XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 644 di mercoledì 29 giugno 2016
Pag. 1PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
La seduta comincia alle 9,35.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 giugno 2016.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bocci, Boccia, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Capelli, Casero, Castiglione, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Cominelli, Costa, D'Alia, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Formisano, Franceschini, Garofani, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Guerini, Guerra, La Russa, Lauricella, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manciulli, Marazziti, Merlo, Meta, Migliore, Palma, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Scanu, Schullian, Scotto, Tabacci, Tidei, Valeria Valente, Velo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Poiché è stato stabilito che le dichiarazioni di voto con ripresa televisiva diretta dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 59 del 2016, in materia di procedure esecutive e concorsuali, e di misure a favore degli investitori in banche in liquidazione, abbiano luogo a partire dalle ore 9,45, sospendiamo la seduta fino a tale ora.Pag. 2
Sospendo, dunque, la seduta che riprenderà alle ore 9,45.
La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 9,45.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2362 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, recante disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione (Approvato dal Senato) (A.C. 3892).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3892: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, recante disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso da ultimo l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3892)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Grazie, signora Presidente. Questo decreto-legge contiene elementi importanti, come per esempio la questione dell'insolvenza nei riguardi delle banche, ma soprattutto la questione della truffa degli obbligazionisti da parte di banche in default.
Questo provvedimento al Senato è stato sicuramente migliorato; per esempio, al di là della restituzione dell'80 per cento a coloro i quali sono stati truffati dalle banche, vi è la possibilità di poter ricevere questo 80 per cento per coloro i quali hanno o una disponibilità di 100 mila euro per ciò che riguarda la proprietà immobiliare, o 35 mila euro come reddito disponibile. È naturale che è stato ancora migliorato, per il semplice motivo che, d'accordo con la Commissione europea, basta uno di questi elementi affinché la platea, che è stata allargata nel 2014, possa ricevere appunto l'80 per cento della truffa che hanno subito. Ma vi è anche, come dicevo in precedenza, la possibilità, per coloro i quali sono insolventi nei riguardi delle banche, di non avere la cosiddetta restituzione da parte della proprietà immobiliare, dopo non aver pagato tre rate, ma la possibilità che, dopo nove mesi, si possa definire un percorso che è quello di stabilire chi è il cosiddetto perito di parte, con ulteriori due mesi, e...
PRESIDENTE. Deve concludere.
LELLO DI GIOIA. Mi dia qualche secondo ancora. ... e nel caso in cui si paga una rata di quelle tre rate, si ha la possibilità di rimettere in discussione lo stesso provvedimento.
Questi sono elementi importanti, come per esempio la costituzione del cosiddetto pegno possessorio, i cosiddetti beni, per quanto riguarda le piccole e medie aziende, che possono consentire di fare in modo che le piccole e medie aziende possano...
PRESIDENTE. Concluda.
LELLO DI GIOIA. ... possano – e vado alla conclusione – attivare le condizioni di mutuo.
È per questi motivi e per tanti altri motivi che il nostro gruppo voterà a favore di questo provvedimento (Applausi Movimento PPA-Moderati).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Grazie signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame contiene misure tra loro diverse, ma tutte legate da un unico filo conduttore: creare le condizioni per la ripresa economica del Paese. Del resto, non può esserci ripresa senza un convinto sostegno alle imprese, un'accelerazione dei tempi per il recupero dei crediti, un'adeguata tutela dei piccoli investitori in banche in liquidazione. Particolarmente importante è proprio quest'ultima misura, poiché è essenziale in questo momento sostenere quei piccoli risparmiatori gravemente danneggiati dai recenti fallimenti di alcuni soggetti bancari.
Tali misure appaiono oltremodo condivisibili, visto che i relativi costi graveranno interamente all'interno del sistema bancario italiano, attraverso il Fondo di solidarietà istituito con legge di stabilità 2016. In base a questa disciplina, dunque, gli investitori con un reddito complessivo inferiore a 35 mila euro, che abbiano acquistato strumenti finanziari di banche in liquidazione, potranno chiedere al Fondo l'erogazione di un indennizzo forfettario pari all'80 per cento del corrispettivo pagato per l'acquisto degli strumenti suddetti.
Emerge, quindi, chiaramente il fine di tutelare quegli investitori appartenenti alle classi medie di lavoratori, che hanno investito nel sistema bancario i risparmi di una vita. Per questi motivi, esprimo il voto favorevole della componente socialista al disegno di legge di conversione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.
ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente. Con l'obiettivo dichiarato di alleggerire le banche dal fardello ormai insostenibile dei crediti deteriorati, questo provvedimento carica oneri e rischi sulla parte più debole della filiera del credito: famiglie e piccole e medie imprese. Con un abuso ai limiti della legalità costituzionale della decretazione d'urgenza, si interviene pesantemente e strutturalmente su alcuni capisaldi dell'ordinamento: si legalizza il patto commissorio e si apre un'autostrada senza pedaggio all'usura reale, vietata dal codice penale; si introduce il pegno non possessorio, consentendo alle banche di obbligare gli imprenditori ad impegnare finanche l'intero patrimonio aziendale, i macchinari, la produzione e, persino, i marchi e i brevetti, depauperando l'impresa irreversibilmente; si favorisce un unico ceto creditorio – quello bancario –, in ipotesi di crisi d'impresa, a scapito degli altri creditori, in particolare, lavoratori dipendenti e fornitori.
Attraverso questo tipo di legislazione rubata al Parlamento e attraverso la sua famigerata riforma costituzionale, il Governo Renzi ossequia e realizza in tutto e per tutto i desiderata contenuti nel rapporto di JP Morgan del 28 maggio 2013. Noi siamo quelli che la banca d'affari americana definisce i sistemi politici dei Paesi della periferia meridionale, asseritamente malati di parlamentarismo e socialismo costituzionale. E, allora, bisogna fare in fretta: eliminare le garanzie e le procedure che fanno perdere tempo; privatizzare funzioni statali, come la liberazione degli immobili pignorati quando questi siano l'abitazione principale del debitore, ma anche di minori, anziani o persone non autosufficienti; privilegiare le banche, anche a costo di sacrificare gli spazi, già esangui e rattrappiti, di dialettica parlamentare e di democrazia.
Abbiamo presentato emendamenti a tutela delle imprese e dei risparmiatori truffati, cercando di correggere gli aspetti più pericolosi e sbagliati di questo provvedimento; poi, è arrivata la Ministra per i pessimi rapporti con il Parlamento ed ha chiuso la porta in faccia a qualunque ragionevole proposta emendativa e migliorativa con la posizione dell'ennesima fiducia. «Possibile» non può, dunque, che confermare la propria motivata contrarietà e denunciare pubblicamente i pericoli Pag. 4annidati in questo provvedimento e i gravi strappi istituzionali di un metodo che riduce il Parlamento a mero organo di ratifica e cassa di risonanza mediatica di un sempre più imbarazzante soliloquio.
Ci indigniamo, ma non ci rassegniamo: continueremo anche fuori di qui la battaglia in difesa dei cittadini più deboli, delle imprese in difficoltà nell'accesso al credito e delle istituzioni maltrattate e umiliate da chi ha dimenticato di averle solo in prestito dalle generazioni future per un tempo limitato e al servizio dell'interesse collettivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. La componente dei Conservatori e Riformisti voterà contro questo provvedimento, così come ha votato contro la fiducia. Questo Governo, signora Presidente, anche in assenza della definitiva approvazione della riforma costituzionale, di fatto, però, sta attuando il monocameralismo, perché l'enorme numero di fiducie – cinquantanove – non consente, in maniera alterna tra Camera e Senato, di apportare alcuna modifica ai decreti. Quindi, è un «no» secco e convinto per il metodo seguito dal Governo, perché questa Camera non ha potuto modificare neanche una virgola di questo decreto.
Votiamo contro, perché il decreto prevede che su 130 mila risparmiatori che sono stati truffati, solo 6 mila, forse – e ribadisco forse –, verranno risarciti, perché, secondo me, non vi è certezza su questi rimborsi, se non nella misura dell'80 per cento della somma truffata.
Ma, signora Presidente, come lei sa, non c’è mai il limite al peggio: infatti, questo decreto prevede che i poveri risparmiatori truffati, anche nel caso di rimborso, non riceveranno l'80 per cento della somma truffata, ma molto meno, perché saranno costretti a pagare le tasse sulla somma rimborsata. È veramente una grande vergogna.
Votiamo contro per diversi motivi, ma il tempo non consente di esaminarli. Con questo ennesimo decreto sulle banche – siamo al quarto –, il Governo non affronta il vero problema del sistema bancario italiano e, cioè, la soluzione dei crediti deteriorati né, tanto meno, propone in maniera decisa ed efficace di differire l'applicazione del bail in, come, in tempi non sospetti, noi avevamo proposto, per consentire anche al nostro Paese quello che è stato consentito nel 2012 alla Germania, alla Francia e a tanti altri Paesi: di intervenire senza condizioni per poter salvare le nostre banche.
Il Presidente della BCE, ieri, ha affermato che l'uscita della Gran Bretagna avrà un impatto negativo sul PIL dell'Eurozona pari allo 0,3, 0,5 per cento nei prossimi tre anni. Inoltre, con forte preoccupazione, Draghi ha anche ribadito la necessità di affrontare i problemi delle banche e messo in guardia dalla corsa alla svalutazione su scala globale. Noi abbiamo fatto «Atlante 1» e altri provvedimenti arriveranno: forse, c’è bisogno di «Atlante 2», «Atlante 3», «Atlante 4», ma c’è bisogno, soprattutto, che si vada in Europa con la schiena dritta e si cerchi di tutelare i risparmiatori del nostro Paese, signora Presidente. Basta parlare di «cerchi magici del Giglio», di «cerchi magici di Arcore», di primarie sì, di primarie no, di referendum, di «Italicum»: noi vogliamo parlare dei problemi della gente, signora Presidente. Lei è la terza carica dello Stato: si faccia promotrice nei confronti del Presidente della Repubblica e nei confronti del Governo, perché il nostro Paese è un Paese fondatore dell'Unione europea e ha bisogno anche di rispetto e di essere tutelato, perché questo è un popolo che ha dato tanto per poter costruire l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. La ringrazio, Presidente. Il Governo ha scelto di porre la Pag. 5fiducia su questo provvedimento, un decreto che contiene iniziative a favore del sistema bancario: lo ha fatto, curiosamente, mentre l'Italia giocava una partita importante di questi Europei, perché si tenta sempre di non far notare alcuni elementi importanti del lavoro di questo Governo. Molti si sono scandalizzati per la posizione dell'ennesima questione di fiducia su un provvedimento del Governo: la sessantesima in due anni, hanno citato il numero alcuni colleghi. Io, invece, voglio dire, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, Presidente, che penso che il Governo abbia fatto bene. Penso che il Governo abbia fatto più che bene a porre la questione di fiducia su questo provvedimento: lo considero un atto di linearità e di coerenza. Infatti, quando il Governo pone la questione di fiducia su un provvedimento, dice implicitamente: questo provvedimento mi rappresenta più di ogni altro; in assenza dell'approvazione di queste norme, io non sono nella condizione di andare avanti. Cosa che è la verità e l'essenza di questo Governo: un Governo nato, cresciuto e che esiste unicamente per fare marchette al sistema bancario, dalla mattina alla sera. Accade dall'inizio dei provvedimenti di questo Governo, accade dall'inizio della sua stessa esistenza, giacché sono esattamente quei poteri forti che hanno piazzato a Palazzo Chigi il burattino Matteo Renzi e la sua squadra ed è quello che vediamo anche all'interno di questo provvedimento.
Noi, invece, che siamo un movimento di popolo – diciamo così –, cioè, che abbiamo la presunzione di rappresentare i diritti e i bisogni del popolo italiano, questo provvedimento non lo possiamo votare e, quindi, annuncio il voto convinto, contrario di Fratelli d'Italia contro questo ennesimo provvedimento di marchette nei confronti del sistema bancario. Lo voteranno, invece, purtroppo, i colleghi della maggioranza, lo voteranno, forse, schiacciando il tastino verde, anche quei colleghi che si definiscono di sinistra, che hanno cominciato a fare politica pensando di essere schierati con la povera gente, con le persone normali, con i più deboli e che, invece, si ritrovano a votare queste schifezze. Purtroppo, lo faranno perché lo hanno già fatto: lo hanno già fatto, quando hanno approvato, per esempio, il provvedimento cosiddetto «salva banche», cioè un decreto studiato per far pagare una truffa perpetrata ai danni di onesti risparmiatori, a quei risparmiatori, per scudare e mettere al riparo chi li aveva truffati e per far complessivamente guadagnare il sistema bancario.
Lo hanno fatto quando hanno votato provvedimenti come il prestito vitalizio ipotecario, quella curiosa normuccia voluta da questo Governo, in forza della quale la banca, a fronte di un micro prestito, ti si frega la casa. Lo hanno già fatto quando hanno approvato il patto marciano per le case acquistate con il mutuo che consente, sostanzialmente, alla banca di prendersi casa tua, se non riesci a pagare anche poche rate di mutuo, senza passare da un giudice. Questo provvedimento ricalca esattamente quelle norme; questo provvedimento introduce il cosiddetto patto marciano anche per i beni strumentali delle aziende; questo provvedimento, in buona sostanza, consente alla banca, dopo tre rate che non vengono pagate, anche non consecutive, dopo nove mesi, di prendere il possesso del bene che è stato finanziato all'azienda; questo provvedimento introduce, ancora peggio, il pegno mobiliare non possessorio, cioè una normuccia con la quale l'azienda è costretta a dare formalmente in pegno alla banca i propri beni e, ovviamente, questo significa anche che la banca potrà farci quello che vuole e potrà prenderseli quando vuole. In pratica, pian piano, nel nostro ordinamento noi stiamo smontando tutto il vantaggio che c'era a favore del debitore, per spostare tutto il vantaggio a favore, sempre ed esclusivamente, del sistema bancario e delle banche.
Allora, prima domanda: qualcuno mi può spiegare come funziona il sistema del credito, in Italia, signori ? Perché, a casa mia, l'attività imprenditoriale della banca è data dal rischio, cioè la ragione per la quale la banca mi presta i soldi e se li riprende con un tasso di interesse da usura, che viaggia tra il 18 e il 24 per Pag. 6cento, è che, in teoria, la banca rischia di non riprendere quei soldi e, quindi, quando li riprende li deve prendere con un vantaggio e con un interesse, ma se la banca non rischia mai, perché tutte le volte che rischia gli va in favore il Governo, qualcuno mi dice perché quando la banca i soldi me li presta e io glieli ridò, glieli devo restituire con un tasso di interesse che viaggia intorno al 20 per cento ? Perché, così, siamo buoni tutti, si dice a Roma, voglio aprire una banca anche io, mi conviene sempre. Allora dicono che il motivo per il quale serve aiutare le banche a recuperare questi crediti è che le banche hanno in pancia 200 miliardi di sofferenze, perché le famiglie e le imprese di questa nazione non onorano i loro debiti e questa è una bugia, è una vergogna, è una ignominia per chi la pronuncia, signori ! Andatevi a leggere i dati di Bankitalia. Sa, Presidente, che cosa dicono i dati di Bankitalia ? Che il 70 per cento delle sofferenze bancarie, cioè 140 miliardi di sofferenze su 200 miliardi complessivi, sono in mano al 3 per cento dei debitori; il 70 per cento delle sofferenze è in mano al 3 per cento dei debitori, cioè i soliti noti, amici degli amici, truffatori, speculatori, ai quali le banche, consapevolmente, hanno continuato a prestare i soldi, sapendo che, in alcuni casi, quelle aziende sarebbero finite in qualche paradiso fiscale, perché erano amici degli amici, ma tanto il Governo sarebbe arrivato a dare una mano, mentre il 30 per cento complessivo delle sofferenze bancarie, cioè 60 miliardi su 200, è in mano al 30 per cento della popolazione, chiedo scusa, al 97 per cento dei debitori e, quindi, alle famiglie e alle imprese di questa nazione. Le famiglie e le imprese di questa nazione hanno prodotto sofferenze per qualcosa che era perfettamente affrontabile dal sistema bancario; quello che non era affrontabile dal sistema bancario e per cui il Governo va a dare una mano è l'incapacità di gestire le banche da parte del sistema bancario o la non volontà di gestirlo secondo delle regole e dei canoni giusti, per cui quello che servirebbe fare, se noi avessimo un Governo che non fosse «le banche» e «delle banche», non sarebbe continuare a massacrare le famiglie e le imprese, sarebbe sanzionare gli amministratori truffaldini delle banche, per impedire che continuino a erogare dei crediti a personalità che sanno che non potranno onorare quei debiti, sapendo benissimo che tanto arriverà il Governo a dare una mano. È il caso del risarcimento dei risparmiatori di Banca Etruria, di Banca Marche e così via, cioè di quelli, diciamo così, che sono diventati famosi quando è stato varato il famoso decreto Salva banche, perché, anche lì, signori, non è che non è stato dimostrato che chi ha governato quelle banche, di fatto, ha truffato dei risparmiatori onesti.
Si sa che non si potevano vendere quei prodotti a delle famiglie, quei prodotti finanziari; si sa che in alcuni casi sono stati falsificati i moduli di chi sottoscriveva quelle obbligazioni; si sa che spesso quelle obbligazioni sono state sottoscritte perché la banca ti ricattava e, se volevi un mutuo, dovevi sottoscrivere anche le obbligazioni. Si sa che quella gente è stata truffata e, allora, la prima cosa che dovresti fare è consentire a quei cittadini di rivalersi sugli amministratori delle banche, cosa che, invece, è stata espressamente vietata dai provvedimenti del Governo e, anche oggi, il Governo viene a fare l'elemosina a queste persone oneste che avevano messo da parte risorse proprie.
Ci vengono a dire: vi restituiamo l'80 per cento, ma se avete un reddito fino a 35.000 euro; ma che è, elemosina ? Ma che è, un servizio sociale ? Oh, sono soldi miei, sono soldi miei ! Me li avete rubati e qualcuno me li deve restituire ! Me li deve restituire chi me li ha rubati, non me li deve ridare il Governo !
Aggiungo un elemento e mi avvio a concludere: quando è stato fatto il decreto «salva banche», noi abbiamo preso delle banche che erano piene di sofferenze, abbiamo fatto pagare quelle sofferenze in parte ai risparmiatori, abbiamo ripulito quelle banche delle sofferenze e le abbiamo messe sul mercato con azioni in mano al sistema bancario, per il valore di un miliardo e ottocento milioni di euro; Pag. 7ma quelle banche potrebbero essere vendute a una somma superiore a un miliardo e ottocento milioni di euro, ok ? Chi lo prenderebbe l'eventuale guadagno, Presidente ? Ad oggi, lo prenderebbe il sistema bancario; quindi, abbiamo fatto un decreto per aiutare, dopo che si era fregato i soldi della gente, il sistema bancario a guadagnarci dei soldi. E non si poteva, di grazia, prevedere che i risparmiatori truffati avessero un vantaggio e avessero un possesso sulle azioni delle banche che venivano messe sul mercato ? No, ovviamente no, perché, quando tu hai il Governo che è espressione di poteri forti, quel Governo farà gli interessi dei poteri forti; è la ragione per la quale noi, di questo Governo, ci vorremmo liberare, è la ragione per la quale speriamo che, a partire dal prossimo referendum confermativo della legge costituzionale, gli italiani vogliano mandare a casa questo Governo per potersi riprendere la loro sovranità, per avere un Governo che, invece di fare favori continui ai suoi amici, fa favori continui al popolo che dovrebbe rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signora Presidente, rappresentanti del Governo, il sistema bancario italiano sta vivendo una nuova stagione di passione, stretto tra pesanti scivoloni in borsa dei titoli di quasi tutti gli istituti di credito, scandali finanziari e crisi di fiducia dei risparmiatori.
Per chi, come me, ahimè, ha vissuto da vicino la precedente crisi di sistema, quella dei primi anni Duemila, dei risparmiatori traditi, degli scandali Cirio, Parmalat e dei bond argentini, delle battaglie sull'introduzione del mandato a termine per il Governatore di Bankitalia e delle OPA intrecciate, che dietro il velo di una presunta difesa dell'italianità puntavano a rendere ancora più autoreferenziale un sistema di potere che intendeva porsi al di sopra della politica e dei cittadini, le differenze tra la situazione di oggi e quella di allora appaiono, però, in tutta la loro evidenza. E credo, anzi, che i tentativi un po’ maldestri di assimilare le due stagioni debbano essere respinti, perché rischiano di risultare fuorvianti e di impedirci di mettere a fuoco le reali questioni di cui dobbiamo occuparci.
Quello di allora era, appunto, un sistema di potere sostanzialmente intoccabile – i banchieri di allora, del tempo, apparivano in tutta la loro forza esibita – che faceva perno sulla figura di un regista dai poteri, di fatto, illimitati, come il Governatore della Banca d'Italia, e che si sentiva talmente forte da ritenere di poter sfidare il processo di globalizzazione, con la conseguente, necessaria creazione di grandi gruppi bancari di rilievo internazionale, di quei player, cioè, che già allora, appariva evidente, sarebbero dovuti emergere per poter affrontare le nuove sfide di mercati sempre più interconnessi e condizionati dalla finanza derivata.
Oggi, la situazione è molto diversa e sbagliano coloro che tentano di interpretarla, magari con l'intento di speculare qualche consenso, facendo leva sull'impopolarità delle banche, è come sparare sulla Croce Rossa; oggi, considerare il sistema bancario nel punto più basso della credibilità e, però, speculare al contempo su questo vuol dire utilizzare gli stessi parametri; il sistema bancario di oggi è un sistema assai meno spavaldo di quello di allora; otto anni di crisi economica si sono fatti e si fanno sentire. Errori, episodi di cattiva gestione, autentiche truffe ai danni dei cittadini, certo, non sono mancati, ma il rischio di credito, a cui sono andati incontro le nostre banche, non è dipeso, nella stragrande maggioranza dei casi, da una cattiva gestione, ma da un'oggettiva situazione economica nazionale ed internazionale senza precedenti, se non quelli della crisi del 1929 oppure della conclusione dalla seconda guerra mondiale.
In molti, in quest'Aula, nella presente legislatura come nella precedente, si sono scagliati contro il sistema bancario, accusandolo di non sostenere le famiglie e le imprese nelle fasi più acute della crisi, e Pag. 8adesso mi chiedo: dove saremmo oggi finiti, se le nostre banche non avessero tenuto una linea di prudenza negli affidamenti, considerato che la massa dei crediti insoluti ha raggiunto circa il 40 per cento dei prestiti concessi ? Su questo punto nessuno può fare prediche, perché ho ancora qui, nelle orecchie, la retorica sul modello superiore del nordest, e guardo quindi alla misera fine della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca con un qualche senso critico.
Che ne sarebbe dei risparmi degli italiani, se non ci fosse stata quella prudenza, oggi che i mercati internazionali sono di nuovo scossi dall'incertezza sul futuro dell'Europa e dalla scelta autolesionista dalla Gran Bretagna ? Così, come per fortuna, forse ancora una volta per giusta prudenza, il sistema bancario italiano non ha nemmeno ceduto di fronte alla tentazione di investire quote rilevanti delle proprie risorse in strumenti finanziari complessi e ad alto rischio, come quella finanza derivata su cui si sono gettati invece gli istituti di credito tedeschi, esposti quasi per il 30 per cento dei loro bilanci, o quelli francesi, esposti per il 20 per cento, a fronte dell'8,1 per cento di investimenti in derivati delle banche italiane.
Se i numeri dell'Italia fossero analoghi a quelli della Germania, su questo punto, temo che oggi il nostro già fragile impianto creditizio non avrebbe retto gli assalti dei mercati borsistici. Ciononostante, le fragilità ci sono e il decreto di cui ci stiamo occupando inizia a farsene carico, dando risposte ai risparmiatori colpiti dalla mala gestione di alcuni istituti, e non tutti. Non facciamo retorica sui 6 mila o sui 130 mila, perché i numeri sono quelli, non è che tutti sono uguali di fronte alle scelte che sono state compiute per i loro risparmi, è palese che è così. Qualcuno avrebbe il posto di lavoro, qualcun altro ha ceduto alle lusinghe che forse aveva sollecitato. Ho visto il meccanismo dei prestiti finanziari dati a condizione che acquisissero azioni, però non pagavano neanche gli interessi, ci pensava la banca a pagare gli interessi di questi sottoscrittori. Questi sarebbero quelli da risarcire ? Insomma, credo che non si possa far passare l'idea che i debiti bancari non si pagano, questo è un punto essenziale. Non si può far passare questa idea, perché non si tratta degli effetti del microcredito.
Ho sentito la collega Meloni che prima ha ricordato che il 70 per cento delle sofferenze è in mano al 3 per cento dei debitori: allora vuol dire che questo provvedimento è assolutamente essenziale, è necessario, è doveroso. Poi si potrà anche immaginare di pensare a come sostenere le posizioni che sono insostenibili, ma avendo chiaro qual è il concetto della difesa. I cattivi maestri argentini hanno molti epigoni anche in Italia. Qualcuno ha detto che il debito del comune di Roma si può anche non pagare: secondo voi, questo è un modo per educarci ad essere rispettosi delle condizioni nelle quali si deve operare, sia che si tratti di pubbliche istituzioni sia che si tratti di privati cittadini ? Sappiamo già che questi interventi non saranno sufficienti ed altri dovranno essere approntati di concerto con le istituzioni europee, quel che è sicuro, però, signora Presidente, è che non abbiamo certo necessità di innescare un nuovo caso Lehman Brothers, perché, quando è partita in America questa vicenda, forse non si è avuto consapevolezza di quello che sarebbe potuto accadere sulla crisi mondiale.
Non abbiamo bisogno di innescare un'operazione di questa natura su questo il Governo italiano ha già iniziato ad attivarsi e crediamo che quella sia l'unica strada da perseguire. La lettura critica che anche ieri il Governatore dalla Banca centrale europea, Mario Draghi (e per fortuna che c’è Mario Draghi), ha dato della situazione economica attuale mondiale del vecchio continente a mio avviso dovrebbe essere fatta propria e rilanciata dall'Italia e dalla politica italiana.
Se oggi l'Europa è in sofferenza, la responsabilità è principalmente delle politiche dei diversi Stati che la compongono, che, nonostante i ripetuti appelli e i proclami periodici, non hanno dimostrato nei fatti di puntare seriamente ad una maggiore integrazione e alla creazione di un'unificazione Pag. 9in chiave federale delle politiche bancarie, di bilancio, di difesa, degli esteri e di gestione dell'immigrazione. Questo vale soprattutto per quei Paesi e per quei cittadini europei che hanno in tasca la stessa moneta. Quella è una moneta pesante, ma non possiamo giocare con la moneta. Noi, per essere in grado di tenerla nelle nostre tasche – e Dio ce lo consenta, perché non vorrei che si aprisse una crisi sulla moneta – abbiamo bisogno di adottare delle politiche di natura federale che vadano in quella direzione; senza quello, la difesa dalla moneta apparirà effimera.
Questi ritardi e queste incertezze pesano e peseranno anche sull'Italia, dunque in primis sulla tenuta del nostro sistema bancario, preso di mira in questi giorni dai mercati, così come negli anni passati erano stati presi di mira i nostri titoli del debito pubblico. Oggi, per fortuna, le politiche degli ultimi Governi nazionali, più responsabili dei precedenti, unite soprattutto all'azione della BCE di Draghi, hanno messo in sicurezza i nostri titoli di Stato, tant’è che oggi il problema non è sui titoli di Stato, ma le insidie maggiori si concentrano intorno al sistema bancario. Occorrerà pertanto individuare strumenti di rafforzamento che riprendano e moltiplichino gli effetti di stabilizzazione assicurati dal Fondo Atlante, valido per fronteggiare le crisi dei due istituti veneti, ma insufficiente di fronte ad altre probabili soluzioni di emergenza, e forse occorrerà moltiplicare l'esperienza dal Fondo Atlante.
Poiché ne condividiamo i contenuti e apprezziamo la consapevolezza più generale del Governo rispetto alla serietà dalla situazione, riteniamo che sia giusto e indispensabile ribadire il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico e di deputati del Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Presidente, siamo di fronte all'ennesimo intervento tampone del Governo Renzi, che si inserisce in una triste serie di provvedimenti che hanno come obiettivo il sistema creditizio e nel quale il Governo Renzi obiettivamente ha dato il peggio di sé, almeno a guardare i risultati. Si comincia con il decreto sulle banche popolari, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, con l'intervento del Fondo Atlante in extremis per salvarle, passando per il «salva banche», il recepimento della BRRD, con il famoso bail in, fino all'attuale decreto.
Quello che non è stato colto dal Governo, a nostro parere, sono le cause profonde di questa crisi e quanto questa crisi sia profonda, seria e drammatica. Quindi, reagisce in modo inadeguato, con provvedimenti, nella migliore delle ipotesi, inutili e, nella peggiore delle ipotesi, assolutamente dannosi. Si individua il problema degli NPL, quei famosi 360 miliardi di crediti non performanti che sono in capo alle banche e al sistema bancario italiano, ma non si comprende che questi sono il riflesso di un'abnorme crescita del debito privato avvenuta dopo l'introduzione dell'euro, quando alle banche italiane, ma soprattutto alle banche tedesche e francesi, conveniva spingere in modo assolutamente ingiustificato, a prescindere da qualsiasi calcolo sulla solvibilità e sul rischio, perché in Italia, in Grecia, in Portogallo, si riscuoteva un tasso di interesse più elevato con un rischio di valuta nullo, perché era espresso appunto in euro.
Adesso arriva però il conto da pagare, con un'economia in crisi deflattiva, che sta dolorosamente tornando a ragionare in lire, ma con un debito ancora espresso in marchi tedeschi, perché alla fine questo è l'euro, con la lira bloccata a quota 990. Arriviamo, quindi, alla causa profonda e vera di questo processo di impoverimento, che sembra non avere fine e che sembra non avere nessuna prospettiva di svolta, che è stato l'azzardo fatale dell'euro, che non è appunto una moneta comune, ma un sistema di valute a cambio fissato.Pag. 10
Qui la storia, ad essere umili e un po’ attenti, si ripete in modo speculare nella storia recente dell'Argentina, citata prima, con il Ministro Cavallo che ha fatto l'azzardo statale di bloccare il cambio del peso argentino con il dollaro americano, e abbiamo visto cosa ha comportato: il default del Paese. Si tratta di un azzardo fatale che aveva seguito anche il Brasile, ma per fortuna se n’è accorto in tempo e ne è uscito, ma ha anche un precedente nella storia italiana, cioè la storia del ventennio fascista, quando Mussolini fissò, stanco delle svalutazioni e dell'inflazione, il cambio della lira a quota 90 con la sterlina inglese. Gli effetti di quella scelta drammatica furono paralleli e analoghi a quelli che viviamo in questi giorni: aumento della disoccupazione, crisi del settore edilizio, che fu drammatica allora come adesso, deflazione dei salari, che ora è indotta dal mercato e allora fu imposta d'imperio dalla dittatura fascista.
Quindi, arriviamo al parallelismo dell'epilogo di questa scelta, di questo azzardo fatale, che è l'istituzione del Fondo Atlante, con Penati al posto di Beneduce, con il Fondo Atlante, appunto, al posto dell'IRI e con le popolari venete al posto delle banche di interesse nazionale di allora.
Quindi, ci sono dei fattori esogeni molto importanti che hanno condotto a questa crisi, ma anche delle responsabilità gravi riconducibili al Governo Renzi. Innanzitutto, il modo: è stato inconsapevole e non ha valutato gli effetti che ci sarebbero stati (sembra che in questo Paese manchino delle persone preparate che sappiano capire la portata di quello che ci viene imposto da Bruxelles o da Francoforte); poi, i parametri della BCE, che sono stati usati per valutare la solidità patrimoniale delle banche, sembrano fatti apposta per penalizzare l'Italia, il nostro sistema economico e produttivo, che penalizza, appunto, le banche strettamente legate al territorio e che fanno credito all'economia reale, alle piccole e medie imprese – la loro fonte essenziale di reddito – e che trascurano, invece, in modo colpevole la pericolosità e, appunto, il potenziale effetto deflagrante che hanno gli strumenti derivati, di cui sono invece piene le banche francesi e tedesche. Di questi non viene tenuto conto.
Ma c’è anche il recepimento della normativa, quella famosa sul bail in, che è stata recepita appunto anche questa in modo superficiale, in modo inconsapevole e senza valutarne le conseguenze, salvo poi pentirsene mesi dopo, quando era troppo tardi, avendo capito gli effetti di questo recepimento a scoppio ritardato con le dichiarazioni del Governatore Visco e con un tentativo almeno di marcia indietro da parte del Governo. Il recepimento del bail in ha provocato, senza che ne sia stata data notizia attraverso i media nazionali, una vera e propria corsa agli sportelli, che non si è manifestata nei termini di una coda davanti agli sportelli, come è avvenuto con la BlackRock in Inghilterra, ma che comunque ha visto evaporare in pochissimi mesi, appunto dal recepimento del bail in, circa 9 miliardi, tanto per fare un esempio concreto, dai depositi della Banca Popolare di Vicenza, mettendola in crisi seria di liquidità. A dicembre quella banca non aveva i soldi per pagare gli stipendi, ma anche il Monte Paschi di Siena nello stesso periodo ha visto sparire 5 miliardi di depositi.
Poi, arriviamo all'attuale decreto, l'attuale decreto in cui le due componenti portanti della nostra economia, cioè i risparmiatori e le piccole e medie imprese, vengono, da una parte, maltrattate e umiliate e, dall'altra parte, messe ancora più seriamente in crisi. Con il fallimento delle quattro banche, CariChieti, CariFerrara, Banca Marche e Banca Popolare dell'Etruria, è stato violato un diritto, che è quello dei risparmiatori ad avere salvaguardati i loro risparmi, oltretutto diritto previsto anche dall'articolo 47 della Costituzione, e questo diritto andava esattamente ripristinato. Così si comporta uno Stato che voglia dirsi «di diritto».
E, invece, si compone un'umiliante corsa agli ostacoli, quasi fosse un assicuratore che gioca al ribasso, con misure di compensazione assolutamente irrazionali e non giustificate – l'80 per cento e non si Pag. 11capisce il motivo –, con dei calcoli cervellotici che dovrebbero scontare, da questo 80 per cento, ulteriormente la differenza di tasse rispetto al BTP di pari durata, con ricatti veri e propri per cui: O prendi questo poco adesso oppure l'incerto arbitrato presso l'ANAC, che non si sa ancora che contorni abbia e come sia definito.
Non si fa nessuna riflessione, in compenso, su quelle che sono state le gravi lacune e mancanze del sistema di sorveglianza, in capo alla Banca d'Italia e alla Consob, e non si tiene conto che il sistema produttivo, che è già stato decimato e che ha visto, dalla crisi del 2008, perdere circa il 25 per cento della propria capacità produttiva, svantaggiato, come detto, da una moneta forte, adesso è in balia di un potere assoluto che viene conferito alle banche, che acquisiscono quasi il titolo di creditori prededucibili e che quindi, in una situazione di dissesto, di grave crisi e di impoverimento della classe imprenditoriale, rischia di essere un'arma di ricatto che si trasforma in un vero e proprio esproprio dei beni delle imprese.
Quindi, noi diciamo «no» a questo decreto perché, come detto, è superficiale ed estemporaneo, non individua le profonde ragioni del dissesto del sistema creditizio, che sono in larga parte riconducibili ai parametri della BCE e alle direttive dell'Unione europea, perché umilia i risparmiatori, perché indebolisce, ancora di più, il sistema produttivo e perché diciamo soprattutto «no» a un Governo che non sa difendere l'interesse nazionale, che non sa difendere le vere risorse del Paese, che sono i risparmiatori e le piccole aziende, e non li sa difendere, soprattutto, dalla miope e cinica logica dei burocrati di Bruxelles, perché è formata da rappresentanti politici pieni di inutili idealismi velleitari, quand'anche non collusi con i poteri forti della finanza internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.
ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il dibattito di questi giorni è stato concentrato soprattutto – ed è abbastanza strano – sulla parte di questo decreto che riguarda le procedure esecutive, probabilmente perché la parte sui rimborsi, a parte alcune polemiche che abbiamo sentito, era più difficile da contestare. La contestazione fondamentalmente è stata quella che le banche sono aiutate perché si introducono degli strumenti per accelerare la riscossione del credito. Allora, ripartiamo da un sistema normale; in un sistema normale che cosa succede ? Succede che le banche vanno sul mercato, chiedono ai risparmiatori e ai correntisti i soldi, li prestano e poi qualche impresa, che li ha ricevuti, non li restituisce, la banca agisce, recupera quei soldi e li ripresta. Questo è il meccanismo normale in qualsiasi sistema, da abbiccì dell'economia.
Noi abbiamo sentito per giorni l'elogio della lentezza, cioè che sarebbe positivo il fatto che in questo Paese, per recuperare un credito, ci vogliono tre volte mediamente i tempi necessari per recuperare lo stesso tipo di crediti negli altri Paesi. Il problema è che questo tipo di meccanismo ha fatto sì che le nostre banche abbiano 360 miliardi di crediti in sofferenza, siano stracariche di posizioni deteriorate, abbiano un fardello pesantissimo sui conti, debbano fare gli accantonamenti, non prestano i soldi e preferiscono investire nei titoli di Stato e tenersi i soldi e gli interessi ricevuti su quelli piuttosto che prestarli alle aziende, con il risultato che anche le aziende buone non trovano i soldi e vanno in crisi anche quelle. Qui ci si sta dicendo che questo sistema va benissimo, che non si deve intervenire per accelerare le procedure esecutive perché si aiutano le banche.
Ora intendiamoci: qui è diventata, in quest'Aula, una sorta di mantra il fatto di ripetere che si aiutano le banche, che non Pag. 12si devono aiutare le banche, che le banche non devono riscuotere i crediti, che bisogna tutelare cittadini e imprese contro le banche, dimenticando qualche dettaglio, cioè che le banche prestano i soldi e dovrebbero prestare i soldi anche alle altre imprese, che nelle banche ci sono i risparmiatori – con 200 miliardi di obbligazioni in mano ai risparmiatori –, che ci sono gli azionisti e, soprattutto, che un sistema economico non funziona senza le banche. È indubbio – e ce lo ha detto la Banca d'Italia – che le nostre banche hanno lavorato male, che sono stati prestati male i soldi, che sono stati spesso prestati senza istruttoria, che in alcuni casi sono stati prestati anche a degli amici, ma la soluzione contro questo – e questa è l'unica cosa sulla quale sono d'accordo con ciò che ha detto l'onorevole Meloni poco fa – è che bisogna agire sulle responsabilità, sulle azioni di responsabilità, sulla Commissione d'inchiesta che Scelta Civica ha chiesto più volte sugli eventi che si sono verificati. Su questo sicuramente si deve lavorare, ma da qui a dire che la soluzione per il sistema è quella di evitare di introdurre nel nostro Paese dei meccanismi per rendere la riscossione dei crediti comparabile a quella degli altri Paesi ce ne corre, perché oggi il problema delle imprese – e io di mestiere ho fatto questo, ho assistito le imprese nei rapporti con le banche –, il più grosso problema per un'impresa nell'accedere al credito è che i nostri crediti sono considerati poco sicuri perché ci vogliono anni ad incassarli, non ci sono meccanismi, come il pegno non possessorio, che ci sono in tutti i Paesi più evoluti e che noi siamo gli unici a non avere.
Il risultato è che tutto il mercato del credito, che è quello dei fondi, quello del credito alternativo alle banche, in Italia non ci mette piede, sostanzialmente; e non ci mette piede perché c’è un sistema dove, per recuperare i soldi, ci vuole tre volte il tempo di quello che ci vuole negli altri Paesi europei di media. Questa cosa viene sistematicamente ignorata, ed è altrettanto assurdo che a ignorarla siano gli stessi che poi dicono che i risparmiatori danneggiati, perché le banche coperte di crediti non performing non hanno incassato, sono andate in crisi e sono fallite, vanno risarciti integralmente. A questo punto, diamo i soldi direttamente al debitore moroso, così abbiamo risolto il problema.
Finanziamo la morosità, perché in questo modo il sistema diventa più normale, almeno: le banche incassano i loro soldi, i risparmiatori non li perdono e diamo i soldi alle imprese, così le nazionalizziamo tutte e abbiamo risolto il problema con i soldi dei contribuenti. È un problema di conoscenza del sistema. Ci sono stati interventi in questi giorni che semplicemente denotano una totale ignoranza sul funzionamento del sistema creditizio. Ci sono affermazioni che sono chiaramente strumentali: prima l'onorevole Meloni parlava dei dati di Banca d'Italia. Tali dati, in realtà, sono della CGIA Mestre, che ha elaborato i dati di Banca d'Italia e ha detto un'altra cosa, ha detto che il 70 per cento dei crediti in sofferenza sono dai 500 mila euro in più, che è abbastanza normale, perché sono imprese che sono andate in crisi e hanno lentamente accumulato debito.
Ma si deve ricordare sempre che, ogni volta in cui un debitore non ripaga una banca, quell'importo andrà a riduzione dei soldi disponibili per le imprese buone, e un mercato funziona riscuotendo ed escutendo i crediti nei confronti dei debitori morosi, prendendo quei soldi e dandoli a chi merita di riceverli perché è efficiente, perché li spende bene, perché li sa gestire. Noi, invece, stiamo facendo passare qui dentro, come diceva l'onorevole Tabacci prima, il concetto che va bene non pagare i debiti, va bene rinviare, va bene riempire le banche di crediti in sofferenza; va benissimo, tanto poi arriva lo Stato a risarcire il povero risparmiatore.
Questo tipo di meccanismo non funziona. Noi di Scelta civica siamo contrarissimi per il semplice fatto che significa, fatto tutto il giro, usare i soldi dello Stato per ripagare i debiti morosi e in sofferenza. Noi pensiamo che lo Stato debba intervenire quando ci sono crisi sistemiche del sistema bancario, che ci possano essere Pag. 13interventi come quello che è stato fatto su Atlante con la garanzia che siano giusti e sensati, ma non certo che il sistema per tutelare le nostre banche e il nostro credito... ripeto, quando si parla di banche, si parla dei risparmiatori. Voi continuate a dire «tutelate le banche». Ogni volta in cui io garantisco l'incasso di un credito, sto proteggendo chi ha prestato dei soldi a quella banca, che è lo stesso risparmiatore che vi ritorna in bocca quando iniziate a parlare di risarcimenti.
Credo che questa sia la cosa che viene costantemente dimenticata, ovviamente in via strumentale e intenzionale. Si finge di dimenticare che dentro le banche ci sono i risparmiatori; lo si dimentica quando si parla di risanamento delle banche, per poi ricordarsene immediatamente dopo, una volta che la banca la si è fatta fallire, perché non le si consente di incassare i crediti. Però, una volta che io ho distrutto il sistema bancario italiano, poi deve arrivare lo Stato e metterci i soldi, perché altrimenti i poveri risparmiatori ci hanno rimesso.
Ripeto, ogni volta che si tutela il ritardo e la morosità, si fa un danno ai risparmiatori. Questa è una cosa che sarebbe evidente, logica, naturale per tutti da ammettere, ma che nei dibattiti qui dentro viene sistematicamente dimenticata. E, allora, iniziate a dire, magari, che bisogna prendersela con i banchieri che hanno gestito male le banche, e questo è giusto.
Ripeto, noi abbiamo contestato ciò che è successo sulla Popolare di Vicenza sull'azione di responsabilità; chiediamo la Commissione d'inchiesta da tempo, stiamo cercando, al riguardo, di spingere perché si vada avanti nell'accertamento delle responsabilità, ma questo non può essere un motivo per danneggiare le nostre banche e mettere le nostre imprese in una posizione competitiva peggiore rispetto a tutti gli altri Paesi d'Europa (perché i mercati finanziari oramai sono integrati), nei quali gli strumenti per la riscossione dei crediti sono tre volte più efficienti dei nostri, ed i sistemi come il pegno non possessorio nessuno sogna di contestarli, perché ci sono dappertutto. La verità è che qui si cerca, con affermazioni populiste, senza alcuna motivazione economica, di accontentare insieme i risparmiatori, dicendo che devono prendere tutti i soldi, e le imprese morose, dicendo che non devono pagare e possono pagare dopo.
Non si può, la notizia è che non si può accontentare tutti, a meno che – e questo, in realtà, da parte dei colleghi di Sinistra Italiana viene detto più esplicitamente, da parte del MoVimento 5 Stelle viene detto a targhe alterne, un giorno sì e un giorno no – i soldi non ce li mettano lo Stato e i contribuenti. Noi siamo contro questa soluzione; pensiamo che si debba agire sulle responsabilità dei manager delle banche, che lo Stato possa intervenire in condizioni estreme, ma che il meccanismo normale sia quello in base al quale i debiti si pagano a tutela del sistema delle imprese, delle imprese efficienti e di coloro che in quelle imprese efficienti hanno investito (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. È vero, condivido molte cose di quelle dette dall'onorevole che mi ha preceduto, ma è chiaro che, affrontando un dibattito sul sistema bancario, non si può eludere la polemica dovuta alle crisi importanti che ci sono state di molte banche in questi giorni, in questi mesi; crisi che hanno messo in ginocchio istituti importanti, che hanno inciso molto sul territorio di loro competenza. Su questi territori si stanno verificando delle ripercussioni a livello territoriale, sociale ed economico che non possiamo trascurare.
Però si fa troppa demagogia, sul sistema bancario si dice di tutto e di più. Lo ha detto Mazziotti Di Celso poco fa: si criticano le banche perché non danno prestiti all'economia, dopodiché, quando danno troppi prestiti all'economia, le si criticano perché falliscono. Si critica il sistema bancario, perché, al netto di una demagogia e di una strumentalizzazione, è Pag. 14bene dire che, però, il testo che ci accingiamo a votare nulla dice sull'accertamento delle responsabilità; e su questo accertamento delle responsabilità, Presidente, noi non deflettiamo in alcun modo. Anche se abbiamo un parere favorevole su questo decreto, che ci sembra equilibrato e giusto, sull'accertamento delle responsabilità, sia per quanto riguarda i dirigenti delle banche, che sono state portate alla crisi, sia per quanto riguarda gli organi di vigilanza, che hanno vigilato e dovevano vigilare sull'andamento di queste banche, che spesso, Presidente, abbiamo verificato hanno cambiato i loro report nel giro di pochi mesi, a volte di poche settimane, ebbene, noi crediamo che si debba accertare la responsabilità di questi percorsi in tutte le sedi.
E, quando dico in tutte le sedi, dico anche nella sede parlamentare, e noi siamo a richiedere qui una Commissione d'inchiesta parlamentare (Applausi del deputato Lupi), che avevamo richiesto, Presidente, anche nel dibattito sulla legge di stabilità, quando ci fu l'emendamento del Governo sulle quattro banche in crisi. Noi sappiamo che il sistema bancario, e anche le istituzioni bancarie, anche Banca d'Italia, temono una Commissione d'inchiesta parlamentare; la temono perché pensano che il dibattito parlamentare, che inevitabilmente verrebbe fuori all'opinione pubblica, potrebbe condizionare i mercati, condizionare gli investitori e causare ulteriori danni. Noi conosciamo questo rischio, noi pensiamo che la Commissione parlamentare debba essere, secondo noi, invece, molto equilibrata.
Dobbiamo fare uno sforzo perché, all'interno di questo Parlamento, si vadano ad accertare le responsabilità senza una caccia alle streghe, senza la demagogia, ma il sistema bancario deve capire che, purtroppo, in questo momento, il livello di credibilità e il livello anche di incertezza che c’è tra le famiglie, tra le imprese, tra gli investitori, merita una risposta in termini di trasparenza che anche il Parlamento deve essere in grado di dare.
Da questo punto di vista, quindi, non deflettiamo un attimo sul percorso delle responsabilità, però non si può strumentalizzare: in questo testo non esiste nulla che riguarda l'accertamento delle responsabilità, né tanto meno esistono norme che abbiano portata assolutoria per chi si è macchiato di responsabilità nel corso della gestione di istituti bancari che poi sono arrivati alla situazione in cui sono. In questo, credo, non abbiamo da imparare lezioni da nessuno e parteciperemo attivamente all'attività di ricerca.
Voglio, invece, arrivare al merito, perché noi riteniamo che questo decreto sia equilibrato, giusto e che, tra l'altro, fossero anche urgenti le norme che noi abbiamo introdotto. Riteniamo, infatti, che ci fosse l'esigenza di queste due questioni che fondamentalmente il decreto va ad affrontare: la prima è quella del rafforzamento delle garanzie nel rapporto fra creditore e debitore. Presidente, questa è una debolezza del sistema del credito italiano: se oggi il Fondo interbancario, cosiddetto Fondo Atlante, deve intervenire per un miliardo e 600 milioni, per esempio per il salvataggio delle Popolari venete, questo succede perché quella valutazione di un miliardo e 600 milioni discende, Presidente, da una cattiva valutazione e da una scarsa valutazione del nostro sistema di garanzie reali. Oggi il sistema di garanzie reali italiano non ha alcun valore e questo, vede, incide anche sull'imprenditore nel momento in cui va a chiedere il prestito, perché, se l'imprenditore non ha la possibilità di valorizzare le sue garanzie, i suoi asset, nel momento in cui va a chiedere finanza, è logico che è estremamente penalizzato. E poi, come ha detto prima di me il collega Tabacci, noi non possiamo battezzare un sistema che, praticamente, certifichi la non restituzione dei debiti, perché questo, altrimenti, ingesserebbe il sistema bancario che ancora più di oggi non concederebbe credito, se non sapesse di avere una ragionevole certezza di recuperare, poi, il suo credito tramite anche l'escussione delle garanzie.
E da qui, il pegno non possessorio: istituto che c’è in tutti i Paesi d'Europa e che noi abbiamo molto attenuato. L'esame al Senato, voglio ricordarlo, ha portato, tra Pag. 15l'altro, a nove mesi, dopo il mancato pagamento della terza rata mensile, la possibilità di accedere a questi strumenti velocizzati di escussione delle garanzie. Io credo che questo sistema vada a rafforzare il sistema delle garanzie del sistema del credito italiano e porti beneficio anche alle imprese e a chi, oggi, ha necessità di investire, ha necessità di finanza, ha necessità di entrare nel mondo bancario e trovare delle risposte alle esigenze di sviluppo delle proprie imprese.
La seconda parte, Presidente: anche qui abbiamo fatto molta demagogia, qualcuno anche nella giornata odierna ha detto cose inesatte e lo devo dire, qualcuno ha detto «poi interviene lo Stato». No, non è così ! Non c’è l'intervento dello Stato nella questione dei rimborsi; i rimborsi vengono dal Fondo di garanzia interbancaria, che, tra l'altro, il Senato ha provveduto ad aumentare, nel senso che c'era il tetto dei 100 milioni di euro che viene aumentato. Ma anche qui, Presidente, prima di affrontare discorsi di merito, dobbiamo mettere sul tavolo alcuni concetti: noi non possiamo agevolare l'azzardo morale.
Se io, come Stato, dico che tutti i titoli vengono rimborsati, perfino le azioni, ma, allora, Presidente, mi scusi, il prossimo investimento che farò sarà il più rischioso possibile, perché è logico che faccio l'intervento più rischioso: al posto di comprare titoli di Stato, mi comprerò titoli rischiosi, perché tanto poi mi risarcirà lo Stato, se andrà male. Perché devo comprare titoli sicuri ? È il classico azzardo morale, che un intervento dello Stato massiccio agevolerebbe in modo clamoroso.
E nemmeno si può pensare di risarcire gli azionisti, anche perché quelle parti politiche che oggi ci dicono che dobbiamo risarcire gli azionisti sono le stesse che, quando si è provato a entrare nel capitale delle banche, si sono scandalizzate. Ma, insomma, si tratta dello stesso tipo di intervento, non è che parliamo di un intervento diverso. Ebbene, invece, noi rivendichiamo l'innovazione, la forza e la portata – che ridà anche credibilità al sistema bancario, oltre a ristorare i risparmiatori – di questo risarcimento automatico: cioè, se hai meno di 35 mila euro di reddito complessivo, oppure se hai meno di 100 mila euro di capitale investito, allora il Fondo di garanzia ti risarcisce automaticamente l'80 per cento dell'investimento. È un fatto forte: è chiaro che ci sono dei tetti e che chi starà un po’ sopra il tetto rimarrà penalizzato, ma l'intento del legislatore – tra l'altro, queste norme sono concordate con la Commissione europea – è certamente quello di togliere tutti gli investitori famigliari, cioè quelli che non hanno fatto un investimento speculativo, e in questi limiti io credo che ci mettiamo dentro questi investitori.
È bene dire, Presidente, che anche in Senato è stato fatto il possibile ed è per questo che oggi noi siamo d'accordo all'approvazione conforme di questa norma, perché anche qui abbiamo portato a sei mesi il tempo in cui si può accedere ai rimborsi automatici. Il non accedere ai rimborsi automatici non preclude niente, perché dà sempre la possibilità ai risparmiatori di accedere alle procedure ordinarie o all'arbitrato.
In conclusione, Presidente, noi voteremo questo decreto, perché pensiamo che sia un giusto passo, che va a risarcire i risparmiatori e a consolidare il sistema bancario. Devo ripetere ancora una volta che, però, questo nulla ha a che vedere con la nostra ferma volontà di andare avanti sull'accertamento delle responsabilità anche in una sede parlamentare con una apposita Commissione d'inchiesta (Applausi gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Ogni debito, tutti i debiti sono una catena. Noi dobbiamo immaginare che da un lato di questa catena ci siano le banche e dall'altro ci siano le famiglie e le imprese di questo Paese. Quindi dobbiamo sempre ricordare che, quando diciamo che sul lato delle banche ci sono sofferenze, intese come crediti, che non vengono ripagate, Pag. 16dall'altro lato ci sono sempre, invariabilmente, sofferenze sociali.
Da una parte c’è un buco nel bilancio della banca, che certo è un problema, perché si tratta della stabilità finanziaria del sistema e, quindi, del Paese, ma dall'altra c’è una famiglia, che è in procinto di perdere la casa in cui vive, o un'impresa, costretta probabilmente a chiudere i battenti, con tutto ciò che questo significa. Questa è la realtà che noi abbiamo alle spalle, questo è ciò che abbiamo attraversato negli ultimi anni, questa è l'eredità di una crisi che il sistema politico italiano non ha saputo affrontare correttamente.
Davanti ad una situazione del genere, presa questa consapevolezza, cosa dovrebbe fare lo Stato ? Io credo che dovrebbe preoccuparsi, soprattutto, di chi rischia di perdere la casa in cui vive e dovrebbe preoccuparsi delle imprese che rischiano di fallire; dovrebbe soprattutto affrontare il tema del rapporto fra sistema del credito e sistema produttivo, cercando di tutelare il sistema produttivo e le famiglie di questo Paese e lì investire le proprie risorse.
Di chi, invece, si preoccupa il Governo italiano con questo ennesimo provvedimento sulle banche ? Si preoccupa, appunto, esclusivamente della salute degli istituti di credito e cerca di risolvere il problema delle sofferenze, permettendo di espropriare più facilmente case e beni strumentali delle imprese e di venderli più rapidamente. Cioè, il tentativo è quello di dire: dal momento che si sono creati o si rischiano di creare buchi e voragini nei bilanci delle banche, le banche abbiano la possibilità di rifarsi con grande rapidità su famiglie e imprese. Noi riteniamo che sia esattamente il contrario di ciò che andava fatto. Lo ripeto: esattamente il contrario di ciò che andava fatto.
Come agisce, quindi ? Agisce inserendo il pegno mobiliare non possessorio. Cos’è il pegno mobiliare non possessorio ? Significa che da domani, quando un'impresa andrà in banca a chiedere un fido, a chiedere uno scoperto di conto, a chiedere un castelletto, a chiedere un mutuo, la banca gli richiederà di firmare una clausola accessoria, una clausola che prima non c'era, con cui l'impresa si impegna su un contratto scritto evidentemente dall'istituto di credito, con clausole che scriverà l'istituto di credito, visti i rapporti di forza fra banca ed impresa in un momento di credit crunch. Ebbene, dirà che, qualora le cose non andassero, non si dovrà più andare in un tribunale, ma semplicemente la banca potrà prendere i beni strumentali di quell'impresa: potrà prendere il magazzino, potrà prendere i beni non venduti, potrà prendere persino i marchi e persino i brevetti.
Ora, voi immaginate le famose start-up di questo Paese: nel momento in cui nascono, già firmano il fatto che, al primo momento di tensione finanziaria, se avranno prodotto qualcosa di valido – marchi o brevetti che siano –, la banca va, bussa e se li porta via, al valore che ha lei determinato. E per di più, anche qualora quell'impresa dovesse fallire, dato che il pegno non possessorio interviene prima del fallimento, non ci saranno più le risorse per i lavoratori e per i fornitori, che oggi erano tutelate prima dei crediti delle banche: prima arriverà la banca e, se resta qualcosa, imprese e lavoratori. Gli stipendi e il TFR dei lavoratori dopo gli interessi del sistema bancario: questa è una rivoluzione in negativo di anni di civiltà giuridica nel nostro Paese. Questo è l'articolo 1.
Articolo 2: «Patto marciano». Tu, impresa, vai in banca e ti viene proposto questo, anche sui debiti che tu già hai: di mettere a pegno aggiuntivo il capannone o, se non hai il capannone, la seconda casa di un parente o, magari, la casa in cui vive tuo figlio, che risulta essere una seconda casa. E ti viene detto che, se per nove mesi rimani scoperto sul fido, per esempio – perché si può fare anche sui fidi, non solo sui mutui –, la banca può venire e prendersi quella casa, subito, di fatto, senza passare, anche qui, da un tribunale, senza passare da un fallimento.
Voi immaginate che un provvedimento – il pegno non possessorio – e l'altro – il «patto marciano» – possono essere inseriti Pag. 17anche su crediti già in sofferenza e, poi, ceduti. Cosa significa questo ? Significa che quelle clausole possono essere inserite ad imprese già in difficoltà, un minuto dopo vendute a «fondi avvoltoio», magari stranieri, di quelli che si occupano solo ed esclusivamente di recuperare questi crediti, che, un minuto dopo averli presi per pochi soldi nelle loro mani, verranno a bussare e a dire: adesso io ho il diritto di prendermi capannone, macchinari, magazzino.
Questo è ciò che si sta approvando con questo provvedimento. Questo e non altro, e lo si fa con la faccia tosta di dire che questo serve a dare più possibilità alle imprese di ottenere credito. Questo decreto non dà più possibilità alle imprese di ottenere credito: rischia di mettere a repentaglio un pezzo di tenuta produttiva del Paese, un pezzo di quel sistema imprenditoriale che ha resistito: ha resistito ad anni ed anni di crisi, ma accumulando, certo, tensione con le banche, accumulando problemi nei pagamenti, accumulando ritardi. Ora, che forse potrebbe esserci uno straccio di ripresa, anziché essere accompagnato a coglierla, è messo ulteriormente nelle mani di istituti di credito che, per far fronte alle loro difficoltà di bilancio, andranno a farsi restituire tutto, fino all'ultimo centesimo.
Articolo 4: Modifica delle procedure giudiziarie. Hai delle difficoltà a pagare il mutuo della casa ? Bisogna accelerare la possibilità che tu, più rapidamente, venga messo fuori da quella casa, perché la casa deve essere restituita per essere venduta alla banca. Alla banca ! Perché queste procedure vengono accelerate solo per chi ha problemi con le banche, non anche per gli affittuari. Cioè, tu sei un anziano che affitta la seconda casa, su cui paga una IMU salatissima e hai fatica ad incassare le rate d'affitto ? Tutto come prima: sette anni, eccetera. Se tu sei una banca e devi incassare rate di mutuo, allora, per te, banca, c’è l'accelerazione.
Si fanno due binari in questo Paese, violando il principio costituzionale di uguaglianza: chi ha debiti, catene con le banche, deve essere liquidato, chi ha debiti con altri, va avanti come prima. E, poi, c’è il coraggio di dire che questo non è un decreto fatto ad uso e consumo e su dettatura del sistema bancario !
Infine, si va a trovare una parziale soluzione per quei risparmiatori che sono stati massacrati dal decreto di novembre, quello che ha messo in risoluzione le banche: le vittime del bail in anticipato, diciamo così. Lo si fa dopo che anche la Banca d'Italia comincia ad ammettere che c'erano alternative alla risoluzione delle banche, che poteva intervenire in qualche modo il Fondo di tutela dei depositi, quello che, allora, si è detto non poteva intervenire.
Adesso, qualcuno comincia a dire che, addirittura, si può intervenire attraverso capitale pubblico per ricapitalizzare le banche e che questo non è vietato dalla normativa europea vigente. Adesso. Allora fu negato tutto, perché il Governo, evidentemente, sottovalutando la situazione, volle tentare l'esperimento sulla pelle dei risparmiatori per vedere l'effetto che fa.
Ora, ad una parte di quei risparmiatori viene detto: in effetti, abbiamo sbagliato; vi restituiremo l'80 per cento di quello che avete perso, senza passare né da arbitrato né da tribunale. Lo si fa per quelli truffati ? No, lo si fa per quelli che stiano sotto determinati parametri di reddito, che abbiano comprato quelle obbligazioni prima del 12 giugno 2014 e che non le abbiano comprate sul mercato secondario, cioè, le abbiano comprate direttamente da quelle banche e non da altre. Non si capisce il perché.
L'80 per cento: cioè, si riconosce un errore, ma si rimborsa parzialmente e si fa una cosa codarda e che, in democrazia, non andrebbe fatta. Si dice: vuoi il 100 per cento ? Fai l'arbitrato, ma non ti dico come, nonostante avessi scritto nella legge che te lo dovevo dire entro novanta giorni da novembre, e siamo a giugno. Non ti dico come e, intanto, ti dico che, però, se ti accontenti dell'80 per cento, entro poche settimane da adesso, devi prendere quella via, senza nemmeno sapere quale sarebbe il tuo diritto.Pag. 18
Uno Stato che mette le persone nella condizione di scegliere fra due strade, senza nemmeno indicare loro quale può essere la strada migliore, parlando di persone riconosciute come truffate, è uno Stato disonesto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà) ed è uno Stato che non fa quello che va fatto.
Di questo la responsabilità, però, è solo del Governo, che è venuto qui, ha messo la fiducia, non ha voluto discutere, ha tenuto questo provvedimento quaranta giorni al Senato, in piena campagna elettorale, pensando che parlasse d'altro, e qui ha messo la fiducia e ha chiuso la discussione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.
SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, oggi, intendiamo rivolgerci direttamente ai cittadini italiani ed in particolare a tutti quei risparmiatori truffati dalle banche fallite. Quelle banche a cui il Governo è stato particolarmente vicino, ma, sicuramente, non dalla parte dei risparmiatori.
Le banche sono state al centro dell'attività dell'ultimo anno e mezzo dell'Esecutivo guidato da Renzi, oggetto di interventi necessari ed urgenti, perlomeno sulla carta, dato l'utilizzo smodato che è stato fatto dello strumento del decreto-legge. La straordinaria operosità in tema bancario si spiega innanzitutto con i tanti, troppi errori del Governo, che, sicuramente, non ha un'idea ben definita né una specifica visione rispetto a questo tema e, diciamolo pure, con malafede. Malafede che non possiamo non leggere, tra i diversi retroscena che hanno caratterizzato questo particolare attivismo: abbiamo visto scorrere una serie di provvedimenti che hanno riformato il sistema bancario, mettendo in campo riforme strutturali attraverso lo strumento del decreto-legge, in contesti, però, assolutamente privi dei requisiti di necessità ed urgenza, sebbene, dalla lettura della cronaca delle ultime settimane, abbiamo capito che, forse, l'urgenza riguardava qualcuno, dato che la fuga di notizie sul decreto sulle banche popolari, ad esempio, è finita addirittura sotto la lente di ingrandimento della procura di Roma. Per non parlare delle note e rilevanti anomalie riscontrate da Consob in merito a sospetti movimenti di mercato precedenti l'annuncio del medesimo decreto.
In realtà, anche questo provvedimento contiene misure che non sono affatto urgenti; si fa davvero fatica a trovare gli articoli che evidenzino questa necessità, ad esclusione delle disposizioni che riguardano, appunto, i rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche poste in risoluzione, a seguito del decreto «salva banche».
Tuttavia, quello che è ancora più grave è che tali norme non sono risolutive per i risparmiatori danneggiati. Abbiamo detto che il provvedimento che abbiamo davanti è frutto degli errori che il Governo ha accumulato nel passato; sono errori di un Esecutivo che non ha saputo, innanzitutto, gestire il recepimento della direttiva sul bail in. Nell'introdurre i delicati cambiamenti a livello europeo sul tema delle crisi bancarie non si è prestata, infatti, sufficiente attenzione alla fase di transizione; è evidente come, in quel caso, il nostro Governo, in Europa, avrebbe dovuto sostenere con forza che un'applicazione immediata e, soprattutto, retroattiva dei meccanismi del bail in avrebbe potuto comportare rischi per la stabilità finanziaria. Sarebbe stato, quindi, preferibile un passaggio graduale e meno traumatico, tale da permettere ai risparmiatori di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base al mutato scenario.
A questo vizio originario si è sommato il modus operandi con cui il Governo ha approvato il decreto «salva banche», cancellando, con un colpo di spugna, i risparmi di una vita di tanti piccoli risparmiatori delle banche poste in liquidazione, Banca Marche, Banca Etruria, Carife, CariChieti. Con quel decreto, poi confluito Pag. 19nella legge di stabilità, di fronte ad un quadro a dir poco drammatico, il Governo è intervenuto, ancora una volta, senza cogliere effettivamente le dimensioni e le cause profonde della crisi, con un approccio superficiale ed estemporaneo, con misure che cercavano di salvare il settore bancario, ma che mal si intersecavano con il nostro sistema, con il risultato di salvare le banche mandando in rovina i risparmiatori.
Oggi, con questo provvedimento, il Governo cerca di porre rimedio a questo ennesimo abbaglio, ma l'errore o, come dicevamo, la malafede è sempre dietro l'angolo. Il Governo, infatti, decide di mettere in campo una misura di rimborso forfettaria, che non soddisfa appieno i risparmiatori truffati, ma che li rimborsa solo all'80 per cento e solo se questi rispondano a determinati requisiti di reddito.
Davanti a questa evidente discriminazione sorgono diversi interrogativi; se lo Stato riconosce che vi è stata una truffa, non si capisce, infatti, perché alcuni debbano essere rimborsati mentre altri no. Cos’è stata ? Una truffa a metà, una truffa valida a fasce di reddito ? Non si annuncia il dovere del rimborso per poi mettere uno sbarramento discriminatorio per chi non possiede i requisiti previsti; questo è completamente illogico e, soprattutto, discriminante.
Ma il provvedimento crea più di una semplice discriminazione: le misure introdotte a favore dei risparmiatori non solo non ristoreranno completamente i soggetti danneggiati dalle quattro banche coinvolte, ma allo stesso tempo escludono i risparmiatori truffati da altri istituti bancari che, ad oggi, si trovano in situazioni analoghe. La platea dei cittadini truffati dalle proprie banche è in realtà molto più vasta, quindi, a maggior ragione, possiamo parlare di truffati di serie «A» e truffati di serie «B», a cui il Governo riserva trattamenti diversi.
In realtà, quello che manca più di ogni altra cosa è un provvedimento che vada a recuperare le risorse sottratte fraudolentemente alle banche da chi le gestiva. Voglio, infatti, ricordare che, in realtà, in Italia, le banche non sono arrivate allo stato di amministrazione straordinaria a causa dei crediti deteriorati, ma, nella maggior parte dei casi, per operazioni finanziarie fraudolente. Il deterioramento dei crediti è stato solo una conseguenza della pessima gestione, riconducibile a gruppi manageriali di scarsa qualità professionale, etica e morale. È il caso del Monte dei Paschi di Siena, della Carige, della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, quattro banche che erano grandi e, in alcuni casi, prestigiose; nel loro piccolo, anche Banca Popolare dell'Etruria, Carife, Cassa di Risparmio di Chieti e Banca delle Marche hanno dimostrato, nel migliore dei casi, di possedere un management inadeguato che le ha mal gestite. Ma, soprattutto, ciò che ancora manca è un quadro di fiducia, di maggiori certezze normative, regolamentari e di controllo che faccia crescere il volume di risorse per le banche destinate all'economia reale.
Con questo provvedimento il Governo ha pensato di risolvere il problema della crisi delle imprese facilitando le procedure per il recupero dei crediti, senza porre la giusta attenzione a quello che è il tassello fondamentale per una ricetta vincente in termini di crescita, ovvero il tema dell'accesso al credito e di come effettivamente le banche riescano a immettere liquidità nel sistema, garantendo benefici per l'intera comunità.
Il testo introduce una serie di garanzie mobiliari a disposizioni volte, sì, a ridurre il tempo di incasso dei crediti per le banche, ma non aiuta di certo le imprese a superare le attuali fasi di difficoltà, dovute alla pluriennale crisi economica che ancora stiamo vivendo e di cui stiamo, ancora, pagando un caro prezzo, con troppe imprese e famiglie italiane che faticano ad arrivare alla fine del mese. Dopo il tonfo alle amministrative e dopo il fallimento della politica dei bonus che, lo ricordo, ha coinvolto un milione e 400 mila cittadini, questo Governo deve sentire forte il grido dei cittadini italiani, stufi di continui interventi messi in atto a proprio uso e consumo o, peggio, ad uso e consumo Pag. 20di amici e parenti banchieri. Forza Italia si unisce al grido del «no» a questo Governo, «no» alle disposizioni inique e discriminatorie, «no» ad una politica che sfrutta le debolezze dell'economia per fare affari sulla pelle dei cittadini più deboli. Per tutte queste ragioni, Forza Italia voterà convintamente contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessio Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, secondo la teoria dei sei gradi di separazione, per collegare due individui sconosciuti bastano sei passaggi, in media, Presidente, non più di sei piccoli passi, bastano sei amici e si arriva ovunque. Presidente, per collegare un banchiere a un politico basta un passo, non più di uno. Guarda caso, c’è sempre almeno un politico o un ex politico tra i 15 più pagati nelle amministrazioni delle banche italiane più grosse e guarda caso, Presidente, guarda caso, tra gli stipendi e i bonus superano tutti il milione di euro, guarda caso. Ma che gliene frega a loro: o vanno bene o vanno male, prendono sempre quegli stipendi e bonus. Presidente, se li ricorda i 4 milioni di euro di buonuscita dati all'ex amministratore delegato Sorato ? L'ex amministratore di quale banca ? Banca Popolare di Vicenza le dice qualcosa ? Banca Popolare di Vicenza, quella banca che in poco meno di un anno ha trasformato i risparmi di chi aveva 30 mila euro, Presidente, in 50 euro; chi aveva 30 mila euro si è trovato in mano 50 euro, in un niente e senza nessun evento eccezionale. Ma come le spiegate alla gente queste cose ? Quanti amici ci sono tra una banca e un quotidiano nazionale ? Sempre uno, non più di uno, caro Presidente, anzi, cari cittadini, cari miei amministratori delegati, non quelli delle banche e dei board bancari, i cittadini sono i miei amministratori delegati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, ma tra Boschi ed Etruria, quanti passi ci sono ? E non quelli che faceva il papà per andare al lavoro tutte le mattine. Tra Etruria e le società o i membri del consiglio di amministrazione, quelli che hanno ottenuto i 100 milioni di euro di prestiti facili e che non hanno mai ripagato, lì quanti passi ci sono, Presidente ? Tra la Banca Popolare di Vicenza, Alfio Marchini, Zonin e i fondi maltesi e lussemburghesi nei quali la banca ha investito e perso 100 milioni di euro, lì, Presidente, quanti passi ci sono ? Questo è il frutto delle sofferenze bancarie, queste sono le colpe che voi volete scaricare sulle piccole imprese che nulla c'entrano con questo scandalo e volete farlo permettendo alla Banca di diventare sia giudice che ufficiale giudiziario; la banca farà il giudice, farà l'ufficiale giudiziario, arrivando direttamente nell'impresa con il suo nuovo bel contrattino di pegno non possessorio o di patto marciano che gli garantisce la precedenza su tutti; si impadronirà dell'unico macchinario o dell'unico immobile che permette a quell'impresa di lavorare, che permette a dieci persone di mantenere le proprie famiglie, se ne impossesserà senza che nessun giudice valuti quell'atto, valuti quella situazione. Qualcuno, però, ieri si è preoccupato, ieri, qualcuno in quest'Aula si è preoccupato; infatti, ho visto l'ordine del giorno di qualcuno che si è preoccupato, si è preoccupato di chiedere al Governo, di impegnare il Governo a far sì che la banca possa pure andare all'interno di quell'impresa a verificare se il bene viene trattato bene. Presidente, di questo vi state impegnando. Poi, cosa farà questa banca ? Poi trasferirà questo suo bell'immobile alla sua nuova agenzia immobiliare, perché, sì, dall'anno scorso le banche possono fare anche le agenzie immobiliari e questo grazie a voi. E il trasferimento come avverrà ? Avverrà senza costi, senza atti notarili e senza tasse sugli atti notarili, questo sempre grazie a voi; e poi visto che le case ormai non se le può permettere nessuno coi soldi propri, ci vorrà un mutuo e chi glielo darà questo mutuo ? Ci penserà la banca e, addirittura, dall'anno scorso, visto che le Pag. 21assicurazioni possono fare le banche e le banche possono fare le assicurazioni.
Vogliamo un'assicurazione per questo immobile ? Gli facciamo pure un'assicurazione, con la banca, Presidente ! Come lo facciamo questo mutuo ? Con un click, perché, nonostante i mutui in questo Paese si facciano con un click, quanti gradi di separazione ci sono tra queste banche d'affari e i risparmiatori ? Quanti gradi di separazione ci sono ? Parliamo di due rette parallele: banche e risparmiatori, piccoli risparmiatori, non si incontrano mai. Guardando le rilevazioni dei tassi medi di Banca d'Italia, mi rendo conto perché i cittadini non capiscono le banche, perché, Presidente, se vado in banca a dare 10 mila euro la banca mi dà lo zero per cento di interesse; se invece chiedo io i soldi alla banca lei mi chiede il 18 per cento di interesse, perché dalle rilevazioni leggo che vengono applicate ai clienti percentuali come il 10,59 per cento sui prestiti personali, il 13,82 per cento sulle carte di credito revolving (e si arriva al tasso usura del 21 per cento !), l'11,5 per cento sui fidi, sull'apertura di conto corrente, e qui il tasso soglia arriva fino al 18 per cento ! Quindi, alla banca diamo 10 mila euro e ci dà lo zero per cento; se invece siamo noi a chiederli a loro dobbiamo pagare il 21 per cento, questo è il Paese che avete creato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Forse perché della banca ci si può fidare e di me non ci si può fidare, sarà per questo, perché se le banche falliscono probabilmente andiamo dentro e ci troviamo qualcosa. Ma perché non guardiamo i bilanci delle banche ? Guardando i bilanci delle banche ci renderemmo conto che l'8 per cento è rappresentato dalla raccolta e il 100 per cento invece sono i prestiti, gli impieghi. Cosa significa questo ? Spieghiamo questo trucchetto, che prima del 1992 non era possibile, perché prima del 1992, caro Mazziotti Di Celso, sì che si raccoglievano i soldi e si prestavano, non si creavano dal nulla come si fa oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Un tempo le banche facevano 8 milioni di raccolta e al massimo prestavano 8 milioni; oggi le banche raccolgono 8 milioni e fanno prestiti per 100 milioni, questo raccontano i bilanci delle banche, questi sono gli obblighi che BCE e Banca d'Italia danno, che quindi autorizzano, a cui va bene questo tipo di costume. Noi abbiamo imprenditori che sono veramente degli eroi, che continuano a reggere la crisi e che voi volete mettere in ginocchio.
Non posso credere che abbiate veramente capito cosa c’è dietro questo decreto, perché altrimenti non l'approvereste, colleghi. Alla favoletta delle piccole imprese e delle famiglie che non pagano i prestiti e che per questo il mercato sarebbe in crisi non ci crede più nessuno. Non ci crede più nessuno, siete gli unici a credere a queste favolette. Chi ha autorizzato determinate scommesse ? Chi ha autorizzato stipendi così alti per le banche fallimentari ? Chi ha fatto finta di non vedere le sofferenze che aumentavano ? Chi ha chiuso un occhio quando venivano piazzate obbligazioni a risparmiatori che non avrebbero potuto acquistarle ? Ricordiamolo a tutti che il 70 per cento di queste sofferenze sono per prestiti superiori a 500 mila euro, quindi non famiglie e non piccole imprese; non pigliamo in giro i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Così come non regge il blocco dell'Europa sul salvataggio delle quattro banche, non regge il Fondo interbancario che può intervenire su Tercas, su Cassa di Risparmio di Cesena però non può intervenire su CariFerrara o su Banca Popolare dell'Etruria; non reggono i bilanci che sono capaci di nascondere 200 miliardi di sofferenze. Non regge questa favola ! Non siete più credibili e questo porta il nostro Paese sotto una fascia di debolezza troppo grave. La notte della Brexit, la notte del 24 giugno, e per altri due giorni, la nostra Borsa ha perso decine di miliardi delle nostre banche italiane, dei nostri azionisti che hanno investito nelle banche italiane, le banche di cui voi vi siete impossessati e che state distruggendo.
E siete stati così poco capaci di difendere il nostro Paese da questi attacchi che Pag. 22non avete neanche previsto che all'interno della Consob si creasse una direzione che verifichi se vengono commessi reati su queste operazioni, sulle operazioni di vendita allo scoperto ! Queste sono le operazioni con le quali vengono attaccati finanziariamente i Paesi, e voi siete qui in Aula per un decreto che permetterà alla banca di fare l'ufficiale giudiziario e pignorare i beni delle piccole e medie imprese, che invece vi permettono di essere qui e vi pagano lo stipendio, ci pagano lo stipendio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Non so come non fate a vergognarvi, non so come fate a non dimettervi ora, perché o smentite queste cose o vi dovreste dimettere in massa oggi stesso.
Nazionalizziamo Banca d'Italia e usiamo i dividendi che voi date alle banche private per il reddito di cittadinanza, per il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese o mettiamoli in una nuova banca pubblica di investimento che sia simile alla Banque publique d'investissement francese o la KFW tedesca, che investono nelle loro imprese e le fanno crescere, non fallire, come fate voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Altre due riforme, su vigilanza e nuove forme di finanziamento; via Visa e Mastercard, facciamoci un sistema nostro, un sistema di pagamento interno, possiamo farlo. E poi saremmo noi la protesta, ma la batosta di Roma vi è servita a capire qualcosa ? Secondo me, la protesta siete voi, colleghi, voi siete la protesta al buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Sanga. Ne ha facoltà.
GIOVANNI SANGA. Presidente, questo decreto è fondamentale, non per gli interessi dei banchieri, come si sta dicendo qui, ma è fondamentale per i risparmiatori e per le imprese, e lo è perché, insieme ad altri provvedimenti approvati in quest'Aula, fa parte della strategia del Governo per mettere in sicurezza e garantire il funzionamento del sistema bancario. Capisco che lo sport preferito in questi ultimi tempi sia quello di prendersela con le banche, e se è vero che gravi episodi hanno dato una mano a chi vuol far credere che esse siano il male assoluto è anche vero che bisogna sgombrare una volta per tutte il campo dagli equivoci, che sono stati alimentati su questo argomento o per leggerezza o per mala fede.
Le banche, Presidente, sono aziende, che in un'economia di mercato hanno una funzione vitale: da un lato tutelare i soldi dei risparmiatori e dall'altro concedere prestiti. Senza questi due pilastri, al momento non esiste un sistema economico di libero mercato capace di sopravvivere. Tutte le misure che abbiamo messo in campo fin qui sono state pensate per consentire agli istituti bancari di espletare queste due funzioni nel migliore dei modi, quindi per tutelare i risparmiatori e le imprese, altro che favori ai banchieri ! Parlare oggi della crisi dal sistema bancario non può prescindere dal ricordare i fatti sconvolgenti avvenuti dal 2008. Le difficoltà che stiamo vivendo sono l'eredità avvelenata della crisi che ha messo in ginocchio imperi finanziari, fatto fallire colossi come Lehman Brothers e messo a rischio l'intero sistema economico mondiale. Le nostre banche sono state poco coinvolte in operazioni azzardate, ma l'effetto del contagio sull'economia reale è stato molto pesante. La recessione ha fatto saltare aziende, provocato fallimenti, lasciato in pancia alle banche crediti deteriorati che a inizio 2016 ammontavano a circa 360 miliardi, accumulati di anno in anno, con un effetto a valanga che ha portato le sofferenze lorde da 43 miliardi del 2008 agli oltre 200 miliardi attuali.
Allora, di fronte a questa complicata vicenda, Presidente, c’è chi si limita alle urla, c’è chi si limita al «dagli al banchiere» e chi, invece, ha avuto il coraggio di prendere di petto le questioni fondamentali del sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Con le prime si prende magari qualche voto in più alimentando la rabbia, ma non si fanno gli interessi dei cittadini e si Pag. 23lasciano i problemi irrisolti, noi invece quei problemi li stiamo affrontando con riforme di cui negli ultimi decenni ci si è solo limitati a parlarne.
La riforma delle banche popolari è senz'altro una di queste: ha migliorato profondamente la governance e insieme la trasparenza; ha favorito l'accesso al mercato dei capitali, il rafforzamento del patrimonio e la spinta alle aggregazioni, ha insomma reso più efficiente e solido l'intero comparto. La riforma delle banche di credito cooperativo ha consolidato il settore attraverso il superamento del suo tallone d'Achille: la piccola dimensione unita all'eccessiva frammentazione.
Pur rispettando l'autonomia e la specificità delle BCC, sono state create le condizioni per un gruppo più forte e un sistema efficace di garanzie solidali, in grado di rispondere alle sfide dimensionali dell'attuale mercato. E poi il Fondo Atlante, per circa 4,5 miliardi di euro; ha già dato prova della delicata e fondamentale funzione di salvataggio degli istituti bancari in difficoltà, tutelando gli interessi dei risparmiatori, sostenendo gli aumenti di capitale richiesti dall'autorità di vigilanza e investendo, fino al 30 per cento del patrimonio, in crediti non performanti. E il decreto in discussione, Presidente, rientra in questo contesto. Le misure previste sono un nuovo fondamentale tassello di questa strategia; anzitutto, vi è l'intervento a sostegno dei risparmiatori colpiti dalla risoluzione delle quattro banche. Si tratta di quei risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate, come sappiamo. Il decreto va oltre la norma prevista nella legge di stabilità, dove era stato inserito un tetto di 100 milioni. Grazie all'impegno del Governo italiano in sede europea, la platea è stata allargata, cancellando il tetto inizialmente previsto e assicurando un rimborso automatico e forfettario; vengono rimborsati quei risparmiatori con un reddito non superiore a 35 mila euro oppure un patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro e il rimborso è pari all'80 per cento di quanto investito. Anche gli altri risparmiatori potranno accedere al rimborso, magari anche del 100 per cento a seguito di un arbitrato con l'Autorità nazionale anticorruzione. Il criterio scelto, Presidente, è quello dell'equità sociale: si sono tutelate, anzitutto, le fasce più deboli e chi è stato raggirato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il decreto prevede poi delle misure che mirano a consolidare e ad accelerare la ripresa in corso. In questo senso il provvedimento contiene strumenti necessari a rimuovere alcuni degli ostacoli lasciati sul campo dalla crisi, contro cui le imprese devono combattere ogni giorno.
Abbiamo ascoltato molte critiche all'introduzione dell'istituto del pegno non possessorio, prassi peraltro diffusa nei Paesi europei più avanzati. Esso innova l'impianto tradizionale del pegno come garanzia reale, determinando almeno due effetti positivi rispetto al passato: da oggi l'imprenditore, che ha la necessità di ottenere un finanziamento, potrà offrire in garanzia i macchinari o altri beni strumentali ma, al contrario di quanto accadeva fino ad ora, quel bene resterà in suo possesso; resterà, cioè, all'interno dell'azienda, che potrà continuare a utilizzarlo per la propria attività. Chiedere un prestito non significa più rischiare il blocco dell'attività d'impresa. E i vantaggi non finiscono qui, Presidente. In questo modo l'imprenditore non solo continua a lavorare, ma evita di mettere in garanzia beni propri come, per esempio, la casa, scongiurando il pericolo di far finire la propria famiglia per strada (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le aziende, Presidente, vengono anche spinte in questo modo su un cammino virtuoso, che può portare al superamento dalla commistione patologica tra patrimonio dell'impresa e patrimonio personale dell'imprenditore, che costituisce uno dei punti di notevole debolezza del nostro sistema produttivo.
Anche le polemiche sul patto marciano sono state costruite ad arte. Nel gridare ai rischi di questo tipo di meccanismo le opposizioni si sono accuratamente dimenticate di ricordare che il patto marciano consiste in un accordo raggiunto tra due parti, secondo modalità che mettono al riparo la parte più debole dai possibili Pag. 24squilibri legati al diverso potere contrattuale. La procedura di inadempimento non scatta, come si è voluto far credere, nei confronti di tutti gli imprenditori, ma solo di coloro che hanno scelto di ricorrere a questa tipologia di contratto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E per completare, Presidente, il quadro terroristico si è poi detto che il tempo necessario a far scattare l'inadempimento è di nove mesi, omettendo di aggiungere che l'imprenditore ha altri due mesi per far fronte ai suoi obblighi. Dunque, i mesi sono 11 ma diventano 14 nel caso in cui l'imprenditore abbia restituito parte del debito.
Allo stesso tempo, Presidente, il decreto si occupa di ripensare gli equilibri tra debitore e creditore, in modo da rimuovere, pur senza penalizzare il debitore, le pastoie che creano le condizioni per rendere i crediti irrecuperabili. Del resto, in Italia recuperare un credito è più difficile che in Grecia o in Romania, data la complessità delle procedure giudiziarie, i costi elevati e le sentenze che si fanno attendere per anni. Non è una questione di poco conto, dal momento che rappresenta uno dei motivi principali per cui molti stranieri rinunciano a investire capitali nel nostro Paese e molti italiani rinunciano a fare impresa.
Siamo consapevoli che il lavoro da fare è ancora molto ma, al contempo, rivendichiamo con orgoglio tutti i provvedimenti approvati, perché pensati non per avvantaggiare le banche e i banchieri ma per far funzionare al meglio il sistema bancario e, quindi, per favorire risparmiatori e imprese. E che le cose siano davvero così lo dimostra anche l'inasprimento delle sanzioni contro le banche e i banchieri. Noi abbiamo infatti dato a Bankitalia la possibilità, per la prima volta, di rimuovere gli amministratori, i sindaci e i dirigenti che abbiano commesso delle violazioni, Presidente. Noi abbiamo inasprito le sanzioni contro gli istituti, i dirigenti e i vertici bancari che abbiano commesso degli illeciti. Con il nostro Governo, Presidente, neanche i banchieri sono più intoccabili. E, allora, come si fa a dire che noi continuiamo a favorirli con i nostri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?
PRESIDENTE. Concluda.
GIOVANNI SANGA. Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Democrazia Solidale-Centro Democratico).
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione finale avrà luogo alle ore 11,30, sospendo la seduta fino a tale ora.
La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 11,30.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3892)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3892, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Allora, colleghi, siamo in votazione, affrettatevi. Pes, Gallo, Della Valle, Fico, Fabbri... Allora, hanno votato tutti i colleghi ? No, Romele... Colleghi, affrettatevi. Simoni... Sempre Romele non riesce a votare ? Russo... Romele, sta salendo adesso il tecnico. Preziosi, Baldassarre... È andata, Romele ? No, vediamo se con il cambio della tessera si riesce a ovviare. Per il resto ? Rostellato... Allora, vediamo se Romele, con la nuova tessera, riesce a votare. Eccolo, ha votato. Rostellato ha votato. Ci siamo tutti ? Chi è che sta salendo ? Benedetti, veloce, prego. Buttiglione, o fa una corsetta oppure non posso Pag. 25aspettarla, prego. Allora, vediamo se riesce a votare. Micillo, ha votato ? Forza. Micillo, che facciamo ? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2362 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, recante disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione» (Approvato dal Senato) (3892):
Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 287
Hanno votato no 173.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(I deputati Covello, Librandi e Martella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).
Sul grave attentato verificatosi ieri ad Istanbul (ore 11,35).
PRESIDENTE. Colleghe e colleghi, vorrei un attimo di attenzione (La Presidente si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe, cari colleghi, come sapete, ieri Istanbul è stata colpita da eventi terroristici che hanno provocato molte vittime. Al momento, il bilancio è di almeno 36 morti e di circa 150 feriti.
Esprimo la mia più ferma condanna ed indignazione per l'uso della violenza terrorista, nella convinzione che nessuna ideologia o credo religioso possa giustificare questi barbari attentati, che colpiscono persone inermi, così come colpiscono la pace e la democrazia.
Ora più che mai tutta la comunità internazionale deve unire le forze per contrastare il terrorismo, impegnandosi in una battaglia comune contro la barbarie fondamentalista.
Ora più che mai l'Unione europea deve giocare un ruolo autorevole e credibile per la pace, la stabilità, il rispetto dei diritti fondamentali e la prosperità del Mediterraneo meridionale e del Medio Oriente, anche sviluppando sinergie effettive nelle attività di intelligence, di indagine e di repressione del terrorismo.
In questo contesto, un ruolo importante può essere svolto anche dall'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo, di cui il nostro Parlamento ha appena assunto la presidenza, che si incontrerà sui temi relativi alle migrazioni, alla sicurezza, alla prevenzione e contrasto al terrorismo, alla crescita e all'occupazione, al turismo sostenibile e all'energia.
Ricordo che il Parlamento turco è membro dell'Ufficio di Presidenza della medesima Assemblea. A tutto il popolo turco desidero esprimere la vicinanza mia personale e dell'intera Camera dei deputati, che mi appresto a comunicare al Presidente della Grande Assemblea nazionale turca, Ismail Kahraman. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi). Vi ringrazio.
Ora darò la parola agli iscritti a parlare sulla commemorazione della strage di Istanbul.
Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. L'attentato di Istanbul ci riempie di dolore ed esprimiamo tutta la nostra vicinanza ai cittadini turchi, alle loro istituzioni, alle vittime e ai loro cari.
È un attentato che avviene in un Paese a larghissima maggioranza musulmana, durante il mese di Ramadan, e ci ricorda, con questo, che il terrorismo di cosiddetta matrice islamista colpisce in primo luogo quei cittadini e quei Paesi a maggioranza musulmana, e che non si ferma né durante le solennità religiose né davanti ai fedeli di quella religione che indegnamente dice di rappresentare.Pag. 26
È un attentato che avviene il giorno dopo l'importante riapertura delle relazioni tra Turchia e Israele e dopo un inizio di distensione tra Ankara e Mosca.
Ancora una volta, il terrorismo prova a farsi più minaccioso quando si comincia a parlare la lingua della cooperazione. L'attentato a Istanbul ci riporta con la memoria alle dinamiche di quello di Bruxelles e non dobbiamo lasciare che solo i terroristi uniscano i popoli e le persone con la morte, ma nella nostra risposta e nella nostra vicinanza al popolo turco, alla Turchia e alle vittime dobbiamo dimostrare ancora più unità, perché è solo uniti che si sconfigge il terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.
MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle si stringe attorno al popolo turco e al cordoglio per le vittime e per i feriti, e speriamo che quanti più di questi riescano ad uscirne nel migliore dei modi.
Io credo che oggi l'Europa, l'Italia in primis, debba porre delle domande. Una su tutte: perché questa continuità di azione terroristica, qual è la stabilità in questo momento nel Paese della Turchia stessa, cosa è cambiato a livello politico dall'accordo con l'UE sui migranti alle frizioni che ci sono state con alcuni Paesi circostanti la Turchia, e qual è, quindi, oggi, la stabilità che il Paese ha.
Credo che una cosa fondamentale possa essere oltre, al cordoglio, quella di fare delle proposte concrete: una su tutte è quella di allargare gli orizzonti della cooperazione, specialmente in campo di intelligence, specialmente con quei Paesi che si sono, anche a livello territoriale, offerti di farlo.
L'Europa, evidentemente, non basta più nel suo contrasto al terrorismo, serve un'alleanza internazionale con i Paesi dell'Est, penso sia alla Lega Araba, che alla Russia stessa, che si è offerta più volte di collaborare in campo di intelligence.
Il MoVimento 5 Stelle crede che questa sia una giusta risposta possibile, perché non è possibile pensare che la Turchia, con la situazione che ha, di instabilità, possa cavarsela da sola e l'Europa si è già dimostrata insufficiente.
Quindi, noi rimarchiamo il nostro cordoglio per il popolo turco, ma passiamo dalle parole ai fatti, collaborando seriamente in termini di intelligence. C’è una proposta nostra, in questo Parlamento: discutiamola e facciamo in modo che il nostro Paese spinga in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Renato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente. È un attentato non solo contro la Turchia, ma contro la Turchia nel suo essere europea. Serve una risposta politica. Al di là della solidarietà doverosa, bisogna assolutamente rompere l'isolamento della Turchia, offrendo la strada ad Erdoğan per riallacciare rapporti di più forte collaborazione con l'Occidente.
Erdoğan ha impresso un corso politico alla Turchia che è carico di contraddizioni, apre all'accordo con l'Unione europea sui profughi, poi minaccia i Paesi che riconoscono il genocidio degli armeni, stringe forti accordi intra-sunniti con i palestinesi di Hamas e proprio ieri firma un Patto di pacificazione con Israele, critica Mosca per il suo aiuto ad Assad in Damasco e ora chiede scusa per il jet russo abbattuto scientemente al confine con la Siria.
L'Italia ha un ruolo importante: in questo momento si tratta di creare le condizioni di amicizia, di democrazia, di diritti umani e di sicurezza tali da poter coinvolgere la Turchia pienamente nell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.
Pag. 27 ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente. Istanbul ferita è la porta d'Oriente che crolla, quella porta che l'Europa aveva socchiuso dimenticando di difendere, porta che andava difesa tenendola aperta, perché Istanbul è un pezzo d'Europa e una parte di noi, di quell'Europa mediterranea e mediorientale di cui, nostro malgrado, siamo parte. Basta fare un giro per il Gran Bazar di Istanbul per riscoprirsi in uno qualsiasi dei grandi mercati delle nostre città del sud.
Ma il cordoglio, signora Presidente, oggi non può essere un'arma senza memoria e noi, in un momento così drammatico e stringendoci un po’ attorno al popolo turco che soffre di questo ennesimo attentato, abbiamo il dovere di ricordare che ci sono grandi responsabilità da parte del Governo turco rispetto alla condizione in cui oggi si trova la Turchia. Mi verrebbe da dire: chi semina vento, raccoglie tempesta, e le ambiguità che il Presidente Erdoğan e il suo Governo hanno manifestato nei confronti del terrorismo di matrice islamica dell'ISIS, per molto tempo, in questi anni, fomentandolo e sostenendolo, oggi si ritorcono contro il popolo turco e la nazione intera.
E noi abbiamo il dovere oggi di ricordare questo, nel commemorare le vittime di questo brutale attentato, perché abbiamo bisogno che tutto ciò non accada più e abbiamo bisogno di dire che l'Italia e l'Europa sosterranno il popolo turco anche nei confronti delle vessazioni a cui è sottoposto dal proprio Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.
FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere la più totale solidarietà nei confronti del popolo e anche del Governo turco, non possiamo certamente fare a meno di fare una riflessione critica e anche autocritica. Probabilmente, l'Europa alcuni anni fa perse una occasione, quando la tendenza della Turchia era nettamente vedere un approdo ad una aggregazione europea che, invece, fu rinviata per la resistenza di alcune grandi nazioni del centro Europa. E quella occasione persa poi ha determinato un'involuzione, all'interno della Turchia, di tipo autoritario, che certamente sta pesando negativamente.
Noi ci auguriamo che gli ultimi atti, fatti dalla Turchia recentemente, per esempio l'accordo con Israele, segnino un mutamento da questo punto di vista. Non c’è dubbio che occorre una grande solidarietà internazionale, dagli Stati Uniti, all'Europa, alla Russia, per battere davvero sul piano militare ISIS, perché è evidente che c’è un rapporto fra la possibilità di Daesh o ISIS di fare del terrorismo e il mantenimento o meno dei suoi insediamenti territoriali. Se si liquidano questi insediamenti territoriali, si perde, si viene a chiudere il punto di riferimento per cui questo terrorismo si sviluppa in questi modi così forti, oggi in Turchia, ieri in Francia e l'altro ieri in Belgio (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Poche parole, intanto, per dire che ho molto apprezzato le sue e anche il richiamo a una istituzione internazionale, come il Parlamento dei Paesi del Mediterraneo; può essere una occasione di incontro in un momento in cui è certamente più utile costruire occasioni di incontro, che non occasioni di scontro.
Oltre al doveroso dolore per le vittime numerosissime di questo ultimo attentato, un'altra considerazione banale: credo che sia difficile pensare a politiche di contrasto al terrorismo, a politiche attive di contrasto al terrorismo, perché qualsiasi politica può sempre essere interpretata in un senso opposto, può sempre essere vissuta con una sopraffazione, mentre invece magari si muove in una logica che, chi l'ha messa in atto, considera una logica d'aiuto.Pag. 28
In un contesto come questo, l'unica possibilità che ha il mondo occidentale, ed è indubitabile che la Turchia, in questo momento, sia stata vittima di questo attentato in quanto percepita come parte del mondo occidentale, anche se non è certamente assimilabile a noi, né per storia, né per cultura, ecco, credo che, al di là di queste divisioni sulla nostra storia e sulla nostra cultura, sia indispensabile potenziare tutte le attività di Intelligence, perché soltanto un'azione passiva può fornire qualche forma di resistenza alla minaccia terroristica che avremo ancora con noi per molti anni a venire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. È chiaro che il migliore alleato del terrorismo islamico è il modo con cui l'Occidente cerca di nascondere la natura barbara di questi atti violenti, che, contrariamente a quello che ha fatto rilevare la collega Quartapelle, colpiscono, sì, un territorio dove la religione islamica è la religione di Stato, di fatto, anzi forse sta andando un pochettino oltre a quello che era il pensiero di Ataturk di un secolo fa. Ma colpisce, comunque, non un piccolo aeroporto per i voli domestici, colpisce l'aeroporto internazionale, gli arrivi internazionali. Quindi è chiaro che le modalità di attacco sono rivolte verso l'Occidente o comunque verso quella parte della Turchia che guarda con interesse al mondo occidentale e magari una Turchia moderna che non è sicuramente quella di Erdoğan. Quindi, richiamando e rivolgendo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime, l'augurio di pronta guarigione a ormai gli oltre cento feriti di questo attacco infame nei confronti della libertà non solo della Turchia ma in qualche modo anche dell'Occidente, non possiamo non rilevare, Presidente, come nel suo discorso – mi perdoni – abbastanza ipocrita e molto vuoto con richiami a organismi internazionali assolutamente inutili, non si è avuto il coraggio di chiamare con il loro nome questi assassini: terroristi sì, ma terroristi islamici e questo ci dispiace. Allo stesso modo alla Turchia diciamo che il nemico della sicurezza non sono i curdi ma è l'ISIS. È vero che al momento – per lo meno se non è arrivata in questi minuti – non risulta una rivendicazione chiara ma è assolutamente chiaro che le modalità operative richiamano il Daesh, non richiamano i curdi che sono invece per noi Occidente e dovrebbero essere anche per la Turchia e per Erdoğan il primo vero alleato nel contrasto all'avanzata del Daesh, chiaramente dopo i russi che hanno capito bene e prima di tutti la pericolosità del Daesh. Quindi esprimo nuovamente condoglianze alle famiglie delle vittime, un augurio di un pronto ristabilimento a tutti i feriti ma non abbassiamo la guardia perché la sfida è veramente importante e soprattutto non abbassiamola fin dal primo momento cioè quello di dire chiaramente come stanno le cose e chiamare le cose con il loro nome: sono terroristi islamici, non solo semplicemente terroristi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Milena Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Grazie, signora Presidente, colleghi, nello stringerci intorno alle famiglie delle vittime e a tutto il popolo turco, non possiamo non pensare a quanto il terrorismo omicida colpisca i punti di passaggio e di snodo, il simbolo della grande libertà di movimento a cui siamo abituati. Anche negli attentati a Bruxelles si è colpito l'aeroporto e la metropolitana e la Turchia è uno snodo tra il Medioriente e l'Europa, un ponte che si vuole far saltare. Ankara, la capitale, è stata colpita quest'anno da due attacchi: il 13 marzo, 37 morti; il 17 febbraio, 29 vittime, rivendicazione di estremisti curdi; ma più di cento persone persero la vita il 10 ottobre nell'attentato contro un corteo filocurdo; altri attentati nella stessa Istanbul. Colpire la città sul Bosforo vuol dire fare della storica convivenza fra Oriente e Occidente, che quella città simboleggia, un Pag. 29bersaglio, rendere insicura la vita degli occidentali ma anche colpire la caratteristica pluralità di genti. La Turchia è sia un punto di passaggio per i profughi che scappano dalle guerre e dal terrorismo sia campo di battaglia soprattutto nelle zone intorno a Kobanê. La lotta al terrorismo non può che partire da un lavoro di pacificazione di tutta l'area e una maggiore attenzione a quanto sta succedendo in Siria, una maggiore attenzione da parte di tutti, soprattutto dell'Unione europea, e spero che in questo senso il seggio ottenuto per un anno dall'Italia al Consiglio di sicurezza dell'ONU possa incidere. Se i terroristi vogliono una Turchia chiusa nella paura bisogna aiutare la Turchia a riprendere una via di pacificazione e un ritorno al suo ruolo di interscambio tra Oriente e Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Edmondo Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, innanzitutto il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale intende esprimere la più viva solidarietà e soprattutto vicinanza alle vittime, ai feriti e a quelle famiglie che sono state colpite: europei, turchi, arabi in questa vergognosa esperienza che il terrorismo internazionale ancora una volta ci consegna. Chiaramente esprimiamo grande solidarietà anche al popolo turco ma un fermo richiamo al Governo della Turchia che per anni ha avuto un comportamento spregiudicato facendo affari con l'ISIS, tollerando questa pericolosa organizzazione terroristica per finalità che nulla hanno a che vedere con la libertà, con la democrazia e con la pace nel mondo.
Quindi, speriamo che adesso ci sia una presa chiara di distanza, una lotta concreta e un'alleanza con tutti coloro che stanno contrastando attivamente questa vergognosa piaga del secolo, il terrorismo fondamentalista, che si trincera dietro la religione ma che sostanzialmente, invece, persegue soltanto una strategia di potere e di conquista. La Turchia può esercitare un ruolo importante e speriamo che questa vergognosa vicenda possa servire ad avere un nuovo alleato serio, sincero contro l'ISIS e contro il terrorismo internazionale ed è questo l'appello che facciamo al nostro Governo perché si rivolga in tal senso ad Erdoğan.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Purtroppo non basta il lutto, non basta il cordoglio e non basta l'abitudine, che nel nostro Occidente abbiamo preso come dopo Parigi, come dopo Bruxelles, alla teoria dei je suis. Credo, signora Presidente, che dobbiamo guardare le cose per quello che sono, anche quando sono terribili come in questo caso: da quindici anni il nostro Occidente non capisce che siamo dentro una guerra, che siamo dentro la stessa guerra: le due torri e poi Madrid e poi Londra, poi Copenaghen, poi due volte Parigi e poi Bruxelles e poi i turisti in Tunisia e poi l'aereo in Egitto e adesso Istanbul. Non è solo terrorismo, non è solo terrorismo fondamentalista, è terrorismo fondamentalista islamista. Naturalmente va da sé che non tutti gli islamici sono terroristi – chi lo sostiene è un folle – ma noi dobbiamo guardare in faccia la realtà e riconoscere che gran parte dei terroristi sono purtroppo fondamentalisti islamici e islamisti. Signora Presidente, bisogna guardare in faccia questa realtà e percorrere le tre strade difficili che sono davanti a noi e che stiamo scansando: la prima è quella della sconfitta militare di ISIS in Siria e in Libia, nei teatri dove usa il vuoto per imporsi; la seconda è mettere qui in discussione un multiculturalismo fallimentare che ha lasciato pezzi di territorio nelle mani di comunità che hanno imposto un'altra legge diversa dalle nostre leggi e dai principi occidentali; la terza – chiudo – è ricordare che Atene seppe confrontarsi con Sparta certo perché aveva l’agorà e aveva la democrazia ma sapeva anche usare il linguaggio della forza. Ce lo ha Pag. 30spiegato Churchill un secolo fa, confrontandosi con il nazismo: non puoi pensare di sconfiggere i nazisti con i mezzi ordinari. Certo siamo forti della nostra civiltà, siamo forti della nostra democrazia ma dobbiamo anche usare il linguaggio della forza e del coraggio e se qualcuno pensa oggi di sconfiggere il terrorismo fondamentalista con gli strumenti ordinari, con gli interrogatori, con i verbali e con le procedure giuridiche ordinarie, temo che ci stiamo preparando ad altri lutti, ad altro cordoglio e ad altri je suis.
PRESIDENTE. Così si conclude la commemorazione per la strage di Istanbul e continuiamo con il nostro ordine del giorno.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12)
Seguito della discussione delle mozioni Vacca ed altri n. 1-01268, Centemero e Occhiuto n. 1-01283, Borghesi ed altri n. 1-01289, Brignone ed altri n. 1-01293, Marzano ed altri n. 1-01295, Pannarale ed altri n. 1-01298, Rampelli ed altri n. 1-01301 e Ghizzoni, Pisicchio, Vezzali, Santerini, Buttiglione ed altri n. 1-01312 concernenti iniziative volte a favorire l'accesso agli studi universitari, con particolare riferimento ad un'equa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vacca ed altri n. 1-01268, Centemero e Occhiuto n. 1-01283, Borghesi ed altri n. 1-01289, Brignone ed altri n. 1-01293, Marzano ed altri n. 1-01295, Pannarale ed altri n. 1-01298, Rampelli ed altri n. 1-01301 e Ghizzoni, Pisicchio, Vezzali, Santerini, Buttiglione ed altri n. 1-01312 concernenti iniziative volte a favorire l'accesso agli studi universitari, con particolare riferimento ad un'equa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale (Vedi l'allegato A – Mozioni e risoluzione).
Ricordo che nella seduta del 23 maggio 2016 ha avuto luogo la discussione sulle linee generali delle mozioni Pisicchio e Palese n. 1-01192 (Nuova formulazione), Vacca ed altri n. 1-01268, Centemero e Occhiuto n. 1-01283 ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che, dopo la discussione sulle linee generali, sono state presentate le mozioni Borghesi ed altri n. 1-01289, Brignone ed altri n. 1-01293, Ghizzoni ed altri n. 1-01294, Marzano ed altri n. 1-01295, Pannarale ed altri n. 1-01298, Buttiglione ed altri n. 1-01299, Rampelli ed altri n. 1-01301, Ghizzoni, Pisicchio, Vezzali, Santerini, Buttiglione ed altri n. 1-01312 che sono già state iscritte all'ordine del giorno. Contestualmente alla presentazione di quest'ultima mozione sono state ritirate le mozioni Pisicchio e Palese n. 1-01192 (Nuova formulazione), Ghizzoni ed altri n. 1-01294 e Buttiglione ed altri n. 1-01299.
Avverto, infine, che è stata presentata la risoluzione Palese n. 6-00256. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni e risoluzione).
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sulla risoluzione presentata. Prego, sottosegretario Toccafondi.
GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei ribadire che rispetto alle premesse i pareri sono favorevoli. Sui dispositivi finali, per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole Vacca n. 1-01268, sul primo capoverso, il parere è favorevole con la seguente proposta di riformulazione: «a valutare l'opportunità di intraprendere, nel rispetto dell'autonomia delle università statali, iniziative normative sul controllo della contribuzione studentesca alle università statali, stabilendo un'area di reddito entro cui lo Pag. 31studente sia esente dal pagamento della contribuzione (fascia no tax) per tutti gli studenti con ISEE al di sotto di una determinata soglia, garantendo al tempo stesso un adeguato ristoro delle minori entrate delle università». Sul secondo capoverso, il parere è favorevole; sul terzo capoverso il parere è favorevole con la seguente riformulazione: dopo le parole: «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica» e poi resta invariato. Al quarto capoverso, il parere è favorevole; al quinto capoverso il parere è contrario.
Per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole Centemero n. 1-01283, sul primo capoverso del dispositivo finale il parere è favorevole; sul secondo capoverso il parere è favorevole con riformulazione; dopo le parole: «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori».
Per quanto riguarda la mozione a prima firma dell'onorevole Borghesi n. 1-01289, sull'unico punto del dispositivo il parere è favorevole con una riformulazione; dopo le parole: «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori».
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Brignone n. 1-01293, sul primo capoverso il parere è favorevole con riformulazione; dopo le parole «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori». Sul secondo capoverso il parere è favorevole sempre con identica riformulazione; dopo le parole: «ad assumere», «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori».
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Marzano n. 1-01295, sul primo capoverso il parere è favorevole; sul secondo punto sempre favorevole.
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Pannarale n. 1-01298, vi è una richiesta, su tutti i punti, dalla a) alla j), di aggiungere, in fondo ad ogni dispositivo finale, le parole: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori». Questo in tutti i punti, tranne nel punto g) su cui il parere è favorevole con una riformulazione che leggo: «a valutare l'opportunità di intraprendere, nel rispetto dell'autonomia delle università statali, iniziative normative sul controllo della contribuzione studentesca alle università statali stabilendo un'area di reddito entro cui lo studente sia esente dal pagamento della contribuzione (fascia no tax) per tutti gli studenti con ISEE al di sotto di una determinata soglia, garantendo al tempo stesso un adeguato ristoro delle minori entrate delle università.
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Rampelli n. 1-01301, sul primo capoverso il parere è favorevole con riformulazione; dopo le parole: «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori». Sul secondo capoverso il parere è favorevole. Sul terzo capoverso il parere è favorevole con riformulazione; dopo le parole: «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Sul quarto punto il parere è favorevole sempre con identica riformulazione; dopo le parole «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori». Sul quinto punto il parere è favorevole con riformulazione; dopo «ad adottare», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori» e idem sul punto sesto, l'ultimo punto, dove il parere è favorevole con riformulazione, dopo le parole «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica».
Sulla mozione a prima firma dell'onorevole Ghizzoni n. 1-01312, sul primo punto il parere è favorevole con una proposta di riformulazione; dopo le parole «ad assumere», aggiungere: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori». Gli altri punti della mozione a prima firma Ghizzoni hanno tutti un parere favorevole.
Sulla risoluzione a firma dell'onorevole Palese, la n. 6-00256, sul primo punto il parere è favorevole con l'aggiunta, in Pag. 32fondo, della frase: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli impegni in altri settori». Sul secondo punto il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di assumere iniziative per rivedere i criteri di assegnazione del Fondo nazionale per il diritto allo studio, ispirandosi a quanto già previsto dal decreto legislativo n. 68 del 2012, al fine di darne piena attuazione». Sul terzo punto è il parere è contrario. Sul quarto punto il parere è favorevole con riformulazione, con l'aggiunta finale: «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblici e gli impegni in altri settori». Sull'ultimo punto, il quinto, il parere è favorevole.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, i dati del declino dell'università italiana sono stati ampiamente offerti all'attenzione di quest'Assemblea dalle mozioni di tutti i colleghi che hanno, quest'oggi, proposto alla nostra attenzione una serie di riflessioni.
Sono mozioni che raccolgono anche le inquietanti statistiche pubblicate dal gruppo di lavoro del professor Viesti nel libro «Università in declino», uscito ad aprile, ma per chi intendesse approfondire sono disponibili anche il diciottesimo rapporto di AlmaLaurea e le sintesi di ISTAT e di Svimez, tutti convergenti nel lanciare l'allarme rosso per un Paese che sta negando a se stesso ogni possibilità di futuro, uccidendo i suoi centri di alta formazione.
Se l'Italia, nella fascia d'età tra i 25 e i 34 anni, occupa l'ultimo posto tra i Paesi OCSE con il 24 per cento di laureati, a fronte della media europea che sfiora il 40, fascia che nel Meridione si attesta intorno al 17 per cento, con abissi del 14 per cento in Puglia e in Sicilia, evidentemente occorre trovare immediati ripari che segnino in modo non formale un'inversione di tendenza forte, con un intervento massivo da parte anche della mano pubblica.
Di fronte ad un disastro di queste proporzioni che fa registrare confronti largamente perdenti con l'università italiana di vent'anni fa, quando le immatricolazioni erano il 20 per cento in più, ogni rimozione, ogni rinuncia a squarciare il silenzio è atto colpevole da parte di una classe politica che ha, invece, il dovere di assumere responsabilità precise di fronte ai suoi giovani e di fronte al Paese.
Per questo ho presentato la mia mozione che ha originato il dibattito odierno, per questo ho accolto di rinunciare ad una parte delle mie richieste per concorrere a costruire un documento condiviso con l'onorevole Ghizzoni e con gli altri che l'hanno sottoscritto che possa rappresentare la richiesta di tutto il Parlamento al Governo.
Oggi, siamo, onorevole Presidente, come quell'uomo disperato nel celebre dipinto del grande Munch, il nostro urlo è lanciato per rompere il silenzio sull'università italiana, sull'università meridionale, sulle giovani generazioni, perché nessuno possa dire: non sapevo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi: così recita l'articolo 34 della Costituzione; ma tra tagli ai fondi statali, soglie per accedere alle borse di studio che si alzano di anno in anno e aumento costante delle tasse il sistema del diritto allo studio si è progressivamente impoverito.
Questo sistema si basa su finanziamenti statali, tasse regionali pagate dagli studenti e contributi del territorio; il calo negli anni degli stanziamenti statali, con l'eccezione Pag. 33di quest'anno, ha fatto sì che siano le regioni a dover assicurare la copertura delle borse di studio, con il risultato che uno studente riceve la borsa a seconda che si trovi in una regione piuttosto che in un'altra, creando l'anomala categoria degli studenti idonei ma non beneficiari.
Senza un aumento delle risorse investite nella istruzione universitaria, nella ricerca e in una maggiore diversificazione e ampliamento dell'offerta didattica, anche in direzione tecnico professionale, appare difficile conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, e si rischia di rimanere lontani dagli altri Paesi europei che investono molto più di noi.
Investire nei giovani, nell'istruzione e nella ricerca deve diventare una priorità, perché sono l'unica via per rilanciare occupazione e sviluppo. Per questi motivi esprimo il voto favorevole della componente socialista alla mozione a prima firma della deputata Michela Marzano e a tutte le altre mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lainati. Ne ha facoltà.
GIORGIO LAINATI. Signora Presidente, gentili colleghi, le questioni poste oggi dalle mozioni non possono prescindere da due dati costituzionali di fondamentale importanza. Le norme in materia di diritto allo studio universitario trovano, infatti, il loro fondamento nella Costituzione, che all'articolo 3 affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese; e che all'articolo 34 prevede, tra l'altro, che i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi, e stabilisce che la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso.
Da questi due principi dobbiamo partire, se vogliamo che il nostro Paese esca rapidamente dal preoccupante stato di salute che colpisce le nostre università. L'Italia, nel 2014, è stato lo Stato membro dell'Unione europea con la minore percentuale di giovani laureati. Sono dati allarmanti, che necessitano di un'inversione di tendenza attraverso analisi più approfondite sull'argomento, ma anche tramite un complessivo ripensamento dell'indirizzo di Governo che riguardi l'istruzione superiore, che in questo caso specifico significa produzione culturale del Paese, formazione delle classi dirigenti e in particolare di quel capitale umano di qualità, che è il fattore produttivo decisivo nell'economia di una nazione, specialmente in un Paese così diverso al suo interno come l'Italia.
Non possiamo, inoltre, nasconderci dietro al fatto che ci sono disparità tra le varie università italiane anche all'interno delle stesse regioni. È per questo che chiediamo al Governo e al Ministro Giannini di farsi carico di un'azione politica che consenta al sistema universitario di tornare a competere all'interno del contesto europeo.
Dunque, onorevoli colleghi, signora Presidente, conoscenze, ricerca e sviluppo appaiono quindi tasselli fondamentali di un quadro generale volto a rispondere alle carenze strutturali che il nostro sistema ha mostrato.
Ma per poter raggiungere questi risultati, l'Europa chiede ai Paesi membri di adottare, a livello nazionale, provvedimenti che si adattino alla specifica situazione locale attraverso la crescita del livello generale di istruzione.
La componente di Alleanza Liberalpopolare Autonomie ritiene che sia questa la strada da proseguire, dunque voteremo favorevolmente a tutte le mozioni che vanno in questa direzione (Applausi dei Pag. 34deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, le mozioni e la risoluzione che sono state presentate dimostrano due aspetti di carattere generale; il primo riguarda sostanzialmente tutto il sistema universitario italiano. I dati dell'OCSE e dell'Unione europea sono terribili: abbiamo una percentuale di laureati molto bassa. Non solo, abbiamo anche un'altra distorsione: c’è una larga maggioranza che addirittura non conclude il percorso formativo universitario.
Detto questo, non c’è dubbio che si tratti anche di un problema di risorse di carattere generale rispetto al Fondo ordinario nazionale, che è stato ridotto negli ultimi anni. Questo ha comportato di fatto una caduta dell'attività formativa.
L'altro elemento di carattere generale è che, a seguito di una serie di provvedimenti che riguardano soprattutto i criteri e le innovazioni che sono state apportate anche da questo Governo, in riferimento soprattutto all'attuazione del nuovo ISEE, ci sono delle disparità enormi.
La risoluzione da noi presentata si propone soprattutto questo aspetto, cioè cercare di modificare i criteri. Non chiediamo che continui un assistenzialismo e che l'università e la ricerca siano una zona franca, una nicchia fuori controllo rispetto a tutto il resto della pubblica amministrazione, però non è possibile che ci siano dei criteri così distorsivi all'interno del riparto tali da penalizzare in maniera quasi mortale le università del sud rispetto ad altre università.
Certo siamo favorevoli ai cosiddetti costi standard, nessuno nega i costi standard, ma un conto è avere le centrali di acquisto per servizi e beni durevoli e un altro è il funzionamento stesso delle università, per le quali sicuramente vi debbono essere gli stessi prezzi, gli stessi costi – molto meglio se si fa per «legge Consip» in tutti i sensi –, diverso il problema quando i costi standard vengono applicati in maniera totalmente distorsiva, che poi determinano di fatto una vera e propria penalizzazione delle università del sud. Vanno invece supportate, attraverso una politica e un programma serio di investimento, perché l'aspetto formativo di un Paese è un investimento.
Per questo motivo riteniamo che il Governo debba fare attenzione; faremo attenzione e daremo il nostro assenso alle mozioni che pongono esattamente questi due problemi.
In riferimento poi all'aspetto della dotazione finanziaria, questo Governo non ha per nulla affrontato, signora Presidente, i due problemi cardini: uno atavico, vecchio, e l'altro che sta per essere affrontato. Quello atavico è in riferimento ai fondi strutturali del Fondo sociale europeo per l'istruzione. Ogni regione ha un suo mondo, e anche questo aspetto, è stato, oltre al problema dell'ISEE, soprattutto per le borse di studio, un altro criterio che ha procurato delle distorsioni, perché aumentare la dotazione finanziaria nazionale per le borse di studio quanto più forte, quanto più è alto il cofinanziamento delle università è chiaro che significa privilegiare le regioni più ricche, che hanno un gettito fiscale superiore rispetto alle altre. L'altro elemento è che i fondi comunitari potrebbero essere utilizzati molto meglio con la regia e gli indirizzi del Governo; non con la gestione del Governo, ma con la regia e gli indirizzi del Governo. In questo senso si prospetta una grande opportunità.
Il nostro Paese, purtroppo, non ha avuto una media di crescita del prodotto interno lordo negli ultimi tre anni in linea con quella che è la zona euro e, ahimè, addirittura Draghi annuncia che ci sarà un ulteriore peggioramento – almeno dello 0,3-0,5 – nei prossimi tre anni. Quindi, noi dovremo avere una dotazione finanziaria, come fondi strutturali e come Paese, di 1,4 miliardi di euro. Dunque, il Governo faccia in modo che queste risorse vengano utilizzate soprattutto in riferimento a Pag. 35quella che è l'alta formazione all'interno delle università, cercando di compensare tutte le misure di trasferimento di risorse vessatorie che questi criteri purtroppo hanno comportato nei confronti delle università del sud.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Petrenga. Ne ha facoltà.
GIOVANNA PETRENGA. Grazie, Presidente. Io vorrei precisare una cosa: apprezzo la buona volontà del Governo di accettare le nostre richieste nella mozione, ma chiedo, se è possibile, di espungere la parola: «compatibilmente» altrimenti noi, come gruppo Fratelli d'Italia, ci vediamo costretti a rifiutare questa riformulazione e ne spiego anche il motivo.
La parola «compatibilmente» lascia il tempo che trova. Questo è un argomento molto importante: si parla di giovani e di istruzione. Il diritto allo studio è un diritto sancito dalla nostra Costituzione – l'articolo 3 della Costituzione lo sancisce – e quindi noi dobbiamo essere, sottosegretario, favorevoli e celeri nell'intervenire su questo argomento che si ripresenta ogni anno.
Sono tanti i cambiamenti che si sono avuti nel corso degli anni e l'ultimo è quello della revisione del calcolo dell'ISEE, che ha penalizzato non pochi studenti. Quindi, ad essere penalizzato rimane sempre il sud, dove si registra un esodo e una mobilità di studenti che dalle regioni di residenza si spostano in altre regioni e registriamo un malessere all'interno degli atenei che, pur avendo dei validi professori e pur lavorando non poco proprio per portare studenti presso le loro sedi, tuttavia vedono le iscrizioni diminuire sempre di più.
Allora, se noi riusciamo ad essere tempestivi nel porre in essere tutte quelle richieste che noi abbiamo fatto nella mozione e, soprattutto, a dare un aiuto alle famiglie, che possono poi detrarre completamente – prendo un punto a caso – le spese scolastiche dei propri figli, allora noi siamo favorevoli e voteremo positivamente su questa mozione. Ma con la parola «compatibilmente» sinceramente non la possiamo accettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. È da tempo che le università italiane percorrono strade sempre più intrecciate alla competitività internazionale ed è in questo contesto che sono nate le mozioni che oggi stiamo discutendo e approvando, che hanno per oggetto soprattutto l'aspetto dell'equità e delle differenze tra gli atenei. Purtroppo, si è parlato, non inappropriatamente, di allarme a proposito delle università, perché l'Italia è ancora lo Stato membro dell'Unione europea che ha la minore percentuale di giovani laureati e anche un calo preoccupante, anche se contenuto quest'anno, degli immatricolati.
Ma, come sappiamo, il problema è sempre rappresentato, in particolare, dalle intense e forti differenze tra le varie Italie e, quindi, tra il calo del sud, del centro e del nord (ovviamente, c’è un calo più contenuto nelle regioni del centro-nord).
Quindi, se in tutto il Paese c’è una questione universitaria, se esiste una questione universitaria, di fatto i problemi più grandi rimangono nel Mezzogiorno, anche a causa del flusso migratorio dal sud verso le università del centro-nord, fenomeno certamente non negativo in sé ma che non deve approfondire il divario sociale ed economico.
Aggiungerei anche la diminuzione del numero dei docenti universitari, anche con la riduzione del turnover e, quindi, un sensibile invecchiamento del personale docente. Infine, vi è la nota relativa alla spesa totale per l'istruzione universitaria e anche qui abbiamo dei livelli molto molto bassi.
Che cosa occorre dire ? Come stiamo dicendo in queste mozioni, occorre cercare criteri e meccanismi di maggiore equità; occorre non disinvestire sull'università, perché cominciare una spending reviewPag. 36dalle università è insensato e suicida; e occorre rivedere i meccanismi di finanziamento, certamente non rinunciando a quella grande trasformazione culturale e organizzativa che è stata creata con l'autonomia statutaria finanziaria e didattica delle università e anche con una nuova cultura della valutazione e del monitoraggio, che ha permesso la continua taratura e il miglioramento dei processi (e qui non si può non vedere come siano infondati i continui attacchi all'ANVUR).
Anche per la ricerca naturalmente mi associo e ci associamo a quanti osservano come nel nostro Paese il meccanismo di finanziamento sia comunque in ogni caso da rivedere e naturalmente quanto sia da affermare con forza una richiesta di ampliamento della spesa pubblica. È per questo che continuiamo a ribadire che investire in istruzione conviene ancora: lo dicono i vantaggi occupazionali dei diplomati e dei laureati; lo dice il bisogno del Paese di una nuova generazione meglio formata, non solo rispetto all'occupazione ma rispetto al clima culturale, potremmo dire, che si potrebbe respirare in questo Paese. Dobbiamo, quindi, recuperare un gap, produrre un monitoraggio attento degli effetti prodotti dalle riforme, investire sull'università in modo più mirato ed equo, incoraggiare gli investimenti nelle residenze universitarie, nei trasporti, nelle mense e, soprattutto, come nella scuola partire dal calo di immatricolazioni e dal calo delle lauree per mirare meglio i nostri interventi.
È con questo ottica che il gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico voterà a favore della mozione che ha presentato (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.
STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Stiamo parlando di un tema assolutamente delicato e fondamentale, ossia quello dell'accesso agli studi universitari. È un tema che è direttamente collegato al futuro dei nostri giovani e, quindi, al futuro di questo Paese. Vorrei ricordare che la Costituzione sancisce che la Repubblica ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale. Questo è il principio cardine da cui nasce il diritto allo studio, mentre nell'articolo 34 della Costituzione si prevede che «i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Quindi, partiamo da questi dettami costituzionali che dovrebbero essere rispettati ma che, purtroppo, nei fatti vengono assolutamente disattesi. Infatti, nella situazione attuale vediamo che il finanziamento per il diritto allo studio universitario a livello nazionale copre poco più del 70 per cento delle richieste effettive, con una continua tendenza al ribasso e con diverse disparità tra le diverse università. In Italia – è già stato ricordato prima – solo il 34 per cento dei giovani, contro una media del resto dell'Unione europea del 50 per cento, consegue la laurea e questo è assolutamente un dato allarmante. Secondo quanto emerge dai dati raccolti dal Censis, le università italiane stanno perdendo sempre più immatricolati: 78 mila in meno negli ultimi dieci anni. Un trend che continua ad allontanare l'Italia dalla possibilità di raggiungere il 40 per cento dei laureati entro il 2020, come stabilito a livello europeo. Le cause di tale calo di immatricolazioni sono molteplici: il restringimento dei canali di accesso all'università, il numero programmato dei corsi di laurea, programmi di studio troppo antiquati e carenza di adeguati finanziamenti. È una situazione assolutamente allarmante e allarmante è non soltanto l'emorragia dei giovani studenti universitari, ma anche la fuga di coloro che hanno già conseguito una laurea, a riprova che, sempre più spesso, chi possiede qualità e Pag. 37titoli sceglie di massimizzarli puntando dove maggiori sono le opportunità economiche e l'impiego.
Il trasferimento degli studenti italiani post laureati, peraltro, rappresenta una perdita non soltanto in termini di risorse umane, ma anche in termini economici, il cui costo è stimato in 23 miliardi di euro. Quindi, partendo da un dettato costituzionale, abbiamo visto quella che è la situazione reale del Paese, che su questo tema è assolutamente drammatica. Quindi, avevamo invitato il Governo affinché si impegnasse ad assumere iniziative per prevedere un impegno sempre maggiore di risorse, attraverso il costante aumento dell'investimento di quote di prodotto interno lordo nel comparto universitario, per portarlo al livello degli altri Paesi europei, al fine di migliorare la situazione attuale, che accresce il divario tra i ceti sociali ed economici, in netto contrasto, appunto, con il dettato costituzionale.
Alla luce delle considerazioni fatte dal Governo e delle riformulazioni proposte, riteniamo che la riformulazione non sia accettabile, in quanto il tema è assolutamente delicato, e non vorremmo che la riformulazione servisse solo a dare un ok di facciata, al quale poi non venisse dato seguito con delle misure concrete che, appunto, migliorino un accesso agli studi universitari che, purtroppo, in questo Paese, è assolutamente più basso, e decisamente più basso, di tutta la media dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molea. Ne ha facoltà.
BRUNO MOLEA. Grazie, signora Presidente. Ragionare di investimenti sulla cultura, la formazione e la conoscenza è un modo per scommettere sui giovani e per assicurare al Paese crescita e competitività. Il mondo del lavoro è in evoluzione e propone modelli sempre più autonomi rispetto al passato, con figure di manager, professionisti, esperti e tecnici capaci di interagire in un ambiente globalizzato e basato su modelli di comunicazione fatti di piattaforme veloci e online. In un siffatto mercato, può fare la differenza soltanto la formazione continua, la conoscenza delle lingue e delle tecnologie che consentono di rimanere al passo con i tempi e raccogliere le sfide. L'Europa ha scommesso sulla strategia della conoscenza e spera di arrivare al 2020 con una platea di laureati pari al 40 per cento della popolazione.
Un obiettivo che per noi è ancora molto lontano, visto che in Italia riesce a conseguire il titolo soltanto il 25,3 per cento degli iscritti ed è ancora molto alto il tasso di abbandono. A differenza di altri Paesi europei, in cui l'università è gratuita, da noi l'iscrizione ha il triste primato di essere cara, con un costo annuo che sfiora i 2 mila euro. E, se a questo si aggiunge il fatto che il numero di beneficiari di borse per il diritto allo studio in Italia è circa la metà rispetto alla Spagna, quasi un terzo rispetto alla Germania e più o meno un quarto di quello francese, si capisce come mai negli ultimi dieci anni si siano registrate significative flessioni nel numero delle iscrizioni. Nel 2015 quasi 45 mila studenti idonei, che per merito e fasce di reddito avrebbero avuto diritto a beneficiare di interventi a sostegno del reddito, ne sono rimasti privi per mancanza di fondi, e a pagare il prezzo più alto sono stati gli iscritti nelle regioni meridionali, più povere rispetto a quelle del nord.
Piuttosto che fotografare un sistema che va ripensato e modernizzato, dobbiamo guardare avanti, immaginare il ciclo di studi universitari come un'opportunità per i giovani e per il sistema Italia, che ha bisogno di mettere in campo professionalità; deve puntare sulle sue eccellenze e realizzare programmi ambiziosi. Il primo sforzo da fare è quello di consentire ai nostri ricercatori di avere spazi adeguati e investimenti congrui affinché possano essere convinti a restare.
È necessario anche rendere più efficaci i sistemi di orientamento allo studio, per riuscire a indirizzare i ragazzi verso percorsi Pag. 38coerenti con la loro formazione, capaci di realizzare le loro aspirazioni e valorizzare il loro potenziale, per ottenere una significativa riduzione degli abbandoni e raggiungere gli standard europei. Ma vanno anche colmati gli attuali squilibri territoriali, che favoriscono gli atenei delle regioni del nord, per offrire a tutti gli studenti universitari italiani le medesime opportunità.
Il Governo quest'anno ha già incrementato il Fondo per il diritto allo studio di 55 milioni di euro, uno sforzo che va confermato e, se possibile, aumentato e che è una prima risposta alle attuali fragilità del sistema universitario. Prima ancora che la riforma in senso tecnico, fatta di percentuali e compensazioni, va promossa la cultura quale mezzo di crescita personale e professionale e si devono convincere i giovani che studiare è un investimento per il futuro.
Le linee di indirizzo per il triennio 2016-2018 poggiano su valorizzazione e autonomia degli atenei, flessibilità e semplificazione della progettazione didattica, incentivi per la mobilità del personale e la promozione della ricerca. Alle università è data finalmente la possibilità di rendere i corsi più innovativi e vicini al mondo del lavoro. Un piano ambizioso, un piano che tiene conto dell'internazionalizzazione dell'offerta formativa e che lascia che una quota premiale del fondo destinato alle università sia ripartito in base a indicatori scelti dagli stessi atenei fra quelli forniti dal MIUR, così che ciascuno di essi possa scommettere sulle proprie strategie di sviluppo.
La strada è lunga e piena di difficoltà, ma, se il bilancio è fatto di numeri, è anche vero che questi si possono orientare con precise scelte politiche. La volontà del Governo è chiara: mi auguro che le risorse non manchino. Il nostro Paese è penultimo in Europa per la spesa per l'educazione, 4,1 per cento del PIL rispetto al 4,9 per cento della media europea; peggio di noi solo la Romania, con il 3 per cento. È un dato che ci deve fare riflettere.
Il gruppo di Scelta Civica ha sottoscritto e voterà la mozione presentata dal PD, che sottolinea come l'Italia e l'Europa abbiano bisogno di competenze, sia di base che specialistiche, per rispondere alle sfide attuali e future. Per questo, si impegna affinché il sistema della conoscenza possa rappresentare una priorità per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, stiamo parlando del diritto allo studio come uno di quei diritti individuali che forse meriterebbero maggiore attenzione nella percezione di tutti noi, perché è uno di quei diritti che fanno da prerequisito importante per quella che poi è quella conquista di autonomia personale e di dignità, per quella possibilità di intervenire nella costruzione del bene comune del proprio Paese anche in misura adeguata e proporzionata alle proprie capacità, allo sviluppo dei propri talenti e, quindi, anche alla promozione davvero del benessere sociale inteso a 360 gradi. Eppure, stiamo parlando di un diritto che è comunque tutelato dall'articolo 3 e dall'articolo 34 della Costituzione, dall'uno nella misura in cui chiede proprio di rimuovere gli ostacoli che creano differenze e discriminazioni tra i giovani, anche per motivi di luoghi dove si è nati, per motivi di reddito economico, ma, dall'altra parte, stiamo parlando anche di un diritto che, in qualche modo, viene tutelato anche come diritto proprio alla conoscenza e alla partecipazione alla costruzione di una società della conoscenza.
I numeri, però, ci dicono che questi diritti restano tali ancora troppo come diritti sulla carta. Lo hanno ripetuto molti dei colleghi, ma noi abbiamo che circa il 50 per cento, meno del 50 per cento, concretamente il 42 per cento degli studenti si iscrive all'università, e quest'anno abbiamo avuto una flessione abbastanza concreta e misurabile; e soprattutto, poi, di quelli che si iscrivono all'università, solo il 50 per cento riesce a laurearsi. È chiaro che questi due ostacoli pesano come macigni Pag. 39nell'ambito della capacità, da parte nostra, di considerare garantito davvero il diritto allo studio.
Ci si chiede perché soltanto il 40 per cento degli studenti si iscriva all'università e potrebbe risultare una risposta reale, ma riduttiva, quella di ipotizzare una difficoltà soltanto sul piano di tipo economico, mentre, invece, noi dobbiamo immaginare che, probabilmente, accanto a questa difficoltà, possono essere presi in considerazioni altri parametri. Uno che potrebbe essere interessante analizzare è quello che riguarda quali sono le opportunità concrete che un giovane laureato ha oggi di inserirsi positivamente del mondo del lavoro.
Ci sono molti studi che dimostrano come il possesso della laurea non solo non è garanzia di accesso al lavoro, ma molto spesso non è nemmeno garanzia di una, come dire, possibilità di progresso all'interno del lavoro che tenga conto delle sue capacità. Molti dei laureati non solo sono inoccupati, ma sono anche sottoccupati, perché il contesto professionale non è in grado di assumere la qualità e lo spessore delle competenze raggiunte e, in qualche modo, di dare atto a questi ragazzi degli studi fatti e, quindi, anche, per quello che vale questa logica di contagio, della possibilità di trasmettere ai propri coetanei che studiare è bello, che studiare vale la pena.
Ci sono anche altri fattori che sono particolarmente interessanti da tenere presenti, tra cui il fatto che, negli abbandoni all'interno di un percorso universitario iniziato, gioca notoriamente una scarsa capacità di orientamento nella scelta della facoltà. Noi sappiamo che la legge n. 328, che tutela in qualche modo e che ha un interesse particolare nei confronti degli studenti, ha previsto un sistema tutoriale che interviene all'ingresso degli studenti, per garantire agli studenti una conoscenza di sé e una consapevolezza di quelli che sono non solo i propri interessi e le proprie motivazioni, ma anche le proprie capacità e che permetta di considerare la scelta universitaria come una scelta che davvero potrà essere percorsa con successo.
Ci sono molti errori iniziali, anche perché la campagna informativa che le università fanno, spesso tende più a tradursi in un'operazione di marketing, cioè la vendita di corsi di laurea per i quali oggi non c’è mercato di lavoro. Ancora ieri vedevamo dai giornali che i corsi di laurea in cui vi sono maggiori garanzie di trovare lavoro sono, da un lato, il corso di laurea in ingegneria, dall'altro, il corso di laurea in economia, ma noi sappiamo anche che ci sono corsi di laurea nel mondo scientifico che potrebbero permettere a questi ragazzi di trovare concrete prospettive di lavoro, mentre invece abbondano corsi di laurea per i quali, poi, non esiste mercato di lavoro. La disinformazione, da questo punto di vista, diventa in qualche modo responsabilità e, se vogliamo, persino colpa da parte degli addetti ai lavori, perché mettono questi ragazzi in condizioni di buttar via non solo del tempo, ma spesso delle motivazioni e spesso anche una modalità di porsi davanti alla società.
Esiste poi un altro modo in cui noi tradiamo il diritto allo studio di questi ragazzi ed è durante il percorso universitario, nell'avere professori che non sono dedicati all'attività di didattica e di formazione. Possiamo avere professori anche geniali, brillantissimi, che fanno dell'attività di ricerca il punto, come dire, di vertice del loro lavoro professionale, ma che non si interessano dei ragazzi. Molto spesso, il rapporto con i ragazzi è visto quasi come una perdita di tempo, perché, tutto sommato, ciò che io sto facendo nella università ha altri obiettivi, come dire, ha altri punti di riferimento, concretamente interessi che sono del docente, ma che non sono interessi dello studente.
Dove c’è un sistema tutoriale efficace, dove lo studente trova la possibilità di una relazione personale, concreta, con un docente, che lo aiuta ad orientarsi davanti alle sue difficoltà, che lo aiuta a prenderne coscienza, che lo aiuta in qualche modo a identificare le modalità per poterle risolvere, Pag. 40questi ragazzi riescono a concludere gli studi e riescono anche a concluderli con successo.
Cito uno per tutti gli esempi più importanti e più interessanti che abbiamo, che è quello della facoltà di medicina: il 98 per cento degli studenti che si iscrivono ad una facoltà di medicina di fatto si laurea, che siano gli stessi corsi di laurea in medicina o che siano i corsi di laurea delle professioni sanitarie. Questo è in gran parte dovuto al modello didattico che in queste facoltà è in uso da oltre vent'anni, che è quello di prendersi cura degli studenti uno a uno. L'aforisma che gira nell'ambito di queste facoltà è: prenditi cura dello studente, se vorrai che domani lo studente si prenda cura del suo paziente.
Voglio dire che formare durante il percorso l'orientamento lungo il processo è garanzia di un diritto. Lo studente che, oggi come oggi, si iscrive all'università, davanti al paradosso che diminuiscono le borse di studio e aumentano le tasse che deve pagare, non trova nemmeno ciò a cui ha più diritto, che è: qualità di formazione, qualità di una relazione di accompagnamento. Questo è un altro dei modi in cui noi, in qualche modo, defraudiamo gli studenti di un loro diritto.
Il terzo punto, che pure è altrettanto interessante, è il punto in uscita, cioè quella sorta di orientamento in uscita dall'università, quello che in molte università viene definito il placement, per cui il ragazzo capisce che gli conviene concludere gli studi, sa che, mentre li conclude, gli si aprono opportunità. Oggi molte università sono totalmente distratte; abbiamo centinaia, per non dire migliaia, di laureati che escono da alcune facoltà davanti alle quali il panorama professionale è prossimo allo zero, perché la pletora dei laureati non solo non risponde alle possibilità del mercato di lavoro, ma non garantisce nemmeno che quelle qualità che potrebbero essere necessarie ed indispensabili per svolgere quel lavoro siano state realmente acquisite durante gli anni di formazione.
Sono tutti modi in cui noi non siamo all'altezza della situazione per la garanzia di un diritto. È interessante sottolineare questo, perché non c’è solo il dovere dello studente di studiare, esiste il diritto dello studente di studiare ed esiste, da parte del docente, il dovere del docente di insegnare. Noi sappiamo con quanta insistenza i professori universitari chiedano, cercano e hanno anche il diritto di chiedere bandi; peraltro, questo è un appello anche al Ministro: che ne è della prossima abilitazione nazionale per i professori associati e per i professori ordinari ? Sappiamo che è bloccata già da troppo tempo, dopo che avevamo avuto, come dire, un piccolo picco un paio di anni fa, due o tre anni fa, e adesso già questo si è fermato. Ebbene, come il professore desidera, in qualche modo, veder riconosciuto il suo diritto ad essere il professore associato o il professore ordinario, deve sapere che ciò che acquisisce è il dovere dell'insegnamento come dovere prioritario davanti a quello che poi rappresenta, insisto, il diritto dello studente.
Ora, questa nostra mozione, che abbiamo firmato insieme a molte altre parti politiche presenti qui in Aula, deve servirci a insistere con forza presso il Governo affinché il Governo assuma responsabilità che garantiscano anche la giusta relazione tra studenti e docenti, perché gli studenti non si sentano soli in questo percorso e possano, di fatto, sviluppare tutte quelle capacità che sono funzionali allo sviluppo del Paese e, prima ancora, allo sviluppo personale (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, sottosegretario, il diritto allo studio è una di quelle questioni su cui, in qualunque contesto e in qualunque iniziativa o confronto pubblico, siamo soliti registrare i fiumi di dichiarazioni unanimi. Chiunque, a qualunque settore dell'emiciclo parlamentare Pag. 41appartenga, quando si parla di diritto allo studio, in genere è coralmente concorde nell'affermare che si tratta di un diritto fondamentale da cui dipende la crescita e la prospettiva del Paese, o ancora che il disinvestimento costante dei Governi nell'università pubblica e nell'accesso effettivo alla formazione secondaria è causa di profonde disparità territoriali e di una condizione progressiva di marginalità economica del nostro Paese.
Verità, queste ultime, su cui a parole siamo tutti d'accordo, ma, quando bisogna individuare politiche reali e radicali, e soprattutto risorse certe, la distanza si apre e si allarga, e lo dimostrano, sottosegretario, le sue riformulazioni, ma ci arriverò fra poco.
L'accesso alla formazione uguale ed effettiva per tutte e tutti dovrebbe essere al centro di tutti i processi sociali ed economici di un Paese. La situazione reale è, tuttavia, molto, molto diversa. In Italia il diritto allo studio non è una priorità indifferibile per Costituzione, è un diritto opzionale, accessorio, esigibile sulla base delle compatibilità finanziarie. In Italia, cioè, quello allo studio non è un diritto.
La normativa vigente, infatti, stabilisce che la concessione delle borse di studio è assicurata a tutti gli studenti aventi i requisiti nei limiti delle risorse disponibili, nonostante la nostra Costituzione preveda che lo Stato deve garantire su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni che riguardano diritti civili e sociali, comprese le provvidenze legate al diritto allo studio. E poiché, di norma in norma, il diritto allo studio si è via via configurato come competenza legislativa residuale delle regioni, sottoposte in questi anni a tagli ingentissimi, il risultato è che decine di migliaia di studenti idonei a conseguire una borsa di studio non percepiscono quella borsa perché non ci sono i fondi.
La figura dell'idoneo non beneficiario è un'insensata stortura tutta italiana. In questo Paese sono circa 40.000 gli studenti cui viene negato un diritto fondamentale pur avendo tutti i requisiti. Tre i canali di finanziamento come sappiamo: lo Stato che interviene solo con un fondo integrativo, il quale segue una logica premiale e che oggi viene ripartito destinando maggiori risorse alle regioni che già investono di più in diritto allo studio, borse, posti alloggio, e penalizzando invece le altre o, meglio, penalizzando di fatto gli studenti di quelle regioni che non impegnano fondi nel diritto allo studio. Se è vero che questo dovrebbe indurre ragionevolmente le regioni inadempienti ad impegnare maggiori risorse, è altrettanto vero che la combinazione tra il disinteresse di certe regioni e i criteri premiali del finanziamento statale si traduce in un pericoloso allargamento delle già profonde disuguaglianze territoriali.
Secondo canale di finanziamento sono le regioni che, lo abbiamo detto ora, intervengono in maniera inadeguata o eccessivamente differenziata da regione a regione, con conseguenti gravi squilibri territoriali. Resta a questo punto l'ultimo canale, gli ultimi finanziatori: gli studenti. A sostenere l'onere maggiore sono proprio gli studenti attraverso una parte delle loro tasse universitarie, destinate al diritto allo studio. Questo pesa ormai per oltre il 42 per cento sulle spalle degli studenti stessi.
L'Italia, sottosegretario, che è puntualmente agli ultimi posti in Europa per numero di laureati e risorse investite nella formazione, svetta addirittura al terzo posto – guarda un po’ – per il costo delle tasse universitarie, una condizione direi perfettamente coerente – lo dimostrano i dati – con la realtà di un Paese che investe molto di più in armamenti che in formazione.
Eppure, quella del diritto allo studio è una questione enorme, cruciale tanto da non poter riguardare esclusivamente le università e gli studenti. È un terreno vitale per ognuno, perché ha a che fare con il miglioramento sostanziale delle condizioni di vita e con la rimozione delle disparità. Un Paese che investe in diritto allo studio è un Paese più giusto, un Paese più attento alla lotta contro tutte le disuguaglianze e non è un caso che, in termini sociali, chi patisce di più la situazione attuale di inconsistenza del diritto allo Pag. 42studio siano le famiglie più povere, che sempre più spesso, davanti al fortissimo aumento delle tasse universitarie e all'assenza di misure di supporto sociale, rinunciano a mandare i propri figli all'università. Stiamo perdendo tante capacità, tanti talenti.
Negli ultimi dieci anni nell'università italiana si è ridotto drammaticamente il numero dei laureati e degli studenti: questi ultimi si sono ridotti di oltre 66.000 unità, con una flessione di oltre il 20 per cento. La maggior parte di questi studenti perduti proviene dall'aree più povere del Paese, quelli del meridione, quelli a cui nel corso degli anni sono state sottratte importanti risorse. Ben il 75 per cento degli studenti meridionali, pur essendo idonei, non ricevono le agevolazioni per la prosecuzione dei loro studi ed è stretta la correlazione tra il numero dei laureati e crescita economica. La forte riduzione del numero dei laureati meridionali produce ripercussioni drammaticamente negative sulla situazione economica, sociale e culturale del sud.
Se poi proiettiamo su scala europea le percentuali di studenti che ricevono una borsa di studio sul totale della popolazione studentesca di ogni Paese, la situazione del diritto allo studio in Italia appare ancor più drammatica e imbarazzante: l'Italia risulta il fanalino di coda in Europa per il numero di studenti che percepiscono una borsa di studio, una percentuale addirittura inferiore al 10 per cento; mentre Paesi come la Germania e la Francia viaggiano rispettivamente al 21 e al 27 per cento, con un numero assoluto di studenti molto più alto e investimenti molto più elevati, fino ad arrivare a percentuali, che ovviamente sono assolutamente sorprendenti per i nostri standard, di Paesi del nord, come Svezia e Danimarca, dove la percentuale di studenti che ricevono la borsa di studio è rispettivamente del 77 e dell'80 per cento.
In tutti i Paesi dell'Unione europea, tranne Italia e Grecia, esistono forme di reddito diretto per i soggetti in formazione. Si tratta di uno strumento che supera il modello assistenzialistico, che va oltre il mero sostegno a chi non può permettersi gli studi, che si pone l'obiettivo di rendere lo studente libero e responsabile delle proprie scelte, uno strumento di autonomia e di autodeterminazione che riesce a slegare i soggetti in formazione dalla famiglia e dalla condizione sociale di provenienza; ed è in questa direzione che si muove o, meglio, si muoveva la nostra mozione, verso l'urgenza di stanziare risorse adeguate per rendere il diritto allo studio effettivo su tutto il territorio nazionale, ma anche verso la necessità di ripensare un sistema di welfare studentesco nazionale che abbatta le attuali disuguaglianze sociali e le tante disomogeneità territoriali.
Avremmo bisogno di una più equa ripartizione della contribuzione studentesca, della previsione della no tax area per quei soggetti con ISEE bassi, della copertura totale dei fondi destinati alle borse di studio, perché non ci sia più il fenomeno dei vincitori senza borsa.
Avremmo anche bisogno di un regime sperimentale, ad esempio, che riconosca agli studenti più poveri un reddito di formazione o diritti pieni di cittadinanza per gli studenti universitari attraverso misure di agevolazione per il trasporto pubblico, l'assistenza sanitaria gratuita, canoni calmierati per la locazione di immobili. Insomma, mi avvio a concludere: si può fare in realtà, in altre parti d'Europa si fa, si potrebbe fare se alla formazione e al diritto allo studio noi riconoscessimo il ruolo fondamentale che dovrebbero avere per il futuro di questo Paese. Invece, sottosegretario, lei ha fatto una cosa molto astuta, devo dire, ha aggiunto a tutti gli impegni della nostra mozione una formuletta magica, la solita, «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica». Noi non accetteremo naturalmente queste riformulazioni perché, vede, i diritti sono sempre i diritti e i diritti, se sono diritti, non lo possono essere soltanto se ci sono i soldi, soltanto se ci sono le risorse. Se «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica» significa a quadro finanziario invariato, lei ci sta dicendo che non ha intenzione in realtà di fare nulla e questo Pag. 43significa in realtà lasciare che studiare in questo Paese sia sempre più un privilegio per chi può permetterselo, per chi ha già condizioni sociali ed economiche di partenza che sono migliori rispetto a quelle di tanti altri. E questo, oltre che un'astuzia, è anche un po’ offensivo verso gli studenti e le studentesse, verso le famiglie che in questo Paese fanno tantissimi sacrifici per far continuare i percorsi universitari ai loro figli. Io, che non sono solita fare citazioni, voglio ricordarle quello che pensava Calamandrei: aveva definito l'articolo 34 il più importante di tutta la nostra Costituzione, diceva, l'articolo più impegnativo per noi che siamo al declinare ma, aggiungeva, soprattutto per voi giovani che avete l'avvenire davanti a voi. Non accettiamo le riformulazioni perché, a quadro finanziario invariato, non c’è questo avvenire, sottosegretario, non c’è futuro possibile perché un giovane che comincia oggi a scrivere e a disegnare il suo percorso di formazione e di autonomia progettuale se non ha possibilità economiche, se non ha una famiglia che lo supporta, se viene lasciato solo dallo Stato troverà soltanto precarietà e marginalizzazione davanti a sé (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Anch'io comincio da dove ha finito l'onorevole Pannarale nel senso che annuncio che anche il mio gruppo non intende accettare la riformulazione proposta dal Governo e dal pur ottimo sottosegretario Toccafondi che è qui in realtà come portavoce del Ministro dell'economia e delle finanze. Non possiamo accettarla per i motivi che già altri colleghi sia di Sinistra Italiana sia della Lega Nord sia di Fratelli d'Italia hanno già detto cioè che questa formulazione di fatto annega e ammazza ogni possibilità che il tentativo, che tutte le mozioni fanno di risolvere una questione di evidente ingiustizia, vada a buon fine.
Per questo motivo, senza farla troppo lunga, per quanto ci riguarda chiedo il voto per parti separate, cioè di votare separatamente la premessa della nostra mozione rispetto all'impegno che non è stato riformulato dal Governo mentre, come ho detto poco fa, confermo che noi non accetteremo la riformulazione sull'altro nostro impegno proposto, fermo restando che il nostro auspicio è proprio che si rimetta mano a questa situazione, che queste sperequazioni che esistono tra regioni, tendenzialmente tra nord e sud, in termini di idonei alle borse di studio che non le ricevono, una volta data la borsa di studio, venga finalmente risolta e superata. Infatti il nostro auspicio è sempre stato quello che i soldi per l'istruzione universitaria siano spesi bene e la riforma Gelmini andava in questa direzione cioè, da un lato, realizzava il forte intento di tagliare i troppi sprechi allora esistenti nelle nostre università, dall'altro lato però voleva anzi che fosse fatta giustizia e fosse premiato il merito e quindi, all'interno di questa cornice, noi continuiamo a muoverci nella consapevolezza, come tutti hanno già detto, che l'istruzione universitaria sia uno dei motori fondamentali per il presente e per il futuro di questo Paese. Quindi, confermando che non accettiamo la riformulazione dell'impegno da noi presentato, confermo il nostro voto favorevole su tutte le altre mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Finalmente, tra un ulteriore provvedimento a favore delle banche, magari, e un provvedimento a favore dei petrolieri, riusciamo a parlare anche, nei ritagli di tempo, di istruzione e di università, un argomento che dovrebbe essere, invece, centrale per questo Parlamento, perché, appunto, stiamo parlando del futuro del nostro Paese, non soltanto dei nostri ragazzi, ma di tutto il sistema Paese. Infatti, Pag. 44stiamo parlando, come è stato detto, di un diritto, quello allo studio, sancito, appunto, dalla nostra Costituzione. Ricordiamo che l'articolo 34 recita testualmente: «L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita»; «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»; e «La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso». Quindi, si tratta di un diritto stabilito dalla nostra Costituzione e che è stato introdotto, semplicemente, per un motivo. La ragione per cui i nostri Padri costituenti hanno pensato bene di introdurre il diritto allo studio negli anni in cui si è dibattuto sulla nostra Costituzione è semplice: l'Italia aveva la necessità di aumentare il proprio livello di alfabetizzazione, aveva un gap enorme con gli altri Paesi vicini dell'Europa, in materia, appunto, di istruzione, in materia di alfabetizzazione, in materia di livello culturale della propria popolazione. Sappiamo benissimo la situazione nella quale si trovava l'Italia negli anni dell'immediato secondo dopoguerra e, quindi, sappiamo benissimo quale fosse, secondo i Padri costituenti che, evidentemente, sono stati fortemente lungimiranti, l'importanza di prevedere nella nostra Costituzione un diritto che cercasse di diminuire questo gap, questa distanza che ci separava dal resto degli altri Paesi a noi vicini, ovvero degli altri Paesi europei che erano in condizioni decisamente diverse rispetto alla nostra.
Ebbene, a distanza di tutti questi decenni, la situazione potremmo dire che non è cambiata di molto, anzi, il diritto introdotto dalla nostra Costituzione è, di fatto, ancora oggi, in parte, inatteso, perché ? Perché la distanza che ci separa, appunto, dagli altri Paesi a noi vicini, dagli altri Paesi dell'Unione europea, Paesi bene o male a noi simili, è sostanzialmente rimasta invariata. Il quadro, quindi, non è cambiato, il quadro, ovviamente al netto dei cambiamenti storici che ci sono stati in questi decenni, è, di fatto, lo stesso, nel confronto con gli altri Paesi. È un quadro impietoso, i dati sono tragici, come in parte è stato già detto. Partiamo dal dato principale: l'Italia continua a essere il Paese – lo sappiamo bene tutti – che spende di meno per quanto riguarda il comparto dell'istruzione. Siamo a un punto percentuale in meno di PIL rispetto agli altri Paesi, alla media degli altri Paesi, il 4 per cento rispetto al 5 per cento di media. Se analizziamo, poi, il dato sull'istruzione post-secondaria, ovvero l'istruzione terziaria, cioè l'istruzione universitaria, il dato è ancora più impietoso, perché noi abbiamo, addirittura, uno 0,3 per cento di spesa in rapporto al PIL contro una media dello 0,8 per cento. Cioè noi spendiamo per l'istruzione post-secondaria meno della metà della media degli altri Paesi dell'Unione europea. Cosa è successo in questi ultimi ? Beh, le dinamiche di questi ultimi anni, anche qui, sono tragiche e dipingono un quadro altamente drammatico: da una parte, abbiamo assistito a una diminuzione, negli ultimi dieci anni, di circa il 20 per cento degli studenti universitari, meno 20 per cento in dieci anni, dall'altra, parallelamente e contestualmente, abbiamo assistito a un aumento della tassazione universitaria, sempre negli ultimi dieci anni, di circa il 50 per cento. Quindi, più tasse universitarie, aumento della contribuzione universitaria, diminuzione degli studenti universitari. Contestualmente, abbiamo avuto una diminuzione degli stanziamenti pubblici per le università, quindi, con una contrazione del fondo di finanziamento ordinario, il così detto FFO.
Questo che cosa ha prodotto ? Ha prodotto che l'Italia ha il più basso numero di laureati tra i Paesi OCSE, parliamo di un 23 per cento di laureati rispetto a un obiettivo che dovremmo raggiungere tra soli quattro anni, cioè nel 2020, del 40 per cento. Siamo, ovviamente, anche qui, ben al di sotto della media europea; la media europea ci vorrebbe almeno al 27 per cento, ma il 27 per cento è l'obiettivo che ci siamo posti per il 2020, obiettivo che, sicuramente, grazie alle politiche di questo Governo, neanche riusciremo a raggiungere. Abbiamo contestualmente, anche qui, Pag. 45il diritto allo studio più basso di tutti i Paesi europei. Per fare solo un esempio, l'Italia ha il più basso numero di beneficiari di diritto allo studio, il 9 per cento, contro la Spagna che, ad esempio, ha il 19 per cento – parliamo della Spagna, 19 per cento – la Francia ha il 27 per cento, la Germania il 21 per cento, quindi parliamo di cifre che sono molto al di sopra del doppio rispetto all'Italia, per non parlare, ovviamente, di Paesi come quelli scandinavi che hanno percentuali che raggiungono quasi il 100 per cento, come l'Olanda che al 95 per cento, la Danimarca l'80 e la Svezia il 77 per cento. Questo che cosa ha comportato ? Ha comportato il fenomeno, come è stato già anticipato da altri deputati prima di me, conosciuto solo in Italia, degli idonei non beneficiari, gli idonei senza borsa. Un dato anche qui drammatico, soprattutto in alcune regioni d'Italia, concentrate nel Sud Italia, dove abbiamo percentuali che raggiungono il 40, se non il 60 per cento, nelle isole soprattutto, di idonei non beneficiari. Cioè più della metà degli studenti che avrebbe diritto, secondo quanto scritto nella nostra Costituzione, a un sostegno allo studio e non beneficia di nessun sostegno economico.
Questo è il quadro drammatico che abbiamo di fronte e che questo Governo, purtroppo, per l'ennesima volta, non ha nessuna intenzione di modificare e sul quale non è intervenuto minimamente. Nulla è stato fatto e nulla è cambiato; quello che è scritto nelle premesse, ad esempio, di alcune mozioni, come quella della maggioranza, francamente, rappresenta un quadro del tutto distorto e deformato, perché io rabbrividisco quando leggo che nelle premesse della mozione della maggioranza viene scritto che bisognerebbe fare per l'università quanto è stato fatto con la scuola, con la legge cosiddetta buona scuola, con la legge n. 107. È anche propaganda quando si scrive che grazie alle politiche del Governo il lavoro nel nostro Paese è aumentato e che quindi bisogna continuare su questa strada. In queste stesse mozioni, poi, non troviamo, invece, i dati che sono drammatici, primo tra tutti quello sul finanziamento che anche questo Governo non ha affatto modificato. È una questione di priorità politica, ovviamente, lo sappiamo. Perché per gli F-35 i soldi si trovano sempre, per l’Air Force Renzi, il famoso aereo del Presidente del Consiglio, i soldi si trovano, i soldi per le banche – veniamo appena, appunto, da un ennesimo provvedimento sulle banche – si trovano, 7 miliardi e mezzo si sono trovati, le pensioni d'oro non si possono toccare, ma i soldi per invertire la tendenza per fare in modo che l'Italia non sia più ultima e umiliate nelle classifiche internazionali per l'istruzione e in particolare per l'istruzione terziaria non ci sono. Ebbene, per il MoVimento 5 Stelle le priorità, ovviamente, sono altre e nella nostra azione politica l'abbiamo messo in chiaro fin da subito, perché dal nostro ingresso in Parlamento il primo atto che abbiamo depositato proprio qui e che abbiamo discusso è stata proprio una mozione per invertire questa tendenza. Non solo, abbiamo depositato immediatamente in Commissione – abbiamo avviato il dibattito che si trascina ormai da tre anni e che speriamo possa terminare nelle prossime settimane – una proposta di riforma del sistema della contribuzione studentesca, che abbiamo inserito anche tra gli impegni di questa mozione, per fare in modo che, finalmente, si inverta la tendenza di questi ultimi anni e che si arrivi a un aumento progressivo del numero di studenti universitari e del numero di laureati, di persone che terminano il proprio ciclo di studi, che si iscrivono all'università e che arrivano, appunto, alla laurea. Così come abbiamo previsto e chiediamo, anche qui senza la mortificante clausola del «compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica», che si inverta la tendenza e che si dia certezza al diritto allo studio con un aumento degli stanziamenti che finalmente avvicini l'Italia a livello dei Paesi europei e che quindi renda questo diritto reale e garantito concretamente.
Per questo, chiediamo che vengano votati separatamente l'impegno sul diritto allo studio, per il quale il Governo ha proposto l'aggiunta della clausola di salvaguardia Pag. 46finanziaria, e l'ultimo impegno sul quale il Governo ha invece dato parere negativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Manuela Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, sono decine di migliaia i giovani diplomati che ogni anno nel nostro Paese decidono o sono costretti dalle contingenze a non proseguire gli studi universitari o la loro formazione. Questa è una pessima notizia ed è un errore strategico per il nostro Paese, che spreca così i loro talenti e rinuncia ad investire sulla loro intelligenza e sulla loro preparazione. È un problema non da poco, perché sappiamo che sarà il talento e non il capitale a fare la differenza per la crescita del nostro Paese, perché di fronte alla ristrutturazione planetaria delle gerarchie economiche e a una profonda trasformazione demografica, le società mature come appunto Italia potranno reagire solo se si baseranno sulla conoscenza per dare vita ad una società solidale, sostenibile e intelligente.
Non siamo oggi attrezzati ad affrontare questa sfida, lo hanno detto molti colleghi prima di me: abbiamo la maggiore dispersione scolastica in Europa, la minore percentuale di ragazzi che accedono all'università, il minor numero di laureati nella fascia di età 25-34 anni, rispetto a tutti i Paesi dell'OCSE. Le matricole, poi, sono sempre più ragazzi che escono dal liceo e sempre meno studenti che si diplomano negli istituti professionali e negli istituti tecnici, questo significa che non garantiamo più pari opportunità, mobilità sociale e uguaglianza sostanziale. Eppure avere più formazione e più laureati converrebbe a tutti, al Paese e alle persone. I dati smentiscono infatti chiaramente il luogo comune che la laurea è solo un pezzo di carta, perché il laureato vive più a lungo, guadagna di più e ha reagito meglio alla crisi.
Sono tutti dati che noi abbiamo inserito chiaramente nelle nostre premesse, e mi dispiace che il collega che è intervenuto prima di me evidentemente sia stato colpito da una sindrome di lettura selettiva e non abbia voluto vedere quello che chiaramente abbiamo scritto nella nostra premessa di mozione unitaria. Se poi – e anche questo abbiamo scritto nelle premesse – scomponiamo i dati su scala regionale, abbiamo un problema nel problema, cioè che al sud si registrano i minori tassi di accesso all'università, si registrano i tassi più alti di abbandono precoce o di ritardo negli studi, il minor numero di laureati e la più alta percentuale di mobilità, in particolare verso le università del nord. Questa è una sperequazione che noi non possiamo ignorare, se non vogliamo assistere inermi alla perdita di un intero pezzo di Paese in termini di giovani talenti inespressi e di opportunità perdute.
PRESIDENTE. Colleghi, abbassiamo il tono della voce e lasciamo che la collega...
MANUELA GHIZZONI. Ma a me non dà fastidio...
PRESIDENTE. Ma a me sì, onorevole Ghizzoni. Lo chiedo per me, allora.
MANUELA GHIZZONI. ...anche se un po’ mi rammarico della mancanza di interesse con cui stiamo affrontando temi così importanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che, ricordo, per la prima volta, insieme alla mozione sulla ricerca scientifica, abbiamo portato in Aula dal 2010. Chi studia questi fenomeni sa che un pezzo del problema sta nella gracilità del nostro sistema del diritto allo studio: solo – è stato ricordato – l'8,2 per cento degli studenti universitari italiani gode di una borsa di studio. Abbiamo poi questo strano primato dello studente idoneo non beneficiario, cioè che avrebbe diritto a una borsa ma non può ottenerla perché non abbiamo adeguati finanziamenti, e questo capita soprattutto nelle regioni del sud.
L'ultima legge di stabilità – questo è l'altro dato che evidentemente al collega Pag. 47che mi ha preceduto è scomparso dal proprio radar – ha messo 55 milioni in più per il diritto allo studio: è una scelta giusta, sacrosanta, importante, che rivendichiamo. Naturalmente adesso dobbiamo – e lo chiediamo al Governo – stabilizzare questo risultato e fare in modo che il Fondo cresca ancora di più progressivamente, se vogliamo dare una certezza ai nostri studenti e aumentare l'efficacia di questo diritto, che è costituzionalmente garantito.
Altro impegno che chiediamo al Governo è quello di emanare velocemente il decreto relativo alla fissazione dei livelli essenziali di prestazione e in particolare di intervenire sui criteri per ripartire le risorse statali tra le regioni per garantire il diritto allo studio. Oggi – lo diceva il collega Palese – accade che non si fa riferimento al fabbisogno reale delle singole regioni. Questo che cosa vuol dire ? Stiamo penalizzando i giovani che vivono nelle regioni del sud, che poi sono costretti ad andare nelle regioni del nord, dove invece questo diritto diventa più realmente esigibile.
Le tasse universitarie sono un altro capitolo su cui ovviamente dovremo intervenire, perché checché ne dica la vulgata, lo dicono le statistiche internazionali che le tasse universitarie in Italia sono troppo alte per troppe famiglie di ceto medio e medio impoverito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi siamo al terzo posto, questa è un'evidenza scientifica, quindi occorre intervenire per garantire la progressività dell'imposizione e la salvaguardia dei redditi bassi e del ceto medio impoverito, come dicevo. Proponiamo quindi al Governo di valutare una no tax area per gli studenti con reddito familiare basso e compensare gli atenei per il calo di gettito. Non servono ingentissime risorse, basterebbe una piccola porzione del bilancio dello Stato, per uno scopo che è sempre stato trascurato e di cui stiamo parlando invece da un'ora e che è evidente a tutti, cioè favorire un maggiore accesso all'università delle fasce deboli della popolazione.
Altro fronte sul quale intervenire è quello che riguarda la modalità di ripartizione dei finanziamenti statali agli atenei, in particolare di una quota cospicua, quasi 4 miliardi e mezzo all'anno, che viene definita «quota base». Dall'anno scorso, dal 2015, è stato introdotto il metodo del cosiddetto costo standard per studente in corso, che è apprezzabile come strumento, perché in realtà si valuta attentamente il costo degli atenei e soprattutto è apprezzabile per la trasparenza dei meccanismi di calcolo, però riteniamo, con dei dati alla prova che abbiamo alla mano e che abbiamo inserito nella nostra risoluzione e su cui siamo intervenuti in sede di discussione generale, che questo metodo apprezzabile va comunque valutato attentamente e meriterebbe, dopo la prima applicazione, uno studio al fine di migliorarlo e di rafforzarne i tratti di equità e di giustizia.
Ad esempio, il cosiddetto addendo perequativo non è sufficiente, perché dovrebbe essere commisurato – lo dice la legge n. 240 – ai differenti contesti economici, territoriali ed infrastrutturali in cui opera l'università, ma in realtà esso pesa pochissimo. Penso, per esempio, soprattutto al sud, in particolare alle isole, Sardegna e Sicilia, dove pesa per una percentuale inessenziale sul costo standard.
Altro aspetto da ricalibrare è quello della cosiddetta numerosità ottimale dei corsi, che conteggia i soli studenti «in pari», come si dice, cioè in corso, in misura uguale per tutti gli atenei. Si tratta di una penalizzazione territoriale molto dura degli atenei, indipendentemente dalla loro qualità, tanto nella ricerca quanto nella didattica, perché la formula non tiene conto dei contesti, vale a dire, per esempio, la densità di popolazione, l'attitudine di immatricolarsi in loco e a trasferirsi, il ritardo nel conseguire il titolo per motivazioni diverse, e penso, per esempio, agli studenti lavoratori o agli studenti part time.
Signora Presidente, l'uso acritico di formule aritmetiche potrebbe portare alla chiusura in questo Paese di molti corsi a Pag. 48carattere specialistico, soprattutto nelle aree interne e marginali del Paese. Le faccio un esempio, che faccio anche ai colleghi: i corsi di laurea in geologia – non è un esempio a caso, dato che il nostro Paese soffre di un dissesto idrogeologico molto importante e poi dobbiamo intervenire per dare risposta ai danni, una volta che sono stati causati – in tutti gli atenei del sud non raggiungono la numerosità ottimale degli studenti.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! È davvero insopportabile, lo dico anche ai rappresentanti del Governo, perché stiamo qui per lavorare, tutti, non solo alcuni. Prego, onorevole.
MANUELA GHIZZONI. Quindi, questi corsi di laurea ricevono dei finanziamenti inferiori ai costi reali. In altre parole, significa che questi corsi, per un ateneo del sud, sono un'operazione in perdita. Penso, invece, che sia suicida nel momento in cui noi andiamo a sopprimerli, perché non hanno sufficienti risorse per essere attivati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La risposta non è, come sostiene qualcuno, che questi corsi devono essere erogati solo negli atenei del nord ovviamente, perché questo significherebbe che noi diventiamo complici di quella desertificazione dei talenti dei giovani ma anche della desertificazione di quei luoghi che sono promotori di progresso, fatti dai centri di ricerca e dagli atenei. Semmai la proposta sarebbe quella di trovare, almeno in ambito regionale, le modalità per erogare un'offerta formativa che risponda ai bisogni di tutti e soprattutto dobbiamo intervenire, come ho cercato di dimostrare, anche nel ricalibrare queste formule matematiche per il riparto del finanziamento statale, in modo che sia un riparto equo oltre che sostenibile.
Io so bene di avere compiuto un errore perché mi sono messa a parlare davanti a un'Aula abbastanza già distratta di tecnicismi. Però, l'ho fatto volutamente, signora Presidente; l'ho fatto perché voglio che l'Aula si renda conto che quando noi parliamo di politiche universitarie parliamo di tecnicismi affidati, solitamente e sempre più spesso, a degli atti amministrativi – ho concluso – e voglio quindi invitare i colleghi a non fare l'errore di ritrarsi davanti ai tecnicismi, ma di riprendere in mano e di riappropriarsi della politica universitaria che non possiamo affidare soltanto agli atti amministrativi. Il motivo di questo è semplice: perché dobbiamo ricostruire insieme un sistema universitario che sia solidale, che sia smart, intelligente, esattamente come la società che vogliamo costruire per il futuro. Solo in questo modo noi potremo davvero avere un sistema universitario in grado di sfidare ciò che ci aspetta nel futuro. È per questo motivo che vi chiedo, colleghi, di approvare unitariamente la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Ricordo che i presentatori della mozione Vacca ed altri n. 1-01268 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, mentre non hanno accettato la riformulazione relativa al terzo capoverso e l'espunzione del quinto capoverso del dispositivo.
Ricordo altresì che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione del terzo e del quinto capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole, e a seguire il terzo e quinto capoverso, su cui il parere del Governo è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vacca ed altri n. 1-01268, ad eccezione del Pag. 49terzo e del quinto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sandra Savino, Minnucci, Malpezzi, Greco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 457
Hanno votato no 1).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere un voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vacca ed altri n. 1-01268, limitatamente al terzo e al quinto capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Marzano.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 282).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere parere contrario).
Passiamo alla votazione della mozione Centemero ed Occhiuto n. 1-01283.
Ricordo che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al secondo capoverso del dispositivo e, pertanto, il parere del Governo su tale capoverso deve intendersi (Commenti del deputato Palmieri)... Onorevole Palmieri, gli uffici hanno fatto esattamente quello che lei ha chiesto. Come dicevo, il parere del Governo su tale capoverso deve intendersi contrario.
Ricordo, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, ed il parere del Governo è favorevole; a seguire, il secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Centemero ed Occhiuto n. 1-01283, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo ? Sì; diciamo che tutti hanno, anche se non so come dovevano votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 350
Astenuti 102
Maggioranza 176
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 2).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Centemero ed Occhiuto n. 1-01283, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Greco, Peluffo, Caso, Dellai. Peluffo ha votato ? Mi pare che tutti lo abbiano fatto.Pag. 50
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 347
Astenuti 105
Maggioranza 174
Hanno votato sì 69
Hanno votato no 278).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo ora alla votazione della mozione Borghesi ed altri n. 1-01289.
Ricordo che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-01289, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Toninelli e poi chiudo la votazione. Ha votato, onorevole ? Non la vedo da qui...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 373
Astenuti 87
Maggioranza 187
Hanno votato sì 90
Hanno votato no 283).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01293, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Blazina, Ciracì, Fassina.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 452
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato sì 449
Hanno votato no 3).
(Le deputate Gadda ed Argentin hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marzano ed altri n. 1-01295, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Basso. Onorevole Bini, non vediamo se l'onorevole Guerini ha votato ? Sì, ha votato. Caso; è a posto ora ? Gigli e poi chiudiamo la votazione. Forza, onorevoli ! Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 414
Astenuti 49
Maggioranza 208
Hanno votato sì 337
Hanno votato no 77).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Pag. 51 Passiamo alla votazione della mozione Pannarale ed altri n. 1-01298. Ricordo che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pannarale ed altri n. 1-01298, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Artini, Kronbichler...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 401
Astenuti 61
Maggioranza 201
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 284).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-01301. Ricordo che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi primo, terzo, quarto, quinto e sesto del dispositivo e, pertanto, il parere del Governo su tali capoversi deve intendersi contrario.
Ricordo, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa congiuntamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, congiuntamente, i capoversi primo, terzo, quarto, quinto e sesto del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01301, limitatamente alla premessa e al secondo capoverso del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Romele...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 432
Astenuti 27
Maggioranza 217
Hanno votato sì 427
Hanno votato no 5).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01301, limitatamente ai capoversi primo, terzo, quarto, quinto e sesto del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Romele...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 430
Astenuti 30
Maggioranza 216
Hanno votato sì 154
Hanno votato no 276).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione della mozione Ghizzoni, Pisicchio, Vezzali, Santerini, Buttiglione ed altri n. 1-01312. Avverto Pag. 52che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa. Analogamente a quanto già fatto in precedenti sedute, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti approvato, alla votazione della premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghizzoni, Pisicchio, Vezzali, Santerini, Buttiglione ed altri n. 1-01312, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 442
Astenuti 19
Maggioranza 222
Hanno votato sì 436
Hanno votato no 6).
(Le deputate Argentin e Fabbri hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).
Avendo approvato il dispositivo, ora votiamo la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghizzoni, Pisicchio, Vezzali, Santerini, Buttiglione ed altri n. 1-01312, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Palese, Verini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 364
Astenuti 97
Maggioranza 183
Hanno votato sì 362
Hanno votato no 2).
(La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).
Passiamo alla votazione della risoluzione Palese ed altri n. 6-00256.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Il terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario, deve pertanto intendersi espunto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Palese ed altri n. 6-00256, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, Silvia Giordano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 440
Astenuti 20
Maggioranza 221
Hanno votato sì 439
Hanno votato no 1).
(I deputati Argentin, Scuvera e Marantelli hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).
Sospendo ora la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Pag. 53La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, la Ministra della difesa, il Ministro dell'interno ed il Ministro della giustizia.
(Iniziative di competenza, anche in via di autotutela, volte all'annullamento dell'aggiudicazione di una gara bandita dal Consorzio canavesano ambiente (Cca) e dal commissario straordinario di Azienda servizi ambientali (Asa) nel dicembre 2012 – n. 3-02345)
PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-02345, concernente iniziative di competenza, anche in via di autotutela, volte all'annullamento dell'aggiudicazione di una gara bandita dal Consorzio canavesano ambiente (Cca) e dal commissario straordinario di Azienda servizi ambientali (Asa) nel dicembre 2012 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
GABRIELLA GIAMMANCO. Grazie Presidente. Signor Ministro, nel 2012 il consorzio canavesano ambiente ed il commissario straordinario di Azienda servizi ambientali hanno bandito una gara d'appalto per l'acquisto del ramo rifiuti del precedente gestore e per l'esecuzione del servizio stesso.
Ad aggiudicarsi il bando è stata la Teknoservice, seguita dall'ATI, composta da San Germano, Derichebourg/Ederambiente; tuttavia sono emerse gravi ed insanabili anomalie nelle fideiussioni presentate da Teknoservice e queste criticità evidenti sono state riconosciute anche dall'Autorità nazionale anticorruzione nella delibera n. 373 di marzo scorso.
Perciò, signor Ministro, le chiedo se il Mise, come dovrebbe, abbia intenzione di far rispettare la legge, ripristinando la legittimità amministrativa della gara in questione ed attivando tutte le iniziative di competenza per l'annullamento in autotutela dell'aggiudicazione del bando a Teknoservice e per la conseguente aggiudicazione dell'appalto alla seconda società in graduatoria.
PRESIDENTE. La ringrazio anche per il rispetto dei tempi. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente, rispondo ovviamente in vece del Ministro Calenda e sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico: il consorzio ASA è in amministrazione straordinaria dal 28 aprile 2010.
Al momento dell'ammissione alla procedura si presentava come un'impresa multiutility operante sul territorio di 53 comuni. In particolare, la controllata al 100 per cento, Asa servizi S.r.l., anch'essa in amministrazione straordinaria, era affidataria, dal Consorzio canavesano ambiente, delle attività legate al settore dei rifiuti, come ricordato anche dall'onorevole interrogante.
Con provvedimento del Ministero dello sviluppo economico, in data 25 giugno 2013 il Commissario straordinario, il professor Stefano Ambrosini, è stato autorizzato ad aggiudicare, in favore della Teknoservice Srl, il ramo d'azienda servizi di igiene urbana.
All'esito della procedura espletata, il Commissario ha proposto di accettare l'offerta presentata dalla Teknoservice, a condizione che la stessa fornisse garanzie Pag. 54relativamente al pagamento dilazionato. In difetto, era richiesta l'autorizzazione ad accettare l'offerta del secondo classificato, ovvero l'ATI, tra la società tedesca e la Ederambiente (oggi Helix Ambiente).
Nella relativa istanza, il Commissario Ambrosini ha riferito al Ministero che in un primo momento la gara era stata provvisoriamente aggiudicata all'ATI, con esclusione della Teknoservice.
Con decisione del 18 aprile 2013, il TAR Piemonte aveva tuttavia riammesso quest'ultima alla gara.
Successivamente, il Commissario ha reso noto che, in data 14 dicembre 2013, la Teknoservice aveva consegnato fideiussioni emesse dalla FidiRoma e che, accertato successivamente che la FidiRoma non era autorizzata al rilascio a terzi di garanzie, ne aveva chiesto ed ottenuto la sostituzione con fideiussione della FGIC LTD, ritenuta valida ed efficace.
Con istanza del 4 aprile 2016, l'Helix Ambiente ha chiesto a tutti gli enti coinvolti di procedere all'annullamento in autotutela dell'aggiudicazione, ritenendo la procedura svolta illegittima, in quanto le fideiussioni della Fidi Roma, fornite al momento della stipula, dovevano ritenersi non valide.
In precedenza, la stessa società aveva investito della vicenda l'ANAC, la quale ha concluso l'istruttoria il 30 marzo 2016, ritenendo fondate le censure della Helix.
Tali anomalie hanno determinato, ad avviso dell'ANAC, l'illegittimità dell'aggiudicazione.
In data 29 aprile 2016, il Commissario straordinario ha riscontrato la richiesta dell'ANAC, fornendo i necessari elementi informativi e concludendo, anche con il supporto del proprio legale, per l'inattuabilità della richiesta di annullamento.
La decisione del Ministero dello sviluppo economico in ordine alla richiesta di annullamento in autotutela, avanzata dopo quasi tre anni dall'aggiudicazione, deve essere vagliata esclusivamente sulla base dei presupposti e dei criteri previsti dalla legge, ai fini dell'esercizio del relativo potere.
A riguardo si evidenzia che nessuna delle censure formulate attiene al provvedimento di autorizzazione rilasciato nel giugno del 2013.
Ai sensi di legge – articolo 21-novies della legge n. 241 del 1990 – i poteri di autoannullamento discrezionale da parte della P.A. sono esercitati, sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole, comunque non superiore a diciotto mesi dal momento dell'adozione dei provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici e tenendo conto degli interessi dei destinatari e dei controinteressati.
Si ritiene pertanto che l'evoluzione della vicenda rappresentata debba trovare la sua definizione, eventualmente contenziosa, nell'ambito dei rapporti tra le parti.
PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di replicare, per due minuti.
GABRIELLA GIAMMANCO. Grazie signor Ministro, ma non sono completamente soddisfatta di questa sua risposta, perché di fatto il Mise se ne sta lavando le mani.
Non sono soddisfatta non solo per la questione specifica, ma anche per ciò che da essa emerge, perché le prime anomalie nella gara d'appalto risalgono al 2013, eppure da allora il Mise nulla ha fatto in osservanza di ciò che prescrive la legge e nonostante una delibera dell'Anac rilevi chiaramente che Teknoservice non avesse per nulla le carte in regola per aggiudicarsi l'appalto.
La tanto decantata Autorità nazionale anticorruzione, poi, non è stata di nessuna utilità concreta in questa vicenda, a conferma che le imprese che vi si rivolgono non ottengono alcun reale beneficio dalla sua istituzione.
Il ruolo dell'Anac si limita a considerazioni ovvie sulla diffusione della corruzione, a proclami e protocolli di intesa, senza un'autentica ambizione di contrasto al fenomeno.
Se è questa la mission dell'Autorità tanto voluta dal Premier Renzi, francamente ne potevamo fare anche a meno.Pag. 55
Nel caso in questione, è evidente che la presentazione da parte di Teknoservice di fideiussioni definitive non valide debba ritenersi criticità insanabile e pertanto ogni evento consequenziale è nullo, senza alcun effetto.
Sarebbe senz'altro possibile quindi per il Mise intervenire in autotutela all'annullamento di un atto che, come rilevato dall'Anac, non è da considerarsi annullabile, ma nullo, lo ripeto.
Inoltre, la stessa Autorità ha aperto il fascicolo ben prima del termine imposto dalla legge Madia per intervenire.
Il fatto che il Ministro dello sviluppo economico sia rimasto immobile dinnanzi ad una controversia le cui anomalie sono note all'Anac già da molto tempo è una sconfitta per tutti.
Il primo ad essere sconfitto è il Governo, che invece di lottare contro la corruzione ha messo in piedi l'ennesimo ente inutile, ma a perdere tutti i giorni sono soprattutto gli imprenditori che lavorano in modo onesto e che troppo spesso vengono penalizzati da chi fa del disprezzo delle regole un vero e proprio business, perché purtroppo, grazie a questo Governo, ha la possibilità di agire indisturbato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
(Elementi ed iniziative in merito alla circolare dell'Inps n. 94 del 2015 in materia di assicurazione sociale per l'impiego (NASpI) con riferimento al requisito delle trenta giornate di lavoro effettivo – n. 3-02346)
PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02346, concernente elementi ed iniziative in merito alla circolare dell'Inps n. 94 del 2015 in materia di assicurazione sociale per l'impiego (NASpI) con riferimento al requisito delle trenta giornate di lavoro effettivo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
ADRIANA GALGANO. Grazie Presidente e buongiorno Ministro Poletti. Come è stato ricordato nel titolo, la nostra interrogazione riguarda i giovani lavoratori dell'Ast che hanno meno di quarant'anni e che hanno accettato la procedura di mobilità.
Naturalmente riguarda loro, ma riguarda tutti gli altri in Italia nella stessa condizione.
Il requisito che è stato ricordato ha creato una discriminazione, in quanto, non potendolo avere, i lavoratori, questi lavoratori in mobilità, sono gli unici, dei lavoratori in difficoltà, a non poter usufruire della NASpI.
Allora noi la interroghiamo per sapere se questa diciamo «dimenticanza», per non aver citato i lavoratori in mobilità, è una dimenticanza e come pensate di sanarla oppure è una vera e propria discriminazione e quindi le chiediamo una volta di più come pensate di sanarla.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente e grazie onorevole, l'interrogazione prende le mosse dal caso dei lavoratori, anzi degli ex lavoratori della Thyssenkrupp Ast di Terni, i quali, terminato il periodo di mobilità, chiedevano di poter accedere alla NASpI, ma si sarebbero visti rifiutare questa richiesta per la mancanza del requisito previsto dalla legge, cioè 30 giornate di lavoro effettivo all'anno nell'anno precedente il periodo di disoccupazione.
Al riguardo, occorre precisare che la NASpI e l'indennità di mobilità costituiscono entrambe forme di sostegno al reddito, alternative tra di loro, volte a fornire una tutela ai lavoratori subordinati che abbiano perso involontariamente la propria occupazione.
Come chiarito con una circolare INPS n. 142 del 2015, successiva a quella citata dagli interroganti, il lavoratore subordinato che perde involontariamente il posto di lavoro accede all'una o all'altra forma di tutela, a seconda della tipologia di licenziamento.Pag. 56
In particolare, l'indennità di mobilità spetta ai lavoratori subordinati che, in presenza di tutti i requisiti di legge, abbiano subito un licenziamento collettivo, mentre la NASpI è prevista per i lavoratori dipendenti che abbiano perso il lavoro a seguito di licenziamento individuale. Pertanto, nel caso di specie, i lavoratori dipendenti della Thyssenkrupp, siti di Terni, a seguito dei licenziamenti collettivi disposti dall'azienda, hanno percepito l'indennità di mobilità. Dunque, il mancato accesso alla NASpI da parte dei lavoratori della Thyssenkrupp dipende dalla circostanza che gli stessi hanno già beneficiato dell'indennità di mobilità e non dalla mancanza del requisito delle 30 giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi che precedono il licenziamento. Da ultimo voglio precisare che non si può parlare di discriminazione tra lavoratori che beneficiano del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria e lavoratori che beneficiano delle indennità di mobilità, in quanto il rapporto di lavoro dei primi, i lavoratori in cassa integrazione, è sospeso, mentre il rapporto di lavoro dei secondi, i percettori di indennità di mobilità, è un rapporto risolto. Nel caso dei lavoratori della Thyssenkrupp di Terni non risulta che la società abbia fatto domanda di accesso alla cassa integrazione e, pertanto, i suoi lavoratori non hanno potuto godere dell'indennità di cassa integrazione straordinaria, ma solo dell'indennità di mobilità.
PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di replicare, per due minuti.
ADRIANA GALGANO. Io la ringrazio per la risposta, Ministro, però, osservo questo: il requisito per cui le persone in mobilità non possono ricevere la NASpI è stato successivo alla loro presa di decisione e finché non c’è stato quell'inserimento del requisito, noi ci troviamo di fronte a persone che hanno preso delle decisioni, hanno fatto dei progetti di vita, in un momento in cui trovare lavoro è molto difficile, sulla base di determinate prospettive che quella previsione successiva ha tolto. Quindi, io ritengo, invece, che una discriminazione ci sia, perché penso che la mobilità riguarda persone che, alla fine, sono costrette ad andare via, perché qualcuno da un'azienda se ne deve andare, altrimenti fallirebbe la procedura di mobilità, e io penso che tutti coloro che sono costretti a fuoriuscire da un'azienda e che lo fanno sacrificandosi perché l'azienda continui a stare in piedi abbiano diritto ad un periodo di tutela uguale, cioè non possiamo creare questa disparità di trattamento, perché, altrimenti, è chiaro che ci sono dei lavoratori che in un momento di difficoltà hanno più prospettive degli altri e ciò dipende da quello che sceglie l'azienda. In termini di etica e di opportunità e regole uguali per tutti, non ci siamo proprio.
(Chiarimenti in merito alla predisposizione dell'accordo tra Stato e regione per la rideterminazione della presenza militare in Sardegna, con particolare riferimento all'impegno a destinare i 250 uomini della brigata Sassari, o di altro corpo militare, alla nuova caserma di Pratosardo a Nuoro – n. 3-02347)
PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02347 concernente chiarimenti in merito alla predisposizione dell'accordo tra Stato e regione per la rideterminazione della presenza militare in Sardegna, con particolare riferimento all'impegno a destinare i 250 uomini della brigata Sassari, o di altro corpo militare, alla nuova caserma di Pratosardo a Nuoro (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signora Ministra, il tema, il merito dell'interrogazione è già stato illustrato dal Presidente nella presentazione di questa interrogazione. La premessa – mi rifaccio alla premessa – ci riporta nell'ambito e nell'alveo della presenza militare in Sardegna, con particolare riferimento alle servitù militari che, ricordo, hanno una Pag. 57presenza abbastanza consistente in Sardegna, nonché ai tre poligoni più grandi d'Europa.
Nel dispositivo, invece, o meglio, nell'interrogazione si chiede, appunto, della riorganizzazione della presenza militare in Sardegna, che è oggetto di un nuovo accordo tra Stato e regione, che interessa, oltre che per la razionalizzazione e l'ottimizzazione della presenza militare in Sardegna, anche sotto il profilo economico dell'equo indennizzo per l'occupazione di siti ambientali importantissimi e bellissimi della nostra isola, anche per la destinazione della nuova caserma di Pratosardo in Nuoro che, dopo diciotto anni, è stata completata e attende le determinazioni del suo Ministero e sue, in particolare, sull'utilizzo di detto immobile.
PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.
ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Grazie, Presidente, grazie, onorevole; come lei ha ricordato si sta lavorando con la regione Sardegna. In realtà, noi, già nel giugno 2014, avevamo attivato, come Ministero, una conferenza sulle servitù militari. In relazione a questa conferenza si erano poi sottoscritti due protocolli d'intesa, uno con la regione Puglia e l'altro con la regione Friuli Venezia Giulia, per, appunto, armonizzare e per parlare delle compensazioni necessarie.
Con la regione Sardegna, invece, non si è riusciti, in quel momento, ad arrivare ad un accordo condiviso e si è attivato un tavolo di concertazione che ha dato come primo frutto, nel gennaio del 2015, un accordo per fare un tavolo tecnico. Questo tavolo tecnico sta lavorando, è un tavolo istituzionale, e l'obiettivo è proprio quello che ricordava lei, di giungere a definire l'effettiva realtà militare nell'isola, ossia le misure di riequilibrio e di armonizzazione.
Lei ha citato, anche – non lo ha fatto nella premessa ma ho letto la sua interrogazione – la proposta di implementazione del programma SIAT che noi riteniamo importante, perché è un programma che, a parte essere altamente tecnologico, e questo può portare nuove competenze alla regione, soprattutto, ha come obiettivo quello di ridurre l'attività a fuoco per aumentare l'attività di simulazione. Ovviamente è una proposta, dovremo ragionare con la regione, ma noi pensiamo che possa essere una proposta interessante.
Per arrivare alla conclusione di questo lavoro che si sta facendo, per poter sottoscrivere anche con la regione Sardegna un protocollo d'intesa stiamo lavorando anche con la Presidenza del Consiglio, perché si sta ragionando su un accordo più complessivo Governo-regione Sardegna.
Come lei ha detto, la presenza dei militari in Sardegna è una presenza importante che ha anche delle ricadute economiche – questo non lo ha detto in premessa, ma lo ha detto nell'interrogazione – e comprendo pienamente, anche, quindi, il senso del suo quesito che è riferito alla caserma costruita a Pratosardo, a Nuoro, una caserma che, come ha ricordato, è stata costruita in questi diciotto anni con soldi pubblici, quindi è un elemento importante, e che va resa operativa.
Capisco anche il suo interesse che è rispetto alla presenza militare, ma, credo, anche, rispetto alle ricadute economiche che una presenza può avere in quel territorio.
Allora, io le confermo che le Forze armate e non altri utilizzeranno la caserma; non posso ancora specificare chi la occuperà, perché sta lavorando lo Stato maggiore dell'esercito che sta facendo un approfondimento, ma sono per dirle che in tempi brevi sarà occupata e sarà occupata da personale delle Forze armate.
PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di replicare, per due minuti.
ROBERTO CAPELLI. Ministra, non utilizzerò tutti e due i minuti a mia disposizione, dichiarandomi pienamente soddisfatto della sua risposta e auspicando che i tempi da lei annunciati tra le righe siano rispettati anche dalla regione sarda, per Pag. 58quanto ho capito dalla sua comunicazione, che si attivi e si renda disponibile, quanto prima, per una nuova regolamentazione, nei termini e nei modi dovuti che lei ha illustrato, della presenza militare in Sardegna.
Auspico anche che questa sua risposta serva a dare serenità e tranquillità, a non prestare il fianco a notizie devianti su utilizzi diversi di quella caserma. Quindi, confido molto sui termini della sua risposta e la ringrazio.
(Iniziative in sede europea volte a favorire il processo di attuazione di una politica di difesa comune – n. 3-02348)
PRESIDENTE. L'onorevole Causin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02348 concernente iniziative in sede europea volte a favorire il processo di attuazione di una politica di difesa comune (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente; signor Ministro, il referendum del 23 giugno sulla Brexit ha imposto all'Unione europea una forte e urgente riflessione sul proprio futuro. La sicurezza è certamente una delle questioni che maggiormente sta a cuore a noi cittadini europei e la politica di difesa comune prevista dal Trattato di Maastricht del 1992, purtroppo, non è mai andata oltre alla cooperazione pur positiva delle missioni NATO o delle missioni ONU, dove sono stati impegnati i Paesi europei e non è mai stata, nemmeno, assunta nessuna iniziativa nella direzione di creare una forza o un esercito permanente.
Chiediamo perciò, visto anche il ruolo importante dell'Italia nel futuro dell'Unione europea, di sapere se il Governo intende adottare in sede europea qualche iniziativa che vada nella direzione di una politica e di una difesa comune.
PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Pinotti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Grazie, Presidente, e grazie anche all'onorevole Causin per questa domanda così importante.
Gli esiti del referendum britannico avranno ricadute anche nel campo della difesa ovviamente, e andranno valutate con cura. Posso dire che certamente l'Europa senza l'Inghilterra è più povera nella difesa, ma lo shock può nel medio termine risultare un'opportunità, se l'Europa saprà avere un cambio di marcia e finalmente rilanciare il processo di integrazione.
Nel settore della sicurezza e della difesa si possono fare passi avanti concreti e da tanto attesi. Per fare dei passi concreti bisogna cominciare individuando gli strumenti di cui dobbiamo dotarci. Per affrontare crisi, oltre all'impegno politico, diplomatico ed umanitario, devono esserci in Europa, oltre che capacità civili, anche capacità militari autonome.
L'Italia ha molto sostenuto la missione Sophia EUNAVFOR MED, perché era un esempio concreto di come l'Europa della difesa si può muovere su un problema nascente intorno ai propri confini, in questo caso nel Mediterraneo.
Ovviamente questo non preclude, anzi può potenziare, le collaborazioni con altre organizzazioni internazionali, per esempio con la NATO – lei ha citato anche l'ONU –, ma è importante che l'Europa abbia anche un profilo autonomo.
Quindi, che cosa si può fare concretamente ? Si può perseguire un più efficace coordinamento politico-militare, si può avere strumenti di pianificazione comune, si può avere un efficace sistema di condivisione delle informazioni. Dobbiamo usare in toto il potenziale offerto dal Trattato dell'Unione: c’è l'articolo 44, quello che prevede le cooperazioni rafforzate, che finora non abbiamo esplorato in tutte le potenzialità che può dare, anche per creare delle complementarietà fra le Forze armate dell'Europa.
Tutto ciò può trovare spazio nella strategia globale dell'Unione europea, che è di prossima emanazione e che definirà i livelli di responsabilità dell'Europa nello scenario mondiale.Pag. 59
A seguito di questa strategia si promuoverà – noi lo stiamo sostenendo con forza – un Libro bianco della difesa comune, con obiettivi e indirizzi per la difesa europea. Questo è lo strumento dove mettere passi in avanti, con un piano di azione per la difesa europea che incentivi le collaborazioni comuni, la sicurezza degli approvvigionamenti e la ricerca tecnologica duale.
Nel nostro, quello nazionale, Libro bianco della difesa questi obiettivi erano già perfettamente delineati e quindi ci muoveremo su questa direttrice, perché riteniamo che sia fondamentale, anche nel campo della difesa, forse soprattutto nel campo della politica estera, della difesa e della sicurezza, che oggi l'Europa faccia dei passi avanti concreti e percepibili dai cittadini.
PRESIDENTE. L'onorevole Causin ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANDREA CAUSIN. Presidente, ringrazio la signora Ministro perché ha tracciato in modo efficace una direzione di marcia, che prevede anche un ruolo primario per l'Italia nell'assumere un'iniziativa che vada nella direzione della creazione di una forza di difesa e una politica di difesa comune europea, che è un'esigenza, perché la complessità della situazione della sicurezza esterna, cioè di confini, e anche la complessità della sicurezza interna, cioè il rischio che corriamo nelle nostre città perché ci sono dei focolai di fondamentalismo che sono collocati fisicamente e geograficamente in giro per il mondo, la percezione di questo elemento di sicurezza richiede una nuova cultura, anche di investimento sui temi della sicurezza.
In Europa si spende poco e si spende male in sicurezza – la NATO ha richiamato più volte a questo tema –: si spende meno del 2 per cento del PIL a fronte di un'insicurezza crescente dovuta a fenomeni politici, sociali ed economici esterni. Ed è sempre più chiaro che la politica degli Stati Uniti rispetto all'Europa sarà una politica defilata, di un Paese che ha grandi difficoltà, grandi complessità in questo momento e che non è più disposto a spendere molto per la sicurezza degli altri.
Io credo che l'Italia, come ha giustamente detto il Ministro Pinotti, debba essere in prima fila per assumere questa iniziativa. Noi possiamo farlo, anche perché la nostra esperienza è riconosciuta, il nostro contributo nelle missioni internazionali è un contributo di eccellenza.
Il nostro modello è di eccellenza, questo ci mette veramente in condizione di avere un profilo per guidare questo tipo di processo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
(Iniziative per una razionalizzazione della gestione degli sbarchi dei migranti, anche con riferimento all'utilizzo del porto commerciale di Augusta – n. 3-02349)
PRESIDENTE. L'onorevole Riccardo Nuti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brescia ed altri n. 3-02349, concernente iniziative per una razionalizzazione della gestione degli sbarchi dei migranti, anche con riferimento all'utilizzo del porto commerciale di Augusta (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
RICCARDO NUTI. Ci avete mentito sull'utilizzo del porto di Augusta per i centri di primo soccorso, impropriamente chiamati da voi hotspot: rispondendo ad un altro question time in Aula, proprio lei, Ministro Alfano, ci aveva assicurato che ad Augusta non ci sarebbe stato alcun hotspot. Anche se non ne avete istituito uno ufficialmente, di fatto il porto commerciale di Augusta funge da hotspot. Il 24 giugno, infatti, sono giunti sulle coste siciliane 2.100 migranti, di cui 1.135 solo nel porto di Augusta. Questo sta mettendo a repentaglio le attività del porto commerciale e in grave difficoltà l'intera città, che non è assolutamente attrezzata ad accogliere le migliaia di migranti, soprattutto i minori, che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. Proprio sui minori il sindaco è in notevole difficoltà, perché non ha più Pag. 60possibilità di assisterli dignitosamente. Pertanto, le chiediamo nuovamente quali misure intende disporre per garantire una gestione razionale di arrivi via mare, la presa in carico e la tutela dei migranti salvati e per interrompere l'utilizzo come sede di sbarco del porto commerciale di Augusta, come aveva precedentemente annunciato.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Presidente, onorevole Nuti, sono due cose distinte e separate l'utilizzo del porto di Augusta e la creazione dell’hotspot. Se lei le mescola e dice che io avevo detto di no a tutte e due, prendiamo i verbali, lo stenografico del mio precedente question time e si accorgerà che non è così. Quindi, ribadisco: noi non faremo, come non abbiamo fatto, un hotspot al porto di Augusta. Non lo abbiamo fatto, non è nelle nostre intenzioni e non lo faremo. Punto ! Altro tema è la legge del mare, che implica il salvataggio dei migranti presso il porto più sicuro. Allora non è che c’è solo Agustà, vedrà che ci sono tutti i porti della Sicilia del sud. Siccome non si può capovolgere la Sicilia per farli arrivare direttamente a Termini Imerese – la Sicilia del sud è quella lì, non la puoi girare – i migranti arrivano nei porti della Sicilia del sud. Questo significa che ci fa piacere ? No. Senz'altro dobbiamo sostenere le amministrazioni che sorreggono il nostro sforzo. Mi riferisco a tutte quelle amministrazioni che hanno avuto il carico di avere lo sbarco dei migranti. Aggiungo anche che mi rendo conto soprattutto della fatica di coloro i quali hanno da gestire un gran numero di minori non accompagnati, che è veramente elevato.
Proprio su questo ieri ho avuto una lunga conversazione con il presidente dell'ANCI Sicilia, con il presidente dell'associazione nazionale comuni italiani sezione Sicilia, cioè con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, per affrontare il tema dei minori non accompagnati in uno spirito di collaborazione e di cooperazione, non escludendo neanche, dal mio punto di vista per dare maggiore efficienza al sistema sul tema specifico dei minori non accompagnati, l'ipotesi di un intervento normativo.
La questione dei minori non accompagnati sapete che è una questione risalente nel tempo, che ha visto anche una frammentazione di competenze tra il Ministero del welfare e il Ministero dell'interno, e proprio con recenti provvedimenti normativi abbiamo provveduto a unificare le competenze, dando maggiori responsabilità al Ministero dell'interno. Vi sono tante amministrazioni comunali che ci danno una grande mano d'aiuto, sicuramente quella di Augusta così come quella di Palermo, ma non solo Augusta e Palermo, potrei citare tanti altri comuni della Sicilia che meritano di essere sostenuti di più e di avere una mano d'aiuto.
Chiederò probabilmente al Governo e al Parlamento di valutare un intervento proprio per risolvere questo problema, nel senso generale del tema dell'emigrazione e degli sbarchi. Quello che voglio ribadire, perché faceva parte del pezzo scritto della sua interrogazione, è che quest'anno, al giorno 29 giugno, siamo sostanzialmente allineati ai numeri dell'anno scorso. Nel nostro sistema di accoglienza ce ne sono 125 mila; faccio presente che in Germania, nel solo 2015, ne sono arrivati 1.200.000. Noi eravamo l'emergenza, due anni fa, oggi abbiamo prodotto dei connotati di efficienza, per quanto riguarda le commissioni d'asilo, i loro tempi, il loro arretrato e per quanto riguarda le impronte digitali, e oggi non siamo l'emergenza d'Europa.
PRESIDENTE. L'onorevole Brescia ha facoltà di replicare per due minuti.
GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Ministro Alfano, ma lei chi crede di prendere in giro ? Ma come si permette di venire qui e parlare di Augusta come un porto qualsiasi della Sicilia ? Io qui ho una tabella che dimostra che Augusta è il porto più utilizzato e, mi viene da dire, guarda caso l'unico porto siciliano governato da Pag. 61un sindaco del MoVimento 5 Stelle. Guarda caso, è l'unica città dove non ci sono strutture adeguate per accogliere né i migranti, in generale, ma soprattutto dove non ci sono strutture adeguate per accogliere i minori. Quindi, voi siete degli irresponsabili a fare questo, perché mettete a rischio il sindaco di Augusta di reati penali gravi, come l'abbandono di minori. Non vi dovreste permettere di fare una cosa del genere solo per degli sporchi giochi politici o anche per i vostri affari, perché voi continuate ad essere volutamente incapaci. Sapete benissimo – e l'ha detto – che gli sbarchi non sono più una vicenda emergenziale e vanno affrontati come qualcosa di strutturale, però ci facciamo trovare sempre impreparati. Li facciamo arrivare in un porto che non è attrezzato a riceverli; è un porto commerciale, eppure è il porto dove ne arrivano di più in assoluto. Sarà un caso ? Secondo noi non lo è più e non si può più pensare che sia un caso.
Inoltre, c’è da dire che su questa questione degli hot spot vi state dimostrando, per l'ennesima volta, di essere dei servi dell'Europa. State eseguendo gli ordini e vi fate tenere come dei cani al guinzaglio di quest'Europa, soltanto che questo guinzaglio si sta trasformando in un cappio al collo dei sindaci, appunto, e del sindaco di Augusta in primis. Io le dico soltanto una cosa, in conclusione: tenga presente che qui si parla di persone, di vite umane, sia dei migranti sia dei cittadini italiani, siciliani, che da sempre ormai sono costretti a sopportare queste vessazioni. Quindi, per quel poco tempo che le rimane da Ministro, perché tra un po’ sarà finita la giostra per voi, ricopra quel ruolo dignitosamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative per la piena trasparenza dei finanziamenti diretti alle moschee e ai centri culturali islamici – n. 3-02350)
PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02350, concernente iniziative per la piena trasparenza dei finanziamenti diretti alle moschee e ai centri culturali islamici (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Ministro, da uno studio del suo Ministero del 2015 è certificato che esistono 700 luoghi di culto islamici in Italia. Tra questi vi sono centri islamici, moschee, sale di preghiera, eccetera. Arrivano in Italia 18 milioni di euro all'anno che giungono da Paesi come Qatar, Arabia Saudita e Turchia, con l'obiettivo di finanziare ed estendere l'Islam nel nostro Paese. Ogni anno una fondazione del Qatar finanzia iniziative come queste per 6 milioni di euro; 4 milioni arrivano dalle associazioni e dalle Onlus turche e 8 milioni da quelle dell'Arabia Saudita. La stessa fondazione qatariota pare abbia donato all'Ucoii 25 milioni di euro per costruire 33 moschee in Italia. Ma stiamo parlando della stessa fondazione che pare abbia nel 1997 finanziato Al-Qaeda e Bin Laden.
Siamo, per cui, a chiedervi se è vostra intenzione comporre una legge ed una norma, che oggi non c’è ...
PRESIDENTE. Concluda.
GUIDO GUIDESI. ...e che sia tipo quella austriaca, sulla tracciabilità dei finanziamenti a questi luoghi di culto.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Presidente, il tema della raccolta dei mezzi finanziari a sostegno di possibili attività terroristiche, spesso mimetizzate da finalità di proselitismo religioso o da scopi apparentemente caritatevoli, è ben noto agli organismi di intelligence finanziaria del nostro Paese. Vorrei precisare che in Italia il fenomeno è attentamente seguito dall'apposito comitato di sicurezza finanziaria costituito nel 2001, all'indomani dell'attentato alle Torri Gemelle. Come è noto, è un organo collegiale di alto profilo, che siede presso il Ministero dell'economia Pag. 62e delle finanze, e come scopo primario ha quello della prevenzione del riciclaggio e della tutela, a questo fine, del nostro sistema di intermediazione finanziaria. È presieduto dal direttore generale del Tesoro.
Il Comitato, oltre alla partecipazione dei rappresentanti del mondo economico-finanziario, tra i quali Banca d'Italia e Consob, vede la presenza di esponenti della procura nazionale antimafia e antiterrorismo e della DIA. Si tratta di un fenomeno di portata internazionale che ha proiezioni operative in vari Paesi e risulta strategica la collaborazione con altre centrali di intelligence, come pure la nostra presenza nei fori di cooperazione multilaterale. In questo senso significativa appare la leadership che l'Italia ha assunto, insieme a Stati Uniti e Arabia Saudita, nel Counter-ISIL Finance Group, che è un organismo che ha il compito, in particolare, di contrastare le attività del Daesh di accesso al sistema finanziario. Le forze di polizia del nostro Paese sono inoltre in costante collegamento con le reti di collaborazione e scambio informativo e in questo contesto accedono alle piattaforme internazionali come quella detenuta dal Dipartimento del tesoro degli Stati Uniti d'America riguardante il programma di tracciamento dei finanziamenti del terrorismo.
In ogni caso, come ho avuto anche modo di assicurare in altre circostanze, il monitoraggio dei luoghi di culto islamico rappresenta una delle attività prioritarie di prevenzione cui dà il suo qualificato contributo informativo il comitato di analisi strategica antiterrorismo. È in questo quadro che sono state condotte, dalla Guardia di finanza e dalle altre forze di polizia, una serie di attività di controllo a carattere straordinario che hanno avuto come loro obiettivo anche i money transfer e gli Internet point. A questo complessivo ventaglio di attività info-investigative e preventive non sono sfuggite operazioni di finanziamento dall'estero che hanno avuto come beneficiari i centri aggregativi culturali e di culto islamico e come finalità quella di garantire la conservazione e la qualificazione del patrimonio immobiliare nella disponibilità degli stessi centri. A tutt'oggi non è emerso che queste movimentazioni di capitali sottendano fini illeciti. Devo aggiungere, però, che questo non ci fa stare tranquilli; continuiamo a tenere sotto pressione la nostra macchina investigativa e siamo assolutamente attenti a che non ci siano delle evoluzioni negative di quanto invece finora non abbiamo riscontrato in termini di fattispecie criminali.
Osservo poi che qualsiasi intervento normativo impositivo di vincoli o di particolari obblighi di trasparenza finanziaria non potrebbe mai essere rivolto specificamente ad una confessione religiosa, perché in questo caso si presterebbe il fianco a censure di incostituzionalità per lesione dei principi di uguaglianza e di libertà religiosa.
PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di replicare per due minuti.
GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Ministro, non c’è alcuna intenzione di fare una normativa nello specifico solo ed esclusivamente per la religione islamica. Si può farla tranquillamente per tutti. Certo è che questo problema ce l'abbiamo solo con quella religione e certo è che la preoccupazione è elevatissima quando si scopre che una fondazione qatariota che finanzia – e poi le faccio un paio di esempi – centri culturali islamici, anche su territori di dimensioni molto minori, finanzia la proliferazione di questi centri e di questi luoghi di culto per circa 31 milioni di euro, con un piano da 25 milioni di euro per 33 nuove moschee in Italia, ed è la stessa fondazione che pare abbia finanziato al-Qaeda. Dunque, è ovvio che questa preoccupazione c’è ed è una preoccupazione notevole.
In Italia le comunità musulmane sono insediate per più della metà al nord: il 39 per cento nel nord-ovest e il 27 per cento al nord-est. La percentuale più alta è in Lombardia, dove ci sono 80 associazioni islamiche. Non sono solo i dati a dirci dove sono insediate queste associazioni, Pag. 63ma sono altresì anche le indagini e gli arresti che sono stati fatti. La preoccupazione è evidente; dove ci sono luoghi di aggregazione, che stanno proliferando, ci possono anche essere coperture, come è stato in Belgio e in Francia, di papabili terroristi. Allora, se non c’è questo rischio, o qualcuno si assume questa responsabilità e lo dice o se invece c’è questo rischio dal nostro punto di vista serve una normativa che tracci i finanziamenti in entrata e in uscita e da e per centri islamici all'interno dell'Italia. In Austria c’è una normativa e l'hanno fatta.
A tal fine, altresì Ministro, io credo che in un momento come questo ci debba essere anche la responsabilità non solo vostra, del vostro Governo e del vostro Ministero, ma anche di alcune amministrazioni comunali, che addirittura fanno bandi per l'insediamento di centri culturali islamici; faccio l'esempio della città di Crema, che ha fatto un bando appositamente per un'associazione – appositamente per un'associazione ! – islamica residente a Crema...
PRESIDENTE. Concluda.
GUIDO GUIDESI. ... ma poi non sono arrivati i soldi dal Qatar.
(Misure a favore dei braccianti stranieri che lavorano nelle campagne di Rosarno – n. 3-02351)
PRESIDENTE. L'onorevole Giuseppe Guerini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Beni ed altri n. 3-02351, concernente misure a favore dei braccianti stranieri che lavorano nelle campagne di Rosarno (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.
GIUSEPPE GUERINI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come noto, l'8 giugno scorso, esattamente tre settimane fa, nella tendopoli che si trova tra San Ferdinando e Rosarno si è verificato l'omicidio di un bracciante straniero a seguito di una lite scoppiata tra alcuni cittadini non comunitari. Secondo quanto si è appreso, la vittima avrebbe aggredito con un coltello un bracciante per futili motivi e successivamente avrebbe cercato di rapinare un altro uomo. Durante l'intervento delle forze dell'ordine, la vittima si sarebbe scagliata con un coltello contro i militari, uno dei quali, dopo essere stato ferito, avrebbe sparato, colpendo il bracciante a morte.
Ovviamente, è stato immediato l'avvio delle indagini, che sono tuttora in corso, da parte della magistratura, per accertare se il milite abbia o meno agito per legittima difesa, ma non è questo l'oggetto di questa interrogazione. Quello che, in realtà, si intende cercare di capire è quali iniziative si intendano assumere per procedere alla chiusura definitiva della tendopoli tra San Ferdinando e Rosarno, al fine di garantire soluzioni abitative dignitose per i braccianti stranieri che lavorano nelle campagne, e come si intenda dare maggiore efficacia alla repressione del fenomeno della tratta di esseri umani, del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori stranieri, attuando politiche tese a favorirne l'integrazione.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Sì, grazie. La morte del giovane maliano ha riproposto, con evidenza drammatica, la condizione dei braccianti stranieri nella piana di Gioia Tauro, per la quale è evidente come si impongano iniziative urgenti, come esattamente sollecitano gli onorevoli interroganti. Proprio questa mattina ho incontrato il neosindaco di Rosarno per provare a studiare, anche insieme a lui, una strategia complessiva che riguardi i profili vari di tutta questa delicatissima vicenda, perché, per superare la situazione alloggiativa, per esempio, una situazione alloggiativa che si registra da tempo nel territorio reggino, sono già ora in corso iniziative che porteranno al più presto alla realizzazione di un nuovo insediamento Pag. 64consono alle esigenze di carattere igienico-sanitarie.
Si tratta di una prima risposta, che ha l'obiettivo di scongiurare un prolungamento indefinito dello stato di degrado abitativo e che vede attivamente coinvolta la prefettura di Reggio Calabria, firmataria, peraltro, lo scorso 19 febbraio, di un protocollo di intesa a cui hanno aderito sia le istituzioni pubbliche che enti del privato sociale. L'iniziativa ha coinvolto la regione, la provincia, i comuni di San Ferdinando e Rosarno, la Croce rossa, la Caritas diocesana e le associazioni Emergency e Medici per i diritti umani.
In forza di questo accordo, partiranno a breve i lavori per l'allestimento di un campo con nuove attrezzature e servizi adeguati, e in questo ambito si interverrà sulla sistemazione degli impianti fognari, sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e si provvederà anche alla demolizione dei manufatti abusivi che insistono su quell'area. In sostanza, si tenderà a migliorare immediatamente le condizioni di vivibilità della comunità dei migranti, in vista di una soluzione definitiva affidata, invece, a progetti di integrazione e di inclusione sociale di competenza della regione. Oggi con il sindaco abbiamo parlato anche di interventi sulla sicurezza di quella città e di quella comunità.
A questa prima fase di risanamento il Ministero dell'interno contribuisce con un significativo sostegno finanziario pari a 450 mila euro, mentre la regione metterà a disposizione fino a 300 mila euro. Quanto alle iniziative di prevenzione e di contrasto del fenomeno del caporalato, aggiungo che sono 22 le operazioni specifiche condotte nel territorio reggino dal 1o gennaio di quest'anno, che hanno consentito verifiche sulle condizioni di regolarità di 818 lavoratori e su 124 aziende operanti in vari settori. Sottolineo che questa azione di controllo ha portato ad intercettare anche alcuni casi di riduzione in schiavitù, deferiti alla procura distrettuale competente.
Su un piano più generale, ricordo che l'attenzione e l'impegno del Governo sui temi del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori sono testimoniati da un protocollo di intesa che ho sottoscritto lo scorso 27 maggio con i Ministri del lavoro e delle politiche agricole e forestali, nonché con gli esponenti di vertice delle cinque regioni, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Basilicata, maggiormente colpite dal fenomeno, coinvolgendo le organizzazioni sindacali e il mondo dell'associazionismo. Tutti gli organismi firmatari – e concludo – hanno messo le loro risorse e il loro know-how al servizio di una strategia complessiva volta a realizzare l'integrazione dei lavoratori stranieri stagionali e la repressione di ogni forma di illegalità nell'intermediazione della manodopera.
A livello locale, sarà cruciale la regia delle prefetture, chiamate ad un'azione di coordinamento attraverso l'attivazione di tavoli permanenti finalizzati all'individuazione di progetti da realizzare in base alle esigenze delle singole realtà territoriali.
PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Beni ha facoltà di replicare.
PAOLO BENI. Signor Ministro, la ringrazio e mi dichiaro anche soddisfatto degli impegni che lei ci ha annunciato, dei progetti di cui ci ha riferito. Voglio aggiungere un appello: facciamo presto, facciamo presto a metter mano alle condizioni di precarietà abitativa e igienico-sanitaria delle condizioni di vita degli stagionali extracomunitari presenti nella piana di Gioia Tauro. Facciamo presto anche a intensificare il contrasto e la repressione dello sfruttamento di queste persone, che sono costrette a lavorare per paghe da miseria e spesso senza alcuna tutela o garanzia. Vede, questa situazione – lei lo sa bene – va avanti da troppo tempo. La rivolta del 2010, in qualche modo, portò alla luce, accese i riflettori sulle condizioni dei braccianti di Rosarno, ma poi il problema è stato presto dimenticato, è rimasto irrisolto.
Penso che noi non possiamo permettere che in un Paese civile come il nostro ci siano persone costrette a vivere in condizioni tali da vedersi negati i diritti più elementari e la stessa dignità umana, così Pag. 65come non possiamo accettare che un pezzo importante della nostra economia si regga sullo sfruttamento del lavoro nero o, addirittura, sul ricatto del caporalato. Tutto questo, lei capisce bene, Ministro, è non soltanto un vulnus ai nostri valori costituzionali, ma è anche una minaccia alla convivenza delle nostre comunità, come dimostrano le tensioni che ciclicamente riesplodono. Quindi, bene che si siano fatti questi progetti, bene che si sia deciso di agire in un'ottica di sistema con il protocollo siglato lo scorso 19 febbraio, che vede coinvolti tutti gli enti, dal Governo nazionale ai comuni, alla regione e anche alle associazioni.
Lei sa bene che il nostro Paese – e concludo – sta facendo sforzi encomiabili sul terreno dell'accoglienza dei migranti. Bene, a questi sforzi va aggiunto l'impegno per una buona integrazione nelle nostre comunità sociali, per il contributo importante che queste persone possono portare allo sviluppo economico e sociale del Paese. È evidente, io credo, che garantire diritti, sicurezza, condizioni di vita dignitose a queste persone non faccia altro che aumentare il livello della sicurezza, della qualità di vita...
PRESIDENTE. Concluda.
PAOLO BENI...delle nostre comunità e prevenire le tensioni sociali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Orientamenti del Governo in ordine ad un ampliamento delle scriminanti in merito alla legittima difesa per coloro che subiscono un reato nel proprio domicilio – n. 3-02352)
PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02352, concernente orientamenti del Governo in ordine ad un ampliamento delle scriminanti in merito alla legittima difesa per coloro che subiscono un reato nel proprio domicilio (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
ANIELLO FORMISANO. Grazie, Presidente, Ministro, la necessità di presentare questa interrogazione serve per ottenere il punto di vista del Governo su una questione che sta diventando paradossale. I casi di cronaca li conosciamo tutti quanti; qui arriviamo all'assurdo che, se qualcuno entra in casa nostra, dobbiamo stare attenti a non chiuderlo dentro, perché altrimenti possiamo incorrere nel reato di sequestro di persona. C’è una discussione in atto e nessuno vuol violentare né la Camera dei deputati né il Senato della Repubblica, ma altresì vorremmo far presente che dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, nel senso che, ogni tanto, poi, bisogna pur decidere.
E credo che su queste questioni gli italiani stiano aiutando la classe politica a decidere. Non più tardi di qualche settimana fa, al Senato, sono state consegnate oltre un milione e 200 mila firme di cittadini della Repubblica italiana che chiedono un maggiore inasprimento della pena e chiedono che, comunque, nel domicilio vi sia una scriminante tale che consenta a chi è in casa di potersi legittimamente difendere.
PRESIDENTE. La ringrazio.
ANIELLO FORMISANO. Io e il collega Portas abbiamo presentato un idoneo disegno di legge; ovviamente, chiediamo che il Governo ci metta di suo, insieme a quello che devono fare Camera e Senato.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Onorevole Formisano, sa bene che su questo tema e su quello della tutela dell'inviolabilità del domicilio il Governo ha già presentato un emendamento all'interno del disegno di legge penale per l'inasprimento delle pene per quanto riguarda le rapine e i furti all'interno di appartamenti, tra l'altro già approvato da questo ramo del Parlamento. Sa bene infatti che il tema della tutela dell'inviolabilità Pag. 66del domicilio e della sicurezza delle persone che vi dimorano coinvolge valori di rango primario che l'ordinamento assicura attraverso disposizioni volte a garantire il contemperamento dei diversi beni e interessi coinvolti. Com’è noto il legislatore è già intervenuto rivisitando l'originario impianto normativo: è stato da un lato aggravato il trattamento sanzionatorio delle condotte predatorie consumate nei luoghi di privata dimora in considerazione dell'elevato valore dei beni tutelati e, dall'altro lato, si sono riformulati i presupposti di applicazione della causa di giustificazione della legittima difesa in caso di reazione armata avversa a un'aggressione portata proprio nei luoghi in cui si esplica lo ius excludendi. È stata così introdotta la presunzione ex lege dell'inevitabilità della reazione e di adeguatezza della difesa del bene della vita e della incolumità personale a fronte di un'offesa dal carattere particolarmente pervasivo. L'opera nomofilattica della Cassazione ha già offerto soluzioni interpretative adeguate sui limiti di applicazione della legittima difesa i cui presupposti sono rimessi al prudente apprezzamento dell'autorità giudiziaria che valuta di volta in volta le circostanze del caso concreto. Il Governo quindi non può che seguire con particolare attenzione tutte le iniziative normative finalizzate alla ridefinizione dei contorni della legittima difesa con riguardo sia agli effetti derivanti dall'errata valutazione dei presupposti di fatto che hanno determinato la reazione sia alle conseguenze dell'eccesso colposo in ordine al superamento dei limiti di giustificazione della difesa. Si tratta di una materia che chiama in causa sensibilità diverse che dovranno trovare nel dibattito parlamentare un'adeguata composizione per la declinazione di soluzioni soddisfacenti ed aderenti ai princìpi costituzionali e sovranazionali. In conclusione vorrei in questo dibattito che tenessimo una stella polare. È nostra responsabilità – io credo la responsabilità di chi legifera – non mandare messaggi sbagliati alla società in ordine ad un tema tanto delicato poiché dobbiamo evitare il rischio, già noto in molte società, che si incentivi una maggiore circolazione delle armi tra i cittadini. Lo dico perché là dove questo è avvenuto non ha portato a una maggiore sicurezza ma a un aumento esponenziale delle morti da arma da fuoco come ricordava proprio ieri il Presidente dell'Associazione nazionale dei magistrati. Ritengo, quindi, che cercare un diverso punto di equilibrio può essere possibile ma con l'avvertenza che richiamavo in conclusione.
PRESIDENTE. L'onorevole Formisano ha facoltà di replicare per due minuti.
ANIELLO FORMISANO. Grazie, Presidente. Ministro, noi ci riteniamo parzialmente soddisfatti da quanto lei ci ha illustrato non perché abbiamo in animo di incentivare ciò a cui faceva riferimento lei nella parte finale della sua risposta. Lungi da noi l'idea di ingenerare convincimenti sbagliati nella parte dei cittadini o dalla parte dei cittadini in una sorta di autodifesa: così non va bene. Tuttavia non va bene neanche che si demandi alla magistratura unicamente ed esclusivamente il limite entro il quale poter legiferare. Noi abdichiamo ad un ruolo che è nostro e noi dobbiamo legiferare senza legittimare aspettative che non potrebbero esserci e sulle quali noi moderati – guardi un po’ chi gliela fa questa questione, i moderati di centrosinistra che sono un gruppo che sostiene questa maggioranza e che sostiene questo Governo – però quando ci arrabbiamo, i moderati arrabbiati poi diventano pericolosi. Allora non è giusto che si demandi alla magistratura di stabilire i limiti ed i confini entro cui legiferare. Noi dobbiamo legiferare sapendo che ci aiutano a legiferare i cittadini che ci sono dietro e che noi rappresentiamo qui in queste Aule. Ovviamente parlo da parlamentare: mi rendo conto che la sua responsabilità è una responsabilità di Governo però anche lei, prima di sedere nei banchi del Governo, è stato parlamentare e sa bene quanto è importante tener conto di quello che i cittadini trasmettono ai propri rappresentanti e ovviamente lei sa bene, come so bene anch'io, che noi molte Pag. 67volte dobbiamo moderare le istanze dei cittadini ma non possiamo però dire che la nuova legislazione dipende unicamente ed esclusivamente da quello che la magistratura con i suoi provvedimenti ha già stabilito. Non funziona così il rapporto tra gli organi dello Stato: noi siamo Assemblee legislative e il Governo ha una funzione importante nell'orientare le scelte delle Assemblee legislative.
Mi auguro – concludo, Presidente – che questa situazione di stallo su un tema così delicato ed avvertito si sblocchi al più presto perché altrimenti le cose poi non vanno bene in modo più grave.
(Orientamenti del Governo in merito alla questione della cosiddetta stepchild adoption - n. 3-02353)
PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto ed altri n. 3-02353 concernente orientamenti del Governo in merito alla questione della cosiddetta stepchild adoption (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Ministro Orlando, pochi giorni fa una storica sentenza della Corte di Cassazione si è espressa a favore dell'adozione dei bambini all'interno di coppie dello stesso sesso. Questa sentenza importantissima ha sancito un principio fondamentale: l'interesse del minore è preminente, superiore e viene prima di tutto. Come sappiamo, a differenza della magistratura, la politica invece ha mostrato tutta la sua debolezza stralciando dalla legge in materia di unioni civili ogni possibilità di adozione per i figli di coppie dello stesso sesso. Ai bambini e alle bambine deve essere garantita sempre la massima protezione. Per questo le chiediamo, Ministro, cosa intenda fare perché Governo e maggioranza promuovano l'approvazione rapida di una legge in materia di adozione nelle coppie dello stesso sesso, portando il nostro ordinamento italiano a conformarsi ai principi delle convenzioni internazionali in materia di diritti dei bambini, garantendo cioè che essi possano essere adottati dall'altro genitore dello stesso o di sesso diverso con adozione piena anche sotto il profilo del riconoscimento della parentela con i fratelli e con i nonni.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Il tema che gli interpellanti sollecitano riguarda la delicata questione delle cosiddette stepchild adoption. Com’è noto l'articolo 44 della legge n. 184 del 1983 che disciplina l'adozione in casi particolari, tra cui l'adozione del figlio del coniuge, non pone alcun divieto in base all'orientamento sessuale dell'adottante. Detta modalità adottiva soccorre anche nelle ipotesi in cui non vi è stata dichiarazione dello stato di adottabilità. In questo contesto normativo si iscrive la tematica sollecitata, rivelatasi di estrema delicatezza e la cui trattazione richiede anche in sede parlamentare una profonda e condivisa riflessione. È la legge stessa che rimanda l'interpretazione sui fatti e sul caso concreto, trattandosi di situazioni che hanno per loro natura una peculiarità e una specificità che, ove tipizzata, rischierebbe di irrigidire l'istituto stesso dell'adozione. Tale istituto per sua natura richiede, invece, una complessa valutazione delle circostanze concrete. È proprio l'assenza di una più puntuale regolamentazione normativa che consente ai magistrati di recepire i cambiamenti sociali e le istanze che, di volta in volta, vengono presentate a tutela anzitutto dei soggetti più vulnerabili. L'attività giurisdizionale ha peraltro assicurato e continuerà ad assicurare l'apprezzamento di volta in volta della sussistenza dei presupposti per l'adozione in casi particolari. Tale attività del resto ha già prodotto risultati condivisi in talune delle situazioni che gli interroganti propongono di disciplinare ulteriormente. Ciò premesso, la pronuncia della Corte di Cassazione richiamata dagli interroganti Pag. 68conferma in realtà che, anche nel campo della stepchild adoption, il giudice chiamato ad apprezzare il caso concreto ha assicurato stabilità alla relazione nell'interesse della continuità affettiva, così tutelando il superiore interesse del minore attraverso l'applicazione della normativa vigente. Pertanto l'avvertita necessità di un approfondimento su questo aspetto, come confermato dalla pronuncia richiamata, non implica alcun arretramento sulla tutela dei diritti e degli interessi degli aspiranti all'adozione dei minori ma, al contrario, rassicura che l'assetto normativo vigente è già in grado di garantire tutela nelle situazioni rappresentate.
In merito all'ulteriore questione sollevata dagli interroganti non appare necessario allo stato neppure un intervento normativo che consenta l'acquisizione del vincolo di parentela all'adottato in caso di stepchild adoption, atteso che l'articolo 74 del codice civile, a seguito di recenti modifiche, ne prevede la sussistenza in tutti i casi di adozione, senza escludere in alcun modo l'ipotesi dell'adozione in casi particolari. Se mi è consentita un'ulteriore sottolineatura ho già evidenziato nei giorni scorsi come sia sorprendente che in questo caso si chiami in causa una supplenza della giurisdizione rispetto all'attività del legislatore perché in questo caso è stato il legislatore a decidere di non intervenire su questo tema, lasciando quindi il margine di apprezzamento del magistrato che, a mio avviso, è comunque insopprimibile in una situazione come questa e molto più ampio di quello che è previsto in altre situazioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di replicare.
ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Ministro, in realtà noi sappiamo bene che l'Italia rispetto all'Europa è indietro su moltissimi terreni fondamentali. Ne abbiamo discusso di uno di questi qualche ora fa in quest'Aula, il diritto allo studio; e poi il reddito di esistenza, la fecondazione assistita, i matrimoni omosessuali, l'adozione dei bimbi per le coppie omosessuali. La magistratura – lei lo ha ricordato molto bene, Ministro – arriva in questo Paese dove non arriva la politica, cioè dove la politica, come ha detto lei, non è in grado di interpretare e di dare risposte ai cambiamenti sociali e alle istanze.
Voglio ricordare che stiamo parlando di bambini e di bambine che sono nati e cresciuti, che crescono all'interno di famiglie che sono assolutamente salde, unite da tempo, capaci di allevare questi minori con senso di responsabilità e profondo amore. C’è una realtà enorme che già esiste in questo Paese, che è fatta di legami, di quotidianità, di fatica, di responsabilità, e che va avanti a prescindere da interpretazioni differenti, a prescindere dalle leggi che non ci sono, dai pregiudizi o dalla disinformazione che tanta parte della politica, anche in seno alla discussione sul disegno di legge in materia di diritti civili, ha mostrato.
Ora, in questo Paese una ragazzina o un ragazzino che ha una seconda mamma o un secondo papà, e che sta bene, che è sereno, che cresce in maniera assolutamente tranquilla, in realtà rischia di avere meno diritti del ragazzino che si trova in una famiglia etero. Ci sono tanti tribunali che hanno deciso con sentenze favorevoli a questo tipo di adozione, ma noi abbiamo bisogno di una legge che possa rimuovere in maniera definitiva una discriminazione evidente, perché le coppie omosessuali devono comunque necessariamente rivolgersi al vaglio dei giudici, ed è questo che già determina una discriminazione.
E allora, Ministro, noi le chiediamo ancora una volta di dare un contributo importante perché possa essere rivista in questo Paese tutta la materia sulle adozioni, perché si possa appunto mettere al primo posto l'interesse del minore e i legami affettivi e perché sia consentita quell'adozione piena; in un Paese nel quale – glielo voglio ricordare – fino a poco tempo fa i figli naturali, cioè quelli nati al di fuori del matrimonio, non avevano Pag. 69né zii né nonni: per natura appunto, perché al di fuori del matrimonio non potevano essere loro riconosciuti.
PRESIDENTE. Concluda.
ANNALISA PANNARALE. Ecco, la materia sulle adozioni avrebbe bisogno di essere rivista, riformata e di un chiarimento definitivo. (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
(Iniziative in relazione alla situazione nelle carceri italiane – n. 3-02354)
PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02354, concernente iniziative in relazione alla situazione nelle carceri italiane (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, signor Ministro, le carceri italiane continuano ad essere un luogo di inciviltà, continuano ad essere sovraffollate e continuano a non essere tenute in linea con quello che ci dice l'Unione europea. Non lo dice l'opposizione, non lo diciamo noi: lo dice Antigone, lo dicono alcuni sindacati, tra cui il SAP, e lo dice il rapporto Space del Consiglio d'Europa; ciò nonostante il fatto è che il Governo, il PD, ma il Governo Renzi in maniera particolare, ha messo in atto una serie di provvedimenti non strutturali, ma semplicemente «perdonisti», i cosiddetti «svuota carcere», le depenalizzazioni. Sta di fatto che nulla si fa per la funzione rieducativa, non diminuisce neanche la recidiva, che pure era il fondamento delle vostre politiche carcerarie: cerchiamo di capire che cosa il Governo intende fare per garantire le carceri come luogo di civiltà, e non scardinare il sistema di sicurezza dell'Italia.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Cirielli per l'interpellanza, che mi consente di illustrare le scelte che il Governo ha assunto, rispetto al carcere e più in generale sul tema dell'esecuzione penale: tema che si è imposto, come è stato ricordato, con drammatica urgenza all'indomani della sentenza CEDU Torreggiani, a seguito della quale il Governo ha intrapreso una significativa strategia di interventi volta a rifondare profondamente il sistema dell'esecuzione penale. In particolare, con regolamento di organizzazione del Ministero si è inteso assegnare al nuovo Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità le competenze in materia di esecuzione penale esterna, consentendo così l'applicazione degli strumenti trattamentali già sperimentati in ambito minorile.
Vorrei ricordare che attualmente le persone sottoposte ad esecuzione penale sono in numero più significativo, più alto di quelle che erano sottoposte ad esecuzione penale nel massimo del sovraffollamento carcerario, cioè nel 2010: il che significa che le pene alternative sono cresciute significativamente, e considerando i detenuti ci avviciniamo ad un rapporto di uno a uno rispetto alle persone sottoposte ad esecuzione penale esterna (vorrei ricordare che partivamo da un rapporto di quattro detenuti per ogni persona sottoposta ad esecuzione penale esterna).
L'azione del Governo ha peraltro ricevuto di recente un pubblico apprezzamento in sede europea per l'efficacia degli interventi e delle best practice introdotte per implementare l'efficacia del sistema, nonché la chiusura del caso presso la Corte dei diritti dell'uomo, che ha promosso le misure adottate; il tasso di sovraffollamento dei nostri istituti è sceso del 25 per cento, allineandosi tendenzialmente agli altri Paesi europei. Alcune iniziative, come l'adattamento delle strutture penitenziarie esistenti e la costruzione di nuovi istituti secondo standard europei, sono state avviate: tra queste mi preme di richiamare la riattivazione e l'apertura di nuovi padiglioni presso il Pag. 70carcere di Rovigo, e nei prossimi mesi anche presso l'istituto di Vicenza, e anche la possibilità di utilizzare gli ospedali psichiatrici giudiziari che sono in via di chiusura definitiva.
La realizzazione di nuove strutture richiederà fisiologicamente tempo e risorse: anche attraverso l'iniziativa degli Stati generali dell'esecuzione penale, che abbiamo promosso, sono state studiate ed elaborate soluzioni innovative calibrate sul massimo rispetto della dignità della persona e sull'obiettivo di restituire all'esecuzione penale il volto e la dimensione che la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo hanno delineato; in questa sede noi pensiamo di realizzare quell'organicità e quella sistematicità di intervento che oggettivamente nelle diverse misure non c’è stata, e per questo all'interno del disegno di legge penale in discussione al Senato in questo momento è prevista un'apposita delega. Per dare fattivo seguito all'iniziativa degli Stati generali, ho recentemente incontrato i rappresentanti dei diciotto tavoli tematici, al fine di individuare le proposte che possono ricevere immediata attuazione a legislazione ed a risorse invariate: è già in fase avanzata la messa a punto di misure organizzative volte a migliorare sensibilmente la vita quotidiana dei detenuti attraverso la valorizzazione dei rapporti familiari; ulteriori misure riguardano la rivisitazione degli orari di apertura delle celle ed i nuovi sistemi di vigilanza dinamica.
Anche sul tema del lavoro dei detenuti si stanno analizzando con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali meccanismi volti a potenziare il lavoro carcerario, fondamentale per un decisivo abbattimento del rischio di recidiva. Con riferimento alla lamentata carenza di organico del Corpo di polizia penitenziaria, rilevo che, con la legge del 2014, la dotazione è stata innalzata a 45.325 unità, proprio al fine di consentire la soddisfazione delle accresciute esigenze organizzative, funzionale anche all'attivazione dei nuovi padiglioni detentivi.
La costante attenzione del Ministero sul tema delle esigenze complessive del personale di Polizia penitenziaria...
PRESIDENTE. Ministro, concluda.
ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia.. ..ha determinato peraltro l'apertura di un confronto con il Ministero dell'interno, anche al fine dell'attuazione della legge n. 114 del 2014 in materia di riordino delle forze di polizia.
PRESIDENTE. L'onorevole Cirielli ha facoltà di replicare, per due minuti.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, signor Ministro, noi come gruppo le riconosciamo sicuramente la volontà di cambiare le cose; quello che contestiamo è la politica in generale del suo Governo, non soltanto dal punto di vista degli interventi non strutturali, ma anche dal punto di vista della carenza degli interventi finanziari.
Non è vero che in Italia ci sono molti detenuti, lo ricordo: abbiamo pochi posti carcere per detenuti, e abbiamo delle carceri tendenzialmente non moderne; e non è che ci possiamo allineare ai peggiori Stati dell'Unione europea: penso che siamo uno Stato che debba allinearsi verso il meglio. Aggiungo: sappiamo bene che ci sono pochi poliziotti penitenziari, ci sono pochissimi assistenti sociali; il sistema delle misure alternative è cresciuto, è sotto gli occhi di tutti, ma non è detto che esse funzionino. La misura alternativa non può essere solo liberare anticipatamente le persone o metterle in libertà: significa compiere un percorso di rieducazione che passa dal lavoro, passa dai servizi sociali che abbiano uomini, strutture, e mezzi finanziari per seguire dei percorsi. Tutto ciò lei sa molto bene che non esiste ancora, siamo molto lontani da standard anche medi europei, per non parlare di quelli che funzionano positivamente. Si tratta di aprire nuove carceri, e soprattutto anche di mettere in funzione quelle già costruite: è evidente che, se ci si mette a costruire oggi un Pag. 71carcere, ci vorranno anni. Si può fare una serie di interventi che non sono stati fatti, oltre la vicenda, di cui discuteremo ancora, dell'uso, ancora non coerente con la nostra Costituzione, della custodia cautelare. Sta di fatto che il sistema messo in atto per ora non è strutturale; semplicemente, ha alzato la soglia per entrare in carcere e ha abbassato la soglia penale per uscire, a tutto danno delle vittime e soprattutto della sicurezza dei cittadini, senza alcun reale beneficio per il sistema carcerario.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
A questo punto, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 16,20 con il seguito della discussione del disegno di legge recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2015-2016. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,25.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, Capelli, Catania, Cirielli, Damiano, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Losacco, Lupi, Manciulli, Merlo, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Rosato, Rughetti, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2228 – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2015-2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 3821) (ore 16,27).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3821: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2015-2016.
Ricordo che nella seduta del 27 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore di minoranza è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore per la maggioranza e il rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.
(Esame degli articoli – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti presentati.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3821), che sono in distribuzione.
Ricordo che, a norma dell'articolo 126-ter, comma 4, ultimo periodo, del Regolamento non possono essere ripresentate in Assemblea e quindi non possono essere pubblicate nel fascicolo degli emendamenti le proposte emendative dichiarate inammissibili in Commissione.
(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione. Prego i col- Pag. 72leghi di liberare l'Emiciclo e i banchi del Governo e quelli che sono in procinto di arrivare al banco di sedersi. Prego.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente. I pareri relativi agli emendamenti all'articolo 1 sono tutti contrari.
PRESIDENTE. Mi sembra una sintesi assolutamente rapida e virtuosa. Relatore di minoranza ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Grazie Presidente. Parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 1.6, L'Abbate 1.5, Gianluca Pini 1.8, Fabrizio Di Stefano 1.3, Ciracì 1.30, Gallinella 1.4 e Gianluca Pini 1.12.
PRESIDENTE. In buona sostanza tutti favorevoli. Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Per la maggioranza, ovviamente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Per la maggioranza.
PRESIDENTE. Bene, per un attimo si era illuso il relatore di minoranza, ma, ahimè, il Governo di solito aderisce. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie Presidente. Chiaramente intervengo a nome del mio gruppo e non come relatore di minoranza.
PRESIDENTE. Ovviamente.
GIANLUCA PINI. Questo articolo, l'articolo 1, riguarda un tema molto dibattuto, che è quello dell'etichettatura degli oli di oliva relativamente alle qualità e alla trasparenza della filiera. Si interviene su una cosa che è un po’ un'innovazione, cioè la rilevanza cromatica rispetto allo sfondo delle altre indicazioni e alla denominazione di vendita. La Commissione europea ha contestato questa evidenza cromatica e quindi si interviene di fatto per eliminare questa evidenza e si abroga la previsione di un termine minimo di conservazione degli oli di oliva. La stessa Commissione ritiene che la qualità dell'olio non dipende dal tempo di conservazione, ma da altri fattori. E questo lo ritengono anche i produttori di oli di qualità, che sono italiani e non sono sicuramente tunisini, con buona pace dei colleghi del PD che nel Parlamento europeo hanno invece votato per farci invadere anche dalle merci che arrivano da quei territori. E, quindi, noi chiediamo di fatto la soppressione totale dell'articolo a tutela di quelle che sono le produzioni specifiche del made in Italy con un prodotto di eccellenza che è appunto l'olio di oliva di qualità, non l'olio d'oliva di provenienza dubbia, di provenienza non certificata e soprattutto di provenienza da parte di Paesi che non hanno assolutamente i controlli sanitari che abbiamo noi, salvo poi, ripeto, immettere in libera pratica sul territorio italiano e su quello comunitario prodotti che possono tecnicamente anche nuocere alla salute dei consumatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Squeri, Pizzolante, Scotto, Castiello, Tripiedi.Pag. 73
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 375
Astenuti 8
Maggioranza 188
Hanno votato sì 106
Hanno votato no 269).
(Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento L'Abbate 1.5 (parte ammissibile).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Non bastava l'aumento delle importazioni dell'olio tunisino per distruggere i nostri olivicoltori italiani, il PD non è contento, il Governo non è contento, in Europa non sono contenti. Vogliono eliminare la data di scadenza dell'olio. Si tratta di una norma fatta per la grande distribuzione, una norma fatta per gli industriali, ma che non tutela i nostri agricoltori, che non tutela le nostre produzioni. Non è possibile eliminare la data di scadenza dell'olio, che era già diciotto mesi, di per sé già lunga, perché dipende da come l'olio viene conservato. Sanno tutti che la conservazione dell'olio è fondamentale per conservare le proprietà organolettiche e le proprietà nutritive. Ma come è possibile andare ad eliminare questa data di scadenza ? È qualcosa di veramente vergognoso e il Ministro Martina non ha nulla da dire in proposito a ciò. E poi ci stupiamo se arrivano i voti contrari a questa Unione europea da parte della Gran Bretagna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci stupiamo che l'euroscetticismo aumenti sempre di più in Europa. È un'Europa che non tutela i cittadini, ma tutela una piccola parte di lobby all'interno del continente.
Allora, noi abbiamo presentato questo emendamento, ma il Governo ha già dato parere contrario. Lo vada a spiegare, poi, agli olivicoltori italiani perché vota contro la tutela del nostro prodotto di punta, di quel prodotto straordinario al centro della dieta mediterranea, quel prodotto che andrebbe quasi venduto in farmacia per le proprietà benefiche che ha sull'organismo e che, invece, adesso andiamo a svendere totalmente. Andiamo a metterlo nelle mani degli industriali, perché questo è quello che accadrà. Basterà importare dell'olio, tenerlo più di un anno fermo da qualche parte, poi metterlo in commercio. Chi tutelerà il consumatore ? Allora i piccoli produttori, gli agricoltori e i consumatori non vengono mai tutelati da questa Unione europea. E ci stupiamo poi se i cittadini non sono sempre più contro l'Unione europea ? Il PD che cosa fa ? Il Governo che cosa fa ? Supino, accetta tutto ciò.
Allora, noi non siamo d'accordo. Noi vogliamo ridare dignità ai nostri agricoltori, che, invece, si vedono scippare le olive e l'olio ad un prezzo bassissimo. Vogliamo ridare dignità a quello che è il nostro prodotto. Siamo un Paese che, tra l'altro, è in ritardo abissale anche rispetto alla messa in atto di un piano olivicolo.
Sono passati trent'anni rispetto alla Spagna, che ci ha superato e ci ha doppiato come produzione. Adesso, forse vedremo la luce, vedremo un barlume di piano olivicolo messo in atto con quattro spiccioli, con 30 milioni di euro, quando ne servirebbero almeno il triplo.
Allora, questo è un Governo che non tutela le nostre produzioni, è un Governo che noi speriamo vada presto a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Mi rivolgo a lei e mi rivolgo all'Aula: l'olio non è come il vino, che, se invecchia, qualche volta migliora. L'olio è Pag. 74un prodotto che si deteriora. Gli esperti dicono che dopo diciotto mesi, se conservato bene, comincia a degradarsi.
Da poco c’è stata una sentenza del TAR che ha ribadito la questione dei diciotto mesi. Noi, oltre questo, vorremo inserire anche la data di imbottigliamento, perché, come è stato precedentemente detto, chi fa l'importatore importa l'olio, lo tiene lì e poi non mette neanche la data di imbottigliamento. Quindi, noi potremmo bere olio oramai vecchio. Forse questa norma è fatta proprio per liberarsi delle scorte. Noi a questa vostra scelta diciamo «no» e per questo vi chiediamo di votare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.
FLORIAN KRONBICHLER. Intervengo solo per dar ragione ai colleghi 5 Stelle. Direi che è una coincidenza bizzarra il fatto che apriamo questa legge europea proprio sull'etichettatura con una burla come l'etichettatura dell'olio d'oliva. L'avevo detto già in discussione generale: sarebbe stata una bella prova del nostro senso dell'essenziale e di prontezza di riflessi dedicare la discussione e il voto su questa legge europea alla riflessione su quanto sta accadendo in questi giorni alla nostra cara Europa e sulle ragioni per cui si è ridotta a questo Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole e sottoscrivere anche, a nome di tutti i deputati della componente Conservatori e Riformisti, questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento L'Abbate 1.5, (parte ammissibile), con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Valentini, Martinelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 403
Maggioranza 202
Hanno votato sì 156
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.8, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 406
Votanti 402
Astenuti 4
Maggioranza 202
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 250).
(Il deputato Baroni ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole mentre il deputato Capodicasa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fabrizio Di Stefano 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.
FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, signor Presidente. Questo emendamento andava nella linea di quanto detto anche Pag. 75prima dagli altri intervenuti, cioè una tutela del nostro prodotto, soprattutto di quello del produttore originale, quindi del frantoio. Infatti, il prodotto può deteriorarsi anche se, specialmente nella grande distribuzione, non viene tenuto nella debita considerazione e nella debita attenzione.
È evidente che il Governo bada più alla grande distribuzione, magari alle cooperative di distribuzione, che non al produttore primario.
Pertanto, noi ribadiamo, invece, che è essenziale e indispensabile cercare di tutelare il produttore primario e cercare di tutelare colui che è alla base della nostra economia agricola, cosa che questo Governo non fa e il parere contrario su questo emendamento lo testimonia ulteriormente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. A me spiace che – parentesi – oltre che mancare all'interno del Governo un Ministro per le politiche comunitarie, manchi anche il sottosegretario delegato. Potrà avere tutti gli impegni che vuole a Bruxelles, però quando c’è l'esame, senza nulla togliere al collega e amico Della Vedova, della legge di delegazione europea, almeno su questo, la presenza di chi è deputato a trattare poi con i vari burocrati, o meglio eurocrati europei, sarebbe stata cortesia o educazione che ci fosse stata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
Però, al di là di questo, voglio dire che l'emendamento Fabrizio Di Stefano 1.3 sapete cosa chiede ? Chiede esattamente l'applicazione di uno degli articoli del Regolamento (UE) N. 1169/2011 sull'etichettatura alimentare. Quindi, siamo in presenza di una legge per andare verso gli adempimenti di norme che ci chiede l'Europa; non servirebbe altro che specificare esattamente che quello che vale per alimenti di altro tipo sia introdotto anche per l'olio, e arriva un parere negativo.
Ora, io non so se il sottosegretario Gozi tornerà in tempo stasera, tornerà domani mattina, tornerà per la seduta della prossima settimana quando finiremo questo provvedimento, però chiedo cortesemente al Governo almeno di accantonare questo emendamento, perché non fa altro che dare esecuzione a un articolo di un Regolamento (Regolamento (UE) N. 1169/2011) sulle informazioni alimentari che devono essere date al consumatore. E una delle informazioni che devono essere date al consumatore sono proprio i termini di conservazione, non i termini temporali, ma le modalità tecniche o pratiche di conservazione.
Quindi, rivolgo un invito al Governo, rivolgo un invito al buonsenso del rappresentante del Governo qui oggi, di accantonare almeno questo emendamento, per dare una valutazione diversa.
PRESIDENTE. A questo punto, se il Governo non intende intervenire...
GIANLUCA PINI. Dà un parere contrario a un Regolamento ?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabrizio Di Stefano 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gelmini, Nicchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 412
Astenuti 2
Maggioranza 207
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 255).
(I deputati Capodicasa e Preziosi hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciracì 1.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gallinella, Colletti, Giuditta Pini, Sarti, Gribaudo, Mazziotti Di Celso... presidente Mazziotti Di Celso non estragga la tessera sennò facciamo notte... Baruffi. Prego le colleghe di togliere le borse dalle scale, grazie; anche questi sono adempimenti della Presidenza...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 420
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 257).
(Il deputato Capodicasa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario; la deputata Iacono ha segnalato di non essere riuscita a votare).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gallinella 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Allora, prima avete deciso – mi riferisco alla maggioranza, ovviamente, e al Governo – di non indicare la data di scadenza dell'olio e di lasciare al produttore il libero arbitrio. Non avete voluto neanche inserire termini di adeguata conservazione, lasciando così al produttore il libero arbitrio.
L'Italia, lo sappiamo tutti, è deficitaria di olio, occorre – ma è stato detto – un piano olivicolo per potenziare la produzione e aumentarla, e bisogna sicuramente aiutare i piccoli produttori, che sono numerosi in Italia, a fare un prodotto di qualità, mentre voi lasciate alla fine ai grandi industriali la possibilità di fare quello che vogliono: non si mette la data di scadenza, e così ci si libera delle scorte, non mettiamo la data di imbottigliamento come richiede questo emendamento, così non sappiamo quanto magari è stato nei silos questo olio e in che condizioni. Il consumatore, magari vedendo quando è stato imbottigliato, potrebbe anche capire al momento dell'acquisto, pur non vedendo la data di scadenza, quanto è stato in bottiglia.
Io non capisco perché il Governo e la maggioranza non vogliano dare chiare informazioni in etichetta al consumatore, almeno il MoVimento 5 Stelle, e anche qualchedun altro, vuole una chiara e trasparente etichettatura. Poi ci meravigliamo se il nostro Governo non riesce in Europa, oramai di quello che ne è rimasto, a portarsi a casa la tutela del made in. Forse non vi si è mai interessato.
Quindi, chiedo all'Aula, con molto vigore, di votare favorevolmente, se uno vuole bene alla tutela dell'olio, questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.
LUCA SANI. Grazie Presidente. Io intervengo un po’ perché su questo tema dell'olio extravergine di oliva si registra molta sensibilità, perché distingue il made in Italy agroalimentare nel mondo, e anche un po’ per le tante storie che si raccontano sull'olio, tipo questa che si è sentita anche oggi dell'invasione dell'olio tunisino rispetto alle nostre produzioni. Pag. 77Ora, intanto facciamo chiarezza: si parla di 35 mila tonnellate all'anno, per due anni, di olio tunisino che viene importato in Europa, a fronte di una produzione nazionale di circa, quando va bene, 400 mila tonnellate, con un consumo interno, un fabbisogno interno nazionale, di 600 mila tonnellate ed un'esportazione che l'Italia riesce a produrre di altre 600 mila tonnellate. Il conto fa un deficit di produzione di olio di oliva nazionale di circa 800 mila tonnellate. Quindi, noi a fronte di 35 mila tonnellate di olio tunisino importate in tutta Europa, manchiamo di 800 mila tonnellate; quindi i numeri diamoli con esattezza. Quanto al provvedimento all'esame dell'Aula, noi siamo a rispondere a un pilot dell'Unione europea in quanto la Commissione ritiene che non ci sia correlazione fra la qualità dell'olio e la durata della conservazione e quindi dobbiamo rispondere a questo, in quanto nei diciotto mesi fino ad oggi indicati, l'olio continuava e continua ad essere idoneo al consumo umano. Poi, può essere vero, ed è vero, che con il tempo l'olio, a differenza del vino, perde alcune caratteristiche organolettiche, ma non è e inidoneo al consumo umano. Quindi introdurre in etichetta la dizione del «preferibilmente consumarsi entro la data indicata» soddisfa diciamo la condizione e mette in condizione il consumatore di valutare se acquistare quel prodotto o meno.
Ciò va accompagnato anche con un altro aspetto importante che non viene valorizzato abbastanza ovvero con l'indicazione della campagna di raccolta che viene ritenuta obbligatoria per tutti gli oli vergini prodotti in Italia. Oggi questa possibilità è limitata agli olii a indicazione geografica protetta e questo rende obbligatorio a livello nazionale ciò che a livello europeo è ritenuto facoltativo.
Quanto alle accuse di non titolare il nostro made in Italy, in particolar modo l'olio, io ricordo tre provvedimenti: la «legge salva olio», che introduce alcune norme tra cui il tappo antirabbocco nella ristorazione; il piano olivicolo nazionale, dopo anni abbiamo finanziato, Parlamento e Governo, 32 milioni di intervento nel campo olivicolo, da ultimo il decreto legislativo n. 103 pubblicato il 16 giugno in Gazzetta, che entrerà in vigore il 1o luglio che inasprisce le sanzioni per violazioni di norme sulla commercializzazione dell'olio, salvo che il fatto non costituisca reato e per la prima volta introduce le sanzioni per chi abusa del cosiddetto italian sounding. Quindi, Presidente, queste sono le nostre argomentazioni e questo ci costringe insomma a respingere le proposte emendative del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, Presidente. Quella dell'olio tunisino è una delle tante norme, quindi si aggiunge alle tante norme che il Partito Democratico e il Governo approvano dell'Unione europea, contro quella che è la nostra produzione; non è l'unica ma è una delle tante. Vorrei chiedere al Governo e al PD se tra i finanziatori della Fondazione di Renzi c’è qualche industriale dell'olio perché, se in seguito alla batosta presa nelle amministrative, in seguito al voto della Brexit, Renzi ha detto che non bisogna occuparsi dei problemi delle banche, ma dei problemi dei cittadini e il primo provvedimento che ha adottato è improvvidamente a favore delle banche e oggi in Aula arrivano un provvedimento a favore degli industriali e contro i nostri produttori di olio, allora mi chiedo quali interessi vada a tutelare il Governo e il Partito Democratico in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Al netto del fatto che i numeri che ci ha fornito il collega del Partito Democratico li usiamo al limite per giocarli al lotto, perché non sono assolutamente quelli resi Pag. 78dalle statistiche ufficiali che si possono avere dalle varie associazioni di categoria che seguono i produttori dell'olio d'oliva in Italia, io onestamente continuo a non capire perché ci si sbracci, proprio da parte della maggioranza, su altri provvedimenti, si cerchi in tutti i modi di dare una comunicazione completa, puntuale ai consumatori in materia di alimenti, quando si arriva invece a tematiche come quelle dell'olio, che hanno visto – ripeto – un voto contrario agli interessi dei produttori italiani già al Parlamento europeo e adesso si continui su questa linea nel non tutelare la qualità del prodotto italiano, perché il fatto di far venire a mancare tutta una serie di indicazioni che sono indicazioni qualitative, oltre che indicazioni – come si diceva prima – per il mantenimento del prodotto, ci lascia pensare – come diceva giustamente prima il collega L'Abbate – che, oltre che fare gli interessi delle banche, qualcuno qui stia facendo gli interessi di qualche multinazionale e non quello dei produttori italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento, ma anche per così significare l'incredulità per il parere sfavorevole da parte del Governo. Qui si tratta non di ricordare tutto quanto ci ha ricordato poco fa in tema di tutela il rappresentante e collega del Partito Democratico, signor Presidente, ma qui si tratta del fatto che occorre, alla luce di quanto accade negli ultimi tempi dal punto di vista commerciale e non solo commerciale una maggiore tutela della produzione italiana, non solo dal punto di vista economico-commerciale, ma soprattutto per il problema della sicurezza alimentare, sul problema della contraffazione, quindi la tutela della qualità e anche della salute pubblica. Per questo motivo noi speriamo o ci auguriamo che il Governo cambi parere rispetto a questo e la maggioranza approvi questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. La Presidenza ricambia il saluto e le dà la parola.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Solo per unirmi al coro delle accuse contro il Governo e contro Renzi. Avete dimenticato una cosa: Renzi fa gli interessi dei produttori di olio tunisini e mi veniva in mente che questa era un'accusa che mancava nel catalogo delle accuse fatte contro il Governo Renzi. Poi il mio empito di attacco verso il Governo Renzi si è un po’ frenato perché mi è venuta in mente una cosa: non è che forse stiamo facendo per la prima volta qualcosa per sostenere un Governo tunisino il quale è una muraglia contro l'invasione dell'estremismo islamico Mediterraneo e che è un partner fondamentale dell'Italia e che forse esporterà qualche migliaio di tonnellate di olio in Italia ?
Non verranno tutte in Italia queste 35.000 tonnellate, ma importa una quantità enorme di beni italiani, i quali entrano nel suo mercato attraverso un interscambio commerciale che è di vantaggio per ambedue i Paesi. Non è che in tutte queste considerazioni a qualcuno viene in mente che se noi chiudiamo le nostre frontiere ai prodotti dei Paesi che stanno sull'altro lato del Mediterraneo e li condanniamo alla fame, noi siamo i migliori alleati dell'estremismo islamico perché le masse di quei Paesi potranno soltanto rivolgersi agli islamici e fare la guerra a noi se vorranno migliorare anche solo di un poco la loro drammatica e difficile condizione ? Possibile che a nessuno venga in mente anche questa considerazione, nel momento in cui il Parlamento che esprime la ricerca del bene comune della Nazione italiana si appresta ad approvare un provvedimento ? Non è che noi pensiamo di poter chiudere l'Italia e difendere il bene comune degli italiani prescindendo da un contesto così drammatico come quello che ci circonda, del Mediterraneo ? Non dovremmo valutare anche queste cose ?
Quanto poi al tema di ciò che è obbligatorio dichiarare in etichetta, non è Pag. 79che noi possiamo imporre in Italia obblighi molto diversi da quelli che la normativa europea impone per tutto il sistema europeo, perché – vedete – noi vogliamo che i nostri prodotti circolino in tutta l'Europa, adeguandosi ad alcune normative europee che ci dicono cosa bisogna indicare sulle etichette. Noi non accetteremmo che ci imponessero obblighi aggiuntivi rispetto a quelli europei, quando i nostri prodotti circolano negli altri Paesi. Pensiamo di poterli facilmente imporre noi gli obblighi aggiuntivi ? Ecco, vorrei soltanto richiamare a questo tipo di valutazioni, nel momento in cui decidiamo su una questione molto rilevante, dove il danno per i produttori italiani mi sembra, se c’è, molto limitato, ma il significato anche solo dimostrativo del provvedimento adottato dall'Unione europea mi sembra importante e indica un cammino da proseguire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Intervengo per dare anche la nostra posizione riguardo a questo argomento, in quanto l'aiuto che c’è stato nei confronti della Tunisia può aver creato degli squilibri a livello di competizione interna al mercato europeo, ma certamente non si può che vederla in una chiave positiva di cooperazione internazionale, come diceva qualche altro collega precedentemente. I numeri che sono a mia disposizione in questo momento rivelano che più o meno l'Italia ha un consumo di 800 mila tonnellate all'anno di olio d'oliva extravergine e ne produce circa la metà, quindi 335 mila tonnellate non sono un quantitativo così grande.
C’è da dire sicuramente che il modo in cui è stato raccolto questo quantitativo è stato fatto in maniera frettolosa e senza la dovuta proporzionalità delle quote da inserire e dilazionare nel tempo nel mercato europeo e soprattutto c’è stata una scarsa cooperazione con il settore agricolo tunisino per privilegiare un prodotto di qualità, un prodotto etichettato nel modo corretto e soprattutto che risponda ad un processo produttivo e a dei disciplinari che siano conformi a quelli europei e che quindi garantiscano anche una certa sicurezza e qualità ai consumatori e la qualità del prodotto.
Credo che dovremmo riflettere maggiormente appunto sugli aiuti e sulle modalità con cui vogliamo aiutare i Paesi del Mediterraneo, anche a livello economico, per inserirli all'interno di una economia di scambi, di cooperazione e di solidarietà in momenti così difficili come questo. Quindi non dovremmo demonizzare – io credo – le 35.000 tonnellate che abbiamo accolto nel mercato europeo, ma certamente fare delle proposte, questo sì, affinché queste 35.000 tonnellate entrino nel modo corretto e proporzionato.
Per quanto riguarda diciamo una visione di più largo respiro, l'Italia può vendere conoscenza e grande professionalità, essendo il Paese in Europa che ha ancora il maggior numero di frantoi medio-piccoli, oltre 600 in tutt'Italia, di cui 250 si sono appunto organizzati ultimamente per proporre delle rivendicazioni al Parlamento, per far sì che venga riconosciuto il prodotto dei frantoi tradizionali. Credo che questa possa essere una battaglia che anche varie altre forze politiche condivideranno, forse anche la maggioranza, e credo che dovrebbe essere il modello su cui basiamo il nostro rilancio del settore olivicolo, a differenza di quello spagnolo, che è un settore che si è industrializzato e che ha prodotto un'olivicoltura intensiva e superintensiva, cosa che forse si vorrebbe fare in Puglia, nel Salento, nelle zone della Xylella ma che non va a soddisfare le caratteristiche del nostro Paese di questo settore e soprattutto che non va a distribuire ricchezza alle tante famiglie, alle tante persone e agricoltori che lavorano in questo settore. Credo quindi che dovremmo guardare più alla qualità, alla produzione e al processo produttivo di come produciamo l'olio e non diventare soltanto un Paese trasformatore e che si rassegna a produrre soltanto la metà del proprio fabbisogno Pag. 80interno di olio. Da questo punto di vista ci sono ancora dei margini di miglioramento, anche in questo provvedimento certamente ci sono dei limiti e questo è proprio dato dal fatto che l'Italia sembra non aver ancora ben deciso in quale campo giocare, se diventare solo un player della trasformazione o se diventare un produttore a tutti gli affetti per il proprio fabbisogno. Di certo noi abbiamo il know-how, la conoscenza e l'esperienza per poter divulgare pratiche corrette, buone pratiche in tutto il Mediterraneo e dovremmo essere capofila anche in questo caso di questa battaglia e di questa avventura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, se si parla di olio, mi sarebbe piaciuto parlare della civiltà dell'olio, della cultura dell'olio, di quanto sia importante per certe civiltà la qualità dell'olio. In Toscana si chiudono gli studi professionali, si chiude tutto, quando bisogna raccattare le olive, perché è un rito. Detto questo, ho chiesto di prendere la parola perché mi pare di essere in un film di fantascienza, perché noi apprendiamo che possiamo adulterare o facilitare l'adulterazione dell'olio italiano rendendo più agevole l'importazione tunisina per favorire la battaglia contro l'Isis. Francamente questo è un passaggio di politica estera e di difesa che mi era completamente sfuggito e lo volevo sottolineare. Noi semplifichiamo l'importazione dell'olio affinché i produttori e i miscelatori che ci sono in Italia rendano più cattivo il nostro olio di qualità, che deve essere un vanto della nostra civiltà, perché dobbiamo essere consenzienti con la Tunisia perché così facendo l'Isis si potrebbe anche debellare. Io questo ho sentito, questo è il Parlamento italiano e non siamo a Scherzi a parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, cari colleghi, su questo articolo 1 noi abbiamo un solo problema, tutti gli altri sono come sempre di corollario. Il solo problema che abbiamo consiste in questo: fino ad ora avevamo la legge «salva olio», che certificava quel vincolo dei diciotto mesi, dopodiché l'Unione europea ha annunciato il processo di infrazione, quindi la questione è tutta qui, non c’è altro di complicato. L'articolo 7, comma 1, così come sostituito dal presupposto infrattivo, sul quale penso siamo obbligati ad attenerci, ha un'ambiguità di fondo rispetto ad una legge nazionale che avevamo licenziato qualche tempo fa.
Quindi, penso che la questione sia questa e che rispetto a questo il problema della Tunisia, dell’import, della tracciabilità o di altro siano materie che non sono consone all'articolo 1. Alla fine siamo obbligati all'approvazione dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, credo che il tema – dice bene il collega Vico – è semplice: stabilire se la data di imbottigliamento è un elemento utile per il consumatore perché possa comprendere la qualità del prodotto. Io ricordo che nel 2013 abbiamo licenziato un'importante legge in materia di oli, so quanto l'olio è importante per il nostro Mezzogiorno e per la Puglia in particolare e so quanto questo improvviso allargamento dei confini delle informazioni utili possa apparire sconcertante, se è vero che tendiamo tutti verso un miglioramento della qualità dell'informazione e un miglioramento della qualità del rapporto fra messa in vendita di un prodotto e diritto dell'utente di conoscere che tipo di prodotto acquista. Quindi, in assenza di un piano che veda un rapporto di collaborazione – ha ragione collega Bianconi – tra la Tunisia e l'Italia, perché si potrebbe comprendere un aiuto in presenza di un piano organico, ma qui siamo di fronte ancora una volta ad una sorta di norma Pag. 81spot che in qualche modo, travolgendo quello che soltanto qualche tempo fa noi abbiamo scritto, apra un quadrante all'ulteriore consenso, come quello che accade anche per l'Ilva, in cui noi commercializziamo immunità penali in cambio di iniziative imprenditoriali, autorizziamo a proroghe sine die perché si possa continuare a violare l'ambiente senza nessun tipo di remora. Io trovo metodologicamente inaccettabile che per ragioni diverse da quelle di una legge si introducano dei limiti fuori limite e si consentano delle scelte che non hanno niente a che spartire, anzi, vanno in controtendenza rispetto a questo provvedimento. Il consumatore ha diritto di essere informato, la data di imbottigliamento storicamente ha una sua rilevanza. Vogliamo dire che per la Tunisia non ha rilevanza e che i nostri produttori devono essere penalizzati in nome di una collaborazione non si sa perché e per chi ? Bene, scriviamolo però, perché si sappia che questa è una scelta scellerata per quanto concerne i nostri produttori, che è una scelta che non ha né capo né coda e che serve soltanto a sottolineare ancora una volta un'afasia di logica, una pazzia di principi che porta questo Parlamento sempre più lontano rispetto al baricentro della ragionevolezza. Noi voteremo a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.
PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, sono state dette tante parole però il concetto è molto semplice, l'emendamento è proprio semplice e diretto: volete o non volete dare un'informazione importante ai consumatori italiani ? È semplice, quindi bisogna semplicemente rispettare a volte con coerenza le parole che spesso vengono dette in televisione, nei convegni, ci si sciacqua la bocca spesso parlando di difesa del made in Italy e di difendere i produttori italiani ma poi alla prova dei fatti, come al solito, cala questa ambiguità e ipocrisia da parte della maggioranza di Governo. Visto che c’è il Governo presente e la maggioranza è qui in Aula, vorrei una motivazione per la quale non si è d'accordo con questo emendamento. Datecela, per favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mongiello. Ne ha facoltà.
COLOMBA MONGIELLO. Signor Presidente, io credo che un po’ di chiarezza vada fatta su questo punto, sull'articolo 1. Dico subito che voterò difformemente rispetto al gruppo per una semplice ragione: che cosa stiamo affrontando nella legge europea ? È bene chiarire questo punto, noi stiamo modificando due articoli della legge n. 9 del 2013, la cosiddetta legge «salva olio». La legge «salva olio» aveva stabilito due principi: primo, etichettatura chiara, leggibile e trasparente, tutti i consumatori devono sapere esattamente cosa stanno comprando. Allora, nell'etichetta doveva comparire con chiarezza una differente cromatura qualora l'olio di riferimento è olio non italiano, quindi una diversa cromatura per olio comunitario e extra UE. Questo è il tema di fondo. Sul tema della Tunisia ho sentito qui alcune dichiarazioni, chiariamoci: noi importiamo 700.000 tonnellate di olio, 34.000 dalla Tunisia. Il problema non è l'importazione perché, al netto del consumo e al netto dell’export, noi abbiamo bisogno di un milione di tonnellate di olio. Il tema non è questo, il tema è la trasparenza e la tracciabilità che la legge salva-olio aveva stabilito e che noi stiamo cancellando.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Mongiello.
COLOMBA MONGIELLO. Sto per concludere, Presidente.
PRESIDENTE. No, lei è già oltre il tempo, quindi concluda subito, la ringrazio.
COLOMBA MONGIELLO. Concludo. C’è un altro punto che riguarda soprattutto la data di scadenza...
Pag. 82 PRESIDENTE. No, no, grazie, onorevole Mongiello. Ha parlato un minuto e mezzo: non è che possiamo fare un comizio. Potete parlare a titolo personale per un minuto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gallinella 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Nuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 407
Astenuti 4
Maggioranza 204
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 233).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. La lettera c) del comma 1 dell'articolo 1, di cui noi chiediamo una modifica nei termini della quantificazione delle sanzioni amministrative per la violazione di quel minimo di obblighi previsti dalla normativa su una corretta informazione, di fatto rimette alla responsabilità dei produttori l'individuazione effettiva del termine minimo di conservazione e questo voglio dire ci può stare perché dipende tale termine anche dalla qualità effettiva dell'olio che si va a produrre, del tipo di spremitura e quant'altro. La disposizione, come sappiamo, prevede che la dicitura vada preceduta dall'indicazione della campagna di raccolta tuttavia solo quando il 100 per cento degli oli provenga da tale raccolta, così come la previsione dell'indicazione della campagna di raccolta – guarda caso, anche qui casca di nuovo il problema – non si applica agli oli di oliva vergini prodotti ovvero commercializzati in altro Stato membro dell'Unione europea o in Turchia, altro produttore che pare introdurre in libera pratica nel territorio comunitario ben più di 35.000 tonnellate di olio all'anno. Questa è un'altra penalizzazione a tutti gli effetti. Ci sono purtroppo spazi per comportamenti, per dir così, illeciti nelle miscelazioni che possono in qualche modo essere anche richiamate dicendo che è il produttore iniziale che aveva messo un certo tipo di data di conservazione che, nel momento in cui arriva in Italia, può essere modificata. È vero che si prevede una sanzione amministrativa ma il fatto che essa, se parliamo di importazioni che non vengono fatte a pallet o a qualche cartone, vengono fatte a container o addirittura a navi a migliaia di tonnellate, sia limitata a poche migliaia di euro è veramente una previsione ridicola cioè, oltre il danno, la beffa. Per questo chiediamo di adeguarla alle sanzioni che sono previste in altri casi per la violazione del termine minimo di conservazione qualora questo termine sia lasciato alla responsabilità dei produttori o degli importatori o di chi è chiamato a commercializzare e quindi indica nell'etichetta del prodotto la propria ragione sociale quale responsabile dell'introduzione sul mercato del prodotto alimentare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 1.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Pellegrino... De Lorenzis... Rondini...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 83
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 142
Hanno votato no 284).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.
FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Spiegherò dunque perché voteremo contro l'articolo 1. Prima questione: lasciate libero arbitrio al produttore, all'imbottigliatore, di mettere la data di scadenza che vuole, senza alcun controllo. C'erano degli emendamenti che andavano ad indicare il metodo di conservazione più adeguato: avete detto no. Avete detto no alla data di imbottigliamento; avete detto no all'ultimo emendamento che aumentava le sanzioni per chi non rispetta le regole; per questo noi votiamo convintamente contro, anche contro il Governo che non vuole tutelare uno dei prodotti di eccellenza italiani. Mi dispiace dirlo: fate gli interessi di qualcun altro e non del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Anche noi chiaramente voteremo contro, ma colgo l'occasione per rispondere al presidente Buttiglione. Adesso arrivare a giustificare l'importazione di una quantità più o meno impattante sulla qualità dell'olio italiano – non soltanto sulla qualità ma sulla qualità dei prodotti che vengono commercializzati sul territorio italiano – come aiuto a un Paese nel contrasto all'ISIS, penso che sia veramente un esercizio di arrampicata sugli specchi che mai si era visto in questo Parlamento, anche se ne abbiamo visti veramente tanti. Devo dire però che, nonostante la sua lunghissima esperienza in materia di politiche comunitarie, il presidente Buttiglione ha preso una cantonata micidiale, perché ha richiamato il fatto che questa norma, l'articolo 1, non fa altro che applicare quello che viene chiesto a tutti gli Stati membri da parte della Commissione europea in materia di corretta informazione sulle etichettature dei prodotti alimentari, nello specifico dell'olio. Questa è una balla clamorosa perché, anzi, con questo articolo stiamo disapplicando tutta una serie di norme, non solo di direttive ma, come ricordavo prima, anche due regolamenti che impongono tutta una serie di diciture che, invece, noi espressamente con quest'articolo diciamo che non sono necessarie. Quindi qui si aprirà un caos enorme perché un regolamento comunitario, che è quindi immediatamente applicabile ed è sovraordinato a una legge dell'ordinamento italiano, dice una cosa e una legge italiana invece dice esattamente il contrario. Quindi ci troveremo con i produttori e i commercianti italiani che non sapranno esattamente quale norma applicare con il solito giochino facile che chi dovrà controllare, i NAS o quant'altro, potranno indiscriminatamente applicare o il regolamento o la legge italiana, creando enormi danni, enorme confusione nel mercato, enormi danni ai produttori e a chi è deputato al commercio tanto all'ingrosso quanto al dettaglio dell'olio italiano, con quale effetto ? Che tutto quello che è olio importato non avrà questo tipo di problema, tutto quello che è olio italiano invece non si saprà quale normativa deve rispettare: l'articolo in esame o il regolamento n. 1169 del 2011 ? Lascio al Governo, se è così cortese, di darci la risposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Vorrei aggiungere alcune considerazioni che derivano dalla Relazione della Pag. 84Commissione contraffazione in merito al processo di invecchiamento dell'olio d'oliva. Etichetta o non etichetta, credo che dovremmo tenere in conto la valutazione che il mondo della ricerca ha fatto su questo tema e ha dimostrato che l'invecchiamento dell'olio è definibile ed è controllabile (e per questo auspico che il Governo aumenti i controlli sui vari oli d'oliva) attraverso il contenuto dei digliceridi naturalmente presenti nell'olio, e nel rapporto che di questi digliceridi ciascuna cultivar presenta. Quindi una banca dati ufficiale detenuta da parte del Ministero aiuterebbe anche nella fase di controllo tutti gli ispettori, e comunque le autorità preposte al controllo, a definire se quell'olio è invecchiato o meno rispetto a quelle che erano le caratteristiche iniziali. Ancora una volta auspichiamo che il Governo ascolti il mondo della ricerca e potenzi, utilizzando anche i frutti della ricerca, a valle, i controlli sull'uso da parte dei consumatori di questo prodotto, l'olio extravergine di oliva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, purtroppo la strada intrapresa è questa, nonostante il ragionamento sulla Tunisia che ho svolto prima secondo me sia comunque utile a dettare degli elementi di cooperazione internazionale, a creare comunque dei ponti: è chiaro che altri colleghi non hanno alcuna cognizione di causa su come creare cooperazione internazionale, ma soltanto conflitto. Però purtroppo rimane la questione che bocciando questi emendamenti si sceglie la strada della trasformazione, di far diventare l'Italia un Paese principalmente importatore, trasformatore; si facilita la deregolamentazione della legge «salva olio», e quindi non si tutela il prodotto. Rimane quindi in campo un peggioramento, che va nel senso di non mettere in campo una lotta forte alla contraffazione e alla miscela degli oli stranieri: semmai una deregolamentazione della legge «salva olio», come attestato precedentemente anche dalla collega Mongiello, che va nella direzione di lungo periodo di far diventare l'Italia un Paese che produce sostanzialmente olio di qualità per pochi, e per la massa non fa altro che importare olio di bassa qualità e prodotto fuori dall'Europa attraverso deregolamentazioni principalmente sull'etichettatura.
Ribadisco, la strada secondo noi non è questa, la strada di far diventare l'Italia un Paese meramente trasformatore, piuttosto quella di promuovere l'importazione di un prodotto di qualità, e quindi creare cooperazione internazionale affinché anche gli altri Paesi al di fuori dell'Europa adottino disciplinari di produzione simili ai nostri, o comunque si uniformino, soprattutto nel momento in cui accogliamo prodotto straniero; e allo stesso tempo ovviamente di aumentare la produzione e il fabbisogno interno del nostro Paese, e cercare di raggiungere delle quote maggiori per il mercato interno. Quindi voteremo contro l'articolo, soprattutto perché ci sembra che questo vada nella direzione di privilegiare la grande distribuzione organizzata e una serie di grandi multinazionali dell'olio che trarranno vantaggio dall'importazione e miscelazione di questi oli, e poi dall'immissione sul nostro mercato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Presidente, questo articolo 1 è il caso plastico di come allontanare i cittadini dall'Unione europea. Vi riempite la bocca di ogni possibile cosa, criticando gli inglesi che sono usciti dall'Unione: ecco, in questo articolo riassumete semplicemente tutto quello che non si deve fare per proteggere il consumatore, la trasparenza, per proteggere un prodotto nazionale. Vi riempite la bocca di Europa, ma con questo articolo 1 la distruggete voi. Vi dovreste vergognare (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e MoVimento 5 Stelle) !
Pag. 85PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, l'olio di oliva in questo Paese, segnatamente per regioni come la Puglia, è una delle bellezze a cui certamente si può fare riferimento.
Bene: noi che cosa facciamo di questa bellezza ? Non solo dobbiamo respingere gli attacchi della xylella, che è una malattia che sta progressivamente mettendo a grave rischio uno dei prodotti di eccellenza del nostro Meridione, ma ci permettiamo anche di coniare, in controtendenza rispetto a quanto abbiamo scritto soltanto qualche minuto fa, delle norme di apertura che pongono in gravissimo pericolo la capacità di questa bellezza di essere tutelata. Io trovo che davvero non c’è commento, non c’è alcuna chance di poter neanche pensare ad un voto che possa essere diverso da quello rigorosamente contrario, nell'interesse della nostra produzione, dei nostri produttori, del nostro territorio e di quello che noi dobbiamo necessariamente difendere: noi stiamo abbandonando un principio precauzionale di difesa di una grande risorsa di questo Paese, in virtù di che ? Lo capiamo, ma facciamo finta di non capirlo. Ma rimane comunque assolutamente illogico, intollerabile; e ci sarà una risposta da parte dei territori, perché, come si suol dire, ad ogni gesto corrisponde una responsabilità. Che il Parlamento non conti nulla ormai è pacifico, perché il voto è indipendente dalla logica, indipendente dal territorio, indipendente da questo Paese; ma che questo si possa pensare non abbia una pesante ripercussione... E mi complimento con la collega Mongiello, che è difenditrice costante del territorio e della nostra agricoltura, ed ha il coraggio non delle proprie opinioni: della difesa di quelle che sono le proprie opinioni !
Credo allora che questo Parlamento ancora una volta farà finta di non vedere, farà finta di non capire e voterà favorevolmente a questo articolo; ma la responsabilità di tale voto non passerà certamente con quel pulsante verde che spingerete senza capire... O meglio: capendo bene perché lo spingerete, contro i territori, contro i nostri produttori, contro il nostro Paese. Noi voteremo ovviamente pesantemente contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, intervengo solo per pochissimi minuti, intanto per ricordare al presidente Sisto la battaglia che il Partito Democratico nella precedente legislatura ha svolto proprio per fare emergere le contraffazioni; e dal lato opposto, mi ricordo bene la posizione del presidente Sisto, che, in contraddizione con la presidente Ferranti, voleva sostenere che era forse un errore materiale fare un'etichetta che nascondeva un contenuto diverso dell'olio. Ma rispetto a questo dobbiamo stare attenti, carissimi colleghi, a non buttare l'acqua sporca con il bambino: in Italia vi è un sistema di diritto, un sistema di norme che consente tutti i giorni agli organi preposti di controllare e verificare che tipo di olio è contenuto nella bottiglia; e questo lo vediamo anche e soprattutto quando emergono tutte le contraffazioni e quando gli organi preposti irrogano le sanzioni che anche in questi giorni abbiamo visto sul terreno della contraffazione.
Ma noi dobbiamo stare attenti anche a non dimenticare la battaglia che abbiamo fatto sull'etichettatura dell'olio e sulla possibilità che questa etichetta venga letta attentamente dal consumatore. La nostra battaglia è stata sempre a favore dell'etichettatura, perché riteniamo che l'etichettatura è la carta di identità dei nostri oli, e i nostri oli, carissimi colleghi, sono oli pregiatissimi: stiamo attenti a non parlar male dell'olio d'oliva quando tutti i mercati chiedono olio d'oliva. E voi dovete capire, carissimi colleghi (ma mi rivolgo a persone competenti), che la qualità va Pag. 86sempre difesa ovunque: noi dobbiamo fare una battaglia invece per favorire ulteriormente la produzione di olio di qualità, e il piano olivicolo nazionale ci dà una mano su questo; così come ci danno una mano anche i tanti piani di sviluppo rurale che in questi giorni stanno varando le regioni. Siamo sulla strada giusta per produrre olio di qualità e per produrre olio straordinario !
Ma forse dimentichiamo anche che valore ha la produzione agricola sul Mezzogiorno: in questi giorni il Censis ha mostrato pienamente e visibilmente la qualità, e anche l'incidenza del lavoro agricolo sul PIL del Mezzogiorno; quindi siamo sulla strada giusta. Poi comprendo che c’è qualche importazione controllata dell'olio tunisino, ma è veramente poco rispetto all'olio che produciamo e rispetto all'olio che consumiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Il gruppo di Area Popolare voterà a favore di questo articolo, devo dire non senza qualche dubbio, perché l'intervento del collega Pini mi ha messo improvvisamente un dubbio terribile: non staremo venendo meno ai regolamenti comunitari ? Non ci staremo ponendo in opposizione a un ordinamento giuridico sovraordinato ? Per la verità, mi hanno tranquillizzato, prima l'intervento del collega grillino, che ci ha spiegato che invece è l'Unione europea che ci impone una cosa, mentre il collega Pini ci dice che noi stiamo facendo una cosa in contrasto con l'ordinamento dell'Unione europea. Già questo era bastato a tranquillizzarmi un po’. Poi dopo ho letto anche il testo. Allora, io vedo che da un lato c’è la previsione dell'indicazione della campagna di raccolta, cioè la campagna di raccolta va indicata. Non si applica agli oli di oliva vergini prodotti ovvero commercializzati in un altro Stato membro dell'Unione europea, o in Turchia o eccetera eccetera, il che mi sembra lapalissiano: c’è una normativa europea di validità generale e noi abbiamo il diritto di imporre obblighi ulteriori ai produttori italiani, non possiamo imporre obblighi ulteriori ai produttori di altri Paesi europei o di Paesi il cui olio entri in Europa conformemente alla normativa europea. Va migliorata la normativa europea ? Va migliorata la normativa europea. Dobbiamo fare una battaglia in Europa per migliorare questa normativa e per dare maggiori garanzie ai consumatori non solo italiani, ma europei ? Dobbiamo farlo.
Però, amici, siccome qualche volta quello che si dice in quest'Aula si ascolta anche negli altri Paesi, non facciamolo con dei toni che danno l'impressione che stiamo cercando la possibilità di impedire l'ingresso nel mercato italiano a produttori di altri Paesi perché questo toglie grande forza a una battaglia, che io condivido se è una battaglia per la salute, se è una battaglia per la qualità, se è una battaglia per il miglioramento delle qualità organolettiche. E, invece, non condivido se è un modo sciovinistico di dire «chiudiamo il nostro mercato». Infatti, se noi chiudiamo il nostro mercato, anche gli altri chiuderanno il loro mercato a noi e l'Italia non è un Paese agricolo, che vive dei prodotti del suo territorio, ma è una grande nazione commerciale che vive del commercio e abbiamo bisogno di mercati aperti per far valere la qualità dei nostri prodotti e del nostro lavoro nel mondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciracì. Ne ha facoltà.
NICOLA CIRACÌ. Io sono davvero sconcertato per l'indifferenza del sottosegretario rispetto a questo problema. Non basta che non abbiamo mai visto il Ministro, ma vedere un sottosegretario che continua, quando si sta parlando di un argomento così importante, ad essere assente dall'Aula tramite il suo cellulare, sinceramente è una cosa che mi offende perché stiamo parlando – io lo dico da pugliese – di un grande problema, che è quello Pag. 87dell'olio, che per noi pugliesi, dopo che c’è stato un fenomeno come la xylella, rappresenta un momento praticamente tragico. Invece, vedo che gli SMS sono più importanti di quello che può pensare un popolo o uno Stato intero. Olio di qualità: ma se vi avevo chiesto semplicemente con un emendamento precedente di riportare la determinazione dello stato di ossidazione del prodotto al momento del condizionamento e l'indicazione dell'annata della raccolta ? Questo poteva essere un valore importantissimo per il consumatore. Io non ho mai visto un Governo che vota no a prescindere a tutto, che non ascolta nulla e nessuno. Io sento addirittura gli applausi quando ci si sta piegando a questa Europa e oggi dovremmo avere una considerazione diversa del nostro rapporto con l'Europa e dovremmo evitare che si ragioni come ha ragionato un secondo fa il professor Buttiglione: qualcheduno ci impone. Beh, probabilmente è arrivato il momento che questo Parlamento non accetti più imposizioni e l'olio è una grande battaglia per il nostro Stato; l'olio rappresenta il nostro Paese. E immaginate che in questo momento, quando si va a parlare di un problema come la xylella in Europa, viene detto che non è più in cima all'agenda della Commissione agricoltura, come se fosse un problema superato e, invece, non è assolutamente un problema superato, ma è un problema presente, presentissimo, dove il Governo italiano al momento non impegna un euro. E rispetto a questo, che cosa succede ? Invece di sostenere l'olio, invece di sostenere la commerciabilità e sostenere soprattutto, come abbiamo cercato di fare noi, i consumatori, che cosa si fa ? Si svende completamente il nostro mercato. Nessuno ha dimenticato i parlamentari del PD che in maniera indefessa hanno votato contro il nostro Paese accettando la sovraimportazione di olio tunisino.
Beh, io credo che oggi nessuno dimenticherà che il PD ancora una volta vota contro i consumatori, vota contro le regioni del sud che sono state fortemente colpite (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) e svende completamente il nostro olio a poche, pochissime persone che tutti sanno chi sono in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.
PIETRO LAFFRANCO. Presidente, questi pochi secondi per ringraziare, tramite lei, il collega del Partito Democratico che ci ha ricordato le battaglie che hanno svolto nella precedente legislatura, che io ricordo, alcune delle quali assolutamente condivisibili. E lo ringrazio perché questo ci consente di comprendere bene come quando si sta all'opposizione si riescano a dire cose anche giuste e condivisibili e quando si sta in maggioranza, pur di tenerla in piedi, se ne fanno altre assolutamente opposte.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Giusto per un breve chiarimento, perché mi sembra che ci sia, non so se in buona o in cattiva fede, ma comunque un equivoco sulle norme che stiamo introducendo. Noi qui rispondiamo, con l'articolo 1, a una procedura EU Pilot e devo dire che rispondiamo in modo abbastanza puntuale a due questioni, che i colleghi più esperti di me conoscono bene. Una è l'indicazione cromatica. La Commissione europea ci ha contestato il fatto che l'indicazione cromatica non è un metodo per distinguere – attenzione ! – la provenienza delle miscele degli oli d'oliva. E, quindi, nella legge togliamo l'indicazione cromatica, ma precisiamo che va indicata in maniera evidente la provenienza. La seconda questione è quella del minimo periodo di conservazione, che per la Comunità europea non è così indicabile. I produttori Pag. 88devono indicare il minimo periodo di conservazione, ma gli lasciamo la facoltà di indicarla.
Altre questioni che sono state poste legittimamente, come l'ossidazione e l'imbottigliamento, non vengono trattate da questo articolo 1; probabilmente, sono oggetto, come ha detto l'onorevole Pini, di regolamento, ma non sono qui. Non è che noi andiamo a scrivere cose contrarie ai desiderata di qualche collega che è intervenuto. Quindi, io credo che abbiamo la necessità di non approvare gli emendamenti perché abbiamo la necessità di rispondere prontamente alla procedura EU Pilot, a questa e ad altre, per approvare velocemente questa norma e ridurre il contenzioso con l'Unione europea. Su altre questioni si potrà tranquillamente tornare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Duranti, Giuliani, Zan...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 402
Astenuti 3
Maggioranza 202
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 176).
(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3821). Poiché l'unico emendamento presentato è un emendamento soppressivo, si porrà in votazione il mantenimento dell'articolo.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Presidente, come avrà intuito il parere è contrario sull'emendamento Gianluca Pini 2.1.
PRESIDENTE. Ho anche il sospetto che il Governo convergerà su questo parere, mentre l'onorevole Gianluca Pini che è relatore di minoranza ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole sull'emendamento Gianluca Pini 2.1.
PRESIDENTE. Si sospettava anche questo. Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere conforme al relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Perfetto. A questo punto, ricordo che poniamo in votazione il mantenimento dell'articolo.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Presidente, cercherò di spiegare perché è necessario sopprimere questo articolo al netto di quelli che sono i vari casi EU Pilot che sembrano avere la precedenza sul buonsenso. Ringrazio il collega Tancredi per averlo ammesso candidamente: non facciamo modifiche perché dobbiamo fare la figura dei primi della classe. Quando andavo a scuola, ricordo che i primi della classe poi sistematicamente, alla prova dei fatti, fuori dalla scuola erano i peggiori somari, perché imparavano tutto a memoria, ma non capivano assolutamente nulla di quello che andavano a leggere o andavano a scrivere. L'articolo 2 è un altro caso. Infatti, l'articolo reca disposizioni in materia di etichettatura del miele. La Commissione ci contesta, come ci contesta in altri casi, soprattutto quando si cerca di tutelare il made in Italy, l'etichettatura, la norma Pag. 89italiana che prevede che per le confezioni importate da altri Stati membri o, comunque, da Stati terzi vi sia l'indicazione dell'origine. Io voglio sapere se il miele è stato prodotto vicino a una centrale nucleare in Romania, piuttosto che sulle Alpi italiane. Penso di averne tutto il diritto. Invece, la Commissione ci contesta. Non so quale strana multinazionale abbia comprato, magari, la più grande produzione di miele in qualche parte dell'Europa, però evidentemente, come ben sappiamo ormai anche per altri casi, prevalgono di più gli interessi delle grandi lobby del commercio, soprattutto se vengono dal nord Europa, piuttosto che la tutela dei consumatori.
Se il Governo è d'accordo con questo, vada pure avanti nell'indicazione del parere contrario. Chi, invece, è d'accordo sul fatto che deve prevalere assolutamente la corretta informazione dei consumatori, soprattutto sul campo alimentare, allora venga dietro a noi sul fatto che questo articolo deve essere assolutamente soppresso, deve essere cancellato.
C’è un caso EU Pilot ? Chi se ne frega, detto molto onestamente. Un Governo che ha un minimo di credibilità sul piano internazionale o all'interno del consesso europeo riesce anche a negoziare i casi EU Pilot. Però, sembra non essere nell'interesse di questo Governo negoziare alcunché quando è a difesa degli interessi italiani, quando, invece, è a difesa di poche lobby continua assolutamente a dire «sì» alle indicazioni della Merkel o di Hollande o di altri Stati membri, dimenticando assolutamente, in maniera sfacciata, le tutele dei nostri produttori, piccoli o grandi che siano. Che si tratti di miele, che si tratta di olio, che si tratti di acciaio, che si tratti comunque di qualsiasi tipo di produzione italiana, ormai leit motiv è «chi se ne frega, noi dobbiamo dimostrare in Europa di essere bravi e avere il minor numero di procedure o di casi EU Pilot aperti», perché così magari andiamo a prendere qualche strapuntino, tipo un commissario assolutamente inutile, come quello che abbiamo, la cosiddetta «lady PESC», anziché, magari, avere un commissario che si occupi della tutela delle produzioni specifiche, del commercio o di quant'altro, comunque, necessario alla tutela della produttività, delle produzioni specifiche dei nostri territori. Invece, abbiamo un qualcosa che non porta nessun tipo di beneficio, se non prestigio a qualche persona. Ma poi, alla prova dei fatti, vediamo che non facciamo altro che subire delle decisioni di altri. Ripeto, sono due modi diversi di vedere e di intendere il rapporto con l'Europa e il risultato di qualche giorno fa in Inghilterra dovrebbe insegnare che, ogni tanto, bisogna alzare la testa, partendo anche dalle piccole cose. Però, vedo che qui si continua, invece, a chinarla nei confronti degli interessi di altri Paesi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernini. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Noi voteremo favorevolmente all'emendamento della Lega e voteremo contrariamente, invece, all'articolo 2, per alcune ragioni che già ha espresso il collega Pini, ma anche perché, a nostro avviso, questo articolo 2 è poco chiaro. Io cercherò, nel breve tempo a mia disposizione, di spiegare gli elementi di confusione di quest'articolo 2.
L'articolo 2 va a modificare un decreto legislativo del maggio 2004, il n. 179, che recepiva la direttiva 2001/110/CE, concernente la produzione e la commercializzazione del miele. Lo scopo era quello di sanare il caso EU Pilot per quanto riguarda l'etichettatura del miele.
Cosa è successo ? Il caso si è originato da alcuni sequestri amministrativi di confezioni di miele commercializzati in Italia, ma provenienti da altri Stati membri, sulla cui etichetta era indicata la generica dizione «miscela di mieli originari e non originari della CE», al posto, invece, dell'indicazione analitica dei singoli Paesi d'origine in cui il miele era stato raccolto. Ci è stato, perciò, formalmente contestato di aver reso obbligatoria l'indicazione analitica del Paese o dei Paesi di origine del miele sull'etichetta della rispettiva confezione, Pag. 90andando oltre quanto stabilito dalla normativa europea concernente il miele. Ciò, a detta della Commissione europea, lede il principio di libera circolazione delle merci all'interno del mercato unico ed è per questo che l'articolo 2 va a modificare l'articolo 3 del decreto legislativo n. 179 aggiungendo il comma 4-bis, secondo il quale – ascoltate bene, cortesemente – le disposizioni di cui al comma 2, lettera f), non si applicano ai mieli prodotti e confezionati in altri Stati membri, nel rispetto delle definizioni e delle norme di cui alla direttiva 2001/110/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2001.
Però, cosa dice la lettera f) di questo decreto legislativo, che recepisce – lo ricordo – già una direttiva, la direttiva 2001/110/CE ? Recita come segue. Sull'etichetta devono essere indicati il Paese o i Paesi d'origine in cui il miele è stato raccolto. Tuttavia, se il miele è originario di più Stati membri o Paesi terzi, l'indicazione può essere sostituita, a seconda del caso, da una delle seguenti: miscela di mieli originari della Comunità europea – adesso cambiata in Unione europea –, miscela di mieli non originari dell'Unione europea, miscela di mieli originari e non originari dell'Unione europea. Quindi, non c’è nessuna imposizione nella norma rispetto al fatto di dovere applicare una etichettatura analitica.
Io, da questo punto di vista, chiedo un chiarimento da parte del Governo, perché, a nostro avviso, questo articolo 2 – ripeto – non serve. La norma italiana che recepisce – lo ripeto – una direttiva europea è già piuttosto larga. Consente, quindi, di potere utilizzare altri tipi di etichettatura. Quindi, non vi è nessun obbligo e non capiamo per quali ragioni, invece, si debba fare un passo indietro su questo tipo di etichettatura, aprendo la strada ad etichettature che, a nostro avviso, non sono assolutamente chiare. Infatti, io non capisco qual è adesso, alla luce dell'approvazione dell'articolo 2 – noi auspichiamo di no –, l'etichettatura che verrà applicata sui mieli. Ricordo che il miele è un prodotto naturale, un prodotto che risente tantissimo, dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche, dell'ambiente in cui è stato prodotto e della biodiversità. Quindi, veramente, se vogliamo tutelare i cittadini e i consumatori, io vi invito a votare l'emendamento soppressivo e a votare contro l'articolo 2. Aspetto una risposta del Governo che ci faccia capire che tipo di etichettatura pensa di adottare sulle produzioni di miele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.
ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. La questione è quella di una norma italiana, una buona norma, in vigore, estensiva, che va a tutelare i nostri mieli e che recepisce una direttiva. Italia e Grecia si trovano nella stessa condizione: sono le nazioni che l'hanno recepita in maniera estensiva, a tutela dalla propria apicoltura e della qualità del prodotto a favore della trasparenza per i consumatori.
Il problema in questo caso si impone, però, perché l'Europa ci chiede una deregolamentazione per aprire il mercato. Per uniformarci all'Unione europea, abbiamo bisogno di aprire il mercato, dando meno indicazioni e dando la possibilità ai produttori che vogliono mettere il miele sul mercato italiano di non scrivere chiaramente l'origine. E questo è un vulnus aperto, perché è uno dei tanti. Si leggono anche in questi giorni, un po’ disprezzando varie questioni che sembrano marginali in Europa – dalle cozze alle vongole, qui si sta parlando di miele, prima di olio – ma in realtà è proprio su queste che l'Europa, in qualche maniera, si fonda e sulle quali si può vedere l'indirizzo che ci consiglia e a volte ci impone. Noi in questo caso, probabilmente, dovremmo aprire un confronto più forte: non solo mantenere la nostra norma, ma determinare una condizione del nostro mercato interno per cui chi vuole venire a vendere miele lo deve fare in una determinata maniera. Se non facciamo questo, noi ovviamente saremo sempre vittime del tatticismo politicista di Pag. 91cercare delle mediazioni che, alla lunga, vanno a depauperare il nostro settore primario.
In momenti come questo, forse, dovremmo alzare la testa e chiedere, ad esempio, il ruolo del Commissario europeo all'agricoltura, di Hogan, che si dovrà dimettere probabilmente, sarebbe probabilmente un ruolo che si confà al nostro Paese, e dove potremmo aprire delle partite interessanti nel nostro interesse, ma nell'interesse, in realtà, di tutta l'Europa, perché creando una normativa, insieme alla Grecia, più avanzata, è chiaro che facciamo avanzare tutta l'Unione europea. È chiaro che ci contrapponiamo a determinati lobby, a determinati interessi, ma bisogna scegliere e bisogna scegliere che Europa vogliamo, se vogliamo un'Europa che faccia gli interessi dei nostri produttori, degli agricoltori, dei cittadini, dei consumatori, o se vogliamo un'Europa che faccia il TTIP. Quindi, dovremmo comunque cercare di andare a proporci come Commissari europei per l'agricoltura, ma certamente non proponendo esponenti, ad esempio, quali il presidente De Castro che è favorevole al TTIP, senza se e senza ma, e che ci vorrebbe portare in una dimensione di un libero mercato, insieme agli Stati Uniti, che veramente danneggerebbe sia il tessuto sociale, sia l'occupazione, sia gli standard qualitativi, ma anche la democrazia stessa con il meccanismo degli ISDS, quindi delle controversie nei tribunali privati.
Ci troviamo di fronte ad una situazione dove appunto dobbiamo scegliere, un bivio. Io non credo che possiamo sempre giustificarci, come fa un po’ l'onorevole Buttiglione, nei confronti delle normative che approviamo, dicendo che non possiamo imporre agli altri le regole del nostro mercato. Di certo possiamo condizionare l'ingresso di determinati prodotti con delle normative precise. Per questo voteremo a favore dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. L'Unione europea si fonda su quattro principi, o, se volete, su di uno: la libertà di movimento; libertà di movimento delle merci, libertà di movimento delle persone, libertà di movimento dei servizi e libertà di movimento dei capitali. Libertà di movimento significa che io devo essere libero di vendere in qualunque parte dell'Unione il prodotto che io produco a casa mia e per poterlo fare dobbiamo definire delle misure comuni di tutela della salute, degli obblighi di etichettatura e così via. Se permettessimo ad ogni Paese di avere delle normative diverse in tale ambito, noi creeremmo degli ostacoli burocratici che frammenterebbero il mercato unico. Non ci sarebbero le barriere doganali, però il produttore che deve andare in un altro Paese sarebbe costretto a fare un'imballatura speciale per questo Paese, delle etichettature speciali per questo Paese, fare dei controlli speciali per quel Paese; il risultato: non avremmo più il mercato unico.
Allora la questione vera, non nascondiamoci dietro un dito, è: noi lo vogliamo il mercato unico o non lo vogliamo ? Se lo vogliamo, dobbiamo accettare una regola europea generale: possiamo imporre ai nostri produttori obblighi ulteriori e se questi obblighi ulteriori sono veramente a tutela della qualità della salute, l'etichetta italiana, quando andrà all'estero, e darà questa informazione al consumatore estero, sarà più pregiata e verrà più comprata; questo si può fare, questo va bene.
Ma non possiamo imporre degli obblighi ulteriori a chi all'estero produce nel mercato unico e viene da noi. Io ho l'impressione che, a volte, ci sia un atteggiamento protezionista «difendiamo il nostro mercato», che dietro molte argomentazioni ci sia la tentazione «difendiamo il nostro mercato». Attenti, noi viviamo vendendo sui mercati stranieri, perché se noi difendiamo il nostro mercato anche gli altri difenderanno il loro mercato e a questo punto noi, che siamo un grande Paese commerciale, un grande Paese esportatore, saremmo strangolati.Pag. 92
Allora, il primo interesse dei produttori italiani è che ci sia il mercato unico. Poi, capisco che ci siano tanti altri interessi che vanno tutelati nel modo migliore possibile, ma attenti: non possiamo farlo mettendo a rischio il mercato unico, perché se noi chiudiamo le frontiere nostre agli altri, gli altri le chiuderanno a noi e vi assicuro che noi ci rimetteremo molto più degli altri.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 2, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Abrignani, Archi, Pellegrino, Segoni, Bechis, Baldassarre, Pastorino ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 411
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 166).
(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3821), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie Presidente. Colgo l'occasione della dichiarazione di voto sull'articolo 3, sul quale non ci sono emendamenti, e sul quale noi ci asterremo, perché è un solo un passaggio tecnico-formale di rettifica di una direttiva, nulla di impattante, è solo una questione lessicale, per rispondere, per suo tramite, nuovamente al presidente Buttiglione e per ringraziarlo del suo intervento, perché di fatto ha difeso il nostro emendamento e quello che stavamo cercando di dire, cioè che ci deve essere un valore aggiunto in termini di indicazione di origine di un prodotto, soprattutto se si tratta di un prodotto alimentare. Forse non se ne rende conto, ma il mercato unico esiste, ed esiste nonostante ci siano dei Paesi, tipo la Germania, tipo la Francia, tipo l'Olanda, che, con un peso specifico diverso in campo europeo, soprattutto all'interno delle Commissioni, delle direzioni generali che contano, e con i Commissari che contano, hanno ottenuto delle deroghe rispetto a quelle direttive che dovrebbero uniformare determinate modalità di indicazione nella commercializzazione dei prodotti tipici a loro tutela o addirittura ponendo anche dei dazi interni su determinati prodotti qualora arrivino da alcuni Stati membri.
Quindi, la favoletta del fatto che deve esserci una regola uguale per tutti, purtroppo per quanto bella non vale e non vale perché ci è stata imposta dagli stessi Paesi che a noi però vogliono togliere le indicazioni specifiche, perché sanno bene che la qualità di determinati prodotti, soprattutto quelli alimentari, originati da questo Paese metterebbero a serio rischio le loro produzioni chiamiamole così «farlocche», se non addirittura contraffatte, parliamo ad esempio del parmesan. Quindi, presidente Buttiglione, a me dispiace che lei abbia perso, in qualche modo, la visione di come si è evoluto in questi anni il cosiddetto mercato unico, perché di fatto il peso che hanno determinati Stati membri all'interno della Commissione ci ha schiacciato, ci ha relegato in un angolo e tutto quello che si poteva fare in termini di negoziazione è andato a loro vantaggio e a nostro sfavore. Questo è un dato di fatto assolutamente incontrovertibile da quelle che sono le norme comuni e le direttive comunitarie applicate Pag. 93in maniera difforme dagli stessi Paesi, che però ci impongono questi casi EU Pilot per fregarci.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ravetto, Crimi. Avverto che il gruppo Lega Nord e Autonomie ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 359
Astenuti 51
Maggioranza 180
Hanno votato sì 355
Hanno votato no 4).
(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza Presidente, i pareri sugli emendamenti all'articolo 4 sono tutti contrari.
PRESIDENTE. Onorevole, c’è un solo emendamento. Diciamo che il parere è fortemente contrario, ma è uno.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Non ho sbagliato.
PRESIDENTE. Onorevole Pini ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Plurale maiestatis. Allora, il parere sull'emendamento 4.1 sottoscritto da me, Guidesi, Bossi e altri è favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vella, Sandra Savino, Fabbri, Chaouki, Agostini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 338
Astenuti 80
Maggioranza 170
Hanno votato sì 61
Hanno votato no 277).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ginoble, Bragantini Paola.
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 94
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 419
Astenuti 4
Maggioranza 210
Hanno votato sì 328
Hanno votato no 91).
(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Gianluca Pini 5.1.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza Presidente, parere contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Pini ? Immagino il parere sia favorevole.
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 5.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Presidente, visto che il tema dell'anticorruzione è un tema sempre molto importante e presente all'interno del dibattito politico, l'emendamento molto semplicemente non ha altro scopo che quello di evitare che vengano inserite nell'ordinamento norme fuori dal Codice e dispone di fatto che l'applicazione delle disposizioni che modificano l'obbligo della sede legale delle società SOA, entri in vigore nel momento in cui le linee-guida verranno definitivamente approvate dall'Autorità nazionale anticorruzione.
Altrimenti, si rischia anche qui, come nel caso che abbiamo visto con riguardo a qualche articolo fa, di creare una confusione enorme sul fatto di una semplice rappresentanza o di una sede legale – ripeto – in attesa di una definizione specifica da parte dell'ANAC sulle linee-guida che sono previste all'articolo 83, comma 2, del decreto legislativo fatto due mesi fa.
Quindi, intervenire dopo poche settimane nuovamente a novellare un obbligo per queste SOA dopo che, non più tardi di due mesi fa, si è dato mandato all'ANAC di dettare delle linee-guida che vanno sullo stesso tema, ci sembra una sovrapposizione assolutamente inutile. Quindi è sufficiente dire che questa norma entra in vigore nel momento in cui sono definite le linee-guida da parte del Dottor Cantone. Tutto qui.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 5.1, con il voto contrario della Commissione e del Governo e con il voto favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Martella.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 308
Astenuti 108
Maggioranza 155
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.Pag. 95
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Stella Bianchi, La Marca.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 312
Astenuti 106
Maggioranza 157
Hanno votato sì 257
Hanno votato no 55).
(Il deputato Molteni ha segnalato che ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).
(Esame dell'articolo 6 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Presidente, parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 6.
PRESIDENTE. Onorevole Pini ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Battelli 6.3 e 6.2 e Pesco 6.1. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 6.30, 6.31 e 6.4.
PRESIDENTE. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 6.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore minoranza e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carloni.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 409
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 300).
(Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 6.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo, del relatore minoranza e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 303).
(Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere parere contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco 6.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Donati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 416
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato sì 104
Hanno votato no 312).
(Il deputato Matteo Bragantini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 6.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Matteo Bragantini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 410
Astenuti 11
Maggioranza 206
Hanno votato sì 69
Hanno votato no 341).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 6.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Peluffo, Donati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 423
Votanti 414
Astenuti 9
Maggioranza 208
Hanno votato sì 57
Hanno votato no 357).
Prendo atto che l'onorevole Gianluca Pini ritira il suo emendamento 6.4.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Lo Monte, Greco, Pili, Chimienti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 414
Astenuti 11
Maggioranza 208
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 161).
(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 3821), al quale non sono state presentate proposte emendative.Pag. 97
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malisani, Lo Monte, Fregolent...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 377
Astenuti 39
Maggioranza 189
Hanno votato sì 357
Hanno votato no 20).
(Esame dell'articolo 8 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 3821), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Donati, Ermini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 299
Astenuti 114
Maggioranza 150
Hanno votato sì 289
Hanno votato no 10).
(Il deputato Ciracì ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
(Esame dell'articolo 9 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 3821), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Pilozzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 408
Astenuti 8
Maggioranza 205
Hanno votato sì 405
Hanno votato no 3).
(Il deputato Ciracì ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
(Esame dell'articolo 10 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, i pareri sono tutti contrari.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 10.1, 10.2, 10.3, 10.4 e 10.5.
Pag. 98PRESIDENTE. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 10.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, l'emendamento è soppressivo dell'intera modifica della attuale disciplina, la disciplina vigente in materia di permesso di soggiorno per minori, perché se, come indicato nel relazione, il principio derivante dalla normativa comunitaria di una persona, un documento, viene ricondotto a motivi di sicurezza, per una personale e diretta identificazione dei soggetti scollegare i minori dall'ambito familiare ossia dal permesso del genitore o affidatario comporta a nostro avviso ulteriori conseguenze forse non attentamente valutate, anche con riguardo all'elevatissimo numero di minori che giungono nel nostro Paese, accompagnati o no, e la possibilità di seguire il genitore o l'affidatario qualora vengano espulsi. A nostro avviso, la norma è stata scritta con un po’ troppa leggerezza perché si sente giustamente da più parti una legittima preoccupazione soprattutto sulla sparizione di molti, anzi direi ormai di decine di migliaia di minori, che arrivano più o meno legalmente, anzi, direi in prevalenza illegalmente, sul nostro territorio. Poi però si affronta il tema, ripeto, con una leggerezza e con una scarsa propensione a considerare in primis anche il termine della sicurezza del minore che non ci trova assolutamente d'accordo. Per questo noi chiediamo che l'intero articolo venga soppresso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 10.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Pilozzi, Crimi, Malpezzi, Garnero Santanchè, Marzana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 392
Astenuti 21
Maggioranza 197
Hanno votato sì 33
Hanno votato no 359).
(I deputati Baroni e Ciracì hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 10.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà. Non potevo intuirlo, diciamo così, col pensiero; se si alza la mano è più facile !
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, la sua esperienza dovrebbe portarla ad avere...
PRESIDENTE. Anche questo, è vero ! Prego.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, molto brevemente, l'emendamento mira a riformulare l'articolo 12, come precedentemente previsto dall'articolo 31, comma 1, del Testo unico sull'immigrazione. In sostanza prevede, visto che non si è voluta abrogare questa innovazione, ripeto, secondo noi abbastanza pericolosa, in termini di effetti negativi anche per gli stessi minori, però in sostanza noi prevediamo che fino al quattordicesimo anno di età il minore venga iscritto nel permesso, nella Pag. 99carta di soggiorno del genitore o dell'affidatario anche perché così avviene in tanti altri Stati membri dell'Unione, una delle garanzie migliori del fatto che non vi siano false attestazioni di genitorialità o di affidamenti, che non vi siano tratta di minori ma che fin dall'origine vi sia in qualche modo un maggiorenne responsabile anche all'interno dello stesso permesso di soggiorno. Riteniamo questa modifica una norma assolutamente di buonsenso e chiediamo al Parlamento il voto unanime.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo sull'articolo 10 e, in modo particolare, sugli emendamenti di assoluto buonsenso presentati dal collega Pini proprio perché vorrei invitare l'Aula e il Governo a compiere una valutazione e una riflessione complessiva rispetto a una schizofrenia europea, di produzione normativa europea rispetto, da un lato, alla normativa italiana in materia di immigrazione e di permessi di soggiorno e, dall'altro lato, rispetto al contesto complessivo in cui tanto il nostro Paese quanto l'Unione europea si viene a trovare. Credo che sia necessario stare particolarmente attenti ad approntare alcune modifiche sul tema del diritto d'asilo, da un lato, e sul tema del permesso di soggiorno, dall'altro lato, anche perché noi abbiamo in questi giorni alcune innovazioni creative da parte della Suprema Corte di Cassazione che riconosce, ad esempio, la protezione umanitaria anche a chi non scappa dalla guerra, quindi anche a chi si trova e vive una situazione di migrante economico. Quindi – concludo, Presidente – proprio per la complessità del tema e per l'evoluzione normativa italiana, giurisprudenziale ed europea del tema credo che servirebbe maggiore attenzione e maggiore valutazione rispetto agli effetti e all'impatto che produzioni come queste rischiano di creare sul sistema sociale e sul welfare sociale del nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà. C'era un po’ di movimento, anzi chiedo ai colleghi dietro l'onorevole Kronbichler, per favore...
FLORIAN KRONBICHLER. Avevo fatto finta...ecco siamo su questa falsariga...
PRESIDENTE. Ecco, mi perdoni onorevole Kronbichler, mi perdoni un istante...onorevole Cariello, per favore.
FLORIAN KRONBICHLER. Ecco questa falsariga. Abbiamo fatto parecchio chiudendo il fortino Italia ed Europa nei confronti dell'olio prima, del miele un po’ già meno, però adesso che sulla stessa falsariga andiamo a chiudere i confini nei confronti dei minori cioè dei bambini, qui ci si va di troppo, diciamo così. Non seguiamo questa linea e votiamo convintamente contro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 10.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Stella Bianchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 415
Votanti 386
Astenuti 29
Maggioranza 194
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 367).
(Il deputato Ciracì ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole, mentre la deputata Tartaglione ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Pag. 100 Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 10.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Proviamo per la terza volta a spiegare che non è una questione di razzismo o di cattive intenzioni da parte di questi barbari della Lega che, quando sono chiamati a trattare i temi dell'immigrazione, scatenano i più bassi pregiudizi. Così come prima cercavamo di introdurre un principio di buon senso per evitare che ci fosse una separazione tra un minore con età inferiore ai 14 anni e i genitori o comunque le persone affidatarie, alla stessa maniera qui cerchiamo, introducendo un limite temporale definito che c’è già nella norma ma non viene definito in termini perentori, qual è il periodo di assenza tale per cui non si perde il concetto di convivenza e, quindi, non si perde di fatto l'inserimento in tutto un sistema legato al permesso di soggiorno.
Abbiamo indicato in 30 giorni l'assenza del minore all'interno dello Stato italiano affinché non si perda questo diritto previsto dalla normativa. Infatti la norma parla semplicemente di un'assenza generica senza individuare quanto: potrebbe essere a questo punto a discrezione di chi deve valutarla due giorni o due anni e ci sembra una cosa assolutamente assurda, quando si parla appunto di tutela dei minori. Quindi abbiamo previsto 30 giorni, se volete possiamo anche mettere «consecutivi» e questo ce lo deve dire il relatore se eventualmente ci chiede una riformulazione. Però, ripeto, a me dispiace il disinteresse generale dell'Aula, poi sentiamo quando andiamo in televisione che siamo accusati di razzismo: una volta che facciamo un ragionamento assolutamente perentorio legato alla tutela dei minori vedo che invece il Partito Democratico se ne frega altamente. Va bene prendiamo atto e andiamo pure avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 10.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Nel frattempo avverto che il gruppo Lega Nord e Autonomie ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedente analoga circostanza, la Presidenza consentirà ai deputati di tale gruppo lo svolgimento di brevi interventi di durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per interventi a titolo personale. Capone... Luciano Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 376
Astenuti 29
Maggioranza 189
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 355).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 10.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ravetto... Ricciatti... Carrozza... Carloni... Brescia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 375
Astenuti 28
Maggioranza 188
Hanno votato sì 20
Hanno votato no 355).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 10.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Gioia... Murer...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 378
Astenuti 24
Maggioranza 190
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 356).
Passiamo alla votazione dell'articolo 10. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, faccio la dichiarazione di voto in nome e per conto del gruppo dalla Lega, annunciando il voto contrario a questo articolo, ripercorrendo ovviamente gli emendamenti che sono stati presentati e illustrati dal collega Pini che non sono di natura razzistica, anzi tutt'altro. Vogliono essere emendamenti che pongono l'attenzione tentando di svolgere all'interno di quest'Aula una riflessione non solo sul fenomeno particolare dei minori, che rappresenta sicuramente un aspetto importante che merita attenzione e tutela, ma il problema legato ai minori stranieri deve essere visto e analizzato all'interno di un giudizio di valutazione molto più ampia, relativo alla complessità del fenomeno legato all'immigrazione. Un fenomeno evidentemente globale, e che come tutti i fenomeni globali, merita delle risposte di natura globale: risposte che evidentemente chi è deputato a dare non dà, l'Europa sta dimostrando una politica assolutamente fallimentare nella gestione di questo fenomeno. È evidente che, mancando questi due presupposti, gli Stati nazionali esercitano la produzione normativa utile e necessaria a gestire e a non subire questo fenomeno; capiamo bene però che una produzione normativa europea, calata all'interno di una produzione normativa nazionale, anche attraverso alcune sentenze interpretative come abbiamo visto e come ho citato prima, rischia di creare una produzione normativa sul fenomeno dell'immigrazione estremamente caotica e schizofrenica,...
PRESIDENTE. Grazie.
NICOLA MOLTENI. ...che non gestisce il problema ma rischia di incrementarne la sua complessità e problematicità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo su questo articolo con molto piacere, per sottolineare che finalmente siamo di fronte ad un articolo che dà corso in modo concreto e coerente ai princìpi proclamati dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia; ed è finalmente un intervento organico, perché riconosce che la legislazione che riguarda i minori, tutti i minori, senza distinzione di razza, senza alcuna distinzione di censo, dev'essere ispirata ad un unico principio: il loro superiore interesse. Per questa ragione, un minore non può essere definito in alcun modo una presenza illegale; per questa ragione per esempio è stato sospeso il Trattato di Dublino per quanto li riguarda: i minori hanno diritto di muoversi nell'intero territorio europeo, hanno diritto di essere accolti, hanno diritto di avere un percorso di istruzione, di cura, di assistenza, di accoglienza, in qualunque Paese – sottoscrittore dei princìpi, ribadisco, della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia – essi arrivino. Quindi ci troviamo di fronte finalmente ad un articolo che assume con coerenza quei valori e quei princìpi proclamati in un Trattato internazionale: finalmente, perché l'unico problema che ha è che arriva con un po’ di ritardo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Pag. 102 PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Di Gioia, Formisano, Gigli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 365
Astenuti 33
Maggioranza 183
Hanno votato sì 344
Hanno votato no 21).
(Esame dell'articolo 11 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Presidente, anche sugli emendamenti all'articolo 11 il parere è contrario, su tutti.
PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Ferraresi 11.7, parere favorevole. Sull'emendamento Gianluca Pini 11.4, parere favorevole. Sull'emendamento Ferraresi 11.3, parere favorevole. Sull'emendamento Gianluca Pini 11.5, parere favorevole, così come sull'emendamento Gianluca Pini 11.6.
PRESIDENTE. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 11.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Presidente, siamo all'articolo 11, che tratta del diritto all'indennizzo in favore delle vittime di reati intenzionali violenti, in attuazione della direttiva 2004/80/CE, con procedura d'infrazione 2011/4147. Si tratta del Fondo per dare un risarcimento alle vittime di reati violenti, che attendiamo da tanto tempo nel nostro Paese e che abbiamo richiesto come MoVimento 5 Stelle anche nella precedente legge di stabilità, e per cui siamo sotto procedura di infrazione. Siamo contenti ovviamente che il Governo, che la maggioranza attuino questa misura e introducano questo Fondo; purtroppo, però, come succede spesso, per proteggersi dalle critiche dell'Europa, dall'infrazione dell'Europa, l'Italia va in una direzione positiva, ma lo fa – diciamo, Presidente – all'italiana, perché questo Fondo è istituito all'italiana, e andiamo a vedere il perché.
Innanzitutto perché il Fondo di risarcimento alle vittime di reati intenzionali violenti interviene solo per le spese mediche e assistenziali alla famiglia della vittima o alla vittima e per nient'altro; nella nostra proposta invece, Presidente, era previsto un danno a 360 gradi anche per il complessivo danno patrimoniale e non patrimoniale. Ma andando avanti, oltre a questo censurabile intervento parziale, si arriva nel ridicolo quando si dice che per accedere a questo Fondo è necessario avere un reddito che equivale al reddito per cui si può accedere al gratuito patrocinio: siamo circa sugli 11.500 euro, è una cosa ridicola ! È una cosa ridicola perché quasi nessuno riuscirà ad accedere a questo tipo di Fondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).Pag. 103
Ma ancora, Presidente: è stata inserita una clausola secondo la quale chi ha percepito somme da soggetti pubblici o privati per i fatti rientranti in tali violenze, non può accedere a questo Fondo, non può accedere a questo contributo, questo risarcimento, indipendentemente se queste cifre, che ha avuto da soggetti pubblici o privati, equivalgano a ricoprire l'intero danno che ha subito la vittima o la famiglia della vittima, oppure anche solo per una minima parte. Noi abbiamo allora proposto, ovviamente, che sia invece da ricoprire la differenza esistente rispetto alla somma che è stata erogata da un ente pubblico o privato.
Ci ritroviamo quindi davanti all'attuazione di un fondo all'italiana, un fondo ridicolo, un fondo che veramente esprime una vergogna rispetto alle vittime, che in Italia sono tante e che aspettavano questo fondo da tanto tempo: perché sempre si risolvono i problemi all'italiana, facendo delle norme che non servono, facendo delle norme «fuffa» solo per fare bella figura in Europa, ma dall'altra parte si crea un fondo cui sarà quasi impossibile accedere per soddisfare gli interessi legittimi delle famiglie che hanno subito tali gravi violenze, tale grave danno da parte di persone che non sono riuscite o non vogliono risarcire il danno.
Un'altra questione è anche quella che riguarda il principio di uguaglianza. Abbiamo saputo che dopo 25 anni la famiglia di una ragazza straniera è stata risarcita con migliaia di euro: bene, perché c’è una legge che lo prevede per gli stranieri; il Presidente del Consiglio ha negato invece questo risarcimento ad una famiglia di italiani. Si pone quindi anche un contrasto col principio di eguaglianza, rispetto a chi magari è italiano e chi magari non è italiano. Credo allora, Presidente, che se si vogliono fare le cose fatte bene, se si vuole rispettare quello che molto spesso viene preso come un dovere di rispettare quello che ci dice l'Europa, lo dobbiamo fare iniziando dalle vittime. Molto spesso in quest'Aula si è parlato giustamente dei diritti dei detenuti, ma si è parlato anche di depenalizzazioni, si è parlato di «svuota carceri»: noi poniamo allora all'attenzione finalmente la questione delle vittime del reato e delle famiglie, che appunto sopportano o sono pregiudicate da una violenza nei confronti di un familiare. Ma per piacere, non prendiamoli in giro, perché questo Fondo così come formulato è una beffa, è una vergogna, è una presa in giro per le vittime del reato, che ancora una volta in questo Paese sono pregiudicate da un Governo che non le rispetta, che non le tiene in considerazione, che si prende beffa di loro e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.
LUCA D'ALESSANDRO. Grazie Presidente. Volevo annunciare il voto favorevole all'emendamento della componente di Alleanza Liberalpopolare Autonomie. Noi tutti conosciamo il caso di Chiara Insidioso Monda; è una ragazza che è stata massacrata a calci e pugni dal fidanzato ed è praticamente ridotta a un vegetale. Questo tipo di norma del testo non prevede se non un risarcimento per le spese mediche e assistenziali perché colui che è stato riconosciuto colpevole di questo reato non ha la possibilità di risarcire Chiara e Chiara non è vittima né di omicidio né di un reato di violenza sessuale. Capisco bene che sia stata varata questo tipo di norma per colmare una lacuna e uscire da una procedura di infrazione che prevedeva, come ha detto il collega Ferraresi, il risarcimento per le transfrontaliere e nessun risarcimento per le italiane, però si poteva e si doveva fare di più perché in questo Paese spesso e volentieri ci si riempie la bocca di solidarietà, si cerca mediaticamente di coprire determinati casi come quello di Chiara e poi quando si arriva a dover praticare, oltre che predicare, si pratica molto poco. Sarebbe stato giusto comprendere in queste norme anche i casi in cui ci fossero dei danni permanenti nei confronti delle vittime di reati intenzionali violenti. Purtroppo questo non è avvenuto. Io lo trovo Pag. 104grave e per questo motivo Alleanza Liberpopolare non solo voterà favorevolmente a questo emendamento, ma a tutti gli emendamenti a questo articolo e contrariamente all'articolo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente. Io vi chiedo veramente, sinceramente, con tutto il cuore di rivedere l'articolo 11 e di approvare l'emendamento Ferraresi e Cominardi. Per quale ragione ? Perché sono una di quelle persone che ha avuto la possibilità e l'esperienza di conoscere una persona che è stata vittima di un reato violento intenzionale. Questa persona si chiama William Pezzullo, è di Travagliato, di Brescia; è stato rovinato, sfregiato dall'acido da due criminali. Ora non ci vede più, fa fatica a sentire ed ha subito circa una trentina di interventi chirurgici. Molti non sanno che il Servizio sanitario italiano ti risarcisce tutte quelle spese che riguardano gli interventi di natura plastica, ma non quelli di natura estetica che spesso diventano addirittura funzionali per chi deve fare, per esempio, un intervento per poter avere una regolarità nel movimento della mandibola durante la masticazione. Sono problemi incredibili e limitarli, stringerli con questo articolo, dove si dice che devi avere un reddito veramente bassissimo, quando questa persona ha dovuto vendere la propria attività per poter far determinati interventi, è una cosa vergognosa. Queste sono anche vittime di Stato e quindi lo Stato se ne deve curare perché sono contribuenti italiani, cittadini italiani e meritano tutto il rispetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente. Sicuramente un voto favorevole da parte nostra. Consideri, Presidente, che avremmo il piacere di ascoltare il sottosegretario su almeno qualche punto e questo, sottosegretario, penso sia un punto piuttosto importante perché, come ricordava prima il collega Ferraresi del MoVimento 5 Stelle, l'Italia è già in procedura di infrazione per cattiva applicazione della direttiva europea n. 80 del 2004. Quindi siamo già in infrazione rispetto a questo. E vorrei sentire anche un certo tipo di sinistra interna al Partito Democratico che molto spesso si riempie la bocca attraverso proclami di un certo tipo nei confronti delle violenze e dei reati intenzionalmente violenti, ad esempio nei confronti di bambini e di donne; così come la nostra Presidente Boldrini molto spesso, chiaramente e giustamente, ricordo, riesce a sottolineare quanto questo sia un tema importante per l'agenda di Governo, anche apponendo dei drappi rossi qui a Montecitorio.
Ecco, ebbene, sottosegretario, noi siamo in procedura di infrazione per la cattiva applicazione. Allora, cosa significa la cattiva applicazione, per rendere fruibile questo concetto ai più ? Vuol dire che l'indennizzo attualmente è riconosciuto per le vittime di determinati reati giustamente (terrorismo, usura, racket, criminalità organizzata), ma non è riconosciuto, ad esempio, per reati intenzionali violenti come nei confronti di donne e bambini. Questo passaggio che stiamo votando in Aula serve proprio per adeguare periodicamente quello che dice l'Europa con la nostra struttura in termini di ordinamento. E, quindi, voi andate a creare un ulteriore mostro giuridico poiché, prima ho sentito parlare di cifre, è previsto che venga dato un indennizzo alla vittima, ma la vittima deve avere una dichiarazione dei redditi, un imponibile annuo di 11.528 euro. Se la vittima ha un imponibile annuo di 11.530 euro, non può accedere al Fondo, non può chiedere l'indennizzo. Sottosegretario, ci vuole spiegare la ratio di questo tipo di passaggio ? Infatti, io non capisco se una vittima prende 15 mila Pag. 105euro all'anno o prende 11.528 euro all'anno quale sia la differenza in termini di reato o in termini di tutela che la vittima deve sicuramente avere. Ne parleremo anche dopo perché con l'articolo 12, tra l'altro, addirittura andate a mettere un limite temporale per poter chiedere l'indennizzo, ovvero sessanta giorni. Se passano settanta giorni, la vittima non potrà neanche chiedere un indennizzo.
Quindi, io, attraverso lei, Presidente, inviterei veramente su questo tema – e chiudo – dove tutti si fanno grandissime chiacchierate in televisione e sui giornali (e parlo nello specifico di violenza, anche violenza privata) il Governo a prendere una posizione o accantonando temporaneamente per una riflessione postuma questo tipo di passaggio oppure dicendo «abbiamo fatto una cretinata». Infatti, non è possibile legare un indennizzo ad una questione di reddito. Voi state legando un indennizzo ad una questione di reddito. Significa che se c’è qualcuno che è un po’ più ricco di qualcun altro, magari anche di poche centinaia di euro, allora non può accedere al Fondo. Se il sottosegretario volesse spiegarci questo passaggio, gliene saremmo evidentemente grati.
FLORIAN KRONBICHLER. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento di Ferraresi a nome del mio gruppo SEL-Sinistra Italiana.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Mi associo alla sottoscrizione a nome di tutto il gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Mi associo anch'io alla sottoscrizione di questo emendamento inteso che mi ha colpito prevalentemente l'intervento del collega Cominardi riferito a quell'incidente specifico del comune bresciano. Ebbene, questa è una situazione che mette tutti a disagio. Il limite del reddito, tra l'altro un po’ risibile anche vista la quantità ridotta dalla cifra, mette nella condizione di non poter oggettivamente affrontare con un attimo di serietà e di ragionevolezza questo argomento delicatissimo. Infatti, è inutile che si vada a decantare «evviva, evviva, evviva le grandi solidarietà» quando in questi momenti reali di difficoltà oggettiva noi lasciamo da soli questi soggetti, lasciamo da sole queste famiglie. Quindi, sottoscrivo alla grande e mi auguro che anche gli amici della maggioranza abbiano un attimino di ripensamento in tal senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, io credo che sia un fatto epocale, se non storico, quello di cui stiamo discutendo in questo momento. Infatti, negli ultimi quattro anni, tutte le volte in cui si parla di giustizia all'interno di quest'Aula, la maggioranza e il Governo si sono occupati di difendere e di tutelare i diritti dei detenuti. Lo si è fatto con cinque «svuota carceri»; lo si è fatto con le depenalizzazioni; lo si è fatto con gli indulti mascherati. Per quattro anni si è discusso di detenuti, effettivamente lasciando fuori dalla porta le parti lese da determinati reati, ovvero le vittime. E finalmente, non per volontà diretta del Governo, ma per imposizione dell'Europa, si arriva a discutere di vittime e a riconoscere i diritti sacrosanti di chi subisce il reato e si sente, oltre che condannato per aver subito il reato, anche abbandonato da parte dello Stato.
Allora, siccome c’è una volontà complessiva da parte del Parlamento di riconoscere questo diritto e di riconoscere questi indennizzi in maniera globale, complessiva, Pag. 106adeguata e idonea, ci sono alcuni emendamenti – tra cui questo e quelli successivi a firma del collega Pini – che vanno esattamente nella direzione di togliere quei limiti sciocchi, inauditi, che limitano l'esercizio di questo diritto rispetto a questo indennizzo.
Io invito il Governo e invito la maggioranza a una riflessione ulteriore, per non perdere l'occasione storica di mettere al centro non più l'interesse di Caino, ma, finalmente, l'interesse di Abele (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.
ALESSIA MORANI. La ringrazio, Presidente. È sempre difficile intervenire quando si tratta di questioni così delicate e così importanti, ma il mio intervento è dovuto alle cose che ho ascoltato, soprattutto da membri delle opposizioni che hanno fatto parte di Governi che hanno avuto una vita abbastanza lunga da poter prendere provvedimenti per quelli che vengono definiti oggi «Abele».
Infatti, vede, Presidente, Abele non nasce oggi, non nasce con il Governo Renzi o con questa maggioranza, le vittime dei reati ci sono – ahimè ! – purtroppo sempre state. Il fatto che questo Fondo, che istituiamo, sia oggetto di critiche corrisponde a quella pratica, abbastanza deplorevole, di queste opposizioni di quello che noi denominiamo il cosiddetto «benaltrismo». Noi oggi introduciamo una cosa del tutto nuova per il nostro Paese, che è un Fondo per le vittime dei reati intenzionali violenti, estendendo un Fondo che non prevedeva questo tipo di reati, poiché in Italia era previsto solamente per le vittime della mafia o dell'usura, e ci viene detto che non è sufficiente, che non basta.
Posso anche essere d'accordo sul fatto che i fondi che abbiamo individuato non sono purtroppo sufficienti, ma sentire dire che truffiamo le vittime dei reati, che ci dobbiamo vergognare quando, per la prima volta, in questo Paese si riconosce un diritto alle vittime dei reati, io credo che sia vergognoso da parte di chi lo dice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infatti, finalmente c’è qualcuno che si occupa delle vittime dei reati.
Quindi, io respingo al mittente le accuse che ci vengono fatte ed, anzi, voglio dire che per reati più gravi, quali, ad esempio, gli omicidi e le violenze sessuali, non vi è solo il ristoro per le spese mediche, ma è previsto il ristoro anche delle altre spese. Quindi, noi non solo adempiamo ad un dovere che c’è richiesto dall'Europa, ma soprattutto, finalmente, rendiamo giustizia a quelle vittime dei reati violenti che fino ad oggi questa giustizia non hanno avuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Elvira Savino. Ne ha facoltà.
ELVIRA SAVINO. Grazie, Presidente. Al di là dei sermoni che ci propone la collega del PD, volevo annunciare che il nostro gruppo voterà a favore di tutti gli emendamenti che giudichiamo di assoluto buonsenso e che hanno l'obiettivo di ampliare questo Fondo per indennizzare le vittime dei reati intenzionali violenti.
Però, nonostante il voto favorevole sugli emendamenti, ci asterremo sul voto all'articolo, perché, ovviamente, condividiamo l'introduzione di questo principio, ne condividiamo la ratio, ma riteniamo che assolutamente si sarebbe potuto migliorare, si sarebbe potuto ampliare il fondo, eliminando i limiti e ampliandone l'applicabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per rispondere velocissimamente a quello che giustamente...
PRESIDENTE. Ovviamente, lei prima è intervenuto solo per sottoscrivere l'emendamento.
Pag. 107GIANLUCA PINI. Sì, sì, solo per sottoscrivere l'emendamento.
PRESIDENTE. Non voglio creare il precedente che si dà due volte la parola alla stessa persona.
GIANLUCA PINI. Infatti, non ho detto null'altro se non: «Sottoscrivo a nome del gruppo».
PRESIDENTE. Sì, sì, lo preciso in modo che resti agli atti dell'Assemblea, proprio per correttezza.
GIANLUCA PINI. Giusto per non creare un precedente, giustamente. Rispondo anch'io a quello che, giustamente, la collega ha definito un sermone da parte della collega Morani. Io faccio presente che l'ignoranza – senza offesa – di quello che è successo nel passato non è scusabile per il solo fatto che si è qui in quest'Aula per la prima volta. Infatti, quello di cui siamo stati accusati, cioè di non aver mai messo mano a questo tipo di norma, è facilmente riscontrabile, al contrario, quando, nel novembre 2011, c'era una legge, che all'epoca si chiamava legge comunitaria, non legge di delegazione, che recepiva proprio questo tipo di indicazione. Ero io il relatore e in quella legge, con il cambio di Governo – chiamiamolo pure allegramente un mezzo colpo di Stato, il Governo Monti –, una volta passata al Senato, incredibilmente si perse traccia del recepimento del fondo delle vittime.
Quindi, al netto del fatto che noi negli ultimi dieci anni siamo stati al Governo tre anni e qualche mese e il resto, invece, ci siete stati voi – quindi, se qualcuno aveva più tempo di altri per farlo, questi eravate voi –, noi avevamo già messo mano su queste cose. Noi ad Abele, anziché a Caino, ci avevamo già guardato, così come ci avevamo guardato con il Ministro Castelli nel 2005 con la norma che prevedeva la legittima difesa...
PRESIDENTE. Concluda.
GIANLUCA PINI. ... che voi avete cancellato con il Governo Prodi. Quindi, ripeto, l'ignoranza non è scusabile per il solo fatto che si è qui da poco tempo.
EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Faccio una richiesta al Governo e al relatore di poter accantonare questo emendamento e, visto il dibattito che si è sviluppato, se si può rivalutare questo ed altri emendamenti riguardo al fondo per le vittime di reati.
PRESIDENTE. Allora, intanto chiediamo il parere al relatore di maggioranza. Tra l'altro, essendo un emendamento sostitutivo di tutto l'articolo, teoricamente andrebbero accantonati tutti gli emendamenti riferiti all'articolo. Prego, onorevole Tancredi.
PAOLO TANCREDI, Relatore di maggioranza. No, Presidente, non sono d'accordo sull'accantonamento, anche perché sarebbe una finzione. Noi, come maggioranza, abbiamo l'intenzione di portare all'approvazione il provvedimento così come è venuto fuori dal Senato per i motivi che abbiamo ampiamente spiegato. Per quanto riguarda questo tema, l'articolo 11 e seguenti e gli emendamenti proposti, con molta pacatezza...
PRESIDENTE. Sì, sì, però, le chiedo scusa, io ho solo bisogno di avere il suo parere sulla richiesta, perché se il collega, come credo, insiste, io devo dare la parola ad un oratore a favore e a un oratore contro e mettere la richiesta in votazione. Quindi, al di là della questione di merito, il parere del relatore di maggioranza è contrario.
PAOLO TANCREDI, Relatore di maggioranza. Cercavo di motivare il parere.
PRESIDENTE. Poi, se vuole, può intervenire contro la proposta. Chiederei anche al relatore di minoranza e poi al Governo. Prego, onorevole Pini.
Pag. 108GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Sono assolutamente favorevole alla richiesta di accantonamento.
PRESIDENTE. Va bene. A questo punto, prendo atto che il collega Cozzolino insiste per la votazione della richiesta di accantonamento dell'articolo 11. Darò, quindi, la parola a un oratore a favore e a un oratore contro. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.
PAOLO TANCREDI. Presidente, come dicevo, siamo contro l'accantonamento perché sarebbe una finzione. Noi abbiamo intenzione di portare ad approvazione questo provvedimento in questo testo. Ciò ci consente rapidamente di archiviare alcuni contenziosi e procedure d'infrazione, tra cui questa sulla direttiva n. 80, che qualcuno ha giustamente annunciato. Ma c’è anche una motivazione di merito. Noi crediamo di aver fatto un passo avanti. Noi abbiamo inserito un istituto che prima non c'era. Voglio dire, e non in tono polemico, ma con molta pacatezza, perché è un argomento molto delicato: la «direttiva 80» è del 2004, siamo al 2016, si sono succeduti diversi Governi. Questo Governo è il primo che fa un passo...
GIANLUCA PINI. È il secondo !
PAOLO TANCREDI. Sì, c’è stata già una misura introdotta nel 2007, ma la Commissione europea non l'ha giudicata sufficiente. In ogni caso, al di là delle schermaglie dialettiche, stiamo facendo un importante passo avanti nel riconoscimento del diritto all'indennizzo. Lo facciamo per una categoria di persone ristretta ? Chiaramente sono le più indigenti. Dovremmo farlo per una platea maggiore ? È probabile, lo faremo forse con altri provvedimenti. Oggi il combinato disposto dell'esigenza di portare a casa la legge europea in questa forma e comunque la soddisfazione di un risultato che è un passo molto in avanti (riconosciamo un istituto) credo che debba esserci riconosciuto. Non capisco chi dice che non vota l'articolo, perché se vuoi fare di più, almeno questo primo passo dovresti votarlo.
PRESIDENTE. Il primo che mi ha chiesto di intervenire a favore della proposta è l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Presidente, perché votare questo accantonamento ? Perché qui non si tratta di dire abbiamo fatto otto invece di fare dieci, abbiamo fatto cinque invece di fare otto, qui si tratta di far capire che questo Fondo, così come creato, è una scatola vuota, è una finzione, è una presa in giro per le vittime e per l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dobbiamo far capire questo. Le nostre critiche non sono critiche così, per sopprimere questo provvedimento, sono critiche per migliorare questo provvedimento, sono emendamenti che vanno a migliorare questo provvedimento e basta prenderne in considerazione qualcuna per capire lo spirito costruttivo che tutte le opposizioni in quest'Aula hanno mostrato verso questo provvedimento. E allora, se si parla di un intervento in favore delle vittime, si deve parlare di un intervento a 360 gradi che non possa prevedere solo l'indennizzo elargito per rifusione di spese medico-assistenziali perché sarebbe una scatola vuota. Il fatto che si interviene per le vittime di omicidio e violenza sessuale è assolutamente indeterminato, perché non si specifica nemmeno, non avete neanche avuto la cura tecnica di specificare al comma 2, dell'articolo 11, il come, e come sarà questo indennizzo. Allora è una scatola vuota se si prevede che le famiglie della vittima di un reato violento debbano avere un reddito inferiore a 11.500 euro, 11.500 euro ! Ma ci vogliamo rendere conto che a questo Fondo non accederà assolutamente nessuno con questi requisiti e che è una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Ci vogliamo rendere conto che inoltre prevedete che «la vittima non abbia concorso minimamente, anche colposamente» ? Pag. 109Questa è un'introduzione che avete già fatto con l'omicidio stradale e che è fuori dal nostro ordinamento giuridico, fuori dal nostro codice penale. Sono inserimenti che voi fate senza aver preso in mano il codice penale, senza aver mai guardato un codice e senza aver capito che state facendo una cosa che è orribile dal punto di vista tecnico-giuridico.
Ancora è una scatola vuota la previsione «se la vittima non sia stata condannata», perché lede il principio di uguaglianza, se c’è una famiglia vittima di un reato è indipendente dal fatto che questa abbia un processo, sia stata condannata per un determinato reato, perché è vittima e vittima rimane indipendentemente da cosa è stata condannata. È una scatola vuota perché dice che la vittima non abbia percepito per lo stesso fatto somme erogate. Quindi, se ha percepito 50, 100 o 200 euro, ma ha un danno da 10 mila euro, noi gli dobbiamo negare il restante 9.500 euro. Ma vi rendete conto dell'iniquità e della mancanza di eguaglianza rispetto alle persone che hanno subìto un danno così forte, una violenza così forte e che sono state ignorate in questi anni ? Qui non si tratta più di prevedere dal 9 al 10, dall'8 al 10, qui si tratta di fare una scatola vuota con cui voi vi pulite il viso davanti all'Europa e davanti alle vittime, ma che non servirà assolutamente neanche minimamente a raggiungere la sufficienza di garantire alle vittime in questo Paese un equo ristoro e le vittime lo sapranno. Per questo sottosegretario io le chiedo di accantonare questo o altri emendamenti in cui alcuni punti possono essere discussi insieme, come il superamento del reddito (anche con il doppio arriviamo a 36, a 40, a 50). Diamo una parvenza di realtà, una parvenza di concretizzazione agli interessi delle vittime in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento Ferraresi 11.7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gallinella, Murer, Duranti, Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 68 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 11.7, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
D'Ambrosio, Vargiu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 229).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 11.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, con questo emendamento tentiamo di correggere questa che è stata giustamente definita una scatola vuota o un'occasione persa, e cerchiamo di correggerla come ? Cercando di ampliare il più possibile la platea dei reati comunque gravi, comunque efferati che vanno a incidere in maniera sensibile sulla vittima ed è per questo che, con l'emendamento, noi chiediamo di prevedere che tra i reati passibili di indennizzo vi siano anche quelli previsti dall'articolo 582 e dal 583.
Presidente, uso questi pochi minuti che ho a disposizione per invitare l'Aula a una riflessione un po’ più attenta perché l'occasione – non è una battuta – è veramente un'occasione storica, epocale: Pag. 110discutere per la prima volta di vittime del reato all'interno di quest'Aula. Vi faccio presente, affinché rimanga agli atti, che gli indennizzi che vengono garantiti ai detenuti che sono in celle troppo strette, sempre per volontà europea, sono indennizzi che sono circa dieci volte superiori all'indennizzo ipotetico che viene garantito alla vittima del reato. Questa è una profonda ingiustizia nei confronti della vittima ! Queste è una profonda ingiustizia nei confronti di quei cittadini che magari in questo momento ci stanno ascoltando e che sono parti lese di reati estremamente gravi. Ve li portate sulla coscienza due volte !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento e per ricordare che rispetto anche al dibattito che abbiamo appena appena ascoltato fino a questo punto non trattasi, come ricordato e come citato dalla collega Alessia Morani, che una certa parte politica va a contestare un Fondo, cosa che potrebbe anche essere sicuramente intelligente. Questo è un emendamento che di fatto accetta il Fondo, ma va a migliorare quello che attualmente è all'interno di questo tipo di provvedimento. Ricordiamo che già vi è una procedura di infrazione rispetto alla «direttiva 80» del 2004. Probabilmente – forse non lo sappiamo ancora – se non andiamo ad incorporare quanto i reati, di cui agli articoli che ha appena citato il collega Molteni, chissà potrebbe esserci addirittura un'altra procedura di infrazione nei confronti dell'Italia da parte della Comunità europea. Quindi, lo sottoscrivo volentieri e sicuramente lo voteremo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 11.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Stella Bianchi e Cominardi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 391
Astenuti 2
Maggioranza 196
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 265).
(La deputata Tartaglione ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 11.3, con il parere contrario della Commissione, del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 374
Astenuti 3
Maggioranza 188
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 228).
(La deputata Tartaglione e la deputata La Marca hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 11.5, con il parere contrario della Commissione, del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Caso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 319
Astenuti 68
Maggioranza 160
Hanno votato sì 56
Hanno votato no 263).
(Le deputate La Marca e Tartaglione hanno dichiarato di non essere riuscite ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 11.6, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 321
Astenuti 66
Maggioranza 161
Hanno votato sì 56
Hanno votato no 265).
(La deputata La Marca ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
Chiedo scusa. Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà, anche se è possibile chiedere di parlare prima. Prego.
LUCA D'ALESSANDRO. Chiedo scusa, Presidente. Voglio andare incontro all'onorevole Tancredi anche perché, essendo io firmatario di un disegno di legge per l'istituzione del Fondo Chiara, capisco che potrebbe sembrare contraddittorio votare contro un articolo che di fatto istituisce un fondo. Però vorrei lasciare agli atti comunque le grandi perplessità riguardo a questa norma, perché – come ho detto prima – si poteva fare di più e meglio e sarebbe stato opportuno, perché non c’è solo il caso di Chiara Insidioso Monda, ma, come è stato detto anche in quest'Aula, ci sono tanti altri casi di vittime sfregiate dall'acido che hanno poi delle grandi difficoltà successive e francamente la quota di stipendio che permette poi di accedere a questo fondo è talmente bassa che in qualche modo vede molte di queste persone escluse dal Fondo. Quindi, per questo motivo, il gruppo di Alleanza Popolare-Autonomie si asterrà per quanto riguarda la votazione dell'articolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle si asterrà sulla votazione di questo articolo perché ovviamente ritiene fondamentale l'introduzione di un fondo. Ma così come configurato, una volta che il Governo e la maggioranza hanno rifiutato e rigettato al mittente le nostre proposte emendative che lo rendevano veramente un fondo serio, lo prendiamo come una presa in giro ovviamente nei confronti dei cittadini, delle vittime e ovviamente anche dell'Europa, che ci ha richiesto un intervento serio per superare la procedura di infrazione.
Le nostre modifiche tendevano a risarcire con danno patrimoniale e non patrimoniale le vittime dei reati violenti, quindi in modo effettivo e a 360 gradi. Questo è stato negato, sono state negate tutte le proposte e per questo non possiamo votare una presa in giro, ma di fatto l'introduzione è una cosa positiva e per questo ci asterremo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 252
Astenuti 148
Maggioranza 127
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 2).
(Il deputato Senaldi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).
(Esame dell'articolo 12 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Presidente, parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 12.
PRESIDENTE. Onorevole Pini ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Ferraresi 12.4. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Ferraresi 12.1, Gianluca Pini 12.14 e Giorgia Meloni 12.50. Il parere è altresì favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 12.13, 12.10 e 12.11, Ferraresi 12.3 e 12.2, Gianluca Pini 12.15, 12.16 e 12.17, Ferraresi 12.5, nonché sugli identici emendamenti Ferraresi 12.6 e Gianluca Pini 12.19. Il parere è favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 12.18 e Ferraresi 12.7. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Ferraresi 12.9, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Ferraresi 12.8.
PRESIDENTE. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Preso atto che l'emendamento Ferraresi 12.4 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ferraresi 12.1, Gianluca Pini 12.14 e Giorgia Meloni 12.50.
Dichiaro aperta la votazione.
Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questo emendamento che ci vede anche vicini ad altri gruppi parlamentari, come la Lega e Fratelli d'Italia, vuole sopprimere la lettera a) relativamente a questo Fondo. La lettera a) è quella relativa al reddito e ci dice che la vittima, per accedere a questo indennizzo, deve sottostare a una condizione, ovvero deve essere titolare di un reddito annuo, risultante dall'ultima dichiarazione, non superiore a quello previsto per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ecco, questo emendamento che riproponiamo insieme alle altre opposizioni è un emendamento assolutamente di buonsenso, che dice semplicemente che le vittime, indipendentemente dal reato, hanno diritto, nel caso in cui non riescano processualmente ad ottenere giustizia ed equità e non riescano ad ottenere un risarcimento dal reo, di accedere in modo indipendente e uguale a tutte le altre vittime a questo tipo di Pag. 113Fondo per reati di una certa gravità, visto che, con il precedente articolo, l'articolo 11, quelli più lievi sono stati già esclusi da questo Fondo.
È quindi importante, indipendentemente dal reddito – anche se noi dopo facciamo proposte che sono proporzionali e quindi vanno a intervenire anche raddoppiando o triplicando questa cifra di 11.500 euro – garantire che si possa accedere a questo Fondo indipendentemente dal reddito, perché una vittima è una vittima, la famiglia di una vittima è una vittima, ma soprattutto la cifra di 11.500 euro è semplicemente vergognosa. Lo è già per il gratuito patrocinio, ma lo è ancora di più nel caso in cui la famiglia di una vittima sia indigente e non riesca in nessun modo ad avere giustizia, non riesca ad avere un risarcimento per un parente, un fratello, una madre, una figlia che sono stati oggetto di un reato di natura violenta di una certa entità.
Quindi, credo veramente che questa maggioranza e che il sottosegretario, Presidente, debbano un attimo mettersi una mano sulla coscienza e riempire quella scatola vuota che hanno creato per non andare ancora una volta ad umiliare la credibilità del nostro Paese, ad umiliare le famiglie delle vittime dei reati e le vittime dei reati stessi che non riescono ad ottenere giustizia in questo Paese. Noi di esempi ne abbiamo tanti e sappiamo che con quegli 11.500 euro una persona che non ha un lavoro non riesce neanche ad arrivare alla fine del mese, ma semplicemente, spostandoci sopra quella soglia anche di poche centinaia di euro, la situazione, sottosegretario, non cambia. La situazione, cari colleghi della maggioranza, non cambia e quindi stiamo parlando del nulla, stiamo parlando di una scatola vuota a cui i soggetti non potranno assolutamente accedere e che quindi, per fare un paragone abbastanza provocatorio, avendolo o non avendolo, la differenza sarà veramente poca. Se vogliamo, possiamo cambiare oggi, possiamo cambiarlo tutti insieme e dare veramente un segnale importante di unità del Parlamento sulla questione vittime del reato e possiamo farlo abolendo il limite di reddito ridicolo, e mi dispiace dirlo, ridicolo, che è stato imposto, relativamente a questo Fondo, di 11.500 euro, perché chi avrà poco più non potrà in nessun modo avere giustizia, ma non giustizia riferita al danno patrimoniale e non patrimoniale nella sua interezza, ma giustizia semplicemente rispetto alle modifiche che sono state introdotte, ovvero solo alle spese assistenziali e alle spese mediche. È già una miseria così, non mettiamo ulteriori limiti perché sennò veramente questo Fondo rimarrà solo sulla carta. Molto probabilmente l'Europa se ne accorgerà e ci verrà a chiedere conto di come abbiamo legiferato e per l'ennesima volta ritornerà con una nuova procedura di infrazione. Ma, a rendersene conto ancora una volta, dopo questo auspicio, dopo questa speranza che il Parlamento invano dà alle vittime del reato e alle loro famiglie, saranno sicuramente le famiglie e le vittime stesse che si riterranno, ancora una volta, prese in giro da una legislazione e da un Parlamento che fa leggi inutili, che fa leggi vuote, che fa leggi per salvarsi la faccia ma nel concreto alla fine non fa nulla per garantirgli giustizia. Noi abbiamo solo bisogno di giustizia, sottosegretario, abbiamo bisogno di normalità, abbiamo bisogno di un esempio positivo e lo Stato lo deve dare soprattutto a chi soffre, soprattutto a chi riceve ingiustizie da uno Stato che dovrebbe garantire giustizia e dovrebbe dare un esempio di giustizia a tutti i cittadini indipendentemente dal reddito, come garantisce la nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, signor sottosegretario, io penso che, quando esiste di fatto – anche se inizio ad avere forti dubbi – uno Stato di diritto, ebbene questo Stato di diritto va ad applicare questa tutela non sulla base del reddito, perché sennò altre tutele dovrebbero essere evidentemente cancellate, perché altre tutele in Italia rispetto all'ordinamento Pag. 114non vanno in base al reddito ma vanno ad essere elargite in questo caso e date sulla base di un principio, di un faro, che dovrebbe esserci anche in questo caso. Io non so se il sottosegretario vorrà rispondere – non penso, non credo – ma, sottosegretario, 11.528 euro all'anno di reddito imponibile, se lei prende il cellulare e con una calcolatrice lo divide per 12 o per 13, ebbene la cifra è di 886 euro al mese, quindi c’è un rischio, c’è un rischio piuttosto ampio che questa soglia reddituale prevista sia talmente bassa che vada ad escludere più che ad includere, sulla base del principio di diritto di cui sopra. Quindi, lo rinnovo, noi chiediamo una riflessione importante. Qui, colleghi, non trattiamo e non andiamo a puntare il dito sul concetto, rispetto all'articolo precedente, dell'istituzione di un fondo, tant’è vero che, come avrete notato, tutte le opposizioni hanno votato – in modo sicuramente logico e previdente – in termini di astensione, non hanno votato contro, collega Morani, all'istituzione di un fondo, ci siamo astenuti, però la soglia del reddito è un passaggio, sottosegretario, che grida vendetta.
Vorrei, anzi, non vorrei, ma immagini per un secondo che una persona vittima di violenza, una donna, una famiglia – per le quali, voglio dire, siamo già in procedura, lo rinnovo e lo risottolineo un'altra volta – vada ad avere un reddito imponibile di 30 euro in più rispetto agli 11.528 euro annui: come la politica, come i parlamentari, come il partito di maggioranza che non vuole cambiare nulla – stiamo facendo un mero esercizio di stile qui dentro, ma lo facciamo volentieri – andrà a giustificare a queste persone l'esclusione rispetto al Fondo ? Quindi siamo d'accordo col Fondo, è un piccolo passo avanti; togliamo per cortesia questo paletto dei redditi e questo paletto degli 11.528 euro. Sottosegretario, chiudo dicendo che i cosiddetti paletti in termini di reddito hanno fatto dei disastri in Italia: io faccio parte della Commissione lavoro, non le dico quello che è successo con i cosiddetti paletti in seno alla legge Fornero. Ecco, senza andare a scomodare quella schifezza della legge Fornero, andiamo invece in questo senso ed in questo ambito a scomodarci giustamente e volentieri rispetto ad un passaggio, che dovrebbe essere assolutamente logico, a cui voi non darete – così, a previsione – alcun tipo di seguito. Quindi, Presidente, chiaramente noi voteremo favorevolmente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, questo emendamento, a differenza di quello precedente, non va a sconvolgere totalmente l'articolo: si chiede semplicemente di togliere la lettera a) del comma. Però quello che voglio dire è che qua è allucinante pensare che tutte quelle persone vittime di reati intenzionali violenti che hanno un reddito inferiore a 1.000 euro al mese, solo queste vengono risarcite; cioè, chi percepisce 1.000 euro di reddito al mese, viene escluso da questo Fondo, che dovrebbe fare da tutela risarcitoria per queste persone, a fronte tra l'altro di spese in questi casi nell'ordine di centinaia di migliaia di euro: perché chi subisce una violenza intenzionale di un certo tipo a volte è indennizzato anche per 1 milione di euro e una persona che percepisce 1.000 euro al mese, 1.100, 1.200, 1.500 o 2.000 è ovvio che non potrebbe mai andare incontro a queste spese. Quindi, vi prego di sensibilizzare in qualche modo anche il rappresentante del Governo qui presente per far venir meno quella parte dell'articolo, perché è un qualcosa di veramente indegno e indecoroso anche di questa istituzione, che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, quando abbiamo votato l'articolo 10 relativo ai permessi di soggiorno per i minori stranieri, la collega del Partito Democratico Pag. 115Zampa, intervenendo, orgogliosa diceva: finalmente, dopo anni, riconosciamo dei diritti, dei sacrosanti diritti ai minori stranieri senza alcuna distinzione di razza e senza alcuna distinzione di censo. Bene, Presidente, perché le stesse considerazioni la collega Zampa o qualunque altro collega dal Partito Democratico non le fa anche per le vittime dei reati, senza alcuna distinzione di censo, senza alcuna distinzione di reddito ? Presidente, è sbagliato, è profondamente sbagliato il limite del reddito, porre il reddito come conditio sine qua non per il ristoro conseguente a una violenza ed è profondamente sbagliato porre un limite di reddito così basso; andranno a spiegarlo alle donne che subiranno una violenza sessuale, una grave violenza sessuale, se hanno un limite di reddito inferiore a 11.000 euro potranno avere diritto al ristoro, se avranno un reddito lievemente superiore a 11.000 euro quel ristoro gli verrà negato. Questa si chiama discriminazione al contrario !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ferraresi 12.1, Gianluca Pini 12.14 e Giorgia Meloni 12.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
De Lorenzis... Ventricelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 375
Astenuti 10
Maggioranza 188
Hanno votato sì 136
Hanno votato no 239).
Ora abbiamo una serie di emendamenti a scalare. Come da prassi, poniamo in votazione il primo, l'ultimo e uno intermedio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 12.13, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 354
Astenuti 30
Maggioranza 178
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 240).
L'emendamento intermedio è quello Gianluca Pini 12.10.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 12.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Grillo... D'Ambrosio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 346
Astenuti 32
Maggioranza 174
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 12.2, con il parere contrario Pag. 116della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 339
Astenuti 33
Maggioranza 170
Hanno votato sì 107
Hanno votato no 232).
(La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario; la deputata Grillo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 12.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 342
Astenuti 32
Maggioranza 172
Hanno votato sì 110
Hanno votato no 232).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 12.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Qui non si tratta di una questione puramente lessicale: è una questione proprio di merito per poter dare continuità all'azione risarcitoria; tenuto conto che fra le varie condizioni capestro che questa maggioranza pone, al netto di un reddito veramente da fame, ci sono anche tutta una serie di condizioni che in piccola parte possono essere di buonsenso, perché richiamano comunque l'eventualità che non vi siano frodi o tentativi di frode che sarebbero cosa veramente infame, sgradevole su un fondo finalizzato proprio a risarcire le vittime per reati così gravi. Ma il testo tra tali condizioni statuisce il fatto che «la vittima abbia già esperito infruttuosamente l'azione esecutiva nei confronti dell'autore del reato...». Noi sappiamo i tempi lunghissimi della giustizia soprattutto in sede civile, e non è dato sapere certe volte neanche dopo quindici o vent'anni – stringo – l'esito di questo esercizio.
Quindi il fatto stesso che vi sia un tentativo e scrivere «abbia tentato di esperire», anziché «abbia già esperito infruttuosamente», perché magari non si arriva in fondo alla causa civile, è già una condizione sufficiente per potervi accedere, perché magari il risarcimento non arrivi dopo trenta o quarant'anni ma magari dopo qualche mese o anche solo dopo qualche anno. Quindi io chiedo...
PRESIDENTE. Grazie.
GIANLUCA PINI. ...cortesemente al relatore di accantonare questo emendamento perché è assolutamente funzionale affinché vi sia un'effettiva possibilità di accesso da parte delle vittime al fondo, e non sia una roba rimandata sine die per colpa di una giustizia civile che dura dai quindici ai vent'anni in media.
PRESIDENTE. Mi sembra che il relatore non intenda intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 12.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.Pag. 117
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 384
Votanti 290
Astenuti 94
Maggioranza 146
Hanno votato sì 43
Hanno votato no 247).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 12.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Questo emendamento è collegato con quello di prima, ma evidentemente la volontà del Partito Democratico e della maggioranza è solo quella di fare uno spot, non di rendere effettiva una norma: perché così com’è il testo, senza le modifiche del precedente emendamento, l'azione diventa veramente difficile, e diventa ancor più difficile soprattutto nel caso di reati commessi da persone che si rendono irreperibili. Senza questa aggiunta, cioè senza aggiungere oltre che «ignoto» anche le parole «irreperibile», diventa assolutamente impossibile rendere certo il fatto che sia stata esperita in maniera infruttuosa l'azione di risarcimento, anche perché se uno non è reperibile diventa impossibile procedere da un punto di vista del risarcimento del danno sotto il profilo civile. Quindi o si aggiunge questo termine «irreperibile» oppure, in tutti i casi in cui il colpevole si sia dichiarato irreperibile, alla vittima verrà preclusa la possibilità di accesso al fondo. Ditemi voi se questa è una norma che può funzionare !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 12.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 370
Astenuti 12
Maggioranza 186
Hanno votato sì 124
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 12.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà. Prego i colleghi intorno all'onorevole Ferraresi se lo mettono le condizioni di intervenire.
VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Questa previsione alla lettera c) è l'ennesimo ostacolo. Sembra veramente che, con l'istituzione di questo fondo, o il Governo o la maggioranza abbiano voluto mettere un traguardo e, prima di questo traguardo, una serie di ostacoli, una corsa ad ostacoli. Se la famiglia della vittima o la vittima riesce a superare tutti questi ostacoli, raggiunge il traguardo che è pur misero ma questi ostacoli sono praticamente impossibili da superare: una vera e propria gincana normativa. E l'articolo in questione con la lettera c) e le susseguenti, oltre alla discriminazione del reddito e al fatto che le spese e il risarcimento del danno non verranno garantiti in toto, ne è un esempio. È anche un esempio di cattiva legislazione e soprattutto di cattiva conoscenza del nostro ordinamento penale, perché ovviamente si dice che la vittima, per accedere a questo fondo, non deve avere concorso anche colposamente alla commissione del reato. È vero che questa è una legislatura creativa, l'abbiamo visto Pag. 118con la riforma della Costituzione, l'abbiamo visto con l'omicidio stradale: si fanno norme con un certo tipo di fantasia, fuori totalmente dal nostro ordinamento, fuori totalmente dai nostri princìpi fondamentali, perché basterebbe veramente andare a vedere un attimo i testi per capire quello che si sta facendo. Allora noi vogliamo sopprimere l'espressione «anche colposamente», perché ? Perché è ovvio che in nessuna norma del nostro codice, se non quelle introdotta con l'omicidio stradale – punto assolutamente criticato dai tecnici, dai magistrati, dai professori –, si prevede che la vittima abbia un pregiudizio per un concorso colposo nel reato: non esiste, se non in questa norma assurda. È ovvio che se c’è un concorso doloso nel reato la situazione cambia, perché c’è una volontà; ma se c’è una disattenzione, se c’è una colpa anche leggera, nessuna norma prima del vostro intervento in questa legislatura prevedeva un pregiudizio di natura di pena, di sconto di pena nel caso dell'omicidio stradale per il reo, e che non si possa in alcun modo, indipendentemente dal livello di colpa, accedere ad un fondo. Questa è veramente un'oscenità normativa, sia dal punto di vista dei valori, dell'etica, che si pone nel diritto, sia dal punto di vista della tecnica giuridica e della tecnica normativa. Noi chiediamo allora la soppressione di questo concorso colposo: se il concorso è doloso, con la volontà, ovviamente ci sta, ma se il concorso è involontario, la vittima deve accedere a questo fondo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 12.5, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Occhiuto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato sì 136
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ferraresi 12.6 e Gianluca Pini 12.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Presidente, altro tassello, questo un po’ meno difficile da superare, ma sicuramente ingiusto dal punto di vista dell'ordinamento, e che va a ledere il principio di uguaglianza: se una vittima è una vittima, se una famiglia di una vittima è una famiglia di una vittima, anche se compie un reato in materia fiscale, quindi una materia ovviamente grave per noi, in ogni caso rimane una vittima, e rimane una questione totalmente avulsa dal contesto; gli si deve garantire questo risarcimento, questo indennizzo. Ci sono reati molto gravi, ma per nessun reato si può fare una distinzione per un fatto che è totalmente diverso da quello di cui si parla. Le vittime sono vittime, sono tutte uguali; se hanno subìto un torto, un pregiudizio per cui non riescono ad essere risarcite, se il danno è violento, di natura violenta, il reato è di natura violenta, devono poter accedere indipendentemente da altri fatti che hanno commesso. È la violazione di un principio di uguaglianza secondo me censurabile anche dal punto di vista costituzionale, ma come tutti gli altri punti e limitazioni e bastoni tra le ruote che avete messo tra la vittima e l'accesso a questo fondo. Ovviamente noi proponiamo di sopprimerla, perché è importante che si faccia una distinzione severa, anche perché ci sarebbero altri reati molto gravi che si potrebbero inserire. Non l'abbiamo fatto perché crediamo che si debba rispettare questa uguaglianza tra le vittime, e non si possano inserire reati così, che ci vengono in mente, seppur gravi, per limitare questo Pag. 119diritto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ferraresi 12.6 e Gianluca Pini 12.19, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 378
Maggioranza 190
Hanno votato sì 137
Hanno votato no 241).
(Il deputato Ciracì ha segnalato di non essere riuscito a votare).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 12.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Presidente, brevemente, per le stesse motivazioni che sottoscrivo in pieno: per quanto, come ricordava il collega del MoVimento 5 Stelle, possa essere anche censurabile il fatto che vi siano delle vittime che poi, successivamente o antecedentemente, si siano macchiate di reati, la cosa però veramente assurda – e questo dà il limite del pressappochismo con cui è stata scritta questa norma – è che non solo (e lì si potrebbe anche comprendere in punto di diritto) a chi è condannato in via definitiva per reati gravissimi, quindi a queste persone possa essere in qualche modo precluso l'accesso per tutta una serie di motivi, ripeto, censurabili moralmente; ma che nella fase addirittura delle indagini preliminari, senza ancora neanche il rinvio a giudizio, questa cosa precluda la possibilità di accesso all'indennizzo di una vittima, siamo veramente fuori totalmente dal mondo ! E questo, ripeto, dà la misura di quanto questa maggioranza sia scollegata non solo dal buonsenso, ma anche dalle norme che sono previste dalla Costituzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 12.18, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vazio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato sì 137
Hanno votato no 242).
(Il deputato Ciracì ha segnalato di non essere riuscito a votare).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 12.7, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gigli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 375
Maggioranza 188
Hanno votato sì 130
Hanno votato no 245).
(I deputati Ciracì e Covello hanno segnalato di non essere riusciti a votare).
Pag. 120 Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferraresi 12.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Presidente la lettera e) è l'ultimo ostacolo che la vittima deve superare per arrivare a destinazione ed avere il risarcimento: ci dice che la vittima non deve avere percepito, se vuole accedere al risarcimento, per lo stesso fatto somme erogate a qualunque titolo da soggetti pubblici o privati; cioè se la vittima o la famiglia della vittima ha percepito somme erogate a qualunque titolo da soggetti pubblici o privati per questi fatti di reato violenti, non può accedere al fondo. Però non è chiaro, perché se c’è un risarcimento di 20.000 euro e io ho ricevuto per questo fatto una somma di 1.000 euro, vuol dire che non posso più accedere agli altri 19.000 ? Molto probabilmente l'interpretazione è questa, però non è scritto; e se non è scritto io un dubbio grosso ce l'ho, ovvero che se uno riceve anche 500 euro, 1.000 euro, 1.500 euro da un'associazione di volontariato per aver subito il pregiudizio di non avere un risarcimento del danno per un reato violento, non può accedere al fondo e ai restanti 19.500 euro. Quindi ci rendiamo conto anche qui della svista normativa di questo Governo, di questa maggioranza, delle leggi scritte con i piedi e senza alcun buonsenso !
Noi chiediamo allora, prima di sopprimere questa previsione assolutamente fuori da ogni norma di buonsenso, di introdurre una modifica: specifichiamo che nei casi in cui il danno è parzialmente coperto da un contratto di assicurazione o a qualsiasi altro titolo sia stato liquidato un indennizzo o ristoro o rimborso da parte di una pubblica amministrazione o di altro fondo previsto dalla legislazione vigente, l'indennizzo di cui l'articolo 11 è elargito per la sola parte che eccede la somma liquidata fino a totale risarcimento. Una cosa molto chiara e semplice: specifichiamo che, se una persona ha ricevuto a titolo privato o a titolo pubblico, una somma per ristorare il pregiudizio derivante da un reato violento – va bene che l'ha ricevuta – per quella parte non andrà a coprire il fondo, ma per il restante sì. Vuol dire che, se uno ha ricevuto per quel fatto da un'associazione privata o da un ente pubblico mille euro e ha un danno di 20 mila euro, i restanti 19 mila euro il fondo glieli dovrà dare. Almeno la differenza tra uno e l'altro dovrà essere fatta. Allora, come previsto da questa norma assolutamente non è chiaro; non è chiaro e noi lo vogliamo specificare perché è ovvio. Se lo si chiede a un bambino delle elementari già si capisce che una somma che è stata data non può essere tolta semplicemente perché è stata data in parte, magari di un quinto. E, quindi, se il soggetto ha ricevuto delle somme, che almeno il restante delle somme venga integrato dal fondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente. Ormai giunti al termine della discussione mi viene da dire: ma chi potrà beneficiare di questo fondo ? Ci sono tutti i vincoli, il vincolo reddituale, il vincolo diciamo di carattere giuridico se un probabile beneficiario magari ha una causa a suo carico, fino ad arrivare poi al vincolo legato ad aver percepito delle somme, sia di carattere pubblico, che privato. Quindi, io mi domando quanti saranno e chi saranno poi i percettori, chi beneficerà effettivamente di questo fondo vittime. Nessuno, mi viene da pensare e questo è paradossale. Quindi, è chiaro l'intento del Governo di far sì che tutte le vittime dei reati intenzionali violenti rimangano tali e quindi quello che interessa a voi è di uscire dalla procedura d'infrazione, punto e basta. E vorrei capire anche di questi fondi, di che cosa si tratta. Si tratta, come diceva il collega Ferraresi, di associazioni che magari fanno delle donazioni volontarie a queste persone ? Si tratta magari anche di un'assicurazione privata che li indennizzerebbe, magari anche di entità Pag. 121molto piccole ? Fate veramente un ragionamento. E chiedo a questo punto un intervento del Governo perché è allucinante che se ne stia zitto per ore su un tema così importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Presidente, cambio il parere. Non avevo compreso il senso assolutamente corretto dell'emendamento a firma dei colleghi Ferraresi, Cominardi, Agostinelli ed altri e, quindi, il parere cambia da contrario a favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferraresi 12.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vargiu, Ribaudo, Brignone, Schullian...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato sì 141
Hanno votato no 240).
Prendo atto che l'emendamento Ferraresi 12.8 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Presidente, l'articolo in questione è un vero e proprio labirinto, una vera e propria corsa ad ostacoli, una gincana che si frappone come un muro tra le vittime dei reati, le famiglie delle vittime e questo fondo che è stato istituito all'articolo 11. Il fondo all'articolo 11 è un fondo vuoto, che dà un risarcimento solo esclusivamente per spese mediche e assistenziali; per quanto riguarda l'omicidio e la violenza sessuale, invece, l'indennizzo è indeterminato e, quindi, per noi è una presa in giro, perché è stato creato un fondo per fare bella figura nei confronti delle vittime, per fare bella figura nei confronti dell'Europa, ma di fatto non sarà applicabile se non a una minima e irrisoria parte dei casi e, quindi, lo riteniamo ridicolo. Abbiamo fatto delle proposte che sono state tutte bocciate. Depositeremo in ogni caso una proposta di legge in tal senso. Abbiamo aspettato che si è modificato il testo e si è introdotto e sicuramente sarà uno dei nostri obiettivi che ci porremo se andremo a governare. La cosa che mi preme dire, ovviamente, è che su questo articolo, su queste condizioni per l'accesso al fondo il MoVimento 5 Stelle voterà contro perché è veramente una questione di dignità del Parlamento rispetto a quello che va ad approvare.
Ripeto: la vittima, per avere questo indennizzo ed accedere al fondo, dovrà sottostare alla condizione di un reddito pari a 11.528 euro; dovrà non aver concorso, anche colposamente, nel reato; non dovrà essere condannata per alcuni reati di tipo fiscale; non dovrà avere percepito anche solo un euro da enti pubblici o enti privati, che si vanno a sommare con il fatto che il risarcimento non sarà integrale, ma sarà esclusivamente per le questioni di natura assistenziale o per il risarcimento per spese mediche. Tutto questo è inaccettabile ! Che le nostre proposte siano state bocciate, anche proposte che arrivano da una larga parte dell'opposizione, da tutta l'opposizione, siano state bocciate, vi fa rendere conto che avete scritto una norma con i piedi, che avete preso in giro le vittime, che avete preso in giro l'Europa; che ritornerà sicuramente, come ha fatto su altri argomenti, sull'argomento e ci riporrà ancora Pag. 122una volta il faro sulla nostra negligenza, sulle nostre prese in giro e lo rifarà presto sicuramente anche sulla questione carceri. Ed è per questo che noi, ovviamente con tutta la buona volontà, abbiamo cercato di interloquire, ma abbiamo ottenuto solo una porta sbattuta in faccia. È per questi motivi che, pur ritenendo il passo avanti nei confronti della creazione di un fondo positivo, non possiamo in alcun modo prendere in giro i cittadini e gli impegni che ci siamo presi. È per questo che voteremo contrario a queste condizioni fuori dal mondo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie Presidente. Anche il gruppo della Lega Nord voterà contro questo articolo. Io vado un pochettino oltre rispetto al collega Ferraresi: non è una corsa ad ostacoli, è un'emerita presa in giro, non solo per il limite del reddito che in qualche modo, voglio dire, ci può anche stare, se non fosse che il reddito è stato inserito proprio perché il fondo è talmente esiguo che si fa sempre fatica a trovare soldi per risarcire le vittime, mentre i soldi per garantire i rimborsi a criminali che stanno in galera solo per il fatto che hanno mezzo metro quadro in meno di spazio rispetto a quello che determina l'Europa, allora sì, lì si trovano e si trovano magari anche centinaia di milioni di euro. Qui, invece, per risarcire le vittime i soldi incredibilmente non si trovano. Ma è una presa in giro perché di fatto la platea di possibili vittime che possono essere risarcite tendenzialmente si riduce, non dico a zero, ma forse a qualche decina o a qualche centinaia di persone in tutta Italia, quando in realtà di persone e di vittime che subiscono danni pesantissimi da persone che rimangono ignote o che scappano o si rendono irreperibili, spesso e volentieri immigrati clandestini, ce ne sono centinaia al giorno, non all'interno di un anno. Quindi, noi in maniera convinta votiamo contro queste condizioni capestro che rendono assolutamente inapplicabile e rendono di fatto una presa in giro la norma che in pompa magna il PD dice di voler introdurre, ma che in realtà gli è stata imposta dall'Europa. Norma che – ricordo – noi avevamo inserito nella legge comunitaria del 2010, e che la stessa maggioranza che c’è adesso invece ha stralciato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elvira Savino Ne ha facoltà.
ELVIRA SAVINO. Solo per ribadire, anche per le condizioni e le ragioni che ha illustrato il collega Gianluca Pini, che pure il nostro gruppo voterà contro l'articolo 12.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fabbri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 368
Astenuti 4
Maggioranza 185
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 126).
(Esame dell'articolo 13 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione. Immagino tutti pareri contrari.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. Immagina bene, Presidente, i pareri sono tutti contrari.
PRESIDENTE. Relatore di minoranza ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 13.2, 13.3, 13.7 e 13.6...
PRESIDENTE. Ma questo, il 13.6, non lo voteremo perché, essendo a scalare, voteremo gli identici emendamenti Gianluca Pini 13.4 e Meloni 13.50.
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. È un peccato; il parere è favorevole sugli identici emendamenti Gianluca Pini 13.4 e Meloni 13.50 e sull'emendamento Gianluca Pini 13.5.
Sull'emendamento Meloni 13.51 esprimo altresì parere favorevole.
PRESIDENTE. Perfetto. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 13.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Guidesi, Del Grosso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 296
Astenuti 76
Maggioranza 149
Hanno votato sì 62
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 13.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 290
Astenuti 72
Maggioranza 146
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 250).
Siamo agli emendamenti a scalare.
Come da prassi, voteremo il primo, l'ultimo e uno intermedio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 13.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giorgetti, Di Lello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 298
Astenuti 76
Maggioranza 150
Hanno votato sì 40
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gianluca Pini 13.4 e Meloni Pag. 12413.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Fabbri, Bolognesi, Martella, D'Incà.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 298
Astenuti 77
Maggioranza 150
Hanno votato sì 39
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 13.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Presidente, almeno, se non sono sessanta giorni, che sono un termine ristretto, soprattutto se si deve reperire tutta una serie di documentazioni, come abbiamo visto finora, che sono inserite nelle condizioni per accedere all'indennizzo del fondo, che si dia un termine congruo. Infatti, basta pensare solo al fatto di dove reperire, certe volte, delle sentenze oppure una documentazione all'interno dei tribunali, che attestano che è stato esperito tutto quanto possibile per poter avere il risarcimento del danno direttamente dall'autore del reato; o, qualora questo sia sconosciuto o addirittura irreperibile, serve un'attestazione di irreperibilità, bisogna correre in comune e tutto il resto. Sessanta giorni, in sostanza, sono veramente pochi. Solitamente sessanta giorni è il termine perentorio per presentare un ricorso per una multa, per presentare un ricorso per una sanzione amministrativa. Ma che sessanta giorni sia lo stesso tempo per istruire una pratica per chiedere il risarcimento di un danno a seguito di un atto violento che si è subito, è veramente una cosa ridicola. Quindi, almeno ci sia il buonsenso di dare la dimensione di quella che è la richiesta di un risarcimento per un danno a seguito di un reato violento, che non può essere parametrato sui termini di ricorso per una multa per eccesso di velocità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 13.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Patriarca, Tripiedi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 333
Astenuti 38
Maggioranza 167
Hanno votato sì 74
Hanno votato no 259).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 13.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Albanella.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 303
Astenuti 72
Maggioranza 152
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Casellato, Carinelli, Lorenzo Guerini, De Lorenzis, Ferraresi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 376
Votanti 282
Astenuti 94
Maggioranza 142
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 27).
(Esame dell'articolo 14 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3821).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 14.
PRESIDENTE. Onorevole Pini ?
GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gianluca Pini 14.1, Meloni 14.50, 14.51 e 14.52.
PRESIDENTE. Il Governo ?
BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianluca Pini 14.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. L'emendamento è totalmente sostitutivo dell'articolo 14 perché l'esercizio di ipocrisia che il Partito Democratico ha cercato di rifilarci oggi, anche con l'intervento della collega Morani, qui viene smascherato totalmente. Infatti, non solo vengono messe le briciole per questo fondo destinato alle vittime di reati violenti, ma addirittura viene accorpato con quello che è il fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. Quindi, non viene istituito, come invece chiediamo noi, un fondo specifico adeguatamente finanziato, non 2 milioni e 600 mila euro, che sono una miseria, che è probabilmente la benzina, anzi, scusate, il cherosene che Renzi spende con il suo nuovo Air Force One per andare in giro per il mondo a farsi i selfie. Ma, addirittura – ripeto – non c’è neanche la dignità di avere un fondo specifico, cosicché le vittime della mafia e le vittime di reati violenti devono in qualche modo litigarsi questa miseria. Ora, noi non è che andiamo a spostare centinaia di milioni di euro, ma troviamo un fondo che vale almeno 15 milioni, perché questa è la stima che abbiamo fatto per il solo 2016 in prima applicazione, e abbiamo dato puntuale copertura a quello che è questo fondo di 15 milioni. Ma soprattutto – ripeto – è un fatto di dignità: se si dice che da ora in avanti le vittime di reati violenti possono avere un indennizzo, ci vuole un fondo specifico, non una presa in giro che va a grattare soldi ad altre vittime di altri reati altrettanto gravi perché sono perpetrati da esponenti mafiosi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 14.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il Pag. 126parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Montroni, Malpezzi, Antezza, Nicchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 274
Astenuti 96
Maggioranza 138
Hanno votato sì 39
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 14.50, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 364
Votanti 331
Astenuti 33
Maggioranza 166
Hanno votato sì 99
Hanno votato no 232).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giorgia Meloni 14.51, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza...
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Patriarca sempre... la invito a votare con le mani, così...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 353
Astenuti 7
Maggioranza 177
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 232).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giorgia Meloni 14.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Molto velocemente. Sottosegretario, molto spesso sulla base di un principio, che poi andrò a citare, le spese giudiziarie ricadono sulle stesse vittime, poiché i cosiddetti autori del reato spesso, tra l'altro, risultano nullatenenti. Quindi, altrettanto spesso, le vittime devono pagare le spese giudiziarie sulla base di un principio per cui l'ente di riscossione si può rivalere su entrambe le parti in causa, seguendo un criterio che è il criterio della solidarietà debitoria. Invece della solidarietà debitoria, ovvero di far rischiare alle vittime di dover pagare addirittura le spese legali, le spese giudiziarie in questo caso, noi vorremmo entrare un po’ più nello specifico della cosiddetta soccombenza, nel senso che coloro che di fatto, tecnicamente, etimologicamente, soccombono rispetto all'aggressore o agli aggressori, non devono assolutamente andare a pagare le spese giudiziarie una volta chiaramente ritenuta valida, con un passaggio da parte di un giudice, la colpevolezza dei cosiddetti aggressori.
Quindi, invito l'Aula ad un'ultima riflessione, almeno sotto questo punto di vista, affinché le vittime non debbano andare addirittura, dopo essere state appunto vittime, a pagarsi le spese degli atti giudiziari, grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 127Giorgia Meloni 14.52. Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Bolognesi, D'Ambrosio, Di Lello...onorevole Di Lello usi più costruttivamente la mano, vede che funziona, Capone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 350
Astenuti 9
Maggioranza 176
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Vazio, Vargiu, Donati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 337
Astenuti 22
Maggioranza 169
Hanno votato sì 324
Hanno votato no 13).
(Esame dell'articolo 15 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A – A.C. 3821), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Morani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 264
Astenuti 98
Maggioranza 133
Hanno votato sì 263
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 16 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C.3821), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 269
Astenuti 90
Maggioranza 135
Hanno votato sì 266
Hanno votato no 3).
(Esame dell'articolo 17 – A.C. 3821)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A – A.C. 3821), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 128
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 270
Astenuti 96
Maggioranza 136
Hanno votato sì 270).
A questo punto, interrompiamo l'esame del provvedimento che riprenderà domani mattina, a partire dalle ore 9,30.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio 2016 e programma dei lavori per i mesi di agosto e settembre 2016 (ore 20,15).
PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura dell'esito della odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.
RICCARDO FRACCARO, Segretario. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di luglio 2016:
Martedì 5 luglio (antimeridiana)
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
n. 559-B – Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);
n. 45-B – Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
n. 2800 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007;
n. 3458 – Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014 (Approvato dal Senato);
n. 3462 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015;
n. 3084 – Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003;
n. 3199 – Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014;
n. 3529 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012;
Pag. 129n. 3269 – Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005.
Martedì 5 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 6 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
Esame della questione pregiudiziale presentata al disegno di legge n. 3926 – Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (da inviare al Senato – scadenza: 23 agosto 2016).
Seguito dell'esame degli argomenti previsti nell'ultima settimana di giugno e non conclusi.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 559-B – Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
n. 2800 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007;
n. 3458 – Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014 (Approvato dal Senato);
n. 3462 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015;
n. 3084 – Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003;
n. 3199 – Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014;
n. 3529 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012;
n. 3269 – Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005.
Pag. 130Mercoledì 6 luglio, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2389 – Conversione in legge del decreto-legge 16 maggio 2016, n. 67, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché misure urgenti per la sicurezza (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 15 luglio 2016).
Giovedì 7 e venerdì 8 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2389 – Conversione in legge del decreto-legge 16 maggio 2016, n. 67, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché misure urgenti per la sicurezza (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 15 luglio 2016).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 45-B – Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle giornate precedenti e non conclusi.
Lunedì 11 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3886 – Conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA (da inviare al Senato – scadenza: 8 agosto 2016).
Discussione sulle linee generali della proposta di legge di ratifica n. 1460-B – Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3594 – Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato).
Martedì 12, mercoledì 13 e giovedì 14 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 15 luglio) (con votazioni)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3886 – Conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA (da inviare al Senato – scadenza: 8 agosto 2016).
Seguito dell'esame della proposta di legge di ratifica n. 1460-B – Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).
Pag. 131Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3594 – Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato).
Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Lunedì 18 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3926 – Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (da inviare al Senato – scadenza: 23 agosto 2016).
Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale n. 3224-B – - Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare (Approvata, in seconda deliberazione, dal Senato, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera).
Discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1159 ed abbinata – Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari.
Martedì 19, mercoledì 20 e giovedì 21 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 22 luglio) (con votazioni)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3926 – Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (da inviare al Senato – scadenza: 23 agosto 2016).
Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 3224-B – Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare (Approvata, in seconda deliberazione, dal Senato, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera).
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1159 ed abbinata – Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari.
Nella seduta di giovedì 21 luglio, antimeridiana, avrà luogo il seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016.
Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Lunedì 25 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 e del disegno di legge Disposizione per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016 (ove presentati dal Governo e conclusi dalle Commissioni).
Discussione sulle linee generali della proposta di legge S. 2344 – Modifiche alla Pag. 132legge 24 dicembre 2012, n. 243, in materia di equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).
Discussione sulle linee generali della mozione Grillo ed altri n. 1-01178 concernente iniziative relative al regime dei farmaci e dei relativi rimborsi da parte del Servizio sanitario nazionale, con particolare riferimento alla questione dei cosiddetti farmaci innovativi.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 3235 ed abbinate – Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.
Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII nn. 65 e 69 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 261, 1037, 3829 ed abbinate – Norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio (ove concluso dalle Commissioni).
Martedì 26, mercoledì 27 e giovedì 28 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 29 luglio) (con votazioni)
Seguito dell'esame del disegno di legge Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 e del disegno di legge Disposizione per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016 (ove presentati dal Governo e conclusi dalle Commissioni).
Seguito dell'esame della proposta di legge S. 2344 – Modifiche alla legge 24 dicembre 2012, n. 243, in materia di equilibrio dei bilanci delle regioni e degli enti locali (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).
Seguito dell'esame della mozione Grillo ed altri n. 1-01178 concernente iniziative relative al regime dei farmaci e dei relativi rimborsi da parte del Servizio sanitario nazionale, con particolare riferimento alla questione dei cosiddetti farmaci innovativi.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3235 ed abbinate – Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.
Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII nn. 65 e 69 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 261, 1037, 3829 ed abbinate – Norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio (ove concluso dalle Commissioni).
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).
Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di Pag. 133legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Per quanto riguarda la discussione delle proposte di legge nn. 45-B, 1460-B, 3594, 1159 ed abbinata, S. 2344, 3235 ed abbinate e 261, 1037, 3629 e 3829 ed abbinate, nonché dei disegni di legge Rendiconto e assestamento e del Doc. XXII, nn. 65 e 69, l'organizzazione dei tempi sarà valutata al termine dei lavori delle competenti Commissioni di merito.
Comunico che è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del Regolamento, il programma dei lavori per i mesi di agosto e di settembre 2016.
Agosto:
Seguito dell'esame di argomenti previsti nel mese di luglio e non conclusi.
Esame del disegno di legge S. 2085 – Legge annuale per il mercato e la concorrenza (collegato) (Approvato dalla Camera – ove modificato dal Senato).
Esame della proposta di legge n. 3115 ed abbinate – Istituzione e disciplina del Registro nazionale e dei registri regionali dei tumori.
Settembre:
Esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 3139, 1986 ed abbinate – Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (Approvata dal Senato);
disegno di legge n. 1680 ed abbinata – Disposizioni per il riconoscimento e la promozione della funzione sociale dello sport nonché delega al Governo per la redazione di un testo unico delle disposizioni in materia di attività sportiva.
Esame delle mozioni Locatelli, Malisani, Nicchi, Buttiglione, Fitzgerald Nissoli, Palese, Matteo Bragantini ed altri n. 1-01291 e Rosato ed altri n. 1-01292 concernenti iniziative in relazione al riconoscimento del genocidio del popolo yazida.
Esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 2233 – Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (collegato) (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
disegno di legge S. 2287 – Disciplina del cinema, dell'audiovisivo e dello spettacolo e deleghe al Governo per la riforma normativa in materia di attività culturali (collegato) (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 3772 – Modifiche al codice civile, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani di crimini domestici (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 1742 – Modifica all'articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari (ove concluso dalla Commissione);
proposta di legge S. 2271 – Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti (Approvato dalla Camera – ove modificato dal Senato);
Pag. 134disegno di legge S. 2217 – Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
proposta di legge n. 1658 – Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati;
proposta di legge n. 2188 ed abbinate – Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici (Approvata dal Senato);
proposta di legge n. 1178 – Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico;
disegno di legge n. 3868 – Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (Approvato dal Senato – ove concluso dalla Commissione).
Esame delle mozioni:
Vignali ed altri n. 1-01286 concernente iniziative volte alla diffusione e valorizzazione della cultura musicale, nonché al rilancio del relativo settore;
Scotto ed altri n. 1-01314 concernente iniziative in materia di riforma della legge elettorale.
Esame della proposta di legge n. 3558 – Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista.
Esame della mozione Fedriga ed altri n. 1-01287 concernente iniziative a sostegno dei cittadini colpiti dalla crisi economica, anche in relazione alle risorse attualmente destinate all'accoglienza dei migranti extracomunitari.
Esame delle proposte di legge:
n. 2354 – Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, concernenti il trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento (ove concluso dalla Commissione);
n. 65 ed abbinata – Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali, nonché disposizioni per la riqualificazione ed il recupero dei centri storici.
Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti inoltre eventuali ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fraccaro, in particolare per aver esperito questo tentativo di informare l'Assemblea in un clima tutt'altro che favorevole.
Approvazioni in Commissione (ore 20,25)
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di ieri, martedì 28 giugno 2016, la VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: C. 2572 Carocci: «Modifiche al decreto legislativo 10 aprile 1948, n. 421, ratificato, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 1957, n. 104, riguardante la destinazione e l'alienabilità dell'ex collegio di Villa Lomellini, assegnato in proprietà al comune di Santa Margherita Ligure».Pag. 135
Comunico altresì che, nella seduta di oggi, mercoledì 29 giugno 2016, la IX Commissione permanente (Trasporti) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Tullo ed altri: «Modifiche al codice della navigazione in materia di responsabilità dei piloti dei porti (2721)», con il seguente nuovo titolo: «Modifiche al codice della navigazione in materia di responsabilità dei piloti dei porti e disposizioni in materia di servizi tecnico-nautici (2721)».
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,28)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Preziosi. Ne ha facoltà.
ERNESTO PREZIOSI. Grazie, Presidente. In occasione del trentaseiesimo anniversario della strage di Ustica, il Presidente della Repubblica, Mattarella, ha auspicato che siano compiuti passi avanti e si riescano a rimuovere le opacità presenti. L'affermazione fatta in un telegramma alla presidente dell'associazione «Parenti delle vittime» non può essere ignorata e chiede di essere tenuta in massimo conto dal Parlamento e dal Governo. «È una domanda di giustizia, quella che le famiglie rappresentano», ha aggiunto Mattarella. Alla vicinanza del Presidente della Repubblica deve far seguito un'azione concreta non solo in considerazione del dolore dei familiari, bensì anche per un atto di giustizia verso l'intero Paese.
A distanza di anni è necessario fare cadere il segreto di Stato e far piena luce su quella tragedia, è un dovere morale e politico.
Un segnale positivo l'abbiamo avuto nella direttiva del Governo del 22 aprile del 2014, che prevede un'anticipazione del versamento all'Archivio di Stato della documentazione relativa alle stragi degli anni Settanta e Ottanta. È necessario che il segnale positivo, costituito dall'approvazione in Parlamento del disegno di legge sul depistaggio, venga affiancato da un deciso intervento del Governo su questo caso, nella convinzione che la conoscenza della verità non è solo un diritto delle famiglie delle vittime, bensì un diritto di ogni cittadino.
La conoscenza della verità, la trasparenza delle istituzioni danno sostanza alla democrazia e favoriscono la fiducia che fonda il patto tra i cittadini e lo Stato, alimentando così quella partecipazione di cui abbiamo estremo bisogno.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a dare una risposta ad una mia interrogazione che ho presentato al Ministro dell'agricoltura. In particolare ho chiesto alcuni interventi per la grave crisi che vive il comparto del grano in Sicilia e in Puglia, ancora oggi i produttori debbono vendere il grano ad un prezzo molto basso, 19 euro a quintale. Alcuni esperti sostengono che per poter compensare le spese per la produzione, i produttori dovrebbero vendere a 30 euro al quintale. Quindi possiamo dire con chiarezza che siamo davanti a fenomeni che vogliono fortemente ridimensionare questo comparto nel nostro Paese e quindi è necessario che il Governo intervenga. Sappiamo che è stato preparato un piano nazionale per il settore, però noi chiediamo con questa interrogazione di agire con urgenza, sono necessari degli interventi compensativi ma soprattutto va fatto da parte di alcuni organi di polizia, dalla finanza, dai NAS un'azione per verificare se sta arrivando grano da altri Paesi e quindi un controllo sui porti, un intervento molto serio per tentare di frenare questa speculazione che in questo momento è in atto. È questa la richiesta che noi abbiamo fatto con l'interrogazione e l'auspicio è che il Governo intervenga e possa mettere in atto alcuni interventi importanti per alcune parti significative Pag. 136del nostro Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, ogni 29 del mese il treno delle 23,48 passa fischiando, i macchinisti se ne ricordano sempre, è il loro saluto, il loro gesto di rispetto per le vittime di questa strage dimenticata da tutti. Queste sono le parole di uno dei sopravvissuti alla strage verificatasi alla stazione di Viareggio, di cui oggi tristemente ricorre il settimo anniversario. Non possono essere parole vuote, non possono essere vittime dimenticate. Era il 29 giugno del 2009 quando un treno carico di Gpl in ingresso alla stazione di Viareggio deraglia, una cisterna si rovescia e un ostacolo la perfora e il gas si diffonde quindi lungo la ferrovia e le strade circostanti, per essere nel giro di due minuti proiettata in un inferno di fuoco che priverà della vita trentadue persone, di cui quattro bambini, mentre altri due anziani moriranno di infarto provocato dallo spavento per l'accaduto. Lo scorso anno in queste ore ero in marcia anch'io accanto ai familiari delle vittime e ai superstiti per far avvertire loro la presenza delle istituzioni e per dare loro una speranza concreta di verità e di giustizia e, sebbene non fisicamente, anch'io ora sento di manifestare la mia presenza, quella del mio gruppo politico, a Viareggio, accanto ai colleghi che stanno marciando con i cittadini di Viareggio, come ogni anno accade da sette anni, perché loro vanno avanti e non si arrendono, Presidente. Da cittadino nelle istituzioni in questo periodo mi sono posto al servizio della verità e della giustizia, anche su questa strage. Ho presentato una proposta di istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul disastro ferroviario di Viareggio e sul livello di sicurezza della rete ferroviaria italiana che purtroppo giace ancora nei cassetti di questo Parlamento. Pensare alle vittime, ai familiari e ai superstiti, proteggere chi resta e garantire il loro futuro, il nostro futuro, ma so che non è sufficiente perché non si è trattato di una calamità naturale, Presidente, non si può chiamarlo incidente. Quanto è avvenuto non è frutto di una casualità ma di un inestricabile coacervo di incuria manutentiva, insicurezza sui luoghi di lavoro e tante altre superficialità che la magistratura deve poter accertare e questa vicenda è accompagnata ancora da episodi oscuri e inquietanti, il perito del giudice per le indagini preliminari in rapporti professionali con una delle società indagate (RFI), lo Stato che accerta il risarcimento e rinuncia alla costituzione in parte civile, il ferroviere licenziato dopo che si è messo a disposizione come perito di una delle famiglie colpite. Ma, a distanza di anni, la memoria delle vittime e dei loro cari non trova giustizia né verità; le domande che attendono una risposta sono ancora tante, troppe, ma, se questo è lo sfondo di opacità a sette anni dalla tragedia, è indispensabile che lo Stato si assuma la responsabilità su questo tragico evento. È inaccettabile, Presidente, la prescrizione, perché è ovvio che non si può dimenticare che la prescrizione impedisce l'accertamento dei reali accadimenti di questa autentica tragedia. Concludo. Lo Stato deve andare fino in fondo per accertare le cause e individuare senza dubbi e senza ombre la responsabilità anche per garantire il livello essenziale irrinunciabile della sicurezza dei trasporti ferroviari ed evitare che ciò che è accaduto si ripeta in futuro.
RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, ricorre oggi il settimo anniversario del disastro ferroviario di Viareggio, il 29 giugno 2009 persero la vita 32 persone. Al dolore dei familiari e dei superstiti, all'amministrazione di Viareggio e alla sua comunità, a tutte le istituzioni (provincia di Lucca, regione Toscana) che si sono costituite parte civile nel processo restituiremo Pag. 137oltre che un parziale sollievo, la vicinanza concreta delle istituzioni nazionali, se la fortissima esigenza di giustizia potrà essere soddisfatta in tempi celeri e senza sconti. Il processo di primo grado è iniziato da tre anni e ci auguriamo possa concludersi nel prossimo autunno. Temiamo però gli effetti nefasti delle norme sulla prescrizione che furono approvate dalla legge Cirielli del 2005 con il dimezzamento dei tempi di prescrizione dei reati. In queste ore al Senato si lavora per la riforma della prescrizione, già approvata da questa Camera. Ci auguriamo che anche in nome delle vittime e di tutti i cittadini che reclamano certezza delle pene e tempi congrui dei dibattimenti possiamo concludere con ampia condivisione una riforma tanto attesa. Questa sera a Viareggio in ricordo delle vittime e tutti insieme si percorrerà la strada e si attraverserà la città anche per esigere questo rispetto da parte delle istituzioni nazionali. Abbiamo sentito parlare di buona volontà, noi ci auguriamo che tutti insieme, tutti i gruppi con celerità al Senato possano approvare la riforma della giustizia e modificare la legge ex Cirielli sulla prescrizione, in nome di quelle vittime e per quei superstiti e quei familiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ringrazio anche lei, onorevole Mariani. Al netto delle considerazioni di natura politica, la Presidenza comunque si associa al ricordo delle vittime ed esprime vicinanza ai familiari.
DAVIDE TRIPIEDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, volevo sollecitare l'interrogazione n. 5-08391, presentata il 13 aprile di quest'anno. Tratta un tema molto delicato qual è il sequestro di Cristian Provvisionato, un ragazzo sequestrato in Mauritania che è detenuto da circa un anno, ad agosto fa un anno che è detenuto in Mauritania per motivi futili, secondo il nostro dal punto di vista. Questo ragazzo soffre di diabete, è dimagrito di 20 chili. Abbiamo un nostro concittadino che è in Mauritania e stiamo cercando di sollecitare questa interrogazione per capire cosa il Ministro e il Governo intendano fare per questo ragazzo. Questo ragazzo non vede amici e parenti da quasi un anno, ha la possibilità di vedere ogni tanto la madre e il padre e questa nostra interrogazione vuole mettere chiarezza soprattutto nei confronti di una madre che aspetta il proprio figlio a casa.
PRESIDENTE. Onorevole Tripiedi, nel caso della sua interrogazione, al pari delle altre che sono state sollecitate in questo fine seduta, la Presidenza si farà parte diligente per sollecitare al Governo una risposta, così come è stato richiesto dai colleghi in Assemblea.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 30 giugno 2016, alle 9,30:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2228 – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2015-2016 (Approvato dal Senato). (C. 3821)
– Relatori: Tancredi, per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.
2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 1259 – GIANLUCA ROSSI ed altri: Delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi (Approvata dal Senato). (C. 3209) e delle abbinate proposte di legge: PAGANO; GIULIETTI ed altri. (C. 1121-1730)
– Relatore: Pelillo.
La seduta termina alle 20,40.
Pag. 138ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO
Pdl n. 559-B – Reato di depistaggio e inquinamento processuale
Discussione generale: 7 ore
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 2 minuti |
Partito Democratico | 32 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 30 minuti |
Forza Italia – Il Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente |
30 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà |
30 minuti |
Area Popolare (NCD-UDC) | 30 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 30 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
30 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
30 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 30 minuti |
Misto: | 30 minuti |
Conservatori e Riformisti | 6 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 6 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie
ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero |
6 minuti |
Minoranze Linguistiche | 4 minuti |
FARE! - Pri | 2 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana
Emigrati Italiani) |
2 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
Ddl di ratifica nn. 2800, 3462, 3199 e 3529
Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al Regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 10 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora e 30 minuti |
Partito Democratico | 17 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 12 minuti |
Forza Italia – Popolo della Libertà
– Berlusconi Presidente |
9 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà |
7 minuti |
Area Popolare (NCD - UDC) | 6 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 6 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
6 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
6 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 5 minuti |
Misto: | 16 minuti |
Conservatori e Riformisti | 2 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 2 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie
ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero |
2 minuti |
Minoranze Linguistiche | 2 minuti |
FARE! - Pri | 2 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana
Emigrati Italiani) |
2 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
Ddl di ratifica n. 3458 – Italia Marocco trasferimento di persone condannate
Discussione generale: 3 ore
Relatore | 10 minuti |
Governo | 10 minuti |
Richiami al Regolamento | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 25 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 2 ore e 10 minuti |
Partito Democratico | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 19 minuti |
Forza Italia – Il Popolo della Libertà
– Berlusconi Presidente |
13 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà |
10 minuti |
Area Popolare (NCD-UDC) | 9 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 9 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
8 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
8 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 7 minuti |
Misto: | 16 minuti |
Conservatori e Riformisti | 2 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 2 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie
ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero |
2 minuti |
Minoranze Linguistiche | 2 minuti |
FARE! - Pri | 2 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana
Emigrati Italiani) |
2 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
Ddl di ratifica n. 3084 – Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica
Discussione generale: 3 ore
Relatore | 10 minuti |
Governo | 10 minuti |
Richiami al Regolamento | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 25 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 2 ore e 10 minuti |
Partito Democratico | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 19 minuti |
Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente |
13 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà |
10 minuti |
Area Popolare (NCD-UDC) | 9 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 9 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
8 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
8 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 7 minuti |
Misto: | 16 minuti |
Conservatori e Riformisti | 2 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 2 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie
ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero |
2 minuti |
Minoranze Linguistiche | 2 minuti |
FARE! - Pri | 2 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana
Emigrati Italiani) |
2 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
Ddl di ratifica n. 3269 – Italia Cile Trattato di estradazione e Accordo di mutua assistenza amministrativa per le infrazioni doganali
Discussione generale: 3 ore
Relatore | 10 minuti |
Governo | 10 minuti |
Richiami al Regolamento | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 25 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 2 ore e 10 minuti |
Partito Democratico | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 19 minuti |
Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente |
13 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà |
10 minuti |
Area Popolare (NCD-UDC) | 9 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 9 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
8 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
8 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 7 minuti |
Misto: | 16 minuti |
Conservatori e Riformisti | 2 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 2 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie
ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero |
2 minuti |
Minoranze Linguistiche | 2 minuti |
FARE! - Pri | 2 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana
Emigrati Italiani) |
2 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
Pdl cost. n. 3224-B - Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia
Discussione generale: 7 ore e 30 minuti
Relatore | 15 minuti |
Governo | 15 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 15 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 35 minuti |
Partito Democratico | 46 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 35 minuti |
Forza Italia – Popolo della Libertà
– Berlusconi Presidente |
33 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia e
Libertà |
32 minuti |
Area Popolare (NCD - UDC) | 32 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 31 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
31 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
31 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale | 31 minuti |
Misto: | 33 minuti |
Conservatori e Riformisti | 7 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 6 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie
ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero |
6 minuti |
Minoranze Linguistiche | 4 minuti |
FARE! - Pri | 3 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana
Emigrati Italiani) |
3 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
Doc. VIII, nn. 7 e 8 – Conto consuntivo e bilancio della Camera dei deputati
Tempo complessivo: 15 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione congiunta: 8 ore.
• seguito dell'esame congiunto: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Deputati questori | 1 ora e 30 minuti | 40 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 1 ora e 11 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 10 minuti | 5 ore e 14 minuti |
Partito Democratico | 35 minuti | 1 ora e 32 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 32 minuti | 39 minuti |
Forza Italia – Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente |
31 minuti | 29 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra
Ecologia Libertà |
31 minuti | 24 minuti |
Area Popolare (NCD - UDC) | 31 minuti | 24 minuti |
Scelta civica per l'Italia | 30 minuti | 21 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
30 minuti | 20 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
30 minuti | 19 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza
Nazionale |
30 minuti | 18 minuti |
Misto: | 30 minuti | 28 minuti |
Conservatori e Riformisti | 6 minuti | 7 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 6 minuti | 5 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero | 6 minuti | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 4 minuti | 3 minuti |
FARE! - Pri | 2 minuti | 2 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) | 2 minuti | 2 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti | 2 minuti |
Mozione n. 1-01178 - Regime dei farmaci e rimborsi da parte del Servizio sanitario nazionale
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 56 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 24 minuti |
Partito Democratico | 1 ora e 17 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 32 minuti |
Forza Italia – Popolo della Libertà
– Berlusconi Presidente |
24 minuti |
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
Libertà |
20 minuti |
Area Popolare (NCD - UDC) | 20 minuti |
Scelta Civica per l'Italia | 17 minuti |
Lega Nord e Autonomie – Lega dei
Popoli – Noi con Salvini |
17 minuti |
Democrazia Solidale – Centro
Democratico |
16 minuti |
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale - | 15 minuti |
Misto: | 26 minuti |
Conservatori e Riformisti | 5 minuti |
Alternativa Libera - Possibile | 5 minuti |
Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 3 minuti |
FARE! - Pri | 2 minuti |
USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) | 2 minuti |
Movimento PPA –Moderati | 2 minuti |
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI) |
2 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 3892 - voto finale | 463 | 460 | 3 | 231 | 287 | 173 | 75 | Appr. |
2 | Nom. | Moz. Vacca e a. n. 1-1268 rif. p.I | 459 | 458 | 1 | 230 | 457 | 1 | 75 | Appr. |
3 | Nom. | Moz. Vacca e a. n. 1-1268 p.II | 460 | 456 | 4 | 229 | 174 | 282 | 75 | Resp. |
4 | Nom. | Moz. Centemero e a. n. 1-1283 p.I | 452 | 350 | 102 | 176 | 348 | 2 | 75 | Appr. |
5 | Nom. | Moz. Centemero e a. n. 1-1283 p.II | 452 | 347 | 105 | 174 | 69 | 278 | 75 | Resp. |
6 | Nom. | Moz. Borghesi e a. n. 1-1289 | 460 | 373 | 87 | 187 | 90 | 283 | 75 | Resp. |
7 | Nom. | Moz. Brignone e a. n. 1-1293 rif. | 455 | 452 | 3 | 227 | 449 | 3 | 75 | Appr. |
8 | Nom. | Moz. Marzano e a. n. 1-1295 | 463 | 414 | 49 | 208 | 337 | 77 | 75 | Appr. |
9 | Nom. | Moz. Pannarale e a. n. 1-1298 | 462 | 401 | 61 | 201 | 117 | 284 | 75 | Resp. |
10 | Nom. | Moz. Rampelli e a. n. 1-1301 p.I | 459 | 432 | 27 | 217 | 427 | 5 | 75 | Appr. |
11 | Nom. | Moz. Rampelli e a. n. 1-1301 p.II | 460 | 430 | 30 | 216 | 154 | 276 | 75 | Resp. |
12 | Nom. | Moz. Ghizzoni e a. n. 1-1312 p.I | 461 | 442 | 19 | 222 | 436 | 6 | 75 | Appr. |
13 | Nom. | Moz. Ghizzoni e a. n. 1-1312 p.II | 461 | 364 | 97 | 183 | 362 | 2 | 75 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Ris. Palese e a. n. 6-256 rif. | 460 | 440 | 20 | 221 | 439 | 1 | 75 | Appr. |
15 | Nom. | Ddl 3821 - em. 1.6 | 383 | 375 | 8 | 188 | 106 | 269 | 101 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.5 | 403 | 403 | 202 | 156 | 247 | 99 | Resp. | |
17 | Nom. | em. 1.8 | 406 | 402 | 4 | 202 | 152 | 250 | 99 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.3 | 414 | 412 | 2 | 207 | 157 | 255 | 99 | Resp. |
19 | Nom. | em. 1.30 | 423 | 420 | 3 | 211 | 163 | 257 | 99 | Resp. |
20 | Nom. | em. 1.4 | 411 | 407 | 4 | 204 | 174 | 233 | 97 | Resp. |
21 | Nom. | em. 1.12 | 427 | 426 | 1 | 214 | 142 | 284 | 97 | Resp. |
22 | Nom. | articolo 1 | 405 | 402 | 3 | 202 | 226 | 176 | 96 | Appr. |
23 | Nom. | mantenimento articolo 2 | 413 | 411 | 2 | 206 | 245 | 166 | 96 | Appr. |
24 | Nom. | articolo 3 | 410 | 359 | 51 | 180 | 355 | 4 | 96 | Appr. |
25 | Nom. | em. 4.1 | 418 | 338 | 80 | 170 | 61 | 277 | 96 | Resp. |
26 | Nom. | articolo 4 | 423 | 419 | 4 | 210 | 328 | 91 | 96 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 5.1 | 416 | 308 | 108 | 155 | 54 | 254 | 96 | Resp. |
28 | Nom. | articolo 5 | 418 | 312 | 106 | 157 | 257 | 55 | 96 | Appr. |
29 | Nom. | em. 6.3 | 412 | 409 | 3 | 205 | 109 | 300 | 96 | Resp. |
30 | Nom. | em. 6.2 | 407 | 405 | 2 | 203 | 102 | 303 | 96 | Resp. |
31 | Nom. | em. 6.1 | 419 | 416 | 3 | 209 | 104 | 312 | 96 | Resp. |
32 | Nom. | em. 6.30 | 421 | 410 | 11 | 206 | 69 | 341 | 96 | Resp. |
33 | Nom. | em. 6.31 | 423 | 414 | 9 | 208 | 57 | 357 | 96 | Resp. |
34 | Nom. | articolo 6 | 425 | 414 | 11 | 208 | 253 | 161 | 96 | Appr. |
35 | Nom. | articolo 7 | 416 | 377 | 39 | 189 | 357 | 20 | 96 | Appr. |
36 | Nom. | articolo 8 | 413 | 299 | 114 | 150 | 289 | 10 | 96 | Appr. |
37 | Nom. | articolo 9 | 416 | 408 | 8 | 205 | 405 | 3 | 96 | Appr. |
38 | Nom. | em. 10.1 | 413 | 392 | 21 | 197 | 33 | 359 | 96 | Resp. |
39 | Nom. | em. 10.2 | 415 | 386 | 29 | 194 | 19 | 367 | 95 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 10.3 | 405 | 376 | 29 | 189 | 21 | 355 | 95 | Resp. |
41 | Nom. | em. 10.4 | 403 | 375 | 28 | 188 | 20 | 355 | 95 | Resp. |
42 | Nom. | em. 10.5 | 402 | 378 | 24 | 190 | 22 | 356 | 95 | Resp. |
43 | Nom. | articolo 10 | 398 | 365 | 33 | 183 | 344 | 21 | 95 | Appr. |
44 | Nom. | em. 11.7 | 387 | 387 | 194 | 158 | 229 | 95 | Resp. | |
45 | Nom. | em. 11.4 | 393 | 391 | 2 | 196 | 126 | 265 | 93 | Resp. |
46 | Nom. | em. 11.3 | 377 | 374 | 3 | 188 | 146 | 228 | 93 | Resp. |
47 | Nom. | em. 11.5 | 387 | 319 | 68 | 160 | 56 | 263 | 93 | Resp. |
48 | Nom. | em. 11.6 | 387 | 321 | 66 | 161 | 56 | 265 | 93 | Resp. |
49 | Nom. | articolo 11 | 400 | 252 | 148 | 127 | 250 | 2 | 93 | Appr. |
50 | Nom. | em. 12.1, 12.14, 12.50 | 385 | 375 | 10 | 188 | 136 | 239 | 92 | Resp. |
51 | Nom. | em. 12.13 | 384 | 354 | 30 | 178 | 114 | 240 | 92 | Resp. |
52 | Nom. | em. 12.10 | 378 | 346 | 32 | 174 | 112 | 234 | 92 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 12.2 | 372 | 339 | 33 | 170 | 107 | 232 | 92 | Resp. |
54 | Nom. | em. 12.15 | 374 | 342 | 32 | 172 | 110 | 232 | 92 | Resp. |
55 | Nom. | em. 12.16 | 384 | 290 | 94 | 146 | 43 | 247 | 92 | Resp. |
56 | Nom. | em. 12.17 | 382 | 370 | 12 | 186 | 124 | 246 | 92 | Resp. |
57 | Nom. | em. 12.5 | 383 | 382 | 1 | 192 | 136 | 246 | 92 | Resp. |
58 | Nom. | em. 12.6, 12.19 | 378 | 378 | 190 | 137 | 241 | 92 | Resp. | |
59 | Nom. | em. 12.18 | 379 | 379 | 190 | 137 | 242 | 91 | Resp. | |
60 | Nom. | em. 12.7 | 375 | 375 | 188 | 130 | 245 | 91 | Resp. | |
61 | Nom. | em. 12.9 | 382 | 381 | 1 | 191 | 141 | 240 | 91 | Resp. |
62 | Nom. | articolo 12 | 372 | 368 | 4 | 185 | 242 | 126 | 91 | Appr. |
63 | Nom. | em. 13.2 | 372 | 296 | 76 | 149 | 62 | 234 | 91 | Resp. |
64 | Nom. | em. 13.3 | 362 | 290 | 72 | 146 | 40 | 250 | 91 | Resp. |
65 | Nom. | em. 13.7 | 374 | 298 | 76 | 150 | 40 | 258 | 91 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 77) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | em. 13.4, 13.50 | 375 | 298 | 77 | 150 | 39 | 259 | 91 | Resp. |
67 | Nom. | em. 13.5 | 371 | 333 | 38 | 167 | 74 | 259 | 91 | Resp. |
68 | Nom. | em. 13.51 | 375 | 303 | 72 | 152 | 42 | 261 | 91 | Resp. |
69 | Nom. | articolo 13 | 376 | 282 | 94 | 142 | 255 | 27 | 91 | Appr. |
70 | Nom. | em. 14.1 | 370 | 274 | 96 | 138 | 39 | 235 | 91 | Resp. |
71 | Nom. | em. 14.50 | 364 | 331 | 33 | 166 | 99 | 232 | 91 | Resp. |
72 | Nom. | em. 14.51 | 360 | 353 | 7 | 177 | 121 | 232 | 91 | Resp. |
73 | Nom. | em. 14.52 | 359 | 350 | 9 | 176 | 121 | 229 | 91 | Resp. |
74 | Nom. | articolo 14 | 359 | 337 | 22 | 169 | 324 | 13 | 91 | Appr. |
75 | Nom. | articolo 15 | 362 | 264 | 98 | 133 | 263 | 1 | 91 | Appr. |
76 | Nom. | articolo 16 | 359 | 269 | 90 | 135 | 266 | 3 | 91 | Appr. |
77 | Nom. | articolo 17 | 366 | 270 | 96 | 136 | 270 | 91 | Appr. |