lo è stato finora, andare alla ricerca di qualche nuovo deputato o senatore, pronto a giurare fedeltà, visto che il quantitativo di parlamentari che cambiano partito in questa legislatura è scandaloso. Non è mai accaduto in nessuna altra legislatura un cambio di parlamentari, ovvero di casacca dei parlamentari, come in questa legislatura. E non siamo nemmeno a due anni di legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Questi amorevoli parlamentari, però, Presidente, che stanno tutti con lei e sono tutti dalla sua parte... sarà un caso, però, che chi si lamenta di questo o quel problema poi finisce stranamente dalla sua parte, del Governo. Se lei, caro Presidente, è quello che vuole andare ad elezioni anticipate, almeno a sentire le tante dichiarazioni della sua maggioranza, o della maggioranza della minoranza, della minoranza della minoranza, non si capisce più nulla, io penso che lei debba in qualche modo affrontare la gravità di queste dichiarazioni. Del resto, tutto questo amore che viene da questi parlamentari dovrebbe Pag. 49metterla un minimo in difficoltà. Dovrà pur dire a tutti questi parlamentari, che in qualche modo stanno arrivando dalla sua parte, che il loro affetto è sicuramente qualcosa che la lusinga, ma che, purtroppo, il loro posto potrebbe non esserci nel nuovo senaticchio.
      O comunque con la nuova legge elettorale, probabilmente, quel posto non ci sarà.
      Già la vedo rimandare indietro mazzi di fiori, cioccolatini, migliaia di voti sicuri a lei promessi sui vari decreti, sulle leggi, sulle mozioni, sulle risoluzioni.
      Il Governo, Presidente, vuole portare nel nuovo senaticchio i nuovi consiglieri regionali, scelti nel mazzo dei consigli regionali di tutta Italia.
      Se la legge che proponete intende agire sul solco già tracciato dalla legge Delrio è proprio il caso di dire, come dice il vostro Presidente, che stiamo sereni, perché sulle nuove province l'avete dimostrato il bluff: si parlava di cancellazione delle province e per le province siamo andati ad elezioni, solo che quelle elezioni sono state aperte solo alla politica, solo ai politici e non ai cittadini. Vergogna due. Nei mesi in cui, Presidente, ci rimbalzano da ogni regione, ormai, le inchieste sui rimborsi truccati, sulle intercettazioni, che lasciano intendere del resto un quadro ormai allarmante del rapporto tra i politici ed i cittadini, voi cosa fate ? Prendete i politici delle regioni e li rinchiudete, con tanto di protezione, all'interno del Senato, perché non si sa mai, oggi a me, domani a te, è una protezione che comunque potrebbe sempre non guastare per quello che è il clima politico generale.
      E allora, Presidente, voglio essere chiaro: solo i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle sono al di fuori di ogni scandalo, anzi addirittura noi non candidiamo nemmeno gli indagati, contro quello che potrebbe essere addirittura un interesse elettorale.
      Il vostro intento è quello di prendervi il Senato senza passare dal voto, come avete fatto con le province. Non vi è bastato evitare anche lì il voto, presentando in molte zone d'Italia – lo voglio ricordare – listoni unici, listoni unici che hanno accomunato da destra a sinistra tutti nelle province, pur di spartirvi le poltrone, pur di spartirvi le postazioni all'interno delle province, che guarda caso non sono importanti, però vi hanno visti particolarmente attivi nel dividervi le poltrone.
      E, allora, Presidente, non so se si andrà a votare nella nostra Repubblica italiana, non so, però sicuramente si andrà a votare, Presidente, nella mia regione, la regione Puglia, assieme a tante altre regioni in primavera.
      In questo percorso, che non ha ancora completato la legge elettorale qui a Roma, anche la mia regione Puglia non ha perfezionato quello che è il percorso della legge elettorale. Non hanno ancora deciso qual è il percorso con il quale, in qualche modo, per l'ennesima volta prendere in giro i cittadini.
      Infatti, come fate con questa riforma costituzionale, anche in Puglia cosa stanno facendo ? Una legge elettorale dovere l'imperativo è solo uno: non è quello di confrontarsi lealmente con i cittadini ed aprire le istituzioni ai cittadini, no, l'imperativo è vincere, da parte di ogni forza politica, sempre quello di vincere per prendere il potere o, in qualche modo, perdere nella maniera meno dannosa possibile, magari prendendo accordi con coloro che vanno a vincere.
      La corsa del resto, Presidente, è partita, è partita qui a Roma ed è partita ovunque e nelle liste si presenteranno probabilmente anche personaggi in cerca di un posto in quello che è il vostro senaticchio, che adesso state e volete approvare.
      E allora per tutti questi motivi, Presidente, il MoVimento 5 Stelle si tiene lontano, si tiene lontano da tutte queste logiche, perché il MoVimento 5 Stelle – e termino, Presidente – vorrebbe fare un regalo di Natale ai cittadini italiani, che è quello realmente della priorità di affrontare le emergenze e la possibilità per i cittadini italiani di trovare un lavoro, di risolvere le proprie problematiche di ogni giorno.Pag. 50
      Invece, qual è il vero regalo di Natale che fa questa maggioranza ? Se lo fa da sola, regalandosi un nuovo posto nel quale nominarsi le proprie poltrone e decidere da sola, senza l'avallo dei cittadini, quali sono le nuove poltrone da occupare.
      E, allora, a questo gioco il MoVimento 5 Stelle non ci sta e ribadisce, nei confronti di questa riforma costituzionale, ancora una volta, la vergogna nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ricordo che questo è il complesso degli emendamenti all'articolo 1 del testo della riforma.
      Ha chiesto di parlare l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

      GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, io sarò più breve e spero più aderente al tema.

      PRESIDENTE. Entrambe le cose credo siano gradite.

      GIANCARLO GIORDANO. Intanto, vorrei dire che noi, come Sinistra Ecologia Libertà, siamo sorpresi dal fatto che chi è riuscito in questi anni che abbiamo alle spalle a partorire riforme monche, come quella del Titolo V, o folli, come quella dell'articolo 81 sul pareggio di bilancio in Costituzione, o, ancora, più recentemente, quella delle province, che stanno per dare i propri frutti amari, lo voglio dire, ai colleghi della maggioranza in questi giorni, non abbia pensato, prima di mettersi a giocare con la Costituzione, di applicare una certa prudenza, una certa intelligenza nell'affrontare la materia.
      No, si applica la fretta, la fretta come valore in sé e non l'efficienza legislativa, nemmeno la necessità di una velocità legislativa imposta chissà da quale Dio delle leggi che impone all'Italia di ammodernarsi, non di rovinarsi.
      No, la fretta, la fretta come valore in sé, si diceva, perché questo è un Paese che va riformato. In realtà, già solo i tre esempi che ho fatto, dovrebbero suggerire a chi oggi sta per l'ennesima volta sabotando il nostro sistema costituzionale che più che di riforme, troppe ne avete fatte e troppe sbagliate, il Paese avrebbe bisogno di riforme buone, cioè fatte bene. Ricordate sempre gli esempi, cosicché l'esperienza vi possa guidare. Mi pare di intuire che l'esperienza non vi aiuti.
      Tutti i gruppi – questo lo possiamo dire con sufficiente tranquillità – si sono espressi favorevolmente circa il superamento del bicameralismo paritario. Tutti ! Non si capisce perché, di fronte a una volontà politica così forte, si arriva poi a un papocchio, come quello del nuovo Senato che ci state per regalare, che in qualche modo somiglia alla riforma delle province. Infatti, l'unico obiettivo che ottiene è quello di incrociare gli interessi del ceto politico. Anche lì, non si abolisce il Senato, come non sono state abolite le province, ma si aboliscono gli elettori, un'altra volta, e si viene qui, però, con la leggerezza soave di chi pensa di avere la Costituzione in tasca, a dirci: no, gli spazi di democrazia non si restringono mica così, anzi funzionerà meglio.
      Meglio sarebbe stato se ci fosse stata una riduzione complessiva dei parlamentari tra Camera e Senato; meglio sarebbe stato se il Senato avesse avuto delle funzioni certe sulla materia concorrente; meglio ancora sarebbe stato se il Senato avesse potuto concorrere alla funzione di controllo sull'azione di Governo. No, lì ci vanno le regioni, i consiglieri regionali. Non ho udito nessuna parola o riflessione critica su cosa è stato il regionalismo nel suo complesso in questo Paese, un tentativo fallito, monco, e di lì una riforma fallimentare e monca.
      No, nulla di tutto ciò, bisogna andare di fretta perché il punto, mi pare di poter dire, è che il combinato disposto tra la riforma costituzionale e quella elettorale nasconde in sé una forma di presidenzialismo di fatto che, poi, sarà reso norma fra un po’, rimanomettendo la Costituzione un'altra volta e un'altra volta ancora.
      Voglio dare una notizia al nostro Presidente del Consiglio: non funziona che una volta diventati Presidente del Consiglio, si è Presidente del Consiglio a vita. La Pag. 51democrazia è un gioco di equilibri sofisticati, delicati, non è la corsa a chi arriva prima e, soprattutto, non è la corsa a chi resta per sempre. Questo è il tema che abbiamo di fronte ed è il tema che stiamo accantonando.
      Ma la voglio dire così – e chiudo, Presidente – perché così mi viene di dirla: probabilmente a questo Paese, dopo essere stati dati in sorte i padri costituenti, sono stati dati in sorte anche i figli degeneri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Come stabilito all'unanimità in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta dell'8 gennaio 2015 a partire dalle ore 11.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 733 – D'iniziativa dei senatori: Amati ed altri: Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Approvata dal Senato) (A.C. 2295) e delle abbinate proposte di legge: Cirielli; Cicu (A.C. 109-145) (ore 13,05).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n.  2295: D'iniziativa dei senatori Amati ed altri: Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco; e delle abbinate proposte di legge, di iniziativa dei deputati Cirielli e Cicu, n.  109 e 145.
      Ricordo che, nella seduta del 10 dicembre 2014, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
      Avverto che lo schema recante la nuova ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame del provvedimento è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
      La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2295).
      Avverto che non sono stati presentati emendamenti e che, consistendo la proposta di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2295)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2295).
      Nessuno chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

      DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Paolo Bernini n.  9/2295/1, dall'esame risulta una difficoltà di accoglimento da parte del Governo, nell'attuale formulazione, e questo perché la pianificazione e la programmazione dei bandi di concorso in emanazione ovviamente dipende da vari fattori quali disponibilità finanziarie, infrastrutturali e didattiche nei vari istituti. Tuttavia, ritenendo di recepire lo spirito con cui è stato costruito questo ordine del giorno, il Governo ne propone una nuova seguente riformulazione: «La Camera, considerato che: con la modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, e altre disposizioni in materia di parametri Pag. 52fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, viene previsto all'articolo 1, comma 2, che venga adottato entro sei mesi il regolamento disciplinante le nuove disposizioni e all'articolo 1, comma 4, che nelle more dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni si applichino le vigenti norme, impegna il Governo a procedere il più celermente possibile all'emanazione del regolamento in questione».

      PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Paolo Bernini n.  9/2295/1.

      PAOLO BERNINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione formulata dal Governo.

      PRESIDENTE. Sta bene, quindi si intende accolto.
      Onorevole Burtone ? Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n.  9/2295/2.
      Risulta alla Presidenza che i gruppi abbiano rinunciato allo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2295)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n.  2295, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Onorevoli Sandra Savino, Mognato, Pilozzi, la Presidenza ricambia il saluto, provi a votare... Provi a votare, vede... la fiducia. Onorevole Greco, onorevole Russo, onorevole Rabino, onorevole Laffranco... Tidei... su colleghi... su colleghi che si è fatta una certa ora... ci siamo ? Magorno, aspettiamo l'onorevole Magorno...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione:
      S. 733 – «Modifica all'articolo 635 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, e altre disposizioni in materia di parametri fisici per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento nelle Forze armate, nelle Forze di polizia e nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco» (Approvata dal Senato) (2295):

            Presenti e votanti     430            
            Maggioranza     216            
                Hanno votato     430.

      La Camera approva (Vedi votazioni – Applausi).

      Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn.  109 e 145.

      ELIO VITO, Presidente della IV Commissione. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ELIO VITO, Presidente della IV Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare i relatori, Marco Di Maio e Rosanna Scopelliti, i presentatori delle proposte di legge dei gruppi del Partito Democratico, di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, il collega Bernini, i colleghi di tutti i gruppi che nelle Commissioni difesa e affari costituzionali hanno consentito una così importante approvazione di una piccola grande legge che non farà venire meno i requisiti di efficienza, di organizzazione e di funzionalità delle Forze armate, ma consentirà a tante persone che desiderano dare il loro contributo al nostro Paese di poterlo fare. Non verrà meno la possibilità di accedere con i migliori requisiti psicofisici, perché sono così previsti dal regolamento al quale demanda la legge, ma non vi sarà più l'ingiustizia, che solo il nostro Paese conservava, che per mezzo centimetro chi voleva realizzare questo sogno non poteva vederlo realizzato. Ringrazio, quindi, i colleghi Pag. 53delle Commissioni e dell'Aula che hanno reso possibile un voto così importante, dopo tre legislature che il Parlamento cercava di approvare questa legge.

      PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Vito. A questo punto sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 per l'esame degli ulteriori punti iscritti all'ordine del giorno.

      La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Biondelli, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Caparini, Antimo Cesaro, Cirielli, De Girolamo, Dellai, Di Lello, Epifani, Fico, Fioroni, Fontanelli, Ginefra, Giancarlo Giorgetti, Losacco, Manciulli, Merlo, Nicoletti, Pes, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Sani, Scalfarotto, Scotto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Organizzazione dei tempi di esame dei disegni di legge di ratifica.

      PRESIDENTE. Avverto che lo schema recante la nuova ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1241 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata, fatto a Roma l'8 maggio 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 2276).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, n.  2276, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata, fatto a Roma l'8 maggio 2012.

(Esame di una questione sospensiva – A.C. 2276)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione sospensiva Palazzotto ed altri n.  1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2276), che è stata sottoscritta anche dal deputato Piras. A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, le questioni sospensive possono essere illustrate per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
      Il deputato Michele Piras ha facoltà di illustrare la questione sospensiva Palazzotto ed altri n.  1, di cui è cofirmatario.

      MICHELE PIRAS. Grazie Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, è in via prioritaria, propedeutica, da dire che abbiamo depositato questa richiesta di sospensiva della ratifica dell'Accordo di cooperazione tra Turchia e Italia non senza dolore, perché non siamo fra quelli che pensano che la Turchia possa essere esclusa dalla costruzione di un'Europa più Pag. 54ampia, che possa essere esclusa dalla costruzione di un Mediterraneo di pace e che quei millenni di storia che incrociano le culture dei popoli che hanno abitato il Mediterraneo e hanno abitato l'Europa possano essere accantonate come un argomento di seconda rilevanza.
      Tuttavia, da ultimo anche gli accadimenti di domenica scorsa in Turchia ci dicono che c’è ancora tantissima strada da percorrere, e che questa strada è ancora lunga e ancora molto, molto faticosa. Se persino nel Cinquecento, quando l'Europa oscura dell'inquisizione cacciava gli eretici, i liberi pensatori, questi venivano accolti a Istanbul dall'Impero ottomano – quindi in quegli anni persino la Turchia era qualcosa di più liberale, di più accogliente, di più democratico di quanto non fosse l'Europa della cristianità e dell'oscurantismo cattolico –, oggi ci ritroviamo in una costruzione nazionale in Turchia che non ha tutti i caratteri e i connotati di coerenza con i valori alti di libertà di pensiero e di democrazia che l'Europa esprime e che anche noi vogliamo esprimere. In effetti, dobbiamo dare ragione all'Alto commissario per la politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, quando dice che negli arresti di quelle decine di giornalisti e oppositori politici avvenuti domenica c’è una contraddizione palese con i valori di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani che dovrebbe portare avanti l'Europa. E come ci hanno più volte segnalato autorevoli associazioni per i diritti umani, e penso a, una su tutte, Amnesty International, ormai ciò che conosciamo della Turchia è abbastanza per dire che c’è ancora molto da lavorare ed abbastanza per dire che un trattato così impegnativo, come quello che lega la Turchia all'Italia per la cooperazione nella lotta ai reati gravi, ai reati connessi con il terrorismo, la criminalità organizzata, il traffico di migranti, la tratta di esseri umani ed il traffico di sostanze stupefacenti e psicotrope, debba essere sospeso.
      Ciò per chiedere alla Turchia che faccia quello che a ciascun Paese democratico dovrebbe essere richiesto e cioè che garantisca il pieno rispetto dei diritti umani, a partire del pieno rispetto della libertà di dissenso e di opinione espressa pacificamente in un Paese democratico. La Turchia in questo momento non è un Paese che si fa garante di questi diritti, si contano oltre 16 mila casi portati di fronte alla Corte europea per i diritti umani che parlano di violazione dei diritti umani in Turchia. Bisognerebbe parlare della questione annosa, ultradecennale che opprime il popolo curdo nei suoi diritti più elementari, quindi non viene riconosciuta la possibilità di parlare la propria lingua, di avere dei diritti, di avere il diritto di espressione. In una terra come la Turchia se uno in un comizio nomina solamente il nome di Abdullah Ocalan può essere arrestato, può essere trascinato in galera e possono essere buttate via le chiavi così come sta accadendo in queste ore con i giornalisti di una parte politica che palesemente, come capita nelle democrazie, si oppone al regime di Erdogan.
      Allora io penso che la questione curda vada citata quando si parla della cooperazione con la Turchia, penso che vada citato anche l'atteggiamento quanto meno ambiguo, ecco per utilizzare un eufemismo e non urtare la sensibilità di nessuno, che tiene la Turchia nell'assedio di Kobane e nell'atteggiamento che ha nei confronti dei turchi di Siria e quindi della lotta contro Daesh, Isis, insomma il califfato islamico e quello che sta succedendo di molto preoccupante in quella area del mondo.
      Ecco c’è da tenere in considerazione quali sono le norme che regolano in Turchia la lotta al terrorismo ed allora non siamo noi di Sinistra Ecologia Libertà ma prima di noi certamente le Nazioni Unite a dirci, ad esempio, che la definizione di terrorismo, io poi la leggerò giusto per ricordarcela, non certo per insegnare a chi sa più di me di queste questioni ciò di cui stiamo parlando, ma che la definizione stessa di terrorismo per la legge turca contro il terrorismo è a dir poco ampia, generica, estensiva. Terrorismo in Turchia è: «ogni tipo di azione svolta da una persona o da persone appartenenti a organizzazioni che hanno come obiettivo Pag. 55cambiare le caratteristiche della Repubblica come definita dalla Costituzione, il sistema politico, sociale, secolare ed economico, danneggiando l'indivisibile unità dello Stato con il suo territorio e la sua nazione, mettendo in pericolo l'esistenza dello Stato turco e della Repubblica (...)».
      Ora, oltre che considerarla un po’ generica ed estensiva ed estensibile a qualsiasi caso di opposizione politica, mi verrebbe da fare una battuta e dire che persino il nostro Presidente del Consiglio potrebbe essere, diciamo, arrestato in Turchia per i programmi che porta avanti, figuriamoci i suoi predecessori. Allora non solo questo, in Turchia nella legge antiterrorismo e nel codice penale sono inserite alcune categorie, come quella dell'associazione terroristica, che non fanno alcuna distinzione tra azione violenta ed azione non violenta. Quindi si va a colpire l'espressione dell'opinione, del pensiero, dell'opposizione politica a prescindere che questa si sviluppi attraverso forme di contrapposizione armata o del tutto pacifiche e prevede pene, anche per chi nulla di violento ha fatto per opporsi al regime di Erdogan, addirittura che vanno dai 10 ai 15 anni di carcere, di una carcerazione che, diciamo, in Turchia non ha niente da invidiare alle condizioni nelle quali versano i nostri carcerati in questo Paese. Quindi nessuna differenza fra azioni violente e non violente.
      Esiste il reato di propaganda, anche questo generale, generico ed estensibile a chiunque si contrapponga al Governo in carica, supremo interprete di quella che è l'unità e l'esistenza della Repubblica e dello Stato turco. Esiste un fortissimo rischio di tortura in quelle carceri e anche questo è iscritto negli annali degli osservatori dei diritti umani e delle associazioni che osservano e delle corti che giudicano il rispetto dei diritti umani.
      C’è il leader curdo Abdullah Öcalan, che è detenuto dal 1999 nell'isola prigione di Imrali, c’è il partito dei lavoratori curdo che ancora è considerato in quella terra un'organizzazione terroristica. Allora se noi andiamo a ratificare un trattato che rafforza la cooperazione fra i due Paesi dobbiamo tener conto anche che già attualmente la Turchia non solo persegue in maniera violenta l'opposizione politica all'interno dei confini del suo territorio nazionale, ma la persegue anche all'estero, con dei legami fortissimi con l'Interpol, con la polizia internazionale, che ha sostenuto più d'una volta – e il caso di Öcalan non è nulla di estraneo a questa logica – le ragioni della persecuzione turca degli oppositori politici.
      Allora noi pensiamo che dopo tutto questo elenco, che drammaticamente sembra un po’ l'elenco della spesa, ma sicuramente è un elenco di notizie importanti che debbono essere valutate meglio da questo Paese prima di procedere alla ratifica di un trattato così impegnativo come quello che ci accingiamo a ratificare, varrebbe la pena di sospendere l'esame del provvedimento in attesa che iniziative turche evidentemente che riformino la definizione di alcune fattispecie di reato nel codice penale e nella legge antiterrorismo possano inverarsi e che ci sia da questo punto di vista un chiarimento anche sulle procedure di ricerca dell'Interpol emesse a seguito di segnalazioni delle autorità turche. Credo che votare questa proposta di sospensiva sia un atto di ragionevolezza, credo che non per questo nessuno di noi si debba schierare dalla parte di chi non vuole che la Turchia venga accolta in un consesso internazionale pienamente democratico e nel quale si possa reciprocamente e in pace crescere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

      GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, faccio una premessa, anche al collega Piras. Noi invece siamo assolutamente contrari al processo di avvicinamento, integrazione e inclusione nell'Unione europea di una realtà come la Turchia però, fatta questa premessa, noi devo dire non riteniamo – intervengo per spiegare i motivi di un voto che potrà sembrare in Pag. 56qualche modo incongruente con tutto il resto, ma ci sono delle motivazioni di carattere pratico – del tutto infondate e prive di fondamento le ragioni che hanno portato il gruppo di SEL a depositare questa richiesta di sospensiva, perché infatti sono anni – e non sono solo i fatti degli ultimi giorni ad evidenziarlo – che in Turchia non c’è una democrazia compiuta a tutti gli effetti e che vi sono in quel Paese dei problemi enormi legati alla tutela dei diritti umani, alla tutela delle minoranze, alla tutela anche delle libertà fondamentali, basti vedere la decisione del Presidente Erdogan di incarcerare dei giornalisti scomodi, peraltro fatto sul quale i colleghi di sinistra, sempre prontissimi a scatenarsi contro qualsiasi tipo di censura nei confronti della stampa all'interno di questo Paese, tacciono in maniera assolutamente imbarazzante quando queste cose avvengono in Paesi che magari in qualche modo sono loro amici o hanno delle vicinanze di carattere ideologico proprio nell'approccio gestionale. Dicevo, noi non le riteniamo del tutto infondate per tutta una serie di motivazioni, però avremmo preferito leggere nel dispositivo della richiesta di sospensione appunto un discorso più ampio ed organico, che non affrontasse solo parzialmente i temi che sono sul tappeto e sulle problematicità che la Turchia nel suo insieme, al netto dell'ingresso o meno nell'Unione europea – che noi, ripeto, non auspichiamo – ha, perché, anche da un punto di vista proprio del tema specifico del trattato che andremo poi, se non passerà la richiesta di sospensiva, ad analizzare, la condivisione di dati sensibili con un Paese che tratta i dati non in maniera puntuale ma in maniera ogni tanto distorta, è chiaro che fa sorgere più di un dubbio.
      Però questo Trattato ricordo che va a toccare dei temi, come il contrasto alla criminalità organizzata finalizzato soprattutto al terrorismo. Allora, è vero che c’è un'ambiguità anche in questo campo, da parte della Turchia perché non è ancora chiaro quanto la formazione dell'ISIS abbia avuto, inizialmente per lo meno, il supporto anche del Governo di Ankara, informalmente, certamente da un punto di vista informale, non dal punto di vista formale, però più di una notizia ci arriva da quelle zone – non fosse altro perché confinano – che un qualche aiuto, da qualche parte, di formazioni magari paramilitari è stato dato. Quindi – ripeto – ambiguità su ambiguità.
      Però quello che noi non possiamo permetterci – e da cui nasce la nostra valutazione su un voto contrario alla richiesta di sospensiva, nonostante noi forse siamo il movimento all'interno di questo Parlamento che ha più dubbi sulla tenuta democratica e sulla gestione democratica di quel Paese – è che, comunque sia, quando si parla di criminalità internazionale e di terrorismo non ci possono essere dubbi nella possibilità di mettere in campo qualsiasi strumento utile a condividere delle informazioni per fermare questo tipo di terrorismo.
      Ecco, l'intervento era solo questo, perché poteva sembrare il nostro voto quasi pro Turchia: non è pro Turchia, ma contro il terrorismo e per questo noi voteremo contro la richiesta di sospensiva e a favore del trattato.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

      PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, meno di cinque minuti, solo per dire che anche noi giudichiamo le questioni poste al centro della richiesta di sospensiva – questioni serie da approfondire e tra l'altro questioni all'attenzione degli Stati membri dell'Unione europea nel processo di avvicinamento e integrazione all'Unione europea della Turchia – come questioni assolutamente serie, importanti e da valutare, ma che non possono inficiare la sostanza ed il merito dell'accordo che ci accingiamo a votare, che è un accordo – come diceva il collega Pini poco fa – che ha come scopo una collaborazione tra i due Stati, Italia e Turchia, sui temi del traffico degli stupefacenti, del traffico di armi, della criminalità organizzata internazionale; anzi crediamo che un accordo Pag. 57di questo tipo, attraverso gli scambi di informazioni, le richieste di assistenza, che possono essere nell'accordo bilaterale tra le due parti anche rifiutate da una delle due parti, possano anche contribuire a conoscere meglio quelle che sono le violazioni dei diritti civili che si verificano in Turchia, e quindi riteniamo che questo accordo sia positivo e vada portato avanti.
      D'altro canto, non è il primo accordo che si fa con uno Stato su cui ci siano dubbi di tenuta democratica, non è questo il punto. L'obiettivo è quello dello scambio di informazioni e della maggiore conoscenza al fine di limitare il traffico degli stupefacenti, la criminalità organizzata internazionale, il traffico di armi e il terrorismo. Per questo motivo, il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà contro la richiesta di sospensiva.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

      GIUDITTA PINI. Grazie Presidente. Oggi ci accingiamo a votare, come Partito Democratico, contro la richiesta di sospensiva di Sinistra Ecologia Libertà, per una serie di motivi sia tecnici che politici. Innanzitutto perché, in questo momento, mentre noi stiamo parlando e mentre noi stiamo discutendo in questa Assemblea, è già in atto un accordo sul terrorismo tra l'Italia e la Repubblica Turca che è stato siglato il 22 settembre 1998, quindi, oggi qui stiamo discutendo di un aggiornamento a questo Accordo e lo stiamo facendo perché noi crediamo che la risposta nella politica estera debba essere quella che in queste ore ci viene data anche dagli Stati Uniti d'America nei rapporti con Cuba, cioè debba essere quella di aprirsi e parlare anche con chi reputiamo diverso da noi, invece di chiudersi.
      Lo diciamo perché in questo momento noi stiamo per ratificare un Accordo sul terrorismo quando abbiamo il Mar Mediterraneo e il Medio Oriente in fiamme, con la Turchia, che è membro del Consiglio d'Europa, ricordo, che confina con Siria, Iran, Iraq, che confina con moltissimi di questi Paesi che in questo momento stanno vivendo situazioni di guerra e di conflitto. È, quindi, molto importante, sia per la sicurezza del nostro Paese sia per la sicurezza anche dell'Europa, il fatto che ci possa essere un accordo tra i due Paesi su queste questioni.
      È ovvio che prima il collega Piras ci ha spiegato come la legislazione turca sia molto differente rispetto a quella italiana, soprattutto in merito alle questioni del terrorismo, e questa è una cosa che noi sappiamo. Rammento che nell'articolo 4 di questo Accordo si specifica appositamente che la richiesta di assistenza o di attività di cooperazione può essere negata qualora ciascuna Parte contraente ritenesse che le medesime possano compromettere la sovranità e la sicurezza del Paese oppure se sono in contrasto con la legislazione nazionale. Quindi, ovviamente all'interno dell'Accordo c’è questa possibilità. Peraltro, stiamo parlando di un Accordo che segue uno schema standard, condiviso a livello internazionale.
      Non ci sfugge sicuramente che all'interno della Repubblica turca e anche all'interno dei rapporti che ci sono in Turchia in questo momento, perché essendo una Repubblica i Governi cambiano e ci sono vari modi anche di fare politica interna ed estera, ci sia un problema, per esempio quello che pone Sinistra Ecologia Libertà, cioè quello del riconoscimento del popolo curdo e del fatto che il PKK sia inserito tra le organizzazioni terroristiche anche a livello europeo.
      Anche su questo noi vogliamo ricordare che è inutile negare che ci siano dei problemi. Tuttavia, anche qui noi pensiamo che sia meglio cercare di proporre delle soluzioni. Poche settimane fa il Senato ha approvato una mozione, all'unanimità, che impegnava il Governo italiano a sostenere la causa dell'autonomia politica dei curdi nell'ambito degli Stati di cui fanno parte e, quindi, anche della Turchia, nel rispetto dell'integrità territoriale e soprattutto ad adoperarsi a incoraggiare uno sviluppo positivo dei negoziati in corso tra il Governo di Ankara e il PKK.
      Questa mozione è stata approvata all'unanimità e spero che anche in quest'Aula Pag. 58si possa approvare una mozione identica, in cui gli impegni possano essere condivisi, perché noi crediamo, così come ci insegna già la storia, che la Turchia sia parte integrante dell'Europa e sia anche un ponte tra l'Europa e l'Asia. Lo crediamo a tal punto che siamo, insieme a lei, membri del Consiglio d'Europa. Ricordo che il Consiglio d'Europa serve proprio per tutelare i diritti dell'uomo e il primato del diritto. Serve, però, stare tutti insieme e riconoscersi, non rinviare ad un'altra data la discussione.
      Noi vogliamo ratificare questo Accordo proprio per rendere la Turchia corresponsabile, insieme agli altri Paesi europei, della lotta al terrorismo, anche cercando insieme di portarla a una legislazione più europea anche nell'ambito del terrorismo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

      GAETANO NASTRI. Grazie Presidente. L'Accordo che oggi la Camera si appresta a votare è volto a rafforzare l'impegno tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata. L'Accordo prevede di creare uno strumento giuridico per meglio regolamentare la collaborazione operativa, intensificando i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi, e ricalca, nei contenuti, altre intese della stessa natura, come quella siglata con gli Stati Uniti.
      L'Accordo fissa l'obbligo della cooperazione bilaterale, in conformità alle rispettive legislazioni nazionali e ai trattati internazionali vigenti. Individua, poi, i settori nei quali la cooperazione si renderà operativa, ossia la prevenzione nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale, compreso il riciclaggio del denaro e il traffico di oggetti d'arte, la produzione illecita e il traffico di stupefacenti e di precursori chimici, la tratta di esseri umani e il traffico di migranti, il terrorismo e la relativa attività di finanziamento. L'elenco non è esaustivo, ma rappresenta una semplice indicazione dei fenomeni attraverso i quali si manifesta, generalmente, l'agire della criminalità organizzata.
      L'Accordo si sostanzia in una cooperazione bilaterale, quale lo scambio e l'analisi delle informazioni sulle organizzazioni criminali, sul modus operandi, sulle strutture e sui contatti, l'adozione delle misure necessarie a coordinare l'attuazione di operazioni congiunte di speciali tecniche investigative, le misure per prevenire e combattere la produzione illecita e il traffico di stupefacenti, lo scambio di informazioni di carattere operativo per l'identificazione e la localizzazione di persone, oggetti e denari riferibili a reati previsti dall'intesa, l'esecuzione delle richieste di assistenza.
      Da sottolineare, inoltre, è la posizione geostrategica della Turchia, anche per quanto concerne il contrasto all'immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani. La materia non è trattata soltanto a livello bilaterale, ma anche nel quadro dell'Unione europea. Considerata l'importanza dell'Accordo e la priorità assoluta di combattere la criminalità, l'immigrazione clandestina e le tratte degli essere umani, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale esprime parere favorevole.

      PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione sospensiva.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Palazzotto ed altri n.  1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Galperti, Ragosta, Rabino, Causi, Buttiglione, Ruocco, Gnecchi, Ferraresi, Zampa, Toninelli, Elvira Savino, Vignaroli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     373            
            Maggioranza     187            
                Hanno votato
      77                
                Hanno votato
no     296).                

Pag. 59

(Esame degli articoli – A.C. 2276)

      PRESIDENTE. Essendo stata respinta la questione sospensiva riferita al disegno di legge di ratifica n.  2276, passiamo al seguito della discussione.
      Ricordo che nella seduta del 2 dicembre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
      Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
      Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
      Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2276), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Simone Valente, Tacconi, Valiante...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     386            
            Votanti     385            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato
    360                
                Hanno votato
no       25).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2276), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Cassano, Dell'Aringa, Di Salvo, Luciano Agostini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     385            
            Votanti     327            
            Astenuti       58            
            Maggioranza     164            
                Hanno votato
    305                
                Hanno votato
no       22).                

      (I deputati Ermini e Covello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2276), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Catania, Biancofiore...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     391            
            Votanti     333            
            Astenuti       58            
            Maggioranza     167            
                Hanno votato
    313                
                Hanno votato
no       20).                

      (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2276), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 60

      Bragantin, Fusilli, Carrozza...ho fatto una crasi fra Brandolin e Bragantini, però vi siete capiti lo stesso. Parentela, Businarolo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     394            
            Maggioranza     198            
                Hanno votato
    372                
                Hanno votato
no       22).                

      (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2276)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo tra Italia e Turchia in relazione alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata attraverso l'obbligo di cooperazione bilaterale, in base alle rispettive legislazioni nazionali e ai trattati internazionali, ha un ampio spettro di settori di intervento. La cooperazione, sotto la guida e responsabilità dei rispettivi Ministeri dell'interno, consisterà, infatti, nella prevenzione e lotta a: criminalità organizzata transnazionale, produzione illecita e traffico di stupefacenti, di sostanze psicotrope e di precursori chimici, tratta di essere umani e traffico di migranti, terrorismo e relative attività di finanziamento.
      Le forme attraverso le quali si realizzerà la cooperazione bilaterale si attueranno mediante lo scambio e l'analisi di informazioni sulle organizzazioni criminali, l'adozione di misure necessarie ad attuare operazioni congiunte e speciali tecniche investigative, misure per prevenire e combattere la produzione illecita e il traffico di stupefacenti, di sostanze psicotrope e di precursori chimici, lo scambio di informazioni di carattere operativo per l'identificazione e la localizzazione di persone, oggetti e denaro riferibili ai reati previsti dall'Accordo, l'esecuzione delle richieste di assistenza.
      Pur convinta dell'opportunità di ratificare il suddetto Accordo, non si può omettere di ricordare la condizione dei diritti umani in Turchia, con riferimento particolare all'esercizio della libertà di espressione, associazione e riunione. Nell'ordinamento turco, infatti, la nozione di terrorismo è vaga e limita la legittima espressione di critiche al Governo e allo Stato.
      Alcune organizzazioni a tutela dei diritti umani hanno riscontrato manifeste violazioni in caso di detenzione, in applicazione di pene o misure cautelari, nonché nel conflitto turco-curdo. Si auspica, pertanto, che la Turchia proceda a una riforma della propria legislazione nazionale, introducendo una nozione di terrorismo ben definita e circoscritta. La ratifica di questo Accordo è senza dubbio rilevante, anche alla luce della posizione geopolitica della Turchia, e del suo ruolo di stabilizzazione nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, in perfetta coerenza con la sua adesione alla NATO.
      In conclusione, anticipando il voto favorevole del gruppo Per l'Italia, sono convinta che la ratifica di questo Accordo possa costituire un impegno concreto nella lotta al terrorismo, nel rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti umani inviolabili (Applausi dei deputati del gruppo per l'Italia-Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, annuncio già che consegnerò il testo dell'intervento nel quale semplicemente ribadiamo, lo abbiamo già detto prima, le motivazioni per cui abbiamo votato contro il rinvio dell'approvazione di questa ratifica e, invece, favorevolmente alla ratifica e all'esecuzione dell'Accordo. Non c’è Pag. 61molto altro da aggiungere, consegno il testo per la pubblicazione in calce al resoconto della seduta (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antimo Cesaro, ma non c’è...

      MARIANO RABINO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà

      MARIANO RABINO. Signor Presidente, nella precedente seduta, poi il provvedimento era stato rinviato, in effetti, c'era stato uno scambio tra il sottoscritto e il collega Cesaro. Credevo che i nostri uffici avessero comunicato il controcambio, comunque, consegno l'intervento perché sia pubblicato in calce al resoconto della seduta (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, per noi, dall'inizio della legislatura, è stata consuetudine di votare e sostenere tutte le Ratifiche tra il nostro Paese ed altri Paesi. Non soltanto per convinzione, ma perché abbiamo sempre immaginato il nostro Paese come portatore naturale di relazioni, di intese, di uno sforzo per la pace, per lo sviluppo e per il progresso. Abbiamo presentato una questione sospensiva rispetto a questo Trattato, non soltanto per gli evidenti e noti fatti della cronaca (qualche giorno fa la retata che ha visto molti giornalisti incarcerati in quel Paese), ma anche per cosa dice Amnesty International, cosa dice Human Rights Watch, come tanti colleghi hanno ricordato (chi mi ha preceduto, intervenendo a nome del gruppo Per l'Italia li ha ricordati meglio di me), su quali sono i casi innumerevoli di violazione dei diritti umani e la nozione eccessivamente vaga e ambigua che segna la lotta al terrorismo in quel Paese. Qui ci sono delle questioni fondamentali che dovremmo affrontare con una maggiore attenzione e, mi consenta, anche con un maggior rigore. Non è un atto burocratico, e quel reato di terrorismo, così come segnalato all'interno dell'ordinamento turco, rischia di avere maglie troppo larghe, dentro le quali può finire chi, lo diceva il collega Piras meglio di me, lotta per la propria identità di popolo, ma anche chi dissente da un regime sicuramente democratico, ma che nel corso degli ultimi anni ha vissuto forme di arretramento molto forti sul piano del rispetto del pluralismo e sul piano del rispetto di chi manifesta un'opinione diversa.
      Lo dico ai colleghi della Lega Nord con grande pacatezza: la lotta al terrorismo, che è il nemico principale dell'umanità in un momento drammatico come questo, a maggior ragione dopo gli attentati vergognosi del Pakistan e dopo quello che è accaduto a Sydney qualche giorno fa, va affrontata con tutti gli strumenti, con gli strumenti dell’intelligence e con gli strumenti militari, ma vorrei che non venisse, però, mescolata la verità con i fatti reali. E nel caso specifico stiamo parlando di altro: stiamo parlando di attivare strumenti che rischiano di essere dannosi sul piano politico e sul piano democratico.
      Per questo noi voteremo contro questa ratifica e pensiamo ancora che ci sia il tempo per fermarsi. Ha ragione la collega Pini: in Senato è stato votato un atto molto importante. Da diversi mesi giace in Commissione affari esteri una risoluzione presentata da Sinistra Ecologia Libertà – ma che so che la condividono molti colleghi trasversalmente distribuiti in tutti i gruppi – dove si pone al centro il tema della questione curda e di sostenere anche gli sforzi, purtroppo oggi fermi al palo, iniziati anche dal Governo Erdogan negli anni precedenti, rispetto al tema di un dialogo che deve riprendere.
      Però, proprio perché questo è accaduto, noi pensiamo che si poteva decidere di non ratificare questo trattato o comunque di tenerlo ancora in stand-by, fino a quando alcune condizioni non fossero Pag. 62state definitivamente risolte. Per questo motivo noi non sosterremo la ratifica e voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

      PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del gruppo del Nuovo Centrodestra per le ragioni che ho già esposto anche nella questione sospensiva (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NDC-UDC)).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

      GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole di Forza Italia, ricordando come questo trattato sia importante, considerando la delicatezza dell'area del Medio Oriente e dell'ISIS. È quindi importante ratificare in fretta questo trattato, separando la questione dei diritti civili in Turchia, che è qualcosa che dobbiamo affrontare separatamente, ma in una sede diversa. Questo trattato è utile per la sicurezza del nostro Paese e, quindi, dobbiamo approvarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, oggi siamo chiamati a ratificare un Accordo voluto dal Governo Monti e dall'allora Ministro dell'interno Annamaria Cancellieri, quella delle telefonate ai suoi amici della famiglia Ligresti.
      A parte il contenuto dell'Accordo e nonostante abbiamo alcune preoccupazioni, anche condivise con alcuni colleghi qui in Aula, ci preme sottolineare anche la totale assenza di legittimità politica di quel Governo, deciso e messo in Italia direttamente dalla trojka per iniziare un percorso di distruzione della sovranità nazionale e popolare, iniziato con la legge Fornero e portato avanti da questi altri tecnocrati spietati, messi dalla Commissione europea, che stanno seguendo la stessa identica strada, oggi con il jobs Act e successivamente – speriamo di no – con il TTIP. Sono appunto tutte manovre architettate a Bruxelles e a Washington per fare perdere, appunto, allo Stato italiano la sovranità.
      Questo è importante ed è anche l'occasione, Presidente, per provare a fare un discorso, che può essere condivisibile o meno, ma è politico rispetto alla politica estera qui in Parlamento, anche perché discorsi del genere se ne fanno pochi. Soprattutto perché, purtroppo, non ci sono soltanto i trattati che, come lei sa, prevedono una ratifica da parte del Parlamento ed una quasi impossibilità di intervento da parte appunto del potere legislativo parlamentare. L'esempio dei trattati, in realtà, è quasi diventata la prassi per tutti gli atti che vengono poi votati in questo Parlamento, che è diventato un organo che non può più mettere bocca sulle scelte di un Governo, un organo che ratifica esclusivamente le scelte di un Governo che a sua volta, in maniera davvero incredibile ed assurda, ratifica scelte e decisioni prese a Bruxelles, a Francoforte, a Berlino e a Washington, perché di questo si tratta.
      Ripeto, nel merito dell'Accordo possiamo anche ritenerci sostanzialmente d'accordo, anche se preoccupa negli ultimi mesi la linea politica di Erdogan di totale contrasto di voci in dissenso all'interno.
      Ci preoccupa anche la possibilità che vi sia, da parte della Turchia e di Ankara, in questo momento la voglia e il desidero di contrastare soprattutto il dissenso in rete. Infatti, l'articolo 2 di questo Accordo, sul quale noi ci siamo astenuti perché viene mitigato dall'articolo 4, potrebbe anche mettere in pericolo la libertà di informazione e il contrasto delle politiche di Erdogan dal punto di vista interno e soprattutto in rete.
      Quello che, però, è opportuno che ogni tanto questo Parlamento possa fare – mi Pag. 63rivolgo a tutti i colleghi – è un ragionamento più complessivo sui cambi geopolitici che ci sono attualmente nel mondo e che chiaramente riguardano moltissimo Paesi come la Turchia, che è il nostro attuale partner per la ratifica di questo Accordo.
      Raramente si parla di politica estera e si prova a fare un discorso generale in quest'Aula, molto raramente. Il mondo dal 2012, nonostante il Governo Renzi, ma in generale tutta la Commissione europea non se ne rendano conto, sta cambiando. La pressione da parte degli Stati Uniti d'America – pressione alla quale noi supinamente obbediamo come cagnolini che scodinzolano – ha portato in pratica alla creazione di avamposti NATO ai confini con la Russia. Nessuno vuole stare dalla parte della Russia. Non eravamo certo noi ad utilizzare massicce dosi di viagra sul lettone di Putin o a dire che la dacia di Putin fosse il paradiso in terra, erano i membri di Forza Italia.
      Però è opportuno valutare... Quanto manca, Presidente ? C’è tempo ? Il discorso politico generale è importante...

      PRESIDENTE. No, no, lei ha tempo. Il mio sguardo non era relativo al tempo, se lei guardava il mio sguardo...

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Era un tentativo di censura...

      PRESIDENTE. Era una moral suasion...

      ALESSANDRO DI BATTISTA. L'abbiamo sviato... Ma ci siamo abituati.
      Le dicevo, non eravamo certo noi a fare queste azioni con Putin, però il modo in cui si sta comportando oggi l'Unione europea, sotto scacco, ubbidiente in maniera davvero vergognosa e inaccettabile agli ordini di Washington, sta punendo essenzialmente le nostre imprese. Come lei sa, siamo il secondo partner commerciale della Russia – soltanto nel 2013 mi pare che vi sono stati 13 miliardi di euro di esportazioni – e la sudditanza nei confronti degli Stati Uniti d'America ci sta colpendo in una fase di cambio sistematico.
      Ecco, oggi discutiamo di un Accordo per contrastare i fenomeni terroristi con la Turchia quando la Turchia, che fa parte della NATO, obiettivamente per quanto riguarda il fenomeno dell'ISIS si sta comportando in maniera piuttosto contraddittoria. Io vorrei leggere alcune righe del rapporto della Fondazione per la difesa delle democrazie. «Lo Stato islamico ha messo la Turchia e gli Stati Uniti in rotta di collisione. La Turchia si rifiuta di consentire alla coalizione di lanciare attacchi militari dal suo territorio. Il suo esercito si limita a guardare mentre la città curda di Kobane è assediata appena oltre i suoi confini. La Turchia ha negoziato direttamente con lo Stato islamico nell'estate del 2013 per liberare 49 turchi detenuti. In cambio, Ankara ha assicurato il rilascio di 180 combattenti dello Stato islamico, molti dei quali tornati sul campo di battaglia. Nel frattempo, il confine continua a servire come punto di transito per la vendita di petrolio, il trasferimento di armi e il flusso di combattenti stranieri. All'interno della Turchia, lo Stato islamico ha anche stabilito cellule per il reclutamento di militanti».
      Ecco, alla luce di questo, alla luce del fatto che siamo alleati con la Turchia e stiamo ratificando un Trattato, ma siamo, più che alleati, sudditi degli Stati Uniti d'America, come andrà avanti questo Trattato che ci stiamo apprestando a ratificare ? Avrà valenza, avrà valore tra qualche mese, nei confronti e davanti a vari cambi geopolitici così importanti ? Questo Parlamento dovrebbe occuparsi di come il mondo sta cambiando, non se ne occupa.
      Un po’ in Commissione lo stiamo ultimamente provando a fare e spesso poi, quando ci si confronta, su alcuni punti di vista ci si trova anche d'accordo e si trovano più punti di accordo che contrasti.
      Il Parlamento, l'Aula non lo fa. Il Parlamento non si rende conto del progetto South stream e della crisi di questo progetto, non si rende conto della vicinanza storica imposta, in pratica, quasi Pag. 64spinta dagli Stati Uniti d'America della Russia con la Cina, di un processo di depolarizzazione in atto nel mondo, portato avanti dai famosi Paesi BRICS, che stanno girando intorno poi al Washington Consensus e stanno creando un fondo monetario alternativo con gli Accordi di Fortaleza; non ci rendiamo conto che anche il canale di Panama lo stanno provando ad aggirare seguendo i loro interessi, dal loro punto di vista anche giustamente, costruendo un canale in Nicaragua; c’è l'accordo sino-russo in collaborazione con il Presidente Ortega, del Nicaragua; non ci rendiamo conto che ci sono colossi, in America latina, che stanno producendo un sistema comunque alternativo di vita complessiva e di gestione delle risorse economiche di solidarietà, che potrebbe essere un modello importante per i Paesi nel sud Europa.
      Tutto questo andrebbe trattato in questo Parlamento e le uniche occasioni sono le ratifiche appunto di trattati internazionali, come in questo caso con la Turchia.
      Noi daremo parere favorevole, nonostante crediamo che questo accordo in pratica, visti i cambi geopolitici ai quali assistiamo ed il Parlamento non tratta, sia fondamentalmente carta straccia.
      Ribadiamo che il terrorismo è un fenomeno da contrastare.
      Reputiamo che contrastarlo con le bombe in pratica sia un modo per rafforzarlo e non per contrastarlo e ringrazio la Presidenza per questo spazio di politica estera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

      GIUDITTA PINI. Presidente, non credo che sarò all'altezza di questa lezione di politica estera che ci ha preceduto, quindi sarò molto più breve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Chi mi ha preceduto ha premesso: «A parte il contenuto dell'accordo».
      Noi invece, proprio perché abbiamo letto il contenuto dell'accordo e siamo favorevoli non mi ripeterò, perché ho già spiegato prima i motivi per cui eravamo contro la sospensiva, quindi semplicemente dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2276)

      PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto, così evitiamo di tenere aperta la votazione troppo a lungo. Ognuno alla sua postazione, se possibile.
      Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n.   2276 , di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Marchi, Lavagno, Catalano, Bosco ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

      (S. 1241 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Turchia sulla lotta ai reati gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata, fatto a Roma l'8 maggio 2012 (Approvato dal Senato) (2276):

            (Presenti     398            
            Votanti     397            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     199            
                Hanno votato
    378                
                Hanno votato
no       19).                

      (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a esprimere parere favorevole).

Pag. 65

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1243 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, dell'8 luglio 1991, fatto a Città del Messico il 23 giugno 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 2279).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n.  2279: Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, dell'8 luglio 1991, fatto a Città del Messico il 23 giugno 2011.
      Ricordo che nella seduta del 2 dicembre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2279)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
      Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
      Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2279), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Carloni, Minnucci, Airaudo, Marcon, Covello, Lombardi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     403            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    403).                

      (Il deputato Mattarelli ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).

      Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2279), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Ventricelli, Massa...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     405            
            Votanti     404            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     203            
                Hanno votato
    404).                

      Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2279), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Placido, Sandra Savino, Sani, Simoni, Greco, Casellato...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     402            
            Maggioranza     202            
                Hanno votato
    402).                

Pag. 66

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 2279)

      PRESIDENTE. Passiamo all'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 2279). Avverto che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Anzaldi n.  9/2279/1 che, intervenendo in materia di sicurezza e di libertà di stampa in Messico, risulta estraneo per materia rispetto al contenuto del provvedimento che si limita ad intervenire in materia di doppie imposizioni fiscali, pur trattando comunque una materia meritevole certamente di attenzione. Non possiamo, però, metterlo in votazione poiché estraneo per materia. Quindi, è inammissibile.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2279)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico e chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord e chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vezzali. Ne ha facoltà.

      MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, annuncio anch'io il voto favorevole e chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, noi voteremo a favore e non consegneremo nemmeno il testo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

      PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, solo per annunciare il voto favorevole del Nuovo Centrodestra.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

      GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, Forza Italia voterà favorevolmente ricordando come ogni atto che ci può aiutare nella lotta all'evasione fiscale e all'elusione fiscale internazionale è un buon atto.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

      CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, quanto tempo ho per l'intervento ?

      PRESIDENTE. Dieci minuti.

      CARLO SIBILIA. Posso prendere anche quello degli altri che hanno rinunciato ?

Pag. 67

      PRESIDENTE. No, no. Colleghi, colleghi, prego, onorevole Sibilia.

      CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Non credo che mi dilungherò molto nell'argomentare il nostro voto favorevole, però adesso che ci penso forse è il caso di entrare un po’ più nel merito della questione perché nella ratifica del Protocollo che modifica la Convenzione tra l'Italia e il Messico, per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, si annida anche quello che poi è un tema molto caro all'Italia stessa e forse anche a questo Parlamento. Di fatto, qui si tratta di prevenire le evasioni fiscali che sono un po’ il tema fondante dell'accordo che, forse, giace tra questi partiti: il partito di Renzi che si accorda con uno che non è che evade il fisco, proprio è un frodatore fiscale, è uno che è proprio condannato in via definitiva per questo motivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sostanzialmente bisogna porre dei fari sia a livello...scusi, Presidente se si possono liberare i banchi del Governo...

      PRESIDENTE. Onorevole Pini... sottosegretario Giro, faccia parlare Zanetti con Pini e lei segua l'onorevole Sibilia... dividetevi il lavoro...

      CARLO SIBILIA. La questione è che sia il sottosegretario Zanetti che Giro sanno bene che sia il Ministero degli affari esteri sia il MEF sono coinvolti in questa situazione, quindi è importante che loro ascoltino.
      Come si diceva, questo Protocollo sostanzialmente tratta la modifica di una Convenzione del 1991 che necessita di alcune variazioni fondamentali. Il paragrafo a) modifica l'articolo 3 della Convenzione e introduce un'innovazione che, anche se di carattere meramente formale, tuttavia riteniamo comunque opportuna, relativa alla nuova denominazione dell'autorità competente per l'Italia, ovvero che diventa finalmente il Ministero dell'economia e delle finanze.
      Un'altra modifica importante che viene posta a questa Convenzione, che sostanzialmente costituisce la novità più rilevante del provvedimento, dispone, all'articolo 25 della Convenzione del 1991 già siglata, inerente lo scambio di informazioni tra le parti, una più ampia cooperazione tra le amministrazioni dei due Paesi. Quindi, cerchiamo di allargare lo spettro di questo articolo.
      In esso vi è inclusa, tra le altre cose, l'inopponibilità del segreto bancario, quindi il rafforzamento della cooperazione nella lotta all'evasione e l'adesione agli standard dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
      Chiaramente questo tipo di trattamento per noi è fondamentale ed è una modifica che, nel divenire di una nuova base giuridica che tende all'intensificazione della cooperazione amministrativa, è finalizzata, altresì, al consolidamento di quegli elementi utili ad includere il Messico nelle future white list dei Paesi aventi un regime fiscale conforme agli standard di legalità e trasparenza adottati dall'Unione europea.
      Questo tipo di modifica mi fa anche pensare sostanzialmente alle necessità che abbiamo di avere dei trattati che ci diano la possibilità di una trasparenza fiscale con degli Stati esteri come il Messico. Ci accaniamo sempre sui piccoli, come ha fatto anche ultimamente il Governo Renzi imponendo poi, in sostanza, un prelievo quasi forzoso – se lo vediamo in questo senso – verso le popolazioni alluvionate entro il 22 dicembre.
      Vale a dire, noi, da un lato, facciamo questi Accordi internazionali per combattere l'evasione fiscale e poi, dall'altro, ci andiamo ad accanire su quelle popolazioni alluvionate che posso immaginare essere quelle e del Piemonte, le popolazioni della Liguria che sono state colpite dalle inondazioni; a queste popolazioni il 22 dicembre gli viene chiesto di pagare tutto quello che era sospeso fino ad oggi.
      Diventa, quindi, veramente un'usura statale paragonabile all'usura bancaria. È impressionante il modo in cui lo Stato tratta i suoi cittadini. Quindi, metto in contrapposizione questo incredibile accanimento Pag. 68fiscale nei confronti dei nostri cittadini italiani e poi, invece, questo lassismo che determina la necessità di dover siglare nuovi protocolli fiscali con i Paesi esteri. Andiamo a cercare i soldi, mi verrebbe da dire, nelle tasche di chi c'e l'ha sul serio, di chi si è intascato i soldi per finanziare in maniera illecita i partiti con le tangenti ricevute per il Mose, per l'Expo, per la questione «mafia capitale» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Sono questioni fondamentali che, secondo me, entrano proprio nel merito, anche della ratifica di questo Protocollo internazionale. Il paragrafo c) di questo Protocollo, infine, stabilisce che l'entrata in vigore di tali norme avverrà trenta giorni dopo la data di ricevimento delle ultime notifiche con le quali gli Stati contraenti si informeranno reciprocamente del completamento delle procedure interne previste dai rispettivi ordinamenti.
      A quanto ci risulta e anche secondo la relazione tecnica, non dovrebbero esserci effetti diretti negativi per l'Erario, si attendono, invece, addirittura delle ricadute positive. Quindi, se dovessimo avere un gettito maggiore, grazie a questo tipo di trattati, suggerisco di investirlo per alleggerire la tassazione di quelle popolazioni che oggi si trovano in difficoltà. Ringrazio e annunzio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata La Marca. Ne ha facoltà.

      FRANCESCA LA MARCA. Presidente, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento di ratifica del Protocollo che modifica la Convenzione tra il Governo italiano e quello degli Stati messicani, un atto volto ad evitare le doppie imposizioni e a prevenire le evasioni fiscali. Anche se siamo in presenza di una ratifica di un Protocollo di modifica di una Convenzione dell'ormai lontano 1991, desidero esprimere a nome del mio gruppo la piena convinzione circa l'utilità di un simile strumento e l'auspicio che esso, al più presto, diventi pienamente operativo.
      Consegnerò, Presidente, il testo, comunque mi sia consentito di esprimere una particolare soddisfazione in qualità di eletta nella ripartizione che comprende anche il Messico, perché so quale evoluzione e dinamismo la nostra comunità, in quel Paese, stia da tempo manifestando e quanto sia sentita l'esigenza di essere assecondata in questo suo percorso di consolidamento e di ascesa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

      GAETANO NASTRI. Grazie Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e consegno il testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2279)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n.  2279, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Brandolin, Greco, D'Arienzo, Pizzolante.
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 69
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

      S. 1243 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati uniti messicani per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, dell'8 luglio 1991, fatto a Città del Messico il 23 giugno 2011 (Approvato dal Senato) (2279):

            (Presenti e votanti     411            
            Maggioranza     206            
                Hanno votato
    411).                

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa F.A.T.C.A. (Foreign Account Tax Compliance Act), con Allegati, fatto a Roma il 10 gennaio 2014, nonché disposizioni concernenti gli adempimenti delle istituzioni finanziarie italiane ai fini dell'attuazione dello scambio automatico di informazioni derivanti dal predetto Accordo e da accordi tra l'Italia e altri Stati esteri (A.C. 2577) (ore 16,15).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, n.  2577: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa F.A.T.C.A. (Foreign Account Tax Compliance Act), con Allegati, fatto a Roma il 10 gennaio 2014, nonché disposizioni concernenti gli adempimenti delle istituzioni finanziarie italiane ai fini dell'attuazione dello scambio automatico di informazioni derivanti dal predetto Accordo e da accordi tra l'Italia e altri Stati esteri.
      Ricordo che nella seduta del 2 dicembre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
      Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 2577).

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto lo pongo direttamente in votazione.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cani, Casellato, Galperti, D'Agostino...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     410            
            Votanti     345            
            Astenuti       65            
            Maggioranza     173            
                Hanno votato
    345).                

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative.Pag. 70
      Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto lo pongo direttamente in votazione.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino, Sandra Savino, Gribaudo, Vacca...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     409            
            Votanti     344            
            Astenuti       65            
            Maggioranza     173            
                Hanno votato
    344).                

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2577).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

      VINCENZO AMENDOLA, Relatore per la III Commissione. Presidente, sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.1 il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.1 lo pongo in votazione.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dadone, Saltamartini, Chaouki, Parrini, Pilozzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     414            
            Votanti     411            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     206            
                Hanno votato
      63                
                Hanno votato
no     348).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Luciano Agostini, Lavagno, D'Arienzo, Nizzi, Malisani, Di Benedetto...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     414            
            Votanti     337            
            Astenuti       77            
            Maggioranza     169            
                Hanno votato
    336                
                Hanno votato
no         1).                

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2577).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

      VINCENZO AMENDOLA, Relatore per la III Commissione. Presidente, sull'emendamento Pesco 4.1 il parere è contrario.

Pag. 71

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pesco 4.1.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Presidente, solo una parola che rivolgo al Governo. Noi alla fine, tra l'altro, ci asterremo su questa ratifica però, quanto meno, se le cose le fate, fatele bene, cioè date una definizione di informazioni che vanno trasmesse ma non date nessun tipo di vincolo temporale entro il quale queste vanno trasmesse o meno. Noi abbiamo presentato questo emendamento per dare questo limite temporale di 90 giorni, che sembra una cosa logica, altrimenti rimane tutto campato in aria e aleatorio. Ciò era nell'ottica di migliorare la ratifica in sé.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 4.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Vezzali, Ruocco, Rizzetto, Brescia, Romele, Totaro, Saltamartini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     413            
            Votanti     411            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     206            
                Hanno votato
      73                
                Hanno votato
no     338).                

      (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Lavagno, Colletti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     413            
            Votanti     331            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     166            
                Hanno votato
    319                
                Hanno votato
no       12).                

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2577).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

      VINCENZO AMENDOLA, Relatore per la III Commissione. Presidente, il parere sull'emendamento Manlio Di Stefano 5.2 è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manlio Di Stefano 5.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gadda, Mannino, Rampi, Distaso...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 72
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     415            
            Votanti     413            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     207            
                Hanno votato
      73                
                Hanno votato
no     340).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Greco, Gribaudo, Monchiero, Spadoni, Fantinati...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     417            
            Votanti     336            
            Astenuti       81            
            Maggioranza     169            
                Hanno votato
    333                
                Hanno votato
no         3).                

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gregori, D'Agostino, Bragantini, Villarosa, Alli...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     418            
            Votanti     337            
            Astenuti       81            
            Maggioranza     169            
                Hanno votato
    336                
                Hanno votato
no         1).                

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Carfagna, Paola Bragantini, Titti Di Salvo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     417            
            Votanti     336            
            Astenuti       81            
                Maggioranza     169                
                Hanno votato
    336).                

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dell'Aringa, D'Agostino, Stampo, Cenni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     419            
            Votanti     337            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     169            
                Hanno votato
    337).                

Pag. 73

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gregori, Civati, Ciracì, Pastorino, Fossati...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     419            
            Votanti     334            
            Astenuti       85            
            Maggioranza     168            
                Hanno votato
    334).                

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sani, Marti, Cozzolino, Greco...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     421            
            Votanti     337            
            Astenuti       84            
            Maggioranza     169            
                Hanno votato
    337).                

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 2577).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      VINCENZO AMENDOLA, Relatore per la III Commissione. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 11.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dell'Aringa, Albanella, Pes...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     422            
            Votanti     338            
            Astenuti       84            
            Maggioranza     170            
                Hanno votato
    338).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Pilozzi, Moscat, Nicchi, Donati, Segoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 74
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     422            
            Votanti     338            
            Astenuti       84            
            Maggioranza     170            
                Hanno votato
    338).                

      (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A – A.C. 2577), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ci siamo ? Nicchi, Savino, Vacca, Saltamartini. Saltamartini è a posto, Vacca anche. Lattuca.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     422            
            Votanti     340            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     171            
                Hanno votato
    340).                

      (La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame, contenente l'Accordo tra l'Italia e gli Stati Uniti per migliorare la tax compliance internazionale e per applicare la normativa F.A.T.C.A., fatto a Roma il 10 gennaio 2014, riveste un'importanza fondamentale sul piano finanziario internazionale e per fugare anche quelle incertezze che hanno condizionato e condizionano, in maniera rilevante, l'operato dell'industria finanziaria nell'approntamento di processi e procedure necessarie per la corretta applicazione della normativa F.A.T.C.A. dal 1o luglio 2014.
      Negli ultimi tempi gli effetti della crisi economica globale sul gettito fiscale dei singoli Paesi hanno accelerato la necessità di porre in essere adeguati strumenti per la lotta all'evasione fiscale internazionale, individuando nella cooperazione amministrativa tra Stati, con al centro lo scambio di informazioni, lo strumento più efficace per contrastare tale fenomeno.
      La normativa F.A.T.C.A. americana impone agli istituti finanziari esteri di registrarsi presso l'autorità fiscale statunitense, Internal Revenue Service (IRS), e stipulare all'occorrenza un accordo con il quale l'istituto finanziario si impegna a identificare, tra i conti correnti che ha in gestione, quelli intestati a soggetti statunitensi e a comunicare periodicamente all'IRS tutte le informazioni relative alle relazioni con tali soggetti.
      Di fatto, anche per la vastità delle economie coinvolte, con questo provvedimento si pone una pietra angolare nel settore della lotta alla frode e all'evasione fiscale cross-border, anche nella prospettiva di una futura implementazione della piattaforma tecnologica a livello OCSE. Infatti, sulla base degli accordi F.A.T.C.A., gli Stati contraenti si impegnano a scambiare informazioni finanziarie con l'obiettivo di assicurare la tax compliance transfrontaliera e di rendere effettiva la trasparenza fiscale nei rapporti tra le amministrazioni finanziarie coinvolte.
      Gli accordi F.A.T.C.A. hanno rappresentato la base per lo sviluppo, a livello Pag. 75OCSE, di un modello comune e condiviso per lo scambio automatico di informazioni. Esso comporta la trasmissione sistematica e periodica, dallo Stato della fonte allo Stato di residenza, di un insieme di informazioni finanziarie relative a determinati contribuenti.
      Di conseguenza, con l'Accordo bilaterale in questione le amministrazioni finanziarie italiane dovranno trasmettere all'Internal Revenue Service informazioni di carattere fiscale concernenti soggetti residenti o cittadini americani intestatari di conti correnti in Italia e gli USA, da parte loro, forniranno all'Agenzia delle entrate informazioni sui soggetti residenti in Italia che, però, sono in possesso di conti correnti negli Stati Uniti.
      Tra i principali benefici connessi agli accordi F.A.T.C.A., oltre alla reciprocità dei flussi informativi, assumono particolare rilevanza: l'esenzione dalla ritenuta del 30 per cento, prevista dalla disciplina F.A.T.C.A., sui pagamenti di fonte statunitense; la generale semplificazione degli oneri di adempimento per gli intermediari finanziari dei partner F.A.T.C.A., che dovranno rapportarsi con l'amministrazione finanziaria nazionale e non con quella americana.
      L'aumento della mobilità dei capitali assieme a quello delle operazioni transfrontaliere, in un contesto di globalizzazione economica in cui si assiste ad un'internazionalizzazione di strumenti finanziari con caratteristiche sempre più complesse, ha determinato un indebolimento dell'efficacia dei controlli fiscali attualmente posti in essere dall'amministrazione dello Stato. Di conseguenza, riteniamo che l'estensione ed il rafforzamento della collaborazione amministrativa tra Stati in materia fiscale, attuando uno scambio automatico di dati, sia uno strumento indispensabile per i tempi odierni, al fine di prevenire e reprimere l'evasione fiscale ed assicurare le giuste entrate nelle casse dello Stato nella prospettiva di aiutare, con il maggiore gettito, la ripresa economica.
      Non entro nel merito dell'articolato, già ben illustrato dal relatore, ma voglio sottolineare come l'Accordo in questione si inserisca, in linea con le iniziative promosse a livello OCSE, Unione europea e di G20, nel quadro delle azioni tese a rafforzare i meccanismi di lotta all'evasione fiscale internazionale, che spesso sfrutta le lacune esistenti tra le normative fiscali degli Stati e la mancanza di scambio di informazioni.
      Inoltre, l'adozione del modello standard di scambio di informazioni bancarie e finanziarie che è sotteso alla normativa F.A.T.C.A., alla quale ha già aderito, oltre a diversi Paesi europei di notevole rilevanza, anche la Confederazione elvetica, potrebbe costituire il terreno fertile per il riavvio del dialogo fiscale con la Svizzera, anche nella prospettiva dell'emersione dei capitali nascosti nel forziere elvetico dai cittadini italiani.
      Dunque, in questa prospettiva e per favorire il diffondersi della cultura della legalità fiscale, ci apprestiamo a dare il nostro voto favorevole alla ratifica.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, quello che abbiamo all'esame è un provvedimento abbastanza complesso, non a caso è stato assegnato in sede referente non solo alla Commissione affari esteri, ma anche alla Commissione finanze, ed è qui presente, in qualità di rappresentante del Governo, il sottosegretario per l'economia e le finanze Enrico Zanetti, anche se in questo momento è impegnato.

      PRESIDENTE. Onorevole Carbone e sottosegretario Zanetti, scusateci, ma è meglio che il sottosegretario possa ascoltare.

      GIANLUCA PINI. Capisco che siamo in dichiarazione di voto, quindi eventualmente i chiarimenti sui dubbi che abbiamo sono legittimi. Chiaramente il F.A.T.C.A., inizialmente, tecnicamente serve in maniera prevalente agli Stati Uniti ad evitare l'elusione fiscale per i cittadini Pag. 76statunitensi o comunque residenti negli Stati Uniti mediante l'utilizzo di sistemi off shore al di fuori.
      Quindi, il fatto che anche gli Stati Uniti, che comunque hanno un sistema fiscale e di controlli molto rigido e sicuramente molto più efficiente e molto più immediato del nostro, anche nei rimborsi di ciò i contribuenti devono avere e non solo in ciò che devono dare, vadano in qualche modo a cercare di stringere accordi bilaterali per cercare di tamponare l'elusione o l'evasione fiscale attraverso appunto sistemi off shore, la dice lunga sulla complessità che questo tipo di manovre richiede. Quindi, sulla carta il F.A.T.C.A. serve prevalentemente ad evitare elusione ed evasione nei confronti di cittadini o residenti negli Stati Uniti, però nella relazione si dice – e poi questo non è stato neanche chiarito in fase di dibattito – che servirebbe anche al nostro Paese, però non si dice come.
      Noi – ripeto – non ci opporremo sicuramente all'approvazione della ratifica di questo Trattato, ci mancherebbe altro, però ci sono dei passaggi che non ci sono chiari. Quindi, facendola molto breve e consegnando il resto del testo del mio intervento, non ci sono stati chiariti quali sono i benefici per la nostra parte contraente, cioè per lo Stato italiano. Soprattutto vi è l'impostazione generale del fatto che quasi si voglia far passare culturalmente che la qualità dei beni e dei servizi che vengono resi all'interno di uno Stato siano direttamente proporzionali alla capacità di contrastare l'evasione e l'elusione fiscale. Non è propriamente così; è un sistema un pochettino più complesso.
      Il fatto che noi ci asteniamo sul voto finale non è contro lo specifico tecnico del Trattato, che ci sta bene e sta bene non solo con gli Stati Uniti, ma con qualsiasi altro Stato che abbia una democrazia compiuta, che abbia un sistema fiscale addirittura più evoluto del nostro; quello che non ci sta bene è proprio l'approccio culturale che continua ad essere, secondo noi, alla base delle vessazioni che il nostro Stato fa nei confronti dell'imprenditoria, dei piccoli artigiani, ma anche del cittadino semplicemente dipendente, che è sempre chiamato a dover dimostrare di non aver sbagliato, quando in realtà dovrebbe essere lo Stato a dimostrare in primis se ha sbagliato e dove ha sbagliato. Ma in seconda battuta – e questo magari è un tema che va sviluppato in altre sedi, ma non ci stancheremo mai di dirlo – dovrebbe magari dare una collaborazione iniziale. A nostro avviso, infatti, sarebbe importante, visto che si parla tanto della riforma del fisco, dei controlli, di tutto il resto – e la stessa dottoressa Orlandi ci pare avere un atteggiamento più dialogante fra il fisco e i contribuenti – magari mettere in piedi non solo delle task force di controllo, che ci vogliono, ma anche, come dire, una sorta di consulenti preventivi da parte dell'Agenzia delle entrate o della Guardia di finanza, che possano in qualche modo aiutare le aziende a non sbagliare.
      Infatti, tante volte arrivano delle legnate, come elusione e tutto il resto, da errori formali, che, però, spesso e volentieri, rischiano di mettere in ginocchio delle aziende che hanno posti di lavoro e tutto il resto. Quindi noi, ripeto, nell'aspetto tecnico ci stiamo, non voteremo assolutamente contro, però, proprio per l'impostazione caratteriale, diciamo così, che è stata data alla relazione di questo provvedimento, ci asterremo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.

      GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Noi di Scelta Civica, ovviamente, siamo favorevoli ad adottare questo Accordo. Siamo d'accordo in quanto è un provvedimento che ci pone all'avanguardia rispetto ad altri Stati. Un analogo provvedimento è già stato approvato in Francia, in Germania, in Spagna e nel Regno Unito, quindi è un provvedimento che ci allinea sulla trasparenza globale, di cui noi di Scelta Civica siamo, ovviamente, fautori.
      Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce Pag. 77al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Ho sempre pensato che il vero limite della globalizzazione fosse avere reso liberi i capitali di muoversi in tutto il mondo, mentre i cittadini, le persone venivano inchiodate alla terra con regole come quelle di cui abbiamo parlato questa mattina a proposito del regolamento Dublino III.
      E, fra tutti questi capitali che si muovono perennemente in giro per il mondo, ne esiste una parte non piccola, che viene stimata in 30 trilioni di dollari – una cifra immensa –, che è una parte sotterranea, che si muove ad un unico scopo: quello di occultarsi al fisco e alla giustizia del proprio Paese. Ecco, noi oggi parliamo esattamente di questa parte nel ratificare il F.A.T.C.A., ovvero la legge voluta dalla prima amministrazione Obama nel 2010, e voluta, non a caso, nel contesto dell’Hiring Incentives to Restore Employment Act, ovvero, letteralmente, «legge di incentivo alla ripresa occupazionale».
      Come a dire che, nel ragionare sul lavoro perso nella crisi, negli Stati Uniti ci si preoccupava di chi avesse occultato all'estero i propri patrimoni e i propri redditi, sfuggendo, in questo modo, alle proprie responsabilità verso la collettività. Gli Stati Uniti escono così, per la prima volta, dalla logica degli accordi bilaterali in termini di comunicazioni finanziarie, che erano stati, naturalmente, sempre elusi o rifiutati da Paesi abituati a prosperare sulla garanzia del segreto bancario.
      Gli Stati Uniti adottano, invece, una legge unilaterale che impone forti sanzioni a quegli istituti bancari, ovunque situati, che si rifiutino di aderire agli obblighi introdotti dal F.A.T.C.A. Certo, non può sfuggire che gli Stati Uniti, nel fare questo, siano stati facilitati dalla loro condizione oggettiva di prima potenza globale, e quindi credibile nella propria facoltà sanzionatoria, però questo nulla toglie, dal mio punto di vista, all'importanza dell'atto.
      Cosa prevede, infatti, questo Accordo che noi oggi andiamo a ratificare, dopo che dal 1o luglio ha già cominciato a produrre i suoi effetti ? Prevede che esista un obbligo per le banche italiane di comunicare in automatico all'Agenzia delle entrate, che provvederà, poi, a girare le informazioni all’Internal Revenue Service, anagrafiche, saldi e rendite generati da tutti i conti detenuti nel territorio italiano da contribuenti statunitensi, siano essi persone fisiche o giuridiche, purtroppo ad eccezione delle fiduciarie.
      Per contribuente statunitense si intende chiunque abbia la cittadinanza o la carta verde di quel Paese. Si introducono, quindi, in questo modo, due innovazioni fondamentali: la prima è che si supera l'interesse per la residenza fiscale, interessandosi alla totalità delle posizioni nazionali e rimandando ad un esame successivo la compensazione delle doppie imposizioni; la seconda è che si passa dalla vecchia prassi delle informazioni inviate su richiesta dell'amministrazione fiscale al nuovo principio dello scambio automatico di informazioni, che impedisce, o dovrebbe impedire, qualsiasi pratica elusiva da parte delle banche, come quelle messe in atto precedentemente, per esempio, dalle banche svizzere, che poi, di fatto, hanno originato questa innovazione normativa.
      Va sottolineato qui che la gestione di una tale mole di dati non è priva di oneri, al punto che l'opposizione repubblicana obiettò allora, fra le altre cose, presunti maggiori costi superiori alle eventuali nuove entrate che il F.A.T.C.A. avrebbe generato, ipotizzando fino a 800 milioni di euro annui il costo di gestione del sistema. Questo va ricordato in particolare a chi in questo Paese continua a spacciare la favola che le riforme, anche quelle epocali, possano essere fatte a costo zero, senza investire in risorse umane, tecnologiche e organizzative.Pag. 78
      E, comunque, vale anche e soprattutto la risposta che l'amministrazione Obama diede, ricordando che, quando si parla di tax compliance, non ci si può limitare ad un astratto calcolo di partita doppia, ma si deve tenere conto, in primo luogo, di un effetto deterrente generale, per cui, se si ritenga più difficile evadere il fisco, lo si farà meno, e, in secondo luogo, fondamentale, si tratta di un principio di giustizia.
      Ammesso che lo sia mai stato, non è infatti più tollerabile che, in un momento di crisi perdurante, di disoccupazione esplosiva, di disuguaglianze mai viste, ci sia anche chi possa continuare a negare al fisco quanto dovuto, con la complicità di Stati che fanno dell'omertà e del parassitismo fiscale la propria bandiera. Quindi, scambio reciproco e automatico di informazioni, e penale del 30 per cento sulle transazioni con controparte statunitense per chi non si adegui. Va sottolineato anche che l'adozione del FATCA da parte di un Paese come gli Stati Uniti, e la determinazione con cui si è condotta la sua applicazione, portando poi alla Accordo con la Svizzera, è stata, di fatto, di stimolo sul piano globale, portando l'OCSE e l'UE e ragionare in termini simili, anche se tardivamente e, dal mio punto di vista, con incomprensibili dilazioni nei termini di prima applicazione. Si pensi, infatti, che il Common Reporting Standard, adottato finora da 51 Paesi a partire dal maggio 2014, che si basa su un meccanismo di scambio automatico di informazioni, esattamente nello stesso stile del FATCA, produrrà i suoi effetti, a quanto pare, non prima del 2017.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      GIOVANNI PAGLIA. Non si capisce veramente come, e perché, si debbano attendere tre anni, in un momento di crisi fiscale come quello che stiamo affrontando, per arrivare ad un risultato che per molti dei Paesi aderenti è già realtà oggi, proprio nei rapporti bilaterali con gli Stati Uniti. Per essere chiari, noi oggi abbiamo un accordo con gli USA, la Svizzera ha lo stesso accordo con gli USA, ma noi non riusciamo ancora ad avere un accordo con la Svizzera, nonostante i Governi italiani continuino a darci reiterate assicurazioni che questo verrà fatto, e sarà importante che vengo fatto, visto che a questo è appeso anche la legge sul rientro dei capitali dall'estero che abbiamo approvato. D'altronde, si deve ricordare che quando parliamo di Unione europea parliamo di quello spazio che ha accettato che Paesi come Lussemburgo all'interno del suo stesso spazio fiscale, fino a ieri, continuassero a fare accordi unilaterali, in questo caso addirittura con dei singoli Stati. Noi, quindi, fondamentalmente, diamo un giudizio positivo su questo provvedimento, non solo per quello che è, ma per quello che ha rappresentato, in generale, in un cambiamento importante delle relazioni internazionali sul piano fiscale. Crediamo, e vorremmo, che fosse di stimolo anche rispetto all'Italia, per fare di più nel rapporto con i paradisi fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

      PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà

      GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, il voto di Forza Italia è sicuramente favorevole. Questo provvedimento ci dimostra quanto seri siano gli americani nella lotta all'evasione, quindi deve essere per noi un provvedimento esemplare su come dobbiamo fare la lotta all'evasione internazionale, andando a monitorare ovunque, in tutte le giurisdizioni, i nostri cittadini. Sicuramente questo atto avrà anche una ricaduta favorevole, perché c’è l'obbligo di scambio di informazioni, per cui laddove gli americani dovessero entrare in possesso di nomi dei cittadini italiani che Pag. 79hanno operato all'estero in modo poco trasparente, c’è l'obbligo di comunicazione alla nostra amministrazione. Di conseguenza, posso solo dire che è un atto positivo per l'Italia e, in quanto tale, non possiamo che essere favorevoli e sostenerlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, questo Accordo concluso tra Italia e USA, firmato dai due Governi il gennaio 2014, si pone l'obiettivo di contrastare congiuntamente l'evasione fiscale internazionale e definisce l'applicazione dei rapporti finanziari tra i due Paesi, con le disposizioni normative introdotte negli USA, nello stesso anno, mediante il FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act). Il FATCA, infatti, è un complesso di disposizioni che individua precisi obblighi di identificazione, e di comunicazione, da parte degli intermediari finanziari esteri in relazione ai rapporti finanzieri intrattenuti con la clientela statunitense. In mancanza di tempestiva e corretta applicazione di tali obblighi, da parte delle predette istituzioni finanziarie, verrà applicata una trattenuta del 30 per cento su ogni reddito di provenienza statunitense che affluisca verso queste istituzioni.
      L'Accordo intergovernativo reca i seguenti benefici per le istituzioni finanziarie italiane: l'esenzione dalla ritenuta del 30 per cento sui pagamenti di fonte statunitense percepiti dalle istituzioni finanziarie italiane e la conseguente eliminazione dell'obbligo, per tali istituzioni, di stipulare separati accordi individuali di natura contrattuale con le autorità fiscali statunitensi; la rimozione degli ostacoli giuridici all'assolvimento degli obblighi previsti dal FATCA. Ad esempio, l'obbligo di chiusura dei conti dei clienti che non consentono la divulgazione delle informazioni che li riguardano; la riduzione e la semplificazione degli organi amministrativi attraverso, ad esempio, l'allineamento dei requisiti di identificazione della clientela alle regole della normativa antiriciclaggio; le istituzioni finanziarie italiane saranno sollevate dall'obbligo di effettuare ritenute del 30 per cento, in quanto queste verranno operate soltanto da intermediari, che già hanno assunto tale responsabilità primaria ai fini del qualified intermediaries.
      L'Accordo reca anche benefici per l'amministrazione finanziaria italiana in chiave antievasione internazionale. Infatti prevede che a fronte delle informazioni che vanno fornite da parte italiana agli USA la parte statunitense si impegni a fornire all'Italia le informazioni che vengono attualmente raccolte dall'amministrazione finanziaria americana, nonché a raggiungere in futuro livelli equivalenti nello scambio di informazioni.
      Mi sono soffermato sul questo ultimo capoverso proprio perché è il motivo per il quale siamo contrari a questa ratifica, perché si dice che il Governo americano sostanzialmente si impegna a fornire in futuro pari dati di quelli che invece chiede a noi oggi nell'Accordo. Nello specifico l'Accordo prevede l'introduzione degli obblighi di comunicazione da parte delle istituzioni finanziarie italiane – quindi banche, poste, intermediari finanziari e società fiduciarie – all'Agenzia delle entrate. Il contenuto e i termini per le comunicazioni all'Agenzia delle entrate delle suddette informazioni sono stabilite con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze. Su questo punto, quindi sull'introduzione degli obblighi di comunicazione da parte dell'Agenzia delle entrate, il MoVimento 5 Stelle aveva proposto un emendamento, che è stato bocciato anche poc'anzi in Aula, che chiedeva una tempistica per queste comunicazione di novanta giorni. Infatti, come dicevamo prima, nonostante siamo contrari, una volta che fate una ratifica fatela bene. Se chiedete delle informazioni chiedete anche dei tempi per avere queste informazioni o per dare queste informazioni. Avevamo proposto novanta giorni. Bocciato !Pag. 80
      Obblighi di adeguata verifica e di acquisizione di dati relativi ai conti finanziari di pertinenza sia di un soggetto non residente fiscalmente in Italia sia di un cittadino statunitense ovunque residente fiscalmente, nonché di alcuni pagamenti corrisposti a istituzioni finanziarie non partecipanti. Anche a questo impegno avevamo apportato un emendamento, anch'esso bocciato, che chiedeva ai nostri istituti finanziari che le generalità trasmesse del legale rappresentante fossero chiarite e in particolare dei soggetti statunitensi che non sono persone fisiche. Ma anche questo tipo di emendamento è stato respinto.
      Inoltre l'Accordo prevede la possibilità per le istituzioni finanziarie di trasmettere i dati e la documentazione dei titolari dei conti ad altre istituzioni finanziarie del medesimo gruppo ovvero a fornitori terzi di servizi, nel caso in cui a tali soggetti vengano delegati gli obblighi di adeguata verifica, acquisizione e comunicazione. In più si prevede un obbligo di applicazione di un prelievo del 30 per cento sui proventi di fonte statunitense corrisposti alle istituzioni finanziarie non partecipanti.
      Ora, per così dire, a cappello – perché il MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre detto – è favorevole ad ogni forma di trasparenza, specialmente quella finanziaria sulla quale si sono creati veri danni economici per i Paesi – ancora una volta rimaniamo basiti dalle finezze che negli accordi che facciamo troviamo ogni volta. Avevamo proposto un emendamento, che era quello più importante, che voleva assicurare l'effettiva reciprocità dello scambio di informazioni, considerato che tra la lettera a) e la lettera b) dell'articolo 2 dell'Accordo si evidenzia una evidente disparità tra ciò che è tenuta ad ottemperare l'Italia, in relazione ad ogni conto statunitense, e ciò che invece viceversa è tenuta a darci l'amministrazione americana in termini di informazioni. Anche questo emendamento è stato respinto, ma lo voglio chiarire un po’ per fare capire a tutti cosa è stato respinto.
      Vi avevo sottolineato, all'inizio del mio discorso, il fatto che l'Accordo prevedesse che in futuro si raggiungesse un livello paritario di scambio di informazioni. Perché è stato specificato ? Perché oggi questo non è previsto.
      Sostanzialmente noi andremo incontro agli Stati Uniti, garantendogli di poter avere un prelievo del 30 per cento nei confronti dei cittadini statunitensi che hanno dei beni in Italia e che non dichiarano questi beni all'amministrazione americana, ma non otteniamo lo stesso tipo di trattamento da parte degli Stati Uniti. Ora io mi chiedo se è un problema del Ministero, che non ha spinto in tal senso, se è un problema degli accordi di Governo, che non ha spinto in tal senso, o, molto più probabilmente, se è il classico problema: coloro i quali avessero sentito la mancanza di un ulteriore atto di sudditanza nei confronti degli Stati Uniti sono stati accontentati. Questa è un'ulteriore dimostrazione di una rinuncia da parte del Governo del PD a ridare a questa nazione un briciolo non solo di sovranità, ma anche di dignità.
      Questo è lo stesso esatto copione – perché poi a volte sleghiamo le cose – che abbiamo visto fino ad oggi: gli Stati Uniti comandano di entrare in guerra in Afghanistan e noi obbediamo; comandano l'acquisto degli F-35 e noi li acquistiamo; comandano il TTIP e questo Governo ci porterà dentro al TTIP; comandano il MUOS e accettiamo il MUOS; ci mettono un centinaio di bombe atomiche in Italia e ce le facciamo mettere senza problemi; il Dal Molin; le sanzioni alla Russia per puntare sul gas di scisto le pagano gli imprenditori italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse anche noi tra cinquantatré anni avremo un futuro Obama che, come ha fatto ieri con Cuba, dirà: oggi siete liberi. Noi aspettiamo quel momento per sentirci davvero liberi dalla sudditanza americana che ci avete imposto.
      Per questo motivo, per la differenza di allineamento di informazioni che otterremo e perché non vogliamo più essere schiavi degli Stati Uniti, ma sovrani del Pag. 81nostro destino, voteremo contrariamente a questa ratifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

      MARCO DI MAIO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, la lotta all'evasione fiscale da molti anni, da sempre direi, è una delle priorità di tutti i Governi, indipendentemente dal colore politico, dallo Stato di riferimento. A fare la differenza, però, sono gli atti, i fatti, le decisioni concrete che vengono assunte, nella consapevolezza anche che oggi più che mai non bastano decisioni a livello nazionale, ma serve portare avanti accordi anche a livello internazionale.
      Ecco perché l'atto che andiamo oggi a ratificare è una importante novità nella lotta contro la grande evasione fiscale, quella che grava sui bilanci pubblici, sull'andamento dell'economia, ed è la grande evasione internazionale. Il FATCA è uno strumento decisivo per scardinare quello che forse è il muro principale dietro il quale si schierano i grandi capitali che vengono occultati al fisco, ed è il segreto bancario. Questo Accordo lo fa stabilendo un sistema di reciprocità alla pari nello scambio di informazioni tra Stati Uniti ed Italia, che peraltro avviene – lo dico per chi ha sollevato delle critiche sui tempi – una volta l'anno, entro il nono mese dell'anno fiscale di riferimento, e non c’è un flusso continuo e immediato di informazioni; questo anche per semplificare le procedure che devono essere adottate, senza per questo sacrificare la sicurezza delle informazioni.
      Il segreto bancario è la grande barriera che, a partire da questo Accordo, già ratificato e approvato negli Stati Uniti nel 2010, abbiamo cominciato ad abbattere superando un tabù che in questi anni ha consentito a pochi di nascondere ingenti capitali, talvolta anche provenienti da attività criminose, facendone pagare il prezzo alla stragrande maggioranza della popolazione. È grazie a questo passo compiuto dagli Stati Uniti e all'iniziativa portata avanti da 5 grandi Paesi europei come Francia, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia si è riusciti a estendere l'iniziativa anche a importanti istituzioni multilaterali come il G20, il Global Forum e l'OCSE.
      Il contrasto all'evasione fiscale è stato uno dei tratti distintivi del semestre europeo di Presidenza italiana, che ha avuto il merito di saper accelerare in maniera convinta e determinata sulla condivisione di uno standard internazionale per lo scambio di informazioni bancarie e finanziarie, valido e applicabile per tutte le giurisdizioni fiscali dei Paesi aderenti. È il Common Reporting Standard, il cosiddetto CRS, nato nel febbraio di quest'anno, che consente lo scambio automatico di informazioni fra i Paesi che ne fanno parte.
      Il 29 ottobre il Global Forum di Berlino è stata l'occasione per la firma dell'Accordo, mentre il G20 di Brisbane, a metà novembre, anche su impulso molto forte dell'Italia, ha adottato questo standard tra gli Stati appunto del G20. Un Protocollo firmato anche dalla Svizzera, che si è impegnata ad adottarlo dal 2018, data che auspichiamo possa essere anticipata grazie all'imminente Accordo bilaterale tra Italia e Svizzera, peraltro favorito anche dalla recente approvazione definitiva della legge sul rientro dei capitali, che introduce, tra l'altro, anche il reato di autoriciclaggio.
      E poi pochi giorni fa – per citare un ulteriore e importante risultato ottenuto dalla Presidenza italiana del semestre europeo – l'ultima riunione dell'Ecofin ha fissato due traguardi molto significativi. Il primo è la direttiva comunitaria che di fatto elimina il segreto bancario in Europa, introducendo l'obbligo dello scambio di informazioni a tutti i tipi di redditi depositati nelle banche.
      L'altro è un passo avanti fondamentale per il contrasto alla grande evasione, che, emendando il regolamento esistente sulle società madri, impedisce che complesse architetture contabili consentano di far passare i redditi prodotti dalle multinazionali nell'affiliata che si trova nel Paese a condizioni fiscali più convenienti. Insomma, uno strumento più efficace per Pag. 82superare la concorrenza fiscale all'interno degli Stati europei, che è uno dei grandi obiettivi che il nostro continente si deve dare.
      L'accordo FATCA che oggi andiamo a ratificare va dunque a rafforzare le iniziative che il Governo e il Parlamento, in maniera sinergica, con un lavoro positivo, hanno portato avanti e stanno portando avanti e continueremo a portare avanti in questa legislatura, anche in sede europea, dove si gioca la vera partita, non solo del contrasto all'evasione fiscale, ma anche del ritorno alla crescita per il nostro continente e per la nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2577)

      PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di prendere posto.
      Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n.  2577: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati Uniti d'America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa F.A.T.C.A. (Foreign Account Tax Compliance Act), con Allegati, fatto a Roma il 10 gennaio 2014, nonché disposizioni concernenti gli adempimenti delle istituzioni finanziarie italiane ai fini dell'attuazione dello scambio automatico di informazioni derivanti dal predetto Accordo e da accordi tra l'Italia e altri Stati esteri, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Pilozzi, Colletti, Fusilli, Gandolfi, Gigli ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     370            
            Votanti     354            
            Astenuti       16            
            Maggioranza     178            
                Hanno votato
    288                
                Hanno votato
no       66).                

      (I deputati Scuvera, Malpezzi, Iori, Piazzoni, Rotta e Carlo Galli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione della proposta di legge Cenni ed altri: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare (A.C. 348-A); e dell'abbinata proposta di legge Verini (A.C. 1162) (ore 17,05).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del deputato Cenni ed altri, n.  348-A: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa del deputato Verini, n.  1162.
      Ricordo che nella seduta del 10 dicembre 2014 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
      Avverto che lo schema recante la nuova ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame del provvedimento è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Esame degli articoli – A.C. 348-A).

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.
      Le Commissioni I (Affari costituzionali), e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia.Pag. 83
      In particolare, il parere della Commissione bilancio (vedi allegato A – A.C. 348-A) reca alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
      Avverto che prima dell'inizio della seduta sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Benedetti 1.5, 2.1, 3.5, 5.1, 8.2, 8.3, e 15.01; Lupo 1.4, 1.6, 6.2, 15.1 e 15.02; Caon 2.10, 6.10, 6.11, 6.12, 7.10, 11.10, 15.010, 15.011.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa non ritirata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Mura 1.10, altrimenti il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

      PRESIDENTE. Relatore di minoranza Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Mura 1.10.

      PRESIDENTE. Relatore di minoranza Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Mura 1.10.

      PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Mura 1.10 è stato testé ritirato.
      Passiamo, dunque, direttamente alla votazione dell'articolo 1.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Giuliani, Incerti, Di Lello, Saltamartini, Marco Di Maio, Verini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     379            
            Maggioranza     190            
                Hanno votato
    377                
                Hanno votato
no         2).                

      (Il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa non ritirata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lupo 2.2, a condizione che venga così riformulato: al comma 2, lettera b), dopo le parole «di riferimento», aggiungere la seguente: «naturalizzate».

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
      Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

Pag. 84

      PRESIDENTE. Relatore di minoranza Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Lupo 2.2, come riformulato dal relatore per la maggioranza.

      PRESIDENTE. Relatore di minoranza Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento Lupo 2.2, come riformulato dal relatore per la maggioranza.

      PRESIDENTE. Prendo atto che i proponenti accolgono la riformulazione. Passiamo, quindi, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lupo 2.2, nel testo riformulato con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Murer, Ciprini, D'Attorre...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     389            
            Votanti     388            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     195            
                Hanno votato
    388).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Massa, Sandra Savino, Elvira Savino, Palma, Paola Bragantini, Marantelli, Simone Valente...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     383            
            Votanti     382            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     192            
                Hanno votato
    382).                

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa non ritirata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

      PRESIDENTE. Relatore Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Signor Presidente, non ho capito l'emendamento.

      PRESIDENTE. È un fuori sacco, è una condizione posta dalla Commissione bilancio ai sensi dell'articolo 81 con riferimento alla copertura.

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole.

Pag. 85

      PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ventricelli, Savino, Tancredi.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     388            
            Votanti     387            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    387).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Gigli, Elvira Savino, Lainati, Ventricelli, D'Agostino, Oliaro, Letta.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Mi dispiace, è colpa mia, onorevole Lainati, pensavo che fosse a posto.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     386            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    385                
                Hanno votato
no         1).                

      (Il deputato Lainati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malisani, Ghizzoni, Tartaglione, Di Lello, D'Agostino.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     387            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    387).                

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5. Ricordo che l'unica proposta emendativa ad esso presentata è stata ritirata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Massa, Pastorino, Burtone.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti  392            
            Maggioranza     197            
                Hanno votato
    392).                

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativaPag. 86non ritirata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 6.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

      PRESIDENTE. Onorevole Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole.

      PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Amendola, Ventricelli, Albanella, Totaro, Terzoni.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     389            
            Maggioranza     195            
                Hanno votato
    389).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Nizzi, Gigli, Tripiedi, Capua.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     385            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato
    385).                

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7. Ricordo che l'unica proposta emendativa ad esso presentata è stata ritirata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Tartaglione, Capua, Zoggia, Colletti, Prataviera.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     389            
            Votanti     375            
            Astenuti       14            
            Maggioranza     188            
                Hanno votato
    375).                

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).Pag. 87
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, sull'emendamento Caon 8.10 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'emendamento Caon 8.11 il parere è contrario. Sugli emendamenti Lupo 8.13 e 8.14 il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

      PRESIDENTE. Relatore Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Presidente, sull'emendamento Caon 8.10 e 8.11 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Lupo 8.13 e 8.14 ci rimettiamo all'Assemblea.

      PRESIDENTE. Relatore Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Presidente, sull'emendamento Caon 8.10 il parere è contrario. Sugli emendamenti Caon 8.11, Lupo 8.13 e 8.14 il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento Caon 8.10. Prendo atto che si insiste per la votazione. Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 8.10, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore Zaccagnini e il parere favorevole del relatore Caon.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Sarti.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     384            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato
      30                
                Hanno votato
no     354).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 8.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Fanucci, Massa, Rizzetto, D'Agostino, Piepoli.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     382            
            Votanti     314            
            Astenuti       68            
            Maggioranza     158            
                Hanno votato
      37                
                Hanno votato
no     277).                

      (La deputata Terzoni ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lupo 8.13, con il parere favorevole di Commissione e Governo, favorevole del relatore Zaccagnini e con il relatore Caon che si rimette all'Aula.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Stumpo, Altieri, Santerini...
      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 88
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     383            
            Votanti     372            
            Astenuti       11            
            Maggioranza     187            
                Hanno votato
    370                
                Hanno votato
no         2).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lupo 8.14, con il parere favorevole di Commissione e Governo, favorevole del relatore Zaccagnini e con il relatore Caon che si rimette all'Aula.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Carrozza, Patriarca, Duranti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     390            
            Votanti     385            
            Astenuti         5            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato
    371                
                Hanno votato
no       14).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Rotta, Taranto, Colletti...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     391            
            Votanti     309            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     155            
                Hanno votato
    308                
                Hanno votato
no         1).                

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      D'Agostino, Di Lello, Rotta, Marantelli, Tidei, Letta...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     387            
            Votanti     386            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    386).                

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, sull'emendamento Caon 10.10 il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Onorevole Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

      PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini ?

Pag. 89

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 10.10, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lenzi, Amato...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     386            
            Maggioranza     194            
                Hanno votato
    140                
                Hanno votato
no     246).                

      (La deputata Terzoni ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Cozzolino, Ventricelli, Borghi, Lorefice, Locatelli, Tofalo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     391            
            Maggioranza     196            
                Hanno votato
    390                
                Hanno votato
no         1).                

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Squeri 11.1.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Onorevole Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Presidente, ci rimettiamo all'Aula.

      PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Presidente, il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Squeri 11.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

      LUCA SQUERI. Presidente, solo per motivare questo emendamento che in realtà vuole tutelare la ratio della legge che tende a promuovere la biodiversità agro-alimentare. Proprio in tal senso si intende però non introdurre discriminazioni tra i produttori agricoli locali che, senza il concetto di modica quantità, appunto sarebbero avvantaggiati rispetto ai distributori che invece sono onerati da vincoli molto complessi da rispettare, tra l'altro proprio in termini di sicurezza della qualità del prodotto. Per cui il voler mantenere il concetto di modica quantità è nel rispetto della ratio del provvedimento, senza però introdurre elementi discriminatori.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Squeri 11.1, con il parere contrario Pag. 90della Commissione, del Governo e del relatore Zaccagnini, mentre il relatore Caon si rimette all'Aula..
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Terzoni...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     381            
            Votanti     296            
            Astenuti       85            
            Maggioranza     149            
                Hanno votato
      33                
                Hanno votato
no     263).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      D'Agostino, Colletti, Albanella, Carinelli, Sbrollini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     382            
            Votanti     381            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     191            
                Hanno votato
    362                
                Hanno votato
no       19).                

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Palma, Frusone, Tancredi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     385            
            Maggioranza     193            
                Hanno votato
    385).                

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Caon 13.10.

      PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento 13.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento?

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Parere favorevole. Sull'emendamento Squeri 13.2 la Commissione esprime parere contrario.
      La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Tentori 13.11.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Onorevole Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'emendamento a mia firma 13.10 e sull'emendamento 13.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Esprimo parere contrario sull'emendamento Squeri 13.2 e parere favorevole sull'emendamento Tentori 13.11.

Pag. 91

      PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Caon 13.10 e sull'emendamento 13.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Squeri 13.2 ed esprimo parere favorevole sull'emendamento Tentori 13.11.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 13.10, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Colletti, Monchiero, Invernizzi...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     379            
            Votanti     310            
            Astenuti       69            
            Maggioranza     156            
                Hanno votato
    310).                

      (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, che deve intendersi evidentemente riferito al testo del comma 1 dell'articolo 13, come risultante a seguito dell'approvazione dell'emendamento Caon 13.10.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lavagno, Borghi, Locatelli, Di Lello, Piccione...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     372            
            Votanti     366            
            Astenuti         6            
            Maggioranza     184            
                Hanno votato
    366).                

      Passiamo alla votazione dell'emendamento Squeri 13.2.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

      LUCA SQUERI. Grazie Presidente. Anche in questo caso non capisco perché il Governo esprima parere contrario su un emendamento che vuole proprio dare pieno compimento a quello che l'articolo 13 prevede, cioè la promozione da parte del Ministero, delle comunità del cibo e delle biodiversità agraria e alimentare, però poi quando si va a parlare di accordi previsti in questa dinamica, si parla di accordi che possono avere come oggetto anche la realizzazione di forme di filiera corta di vendita diretta. E questa è una forma che prevede l'esclusione di operatori importanti come, per esempio, i commercianti e gli artigiani.
      Per cui la formulazione dell'emendamento vuole far sì che la promozione della comunità del cibo e della biodiversità sia piena, senza escludere, ripeto, operatori che hanno piena dignità di farne parte.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Squeri 13.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del Pag. 92relatore di minoranza Caon mentre il relatore di minoranza Zaccagnini si rimette all'Assemblea.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Ci siamo ? Sorial, Giachetti, Mauri. Ci siamo ?
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     378            
            Votanti     296            
            Astenuti       82            
            Maggioranza     149            
                Hanno votato
      39                
                Hanno votato
no     257).                

      (Il deputato Pastorelli ha segnalato di aver erroneamente votato a favore e che avrebbe voluto votare contro).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tentori 13.11, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lavagno, Piepoli. Ci siamo ? Covello; Covello è a posto. Non vedo altre mani alzate...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     378            
            Votanti     374            
            Astenuti         4            
            Maggioranza     188            
                Hanno votato
    374).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malisani, Piepoli, Ghizzoni, Folino, Ventricelli, Chaouki, Grassi, Locatelli, Sorial, Monchiero. Provi. Ci siamo ? Sorial ha votato, sì...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     378            
            Maggioranza     190            
                Hanno votato
    378).                

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A ).
      Poiché la proposta emendativa riferita all'articolo 14 è un articolo aggiuntivo, porrò prima in votazione l'articolo 14.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Malisani, Ventricelli, Paola Bragantini, Oliverio, Camani. Non vedo altre mani alzate...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     373            
            Votanti     362            
            Astenuti       11            
            Maggioranza     182            
                Hanno votato
    362).                

      Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo Lupo 14.01.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere favorevole.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 93

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

      PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Presidente, esprimo parere favorevole.

      PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore di minoranza, Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Presidente, esprimo parere favorevole.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lupo 14.01, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Lodolini, Valiante. Non vedo altri; hanno votato tutti.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti e votanti     379            
            Maggioranza     190            
                Hanno votato
    379).                

(Esame dell'articolo 15 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Caon 15.10.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

      PRESIDENTE. Onorevole Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caon 15.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Greco, Gasparini, Locatelli, Mauri, Paola Bragantini...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     377            
            Votanti     376            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     189            
                Hanno votato
    107                
                Hanno votato
no     269).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Greco, Cani, Ghizzoni...Pag. 94
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     376            
            Votanti     359            
            Astenuti       17            
            Maggioranza     180            
                Hanno votato
    357                
                Hanno votato
no         2).                

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Di Lello, Massa, Tidei...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     380            
            Votanti     379            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     190            
                Hanno votato
    379).                

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 17.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Se l'onorevole Fiano si scosta, riesco anche a vedere l'onorevole Fiorio.

      MASSIMO FIORIO, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 17.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Onorevole Caon ?

      ROBERTO CAON, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Onorevole Zaccagnini ?

      ADRIANO ZACCAGNINI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e dei relatori di minoranza.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Carra, Pilozzi, Giorgis, Invernizzi, Berlinghieri...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     377            
            Votanti     322            
            Astenuti       55            
            Maggioranza     162            
                Hanno votato
    322).                

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 95

      Di Lello, Basso, Folino...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

            (Presenti     376            
            Votanti     374            
            Astenuti         2            
            Maggioranza     188            
                Hanno votato
    374).                

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 348-A).
      Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.  9/348-A/1 in quanto pur essendo...

      PRESIDENTE. No, mi dia solo il parere, guardi, le motivazioni...

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Va bene, No è che è ampiamente accoglibile nella sostanza, ma è improprio inserirlo in questa proposta di legge.
      Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rondini n.  9/348-A/2, mentre accoglie l'ordine del giorno Matteo Bragantini n.  9/348-A/3 a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo nel dispositivo l'espressione «a valutare l'opportunità di».
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Invernizzi n.  9/348-A/4 a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo nel dispositivo l'espressione «a valutare l'opportunità di», mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Grimoldi n.  9/348-A/5.
      Il Governo accoglie l'ordine del giorno Allasia n.  9/348-A/6 a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo nel dispositivo l'espressione «a valutare l'opportunità di», mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Caon n.  9/348-A/7.
      Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Parentela n.  9/348-A/8.
      Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Benedetti n.  9/348-A/9 se riformulato espungendo il secondo capoverso della premessa cioè dalla parola «valutata» fino alla parola «habitat», mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gagnarli n.  9/348-A/10.

      PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.9/348-A/1 sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

      PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno e mi piacerebbe sapere come mai c’è un invito al ritiro, magari se il Viceministro può darmi una spiegazione in più.

      PRESIDENTE. Signor Viceministro, io c'ho provato... Prego.

      ANDREA OLIVERO, Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. E infatti io avrei voluto approfondire, perché immaginavo che fosse necessario. Il tema è assolutamente importante, è in relazione alla situazione grave del sistema apistico, che sta vivendo la apicoltura italiana, in particolare sottolinea l'urgenza di un intervento rispetto al tema della Aethina Tumida, questo coleottero infestante che è giunto nel nostro Paese e che sta provocando grandi danni. Io credo che noi su questo tema dobbiamo intervenire, certamente stiamo intervenendo. Proprio in Pag. 96questi giorni si sono susseguite due riunioni di tutto il settore presso il Ministero della salute. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha convocato un tavolo per l'inizio di gennaio sulla stessa materia, anche per venire incontro a questa questione, ma riteniamo che sia necessario affrontarla in maniera più organica e ne riterremmo estraneo l'inserimento in questo proposta di legge. L'apicoltura è certamente una parte della biodiversità, ma non ci pare congrua la materia rispetto al tema che stiamo affrontando in questo momento.

      MAURO PILI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Prendo atto che anche l'onorevole Tripiedi chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.9/348-A/1.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

      PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, chiedo che questo ordine del giorno venga posto in votazione e intervengo solamente per dire al Governo che io prendo atto che si sta attivando il Ministero delle politiche agricole, rispetto al Ministero della salute, che dovrebbe essere più incisivo su questa vicenda e, purtroppo, non lo è stato, ma poi qui si tratta di indennizzare gli apicoltori perché non solo hanno avuto la beffa di ritrovarsi questo coleottero a causa di una scarsa attenzione a fronteggiare alle frontiere questi parassiti che vengono introdotti nel nostro Paese ogni giorno, ma oltre a ricevere questo trattamento del bruciamento degli apiari, sono state fregati due volte, sia per l'introduzione del coleottero, sia per la procedura non corretta da parte della regione Calabria, in questo caso, e della regione Sicilia.
      Quindi mi sembra più che opportuno cercare di attivarsi urgentemente per procedere a indennizzare questi agricoltori.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n.  9/348-A/1, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Morani, Fitzgerald Fissoli... aspettiamo i colleghi... Donati che sta salendo...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     359            
            Votanti     349            
            Astenuti       10            
            Maggioranza     175            
                Hanno votato
    114                
                Hanno votato
no     235).                

      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n.  9/348-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n.  9/348-A/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n.  9/348-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Grimoldi n.  9/348-A/5, con il parere contrario del Governo.
      Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n.  9/348-A/5, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 97

      Massa, Malisani, Ventricelli, Di Lello... Malisani ancora non riesce a votare... non vedo altri... Placido...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     360            
            Votanti     290            
            Astenuti       70            
            Maggioranza     146            
                Hanno votato
      46                
                Hanno votato
no     244).                

      Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n.  9/348-A/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caon n.  9/348-A/7, con il parere contrario del Governo.
      Passiamo, dunque, ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caon n.  9/348-A/7, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Piras, Ventricelli, Pilozzi... sbloccate la postazione dell'onorevole Pilozzi... ecco, adesso sì... non vedo altri mani alzate...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

            (Presenti     365            
            Votanti     362            
            Astenuti         3            
            Maggioranza     182            
                Hanno votato
    124                
                Hanno votato
no     238).                

      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Parentela n.  9/348-A/8, accettato dal Governo.
      Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Benedetti n.  9/348-A/9, accettato dal Governo, purché riformulato.

      SILVIA BENEDETTI. Signor Presidente, scusi, chiedo ancora di sapere la riformulazione brevemente.

      PRESIDENTE. Un attimo, non mi ricordo nemmeno io... sì, consisteva nell'espungere il punto 2 della premessa.

      SILVIA BENEDETTI. Va bene.

      PRESIDENTE. Prendo dunque atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Benedetti n.  9/348-A/9, accettato dal Governo, purché riformulato.
      Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gagnarli n.  9/348-A/10 accettato dal Governo.
      È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

      ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, esprimo il voto favorevole della componente socialista e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

      MARIO SBERNA. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione Pag. 98in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

      ADRIANO ZACCAGNINI. Signora Presidente, io mi prendo il mio tempo, dato che abbiamo fatto anche il lavoro emendativo in Commissione e abbiamo alleggerito il lavoro d'Aula, qui.
      La biodiversità agroalimentare è semplicemente una parte della biodiversità naturale, ma è certamente quella più importante per la nostra sopravvivenza e quella che ci riguarda da più vicino. Ebbene sì, tutelare la biodiversità dall'erosione continua è una questione di sopravvivenza per l'umanità. Meno diversità equivale a meno ricchezza e a meno ecotipi, equivale a meno possibilità che l'evoluzione naturale possa proseguire e creare nuove specie e piante.
      Negli ultimi decenni la biotecnolgia è andata così avanti che ci stiamo trasformando in sopraffattori di tutta la dimensione biologica in cui siamo immersi: noi, unica specie che annienta le altre. Abbiamo annientato interi ecosistemi nel giro di pochi decenni. Sono vicine all'estinzione non solo specie animali che magari non abbiamo mai visto né conosciuto, ma anche quelle più conosciute e vicine a noi.
      L'arroganza umana è ancora troppo grande affinché la tecnologia possa essere esclusivamente utilizzata con il buon senso e non anche a fini personali e di parte. Servono regole certe e tutele, bilanciamenti contro la sopraffazione senza limite. Tutto ciò, con la spinta della globalizzazione senza regole, sta portando all'erosione di un patrimonio, quello biologico, quello della vita, costituitosi in migliaia di anni.
      Oggi le minacce alla biodiversità sono tante, dalla deforestazione dell'Amazzonia a quella nel sud est asiatico per la produzione di olio di palma – in quelle foreste c’è un'altissima concentrazione di biodiversità – all'inquinamento dei mari con plastiche e metalli pesanti e la diminuzione drastica del pescato nel Mediterraneo, pensiamo solo al tonno rosso.
      In agricoltura una delle minacce più grandi è certamente quella dell'utilizzo massiccio di pesticidi, che uccidono una parte dei parassiti indesiderati, ma allo stesso tempo sterilizzano i suoli dalla benefica microbiologia che crea vita e humus, uccidono i predatori naturali dei parassiti e inquinano le nostre falde acquifere. Serve più lotta biologica e più agroecologia, non più chimica nel nostro piatto.
      Ma per tornare alla biodiversità agroalimentare, quella relativa al cibo, la minaccia forse più evidente, anche se non la più incisiva, è quella degli OGM, che negli ultimi decenni hanno costituito un cambio epocale. I contadini non sono più proprietari delle sementi e sono ricattati dalle multinazionali produttrici di sementi. I benefici sbandierati che con gli OGM si utilizzano meno pesticidi contro i parassiti sono falsità. Negli Stati Uniti, infatti, l'esperienza ci ha mostrato come dopo qualche anno gli agricoltori sono costretti a tornare ad utilizzare i pesticidi in maniera massiccia – ovviamente quando si fa uso di monocolture, quando si adotta il metodo monocolturale –, addirittura in modo raddoppiato, se non triplicato.
      La nostra agricoltura, quella europea e ancor di più quella italiana, è caratterizzata dalla ricchezza delle specificità agroalimentari, peculiarità che hanno reso famosa la nostra cucina in tutto il mondo. Ma senza un'adeguata tutela al made in Italy – termine che non mi piace, ma che rende bene l'idea per fare un discorso generalista – non potremmo mantenere questo primato e non potremmo costituirci capofila in Europa per una politica agricola sempre più rivolta alla sostenibilità e ad un modello produttivo più in sintonia con il rispetto dell'ambiente.
      Proprio in queste settimane si definisce una modifica alla direttiva europea per la coltivazione degli OGM che permette ad ogni Stato membro di vietare gli OGM. Finalmente ! Anche perché il decreto moratoria, Pag. 99che tutti noi abbiamo indicato a maggio 2013 come un atto necessario per tutelare la nostra agricoltura, va in scadenza a febbraio 2015.
      Il mio impegno in questo senso può vedere una parziale soddisfazione, perché purtroppo la nuova formulazione lascia spazio ad alcuni Paesi membri europei di coltivare OGM grazie a norme di coesistenza. Ma ci tengo a precisare che fra OGM e coltivazioni biologiche o tradizionali non ci può essere coesistenza. Il polline viaggia e contamina. Inoltre, il trasferimento genetico avviene anche attraverso il sottosuolo, come recenti studi scientifici ci hanno dimostrato. Come questi studi ci hanno dimostrato non ci può essere coesistenza.
      Io credo che se vogliamo continuare a portare avanti un modello agricolo europeo non basato su monocolture devastanti per la biodiversità e l'occupazione in agricoltura abbiamo il dovere di sostenere non solo un'Italia libera da OGM, ma un'Europa libera da OGM. Le aree OGM free implicano che ce ne saranno altre coltivate ad OGM e questo non può essere un accordo digeribile. Le aree OGM free non possono essere una previsione accettabile per il nostro Paese e per tutta l'Europa. Infatti, si tratta di un accordo concluso in un'ottica autoreferenziale di breve respiro.
      Breve respiro, questo sembra avere la Terra, mercificata, finanziarizzata, trasformata in bene finanziario di rifugio, sottratta alle comunità locali nei quattro angoli del pianeta e arraffata da persone e lobby prive di alcuna umanità e rispetto per chi coltiva le terre dei propri antenati da secoli, se non millenni, che coltiva varietà antiche e locali, che tramanda la biodiversità agroalimentare alle generazioni future.
      Il fenomeno del land grabbing, l'arraffamento di terre, è in aumento a causa dei nuovi stili alimentari che Paesi come India e Cina stanno assumendo. Comportamenti alimentari che hanno mutuato dal consumismo occidentale che ha devastato la biodiversità, comportamenti che se non rivediamo ci porteranno all'omologazione dei prodotti alimentari e ad un cibo sempre più spazzatura. E per noi italiani – lo dico senza alcun spirito patriottico perché non mi appartiene, ma per contestualizzare – sarebbe un dramma, una sconfitta, la perdita di un patrimonio inestimabile ed irrecuperabile. Per questo, per dare a tutti quegli agricoltori la possibilità appunto di coltivare in maniera libera e di scambiare le sementi, abbiamo lavorato in Commissione per questo testo.
      Non si può scegliere un modello di sviluppo energivoro, sviluppista e consumista, non si può abdicare alla propria sovranità alimentare; bisogna continuare a coltivare sementi locali di generazioni in generazione; abbiamo la responsabilità di creare politiche che promuovano le reti di libero scambio delle sementi in barba alla Monsanto, alla Dupont ed alle multinazionali che vogliono mercificare quello che invece è un bene comune, il cibo.
      Voglio ammonire tutti i colleghi, qui in aula, soprattutto quelli che hanno votato una mozione poche settimane fa, a favore del TTIP, perché non ci sono controbilanciamenti che tutelino da un'insensata deregolamentazione. State consegnando il nostro patrimonio agroalimentare al modello statunitense, a quel modello economico e politico che ha creato l'omologazione del cibo, che ha creato il cibo spazzatura, che ha generato un'obesità nella popolazione senza limiti, che non fa prigionieri e per controllare la politica internazionale non si fa scrupoli nel devastare il nostro pianeta, il nostro cibo e nel distruggere culture ancestrali e comunità locali pacifiche, con tutto il loro bagaglio di semi e razze animali, ricette e tradizioni culinarie differenti.
      E noi siamo in grado non solo di apprezzare tutto questo a tavola, ma siamo ancora in grado di modificare questo sistema di sviluppo a partire dalla dimensione e dalla politica agricola.
      Questa legge ha di buono che ribadisce il diritto al libero scambio degli agricoltori, agevola la commercializzazione e definisce a livello nazionale gli agricoltori custodi, ovvero coloro che continueranno a offrirci cibi che ci riportano ai sapori antichi e Pag. 100genuini, alle tradizioni delle nostre terre di provenienza, alla nostra radice culturale.
      L'apporto di SEL è stato dato in Commissione, dove c’è stato un proficuo lavoro fra tutti i gruppi. In particolare abbiamo voluto mettere l'accento sulla parte del testo relativa all'impossibilità della brevettabilità delle varietà e razze che verranno inserite nell'Anagrafe nazionale della biodiversità agroalimentare. Abbiamo lavorato affinché la dicitura fosse chiara e con chiari riferimenti alle ratifiche dei trattati internazionali in materia. Affinché la brevettabilità anche di una parte estrapolata da una varietà vegetale, una sola molecola per intenderci, non possa divenire l’escamotage per poi creare una nuova varietà vegetale, ma in pratica identica a quella madre, che poi può essere brevettata e fatta oggetto di privatistica.
      Per questo credo che il testo che stiamo per votare sia un testo positivo.
      Sarebbero state possibili altri migliorie certamente, ma quello che a noi interessa è la sostanza, la ciccia e in questi casi è quanto mai importante assicurarsi che nel piatto ci sia un buon nutrimento, genuino, locale e che si collega indissolubilmente ad un modello agroalimentare che promuove la giustizia sociale e la giustizia ambientale in questo mondo, così ferito, ma così pieno di ricchezza.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

      ROSANNA SCOPELLITI. Signora Presidente, intervengo solamente per annunciare il voto favorevole del gruppo Area Popolare e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Faenzi. Ne ha facoltà.

      MONICA FAENZI. Presidente, dichiaro il voto favorevole su questo provvedimento, complimentandomi con la Commissione agricoltura, perché l'insieme di norme contenute costituiscono veramente la tutela della biodiversità agraria-alimentare del nostro Paese, oltre a riprendere naturalmente quei principi internazionali ormai diffusi dalle varie convenzioni. Credo sia un buon inizio di lavoro per l'Italia. Anch'io consegnerò il mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Benedetti. Ne ha facoltà.

      SILVIA BENEDETTI. Presidente, io farò il mio intervento. Chiedo scusa se magari qualche collega non apprezzerà, ma per una volta che si parla di agricoltura in Aula e di un argomento come la biodiversità, che può sembrare un argomento un po’ naif, un po’ nostalgico, eccetera, credo invece che sia giusto porre l'accento sull'importanza che ha questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La discussione sulla biodiversità di interesse agrario e alimentare, – non ci stancheremo mai di dirlo ed è importante che ciascuno di noi lo capisca – non ha nulla di bucolico e di fantasioso e questo lo possiamo capire anche dalle osservazioni che ci hanno portato gli stessi enti di ricerca. In Italia abbiamo degli enti di ricerca che lavorano su questo argomento e non è certo lavorare su cose che non esistono. E l'importanza di questo argomento e della biodiversità appunto agraria e alimentare la possiamo capire anche dalle ultime ricerche in materia di agroecologia e dai risultati che queste ricerche hanno prodotto. Occuparsi di biodiversità è molto, molto empirico, e molto, molto collegato con l'aspetto produttivo e sostenibile dell'agricoltura. Ad esempio, c’è un tipo di ricerca riguardante la gestione integrata delle comunità di piante infestanti e parassiti e questa ricerca ha dimostrato che l'agrobiodiversità a vari livelli può contribuire allo sviluppo di sistemi colturali sostenibili nella gestione generale e dei parassiti.Pag. 101
      Cosa significa, in poche parole ? Significa che ottimizzando le interazioni tra tutti gli organismi viventi si riesce, ad esempio, ad evitare il proliferare di erbacce, parassiti e malattie, magari con minore ricorso all'uso dei fitofarmaci. Come sappiamo, ci troviamo sempre in questo dilemma: produzione, produttività dell'agricoltura e sostenibilità ambientale di quello che usiamo per produrre i nostri prodotti agricoli. Un altro esempio molto pratico: l'introduzione di strisce di fiori selvatici intorno ai campi coltivati può contribuire a sostenere insetti benefici per la coltura e questo significa che tali insetti attaccano i parassiti della coltura stessa. La semina, ad esempio, di queste strisce di fiori attorno ad alcuni campi di pomodori biologici nella zona di Grosseto ha agito come coltura trappola per insetti succhiatori di linfa e portato ad un aumento del parassitismo sugli afidi. Allo stesso tempo, quindi, abbiamo i danni alle colture da parte di insetti succhiatori linfa e i danni alle foglie da parte di lepidotteri che sono risultati inferiori nei terreni vicino alle strisce di fiori seminati, soprattutto nelle prime fasi della stagione di crescita.
      E questo esempio chiarisce la doppia valenza dell'agricoltura. Attualmente l'agricoltura ha seguito la direzione della monocoltura intensiva, con varietà estremamente specializzate. L'ho già ricordato in sede di discussione di questa proposta di legge. Nonostante in ambito vegetale ci siano moltissime specie commestibili per l'uomo, i tre grandi dei cereali sono frumento, mais e riso. I miglioramenti apportati a queste tre specie vegetali attraverso gli incroci e la selezione sono il risultato dell'intenso sforzo della ricerca scientifica degli anni Sessanta e Settanta e l'ottimizzazione della loro coltivazione ha risposto fino al 60 per cento della richiesta mondiale di proteine e di calorie. Ma adesso abbiamo un problema. Adesso abbiamo il problema che le rese di queste varietà stanno diminuendo e, probabilmente, dato il cambiamento climatico, che non è più un sospetto, ma è accertato, inizieranno il declino per il 2030. Inoltre, la monocoltura si accompagna all'inquinamento per l'alto uso di fertilizzanti e di insetticidi, all'erosione dei suoli e alla monotonia degli agroecosistemi.
      Per questo, ben venga la ricerca di nuovi sistemi agricoli. Noi abbiamo bisogno di trovare nuove tipologie di agricoltura, come l'agricoltura integrata, che pensa all'ambiente come a un sistema che lavora tutto insieme. Nulla lavora singolarmente. O l'agricoltura biologica, biodinamica e tutte quelle che trovano delle alternative agli input chimici che vanno sull'ambiente perché la biodiversità coltivata in questo tipo di agricoltura è molto maggiore rispetto all'agricoltura intensiva e perché consente appunto un impatto ridotto a livello ambientale.
      Sappiamo benissimo che il concetto di biodiversità agricola non è nuovo, forse è nuovo qui, per alcuni di noi, magari, che non trattano queste materie; in realtà, è un argomento di vent'anni fa: già vent'anni fa veniva riconosciuta l'importanza della biodiversità agricola con la Convenzione sulla biodiversità e col Trattato internazionale sulle risorse genetiche vegetali per l'alimentazione e l'agricoltura. L'Italia arriva purtroppo in ritardo, sinora chi ha governato avrebbe dovuto dare prima sostegno concreto all'adesione dell'Italia a questi Trattati.
      Quindi, col cambiamento climatico, tutelare la nostra biodiversità è una corsa contro il tempo. Ben venga questa proposta di legge per il coordinamento delle iniziative per la tutela della biodiversità già prese dalle regioni in maniera indipendente e dal Mipaaf, quando ha proclamato le linee guida per la biodiversità, anche se questo, purtroppo, avviene in maniera tardiva e non sistematica.
      Ben venga, quindi, questa proposta di legge, anche se come MoVimento 5 Stelle abbiamo dovuto un po’ insistere quando abbiamo voluto delle definizioni precise nel testo: stiamo normando un ambito tecnico, laddove, se parliamo di «risorse genetiche locali» dobbiamo essere precisi, altrimenti ne va dell'applicabilità della legge.
      Perciò abbiamo insistito per inserire il concetto di specie naturalizzata, dando un Pag. 102limite temporale a specie alloctone non invasive, che mantengono una popolazione sul nostro territorio; abbiamo insistito perché il concetto «per lungo tempo» non trova spazio come concetto scientifico, né come concetto applicabile dagli addetti ai lavori. Abbiamo anche dovuto insistere per dare giusto risalto al concetto di biodiversità microbica. Sembra un vezzo, ma non lo è: ciò che ci è stato sottolineato dagli enti di ricerca competenti in materia di biodiversità è stata proprio l'importanza della biodiversità microbica.
      Non si può parlare di biodiversità agraria e alimentare senza considerare i microrganismi, tra cui i funghi, i batteri, i lieviti, che sono rilevanti per l'agroindustria. Cito un esempio, quello delle collezioni di microrganismi che vengono tutelati per il settore lattiero-caseario, oppure per il settore enologico. Quindi, questi microrganismi, che ci sembrano tanto lontani, in realtà, sono molto più connessi alla nostra alimentazione di quanto crediamo.
      Un'altra cosa: i microrganismi sono rilevanti anche per l'agroenergia, per il mantenimento del suolo. L'agricoltura produttiva passa anche per questo, per l'azione patogena nei confronti degli insetti, insetti che possono essere dannosi per le colture: quindi sta a noi andare a scoprire a cosa servono.
      Poi, non possiamo non rilevare in questa proposta di legge la mancanza della tutela delle specie selvatiche progenitrici delle varietà coltivate: avevamo chiesto una modifica in tal senso. La selezione sistematica delle specie selvatiche è quella che ci ha portato, ad oggi, ad avere specie coltivate adatte alle esigenze della nostra agricoltura e dell'alimentazione umana; tuttavia, abbiamo un distanziamento genetico della specie coltivata dal suo progenitore selvatico.
      Questo che cosa significa ? È un vulnus, perché il progenitore selvatico è una fonte di diversità genetica e, quindi, può fornire eventualmente, può diventare la fonte per dei caratteri genetici che potrebbero permetterci di sviluppare nuove varietà, che abbiano una maggior resistenza a patologie, magari, importate, oppure che abbiano una maggior adattabilità al cambiamento climatico.
      Non possiamo non rilevare la mancanza di parametri che valorizzino le esperienze e le capacità proprie di chi esercita da tempo attività di custodia del materiale genetico e che, quindi, lo inseriscano certamente nella rete di tutela della biodiversità.
      Tutelare la biodiversità non è qualcosa di statico, non è una visita al museo, è qualcosa di vivo, di attuale, di produttivo. Perciò, assolutamente, vogliamo che la tutela della biodiversità coinvolga in primis gli agricoltori che già da tempo operano per la riscoperta o l'individuazione delle risorse genetiche locali, quelli che lo fanno nonostante tutte le difficoltà che possono incontrare in questo campo.
      Infine, ci trova contrari la costituzione di un nuovo comitato di cui all'articolo 8, perché già esiste un Comitato permanente per le risorse genetiche: è stato istituito con un decreto del 2009. Non vorremmo perciò che il comitato istituito con questa legge rischiasse di diventare un nuovo poltronificio. Purtroppo abbiamo bisogno di conservare le banche del germoplasma, più che le poltrone.
      Noi abbiamo rilevato questi vulnus. Sappiamo benissimo che questo provvedimento è necessario, almeno diamo una cornice nazionale al lavoro fatto sinora dalle regioni, dagli enti, dagli agricoltori. L'unica cosa che ci preme è che, appunto, questo è un primo passo per la tutela della nostra biodiversità agraria e alimentare, siamo famosi nel mondo per questo. Il fatto è che non ci va bene come unico passo e, quindi, assolutamente, lavoreremo per migliorare quello che abbiamo prodotto oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cenni. Ne ha facoltà.

      SUSANNA CENNI. Grazie Presidente. Colleghi, consegnerò il testo integrale della mia dichiarazione di voto ma qualche Pag. 103minuto intendo prenderlo, perché non sono molte le leggi di iniziativa parlamentare che arrivano in quest'Aula, soprattutto in materia di agricoltura.
      Ieri, un importante quotidiano nazionale riportava che alcuni ricercatori italiani criticavano pesantemente la decisione che l'Unione europea sta assumendo, anche grazie al ruolo del nostro Governo, in materia di OGM. È noto da sempre che sulla materia ci sono posizioni diverse nella comunità scientifica, ma mi ha colpito la sintesi di quella pagina: «non fermate quella ricerca, perché dobbiamo aiutare le piante a sopravvivere»; e poi seguiva un lungo elenco di possibili interventi, fra i quali la possibilità – cito testualmente – di non avere ticchiolature nelle mele.
      Sappiamo tutti che la FAO ha stimato una perdita della nostra biodiversità, negli ultimi cent'anni, in una cifra vicino al 75 per cento delle cosiddette specie alimentari principali, che noi oggi abbiamo poco più di 120 specie di piante coltivate che forniscono il 90 per cento degli alimenti, ma sono solo dodici le specie vegetali e cinque quelle animali che forniscono più del 70 per cento dei nostri alimenti. Io credo che il tema, oggi, più che non fermare quella ricerca per aiutare le piante a sopravvivere, sia invertire la rotta.
      Allora credo che con il testo che andiamo ad approvare stiamo provando a fare questo, nelle nostre possibilità, con le nostre competenze, stando dentro ad un contesto disegnato dai trattati internazionali e, per fortuna, da alcuni indirizzi comunitari che sono stati anche modificati. Stiamo tentando di far questo: invertire la rotta della perdita della biodiversità, perché la biodiversità o la si tutela o la si perde per sempre, non c’è modo di recuperarla.
      Stiamo dando il nostro contributo a questa nuova strada. Lo siamo facendo con un contributo attivo, lo stiamo facendo individuando possibilità di tutele e anche strumenti per crescere, per costruire progetti di sviluppo economico locale.
      Questo percorso è iniziato alcuni anni fa. Noi nel 2010, come Partito Democratico, abbiamo depositato per la prima volta un testo di legge costruito con competenze, con saperi, con l'esperienza preziosa degli agricoltori custodi, di tante associazioni come Slow Food, il mondo agricolo, il mondo ambientalista. Oggi ci troviamo ad approvare un testo che io credo migliorato, arricchito; arricchito grazie davvero al contributo di tutti i gruppi parlamentari. Anche per questo noi votiamo un testo così ampiamente condiviso, perché c’è stato un dibattito vero.
      Voglio qui ringraziare i colleghi del MoVimento 5 Stelle, Silvia Benedetti, gli altri di SEL, della Lega, tutti quanti, tutti quelli che hanno voluto dare un contributo. Voglio ringraziare il relatore, Massimo Fiorio, che ha svolto davvero un lavoro prezioso, e il Viceministro, che insieme al Ministro ha creduto in questa proposta di legge.
      Ci sono tanti spazi innovativi dentro questo testo di legge e credo che sarà importante che anche il Senato persegua un percorso breve per il voto di questo provvedimento, consegnando la possibilità al nostro Paese di avere, per l'apertura di Expo, il testo sulla tutela della biodiversità agricola e alimentare, perché credo che daremmo un segnale importante anche in direzione del tema che Expo ha scelto e la ragione per la quale ospiteremo il prossimo anno questo importante evento.
      Concludo solo con una brevissima considerazione, che è questa: colleghi, penso che sicuramente è stato un caso a far sì che il voto su questa norma cadesse in una sessione così importante per i nostri lavori parlamentari. Mi riferisco alle riforme costituzionali e alla legge di stabilità.
      Ieri ho sentito parole autorevoli, alte, un impegno veramente grande da parte di tutti i colleghi, perché si sta riflettendo sulla nostra Costituzione, sulle fondamenta dello Stato, e noi abbiamo bisogno delle riforme, abbiamo bisogno di tenere il passo, abbiamo bisogno di dare strumenti e speranze alle giovani generazioni, abbiamo bisogno di far ripartire l'economia, della crescita, di una buona crescita; abbiamo Pag. 104bisogno del manifatturiero, del made in Italy, sicuramente di non perdere l'acciaio, abbiamo bisogno di modernizzare la pubblica amministrazione.
      Però consentitemi, e finisco davvero, anche un po’ di immaginare che, proprio mentre stiamo ragionando di fondamenta, di futuro ed anche di modernità, questa scelta possa non essere un caso ma il desiderio, anche investendo culturalmente su un settore primario che ancora ha straordinarie potenzialità, di credere fino in fondo e di piantare, poggiare con forza i piedi per terra, su quella terra madre senza la quale non c’è semplicemente futuro per nessuno e per queste ragioni il Partito Democratico voterà convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
      Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caon.  Ne ha facoltà. Colleghi, abbiate pazienza perché è stato fatto un lavoro utile ed abbiamo quasi finito.

      ROBERTO CAON. Grazie Presidente, io mi prendo poco tempo, però c’è una cosa che vorrei un po’ sottolineare. Innanzitutto, questo testo viene votato presumo all'unanimità, da parte nostra ci sarà il voto favorevole, però voglio anche un po’ rimarcare che la maggioranza poteva essere un po’ più benevola su certi nostri emendamenti.
      Di base è un testo che ci convince. Sappiamo benissimo che è una materia prima quella che noi andiamo a trattare. Magari in questa Aula non viene tanto ben tenuta in considerazione, ma forse è l'unica materia prima che ha il nostro Paese e non preservarla, non dare delle linee guida a questa materia prima sarebbe veramente da imbecilli. Perché magari si parla tanto di sburocratizzazione, si parla tanto di riforme, ma con riguardo a quel tesoro che da anni riusciamo a portare avanti, in maniera anche molto casalinga, bisogna riuscire a far esprimere, a far rialzare la testa a questi prodotti.
      Noi vantiamo 4.500 sementi che sono invidiati in tutto il mondo: allora, perché non preservarli ?
      Detto questo, io voglio dire solo una cosa: noi con questo provvedimento andiamo ad agganciare un qualcosa che è fondamentale per il nostro Paese e su cui nel nostro movimento abbiamo sempre creduto, legati alle tradizioni ma orientati al futuro e penso che questo passaggio in Aula sia veramente questo. Perciò mi limito a dire questo e che noi voteremo a favore.

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 348-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n.  348-A, di cui si è testé concluso l'esame.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Folino...
      Dichiaro chiusa la votazione.
      Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
      «Cenni ed altri: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare» (348-A):

Pag. 105

            (Presenti     327            
            Votanti     326            
            Astenuti         1            
            Maggioranza     164            
                Hanno votato
    326).                

      Dichiaro così assorbita la proposta di legge n.  1162.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,25).

      DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, volevo segnalare una necessità, visto che all'interno delle varie programmazioni delle singole Commissioni non risulta, ad oggi, neanche contemplata l'ipotesi di riunire le singole Commissioni per potere esprimere i pareri di merito sulla legge di stabilità, che deve essere ancora ufficialmente licenziata dal Senato.
      Visto che in passato è sempre stata quanto meno ventilata ai deputati facenti parte degli uffici di Presidenza la necessità di poter preventivare un impegno per dare una risposta in un parere sulla legge di stabilità, noi ci chiedevamo se in questo modo si rischi di non far dare i pareri alle singole Commissioni e pertanto se – è un invito alla Presidenza – si possa riservare la domenica mattina (o quando il provvedimento sarà licenziato dal Senato) per poter esprimere i pareri di merito nelle singole Commissioni. Cioè, chiediamo che venga riservato un tempo opportuno per poterlo fare, perché credo che altrimenti si rischi il problema di arrivare in Aula senza i pareri delle singole Commissioni.
      Visto che, ad oggi, stanno circolando parecchi emendamenti del Governo che hanno un impatto molto rilevante sulle singole attività delle Commissioni, credo sia quanto meno opportuno sollevare questa problematica.

      PRESIDENTE. Onorevole Crippa, come lei sicuramente sa, nella Conferenza dei presidenti di gruppo si era rinviata la materia, alla luce del fatto che non siamo ancora adesso in condizione di sapere quando il Senato licenzierà la legge di stabilità. Quindi, certamente la sua proposta sarà presa in esame in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo appena dovremo organizzare i nostri lavori.

      ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, colleghi, mi permetto, dopo una giornata così lunga e faticosa rispetto ai tempi dell'Aula, di prendere la parola per ricordare Franco Bomprezzi. Franco oggi, questa mattina, è venuto a mancare. Era un grande giornalista, un grande uomo, una persona con una disabilità che lo aveva accompagnato per tutta la sua vita, ma era una persona che aveva dato un grandissimo messaggio a questo mondo, il messaggio delle pari opportunità, il messaggio della rivendicazione dei diritti. Era riuscito a non strumentalizzare il suo limite e da grande professionista quale è stato è riuscito a dare voce a tante persone che non ne avevano.
      Credo che Franco per tutti noi sarà indimenticabile. Per noi è stato un po’ il paladino della disabilità. Io personalmente, che ero molto amica di Franco, lo chiamavo «il Papa», proprio per il ruolo che rivestiva nel nostro settore e cioè quello di accompagnarci, ma anche di condividere, di concertare con noi le battaglie e le lotte che dovevano essere fatte.
      Credo che lui sia già arrivato in paradiso, lo dico per chi crede, lo dico perché sono sicura che già lì starà facendo una gran confusione per eliminare, se ci sono, delle barriere. Io non lo dimenticherò mai e lo dico a nome di tutto il mondo della disabilità. In questo momento, in tutte le pagine dei social network, stanno arrivando centinaia di migliaia di testimonianze.
      Franco è stato una persona da ricordare per il suo sorriso, oltre che per la sua Pag. 106grande intelligenza. Ha avuto più di una moglie, ha rivendicato il diritto alla sessualità, ha rivendicato il diritto alla vita autonoma, non ha negato nulla a chi aveva delle differenze. Se lo dovessi ricordare con una frase, lo ricorderei con uno slogan, cioè Franco avrebbe voluto eliminare le barriere culturali prima di ogni altra barriera.
      Io mi taccio qua, ma voglio dire a tutti: non pensate che stiamo parlando di un uomo qualunque. Ciao Franco, sono sicura che anche da lì ci darai una mano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      FABIO PORTA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FABIO PORTA. Presidente, colleghi, all'indomani di una giornata che, senza retorica, potremmo definire davvero storica, vorrei, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, esprimere la nostra grande soddisfazione e anche la nostra motivata speranza per una nuova stagione che si apre per le Americhe.
      Dopo più di cinquant'anni di incomprensioni, di ostilità, di relazioni tese e forzate, Cuba e Stati Uniti voltano pagina. La scommessa non è da poco: si tratta di chiudere definitivamente la guerra fredda nel continente americano e di costruire una nuova relazione intramericana su presupposti di condivisione e di fiducia reciproca. E se è vero che le grandi svolte della storia sono il frutto di leadership moderne visionarie, un pensiero va non soltanto ai due Capi di Stato, Obama e Raul Castro, ma soprattutto al grande mediatore di questa operazione, quel Papa Francesco, quel gesuita italo-latinoamericano venuto dalla «fine del mondo», che si candida a cambiare la storia anche delle sue Americhe. A sostegno di questa nuova fase di distensione, noi del Partito Democratico presenteremo una specifica risoluzione parlamentare anche in vista della confermata visita a Cuba da parte del nostro Ministro degli affari esteri, nei prossimi mesi dell'anno che sta per iniziare, e a pochi mesi dalla VII Conferenza Italia-America Latina, dove auspichiamo la presenza del Presidente cubano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      FRANCO BORDO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FRANCO BORDO. Presidente, nei primi giorni di agosto, mentre cadevano le bombe su Gaza, insieme ad altri colleghi, mi sono recato in Palestina con l'Intergruppo parlamentare per la pace. Giornate molto intense, nelle quali abbiamo raccolto testimonianze e sofferenze, ma anche un appello, un appello proveniente da varie forze politiche, sociali, associative, della società israeliana e della società palestinese. «L'Europa diventi il centro della soluzione del conflitto mediorientale. Il vostro Paese, l'Italia, vi chiediamo con forza, faccia la sua parte». Queste sono state le parole a noi consegnate con forza da Avraham Burg, ex Presidente della Knesset israeliana, di Tel Aviv, che in questi giorni ha sottoscritto anche quell'appello di intellettuali e di politici israeliani che chiedono il riconoscimento dello Stato di Palestina.
      Oggi c’è stata una dichiarazione importante della nostra Presidente della Camera, Laura Boldrini, che dice: calendarizzeremo presto la mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Altri Stati europei lo hanno fatto; il Parlamento europeo lo ha fatto e l'Italia non può venir meno a quest'obbligo e a questa urgenza perché è parte integrale della soluzione del conflitto israeliano-palestinese. Diamo pace a quella terra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      VINCENZO AMENDOLA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      VINCENZO AMENDOLA. Grazie, Presidente. Pochi giorni fa, siamo tornati da Israele e Palestina, da Ramallah, da Gerusalemme Pag. 107e da Betlemme da una visita del Partito Democratico, dei suoi deputati e con il presidente; siamo tornati dopo la visita di agosto con la Commissione esteri e con tanti nostri parlamentari per dire che in quella parte del mondo la pace e la convivenza è possibile.
      In un Mediterraneo in fiamme oggi è necessario aprire il dialogo; come abbiamo visto, occorre far cadere i muri, in un mondo globale dove c’è scontro, sofferenza e dolore. È evidente che si deve aprire una nuova fase perché i rischi sono ancora altissimi: la tregua armata di Gaza, ma anche tra Gerusalemme e la Cisgiordania, rischi di sofferenze, attentati e nuovi dolori.
      E ci sono nuove possibilità in questa fase; è giusto il richiamo della Presidente della Camera che noi attendiamo per discutere qui, in questa sessione, perché ci sono delle possibilità; un nuovo ruolo dell'Unione europea, come ha testimoniato la prima visita della Mrs PESC, Federica Mogherini; l'iniziativa di pace araba per portare con Giordania ed Egitto una soluzione durevole al conflitto e il dibattito aperto in Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite, che, credo, sia oggi l'elemento rilevante di una nuova possibilità per la comunità internazionale.
      Il dibattito da fare in questa Camera è per la riapertura del negoziato. Due popoli, due Stati, che non significa solo una petizione di principio, ma significa dire che adesso è necessario; adesso che in Israele si va a nuove elezioni, adesso che si deve aprire anche una fase per rafforzare i moderati palestinesi contro le forze estremiste, per far sì che il riconoscimento della Palestina, come abbiamo visto al Parlamento europeo, sia frutto di una strategia, sia non solo una petizione di principio ma uno sforzo diplomatico.
      Cara Presidente, il Partito Democratico, come oggi ha detto la Presidente Boldrini, sarà qui, con una propria mozione, sottoscrivendo non le tante presentate ma con una propria posizione, sperando che si arrivi al raggiungimento di quello che abbiamo visto in questi giorni a Bruxelles; qualcosa che unisca questo Parlamento non su un principio ma su una strategia efficace che rafforzi la diplomazia italiana e la diplomazia europea. Oggi è possibile riaprire il negoziato e il Partito Democratico sarà presente in questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente. Viviamo in un mondo che cambia. È caduto il muro di Berlino e proprio in questi giorni il Presidente Obama, dopo 53 anni, come è già stato detto in quest'Aula, ha finalmente messo fine a quell'embargo ingiusto nei confronti di Cuba. Quindi, sono caduti i grandi muri. Io credo che sarebbe il caso che anche uno degli ultimi e più importanti muri potesse cadere: quello del riconoscimento dello Stato di Palestina.
      Abbiamo preso atto delle dichiarazioni del collega Amendola, del Partito Democratico, affermazioni che condividiamo. E, allora, se c’è questa volontà, da parte del Parlamento, del gruppo di maggioranza, di arrivare finalmente all'approvazione e al riconoscimento dello Stato di Palestina, è bene che si faccia immediatamente. È bene che si faccia prima di Natale. Ci sono i tempi e ci sono le possibilità di farlo e credo che questo avrebbe un significato particolarmente significativo, proprio perché siamo ancora nei sei mesi del semestre a guida italiana. In questo modo lasceremmo un segno; il nostro Paese lascerebbe un segno importante di una visione davvero basata su un concetto di pace e di convivenza tra i popoli nel Mediterraneo.
      Io penso che questo sarebbe opportuno ed è per questo che chiediamo a tutti i gruppi parlamentari, in modo particolare al gruppo parlamentare del Partito Democratico, di calendarizzare, prima di Natale, le mozioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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      DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, domani 19 dicembre, dalle 19 alle 20, quindi per un'ora, in tutto il mondo si spegnerà la luce, si spegnerà la luce per ricordare la tragedia di Gaza, per ricordare le tante vittime di un conflitto ormai troppo lungo, un conflitto che riguarda una terra così vicina all'Europa e all'Italia e che parla alla nostra storia e alla responsabilità dell'Europa e del nostro Paese.
      In Italia le organizzazioni sindacali, decine di associazioni e di organizzazioni hanno già simbolicamente riconosciuto lo Stato palestinese e chiedono a questo Parlamento e al Governo italiano di fare altrettanto, ma di farlo subito. Anche io registro in maniera positiva le dichiarazioni del collega Amendola. E allora facciamolo ! Ci sono i tempi per farlo immediatamente. Ce lo chiede l'Europa. Il Parlamento europeo ha già fatto un passo avanti.
      Noi crediamo che il Governo italiano e questo Parlamento si debbano impegnare perché il riconoscimento dello Stato palestinese è un atto di rispetto per la giustizia e la legalità internazionale, per il diritto inalienabile all'autodeterminazione di ogni popolo e, quindi, del popolo palestinese.
      Dobbiamo fare in fretta. Basta con le petizioni di principio. Facciamo un atto concreto perché quel popolo finalmente possa vedere riconosciuto il diritto all'autodeterminazione, alla pace e, soprattutto, per fare in modo che la morte di tante generazioni non sia stata inutile. Speriamo che quei bambini, i bambini palestinesi, possano finalmente vivere in un mondo di pace. Facciamo qualcosa, contribuiamo perché questo avvenga (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      LARA RICCIATTI. Signora Presidente, ieri il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per il riconoscimento dello Stato palestinese; per dire la verità, già vi è, da tempi non sospetti, anche in quest'Aula, fra le tante, una mozione di Sinistra Ecologia Libertà. La nostra mozione parla di una storia, della storia di un popolo che è stato già abbondantemente martoriato, ignorato anche più volte e soprattutto dall'indifferenza anche della comunità internazionale.
      Colleghe e colleghi, noi siamo chiamati qui non a fare un mero esercizio di retorica, più o meno pacifista e più o meno prospettato sul disarmo o sui vari diritti delle persone, ma dobbiamo affrontare in maniera seria, concreta ed immediata un dibattito che deve essere, però, anche altrettanto franco.
      Dobbiamo fare questo perché lo dobbiamo ai civili, lo dobbiamo a quelle donne, a quegli uomini, ai bambini e a tutte quelle ragazze e a quei ragazzi che hanno perso la vita. Questa volta, care colleghe e cari colleghi, non possiamo più voltarci dall'altra parte, perché allora saremo anche noi dei complici morali, materiali e, soprattutto, politici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      ANTONIO PLACIDO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Comprendiamo e apprezziamo la portata dell'intervento che abbiamo appena ascoltato dal collega Amendola, ma crediamo che questo sia uno di quei casi nei quali le petizioni di principio e l'azione politica concreta possono stare in un equilibrio proficuo. Petizione di principio di cui vi è bisogno, perché non è ormai detto a sufficienza o urlato a sufficienza l'orrore per un'occupazione militare che dura da troppo tempo, perché non è mai ribadito a sufficienza il diritto all'autodeterminazione che il popolo palestinese ha e si è conquistato con il sangue.Pag. 109
      Petizione di principio che è il presupposto perché si possa innescare, anche a partire da un'iniziativa di questo Parlamento, come giustamente ha ricordato la Presidente Boldrini questa mattina, un riconoscimento dello Stato palestinese, che metterebbe questo Paese in asse con quanto hanno fatto altri Parlamenti di altre nazioni europee e con quanto ha fatto lo stesso Parlamento europeo.
      Quindi, credo che si possa calendarizzare rapidamente questo tema e credo che si possa dare un senso, anche in questa maniera, ad un semestre europeo presieduto dall'Italia per altri versi – lo abbiamo ricordato anche in queste ore – assai opaco (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      MICHELE PIRAS. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MICHELE PIRAS. Grazie, Presidente. Credo che la data di ieri verrà ricordata nei libri di storia. Ieri è stata una giornata importantissima, io credo, per la storia dell'umanità. Due fatti di straordinaria rilevanza: da una parte i discorsi congiunti del Presidente Raul Castro e del Presidente Barack Obama, che hanno gettato le basi per lo scongelamento delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti d'America e Cuba e le basi per la rimozione di un embargo fra i più lunghi ed odiosi che la storia contemporanea ricordi; dall'altra, il riconoscimento da parte del Parlamento europeo dello Stato di Palestina e le basi per la rimozione di Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
      Anche questa è una notizia non di secondo piano e di secondaria rilevanza, anche perché anche quella storia si sviluppa e anche perché quella la società si muove, e il contesto politico della Palestina e il dibattito politico nella Palestina si evolve, non fosse altro che per la disponibilità che Hamas ha dimostrato negli ultimi mesi a un Governo unitario, che sta lavorando con responsabilità per la costruzione della pace in una terra così complessa e così difficile.
      Chi di noi vi è stato, ha visto nei giorni dei bombardamenti a Gaza, del massacro di Gaza, i corpi squartati dei bambini, i corpi squartati degli adulti, che venivano tirati fuori e ricoverati nell'ospedale di Gerusalemme est.
      Abbiamo visto nel cuore della Cisgiordania l'ingiustizia profonda di un pezzo di Palestina che dovrebbe essere governata dall'Autorità nazionale palestinese e che è sottoposta al controllo militare israeliano.
      Oggi è giunto il momento che anche l'Italia faccia la sua parte, che dismetta i tatticismi, le timidezze, che hanno segnato queste settimane. Si poteva già fare e non lo abbiamo fatto, abbiamo aspettato che tutti gli altri lo facessero e, finalmente sarà l'ora che lo faremo anche noi, perché lo Stato di Palestina serve ai palestinesi, lo Stato di Palestina serve agli israeliani, lo Stato di Palestina serve agli europei e a tutto il mondo per costruire la pace. Siamo tutti palestinesi. Siamo tutti palestinesi, non ebrei, non arabi, tutti palestinesi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

      PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Melilla che aveva chiesto di parlare, si intende che vi abbia rinunziato.

      ANNALISA PANNARALE. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ANNALISA PANNARALE. Presidente, le parole dell'onorevole Piras, che mi ha preceduto un attimo fa, sono le parole di chi è stato in quella terra e ha visto i segni indelebili di una storia odiosa e infinita. Desidero pensare che qualcosa si stia muovendo davvero (ho ascoltato prima, invece, le parole dell'onorevole Amendola), perché se, invece, non fosse così sarebbe veramente impossibile non indignarsi davanti a tanta inazione di questo Governo, ma anche di questo Parlamento. Avremmo dovuto essere i primi, prima dell'Inghilterra, della Svezia, della Francia, del Belgio, della Spagna. Avremmo dovuto far tuonare la nostra voce in Europa per il Pag. 110riconoscimento dello Stato palestinese e, quindi, provare ad imprimere, davvero, una cifra autorevole a questo semestre a guida italiana. Non ce l'abbiamo fatta, siamo rimasti impantanati nel vuoto della politica estera, nel vuoto di idee, in un silenzio assolutamente complice e insopportabile. Ieri c’è stato il voto del Parlamento europeo, una giornata importante e noi siamo rimasti indietro. Non sono bastati migliaia di sfollati, non sono bastate le vittime palestinesi, non è bastata una violazione costante delle diritto internazionale. Oggi, dopo la giornata di ieri, non abbiamo davvero più alibi. Quando si vive in un assedio permanente, quando si vive davanti ad un muro, anche fisico, quotidiano, quando i bambini vengono educati costantemente all'odio dell'altro e all'odio degli altri bambini, le radici del terrore diventano inespugnabili. Noi abbiamo il dovere di risarcire questo popolo, risarcirlo di decenni di sofferenza, restituire loro acqua, terra, dignità e giustizia; che venga fatto subito.(Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

      PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Quaranta, che aveva chiesto di parlare, si intende che vi abbia rinunziato.

      ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Presidente, io non ho molto da aggiungere a quello che hanno detto i colleghi, se non una preoccupazione, la preoccupazione del tempo che passa, del rischio che anche questa volta il nostro Paese manchi un'occasione storica, quella non soltanto di inserirsi sulla scia di altri Paesi, ma quella di poter essere agente propulsore vero di un processo di pace. In una fase in cui la società israeliana è attraversata da conflitti molto grandi, per certi aspetti preoccupanti, dove il Governo Netanyahu sta mettendo in campo una strategia regressiva che rischia di trasformare quel Paese, un grande Paese democratico e multiconfessionale, in un'altra cosa. Per queste ragioni abbiamo la necessità, oggi, di dare un segnale alla comunità internazionale, quel segnale che l'Italia diede nel 2012, con il Governo Monti, quando, nonostante all'interno di quelli di questo Parlamento e all'interno di tanti partiti ci fossero opinioni diverse, noi votammo insieme ad altri Paesi il riconoscimento dello Stato di Palestina come membro osservatore all'ONU.
      Oggi dobbiamo fare un passo in avanti. Come diceva la collega Pannarale, tanti Paesi si sono spesi e l'Unione europea e il Parlamento europeo, ieri. Noi abbiamo la necessità – questa volta sì e con grande forza – di stare sul registro dell'Europa, di un continente che è nato per i diritti umani e per la pace (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      ADRIANO ZACCAGNINI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, è il tempo di dire basta alle opacità basta al temporeggiare. Il diritto all'autodeterminazione di ogni popolo è sacrosanto. L'Italia ha un ruolo determinante in questo, nel portare nella comunità internazionale la possibilità che vi sia il riconoscimento della Palestina e che vi sia un processo di pace per tutto il Mediterraneo.
      In Palestina ci sono stati anni di atrocità e di comportamenti che hanno alimentato il terrorismo, a volte da ambo le parti, ma i fatti evidenziano le responsabilità gravi di Israele. La sottrazione delle risorse essenziali, come l'acqua, e l'eradicazione delle piante e degli ulivi: è una cosa indegna !
      Così come è importante sottolineare e ricordare sempre che le colonie illegali continuano ad essere costruite ed è importante che la comunità internazionale condanni tutto questo. Restare umani e costruire la pace è un imperativo nel nostro tempo storico, per chi ha a cuore la democrazia e per chi vuole abbattere i muri dell'odio.
      Questo Governo si deve responsabilizzare e deve affrontare questa questione ed Pag. 111è importante il fatto che la nostra Presidente, la Presidente Boldrini, abbia espresso la volontà, appunto, di calendarizzare nel più breve tempo possibile la mozione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      GIOVANNI PAGLIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, vado a concludere quest'ideale carrellata di interventi, che tutto il mio gruppo ha voluto fare, in qualche modo volendo rappresentare a quest'Aula tutta l'urgenza di una calendarizzazione, quella appunto della possibilità che anche l'Italia riconosca finalmente l'esistenza dello Stato palestinese, secondo il principio: due popoli, due Stati.
      Nel 1989 avevo dodici anni e praticamente, mentre il muro di Berlino cadeva, io scoprivo anche che era esistito, perché ero piccolo. Negli anni Novanta, poi, vidi tutti i processi di pace. Ci fu il processo di pace irlandese e ci fu il processo di pace che recentemente si sta concludendo, quello nei Paesi baschi, solo per stare all'interno dell'Europa. Tutti quei conflitti che erano figli della guerra fredda, uno dopo l'altro, assieme al muro di Berlino, andavano in qualche modo a trovare dei difficili compimenti.
      Nel frattempo c'erano molte altre guerre che si aprivano in giro per il mondo, dall'Iraq in poi. Questo non è un mondo pacificato, non lo è mai stato. Però, appunto, c'era un conflitto, che idealmente si trascinava dal vecchio mondo della Guerra fredda a quello nuovo dei conflitti mediorientali. Era, appunto, il conflitto di Palestina e lì un muro c’è ancora, perché quel muro di Berlino idealmente si trasferiva anche fisicamente in Palestina.
      Ecco, arrivati al 2014, cioè molti anni dopo quel 1989 in cui io scoprivo che esisteva un muro mentre veniva abbattuto, mio figlio ha qualche anno di meno, ma io credo che questo Parlamento dovrebbe a mio figlio ed a quelli della sua generazione dire che ancora questa civiltà ha la forza di contribuire ad abbattere dei muri. Perché altrimenti la politica diventa del tutto inutile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Signora Presidente, è in atto un indecente tentativo di distrazione di massa da parte del Presidente Renzi, che prima attacca in maniera indiscriminata e piuttosto sciocca il MoVimento 5 Stelle – qui in Aula dovrebbe occuparsi dei drammi del suo Governo – e successivamente lancia le fantasmagoriche Olimpiadi di Roma 2024, esclusivamente per distogliere l'attenzione da «mafia capitale».
      Ecco, il MoVimento 5 Stelle non glielo permetterà perché «mafia capitale» è soltanto l'ultimo degli scandali che sono successi in quest'ultimo anno di ladri, da rimborsopoli Piemonte a Expo, a Mose, a rimborsopoli Emilia Romagna e, oggi, a «mafia capitale». Tra l'altro anche le persone che si definiscono così tanto oneste, hanno ricevuto quattrini dalla cooperativa di Buzzi. A quanto ci risulta il sindaco Marino legalmente – è tutto registrato – ha ricevuto quasi il 50 per cento del suo finanziamento per la sua campagna elettorale dalla cooperativa di Buzzi. Lui ha speso circa 60 mila a euro per la campagna elettorale. Io personalmente, per entrare in Parlamento, ho speso 145 euro e sono stato uno di quelli tra i miei colleghi che ha speso di più. Il sistema è questo e lo dobbiamo denunciare in quest'Aula.
      Gruppi di potere, gruppi criminali appoggiano politici con pacchetti di voti e con quattrini a sostegno delle loro campagne elettorali. Il politico, una volta che entra nelle istituzioni, restituisce il favore grazie ad appalti gonfiati – tanto li paghiamo noi questi appalti gonfiati – agli stessi criminali che hanno sostenuto le loro campagne elettorali. È questo il circolo vizioso della Repubblica italiana, Presidente.Pag. 112
      Dato che bisogna sempre mantenere alta l'attenzione, altrimenti in questo Paese ci si dimentica presto degli scandali, le cose passano senza che nessuno se ne accorga, abbiamo, Presidente, due deputati del PD che, nel silenzio generale, sono sotto inchiesta da pochi giorni per la questione Mose, Davide Zoggia e Michele Mognato, per finanziamento illecito. E in questo Parlamento è normale che un deputato della Repubblica sia sotto inchiesta...

      PRESIDENTE. Ha finito il tempo.

      ALESSANDRO DI BATTISTA. Sto concludendo. Noi facciamo queste denunce perché il silenzio, Presidente, è mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DALILA NESCI. Presidente, spero che anche lei condividerà la nostra stessa preoccupazione. Infatti, oggi abbiamo depositato l'ennesima interrogazione parlamentare – siamo a quota quattro – per denunciare la passività del Governo davanti alle minacce di morte subite dal PM antimafia Pierpaolo Bruni. Bruni è stato oggetto di minacce, ma anche – pare – di un piano di morte da parte delle cosche della ’ndrangheta cosentina, lametina e crotonese.
      Incredibilmente il prefetto di Crotone, Maria Tirone, che pare stia per essere trasferita a Foggia, a pochi giorni dalle minacce al PM Bruni, ha disposto la rimozione del circuito di videosorveglianza per questo magistrato. È incredibile, anche perché pare che il prefetto sarà trasferito a Foggia, che pare sia esattamente il posto che ha chiesto di raggiungere. Quindi, cos’è ? Un trasferimento premio ? Lo chiediamo al Ministro Alfano, ma anche al Viceministro Bubbico, che abbiamo incontrato recentemente: che misure intende adottare il Governo per questi PM in pericolo di vita ?
      Parliamo anche di un altro PM impegnato nella lotta alla criminalità, che è Giuseppe Lombardo. Siccome abbiamo già visto più volte lo Stato voltare le spalle a grandi magistrati, come Falcone e Borsellino e tanti altri, noi temiamo che questo accada ancora una volta, per il PM Bruni, per Lombardo, per Di Matteo e per tutti gli altri che si stanno impegnando concretamente ogni giorno contro la mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Quindi, chiediamo un intervento del Governo, al più presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente. Prima del mio intervento sull'ordine dei lavori, vorrei avere garantito lo stesso tempo del collega Amendola per il mio intervento di fine seduta.

      PRESIDENTE. Avete avuto tutti lo stesso tempo. Prego.

      MANLIO DI STEFANO. Io sono stanco, stanco di sentire in quest'Aula – specialmente in una settimana in cui è stato ucciso il Ministro Ziad Abu Ein, dell'OLP, in cui vi è stata questa apertura del Presidente Obama verso Cuba, ossia in una situazione di cambiamento totale – un deputato della maggioranza dire ancora una volta: faremo qualcosa per la Palestina, ma non saranno le mozioni degli altri colleghi, sarà una mozione del PD, che permetterà, quindi, di legare l'autodeterminazione dello Stato della Palestina – a che cosa ? – agli accordi di pace tra Israele e Palestina. Questi accordi di pace non esistono, non esistono da vent'anni e non sono mai esistiti.
      Basterebbe semplificare tutto, perché è semplice questo. C’è uno Stato che occupa dei territori e c’è una popolazione che vive in un recinto con delle mura alte 15 metri. O si capisce questo o la questione palestinese Pag. 113non la risolviamo mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Basta prendere la mozione, a prima firma Gianluca Rizzo, del MoVimento 5 Stelle, che è il primo gruppo che ha presentato una mozione per il riconoscimento dello Stato in quest'Aula o, se proprio ne volete una più morbida, quella dell'Intergruppo per la pace, che dice di riconoscere lo Stato della Palestina, e votarla. Non serve una mozione del PD in più; serve quella che già c’è, che tra l'altro è sottoscritta da 20 deputati del PD. Vediamo se avranno il coraggio di ritirare la firma, come fecero già con gli F-35. Infatti, poi siamo tutti forti, ma quando si arriva in Aula tutti con la paura della poltrona.
      E allora, abbiate il coraggio di votare il riconoscimento dello Stato della Palestina, come è stato fatto al Parlamento europeo, nonostante fosse una versione più debole, e poi iniziamo a parlare di trattati «IVA» tra Israele e Palestina. Cosa ha detto Netanyahu a Renzi l'altro ieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ce lo volete venire a dire voi del PD che è venuto qui a dire che accorciare i limiti dei confini del muro attualmente in essere in Israele porterebbero dei terroristi sotto le porte degli israeliani ? Io, ad oggi, un palestinese con gli occhi pieni di sangue del figlio ucciso, che sgozza una persona non l'ho ancora visto.
      Non sono terroristi, sono persone assediate da un popolo, quello israeliano, che le chiude in un muro da cinquant'anni. Abbiate il coraggio di prendervi le vostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, io sono contenta che tante voci oggi si siano levate a favore della presentazione della mozione per il riconoscimento dello Stato della Palestina, perché se siamo in tanti ad andare in questa stessa direzione, forse riusciremo ad arrivare all'obiettivo.
      Anche noi abbiamo presentato una mozione già da più di due mesi ed oggi stesso altre nuove 40 firme si sono aggiunte a questa nostra mozione. Però dobbiamo aver chiaro l'obiettivo. E qual è l'obiettivo ? È quello che è contenuto nell'appello lanciato da ormai mille intellettuali israeliani – dico israeliani, non palestinesi – che dicono: attenzione, l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele sono legate all'esistenza di uno Stato palestinese, fianco a fianco con quello israeliano. Allora, l'obiettivo è questo: che ci siano i due Stati che convivano nella sicurezza e nel riconoscimento reciproco.
      Va bene che ripartano i colloqui ? Certo che va bene, ma attenzione: noi non dobbiamo condizionare il riconoscimento dello Stato che ancora non è riconosciuto – cioè quello della Palestina – alla conclusione di questi colloqui, perché se aspettiamo questo, sapendo tutti quanti noi che ci sono tanti che non vogliono questo riconoscimento, non si arriverà mai all'obiettivo.
      E allora bisogna in qualche modo accompagnare e forzare il processo, e forzare il processo significa anche mettere uno dei due «contendenti» su un livello di parità: riconosciamo lo Stato di Palestina ed assumiamo il coraggio di guidare i processi, in questo caso un processo di pace, e non di subirli.

      GIULIA NARDUOLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIULIA NARDUOLO. Signora Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad un'interrogazione che ho presentato a luglio 2013, l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01366, che riguarda l'autostrada A 31 Valdastico sud. Lunedì di questa settimana, lunedì 15 dicembre, c’è stata l'inaugurazione di uno dei tratti che erano ancora in costruzione: il tratto che collega la provincia di Padova con la provincia di Rovigo. Hanno partecipato anche il Ministro Lupi ed il presidente della regione Zaia e devo dire che, con un Pag. 114po’ di sorpresa, durante la presentazione si è parlato molto di questa autostrada come di un'autostrada amica dell'ambiente, un'opera amica dell'ambiente. Ebbene, sappiamo – e la mia interrogazione verte su questo – che è ancora in corso un'inchiesta per traffico illecito di rifiuti, che sembrerebbero sotterrati sotto al manto autostradale.
      Ora, quello che chiedo è di avere un riscontro in merito, sapere come stanno evolvendo le indagini e sapere soprattutto che cosa il Governo ed i Ministri interrogati e competenti intendano fare per tutelare la salute dei cittadini e l'ambiente, perché, anche se l'autostrada verrà aperta completamente nel giro di qualche mese – stanno ancora completando gli ultimi lavori – tuttavia la preoccupazione dei cittadini non viene meno.

      ANGELO TOFALO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ANGELO TOFALO. Grazie Presidente, il 15 dicembre questo Parlamento ha ospitato una famiglia che da ventiquattro anni chiede solo di sapere perché un uomo, che ha servito con onore lo Stato italiano, è svanito nel nulla e soprattutto perché a nessuno interessa fare luce sulla vicenda. Cosa fareste voi se un giorno un figlio, una moglie o, come in questo caso, un marito e padre scomparisse nel nulla ? E come reagireste se alle vostre legittime richieste di aiuto le risposte dello Stato in tutte le sue forme fossero inadeguate o, peggio, palesemente false ? Quanti di noi in quest'Aula troverebbero il coraggio di alzare la schiena e combattere chi usa le istituzioni per mentire, depistare e minacciare ?
      Politica, magistratura, servizi segreti, Marina militare e corpi di polizia in questo caso hanno purtroppo determinato l'assenza del diritto per i componenti della famiglia Cervia. Il coraggio allora diventa l'unica arma per chi è rimasto inascoltato da ventiquattro anni. Ed in questo Parlamento non ho ancora visto uno sguardo, soltanto uno, che possa minimamente accostarsi alla forza che emanano gli occhi di Marisa, moglie di Davide Cervia, una donna che ha molto da insegnare a tutti noi. Se solo avesse avuto in questi anni un briciolo della sua forza d'animo, l'Italia sarebbe un Paese migliore. Oggi mi appello a questo Parlamento affinché si impegni con sincerità e serietà per arrivare alla verità di questa assurda storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Venerdì 19 dicembre 2014, alle 9,30:

      Svolgimento di interpellanze urgenti.

      La seduta termina alle 19,05.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI PIA ELDA LOCATELLI, DORINA BIANCHI E LAURA RAVETTO, IN SEDE DI ESAME DELLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI DIRITTI DEI RICHIEDENTI ASILO E DEI RIFUGIATI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA REVISIONE DEL REGOLAMENTO DELL'UNIONE EUROPEA NOTO COME «DUBLINO III»

      PIA ELDA LOCATELLI. È facile essere generosi in momenti di benessere economico, ma è ancor più facile, quando ci si trova in situazioni di crisi, di disoccupazione, di drastico abbassamento del tenore di vita dei cittadini, diffondere falsità e alimentare paure per raccogliere consensi.
      Noi socialisti respingiamo questo approccio ai problemi, in particolare quando sono in gioco i diritti umani delle persone. Ci sono principi che devono guidare l'azione di tutti coloro che rivestono cariche pubbliche anche, direi soprattutto, nei momenti di crisi.Pag. 115
      Sto pensando ai valori di accoglienza e solidarietà che da sempre hanno contraddistinto la nostra Repubblica e dai quali non dobbiamo derogare. Anche se sarebbe la via più semplice, anche se farebbe guadagnare qualche voto in più.
      Il mese scorso il nostro Parlamento ha ospitato la Conferenza sui Diritti Fondamentali 2014, organizzata dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione Europea in collaborazione con la Presidenza italiana del Consiglio della UE, una Conferenza che ha discusso dell'importanza dei diritti fondamentali nelle politiche dell'Unione Europea in materia di migrazioni.
      Noi socialisti, europeisti convinti, abbiamo gioito due volte: perché il rispetto e la garanzia dei diritti fondamentali delle persone costituiscono valori identitari dell'Europa e per la scelta compiuta dall'Agenzia di affrontare il tema delle politiche migratorie assumendo come riferimento il parametro della salvaguardia dei diritti fondamentali.
      Questa premessa è per affermare che le scelte politiche non devono essere legate alla contingenza del momento ma vanno collocate in un quadro di coerenza con principi e valori.
      Entro ora nel merito del tema in discussione, delle migrazioni, delle relative regole o loro mancanza o insufficienza. Noi socialisti non chiudiamo gli occhi di fronte alla realtà: ci rendiamo conto che ci sono paure diffuse e ci facciamo carico delle preoccupazioni di cittadini e cittadine. Ma abbiamo anche il dovere di capire da dove vengono queste paure, se siano fondate e se non siano alimentate in modo strumentale.
      Partiamo dai dati, dai numeri di migranti e di rifugiati. Secondo gli ultimi dati dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani, la presenza dei rifugiati nei 28 Paesi dell'Unione Europea alla fine del 2013 è di quasi un milione di persone, distribuite tra i diversi Stati in modo non omogeneo: Francia 232.000; Germania 187.000; Regno Unito 126.000; Svezia 114.000; Italia 78.000. La Francia e la Gran Bretagna, che hanno come noi 60 milioni di abitanti, accolgono un numero di rifugiati pari al triplo in Francia e una volta e mezzo in Gran Bretagna. La Svezia, che non arriva a 10 milioni di abitanti, ne accoglie 114 mila, noi 78 mila.
      Una parte importante del problema è la percezione dei numeri, che nasce anche, forse soprattutto, da campagne alimentate ad arte, ricche di menzogne. Mettiamo a confronto alcuni numeri reali con quelli percepiti per indicare quanto sia grande il divario tra la realtà e la sua percezione, che manifesta numeri «immaginati» ben diversi. Alcune settimane fa un quotidiano britannico ha commissionato un sondaggio con il quale sono stati intervistati cittadini di alcuni Paesi dell'OCSE, Italia compresa, su argomenti diversi, tra questi l'immigrazione e la presenza di musulmani nel proprio Paese. Lo scarto tra realtà e percezione della stessa è significativo in diversi Paesi europei (Francia, Belgio, Gran Bretagna), ma in Italia lo è particolarmente. Gli italiani credono che la percentuale degli immigrati sulla popolazione sia del 30%, con un 20% di musulmani. In entrambi i casi la percezione moltiplica rispettivamente per 4 e 5 volte il dato reale: gli immigrati sono il 7% e i musulmani il 4%.
      Questi dati dimostrano che le campagne che fomentano sentimenti di esclusione, discriminazione, paura dell'altro fanno breccia nell'opinione pubblica. Con conseguenze gravi per la coesione sociale. E altrettanto gravi sono le responsabilità dei media e di chi alimenta queste campagne.
      Che fare ? Abbiamo il dovere di smentire falsità e di far sapere che alimentando odio e paura del diverso non si blocca l'immigrazione, ma si dà vita a pericolosissime derive razziste. Non si fermano le migrazioni, in particolare di chi scappa da guerre, terrorismo, persecuzioni, violenze. È come voler fermare l'acqua.
      Nei mesi scorsi abbiamo compiuto un'azione di grande valore, l'operazione Mare Nostrum, che ha permesso di salvare 100.000 vite con un costo di due euro all'anno per ogni italiano: due caffè all'anno per salvare 100.000 persone !Pag. 116
      Ci è stato confermato che Triton sostituirà Mare Nostrum. Noi socialisti abbiamo continuato a ripetere che non si deve smantellare Mare Nostrum e ancora una volta chiediamo che il Governo mantenga attive quelle sue funzioni che non sono sovrapponibili con quelle di Triton, ricercando piuttosto una complementarietà tra i due programmi, non disperdendo le competenze acquisite.
      I morti di questi giorni ci danno ragione. È una ragione che non vorremmo avere. Purtroppo le vittime di questi giorni alimentano le polemiche: l'Onu con il suo relatore speciale per i diritti umani François Crépeau, definisce insufficiente la risposta di Frontex quando sono in gioco così tante vite umane, mentre la UE che gestisce con noi il nuovo programma ammette che bisogna fare di più.
      Certamente non da soli. Vogliamo essere europei anche in questo e vogliamo condividere il peso di queste politiche. Un peso che a volte ci è leggero, vedi numero di rifugiati, che vanno distribuiti in modo più equilibrato; a volte ci è pesante, vedi costi di Mare Nostrum, che vanno condivisi. Per questo nella nostra risoluzione chiediamo il mantenimento dell'operazione Mare Nostrum che affianchi Triton, perché questa non è un'operazione sostitutiva né per mezzi né per risorse di Mare Nostrum. Anche perché: come si può pensare che chi fugge da guerre e persecuzioni cesserà di attraversare il Mediterraneo perché non c’è più Mare Nostrum ?
      Il ministro dell'interno dice che il contrasto ai mercanti di morte è la cosa più importante. Noi diciamo che è importante, ma salvare vite umane non è certamente meno importante della lotta alla criminalità. Si lavora in contemporanea in ambiti diversi, perché non si può dire che l'uno viene prima dell'altro.
      Sul tema della gestione del sistema dell'accoglienza, che in questi giorni ha rivelato un intreccio affaristico criminale, l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza e di identificazione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti non poteva essere più opportuna. Ma forse, chi ha fortemente voluto questa commissione, aveva delle ragioni ben fondate per farne richiesta. (Ma non dobbiamo parlare di questo ora).
      Chiediamo inoltre che l'ultimo mese di semestre italiano di presidenza europea serva a cercare di modificare il regolamento Dublino III, al fine di facilitare la mobilità dei rifugiati riconosciuti affinché possano stabilirsi anche in Paesi della UE diversi da quelli in cui hanno effettuato la procedura di asilo, per ragioni familiari, umanitarie, di opportunità economica.
      A questo deve aggiungersi la costruzione di un sistema europeo di asilo, accompagnata dall'istituzione, nei Paesi rivieraschi della sponda meridionale del Mediterraneo, di sedi di screening delle richieste di accesso alle frontiere comuni europee, che limiti il ruolo dei trafficanti in un fenomeno che comunque esiste e continuerà ad esistere.
      L'Italia vanta una tradizione diplomatica, storica e politica di agente di pace e di solidarietà nel Mediterraneo. Il difficile contesto interno, europeo e internazionale non sia un motivo per rinnegarla.
      Lavoriamo su questi fronti e lasciamo da parte facili populismi per conquistare qualche voto in più. Non possiamo farci guidare dal cinismo e lasciare spazio a pericolose derive razziste, che ci torneranno indietro con gli interessi in termini di una disgregazione sociale che ora si manifesta contro gli immigrati, poi forse tra italiani e italiani e poi magari tra lombardi e lombardi.
      Ovviamente i socialisti voteranno a favore delle mozioni e della risoluzione che si ispirano a questi principi e valori.

      DORINA BIANCHI. Il tema dell'immigrazione, fenomeno particolarmente complesso, ha sicuramente cambiato le motivazioni che erano alla sua base: se prima era determinato, in larga parte, dalla ricerca di benessere e dalla fuga dalla povertà, oggi trae soprattutto origine dalla necessità di sfuggire da guerre, sommosse e persecuzioni.Pag. 117
      Ciò cambia la natura dei flussi migratori: molti abitanti della Libia, dell'Eritrea, del Mali, del Gambia e di altre nazioni, fuggono dai loro Paesi di origine e chiedono protezione internazionale.
      Pertanto il diritto di asilo diventa necessariamente parte di quel fenomeno complesso che è l'immigrazione.
      Oggi, infatti, i richiedenti asilo aumentano in termini esponenziali ed il nostro Paese e in «prima linea», con tutti i drammatici problemi che tale ruolo comporta, in questa difficilissima e complessa missione.
      Lo strumento che, a livello europeo, potrebbe rilevarsi proficuo per la creazione di un efficace modello di asilo è rappresentato da un sistema di collaborazione volto a collocare, in primo piano, le finalità umanitarie dell'asilo stesso conciliandolo con il rispetto dell'esigenza interna di controllo dei flussi migratori distribuendo i costi ed il peso dei rifugiati tra i diversi Stati membri dell'Unione europea.
      Ciò facendo gli Stati concilierebbero l'interesse nazionale con quello degli individui che richiedono asilo a seguito di violazioni dei diritti umani.
      Questo sistema, pertanto, potrebbe risultare decisivo nell'elaborazione di un modello globale di asilo: un modello che sia in grado di realizzare gli ideali di libertà e di ospitalità con l'affermazione e la protezione dei diritti individuali conciliandoli con le strategie relative al contrasto dell'immigrazione clandestina e della criminalità ad essa collegata.
      Diventa, quindi, fondamentale ragionare sul fenomeno delle migrazioni nell'ottica di un'equa redistribuzione dei rifugiati che tenga conto necessariamente delle contingenze economico-sociali degli Stati membri.
      L'immigrazione deve essere oggi affrontata come fenomeno strutturale di lunga durata per il quale è necessaria una strategia complessiva di lungo periodo che ponga al centro la solidarietà e la cooperazione tra gli Stati membri dell'Unione europea, contemperandola con le esigenze, le responsabilità, le problematiche interne dei vari Paesi.
      Infatti, a livello europeo il tema della solidarietà e della cooperazione tra gli Stati è divenuto parte integrante delle politiche europee con il Trattato di Maastricht nell'ambito del terzo pilastro dell'Unione dedicato alla cooperazione in materia di giustizia e affari interni.
      Il tema dell'asilo è fatto proprio dal Trattato di Lisbona che lo ha inserito nel quadro del nuovo titolo IV. Il Trattato di Lisbona che consolida sostanzialmente la scelta volta alla comunitarizzazione delle politiche europee dell'asilo.
      Nel 2007 la Commissione europea inoltre ha ritenuto opportuno stilare il Libro Verde: un documento che si prefiggeva l'obiettivo di favorire la creazione di un regime europeo in materia di asilo per fare dell'UE uno spazio di protezione unico per i rifugiati ai sensi di quanto affermato dalla Convenzione di Ginevra del 1951.
      Lo scopo era quello di creare un effettivo strumento di protezione internazionale dei rifugiati: «il sistema Ginevra» aveva finalità essenzialmente umanitarie ampliamente richiamate nel preambolo della Convenzione che rinvia alla Carta delle nazioni unite e che sottolinea la necessità di una cooperazione internazionale tra gli Stati.
      Tale documento propone un'analisi su cui doveva ispirarsi il futuro regime comune in materia di asilo, caratterizzato da un livello comune di protezione più elevato e comunque per uniformare all'interno dell'Unione europea il diritto di asilo, oltre a garantire una maggiore solidarietà all'interno degli Stati membri.
      Si ritrova, pertanto, all'interno della politica dell'UE una visione comune delle questioni attinenti alla politica in materia di rifugiati e con l'intento di elaborare posizioni comuni con una partecipazione diretta degli Stati membri.
      L'Europa, quindi, deve adottare tutte le misure necessarie atte a predisporre una strategia comune di difesa delle frontiere Pag. 118marittime, di soccorso in acque internazionali e di accoglienza dei richiedenti asilo in tutti i Paesi europei.
      Ora dobbiamo dire che il regolamento di Dublino III (in base al quale lo Stato membro responsabile dell'esame dell'istanza è quello in cui è avvenuto il primo ingresso del richiedente protezione internazionale) risulta ormai superato essendo già mutato il quadro di riferimento e le stesse condizioni nelle quali esso è stato definito.
      Il nostro Paese, ad esempio, risulta essere il primo punto di approdo dei migranti: ma la maggior parte di questi desiderano raggiungere familiari inseriti in comunità già insediate in altre nazioni e rifiutano, pertanto, il riconoscimento considerando l'Italia come Paese di transito.
      Con l'afflusso massiccio di migranti, occorre, quindi, dal punto di vista dell'accoglienza, promuovere un'equa suddivisione degli oneri amministrativi e dei costi tra gli Stati membri perché più corrispondenti alle scelte del richiedente asilo e anche sulla base, come già detto, della costruzione solidaristica a livello europeo.
      Fino a quando non si permetterà al richiedente asilo di spostarsi all'interno dell'Europa secondo la propria volontà l'Italia sarà in condizioni svantaggiate.
      La filosofia di Dublino nasceva dal tentativo di evitare che ciascun migrante chiedesse asilo nel Paese con le regole più vantaggiose: ragione per cui si è fatto carico al Paese di primo ingresso di accollarsi oneri e responsabilità.
      In definitiva il sistema di Dublino non aveva come fine quello di attivare un'equa distribuzione delle domande di asilo ai sensi del principio di solidarietà, ma intendeva essenzialmente contingentare il fenomeno delle domande multiple assicurando comunque l'esame della richiesta da almeno uno Stato membro.
      Soluzione che però ha condotto ad un esubero delle domande di asilo verso alcuni Stati membri a causa della loro particolare collocazione geografica.
      La conseguenze delle regole di Dublino è stata, quindi, quella di impedire al richiedente asilo di poter scegliere liberamente in quale Paese presentare la sua domanda.
      Ma ora, con l'esponenziale aumento dei migranti, è diventato necessario rivedere tali regole alla luce del principio di solidarietà e di cooperazione tra gli Stati membri come esplicitato nella nostra mozione, in modo da assicurare che si distribuiscano i rifugiati in base a quote in relazione agli indici demografici ed economici di tutti i Paesi dell'Unione Europea.
      È indispensabile, inoltre, che ci si avvii verso norme comuni che creino condizioni di parità al fine di garantire ai richiedenti asilo le stesse garanzie di carattere procedurale e la stessa protezione in tutta l'Unione.
      Come pure risulta opportuno, compatibilmente con le possibilità dei Paesi ospitanti, provvedere in modo efficace ad un'identificazione dei richiedenti asilo per evitare che gli stessi possano finire vittime del traffico clandestino.
      Sotto questo profilo va dato atto al Governo di essere intervenuto implementando il sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati (SPAR) in collaborazione con gli enti locali e le Commissioni territoriali competenti per l'esame delle domande di asilo.
      Infine risulta fondamentale valutare con i partner europei i possibili vantaggi dell'istituzione di un'Agenzia Europea per l'asilo e l’ immigrazione che utilizzi le sedi diplomatiche presenti nei Paesi di origine dei flussi migratori al fine di analizzare e valutare le richieste di protezione internazionale anche per arginare la consistenza dei flussi migratori stessi.
      La mozione del Nuovo Centrodestra recepisce le problematiche esposte ed interviene anche in considerazione della Presidenza italiana del semestre europeo ed in vista del prossimo Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014, perché si proponga in sede europea una revisione del Regolamento di Dublino III che, come abbiamo detto precedentemente, penalizza fortemente il nostro Paese e vengano attuate, pertanto, politiche solidali tra gli Pag. 119Stati membri dell'UE, come previsto dalle normative europee orientate alla comunitarizzazione del sistema del diritto di asilo.

      LAURA RAVETTO. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, pur non costituendo obbligo internazionale, incoraggia fortemente le democrazie occidentali a farsi carico stabilmente dei migranti e dei rifugiati con quote annuali di reinsediati, e tuttavia, ad oggi, su scala globale, trovano posto in questi programmi di accoglienza solo un decimo dei rifugiati che ne avrebbero diritto.
      Attualmente l'Europa non riveste un ruolo significativo tra i Paesi attivi nei programmi di reinsediamento dei rifugiati, in particolare l'Unione europea, per parte sua, offre appena cinquemila posti l'anno, 1'8 per cento del totale mondiale; gli sforzi maggiori in questo campo sono compiuti da parte di Paesi come Stati Uniti, Canada e Australia, che reinsediano annualmente nel proprio territorio circa 60 mila rifugiati, a fronte di un numero di soggetti in Europa che sfiora a malapena le cinquemila unità.
      Il Regolamento Dublino III – che sostituisce il cosiddetto Regolamento Dublino II, che a sua volta innovava la Convenzione di Dublino del 1990 – contiene i criteri e i meccanismi per individuare lo Stato membro che è competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un Paese terzo o apolide e lo individua nel cosiddetto «Stato di primo approdo».
      Già in quest'Aula, così come nell'ambito del sistema europeo comune di asilo, il Regolamento Dublino III è stato ampiamente discusso e criticato.
      Il principio generale alla base del Regolamento Dublino III è che ogni domanda di asilo deve essere esaminata da un solo Stato membro e la competenza per l'esame di una domanda di protezione internazionale ricade in primis sullo Stato che ha svolto il maggior ruolo in relazione all'ingresso e al soggiorno del richiedente nel territorio degli Stati membri. E questo tuttavia «salvo eccezioni», e proprio di queste eccezioni tratterò in questa sede.
      Il sistema Dublino si regge su un presupposto non corrispondente al vero, ossia che gli Stati membri costituiscono un'area con un livello di protezione omogeneo; in realtà le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo e i tassi di accoglimento di domande di protezione cambiano drammaticamente da un Paese all'altro.
      Se c’è una materia in cui tra gli Stati dell'Unione europea vi è una grande differenza, questa è proprio l'asilo. Ci sono Paesi europei quali la Grecia che hanno un tasso di riconoscimento dello status di rifugiato inferiore all'1 per cento e poi Paesi come il nostro, dove il tasso di riconoscimento oscilla tra il 40 e il 50 per cento.
      Chiaramente la mancanza di omogeneità crea delle disfunzioni all'interno del sistema europeo. E sono i cittadini europei nonché gli stessi migranti a farne le spese.
      Gli Stati europei sono poco avvezzi a cedere parte della propria sovranità su questa materia e poco disponibili ad investire sufficienti risorse.
      Sulla carta i regolamenti e trattati europei sono omogenei e bilanciano in modo adeguato il diritto dei cittadini europei a non essere penalizzati in modo abnorme dalle pressioni migratorie con i diritti dei rifugiati a ricostruirsi una vita lontano da guerre e situazioni economiche insostenibili.
      Tuttavia, quando all'interno dei perimetri nazionali si passa all'attuazione di questi regolamenti, il sistema implode e non tutti gli Stati membri si dimostrano rispettosi di questo bilanciamento di diritti.
      Da questo punto di vista l'Italia crediamo abbia dimostrato addirittura sin troppa solidarietà se confrontata all'atteggiamento assunto da parte di altri Stati europei anche territorialmente limitrofi.
      Attraverso l'attuazione del regolamento di Dublino emergono enormi criticità e limiti del provvedimento. Uno su tutti l'assurda situazione di rifugiati che, scampati Pag. 120da guerre, e pur tuttavia con disponibilità economiche e aderenze umane tali da poter raggiungere uno Stato membro che possa garantire loro un nuovo lavoro e un nuovo inizio – penso ad esempio alle famiglie eritree che, attraversando l'Italia, tentano di raggiungere la Germania dove spesso hanno parenti e affetti già presenti nel territorio – vengono tuttavia rimandati nel Paese del cosiddetto «primo approdo» – nel caso l'Italia – motivando questo allontanamento proprio sulla base dei principi del Regolamento di Dublino III.
      Spesso gli stessi migranti non capiscono le ragioni di queste prese di posizione degli Stati, e cercano invano di convincere le autorità che stanno bene lì dove sono arrivati, che lì hanno parenti, e che altrimenti non saprebbero dove andare e come sopravvivere.
      A queste persone viene spiegato che non possono rimanere nel Paese europeo prescelto perché sono prima approdate da noi, perché da noi hanno già presentato una domanda d'asilo, e che da noi devono ritornare.
      E così spesso ritroviamo i rifugiati sul nostro territorio sopraffatti e abbandonati, e vediamo i nostri territori reagire – comprensibilmente – in maniera difensiva rispetto a questa pressione migratoria.
      Da più parti anche in quest'Aula e anche da parte nostra si è invocata una modifica dei principi portati dal Regolamento di Dublino III.
      La Presidenza italiana del semestre europeo era l'occasione migliore per mettere in discussione l'impianto del Regolamento.
      Pur tuttavia constatiamo che non soltanto il semestre europeo è praticamente trascorso senza che il tema fosse non dico una priorità dell'agenda di Governo nella discussione con gli altri Stati, ma almeno un tema da affrontare in modo organico.
      Nel semestre di Presidenza italiana dell'Unione, il Governo si è limitato a «europeizzare» il salvataggio in mare dei migranti – tra l'altro in modo per lo più parziale – sostituendo l'operazione Mare nostrum con l'operazione Tritone.
      Non vogliamo sminuire la portata di questa iniziativa, ma è di tutta evidenza che essa agisce – perlopiù parzialmente come detto – esclusivamente sugli effetti della pressione migratoria, ma non incide sulle cause della stessa, e tanto meno responsabilizza l'Europa nelle fasi iniziali della migrazione adottando misure che sarebbero, quelle sì veramente necessarie, quali l'accoglienza pro quota dei migranti da parte degli Stati membri se non addirittura la creazione di centri di accoglienza e identificazione sulle coste dei Paesi di provenienza.
      Non nutriamo pertanto – a questo punto del semestre – troppa fiducia nella possibilità che questo Governo riesca effettivamente a far modificar in sede europea il Regolamento di Dublino III, né riteniamo che il continuo auspicio di tale modifica nelle sedi televisive o sulle agenzie possa accelerarne il processo di revisione anche considerato che, come tutti gli altri trattati, un simile regolamento per essere modificato necessiterebbe dell'assenso di tutti i partner europei.
      Né riteniamo potenzialmente efficaci le seppur affascinanti ed emotivamente toccanti prospettive di misure anche più drastiche, quali ad esempio la chiusura dell'area Schengen da taluni invocata.
      In questo senso permettetemi di dire – anche nel ruolo che ho avuto l'onore di poter assumere di Presidente del Comitato bicamerale Schengen – che la libera circolazione delle persone è non soltanto un diritto fondamentale per tutti i cittadini dell'Unione europea, ma che mettere in discussione tale principio significherebbe probabilmente mettere in discussione uno dei pochi vantaggi concreti che l'Europa ha offerto sino ad ora ai Paesi aderenti.
      E tuttavia soluzioni immediate ce ne sarebbero e Forza Italia le propone con questa mozione.
      Prima di tutte l'applicazione della direttiva 2001/55/CE: si riconosca la protezione temporanea a tutti i migranti che arrivano sulle nostre coste, e sí consenta loro l'esercizio del legittimo diritto alla circolazione verso tutti i Paesi europei, Pag. 121perché come Lei sa, i migranti arrivano sulle nostre coste per entrare in Europa e non per entrare in Italia.
      L'istituzione di un regime di questo tipo potrebbe essere accompagnata (anche in base alle disposizioni della direttiva stessa) dalla creazione di corridoi umanitari, ossia da misure di evacuazione dei destinatari della protezione, senza che essi debbano affidarsi a trafficanti e scafisti per raggiungere il territorio dell'Unione europea.
      C’è poi un'altra soluzione immediata ed, in questo senso, sono a chiedere a Governo e Parlamento, a tutte le forze politiche, di collaborare per perseguirla al fine di sgravare il nostro Paese dagli ormai insopportabili oneri di gestione dell'identificazione ed accoglienza migratoria.
      C’è un articolo nel Regolamento di Dublino, e segnatamente l'articolo 17, che ai commi secondo e terzo attribuisce a ciascuno Stato membro – anche in deroga al principio dell'onere dell'accoglienza e dell'identificazione in capo al Paese di primo approdo – la possibilità di esaminare una domanda di asilo anche se tale esame non gli competerebbe.
      Due sono le condizioni poste per la deroga al Regolamento: ragioni umanitarie ovvero la volontà politica del singolo Stato membro a derogare alla regola stessa.
      È pertanto di tutta evidenza che sarebbe sufficiente insistere con i partner europei affinché – in un'ottica di reale condivisione delle responsabilità – essi assumano la precisa volontà politica di accogliere nel loro Paese quote di migranti ancorché gli stessi siano entrati, in prima istanza, in uno Stato diverso.
      Sono pertanto sorpresa che rispetto a questa mozione, ed in particolare rispetto a questi miei due ultimi auspici, il parere del Governo non sia favorevole.
      Oggi il Governo si dice contrario ad adoperarsi affinché venga applicata la direttiva 2001/55/CE e venga riconosciuta la protezione temporanea ai migranti che attualmente raggiungono le nostre coste e che ne sarebbero evidentemente legittimi destinatari in quanto soggetti che chiaramente fuggono da guerre.
      Davvero il Governo si vede contrario a definire quote di accoglienza per ciascuno Stato membro al fine di sgravare almeno parzialmente il nostro Paese da oneri di accoglienza che sono orami divenuti insostenibili e al fine di garantire ai richiedenti asilo l'esercizio del diritto costituzionalmente garantito della libertà di circolazione ?
      Sono altresì stupita che si dia parere negativo rispetto al paragrafo in cui chiediamo di assumere iniziative per introdurre clausole politiche più flessibili per quel che attiene all'identificazione dello Stato membro competente ad una domanda di asilo e conseguentemente si prenda una posizione sostanzialmente negativa in ordine allo sforzo di convincere i partner europei ad avvalersi delle deroghe portate dall'articolo 17 del Regolamento di Dublino III.
      Ritengo il parere del rappresentante del Governo oggi presente in quest'Aula perlomeno contraddittorio rispetto a quanto dichiarato davanti al Comitato Schengen sia da parte del Ministro dell'Interno Alfano, che, pur precisando che l'ottenimento della direttiva 55/CE da parte dell'Unione europea sarebbe praticamente impraticabile atteso che l'Unione non ne concesse l'applicazione durante la cosiddetta primavera araba, ha tuttavia perlomeno tentato nelle sedi europee di ottenerne l'applicazione, sia perlomeno contraddittorio rispetto a quanto, sempre dinnanzi al comitato Schengen ha dichiarato il sottosegretario alle politiche comunitarie Gozi, il quale ha auspicato una stretta collaborazione tra Governo e Parlamento per convincere gli altri Stati membri a operare la scelta politica di applicazione della deroga portata all'articolo 17 del Regolamento di Dublino III. Chiedo pertanto al rappresentante del Governo di operare un supplemento di riflessione in ordine alla nostra mozione, che ha un profilo certamente costruttivo e non critico e che è volta a sostenere, a stimolare il Governo, a creare in Europa un clima adeguato di solidarietà ma anche di responsabilità tra Stati membri.

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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI GIANLUCA PINI E MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2276

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevoli Colleghi, signori Rappresentanti del Governo, quando l'Accordo di Cooperazione italo-turco venne firmato, 1'8 maggio di due anni fa, la guerra civile siriana era già in corso da oltre un anno. Ad Ankara si sperava ancora in un rapido successo della rivolta alimentata dalla Fratellanza Musulmana contro Assad e la minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale di matrice jihadista aveva contorni molto diversi da quelli attuali.
      Della Turchia preoccupava la vicinanza ad aree turbolente e la consapevolezza che si trattava di una terra di transito per profughi in fuga dai conflitti più violenti che turbavano l'Asia, come quello in corso in Afghanistan, e nella quale operavano forti organizzazioni dedite al contrabbando di uomini, armi e narcotici. Comprensibile, quindi, che il Governo italiano del tempo, con il quale peraltro come Lega Nord non siamo stati certo teneri, cercasse una collaborazione più forte nella lotta al terrorismo ed al crimine organizzato.
      Si trattava, in fondo, di spostare in avanti la linea del fronte nella lotta senza quartiere al terrore ed alle mafie transnazionali e di sostenere gli sforzi di un Paese nostro alleato nella Nato, che aveva pagato un grave prezzo alla violenza criminale e politica.
      Vi sono forze politiche, dentro la Camera, che avrebbero voluto veder sospendere la ratifica e l'esecuzione dell'accordo, lamentando i metodi spicci ai quali il Governo turco dell'AKP ha fatto ricorso nella gestione della questione curda e nella repressione del dissenso interno. Comprendiamo le loro motivazioni, che in parte condividiamo anche, avendo osservato in questi mesi la crescente spregiudicatezza del Presidente Erdogan nel sostenere movimenti ostili ad Assad che si sono abbandonati alle più crudeli violenze nel corso degli ultimi mesi, tra l'altro rapendo e decapitando ostaggi occidentali.
      Neanche durante la recente visita di Sua Santità Papa Francesco alle autorità civili turche sono mancati in effetti gli appelli a denunciare i movimenti estremistici che si rifanno all'Islam politico, condannandone il ricorso al terrorismo, purtroppo finora caduti nel vuoto.
      Il dialogo con l'ambizioso Governo turco sta infatti diventando obiettivamente difficile.
      Per questo motivo, noi sinceramente crediamo che l'accordo al nostro esame potrà avere più successo nel campo della lotta alla grande criminalità organizzata, aiutando il nostro Paese a contenere gli afflussi migratori da Sud-Est, che non nel fermare i flussi in entrata ed uscita dalla Siria dei cosiddetti Foreign Fighters, i guerriglieri europei che abbracciano la causa dell'Islam politico radicale.
      Sostenere l'approvazione dell'accordo non implica peraltro la supina accettazione o l'implicito sostegno ai controversi progetti politici interni ed esterni accarezzati dal Governo turco. Potremo però forse sapere di più circa ciò che sta accadendo nelle retrovie della guerra civile siriana.
      Per quanto riteniamo gravi le accuse rivolte ad Ankara concernenti i presunti sostegni all'Isis, pensiamo che i costi da sostenere per monitorare l'evoluzione della minaccia terroristica aumenterebbero se questo accordo non venisse approvato.
      Ecco perché la Lega Nord oggi dice sì a questa ratifica, che peraltro non modifica di un millimetro la nostra politica di ostilità all'ingresso di Ankara nell'Unione Europea.

      MARIANO RABINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli Colleghi, l'Accordo italo-turco è inteso a rafforzare, a fronte del fenomeno della globalizzazione, l'impegno dei due Paesi nella Pag. 123prevenzione e nel contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo, attraverso una più intensa collaborazione, unitamente al reciproco scambio di informazioni.
      Esso (che ricalca, nel contenuto, altre intese della stessa natura, come quella siglata con gli Stati Uniti, la cui autorizzazione alla ratifica è recentemente intervenuta con la legge n.  99 del 2014) si pone l'obiettivo di creare uno strumento giuridico per meglio regolamentare la collaborazione operativa, intensificando i rapporti tra gli omologhi organismi di Italia e Turchia e ricalca, nel contenuto, altre intese della stessa natura, come quella siglata con gli Stati Uniti (la cui autorizzazione alla ratifica è recentemente intervenuta con la legge n.  99 del 2014).
      L'accordo (che non pregiudica diritti e obblighi derivanti da altri trattati internazionali stipulati dalle parti) stabilisce, in primo luogo, l'obbligo alla cooperazione bilaterale, in conformità alle rispettive legislazioni nazionali e ai trattati internazionali vigenti; individua i settori nei quali la cooperazione si renderà operativa: criminalità organizzata transnazionale (compreso il riciclaggio del denaro, il cyber crime ed il traffico di oggetti d'arte); produzione illecita e traffico di stupefacenti, di sostanze psicotrope e di precursori chimici; tratta di esseri umani e traffico di migranti; terrorismo e relative attività di finanziamento.
      Si definiscono, inoltre, le modalità, attraverso le quali verrà attuata la collaborazione tra Italia e Turchia, che riguardano principalmente: lo scambio di informazioni in merito ai reati, organizzazioni criminali e loro modus operandi, strumenti per combattere il crimine; l'adozione delle misure necessarie a coordinare l'attuazione di operazioni congiunte e di speciali tecniche investigative, quali le consegne controllate e le operazioni sottocopertura; la formazione dei funzionari di polizia; lo scambio di informazioni di carattere operativo per l'identificazione e la localizzazione di persone, nonché sulle sostanze psicotrope e sui nuovi tipi di sostanze stupefacenti.
      Vengono stabilite le procedure per le richieste di assistenza e la loro esecuzione, individuandone i requisiti formali e sostanziali, nonché i motivi del rifiuto.
      Sono altresì disciplinate: l'effettuazione di riunioni e di consultazioni tese ad agevolare l'esecuzione e l'osservanza dell'Accordo; le modalità di composizioni delle eventuali controversie, nonché di ripartizione tra i due Paesi degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione dell'intesa stessa.
      Nel segnalare la particolarità della posizione geo-strategica della Turchia, anche per quanto concerne il contrasto all'immigrazione clandestina e alla tratta degli esseri umani, è opportuno ricordare come anche il presente Accordo sia stato siglato in occasione del Vertice italo-turco del 2012.
      Lo scambio di informazioni non solo per la lotta al terrorismo, ma anche al crimine organizzato, ivi comprese quella al traffico di stupefacenti e di essere umani, hanno da sempre impegnato l'Italia, che vanta una discreta esperienza nel contrasto al crimine transnazionale.
      Quindi, lo scambio di informazioni e di best practice tra i due Paesi non può fare altro che migliorare la capacità, da parte turca, di fronteggiare tutte le minacce che provengono dall'area circostante: durante il dibattito in discussione generale, è stato evidenziato come il califfato, Daesh, si trovi proprio ai confini della Turchia e come questa ratifica possa contribuire a rendere più sicura l'Italia.
      Scelta Civica per l'Italia esprime con convinzione il proprio voto favorevole sul provvedimento, già adottato dall'altro ramo del Parlamento, in considerazione della rilevanza delle nostre relazioni politiche, economiche e commerciali con la Turchia e, più in generale, del fondamentale ruolo di stabilizzazione degli equilibri strategico-militari svolto da Ankara nel quadrante del Mediterraneo e del Medio Oriente, in ragione della sua convinta adesione all'Alleanza atlantica.

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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, GIANLUCA PINI, MARIA VALENTINA VEZZALI, FRANCESCA LA MARCA E GAETANO NASTRI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2279

      FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Protocollo che ci accingiamo a ratificare è finalizzato ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e a prevenire le evasioni fiscali. L'elemento più innovativo e riformatore del Protocollo consiste, a mio parere, nella previsione di una più ampia cooperazione tra le amministrazioni dei due Paesi comprensiva, tra l'altro, dell'inopponibilità del segreto bancario, del rafforzamento della cooperazione nella lotta all'evasione e dell'adesione agli standard dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in materia. Le nuove norme contenute infatti contribuiscono a definire la nuova base giuridica in materia di scambio di informazioni, in conformità con l'obiettivo prioritario della lotta all'evasione fiscale e con gli standard offerti dall'OCSE.
      La ratifica del suddetto Protocollo contribuirà ad inserire il Messico nelle white lists (che verranno emanate dall'amministrazione finanziaria italiana ai sensi delle disposizioni previste dalla legge finanziaria per il 2008) dei Paesi che rispettano gli standard finanziari internazionali.
      Gli effetti positivi del Protocollo contribuiranno a favorire gli investimenti esteri diretti: la complementarietà economica dell'Italia e del Messico soprattutto nel settore manifatturiero può costituire una occasione di sviluppo anche per il nostro Paese. Sono infatti circa mille le imprese italiane che vi operano. L'Italia è in un momento della sua storia economica in cui l'esportazione avviene mediante la dislocazione, nel territorio di destinazione, della produzione.
      A dimostrazione del crescente interscambio commerciale, nel 2011-2012 si è raggiunto un incremento rispetto all'anno precedente pari al 15,8 per cento secondo i dati ISTAT. Questo accordo è ancor più importante in quanto favorisce una più stretta e coordinata cooperazione fiscale senza un ulteriore aggravio per l'erario, con effetti positivi in termini di aumento del gettito fiscale.
      La ratifica di questo accordo, già approvata dal Senato, si inserisce, pertanto, in un percorso di progressivo interesse da parte del nostro Paese nei confronti dei Paesi dell'America latina e caraibica, che emerge anche dall'istituzionalizzazione con cadenza biennale della Conferenza Italia-America latina e Caraibi nonché dal sostegno finanziario dell'Italia a due importanti banche multilaterali quali la Banca di sviluppo dei Caraibi e la Banca interamericana di sviluppo.
      Esprimo pertanto il parere favorevole del Gruppo Per l'Italia alla ratifica di un accordo foriero di grandi benefici in termini di sviluppo degli scambi commerciali con l'estero, a garanzia della trasparenza bancaria e della lotta all'evasione fiscale.

      GIANLUCA PINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il reticolo degli accordi bilaterali stretti dal nostro Paese con i suoi partner per evitare le doppie imposizioni è un portato della globalizzazione. Mira a generare fiducia in un fisco non punitivo, evitando le vessazioni non necessarie, anche allo scopo di agevolare gli investimenti delle parti nel territorio delle controparti.
      Non fa eccezione a questi principi il Protocollo di modifica alla Convenzione italo-messicana risalente al lontano 1991, fatto proprio a Città del Messico il 23 giugno 2011, mentre qui da noi imperversava la guerra di Libia.
      L'obiettivo perseguito attraverso il nuovo Protocollo è duplice.
      In primo luogo, interviene a formalizzare il cambio di definizione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, che è l'interlocutore dal nostro lato della Convenzione.
      Dall'altro, si determina la sostanziale abolizione del segreto bancario, con l'idea Pag. 125di rendere molto più difficile l'occultamento in Messico di ricchezze sfuggite al fisco della nostra Repubblica. E viceversa, naturalmente.
      In pratica, almeno rispetto al nostro Paese, il Messico dovrebbe cessare di essere il paradiso bancario che è stato finora, con sensibili vantaggi per il fisco della Repubblica.
      A dispetto della sua compattezza, il nuovo Protocollo italo-messicano appare tecnicamente complesso. Non dovrebbe però creare problemi alla sua applicazione neppure lo stato di guerra interna in cui è precipitato il Messico in seguito al radicarsi e rafforzarsi continuo dei cartelli frontalieri che controllano l'emigrazione clandestina verso gli Stati Uniti ed il contrabbando di stupefacenti.
      L'attuale instabilità messicana dovrebbe, al contrario, incoraggiare le autorità nazionali di Città del Messico ad attuare l'accordo.
      Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo !
      Come abbiamo già rilevato al Senato, stanti queste finalità, la Lega Nord non intravede alcun motivo per opporsi all'approvazione di questo disegno di legge.

      MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, il procedimento in discussione è stato avviato nella scorsa legislatura alla Camera, ma non si è concluso per la fine della legislatura stessa. La ratifica del Protocollo di modifica della Convenzione del luglio 1991 tra Italia e Messico, è finalizzata a evitare le doppie imposizioni in materia d'imposte sul reddito e a prevenire le evasioni fiscali.
      La Convenzione, con questa ratifica, intende inserire alcuni punti fondamentali per l'Accordo stesso conformemente all'obiettivo principale della lotta all'evasione fiscale, l'elusione, il superamento del segreto bancario e agli standard dell'OCSE.
      Voglio rilevare l'importanza degli accordi stipulati sul tema della doppia imposizione fiscale, precursori di grandi benefici in termini di sviluppo degli scambi commerciali con l'estero. A questo proposito ricordo che la ratifica al Protocollo in esame riveste non solo un valore tecnico economico, ma un particolare valore politico. Infatti, l'istituzionalizzazione della Conferenza Italia-America latina, non può che rimarcare il legame peculiare tra il nostro Paese e i Paese di quell'area.
      Inoltre, l'accordo consentirà un consolidamento della compagine di relazioni commerciali ed economiche bilaterali, anche grazie alla positiva evoluzione politica-economica che sta attraversando il Messico, (vediamo ad esempio il settore manifatturiero, con circa un migliaio d'imprese italiane che operano in quei Paesi), ciò dovuto anche al particolare periodo economico che stiamo attraversando con le nostre aziende che optano al trasferimento all'estero con il dislocamento della produzione.
      Non possiamo non ricordare che comunque il crescente interscambio commerciale degli ultimi tre anni ha raggiunto un valore economico pari a 3744 milioni di euro.
      Pongo l'accento ancora una volta sull'importanza di accordi come quello in esame che permettono una più stretta e coordinata cooperazione fiscale senza altro aggravio per l'erario con ricadute positive in termini di aumento del gettito fiscale.
      Infine, ricordo che i risultati derivanti dall'applicazione della ratifica, rappresenteranno principi adeguati al fine dell'inclusione del Messico nelle White lists e cioè quei Paesi che rispettano gli standard finanziari internazionali.
      Per questi motivi, Presidente, dichiaro il voto favorevole del Gruppo Scelta Civica per l'Italia.

      FRANCESCA LA MARCA. Grazie, Presidente. Esprimo il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento di ratifica del protocollo che modifica la Convenzione tra il Governo italiano e quello degli Stati uniti messicani, un atto volto ad evitare le doppie imposizioni e a prevenire le evasioni fiscali.
      Anche se siamo in presenza di una ratifica di un protocollo di modifica di una Pag. 126convenzione dell'ormai lontano 1991, desidero esprimere a nome del mio gruppo la piena convinzione circa l'utilità di un simile strumento e l'auspicio che esso al più presto diventi pienamente operativo.
      La modifica sostanziale è quella che consente una più estesa e diretta collaborazione e un più proficuo scambio di informazioni tra le amministrazioni dei due Paesi. Questo impegno è rivolto ad affinare le procedure necessarie per contrastare la possibilità di evasioni fiscali e prevede a tale scopo anche l'inopponibilità del segreto bancario. Obiettivi sacrosanti, soprattutto in un momento di forte mobilità dei capitali e di persistente tendenza all'evasione. Il maggiore impegno che l'accordo prevede, per altro, non comporta nuovi oneri per le nostre finanze, semmai si spera che una più incisiva azione di contrasto all'evasione possa comportare anche un recupero di risorse.
      L'aspetto più convincente è che il provvedimento si inserisce in un quadro di marcato sviluppo e di forte evoluzione nei rapporti economici e commerciali tra il Messico e l'Italia. Quella messicana è ormai la seconda economia dell'America latina, con risvolti molto interessanti per lo sviluppo delle attività manifatturiere. Grazie anche ad una legislazione messicana particolarmente favorevole agli investimenti esteri, l'interscambio tra i due Paesi ha toccato negli ultimi tempi i 4 miliardi di dollari e ha segnato un incremento superiore al 15%. Sono ormai più di mille le aziende italiane che nei loro percorsi di internazionalizzazione hanno intercettato la realtà messicana e ulteriori possibilità si possono cogliere attraverso un'azione di promozione e di sostegno mirata.
      Avere, quindi, strumenti incisivi che possano accompagnare la spinta verso un incremento del volume di interessi tra i due Paesi rappresenta un vantaggio per l'Italia. Si tratta di un concreto esempio delle opportunità che per il nostro sistema economico si presentano in ambito globale, purché si abbia la capacità di scegliere i giusti interlocutori e il coraggio di confrontarsi con realtà dinamiche, come quella messicana.
      Vorrei ricordare, infine, che il disegno di legge istitutivo della Conferenza Italia-America Latina ha compiuto di recente il suo iter parlamentare ed è diventato legge dello Stato. Si tratta di uno strumento che dà maggiore slancio e certezza alla strategia di dialogo che il nostro Paese ha adottato da alcuni anni verso questi Paesi, dopo una fase di disattenzione e trascuratezza. Questo provvedimento, dunque, s'innesta in un quadro di impegno verso realtà che sono sempre più presenti nell'orizzonte delle nostre relazioni internazionali.
      Ribadendo dunque il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico, mi consentirete di esprimere una particolare soddisfazione in qualità di eletta nella ripartizione che comprende anche il Messico perché so quale evoluzione e dinamismo la nostra comunità in quel Paese stia da tempo manifestando e quanto sia sentita l'esigenza di essere assecondata in questo suo percorso di consolidamento e di ascesa.

      GAETANO NASTRI. Grazie Presidente, gentili colleghe e colleghi. Il disegno di legge in esame reca la ratifica del Protocollo di modifica della Convenzione del luglio 1991 tra l'Italia e il Messico, finalizzata ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e a prevenire le evasioni fiscali.
      Il procedimento di ratifica era stato già avviato sul finire della scorsa legislatura alla Camera, ma non si è concluso per la fine della legislatura stessa.
      In particolare, il paragrafo A) modifica l'articolo 3 della Convenzione introducendo un'innovazione meramente formale, relativa alla nuova denominazione dell'autorità competente per l'Italia, ovvero il Ministero dell'economia e delle finanze.
      Il paragrafo B), che costituisce la novità più rilevante del provvedimento, dispone la sostituzione dell'articolo 25 della Convenzione del 1991, inerente lo scambio di informazioni tra le parti, prevedendo una Pag. 127più ampia cooperazione tra le amministrazioni dei due Paesi, che include, tra le altre cose, l'inopponibilità del segreto bancario, il rafforzamento della cooperazione nella lotta all'evasione e l'adesione agli standard dell'OCSE in materia.
      La modifica, nel definire una nuova base giuridica finalizzata all'intensificazione della cooperazione amministrativa, è finalizzata altresì al consolidamento di quegli elementi utili ad includere il Messico nelle future liste dei Paesi aventi un regime fiscale conforme agli standard di legalità e trasparenza adottati dall'Unione europea.
      Il protocollo in esame, infine, stabilisce che l'entrata in vigore di tali norme avverrà trenta giorni dopo la data di ricevimento dell'ultima delle notifiche con le quali gli Stati contraenti si informeranno reciprocamente del completamento delle procedure interne previste dai rispettivi ordinamenti.
      L'accordo consentirà di perfezionare ulteriormente la cornice giuridica di supporto ad un sistema di relazioni economico-commerciali bilaterali che è sensibilmente cresciuto negli ultimi anni anche se le potenzialità restano ancora notevolissime.
      L'interscambio commerciale bilaterale è comunque superiore a quello che l'Italia ha con qualsiasi altro Paese latinoamericano.
      Il Messico è la seconda economia dell'America Latina e sta attraversando una fase congiunturale favorevole e si propone, con sempre maggiore successo, come la piattaforma manifatturiera del continente Nord America.
      Alla base di quest'evoluzione positiva ci sono le opportunità offerte dalle politiche economiche del Messico, in particolare il livello di apertura economica e la legislazione in materia di investimenti esteri diretti.
      Importante è anche la complementarietà economica che si registra fra i due Paesi, specificamente nel settore manifatturiero.
      Il commercio bilaterale quindi è stato accompagnato da un processo di internazionalizzazione delle imprese italiane verso il Messico.
      L'intercambio commerciale nel periodo 2011-2012 ha raggiunto il valore di 3.744 milioni di euro, con un incremento rispetto all'anno precedente del 15,8 per cento secondo i dati Istat.
      Alla luce della rilevanza strategica dei rapporti tra l'Italia e il Messico, Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale esprime parere favorevole a questo disegno di legge.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIULIO CESARE SOTTANELLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2577

      GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame concerne la ratifica ed esecuzione dell'accordo, del 10 gennaio 2014 tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati Uniti d'America. È finalizzato a migliorare la Compliance fiscale internazionale, applicando la normativa FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act) nonché determinare gli adempimenti delle istituzioni finanziarie italiane per lo scambio automatico di informazioni derivanti sia dal predetto accordo che da accordi tra l'Italia ed altri Stati esteri.
      La normativa FATCA, in America è entrata in vigore nel 18/03/2010, e vuole contrastare l'evasione fiscale da parte di cittadini statunitensi e di residenti negli Stati Uniti d'America, perpetrata attraverso l'utilizzo di conti e di intermediari offshore.
      Le previsioni contenute nel FATCA richiedono a ciascun intermediario finanziario estero, tra cui l'Italia, lo scambio automatico d'informazioni su basi di reciprocità e la cooperazione riguarderà determinate tipologie di conti (conto di custodia, conto di deposito ed altre tipologie di conti) detenuti negli Stati Uniti da Pag. 128soggetti residenti in Italia nonché quelli detenuti in Italia da cittadini e residenti americani.
      Gli effetti dell'accordo producono vari benefici per le istituzioni finanziarie italiane, tra cui:
          l'esenzione dalla ritenuta del 30 per cento sui pagamenti di fonte statunitense;
          la rimozione dei principali ostacoli giuridici legati alla protezione dei dati;
          la semplificazione e la minimizzazione degli oneri di adempimento che dovranno interfacciarsi soltanto con l'amministrazione finanziaria nazionale e non con l'amministrazione finanziaria statunitense;
          la riduzione e la semplificazione delle procedure di due diligence, che risultano in linea con la normativa domestica in materia di antiriciclaggio e che, ove possibile, consentiranno l'utilizzo di informazioni già in possesso degli intermediari stessi;
          la comunicazione dei dati relativi ai conti detenuti da soggetti statunitensi, da effettuare all'amministrazione finanziaria italiana (anziché a quella statunitense).

      L'accordo comporta benefici, anche, per l'amministrazione finanziaria italiana in chiave anti-evasione internazionale, ispirandosi al principio di reciprocità, per cui a fronte delle informazioni trasmesse dall'Italia agli Stati Uniti d'America, questi ultimi forniranno all'Italia le informazioni attualmente raccolte dall'Agenzia delle Entrate americana impegnandosi, altresì, a raggiungere successivamente un livello equivalente di scambio.
      L'articolato dell'accordo ha l'obiettivo di fornire agli intermediari finanziari un quadro normativo completo circa gli adempimenti che questi dovranno assolvere, anche, nell'ottica di garantire una disciplina sistematica della materia che consenta di conseguire sinergie applicative. Varie sono le categorie di intermediari interessati ed esenti (tra gli esenti, ad esempio: le istituzioni finanziarie locali con certe caratteristiche, le onlus e le organizzazioni no-profit.
      Vengono definiti i concetti di «istituzione finanziaria», «istituzione di custodia», «istituzione di deposito», «entità d'investimento» ed «impresa di assicurazioni specificata», così come sono descritti i diversi tipi di rapporti finanziari da identificare, attraverso le definizioni di: «conto finanziario», «conto di deposito», «conto di custodia» nonché i prodotti esenti purché intrattenuti con un'Istituzione finanziaria italiana (ad esempio: conti pensionistici o piani pensionistici individuali, contributi volontari al conto, soluzioni finanziario-assicurative per il TFR).
      Sono, infine, individuate e descritte le persone fisiche e giuridiche le cui operazioni finanziarie sono soggette alle disposizioni dell'Accordo in esame.
      Lo scambio d'informazioni, sostanzialmente individuate, attengono i dati identificativi del titolare del conto, il numero di conto, l'istituzione finanziaria che effettua la comunicazione, il saldo o il valore del conto.
      A partire dal 2015 si aggiungeranno altre informazioni, tra cui l'importo totale lordo degli interessi o dei dividendi.
      Per quanto concerne il trattamento tributario viene, altresì, specificato che in Italia, l'importo e la natura dei pagamenti effettuati in relazione ad un conto statunitense possono essere determinati in conformità ai principi della normativa tributaria italiana, mentre negli Stati Uniti d'America, per i conti italiani, si potrà fare riferimento alla legislazione tributaria federale statunitense.
      Dovranno, infine, essere stabilite dalle Autorità competenti dei due Paesi, le procedure per lo scambio automatico delle informazioni, le norme e le procedure riguardanti la disciplina degli errori di lieve e di rilevante entità, le procedure per garantire che gli intermediari finanziari italiani comunichino i nomi e gli importi complessivamente pagati a ciascuna istituzione finanziaria non partecipante. Nel caso in cui si manifestasse una grave Pag. 129mancanza di conformità di un intermediario italiano, per un periodo di diciotto mesi, gli Stati Uniti d'America tratteranno l'intermediario come »istituzione finanziaria non partecipante«. Su quest'ultimo aspetto riteniamo necessaria l'applicazione del principio di reciprocità con un adeguata specifica regolamentare.
      Tutte le informazioni scambiate saranno soggette agli obblighi di riservatezza ed alle altre tutele previste dalla Convenzione ed entrambi i Paesi avranno la possibilità di consentire alle proprie istituzioni finanziarie di affidare a soggetti terzi l'adempimento degli obblighi previsti, mantenendo, però, la responsabilità a carico delle medesime istituzioni finanziarie.
      Viene, quindi, perseguito lo scambio d'informazioni ed il trattamento dei pagamenti per raggiungere una politica comune sulla tassazione dei pagamenti «pass through» e cioè flussi monetari in entrata/uscita che derivano da conti e/o investimenti off-shore che non sono stati già soggetti a tassazione. Per questo scopo Italia e Stati Uniti d'America si impegnano per sviluppare un comune modello di comunicazione e di scambio d'informazioni.
      L'accordo, che viene ratificato con il presente disegno di legge, è analogo nei contenuti agli accordi che gli Stati Uniti d'America hanno definito con Francia, Germania, Spagna, Regno Unito.
      Scelta Civica per l'Italia concorda con il progetto di legge in esame, ma ritiene utile una verifica, in sede di attuazione e fino alla data di entrata in vigore della legge di ratifica dell'Accordo stesso, per individuare la soluzione procedurale più efficiente e meno onerosa al fine di razionalizzare il carico degli adempimenti che dovranno svolgere i vari attori.
      Per quanto esposto, quindi, Scelta Civica esprime il proprio voto favorevole al disegno di legge.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ORESTE PASTORELLI, MARIO SBERNA, ROSANNA SCOPELLITI, MONICA FAENZI E SUSANNA CENNI SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 348-A ED ABBINATA

      ORESTE PASTORELLI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge che ci accingiamo a votare si pone come ambizioso progetto quello di coniugare la tutela dell'ambiente con il rilancio dell'agricoltura e del «Made in Italy».
      In questo senso, una maggiore tutela della ricchezza genetica dei prodotti agricoli italiani, affidata agli stessi agricoltori che se ne fanno ’custodi’, costituisce, infatti, un decisivo passo in avanti in termini di preservazione dell'ambiente e al tempo stesso pone le basi per una maggiore competitività del settore primario nei mercati europei e globali.
      Le misure, contenute nel disegno di legge, volte a creare degli strumenti di monitoraggio e coordinamento delle attività regionali di preservazione genetica delle diverse specie presenti nelle nostre terre rispecchiano un Paese che finalmente prende coscienza di sé ed ambisce a porsi come modello in tale importantissimo settore.
      Strumenti come l'Anagrafe e la Rete dell'agrobiodiversità, così come il Comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare, sono poi tanto più essenziali e importanti se si considera che con quest'ultimi si potranno incentivare ulteriormente quei processi di innovazione che attualmente stanno interessando il settore agroalimentare, e dei quali sono un convinto sostenitore.
      Investire sulla tutela della biodiversità vuoi dire, dunque, investire ad un tempo sull'ambiente e su una nuova concezione dell'agricoltura, ecosostenibile, e rispettosa del contesto ambientale nel quale viene esercitata.
      Certamente molto deve essere ancora fatto in questo ambito, per esempio con riferimento alla predisposizione di programmi di monitoraggio specifici per il settore ittico, ma il presente Disegno di legge, rispetto alla quale la componente socialista esprime un convinto voto favorevole, costituisce una prima, fondamentale, Pag. 130tappa di quel processo di trasformazione nel settore agroalimentare, troppe volte annunciato e mai realizzato.

      MARIO SBERNA. Onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito del provvedimento desidero fare delle considerazioni di carattere generale.
      Ciò che misura la ricchezza del nostro pianeta è il gran numero di specie presenti nell'ecosistema, ma occorre fare attenzione: si stima che ogni volta che una pianta si estingue, da 10 a 30 altre specie in media crollano con lei, come un castello di carte e la velocità del processo di estinzione delle specie è aumentata in maniera esponenziale proprio in questi anni. Secondo le stime della più grande ricerca fatta finora sui dati riguardanti il cambiamento climatico, la diminuzione di biodiversità in corso può portare all'estinzione di una specie vivente su 10 entro la fine di questo secolo.
      Non si tratta solo della estinzione di specie selvatiche, ma anche di quelle specie e varietà vegetali e di razze animali che, fin dalla nascita dell'agricoltura (10.000 anni fa), sono state oggetto di un continuo e lento processo di domesticazione e selezione, in modo da poter essere coltivate o allevate per fini alimentari.
      La Fao stima che, a oggi, il 75% delle varietà delle colture agrarie siano andate perdute e che i tre quarti dell'alimentazione mondiale dipendano da appena 12 specie vegetali e cinque animali.
      Solo nell'ultimo secolo abbiamo assistito alla estinzione di un numero elevato di varietà di frutta e verdure e tale perdita ha avuto dirette conseguenze sull'alimentazione, basti pensare che su circa 30.000 specie commestibili presenti in natura, le colture alimentari che, da sole, soddisfano il 95% del fabbisogno energetico mondiale sono appena 30 e tra queste, frumento, riso e mais forniscono più del 60% delle calorie che consumiamo. La perdita di biodiversità avrà un notevole impatto sia sui sistemi agricoli locali che sull'approvvigionamento dì cibo in tutto il pianeta con maggiori ricadute negative sui paesi più poveri.
      La questione è attenzionata dalle massime istituzioni internazionali, ricordo che il 3 maggio scorso anche la Commissione europea ha presentato una comunicazione, per porre fine, entro il 2020, alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici. In particolare viene segnalata la necessità, entro il 2020, di estendere al massimo le superficie agricole coltivate a prati, seminativi e colture permanenti al fine di garantire la conservazione della biodiversità e di apportare, da un lato, un miglioramento della conservazione della specie e degli habitat che dipendono dall'agricoltura e ne subiscono gli effetti, dall'altro, l'erogazione di servizi ecosistemici contribuendo, in tal modo, a promuovere una gestione sostenibile.
      Con questo provvedimento si intende procedere all'istituzione di un sistema italiano di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare, in linea con Convenzioni e i Trattati siglati dal nostro Paese in materia.
      Ed è importante che questa difesa e valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare venga realizzata attraverso la tutela del territorio rurale al fine di prevenirne lo spopolamento.
      Quest'opera va perseguita attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e non, nella realizzazione sia di una Anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare in cui verranno indicate tutte le risorse genetiche locali di origine vegetale, animale o microbica a rischio di estinzione o di erosione genetica, in gran parte già individuate dai repertori o registri vegetali delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano o dai libri genealogici e i registri anagrafici, che della Rete nazionale della biodiversità agraria e alimentare che svolgerà ogni attività diretta a preservare le risorse genetiche locali dal rischio di estinzione o di erosione genetica, attraverso la conservazione in situ, on farm ed ex situ, e a incentivarne la reintroduzione in coltivazione o altre forme di valorizzazione.
      Attraverso il Portale nazionale della biodiversità agraria e alimentare sarà infine costituito un sistema di banche dati Pag. 131interconnesse delle risorse genetiche locali individuate, caratterizzate e presenti sul territorio nazionale.
      Il coordinamento tra i diversi livelli di governo verrà garantito da un Comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare che individuerà gli obiettivi e i risultati delle singole azioni contenute nel Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo, oltre a favorire lo scambio di informazioni, raccogliere e armonizzare le proposte di intervento e definire un sistema comune di individuazione, di caratterizzazione e di valutazione delle risorse genetiche locali.
      Tutto questo potrebbe essere solo un ottimo piano se non fosse corredato da misure tese a promuovere le attività degli agricoltori, a sviluppare sistemi sementieri, al recupero delle risorse genetiche vegetali locali e allo svolgimento di attività di prevenzione e di gestione del territorio necessarie al raggiungimento degli obiettivi di conservazione della biodiversità agraria e alimentare.
      Il provvedimento fornisce dunque un quadro completo delle definizioni relative al materiale genetico di origine vegetale, animale e microbico, avente un valore effettivo o potenziale per l'alimentazione e l'agricoltura presente sul territorio, integrate da definizioni come le specie, razze, varietà, cultivar, popolazioni, ecotipi e cloni originari del territorio regionale, oppure di origine esterna, purché introdotte da almeno 50 anni in esso ed integrate tradizionalmente nella sua agricoltura e nel suo allevamento.
      È chiaro che la conservazione delle varietà locali non è realizzabile, se non nel bioterritorio, con le tecniche agronomiche dettate dalla tradizione rurale locale, in un rapporto strettissimo e di dipendenza reciproca, tra chi effettua la conservazione «ex situ» e chi effettua la conservazione «in situ» attraverso coloro che vengono definiti «agricoltori e allevatori custodi».
      Intervenendo sul Codice della proprietà industriale, il testo chiarisce che non sono oggetto di brevetto le varietà vegetali iscritte all'Anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare nonché le varietà dalle quali discendono produzioni contraddistinte dai marchi di denominazione di origine protetta, di indicazione geografica protetta o di specialità tradizionali garantite e da cui discendono i prodotti agroalimentari tradizionali.
      E sempre in tema di commercializzazione si prevede che solo i i produttori agricoli residenti nei luoghi dove le ’varietà da conservazione’ iscritte nel relativo Registro Nazionale o hanno evoluto le loro proprietà caratteristiche o che provvedono al loro recupero e mantenimento, hanno diritto alla vendita diretta in ambito locale di modiche quantità di serventi o materiali da propagazione relativi a tali varietà, se prodotti nella azienda da essi condotta.
      Infine credo sia stato opportuno prevedere l'Istituzione della giornata della biodiversità agraria e alimentare nel giorno 22 maggio di ogni anno per diffondere e promuovere l'importanza dei valori universali della biodiversità agricola e sulle modalità di tutela e conservazione del patrimonio esistente.
      Onorevoli colleghi per le ragioni suesposte, dichiaro il voto favorevole del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico.

      ROSANNA SCOPELLITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC) voterà a favore del progetto di legge sulla biodiversità agraria ed alimentare.
      Negli ultimi 50 anni, l'uomo con le sue attività produttive ha modificato profondamente la base ecologica del mondo vivente ed in molti casi il danno arrecato è irreversibile.
      Nonostante i provvedimenti presi da Organismi internazionali, dall'Unione Europea e dai singoli Stati membri, permangono gravi pericoli per la conservazione della natura e per il mantenimento della diversità biologica in alcune zone.
      La perdita di biodiversità è oggi uno dei problemi di maggiore importanza su scala mondiale e coinvolge sia il campo strettamente scientifico che l'iniziativa privata e gli organi di governo.
      Gli agricoltori hanno operato una continua selezione delle specie di interesse Pag. 132agricolo, che ha portato alla costituzione di numerosissime varietà idonee a valorizzare le risorse naturali delle più svariate aree e successivamente all'affermazione delle sementi selezionate che hanno sostituito gli ecotipi locali.
      Al di là degli innegabili benefici conseguenti all'adozione di questi nuovi fattori produttivi, si è registrato però un impoverimento della base genetica, evidenziatosi specialmente con il manifestarsi di diffusi attacchi di agenti patogeni e con la mancanza di resistenza delle nuove sementi, selezionate o ibride, ai vari stress ambientali.
      I problemi esposti, insieme a quelli connessi ai principi dello sviluppo sostenibile hanno catalizzato sempre di più l'attenzione del legislatore, nazionale ed internazionale, sulla necessità di conservare la natura e la diversità biologica sia perché elemento necessario per il mantenimento generale dell'equilibrio ecologico sia perché rappresenta il presupposto indispensabile per la costituzione di una banca genetica di riferimento di altissimo valore, essenziale per il progresso medico, biologico, agricolo e scientifico in genere.
      Secondo la Convenzione sulla Diversità biologica, ratificata a Rio nel 1992 durante la Conferenza sull'ambiente e sullo sviluppo, per «diversità biologica» si intende «variabilità tra organismi viventi da tutte le fonti possibili inclusi gli ecosistemi, tra gli altri, terrestri, marini e acquatici e i complessi biologici di cui questi sono parte, comprendendo, quindi, la diversità all'interno della specie, tra le specie e degli ecosistemi».
      La Commissione europea definisce la biodiversità come la «variabilità della vita e dei suoi processi. Essa include tutte le forme di vita, dalla singola cellula ai complessi organismi e processi ai percorsi ed ai cicli che collegano gli organismi viventi alle popolazioni, agli ecosistemi ed ai paesaggi» (DG AGRI 1999).
      La diversità biologica in agricoltura, quindi, rappresenta un sottoinsieme della diversità biologica generale che non dobbiamo abbandonare ma che dobbiamo tutelare e valorizzare con appositi interventi normativi, a livello nazionale e comunitario.
      Tra le cause più importanti di estinzione o di minaccia per le specie animali e vegetali presenti sul nostro pianeta ci sono la distruzione e la frammentazione degli habitat, l'introduzione di specie esotiche e il prelievo venatorio.
      Grande importanza assume, ai fini della biodiversità, anche l'inquinamento sia industriale che agricolo.
      A questo si aggiungono la deforestazione, la siccità e le inondazioni, l'introduzione di nuove malattie, la pressione dovuta alla popolazione e all'urbanizzazione, l'introduzione di specie che interferiscono con i naturali processi di evoluzione delle specie e l'erosione genetica, dovuta alla sostituzione degli ecotipi locali con un numero limitato di nuove specie, geneticamente simili, con conseguente riduzione della variabilità genetica.
      Un ulteriore problema per la conservazione della biodiversità è rappresentato dall'introduzione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati con il rischio di inquinamento genetico di specie naturali, di evoluzione di parassiti più resistenti, di permanenza di tossine nel terreno, di aumento dell'uso di erbicidi, di scomparsa di alcune specie di insetti e, quindi, di riduzione della biodiversità.
      Le conseguenze di questa perdita di biodiversità riguardano non solo la qualità della vita, ma la possibilità della vita stessa sul pianeta Terra, in quanto la variabilità genetica, una volta perduta, non è più recuperabile sia per le presenti che per le future generazioni.
      I numerosi cambiamenti avvenuti nella gestione delle popolazioni (animali, vegetali) da reddito, in relazione alla crescita globale della popolazione umana e ai cambiamenti delle abitudini alimentari di questa, hanno portato a un'intensificazione dei sistemi di allevamento/coltivazione in determinate aree, specialmente dei paesi sviluppati.
      Effetto di questa strategia è l'utilizzazione di pochi tipi genetici entro le specie allevate e coltivate. Nella strategia di tutela Pag. 133della biodiversità, particolare attenzione deve essere rivolta sia a quella attuale che a quella che verrà, in relazione ai prevedibili cambiamenti futuri.
      Per quanto riguarda la biodiversità nel nostro Paese c’è da sottolineare come, tra i Paesi del Mediterraneo, esso sia uno dei più ricchi in varietà locali, soprattutto tra le specie orticole e frutticole.
      Per ognuna delle loro specie di appartenenza occorre individuare e mettere a punto la migliore strategia di conservazione delle specie animali e vegetali nonché di reintroduzione sul territorio in caso di rischio di estinzione.
      A livello nazionale ed europeo è fondamentale che vengano definite le linee guida generali, atte al sostegno tecnico dei soggetti che si propongono per la tutela delle risorse genetiche a rischio di estinzione, in modo da permettere loro di attuare, sul territorio di competenza, la migliore strategia di conservazione e di valorizzazione che di volta in volta occorre individuare.
      A questo scopo occorre di nuovo sottolineare il ruolo della direttiva 92/43/CE sulla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatiche cd. Direttiva «Habitat», nonché la Strategia europea 2008-2014 per la conservazione delle piante.
      Scopo della Direttiva Habitat è «salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il Trattato». Per il raggiungimento di tale obiettivo la Direttiva stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati.
      Le risorse assegnate alla legge sono tutte concentrate nei due strumenti operativi e cioè Anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare e il Portale nazionale della biodiversità agraria e alimentare.
      Dal complesso delle norme si può facilmente dedurre che non solo le regioni non perderanno le proprie specificità e i propri diritti, ma addirittura la creazione di un sistema collegato permetterà a ciascuna regione di accedere più facilmente di accedere al patrimonio conoscitivo delle altre regioni.
      Si tratta della creazione di un Sistema a Rete e non di un esproprio.
      C’è tuttavia un elemento ulteriore che intendo sottolineare. La creazione di una Rete nazionale e di una Anagrafe nazionale creano un presupposto e un valore che le reti regionali non hanno.
      E cioè quello di poter tutelare a livello internazionale il nostro patrimonio di biodiversità, da qualsiasi tentativo di sottrazione da parte organismi sovranazionali, espropriazione che si sostanzia sotto forma di brevetto.
      È stato giustamente osservato in quest'Aula che i brevetti sulle varietà animali e vegetali commestibili hanno portato nel tempo ad un impoverimento genetico.
      Oggi, delle specie vegetali eduli, che sono 300 mila, solo lo 0,06 per cento, quindi tra le 150 e le 200 specie, sono quelle che vengono consumate per l'alimentazione umana.
      L'alimentazione mondiale si basa per il 75 per cento su 12 specie vegetali e 5 specie animali.
      Delle specie vegetali, solo tre (grano, riso, mais) soddisfano oltre il 60 per cento del fabbisogno di calorie e proteine nella dieta umana.
      Per quanto riguarda il mais, solo 6 varietà costituiscono il 71 per cento della produzione mondiale di mais; per le patate, solo quattro varietà costituiscono il 75 per cento della produzione mondiale.
      Da quanto detto si deduce che solo un'Anagrafe e una certificazione di Stato, possono utilmente tutelare le specificità regionali. Questa è la vera importanza del testo al nostro esame.
      Nell'articolo 9 del testo c’è l'esplicitazione di quanto ho appena detto: non possono costituire oggetto di brevetto «le varietà iscritte all'Anagrafe nazionale della biodiversità agraria e alimentare nonché le Pag. 134varietà dalle quali derivano produzioni contraddistinte dai marchi di denominazione di origine protetta».
      È il punto centrale di tutto l'impianto della legge.
      In conclusione, approvare il presente progetto di legge non solo garantirebbe il raggiungimento della tutela e della valorizzazione della biodiversità agraria ed alimentare in Italia, (con positive ricadute in termini di profitti economici ed occupazionali da non trascurare), ma consentirebbe al nostro Paese di allinearci con la politica europea di settore.
      Per questi motivi ribadiamo il voto favorevole del Gruppo Parlamentare di Area Popolare (NCD-UDC).

      MONICA FAENZI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi. Con il voto finale dell'Assemblea, sulla proposta di legge all'esame, il nostro ordinamento si dota di uno strumento necessario a tutelare un patrimonio fondamentale del nostro Paese, sia in ambito agrario che alimentare.
      La tutela e la promozione della biodiversità in agricoltura, infatti, anche nel contesto della riforma della politica agricola comunitaria, approvata nei mesi scorsi, rappresenta, oltre ad un valore ambientale, anche un valore economico, in quanto gli alimenti, ottenuti attraverso colture e razze di animali diversificate, vanno a soddisfare una domanda variegata da parte dei consumatori, che contribuisce in modo rilevante allo sviluppo della filiera agroalimentare italiana.
      Come ho avuto modo di rilevare nel corso dell'avvio dell'esame in sede di discussione generale, il provvedimento definisce un tracciato legislativo, sulla base di una serie d'iniziative assunte a livello internazionale che: a partire dalla Convenzione di Rio de Janeiro del 1992 ad oggi, hanno posto al centro del dibattito, la biosicurezza e la tutela e la salvaguardia delle risorse genetiche.
      È aumentata così nel corso degli ultimi anni, a livello globale, la consapevolezza che la perdita delle risorse genetiche stesse, non rappresenta di «per sé» solo la scomparsa di materiale genetico, ma anche e soprattutto la lenta estinzione di un immenso patrimonio di informazioni legate alle colture tipiche e tradizionali, associate ai saperi ed ai sapori locali.
      Pertanto l'ancoraggio del testo che la Camera sta per approvare, riprendendo gli accordi internazionali susseguiti nel corso degli anni, è rivolto in prospettiva a potenziare il concetto di legame proprio con le tradizioni locali, ciò che conferisce all'agro biodiversità un aspetto anche socio-culturale che oggi è divenuto sempre più rilevante.
      L'obiettivo pertanto è quello di creare delle condizioni di collegamento con tutti gli investimenti che servono alla promozione della filiera agroalimentare.
      In questo senso l’ appuntamento universale di EXPO 2015, rappresenta un palcoscenico fondamentale, direi unico per accrescere il valore della biodiversità alimentare, conoscere le filiere produttive simboliche e acquisire consapevolezza sulla necessità di adottare nuove abitudini di consumo per una visione strategica futura.
      In tale ambito, l'impatto sulle pratiche agricole, derivanti dai fattori negativi e penalizzanti, qual è l'uso di prodotti fitosanitari e fertilizzanti chimici, potrà essere mitigato attraverso le misure contenute nella proposta di legge.
      Un provvedimento che tuttavia, avrebbe dovuto meritare maggiore attenzione e sostegno sia dal punto di vista finanziario, per la valenza che ricopre l'Italia a livello europeo e mondiale sulla biodiversità, potendo vantare sotto questo profilo, caratteristiche di straordinaria eccellenza, come peraltro ammesso anche dal Viceministro delle politiche agricole, alimentari, sia sotto il profilo di adeguate misure di tutela ambientale, che appaiono carenti.
      Proprio perché l'agricoltura italiana insiste su circa il 40 per cento del territorio nazionale, non può esimersi dall'avere un ruolo fondamentale nel mantenere l'ambiente in una buona condizione.
      La presenza in Italia di un numero rilevante di habitat di grande pregio naturalistico, Pag. 135dipendono dalla sopravvivenza di pratiche agricole estensive e di aree agricole ad alto valore naturalistico.
      In questo contesto è cruciale lo sviluppo di approcci e produzione, in tale settore primario, sostenibili ed economicamente efficienti, orientati a un minore uso dei prodotti chimici, di energia e acqua e a una minore distribuzione di prodotti chimici minerali e di sintesi.
      Si tratta di una sfida complessa, anche nel contesto mondiale, se si pensa che la popolazione, complessivamente è più che raddoppiata negli ultimi 50 anni. Siamo passati dai 3 miliardi nel 1960, ai circa 7 miliardi di oggi ai 9 miliardi nel 2050.
      La crescita progressiva della popolazione mondiale e la continua diminuzione delle risorse planetarie naturali di base, richiederanno pertanto nuovi paradigmi di consumo e un concreto impegno per tutelare il nostro ambiente e combattere gli sprechi sia in agricoltura che in tutta la filiera alimentare.
      A tal fine, per contrastare questi problemi, occorre potenziare l'agricoltura biologica, che svolge un compito fondamentale nella conservazione e nella implementazione della biodiversità e delle caratteristiche ambientali.
      Una biodiversità che è parte integrante della definizione stessa di agricoltura biologica, intesa come sistema globale di interazione tra le migliori pratiche ambientali: dalla salvaguardia delle risorse naturali, all'applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori, per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.
      In questo contesto, nella speranza che l'impatto delle norme contenute nella proposta di legge possa beneficiare gli agricoltori, veri custodi e gestori dell'agro biodiversità, annuncio il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia al provvedimento.

      SUSANNA CENNI. Ieri su un importante quotidiano nazionale, alcuni ricercatori italiani criticavano la decisione che L'UE sta assumendo, anche grazie al ruolo del nostro Governo, in materia di Ogm. Da sempre sono note sulla materia posizioni diverse nella comunità scientifica, ma mi ha colpito la sintesi: «non fermate quella ricerca, perché dobbiamo aiutare le piante a sopravvivere... e poi il lungo elenco dei possibili aiuti».
      Mi ha colpito perché vedete colleghi, la Fao ha stimato una perdita della nostra biodiversità negli ultimi 100 anni in una cifra vicino al 75 per cento delle cosiddette «specie alimentari principali». Oggi poco più di 120 specie di piante coltivate forniscono il 90 per cento degli alimenti, ma solo 12 specie vegetali e 5 animali forniscono più del 70 per cento degli alimenti. Solo negli USA sono scomparsi il 90 per cento delle varietà di alberi da frutta.
      Solo una parte di questa diversità è conservata nelle banche nazionali o internazionali del germoplasma. Il resto è perduto o si sta perdendo. E la perdita di diversità biologica agricola limita per sempre la capacità delle generazioni presenti e future di affrontare i possibili cambiamenti: quelli ambientali, climatici e quelli dei bisogni umani.
      Le risorse perdute, lo sono per sempre. Non c’è alcuna possibilità di ricostruirle in laboratorio.
      Il punto non è aiutare le mele a non avere «ticchiolature», ma recuperare patrimonio in via di scomparsa.
      La Biodiversità agricola è prima di tutto il frutto del lavoro continuo degli esseri umani di adattamento, conservazione, selezione, addomesticamento realizzato dagli inizi dell'agricoltura.
      Ed è la biodiversità che fornisce materia prima agli agricoltori ed agli scienziati per migliorare la produttività, la qualità delle colture.
      Quella biodiversità è stata impoverita, messa a repentaglio da molte cause. Certo i mutamenti climatici, ma indubbiamente anche modelli agricoli intensivi e i modelli sementieri che hanno privilegiato standardizzazione, la nascita di monopoli del mercato sementiero, dei fertilizzanti e dei pesticidi, delle procedure costose per i brevetti (oggi il mercato mondiale delle Pag. 136sementi è nelle mani di 4 grandi multinazionali, un volume d'affari di circa 15 mld di dollari l'anno).
      Il mercato per anni si è organizzato, ed intanto il nostro patrimonio genetico si andava assottigliando. La manipolazione genetica delle varietà vegetali portava all'appiattimento, disperdendo quella ricchezza è quella diversità che per secoli ha consentito ai contadini di riprodurre i propri semi, di scambiarli, di conservarli, di selezionare i più adatti a terreno, clima, a necessità produttive, a pioggia, alla siccità, alla pianura o alla montagna.
      Con il testo di oggi, noi stiamo dando il nostro contributo ad una inversione di rotta. Lo stiamo facendo alla luce di trattati internazionali, di rapporti della Fao, di ricerca, di tanta ricerca, e per fortuna anche alla luce del contributo attivo, generoso, appassionato di molti agricoltori che in questi anni hanno con pazienza ricominciato a segnalare, selezionare, coltivare, allevare e riprodurre varietà vegetali, razze animali a rischio di scomparsa. Lo hanno fatto qualche volta con il supporto delle istituzioni locali, qualche volta da soli o con il supporto di alcune associazioni impegnate su questo fronte.
      Siamo partiti nel 2010 con un primo testo presentato dal Pd, era il 20 maggio 2010, giornata della biodiversità in tutto il mondo. Consegnammo ai giornalisti, assieme alla cartella stampa, una bustina di semi, preziosi, selezionati dagli agricoltori custodi.
      È stato con alcuni di loro, con competenze accademiche, con slowfood, con mondo agricolo e ambientalista che abbiamo lavorato.
      Oggi, grazie al contributo di tutti i gruppi parlamentari, del relatore Massimo Fiorio, del Governo ci apprestiamo a varare una buona ed avanzata legge.
      Nessuna visione statica, di nicchia, residuale. Nell'articolato si configura un sistema che tiene assieme tutela e valorizzazione, ricerca e sviluppo locale, protezione e cooperazione tra i tanti attori pubblici e privati.
      Un testo che si muove nel quadro di indirizzi comunitari mutati nel tempo ed oggi chiari nel chiedere di «superare la conservazione e passare all'uso attivo e sostenibile delle risorse genetiche» (risoluzione del novembre 2013 del Parlamento Ue), di aggiornare normative, sollecitare reti di coordinamento, attivare risorse ed utilizzare pienamente le opportunità rappresentate dallo Sviluppo Rurale e dal programma Horizont 2020.
      Andare in questa direzione, ricorda il Parlamento Ue «significa contribuire al miglioramento della produzione agricola, ai risultati della ricerca e dell'innovazione, al contrasto ed alla resilienza nei confronti dei mutamenti climatici, all'ambiente ed all'occupazione. Effetti che ricadranno sulla società intera».
      Ci siamo mossi dentro a questi indirizzi, fornendo indicazioni per la messa a sistema di circuiti, di informazioni (prevediamo una sorta di Open data della biodiversità), di azioni, di filiere locali, di circuiti di conoscenza e di sviluppo economico locale.
      L'anagrafe delle risorse, la rete dei soggetti, il portale, le regole per il Piano nazionale, le comunità del cibo, il fondo, la ricerca, la scuola.
      Alcune regioni hanno fatto da apripista, hanno sperimentato. Altre potranno farlo da oggi in poi.
      Spero che anche il Senato possa procedere celermente e consentire al nostro Paese di aggiungere questa norma al parterre della sfida di Expo, «Nutrire il pianeta».
      Più ci avviciniamo a quell'appuntamento è più l'inflazione di parole e di contesti che si occupano di cibo si fa pesante, magari in modo generico, o con occasioni accompagnate da blasonate competizioni tra i fornelli.
      Io sono convinta che occuparsi di semi, di cibo significa occuparsi seriamente del nostro modello di sviluppo, di economia, di difesa del suolo, di democrazia, di reddito agricolo, di nuove imprese e nuova occupazione, di sapere, di conoscenza, di ricerca, di banda larga nelle aree rurali, di export ed internazionalizzazione.Pag. 137
      Solo che i fattori, spesso un po’ troppo mischiati, vanno rimessi nell'ordine giusto.
      La grande possibilità che il tema scelto per Expo ha davanti a sé, è proprio nella capacità di svolgere questa matassa: i semi, il recupero di varietà e razze, la produzione di cibo per tutti. Un reddito adeguato per gli agricoltori, perché con il loro lavoro non si limitano a seminare, curare la terra ed i prodotti, ma presidiano il suolo e la salute.
      Nutrire il pianeta vuoi dire tutto questo, e molto altro. Noi stiamo provando ad agguantare il bandolo di almeno una di queste matasse.
      Non è semplice affrontare il tema senza scadere, o dare l'impressione di parlare di altro rispetto alla contingenza in cui siamo immersi: la crisi, le riforme, la necessita di innovare, di essere sempre più competitivi, di creare occupazione, futuro.
      Probabilmente è stato un caso a far sì che il voto su questa norma cadesse in una sessione così importante per i nostri lavori parlamentari. Le riforme costituzionali, la legge di stabilità. Ho sentito parole autorevoli, alte in questi giorni, sulle fondamenta dello Stato. E noi abbiamo bisogno delle riforme, di tenere il passo, di dare strumenti e speranze alle giovani generazioni. Di far ripartire l'economia, la crescita. Una buona crescita. Abbiamo bisogno del manifatturiero, del Made in Italy, di non perdere l'acciaio, di modernizzare la pubblica amministrazione.
      Ma consentitemi di immaginare che proprio mentre stiamo ragionando di fondamenta, di futuro ed anche di modernità, questa cosa non debba essere un caso, ma il desiderio (anche investendo culturalmente su un settore primario che ha ancora straordinarie potenzialità in cui credere fino in fondo), di piantare con forza i piedi per terra, su quella madre terra senza la quale non c’è semplicemente futuro per nessuno.
      Per queste ragioni il PD voterà convintamente a favore del provvedimento.

Pag. 138

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA MOZIONE N. 1-00603 E ABB., DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2295 E ABB., DEI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA NN. 2276, 2279 E 2577 E DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 348 E ABB.

Mozione n. 1-00603 e abb. - Diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
    Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
    MoVimento 5 Stelle 34 minuti
    Forza Italia – Popolo della Libertà –
    Berlusconi Presidente
28 minuti
    Area Popolare (NCD-UDC) 20 minuti
    Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
    Scelta civica per l'Italia 19 minuti
    Lega Nord e Autonomie 18 minuti
    Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
    Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
    Misto: 16 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) –
        Liberali per l'Italia (PLI)
7 minuti
        Minoranze Linguistiche 5 minuti
        MAIE – Movimento Associativo italiani
        all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
4 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 13 ottobre 2014.

Pag. 139

Pdl n.  2295 e abb. – Parametri fisici per l'ammissione ai concorsi nelle forze armate

Seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.

Relatori 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 50 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 35 minuti
    Partito Democratico 1 ora e 2 minuti
    MoVimento 5 Stelle 28 minuti
    Forza Italia – Popolo della Libertà –
    Berlusconi Presidente
23 minuti
    Area Popolare (NCD-UDC) 17 minuti
    Sinistra Ecologia Libertà 16 minuti
    Scelta civica per l'Italia 15 minuti
    Lega Nord e Autonomie 15 minuti
    Per l'Italia – Centro Democratico 13 minuti
    Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 13 minuti
    Misto: 13 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) –
        Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti
        Minoranze Linguistiche 4 minuti
        MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

Ddl di ratifica nn.  2276, 2279 e 2577

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica. (*)

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti Pag. 140
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
    Partito Democratico 18 minuti
    MoVimento 5 Stelle 12 minuti
    Forza Italia – Popolo della Libertà –
    Berlusconi Presidente
10 minuti
    Area Popolare (NCD-UDC) 7 minuti
    Sinistra Ecologia Libertà 6 minuti
    Scelta civica per l'Italia 6 minuti
    Lega Nord e Autonomie 6 minuti
    Per l'Italia – Centro Democratico 6 minuti
    Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
    Misto: 6 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) –
        Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
        Minoranze Linguistiche 2 minuti
        MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 2 dicembre 2014.

Pdl n.  348 e abb. – Biodiversità Agraria

seguito dell'esame: 7 ore.

Relatori 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 35 minuti
    Partito Democratico 1 ora e 19 minuti
    MoVimento 5 Stelle 36 minuti Pag. 141
    Forza Italia – Popolo della Libertà –
    Berlusconi Presidente
29 minuti
    Area Popolare (NCD-UDC) 22 minuti
    Sinistra Ecologia Libertà 20 minuti
    Scelta civica per l'Italia 20 minuti
    Lega Nord e Autonomie 19 minuti
    Per l'Italia – Centro Democratico 17 minuti
    Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 16 minuti
    Misto: 17 minuti
        Partito Socialista Italiano (PSI) –
        Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti
        Minoranze Linguistiche 6 minuti
        MAIE – Movimento Associativo italiani
        all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
5 minuti
Pag. 142

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Nicoletti e a 1-603 rif. 439 383 56 192 353 30 73 Appr.
2 Nom. Moz. Santerini e a 1-604 rif. 444 372 72 187 355 17 72 Appr.
3 Nom. Moz. Di Stefano M. e a 1-605 rif. 447 375 72 188 354 21 72 Appr.
4 Nom. Moz. Palazzotto e a 1-616 n.f.rif. 447 395 52 198 375 20 72 Appr.
5 Nom. Moz. Bianchi D. e a 1-617 rif. 448 375 73 188 356 19 72 Appr.
6 Nom. Moz. Bragantini M. e a 1-618 451 367 84 184 63 304 72 Resp.
7 Nom. Moz. Brunetta e a 1-619 rif. 454 164 290 83 134 30 72 Appr.
8 Nom. Moz. Rampelli e a 1-654 456 430 26 216 409 21 72 Appr.
9 Nom. Ris. Locatelli e a 6-105 rif. 457 327 130 164 300 27 72 Appr.
10 Nom. Ddl 2613-A – qu. preg. cost. 1 e 2 467 466 1 234 128 338 66 Resp.
11 Nom. Pdl 2295 e abb. – voto finale 430 430 216 430 65 Appr.
12 Nom. Ddl 2276 – quest. sosp. n. 1 373 373 187 77 296 88 Resp.
13 Nom. articolo 1 386 385 1 193 360 25 88 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). – C  =  Voto contrario (in votazione palese). – V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A  =  Astensione. – M =  Deputato in missione. – T  =  Presidente di turno. – P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 385 327 58 164 305 22 88 Appr.
15 Nom. articolo 3 391 333 58 167 313 20 88 Appr.
16 Nom. articolo 4 394 394 198 372 22 88 Appr.
17 Nom. ddl 2276 – voto finale 398 397 1 199 378 19 87 Appr.
18 Nom. ddl 2279 – articolo 1 403 403 202 403 87 Appr.
19 Nom. articolo 2 405 404 1 203 404 87 Appr.
20 Nom. articolo 3 402 402 202 402 87 Appr.
21 Nom. ddl 2279 – voto finale 411 411 206 411 87 Appr.
22 Nom. Ddl 2577 – articolo 1 410 345 65 173 345 87 Appr.
23 Nom. articolo 2 409 344 65 173 344 87 Appr.
24 Nom. em. 3.1 414 411 3 206 63 348 87 Resp.
25 Nom. articolo 3 414 337 77 169 336 1 87 Appr.
26 Nom. em. 4.1 413 411 2 206 73 338 87 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 4 413 331 82 166 319 12 87 Appr.
28 Nom. em. 5.2 415 413 2 207 73 340 87 Resp.
29 Nom. articolo 5 417 336 81 169 333 3 86 Appr.
30 Nom. articolo 6 418 337 81 169 336 1 86 Appr.
31 Nom. articolo 7 417 336 81 169 336 86 Appr.
32 Nom. articolo 8 419 337 82 169 337 86 Appr.
33 Nom. articolo 9 419 334 85 168 334 85 Appr.
34 Nom. articolo 10 421 337 84 169 337 85 Appr.
35 Nom. em. 11.100 422 338 84 170 338 85 Appr.
36 Nom. articolo 11 422 338 84 170 338 85 Appr.
37 Nom. articolo 12 422 340 82 171 340 85 Appr.
38 Nom. ddl 2577 – voto finale 370 354 16 178 288 66 83 Appr.
39 Nom. Pdl 348-A e abb. – articolo 1 379 379 190 377 2 83 Appr.
INDICE  ELENCO  N.  4  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.2 rif. 389 388 1 195 388 83 Appr.
41 Nom. articolo 2 383 382 1 192 382 83 Appr.
42 Nom. em. 3.100 388 387 1 194 387 83 Appr.
43 Nom. articolo 3 386 386 194 385 1 83 Appr.
44 Nom. articolo 4 387 387 194 387 83 Appr.
45 Nom. articolo 5 392 392 197 392 83 Appr.
46 Nom. em. 6.100 389 389 195 389 83 Appr.
47 Nom. articolo 6 385 385 193 385 83 Appr.
48 Nom. articolo 7 389 375 14 188 375 83 Appr.
49 Nom. em. 8.10 384 384 193 30 354 83 Resp.
50 Nom. em. 8.11 382 314 68 158 37 277 83 Resp.
51 Nom. em. 8.13 383 372 11 187 370 2 83 Appr.
52 Nom. em. 8.14 390 385 5 193 371 14 83 Appr.


INDICE  ELENCO  N.  5  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. articolo 8 391 309 82 155 308 1 83 Appr.
54 Nom. articolo 9 387 386 1 194 386 83 Appr.
55 Nom. em. 10.10 386 386 194 140 246 83 Resp.
56 Nom. articolo 10 391 391 196 390 1 82 Appr.
57 Nom. em. 11.1 381 296 85 149 33 263 82 Resp.
58 Nom. articolo 11 382 381 1 191 362 19 82 Appr.
59 Nom. articolo 12 385 385 193 385 82 Appr.
60 Nom. em. 13.10 379 310 69 156 310 82 Appr.
61 Nom. em. 13.100 372 366 6 184 366 82 Appr.
62 Nom. em. 13.2 378 296 82 149 39 257 82 Resp.
63 Nom. em. 13.11 378 374 4 188 374 82 Appr.
64 Nom. articolo 13 378 378 190 378 82 Appr.
65 Nom. articolo 14 373 362 11 182 362 82 Appr.
INDICE  ELENCO  N.  6  DI  6  (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 75)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. articolo agg. 14.01 379 379 190 379 82 Appr.
67 Nom. em. 15.10 377 376 1 189 107 269 82 Resp.
68 Nom. articolo 15 376 359 17 180 357 2 82 Appr.
69 Nom. articolo 16 380 379 1 190 379 82 Appr.
70 Nom. em. 17.100 377 322 55 162 322 82 Appr.
71 Nom. articolo 17 376 374 2 188 374 82 Appr.
72 Nom. odg 9/348-A e abb./1 359 349 10 175 114 235 83 Resp.
73 Nom. odg 9/348-A e abb./5 360 290 70 146 46 244 83 Resp.
74 Nom. odg 9/348-A e abb./7 365 362 3 182 124 238 82 Resp.
75 Nom. Pdl 348-A e abb. – voto finale 327 326 1 164 326 82 Appr.