XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 700 di mercoledì 2 novembre 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

      La seduta comincia alle 10,35.

      PRESIDENTE. La seduta è aperta.
      Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

      RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 ottobre 2016.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, Grillo, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Velo e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute rispettivamente in data 27 e 28 ottobre 2016, i deputati Ivan Catalano e Mara Mucci, già iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Civici e Innovatori. La presidenza di tale gruppo, con distinte lettere, rispettivamente in data 27 e 28 ottobre 2016, ha comunicato di aver accolto le richieste.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti.

      PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far Pag. 2parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti la deputata Camilla Sgambato, in sostituzione del deputato Khalid Chaouki, dimissionario.

Discussione del disegno di legge: S. 2287 – Disciplina del cinema e dell'audiovisivo (Approvato dal Senato) (A.C. 4080); e dell'abbinata proposta di legge: Sammarco (A.C. 3181) (ore 10,40).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  4080: Disciplina del cinema e dell'audiovisivo; e dell'abbinata proposta di legge n.  3181.
      Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
      Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
      Avverto, altresì, che la VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
      Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lorenza Bonaccorsi.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie Signor Presidente. Onorevoli colleghi, questo che ci apprestiamo ad esaminare oggi è un provvedimento davvero importante, che ha come obiettivo il rilancio e lo sviluppo del settore cinematografico ed audiovisivo, in attuazione, come già ben delineato nella discussione al Senato, di princìpi consolidati anche a livello internazionale ed europeo a salvaguardia dei valori e delle identità culturali nella società globale e tecnologica. Le opere audiovisive e, in particolar modo, quelle cinematografiche sono considerate dall'Unione europea strategiche, in quanto rispecchiano le varietà culturali delle diverse tradizioni degli Stati membri dell'Unione. Il disegno di legge richiama, quindi, le norme costituzionali europee e internazionali, che definiscono il cinema e l'audiovisivo «fondamentali mezzi di espressione artistica, di formazione culturale e di comunicazione sociale». Insisto su questo tema, perché lo ritengo di fondamentale importanza: dare piena attuazione alla Costituzione e ai trattati dell'Unione europea e dell'UNESCO, riconoscendo, promuovendo e sostenendo il cinema e l'audiovisivo, quali fondamentali mezzi di espressione artistica, formazione culturale e comunicazione sociale. Proprio per questa sua alta valenza culturale, l'esame del Senato è stato un esame che ha visto le forze parlamentari confrontarsi in modo positivo, costruttivo. Lo dimostra anche l'esito del voto finale; sono stati, infatti, davvero pochi i voti contrari. Infatti ritengo che il nostro obiettivo, unitamente a quello del Governo, sia di restituire agli investimenti pubblici sul cinema una valenza culturale e sociale, che miri alla valorizzazione del cinema di qualità e alla formazione del pubblico, intervenendo, molto, sui nostri giovani, nelle scuole, negli anni della formazione. Questa finalità deve però coniugarsi con le esigenze delle imprese del cinema e dell'audiovisivo, in un'ottica di complessivo sviluppo del settore. Si tratta quindi di contemperare, così come abbiamo fatto, a mio giudizio, in questo provvedimento, la logica economica e la sostenibilità del mercato, che tenderebbe ad omogeneizzare i contenuti, con una logica più strettamente culturale e sociale e che però va verso una maggiore originalità. Come dicevo, credo che ci siamo riusciti. Questo è un testo pieno di innovazione, ma che innova avendo ascoltato le richieste del mondo del cinema, tutto, e che tiene conto, però, della necessità di salvaguardare la più elevata qualità artistica.Pag. 3
      Il provvedimento punta alla razionalizzazione e alla semplificazione degli interventi fino ad oggi esistenti, punta a stabilizzare gli incentivi e a dargli un quadro unitario.
      Si istituisce, con l'articolo 13, il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo, con una dotazione di 400 milioni di euro annui, a fronte degli attuali circa 200 milioni, allocati su diversi fondi. Il complessivo livello di finanziamento è commisurato annualmente all'11 per cento delle entrate IRES e IVA del settore. Quindi, ove crescesse il mercato, aumenterebbero anche le risorse del fondo. Quindi, risorse certe, finalmente, e soprattutto raddoppio delle risorse. Diamo ordine a tutto il tema del tax credit, strumento che ha ben funzionato fin qui e che quindi viene ordinato e potenziato. Vengono infatti istituiti sei diversi tipi di tax credit, con diverse percentuali, dal 15 al 40 per cento, per le imprese di produzione, per le imprese di distribuzione, per le imprese dell'esercizio cinematografico, per la promozione delle opere italiane ed europee, per l'attrazione degli investimenti e per il cosiddetto tax credit esterno, quello cioè per le imprese non appartenenti al settore del cinema e dell'audiovisivo.
      Si prevedono, poi, nuovi parametri per l'accesso ai contributi automatici, per le opere già realizzate, condizionati a reinvestimenti nel settore, parametri come la partecipazione ai Festival, ai premi ricevuti. Faccio notare che, a legislazione vigente, si considera oggi solo il parametro dell'incasso al botteghino; questo lo sottolineo per rispondere alle obiezioni di alcuni colleghi durante la discussione in Commissione, che hanno espresso critica a questa tipologia di contributi. Anche noi pensiamo, infatti, che non bastava il solo parametro del botteghino, come unico requisito per i contributi automatici – non che questo sia di per sé negativo –, ma non poteva essere il solo e quindi lo abbiamo ampliato con altri criteri di valutazione. Si è lavorato molto, inoltre, sui contributi selettivi, definiti tra il 15 e il 18 per cento dell'ammontare complessivo del fondo. La ratio del provvedimento se, da una parte, supera quella discrezionalità, che si è avuta finora, nell'assegnazione delle risorse da parte di commissioni di esperti con i meccanismi già citati del tax credit e dei contributi automatici, dall'altra, però, vuole fortemente sostenere quelle opere fatte dai giovani, le opere prime e seconde, i film d'essai o di ricerca e sperimentazione. Si è lavorato e discusso molto sui contributi selettivi, per definire, quindi, una soglia che in termini assoluti possa soddisfare le esigenze delle opere di qualità. Questa percentuale riteniamo lo possa fare ricordando che il fondo è commisurato appunto, come dicevo, all'11 per cento delle entrate IRES e IVA, quindi, se queste aumenteranno, aumenterà anche la percentuale destinata ai film di qualità. C’è un altro punto molto importante, richiesto dai giovani produttori e dai giovani che vogliono lavorare nel mondo dell'audiovisivo, e si tratta del Fondo di garanzia come previsto dall'articolo 30, una sezione speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, con una dotazione di 5 milioni di euro all'anno per coloro che hanno realmente bisogno di un supporto per poter partire con la propria attività. Inoltre, per le imprese che non riescono ad utilizzare il credito d'imposta si prevede la possibilità di poter cedere le somme, oltre che ad intermediari bancari ed assicurativi, anche all'Istituto per il credito sportivo, che, sulla base di un'apposita convenzione con il MIBAC, si impegna a destinare le somme corrispondenti all'importo dei crediti ceduti al finanziamento di progetti e iniziative nel settore della cultura. Si prevede sempre nel DDL un piano straordinario di 120 milioni a fondo perduto per cinque anni per le sale cinematografiche, per la loro ristrutturazione, l'ampliamento, l'adeguamento strutturale e tecnologico. Vogliamo infatti che le sale non chiudano, anzi, vengano riaperte; lo stiamo facendo con questo provvedimento e con tutte le altre azioni promosse dal Governo, come il mercoledì a 2 euro, che sta riscuotendo un successo notevole, proprio in quelle zone dove i cinema normalmente fanno più fatica. Si prevede, inoltre, un piano straordinario Pag. 4per la digitalizzazione del patrimonio cinematografico ed audiovisivo, che comprende 10 milioni in tre anni. Vogliamo infatti conservare il nostro patrimonio e lo vogliamo conservare nel miglior modo possibile. Il disegno di legge destina poi non meno di 12 milioni, cioè il 3 per cento, come previsto dall'articolo 37, per l'educazione all'immagine, la formazione degli insegnanti, per formare il pubblico di cui parlavo all'inizio dell'intervento. Vogliamo far crescere il pubblico di domani. Si è già detto, e lo ribadisco. Vogliamo far crescere la passione per i mestieri del cinema, vogliamo che nella scuola, attraverso i corsi di formazione agli insegnanti, si innalzi il livello della formazione all'immagine, e lo facciamo destinando risorse certe, per la prima volta.
      Vi è il riconoscimento poi delle Film Commission, strumento diventato molto importante per lo sviluppo delle produzioni in Italia. Dai dati di qualche giorno fa dell'associazione delle Film Commission, dal 2015 al 2016 assistiamo a un più 20 per cento di produzione in Italia, grazie anche al lavoro svolto proprio da questi organismi, ma che non sono presenti in tutti i nostri territori e con questo disegno di legge le riconosciamo, le sosteniamo e ne diamo una definizione precisa nell'articolo 2. Altri interventi molto importanti, come la delega al Governo all'articolo 33, che riguarda la tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche o audiovisive: si intende superare il sistema attuale, che poco ormai corrisponde ai nostri giorni, che prevede un controllo preventivo in un'era in cui, però, i mezzi di comunicazione si sono decuplicati. Introduciamo, invece, un meccanismo basato sulla responsabilità degli operatori del settore.
      Inoltre, la delega prevista nell'articolo 35: altro tema che intendo sottolineare, che riguarda i rapporti di lavoro, al fine di dettare una disciplina unitaria e sistematica, che tenga conto – anche questa – della velocità con cui le innovazioni tecnologiche si muovono per questo settore, ma sempre nel rispetto della tutela dei lavoratori. Una certa discussione, anche in Commissione da noi, la ha suscitata l'istituzione del Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo. Questo organismo è scaturito dalla discussione al Senato. Trovo corretta l'impostazione che è venuta fuori dal dibattito parlamentare: un organismo che supera la sezione cinema e la consulta per lo spettacolo dal vivo, ma che istituisce il nuovo organismo per assicurare un dialogo stabile con gli operatori del settore. E in ultimo, per apparizione ma non per importanza, vi è l'istituzione del registro cinematografico, a garanzia della trasparenza dei finanziamenti. Raccoglierà tutte le informazioni relative all'assegnazione di contributi pubblici. È un elemento, guardate, di fortissima trasparenza: chiunque potrà sapere quel tale film da chi è stato finanziato, cosa che oggi, invece, è difficile definire. Insomma, come si può capire è un provvedimento importante, ampio, complessivo, molto equilibrato, sia negli aspetti finanziari che nei principi. Credo che questo provvedimento risponda alle aspettative del comparto cinematografico, che lo aspetta al più presto, che non può aspettare che la politica perda troppo tempo, perché il mondo dell'audiovisivo va veloce, ha bisogno di certezza di risorse, di regole chiare e di tempi certi. Sono sicura che sapremo ascoltare le loro richieste e di portare ad approvazione nel minor tempo possibile questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. È iscritta a parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.

      IRENE MANZI. Signor Presidente, mi scuso per il tono di voce non propriamente brillante. Giunge oggi in quest'Aula un provvedimento che, come ha accennato la stessa relatrice, è frutto di un lavoro intenso e approfondito, svolto dai colleghi senatori e svolto, soprattutto, in collaborazione con tutto il settore del cinema e dell'audiovisivo. Un passo importante, come ha ricordato lo stesso Presidente dell'AGIS, Carlo Fontana, che dimostra Pag. 5ancora una volta una rinnovata e forte attenzione per il sistema della cultura, per il cinema, per lo spettacolo dal vivo.
      Il testo, come ha ricordato la relatrice, Lorenza Bonaccorsi, investe in modo significativo su quelli che sono i fondi e le risorse per il settore, ma non è solo una questione di fondi e risorse, c’è un valore più profondo che questo provvedimento porta con sé: quello di voler dettare e segnare un orizzonte, dare degli indirizzi giusti e necessari in materia di politica culturale. E questo provvedimento prova a fare proprio questo: dare la possibilità, come è accaduto nelle più di sessanta audizioni che si sono svolte al Senato per ogni soggetto dell'industria cinematografica e audiovisiva, di partecipare ed esprimere il proprio punto di vista, di partecipare e costruire un testo che, grazie anche al lavoro sinergico condotto insieme ai colleghi senatori del PD, ha concentrato proprio al Senato – e giunge qui nella sua versione definitiva – il testo e le modifiche necessarie, proprio per consentire al settore di arrivare, entro il nuovo anno, ad un testo definitivo ed approvato, senza dover superare quelli che sono i tempi della navetta parlamentare. Io vorrei aggiungere al mio intervento – consegnerò poi il testo, anche perché sarà difficile poter parlare con questo tono di voce – solo poche parole e poche considerazioni: il fatto che si voglia fare un intervento deciso in un obiettivo deciso. È un momento importante, sembra quasi difficile parlare in quest'Aula dopo il lungo e complesso fine settimana che abbiamo vissuto anche nella mia regione, le Marche, e in tutto il Paese.
      Però è importante continuare, per tanti settori. Il cinema rappresenta, di fatto, per il nostro Paese, una grande industria e una grande risorsa, culturale e produttiva. Vanno messi a disposizione strumenti, risorse certe – si è parlato del credito di imposta, si è parlato del ruolo importante delle Film Commission –, ma ancora, interventi sul nuovo pubblico, proprio perché non è solo importante investire sulle imprese e sulle risorse produttive, è importante creare anche un pubblico che sia capace di ascoltare e di poter vedere i nostri spettacoli, non solo in quelli che sono i giorni canonici del periodo natalizio o il secondo mercoledì del mese, come il provvedimento di recente varato dal Ministero guidato da Dario Franceschini ha messo in campo. Ci sono tante misure strutturali. Il lavoro che abbiamo condotto in questa fase sarà un lavoro ancora più importante, di cui potremo fare tesoro anche per il provvedimento successivo sullo spettacolo dal vivo, che il Senato si accinge a esaminare e al quale, poi, anche noi, qui, come Camera, dovremo dare il nostro contributo. È un momento favorevole e importante, e penso che gravi anche sulle nostre spalle di parlamentari continuare questo lungo e non semplice lavoro, ma importante e determinante per un settore così strategico per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

      SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle ritiene che questo disegno di legge sia un passo troppo breve per la reale valorizzazione di un comparto tanto importante. Dubbi nascono, infatti, soprattutto per la vaghezza dei criteri di finanziamento, per la mancata attenzione e per le tante professionalità – artigiani, tecnici, artisti, registi – che rappresentano il cuore della produzione cinematografica. L'importanza strategica del settore è fuori discussione. Il cinema, infatti, ha la capacità o, per dir meglio, una specificità, come del resto tutta l'industria creativa nazionale, che è quella di produrre ricchezza muovendo le idee e le competenze di autori e tecnici, in particolare italiani, che sono considerati una vera eccellenza. Ovunque, infatti, vengono riconosciute le innegabili capacità ideative e pratiche del cinema italiano, mezzo privilegiato, oltretutto, per pubblicizzare e diffondere fuori dai confini nazionali l'immagine del nostro Paese. L'industria cinematografica produce una ricaduta economica su un indotto vastissimo, Pag. 6che va dalla logistica alle attività di supporto artigianali, dalla finanza al turismo, anche grazie all'enorme capacità attrattiva di capitali e di investimenti stranieri. Al di là delle buone intenzioni di questo testo di legge, esso sembra non aver adeguatamente tutelato le competenze artigianali, come dicevo in premessa. Non è riuscito a promuovere un'azione contro la scomparsa dei mestieri, l'insieme cioè di tutte quelle competenze artigianali che, una volta perdute, sarà difficile recuperare, ma anche su una serie di realtà che possono considerarsi storiche, come i teatri di posa, con particolare riferimento all'area di Cinecittà, la cui conservazione e salvaguardia è da tempo minacciata e presa di mira da rovinose speculazioni edilizie. Io su questo vorrei dire che anche in Commissione ho sollevato il tema di Cinecittà e, se veramente si vuole far ripartire il cinema italiano, bisogna veramente investire in questo importantissimo simbolo italiano. Io chiederei anche ai cittadini italiani quanti pensano che a Cinecittà si produca ancora film, ancora cinema. La risposta sembrerebbe scontata: sì, sicuramente si fa grande cinema ancora, Cinecittà ha grande importanza. In realtà non è così, in realtà le attività che si svolgono all'interno del sito sono veramente irrisorie. Parliamo poi della strozzatura che in questo testo di legge c’è tra produzione e distribuzione: in sostanza, ciò che corre tra la possibilità di realizzare un film e la possibilità di vederlo nelle sale. Questa strozzatura ha sottratto la linfa vitale e ha compromesso i generi, riducendo, attraverso un livellamento verso il basso, il lavoro di sceneggiatori, attori, registi e dell'intera filiera produttiva. Nel testo, inoltre, viene affrontato in modo inadeguato il nodo delle Film Commission, mentre nel contempo non si rinviene alcuna attenzione al ruolo centrale che potrebbe e dovrebbe avere la Rai nell'economia complessiva del sistema audiovisivo nazionale. Il servizio pubblico dovrebbe essere qualcosa che tiene insieme il Paese e che lo proietta verso un'ipotesi di futuro. Per far questo deve essere in grado di usufruire di tutti i generi di racconto.
      È inutile continuare a discutere sul pluralismo, se non si capisce cosa significa produrre cultura oggi in TV, cosa significhi diffondere la cultura e i suoi linguaggi. La RAI è in ritardo di almeno quindici anni rispetto alla seconda grande rivoluzione tecnologica, quella delle pay tv, e con Netflix siamo ormai alla terza rivoluzione. Per quanto riguarda invece la copertura finanziaria, salutiamo con favore questi investimenti di 400 milioni di euro, però appare una cifra ancora non sufficiente, soprattutto se paragonata a tutti gli altri Paesi europei, che in realtà in questo settore investono molto di più. Allora su questo dico anche che occorre fornire più ossigeno al FUS e ricostruire una vera politica di investimenti. La presente proposta di legge, salutata come panacea di tutti i mali e come volano e rilancio del settore, giunge con un'industria cinematografica ancora seriamente minacciata dalla crisi e fortemente penalizzata da diversi fattori, che qui elencherò. In primo, una consolidata dipendenza da iniqui finanziamenti pubblici, come anche avevo detto in precedenza; un sistema distributivo in regime di monopolio; un assetto meritocratico nel sistema di finanziamenti totalmente disatteso; una tassazione esorbitante rispetto alle esigue facilitazioni; difficoltà a creare partnership e coproduzioni internazionali; scarsità di produttori indipendenti e, in ultimo, mancanza di investimenti, che si ripercuote soprattutto sulla mancanza di idee, sulla scarsa fattibilità di progetti di ampio respiro, sul lavoro degli sceneggiatori e sulla progettualità stessa. Ho elencato tutti questi punti, allora chiediamoci: questo testo di legge risponde a queste criticità del settore ? Secondo noi no, infatti il MoVimento 5 Stelle ha avanzato diverse proposte emendative i cui fini erano diversi, ovvero: stabilire parametri più stringenti sulle quote di produzione italiana delle emittenti televisive nonché difendere tutela e promozione del cinema italiano ed europeo; sostenere i mestieri del cinema e individuare i percorsi formativi e di certificazione permanente, nonché dare aiuto alla manodopera italiana; promuovere il Pag. 7cinema di qualità e l'utilizzo di nuovi mezzi espressivi per favorire originalità e sperimentazione; sostenere le produzioni indipendenti; sostenere le industrie di post produzione; promuovere l'educazione visiva e la didattica cinematografica nelle scuole, contribuendo alla formazione di un pubblico che possa seguire e appassionarsi a un cinema di qualità; sostenere le sale a rischio, in specie nelle città medio-piccole, dove il cinema sta morendo; prevedere finanziamenti anche per progetti di sceneggiatura e di scrittura; promuovere i corti e la forma breve. Tutte queste sono proposte che noi abbiamo avanzato al Senato e in parte alla Camera. Ripeto: troppo poco si legge in questo testo che stiamo per approvare, soprattutto in virtù di un provvedimento che ha allargato la base delle agevolazioni fiscali, ma ha ridotto l'ampiezza e lo spessore culturale nel suo complesso di un comparto decisivo, per guardare, comprendere e riflettere sul mondo e sulla società in cui viviamo. Quindi, sottolineo ancora una volta l'importanza di questo settore. Insomma, benissimo che abbiamo affrontato questo tema, però forse qualcosa di più si sarebbe potuto fare.

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

      PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, il disegno di legge di oggi si innesta veramente in un punto nodale di quella che è la vita culturale e la vita civile di un Paese. In particolare, mi piace ricordare che proprio un momento tipico di grande riconoscimento di merito al cinema italiano è stato quello che ha seguito la Seconda guerra mondiale, il famoso neorealismo, in cui noi abbiamo saputo – i nostri registi, ovviamente il plurale è totalmente inadeguato – raccontare la storia di un Paese, raccontarne le difficoltà, raccontarne le sofferenze e raccoglierne l'identità nazionale.
      Attraverso il cinema fu possibile allora purificare quella che era stata una sofferenza che aveva spaccato il Paese sotto tanti aspetti e riproporla come un ideale di coesione. Da questo punto di vista, non possiamo dimenticare subito dopo quello che è accaduto nella storia del cinema italiano, che è stato il racconto – qualche volta sotto forma di commedia, di commedia all'italiana, quindi uno stile evidentemente diverso da quello che aveva seguito la Seconda guerra mondiale, che era uno stile indubbiamente più drammatico, più intenso, più sofferto – di come gli italiani sono stati capaci di compiere quel famoso miracolo italiano, che è stato il miracolo della ricostruzione di un Paese; forse il miracolo della fantasia, il miracolo dell'ingegno, il miracolo anche di quelle giovani storie sentimentali con cui si andavano ricomponendo le famiglie, si andavano facendo propri modelli di comportamento. Voglio dire, in altri termini, che noi abbiamo vissuto una grandezza del cinema italiano strettamente collegata a quella che era la vita del Paese, a quelle che ne erano le tonalità emotive, a quelle che ne erano le intenzioni profonde rispetto a una prospettiva nazionale; e l'abbiamo fatto parlando un linguaggio che è stato recepito, con tutta l'intensità, anche a livello internazionale: il cinema di quegli anni in Italia ha fatto storia, ha fatto storia del cinema, ma anche storia del Paese e storia della cultura. Un disegno di legge come questo si innesta in un particolare momento della vita del nostro Paese, che possiamo immaginare come una sorta di bivio: da un lato abbiamo alle spalle, in questo momento, come hanno già detto i colleghi che sono intervenuti precedentemente, l'esperienza drammatica di una serie di eventi (quella che è stata la storia del terremoto, ma anche la storia di paesi che scompaiono, storie di tradizioni spirituali, storie di tradizioni artistiche, storie e tradizioni sociali che sembrano scomparire del tutto); dall'altro abbiamo questa esperienza – non a caso Fuocammare è stato uno dei film più premiati –, questa sorta di invasione pacifica di persone che vengono da tante parti del mondo e vengono qui cercando, cercando valori, cercando la pace, cercando la serenità, cercando un'accoglienza, cercando un'integrazione. Allora il Pag. 8cinema non può essere considerato di fatto come un bene accessorio: sta diventando un bene strutturale per capire come si procede proprio nello spirito del primo articolo di questa legge, che recita così: «a favore di attività di rilevante interesse generale che contribuiscono alla definizione dell'identità nazionale». È evidente che l'identità nazionale oggi chiede uno sforzo di riappropriazione, di riapprofondimento; è evidente che l'identità nazionale oggi non può che essere un'identità inclusiva, non può che essere un'identità che fa spazio anche agli altri e che racconta le storie anche dei nuovi italiani; ma le racconta in una chiave di complessità, non di banalizzazione, in una chiave che presenta e propone soluzioni attraverso le storie di vita. Tuttavia, questo obiettivo sarebbe poco, se non potessimo dire che contribuisce alla crescita civile, culturale ed economica del Paese. Mi viene in mente tutta quella storia, quella parte di film che hanno come parola d'ordine il bisogno, la fame, la nostalgica della legalità, che è una narrazione forse anche del male, che è una narrazione del danno, che è una narrazione anche della cultura, che è una narrazione anche della corruzione, ma che viene rivisitata dal profondo, dall'interno, per suscitare una reazione morale nel Paese, che ridà alle persone la voglia di sentirsi protagonisti, protagonisti di questa democrazia che vogliamo costruire veramente all'insegna di un'etica pubblica chiara, forte ed espressamente condivisa.
      Ma c’è anche un'altra storia: quest'articolo di legge – il primo articolo – parla anche, però, giustamente, di quelli che sono interessi economici, di quello che è un interesse industriale. Il cinema oggi può diventare davvero fonte di reddito, non solo fonte di reddito per chi lo produce, ma fonte di reddito che crea un'infinità di posti di lavoro, che attrae un enorme interesse da parte degli altri. Conosciamo tutti la sequenza dei film di Montalbano, per cui tutti vanno vedere l'inesistente paese del commissario e attribuiscono un valore; ci sono addirittura processi e percorsi per andare a vedere Vigata e quello che sia. Cioè c’è un interesse che si attrae per ciò che si racconta; la gente vuole andare a vedere e questo incentiva davvero un turismo e, come dire, apre all'esplorazione, all'osservazione zone che potrebbero rimanere invece obsolete oppure potrebbero rappresentare obiettivi minori. Questo fa il cinema quando accende le sue luci, quando accende i suoi riflettori, quando ti mostra quella bellezza che sfugge al tuo sguardo diretto, ma che diventa accessibile a una tua possibilità di spostarti e di andare lì dove c’è quella bellezza. Quindi, è evidente che crea occupazione, ma – questo è un aspetto importante di questo disegno di legge – anche attraverso lo sviluppo delle professioni del settore. Ed è bello che questo disegno di legge – in un altro articolo, non nel primo, ma comunque a cascata in quest'articolo – promuova proprio la formazione delle professionalità che si orientano al cinema. Sono molti oggi i ragazzi che vorrebbero dare uno spessore di competenza non solo tecnica, ma anche artistica, di narrazione sociale alta e forte attraverso un'esperienza che è rappresentata da tutta la tipologia dei mestieri. Non c’è solo la scuola, l'Actors Studio, cioè la scuola degli attori; oggi c’è soprattutto tutta la scuola delle tecnologie, c’è la scuola che racconta il montaggio anche in fase postuma, cioè racconta come dare ritmo al film attraverso riprese che poi costruiscono di fatto la pellicola in una fase successiva a quella in cui è stata girata. Sono tutte cose che richiedono competenze. Peraltro, noi sappiamo che l'Italia ha anche una sua competenza tutta particolare e unica al mondo, che forse da qualche punto di vista ci toglie agilità nella conoscenza delle lingue, ma che dà alla scuola dei doppiatori italiani una dignità straordinaria e una qualità di intervento positiva e concreta che veramente, anche questa, ha fatto storia. Quindi, si tratta di un disegno di legge che non ha paura di mettere al centro del dibattito delle attività culturali e politiche un mezzo particolare, ma forte, un mezzo che sa dire la sua in modo qualificato e qualificante. Certamente il disegno di legge, poi, scendendo nel dettaglio, definisce anche quello che è Pag. 9il film d’essai, ossia quel film di ricerca e di sperimentazione, che forse non è dedicato al grande pubblico, ma è dedicato a una parte di pubblico selezionato, a un pubblico di nicchia. Però, sono film importanti perché parlano di linguaggi, accendono problemi, chiarificano situazioni. Quindi, è importante che il cinema, che è il linguaggio popolare per eccellenza, sappia anche essere un linguaggio che, in qualche modo, parla a minoranze che non sono solo le minoranze linguistiche – cosa che, peraltro, il disegno di legge prende in considerazione –, ma che sono anche minoranze culturali, perché sono minoranze che condividono il bisogno di andare a fondo in certe storie, in certe vicende e in certi problemi. Ciò che mi interessa è dire quando e a che condizioni i nostri produttori, i nostri registi possono accedere a questi finanziamenti. In questo senso ci sono una serie di caratteristiche, alcune delle quali sono ovvie e scontate, ma su qualcuna un pizzico di sottolineatura mi piace farla: ovviamente deve garantire il pluralismo dell'offerta cinematografica, deve favorire il consolidarsi dell'industria cinematografica, deve rispondere a questi obiettivi, deve promuovere le coproduzioni internazionali, la circolazione e la distribuzione della produzione. La legge assicura la conservazione e il restauro del patrimonio filmico audiovisivo nazionale. Cura, come dicevamo prima, la formazione professionale. Dispone e sostiene l'educazione all'immagine nelle scuole. Questo è anche uno di quegli obiettivi interessanti e importanti affinché il cinema arrivi laddove stanno i bambini, gli adolescenti, i giovani e, attraverso il linguaggio cinematografico, apra la mente, la testa e il cuore a una serie di problematiche che, altrimenti, potrebbero rimanere un po’ sullo sfondo. In particolare, mi sembra necessario fare riferimento alla tipologia di opere da escludere dal finanziamento. Infatti, esistono i criteri di inclusione positivi, e sono quelli prima accennati, e esistono, però, anche i criteri di esclusione. Tra i criteri di esclusione ovviamente ci sono quelli a carattere pornografico. Mi interesserebbe molto capire che cosa significa oggi l'espressione «a carattere pornografico», che cosa definisce la pornografia di un film, fino a dove si tratta di verismo nella rappresentazione di certe situazioni, fino a dove scatta quello che, una volta, era il comune senso del pudore e che adesso rappresenta una dizione totalmente archiviata, in quanto obsoleta. Capire che cos’è un film pornografico e non il film interamente pornografico, ma quella sorta di concessione che oggi c’è alla sequenza pornografica all'interno del film.
      Sembra che ci siano molti film che non possono fare a meno di sequenze di un certo tipo perché, altrimenti, come dice qualcuno, il film non si vende, la gente non lo approccia. Ma che significa questo ? La verità è che bisogna vedere e bisognerà capire fino a che punto si arriva e anche qual è la percentuale che è tollerata, quella che possiamo chiamare una sorta di pornografia sparsa un po’ a gogò all'interno anche di film che, peraltro, avrebbero una dignità, uno spessore, un valore culturale altissimo e che non avrebbero nessun bisogno di certe sequenze, ma che pure presentano sequenze di questo tipo. Questa si chiamerà censura ? Non lo so. Dopo, sul tema che la censura voglio ritornare un attimo.
      Sono ancora fra le opere da escludere, ovviamente, quelle che incitano alla violenza, all'odio razziale. Penso, in questo momento, a tutti gli sforzi che stiamo facendo per sciogliere i grumi di paura che ci sono, a volte, nelle persone davanti al fenomeno dei migranti. Penso anche alle straordinarie parole che ha pronunciato ieri Papa Francesco, tornando in Italia, a proposito della totale apertura nei confronti dei rifugiati e della prudenza nei confronti dei migranti, proprio per garantire loro non solo accoglienza, ma anche condizioni oggettive di integrazione. Tutto questo come lo racconterà il cinema ? E fino a che punto questo cinema potrà davvero sciogliere l'ignoranza che ci separa, che crea una barriera, che crea un muro tra noi e gli altri, per costruire, invece, quei ponti che facilitino la reciproca condivisione ?Pag. 10
      Sono da escludere le pubblicità televisive, gli spot pubblicitari, le televendite, le telepromozioni. Anche in questo caso è difficile. Adesso, finalmente, appare, alcune volte, nel programma la scritta che avvisa che ci sono delle promozioni indirette, delle promozioni implicite. Sarà interessante capire come si declina questo, fino a che punto. È chiaro che un film che sia esclusivamente una telepromozione, una televendita, un'operazione di marketing non potrà essere finanziato, ma quanto di questa pubblicità – lasciatemelo dire così – occulta sarà presente e fino a che misura ? Io ricordo, per esempio, tutto il lavoro che si fece perché dai film sparissero le sequenze degli attori che fumavano – ce ne sono alcune di celeberrime nella storia del cinema –, perché non si voleva fare uno spot a favore del fumo. Ma io penso anche ad altre situazioni: come ci si regolerà ? L'affermazione di principio è chiara e contundente, vedremo per l'applicazione.
      Ovviamente, sono anche esclusi gli spettacoli di varietà, i talkshow, i programmi di gare e competizioni contenenti risultati sportivi, i programmi celebrativi, i programmi televisivi, eccetera. Quindi, la legge, come sempre succede in Italia, è chiara e precisa nelle sue puntualizzazioni. Il problema sarà capire, nella sua attuazione, come peseranno le cose.
      Un altro aspetto di questa legge, che mi sembra interessante mettere in evidenza, è il tema della delega al Governo per la riforma delle disposizioni legislative in materia di tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche e audiovisive. In questo caso è stata fatta una sorta di rivoluzione copernicana.
      Per quanto riguarda la valutazione di censura, invece di essere ex post, si chiede che sia ex ante, cioè si fa un rimando esplicito al senso di responsabilità di produttori, registi e di tutto quell'insieme di personaggi che hanno autorità e autorevolezza per prendere decisioni in merito al film. Quindi, non è una commissione esterna al film che giudicherà della idoneità o meno del film al pubblico a cui può essere presentato, ma sarà una decisione a monte, che prenderanno coloro che, raccontando, costruendo il film passo per passo, sapranno a chi si stanno rivolgendo, come si stanno rivolgendo e perché si stanno rivolgendo.
      Anche in questo caso, sarà interessante capire di quale tipo di strumenti culturali e concettuali si doteranno per dire che un film è vietato ai minori. Non lo dirà una commissione esterna, lo diranno dall'interno, ma vorremmo capire, anche allora, che cosa ne sarà di questo criterio, perché non c’è dubbio che non tutto può essere fatto vedere a tutti nello stesso momento e a qualunque età.
      Quindi, la legge non evita di misurarsi con i nodi spinosi che questi temi presentano. Lo fa anche avendo il coraggio di avventurarsi in misure, diciamo, totalmente innovative. Però abbiamo bisogno di verificare queste misure, ma l'unica valutazione che potremo fare è la valutazione sul campo.
      Un'altra cosa interessante del disegno di legge – è l'ultima su cui mi voglio soffermare – è il fatto che sottolinea come i film debbano essere fruibili da parte di persone con disabilità. È una disposizione che ovviamente abbiamo approfondito, in modo particolare, in XII Commissione, di cui sono componente, perché l'abbiamo considerato un precetto in cui l'abbattimento delle barriere dovrebbe proprio trovare, per così dire, un suo iter. L'abbattimento delle barriere deve iniziare dal momento in cui la persona si avvicina al cinema, (quindi l'abbattimento dei famosi gradini e tutto il resto in modo che possa raggiungere facilmente il posto), ma abbattimento delle barriere significa anche che la persona sorda possa avere le scritte sotto, come succede un po’ oggi con la televisione, per la quale è possibile, digitando un determinato numero magico, ottenere che tutto quello che si dice si possa anche leggere e questo è molto, molto importante.
      Qualunque sia la barriera a cui è esposta una persona, noi vogliamo immaginare che il prodotto filmico sia di così alta qualità che non ci sia niente che si Pag. 11sovrapponga o che si interponga con il soggetto che per qualunque motivo presenta una sorta di disabilità.
      Mi permetto di sottolineare che la disabilità maggiore è oggi la disabilità dell'anziano, per il quale addirittura abbiamo le sale cinematografiche aperte a prezzi scontati in alcuni giorni della settimana, ma, nonostante questo, pur arrivando là, molte volte non è così facile poter fruire fino in fondo del film.
      Quindi, è un disegno di legge che sostanzialmente ci trova favorevoli nella stragrande maggioranza dei suoi passaggi.
      Scusate, prima ho dimenticato di sottolineare un aspetto che mi è sembrato molto interessante: il disegno di legge fa riferimento alla scrittura, cioè tu puoi valorizzare il contributo dello sceneggiatore, di colui che sta concependo il lavoro, quindi quella fase in cui tu costruisci non le immagini, ma i testi e, costruendo i testi, non costruisci solo i testi, ciò che si dirà, ma anche i testi di ciò che avverrà e di come avverrà, che è un'attività che necessita di un talento molto importante e molto forte. Il fatto che questo disegno di legge faccia esplicitamente riferimento a questo punto rimanda positivamente alle scuole, alle scuole di formazione creativa, a quei corsi a cui molte delle persone che si iscrivono alle facoltà umanistiche molte volte aspirerebbero di poter partecipare.
      Quindi, è un disegno di legge che presenta sostanzialmente una serie di aspetti positivi, un disegno di legge desiderato e che può risolvere alcuni nodi. Certamente per qualche altro aspetto dobbiamo soltanto aspettare l'applicazione del disegno di legge per capire che cosa ne sarà, ad esempio, delle tutele dei minori, dei criteri esplicitamente enunciati di esclusione per certi prodotti filmici e, viceversa, per la valorizzazione di temi che non sono i temi di tutti, ma esprimono sensibilità specifiche e meritano comunque di essere consegnate alle minoranze, che non sono solo linguistiche, ma appartengono a nicchie di eccellenza che comunque compongono il Paese.

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giordano che non vedo in Aula.
      È iscritto a parlare l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà. Ha due minuti.

      BRUNO MURGIA. Quanti ?

      PRESIDENTE. Due.

      BRUNO MURGIA. Due: accidenti il Gruppo Misto ! Grazie, signor Presidente. Colleghi, signor sottosegretario, ringrazio anche la presidente della Commissione per il garbo e la capacità con la quale gestisce la Commissione stessa. Farò alcune valutazioni rispetto a questo provvedimento atteso e alcune critiche.
      Ovviamente alla fine ho deciso che voterò a favore, proprio perché comunque questo disegno di legge era sentito, era atteso: è un disegno di legge che racconta in qualche modo come il cinema possa rappresentare la nostra identità nazionale e veicolare il nostro immaginario.
       Molte cose sono già state dette rispetto alla funzione che il cinema ha avuto nella nostra nazione: Cinecittà, la Hollywood sul Tevere, quel cinema che ha gareggiato molto con quello americano. Abbiamo dato molto: sceneggiatori, registi, produttori.
      Abbiamo costruito un modo di interpretare la realtà, alcuni generi assolutamente comprensibili e chiari come il neorealismo, Rossellini, De Sica, Visconti, tutta la grande stagione della commedia con Sordi, con Manfredi, con Tognazzi e poi anche il cinema politico e sociale di Damiani, di Petti, di Lizzani, di Rosi, di Vancini e di tanti altri. Il cinema ha così raccontato l'Italia per molto tempo. Si è detto anche – alcuni colleghi l'hanno già detto – come la televisione e la liberalizzazione delle emittenti private abbia scardinato il dominio del grande schermo e così ci si è portati comunque a fare altre riflessioni e il cinema non è più rimasto solo, le immagini non sono più rimaste sole ed è arrivata anche la crisi dell'industria del cinema. Oggi la questione da affrontare è quanto decidiamo di investire in cultura, qual è l'investimento nelle industrie Pag. 12creative che diventano fattori di innovazione e di crescita economica; quante risorse un Governo decide di investire. Penso che questo disegno di legge sia sicuramente ben fatto e ben strutturato. Si occupa di tutto, più o meno: scuole, festival, produzione e distribuzione. Si occupa di sale cinematografiche, di digitalizzazione e il sostegno al lavoro delle nostre cineteche.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      BRUNO MURGIA. Sono passati due minuti ?

      PRESIDENTE. Sono passati quasi due minuti e mezzo, onorevole Murgia.

      BRUNO MURGIA. Va bene, Presidente, non so se posso consegnare l'intervento allora.

      PRESIDENTE. Dipende da quanto ha. Se vuole può consegnarlo.

      BRUNO MURGIA. Lo consegno allora perché avevo bisogno di dire altre cose. Speravo di avere qualche minuto in più.

      PRESIDENTE. Ricordo che i tempi sono previsti per le componenti politiche, quindi la Presidenza ha concesso due minuti per permettere la partecipazione a tutti. È iscritto a parlare l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Una buona giornata e buon lavoro a tutti. Credo sia d'obbligo per chi ha l'onore di sedere in Commissione cultura da molti anni iniziare ricordando un pezzettino della storia perché non è che oggi per la prima volta il Parlamento e il Governo si attivano rispetto al cinema e, più in generale, al settore dell'audiovisivo. Lo faccio brevemente ricordando due date: ricordando il decreto legislativo del Governo Berlusconi nel 2004 con il Ministro Urbani che ha messo fine a quel Fondo di garanzia che garantiva erogazioni a pioggia a fronte di pellicole che spesso, purtroppo, non vedevano la luce o addirittura vedevano la luce ma venivano viste da un numero molto limitato di persone: una spesa, nell'arco del tempo, che aveva raggiunto quasi 1.000 miliardi di antiche lire. Quell'intervento legislativo sotto il Governo Berlusconi mise termine a quella pratica chiudendo, per così dire, i cordoni della borsa e mettendo fine a questo tipo di procedura. La seconda data ovviamente riguarda il tema del tax credit. Sempre con il Governo Berlusconi questa misura finalmente vide la luce anche al termine di un lungo braccio di ferro con l'Unione europea e non tralascio che la discussione era già cominciata con il Governo precedente, il Governo Prodi, ma fu il nostro Governo a portarla a compimento: una misura di sussidiarietà che premia chi investe e rischia e ciò in contraddizione con le pratiche, che valevano nei tempi precedenti, per cui c'erano erogazioni a pioggia, come ho detto poc'anzi, a fronte di pellicole che avevano scarso esito. Non dimentico nemmeno che durante il Governo Letta fu l'allora Ministro Bray a stabilizzare definitivamente il tax credit. Questo è un pezzo della storia che mi riguarda e che ci riguarda e che ci porta quindi al provvedimento di oggi. Quest'ultimo presenta sicuramente aspetti positivi e aspetti negativi. Il primo aspetto positivo, che è evidente a tutti, è l'incremento del Fondo: passare da 225 a 400 milioni è sicuramente un fatto positivo. Allo stesso modo è positivo il fatto che siano individuati criteri oggettivi per un verso – ma fino ad un certo punto che poi dirò – e, per altro verso, che dentro questi criteri ci sia, per esempio, il risultato al box office proprio per rimediare a quanto accaduto a suo tempo e che ho ricordato poco fa. Questo, quindi, sicuramente è il cuore del provvedimento, ed è un cuore positivo. Accanto a questo ne aggiungo tre di rilievi positivi, che riguardano l'accessibilità, l'animazione e i videogiochi. Il fatto che in due punti del provvedimento sia ricordato esplicitamente il tema dell'accessibilità, quindi il fatto che le persone che hanno difficoltà di visione, o addirittura non vedono del tutto, possano comunque fruire Pag. 13delle opere audiovisive è un punto molto importante. Su questo tema, come è noto, sono attivo fin dal 2002 in questo Parlamento, sul tema cioè dell'accessibilità al mondo digitale; ed è importante che questo sia messo nella legge, e per questo abbiamo voluto rimarcarlo: ringrazio il collega Borghesi per la possibilità di sottoscrivere i suoi emendamenti, proprio perché vogliamo che si faccia di più e di meglio per garantire a tutti – è il caso di dirlo – la visione delle opere audiovisive.
      Dicevo, animazione e videogiochi. Sono due ambienti apparentemente molto lontani fra loro, ma uniti dal fatto che rientrano nella definizione di audiovisivo che la legge dà all'articolo 2, e consentono in questo modo di continuare a lavorare per la creazione e per l'irrobustimento di una via italiana all'animazione ed una via italiana al videogioco. Ci sono aziende e ci sono esponenti esperti dei settori che da anni si battono per trovare un adeguato riconoscimento da parte delle istituzioni, e con questa norma finalmente andiamo in quella direzione.
      Veniamo ai punti negativi. Sono tre: mi limito a sottolineare tre punti, che sono di metodo e di merito al tempo stesso. Il primo punto è che nuovamente ci ritroviamo con un testo blindato, e quindi, ancora una volta, tocca alla Camera il ruolo del notaio; e, a differenza di quanto avviene nel Rischiatutto, che ho visto essere ritornato in auge nella programmazione della RAI, non c’è il «signor no»: in questo caso il testo blindato fa sì che la seconda Camera si trasformi in un luogo dove viene bollinato un testo elaborato al Senato. Di fatto questa non è una procedura che ha inventato il Governo Renzi: dal Governo Monti in poi abbiamo già abolito ogni tipo di bicameralismo, sia con i decreti-legge normalmente, sia con questo tipo di disegni di legge governativi, e quindi – per così dire – gli ultimi Governi si sono portati avanti, e di molto, rispetto alla riforma sulla quale voteremo il 4 dicembre; io spero senza alcun tipo di rinvio, perché – apro e chiudo la parentesi – sarebbe veramente da irresponsabili giocare – e lo dico con rammarico – con le tristi vicende che stanno avvenendo nel centro Italia per cercare di spostare la data del referendum.
      Il secondo punto negativo è che in questo articolato, che si compone di 41 articoli – alcuni dei quali strettamente necessari, tipo l'ultimo sull'entrata in vigore, il penultimo che disciplina alcuni accorgimenti legislativi –, su 41 articoli noi abbiamo 25 decreti attuativi e 3 deleghe: totale, 28 su 41. Anche questa non è una novità per il Governo Renzi, che normalmente agisce in questo modo, sostanzialmente togliendo al Parlamento la facoltà legislativa: sia nei decreti, sia nei disegni di legge del Governo, i decreti attuativi e le deleghe abbondano.
      E allora, il fatto positivo dei 400 milioni, l'allargamento all'accessibilità, all'animazione e ai videogiochi viene malamente compensato, compensato tra molte virgolette, dal fatto che realmente qui non sappiamo che cosa accadrà, perché il Ministero, il Governo si arrogano il diritto di scrivere in effetti quella che sarà la futura legge sul cinema e sull'audiovisivo. Diciamo che è un modo di agire da combinato disposto che si rivede nuovamente nella vicenda referendaria, perché così come la riforma della Costituzione viaggia di pari passo con l'Italicum, con la legge elettorale, anche in questo provvedimento lo schema è sempre lo stesso: si agisce con un testo che il Parlamento approva, nel nostro caso, come ho detto prima, in un modo assolutamente non emendabile, per poi dare carta bianca al Governo di fare come meglio crede, con deleghe ed indicazioni, in alcuni casi in questo testo, devo dire, un po’ più precise, in altri casi, e nuovamente ancora in questo testo, molto lasche.
      L'ultimo punto, e concludo. Questa norma, come ho detto, ha 25 decreti attuativi più 3 deleghe: in alcuni casi le deleghe hanno dei tempi stabiliti dalla norma, altri casi sono senza tempo, non si sa entro quando devono essere emanate; ma questo è il punto vero: riuscirà il Governo, nell'anno scarso che manca alla teorica fine della legislatura, a completare questa norma ? Nuovamente tutto si tiene, Pag. 14per cui i peccati originali del modo di agire del Governo Renzi si tengono soprattutto quando si vanno ad approvare norme col metodo appunto della delega o del decreto attuativo verso la fine della legislatura, e quindi non è detto che il Governo, al di là dell'esito referendario, abbia poi il tempo di portare a compimento realmente la norma; e quindi ci troveremmo – e qui concludo veramente – davanti all'ennesima situazione nella quale c’è un testo che non può essere reso effettivo. Allora noi su questo veglieremo e vigileremo, ovviamente nel breve dibattito di queste ore qui in questa Camera, ma evidentemente anche nei mesi a venire, attraverso gli strumenti che possono avere i parlamentari di opposizione, e vedremo di per fare del nostro meglio per incalzare, continuare ad incalzare il Governo e il Ministro Franceschini su questo tema: portare effettivamente a compimento questa norma e farlo con criteri che siano realmente quelli che qui vengono indicati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

      ROBERTO RAMPI. Presidente, colleghi, il primo tema che ci dobbiamo porre, credo, dopo un dibattito interessante che è entrato in maniera puntuale nel merito del provvedimento, è: perché lo Stato italiano, perché il Parlamento decidono di promuovere un provvedimento sul cinema ? Qual è la funzione, qual è lo scopo ? E lo scopo, vedete, lo sottolineo, è plurimo: perché noi stiamo sicuramente intervenendo su un grande comparto imprenditoriale italiano, stiamo intervenendo su lavoro, lavoro di tante persone, sostegno al lavoro di tante persone; e questo è giusto ed importante, tante norme lo fanno. Però stiamo lavorando anche su qualcos'altro: stiamo lavorando ad un comparto della cultura, stiamo lavorando a quel comparto della cultura che lavora sull'immaginario.
      Vorrei partire da questa parola. È stato detto bene negli interventi precedenti: il cinema italiano ha saputo produrre immaginario, raccontare un Paese, raccontare la trasformazione di un Paese, e dare anche una speranza, una visione, un disegno, un indirizzo a quel Paese. Lo ha fatto con la libertà dell'arte, lo ha fatto con la capacità dell'arte di andare in profondità, e lo ha fatto con una cifra tipica italiana, che io definirei leggerezza calviniana, nel saper raccontare anche i drammi, nel saper raccontare la trasformazione antropologica di un popolo che dalla povertà andava verso il benessere e rischiava di perdere pezzi delle proprie radici e di confondersi dentro quel benessere; e quanto in questi giorni, in questi mesi, in questi anni, a volte pensiamo che lo abbia saputo fare con profezia ! Perché purtroppo molti dei problemi che quegli autori, quegli scrittori di cinema, quei registi, quegli attori avevano saputo vedere sono il nostro presente; ma loro li vedevano come futuro.
      Uno dei nodi allora di questa legge, a cui io credo il Parlamento debba dare una risposta, è: questa legge aiuta, è in grado di creare le condizioni ? Perché se ci sono oggi in Italia altrettanti talenti, nuovi talenti, nuovi linguaggi, nuove estetiche, nuove capacità di raccontare il Paese, il Paese dell'oggi e il Paese di domani, lo Stato, il Parlamento, la legislazione, il Governo tendono una mano a questi nuovi talenti e provano ad aiutarli ad alzarsi e ad arrivare ad un pubblico ? E dico «arrivare ad un pubblico» perché è uno dei nodi della discussione, positiva, prevalentemente positiva: raramente sentiamo una discussione così positiva, non solo in Parlamento, ma nelle audizioni e nel mondo fuori. Uno dei nodi, però, è questo: noi sosteniamo l'industria cinematografica, lo facciamo con risorse interne a quell'industria, ma raddoppiando le capacità e la disponibilità economica e raddoppiandola come disponibilità di base, mettendo le condizioni – lo ha detto la relatrice – per andare anche oltre, se sarà possibile. Però, in particolare con l'articolo 26, ci poniamo il tema di intervenire laddove quest'industria non sia ancora matura, laddove ci siano nuove produzioni, giovani produzioni, Pag. 15nuovi talenti, film difficili; lo facciamo con il coraggio di rivendicare anche una funzione non solo di automatismi, ma di scelta discrezionale, perché, se dobbiamo lavorare su nuove estetiche, se dobbiamo lavorare su film difficili, dobbiamo avere il coraggio di scegliere, di essere discrezionali, perché i meccanismi automatici non funzionano in quell'ambito. Lo facciamo, però, dicendo che vogliamo portare quei film difficili, quelle nuove estetiche, quei ruoli che qualcuno ha definito giustamente minoranze, ad essere maggioranza. Noi abbiamo un'idea della minoranza che non vuole rimanere minoranza, che non vuole crogiolarsi nell'essere minoranza, che non vuole divertirsi nell'avere poco pubblico, che non considera un peccato o una perdita della propria qualità artistica diventare popolare e arrivare a grandi pubblici. Questo è un nodo, è una svolta culturale, di questa legge, perché l'idea che non sia solo il giudizio del pubblico importante, che non siano solo i numeri importanti, ma che chi fa arte, chi fa cultura, ha il desiderio, il bisogno, la necessità e svolge una funzione: si arriva ai cittadini e si arriva ai cittadini più semplici. La storia qualificante del cinema italiano è una storia di grandi intellettuali che avevano la capacità di arrivare in maniera semplice anche agli ultimi, anche a coloro che erano incolti dal punto di vista delle lettere, ma in realtà depositari di una grande cultura, che magari non era quella teorica, che magari non era quella dei libri. E questa è la grandezza del cinema, che è stata raccontata peraltro anche da gran parte del cinema stesso, quella capacità di arrivare nelle piazze, nelle campagne e di parlare con il linguaggio dell'immagine, che è un linguaggio semplice, che fin dal Medioevo – adesso, mentre lo dico ho pensato ai fatti tragici di questi giorni e a che cosa abbiamo perso – fin dal Medioevo la funzione dell'immagine non era cinema, era qualche cosa di prima, ma era già quella narrazione iconica che raccontava una storia che serviva a parlare agli ultimi. Ecco, questo è il contenuto profondo, politico di questo provvedimento, che apre uno scenario, che apre tante possibilità, che chiama ognuno alla sua funzione e alla sua responsabilità. Ne voglio accennare solo tre: un ruolo fondamentale lo avrà indubbiamente Rai Cinema, dopo questa legge, perché dovrà svolgere pienamente la sua funzione di servizio pubblico, per raccogliere questi nuovi talenti, questi nuovi linguaggi, a cui questa legge permetterà di esistere, di crescere e, però, aiutarli ad arrivare al grande pubblico. Un ruolo fondamentale, lo citava il collega Palmieri, è l'apertura all'audiovisivo come termine generale, alla fiction, ma anche all'animazione, ma anche al videogame e al linguaggio del videogame e cioè dire – lo abbiamo dato per scontato, è positivo che lo abbiamo dato per scontato, ma scontato non è – che il cinema non è più solo quella forma che si è consolidata storicamente, ma che è cinema tutto l'insieme di un linguaggio che parla per immagini, per suoni, per parole, e in motion, in movimento, in tante forme diverse. Oggi, ad esempio, nel mercato del videogioco c’è tantissimo di quei nuovi talenti, di quei nuovi linguaggi, e per la prima volta trovano spazio. E c’è la funzione della scuola. Noi lo avevamo anticipato nel percorso che abbiamo fatto sulla legge 107, avevamo presentato anche degli emendamenti, che erano passati, per inserire il linguaggio del cinema tra quelle attività che nel rispetto dell'autonomia, però, venissero promosse dalle scuole italiane. Oggi, entrando in questa legge, e venendo sostenuto anche economicamente, questo fa un ulteriore passo avanti. Ho lasciato questo per ultimo, perché, opportunamente, questa legge, come dovrà fare anche quella sullo spettacolo dal vivo, come fanno alcuni provvedimenti importanti del Governo degli ultimi mesi, si pone il problema non solo dell'offerta ma anche della domanda.
      Se è vero quello che ho detto prima, che è un approccio culturale, allora noi dobbiamo lavorare nel campo della cultura non solo per sostenere la produzione di prodotti culturali, la nascita di nuovi prodotti, la possibilità di esistere dell'offerta, ma anche rafforzare la domanda e noi in questo punto Paese, un problema di Pag. 16domanda culturale, lo abbiamo. Abbiamo un problema di disparità tra le aree del Paese, abbiamo un problema di disparità rispetto alle famiglie di origine; noi rischiamo che siano sempre gli stessi a fruire delle tante offerte culturali che il Paese propone. Allora, porsi il tema del nuovo pubblico, porsi il tema della domanda, iniziative di incentivo importanti, come quelle del biglietto del mercoledì – è stato citato –, ma soprattutto un lavoro nella scuola, dare agli italiani, e soprattutto partire dai ragazzi, dalle ragazze delle scuole, quella capacità di decriptazione, di comprensione iconografica, di comprensione dei linguaggi, di cui è paradossale – eppure ci sono delle ricerche che lo dicono – che un grande Paese del cinema come l'Italia, riconosciuto a una funzione nazionale e internazionale nel mondo per la sua storia del cinema, oggi manchi. È stata fatta una ricerca fra gli studenti italiani su grandi nomi di registi e di attori del cinema italiano ed è stato svelato un buco di conoscenza che dobbiamo porci come tema, che dobbiamo porci come problema, perché il futuro tiene insieme al passato, alla memoria; è la conoscenza del passato che ci permette di guardare avanti, non ci deve congelare, non ci deve bloccare per la paura di non essere all'altezza dei grandi che abbiamo avuto alle spalle. Questo è un problema che a volte questa nostra Italia ha, però non dobbiamo neanche perdercelo questo passato.
      Arrivo a conclusione, sull'articolo 28, il tema delle sale, che ha a che vedere con la questione della domanda e del nuovo pubblico ed è un articolo a cui io tengo molto. Tra l'altro, lo abbiamo svelato, lo diciamo, noi ci siamo attrezzati come gruppo del Partito democratico per lavorare con i colleghi del Senato, abbiamo fatto una bella e approfondita discussione nei mesi prima dell'estate e abbiamo fatto sì che il testo che arrivasse alla Camera fosse un testo che, per quanto ci riguarda, era già fortemente elaborato, condiviso, aveva recepito direi tutte le nostre osservazioni.
      Uno dei punti su cui ci siamo soffermati, e che a me è molto caro, è proprio questo articolo 28, perché si pone il tema – mette delle risorse, non si pone solo il tema – per sostenere le sale cinematografiche, l'apertura di nuove sale cinematografiche, la rinascita di vecchie sale cinematografiche, non solo d'essai, non solo di valore culturale, e si pone l'attenzione specifica delle piccole sale e delle sale dei piccoli comuni, che sono due cose diverse. Ma soprattutto si pone l'orizzonte di sviluppare in Italia luoghi multidisciplinari e multiculturali, dove il cinema, insieme ad altre attività culturali, svolga quella preziosa funzione aggregativa. Tante volte lo abbiamo detto, ma io lo voglio dire in quest'Aula, è vero tutto quello che ho detto prima sulla funzione del cinema, ma il cinema nel cinema, il cinema nella sala cinematografica, svolge una funzione in più rispetto a tutto il resto, perché vuol dire che le persone si trovano, vivono insieme le stesse emozioni, condividono quelle mozioni, ne discutono uscendo, anche senza bisogno di avere i dibattiti del cineforum alla fine – poi se c’è anche quello, non c’è nulla di male –, condividono e quindi è un elemento di costruzione e in alcuni casi di ricostruzione di comunità, che è un elemento importante di cui abbiamo bisogno.
      Ecco, ho provato brevemente a delineare i tanti motivi per cui è giusto che noi interveniamo e i tanti motivi per cui ancora una volta noi oggi facciamo un passaggio che ha un valore – veniva ricordato – ha una storia, non nasce ieri. Sicuramente, se è stato condiviso da più parti politiche, è un elemento positivo, è un punto di forza. Noi stiamo dicendo, in diversi provvedimenti, legando la fiscalità alla cultura e riconoscendo un credito fiscale a chi investe in cultura, che chi fa cultura ha già pagato le tasse in una parte, perché la tassazione è questa, la tassazione è contribuire alla propria comunità e mettere una parte della propria ricchezza nel collettivo, nella funzione sociale comunitaria, e noi stiamo dicendo che chi investe in cultura, chi produce cultura, lo abbiamo detto con l'art bonus, lo abbiamo Pag. 17detto sul tax credit musicale, lo diciamo oggi in maniera potente, potente anche numericamente: con questa legge sul cinema, chi investe in cultura sta già facendo una parte di quel motivo per cui esiste nello Stato moderno, anzi ne è una delle sue basi, la tassazione diffusa, collettiva e, tra l'altro, progressiva.
      Ecco, se è vero tutto questo, e io mi permetto di dirlo, le osservazioni che ho sentito, che rispetto e che considero importanti, osservazioni di metodo, soprattutto da una parte politica, di metodo, ed è vero, forma e sostanza, figurarsi se non lo penso, e osservazioni di elementi in più, che sicuramente ci potrebbero essere, però credo che dovrebbero far riflettere dell'opportunità di non perdere la portata di quanto è stato fatto.
      Per quanto riguarda le deleghe mi verrebbe da dire: vigileremo anche noi, però in realtà è una parola che non mi appartiene. Noi non vigileremo, noi lavoreremo maieuticamente per arrivare al risultato che ci siamo posti rispetto a una delega, che sicuramente non è in bianco perché qui di scritto c’è molto, ma che sicuramente deve essere attuata nel più breve tempo possibile e nella più grande completezza possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
      Intanto salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto Enrico Fermi di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.

(Repliche – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. La relatrice, onorevole Lorenza Bonaccorsi, rinunzia alla replica.
      Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Grazie, Presidente. Pochi minuti perché la qualità della discussione offerta oggi dai colleghi via via intervenuti fa il punto sul provvedimento normativo in esame e offre spunti di discussione. Quindi, proprio per rispetto alla qualità del dibattito di oggi, volevo sottolineare alcuni aspetti in pochi minuti.
      Innanzitutto, il disegno di legge riguarda, come è stato detto, il cinema e l'audiovisivo, e sul tema dell'audiovisivo molti colleghi si sono spesi in riferimento non solo al presupposto dell'immaginario e della libertà, che deve essere garantito, ma anche alle declinazioni dell'audiovisivo in riferimento all'animazione e ai videogiochi.
      Così come è opportuno che il Governo ricordi che, dal DDL originario è stata stralciata la materia dello spettacolo, che comunque sarà collegato alla manovra finanziaria.
      In linea generale, si è più volte sottolineato come sia complesso mantenere in equilibrio una logica economica, la qualità della produzione artistica e la libertà dell'espressione artistica. In questo caso, però, tutti siamo concordi nel ritenere che oggettivamente le risorse a disposizione di questo settore strategico della nostra produzione culturale sono aumentate, e notevolmente aumentate: si passa da 200-225 milioni a 400 milioni minimo.
      Ed è anche interessante sottolineare il criterio di finanziamento di queste risorse economiche, ossia attraverso la misura dell'11 per cento delle entrate dell'IVA e dell'IRES, il che produce una sorta di circolo virtuoso: se questa industria cinematografica e creativa funziona, allora ci saranno anche maggiori risorse, oltre i 400 milioni minimo garantiti per il settore. E poi sono stati ricordati sei tipi di tax credit.
      Tutto questo ci consente, a questo punto, di immaginare maggiori finanziamenti, che saranno attribuiti attraverso una misura innovativa con automatismi o attraverso criteri selettivi. Gli automatismi: ecco, mi permetterei di utilizzare questo criterio, da un lato il riconoscimento del merito, per chi nell'industria cinematografica riesce a produrre pellicole di successo, anche economicamente, con risultati economici Pag. 18significativi, e questo consentirà di sostenere la produzione anche dei film o delle pellicole o dei prodotti audiovisivi di qualità, cosiddetti di nicchia, culturalmente molto elevati, che si rivolgono a un pubblico specialistico e dal palato fine, dall'altro lato, però, oltre al riconoscimento del merito attraverso criteri automatici, la valorizzazione del talento, un termine che è stato evocato dall'onorevole Rampi.
      Noi abbiamo bisogno di riconoscere il merito a chi produce, a chi agisce con una logica di sana economia della cultura in questo settore e poi di valorizzare chi ha tanto talento da esprimere e magari poche risorse. In questo caso, noi mettiamo a disposizione le opere prime e seconde di giovani autori, di film di sperimentazione, dal 15 al 18 per cento delle risorse finanziarie disponibili.
      E poi, rapidamente, si è fatto riferimento all'adeguamento delle sale cinematografiche, non solo in una visione polifunzionale di questi spazi, ma anche con riferimento alle piccole sale o alle sale insistenti nei piccoli centri, e talvolta, come è stato ricordato, una sala cinematografica diventa un presidio culturale e, lasciatemelo dire da uomo del Mezzogiorno, talvolta anche un presidio di legalità sul territorio, perché lì dove i giovani si incontrano, laddove hanno la possibilità di discutere, magari su una pellicola proiettata, o di organizzarsi per sperimentare forme di creazione artistica, allora lì c’è un presidio automatico di legalità.
      Così pure l'attenzione che la relatrice ha voluto riservare ai processi di digitalizzazione delle pellicole, che consentirà di conservare una memoria storica del cinema italiano, l'educazione all'immagine, che pure la relatrice ha sottolineato, con 12 milioni minimo, il 3 per cento del fondo, quindi 12 milioni di euro minimo per poter educare all'immagine e avere un luogo pubblico qualificato, attrezzato all'ermeneutica anche di pellicole, come dire, di nicchia o non facili.
      E ancora, il riferimento alla Cineteca nazionale, che sarà uno straordinario scrigno in cui tutte le pellicole confluiranno, e dopo tre anni questa produzione di pellicole sarà messa a disposizione gratuitamente della ricerca e della didattica.
      E poi la formazione delle maestranze, dove per maestranze si intendono non solo i creativi, che pure sono stati ricordati, ma anche tutti gli operatori, che devono – pensando anche alle nuove frontiere della diffusione di una comunicazione digitale, multisensoriale, innovativa e così via – trovare adeguata formazione.
      E ancora, il riconoscimento delle Film Commission: si dà definizione giuridica a questo strumento, che si è rivelato particolarmente innovativo anche per la riscoperta di tanti luoghi cosiddetti minori del nostro bel Paese. Ricordava prima l'onorevole Binetti il successo cinematografico della serie Montalbano, che ci fa vedere con occhi ammirati, come dire, luoghi della Sicilia straordinari. Noi abbiamo bisogno, in una visione strategica di medio e lungo periodo, di un incoming razionale, di flussi turistici che guardano al nostro Paese, ma che devono essere orientati anche a siti cosiddetti minori, a un'Italia della bellezza diffusa, a una destagionalizzazione dei flussi e ad un'attenzione anche alle aree interne. E questo, magari, l'industria cinematografica, con l'immaginifico e l'immaginario che riesce a suscitare nel suo pubblico, è in grado di farlo.
      E poi, in riferimento anche all'attenzione per le produzioni internazionali, il nostro cinema deve e ha l'ambizione di essere inserito all'interno di percorsi di internazionalizzazione, perché la qualità della nostra produzione lo merita.
      Mi avvicino alla conclusione. La tutela dei minori è stato un punto che ha coinvolto molti di noi in una discussione, e la tutela dei minori in questo caso è garantita attraverso strumenti innovativi, come ha detto l'onorevole Binetti, in un interessante meccanismo preventivo di responsabilizzazione.
      D'altra parte, davanti alle nuove frontiere di comunicazione di contenuti, davvero occorre fare un forte affidamento alla responsabilità di registi, produttori e distributori, con un meccanismo molto delicato, Pag. 19che saremo attenti a valutare attraverso gli sviluppi che saranno garantiti.
      I rapporti di lavoro: i rapporti di lavoro, declinati come formazione e garanzia delle maestranze, è un altro tema presente all'interno del nostro disegno di legge e sul quale in Commissione si è discusso molto, sia al Senato che alla Camera, ed è una nostra preoccupazione. Bene ha fatto, anche, l'onorevole Valente – che pur non condivide, forse, l'impianto generale del disegno di legge in discussione – a sottolineare, comunque, questo aspetto. Non condivido quello che l'onorevole Valente ha detto, cioè di una poca attenzione alle maestranze: c’è una grande attenzione da parte nostra a tutte le maestranze coinvolte nell'industria cinematografica e dell'audiovisivo, anche in una prospettiva particolarmente innovativa che guardi alla formazione delle giovani maestranze.
      Quasi in conclusione, l'attenzione alla fruizione – su cui molti hanno insistito – dei diversamente abili: è un punto d'orgoglio di questa legge, è anche un aspetto che è stato molto migliorato attraverso il lavoro nelle Commissioni, è una sensibilità che viene riconosciuta e, anche attraverso una chiara previsione normativa, una garanzia che viene assicurata a tutte le forme di diverse abilità. La trasparenza, che pure la relatrice ha evocato: l'istituzione del registro pubblico delle opere cinematografiche ci consentirà non solo di fare passi avanti significativi per il riconoscimento del diritto d'autore ma anche di avere la chiarezza nella trasparenza del sostegno economico che le varie pellicole ricevono.
      Complessivamente inteso, ringraziando l'onorevole presidente della Commissione cultura, Piccoli Nardelli, con la quale ci siamo più volte intrattenuti su questi temi, devo dire che tutto il lavoro che è stato fatto in Commissione, su cui è stato pure fatto il rilievo di un testo arrivato formalmente «blindato» – si usa questa espressione poco felice – qui in questo ramo del Parlamento – però nasce da un dibattito estremamente proficuo con tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, al Senato –, ha visto via via nell'originario disegno di legge migliorarsi nel lavoro parlamentare. In merito alla necessità di tempi certi e, mi auguro, anche rapidi: nelle prossime ore, nei prossimi giorni, concluderemo questo importante iter normativo. Questo consentirà di metterci anche al riparo dalle giuste preoccupazioni, che pur sono state sollevate, con i numerosi decreti attuativi e deleghe che il testo pur contiene, perché i tempi della legislatura sono quelli che sono stati ricordati, ma l'impegno del Governo non mancherà affinché questo importante strumento normativo abbia la sua compiuta attuazione e dispieghi tutta la sua efficacia.

      PRESIDENTE. La ringrazio. Il seguito dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Centemero e Brunetta n. 1-01357 concernente iniziative per celebrare il 90o anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda (ore 12).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Centemero e Brunetta n. 1-01357 (Vedi l'allegato A – Mozioni), concernente iniziative per celebrare il 90o anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda.
      Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
      Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Sanna Giovanna, Buttiglione ed altri n. 1-01414 e Brignone ed altri n. 1-01415, che, già vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

      PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.Pag. 20
      È iscritta a parlare l'onorevole Centemero, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01357. Ne ha facoltà.

      ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, inizio con una frase proprio tratta dall'opera Canne al vento di Grazia Deledda, che è sicuramente la più famosa: «siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché ! Siamo canne, e la sorte è il vento».
      Questa è appunto la frase forse più famosa del romanzo Canne al vento di Grazia Deledda, scrittrice italiana nata a Nuoro nel 1871, ed è l'unica nostra letterata ad aver vinto il premio Nobel per la letteratura, che le venne attribuito nel 1926. In quest'opera, in questa frase, emerge il centro dell'opera di Grazia Deledda, proprio il centro del suo indagare i sentimenti e la condizione umana, il racconto delle emozioni, proprio probabilmente contro l'oblio. Proprio per questo, dal 2011, sto conducendo una battaglia: il mio impegno nel campo della cultura è stato proprio volto a fare uscire dall'oblio una donna così straordinaria, una letterata così importante per la nostra cultura come Grazia Deledda, che, come ricordavo prima, ha appunto vinto il premio Nobel, il premio Nobel per la letteratura.
      E nonostante questo Grazia Deledda è in un cono d'oblio. Nonostante questo, ancora oggi, all'interno di quello che è il nostro sistema scolastico, le nostre scuole, a Grazia Deledda sono lasciate solo poche righe – quando si è fortunati – nella storia della letteratura, ma è sostanzialmente una figura letteraria sconosciuta ai nostri studenti, sconosciuta al nostro panorama letterario.
      Questa battaglia che mi ha visto impegnata ha visto impegnata anche gran parte della società civile, basta pensare che all'appello che nel 2012 fu presentato a quello che allora era Presidente della Repubblica da associazioni come «Se non ora quando», «Noi donne 2005», «Feminas in Carrelas» affinché Grazia Deledda fosse reintegrata nel canone della letteratura italiana e venisse inserita tra i grandi protagonisti della nostra letteratura, il cui studio è irrinunciabile. Grazia Deledda, d'altra parte, è la scrittrice sarda più famosa al mondo, nonché l'unica ad aver vinto il premio Nobel per la letteratura, proprio per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi. Dopo di lei solo un'altra donna italiana ha vinto questo illustre premio: Rita Levi Montalcini.
      Eppure, come ho già detto, questa grande autrice sembra invisibile: è marginale nei programmi scolastici, dimenticata nei mezzi di comunicazione e quasi rimossa dalla nostra memoria collettiva; invisibile, appunto, proprio come invisibili sono troppo spesso le donne nella società, nel mercato del lavoro e nella vita politica. Da qui la mozione che ho voluto presentare e che è in discussione oggi, per fare uscire Grazia Deledda da questo cono d'ombra, in cui tante donne straordinarie sono relegate e chiuse. L'obiettivo è quello di impegnare il Governo ad individuare iniziative per celebrare appunto l'attribuzione del premio Nobel per la letteratura a Grazia Deledda; per far conoscere su scala nazionale e per far studiare nelle scuole di tutti gli ordini e gradi la sua figura straordinaria e la sua opera; per celebrare quelle donne e quegli uomini italiani che sono stati insigniti non solo del premio Nobel ma di altri prestigiosi premi internazionali, perché queste figure – le figure come Grazia Deledda, come Rita Levi Montalcini e altri letterati – possano essere esempi per le nostre giovani ragazze e i nostri ragazzi.
      La vita, così come la storia personale di Grazia Deledda sono appunto davvero esemplari, da tanti punti di vista, come spiego appunto all'interno della mozione. Esemplare è stata la sua capacità straordinaria, per una donna di quell'epoca, di superare l'ostilità familiare e dell'ambiente in cui viveva, la scarsa considerazione sociale in cui era relegata la figura femminile. Addirittura si diceva, all'epoca, che la letteratura non era un mestiere, un'attività adatta per una donna onesta, figuriamoci ! Eppure, nonostante questo, lei è Pag. 21andata avanti per la sua strada, affermando la propria passione per la letteratura, il proprio talento per la scrittura.
      Non dobbiamo appunto dimenticare quello che dicevo prima, che per le donne, allora, dedicarsi a questa attività era considerato negativo. Forse proprio per questo Grazia Deledda è stata dimenticata dalla critica e ancora oggi risulta invisibile. Nella mozione sottolineo il grande esempio della sua costanza, dello spirito di sacrificio e la forza di volontà che ha dimostrato Grazia Deledda, perché è riuscita da sola: pensate che ha frequentato la scuola fino alla quarta elementare, addirittura ha voluto ripetere la quarta elementare per poter continuare a studiare; ha studiato l'italiano come lingua straniera; ha letto i grandi letterati dell'epoca, con una straordinaria forza di volontà. Questi sono appunto i motivi per cui ritengo, accanto alla grandezza dell'opera letteraria di Grazia Deledda – che non è solo molto copiosa ma anche consistente e profonda dal punto di vista del contenuto, dello stile, di ciò che va ad indagare –, che Grazia Deledda debba essere ricordata, debba essere celebrata, debba avere uno spazio degno della sua grandezza, degno della sua opera, degno di quel riconoscimento internazionale che le fu assegnato con il premio Nobel. Ecco perché ho presentato a nome di Forza Italia questa mozione, ecco perché in questi anni mi sono spesa a fianco della società civile perché venga riconosciuto non solo il valore dell'opera letteraria di Grazia Deledda, che appunto, all'epoca, fu molto criticata, ma di cui adesso pian piano sta emergendo il valore, ma perché venga ricordata una donna che è stata importante per il nostro Paese, una donna che ha reso illustre questo Paese. Infatti, io ritengo che allo stesso modo le donne e gli uomini del nostro Paese, le donne e gli uomini italiani che si dedicano all'attività letteraria, che si dedicano all'attività politica, all'attività sportiva, che lavorano all'interno della società possano contribuire alla grandezza del nostro Paese in modo uguale e in modo degno. Pertanto, riportare Grazia Deledda fuori da quel cono d'ombra, da quell'invisibilità in cui molte donne continuano ad essere oggi può essere un passo in avanti per il nostro Paese e può essere un esempio per tante ragazze e per tanti ragazzi per il loro futuro.

      PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Giovanna Sanna, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01414. Ne ha facoltà.

      GIOVANNA SANNA. Grazie, Presidente. In questo 2016, così come diceva la collega Centemero, ricorrono il 90o anniversario dell'attribuzione del Premio Nobel per la letteratura a Grazia Deledda e l'80o anniversario della sua morte, ma ricorre anche, come sappiamo, il 70o anniversario del diritto di voto alle donne italiane, conquista fondamentale di civiltà, che nasce insieme con la nostra Repubblica. E oggi il nostro pensiero commosso non può non andare alla memoria di una grande italiana, che ha onorato la politica e le istituzioni della Repubblica, come Tina Anselmi. La mozione che abbiamo presentato intende richiamare l'importanza storico-culturale e, per certi aspetti, il legame che esiste tra questi anniversari, chiedendo alla nostra Assemblea di indicarne il valore e impegnando il Governo a promuovere adeguate iniziative idonee a celebrare degnamente queste ricorrenze di alto significato.
      «Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale che ritrae in forme plastiche la vita qual è nella sua appartata isola natale e che, con profondità e con calore, tratta di problemi di interesse umano generale»: questa è la motivazione del Premio Nobel alla Deledda. Essa è stata finora l'unica donna italiana ad aver ricevuto il Nobel per la letteratura e, ai suoi tempi, la seconda scrittrice a ricevere questo riconoscimento dopo la svedese Selma Lagerlöf. Grazia Deledda è nata a Nuoro, come abbiamo appena sentito, nel 1871; quarta di sette figli, cinque femmine e due maschi, di una famiglia della piccola borghesia nuorese. Per la dura condizione femminile dell'epoca, che di norma non dava alle donne Pag. 22accesso all'istruzione superiore, soprattutto in Sardegna e in Barbagia, Grazia dovette fermarsi alla quarta elementare, in quanto a quel tempo a Nuoro vi era soltanto la scuola di base e perché solo ai maschi che vi erano portati era consentito di proseguire gli studi trasferendosi o a Sassari o a Cagliari. Grazia si formò, quindi, da autodidatta: ha divorato tutti i libri della biblioteca paterna, prediligendo la letteratura russa, da Tolstòj a Dostoevskij, e, per gli italiani, Manzoni e Verga, leggendo tutte le riviste e i romanzi d'appendice che si poteva far comprare o prestare. A tredici anni, vista la passione letteraria della figlia, il padre le consentì di prendere una serie di lezioni private di italiano e di francese. A tredici anni iniziò a scrivere le prime novelle, a diciotto il primo romanzo, numerosi racconti sulle tradizioni popolari della Barbagia e, a ventiquattro anni, il romanzo «La via del male», il primo ad ottenere un'autorevole recensione di Luigi Capuana, lo scrittore e critico che era anche uno dei teorici del verismo. Seguì una copiosa produzione di novelle e romanzi destinati a riscuotere apprezzamento nella critica italiana e internazionale e, soprattutto, successo di pubblico – «Elias Portolu», «Cenere», «Canne al vento», «Marianna Sirca», «La madre», solo per citarne alcuni – fino a «Cosima», il suo romanzo autobiografico rimasto incompiuto quando la Deledda si spense a Roma nel 1936, malata di un tumore al seno.
      Grazia Deledda è stata una donna forte e anticonformista, che ha saputo sfidare, fin da ragazza, i pregiudizi e le ostilità del suo ambiente e del suo tempo verso il suo impegno letterario in quanto lei era una donna, anzi una giovane donna barbaricina e autodidatta. Scrisse di se stessa ne «Il paese del vento»: «Il temperamento ce l'avevo: nata in un paese dove la donna era considerata ancora con criteri orientali, e quindi segregata in casa con l'unica missione di lavorare e procreare, avevo tutti i segni della razza: piccola, scura, diffidente e sognante, come una beduina che dal limite della sua tenda intravede, ai confini del deserto, i miraggi di un mondo fantastico, raccoglievo negli occhi il riflesso di questa vastità ardente, di quest'orizzonte che al cadere della sera ha i colori liquidi della mia iride». A ventinove anni si sposa con un funzionario dell'intendenza di finanza, originario della provincia di Mantova, che prestava servizio all'epoca in Sardegna e che ottiene il trasferimento a Roma. Quindi anche lei si trasferisce a Roma, dedicandosi alla famiglia, all'educazione dei figli e alla sua attività letteraria, lontana dalla vita mondana della capitale, ma mantenendo stretti rapporti di amicizia e culturali con una cerchia di scrittori, poeti e pittori, specie quelli che usavano incontrarsi a casa di Giovanni Cena e Sibilla Aleramo.
      La critica italiana non è mai stata unanime sull'opera di Grazia Deledda e si divideva tra chi la vedeva come discepola molto originale del Verga e del verismo, chi la collocava, invece, nell'ambito del decadentismo e chi, invece, come il Momigliano, la differenziava nettamente da verismo e decadentismo per darle un posto a sé nella letteratura italiana. In ogni caso, emerge forte nei romanzi e nelle novelle della Deledda il legame con la natura e il paesaggio della Sardegna, con la vita, i costumi, i riti primordiali della Barbagia e dei suoi abitanti e delle sue campagne. Il Flora ha scritto: «L'ambiente dei romanzi deleddiani è quello che si impresse nella sensibilità della scrittrice al tempo della sua infanzia, quando le piccole creature umane apprendono a guardare, a udire e a parlare. Fu la sorgente delle sue memorie e, perciò, delle sue parole: una sostanza personale di poesia e, insieme, un motivo d'arte universale». L'altro motivo dominante dell'opera della Deledda è la fragilità umana di fronte al male, il destino che pesa sugli esseri umani e che spesso li piega e li travolge come canne al vento. C’è un senso etico delle esistenze, anche di quelle più fragili ed umili.
      Oltre alla sua opera letteraria, però – voglio ricordarlo –, c’è la figura umana di Grazia Deledda. Nella Nuoro di fine Ottocento, chiusa e diffidente, sa essere una Pag. 23ragazza e una donna di carattere – l'ho detto –, autodidatta e anticonformista. Nelle elezioni politiche del 1909 sostenne il partito storico dei radicali, guidato da Ettore Sacchi, erede della sinistra mazziniana, orientato verso il repubblicanesimo e la giustizia sociale e propugnatore dei diritti civili e sociali delle donne. Su questo tema la Deledda trovò sintonia a Roma con Sibilla Aleramo e con Giovanni Cena, straordinaria figura di letterato, redattore capo della rivista Nuova Antologia, instancabile attivista ed educatore dei braccianti e dei contadini dell'agro romano. Come ha ricordato la critica Silvia Lutzoni dell'Università di Sassari, dopo aver ricevuto a Stoccolma il Premio Nobel, la Deledda dovette incontrare ufficialmente Mussolini, non dichiarandosi entusiasta di questa incombenza. Le cronache dell'epoca raccontano che le fu chiesto di scrivere qualcosa per il regime, ma lei rispose che l'arte non ha politica.
      Mi avvio a concludere, Presidente. In questo anno, in cui ricorrono i due anniversari deleddiani, sarebbe denso di significato far sì che Grazia Deledda sia reintegrata nel canone della letteratura italiana ed inserita tra i grandi autori della nostra letteratura, il cui studio è irrinunciabile. I due anniversari possono rappresentare, inoltre, un'occasione preziosa per promuovere il turismo scolastico e culturale nei luoghi principali della biografia della scrittrice, tra i quali la sua casa natale, nel vecchio quartiere di Santu Predu a Nuoro, oggi trasformata in museo, la chiesetta di Nostra Signora della solitudine, sempre a Nuoro, dove sono custodite le sue spoglie, e i comuni sardi che fanno parte del Parco Letterario a lei dedicato. Ma dobbiamo allargare ancora più questo impegno educativo, culturale e civile in relazione al fatto che quest'anno ricorre il settantesimo anniversario del voto alle donne italiane. È necessario, anzi doveroso, portare all'attenzione soprattutto dei giovani e degli studenti le grandi donne testimoni dei processi di cambiamento culturale. La mozione invita pertanto il Governo a individuare le opportune iniziative per celebrare degnamente i due anniversari deleddiani anche con il coinvolgimento delle istituzioni culturali del Paese, della regione Sardegna e dei comuni facenti parte del Parco Letterario «Grazia Deledda» e a promuovere e sostenere iniziative presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado volte a favorire lo studio e la conoscenza delle donne italiane insigni nel campo della letteratura, come Grazia Deledda, ma della cultura in genere, delle scienze, delle economie dando alto significato a questo settantesimo anniversario della conquista del diritto di voto per le donne italiane.

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.

      BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Sarò sintetico. Vorrei innanzitutto dare atto alla collega Elena Centemero dello straordinario impegno, già cominciato nella scorsa legislatura, a favore di questo grande personaggio che è Grazia Deledda e vorrei aggiungere la mia firma alla mozione Centemero e Brunetta n. 1-01357. Lo faccio veramente molto volentieri anche con orgoglio visto che Grazia Deledda è nuorese come me. Sono state dette molte cose di questa scrittrice. Marcello Fois, che è un altro dei grandi scrittori nuoresi, ha detto e ha scritto che Grazia Deledda ha inventato un genere e sta un po’ alla letteratura sarda, che poi ha avuto tanti grandi scrittori, come Manzoni a quella italiana. Non dimentichiamoci che spesso la Deledda si esprimeva nel dialetto sardo che poi in realtà è una lingua neolatina. È vero che per tanti anni questa importante scrittrice, straordinaria scrittrice è stata un po’ bandita dalla critica ufficiale. Probabilmente pareva un po’ troppo esotica. Forse anche i popoli che lei raccontava non erano particolarmente interessanti e forse era anche fuori dal giro delle giuste frequentazioni. Ma fu una donna assolutamente straordinaria che la critica italiana, la scuola e l'università ha bandito colpevolmente per tanti anni. Adesso secondo me c’è una rifioritura della Deledda. Ne posso parlare anche con giusta ragione perché per tre anni Pag. 24ho presieduto l'ISRE, l'Istituto superiore regionale etnografico, che gestisce la casa natale di Grazia Deledda, la casa museo. Ne approfitto qui anche per dire al sottosegretario, se possibile, di venire a visitarla perché in questo periodo, che è un periodo di celebrazioni tra l'ottantesimo e il novantesimo anniversario – l'ottantesimo dalla morte e il novantesimo dal premio Nobel – c’è stata una fioritura di iniziative medie e anche importanti. Tuttavia è importante, credo, che per la fine dell'anno siano presenti ad alcune di queste manifestazioni organizzate dall'Istituto superiore regionale etnografico o il Ministro o il sottosegretario o comunque il Presidente della Camera, che è stata in visita alla casa di Deledda, proprio per lasciare il segno e la testimonianza dell'attenzione verso questo grande personaggio. Quindi è importante anche l'attenzione alla casa natale. In questi giorni in cui si parla di monumenti caduti, di monumenti che crollano è importante che ci occupiamo anche di quello che resta in piedi e che non ce ne occupiamo solo quando c’è un disastro facendo valutazioni sul paesaggio, sulla bellezza e su quello che andiamo a perdere. Tuttavia so che c’è già stato un impegno – bisogna anche darne atto al Governo e al Ministro Franceschini e lo faccio volentieri anche se da un'altra parte politica – rispetto alla Deledda. Ad esempio il Ministero sta finanziando l'edizione nazionale su Grazia Deledda. Tra le altre cose il responsabile dell'edizione sarà il professor Morace che io avevo nominato, quando stavo all'ISRE, nel mio comitato tecnico-scientifico. So anche che il Governo in collaborazione con la Biblioteca Nazionale inaugurerà il 15 dicembre una mostra sempre su Grazia Deledda. Chiedo tuttavia al sottosegretario di prendere velocemente un appunto – mi perdoni, signor sottosegretario – perché a Nuoro fino alla fine dell'anno, in particolare intorno al 10 dicembre, ci saranno importanti iniziative che vedranno degli studiosi parlare di Grazia Deledda che può essere vista sotto l'aspetto letterario, quindi della critica e di quello che ha fatto per la letteratura del nostro Paese e per la letteratura nel mondo, avendo vinto un premio Nobel, e anche sotto il profilo dello sviluppo economico. Come ha detto Marcello Fois, è importante il PIL che si produce e la ricaduta che si produce in Sardegna in termini di turismo culturale e così via. Inoltre è necessaria anche una particolare attenzione rispetto ai programmi nelle scuole e nelle università. Penso che molti docenti universitari siano stati colpevoli rispetto alla Deledda per non averla fatta studiare agli studenti in tutti questi ultimi anni. Oggi credo che ci sia una rifioritura e di questo non si può che essere soddisfatti.

      PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
      Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
      Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16.

      La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cicchitto, Ferrara, Gelli, Lorenzo Guerini, Rossomando, Speranza, Tofalo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 25

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,01).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
      Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,25.

      La seduta, sospesa alle 16,02, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n.  193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili (A.C. 4110) (Esame e votazioni di questioni pregiudiziali).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Paglia ed altri n.  1, Pesco ed altri n.  2, Guidesi ed altri n.  3, Brunetta ed altri n.  4 ed Artini ed altri n.  5 (Vedi l'allegato A – A.C. 4110) presentate al disegno di legge n.  4110: Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n.  193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili.
      Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
      Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 4110)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4110).
      Il deputato Paglia ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n.  1.

      GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. In queste settimane, tutta l'Italia, e i deputati in particolar modo, sono impegnati in una discussione relativa alla riforma della Carta costituzionale. Uno degli argomenti che viene normalmente portato da chi cerca di convincere gli italiani della bontà della riforma è quello per cui in questo Paese la funzione legislativa sarebbe svolta con eccessiva lentezza. Vale a dire, con il bicameralismo perfetto attualmente in vigore, le leggi ci metterebbero settimane, se non mesi, a diventare tali, e in particolar modo si dice che, in un mondo che si muove con grande rapidità, il Governo e il Parlamento devono essere messi nella condizione di decidere con grande rapidità, come se evidentemente ad ordinamento e a Costituzione vigente questo non fosse possibile.
      Ora con un decreto-legge (lo ricordo a parlamentari evidentemente distratti se ritengono che in questo Paese la funzione legislativa sia lenta) già legge oggi, avente forza di legge nel momento in cui il Parlamento comincia in Commissione la sua discussione, sono state fatte alcune cose come per esempio cambiare la natura di Equitalia, cambiare la natura di una Spa pubblica, nel senso precedentemente partecipata dall'Agenzia dell'entrate e dall'INPS, che ha 8 mila dipendenti e che gestisce la riscossione di crediti dovuti allo Stato per alcune centinaia di miliardi di euro. Quindi, voi capite che quello che si fa con questo decreto che noi riteniamo Pag. 26incostituzionale, e poi dirò anche perché, è prendere una società enorme, grande, molto complessa dal punto di vista organizzativo, e, da un giorno all'altro, in assenza di qualsiasi discussione parlamentare sulle procedure, sulle modalità di riscossione, sui risultati raggiunti da quella società in questi anni, sia positivi, che negativi, sulle problematiche che abbiamo riscontrato, in assenza di questa discussione, si decide che quella società deve scomparire, cessare di essere una società per azioni e diventare un ente pubblico economico.
      Noi nel merito – lo diremo nei prossimi giorni, quando si entrerà nel merito – su questo non abbiamo grandissimi problemi.
      Tuttavia, voi capite che cambiare per decreto la natura di un ente, in un range così ristretto di tempo e senza una discussione appropriata, sia una cosa che io ritengo con la nostra Costituzione di oggi, con i tempi che questa prevede, e con il ruolo del Parlamento che questa ancora concepisce, abbia ben poco a che fare; soprattutto se quello che non viene concesso di fare al Parlamento poi la legge stabilisce debba farlo il MEF, che sarà appunto delegato a elaborare in autonomia, senza alcun rapporto con le Camere, lo statuto di questa nuova società, e, ancor peggio, l'Agenzia delle entrate, che dovrà di fatto, con una circolare, andare a determinare quella che è l'operatività concreta di quella che diventerà a tutti gli effetti un suo braccio operativo.
      Se questo non bastasse, cioè se non fosse sufficiente a ritenere che non ci fossero le ragioni, e di qui appunto l'incostituzionalità, né di necessità né di urgenza, e soprattutto non ci fossero insieme le ragioni di necessità ed urgenza per provvedere a questo fatto (anche tenendo conto del fatto che l'effettiva trasformazione di Equitalia avverrà a giugno 2017, quindi non domani e, quindi, si dichiara necessaria e urgente una cosa che poi viene fatta sei mesi dopo, come da prassi di questo Governo), all'interno, poi, si mettono in campo alcune procedure che io ritengo scandalose e che debbano essere chiarite fin da subito all'interno di quest'Aula. Si sancisce il principio, rispetto ai dipendenti, cioè quegli 8 mila di cui sopra, che, dopo aver lavorato per anni all'interno di questa struttura, dopo averci lavorato con tutte le difficoltà del caso, dopo aver ricevuto quotidianamente anche minacce, vista la delicatezza del ruolo che svolgono, ora gli si dice che, per essere trasferiti a questo nuovo ente che viene formato per legge, dovranno passare una selezione.
      Credo che questo principio non possa passare, credo che questo principio sia contrario alle ragioni generali del nostro ordinamento, al punto tale che il codice civile, che viene poi richiamato nella stessa legge, non lo prevede. Il codice civile, laddove viene richiamato per il passaggio di ramo d'azienda ad altra entità, prevede la continuità dei lavoratori, non prevede che debbano essere sottoposti ad un'ulteriore selezione come quella che hanno già avuto. Eppure questo si fa.
      Altra cosa che noi riteniamo dubbia dal punto di vista costituzionale e che vorremmo richiamare in quest'Aula è il provvedimento successivo, ovvero la rottamazione, di fatto, delle cartelle di Equitalia, perché si dice che Equitalia viene cancellata e, di conseguenza, si deve dare la possibilità a tutti quelli che, fra il 2000 e il 2015, abbiano accumulato crediti non pagati, cioè tasse non pagate, sostanzialmente, di potersi rimettere in regola senza sanzioni e senza more, senza tassi di mora.
      Ora, al netto, anche qui, della considerazione che si può avere di un condono, che, da parte nostra, è sempre negativa, tranne un'eccezione che poi specificherò, voi dovreste spiegarmi cosa questo c'entri con l'equità e con l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge rispetto al pagamento delle tasse, perché qui funzionerà in questa maniera: che, chi non ha pagato mai, pagherà meno di quelli che hanno ricevuto la cartella e hanno deciso di pagare, perché per quelli che hanno già pagato nulla tange. A quanto pare, un problema in essere potrebbe esserci anche per quelli che hanno delle rate aperte, ma Pag. 27hanno già cominciato a pagarle, perché, avendo già cominciato a pagarle, gli si dice: tu hai già deciso di pagarle quelle more e quelle sanzioni.
      Mentre, invece, gli unici fortunati a cui viene concesso di mettersi in regola pagando meno del dovuto sono quelli che non hanno pagato mai. Ora, quindi, anche al netto dei contribuenti onesti, cioè quelli che pagano sempre, con questo decreto si riesce persino a rompere la parità di trattamento dei contribuenti anche all'interno dello stesso raggio dell'evasione. Su questo, appunto, vorrei che noi ci chiarissimo: noi potremmo essere d'accordo su un punto, se ci si limitasse ad ammettere che sette anni di crisi che abbiamo attraversato, forse anche qualcuno in più, hanno lasciato cicatrici talmente forti anche in un pezzo del tessuto imprenditoriale di questo Paese che si debba mettere nella condizione, oggi – anche se forse sarebbe stato il caso di farlo prima – di non morire sotto il peso di una cartella ricevuta, perché, magari, non si è stati in grado di pagare il dovuto, perché non lo si aveva, perché non si aveva la liquidità, perché, magari, non si era stati, a propria volta, pagati dai propri clienti, allora, in questo caso, se si dovesse dire «paga il dovuto e la chiudiamo qui», noi saremmo d'accordo, ma andrebbe resa circoscritta e andrebbe resa, soprattutto, circoscritta ad una categoria oggettiva, cioè quella dei contribuenti che possano dimostrare e abbiano dimostrato di essere realmente stati in difficoltà rispetto ai pagamenti.
      Ma, se la allarghiamo a tutti gli altri, cosa ha a che fare questo con una Costituzione che sancisce il principio di progressività fiscale, addirittura ? La intendiamo al contrario la progressività fiscale ?
      Paghi di meno chi ha avuto più opportunità e paghi di più chi ne ha avute di meno ? Andiamo oltre: qualora i denari ottenuti dall'evasione fiscale uno avesse deciso di portarseli direttamente all'estero e di nasconderli all'estero, ora gli diamo, ancora una volta, la possibilità di farli emergere. Lo abbiamo già fatto l'anno scorso, e l'anno scorso, quando fu fatta la voluntary disclosure, fu detto in quest'Aula, tante e tante volte, che quello era un provvedimento una tantum e che non si sarebbe mai più ripetuto, con ciò dicendo anche ai soggetti a cui ci si rivolgeva che da lì in avanti lo Stato si sarebbe messo nella condizione di trovare chi non fosse emerso. Ora, che razza di segnale diamo, se non abbiamo fatto in tempo a chiudere quella dell'anno scorso che già la riproponiamo pari pari, e anzi peggio, cioè nel senso ancora più vantaggiosa per chi non sia emerso ?
      Che conviene aspettare il prossimo anno ? Ecco perché, e chiudo, noi riteniamo che un decreto che si chiama «Disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili» sia incostituzionale nel titolo stesso, perché sotto un titolo del genere può esserci l'intera legge di bilancio, diciamo così, perché i pagamenti indifferibili ognuno decide quali siano secondo la sua sensibilità politica, non certo quelli che avete individuato voi, e le disposizioni urgenti in materia fiscale in questo Paese sono tutte, visto lo stato del nostro sistema fiscale.
      Di conseguenza, noi chiediamo a quest'Aula di respingere da subito questo decreto per tornare ad affrontarlo in un atto avente un ordinario percorso di legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Il deputato Pesco ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n.  2.

      DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. L'articolo 77 della Costituzione è ben chiaro, dice che il Governo non può legiferare come vuole, ma solo in casi straordinari e in casi di urgenza il Governo può approntare un decreto-legge. Questo non è successo in questo caso, laddove viene soppressa in modo finto Equitalia. Mi chiedo dove sia l'urgenza, visto che il MoVimento 5 Stelle già due anni fa, in quest'Aula, ha chiesto la vera abolizione di Equitalia; dove sia l'urgenza, visto che solo ora si affronta questo problema. E poi viene affrontato in modo logicamente non veritiero.Pag. 28
      Questo perché ? Perché Equitalia cambia nome, diventa un ente pubblico economico strumentale dell'Agenzia delle entrate, ma non diventa una parte concreta di Agenzia delle entrate. Rimane un ente pubblico come altri, che, guardate caso, può assumere le persone attraverso selezioni, tant’è che viene indicata una selezione per traghettare i dipendenti da Equitalia alla nuova Agenzia delle entrate-Riscossione. Ebbene, questo cosa vuol dire ? Vuole dire che probabilmente i futuri dipendenti dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione verranno assunti con il Jobs Act, e questo cosa vuol dire ? Vuole dire che per tre anni questi dipendenti dovranno sottostare in modo preciso e puntuale alle disposizioni dei loro capi.
      Ecco che mi viene un altro dubbio: ma se i loro capi si continuano a comportare così come si sono comportati secondo me negli ultimi anni, con un certo pressappochismo nell'andare ad affrontare realmente il problema della riscossione, cosa succede ? Succede che continueremo ad avere una riscossione gestita in modo non ottimale. Questo perché ? Abbiamo visto anche oggi, durante le audizioni, che il non riscosso da parte di Equitalia ammonta a 720 miliardi di euro, ora 700 miliardi di euro non riscossi. Ebbene, Equitalia in dieci anni ne ha riscossi solo 70. Vogliamo dire che la riscossione è stata svolta in modo adeguato ? No, questa è la prova che la riscossione è stata svolta in modo non adeguato.
      E in più, se andiamo a considerare l'accanimento che è stato operato nei confronti dei piccoli contribuenti, che, nel momento in cui si sono visti recapitare delle cartelle Equitalia probabilmente e spesso cartelle non conformi alla realtà, abbiamo visto persone con i propri beni pignorati per ottemperare al pagamento di queste cartelle spesso infondate, ecco, ci rendiamo ancora conto che la riscossione non è stata svolta in modo adeguato. E, con questo decreto, si continua a operare in questo modo: si dà un'altra veste a Equitalia, ma non viene risolto concretamente il problema. Questa è effettivamente la cosa più importante da riconoscere in questa sede. Siamo nella sede di discussione delle pregiudiziali di costituzionalità. Secondo noi non rispetta la Costituzione perché non è così urgente questo provvedimento, visto che sarebbe stato più urgente farlo due anni fa e soprattutto farlo in modo reale, non in modo finto, come viene approntato da questo Governo e da questa maggioranza.
      Ritornando sui principi costituzionali ci sembra che venga infranto quanto considerato dall'articolo 97 della Costituzione, cioè il «buon andamento». Mi riferisco al fatto che il prossimo ente, Agenzia delle Entrate-riscossione, continuerà a riscuotere l'aggio. Ebbene, come riscuoterà questo aggio ? Sicuramente in modo proporzionale all'entità del tributo non pagato. Questo è contrario al principio del buon andamento perché secondo noi il cittadino dovrebbe corrispondere un importo adeguato a quanto l'ente pubblico impiega per potere ottenere quanto non pagato e invece, utilizzando un forfait, perché l'aliquota non è altro che un forfait, si va contro il principio del buon andamento degli enti pubblici e della pubblica amministrazione e questo va ricordato ed è una cosa assolutamente importante. In più – entriamo un pochino più nel merito – della voluntary disclosure ne abbiamo già parlato l'anno scorso, era già incostituzionale l'anno scorso; ebbene, quest'anno viene riproposta e in questo caso si va addirittura contro l'articolo 3 della Costituzione, per il quale tutti i cittadini dovrebbero essere considerati in modo uguale. Perché vengono considerati in modo uguale ? Succede in modo indiretto. Questo perché, se molti cittadini hanno aderito l'anno scorso alla voluntary disclousure e hanno dovuto praticamente ottemperare in tempi ristretti per riuscire a godere dei benefici, secondo noi incostituzionali riconosciuti dalla voluntary disclousure, ebbene quegli stessi benefici vengono praticamente ridati anche alle persone che decidono ora di entrare e godere di quanto stabilito dalla voluntary disclousure versione 2. E questo secondo noi non è corretto. Vi è una differenza di trattamento per i cittadini perché lo Pag. 29sconto sulla sanzione doveva essere quanto meno ridotto per queste persone che aderiscono quest'anno rispetto a quelle dell'anno scorso.
      E poi entriamo nel merito della voluntary disclousure: ebbene, già l'anno scorso, abbiamo significato sempre, durante la pregiudiziale di incostituzionalità, che reati molto dissimili, riferiti ai reati fiscali – mi riferisco al decreto n.  74 del 2000, agli articoli 2, 3 e 4, dove praticamente vengono sanciti quali sono i reati fiscali e logicamente viene indicata l'omessa dichiarazione, la dichiarazione fraudolenta attraverso altri mezzi, la dichiarazione infedele – ebbene, sono reati per i quali vi sono pene diverse e in questa sede viene riconosciuto a tutti lo stesso sconto di pena, ossia la pena viene del tutto annullata. E questo non è giusto secondo noi, perché vi deve essere un pari trattamento: se per un reato è prevista una pena e si vuole creare uno sconto di pena, ebbene, lo sconto deve essere commisurato all'entità del reato e anche in questo caso, secondo noi, vi è una differenza di trattamento e quindi si sta andando contro l'articolo 3 della Costituzione. Per non parlare poi, Presidente, delle cose più emblematiche e mi riferisco logicamente all'urgenza e all'indifferibilità. Ebbene, abbiamo già detto che questo decreto innanzitutto non è omogeneo perché tratta temi diversi tra loro e poi tutti questi temi non sono tutti urgenti e indifferibili. Si parla dell'abolizione di Equitalia – va bene – che potrebbe essere urgente ma la fate in modo sbagliato; poi si parla logicamente della voluntary disclousure: questa sicuramente non è urgente e non è indifferibile. Si parla di finanziamenti alle Ferrovie dello Stato e anche questo magari poteva essere fatto nella legge di stabilità. Non è così urgente. Ci sono tantissime altre cose, come ad esempio anche le innovazioni per quanto concerne l'invio di dati e le fatture, che potevano essere tranquillamente fatte con una legge del Parlamento. In realtà, si vuole togliere al Parlamento la possibilità di legiferare in modo completo, così come dovrebbe fare, ma lo si fa con un decreto-legge e questo va contro i principi della Costituzione, per la quale – ripeto – il Governo potrebbe legiferare solo in casi di veramente grande urgenza.
      Ebbene, Presidente, io mi fermerei qua, ma sono veramente tante le cose che vanno assolutamente osservate su questo decreto. Ebbene, Equitalia è un ente che abbiamo criticato più volte per il suo modo di operare, perché ha trattato veramente in modo difforme i cittadini, in quanto per cittadini che magari avevano cartelle di importo esiguo ha mostrato una grandissima severità. Invece la stessa severità, secondo noi, non è stata mostrata verso i grandi evasori fiscali e i grandi contribuenti che ancora oggi grazie alla voluntary disclosure possono tranquillamente godere di questa facilità con cui far rientrare i soldi dall'estero.
      Ebbene, non hai pagato le sanzioni ? Hai voluto evadere il fisco per anni ? Bene, ti concediamo ancora la possibilità di far rientrare i tuoi soldi solo pagando le sanzioni. E no, Presidente, questo non ci sta bene, perché ci sono tantissimi cittadini che magari non hanno pagato le tasse perché non avevano i soldi e questi cittadini continuate a martellarli con grandissime sanzioni e con grandissima severità. Noi siamo del tutto contrari a queste manifestazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Adesso do la parola al deputato Busin, che illustrerà anche la questione pregiudiziale Guidesi ed altri n.  3.

      FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Siamo di fronte all'ennesimo abuso della decretazione d'urgenza – penso che siamo nella media di due decreti d'urgenza al mese da parte di questo Governo – e al conseguente svilimento del ruolo del Parlamento e dello squilibrio dei poteri all'interno degli organi istituzionali a favore del Governo, che fa proprio il potere normativo, che invece dovrebbe essere in capo appunto al Parlamento e al popolo, che attraverso il Parlamento si esprime. Pag. 30Richiamiamo ovviamente la mancanza del requisito di omogeneità, così come previsto dalla legge n.  400 del 23 agosto 1988 e richiamato dalla Consulta come presupposto necessario in mancanza del quale si ha l'illegittimità del decreto, al pari di quanto previsto dall'articolo 77 della Costituzione. Qui l'omogeneità manca a partire dal titolo, assolutamente vago e indeterminato, oltre che disomogeneo. Si parla infatti di «misure in ambito fiscale e per il rifinanziamento di esigenze indifferibili», cioè qualsiasi cosa può rientrare in questo ambito. Infatti nel decreto poi sono presenti interventi che riguardano la riscossione, con lo scioglimento, oltretutto differito nel tempo – perché avrà efficacia a partire dal 1o luglio del 2017 – di Equitalia, norme condonistiche, con la famosa rottamazione dei debiti iscritti a ruolo e con la riapertura della voluntary disclosure (siamo alla quarta proroga dei termini di questo provvedimento), ipotizzando fra l'altro in modo assolutamente ottimistico e quindi aleatorio di incassare circa 1,2 miliardi, se non ricordo male, che però dovrebbero andare a coprire spese, quelle sì certe, perché dichiarate dallo stesso Governo come esigenze indifferibili.
      E poi si passa al Capo III, con misure di finanziamento di un insieme di ambiti che nulla hanno in comune l'uno con l'altro e che infatti si prefigurano più come un finanziamento a pioggia a fini politici, per non dire elettorali, che riguarda ambiti diversi tra loro, come il trasporto pubblico, il cinema, i fondi di garanzia, l'accoglienza rivolta ai comuni e un Fondo di sostegno dell'occupazione. Ma è soprattutto il presupposto di necessità ed urgenza, come previsto dalla Costituzione, che manca completamente in questo decreto-legge. Ci si limita ad enunciare in modo assolutamente indeterminato, senza entrare nel merito del provvedimento, in modo apodittico, questi presupposti, senza poi darne una spiegazione esauriente. In particolare facciamo riferimento al Titolo I e II, dove sono presenti le già citate norme di carattere assolutamente ordinamentale, oltretutto non urgenti, perché come già ho accennato sono differite nel tempo. Infatti, come si può definire urgente una norma che prevede lo scioglimento di Equitalia quando questa appunto è prevista per l'anno prossimo ? Violando oltretutto un altro articolo presente nella Costituzione, l'articolo 97, che prevede il concorso pubblico nel caso di assunzione di nuovo personale: e qui di questo si tratta perché si prende in blocco il personale di Equitalia che ha un contratto oltretutto a parità di tutele, ma assolutamente diverso e in molti casi più ricco rispetto a quello previsto dal pubblico impiego, e viene trasferito così, senza nessuna modifica, in blocco, per così dire, sotto l'egida dell'Agenzia delle entrate.
      È evidente che l'unica giustificazione che ha questo decreto è di carattere politico, per non dire di carattere elettorale. Infatti, i tempi e i contenuti di questo decreto sono chiaramente ed evidentemente dettati dalla prossima scadenza elettorale, cioè il referendum confermativo della riforma costituzionale del 4 dicembre, e – vi dico la verità – anche per me, che sono alla prima legislatura, è molto difficile mantenere un'alta considerazione di questa istituzione, dell'istituzione del Parlamento, con un Primo Ministro che non solo usa a scopi personali e di potere personale una riforma costituzionale ma senza alcun pudore adotta anche dei decreti-legge con la precisa finalità di condizionarne il voto.
      È evidente non solo nella natura eminentemente di facciata e propagandistica dello scioglimento di Equitalia, che di fatto per il contribuente non ha nessun effetto concreto, ma lo è anche nella direzione in cui vanno gli interventi di finanziamento. Intanto, la direzione geografica, diciamo, che è tutta rivolta a quelle regioni, come Campania, Molise, Calabria e Basilicata, dove, come pare dai sondaggi, sia in netta prevalenza il «no»; e, quindi, 600 milioni per il trasporto pubblico della Campania, 90 milioni per quello del Molise, senza parlare dei 30 milioni di crediti fiscali conferiti al settore del cinema e qui sembra proprio una mancia per ringraziare quanti, amici di Renzi nell'ambito degli Pag. 31attori e dei registi, si sono espressi a favore del «sì», condizionando, anche questi, il voto.
      Per tutti questi motivi, che mi sembrano abbastanza numerosi, esaurienti ed esaustivi, noi chiediamo che non si proceda con il disegno di legge di conversione di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Il deputato Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta ed altri n.  4, di cui è cofirmatario.

      ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Forza Italia ovviamente ha presentato questa proposta di non proseguimento del dibattito alla nostra attenzione su questo decreto-legge fiscale, collegato, di fatto, alla legge di bilancio, per un insieme di motivi che vogliamo ora ricordare e che riteniamo essere assolutamente gravi, rispetto a violazioni della Costituzione per quello che riguarda l'aspetto formale ma anche sostanziale, perché è evidente che le violazioni della Costituzione possono essere, diciamo così, realizzate attraverso delle procedure che, in qualche modo, violano i paletti fondamentali raccolti all'interno della Carta oppure possono essere violati anche attraverso le scelte di merito che vengono portate all'interno di questo decreto.
      Come dicevo, noi siamo contrari al proseguimento del dibattito su questo decreto perché riteniamo innanzitutto che non sia una materia assolutamente omogenea. Più volte abbiamo avuto sanzioni da parte della Corte Costituzionale e pronunciamenti in tal senso. Ci troviamo di fronte a un decreto che è assolutamente eterogeneo, fatto di materie che riguardano l'aspetto fiscale ma fatto anche di tanti interventi che riguardano, piuttosto, necessità di governo, di congiuntura, e alcune misure che hanno il sapore di necessità in corso d'opera e altre, francamente, che hanno il sapore di marchette elettorali prereferendarie, come ci ha abituato purtroppo questo Governo a utilizzare nelle cadenze periodiche, là dove si sentiva minacciato da un possibile voto degli italiani.
      Come dicevo, si tratta di un decreto che ha materia eterogenea: tratta questioni fiscali ma poi, anche e soprattutto, risorse che vengono stanziate. I miei colleghi hanno fatto riferimento più che altro prima a questioni che riguardano l'aspetto formale. Nell'aspetto formale pochi ricordano l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che a noi dovrebbe interessare proprio per quell'aspetto, che prima ricordavo, della sostanziale strumentazione che noi abbiamo alla nostra attenzione oggi e che riguarda questo decreto collegato alla legge di bilancio.
      Noi abbiamo una serie di spese che vengono qui introdotte e che riguardano, come ricordavano i miei colleghi, le risorse destinate alle Ferrovie dello Stato piuttosto che ad altri interventi sul territorio, così come, per esempio, il rifinanziamento e il potenziamento del tax credit o l'intervento per i comuni relativamente al tema dell'accoglienza dei migranti.
      Ma il tema di fondo sono le coperture. Noi riteniamo che questo decreto sia un decreto scritto male e che pone problemi anche in merito alla realizzazione degli obiettivi di copertura per lo stanziamento di queste risorse. Cito alcune di queste situazioni che ci lasciano molto perplessi: relativamente, per esempio, all'ennesima proroga della cosiddetta voluntary disclosure, in cui di fatto si va a intervenire immaginando che ci sia ancora un'adesione di risorse che dovrebbero rientrare nelle casse dello Stato e, quindi, tornare nel Paese e che avrebbero dovuto determinare, così come è stato dichiarato in passato, oltre che risorse aggiuntive per le casse dello Stato anche una spinta per l'economia. Ricordo a tutti noi i dibattiti su quello che doveva essere un provvedimento forte e virtuoso. È stato un provvedimento che ha aiutato alcuni soggetti noti, che ha aiutato sicuramente alcuni istituti che hanno ricevuto queste risorse, ancora una volta il credito, ma certamente non ha determinato lo sviluppo nel Paese. E qui si va a riaprire ancora una volta Pag. 32quest'intervento con delle risorse, Presidente, che dovranno anche caratterizzare la copertura della legge di bilancio. Cioè, noi attorno alla conversione e al funzionamento nel merito delle procedure di questo decreto abbiamo di meno l'aspettativa che le coperture previste in legge di bilancio, ai sensi dell'articolo 81, possano tenere.
      Ma come è possibile pensare di aver adottato delle riforme, che abbiamo qui celebrato, in merito alla trasparenza e al cosiddetto pareggio di bilancio, che è stato inserito in Costituzione ? Abbiamo più volte detto che avremmo discusso un solo provvedimento fondamentale all'anno, la legge di stabilità, che andava a modificare il bilancio, e costruito un unico provvedimento, la legge di bilancio, che doveva avere dei limiti forti e tra i limiti forti vi era il fatto che non ci fossero dei collegati evidenti ma qui abbiamo il primo collegato alla legge di bilancio, nella prima occasione in cui si è potuto testare il nuovo strumento e la tenuta. Quindi, prima violazione, per quello che ci riguarda, della normativa in materia di contabilità e anche, evidentemente, dell'articolo 81 relativamente alle coperture.
      La seconda violazione è in merito sempre al tema della legge di bilancio, cioè che nella costruzione dei documenti che riguardano la vita dello Stato vi è il fatto che si inseriscano interventi che sono sostanzialmente microsettoriali; ve ne sono qui e ve ne sono nella legge di bilancio. Attendiamo evidentemente il pronunciamento e noi auspichiamo, per quelli che sono stralci nella legge di bilancio, di interventi che hanno il sapore delle marchette elettorali sempre prima della data referendaria.
      Insomma, abbiamo annunciato più volte che questo Governo avrebbe fatto delle scelte di assoluta trasparenza, che avrebbe messo in ordine la macchina amministrativa, che avrebbe dato risorse significative per lo sviluppo e troviamo, invece, interventi che riguardano ritardi gravi durante l'anno di risorse da stanziare, troviamo la riproposizione ambigua di alcuni provvedimenti che ricordavo prima – si tratta sostanzialmente di sanatorie – e poi l'invenzione propagandistica più importante in assoluto di questo testo, venduto dal Presidente Renzi come in qualche modo la soluzione dei problemi del fisco in Italia, che è la costituzione di questo ente pubblico economico, con la trasformazione di Equitalia che va a violare, anche in questo caso, la Costituzione.
      Si tratta di un intervento che mette in discussione evidentemente una SpA sostanzialmente pubblica, ma con dei contratti di natura privatistica, che sono stati fatti, per esempio, nei confronti dei lavoratori, che vengono sottoposti, senza alcuna motivazione di carattere costituzionale e senza i presupposti, a delle procedure non ben chiare di selezione pubblica, là dove mancano i meccanismi per la definizione dei requisiti dei curricula. Quindi, le logiche della trasparenza legate ovviamente alla prospettiva della tenuta del sistema della riscossione e poi il principio dell'equità fiscale, perché è evidente che, laddove si va a fare un provvedimento ritenendo che quei numeri, che sono stati rappresentati in relazione tecnica, siano numeri raggiungibili, impensabile è che questo strumento possa essere efficace con una rateazione così ridotta, cioè scrivete degli obiettivi in merito all'adesione a questa sanatoria – perché di questo si tratta – con la certezza che quei numeri non verranno raggiunti, perché si tratta di un provvedimento poco interessante, difficile da applicare, in cui la platea dei soggetti è incerta, in cui non si capisce quali sono i diritti acquisiti fino ad oggi rispetto alle procedure di rateizzazione attualmente in essere a cui hanno aderito i contribuenti, che hanno dei periodi di tempo molto più lunghi e che sono incerte dal punto di vista del funzionamento nei prossimi mesi.
      Insomma, voi rappresentate delle entrate che in teoria dovrebbero esserci, andando a violare ancora una volta quello che è lo statuto del contribuente, andando a violare il principio di parità di partecipazione evidentemente alla contribuzione fiscale del cittadino, previsto in Costituzione, senza avere la certezza che questo Pag. 33si realizzi, mettendo in discussione la legge di bilancio e per di più non rendendola interessante e coerente con le entrate che sono state immaginate là dove i contribuenti hanno aderito alla rateizzazione.
      Ma c’è di più su questo argomento: andate a stabilire anche un meccanismo di vantaggio per quello che riguarda la libera concorrenza, che non esiste, nel sistema delle concessioni e quindi della riscossione tributi locali.
      Voi avete di fatto vanificato tutto il lavoro che è stato fatto negli anni per costruire un sistema di fiscalità locale che potesse tenere nel tempo, voi di fatto rimettete in discussione quelle che sono le procedure di entrata anche per gli enti locali, garantendo un vantaggio per quello che riguarda questo nuovo ente, violando il principio della concorrenza, violando il principio dell'armonizzazione contabile degli enti locali, violando quelli che sono gli elementi fondamentali di tenuta per una buona efficienza amministrativa.
      Presidente, ho citato solo alcune delle questioni di merito, che sono di merito, ma che di fatto vanno a toccare i principi della Costituzione, perché noi riteniamo che questo provvedimento sia un provvedimento fortemente incostituzionale.
      Proprio per questo, noi ci accingiamo a chiedere il voto per fermare questo provvedimento, che riteniamo dannoso per il Paese e che rimette in discussione anche ciò che abbiamo condiviso insieme, che è la riforma del bilancio, che ancora una volta viene travolta e ridicolizzata da un Governo che fa delle marchette elettorali proprio spot e su cui intende costruire consenso per il referendum e su cui riceverà non solo «no», noi auspichiamo, in quest'Aula, ma il 4 dicembre «no» dai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Il deputato Artini ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n.  5.

      MASSIMO ARTINI. Grazie Presidente, siamo a presentare questa pregiudiziale di costituzionalità perché, a nostro avviso, questo decreto fiscale, questo decreto-legge fiscale non rispetta la nostra Carta costituzionale in svariati punti.
      Come anche altri colleghi hanno già detto, è importante ribadire, nei confronti dei colleghi della maggioranza che – Presidente, mi farà da tramite – andranno probabilmente ad approvare nuovamente un decreto che presenta assolutamente dei profili di incostituzionalità. E dove ?
      In particolare, in merito all'articolo 77: non si ravvede, a nostro modo di vedere, né la necessità di urgenza né altri profili richiamati da quell'articolo, in particolare perché la cosiddetta soppressione di Equitalia, che viene richiamata nel decreto, poi viene rimandata di almeno 5 mesi e quindi non si vede dove possa essere evidenziata questa urgenza.
      In particolare poi, quello che colpisce di tutto l'impianto di questo decreto è che forse l'unica urgenza è averlo attaccato alla legge di bilancio, perché è forse l'unica soluzione che permette a entrambi i provvedimenti di provare a stare in piedi, ma questo non pare.
      Non pare soprattutto per quanto riguarda quello che è il mancato rispetto dell'articolo 81, cioè di quel pareggio di bilancio introdotto da queste Camere, probabilmente da qualcuno dei parlamentari della maggioranza, perché molte delle coperture sono assolutamente sconosciute; sono sconosciute anche nei riferimenti e vado anche all'altro punto, richiamato da una sentenza della Corte del 2012, la sentenza n.  22 in particolare, ovvero la disomogeneità di questo testo.
      Prendo solamente a riferimento l'articolo 9, che riguarda il finanziamento della missione Ippocrate e dell'UNSMIL, cioè della nostra missione in Libia, che può essere, per carità, indifferibile e urgente, ma indubbiamente rende il testo del decreto assolutamente disomogeneo.
      Ora le valutazioni di merito a livello costituzionale potrebbero, Presidente, anche andare avanti, ma mi preme valutare una cosa: in molte parti, rispetto soprattutto Pag. 34all'articolo 81, non si evince dal testo e il Governo al momento non ci ha dato risposta, di quali sono le coperture di alcuni provvedimenti.
      Penso anche proprio al richiamato articolo 9, dal quale non si evince la copertura né sotto parte di bilancio riguardo al Ministero della difesa né, nell'articolo 15, nessun tipo di richiamo è fatto alle coperture delle spese previste, dei 17 milioni previsti all'articolo 9.
      Molto sarebbe da discutere rispetto a quella che è stata la presentazione del testo rispetto all'abolizione di Equitalia e di quello che comporta: non è il nome o il fatto che sia un ente pubblico o meno ad evidenziare un problema in quel tipo di modalità di riscossione dei tributi; il problema è che questo tendenzialmente non cambia e dà ai contribuenti delle scappatoie pressoché ridicole per l'iniziale distruzione di questo ente.
      Quindi io chiedo una riflessione ai colleghi. So che questo strumento della pregiudiziale di costituzionalità ha ben poco valore, se non una mera disquisizione da parte delle opposizioni rispetto a un testo che è palesemente incostituzionale e che probabilmente porterà problemi alle casse dello Stato, soprattutto per quella parte di incoerenza nella parte di coperture, per cui chiedo vivamente di votare contro il proseguimento della discussione del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

      PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente, io non utilizzerò tutti i 5 minuti messimi a disposizione, anche perché è un rito ormai stanco quello della discussione della pregiudiziale al decreto, che si ripete con una sistematicità che insomma impedisce davvero di fare un'analisi sul problema della costituzionalità dei decreti.
      Tra l'altro, nella discussione che mi ha preceduto, ma come sempre, molti colleghi sono andati soprattutto sul merito del provvedimento: li invito magari anche a guardare un po’ i resoconti delle audizioni che stiamo facendo. Poco fa abbiamo audito nel merito del decreto, sulla voluntary disclosure e sulla rottamazione delle cartelle, il Procuratore Greco, che non può essere certo accusato di essere organico alla maggioranza o avere secondi fini, che invece ha sostanzialmente lodato i due provvedimenti, quindi da questo punto di vista non scorgo, nel merito, delle pregiudiziali.
      Le solite questioni dell'omogeneità e dell'urgenza ritengo che possano essere smontate come in tanti altri decreti.
      Voglio però concludere dicendo, Presidente, che i firmatari delle questioni pregiudiziali e cioè Forza Italia, la Lega, Sinistra Italiana, il MoVimento 5 Stelle, sono esattamente lo schieramento che oggi sostiene il «no» al referendum; lo sostiene legittimamente con grande forza e passione e uno dei temi che io sento porre spesso sulle motivazioni del voto «no» è il fatto che non è vero che l'iter legislativo, nell'assetto istituzionale italiano, è un iter legislativo lento e farraginoso, perché comunque esiste la decretazione d'urgenza, che supera di fatto poi questa farraginosità e tutti i vincoli e, quindi, accelera la legislazione. Beh, signori miei mettetevi d'accordo ! Allora o siete a favore della legislazione d'urgenza e non volete il «sì» al referendum e non volete l'entrata in vigore del referendum oppure siete contro. E, a questo punto, non vedo quali siano le motivazioni per smontare questo caposaldo della riforma costituzionale. Spero invece e ritengo che dall'anno prossimo sarà in vigore il nuovo assetto costituzionale che, con la votazione a data certa e tutta un'altra serie di strumenti e con il monocameralismo, darà la possibilità, senza ricorrere alla decretazione d'urgenza, di arrivare in tempi rapidi – cioè i tempi che oggi sono quelli congrui per la realtà in cui ci troviamo – per far sì che anche l'iter legislativo e questo Palazzo siano adeguati alla velocità con cui si muove il mondo intorno a noi. Quindi, questa riforma costituzionale, secondo noi, secondo me, darà questo risultato e, forse, Pag. 35finiremo questo rito stanco delle pregiudiziali di costituzionalità ad ogni decreto-legge.
      Per questi motivi, Presidente, il gruppo di Area popolare voterà contro le questioni pregiudiziali.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galati. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo ritiene opportuno respingere le questioni pregiudiziali presentate, pur riconoscendo un uso spesso non appropriato del ricorso all'istituto del decreto-legge. In questo caso, però, lo riteniamo necessario, perché c’è una situazione economica del Paese e delle imprese, che ha bisogno di provvedimenti urgenti per cercare di lanciare una condizione economica che stenta a decollare.
      Il tema, quello del fisco legato alle sue ricadute economiche, è un tema delicato, ma è anche il tema che si protrae da parecchio tempo. E se certamente ogni scelta si può discutere poi nel merito, quando si entra nel merito, va dato atto, però, al Governo di essersi mosso, per così dire, con forza rispetto agli impegni assunti. Del resto la flessibilità dell'intervento è una caratteristica fondamentale per la sua riuscita. La competitività del Paese è legata ad una rapidità decisionale importante e, del resto, anche l'azione dei Governi deve anche integrarsi con quelle che sono le realtà sovranazionali, in particolare l'Europa, che hanno assunto anche una capacità di intervento più efficace.
      Il provvedimento è legato ad una visione di insieme e, non a caso, è anche collegato alla legge di stabilità, che fra qualche giorno andremo ad analizzare. Ma questo decreto-legge è adottato anche nel pieno rispetto dei principi dello statuto dei diritti del contribuente, di cui alla legge n.  212 del 2000, con riferimento soprattutto in materia di efficacia temporale delle norme tributarie, ed in coerenza anche con quanto stabilito dalla legge n.  42 del 2009, sul federalismo fiscale. Anche sul piano interno non vediamo incompatibilità né con i principi costituzionali né con le competenze di regioni ed enti locali, perché è materia che rientra totalmente nella competenza esclusiva dello Stato.
      Noi auspicavamo, come gruppo, da tempo questa decisione: promuovere un fisco più certo, ma anche un fisco più semplice che consente di alleggerire anche gli adempimenti formali per i cittadini, perché il problema non sta soltanto nell'eccessivo peso della tassazione, ma anche e soprattutto a volte nella farraginosità. Le modalità con cui Equitalia effettuava la riscossione si rivelavano vessatorie nei confronti di imprese, di famiglie e di commercianti, in quanto, oltre a far lievitare il livello effettivo di tassazione quanto ai tributi pregressi, si aggiungevano le spese di riscossione, le penali e gli interessi, che, tutti sommati, arrivavano anche ad immaginare un tasso di usura. L'attività di Equitalia ha dimostrato gravi limiti: si sono utilizzati strumenti normativi rigidi, per cui molto spesso non andavano incontro a quelle che sono le esigenze dei debitori, ma soprattutto dell'economia reale. Da più parti si è sostenuto, quindi, che le norme di settore, la governance di quest'ente, andavano modificate, per prevedere proprio disposizioni e percorsi, che premiassero non soltanto i contribuenti virtuosi, ma anche eliminassero quelle sanzioni, derivanti da una commissione di meri errori formali, e per favorire la rateizzazione.
      Per queste ragioni riteniamo che sia l'occasione giusta per cambiare rapporto tra cittadini e fisco, un fisco che attraverso anche questo decreto-legge sarà sicuramente più amico.
      Per queste ragioni noi con convinzione respingiamo le questioni pregiudiziali proposte (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia-MAIE).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

      SILVIA FREGOLENT. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, le pregiudiziali di costituzionalità oggi in discussione Pag. 36rilevano, secondo i presentatori, due ragioni di criticità evidenti. La prima, l'assenza dei requisiti straordinari di necessità ed urgenza e, la seconda, l'eterogeneità del contenuto normativo.
      Per rispondere a tali obiezioni va innanzitutto ricordato che il decreto-legge in esame concorre con il disegno di legge di bilancio, cui è formalmente collegato, alla manovra di finanza pubblica, sia nella prospettiva del 2017 e degli anni successivi sia con riguardo al finanziamento di esigenze indifferibili relative al 2016. Ci sono stati casi nei quali la manovra finanziaria annuale è stata anticipata o accompagnata da provvedimenti di urgenza, anche nel periodo precedente all'istituzione della legge finanziaria. Da ultimo ricordiamo i decreti-legge n.  159 del 2007, n.  112 del 2008 e n.  78 del 2010. Il collegamento con la manovra di finanza pubblica e le sue indifferibili esigenze costituisce la principale ragione d'urgenza del provvedimento. Il decreto-legge, in particolare, incide sul sistema della riscossione dei tributi, nell'ambito del quale intende istituire un corretto rapporto tra fisco e contribuenti, ottimizzando l'attività di riscossione. In tale prospettiva è prevista la soppressione di Equitalia e la sua sostituzione con un ente pubblico economico di nuova istituzione: Agenzia delle entrate-Riscossione. Il fine è quello di garantire l'effettività del gettito delle entrate e l'incremento del livello di adempimento spontaneo degli obblighi tributari, coerentemente con quanto prevede l'articolo 4, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e l'articolo 81, comma primo, della Costituzione.
      Si tratta di un obiettivo indicato anche nel rapporto sull'amministrazione fiscale italiana dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico del 19 luglio 2016. Riapre i termini della procedura di collaborazione volontaria, in una finestra temporale che va dal 24 ottobre 2016 (data di entrata in vigore del provvedimento in esame) al 31 luglio 2017 e prevede misure di contrasto all'evasione fiscale. Modifica la disciplina di alcuni adempimenti tributari, che risultano di scarsa utilità all'amministrazione finanziaria ai fini di attività di controllo, di accertamento o comunque non conformi al principio di proporzionalità. Prevede misure di finanziamento e di spese collegate ad esigenze indifferibili riguardanti: il Fondo sociale per occupazione e formazione; la partecipazione di personale militare all'operazione di supporto sanitario in Libia, operazione «Ippocrate»; il trasporto ferroviario regionale; misure finanziarie a favore dei comuni coinvolti nell'accoglienza di stranieri; la dotazione del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e l'accesso al credito dell'impresa agricola; il credito di imposta a favore delle imprese di produzione, distribuzione, esercizio cinematografico. Questa pluralità di obiettivi costituisce la matrice razionale e unitaria del provvedimento che, pur incidendo su diversi ambiti materiali ed essendo suddiviso in sedici articoli, a loro volta raccolti in quattro capi, introduce nuove norme, volte al raggiungimento degli obiettivi illustrati. Si tratta, pertanto, di un provvedimento razionalmente organizzato, in cui vi è una corrispondenza tra titolo e contenuto.
      Come noto, la corrispondenza tra titolo e contenuto, oltre ad essere prescritta dall'articolo 15 della legge n.  400 del 1988, che disciplina la potestà normativa del Governo, è uno degli indicatori utilizzati per rilevare l'omogeneità dei decreti-legge. A proposito dell'omogeneità dei decreti-legge, peraltro, la Corte costituzionale ha affermato che il requisito dell'omogeneità può essere rinvenuto quando più norme disciplinano la stessa fattispecie, anche quando sia comune l'obiettivo che le disposizioni contenute nell'atto normativo, pur eterogenee dal punto di vista del contenuto, intendono raggiungere. Quest'ultimo il caso in cui si colloca il decreto-legge in esame. Siamo, pertanto, di fronte ad una omogeneità teleologica, poiché le disposizioni del decreto, pur intervenendo in una pluralità di materie, condividono la stessa finalità.
      Per questo, tecnicamente, noi respingiamo le pregiudiziali di costituzionalità, così come sono state presentate dagli altri Pag. 37gruppi. Mi viene da sorridere che, in tutti i gruppi che hanno presentato le pregiudiziali di costituzionalità, si fa riferimento alla continua decretazione d'urgenza. C’è solo un modo per evitare la continua decretazione d'urgenza: votare il «sì» al referendum. Per quanto riguarda la coerenza quindi tra chi dice «no» oggi al referendum, e però si lamenta della continua decretazione d'urgenza, e chi dice «sì» volendo leggi più semplici nel Parlamento, tra le due, a maggior ragione, votiamo ancora di più favorevolmente contro le pregiudiziali di costituzionalità, presentate da gruppi che evidentemente non sono così coerenti con quello che hanno annunciato in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi, condivido alcune riflessioni che sono state fatte fin qui in ordine all'abuso delle pregiudiziali di costituzionalità, tant’è che il gruppo di Fratelli d'Italia ha scelto di non presentare questa volta la pregiudiziale; tuttavia, penso che sia difficile non convenire sul fatto che il decreto-legge presentato dal Governo, il decreto-legge fiscale, ha evidenti forzature, che non ci convincono e ci indurranno comunque a sostenere le pregiudiziali presentate con un voto favorevole.
      Intanto ci sono questioni legate alla scadenza del provvedimento, in particolare il provvedimento previsto dall'articolo 1 a seguire, che concerne la soppressione di Equitalia: sarebbe questa una norma ordinamentale, che si poteva tranquillamente trattare in maniera magari anche più organica in un disegno di legge. La mancata urgenza a cui facevo riferimento è legata al fatto che la decorrenza sarebbe collocata nel luglio del 2017, tant’è che noi ci riserviamo di presentare al riguardo un emendamento per sfidare il Governo: se urgenza ci deve essere, la soppressione deve avvenire entro l'anno in corso; a maggior ragione perché parliamo, a nostro giudizio, di un provvedimento tendenzialmente di tipo propagandistico, laddove verranno spente le luci all'insegna di Equitalia e verranno accese sull'insegna «Agenzia per le entrate/per la riscossione» senza modifiche sostanziali da un punto di vista del funzionamento, senza che vengano in maniera sistemica intaccati quegli orpelli fastidiosi e punitivi e vessatori che vanno sotto il nome di sanzioni, di interessi di mora, di aggi, che portano a delle cifre del tutto incompatibili con le facoltà del contribuente, e talvolta del tutto incompatibili anche con il tipo di problema con cui si è avuto a che fare. Noi riteniamo che liquidare la vicenda solo e soltanto con un condono una tantum tradisca un desiderio da parte del Governo di lavorare paradossalmente esattamente all'inverso, per rendere le norme vessatorie ancora più vessatorie: perché di fatto all'articolo 3 in particolare si va a potenziare la capacità di intervento di questa agenzia diversamente denominata, e non si interviene appunto su una rivisitazione, cioè su di una umanizzazione del rapporto tra l'Agenzia di riscossione/Agenzia per le entrate e contribuente.
      Poi ci sono altre questioni legate all'articolo 9 in particolare, quando si decide di impiegare i fondi che vengono reperiti, che non ci convincono e che sono al confine con la costituzionalità, dal momento che non si ravvede l'urgenza.
      Quando si va a rifinanziare di fatto l'intervento italiano in Libia – chiamiamolo per come dovrebbe essere chiamato tra persone serie –, i 17 milioni di euro per l'ospedale da campo che sono destinati a 100 medici e 300 militari (e la proporzione la dice lunga sulla natura dell'operazione stessa); così come sulla missione UNSMIL, che vede due soldati italiani in Libia, due di numero, ovviamente in una cornice internazionale; anche questa è una spesa, i 17 milioni per tre mesi, che si fa fatica ad immaginare che non potesse essere programmata, e che al contrario debba stare dentro un decreto d'urgenza come quello che ci viene propinato dal Governo.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 38

      FABIO RAMPELLI. Poi passiamo all'articolo 11 (concludo, Presidente), all'articolo che riguarda le «marchette» regionali. Anche queste si potevano e si dovevano inserire in un quadro di programmazione: non c’è nessuna urgenza che possa giustificare un provvedimento di decretazione. Queste sono le ragioni per le quali Fratelli d'Italia voterà a favore delle pregiudiziali di costituzionalità presentate.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

      BRUNO TABACCI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, non mi pare che si possa ragionevolmente sostenere l'incostituzionalità del decreto-legge 22 ottobre 2016, n.  193, né che si possa sostenere che questo decreto-legge manca delle caratteristiche di indifferibilità e di urgenza, e, aggiungerei, neppure di ragionevolezza: casomai sarebbe compito del Parlamento, in sede di conversione, integrarlo opportunamente con norme precise che riorganizzino la riscossione, in modo da evitare la riproposizione di errori che hanno accompagnato l'esperienza di Equitalia. Perché non può bastare una semplice circolare del Ministero dell'economia e delle finanze, a cui spetta la vigilanza sull'istituendo ente pubblico economico «Agenzia delle entrate-riscossione»: si potrebbe prefigurare un ente in grado di passare da un modello volto principalmente all'accertamento delle entrate, ad uno più evoluto, capace di prestare servizi al cliente al fine di favorirne l'adempimento spontaneo; così come si dovrebbe stabilire la qualità ed il valore dei crediti pubblici, che non possono essere svalutati a natura diversa perfino da quella vantata dai privati.
      Dopo tutto quello che si è detto in maniera assai strumentale e spesso fuori luogo di Equitalia, mi pare giusto che il Governo assuma la responsabilità di una proposta e lo faccia con i crismi di un decreto-legge; e poi mi pare importante la decisione sulla giustizia negoziata, la voluntary disclosure, che non va confusa né con l'esperienza di condoni, né con quella di scudi fiscali già visti in passato: anzi, potrebbe essere l'occasione per trasformarla in uno strumento organico della legislazione fiscale, che a regime punta ad un rapporto costruttivo con il contribuente. Quindi non ad una proroga, ma ad una definizione a regime di un ruolo, di uno strumento che può diventare molto importante.
      Quindi – ed ho concluso – questo decreto-legge apre spazi importanti ad un costruttivo lavoro parlamentare, che non può essere bloccato da una questione pregiudiziale. Per queste ragioni il gruppo Democrazia solidale-Centro democratico non può che esprimersi negativamente sulla pregiudiziale avanzata (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

      ROCCO PALESE. Signora Presidente, ritengo doveroso darle atto, avendo visto una trasmissione televisiva, di aver respinto con grandissima dignità l'ennesimo attacco mediatico, televisivo, nei confronti di questa istituzione. Lei ha difeso l'istituzione, ha difeso i parlamentari e le prerogative dei parlamentari, ha difeso la sostanza di quello che è l'aspetto democratico all'interno dell'attività di quest'Aula, compreso il personale nel suo complesso e di questo le va dato atto, perché l'ha fatto in maniera analitica, circostanziata e argomentando quella che è la verità, né più e né meno. Rispetto invece alla situazione delle pregiudiziali noi voteremo a favore come componente Conservatori e Riformisti. Sugli argomenti che sono trattati all'interno di questo decreto, prendo solo due aspetti. Primo, quello della situazione della liquidazione di Equitalia e della nascita di un nuovo organismo per la riscossione, che determina una serie di criticità che sono state evidenziate quest'oggi e anche nelle audizioni. Io non ritengo che il Parlamento Pag. 39debba in maniera abbastanza frettolosa provvedere a cercare di correggere quanto di anomalo c’è all'interno di questo decreto e non solo dal punto di vista del personale. Ma sono abbastanza significative le criticità che all'interno ci sono e che mettono in serio pericolo la situazione che riguarda il rapporto che c’è attualmente tra i cittadini e il fisco. Per questo motivo (che già è abbastanza problematico questo rapporto in riferimento a quello che riguarda la situazione di Equitalia), per porre rimedio, sarebbe stato sufficiente togliere via tutte le vessazioni che sono state attribuite con norme alle funzioni e alle competenze di Equitalia. L'altro elemento di forte criticità è l'aver previsto che risorse di fondi strutturali, che riguardano per 600 milioni di euro la regione Campania e per 90 la regione Molise, invece di essere utilizzate per investimenti vengano utilizzate per pagare debiti disastrosi del trasporto pubblico locale di queste due regioni. È veramente una cosa totalmente inconsueta. È una cosa che va contro ogni principio di sana contabilità pubblica rispetto anche alle situazioni che ci sono in Europa. I fondi strutturali sono fondi di investimento, fondi che servono per poter ridurre il divario tra nord e sud, mentre vengono dilapidati in questa maniera. Questo è un delitto che il Governo propone in questo decreto. È un delitto contro la ragione ed è un delitto anche contro lo stesso sud, perché non è possibile utilizzare risorse per investimenti (risorse che sarebbero importanti per determinare lo sviluppo) per pagare debiti di situazioni che riguardano lo sfascio, la cattiva gestione, la corruzione – così come dice Cantone –, che c’è all'interno di queste partecipate anche e soprattutto in quelle regioni. Per questo motivo noi voteremo fermamente a favore delle pregiudiziali.

      PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Paglia ed altri n.  1, Pesco ed altri n.  2, Guidesi ed altri n.  3, Brunetta ed altri n.  4 ed Artini ed altri n.  5.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  1).

      La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2287 – Disciplina del cinema e dell'audiovisivo (Approvato dal Senato) (A.C. 4080); e dell'abbinata proposta di legge: Sammarco (A.C. 3181) (ore 17,42).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n.  4080: Disciplina del cinema e dell'audiovisivo; e dell'abbinata proposta di legge n.  3181.
      Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre la relatrice vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
      Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), che sono in distribuzione.
      Ricordo che, a norma dell'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili in Commissione non possono essere ripresentati in Assemblea.
      Inoltre non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, i nuovi emendamenti, non Pag. 40previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa.
      Avverto che fuori dalla seduta le proposte emendative 2.1, 2.7, 2.8, 4.2, 11.1, 11.7, 12.10, 13.2, 15.2, 16.1, 18.1, 18.03, 18.04, 18.05, 24.5, 27.5, 28.1, 28.3, 28.7 e 31.2 Pannarale sono state ritirate dalla presentatrice.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. La Commissione esprime sull'emendamento 2.6 Pannarale un invito al ritiro e su tutti gli altri vi è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme ai pareri espressi dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.2 Pannarale e 2.3 Andrea Maestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  3).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  4).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  5).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.6 Pannarale, sul quale vi è invito al ritiro, altrimenti parere contrario.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

      ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Voglio dire due parole su questo emendamento perché è un punto che non trova particolare cura e attenzione in questo disegno di legge. L'articolo 2 si occupa di una serie di definizioni che poi troveranno maggiori dettagli e specificazioni Pag. 41nei numerosi decreti attuativi di cui si dovrà occupare il Governo, perché questo disegno di legge è, direi come al solito, particolarmente ricco di deleghe. Tra le varie definizioni che in realtà pensiamo manchino in questo articolo 2 ce n’è una che è quella di circoli di cultura cinematografica e di associazione nazionale di cultura cinematografica cui afferiscono questi circoli.
      Ecco, se il Governo avesse deciso di accogliere questo emendamento – ma, come sappiamo, questo testo è blindato, quindi sia il passaggio in Commissione sia quello in Aula è nient'altro che un passaggio assolutamente rituale – forse, se avesse accolto questo emendamento, avrebbe riconosciuto in maniera un po’ più adeguata il ruolo storico e la dignità che hanno in questo Paese da tanto tempo i circoli di cultura cinematografica.
      Del resto, è un disegno di legge nel quale si parla di educazione all'immagine, di potenziamento delle competenze del cinema, di alfabetizzazione all'arte, cioè di ambiti importantissimi su cui i circoli di cultura cinematografica hanno sempre avuto e continuano ad avere, anche con grande fatica, particolare cura, visto che le risorse, peraltro, sono state ampiamente decurtate. Peraltro, noi riteniamo che sarebbe utile entrare maggiormente nel dettaglio della possibilità che questi circoli siano ammessi ai benefici previsti da questo testo di legge, perché spesso si occupano della gestione di sale cinematografiche storiche, antiche, a volte dismesse, spesso ormai rimaste gli unici presidi nei territori.
      Sono circoli che continuano a svolgere un'attività diffusa in questi territori, ad avere un'interazione assolutamente attiva con le agenzie educative, a promuovere e a valorizzare quella cultura critica, quella conoscenza consapevole che dovrebbe trasformare gli spettatori in protagonisti un pochettino più attivi della cultura e del nostro mondo. Peccato, noi naturalmente ci auguriamo che in sede di discussione degli ordini del giorno il Governo riservi un po’ più di attenzione a quello che è un patrimonio assolutamente importante di questo Paese e, io direi, un modello unico e originale, che non andrebbe disperso, ma, invece, andrebbe curato molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  6).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  7).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  8).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 42

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Riguardo all'articolo 3 la Commissione formula un invito al ritiro o parere contrario per tutti gli emendamenti.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo.
      Parere conforme ai pareri espressi dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Brescia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  9).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Brescia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  10).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.3 Pannarale e 3.4 Andrea Maestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  11).

      Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 3.5 Borghesi e 3.6 Palmieri.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PALMIERI. Grazie, gentile Presidente. Approfitto per sottolineare due aspetti: un primo aspetto positivo di questa norma, cioè il fatto che ci sia indicata nel testo una attenzione esplicita al tema dell'accessibilità per le persone che hanno difficoltà sensoriali perché possano fruire dei contenuti audiovisivi e l'altro aspetto per ringraziare il collega Borghesi della Lega, che è stato primo promotore di questa serie di emendamenti che io ho sottoscritto e abbiamo sottoscritto come gruppo perché si è fatto per primo interprete di una sensibilità che ci accomuna da molti anni in questo Parlamento.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.5 Borghesi e 3.6 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  12).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.7 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  13).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 433.8 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  14).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.9 Pannarale e 3.10 Andrea Maestri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  15).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.11 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  16).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  17).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 4.1 Battelli la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  18).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  19).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 44

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Presidente, invito al ritiro o parere contrario su tutti gli emendamenti.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Presidente, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.1 Pannarale e 5.2 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  20).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  21).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  22).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.01 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  23).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  24).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  25).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080). Pag. 45
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Presidente, il parere del Governo è conforme al parere espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  26).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.2 Borghesi e 8.3 Capezzone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  27).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  28).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  29).

      Adesso invito la relatrice Bonaccorsi ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi all'articolo 9.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro degli identici articoli aggiuntivi 9.01 Borghesi e 9.02 Pannarale, altrimenti il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Presidente, il parere del Governo è conforme al parere espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 9.01 Borghesi e 9.02 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  30).

Pag. 46

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie Presidente, anche qui invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme alla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Battelli, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  31).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.2 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  32).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  33).

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie Presidente, anche qui invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme ai pareri espressi dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.2 Battelli, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  34).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.3 Pannarale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

      ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente, questo articolo riguarda la costituzione del Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo, che nasce con questa proposta di legge, andando a sostituire, perché soppressa, la Consulta dello spettacolo.Pag. 47
      Ora il Consiglio superiore del cinema, come leggiamo in questo articolo, ha tanti compiti, è chiamato a fare tante cose, a formulare proposte su quelle che sono le politiche pubbliche, ad esprimere pareri su una serie di accordi internazionali del Ministero, ad esprimere i pareri in merito ai criteri di ripartizione delle risorse, eccetera.
      Quello che non è chiaro, però, è sulla base di quali indirizzi, di quale orientamento, di quale filosofia di fondo il Consiglio superiore è chiamato a svolgere tutte queste attività. Sulla base di cosa, sulla base di quale punto di vista, ad esempio – ed è esattamente la lettera a cui ci riferiamo in questo emendamento – dovrebbe esprimere pareri sulla ripartizione delle risorse e dei contributi ?
      Noi abbiamo proposto un taglio con i nostri emendamenti, un nostro punto di vista, abbiamo detto: è giusto finanziare il cinema, è giusto finanziare la cultura, perché fa parte di quei diritti costituzionali che dovrebbero essere garantiti dal sostegno pubblico, però il sostegno pubblico dovrebbe avere una funzione sociale, una finalità alta, allora è vero che il cinema è anche industria, è anche proventi, è anche economia, è anche organizzazione di un certo mercato, ma quando il cinema viene sostenuto e finanziato dallo Stato, bisognerebbe avere particolare attenzione per quella parte particolarmente viva, vivacissima, ma anche molto fragile del cinema, che nonostante riesca a generare delle opere molto belle, delle opere sperimentali, delle opere interessanti, delle opere basate sull'innovazione, sulla ricerca, sul talento, non riesce a sostenersi finanziariamente da sola, perché non riesce a stare al passo con i ritmi del mercato.
      Questo dovrebbe provare a fare un Governo: guardare al cinema indipendente, guardare alle piccole e medie imprese, guardare alle piccole sale, a tutti quei circuiti, in realtà, che continuano a mantenere viva la cultura cinematografica e la storia importante del cinema nel nostro Paese.
      Noi avevamo proposto, con questo emendamento, ma con tutti gli emendamenti che abbiamo messo a disposizione del Governo e della maggioranza, di dare un taglio differente, di guardare a questa parte che non ce la fa, da sola, a camminare con le proprie gambe e invece non soltanto, diciamo così, nel dettaglio degli indirizzi da seguire, ma come vedremo anche nei criteri di ripartizione dei contributi tra automatici e selettivi, questo Governo ha fatto un altro tipo di scelta: questo Governo ha deciso di stare dalla parte delle imprese, ha deciso di stare dalla parte della grande produzione e distribuzione, cioè dalla parte di quelli che sono già forti, di quelli che in realtà sono già capaci di camminare con le proprie gambe nel mercato cinematografico, togliendo invece opportunità non soltanto al cinema indipendente e alle piccole e medie imprese, ma anche, in realtà, a tutti coloro che grazie al cinema dovrebbero formare una cultura libera e autonoma.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signora Presidente, questo emendamento ci pone davanti a una questione di grande rilievo: i fondi che noi abbiamo per sostenere il cinema non sono molto elevati; cosa vogliamo fare con questi fondi e che idea abbiamo del cinema e della funzione che il cinema ha all'interno della nostra società ? Alcuni pensano che il cinema debba essere un luogo in cui coltivare una idea di arte totale, di arte chiusa in se stessa, di arte che – Dio non voglia – ha paura di confrontarsi con il mercato, parola brutta, che non si deve usare, arte però, dico io, che ha paura di confrontarsi con il pubblico.
      Noi abbiamo una brutta tradizione in Italia di spesa dello Stato, basata su motivi, dicono culturali, ma sarebbe molto da discutere il tipo di cultura che in questo modo abbiamo sovvenzionato, spesso una cultura fondata sull'idea della dissoluzione della società borghese, alla quale doveva Pag. 48tenere dietro una rivoluzione proletaria che non c’è stata e che non ci sarà, film nei quali il tema era la dissoluzione, il non senso, con un forte disprezzo per l'interlocutore comune e con la volontà di rimanere all'interno di un proprio circuito, con l'obiettivo ultimo della pallosità totale: più il film è palloso, più il film si suppone che abbia valore artistico.
      Mi pare che in modo ancora insufficiente questo disegno di legge, invece, scelga un altro percorso. Il cinema è una grande industria italiana, nella quale noi abbiamo eccellenze di diverso tipo in molti settori, la quale può e deve essere sostenuta, soprattutto considerando che una gran parte del nostro mercato cinematografico, nonostante le nostre eccellenze, è occupato da film americani, da film di altri Paesi, ma soprattutto da film americani. E, allora, noi dobbiamo sostenere chi non ha paura di andare sul mercato, pardon, chi non ha paura di confrontarsi col pubblico, chi non ha paura di andare in sala. Non possiamo sostenere opere le quali vanno in tre sale, in cinque sale, in sette sale, a volte in nessuna sala, e nelle sale in cui vanno hanno 10, 15, 7, 2, 1 o zero spettatori. Questa è una fase la quale credo si debba chiudere.
      Dobbiamo sostenere le opere prime. Questo è un altro discorso, perché è ovvio che il giovane cineasta, per farsi le ossa, ha bisogno anche di una palestra. Sarebbe forse meglio che la palestra se la cercasse dietro ad un grande regista affermato, che gli insegnasse il mestiere. Però io capisco che in Italia si è scelta in parte un'altra via e che in parte questa via ha dato anche dei buoni risultati. Ma allora le modalità, che noi usiamo per sostenere questo altro tipo di cinema, devono essere fortemente selettive e devono essere fondate su criteri di alta professionalità. Non devono essere aperte al giudizio di commissioni cinema, le quali danno i denari sulla base spesso di rapporti clientelari – vogliamo dirlo – e talvolta sulla base di clientele che hanno una colorazione più o meno ideologica. Per queste ragioni io credo che l'impostazione del disegno di legge sia fondamentalmente giusta e noi non voteremo quest'emendamento.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Murgia. Ne ha facoltà.

      BRUNO MURGIA. Presidente grazie. Vorrei aggiungere la mia firma a quest'emendamento. Abbiamo fatto già questa discussione in Commissione cultura. Secondo me, noi facciamo un errore: pensiamo che il cinema indipendente sia – mi perdoni il termine – palloso. Non è così. Stiamo parlando di sostenere delle buone idee, che sono idee laterali, proprio perché questo disegno di legge sembra sbilanciato soprattutto a favore dei grandi blockbuster, delle grandi case di distribuzione. Ricordiamoci sempre che gente come Sorrentino, come Garrone, come Roberto Minervini, lo stesso Gianfranco Rosi che oggi rappresenta l'Italia agli Oscar, partono esattamente da posizioni di totale assoluta indipendenza. Ecco perché, secondo me, quest'emendamento dovrebbe essere accolto.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.3 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  35).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.4 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  36).

Pag. 49

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.5 Borghesi e 11.6 Palmieri, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  37).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.8 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  38).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.9 Borghesi e 11.10 Palmieri, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  39).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 11.11 Pannarale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

      ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente, solo per segnalare, con quest'emendamento, quella che sarebbe l'opportunità di riequilibrare in senso un po’ più plurale, per così dire, la composizione del nuovo Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo. Cosa succede con questo disegno di legge ? Succede che viene, appunto, istituito questo Consiglio superiore, la cui maggioranza dei componenti è tutta di nomina ministeriale, quindi tre membri sono scelti, come dice il testo, dal Ministro, nell'ambito di una rosa di nomi che viene proposta dalle associazioni di categoria più rappresentative, e ben otto personalità vengono scelte, nominate, direttamente dallo stesso Ministro. Noi, con quest'emendamento, proponiamo ovviamente di riequilibrare questo rapporto tra le componenti scelte all'interno di una rosa dei nomi e quelle nominate direttamente dal Ministro.
      Naturalmente non c’è stata, come sappiamo, alcuna disponibilità a discutere e a rivedere anche questa criticità da parte della maggioranza e da parte del Governo. Voglio ricordare che il Consiglio superiore andrà a sostituire la Consulta per lo spettacolo, l'attuale Consulta per lo spettacolo, indubbiamente più rappresentativa in senso plurale delle istanze del settore, visto che la Consulta è, come sappiamo, costituita da autori, produttori, critici, distributori, tutti indicati dalle rispettive associazioni. In realtà anche qui lo dico – e concludo – ci troviamo davanti alla solita scelta un po’ accentratrice di questo Governo, che decide di concentrare qualunque tipo di decisione, qualunque tipo di nomina nelle sue mani. Siamo in giorni di discussioni sui giornali, come sappiamo molto bene, di quelli che sarebbero i criteri di scelta dei presidenti delle commissioni per l'individuazione delle cosiddette «cattedre Natta» dei super-docenti universitari: anche quei presidenti ad esempio saranno scelti direttamente dal Governo. La logica continua ad essere sempre la stessa, e mai una volta ci si ferma davanti al dubbio che probabilmente dovremmo provare a cambiare un po’ di cose e ad invertirla, questa rotta autoritaria.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.11 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 50

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  40).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.12 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  41).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.13 Borghesi e 11.14 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  42).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.15 Borghesi e 11.16 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  43).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.17 Borghesi e 11.18 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  44).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11.19 Borghesi e 11.20 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  45).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  46).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI. Presidente, su tutte le proposte emendative formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Battelli 12.1.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Battelli. Ne ha facoltà.

Pag. 51

      SERGIO BATTELLI. Presidente, non esiste opera cinematografica che non sia accompagnata da una colonna sonora: la musica che accompagna una ripresa, un documentario, uno spettacolo, un video, ne è parte fondamentale, le fornisce un'anima. La musica nasce e si sviluppa come un unicum.
      L'industria musicale in Italia è completamente abbandonata da anni: nessun interesse, nessuna riforma strutturale del sistema, nessun supporto per promuove uno degli ambiti in cui il nostro Paese e i nostri connazionali si sono sempre contraddistinti. Il mercato dell'industria musicale in altri Paesi europei è in continua crescita e sviluppo grazie ad interventi normativi concreti e incisivi: cito per esempio il Live Music Act in Inghilterra, che ha permesso il rilancio dell'intero settore con una forte crescita legata all'indotto e all'occupazione. E invece in Italia abbiamo la SIAE, che detiene il controllo ed il monopolio dell'intero settore, tassando, non tutelando, non incentivando la produzione e la promozione musicale in Italia.
      Il settore chiede ed ha bisogno di un rilancio immediato, ha bisogno di risorse e valorizzazione. Siamo favorevoli all'intervento ed al sostegno del settore cinematografico, ma non dimentichiamoci l'inscindibile legame del settore audiovisivo con le sue opere musicali associate. L'Italia è un Paese ricco di artisti per lo più sconosciuti, che producono e creano opere incredibili: non possiamo e non dobbiamo più abbandonarli. Questo emendamento è volto a riconoscere e ad incentivare tutto il lavoro di persone, di italiani che, spesso nell'ombra, contribuiscono in maniera fondamentale a rendere grande il cinema italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 12.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  47).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 12.2 Borghesi e 12.3 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  48).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.4 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  49).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.5 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  50).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.6 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  51).

Pag. 52

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.7 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  52).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.8 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  53).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.9 Borghesi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  54).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  55).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.1 Pannarale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. L'articolo 13 introduce questo Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo che, in sé e per sé, può essere anche uno strumento importante, anzi lo è certamente. Noi non ci stanchiamo mai di ripetere che ogni legge deve essere valutata non solo per come è scritta, ma anche per la capacità che ha di produrre effetti nella realtà e produrre effetti nella realtà quando si parla di cinema ha anche a che fare con la quantità di finanziamenti che possono essere messi a disposizione di chi opera nel settore, soprattutto se non ha grandi gruppi alle spalle come abbiamo detto fino a questo momento.
      Quindi è un bene il Fondo; tuttavia noi con questo emendamento proponiamo, oltre al canale di finanziamento individuato dalla maggioranza di 400 milioni di euro, che di fatto altro non è che un vincolo di destinazione di alcune risorse (non si prevedono risorse aggiuntive in termini di fiscalità, ma si prevede che una parte degli incassi fiscali presi nel settore da IVA e IRES vengano destinati per un importo di 400 milioni a questo Fondo), un'ulteriore fonte di finanziamento. E lo prevediamo andando ad introdurre un contributo diretto, parametrato al fatturato in termini Pag. 53progressivi, su quelli che sono gli editori e i distributori di servizi televisivi, fondamentalmente su tutti coloro che trasmettano per via televisiva, o anche per via diretta, ma comunque con caratteristiche simili a quelle di un mezzo televisivo, prodotti audiovisivi o prodotti cinematografici. Riteniamo infatti che all'interno di un mercato che è quello della trasmissione, che si è andato a qualificare anche in questo Paese sempre più in termini ristretti, siano pochissimi gli editori televisivi, sia se guardiamo a quelli standard delle tv generaliste, sia a quelli delle televisioni a pagamento, ma persino ai nuovi operatori, a quelli che si affacciano attraverso il web trasmettendo serie tv, serie cinematografiche. Sono complessivamente, probabilmente, quelli che hanno un fatturato significativo, che sono poi quelli su cui noi andremo ad intervenire, una decina o poco più. Ecco, a questi soggetti noi chiediamo di concorrere con una tassa apposita, una tassa propria, per un massimo di 200 milioni di euro l'anno, a questo fondo, che quindi non sarebbe più di 400, ma andrebbe ad essere un fondo di 600 milioni. Riteniamo che sia un emendamento importante, perché con riferimento ai distributori, cioè coloro che, di fatto, nel trasmettere quelle che sono opere dell'ingegno e in virtù della loro capacità finanziaria e del dominio del mercato, di fatto vanno ad avere forse una delle parti maggiori dei guadagni, andiamo a chiedere che questi soggetti si facciano carico più degli altri anche della produzione di opere dell'ingegno, di opere d'arte, in questo caso qual è il cinema.
      Peraltro, nel prosieguo dei nostri emendamenti noi andremmo anche a concentrare il più possibile l'utilizzo di questo fondo per quello che è il cinema indipendente, perché è ovvio che è lì che andrebbero concentrate le risorse. Le major, anche quelle di minore rilevanza, come possono essere quelle che abbiamo in Italia, comunque hanno certamente meno bisogno di contributi pubblici. Quindi, più contributi pubblici grazie al finanziamento di chi se lo potrebbe permettere e indirizzati verso chi più ne ha bisogno. Complessivamente, una proposta che facciamo al Parlamento e su cui ci piacerebbe che la maggioranza volesse convenire.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

      ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Questa volta la proposta dei colleghi di Sinistra e Libertà merita attenta considerazione. Il meccanismo che loro propongono non è ignoto ad altri Stati europei che hanno una politica culturale efficace, per esempio alla Francia. Tutte le opere le quali passano in qualunque modo verso il pubblico vengono sottoposte a un prelievo che è un prelievo minimale, che non ne danneggia in alcun modo la possibilità di accesso al pubblico. D'altro canto, in realtà, chi viene a pagare il contributo è in larga misura l'industria cinematografica esterna all'Italia, anzi, esterna all'Europa. Una parte importante del nostro mercato cinematografico è dominato dai film americani, i quali verrebbero a pagare, ma non verrebbero poi ad avere parte nella divisione del risultato della tassa con il quale il cinema, in qualche modo, si autofinanzierebbe.
      Questo sarebbe anche un incentivo a dire «venite a produrre in Italia». Noi abbiamo grandissime capacità in molti settori cinematografici sottosfruttate, perché è raro che altri vengano a produrre da noi. Questo aiuterebbe la internazionalizzazione del cinema italiano e sarebbe una cosa complessivamente positiva. Non dimenticate una cosa: noi abbiamo un grande patrimonio culturale, che è largamente sottofinanziato. Il cinema potrebbe finanziare se stesso, avendone grandi vantaggi. Perché non lo facciamo ? Pensiamo a quando affronteremo il problema delle fondazioni liriche, pensate a quando affronteremo il problema della manutenzione dei nostri edifici d'arte. Avere un bilancio del Ministero non così fortemente concentrato sul sostegno al cinema, attivare la capacità di autofinanziamento del cinema sarebbe una cosa positiva.
      Io, tuttavia, non voterò questo emendamento, perché non condivido il modo in Pag. 54cui è stato formulato e, soprattutto, il tentativo di far passare un sostegno non qualificato al cosiddetto cinema indipendente, che andrebbe, magari, sostenuto nei modi che ho detto in un intervento precedente, ma non ripristinando dei meccanismi del passato che hanno dato pessima prova. Quindi, io personalmente mi asterrò.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

      PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. In realtà, c’è del buono in questo emendamento; tuttavia, personalmente, io non potrò votarlo, perché il comma 2-quinquies, che sarebbe aggiuntivo al comma 2, prevede un pagamento di una tassa che è senza scaglioni e con una progressione che non è in linea con le regole della retribuzione delle imposte.
      Dice: fino a 10 milioni non si paga nulla, entrate annuali. Da 0,5 per cento per importi superiori a 10 fino a 250 milioni. Poi 2,10 per cento da 250 milioni fino a 500 milioni, 2,80 per cento da 500 milioni fino a 750 milioni, 3,50 per cento per importi superiori a 750 milioni di euro. Non v’è chi non veda che in questo modo la progressione della tassa è assolutamente priva di senso.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.1 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  56).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 13.3 Pannarale e 13.4 Palmieri, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  57).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.5 Palmieri, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  58).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.6 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  59).

      Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.7 Pannarale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

      ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente. Questo emendamento, così come il precedente e il successivo, tocca quella che, a nostro parere, è la criticità più grande di questo disegno di legge, criticità che è stata in realtà denunciata e segnalata da tantissimi lavoratori, tantissimi soggetti del settore, criticità di cui credo in fondo sia consapevole persino la maggioranza, e il Governo tuttavia si è deciso di non intervenire e di delegare il tutto a quelle che saranno le scelte del Governo. La criticità non è nel Fondo per il cinema e per l'audiovisivo – è bene che si sia deciso di costituire un fondo – la criticità Pag. 55è nella ripartizione delle risorse, come abbiamo già a lungo detto in Commissione, in sede di discussione di questi emendamenti. Questo fondo fa sì che una percentuale compresa tra il 15 e il 18 per cento venga riservata ai contributi cosiddetti selettivi, cioè a quei contributi che dovrebbero andare a premiare e a valorizzare le opere dell'ingegno, le opere particolari, le opere uniche e originali, quelle che qualcuno considera in quest'Aula pallose e che invece spesso, non riuscendo a costruire moltissimi incassi, hanno invece determinato la grande storia del cinema del nostro Paese, ma peraltro insomma vorrei ricordare che negli ultimi mesi ci sono stati dei film indipendenti assolutamente straordinariamente belli, che consiglierei, come Lo chiamavano Jeeg Robot oppure Non essere cattivo; li consiglierei così per capire quanto riesce a non essere noioso e quanto può essere straordinariamente bello il cinema indipendente. Ecco, questo pezzo così importante del nostro cinema in realtà potrà accedere ad una parte non particolarmente ampia di questo fondo, appunto a una percentuale tra il 15 e il 18 per cento, e invece tutto il resto sarà riservato ai cosiddetti contributi automatici, contributi automatici che invece sono calcolati sulla base di criteri cosiddetti oggettivi, criteri che poi coincidono fondamentalmente con gli incassi. Quindi è assolutamente evidente che quelle imprese e quei soggetti che hanno alle spalle la grande produzione e distribuzione, quelli che hanno già raccolto proventi di un certo tipo potranno continuare ad essere finanziati. Non sappiamo in realtà quanto riusciranno a resistere e a fare ancora grande e di qualità il nostro cinema le piccole imprese, quegli autori che invece noi dovremmo sostenere. Lo dico a chi ha detto prima che dovremmo sostenere chi non ha paura del pubblico; noi dovremmo sostenere chi ha la capacità di lanciare sfide innovando, ricercando, sperimentando, provando anche a suggerire uno sguardo un po’ differente sul mondo, provando – diciamo così – a mettere a nostra disposizione delle opere che non sono quelle tutte uguali e omologate, ma che ogni tanto possano avere il valore, diciamo così, della differenza. Questo dovrebbe fare un Governo che decide di finanziare il suo cinema migliore. Invece, con questa ripartizione, andate a finanziare – come abbiamo già detto prima – quelli che sono più forti. Un ultimo paradosso voglio segnalare: in questo disegno di legge prevedete – ho finito, Presidente – che ci siano dei contributi, lo ricordo al sottosegretario che lo sa molto bene, contributi dati ad una serie di istituti pubblici, come la Biennale di Venezia o l'istituto Luce, eppure questi contributi che vengono decisi dal Ministero sono contributi che in realtà vanno a pesare sulle stesse risorse da cui dovrebbero trovare ossigeno le piccole imprese e cioè quelle che dovrebbero accedere ai contributi selettivi e non invece, come sarebbe giusto e come sarebbe ragionevole, fare in modo che questi contributi possano invece derivare da altre risorse e da altri fondi, da un fondo autonomo che non vada ulteriormente a penalizzare il cinema indipendente e la piccola produzione.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonaccorsi. Ne ha facoltà.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Volevo puntualizzare rispetto alle cose che ho sentito dire dalla collega Pannarale. Ci tengo perché invece abbiamo fatto un grande lavoro rispetto alla ripartizione dei fondi e la ripartizione dei fondi va proprio nella direzione del sostegno a quelle opere prime, seconde, a quei film cosiddetti sperimentali, a quei film cosiddetti difficili. Quando diciamo che i contributi cosiddetti selettivi sono una minima parte rispetto all'ammontare complessivo del Fondo diciamo una cosa inesatta: il Fondo ha una strutturazione per cui c’è un impianto molto importante rispetto ai tax credit, ai sei tax credit istituiti con questo disegno di legge: i contributi automatici, che vanno a pesare per una ventina di milioni rispetto all'importo complessivo e i contributi selettivi che invece vanno a pesare intorno alla cifra di 70 o 80 milioni che è la cifra Pag. 56definita necessaria e sufficiente per andare a intervenire proprio in quelle opere prime, seconde, appunto difficili o sperimentali, quindi da questo punto di vista il lavoro di attenzione e di valorizzazione a quelle opere è talmente preso in considerazione che la ripartizione del Fondo è fatta come ho spiegato.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.7 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  60).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.8 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  61).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.9 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  62).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  63).

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Presidente, il parere del Governo è conforme al parere espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  64).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.2 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  65).

Pag. 57

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  66).

(Esame dell'articolo 15 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Presidente, il parere del Governo è conforme al parere espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.1 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  67).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.3 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  68).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  69).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  70).

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 58

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Presidente, il parere del Governo è conforme al parere espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.1 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  71).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.2 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  72).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  73).

(Esame dell'articolo 18 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  74).

      Ora chiederei alla relatrice i pareri sugli articoli aggiuntivi 18.01 Brescia e 18.02 Pannarale presentati all'articolo 18.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Sì grazie, sono tutti inviti al ritiro o pareri contrari.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme ai pareri espressi dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 18.01 Brescia, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  75).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 18.02 Pannarale, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  76).

(Esame dell'articolo 19 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.Pag. 59
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  77).

(Esame dell'articolo 20 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  78).

(Esame dell'articolo 21 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  79).

(Esame dell'articolo 22 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  80).

(Esame dell'articolo 23 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme ai pareri espressi dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.1 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  81).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.2 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 60

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  82).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  83).

(Esame dell'articolo 24 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Anche qui invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme ai pareri espressi dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.1 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  84).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.2 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  85).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.3 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  86).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.4 Battelli, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  87).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  88).

(Esame dell'articolo 25 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.Pag. 61
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  89).

(Esame dell'articolo 26 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Invito al ritiro o parere contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme al parere espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.1 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  90).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.2 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  91).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.3 Brescia, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  92).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.4 Borghesi, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  93).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  94).

(Esame dell'articolo 27 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Anche in questo caso, Presidente, invito al ritiro o parere contrario.

Pag. 62

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Conforme al parere espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.1 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  95).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.2 Pannarale, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  96).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.3 Brescia, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  97).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.4 Luigi Gallo, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  98).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.6 Battelli, con parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  99).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 27.7 Di Benedetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  100).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 27.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  101).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  102).

Pag. 63

(Esame dell'articolo 28 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4080).
      Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

      LORENZA BONACCORSI, Relatrice. Su tutte le proposte emendative formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

      ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato ai Beni e alle attività culturali e al turismo. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.2 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  103).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.4 Battelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  104).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.5 Pannarale, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  105).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Battelli 28.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  106).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pannarale 28.8, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  107).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pannarale 28.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  108).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pannarale 28.10, con il voto contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 64
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  109).

      Passiamo alla votazione dell'articolo 28.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

      ANNALISA PANNARALE. Presidente, soltanto un minuto: noi voteremo contro l'articolo 28, ma siccome questo disegno di legge è passato un po’ nel disinteresse generale, volevo segnalare come attraverso le parole poi passi dell'altro. In questo articolo 28, che dovrebbe favorire una serie di interventi per una più diffusa distribuzione delle sale cinematografiche sul territorio nazionale, come si dice al comma 1, in realtà passano tutta una serie di misure di sostegno e di concessione di contributi per aumento di volumetrie, anche in deroga agli strumenti urbanistici. Siamo in realtà in un ambito, devo dire, un po’ differente da quello di cui ci parlava prima la relatrice di questo provvedimento: parliamo in realtà della promozione di grandi centri, di multisala, cioè di tutta quella parte che devo dire, come sappiamo molto bene, difficilmente privilegia una produzione indipendente, ma in realtà va sempre a garantire una programmazione commerciale e omologata. Anche in questo caso, invece di concentrare gli interventi su quelle che sono le piccole sale, le sale dismesse, le periferie, i centri storici, i piccoli comuni, cioè tutti quei centri che avrebbero bisogno del sostegno a presidi permanenti, garantiamo contributi in deroga agli strumenti urbanistici per grandi centri e grandi sale. Questo lo volevo segnalare per chi sta per votare a favore di questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  110).

(Esame dell'articolo 29 – A.C. 4080)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 (Vedi l'allegato A – A.C. 4080), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n. 111).
      Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Comunicazioni della Presidente sul contenuto del disegno di legge di bilancio ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento (ore 20).

      PRESIDENTE. Comunico, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento le decisioni in merito al contenuto del disegno di legge di bilancio, Atto Camera n.  4127. A riguardo do lettura del parere espresso in data 2 novembre 2016 dalla V Commissione bilancio:
          «Signora Presidente, Le comunico che la Commissione da me presieduta ha adottato in data odierna la seguente decisione:
      «La V Commissione bilancio, tesoro e programmazione,
          esaminato, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, il disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019;
          premesso che:Pag. 65
              la recente riforma della legge di contabilità e finanza pubblica, introdotta dalla legge 4 agosto 2016, n.  163, in attuazione dell'articolo 15 della legge 24 dicembre 2012, n.  243, ha apportato alcune significative innovazioni alla disciplina contabile, che riguardano sia l'articolazione che i contenuti della manovra di finanza pubblica;
              per quanto riguarda articolazione della manovra, la novità più rilevante consiste nel fatto che sono stati accolti in un unico provvedimento (il disegno di legge di bilancio), composto da due sezioni, i contenuti dei due disegni di legge (stabilità e bilancio) che, ai sensi della legislazione previgente, dovevano essere presentati alle Camere;
              in questo quadro, il disegno di legge di bilancio, sulla base di quanto previsto dall'articolo 14 della legge n.  243 del 2012, non soggiace ad una regola di copertura ma ad una regola di equilibrio, per effetto della quale il valore del saldo netto da finanziare o da impiegare da esso risultante deve essere coerente con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica;
              per quanto riguarda i contenuti della manovra, l'articolo 21, comma 1- quinquies, della legge n.  196 del 2009, in attuazione dell'articolo 15, comma 2, della legge n.  243 del 2012, pone precisi limiti al contenuto della prima sezione del disegno di legge di bilancio, stabilendo che essa, in ogni caso, non deve contenere norme di delega, di carattere ordinamentale o organizzatorio, né interventi di natura localistica o microsettoriale ovvero norme che dispongono la variazione diretta delle previsioni di entrata o di spesa contenute nella seconda sezione del predetto disegno di legge;
              un sostanziale ampliamento dei contenuti della manovra rispetto alla legge di stabilità deriva dal fatto che l'articolo 21, comma 1-ter, della legge n.  196 del 2009, nel definire i contenuti esclusivi della prima sezione, da un lato ha previsto la possibilità di introdurre norme di entrata e di spesa che determinano effetti finanziari con decorrenza nel triennio di riferimento, dall'altro non ha riprodotto i contenuti della disposizione di cui all'abrogato articolo 11 della legge n.  196 del 2009, ai sensi della quale la legge di stabilità doveva indicare le sole norme che comportassero aumenti di entrata o riduzioni di spesa;
              considerato che le limitazioni di contenuto del disegno di legge di bilancio rilevano anche con riferimento alle eventuali modifiche che potranno essere apportate al medesimo nel corso dell'esame parlamentare, per cui dovranno considerarsi inammissibili per estraneità di materia le proposte emendative che non rispondano alle previsioni dell'articolo 21 della legge n.  196 del 2009;
          rilevato che, per quanto concerne i profili finanziari:
              la relazione tecnica reca elementi di informazione sulla coerenza del valore programmatico del saldo netto da finanziare o da impiegare risultante dal disegno di legge di bilancio con gli obiettivi programmatici attraverso una tavola di raccordo tra il saldo netto da finanziare programmatico e il conto della pubblica amministrazione programmatico;
              dalla tavola di raccordo emerge che, in corrispondenza di un saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, pari a circa 39 miliardi nel 2017, 27 miliardi nel 2018 e 9 miliardi nel 2019, l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni si attesta a circa 40 miliardi nel 2017, 20 miliardi nel 2018 e 3 miliardi nel 2019;
              tali valori del saldo netto appaiono coerenti sia con il livello massimo del saldo netto da finanziare fissato dall'articolo 1 del disegno di legge di bilancio, sia con l'indebitamento netto programmatico risultante dai valori tendenziali riportati nella Nota di aggiornamento del DEF 2016, come modificati alla luce degli effetti complessivi della manovra;Pag. 66
              ritiene che i valori del saldo netto da finanziare risultanti dal disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 appaiono coerenti con l'indebitamento netto programmatico risultante dai valori tendenziali riportati nella Nota di aggiornamento del DEF 2016, come modificati alla luce degli effetti complessivi della manovra;
              ritiene di sottoporre all'attenzione della Presidente della Camera, al fine delle decisioni da assumere ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento, le seguenti disposizioni, suscettibili di essere valutate estranee al contenuto proprio della legge di bilancio, come determinato dalla legislazione vigente;
          A) Disposizioni di carattere ordinamentale e organizzatorio che, anche alla luce delle indicazioni contenute nella relazione tecnica, non comportano apprezzabili effetti finanziari e non concorrono alla definizione della manovra di bilancio:
              l'articolo 20, che prevede che, al fine di migliorare la capacità di progettazione e realizzazione degli investimenti, non si applichino ad ANAS, per il triennio 2017-2019, nei limiti delle disponibilità di bilancio della medesima società, le norme di contenimento della spesa per incarichi professionali strettamente riferiti alle attività tecniche di progettazione, monitoraggio e controlli tecnico-economici sugli interventi stradali;
              l'articolo 62, che reca disposizioni in materia di esecuzione forzata in caso di contenzioso seriale e in materia di videoconferenza;
              l'articolo 74, comma 6, che reca disposizioni relative al programma della procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo ILVA, integrando il contenuto del programma medesimo e modificando il termine per il rimborso del finanziamento statale di 300 milioni di euro previsto dal decreto-legge n.  191 del 2015;
              l'articolo 74, commi 11 e 12, che concede la garanzia dello Stato, per un ammontare massimo di 97 milioni di euro, a favore di Ryder Cup Europe LLP per l'adempimento degli impegni assunti dalla Federazione Italiana Golf (FIG) in relazione al «Progetto Ryder Cup 2022»;
              l'articolo 74, comma 13, che interviene sulle garanzie che può rilasciare il Fondo di garanzia per i mutui relativi alla costruzione, all'ampliamento, all'attrezzatura, al miglioramento o all'acquisto di impianti sportivi;
              l'articolo 74, comma 15, che, al fine di consentire la riorganizzazione delle soprintendenze speciali di Roma e Pompei, proroga il termine per la riorganizzazione, anche mediante soppressione, fusione o accorpamento, degli uffici dirigenziali, anche di livello generale, del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
              l'articolo 74, commi da 16 a 35, che reca disposizioni organizzatorie volte a consentire la realizzazione del progetto sportivo delle finali di coppa del mondo di sci a marzo 2020 e i campionati mondiali di sci alpino «Cortina 2021», con particolare riferimento all'adeguamento della rete viaria e della rete ferroviaria nonché all'infrastrutturazione nella provincia di Belluno, autorizzando altresì la spesa di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2021 per l'adeguamento della viabilità statale nella provincia di Belluno e la spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2017 al 2019 per la realizzazione di impianti a fune e nuove piste di discesa e la creazione di infrastrutture e servizi per lo sport;
              l'articolo 76, che reca disposizioni di interpretazione autentica relative all'articolo 1, comma 848, della legge n.  208 del 2015 (legge di stabilità 2016), in materia di contribuzioni addizionali dovute dal sistema bancario al Fondo di risoluzione nazionale nella misura determinata dalla Banca d'Italia;Pag. 67
          B) Disposizioni che prevedono interventi di carattere localistico o microsettoriale:
              l'articolo 64, comma 2, che riconosce al comune di Lecce la somma di 8,52 milioni di euro nell'anno 2017, in attuazione della sentenza del Consiglio di Stato n.  1291 del 12 marzo 2015, e la somma di 2,8 milioni di euro nell'anno 2018;
              l'articolo 74, comma 14, che autorizza una spesa di 15 milioni di euro per il 2017, 20 milioni di euro per l'anno 2018, 15 milioni di euro per l'anno 2019 e 2 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020, al fine di sostenere il progetto di localizzazione di apposito Centro dati nell'area della Manifattura Tabacchi di Bologna».

      Questa è la pronuncia della V Commissione (Bilancio).
      Sulla base di tale parere, le disposizioni in esso indicate sono pertanto da considerarsi estranee all'oggetto del disegno di legge di bilancio, così come definito dalla legislazione vigente in materia di bilancio e contabilità dello Stato, e sono stralciate dal medesimo disegno di legge, ai sensi dell'articolo 120, comma 2, del Regolamento. Esse andranno a costituire autonomi disegni di legge, che saranno assegnati alle competenti Commissioni.

Assegnazione alla V Commissione (Bilancio) del disegno di legge di bilancio (ore 20,08).

      PRESIDENTE. A norma del comma 1 degli articoli 72 e 120 del Regolamento, il seguente disegno di legge è assegnato alla V Commissione (Bilancio), in sede referente, con il parere di tutte le altre Commissioni permanenti e della Commissione parlamentare per le questioni regionali:

          «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019» (4127-bis).

      Ricordo che, secondo quanto stabilito nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 25 ottobre 2016, l'esame in Assemblea del disegno di legge di bilancio avrà inizio giovedì 24 novembre 2016 e che i termini per l'esame in sede consultiva e per l'esame in sede referente sono fissati, rispettivamente, al 9 e al 22 novembre 2016.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ore 20,10).

      PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione la deputata Mara Mucci, in sostituzione del deputato Giuseppe Stefano Quintarelli, dimissionario.

Interventi di fine seduta (ore 20,11).

      GIULIA GRILLO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIULIA GRILLO. Presidente, grazie. Noi, per il suo tramite, chiediamo al Governo una comunicazione a questa Camera in relazione ai fatti accaduti, agli eventi sismici che hanno colpito le zone terremotate. In particolare, facciamo presente che il MoVimento 5 Stelle da subito si è reso disponibile alla massima collaborazione; però, naturalmente, vuole che siano chiariti alcuni punti che riteniamo fondamentali. Uno di questi lo abbiamo già detto in questi giorni: vorremmo capire, della quota di flessibilità che il Presidente del Consiglio e il Ministro Padoan stanno trattando a Bruxelles, quanto di questa quota verrà destinata tanto per la gestione dell'emergenza quanto per la ricostruzione dei territori colpiti.Pag. 68
      Poi, Presidente, sempre per il suo tramite, chiediamo che nella comunicazione si faccia anche riferimento, invece, ad un altro aspetto che è emerso in maniera forte da questi eventi di questi giorni, e cioè che non è più rinviabile un piano strutturale di prevenzione, questa volta, degli effetti dei terremoti, degli effetti degli eventi sismici. Ormai esistono numerosi studi, numerose stime e numerosi calcoli, e quindi si è perfettamente in grado di fare un piano strutturale decennale o ventennale che metta in sicurezza tutti gli edifici pubblici e privati, che sono stati quantificati in circa 5 milioni e mezzo, 6 milioni nelle zone a rischio sismico 1 e 2, e chiediamo che la trattativa che il Governo sta affrontando in questi giorni a Bruxelles debba tenere conto anche di questo aspetto, perché non è più possibile arrivare sempre tardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, il nostro gruppo si unisce al dolore, allo sconcerto, al disappunto per l'ennesimo terremoto, per l'ennesima scossa di terremoto che sta attraversando il centro Italia. Crediamo, come abbiamo detto nei giorni scorsi, che sia il momento di una condivisione di scelte e di strategie, ma la condivisione si basa sulla reciprocità. La scelta del Governo, nonostante l'appello all'unità, di non confrontarsi con le opposizioni, di non ascoltare le parole che sono state pronunciate da più parti affinché questa vicenda fosse affrontata nel miglior modo possibile, ci fa preoccupare molto. Aggiungo, come diceva bene la collega Grillo, che i numeri che fino ad oggi sono stanziati all'interno della legge di bilancio sono estremamente inferiori rispetto alle aspettative, rispetto all'obiettivo che andrebbe perseguito, ovverosia quello di un grande piano nazionale per la prevenzione e la sicurezza del territorio.
      E, invece, si fa melina con Bruxelles, si costruiscono duelli mediatici, che poi non hanno una ricaduta concreta: 3,4 miliardi di flessibilità a fronte di 300 milioni nella legge di bilancio. Occorrerebbe un'operazione di disvelamento e di verità; per cui, chiediamo innanzitutto che il Governo venga a riferire in Aula sullo stato dei soccorsi, su quale è il piano di assistenza e di ricostruzione, e, contemporaneamente, che ci possa essere un dibattito meno mediatico e più trasparente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      ETTORE ROSATO. Grazie, Presidente. Voglio anch'io, anche in questa sede, a nome del mio gruppo, rappresentare naturalmente la nostra preoccupazione e il nostro dolore rispetto alla sofferenza che tante famiglie italiane stanno provando in questi giorni, tanta preoccupazione, giorni in cui la terra continua a tremare, e l'impegno che i soccorritori e tutti gli uomini del sistema della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, delle forze di polizia, delle Forze armate e tantissimi volontari stanno impegnando per garantire il miglior soccorso possibile, e ringraziarli veramente per lo sforzo che viene impegnato in queste ore.
      Credo che sia giusto che ci sia la migliore informazione possibile di questo Parlamento. Del resto, anche nelle sedi delle Commissioni c’è sempre stata una disponibilità non solo del Governo, ma anche del commissario Errani, a dare tutti gli elementi che possono essere utili ai gruppi parlamentari per acquisire notizie che siano utili per il lavoro che a noi spetta, e cioè, in particolare, quello della conversione del decreto che è stato assegnato al Senato, della riflessione che dovremo fare sulla legge di bilancio che avremo qui nei prossimi giorni. Però, non abbiamo problemi a utilizzare e a chiedere, anche da parte nostra, che il Governo sia presente con un'informativa a quest'Aula, per garantire che ci sia il miglior contributo possibile, il miglior rapporto Pag. 69possibile tra Governo e Parlamento, in una logica che mi sembra che sia quella a cui, almeno noi, abbiamo sempre lavorato in queste ore e in questi giorni, che sia una logica di collaborazione tra le forze politiche. La stessa logica di collaborazione che gli amministratori, i primi, quelli che sono in trincea, i sindaci, stanno impegnando in queste ore, a prescindere dalla collocazione politica, e che sta dando frutti, perché, quando le forze politiche e quando le istituzioni collaborano, è evidente che c’è il miglior risultato possibile per i nostri concittadini. Ritengo quindi che questa informativa possa essere d'aiuto per il nostro lavoro e ritengo che sia importante che il clima di collaborazione tra le forze politiche non venga messo in discussione in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      SIMONE BALDELLI. Presidente, c’è paura e disagio nei territori colpiti dal terremoto. Dal 24 di agosto, terremoto che ha fatto vittime, a queste ultime scosse che hanno devastato intere zone e interi paesi, migliaia di persone che hanno abbandonato le proprie case, migliaia di sfollati, un'emergenza costante e continua, per cui va un ringraziamento a tutti coloro che sono impegnati con grandi difficoltà logistiche quotidiane nei primi soccorsi, a coloro che ospitano le persone che hanno lasciato le proprie terre, a chiunque stia facendo qualcosa di concreto. Ma al di là di questo, Presidente, c’è però anche una richiesta importante. È dalla fine di agosto che sentiamo il Governo dire che serve una collaborazione. Forza Italia, prima ancora che lo dicesse il Governo, aveva dato la propria disponibilità a un contributo responsabile, non a sostenere il Governo, ma a sostenere le popolazioni colpite da questo terremoto. Ci aspettiamo ancora che il Governo dia un segnale concreto perché fino adesso c’è stato un decreto che è arrivato, diciamolo pure, con un certo ritardo e che al giorno d'oggi, a fronte della nuova paura, delle nuove scosse, dei nuovi fatti, dei nuovi crolli, delle nuove famiglie sfollate, dei nuovi Paesi cancellati è insufficiente. C’è una partita di poste di bilancio che ancora deve essere tutta chiarita, a fronte di una flessibilità che si va chiedendo in Europa e di una legge di bilancio che evidentemente deve essere sostanzialmente e profondamente modificata per appostare risorse per aiutare chi ha bisogno. C’è un luogo istituzionale e politico dove le opposizioni possano essere chiamate a offrire il loro contributo, perché altrimenti ci viene da pensare che, al di là dei proclami, ci sia un atteggiamento esclusivamente unilaterale da parte del Governo. Non è questa la sede in cui affrontare la questione anche politica. In questo momento c’è da rimboccarsi le maniche e ci auguriamo che lo si faccia e lo si faccia al più presto, però chiediamo che il Governo informi il Parlamento sullo stato dei soccorsi, sullo stato dell'arte, su cosa intenda fare e su come intenda valorizzare anche il contributo di tutte le forze politiche e di tanti amministratori coinvolti in questa situazione così difficile e così complessa, di un terremoto che purtroppo continua a far paura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Ordine del giorno della seduta di domani.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Giovedì 3 novembre 2016, alle 9,30:

      (ore 9,30 e ore 16,15)

      1.  –  Seguito della discussione del disegno di legge:
          S. 2287 – Disciplina del cinema e dell'audiovisivo (Approvato dal Senato) (C. 4080).Pag. 70
          e dell'abbinata proposta di legge: SAMMARCO (C. 3181).
      — Relatrice: Bonaccorsi.

      2.  –  Seguito della discussione delle mozioni Centemero ed altri n. 1-01357, Giovanna Sanna, Buttiglione ed altri n. 1-01414, Brignone ed altri n. 1-01415 e Binetti ed altri n. 1-01418 concernenti iniziative per celebrare il 90o anniversario dell'assegnazione del premio Nobel a Grazia Deledda.

      (ore 15)

      3.  –  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      La seduta termina alle 20,20.

TESTO DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: IRENE MANZI E BRUNO MURGIA (A.C. 4080)

      IRENE MANZI. (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 4080). Giunge in aula un provvedimento frutto di un lungo lavoro condotto dai colleghi senatori e dal Governo. Un provvedimento atteso di cui la relatrice ha tracciato un significativo quadro. «Un passo importante – come ha evidenziato il presidente dell'AGIS, Carlo Fontana – che dimostra-ancora una volta una ritrovata attenzione per la cultura, il cinema e lo spettacolo dal vivo». Un testo che prosegue lungo una strategia articolata e precisa che ha visto in questa Legislatura, grazie ad un lavoro sinergico tra le due Camere e Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la concreta realizzazione di politiche a sostegno della cultura, capaci di dare una rotta e disegnare un orizzonte e di determinare un nuovo e positivo fervore ed interesse per e nel settore.
      Perché, anche nel caso del disegno di legge che oggi discutiamo, non è solo questione di risorse, che pur ci sono e in modo significativo: penso al raddoppio dei finanziamenti da 200 a 400 milioni sul fondo cinema, all'innalzamento del tax credit per produttori, distributori ed esercenti da 150 a 260 milioni, ai 120 milioni a fondo perduto per ristrutturazione sale cinematografiche pubbliche e private, ai 12 milioni l'anno circa per la scuola.
      Ma il valore di questo provvedimento non sta solo nelle risorse, sta nel voler disegnare un orizzonte, a dare degli indirizzi giusti e necessari in materia di politica culturale. E questo il provvedimento prova a fare. Grazie anche ad un lavoro approfondito condotto al Senato: sessanta audizioni. La possibilità, per ogni soggetto dell'industria audiovisiva di partecipare ed esprimere il proprio punto di vista in un clima di autentico ascolto. Un lavoro sinergico condotto con i colleghi senatori del Partito Democratico, per concentrare in quella sede tutti gli emendamenti al disegno di legge del Governo per accelerare, in questa sede, i tempi dell'approvazione. E, poter giungere, entro l'anno, all'approvazione del provvedimento e alla sua entrata in vigore, con le risorse e gli strumenti previsti, nel 2017.
      Anche questo induce a riflettere sui tempi e su una trasformazione del bicameralismo paritario necessaria per giungere in tempi certi alla approvazione di un provvedimento quadro a lungo atteso dal settore. E il Partito Democratico ha condotto un lavoro di coordinato con i colleghi senatori proprio per evitare i passaggi di una navetta parlamentare che avrebbe compromesso i tempi certi di approvazione e la messa a regime del nuovo sistema.
      Ma torniamo al testo che arriva oggi in aula, frutto di una significativa condivisione anche con le forze di opposizione (testimoniata dagli stessi numeri di approvazione del provvedimento al Senato: 145 sì, 6 no e 30 astenuti). Un testo che arriva in un momento interessante e significativo.
      Penso ai dati 2015 del box office italiano che hanno visto un incremento dei Pag. 71biglietti venduti dell'8,56 per cento rispetto al 2014 e un aumento degli incassi del 10,78 per cento.
      Una vitalità – certamente non rappresentativa di un intero settore che merita attenzione e norme specifiche, alla base del nostro intervento normativo – che si ricollega anche a provvedimenti ulteriori come Cinema2day, promosso dal Mibact in collaborazione con ANEM, ANICA e ANEC, che dal 14 settembre, ogni secondo mercoledì del mese, consente di entrare al cinema pagando solo 2 euro rispetto al normale prezzo di biglietto. Un'iniziativa felice che sta riscuotendo il successo indiscusso di pubblico come testimoniano i dati del mese di ottobre che hanno visto nel secondo mercoledì del mese oltre un milione di presenze, (contro i circa 600 mila del pur ottimo debutto a settembre), per quasi 2,4 milioni di euro di incasso a conferma che, se i film vengono proposti con una programmazione adeguata e con una promozione efficace, il cinema in sala è vivo e può raccogliere ottimi risultati, quasi da presenze «natalizie».
      Ma l'obiettivo non è solo aumentare le presenze a Natale (periodo d'oro del cinema) o in un giorno del mese, l'obiettivo è quello di creare un sistema complessivo in grado di avere canali di distribuzione adeguati (penso in particolare al cinema italiano), pubblico presente e appassionato per tutti i 365 giorni dell'anno.
      E il provvedimento che oggi discutiamo in quest'aula prova a farlo con una legge organica e di sistema che riordina e riforma il quadro normativa esistente, traducendo istituti nuovi e risorse complessive certe e stabili (stiamo parlando di in minimo di 400 milioni di euro con l'unificazione delle attuali risorse del Fus Cinema e del tax credit (150 milioni in più, con una crescita del 60 per cento). Risorse appunto non più divise tra Fus e altri strumenti di sostegno diretto e indiretto, ma tutte riconoscibili e stabili nel Fondo destinato per il cinema e l'audiovisivo.
      Un intervento, quello di Governo e Parlamento, che muove dall'assunto e dall'intento fondamentale di riconoscere un dato di partenza imprescindibile: che il CINEMA rappresenta e deve rappresentare ancor più per l'Italia, una delle più importanti industrie culturali e produttive del Paese che merita, al pari di altre, riconoscimento e risorse. E il provvedimento che oggi discutiamo prova a far questo dando risorse e norme di sistema e riconoscendo, sin dal suo primo articolo, che questo settore rappresenta una «attività di rilevante interesse generale» che contribuisce alla definizione dell'identità nazionale e alla crescita civile, culturale ed economica del Paese favorisce la crescita industriale, promuove il turismo e crea occupazione. Sono affermazioni importanti che impegnano in modo preciso l'azione di Governo e Parlamento ora e nell'attuazione del disegno di legge in un lavoro che non si esaurisce con l'approvazione della legge in quest'aula, ma porta con sé un lavoro successivo e continuo di confronto anche nella definizione dei decreti attuativi da cui dipenderà il raggiungimento o meno degli obiettivi per cui è nata la nuova normativa.
      Su questi provvedimenti successivi dovrà proseguire il confronto con gli operatori del settore e da questi dipenderà realmente la messa in opera degli obiettivi di fondo del nuovo sistema che andiamo a delineare.
      Un sistema che riconosce positivamente e sostiene – non solo da ora – il ruolo del cinema e dell'audiovisivo (bacino sempre più interessante anche dal punto di vista creativo) attraverso le risorse destinate nel Fondo per il cinema e l'audiovisivo, alimentato (anche questo è interessante) con gli introiti erariali derivanti dalle attività del settore. Con un sistema che sostiene se stesso per il tramite del Fondo che prevede al suo interno tra gli altri come ci ha ricordato l'esauriente relazione della relatrice; incentivi fiscali (con sei distinte tipologie di tax credit di cui possono beneficiare le imprese di produzione, distribuzione, post-produzione, esercizio cinematografico, industrie tecniche, imprese italiane che lavorano per produzioni straniere, imprese esterne al settore che investono nel cinema italiano. Con forme percentuali elevate di sostegno fino al 40 Pag. 72per cento per produttori indipendenti che distribuiscono film in proprio); incentivi automatici determinati sulla base di parametri oggettivi; contributi selettivi; contributi per attività e iniziative di promozione cinematografica e audiovisiva.
      Non entro nel dettaglio tecnico delle singole disposizioni, ma c’è un dato che – riguardo al tax credit – voglio evidenziare. Abbiamo inaugurato i primi mesi di questa legislatura con il rischio del dimezzamento dello strumento del credito di imposta a sostegno del settore (da 90 a 45 milioni di Euro), all'epoca a carattere ancora temporaneo e destinato al solo settore cinematografico. Tre anni dopo (e grazie a progressivi provvedimenti dal Decreto Valore Cultura, all’art bonus, all'ultima legge di stabilità) questo strumento da temporaneo è diventato stabile, è stato esteso all'audiovisivo e soprattutto ha incrementato progressivamente il suo stanziamento passando dai 90 milioni del 2013, ai 115 del 2015 ai 140 del 2016 (incrementati di 30 milioni con il recente decreto fiscale) e ai 260 del 2017.
      Non si tratta di obiettivi raggiunti così per caso, per una serie di coincidenze fortunate. Si tratta – e mi piace evidenziarlo – di precise scelte politiche, difese con forza, fatte proprie da Governo e Parlamento. Scelte fondate sulla consapevolezza del valore di questo strumento per il sostegno alla cinematografia. Perché il tax credit ha in sé un fondamentale elemento di volano economico per le nostre produzioni. Solo nel periodo 2009-2013 (quando lo strumento era provvisorio e non stabile) ha consentito di attrarre complessivamente in Italia, nel periodo 2009-2013, 49 produzioni cinematografiche estere, per un investimento pari complessivamente a 102 milioni di euro, produzioni estere capaci di generare occupazione per i professionisti tecnici impiegati, valore economico sulle realtà coinvolte, valorizzazione turistica per i territori sede di set. Il successo della stabilità di questa misura si vede dal numero sempre più crescente di produzioni ed operatori stranieri che vengono a girare sul territorio nazionale film o parti di film. Torniamo ad essere competitivi in questo settore e torniamo a valorizzare le altissime professionalità tecniche che operano in questo campo.
      Ma oltre a stanziare risorse, anche ingenti, a disposizione, il provvedimento prova a fare qualcosa di più: cerca di creare un sistema-paese a sostegno del cinema e dell'audiovisivo, attraverso una positiva individuazione e distinzione delle competenze tra Stato e Regioni, deputate, queste ultime, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio artistico del cinema attraverso progetti di catalogazione, digitalizzazione e conservazione del patrimonio filmico e audiovisivo, anche tramite le mediateche e le cineteche, e attraverso il sostegno dello sviluppo economico, culturale e linguistico dell'industria audiovisiva. Non a caso, in questo ambito, il provvedimento riconosce e definisce il ruolo delle Film Commission regionali che in questi anni, in molte realtà regionali, hanno svolto un ruolo significativo nello sviluppo, nella valorizzazione e promozione di spazi e territori locali, fornendo supporto e assistenza alle produzioni cinematografiche e audiovisive nazionali e internazionali. Penso ad esempi interessanti come quelli offerti dalle Film Commission in regioni come il Piemonte, la Puglia, il Friuli Venezia Giulia o, nel suo piccolo, ad una realtà che conosco direttamente come le Marche che, con l'esperienza felice legata al «Giovane Favoloso» di Mario Martone, in un combinato di tax credit tra imprese locali e supporto della locale Film Commission è riuscita a cambiare in modo significativo e positivo la percezione culturale e turistica della città di Recanati. Anche queste strutture, in un'ottica di fattiva collaborazione tra centro e periferia, possono concorrere validamente a sostenere cinema ed audiovisivo, incoraggiando, tra l'altro, la formazione e l'impiego di personale specializzato anche a livello locale e, al contempo, la valorizzazione e la promozione dei nostri territori, al di là dei set classici e più conosciuti delle grandi città italiane.
      Ma la crescita del settore cinematografico ed audiovisivo si favorisce non solo Pag. 73sostenendo l'offerta ma anche sviluppando ed incrementando la domanda, attraverso due azioni guida: il sostegno e la valorizzazione dei luoghi dove il cinema si vede e la crescita, la formazione e il sostegno del pubblico.
      Perché servono spazi adeguati dove poter vedere i film e il gusto, la curiosità e la voglia di vederli. E anche questi non nascono per caso e non mancano nel provvedimento odierno. E penso al Piano straordinario per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche, con una dotazione di 130 milioni di euro per il quinquennio 2017-2021, destinati alla concessione di contributi a fondo perduto finalizzati alla riattivazione di sale chiuse o dismesse con particolare riguardo alle sale cinematografiche presenti nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, alla realizzazione di nuove sale, alla trasformazione di sale o multisale esistenti, al rinnovo di impianti, apparecchiature, arredi e servizi complementari alle sale. L'articolo 28 che lo prevede individua espressamente come finalità quella di consentire una più diffusa e omogenea distribuzione delle sale cinematografiche sul territorio nazionale. Ed è una finalità politicamente rilevante, perché riconosce la storia che le sale cinematografiche hanno svolto negli anni nel nostro paese come contributo alla diffusione della cultura nei luoghi anche più piccoli della Penisola – e non sto qui a scomodare Nuovo Cinema Paradiso – e cerca di declinarla nella modernità, consentendo non solo di riaprire questi spazi ma di renderli centri polivalenti vitali, capaci di attrarre pubblico. Luoghi identitari per le comunità in cui si inseriscono, spesso collocati nei centri storici delle nostre città, anch'essi piazze o luoghi di socializzazione della conoscenza in un momento di forte individualismo e solitudine.
      La domanda di cultura si incoraggia aprendo luoghi e facendovi entrare pubblico. Ed è anche sul pubblico che il provvedimento lancia dei segnali importanti. Prevedendo in generale contributi alle attività e alle iniziative di promozione cinematografica e televisiva, sempre a valere sul Fondo per il cinema e l'audiovisivo e, in più nello specifico, azioni dirette alla promozione di programmi di educazione all'immagine nelle scuole di ogni ordine e grado attraverso il potenziamento delle competenze nei linguaggi audiovisivi, attività di formazione specifica nelle discipline del cinema e dell'audiovisivo negli istituti e nelle scuole di alta formazione artistica, musicale e coreutica, corsi di formazione nelle discipline del cinema e del settore audiovisivo.
      Si dirà «ma la scuola è sempre andata al teatro o al cinema». Indubbiamente. Ma l'obiettivo che adesso cambia: ora vogliamo portare il cinema e il teatro a scuola, facendoci carico dell'osservazione passiva, da spettatori, ma anche della promozione di un ruolo attivo dei ragazzi. Creando un pubblico consapevole e partecipe. È un obiettivo che perseguiamo sin dalla legge 107 del 2015, con l'introduzione – per iniziativa parlamentare – nel testo originario del potenziamento delle competenze nel cinema tra gli obiettivi del potenziamento dell'offerta formativa, che passa attraverso la sottoscrizione, lo scorso febbraio, di uno specifico Protocollo tra Miur e Mibact per la promozione del teatro e del cinema nelle scuole e per la realizzazione di un «Piano Nazionale per il Cinema a Scuola» che prevede la definizione delle Linee Guida per la didattica del linguaggio cinematografico a scuola e diversi strumenti e programmi operativi utili alle Istituzioni Scolastiche per inserire efficacemente la didattica del cinema all'interno dei percorsi educativi.
      Azioni che trovano in questo provvedimento non solo una ulteriore e specifica enunciazione ma anche strumenti e risorse. Perché senza le risorse non è possibile adottare queste azioni. E il disegno di legge pensa anche a questo, a non limitarsi a mere enunciazioni di principio ma a prevedere che almeno il 3 per cento della dotazione del Fondo per il cinema e l'audiovisivo sia destinata al potenziamento delle competenze nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e diffusione delle immagini e dei suoni, l'alfabetizzazione all'arte, alle tecniche, ai Pag. 74media di produzione e diffusione delle immagini, secondo le azioni previste proprio dalla legge 107.
      È un investimento fondamentale sul nuovo pubblico che rientra in una più ampia azione di sostegno ai consumi culturali (penso al cd. bonus a favore dei neo diciottenni, previsto nella scorsa legge di stabilità e confermata anche nell'attuale) – che può rappresentare un ulteriore strumento a favore della crescita del settore culturale. I dati forniti poche settimane fa dal rapporto Federculture ci dicono che la crescita degli investimenti pubblici nel settore culturale sta producendo una crescita positiva anche dei consumi culturali delle famiglie che, nel 2015, aumentano del 3,85 per un importo complessivo di quasi 68 milioni di euro.
      Questo provvedimento non esaurisce il lavoro che abbiamo ancora davanti. Ci saranno i decreti attuativi con cui dovremmo dare corpo agli intenti della legge, ci sono le disposizioni normative importanti su cui, come Commissione Cultura, stiamo lavorando in materia di imprese culturali e creative e, soprattutto, ci saranno le analoghe misure che dovremmo adottare in materia di spettacolo dal vivo, originariamente previste in questo stesso disegno di legge e stralciate al Senato per garantire anche ad esse un percorso autonomo di approfondimento, confronto e disciplina di settore. È un lavoro che tanti operatori e un intero settore attende, su cui, mi auguro potremmo misurarci, come spesso accade nella nostra Commissione, con spirito di confronto e collaborazione autentica tra forze politiche. Molto dipende da noi. Ma c’è una consapevolezza importante che adesso è il momento giusto per farlo.

      BRUNO MURGIA. (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 4080). Signor presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, non c’è dubbio che questo sia un provvedimento importante, atteso da tempo.
      È una legge quadro che riorganizza il settore ma soprattutto offre al cinema la possibilità di rafforzare la propria centralità nel raccontare l'identità nazionale e ne fa il veicolo ideale per esportare il nostro immaginario.
      C’è una grande tradizione di cinema in Italia. A lungo, il cinema è stato il nostro miglior passaporto: intorno a Cinecittà è fiorita un'industria che dato lavoro e distribuito sogni. Era la Hollywood sul Tevere, e il cinema che vi si produceva gareggiava alla pari con quello americano.
      Sono innumerevoli i momenti di arte prodotta in quell'epoca. Tantissimi i nomi di sceneggiatori, registi, produttori, direttori della fotografia, montatori e autori delle colonne sonore memorabili che hanno fatto sì che il genio italiano si affermasse nel mondo attraverso l'industria cinematografica.
      Negli anni del dopoguerra, il Neorealismo e i suoi autori, da Rossellini e De Sica, fino a Visconti, hanno imposto nel mondo un cinema unico, radicato nella realtà e innovativo nelle forme. I più grandi attori della nostra cinematografia hanno dato il volto a un'italianità ricca di umori e sfaccettata, da Mastroianni a Gassman, passando per Sordi, Manfredi e Tognazzi. E nei decenni successivi, accanto ai grandi autori che il mondo ci invidiava, come Antonioni e Fellini, si è affermato un cinema capace di affrontare i nodi cruciali della società e della politica, quello dei Damiani, dei Petri, di Lizzani, Rosi, Vancini, e tanti altri. Così come un cinema di genere, fertile e immaginifico, che non ha avuto pari per quantità e qualità, amato e imitato dai più noti registi dei giorni nostri. L'arte, quindi, la poesia per immagini. Non solo svago, ma attenzione al sociale e ai grandi problemi della nostra vita civile e politica.
      Il cinema ha accompagnato il racconto dell'Italia per molto tempo.
      Poi è arrivata la televisione, la liberalizzazione delle emittenti private ha scardinato il dominio del grande schermo, poi moltiplicatosi in tanti piccoli schermi che sono quelli dei telefonini e dei computer sui quali le nuove generazioni si raffrontano con il mondo delle immagini in movimento. Il panorama della produzione, della distribuzione e della diffusione del Pag. 75cinema è radicalmente cambiato, la crisi dell'industria si è fatta sentire, ma questo non significa che il cinema abbia smesso di raccontare la nostra storia.
      La questione da affrontare oggi è quanto decidiamo di scommettere in cultura, qual è l'investimento nelle industrie creative che diventano fattore di innovazione e crescita economica. Quante risorse un governo decide di investire.
      La legge è sicuramente ben fatta e ben strutturata. Si occupa più o meno di tutto: scuole, festival, produzione e distribuzione. E trovo importante che la legge si occupi di potenziamento del sistema delle sale cinematografiche, della digitalizzazione del nostro patrimonio audiovisivo, con il sostegno al lavoro delle cineteche.
      Ha però dei difetti evidenti e vanno tenuti in considerazione. Sono stati sottolineati nei dibattiti in Commissione e nel passaggio al Senato, benché non accolti anche con la proposizione di emendamenti.
      Anche nel mondo del cinema esistono attori forti e attori deboli. Ci sono grandi produzioni internazionali che realizzano film dai grandi costi e dai grandi incassi. È un sistema che privilegia il mercato, dunque: la produzione e la distribuzione di film che vedono la presenza di attori di primo piano.
      Ma esistono anche realtà più piccole, non meno rilevanti. Forse più laterali, indipendenti, slegate dai grandi flussi finanziari, ma capaci di produrre un cinema di qualità. È un cinema meno scontato e meno patinato, meno immediato nell'offrirsi al gusto del pubblico più generico.
      Nelle discussioni che hanno portato a questa legge si è sentito dire che questo cinema spesso era elitario, incomprensibile. Non portava numeri, non aveva spettatori, non superava la prova della sala.
      Ora, la legge in esame sviluppa praticamente l'85 per cento dei contributi automatici per opere di nazionalità italiana che abbiano determinate caratteristiche di forza.
      Al restante 15 per cento va un contributo selettivo destinato alle opere prime e seconde, quelle dei giovani autori, o quelle che nascono da produzioni più piccole. Piccolo budget, realizzazione con prezzi contenuti, difficoltà di distribuzione. Se va, se si riesce a reggere una concorrenza agguerrita, bene, altrimenti dietro l'angolo c’è il flop. E la fine.
      Per ciò che mi riguarda, quelle risorse sono ancora troppo poche. Credo sempre che lo Stato debba investire in cultura. Debba investire anche in progetti di nicchia e rischiare.
      Non si tratta solo, banalmente, di sostenere i più deboli nell'affrontare la non facile prova del mercato. Si tratta di credere nelle idee e nel voler intraprendere anche i sentieri più impervi. Si tratta di non essere troppo conformisti. Di rischiare sulle idee «diverse» di tanti giovani che fanno cinema.
      Nella mia esperienza personale ci sono tre anni trascorsi alla presidenza dell'Istituto regionale etnografico della Sardegna. Nel comitato scientifico di questo prestigioso istituto si sono seduti personaggi del calibro di Marco Muller, forse il più grande direttore di festival che abbiamo in Italia, ora lanciato in una nuova impresa a Macao (e anche questo dovrebbe darci da pensare). Per anni si è portato avanti un Festival di cinema etno-antropologico che è diventato punto di riferimento nel mondo.
      Recentemente, con il prof. Floris dell'università di Cagliari, abbiamo scelto un giovane studioso di cinema – Alessandro Stellino – per dirigere IsReal, un Festival di cinema del reale al quale abbiamo lasciato la massima libertà di sviluppare estro, creatività, voglia di sperimentare strade nuove, sulla base di esperienze simili attuate altrove in Europa. Il Festival ha avuto successo, le spese ridotte, il ritorno economico interessante. Non è stato necessario puntare sul grande cinema conosciuto, sui nomi strabilianti per dire che c’è una realtà, ormai neanche più tanto sotterranea che ha bisogno di spazio e che spesso non arriva ai canali di finanziamento perché non ha nomi o i Pag. 76classici agganci politici. Cosa che, come sappiamo, ha ammorbato il cinema italiano di questi ultimi anni.
      L'esperienza che ne ho ricavato è che spesso i talenti, in un sistema così concepito, stentano a emergere. Vanno sostenuti, o non è escluso che altri paesi si dimostrino più acuti nel riconoscerne i meriti, a fronte di una nostra cecità e trascuratezza. È la storia di Roberto Minervini, di Pietro Marcello, di Alice Rohrwacher e di tanti giovani registi che si stanno affermando a livello internazionale ma stentano sul nostro mercato. Ma è anche la storia di Gianfranco Rosi, un regista che, muovendosi in autonomia nel mondo del documentario, ha conseguito in breve tempo due tra i premi più ambiti in ambito cinematografico, il Leone d'Oro a Venezia e l'Orso d'Oro a Berlino, e ci rappresenterà agli Oscar. Insieme a Garrone e a Sorrentino, questi sono gli autori che stanno raccontando il nostro presente, e vanno sostenuti allo stesso modo.
      Ecco perché sarebbe auspicabile che alcune regole contenute nella legge venissero modificate.
      Non mi dilungo sul fatto che la legge avrà bisogno di molti decreti attuativi.
      Resta il fatto che anche i festival di media grandezza, quelli che in definitiva sono la pagina di copertina per il nostro cinema, otterranno poche risorse, rispetto alla generale ricaduta di una manifestazione come Venezia.
      Credo che, in quel caso, sarà importante, lavorare direttamente con i privati.
      È indubbio però che in Francia le risorse destinate al cinema (per non parlare del complesso del mondo della cultura) siano molte, molte di più.
      Chiudo dicendo, allora, che il rapporto con il cinema, nel nostro Paese, andrebbe ripensato alla base: va rafforzato l'insegnamento del cinema nelle scuole, secondo il sistema francese che ha studiato una riforma capace di inserire il cinema come materia di studio obbligatorio, educando allo sguardo le nuove generazioni, che infatti affollano le sale, e sono in grado di trovare sugli schermi un'arte che parli anche di loro, così come del mondo che li circonda.
      Credo che si tratti di un passo fondamentale per salvaguardare il futuro delle nostre giovani generazioni. Come far studiare la storia dell'arte, come insegnare le discipline umanistiche. Il cinema non è solo la materia di cui sono fatti i nostri sogni, è anche lo specchio della storia culturale del nostro paese, e solo favorendone lo sviluppo e il pluralismo, saremo in grado di tornare a primeggiare in ambito
internazionale, non solo con pochi alfieri, ma con un'intera cinematografia.

Pag. 77

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
          nella votazione n.  3 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  4 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  5 il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  8 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
          nelle votazioni nn.  10, 40, 42 e 43 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
          nelle votazioni dalla n.  11 alla n.  13 il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  14 la deputata D'Incecco e il deputato Rampi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
          nelle votazioni nn.  14 e 19 la deputata Lombardi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
          nella votazione n.  19 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  19 il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
          nella votazione n.  25 il deputato Quintarelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
          nelle votazioni dalla n.  26 alla n.  46 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nelle votazioni nn.  30 e 31 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  33 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n. 40 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
          nella votazione n.  50 il deputato Sani ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
          nella votazione n.  51 i deputati Fauttilli e Paola Bragantini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;Pag. 78
          nella votazione n.  57 il deputato Baradello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  59 il deputato Vazio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e si è erroneamente astenuto;
          nella votazione n.  64 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
          nella votazione n.  83 il deputato Prataviera ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
          nelle votazioni nn.  91 e 92 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  93 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  106 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;
          nelle votazioni dalla n.  108 alla n.  111 la deputata Vezzali ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4110 - quest. preg. 1,2,3,4,5 449 446 3 224 165 281 78 Resp.
2 Nom. Ddl 4080 e abb. - articolo 1 442 319 123 160 316 3 77 Appr.
3 Nom. em. 2.2, 2.3 440 354 86 178 72 282 77 Resp.
4 Nom. em. 2.4 442 434 8 218 85 349 77 Resp.
5 Nom. em. 2.5 442 392 50 197 116 276 76 Resp.
6 Nom. em. 2.6 449 372 77 187 93 279 76 Resp.
7 Nom. em. 2.9 425 354 71 178 92 262 76 Resp.
8 Nom. articolo 2 441 337 104 169 336 1 76 Appr.
9 Nom. em. 3.1 445 389 56 195 109 280 76 Resp.
10 Nom. em. 3.2 439 420 19 211 147 273 76 Resp.
11 Nom. em. 3.3, 3.4 441 437 4 219 106 331 76 Resp.
12 Nom. em. 3.5, 3.6 446 373 73 187 95 278 76 Resp.
13 Nom. em. 3.7 439 368 71 185 90 278 76 Resp.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.8 409 404 5 203 145 259 76 Resp.
15 Nom. em. 3.9, 3.10 445 370 75 186 43 327 76 Resp.
16 Nom. em. 3.11 446 444 2 223 166 278 76 Resp.
17 Nom. articolo 3 449 346 103 174 342 4 76 Appr.
18 Nom. em. 4.1 443 440 3 221 162 278 76 Resp.
19 Nom. articolo 4 440 409 31 205 404 5 76 Appr.
20 Nom. em. 5.1, 5.2 449 377 72 189 96 281 76 Resp.
21 Nom. em. 5.3 445 344 101 173 72 272 76 Resp.
22 Nom. articolo 5 448 348 100 175 348 76 Appr.
23 Nom. articolo agg. 5.01 452 449 3 225 167 282 76 Resp.
24 Nom. articolo 6 447 350 97 176 350 76 Appr.
25 Nom. articolo 7 452 450 2 226 450 75 Appr.
26 Nom. em. 8.1 448 427 21 214 116 311 75 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  3  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 8.2, 8.3 443 374 69 188 64 310 75 Resp.
28 Nom. articolo 8 451 339 112 170 339 75 Appr.
29 Nom. articolo 9 447 444 3 223 444 75 Appr.
30 Nom. articolo agg. 9.01, 9.02 441 438 3 220 129 309 75 Resp.
31 Nom. em. 10.1 448 445 3 223 166 279 75 Resp.
32 Nom. em. 10.2 434 417 17 209 146 271 75 Resp.
33 Nom. articolo 10 441 352 89 177 325 27 75 Appr.
34 Nom. em. 11.2 440 438 2 220 165 273 75 Resp.
35 Nom. em. 11.3 426 421 5 211 124 297 75 Resp.
36 Nom. em. 11.4 429 338 91 170 38 300 75 Resp.
37 Nom. em. 11.5, 11.6 432 431 1 216 163 268 75 Resp.
38 Nom. em. 11.8 426 416 10 209 150 266 75 Resp.
39 Nom. em. 11.9, 11.10 430 427 3 214 164 263 75 Resp.
INDICE  ELENCO  N.  4  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 11.11 425 425 213 162 263 75 Resp.
41 Nom. em. 11.12 424 422 2 212 105 317 75 Resp.
42 Nom. em. 11.13, 11.14 425 424 1 213 153 271 75 Resp.
43 Nom. em. 11.15, 11.16 426 423 3 212 154 269 75 Resp.
44 Nom. em. 11.17, 11.18 428 426 2 214 158 268 75 Resp.
45 Nom. em. 11.19, 11.20 431 428 3 215 161 267 75 Resp.
46 Nom. articolo 11 435 416 19 209 312 104 75 Appr.
47 Nom. em. 12.1 424 421 3 211 157 264 75 Resp.
48 Nom. em. 12.2, 12.3 430 393 37 197 125 268 75 Resp.
49 Nom. em. 12.4 435 396 39 199 125 271 75 Resp.
50 Nom. em. 12.5 431 396 35 199 132 264 75 Resp.
51 Nom. em. 12.6 423 318 105 160 58 260 75 Resp.
52 Nom. em. 12.7 432 397 35 199 128 269 75 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  5  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 12.8 431 355 76 178 86 269 75 Resp.
54 Nom. em. 12.9 434 361 73 181 90 271 75 Resp.
55 Nom. articolo 12 442 353 89 177 324 29 75 Appr.
56 Nom. em. 13.1 424 419 5 210 106 313 74 Resp.
57 Nom. em. 13.3, 13.4 418 415 3 208 143 272 74 Resp.
58 Nom. em. 13.5 423 394 29 198 125 269 75 Resp.
59 Nom. em. 13.6 430 308 122 155 39 269 74 Resp.
60 Nom. em. 13.7 421 409 12 205 108 301 74 Resp.
61 Nom. em. 13.8 418 400 18 201 106 294 74 Resp.
62 Nom. em. 13.9 420 402 18 202 103 299 74 Resp.
63 Nom. articolo 13 425 335 90 168 301 34 74 Appr.
64 Nom. em. 14.1 419 353 66 177 37 316 74 Resp.
65 Nom. em. 14.2 413 364 49 183 98 266 74 Resp.
INDICE  ELENCO  N.  6  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. articolo 14 429 312 117 157 310 2 74 Appr.
67 Nom. em. 15.1 424 378 46 190 102 276 74 Resp.
68 Nom. em. 15.3 423 420 3 211 153 267 74 Resp.
69 Nom. articolo 15 428 415 13 208 414 1 74 Appr.
70 Nom. articolo 16 433 418 15 210 418 74 Appr.
71 Nom. em. 17.1 429 412 17 207 112 300 74 Resp.
72 Nom. em. 17.2 424 377 47 189 100 277 74 Resp.
73 Nom. articolo 17 422 407 15 204 399 8 74 Appr.
74 Nom. articolo 18 425 408 17 205 408 74 Appr.
75 Nom. articolo agg. 18.01 423 377 46 189 102 275 74 Resp.
76 Nom. articolo agg. 18.02 425 308 117 155 33 275 74 Resp.
77 Nom. articolo 19 425 407 18 204 407 74 Appr.
78 Nom. articolo 20 423 407 16 204 406 1 74 Appr.


INDICE  ELENCO  N.  7  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. articolo 21 419 405 14 203 405 74 Appr.
80 Nom. articolo 22 420 313 107 157 313 74 Appr.
81 Nom. em. 23.1 426 385 41 193 109 276 74 Resp.
82 Nom. em. 23.2 425 338 87 170 28 310 74 Resp.
83 Nom. articolo 23 426 345 81 173 319 26 74 Appr.
84 Nom. em. 24.1 423 340 83 171 36 304 74 Resp.
85 Nom. em. 24.2 419 378 41 190 103 275 74 Resp.
86 Nom. em. 24.3 424 340 84 171 32 308 74 Resp.
87 Nom. em. 24.4 425 390 35 196 105 285 74 Resp.
88 Nom. articolo 24 417 340 77 171 310 30 74 Appr.
89 Nom. articolo 25 413 400 13 201 309 91 74 Appr.
90 Nom. em. 26.1 412 377 35 189 107 270 74 Resp.
91 Nom. em. 26.2 412 389 23 195 101 288 74 Resp.
INDICE  ELENCO  N.  8  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. em. 26.3 396 372 24 187 112 260 74 Resp.
93 Nom. em. 26.4 412 409 3 205 141 268 74 Resp.
94 Nom. articolo 26 413 336 77 169 310 26 74 Appr.
95 Nom. em. 27.1 411 396 15 199 105 291 74 Resp.
96 Nom. em. 27.2 415 329 86 165 33 296 74 Resp.
97 Nom. em. 27.3 416 374 42 188 104 270 74 Resp.
98 Nom. em. 27.4 414 373 41 187 101 272 74 Resp.
99 Nom. em. 27.6 408 390 18 196 122 268 74 Resp.
100 Nom. em. 27.7 409 392 17 197 98 294 74 Resp.
101 Nom. em. 27.8 401 388 13 195 96 292 74 Resp.
102 Nom. articolo 27 405 319 86 160 293 26 74 Appr.
103 Nom. em. 28.2 406 392 14 197 127 265 74 Resp.
104 Nom. em. 28.4 403 388 15 195 100 288 74 Resp.


INDICE  ELENCO  N.  9  DI  9  (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 111)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
105 Nom. em. 28.5 398 383 15 192 96 287 74 Resp.
106 Nom. em. 28.6 397 390 7 196 106 284 74 Resp.
107 Nom. em. 28.8 398 393 5 197 97 296 74 Resp.
108 Nom. em. 28.9 399 394 5 198 96 298 74 Resp.
109 Nom. em. 28.10 392 388 4 195 95 293 74 Resp.
110 Nom. articolo 28 379 309 70 155 281 28 75 Appr.
111 Nom. articolo 29 378 368 10 185 366 2 74 Appr.