XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 365 di lunedì 19 gennaio 2015
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
La seduta comincia alle 9.
ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 gennaio 2015.
Sul processo verbale.
MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, molto brevemente, intervengo per un'osservazione, una piccola rettifica in merito al mio intervento di venerdì scorso durante la discussione sulle linee generali della mozione Grande ed altri n. 1-00383, concernente iniziative relative all'impatto ambientale della centrale termoelettrica a carbone di Civitavecchia. Io parlavo di danni all'agricoltura per 156 miliardi di euro: in realtà, non si tratta di miliardi di euro, bensì di migliaia di euro. Quindi, la rettifica sarebbe la seguente: 156 migliaia di euro di danni all'agricoltura, e non 156 miliardi.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bernini. Abbiamo già modificato il testo; comunque prendiamo atto della sua osservazione.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Abrignani, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Cecconi, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Del Grosso, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Faraone, Fedriga, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Merlo, Molea, Orlando, Pes, Pisicchio, Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sereni, Sisto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Valentini, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 9,08).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Ministro Pag. 2della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Intervento del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, Andrea Orlando.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, signori deputati, per la prima volta presento in Aula la relazione annuale sull'amministrazione della giustizia e le linee di intervento che ispirano l'azione del Ministero e del Governo.
Vorrei in premessa rivolgere il mio sentito ringraziamento al Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Infatti la sua preziosa opera di garante degli equilibri istituzionali e la sua costante attenzione ai temi della giustizia hanno costituito in questi anni una straordinaria fonte di ispirazione e uno stimolo ad affrontare con determinazione gli aspetti più problematici di questo delicato settore. Il suo lavoro, le sue indicazioni credo che ancora oggi possano continuare a rappresentare un forte incoraggiamento per la prosecuzione degli interventi riformatori, che in quest'anno abbiamo iniziato.
L'organizzazione e l'amministrazione della giustizia hanno rappresentato e per molti aspetti continuano a rappresentare il terreno di un aspro scontro politico, che per molto tempo ha impedito che fossero avviate le necessarie riforme atte a garantire efficienza di un servizio fondamentale per la vita di un Paese. Tanto più si è discusso e ci si è scontrati in questi anni attorno a questo tema, tanto più si è lasciato che le sue disfunzioni più gravi diventassero mali cronici. La giustizia è divenuta in tal modo per i nostri cittadini, le nostre imprese, non la sfera a cui rivolgersi per vedere garantiti i diritti o dare tutela ai propri legittimi interessi, non la dimensione dove anche il più debole tra i cittadini potesse trovare riparo dai soprusi del più forte, ma il simbolo di un calvario da tenere il più lontano possibile dalla propria vita; e questo nonostante il valore delle professionalità e delle competenze che operano nel servizio.
Di tutto ciò è stato il Paese a farne le spese. Infatti oggi il malfunzionamento del sistema giudiziario rappresenta secondo tutti, soprattutto secondo chi ci guarda da fuori, uno dei più grandi macigni sulla strada della crescita. Il mio auspicio – ed è anche con tale spirito che mi rivolgo a quest'Aula e a tutte le forze politiche qui presenti – è che questa stagione possa dirsi chiusa, e che grazie al contributo di tutti, pur nel pieno rispetto delle differenze politiche e della normale distinzione tra maggioranza e opposizione, si possa riuscire insieme ad aggredire i mali che rendono il nostro sistema giudiziario uno degli elementi di debolezza del nostro Paese.
Con questo spirito ho sin dall'inizio operato, facendo del metodo del dialogo un elemento fondamentale della mia azione ed affrontando da subito quelle che unanimemente venivano ritenute le emergenze più gravi, in particolare quella carceraria, l'avvio del processo civile e telematico obbligatorio e l'abbattimento dell'arretrato civile.
Ho inteso sin dall'inizio connotare l'opera di riforma promuovendo la necessaria complementarietà tra gli interventi di carattere normativo e quelli di innovazione organizzativa. È questa, d'altronde, una questione su cui ho insistito ripetutamente in questi mesi, essendo convinto che il nostro ordinamento sia spesso ricco di buone norme, non sempre tuttavia sorrette da adeguati strumenti organizzativi e dalle necessarie risorse e, per questo, spesso inefficaci. In questi mesi, ho cercato di far discendere le norme da esperienze pratiche, maturate sul terreno organizzativo, Pag. 3esperienze frutto di buone prassi, immaginate e realizzate da alcuni dei nostri uffici giudiziari.
Sin da subito è stato adottato un metodo informato ad un costante confronto sul complesso delle proposte di riforma. Pieno, infatti, è stato il coinvolgimento della magistratura, dell'avvocatura, del personale amministrativo, della polizia penitenziaria, di tutti gli operatori del servizio giustizia e delle loro rappresentanze, nei numerosi tavoli e gruppi di lavoro che ho promosso nel corso di questi mesi. Per evitare, però, che l'opera di confronto e di elaborazione della riforma fosse limitata al punto di vista dei soli soggetti che operano nel sistema giustizia, sin dai primi passi del mio lavoro ho dato voce al punto di vista di coloro i quali del servizio in questione sono i maggiori destinatari: cittadini ed imprese.
Costante è stato ovviamente anche il dialogo con le forze politiche e con le competenti Commissioni, nelle quali si è svolto un continuo confronto fra le proposte del Governo e quelle maturate in Parlamento. Al termine del mio intervento depositerò una completa documentazione sullo stato della giustizia. Concentrerò, quindi, l'esposizione odierna sui punti di maggiore rilevanza degli interventi che abbiamo fin qui adottato e che ho già indicato nelle linee programmatiche a suo tempo in Commissione giustizia di questo ramo del Parlamento.
È recente la visita del Vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, il quale ha pienamente riconosciuto la bontà delle nostre riforme in materia civile. La riforma del sistema della giustizia civile è l'esempio perfetto di una riforma, che avrà certamente un impatto positivo nel creare un ambiente più favorevole all'impresa e che attirerà investimenti sostenibili. Con queste parole, a nome della Commissione, il vicepresidente ha voluto riconoscere lo sforzo che l'Italia sta compiendo in questo settore. Si tratta di un giudizio molto incoraggiante, che viene dopo gli altrettanto positivi giudizi di due commissari europei in materia di giustizia, che si sono succeduti nell'ultimo anno.
La riforma si compone di interventi che incidono complessivamente sull'intero sistema. Si è, però, deciso di assumere delle priorità, a partire dalla giustizia civile, tema per vent'anni assente dal dibattito pubblico, un'assenza frutto dello scontro al quale accennavo in premessa. Abbiamo assistito, infatti, ad una polemica politica totalmente imperniata intorno alla giustizia penale, anzi, attorno all'impatto che essa può avere sulla vita istituzionale del Paese. Abbiamo per questo deciso di partire dalla giustizia civile, poiché essa rappresenta il terreno di contatto quotidiano tra il cittadino e l'amministrazione della giustizia e la sua inefficienza pesa in maniera decisiva e diretta sul crollo del senso di legalità, sulla sfiducia nel sistema giudiziario e nei vari soggetti che compongono la giurisdizione. Abbiamo deciso di partire dalla giustizia civile perché, nella grave crisi economica nella quale ci troviamo, dobbiamo avere l'ambizione di rimuovere tutte quelle inefficienze, che diventano un ostacolo alla libera iniziativa dei cittadini e delle imprese, quelle contraddizioni e quelle farraginosità che rendono incerti i rapporti tra privati e più esposti all'arbitrio i soggetti più deboli.
Dobbiamo e vogliamo farlo per impedire che lo Stato ceda il passo ad altri soggetti, non sempre collocati nell'alveo della legalità nella risoluzione dei conflitti. È questa la deriva che può rischiare di costruire la vera privatizzazione della giustizia: l'incapacità di assicurare tramite i soggetti legittimati dallo Stato il riconoscimento dei diritti, facendo regredire la società e il mercato alla brutale legge del più forte. La sussidiarietà e la cooperazione tra i soggetti della giurisdizione sono, a mio avviso, l'unica possibile via per riaffermare, in una stagione di scarsità delle risorse e di crescita della domanda di giustizia, una rinnovata centralità della giurisdizione pubblica, una centralità realizzata in concreto, piuttosto che affermata in astratto.Pag. 4
L'analisi dei fascicoli pendenti al 30 giugno 2014 evidenzia un volume di procedimenti pari a 4.898.745, con un calo del 6,7 per cento dei fascicoli aperti alla stessa data dell'anno precedente. Per la prima volta dal 2009 si scende, come dato complessivo, sotto la soglia dei 5 milioni di cause pendenti. Tale diminuzione si registra per ogni singola tipologia di ufficio (corti d'appello, tribunali ordinari e per i minori e giudici di pace), mentre mostrano un lieve incremento le pendenze presso la Corte di cassazione. In particolare, per le corti d'appello e per i tribunali per i minorenni si registrano i decrementi più marcati (rispettivamente, meno 9,8 per cento e meno 7,3 per cento). Questi dati, pur dando conto di un trend di diminuzione costante dell'arretrato dal 2009 ad oggi, mostrano che rimane comunque elevato il livello del carico di lavoro dei tribunali, circostanza questa che si traduce inevitabilmente in un allontanamento nel tempo della risposta di giustizia ai cittadini e alle imprese.
Siamo intervenuti per questo con il decreto-legge n. 132 del 2014, con il quale, per ottenere un'immediata riduzione del numero dei processi, si è compiuta una scelta a favore di strumenti di definizione stragiudiziale delle liti, in particolare l'arbitrato e la negoziazione assistita da avvocati, oltre a divorzio e separazioni consensuali davanti al sindaco. Per la prima volta si scommette sulla collaborazione degli avvocati, visti come parte attiva della composizione delle liti. Per questo ritengo profondamente intrecciata con questo provvedimento l'attuazione dell'ordinamento forense. In essa, infatti, si collocano i presupposti per l'evoluzione della funzione e del ruolo dell'avvocatura.
La riforma è, infatti, una sfida per tutti e richiama ognuno di noi all'esigenza del cambiamento. Una sfida soprattutto per i soggetti della giurisdizione, per i quali costituisce uno straordinario stimolo a valutare l'attualità dei loro assetti e ad assumere conseguentemente iniziative di autoriforma. È un'occasione per le magistrature, per l'avvocatura, per il personale giudiziario e per l'insieme dei soggetti che, a vario titolo, compongono il sistema giustizia. Credo che nessuno possa chiamarsi fuori, nessuno può sentirsi o dirsi estraneo a questo processo, nessuno può puntare, a mio avviso, il dito sulle inefficienze altrui senza prima avere esaminato le proprie. Ho cercato di seguire questa impostazione, a partire proprio dalla riorganizzazione del Ministero, di cui parlerò tra breve.
Sempre nell'ottica di rendere efficiente la giustizia civile, sono state adottate misure per disincentivare il ritardo nei pagamenti e le liti temerarie, attraverso l'aumento del saggio di interesse in pendenza di giudizio e la tassatività dei casi di compensazione delle spese di lite. Per rafforzare la tutela del credito si è intervenuto sul processo esecutivo, consentendo al creditore una più celere ed efficace individuazione dei beni del debitore da pignorare, che potranno essere cercati mediante accesso a banche dati pubbliche.
Il 29 agosto scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge avente ad oggetto la delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile, frutto del lavoro di una commissione presieduta dal presidente Berruti, che si muove lungo quattro fondamentali linee: specializzazione dell'offerta di giustizia attraverso l'ampliamento delle competenze del tribunale dell'impresa e l'istituzione del tribunale della famiglia e delle persone; accelerazione dei tempi del processo civile, razionalizzando i termini processuali, semplificando i riti, dando un ruolo centrale alla prima udienza, potenziando il carattere impugnatorio dell'appello, accelerando i tempi del giudizio in cassazione mediante un uso più diffuso del rito camerale; introduzione del principio di sinteticità degli atti di parte e del giudice; adeguamento delle norme processuali al processo civile telematico. Il potenziamento del tribunale delle imprese consente di offrire un riferimento più certo e rapido alle società intenzionate ad investire nel nostro Paese.
L'organizzazione è un tema che raramente appassiona il dibattito politico, ma è un aspetto fondamentale nel processo di cambiamento della giustizia per garantire Pag. 5un migliore e più efficiente servizio. Abbiamo, perciò, assunto molte misure in questo campo; anzitutto lo schema di regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia, con cui riduciamo da 61 a 37 i dirigenti generali e operiamo un'ulteriore diminuzione del numero dei dirigenti di livello non generale, con un risparmio di spesa annuo complessivo stimato in oltre 64 milioni di euro. Ridisegniamo l'architettura di fondamentali strutture e funzioni ministeriali, introducendo maggiore trasversalità e integrazione di competenze e professionalità e adeguando l'organizzazione alle innovazioni normative. Penso, ad esempio, al tema dell'esecuzione penale esterna e all'unificazione della gestione dei beni e dei servizi per tutte le articolazioni ministeriali.
Significative, in questo ambito, sono le scelte compiute di attribuire ad un'unica direzione generale la competenza in materia di contenzioso, nonché ad un'unica direzione generale la competenza in materia di procedure contrattuali del Ministero. Con il decreto-legge n. 90 del 2014 è stato promosso l'ufficio del processo. Mutuando buone prassi già attuate in alcuni uffici giudiziari, si è prevista la possibilità di adozione di strutture organizzative con staff qualificato, a supporto del lavoro del magistrato e ad ausilio dei processi di innovazione, anche tecnologica, degli uffici giudiziari. Nell'ufficio del processo confluisce, sia personale di cancelleria, sia giovani che svolgono il tirocinio formativo o la formazione professionale. Stiamo provvedendo a dare attuazione a tale normativa anche con lo stanziamento di idonee risorse per tirocinanti reperite tra le risorse del Fondo unico giustizia. Un nuovo strumento di conoscenza dell'arretrato per meglio affrontarlo è stato elaborato dal Dipartimento organizzazione giudiziaria. Si tratta del cosiddetto processo «Strasburgo 2», che ha l'obiettivo di fare una radiografia dell'arretrato della giustizia civile e di offrire un metodo di supporto agli uffici giudiziari, al fine di far scomparire dalle statistiche giudiziarie l'arretrato ultratriennale.
In tema di misure organizzative, è importante anche menzionare i risultati della riforma della geografia giudiziaria. Ho proseguito nel lavoro avviato dai miei predecessori portando avanti tale scelta che rappresenta una conquista in termini di maggiore razionalità di distribuzione delle risorse sul territorio. Dei complessivi 1.398 uffici di primo grado esistenti prima della riforma, 946 sono stati soppressi (30 tribunali, 30 procure, 220 sezioni distaccate, 666 uffici del giudice di pace), corrispondenti al 68 per cento del totale. L'attività di quest'anno si è concentrata, com’è noto, nel completamento della riforma, spesso per quel che riguarda gli uffici del giudice di pace. All'esito di una lunga e complessa fase istruttoria, si è quindi provveduto all'individuazione delle sedi mantenute, con oneri a carico degli enti locali richiedenti, con decreto ministeriale del 10 novembre 2014. Per effetto della revoca dell'istanza o dell'avvenuta decadenza dell'inottemperanza agli adempimenti prescritti, delle predette 285 sedi individuate dal decreto ministeriale 7 marzo 2014, solo 201 sono state confermate. È però possibile un'ulteriore integrazione di questa rete secondo le indicazioni che il legislatore vorrà dare.
All'esito del lavoro di monitoraggio della riforma complessiva conclusasi nello scorso giugno, ho disposto l'avvio di una verifica capillare focalizzata all'individuazione degli effetti sugli uffici in termini di risparmio di spesa e di accrescimento di efficienza organizzativa, anche finalizzata alla revisione delle piante organiche del personale amministrativo e giudiziario. Si provvederà al più presto ad aprire questa fase, anche con la necessaria collaborazione del Consiglio superiore della magistratura.
Non può aversi innovazione senza un'attenzione alle prassi virtuose e senza il sostegno ai progetti più rilevanti che dalle stesse sono nati. Si proseguirà, quindi, con la programmazione dei progetti best practice per il 2014-2020. Un'assoluta novità sarà la gestione dei fondi europei. Per la prima volta nella sua storia il Ministero della giustizia sarà centro di coordinamento Pag. 6dei fondi strutturali, con i quali sarà garantita la possibilità di gestione di fondamentali progetti, tra i quali la diffusione degli sportelli di prossimità per il cittadino, specie nei territori interessati dalla revisione della geografia giudiziaria, il supporto all'ufficio per il processo, l'avvio della progettualità per il processo penale telematico, prossima ineludibile frontiera dell'organizzazione della giustizia.
L'obbligatorietà del processo civile telematico, a partire dal 30 giugno 2014, ha costituito certamente una delle più importanti novità dell'anno passato. È il concetto stesso di gestione del processo che viene ad essere modificato. L'uso delle tecnologie comporta un diverso modo di tenere l'udienza, una diversa modalità di lavoro per giudici, avvocati e cancellerie. Si introducono processi di modernizzazione del servizio all'utenza e una trasparenza informativa, tramite il portale dei servizi nazionali di giustizia, che consente a chiunque la consultazione online 24 ore su 24 del proprio fascicolo telematico e del contenuto specifico. I risultati ottenuti nell'anno in corso sono assolutamente positivi e comunico quelli più rilevanti: 1.206.199 i depositi degli avvocati e degli altri professionisti, con un incremento percentuale rispetto all'anno precedente del 400 per cento; 1.582.199 i depositi dei magistrati nel 2014, di cui oltre 140 mila sono le sentenze digitali. Significative sono le riduzioni dei tempi per l'emissione dei decreti ingiuntivi.
Cito il meno 60 per cento a Roma, il meno 51 per cento a Catania, il meno 43 per cento a Milano, per portare soltanto alcuni esempi. L'avvio del processo civile telematico è stato accompagnato da misure normative, con il decreto-legge n. 90 del 2014, che hanno agevolato la gestione telematica del processo. Penso al potere di autentica degli atti da parte degli avvocati, all'eliminazione dell'obbligo di firma del teste in udienza e ad alcune disposizioni che facilitano le notifiche telematiche in proprio degli avvocati. Una riforma più organica del processo civile telematico, più volte richiesta dall'avvocatura, con adattamenti del codice di diritto alla normativa in tema di flussi telematici nel processo è certamente tra gli obiettivi che intendiamo perseguire prossimamente. La scelta del processo civile telematico si è rilevata fonte di risparmio di spesa soprattutto, vorrei sottolinearlo, motore di un positivo cambiamento culturale, avendo innescato processi virtuosi di collaborazione tra le varie componenti territoriali dell'avvocatura, della magistratura e del personale amministrativo, soggetti a cui va riconosciuta in questa sede la capacità di aver accolto questa sfida e di aver operato per vincerla.
Si proseguirà con l'informatizzazione avanzata anche per il penale, dove hanno avuto avvio le notifiche penali on line lo scorso 14 dicembre, con buona risposta da parte degli uffici coinvolti. Ho rivolto particolare attenzione da subito al personale amministrativo, che con il lavoro quotidiano contribuisce ad assicurare il buon funzionamento degli uffici, facendo fronte ad oggettive criticità locali. Le non certo felici condizioni attuali, determinate da una prolungata e gravemente sfavorevole congiuntura economica, hanno provocato un processo di progressivo invecchiamento del nostro personale amministrativo: situazione questa che impone certamente interventi rapidi. I dati a fine 2014 parlano purtroppo chiaro: il personale in forza all'amministrazione risulta di 35.625 unità, con una dotazione organica di 43.702, con una scopertura del 18,48 per cento, leggermente mitigata al 17,85, ove si consideri nel computo la situazione del personale comandato. Per invertire tale processo abbiamo iniziato comunque ad operare: grazie alla procedura di mobilità infracomparto sono state acquisite 71 unità di personale amministrativo nel piano del fabbisogno triennale relativo all'anno 2014. Nei prossimi mesi, anzi nei prossimi giorni, sarà altresì pubblicato il bando per l'apertura delle procedure per il reclutamento in mobilità extracompartimentale di 1.031 unità.
Credo che ora tutto il nostro impegno debba essere rivolto al reperimento delle risorse necessarie per il riconoscimento delle competenze maturate, ed è fondamentale Pag. 7il ruolo svolto dal personale di ruolo del servizio giustizia, per il quale è mio rammarico non essere riuscito ancora a costruire una risposta compiuta.
Il confronto con l'avvocatura è stato uno dei tratti maggiormente caratterizzati in questi primi dieci mesi del Governo. L'apertura di tavoli di confronto con il consiglio nazionale forense e con l'avvocatura associata, per l'attuazione dei regolamenti della riforma forense rappresenta una scelta da me fortemente voluta, facendo del Ministero un luogo aperto al dialogo ed al proficuo scambio di esperienze. Ho già detto come considero questa attività con il complessivo processo di riforma. Sono già pubblicati i decreti sui parametri per la liquidazione dei compensi e sulla modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi. Il regolamento relativo al conseguimento e mantenimento del titolo di avvocato specialista ha ricevuto tutti i pareri richiesti e verrà licenziato a breve dal Ministero. Stanno concludendo l'iter di adozione i regolamenti che riguardano le forme di pubblicità del codice deontologico, le forme di pubblicità per l'avvio degli esami di Stato e per l'abilitazione all'esercizio della professione, le modalità di accertamento dell'effettivo esercizio della professione.
Sul tema complessivo della formazione giuridica e dell'accesso alla professione ho avviato un confronto con il Ministero dell'università e della ricerca.
Infine, i regolamenti di disciplina delle modalità di svolgimento del tirocinio e per l'accesso alla professione saranno trasmessi per i prescritti pareri nel termine del febbraio 2015 previsto dalla legge. In tale materia, quindi, possiamo dire che, nei mesi del mio mandato, è stato raggiunto l'obiettivo di dare completa attuazione ad una così rilevante normativa relativa al funzionamento della professione forense. Particolare attenzione è stata dedicata nell'assicurare la razionalizzazione della spesa senza far mancare il supporto alle riforme in atto.
Infatti, pur dovendosi apportare i tagli richiesti a tutti i Ministeri nell'ambito delle misure 2014 di spending review, si è scelto di non adottare tagli per il settore dell'informatica, settore al quale, anzi, sono stati destinati, nella ripartizione di fine anno del FUG, ulteriori 7 milioni e mezzo di euro.
Nella legge di stabilità per il 2015 è stata prevista la costituzione di un nuovo Fondo destinato all'informatizzazione del processo civile e all'efficientamento degli uffici, nel quale, per il triennio, sono state appostate risorse per un importo di 260 milioni di euro.
Ci troveremo, poi, ad avere un'immediata disponibilità delle risorse FUG, fatto questo che consentirà una più razionale gestione della spesa con una corretta programmazione, che potrà effettuarsi all'inizio e non al termine dell'anno solare. In un'ottica di trasparenza, abbiamo pubblicato sul sito web del Ministero la ripartizione delle risorse FUG, rendendo così manifeste le finalità e i criteri adottati.
L'azione nell'ambito della giustizia penale è stata, in primo luogo, indirizzata al potenziamento degli strumenti di contrasto alle più gravi forme di criminalità, in special modo al fenomeno mafioso, ai reati economici e, da ultimo, con eccezionale urgenza e gravità, si è riproposto il tema del potenziamento dei meccanismi di prevenzione e repressione del terrorismo internazionale.
Particolarmente sentita è l'esigenza di un efficace contrasto alla corruzione, fenomeno criminale che le inchieste giudiziarie dimostrano di aver raggiunto dimensioni intollerabili, anche per il suo intreccio con strutture organizzate di tipo mafioso. Si è imposto, quindi, un intervento mirato a perfezionare gli strumenti di prevenzione e di repressione di un fenomeno criminale che produce effetti devastanti sia sul piano economico che su quello della fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.
Si è così proposto di elevare i limiti edittali per i reati di corruzione, con conseguente ampliamento dei tempi di accertamento giudiziale. Inoltre, al fine di assicurare quanto più possibile che prezzo o profitto dei più gravi delitti contro la Pag. 8pubblica amministrazione sia sempre oggetto di recupero ai fini di confisca, è stata prevista quale condizione di ammissibilità del patteggiamento o per l'emissione di condanna a pena predeterminata l'integrale restituzione del prezzo o del profitto del reato.
Al fine di rafforzare l'azione di prevenzione è stata, poi, prevista come obbligatoria l'informativa al presidente dell'ANAC in ordine all'esercizio dell'azione penale. Ritengo che il ruolo dell'ANAC, che finalmente è nelle piene condizioni di operare, renderà sempre più efficiente la capacità di contrasto da parte dello Stato ai fenomeni di corruzione.
Ritengo, infatti, che, al di là della già citata, mirata e circoscritta revisione di alcuni strumenti di repressione penale, la vera sfida nel contrasto a questi fenomeni sia costituita dall'opera di prevenzione. Si impone, infatti, come necessità assoluta l'azione di contrasto a tutti quei meccanismi di intermediazione impropria che, nelle pieghe di poteri derogatori o eccessivamente discrezionali, rappresentano la vera piaga in cui si inserisce il fenomeno della corruzione e quello dell'infiltrazione delle organizzazioni criminali nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione.
La tutela dei mercati, della libera concorrenza e la rinnovata fiducia degli investimenti, anche dall'estero, hanno inoltre determinato la ridefinizione della fattispecie del cosiddetto falso in bilancio, rafforzandone l'incriminazione secondo criteri di offensività. È un tema cruciale nel contrasto delle più gravi forme di criminalità economica e mi auguro, sinceramente, che il confronto parlamentare possa svilupparsi proficuamente, contribuendo alla ricerca di soluzioni equilibrate ed efficaci.
La proposta del Governo, approvata il 29 agosto e che oggi abbiamo trasformato in emendamenti governativi al testo già esistente in esame al Senato, intende considerare le condotte di falsificazione come illecito di pericolo, elevando le pene per garantire la deterrenza della sanzione e l'efficacia delle indagini. Queste sono le linee di proposta che il Governo sottopone ad un dibattito parlamentare che auspico possa concludersi rapidamente.
Sono state, inoltre, proposte modifiche alla normativa sostanziale e processuale finalizzate al completamento dell'apparato di prevenzione e repressione delle più gravi forme di criminalità, anche economiche, mediante l'inasprimento delle pene per i delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso ed il potenziamento del cruciale strumento della cosiddetta confisca per equivalente. Quest'ultimo strumento è stato esteso anche nei confronti di terzi e, nei casi di estensione di reato per qualsiasi causa, si applica agli eredi.
Abbiamo, inoltre, proposto misure specifiche finalizzate alla protezione e tutela delle vittime dei reati, con particolare attenzione a quelle di tipo mafioso, di terrorismo o di strage. L'esigenza di un rafforzamento del contrasto al fenomeno dell'illecita accumulazione di ricchezza ha trovato una prima fondamentale espressione nell'introduzione del delitto di autoriciclaggio, che è legge dello Stato.
Si tratta di un'importante innovazione, che abbatte un tradizionale divieto di incriminazione. È uno strumento che, non soltanto, consente di porre un argine al fenomeno dell'infiltrazione dei capitali illeciti nell'economia legale, ma anche di perseguire gli effetti economici di condotte illecite, anche molto tempo dopo che sono avvenute. Sempre nella stessa direzione credo vada citato l'iter parlamentare in corso del disegno di legge relativo al contrasto dei reati ambientali, attualmente in discussione al Senato, e per il quale auspico una rapidissima approvazione.
Il quadro è completato dalla riforma organica della disciplina processuale della cooperazione giudiziale in campo penale, da tempo attesa per assicurare effettività alla collaborazione fra gli Stati nella repressione di organizzazioni criminali di impronta sempre più marcatamente transnazionale. Sono in fase di predisposizione, in collaborazione con il Ministero dell'interno, norme volte ad attualizzare la vigente disciplina degli strumenti normativi in materia di prevenzione e repressione Pag. 9dei fenomeni terroristici, in particolare quelli di matrice internazionale. La crescente minaccia del terrorismo internazionale pone con urgenza l'obbligo di una verifica sull'efficacia dell'attuale assetto normativo, in una prospettiva di un incisivo rafforzamento dei sistemi di prevenzione e di repressione su questo delicatissimo fronte. Tale ricognizione è stata promossa dall'Italia anche in ambito europeo nell'ambito del semestre di Presidenza di turno; in questo contesto appare ineludibile introdurre nel nostro ordinamento nuove misure mirate ad attuare selettivi è più stringenti controlli sui mezzi e i materiali che potrebbero essere impiegati per il compimento di attentati sul territorio nazionale e per agevolare l'applicazione di misure di prevenzione personale nei confronti dei potenziali stranieri combattenti.
Allo stesso modo, sul piano dell'efficacia degli strumenti di repressione, appare ormai condivisa e matura l'idea di introdurre strumenti centralizzati di coordinamento delle investigazioni in materia di terrorismo. Una scelta di questo tipo appare anche funzionale all'individuazione di un interlocutore unitario ed adeguatamente informato sul fronte della cooperazione giudiziaria internazionale nel quadro di un organico sviluppo di una sempre più sentita esigenza di politica europea e di contrasto al terrorismo internazionale.
Credo che sempre in quest'ottica vadano sfruttate al massimo le potenzialità che offre il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, nello specifico l'articolo 86, che prevede la possibilità dell'istituzione della Procura europea e il paragrafo 4 dello stesso articolo, che offre la possibilità di estendere le attribuzioni della Procura europea, oltre ai reati che ledono interessi finanziari dell'Unione, alla lotta contro la criminalità grave che presenta una dimensione transnazionale.
Tornerò dopo a riflettere sull'attività del semestre di Presidenza italiana dell'Unione, tuttavia qui mi preme sottolineare che proprio questo terreno, che è stato uno dei punti qualificanti della nostra azione, deve essere oggetto di una iniziativa che prosegue, avviando una forte interlocuzione con le Presidenze facenti parte del nostro trio, quella lettone e quella del Lussemburgo, e con gli altri partner europei, per porre il tema del contrasto della criminalità organizzata e del terrorismo internazionale come uno dei punti qualificanti della nuova Procura europea. Credo si tratti di un tema di grande impatto, che può contribuire a rendere più forte e più vicino ai cittadini il ruolo dell'Unione, oltre ad offrire a tutti i Paesi un livello fondamentale di coordinamento nel contrasto a questi fenomeni.
L'anno trascorso è stato occasione di un'importante ricorrenza per il nostro Paese, l'anniversario di Dei delitti e delle pene, di Cesare Beccaria, grande pensatore italiano, tra i più conosciuti all'estero. Consapevoli di questa importante eredità, incarnata nobilmente anche dai nostri Padri costituenti, la filosofia di azione del mio Ministero ha lo scopo di riportare il diritto penale nel suo alveo naturale di strumento da utilizzare laddove altre sanzioni risultino non efficaci a prevenire ed a scoraggiare un fenomeno. Libertà e sicurezza marciano insieme e, se è vero che dobbiamo essere duri e fermi contro ogni crimine, dobbiamo altresì essere capaci di costruire un apparato sanzionatorio efficace e, al tempo stesso, capace di reinserire nel consesso civile il reo. La giustizia penale è un tema in cui gli slogan hanno spesso prodotto più danni di ciò che denunciavano, perché gli slogan semplificano, ideologizzano l'approccio ai problemi e impediscono che essi vengano affrontati non tenendo insieme principi e pragmatismo. L'assenza di questo approccio costituisce in molti campi una delle maggiori tare del nostro Paese in raffronto alle altre nazioni.
È stata recentemente attuata la delega del Parlamento per l'esecuzione della non punibilità per particolare tenuità del fatto, fondata sui criteri della tenuità dell'offesa e della mancanza di abitualità del comportamento in relazione al reato specificamente oggetto del giudizio.
Si tratta di uno strumento invocato dalla magistratura, dalla dottrina e dall'avvocatura, Pag. 10che non ha nulla a che vedere con la depenalizzazione, e che potrà consentire una deflazione del processo penale secondo criteri leggibili e trasparenti, che saranno ancor meglio precisati dopo il passaggio nelle Commissioni parlamentari, evitando che questa selezione si realizzi giocoforza in maniera strisciante con il macero della prescrizione.
Al fine di assicurare l'effettività delle politiche criminali dello Stato, si è delineata una riforma della prescrizione finalizzata al miglior raccordo tra tempi del processo e tempi di estinzione del reato. Senza alcun detrimento delle garanzie difensive, si mira a disincentivare comportamenti meramente dilatori delle parti e ad assicurare al processo, in particolare per le fasi di gravame, tempi ragionevoli di svolgimento.
A salvaguardia delle libertà fondamentali e in linea con le indicazioni europee, è prevista la valorizzazione dei diritti difensivi in fase di indagine mediante la restrizione, ad esempio, delle ipotesi di divieto per l'arrestato di conferire con il difensore. Il riordino della difesa d'ufficio, disposto con legge di stabilità, in attuazione della delega contenuta nella legge forense del 2012, presidia inoltre l'effettività del ruolo del difensore, richiedendo adeguata professionalità a quanti accedono a questo delicato ufficio.
Finalità deflattive del carico giudiziario devono essere assicurate attraverso l'incentivazione di forme di definizione rapida ed anticipata del processo, potenziando l'istituto del cosiddetto patteggiamento ed affiancandovi la condanna su richiesta dell'imputato quale modulo di definizione concordata del processo. Indispensabili, in questo quadro, sono la riforma del giudizio d'appello, attribuendogli la prevalente funzione di strumento di controllo della sentenza di primo grado e la razionalizzazione dei casi di ricorribilità per Cassazione.
Passando al tema del carcere, voglio ricordare il proficuo dialogo con il Parlamento, che proprio su questo tema ho iniziato all'avvio del mio mandato. Tale dialogo è stato animato dal ruolo di impulso e guida del Presidente della Repubblica che ha dato voce al nostro dettato costituzionale durante tutto il periodo della sua Presidenza, fino a definire, con il messaggio alle Camere dell'8 ottobre 2013, un imperativo morale: intervenire con decisione per superare la crisi del sistema penitenziario. È questo dialogo che ci ha consentito di superare la crisi di credibilità determinata dalla vicenda Torreggiani, che, come è noto, ha visto la condanna dell'Italia per violazione dell'articolo 3 della Carta europea dei diritti dell'uomo nella parte in cui pone il divieto dei trattamenti inumani e degradanti in danno dei detenuti. Negli ultimi 25 anni, le politiche in materia di sicurezza sono state spesso orientate verso il rafforzamento degli strumenti sanzionatori. L'emergere di nuove e diffuse insicurezze sociali ha trovato talvolta risposta soltanto nella repressione penale, privilegiando l'idea che inasprire le pene potesse garantire una maggiore sicurezza. I richiami della Corte europea dei diritti dell'uomo e del Presidente della Repubblica hanno costituito uno straordinario stimolo per mettere in campo una visione diversa.
La nuova strategia, frutto del lavoro degli ultimi Governi e del Parlamento, va incontro alle raccomandazioni del Consiglio d'Europa in favore delle sanzioni di comunità: pene che non contemplano soltanto la segregazione del condannato dal consorzio civile, ma che hanno l'obiettivo di recuperare il rapporto e la relazione fra l'autore del reato e il contesto sociale. In quest'ottica, sono state rafforzate e ampliate le misure alternative alla detenzione. Per sostenere tale evoluzione, gli uffici che si occupano dell'esecuzione penale esterna, nell'opera di riorganizzazione che ho avviato, saranno collocati in un nuovo dipartimento, insieme agli uffici della giustizia minorile, che hanno già maturato sul terreno della probation una grande esperienza e notevoli capacità di attuazione concreta di percorsi alternativi alla detenzione. Ai vari provvedimenti del Governo tesi a ridurre i flussi in entrata e incrementare le misure alternative alla detenzione e porre in essere i rimedi Pag. 11richiesti dalla Corte EDU, si è accompagnata un'importante attività legislativa di iniziativa parlamentare. Il completamento di questo disegno – ed è questo il mio auspicio – esige una rapida approvazione della riforma della custodia cautelare, giacente in Parlamento, che sarà in grado di contribuire alla stabilità numerica del sistema. Gli effetti dei provvedimenti legislativi adottati sono agevolmente desumibili, in primo luogo dalla rilevante diminuzione del numero dei detenuti presenti in carcere. Al 31 dicembre 2014, i detenuti presenti nelle carceri italiane erano 53.623, dato ormai stabilizzato da qualche mese; a dicembre 2013, erano 62.536; al momento della condanna da parte della Corte europea, erano oltre 66 mila e nel corso nel 2010 si erano registrate quasi 70 mila presenze.
Contemporaneamente, sono aumentate le misure alternative alla detenzione, sino ad arrivare, al 31 dicembre 2014, a 31.962.
Chiedo a questo Parlamento di guardare con attenzione al combinato disposto di questi due dati. Siamo riusciti, infatti, a superare l'emergenza senza ridurre, in maniera sensibile, il numero complessivo dei soggetti trattati, tra carcere e misure alternative. Al decrescere dei primi si è accompagnato il contestuale aumento dei secondi, mantenendo stabile il numero complessivo. Dico questo per rispondere con i numeri a chi ha più volte parlato di indulto mascherato. Questi numeri ci dicono altro. Non abbiamo rinunciato alla sanzione penale, abbiamo semplicemente applicato una diversa sanzione. Si è realizzata così una stabile diminuzione dei detenuti, senza dovere ricorrere a provvedimenti eccezionali.
Quello del rafforzamento delle misure e delle sanzioni alternative al carcere è un percorso, io credo, coraggioso, ma necessario per rispondere, effettivamente e realmente, ai bisogni di sicurezza dei cittadini. La consapevolezza delle consistente riduzione del rischio di recidiva attraverso misure diverse dal carcere, tutte le volte in cui questo è possibile, in realtà migliora il sistema di sicurezza e determina consistenti riduzioni dei costi economici e sociali.
Particolare rilevanza poi riveste la diminuzione dei detenuti in attesa di giudizio di primo grado, passati da 11.108, a dicembre 2013, a 9.549, al 31 dicembre 2014. La percentuale dei detenuti in attesa di primo grado si è ridotta del 18 per cento del totale dei detenuti, mentre la percentuale della somma dei detenuti, in attesa di primo grado e non definitivi, è scesa al 33 per cento. Quando l'Italia è stata condannata dalla CEDU era al 40 per cento.
Contestualmente, il numero complessivo dei detenuti in custodia cautelare è passato dai 24.409 di dicembre 2013 ai 18.475 del 31 dicembre 2014. Soltanto nel 2010 i detenuti in attesa di giudizio di primo grado erano 30.184. Significativa è la diminuzione del numero dei detenuti stranieri, anche grazie al forte impulso derivante dagli accordi internazionali per agevolare l'esecuzione della pena nel Paese di provenienza. Sin dall'inizio del mio mandato ho puntato molto su questa leva per deflazionare la presenza in carcere di detenuti stranieri. Mi sono recato per questo a Rabat per siglare, con il Regno del Marocco, due convenzioni: una in materia di assistenza giudiziaria e di estradizione, l'altra in materia di trasferimento di detenuti condannati. Ricordo che quella dei marocchini è una delle comunità più numerose nelle nostre carceri.
Sempre per dare impulso a soluzioni e per rendere più rapide le procedure di trasferimento dei detenuti stranieri, in conformità con le garanzie previste dall'ordinamento, ho incontrato tutti i procuratori generali, con i quali abbiamo condiviso la necessità di intensificare gli sforzi per un'efficace applicazione degli strumenti di cooperazione, mirati al trasferimento dei detenuti nei Paesi d'origine. Inoltre, a seguito della modifica della normativa in materia di espulsione direttamente dal carcere, si è sviluppata una proficua collaborazione tra l'amministrazione penitenziaria e gli uffici di immigrazione del Ministero dell'interno, al fine Pag. 12della immediata identificazione degli stranieri irregolari che fanno ingresso in carcere, evitando ulteriori passaggi all'interno dei CIE.
A fronte della consistente diminuzione dei detenuti, realizzata con le modalità che ho descritto, va evidenziato l'aumento della capienza delle carceri, che al 31 dicembre 2014 ha raggiunto i 49.635 posti. La vastità del patrimonio edilizio e la necessità di interventi di ristrutturazione, adeguamento e modernizzazione degli istituti determinano, ancora oggi, l'impossibilità di utilizzare 4.500 posti. Anche al fine di recuperare il più possibile terreno sulla utilizzabilità di spazi e sul terreno di adeguamento delle strutture e per sviluppare al meglio le attività di trattamento finalizzate alla rieducazione, si è provveduto a chiudere con anticipo l'esperienza del commissario governativo per l'edilizia penitenziaria, restituendo direttamente all'amministrazione il compito di intervenire secondo le stringenti direttive da me adottate ed orientate all'aumento dei posti disponibili e all'implementazione degli spazi da destinare alla vita in comune e al lavoro dei detenuti.
Oltre ad imporre la rimozione della cause strutturali del sovraffollamento carcerario, ipotizzando anche la predisposizione di rimedi preventivi capaci di sottrarre tempestivamente il detenuto ad una situazione di compressione del diritto convenzionale, la «sentenza Torreggiani» ha chiamato lo Stato al dovere di riparare le violazioni commesse, mediante un ristoro, a quanti abbiano già subito la violazione dei loro diritti.
Con il decreto-legge n. 92 del 26 giugno 2014 si è messo a punto un rimedio compensativo, riconoscendo il diritto ad un indennizzo pecuniario o, in alternativa, per quanti sono ancora detenuti, il diritto a una riduzione della pena detentiva ancora da espiare, in misura percentuale pari al 10 per cento del periodo durante il quale il trattamento penitenziario è stato inumano o tale da violare la disposizione di cui all'articolo 3 della Carta europea dei diritti dell'uomo.
Compete alla responsabilità della magistratura di sorveglianza assicurare l'effettività dei rimedi, orientando l'interpretazione della nuova disciplina in conformità ai principi costituzionali e sovranazionali. Per consentire la migliore attuazione possibile della legge, è stato aperto un tavolo permanente con la magistratura di sorveglianza per la condivisione di soluzioni in relazione agli adempimenti derivanti dai recenti interventi normativi in tema di rimedi preventivi e compensativi. In base ai dati oggi disponibili, si stima che l'archiviazione dei 3.685 ricorsi alla Corte di Strasburgo comporti un risparmio di oltre 42 milioni di euro. Mi sento di affermare che le iniziative e gli sforzi del Governo, del Parlamento e della magistratura, quella di sorveglianza in particolare, del CSM e dell'amministrazione penitenziaria hanno prodotto oggettivi risultati positivi. Un ringraziamento particolare lo dobbiamo tributare alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria, che hanno con grande sforzo e professionalità collaborato fattivamente al superamento della fase emergenziale. Al riconoscimento di ciò, fatto dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, spero possa seguire il giudizio positivo del Parlamento, tuttavia non può certo ritenersi esaurito l'impegno per il cambiamento del sistema detentivo. Il Governo ha già chiesto al Parlamento la delega per una coerente e organica riforma dell'ordinamento penitenziario. In questa prospettiva una nuova fase è già iniziata. Il Ministero intende dare un rinnovato impulso a progetti e azioni che valgano a riempire il senso e il tempo della pena detentiva attraverso attività in comune, lavoro, attività culturali e di istruzione. Occorre costruire nuovi realistici percorsi di inserimento sociale necessari ad abbattere la recidiva ed accrescere così la sicurezza dei cittadini. Il percorso è già avviato anche attraverso un tavolo di confronto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per arrivare in tempi brevi ad una rivisitazione della materia del lavoro penitenziario regolato da norme ormai non più attuali.Pag. 13
Ho dato, inoltre, il massimo impulso per utilizzare in modo più razionale, strategico e trasparente i fondi europei e quelli gestiti dalla cassa delle ammende. Nelle prossime settimane saranno indetti gli stati generali sul carcere, cui chiamerò a partecipare tutte le energie istituzionali e sociali necessarie per avviare un profondo processo di cambiamento. Per favorire questo cambiamento, sin dall'inizio ho chiesto e ottenuto la collaborazione di tutte le istituzioni regionali. Sono undici protocolli operativi stipulati con il duplice fine di potenziare l'accesso alle misure alternative alla detenzione per i detenuti con problemi legati alla tossicodipendenza e di potenziare i percorsi di inclusione sociale e reinserimento lavorativo per i detenuti. Essi riguardano Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Liguria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sicilia, Lombardia e Abruzzo, a breve verranno stipulati protocolli con le regioni Molise e Piemonte. Lo stesso sforzo deve essere messo in campo dalle regioni per il rafforzamento della tutela della salute delle persone recluse, comprese le misure di prevenzione del suicidio e dell'autolesionismo, ma il quadro non sarebbe completo se non citassi la prossima attivazione dell'istituto del garante nazionale, che si occuperà di questa materia.
Quanto al tema degli ospedali psichiatrici giudiziari, il superamento di questo modello ha purtroppo subito una proroga per la complessità delle procedure necessarie alle regioni per realizzare le strutture sanitarie sostitutive. L'impatto delle innovazioni legislative sugli OPG viene costantemente monitorato attraverso la rilevazione delle presenze degli internati negli OPG del territorio nazionale e attraverso un'analisi delle ordinanze emesse dall'autorità giudiziaria. E ciò al fine di rilevare le condizioni di perdurante pericolosità degli internati confermando o revocando in ragione di ciò le misure di sicurezza. Va segnalato che, a seguito dell'entrata in vigore della legge, si è rilevata una leggera ma costante diminuzione delle presenze. Alla data del 31 ottobre 2014, gli internati erano 780, a fronte degli 880 presenti alla data del 31 gennaio 2014, dato ancora più rilevante se paragonato a quello del 2010 in cui si registrava la presenza di ben 1.448 internati.
Si sta operando in piena adesione agli accordi raggiunti con la Conferenza unificata e nel rispetto della collaborazione istituzionale instauratasi con le regioni, i dipartimenti di salute mentale e la magistratura di sorveglianza. È stato costituito presso il Ministero della salute l'organismo di coordinamento per il superamento degli OPG. L'obiettivo è quello di evitare ulteriori ritardi ed arrivare entro i termini stabiliti alla chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari.
Ho descritto in questo intervento il complesso della riforma. Credo che un'opera di grande trasformazione della giustizia non avrebbe la necessaria organicità se non si ponesse, oltre all'obiettivo di rafforzare la sicurezza dei cittadini e dell'attività economica, la certezza e la tempestività delle decisioni, anche la tutela della posizione lesa da un erroneo esercizio della giurisdizione.
La proposta legislativa del Governo trae spunto, in questa materia, da un'obiettiva necessità: rispondere a una procedura di infrazione aperta dalla Commissione europea che riguarda l'aspetto della violazione del diritto comunitario da parte dei giudici e della conseguente responsabilità dello Stato. Ma questo intervento non può sottrarsi a un'ulteriore domanda: l'attuale disciplina sulla responsabilità civile garantisce un'effettiva tutela del cittadino ?
Dai dati dell'Avvocatura dello Stato raccolti dalla prima applicazione della legge sino alla fine del 2010 risultava che delle oltre 400 cause proposte solo 34 superavano il vaglio di ammissibilità e, di queste ultime 34, ne erano state decise 18, tra cui solo quattro i casi in cui vi era stata una condanna dello Stato. Sono numeri che credo parlino chiaro e che rivelano un obiettivo deficit di effettività nella tutela dei cittadini lesi dall'esercizio dell'attività giudiziaria. È sempre nell'ottica della tutela del cittadino che il Governo ha contrastato qualsiasi ipotesi di Pag. 14responsabilità civile strutturata in modo tale da produrre fenomeni di conformismo giudiziario.
Ciò premesso, sarebbe davvero auspicabile una disciplina che lasciasse solo in carico allo Stato la responsabilità civile ? Questo gioverebbe al prestigio della giurisdizione e di chi la esercita ? Io credo di no. Da qui la ricerca di un giusto equilibrio, che garantisca la più ampia ed effettiva tutela del cittadino da parte dello Stato e che, invece, faccia azionare la rivalsa nei confronti del magistrato nei casi di sua negligenza inescusabile o dolo.
Questo meccanismo non nasce da una finalità punitiva: esso si fonda su un'esigenza di corresponsabilizzazione di chi ha causato il danno nel risarcimento che lo Stato è tenuto complessivamente a corrispondere. Il Governo ha sin qui contrastato qualsiasi ipotesi che possa comprimere l'autonomia del magistrato e la libera espressione della razionale facoltà interpretativa.
L'attività e l'autonomia del giudice si esplica, infatti, non nella semplice applicazione di una norma o di un precedente giudiziale a un caso concreto, ma nel lavoro di interpretazione razionale delle norme, delle relazioni fra di esse, dei rapporti che si instaurano con le fonti sovraordinate, la Costituzione in primo luogo e il diritto comunitario ormai da tempo, e i rapporti con gli orientamenti consolidati della giurisprudenza e la tenuta di quegli orientamenti a fronte di cambiamenti della società e di novità legislative.
Una norma sulla responsabilità civile che utilizzasse questo parametro non comprimerebbe, quindi, solo il precetto contenuto al secondo comma dell'articolo 101 della Costituzione, ma nuocerebbe al cittadino stesso. Limitare questa facoltà significherebbe far deperire la vitalità del diritto, impedendogli di evolversi, di colmare i vuoti legislativi che una realtà in continuo mutamento crea, di cogliere i cambiamenti profondi della realtà con cui il diritto, per forza di cose, deve stare sempre in relazione.
Non posso non menzionare il prioritario impegno profuso nell'anno 2014 nel settore internazionale in ragione degli adempimenti derivanti dal semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, dei cui risultati ho già avuto modo di riferire in Parlamento. Il semestre europeo ha richiesto, in primo luogo, un intenso lavoro preparatorio. Quindi, da luglio a dicembre sono state portate avanti le attività connesse nel settore della giustizia civile e penale di competenza.
Con riferimento al settore penale, le attività della Presidenza italiana si sono concentrate, in particolare, sui dossier che mirano a contribuire alla lotta contro i reati in danno degli interessi finanziari dell'Unione, come la proposta di cui ho già detto, volta all'istituzione di un ufficio del pubblico ministero europeo, e la proposta che mira a porre norme penali comuni per attuare tale contrasto.
In questa direzione va anche l'accordo raggiunto sul regolamento di riforma dell'agenzia dell'Unione europea Eurojust per il rafforzamento degli altri strumenti della cooperazione giudiziaria penale. Per altro verso, non si è tralasciato il potenziamento del sistema di garanzia della difesa penale. Non si possono nascondere, nonostante i progressi, le obiettive difficoltà riflesso delle resistenze al processo di integrazione e delle diffidenze degli Stati membri nei confronti dello sviluppo di un ordinamento penale comune.
Annetto, per questo, grande importanza ad un dossier che l'Italia ha voluto aprire durante il semestre, riguardante la formazione comune dei magistrati, essenziale per attenuare il substrato di diffidenza che spesso contraddistingue il rapporto tra diverse giurisdizioni nazionali e che si aggiunge a quello che caratterizza le autorità politiche.
È stato concluso un accordo generale sulla proposta di direttiva relativa alla presunzione di innocenza, che mira proprio a rafforzare il diritto dell'indagato imputato ad essere considerato innocente fino alla prova della sua colpevolezza e presentato uno state of play sulla proposta Pag. 15di direttiva che riguarda l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato per indagati e imputati privati della libertà personale, anche nei procedimenti di esecuzione del mandato di arresto europeo. Si è proceduto, altresì, con priorità, nei lavori che riguardano la proposta di regolamento in materia di protezione dei dati personali, che intende garantire un quadro coerente ed un sistema complessivamente armonizzato della materia della privacy. Gli sforzi compiuti, particolarmente apprezzati dalla Commissione, hanno permesso di raggiungere un approccio parziale su alcuni capitoli fondamentali della proposta, come quello del trattamento dei dati nel settore pubblico. Si è anche svolto un dibattito d'orientamento sul diritto all'oblio e sugli elementi costitutivi della complessiva architettura dello sportello unico one stop shop.
Per il settore civile, consapevole dello stretto legame tra le politiche in materia di giustizia e l'esigenza di rilancio della crescita economica, la Presidenza ha dato priorità alle proposte di iniziative volte ad offrire alle imprese, specie quelle piccole e medie, strumenti normativi utili a superare la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, nell'ambito del progetto «giustizia per la crescita». In tale prospettiva è stato raggiunto l'accordo conclusivo sulla proposta di regolamento relativa alla procedura di insolvenza, che mira a rendere più efficaci le procedure transfrontaliere, al fine di assicurare il buon funzionamento del mercato interno e la sua resilienza in tempi di crisi economica e che sarà la bussola anche per la normativa interna sulla crisi di imprese. In tal senso è in fase di costituzione un gruppo di lavoro su questa materia presieduto dal presidente Rordorf. È stato anche raggiunto un general approach sulla proposta di regolamento che istituisce un procedimento europeo per le controversie di modesta entità ed è proseguito l'esame tecnico della proposta di regolamento sul diritto comune europeo della vendita che ha l'obiettivo di migliorare il funzionamento del mercato interno, predisponendo un corpus di norme uniformi in ambito europeo. Particolare impegno è stato, infine, profuso nei negoziati che mirano a predisporre strumenti di semplificazione per la vita comune dei cittadini europei, come la proposta di regolamento volta alla semplificazione dell'accettazione dei documenti pubblici e le due proposte di regolamento in materia di regime patrimoniale dei coniugi e degli effetti patrimoniali delle unioni registrate, volte a facilitare la circolazione delle copie transfrontaliere, per la quali è stato raggiunto un possibile testo di compromesso.
Il settore giustizia della Presidenza italiana ha anche organizzato alcuni prestigiosi eventi collaterali in stretto contatto con la Commissione europea, ottenendo risultati lusinghieri riguardo la partecipazione degli Stati membri. In particolare merita una menzione la conferenza sulle confische dei patrimoni mafiosi, tenutasi a Siracusa in settembre. Il lavoro di questi mesi è stato intenso, ha riguardato questioni che affliggono la giustizia italiana da anni. In questo periodo di scarsità di risorse, questo ha comportato un supplemento di inventiva. L'enorme mole di questioni che il Parlamento e il Governo sono chiamati ad affrontare complessivamente, ha reso non sempre agevole il percorso istituzionale. Tuttavia, il forte impegno organizzativo e di razionalizzazione, insieme ad alcuni interventi normativi, comincia a mostrare i primi frutti, anche grazie ad un'azione avviata dai precedenti Governi. Sulla questione del carcere, sui tempi e sull'efficienza della giustizia civile, ho illustrato i primi risultati positivi che incoraggiano nella prosecuzione delle strade intraprese. Con la stessa determinazione si proseguirà con interventi nell'immediato futuro nel settore penale, compresa la sistemazione della normativa penitenziaria, il cui presupposto sarà costituito dagli stati generali dell'esecuzione penale che si terranno, come detto, nei prossimi mesi. La stretta collaborazione e il costante confronto tra il Governo e il Parlamento su alcuni temi fondamentali, credo abbia contribuito significativamente a questi importanti risultati. Pag. 16Confido nel fatto che questo metodo possa continuare a dare frutti positivi.
In questa relazione ho voluto raccontare di alcuni dei risultati che sono già visibili. Ringrazio per questo le Commissioni competenti con cui c’è stato un costante e positivo confronto di merito e una fattiva collaborazione.
Colgo questa occasione anche per ringraziare le forze di opposizione, con le quali non sono mancati, al di là delle polemiche, in quest'anno i momenti di confronto e dialogo, che io auspico possa essere sempre più proficuo.
In me, questo Parlamento e tutte le forze politiche rappresentate troveranno sempre un interlocutore attento a raccogliere ogni stimolo che possa contribuire a farci vincere la sfida che sento comune. Ognuno di noi in questa crisi è chiamato a dare il meglio di sé per aiutare il Paese ad uscire dal guado. Una giustizia efficiente rappresenta un importante obiettivo da raggiungere, poiché tale settore costituisce un'infrastruttura immateriale fondamentale per qualsiasi processo di crescita civile ed economica, ed un essenziale pilastro per ogni moderna democrazia. Per questo sento ancora bisogno di lanciare un appello a tutte le forze politiche affinché la giustizia non torni a rappresentare un terreno di misera polemica, ma quello di una sfida comune: una sfida comune nel più ampio disegno di trasformazione dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle Comunicazioni del Ministro della giustizia.
Prima di dare la parola all'onorevole Mazziotti Di Celso, che è il primo iscritto a parlare, vorrei informarvi che vi è stata la richiesta di poter intervenire in discussione generale da parte del gruppo MoVimento 5 Stelle, che non si era iscritto e, come sapete, a termini di Regolamento, ci si può iscrivere fino ad un'ora prima. Detto questo, però, siccome ritengo che anche la flessibilità dei nostri orari ce lo consente, con una eccezione che ovviamente conferma la regola e che non costituisce precedente, io darò la parola anche al collega Ferraresi per un massimo di dieci minuti dopo l'onorevole Pagano. Ovviamente, la ragione di questa decisione è funzionale al fatto che non vi era nessun intervento del gruppo MoVimento 5 Stelle; quindi, se vi sono altri gruppi che non hanno fatto in tempo ad iscriversi, me lo dicano ora, perché, da questo momento, le eccezioni non si fanno più.
Non vedo altre richieste, quindi così rimane stabilito.
È iscritto a parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso, che ha al massimo dodici minuti per il suo intervento. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio ringraziare per l'ampiezza e la completezza della relazione, e mi associo anche ai ringraziamenti del Ministro al Presidente della Repubblica per il ruolo svolto in materia di giustizia durante il suo mandato: anche perché sono stati due mandati nei quali il tema della giustizia è stato al centro, come ha rilevato il Ministro, di grandissime polemiche, che il Presidente della Repubblica ha saputo gestire sempre in maniera ragionevole, bilanciata e corretta, e non era affatto facile.
Nel mio intervento seguirò l'ordine dell'intervento del Ministro e, quindi, partirò dalla giustizia civile. Indubbiamente, gli interventi del Governo, sia quelli già attuati, sia la delega che adesso arriva in Parlamento, sono positivi e gli esiti sui quali il Ministro ci ha informato, anche in relazione al calo dell'arretrato, dimostrano che, in questi anni, si è iniziato a lavorare bene. C’è stata una serie di interventi sicuramente utili, gli ultimi in particolare, io credo, soprattutto in materia esecutiva, sono particolarmente importanti, le proposte che sono contenute nella legge delega, lo sono altrettanto.Pag. 17
L'unica cosa che vorrei segnalare è che credo che, sul nostro procedimento civile, si debba intervenire in maniera ancora più incisiva. In particolare, prendo in riferimento le best practices che ha citato il Ministro in precedenza: mi sembra necessario un intervento, che sia normativo o che sia organizzativo poco importa, che quelle best practices, che hanno avuto poi nel tribunale di Torino il loro esempio più famoso, vengano non più utilizzate come un riferimento ma imposte; perché come funzionano i nostri processi civili oggi, con udienze a distanza di anni, con una frammentazione dell'attività che porta di fatto le parti a non sapere di cosa tratta il processo in ogni sua fase, quindi a doversi rileggere le carte, è un sistema assurdo. La delega parla di concentrazione dell'attività, ma credo che si debba arrivare ad un meccanismo in cui i nostri processi funzionano come quelli degli altri Paesi, e cioè si svolgono in maniera consecutiva.
In particolare, se penso al tribunale delle imprese e alla volontà di migliorare l'accesso alla giustizia per chi investe, che sia italiano o che sia straniero, vorrei proporre un'ipotesi al Governo, che è quella di distinguere tra l'arretrato e le nuove cause nella gestione dei processi. Infatti, in fondo, a chi investe oggi, interessa che le nuove cause siano veloci, rapide e gestite in maniera ordinata. Quindi, sarebbe forse ipotizzabile una gestione o con sezioni separate o con organizzazione separata tra i nuovi procedimenti e quelli vecchi. Si è già fatto in passato per altre situazioni e potrebbe essere molto utile.
Dal punto di vista sostanziale, credo che, sugli interventi sul processo, in particolare di cognizione di primo grado, ci sia una serie di fasi, di adempimenti e di situazioni che potrebbero e dovrebbero essere eliminati. Noi abbiamo già presentato come Scelta Civica dei progetti di legge in proposito e li ripresenteremo sotto forma di emendamenti alla delega civile, sperando che il Ministro e il Governo vogliano seguire le nostre proposte.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Mazziotti Di Celso. Gentilmente lasciate libero il Ministro di ascoltare gli interventi, grazie. Prego.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Da un punto di vista organizzativo, indubbiamente i risultati relativi alla revisione della geografia giudiziaria sono importanti, così come sono importanti le riduzioni di costi di cui ha parlato il Ministro. Vorrei, però, segnalare – e lo faccio come rappresentante di Scelta Civica, che è un partito che ha sostenuto fermamente questa riforma – la necessità di seguire, forse con ancora maggiore attenzione, il problema della gestione e dell'organizzazione operativa degli uffici giudiziari. Infatti, ci sono uffici giudiziari nei quali, per effetto dell'accorpamento, si verificano situazioni, ad esempio di mancanza di personale, gravissime. Penso ad un tribunale, che io conosco molto bene, che è quello di Pavia, che è stato recentemente accorpato con due tribunali grandi, nel quale un grandissimo numero di personale sta chiedendo trasferimenti in altre città, anziché nel tribunale di destinazione. Il risultato è che gli organici, non solo non crescono con l'accorpamento, ma addirittura diminuiscono. Questo rende impossibile, di fatto, la gestione e peggiora una serie di servizi, inclusi alcuni innovativi come il processo civile telematico, che al momento – penso a questo tribunale, ma ve ne sono molti altri – rischia di non potere essere gestito, semplicemente perché il personale è effettivamente troppo scarso per scaricare e gestire la documentazione.
Quindi, penso sia necessario, con riferimento a dei provvedimenti molto giusti, come la revisione della geografia, da un lato, e l'introduzione e la gestione del processo telematico, dall'altro, curare in maniera ancora maggiore i profili organizzativi, perché, paradossalmente, queste soluzioni, che sono molto innovative e che possono portare a regime ad un'enorme facilitazione sia per gli avvocati che per i giudici, rischiano invece di bloccare dei procedimenti. L'esempio del rapporto tra Pag. 18accorpamenti organici e gestione del processo telematico, dove c’è chi non riesce nemmeno ad aprire i file perché non ha il tempo di farlo, è un esempio di cui credo sia importante tenere conto.
Dal punto di vista delle riforme, il Ministro ha parlato della riforma forense. Credo che sia la riforma forense sia la riforma relativa a gestione, organizzazione e responsabilità della magistratura siano due riforme fondamentali in questa fase. È indubbio, infatti, che i difetti della nostra giustizia, che nascono sicuramente dalle risorse e dall'organizzazione dei processi, nascano anche dai comportamenti e dalle differenze di comportamenti, che spesso sono anche indotte dalle regole. Intendo dire che noi abbiamo un sistema forense arcaico, nonostante le ultime riforme che il Governo Monti cercò di introdurre e che sappiamo tutti furono stravolte all'ultimo momento da altre parti politiche, con la condizione che, altrimenti, non avrebbero votato la legge di stabilità – arrivammo a questo ! –, e abbiamo una disciplina arcaica della professione forense, che non aiuta i giovani, che prevede una grandissima quantità di barriere all'ingresso, di fatto, che costringe a spendere in corsi spesso inutili e che prevede, sostanzialmente, una protezione dell'esistente. Lo stesso succede a livello di magistratura: la disciplina sicuramente non è sempre quella migliore per arrivare ad una giustizia efficiente.
Penso al caso dei giudici onorari di tribunale, che sono pagati a udienza e non a sentenza, con la conseguenza, denunciata in moltissimi tribunali, che si arriva rarissimamente a sentenza e, invece, le udienze vengono «gestite» frequentemente: è normale, umano, ma è una regola che va cambiata.
Passando alla giustizia penale, invece, ho accolto con molto favore il riferimento del Ministro alla necessità di accorpamento e di gestione unitaria delle attività antiterrorismo, perché è una proposta di legge del collega Dambruoso che è oggi in Commissione, che speriamo venga approvata al più presto e che riteniamo necessaria per il coordinamento delle attività antiterrorismo anche a livello europeo.
Pensiamo che gli interventi del Governo siano stati positivi sia in materia di corruzione sia per quel che riguarda adesso la disciplina della prescrizione. Nel senso che le proposte del Governo arrivano a inserirsi su disegni di legge molto simili, in particolare il nostro è simile e ha un'impostazione molto simile a quella del Governo, quindi siamo sicuramente favorevoli.
Così come pensiamo che l'intervento sul falso in bilancio sia necessario. Su questo aspetto abbiamo presentato anche noi una proposta di legge non dissimile. Ma invitiamo il Governo a valutare ancora il famoso tema delle soglie, che è assolutamente corretto, perché soprattutto per le piccole imprese, la questione delle soglie è fondamentale. Non si possono avere continui processi penali per piccolissimi importi, magari, però, per le imprese di dimensioni più grandi, si potrebbe pensare a modulazioni diverse e pensiamo che questo possa anche mettere fine a polemiche che sono abbastanza strumentali, ma che sono facilitate in questo caso forse dalle proposte.
Lo stesso vale per il decreto sulla tenuità del fatto. Noi siamo assolutamente favorevoli e in quel caso le polemiche sono completamente strumentali, perché si tratta di scelte discrezionali del magistrato e, quindi, non stiamo parlando di situazioni di indulto, «liberi tutti» e cose di questo tipo, come si è sentito. Spetterà al giudice valutare e prendersi la responsabilità di valutare.
È una prima scalfittura del principio di obbligatorietà dell'azione penale che, secondo noi, è un tema sul quale è opportuno avviare un dibattito. Io so che il Ministro ha reso delle dichiarazioni in senso contrario; noi chiediamo, invece, che su questo tema si avvii un dibattito aperto a tutte le valutazioni perché tutti sanno che oggi quello dell'obbligatorietà è un principio sostanzialmente disapplicato ed è diventato una sorta di dogma sul quale è vietato discutere e sul quale si passa immediatamente a denunciare il complotto Pag. 19di chi vuole sottrarre alla magistratura le decisioni e la discrezionalità se procedere o meno. Noi crediamo che, invece, questo dibattito sia necessario per evitare che un dogma di questo tipo diventi sostanzialmente fittizio.
Da ultimo, per concludere, il tema della responsabilità dei giudici, che si collega direttamente a questo argomento. Infatti, se si dà a un magistrato la possibilità di decidere se procedere o meno su un certo reato, giudicandolo di particolare tenuità, il tema della responsabilità diventa ancora maggiore, perché in maniera eccessivamente facile si lascia al giudice la possibilità di tenere libero qualcuno che magari potrebbe commettere reati.
Noi condividiamo la posizione del Governo sulla responsabilità civile. Abbiamo sempre pensato che una responsabilità civile diretta dei giudici possa portare a condizionamenti del magistrato, ma è fondamentale intervenire su quella disciplinare. Vorrei sapere, e chiederei al Ministro in fase di replica, di darci indicazioni, visto che si è parlato a suo tempo di interventi su questi aspetti, se questi interventi arriveranno e quando (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, signor Ministro, utilizzerò i pochi minuti che ho a disposizione per tentare di dialogare con lei su alcune questioni che ci stanno particolarmente a cuore.
Abbiamo ascoltato attentamente la sua relazione, una lunga relazione, da cui emerge – me lo lasci dire con assoluta franchezza – una profonda dicotomia tra il quadro della giustizia italiana, che esce da questa relazione, un quadro tendenzialmente positivo rispetto alle cose che il Governo dice di aver fatto, e, invece, il quadro reale della giustizia nel nostro Paese, quel quadro che ogni cittadino quotidianamente vive toccando giornalmente i problemi della giustizia. Ed è innegabile, Ministro, che la giustizia in Italia vive una situazione di grande, di grandissima difficoltà. La giustizia in Italia è un malato grave, è un moribondo in stato comatoso e le conseguenze di ciò ricadono inevitabilmente tanto sul cittadino, quanto sulle imprese.
Abbiamo più volte detto che la crescita del Paese e il rilancio economico del Paese passavano e passano anche attraverso un sistema giustizia più efficiente e più efficace. L'impegno che vi eravate presi, che si era preso lei, il 30 giugno, nella famosa conferenza stampa con il Presidente Renzi, era quello di dare più efficienza. I famosi dodici punti delle famose slide miravano a dare più efficienza e più funzionalità al sistema giustizia. Ricordiamo il Presidente Renzi che parlò della possibilità di poter avere una sentenza definitiva in un anno o la possibilità di poter abbattere, anzi dimezzare del 50 per cento l'arretrato civile. Quelli erano degli impegni, erano delle promesse prese davanti ai cittadini italiani e oggi queste promesse, nonostante l'impegno e nonostante gli sforzi, vengono nuovamente disattese.
Tocco due temi che mi stanno particolarmente a cuore: il tema della giustizia civile e il tema delle carceri, che è probabilmente l'unico tema su cui vi è stata da parte vostra, da parte sua e da parte di chi l'ha preceduta, un grande impegno. Ed è forse l'unico tema dove ottenete risultati, ma che sono, purtroppo, risultati negativi per i 60 milioni di cittadini italiani che non sono in galera. Vorrei fare riferimento alla giustizia civile, in modo particolare nella declinazione dei suoi due problemi principali, innanzitutto, l'arretrato. Sapevamo che erano 5 milioni e mezzo le cause civili pendenti; oggi ci dice che le cause civili pendenti sono 4 milioni 800 mila, ossia meno 6,7 per cento. Io le faccio presente che probabilmente la diminuzione di questo dato, che, appunto, è tendenzialmente in diminuzione ormai negli ultimi anni, è dovuta non tanto a una maggiore capacità di evasione delle cause civili in corso, in modo particolare di quelle più arretrate, ma è legata ad un fatto, è legata ad una responsabilità politica Pag. 20chiara, che è quella di aver aumentato notevolmente i costi di accesso alla giustizia. Oggi tanti cittadini non denunciano più dei reati o tanti cittadini non instaurano più il contenzioso semplicemente perché c’è sfiducia nei confronti della giustizia, da un lato, sfiducia nella capacità della giustizia di poter produrre giustizia, e, soprattutto, dall'altro lato, perché vi è un aumento dei costi di accesso alla giustizia. Un aumento dei costi che va a scaricarsi ancora e nuovamente sulle tasche dei cittadini e sulle tasche delle imprese.
Avete annunciato la grande riforma della giustizia civile attraverso un decreto. Se voi pensate di poter rendere più efficiente il funzionamento del sistema giustizia attraverso quella che noi abbiamo opportunamente definito come la privatizzazione della giustizia, credo che questa non sia la soluzione giusta. Noi crediamo che non si renda più efficiente la giustizia attraverso l'arbitrato o attraverso la negoziazione assistita o attraverso la possibilità di poter dirimere il contenzioso nelle separazioni davanti ai sindaci, caricando le amministrazioni locali di ulteriori competenze. I sindaci vogliono e chiedono altro, non di separare marito e moglie. Noi crediamo che queste soluzioni, che voi avete adottato, non sono andate e non vanno a migliorare il funzionamento del sistema giustizia. L'arbitrato costa; con l'arbitrato c’è il rischio di scaricare nuovamente dei costi sui cittadini; con l'arbitrato voi prendete il contenzioso, lo portate fuori dalle aule di tribunale, che è il luogo pubblico per eccellenza per definire un giudizio, e lo portate all'interno degli uffici degli avvocati. Questa è una privatizzazione della giustizia che non porta e non porterà assolutamente alcun beneficio per i cittadini e per le imprese. Rimane, quindi, il problema dell'arretrato, come ripeto abbattuto solo ed unicamente perché avete aumentato i costi di accesso alla giustizia.
Rimane l'altro gravissimo problema, che è quello della irragionevole durata dei processi che, tra l'altro, è costata sino ad oggi allo Stato italiano qualcosa come 500 milioni di euro a seguito della legge Pinto. Se vogliamo rendere il nostro Paese più attraente dal punto di vista economico, se vogliamo che il nostro Paese torni ad essere appetibile alle imprese, in modo particolare alle imprese straniere perché vengano ad investire anche nel nostro Paese, è necessario dare alle imprese, dare ai cittadini certezza del diritto. Noi non possiamo dare certezza del diritto esattamente nel momento in cui – sono dati ormai noti e risaputi – per poter arrivare ad una sentenza definitiva in ambito civile in Italia servono 1.185 giorni contro i 500 giorni della media OCSE; quando per potere avere una sentenza di primo grado in Italia servono 500 giorni contro i 250 giorni di altri Paesi in Europa. E su questi due punti inevitabilmente lei – ma non solo lei, perché voglio ricordare che la sinistra governa la giustizia in questo Paese ormai da tre anni – non avete fatto assolutamente nulla di positivo. La giustizia rimane un fardello. La giustizia civile, l'arretrato e l'irragionevole durata dei processi rimangono dei fardelli pesantissimi, degli zaini, come amava definirli all'epoca l'ex Ministro Alfano, degli zaini pesantissimi sulle spalle dei cittadini italiani e tasse, burocrazia e cattivo funzionamento della giustizia sono i fattori oggi principali che frenano la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.
Riteniamo che in questi tre anni, perché il giudizio e la valutazione vanno fatti nei tre anni in cui la sinistra è stata al Governo, non sia stato fatto nulla per poter rendere il sistema giustizia migliore e più efficiente. Così come non ha prodotto migliorie, non ha prodotto assolutamente efficienza, ad esempio, la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, la revisione della geografia giudiziaria, che era stata venduta da chi l'ha preceduta come la grande riforma che avrebbe consentito, da un lato, di poter fare grandi risparmi economici, grandi risparmi di spesa, dall'altro lato, accorpando, di poter meglio efficientare, di poter meglio dirimere il contenzioso. Abbiamo visto e stiamo vedendo che la riforma della geografia giudiziaria non sta portando efficienze, anzi Pag. 21sta portando ulteriori rallentamenti nel funzionamento della giustizia, fermo restando che ci sono oggi, in questo momento, migliaia di tribunali e migliaia di sedi di giudici di pace che i comuni non sanno come utilizzare, e che rappresentano forse non più un costo per lo Stato, ma rappresentano sicuramente un costo ed un problema per le amministrazioni locali che devono gestire questi spazi.
Pertanto credo che, da questo punto di vista, vi sia un fallimento da parte del Governo, un fallimento da parte della sinistra, un fallimento sulla giustizia civile, che scade poi anche nella giustizia penale.
Ministro, visto che parliamo di carceri e di ambito penale, non abbiamo sentito da lei una parola con riferimento alla norma inserita nella delega fiscale, la norma del 3 per cento relativamente alla frode fiscale. Per anni abbiamo sentito dire in questo Parlamento che le riforme in materia di giustizia non potevano essere fatte perché c'era Silvio Berlusconi e quest'ultimo rappresentava l'ostacolo ad una vera e reale riforma della giustizia. Oggi Silvio Berlusconi non c’è più, però i problemi di riforma della giustizia, in particolare i problemi di riforma della giustizia penale, rimangono, e credo che sia dovuta una parola a questo Parlamento sulla famosa delega fiscale che ha depenalizzato, la gravissima depenalizzazione poi accantonata. Vedremo cosa accadrà dopo l'elezione da parte del Parlamento del Capo dello Stato. Ritengo che il Ministro della giustizia debba dire una parola in quest'Aula sulla depenalizzazione della frode fiscale con il tetto del 3 per cento. Infatti per anni la sinistra ha accusato ingiustamente la destra di aver depenalizzato il falso in bilancio, perché sappiamo benissimo che il falso in bilancio non è stato depenalizzato tout court. Credo che una parola su quella famosa manina, rispetto alla quale il Ministro della giustizia non poteva non sapere, sulla depenalizzazione della frode fiscale, in questo Parlamento debba essere detta.
Parlando di depenalizzazioni, Ministro, come avete ritirato quel decreto legislativo, non posso non chiederle di ritirare, la invito a ritirare il decreto legislativo sulla non punibilità dei fatti di particolare tenuità. Ministro, ho l'elenco dei 157 reati potenzialmente depenalizzabili con la non punibilità dei fatti di lieve entità.
In questi 157 reati ci sono reati gravissimi, sono reati che voi considerate reati lievi, sono reati che voi considerate reati bagatellari, ma per l'opinione pubblica, per il cittadino comune, che costantemente vede la propria abitazione visitata da ladri e delinquenti, la depenalizzazione del furto non è un reato di lieve entità: il furto non è un reato bagatellare, la truffa non è un reato bagatellare, la violazione di domicilio non è un reato bagatellare.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA MOLTENI. Ministro, le faccio presente che, tra i 157 reati, c’è anche l'autoriciclaggio. Avete introdotto il reato di autoriciclaggio: ebbene, il reato di autoriciclaggio è uno dei 157 reati con pena fino a cinque anni che rischia di finire nelle maglie della depenalizzazione per particolare tenuità del fatto.
I temi sono tanti, avremo, poi, modo, successivamente, durante la dichiarazione di voto, di ricordare come quel cambio di passo e quel cambio di direzione nel funzionamento e nell'efficienza della giustizia, in questi tre anni di Governo di sinistra, non c’è assolutamente stato, anzi, oggi, probabilmente, assistiamo ad un ulteriore peggioramento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà. Anche lei, onorevole Sannicandro, ha dodici minuti a sua disposizione.
ARCANGELO SANNICANDRO. Grazie, Presidente, oggi siete molto generosi !
PRESIDENTE. Possiamo anche fare di meglio, onorevole Sannicandro. Prego.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, signor Ministro, devo innanzitutto dirle che non la potrò seguire nella disamina dell'intero pianeta giustizia, perché è Pag. 22ovvio che ci vorrebbe molto più tempo dei minuti messi a disposizione, però farò alcune considerazioni sulla giustizia civile, cominciando subito a dire che lei ha fatto bene a sottolineare che la giustizia civile è stata trascurata rispetto alla giustizia penale, per cui da qui bisogna anche ripartire.
Le dico subito che ho apprezzato il fatto che sia stato effettuato un censimento selettivo della giustizia civile. Noi amiamo dire, giornalisticamente parlando, che in Italia ci sono 5 milioni e 200 mila circa affari giudiziari pendenti: questo censimento molto accurato, ma che dovrebbe essere approfondito come dirò fra poco, fatto per sedi giudiziarie, soprattutto per anzianità di iscrizione al ruolo e per materie, ci dice alcune cose importanti.
Ci dice, innanzitutto, che abbiamo ancora pendenti delle cause del secolo scorso, cioè, abbiamo notevole numero di cause vere, di contenzioso vero, che risale ad epoca anteriore al 2000. Ci dice anche che, in effetti, i 5 milioni 200 mila affari giudiziari non sono tutto contenzioso, e questa è una notizia consolante, perché la materia andrebbe affrontata con meno demagogia, come si usa fare molto spesso sui giornali e anche nel dibattito politico. Si dice, sostanzialmente, che il contenzioso vero sarebbe di 3 milioni e mezzo di cause, che rappresentano, comunque, una mole, un macigno sulle spalle degli italiani, perché quando parliamo di 3 milioni circa, 3 milioni e mezzo circa di cause parliamo di 3 milioni e mezzo di cittadini, non lo dimentichiamo.
Per cui, lei lo ha anche detto, lei ha confermato quanto mi diceva un amico magistrato e, cioè, che, normalmente, diciamo che un 25 per cento almeno degli italiani ha a che fare con la giustizia – chi come indagato, chi come imputato, chi come attore, chi come convenuto, chi come interprete, chi come perito, chi come testimone – e, quindi, frequentano le aule giudiziarie, assaporandone il clima angosciante. E quando tornano a casa, accendono la televisione e ascoltano qualcuno che dice che la giustizia o i magistrati non fanno il loro dovere, dice: ha ragione. Lo Stato non fa il suo dovere e questa gente dice: questa persona ha ragione.
Di qui quel distacco dei cittadini, anche per questa causa, dalla politica e dallo Stato a cui lei ha, effettivamente, fatto riferimento. Questi dati, però, ci dicono anche che tra i milioni di cittadini che soffrono per l'inefficienza della giustizia civile, circa il 20 per cento sono lavoratori e pensionati. Prendo agli atti del Ministero, procedimenti civili pendenti al 30 giugno 2013 davanti al tribunale ordinario, dettaglio per materie: sui 3 milioni 328 mila processi pendenti al 30 giugno 2013, quelli veramente contenziosi, il lavoro non pubblico incide per il 6 per cento, duecentomila cittadini; per il lavoro pubblico, invece, per il pubblico impiego, per il 2 per cento, 69 mila 284 cittadini; per la previdenza 384 mila 98 cittadini, pari ad un'incidenza dell'11,5 per cento sul cento per cento delle pendenze. Quindi 11,5 più 2,1 più 6 per cento, siamo praticamente al 20 per cento. Se poi andiamo ad esaminare il dettaglio per materia della Corte d'appello, scopriamo che in appello devono ancora ottenere giustizia 88 mila 632 persone, pari al 21 per cento delle cause di previdenza, a cui va aggiunto il 5,5 per cento delle cause del pubblico impiego, altri 22 mila cittadini e lavoratori, e ancora 39 mila 884 lavoratori del lavoro non pubblico. Quindi, in sostanza, in appello stiamo a oltre il 30 per cento del contenzioso.
Questo è il panorama di chi soffre e il dettaglio di chi soffre, ma c’è ancora un'analisi che andrebbe fatta, ecco perché la invito ad approfondire questo aspetto del problema, si dice che la previdenza, lo dobbiamo già detto, incida per l'11 per cento. Quando si dice la previdenza di chi si parla ? Si parla normalmente, anzi, esclusivamente degli enti previdenziali, in particolare dell'INPS che è sottoposto alla vigilanza del Governo. Orbene, se si approfondisse l'indagine si scoprirebbe che quel famoso milione di cause sbandierate dall'ex presidente dell'INPS, Mastrapasqua, quel milione di cause sono un milione di cause che attengono quasi ad una Pag. 23sola fattispecie o, comunque, ad una sola categoria: l'inadempienza da parte dell'INPS, perché un milione di volte l'INPS è convenuto; e sapete perché è convenuto ? Perché l'istituto non si adegua alle sentenze della Corte costituzionale, non riorganizza i propri processi di liquidazione delle prestazioni. Ciò in fin dei conti risulta anche da molti documenti dello stesso Ministero, quando una sentenza della Corte dice, per esempio, che una pensione è stata liquidata male, perché è stata interpretata male la normativa, sapete quanto tempo ci mette l'INPS per adeguarsi ? I numeri stratosferici che sono passati sui giornali derivano dal fatto che per ben 12 anni, dal 1998 al 2010, l'INPS, l'istituto, si è rifiutato di rispettare le sentenze della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione in materia di disoccupazione agricola, pur sapendo che i lavoratori lesi ammontano, appunto, in Italia a un milione e pur sapendo che un milione all'anno, in 12 anni, fanno 12 milioni di contenzioso possibile.
Ma, imperterrito, l'istituto ha proceduto a non ottemperare, prima alle sentenza della Corte costituzionale, poi alle sentenze della Corte di cassazione e poi alle innumerevoli, sequenziali, seriali sentenze di condanna deliberate dai tribunali ordinari, preferendo spendere milioni in termini di onorari di soccombenza ma una somma di gran lunga inferiore ovviamente, da un punto di vista aziendale, a ciò che l'INPS avrebbe dovuto pagare se avesse rispettato le sentenze dei giudici ordinari e anche delle corti delle giurisdizioni superiori. E l'INPS è sotto la vigilanza del Governo, quindi il contenzioso pendente sarebbe facilmente di misura inferiore semplicemente se l'INPS dicesse «obbedisco», non al Governo, ma dicesse «obbedisco» alle migliaia di sentenze di condanna e non aspettasse che altre sentenze di condanna sopraggiungessero.
Le ragioni per cui resistere le ho già spiegate. La cosa grave è che spesso il Governo, anziché stigmatizzare il comportamento dell'istituto, è intervenuto a sostegno di questa cattiva pratica, che è antica, badate bene; ho citato l'ultimo caso di un'inadempienza ultradecennale. Nel famoso articolo 38 del decreto-legge n. 98 del 2011, sapete cosa è scritto ? Poiché il contenzioso della materia citata era appunto enorme, si scrive: al fine di realizzare una maggiore economicità dell'azione amministrativa – sintetizzo e supero le parti inutili – si stabilisce quanto segue: i processi in materia previdenziale nei quali sia parte l'INPS, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali a tale data non sia intervenuta sentenza e il cui valore non superi complessivamente euro 500, si estinguono di diritto con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente; il quale, però, per aver osato dare fastidio all'INPS, deve pagare le spese legali. Quindi, è un Governo complice della fonte inesauribile di contenzioso.
PRESIDENTE. Concluda.
ARCANGELO SANNICANDRO. Lei ha scampanellato, quindi devo praticamente stringere per l'ultimo minuto che mi resta, facendo riferimento soltanto ad una cosa che può sembrare estranea, che è estranea alla materia della giustizia civile: il problema della corruzione. Anche qui, si parla di rimedi successivi alla corruzione compiuta ma non si parla mai dei rimedi che devono prevenire il dispiegamento della corruzione. Dico una cosa velocemente, con il consenso il Presidente. In primo luogo, avevamo in Italia un numero di consiglieri di gran lunga superiore: in 8 mila comuni vi erano 8 mila sentinelle, che erano i consiglieri di opposizione, che avevano quindi la possibilità di aprire gli occhi e controllare cosa faceva l'amministrazione; in secondo luogo, se rilevavano qualcosa, non dico penalmente rilevante, ma illegale da un punto di vista amministrativo, sapevano a chi rivolgersi, cioè il Comitato regionale di controllo sugli atti degli enti locali. Ho sempre detto in passato che se scoppia una nuova Tangentopoli, questa sarà di gran lunga superiore a quella del passato, perché da tanto tempo le sentinelle sono state disarmate.
Pag. 24 PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie di essere qui, soprattutto per l'attenzione dei colleghi.
È iscritto a parlare l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà, per 18 minuti.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, signor Ministro, colleghi, anche quest'anno ci troviamo a dover discutere del problema della giustizia e a rispondere a quelle che sono le dichiarazioni fatte dal Ministro Orlando.
Al Ministro Orlando, personalmente e anche a nome del mio gruppo, va fatto un plauso per il modo in cui cerca di condurre questo compito difficilissimo, e diamo atto anche della volontà e, spesso, anche della possibilità data alle forze di opposizione di interloquire. Ma tutto ciò, Ministro, non basta, perché poi ci scontriamo, come è noto, con gli approcci ideologici della sua maggioranza. Ci scontriamo in una serie di questioni che non sono prettamente giuridiche, ma si tratta di mancanza di condivisione da parte dell'intero Governo su alcuni punti.
Io ritengo che possiamo senz'altro dire che anche quest'anno è stato fatto poco o è stato fatto nulla. Ho sentito anche la dichiarazione quando il Ministro ha detto giustamente che il problema della crescita economica è strettamente connesso e collegato al fattore giustizia. Questo ritengo sia stato uno dei cavalli di battaglia che Forza Italia, che è il mio partito, ha sempre portato avanti, considerando che se vi è un sistema giustizia che funziona è chiaro ed è evidente che ci può essere sviluppo, perché è noto che qualsiasi investitore, qualsiasi imprenditore, anche estero, non verrà mai in Italia ad investire sapendo che la durata dei processi civili mediamente si aggira intorno ai dieci anni ed è evidente che questo costituisce poi la paralisi della economia.
Nonostante questi proclami, nonostante questi buoni auspici, nonostante vi sia sulla carta o in teoria la volontà, poi nei fatti ci scontriamo, ripeto, con quelli che sono i provvedimenti che questo Governo licenzia e sostanzialmente nulla che possa portare nella direzione prospettata.
È chiaro che è sconfortante sinceramente vedere che si parte con un determinato approccio e poi quella partenza o quei buoni auspici non arrivano mai a buon fine. Ma potrei fare un esempio per tutti: il nuovo reato di autoriciclaggio, che il Governo peraltro ha inserito all'interno della legge recante disposizioni in materia di rientro dei capitali detenuti all'estero. È un reato messo in tutta fretta e come al solito strumentalizzato come una norma spot, perché probabilmente serviva, serve a fare clamore. Ma questo serve ai fini della comunicazione politica e questo contrasta con quella che poi è l'essenza di ciò che serve sotto l'aspetto giuridico.
Ma sappiamo bene che questa norma, così come è formulata, non specifica degnamente le fattispecie incriminatrici e rischia di punire anche azioni che non sono investimenti o trasferimenti dei patrimoni in attività illecite, ma attività assolutamente lecite e fisiologiche per gli imprenditori. La norma, infatti, può essere soggetta a diverse interpretazioni e rischia, perciò, di trascinare nel circuito penale migliaia di imprese. Questo è uno degli esempi che non consentirà mai un avvio economico per la nostra nazione.
Ma ormai la paralisi politica che attanaglia questo Governo – e lo abbiamo visto anche sul problema delle riforme, dove siamo impantanati, qui alla Camera, da diversi giorni – ha finito e finisce inevitabilmente con l'impedire ogni passo in avanti anche in tema di giustizia nonostante, appunto, gli impegni e gli annunci roboanti.
Ho sentito parlare del sovraffollamento delle carceri e del fatto che vi è quasi una diminuzione delle persone detenute. È chiaro che sono stati varati una serie di provvedimenti, alcuni anche votati dal mio gruppo, i cosiddetti svuotacarceri, ma sostanzialmente non era quella la prospettiva che il Presidente Napolitano, al quale pure è stato fatto riferimento, auspicava. Il Presidente Napolitano parlava, quando è venuto, di ridare dignità ai carcerati e di Pag. 25dare la possibilità a chi deve scontare una pena di farlo in una condizione di vivibilità, che ancora oggi non esiste, che ancora oggi è troppo lontana dall'obiettivo che tutti noi ci eravamo prefissati, e anche in questo caso sempre per non ricorrere a misure eccezionali, sempre per non condividere la prospettiva e l'idea lanciata da questa forza di opposizione.
Ministro Orlando, lo ripeto, le devo dare atto del grande impegno, della grande serietà e della grande abnegazione che lei cerca personalmente ogni giorno. Lo abbiamo visto anche questa estate, quando siamo stati convocati perché si doveva discutere della riforma della giustizia civile. Erano in programma un decreto-legge e sei disegni di legge: dei disegni di legge non abbiamo saputo nulla, il decreto è l'unico provvedimento che poi è stato convertito. Quindi, si passa dall'apparenza, cioè da quella volontà di facciata, ad un contenimento della forza propulsiva dell'opposizione, che pure serve – ritengo – in maniera costruttiva su determinate tematiche. Noi riteniamo, infatti, che l'amministrazione della giustizia non sia fatta soltanto di leggi, ma sia fatta anche di organizzazione e di comportamenti, ma soprattutto di responsabilità. E le responsabilità devono valere per tutti, devono valere per i professionisti, devono valere per gli operatori del diritto, devono valere per i cittadini, ma devono valere anche per chi giudica.
Vi è un altro dato, Ministro, relativo al tema della prescrizione, che noi oggi stiamo trattando in Commissione. Abbiamo assistito ad un paradosso, ossia che un testo del Governo non viene considerato perché si deve prendere atto, invece, del testo della Commissione. Seppure quel testo sia stato votato solo dal PD, oggi noi dobbiamo trattare un testo che non è condiviso dal Governo. Ecco perché parlavo di approccio ideologico. Io chiedo a quella parte del Partito Democratico di smetterla con l'ossessione che, se si fa una norma, la si fa solo a favore di qualcuno. L'ossessione ha bloccato l'Italia per anni, l'ossessione che quella norma possa servire per qualcuno va a discapito di milioni di cittadini. Ci vuole serietà, al di là di quello che poi è il ruolo politico che ognuno di noi riveste. Ci vuole responsabilità e questo significa che non è concepibile che un testo del Governo non venga approvato per dar corso ad un testo della Commissione solo perché qualcuno, all'interno di quella Commissione lo ha votato, e unica forza politica è stata il Partito Democratico.
Ministro, lei parlava anche del Programma Strasburgo 2. A me risulta che comunque 500 milioni di euro sono stati già pagati per le cause relative alla legge Pinto e che il nostro Stato sarà chiamato a indennizzare altri 400 milioni di euro.
E qui parliamo di diritti umani, così come abbiamo parlato di diritti umani all'interno di una visione complessiva del sistema carcerario. Quindi, con tutti gli auspici, gli annunci, i risultati effettivi, i numeri prodotti, anche in termini di durata del processo, quali sono ? Io non ritengo che la mediazione, la negoziazione assistita, il divorzio facile siano davvero la strada giusta. Oltretutto, anche sulla negoziazione assistita, o meglio sulla mediazione, vi è stata un'incongruenza enorme, sempre perché questa maggioranza è ostaggio – lo ripeto – dei propri ideali.
Vi è una casistica per cui le cause che abbondano nei tribunali, per la stragrande maggioranza, sono quelle relative alle cause di lavoro e di previdenza. Non riesco ancora a comprendere e non riusciamo ancora a far capire ai cittadini perché all'interno dell'istituto della mediazione non sia stata inserita anche questa tipologia di giudizi. Oltretutto, la riforma del diritto del lavoro era nata proprio con l'auspicio della celerità, con l'auspicio dell'accordo preventivo dinanzi al magistrato. Quindi, non si comprende perché il 70 per cento dei giudizi che, ripeto, occupano le aule di giustizia non vengano poi inseriti nel sistema della nostra mediazione.
Noi abbiamo presentato una nostra risoluzione, che impegna il Governo a una serie di interventi. Purtroppo, duole dirlo, è molto simile a quella dello scorso anno, anche perché e solo perché riteniamo che quasi nulla sia stato fatto. Non voglio non Pag. 26complimentarmi per quella che è l'introduzione del processo telematico, perché bisogna essere obiettivi, al di là di quella che è la forma o l'appartenenza politica.
Ritengo che il sistema telematico sia un sistema che veramente possa dare la possibilità di un certo smaltimento; lo ritengo anche per quanto riguarda quello delle procedure esecutive immobiliari, che dovrebbe, anch'esso, dare la possibilità al creditore, non solo di individuare in tempi brevi i beni da aggredire, ma, allo stesso tempo, consentire la celerità del processo. Ma, più di ogni altra cosa, vorrei sottoporre al Governo che è necessario un approfondimento sulla questione di metodo, invitandolo, una volta per tutte – siccome, come detto, il Ministro Orlando ne ha le qualità e le capacità – ad affrontare il tema della giustizia nel suo complesso, con un intervento globale e coerente, che abbia una vocazione riformatrice, una visione e, soprattutto – soprattutto – una volta per tutte, abbandonando ogni approccio ideologico, che, purtroppo, e lo dico con vero dispiacere, caratterizza ancora oggi ogni provvedimento su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà, per 13 minuti.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, desidero in premessa ringraziare il signor Ministro Orlando per il suo intervento, perché abbiamo colto in lui degli aspetti senz'altro positivi, così come anche la sua azione di Governo, durante tutto questo anno, è stata improntata in una buona logica.
Lo dico non perché sono componente della maggioranza, ma perché abbiamo verificato le difficoltà con cui lei convive e, pur nondimeno, abbiamo apprezzato la leggiadria nel cercare di risolvere i problemi. L'impegno con cui certamente si è mosso e, al di là di tutto di questo, anche i risultati che, in taluni ambiti, si sono concretamente manifestati, come nel caso del processo telematico sono da salutare positivamente.
Pur nondimeno, Ministro, io penso che il senso del mio intervento non possa e non debba essere quello di una mera elencazione delle cose positive fatte, perché in questo ci ha pensato lei. Io penso che il senso del mio intervento debba essere, in una logica costruttiva, quella di rimarcare ciò che è opportuno fare e ciò che è bene fare, anche perché il tempo a disposizione è sempre meno, le difficoltà nazionali e internazionali crescenti, per cui il rischio concreto è che l'efficienza del sistema degradi sempre di più, al di là della buona volontà a cui prima ho accennato e che nessuno, lo ripeto, disconosce. Certamente un dato di fatto c’è e questo mi venga consentito. Una da parte importante della maggioranza, il riferimento è agli alleati del PD, ha un approccio che talvolta è ideologico, manifestato in mille occasioni, con un braccio di ferro interno e ripetuto che verifichiamo essere costante rispetto a chi probabilmente questo approccio non ce l'ha. Purtroppo, ritengo che ciò limiti fortemente la sua azione di Governo e l'efficienza tutta della maggioranza. Proprio per questo motivo non potrò fare dei ragionamenti molto ampi, però almeno due, tre, casistiche desidero sollevarle, senza per questo sfoderare i cavalli di battaglia che forse mi sono anche propri. La riforma del diritto fallimentare, non ha un approccio ideologico, lo dico subito; la riforma del diritto fallimentare, signor Ministro, è quasi necessaria. Qui non c’è nessuna forma di ideologia, ci sono soltanto degli interessi conclamati che attengono a questo livello del nostro diritto e a come esso viene gestito. Lei pensi che se i numeri che mi hanno dato sono veri, ci sono 17 miliardi di euro di beni che sono bloccati perché i curatori, forse, veloci non sono. Lei mi consentirà che con questo «veloci non sono» c’è anche qualche ironia. Io penso che questo debba essere, per esempio, un argomento che ci debba trovare tutti d'accordo e su cui dobbiamo costruire una vera e propria riforma. Come vede, su questo tipo di argomento (è un esempio ne Pag. 27potrei citare almeno quattro o cinque) ci possiamo tutti trovare d'accordo e velocemente trovare delle soluzioni.
In altri ambiti, invece, no. In altri ambiti io, purtroppo, ritengo che il dibattito si debba accendere, si debba aprire, si debbano fare dei confronti, io spero anche con l'umiltà reciproca di tutti, però delle perplessità in tal senso ci sono. Provo ad immaginare due casi, signor Ministro, e spero che lei con la sua proverbiale attenzione li farà suoi, nei suoi appunti. Provo ad immaginare, per esempio, il caso della adozioni internazionali, un vero e proprio fiore all'occhiello dell'Italia, fino a qualche anno, poi, a seguito della legge del 2000, piano, piano, esse sono scivolate nella mediocrità. Quello che prima era un fiore all'occhiello oggi è diventato un peso insopportabile. Noi che eravamo additati dal mondo come coloro che più di ogni altro adottavano, oggi, invece, non lo siamo più. Lei, Ministro, probabilmente non si sarà mai chiesto il perché, perché preso da mille problemi, e allora io spero di darle una chiave di lettura. In Italia succede che le coppie non vengono accompagnate come avviene in tutto il resto d'Europa. Noi siamo sempre pronti a guardare gli altri cosa fanno, ebbene in tutta Europa le coppie vengono accompagnate all'adozione e guarda caso in tutti gli altri Paesi esse sono aumentate.
In Italia invece no: qui le coppie vengono processate, passano attraverso delle vere e proprie forche caudine. Nei tribunali si fanno le verifiche per controllare se le coppie sono idonee ad accogliere questi bambini. Le coppie si spaventano, è evidente; si scoraggiano e il più delle volte rimangono insoddisfatte interiormente, rinunciando a regalare quella felicità che tutti i bambini orfani dovrebbero avere.
Il passaggio dal tribunale ai «servizi» darebbe un contributo allo snellimento, e nello stesso tempo all'efficientamento (usiamo un termine improprio ma che rende l'idea) del sistema; oltre che risolvere il problema in termini di amorevolezza, in termini di solidarietà nei confronti di tanti bimbi e genitori adottivi che ne avrebbero bisogno.
E dire, Ministro, che il suo predecessore, il Ministro Cancelleri, aveva messo in moto una commissione per le riforme delle adozioni: segno evidente che il problema le era stato posto, così come io oggi glielo sto porgendo. Naufragio totale: da allora tutto è fallito, e la legge non è stata «partorita», il confronto non è più avvenuto, e quindi automaticamente il risultato è quello che le ho appena detto. Io penso che sia arrivato il momento in cui far ripartire una nuova e stavolta efficace commissione di indagine; anzi potrei essere anche io stesso il promotore di tale indagine conoscitiva, al fine di assumere, dopo le audizioni, un'iniziativa legislativa che vada a riformare il tutto.
Altro elemento che, secondo il mio modesto parere, e secondo il mio partito, il Nuovo Centro Destra, bloccato dalle nuove ideologie, è il problema delle presenze nelle carceri dei tossicodipendenti. Problema grossissimo, come lei ben sa; in parte, si è cercato di risolvere con il famoso svuota-carceri: ma qui, per amor di patria, sorvoliamo. C’è sovrappopolazione carceraria, come è noto. Perché i tossicodipendenti stanno nelle carceri ?
È evidente quindi che il contributo a questa discussione, visto come aiuto al Governo e a lei che lo merita, vada senz'altro all'interno di individuare le soluzioni. Lei sa che a luglio scorso abbiamo fatto anche un question-time sul tema; devo dire che ho molto apprezzato la sua disponibilità a risolvere il problema visto che mi ha messo a disposizione i suoi uffici. Però, guardi, glielo dico con grande chiarezza: non abbiamo cavato un ragno dal buco. Segno evidente che qui, o ci mette mano il Ministro o la gestisce lei in prima persona, se è il caso anche con interventi tecnici, con circolari, con iniziative che sono proprie dell'Esecutivo, oppure il risultato è che il deputato Pagano, pur avendo a disposizione gli uffici, essendo gli stessi presi dalla stanchezza abituale che caratterizza le dinamiche della nostra burocrazia, presi dalle mille cose che hanno da fare, spesso non sempre utili, non ottiene alcunché. Pag. 28
E dire che questo è un tema su cui lei stesso in un question-time disse di essere assolutamente d'accordo. Ricordo a me stesso, lei lo ricorderà.
Il carcere, abbiamo detto, non è un luogo di cura per tossicodipendenti: lo dice tutta la letteratura mondiale, lo dicono tutti quelli che evidentemente hanno un minimo di ragionevolezza. Cito qualche fonte: così il Memorandum of intent sull'attuazione delle misure alternative al carcere per le persone tossicodipendenti. O ancora le linee di indirizzo per l'incremento alla fruizione di percorsi alternativi al carcere delle persone tossicodipendenti, che risalgono al 2011 e che questo Governo ha fatto sue; quindi insomma, mi pare di poter dire che lì siamo tutti d'accordo. Ma allora perché non diminuisce il numero dei tossicodipendenti nelle carceri ?
Perché da un'analisi approfondita non vengono applicate le norme che già esistono in materia di misure alternative, in particolare gli articoli 89 e 94 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990.
Una prima analisi quantitativa della relazione già nel 2013 fece riferimento a questo e io mi sarei aspettato qualche passaggio più attento in questa sua relazione.
L'attivazione delle misure alternative al carcere può essere fatta a legislazione vigente (DPR 309/90): durante il processo per direttissima (articolo 89, custodia cautelare con arresti domiciliari) e cioè prima che le persone tossicodipendenti che hanno commesso reati, entrino in carcere; appena entrati in carcere, nella fase di attesa di giudizio, sempre con l'istituto degli arresti domiciliari (articolo 89); dopo condanna definitiva (articolo 94), con l'affidamento provvisorio da parte del magistrato di sorveglianza (più rapido) o con l'affidamento ordinario da parte del tribunale di sorveglianza (più lento perché decisione collegiale).
In Italia sono attivi 664 servizi per tossicodipendenze ed oltre mille comunità terapeutiche, (pronta accoglienza, semi-residenziali, residenziali) che sono in grado di offrire e mantenere tre diversi tipi di programmi terapeutico riabilitativi da poter utilizzare per le misure alternative in base alle caratteristiche e condizioni mediche, tossicologiche, psichiche, sociali e di comportamenti criminali della persona tossicodipendente: trattamenti ambulatoriali con visite e colloqui programmati presso i Sert con residenza obbligata presso un domicilio ritenuto idoneo dal Magistrato di sorveglianza; trattamenti terapeutico riabilitativi semi residenziali presso comunità terapeutiche diurne con residenza notturna presso un domicilio ritenuto idoneo dal Magistrato di sorveglianza; trattamenti terapeutico riabilitativi residenziali (diurno e notturno) presso comunità terapeutiche. Attualmente sono molto poco utilizzati i trattamenti semi residenziali e ambulatoriali/territoriali che potrebbero essere validi e idonei allo scopo terapeutico-riabilitativo, oltre che più sostenibili dal punto di vista economico. Penso che queste proposte trovino tutti d'accordo e sono convinto che, se questi ragionamenti li facesse anche a quelli della Lega Nord, che sono in questo momento i più critici, anche essi si troverebbero sicuramente d'accordo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pagano.
ALESSANDRO PAGANO. Questo è l'auspicio che mi permetto, anche come contributo, di dare a tutti noi e a lei in primis.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà, per dieci minuti.
VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo sempre apprezzato la sua voglia di dialogare e anche la sua, a tratti, razionalità e ragionevolezza. Purtroppo, però, è stato influenzato da una malattia molto grave, che è la malattia del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la malattia del fare, la malattia del fare però con spot e annunci, che molto spesso non coincidono con la realtà.Pag. 29
Infatti, per fare, bisogna anche sganciare, sganciare quei soldi e quelle risorse che al momento la giustizia non ha. È come fare andare un motorino, invece che con la benzina, a spinta. Lei può anche incentivare chi va sopra il motorino a spingerlo per farlo andare avanti, ma senza benzina non raggiungerà mai quella velocità che gli permetterà di essere efficiente e di arrivare a meta nel più breve tempo possibile.
Infatti, Ministro, per riportarla alla realtà, dopo avere sentito il suo discorso su un mondo parallelo, leggo le dichiarazioni che, proprio domenica, hanno fatto tanti magistrati e tanti soggetti che vivono ogni giorno la situazione dei tribunali e della giustizia in questo Paese.
L'Associazione nazionale magistrati – visto che lei è rappresentante di un Governo di centro sinistra, ovviamente non potrà dire che c’è faziosità in questi interventi, siccome l'epoca Berlusconi l'abbiamo «passata», lo dico tra virgolette –, tramite il presidente Rodolfo Sabelli, parla senza mezzi termini di riforme, ma poi bisogna tradurre le parole in fatti e andare verso risultati concreti, cosa che però ancora fatica ad arrivare. Inoltre, va bene tenere alta la bandiera dell'informatizzazione del processo, ma non è possibile che il quadro del personale amministrativo resti assolutamente immutato. Riforme inutili, quindi, senza fondi e personale.
Il procuratore di Torino Spataro – Torino è una delle situazioni forse migliori in Italia – non vede segni di discontinuità rispetto al recente passato. I Governi Monti, Letta e Renzi hanno fatto poco in termini di riforma della giustizia. Abbiamo una modalità di riforma politica che danneggia, sgretola l'efficacia del giudizio penale. Assistiamo a una politica del ripetuto annuncio sui tempi brevi della giustizia, quando abbiamo vuoti di organico che sono un dramma. Non abbiamo neanche il personale che fa le fotocopie, Ministro. Non ha senso che ci sia una riforma della responsabilità civile dei magistrati, inoltre, che prevede come colpa grave l'intralciamento e il travisamento dei fatti e delle prove.
Poi il presidente della corte d'appello di Roma Luciano Panzani – non so se è mai stato nei tribunali di Roma per rendersi conto della situazione – torna a mettere l'accento su risorse che oggi sono del tutto insufficienti. C’è una drammatica mancanza di spazi, di personale. La rete informatica si blocca quasi tutti i giorni. Non è un problema di norme, ma servono uomini e mezzi.
Per far funzionare la giustizia bisogna spendere. Le riforme a costo zero non esistono, ha detto Panzani. Il quadro dipinto dal giudice, solo da pochi mesi a capo della corte d'appello, è desolante. Manca il personale, mancano i locali, mancano le strutture e gli investimenti in informatica. In questa situazione – ha spiegato Panzani nell'assemblea convocata dall'ANM – è impossibile lavorare, non si può produrre in maniera adeguata. Non è un problema di norme, ancora, ma di uomini e di mezzi. Abbiamo bisogno di investimenti per far funzionare la macchina della giustizia ed è necessario che anche il CSM intervenga presso il Governo.
Un problema condiviso anche da altri. Tre sono le priorità, ha ammonito l'ex presidente dell'ANM Luca Palamara: il personale amministrativo, la magistratura onoraria e l'edilizia. Dobbiamo far sentire il fiato sul collo a chi deve prendere decisioni. Le riforme a costo zero non si fanno. E ancora il segretario dell'ANM Roma Albamonte afferma che sono necessari investimenti, strutture, dotazioni informatiche e la riqualificazione del personale.
Proprio il personale, quindi, è al centro, non una cosa assolutamente rivoluzionaria, il personale, i mezzi, le strutture, la normalità. Noi abbiamo sempre fatto proposte – nelle leggi di stabilità che abbiamo affrontato e anche nei decreti sulla giustizia – per assumere personale, in primis personale qualificato, cancellieri, ufficiali giudiziari, personale amministrativo delle carceri, operatori socio-pedagogici e guardie di polizia penitenziaria, sempre ripetutamente bocciate. E nel frattempo, però, si fanno tante leggi. Inoltre, vi è la questione Pag. 30della famosa riqualificazione del personale della giustizia annunciata, ma che ancora non è arrivata, per ridare dignità a chi porta avanti la giustizia ogni giorno.
Rispetto a questo, invece, il Governo si è occupato di fare tante leggi, leggi, però, fatte male. In questo caso, si è preoccupato di cercare un salvacondotto per il condannato Silvio Berlusconi, con questa soglia di punibilità sulla legge fiscale e sull'anticorruzione al Senato. Io le ricordo, Ministro, che non siamo più nel ventennio berlusconiano. Siamo nel momento in cui la sinistra ha finalmente la possibilità di governare per riformare la giustizia. Lo dite da vent'anni, sotto Berlusconi, e non avete ancora fatto nulla di concreto che si possa distanziare dal vergognoso Governo del centro destra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Lei, Ministro, si ricordi che, con queste norme pro evasori fiscali, in un momento in cui l'evasione ci costa 150 miliardi di euro, lei si renderà responsabile e sarà ricordato alla storia per chi dal centro sinistra ha salvato Berlusconi e per chi ha fatto un ulteriore favore all'evasione fiscale. Infatti, signor Ministro, noi non abbiamo l'ossessione di cui parlava precedentemente il collega Chiarelli. Noi abbiamo l'ossessione dell'onestà, un'ossessione, però, che questo Governo, viste le riforme di demolizione del sistema penale italiano, forse non ha.
Quindi, tante leggi spot, tante leggi soprattutto poco efficaci, frutto di un compromesso, leggi che non servono, come l'autoriciclaggio che lei ha poco tempo fa annunciato e realizzato e l'ha enunciato anche oggi. Leggi che praticamente sono fatte solo e per l'esclusivo motivo di dire: «le abbiamo fatte». Ma la situazione non sta così, perché, se le leggi sono frutto di un compromesso e sono inefficaci, non servono assolutamente a nessuno. E, Ministro, la stessa situazione, la stessa cosa, succederà anche per la riforma della prescrizione. Noi ci mettiamo la mano sul fuoco che uscirà una riforma assolutamente inutile, che non servirà a risolvere la situazione, ma che poi voi andrete in giro a dire: «bene, abbiamo riformato la prescrizione». È ovvio che, in un Governo di larghe intese come questo, la riforma della prescrizione non può portare a nulla di buono, come non lo è stato il compromesso sul 416-ter (scambio elettorale politico-mafioso).
Per continuare, la demolizione del sistema penale che voi state portando avanti, con critiche da tutte le parti, fa acqua, soprattutto sul piano della sicurezza e dei diritti della persona offesa dal reato. Una questione che voi non abbracciate mai, non cercate mai di vedere con una riforma ad ampio raggio. Ce lo chiede anche l'Europa, visto che molte volte la citiamo. E sulle carceri abbiamo finalmente appreso che, dopo due anni che siamo entrati, avevamo ragione perché il commissario precedente appunto non ha funzionato. Ci sono stati anche problemi legati alla legalità. Gli appartenenti al MoVimento 5 Stelle non erano, quindi, dei pazzi visionari, ma erano delle persone che, alla fine, con un lavoro di opposizione nel merito, hanno fatto prevalere quella che era la loro idea, ovvero che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dovesse essere dotato di risorse per far funzionare, appunto, il sistema carcerario senza ulteriori commissariamenti.
Presidente, le condizioni carcerarie, come lei sa, è vero che hanno subito una modifica sul sovraffollamento, sui numeri, ma le condizioni di vita di chi sta dentro in carcere sono rimaste praticamente le stesse: problemi al tetto, problemi sull'acqua calda, problemi legati alla rieducazione che non esiste. Allora, io voglio dirle una cosa, Ministro: la giustizia è sicuramente malata, ma malato è anche il modo di vedere di questo Governo, sempre sul breve termine, mai guardando al futuro. Questa malattia è una malattia, anche quella del Presidente del Consiglio, del fare, che la sta portando pure a lei ad un livello in cui sarà un malato terminale, cioè un malato che non potrà agire per risolvere i problemi della giustizia perché influenzato da una visione di spot e di continua campagna pubblicitaria del Governo che si sostituisce ai reali problemi Pag. 31della giustizia. Se, quindi, questa malattia sarà in fase non più recuperabile, noi non potremo neanche più recuperare ed avere la cura per una giustizia malata che sta veramente affossando i tribunali, gli avvocati e le parti, che si vedono aumentare continuamente il contributo unificato e, quindi, l'accesso al diritto di avere una giustizia che possa veramente garantire i diritti dei cittadini. Ma, inoltre, non si potrà più curare e alla fine ci ritroveremo appunto con una giustizia che sarà come un malato terminale irrecuperabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.
DAVID ERMINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, io penso che le riforme siano un punto cruciale di questo momento storico. Per troppo tempo, le riforme sono state annunciate e non sono mai state fatte. Spesso sono state cominciate e non portate a conclusione. Io credo che, nel nostro sistema, nel nostro vivere civile, i livelli nei quali si misura la civiltà di un popolo siano sostanzialmente relativi a dei grandi temi: quello della giustizia, quello della scuola, quello della sanità e del sociale.
Ma la giustizia comprende un po’ tutti questi temi. Faccio riferimento alla giustizia sociale, alla giustizia per quanto riguarda la libertà, alla giustizia per quanto riguarda i diritti delle persone e delle comunità. Lei oggi ci ha fatto un quadro molto ampio della propria attività. Lei è qui da dieci mesi, signor Ministro: non ho ricordanze che in dieci mesi si sia cominciato e, in alcuni casi, anche arrivati al risultato di così grandi mutamenti e di così grandi cambiamenti all'interno del nostro sistema giudiziario. Abbiamo avuto del periodi bui della giustizia, abbiamo avuto dei periodi in cui la giustizia civile era completamente scomparsa dai dibattiti parlamentari. Abbiamo avuto dei momenti in cui al carcere non pensavamo tant’è che eravamo arrivati ad un livello in cui la Corte europea dei diritti dell'uomo ci ha pure condannati, noi, la patria di Cesare Beccaria. Eppure c’è magari chi ci vorrebbe tornare: «tutti dentro, tutti dentro» fino a che magari non tocca a loro e quindi poi in qualche modo si riscuotono.
Credo, invece, che noi dobbiamo dirle grazie, signor Ministro. Dobbiamo dirle grazie per quello che ha fatto, per quello che ci ha detto oggi, per quello che sta facendo. Non mi piace la tecnica delegittimante dell'aggressione personale: lei sarà ricordato. Infatti il livore e l'aggressività spesso sono prodotti di una frustrazione politica che poi non è altro che la causa della propria inconcludenza. Ascoltando la sua relazione mi sono fatto un quadro, alcuni punti specifici: l'organizzazione della giustizia, la giustizia civile, la giustizia penale con annesso il problema del carcere e la questione degli operatori del diritto.
In relazione all'organizzazione, è vero, certo che mancano i mezzi: chi ha detto che non mancano i mezzi, che non mancano le risorse ? Non è che ce ne siamo accorti da dieci mesi che mancano le risorse, che i tribunali in qualche modo sono in difficoltà anche per il personale. Noi abbiamo delle grandi possibilità in questo momento e sono convinto che lei le sfrutterà anche sotto l'aspetto della riqualificazione e della introduzione nel sistema giudiziario del nuovo personale che potrà arrivare da altri enti. Noi saremo in grado in questo modo di togliere gli alibi. A chi oggi ci dice che noi non siamo in grado perché non forniamo il personale, non formiamo le strutture, ecco noi vogliamo dire a chiunque ci attacca sotto questo aspetto che noi non siamo più nel momento degli alibi. Gli alibi li leviamo e la sua relazione oggi ci dà questo segnale importante: togliamo gli alibi e facciamo vedere che chi ha voglia di fare in questo Paese sarà messo in condizioni di fare e non si potrà sempre dare la colpa agli altri per i propri fallimenti.
Signor Ministro, sul quadro che lei ha dato, sulla riforma della geografia giudiziaria, non le nascondo che quando sono arrivato anch'io avevo questo timore sulla riforma della geografia giudiziaria perché Pag. 32tutti noi pensavamo alle difese degli uffici giudiziari che dovevano in qualche modo dare un segnale di presenza. Però forse qualche volta dobbiamo anche tener conto che ci sono gli interessi generali, che il mondo è cambiato, che forse oggi tanti uffici possono essere, come ha detto lei, in qualche modo modificati. Potremmo arrivare ad avere un sistema di giustizia di prossimità che non per questo deve comportare la struttura interna di un tribunale con gli uffici delle procure e delle sezioni fallimentari anche magari in tribunali molto piccoli. Oggi dobbiamo arrivare ad avere un'efficienza certamente attraverso investimenti, con le risorse umane e monetarie ma soprattutto dobbiamo avere un'efficienza che possa garantire l'accesso al diritto da parte dei cittadini. E qui mi riallaccio e vado al problema della giustizia civile.
Questo Governo ha presentato il decreto-legge n. 132 e arriverà in questi giorni quello che è l'ultimo grande cambiamento del sistema giudiziario civile che lei oggi ci ha accennato. Molti hanno criticato il decreto-legge n. 132. Però oggi leggiamo sui giornali che tanta gente con 16 euro riesce a divorziare, a separarsi, a modificare le condizioni di separazione. C’è un accesso molto intenso a questo istituto. Bene questo nessuno se lo ricorda e nessuno lo aveva mai fatto.
E, invece, questa volta noi siamo riusciti a farlo con un decreto, quello stesso decreto-legge, signor Ministro, che ha portato alla possibilità, per chi ha avuto un titolo da poter eseguire, di avere l'accesso all'esecuzione civile molto più facile, perché, oggi giorno, quando i clienti si presentano dagli avvocati, spesso il problema non è di ottenere un titolo, il problema è di vedersi eseguito quel titolo. Allora, forse, anche il problema dell'esecuzione civile è stato per troppi, tanti anni, in qualche modo, dimenticato.
Questo Governo non se lo è dimenticato è ha cominciato ad affrontare questo problema in modo serio, perché rientra in quel grande sistema di snellimento della giustizia civile che dovrà portare investimenti non solo italiani, ma anche stranieri, perché senza questo tipo di cambiamento non si riuscirà davvero a far ripartire il nostro Paese. Ecco perché quel decreto è stato un passo importante.
Ci sono stati gli incentivi per gli arretrati: io non sono uno di quelli che esalta i provvedimenti. Ho anche detto che, forse, ci potranno essere dei problemi sullo snellimento dell'arretrato, ma quello che sta facendo il suo Ministero, grazie anche alla preziosa collaborazione del presidente Barbuto, è sicuramente un momento importante. Noi riusciremo certamente ad annullare tutti questi procedimenti che sono pendenti.
È evidente che non tutti i procedimenti potranno essere cancellati: faccio, per esempio, riferimento a quelli sulla volontaria giurisdizione, dove le inabilitazioni e le interdizioni non è che potranno essere cancellate, perché è evidente che, finché il soggetto inabilitato o interdetto è in vita, sarà sempre un arretrato che farà parte del nostro bagaglio. Ma è evidente che l'attività che il suo Ministero sta compiendo in questo momento è assolutamente efficace e va verso la direzione giusta.
Nel provvedimento che affronteremo, di cui lei ci ha annunciato alcuni elementi importanti oggi, vi è il tribunale delle imprese. Quanto è che si parla delle imprese ? Quanto è che abbiamo detto che dobbiamo lavorare perché ci sia la possibilità che gli imprenditori diano lavoro alle persone, che è il vero grande problema di questo Paese oggi ? Poter snellire i procedimenti, poter dare le certezze agli imprenditori, poter dare le certezze non solo, come dicevo prima, del titolo, ma anche sull'esecuzione dei titoli, è un elemento che questo provvedimento porterà. Come porterà uno snellimento anche il problema del tribunale della famiglia, che sarà inserito. Il tribunale della famiglia, che dovrà essere essenziale per la tutela dei minori, dovrà essere essenziale per la tutela delle persone che fanno parte del nucleo familiare, ma dovrà essere importante proprio per poter dare delle garanzie ulteriori rispetto a quelle che sono state date.Pag. 33
Nel mio pensiero, nel nostro pensiero, che non è soltanto mio, si supererà il tribunale per i minorenni, oggi di fatto un po’ superato per le varie norme, anche per gli stili di vita, vorrei dire, che oggi ci sono, come il problema delle convivenze, dei figli nati fuori dal matrimonio concordatario o civile. Questi sono tutti elementi che noi dobbiamo affrontare e a cui dobbiamo dare una risposta. Oggi, i grandi problemi che, in qualche modo, investono il tribunale per i minorenni – le adozioni, ma, soprattutto, anche la parte penale – potranno essere tranquillamente e serenamente coperti dai nuovi tribunali della famiglia, che dovranno essere alla base di questo rapporto che ci sarà fra famiglia e Stato.
Signor Ministro, sarà importante anche, in sede penale, poter fare una cosa: spero di poterla realizzare anche attraverso la discussione parlamentare e spero che tutti i gruppi diano una mano sotto questo aspetto. Io vorrei anche una procura della Repubblica presso i minorenni che non tuteli – certo, si chiama tribunale, si chiama tribunale per i minorenni, o quello che sarà la procura per i minorenni – solo i minorenni quando sono imputati, ma vorrei poter arrivare anche ad avere una procura specifica, apposita, specializzata, quando i minorenni sono parti offese: perché tutto il sistema dell'ascolto dei minori, della tutela dei minori potrà essere nella fase di indagine coperto in modo perfetto se avremo lo stesso tipo di ufficio inquirente che tutela i minorenni anche quando sono nella parte di coloro che hanno subito il danno.
Certamente poi lo sfogo dell'indagine avrà giudici diversi, però, è evidente che il minore avrà il giudice specializzato quando è imputato, avrà il giudice ordinario quando è parte offesa, ma per poter arrivare a tutelarlo – perché questo è l'elemento fondamentale della giurisdizione per i minori: tutelare il minore – l'ufficio che indaga potrà e dovrà essere lo stesso, proprio per aiutare i minori, nei difficilissimi passaggi che subiscono durante quelle fasi, a passare in qualche modo indenni o comunque per cercare di aiutarli ad uscire da quei brutti momenti che la vita gli pone davanti.
Gli altri elementi che lei poi ha annunciato sul civile certamente ci soddisfano, li affronteremo in Parlamento, li affronteremo in Commissione, ma è la prima volta che si arriva a fare questo. Ci dicono che questo è il Governo degli annunci, ma in dieci mesi quanta carne al fuoco abbiamo messo, ma quanta gente si è mobilitata per i provvedimenti di questo Governo ? Ma quanta gente ci chiama, vuole partecipare alle audizioni, vuole venire a discutere con noi sul tutto quello che noi stiamo facendo ? Ma quando mai questo era stato fatto ? Non la perdiamo questa occasione, lo ripeto, non la perdiamo questa occasione, questo è il momento delle riforme, se noi perdiamo questa occasione, questo momento forse non tornerà. Io direi, guardate, mettiamocela tutta, tutti insieme, opposizione, maggioranza, in questo momento, c’è una legislatura, non dico costituente, sarebbe un parolone troppo grosso, ma dove certamente si possono fare tantissime riforme e quella della giustizia è una di queste che finalmente può trovare la propria conclusione.
Sulla questione penale sono stati accennati i provvedimenti che abbiamo fatto. Sul penale penso sempre a questa immagine: un sistema penale con un doppio centro, da una parte la persona offesa, dall'altra parte l'imputato. Noi stiamo lavorando, certo, per le persone offese, abbiamo visto quello che abbiamo fatto e siamo perché si possa arrivare ad avere una giustizia riparativa, perché vedete, tante volte, il rapporto fra Stato e imputato non va a tutelare, in effetti, la vittima del reato. La condanna comunque e per forza, senza avere la certezza del ristoro, spesso poi finita con una sospensione condizionale, non tutela la vittima. Ecco perché l'importanza dei provvedimenti della giustizia riparativa, questo è fondamentale: la vittima al centro del processo, perché sia la prima a essere tutelata e la prima a essere risarcita. Su questo, il disegno di legge che è già arrivato alla Pag. 34Commissione giustizia della Camera pone già una cosa importante: la vittima non potrà mai essere dimenticata, poi dirò qualcosa anche sugli altri tipi di provvedimento.
Per quanto riguarda gli imputati, noi non possiamo certamente scordarci le grandi difficoltà che gli imputati oggi hanno nell'avere, spesso, dei processi che durano anni, che sono troppo lunghi. La lunghezza dei processi è un segno certamente di un sistema malato che non funziona; dobbiamo riuscire, anche attraverso l'organizzazione del sistema, a snellire i processi ed anche in questo caso, anche se qualcuno non vuol vedere, tutto quello che lei ci ha portato già in discussione e quello che noi stiamo affrontando va in questo giusta direzione: la tutela di non far sì che il tempo sia il giudice dei reati, e quindi la riforma della prescrizione, ma al tempo stesso un sistema che impedisca ai cittadini di subire una pena già prima del processo per la lunghezza del periodo processuale. Noi a questo stiamo lavorando e a questo arriveremmo; per la prima volta arriveremo in fondo anche a questo.
Allora, su questo voglio dire due parole; alcune cose già sono state dette. Modifichiamo le norme relative al reato di correzione non soltanto perché vogliamo allungare il termine di prescrizione, ma perché il reato di corruzione è uno dei più gravi, più brutti che possa esistere in un sistema di comunità. Non è soltanto un danno che io faccio a un altro cittadino, a un altro mio pari, è un danno che faccio a tutto il sistema e allora come noi puniamo le rapine, puniamo giustamente le estorsioni, dobbiamo punire in modo adeguato anche gli atti di corruttela, quelli certamente dove il reato viene accertato, dove l'attività del pubblico ufficiale e di chi corrompe è particolarmente odiosa e dannosa per tutti.
Quando il Governo ha deciso di aumentare il massimo edittale per il reato di corruzione, quello è stato un elemento importante, non soltanto per il segnale che veniva dato, cioè la pena come sanzione per chi compie un reato di quel genere, ma anche perché il reato di corruzione ha bisogno di tempi più lunghi per l'accertamento. Questo lo sappiamo, per chi vive nei tribunali è evidente, e per questo si inciderà anche sul sistema della prescrizione, che cambierà, non è vero che non cambierà. Cambierà notevolmente, ma anche qui dobbiamo essere sempre in grado non di scegliere una parte a seconda del momento storico o contingente che ci interessa: facciamo le riforme perché questo sistema vada avanti e duri nel tempo. Nel sistema della prescrizione e del tempo nel processo dobbiamo sempre calcolare, da una parte, l'interesse della giustizia, che è poi l'interesse dello Stato, della collettività, ad avere una sentenza, dall'altro a non fare in modo che le persone subiscano processi per quindici o vent'anni, magari poi per arrivare ad una assoluzione. Allora, questo sistema della sospensione del periodo di prescrizione è un sistema intelligente, è un sistema che darà la possibilità di avere un periodo più lungo ma, al tempo stesso, dirà agli stessi magistrati: guardate che i tempi sono questi: per fare un appello ci vogliono due anni, dopo non date responsabilità ad altri se il processo non l'avete fatto.
E questo è importante, ecco perché il sistema dell'organizzazione, come lei dice, arriva ad essere fondamentale su questo: dare i mezzi, dare il personale e dare anche degli strumenti legislativi. Rivalutiamo l'appello, rivalorizziamo l'appello ! Siamo l'unico sistema – e questo non ce lo nascondiamo – in cui un avvocato, un imputato, può fare un appello per ottenere un vantaggio sotto l'aspetto dilatorio, sono l'aspetto del tempo: io che vengo condannato decido se arrivare alla prescrizione o meno. Ecco perché il sistema deve essere compiuto ! Così anche per i ricorsi per Cassazione ! Oggi giorno, chi frequenta un po’ la Corte di cassazione sa quanti procedimenti finiscono alla Settima sezione, che sono quelli dell'inammissibilità manifesta dei ricorsi. E noi non possiamo continuare così, perché questa roba, poi, fra l'altro, costa ! E se queste risorse che mettiamo in questi procedimenti inutili li potessimo metterle da un'altra parte, certamente Pag. 35potremmo in qualche modo risolvere qualche altro piccolo problema. Sul sistema del carcere, signor Ministro, con riferimento naturalmente ai giudici della sorveglianza che curano il sistema del carcere, abbiamo messo in atto una serie di misure sulle misure alternative: credo che questo sia altamente positivo. Dobbiamo pensare a quello che abbiamo fatto.
PRESIDENTE. Concluda.
DAVID ERMINI. Quando siamo arrivati qui in Parlamento – e concludo – c'era il problema dell'emergenza carceraria, e l'abbiamo risolto; senza l'amnistia e senza l'indulto l'abbiamo risolto ! Lei è potuto andare in Europa e dire che l'Italia ha fatto il proprio dovere. Sugli operatori del diritto – e mi taccio –, sulla professionalità e sull'attività dell'avvocatura, le chiedo, come chiedono tanti, di mettere un'attenzione sulle difficoltà dei giovani che affrontano la vita professionale. Ho avuto un incontro con il presidente della cassa forense per quanto riguarda i contributi minimi per i versamenti per la loro pensione: è una grande difficoltà. Oggi giorno le difficoltà le affrontano la cosiddetta «generazione 1.000 euro» – e magari fossero veramente 1.000 euro ! –: credo che sotto questo aspetto si possa fare tanto. Chiudo dicendo che tutto quello che lei ha messo in campo, tutte quelle belle cose che noi stiamo discutendo e che riusciremo a portare in fondo hanno però necessità di una grande collaborazione fra tutti gli operatori del diritto: magistrati, avvocati, personale. E penso a quello che abbiamo sul web e a quello che potremo ancora fare. Se noi tutti riuscissimo a fare questo, la giustizia in Italia veramente potrà cambiare; ed è fondamentale, perché soltanto attraverso una riforma della giustizia si riuscirà a cambiare un Paese che è troppo fermo da troppi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12,30 con la replica del Ministro della giustizia e, a seguire, le dichiarazioni di voto ed il voto.
La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 12,30.
(Annunzio della presentazione di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Verini, Pagano, Dambruoso, Piepoli e Di Lello n. 6-00106, Daniele Farina ed altri n. 6-00107, Brunetta ed altri n. 6-00108, Bonafede ed altri n. 6-00109 e Molteni ed altri n. 6-00110. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Risoluzioni).
(Replica e parere del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della giustizia, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, vorrei partire da una considerazione che è emersa in diversi interventi, soprattutto in quelli dei deputati d'opposizione. Nella mia relazione, e anche in quelle che la integrano, io ho provato a consegnare uno stato dell'arte che non è affatto autoconsolatorio. Non nascondiamo le difficoltà che ancora oggi caratterizzano il sistema giustizia, ma proviamo a indicare le proposte, le cose che già stiamo facendo e, diciamo così, a individuare i primi effetti delle cose che stiamo facendo, che sono l'unico parametro, al momento, per una valutazione oggettiva.
Per questo mi sia consentito dire che parlare di fallimento degli interventi sul civile, quando questi hanno avuto efficacia qualche settimana fa, mi sembra quanto meno prematuro, diciamo. E in verità se Pag. 36dobbiamo stare, come ricordava l'onorevole Ermini, ai primi segnali che ci arrivano, vediamo che ci sono strumenti che devono essere ulteriormente sostenuti, su cui tornerò, ma ci sono anche norme che di per sé stanno avendo un importante effetto. Penso alla questione delle separazioni e dei divorzi e ad alcune norme che possono essere valutate soltanto in un periodo lungo. Penso alla questione della compensazione delle liti, penso alla questione del computo degli interessi ma, ancora, agli interventi sull'arbitrato e sulla negoziazione assistita.
Per questo io ho cercato di mantenere un profilo, che ho sempre cercato di mantenere dall'inizio della mia nomina a capo di questo Dicastero, che è quello di tenere insieme la valutazione sulle norme alla valutazione sull'iniziativa di carattere amministrativo. In sostanza, non abbiamo atteso l'approvazione di norme per incidere e per provare a incidere su alcuni problemi di carattere storico. E davvero dare una valutazione a pochi mesi dal varo di alcune norme, in settori nei quali da vent'anni non si interveniva, mi pare un esercizio alquanto arbitrario.
Quello che possiamo dire è che ciò che dobbiamo provare a fare è questo: sulla base, come dire, dei sintomi, individuiamo nel malato grave, per usare una metafora che è stata ampiamente utilizzata, dei segni di miglioramento o di peggioramento. Se stiamo a questo metodo, vediamo che dal punto di vista dei tempi abbiamo alcuni segnali incoraggianti in alcuni segmenti del processo (naturalmente non in tutti, ma complessivamente abbiamo un miglioramento). L'impatto del processo civile telematico ha consentito il miglioramento di alcune performance. Sui carichi di lavoro, per ragioni su cui io non voglio avere dei meriti che non mi competono, incidono molto alcuni fattori, per onestà intellettuale, quali la crisi economica e il fatto che ci si trova di fronte all'efficacia di istituti che sono stati previsti precedentemente. C’è anche sicuramente una situazione nella quale, paradossalmente, la crisi del sistema giustizia può disincentivare la domanda di giustizia (non nascondiamoci niente). Ma dal punto di vista dei numeri, noi vediamo che per la prima volta scendiamo sotto i cinque milioni di procedimenti nel civile, dopo che abbiamo sfiorato i sei milioni, e, quindi, siamo in una situazione che consente di potere lavorare meglio, che consente a tutti di potere migliorare.
Se guardiamo alle classifiche del rating internazionale, che ho visto che sono state anche citate nelle risoluzioni, vediamo che non ce n’è una che ci veda peggiorare; quasi tutte rappresentano un significativo ed apprezzabile miglioramento, dovuto soprattutto – anche qui lo vorrei dire per non cadere nella propaganda – al processo di specializzazione, che noi vogliamo ulteriormente rafforzare, cioè al fatto che oggi chi viene a investire in Italia trova delle condizioni nel confronto con la giustizia migliori di quelle degli anni precedenti, ma, sempre per mantenere questa cifra di obiettività, non tanto perché il sistema sia notevolmente migliorato, ma perché il tribunale delle imprese ha costruito, in qualche modo, un ambiente protetto, un habitat, nel quale le risposte per alcuni tipi contenzioso sono migliori di quelle di qualche anno fa.
Questo è il quadro della situazione, un quadro nel quale io credo noi abbiamo dato un contributo che considero essenziale e sono contento che sia stato riconosciuto anche da alcuni interventi, soprattutto dall'intervento del deputato Sannicandro di SEL. Noi abbiamo dato per la prima volta una radiografia, perché, vedete, continuare a fare delle diagnosi sulla base di macro valutazioni, nelle quali si vede quant’è l'arretrato, quant’è il contenzioso, ma non avere mai una scansione e una analisi di dove si realizza quell'arretrato, dove si determinano quelle difficoltà, è un modo per non intervenire, perché alla fine si rappresenta un quadro in cui tutti i gatti sono neri e, pertanto, ci si rassegna al fatto che non c’è niente da fare. Individuare i punti e mettere anche in evidenzia – lo vorrei dire – il fatto che, a parità di risorse, di norme e anche di personale, ci si trova con performance molto diverse è un modo anche di stimolare Pag. 37un'emulazione e una competizione tra gli uffici e anche di utilizzare in futuro le risorse in funzione dell'effettivo utilizzo delle modalità in cui quelle risorse vengono utilizzate.
In questo senso, un'indicazione che veniva sempre dall'intervento dell'onorevole Sannicandro è, a mio avviso, importante, ed è oggetto della riflessione e del lavoro che stiamo facendo, cioè sostanzialmente non soltanto un'analisi della quantità, ma della qualità della domanda di giustizia. C’è una domanda di giustizia seriale, diciamo, ripetitiva, che deriva da alcuni soggetti con i quali può esser affrontata e superata in un rapporto con questi soggetti: è la cosiddetta targatura dei procedimenti, ed è un tipo di lavoro che il presidente Barbuto ha ben chiaro e che sta compiendo.
Dicevo che l'altro tema sul quale abbiamo sviluppato il nostro lavoro e sul quale ritorneremo anche con la delega è quello di un rafforzamento della specializzazione dell'offerta di giustizia, soprattutto nei settori in cui la crisi ha colpito con più forza: la famiglia e l'impresa. In questo senso, raccolgo un'indicazione che veniva dall'onorevole Pagano ad una riflessione, ad una possibilità di utilizzare questo passaggio anche per riflettere su come questo settore, quello appunto del rapporto con la famiglia, con i minori e più complessivamente con i diritti della persona, può esser affrontato anche in un rapporto diverso tra servizi sociali e autorità giurisdizionale. Se usiamo questo parametro nella valutazione, cioè se proviamo a stare sull'obiettività dei fatti, io vorrei dare una valutazione compiuta anche sul tema del carcere, un tema in cui si è utilizzata tutta la propaganda a disposizione, tutta la demagogia che esiste sul mercato. Noi avevamo degli obblighi internazionali e non siamo stati noi il primo Governo che si è posto questo problema; il primo Governo che si è posto questo problema è stato il Governo di centrodestra del quale faceva parte anche la Lega. Non è a caso che i primi provvedimenti di liberazione anticipata sono stati previsti su proposta del Ministro Alfano. È evidente, infatti, che non ci si può sottrarre, anche se lo si volesse, e io credo che sarebbe sbagliatissimo, alla giurisdizione internazionale della Corte dei diritti dell'uomo. Io non ho mai sentito nessuno in quest'Aula proporre di togliersi da quel contesto. E credo che sia un'acquisizione di civiltà.
Se, però, prendiamo questa vicenda dal punto di vista utilitaristico, abbiamo, io credo, delle considerazioni interessanti che possono essere poste all'attenzione. Quali sono ? L'onorevole Molteni ha detto che questa cosa riguarda soltanto quelli che sono dentro il carcere; per quelli che sono fuori, non è un problema che li riguardi. Non credo che sia così, perché credo che anche fuori dal carcere vi sia chi si preoccupa del fatto che l'Italia poteva essere condannata per violazione dei diritti umani nel semestre di Presidenza.
Ma, se anche le persone spinte da spirito umanitario fossero un'esigua minoranza – io non lo credo –, se anche fosse così, poniamoci il problema dal punto di vista utilitaristico: i termini sono la sicurezza e la spesa. In termini di sicurezza, faccio una domanda: l'onorevole Molteni dà già una risposta a quello che sto per dire, perché lo ha detto nel suo intervento, che ho seguito con molta attenzione.
Egli dice: la gente ormai non denuncia neanche più i reati. E va bene, quindi non possiamo utilizzare il parametro dei reati. Se usiamo il parametro dei reati, vediamo, però, che, a differenza di quanto è avvenuto all'indomani dell'indulto, non vi è stata alcuna escalation dei reati, e questo è un fatto. Poi egli risponde che, però, siccome la gente non denuncia più, probabilmente i reati ci sono, ma non si conoscono.
Allora usiamo un altro parametro, usiamo il parametro della recidiva, che è una cosa che interessa anche quelli che sono fuori, perché che uno esca e commetta nuovamente un reato è un fatto che interessa, e vediamo che, laddove sono state utilizzate le pene alternative rispetto al carcere, la recidiva scende in modo drastico.Pag. 38
Non è sufficiente questo parametro ? Usiamone un altro, usiamo quello della spesa. Da questo punto di vista, l'elemento della spesa ci dà un riferimento conclamato: noi abbiamo risparmiato quasi 50 milioni di euro. Interessa anche a quelli che sono fuori dal carcere o interessa soltanto a quelli che sono dentro il carcere ? E, sempre stando al termine della spesa, noi dobbiamo e possiamo dire una cosa: le pene alternative costano di meno e producono degli effetti di abbattimento della recidiva molto più significativi.
Il nostro Paese spende – e questo credo che sia un argomento che interessa anche quelli poco sensibili all'aspetto umanitario – quasi tre miliardi di euro per l'esecuzione della pena ed è uno dei Paesi che ha i tassi di recidiva più alti d'Europa. Vi è qualcosa che non funziona in questo sistema. Sviluppare le pene alternative non è un atto di buonismo: è un modo di costruire un'esecuzione della pena che sia più efficiente, che abbassi la recidiva, da un lato, e che consenta anche una razionalizzazione della spesa.
Questo è il punto sul quale io credo una riflessione la dovremmo fare in modo serio, valutando le conseguenze di ogni provvedimento, impegnandoci tutti, poi, a tenere conto delle valutazioni oggettive che emergono da ogni tipo di provvedimento. Questo dovrebbe fare, io credo, il nostro Paese, se vuole fare un passo in avanti nella discussione e nel dibattito su questi temi.
Così credo dovrebbe essere affrontato il tema del decreto che prevede l'archiviazione per tenue entità del fatto. Non credo che siano dei pericolosi lassisti il procuratore Spataro, il procuratore Pignatone, l'intera Associazione nazionale magistrati, che reclama da tempo immemorabile l'introduzione di questo tipo di strumento.
Lo fanno perché, a mio avviso, è vero esattamente il contrario di quello che si dice. Oggi le vittime, anche di reati di carattere bagatellare, sono pregiudicate dal fatto che l'estinzione di quei reati avviene nel modo più arbitrario possibile, cioè attraverso la prescrizione, che non consente alle vittime alcuna possibilità di sindacare rispetto non all'archiviazione, ma, sostanzialmente, all'estinzione di fatto di quel procedimento.
Oggi noi diamo dei criteri di trasparenza. Ora, a me fa piacere che la Lega sia diventata improvvisamente preoccupata per l'effettiva attuazione del reato di autoriciclaggio, e tuttavia devo dire che è del tutto evidente che la tenue entità non può essere applicata ad un reato come quello dell'autoriciclaggio per caratteri propri di quell'istituto.
Così come su una gran parte dei reati è stata fatta un'operazione propagandisticamente molto efficace: si prendono tutti i reati che per massimo edittale possono essere ricompresi e si dice: «Tutti questi reati sono depenalizzati». Non è così, perché una gran parte di quei reati – lo preciseremo meglio nel testo definitivo, dopo il parere delle Commissioni – per loro natura non possono essere tenui, per loro natura non possono essere inoffensivi ed alcuni di questi – e penso alla questione dei maltrattamenti agli animali – non possono mettere in moto quel meccanismo di interlocuzione con le vittime per ragioni di carattere scientifico, biologico.
Quindi noi non possiamo prendere il massimo edittale per dire: «Questi reati non saranno più perseguiti», è una palese mistificazione. Una parte di quei reati non può essere ricompresa nell'utilizzo di quell'istituto per la struttura di quei reati: penso allo stalking, perché è un reato, per esempio, che ha come presupposto una serialità e quindi non può essere occasionale.
Alcuni reati, per la loro particolare odiosità, non possono essere inoffensivi, perché anche se lo sono per la scarsa misura dell'impatto del fatto, non lo sono inevitabilmente per la loro rilevanza sociale, per ciò che provocano anche in termini di reazione nella collettività.
C’è una serie di reati, invece, che sono quelli che già oggi, sostanzialmente, vengono cancellati con il meccanismo della prescrizione, su cui si dà la possibilità al Pag. 39pubblico ministero di proporre, là dove ci sono i presupposti, l'archiviazione, chiesta da un pubblico ministero.
Ora mettiamoci d'accordo: i pubblici ministeri Italia sono quei Torquemada che si racconta o improvvisamente sono diventati dei mollaccioni, che vogliono un'impunità diffusa e generalizzata, proposta da un PM di fronte ad un giudice terzo che deve decidere ?
E da questo punto di vista chiedo alle forze che contestano questo provvedimento: perché non è mai stata detta una parola – una parola – sulle circolari che i procuratori della Repubblica hanno già emesso sostanzialmente per anticipare questo tipo di ragionamento, che non prevedevano la possibilità di sentire la vittima, ma che sostanzialmente dicevano: «Siccome i reati sono 100 e noi riusciamo a fare 50, facciamo questo, questo, quest'altro ancora e queste altre cose qua le lasciammo più indietro» ?
Che cosa significa, se non sostanzialmente dire che quei reati con grandissima difficoltà saranno perseguiti ?
Oggi noi diamo un riferimento trasparente a questo tipo di valutazione e consentiamo a tutti, semmai, di sindacare, laddove fino ad oggi non era possibile, il comportamento che può portare all'archiviazione di quel tipo di reato.
Quello che credo vada precisato – lo dico all'onorevole Chiarelli – è che i disegni di legge che sono usciti dal Consiglio dei Ministri il 29 di agosto sono, ad eccezione della delega sul civile, attualmente tutti incardinati nei due rami del Parlamento.
C’è un problema di overbooking del lavoro della Commissione, ma tutti sono incardinati nei due rami del Parlamento in questo momento.
Io lo dico con molto rispetto: non rispondo anche ad attacchi di carattere personale che spesso vengono dalla stampa ed anche da altri – devo dire che i toni di oggi sono assolutamente apprezzabili, ma ne sono venuti anche nella dialettica parlamentare – non perché abbia una propensione gandhiana, ma per una ragione: io penso che poi i fatti siano più forti delle parole.
Allora, a proposito del reato di autoriciclaggio, io credo che si continui a sottovalutare l'impatto che avrà l'introduzione di questo tipo di reato nel sistema.
Noi continuiamo a discutere di prescrizione, ma quanti processi sono andati in fumo e non ci si è più potuti ritornare, perché si è determinata la prescrizione ? Il reato di autoriciclaggio è un reato sostanzialmente imprescrittibile, perché il fatto del reimpiego o l'occultamento sono fatti che vengono a produrre la notizia di reato nel momento in cui si manifestano.
E da questo punto di vista noi cancelliamo una di quelle che credo siano le pagine più vergognose della storia del nostro Paese: processi che si sono conclusi con condanne definitive, condanne, condannati, persone che scontano la pena e che poi escono e si godono bellamente i proventi dei loro illeciti.
Questo è un fatto nella storia del nostro Paese e noi dovremmo essere contenti, credo, del fatto che nel nostro ordinamento è offerto uno strumento che consente di impedire che si replichi questo tipo di fenomeno.
Perché i caratteri esimenti che sono contenuti all'interno della norma così come è stata scritta, io non credo cancellino e mettano al riparo le condotte di cui ho parlato, in alcun modo. Io credo che aiuterà la lotta alla corruzione prima di tutto una cosa: non tanto l'inasprimento delle pene, che pure è importante perché determina la possibilità di più forti strumenti di indagine e di un allungamento dei termini di prescrizione, ma quello che considero il vero cambiamento, che restituisce un reato di autoriciclaggio in grado di realizzare una forte lotta e un forte contrasto alla corruzione e alla criminalità economica, è il passaggio dal reato di danno al reato di pericolo. Questo è il vero passaggio fondamentale !
Perché oggi non bisogna provare il danno: oggi si riconosce il fatto che quel tipo di comportamento non soltanto può pregiudicare l'impresa, ma può pregiudicare Pag. 40il mercato, la concorrenza e costruire i presupposti per fenomeni di carattere corruttivo. Questo è il cambiamento che credo era necessario per dare degli strumenti effettivi nella lotta alla corruzione ! Non si parla, ed io credo sbagliando, e si sottovaluta, l'introduzione di una norma importantissima, in quel disegno di legge che abbiamo presentato al Senato, vorrei dire ormai diverse settimane fa, anzi nel mese di novembre, per l'esattezza. Non si parla delle norme che riguardano la confisca per sproporzione, che consente di aggredire i patrimoni dei mafiosi e dei corrotti anche quando questi patrimoni si sono allontanati da chi li ha accumulati. E questo è uno strumento fondamentale, perché noi, nella lotta alla mafia e nella lotta alla corruzione, abbiamo visto come il vero deterrente non è tanto l'aumento di un anno del massimo edittale, che pure può creare un migliore equilibrio nella proporzionalità delle pene, ma il rischio dell'aggressione patrimoniale: non soltanto nei tuoi confronti, ma anche dei tuoi parenti e anche di quelli che in qualche modo ti fanno da prestanome, se si riesce a ricostruire il rapporto tra l'accumulazione illecita e la titolarità del patrimonio.
Sono norme frutto di compromesso: tutte le norme sono frutto di compromesso, perché tutte le norme devono contemperare interessi e bisogni di carattere diverso. L'importante è la qualità di quel compromesso e la leggibilità degli interessi in gioco. Credo che, da questo punto di vista, abbiamo seguito un metodo esemplare: abbiamo messo on line delle schede sulle ipotesi di riforma; abbiamo fatto poi seguire dei disegni di legge, che abbiamo sempre messo on line; abbiamo consentito che i cittadini facessero arrivare delle osservazioni e poi, sì, le abbiamo anche talvolta cambiate nell'interlocuzione con le forze sociali, raccogliendo le indicazioni che venivano dalla rete, discutendo anche con altri Ministeri. E ci mancherebbe altro ! Altrimenti, a che cosa sarebbe servita la consultazione ? Però credo che sia assolutamente leggibile il processo logico attraverso il quale siamo arrivati a raggiungere dei punti di equilibrio.
Voglio invece raccogliere una sollecitazione e un ragionamento che condivido molto, mi dispiace che non mi abbia ascoltato, dell'onorevole del MoVimento 5 Stelle. Lo dico perché sono d'accordo con lui su una cosa: che il tema fondamentale è il personale amministrativo. Non mi ha ascoltato, perché io ho detto che il mio principale rammarico in questo momento è di non avere ancora strumenti per poter annunciare un intervento di riqualificazione sul personale. Tornerò dopo su questo punto; però posso dire, e questo con grande gioia, che quest'anno le unità del personale aumenteranno di 1.200, per la prima volta dopo 25 anni, attraverso la mobilità tra i comparti; e che nella legge di stabilità quest'anno sono previsti 50 milioni di investimento su questo fronte, 90 il prossimo e 110 per l'anno successivo.
Non c'era da un quarto di secolo un investimento così significativo, ancora insufficiente – lo dico io –, ma significativo sul fronte del personale amministrativo. L'ufficio del processo, come dicevo, è stato introdotto con il decreto sulla pubblica amministrazione. Noi lo confessiamo e lo ho detto anche nella conclusione della mia relazione: abbiamo dovuto fare di necessità virtù e abbiamo dovuto anche inventarci degli strumenti in una stagione di scarsità delle risorse. L'ufficio del processo non potrà essere costituito, laddove dobbiamo ancora coprire i vuoti di organico, tutto da personale amministrativo e di cancelleria in ruolo, perché, se spostassimo lì il personale, aumenteremmo ulteriormente la scopertura degli organici nell'attività ordinaria. Ma abbiamo previsto che, utilizzando in parte quel personale, in parte utilizzando i praticanti, in parte utilizzando gli uditori e in parte utilizzando i magistrati ordinari al primo incarico, si possa costruire una struttura attorno al giudice, che può determinare una migliore attività istruttoria e, quindi, un fortissimo miglioramento delle performance.
Proprio sulla magistratura onoraria, siccome il tema è stato posto dal rappresentante di Scelta Civica, vorrei rassicurare rispetto al fatto che la riforma è stata Pag. 41uno degli ultimi provvedimenti firmati dal Presidente della Repubblica Napolitano e che quel provvedimento affronta alcune questioni, che io ritengo nodali in un comparto del servizio giustizia, quello della magistratura onoraria, che ha assunto sempre più un ruolo centrale nel funzionamento del sistema. Affronta il tema della previdenza, affronta il tema dei caratteri dell'onorarietà, affronta il tema della qualità dell'accesso e affronta il tema della salvaguardia di chi ha svolto questo ruolo nel corso del tempo e che oggi non può vedere pregiudicata la propria posizione da un repentino cambiamento delle regole.
Quando il Presidente del Consiglio mi ha domandato che cosa si debba ancora fare per dare slancio e forza all'insieme di norme che abbiamo messo insieme – abbiamo fatto questa riflessione qualche settimana fa prima delle vacanze natalizie ed era presente anche l'onorevole Ermini – io ho detto tre cose: la riqualificazione del personale per cui al momento non ci sono le risorse e mancano le risorse per fare questo (noi dobbiamo impiegare quest'anno per ricercare quelle risorse); continuare ad investire sull'informatica, per la quale invece le risorse sono state reperite; incentivare ulteriormente gli strumenti stragiudiziali che, da soli, così, rischiano di non funzionare. Queste sono, per così dire, le voci ancora scoperte, i punti che dobbiamo ancora cogliere, gli obiettivi che dobbiamo ancora raggiungere, lo dico io per primo. Però, io inviterei a valutare l'insieme delle cose che sono state fatte, piuttosto che quelle che ancora mancano, perché di quelle che mancano ancora siamo pienamente consapevoli. Io non sono uno solito ad indulgere alla propaganda e so che alcune cose non basta dirle e che, per farle, vanno supportate poi con un'azione quotidiana. Ma l'azione di Governo insegna anche che non tutto è raggiungibile subito. E alcune cose le potremo fare anche quando alcuni riferimenti normativi si saranno stabilizzati e anche quando, in qualche modo, sarà cresciuta una consapevolezza all'interno dei soggetti che devono realizzare quel tipo di istituti.
Penso all'avvocatura, perché la scommessa che noi abbiamo fatto con il decreto sul civile, non è semplicemente una scommessa di carattere tecnico: è una scommessa di carattere culturale. Noi chiediamo all'avvocatura di svolgere un ruolo profondamente diverso da quello che ha svolto nel passato. Le chiediamo, in sostanza, non di privatizzare la giustizia, ma di consentire, attraverso un assetto sussidiario, di collaborare per la soluzione dei problemi della giustizia, con una centralità – insisto – della giurisdizione pubblica. Infatti rivendicare la centralità della giurisdizione pubblica e poi rassegnarsi al fatto che un procedimento può durare sette, otto o nove anni significa, come è stato detto, consegnare al tempo il giudizio e significa sostanzialmente fare soccombere chi non ha la possibilità né le risorse per potere aspettare, cioè i più deboli e quelli che hanno meno risorse economiche.
Credo che, da questo punto di vista, una questione, che è stata posta nella discussione, meriti di essere raccolta. Noi abbiamo impegnato tutta la nostra energia all'attuazione della riforma forense. Abbiamo provato a dare una risposta anche a un tema, che non è soltanto anche in questo caso di carattere tecnico-ordinamentale, ma è anche di carattere sociale, perché noi affrontiamo una crisi sociale dell'avvocatura.
Da questo punto di vista, credo che alcune risposte siano venute. Se ancora un punto non è stato affrontato – e credo che sia quello a cui dovremmo rivolgere tutta la nostra attenzione – è quello che poneva l'onorevole Ermini, cioè come si dà una mano ai più giovani. Io credo che in qualche modo indirettamente l'abbiamo già data con l'introduzione del processo civile telematico, perché i più giovani, in qualche modo, hanno visto rafforzare la loro posizione rispetto alle generazioni precedenti grazie ad una maggiore dimestichezza Pag. 42con le tecnologie informatiche. Quindi, in qualche modo, alcune gerarchie si sono rimesse in discussione.
Ma non è sufficiente. Noi dobbiamo provare a dare una mano anche dal punto di vista previdenziale; dobbiamo anche cominciare a tener conto del fatto che una parte dell'avvocatura è sostanzialmente in una condizione di lavoro parasubordinato, soprattutto chi lavora nei grandi studi. E io credo che questo sia un modo attraverso il quale diamo una mano alla soluzione complessiva dei problemi della giurisdizione.
Abbiamo costruito un tavolo, abbiamo costruito un'interlocuzione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per disciplinare il tema dell'accesso. Non è giusto che si continui a far laureare i giovani in giurisprudenza con l'aspettativa di accedere alla professione, quando la professione sostanzialmente è già satura. Dobbiamo incominciare ad individuare percorsi che consentano di distinguere prima della laurea i percorsi, auspicabilmente anche in rapporto a una ripresa delle assunzioni nella pubblica amministrazione e nell'impresa, che consenta anche di far sì che l'avvocatura non sia l'unico sbocco di quel percorso formativo.
Stiamo lavorando, come ho annunciato, sul tema della crisi di impresa. Devo dire all'onorevole Pagano che raccolgo molto volentieri il suo invito. Come dicevo nella relazione, noi nel corso di questi mesi abbiamo lavorato molto sul tema delle pene alternative, in particolare per i tossicodipendenti. Lo abbiamo fatto, siglando protocolli con quasi tutte le regioni italiane, perché oggi il giudice di sorveglianza trova una norma che è sostanzialmente inattuabile. Infatti, se poi non ci sono i posti in comunità, la possibilità di scontare la pena in un'altra sede che non sia il carcere sostanzialmente è vanificata dalle condizioni materiali. Abbiamo lavorato per andare in questa direzione. Ora, però, occorre uno stimolo ulteriore e in questo senso io raccolgo anche le indicazioni dell'onorevole Pagano, perché le considero importanti e devono essere oggetto di tutta la nostra attenzione.
Io non mi illudo, so che stiamo per affrontare un passaggio delicato per la Repubblica, che rialzerà i toni e anche probabilmente il tasso di propaganda. Però, mi auguro che, in qualche modo, al di là appunto degli slogan, lo spirito di quest'Aula, in tutti gli interventi che si sono succeduti quest'oggi, possa continuare ad accompagnare il lavoro che stiamo portando avanti. Io non faccio un invito retorico alla cooperazione e al confronto perché questo può corrispondere a un elemento di bon ton; lo faccio perché sono profondamente convinto che le riforme in un settore come questo, dove sono messi in discussione i diritti fondamentali, o si fanno, cercando di raccogliere le indicazioni che possono provenire dall'arco più ampio di forze politiche o, altrimenti, rischiano sostanzialmente di essere inattuate e inattuabili nella quotidianità.
È lo stesso ragionamento che faccio dal punto di vista dei soggetti della giurisdizione. Io ho cercato di raccogliere le indicazioni, non sempre poi ricevendo eguale moneta da chi era chiamato al confronto, ma questo è un altro particolare. Ma ho cercato davvero di ascoltare e di confrontarmi con tutti i soggetti della giurisdizione. Infatti, ritengo che le norme camminano sulle gambe delle persone ma se le persone in qualche modo non sono coinvolte in un disegno, se non c’è un ragionamento che indica perché è più conveniente cambiare piuttosto che lasciare le cose così come stanno...Questo è un Paese corporativo, dove le resistenze sono fortissime; questo è un Paese nel quale c’è un conservatorismo strisciante e non dichiarato, che è quello di continuare a fare come se nulla fosse successo, di continuare a mantenere le vecchie abitudini. Questa attitudine può essere superata soltanto se c’è una piena consapevolezza e una piena condivisione.
È il lavoro che continuerò a fare, rivolgendomi a tutti i soggetti della giurisdizione, ma è il lavoro che credo sia mio Pag. 43dovere fare per il ruolo specifico che svolgo alla guida del Ministero della giustizia – forse è diverso per altri ambiti d'azione –, rivolgendomi a tutte le forze politiche, anche a quelle che hanno rivolto quest'oggi le critiche più aspre che, però, credo possano dare un contributo a migliorare e a fare dei passi avanti nella direzione che noi abbiamo auspicato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia).
Circa i pareri, ci tengo a dire che vi sono elementi che sono accoglibili in quasi tutte le risoluzioni. Alcuni, per esempio, per quanto attiene la lotta alla corruzione nella risoluzione del MoVimento 5 Stelle che, tra l'altro, sono già oggetto della nostra iniziativa; altri, per esempio, per quanto attiene il processo di depenalizzazione, che vengono dalla risoluzione di SEL. Devo dire, però, che le premesse non ci consentono di esprimere un giudizio positivo nei confronti delle risoluzioni presentate dall'opposizione e, naturalmente, il parere è favorevole su quella presentata da Verini ed altri e che raccoglie le indicazioni e le proposte che erano contenute anche nella mia relazione.
Quindi, il parere è favorevole sulla risoluzione Verini, Pagano, Dambruoso, Piepoli e Di Lello n. 6-00106, mentre è contrario sulle risoluzioni Daniele Farina ed altri n. 6-00107, Brunetta ed altri n. 6-00108, Bonafede ed altri n. 6-00109 e Molteni ed altri n. 6-00110.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Lello. Ne ha facoltà.
MARCO DI LELLO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, i socialisti apprezzano la sua relazione e la replica di pochi minuti fa. I progressi a cui lei faceva riferimento sono evidenti e i numeri lo confermano: quasi un 20 per cento di detenuti in meno e un 6 per cento di procedimenti pendenti in meno. E il dato più positivo è che sono figli, non di provvedimenti una tantum, ma, come ricordava prima, di riforme strutturali, di misure alternative, decarcerizzazione, snellimento procedurale. Eppure, molta strada è ancora da fare. Oggi, come lei ha sottolineato, dopo la guerra dei vent'anni è finalmente possibile farla questa strada. E abbiamo molto apprezzato il suo richiamo al pensiero di Beccaria che due secoli e mezzo fa sottolineava la vera funzione della pena e soprattutto la sua proporzionalità. A noi socialisti piace ricordare anche il monito di quell'altro grande illuminista, che pur aveva una relazione epistolare con Beccaria, ossia Voltaire, che dalle strutture carcerarie misurava il grado di civiltà di una nazione. Strutture dove far lavorare i detenuti, anziché consentirne i suicidi. E se è vero come è vero che la popolazione carceraria è scesa, è altrettanto vero che quasi il 40 per cento di quei 53 mila detenuti sono oggi cittadini in attesa di giudizio. Onorevole Ministro, 20 mila cittadini che la Costituzione ritiene innocenti sono oggi, mentre noi parliamo, in carcere, per colpa nostra, per colpa di un sistema che troppe volte consente lungaggini e inefficienze inaccettabili e troppe volte utilizza la custodia cautelare come una forma di anticipazione della pena. Occorre, dunque, con coraggio intervenire su questo strumento, come è giusto varare la riforma sulla speciale tenuità del fatto. Attenzione, però, a rincorrere invece la vulgata populista sul terreno dell'allungamento dei tempi della prescrizione. Le inefficienze dello Stato non devono e non possono mai, dico mai, ricadere sulla pelle dei cittadini, come lo stesso Beccaria ci ha insegnato. Anche in questa chiave sono benvenute le sue parole sulla responsabilità civile per dolo o negligenza inescusabile dei magistrati. La ragionevole durata del processo e il ragionevole tempo per perseguire l'autore di un reato sono due principi che i socialisti considerano inattaccabili nell'ottica di un ordinamento degno di un Paese civile. Così come un Paese civile non può continuare a tollerare ancora oggi quei lager definiti Pag. 44OPG, dove cittadini malati possono arrivare a trascorrere anche vent'anni in condizioni disumane senza che nessuno si ricordi più neanche perché sono lì. Sappia, onorevole Ministro, che noi voteremo contro ogni ipotesi di ulteriore slittamento del termine di chiusura.
Così come apprezziamo molto, invece, il lavoro che si è iniziato a fare, come auspicato in una risoluzione proposta dai socialisti e votata in quest'Aula, per evitare il passaggio nei CIE di cittadini extracomunitari che hanno saldato il loro conto con la giustizia, evitando così a loro un ulteriore periodo detentivo e all'erario un ulteriore costo. E sul punto non posso che auspicare che il FUG venga ricondotto per intero nella disponibilità del Ministero della giustizia, magari riuscendo a renderlo più efficiente nella gestione e più redditizio nei profitti da reinvestire, così come più efficiente e più redditizia può e deve essere la gestione dei beni confiscati alla mafia.
Come previsto nella legge di stabilità, il FUG consentirà ai tirocinanti di svolgere il proprio in servizio fino al prossimo 28 febbraio. So di non dover convincere lei, onorevole Ministro, ma una giustizia efficiente ha bisogno di personale efficiente e un sistema efficiente non è solo garanzia di equità per i cittadini, ma è anche un fattore di sviluppo economico. Processo telematico, divorzio breve, nuovo ruolo dell'avvocatura, tribunale delle imprese, tutte riforme utili che abbiamo condiviso, ma tali per funzionare da presupporre personale di cancelleria, ufficiali giudiziari, stenotipisti, amministrativi. L'ho ascoltata quando ha ricordato la procedura di mobilità per oltre mille lavoratori. Siamo certi che sia la scelta giusta attingere al personale in esubero dalla provincia e magari rinunciare a quei quasi tremila precari che invece lo Stato ha formato a proprie spese, che portano avanti con passione e dedizione il loro lavoro quotidiano, e che oggi si trovano, nonostante ordini del giorno e risoluzioni votati da quest'Aula, senza futuro ? Possibile che al Ministero dell'economia e delle finanze nessuno se ne renda conto ? So di parlare, concludo, ad un Ministro attento e dunque confido che saprà trovare una soluzione, così come sono certo che in sede europea porterà avanti un impegno per la superprocura, magari spiegando ai Paesi membri dell'Unione europea che la mafia non è un problema solo italiano, come conferma la scia maleodorante del denaro sporco, ma una grande questione europea. E per questi motivi i socialisti voteranno convintamente a favore della risoluzione per l'approvazione della sua Relazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maietta. Ne ha facoltà.
PASQUALE MAIETTA. Presidente, la crisi della giustizia e l'inadeguatezza del sistema carcerario rappresentano due delle più gravi questioni sociali che affliggono il nostro Paese, perché colpiscono direttamente milioni di persone, vittime della lentezza dei processi, di condizioni di detenzione intollerabili e di reati che restano impuniti.
Alla fragilità del sistema giustizia si sta aggiungendo un ulteriore elemento di forte criticità, rappresentato dal rischio del terrorismo internazionale che, dopo gli attentati di Parigi, sta spaventando il mondo intero e, in particolar modo, l'Europa. Il terrorismo e le strategie per combatterlo, infatti, non sono solo materia del Ministero dell'interno, bensì hanno bisogno di essere affrontate con una visione strategica anche da parte dell'amministrazione della giustizia. Occorrono norme incisive ed efficaci al fine di prevenire e combattere il fenomeno e occorrono altresì specifici strumenti e strutture capaci di occuparsi compiutamente di questo drammatico fenomeno, intensificando lo sforzo a tutela della incolumità dei nostri cittadini.
Rispetto a tali esigenze, quindi, bisognerà svolgere una riflessione per individuare le più idonee soluzioni atte a scongiurare tali rischi, sia con riferimento alla normativa penale sia con riferimento alle strutture preposte a monitorare e combattere Pag. 45il terrorismo internazionale e del coordinamento tra le stesse in ambito nazionale ed internazionale.
Vorrei, tuttavia, ora concentrarmi sulle nostre problematiche nazionali. Negli ultimi tre anni sono stati approvati ben cinque provvedimenti svuotacarceri, sbandierati come la soluzione al sovraffollamento carcerario, ma che di fatto hanno segnato la resa dello Stato di fronte alla criminalità, mentre nulla è stato fatto nel senso di una riforma organica della giustizia. A questi provvedimenti sta per aggiungersi l'ennesimo, nel caso di specie volto a depenalizzare una lista lunghissima di reati, che sta già creando profondo sconcerto e allarme nella pubblica opinione e che Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale contrasterà in Parlamento.
Tutto questo perché la cronica e assoluta incapacità di intervenire per migliorare i nostri penitenziari e le condizioni di detenzione continuano a spingere nel senso di emanare provvedimenti che combattono il sovraffollamento carcerario nel senso di agevolare la delinquenza, a tutto danno ovviamente della certezza del diritto e della percezione sempre più flebile che hanno i cittadini della sicurezza in questo Paese.
Nessun intervento strutturale, infatti, è stato assunto rispetto all'universo delle carceri. Al 31 dicembre 2014 la popolazione carceraria in Italia ammontava ancora a 53.623 unità, quattromila più della capienza regolamentare, circa un terzo della quale è composta da detenuti stranieri, rispetto ai quali continua ad essere carente l'attività in sede internazionale finalizzata al loro rientro nei Paesi d'origine per scontare la pena, un elemento che da solo consentirebbe un enorme alleggerimento del carico che grava sui nostri istituti di pena.
I nostri istituti di pena continuano a versare in uno stato di profonda crisi e sono resi sempre più ingovernabili e privi di funzionalità dai provvedimenti contraddittori ed incontrollabili nell'ambito dell'esecuzione pena che questo Governo e quelli che lo hanno preceduto hanno adottato.
Il sovraffollamento carcerario non solo rischia di assumere dimensioni tali da creare addirittura problemi di ordine pubblico, ma, soprattutto, determina il venir meno della funzione rieducativa e riabilitativa della pena, posto che il rapporto numerico tra detenuti, educatori e assistenti sociali ha frustrato ogni possibile serio tentativo di intraprendere e seguire, per la maggior parte dei reclusi, percorsi individualizzati, così come previsto dall'ordinamento penitenziario.
Gli agenti di polizia penitenziaria sono costretti a lavorare in condizioni disumane, mal pagati, sottoposti a turni massacranti e costretti ad operare in assenza dei requisiti minimi di sicurezza, a causa della cronica carenza d'organico, che continua ad aggravarsi in seguito ai blocchi delle assunzioni nella pubblica amministrazione.
Sotto il profilo della rieducazione del condannato, solennemente sancita dall'articolo 27 della nostra Costituzione, nulla è stato fatto, e, anzi, la costante diminuzione delle risorse finanziarie disponibili ha addirittura ridotto le possibilità per tali attività.
Inoltre, non possiamo dimenticare la questione relativa alla carcerazione preventiva, che fa sì che oltre il 40 per cento dei reclusi – una percentuale quasi doppia rispetto a quella della media europea – sia in attesa di giudizio e quasi la metà di loro verrà assolta all'esito del processo, e rispetto alla quale la modifica recentemente approvata in Parlamento non interviene in modo abbastanza incisivo, posto che le esigenze cautelari dovrebbero basarsi sull'evidenza delle prove e su acclarate condotte e, quindi, ancorate alla flagranza di reato.
Infine, il Piano straordinario per le carceri, varato ben cinque anni fa continua ad essere largamente inattuato.
La nostra Costituzione garantisce il diritto ad ottenere giustizia, ma questo principio è oggi posto seriamente in discussione, considerato che le attuali condizioni degli uffici giudiziari italiani e del sistema giustizia nel suo complesso, unitamente ad una mancata riforma organica Pag. 46della normativa sostanziale e processuale, impediscono, di fatto, di assicurarlo in tempi brevi e in modo efficace. Nulla è stato fatto anche rispetto all'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari, a causa della quale l'Italia ha subito 1.155 condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, piazzandosi al primo posto tra i membri del Consiglio d'Europa; e ancora siamo in attesa della annunciata riforma del processo civile, che dovrebbe consentire la riduzione dei tempi dei processi, essenziale per il rilancio dell'economia attraverso l'attrazione di investimenti esteri.
Al contrario, l'analisi dei dati relativi al numero di procedimenti pendenti, nuovi procedimenti iscritti e procedimenti conclusi nel settore della giustizia civile evidenzia come serviranno più di venticinque anni per smaltire tutti i processi civili ad oggi pendenti, mentre nel settore penale, tra i 47 Paesi aderenti al Consiglio d'Europa, l'Italia è quello con il più grande arretrato, con circa un milione e mezzo di processi pendenti. Da qui i tempi lunghissimi che i cittadini devono attendere per ricevere un verdetto in primo grado: per fare solo un esempio, oltre sette anni per ottenere un giudizio in primo grado per bancarotta.
È evidente che la situazione sin qui descritta comporti alcune gravi e persistenti violazioni di diritti fondamentali sanciti non solo dalla nostra Costituzione, ma anche da atti normativi internazionali, quali, ad esempio, il diritto ad un equo processo da svolgersi entro un termine ragionevole, sancito sia dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, sia dal Patto internazionale sui diritti civili e politici sia dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sia, infine, sul piano del diritto interno, dall'articolo 111 della Costituzione.
Tali violazioni, peraltro, comportano costi elevatissimi a carico delle casse dello Stato, a causa degli indennizzi da accordare alle vittime di processi irragionevolmente lunghi, che sono arrivati nel 2012 alla cifra record di 330 milioni di euro, e che, sotto un altro versante, la lunghezza dei procedimenti comporta un'altissima percentuale di estinzione degli stessi per intervenuta prescrizione.
Si può dire che nel nostro Paese esistono due tipologie di vittime: le vittime di reato e le vittime della giustizia. Alle vittime di reato, in particolare, come abbiamo già più volte stigmatizzato anche con atti di indirizzo al Governo, è accordata dal nostro ordinamento una tutela insufficiente, in completa controtendenza all'evoluzione normativa internazionale ed europea. L'Italia, infatti, risulta attualmente messa in mora da parte della Commissione europea per la «cattiva applicazione» della direttiva 2004/80/CE, che prevede che «tutti gli Stati membri provvedano a che le loro normative nazionali prevedano l'esistenza di un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, che garantisca un indennizzo equo ed adeguato delle vittime», nel caso in cui il condannato non abbia i mezzi per poterlo fare.
Inoltre, l'Italia non ha ancora firmato la Convenzione europea relativa al risarcimento delle vittime di reati violenti.
In conclusione, signor Ministro e onorevoli colleghi, non posso che esprimere il nostro voto contrario sulla risoluzione che approva le comunicazioni che lei, signor Ministro, ha reso stamattina in quest'Aula. Un voto contrario che si basa sulla contestazione del metodo che si sta usando per intervenire in questa materia, sulla insufficienza, da un lato, delle misure messe in atto per combattere l'illegalità e, dall'altro, di quelle adottate per migliorare il nostro sistema carcerario. Continuiamo, infatti, ad assistere al varo di provvedimenti che intervengono unicamente sul versante degli sconti di pena, se non addirittura della depenalizzazione degli stessi reati, mentre non vediamo nulla che garantisca e tuteli i nostri cittadini, che metta in condizione di lavorare in sicurezza gli agenti di polizia penitenziaria, che permetta ai detenuti di espiare la propria pena in condizioni dignitose.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, ovviamente noi non abbiamo tutto il tempo che ha avuto il Ministro per poter replicare al dibattito, però credo che si possano ovviamente fare alcune riflessioni ulteriori, alla luce della replica del Ministro stesso. Credo che la domanda che noi dobbiamo porci, la domanda che devono porsi il Ministro e il Governo e, in modo particolare, la sinistra che, lo ripeto, governa la giustizia e il Paese da tre anni – e, quindi, non può chiamarsi fuori rispetto a delle responsabilità politiche e amministrative chiare – è se la giustizia oggi funzioni meglio o peggio che in passato. Credo che sia una domanda assolutamente legittima rispetto al riscontro che questo dibattito tra pochi intimi deve avere rispetto al Paese reale. Credo che il Paese reale, il Paese che sta fuori da quest'Aula, che sta fuori da questo palazzo, oggi, percepisca il funzionamento del sistema giustizia, tanto per quanto riguarda i singoli cittadini, quanto per quanto riguarda le imprese, come un sistema giustizia inefficiente, lento e che porta giustizia in tempi troppo lunghi. Noi sappiamo benissimo che una giustizia data in tempi troppo lunghi, spesso e volentieri, cade in una denegata giustizia. Siamo il Paese dove, addirittura, Ministro, ci sono 34 persone, 34 persone normali che sono accusate del reato di banda armata da 18 anni. Ci sono 34 leghisti che per avere una camicia verde o per avere delle spillette della Lega, da 18 anni, per un reato gravissimo come il reato di banda armata, sono sotto processo. Credo che questo esempio, ed è uno dei tanti, sia la cartina di tornasole di come il funzionamento del sistema giustizia in questo Paese non funzioni e ciò è evidentemente responsabilità di chi governa, l'abbiamo avuta noi per alcuni anni e ricordo le critiche che venivano, ovviamente, mosse anche a tutti i buoni propositi del centrodestra quando questo governava il Paese. Evidentemente, oggi, la responsabilità di migliorare e di rendere più efficiente, più funzionale, più rapido e migliore il funzionamento del sistema giustizia ricade su di voi.
Io ho sempre ritenuto che fosse opportuno che alla giustizia ci fosse un Ministro politico e non tecnico, rimane il fatto che la sinistra da tre anni governa e io credo che i risultati, in modo particolare rispetto agli annunci, siano fortemente deludenti. Il delta tra gli annunci della conferenza stampa del 30 giugno, per limitarci all'ultimo periodo, rispetto ai risultati che oggi noi vediamo sono risultati fortemente deludenti, e credo che la riforma – voi l'avete definita riforma, per me è una miniriforma – della giustizia civile fosse un'occasione importante per poter dare una risposta importante a famiglie e imprese. Noi abbiamo dato il nostro contributo, abbiamo dato la nostra disponibilità a discutere e ad apportare le migliorie necessarie per poter migliorare e rendere quella riforma una grande riforma del sistema giustizia; credo che l'arbitrato, la negoziazione assistita e la possibilità di potersi separare di fronte al sindaco non siano misure assolutamente sufficienti per dare una risposta di giustizia importante ai nostri cittadini, al Paese e alle imprese.
Discutiamo e dialoghiamo, ma è evidente che la bocciatura delle risoluzioni che abbiamo presentato non è certamente un'apertura al confronto. Abbiamo una proposta diversa, abbiamo una proposta alternativa alla vostra; la nostra risoluzione puntualizza due aspetti, da un lato le dure contestazioni che noi muoviamo alla sinistra e al Governo in tema di giustizia, vi sono degli errori, vi è una visione politica diversa tra la sinistra e la Lega, ad esempio, sul tema delle carceri. Non è vero che non facciamo proposte, noi abbiamo proposto due soluzioni per poter affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri che voi vi appuntate come merito, per noi non è un merito.
Le due soluzioni prevedono l'implementazione delle politiche di edilizia carceraria. Ministro, sono tre anni che noi chiediamo che fine abbiano fatto i 500 milioni di euro – rispetto ai quali, tra l'altro, c’è anche un'inchiesta da parte Pag. 48della procura di Roma –, il cosiddetto «piano carceri Alfano». Si tratta di 500 milioni di euro per poter implementare l'edilizia carceraria, per poter costruire nuove carceri, per migliorare i padiglioni esistenti, proprio per impedire che il problema del sovraffollamento venisse risolto attraverso gli «svuotacarceri». E in merito a questi 500 milioni di euro, visto che ci dite che con le vostre misure avete fatto risparmiare al Paese 50 milioni di euro, vi diciamo che ci sono 500 milioni di euro che non si sa che fine hanno fatto.
Ancora, dei 53 mila detenuti presenti nelle nostre carceri, il 30 per cento, quasi 17 mila, sono stranieri. Sono stranieri che ci costano circa 1 miliardo di euro l'anno, se è vero che 53 mila costano 3 miliardi di euro l'anno. Io credo che una seria, maggiore e più puntuale politica di accordi con gli Stati esteri, per far scontare la pena nei Paesi di origine ai detenuti stranieri, sia doverosa, e che le azioni sin qui mosse siano state assolutamente insufficienti.
Avete scelto la via delle depenalizzazioni, avete scelto la via della non punibilità di fatti di particolare tenuità, avete scelto la via di far scontare gli ultimi 18 mesi ai domiciliari, avete scelto la via della liberazione anticipata speciale, cioè 75 giorni di abbuono ogni sei mesi di carcere. Voglio ricordarle, visto che si parlava di corruzione, che i 75 giorni di abbuono valgono anche per chi commette reati nei confronti della pubblica amministrazione. Quindi è incoerente, da un lato, regalare 75 giorni di sconto e, dall'altro lato, tentare, per poter sopire l'opinione arrabbiata rispetto ai fatti di «Roma capitale», di aumentare le pene edittali nel minimo sulla corruzione. Avete deciso di dare 8 euro al giorno di risarcimento ai detenuti e avete deciso di stanziare, nell'ultima legge di stabilità, 20 milioni di euro come credito di imposta alle aziende che assumono ex detenuti o detenuti. Sono scelte politiche che non condividiamo, sono scelte politiche di cui vi assumete la totale responsabilità, sono scelte politiche che portano oggi il Paese ad avere più paura.
Avete smantellato la «legge Bossi-Fini» cancellando il reato di immigrazione clandestina; avete smantellato la «legge ex Cirielli» sulla limitazione dei benefici ai recidivi. Per la Lega, chi è recidivo, cioè chi è un delinquente abituale, non può avere dei benefici. Avete smantellato la «legge Fini-Giovanardi», grazie anche all'aiuto della Corte costituzionale, che sempre più diventa organo politico e meno di garanzia e di legittimità costituzionale. Avete smantellato tutte quelle norme in materia di sicurezza per cui oggi le conseguenze ricadono sui cittadini comuni. Il combinato disposto dei cinque «svuotacarceri», degli sconti di pena ai delinquenti, delle liberazioni anticipate speciali e preventive, delle norme che prevedono la possibilità di non applicare le misure cautelari se il giudice ritiene, con una valutazione anticipata, che il soggetto verrà condannato a una pena inferiore a tre anni sono tutte conseguenze, insieme ai tagli alle forze dell'ordine, insieme al fenomeno dell'immigrazione clandestina e insieme agli aumenti dei reati che si stanno scatenando sui cittadini. I cittadini comuni hanno paura; i cittadini comuni vogliono l'applicazione di un principio che voi avete bellamente bypassato e bellamente negato, che è il principio della certezza della pena.
Ed è per questo che dico che in questi tre anni vi siete occupati troppo ed esclusivamente dei 60 mila che stanno dentro e vi siete dimenticati dei 60 milioni che stanno fuori, perché i 60 milioni che stanno fuori vogliono semplicemente poter vivere tranquillamente, vogliono semplicemente poter avere la contezza che esiste una giustizia seria, una giustizia che fa il proprio compito, una giustizia rispetto alla quale chi sbaglia paga. Avete smantellato questo principio. Troppe volte, in quest'Aula, da parte sua, da parte di chi l'ha preceduta, da parte delle forze politiche di maggioranza, abbiamo parlato e abbiamo portato proposte e disegni di legge che si rivolgevano ai delinquenti, e non abbiamo mai sentito una parola chiara nei confronti delle vittime dei reati. C’è una proposta di legge della Lega, che giace da Pag. 49anni in Commissione, in cui chiede di non applicare gli sconti di pena a chi si macchia di reati gravi e gravissimi, il cosiddetto abbattimento di un terzo di pena per chi commette reati puniti con la pena dell'ergastolo, e la sinistra continua a non dare risposte; vi nascondete dietro false pretese.
Ministro, in questo momento, lei lo sa benissimo, c’è un cittadino italiano, bergamasco, un imprenditore, Antonio Molella, che è stato condannato a sei anni di carcere, e la cui unica colpa è quella di avere avuto un eccesso di legittima difesa. Un cittadino italiano si vede arrivare all'interno della propria abitazione un albanese clandestino, un criminale, che mette in pericolo la vita sua e della propria famiglia, questo cittadino italiano si difende, circostanza assolutamente legittima, comportamento assolutamente legittimo da parte di chiunque vede un criminale nella propria abitazione, e come finisce ?
Finisce che questo cittadino ormai da mesi è in carcere a scontare una pena ingiusta. Lei è informato di questa circostanza. Noi vogliamo e vorremmo che chi sbaglia paga e vada in galera; ma vorremmo che i cittadini onesti, che vivono serenamente rispettando le regole, possano tornare a credere in una giustizia che colpisce il criminale e che difende l'onesto.
C’è una visione politica diversa. La rivendichiamo, così come rivendichiamo la richiesta (gliela reitero, Ministro): inviti il Governo a ritirare immediatamente il decreto sulla depenalizzazione dei 157 reati. Ci sono delle prescrizioni, ma io credo che in questo momento di grave allarme sociale, di crisi economica, che diventa una crisi sociale e che diventa anche una crisi dei valori legati alla sicurezza, lanciare questo messaggio di impunità al Paese, cioè che tanto si possono tranquillamente commettere dei reati, tanto si possono tranquillamente commettere dei crimini gravi, che voi considerati bagatellari – e vado a concludere – ma che per l'opinione generale bagatellari non sono, sia un messaggio profondamente sbagliato. Questo è il messaggio della sinistra, è il messaggio che noi non condividiamo, che noi combattiamo da un punto di vista politico. Noi proponiamo una giustizia diversa, una giustizia alternativa, una giustizia che renda finalmente i cittadini onesti parte fondamentale di questo Paese.
Gli «svuota carceri» sono vostri. Ve li tenete e vi assumete la responsabilità, di fronte al Paese, di garantire impunità a chi commette reati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.
STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Parlare dopo un intervento così coinvolto e così sintetico e recuperare, da parte del nostro gruppo, un'informazione o, comunque, una valutazione sulla relazione del signor Ministro in termini di maggiore moderazione, rischia di sminuire ulteriormente il contenuto che andremo a fare che, lo anticipo, è assolutamente di condivisione nei confronti della relazione che lei ci ha rappresentato.
Certo è che molte delle cose, che sono state appena dette, hanno un senso che noi di Scelta Civica per l'Italia abbiamo anche condiviso e che, però, chiaramente si sono bloccate laddove si sono cominciati a confondere temi di sviluppo delle iniziative, molte e davvero importanti da parte del gruppo di chi mi ha preceduto a parlare, e allorché si è cominciato a confondere sicurezza e paura, circostanza che non ci ha visto in grado di associarci a quel tipo di impostazione.
Importanti sono state le sollecitazioni fatte da chi mi ha preceduto, ma ciononostante il nostro gruppo ribadisce che davvero il lavoro fatto dal Ministero quest'anno è stato un lavoro non facile, impegnativo e che ha portato a risultati che nel complesso sono iniziali. Infatti, siamo consapevoli della gradualità degli obiettivi che bisognerà raggiungere e siamo convinti che questo lavoro vedrà risultati significativi nel giro dei prossimi due, tre anni, allorché tutte le riforme poste in essere arriveranno ad una compiutezza, grazie alle conseguenze giuridiche delle iniziative stesse.Pag. 50
Ma voglio ringraziarla, soprattutto a nome del mio gruppo, proprio per l'impegno e la determinazione con cui ha affrontato il problema dell'emergenza carceraria.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dambruoso. Il Ministro dovrebbe essere lasciato ... Grazie. Prego.
STEFANO DAMBRUOSO. I numeri che lei ci ha letto sono numeri che possono essere criticabili, così come ha fatto chi mi ha preceduto, in relazione alle iniziative legislative che sono state causa di quell'abbattimento numerico. Ciononostante, un ridimensionamento così significativo, in termini di migliaia di presenze in meno nelle carceri italiane, è importante.
Vivo a Milano. Il carcere di San Vittore è sempre stato additato come uno degli istituti di pena più criticabili da questo punto di vista. Oggi ho esperienza diretta avendo visitato il carcere di San Vittore l'altro ieri e avendo visto come di fatto vi sia stato un sostanziale dimezzamento delle presenze carcerarie. Questo non è un fatto irrilevante.
Poi, a latere tutte le sollecitazioni che sono arrivate, sull'adeguatezza degli strumenti alternativi alla detenzione, fatte anche da chi mi ha preceduto, e sull'importanza del mantenimento di un monitoraggio su chi esce dal carcere pur essendo ancora in debito con la giustizia, sono altri argomenti importanti che non possono e non devono essere sottovalutati.
È stato apprezzabile anche tutto il suo riferimento al tema del tentativo di accordare e di associare il sentire di questo Paese sui temi della legalità, a partire dalla lotta alla corruzione, perché le inchieste che vedono oggi coinvolti i vertici politici e istituzionali e i rappresentanti del mondo economico e imprenditoriale, come abbiamo più volte detto, minano la credibilità e la produttività del nostro Paese.
Numerose sono le proposte all'esame del Parlamento, ma occorre accelerare i tempi e iniziare a costruire davvero un nuovo sistema del Paese, improntato ai principi di trasparenza ed efficienza. Per fare questo, occorre intervenire non solo su singoli reati, ma anche sulla disciplina delle prescrizioni, che oggi rappresentano sempre più di frequente una patologia e non una garanzia del nostro sistema processuale. Come sa, signor Ministro, in Commissione giustizia l'esame della riforma della prescrizione è a buon punto, tant’è che l'ufficio di presidenza, secondo me giustamente, ha deciso di mantenere separata la discussione legislativa sulle proposte di iniziativa parlamentare dall'iter di approvazione del disegno di legge governativo appena iniziato, e questo per evitare che un eventuale abbinamento dei lavori ne rallentasse l'approvazione. D'altronde, la modifica della disciplina della prescrizione non è che soltanto una piccola parte dell'impianto legislativo proposto dal Governo che, in realtà, prevede una riforma più articolata, più ampia, quasi sistemica con una serie di interventi in materia penale, sostanziale e processuale, che vanno dal rafforzamento delle garanzie difensive alla ragionevole durata dei processi, da un più efficace contrasto del fenomeno corruttivo a nuove modifiche dell'ordinamento penitenziario per l'effettività della funzione rieducativa della pena.
In tutte queste proposte ci riconosciamo pienamente, signor Ministro, e le assicuriamo sin da oggi tutta la collaborazione del nostro gruppo per migliorare il testo e contrastare con fermezza tutte quelle condotte criminali che gettano discredito sulle nostre istituzioni, come purtroppo di recente la vicenda nota come «mafia capitale» ha riportato.
In Commissione giustizia, durante l'esame della riforma sulla prescrizione, si è anche ampiamente discusso sulla triste conclusione del cosiddetto processo Eternit, e proprio in virtù dell'urgenza e della necessità di approvare in tempi rapidi delle misure correttive, che evitino in futuro tali ingiustizie, si è preferito sollecitare l'approvazione della proposta di legge in materia di reati ambientali, oggi in seconda lettura al Senato, anziché introdurre nuove norme al testo base sulla prescrizione. Nel disegno di legge all'esame Pag. 51del Senato si prevede, infatti, espressamente il raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di disastro ambientale. Ciò eviterà che processi così importanti e delicati possano concludersi senza una sentenza di merito. So che questo non appassiona molto il sentire del testo del disegno di legge governativo arrivato alla Camera, quello del raddoppio sui tempi della prescrizione, però era una delle modalità forti che volevamo dare, allorché pensavamo di superare in una maniera significativa tutte le inadeguatezze della legge Cirielli.
Per quanto concerne, invece, la giustizia penale, signor Ministro, i recenti fatti di Parigi e Bruxelles sollecitano una nuova e attenta riflessione sui temi del terrorismo fondamentalista, anche a causa della stretta connessione che questi fatti hanno a livello transnazionale sia con il traffico di droga sia con il traffico di armi ed il riciclaggio. È proprio questa stretta connessione che, a nostro avviso, rende necessaria l'estensione della competenza della Procura nazionale antimafia anche ai fatti di matrice terroristica. Il Parlamento è già in avanzata fase di approfondimento su questi temi. Come lei sa, infatti, in Commissione giustizia è in corso l'esame di una proposta di legge del nostro gruppo che mira ad un coordinamento centralizzato delle indagini, estendendo le competenze della DNA anche alle indagini sul terrorismo. La necessità della presenza di un'Authority è fondamentale, e l'abbiamo più volte detto, ma chi ci ha lavorato sa benissimo che non potremo cooperare, così come si richiede da più parti, con gli altri organismi europei, qualunque essi siano, nelle materie di prevenzione, senza un'unica voce che parli per l'Italia. E interessarci di magistratura non vuol dire rivalorizzare l'importanza del ruolo della magistratura, come alcune parti critiche hanno voluto introdurre in questo tipo di dibattito. In un Paese democratico, più volte, per lei, signor Ministro, e tutti coloro che sentono che la risposta a un fenomeno così preoccupante come il terrorismo e come altre forme di criminalità organizzata debba essere data comunque mantenendo il più possibile l'adesione del nostro Paese a norme di natura democratica, necessariamente tutta l'attività di prevenzione, a partire da quella dei servizi, passando dalle polizie giudiziarie, dovrà sfogarsi ed essere canalizzata nell'attività giudiziaria.
Senza una risposta, qualunque essa sia, della magistratura, dove vi sarà stata la possibilità per qualunque imputato, anche di reati gravissimi, di difendersi, tutta la risposta non potrà mai definirsi democratica. Ricordiamoci che cosa vuole dire la, in apparenza, efficace risposta che gli Stati Uniti, «imperatori del mondo» in questo periodo storico, in questo contesto storico, hanno dato agli attacchi dell'11 settembre con l'istituzione di Guantanamo, dove 3 mila persone, da più di dieci anni, non hanno ancora avuto un processo.
Ebbene, questo è l'aspetto più criticabile di una risposta che un Paese democratico può dare a fronte di problematiche di questo genere.
PRESIDENTE. Concluda.
STEFANO DAMBRUOSO. Non ho più tempo per ribadire, signor Ministro, tutta la nostra adesione agli sforzi che, comunque, il Ministero sta facendo sui vari aspetti che lei ha toccato. Lei vedrà obiettivamente una collaborazione, a volte anche critica, da parte del nostro gruppo, ma che è orientata assolutamente nel senso che il suo Ministero, il Ministero che oggi lei sta gestendo, ha iniziato a fare. Quindi, consideri assolutamente favorevole la nostra valutazione sulla risoluzione che è stata presentata anche dal collega Ermini e rappresentiamo il nostro ottimismo sull'esito positivo di tutti gli sforzi che il Ministero andrà a fare ancora.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, i temi sono molti e il tempo che abbiamo a disposizione è poco, perché è una relazione estesa quella Pag. 52che ci ha offerto il Ministro Orlando, sintesi del fatto e programma del da farsi in materia di giustizia civile e penale. È un gigantesco sforzo di riforma della situazione in cui eravamo precipitati. Abnorme dimensione dell'arretrato, tempi del processo, sovraffollamento delle carceri: un quadro da condanna europea; infatti, non è mancata, anzi, non sono mancate.
Il Ministro ha parlato di «calvario» per indicare la natura del rapporto tra cittadino e servizio giustizia. La domanda che noi ci poniamo è se abbiamo superato quella fase emergenziale, e pensiamo di no, ma ne riconosciamo il miglioramento, anche perché, come è noto, Sinistra Ecologia Libertà vi ha lavorato lealmente, nonostante la sua collocazione fra le forze di opposizione, differentemente da quanti null'altro hanno fatto che gridare all'amnistia mascherata o all'indulto, sempre mascherato.
Istituti che, peraltro, non abbiamo sentito echeggiare nella relazione né tra le cose fatte né tra le cose da farsi. Pure è antica e buona prassi far sì che a guerra finita i prigionieri tornino a casa, perché nella relazione vi è un grande assente, o meglio una grande assente, che è la sentenza n. 32 del 2014 della Corte costituzionale in materia di droghe.
A quella sentenza vanno ascritti effetti rilevanti nei risultati positivi in relazione elencati, e più ampi sarebbero stati quegli effetti, se il successivo decreto Lorenzin non li avesse parzialmente depotenziati. Pensiamo a dove saremmo oggi se avessimo introdotto un qualche meccanismo automatico di ricalcolo delle pene comminate in base alle norme dichiarate incostituzionali dalla Corte. Infatti, quel disastro nel quale, dicevo, siamo precipitati è frutto di mali antichi, ma anche di follie più recenti, come quella di quel cattivo legislatore che, per oltre un decennio, ha collegato l'inasprimento delle pene con la sicurezza dei cittadini (seppure più gentilmente, mi sembra che il Ministro lo abbia ricordato).
Quel legislatore non pagherà per i suoi errori, salvaguardato dalla Costituzione, ed è oggi libero di gridare contro la messa alla prova o l'archiviazione per tenuità del fatto. Converrete, però, con noi che, se avessimo arrestato allora quel legislatore, il servizio giustizia e i cittadini tutti ci avrebbero guadagnato, e lì sì – rispondo al collega della Lega – andava applicato il principio di chi sbaglia paga, e anche, aggiungo io, buttare via la chiave.
Ho poi l'impressione che quei buoni numeri relazionati scontino anche la crescente difficoltà di accesso dei cittadini al servizio giustizia, l'aumento verticale del contributo unificato, la struttura assunta dal patrocinio da parte dello Stato e, sull'altro versante, i limiti posti alla legge Pinto. Ecco, una qualche influenza probabilmente su quei numeri, su quella deflazione, tutto questo l'ha avuta.
La cronaca ci consegna un quadro di corruttela e di malversazione contro la pubblica amministrazione e questa, a nostro avviso – ma mi sembra per tutti – è una priorità.
Il Governo timidamente agisce ed il Parlamento, in realtà, parzialmente rischia di smontare.
Lì andrebbe decisamente riformata la prescrizione, lì sì, ed invece ci avviamo lungo un provvedimento generale in discussione qua, alla Commissione giustizia della Camera, che avrà il solo effetto di allungare per tutti la durata dei processi.
Mi chiedo quale interesse tuteliamo, prescrivendo potenzialmente in 10 anni il taccheggio in un supermercato.
La relazione cita il reato di falso in bilancio, che è competenza di giustizia. Io ci aggiungo anche, «fuori sacco», in questo caso, le norme sul conflitto di interesse: anche queste sono priorità, anche queste sono attese da decenni. Eppure, per il Governo, il tempo di attesa per una pessima riforma costituzionale è sanatoria di ogni critica, falso e conflitto possono invece aspettare.
Ringraziamo tutti per lo sforzo di questo periodo, maggiore che in altri, ringraziamo la polizia penitenziaria anche noi certamente, i magistrati, tutto il personale degli uffici giudiziari, non facendo distinzione tra gli stabilizzati e coloro che sono Pag. 53precari. Forse loro ringrazierebbero maggiormente noi, se cambiassimo l'abitudine di riformare a costo zero.
Siamo in attesa, da molti mesi, della nomina del Garante nazionale dei detenuti, figura che noi stessi abbiamo istituito in questa legislatura. Contiamo di vederne presto la luce.
Ma, pur fuori dalla stretta competenza di giustizia, mi permetto di segnalare anche la vacatio del capo del dipartimento delle politiche antidroga, il che è una buona notizia se guardiamo ai predecessori, ma cattiva notizia per chi ritiene che serva un deciso cambio di passo.
Luci e ombre dunque, motivo per cui SEL ha presentato una propria risoluzione, che ovviamente voterà, ma si asterrà su quella presentata dalle forze di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, il mio intervento sarà molto breve e preannuncio che ovviamente il voto del Nuovo Centrodestra sarà abbondantemente favorevole. Nel mio precedente intervento che ha visto concorde anche il Ministro, penso di aver dato alcuni spunti di riflessione.
Non è però che tutto vada bene, non è che siamo tutti qui a festeggiare e a dire che sono tutte rose e fiori. Qualche critica desidero evidenziarla.
Per esempio, in materia di divorzio breve, lei consentirà Ministro, che questo divorzio sprint fatto davanti ai rappresentanti del sindaco (neanche al sindaco, ma ai rappresentanti del sindaco) sarà fallace. Lei se ne accorgerà, quando avremo i primi riscontri, cioè esattamente tra un anno. Tale legge non produrrà effetti neanche da un punto di vista burocratico, visto che stiamo parlando di appena 40 mila casi l'anno.
Così come un'altra nota che mi permetto di dire con assoluto spirito costruttivo è quella relativa alle riparazioni per ingiusta detenzione. Le statistiche ci dicono che sono aumentate del 41 per cento rispetto al 2013. Quindi le statistiche che lei ha citato poc'anzi sono certamente positivissime, di questo le rendiamo atto, però questo che cito è grave. Quest'anno si è sfondata la quota di 600 milioni, sommando tutte le riparazioni per ingiusta detenzione dal 1991 ad oggi, di risarcimenti a cittadini ingiustamente detenuti.
È chiaro che c’è qualcosa che non va.
Sono numeri che devono fare riflettere: si tratta di persone che si sono viste private della libertà personale ingiustamente, per le quali lo Stato ha riconosciuto l'errore, disponendo quindi il pagamento di una somma a titolo di riparazione. Non è un fatto soltanto statistico, lei comprenderà: dietro ciascuno di questi numeri c’è una storia personale, c’è una trepidazione, c’è un dramma, oltre che migliaia di euro che ovviamente il contribuente sta pagando per colpa di una cattiva gestione della giustizia.
Fin quando ci sarà un solo caso di carcerazione ingiusta, illegittima, ingiustificata, noi dovremo batterci con forza: quella civiltà giuridica cui lei tanto ha fatto richiamo in un apprezzato passaggio, riprendendo anche Cesare Beccaria, non può restare soltanto per alcune cose. Va declinata concretamente in ogni ambito. E io penso che questo sia un aspetto che non deve lasciare sereno nessuno, men che meno un sensibile Ministro della giustizia quale lei è.
Ed è evidente cos’è che voglio dire: dove dobbiamo andare a parare, Ministro ? Che poi alla fine, gira e rigira, la lingua batte dove il dente duole: mi fa piacere che lei sorrida. Nessuno quasi ha sollevato l'argomento, nemmeno l'opposizione più dura; e, a questo punto, tocca a me dirlo ! Ministro, lei sa bene che, negli ultimi anni, e questo anno ultimo in particolare, c’è stato uno sbilanciamento a favore del terzo potere. Il potere della magistratura oggi è nettamente superiore, oserei dire esondante, rispetto a quello dell'Esecutivo e rispetto a quello del Parlamento. I magistrati la mattina si alzano e fanno leggi; perché di fatto, con una Pag. 54sentenza poi orientano, se non addirittura capovolgono persino orientamenti costituzionali.
Lei comprenderà che, qui stiamo dicendo, in questo momento storico, che un giorno i posteri giudicheranno in maniera negativa: questo lo sappiamo bene. Poi se sarà fra 10 anni, e se sarà fra 50, non importa, ma i posteri diranno: che pazzi, questi del ventunesimo secolo che hanno rinunciato ai loro poteri, esecutivo compreso, dando tutti questi straordinari ed esondanti poteri invece alla Tecnocrazia. Di fronte a tutto questo incredibile strapotere, non corrisponde nessun controbilanciamento. E se poi i risultati sono quelli delle statistiche che abbiamo citato, insomma, tanto sereni non dobbiamo starci. Per cui la riflessione non è soltanto una riflessione: deve diventare anche azione. E io sono convinto che lei, per quel poco che ho imparato a conoscerla, non mancherà di aiutare il Parlamento in questa riflessione.
I magistrati che si sono resi colpevoli di ingiuste detenzioni conclamate da sentenze (più 41 per cento nel 2014) devono risponderne civilmente.
Concludo, dicendo tre cose. Ho sottolineato tre argomenti nel mio intervento su cui anche l'opposizione si trova d'accordo. Quindi, mi pare di poter dire che su queste tre cose abbiamo un 2015 su cui misurarci; secondo me sarà un test importante, perché, tra un anno esatto, lei, Ministro, verrà qui, lei ci farà la sua brava relazione (sarà ottima, la relazione, non brava), e io dall'altra parte, le dirò: Ministro, su queste tre cose io mostro la mia massima soddisfazione. Parliamo di adozioni internazionali, di riforma del diritto fallimentare, di misure alternative alla carcerazione delle persone tossicodipendenti.
Io stesso mi farò promotore per uno di questi argomenti, adozioni internazionali, di un dibattito (sono certo che il presidente Ferranti lo concederà), di un'indagine su cui ci interrogheremo e su cui faremo conoscere qualche dato interessante, per non dire inquietante, visto che c’è stato il crollo delle adozioni internazionali. Però, poi alla fine, Ministro, gira e rigira la palla la palla sarà sua. E allora io penso che su questi tre argomenti dovrà dare soluzioni. Il Nuovo Centrodestra le pone come priorità. All'interno di questa logica, nel dire sì abbondantemente alla sua relazione, ci diamo appuntamento tra un anno (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,55).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Decorrono anche i «secondi» che spettano all'onorevole Di Lello per lasciare il banco del Governo e fare in modo che il Ministro possa ascoltare.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, Ministro, io ritengo che, per valutare l'efficacia di un provvedimento, senza giri di parole e in particolare senza elencare una serie di provvedimenti, sia necessario verificare come agiscano concretamente le attese degli cittadini.
Oggi la giustizia è avvertita come un mondo lontano, incapace di dare risposte alle tante domande che i cittadini e gli operatori del settore rivolgono da troppi anni, domande che riguardano soprattutto la soluzione di contenziosi in ambito civile, Pag. 55che incidono in modo determinante sull'economia delle imprese e sulla vita delle famiglie.
Quanto è stato fatto negli ultimi anni, con riferimento al Governo Renzi, ha modificato questa percezione da parte dei cittadini italiani ? Questa io penso sia la risposta che tutti noi dobbiamo dare. Io non penso e ritengo che vi siano anche delle motivazioni politiche del perché non si faccia una riforma seria e del perché non si faccia una riforma strutturale. Va detto, per onestà intellettuale, che questo limite si è presentato anche in epoche non governate solo dalla sinistra, ma nessuno può negare che la sinistra italiana abbia una particolare attenzione nei confronti di quante ricadute ogni provvedimento possa procurare su un singolo cittadino, piuttosto che su tutta la collettività. E, ovviamente, senza ripetermi, sappiamo tutti chi sia questo cittadino.
Parlavo prima, in sede di discussione sulle linee generali, di quello che è accaduto in tema di prescrizione e mi ha fatto piacere sentire in linea con il gruppo di Forza Italia anche l'amico onorevole Pagano e tanti altri interventi che sono stati fatti. Anche in merito all'ultimo provvedimento, l'ultimo pasticcio, ovvero il provvedimento fiscale del 3 per cento, che è stato frettolosamente ritirato, ci siamo chiesti se questo provvedimento avrebbe portato grandi benefici a tantissimi cittadini. Poi c’è l'atavica questione della responsabilità civile, per la quale il Governo fa un passo avanti e tre passi indietro. Io spero di no, perché l'auspicio su questi temi è che vi sia sempre da parte di tutti una convergenza affinché si possa trovare una strada univoca per potere uscire da questo malcontento che, ripeto, non riguarda una forza politica, ma riguarda un'intera comunità.
Abbiamo avuto una serie di provvedimenti a pioggia, ma è evidente che la matrice ideologica dell'intervento, come detto, sulla prescrizione, ma anche di altri interventi, induca a bloccare la sete di giustizia e il decorso naturale che un determinato provvedimento deve fare nell'interesse di tutti i cittadini italiani. Continuiamo a pagare per i processi troppo lunghi e, come abbiamo detto prima in sede di discussione sulle linee generali, circa 500 milioni per la legge Pinto, mentre è ormai norma l'indennizzo ai carcerati, per le condizioni definite disumane dalla comunità europea.
Diciamo che sempre, in ogni intervento che facciamo – e che fa anche il Governo – in Aula, ci rifacciamo al sovraffollamento delle carceri. Ritengo che nessun provvedimento, ancorché efficace, possa risolvere le tante problematiche che il Presidente Napolitano aveva posto oltre un anno fa. Così come nessun provvedimento davvero efficace potrà risolvere le numerose problematiche che impediscono di fatto di giungere a un giusto e rapido processo. Infatti, senza adeguare le sedi giudiziarie, ma soprattutto senza il superamento delle carenze di personale amministrativo, nessun passo in avanti potrà mai essere fatto.
Abbiamo avuto la possibilità, in diverse occasioni, di confrontarci su determinati temi. Abbiamo avuto la possibilità anche di lanciare nostre idee in ordine a quelli che sarebbero i benefici che ne deriverebbero, anche all'economia, perché poi siamo tutti bravi a dire che, in ogni caso, se il sistema giustizia lavora, i benefici ricadono sul sistema economico, però è evidente che questo non avviene. Io ritengo che, da un lato, chi governa è ossessionato dalla presenza del leader di centro destra, per cui qualsiasi provvedimento che possa essere utile a un'infinità di cittadini finisce per essere sempre mortificato in quanto potrebbe anche beneficiare un solo cittadino. E, dall'altro lato, diciamola tutta, la verità è che vi è questa ideologia. Oltre all'ossessione, vi è anche il fatto di essere ostaggio della propria ideologia. Sono dei punti fondamentali che non consentono e non consentiranno mai a questo Governo di giungere a uno sviluppo per quanto riguarda un'organicità in ordine alla definizione del sistema giustizia.
Noi abbiamo presentato una nostra proposta di risoluzione, con cui avanziamo un'ipotesi di lavoro fondata su alcuni punti qualificanti che, se realizzati attraverso Pag. 56un confronto libero da pregiudizi e lasciti ideologici, può davvero offrire un contributo concreto verso una riforma della giustizia degna di questo nome.
Io condivido i temi posti dall'onorevole Pagano sulle varie riforme, anche in ordine a quella fallimentare, ma non è solo quella e non sono solo quelli i punti. I punti che questo Governo deve intraprendere sono diversi e sono tanti. Io ritengo che, se dovessi dare un giudizio personale – mi spiace che non è in Aula il Ministro Orlando –, al Ministro come persona, sicuramente il mio giudizio sarebbe positivo all'uomo, alla sua laboriosità, al suo modo di condurre questo Dicastero così importante. Però poi tutto questo cozza nei fatti.
Io vorrei dire a questo Governo – e lo dico a gran voce, perché se ne è fatto cenno in più di qualche occasione – che, per risolvere la questione carceraria, non si può pensare di depenalizzare numerosissimi reati, perché questo comporterà un allarme sociale. Infatti, depenalizzando determinati reati, così come è in previsione, si avrà sicuramente un allarme totale dei cittadini, a cui noi dobbiamo dare le vere risposte. Già, da un lato, gli impediamo, attraverso i costi, l'accesso alle cause. Così come diceva Farina e come avevo detto durante la discussione sulle linee generali, il contributo unificato non consente a tutti di poter accedere alla giustizia.
Dall'altro lato, noi depenalizziamo, per consentire cosa ? Per consentire di creare, per una serie di reati che, comunque, sono importanti nell'opinione pubblica, un allarme sociale davvero incredibile. Pertanto, nell'esprimere il mio voto chiaramente sfavorevole sulla risoluzione a favore del Governo e, quindi, il voto favorevole sulla nostra risoluzione, vorrei dare solo un consiglio e ho concluso. Vorrei dire a questo Governo – e mi rivolgo al sottosegretario presente – di parlare un po’ meno con i magistrati, di non farsi dare le linee guida, come ha detto qualcuno che mi ha preceduto, dalla magistratura. La magistratura deve fare la sua parte. Forse è opportuno che questo Governo parli di più con i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente, Ministro, dunque, stando alla sua relazione, possiamo stare abbastanza tranquilli: siamo nella direzione giusta e la giustizia esiste ancora in Italia. Capisco che il Presidente del Consiglio sia andato davanti a tutta l'Europa a dire che le famiglie italiane si stanno arricchendo e, quindi, il Ministro della giustizia pensa di poter venire qui in Aula e dire qualsiasi cosa gli venga in mente. In questo caso, però, Ministro, non c’è più spazio per il bluff. Intanto, facciamo una precisazione: non mi riferirò a interventi e a problemi che avete ereditato; parlerò degli interventi del Governo Renzi. Ecco, andiamo a chiedere ai cittadini che sono nei tribunali se sono soddisfatti della qualità di giustizia che ricevono; a quei cittadini a cui il Governo ha aumentato i costi di accesso alla giustizia. Andiamolo a chiedere agli onesti, perché gli onesti in Italia in questo momento si stanno facendo a loro volta una domanda e, cioè: la nostra onestà, interessa ancora a qualcuno ? Interessa allo Stato italiano ? Interessa al Governo Renzi che, di notte, il 24 dicembre, infilava una manina per salvare Berlusconi, da un lato, e danneggiare gli italiani togliendogli 16 miliardi di euro, dall'altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Ministro, è questa la differenza tra noi e voi: quei cittadini per noi sono il punto di partenza per costruire il futuro di questo Paese; per voi, invece, rappresentano quella fetta di elettorato che deve essere indotta alla rassegnazione. Infatti, possiamo raccontarci tutte le barzellette che vogliamo, ma in Italia un cittadino onesto arriva sempre a un bivio: da una parte, rassegnarsi al fatto che tutto devo andare sempre così e bisogna convivere con la disonestà, l'assenza di meritocrazia, che tutto va sempre come deve andare e Pag. 57non si può cambiare il mondo, e, dall'altra parte, non rassegnarsi all'ingiustizia e andare a cercare la giustizia all'estero, che è ancora più grave. Martin Luther King diceva: «Io non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti». Ecco, noi del MoVimento 5 Stelle faremo in modo che gli onesti in Italia non stiano mai in silenzio.
Noi qui dobbiamo chiederci se la giustizia sia veramente una priorità. Ed è una priorità sicuramente, come ha detto anche il Ministro. È una priorità da un punto di vista, non solo sociale e giuridico, ma anche da un punto di vista economico. Cito un dato per tutti sulle conseguenze della corruzione in Italia: 16 per cento di investimenti in meno e un 20 per cento in più del costo degli appalti. Noi oggi la rivoluzione vera, quella che passa attraverso una riforma della giustizia, la dobbiamo alla Costituzione. Sì, la Costituzione, Ministro, quella che state cercando di cambiare assieme a Berlusconi e a Verdini. Nella Costituzione, se la sfoglia, ci sono i diritti dei cittadini. C’è, per esempio, il diritto alla salute. Ma, oggi, un cittadino italiano che va in tribunale, ottiene giustizia, ottiene il risarcimento del suo diritto alla salute ? Forse sì, dopo tanti anni. Ma qual è la soluzione che vogliamo dare ? Noi vogliamo dire a quel cittadino che può ottenere giustizia in maniera più celere; la soluzione del Governo, invece, è stata quella di dire al cittadino: accomodati fuori dalle aule del tribunale e vatti a pagare il collegio arbitrale, la giustizia privata. È la stessa risposta che avete dato alle coppie divorziate, che non hanno soldi per pagarsi l'avvocato e prima almeno andavano dal giudice, il quale gli spiegava i loro diritti. Noi abbiamo presentato una proposta di legge per abbreviare i termini del divorzio; voi, invece, avete fatto sì che i divorziati, che non hanno soldi per pagarsi la giustizia, vadano dal sindaco. E oggi di che cosa andate orgogliosi, della diminuzione del contenzioso ? Ma non significa che ci sono più diritti in Italia. La diminuzione del contenzioso corrisponde a una rinuncia dei cittadini italiani a far valere i propri diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ora per vedere se il Governo Renzi ha veramente considerato in quest'anno più o meno la giustizia come una priorità faremo un excursus veloce. Ho distinto più o meno tre fasi. La prima fase la chiameremo la fase del silenzio. Inizia con quella rassegna stampa con la vasca con i pesciolini e il carrello della spesa. C'era anche una slide in cui, per motivi a me ovviamente oscuri, c’è la spada di un samurai e sopra c’è scritto che il Governo Renzi entro giugno avrebbe fatto la riforma della giustizia. Non me la sono inventata io: l'ha presentata davanti a tutta Italia. Ora in quei cento giorni non succede esattamente nulla. Semplicemente vengono diminuiti, affievoliti i poteri dei giudici della Corte dei conti nelle loro indagini, nei comuni poco virtuosi, chiamiamoli così, e nello stesso tempo diminuisce anche il potere del TAR di sospendere gli atti illegittimi. Questi sono i primi piccoli attacchi alla magistratura.
Il 30 giugno il Presidente del Consiglio si presenta in conferenza stampa e tutti si aspettano che dopo cento giorni arrivi la riforma della giustizia e alla stessa stregua di uno studente che non ha studiato e che all'ultimo giorno cerca di improvvisare la preparazione, lui si presenta con la sua riforma della giustizia che è questa: un foglio con dodici punti che avrebbe potuto scrivere un bambino delle elementari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la priorità del Governo italiano.
E passiamo così alla seconda fase. La chiameremo la fase delle slide. Una produzione assolutamente schizofrenica di slide che non porta esattamente a nulla perché noi in Parlamento non riceviamo assolutamente nulla, non abbiamo modo di analizzare gli atti del Governo, che a quanto pare esistono.
Si passa poi ad agosto. Viene inaugurata a fine agosto la terza fase che chiameremo del bastone tra le ruote ai lavori parlamentari. Cioè in questa fase il Governo Renzi, che ovviamente è incapace di Pag. 58fare qualcosa di buono per la giustizia, interviene e manda a dire alle Commissioni che ci sarebbero atti sulla giustizia che però non arrivano. Ciò però ha un effetto: interrompere o rallentare i lavori della Commissione così com’è avvenuto, ad esempio, in tema di prescrizione alla Camera. Questa è una fase in cui il Governo comincia a svelare la sua vera identità. Faccio un esempio che ho già citato prima, quello della «manina» salva-Berlusconi. Adesso assistiamo al fatto che il falso in bilancio viene introdotto, da una parte, e fatto uscire dalla finestra dall'altra. Parliamo del reato tenue che lei, Ministro, ci dice che è tutto uno slogan perché in realtà saranno i reati meno importanti ma non è colpa nostra se fate le leggi male e se all'interno di quella legge sono indicati più di 150 reati tra cui terrorismo, corruzione, frode eccetera, eccetera, eccetera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E parliamo poi dei fatti che intanto accadono in Italia. A dicembre scoppia il caso mafia-capitale e il giorno dopo, che tra l'altro coincide con il giorno in cui i giornali erano pieni della notizia che l'Italia veniva dichiarata il Paese più corrotto d'Europa, il Ministro manda il suo Viceministro in Commissione a dirci che c’è un'urgenza e tutti si aspettano che l'urgenza sia quella di mafia-capitale. No, è la responsabilità civile dei magistrati perché in un Paese... (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per carità, Ministro, non ci siamo sottratti e non ci sottrarremo a quel tipo di dibattito che è importante ma un Governo deve avere una sua agenda di priorità ed in un Paese dilaniato dalla corruzione la priorità non è la responsabilità civile dei magistrati, la priorità è combattere i ladri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Adesso siamo nel caos più totale: prima non c'era nulla ora ci sono pacchetti anticorruzione ovunque. Ciò fa pensare che ovviamente il Governo non vuole arrivare a nulla. C’è un pacchetto anticorruzione al Senato, uno alla Camera, un altro che il Governo sta presentato cioè il caos più totale e ciascuno va per la sua strada. Ora lei ci viene a parlare di giustizia, alla fine di tutto questo excursus. Non se la prenda sul personale, Ministro, perché sono veramente in pochi in Italia a pensare che lei abbia ancora un'incidenza sulla giustizia italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tutti sanno che qualsiasi sua iniziativa viene posta al vaglio del comitato del Nazareno. Quindi in quello che dico però mi devo necessariamente rivolgere alla sua relazione che è la ciliegina nella misura in cui dice che va bene la direzione che abbiamo preso e che continueremo ad andare in quella direzione ed è la ciliegina su una grande torta.
Una grande torta che avete realizzato, che avete partorito in quest'anno; una torta di cui, nella misura non dico della buona fede, ma dell'incapacità, dell'inidoneità a combattere la corruzione di questo Paese, continueranno a saziarsi gli evasori, i frodatori, di cui continueranno a saziarsi i criminali, di cui continuerà a saziarsi il «mondo di mezzo», che ha palesato in Italia il connubio e la connivenza tra forze politiche che hanno governato questo Paese e la mafia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ora, io le faccio un appello, Ministro: mantenetevi all'ordinaria amministrazione, fate fare a noi, anche in confronto con il PD, nelle Commissioni lavoreremo alla giustizia meglio e più celermente rispetto a voi. L'altro appello lo voglio fare agli onesti, agli onesti che ci sono ancora in questo Paese: a loro dico di continuare ad essere onesti nonostante, a volte, quello che partorisce questo Governo sia incomprensibile.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALFONSO BONAFEDE. Continuate ad essere onesti, perché l'onestà è il più bel valore che possiamo trasmettere alle nuove generazioni, perché i nostri figli possano sempre sapere che c’è un bivio tra ciò che è giusto e ciò che non è giusto. Agli onesti dico: continuate ad essere onesti, nonostante tutto e nonostante il Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Pag. 59PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI. Grazie Presidente, sinceramente, non seguirò la traccia che mi ero preparato, perché è stato un dibattito che merita di interloquire, perché è stato un dibattito serio, a partire ovviamente dalla relazione del Ministro. Ovviamente, non soltanto non seguirò la mia traccia, come ho detto, ma neppure risponderò all'ultimo intervento, che mi è sembrato davvero al di là del bene e del male. Ma vedremo.
Io penso una cosa: stamattina, dopo molti anni – lo ricordava molto bene nel suo intervento David Ermini a nome del Partito Democratico –, per la prima volta, dopo molti anni, il Ministro della giustizia ha presentato al Parlamento un quadro organico e completo di interventi, di provvedimenti approvati, di provvedimenti che sono all'esame delle Camere, di provvedimenti che stanno conoscendo un'applicazione puntuale e di risultati raggiunti, che, per la prima volta, dopo anni, danno il senso che il nostro Paese sta affrontando il tema della riforma della giustizia, del funzionamento della giustizia in termini di sistema: non più in termini di guerra di religione tra schieramenti contrapposti, non più in termini di leggi, come si diceva, ad personam, ma, appunto, di sistema. Perché non riconoscere questo ?
Io credo che soltanto chi non è abituato al dialogo, anche duro, nelle posizioni diverse non sia in grado di riconoscere questo. Perché, per la prima volta, noi possiamo cogliere davvero un'occasione e questo che il Ministro Orlando oggi ci ha rappresentato non è altro, Presidente, dall'insieme del lavoro che il Governo Renzi e questo Parlamento, in questi mesi, hanno messo in campo semplicemente per una cosa: cambiare l'Italia.
La riforma della giustizia, la riforma della giustizia civile, la riforma della giustizia penale, non è cosa diversa, al di là della specificità, dalle altre iniziative di riforma che il Governo ha messo in piedi: la riforma del mercato del lavoro, la riforma della pubblica amministrazione, una legge di stabilità che, per la prima volta, dopo anni difficili, va nella direzione della crescita, la riforma della scuola, che conoscerà a breve un ulteriore confronto parlamentare.
Insomma, è un'iniziativa che serve davvero, dopo tanti anni, a non perdere l'occasione di dare all'Italia quel cambiamento che è necessario per noi e per poter essere anche più credibili in Europa. Un Paese che fa sul serio – come ha detto l'altro ieri, a proposito della giustizia, il vicepresidente della Commissione europea, Katainen, in visita in Italia – e un Paese che, per questo motivo, per essere credibile, per fare sul serio, ha più titoli in Europa per rivendicare ed ottenere quel cambiamento della politica europea che è, ormai, necessario come l'ossigeno.
È qui che si inserisce, appunto, questo processo di riforma della giustizia. Io posso capire che ci siano posizioni diverse nelle soluzioni proposte, posso capire che le forze di opposizione possano avere...
PRESIDENTE. Colleghi, capisco che ci stiamo animando però consentiamo all'onorevole Verini possibilmente di concludere il suo intervento.
WALTER VERINI. Grazie Presidente. Posso capire che ci siano ricette diverse, ma quello che secondo me è veramente mortificante, sentendo alcuni interventi, è capire che veramente alcuni hanno gli occhi e le orecchie completamente desintonizzati con quello di cui si sta davvero discutendo.
Nel merito, voglio sottolineare la relazione del Ministro che, come dicevo, dopo molti anni non è fatta di impegni, ma è fatta di risultati raggiunti in Consiglio dei ministri, raggiunti in Parlamento, del lavoro svolto e di quello che ci stiamo, ancora, in questo momento, impegnando a fare. Per quanto riguarda i risultati, lo voglio dire per primo, nel merito, entrando sul punto delle cose dette, credo che il primo risultato importante sia stato per il nostro Paese quello di aver combattuto con risultati efficaci e con riconoscimenti Pag. 60europei efficaci il tema delle sovraffollamento carcerario. Voglio qui ringraziare una persona che per nove anni ha guidato questo Paese con straordinario spessore morale e istituzionale, ma che ha rivolto a questo Parlamento un solo messaggio, un messaggio sulla condizione disumana delle carceri; è anche grazie a quel messaggio che questo Parlamento ha potuto fare cose importanti. Per questo non mi stancherò di dire, anche per questo, grazie al Presidente Giorgio Napolitano che anche su questo tema ha saputo dare un esempio di coraggio e di rigore.
Oltre a questo io credo che il quadro che è stato illustrato sia un quadro organico, perché da un lato c’è la riforma ordinamentale, da un lato c’è la riforma del civile e da un lato ci sono gli interventi nel campo del processo penale. Sul civile, che dire di più, ma che cosa stiamo aspettando di più per dare finalmente certezza del diritto a tanti cittadini: le specializzazioni, il tribunale delle imprese, l'avvio intensivo del processo telematico, la modifica, anche con questo Governo, di parte della geografia giudiziaria che, al di là di qualche turbolenza, ha ridato però dei risultati in termini di efficienza, gli impegni – purtroppo con le risorse che abbiamo – che il Ministro ha preso concretamente per quanto riguarda gli organici, credo siano cose che possano davvero dare il senso che l'Italia può dare dei segnali anche a coloro che in questo Paese e dall'estero guardano e che non investono in questo Paese perché temono, per esempio, che incappare nelle maglie della giustizia civile significhi andare in un tunnel senza fine.
Ma anche la riforma ordinamentale ha la sua importanza e, a questo proposito, visto che l'ordinamento riguarda le componenti, un altro punto importante che in questi anni non avevamo mai conosciuto è che questa riforma avviene con il coinvolgimento di tutte le componenti. All'avvocatura italiana, con cui spesso nel passato c'erano stati anche dei contrasti, viene detto di svolgere un ruolo da protagonista; l'applicazione piena della riforma dell'ordinamento forense significa fare del ruolo dell'avvocato, non soltanto una parte del processo, come è fisiologico che sia, ma un protagonista del processo. E alla magistratura voglio dire una cosa, vedete, penso che in Italia il problema principale, quando si parla di giustizia, non siano i magistrati, penso che sia la corruzione, penso che sia la delinquenza, penso che sia la criminalità organizzata, ma tuttavia, detto questo, alla magistratura, alla quale si riconosce autonomia, alla quale si riconosce, giustamente e ovviamente, indipendenza, credo che si debba dire di dare il suo contributo innovativo e non di conservazione nel cambiare la giustizia, non resistendo a dei cambiamenti pur necessari che non dovremmo aspettare il Governo per fare, dovrebbe essere la stessa magistratura che dà dei contributi. Penso, per esempio, a un tema, come è stato detto, quello della sospensione feriale, ma penso a un tema più di fondo, come quello di una esasperata forma di correntismo nella gestione dell'autogoverno della magistratura.
Facciamole insieme queste riforme, perché non sono riforme che fanno comodo a un Governo ma fanno comodo al Paese, così come fa comodo al Paese un impegno senza precedenti per la legalità, contro la corruzione. Le cose che ha raccontato il Ministro sono cose importanti. Siamo impegnati in Commissione giustizia, sia qui che al Senato, con un pacchetto di misure anticorruzione che saranno importanti per combattere davvero questi fenomeni, che sono una piaga per il nostro Paese. Anche qui, per chi non vuole vedere: non si sta parlando soltanto di impegni. Noi non siamo solo quelli che hanno sostenuto – e il Governo nominato – uno come Cantone all'Autorità contro la corruzione, noi siamo quelli che hanno approvato, dopo tanti anni, la legge contro l'autoriciclaggio, come ricordava il Ministro, e siamo quelli che hanno approvato il 416-ter. Dipingere, come ha fatto adesso il rappresentante del MoVimento 5 Stelle, questa maggioranza e questo Governo come una congrega di malfattori significa non solo fare propaganda ma significa Pag. 61offendere il buonsenso e, se mi è consentito ironicamente, neanche fare onore al cognome che chi è intervenuto si porta dietro. Ho concluso, Presidente. Quello che voglio dire è che anche sul tema della giustizia l'Italia un'occasione: cambiare il Paese. E noi lo vogliamo fare, senza essere timorosi di fare in fretta. Non possiamo perdere tempo, e a chi lo vuole perdere e a chi lo vuole boicottare diremo: non consentiremo a nessuno di far perdere tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola per un breve ringraziamento il presidente della Commissione giustizia, onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, un brevissimo intervento che vuole essere, da un lato, un ringraziamento al Ministro per una relazione densa di contenuto, anche molto significativa dal punto di vista dei percorsi compiuti e di quelli che sono da compiere; dall'altro, anche un'attestazione, perché questa relazione è anche lo specchio, proprio nella sua significatività, di un'attività densa di impegno di questa Commissione, di questo Parlamento sui temi della giustizia, dall'inizio di questa legislatura. Quindi un ringraziamento, anche come presidente, per l'impegno, nonostante anche le diverse posizioni che si sono enucleate da parte di tutti i gruppi politici. Sicuramente c’è un denominatore comune, che vuol dire impegno di tutte le forze politiche per affrontare, in sinergia con il Governo, le problematiche che attengono alla giustizia, che attengono, sì, ai diritti e all'affermazione di diritti, ma attengono anche allo sviluppo del nostro Paese, ai fondamenti del nostro Paese e del nostro Stato democratico. Lo scorso anno, sostanzialmente il primo anno di legislatura, si è snodato soprattutto per affrontare il fenomeno del sovraffollamento, insieme ad altri decreti e conversione di decreti-legge e leggi di iniziativa parlamentare che hanno affrontato anche altri temi importanti. Questo secondo anno di legislatura è iniziato e si caratterizza, sia al Senato che alla Camera, per affrontare temi strutturali sicuramente di fondo, quindi, aspettiamo anche l'assegnazione della delega sulla riforma del processo civile, che è stata già varata dal Consiglio dei Ministri, della riforma del processo penale e l'aggressione nei confronti del fenomeno, che è ormai dilagante e che non si può più tollerare, della corruzione. Su questo punto, credo che l'impegno nostro sia dato da fatti, che, tra l'altro, porteranno...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ferranti.
DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Sto finendo, Presidente. Abbiamo circa quindici leggi di iniziativa parlamentare e non che arriveranno a termine. Credo che questo sia un modo per significare al Ministro non solo il ringraziamento per la sua opera ma anche per l'impegno e per la concretezza dell'attività di questa Commissione.
PRESIDENTE. Colleghi, avverto che analogamente a quanto avvenuto in occasione della precedente discussione sulle Comunicazioni del Ministro della giustizia, la Relazione sull'amministrazione della giustizia, consegnata in forma cartacea dal Ministro, sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna, laddove il documento consegnato su supporto informatico resterà a disposizione dei deputati presso gli uffici dell'Assemblea.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto Pag. 62che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Verini, Pagano, Dambruoso, Piepoli e Di Lello n. 6-00106, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bossa, Cassano, D'Incà, Losacco, Biasotti, Chimienti, Toninelli, Rizzetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 325
Votanti 311
Astenuti 14
Maggioranza 156
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 89.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Daniele Farina ed altri n. 6-00107, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Lello, Gigli, Gasparini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 328
Votanti 270
Astenuti 58
Maggioranza 136
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 254.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Brunetta ed altri n. 6-00108, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fraccaro, Lombardi, Cariello, Locatelli, Riccardo Gallo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 331
Maggioranza 166
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 309.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bonafede ed altri n. 6-00109, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colletti, Lavagno, Malisani, Pinna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 335
Votanti 323
Astenuti 12
Maggioranza 162
Hanno votato sì 58
Hanno votato no 265.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate D'Incecco e Nicchi hanno segnalato che non sono riuscite a votare e che avrebbero voluto astenersi).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pag. 63Molteni ed altri n. 6-00110, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tancredi, Minardo, Sorial...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 335
Votanti 275
Astenuti 60
Maggioranza 138
Hanno votato sì 12
Hanno votato no 263.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate D'Incecco e Nicchi hanno segnalato che non sono riuscite a votare e che avrebbero voluto astenersi).
Sono così esaurite le Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Colleghi, vi do una comunicazione che forse può interessarvi.
Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente nuova articolazione degli orari delle sedute per la settimana in corso:
Martedì 20 gennaio, dalle ore 9 alle ore 14 e dalle ore 15 alle ore 22; mercoledì 21 gennaio, dalle ore 9 alle ore 16, giovedì 22 gennaio dalle ore 9 alle ore 14 e dalle ore 14,30 alle ore 19,30 e venerdì 23 gennaio, dalle ore 9 alle ore 15,45 (con votazioni).
È stato altresì stabilito che nella giornata di mercoledì 21 gennaio non avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale Atto Camera n. 2613-A.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15,35.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Capezzone, Dambruoso, Damiano, De Girolamo, Di Lello, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Guerra, La Russa, Lupo, Meta, Orlando, Pisicchio, Rossomando, Sanga, Scalfarotto, Scotto, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-A); e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'iniziativa popolare; D'iniziativa popolare; Vignali; Cirielli; Cirielli; Cirielli; Causi; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Pisicchio; Giachetti; Scotto; Francesco Sanna; Peluffo ed altri; Lenzi; Lauricella ed altri; Bressa e De Menech; Caparini ed altri; Caparini ed altri; Vaccaro; Laffranco e Bianconi; Pag. 64Palmizio; Palmizio; Palmizio; Palmizio; Giancarlo Giorgetti ed altri; Giancarlo Giorgetti ed altri; La Russa ed altri; Abrignani ed altri; Toninelli ed altri; Gianluca Pini; Laffranco e Bianconi; Ginefra ed altri; Giorgia Meloni ed altri; Migliore ed altri; D'iniziativa del Governo; Bonafede e Villarosa; Pierdomenico Martino; Brambilla; Giancarlo Giorgetti ed altri; Cirielli e Giorgia Meloni; Valiante; Quaranta ed altri; Lacquaniti ed altri; Civati ed altri; Bossi; Lauricella e Simoni; Dadone ed altri; Giorgis ed altri; La Russa ed altri; Rubinato ed altri; D'iniziativa del consiglio regionale dell'Emilia-Romagna; Matteo Bragantini ed altri; Civati; Francesco Sanna ed altri (A.C. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499) (ore 15,38).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, n. 2613-A: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione; e degli abbinati progetti di legge costituzionale nn. 8, 14, 21, 32, 33, 34, 148, 177, 178, 179, 180, 243, 247, 284, 329, 355, 357, 379, 398, 399, 466, 568, 579, 580, 581, 582, 757, 758, 839, 861, 939, 1002, 1259, 1273, 1319, 1439, 1543, 1660, 1706, 1748, 1925, 1953, 2051, 2147, 2221, 2227, 2293, 2329, 2338, 2378, 2402, 2423, 2441, 2458, 2462, 2499.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Gigli 2.72 e 2.74.
Ricordo che, nella seduta del 15 gennaio 2015, è stato da ultimo respinto l'emendamento Cozzolino 1.213.
(Ripresa esame dell'articolo 1 – A.C. 2613-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-A).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.214, a pagina 65 del fascicolo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunziare il voto contrario di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.
ALAN FERRARI. Grazie, Presidente. Riprendiamo oggi il lavoro da dove lo abbiamo lasciato giovedì scorso, da questa sequenza di emendamenti che riguardano le funzioni del nuovo Senato che, come abbiamo avuto modo di ricordare, sono state definite sulla base di una scelta che ha esercitato questa maggioranza e, insieme a lei, questo Governo e, cioè, quella di superare il bicameralismo perfetto, affidando al Senato alcune funzioni particolari. Voglio ricordarle ancora una volta, dicendo che è questo il motivo per cui il Partito Democratico non sostiene questi emendamenti, che sono volti ad aggiungere funzioni al Senato. Quindi, per ragioni di chiarezza voglio ribadire che il senso che si è dato a questa nuova Camera è quello di definire in questo comma, superando il bicameralismo perfetto, che il Senato avrà funzioni di raccordo tra i livelli istituzionali, cioè tra quelli locali e le istituzioni centrali; avrà la funzione di raccordo tra questi stessi e l'Unione europea e avrà anche funzioni specifiche, come ho avuto modo di ricordare nel mio ultimo intervento giovedì scorso, di valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche.Pag. 65
Allora, io credo sia importante proseguire questo dibattito, tenendo conto che, attraverso questa scelta, legittimamente criticata dalle opposizioni ma altrettanto legittimamente sostenuta dalla maggioranza e dal Governo, noi non vogliamo semplicemente creare una chiarezza rispetto al tema del superamento del bicameralismo perfetto, ma abbiamo anche inteso, come dire, aprire una fase culturalmente diversa, in cui creiamo una Camera che ha delle funzioni inedite rispetto al passato e in cui ci affidiamo al valore dell'esperienza anche cercando di capire che cosa accadrà nei prossimi anni. Credo che questo sia da ribadire, perché, in questo Paese, dove è prevalente l'approccio giuridico e, cioè, l'approccio di verifica che gli atti che si compiono, a tutti i livelli istituzionali, rispondono alle norme, la cultura democratico-pragmatica è fortemente minoritaria.
Io penso che aver creato un luogo dove le istituzioni territoriali sulla propria pelle impareranno a cooperare e magari proprio in quel luogo sapranno svolgere funzioni di raccordo meglio di prima, meglio di quanto non sia accaduto in passato, in una prima fase anche accompagnando il lavoro della Conferenza Stato-regioni e magari proprio affidando a se stessi quella funzione di valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche, possa consentirci di ambire a costruire le condizioni affinché ci sia in questo Paese una cultura finalmente pragmatica. Questo è, infatti, un Paese fortemente orientato ad una cultura divisistica, in cui o si è tutti d'accordo o altrimenti si ricorre alla magistratura. Io penso che un Paese che funzioni in questo modo non sia nelle condizioni di diffondere la responsabilità tra i diversi livelli istituzionali e, soprattutto, di portare l'Italia verso l'obiettivo che noi vogliamo raggiungere in questa riforma. Non va dimenticato, infatti, che il superamento del bicameralismo perfetto e il riassetto delle istituzioni centrali di questo Paese è orientato a non fare uscire dal mercato il nostro Paese. È uno degli elementi, la madre delle riforme, che consente, a nostro avviso, ad avviso del Partito Democratico e di questo Governo, di mettere questo Paese nelle condizioni di competere al meglio nel mondo. Ed io penso che, attraverso il lavoro di questa Camera inedita, noi saremo in grado anche di aprire una stagione in cui ci confronteremo con esperienze simili con quei Paesi che hanno una cultura democratica più avanzata della nostra. Questo è il nostro auspicio, questo è il nostro modo di prendere questa riforma, e credo, conseguentemente, anche un modo per rigettare questi emendamenti che vanno ad aggiungere alcune funzioni al Senato secondo una logica eccentrica rispetto a quella che propongono questa maggioranza e questo Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.214, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giammanco, Luciano Agostini, Gregorio Fontana, Marazziti, Paolo Russo, Chiarelli, Stumpo, Guerini, Donati, Fraccaro, Villecco Calipari, Savino, Fedriga, Molteni, Zaccagnini, Duranti, Manlio Di Stefano, Tofalo, Sibilia, Bonafede, Di Vita, Chimienti, Saltamartini, Tancredi, Lavagno, Gianni Farina, Ragosta, Caso, Binetti, Sanna.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 355
Maggioranza 178
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 268
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Chaouki ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Pag. 66MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, solo per fare presente che, all'inizio di questa votazione, il numero legale non c'era; si è raggiunto mentre i parlamentari di maggioranza entravano alla rinfusa. Voglio ricordare che questa non era la prima votazione della giornata. Prendiamo atto che, se prima la prassi era solo che la prima votazione durasse cinque minuti per far arrivare tutti, adesso, ovviamente, ad ogni votazione, sarà permesso a tutti, deputati di maggioranza e di opposizione, di avere cinque minuti per entrare e poter esprimere il proprio voto, perché questo, ripeto, non era il primo voto della giornata.
La responsabilità di mantenere il numero legale mi risulta sia ancora in capo alla maggioranza, che sta portando avanti un calendario irresponsabile (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) e non riesce neanche a portare i suoi deputati in Aula per votare le loro riforme, che sono un dramma per il Paese, ma non entro nel merito.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.215, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Brevemente, non sono intervenuto sull'emendamento precedente perché la votazione era prevista alle 15,30. Intervengo su questo: con una serie emendamenti andiamo a introdurre nuove funzioni al Senato perché, se lo manteniamo in vita, qualcosa dovremo fargli fare. Continuiamo a ribadire che, se si voleva un superamento del bicameralismo, sarebbe stato più semplice e più chiaro, anche per i Paesi esteri, per venire ad investire in Italia, avere anche solo una Camera, perché il disegno che avete impostato, a nostro modesto avviso, andrà a creare il caos normativo che si è andato a creare con la riforma del Titolo V nel 2001.
Quindi, invito, non dico a tornare sui propri prassi, ma, quanto meno, a valutare e a discutere nel merito su emendamenti, e non parlare genericamente su una riforma che porterà sviluppo in questo Paese. Quindi, valutate e riflettete su quello che votate.
PRESIDENTE. Sì, parlare sul merito è qualcosa che sicuramente dovrebbe essere centrale oggi in quest'Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Presidente, anche su questo emendamento Forza Italia voterà, così come sul precedente, in modo contrario. In questo emendamento, presentato dal MoVimento 5 Stelle, si vengono ad ampliare le funzioni del Senato. In modo particolare, nell'emendamento Cozzolino 1.215 si fa riferimento ad un ampliamento della funzione legislativa del Senato con riferimento alle materie relative alle limitazioni del diritto di culto e alle definizioni di propaganda e di buon costume, che sono, sostanzialmente, quelle tematiche che sono contenute, riconosciute e tutelate nell'articolo 19 della Costituzione, e quindi, sostanzialmente, nel Titolo I, laddove si parla dei diritti e dei doveri dei cittadini.
Il nostro voto è contrario perché sosteniamo una riforma del bicameralismo perfetto nell'ottica di un monocameralismo partecipato, in cui il Senato assume una funzione differenziata e un ruolo differenziato rispetto all'altra Camera, cioè alla Camera dei deputati. In modo particolare, in questo caso, si andrebbero ad ampliare le funzioni legislative, che sappiamo essere limitate, del Senato, così come delineate nella riforma dell'articolo 70 della Costituzione all'interno del disegno Pag. 67di legge che stiamo analizzando, all'articolo 10.
Il fatto che noi sosteniamo in modo così convinto un monocameralismo partecipato, che porta con sé chiaramente una semplificazione del ruolo delle istituzioni, ma soprattutto porta con sé una semplificazione di quella che è l'attività legislativa, come da sempre noi vogliamo ed abbiamo voluto in quelle che sono state le riforme che abbiamo portato avanti sia nel 2005 sia nella scorsa legislatura, deve andare nell'ottica di un'efficientizzazione del processo legislativo.
Questo emendamento evidentemente invece amplia e snatura, quindi, la funzione del Senato.
Per questa ragione Forza Italia voterà in modo contrario.
RICCARDO FRACCARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Intervengo sul Regolamento, Presidente, articolo 8, semplicemente per farle notare che, all'apertura pomeridiana, abbiamo assistito ad un intervento, molto raro tra l'altro, da parte della maggioranza, quindi del Partito Democratico, che aveva lo scopo palese, chiaro ed evidente – sfido chiunque a dimostrare il contrario – di permettere agli stessi membri del Partito Democratico di rientrare e quindi di non andare sotto il numero legale e lei non ha mai richiamato nel merito dell'intervento il deputato.
Ora, se lei ritiene, da qui in avanti, di «entrare» a valutare se l'intervento del MoVimento 5 Stelle sia nel merito o meno dell'emendamento, la prego di farlo anche con le altre forze politiche e non solo con il MoVimento 5 Stelle. Chiediamo ovviamente che lei svolga il suo lavoro, che è abbastanza gravoso in questo momento, con il massimo dell'imparzialità che le è richiesta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.215, con il parere contrario del Governo e della Commissione ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Marguerettaz, Scopelliti, Lorefice, Bragantini, Cancelleri, Bray, Meloni ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 376
Maggioranza 189
Hanno votato sì 92
Hanno votato no 284.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).
(Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.216, con il parere contrario del Governo e della Commissione ed il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tidei, Di Battista ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 374
Maggioranza 188
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 283.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Vezzali ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario).
Pag. 68Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.217, su cui vi è il parere contrario del Governo e della Commissione ed il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. L'articolo 24 prevede che per l'esame dei disegni di legge di iniziativa del Governo, la Conferenza dei presidenti di gruppo riserva ai gruppi appartenenti alle opposizioni una quota del tempo disponibile più ampia di quella attribuita ai gruppi della maggioranza. Leggendo la scheda che mi è stata fornita per la ripartizione dei tempi, vedo che la maggioranza ha avuto un'ora sei minuti e trentacinque secondi e l'opposizione un'ora tre minuti e cinquanta secondi. Credo non sia rispettato il dettato di cui all'articolo 24, che io ho appena letto. Mi sia data, almeno, una spiegazione perché ciò accade.
PRESIDENTE. Va bene, adesso riceverà una spiegazione.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Forse bisogna che l'onorevole Sannicandro si faccia dare la scheda giusta. La maggioranza ha un'ora sei minuti e trentacinque secondi e l'opposizione ha un'ora diciassette minuti e trentacinque secondi.
PRESIDENTE. Colleghi, direi di andare avanti. Noi controlleremo e poi daremo una risposta, va bene, adesso ci lasci andare avanti, ci lasci controllare, qui i funzionari stanno controllando, intanto andiamo avanti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.217, con il parere contrario del Governo e della Commissione e favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gregori, Fusilli, Colletti, Cozzolino, Petraroli, Di Gioia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 384
Votanti 383
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 95
Hanno votato no 288.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.218, con il parere contrario del Governo e della Commissione e favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Cozzolino, Monchiero, Lavagno, Zoggia, Bianconi ha votato adesso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 389
Votanti 387
Astenuti 2
Maggioranza 194
Hanno votato sì 96
Hanno votato no 291.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.103, su cui vi è il parere contrario del Governo e della Commissione e favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, questo emendamento fa parte di un gruppo di emendamenti, con i quali il MoVimento 5 Stelle cancella dalla Costituzione le parole «Unione europea». Ciò non significa che noi vogliamo emarginare l'Italia dall'Unione europea, bensì è l'esatto opposto. Vogliamo fare sì che l'Italia sia meglio integrata all'interno dell'Unione europea. Partendo da che cosa ? Partendo dall'inizio. Se noi riandiamo all'inizio, ci troviamo nel 2001, quando la maggioranza di allora, il centrosinistra, inserisce di soppiatto all'interno della Costituzione le parole «Unione europea». Le inserisce di soppiatto all'interno di una riforma del regionalismo, cioè del Titolo V, del riparto di competenze tra Stato e regioni, dicendo invece al Parlamento e ai cittadini che si stava occupando di altro.
Inserisce, invece, proprio un passaggio dove si afferma – è l'articolo 117 – che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto, evidentemente, della Costituzione nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Ecco che in quel momento in Italia, senza interpellare nessuno, il diritto italiano, il diritto costituzionale, la legge ordinaria e la Costituzione scendono di grado, vanno al di sotto della legislazione europea. Ripetiamolo: senza interpellare gli italiani, senza interpellare il Parlamento il centrosinistra nel 2001 dice che la legislazione comunitaria, la legislazione europea è prevalente rispetto alla Costituzione stessa.
Ciò significa che non solo cediamo supremazia, cediamo sovranità senza neppure interpellare Parlamento e cittadini, ma significa anche che non seguiamo un processo di costituzionalizzazione nella partecipazione e nella presenza dell'Italia all'interno dell'Unione europea.
Per questo noi ripartiamo da zero e con una serie di emendamenti chiediamo la cancellazione delle parole: «Unione europea» all'interno della Costituzione, per partire da zero, come dicevo, e per far sì che un processo di costituzionalizzazione ci sia, sia pubblico, faccia partecipare il Parlamento, apra un dibattito pubblico e termini in un referendum, nel quale si dovrà chiedere ai cittadini, dopo averli fatti partecipare, cosa intendono e come vedono l'Italia all'interno dell'Unione europea.
Si è fatto, invece, l'esatto opposto. Si è sfruttato quell'ingresso garantito dall'articolo 11 della Costituzione, che afferma che l'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni. Peccato che il centrosinistra nel 2001 ha sfruttato questo articolo, che – ahimè ! Per loro – si riferiva alla partecipazione dell'Italia all'ONU, poiché eravamo nel 1946, 1947 e il primo Trattato istitutivo della Comunità europea risale, invece, al 1957. Quindi, voi avete ceduto la sovranità italiana inserendo la sottomissione dell'Italia e del diritto italiano, Costituzione compresa, rispetto a quello comunitario, utilizzando un articolo che non faceva riferimento alla Comunità europea, non ancora esistente, ma all'ONU.
Io penso che questo sia un percorso assolutamente antidemocratico e che bisogna tornare indietro, perché non solo non c’è stato un intervento, una costituzionalizzazione, ma c’è stata solo ed esclusivamente una giurisprudenza di natura costituzionale, che ha cercato di equilibrare i vari livelli del diritto italiano e comunitario. E – ahimè ! – nel 1984, con la famosa sentenza Granital, si è sancita la superiorità del diritto comunitario rispetto a quello costituzionale, eccezion fatta per i diritti fondamentali, i cosiddetti «contro limiti». Peccato che non c’è un esempio, non è mai capitata una volta che questi «contro limiti» abbiano portato a dichiarare l'illegittimità di una norma europea.
Ribaltando il tavolo, noi affermiamo che bisogna riportare a una costituzionalizzazione il diritto europeo dalle fondamenta, c’è bisogno di un nuovo percorso democratico, partendo dalle fondamenta e le fondamenta in Italia sono rappresentate esclusivamente dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente. Intervengo per dichiarare il voto contrario di Forza Italia a questo emendamento, visto che l'emendamento sostanzialmente va a toccare le competenze che riguardano il Senato in relazione al processo sia ascendente che discendente di formazione legislativa in relazione a quella che è la normativa europea. In modo particolare, questo emendamento è volto ad eliminare il contributo del Senato in fase discendente rispetto alle politiche dell'Unione europea.
Nell'ultima seduta che si è tenuta qui alla Camera abbiamo – tutte le forze politiche – preso in considerazione questo punto.
È un punto particolarmente importante, ma che presenta, come abbiamo ricordato, alcune criticità. Infatti, nella delineazione che stiamo individuando e facendo del Senato nel monocameralismo partecipato i senatori non rappresentano la nazione, ma sono rappresentanti di quelli che sono gli enti locali e le autonomie locali. Il Senato, quindi, ha una funzione di raccordo tra lo Stato e questi enti che costituiscono la Repubblica, ma anche una funzione di raccordo, così come è scritto, tra questi enti costitutivi della Repubblica (regioni ed enti locali) e l'Unione europea. Inoltre, ha un ruolo nella formazione e nell'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea, cioè, quindi, sostanzialmente, sia nella fase ascendente, che nella fase discendente, così come sono state delineate da una legge, la legge n. 234 del 2012, che nella scorsa legislatura è andata a modificare il processo di partecipazione dell'Italia e del Parlamento italiano alla normativa europea, andandolo a migliorare notevolmente rispetto a quella che era la fase precedente.
Proprio per questa funzione e questo ruolo del Senato, io credo che sia di grande importanza – e ci siamo presi l'impegno di farlo tutti insieme, qui, l'altro giorno – andare a specificare e a chiarire meglio quale sia il ruolo del Senato, facendolo, però, all'interno di quella che è la riforma dell'articolo 70, quindi all'articolo 10 del presente disegno di legge costituzionale, proprio perché riteniamo che sia importante delineare il ruolo del Senato in questo processo di partecipazione alla normativa europea, sia in fase ascendente, che discendente. È chiaro che dà dei pareri, ma nella fase discendente dovrebbe essere chiamato anche a dar vita ad atti normativi. Ecco, deve essere chiaro che questo processo decisionale del Senato ha in modo particolare una funzione connessa al tipo di ente che stiamo delineando, cioè legato sostanzialmente alla rappresentanza degli enti e delle autonomie locali, anche perché nella normativa europea, in modo particolare ricordo quello che avviene in Germania, ma anche in Francia, non c’è un bicameralismo perfetto. All'interno della Costituzione tedesca, ad esempio, sono indicate con chiarezza le funzioni che il cosiddetto Senato ha nella fase sia ascendente, che discendente.
Approfitto di questa occasione anche per porre una questione: all'interno della delineazione che stiamo facendo del Senato e della Camera, credo che sia importante che venga considerato, ovviamente non qui nell'ambito della riforma della Costituzione, ma in quella che sarà la struttura del Senato, il ruolo che assumeranno le Commissioni bicamerali e anche le delegazioni internazionali che in questo momento sono bicamerali, cioè composte sia da senatori, che da deputati. Io credo che pure in questo sia opportuno che il Governo faccia chiarezza proprio per poter regolare meglio l'attività del Senato e della Camera anche in questo settore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, il gruppo di Area Popolare voterà convintamente contro questo emendamento. Pag. 71E vorrei ricordare che il principio per il quale il diritto comunitario prevale sul diritto nazionale non è il risultato del Trattato di Lisbona, neanche di quello di Amsterdam e neanche di quello di Maastricht. È un principio da lungo tempo ampiamente riconosciuto. Il diritto comunitario è di immediata vigenza all'interno dei Paesi membri, anche prima che si facciano le leggi comunitarie, e, oltre a questo, prevale sul diritto interno, fatta eccezione per i principi costituzionali fondamentali che fanno parte di una specie di acquis comunitario costituzionale europeo. È un principio che, come è stato giustamente ricordato, è datato 1984, ma, in realtà, è datato ancora da prima. Fa parte della struttura intrinseca dell'Unione, la quale è fondata sul tema dell'esercizio congiunto della sovranità, per cui quando l'Unione europea formula un atto normativo, quest'atto normativo è espressione congiunta della sovranità di tutti i Paesi membri che partecipano al processo normativo. E questa è la condizione per poter esistere e contare in un mondo in cui i nostri valori sono sempre più in pericolo e in cui la dimensione continentale della politica è quella che ci consente di difendere i nostri valori e anche la prosperità del nostro popolo.
Signora Presidente, la prego di ringraziare l'onorevole Centemero, che non ringrazio direttamente per via del Regolamento parlamentare, per avere ricordato una questione fondamentale che noi dovremo sciogliere adesso. L'articolo 1, Capo V, ci dice che il Senato partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea e ne valuta l'impatto. Io domando: come partecipa ? Perché la legge n. 234 del 2012 e prima ancora la legge n. 11 del 2005 danno al Parlamento il diritto di vincolare pesantemente l'azione del Governo, di dare delle istruzioni a cui il Governo non si può sottrarre. Ad esempio gli consentono di dire: tu non darai il tuo voto definitivo su questo progetto di direttiva a meno di ottenere queste condizioni e se non ottieni queste condizioni torni e ci spieghi perché non le hai ottenute e noi ti autorizzeremo o non ti autorizzeremo a dare il voto favorevole. Questa prerogativa chi la esercita ? Già oggi c’è il problema Camera e Senato ma oggi Camera e Senato più o meno hanno delle composizioni analoghe e delle funzioni analoghe, una rappresentanza analoga generale e nazionale. Domani le possibilità di conflitto saranno molto più grandi per la differenza del sistema elettorale e anche per la differenza degli interessi rappresentati: da un lato, gli interessi territoriali e, dall'altro, l'interesse nazionale. Io non sono partigiano di una soluzione piuttosto che di un'altra. Mi limito ad osservare che in generale noi diciamo che il Senato non ha poteri di indirizzo politico, ma qui gli diamo in sede europea poteri di indirizzo politico, perché dire che partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi significa dire che nella fase ascendente dà un indirizzo politico al Governo che deve realizzare quell'indirizzo politico, se ci riesce. Allora io domando: in caso di contrasto che si fa ? Mentre per gli atti di indirizzo noi non prevediamo procedure di raccordo né di prevalenza di una Camera sull'altra, anche perché siamo tutti un po’ convinti che gli atti di indirizzo siano affidati alla prudente valutazione del Governo che poi farà alla fine ciò che riterrà più saggio fare, qui il Governo non potrà fare quello che ritiene più saggio fare, perché può essere vincolato a fare una cosa specifica. Quale ? Qui una soluzione comunque noi la dobbiamo inventare: o quella che si richiama al sistema generale di una prevalenza del voto della Camera su quello del Senato o una procedura simile a quella che adotta il Parlamento europeo ma anche il Parlamento tedesco di una camera di conciliazione o una qualche procedura. Ne riparliamo quando arriveremo all'articolo 10.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, vede in tutti i migliori manuali di Pag. 72diritto comunitario esiste una parte dedicata al deficit democratico dell'Unione europea, almeno quelli che avevo studiato io a giurisprudenza. È questo il problema. Il deficit democratico dell'Unione europea. Voi avete utilizzato, i partiti degli ultimi vent'anni hanno utilizzato questo deficit democratico: non potendo ridurre direttamente la democrazia, non potendo calpestare la Costituzione palesemente di fronte al popolo italiano hanno progressivamente tolto la sovranità (sovranità monetaria, sovranità politica, sovranità decisionale) e l'hanno trasferita in un organo esterno antidemocratico ed ora ci facciamo dettare le riforme – le riforme costituzionali, le riforme sul lavoro, le riforme sulle politiche sociali – da quegli organi antidemocratici, e come fate adesso a giustificare il tutto ?
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO FRACCARO. ... con dei raggiri dell'opinione pubblica. Avete raccontato nel 2001 che andavate a modificare il rapporto Stato-regioni...
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.
RICCARDO FRACCARO. ... e avete derogato alla sovranità politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, ascoltando gli interventi della collega Centemero e poi anche quelli del collega Buttiglione, vorrei far fare una riflessione, se possibile, al relatore Sisto, perché in qualche modo l'appartenenza politica della collega Centemero non è discutibile e segnalano quanto meno la necessità di chiarire che cosa andrà a fare questo Senato.
Fino a quando lo sosteneva solo il MoVimento 5 Stelle poteva essere sempre e solo una presa di posizione tipica di un gruppo di opposizione, in realtà mi sembra palese che questa situazione venga espressa da più parti. È possibile chiarire cosa intende fare il Senato ?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVIDE CRIPPA. Perché, secondo me, è inutile rimandare successivamente alla necessità di chiarire questo punto. Lo facciamo adesso e, se del caso, venga convocato un Comitato dei nove per approfondire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Non funziona il microfono.
PRESIDENTE. Può cambiare microfono. Prego.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Il deputato Manlio Di Stefano è un po’ ingombrante ! Presidente, il TTIP, il Trattato di libero commercio che si sta discutendo, nel segreto generale, tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America è uno degli esempi di quel che significa cedere sovranità a organi esterni senza alcun controllo da parte dei Parlamenti nazionali. Sembra normale che il Parlamento della Repubblica italiana non conosca nei dettagli i trattati di libero commercio che hanno distrutto – lei ha lavorato tanti anni nella cooperazione internazionale – le economie autoctone di centinaia di popolazioni. Io penso al Trattato di libero commercio tra gli Stati Uniti – il TLC – e l'area caraibica o latinoamericana: cioè, potenti che, all'insaputa dei Parlamenti nazionali – questo è avvenuto in America Latina –, distruggono le economie contadine autoctone dei Paesi poveri.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Oggi l'Italia è il Paese povero in Europa e cedere sovranità – se il deputato Buttiglione non so se ne renda un po’ conto – Pag. 73significa esattamente impedire ai Parlamenti nazionali di mettere bocca su provvedimenti che potranno avere ricadute negative, nei prossimi cinquant'anni, qui in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Anch'io volevo sottolineare le dichiarazioni che ho sentito da parte della deputata Centemero e da parte dell'onorevole Buttiglione, perché resta il fatto che sono entrambi rappresentanti di forze che sostengono la maggioranza. E, quando due forze che, almeno sulle riforme costituzionali, stanno esprimendo dei dubbi – sono due forze che fino ad adesso le hanno sostenute ed esprimono dei dubbi –, io mi attendo, quanto meno, se non una replica da parte del relatore, che, comunque, è garante del provvedimento all'interno della Commissione, dei commenti da parte del Governo, perché, a questo punto, diventa necessario, quanto meno, creare un momento di confronto.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CARLO SIBILIA. Quindi, aggiungo la mia alla richiesta, secondo noi necessaria, di dover convocare un Comitato dei nove per capire quale sia la situazione attuale: perché se non lo sanno le forze che sostengono questa riforma cosa andrà a fare il Senato, figuratevi l'opposizione in che situazione dovrebbe sentirsi.
PRESIDENTE. Deve concludere.
CARLO SIBILIA. Io auspico che la nostra richiesta venga presa in considerazione, così possiamo chiarire le idee anche ai cittadini a casa, che subiranno queste riforme costituzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per tornare sugli interventi della collega Centemero e del collega Buttiglione, che hanno chiesto insistentemente cosa significa che partecipa alle decisioni e come lo fa. Giovedì, in chiusura dei lavori, il collega Ferrari ha detto che se questa riforma non funziona, nella prossima legislatura ne faremo un'altra. Quello che il MoVimento 5 Stelle dice fin dall'inizio è che, se volete fare una riforma, cercate di capire cosa può portare il vostro disegno e, quindi, cosa ne faremo di questo Paese. Infatti la vecchia Costituzione – quella che è ancora in vigore, per fortuna – è chiarissima, limpida e si capisce quello che vuole dire; in questo testo che sta venendo avanti non si capisce assolutamente niente, crea caos, che può creare ulteriore caos normativo e bloccare il Paese. Quindi, è una riforma che non serve al Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie, Presidente. Volevo rassicurare i miei colleghi e l'Aula per suo tramite che il Governo ha lo splendido modello della riforma relativa alla finta abolizione delle province come faro chiaro di riferimento nell'organizzazione delle riforme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, visto che gli è così ben riuscito quel processo, visto che non siamo per niente nel caos più totale, i dipendenti sono allo sbando, le province immobilizzate e i cittadini senza servizi, hanno detto: che facciamo ? Proviamo a fare altra confusione sul nostro assetto costituzionale e vediamo un po’ l'effetto che fa, come diceva una nota canzone. Peccato, che l'effetto che fa sia sulla pelle dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.103, con il parere contrario Pag. 74della Commissione e del Governo, con il parere favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà e con il parere contrario del relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Gioia, Sorial, Marchi, Biancofiore, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 319.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo all'emendamento Dadone 1.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, con questo emendamento vogliamo evitare che il Parlamento continui a svolgere un'attività quasi del tutto notarile, ratificando le decisioni assunte dall'Esecutivo. Riteniamo importante novellare il testo costituzionale con l'inserimento di funzioni in parte innovative, in parte coerenti con la pratica già in parte svolta. Si individuano, pertanto, fattispecie di elementi soggettivi e attività di controllo e verifica, rafforzandone la portata e inserendone le previsioni in Costituzione. La previsione non prevede alcuna differenziazione tra le due Camere, poiché si ritiene che il bicameralismo perfetto sia una valida formula, soprattutto per lo svolgimento di attività di controllo e a verifica delle politiche pubbliche, nonché delle pubbliche amministrazioni nel processo di formazione legislativa e normativa di livello europeo.
PRESIDENTE. Ora chiede di parlare il deputato Sannicandro, a cui peraltro io devo una risposta. Deputato, è su quello che mi chiede la parola ?
ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, sempre per un richiamo al Regolamento, ma su un'altra questione.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, sempre l'articolo 24, come ho letto prima, stabilisce che le opposizioni abbiano un tempo maggiore quando devono discutere un disegno di legge di provenienza del Governo. Ora, nel calcolo che è stato fatto, distribuendo i tempi, Forza Italia dove è stata considerata, tra i partiti di opposizione o tra i partiti della maggioranza ? Mi spiego meglio: innanzitutto chiariamo che spero che non mi si dica che c’è una prassi, perché noi ci troviamo di fronte a una situazione che è un unicum nella storia repubblicana e cioè abbiamo un Governo che ha, come dire, due maggioranze, quella politica, come viene spesso ricordato, e quella sulle riforme costituzionali. Dico subito: non mi si venga a dire che la collocazione di una forza politica rispetto al Governo si valuta nel momento in cui viene data o non data la fiducia, perché per fare un esempio pratico può accadere, come già è accaduto, che dieci parlamentari di SEL siano passati dall'opposizione alla maggioranza, transitando addirittura dal gruppo Misto. E non abbiamo neanche l'ipotesi in cui, di volta in volta, un partito, un gruppo vota per una proposta del Governo, perché sono fatti episodici che attengono al merito delle questioni. Noi qui abbiamo un Pag. 75patto precostituito che governa questa materia, cioè il patto del Nazareno, quindi qualcosa, come dire, di strutturale. Ora la mia domanda è questa: per quale motivo le 7 ore che sono state attribuite al gruppo di Forza Italia vengono calcolate tra i gruppi di opposizione praticamente sottraendo a noi del tempo utile per illustrare le nostre posizioni e per dibatterle ?
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI, Relatore di minoranza. Signora Presidente, oltretutto volevo far presente che ci sono i relatori per la maggioranza e i relatori di minoranza.
I relatori per la maggioranza sono Fiano e Sisto. Sisto appartiene al gruppo di Forza Italia, dunque, se è un relatore per la maggioranza, le ore a disposizione del partito di Forza Italia devono andare, in questo caso, nel computo della maggioranza e non dell'opposizione, anche dal punto di vista formale, perché altrimenti vi sarebbero stati due relatori della Commissione, uno per la maggioranza e uno di minoranza, invece vi sono due relatori della Commissione per la maggioranza. Dunque, riteniamo anche noi corretto che le sette ore che erano state assegnate al gruppo di Forza Italia siano da conteggiare, nella ripartizione dei tempi, alla maggioranza e quindi bisognerà aggiungere dei tempi alle minoranze, perché, come recita l'articolo 24, comma 7, per i disegni di legge di iniziativa governativa, alle opposizioni deve essere dato un tempo di argomentazione e discussione, nella fase emendativa e di votazione, maggiori di quelli della maggioranza.
PRESIDENTE. Colleghi, intanto, con riferimento alla questione sollevata dal deputato Sannicandro, faccio presente che il tempo totale attribuito in base al contingentamento ai gruppi di maggioranza è pari a 26 ore e 50 minuti, mentre quello attribuito all'opposizione è superiore, essendo pari a 27 ore e 54 minuti. La prescrizione di cui all'articolo 24, comma 7, quinto periodo, del Regolamento, è stata quindi pienamente rispettata. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 24, comma 7, del Regolamento, un tempo ulteriore è attribuito al gruppo Misto e, in questo contingentamento, tale tempo è pari a 3 ore e 45 minuti. La circostanza che, nel totale dei tempi risultanti dal tabulato reso disponibile ai gruppi, figuri per la maggioranza un tempo superiore a quello dell'opposizione è dovuta al fatto che ai tempi ed essa attribuiti risultano sommati anche quelli del gruppo Misto, che, come ricordato, invece, per il nostro Regolamento sono calcolati autonomamente, non essendo imputati, in ragione della natura di tale gruppo, né alla maggioranza né all'opposizione.
Penso e spero che questo sia stato di chiarimento al deputato Sannicandro. A questo punto, direi di andare avanti con l'emendamento Dadone 1.101, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole dei relatori del MoVimento 5 Stelle e di SEL e con il relatore della Lega Nord che si rimette all'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Presidente, sono già intervenuta prima per annunciare il voto contrario di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Presidente, per tornare nel merito, vorrei semplicemente stigmatizzare la situazione, se possibile. Lei crede sinceramente che sia troppo offensivo per la maggioranza, che sia troppo ostruzionistico chiedere, a chi ha pensato questo modello di riforma costituzionale – quello che voi chiamate modello, che però non esiste in nessuna altra parte del mondo –, di chiarire come funzionerà il Senato nel rapporto con Pag. 76l'Unione europea ? Pensa che sia troppo chiedere un intervento dei relatori per la maggioranza per spiegare nel dettaglio quello che hanno in mente ? Presidente, ritiene che la nostra richiesta sia totalmente infondata ? Crede che un dialogo sulle riforme costituzionali possa essere proficuo per questo Paese, o crede semplicemente che noi del MoVimento 5 Stelle siamo qui per distruggere le istituzioni, come spesso è sembrato dalle sue parole ?
Presidente, le chiedo di fare qualcosa, ci aiuti, per trovare una possibilità di dialogo di fronte ai cittadini italiani sulle riforme costituzionali. Credo che sia doveroso e fondamentale fare questo percorso assieme. Da opposizione, che ha un parere contrario, assolutamente contrario a questa riforma, si chiedono semplicemente dei lumi.
PRESIDENTE. Concluda, deputato.
RICCARDO FRACCARO. È una richiesta che in democrazia dovrebbe essere scontata. Anzi, dovrebbero intervenire per primi i relatori.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io credo che prima di andare avanti con i lavori dobbiamo avere un chiarimento sulle questioni sollevate. In questo momento, come mi dicono gli uffici, da prassi, il gruppo Misto non è considerato maggioranza, malgrado voti con la maggioranza e voti la fiducia con la maggioranza; ne prendiamo atto, ma allo stesso tempo abbiamo un relatore di un gruppo considerato in opposizione che è relatore per la maggioranza. Allora, adesso, visto che questo calendario, fortemente voluto e difeso immutabile da parte della maggioranza, che non ho capito ancora quale sia, non è dal nostro punto di vista assolutamente corrispondente al Regolamento, perché stanno venendo violati i diritti delle opposizioni laddove un relatore per la maggioranza fa parte di un gruppo che è considerato in opposizione nella ripartizione dei tempi, chiediamo ci sia immediatamente un chiarimento perché vogliamo che siano rispettati quei diritti della minoranza che costantemente – non ovviamente dalla Presidenza, ma dalla maggioranza, con una dittatura di numeri – vengono calpestati.
PRESIDENTE. Deputato Fedriga, nel conteggio del contingentamento quello che si viene a considerare non è come si vota il provvedimento, ma la fiducia al Governo. Gli uffici si sono attenuti alla regola, dunque mi sembra che non ci siano ulteriori obiezioni su questo punto.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Il gruppo Misto vota la fiducia !
PRESIDENTE. No, quella che lei dice è un'altra cosa. Il gruppo Misto nel calcolo del contingentamento è a parte. È l'articolo 24 del nostro Regolamento che lo stabilisce, non è una nostra interpretazione.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, sulla medesima questione, perché anche secondo noi pare abbastanza inopportuno che, visto che i relatori per la maggioranza, come è scritto nel fascicolo, sono Fiano e Sisto e sostanzialmente, visto che sappiamo come funzionano le nomine all'interno delle Commissioni per i relatori, cioè è il presidente della Commissione che, guarda caso, è lo stesso Sisto, allora la questione è la seguente: può un presidente auto-nominarsi relatore per la maggioranza e poi veder sottratti i suoi tempi al contingentamento globale, che è quello della minoranza ? Secondo me, c’è un minimo di discrasia in questo ragionamento perché da un punto di vista di correttezza, se uno diventa relatore per la maggioranza, quanto meno ogni volta che parla va a fare un monte di interventi che devono essere Pag. 77imputati alla maggioranza, e non alla minoranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, nel peso globale vorrei capire come viene considerata questa situazione, perché ahimè, ogni volta che il collega Sisto prende la parola ed esprime un parere, tipicamente in stile governativo, come da accordi, però in questo modo sta andando a fare un contingentamento dei tempi che è spostato sulla minoranza e questa cosa mi sembra molto, molto scorretta; credo che ci sia da fare un approfondimento e pertanto non liquiderei la segnalazione fatta dal collega Fedriga con questa semplicità.
PRESIDENTE. Deputato Crippa, io penso di aver già risposto a questa sua considerazione e comunque il presidente è sempre relatore, tranne che deleghi qualcun altro a essere relatore, dunque mi sembra che su questo punto adesso sia stata fatta chiarezza e si possa continuare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Presidente, ritornando al merito dell'emendamento, premesso che tecnicamente il Senato è un organo inutile in tutte quelle occasioni nelle quali non c’è un bicameralismo paritario, quindi le principali, le riforme costituzionali, la legge elettorale e il referendum popolare, in cui invece paradossalmente ha troppo potere perché questo potere venga esercitato da solo cento soggetti, in tutte le altre occasioni il Senato non ha alcun tipo di valore. In questo emendamento quantomeno cerchiamo di dare qualche esclusività alla funzione del Senato, creando un Senato con delle funzioni di controllo e garanzia. In particolar modo noi riteniamo che un punto nodale per l'equilibrio delle nostre istituzioni, per la trasparenza e per l'efficienza dei lavori della pubblica amministrazione e dei servizi che la pubblica amministrazione offre ai cittadini, è la scelta di coloro che andranno a ricoprire incarichi importanti all'interno della pubblica amministrazione, su nomina e scelta del Governo.
Oggi, ciò avviene senza alcun dibattito pubblico e in totale assenza di trasparenza anche laddove la legge lo prevede.
Con questo emendamento, diciamo invece che il Senato avrà il potere esclusivo di valutare con un incontro ufficiale i candidati per quelle determinate posizioni pubbliche importanti ed esprimere un parere che potrà anche essere di natura vincolante. Potrà anche con esclusività intervenire nella fase ascendente della formazione del diritto comunitario.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Io vorrei un attimo tornare sulla questione che abbiamo espresso a livello regolamentare perché, in base agli articoli 79, comma 3, e 80, commi 1 e 2, non mi risulta che attualmente il presidente della Commissione debba necessariamente essere anche il relatore – e quindi può anche delegare un altro componente della Commissione, e su questo sicuramente non ci sono problemi – però, delle due l'una: se il presidente fa parte di una forza di minoranza ed egli stesso viene delegato come forza di minoranza, i suoi tempi devono essere conteggiati in maniera differente da come sono stati conteggiati fino adesso, perché altrimenti si crea un problema, si solleva una sorta di conflitto di interessi con il presidente della Commissione, per il doppio ruolo, sia di relatore, sia di presidente.
Io credo che sia necessario e che forse sia il caso – e questo lo testimonia il trambusto di interpretazioni nei banchi della Presidenza – di dare una interpretazione giusta e corretta e non di liquidare la questione in maniera eccessivamente frettolosa, magari anche convocando la Giunta per il Regolamento per capire se effettivamente i tempi devono essere conteggiati alla maggioranza, oppure, nel caso di Sisto, un deputato di Forza Italia, quindi tecnicamente di minoranza, se vadano inseriti i suoi tempi in quelli della Pag. 78minoranza. Se possiamo fare questo tipo di passaggio regolamentare, credo che sia necessario per garantire i diritti all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deputato Sibilia, penso che questa interpretazione non abbia bisogno di un'aggiunta perché i tempi dei relatori sono a parte e non rientrano nel conteggio dei tempi del gruppo.
Quindi, adesso io chiederei, se è possibile, di andare avanti nel merito dell'emendamento. Non vi sono altri che intendono intervenire per dichiarazione di voto.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.101. I pareri li ho già dati.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dellai, Tripiedi, Cominardi, Catalano, Burtone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 416
Votanti 404
Astenuti 12
Maggioranza 203
Hanno votato sì 94
Hanno votato no 310.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà contro questo emendamento perché si tratta semplicemente di un coordinamento formale non necessario.
Approfitto però di questo intervento per dire che la linea di Forza Italia è una linea molto chiara rispetto alle riforme istituzionali. Noi ci poniamo rispetto al Governo, per quanto riguarda tutte le altre iniziative legislative che non sono la legge elettorale e la riforma istituzionale, all'opposizione. Mentre, per quanto riguarda la riforma istituzionale, è molto chiaro che abbiamo deciso di concorrere in modo responsabile – come è sempre stato nella nostra forza politica – all'ammodernamento di questo Paese.
All'ammodernamento di questo Paese si può concorrere in due modi: facendo un'opposizione strumentale, anzi non concorrendo in modo positivo, perdendo tempo, facendo ostruzionismo; oppure, si può concorrere in modo positivo, come stiamo facendo noi e come abbiamo sempre tentato di fare, fino al 2005 e fino ad oggi.
Riteniamo che questa riforma porti con sé tre aspetti molto importanti: la prima svolta decisiva per cui sosteniamo questa riforma è finalmente il superamento del bicameralismo perfetto. Non è perfetto ma è un passo in avanti importante; in secondo luogo, il superamento di quella che è stata la confusione della riforma costituzionale del 2001, che ha riguardato il Titolo V; in terzo luogo, noi crediamo che questa riforma non sia affatto lontana dai cittadini ma, al contrario, abbia effetti concreti sulla quotidianità sia delle famiglie sia, soprattutto, delle aziende, introducendo dei principi di certezza legislativa e di efficienza legislativa.
Quindi, la nostra posizione è una posizione ben precisa, è una posizione responsabile, innanzitutto verso i cittadini e verso il Paese.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 79 DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Non vorrei essere pedante, ma voglio segnalare che in questo momento mi giunge dagli uffici la comunicazione che il relatore per la maggioranza, Sisto, ha esaurito i suoi minuti. Dal momento in cui ha terminato i suoi minuti e sebbene lei poco fa abbia detto che questi non vanno sottratti ai gruppi di minoranza, in realtà mi sembra palese che adesso il tempo del deputato Sisto, qualora dovesse parlare, venga, a meno che faccia richiesta di un allargamento, a essere sottratto direttamente a quello del gruppo di Forza Italia che, ahimè, figura oggi in minoranza.
Quindi, noi stiamo dicendo che ogni volta che parlerà il relatore per la maggioranza, Sisto, potenzialmente andrà a sottrarre dei tempi a un gruppo di minoranza. Questo sì, Presidente, perché nel momento in cui finirà eventualmente anche il terzo del tempo che lei gentilmente credo penserà di concedere, terminato questo tempo il presidente Sisto potrà comunque parlare, sottraendo del tempo al gruppo di Forza Italia.
Nell'equilibrio tra maggioranza e minoranze, quindi fatto 105 e 100 i minuti a disposizione, io credo sia importante considerare che nei 100 minuti della maggioranza non si è tenuto conto del fatto che c’è un relatore che svolge questa duplice funzione. Quindi, nel monte delle ore della minoranza figurano dentro anche le ore di discussione riservate al relatore per la maggioranza. Questo, secondo me, è un pasticcio, è un pasticcio che deve essere sistemato dagli uffici, perché potenzialmente si può sistemare. Le operazioni del relatore, se è per la maggioranza, vanno sommate a un monte totale di ore che sono riservate alla maggioranza e non alla minoranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deputato Crippa, intanto quando termineranno i tempi eventualmente verranno chiesti i tempi aggiuntivi (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ancora non è stata fatta nessuna richiesta, non è stata fatta nessuna richiesta.
Quindi, secondo me è inutile adesso anticipare il problema. Quindi, io direi di continuare...
DAVIDE CRIPPA. Se non ha fatto richiesta sta sottraendo i tempi al gruppo !
PRESIDENTE. No, scusate...
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Come già ho cercato di proporre prima, evidentemente se stiamo continuando a sollevare questa questione è chiaro che non si può, come dire, passare sopra tranquillamente alla richiesta di convocare la Giunta per il Regolamento.
Perché dico questo ? Perché attualmente risulta che il presidente della Commissione affari costituzionali, nonché relatore per la maggioranza sul provvedimento, abbia terminato i suoi tempi. Quindi, in questo momento se il relatore decidesse di parlare a chi verrebbero sottratti i suoi minuti di discussione ? Ad un gruppo di minoranza !
Quindi, il mio appello è alla Presidente, che è qui a tutela dell'Assemblea e, quindi, dei diritti delle minoranze parlamentari, per risolvere la questione. Mi rendo conto che lei non può adesso con un colpo di spugna decidere e sottrarre o dividere i tempi come meglio crede. È naturale che non può essere così ! È per questo che la proposta del MoVimento 5 Stelle è quella di dare una corretta interpretazione all'interno di una convocazione ad hoc della Giunta per il Regolamento.
Secondo noi è una richiesta di buon senso, che crediamo debba essere presa in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Visto che lei solleva la questione, quando saranno chiesti i tempi aggiuntivi, se saranno chiesti, per esprimere i pareri, verranno comunque concessi Pag. 80i tempi aggiuntivi. Quindi, su questo punto noi concederemmo i tempi aggiuntivi ai relatori.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Presidente, intervengo brevissimamente, altrimenti sembra che non vogliamo dare attenzione a questo tema. Le sue risposte sono state tutte ineccepibili sul punto e io ritengo che non ci sia bisogno di nessun approfondimento. Peraltro, lo dico anche ai colleghi che hanno meno esperienza e che, però, sono qui ormai da un paio d'anni, che paradossalmente, nel ragionamento che fanno i colleghi del MoVimento 5 Stelle, un provvedimento in cui c’è l'unanimità in Commissione e, quindi, l'unanimità in Aula non dovrebbe dare tempi a disposizione ai gruppi di opposizione. È un paradosso. Come lei ha ricordato, l'opposizione si identifica nel Regolamento con coloro che non votano la fiducia al Governo, quindi i tempi vengono distribuiti su quella base. Se poi all'interno della Commissione e successivamente all'interno dell'Aula si costruiscono intese per cui c’è un gruppo parlamentare o un parlamentare che legittimamente votano a favore di un provvedimento, non per questo vengono modificati i tempi. È un principio fondativo del nostro Regolamento, perché su questo si basa non solo questo, ma si basano tante altre questioni che sono alla base delle nostre regole di convivenza. Quindi, io credo veramente che su questo punto in particolare non ci sia nessuna discussione possibile. Ci può essere una discussione, che è legittima, sull'ampliamento dei tempi, sul ruolo dei relatori, a cui lei peraltro ha già risposto dalla prima seduta. Penso, però, che dire pretestuosamente o forse non pretestuosamente, ma semplicemente per porre un tema di discussione, che credo sia stato ben risolto dalle sue parole, secondo cui bisogna modificare il contingentamento dei tempi in base all'orientamento politico che un gruppo assume sulla base di un testo o semplicemente, a questo punto potrei dire, di un articolo, perché, se c’è un gruppo che vota a favore di un articolo, bisognerebbe modificare i tempi su quell'articolo, è evidente che non è possibile e che la regola che ha costruito il Regolamento è equilibrata e fortunatamente funziona.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, sempre sull'articolo 24, comma 7, vi è un'altra questione, anche se vorrei, se mi permette, ricordare al collega Rosato che qui non stiamo parlando di un gruppo che per caso condivide un articolo, ma stiamo parlando di un gruppo che esprime un relatore per la maggioranza che, quando finirà i tempi – ed io non so se non vorrà chiedere i tempi aggiuntivi – sta di fatto che utilizzerà i tempi dell'opposizione. Quindi, il problema non è se verranno concessi i tempi aggiuntivi, ma se utilizzerà i tempi dell'opposizione. Questo vorrei sottolineare.
Ma detto ciò, Presidente, io ho avuto una spiegazione per quanto riguarda il conteggio dei tempi del gruppo Misto da parte degli uffici che non mi convince. Il Regolamento, al comma 7 dell'articolo 24, esclude il gruppo Misto nella ripartizione ordinaria dei tempi, quindi quando non si parla di un provvedimento presentato dal Governo. Non a caso, nell'ultima frase, che mi premuro di leggere: «Per l'esame dei disegni di legge di iniziativa del Governo, la Conferenza dei presidenti di gruppo riserva ai gruppi appartenenti alle opposizioni una quota del tempo disponibile più ampia di quella attribuita ai gruppi di maggioranza», avrebbe dovuto scrivere: escludendo il gruppo Misto. Il riferimento al gruppo Misto è scritto nelle frasi precedenti dello stesso comma e non ho certezza che sia da riferirsi anche alla proporzione maggioranza-opposizione dei tempi generali. Per questo motivo, io le chiedo un approfondimento da parte della Giunta per il Regolamento, affinché chiarisca Pag. 81se il gruppo Misto stia esclusivamente nella frase nella quale è esplicitato, ovvero quando i tempi sono basati proporzionalmente alla componente dei diversi gruppi all'interno dell'Aula, o si riferisca anche al riparto maggioranza-opposizione, perché sono due calcoli totalmente diversi. Nel primo c’è una proporzione rispetto alla consistenza del gruppo in Aula, nel secondo c’è una proporzione tra maggioranza e opposizione, ed è chiaro che i calcoli sono totalmente differenti. Per questo le chiediamo un approfondimento, perché credo che sia utile anche alla maggioranza avere questo chiarimento, affinché anche la minoranza possa essere tranquilla che i calcoli siano fatti nel migliore dei modi.
PRESIDENTE. Allora, deputato Fedriga, l'appartenenza si definisce nel momento della fiducia al Governo, quindi questo concetto deve essere chiaro a tutta l'Aula. Quello che poi succede in Commissione, su un provvedimento specifico, è altra cosa. Noi ora stiamo discutendo di questo ed è chiaro che il principio che prevale è quello della fiducia al Governo, non della posizione nell'ambito della Commissione su uno specifico provvedimento. E adesso, se non vi dispiace, vorrei continuare.
ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, per confermare la sua impeccabile lettura del Regolamento e aggiungere due cose. La prima: chiedo agli uffici di smentirmi se ricordo male, ma, normalmente, quando un gruppo esaurisce i suoi tempi, gli vengono dati dei tempi aggiuntivi. Se esaurisce i suoi tempi aggiuntivi, viene consentito molto brevemente a quel gruppo di prendere ancora la parola per esprimere le proprie posizioni, per un minuto, due minuti. Non vedo cosa osti ad applicare questa regola anche al relatore; credo che sia stata applicata in qualche occasione. Per di più, noi stiamo ragionando di ipotesi che possono verificarsi o non verificarsi, perché, in questo momento, il relatore non ha esaurito i tempi ordinari; tanto meno ha esaurito i tempi aggiuntivi. Qualora esaurisse tempi ordinari e tempi aggiuntivi, sarebbe sempre possibile dargli la possibilità di esprimere brevemente, ove necessario, la sua posizione senza toccare i tempi del gruppo di appartenenza.
Aggiungo che all'interno dell'ordinamento della Camera esiste il tema dei diritti dell'opposizione, ma l'opposizione è formata da gruppi politici. Per cui, chi ha titolo, eventualmente, per lamentarsi di una possibile sottrazione dei tempi, nel caso che a tale sottrazione di tempi si arrivasse, sarebbe il gruppo di Forza Italia, e non è il gruppo di Forza Italia che se ne lamenta.
Quindi, mi domando: qual è il titolo a intervenire di altri gruppi su di una questione che, se viola un qualche diritto, e non lo viola, violerebbe, eventualmente, i diritti del gruppo di Forza Italia ? Non è del tutto pretestuosa questa perdita di tempo ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, per chiarire in tutta serenità che una parte di deputati appartenenti al gruppo di Forza Italia, magari una piccola parte, ritiene legittimamente che la posizione del partito sia sbagliata in questo caso e che si tratti non tanto di aiutare le riforme quanto di appoggiare il Governo, sia da un punto di vista tecnico, in quanto le proposte sono disegni di legge del Governo ed è il Governo che le propone, e quindi, votando per questi disegni di legge, si vota per il Governo, sia perché, da un punto di vista contenutistico, le riforme sono, secondo noi, tutte pro Renzi e non pro Italia. Quindi, noi su questo ci opponiamo.
Riguardo ai tempi, se dovesse decidere su questa cosa, tempi di opposizione e maggioranza, sappiate che un pochino di Pag. 82questi sono tempi di opposizione; se ce li riservate, per favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Presidente, vorrei tornare nel merito dell'emendamento, che era quello di chiarire cosa farà questo Senato per quanto riguarda la fase ascendente della normativa europea. Vi è un emendamento, l'emendamento 1.104: magari non è bellissimo, ma potremmo riformularlo per andare a correggere questo errore, perché non vorremmo mai trovarci nella prossima legislatura – magari noi no, qualcuno di voi sì – a dover rimettere mano a questa riforma.
Le riforme della Costituzione di solito si fanno perché devono durare; non si fa una riforma costituzionale così, tanto per fare, e per fare i compitini a casa, perché ce lo dice l'Europa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.104, con il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Vita, Di Lello, Di Gioia, Pilozzi, Ciprini, De Lorenzis ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 108
Hanno votato no 316.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Sibilia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.102, su cui vi è il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, per annunciare il voto contrario di Forza Italia rispetto a questo emendamento, che va ad ampliare ancora una volta la competenza legislativa del Senato in relazione agli atti ed alle politiche derivanti dagli obblighi internazionali, che invece, in base all'articolo 1, sono legati esclusivamente alla Camera, che è quella che ha il rapporto fiduciario rispetto al Governo.
Siamo contrari, come ho già ribadito e detto più volte, proprio perché in questo percorso di sostegno responsabile di Forza Italia alle riforme istituzionali, che rappresentano un passo in avanti rispetto alla modernizzazione del Paese, anche se non perfette, ma è sicuramente un passo in avanti che noi sosteniamo con convinzione e con assoluta coerenza, qui si vanno ad ampliare le funzioni del Senato, quindi a snaturare la struttura del monocameralismo paritario così com’è stata pensata nell'articolo primo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Anche in questo emendamento chiediamo la cancellazione dalla Costituzione delle parole «Unione europea». I motivi li abbiamo detti: nel 2001 sono state casualmente, in maniera scarna e frettolosa e soprattutto di soppiatto, inserite le parole «Unione europea» all'interno della Costituzione. Non è stato garantito un processo democratico, ovverosia la cessione di sovranità è stata fatta senza interpellare né il Parlamento, quindi come organo preposto alle riforme della Costituzione, Pag. 83né con un dibattito pubblico, che avrebbe interessato i cittadini con il dibattito vero e proprio e con il referendum.
Abbiamo visto entrare il diritto comunitario all'interno del nostro sistema giuridico senza un dibattito che abbia reso la nazione preparata.
Mi piacerebbe illustrare velocemente come questo ingresso del diritto comunitario all'interno della disciplina nazionale, senza un processo costituzionale, veda l'Italia come unico caso europeo tra i Paesi più sviluppati dell'Unione europea, perché in tutti gli altri Paesi, con l'approvazione dell'entrata in vigore del Trattato di Maastricht, è avvenuto un processo di riforma della Costituzione che ha disciplinato i nuovi rapporti tra lo Stato nazionale e l'Unione europea.
È avvenuto in Francia, nel 1997, con la modifica dell'articolo 89 della Costituzione francese.
È avvenuto in Germania, nel 1992, con la revisione dell'articolo 23 della Costituzione tedesca e dell'articolo 79, che hanno sancito come il diritto comunitario, per essere utilizzabile e legittimo, non deve contrastare con i principi supremi della democrazia e della dignità umana, inseriti all'interno della Costituzione tedesca.
È avvenuto in Portogallo, con l'inserimento, nell'articolo 7 della Costituzione, di cautele e garanzie del diritto comunitario di ingresso del diritto europeo nella disciplina costituzionale. Ed è avvenuto in Spagna, nel 2006.
Ecco, cos’è che chiediamo noi con la cancellazione ? Tornare, come ho detto, dall'inizio, inserire e creare una nuova disciplina di coordinamento tra l'Italia e l'Unione europea, di nuovi rapporti tra l'Italia e l'Unione europea.
Questa non è una crisi solo di natura economica, ma una crisi di natura democratica, una crisi economica e una crisi democratica, causate anche da questa sottomissione all'Unione europea e dalla sottomissione della Costituzione al diritto comunitario. Ora reiniziare a ristabilire rapporti dell'Italia con l'Unione europea, con un processo democratico e di natura costituzionale, è l'unico passaggio che potrebbe rendere l'Italia finalmente un Paese realmente con i piedi piantati nell'Unione europea e con una voce veramente forte e non un Paese debole, sottomesso ai diktat di Paesi forti che hanno voluto un'Unione europea, non basata sui popoli, ma un'Unione europea basata sulle banche e sulle società finanziarie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, a titolo personale voterò questo emendamento, perché l'inserimento nella nostra Costituzione vi aut clam, avrebbero detto i latini, di nascosto e con violenza, della frase «Unione europea» ha prescisso completamente da ogni analisi di che cosa fosse questa Unione europea. Mi sembra che dovere fare un emendamento per togliere dalla nostra Costituzione una cosa di questo tipo, che non ci sarebbe mai dovuta essere in questi termini, dà il segno totale dell'impazzimento del sistema.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.102.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Scotto... chi altro ? Hanno votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 309.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Argentin e Benamati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Pag. 84 Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.219, su cui vi è il parere contrario del Governo e della Commissione e favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo di Forza Italia a questo emendamento. In questo emendamento del MoVimento 5 Stelle il verbo «concorre» viene sostituito dal verbo «esercita», quindi è chiaro che anche in questo caso c’è un ampliamento delle funzioni del Senato, rispetto al quale noi siamo contrari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Se oggi chiedessimo a qualsiasi italiano di media cultura qual è uno dei peggiori cancri della nazione Italia, penso che nella classifica delle prime tre risposte queste persone risponderebbero tutte: l'iperproduzione legislativa, la presenza di troppe leggi in Italia. Ahimè, troppo pochi organi di stampa riportano – e quelli che lo fanno, lo fanno, purtroppo, con una frequenza molto, molto bassa – i dati di attuazione delle leggi italiane. In Italia abbiamo da decenni un profluvio di leggi, un diluvio di leggi, che cade sopra i cittadini, sopra le famiglie e sopra le piccole e medie imprese. Questo accade perché il sistema politico è marcio sin dal midollo, è marcio perché la politica si esercita esclusivamente sul consenso. E dire di avere fatto una legge che poi non viene attuata... la seconda parte, cioè la non attuazione, evidentemente ai politici che si sono succeduti nelle maggioranze e nei Governi non è mai interessato. Molto più importante era il titolo di giornale, molto più importante era lo slogan propagandistico che permetteva loro di mantenere o addirittura di aumentare il consenso.
Noi diciamo con questo emendamento che il Senato deve avere un potere esclusivo di controllo sull'attuazione delle leggi in Italia. Gli ultimi dati parlano di attuazione delle leggi del Governo Monti intorno al 60-70 per cento, del Governo Letta intorno al 50 per cento, del Governo Renzi intorno al 30 per cento.
Nonostante ciò, vediamo piovere in queste Aule una serie di decreti sempre maggiore, decreti con portate normative abnormi che violano la Costituzione per la loro eterogeneità e per l'assenza del requisito costituzionale di straordinaria necessità e urgenza e che servono ad alimentare il consenso elettorale delle forze politiche che questi decreti e queste leggi continuano a far cadere sul Paese.
La presenza di un numero di leggi eccessivo crea un'incertezza del diritto, una inconsapevolezza da parte dei cittadini italiani, delle famiglie italiane e delle piccole e medie imprese italiane che sono l'ossatura del nostro Paese; non lo sono le multinazionali, non lo sono le grosse banche, non lo sono le società finanziarie che si possono permettere di pagare fior di quattrini per i migliori studi commercialisti, per i migliori studi legali o di consulenza in generale.
La difficoltà di questo diluvio di leggi, signora Presidente, cade sui cittadini, sulle figure più deboli e, nonostante ciò, tutti i Governi, compreso questo ultimo, continuano ad approvare leggi che non vengono attuate, che dicono di essere urgenti, anzi che giuridicamente entrano in vigore immediatamente con il deposito del decreto-legge, ma che a distanza di mesi, se non di anni, non vengono neppure attuate.
Noi riteniamo che dare un potere di controllo al Senato possa essere uno strumento atto a limitare il numero di produzione di leggi, atto a portare ad un obiettivo che deve essere nodale per la politica, ma quella politica che dice, che pensa, che vorrebbe e che ha a cuore il bene di tutti i cittadini: quello di limitare le leggi, quindi fare meno leggi, leggi che siano comprese – perché nella loro formazione approvazione devono essere partecipate con i cittadini – e che, una volta Pag. 85approvate, i cittadini su cui si ripercuotono gli effetti di queste leggi ne siano già a conoscenza.
Il fatto che il Senato possa controllare ha un effetto immediato, evidentemente, sul consenso di quelle forze politiche che le leggi le depositano e le approvano; solo andando a toccare il consenso elettorale questa politica vecchia, uguale alla Prima e alla Seconda Repubblica, può anzi si troverebbe costretta a limitare il numero di leggi.
Noi pensiamo che le codificazioni delle migliaia di leggi esistenti per ogni branca del diritto ed un numero di leggi limitato e che possa durare anni o decenni possa essere una delle soluzioni per far tornare in piedi il Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, vorrei citare alcune parole di Calamandrei del 1951: il 2 giugno si festeggia il terzo anniversario della Costituzione, di quale Costituzione ? Di quella che ci dovrebbe essere o di quella che c’è ? Di quella teorica, immaginata dalla Costituente o di quella pratica messa in atto dal Governo ? Nella Costituzione teorica è scritta a chiare lettere la condanna dell'ordinamento sociale in cui viviamo, e la promessa di trasformarlo dalle fondamenta: frasi impegnative come il «diritto al lavoro» – abbiamo approvato un Jobs Act – la «pari dignità sociale» di una persona, il diritto di chi lavora a una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa, sembrerebbero lo squillo di una rivoluzione legalitaria già in marcia. Ma non basta accorgersi che queste promesse non sono state ancora mantenute per accusare senz'altro il Governo di deliberato tradimento della Costituzione. Queste, si sa, sono promesse a lunga scadenza e il Governo può giustificarsi col dire che finché c’è da pensare al riarmo – vedi F35 – i tempi per pensare ad altro non sono maturi.
Quindi, come nel 1951, oggi è ancora attuale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.219, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Chaouki, Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 314.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Cimbro, Argentin e Rotta hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario).
Prendo atto che i presentatori ritirano l'emendamento Bianconi 1.205.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.116, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole dei relatori di minoranza del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Ecologia Libertà, mentre il relatore di minoranza della Lega Nord e Autonomie si è rimesso all'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, al Senato si accorda un'ulteriore materia di competenza diretta, quella della promozione della partecipazione europea. Ciò è in linea con una concezione di Europa dal basso, costituita dai cittadini e dalle formazioni sociali, prima ancora che dagli Stati. In tal senso, le regioni e gli enti locali, che, secondo le disposizioni proposte nel provvedimento in esame, corrisponderebbero Pag. 86al corpo elettorale eletto del Senato, rappresentano degnamente il territorio grazie soprattutto alla gestione e all'amministrazione di servizi diretti alla popolazione residente e verso l'intera comunità territoriale. Questa vicinanza e questa più diretta rappresentatività territoriale fanno delle regioni e, quindi, del nuovo Senato un ampio, valido e innovativo modello di Camera europea se – e solo se – tutto ciò è combinato e rafforzato dalle competenze di cui alla nostra proposta emendativa.
La crisi economico-finanziaria degli ultimi anni ha dimostrato fortemente quanto sia necessario che l'Unione europea si trasformi in una realtà sociale e umana prima ancora che politica, economica e industriale. Serve una comunità di individui e società. Senza di essa, restano solo gli accordi commerciali, economici, finanziari e infrastrutturali che fino agli anni Novanta hanno caratterizzato il percorso comunitario. Un'Europa dei popoli è possibile innanzitutto se lo vogliono i singoli Governi nazionali. Promuovere questo nuovo concetto europeista è, appunto, la nostra prerogativa e crediamo che si possa fare laddove, nelle more di un Senato rappresentativo delle autonomie regionali e territoriali, esso possa ben propagare l'idea di una condivisione profonda e di una partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità territoriali alla vita, alle decisioni e alla produzione normativa dell'Unione europea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, per annunciare il voto contrario di Forza Italia. Sul contenuto di questo emendamento siamo già intervenuti in precedenza, quindi ribadiamo la nostra contrarietà, chiedendo che, poi, la questione delle modalità e dei contenuti della partecipazione del Senato alla fase ascendente e discendente della normativa europea venga considerata nel procedimento legislativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, il Senato partecipa insieme con la Camera alla definizione delle politiche e della legislazione dell'Unione europea. Non abbiamo capito bene in che modo e c’è un problema per capire in che modo. Adesso il modo lo definisce, secondo questo emendamento, da solo il Senato in sede di Regolamento. Ma vi pare possibile che il Senato, con il suo Regolamento, può decidere di questo ? Mi pare ovvio che di una cosa così si decide in Costituzione. Il Regolamento interno di una delle Camere è cosa diversa dalla Costituzione. Per tale motivo, voteremo contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, voglio rileggere l'emendamento in questione perché è essenziale. Infatti, nella nuova ottica in cui il Senato sarà costituito, purtroppo, dai consiglieri regionali e dai sindaci, che sono sicuramente a contatto con il territorio, l'idea è di poter far sì che il Senato promuova. Lo voglio rileggere, anche per il collega Buttiglione, tramite lei, per trovare appunto spazio di discussione, non per altro: «Nelle forme stabilite dal suo Regolamento, il Senato promuove – non legifera – la partecipazione dei cittadini e delle formazioni sociali alla definizione delle politiche e della legislazione dell'Unione europea».
Questo è fondamentale, secondo noi, perché altrimenti chi se ne occupa se non coloro che da questa maggioranza vogliono dare questi poteri nuovi al Senato ? Almeno gli diamo una funzione importante perché loro sono sicuramente più a contatto del territorio dei deputati se non altro perché ci lavorano tutti i giorni all'interno delle loro amministrazioni. Era solo questo il senso dell'emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.116.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fanucci... Cesaro Antimo... Donati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 426
Votanti 415
Astenuti 11
Maggioranza 208
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 313.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Argentin, Paola Bragantini e Bray hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Ricordo che l'emendamento Brunetta 1.120 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lauricella 1.220, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Prendo atto che i deputati Quaranta e Costantino del gruppo Sinistra Ecologia Libertà sottoscrivono l'emendamento Lauricella 1.220.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lauricella. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE LAURICELLA. Grazie Presidente, l'emendamento può esser considerato come un emendamento monito perché ha lo scopo di sollevare una questione in relazione al sistema di elezione della Camera dei deputati. Premetto subito che si tratta di un emendamento che più adeguatamente va inserito, come avverrà e mi auguro anche al Senato nella discussione sulla legge elettorale che intanto ho ritenuto opportuno presentare nel contesto della riforma del bicameralismo, per porre un tema politico e sostanziale in ragione al tipo di impianto parlamentare che si prospetta. L'emendamento, dopo aver affermato il 3 per cento come soglia di sbarramento massima, in ordine al premio di maggioranza stabilisce che andrebbe attribuito soltanto se fosse raggiunto al primo turno il 40 per cento, senza prevedere un secondo turno di ballottaggio tra le due forze risultanti più votate al primo turno. Il ballottaggio creerebbe una serie di conseguenze non sempre positive. Nessuno oggi è nelle condizioni di comprendere se si potrà evitare un effetto Parma a livello nazionale. In secondo luogo considerato il livello di astensione che ormai va dal 40 al 50 per cento, è noto che al secondo turno generalmente il fenomeno si intensifica. Conseguentemente si rischia che al secondo turno vada a votare meno del 50 per cento degli elettori, determinando la vittoria e dunque l'attribuzione del premio del 55 per cento dei seggi ad una forza che effettivamente esprime il 24-25 per cento dell'intero elettorato. Ciò con palese sproporzione, in qualche modo già stigmatizzata dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, tra la percentuale di voti ottenuti e il numero di seggi attribuiti con il premio di maggioranza.
Pertanto, sarebbe opportuno, qualora previsto, assegnare il premio soltanto se la soglia fosse raggiunta al primo ed unico turno. Ma è una questione che, evidentemente, ha bisogno dei tempi di maturazione anche per comprenderne la portata e che mi riservo di riproporre quando ridiscuteremo della legge elettorale, annunciando, intanto, il ritiro dell'emendamento in questa sede.
PRESIDENTE. Vi sono altri interventi, ma l'emendamento è stato ritirato. Quindi, salvo che non venga fatto proprio...
STEFANO QUARANTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, noi già tempo fa lo avevamo fatto Pag. 88nostro, perché questo emendamento solleva una questione importante che credo meriti l'attenzione di questa Camera, nel senso che è indubbio che esiste un legame tra riforme istituzionali, riforma della Costituzione e legge elettorale, tanto è vero che la stessa maggioranza ci sta facendo discutere, alla Camera, della riforma della Costituzione e, al Senato, della legge elettorale.
Le nostre istituzioni, per tanto tempo, hanno avuto un sistema proporzionale e, sulla base di un sistema proporzionale, sono stati eletti Camera e Senato e anche tutto il sistema delle garanzie era legato a questa scelta. Nel tempo, poi, negli anni, la legge elettorale è mutata, abbiamo avuto dei sistemi maggioritari. Oggi, siamo tornati ad una forma proporzionale, però qual è la novità ? Che oggi, per la prima volta, si vota una riforma della Costituzione che, sostanzialmente, ci porta ad un monocameralismo, tanto è vero che gli stessi relatori parlano di monocameralismo partecipato. Ora, è evidente da questo punto di vista, quindi, la legge elettorale assume un'importanza fondamentale.
Le leggi elettorali dovrebbero tendenzialmente salvaguardare, innanzitutto, un principio: quello della rappresentanza. A causa di una propaganda insistente in questi anni, è stato fatto passare il messaggio che le leggi elettorali, invece, servano alla governabilità, tema che atterrebbe, invece, al sistema politico, non alle leggi elettorali. Tuttavia, in una situazione come questa, si propongono contemporaneamente degli sbarramenti per la rappresentanza e dei premi di maggioranza per la governabilità.
Noi, ovviamente, non siamo d'accordo sul fatto che si sommino sbarramenti per la rappresentanza a premi per la governabilità e, tuttavia, il fatto che si sia posto con questo emendamento un tema e, cioè, quello almeno di avere la decenza e il pudore di non superare alcuni limiti, ci sembra che sia stato davvero un emendamento di buonsenso, anche se noi non ne condividiamo le percentuali di sbarramento. Ma esso pone un tema, che dovrebbe essere discusso in quest'Aula, perché tante volte, anche nella discussione degli emendamenti iniziali, abbiamo detto come la riforma del bicameralismo che si accompagna ad un certo tipo di legge elettorale può mettere in grave difficoltà la tenuta del sistema istituzionale.
Io credo che di questo tema anche questa Camera debba parlare e che non si debba lasciare questo tema al Senato, perché noi stiamo riformando la Costituzione e, quindi, la legge elettorale che andremo ad approvare ha un legame strettissimo. È per questo che noi abbiamo sottoscritto questo emendamento e pensiamo che tutti i gruppi dovrebbero pronunciarsi su cosa vuol dire rappresentanza, su cosa vuol dire governabilità e sul legame che la legge elettorale ha con la Costituzione: dovrebbero farlo qui, davanti ai cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, il mio intervento è per annunciare il voto contrario di Forza Italia a questo emendamento. Non entro nella questione specifica che riguarda sia le soglie di sbarramento sia quello che è il premio di maggioranza alla lista o alla coalizione. Così specificata e così dettagliata riteniamo che questa materia non possa essere oggetto di un emendamento, di un intervento costituzionale. Questo è oggetto di una legge elettorale e, quindi, il nostro voto è assolutamente contrario rispetto a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, fossimo un Paese normale questo emendamento dovrebbe essere stracciato e buttato nel cestino della carta riciclata, ma siccome non siamo in un Paese normale voteremo a favore di questo emendamento e mi accingo a spiegarne le motivazioni. Monocameralismo come conseguenza della Pag. 89riforma di cui stiamo discutendo ora, Italicum al Senato, legge elettorale ipermaggioritaria che ha al suo interno anche il ballottaggio. Che cos’è il ballottaggio ? Il ballottaggio è quel sistema per cui le prime due forze politiche, se la prima non raggiunge o il 50 per cento più uno o una determinata soglia fissata dalla legge – in questa caso al 40 per cento – vanno a confrontarsi. Ma chi si confronta ? Non due forze politiche, non due progetti politici che cercano di avverare le promesse fatte in campagna elettorale, ma due persone, due nomi e cognomi che tutto portano sulle loro spalle, tutta la forza politica, tutto il partito e che, di conseguenza, diventano la somma di tutti i voti, la somma di tutto il consenso che porta l'uno o l'altro a vincere.
Ciò significa che non solo il Parlamento, diventato monocamerale, è, diciamo, uno strumento di attuazione delle istanze del Governo, ma peggio ancora se il Governo è in mano ad un'unica persona perché è lei e solo lei nella campagna elettorale a essersi presentata personalmente, avere vinto e avere in pancia tutti i voti. Ciò significa che lei comanda sul Governo e comanda sul Parlamento, perché, mentre il Porcellum aveva solo nominati da segreterie di partito, questa legge elettorale, l'Italicum avrà una quota intorno al 20 o 30 per cento di eletti con le preferenze il resto con il sistema delle indicazioni da parte delle segreterie di partito. Ciò significa che il capo del partito che diventa Capo del Governo si mangia il Governo e si mangia anche il Parlamento. Inserire questo emendamento significa, quanto meno, porre dei paletti a questa deriva autoritaria, lo ripeto, deriva autoritaria, deriva autoritaria, perché tecnicamente è una deriva autoritaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Non è una valutazione politica, è una valutazione tecnica; monocameralismo, legge elettorale ipermaggioritaria e con il ballottaggio trasformerebbero la democrazia parlamentare non in una dittatura della maggioranza, non in una dittatura del Governo, ma in una dittatura del capo, una dittatura del Capo del Governo che è capo del partito che comanda sul Governo che si mangia il Parlamento. Inserire questo emendamento significa porre dei paletti a questa deriva autoritaria ovverosia, innanzitutto, eliminare quel ballottaggio che porta una sola persona al comando su tutto e su tutti, compresi gli organi di garanzia, Presidente della Repubblica, giudici della Corte e giudici del CSM. Non esserci il ballottaggio significa quanto meno eliminare questa parte; inserire una soglia per il premio di maggioranza nell'unico turno al 40 per cento significa evitare che vinca un partito che rappresenta la minoranza della minoranza, perché signori, immaginiamo che dei primi due partiti il primo prenda il 15 per cento e il secondo partito il 14 per cento, vanno al ballottaggio, uno dei due evidentemente acquisisce il 50 per cento più uno dei voti, che non è il 50 per cento più uno del consenso elettorale, ma rimane sempre il 15 per cento perché è al primo turno che si estrinseca, che si sviluppa, che si rappresenta lo specchio dell'elettorato e dei cittadini; il secondo turno è una scelta tra due persone, non è più una scelta di natura politica, di appartenenza politica, ma diventa una scelta di convenienza che non rappresenta lo specchio del Paese. Affermare che il 40 per cento sia una soglia superata la quale si acquisisce il premio di maggioranza significa dire che quel partito che raggiunge il 40 per cento rappresenta un'ampia maggioranza del Paese, solo così si possono rappresentare in Parlamento le istanze del Paese e non una dittatura di pochi che rappresentano magari il 15 o il 20 per cento non di tutto l'arco elettorale, ma di quel ristretto 50 o 60 per cento di cittadini italiani che sono andati a votare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, non voterò questo emendamento. A prescindere dal fatto che non si può in Costituzione scrivere un articolo Pag. 90ipotetico: qualora accadesse che ... qualora accadesse che...., quindi, da un punto di vista proprio tecnico va buttato, come ha detto il collega, nel cestino.
Ma andando al merito, si tratta di proporre, secondo Lauricella o chi lo sottoscrive, di costituzionalizzare i due strumenti antidemocratici che sono stati usati in questi anni per alterare il risultato delle votazioni, cioè praticamente per limitare l'esercizio pieno della sovranità popolare. Ho sempre saputo che, al limite, si poteva discutere se introdurre o meno in Costituzione il principio elettivo, cioè maggioritario o proporzionale, ma non avrei mai pensato che qualcuno avesse immaginato di introdurre nella Costituzione alcuni piccoli dettagli di una particolare legge elettorale, che è quella maggioritaria. Ragion per cui, mi fermo qui. Mi limito a dire questo e quindi annuncio il mio voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Costantino. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Presidente, come vede, come ha potuto ascoltare anche dall'intervento che mi ha preceduto, questo non è un emendamento che SEL a cuor leggero ha deciso di sottoscrivere, perché è del tutto evidente che nel merito, come ha appena spiegato bene l'onorevole Sannicandro, ci vede profondamente in disaccordo, dovendo pensare a questo emendamento come a un'ipotetica futura legge elettorale. Però, non siamo, come veniva detto, un Paese «normale». Noi abbiamo discusso ormai e ci troviamo alla fine di questo articolo 1 (siamo agli ultimi emendamenti) ed è del tutto evidente, perché è stato ribadito più volte, che stiamo andando incontro ad un monocameralismo partecipato. Allora, appunto, se si decide di fare una riforma di questo tipo, bisogna attrezzarsi e bisogna fare in modo che all'interno della Costituzione vengano inseriti dei principi di garanzia che vanno anche al di là della scelta della legge elettorale, proprio per non cadere in una deriva autoritaria, che purtroppo ha già attraversato questo Paese. Per tutti questi motivi, pur non condividendo fino in fondo il merito di questo emendamento, noi pensiamo che sia un punto di partenza per poter riuscire a discutere su come vanno inseriti questi principi di garanzia all'interno della Costituzione si (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Presidente, intervengo dai banchi della Lega Nord perché, in questo caso, i tempi da utilizzare sono quelli della Lega Nord, quindi vengo incontro agli uffici. Noi voteremo a favore di questo emendamento, anche se la logica non vorrebbe che ci fosse un emendamento sulla Costituzione che vada ad inserire questi principi basilari. Voteremo a favore perché i concetti di rappresentatività e di governabilità devono essere due concetti diversi. È giusto che ci sia un sistema ipermaggioritario nei comuni e nelle amministrazioni, anche delle regioni, c’è una logica, ma in Parlamento il concetto di rappresentatività del voto dei cittadini è importantissimo, perché in Parlamento si vanno a votare le leggi sui diritti fondamentali dei cittadini e dunque non può essere un'esigua minoranza, che diventa maggioranza solo per un sistema elettorale, che può decidere su tematiche importantissime che riguardano tutti i nostri cittadini, come la dichiarazione dello stato di guerra, che affronteremo, e altre tematiche. Dunque, per questo motivo non riteniamo che ci sia la possibilità di trasformare il Parlamento in un semplice consiglio comunale, perché il Parlamento non deve solo dare la fiducia al Governo e dare i poteri al Governo per amministrare, ma deve fare le leggi civili, leggi che riguardano tutti i cittadini, anche le minoranze dei cittadini di questo Stato. Dunque, per questo motivo, anche se dal punto di vista tecnico sarebbe inusuale un emendamento simile, voteremo a favore, perché Pag. 91riteniamo che sia importante ribadire questo concetto importantissimo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. Presidente, ci troviamo proprio davanti a un paradosso. Credo che il collega Lauricella abbia presentato questo emendamento – e noi l'abbiamo sottoscritto successivamente – nell'ottica della riduzione del danno. Stiamo facendo una riforma costituzionale in modo assolutamente poco ortodosso: nel 1946-1947, su quei banchi, il Governo non aveva nessun rappresentante, perché decideva l'Assemblea costituente; e nella storia della Repubblica italiana mai un Governo si è sognato di presentare una proposta organica di riforma della Costituzione.
È evidente che questo emendamento di Lauricella cerca di fare i conti con una situazione abnorme, pericolosa per la democrazia perché noi, contemporaneamente a questo disegno di legge, stiamo discutendo in Senato una legge elettorale che sta praticamente abolendo la sovranità popolare per quanto riguarda il Senato e qui eleggeremo, come ha detto l'Associazione nazionale partigiani d'Italia, i tre quarti dei deputati attraverso le scelte...
PRESIDENTE. Concluda.
GIANNI MELILLA. ...di alcuni segretari di partito e questo è inaccettabile per la democrazia, non per un partito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Presidente, dittatura del capo, abbiamo detto e ripetuto che questa riforma costituzionale abbinata alla legge elettorale si traduce, è uguale ad una dittatura del capo, perché è semplicissimo, Presidente, aboliamo il Senato, lo trasformiamo in una Camera del dopolavoro di consiglieri sindaci, consiglieri regionali, diamo tutto il potere ad una Camera, Camera che sarà controllata da un partito solo a cui viene garantita per legge elettorale la maggioranza assoluta dei voti. Tecnicamente, Presidente, un partito con il 6 per cento di consenso nazionale può prendersi il 55 per cento dei seggi alla Camera e comandare. E perché del capo e non del partito, del movimento o della forza politica ? Perché non ci sono le preferenze, per essere rieletti bisognerà essere succubi, piegati, chinati al capo. Questa è la dittatura del capo che stiamo andando a costruire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che si traduce...
PRESIDENTE. Grazie, deputato...
RICCARDO FRACCARO. Però aspettate, bisogna capire cosa è la dittatura del capo, perché non voglio essere ipocrita. La dittatura del capo è fascismo, Presidente, questo è fascismo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Presidente, oltre a sposare appieno le parole dei miei colleghi Fraccaro e Toninelli, volevo aggiungere una cosa, che questo emendamento va un po’ a risolvere – spero che ci abbiate pensato dall'ultima volta che abbiamo parlato di riforme costituzionali – l'argomento di cui ho già discusso in quest'Aula, ovvero la possibilità, secondo il combinato disposto della legge elettorale e riforma costituzionale, che un partito che prende la minoranza del Paese, ma che quindi, con questa legge elettorale vada a governare, possa portare un Paese in guerra grazie alla riforma della parte relativa a difesa ed esteri. Eliminando il secondo turno e quindi il ballottaggio questo viene a cadere, ed è uno dei pochi motivi, quindi appunto eliminare il problema Pag. 92della dittatura, come diceva Fraccaro, per il quale stiamo appoggiando questo emendamento. Pensando anche a questo, perché eliminando il secondo turno al primo devi comunque raggiungere il 40 per cento per ottenere il premio di maggioranza. Di conseguenza, anche sulla riforma della difesa, un Parlamento con un Governo eletto almeno al 40 per cento fa questa scelta anziché un partito che magari ha preso il 5 per cento. Pensateci, perché ne dipende tanto della vita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, Camera iper-maggioritaria e Senato condannato all'irrilevanza, un giudizio che può apparire sommario e qualcuno potrebbe dire ingiusto, ma le riserve vengono da più parti, da molte parti. La Camera, così configurata e in relazione all'Italicum, è una scelta doppiamente conservatrice perché è fondata su proposte che traducono in termini normativi accordi politici mirati alla garanzia di interessi dei contraenti del patto, che vanno al di là dell'esigenza di governabilità, tant’è che il patto e le sue traduzioni normative sono messe in discussione non per una riflessione nel merito, ma solo perché – e quando – si pensa che gli equilibri politici dopo le elezioni possano cambiare ulteriormente. Una configurazione delle istituzioni ad uso e consumo della maggioranza e di chi gestisce parte del consenso elettorale ha come fine il mantenimento di questo controllo e un allargamento illegittimo con strumenti normativi. Questo emendamento apre alcune contraddizioni politiche e per questo lo sosterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Presidente, noi appoggiando questo emendamento vogliamo attenuare un rischio fortissimo che è quello di considerare nel prossimo scenario l'elezione di una sola Camera come una semplice investitura di un potere maggioritario accentrato, che potrà agire senza controllo.
Allora, proprio per evitare questo rischio, è giusto introdurre alcuni indirizzi di garanzia democratica, abbassare le soglie per l'accesso alla rappresentanza e alzare quelle per ottenere il premio di maggioranza, quel famoso premio che è uno stravolgimento democratico. È giusto: vogliamo mettere le mani avanti perché non ci fidiamo delle tendenze democratiche di questa maggioranza, visti i tempi che corrono, visti i tempi in cui anche autorevoli colleghi chiedono le dimissioni, per esempio, di Sergio Cofferati dal Parlamento, dimentichi del principio della funzione senza vincolo di mandato.
E noi pensiamo che questo invece sia un principio da far valere sempre, in entrata e in uscita, senza aggirare le questioni politiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. L'ha spiegato molto bene prima la mia collega Celeste Costantino: se fossimo stati di fronte ad una riforma costituzionale fatta con prudenza, con senno e con intelligenza, che fosse intervenuta su capitoli circoscritti e in maniera puntuale, sicuramente non saremmo arrivati a sostenere questo emendamento.
Se avessimo potuto dialogare anche nel primo passaggio che c’è stato in quest'Aula sulla riforma elettorale, di certo non avremmo avuto bisogno di questo emendamento. Non ci piace né questa riforma costituzionale e neanche l'Italicum di cui si sta discutendo. Tuttavia, di fronte ad una riforma costituzionale di questa natura, il nodo della riforma elettorale risulta assolutamente ineludibile perché il monocameralismo di fatto in un sistema ipermaggioritario rischia di trasformare l'unica Camera in un potere e in un Pag. 93organo di ratifica, in realtà, di quelle che sono decisioni di Governo e dunque di rendere assolutamente marginale la rappresentanza, così come ineguale il voto. Questa è la ragione per cui oggi SEL decide di supportare questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io credo che l'Italia resterà in questo frangente alle cronache probabilmente come l'unico Paese che nella storia abbia pensato di cambiare in profondità la propria Costituzione e, contemporaneamente, cambiare anche la propria legge elettorale senza minimamente preoccuparsi di come le due cose si combinino tra di loro.
La legge elettorale è per sua natura una legge paracostituzionale perché incide sugli equilibri che la Costituzione dipinge per il Paese in cui viene applicata. Ora, è già stato detto bene in molti modi all'interno di quest'Aula: il combinato disposto tra queste riforme costituzionali e la riforma elettorale che viene messa in campo rischia di produrre risultati ancora più negativi di quelli che si pensa. È molto grave quando una classe politica o un partito politico si prende la responsabilità di costruirsi le istituzioni a proprio uso e consumo, dando per scontato che sarà sempre lui ad avere il potere, perché è questo che viene fatto. Può arrivare qualcuno peggiore di voi, compagni del PD, molto peggiore di voi, e voi già state peggiorando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. Io non credo che esista nessun Paese al mondo che abbia una legge elettorale che contemporaneamente metta una soglia di ingresso e un premio di maggioranza. Nei Paesi civili, che ogni tanto ricordiamo in quest'Aula, si sceglie una delle due cose, perché vorrei ricordare che anche lo sbarramento del 3 per cento è un premio di maggioranza, in quanto i voti di quei cittadini vanno a finire a eleggere i seggi e i deputati dei partiti più grandi.
Quindi, si dovrebbe scegliere tra l'uno o l'altro. Dal punto di vista generale, io penso una cosa: questo Paese è tristemente famoso per il fatto che si cambiano le leggi elettorali basandosi sugli interessi della maggioranza. Quante volte è stata cambiata la legge elettorale per favorire chi in quel momento era al Governo. Ora è la prima volta però che viene cambiata la Costituzione per favorire una parte di maggioranza.
Purtroppo, tutto questo sta accadendo nel momento nel quale – mi dispiace dirlo – il Partito Democratico ha il 40 per cento dei voti. Non credo che mi sarei mai aspettato di vedere una cosa di questo genere nel Paese.
E per questo penso che coloro che hanno sottoscritto intelligenti emendamenti – e quando si arriva in Aula poi metodicamente li ritirano – dovrebbero avere, diciamo, una più alta considerazione della propria opinione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caso. Ne ha facoltà.
VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Questo emendamento dovrebbe fare riflettere un po’ la maggioranza, in quanto è un emendamento inusuale ma che sicuramente pone una questione su quello che è il combinato di queste riforme e della legge elettorale.
Come è stato detto, questo porta a una vera e propria dittatura del capo che, purtroppo, oggi, con questi due provvedimenti, è solo l'atto finale di una cosa che è da tempo, perché già con il «Porcellum» si era tolta la possibilità al popolo di scegliere i propri rappresentanti all'interno del Parlamento. Ma, soprattutto, vediamo già oggi quello che sta avvenendo, perché assoggettarsi al proprio capo di partito è una cosa che viene innanzitutto Pag. 94mentalmente, prima che su un testo scritto. Lo vediamo essenzialmente oggi, qui in questo finto dibattito che oggi sta avvenendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando ci sono quaranta articoli della Costituzione che vengono modificati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, Presidente. Il gruppo di Area Popolare voterà contro questo emendamento. Lasciatemi dire che nell'emendamento precedente l'opposizione si comportava come uno il quale con una doppietta vuole sparare contro un carro armato. Con lo strumento del Regolamento cerchiamo di definire una questione di livello costituzionale.
Adesso, facciamo l'inverso: spariamo contro un passero con una bomba atomica. Sostanzialmente, proponiamo un emendamento a una legge elettorale in discussione in un altro ramo del Parlamento attraverso lo strumento della legge costituzionale. Non si può !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Questo sicuramente non è il migliore emendamento che avremmo voluto votare, però comunque è un correttivo a questo sistema che si sta delineando, quello, quindi, del combinato disposto tra questa riforma costituzionale e la legge elettorale che si sta esaminando in questi giorni al Senato. Questo perché di fatto quella che finora, negli ultimi anni, è stato concepito come una sorta di dittatura del Governo, dove è comunque il Governo che delinea e determina anche l'ordine del giorno all'interno di quest'Aula, si sta verificando e si sta trasformando nel testo della Costituzione, che andrà, quindi, di fatto a delineare una sorta di unica Camera, un'unica Camera, quindi, eletta ma in maniera indiretta, in quanto, appunto, con una legge elettorale che definire incostituzionale è dire poco e, quindi, che non potrà di fatto controllare l'operato del Governo ma che sarà succube, succube, appunto, della volontà del Governo e, dunque, non consentirà una vera e propria partecipazione e rappresentanza dei cittadini.
Quindi, è questo che noi vogliamo impedire e lo impediremo anche con il voto favorevole su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORDANO. Grazie, signora Presidente. Io ho trovato molto ragionevole ciò che ci diceva il collega Buttiglione. È proprio attraverso quella interpretazione del nostro comportamento, quello delle opposizioni, che voglio sottolineare, come dire, la carica provocatoria del consenso che stiamo dando a questo tipo di emendamento, che ovviamente non condividiamo. Ma questa maggioranza e chi ha ideato questo sistema che si sta discutendo al Senato, di tipo elettorale intendo, ci costringe a stare su un terreno paradossale e ci costringe ad avere comportamenti, come dire, anche contraddittori, pure perché nessuno di loro si chiede come mai vi sono le soglie, i nominati, il monocameralismo, come si tiene un sistema, come dire, con la barra dritta sul terreno democratico, se non si introduce il tema della proporzionalità della rappresentanza, ma tutto è mortificato all'idea della governabilità. Dopodiché, governare è utile se è fatto bene; se è come lo fate voi è molto meno utile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fantinati. Ne ha facoltà.
MATTIA FANTINATI. Presidente, colleghi, le minoranze, non avendo i numeri, devono essere tutelate dal Presidente della Repubblica e dal Presidente della Camera in qualche modo, ed è quanto meno strano che, proprio quando una delle due figure Pag. 95manchi, si vada a modificare la Costituzione, proprio in questo periodo. Il sospetto non dovrebbe nemmeno esserci e, soprattutto, poi queste riforme portano tantissimo potere a pochi, pochissimi rappresentanti, forse davvero pochi. Ora, è vero che in alcuni Paesi nel resto del mondo le cose magari vanno così, però in quei Paesi la stampa funziona, la stampa è libera, non è serva dei partiti, e qui purtroppo molto spesso lo è, finché il Governo continua a finanziare continuamente l'editoria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà.
GIULIO MARCON. Grazie Presidente, è abbastanza paradossale il ragionamento dell'onorevole Buttiglione secondo il quale una legge elettorale può prefigurare il cambiamento della Costituzione, ma la Costituzione non può prefigurare invece una legge elettorale che sia coerente con la Costituzione. Per questo motivo, noi crediamo che questo emendamento vada sostenuto. Chiaramente, come dice anche il collega Toninelli, in un Paese normale non ci dovrebbe essere questo dispositivo, però purtroppo il PD ci ha portato ad una situazione in cui noi siamo costretti a prevedere – speriamo che questo emendamento venga approvato – la costituzionalizzazione di una salvaguardia di garanzia per le minoranze, per il funzionamento della rappresentanza che sia degna di questo nome. Per questo, noi voteremo a favore di questo emendamento e speriamo che il Parlamento lo approvi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente, questa riforma va appunto nella direzione opposta a quella che la nostra società può esprimere al giorno d'oggi. Lo testimoniano, per esempio, i dati di accesso al sito web della Camera, che parlano di 2 milioni 300 mila nel 2012 e di oltre 10 milioni nel 2013. I dati della web tv della Camera invece sono i seguenti: 390 mila nel 2012, che arriveranno a circa 4 milioni a tutto il 2014, con un aumento del mille per cento del contatto della popolazione con la rete e con la politica in rete. È una rete di persone che costruiscono la politica, l'esatto opposto di quello che vuole fare questa riforma costituzionale, che vuole allontanare tutti dalla possibilità di partecipare. Ma Renzi vive in una second life, è un avatar ormai. Diteglielo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Presidente, io ho ascoltato con attenzione le motivazioni intanto del mio collega Lauricella, che comunque ringrazio per aver voluto sollevare questo tema, e di coloro che hanno inteso in questo dibattito appoggiare le tesi proposte dall'emendamento. Io voglio leggere, Presidente, il punto degli elementi di diritto della sentenza n. 1 del 2014 della Corte costituzionale, con cui è stata censurata la legge elettorale vigente, perché è sulla base di questo paragrafo che io mi sono fatto guidare per considerare estraneo all'idea di testo costituzionale il tema, pur ovviamente legittimo, sollevato dall'emendamento Lauricella. Dice il punto 3.1 della sentenza: questa Corte ha da tempo ricordato che l'Assemblea costituente, pur manifestando il testo del dibattito costituente, con l'approvazione di un ordine del giorno, il favore per il sistema proporzionale nell'elezione dei membri della Camera dei deputati, non intese irrigidire questa materia sul piano normativo costituzionalizzando una scelta proporzionalistica o disponendo formalmente in ordine ai sistemi elettorali, la configurazione dei quali resta affidata alla legge ordinaria, come da sentenza della Corte n. 429 del 1995. Pertanto, la determinazione delle formule e dei sistemi elettorali costituisce un ambito nel quale si esprime con un massimo di evidenza la Pag. 96veridicità della scelta legislativa n. 242 del 2012 e seguenti. La sentenza prosegue poi sui principi intesi interni alla legge. La sentenza, quindi, ci conferma il merito che assunse il dibattito nell'Assemblea costituente nell'ordine di dire – mi pare che il collega Sannicandro stesse già accennando alcuni di questi temi – che i temi sollevati sono giusti per carità. Peraltro, vorrei segnalare che la proposta di legge in discussione al Senato presenta proprio alcuni dei temi qui segnalati, ma non è il testo della Costituzione.
Ce lo dice il dibattito della Costituente: non irrigidite, non costituzionalizzate i principi della legge elettorale, perché la legge elettorale si fa con legge ordinaria e con decisione politica dei Parlamenti. Io penso, in ordine a quanto scritto nella sentenza n. 1 del 2014, che il testo di questo emendamento, pur ovviamente legittimo nei principi, debba ritenersi estraneo a quello che noi abbiamo il dovere di mettere proprio nel testo della Carta costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Grazie, Presidente. Quella sentenza che è stata citata dall'onorevole Fiano è una sentenza che, ovviamente, non possiamo non condividere e di cui non possiamo non tenere conto, così come non possiamo non tenere conto del dibattito dei padri costituenti, e dentro quel dibattito si scelse di non costituzionalizzare la legge elettorale.
Sono contento che questo dibattito riemerga dopo che per diverse settimane abbiamo dimenticato quel dettato. E dentro quel dettato vi era anche il fatto che una Costituzione non si affronta con l'acqua alla gola dei tempi, ma si affronta con la civiltà del dialogo, del dibattito e del confronto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lauricella 1.220, che è stato fatto proprio dal gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Russo, Tancredi, Scanu, Giorgis, Castiello, Pili, Misuraca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 439
Votanti 426
Astenuti 13
Maggioranza 214
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 309.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Guidesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.117, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, al fine di sostanziare il percorso di federalismo avviato tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, l'individuazione razionale e oggettiva delle materie di competenza in via esclusiva di ciascuna Camera, e quindi di ciascun livello gerarchico e funzionale della Repubblica, ha però un obiettivo di fondamentale importanza e di assoluta necessità.
Pertanto, si assume per un Senato regionale o federale la competenza in materia di politiche dell'Unione europea, sostanzialmente di natura pseudofederale, in un'ottica di diretta connessione del livello territoriale locale e regionale con quello europeo e internazionale. Si individua, Pag. 97altresì, una funzione di valutazione delle leggi sulla scorta delle normative dell'Unione europea per il Senato.
È importante una tale funzione, che oggi, evidentemente, è poco o per nulla svolta, in buona parte a causa dell'assenza di una chiara assegnazione di tale funzione, perché eviterebbe in maniera funzionale e valida le continue infrazioni da parte italiana delle norme UE. Non solo, con una chiara partecipazione senatoriale alle procedure di formazione e attuazione delle norme europee si potrebbe rendere più coerente l'intero comparto legislativo e normativo a livello nazionale quanto regionale ed europeo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.117, con il parere contrario di Commissione e Governo e favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Manzi, Carrozza, Manfredi, Paola Bragantini, Gasparini, Ferranti ? Il tecnico per Paola Bragantini: vediamo se Paola Bragantini riesce a votare. Non ci siamo riusciti, mi sa che andiamo avanti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato sì 106
Hanno votato no 310.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Vorrei, se mi è consentito, con riferimento all'articolo 1, al primo articolo di questo disegno di legge di riforma, fare alcuni alcune considerazioni che vogliono in qualche modo toccare anche i temi del dibattito che si è svolto in quest'Aula.
La prima considerazione riguarda il fatto che ci siamo trovati a votare molte decine di emendamenti, forse più di un centinaio, e la scelta del tipo di interventi, che è stata in qualche modo anche sollecitata ed è stata argomento di discussione, credo di poter rivendicare essere una scelta che le forze politiche possano fare con serenità. Si può per esempio ritenere di voler intervenire in spiegazione del voto sull'articolo e non in occasione di varie, svariate decine di emendamenti, alcune volte anche presentati con finalità magari anche ostruzionistiche.
Lo dico perché in Commissione prima e nell'altra Aula del Parlamento l'estate scorsa è stato svolto un approfondimento, non c’è dubbio che sia così, e questo approfondimento è il frutto di una storia, a nostro avviso. Questa storia, questo dibattito non nasce oggi, nasce negli ultimi trent'anni di storia repubblicana. Il tema – che è il cuore di questo primo articolo – del superamento del bicameralismo paritario è impresso nella nostra storia di questi ultimi trent'anni, in tutti i tentativi di riforma della Costituzione.
E quando la forza politica di cui mi onoro di far parte è scesa in campo nell'arena politica, nel 1994, nel suo programma, nel suo primo programma elettorale aveva la riforma delle istituzioni, il superamento del bicameralismo paritario e l'introduzione, per esempio, di un Senato elettivo di secondo grado. Ora io so che su questo tema c’è stato un ampio e vivace dibattito. Ma non si può non dire – e personalmente non posso non farlo – che questo tema del superamento del bicameralismo paritario e della trasformazione della seconda Camera in una Camera eletta di secondo grado, era nel primo programma elettorale di Forza Italia.
Ed era anche – lo dico anche gli amici della Lega Nord – nel progetto di riforma del comitato Speroni, cioè quel comitato costituito all'interno del primo Governo Berlusconi, che si proponeva di ridisegnare Pag. 98la Costituzione. Il comitato Speroni prevedeva un Senato di secondo grado eletto dalle autonome.
Al netto di questa prima premessa, è evidente che su questo si possono avere delle opinioni diverse, ma il fatto che il dibattito in quest'Aula le abbia riportate in maniera anche diametralmente opposta è forse indice che uno sforzo è stato compiuto e che, forse, su questo sforzo bisognerà comunque continuare degli approfondimenti. E lo faremo quando arriveremo a tracciare e a discutere del procedimento legislativo. Lo abbiamo fatto, per esempio, in Commissione, togliendo da questo articolo 1 il riferimento agli articoli 29 e 32 della Costituzione, che erano dei riferimenti che andavano ad appesantire ulteriormente il ruolo del Senato. Ma il fatto che si dica nello stesso tempo in quest'Aula, da una parte, che abbiamo un Senato vuoto, che non farà nulla, a cui dovremo riservare il loggione per fare il circolo ricreativo dei senatori, tentando in qualche modo di riempirlo di funzioni, dicendo appunto che il Senato non avrà niente da fare e, dall'altro lato, si dica contemporaneamente, che quel Senato rischia di essere una Camera di blocco, perché appesantita di troppi funzioni e di troppi poteri di veto, mi pare una contraddizione, indice del fatto che, comunque, forse, nel percorso legislativo che è stato affrontato in questi mesi nella prima Commissione si sono cercate delle soluzioni di equilibrio.
Ne riparleremo quando ci occuperemo del procedimento legislativo. Certamente, quello che farà il Senato è un aspetto determinante di questo provvedimento. Ma se, per esempio, prendessimo le 79 leggi che sono diventate tali nel corso dello scorso anno, dell'anno che abbiamo appena passato, il 2014, in uno schema di massima, di queste 79 leggi, oltre 50 sarebbero di fatto state appannaggio quasi completamente e quasi esclusivamente della Camera dei deputati e solo una dozzina di queste leggi sarebbero andate a quei procedimenti di tipo rafforzato...
PRESIDENTE. Concluda per favore, deputato Parisi.
MASSIMO PARISI. ... che sono invece previste per delle fattispecie particolari, di cui parleremo a proposito dell'articolo 70. Questo per dire che, forse, il punto di equilibrio che si è trovato potrà continuare a farci discutere, potrà continuare a dividere le forze politiche, ma, stante la qualità opposta delle critiche, forse, siamo di fronte ad una soluzione e ad una mediazione...
PRESIDENTE. Grazie, deputato Parisi.
MASSIMO PARISI. ... che può migliorare, rispetto al passato, la storia del procedimento legislativo in questo Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferrari. Ne ha facoltà. Dove sta ? Eccolo lassù, è tornato sopra !
ALAN FERRARI. Grazie Presidente, sono qua. Vorrei esprimere, con questa dichiarazione, il voto favorevole del Partito Democratico all'articolo 1 e lo esprimo con convinzione, perché credo che raggiungiamo in questo momento un traguardo importante. Infatti l'articolo 1 è quello che definisce le funzioni delle Camere. Superare questo articolo significa fissare un passaggio significativo nell'approvazione di questa riforma.
Credo che sia corretto segnalare che proprio questo articolo è il cuore di questa riforma ed è proprio per questo che era inevitabile assistere e vivere in questi giorni il dibattito che abbiamo vissuto. È stato un dibattito lungo e sicuramente duro, in cui si sono confrontate opzioni diverse, sia politiche che di merito. È stato un dibattito anche a carattere strumentale, ma un dibattito che alla fine non ci ha impedito di raggiungere l'obiettivo che ci eravamo dati, che è l'approvazione di questo articolo. Era anche normale aspettarsi che questo dibattito si sviluppasse Pag. 99secondo due dimensioni, una più tecnica e una politica. Le voglio ripercorrere rapidamente in questi pochi minuti.
In merito alla componente tecnica, voglio ribadire che in questo articolo 55 noi raggiungiamo una meta agognata da questo Paese da molto tempo, che è il superamento del bicameralismo perfetto e paritario, assegnando alla sola Camera la fiducia al Governo. Definiamo che la Camera è rappresentante della nazione e che il Senato è rappresentante delle istituzioni territoriali.
E definiamo, e ne abbiamo parlato anche in questi giorni, una serie di funzioni di raccordo tra livelli istituzionali diversi con l'Unione europea e una serie di funzioni legate alla valutazione delle politiche pubbliche assegnate che vanno nella direzione di dare una chiara caratterizzazione alla nuova Camera che andiamo a costituire. E facciamo pulizia rispetto ad una questione che ha promosso un dibattito molto acceso anche in questo passaggio in Aula, oltre che in Commissione, ovvero quella che era contenuta nel testo che abbiamo ricevuto dal Senato relativamente a poteri che venivano in affidati al Senato sui diritti alla famiglia e sulla tutela della salute, considerati eccentrici rispetto alla funzione del nuovo Senato e per questo correttamente tolti.
Poi c’è una questione politica, come dicevo, e provo a ripercorrere le accuse che sono state rivolte a questa maggioranza e a questo Governo che propongono questa riforma costituzionale attraverso delle domande a cui rispondo velocemente. C’è stato detto che non era il momento di fare questa riforma, invece io ritengo che esattamente in questa legislatura non ci si potesse permettere di non fare la riforma della Costituzione nella direzione di superare il bicameralismo perfetto. C’è stato detto che c'era un atteggiamento invadente da parte del Governo, io credo che le prerogative di questa Camera come dell'intero Parlamento siano pienamente salvaguardate e che però nello stesso tempo, senza un'iniziativa anche di questo Governo, non avremmo potuto raggiungere una parte del traguardo che ora stiamo passando attraverso l'approvazione dell'articolo 1.
Ci è stato detto che questa Camera avrebbe ratificato e basta; non è vero. Era corretto porsi una domanda diversa e cioè se anche questa Camera, dopo il Senato, nello svolgimento della propria funzione e delle proprie prerogative avesse dato una caratterizzazione a questo provvedimento o l'avesse ratificato basta. Io credo, e lo rivedremo nel corso dell'esame del testo, che la caratterizzazione ci sia e sia stata molto evidente e sia stata fatta anche con l'attenzione di rispettare il fatto che il testo che abbiamo ereditato, l'abbiamo ereditato dal Senato, non ce l'ha imposto nessuno, l'abbiamo ereditato dai nostri colleghi senatori. Credo che in accordo con questo regime di correttezza noi abbiamo promosso quella pulizia che richiamavo.
Chiudo, signora Presidente, dicendo che nel dichiarare il voto, ovviamente, favorevole del Partito Democratico voglio anche dire che ogni riforma è figlia del contesto politico in cui viene approvata ed è inevitabilmente frutto di un compromesso. Aggiungo che sarebbe sufficiente fare questa considerazione, perché si tratta di un fatto oggettivo, a meno che il dibattito non sia strumentale o mosso da una disonestà intellettuale. Ma siccome sono state rivolte accuse anche molto forti io penso che sia corretto, a nome del Partito Democratico, lasciare agli atti alcune dichiarazioni molto nette che sono: questa riforma non è e non contiene nessun atto di autoritarismo, non c’è nessuna riduzione del potere democratico affidato alle Camere e che la Costituzione che lasciamo è certamente meglio di quella che ereditavamo e non lo diciamo con presunzione ma lo diciamo con l'umiltà di chi però in questo momento politico, in questo contesto politico si è assunto la responsabilità di portare avanti una Costituzione che mostrava dei punti di debolezza. Sono molto importanti le parole, ma certamente lo sono di più i fatti che da troppo tempo mancavano in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giuseppe Civati. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CIVATI. Signora Presidente, senza mancare di rispetto a chi ha appena finito di parlare, io non sono d'accordo, per cui a titolo personale esprimo la mia dichiarazione di voto in dissenso. Mi sembra che in questo Senato, in questo articolo 1, che è stato giustamente definito il cuore della riforma, ci sia insieme troppo e troppo poco, ci sia non un monocameralismo partecipato ma un bicameralismo incerto e per certi versi pasticciato, io non sono intervenuto per rispetto al gruppo di cui faccio parte ma condivido alcuni argomenti che sono stati frequentati dalle opposizioni. Quindi io credo che un ripensamento nel corso di questa discussione sia ancora dovuto da parte della maggioranza. Per cui per ora voto contro, aspetto le prossime votazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Grazie Presidente, la prima parte degli emendamenti all'articolo 1 del disegno di legge costituzionale mira semplicemente a mantenere, attraverso una serie di proposte, un Parlamento che, pur nella differenziazione delle attribuzioni conferite alle due Camere, mantenga tuttavia un'investitura popolare diretta per entrambi i suoi rami.
In via generale, nell'auspicabile prospettiva di un superamento del bicameralismo paritario, l'instaurazione di un bicameralismo asimmetrico sembra foriero di complicazioni procedimentali ben più significative di quelle attuali. Mi sembrano decisivi gli argomenti contrari che abbiamo appunto esposto nell'analisi dei vari emendamenti. Il sistema democratico, così come ce l'hanno consegnato i padri costituenti, è contraddistinto da pesi e contrappesi, da combinazioni tra rappresentanza, pluralismo e governabilità, che devono avere una loro coerenza interna per evitare che il sistema democratico ne possa uscire completamente sbilanciato.
Abbiamo imparato che la storia del costituzionalismo, sia antico, che moderno, è l'esercizio della tecnicalità giuridica della limitazione del potere del sovrano, non della sua libertà, come invece si cerca di fare nei fatti con questa riforma. L'intento è quello di aprire una riflessione seria sull'effettivo ruolo di contrappeso e di equilibrio del nuovo Senato rispetto alla stessa Camera dei deputati. Al riguardo, ci sentiamo davvero di condividere il giudizio espresso da molti autorevoli costituzionalisti secondo i quali un Senato come quello previsto non potrà in alcun modo bilanciare i poteri della Camera, soprattutto se sarà il cosiddetto Italicum, con i suoi abnormi sbarramenti e le sue liste bloccate, a determinare la formazione di quest'ultima, ossia se basterà la maggioranza assoluta dei deputati ad annullare le deliberazioni prese nelle poche competenze legislative che riguardano il nuovo Senato.
A noi sembra evidente che in tal modo rischia di essere vanificata qualsiasi idea di bilanciamento rispetto al potere legislativo pieno della Camera dei deputati ed è per questo, quindi, che crediamo che questa riforma, non solo non allarghi, ma restringa anche gli spazi di democrazia e su questo vogliamo che ci si possa confrontare in maniera adeguata con il resto del Paese.
Il ruolo residuale del nuovo Senato appare qui in tutta evidenza e ci spinge a dire, non certo per paradosso, che forse sarebbe stata più saggia l'idea di provvedere alla totale abrogazione di questo ramo del Parlamento. Ecco, abbiamo espresso tutte le nostre perplessità in merito alla riforma costituzionale che sta per essere votata qui alla Camera perché, appunto, non dovrebbe essere consentita questa sorta di deriva autoritaria che in questo caso sta prendendo la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
Pag. 101 MATTEO BRAGANTINI. Grazie Presidente, a nome della Lega Nord voteremo contro questo articolo. Voteremo in modo convintamente contrario perché noi siamo sempre stati, come abbiamo dimostrato negli anni, contro il bicameralismo e giustamente, come ricordava il collega di Forza Italia, abbiamo fatto anche delle riforme. Ma era un bicameralismo che veniva interrotto, nelle varie proposte, anche quella di Speroni, trasformando il Senato nel Senato alla tedesca, il Senato dei länder, dunque con una rappresentanza delle regioni e con un vincolo di mandato. Invece voi avete voluto fare un Senato di secondo livello, ma con una valutazione e un'elezione politica, anche se di secondo livello, senza vincolo di mandato. A nostro avviso, dunque, non ha senso un Senato simile. Avrebbe più senso, come abbiamo detto più di una volta e come abbiamo anche illustrato, a quel punto farlo eleggere ai cittadini perché se si vuole un Senato politico, è giusto che i cittadini si esprimano.
Abbiamo contestato questo articolo come abbiamo contestato e contesteremo questa riforma, anche se non ci piace come si sta portando avanti la nostra opposizione perché noi, sia in Commissione, che in Aula, abbiamo portato degli emendamenti tecnici, emendamenti nel merito. Ricordo in Commissione neanche ottanta emendamenti e in Aula settantacinque. Dunque, non abbiamo voluto fare un ostruzionismo becero, ma abbiamo voluto fare un ostruzionismo di merito.
Purtroppo, c’è stata una chiusura totale da parte della maggioranza. In Commissione, alla fine, su 150 ore che avevamo a disposizione per discutere e parlare ne sono state utilizzate neanche 30, molto spesso in assenza del Ministro. In Aula finora il Ministro si è visto soltanto due volte e anche questa è una grandissima mancanza istituzionale quando al Senato, invece, è stata sempre presente. Vuol dire che avete già deciso: non volete ascoltare e fare una riforma.
Abbiamo chiesto di fare in modo che sia una riforma più condivisa possibile. In fondo stiamo toccando quasi 40 articoli della Costituzione. Voi avete già deciso di fare questa riforma e fare una riforma su 40 articoli anche in un momento così importante come l'elezione diretta del Capo dello Stato. A noi sembra veramente un momento sbagliato perché anche l'elezione del Presidente della Repubblica dovrebbe essere condivisa dal maggior numero di persone e, invece, continuando a fare ricatti verso le opposizioni e ricatti verso la vostra minoranza, state creando un clima veramente difficile per modificare la Costituzione.
Dunque, noi riteniamo che l'articolo così com’è stato strutturato sia un articolo sbagliato. Noi crediamo che tutta la riforma sia una riforma dettata semplicemente da motivi elettorali, da motivi propagandistici, che dovrà essere ripresa in mano perché creerà moltissime problematiche e, in più, è una riforma centralista in modo totale e, dunque, per questo noi non possiamo condividerla. E ci dispiace vedere che una forza politica come Forza Italia, che ha fatto le battaglie con noi per tentare di fare di questo Stato uno Stato federale, si trasforma di nuovo in una forza che appoggia una riforma costituzionale totalmente centralista, totalmente antidemocratica politicamente, perché darà la possibilità a pochissime persone, ad un unico leader di un partito di amministrare i poteri di questa Camera che andrà a decidere anche i diritti civili di tutti i cittadini senza alcuna responsabilizzazione delle minoranze. Infatti voi state facendo una riforma costituzionale e, nello stesso tempo, una legge elettorale con un premio di maggioranza spropositato che permetterà nei fatti una deriva autoritaria di questo Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Costantino. Ne ha facoltà.
CELESTE COSTANTINO. Grazie signora Presidente. Intervengo per dichiarare il voto contrario di Sinistra Ecologia Libertà all'articolo 1. Abbiamo argomentato nel corso di tutto il dibattito le contrarietà a questo impianto proposto dal Pag. 102Governo a partire proprio dal fatto che una riforma costituzionale, una riforma così importante, così poderosa che investe ben 40 articoli della nostra Costituzione non dovrebbe essere un atto imposto dal Governo ma dovrebbe invece emergere da ben altre esigenze di carattere parlamentare, se ancora questo Parlamento vale qualcosa e non è stato completamente svuotato di qualsiasi potere, ma soprattutto di carattere sociale e politico.
Al netto delle nostre considerazioni generali, i dubbi e le sollecitazioni su questo articolo non sono stati sciolti da questa maggioranza. Anzi, non ci è stato spiegato, ad esempio, perché i componenti del Senato non possano essere eletti direttamente dai cittadini, cioè perché non si possa permettere un meccanismo riconoscibile che non viene minimamente preso in considerazione all'interno di questa riforma la quale pone sullo stesso piano l'elezione dei consiglieri regionali al ruolo di senatori. Ciò nonostante in campagna elettorale tutte le forze politiche coinvolte dentro questa maggioranza, anche chi apparentemente sta all'opposizione, si fossero sbracciate e avessero denunciato più volte il ruolo del Porcellum e di come fosse necessario ritornare a dare la parola ai cittadini e dare loro la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti istituzionali.
Non ci è stato spiegato nemmeno quale è il nuovo ruolo del Senato, di cosa realmente si occupa e a cosa serve. È un ibrido che avrà un valore puramente consultivo e che non avrà competenze esclusive. Si parla di un sistema innovativo eppure non si è in grado, non si è stati capaci all'interno di questa discussione di riuscire a spiegare esattamente in che cosa sta questa innovazione.
Io ringrazio l'onorevole Ferrari, lo ringrazio non in maniera ironica, perché durante tutto questo dibattito noi abbiamo sollecitato più volte il Governo e la maggioranza a dare delle risposte e ci è stato negato: in questi giorni, ci è stata assolutamente negata un'interlocuzione. Però l'onorevole Ferrari ha tentato di dare delle risposte e io per questo apprezzo il suo intervento, ma non posso fare altro che ribadire una contrarietà anche alle argomentazioni che sono state presentate, perché non mi sembra che autocensirsi, continuare a ripetere in maniera così autocelebrativa che si sta andando a fare un percorso innovativo, straordinario, che nessuno aveva provato a fare possa essere la risposta alle mie domande che sono state poste, domande di merito.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CELESTE COSTANTINO. Ecco perché – e mi avvio a concludere – dispiace che non siano stati apprezzati gli sforzi delle minoranze e che, anzi, si sia tentato fino all'ultimo di dare una lettura macchiettistica, riducendo tutto ad un ostruzionismo o a degli elementi di strumentalizzazione rispetto a quelle che, invece, consideriamo delle domande legittime, che non facciamo solamente noi, ma che sono state fatte anche da costituzionalisti importanti ed autorevoli, che abbiamo ascoltato per giorni e giorni nelle audizioni all'interno della I Commissione.
A queste domande non abbiamo avuto risposte e dubito, purtroppo, che l'atteggiamento cambierà anche nel prosieguo del provvedimento. Questo non significa che noi ci fermeremo, anzi, continueremo a provarci, perché la dignità della democrazia non sta in mano ad un gruppo, ad un gruppo politico, che, voglio ricordare, in questo momento, rappresenterà anche la maggioranza, ma non è destinato a starci per sempre.
PRESIDENTE. Deve concludere.
CELESTE COSTANTINO. E io penso che lo spirito costituente, quello che ci ha offerto la Carta costituzionale, esattamente a questo pensava: non alla contingenza, ma alla possibilità di dare delle norme e delle regole ad una democrazia che investiva le future generazioni. Ecco, in questo, questo primo articolo già fallisce in pieno questo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Pag. 103PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il voto favorevole di Scelta Civica sull'articolo 1, un voto favorevole che è motivato dal fatto che con questa norma si arriva al superamento del bicameralismo perfetto, che è l'obiettivo, poi, di tutta questa riforma, oltre alla riforma del Titolo V.
Noi pensiamo che questo sia un passaggio importante e positivo, perché, anche se abbiamo sentito in questi giorni elogi continui del sistema, nostalgia per il proporzionale puro e una sorta di giudizio, valutazioni di intoccabilità della Costituzione da parte di alcuni – non di tutti, devo dire –, in realtà, in questi anni, abbiamo visto, sopratutto negli ultimi anni, come questo sistema non ha funzionato: lo abbiamo sperimentato in questa legislatura, lo abbiamo sperimentato e lo stiamo sperimentando anche in questo dibattito.
Il sistema che noi abbiamo avuto per tutti questi anni ha portato ad una situazione per la quale si hanno due passaggi legislativi identici, ma diversi, addirittura, all'interno degli stessi partiti, con posizioni molto differenti, non con perdite di tempo, ma con perdite di qualità: e ne abbiamo avuto una dimostrazione in questo provvedimento, in cui abbiamo avuto dei passaggi in cui abbiamo dovuto discutere in Commissione su emendamenti introdotti al Senato, in cui le stesse parti o quasi le stesse parti chiedevano di tornare sostanzialmente al testo del Governo.
A prescindere da questo, nel merito, si ottengono una serie di risultati con questo articolo e con la riforma in generale: si ottiene il risultato di evitare questi doppi passaggi continui, questi palleggi che abbiamo vissuto in questi anni; si arriva ad un'elezione indiretta che, a nostro modo di vedere, è un passaggio positivo per lo stesso motivo, perché evita gli effetti perversi che abbiamo visto; si trasforma il Senato in una Camera delle autonomie che poteva sicuramente essere migliore di questa.
Noi siamo d'accordo con chi ha detto che era meglio prevedere un sistema alla tedesca, che si poteva prevedere il meccanismo della nomina dei Governi, che potevano esserci presidenti di regione. Tutto vero.
Il problema è che nell'arrivare ad approvare una riforma costituzionale bisogna tenere conto delle posizioni degli altri, bisogna fare dei compromessi, bisogna accettare di arrivare a un risultato finale positivo anche se non è l'ideale nostro. E questo succederà in tutto il dibattito.
Io ho trovato abbastanza strano che si sia continuamente detto: perché approvate questa norma se ha questi elementi che non sono quelli che avevate esattamente proposto ? La risposta è semplice: perché nessuno, qui dentro, compreso il Partito Democratico che ha la maggioranza, è in grado di far passare una riforma da solo e, quindi, si sta discutendo, negoziando, raggiungendo accordi. Poi, non si raggiungeranno accordi con tutti e credo che questo sia del tutto evidente, però è evidente che c’è un percorso, un obiettivo finale che è quello di superare il bicameralismo perfetto, arrivare a una Camera che comunque esprime le autonomie, perché non è che i consiglieri regionali vivano sulla luna, vivono e vengono dalle regioni, sono eletti nelle regioni e devono, comunque, rispondere alle loro comunità locali. Questa cosa per la quale il consigliere regionale risponde alla segreteria di partito, mentre, invece, il presidente di regione no, è un fatto abbastanza relativo, perché io non ho visto tutta questa indipendenza dei presidenti di regione rispetto ai loro partiti in questi anni, né una differenza così marcata tra le posizioni dei presidenti di regione e le posizioni dei consiglieri regionali. Quindi non è la soluzione ideale, ma è sicuramente una soluzione che può funzionare.
Anche sulle materie c’è stato un dibattito e anche lì noi avevamo presentato, ad esempio, degli emendamenti sulla famosa questione della partecipazione all'attuazione degli atti dell'Unione europea. Speriamo Pag. 104che sia risolta nella discussione sul procedimento legislativo, ma la norma è comunque migliorata e, siccome una parte preponderante del Parlamento non è disponibile a modificarla esattamente come volevamo, abbiamo votato l'emendamento che l'ha migliorata.
Per cui, confermo il voto favorevole di Scelta Civica; noi continueremo a tenere questo atteggiamento, di proporre emendamenti ragionevoli che migliorino il testo e di puntare al risultato finale che secondo noi porterà a un miglioramento per il Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Grazie Presidente, Area Popolare voterà a favore di questo articolo in quanto, con l'approvazione dell'articolo 1, noi portiamo a compimento un passo fondamentale del superamento del bicameralismo paritario con la differenziazione delle funzioni delle due Camere.
Come nei sistemi adottati nelle maggiori democrazie europee, anche l'Italia avrà, finalmente, una sola Camera politica, la Camera dei deputati che accorda e revoca la fiducia al Governo e che esercita la funzione legislativa, cioè che approva in via definitiva le leggi di attuazione delle politiche pubbliche nelle quali si sostanzia l'indirizzo politico, al fine di favorire la stabilità, la tempestività e l'incisività dell'azione del Governo di cui tante volte noi parliamo, ma che nei fatti poi tendiamo a non ottenere. Soprattutto, esercita quella che è la funzione di controllo sull'operato del Governo stesso.
Il Senato della Repubblica rappresenta, invece, le istituzioni territoriali, concorre alla funzione legislativa e trova la sua ragione fondamentale nell'esercizio della funzione di raccordo, in particolare tra i due soggetti titolari della potestà legislativa, lo Stato e le regioni, al fine di evitare sovrapposizioni e conflitti di competenze che generano contenzioso costituzionale e incertezza del diritto. Quel contenzioso costituzionale esploso proprio in seguito alla modifica del Titolo V del 2001, innanzitutto, a causa dell'assenza di una sede di raccordo politico parlamentare.
Per quanto riguarda le altre funzioni voglio sottolineare che esso concorre anche all'esercizio delle funzioni di raccordo tra gli enti territoriali e l'Unione europea, di cui si è parlato in quest'Aula in molti interventi, partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi delle politiche dell'Unione europea, concorre alla valutazione delle politiche pubbliche, dell'attività delle pubbliche amministrazioni e alla verifica dell'attuazione delle leggi dello Stato nonché all'espressione dei pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge.
Un Senato, quindi, al quale sono attribuite funzioni rilevantissime, ben lungi da quelle dopolavoristiche afferite da alcune polemiche che ho ascoltato in quest'Aula. Per noi l'esercizio di questa funzione di raccordo è essenziale; ed è essenziale anche che i senatori siano contemporaneamente consiglieri regionali o sindaci, perché altrimenti non potrebbero agire come rappresentanti delle istituzioni territoriali nel pieno esercizio di tali funzioni. Questo chiarisce anche perché sia preferibile che il Senato non sia eletto a suffragio universale e diretto. L'elezione diretta rischierebbe, infatti, di indebolire il loro legame con le istituzioni territoriali, con la conseguenza di avere senatori svincolati dal rapporto con tale istituzione oltre che svincolati dal rapporto fiduciario con il Governo. Insomma, dei senatori che non sono né carne né pesce, di cui non si comprenderebbe il ruolo e la funzione. Del resto, la tesi ripetuta ossessivamente in quest'Aula, che l'elezione del Senato in secondo grado anziché a suffragio universale e diretto rappresenti una violazione della sovranità popolare, è del tutto priva di fondamento, come dimostra il fatto che quasi tutte le grandi democrazie hanno una sola Camera eletta a suffragio universale e diretto che rappresenta la nazione e che è titolare del rapporto di fiducia con il Governo. In conclusione, nel Pag. 105ribadire il voto favorevole di Area Popolare all'articolo 1, voglio però sottolineare come indubbiamente ci accingiamo, anche nel prosieguo del nostro esame, a dei punti fondamentali: come evitare che il Senato non diventi un doppione della Conferenza Stato-regioni, che è un interrogativo che ci dobbiamo porre, e sicuramente la questione del procedimento legislativo, che noi, come abbiamo detto anche nella discussione di questi articoli, proporremo naturalmente quando arriveremo all'articolo 10.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, il gruppo Per l'Italia-Centro Democratico voterà a favore dell'articolo 1 di questa riforma costituzionale. Lo faremo, tuttavia, certamente senza anatemi. Non condividiamo, infatti, l'allarme lanciato da alcuni sulle possibili derive autoritarie di questa riforma, ma lo faremo – lo dico altrettanto francamente – senza entusiasmi. Riteniamo, infatti, certamente un passo avanti, da un lato, il superamento del bicameralismo paritario perfetto. Lo riteniamo un passo avanti, un passo di cui l'Italia decisamente aveva bisogno e su cui c'era un consenso ormai pressoché unanime nel Paese. Tuttavia esso è importante, dal nostro punto di vista, non tanto per la velocizzazione del processo legislativo quanto per la sua specializzazione. Infatti, se si fosse trattato soltanto della velocizzazione del processo legislativo, forse, se l'Italia avesse avuto bisogno di qualcosa in merito, come è stato richiamato anche nel corso di questo dibattito, questa sarebbe stata, piuttosto, mettere una marcia in più al processo per la revisione e l'omogeneizzazione delle leggi attorno a testi unici che, come qualcuno ha detto, togliessero dalle leggi il troppo e il vano. Quindi non è tanto un problema di velocizzazione, per quanto ci riguarda, ma, come dicevo, di specializzazione. Allora, qual è la specializzazione che questa riforma costituzionale intende perseguire ? Dovrebbe essere appunto la specializzazione del Senato nella Camera delle autonomie territoriali, e su questo noi siamo e restiamo profondamente d'accordo.
Tuttavia, proprio perché teniamo ad una Camera delle autonomie territoriali, proprio per questo noi riteniamo che vadano fatte alcune considerazioni che non vogliano essere delle riserve, ma vogliono essere uno stimolo a migliorare, se possibile, il testo. Non si tratta del problema dell'elezione di secondo livello dei senatori, non era questa la nostra impostazione originaria, ma certamente non ci trova assolutamente contrari in linea di principio. Esiste in tante realtà, comprese realtà istituzionali alle quali noi guardiamo con grande simpatia a partire dalla nostra impostazione di forma dello Stato che condividiamo come gruppo politico. Quindi, non si tratta dell'elezione di secondo livello dei senatori, ma si tratta della capacità di essi di rappresentare davvero le autonomie territoriali. Questo è messo a nostro avviso in difficoltà sia per quanto riguarda la composizione, sia per quanto riguarda il mandato dei futuri senatori.
Attorno a questi aspetti, la composizione del futuro Senato e il mandato dei senatori, si gioca la possibilità di svolgere effettivamente la funzione di rappresentanza delle autonomie territoriale. Su questo noi crediamo che il dibattito vada ancora portato avanti e lo faremo nel corso dell'esame del successivo articolo 2, così come andrà portata avanti una riflessione sui rapporti tra lo Stato e le regioni. Infine, concludo, credo che questa riforma costituzionale non possa essere letta se non avendo in controluce anche la riforma della legge elettorale. Allora, mi sia consentito un invito alla prudenza, affinché da parte soprattutto del partito di maggioranza relativa possa essere accolto un ripensamento, una rivalutazione quando parleremo di equilibrio dei poteri ancora nel successivo esame degli articoli e con particolare riferimento alle maggioranze che saranno richieste per le modifiche future della legge elettorale e per le modifiche Pag. 106future dei Regolamenti parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Presidente, anch'io intendevo lasciare dei miei pensieri su queste riforme costituzionali, in particolare sull'articolo 1. Sorvolo ovviamente sulla legittimità di questa maggioranza nel portare avanti una riforma costituzionale quando la stessa maggioranza è frutto di una legge incostituzionale. Sorvolo ancora sulla scelta di ignorare il parere di illustri costituzionalisti ascoltati in Commissione appunto durante il dibattimento che è avvenuto in quella sede e anche sul fatto che il Governo si trincera in un silenzio, contingente su questo provvedimento i tempi. Ci sarebbe anche tanto da dire sulla scelta indegna del momento in cui questa discussione viene portata qui alla Camera, però mi preme sottolineare alcuni aspetti. In particolare questa riforma, che da alcuni è stata definita un modello, forse sarebbe più opportuno definirla come un prototipo, visto che appunto, come hanno ricordato i miei colleghi, non se ne vede una traccia simile da nessun'altra parte. Concludo, Presidente. Questa riforma è stata voluta, si dice, tra le altre ragioni anche per motivi economici, perché questo processo è troppo farraginoso.
PRESIDENTE. Concluda.
DIEGO DE LORENZIS. Concludo, Presidente. In altri Paesi, dove la partecipazione è ben più ampia di quella garantita nel nostro Paese, i risultati economici sono proprio legati al fatto che le persone riescono a partecipare e gli iter legislativi sono aperti alla cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Presidente, ho ascoltato un collega del gruppo Forza Italia definire queste riforme «le nostre riforme», con grande rispetto dico, a nome mio e a nome di tanti altri colleghi, not in my name, not in our name.
Queste non sono, a nostro avviso, le nostre riforme. Abbiamo presentato emendamenti per abolire davvero il Senato e c’è stato detto «no»; abbiamo presentato in subordine emendamenti per renderlo elettivo e c’è stato detto «no». Si mantiene una seconda Camera, che sarà impegnata in opache opere di interdizione e trattativa con la prima Camera alle spalle dei cittadini e con la prospettiva di far lievitare la spesa pubblica. Questo è per noi inaccettabile, tradisce ciò che si dice ai cittadini e per questo annunciamo il nostro voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Presidente, ribadisco anch'io, in dissenso dal gruppo: non in mio nome. Siamo stati eletti per fare opposizione al Governo di centrosinistra, essendo di centrodestra, ci troviamo in maggioranza con il Governo di centrosinistra a votare provvedimenti del Governo di centrosinistra e non dell'Assemblea, tant’è vero che si è discusso se siamo ermafroditi della politica in questo gruppo, un po’ di qua e un po’ di là, e non ci si capisce più neanche con i tempi e abbiamo creato quasi un caso da Regolamento.
Detto questo, io mi vanto di essere stato il voto che ha determinato la messa sotto del Governo, come ha detto Matteo Renzi in Commissione, e su questa strada di ferma opposizione al Governo, non in mio nome, gli altri colleghi di Forza Italia voteranno diversamente da me.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Fa piacere che quanto meno Pag. 107siamo alle dichiarazioni di voto finale sull'articolo 1, e abbiamo impiegato una settimana e mezzo perché ovviamente si dovrebbe discutere nel merito degli emendamenti. Anche in Commissione abbiamo tentato più volte di portare la discussione nel merito, proponendo relativamente pochi emendamenti; essendo una riforma costituzionale su quaranta articoli, ci sembrava che dieci emendamenti ad articolo fossero un ottimo compromesso, diciamo così. In Commissione abbiamo cercato di portare le nostre ragioni, cercato di discutere nel merito di una riforma che – era stato annunciato – voleva essere condivisa con la maggior parte di questo Parlamento e così non è stato. Molti emendamenti sono stati ritirati per poi essere discussi in Aula, ma in Aula in una settimana e mezzo non si è discusso degli emendamenti e nel merito.
Abbiamo chiesto più volte l'intervento del Governo, che è intervenuto per ben 54 secondi, di cui 23 solo dedicati alle riforme. Nell'ambito di una riforma così sponsorizzata quanto meno una maggiore partecipazione da parte del Governo sarebbe stata gradita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Luigi Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Ancora una volta, il PD, Forza Italia e i gruppi di maggioranza violentano la democrazia e, ancora una volta, eliminano il suffragio universale. Lo avete fatto per le province ed ora lo fate per il Senato. Ancora una volta, il MoVimento 5 Stelle è qui a difendere la democrazia in questo Parlamento e nel Paese.
D'altra parte, c’è chi sta scrivendo una pagina nera della democrazia, ma lo sta facendo con sciatteria, superficialità, arroganza e cinismo e questo è lo stile di questo sfascio costituzionale della vostra legge elettorale, uno stile da figli di papà che escono ubriachi da un bar, pronti a dimostrare di essere capaci di una grande spavalderia. È questa la scena che mi viene in mente quando, in questo Parlamento, vedo aggirarsi Lotti, Renzi, Madia e Boschi.
Il MoVimento 5 Stelle ha fermato già lo sfascio dell'articolo 138 della Costituzione e le truppe dell'onorevole Letta e sono sicuro che il tempo ci darà ragione e anche in questo caso insieme ai cittadini fermeremo questa riforma del «capetto» Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Grazie, Presidente. Poiché ho sentito ripetere come un mantra in quest'Aula che dobbiamo superare il bicameralismo perfetto, leggo cosa dice il professore Lagrotta, di diritto costituzionale: «Nella XVI legislatura vengono approvati con due letture 301 provvedimenti, di cui 131 di ratifica e 82 decreti-legge. Con tre letture, settantacinque provvedimenti, dei quali ventiquattro decreti-legge. Con quattro letture, solo dodici e, con oltre quattro letture, solo tre».
Il problema «dice il professor Lagrotta,» dunque è legislativo ? È questo il motivo per cui modifichiamo il bicameralismo ? «Non lo so» dice il professor Lagrotta. Il professor Grosso dice anche: «A me sembra che la composizione del nuovo Senato, da un lato, e i poteri ad esso assegnati, dall'altro, non consentono all'organo di organizzarsi e di operare in funzione dello scopo enunciato, cioè di esercitare un ruolo propriamente rappresentativo delle istituzioni territoriali e, quindi, di raccordo fra quelle istituzioni e lo Stato».
Presidente, concludo dicendo che sono venuti fior di professori di diritto costituzionale per dire quanto sia ipocrita questa vostra affermazione che bisogna fare una legge per superare il bicameralismo perfetto perché non funziona (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Concluda.
Pag. 108GIULIA GRILLO. Voi state superando il bicameralismo perfetto perché volete instaurare una dittatura de facto. Ditelo e basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Latronico. Ne ha facoltà.
COSIMO LATRONICO. Presidente, intervengo per una questione di metodo. Non si è visto negli anni, nella storia istituzionale del nostro Paese, che il Governo fa una proposta per riformare la Costituzione. Poi, ci sono delle domande: questo disegno ci fa rafforzare la democrazia parlamentare ? Oppure no ? Io non ho una risposta esaustiva e per questo non voterò l'articolo 1.
La seconda domanda è: quella del Senato è una rappresentanza vera oppure no ? Realizza quell'equilibrio per evitare il rischio di un'autocrazia nel nostro Paese ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunziare il mio voto contrario. Intanto, ricordo ancora che ci occupiamo di riforma della Costituzione nell'assenza del garante dell'unità nazionale e nell'assenza del garante della Costituzione e abbiamo sorvolato rispetto a un tema, invece, che è dirimente per il prosieguo della nostra democrazia. E poi intervengo nel merito. Il bicameralismo si supera solo ed esclusivamente abolendo uno dei due rami del Parlamento. Diversamente, se uno dei due rami del Parlamento comunque resta in piedi, se entrambi restano in piedi, con qualsiasi altra forma non può che essere eletto a suffragio universale.
Quindi, voterò contro questo articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà. Magari cercate di evidenziare prima la richiesta di intervento, per favore.
ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, mi scusi. Credevo ci fossero altri colleghi. Colleghi, quando mettiamo le mani ad un buon terzo delle norme costituzionali la logica ci dovrebbe accompagnare, con consapevolezza, che non sono sufficienti misure compensative, ma ci troviamo nella dimensione strutturale e stiamo intervenendo su questa. Quindi, è necessario un equilibrio sistemico. Ma qui la cosa assurda è che non ci sono neanche le misure compensative.
Con la configurazione della Camera ipermaggioritaria non abbiamo nulla di tutto questo e non ci sono neanche i meccanismi che potrebbero, appunto, caratterizzare un assetto istituzionale equilibrato, un assetto che non dovrebbe andare a disarticolare la divisione dei poteri costituzionali. Ma questo purtroppo accade, visto che l'Esecutivo ingombra il campo legislativo, peraltro subdolamente non essendo formalmente modificata la forma di Stato.
Per questo esprimerò voto contrario con il gruppo di SEL.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Presidente, intervengo soltanto per dire che, a seguito dei voti che ho espresso sui numerosi emendamenti all'articolo 1 e in base ai contenuti delle dichiarazioni che ho effettuato, evidentemente il mio sarà un voto contrario sull'articolo 1 stesso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Capezzone, Colletti, Marchi, Saltamartini, Brescia, Pannarale. Allora, qui sta Pag. 109salendo la deputata Carloni. Chi altro ? Qui hanno votato tutti. Carloni sta arrivando al suo posto. Ha votato ? Sì. Mi pare che abbiano votato tutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 293
Hanno votato no 134.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(Il deputato Biasetti ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.013, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente, l'emendamento, in primo luogo, riduce il numero dei deputati da 630 a 300, elimina la disposizione che assegna i seggi alla circoscrizione estero, abbassa l'età di elettorato passivo per la Camera da venticinque a ventuno anni e, oltre a modificare l'articolo 56 della Costituzione ancora in vigore, introduce anche il divieto di candidature multiple, cioè vieta ad un soggetto di candidarsi in più circoscrizioni. Si tratta, infatti, di un meccanismo elettorale volto ad assicurare ai capi partito l'elezione dei candidati a loro più fidati. Il Porcellum prevedeva le liste bloccate in cui gli eletti sono determinati dall'ordine in cui appaiono in lista, ordine stabilito dal partito stesso, così che, conoscendo il peso elettorale del partito in ciascuna circoscrizione, è possibile prevedere più o meno quali candidati saranno eletti e chi, invece, resterà escluso. L'Italicum, nella bozza che è uscita alla Camera, prevede un meccanismo analogo, vedremo che cosa succederà al Senato. Però, quello che rimane grave in entrambi i sistemi è la presenza contemporanea di liste bloccate e candidature multiple, che permette al partito di esercitare un forte controllo sugli eletti. È inutile mantenere l'articolo 67 sul divieto di mandato imperativo come foglia di fico quando poi i vari segretari di partito comandano e utilizzano i fili delle marionette che immettono all'interno del Parlamento, come succede adesso.
Nella sentenza con cui la Consulta ha dichiarato l'illegittimità del Porcellum, i giudici si sono soffermati a lungo sulla questione delle liste bloccate. La Corte costituzionale non dichiara illegittimo in sé il voto di lista bloccato, è il mix di previsioni normative, proporzionale, premio di maggioranza diversamente attribuito alla Camera e al Senato, voto bloccato di lista, pluricandidature, esiti del tutto imprevedibili anche rispetto al voto dell'elettore, è tutto questo meccanismo che svuota il diritto del cittadino di scegliere i propri rappresentanti in violazione dell'articolo 48 della Costituzione, a tutto vantaggio dei partiti.
La Corte osserva che: il voto per la scelta di lista è illegittimo perché esclude ogni facoltà dell'elettore di incidere sull'elezione dei propri rappresentanti, i quali per l'ampiezza delle circoscrizioni e la lunghezza delle liste sono difficilmente conoscibili dall'elettore stesso. Altra osservazione è che tale scelta invece è rimessa totalmente ai partiti che, privi di attribuzioni costituzionali, sono solo uno strumento di partecipazione alla vita politica dei cittadini.
Altra osservazione: il cittadino è privato anche dell'aspettativa relativa all'elezione in riferimento allo stesso ordine di lista per effetto delle candidature multiple e della facoltà di opzione dell'eletto sulla base delle indicazioni di partito. Questa disciplina – continua la Corte – non è comparabile né con sistemi caratterizzati da liste bloccate e solo per una parte dei seggi né con sistemi caratterizzati da circoscrizioni elettorali di dimensioni territoriali ridotte, nelle quali il numero dei Pag. 110candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l'effettiva conoscibilità degli stessi e con essa l'effettività della scelta e la libertà del voto, al pari di quanto accade, ad esempio, nel caso di collegi uninominali. L'ultima osservazione, sempre della Corte costituzionale, è che questa disciplina altera il rapporto di rappresentanza tra elettore ed eletto, coarta la libertà di scelta degli elettori e contraddice il principio democratico.
Ovviamente la sentenza della Corte costituzionale si riferiva al Porcellum, adesso stiamo affrontando al Senato l'Italicum, ma ad oggi i profili di incostituzionalità ravvisati dalla Consulta sono gli stessi.
Come si coniugano queste due modifiche, la modifica costituzionale con la modifica della legge elettorale, lo abbiamo, in questi giorni, ampiamente spiegato. Quindi, l'intento, attraverso questo articolo aggiuntivo, è di aprire una riflessione più seria sull'effettivo ruolo di contrappeso e di equilibrio del nuovo Senato rispetto alla stessa Camera dei deputati.
Al riguardo, ci sentiamo davvero di condividere il giudizio espresso da molti autorevoli costituzionalisti, secondo i quali un Senato come quello previsto non potrà in alcun modo bilanciare i poteri della Camera, soprattutto se sarà il cosiddetto Italicum, con i suoi abnormi sbarramenti e le sue liste bloccate, o semibloccate – vedremo che cosa uscirà dal Senato – a determinare la formazione di quest'ultimo, ossia se basterà la maggioranza assoluta dei deputati ad annullare le deliberazioni prese nelle poche competenze legislative che residuano al nuovo Senato.
ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, articoli 8 e 24 del Regolamento. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito che martedì 20 gennaio noi dovremo stare in quest'Aula dalle 9 alle 14 e dalle 15 alle 22, cioè per 12 ore. Ora, una domanda, che contiene già la risposta: io credo che questa disposizione debba essere rispettata e che non possa essere alterata.
Lei, con i capigruppo, ha stabilito le ore di lavoro e le ore di riposo, perché è ovvio che in 12 ore, anzi, in 13 ore, almeno un'ora debba essere dedicata alla sopravvivenza, diciamo così. Ora, gradirei che questo concetto, cioè che le Commissioni non possono lavorare quando vi è l'Aula, sia esteso logicamente anche all'ipotesi in cui la Presidente dica che i deputati devono, per i motivi più vari, avere un intervallo, nell'ambito, soprattutto, di un periodo così lungo di 13 ore.
Questo lo dico perché mi giunge notizia che i presidenti di alcune Commissioni – questo va a loro onore, per lo zelo che mettono nel loro lavoro, non è una critica, da questo punto di vista – avrebbero convocato le rispettive Commissioni dalle ore 14 alle ore 15. Praticamente, noi dovremmo essere impegnati dalle 9 del mattino alle 22; tra l'altro, mi permetto di dire, senza giustificato motivo, perché non è che, se usufruissimo di quell'ora, sarebbe alterato il programma dei lavori oppure se ne adombrerebbe il Governo Renzi.
Quindi, la invito a stabilire che il suo calendario valga sia per le ore di lavoro sia per le ore di non lavoro, almeno fino alle ore 22; dalle ore 22 in poi, ovviamente, è rimesso alla sensibilità dei presidenti delle Commissioni.
PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, capisco le sue considerazioni, ma rimetterei queste valutazioni ai presidenti delle Commissioni, che hanno ben in mente qual è il nostro calendario; quindi, sapranno sicuramente regolarsi di conseguenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dell'Orco. Ne ha facoltà.
MICHELE DELL'ORCO. Grazie Presidente, questo articolo aggiuntivo, e anche i prossimi – vi sono una serie di articoli aggiuntivi simili – trattano della riduzione dei parlamentari, nello specifico del dimezzamento Pag. 111dei deputati alla Camera. Quindi, dato che andate tanto a raccontare in giro, in tutte le TV, sui giornali, in tutte le sedi, che la vostra volontà è dimezzare i parlamentari, questa è l'occasione. Sono certo che sicuramente voterete a favore.
Naturalmente, per tornare alla mia rubrica dell’«Indovina chi lo ha detto», ho trovato un'altra dichiarazione di un certo tizio che nel 2012 diceva: «Se vogliamo ridurre l'impatto del MoVimento 5 Stelle, la politica deve fare una cura dimagrante». Naturalmente, lo diceva Matteo Renzi a Palermo, suggerendo l'abolizione del finanziamento pubblico, e naturalmente voi vi intascate ancora il finanziamento pubblico, attualmente.
Diceva sempre Renzi: «Stop a candidature di chi ha precedenti penali», e naturalmente, nella discussione sull'Italicum, ancora non avete inserito queste cose, nonostante che noi chiediamo da tempo «no condannati in Parlamento» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Concluda.
MICHELE DELL'ORCO. E sempre Renzi diceva che voleva il dimezzamento dell'indennità per i parlamentari: naturalmente non vi siete tolti un euro, mentre noi, in un fondo per il microcredito, diamo metà del nostro stipendio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, io voglio un attimo rimarcare il concetto dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.013, perché nella prima parte si chiede la riduzione a 300 dei deputati, poi si riduce a 21 anni l'età per la partecipazione politica, e quindi si amplia l'offerta politica e si attiva un elettorato che solitamente è lontano da questo, perché non lo si fa mai partecipare alla politica, e poi è chiaro per correttezza, onestà, pulizia, che nessuno possa candidarsi in più di una circoscrizione. Infatti è chiaro che ci si mette quello famoso per raccattare voti. Questo ci sembra quanto meno inopportuno, in una fase dove la politica purtroppo viene vista in maniera negativa da tutta la cittadinanza che si sta allontanando anche per questo.
Quindi io chiedo una riflessione su questo articolo aggiuntivo, perché si riducono i deputati a 300, si aumenta l'offerta politica, permettendo a chi ha 21 anni di potersi candidare e poi evitiamo questa rincorsa alla fama di un nome famoso candidato in tutte le circoscrizioni. Rifletteteci, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie Presidente, io volevo semplicemente dichiarare il mio voto favorevole a questo emendamento importante, che dimezza il numero dei deputati, abbassa l'età con la quale ci si può candidare ed impedisce candidature multiple.
E poi volevo utilizzare il tempo che mi avanza per informare l'Aula di un fatto increscioso che è avvenuto in Liguria: a quanto pare, in mezzo alle frotte di elettori di Forza Italia, agli ’ndranghetisti ed agli extracomunitari che hanno partecipato numerosi alle primarie del PD, sembra siano riusciti ad infiltrarsi anche alcuni elettori del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). C’è la procura che sta indagando ed immagino che si farà chiarezza su questo fatto increscioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.
MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente, questo emendamento è importante, oltre che per le questioni che hanno già detto i miei colleghi, come si è già detto, per la possibilità di eleggere a deputati i cittadini Pag. 112che abbiano raggiunto i 21 anni di età. Questo per quale ragione ? Perché, quando la Costituzione è stata scritta, la maggiore età non era 18 anni, ma era 21 anni, quindi ci sembrava opportuno voler modificare anche questo modo di poter eleggere anche dei giovani e poter far partecipare anche dei giovani all'attività politica di questo Paese.
E poi c’è anche un altro elemento, che forse non è stato sottolineato dai miei colleghi, perché l'emendamento si conclude dicendo: «Nessuno può candidarsi in più di una circoscrizione». Allora noi, durante le ultime politiche, ma anche in quelle del passato, abbiamo visto come tantissimi politici si candidano in diverse circoscrizioni. Questo semplicemente non è corretto, perché un politico, un deputato o senatore che sia, deve farsi eleggere nella propria circoscrizione di appartenenza e non seguire dettami di clientelismo, che vanno anche in altre regioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vallascas. Ne ha facoltà.
ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente. Il pretesto è quello della necessità delle riforme, il leitmotiv è sempre lo stesso: cambiare direzione.
Edulcorati dalla solita campagna pubblicitaria targata Renzi, siamo qui a discutere di riforma del Titolo V ed ancora una volta noi non possiamo che rifiutare questa superficialità politica, incoscienza istituzionale, a fronte di una svolta autoritaria, svolta segnata dal patto del Nazareno, che ha disposto un pericolosissimo combinato per la nostra democrazia: la riforma costituzionale e quella elettorale, in cui tutto viene deciso nelle stanze buie delle segreterie di partito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questa finta riforma di fatto assottiglia la rappresentanza ed il peso della volontà popolare nel processo decisionale. Il grande bluff, ben architettato, si condisce di una finta revisione della spesa pubblica, puramente fuorviante. Il Presidente del Consiglio l'aveva annunciata come la riforma che avrebbe permesso allo Stato di risparmiare un miliardo di euro. La sbandierata riduzione del numero dei senatori dovrebbe – e dico dovrebbe – in teoria portare grossi risparmi alle casse dello Stato.
Così non sarà.
PRESIDENTE. Concluda, deputato Vallascas.
ANDREA VALLASCAS. La Ragioneria generale dello Stato quantifica in soli 49 milioni di euro il risparmio totale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brescia. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE BRESCIA. Signora Presidente, ci sono una serie di motivi per prendere le distanze dalle vostre riforme incostituzionali, molti dei quali sono già stati menzionati da altri colleghi prima. Di fatto, riassumendoli, l'insieme delle riforme costituzionali con l'istituzione dell'Italicum darebbe vita ad una pericolosa deriva antidemocratica che, come più d'una volta abbiamo avuto modo di evidenziare nel corso di questo dibattito, non è altro che l'istituzionalizzazione di ciò che già avviene da tempo. Tra gli obiettivi da voi annunciati ci sarebbe anche la riduzione dei costi della politica attraverso una riduzione del numero dei parlamentari. Se fosse davvero questo il vostro obiettivo, votereste questo articolo aggiuntivo, ma dato che le vostre mire sono ben altre e dato che le vostre poltrone non le mettereste mai a rischio, questo articolo aggiuntivo ce lo voteremo da soli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lombardi 1.013, su cui vi è il Pag. 113parere contrario di Commissione e Governo e favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Veloci colleghi, siamo in votazione... prego affrettarsi, grazie. Chi è che deve ancora votare ? Scopelliti, Marti... hanno votato tutti da quest'altra parte ? Sì.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 106
Hanno votato no 297.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Le deputate Vezzali e Fitzgerald Nissoli hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario. I deputati Lia e Franco Bordo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.014, su cui vi è il parere contrario del Governo e della Commissione e favorevole dei tre relatori di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente, quest'articolo aggiuntivo nella costruzione è analogo al precedente, in realtà poi andiamo a variare il numero dei deputati e l'elettorato attivo, degli elettori appunto, e l'elettorato passivo per la Camera, da 25 a 18 anni.
Per potere ristabilire, quindi, un vero ed equilibrato sistema di pesi e contrappesi è necessario riconsiderare il numero dei deputati. Non deve essere vista da nessuno come azione di rivalsa nei confronti dell'altro ramo del Parlamento, ma oggettivamente 630 deputati sono veramente troppi, non solo in termini di costi, ma soprattutto in termini di bilanciamenti. Un Parlamento in seduta comune, che dovesse prevedere un Senato rappresentato da 100 membri contro i 630 della Camera, si trasformerebbe in un organo assolutamente ineguale.
Il progetto del Governo rischia di vanificare qualunque idea di bilanciamento rispetto al potere legislativo pieno della Camera dei deputati. È per questo, quindi, che crediamo che questa riforma, non solo non allarghi, ma restringa gli spazi di democrazia e su questo vogliamo che ci si possa confrontare e che si possa confrontare il Paese.
Il ruolo residuale del nuovo Senato appare qui in tutta evidenza e ci spinge a dire, non certo per paradosso, che forse sarebbe stata più saggia l'idea di provvedere totalmente all'abrogazione di tale ramo del Parlamento. Delle diverse ragioni ipotizzate per l'introduzione di una seconda Camera già alla costituente la rappresentanza territoriale sembra l'unica rimasta in gioco. Nell'individuare in quest'ottica funzioni e composizione del nuovo Senato delle autonomie, o meglio, della Repubblica (non certamente Senato federale) è evidente la necessità di collegare le due cose, pensando alla composizione della seconda Camera in vista delle funzioni che le si vogliono attribuire e viceversa. Il Senato che vogliamo è eletto a base regionale, a suffragio universale e diretto, con sistema proporzionale. Sul numero dei componenti possiamo dire che non ci strapperemo le vesti se saranno 430 o 300 o 150: non è questione di numeri, ma di metodo.
La composizione del nuovo Senato risulta di natura e derivazione squisitamente politica, a ricalco della mappa del potere con componenti part time in quanto contemporaneamente all'interno degli organi legislativi regionali, sempre che la magistratura lasci ancora qualcuno all'interno di tutte queste regioni indagate.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 19,13)
ROBERTA LOMBARDI. Quanto poi alla riduzione del numero dei parlamentari, il Governo Renzi, fin dall'inizio ha mascherato il nuovo corso costituzionale facendone una questione di costi, di numeri e di risparmi che ne sarebbero derivati. E, allora, se riduzione deve essere, che riduzione sia dei deputati e dei senatori; riducendo entrambi, i risparmi sarebbero ben più consistenti di quelli che saranno prodotti dalla trasformazione del nuovo Senato, organo meramente consultivo, del quale c’è da dubitare perfino della sua utilità, una sorta di Commissione per le questioni regionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, con questo intervento intendo annunciare il voto contrario di Forza Italia a questo articolo aggiuntivo. Questo articolo aggiuntivo, come una serie di emendamenti successivi, va a definire un diverso numero di deputati, variando chiaramente il numero. Nella fattispecie questo articolo aggiuntivo parla della composizione della Camera dei deputati di 315 e inserisce anche una modifica riguardo all'elettorato passivo a 18 anni.
Il mio intervento riguarda prevalentemente quello che è il numero della riduzione dei deputati. Innanzitutto, direi che ciò che dobbiamo perseguire con la riforma delle istituzioni è innanzitutto l'efficienza del sistema legislativo e dell'architettura stessa del sistema complessivo quindi architettura, processi, ma anche un sistema di controllo sul procedimento legislativo.
Noi crediamo che all'interno di questa riforma costituzionale si sia cercato proprio di perseguire questo obiettivo, innanzitutto distinguendo in modo chiaro quelle che sono le funzioni delle due Camere. Voglio ricordare che il numero complessivo tra senatori e deputati, al termine di questa riforma, sarà di 730 parlamentari. Voglio anche ricordare che nel rapporto tra cittadini elettori e popolazione, dopo questa riforma, l'Italia si collocherà in una posizione di virtuosità rispetto agli Stati europei essendo il secondo Stato – solo dopo la Germania che sarà il primo Stato – proprio in relazione al numero di eletti, numero di deputati e in relazione a popolazione ed elettori. Quindi credo che questo sia un buon obiettivo.
Inoltre, nelle nostre riforme, quelle del 2005 e quella poi del 2012, approvata solo al Senato, avevamo nel 2005 che nel complesso il numero di deputati e senatori era 770, quindi sostanzialmente simile rispetto a quello dell'attuale riforma, e nel 2012 erano, fra senatori e deputati, 762.
Per questa ragione Forza Italia voterà contro questo articolo aggiuntivo sia perché appunto l'efficienza reale di un sistema si ottiene non tanto con la riduzione dei deputati o dei senatori, ma si ottiene migliorando quella che è la composizione e il livello qualitativo del procedimento legislativo e, dall'altra parte, proprio perché nelle nostre riforme, quelle che ci hanno portato ad appoggiare in modo coerente il procedimento di riforma in atto, il numero di deputati e di senatori era più o meno simile.
Per quanto riguarda l'età, io voglio solo fare una riflessione in questa Aula: a 18 anni un ragazzo in questo Paese, ahimè, non ha neanche conseguito un titolo di studi superiore, quindi direi che l'abbassamento a 18 anni dell'elettorato passivo credo che sia eccessivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCÀ. Grazie Presidente, per fare una riflessione sul numero di 315 che è il numero di senatori. Quindi, con questo articolo aggiuntivo, su cui spero la maggioranza faccia un'importante riflessione, noi andiamo ad avere un risparmio di spesa, se è questo che vogliamo ottenere, pari al risparmio di spesa che si ottiene togliendo il Senato.Pag. 115
Allora, semplicemente la riflessione viene anche su un altro emendamento proposto dal MoVimento 5 Stelle in cui i parlamentari venivano portati a un numero limitato, sia alla Camera, che al Senato, togliendone 500. Si trattava di un emendamento precedente in cui ero appunto intervenuto. La riflessione è interessante ed importante e spero che vi sia in questo momento una maggioranza, assente ora in discussione, che faccia una riflessione, altrimenti il numero di 315 parlamentari è quasi il numero attuale dei parlamentari del PD, i quali, non intervenendo, dimostrano la necessità di andare ad eliminare appunto 315 parlamentari.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo per segnalare alla Presidenza quanto avevamo già detto in sedute precedenti e, purtroppo, non è stato recepito in nessuna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Mi riferisco al fatto che domani la Corte costituzionale si esprimerà sul referendum della riforma Fornero. Io segnalo per la seconda volta alla Presidenza che non è stata ancora convocata la seduta per eleggere l'ultimo componente della Corte costituzionale così da completarla. Riteniamo sia inaccettabile che se ne sia dimenticati totalmente e che questo Parlamento si estranei totalmente dall'andare a completare un organismo costituzionale, funzione che viene data proprio alla Camere riunite.
Quindi, invito per l'ennesima volta la Presidenza a convocare nel più breve tempo possibile il Parlamento in seduta comune perché riteniamo gravissimo oltretutto che nella giornata di domani la Consulta si esprima senza la sua completezza su 500 mila firme depositate.
PRESIDENTE. Trasmetterò, ovviamente, la sua richiesta alla Presidente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.
PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente, questo articolo aggiuntivo, come altri, parla della riduzione del numero dei deputati. Una discussione, un dibattito, che spesso si innesca su questa cosa è quanto ciò influisca sulla rappresentanza e se il numero di 630 deputati sia adeguato per una popolazione come quella italiana. Nel fare questa riflessione, io sono andata a vedere sul sito «openparlamento.it» e ho notato che ci sono molti parlamentari che hanno delle presenze bassissime. Pertanto, a questo punto, ci sono tanti deputati che non ci vengono neanche in questo posto e, allora, tanto vale tagliarli, dimezzarli, che non si vedrebbe la differenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.
STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, non volevo intervenire perché di questo tema abbiamo già ampiamente dibattuto, ma l'intervento dell'onorevole Centemero mi obbliga a intervenire. Le spiego perché. Prima questione: con la vostra riforma si può diventare senatori a 18 anni d'età. Allora, io non capisco perché si può diventare senatori a 18 anni d'età e non si può diventare deputati a 18 anni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quindi, i casi sono due: o si alza il livello dell'età anche per il Senato, oppure non si possono fare questi discorsi generici sull'età della Camera e poi essere incoerenti sul Senato. Questa è la prima questione.
Seconda questione: anche sul numero dei parlamentari bisogna essere seri – mi faccia passare questo termine, mi scusi – perché un conto è la riduzione dei parlamentari in maniera equilibrata tra Camera e Senato e un conto è lasciarne alla Camera 630 e avere 100 senatori. Le spiego perché. Perché, vede, oltre al fatto che i senatori dovrebbero fare un altro lavoro, cioè i sindaci e i consiglieri regionali, Pag. 116questi 100 senatori dovrebbero anche svolgere un ruolo di controllo sulle leggi approvate dalla Camera e hanno dieci giorni per farlo nel procedimento ordinario. Allora, facendo due calcoli, alla Camera abbiamo 14 Commissioni tematiche. Vorrebbe dire che abbiamo sette senatori per ogni Commissione. Questi dovrebbero fare i sindaci, i consiglieri regionali, controllare le leggi ed entro dieci giorni chiedere che il Senato ribalti la votazione della Camera. Se siamo seri, vorrei che qualcuno mi spiegasse come questi senatori possano realmente svolgere questo ruolo, altrimenti diciamoci la verità che è un monocameralismo e il Senato non serve a nulla (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente, rivolgo un appello a tutti i deputati di quest'Aula affinché votino questo articolo aggiuntivo che è di assoluto buonsenso, come hanno ricordato tantissimi colleghi.
I principi contenuti in questo articolo aggiuntivo sono assolutamente condivisi da diverse forze politiche. Li ricordo brevemente: la riduzione del numero dei deputati, l'eleggibilità a partire da 18 anni, il fatto che non ci si possa candidare in più circoscrizioni. Mi sembrano questioni assolutamente di buonsenso. In merito al secondo punto, in particolare, penso sia corretto coinvolgere le giovani generazioni nelle scelte della nazione piuttosto che fargliele sempre subire. Quindi mi rivolgo a tutta l'Aula e chiedo che votiate favorevolmente a questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, brevemente volevo fare due riflessioni. La prima, come ha ricordato l'onorevole Quaranta, riguarda la difformità che c’è tra Camera e Senato e riguarda l'età a cui i parlamentari possono essere eletti e questo denota in maniera evidente e palese il fatto che questa riforma elettorale sia frutto di accordicchi, sia frutto di inciuci, sia frutto di accordi senza alcuna visione politica, senza alcuna condivisione e dibattito con la cittadinanza.
La seconda considerazione riguarda i criteri di eleggibilità e tra questi, nell'articolo aggiuntivo, viene citato il divieto alla candidatura in più circoscrizioni. Visto che i consiglieri regionali faranno anche i senatori, trovo assolutamente naturale il fatto che questa maggioranza permetta ad europarlamentari o a persone con altri incarichi di rivestire anche questo ruolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente, vorrei porre l'attenzione rispetto alla possibilità di candidarsi con il divieto di candidatura in più circoscrizioni. Questo adesso è stato un fenomeno che abbiamo visto realizzarsi bene o male in tutte le legislature per cui trovavamo i candidati Premier di ogni grande gruppo in ogni circoscrizione, benché questi non conoscessero minimamente il territorio perché non era di loro competenza. Credo che una proposta emendativa di questo tipo, oltre a porre questo tipo di attenzione, vuole anche ridurre il numero di parlamentari, diciamo che è un qualcosa che è assolutamente doveroso e logico che esiste in qualsiasi tipo di democrazia rappresentativa nella quale ci troviamo, rappresentativa si fa per dire. Comunque, detto ciò, chiedo all'Aula e chiedo anche alla maggioranza di esprimersi in merito e spiegare le ragioni per le quali non sono d'accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.
Pag. 117MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, questa riforma sembra che debba passare sotto silenzio. Infatti, a parte le aule parlamentari, non se ne parla granché: fuori i cittadini non la conoscono e non sanno che cosa sta per arrivargli sulla testa. Si deve solo dire che si è fatto qualcosa per potersi vantare delle riforme fatte senza però dire i contenuti e non ci sono padri e non ci sono responsabili. Vorrei ricordare che noi non ci dimenticheremo di quello che state facendo e gli italiani non si dimenticheranno di quello che state facendo al nostro Paese. Questo atteggiamento di negare la provenienza «piddina» delle «leggi porcata» sta diventando virale e sta colpendo anche i candidati alle prossime elezioni locali e regionali. Potete notare facilmente che molti candidati alle primarie PD di comuni e regioni compaiono sempre più spesso senza il logo cioè si vergognano di farsi vedere con il logo del PD.
PRESIDENTE. Concluda.
MASSIMO FELICE DE ROSA. Ho finito, signor Presidente. A Mantova...
PRESIDENTE. Ci sono altri che intendono intervenire ?... Avevo capito «ho finito» comunque ha finito il tempo.
MASSIMO FELICE DE ROSA. Concludo. A Mantova nei giorni scorsi si chiamavano i cittadini a votare alle primarie senza dire che erano del PD. Quindi avete vergogna di voi stessi. Il partito del PD è ormai bruciato...
PRESIDENTE. Onorevole De Rosa, però deve concludere perché è finito il tempo.
MASSIMO FELICE DE ROSA...dal fuoco renziano che ora, nel suo folle ardore, manda in fumo la nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Il concetto mi pare chiaro, onorevole De Rosa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fico. Ne ha facoltà.
ROBERTO FICO. Signor Presidente, mi volevo soffermare sulla parte in cui diciamo che non è possibile candidarsi in più di una circoscrizione. Questo è un uso, è un abuso che i politici hanno fatto in Italia, trattando i cittadini come delle persone poco intelligenti per non dire ignoranti. Candidare i capi di partito in tutte le circoscrizioni d'Italia è un atteggiamento che, secondo me, non dà rispetto alle persone che poi eleggono i loro rappresentanti politici e, quindi, con questo articolo aggiuntivo chiudiamo definitivamente questa questione e restituiamo dignità al popolo italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, nell'articolo aggiuntivo si vanno a ridurre i deputati della Camera a 315. Bene, alla prima votazione sulle riforme eravamo presenti in 355, quindi, la riduzione del numero dei parlamentari non sembra essere una cosa così peregrina. La realtà dimostra il fatto che ci sono meno deputati qua alla Camera, quindi, perché dover pagare 630 deputati quando in realtà ci sono dai 300 ai 400 deputati presenti per le votazioni ?Adesso siamo arrivati a 404 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Contiamo le missioni, sì, perché così abbassiamo il quorum della maggioranza ed è una vita più facile per questo Governo.
Quindi valutate se votare questo articolo aggiuntivo che non va a distruggere la vostra architettura di riforma costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie Presidente, uno dei motivi che ha portato questa maggioranza, almeno così pare, a questa Pag. 118riforma costituzionale del Senato è proprio quello della riduzione del costo della politica. Ebbene, la riduzione la proponiamo anche noi con una proposta emendativa come questa che va a ridurre il numero dei deputati della Camera. Sembra una proposta comunque un po’ più intelligente rispetto a quella della maggioranza che, invece, va a mantenere un Senato senza dargli alcune funzioni se non, appunto, delle funzioni approssimative di cui pochi, probabilmente, hanno capito realmente di cosa si tratti. In più, quello che propone il MoVimento 5 Stelle è che tutte e due le Camere siano elette da tutti i cittadini, così come avviene ora, perché è giusto che tutti i cittadini possano decidere quali siano le classi e i rappresentanti politici che devono occuparsi di questo. Con la riforma proposta dalla maggioranza questo non accade, noi vogliamo uno Stato dove i cittadini siano liberi di eleggere i propri elettori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.
ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. In merito alla possibilità di candidarsi in più circoscrizioni, sarebbe interessante se tutte le forze politiche qui presenti dessero un messaggio di rottura rispetto al passato, perché quella è davvero una vergogna che all'estero fanno fatica a comprendere. È l'esplicitazione del fatto che alcune poltrone devono andare a certi vertici di partito ed è come voler subordinare la competizione elettorale, la competizione democratica alle dinamiche interne al partito. Ora, forse, sarebbe venuto il momento di subordinare le forze politiche e i partiti alle esigenze delle istituzioni democratiche e non viceversa come continuate a fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Petraroli. Ne ha facoltà.
COSIMO PETRAROLI. Grazie Presidente. Intervengo sempre per avvalorare la tesi per cui un deputato si dovrebbe candidare solo in una singola circoscrizione a differenza magari di qualche personaggio illustre, come la nostra Presidente Laura Boldrini che si è candidata sia nella sua regione, le Marche, poi si è candidata anche in Sicilia 1 e Sicilia 2, magari alle prossime elezioni si candiderà anche in Tunisia, non lo so, oppure a Lampedusa, si candiderà, oppure come la senatrice Finocchiaro che non so per quale motivo si sia candidata in regione Puglia dicendo: per stare vicino ai cittadini di Taranto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.
TATIANA BASILIO. Grazie Presidente. Con questo nostro emendamento chiediamo, appunto, la riduzione dei parlamentari deputati alla Camera. Vorrei ricordare all'Aula e anche, a questo punto, sottoporre alla sua attenzione che, dopo quasi due anni di legislatura e lavorando nella IV Commissione (Difesa), io vedo davvero, purtroppo, uno scarso interesse, una scarsa partecipazione da parte dei deputati di quest'Aula nella mia Commissione difesa, quindi deduco che anche nelle altre Commissioni non ci sia questa grandissima partecipazione da parte di tutti i deputati che dovrebbero lavorare nelle Commissioni di competenza. Quindi, a questo punto, e dato lo scarso interesse per i lavori, ci pare abbastanza logico dover ridurre, comunque, il numero dei parlamentari per portare anche un risparmio; tanto, come si vede, la partecipazione comunque non c’è.
Vorrei anche ricordare che è notevolmente importante che entrambe le Camere siano comunque elette dai cittadini e non che ci sia una Camera non eletta dai cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.
Pag. 119 DAVIDE TRIPIEDI. Presidente, intanto voglio ricordare agli italiani che questo Parlamento sta portando avanti una legge costituzionale senza il Presidente della Repubblica: questa è già una cosa orrenda e questa maggioranza si dovrebbe vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Un'altra cosa voglio ricordare: Anna Finocchiaro candidata a Taranto come Rosy Bindi candidata in Calabria, è paradossale ! Ma io svelo anche il motivo perché questi candidati si candidano lontano dalla propria dalla provenienza, dal proprio territorio: perché sul territorio li conoscono e quindi non prendono un voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Quindi, voi utilizzate la possibilità di candidarsi in più circoscrizioni per evitare che i cittadini approfondiscano meglio. Quindi, cerchiamo di portare avanti un emendamento di buon senso, che vuole che i candidati che arrivano dal proprio territorio siano riconoscibili dai propri elettori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Presidente, vorrei con lei cercare di utilizzare – se ci riuscirò – la logica. Stiamo parlando di riduzione dei parlamentari: perché dovremmo ridurre i parlamentari ? Penso che si stia parlando di questo tema da anni per due motivi plausibili. Il primo è la riduzione dei costi, e in questo caso avremmo una maggiore riduzione dei costi dimezzando sia i senatori che i deputati. Il secondo caso è quello di facilitare il raggiungimento dei compromessi fra le varie parti, la mediazione tra le parti, perché è chiaro che tra 630 deputati e 315 senatori il lavoro è molto complesso. Ma proprio perché è la Camera, in un sistema monocamerale, che avrà maggior parte dell'onere politico-decisionale, penso che sia più logico ridurre i deputati piuttosto che i senatori, che hanno invece un mero compito di formulare pareri alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 stelle). Questa è logica, Presidente. Vorrei semplicemente confrontarmi con voi, se possibile, sulla base di principi logici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE L'ABBATE. Presidente, voglio ricordare le parole di Matteo Renzi quando era candidato alle primarie delle PD. Lui disse testualmente che le priorità erano la legge elettorale e il dimezzamento dei parlamentari. Ora, sulla legge elettorale siete in confusione al Senato e avete richiesto l'aiuto di un condannato, sul dimezzamento dei parlamentari potete intervenire oggi votando semplicemente questo emendamento e per una volta riuscire a dare un senso alla parola coerenza, dato che non ne conoscete per niente il significato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.
EMANUELA CORDA. Presidente, con questo articolo aggiuntivo stiamo dimostrando, tra l'altro, che è possibile ridurre il numero dei parlamentari senza creare un'altra élite di nominati, che è una cosa semplicemente scandalosa. Non riduciamo alcun costo, perché la struttura comunque rimane la stessa, con queste riforme costituzionali, che definirei veramente allucinanti. Poi, per il resto, che dire ? Quello che si è sentito oggi è già abbastanza per chiarire che siamo in una situazione scandalosa. Tra l'altro, dovremmo eleggere anche il nuovo Presidente della Repubblica, ed è scandaloso che siamo bloccati in quest'Aula a parlare di riforme costituzionali in assenza del garante della Costituzione stessa.
Pag. 120 PRESIDENTE. La ringrazio. Se non vi sono altri che intendono intervenire, informo che è stata chiesta la votazione per parti separate di questo articolo aggiuntivo, quindi procederemo nel seguente modo. Siamo a pagina 75 del fascicolo, all'articolo aggiuntivo Lombardi 1.014. Voteremo prima la parte che va dall'inizio del paragrafo, cioè le parole: «Art. 56. – la Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto.»; questa è la prima parte. La seconda parte è tutta quella che viene dopo, cioè dalle parole «Il numero dei deputati» fino a «Conseguentemente, all'articolo 38, sostituire il comma 1 con il seguente:», e via dicendo. È chiara la doppia votazione che faremo ?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.014, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Murer, Sibilia, Tartaglione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 318.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte, che va dalla parola «il numero» fino al «conseguentemente» dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.014, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Gioia, Lavagno, Carloni, Tidei, Vitelli, Lauricella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 321.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Toninelli 1.0204.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.
DANILO TONINELLI. Signor Presidente, in questo emendamento io tralascio la parte relativa, già ampiamente illustrata dai colleghi, alla riduzione del numero dei parlamentari e all'elettività da parte dei senatori, per andare a concentrarmi sull'ultimo punto relativo a questo emendamento, ovverosia quello relativo ai meccanismi della legge elettorale, meccanismi di trasformazione dei voti in seggi e nel caso particolare al divieto di espressione di più candidature in più circoscrizioni da parte dello stesso candidato. Lo faccio andando ricordare a quest'Aula la caratteristica particolare che porta con sé l'Italicum, che è quella di consentire a uno stesso candidato di presentarsi come capolista, come candidato fino a dieci circoscrizioni a livello nazionale delle circa 100 circoscrizioni che l'Italicum sembrerebbe portare con sé. Ciò significa che viene direttamente lesa la capacità da parte dell'elettore di poter scegliere il proprio rappresentante. Immaginate come un elettore si rechi all'urna, la signora Maria si reca all'urna e vuol votare quel determinato candidato, evidentemente capolista, perché le pluricandidature vengono utilizzate per i capi-partito, i capo-cordata all'interno dei partiti. Ebbene, la signora Maria magari va a votare quel determinato partito ed esprime una preferenza per quel determinato candidato capolista che, ahi lei, si presenta in altre nove circoscrizioni a livello nazionale.
La signora Maria, il giorno dopo le elezioni, si renderà conto che il suo voto Pag. 121non è valso a nulla perché quel candidato, per cui lei magari ha espresso il voto a quel partito, e addirittura ha espresso una preferenza di natura personale ha deciso di abdicare da quella circoscrizione e, per i suoi comodi personali, per le sue questioni di partito o per sua mera convenienza politica è andato a scegliere un altro seggio.
Ebbene, se abbiniamo questo meccanismo antidemocratico e antirappresentanza con le liste bloccate e le finte preferenze, facciamo una descrizione antidemocratica e antirappresentanza dell'Italicum. Immaginiamo quindi come tutto l'arco delle circoscrizioni a livello nazionale venga dominato, come capilista, da solo dieci persone e, se a ciò abbiniamo che solo il 20 o il 30 per cento al massimo dei candidati potrà essere eletto e potrà arrivare in Parlamento grazie alle preferenze e all'interno di questo 30 per cento ci saranno i capilista pluricandidati che andranno a scegliersi il seggio che più gli piace o dove maggiore è la convenienza, immaginate come venga calpestata la rappresentanza dei cittadini all'interno di questo Parlamento.
Questo emendamento quindi riavvicina i cittadini alla politica, riavvicina la scelta dei cittadini ad una trasformazione dei loro voti in seggi, l'esatto opposto di quello che fa l'Italicum, legge elettorale all'interno della quale abbiamo detto che questi meccanismi porterebbero esclusivamente – e questo è detto tecnicamente, e non è una mia opinione – il partito vincitore a riuscire a portare in Parlamento una parte non maggioritaria di eletti verso le preferenze, mentre tutti gli altri partiti porteranno in Parlamento nominati da parte delle segreterie di partito.
Io vorrei, quantomeno dai relatori, in particolare dal relatore del Partito Democratico da cui proviene il progetto di legge «Italicum», qualche considerazione in merito alle pluricandidature ed alle liste bloccate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Grazie Presidente. Io volevo tornare un attimo sul concetto del divieto della possibilità di candidarsi in più circoscrizioni perché, vede, io vengo da una regione, l'Abruzzo, dove nelle ultime elezioni politiche abbiamo dovuto subire delle violenze psicologiche non da poco.
Ci siamo ritrovati, ad esempio, alla Camera un partito come SEL che candidava in Abruzzo un certo Nichi Vendola. Si immagina lei cosa può essere per noi abruzzesi vederci collegare al nome di Nichi Vendola ? Oppure, al Senato – le sto per dire una cosa molto forte – la lista di Forza Italia aveva come capolista un tale Silvio Berlusconi e, come secondo, un tale Quagliarello, cioè entrambi sono stati eletti con i voti presi anche al Senato. Quagliarello, poi, per ringraziare gli abruzzesi, è venuto, insieme agli altri saggi nominati da Napolitano per riformare la Costituzione – un po’ di Amarcord ogni tanto non fa male – in vacanza premio a Francavilla.
PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Noi voteremo contro questo emendamento per un ragionamento semplicissimo: siamo un partito non grande, speriamo di crescere, ma non siamo tanto grandi. Mettiamo un partito che prenda un candidato in ogni circoscrizione: se questo partito prende un solo candidato in ogni circoscrizione, avrà tutto un gruppo parlamentare fatto di nominati. Se questo partito presenta in dieci circoscrizioni un capolista, apre lo spazio per poter avere in nove circoscrizioni un rappresentante eletto con le preferenze.
La moltiplicazione della possibilità di candidarsi in più collegi per i partiti piccoli, che non prendono più di un rappresentante a collegio, è la possibilità, se decidono di farlo – ma io penso che noi decideremo di farlo –, di aprire alle preferenze, riducendo drammaticamente il numero dei nominati e aumentando drammaticamente il numero di quelli eletti con le preferenze.
PRESIDENTE. Vi sono altri che intendono intervenire ?
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà. Colleghi, vi pregherei di essere un po’ più reattivi.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente, mi scusi per il ritardo. Anch'io volevo intervenire per ribadire la bontà di questo emendamento e soprattutto della parte finale, dell'ultima frase: «nessuno può essere candidato in più di una circoscrizione».
Noi riteniamo, appunto, una presa in giro degli elettori quando ci ritroviamo una persona candidata in dieci circoscrizioni. Mi dispiace per il collega Buttiglione, ma noi la riteniamo una presa per il sedere (scusate la parola «sedere»).
Ma, secondo me, questa proposta emendativa forse è monca. Mancherebbe ancora una parte e, cioè, una sorta di vincolo di mandato temporale (possiamo chiamarlo così). Infatti, capita spesso e proprio adesso sta capitando che la signora – senza fare nomi – Alessandra Moretti, che sedeva qui nel 2013, all'interno dell'Aula della Camera dei deputati, nel 2014 si ritrovava nel Parlamento europeo e nel 2015, guardate un po’, dove va a finire ? È candidata alle regionali in Veneto. Quindi, anche questa secondo noi è una bella presa per il sedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Presidente, l'Italia è un Paese con uno dei rapporti, tra il numero dei parlamentari e la popolazione, più elevato. Basti pensare che in Europa solo il Regno Unito ha un numero più elevato dell'Italia.
Per quanto ci riguarda, con i nostri quasi mille parlamentari ci attestiamo sul rapporto di 1 a 64 mila abitanti. Gli Stati Uniti si fermano a 1 ogni 583 mila abitanti; la Germania, invece, 1 su 118 mila; la Spagna 1 su 74 mila; la Francia 1 su 71 mila. Sono dati che lasciano perplessi, anche alla luce della considerazione aggiuntiva sulla rappresentanza regionale. In tal caso l'Italia, pur avendo un rapporto di un consigliere regionale ogni 54 mila abitanti, attestandosi tra i Paesi con minore numero di rappresentanti regionali, mostra un dato complessivo nazionale e regionale spropositato rispetto alle altre democrazie occidentali.
Appare, quindi, chiaro che riteniamo condivisibile sostenere le ragioni di una riduzione del numero complessivo dei parlamentari, non già in termini di accorpamento della rappresentatività...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Dieni.
FEDERICA DIENI. ... ma attraverso un chiaro e netto taglio del numero dei deputati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. In questa proposta emendativa, oltre che sottolineare, ancora una volta, quello che è il malcostume delle pluricandidature e tutto quello che è il sistema elettorale che, in qualche modo, Renzi ancora vuole mettere in moto relativamente all’«Italicum», io però voglio sottolineare una cosa: c’è, anche all'interno della proposta emendativa Toninelli 1.0204, il dimezzamento dei parlamentari e, se non ricordo male, Presidente, e forse mi starò sbagliando, ma credo di non ricordare male ma di ricordare molto bene, c'era un famosissimo slogan, manifesto enorme del nostro attuale Presidente del Consiglio che da allora, candidato alle primarie da segretario del PD, parlava del dimezzamento del numero dei parlamentari. Forse, forse questa promessa è l'ennesima balla raccontata ancora agli italiani ? Mah, chissà !
Pag. 123PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
FRANCO BRUNO. Presidente, premetto che io voterò contro la proposta emendativa in esame, perché il dimezzamento dei membri della Camera dei deputati, dopo avere stravolto il Senato della Repubblica, secondo me comporterebbe una rappresentanza della popolazione assolutamente irrisoria e aumenterebbero i rischi di concentrazione del potere in mano di pochi.
Per il resto, però, vorrei dire che anche all'ipocrisia ci deve essere un limite nella nostra discussione. Volere sostenere le tesi, che, leggiamo su qualche giornale, anche in Aula, secondo le quali addirittura le candidature plurime sono necessarie e indispensabili per tutelare il diritto dei cittadini di scegliersi i propri rappresentanti, attraverso il voto e le preferenze, è oggettivamente al di fuori di ogni onestà intellettuale che in quest'Aula dovrebbe esserci.
Parliamoci chiaro: le candidature plurime servono e vengono introdotte esclusivamente a tutela delle élite che guidano i movimenti e i partiti politici. Questo perché è una truffa non solo verso gli elettori ma è una truffa anche verso chi si candida dietro i capilista, perché non sapranno mai prima cosa sceglieranno. Per cui, anche chi sarà in lista con i dieci capilista oggettivamente verrà considerato alla stregua di un utile idiota.
A tutto c’è un limite. Io voterò contro, però non esageriamo, insomma !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.
CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. Voglio tornare anch'io sull'importanza proprio dell'ultimo periodo della proposta emendativa che riporta, appunto, che «Nessuno può essere candidato in più di una circoscrizione», perché, insomma, bisogna essere onesti intellettualmente. Come si fa a non ammettere che la pluricandidatura è un sistema per controllare, all'interno delle liste, i candidati e, quindi, gli eletti all'interno delle istituzioni ?
È un chiaro metodo per controllare questo meccanismo e per dare ancora meno strumenti ai cittadini che votano per scegliere direttamente la persona da mandare all'interno delle istituzioni e, nello stesso tempo, per controllare l'attività che la stessa persona svolge. Quindi, è importante votare questa proposta emendativa, e io chiedo ai colleghi di farlo, anche in coerenza con quanto possibilmente avranno detto nei loro territori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.
PAOLO NICOLÒ ROMANO. Signor Presidente, anch'io, come la collega che mi ha preceduto, vorrei ricordare come la possibilità di candidarsi in più circoscrizioni dia poi, in realtà, anche la possibilità a chi eventualmente viene eletto in più di una circoscrizione, di scegliere chi fare entrare, quindi consentendo ad una sola persona, a un singolo, di scegliere chi fare entrare in un Parlamento nazionale. Questo mi sembra assolutamente vergognoso. Se siamo una democrazia rappresentativa...
PRESIDENTE. Mi scusi. Onorevole Colaninno, già abbiamo dei sottosegretari, almeno facciamo in modo che seguano il dibattito, grazie.
PAOLO NICOLÒ ROMANO. ...dovrebbero essere i cittadini a scegliere i rappresentanti e non sicuramente un singolo, già eletto peraltro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.
Pag. 124NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, intervengo anch'io per ribadire l'importanza di questa proposta emendativa. È ovvia l'importanza di legare un candidato alla propria circoscrizione, in modo tale che il proprio candidato poi rappresenti effettivamente quel territorio e, quindi, porti in Parlamento tutte le problematiche del suo territorio. Inoltre, vorrei ricordare, anche se l'hanno già fatto i miei colleghi, l'incoerenza continua e perenne del partito di maggioranza, visto e considerato che il segretario Renzi andava a più riprese a dire che i parlamentari erano troppi e che, comunque, andavano dimezzati, e continuamente voi votate contro. Inoltre, aggiungerei il fatto che abbiamo visto tutti cosa è avvenuto alla provincia, un organo fantasma che va a tagliare sempre sui disabili e sui più deboli. Sappiamo benissimo, comunque, che questa riforma andrà nell'ottica di creare un Senato che non sarà altro che un salvacondotto per i vostri consiglieri regionali indagati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.
MARCO BRUGNEROTTO. Signor Presidente, faccio solo un velocissimo commento sia al pathos che si sente nell'Aula proprio in questi momenti in cui stiamo votando questa legge importantissima sia all'animo con cui tutta l'Assemblea affronta la riforma costituzionale. Poi, come ricordava prima il collega Toninelli, il binomio tra listino bloccato e pluricandidatura è un chiaro sinonimo del fatto che il Partito Democratico ha paura di andarsene da questo posto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Toninelli 1.0204, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Gioia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 319.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Dadone 1.04.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Signor Presidente, come ho già accennato prima, l'Italia risulta sovrarappresentata a confronto con le altre democrazie europee per ciò che riguarda il numero dei parlamentari.
Per poter stabilire un vero ed equilibrato sistema di pesi e contrappesi è, invece, necessario riconsiderare il numero dei deputati. Non deve essere visto da nessuno come un'azione di rivalsa nei confronti dell'altro ramo del Parlamento, ma, oggettivamente, 630 deputati sono veramente troppi, non solo in termini di costi, ma, soprattutto, in termini di bilanciamento. Un Parlamento in seduta comune che dovesse prevedere un Senato rappresentato da 100 membri, contro i 630 della Camera, si trasformerebbe in un organo assolutamente ineguale.
Nella discussione che la Commissione sta avviando sulla composizione del Parlamento, elemento centrale dal quale partire può essere quello della classica riduzione del numero dei parlamentari, prerequisito di qualsiasi discussione sulle modalità di composizione e funzionamento delle Camere.
È un'esigenza che, quindi, arriva forte da parte del Paese, che coinvolge, su Pag. 125questo tema, anche il tema dei costi della politica. Quindi, tra le diverse ragioni ipotizzate per l'introduzione di una seconda Camera già nella Costituente, la rappresentanza territoriale sembra l'unica rimasta in gioco. Nell'individuare, in quest'ottica, funzioni e composizione del nuovo Senato delle autonomie, o meglio della Repubblica, ma non certamente federale, è evidente la necessità di collegare le due cose, pensando alla composizione della seconda Camera in vista delle funzioni che le si vogliono attribuire e viceversa.
Per questo, abbiamo proposto di ridurre a 315 il numero dei deputati, permettendo così all'Italia di convergere verso i livelli di rapporto numero parlamentari per popolazione, ad esempio, già registrabili in Germania. Intendiamo, inoltre, offrire una più ampia opportunità di partecipazione ed eleggibilità alle nuove generazioni, riducendo l'età necessaria per essere candidati ed eletti, anche perché appare evidente l'incoerenza – una in più fra le altre già citate nel testo Boschi – laddove si prevede che bastino 18 anni per accedere al Senato, visto che questa è l'età sufficiente per poter essere eletti negli enti locali e regionali, mentre alla Camera gli attuali 25 anni sarebbero ridotti a 21, comunque maggiori rispetto a quelli della cosiddetta Camera alta del Senato. Quindi, vorremmo anche correggere questa incongruenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Vi sono altri che intendono intervenire ? Allora, con il parere contrario... adesso vorrei capire se lo facciamo apposta oppure no. Basta che lo dite, così ci regoliamo di conseguenza. Prego, onorevole Vacca.
GIANLUCA VACCA. No, Presidente, ho alzato la mano; forse, lei non mi ha visto nel momento in cui stava chinando lo sguardo sul foglio.
PRESIDENTE. Siamo in tre qui e non l'ha vista nessuno, onorevole Vacca. Prego, ha facoltà di intervenire.
GIANLUCA VACCA. Però mi ha dato la parola, quindi la ringrazio per questa cortesia. Anche perché, essendo questi interventi in dissenso dal gruppo, spesso uno ci pensa magari un po’ di più prima di intervenire, perché sono interventi delicati in dissenso, e quindi bisognerebbe avere una certa accortezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, intervengo perché non sono molto d'accordo su questo articolo aggiuntivo, perché qui è prevista l'età di 21 anni per votare, e non 18, come, invece, in altri emendamenti simili che abbiamo presentato.
Considerando che ormai nella maggior parte dei Paesi europei, nei Paesi occidentali, l'età per votare è 18 anni, se non, addirittura, alcune volte, 16 o 17, e infatti per questo ho alzato la mano in ritardo, perché stavo approfondendo proprio questo aspetto...
PRESIDENTE. Concluda.
GIANLUCA VACCA. ...secondo me è più appropriato 18 anni che 21.
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gagnarli. Ne ha facoltà.
CHIARA GAGNARLI. Grazie, Presidente. Questo articolo aggiuntivo, come detto anche dalla collega, come i precedenti, va a ridurre il numero dei parlamentari. Devo dire che ho sempre avuto dei dubbi sulla riduzione del numero dei parlamentari per un problema di rappresentanza dei territori, degli interessi, dei punti di vista, che devono essere degnamente rappresentati in Parlamento.
Poi, vedendo che la rappresentanza è calpestata in ogni sua forma dallo stesso Governo, i miei dubbi si sono disciolti, e quindi invito a votare a favore di questo articolo aggiuntivo. Soprattutto, direi che, quando si parla di dimezzamento del Pag. 126numero dei parlamentari, ci si collega sempre al costo della politica. In questo caso, il costo della politica sarebbe facilmente dimezzabile, tagliando gli stipendi, l'indennità dei parlamentari, come, tra l'altro, noi facciamo dall'inizio della legislatura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.
FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Mi associo al collega Vacca anche io, perché esprimo la mia contrarietà rispetto all'avere introdotto come limite di età quello dei 21 anni. Era più consono, secondo me e secondo il collega Vacca, un limite di età di 18 anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, voterò contro questo emendamento, anche se ritengo che la sua presentazione da parte della collega sia stata utile, perché ci consente di discutere con un po’ di calma di questa riforma che, torno a ripetere, è una riforma che non posso condividere, intanto perché fallisce immediatamente il suo obiettivo dichiarato, che è quello del superamento del bicameralismo perfetto e cioè di una più rapida formazione e deliberazione di leggi che vadano incontro alle esigenze dei cittadini e che siano all'altezza dei tempi, come si richiede in quest'epoca.
Invece la riforma in realtà non passa ad un monocameralismo, come ci si sarebbe aspettati, e neanche ad un bicameralismo imperfetto ma puntuale, ma dà luogo ad un bicameralismo confuso, farraginoso, con un procedimento di formazione delle leggi assolutamente complicato e che darà luogo, a mio avviso, come conseguenza, ad una di quelle situazioni che la riforma del titolo V ha provocato, cioè ad un nuovo contenzioso estremamente significativo dinnanzi alla Corte costituzionale.
Credo che questo sia un po’ il motivo per il quale non soltanto ci sono colleghi che votano contro questa riforma, ma ci sono anche tanti colleghi che oggi sono assenti e non partecipano a questa discussione e tanti altri colleghi che magari votano per disciplina di partito, ma non sono affatto convinti.
In realtà, la riforma partiva da presupposti giusti, ma finisce per arrivare a delle conseguenze assolutamente sbagliate e, di fatto, va a contraddire, in qualche modo, la fiducia che i cittadini hanno riposto nel tentativo, nell'ennesimo tentativo di riformare l'architettura costituzionale ed istituzionale della Repubblica italiana.
Ecco, da questo punto di vista io ritengo che ci sia un errore di fondo, Presidente, e l'errore di fondo è quello che commette il Presidente del Consiglio, il quale giustamente dice: «Voglio fare le riforme» e su questo credo che siamo tutti d'accordo. Il problema è che dice poi: «Io comunque voglio una riforma» e questo credo che sia l'errore più grave, perché questo Paese non ha bisogno comunque di una riforma, ma ha bisogno di una buona riforma, ha bisogno di una riforma che ricostruisca l'architettura costituzionale della Repubblica in termini di efficienza, di miglior funzionamento, di velocità di formazione delle leggi, con una serie di accorgimenti che invece, in qualche modo, vanno in una direzione opposta, perché avremo le leggi ordinarie, le leggi paritarie, le leggi rafforzate, le procedure aggravate, la procedura ad hoc per il bilancio, cioè ancor più confusione di quella che in qualche modo c’è oggi e dei tempi che non saranno affatto certi, con in più un elemento di estrema gravità, ovvero quello di avere un Senato non più eletto a suffragio universale. Allora credo che, quando si è in un'epoca in cui si parla di elezione diretta del Presente della Repubblica, elezione del presidente della regione, elezione diretta del sindaco, non si può andare in quella direzione.Pag. 127
Ancora di più nel momento in cui si sta provando in qualche modo a varare al Senato una legge elettorale – e concludo, Presidente – che anch'essa in qualche modo espropria i cittadini del loro diritto di scelta. Quindi avremo un Senato di secondo grado ed una Camera con il 70 per cento di nominati.
Se questa è la novità portata dal Presidente del Consiglio Renzi, quasi quasi ci tenevamo Letta o Monti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCÀ. Grazie Presidente, innanzi tutto per dire al collega di Forza Italia che queste riforme sono frutto del patto del Nazareno e quindi credo che nelle prossime ore avrà una telefonata di Silvio Berlusconi che gli dirà di affrontare questa situazione con le dovute maniere, seguendo appunto le indicazioni da parte del Berlusconi condannato al di fuori delle stanze e delle Aule parlamentari.
Sono anch'io in parziale dissenso su questo articolo aggiuntivo della collega Dadone, in quanto anche io, come il collega Vacca, ritengo che 21 anni di età sia un limite troppo alto e che dovrebbe essere comunque riportato a 18 anni, mentre mi trovo perfettamente d'accordo con l'eliminazione di 315 parlamentari, che sono pari appunto al numero dei Senatori. Quindi avremmo il risparmio di spesa che avremmo avuto con l'eliminazione del Senato, una riforma tanto voluta, appunto, dal patto del Nazareno e dal collega di Forza Italia, che rappresenta in queste Aule le volontà di Silvio Berlusconi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, il collega del MoVimento 5 Stelle dovrebbe un pochino stare aggiornato. Qui c’è gente che la pensa in un modo e chi la pensa in un altro. L'onorevole Laffranco ha votato contro l'articolo 1. A lui non ha telefonato, a me ha telefonato, ma continuiamo a votare «no». Voglio dire che ognuno ha le sue idee. Lui giustamente ci telefona e noi rimaniamo delle nostre idee, però non siamo disponibili all'ironia da due soldi rispetto ad una, per così dire, desertificazione della differenza di opinioni. Io stimo anche i miei colleghi che votano secondo le indicazioni di Berlusconi, perché ognuno può avere le sue idee. Ma metterci tutti in una barca non va bene, come io non metto voi tutti nella stessa barca. So distinguere anch'io.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, Centemero. Ne ha facoltà.
ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente, intervengo sull'articolo aggiuntivo Dadone 1.04 per ribadire che, rispetto al numero dei deputati che compongono la Camera dei deputati, così come viene proposto qui dove viene ridotto rispetto agli attuali, la nostra posizione è contraria, così come sulla proposta relativa all'elettorato passivo.
Ho già detto prima che nelle nostre riforme istituzionali, nel 2005 e nel 2012, il numero complessivo di senatori e deputati si avvicina di molto a quello che viene proposto all'interno di questa riforma. Questo è il motivo per cui noi votiamo contro questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Dadone 1.04, con il parere contrario del Governo e della Commissione ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Battista, Di Gioia, Tripiedi, Oliverio, ... sì, colleghi, però non è che possiamo... mi dispiace, onorevole, però soprattutto lei...Pag. 128
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 423
Maggioranza 212
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 313.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a esprimere voto contrario. La deputata Capozzolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.015.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lombardi. Ne ha facoltà.
ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente, con questo articolo aggiuntivo riduciamo ancora, anzi, proviamo a ridurre, il numero dei deputati da 630 a 400 questa volta, eliminiamo la disposizione che assegna i seggi alla circoscrizione estera e abbassiamo l'età dell'elettorato passivo per la Camera da 25 a 21 anni.
Oltre a modificare l'articolo 56 attualmente in vigore, l'articolo aggiuntivo introduce in Costituzione il sistema elettorale, prevedendo infatti che la Camera dei deputati sia eletta con sistema proporzionale. Il proporzionale è un sistema elettorale che ad oggi non farebbe altro che rispettare la sentenza della Consulta che, censurando le parti illegittime del Porcellum ha creato nei fatti un proporzionale puro. Dunque l'articolo aggiuntivo costituzionalizza tale principio, nell'ottica di far arrivare il Parlamento a riprodurre la conformazione politica della società nelle Aule di Montecitorio e di Palazzo Madama.
La Consulta giudica ragionevole un sistema proporzionale con liste bloccate solo per una parte dei seggi e giudica, altresì, ragionevole un sistema proporzionale di tipo spagnolo, cioè caratterizzato da circoscrizioni elettorali di dimensioni territorialmente ridotte, nelle quali il numero di candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l'effettiva conoscibilità degli stessi e con essi l'effettività della scelta da parte degli elettori e, quindi, della libertà di un voto consapevole.
Nel caso di formule elettorali proporzionali secondo la Corte l'uguaglianza del voto vale anche in uscita, nel senso che eventuali correttivi, come un premio, non possono alterare in modo sproporzionato gli effetti dell'elezione.
In definitiva, la Corte costituzionale ha riaffermato il diritto del cittadino di scegliere i candidati, non importa con quale meccanismo, purché quel diritto abbia modo di realizzarsi nel senso di permettere all'elettore di contribuire a selezionare gli eletti nella speranza che gli elettori siano migliori della classe politica che finora li ha rappresentati, esclusi i presenti ovviamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCÀ. Presidente, solo per dare merito all'onorevole Bianconi che sicuramente è una persona con la schiena dritta in questa occasione. E, visto che è in diretto contatto con Silvio Berlusconi, se per cortesia può chiedere chi sarà il prossimo Capo dello Stato, visto che in fondo in fondo sarà un accordo fatto a due, tra Renzi e Berlusconi, due persone che sono extraparlamentari e quindi non avranno nemmeno il diritto al voto. Per cui, visto che è così gentile, se nelle prossime chiamate può andare a contattarlo per chiedere il nome del Presidente della Repubblica. Tra l'altro, le riforme costituzionali che stiamo facendo in questo momento si trovano in perfetta assenza di chi è garante della Costituzione, cioè il Presidente della Repubblica.
PRESIDENTE. Onorevole D'Incà, io la ringrazio...
MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.
Pag. 129PRESIDENTE. Adesso, onorevole Bianconi, io le do la parola, però le vorrei rivolgere una preghiera, perché stiamo parlando del merito delle riforme costituzionali. Ovviamente abbiamo la massima tolleranza, però aiutate anche il Presidente a cercare di mantenere un minimo di ragionevolezza in questo dibattito. Prego, onorevole Bianconi.
MAURIZIO BIANCONI. Vista l'ora tarda, siccome io lo so da me il nome del Presidente della Repubblica, non ho bisogno di telefonare. Deve essere uno super partes, che abbia esperienza internazionale, che faccia l'arbitro e che sia fuori ormai da tutti i giochi; meglio di Casarin penso che non esista in Italia.
PRESIDENTE. Adesso considero chiuso l'argomento per questi interventi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà. Però, la prego di stare sull'articolo aggiuntivo.
RICCARDO FRACCARO. No, Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. Mi risulta che su questo articolo aggiuntivo sia stata chiesta la votazione per parti separate, quindi non so se gli interventi a titolo personale sono riferiti alla prima parte dell'articolo aggiuntivo e poi si possono fare interventi sulla seconda parte, oppure se gli interventi possono essere solo sul complesso dell'articolo aggiuntivo...
PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, già con riferimento alla precedente proposta emendativa, l'abbiamo votata per parti separate e le dichiarazioni di voto sono state fatte unitariamente sul complesso della proposta emendativa, evidenziando...
RICCARDO FRACCARO. Ma perché non è stato dichiarato, ma credo che noi abbiamo la possibilità...
PRESIDENTE. No, no era già stato chiesto, onorevole Fraccaro.
RICCARDO FRACCARO. Sì, ma noi abbiamo la possibilità di...
PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, qual è il problema ? Su che cosa vuole fare la sua dichiarazione ?
RICCARDO FRACCARO. È una domanda semplice: noi abbiamo la possibilità di fare due dichiarazioni di voto perché sono due emendamenti di fatto, separandoli ? È una domanda tecnica.
PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, astrattamente sì, però tenga conto che, siccome ci sono diversi emendamenti, anche precedentemente si poteva fare una dichiarazione di voto separatamente, ma è stata fatta una dichiarazione di voto complessiva perché le parti, ancorché divisibili, sono legate alla stessa proposta emendativa. Adesso abbiamo iniziato, peraltro, le dichiarazioni di voto sul complesso dell'articolo aggiuntivo ed è del tutto evidente che non posso cambiare l'impostazione perché mi viene posto il problema adesso. Se il problema viene posto in origine tutti possono intervenire in un senso o nell'altro, ma ci sono alcuni che hanno già parlato per dichiarazione di voto sul complesso dell'articolo aggiuntivo e non posso che seguire questa impostazione.
RICCARDO FRACCARO. Questo è un precedente importante...
PRESIDENTE. No, non è un precedente...
RICCARDO FRACCARO. Comunque Presidente, solamente per la prossima volta, noi abbiamo chiesto la votazione per parti separate prima che iniziasse la discussione dell'articolo aggiuntivo e quindi credo sia anche suo compito rendere noto a tutta l'Assemblea questa richiesta in modo che ciascuno possa adeguare la sua dichiarazione di voto. Se no diventa un precedente e noi non vorremmo che succedesse questo.
Pag. 130PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, temo di doverle fare presente che di precedenti ce ne sono un'infinità, compreso uno dieci minuti fa nel quale io, come da Regolamento, ho dato notizia della richiesta di votazione per parti separate al momento del voto...
RICCARDO FRACCARO. Esatto, al momento del voto. Se lei lo fa prima uno parla...
PRESIDENTE. Onorevole Fraccaro, le sto spiegando. Quindi l'argomento è chiuso, siamo in dichiarazione di voto complessiva. La richiesta di votazione per parti separate è stata fatta, lei ha parlato sull'ordine dei lavori; se vuole parlare a titolo personale ha un minuto per farlo, altrimenti no. Benissimo, chi altro vuole intervenire ?
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, sia chiaro che la votazione che abbiamo fatto, non 10 minuti fa, ma circa mezz'ora fa, non deve creare precedenti. Dunque, se si dichiara che una proposta emendativa viene suddivisa per parti separate solo prima della votazione effettiva, bisogna votare la prima parte, ma dare la possibilità a tutti i deputati di poter intervenire sulla seconda parte perché potrebbero non saperlo in tempo utile. Chiedo, dunque, che non venga messa come precedente la decisione di circa mezz'ora fa.
PRESIDENTE. Onorevole Matteo Bragantini, non c’è nessun precedente perché nessuno ha chiesto di intervenire sulla seconda parte dell'articolo aggiuntivo, precedentemente. Se qualcuno l'avesse chiesto, gli sarebbe stata data la parola. Adesso stavo semplicemente spiegando che stiamo facendo le dichiarazioni di voto sull'articolo aggiuntivo che è stato diviso in parti separate. Alcuni sono intervenuti. A quelli che sono già intervenuti, non è che gli posso dare la parola adesso di nuovo sulla seconda parte. Peraltro, stiamo parlando a titolo personale ed è del tutto evidente che se non è richiesta la dichiarazione di voto sulla seconda parte, non è che lo può imporre la Presidenza. Quindi, prima non è stato chiesto, fine. Adesso l'ha chiesto l'onorevole Fraccaro e credo che il Presidente ha dato una risposta chiara. Non c’è nessun precedente.
DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, sull'articolo 8. Io credo che sulla questione posta forse ci siamo espressi in malo modo, ma noi volevamo segnalare a lei che, nel momento in cui il nostro gruppo, in questo caso, ha richiesto la votazione per parti separate, questa debba essere comunicata per Regolamento prima della votazione, come ha sollecitato lei. Diventa difficile, però, comprendere come gli altri gruppi politici possano poi non chiedere un'espressione di voto e, quindi, fare una dichiarazione di voto sulla seconda parte. O, meglio, ancora peggio, nel momento in cui io mi accorgo di aver fatto un intervento su un complesso, dove magari la prima parte mi piaceva poco, ma la seconda era predominante, a questo punto cosa faccio ? Devo intervenire nonostante sia già intervenuto e magari ho dichiarato di votare favorevolmente sull'intera proposta emendativa ? Questo è da porselo come problema perché se io ho due parti e la prima non mi piace tanto e la seconda è molto apprezzata, allora prevale la seconda. Ma nel momento in cui viene messa in votazione per parti separate, io dovrei a quel punto avere la facoltà di esprimere invece il mio dissenso sulla prima parte che non consideravo valida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...
PRESIDENTE. Non ho capito bene il motivo dell'applauso. Temo semplicemente Pag. 131che non ci siamo compresi, onorevole Crippa. Se ci sono due votazioni, ci sono due dichiarazioni di voto. È chiaro che se a lei non interessa fare la dichiarazione di voto sulla prima parte, farà la dichiarazione di voto sulla seconda parte.
DAVIDE CRIPPA. Ma se io non so che viene separata, Presidente, come faccio a fare una dichiarazione sulla prima parte ?
PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lei sa che viene separata nel momento in cui...tra l'altro, lei lo sa perché...
DAVIDE CRIPPA. Ma no, ma non le sto facendo l'esempio mio !
PRESIDENTE. ...è lei che è venuto a chiederla e, quindi, lei lo sa.
DAVIDE CRIPPA. Non le sto facendo l'esempio del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Per gli altri gruppi che vogliono intervenire, c’è l'annuncio che ho fatto prima. Infatti, io prima ho comunicato che sull'articolo aggiuntivo era stata chiesta la votazione per parti separate. E ho detto: si voterà prima la prima parte (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...va bene, adesso, colleghi, non ho capito quale sia la materia del contendere.
DAVIDE CRIPPA. Presidente, per regolarizzare.
PRESIDENTE. Ci sono due blocchi di dichiarazione (Commenti del deputato Fraccaro)...onorevole Fraccaro, per favore ! Sull'articolo aggiuntivo Lombardi 1.015 è stata richiesta la votazione per parti separate. Si voterà la prima parte che vi leggo, così è più chiaro a tutti, che dice: «La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto, con sistema proporzionale». Questa è la prima parte su cui si vota. E, poi, c’è la seconda parte che va dalle parole: «Il numero» fino alle parole: «è abrogato», cioè il resto del comma. A questo punto, chi vuole fare la dichiarazione di voto...
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ma, onorevole Fedriga, l'abbiamo già risolto, stiamo votando per parti separate. Comunque prego, ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, guardi, dieci secondi soltanto per interpretare anche le parole dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. La richiesta fatta alla Presidenza in modo mi sembra molto civile è semplicemente di annunciare all'inizio delle dichiarazioni di voto sulla proposta emendativa che è per parti separate così che possano sfruttare entrambe le dichiarazioni nel migliore dei modi possibile senza trovarsi ad aver fatto delle dichiarazioni senza sapere. Solo questo, non voleva essere...
PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, non c’è problema. Diciamo che la richiesta è un po’ meno legittima da parte di chi ha fatto la richiesta per parti separate, se lei mi consente. Possiamo, però, proseguire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Presidente, intervengo sulla prima parte.
PRESIDENTE. Me lo dica lei, Fraccaro, non glielo devo dire io. Mi deve dire lei su che cosa.
RICCARDO FRACCARO. Adesso farò la dichiarazione sulla prima parte...
PRESIDENTE. Benissimo.
RICCARDO FRACCARO. ...quindi fino alla parola: «proporzionale». Voglio illustrare questo. Voglio spiegare perché è importante inserire il modello proporzionale Pag. 132nella legge elettorale. Vede, noi arriviamo dall'esperienza dell'Assemblea costituente.
E, poiché siamo arrivati qui ignoranti e con tanta voglia di studiare, abbiamo letto i costituzionalisti, (Pace, Zagrebelsky) che ci hanno spiegato che, in realtà, i padri costituenti hanno costruito un impianto istituzionale fondato sul modello proporzionale. Il modello proporzionale traspira dalla Costituzione, anche se, come il collega Fiano ha ricordato, non è scritto a caratteri cubitali, perché le elezioni degli organi di garanzia sono a maggioranza assoluta. Quindi, se noi introducessimo un sistema ipermaggioritario che dà a una sola forza politica la maggioranza assoluta, tutti gli organi eletti con la maggioranza assoluta non sarebbero più di garanzia, ed è questo quello che state facendo. Ecco perché è importante scrivere oggi che il modello deve essere quello proporzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Parentela. Ne ha facoltà. Su che cosa, onorevole Parentela, sulla prima parte, immagino ?
PAOLO PARENTELA. Sì, sulla prima parte. Nella prima parte ribadiamo la questione del sistema proporzionale, come ha già detto la collega Lombardi e anche l'espressione della sentenza della Corte costituzionale. Quindi deve essere un diritto dei cittadini. In merito poi alla seconda parte...
PRESIDENTE. No, la seconda parte, onorevole Parentela, come forse avrà dedotto dal dibattito che abbiamo fatto, si fa dopo, quando passeremo alla seconda parte. Quindi si limiti alla prima parte.
PAOLO PARENTELA. La farò dopo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.015, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tarocco...Paris...Richetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 309.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Sberna e Cani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione della seconda parte dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.015, quella che va da «Il numero» fino a «è abrogato».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, vorrei leggere con voi una parte del testo che è stato elaborato dai funzionari della Camera, non dal MoVimento 5 Stelle, e recita così: «Per quanto riguarda l'elettorato attivo e passivo dei senatori, si ricorda che viene soppresso l'articolo 58 della Costituzione, con la conseguenza che non è più previsto il requisito, per diventare senatori, del compimento di quarant'anni di età, né quello di venticinque anni per esercitare il diritto di voto. Il requisito di età, sia per l'elettorato attivo che per quello passivo risulta quindi pari a diciotto anni. Per la Camera, invece, l'età anagrafica per essere eletti resta fissa a venticinque anni (articolo 56)».
Quindi i funzionari della Camera, il Servizio studi, ci vengono a dire che per l'elezione della Camera è necessario, per essere eletti, avere come minimo 25 anni. Invece, per essere eletti al Senato è sufficiente avere 18 anni. Allora, io mi chiedo se ha senso questa distinzione, perché io Pag. 133spero che sia volontà di tutti i deputati qui presenti fare una riforma che, al di là delle visioni e degli orientamenti politici, del modello che si preferisce come organizzazione dei lavori e dei rapporti tra istituzioni, sia razionale, che abbia senso, che non abbia irrazionalità macroscopiche. Allora, andiamo a vedere se è logico tenere questa distinzione; e come possiamo capirlo ? Andando a vedere le funzioni.
Per esempio, che cosa dovrà fare il Senato al pari della Camera ? Allora andiamo a vedere l'articolo 10; nell'articolo 10 leggiamo qual è la funzione legislativa che Camera e Senato svolgono collettivamente e alla quale concorrono. Il sistema bicamerale continua a funzionare per che cosa ? Per le leggi di revisione costituzionale, le altre leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia di tutela delle minoranze linguistiche e di referendum popolari, le leggi sull'ordinamento, la legislazione elettorale – quindi le leggi elettorali – le leggi sugli organi di Governo e sull'individuazione delle funzioni fondamentali dei comuni e delle città metropolitane. Cioè, noi vi stiamo dicendo, con questa riforma, che alla Camera vogliamo persone con una certa maturità perché hanno dei compiti gravosi, ad esempio le riforme costituzionali, la legge elettorale, le norme sulle elezioni...
PRESIDENTE. Deve lasciare libero il banco delle Governo...
RICCARDO FRACCARO. Mi scusi ?
PRESIDENTE. Prego, onorevole Fraccaro, stavo liberando il banco del Governo.
RICCARDO FRACCARO. Grazie Presidente, non avevo compreso. Mentre, come stavo dicendo, al Senato è sufficiente il requisito dei 18 anni, ma, guarda caso, anche i senatori dovranno partecipare alle riforme costituzionali, alla legge elettorale, a determinare i rapporti tra istituzioni, comuni e città metropolitane, alla tutela delle minoranze linguistiche. Ecco, a me sembra che questa sia una palese irrazionalità e un motivo per ripensare insieme, per vedere se fosse possibile, almeno su una cosa così evidente e macroscopica, trovare un testo alternativo che possa coniugare sia le esigenze della maggioranza che della minoranza.
Non credo che questo elemento possa scardinare tutto il sistema; chiedo, ovviamente in questo caso come portavoce della volontà della maggioranza, sia al relatore Fiano, sia al relatore Sisto che mi sfugge, forse non è presente, ma non importa, c’è il relatore Fiano, di spiegare il motivo per cui ci sia questa discrepanza: 18 anni al Senato, 25 alla Camera, quando entrambi devono partecipare alla votazione, alla formazione delle leggi fondamentali di questa Repubblica, cioè in particolare delle leggi costituzionali.
Temo, Presidente, che questo elemento non venga considerato perché tanto nella visione della maggioranza, una volta affrontate queste riforme costituzionali non sarà più necessario mettere mano alla Costituzione, ormai la Costituzione sarà completamente schiacciata sotto la volontà di una forza politica e, quindi, eventuali riforme successive non sono nelle preoccupazioni della maggioranza di Governo. Si sbagliano di grosso perché la storia insegna, la storia riserva sempre grandi sorprese e magari potrebbe essere che questa riforma costituzionale, con questa legge elettorale, poi sarà utilizzata è andrà contro proprio quel partito che oggi la sta così tanto difendendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Intervengo sulla seconda parte di questo articolo aggiuntivo che va a ridurre il numero dei deputati. Tra le varie proposte emendative, in questo caso proponiamo 400 deputati; alla precedente votazione hanno votato 418 deputati, quindi, torniamo di nuovo sull'argomento. In campagna elettorale si parlava dei costi della politica, troppi deputati, troppi costi, ebbene, Pag. 134qui c’è la possibilità di rispondere a quanto detto in campagna elettorale. In più la maggiore età prima era a 21 anni adesso, dal 1975, è diventata a 18 anni, non capiamo il motivo dei 21 anni per poter essere eletti alla Camera dei deputati, non è logico. Come diceva il mio collega Fraccaro, gli stessi uffici studi della Camera hanno riportato questa incongruenza fra la possibilità di essere eletti a 18 anni al Senato e essere eletti a 25 anni alla Camera. Quindi, ritorniamo ancora sul nostro evergreen, diciamo così, che il testo della riforma non è omogeneo e organico, ma è scritto tanto per scrivere una riforma e, come dicevo, fare i compiti davanti all'Europa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Presidente, questo nostro articolo aggiuntivo, questa nostra azione non deve essere vista da nessuno come un'azione di rivalsa nei confronti dell'altro ramo del Parlamento, ma teniamo a ripetere che oggettivamente 630 deputati sono veramente troppi, non solo in termini di costi, come sosteneva prima il collega Cozzolino, ma anche e soprattutto in termini di bilanciamenti. I nostri padri costituenti, quando hanno fatto la Costituzione, hanno pensato bene di bilanciare i poteri di Camera e Senato. Ad esempio, se in futuro un Parlamento in seduta comune dovesse prevedere un Senato rappresentato da 100 membri contro i 630 della Camera, si trasformerebbe in un organo assolutamente ineguale. Poi, Presidente, concludo dicendo che noi vogliamo il dimezzamento dei parlamentari, con l'auspicio di dimezzare anche il numero di ladri in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Parentela, lei esagera ! È chiaro ? Il presidente ascolta. Lei non le può dire queste cose e io la richiamo all'ordine per la prima volta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Presidente, mi associo alle considerazioni e alle richieste dell'onorevole Fraccaro, perché noi avevamo proposto, con degli emendamenti, di cercare di modificare questa riforma, che è stata scritta con i piedi, perché non ha un minimo di senso prevedere per i senatori l'età di 18 anni e per i deputati un'età di 25 anni. Noi non capiamo il senso di questa norma, abbiamo quindi cercato, in Commissione, di ridurre l'età per l'elezione a deputati a 18 anni, così come accade al Senato; abbiamo proposto anche 21 anni. Vorremmo una spiegazione da parte dei relatori, perché non si capisce come non si voglia modificare questo testo e non si voglia in qualche maniera sistemare queste gravi lacune, queste gravi incomprensioni che appunto si sono scritte. Una riforma così negativa non era possibile neanche immaginarla, un testo raffazzonato e scritto male tanto per dire che abbiamo fatto una riforma costituzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'articolo aggiuntivo Lombardi 1.015, quella che va, per intenderci, dalle parole «Il numero» fino alle parole «è abrogato», con il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ghizzoni, Malisani, Fregolent, Misuraca.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 408
Maggioranza 205
Hanno votato sì 111
Hanno votato no 297.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario).
Pag. 135Passiamo all'articolo aggiuntivo Dadone 1.05.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, mi risulta che su questo articolo aggiuntivo si siano iscritte almeno 70-80 persone, dunque riteniamo corretto concludere i lavori d'Aula, perché si dovrebbe chiudere tassativamente alle ore 21, e ricominciare domani mattina. In merito ci sono stati molti precedenti, anche con lei come Presidente, su molti altri provvedimenti.
PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, su tale proposta emendativa, come lei rileva, sono pervenute alla Presidenza numerose – intorno a settanta – richieste di iscrizione a parlare, molte delle quali a titolo personale e delle quali non è prevedibile la durata. Peraltro, il termine per iscriversi rimane aperto fino al momento in cui la votazione è dichiarata aperta. Rilevo che l'articolo 50 del Regolamento, come costantemente interpretato dalla Giunta per il Regolamento (sedute del 7 e 17 novembre 1997, nonché del 9 e 10 dicembre 1997), pone un nesso inscindibile tra dichiarazioni e voto, tale che la fase della votazione non possa che essere considerata come unitaria.
Invito pertanto i presidenti di gruppo ad avere un atteggiamento collaborativo circa la prosecuzione dei nostri lavori, in quanto io ho già chiamato l'articolo aggiuntivo Dadone 1.05, quindi purtroppo, se si intende intervenire, inevitabilmente, come è successo un'infinità di volte, sforeremo di qualche minuto le ore 21.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, soltanto per segnalarle che l'onorevole Bragantini intanto aveva alzato la mano prima che lei annunciasse lo stesso emendamento, quindi è chiaro che se la Presidenza non si rende conto se qualcuno vuole intervenire sull'ordine dei lavori, è impossibile per un deputato intervenire, perché è lei ovviamente che dà la parola.
Detto questo, a me sorprende soprattutto la prima parte dello speech che ci ha voluto leggere, che sono incalcolabili i tempi di intervento, perché come ho avuto modo di ricordare nella seduta precedente, quando l'opposizione ha avuto modo di fare ostruzionismo nelle dichiarazioni di voto finale, si è ben che calcolato i tempi di intervento, addirittura calcolando un tempo minimo nel quale prima sicuramente non si poteva votare. Non a caso, alla maggioranza è stato permesso di poter riposare durante le ore notturne, mentre l'opposizione faceva le dichiarazioni di voto finale, e quindi di tornare a un orario per il quale sicuramente avrebbe potuto esprimere la sua facoltà di voto. Dunque, mi domando perché in quel caso è calcolabile, ovviamente con un calcolo minimo, e in questo caso invece non è calcolabile perché uno può intervenire a sua discrezione da un secondo fino a un minuto o cinque, a seconda che si tratti di dichiarazione di voto di gruppo o a titolo personale.
PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, intanto le posso garantire che io ho chiamato l'articolo e dopo l'onorevole Bragantini ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Quindi, questo a differenza di quello che è successo l'altra volta. Dopodiché, è del tutto evidente, onorevole Fedriga, perché siamo nell'Aula parlamentare ed è chiaro quali sono le motivazioni nell'iscrizione di un certo numero di deputati a parlare, assolutamente legittimo. In altre occasioni era per dare ordine ai nostri lavori, ovviamente è evidente che in questo senso c’è l'intento di anticipare la chiusura programmando un numero di interventi che però non è programmabile, Pag. 136perché a titolo personale. Quindi, noi andiamo avanti. Se concludiamo per le 21 è bene, sennò andremo avanti superando le 21. Ho già dato la parola a lei e all'onorevole Fedriga, onorevole Bragantini, abbiamo, per quel che mi riguarda, esaurito la discussione su una decisione della Presidenza. Lo stabilisco io se l'abbiamo esaurita, onorevole Bragantini. Quindi adesso siamo all'articolo aggiuntivo Dadone 1.05. Onorevole Bragantini, le ho già dato la parola e l'ho data all'onorevole Fedriga.
CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO SIBILIA. Signor Presidente, premesso che noi abbiamo consegnato insieme agli altri gruppi, a quanto mi risulta...Presidente, se è possibile...
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, io purtroppo non sono...prego.
CARLO SIBILIA. Le volevo semplicemente rappresentare la questione che, diversamente da quello che lei ha sottolineato all'inizio della discussione dell'articolo aggiuntivo, l'elenco degli iscritti a parlare è stato consegnato durante la discussione dell'articolo aggiuntivo precedente, quindi lei avrebbe dovuto averne contezza, esattamente penso come gli altri gruppi. Secondo punto di vista è, mettiamoci un attimo d'accordo, cerchiamo di capire come funziona all'interno di quest'Aula parlamentare la discussione, se cambia dal giovedì al venerdì, al lunedì, al martedì, perché il 15 gennaio 2015, circa tre giorni fa – quindi non è che stiamo parlando di un precedente accaduto l'anno scorso o nelle legislature precedenti – la sua collega Sereni, tra l'altro anche deputata dello stesso partito, quindi immagino che abbiate una visione quantomeno simile, anche se non è detto in questi periodi, volevo semplicemente dire che lei ha applicato un criterio di valutazione secondo me differente e ha più garantito le richieste dell'opposizione. Cosa è successo in quel caso ? Che invece di fermare ad esempio la seduta, si è applicato una sorta di «lodo Sereni», lo chiamerei così, per il quale la Presidente ha proposto di votare semplicemente questo emendamento in questione, visto che è quello di cui stiamo parlando, e poi di far decidere effettivamente agli altri se proseguire nei loro interventi oppure se magari evitare di farlo o meno.
Quindi, io penso che si possa ripercorrere quella che è stata la decisione presa il 15 gennaio 2015 dal Presidente Sereni. Gliela formalizzo, chiedendole sostanzialmente di potere discutere soltanto questa proposta emendativa e poi di concludere la discussione e rimandarla a domani.
PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, non c’è dubbio che le iscrizioni sono state presentate, non c’è dubbio che io abbia chiamato la proposta emendativa, non c’è dubbio che la questione sull'ordine dei lavori è stata posta dopo che io ho chiamato la proposta emendativa. Quindi, dal punto di vista del processo temporale è tutto perfettamente coincidente, assolutamente tutto perfettamente coincidente.
Quanto al precedente, che lei richiama, del 15 gennaio, ricordo testualmente le parole dell'onorevole Sereni che, di fronte a una questione che appariva e si manifestava per la prima volta, aveva parlato di una soluzione politica, che non costituisse precedente dal punto di vista regolamentare, per uscire da quella situazione. Questo è verificabile: basta andare a prendere il resoconto stenografico e vedere che ha parlato di una valutazione politica. Io adesso sto applicando il Regolamento (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È esattamente come ho detto: basta che andiate a riprendere il resoconto stenografico. L'ho sentito io, penso che l'abbiate sentito anche voi !
Quindi, poiché abbiamo il tempo contingentato, con una programmazione di un certo tipo, se si creano le condizioni per cui le sedute, che si prevedono concludersi alle 21, si pensa di poterle concludere alle 20, utilizzando questo sistema, è evidente Pag. 137che la soluzione politica viene meno e rimane l'applicazione del Regolamento.
Questa è la risposta che io mi sento di darle. Tra l'altro, se volessimo recuperare la vicenda dell'altra volta, basterebbe votare questa proposta emendativa e automaticamente avremmo concluso i lavori della giornata. Però, questo non dipende dal Presidente. Io vado avanti e se si vogliono fare dichiarazioni di voto arriveremo alla fine, non potendo disgiungere le dichiarazioni di voto dal voto.
FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire una cosa: che non possono esistere alla Camera dei deputati dei precedenti di natura politica e dei precedenti, invece, che riguardano l'interpretazione del Regolamento, perché delle due l'una. In tal caso la prassi verrebbe interpretata di volta in volta, a seconda della convenienza, tra virgolette, del momento.
Quindi, io penso che tutti i precedenti fanno prassi, sia gli uni sia gli altri. Quindi, io riterrei che anche la Presidente Sereni, in occasione della vicenda del 15 gennaio, abbia fatto una proposta che ha creato, diciamo, una prassi, alla quale noi giustamente ci richiamiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà, MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, purtroppo devo dissentire da lei. Come accade centinaia e forse migliaia di volte, così come è accaduto nel tempo, sulla base di accordi politici tra le forze politiche si può prendere una decisione che, diciamo, deroga anche al Regolamento. È successo in mille occasioni, con l'accordo unanime delle forze politiche e, anzi, la Presidenza si rimette all'Aula, dicendo che se c’è effettivamente l'accordo tra tutte le forze politiche si rinvia una questione e si possono fare altre centomila cose. È quello che è accaduto esattamente nell'altra situazione, ed è quello che io vi sto dicendo. È quello che io vi sto dicendo: se voi siete d'accordo a fare questa votazione e a concludere, la Presidenza non ha nessun problema. Ovviamente, non dipende dalla Presidenza il numero di coloro che si iscrivono a parlare. Questo fa parte di un accordo che possono fare le forze politiche e che ci può portare ad arrivare sostanzialmente alla conclusione dei lavori con questo voto, esattamente come è accaduto la volta scorsa.
Se, diversamente, non si ritiene questo, io devo applicare il Regolamento, così come ve l'ho letto, e quindi andare avanti finché non concludiamo i lavori con il voto su questa proposta emendativa.
MATTEO BRAGANTINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi ...prego.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, voglio solo ricordare che nella seduta del 15 gennaio c’è già stato un precedente in cui si erano iniziate le dichiarazioni di voto e queste sono state interrotte per fare, per più di un'ora, una discussione.
Dunque, ciò vuol dire che si è creato il precedente – e non è stato detto che non creava precedente –, cioè che si possono interrompere le dichiarazioni di voto e continuare il giorno dopo o in un'altra seduta.
PRESIDENTE. Allora, leggo testualmente le parole della Presidente Sereni: «Allora, io la metto sul piano politico, perché se sul piano politico possiamo convenire che facciamo ancora un po’ di lavoro (...)».
MATTEO BRAGANTINI. No, Presidente, non è su quel punto...
PRESIDENTE. Basta, onorevole Bragantini ! Le ho dato la parola, le ho risposto ed è più che sufficiente.
Pag. 138MATTEO BRAGANTINI. Presidente, non mi ha risposto su quel punto !
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, intervengo per rifare la stessa proposta della volta scorsa, cioè quella di votare questa proposta emendativa e poi di sospendere i lavori. È tanto semplice !
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Palese, io purtroppo ho le orecchie anche abbastanza pronunciate, però non riesco a sentirla. Onorevole Palese, può ripetere ? Grazie.
ROCCO PALESE. Signor Presidente, visto che sono quattordici minuti che discutiamo di questo e che, nel frattempo, mancano nove minuti per la conclusione dei lavori, ribadisco la stessa posizione che forse è stata ribadita da qualcun altro: votiamo questa proposta emendativa e poi andiamo via.
PRESIDENTE. Onorevole Palese, io non ho nessuna obiezione, però non dipende da me il fatto che lo votiamo adesso o tra tre quarti d'ora. Quindi, se non ci sono interventi sulla proposta emendativa, io la pongo in votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.
FEDERICA DIENI. Signor Presidente, con questa proposta emendativa chiediamo prevalentemente tre cose: che la Camera dei deputati sia eletta a suffragio universale e diretto, che il numero dei deputati sia ridotto a 400, vogliamo inoltre ridurre l'età per l'elettorato passivo a ventuno anni e ripartire i seggi tra le circoscrizioni dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, per 400, distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. Quindi, è un sistema proporzionale di ripartizione dei seggi. Noi, come abbiamo fatto precedentemente, vogliamo chiedere la riduzione del numero dei parlamentari, in questo caso ne prevediamo 400, perché riteniamo che il numero odierno sia elevato rispetto al rapporto di rappresentanza tra i cittadini eletti e i cittadini rappresentati degli altri Stati europei.
Al tempo stesso, teniamo sempre a ribadire che ci sembra del tutto fuori luogo e del tutto senza senso avere senatori di diciotto anni e deputati di venticinque anni. Quindi, vorremmo chiedere un parere al relatore Fiano su questa discrepanza, proprio perché non si giustifica, dato che comunque le funzioni e i ruoli del Senato sono abbastanza importanti e rimarranno comunque altrettanto importanti. Per esempio, infatti, il Senato sarà competente in tema di matrimonio e famiglia e non si capisce come un senatore di diciotto anni possa essere più competente e idoneo rispetto a un cittadino eletto come deputato di venticinque anni.
Ecco perché ci teniamo a ribadire questa nostra richiesta e vorremmo che comunque qualcuno ci spiegasse il perché di questa incongruenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.
MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, io volevo chiedere se all'interno della vostra proposta era presente anche il deputato di collegamento, quello che si fa eleggere in Parlamento, come l'ex collega Moretti, che poi si fa eleggere anche al Parlamento europeo e poi passa alle regioni, perché sarebbe interessante avere questa figura, che crea appunto collegamento tra le varie istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Dadone 1.05, con il parere contrario Pag. 139della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vi pregherei, colleghi, di accelerare se ritenete utile votare anche questa ventisettesima volta, in maniera che chiudiamo la seduta in anticipo rispetto alle 21.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 376
Maggioranza 189
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 274.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Capozzolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il senatore Vincenzo D'Anna, in sostituzione del senatore Antonio Milo, dimissionario.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,55).
MANUELA GHIZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Pregherei i colleghi che giustamente lasciano l'Aula di farlo in silenzio, in maniera che chi parla questi due minuti possa farlo nel modo più sereno possibile.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, troppo spesso, quando si spengono i riflettori delle cronache, ci si dimentica degli eventi, anche se hanno avuto effetti devastanti, però noi non abbiamo dimenticato l'alluvione che ha colpito il territorio di Modena esattamente un anno fa e non abbiamo dimenticato, soprattutto, il sacrificio di un giovane uomo, di Oberdan Salvioli, che fu travolto dalle acque e che ci lasciò, perse la vita.
Non abbiamo dimenticato nemmeno la disperazione di coloro i quali persero nuovamente tutto, mentre si stavano risollevando dalle conseguenze del terremoto, perché quelle zone colpite dall'alluvione erano state colpite 20 mesi prima da un terremoto devastante. Però, a distanza di un anno, cominciamo a raccogliere qualche frutto importante. Lo abbiamo fatto soprattutto perché la comunità, il sistema locale si è raccordato tra i vari livelli istituzionali, si è messo in ascolto delle istanze dei cittadini, ha interloquito con i rappresentanti e con il Governo.
Qualche risultato, dicevo, è arrivato: soprattutto il decreto-legge «Modena» del maggio 2014, che ha stanziato risorse per ripartire, risorse destinate alle imprese, agli argini e ai privati, per la prima volta. Molto resta da fare, signor Presidente, però credo che giovedì si metta una pietra importante nel muro della ricostruzione. Giovedì, in aula, alla Commissione ambiente, cominciamo la discussione di una legge nazionale, che non avevamo, per affrontare le emergenze e la ricostruzione dopo eventi calamitosi. È una cosa importante.
Credo che quella discussione, che prende avvio giovedì, sia la risposta migliore per il sacrificio di Oberdan Salvioli e di tutte le vite che sisma, alluvioni e trombe d'aria si sono portate via. Troppi in questo Paese, ma giovedì cominciamo a dare una risposta importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, ho scoperto che Napolitano, nel 2003, ha iniziato a beneficiare di due consulenze legali da 15 mila euro da parte della giunta Veltroni. Peccato che la Corte dei conti accertò che la giunta sbagliò a rivolgersi a forze esterne per un lavoro che, invece, poteva benissimo essere svolto dai dipendenti del Campidoglio.
Napolitano insegna diritto amministrativo all'Università Roma Tre, l'ateneo pubblico romano che qualcuno ha definito «l'università dei DS», probabilmente a causa di alcune strane coincidenze. Il rettore Guido Fabiani, infatti, in carica per quattro mandati, fino al 2013, quando ha lasciato dopo essere stato nominato assessore nella giunta Zingaretti, è casualmente sposato con la signora Binotti, sorella di Clio Napolitano, quindi cognato di Napolitano Giorgio e zio di Napolitano Giulio, il secondogenito del quale, appunto, sto parlando.
La figlia del rettore, Anna Fabiani, cugina di Napolitano Giulio, insegna scienze biologiche sempre a Roma Tre, mentre suo marito, Alberto Tenderini, è responsabile delle iniziative sportive nell'università. Napolitano Giulio ha collezionato consulenze pubbliche – CONI, Federcalcio, Presidenza del Consiglio – ed incarichi di ogni tipo; ha fatto parte delle più influenti fondazioni private o paraprivate (come la fondazione VeDrò, insieme a Letta, Alfano, Passera, Andrea Orlando, Matteo Renzi e Serracchiani).
Napolitano Giulio presiede poi l'organo di vigilanza sull'accesso alla rete Telecom. Ecco, ci chiediamo, tanti cittadini si chiedono, perché, se sei un povero cristo, tuo figlio fa il povero cristo; se, invece, sei il figlio di Napolitano padre, hai tutto questo. Forse si chiama meritocrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
DONATELLA AGOSTINELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-06519. Dunque, il fatto è questo: il 15 ottobre 2014, il GIP di Macerata dispone il sequestro preventivo di due impianti a biogas di proprietà del gruppo Viridis Energia, in località Loro Piceno e Corridonia. I limiti sulle emissioni di COT, cioè carbonio organico totale, calcolate al lordo della parte metanigena, in conformità della normativa vigente, secondo i rilievi dell'ARPAM sarebbero superati di quasi 9 volte,
Ora da fonti di stampa si apprende che il Ministero dell'ambiente stia procedendo con un decreto ad hoc per sanare gli illeciti, con lo scorporo della parte metanigena nella misurazione delle emissioni decotte, in netto contrasto con la normativa nazionale ed internazionale, con la giurisprudenza del TAR, del Consiglio di Stato e contro lo stesso parere del Ministero dell'ambiente del 2012, arrecando grave pericolo alla salute della popolazione esposta alle emissioni e vanificando i sequestri.
Risulta altresì che la ditta proponente sia a conoscenza di atti ancora in itinere e quindi non ancora adottati e non accessibili neppure ai parlamentari.
Appare chiaro, quindi, che si tratta di un provvedimento scritto su misura e non è la prima volta che «manine» intervengono a sanare la squallida situazione del biogas marchigiano, a rassicurare le tasche dei biogassisti rapaci, a tentare di salvare la faccia del presidente Spacca, della sua giunta e di tutto il PD.
Insomma, le «manine» a favore dei biogassisti, degli evasori, dei corruttori ci sono sempre, degli imprenditori del biogas sempre, ripeto, ma mai e dico mai a favore dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.
Pag. 141PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente, io, sollecitato dal comitato dei pendolari umbri, chiedo la sollecitazione appunto a voi e, tramite lei, al Governo, veramente, per rispondere all'interrogazione n. 5-04277, perché purtroppo il trasporto pendolari è sempre più penalizzato per tanti motivi.
Ora, non voglio fare polemiche in un intervento di fine seduta, quindi mi auguro, Presidente, che lei possa sollecitare in maniera più incisiva di quanto ho fatto io.
PRESIDENTE. La ringrazio anche per la fiducia, onorevole Gallinella.
EMANUELE SCAGLIUSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie Presidente, intervengo sulla situazione delle adozioni internazionali, precisamente di adozioni dalla Bielorussia.
Il 13 settembre scorso è scaduta la validità dell'ultimo documento di garanzia sulle informazioni obbligatorie delle condizioni di vita e dell'educazione dei bambini presso le famiglie dei cittadini italiani. Questo documento deve essere inviato ogni anno dalla CAI italiana all'omologa commissione bielorussa, come previsto al punto 7 del Regolamento sulla collaborazione tra Italia e Bielorussia, ma la CAI non l'ha ancora fatto ! Questa inadempienza, fanno sapere dalla Bielorussia, è un ostacolo insuperabile per la futura collaborazione nell'esame delle pratiche di adozioni internazionali dei minori bielorussi da parte dei cittadini italiani. In pratica, signor Presidente, per la mancanza di un foglio si rischia di bloccare le adozioni.
In tutto questo, le associazioni italiane e le famiglie vengono tenute all'oscuro dal Governo italiano, nonostante da molto tempo le stesse abbiano inoltrato alla CAI. Gli elenchi e la documentazione relativa alle adozioni. Tuttavia pare che la CAI non abbia inoltrato questi documenti in Bielorussia e non ha mai voluto incontrare le associazioni da lei stessa autorizzate alle adozioni, nonostante le numerose e continue richieste.
Ora, ci ritroviamo davanti a questo brusco stop delle adozioni, per il quale nessuno alla CAI ha dato spiegazioni, né alle associazioni né tantomeno alle famiglie, che hanno appreso la cosa direttamente dalla Bielorussia, tramite una lettera. Una situazione inaccettabile, figlia di un atteggiamento a dir poco irriguardoso.
Per queste ragioni, ho presentato un'interrogazione, di cui sollecito la risposta, la n. 4-07528 chiedendo al Presidente del Consiglio Matteo Renzi – che è anche il presidente della Commissione per le adozioni internazionali – quali siano i motivi che non permettono all'Italia di consegnare il documento di garanzia, che aiuterebbe tanti bambini sfortunati, attualmente negli orfanotrofi, che rischiano di vedere infranto il loro sogno di rifarsi una vita e una famiglia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, ricordo anch'io, come MoVimento 5 Stelle e come deputato di quei luoghi, l'alluvione che ha colpito l'Emilia. È stata un'ennesima alluvione, ne abbiamo sentite tante sul nostro territorio nazionale, un territorio che è a grave rischio idrogeologico. Un'alluvione che ha colpito quelle zone, come abbiamo detto, dopo una tromba d'aria, che non si poteva evitare, dopo un terremoto, che forse non si poteva evitare, ma questa alluvione molto probabilmente si poteva evitare. Per la continua mancanza di responsabilità degli organi preposti e per una politica che in tutti questi anni non ha saputo garantire un contrasto efficace al rischio idrogeologico, però è successo: abbiamo avuto una Pag. 142vittima, abbiamo avuto ingenti danni ad un tessuto produttivo già colpito duramente da eventi calamitosi passati.
Però sembra che il Paese da questi eventi non impari mai niente. Quindi, è giusto ricordarlo, è giusto ricordare anche le necessità che hanno questi luoghi, soprattutto le imprese, con una zona franca urbana da tempo promessa e mai attuata. Noi chiediamo, quindi, che ci sia la normalità e chiediamo pure che nel prossimo decreto che stiamo discutendo qui sulle proroghe possa essere dato ampio respiro anche al pagamento dei mutui contratti dalle imprese con una dilazione ulteriore di un anno. Lo chiediamo perché in queste zone ancora la situazione economico-finanziaria, già gravata dalla crisi, è assolutamente in grave difficoltà. Penso che lo dobbiamo ai nostri cittadini e lo dobbiamo anche perché la politica si deve prendere la responsabilità e il carico di una situazione veramente indecente, di tutti quei territori a rischio idrogeologico a cui il Governo, questo e tutti quelli passati, non hanno mai dato una risposta efficace. Queste sono le priorità di cui abbiamo bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
MAURO PILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo su due questioni per sollecitare il Governo non solo a riferire, ma a farlo urgentemente in quest'Aula. La prima riguarda il piano Juncker. Il Governo italiano ha presentato un piano con 98 interventi e, in questo piano, ha escluso totalmente la Sardegna da qualsiasi tipo di intervento infrastrutturale di porti, aeroporti, strade e ferrovie. Si tratta di un atteggiamento di una gravità inaudita sul piano della coesione nazionale, sia infrastrutturale che strategica del nostro Paese.
Ma nello stesso tempo Renzi e Padoan, presentando questo piano all'Unione europea, hanno inserito un intervento di 900 milioni di euro per realizzare in Italia delle bio-raffinerie, che comporteranno la realizzazione, secondo questo scellerato progetto, di 5 mila ettari di canne da realizzare nell'area del Sulcis. Si tratta di un finanziamento alla società Mossi Ghisolfi, la stessa che finanzia e che ha finanziato le fondazioni di Renzi. È un fatto inaccettabile, dove il Governo è stato assente e dove il Parlamento è stato totalmente esautorato. Quindi la richiesta che rivolgo alla Presidenza è che si chieda al Governo di venire immediatamente a riferire su questo vergognoso e scandaloso piano che finanzia gli amichetti di Renzi e taglia totalmente le risorse alla Sardegna.
Il secondo tema è quello della Norman Atlantic. C’è stato un incidente gravissimo sui mari dei balcani e il Governo non ha riferito il benché minimo responso su quello che è avvenuto. Ci sono delle interrogazioni e vorrei che il Presidente della Camera sollecitasse un intervento immediato del Governo per dare delle risposte compiute, anche perché sulle tratte della Sardegna stanno viaggiando navi con le stesse modalità della Norman Atlantic, anzi è la nave gemella, che la Tirrenia mette in servizio tra la Sardegna e il continente. Tutto questo non è accettabile.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 20 gennaio 2015, alle 9:
1. – Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
S. 1429 – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato) (C. 2613-A).
e degli abbinati progetti di legge costituzionale: D'INIZIATIVA POPOLARE; Pag. 143D'INIZIATIVA POPOLARE; VIGNALI; CIRIELLI; CIRIELLI; CIRIELLI; CAUSI; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; PISICCHIO; GIACHETTI; SCOTTO; FRANCESCO SANNA; PELUFFO ed altri; LENZI; LAURICELLA ed altri; BRESSA e DE MENECH; CAPARINI ed altri; CAPARINI ed altri; VACCARO; LAFFRANCO e BIANCONI; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; PALMIZIO; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; LA RUSSA ed altri; ABRIGNANI ed altri; TONINELLI ed altri; GIANLUCA PINI; LAFFRANCO e BIANCONI; GINEFRA ed altri; GIORGIA MELONI ed altri; MIGLIORE ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; BONAFEDE e VILLAROSA; PIERDOMENICO MARTINO; BRAMBILLA; GIANCARLO GIORGETTI ed altri; CIRIELLI e GIORGIA MELONI; VALIANTE; QUARANTA ed altri; LACQUANITI ed altri; CIVATI ed altri; BOSSI; LAURICELLA e SIMONI; DADONE ed altri; GIORGIS ed altri; LA RUSSA ed altri; RUBINATO ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA-ROMAGNA; MATTEO BRAGANTINI ed altri; CIVATI; FRANCESCO SANNA ed altri (C. 8-14-21-32-33-34-148-177-178-179-180-243-247-284-329-355357-379-398-399-466-568-579-580-581-582-757-758-839-861-939-1002-12591273-1319-1439-1543-1660-1706-1748-1925-1953-2051-2147-2221-2227-2293-2329-2338-2378-2402-2423-2441-2458-2462-2499).
– Relatori: Fiano e Sisto, per la maggioranza; Toninelli, Matteo Bragantini e Quaranta, di minoranza.
2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 1070 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BUEMI ed altri: Disciplina della responsabilità civile dei magistrati (Approvata dal Senato) (C. 2738).
e delle abbinate proposte di legge: GOZI ed altri; LEVA ed altri; BRUNETTA; CIRIELLI (C. 990-1735-1850-2140).
– Relatori: Leva, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.
3. – Seguito della discussione delle mozioni Grande ed altri n. 1-00383, Zaratti ed altri n. 1-00708 e Tidei ed altri n. 1-00712 concernenti iniziative relative all'impatto ambientale della centrale termoelettrica a carbone di Civitavecchia.
4. – Seguito della discussione delle mozioni Sandra Savino e Palese n. 1-00540, Prodani, Pellegrino ed altri n. 1-00047, Fedriga ed altri n. 1-00704 e Gigli e Dellai n. 1-00705 concernenti iniziative per l'istituzione di zone franche urbane in Friuli Venezia Giulia.
5. – Seguito della discussione delle mozioni Fedriga ed altri n. 1-00607, Pesco ed altri n. 1-00709 e Paglia ed altri n. 1-00714 concernenti iniziative per la sospensione dell'applicazione degli studi di settore.
6. – Seguito della discussione delle mozioni Mantero ed altri n. 1-00594, Binetti ed altri n. 1-00702, Rondini ed altri n. 1-00703, Nicchi ed altri n. 1-00706, Palese n. 1-00707, Garavini ed altri n. 1-00710 e Vargiu ed altri n. 1-00715 concernenti iniziative per il contrasto del gioco d'azzardo.
7. – Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-00666, Kronbichler ed altri n. 1-00700, Borghesi ed altri n. 1-00701 e Gallinella ed altri n. 1-00711 concernenti iniziative in sede europea volte a richiedere le dimissioni del Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
La seduta termina alle 21,10.
Pag. 144RELAZIONE SULL'AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA NELL'ANNO 2014 – NOTA DI SINTESI
Nel corso del 2014 il Ministero della giustizia ha affrontato i temi fondamentali della sua missione istituzionale.
Alcune questioni sono connesse all'assunzione da parte dell'Italia della Presidenza del Consiglio dell'Unione europea. Altre, di carattere strutturale, hanno formato oggetto della ricerca di adeguati strumenti normativi, organizzativi ed operativi, necessari per superare le criticità connesse ai settori più rilevanti di competenza.
Sono stati definiti gli interventi relativi alla questione carceraria; è stato adottato il nuovo assetto organizzativo del Ministero; è stato avviato il processo civile telematico obbligatorio e le notifiche telematiche penali; sono stati introdotti interventi organizzativi e predisposte le misure finalizzate alla maggiore efficienza e funzionalità dell'azione giudiziaria, sia nel settore civile che in quello penale.
Sono state sviluppate dalle singole articolazioni del Ministero, attività finalizzate ad interventi normativi, regolamentari, di studio, progettazione, analisi ed organizzazione.
Di seguito i tratti salienti del programma realizzato nel corso dell'anno 2014.
1. Il semestre europeo.
Particolarmente rilevante è stato l'impegno profuso nell'anno 2014 nel settore internazionale in ragione degli adempimenti derivanti dal semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. In tale ambito, nella fase preparatoria del semestre, sono state dettate le linee di indirizzo ed è stato svolto il coordinamento di tutti i tavoli di lavoro ai quali hanno partecipato, da luglio a dicembre, in qualità di presidenti o di delegati italiani, magistrati e funzionari del ministero e degli uffici giudiziari.
I dossier sui quali sono stati raggiunti sostanziali obiettivi hanno riguardato tanto la giustizia penale che quella civile.
Nel settore penale, le attività della Presidenza italiana si sono concentrate sugli interventi normativi che mirano a contribuire alla lotta contro i reati in danno degli interessi finanziari dell'Unione.
In tale ambito, si sono raggiunti significativi progressi nei lavori inerenti la proposta di regolamento sulla istituzione di un ufficio del pubblico ministero europeo (EPPO), per la quale è stato compiuto l'esame dei poteri investigativi, del riparto di competenze con i pubblici ministeri nazionali e della tutela dei diritti degli indagati, sia nell'ambito delle attività investigative che per quanto riguarda i rimedi giurisdizionali.
Si è arrivati ad un «partial general approach» sulla proposta di regolamento di riforma dell'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust), come successore legale dell'Eurojust istituito con decisione 2002/187/GAI del Consiglio, e ne sono stati definiti le competenze. La riforma mira ad aumentare l'efficienza nel funzionamento dell'Agenzia e a coordinarne l'azione con quella della futura Procura europea.
È stato, infine, presentato uno «state of play» della proposta di direttiva che mira a realizzare norme penali comuni per contrastare i reati di frode in danno degli interessi finanziari dell'Unione europea, sostituendo gli strumenti giuridici attualmente vigenti in materia (Convenzione per la protezione degli interessi finanziari del 1995, e i due suoi protocolli del 1996 e 1997).
Sul fronte delle garanzie difensive, è stato concluso, con il raggiungimento di un «general approach», l'esame in Consiglio sulla proposta di direttiva concernente la «presunzione di innocenza», che intende rafforzare il diritto dell'indagato e dell'imputato di un procedimento penale ad essere considerato innocente fino alla prova della sua colpevolezza.
Si è altresì pervenuti ad uno «state of play» su un articolato, che rappresenta il livello massimo di compromesso sulla base Pag. 145dei negoziati, per la proposta di direttiva che riguarda l'ammissione provvisoria al patrocinio a spese dello Stato per indagati o imputati privati della libertà personale e l'ammissione, provvisoria e ordinaria, nei procedimenti di esecuzione del mandato d'arresto europeo.
La proposta di regolamento in materia di protezione dei dati personali, che intende garantire un quadro coerente ed un sistema complessivamente armonizzato alla materia in tema di privacy, ha richiesto un rilevante impegno, che ha permesso di raggiungere risultati molto apprezzati, quali un approccio parziale sul capitolo relativo agli obblighi dei responsabili del trattamento, nonché sulle norme relative all'applicabilità del suddetto strumento al trattamento dei dati nel settore pubblico, con una soluzione di compromesso connotata da un margine di flessibilità per gli Stati membri.
Si è anche svolto un dibattito di orientamento sul diritto all'oblio e sugli elementi costitutivi della complessiva architettura dello sportello unico («one-stop-shop») ed è stata portata avanti, in tema, la parallela proposta di direttiva, che riguarda gli aspetti più prettamente penalistici della protezione dei dati.
Infine si è avviata l'analisi del futuro progetto di consolidamento e sviluppo del Sistema elettronico per lo scambio di informazioni sui casellari giudiziari (ECRIS), attraverso la creazione di un Indice centralizzato europeo in ordine ai cittadini appartenenti a paesi terzi condannati in Europa.
Per il settore civile, consapevole dello stretto legame tra le politiche in materia di giustizia e le esigenze di rilancio della crescita economica, la Presidenza ha dato priorità alle proposte ed iniziative volte ad offrire alle imprese, specie piccole e medie, strumenti normativi utili a superare la crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, nell'ambito del progetto «giustizia per la crescita». In tale prospettiva, con grande successo è stato raggiunto l'accordo con il Parlamento europeo, confermato dal Consiglio, sulla proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 1346/2000 del Consiglio relativo alle procedure d'insolvenza, il quale mira a rendere più efficaci le procedure transfrontaliere con l'obiettivo di assicurare il buon funzionamento del mercato interno e la sua resilienza in tempi di crisi economica.
È stato anche raggiunto il «general approach» sulla proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 861/2007 (small claims) del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce un procedimento europeo per le controversie di modesta entità. Il testo approvato modifica il regolamento del 2007, elevando la soglia di valore delle controversie suscettibili di ricadere nel campo di applicazione dello stesso da 2.000 a 4.000 euro ed accrescendo le possibilità di ricorso alle moderne tecnologie per il pagamento delle spese di giudizio, per le udienze e per le notifiche. La revisione del regolamento n. 861/2007 ha suggerito anche la modifica dell'articolo 17 del regolamento (CE) n. 1896/2006 sul procedimento europeo d'ingiunzione di pagamento. Si è infatti ritenuto di chiarire che, quando una controversia rientra nel campo di applicazione del procedimento europeo, per le controversie di modesta entità, deve essere esperita secondo la procedura semplificata (small claims) anche nella fase (nel contraddittorio) di opposizione all'ingiunzione di pagamento.
La Presidenza italiana ha proseguito nella prima lettura del testo della proposta di regolamento sul diritto comune europeo della vendita, che ha l'obiettivo di migliorare il funzionamento del mercato interno, predisponendo un corpus uniforme di norme che ponga rimedio agli ostacoli derivanti dalle differenze dei diritti nazionali dei contratti.
Nell'ottica di rendere più agevole la circolazione delle persone all'interno dell'Unione, è stato presentato uno «state of play», con un possibile testo di compromesso, sulle due proposte di regolamento in materia di regime patrimoniale dei coniugi ed effetti patrimoniali delle unioni registrate, per le quali i negoziati sono in Pag. 146corso fin dal 2011, garantendo facilità delle procedure ed uniformità di trattamento per le coppie transfrontaliere.
Ugualmente, la proposta di regolamento volta alla semplificazione dell'accettazione di documenti pubblici, tramite soppressione della legalizzazione e formalità similari, è stata esaminata a fondo, con la conclusione della terza e quarta lettura del testo, riscritto dalla Presidenza italiana. All'esito, è stato approvato un documento di linee-guida per la prosecuzione dei lavori, che riguardano quattro punti centrali relativi al campo di applicazione, traduzioni, moduli standard multilingue e relazione con le altre convenzioni internazionali in materia, che costituiranno la base fondamentale per il futuro sviluppo del negoziato.
In ordine al tavolo tecnico permanente, di natura «orizzontale», sulle questioni generali relative alla cooperazione giudiziaria in materia civile, sono stati trattati e approvati al Consiglio GAI, senza discussione, i punti relativi alla decisione di ratifica della Convenzione Aja sulla scelta dei fori e al protocollo sul materiale ferroviario rotabile che accede alla convenzione di Lussemburgo del 23 febbraio 2007.
Il settore giustizia della Presidenza italiana ha anche organizzato alcuni prestigiosi eventi collaterali, in stretto contatto con la Commissione Europea, ottenendo risultati lusinghieri per la partecipazione degli Stati Membri ed il ritorno positivo di immagine.
A Siracusa, il 22 e 23 settembre 2014, presso l'Istituto Superiore di Studi Criminologici, si è tenuto un incontro internazionale sul tema dell'aggressione dei patrimoni criminali illecitamente costituiti, sotto l'aspetto del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie. A 15 anni dalla decisione del Consiglio Europeo di Tampere, è stato fatto il punto su tale aspetto dagli esperti degli Stati membri.
Presso la Corte di Cassazione, il 13 e 14 ottobre 2014, si è tenuto un importante evento collaterale sulla tematica della giustizia elettronica, finalizzato a promuovere iniziative comuni in ambito europeo, quali lo sportello unico elettronico, la collaborazione tra gli ordini forensi a livello europeo e, più in generale, le buone prassi nazionali sul tema.
Presso la sede del CNEL, il 23 e 24 ottobre 2014, si è svolto l'evento avente ad oggetto la problematica della sottrazione internazionale dei minori «International Abduction of contested children within the framework of cooperation of Central Authorities». Nell'ambito della tematica del contemperamento tra il diritto alla libera circolazione delle persone e il diritto del minore ad una sana relazione genitoriale, la conferenza ha costituito un importante momento per il confronto e lo scambio delle migliori prassi applicate nell'ambito delle relative procedure, utile anche per la prossima revisione del Regolamento 2001/2003 (cd. Regolamento Bruxelles II bis).
Presso l'Università LUISS Guido Carli, il 13 e 14 novembre 2014, è stata organizzata la Conferenza sul ruolo della Corte di Giustizia, «The role of the Court of Justice in building up in an area of FSJ», nell'ambito del Programma Trio (Presidenze Italia, Lettonia e Lussemburgo). La Conferenza è stata l'occasione per un propizio scambio di idee sul ruolo più incisivo assunto dalla Corte di Giustizia a partire dal 1o dicembre (vale a dire dalla fine del periodo transitorio previsto dal Trattato di Lisbona), in materia di assoggettamento al normale meccanismo di controllo giurisdizionale degli strumenti normativi adottati nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
Ulteriori eventi collaterali del semestre sono state le riunioni plenarie delle Reti giudiziarie europee in materia penale e in materia civile, svoltesi nel mese di novembre presso la Presidenza del consiglio dei ministri.
È stato, infine, organizzato il seminario strategico di Eurojust e il forum consultivo dei Procuratori generali dei Paesi dell'Unione europea.
L'impegno italiano nel semestre trascorso è destinato ad innescare un processo virtuoso di stimolo per una costante attenzione alla dimensione transfrontaliere, Pag. 147nella consapevolezza della avvenuta irreversibile e sempre crescente compenetrazione delle prospettive europee in tutti gli aspetti della giustizia e ai temi legati ai diritti fondamentali della persona.
2. Il problema carcerario.
Come è noto, la Corte Europea dei diritti dell'Uomo, con la sentenza «pilota» pronunciata l'8 gennaio 2013 nel caso Torreggiani e altri, ha condannato l'Italia per le condizioni del sistema penitenziario, riconoscendo la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea, nella parte in cui pone il divieto di trattamenti inumani e degradanti in danno dei detenuti.
In particolare, la Corte ha affermato che le condizioni di detenzione – connotate dalla mancanza di spazio vitale minimo fissato in tre metri quadri per ciascun detenuto – costituiscono una violazione degli standard minimi di vivibilità, ed ha disposto l'introduzione di rimedi preventivi e compensativi finalizzati all'eliminazione delle situazioni contrarie all'articolo 3 e al risarcimento dei detenuti attraverso l'introduzione di meccanismi interni di tutela.
Al problema si è cercato di dare risposta a vari livelli: normativo, organizzativo e strutturale.
L'anno 2014 ha visto il superamento della situazione di emergenza, con la riconduzione delle carceri italiane ad uno standard adeguato al rispetto della dignità umana.
I risultati raggiunti hanno avuto un formale riconoscimento, atteso che il Consiglio europeo, lo scorso maggio, ha valutato positivamente gli interventi del Governo italiano in materia di sovraffollamento.
Nella vicenda Torreggiani si è realizzata, in primo luogo, un'efficace sinergia tra azione governativa e attività legislativa del Parlamento.
Infatti, ai vari provvedimenti del Governo, tesi a ridurre i flussi in entrata, a rafforzare le misure alternative alla detenzione e a porre in essere i rimedi interni richiesti dalla Corte EDU, si è accompagnata l'attività legislativa d'iniziativa parlamentare.
Alcuni interventi di urgenza adottati nel 2013 (d.l. n. 78 e d.l. n. 146), hanno consentito di ottenere nel 2014 un decisivo aumento dei flussi in uscita e la contrazione di quelli in entrata.
L'affermazione viene confermata dal raffronto numerico delle presenze in carcere.
In base alle ultime rilevazioni effettuate al 31 dicembre 2014 i detenuti presenti nelle carceri italiane erano 53.623, a fronte di 62.536 presenti a dicembre 2013, mentre al momento della condanna da parte della Corte europea erano oltre 66.000 e nel corso del 2010 si erano registrate quasi 70.000 presenze.
Oltre alla diminuzione delle presenze, va evidenziato l'aumento della capienza delle carceri, passata al 31 dicembre 2014 a 49.635 unità e l'indice di sovraffollamento è sceso da 138,97 nel dicembre 2013 a circa 108,00 al 31 dicembre 2014.
Attualmente non ci sono detenuti che si trovano in camere detentive con uno spazio inferiore a 3 mq.
Sono sensibilmente diminuiti anche i detenuti in attesa di giudizio di primo grado, passati dagli 11.108 nel dicembre 2013 ai 9.549 al 31 dicembre 2014. Il numero dei detenuti in attesa di primo grado di giudizio è stato ridotto in termini assoluti di circa 3000 unità negli ultimi due anni. La percentuale sul totale, anch'essa in riduzione, è soggetta alla contestuale riduzione dei detenuti che, nell'intervallo 2013-2014, è da registrare come la più alta nel biennio, di circa 8000 unità.
Altrettanto rilevante è la diminuzione del numero dei detenuti stranieri, passati dai 21.845 (34,93 per cento) del dicembre 2013 ai 17.462 (32,56 per cento) del dicembre 2014, con un picco nel 2012 di 24.231 presenze su un totale di 65.701 presenti (36,88 per cento).
Forte impulso è stato dato agli accordi internazionali per agevolare l'esecuzione della pena nel paese di provenienza, attraverso un raddoppio, nel corso del 2014, Pag. 148del numero delle richieste di rimpatrio: 465 del 2014 a fronte di 272 del 2013.
Sono 215 i procedimenti in corso per il rimpatrio, in attuazione della Convenzione di Strasburgo del 1983 e della decisione quadro del 2008.
Gli accordi bilaterali già ratificati sono 10, per i rimpatri dei detenuti stranieri provenienti da Albania, Bulgaria, Cuba, Egitto. Hong Kong, India, Perù, Repubblica Dominicana, Romania e Thailandia (Paesi che non aderiscono alla Convenzione di Strasburgo e alla decisione quadro).
Vi sono 3 accordi bilaterali in corso di ratifica (con Brasile, Marocco e Kazakistan) e 3 accordi bilaterali in attesa di firma dei Ministri (con Kenya, Nigeria e Kosovo).
Sono 17 gli accordi bilaterali in corso di negoziazione (con Argentina, Cina, Colombia, Filippine, Gabon, Ghana, Giordania, Guatemala, Libia, Maldive, Pakistan, Panama, Qatar, Senegal, Tunisia e Uruguay).
È stata data attuazione, inoltre, ad una nuova strategia relativa alle modalità di trattamento dei detenuti, che va incontro alle Raccomandazioni del Consiglio d'Europa in favore delle sanzioni di comunità, con la previsione di pene che non contemplano soltanto la segregazione del condannato dal consorzio civile, ma hanno l'obiettivo di recuperare il rapporto e la relazione tra l'autore del reato e il contesto sociale.
In tale direzione, sono state rafforzate e ampliate le misure alternative alla detenzione, che risultano applicate al 31 dicembre 2014 a 31.362 soggetti, a fronte di 29.747 che ne beneficiavano nel dicembre 2013.
Ciò significa che, nonostante la riduzione di circa 12.000 detenuti, il numero dei soggetti trattati dal sistema penale è rimasto inalterato, senza che sia stato messo a rischio il sistema generale della sicurezza dei cittadini.
Nell'ambito delle misure alternative alla detenzione va evidenziato un aumento nel ricorso all'istituto dell'affidamento in prova al servizio sociale, che riguarda 12.011 soggetti, mentre 745 sono in situazione di semilibertà, 9.453 in detenzione domiciliare, 5.606 destinati a lavoro di pubblica utilità, 3.373 in libertà vigilata, 168 in libertà controllata, 6 in semidetenzione.
Si segnala, altresì, l'adozione di interventi finalizzati a conseguire l'obiettivo del potenziamento dell'esecuzione penale esterna, mettendo in campo ogni azione di razionalizzazione organizzativa, tesa ad ottimizzare la gestione delle scarse risorse umane e materiali e a contenere le difficoltà operative.
L'Amministrazione si è fatta promotrice di un'azione di coordinamento sul territorio tra i tribunali ordinari e gli enti locali, attraverso l'emanazione di indirizzi operativi agli uffici locali di esecuzione penale esterna volti a dare maggiore impulso all'applicazione della sanzione del lavoro di pubblica utilità.
Nello specifico, è stato chiesto di adoperarsi per individuare maggiori opportunità di impiego lavorativo presso gli enti pubblici e privati indicati dall'articolo 1 del Decreto ministeriale 26 marzo 2001 e pervenire alla sottoscrizione delle convenzioni con i tribunali ordinari, previste dall'articolo 2. Dal monitoraggio effettuato, risultano essere state stipulate, alla data del 19 novembre 2014, numerose convenzioni tra i tribunali ordinari, gli enti territoriali e il privato sociale, che complessivamente hanno reso disponibili circa 3.877 posti di lavoro per lo svolgimento delle attività gratuite a favore della collettività.
Anche grazie a tale azione di impulso, si è registrato un notevole incremento della sanzione del lavoro di pubblica utilità applicata in sostituzione della pena detentiva.
La materia è ancora in fase di evoluzione: il decreto-legge 1o luglio 2013 n. 78 ha, infatti, ampliato l'ambito di applicazione della fattispecie prevista dall'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309/1990 ed esteso ai detenuti la possibilità di essere assegnati a svolgere Pag. 149lavori di pubblica utilità in regime di lavoro all'esterno, ai sensi dell'articolo 21 della legge 354/1975.
Sono 11 i protocolli operativi stipulati con le regioni, al duplice fine di potenziare l'accesso alle misure alternative alla detenzione per i detenuti con problemi legati alla tossicodipendenza e di favorire i percorsi di inclusione sociale e reinserimento lavorativo per i detenuti. I protocolli riguardano Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Liguria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sicilia, Lombardia e Abruzzo. A breve verrà stipulato il protocollo con la Regione Piemonte. È in corso un monitoraggio costante sullo stato di attuazione dei protocolli. Oltre ai protocolli firmati con le regioni, è stato stipulato un protocollo con il Ministero dell'Ambiente per l'impiego dei detenuti nei parchi nazionali.
Alla valorizzazione delle misure alternative si sono accompagnate misure organizzative volte al miglioramento della qualità della detenzione in carcere, nell'ottica della finalità rieducativa della pena. In tale direzione, è stata posta particolare attenzione al principio di territorialità della carcerazione quale strumento per favorire il mantenimento da parte dei detenuti dei rapporti con i familiari.
Al fine di realizzare il nuovo modello organizzativo, fondato sull'attuazione dell'articolo 115 del Regolamento di esecuzione e sulla differenziazione dei circuiti detentivi, i Provveditorati Regionali hanno provveduto ad attivare negli Istituti del proprio distretto sezioni a cd. «regime aperto» o in cui viene attuata la cd. «sorveglianza dinamica», secondo modalità adeguate alla tipologia di istituto e alla popolazione detenuta interessata.
È stata rafforzata la tutela della salute delle persone recluse, comprese le misure di prevenzione del suicidio e del fenomeno dell'autolesionismo ed è stato valorizzato l'impegno costante dei volontari, sempre in numero elevato e crescente.
Si segnala in proposito la stipula, in data 13 novembre 2014, del Protocollo operativo tra il Dipartimento e la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, sullo Statuto e le modalità d'azione del volontariato in ambito penitenziario.
È stato predisposto lo schema di decreto ministeriale, già inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, concernente il «Regolamento recante la struttura e la composizione dell'Ufficio del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale».
Sempre in quest'ambito, il Governo ha chiesto al Parlamento il conferimento della delega per realizzare una revisione complessiva dell'ordinamento penitenziario, da lungo tempo auspicata.
Le linee direttrici entro cui si intende operare sono costituite dalla semplificazione delle procedure, dalla revisione dei presupposti di accesso alle misure alternative al fine di facilitare il ricorso alle stesse, dall'eliminazione di automatismi e preclusioni, che limitano una piena individualizzazione del trattamento rieducativo, dalla valorizzazione del lavoro quale strumento essenziale per un effettivo reinserimento sociale.
Oltre ad imporre la rimozione delle cause strutturali del sovraffollamento carcerario, ipotizzando la predisposizione di rimedi preventivi idonei ad eliminare tempestivamente le situazioni in contrasto con l'articolo 3 della convenzione, la sentenza Torreggiani ha stabilito la necessità di riparare alle violazioni commesse mediante un ristoro a quanti abbiano già subito la violazione dei loro diritti (c.d. rimedio compensativo).
Col decreto legge n. 92 del 26 giugno 2014, convertito con modificazioni con la legge n. 117 dell'11 agosto 2014, si è messo a punto un rimedio compensativo (articolo 35-ter O.P.), riconoscendo il diritto ad un indennizzo pecuniario, o, in alternativa per quanti sono ancora detenuti, il diritto a una riduzione della pena detentiva ancora da espiare in misura percentuale pari al dieci per cento del periodo durante il quale il trattamento penitenziario è stato inumano o tale da violare la disposizione di cui all'articolo 3 CEDU.
È compito della Magistratura di sorveglianza favorire la concreta efficacia del Pag. 150rimedio introdotto. Per favorire questo processo è stato istituito un tavolo permanente con la magistratura di sorveglianza per un proficuo confronto e la condivisione delle soluzioni più idonee a risolvere le problematiche evidenziate.
Dopo la sentenza pilota Torreggiani, sono 3.685 i ricorsi alla Corte di Strasburgo dichiarati irricevibili perché l'Italia ha introdotto il rimedio risarcitorio davanti al giudice nazionale, fatto questo che consente di prevedere un risparmio per lo Stato di euro 41.157.765.
Ove il rimedio interno non fosse stato introdotto, la stima sarebbe pari ad un costo di ulteriori euro 203.488.011. Sono oggetto di costante monitoraggio il numero di ricorsi ex articolo 35-ter O.P. e le decisioni di accoglimento con applicazione della riduzione di pena e del risarcimento pecuniario, al fine di una precisa quantificazione del risparmio di spesa derivante dall'introduzione del rimedio risarcitorio.
Essendo ormai superata l'emergenza del sovraffollamento che aveva condotto alla sentenza Torreggiani, è prevedibile che non ci saranno più ricorsi in massa per il futuro.
Per quanto riguarda gli interventi sull'edilizia penitenziaria e residenziale di servizio, l'attività è stata improntata all'utilizzo delle risorse assegnate per ridurre ulteriormente il sovraffollamento tramite la realizzazione di nuovi padiglioni detentivi ed il recupero dei reparti preesistenti mediante lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, tesi al risanamento e ammodernamento del patrimonio immobiliare penitenziario.
Sono stati attivati circa 1500 nuovi posti detentivi e ristrutturati circa 2500 posti preesistenti, nonché avviati ulteriori interventi di ristrutturazione per aumenti di capienze ricettive e ampliamento delle attività trattamentali negli istituti di reclusione, per favorire la riabilitazione sociale dei detenuti.
Sul punto deve essere comunque precisato che permane una quota, ancora rilevante (circa 4.500) di posti non disponibili per ragioni strutturali. Nonostante la carenza delle risorse, si sta proseguendo, con assoluta priorità, l'azione di recupero del patrimonio edilizio non disponibile, anche attraverso un adeguamento delle strutture a modelli di detenzione moderni ed in linea con gli obiettivi costituzionali e le indicazioni provenienti dall'Europa.
In linea con le scelte della politica penitenziaria europea, particolare attenzione è stata rivolta alla detenzione femminile, riconoscendo la necessità di tenere conto delle differenze di genere e delle problematiche attinenti al tema della genitorialità.
In particolare, è proseguita l'azione finalizzata alla realizzazione della legge 21 aprile 2011, n. 62, ed al miglioramento delle condizione delle detenute gestanti e madri.
A dicembre 2014 le detenute madri erano in numero di 26 (con 27 bambini), mentre a dicembre 2013 erano in numero di 40 (con 40 bambini).
Sono, tutt'ora, in corso di predisposizione progetti per la costruzione di nuovi Istituti a custodia attenuata. In attesa della completa realizzazione dei progetti per l'apertura di nuovi ICAM, sono tuttora funzionanti 17 asili nido all'interno delle sezioni degli Istituti Femminili.
Progetti importanti sono stati realizzati per la valorizzazione dell'imprenditoria femminile, con la creazione di un'agenzia nazionale di coordinamento e l'istituzione del marchio Sigillo, con cui si certificano qualità ed eticità dei prodotti realizzati all'interno delle sezioni femminili di alcuni dei più affollati penitenziari italiani.
Sul tema del lavoro dei detenuti l'amministrazione ha speso grandi energie.
Il numero totale dei detenuti che lavorano oggi è pari a 14.099 unità. I detenuti impiegati alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria in attività di tipo industriale sono 564, mentre il numero dei detenuti lavoranti impegnati nella gestione quotidiana dell'istituto è di 9.698, di cui 343 impegnati nel settore agricolo. Di concerto con il Dicastero delle politiche agricole, si è data applicazione al Reg. Pag. 151CEE 1234/07, ottenendo, anche per la Campagna 2014, i fondi comunitari per la realizzazione di corsi professionali di «apicoltura» in 39 istituti penitenziari.
Per agevolare tali iniziative, è stato emesso il decreto ministeriale (decreto ministeriale 24 luglio 2014, n. 148), concernente il «Regolamento recante sgravi fiscali e sgravi contributivi a favore di imprese che assumono lavoratori detenuti».
È stato predisposto il Regolamento, che ha già ottenuto il parere favorevole del Consiglio di Stato, per la disciplina delle convenzioni in materia di lavoro di pubblica utilità conseguente alla messa alla prova dell'imputato, importante strumento di deflazione del carico giudiziario introdotto dalla legge n. 67 del 2014.
Per quanto riguarda la questione del superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, il progetto di chiusura, che doveva essere portato a compimento entro la data del 1o aprile 2014, ha richiesto l'adozione di un ulteriore provvedimento di proroga. Il termine originariamente previsto non è, infatti, risultato congruo, sia per la complessità di una serie di procedure amministrative necessarie per l'attuazione dei progetti regionali, sia per i tempi di realizzazione delle strutture sanitarie sostitutive – R.E.M.S. – che dovranno accogliere i pazienti oggi internati negli OPG.
L'impossibilità da parte delle regioni di attuare i programmi di cui all'articolo 3-ter, comma 6, della legge n. 9 del 2012, e successive modifiche, ha imposto una nuova proroga al 31 marzo 2015, disposta con decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, convertito, con modificazioni, con la legge 30 maggio 2014, n. 81.
Tale legge non ha soltanto fissato un nuovo termine per il completamento del processo, ma ha mutato profondamente l'applicazione della misura di sicurezza detentiva, riservandola ai soli casi in cui il giudice abbia acquisito elementi dai quali risulti che ogni misura «diversa» non sia idonea ad assicurare le cure adeguate ed a far fronte alla pericolosità sociale dell'infermo di mente e del seminfermo di mente.
La valutazione dell'impatto delle disposizioni introdotte dalla legge n. 81 del 2014 sulla realtà degli OPG viene costantemente verificata attraverso la rilevazione delle presenze degli internati e attraverso l'analisi delle ordinanze emesse dall'autorità giudiziaria per la prosecuzione della misura di sicurezza detentiva in presenza di un'accertata persistente pericolosità sociale del paziente internato, ovvero per la trasformazione della misura di sicurezza detentiva in libertà vigilata, nonché per la revoca della misura di sicurezza per scemata pericolosità sociale del paziente internato.
Va segnalato in merito che, a seguito dell'entrata in vigore della legge, si è rilevata una leggera ma costante diminuzione delle presenze: alla data del 31 ottobre 2014 erano presenti 780 internati a fronte degli 880 presenti alla data del 31 gennaio 2014.
Il dato va letto in relazione a quello dei flussi degli ingressi negli OPG che, nell'arco di un trimestre, si è attestato mediamente intorno a circa 67 pazienti e che, nel periodo successivo all'entrata in vigore della legge, si è mostrato addirittura in aumento, avendo registrato una media di ingressi a trimestre pari a circa 77 persone in totale.
In attesa della definitiva chiusura degli OPG, l'amministrazione penitenziaria ha continuato ad operare in adesione agli accordi raggiunti in Conferenza Unificata e nel rispetto della collaborazione istituzionale instauratasi negli anni con le regioni, i dipartimenti di salute mentale e la magistratura di sorveglianza.
È stato, poi, costituito presso il Ministero della salute l'Organismo di coordinamento per il superamento degli OPG, che esercita attività di monitoraggio e di coordinamento delle iniziative assunte per il completamento del processo, raccordandosi con il Comitato paritetico interistituzionale di cui all'articolo 5, comma 2, del D.P.C.M. 1o aprile 2008.Pag. 152
Costituisce fermo obiettivo del Ministero contribuire all'attuazione di tutte le misure necessarie per far sì che il superamento del sistema degli OPG avvenga entro il 31 marzo 2015 senza ulteriore proroga.
Le prospettive di riforma dell'ordinamento penitenziario, il completamento dell'ammodernamento delle strutture e di umanizzazione del trattamento, il potenziamento dei progetti finalizzati alla espansione e valorizzazione del lavoro in ambito carcerario, quale fondamentale strumento di abbattimento della recidiva, nonché le prospettive di feconda collaborazione istituzionale possibili nel rapporto tra amministrazione penitenziaria, le regioni, le amministrazioni locali, la Magistratura di sorveglianza, la rete dei garanti, e la nuova figura del Garante nazionale, nonché le associazioni di volontariato e del terzo settore, che già molto contribuiscono alla tenuta del sistema, formeranno oggetto di una organica riflessione nel quadro degli stati generali sul carcere che si svolgeranno nella prossima primavera.
Anche questa iniziativa contribuirà ad assicurare la corrispondenza del nostro sistema penitenziario ai principi costituzionali e di diritto internazionale convenzionale, realizzandosi anche per tale via, in uno alla più efficace tutela della dignità delle persone detenute e di promozione del loro reinserimento sociale, condizioni di maggiore sicurezza del cittadino e della collettività.
3. La situazione della giustizia civile.
L'attenzione alla giustizia civile è stata costante ed anzi l'avvio del mandato di governo del Ministro si è caratterizzato dalla scelta di intervenire, in via prioritaria, proprio in materia civile.
Si è partiti dalla ricognizione della esatta dimensione e qualità dell'arretrato, con l'intento di comprendere le ragioni della diversificazione di rendimento tra i diversi uffici giudiziari e di potere, poi, specificamente, definire le singole misure concrete da adottare.
Sotto tale profilo, invero, preme precisare che gli interventi messi in campo non hanno riguardato unicamente la predisposizione di atti normativi primari innovativi delle previsioni processuali ma anche azioni dirette ad apprestare specifici rimedi di natura organizzativa, nella convinzione che le norme, sia processuali che sostanziali, pur avendo portata positiva, devono essere sorrette, per una compiuta applicazione, da adeguati strumenti organizzativi e dalle necessarie risorse.
È stata altresì prestata particolare attenzione a moduli organizzativi, mutuati dagli uffici giudiziari più virtuosi in quanto sorretti da esperienze già proficuamente testate, avendo ben presente che è sul versante della risposta rapida e certa alla domanda di tutela che si gioca, fondamentalmente, la partita del miglioramento del sistema giustizia.
Per comprendere meglio le concrete modalità con cui si è inteso operare, preme dare conto, in primo luogo, dello stato del contenzioso civile pendente.
3.1. I dati del contenzioso civile.
I dati nazionali del movimento dei procedimenti civili, raccolti ed elaborati dalla Direzione Generale di Statistica, sono aggiornati con i dati inviati dagli Uffici fino al 14 novembre 2014. L'analisi dei fascicoli pendenti al 30 giugno 2014 registra un volume di procedimenti pari a 4.898.745, mostra un calo del 6,7 per cento dei fascicoli aperti alla stessa data dell'anno precedente.
Per la prima volta dal 2009 si è scesi quindi sotto la soglia dei 5 milioni. Tale diminuzione si registra anche per ogni singola tipologia di ufficio – Corti di Appello, Tribunali ordinari e dei minori e Giudici di Pace mentre mostra un lieve incremento la pendenza della Cassazione.
Le Corti di Appello e il Tribunale dei Minorenni hanno avuto i decrementi più marcati, rispettivamente al -9,8 per cento e al -7,3 per cento.
Analizzando le pendenze complessive del settore civile per materia si osserva un Pag. 153calo abbastanza diffuso mentre risultano in lieve incremento, quindi in controtendenza, il settore fallimentare e le esecuzioni.
Un dato di analisi delle pendenze sicuramente interessante, anche perché evidenziato in modo specifico per la prima volta nelle statistiche ministeriali, grazie all'analisi compiuta dal Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, è quello dei 286.309 affari aperti del «Giudice tutelare». materia che comprende le tutele, curatele e amministrazioni di sostegno, la cui definizione e quindi la pendenza non dipende dal giudice ma dalla longevità dei soggetti tutelati.
3.2. Breve analisi dei dati per Ufficio giudiziario.
Si rimette una breve rassegna ragionata dei dati indicatori per tipologia di ufficio.
Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione mostra, nell'ultimo anno giudiziario, un trend crescente nelle pendenze delle cause civili.
Le 99.579 pendenze al 30 giugno 2014, indicano un dato che segna un incremento dell'1,5 per cento rispetto alla stessa data dell'anno precedente.
Corte di Appello
Analizzando in dettaglio il contenzioso della Corte di Appello si evince che la diminuzione delle pendenze caratterizza tutte le materie trattate nel secondo grado di giudizio. Inoltre, è diminuito il volume delle cause iscritte per un ammontare pari al -15 per cento rispetto al 30 giugno 2013, confermando una tendenza che caratterizzava già gli anni precedenti.
La diminuzione totale è determinata in particolare da un calo delle iscrizioni delle cause di Equa riparazione pari al -55,5 per cento rispetto al periodo precedente, dovuto all'introduzione di recenti modifiche normative che regolarizzano le modalità di accesso a questo istituto. Contemporaneamente, dal lato delle definizioni, aumenta il lavoro soprattutto nell'ambito della Cognizione Ordinaria con un incremento pari al +12 per cento e nelle cause relative al pubblico impiego con +1,4 per cento.
Tribunali
Il dato relativo ai Tribunali è la sommatoria di fenomeni diversi ed occorre trattarlo con una certa cautela.
La chiusura degli uffici giudiziari ha determinato incrementi delle iscrizioni e delle definizioni, non necessariamente dovuto ad un reale incremento di nuove cause ma anche generate dal passaggio dei fascicoli dalle sedi distaccate alle sedi centrali. Questo effetto si riscontra infatti maggiormente nelle materie che sono di competenza delle ex sezioni distaccate: Cognizione ordinaria, Esecuzioni mobiliari e Giudice tutelare. La Dg-Stat ha operato delle correzioni per depurare da tale fenomeno, escludendo i fascicoli transitati da una sede all'altra, tuttavia, non si può escludere che qualche iscrizione di trasferimento compaia nei valori indicati.
L'incremento delle iscrizioni della Previdenza tra il 30 giugno 2013 e il 30 giugno 2014 è in parte influenzato dall'inclusione nei flussi dei procedimenti di Accertamento Tecnico Preventivo.
Le materie che storicamente dipendono dall'andamento della situazione economica del paese, cioè Istanze di fallimento e la conseguente Procedura Fallimentare e tutte quelle legate alla famiglia come Separazioni e Divorzi, registrano un incremento delle iscrizioni. In particolare le Istanze di Fallimento e la Procedura Fallimentare hanno un trend crescente con un incremento del 19,5 per cento per le nuove Procedure Fallimentari, incremento che ha determinato un conseguente aumento delle pendenze. Si tratta di una inversione di tendenza rispetto agli anni passati in cui erano calati, relativamente, sia le pendenze sia i tempi di definizione.
Diminuisce il numero dei procedimenti presso il Tribunale dei Minorenni con una variazione del -11 per cento per le iscrizioni, probabilmente determinata dal trasferimento di competenza per alcune materie al Tribunale Ordinario.
Giudice di Pace
Trarre delle conclusioni per gli uffici dei Giudici di Pace è complesso, gli effetti della riforma che prevede la chiusura di Pag. 154gran parte di questi uffici di primo grado potranno essere visibili soltanto in futuro.
Si segnala un incremento delle «Cause Relative A Beni Mobili fino a euro 5.000» pari al +4,9 per cento sia in termini di iscrizioni sia di definizioni.
3.3. Il censimento speciale della giustizia civile. Il Datawarehouse e il progetto Strasburgo.
I dati riferiti sono espressivi di una chiara difficoltà degli uffici di far fronte al numero di sopravvenienze e di attivare un effettivo processo di erosione dell'elevato arretrato ma sono di per sé una fotografia che non offre elementi sufficientemente idonei ad individuare le principali linee da seguire, in funzione del raggiungimento del duplice obiettivo della celerità nella definizione dei processi e della certezza del diritto applicato.
La modalità concreta attraverso cui definire le adeguate misure di intervento è stata quella di un attento studio ed analisi dei dati relativi ai carichi di lavoro presso gli uffici giudiziari ed alla capacità di smaltimento dell'arretrato, nella consapevolezza che solo una chiara conoscenza dello stato della pendenza può costituire punto di partenza per definire le linee strategiche più adeguate.
In tale ottica il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria ha elaborato il «Progetto Strasburgo 2», che ha l'obiettivo di dettare le linee di intervento pratiche per eliminare, dalle statistiche giudiziarie, l'arretrato ultratriennale e di offrire una fotografia della situazione delle cause civili maggiormente ragionata ed efficace al fine di poter individuare i più adeguati interventi normativi ed organizzativi. La precisa conoscenza della situazione delle pendenze diversificate per ufficio giudiziario, non solo consente di avere una esatta indicazione del livello di criticità dello stato della giustizia civile per territorio, ma permette anche di individuare, in modo concreto, le modalità di intervento organizzative necessarie per il recupero della piena funzionalità del servizio giustizia. Il «Progetto Strasburgo 2», sopra menzionato, tende precipuamente ad assolvere a tale finalità.
È da evidenziare che tale lavoro è stato realizzato con l'ausilio del DataWarehouse della giustizia civile, reso operativo nel 2014 su tutto il territorio nazionale.
Il DWGC ha reso possibile sviluppare i suddetti schemi nella loro piena potenzialità in termini di profondità di analisi (possibilità di recuperare affari iscritti anche prima del 2000), di dettaglio (ad esempio scomponendo le pendenze per anno e per materia) e di flessibilità (potendo elaborare diverse aggregazioni tra cui quella per classi di materie, per intervalli di tempo, nonché per area geografica e tipologia di ufficio). Tramite il DWGC è stato, inoltre, possibile redigere i Prospetti statistici selettivi (per anni e per materie) di tutti gli Uffici giudiziari, divisi per Distretto, relativi al registro SICID di ciascuna Corte di Appello e di ciascuno dei 140 Circondari.
Proprio tenendo conto delle suddette elaborazioni statistiche, il «Progetto Strasburgo 2» del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria è stato immaginato con l'obiettivo di dettare le linee di intervento pratiche per eliminare, dalle statistiche giudiziarie, l'arretrato ultratriennale.
Il progetto ha messo in rilievo peraltro come non per tutte le cause civili possano definirsi le pendenze, essendovi controversie che per loro natura hanno una naturale giacenza, tra queste le cause materia della volontaria giurisdizione.
In definitiva, la precisa conoscenza della situazione delle pendenze diversificate per ufficio giudiziario non solo consente di avere una esatta indicazione del livello di criticità dello stato della giustizia civile per territorio, ma permette anche di individuare in modo concreto le modalità di intervento organizzative necessarie per il recupero della piena funzionalità del servizio giustizia: il «Progetto Strasburgo», sopra menzionato, tende precipuamente ad assolvere a tale finalità.
3.4. Gli interventi in materia civile sul contenimento dell'arretrato: la degiurisdizionalizzazione.
Per illustrare le misure poste in essere al fine di rendere maggiormente efficace il sistema di giustizia civile, occorre far riferimento innanzitutto agli interventi normativi adottati.
Anche in questo caso, nella predisposizione dei suddetti interventi normativi, si è dovuto tenere conto dello stato della giustizia civile, dunque dell'elevato numero di controversie civili pendenti e della necessità di procedere senza indugio al fine di farvi fronte.
Preme, più in generale, precisare che la dimensione che si è tenuta presente è stata, inevitabilmente, ad ampio raggio, essendo chiaro che nessun proficuo successo, in relazione all'obiettivo prefigurato, avrebbe potuto avere un intervento normativo privo di elementi della sistematicità, cioè senza i necessari caratteri di coordinamento e della stretta connessione.
In questa visione, si è intervenuti nella duplice direzione dell'adozione di misure finalizzate a contenere il costante aumento di sopravvenienze civili nonché dell'introduzione di misure di supporto al credito, incidendo anche sul processo esecutivo.
Tali obiettivi sono perseguiti fondamentalmente con il d.l. n. 132 del 2014, convertito con modificazioni dalla legge 10 novembre 2014 n. 162, nel quale l'obiettivo di contenimento dell'arretrato viene perseguito mediante l'introduzione di meccanismi di composizione stragiudiziali della lite, quali l'introduzione dell'arbitrato nelle cause pendenti, la negoziazione assistita da avvocato, la negoziazione anche in casi di separazione e divorzi, che vanno ad affiancarsi alla disciplina della mediazione.
L'idea di fondo sottesa all'introduzione di tali istituti, che si ispirano ai sistemi di matrice europea delle alternative dispute risolution, è quella del tentativo di innescare un processo che conduca al superamento della visione culturale che ravvisa nel ricorso all'autorità giudiziaria l'unica strada per la composizione dei conflitti.
Con il d.l. 132 del 2014 si è studiata quindi una duplice strategia dell'intervento, che si fonda sulla piena collaborazione dell'Avvocatura, aggredendo direttamente l'arretrato agevolando, con una normativa ad hoc, il trasferimento in sede arbitrale dei procedimenti civili pendenti anche in appello e favorendo lo smaltimento delle cause, in via mediata, bloccando a monte l'afflusso di cause (in particolare sulla massa del primo grado) mediante l'introduzione del nuovo istituto della negoziazione assistita.
In tale prospettiva la traslatio arbitrale consente di trasferire il procedimento in sede arbitrale, con la negoziazione assistita le parti possono invece possono stipulare una convenzione mediante cui stabiliscono di cooperare in buona fede e con lealtà per risolvere la controversia, senza adire un giudice o rivolgersi ad un arbitro, tramite l'assistenza dei propri avvocati.
Per talune materie la negoziazione assistita è stata strutturata come condizione di procedibilità e ciò per accrescerne l'efficacia in chiave deflattiva e (per la diversità delle materie) in funzione complementare alla mediazione.
Nell'analisi dei profili innovativi non può non evidenziarsi come la componente maggiormente caratterizzante sia costituita dal rinnovato rilievo dato all'intervento degli avvocati nel settore stragiudiziale di definizione della controversia, in tal modo rendendoli compartecipi della risoluzione dei conflitti e della tutela dei diritti dei cittadini e, non in ultimo, del percorso intrapreso nella giustizia civile in direzione della riduzione del carico di lavoro dei tribunali.
È evidente, infatti, come proprio dalla consapevolezza che assumerà l'avvocatura, in ordine alla portata e all'efficacia di tali nuovi strumenti, anche in ottica di scelta strategica della difesa dei diritti del proprio assistito, deriverà il successo degli stessi e il conseguente effetto deflattivo sui carichi civili.Pag. 156
Si è stimato, con un'analisi di tipo prognostico, che le predette misure, unite alla già introdotta mediazione, dovrebbero interessare tra il 30 per cento e il 40 per cento dei procedimenti pendenti presso gli uffici di tribunale, ferme restando le altre condizioni ed assumendo una produttività costante dei nostri magistrati.
Di particolare novità è l'introduzione delle convenzioni di negoziazione assistita da un avvocato in materia di separazione consensuale e di cessazione degli effetti civili o di scioglimento del matrimonio, nonché dello scioglimento del vincolo matrimoniale innanzi al Sindaco, quale ufficiale dello stato civile del Comune. Con tali misure si offre risposta alla necessità sociale, sempre più avvertita, di giungere alla separazione e al divorzio in tempi più rapidi rispetto al ricorso alla procedura precedentemente prevista dal codice di rito.
La scelta della degiurisdizionalizzazione è stata operata anche in linea con la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea n. 362 del 2013, ove espressamente si era chiesto all'Italia di adottare provvedimenti per «abbreviare la durata dei procedimenti civili e ridurre l'alto livello di contenzioso civile, anche promuovendo il ricorso a procedure extragiudiziali di risoluzione delle controversie». Tale scelta ha peraltro trovato ampio consenso in sede europea, ricevendo aperte note di apprezzamento dal Commissario europeo alla Giustizia Martine Reicherts.
3.5. Gli altri interventi normativi sul civile.
Con il d.l. n. 132 del 2014, si è inciso anche su specifiche previsioni processuali, allo scopo di rendere più celere il processo nonché al fine di una maggiore tutela del credito.
Si è così ampliata la possibilità di utilizzo dello strumento del ricorso al rito sommario, prevedendo il passaggio d'ufficio dal rito ordinario di cognizione a tale rito per le cause meno complesse e per la cui decisione è idonea un'istruttoria semplice, previo contraddittorio anche mediante trattazione scritta, garantendo così una piena intercomunicabilità tra i due modelli di trattazione.
Con la funzione di disincentivare l'abuso del processo viene poi previsto che la compensazione delle spese di lite potrà essere disposta dal giudice solo nei casi di soccombenza reciproca ovvero di assoluta novità della questione decisa o mutamento della giurisprudenza.
In linea con la precisa consapevolezza che un sistema processuale non tempestivo produce effetti dannosi sul piano economico interno, si è ritenuto di dovere adottare misure dirette a disincentivare il ritardo nei pagamenti, evitando che la resistenza (infondata) del debitore alla pretesa dell'attore possa trovare vantaggioso, a tutto danno dell'interesse del creditore ad un pronto soddisfacimento della propria pretesa, proprio il prolungamento della durata del processo.
Quindi, in coordinamento con la disciplina comunitaria sui ritardi nei pagamenti relativi alle operazioni commerciali (attuata con decreto legislativo n. 231 del 2002, recentemente modificato), è stato previsto uno specifico incremento del saggio di interesse moratorio durante la pendenza della lite.
Del pari si è ritenuto di dovere intervenire nell'ambito della disciplina del processo esecutivo, introducendo una maggior informatizzazione del procedimento e altre misure che possono agevolare una trattazione più agile e veloce della fase esecutiva.
Quanto al profilo di incremento della informatizzazione si sono introdotte le seguenti misure:
obbligo di deposito telematico della nota di iscrizione al ruolo nei processi esecutivi per espropriazione forzata, misura diretta a facilitare la fase di iscrizione dei processi per espropriazione forzata e con conseguente recupero di importanti risorse di personale di cancelleria.
Ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare. All'ufficiale giudiziario sarà consentito l'accesso diretto nelle banche dati pubbliche contenenti informazioni rilevanti ai fini dell'esecuzione, in Pag. 157primo luogo l'anagrafe tributaria, ivi compreso il c.d. archivio dei rapporti finanziari.
Quanto alle misure di semplificazione e accelerazione delle esecuzione forzata assumono rilevanza le seguenti:
È stata prevista una procedura più snella e rapida per il pignoramento di autoveicoli e motoveicoli.
Si è introdotta l'eliminazione dei casi in cui la dichiarazione del terzo debitore va resa in udienza, introducendo la possibilità di rendere la dichiarazione a mezzo di lettera raccomandata o posta elettronica certificata.
È stato previsto l'obbligo di ordinare la liberazione dell'immobile con la pronuncia dell'ordinanza di vendita, conseguendo la massima efficacia delle vendite forzate, ponendo l'immobile pignorato nella situazione di fatto e di diritto il più possibile analoga a quella di un immobile posto in vendita sul libero mercato.
Viene introdotta una fattispecie di chiusura anticipata del processo esecutivo per infruttuosità (articolo 164-bis disp. att. c.p.c.), quando risulta che non è più possibile conseguire un ragionevole soddisfacimento delle pretese dei creditori, anche tenuto conto dei costi necessari per la prosecuzione della procedura, delle probabilità di liquidazione del bene e del presumibile valore di realizzo.
È stato introdotto il monitoraggio delle procedure esecutive e concorsuali. Per consentire il pieno controllo delle procedure esecutive da parte del tribunale, e per accelerare le attività degli ausiliari del giudice finalizzate alla liquidazione dei beni e al riparto delle somme ricavate a favore dei creditori, si prevede l'obbligo di redigere periodicamente, secondo modelli standard, delle relazioni di aggiornamento da parte degli ausiliari del giudice (curatore, commissario giudiziale, etc.).
Per completezza, merita dar conto delle altre iniziative di riforma del processo civile che si sono adottate.
Il 29 agosto il Consiglio dei Ministri ha approvato uno Schema di disegno di legge avente ad oggetto «Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del Processo civile». Lo stesso si muove verso le seguenti prospettive:
1) specializzazione dell'offerta attraverso l'ampliamento delle competenze del tribunale di impresa, contribuendo a fare recuperare all'Italia posizioni nel ranking enforcing contracts della Banca Mondiale, e l'istituzione del tribunale della famiglia e delle persone;
2) interventi di modifica delle varie fasi del processo civile, razionalizzando termini processuali e semplificazione dei riti mediante la omogeneizzazione dei termini degli atti introduttivi, nonché sull'appello, con potenziamento del carattere impugnatorio, e nel ricorso in Cassazione, intervenendo sul rito, nel segno di un uso più diffuso del rito camerale;
3) introduzione dei principi di sinteticità degli atti di parte e del giudice, nonché del criterio di adeguamento delle norme processuali al processo civile telematico.
4. L'organizzazione giudiziaria e le misure sul recupero dell'efficienza.
Dalla considerazione che l'amministrazione della giustizia ha prioritariamente bisogno di cambiamento i primi mesi dell'azione di governo al Dicastero della giustizia sono stati spesi nel perseguire interventi a connotazione prevalentemente organizzativa.
Quello dell'organizzazione è tema fondamentale nel processo di cambiamento della amministrazione della giustizia e nella ricerca di più efficienti livelli di servizio al cittadino.
Per questo si è costruito un complesso di interventi che siano in grado di aprire la strada ad un innalzamento dei livelli di efficienza del sistema giudiziario nel suo complesso, consentendo anche il superamento di quelle differenze territoriali che hanno connotato per anni l'amministrazione della giustizia in Italia.
4.1. La riorganizzazione del Ministero della Giustizia.
Prima di scendere nel dettaglio gli interventi compiuti al fine di rendere più efficiente il «sistema giustizia», preme segnalare che si è ritenuto di porre prioritaria attenzione anche alla stessa organizzazione del Ministero della giustizia e delle sue articolazioni amministrative, centrali e periferiche.
Per poter assicurare una seria spinta riformatrice agli uffici occorre necessariamente rivisitare il funzionamento dell'amministrazione centrale, essendo essa il motore propulsivo dell'organizzazione della giustizia, con inevitabili ricadute sull'efficienza complessiva del servizio. Si è, dunque, pervenuti alla predisposizione di uno schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, recante «Regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia e riduzione degli uffici dirigenziale e delle dotazioni organiche del Ministero della giustizia», per la cui definitiva approvazione si è in attesa del concerto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, nonché del Ministro dell'economia e delle finanze.
Lo stesso, in particolare, è stato predisposto in coerenza con le indicazioni contenute nell'atto di indirizzo politico istituzionale del Ministro per l'anno 2015, nel quale si indicava la centralità dell'esigenza di procedere ad una razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica, nonché ad una conseguente opera complessiva di riorganizzazione degli apparati amministrativi, riducendo gli uffici dirigenziali e le dotazioni organiche, allo scopo di garantire una maggiore efficienza del sistema, tramite il recupero di risorse e la razionalizzazione delle attività di servizio.
Il perseguimento del suddetto duplice obiettivo si fonda, peraltro, su di un unico principio ispiratore che ha avuto peso determinante nell'orientare le scelte innovative contenute nello schema di regolamento: l'innalzamento dei livelli di efficienza, efficacia e trasparenza dell'azione amministrativa per il tramite non tanto di tagli lineari, ma attraverso la razionalizzazione dell'uso delle risorse disponibili, eliminando duplicazioni delle strutture organizzative ove esse abbiano competenze omogenee, ritenendo funzionale ad una maggiore efficienza la loro concentrazione.
Sotto tale profilo, con l'intervento in esame si intende procedere ad una riduzione da 61 a 37 del numero degli uffici dirigenziali di livello generale, nonché ad una significativa riduzione del numero dei dirigenti di livello non generale, con un risparmio di spesa complessivo stimato in oltre 64 milioni di euro. Si intende, poi, procedere ad innovare e completare il decentramento delle funzioni amministrative di competenza del Ministero, nonché ad avviare un processo di unificazione e razionalizzazione della gestione dei beni e dei servizi serventi tutte le articolazioni ministeriali.
Significative, in questo ambito, sono le scelte compiute di attribuire ad un'unica direzione generale degli affari giuridici e legali, inserita nel Dipartimento per gli affari di giustizia, la competenza in materia di contenzioso nel quale è interessato il Ministero nonché quella di far convergere ad un'unica direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie, inserita presso il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, la competenza in materia di procedure contrattuali del Ministero. In tale ultimo caso si è operato nel senso di unificare la gestione della fase contrattuale, procedendo alla concentrazione presso una sola struttura della relativa competenza, attualmente esercitata da diversi uffici, nonostante l'omogeneità di funzione con conseguente rischio di dispersione di professionalità. Tali funzioni e compiti saranno, tuttavia, esercitati unicamente con riferimento alle strutture dell'amministrazione centrale e agli uffici giudiziari aventi competenza nazionale (Corte suprema di cassazione e relativa Procura generale; Tribunale superiore delle acque; Direzione nazionale antimafia), i quali – per loro stessa natura – non sono suscettibili di essere gestiti da una struttura decentrata. Le medesime funzioni e compiti verranno, Pag. 159invece, decentrate su base interregionale quando siano esercitate con riguardo alle strutture dell'amministrazione periferica (direzioni generali regionali) e agli uffici giudiziari diversi da quelli nazionali.
Di portata innovativa è l'istituzione della Conferenza dei capi dipartimento, con compiti di programmazione, indirizzo e controllo per il coordinamento delle attività dipartimentali, in particolare in materia di contenzioso, politiche del personale e di gestione delle procedure contrattuali del Ministero.
Si è, poi, intervenuti per rendere la struttura del Ministero più efficace ed adeguata alla modifiche normative intervenute, tenendo in considerazione l'esigenza di assicurare maggiori livelli di specializzazione e competenza, favorendo, nel contempo, l'integrazione operativa tra le diverse articolazioni, sia a livello centrale che periferico.
In questo contesto, fattore determinante è stato il complessivo ripensamento delle modalità di attuazione del nostro sistema di trattamento penitenziario, volendo garantire al meglio l'efficienza di gestione e la dignità delle persone che sono ristrette in carcere e di quelle che vi lavorano, a partire dalla polizia penitenziaria.
Pertanto, si è tenuto conto della nuova visione di fondo (già sopra delineata a proposito della questione carceraria), che si è andata sviluppando e che ha come punto centrale la considerazione della necessità di attuare una strategia orientata nel senso dell'introduzione di sanzioni di comunità, configurandole in termini di pene che, piuttosto che determinare l'allontanamento del condannato dal contesto della società civile, hanno invece l'obiettivo di recuperare il rapporto e la relazione tra l'autore del reato e il contesto sociale.
In quest'ottica di rafforzamento e ampliamento delle misure alternative alla detenzione e proprio al fine di agevolare questo processo di evoluzione trattamentale, si è ritenuto di attribuire la competenza in materia di esecuzione penale esterna, nell'ambito del nuovo Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità, alla Direzione generale per l'esecuzione penale esterna e di messa alla prova.
4.2. L'ufficio per il processo.
Con l'obiettivo di introdurre uno strumento per il miglioramento della funzionalità del lavoro dei giudici, con d.l. n. 90 del 2014, convertito con modificazioni nella legge luglio 2014, n. 114, si è provveduto all'istituzione dell'Ufficio per il processo, prevedendo la costituzione, presso le corti di appello ed i tribunali, di apposite strutture organizzative, mediante l'impiego del personale di cancelleria e di coloro che svolgono, presso i suddetti uffici, il tirocinio formativo o la formazione professionale. Fanno, altresì, parte del suddetto ufficio per il processo i giudici onorari e, presso le corti di appello, i giudici ausiliari.
Mutuando da buone prassi già attuate in alcuni diversi uffici giudiziari, si è prevista la possibilità di adozione di strutture organizzative di staff qualificati di supporto al lavoro del magistrato e di ausilio ai processi di innovazione, anche tecnologica, degli uffici giudiziari, avvalendosi del personale di cancelleria e di coloro che svolgono, presso i suddetti uffici, il tirocinio formativo o la formazione professionale.
Il Ministero sta peraltro provvedendo a dare attuazione a tale normativa anche con lo stanziamento di idonee risorse per i percorsi dei tirocinanti ex articolo 73 del d.l. 69/2913, reperito tra le risorse FUG. Nell'attuazione relativa alle modalità operative di utilizzo, introduzione e articolazione di tale strumento, sarà fondamentale sarà il confronto con il Consiglio superiore della magistratura, anche nell'ambito del Tavolo paritetico.
Peraltro con il decreto ministeriale 5 maggio 2014 si è provveduto a dare concreta attuazione al decreto-legge n. 69 del 2013 per la parte relativa alla introduzione della nuova figura, ad esaurimento, del Pag. 160giudice ausiliario, istituita con la specifica finalità di agevolare la definizione dei procedimenti civili, compresi quelli in materia di lavoro e previdenza, pendenti presso gli uffici giudicanti di secondo grado (articoli 62 e seguenti).
Con il predetto provvedimento, la dotazione organica della nuova figura giudicante, fissata in complessive quattrocento unità, è stata distribuita tra le singole corti di appello, entro il limite massimo di quaranta unità ciascuna (articolo 65), in funzione delle pendenze e delle scoperture di organico rilevate presso ciascuna di esse.
4.3. Attuazione e completamento della riforma della geografia giudiziaria.
L'anno passato ha visto la prosecuzione e l'attuazione della riforma della geografia giudiziaria introdotta dai passati governi, introdotta con i decreti legislativi 155 e 156 del 7 settembre 2012, come integrati e modificati dal decreto legislativo 19 febbraio 2014.
La riforma ha ridotto i 166 circondari a complessivi 136, determinando quindi la soppressione di circondari di tribunale. Dei complessivi 1.398 uffici di primo grado esistenti prima della riforma 946 sono stati soppressi: 30 tribunali, 30 procure, 220 sezioni distaccate e 666 uffici del giudice di pace, corrispondenti al 68 per cento del totale.
L'attività di quest'anno si è concentrata soprattutto nel completamento dell'attuazione della riforma specie per gli uffici del giudice di pace.
All'esito di una lunga e complessa fase istruttoria, si è provveduto alla individuazione delle sedi mantenute con oneri a carico degli enti locali richiedenti, con decreto ministeriale 10 novembre 2014.
Per effetto della revoca dell'istanza o della avvenuta decadenza per inottemperanza agli adempimenti prescritti, delle predette 285 sedi individuate dal decreto del 7 marzo, solo 201 sono state confermate.
All'esito del lavoro di monitoraggio conclusosi nello scorso giugno è stato dato peraltro l'avvio di un'attività di verifica focalizzata all'individuazione degli effetti sugli uffici in termini di risparmio di spesa e di accrescimento di efficienza organizzativa.
È evidente, però, che solo il decorso di un congruo lasso di tempo permetterà di acquisire dati completi e fruibili ai fini di una compiuta valutazione anche in direzione di eventuali ed efficaci correttivi.
4.4. Le best practices e l'utilizzo dei fondi europei l'innovazione.
Un serio percorso di innovazione organizzativa deve anche prestare attenzione alle prassi virtuose e alla ricerca di un adeguato sostegno ai progetti più rilevanti che dalle stesse sono nati.
Oltre a proseguire quindi con la programmazione dei progetti best practices per il 2014-2020, il Ministero ha avviato un percorso volto ad offrire un più efficace coordinamento nella gestione dei fondi europei ed in generale della varia progettualità in cui le diverse articolazioni ministeriali sono coinvolte.
In tale prospettiva è stato istituito il 14 maggio 2014 presso l'Ufficio di Gabinetto il «Servizio per la Programmazione delle Politiche di Innovazione ed il Controllo di Gestione», avente la competenza di coordinamento delle attività nell'ambito della politica regionale, nazionale e comunitaria.
Una assoluta novità è rappresentata poi dall'accreditamento del Ministero della giustizia quale centro di coordinamento dei fondi strutturali europei, in qualità di organismo intermedio di gestione, con i quali sarà garantita la possibilità di gestione di fondamentali progetti. Tra questi si segnalano la diffusione degli sportelli di prossimità per il cittadino, specie nei territori interessati dalla revisione della geografica giudiziaria, il supporto alla diffusione dell'ufficio per il processo, l'avvio della progettualità per il processo penale telematico, prossima ineludibile frontiera dell'organizzazione della giustizia.
5. Il processo civile telematico e l'informatizzazione.
Una delle principali novità dell'anno passato è costituita certamente dall'entrata in vigore al 30 giugno 2014 dell'obbligatorietà del processo civile telematico.
Con il d.l. 24 giugno 2014, n. 90 convertito con modificazioni dalla legge 11 agosto 2014, n. 114 si è realizzata innanzi tutto una modulazione del percorso avvio dell'obbligatorietà, raccogliendo sul punto le sollecitazioni provenienti da parte dell'avvocatura e da alcuni uffici, anche al fine di assicurare un approccio più graduale in considerazione di alcune differenze dei livelli di servizi telematici sul territorio nazionale.
Il processo di avvio dell'obbligatorietà del telematico si è anche connotato per l'apertura presso il Ministero della giustizia del Tavolo permanente al quale partecipano le rappresentanze istituzionali e associate dell'avvocatura, magistratura e dei dirigenti amministrativi, ed in cui si è aperto un confronto sulle criticità e le necessità connesse al processo civile telematico, sulle prassi e sull'uso dei protocolli adottate dalle realtà locali.
Proprio l'esito dei lavori del Tavolo fermentante ha determinato l'adozione da parte del Dipartimento degli affari di giustizia, direzione degli affari civili, di alcune circolari esplicative dirette alle cancellerie degli uffici giudiziari, pubblicate in modo unitario sul sito del Ministero. L'entrata in vigore del processo civile telematico obbligatorio ha già offerto importanti risultati tra i quali si menzionano:
a) La velocizzazione e riduzione della durata dei procedimenti, eliminando i tempi morti costituiti dai vari passaggi del fascicolo cartaceo (tra cancelliere, giudice, avvocato, ausiliario del giudice) e le conseguenti lavorazioni;
b) La modernizzazione dell'approccio degli utenti ai servizi della giustizia, consentendo di accedere da remoto al fascicolo processuale e agli atti, senza l'intermediazione del cancelliere, la cui professionalità può essere valorizzata in compiti più delicati e di efficace supporto all'attività del giudice;
c) Il miglioramento del servizio da un punto di vista di progressiva eliminazione delle distanze geografiche, riducendosi per i professionisti le attività per il cui compimento è necessario recarsi personalmente in tribunale;
d) Trasparenza informativa. Tramite il portale dei servizi nazionali di giustizia, raggiungibile al link http://pst.giustizia.it/PST/, con il solo utilizzo di un dispositivo di autenticazione forte (es. smart card), è infatti possibile per chiunque la consultazione on line, 24 ore su 24, del proprio fascicolo telematico e del suo contenuto specifico, ovvero i provvedimenti dei giudici e gli atti delle parti depositati telematicamente o acquisiti informaticamente dalla cancelleria;
e) Il considerevole risparmio di spesa, sia in relazione all'eliminazione del cartaceo, sia attraverso una più efficiente organizzazione delle cancellerie, atteso che l'informatizzazione consente l'adozione di migliori processi organizzativi.
Quanto ai dati sui flussi telematici dell'anno 2014, ed in specie quelli relativi al periodo di obbligatorietà si segnalano quelli che seguono.
Comunicazioni telematiche. Sono state consegnate 12.615.388 comunicazioni, per un risparmio stimato pari a oltre 44 milioni di euro. Al mese ne vengono consegnate in media circa 1.100.000.
Depositi telematici a valore legale da parte di avvocati e professionisti. Sono stati ricevuti 1.206.199 atti, di cui 254.189 ricorsi per decreto ingiuntivo, 888.870 atti «endoprocedimentali» e 63.140 atti introduttivi. Nel mese di dicembre vi è stato un aumento di 7.640 avvocati (+10 per cento) rispetto a novembre e di 40.065 rispetto a luglio (+95 per cento). Paragonando poi il periodo di deposito di novembre 2014, in Pag. 162regime di obbligatorietà con quello di novembre 2013 in regime di facoltatività si registra il considerevole incremento dei depositi endoprocedimentali da parte dei liberi professionisti del + 494 per cento.
Depositi telematici da parte dei magistrati. I magistrati hanno depositato 1.582.170 provvedimenti, di cui 464.583 verbali di udienza e 141.261 sentenze.
Paragonando poi il periodo di deposito di novembre 2014, in regime di obbligatorietà con quello di novembre 2013 in regime di facoltatività si registra il considerevole incremento dei depositi da parte dei magistrati del + 186 per cento.
Atti scansionati. Sono stati scansionati 3.710.261 atti, di cui 2.668.439 provvedimenti dei giudici. Nell'archivio informatico sono quindi stati inseriti nel 2014 circa 6.500.000 documenti, di cui il 43 per cento è in formato nativo digitale.
Pagamenti telematici. Sono stati effettuati 28.117 pagamenti, per un totale di ? 5.478.132.
Significativa riduzione dei tempi nei procedimenti per decreto ingiuntivo, che sono a trattazione interamente telematica: Questi i dati nei distretti monitorati: il – 60 per cento Roma, il – 51 per cento Catania, il – 43 per cento Milano, Catania il – 51 per cento, Ancona il – 38 per cento.
L'avvio del processo civile telematico è stato accompagnato da alcune misure normative, introdotte con il d.l. 90 del giugno 2014, che hanno agevolato la gestione telematica del processo. Tra queste si menzionano l'introduzione del potere di autentica degli atti da parte degli avvocati, l'eliminazione dell'obbligo di firma del teste in udienza ed alcune disposizioni che facilitano le notifiche telematiche in proprio degli avvocati.
Con il d.l. 12 settembre 2014, n. 132 convertito con modificazione dalla legge 10 novembre 2014, n. 162. come sopra illustrato, si sono introdotte ulteriori interventi di informatizzazioni, quali l'iscrizione al ruolo telematica nelle procedure di esecuzione a partire da 31 marzo 2015, e la possibilità di accesso alla banche dati da parte degli ufficiali UNEP per ricerca telematica dei beni del pignorato.
Lo scorso 14 dicembre hanno avuto avvio le notifiche penali on line, con buona risposta da parte degli uffici coinvolti.
6. L'avvocatura e l'attuazione dei regolamenti della riforma forense.
Il confronto con l'Avvocatura è stato uno dei tratti maggiormente caratterizzanti l'azione dell'anno passato del Ministero.
Costante è stato il confronto sulle varie misure organizzative e normative che si sono introdotte, specie sul tema della degiurisdizionalizzazione.
Certamente tuttavia l'esperienza che più ha connotato tale confronto è stata l'apertura di tavoli con il Consiglio Nazionale Forense e con l'Avvocatura associata per l'attuazione dei regolamenti della riforma forense.
Si è così pervenuti al sostanziale compimento dell'attuazione della riforma forense.
Sono stati, infatti, pubblicati i decreti sui parametri per la liquidazione del compensi e sulle modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi.
Sono stati trasmessi per i pareri di competenza i regolamenti relativi alle forme di pubblicità del codice deontologico e dei suoi aggiornamenti emanati dal CNF, alle modalità di accertamento dell'effettivo esercizio della professione, alle modalità e procedure di svolgimento dell'esame di Stato, alla disciplina dell'attività di praticantato presso gli uffici giudiziari, alle disposizioni relative alle forme di pubblicità per l'avvio delle procedure per l'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione.
Il CNF, il Consiglio di Stato, la Camera ed il Senato della Repubblica hanno già reso parere riguardo al regolamento relativo al conseguimento e mantenimento del titolo di Avvocato specialista.Pag. 163
Infine i regolamenti di disciplina delle modalità di svolgimento del tirocinio e per l'accesso alla professione saranno trasmessi per i pareri prescritti nel termine del 6 febbraio 2015 previsto dalla legge.
7. La situazione della giustizia penale.
Nel settore penale le direttrici di riforma tracciate hanno mirato, da un lato, a restituire ragionevole durata al processo e, dall'altro, al potenziamento degli strumenti di contrasto alle più gravi forme di criminalità, da quella di tipo mafioso a quella economica, fenomeni tra loro sempre più interdipendenti.
Il programma di riforme intende accrescere il tasso di efficienza del sistema giudiziario penale senza trascurare il bisogno di rafforzare al contempo le garanzie della difesa e, più in generale, la tutela dei diritti delle persone coinvolte nel processo.
Va tenuto presente, infatti, che il numero complessivo di procedimenti penali pendenti presso gli Uffici giudiziari, già in crescita negli ultimi due anni, si conferma ancora in aumento del 1,7 per cento nell'ultimo anno giudiziario, con un volume complessivo pari a 3.521.705 procedimenti.
Il trend di crescita è più evidente presso gli Uffici giudicanti e in quelli requirenti per i minorenni (rispettivamente +7,6 per cento e + 6,4 per cento) e, a seguire, nei Giudici di Pace (+5,6 per cento).
Dal lato delle iscrizioni e delle definizioni, le variazioni percentuali evidenziano nel complesso un lieve calo rispetto al 30 giugno 2013 (-1,1 per cento di procedimenti iscritti e -2,5 per cento di procedimenti definiti). Il maggior calo delle definizioni rispetto ai nuovi processi spiega l'incremento nelle pendenze nazionali.
Alla fine del primo semestre 2014 (al 30 giugno 2014), risultano i seguenti dati degli uffici giudiziari sono:
Corte di cassazione: iscritti 29.142 nuovi procedimenti, definiti 30.469 e pendenti 30.544;
Corti di appello: iscritti 54.708 nuovi procedimenti, definiti 57.082 e pendenti 263.991.
Tribunali di primo grado: iscritti 677.585 nuovi procedimenti, definiti 635.447 e pendenti 1.320.484;
Giudici di pace: iscritti 113.107, definiti 108.721 e pendenti 175.759;
Tribunale per i minorenni: iscritti nuovi 21.562 procedimenti, definiti 21.397 e pendenti 43.291;
Procure della repubblica presso i tribunali ordinari: iscritti 793.798 procedimenti, definiti 824.835 e pendenti 1.672.754;
Procure della Repubblica per i minorenni: iscritti 18.685 procedimenti, definiti 19.079 e pendenti 14.824.
7.1. Breve analisi dei dati per singolo Ufficio giudiziario
Cassazione.
Nel settore penale la Cassazione fa registrare 30.544 pendenze, dato che segna un +6,3 per cento rispetto alla stessa data dell'anno precedente.
Corti di Appello
Tra i due ultimi anni giudiziari, si è registrata una diminuzione di circa il 10 per cento dei procedimenti iscritti, ed un aumento dei definiti e dei pendenti rispettivamente del 5 per cento e del 1,4 per cento.
Più della metà delle Corti di Appello presentano una diminuzione delle pendenze al 30 giugno 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013. In controtendenza le sedi di Catanzaro, Roma e Reggio Calabria, le quali registrano un numero di procedimenti pendenti in aumento (in media +20 per cento).
Per gli uffici di Tribunale – dibattimento e ufficio del giudice per le indagini e l'udienza preliminare – nell'anno giudiziario 2013-2014 si evidenzia la diminuzione delle iscrizioni (-2,4 per cento) e Pag. 164delle definizioni (-4,6 per cento), rispetto all'anno giudiziario precedente, ed un aumento delle pendenze (+1,6 per cento).
In particolare è il dibattimento monocratico l'ufficio con il maggiore aumento di procedimenti pendenti al 30 giugno 2014, rispetto al 30 giugno 2013, con variazione del +5,3 per cento.
Andando nel dettaglio dei riti e dei gradi, si osserva che le iscrizioni sono aumentate più sensibilmente in Corte di assise (+8,3 per cento), mentre sono diminuite presso l'ufficio del giudice per le indagini e l'udienza preliminare (-1,8 per cento).
Gli uffici del Giudice di pace registrano una diminuzione delle iscrizioni sia in dibattimento che nel registro noti del giudice per le indagini preliminari (-4 per cento circa per entrambi i settori), nonché delle definizioni (-5,3 per cento).
Il trend dei procedimenti con autore noto pendenti nell'ultimo anno giudiziario è in lieve aumento (+1,2 per cento) così come per le iscrizioni (+1 per cento). Tali aumenti sono determinati dal maggior numero di iscrizioni di procedimenti per reati ordinari mentre diminuiscono quelli per reati di competenza del giudice di pace e della DDA, ancorché la tipologia di questi ultimi procedimenti precluda ogni inferenza del dato numerico sull'andamento dei fenomeni criminali.
Le definizioni risultano in leggero calo rispetto allo scorso anno giudiziario (-0,8 per cento).
7.2. Interventi normativi in materia penale.
Anche per fronteggiare tali emergenze, il 29 agosto 2014 il Consiglio dei Ministri ha discusso un «pacchetto» di riforme proposte riguardanti la giustizia penale, il quale contiene:
1) Uno schema di disegno di legge di modifica alla normativa penale, sostanziale e processuale, e ordinamentale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi, oltre che per la sistemazione complessiva della normativa penitenziaria e per rendere effettiva la finalità rieducativa della pena;
2) uno schema di disegno di legge recante misure volte a rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata e ai patrimoni illeciti;
3) uno schema di disegno di legge recante: «Delega al Governo per la riforma del Libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive».
Con tali interventi si sono adottate una serie di significative misure.
Si è inteso, altresì, potenziare lo strumento della «confisca per equivalente», prevedendo che il provvedimento ablativo conservi efficacia anche laddove, nei gradi di impugnazione, sia sopravvenuta una causa estintiva del reato oggetto di accertamento. Proseguendo allo stesso modo si è prevista l'estensione anche nei confronti di terzi, eredi ed aventi causa, e sono state ridefinite le procedure di amministrazione e controllo giudiziario di attività economiche e di aziende.
Al fine di assicurare, quanto più possibile, che prezzo o profitto di delitti così gravi siano sempre oggetto di recupero per la confisca, è stata prevista – quale condizione di ammissibilità del patteggiamento o per l'emissione di condanna a pena predeterminata – l'integrale restituzione del prezzo o del profitto del reato.
Con recente iniziativa, il Governo ha presentato in commissione Giustizia al Senato, nell'ambito di un disegno di legge già all'esame del Parlamento, una proposta emendamentiva contenente misure che, riprendendo il contenuto di provvedimenti già varati dal Consiglio dei Ministri, aumentano i limiti edittali per il delitto di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio e per il delitto di associazione di stampo mafioso e prevedono che il patteggiamento Pag. 165per i reati contro la pubblica amministrazione possa essere ottenuto solo dopo il risarcimento del danno. Con la medesima proposta emendativa si introduce la confisca per sproporzione e si adeguano gli strumenti per il contrasto alle dinamiche di infiltrazioni mafiose per le aziende.
Sul terreno del contrasto alla criminalità organizzata ed economica attraverso il rafforzamento di strumenti dall'efficacia già sperimentata, si introducono disposizioni che aumentano considerevolmente l'incidenza della normativa sulle falsificazioni dei bilanci, nella ferma convinzione che l'allentamento delle regole di una corretta concorrenza, non favorisca la ripresa economica e limiti l'interesse degli investitori internazionali verso l'Italia.
La proposta del Governo intende considerare le condotte di falsificazione come illecito di pericolo, elevando le pene per garantire la deterrenza della sanzione e l'efficacia delle indagini. Occorre tuttavia anche evitare che siano sottoposte a sanzione condotte prive di reale offensività.
Altro dato qualificante delle linee di riforma è l'introduzione del reato di autoriciclaggio.
Un apposito emendamento governativo al disegno di legge sull'emersione e rientro di capitali dall'estero ha condotto al definitivo superamento del tradizionale divieto normativo di incriminazione, attraverso la previsione di una norma precettiva mirata all'equilibrato impiego della sanzione penale per tali gravi condotte, che minano la trasparenza e la legalità dei mercato.
Nella stessa prospettiva di contrasto alla criminalità economica, dovrebbe concludersi a breve l'iter parlamentare del d.d.l. sui reati ambientali.
Con l'indicata proposta di modica organica dell'XI libro del codice di rito e della relativa materia della collaborazione tra Stati ai fini di giustizia penale si provvede a rendere più efficace l'azione di contrasto dei più gravi e allarmanti fenomeni criminali, da tempo attesa, per assicurare fluidità ed efficacia alla collaborazione fra Stati nella repressione di organizzazioni criminali di impronta sempre più marcatamente transnazionale.
Si propone, inoltre, sul piano generale, mediante lo strumento della delega, un organico riordino del codice penale, in modo che i reati previsti dalle leggi speciali siano inseriti nel codice e sia, quindi, resa più coerente ed omogenea la legislazione incriminatrice, in modo che possa agevolare una più immediata conoscenza delle fattispecie penali.
Sul versante processuale, il combinato disposto tra le norme volute dal Parlamento e quelle proposte dal Governo ha come obiettivo quello di incidere sulla riduzione complessiva dei procedimenti.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo, trasmesso per il parere delle competenti Commissioni parlamentari, che prevede l'esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto, in attuazione della delega di cui alla legge n. 67 del 2014, fondata sui criteri della tenuità dell'offesa e della mancanza di abitualità del comportamento in relazione al reato specificamente oggetto del giudizio.
L'applicazione di questo fondamentale strumento di adeguamento del nostro sistema processuale da tempo invocato dalla dottrina, dalla magistratura e dall'avvocatura, è naturalmente rimessa al prudente apprezzamento del giudice e nel rispetto dei criteri di orientamento delle sue valutazioni discrezionali individuate dal legislatore.
È già entrato in vigore l'istituto della messa alla prova dell'imputato, che costituisce anche un importante strumento di deflazione del carico giudiziario. Alla data del 31 dicembre 2014 pendono 6.784 indagini per valutare la messa alla prova e sono state concesse 503 messe alla prova; si sta dando attuazione alla delega per la depenalizzazione e si prevede, per alcuni reati procedibili a querela, la possibilità di estinzione attraverso condotte riparatorie.Pag. 166
Altri interventi sono finalizzati ad accelerare l'iter processuale, attraverso l'ampliamento dell'ambito operativo del patteggiamento e l'introduzione del nuovo istituto della condanna su richiesta dell'imputato, la revisione dell'appello, secondo canoni di maggiore aderenza al rito accusatorio, con conseguente specificità dei motivi, rispetto ai quali il giudice avrà il dovere di risposta puntuale nonché infine la riduzione dell'area della ricorribilità per Cassazione.
Per quanto riguarda le garanzie di difesa, è stato approvato in via preliminare da parte del Consiglio dei Ministri lo schema di decreto legislativo per il riordino della difesa d'ufficio, in attuazione della delega contenuta nella legge forense del 2012, volto all'effettività del ruolo e ad assicurare una maggiore professionalità di quanti accedono a questo delicato ufficio.
Vi sono state importanti azioni anche sul versante del diritto europeo, tra le quali si menzionano:
a) Il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 39, con il quale è stata data attuazione alla direttiva europea del 2011 (2011/92/UE) in materia di lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, con l'introduzione di circostanze aggravanti speciali per i reati di sfruttamento della prostituzione minorile, pedopornografia e violenza sessuale in danno di minori. Si è così completato un complessivo disegno di riforma, che era già stato in gran parte attuato nel nostro ordinamento con la legge del 23 ottobre 2012 di ratifica della Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori dall'abuso e dallo sfruttamento sessuale;
b) Il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24, con il quale si è data attuazione alla direttiva europea del 2011 (2011/36/UE) sulla prevenzione e repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, con la definizione delle condotte di tratta di esseri umani, così operando un miglior raccordo con la correlata disposizione incriminatrice dell'altrettanto Grave condotta di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù;
c) Il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 32, con il quale si è data attuazione alla direttiva europea del 2010 (2010/64/UE) sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali, muovendosi nella direzione tracciata dalla normativa costituzionale in tema di garanzie del giusto processo penale, per la parte in cui riconosce all'imputato che non conosca la lingua italiana il diritto all'assistenza di un interprete. Sono state introdotte, inoltre, disposizioni che estendono il diritto alla traduzione ad una serie di atti processuali essenziali al pieno esercizio dei diritti di difesa e garantiscono l'assoluta gratuità del servizio reso dall'interprete e dal traduttore;
d) Il decreto legislativo 1o luglio 2014, n. 101, con il quale è stata data attuazione alla direttiva europea del 2012 (2012/13/UE) sul diritto all'informazione nei procedimenti penali, con il rafforzamento del diritto della persona accusata di un reato, già di rilievo costituzionale, di essere, nel più breve tempo possibile, informata riservatamente della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico, al fine di comprendere appieno l'addebito e di disporre del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua difesa;
e) In fase avanzata i lavori per il recepimento della direttiva europea del 2011 (2011/99/UE) sull'ordine di protezione europeo, avente ad oggetto la disciplina in materia di protezione delle persone esposte a rischio, il cui schema di decreto legislativo è già stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri ed ha ricevuto il parere di entrambe le Commissioni parlamentari;
f) Lo schema di decreto legislativo, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri, che dà attuazione alla decisione quadro 2006/960/GAI del Consiglio dell'unione europea del 18 dicembre 2006, Pag. 167concernente la semplificazione dello scambio di informazioni e intelligence tra le autorità incaricate dell'applicazione della legge dai Paesi dell'Unione Europea.
È prossima la definizione di uno schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva europea del 2012 (2012/29/UE) sulla tutela della vittima nel processo penale, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI.
È del pari imminente la definizione di uno schema di decreto legislativo per il reciproco riconoscimento della confisca, in attuazione della decisione quadro 2006/783/GAI, per la quale «la decisione di confisca è una sanzione o misura finale imposta da un'autorità giudiziaria a seguito di un procedimento per uno o più reati, che consiste nel privare taluno definitivamente di un bene».
Nella prospettiva di un rafforzamento della cooperazione transfrontaliera nella lotta ai fenomeni del terrorismo, dell'immigrazione clandestina, della criminalità internazionale e transnazionale si stanno conducendo azioni di concerto con il Ministro dell'Interno.
In questo contesto internazionale va posta particolare attenzione al tema del contrasto al terrorismo internazionale, in modo di assicurare la sicurezza interna del Paese, senza incidere sul necessario rispetto dei principi e delle garanzie costituzionali.
In tale ambito si sta valutando l'adozione di misure volte ad attualizzare la vigente disciplina degli strumenti normativi in materia di prevenzione e repressione dei fenomeni terroristici, in particolare quelli di matrice internazionale.
L'esigenza di intervenire sulla materia è quanto più urgente alla luce dei recenti eventi degli ultimi mesi dell'anno, in cui sono diventate più frequenti gli episodi di attacchi terroristici, anche di matrice islamica, fino ai drammatici fatti di Parigi.
Il terrorismo ha palesato una capacità di attrazione e di reclutamento di soggetti, i cd. foreign fighters, al di fuori dei contesti di origine.
In questo contesto, diventa necessario completare il quadro normativo vigente, introducendo misure mirate e «selettive», capaci di prevenire il rafforzamento di tali organizzazioni e di attuare più stringenti controlli sui mezzi e materiali che potrebbero essere impiegati per il compimento di attentati sul territorio nazionale.
Nell'ordinamento interno vi è anche la necessità di dare attuazione alla Risoluzione n. 2178 del 2014, adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ai sensi del Capo VII della Carta e quindi vincolante per gli Stati, il quale obbliga alla repressione di una serie di condotte volte ad agevolare, attraverso un coinvolgimento diretto, il compimento di atti terroristici, pure in territorio estero, e consistenti anche nelle attività che i foreign fighters mettono in essere per affiancare, in conflitti armati, gruppi od organizzazioni di matrice terroristica.
In questo senso si intende operare un'attualizzazione delle fattispecie incriminatrici di cui agli artt. 270-quater e 270-quinquies c.p. che puniscono, rispettivamente, l'arruolamento e l'addestramento per finalità di terrorismo. Inoltre, si intende introdurre nel codice penale il nuovo articolo 270-quater.1, destinato a colpire quanti organizzano o altrimenti sostengono i trasferimenti all'estero di soggetti preordinati al compimento di atti con finalità di terrorismo, fattispecie quest'ultima di cui la Risoluzione raccomanda l'incriminazione.
A questi interventi si affiancano quelli che mirano a estendere la possibilità di applicare le misure di prevenzione personali nei confronti dei potenziali foreign fighters.
Complessivamente l'azione del Governo in materia penale è stata orientata al potenziamento degli strumenti di contrasto contro le forme di criminalità più gravi Pag. 168ed allarmanti, mantenendo un equilibrio sulle garanzie del diritto di difesa e sui principi di offensività.
In prospettiva appare indispensabile proseguire nell'azione già avviata di rivisitazione organica del sistema penale, allo scopo di ridurre i carichi di lavori degli uffici giudiziari e contenere le pendenze.
8. La razionalizzazione della spesa.
Particolare attenzione è stata dedicata nell'assicurare la razionalizzazione della spesa senza far mancare il supporto alle riforme in atto.
Il più significativo intervento nel 2014 è certamente rappresentato dall'adozione del Regolamento di organizzazione, sopra illustrato, ma altre misure in tale direzione state adottate.
Pur dover apportare i tagli richiesti a tutti i ministeri, nell'ambito delle misure 2014 di spending review, si è scelto di non adottare tagli per il settore dell'informatica, settore al quale anzi sono stati destinati nella ripartizione di fine anno del FUG ulteriori 7 milioni e mezzo di euro.
Nella recente legge di stabilità è stata prevista la costituzione di un nuovo fondo destinato all'informatizzazione del processo civile e all'efficientamento degli uffici, nel quale per il triennio sono state appostate risorse per un importo di 260 milioni di euro.
Nel 2015 il Ministero si troverà poi ad avere immediata disponibilità delle risorse FUG, fatto questo che consentirà una più razionale gestione della spesa, con una corretta programmazione, che potrà effettuarsi all'inizio e non al termine dell'anno solare.
In un'ottica di trasparenza abbiamo pubblicato sul sito web del Ministero la ripartizione della risorse FUG, rendendo così manifeste le finalità e criteri adottati.
9. Personale amministrativo.
Particolare attenzione è stata poi riservata al personale amministrativo, adottando con azioni finalizzate ad introdurre un processo di inversione di tendenza rispetto al passato, creando le condizioni per l'immissione di nuove risorse e professionalità.
I dati a fine 2014 parlano purtroppo chiaro: il personale in forza all'amministrazione conta 35.625 unità su una dotazione organica di 43.702, con una scopertura del 18,48 per cento, leggermente mitigata al 17,85 per cento.
Grazie alla procedura di mobilità infra-comparto sono state acquisite 71 unità di personale amministrativo, nel piano di fabbisogno triennale relativo all'anno 2014.
È di prossima pubblicazione il bando per l'apertura delle procedure per il reclutamento in mobilità extracompartimentale di 1.031 unità.
Il Ministero, nell'ambito della complessiva azione di Governo sul personale amministrativo, sta ricercando poi efficaci strumenti per creare le condizioni di avvio di percorsi di formazione innovativi. Anche nell'ottica di una valorizzazione delle professionalità acquisite e nella promozione di nuove.
10. Performance, trasparenza e OIV.
Anche se la peculiarità delle funzioni attribuite dall'ordinamento al Ministero della giustizia comporta spesso l'erogazione di servizi di difficile misurazione con i criteri di performance di cui alla normativa di riferimento, va sottolineato l'impegno ad assicurare il miglior coordinamento possibile tra i documenti di individuazione degli obiettivi strategici ed i dati ricavabili dalla contabilità economico-analitica per centri di responsabilità.
La necessità (richiamata espressamente dagli artt. 4 comma 1 e 5 comma 1 del d.lgs 150/2009 e, da ultimo, dall'articolo 19, co.10, lett. b, d.lgs. 90/14), è quella di ricercare la massima coerenza tra il ciclo Pag. 169di gestione della performance ed il ciclo della programmazione finanziaria e di bilancio dello Stato, in modo da assicurare la piena sovrapponibilità tra obiettivi ed indicatori indicati nel Piano della performance e quelli contenuti nel piano degli indicatori e risultati attesi di bilancio, che, come è noto, corrisponde, per le amministrazioni centrali dello Stato, alle note integrative di bilancio.
Per porre rimedio al rischio di disallineamento con il ciclo di programmazione economica dello Stato e al fine di garantire la massima corrispondenza tra i dati ricavabili dalla contabilità economico-analitica e gli obiettivi indicati nel documento di programmazione strategica, anticipandosi l'avvio del ciclo di gestione della performance, è stato emanato in data 5 settembre 2014 l'atto di indirizzo politico per l'anno 2015.
Tale atto è propedeutico per i documenti successivi del ciclo della performance (piano, direttiva, relazione), così individuando le linee di fondo entro le quali dovranno essere elaborati dai dipartimenti gli obiettivi strategici da perseguire (e che verranno trasfusi nella direttiva annuale) e, conseguentemente, gli elementi conoscitivi per la predisposizione delle note integrative di bilancio, assicurando la necessaria coerenza tra programmazione economico finanziaria e programmazione strategica.
Nel corso dell'anno 2014 si è proceduto, altresì, a completare gli adempimenti connessi a agli obblighi di trasparenza imposti dal d.lgs. n. 33 del 2013, come indicato nel programma triennale della trasparenza 2014-2016.
L'OIV – Organismo Indipendente di Valutazione, ha monitorato il ciclo della performance relativamente agli anni 2013 e 2014, predisponendo una «Relazione sul funzionamento complessivo del sistema» per l'anno 2013 ed effettuando il monitoraggio sull'avvio del ciclo della performance per l'anno 2014.
In attuazione di quanto previsto dalla delibera n. 77 del 2013 dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, 1'OIV ha, inoltre, adempiuto all'attestazione sugli obblighi di pubblicazione da parte delle pubbliche amministrazioni in materia di trasparenza e provveduto ad alimentare la banca dati del portale della trasparenza predisposto dall'Anac.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ris. Verini e a. n. 6-106 | 325 | 311 | 14 | 156 | 222 | 89 | 71 | Appr. |
2 | Nom. | Ris. Farina D. e a. n. 6-107 | 328 | 270 | 58 | 136 | 16 | 254 | 71 | Resp. |
3 | Nom. | Ris. Brunetta e a. n. 6-108 | 331 | 331 | 166 | 22 | 309 | 71 | Resp. | |
4 | Nom. | Ris. Bonafede e a. n. 6-109 | 335 | 323 | 12 | 162 | 58 | 265 | 71 | Resp. |
5 | Nom. | Ris. Molteni e a. n. 6-110 | 335 | 275 | 60 | 138 | 12 | 263 | 71 | Resp. |
6 | Nom. | Ddl cost. 2613-A e ab. - em. 1.214 | 355 | 355 | 178 | 87 | 268 | 83 | Resp. | |
7 | Nom. | em. 1.215 | 376 | 376 | 189 | 92 | 284 | 79 | Resp. | |
8 | Nom. | em. 1.216 | 374 | 374 | 188 | 91 | 283 | 79 | Resp. | |
9 | Nom. | em. 1.217 | 384 | 383 | 1 | 192 | 95 | 288 | 78 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.218 | 389 | 387 | 2 | 194 | 96 | 291 | 78 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.103 | 410 | 410 | 206 | 91 | 319 | 76 | Resp. | |
12 | Nom. | em. 1.101 | 416 | 404 | 12 | 203 | 94 | 310 | 76 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.104 | 425 | 424 | 1 | 213 | 108 | 316 | 74 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.102 | 420 | 420 | 211 | 111 | 309 | 73 | Resp. | |
15 | Nom. | em. 1.219 | 427 | 427 | 214 | 113 | 314 | 72 | Resp. | |
16 | Nom. | em. 1.116 | 426 | 415 | 11 | 208 | 102 | 313 | 73 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.220 | 439 | 426 | 13 | 214 | 117 | 309 | 70 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.117 | 417 | 416 | 1 | 209 | 106 | 310 | 70 | Resp. |
19 | Nom. | articolo 1 | 429 | 427 | 2 | 214 | 293 | 134 | 68 | Appr. |
20 | Nom. | articolo agg. 1.013 | 404 | 403 | 1 | 202 | 106 | 297 | 68 | Resp. |
21 | Nom. | articolo agg. 1.014 I p. | 431 | 431 | 216 | 113 | 318 | 68 | Resp. | |
22 | Nom. | articolo agg. 1.014 II p. | 435 | 435 | 218 | 114 | 321 | 68 | Resp. | |
23 | Nom. | articolo agg. 1.0204 | 432 | 432 | 217 | 113 | 319 | 68 | Resp. | |
24 | Nom. | articolo agg. 1.04 | 423 | 423 | 212 | 110 | 313 | 68 | Resp. | |
25 | Nom. | articolo agg. 1.015 p. I | 418 | 418 | 210 | 109 | 309 | 68 | Resp. | |
26 | Nom. | articolo agg. 1.015 p. II | 408 | 408 | 205 | 111 | 297 | 68 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | articolo agg. 1.05 | 376 | 376 | 189 | 102 | 274 | 68 | Resp. |