XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 441 di venerdì 12 giugno 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

      La seduta comincia alle 9,30.

      EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati, Bindi, Cicchitto, Di Lello, Fava, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Pisicchio, Pistelli, Porta, Portas, Quartapelle Procopio, Sanga, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

      Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti per il ripristino dei fondi dedicati allo svolgimento dell'attività di revisione nei confronti delle società cooperative e per garantire che tale attività non sia delegata a soggetti privati – n. 2-00965)

      PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Di Maio ed altri n. 2-00965, concernente intendimenti per il ripristino dei fondi dedicati allo svolgimento dell'attività di revisione nei confronti delle società cooperative e per garantire che tale attività non sia delegata a soggetti privati (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Di Maio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, colleghi deputati, da alcuni anni a questa parte, la lunga sequela di scandali che stanno emergendo e avvelenando il nostro tessuto economico produttivo, politico e sociale, più in generale, ci hanno dimostrato una situazione di malaffare inquietante. Abbiamo un grande evento, una grande opera, una grande emergenza, quindi una serie di appalti, come nel caso di Expo, MOSE, TAV, o dell'emergenza immigrazione. Abbiamo politici disposti alla corruzione. Abbiamo le organizzazioni criminali, quelle classiche (o alcune nuove, come nel caso di mafia capitale; come se non bastassero le mafie che già avevamo, se ne è creata un'altra, ne è nata un'altra), pronte come avvoltoi che volteggiano sopra la preda, che in molte situazioni è un'istituzione incancrenita da politici con spiccate tendenze delinquenziali. E abbiamo alcune aziende, che molto spesso sono cooperative, che finanziano un sistema corruttivo spaventoso.Pag. 2
      Negli ultimi mesi, abbiamo seguito con crescente preoccupazione l'impressionante sequela di scandali che hanno riguardato, tra l'altro, le più importanti opere pubbliche del nostro Paese. Proprio attorno a queste ultime, è emerso un inquietante coagulo di loschi interessi fra politici accusati di corruzione, membri di criminalità organizzata e cooperative.
      Da quanto si apprende dagli atti relativi a tali inchieste, l'impressione è che ormai ci sia un modus operandi che lascia intravedere un sempre più evidente collegamento tra politica, criminalità organizzata e mondo cooperativo, sempre più spesso coinvolto in tali scandali. In seguito all'arresto del dottore Ercole Incalza e del sindaco di Ischia, abbiamo provato – come si dice di solito – a unire i puntini e a presentare un esposto al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, perché ci siamo convinti che, per fermare l'ennesima tangentopoli italiana, bisogna mettere le mani nel sistema cooperativo. A questo proposito, mi sono scontrato anche con i vertici di Legacoop, come è noto alla stampa. Signor Presidente, io non ho dubbi sul fatto che il sistema cooperativo presenti molti tratti distintivi positivi e che le motivazioni per cui le cooperative godono di sgravi e facilitazioni siano le più nobili. Tuttavia, come sempre accade in questo nostro martoriato Paese, vi è stata una degenerazione rispetto alla quale non possiamo più in alcun modo far finta di niente. È degli ultimi giorni lo scandalo di mafia capitale. Devo dire che questa interpellanza è stata presentata oltre un mese fa e credevo che per quando il Governo mi avrebbe risposto – e lo ringrazio di essere qui a rispondere – sarebbe andata in desuetudine, sarebbe stata un po’ anacronistica. Invece i fatti di mafia capitale degli ultimi giorni, che si sommano a quelli dello scorso anno, l'hanno resa più che attuale. E in questi giorni lo scandalo di mafia capitale ci dimostra che una oscura organizzazione criminale indigena controllava in modo trasversale tutta la classe politica romana di centrodestra e centrosinistra con il coinvolgimento attivo di una società cooperativa.
      In un contesto simile, scopriamo sostanzialmente che i controlli sulle società cooperative sono stati praticamente azzerati. Non so se è chiaro ma il Ministero e il Governo, che è retto nella sua maggioranza dal partito coinvolto in mafia capitale, attraverso un decreto ministeriale, di fatto sospende il controllo ordinario sulle cooperative. Vi è l'inchiesta mafia capitale, che vede al centro le cooperative come cerniera tra la politica corrotta e le organizzazioni criminali, e il Governo del PD, con un decreto, sospende di fatto i controlli ordinari sulle cooperative.
      Infatti, lo scorso 21 gennaio, la V divisione della Direzione generale per la vigilanza sugli enti, il sistema cooperativo e le gestioni commissariali del Ministero dello sviluppo economico ha emesso una nota, protocollo – lo citiamo – n.  7421 del 21 gennaio 2015, con la quale ha disposto la sospensione di tutti gli incarichi di revisione alle società cooperative.
      Ovviamente, stiamo parlando di quelle non aderenti ad alcuna associazione di rappresentanza, ma questo non ci conforta. La sospensione della predetta attività di vigilanza è stata motivata con il fatto – leggo testuali parole – «che con la legge di bilancio per l'anno 2015 è stata operata una rilevante riduzione al Fondo (...) con il quale questa direzione generale fa fronte a tutte le spese connesse all'attività di vigilanza».
      Dunque, sulla base di tale decreto, si spiega come le società cooperative siano tenute al versamento del contributo senza incorrere nel pagamento di sanzioni e interessi, perché, nella Gazzetta Ufficiale 30 marzo 2015, n.  74, è stato pubblicato il decreto ministeriale che ribadisce che «il contributo è dovuto dalle cooperative per le spese relative alla revisione degli stessi enti».
      Allora, Presidente, facciamo un attimo il punto: qui vi sono cooperative che, nella migliore delle ipotesi, se hanno dei controlli, li hanno dalle associazioni di categoria, chiamiamole così; esse, cioè, nominano Pag. 3dei membri di un'associazione che le deve controllare. Nella peggiore delle ipotesi, devono dare un contributo al Ministero per farsi controllare; se non lo danno, non rischiano niente.
      Quindi, significa che, nella migliore delle ipotesi, come ho già detto, Legacoop, che è una di queste associazioni di categoria che dovrebbe controllare le cooperative che hanno nominato i suoi membri, è in conflitto di interessi; nella peggiore delle ipotesi, abbiamo un Ministero che non stanzia i fondi per sorvegliare le cooperative.
      Secondo quanto segnalatoci, ci sono numerose cooperative che non vengono revisionate da diversi anni, pur continuando a versare regolarmente il contributo in questione. Oltre al danno, la beffa: chi dà il contributo, in sostanza, non viene neanche controllato. L'effetto del taglio dei fondi è che la vigilanza sulle società cooperative sia demandata integralmente alle associazioni riconosciute, come dicevo prima, il cui rigore difficilmente sarà quello necessario per un'attività così delicata.
      Inoltre, con il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 4 dicembre 2014, sono stati previsti dei significativi finanziamenti per le cooperative di nuova costituzione. Allora, questo è importantissimo, perché lo stesso Ministero toglie i soldi dal fondo per sorvegliare le cooperative, ma trova i soldi per far nascere nuove cooperative. E si capisce bene: da un lato, si prosciugano i fondi per la vigilanza alle cooperative e, dall'altro, si danno incentivi all'apertura di nuove, peraltro in un contesto generale nel quale, negli ultimi mesi, come detto, è un susseguirsi di scandali nei quali sono coinvolti uomini politici, cooperative e criminalità organizzata, come ho denunciato in ripetuti esposti alla magistratura, che furono anche criticati da parte di membri di questo Parlamento, che dicevano che, all'indomani dell'arresto del sindaco di Ischia, io non dovessi andare in procura a Napoli a depositare altri esposti su quella vicenda.
      E per questo ringrazio alcuni colleghi che, praticamente, mi organizzarono una conferenza stampa fuori dal tribunale, proprio attaccandomi. In quel caso, parlai di cooperative che corrono il rischio di diventare «lavatrici» delle organizzazioni criminali, come sembra si stia scoprendo qui a Roma, con Mafia capitale, dove le cooperative «29 giugno» e «La Cascina» erano quelle che intercettavano i fondi pubblici provenienti dal Ministero dell'interno e dal comune di Roma e utilizzavano la mafia locale per trovare nuovi rom, perché più rom mettevano nei campi e più soldi arrivavano dal Ministero e dal comune, e per intimidire qualcuno che provava a prendere qualche appalto.
      Quindi, le cooperative, mai come in questo momento – quelle, ovviamente, colluse – sono al centro di questi scandali. E cosa fa, il Governo Renzi ? Riduce i fondi per sorvegliarle ! A nostro parere, è necessario, viceversa, potenziare e rendere sempre più penetranti i meccanismi di sorveglianza sulle cooperative, che rappresentano una tipologia societaria molto utile ed importante – questo lo voglio dire –, ma di cui si è troppo spesso abusato, proprio al fine di salvaguardare la parte sana e vitale del mondo cooperativo.
      Vogliamo, quindi, sapere dal Governo se i Ministri interpellati intendano ripristinare i fondi dedicati allo svolgimento dell'attività revisionale alle cooperative. Vogliamo, inoltre, sapere perché, da un lato, si sottraggono fondi alle attività revisionali per le società cooperative e, dall'altro, si finanziano incentivi alla costituzione di nuove cooperative.
      Spero che non sia e non resti una domanda retorica. Poi, vogliamo sapere se il Governo condivide l'orientamento per cui il Ministero dello sviluppo economico non possa delegare alcun soggetto privato a svolgere ispezioni e revisioni delle società cooperative, a maggior ragione se poi sono soggetti nominati dalle cooperative stesse.
      Signor Presidente, dinanzi agli scandali degli ultimi anni non possiamo più fare finta di niente, ci vuole un giro di vite nei Pag. 4controlli di un mondo che per troppo tempo ha abusato di un regime di favore nato per tutt'altre ragioni. Dobbiamo salvaguardare il mondo cooperativo virtuoso e colpire pesantemente il mondo cooperativo colluso con un sistema politico e imprenditoriale criminale che sta soffocando l'Italia.
      La vigilanza su tutte le forme di società cooperative e loro consorzi, gruppi cooperativi, società di mutuo soccorso ed enti mutualistici, consorzi agrari e piccole società cooperative è attribuita al Ministero dello sviluppo economico, che la esercita mediante revisioni ed ispezioni straordinarie. Le revisioni devono avvenire almeno una volta ogni due anni, ma se non si vuole essere controllati dal Ministero basta iscriversi in una delle associazioni di categoria. Infatti, in questo caso la cooperativa verrà revisionata dall'associazione stessa e da qui il solito problema del chi controlla il controllore.
      A nostro parere, le revisioni devono essere effettuate solo ed esclusivamente dal Ministero competente. Le cooperative non sono un piccolo mondo di trascurabile importanza; tra le cooperative ci sono anche dei veri e propri giganti, come quello nato dalla fusione tra le grandi cooperative di consumatori del distretto adriatico: Coop Adriatica, Coop Estense e Coop consumatori Nordest, per dare vita alla più grande cooperativa italiana con 2,6 milioni di soci, 4,2 miliardi di euro di fatturato, 334 punti vendita, di cui 45 ipermercati, 19.700 dipendenti: un impero che meriterebbe un controllo, prima di tutto.
      Noi chiediamo semplicemente che il sistema di vigilanza venga ripristinato il più presto possibile e che tutte le attività di revisione e ispezione straordinaria siano effettuate dal Ministero dello sviluppo economico a mezzo di revisori da esso incaricati anche quando gli enti cooperativi risultino aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza.
      Questa cosa l'ho denunciata in un intervento di fine seduta qualche tempo fa e credo e spero che adesso il Governo possa darci delle risposte ma che poi risponda anche con dei fatti, perché se un Governo pensa in questo momento di ridurre i soldi al Fondo per la sorveglianza per la congiuntura economica e poi allo stesso tempo trova i soldi per far partire nuove cooperative credo che sia in netta contraddizione, soprattutto se poi un membro di questo Governo, che è il Ministro Poletti è stato presidente di Legacoop, proprio una di quelle associazioni a cui io non attribuisco la capacità di poter monitorare e sorvegliare i bilanci delle cooperative, proprio perché in netto conflitto di interessi.
      Non possiamo pensare neanche di chiedere alle cooperative il finanziamento al Ministero per farsi sorvegliare. È come dire ad Al Capone: paga i poliziotti per farti arrestare. È una cosa che in questo momento è in netta contraddizione. Non sto dicendo che tutte le cooperative sono Al Capone, ma è proprio in questi meccanismi perversi in cui lo Stato non vuole mettere un euro nei controlli che si annidano i casi di corruzione.
      Allora, il Governo o finge di non vedere o vede ed è connivente. Io questo voglio sapere oggi e spero che il sottosegretario Giacomelli possa darmi una risposta esaustiva.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

      ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, colleghe e colleghi, temo purtroppo che il problema grave, drammatico, della corruzione non sia configurabile solo in una tipologia di natura giuridica o in una specifica forma societaria. Detto quindi che trovo stretta, eccessivamente stretta, la correlazione esposta nell'illustrazione, non ho invece difficoltà a riconoscere che la relativa rapidità nella risposta origina da una piena consapevolezza che il problema sollevato esiste ed è un problema reale. Com’è evidenziato dall'interpellanza, è vero che a causa della più volte segnalata indisponibilità delle risorse di bilancio il Ministero Pag. 5dello sviluppo economico si trova a operare, anche nel corso del corrente esercizio finanziario, in una situazione di grave criticità.
      Preso atto dell'impossibilità di porre riparo alla situazione attraverso la decretazione d'urgenza, l'attività relativa alle revisioni è stata sospesa, salvo il completamento delle revisioni in corso. Ciò sta determinando le prime reazioni da parte dello stesso mondo cooperativo ed in particolare dalle associazioni di rappresentanza, che hanno un interesse convergente con quello del Mise al regolare funzionamento dell'ordinaria attività di vigilanza sulle cooperative che non aderiscono ad alcuna associazione. Non è infatti da sottacere il possibile effetto distorsivo generato dalla conoscenza del fatto che le cooperative non aderenti ad alcuna associazione non saranno più sottoposte a controlli. Si fa presente al riguardo che, nell'ultimo biennio, gli uffici competenti del Ministero hanno effettuato circa 35.000 revisioni. Anche il mondo sindacale ha manifestato preoccupazione, come testimoniato da note e richieste di incontro avanzate da alcuni dei sindacati.
      Per dare contezza della situazione che si è venuta a creare, ricordo preliminarmente che le società cooperative non aderenti alle associazioni nazionali sono tenute al versamento del contributo di revisione, previsto dall'articolo 8 del DCPS n.  1577/1947, alle entrate dello Stato.
      Con tali entrate, che dovrebbero pervenire tramite assegnazione da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze, si deve far fronte: i) ai compensi ai revisori ed ispettori; ii) alle spese connesse all'attività formativa e di aggiornamento di detto personale; iii) ai compensi dei Commissari nominati a seguito di adozione dei provvedimenti sanzionatori in tutti i casi in cui le cooperative siano prive di attivo; iiii) a talune spese di funzionamento strettamente inerenti l'esercizio dell'attività di vigilanza.
      Sino al 2007, i contributi versati dalle cooperative all'entrata del Bilancio dello Stato venivano integralmente riassegnati al Ministero dello sviluppo economico con le normali procedure contabili. Con la legge finanziaria del 2008 tale sistema è stato modificato prevedendo l'istituzione di un «fondo da ripartire» nello stato di previsione del Ministero, con una dotazione inferiore a quella che sarebbe derivata dall'integrale riassegnazione delle somme versate in entrata.
      Più di recente l'articolo 21, comma 3, del decreto-legge n.  63/2013 relativo a «Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010131/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale», ha disposto, per la copertura del provvedimento stesso, la riduzione delle disponibilità del Fondo (capitolo 1740) per 0,2 milioni di euro per l'anno 2014, 20 milioni di euro per l'anno 2015 e 1,4 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2016 al 2024. Successivamente l'articolo 12, comma 7 del decreto-legge n.  145/2013, «Destinazione Italia», ha disposto la riduzione del Fondo per 4 milioni di euro a decorrere dall'anno 2014 per la copertura del minor gettito derivante dalle modifiche al regime dell'imposta sostitutiva di cui all'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica n.  601/1973.
      Di conseguenza gli stanziamenti riportati nella legge di bilancio 2015 (legge n.  191/2014) per il capitolo 1740 sono pari a 3,2 milioni di euro per l'esercizio 2015 e a 19,3 milioni di euro per gli anni 2016 e 2017.
      In sintesi, come evidenziato dalla stessa Ragioneria dello Stato, con il passare degli anni si è assistito ad una continua riduzione dello stanziamento iniziale del Fondo da ripartire, previsto sul capitolo 1740, tanto che per il 2015 ha raggiunto un importo minimale rispetto alle esigenze: con la suddivisione dello stanziamento del Fondo fra i vari centri di costo del Ministero dello sviluppo economico interessati, per il 2015 alla Direzione Generale competente sono stati assegnati circa 1,2 milioni di euro.Pag. 6
      Pertanto e come detto in precedenza, in assenza di certezze sul ripristino dei fondi, si è provveduto, inevitabilmente, a sospendere l'esecuzione delle revisioni.
      In base alle esigenze immediate, a fronte dell'importo di circa 1.200.000 euro assegnato alla Direzione generale competente, si provvederà a garantire l'attività ispettiva di carattere straordinario ed il completamento delle revisioni disposte nel quadro del relativo programma revisionale del biennio 2013-2014, nonché il funzionamento dei sistemi informativi connessi alla vigilanza sul sistema cooperativo e, nei limiti di capienza, agli oneri a carico dello Stato discendenti dall'attivazione dei procedimenti sanzionatori.
      È evidente, peraltro, la necessità di provvedere al ripristino del circuito finanziario che, a partire dal versamento del contributo revisionale da parte delle cooperative, è destinato ad alimentare l'attività di vigilanza. Al riguardo, si ritiene anche necessario svincolare il gettito derivante dai contributi dal meccanismo di riassegnazione, ripristinandone l'integrale riassegnazione ai pertinenti capitoli di bilancio del Ministero dello sviluppo economico legati esattamente all'attività di revisione.
      È evidente che, per garantire l'incremento delle risorse attualmente disponibili per l'attività di revisione presso le cooperative, dovrà essere adottata apposita iniziativa legislativa, per la quale, nel rispetto della vigente normativa contabile, dovrà evidentemente essere reperita la occorrente copertura finanziaria.
      Con più specifico riferimento ai contenuti e ai quesiti dell'interpellanza, preme inoltre far presente che il decreto ministeriale del 20 gennaio 2015, che determina il contributo di revisione per il biennio 2015-2016, si applica anche all'attività revisionale svolta dalle associazioni di rappresentanza, alle quali le cooperative rispettivamente aderenti versano il suddetto contributo.
      Inoltre, si è già precisato come i proventi del contributo di revisione non coprano solo le spese relative all'attività revisionale e ispettiva, ma anche quelle inerenti la necessaria formazione e l'aggiornamento dei revisori, come pure quelle relative all'attività sanzionatoria.
      L'attività di promozione e sviluppo della cooperazione, in base agli articoli 11 e 12 della legge n.  59 del 1992, è alimentata con fondi di natura diversa dal contributo di revisione. In particolare, il finanziamento si attua attraverso il versamento da parte delle cooperative di una quota pari al 3 per cento degli eventuali utili di esercizio conseguiti nel corso dell'anno. È dunque un diverso percorso che porta a quel dato, a quell'anomalia, così mi pare sia stata definita, rilevata nell'illustrazione dell'interpellanza.
      Non è stata mai adottata alcuna convenzione con le associazioni di rappresentanza del movimento cooperativo ai fini dell'utilizzo dei revisori delle associazioni per l'attività revisionale di competenza del Ministero. Le uniche convenzioni poste in essere sono state stipulate con il Ministero del lavoro e l'Agenzia delle entrate per l'utilizzo del personale dipendente distribuito nel territorio, preventivamente formato ed abilitato dal Ministero dello sviluppo economico all'attività ispettiva.
      Infine si evidenzia che, al fine di semplificare e armonizzare la legislazione in materia, sul finire dello scorso anno è stato elaborato a livello tecnico lo schema di una proposta di intervento normativo che investe a largo raggio il sistema dei controlli sulle cooperative, la tematica del contrasto alle cooperative cosiddette «spurie», la semplificazione e l'aggiornamento delle procedure e delle disposizioni, anche di natura concorsuale in materia, e, infine, ma non per ultimo, il tema della trasparenza e del coordinamento dei controlli.
      Per un'organica contestualizzazione della materia, è in corso di valutazione l'inserimento di tali proposte nell'ambito del disegno di legge sulle PMI, in corso di adozione, prevedendone l'attuazione attraverso un'apposita delega legislativa.
      Il Ministero dello sviluppo economico, consapevole, come ho cercato di dire, del momento difficile che sta attraversando il Pag. 7mondo delle cooperative e delle serie criticità relative all'attività di revisione, ritiene che sia necessario affrontare il tema dei controlli con priorità ed ha, a tal fine, avviato e intensificato i contatti indispensabili con le amministrazioni di riferimento e sta ponendo in essere tutte le azioni volte a superare per le rispettive competenze le criticità di cui ho dato conto.

      PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Di Maio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza, per dieci minuti.

      LUIGI DI MAIO. Presidente, io sono soddisfatto e ringrazio veramente il sottosegretario per l'onestà intellettuale con cui è venuto qui, in rappresentanza del suo Ministero e del Governo tutto, a dire: è vero, ci sono tagli alla sorveglianza, l'attività di sorveglianza è stata sospesa, le cooperative non iscritte all'associazione non saranno più sottoposte a controlli. Ringrazio il sottosegretario per l'onestà intellettuale – non è ironico – di avercelo spiegato in maniera così cristallina.
      Questo crea un problema politico enorme, perché abbiamo un Governo che ha il suo partito di maggioranza al centro degli scandali delle cooperative e che ha un Ministero, il Ministero dell'economia e delle finanze, che fa delle trattenute sul Fondo, che dovrebbe gestire il Ministero dello sviluppo economico, per sorvegliare le cooperative.
      Mi viene detto che il Governo si sta adoperando per risolvere questo problema, magari in una legge delega sulle PMI, che significa che prima il Parlamento deve approvare la legge delega, con la procedura parlamentare, poi deve arrivare a Palazzo Chigi, dove dovranno essere scritti i decreti delegati che dovranno essere sottoposti al parere delle Commissioni competenti di Camera e Senato.
      Noi stiamo parlando di cooperative che sono già al centro degli scandali di corruzione ogni giorno e qui mi viene risposto che sarà approvata una legge delega, sarà risolto il problema e, se tutto va bene, in sei mesi.
      Nel frattempo ci saranno in Italia, in un'altra regione, in un'altra città, è statisticamente sicuro, un altro Buzzi e un altro Carminati, che staranno facendo fuoco e fiamme con i soldi delle tasse dei cittadini.
      Allora, io sono soddisfatto di questa risposta, ma enormemente preoccupato per quello che si è fatto e che non si è fatto in questi mesi, in questi anni. E ci sono due possibilità che vengono in mente al cittadino quando ascolta un sottosegretario di Governo che dice che è vero che siamo nel bel mezzo – questo lo dico io – degli scandali sulle cooperative e il Ministero non ha i soldi per sorvegliarle.
      Ci sono due possibilità: è ritenere il Governo Renzi incompetente a tal punto da decidere di non investire soldi pubblici o i soldi che vengono dalle cooperative nella sorveglianza; l'altra, è dire che c’è una volontà politica, un dolo politico, di non mettere i soldi nella sorveglianza delle cooperative. L'incompetenza è stata l'alibi della classe politica in Italia negli ultimi 20 anni, per troppo tempo, perché dire che i politici sono incompetenti, significa dargli un alibi.
      Altra storia è dire che qui non c’è nessuna volontà politica, in questo Governo, di mettere soldi nella sorveglianza delle cooperative. Anzi, si preferisce metterli per farne nascere di nuove che, magari, se si iscrivono alla Legacoop hanno un ombrello di protezione, se non si iscrivono alla Legacoop, ancora meglio tanto il Ministero non le sorveglia.
      Allora, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina e dico una frase che riecheggia in questo Parlamento ormai da decenni. Io credo che sia proprio questa la possibilità più probabile: che questo Governo, con al suo interno esponenti del mondo delle cooperative, che sedevano al tavolo con esponenti di Mafia capitale, qualche mese fa, qualche anno fa, non ha nessuna intenzione di controllare questo mondo.
      Allora, voglio esprimere solidarietà ad un Ministero, il Ministero dello sviluppo economico, a cui vengono tolti soldi dal MEF per non sorvegliare le cooperative, Pag. 8ma voglio esprimere tutto il mio disdegno verso un Governo che, con il suo Ministero più importante, il Ministero dell'economia e delle finanze, decide di fare delle trattenute su soldi che servono per i controlli. E dove stanno andando questi soldi trattenuti, Presidente ? Non lo so, lo accerterò, vedremo come si stanno utilizzando i soldi che dovevano essere destinati al controllo e che sono stati trattenuti dal MEF.
      Magari servono a coprire qualche altra spesa assurda dei Ministeri romani, come il numero delle auto blu, che non è mai stato tagliato, o qualche megastipendio di qualche manager come Incalza, che poi viene arrestato, o forse qualche megastipendio di qualche megamanager di qualche grande società partecipata dallo Stato italiano, che ci fa fare solo figure barbine a livello internazionale, come ENI. Magari stiamo spendendo i soldi che servivano alla sorveglianza per questa roba inutile.
      Questa è la scelta di fronte a cui si è trovata la classe politica italiana per trent'anni: in occasione di ogni legge di stabilità e di ogni legge finanziaria dovevano scegliere se togliere i soldi dalle tasche dei cittadini per pagare quello che andava pagato o se togliere i soldi dalle loro tasche, privilegi e cose inutili. E per trent'anni si è sempre fatta la scelta più miserabile: togliere i soldi dalle tasche dei cittadini, togliere il diritto di andare in pensione ai pensionati, togliere il diritto di andare a scuola agli studenti, perché si sono tolti soldi pubblici alla scuola pubblica, facendo aumentare le spese per le famiglie. Questa è la storia dell'Italia, che è incarnata anche da questo Governo, il Governo Renzi.
      Allora, io, per concludere, mi permetto di dire soltanto una cosa. Di fronte a questa situazione, nonostante la lezione di cinque arresti nel partito del Presidente del Consiglio in relazione a Mafia capitale e non so quanti indagati, di fronte alla lezione della magistratura, che dimostra come Mafia capitale non è una questione del passato, ma coinvolge soggetti attualmente nel partito, di fronte a inchieste della magistratura che portano all'arresto di un candidato alle elezioni europee, messo in lista dal Presidente del Consiglio dei ministri, Ferrandino, sindaco di Ischia, già indagato, candidato alle elezioni europee e poi arrestato, di fronte a questa situazione, il Governo Renzi non ha imparato nessuna lezione, anzi continua a perseverare nella sua politica, che è quella di fare il forte con i deboli e il debole con i forti. Infatti, a un cittadino che non paga la cartella esattoriale di Equitalia – a quello sì – arrivano i controlli e viene perseguitato da Equitalia, mentre quando si tratta delle cooperative non abbiamo i soldi.
      Quante volte ho sentito dire in questo palazzo: «Non ci sono soldi» e poi scopri che, proprio in questo palazzo, spendevamo 32 milioni di euro all'anno per affitti d'oro, scopri che, proprio in questo palazzo si votano, a mezzanotte e venti di una sera d'inverno, 7 miliardi e mezzo di euro di trasferimenti alle banche. Quando non ci sono soldi ? O quando bisogna fare le cose giuste o quando bisogna aiutare persone in difficoltà che non contano niente. Quando, invece, i gruppi contano, quando questi imperi – come quello che ho citato prima, da 4 miliardi di euro di fatturato – contano qualcosa, allora abbiamo anche un gentilissimo sottosegretario che viene qui e ci viene a dire: «È vero, non ci sono soldi per la sorveglianza».
      Questa non è l'idea di Stato che vogliamo. Questa è un'idea di Stato in cui viene messa al centro non la persona, ma gli affari. La persona deve tornare al centro delle politiche pubbliche e controllare le cooperative significa evitare che, attraverso scandali di corruzione, le tasse dei cittadini finiscano, ancora una volta, nelle mani della mafia e dei politici corrotti, piuttosto che nei servizi pubblici. Se a Roma non funziona più niente lo dobbiamo anche al fatto che tanti cittadini pagano le tasse, ma politici corrotti, cooperative illegali e organizzazioni criminali si sono appropriati di quei soldi invece di permettere che quei soldi vadano in trasporti pubblici, gestione della nettezza urbana o altri servizi che oggi sono ridotti veramente in ginocchio. Grazie mille per la risposta.

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(Intendimenti circa la realizzazione della superstrada Vigevano-Malpensa – n. 2-00991)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mazziotti Di Celso n. 2-00991, concernente intendimenti circa la realizzazione della superstrada Vigevano-Malpensa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo all'onorevole Mazziotti Di Celso se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, sarò molto più rapido rispetto ai quindici minuti, anche perché questa opera ha già formato oggetto di un'interrogazione nel 2013.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 10,05)

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. La superstrada di accesso a Malpensa da Vigevano, dalla strada statale padana superiore a Magenta e poi la tangenziale ovest di Milano, con la variante di Abbiategrasso, è un progetto che era partito nel 2008.
      Dopo varie traversie, si era arrivati finalmente a un'assegnazione di fondi nel 2011. Successivamente, questi fondi sono stati revocati per mancata presentazione del progetto. Questo, con effetti molto negativi, perché l'intera area di Vigevano è sostanzialmente isolata e ha grandissime difficoltà viarie; manca, tra l'altro, un casello autostradale di accesso all'area industriale e c’è un ponte nuovo sul Ticino che è stato realizzato e che è un'opera importante, ma assolutamente inutile in assenza di collegamenti nuovi.
      Sono stati effettuati molti studi in loco, anche dall'università di Pavia, che dimostrano che i danni, proprio in termini economici, per l'area da questa situazione sono notevolmente gravi. Nel 2013 il Governo, su una mia interrogazione, aveva confermato che effettivamente il progetto era in quel momento sospeso per mancanza di risorse, ma che rientrava comunque tra le intenzioni del Governo medesimo quella di trovare una soluzione attraverso un progetto di stralcio della cosiddetta variante di Abbiategrasso per realizzare quantomeno una parte dell'opera. Da allora, si sono susseguite una serie di notizie di stampa di tutti i tipi, tra le quali che il presidente della regione Lombardia, Maroni, ha dichiarato che l'opera rientra tra le priorità della regione Lombardia. È anche stato reso noto che i fondi sarebbero stati trovati nell'ambito del contratto di programma che l'ANAS dovrebbe concludere per l'anno 2015.
      C’è stata recentemente la campagna elettorale a Vigevano, che credo sia in questo momento in fase di ballottaggio, nella quale si è sentito tutto e il contrario di tutto su quest'opera. Credo sia importante che si arrivi a un chiarimento per sapere se i fondi, che credo ammontino a circa 200 milioni di euro, necessari per l'opera siano stati reperiti; se l'opera è nel contratto di programma per il 2015 e se, quindi, esistono le possibilità effettivamente di arrivare finalmente alla realizzazione di un'opera che serve a porre fine a un isolamento stradale di un'area industriale molto importante per la Lombardia.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

      UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie Presidente, l'onorevole interpellante ha ripercorso esattamente l'iter procedurale, evidenziando la difficoltà di reperimento delle necessarie risorse finanziare per coprire il costo dell'intero intervento di collegamento stradale tra la città di Milano e l'aeroporto di Malpensa, pari a circa 435 milioni di euro. Considerata la strategicità di tale collegamento e tenuto conto dell'esiguità delle Pag. 10risorse disponibili, ANAS ha predisposto il progetto definitivo di un primo stralcio funzionale, da Magenta (strada statale 11) ad Abbiategrasso, compresa la variante di Abbiategrasso fino al fiume Ticino, che è stato trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e agli altri enti competenti sin dal mese di marzo scorso. Il costo di questo primo stralcio è di 220 milioni di euro. I finanziamenti totali attualmente disponibili ammontano a 102 milioni di euro, così ripartiti: 100 milioni di euro a valere sui fondi del cosiddetto «mutuo Malpensa», di cui alla legge n.  345 del 1997; 2 milioni di euro stanziati con il contratto di programma ANAS 2014; i restanti 118 milioni sono stati inseriti nella bozza del contratto di programma ANAS 2015.
      In conclusione, considerato che il primo stralcio funzionale costituisce il completamento dell'itinerario stradale tra l'aeroporto internazionale di Malpensa e la tangenziale ovest di Milano e che garantisce un significativo potenziamento della viabilità di connessione con l'aeroporto stesso, migliorando al contempo la rete stradale a sud-ovest del capoluogo lombardo, assicuro che sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti accelerare tutte le procedure approvative una volta definita la completa copertura finanziaria dello stralcio medesimo.

      PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, signor sottosegretario, sono soddisfatto della risposta che dà finalmente un quadro chiaro della situazione e, a questo punto, non posso far altro che auspicare che si arrivi rapidamente alla definizione del contratto di programma con l'assegnazione dei fondi ancora mancanti per la realizzazione dell'opera. Inoltre confido nella determinazione del Governo nel completare le procedure rapidamente per arrivare presto all'avvio del progetto e alla realizzazione dell'opera.

(Chiarimenti e iniziative relativi alla promozione di campagne informative rivolte agli studenti finalizzate alla diffusione di corretti stili alimentari, nel quadro di Expo 2015 – n. 2-00980)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Benedetti ed altri n. 2-00980, concernente chiarimenti e iniziative relativi alla promozione di campagne informative rivolte agli studenti finalizzate alla diffusione di corretti stili alimentari, nel quadro di Expo 2015 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo alla deputata Benedetti se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      SILVIA BENEDETTI. Grazie, Presidente. Sarò molto rapida perché i fatti parlano da soli. È accaduto che con lettera del 20 aprile 2015 l'assessore regionale all'istruzione, formazione e lavoro della regione Lombardia ha invitato i giovani studenti a visitare Expo proponendo agevolazioni per il trasporto e per il ristoro. In che cosa consistono queste agevolazioni ? Per il mese di maggio, in uno sconto da parte della catena Mc Donald's del 50 per cento sul menu per i ragazzi più grandi e di un gelato in omaggio per i più piccini che acquistano un menu «happy meal». Signor sottosegretario, noi riteniamo che quello che è accaduto in Lombardia sia un fatto molto grave, lo ripeto. Quindi un assessore regionale all'istruzione invia una circolare ai diversi istituti scolastici del territorio, invitando gli studenti in visita ad Expo e va bene. Però, nello stesso tempo, li invita ad usufruire per i pasti delle agevolazioni economiche concordate con Mc Donald's. Quindi Donald's. Lei di sicuro conosce le forti critiche su come è stata costruita Expo. Noi del MoVimento 5 Stelle non ne facciamo un mistero ma in questo momento voglio metterle da parte e, invece, avanzare un ragionamento che sia basato solamente sul buonsenso. Expo viene presentata formalmente come una grande Pag. 11occasione per sviluppare quel tema importantissimo che è «Nutrire il pianeta, energia per la vita» che è un tema non solo agricolo ma è un tema indubbiamente ambientale e soprattutto è un tema legato all'educazione in quanto educazione alimentare, quindi un tema che porta avanti l'importanza di promuovere un'alimentazione sostenibile, equa, sana, capace di rispettare l'ambiente, di valorizzare le peculiarità alimentari e le tradizioni dei cibi locali di cui in Italia siamo ricchissimi, i cibi biologici, la sapienza, il significato anche culturale della cucina. Quindi è un quadro a trecentosessanta gradi che abbraccia insieme cultura, ambiente e l'agricoltura, quindi la produzione. D'altra parte però solo partendo da questa impostazione si comprende il senso di portare le scolaresche a visitare Expo cioè partendo dall'idea che sia un'occasione pedagogica attorno al tema dell'alimentazione ancor più utile tra l'altro nelle fasi dell'infanzia, dell'adolescenza, per ragioni che non serve ricordare visto che comunque sono oramai acquisite da una parte della popolazione sempre più vasta. C’è sempre più consapevolezza dell'importanza delle scelte alimentari che vengono fatte. E, invece, nonostante questo ragionamento di buonsenso, in Lombardia accade questo fatto sconcertante: le scuole, per iniziativa di un singolo assessore, che dovrebbe essere l'assessore di tutti e non l'assessore di una catena di cibo per il pronto consumo, pubblicizza una precisa catena di ristorazione a scapito di altri e, come se non bastasse, pubblicizza esattamente quella che è il simbolo della peggiore alimentazione, del cibo mordi e fuggi, del colosso mondiale fast food, quindi indicano l'opposto di quanto viene indicato perfino dalle linee guida per l'educazione alimentare nella scuola italiana stilata dal Ministero ed è per questo che è sconcertante perché con una sola mossa sono state calpestate l'etica pubblica, la difesa dei produttori locali e del made in Italy, in questo momento in difficoltà per una crisi generalizzata ma anche per il fatto che in un contesto di concorrenza mondiale dobbiamo assolutamente difendere quelli che sono i nostri produttori perché producono cibo di qualità e chiaramente danno una mano al Paese appartenendo alle piccole e medie imprese.
      Educazione ad un'alimentazione sana, come ad esempio quella mediterranea, ricordo, patrimonio dell'Unesco, riconosciuta tra le più indicate in tutte le fasi della vita: è nostra dieta caratteristica. Quindi succede che le istituzioni pubbliche, in una persona, invece di battersi per introdurre la rieducazione alimentare ed ambientale delle scuole, reclamizzano Mc Donald's tra gli studenti.
      Io – ma non solo io, in realtà, perché poi io parlo, in questo momento, non solo a nome del MoVimento 5 Stelle, ma parlo per le centinaia di associazioni che si occupano di ambiente, di alimentazione e di scuola, e sono rimaste perplesse di fronte a questa azione – chiedo se il sottosegretario non ritenga utile promuovere – anche nel contesto di Expo nei prossimi mesi e in occasione della riapertura delle scuole a settembre, vista l'importanza pedagogica di questo evento – campagne informative rivolte agli studenti, finalizzate alla diffusione di corretti stili alimentari e di stili alimentari che valorizzino quello che è il nostro Made in Italy.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

      GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie Presidente. Innanzitutto, è opportuno precisare che, come riferito dall'ufficio scolastico regionale per la Lombardia, con nota del 28 maggio 2015, l'iniziativa dell'assessorato all'istruzione della regione, citata nell'interpellanza, è stata assunta direttamente e in piena autonomia nell'ambito delle prerogative dell'ente regionale.
      Il competente ufficio scolastico regionale ha, invece, comunicato a questo Ministero di aver promosso azioni e progetti finalizzati a favorire il processo di acquisizione Pag. 12e riappropriazione dei valori connessi alla cultura e alla tradizione alimentare del nostro Paese, stimolando le scuole lombarde ad attivare un'appropriata progettualità sui temi dell'Expo: tutto ciò in linea con la «Carta di Milano», come anche la stessa interpellanza ricordava e richiamava.
      Posto ciò, a testimonianza della valenza fondamentale che si riconosce all'educazione alimentare, si citano solo alcune delle iniziative intraprese da questo Ministero, al fine specifico di diffondere tra i giovani corretti stili di vita e un sano rapporto con il cibo.
      Le iniziative riguardano sia l'attuazione di alcune disposizioni previste dal decreto-legge n.  104 del 2013, recante «Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca», sia la programmazione delle scuole in vista di Expo 2015.
      Infatti, il citato decreto-legge promuove un'azione coordinata di questo Ministero con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministero della salute. In virtù di tali collaborazioni interministeriali, il MIUR da tempo partecipa attivamente al programma comunitario «Frutta nelle scuole», realizzato dal Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, e al programma «Guadagnare salute» del Ministero della salute.
      In virtù, sempre, del citato decreto-legge, sono state realizzate, precisamente, nell'ambito delle attività collegate al programma «Frutta nelle scuole», azioni di formazione rivolte agli insegnanti delle scuole primarie coinvolte nel programma stesso, al fine di fornire loro strumenti e conoscenze per promuovere negli alunni un adeguato consumo di frutta.
      Già il 22 settembre 2011, il MIUR ha pubblicato le «Linee guida per l'educazione alimentare nella scuola italiana». Il documento è frutto di un lavoro del Comitato tecnico-scientifico per l'attuazione del programma nazionale pluriennale «Scuola e cibo», che ha l'obiettivo di promuovere l'educazione alimentare, quale argomento trasversale e interdisciplinare. L'iniziativa, rivolta ad alunni, famiglie e docenti, vuole sollecitare l'adozione di corretti e salutari stili di vita attraverso i temi dell'educazione alimentare, dell'educazione al movimento e allo sport e dell'educazione allo sviluppo sostenibile.
      Con decreto del 6 ottobre 2014 è stato, poi, costituito il Comitato tecnico-scientifico per l'educazione scolastica alimentare, con compiti di consulenza tecnico-scientifica e coordinamento delle specifiche iniziative.
      È, altresì, in corso di avanzata realizzazione l'aggiornamento delle Linee guida per l'educazione alimentare, con particolare attenzione ai temi di Expo 2015, quali ad esempio gli aspetti relativi alla sostenibilità, agli sprechi alimentari, e l'applicazione «Cambio Stile» dedicata agli stili di vita corretti e salutari.
      Inoltre, in collaborazione con il Ministero della salute, il MIUR ha realizzato una prima indagine conoscitiva, i cui esiti saranno pubblicati dal Ministero della salute, in merito alla ristorazione scolastica, allo scopo di valutare l'applicazione delle specifiche «Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica», formulate anche allo scopo di facilitare, sin dall'infanzia, l'adozione di sani e corretti stili di vita.
      Inoltre, in data 2 aprile 2015 il MIUR e il Ministero della salute hanno sottoscritto il protocollo d'intesa «Per la tutela del diritto alla salute, allo studio e all'inclusione», finalizzato, anche, alla promozione di stili di vita sana.
      Per quanto riguarda, nello specifico, la partecipazione delle scuole ad Expo 2015, il MIUR favorisce la più ampia partecipazione degli istituti scolastici, di ogni ordine e grado. La visita a Expo costituisce, infatti, il punto di arrivo di esperienze didattiche che i giovani studenti italiani hanno vissuto e stanno vivendo nelle scuole di appartenenza.
      In particolare, nell'anno scolastico 2014/2015 sono stati promossi due bandi per gli istituti scolastici, il primo dei quali è «La scuola per Expo 2015». Attraverso questo concorso nazionale circa 1.500 scuole hanno sviluppato progetti utilizzando le tecnologie digitali sulle specifiche Pag. 13
tematiche dell'esposizione universale e proponendo le proprie idee su ricerca e valorizzazione delle tradizioni agroalimentari e innovazione della filiera agroalimentare dei territori di riferimento; educazione alimentare al consumo consapevole e sostenibile; educazione alla legalità nel settore agroalimentare; sviluppo di scienza e tecnologia per la sicurezza e la qualità alimentare, per l'agricoltura e la biodiversità; cooperazione internazionale per la lotta alla malnutrizione e alla fame nel mondo.
      «Together in Expo 2015» è il bando internazionale proposto dal Ministero per rendere protagonisti di Expo 2015 docenti e studenti di tutto il mondo. Motore del progetto è www. togetherinexpo2015. it, una piattaforma interattiva fruibile in italiano, inglese e francese.
      Inoltre, grazie all'accordo con Padiglione Italia, numerose rappresentanze di studenti di ogni ordine e grado, coinvolte nella realizzazione di ben 736 progetti, avranno l'opportunità di presentare i propri lavori negli spazi del padiglione; oltre 5.000 studenti aderiranno alle finali dei Campionati studenteschi a Torino e si recheranno a visitare Expo Milano 2015, partecipando alle attività del Villaggio Joy of moving; grazie al protocollo con Confindustria «Adotta una scuola per l'Expo 2015», le scuole potranno essere sostenute nell'organizzazione della visita.
      Infine, per rendere disponibili continui aggiornamenti e informazioni utili, il Ministero ha realizzato un apposito portale – www.lascuolaversoexpo.it – e una campagna informativa dal titolo «Io voglio andarci, e tu ?». Grazie.

      PRESIDENTE. La deputata Benedetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

      SILVIA BENEDETTI. Presidente, sono soddisfatta per quel che riguarda le parole. Se ascoltiamo le parole, chiaramente nessuno può dire di non essere d'accordo con le iniziative intraprese dal Ministero e, con il fatto di parlare di educazione alimentare nelle scuole, di educazione allo spreco, eccetera. Ma, citando un famoso film, le parole sono importanti, che sono importanti perché devono essere seguite da dai fatti.
      Il discorso è questo punto può stare bene il fatto di promuovere appunto un corretto stile di vita alimentare, ma nel momento in cui nella promozione di un corretto stile di vita alimentare finisce anche la promozione di uno stile che è quello di Mac Donald, probabilmente qualcosa non ha funzionato in queste belle parole che lei ha detto.
      Quindi, penso che probabilmente, quello che bisogna fare è molto di più, ovvero, al di là del fatto che Mac Donald e Coca Cola abbiano fatto la parte del Leone per quel che riguarda gli sponsor a expo, questo non giustifica il fatto che poi vengano inclusi in questi programmi di educazione alimentare, perché sono assolutamente un controsenso con le parole belle da lei pronunciate.
      Quindi, assolutamente soddisfatta sulle parole, assolutamente insoddisfatta sui fatti.

(Iniziative, anche ispettive, in ordine alla vicenda relativa al reintegro dell'ex direttore dei servizi generali e amministrativi dell'istituto comprensivo di Villorba e Povegliano (Treviso), condannato per peculato – n. 2-01004)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rubinato ed altri n.  n. 2-01004, concernente iniziative, anche ispettive, in ordine alla vicenda relativa al reintegro dell'ex direttore dei servizi generali e amministrativi dell'istituto comprensivo di Villorba e Povegliano (Treviso), condannato per peculato (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo alla deputata Rubinato se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, vorrei illustrarla, anche per i cittadini Pag. 14che ci ascoltano, in modo che intendano la formulazione dell'interpellanza rivolta al Governo.
      Nell'aprile 2014 veniva denunciato dal dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo di Villorba e Povegliano il direttore dei servizi generali ed amministrativi con l'accusa di peculato. Nel luglio 2014 l'ufficio scolastico regionale del Veneto procedeva con il suo licenziamento senza preavviso per aver sottratto, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2012, quasi 200 mila euro attraverso un sistema di supplenze fasulle, assegnate fittiziamente alla madre, distraendo le risorse su un conto personale in Svizzera. Egli aveva, infatti, tra le sue mansioni quella di liquidare, con i fondi del Ministero dell'istruzione, le supplenze e i progetti scolastici prima della direzione didattica che raggruppava le nove scuole tra infanzia e elementari del comune, poi dell'Istituto comprensivo costituito da dodici scuole a partire dal settembre 2012 con l'accorpamento delle medie. Scoperto un anno fa, grazie alla solerte vigilanza della nuova dirigente scolastica, era finito ai domiciliari accusato di peculato; aveva quindi patteggiato una condanna a due anni di reclusione – la pena gli era stata sospesa: la condanna è per peculato e accesso abusivo al sistema informatico – e restituito le somme sottratte alla scuola. L'amministrazione non si era costituita parte civile nel processo penale. Dapprima sospeso dal proprio incarico, come ho detto prima, e successivamente sanzionato con il licenziamento senza preavviso, costui tuttavia ha poi impugnato il licenziamento e il giudice del lavoro ha dichiarato da ultimo, proprio di recente, nullo il provvedimento, sembra – perché non si è riusciti ancora a leggere le motivazioni della sentenza – per motivi formali, senza entrare nel merito, attinenti al procedimento per il licenziamento, condannando l'amministrazione non solo al reintegro immediato nel luogo di lavoro, ma anche al risarcimento del danno, alla restituzione degli stipendi non percepiti e delle spese legali, perché la sentenza di primo grado non prevedeva l'interdizione dai pubblici uffici. La vicenda ha suscitato una comprensibile indignazione nella pubblica opinione, nei genitori, negli amministratori locali e anche in molti pubblici dipendenti, che mi hanno pregata espressamente di farmi carico di portare all'attenzione del Governo questa vicenda. Nessun intento persecutorio, dunque, da parte della sottoscritta nei confronti di questa persona e neppure il solito facile populismo contro i dipendenti statali. Io vorrei qui, proprio per rendere onore ai tanti dipendenti pubblici del Ministero dell'istruzione, che fanno il loro lavoro, ricordare e parlare con le stesse parole degli assistenti amministrativi dell'istituto Mazzotti di Treviso, che mi hanno chiesto espressamente, come rappresentante delle istituzioni, di aiutarli a continuare a lavorare a testa alta nella pubblica amministrazione, distinguendo tra chi fa il proprio dovere e chi invece infrange la legge. Così pure mi è arrivato l'appello accorato di un'altra assistente amministrativa della provincia di Treviso, che vorrei leggere in piccola parte: «Fatti come questo gettano nello sconforto tante persone che hanno dedicato una parte importante della loro vita a fare grande la scuola italiana e che spesso, troppo spesso, sono considerate dei fannulloni dall'opinione pubblica. Io non ci sto. Ancora una volta siamo i soliti statali che rubano e se la cavano sempre. Che cosa bisogna fare in Italia perché chi ruba, e in questo caso ha addirittura patteggiato la pena, paghi realmente per ciò che ha fatto ? Sono sempre stata orgogliosa del mio lavoro e del mio ruolo nella scuola, mi sono battuta con coraggio in prima persona contro i comportamenti disonesti, che nella mia carriera ho incontrato, perché vengo dalla terra, dalla cultura contadina, che mi ha trasmesso i valori del duro lavoro, e i fatti come quello accaduti a Villorba mi fanno sentire in imbarazzo, tanto da trovarmi a far finta di niente quando la gente intorno a me denigra tutti i pubblici dipendenti indistintamente. Vorrei anche ricordare che la dirigente scolastica, che ha saputo accorgersi che qualcosa non andava ed intervenire in modo molto puntuale, per consentire all'autorità giudiziaria di accertare Pag. 15il reato – la dirigente scolastica Emanuela Pol – ha ricevuto dall'amministrazione comunale il premio Aura Planta, proprio per aver perseguito la legalità all'interno dell'ambiente di lavoro, facendola diventare un esempio per l'intera comunità. Si comprende, quindi, come questa sentenza e i motivi che l'hanno determinata – e non ho dubbi che il magistrato abbia applicato la legge, però il punto è andare oltre la sentenza – mini la credibilità delle istituzioni e della pubblica amministrazione, tra l'altro in assoluta contraddizione con le finalità che il Governo ed il Parlamento stanno perseguendo, con l'approvazione delle riforme sulla pubblica amministrazione – la legge delega è in questo momento all'esame della I Commissione – con la riforma della “buona scuola”, con il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione.
      Senza parlare dei valori del merito e della legalità, che dovrebbero essere a fondamento dell'educazione impartita nelle scuole alle giovani generazioni. Pertanto, con questa interpellanza, si vuole sapere dal Governo se sia a conoscenza di tale vicenda, se abbia attivato un'ispezione per capire come sia potuto accadere che una persona che ha sottratto 200 mila euro alla scuola possa rientrare in servizio senza alcuna penalizzazione, se vi siano eventuali responsabilità nel determinare i presupposti che hanno portato all'annullamento del licenziamento e quali iniziative intenda assumere, sul piano di competenza amministrativo o anche intervenendo in sede giudiziaria, per porre rimedio a questa situazione.
      Infine, anche sul piano normativo, credo vadano assunte iniziative per assicurare l'esclusione dal beneficio del reintegro di chi è accertato avere commesso reati in danno della pubblica amministrazione comunque e in ogni caso, non soltanto quando la pena superi, come è previsto attualmente, i due anni e vi sia una condanna, appunto, a una pena superiore ai due anni.
      Credo che vada esteso il divieto di reintegro, in ogni caso, per tutti i reati contro la pubblica amministrazione commessi da chi è dipendente dello Stato, anche ai fini di deterrenza e anche in caso di condanna e di patteggiamento.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

      GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Come abbiamo appena ascoltato dall'onorevole Rubinato, l'interpellanza riguarda il caso di un direttore dei servizi generali e amministrativi di un istituto scolastico del Veneto che è stato reintegrato in servizio dal giudice del lavoro davanti al quale ha impugnato il provvedimento di licenziamento senza preavviso disposto nei suoi confronti dall'amministrazione in considerazione di fatti penalmente rilevanti posti in essere.
      In via preliminare, corre l'obbligo ricostruire in sintesi, sulla base delle informazioni acquisite dal competente USR con nota del 10 giugno, la vicenda segnalata, che è iniziata in virtù della denuncia, sporta nel 2014, dal dirigente scolastico dell'istituto, il quale riscontrava talune anomalie negli atti relativi ai pagamenti. Conseguentemente, la questura di Treviso svolgeva le opportune indagini, imponendo al dirigente l'obbligo del segreto istruttorio e, in data 29 aprile 2014, eseguiva il decreto del pubblico ministero di perquisizione personale e dei locali della scuola in uso al dirigente DSGA, in quanto persona indagata per reati di cui agli articoli 314 e 615-ter del codice penale.
      Da tale data, 29 aprile 2014, a seguito della prescritta comunicazione all'indagato delle garanzie di difesa, cessava l'obbligo del segreto istruttorio e, conseguentemente, il dirigente scolastico trasmetteva gli atti all'ufficio scolastico territorialmente competente. In data 9 maggio 2014 l'amministrazione disponeva la sospensione cautelare obbligatoria del DSGA dal servizio e il successivo 3 giugno 2014 avviava il procedimento disciplinare, che si Pag. 16concludeva il 10 luglio con l'irrogazione della sanzione del licenziamento senza preavviso, ai sensi dell'articolo 95, comma 8, lettera e), del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola.
      L'interessato, come ricordato anche dagli onorevoli interpellanti, impugnava il licenziamento dinanzi al giudice del lavoro e, nelle more della definizione della procedura, all'udienza del 18 dicembre 2014, patteggiava la pena di due anni di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Ciò anche in virtù del fatto che il soggetto provvedeva a versare sul conto corrente della scuola la somma di 197.952,05 euro a titolo di restituzione di quanto illegittimamente sottratto e accertato nell'ambito del procedimento penale.
      Fatta questa necessaria premessa, si precisa, in merito all'impugnazione del licenziamento, che l'Ufficio scolastico regionale per il Veneto si è tempestivamente costituito in giudizio in data 19 marzo 2015, chiedendo il rigetto di tutte le pretese del ricorrente e depositando la documentazione comprovante l'individuazione del termine a quo entro cui il procedimento disciplinare andava attivato a norma di legge.
      Essendo intervenuta il 26 maggio 2015 l'ordinanza del giudice del lavoro che ha accolto l'impugnativa, il suddetto ufficio sta ora predisponendo il ricorso in opposizione all'ordinanza medesima. Inoltre, l'USR intende porre in essere ogni ulteriore iniziativa utile a tutela dell'amministrazione. In conclusione, il Governo ha ben presente la questione, tant’è che, per evitare il verificarsi di episodi come questo, in cui il rispetto della forma procedimentale prevale sulla gravità dei fatti, ancorché conclamata, con il rischio di compromettere la credibilità delle istituzioni e della pubblica amministrazione, ha presentato il disegno di legge Atto Camera n.  3098, recante delega al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. La proposta mira non solo a promuovere la cultura del merito e della legalità, ma anche a riordinare la disciplina in materia di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, anche allo scopo di introdurre in materia di responsabilità dei pubblici dipendenti norme finalizzate a semplificare, accelerare e rendere concreto e certo, nei tempi di espletamento e di conclusione, il procedimento disciplinare.

      PRESIDENTE. La deputata Rubinato ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza, per dieci minuti.

      SIMONETTA RUBINATO. La ringrazio, Presidente. Mi dichiaro senz'altro soddisfatta, sia perché il Governo ha espressamente dichiarato che continuerà, nel caso specifico, in sede giudiziaria, a perseguire una situazione di rispetto della legalità, non solo formale ma anche sostanziale, e quindi continuerà a tutelare in sede giudiziaria gli interessi della pubblica amministrazione nei confronti dell'ex dipendente infedele, sia anche per le parole ferme che dicono che nella legge delega per la pubblica amministrazione, che è all'esame di questa Camera, saranno introdotte delle modifiche normative per far sì che motivi formali attinenti al procedimento disciplinare non possano più arrecare situazioni paradossali come queste. Vedremo poi nel merito come il provvedimento sarà approvato dalla Camera. Mi auguro anche che nelle disposizioni che il Parlamento darà delega al Governo di emanare sia anche previsto che, in ogni caso, chi ha commesso reati in danno alla pubblica amministrazione, accertati con sentenza passata in giudicato, anche di patteggiamento, consegua in ogni caso, a prescindere dalla condanna inferta, l'estinzione del rapporto di lavoro e di impiego, perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di dare merito a chi lavora con onestà e decoro nella pubblica amministrazione e di dare un segnale forte a tutti che in questo Paese i valori del merito e della legalità sono importanti e per primo lo Stato si mette al fianco di chi li pratica, anche soprattutto al servizio della scuola.

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(Chiarimenti in merito alla compatibilità con la normativa dell'Unione europea dell'attivazione, da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, di «corridoi doganali» per la movimentazione di container e intendimenti in ordine al ricorso a procedure alternative – n. 2-00977)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Oliaro e Mazziotti Di Celso n. 2-00977, concernente chiarimenti in merito alla compatibilità con la normativa dell'Unione europea dell'attivazione, da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, di «corridoi doganali» per la movimentazione di container e intendimenti in ordine al ricorso a procedure alternative (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
      Chiedo alla deputata Roberta Oliaro se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      ROBERTA OLIARO. Grazie, Presidente, cercherò di essere veloce. L'interpellanza che rappresento si riferisce ad un accordo tra Agenzia delle dogane, società Uirnet e autorità portuali di Genova e La Spezia che autorizza l'inoltro via camion della merce allo Stato estero sbarcata presso questi porti e destinata alla società Ikea. Tale procedura non prevede l'emissione dei documenti doganali di transito cosiddetti T1, previsti dal codice doganale comunitario, trasferendo la merce in regime sospensivo senza l'assolvimento dei dazi e dell'IVA. Questa iniziativa è stata definita «corridoi doganali» e successivamente «fast corridor su strada». L'articolo 91 del codice doganale comunitario, a cui faccio riferimento, prevede che la circolazione di merci non comunitarie debba avvenire in modo esclusivo in base al regime di transito comunitario esterno, con l'emissione di documenti doganali denominati T1 e delle relative garanzie. Inoltre, all'articolo 4 del Regolamento comunitario n.  2913/92 si elenca un numero definito e ben specificato di destinazioni doganali dalle quali non si può prescindere.
      Conseguentemente, risulta evidente come la procedura di «corridoio» sia in violazione di tale disposizione; infatti le citate disposizioni sono state integralmente riprese e confermate dagli articoli 5, 210 e 226 del nuovo «Codice doganale dell'Unione» (regolamento (UE) n.  952/2013) che entrerà definitivamente in vigore nel giugno del 2016. L'emissione del T1 ha lo scopo di tutelare e garantire l'assolvimento dei diritti erariali dello Stato italiano e di quelli dell'Unione europea, oltre al mezzo con il quale vengono inviati mediante un sistema informatico comunitario, denominato NCTS, i dati alla centrale dei rischi dell'Agenzia delle dogane. Poiché l'utilizzo dei «fast corridor», non prevede l'emissione di alcun documento doganale di transito, si corrono dei rischi di evasione erariale oltre che di abusi anche da parte di soggetti terzi che, approfittando di tale semplificazione, che non prevede l'emissione di alcun tipo di documento e di conseguenza di controllo, potrebbe all'insaputa dell'importatore, utilizzare detti corridoi per traffici illeciti.
      Questa iniziativa non essendo sostenuta da alcuna normativa comunitaria pone il nostro Paese in un elevato rischio di procedure di infrazione dell'Unione europea per violazione delle norme sanitarie, per violazione degli obblighi imposti dal Codice doganale comunitario, per violazione delle norme sulla concorrenza tra Paesi membri, assumendo l'Italia un'iniziativa che si pone al di fuori del quadro dispositivo comunitario favorendo alcuni operatori a discapito di altri.
      Come detto in precedenza con questa procedura si palesano rischi per l'assolvimento dei diritti erariali di confine non prevedendo adeguate garanzie. Inoltre, durante la tratta trasportistica in caso di controlli autostradali il trasportatore non sarebbe in grado di documentare la conformità del carico in quanto sprovvisto di documenti doganali, esponendolo quindi a sanzioni o a ipotesi di contrabbando.
      Alla luce di quanto evidenziato chiedo quindi se la procedura dei «fast corridori» su strada sia conforme alla normativa comunitaria, pur senza l'emissione del Pag. 18documento doganale di transito, e dunque non esponga lo Stato italiano a sanzioni di infrazione. Inoltre, chiedo: se sia stato valutato l'impatto economico, con oneri a carico dello Stato e dunque della comunità, per favorire solo alcune grandi multinazionali, con ciò recando ulteriore danno al tessuto economico nazionale composto da piccole e medie imprese; se è vero che questa iniziativa verrà estesa anche al trasferimento via treno di contenitori allo Stato estero da porti verso interporti, anche qui senza l'emissione di documento doganale e quindi in violazione delle norme comunitarie, in particolare dell'articolo 91; se lo spostamento dei controlli sulla merce, attualmente effettuati e concentrati nei porti, dove sono stati investiti ingenti risorse pubbliche per efficientare l'organizzazione delle verifiche, non costituisca un aumento dei costi a carico della collettività e dello Stato, dovendo delocalizzare questi controlli, comportando quindi nuovi investimenti in attrezzature, trasferte di personale specializzato della pubblica amministrazione, per garantire la copertura su fasce di territorio decisamente più vaste rispetto alle attuali, mantenendo invariato il livello di sicurezza dei controlli, la tutela della salute dei cittadini e gli interessi erariali dello Stato; quali iniziative verranno adottate nelle procedure di «fast corridor» per la gestione del processo di analisi dei rischi come previsto dalle normative nazionali ed europee, e se tali inadempimenti non possano elevare il rischio di reati e limitare quindi la sicurezza del cittadino; infine, quali iniziative si intendano intraprendere al fine di consentire la piena integrazione e operatività dello sportello unico doganale e delle procedure di sdoganamento in mare, peraltro già attive nei principali porti nazionali, che sono le uniche e vere attività di efficientamento del sistema logistico nazionale.

      PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Enrico Zanetti, ha facoltà di rispondere.

      ENRICO ZANETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. Con il documento di sindacato ispettivo in oggetto gli onorevoli interpellanti chiedono in primo luogo chiarimenti in ordine alla convenzione stipulata dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli con la società Uirnet SpA e con le autorità portuali di La Spezia e Genova.
      Con detta convenzione viene autorizzato l'inoltro diretto, via camion, dei container sbarcati presso detti porti e destinati alla società IKEA, senza di documenti doganali. Detta procedura sperimentale che l'Agenzia delle dogane ha denominato fast corridors su strada prevede l'inoltro dei container allo Stato estero senza assolvimento di IVA e dazio, prescindendo dall'emissione dei documenti doganali di transito denominati T1 previsti dal codice doganale comunitario.
      Gli interpellanti osservano che la procedura avviata contrasterebbe, tra l'altro, con l'articolo 91 del codice doganale comunitario, in base al quale la circolazione di merci non comunitarie deve avvenire in modo esclusivo, in base al regime di transito comunitario esterno con l'emissione del documento doganale denominato T1 e delle relative garanzie. Al riguardo, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha precisato quanto segue. Con riferimento alla compatibilità della procedura di fast corridors con la normativa comunitaria di riferimento che disciplina il regime del transito, deve precisarsi che l'articolo 97, paragrafo 2, lettera b) del codice doganale comunitario, dà facoltà agli Stati membri di istituire procedure semplificate applicabili in talune circostanze a vantaggio di merci non destinate a circolare sul territorio di un altro Stato membro. In particolare, la procedura in parola, applicabile ovviamente in via facoltativa e sperimentale nelle circostanze dettagliatamente descritte sul sito internet dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, oltre a semplificare le procedure di transito basate sull'emissione del documento T1, offre maggiori garanzie di sicurezza di tutela dell'erario comunitario e nazionale. Giova, infatti, rammentare che il regime di transito è un regime cosiddetto sospensivo ricorrendo al quale le merci estere sono Pag. 19spedite, senza assolvimento di IVA e dazio, al luogo ritenuto più conveniente dal proprietario delle stesse per l'effettuazione dello sdoganamento, dietro prestazione della garanzia che viene incamerata nel caso in cui l'operazione non si concluda regolarmente. Il controllo della regolarità dell'operazione è effettuato nella maggioranza dei casi su base documentale e richiede un notevole impiego di risorse. Le disposizioni comunitarie con il regime del transito prevedono altresì le procedure di ricerca da applicare nei casi, non infrequenti, in cui la merce non raggiunge il luogo di destinazione. Le semplificazioni introdotte con la procedura dei fast corridors consentono l'immediato inoltro delle merci al luogo ritenuto più conveniente dal proprietario per l'effettuazione dello sdoganamento, sostituendo al monitoraggio documentale il monitoraggio fisico delle merci, abbinato al dialogo telematico tra gli autori che intervengono nella catena logistica.
      Le aziende importatrici beneficiano così sia di una drastica riduzione dei tempi di sdoganamento, sia di una completa tracciabilità delle merci in arrivo, che consente loro di ottimizzare il ciclo aziendale. La tracciabilità delle merci lungo tutto il percorso produce, inoltre, sostanziali riduzioni dei costi di gestione collegati al controllo della regolarità dell'operazione in capo all'amministrazione doganale e agli altri organi di controllo. Si aggiunge che l'articolo 95 del codice doganale comunitario prevede altresì l'esonero dal prestare garanzia nel caso in cui la via e il mezzo di trasporto offrano, per loro natura, la possibilità di tracciare agevolmente le merci oggetto della spedizione. Sebbene la procedura dei fast corridors richiami una fattispecie di trasporto, nei fatti, assimilabile a quelle previste nel citato articolo 95 del codice, a maggior tutela dell'erario e nazionale le merci inoltrate nei fast corridors viaggiano coperte dalla garanzia accesa presso il magazzino di destinazione in quanto le medesime si considerano assunte nella temporanea custodia del predetto magazzino sin dal momento dello sbarco. La procedura in parola costituisce la prima applicazione in campo doganale del paradigma internet delle cose.
      Il controllo delle merci basato sull'emissione dei documenti di transito è sostituito dalla completa e continua tracciabilità delle stesse lungo tutto il tragitto del corridoio, accompagnata dallo scambio di informazioni elettroniche tra i diversi attori della catena logistica e la dogana realizzando così una vera e propria supply chain digitale. Anche grazie allo sforzo profuso nel progettare e sviluppare le innovazioni richiamate, è stata richiesta la partecipazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli ai progetti del programma TEN-T, denominati WIDERMOS4, ANNA5, B2MOS6, Port of Ravenna Fast Corridors, che prevedono anche l'attivazione di fast corridors, per giungere ad un trasporto al porto di origine e al luogo di destinazione finale delle merci, senza interruzioni od ostacoli di carattere amministrativo.
      In secondo luogo, viene richiesto «se risponda al vero che tale procedura sia destinata, su iniziativa dell'Agenzia delle dogane, ad estendersi anche al trasferimento via treno di containers allo Stato estero dai porti agli interporti, prescindendo anche in questo caso dall'emissione di documenti doganali, in potenziale contrasto con le norme comunitarie».
      A tal proposito, si fa presente che la procedura dei fast corridors è applicabile anche al trasferimento via treno di containers allo Stato estero dai porti agli interporti, nel caso in cui presso l'interporto sia ubicato un magazzino di temporanea custodia con le caratteristiche indicate nel procedurale per il Nodo logistico di destinazione.
      In base alle procedure in esame viene garantito ai soggetti (intermediari o proprietari delle merci), che curano la presentazione delle dichiarazioni di vincolo al regime doganale di esito (importazione o altro regime), il servizio che consente di disporre degli estremi delle partite introdotte nel magazzino di temporanea custodia del nodo logistico di destinazione necessari alla presentazione della dichiarazione telematica di importazione. Vale la Pag. 20pena di evidenziare che, qualora le merci siano trasferite con la procedura di transito, occorre attendere la corretta conclusione dell'operazione di transito, per poter procedere all'importazione. Con il ricorso ai fast corridors, invece, si attua la prima fase dello sdoganamento in treno con evidenti benefici in termini di rapidità, riduzione di adempimenti, di costi e di sicurezza dell'operazione.
      In relazione alla domanda «se sia stato adeguatamente valutato l'impatto economico tendente a favorire, con oneri a carico dello Stato e dunque della comunità, solo alcune grandi multinazionali, con ciò recando ulteriore danno al tessuto economico nazionale composto da piccole e medie imprese», va evidenziato che nel 2008, a seguito dell'accordo di collaborazione stipulato tra l'Agenzia delle dogane e il Joint Research Center della Commissione europea, finalizzato a individuare nuove tecnologie e nuovi processi per la tracciabilità e rintracciabilità delle merci, è stato avviato il progetto «Il Trovatore». Tale progetto è stato insignito del distintivo good practice nell'ambito del 4oEuropean eGovernment Awards 2009 e, nel 2010, dell'etichetta di best practice nell'ambito del Premio qualità delle pubbliche amministrazioni.
      Durante lo sviluppo de «Il Trovatore» sono state condotte le analisi d'impatto che hanno evidenziato come le nuove procedure, che digitalizzano e sburocratizzano gli attuali adempimenti, riducono costi e tempi del ciclo di import/export per gli operatori coinvolti, nonché i costi di gestione e di controllo in capo alle amministrazioni.
      È opportuno, inoltre, sottolineare che nell'ambito del tavolo tecnico permanente, istituito dall'Agenzia per la condivisione delle strategie, dei piani di sviluppo e dei piani operativi con la platea degli operatori, è stata data piena e completa informazione anche sui fast corridors sin dal 2008. Nel 2008 è stata introdotta, in via sperimentale, su Genova e successivamente a livello nazionale, una procedura per la movimentazione dei container su treno, tra le aree portuali ed i magazzini di temporanea custodia situati presso spazi esterni ai porti. È stata introdotta, sempre in via sperimentale, nel 2013 una procedura per il trasferimento dei container in luoghi autorizzati collegati all'area portuale da corridoi controllati. Tali procedure sono da tempo utilizzate da una platea variegata di operatori economici, comprese piccole e medie imprese, che utilizzano magazzini di terzi situati nelle aree retro-portuali o spazi esterni alla dogana per l'effettuazione dei relativi controlli. Sulla base dei risultati ottenuti sul campo e dall'esame degli indicatori di ritorno degli investimenti si è dato corso alla definizione e attuazione del modello nazionale di fast corridors. Si sottolinea che il fast corridor, attualmente in sperimentazione da parte di Ikea, è una procedura standardizzata, modulabile sulla base delle esigenze dell'azienda importatrice, senza discriminazioni derivanti dalle dimensioni aziendali dell'azienda stessa o dell'intermediario che cura le operazioni doganali. Essa si basa sulla scelta libera effettuata dall'operatore economico del luogo dove intende svolgere le formalità doganali, che si manifesta già al momento della stipula del contratto unico di trasporto che deve includere, come prerequisito per l'accesso alla procedura, la tratta coperta dal corridoio controllato.
      Viene, poi, lamentato dagli onorevoli interpellanti il pericolo che il sistematico spostamento dei controlli sulla merce estera dai porti in luoghi dell'interno, ossia presso aziende e/o interporti, possa costituire, alla luce della delocalizzazione dei controlli da parte del personale delle pubbliche amministrazioni, un aumento di costi a carico della collettività e dello Stato legato a nuove sedi di controllo, nuove attrezzature, spese di trasferta e di personale specializzato, che dovrà coprire fasce di territorio sensibilmente maggiori delle attuali e garantire la sicurezza e la tutela della salute dei cittadini, nonché degli interessi erariali dello Stato. In proposito si sottolinea che, in conformità con il cosiddetto «emendamento sicurezza» al codice doganale comunitario è comunque sempre garantita l'effettuazione dei controlli Pag. 21di safety e security presso i punti di ingresso nel territorio dell'Unione europea, trasferendo al sistema informatico di analisi dei rischi dell'Agenzia i dati collegati alle merci iscritte sugli e-manifest, da inoltrare nel corridoio controllato.
      Nessuna partita viene, quindi, esclusa dalla possibilità di essere sottoposta a controllo in base ai criteri di rischio comunitari ed a quelli previsti dalle norme nazionali e sono salvaguardati gli investimenti sostenuti in capitale umano, specializzato nell'effettuazione dei controlli, e nell'attrezzaggio delle aree portuali destinate ad accogliere le merci da controllare. Va precisato, altresì, che presso i magazzini di destinazione vengono svolti i medesimi controlli previsti nel caso in cui le merci giungano scortate da un documento di transito.
      Difatti, tra le condizioni richieste per il ricorso alla procedura fast corridor è compresa la seguente: «Nodo logistico di destinazione con presidi di altre amministrazioni per attuare i medesimi controlli previsti al punto di ingresso/sbarco. In alternativa, il gestore della missione garantisce, per le merci da inoltrare nel corridoio, che non siano richiesti controlli da altre amministrazioni o che essi siano stati espletati in porto».
      Si evidenzia, inoltre, come dall'attuazione dei fast corridors non derivino maggiori costi imputabili a spese di trasferta di personale doganale o di altre amministrazioni, in quanto presso i magazzini di destinazione interviene personale già in servizio presso gli uffici territoriali delle diverse amministrazioni, competenti su tali luoghi, ottenendo nel contempo una decongestione degli spazi portuali, condizione necessaria per attirare nuove correnti di traffico.
      In relazione alla richiesta concernente le iniziative da intraprendere al fine di consentire la piena operatività delle procedure di sdoganamento in mare e di sportello unico doganale, si fa presente che, con provvedimento del marzo 2015, l'Agenzia ha esteso a tutti gli uffici doganali le procedure di interoperabilità dello sportello unico doganale riguardanti i nulla osta emessi dal Ministero della salute. Per la completa operatività dello sportello unico doganale si attende l'adesione sia delle amministrazioni non ancora collegate sia di una più ampia platea degli operatori/intermediari. Sono, inoltre, in via di progressiva estensione a tutti i porti le procedure di sdoganamento in mare, già pienamente operative in 15 porti secondo un piano condiviso con il Comando generale delle capitanerie di porto.
      Infine, in merito all'estensione dell'orario degli uffici, almeno presso i principali porti ed aeroporti, giova segnalare che la recente disposizione contenuta nell'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n.  145, prevede che, con determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, siano individuati gli uffici doganali in cui viene assicurata l'operatività nell'arco delle ventiquattro ore giornaliere, compresi i giorni festivi, per l'espletamento dei controlli e delle formalità inerenti le merci che circolano in regimi diversi dal transito, a condizione che nell'ufficio doganale la consistenza del personale in servizio sia superiore a quella dell'anno precedente in misura tale da garantire la copertura dell'orario prolungato.

      PRESIDENTE. La deputata Oliaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

      ROBERTA OLIARO. Grazie, Presidente. Sono soddisfatta perché è una risposta molto dettagliata e puntuale, anche facendo riferimento ad articoli della normativa comunitaria relativamente al codice doganale. Però, gli articoli che sono stati citati dal sottosegretario Zanetti mi pongono qualche altra riflessione. Infatti, è vero che l'articolo 97 prevede procedure semplificate, ma queste procedure semplificate sono ben specificate dall'articolo 76 del codice doganale comunitario, che prevede che queste procedure semplificate si riferiscano solamente a tre categorie. E in queste tre categorie non rientra l'utilizzo dei fast corridors.
      Inoltre, è anche vero che nell'ambito dell'articolo 97 possono essere autorizzate Pag. 22eccezioni, ma queste eccezioni devono essere stabilite dal comitato con criteri ben precisi e autorizzate e comunicate dalla Commissione. Non mi risulta che l'applicazione e l'attuazione dei fast corridors sia stata coordinata insieme al comitato e, quindi, valutata nei criteri e tanto meno sia stata autorizzata dalla Commissione.
      Poi, viene fatto riferimento anche al discorso che comunque la conclusione dell'operazione prevede controlli con un investimento di risorse. Ma io vorrei ricordare che dall'anno 2000 l'Unione europea, proprio per il transito comunitario delle merci, ha reso obbligatorio l'utilizzo di un sistema informatico, che si chiama NCTS, la cui realizzazione ha visto l'impiego di ingenti capitali e risorse, sia da parte degli Stati membri che da parte dell'Unione europea. L'utilizzo di questo sistema informatico consente la tracciabilità delle merci su tutto il territorio comunitario e l'accesso ai sistemi di analisi dei rischi a cui tutti le merci sono soggette preventivamente prima dell'immissione sul territorio comunitario; consente, inoltre, l'assolvimento dei diritti erariali dello Stato italiano e comunitario attraverso apposite garanzie.
      L'entrata in vigore di questo sistema informatico ha consentito di abbattere moltissimo i tempi di sdoganamento o comunque di introduzione ed immissione delle merci dello Stato estero sul territorio comunitario.
      Tant’è vero che il tempo stimato che intercorre tra l'emissione del documento doganale T1, l'analisi dei rischi che stabilisce se la merce dichiarata può essere introdotta sul territorio comunitario o deve essere soggetta a verifiche e a controlli e la risposta all'operatore doganale risulta essere solo di qualche secondo.
      A questo proposito, vorrei leggere una dichiarazione che è stata fatta dalla Germania e dall'Austria proprio in merito ad eventuali iniziative che fossero sostitutive all'utilizzo del sistema informatico NCTS. La dichiarazione dice: «Per rendere possibile un'efficace vigilanza sull'ampio numero di movimenti di merci atteso, al fine di proteggere gli interessi finanziari comunitari e degli Stati membri, occorrerebbe istituire un regime IT ridondante in aggiunta all'NCTS, il sistema elettronico sviluppato appositamente per il regime di transito, il che non è accettabile in considerazione delle significative risorse umane e finanziarie investite dalla comunità e dagli Stati membri per l'NCTS. Inoltre, tale disposizione ostacolerebbe la vigilanza di misure commerciali, nonché divieti e restrizioni, ad esempio, gli embarghi». A questo proposito, la Germania e l'Austria dichiarano che non aderiranno mai a nessuna iniziativa che esulerà dall'utilizzo dell'NCTS e che, qualora si verificasse un caso del genere, non aderiranno mai ad intrattenere rapporti commerciali con gli Stati applicanti sistemi informatici diversi. Faccio riferimento, per esempio, al sistema informatico UIRNet.
      Un'altra cosa che mi sorge spontanea nella lettura di quanto affermato dal Governo è relativa alle garanzie. Non è vero che i fast corridors possono essere esonerati dall'emissione delle garanzie perché il codice doganale comunitario, all'articolo 95, prevede che le garanzie possano essere esonerate solamente nei casi di tragitti aerei, trasporti di merci su Reno e vie renane, trasporti a mezzo conduttore, le operazioni effettuate dalle aziende ferroviarie degli Stati membri autorizzate dall'Unione europea e i trasporti di merci per vie navigabili diverse da quelle di cui alla lettera b). Ecco, non mi pare che i corridoi stradali facciano parte di questi casi che vengono citati dall'articolo 95 che esonerano dall'emissione della garanzia. Quindi, insomma, qualche perplessità continuo ad averla.
      Per quanto riguarda la sicurezza, credo che questo sistema sia molto vulnerabile. Faccio due esempi molto veloci. Nei fast corridors su strada, per tracciare la merce, che viene comunque inserita all'interno del territorio comunitario dallo Stato estero, senza documento doganale e, quindi, senza un'analisi dei rischi preventiva, viene applicato un macchinario che si chiama Obu. Questo macchinario non viene applicato sul contenitore, ma viene applicato sulla motrice. Ovviamente, per Pag. 23avere la tracciabilità sono stati definiti degli standard di alert, come la durata del percorso e la tracciabilità del tratto stradale che il camion dovrà effettuare. Chiaramente, durante un trasporto si possono verificare tantissimi eventi e, quindi, al verificarsi di ogni evento scatta un allarme. Ovviamente, questo allarme deve essere gestito da qualcuno. È vero che può essere collegato ad un sistema informatico, ma ci dovrà ben essere una persona che, comunque, verificata l'allerta che è scattata, dovrà mettere in piedi una serie di azioni che dovranno in qualche modo verificare e controllare e soprattutto tutelare la collettività dall'ingresso di questa merce. Pertanto, questo genera ovviamente dei costi e avrà sicuramente dei tempi limitati. Infatti, io non credo che ci sia un personale addetto che possa seguire il percorso del camion ventiquattro ore su ventiquattro. Quindi, da questo punto di vista sono un pochettino perplessa sul fatto che non sia vulnerabile e che ci sia tutta questa sicurezza.
      La stessa cosa vale per i corridoi ferroviari: in questo caso, secondo me, la vulnerabilità è ancora più forte perché noi sappiamo che, in un trasporto ferroviario, i momenti di sosta, di interruzione del trasporto sono moltissimi perché comunque ci sono delle fermate presso le stazioni, ci sono delle fermate presso dei raccordi e tutte queste soste sono prive di vigilanza e di sorveglianza. Quindi in questi casi, poiché i sigilli doganali sono facilmente clonabili, chiunque potrebbe spaccare il sigillo, aprire il contenitore, prelevare delle partite o inserirne altre e mettere un sigillo clonato. Porto un esempio: durante le ultime partite che ci sono state quando ha vinto il Barcellona, la coppa è stata incisa molto velocemente con il nome della squadra di calcio che ha vinto la coppa e, quindi, la stessa cosa può accadere per un sigillo doganale. Quindi, anche qui vedo una grossa vulnerabilità. Oltre al fatto che viene citato l'emendamento sicurezza ma, come ho detto prima, con l'emissione del documento doganale di transito (T1) automaticamente si accede ad una centrale dei rischi...

      PRESIDENTE. La prego di concludere. Ha ancora un minuto.

      ROBERTA OLIARO. Concludo, Presidente. Si accede ad una centrale rischi. L'emendamento sicurezza è un controllo accessorio. Quindi, se non scatta il controllo dalla centrale dei rischi, non scatta neanche l'emendamento sicurezza e quest'ultimo, che prevede solamente controlli per le droghe e per i traffici di droga e di armi, copre un 10 per cento di tutte le merci che arrivano sul territorio comunitario. Avrei moltissime altre cose da dire ma purtroppo il tempo è poco. Vorrei solamente puntare l'attenzione su un aspetto.
      Parlo della neutralità che deve avere lo Stato nell'avallare determinate iniziative perché queste iniziative, secondo me, violano la neutralità dello Stato poiché favoriscono determinate imprese – in questo caso si favorisce un'impresa multinazionale – a discapito di altre imprese, che è evidente che non avranno la possibilità di accedere a questo tipo di iniziative. Quindi, mi riservo ovviamente di valutare più attentamente la risposta che mi è stata fornita che comunque è ricca di elementi importanti...

      PRESIDENTE. Concluda.

      ROBERTA OLIARO.... ma le mie perplessità non vengono del tutto sollevate e risolte.

(Orientamenti del Governo, in sede europea, in ordine alla tracciabilità obbligatoria dei minerali provenienti da aree di conflitto armato – n. 2-01005)

      PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Quartapelle Procopio ed altri n. 2-01005, concernente orientamenti del Governo, in sede europea, in ordine alla tracciabilità obbligatoria dei minerali provenienti da aree di conflitto armato (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 24
      Chiedo alla deputata se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. La questione della maledizione delle risorse è un paradosso per chi lavora per lo sviluppo dei Paesi più poveri. Per questa maledizione sostanzialmente sono proprio i Paesi più ricchi di risorse che crescono di meno e che sono più tormentati dai conflitti. Nell'opinione pubblica è probabilmente molto vivida l'immagine dei minerali insanguinati cioè di quelle guerre in alcune parti della Africa, in particolare in Africa occidentale ma non solo, che sono state combattute per il controllo delle miniere di diamanti e grazie al finanziamento derivante dalla vendita e dal contrabbando di questi. Proprio per contrastare la maledizione delle risorse, la Commissione europea ha presentato, nel marzo 2014, una proposta di regolamento intesa ad istituire un sistema volontario di due diligence rivolta ad importatori e produttori a monte di stagno, tantalio, tungsteno e oro, con l'obiettivo di recidere i legami tra il commercio, l'estrazione di minerali e i conflitti armati. La proposta di regolamento ha come obiettivo di creare una catena di approvvigionamento responsabile di minerali provenienti da zone di conflitto ad alto rischio. Ciò si basa sull'idea che le aziende lungo tutta la catena di approvvigionamento dalla miniera o dal sito di estrazione sino al consumatore finale attuino processi che li aiutino ad individuare, attenuare e denunciare pubblicamente i rischi nelle proprie catene di approvvigionamento.
      I minerali di questa proposta di regolamento sono particolarmente utilizzati in tanti prodotti di consumo in Europa: nei settori dell'industria automobilistica, elettronica, aerospaziale, dell'imballaggio, delle costruzioni, dell'illuminazione, dei macchinari industriali, così come nella gioielleria.
      La proposta della Commissione era per una volontarietà della tracciabilità, mentre il Parlamento europeo, il 19 maggio, ha approvato un emendamento che precisa la obbligatorietà della tracciabilità. Quindi, gli Stati membri oggi devono esprimere una propria posizione, in base al meccanismo di co-decisione.
      Chiediamo, quindi, quale sarà la posizione del Governo italiano su questo delicato tema.

      PRESIDENTE. Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Lapo Pistelli, ha facoltà di rispondere.

      LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente, ringrazio l'onorevole Quartapelle per avere posto un tema che è alla nostra attenzione ed è, come emergeva chiaramente dalle sue parole, di grande delicatezza.
      Risponderò in parte sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico, che al momento ha la competenza primaria in materia, e nella consapevolezza – come già ricordava l'onorevole Quartapelle – che sono comunque in corso altri opportuni approfondimenti a livello governativo su questo complesso e sensibile tema della tracciabilità dei minerali provenienti da aree di conflitto. Io ho un conflitto col microfono, come è evidente, ma cercherò di vincerlo...

      PRESIDENTE. Se vuole, può cambiare postazione.

      LAPO PISTELLI, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Adesso ce l'ho fatta, l'ho piegato.
      Il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria il 20 maggio, ha votato a favore di un testo legislativo su questa proposta comportando un inasprimento rispetto sia alla proposta originaria della Commissione europea, che è tuttora in discussione in sede di Consiglio, sia alla possibile soluzione di compromesso che è stata votata, poi, dalla Commissione commercio estero del Parlamento europeo.Pag. 25
      La sensibilità che è fortemente espressa nel Governo dal Ministero dello sviluppo economico sostiene la necessità di contemperare dei meccanismi che possano, per un verso, assicurare l'interruzione del circolo vizioso alimentato dalle risorse estratte illegalmente, però, ovviamente, con i diritti e le ragioni non soltanto del mondo produttivo, ma anche di quello del lavoro, sia a livello europeo che, in particolare, italiano.
      Con la previsione dell'estensione dell'obbligatorietà della tracciabilità a tutta la filiera produttiva, unita però – aggiungo – alla indeterminatezza dell'ambito geografico di applicazione, il Regolamento, in questo momento, ad avviso del Governo, rischia di essere difficilmente applicabile dagli operatori del settore, soprattutto da quelli di piccola e media dimensione: in sostanza, come le associazioni di categoria ci hanno manifestato, corre il rischio di penalizzarli, senza avere la certezza di raggiungere in maniera efficace il giusto obiettivo che ci si prefigge nelle zone di conflitto.
      Per questa ragione, non soltanto in Italia, l'industria europea, in tutte le sedi comunitarie competenti, ha avversato l'idea dell'introduzione di un regolamento obbligatorio per tutta la filiera, ripeto, con aree geografiche indistinte, e che riguardino dal più piccolo commerciante al primo importatore o alla raffineria.
      Noi abbiamo cercato, durante il semestre di Presidenza italiana, di sostenere la necessità di dare, innanzitutto, agli operatori delle linee guida chiave delle indicazioni geografiche e di prodotto: questo è stato un po’ l'argomento che abbiamo utilizzato, prima di pretendere un comportamento conforme alle norme.
      Devo dire che in questa fase di dialogo e trialogo, è tuttora in corso un'analisi, insieme agli altri Dicasteri, circa gli aspetti economici, giuridici e commerciali della proposta della Commissione in Consiglio, e anche – devo dire – una valutazione un po’ più puntuale della incidenza sostanziale di questa iniziativa legislativa sull'economia europea e nazionale ed in particolare sulle piccole e medie imprese.
      È un tema complesso, mi permetto di aggiungere un'ultima considerazione. Anche alla luce del fatto che, proprio ieri sera, si è insediato per la prima volta il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, che costituisce, ai sensi della legge n.  125 del 2014, l'organo più elevato di governance politica dell'intera materia.
      Per fare questa considerazione, il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, ovviamente, ha una serie di funzioni che la legge gli attribuisce – l'adozione del documento triennale di indirizzo, che abbiamo fatto ieri, l'analisi delle risorse alla vigilia della legge di stabilità – ma è anche il tipico luogo nel quale andrebbero regolate eventuali, ad alto livello, vicende di coerenza delle politiche.
      Questo è un caso abbastanza classico di coerenza delle politiche, poi se ne potrà obiettare o valutare l'importanza, perché chiaramente le ragioni, che legittimamente l'industria e il mondo produttivo pongono rispetto alla necessità di non aggravare il carico delle piccole e medie imprese, introducendo norme che siano comprensibili, praticabili, quindi abbiano un orizzonte di riferimento, diciamo, logicamente comprensibile, e che possano essere anche geograficamente localizzate con specifico riferimento ai prodotti, sono un'esigenza vera; dall'altra parte, dobbiamo evitare di incorrere, invece, in una valutazione tutta in bianco e nero, che ci porta ad ascoltare soltanto le ragioni del mondo produttivo, per evitare di ritrovarci, magari troppo tardivamente, in quella condizione che l'onorevole interpellante evocava all'inizio del suo intervento, che ha avuto anche delle manifestazioni clamorose negli ultimi anni. Io voglio ricordare il processo Kimberley rispetto al tema dei diamanti, ma voglio ricordare una cosa che, pochi giorni fa a Milano, proprio un altissimo esponente della FAO, in presenza di Amartya Sen, ricordava per un noto e importante Paese africano, che, essendo uno dei principali produttori di oro, vede quella partita a livello del bilancio dello Stato essere una partita in perdita, nel senso che l'estrazione Pag. 26di oro è affidata a compagnie straniere, che sono sussidiate dal Governo – non citerò quale – e che non producono alcuna revenue per il Paese. Ciò quindi a testimonianza di quanto questa materia sia politicamente delicatissima e complessa e richiede, dunque, non soltanto di ascoltare le ragioni dei produttori, degli estrattori o utilizzatori di materie, ma anche le ragioni di una più generale coerenza delle politiche di sviluppo.

      PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

      LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, ringrazio molto il Viceministro, che ha dato una risposta comprensiva anche di considerazioni che vanno al di là della domanda strettamente posta. Io credo che, in primo luogo, si possano individuare, così come fatto dal Parlamento europeo, delle risorse europee per aiutare l'adeguamento delle imprese a un nuovo tipo di tracciabilità. Al tempo stesso, infatti, l'interpellanza è stata rivolta direttamente al Ministero degli affari esteri e della cooperazione e non al Ministero dello sviluppo economico, proprio per il tema della coerenza delle politiche. Si tratta di un tema a cavallo tra il nostro impegno qualificante in politica estera in tema di sviluppo e l'impegno, invece, che abbiamo dal punto di vista commerciale. Quindi, sono molto soddisfatta delle parole spese dal Viceministro. In particolare, probabilmente, si possono identificare, nel prosieguo del dialogo con il Governo all'interno del processo di codecisione, due punti: uno è quello del trovare delle risorse europee per aiutare le nostre piccole e medie imprese, che sono più vulnerabili di altre a cambiamenti onerosi della normativa sulla tracciabilità come quello previsto; dall'altro lato, forse effettivamente un'indicazione geografica più specifica sui Paesi a cui noi ci stiamo riferendo può effettivamente aiutare, tenendo in considerazione che, con riferimento a tanti di questi Paesi, noi abbiamo visto come esistono Paesi che producono le risorse e Paesi confinanti che non hanno miniere presenti sul loro territorio eppure esportano le risorse, quindi tenendo in considerazione anche la dimensione regionale dei conflitti, che spesso l'estrazione dei minerali ha preso in considerazione. La normativa americana, infatti, in questo momento è molto più puntuale della prevista normativa europea, ma dà delle indicazioni geografiche che, invece, favoriscono il commercio illegale tra confini dei Paesi.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

      PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 11 giugno, il presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Francesco Paolo Sisto, ha comunicato che la Commissione non ha concluso l'esame in sede referente della proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione (DOC. XXII, n.  38), il cui esame era previsto in Aula a partire da lunedì 15 giugno con la formula «ove concluso dalla Commissione», e ha conseguentemente richiesto che l'avvio della relativa discussione sia rinviato ad altra data. Il provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Lunedì 15 giugno 2015, alle 14:

      1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
          Conversione in legge del decreto-legge 5 maggio 2015, n.  51, recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori Pag. 27agricoli in crisi, di sostegno alle imprese agricole colpite da eventi di carattere eccezionale e di razionalizzazione delle strutture ministeriali (C. 3104-A).
      — Relatore: Sani.

      2. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
          BOSSA ed altri; CAMPANA ed altri; MARZANO ed altri; SARRO; ANTIMO CESARO ed altri; ROSSOMANDO e VALERIA VALENTE; BRAMBILLA; SANTERINI ed altri: Disposizioni in materia di accesso del figlio adottato alle informazioni sulle proprie origini e sulla propria identità (C. 784-1343-1874-1901-1983-1989-2321-2351-A).
      — Relatore: Berretta.

      3. – Discussione sulle linee generali della Relazione, ai sensi dell'articolo 37 della legge 30 luglio 2002, n.  189, sulle azioni adottate per la gestione dei flussi migratori e sull'impiego di lavoratori immigrati in Italia, nel periodo ottobre 2013-aprile 2015, approvata dal Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione (Doc. XVI-bis, n.  3).

      4. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Grillo ed altri n. 1-00767 e Miotto ed altri n. 1-00899 concernenti iniziative di competenza in merito al personale del Servizio sanitario nazionale, al fine di assicurare i livelli essenziali di assistenza.

      5. – Discussione sulle linee generali della mozione Dambruoso, Cicchitto e Mazziotti Di Celso n. 1-00771 in materia di interventi per la prevenzione e il contrasto della minaccia terroristica di matrice jihadista.

      La seduta termina alle 11,25.