XVII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 30 ottobre 2015.
Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Centemero, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Gianni Farina, Fauttilli, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galati, Garofani, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Gozi, La Russa, Lorenzin, Losacco, Lotti, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Sorial, Tabacci, Tancredi, Tidei, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti.
Annunzio di proposte di legge.
In data 28 ottobre 2015 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa del deputato:
LAURICELLA: «Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati» (3385).
In data 29 ottobre 2015 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
TURCO ed altri: «Modifica all'articolo 189 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'omissione di soccorso» (3387);
VARGIU ed altri: «Modifiche alla legge 4 luglio 2005, n. 123, concernenti la diagnosi precoce della celiachia e l'erogazione gratuita di prodotti dietoterapeutici senza glutine» (3388);
SCOPELLITI: «Modifiche al codice civile e al codice di procedura penale, concernenti la sospensione e la decadenza dall'esercizio della responsabilità genitoriale nei riguardi di soggetti appartenenti ad associazioni per delinquere» (3389);
MONGIELLO ed altri: «Modifiche alla legge 24 aprile 1998, n. 128, e alla legge 8 aprile 2010, n. 61, per garantire la parità tra i sessi nei consigli di amministrazione dei consorzi di tutela delle denominazioni di origine protetta, delle indicazioni geografiche protette e delle attestazioni di specificità» (3390);
CARLONI ed altri: «Disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di volontà per i trattamenti sanitari» (3391).
Saranno stampate e distribuite.
Annunzio di un disegno di legge.
In data 30 ottobre 2015 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa e dell'interno:
«Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2015, n. 174, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (3393).
Sarà stampato e distribuito.
Annunzio di una proposta di legge d'iniziativa popolare.
In data 29 ottobre 2015 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge:
PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE: «Disposizioni per il contrasto alle false cooperative» (3392).
Sarà stampata, previo accertamento della regolarità delle firme dei presentatori, ai sensi della legge 25 maggio 1970, n. 352, e distribuita.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge GIANCARLO GIORDANO ed altri: «Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura» (1504) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Pannarale.
La proposta di legge CARFAGNA ed altri: «Disciplina dell'unione omoaffettiva» (2974) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Biancofiore.
La proposta di legge FIANO ed altri: «Introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista» (3343) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Pagani.
La proposta di legge CRIMÌ ed altri: «Disposizioni in materia di vaccinazioni obbligatorie» (3370) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Fabbri.
Trasmissioni dal Senato.
In data 29 ottobre 2015 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
S. 2070. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 settembre 2015, n. 153, recante misure urgenti per la finanza pubblica» (approvato dal Senato) (3386).
Sarà stampato e distribuito.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE FUCCI: «Modifica all'articolo 2 della Costituzione, concernente il principio dell'inviolabilità del diritto alla vita» (256) Parere delle Commissioni II e XII;
TURCO ed altri: «Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali» (3326) Parere delle Commissioni V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
II Commissione (Giustizia):
MARCO DI MAIO ed altri: «Modifica all'articolo 4 della legge 20 giugno 1952, n. 645, al fine di vietare la produzione, la distribuzione, la diffusione e la vendita di beni mobili raffiguranti immagini o simboli del disciolto partito fascista» (3295) Parere delle Commissioni I e X.
VII Commissione (Cultura):
LODOLINI ed altri: «Disposizioni per garantire il funzionamento del Museo tattile statale “Omero”» (3352) Parere delle Commissioni I, V, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Trasmissione dal Presidente del Senato.
Il Presidente del Senato, con lettere in data 27 ottobre 2015, ha comunicato che sono state approvate, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni:
risoluzione della 14a Commissione (Politiche dell'Unione europea) sulla relazione della Commissione – Relazione sui progressi compiuti nell'attuazione dell'orientamento comune sulle agenzie decentrate dell'Unione europea (COM(2015) 179 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 99), che è trasmessa alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 1a Commissione (Affari costituzionali) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo di ricollocazione di crisi e modifica il regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (COM(2015) 450 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 100), che è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 1a Commissione (Affari costituzionali) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un elenco comune dell'Unione europea di paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale, e che modifica la direttiva 2013/32/UE (COM(2015) 452 final) (Atto Senato Doc. XVIII, n. 101), che è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, con lettera in data 29 ottobre 2015, ha inviato – ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 7 gennaio 2014, n. 1, – la relazione territoriale sulla Liguria.
Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXIII, n. 8).
Trasmissioni dal Ministro dell'economia e delle finanze.
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 ottobre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 143, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2014 dalla SIMEST Spa, quale gestore dei Fondi per il sostegno finanziario all'esportazione e all'internazionalizzazione del sistema produttivo italiano (Doc. XXXV-bis, n.3)
Questa relazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 27 ottobre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 13, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta dai Garanti del contribuente nell'anno 2014 (Doc. LII, n. 3).
Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).
Trasmissione dal Ministro della salute.
Il Ministro della salute, con lettera in data 27 ottobre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16 della legge 22 maggio 1978, n. 194, la relazione – per la parte di sua competenza – sullo stato di attuazione della medesima legge n. 194 del 1978, concernente norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza, contenente i dati preliminari dell'anno 2014 e i dati definitivi dell'anno 2013 (Doc. XXXVII, n. 3).
Questa relazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).
Trasmissione dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 29 ottobre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 20 della legge 21 dicembre 1978, n. 845, la relazione sullo stato e sulle previsioni delle attività di formazione professionale, relativa all'anno 2014, allegata allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l'anno 2016.
Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 28 ottobre 2015, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione (COM(2015) 510 final), corredata dai relativi allegati (da COM(2015) 510 final – Annex 1 a COM(2015) 510 final – Annex 9), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);
Comunicazione della Commissione al Consiglio conformemente all'articolo 395 della direttiva 2006/112/CE del Consiglio (COM(2015) 538 final) che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze).
Comunicazione di nomine ministeriali.
Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettere in data 20 ottobre 2015, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, i decreti ministeriali concernenti la nomina:
dei professori Maurizio Biasini e Fabio Zwirner a componenti del consiglio direttivo dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN);
della professoressa Luisa Cifarelli a presidente e del professor Giovanni Batignani a componente del consiglio di amministrazione del Museo storico della fisica e centro studi e ricerche «Enrico Fermi»;
della professoressa Maria Cristina Pedicchio a presidente e dei professori Giorgio Cassiani e Silvestro Greco a componenti del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (OGS);
del professor Nicolò D'Amico a presidente e dei professori Eugenio Coccia e Marco Tavani a componenti del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di astrofisica (INAF);
del professor Mauro Magnani e della professoressa Serena Fonda a componenti del consiglio di amministrazione della Stazione geologica «Anton Dohrn»;
dei professori Claudio Faccenna e Giancarlo Neri a componenti del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV);
del professor Giorgio Patrizio a presidente e dei professori Pierangelo Marcati e Gioconda Moscariello a componenti del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di alta matematica «Francesco Severi» (INDAM);
del professor Michele Cometa a componente del consiglio di amministrazione dell'Istituto italiano di studi germanici;
del professor Michele Morgante a componente del consiglio di amministrazione del Consorzio per l'area scientifica e tecnologica di ricerca di Trieste.
Questi decreti sono trasmessi alla VII Commissione (Cultura).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
INTERPELLANZE URGENTI
Iniziative, anche normative, per promuovere interventi organici volti alla tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro – 2-01138
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
nei primi 8 mesi del 2015 le morti sul lavoro hanno avuto un preoccupante aumento, secondo quanto dichiarato dall'Anmil, l'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, in occasione della 65esima giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro che si è svolta l'11 ottobre 2015: nel 2015 il numero di morti sul posto del lavoro è aumentato del 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014, con 752 vittime al 31 agosto 2015, a fronte delle 652 rilevate al 31 agosto del 2014, per un totale di ben 100 morti in più;
questo aumento rappresenta una preoccupante inversione di tendenza nell'andamento del fenomeno, come non si verificava dal 2006, e la conferma che gli incidenti sul lavoro restano un'emergenza nazionale, come sottolineato anche dalla Cgil;
la Lombardia risulta essere la regione più colpita dal fenomeno delle morti bianche, e il Nord-Est è la macro area dove il rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa è più alto con un indice del 32,7 per cento contro una media nazionale del 21,1 per cento; seguono il Sud (31,1 per cento), le Isole (23 per cento), il Nord-Ovest (16,2 per cento) e il Centro (15,4 per cento); in media, nel Nord-Est si rilevano 90 morti al mese, dato in crescita rispetto allo stesso periodo del 2014;
secondo l'Anmil «il Testo Unico infortuni, che regola i risarcimenti e le rendite Inail, risalente al 1965, nonostante le modifiche intervenute nel tempo, risulta essere anacronistico, inadeguato e iniquo»;
secondo quanto riportato dall'Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro «i morti per infortuni sui luoghi di lavoro da noi registrati non sono mai stati così tanti da quando il 1o gennaio 2008 è stato aperto l'Osservatorio»;
secondo Mauro Rossato, presidente dell'Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, i numeri delle morti bianche «narrano una morte quotidiana con una media di oltre 90 vittime al mese. Incomprensibile come ancora non vengano consegnate risposte concrete a questa che è una piaga sociale «conclamata», dove le morti, molto spesso, non sono dovute ad una tragica fatalità, ma sono piuttosto la conseguenza più tremenda e visibile della scarsa diffusione della cultura della sicurezza»;
in una lettera-appello dell'agosto 2015 indirizzata ai più alti livelli istituzionali, Marco Bazzoni, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, da anni in prima linea per promuovere la sicurezza sul lavoro, sottolinea che «con il jobs act, le semplificazioni per la sicurezza, il demansionamento e la videosorveglianza e i controlli a distanza andrà anche peggio, perché i lavoratori adesso sono ancora più ricattabili»;
risale addirittura al 3 dicembre del 2013, ma risulta ancora senza risposta, l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02784 con la quale il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo aveva già sollevato il problema delle cosiddette «morti bianche», sottolineando come esse «rappresentino nel nostro Paese una vera e propria strage che è ancora gravemente sottovalutata: dal 2008 al 2013 in Italia più di settemila lavoratori hanno perso la vita mentre svolgevano semplicemente il loro lavoro, lasciando settemila famiglie italiane senza quella che spesso è l'unica risorsa economica per il nucleo familiare»;
un Paese che si definisce civile non può permettersi di avere ogni anno oltre 1300 morti sul lavoro, definiti di recente dal professor Umberto Veronesi «gli eroi di oggi», e chiamare ipocritamente tali decessi «morti bianche» o «tragiche fatalità» quando è ben noto che la morte di un lavoratore non è quasi mai dovuta al caso, ma semmai al fatto che nelle aziende troppo spesso non si rispettino a sufficienza le norme per la sicurezza sul lavoro;
in tutti questi anni poco o nulla sembra essere stato fatto per aumentare i controlli per la sicurezza sul lavoro –:
se i Ministri interpellanti siano al corrente della preoccupante inversione di tendenza nell'andamento del fenomeno delle morti bianche in significativo aumento nei primi 8 mesi del 2015, come illustrato in premessa;
quali azioni il Governo intenda intraprendere per frenare questo grave trend negativo e promuovere una maggiore sicurezza sul posto di lavoro facendo in modo che le norme per la sicurezza sul posto di lavoro vengano rispettate dai datori di lavoro a tutela della vita dei lavoratori;
se non ritenga necessario adottare delle opportune iniziative normative al fine di aggiornare il «testo unico infortuni», che regola i risarcimenti e le rendite Inail, risalente al 1965, al fine di renderlo più attuale, adeguato alle reali esigenze dei lavoratori e giusto;
se sia stato attuato, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, un monitoraggio dell'attuazione delle disposizioni in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro a partire dai comparti lavorativi più a rischio, coordinando tutte le risorse umane disponibili (ispettorati del lavoro delle asl, dell'Inps, dell'Inail e altri) e, in tal caso, quali siano i risultati e le criticità rilevate;
in che modo intendano attivarsi per promuovere un intervento organico, coerente e non occasionale a livello di legislazione nazionale in materia di sicurezza sul lavoro, in nome delle migliaia di vittime del lavoro, ma soprattutto a tutela della salute dei lavoratori.
(2-01138) «Sorial, Cominardi, D'Incà».
Iniziative per garantire al settore delle energie rinnovabili l'erogazione degli incentivi su base mensile – 2-01121
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
il settore delle energie rinnovabili per impianti di potenza superiore al megawatt ed entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2012 gode di incentivi sotto forma di «certificati verdi» fino alla data del 31 dicembre 2015;
dal 1o gennaio 2016, in base alle norme dettate dal Ministero dello sviluppo economico con decreto 6 luglio 2012, avverrà la conversione del diritto ai certificati verdi in incentivi calcolati sulla produzione netta di energia prodotta;
a tutt'oggi non risultano pubblicate le norme che stabiliscono le tempistiche di erogazione dei predetti incentivi e, anzi, notizie recenti paventano la possibilità di un riconoscimento degli incentivi dopo 6 mesi dalla loro maturazione trimestrale;
il settore è da tempo in crisi anche a causa di interventi legislativi che hanno minato le basi finanziare (ad esempio, il sistema obbligatorio del reverse charge per l'iva dal 1o gennaio 2015); un eventuale fallimento del comparto causerebbe impatti negativi sul lato occupazionale per migliaia di persone che vi operano in maniera diretta e indiretta, oltre alla perdita degli ingenti investimenti effettuati dagli operatori;
in assenza di un quadro di certezza e celerità nell'erogazione degli incentivi, gran parte delle aziende saranno sottoposte ad uno stress finanziario insostenibile tale da portarle alla chiusura degli stabilimenti;
a poche settimane dall'entrata in vigore del nuovo sistema, è estremamente urgente che gli operatori conoscano le modalità applicative, al fine di prevedere quanto necessario nella predisposizione del budget di esercizio –:
se il Governo non ritenga opportuno e necessario assumere iniziative per prevedere l'erogazione degli incentivi su base mensile, come finora avvenuto per il rilascio dei certificati verdi, al fine di risolvere il problema della liquidità e non creare impatti negativi sui cicli monetari delle imprese del settore.
(2-01121) «Pagani, Montroni, Mognato, Peluffo, Ghizzoni, Mura, Palma, Mariani, Giampaolo Galli, Lodolini, Lauricella, Oliverio, Sgambato, Marchi, Gianni Farina, Stumpo, Gribaudo, Folino, Gandolfi, Braga, Manzi, Rostellato, Miccoli, Giuditta Pini, Carlo Galli, Pierdomenico Martino, Fabbri, Paris, Marchetti, Piazzoni, Pilozzi, Gasparini, Guerra, Raciti, Sbrollini, Lacquaniti, Richetti, Gadda, Benamati, Baruffi, Arlotti, Gnecchi, Patrizia Maestri, Albanella, Lattuca, Fragomeli, Patriarca».
Interventi a favore del settore della microelettronica, con particolare riferimento alla redazione del documento strategico per le relative politiche industriali – 2-01132
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
a partire dal 2013 sono stati convocati quattro tavoli tecnici presso il Ministero dello sviluppo economico, per discutere circa le problematiche del settore della microelettronica (settore che ha visto negli ultimi anni uno spostamento del fulcro della produzione e dei consumi mondiali di elettronica sull'asse del Pacifico, a discapito del mercato europeo) e già dal primo incontro risultava evidente come, da un lato, il mercato della microelettronica in Italia risultasse marginale rispetto al resto dell'Europa a causa del valore di tale settore (il cui valore ammonta circa ad 1 miliardo di euro rispetto ai 38 miliardi di euro di quello europeo e i 230 miliardi di euro di quello globale) e, dall'altro, come nel territorio italiano vi fossero realtà industriali che competevano ad alto livello sul mercato mondiale (STM primo in Europa e settimo nel mondo e Micron, con 3.000 addetti);
nei tre successivi tavoli svoltisi nel 2014, a poca distanza tra loro, le organizzazioni sindacali, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, le regioni interessate (Abruzzo, Campania, Sicilia e Lombardia), l'Anie, l'associazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche e il Viceministro dello sviluppo economico, hanno convenuto sulla necessità di un piano strategico per lo sviluppo del settore microelettronico in Italia, al fine di rilanciare la competitività sul mercato globale delle imprese presenti sul territorio nel settore dei componenti elettronici;
lo strumento proposto per realizzare tali obiettivi è stato individuato in un documento, la cui prima bozza doveva essere definita entro il 2014, che contenesse le strategie e definisse gli strumenti per avviare concretamente le attività legate a questi tavoli;
nonostante l'impegno dimostrato dal Governo nell'ultimo tavolo tenutosi nel settembre 2014, dove appunto veniva annunciato entro pochi mesi la redazione del documento strategico nel settore della microelettronica finalizzato al rilancio dello stessa, non si hanno ancora notizia circa lo stato di avanzamento dello stesso;
il quadro sul settore della microelettronica risulta, inoltre, oggi ancora più complicato alla luce:
a) dell'annuncio, contenuto nel Documento di economia e finanze presentato nell'aprile del 2015 dal Governo, nella parte dedicata alle «privatizzazioni», circa il completamento in corso della preparazione della cessione della partecipazione detenuta in STM, da operarsi nei confronti di un soggetto pubblico, individuato nel Fondo strategico italiano;
b) del mercato mondiale che vede concorrenti sempre più forti nel settore della microelettronica;
sul primo punto, già le organizzazioni sindacali, nell'ultimo tavolo organizzato, avevano espresso preoccupazione nei confronti di tale cessione evidenziando, infatti, come fosse necessaria la conferma del controllo pubblico paritetico tra Italia e Francia del gruppo STMicroelectronics (che vede oggi la Francia pronta a rilanciare il settore a spese dei siti italiani), specialmente in un momento in cui la situazione dell'azienda è caratterizzata da una contrazione del fatturato, da una consistente perdita in alcuni settori e da un'importante perdita di quote di mercato, con il risultato di essere scesa – nel ranking mondiale – all'undicesimo posto;
sul versante del mercato mondiale, la microelettronica sta inoltre subendo la forte competizione di aziende dell'estremo oriente e statunitensi che ormai si accingono ad essere i Paesi leader nel settore: basti pensare alla Corea del Sud, dove è nata la Samsung, o al Giappone, dove si investe nella ricerca e sviluppo una cifra pari ad oltre il 3 per cento del prodotto interno lordo, o agli Usa e (per tornare in Europa) alla Germania che ne investono oltre il 2 per cento;
in confronto ai Paesi sopra riportati, l'Italia risulta il fanalino di coda dei Paesi dell'Ocse con una spesa di poco superiore all'1 per cento –:
se il Ministro interpellato ritenga necessario un intervento imminente sul settore della microelettronica, anche in vista del programma Horizon 2020 che potrebbe vedere l'Italia beneficiare di finanziamenti europei nel settore, e a che punto si trovi la redazione del documento strategico per il rilancio della microelettronica come promesso nel tavolo tecnico del 2014.
(2-01132) «Currò, Parrini, Pelillo, Petrini, Patriarca, Piccione, Dallai, Senaldi, Berretta, Greco, Ginoble, Iacono, Ginato, Falcone, Impegno, Tentori, Moretto, Albanella, Burtone, Rampi, Quartapelle Procopio, Ribaudo, Sanga, Manfredi, Crimì, D'Arienzo, Fanucci, Realacci, Scuvera, Sbrollini, Vecchio, Rizzetto, Pastorelli, Gullo, Pagano».
Intendimenti del Governo circa un eventuale ritiro del contingente italiano dall'Afghanistan entro il mese di ottobre 2015 o, comunque, entro la fine dell'anno – 2-01137
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:
in Afghanistan sono entrate in azione anche milizie che fanno riferimento allo Stato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi e il ritiro delle forze internazionali doveva avvenire entro fine 2015, ma la debolezza del Governo di Kabul e dell'esercito regolare è tale da rimettere in discussione la scelta americana;
il Presidente degli Stati Uniti ha chiesto ai partner occidentali impegnati in Afghanistan, tra i quali l'Italia, di prolungare la loro presenza fino al 2017;
la missione in Afghanistan prevede l'impiego di 727 uomini della Resolute Support Mission, la precedente missione Nato che subentra alla precedente Isaf e che è volta a favorire la transizione e l'integrazione regionale del Paese e, connessa alla prima, vi è la Eupol, diretta al monitoraggio e all'addestramento per la ricostruzione delle forze di polizia locale;
il Governo ha dichiarato di star vagliando l'ipotesi di lasciare gli italiani in Afghanistan per un altro anno, la Spagna ha ritirato il contingente di Herat prevedendo che i militari spagnoli siano soltanto 20, impegnati presso il quartier generale di Kabul;
i 570 spagnoli rientrati in Spagna erano incaricati della «force protection», cioè della difesa della base e dell'annesso aeroporto da eventuali attacchi, in modo da consentire agli italiani (727) di condurre le attività di addestramento e di «mentoring» delle forze afghane in sicurezza;
il contingente spagnolo è costituito anche dal personale dell'Ejército del Aire che garantisce le operazioni dell'aeroporto e che gestisce l'ospedale Role 2E della base, nonché un'unità logistica di supporto;
con il ritiro degli spagnoli, agli italiani non resta che procedere nelle operazioni senza aiuti ed infatti, dal 15 ottobre 2015, il 5 reggimento di fanteria della brigata Aosta, che ha recentemente sostituito la brigata Julia, ha assunto la responsabilità della vigilanza e della sicurezza della base di Camp Arena;
con la maggior parte del personale del contingente italiano adesso dedicato al ruolo di «force protection», si è assistito alla trasformazione della missione che, da finalità esclusivamente di addestramento e «mentoring» delle forze afghane, dunque «non combat», si è trasformata in una sorta di «difesa del bastione»;
sembra chiaro agli interpellanti che lo scopo è quello di affiancare gli americani in una missione che dovrà difendere alcune città chiave dell'Afghanistan per evitare che la sconfitta della coalizione a guida americana venga «certificata» prima che si tengano le elezioni presidenziali statunitensi del novembre 2016, lasciando credere all'opinione pubblica italiana che si tratta ancora di una missione di addestramento;
se si fosse voluto garantire lo stesso livello di funzionalità della base e, soprattutto, la sicurezza degli stessi militari italiani, sarebbe stato necessario incrementare il contingente inviando tanto personale in più quanto ne ritirano gli spagnoli, ma ciò avrebbe comportato un enorme incremento dei fondi da assegnare a quella che è, ancora oggi, la missione più costosa condotta dalle Forze armate italiane, dal momento che nel Consiglio dei Ministri del 12 ottobre 2015 è stata autorizzata, dal 1o ottobre 2015 al 31 dicembre 2015, la spesa di 58.617.770 euro per la partecipazione di personale militare alla missione della Nato in Afghanistan, denominata Resolute Support Mission (RSM), e per la proroga della partecipazione alla missione Eupol Afghanistan;
per continuare a impegnare l'Italia in quella che appare agli interpellanti una fallimentare avventura, dal momento che chi doveva fare la cosiddetta «Force Protection» si è ritirato prima di dell'Italia, il Governo dovrebbe almeno garantire la sicurezza ai soldati, assumendosi la responsabilità di aumentare il contingente a Herat fino ad almeno 900 militari, soglia ritenuta minima per consentire al contingente di essere in grado di difendersi autonomamente e per evitare di piangere nuovi morti;
i talebani stanno riconquistando numerosi distretti in Afghanistan e si stanno pericolosamente avvicinando anche a Herat e hanno già annunciato di volersi concentrare nel colpire proprio le basi della coalizione;
l'avanzata talebana verso Herat segue due direttrici: a sud stanno combattendo per la conquista di Shindand (provincia di Herat), già sede della base avanzata italiana «La Marmora», dopo aver già catturato la base di Baia Baluk (sempre a sud, nella provincia di Farah) che le forze italiane avevano ceduto a quelle afghane; a est di Herat, le milizie talebane stanno combattendo per Tulak (provincia di Ghor), dopo aver conquistato il 18 ottobre 2015 il distretto di Gormach (provincia di Baghdis), il 30 settembre il distretto di Khald Safed (Farah) a maggio il distretto di Jawand (provincia di Baghdis). Le province di Herat, Bagdis, Ghor e Farah rientrano tutte nell'aree di competenza del Train Advise Assist Command West a comando italiano;
sarebbe gravissimo trovarsi di fronte a una nuova strage e, nell'eventuale ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan, il Governo italiano dovrebbe garantire una difesa adeguata del contingente rientrante, magari chiedendo un intervento di supporto della Nato –:
quale sia l'utilità per il nostro Paese di una presenza militare in Afghanistan e se non convenga il ritiro del contingente italiano dall'Afghanistan entro ottobre 2015 o, comunque, entro la fine del 2015, a fronte di un mancato incremento dello stesso che consenta ai nostri uomini di operare in sicurezza.
(2-01137) «Artini, Segoni, Baldassarre, Barbanti, Bechis, Mucci, Prodani, Rizzetto, Turco, Pisicchio».
Iniziative di competenza per il pieno e regolare adeguamento degli impianti di depurazione e trattamento delle acque reflue al fine di preservare gli ecosistemi ed i litorali settentrionali della Campania – 2-01113
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
in Campania, ed in particolare nell'area a nord della regione, presso la quale insistono circa 80 comuni, sono operativi cinque depuratori (siti a Marcianise, Villa Literno, Orta di Atella, Cuma e Acerra) delle acque reflue provenienti dai comuni del casertano, del napoletano, ma anche di alcune zone del beneventano e dell'avellinese;
insistono sull'area regionale in questione, servita dai predetti impianti, anche l'area Flegrea e quella del litorale Domitio, tutte zone ad altissima vocazione turistico-balneare e che, nei decenni addietro, anche a causa di una pessima gestione degli impianti di depurazione, sono state di fatto deturpate ed abbandonate nel più totale degrado e sottosviluppo;
l'inquinamento del litorale Domitio e dell'area Flegrea, cagionato dal cattivo funzionamento del complesso sistema fognario dei Regi Lagni ed in parte minoritaria dal Volturno, era ed è tuttora al centro delle indagini della magistratura;
proprio il pessimo collegamento interfunzionale tra la rete fognaria dei Regi Lagni e quello dei cinque depuratori dell'area nord campana ha provocato, negli anni, contaminazioni di carattere straordinario ed un inquinamento in mare, nei campi e nel sottosuolo di acque reflue e fanghi di entità incalcolabile;
tali impianti, realizzati negli anni Settanta a seguito di un'epidemia di colera, fino a qualche tempo fa, erano gestiti da un'Ati diretta dalla società Hydrogest;
successivamente, a fronte di un'inchiesta della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere tesa ad accertare le summenzionate cause e responsabilità dell'inquinamento del litorale Domitio e dell'area Flegrea, l'amministrazione dei predetti impianti è stata di fatto commissariata, a fronte di riscontrati gravissimi illeciti commessi durante la loro gestione;
la procura della Repubblica, a seguito di approfonditi esami peritali, ha avuto modo di accertare che il funzionamento di tali impianti fosse talmente inadeguato, da comportare addirittura un peggioramento delle condizioni del refluo dalla fase di entrata rispetto a quella di uscita dagli impianti;
tali criticità sono state determinate negli anni da gravi negligenze della Hydrogest, società incaricata della gestione degli impianti per quindici anni per un costo complessivo di mille milioni di euro, ed al tempo stesso da profonde divergenze con gli enti preposti al controllo e alla salvaguardia degli impianti, ovvero principalmente la regione ed in minima parte le province e i comuni;
ad oggi sono ancora in corso di espletamento le gare di appalto per l'aggiudicazione della gestione degli impianti e il loro adeguamento, con particolare riferimento alla necessità di ultimare il collettamento di tutti i comuni dell'area nord della Campania, molti dei quali non sono ancora connessi alla rete fognaria;
moltissimi sono ancora in comuni che si trovano in condizioni precarie per quanto concerne il trattamento delle acque reflue, condizioni che in molti casi sfociano nell'illecito penale ed amministrativo ed hanno scatenato l'apertura di numerose inchieste da parte della procura della Repubblica;
basti pensare, al riguardo, che un comune di grandi dimensioni come Torre del Greco, con oltre 100 mila abitanti, sversi direttamente in mare le proprie acque reflue;
l'interesse collettivo preminente e che coinvolge oltre tre milioni di cittadini residenti in Campania appare del tutto evidente ed è strettamente connesso e correlato alla necessità che i processi di gestione, adeguamento e rifunzionalizzazione degli impianti, oltre che il collettamento dei comuni non ancora connessi alla rete fognaria, venga ultimato in tempi ragionevolmente brevi, specie in considerazione del fatto che il permanere di una condizione differente non potrà fare altro che aggravare la già difficilissima condizione dei litorali Flegreo e Domitio, oltre che l'intera area dei Regi Lagni –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti e delle vicende di cui in premessa e quali celeri ed oramai improcrastinabili iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché sia garantito il pieno e regolare adeguamento degli impianti di depurazione e trattamento delle acque reflue di cui in premessa e tanto al fine di preservare gli ecosistemi ed i litorali settentrionali della Campania, ed in particolar modo quello Flegreo e quello Domitio.
(2-01113) «Bratti, Rostan, Cinzia Maria Fontana, Salvatore Piccolo, Manfredi, Palma, Sgambato, Capozzolo».
Chiarimenti ed iniziative in merito alla gestione commissariale degli interventi per il contrasto del dissesto idrogeologico nelle singole regioni – 2-01131
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
l'articolo 2, comma 240, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, norma a la definizione di accordi di programma;
il programma Fas 2007-2013 disponeva di risorse per la mitigazione del dissesto idrogeologico; il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare disponeva, per altra parte, di risorse per la mitigazione del dissesto idrogeologico;
nel corso dell'anno 2010 sono stati sottoscritti accordi di programma tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni italiane (un accordo per ogni regione); nel corso degli anni 2010 e 2011, con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, sono stati nominati i commissari straordinari delegati all'attuazione degli interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del dissesto idrogeologico nelle regioni italiane (un commissario per ogni regione), con durata triennale prorogabile;
per lungo tempo dalle nomine dei commissari (come detto, avvenute mediamente tra ottobre 2010 e marzo 2011), questi ultimi hanno dovuto svolgere da soli e con propri mezzi strumentali l'incarico loro affidato. Infatti, solo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, datato 20 luglio 2011, si consentiva ai commissari l'utilizzo di una struttura di supporto all'attività (cosa necessaria per l'espletamento delle numerose attività richieste con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina, impossibili da esercitare singolarmente), i cui costi ricadevano entro 1'1,5 per cento dei fondi destinati al dissesto. Norma mai abrogata, né revocata con il decreto-legge n. 91 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2014. A seguito del predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, i commissari hanno strutturato i loro uffici con personale (con obbligo di utilizzare i parametri di reclutamento consentiti alle pubbliche amministrazioni, così da poter concretamente esercitare i mandati ascritti);
gli incarichi commissariali avevano validità fino alla data del 31 dicembre 2014, avendo il decreto-legge n. 136 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 6 del 2014, prorogato le attività al fine di consentire l'ultimazione dei cantieri. Infatti, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 aprile 2011, implicitamente modificava i termini di scadenza dei mandati commissariali rideterminandone la durata in coincidenza con l'espletamento di tutte le opere oggetto degli accordi di programma. L'articolo 2 di quest'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recita al riguardo: «L'incarico cessa automaticamente alla conclusione dell'intervento, ovvero, qualora ai sensi dell'articolo 20, ultimo periodo del decreto-legge 29 novembre 2009 n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 gennaio 2009, n. 2, sopravvengono circostanze che impediscano la realizzazione totale o parziale dell'intervento». L'articolo 6 del decreto-legge 10 dicembre 2013 n. 136 aveva previsto che possono essere nominati commissari anche i presidenti o gli assessori all'ambiente delle regioni interessate. Il testo dello stesso articolo è stato profondamente modificato dalla legge di conversione del 6 febbraio 2014, n. 6, per rispondere alle indicazioni della legge di stabilità per il 2014. Si è al riguardo disposta un'articolata disciplina circa il termine del mandato dei commissari ancora in carica e la loro automatica sostituzione da parte dei presidenti delle regioni a decorrere dal 1o gennaio 2015. La legge di conversione ha, infatti, dettato un limite improrogabile di durata dell'incarico dei commissari straordinari, che non poteva perdurare oltre 5 anni dall'entrata in vigore del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2010, a prescindere dall'effettiva ultimazione degli interventi loro affidati. I mandati dei commissari straordinari in carica avevano pertanto scadenza il 30 dicembre 2014 e dovevano essere incaricati, ex lege, dell'espletamento degli interventi non ancora ultimati i presidenti delle regioni. A tal fine, l'articolo 6 del decreto-legge n. 136 del 2013, come convertito, ha previsto che venisse aggiunto il comma 1-bis all'articolo 17 del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, secondo cui «A decorrere da 1o gennaio 2015 i presidenti delle regioni subentrano ai Commissari straordinari anche nella titolarità delle contabilità speciali per la gestione delle risorse di cui all'articolo 1, comma 111, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, giacenti, alla predetta data, nelle medesime contabilità speciali»;
il comma 1 dell'articolo 10 del successivo decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, invece stabiliva: «A decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto, i Presidenti della Regioni subentrano relativamente al territorio di competenza nelle funzioni dei commissari straordinari delegati per il sollecito espletamento delle procedure relative alla realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico individuati negli accordi di programma sottoscritti tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le regioni ai sensi dell'articolo 2, comma 240, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e nella titolarità delle relative contabilità speciali. I commissari straordinari attualmente in carica completano le operazioni finalizzate al subentro dei Presidenti delle regioni entro quindici giorni dall'entrata in vigore del presente decreto». Ciò all'interno del Capo II - Disposizioni urgenti per l'efficacia dell'azione pubblica di tutela ambientale, per la semplificazione di procedimenti in materia ambientale per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea. Questo accadeva circa sei mesi prima del termine di fine mandato dei commissari;
il citato decreto-legge veniva convertito dalla legge 11 agosto 2014, n. 116. Insieme ai commissari, venivano annullati i contratti – a qualsiasi titolo – di collaboratori, di fatto non garantendo quella continuità che le leggi invocano. Si ricorda che la norma – ad esempio, l'articolo 1223 del codice civile – impone di risarcire il danno dovuto al mancato guadagno per cause non dipendenti dal lavoratore. Inoltre il citato decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 nulla dispone in merito ai procedimenti amministrativi in corso di espletamento alla data di sostituzione dei commissari; i presidenti di regione, divenuti commissari in sostituzione dei precedenti, assumevano i medesimi compiti (tra cui il rispetto dei crono programmi, la redazione delle religioni trimestrali e annuali da consegnare – tra l'altro – alla Camera dei deputati, l'implementazione continua del sistema RenDis-web in ordine alla trasparenza);
tuttavia, le ingenti attività pertinenti al dissesto portate avanti dai commissari delegati necessitavano di un periodo di tempo rilevante per avere piena conoscenza degli atti e dell'insieme dei procedimenti avanzati da parte dei nuovi commissari (presidenti di regione). Risulta, infatti, che la sostituzione dei commissari abbia determinato un rallentamento (in alcuni casi la sospensione) delle attività di mitigazione del dissesto e – sebbene il costo dei precedenti commissari (comunque poco rilevante rispetto ad altre figure commissariali, a valere da quanto sancito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 aprile 2011 e poi ulteriormente disposto con riduzione dal decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, soprattutto in ragione delle grandi responsabilità questi ascritte) sia stato abbattuto dall'eliminazione del compenso in capo ai presidenti di regione. Questo fattore deve considerarsi un grave dispendio di risorse, in primo luogo a causa dell'acuirsi dei problemi del dissesto nei cantieri attivi e al relativo maggiore costo per la messa in sicurezza. L'analisi, a campione, di quattro dei commissariamenti regionali sul dissesto ha fornito, infatti, risultati preoccupanti con grave pregiudizio per le persone e le cose ad avviso degli interpellanti in violazione del principio di precauzione di cui all'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Si consideri che l'ingiustificata e frettolosa sostituzione dei commissari a sei mesi dal loro fine mandato e conseguente conclusione dei lavori, risulta che ad oggi abbia già causato slittamenti almeno di un anno nella conclusione delle opere programmate, le cui conseguenze sono: a) come detto per altri versi, accentuazione del rischio idrogeologico; b) blocco dei cantieri in esecuzione e blocco di quelli in fase di avviamento, grossolanamente stimabili in circa 200 (pari numero, o forse più, è quello delle imprese coinvolte, con conseguenti danni indiretti per l'economia e per almeno 2000 posti di lavoro potenziali o reali); questo Governo, nel mese di agosto 2014, allorché i commissari venivano sostituiti dai presidenti di regione, provvedeva a nominare i nuovi vertici della Sogesid spa, e indicava alla presidenza Marco Staderini. Qualche mese più tardi, si svolgeva un'audizione in commissione «ecomafie». Qui, il neo presidente Marco Staderini affermava che la Sogesid spa intendeva precedere ad assunzioni fino al triplo dell'attuale struttura. Notizia piuttosto discutibile, anche per il carattere pubblico della società;
il 10 dicembre 2014, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sigla con la Sogesid una convenzione quadro anche sul tema del dissesto idrogeologico, ratificata dalla Corte dei conti in data 26 gennaio 2015. Ai sensi di questa convenzione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è tenuto a vigilare anche sui temi delle modalità di reclutamento del personale, assicurando il rispetto dei principi (di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) di adeguata pubblicità, imparzialità, economicità e trasparenza, che impongono una procedura concorsuale;
l'articolo 1, comma 111, della legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità 2014) dispone che tutti i fondi presenti nella contabilità speciale non impiegati fino a dicembre 2013 debbano venir utilizzati nella somma massima di 600 milioni di euro a favore dei progetti-cantieri del 2014, ai quali si dovrebbero aggiungere altri finanziamenti derivanti dalle delibere del Cipe 6 e 8 del 2012, pari rispettivamente ad un importo di 130 milioni di euro e 674,7 milioni di euro. Nella parte finale del comma si legge: «Per le finalità di cui al presente comma è autorizzata la spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2014, di 50 milioni di euro per l'anno 2015 e di 100 milioni di euro per l'anno 2016». Mentre i commi 120 e 121 assegnano un totale di 150 milioni di euro a favore del fondo per lo sviluppo e la coesione per gli anni 2014, 2015 e 2016;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 maggio 2014 viene istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri – segretariato generale – la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. Dal sito web, italiasicura, si apprende che per i prossimi sette anni l'obiettivo del Governo è aprire circa 7.000 cantieri, attraverso un piano nazionale contro il dissesto idrogeologico che prevede una spesa di quasi 9 miliardi di euro: 5 provenienti dai fondi di sviluppo e coesione; 2 dal cofinanziamento delle regioni o dai fondi europei a disposizione delle regioni stesse; altri 2 miliardi recuperati dai fondi destinati alle opere di messa in sicurezza e non spesi fino ad ora. Con questi ultimi fondi verranno aperti 654 cantieri entro la fine del 2014, per un totale di 807 milioni di euro, e altri 659 nei primi mesi del 2015, per un valore di un miliardo e 96 di euro;
le norme dettate dal decreto-legge n. 133 del 2014 «SbloccaItalia» (convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164) sembrano essere finalizzate a disciplinare il recupero delle risorse finanziarie inutilizzate e a definire una programmazione a decorrere dal 2015. In particolare si ricordano le seguenti disposizioni contenute nell'articolo 7:
a) il comma 2 prevede che, a partire dalla programmazione 2015, le risorse destinate al finanziamento degli interventi in materia di mitigazione del rischio idrogeologico siano utilizzate tramite lo strumento dell'accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e che gli interventi siano individuati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro stesso. Il medesimo comma, attribuisce a partire dalla programmazione 2015, ai presidenti delle regioni il ruolo di commissari di Governo contro il dissesto idrogeologico con i compiti, le modalità, la contabilità speciale e i poteri di cui all'articolo 10 del decreto-legge n. 91 del 2014;
b) il comma 3 disciplina le modalità di revoca di risorse assegnate in passato alle regioni e ad altri enti (a partire dai decreti attuativi del decreto-legge n. 180 del 1998 fino ai decreti attuativi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 262 del 2006) per la realizzazione di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Gli accertamenti finalizzati alle revoche devono essere svolti dall'Ispra entro il 30 novembre 2014. Le risorse così revocate confluiscono in un apposito fondo istituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
c) il comma 5 prevede una semplificazione delle procedure di esproprio ed occupazione di urgenza;
d) il comma 8 prevede l'assegnazione alle regioni dell'ammontare complessivo di 110.000.000 di euro, a valere sulle risorse del FSC 2007-2013, da destinare agli interventi di sistemazione idraulica dei corsi d'acqua necessari per fronteggiare le situazioni di criticità ambientale delle aree metropolitane interessate da fenomeni di esondazione e alluvione, previa istruttoria del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche; il comma 238 della legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014) modifica il comma 3 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 133 del 2014 predisponendo che una quota, pari a 50 milioni di euro (di cui ai commi 1 e 1-bis dell'articolo 3 del medesimo decreto-legge) sia destinata all'attuazione di interventi urgenti in materia di: dissesto idrogeologico; difesa e messa in sicurezza di beni pubblici; completamento di opere in corso di esecuzione; miglioramento infrastrutturale. Lo stesso comma prevede che, con uno o più decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, si provveda all'individuazione, d'intesa con la struttura di missione, degli interventi e delle procedure di attuazione (ma anche in questo caso non si riesce ad avere indicazioni chiare e univoche su come e se siano stati impiegati tali fondi);
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 febbraio 2015 vengono definiti i criteri e le modalità per stabilire le priorità di attribuzione delle risorse agli interventi in materia di mitigazione del rischio idrogeologico. Le richieste trasmesse dalle regioni attraverso la piattaforma «RenDis-web» dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, relative agli interventi urgenti di mitigazione del rischio idrogeologico ammontano a 20,4 miliardi di euro che rappresenta il fabbisogno complessivo del periodo 2015-2020;
con la delibera Cipe n. 32 del 20 febbraio 2015 (Gazzetta Ufficiale n. 153 il 4 luglio 2015) vengono assegnati 450 milioni di euro sul fondo per lo sviluppo e la coesione, afferenti alla programmazione 2014-2020 e vengono individuate ulteriori risorse, pari a 150.000.000 euro, destinate agli interventi localizzati nelle aree metropolitane e urbane (110.000.000 euro provengono dal decreto-legge «Sblocca Italia» e 40.000.000 euro dalle disponibilità della legge di stabilità 2014). Inoltre, vengono assegnati ulteriori 100 milioni di euro del fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, con l'obiettivo di stimolare l'efficace avanzamento, in particolare nel Mezzogiorno, delle attività progettuali delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico (in base alla relazione «Progetto Aree Metropolitane», redatto dalla struttura Italia Sicura è evidente in modo preoccupante come siano veramente pochissime le opere e immediatamente cantierabili, mentre la maggioranza degli interventi si trova ad una fase progettuale preliminare o addirittura allo studio di fattibilità, con possibili rilevanti variazione degli importi stimati);
con il comma 1.5 della delibera del Cipe n. 32 del 2015, facendo riferimento alla legge di stabilità 2015, si stabilisce chiaramente che i 450 milioni e i 100 milioni di euro destina i al FSC dovranno essere così ripartiti: 50 milioni di euro per il 2015, 75 milioni di euro per il 2116, 275 milioni di euro per il 2017, 75 milioni di euro per il 2018 e 75 milioni di euro per il 2019. Ma la delibera nella fase attuativa, predispone che gli interventi che avranno diritto ai fondi saranno individuati con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, e solo allora i fondi saranno assegnati al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in qualità di amministrazione responsabile dell'attuazione, d'intesa con la struttura di missione di cui le premesse, del presente piano di interventi. Successivamente, sarà data adeguata pubblicità dell'elenco degli interventi finanziati, nonché alle informazioni periodiche sul relativo stato di avanzamento, come risultanti dal predetto sistema di monitoraggio «RenDis-web», dati che saranno comunicati anche al dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica;
recentemente, secondo quanto affermato dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso di un'intervista, il Cipe ha sbloccato 654 milioni di euro da destinare alle città più a rischio, nel contesto di un progetto che vale 1,303 miliardi di euro. Nel 2016, come da dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, potrebbero sbloccarsi altri 1,8 miliardi di euro della vecchia programmazione;
in realtà in tema di trasparenza il sistema RenDis-web non è accessibile ai non addetti ai lavori e per i cittadini è aggiornato ai progetti finanziati nel 2010/2011; inoltre, andando a verificare sui siti di riferimento degli attuali commissari straordinari si nota una quasi totale assenza di avanzamento nei cantieri fermi in molti casi all'assegnazione dei lavori e una scarsa trasparenza nelle informazioni messe a disposizione dei cittadini, con link in cui si aprono file pdf senza alcun contenuto, mappe con l'individuazione di ipotetici cantieri senza nessuna data di riferimento;
così come nel Lazio, dove a quasi un anno di distanza dal subentro del presidente Zingaretti quale commissario delegato all'attuazione di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico definiti «urgenti e prioritari», quasi nessuno degli interventi in progettazione o con i lavori aggiudicati sia stato portato avanti, nonostante le risorse fossero e siano tuttora disponibili;
vi sono commissari che fino ad ora hanno esclusivamente approvato regolamenti interni e predisposta la struttura addetta al dissesto e nulla più;
infatti, secondo il monitoraggio attuato dall'unità di missione per il contrasto al dissesto idrogeologico, operante presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, la regione Lazio prevederebbe di aprire un solo cantiere di opere contro il rischio idrogeologico nel 2015, e negli ultimi 10 mesi non risulterebbe essere stato affidato neanche un lavoro tra quelli programmati;
questo malgrado gli interventi contenuti nel programma siano quasi interamente finalizzati alla messa in sicurezza di aree a rischio idrogeologico molto elevato (R4) in cui, cioè, è a rischio la vita umana –:
al di là degli annunci che si sono susseguiti in questi ultimi mesi, se il Governo sia in grado di quantificare ufficialmente quanti siano i fondi effettivamente stanziati ed erogati per il dissesto idrogeologico dal suo insediamento ad oggi e per quali progetti e quale sia lo stato di realizzazione dei medesimi;
visto che le regioni, attraverso il sistema «RenDis-web», segnalano la necessità di investire almeno 20 miliardi di euro per mettere il Paese in sicurezza, se il Governo non ritenga esiguo lo stanziamento previsto dalla legge di stabilità 2015;
visto che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che secondo la delibera del Cipe n. 32 del 2015 dovrebbe individuare gli interventi che avranno diritto ai fondi stanziati nella legge di stabilità 2015, non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, se si possano confermare che tali fondi non sono ancora stati erogati;
dei 642 cantieri, che secondo Italia Sicura si sarebbero dovuti aprire entro la fine del 2014, quali siano stati realmente aperti grazie all'unità di missione, ovvero, se non ci fosse stata l'unità di missione, quanti cantieri sarebbero stati aperti ugualmente, quale sia, ad oggi, lo stato dei dissesti nei cantieri in esecuzione e in quelli avviati dai precedenti commissari e se il Governo sia in grado di fornire dettagli per ognuno di essi suddivisi per regione di appartenenza;
quale sia lo stato di avanzamento degli interventi lasciati incompiuti dai commissari, indicando quanti fossero in corso e quanti siano stati ultimati, nonché quanti fossero in fase di progettazione e quanti siano stati avviati;
per ogni regione, quanti nuovi fondi siano stati versati nelle contabilità speciali da quando i presidenti di regione sono divenuti commissari;
quante e quali regioni abbiano rispettato i cronoprogrammi commissariali ed, eventualmente, quali ragioni abbiano imposto il mancato rispetto degli stessi;
quante e quali regioni abbiano trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le necessarie relazioni trimestrali con congruità di contenuti;
quante e quali regioni abbiano trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri la competente relazione annuale relativa all'esercizio commissariale 2014;
quante e quali regioni abbiano implementato il sistema «RenDis-web» con regolarità, al fine di consentire le adeguate verifiche e garantire la trasparenza richiesta e, laddove, sia stato implementato, quali risultanze emergano in ordine all'attuazione dei crono programmi e allo stato di avanzamento dei relativi lavori;
quale sia il bilancio che deriva dalla sostituzione dei precedenti commissari, in termini di costi/benefici e di incremento/diminuzione del danno ambientale, e se intendano fornire dati certi in merito a questo argomento;
se siano state corrisposte ai commissari precedenti e ai lavoratori che hanno regolarmente vinto pubblici concorsi per l'inserimento negli uffici commissariali somme per il mancato guadagno ai sensi di legge, anche secondo le disposizioni dell'articolo 1223 del codice civile;
visto che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 luglio 2011 non è stato abrogato né revocato a seguito del decreto legislativo n. 91 del 2014, se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda chiarire in quali regioni sia stato acquisito nuovo personale di supporto e, nel caso, quali, ragioni abbiano imposto la sostituzione dei precedenti collaboratori, negando a questi ultimi la continuità di legge;
quale reale ruolo il Governo intenda affidare alla Sogesid sul tema del dissesto idrogeologico, anche sulla scorta di quanto contenuto nella convenzione quadro citata nelle premesse, visto che – semmai si volesse parlare di contenimento della spesa (cosa che avrebbe indotto alla revoca dei commissari delegati) – i costi della Sogesid appaiono decisamente alti.
(2-01131) «Daga, Terzoni, Mannino, Micillo, De Rosa, Zolezzi, Busto, Vignaroli, Grande, L'Abbate, Liuzzi, Lombardi, Lupo, Marzana, Parentela, Pesco, Petraroli, Pisano, Rizzo, Paolo Nicolò Romano, Ruocco, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Sorial, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Tripiedi, Vacca, Simone Valente, Vallascas, Villarosa».