XVII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Venerdì 22 gennaio 2016

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 22 gennaio 2016.

      Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Calabria, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Cicchitto, Cimbro, Cirielli, Cominelli, Costa, Crippa, D'Alia, D'Ambrosio, Dadone, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso de Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Palma, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Polverini, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Scalfarotto, Scotto, Sereni, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vignaroli, Zanetti, Zolezzi.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 21 gennaio 2016 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          BALDASSARRE ed altri: «Modifiche all'articolo 13 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917, in materia di detrazione dall'imposta lorda sul reddito, e altre disposizioni concernenti l'esenzione dal versamento dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti con basso reddito» (3550);
          IACONO ed altri: «Disposizioni per il censimento, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio archeologico ipogeo» (3551);
          LOMBARDI ed altri: «Disposizioni concernenti il trattamento pensionistico, il congedo di maternità, il congedo di paternità e il congedo parentale dei parlamentari» (3552);
          PAGANO ed altri: «Modifiche alla tabella A allegata all'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n.  12, e altre disposizioni per lo spostamento del tribunale di Agrigento dal distretto della corte di appello di Palermo al distretto della corte di appello di Caltanissetta» (3553);
          SPESSOTTO ed altri: «Modifiche all'articolo 51 della legge 16 gennaio 2003, n.  3, concernente l'introduzione del divieto di fumo nei luoghi aperti, e introduzione dell'articolo 173-bis del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n.  285, in materia di divieto di fumare durante la guida» (3554).

      Saranno stampate e distribuite.

Trasmissioni dal Senato.

      In data 21 gennaio 2016 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge:
          S. 1429-D. – DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE: «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione» (approvato, in seconda deliberazione, dal Senato con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera, ulteriormente modificato, in prima deliberazione, dal Senato e approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dalla Camera) (2613-D).

      Sarà stampato e distribuito.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

          II Commissione (Giustizia):
      BRAMBILLA: «Modifiche all'articolo 17 della legge 6 febbraio 2006, n.  38, in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo internet» (3308) Parere delle Commissioni I, IX, X, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV.

          III Commissione (Affari esteri):
      «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009» (3511) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, X e XIV.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

      Il Presidente del Senato, con lettera in data 20 gennaio 2016, ha comunicato che la 1a Commissione (Affari costituzionali) del Senato ha approvato, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/477/CEE del Consiglio, relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi (COM(2015) 750 final) (atto Senato Doc. XVIII, n.  103).

      Questa risoluzione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.

      Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con lettera in data 20 gennaio 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n.  70, le relazioni sull'attività svolta, sui bilanci consuntivi e di previsione e sulla consistenza degli organici concernenti, rispettivamente, l'Istituto nazionale di economia agraria (INEA) e il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), riferite al 2014, corredate dai rispettivi allegati.

      Queste relazioni sono trasmesse alla XIII Commissione (Agricoltura).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      La Commissione europea, in data 21 gennaio 2016, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, le proposte di decisione del Consiglio relative rispettivamente alla firma, a nome dell'Unione europea, e alla conclusione dell'accordo di cooperazione e reciproca assistenza amministrativa in materia doganale tra l'Unione europea e la Nuova Zelanda (COM(2016) 9 final e COM(2016) 17 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2016) 9 final – Annex 1 e COM(2016) 17 final – Annex 1), che sono assegnate, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

      Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 gennaio 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n.  234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

      Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Garante del contribuente per la provincia autonoma di Trento.

      Il Garante del contribuente per la provincia autonoma di Trento, con lettera in data 14 gennaio 2016, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale nella provincia di Trento, riferita all'anno 2015, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n.  212.

      Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal Garante del contribuente per la Basilicata.

      Il Garante del contribuente per la Basilicata, con lettera in data 15 gennaio 2016, ha trasmesso la relazione sullo stato dei rapporti tra fisco e contribuenti nel campo della politica fiscale in Basilicata, riferita all'anno 2015, predisposta ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n.  212.

      Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

      Il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 22 gennaio 2016, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 9 luglio 2015, n.  114, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2014/62/UE sulla protezione mediante il diritto penale dell'euro e di altre monete contro la falsificazione e che sostituisce la decisione quadro 2000/383/GAI (257).
      Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla II Commissione (Giustizia) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del Regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 2 marzo 2016. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro l'11 febbraio 2016.

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative di competenza per la salvaguardia dei diritti umani e della democrazia in Burundi – 2-01207

A)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
          la crisi aperta l'aprile scorso in Burundi dalla decisione del Presidente Pierre Nkurunziza di candidarsi per un terzo mandato alla guida del Paese, non si è ancora arrestata ma, al contrario, peggiora di giorno in giorno;
          la candidatura si poneva in contrasto con la Costituzione, che prevede il limite di due mandati e viola gli accordi di Arusha, che nel 2000 hanno posto fine a una guerra civile ventennale e che sono alla base di un fragile equilibrio di tutta la regione dei Grandi laghi;
          dopo mesi di violentissimi scontri e un tentato colpo di Stato, diversi quotidiani nazionali e internazionali hanno riportato che durante gli scontri dello scorso fine settimana, hanno perso la vita circa ottantasette persone tra militanti dell'opposizione, agenti di polizia e civili;
          un'ondata di violenze innescata dal duplice attacco lanciato il 12 dicembre 2015 contro due basi dell'esercito a Bujumbura con l'obiettivo, secondo il Governo, di sequestrare armi da utilizzare per liberare gli oppositori detenuti nella prigione di Musaga;
          attacchi cui, nelle giornate di sabato e domenica, le forze burundesi hanno risposto con il pugno di ferro, dispiegando carri armati in città, stringendo d'assedio i quartieri roccaforti dell'opposizione e scatenando una repressione feroce;
          circa duecento i cadaveri ritrovati, decine dei quali, secondo le testimonianze degli abitanti della zona, sono stati abbandonati nelle strade e successivamente tumulati in fosse comuni;
          secondo fonti locali, vittime delle esecuzioni sono in grande maggioranza appartenenti all'etnia Tutsi; questa circostanza, unita alla natura e alle quantità di violenze proprie di un conflitto etnico alimenta le preoccupazioni per quello che pare delinearsi come l'inizio di un vero e proprio genocidio sulla scia di quello perpetrato in Rwanda nel 1994, che ha visto lo sterminio di ottocentomila persone appartenenti all'etnia Tutsi per mano della maggioranza Hutu;
          ad aumentare l'allarme hanno contribuito dichiarazioni di esponenti del Governo, in primis il monito del Ministro della pubblica sicurezza Alain-Guillaume Bunyoni, che, sottolineando la condizione minoritaria dei Tutsi, ha aggiunto che laddove le forze dell'ordine dovessero fallire, ci saranno comunque nove milioni di cittadini a cui sarà sufficiente dire: «fate qualcosa»; ancora più inquietante la dichiarazione del presidente del Senato Révérien Ndikuriyo nel novembre 2015, che, alla radio nazionale, ha invitato i Tutsi ad «andare al lavoro» facendo ricorso all'espressione in lingua Kirundi che durante il genocidio ruandese dal 1994 furono usate per incitare al massacro di massa nei confronti dei Tutsi;
          gli Stati Uniti dopo aver definito le elezioni presidenziali in Burundi «non credibili» e dopo che l'inviato Usa nella regione dei Grandi laghi Thomas Perriello, ha definito il Paese «sull'orlo di un conflitto armato» e «sempre più somigliante a uno Stato fallito», il Governo americano ha caldamente invitato i propri cittadini a non recarsi o a lasciare il Paese africano «il prima possibile»  –:
          in un clima ormai di pieno conflitto armato, vista la riportata natura etnica delle morti di sabato 12 dicembre 2015, quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per porre fine alle violenze, per salvaguardare la democrazia e i diritti umani e per promuovere una fase di distensione e di dialogo.
(2-01207) «Quartapelle Procopio, Cinzia Maria Fontana, Currò».


Elementi ed iniziative in merito alla situazione igienico-sanitaria del carcere Sollicciano di Firenze – 2-01226

B)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          nel mese di dicembre 2015, alcune detenute della sezione femminile del carcere Sollicciano di Firenze hanno scritto una lettera al garante regionale per i diritti dei detenuti, Eros Cruccolini, per denunciare la situazione di degrado dell'istituto circondariale;
          nella missiva tra le varie denunce, si possono leggere le seguenti parole: «Ci piove dentro, ci tengono senza riscaldamento e senza acqua calda, la sera siamo costrette a dormire con i panni addosso perché fa così freddo che non riusciamo a metterci il pigiama. Poi siamo infestati dai topi, infatti alcune detenute sono state morse»;
          gli ispettori dell'azienda sanitaria locale, dopo un sopralluogo nella sezione donne, tenutosi il 9 novembre 2015, hanno inviato al sindaco di Firenze, al presidente della regione Toscana, al direttore del carcere ed al garante dei diritti dei detenuti una relazione in cui denunciano una lunga serie di gravi problemi igienico-sanitari in alcune aree dell'istituto;
          i tecnici dell'azienda sanitaria hanno presentato una serie di prescrizioni «urgenti», chiedendo interventi di bonifica per far fronte al dilagare di umidità e sporcizia:
          «Come premessa generale, verifiche nella sezione uomini, in quella femminile e anche al Gozzini ispezionato il 13 novembre – si evidenzia che nel corso del sopralluogo si è verificato il permanere delle gravi carenze igienico-manutentive che affliggono la struttura dovute alle problematiche strutturali – scrive l'ufficio di igiene fiorentino – quasi ovunque è possibile inoltre verificare la presenza delle carenze conseguenti alle infiltrazioni di acqua, in particolare nei corridoi di accesso e di collegamento, anche con evidenti incrostazioni di muffa. Nelle sezioni, celle comprese, sono presenti importanti carenze igienico manutentive, evidenti in particolare nei locali docce»;
          la conclusione a cui arrivano gli ispettori è preoccupante: «Emerge che le gravi carenze strutturali, che da anni vengono da noi denunciate, non solo perdurano ma si sono talmente aggravate concorrendo a facilitare l'instaurarsi di una grave infestazione. Tale situazione, dal punto di vista igienico sanitario, è sempre più difficilmente accettabile, e devono essere previsti interventi radicali e risolutivi che rendano vivibile e sicura la struttura, rimandando a chi di competenza valutazioni specialistiche in ambito di sicurezza strutturale»;
          la relazione dedicata alla sezione maschile del carcere rende conto di un sopralluogo svolto il 2 dicembre. Anche qui si parla dei gravi problemi strutturali e di «infiltrazioni di acqua in molte zone a comune e all'interno delle sezioni, con distacco di intonaco e formazione di muffa»;
          l'Italia è stata condannata più volte in passato dalla Corte di Strasburgo per le condizioni in cui i detenuti sono costretti ad espiare le proprie pene detentive e per il sovraffollamento delle strutture carcerarie  –:
          se il Governo sia a conoscenza delle condizioni in cui versa il carcere fiorentino di Sollicciano e quali provvedimenti sia intenzionato ad adottare affinché la grave situazione igienico-sanitaria denunciata dalle detenute e dall'azienda sanitaria sia al più presto risolta.
(2-01226) «Parisi, Pisicchio».


Chiarimenti e intendimenti del Governo, a tutela dei risparmiatori, in relazione alla procedura di risoluzione di Cassa di risparmio di Ferrara S.p.A., Banca delle Marche S.p.A., Banca popolare dell'Etruria e del Lazio – Società cooperativa e Cassa di risparmio di Chieti S.p.A. – 2-01229

C)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
          il decreto-legge 22 novembre 2015, n.  183, le cui disposizioni sono state successivamente inserite nella legge di stabilità 2016, ha disposto la risoluzione di Cassa di risparmio di Ferrara S.p.A., di Banca delle Marche S.p.A., di Banca popolare dell'Etruria e del Lazio – Società cooperativa e di Cassa di risparmio di Chieti S.p.A., già oggetto di commissariamento da parte della Banca d'Italia;
          la procedura di risoluzione ha determinato la riduzione totale del valore delle azioni e delle «obbligazioni subordinate» dei suddetti istituti di credito. Diverse migliaia di famiglie e pensionati, conseguentemente, hanno perso i propri risparmi. Da quanto si apprende da fonti stampa sembrerebbe che le modalità di sottoscrizione di tali strumenti finanziari sia avvenuta senza particolare attenzione alle avvertenze della connessa rischiosità e soprattutto senza un'adeguata valutazione del profilo personale di ogni singolo risparmiatore. La magistratura sta effettuando indagini al fine di accertare eventuali responsabilità e l'Autorità nazionale anticorruzione avrà il compito di individuare i casi meritevoli di risarcimento danni;
          la procedura di risoluzione, che ha determinato la riduzione del valore di azioni ed obbligazioni subordinate, è stata avviata nel mese di dicembre 2015 sulla base della normativa di cui al decreto legislativo 16 novembre 2015, n.  180, di cui la parte principale e relativa al bail-in sarebbe entrata in vigore solo a decorrere dal 1o gennaio 2016. Inoltre, le passività e le attività «sane» sono state trasferite a banche di nuova costituzione, sostanzialmente coincidenti con le medesime banche, mentre le sofferenze sono state trasferite a una «bad bank» al valore di 1,5 miliardi di euro a fronte di un valore nominale dichiarato pari a 8,5 miliardi di euro. Da quanto si evince, le sofferenze sono state svalutate al 17,6 per cento del loro valore nominale, ma si rileva che, in media, tali sofferenze sono di solito valutate al 40/50 per cento del loro valore nominale. Le modalità e criteri con i quali sarebbe stata effettuata questa valutazione non sono ben chiari e a parere degli interpellanti sarebbe opportuno procedere ad una rivalutazione delle stesse sulla base di criteri da rendere pubblici;
          a giudizio degli interpellanti il valore della svalutazione delle sofferenze al 17,6 per cento del loro valore nominale è eccessiva e una valutazione di pochi punti percentuale più alta avrebbe potuto evitare la riduzione totale del valore delle obbligazioni subordinate, in considerazione del fatto che gli «obbligazionisti subordinati» con il loro capitale hanno reso possibile l'erogazione del credito da parte delle stesse banche;
          il 3 gennaio 2016 sul sito di La Nazione viene pubblicato un articolo dal titolo «Bpel: crediti deteriorati, plusvalenza ai bondisti ? Apertura del Governo», ove si legge: «... il sottosegretario all'economia Enrico Zanetti:  “Sono stati svalutati – ricorda – ad appena 1,5 miliardi”, ma non è detto che questa sia alla fine la somma raccolta. “Nel caso in cui, con un'accorta gestione, si potesse recuperare nei prossimi mesi un importo superiore a quello di svalutazione e agli ulteriori miliardi che devono essere prioritariamente restituiti al sistema bancario – sostiene Zanetti – l'eccedenza dovrebbe costituire l'equivalente di un residuo attivo di liquidazione coatta amministrativa di spettanza degli obbligazionisti subordinati e, poi, degli azionisti”... “Ritengo – sostiene Vignaroli – che tutte le attività di pressione vadano concentrate sulla destinazione delle plusvalenze realizzabili e che prudenzialmente stimo sui 300/350 milioni, dei quali circa duecento possono arrivare al momento della cessione delle quattro banche. Altrettanto dovrebbe verificarsi con i crediti deteriorati: ipotizzando un recupero di soli 2,5 punti percentuali (20,15 per cento contro il 17,65 indicato nel provvedimento di risoluzione), sulle svalutazioni effettuate si recupererebbero circa 200 milioni, percentuale ancora notevolmente inferiore rispetto a quella di mercato”»;
          i deputati del MoVimento 5 Stelle, in sede di approvazione della legge 28 dicembre 2015, n.  208, (legge di stabilità 2016), hanno proposto, tramite diversi emendamenti non approvati dalla maggioranza, molteplici modalità di risoluzione della crisi delle suddette banche maggiormente garantiste nei confronti degli azionisti e dei titolari degli strumenti finanziari oggetto di riduzione al fine di evitare una riduzione totale del valore di azioni ed obbligazioni subordinate. Nonostante i buoni propositi del MoVimento 5 Stelle il Governo e la maggioranza hanno preferito procedere alla citata riduzione che, a giudizio degli interpellanti, si sostanzia in un vero e proprio esproprio. In particolar modo, alcune delle soluzioni alternative proposte dai deputati del MoVimento 5 Stelle prevedevano l'utilizzo delle plusvalenze che verranno generate dalla bad bank a favore degli obbligazionisti, così come dichiarato dal sottosegretario per l'economia e le finanze Enrico Zanetti, e la possibilità per gli azionisti di entrare in possesso delle azioni delle nuove banche;
          in sede di audizione presso la Commissione finanze della Camera dei deputati, il 9 dicembre 2015, il dottor Barbagallo, di Banca d'Italia, affermò: «Per coprire le perdite ascritte alle quattro banche è stato necessario ricorrere alle risorse del Fondo di Risoluzione, finanziato dalle banche italiane. Le perdite sono state rilevate secondo la metodologia imposta di fatto dalla Commissione Europea, che richiede che la valutazione delle sofferenze sia effettuata assumendo come indicatori i prezzi presumibili in caso di immediata cessione sul mercato, anziché valori coerenti con le ordinarie prassi contabili, che tengono conto della “capienza” delle garanzie e della presumibile durata delle procedure di recupero.»;
          in data 19 gennaio 2015 la Banca d'Italia ha emanato il bando relativo alla dismissione delle nuove 4 banche, indicando in soli 6 giorni il tempo utile per la presentazione di un eventuale dichiarazione di interesse;
          la Banca d'Italia il 19 gennaio 2016 rileva «(...) la Banca d'Italia si riserva la possibilità, con l'obiettivo di massimizzare il valore di realizzo della dismissione degli Enti Ponte, di avviare la cessione di attività, beni e rapporti giuridici, anche individuabili in blocco, di proprietà dei medesimi Enti Ponte in modo distinto dalla cessione degli stessi, ivi incluse le partecipazioni detenute dagli Enti Ponte in Banca Federico del Vecchio S.p.A., Cassa di Risparmio di Loreto S.p.A., Ora Italia Trading S.p.A., BAP Assicurazioni S.p.A., BAP Vita e Previdenza S.p.A., Cedacri S.p.A. e CARIFE S.E.I, S.r.l. (ciascuna una “Non-Core Entity” e congiuntamente le “Non-Core Entities”)»  –:
          se il Governo abbia preso seriamente in considerazione la possibilità di far accedere i titolari di azioni e strumenti finanziari oggetto di riduzione nella ripartizione delle plusvalenze generate dalla bad bank e dalla vendita delle quattro nuove banche e, in caso affermativo, quali saranno i criteri di ripartizione, le precedenze nella ripartizione ed i rapporti di redistribuzione delle plusvalenze;
          se il Governo abbia partecipato alla individuazione del termine di prescrizione per la manifestazione di interesse indicato nel bando di dismissione delle quattro nuove banche pubblicato da Banca d'Italia, tenuto conto che lo stesso termine – eccessivamente ridotto a giudizio degli interpellanti per realizzare delle corrette due diligence da parte degli acquirenti – dovrebbe essere sufficientemente ampio ed adeguato a consentire un'ampia partecipazione alla manifestazione di interesse;
          se il Governo, con particolare riferimento alle sofferenze bancarie, intenda assumere iniziative per rendere immediatamente pubbliche le valutazioni previste dal decreto legislativo n.  180 del 2015 (articoli 23 e 24 «valutazione equa, prudente e realistica delle sue attività e passività») per le quattro banche poste in risoluzione ed i criteri relativi alle stesse valutazioni che hanno determinato il valore delle sofferenze – inverosimile a giudizio degli interpellanti – di soli 1,5 miliardi di euro rispetto agli 8,5 miliardi di euro di valore nominale;
          se la valutazione sottostimata delle sofferenze bancarie al 17,6 per cento, il cui importo ha rappresentato un elemento essenziale per la predisposizione del decreto-legge n.  183 del 2015 (successivamente inserito nella legge di stabilità 2016) sia stata effettuata sulla base di previsioni normative dell'ordinamento nazionale o su una metodologia imposta di fatto dalla Commissione europea che a giudizio degli interpellanti non rappresenta un obbligo normativo;
          se il Governo sia disposto ad assumere iniziative per rivedere le modalità di ripartizione degli utili della Banca d'Italia al fine di destinare parte degli stessi alle «vittime» del sistema bancario e finanziario.
(2-01229) «Pesco, Villarosa, Ruocco, Alberti, Pisano, Grande, Grillo, L'Abbate, Lombardi, Lorefice, Lupo, Mannino, Mantero, Marzana, Micillo, Parentela, Petraroli, Rizzo, Paolo Nicolò Romano, Sarti, Scagliusi, Sibilia, Sorial, Spadoni, Spessotto, Terzoni, Tofalo, Tripiedi, Vacca, Simone Valente, Vignaroli, Zolezzi».


Iniziative di competenza volte a verificare la presenza di amianto presso lo stabilimento Enichem di Ottana (Nuoro) e a sostegno dei familiari dei lavoratori deceduti per malattie riconducibili all'amianto – 2-01183

D)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          l'EniChem Fibre spa è stata la controllata del gruppo EniChem operante nel settore della produzione di fibre sintetiche e di intermedi per materie plastiche;
          sorta come settore dell'Anic, che aprì lo stabilimento principale in Basilicata, a Pisticci nel 1967, nacque ufficialmente nel 1984 a seguito della decisione dell'EniChem di creare società controllate per i rispettivi settori merceologici e produttivi: gli stabilimenti principali si trovavano a Pisticci e ad Ottana (Nuoro);
          sono numerose le testimonianze su quanto accadeva nello stabilimento di Ottana negli anni ’90 e a ridosso del terzo millennio, in merito al contatto diretto degli allora lavoratori con l'amianto, in particolare attraverso l'inalazione della fibra in condizioni di lavoro non protetto;
          i dati ufficiali sulle bonifiche del sito, parlano di 193.940 chili di amianto estratto in varie forme dei diversi reparti dello stabilimento;
          appare del tutto verosimile che – al di là alle bonifiche ufficiali sopracitate – siano ancora presenti materiali inquinanti nell'impianto derivanti dallo smaltimento non documentato;
          sono decine i morti per tumori asbesto correlati che hanno lavorato all'interno della Enichem Ottana, e altrettante persone oggi lottano contro la malattia;
          nonostante ciò, non esiste alcun riconoscimento ufficiale, da parte delle istituzioni dello Stato, della correlazione fra l'esposizione all'amianto e le patologie contratte dai lavoratori di Enichem: infatti, alle famiglie dei deceduti o di coloro che oggi lottano contro le malattie contratte sul luogo di lavoro, non sono riconosciuti i risarcimenti per morte o danno alla salute legate a causa professionale;
          è stata riconosciuta l'esposizione all'amianto all'interno dei cicli produttivi dell'impianto Enichem di Ottana;
          nel novembre 2015, è stato presentato un esposto alla procura della Repubblica di Nuoro da parte dell'Associazione nazionale per la tutela degli ex lavoratori ammalati di patologie asbesto correlate, per chiedere che le famiglie delle vittime dell'amianto e i lavoratori colpiti da malattie derivanti dallo stesso, possano beneficiare al pari degli altri, dei diritti previsti per legge, quali risarcimenti alle famiglie delle vittime, risarcimenti per le cure degli ammalati e lo «scivolo» pensionistico di 5 anni previsto per i lavoratori esposti all'amianto  –:
          se non ritengano opportuno predisporre, per quanto di competenza, ulteriori ed urgenti iniziative di controllo della salubrità dell'ambiente, all'interno del sito della ex Enichem Ottana, in cui l'utilizzo dell'amianto viene descritto come «imponente», e, secondo numerose testimonianze, sono presenti sostanze inquinanti frutto di stoccaggio abusivo;
          se non ritengano opportuno, in relazione ai fatti sopracitati, avviare una verifica approfondita, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e le altre strutture statali a ciò preposte, per far sì che venga verificata la presenza di sostanze inquinanti derivanti principalmente dall'amianto presso gli stabilimenti del polo industriale della chimica di Ottana;
          per quali motivazioni non sia inserito lo stabilimento Enichem di Ottana nella lista dei siti contaminati da amianto;
          se non ritengano opportuno assumere iniziative per inserire le famiglie dei lavoratori deceduti per malattie riconducibili all'amianto e dei lavoratori che hanno contratto le stesse malattie ad Ottana nell'elenco degli esposti all'amianto, per poter beneficiare dei dovuti indennizzi previsti dalla legge.
(2-01183) «Piras, Scotto».


Dati relativi all'andamento del mercato del lavoro a Torino e nella provincia nel periodo dicembre 2010-settembre 2015 – 2-01215

E)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
          a poco meno di un anno dal varo della riforma sul mercato del lavoro (cosiddetto Jobs act) che ha, ad avviso degli interpellanti, già fallito ed esaurito la sua presunta forza propulsiva di generatore di sviluppo economico, sarebbe utile conoscere la misura dell'impatto che il suo incisivo intervento di modifica del quadro regolatorio vigente, soprattutto in materia di licenziamenti individuali e collettivi, ha determinato sull'occupazione, in un territorio a carattere industriale, come la città di Torino e la sua provincia, che per oltre cento anni è stata la principale ed indiscussa factory town italiana, ma la cui più alta densità industriale italiana ha esposto il sistema produttivo ad una crisi che ha comportato alti livelli di cassa integrazione, precarietà e disoccupazione giovanile preoccupanti, riduzione di reddito per molte famiglie;
          l'attuale fragilità del mercato del lavoro e la tendenza ad una sua precarizzazione, nonché l'esclusione sociale delle fasce più deboli della popolazione, come giovani, donne, anziani e stranieri, rendono necessaria un'attenta analisi dei risultati e dei dati relativi al quinquennio 2010-2015 che aiuti a comprendere se il ricorso al lavoro accessorio risponda nella realtà alla effettiva esigenza di richiedere forme di prestazione occasionale o, viceversa, a quella di mascherare rapporti di lavoro che dovrebbero invece essere regolati dalla normativa sul lavoro dipendente;
          parimenti necessari sarebbero, con riferimento agli stessi dati, i dettagli per caratteristiche socio-anagrafiche dei lavoratori coinvolti, per capire in che modo la suddetta riforma del mercato del lavoro abbia contribuito a rendere il mercato meno duale e discriminante nei confronti delle suddette categorie più vulnerabili;
          alla luce di quanto premesso, gli interpellanti considerano di estremo ausilio la conoscenza di alcuni dati riferibili alla città di Torino e alla sua provincia ed in possesso, per competenza, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'INPS e dell'ISTAT  –:
          quale sia la durata dei contratti a tempo determinato, divisi per classi di età dei lavoratori, sottoscritti nella città di Torino e provincia, nel periodo compreso tra il mese di dicembre 2010 e il mese di settembre 2015 per classi di età;
          con riferimento al medesimo periodo (dicembre 2010-settembre 2015) ed alla medesima città di Torino e provincia, quali siano, riguardo al lavoro accessorio:
              a) i dati mensili dei voucher venduti suddivisi per cittadinanza e per le seguenti classi di età dei lavoratori: 15-24 anni, 25-34 anni, 35-54 anni, oltre 54 anni;
              b) i dati relativi alle attivazioni, alle cessazioni ed alle trasformazioni dei contratti;
              c) la serie storica, incorporando per tutti i mesi le rettifiche metodologiche fatte in corso d'anno e riportate nei report mensili da parte dello stesso INPS, delle attivazioni e cessazioni di contratti per genere, classi di età, cittadinanza, professione (operai, impiegati e altro), per settore di attività (industria manifatturiera, servizi, commercio, artigianato e altro) e per tipologia contrattuale (tempo determinato, tempo indeterminato, apprendistato, collaborazioni, lavoro in somministrazione);
              d) le serie storiche fornite in modo omogeneo, cioè incorporando per tutti i mesi le rettifiche metodologiche fatte in corso d'anno da parte dello stesso Inps e riportate nei report mensili relative:
                  1) ad attivazioni e cessazioni per tipologia contrattuale da gennaio 2013 a settembre 2015;
                  2) a trasformazioni di contratti a tempo determinato in tempo indeterminato da gennaio 2013 a settembre 2015;
                  3) al numero di assunzioni con sgravi contributivi da gennaio 2013 a settembre 2015;
                  4) al numero di trasformazioni con sgravi contributivi da gennaio 2013 a settembre 2015;
                  5) al numero di trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo determinato;
                  6) al numero di attivazioni e trasformazioni di contratti a tempo indeterminato che hanno usufruito dell'esonero contributivo previsto dalla legge di stabilità 2015;
                  7) alla durata dei contratti a tempo indeterminato che hanno usufruito del suddetto esonero contributivo (cioè se e quanti dei contratti attivati con gli sgravi sono già cessati);
                  8) alla durata delle trasformazioni che hanno usufruito dell'esonero contributivo (se e quante trasformazioni beneficiarie di sgravi siano già cessate);
                  9) alla spesa totale per gli sgravi contributivi da gennaio 2015 a settembre 2015, relativa alla città di Torino  –:
          quali siano nel medesimo intervallo di tempo (dicembre 2010-settembre 2015):
              a) i tassi di occupazione e quelli di disoccupazione aggregati per genere e per classi di età;
              b) il numero degli occupati, per tipologia di contratto, orario, dipendenti a tempo determinato, indeterminato e indipendenti per genere, classi di età;
              c) la forza lavoro ed il tasso di attività per genere e classi di età;
              d) il numero di occupati per tipo di attività nei sei mesi precedenti (disoccupati, occupati, inattivi, pensionati, studenti).
(2-01215) «Airaudo, Scotto, Franco Bordo, Costantino, D'Attorre, Duranti, Daniele Farina, Fassina, Fava, Ferrara, Folino, Fratoianni, Carlo Galli, Giancarlo Giordano, Gregori, Kronbichler, Marcon, Melilla, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piras, Placido, Quaranta, Ricciatti, Sannicandro, Zaratti, Zaccagnini».


Iniziative di competenza in merito alla vertenza sindacale relativa allo stabilimento Lyondell Basell di Ferrara – 2-01224

F)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          la Lyondell Basell è una impresa multinazionale che opera, in quattordici Paesi e con oltre tredicimila dipendenti, nel settore della chimica. È presente in Italia con stabilimenti a Ferrara, Brindisi e Milano;
          nello stabilimento di Ferrara sono occupati, in attività di ricerca e produzione, ottocentosessanta dipendenti, 45 per cento dei quali impegnati nell'ambito del centro ricerche «G. Natta» che costituisce il nucleo principale di innovazione dei prodotti e delle tecnologie sulle materie plastiche del Gruppo;
          nel 2013 il sito produttivo di Ferrara ha affrontato un'impegnativa ristrutturazione che, dopo una dura vertenza conclusasi con la fattiva partecipazione della regione Emilia-Romagna, ha comportato l'uscita di 105 unità lavorative e il ridimensionamento delle attività, pur riaffermando il valore strategico della sede;
          nella primavera 2015 si è aperta, tra l'azienda e le organizzazioni sindacali, una trattativa per il rinnovo del contratto integrativo di secondo livello nell'ambito della quale le organizzazioni sindacali hanno chiesto di affrontare anche il tema delle garanzie occupazionali per i lavoratori coinvolti dalle frequenti riorganizzazioni aziendali;
          il 10 dicembre 2015 l'azienda ha improvvisamente comunicato il licenziamento individuale per motivi economici di 2 lavoratrici motivando tale decisione con la soppressione delle rispettive posizioni di lavoro, senza alcun preavviso alle organizzazioni sindacali e alla rappresentanza sindacale unitaria di stabilimento, benché con le stesse fosse in corso una trattativa;
          tale accadimento ha determinato l'alimentarsi di un pesantissimo clima di tensione che ha portato all'interruzione della trattativa, all'immediata proclamazione di uno sciopero delle maestranze e ad una dura presa di posizione, molto critica nei confronti dell'azienda, da parte del sindaco di Ferrara;
          cinque giorni dopo, a seguito delle iniziative di mobilitazione sindacale e di pressione delle istituzioni locali, la direzione, sottoscrivendo un verbale di incontro, ha ritirato il provvedimento di licenziamento e ha reintegrato le due lavoratrici impegnandosi ad affrontare in sede di accordo integrativo il tema generale della rioccupabilità delle persone in caso di riorganizzazione;
          alla ripresa delle trattative la direzione aziendale ha confermato l'indisponibilità a convenire su una norma pattizia che scongiurasse il ripetersi, nelle forme e nei contenuti, dell'episodio delle due lavoratrici, come per altro già previsto nel precedente accordo aziendale;
          dopo due giorni di trattativa, in una fase convulsa di tesissimo confronto, si è determinato un alterco tra un delegato e un rappresentante aziendale;
          nonostante i tentativi sindacali di ridurre la tensione, spostando gli scioperi già proclamati per quello stesso giorno, e di riprendere le trattative, l'azienda ha avviato un procedimento disciplinare con la sospensione cautelare del delegato e il suo successivo licenziamento  –:
          se i Ministri interpellati siano a conoscenza degli episodi sopradescritti e se non intendano intervenire, per quanto di competenza, al fine di favorire il ristabilirsi di un corretto e proficuo confronto tra le organizzazioni sindacali e l'azienda, a partire dalla revoca del licenziamento effettuato, e se siano a conoscenza dei piani di sviluppo e riorganizzazione aziendale della Lyondell Basell, con particolare riferimento al sito produttivo di Ferrara;
          se i Ministri interpellati non ravvisino in questi atteggiamenti un tentativo di creare da parte della multinazionale un clima di scontro per giustificare un progressivo abbandono dell'attività nel nostro Paese.
(2-01224) «Patrizia Maestri, Bratti, Paola Boldrini, Damiano, Epifani, Gnecchi, Giorgio Piccolo, Casellato, Albanella, Zappulla, Incerti, Miccoli, Baruffi, Lattuca, De Maria, Gribaudo, Paris, Pagani, Di Salvo, Bolognesi, Schirò, Gandolfi, Rotta, Marco Di Maio, Ghizzoni, Patriarca, Pollastrini, Romanini, Fabbri, Montroni, Giacobbe, Mognato, Carloni, Arlotti, Iori, Mauri, Marchi, Zampa, Richetti».


Iniziative di competenza per la tutela dell'occupazione nell'ambito dell'acquisizione da parte di General Electric del polo energetico del gruppo Alstom, con particolare riferimento alla sede di Sesto San Giovanni – 2-01227

G)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          il gruppo Alstom, multinazionale francese, è presente in Italia con dodici sedi attive nel settore del trasporto su rotaia e della trasmissione e produzione di energia, dando occupazione a circa 4000 lavoratori; da circa un anno e mezzo la multinazionale americana General Electric sta procedendo all'acquisizione del polo energetico del gruppo Alstom a livello europeo;
          in data 13 gennaio 2016, i vertici della General Electric hanno annunciato, nell'ambito di un piano di tagli europeo da 6.500 posti, la cessazione dell'attività produttiva del polo Alstom Power di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano che occupa oltre 400 lavoratori, con rilevanti ripercussioni sia dal punto di vista finanziario e occupazionale che dell'assetto urbanistico;
          la perdita stimata è di 236 posti di lavoro (211 nel 2016 più 26 nel 2017), senza contare che il sito produttivo diventerebbe un'ulteriore area dismessa;
          Alstom costituisce un patrimonio importante per la città di Sesto San Giovanni, non solo in termini occupazionali ma per le competenze, le tecnologie e gli investimenti che assomma; oltre alla fabbrica di produzione e a quella di manutenzione del settore Power, acquisito da General Electric, vi ha infatti sede lo stabilimento del trasporto su ferro Transport e il nuovo polo di ricerca e sviluppo del settore Grid, che non entrano nel processo di acquisizione da parte di General Electric;
          la stabilizzazione dei posti di lavoro e il rilancio dell'occupazione sono una priorità dell'attuale Governo, e il tempestivo intervento governativo su vertenze che incidono sull'occupazione, si pensi ad esempio ai casi Electrolux, Ast e Ansaldo, ha dato esiti positivi  –:
          se vi siano stati, nel corso del processo di acquisizione di Alstom da parte di General Electric interlocuzioni con il Governo e quali urgenti iniziative si intendano intraprendere al fine di salvaguardare l'occupazione e impedire che l'Italia e Sesto San Giovanni perdano un importante centro di produzione in un settore strategico quale quello dell'energia.
(2-01227) «Gasparini, Cinzia Maria Fontana, Casati, Malpezzi, Quartapelle Procopio, Rampi, Mauri».


Chiarimenti ed iniziative di competenza in merito al progetto di bonifica e reindustrializzazione del complesso industriale ex Lucchini di Piombino – 2-01204

H)

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
          il 30 giugno 2015 è stato sottoscritto presso il ministero dello sviluppo economico l'accordo di programma per l'attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nelle aree del complesso industriale ex Lucchini di Piombino tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico d'intesa con regione Toscana, Agenzia del demanio, autorità portuale di Piombino, provincia di Livorno, comune di Piombino ed Aferpi s.p.a;
          il 30 giugno 2015 la società Acciaierie e Ferriere di Piombino s.p.a. (AFERPI), società creata dal gruppo algerino Cevital, ha acquistato la ex Lucchini di Piombino;
          a seguito della sottoscrizione dei suddetti atti il Ministro dello sviluppo economico Federica Guidi ha dichiarato: «dopo la ripresa produttiva del sito di Trieste, diamo ora un futuro al complesso siderurgico di Piombino che rappresenta una parte importante dalla storia industriale del nostro Paese»;
          nello stesso giorno il presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha commentato sul social Twitter: «Oggi Piombino riparte davvero (...) grazie ad un imprenditore algerino che ci ha permesso di salvare quattromila posti di lavoro mentre, se stavamo dietro agli imprenditori italiani, quei posti li avremmo perduti»;
          il Ministro dello sviluppo economico, sempre in data 30 giugno 2015, commentando l'accordo di programma, ha assicurato che il gruppo Cevital garantisce la ristrutturazione dell'attività siderurgica con il passaggio della produzione dal ciclo integrato basato sulla cokeria e l'altoforno alla fusione con forno elettrico. Contestualmente, sarà attuata una diversificazione del sito, con l'avvio di una produzione agroindustriale e lo sviluppo di attività logistica legata sia alle attività industriali che alle attività commerciali del Gruppo Cevital;
          nell'accordo di programma, oltre alla reindustrializzazione è prevista anche la bonifica ambientale dell'area industriale ex-Lucchini, in attuazione dell'articolo 252-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.  152, nella quale Aferpi s.p.a. è chiamata ad intervenire sulle aree di proprietà ed Invitalia Spa su quelle demaniali;
          Aferpi nel piano industriale si è impegnata direttamente a investire a Piombino 570 milioni: 300 per l'acciaio (1450 posti di lavoro a regime), 220 per l'agroalimentare (700 posti), 50 per la logistica (50 posti), cifra a cui vanno aggiunti 130 milioni per il fabbisogno finanziario e l'acquisto di materie prime (Fonte: Il Tirreno: «Il Piano Cevital nero su bianco: acciaio e agroalimentare» 19 maggio 2015);
          l'8 ottobre 2015 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro per esaminare lo stato di avanzamento del progetto industriale della Società Aferpi (acquirente del compendio industriale «Lucchini» di Piombino) durante il quale la società Aferpi ha indicato i seguenti obiettivi operativi:
              a) volumi produttivi fino a dicembre 2015 allineati con le previsioni: 60 mila tonn a settembre, 56 mila ad ottobre, 79 mila a novembre e 59 mila a dicembre;
              b) avvio della demolizione impianti a partire dalla fine di novembre 2015. Queste attività potranno impiegare, se tutte le autorizzazioni saranno rilasciate, almeno 200 lavoratori del «bacino» Lucchini oltre a numerose imprese esterne;
              c) entro novembre 2015 saranno scelte in modo conclusivo le tecnologie migliori per il primo nuovo forno e per l'acciaieria; immediatamente dopo saranno avviate le procedure per la emissione degli ordini di acquisto;
          durante l'incontro suddetto le organizzazioni sindacali hanno, tra l'altro, espresso molta preoccupazione per i ritardi accumulati che potrebbero causare pesanti conseguenze per la occupazione, se non verrà recuperato il tempo perso; hanno sollecitato l'azienda a riconoscere e praticare relazioni sindacali adeguate alla complessità del progetto industriale; hanno sollecitato le istituzioni a fornire risposte certe e risolutive per quanto, riguarda il blocco della erogazione del TFR che il commissario di Lucchini in A.S. sta attuando in conseguenza di un contenzioso giudiziario; hanno sollecitato il Governo e la regione Toscana ad una costante e attenta vigilanza sulla evoluzione di quello che hanno definito uno dei più importanti progetti italiani di reindustrializzazione;
          il 30 novembre 2015 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro di verifica dell'attuazione del piano industriale di Aferpi e sulla verifica di quanto messo a verbale nell'incontro dell'8 ottobre durante il quale le rappresentanze dei lavoratori «hanno preso atto che gli impegni in termini sia di tonnellate laminate, sia dell'inizio a fine novembre dei lavori di demolizione previsti nel verbale del Mise dello scorso 8 ottobre, sia del rispetto dell'accordo sulla solidarietà sono stati per l'ennesima volta disattesi. Così come appaiano in preoccupante ritardo sia la questione della nuova acciaieria che l'acquisto del forno elettrico (...) richiesto il rispetto del piano industriale in tutte le sue parti, dalla siderurgia, alla logistica fino al polo agroindustriale e verso il quale anche il Governo è chiamato a rispettare e far rispettare quanto in sede governativa sottoscritto a partire dal dare una risposta univoca sulla questione del TFR» (comunicato FIOM);
          Aferpi ha dichiarato nell'incontro al Ministero dello sviluppo economico che «In parallelo con la parte tecnica relativa agli investimenti – prosegue Aferpi – è stata avviata una collaborazione con il financial advisor Ernst&Young ed è stato avviato un tavolo con la Banca Europea per gli investimenti per il finanziamento dell'operazione» (Il Tirreno, «Aferpi, sciopero e manifestazione: c’è Landini», 1o dicembre 2015);
          nella giornata del 2 dicembre 2015 a Piombino si sono svolti uno sciopero ed una manifestazione dei lavoratori metalmeccanici proclamati da Fim, Fiom e Uilm «per rivendicare un costo dell'energia per Aferpi, Arcelor Mittal, Tenaris Dalmine e altre imprese, competitivo e alla pari con altre aziende italiane, la proroga degli ammortizzatori sociali, l'attivazione in tempi rapidi delle infrastrutture e dell'Accordo di programma, l'accelerazione e realizzazione completa del piano industriale Cevital per il ritorno al lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici del territorio»;
          il futuro di due opere infrastrutturali determinanti per lo sviluppo industriale della ex-Lucchini appare ancora incerto in quanto il progetto di allungamento della strada statale 398 (la bretella che collegherà porto e area industriale alla superstrada a quattro corsie) non è stato ancora realizzato e gli interventi di riqualificazione e adeguamento del porto di Piombino non sono stati ancora completati  –:
          quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, alla luce del fatto che ancora oggi lavorano presso gli stabilimenti di Piombino circa 2.200 persone (molti in cassa integrazione o con contratti di solidarietà), per rispettare e far rispettare il cronoprogramma previsto sia per gli interventi relativi alla demolizione degli impianti ed alle bonifiche delle aree in questione che per quelli collegati alla reindustrializzazione (l'acquisto del forno elettrico per far ripartire l'area a caldo e le opere infrastrutturali per la logistica);
          a che punto sia la realizzazione del Porto di Piombino e come si intenda proseguire, anche dal punto di vista finanziario, per il suo completamento;
          a che punto siano la progettazione, il finanziamento e la fase realizzata dell'allungamento della strada statale 398;
          a che punto siano gli investimenti di Aferpi nel settore agroalimentare;
          per quale motivo la società Aferpi abbia annunciato l'avvio «di un tavolo con la Banca europea per gli investimenti per il finanziamento dell'operazione» dopo essersi impegnata a finanziare direttamente l'operazione con 570 milioni di euro.
(2-01204) «Nicchi, Scotto».