XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 717 di mercoledì 21 dicembre 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

      La seduta comincia alle 9,05.

      PRESIDENTE. La seduta è aperta.
      Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

      RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Artini, Bueno, Catania, Dambruoso, Damiano, Epifani, Ferrara, Fico, Gentiloni Silveri, Lorenzo Guerini, Meta, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rosato, Speranza, Tofalo, Valeria Valente, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare (ore 9,09).

      PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 20 dicembre 2016, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle Andrea Cecconi ha reso noto che, a far data dal 21 dicembre 2016, il deputato Vincenzo Caso, in sostituzione della deputata Giulia Grillo, assumerà l'incarico di vicepresidente vicario del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle nonché la funzione di portavoce del gruppo, secondo quanto previsto dal relativo statuto, ferma restando la titolarità in capo al deputato Andrea Cecconi della carica di presidente del gruppo stesso.
      Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha altresì reso noto, con la stessa lettera, che il deputato Roberto Fico assumerà l'incarico di vicepresidente, in sostituzione del deputato Vincenzo Caso, a decorrere dal 21 dicembre 2016.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,10).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
      Sospendo la seduta, che riprenderà alle 9,30.

      La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,30.

Pag. 2

Discussione della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge 24 dicembre 2012, n.  243 (Doc. LVII-ter, n.  1).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge 243 del 2012.
      Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A del resoconto stenografico della seduta del 20 dicembre 2016. (Vedi l'allegato A della seduta del 20 dicembre 2016).
      Avverto altresì che, sulla base dei precedenti, l'esame della relazione si articolerà come segue: dopo gli interventi dei relatori e del rappresentante del Governo avrà luogo l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendono esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.
      Le risoluzioni alla Relazione devono essere presentate nel corso della discussione, ai sensi dell'articolo 118, comma 1, del Regolamento.
      Interverrà, quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, che esprimerà il parere su tali risoluzioni.
      Si procederà, infine, ai voti. Al riguardo, ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, commi 3 e 6, della legge n.  243 del 2012, la deliberazione delle Camere deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.

(Discussione – Doc. LVII-ter, n.  1)

      PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
      Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Giampaolo Galli.

      GIAMPAOLO GALLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente.
      Il Governo ha presentato alle Camere la Relazione prevista dall'articolo 6 della legge 243 del 2012. Tale norma prevede che, qualora il Governo, al fine di fronteggiare eventi eccezionali, ritenga indispensabile discostarsi temporaneamente dagli obiettivi programmatici di finanza pubblica, presenti alle Camere, per le conseguenti deliberazioni del Parlamento, una relazione con cui aggiorna gli obiettivi programmatici stessi, nonché una specifica richiesta di autorizzazione, che indichi la misura e la durata dello scostamento e definisca un piano di rientro.
      La Relazione presentata fa specifico riferimento a operazioni relative alle partite finanziarie di cui al comma 6 dell'articolo 6 della legge appena citata, dato che, con l'intervento che il Governo intende fare, si prefigura un possibile reperimento per un importo massimo fino a 20 miliardi di euro, da reperire attraverso operazioni di emissioni di titoli del debito pubblico.
      I presupposti di tale intervento vengono ravvisati nella eventualità che gli esercizi di stress operati sulla base dell'attuale assetto della vigilanza prudenziale dell'Unione europea possano evidenziare, data la severità degli stress medesimi, una carenza di capitale in presenza di scenari avversi, carenza che – sottolinea sempre la Relazione del Governo – potrebbe risultare difficile da ripianare sia per le presenti condizioni dei mercati finanziari, che per la consistenza dei crediti deteriorati determinata dalla recente crisi economico-finanziaria.
      In considerazione della finalità precauzionale cui è indirizzato, si precisa che l'intervento non può essere al momento dettagliato nei tempi, nelle modalità e nei provvedimenti nei quali si articolerà, ma risulterà comunque finalizzato ad assicurare due obiettivi: un adeguato livello di liquidità del sistema bancario, anche mediante la concessione di garanzie dello Stato su alcune tipologie di passività delle banche, ed un rafforzamento patrimoniale delle banche medesime mediante operazioni di ricapitalizzazione, che prevedono la sottoscrizione di nuove azioni.
      Per il conseguimento di tali obiettivi, il Governo intende ricorrere a operazioni di Pag. 3emissione di titoli del debito pubblico fino a un importo complessivo massimo di 20 miliardi di euro per l'anno 2017.
      Ne risulterebbero conseguentemente modificati gli obiettivi programmatici per quello che riguarda il debito pubblico e il fabbisogno, ma non per quello che riguarda l'indebitamento netto rispetto alla risoluzione con cui abbiamo approvato la nota di aggiornamento al DEF del 2016.
      Quindi, noi dobbiamo approvare oggi una richiesta da parte del Governo di deviare, per quello che riguarda il debito pubblico, fino a un limite massimo di venti miliardi.
      Vorrei sottolineare alcuni punti: i problemi che dobbiamo affrontare riguardano alcuni casi di crisi bancarie. Il sostegno serve a prevenire l'infezione, il contagio, ma non ci sono i numeri, non ci sono le evidenze che ci dicano che c’è attualmente in atto un problema generalizzato di crisi del nostro sistema bancario, che, nel suo complesso, risulta essere solido, come è stato evidenziato anche dagli stress test della Banca centrale europea.
      Secondo punto: vorrei sottolineare la procedura corretta che è stata seguita, che è stata quella di chiedere prima un'autorizzazione ad emettere il debito in base alla legge del 2012 e poi, chiuse le operazioni di mercato, e vedremo come andranno, quale ne sarà l'esito, ci saranno dei provvedimenti, e quello sarà il momento nel quale discuteremo degli importanti dettagli su come intervenire.
      Forse è opportuno sottolineare che ci sono due tempi sia perché questo prevedono le procedure, le corrette procedure parlamentari, sia anche perché in questo momento è in corso un'operazione di mercato, e quindi dobbiamo evitare di generare delle turbative rispetto a quelle operazioni che sono in corso.
      Credo che, però, abbiamo il dovere, tutti insieme, di dare un segnale forte per tranquillizzare, nella misura del possibile, i risparmiatori e tutti gli stakeholders, le imprese affidate, i dipendenti, e le loro famiglie, delle banche potenzialmente interessate. Per questo noi speriamo che ci possa essere un consenso ampio su questo intervento.
      Qualcuno ha detto: si doveva intervenire prima. Possibile, si può discutere su questo; certo è che adesso, a questo punto, mi pare che ci sia un consenso ampio, ci pare ci sia un consenso ampio sulla opportunità-necessità di intervenire.
      Voglio sottolineare che il fatto che non ci sia un impatto sull'indebitamento netto della pubblica amministrazione non è un fatto meramente contabile, relativo alle norme europee.
      Il punto è che qui si tratta di un'operazione una tantum, che aumenta il debito pubblico e, a fronte di questo debito pubblico, c’è acquisizione di attività finanziarie; per questo l'intera operazione va sotto la linea dell'indebitamento netto.       L'esperienza di altri Paesi mostra che gli interventi pubblici spesso sono stati a vantaggio, nel medio-lungo termine, dello Stato, e dunque del contribuente.
      Questa è un'operazione molto diversa, in termini di finanza pubblica e di sostanza economica, da un'operazione, ad esempio, di sostegno dell'economia, che è un'operazione in cui tu ogni anno, verosimilmente, spendi una determinata cifra, che quindi va nell'indebitamento netto e nell'indebitamento netto strutturale.
      Quindi, a chi dice che ci sono utilizzi alternativi delle risorse la risposta è che, in realtà, no, non ci sono altri utilizzi delle risorse che possano generare lo stesso impatto modesto e, addirittura, ripeto, potenzialmente positivo sui conti pubblici.
      Concludo con una considerazione: ripeto, alcuni sostengono che si doveva intervenire prima, si è perso tempo. Ripeto, su questo si può discutere.
      A mio avviso e a nostro avviso occorreva aspettare gli esiti degli stress test, che sono arrivati a luglio, ed era opportuno fare tutto il possibile perché le operazioni di mercato avessero corso, e ancora adesso siamo in attesa dell'esito delle operazioni di mercato. È però, a questo punto, del tutto opportuno aprire un ombrello a titolo precauzionale, per evitare che ci possano essere, nel caso le operazioni di Pag. 4mercato non andassero a buon fine, conseguenze negative sulle singole banche e, potenzialmente, anche sul resto del sistema.

      PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, il deputato Cariello.

      FRANCESCO CARIELLO, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Spieghiamo ai cittadini italiani, intanto, quello che sta accadendo: il Governo ha deciso di intervenire nel sistema bancario. Come crede di intervenire ? Questo è abbastanza chiaro: chiede di intervenire assicurando tutta la liquidità necessaria alla capacità di finanziamento delle banche dietro garanzia dello Stato; garanzia dello Stato che va appunto a rendere solide tutte le passività delle banche italiane. E, inoltre, chiede anche di intervenire nell'acquisto di capitale delle stesse banche con la sottoscrizione di nuove azioni, laddove i mercati non dovessero essere sufficienti. Quindi, un chiaro intervento dello Stato nei capitali delle banche.
      Per far questo, il Governo stima un importo massimo necessario di venti miliardi di euro solo per l'anno 2017. Come saranno finanziati questi venti miliardi di euro ? Saranno finanziati con emissioni di titoli del debito pubblico; quindi, si chiede agli italiani di contrarre venti miliardi di euro di debito per poter andare a comprare azioni nel capitale delle banche italiane. Per far questo, il Governo chiede un'autorizzazione al Parlamento sulla base della legge rinforzata, la n.  243 del 2012. Bene, facciamo i nostri rilievi a questo metodo e a questo processo. Si parla, nella relazione che il Governo ha fatto al Parlamento, di un intervento tempestivo. In realtà, a nostro avviso, parliamo di un colossale ritardo. Erano mesi che il problema era lì ed è stato accantonato solo perché il Presidente dimessosi, Renzi, era concentrato sul referendum e non se n’è voluto occupare, e con lui tutta la maggioranza.
      Avete tenuto il Paese in bilico su una bomba ad orologeria. Secondo rilievo: non è chiara la cifra, come nasce, come è stata stimata la cifra dei venti miliardi sui quali si chiede un'autorizzazione precauzionale. Da dove nasce ? Ieri, in audizione con il Ministro Padoan, ci si aspettava che questo fosse chiarito. In realtà, non sono chiari quali sono stati i dettagli con cui questa cifra è stata messa in piedi, né sono chiari quali saranno gli impatti dei singoli provvedimenti che verranno sugli obiettivi programmatici di fabbisogno e di debito pubblico, perché è chiaro l'ammontare massimo, ma gli impatti dei singoli provvedimenti che verranno emanati non sono stati chiariti.
      Quindi, un'autorizzazione precauzionale che, in realtà, ci sembra un'autorizzazione al buio, perché vorremmo sapere realmente che tipo di intervento, su quali banche: la relazione non cita alcun nome di quali sono gli istituti sui quali il Governo avrebbe intenzione di intervenire. Per aver messo in piedi una cifra, sarebbe dovuta esserci una lista perlomeno di banche sulle quali il Governo ha intenzione di intervenire, e questo non è chiaro. Abbiamo chiesto al Ministro anche quali sarebbero stati gli impatti sui risparmiatori, laddove il Parlamento non dovesse autorizzare questa misura precauzionale. La risposta del Ministro è stata chiara: l'intervento servirà ad evitare il bail-in, il quale produrrebbe danni incalcolabili sui risparmiatori e sulle imprese in caso di risoluzione delle banche.

      PRESIDENTE. Concluda, deputato.

      FRANCESCO CARIELLO, Relatore di minoranza. Tradotto in parole semplici: avete recepito supinamente una direttiva che impone il bail-in, ovvero la partecipazione dei creditori della banca ai rischi del suo fallimento, ed ora per evitarlo chiedete al popolo italiano di poter emettere fino a 20 miliardi di debito per evitare che questo avvenga; complimenti !
      La crisi del sistema bancario ha diversi fattori che l'hanno determinata, tra questi c’è senz'altro l'errata gestione degli investimenti da parte di quegli amministratori a cui voi oggi state dicendo che in maniera Pag. 5precauzionale lo Stato italiano mette da parte 20 miliardi di debito pubblico per ricapitalizzarli; quindi li diamo agli stessi amministratori che gestiscono le stesse banche ? E soprattutto la crisi è stata determinata da una carente attività di vigilanza e controllo da parte degli organi preposti, vedasi il connubio Banca d'Italia, Consob, Governo e BCE.

      PRESIDENTE. Deputato, vada a concludere, per favore.

      FRANCESCO CARIELLO, Relatore di minoranza. Da ultimo, ma non certo meno importante, anzi determinante, vi siete dimenticati che la salvezza del sistema economico, tutto, che include sia cittadini, che banche, imprese, risparmiatori tutti, sta nel generare sviluppo ed in questo la legge che voi stessi avete indicato è chiara: secondo la norma, gli eventi eccezionali sono costituiti da eventi straordinari incluse le crisi finanziarie, ma anche le gravi calamità naturali.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      FRANCESCO CARIELLO, Relatore di minoranza. Perché non siete venuti a chiedere l'autorizzazione al Parlamento a potere emettere 20 miliardi di debito per ricostruire l'Italia ? Questo sì che avrebbe rimesso in moto il lavoro e l'economia dell'intero Paese, altro che la vostra falsa tutela dei risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie Presidente. Buongiorno, approfitto di questa opportunità per ribadire alcuni punti e rispondere anche ad alcune osservazioni dell'onorevole Cariello. Innanzitutto ribadisco la natura precauzionale di questa richiesta di autorizzazione, che appunto richiede di poter espandere fino a un massimo di 20 miliardi il debito, allo scopo di rendere possibili eventuali operazioni di garanzia per la liquidità ed eventuali operazioni di ricapitalizzazione. Quindi, da questo punto di vista, necessariamente è una misura che non può fornire impatti e valutazioni specifiche su singoli istituti, perché la valutazione deve essere fatta caso per caso e, in alcuni casi, eventuali istituti oggetto di analisi sono attualmente impegnati in operazioni di mercato con cui non si deve in alcun modo interferire. Ma al di là di questo, la natura precauzionale di questa misura spiega essa stessa la dimensione della cifra proposta, ovvero i 20 miliardi, i quali non sono identificati necessariamente con un'allocazione caso per caso, euro per euro, ma è una cifra a nostro avviso sufficiente a dare un impatto segnaletico (ci sono risorse sufficienti), ma non esagerato, perché indurrebbe a pensare che la situazione di gravità del sistema finanziario italiano fosse più grave di quella che è, e non lo è. Ribadisco questo: siamo di fronte a un sistema finanziario nella sua complessità solido, sano, con alcuni casi critici ben noti, che hanno ciascuno caratteristiche specifiche.
      I tempi; è stato chiesto: perché ora ? Perché nel frattempo le condizioni di mercato sono mutate, le condizioni anche di fiducia dei mercati sono mutate e, inoltre, dal lato delle istituzioni europee, sono stati messi dei vincoli temporali alle operazioni di ricapitalizzazione. Quindi i tempi sono, in qualche modo, dettati da fattori esogeni. Quali impatti avrebbe un intervento del genere sulla finanza pubblica ? Ribadisco – è stato molto chiarito dall'onorevole Galli – che si tratta di interventi temporanei e che quindi, per questa ragione, non hanno impatto sulle grandezze strutturali che, come è noto, sono quelle che contano ai fini del rispetto dei vincoli del Patto di stabilità e crescita.
      Sono misure, appunto, one-off, che prefigurano una ricapitalizzazione eventuale di alcuni istituti a condizione che questi eventuali istituti soggetti a ricapitalizzazione presentino piani di ristrutturazione che mettano questi istituti in condizione di Pag. 6viaggiare sulle proprie gambe, di essere profittevoli, di generare ricchezza, di finanziare l'economia.
      Nel definire eventuali criteri di intervento, il Governo ribadisce il suo impegno alla massima tutela dei risparmiatori, i risparmiatori retail, tenendo conto dei margini possibili della normativa europea e mi riferisco alla normativa relativa agli aiuti di Stato e alla direttiva bancaria. Gli impatti sui risparmiatori saranno, e questo è l'impegno del Governo, ove si dovesse dar vita a interventi, assolutamente minimizzati o resi inesistenti.
      Un ultimo punto che è stato pure sollevato è la questione dell'uso alternativo di 20 miliardi, perché 20 miliardi evidentemente sono una cifra importante. Il confronto con usi alternativi immaginabili, per esempio in investimenti pubblici, è un confronto che non sussiste, perché nel caso di investimenti pubblici staremo parlando di grandezze che impattano sull'indebitamento e in questo caso non c’è nessuna richiesta di modificare gli obiettivi di indebitamento. Quindi, da questo punto di vista, non si può fare un confronto con, per esempio, misure contenute nella legge di bilancio.
      Detto questo, ricordo all'onorevole Cariello che proprio nella legge di bilancio appena approvata, una significativa parte di risorse è destinata esattamente al sostegno degli investimenti anche in vista, o anche tenuto conto, delle importanti calamità naturali che purtroppo hanno colpito il Paese come tutti sappiamo nei mesi passati, oltre che delle pressioni poste dalla questione migratoria, e questo è stato ottenuto in deroga alle regole europee di rispetto del Patto di stabilità e crescita proprio perché il Governo passato, ma anche il Governo corrente, tengono in massima considerazione la necessità di rilanciare l'economia del Paese e di sostenere le condizioni di vita dei cittadini più disagiati. Quindi, anche se la richiesta di autorizzazione riguarda un aspetto specifico, questo aspetto specifico, questo strumento specifico, che si chiede di poter eventualmente attivare, si inserisce in una strategia complessiva che tiene conto delle esigenze del Paese, della necessità di tutelare i risparmiatori, e del sistema di vincoli, sia dal lato della sorveglianza dell'unione bancaria, della Banca centrale europea, sia del rispetto delle norme sugli aiuti di Stato. All'interno di questi vincoli, che spesso sono molto stretti, il Governo sta dando il massimo per ottenere le migliori condizioni possibili.

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

      LELLO DI GIOIA. Grazie, signora Presidente. Grazie, signor Ministro, io credo che noi dobbiamo, in questo particolare momento, tra le forze politiche nel Parlamento, avere più sobrietà. Stiamo affrontando problemi importanti, problemi seri, che incidono sulla vita quotidiana dei cittadini, dei risparmiatori, e incideranno ovviamente su quella che può essere la ripresa economica e produttiva di questo Paese. Io sono profondamente convinto della sua Relazione, dell'operazione che si sta sviluppando in quest'Aula con la Relazione che lei ha presentato, ovviamente nei termini previsti dalla norma, perché, nel momento in cui non si dovesse dar supporto al sistema bancario, io credo che andremo a determinare quelle condizioni negative, come giustamente lei ha sottolineato nel suo intervento, per quanto riguarda i risparmiatori italiani, ma soprattutto per il non rilancio dell'economia e per lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
      Io credo che questo sia un fatto importante. Oltretutto, è stato sottolineato con dovizia di particolari che questo intervento non incide sull'indebitamento netto, incide ovviamente sul debito...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      LELLO DI GIOIA. Vado subito alla conclusione. E, quindi, non ci sono quelle che possono essere le situazioni di carattere negativo.
      Per questi motivi, e ovviamente per tanti altri che sono stati citati dal relatore, noi voteremo a favore della risoluzione di maggioranza.

Pag. 7

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

      ANDREA MAESTRI. Presidente, la gestione da parte del Governo delle crisi bancarie, da Banca Etruria a MPS, passando per CariMarche, CariFerrara, CariChieti, Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Banca Carige ed altre, è stata caratterizzata da grave approssimazione, dilettantismo e intempestività: l'ultimo pasticcio in ordine di tempo, l'infelice riforma delle banche popolari, sottoposta dal Consiglio di Stato al vaglio della Corte costituzionale su impulso di numerose associazioni di azionisti e risparmiatori.
      In questo contesto pesano come un macigno il tema irrisolto dello smaltimento dei crediti deteriorati e il necessario, rigoroso, non rinviabile consolidamento del sistema bancario, non solo attraverso ricapitalizzazioni e rafforzamenti patrimoniali, ma anche attraverso la messa a punto di un più efficace sistema di vigilanza bancaria, che rafforzi la tutela dei risparmiatori.
      Se oggi ci troviamo a dover adottare misure straordinarie, precauzionali, che la legge n.  243 del 2012 autorizza solo in presenza di eventi straordinari al di fuori del controllo dello Stato, come le gravi crisi finanziarie e le calamità naturali, è anche colpa degli errori e dei ritardi che il Governo Renzi ha lasciato in eredità al Paese: errori e ritardi che non possiamo caricare sulle spalle, già piegate e sofferenti, dei cittadini e dei risparmiatori. Il nostro voto di astensione è, dunque, per sottolineare le gravi responsabilità dell'Esecutivo, e nello stesso tempo assicurare a correntisti, azionisti ed obbligazionisti un quadro di maggiore tutela a fronte delle crisi in atto, non ostacolando l'intervento pubblico in ipotesi di eventi avversi.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      ANDREA MAESTRI. La Costituzione vigente, confermata dal recente voto referendario, è il quadro entro il quale vogliamo svolgere il nostro ruolo di opposizione intransigente ma responsabile. L'articolo 47 assegna alla Repubblica, quindi ad ognuno di noi, il compito di incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme e di controllare l'esercizio del credito. Alternativa Libera-Possibile intende farlo stando dalla parte dei cittadini e dei risparmiatori, assicurando una continua e severa vigilanza sui passi successivi di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

      DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente della Camera, a nome dei colleghi conservatori e riformisti preannuncio che voteremo contro questa, che è una sorta di fiducia anomala e al buio e che non possiamo per nessuna ragione accordare al Governo. Quando il Governo ci presenterà il testo di un decreto-legge lo leggeremo e avanzeremo le nostre proposte emendative a tutela dei risparmiatori; ma oggi, signor Ministro Padoan, non potete avere la nostra fiducia, e soprattutto non potete chiederci di perdere la memoria.
      Da un anno e mezzo, da opposizione seria, vi avevamo offerto indicazioni e anche soluzioni: avete sempre solo detto «no». Nel momento dell'introduzione del bail-in, essendo noi contrari al bail-out e ai vecchi salvataggi di Stato, vi avevamo proposto un percorso di preparazione: avete detto «no». Vi avevamo proposto una campagna capillare di informazione ai contribuenti, anche attraverso la RAI, come se ne sono fatte mille, perfino sugli orari delle discoteche, per invitare stavolta i cittadini a diversificare gli investimenti, a non mettere tutte le uova nello stesso paniere: avete detto «no». Vi avevamo proposto, al tempo della crisi delle prime quattro banche, di ricorrere al Fondo interbancario di tutela dei depositi e a fare su questo una trattativa con l'Unione europea: avete detto «no» e avete preferito fare trattative in Ue solo per i vostri «zero virgola» e le mancette elettorali di Renzi. Vi avevamo detto che Atlante 1 e 2 non Pag. 8avrebbero funzionato, vi avevamo proposto, come la Spagna, un ricorso all'ESM: avete detto «no», e invece avete con Renzi detto in televisione...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      DANIELE CAPEZZONE. Concludo. ...che investire in MPS era un affare.
      Avete millantato soluzioni impossibili, avete negato il problema per non turbare la vostra campagna referendaria; ora ci chiedete un voto al buio per renderci corresponsabili senza farci vedere il decreto-legge che avete nel cassetto, dopo decenni di malapolitica, e sappiamo quale politica in MPS: vi diciamo «no» e vi sfidiamo a spiegarci perché voi abbiate sempre detto «no» alle nostre proposte serie e fattibili, e ora vorreste invece che noi, con voi, presentassimo il conto ai contribuenti. È troppo comodo !
      Mi permetta, signora Presidente, dieci secondi...

      PRESIDENTE. Sì, vada a concludere però, deputato. Prego.

      DANIELE CAPEZZONE. ...per dirle una nota invece di amarezza per noi come Camera dei deputati: che una discussione così grave – il Governo sta mettendo altri 20 miliardi di debito sulle spalle dei contribuenti – avvenga con la partecipazione di cinquanta deputati, è una nota molto triste per noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

      FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, Ministro Padoan, siamo abbastanza sbigottiti dall'atteggiamento tenuto dal Governo in questi mesi, perché sarebbe imperdonabile tracciare la vicenda relativa al superiore indebitamento, pari a 20 miliardi di euro, per intervenire sulle criticità e le fragilità del nostro sistema bancario. Non è certamente negli ultimi giorni che si è maturata questa crisi, ma voi irresponsabilmente l'avete nascosta: avete minimizzato, facendo un danno intanto ai risparmiatori, e mettendo poi in serio rischio la legittima dialettica democratica che deve intercorrere tra il Parlamento italiano e il Governo che lei oggi rappresenta. Avete svolto una campagna referendaria, come si dice in gergo, pancia a terra, evidentemente trascurando per meri obiettivi di partito – in modo particolare quelli legati al futuro politico e personale dell'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi – criticità notevoli: non solo quelle relative ad alcuni istituti di credito che oggi sono in sofferenza, ma anche le criticità, le fragilità sociali di cui non vi accorgete, probabilmente perché siete rinchiusi nella vostra torre d'avorio, totalmente al di fuori del grido di dolore che proviene dal territorio, dal ceto medio e in genere da tutto il nostro tessuto produttivo. Siete abituati a non rendervi conto, a non esercitare in maniera concreta il vostro diritto-dovere all'iniziativa di Governo, ma anche all'ascolto; e forse è proprio per questo che vi siete girati dall'altra parte e avete lasciato che la scadenza sul bail-in arrivasse come una mannaia sul collo della nostra comunità nazionale: non l'avete contrastata, e oggi vi trovate in una situazione di difficoltà per aver sottovalutato quella decisione europea, per non averla indirizzata, per non averla piegata agli interessi nazionali e agli interessi quindi del nostro sistema del credito; e trovate l’éscamotage, la soluzione alternativa per eluderla attraverso questa richiesta di modifica degli obiettivi programmatici della nostra finanza, clamorosamente collocata a pochi giorni di distanza dall'approvazione della legge di bilancio. Già questo rappresenta il vostro fallimento !
      Abbiamo attraversato esattamente nell'arco degli ultimi tre mesi un dibattito largo e virtuoso su quali dovessero essere le prospettive, gli orizzonti della nostra nazione in termini di organizzazione del proprio programma economico-finanziario, fino all'approvazione della legge di bilancio; per scoprire – guarda un po’ il caso ! – pochi giorni dopo la celebrazione del referendum sulla proposta di riforma Pag. 9costituzionale abborracciata da voi componenti dell'Esecutivo e da Renzi in testa, che c'era qualche piccolissimo problema, che avete, non si sa bene utilizzando quale parametro, perché è tutto avvolto nel porto delle nebbie, quantificato in 20 miliardi di euro questa criticità. Perché non ci spiegate la ragione di questa cifra ? Quando si compiono voli pindarici di questa natura e quando si giunge a chiedere, di fatto, una sorta di voto di fiducia al buio, automaticamente, dal mio punto di vista – lo voglio dire anche alle altre forze d'opposizione – è una richiesta che non può che essere calata su coloro i quali sostengono già il Governo e ne fanno parte integrante. Infatti, delle due l'una. O c’è una chiamata alle armi generalizzata per salvare la patria in pericolo e, allora, dovete entrare nel merito e ci dovete spiegare per filo e per segno perché, per come, quali sono gli istituti di credito in sofferenza, a quanto ammonta questa sofferenza, come intenderete, eventualmente, utilizzare questi 20 miliardi di ulteriore debito pubblico e come intenderete, con i soldi dello Stato, cioè dei cittadini, trattare coloro i quali sono stati responsabili della mala gestione delle banche, degli investimenti sbagliati, dei finanziamenti clientelari, ammontanti complessivamente a centinaia di miliardi di euro. Ce lo dovete spiegare e dovete fare mea culpa anche voi, Partito Democratico. Vi dovete scusare con gli italiani per come indirettamente avete, di fatto, gestito. È la vostra area culturale coinvolta nel Montepaschi di Siena. Non sono illazioni, è la verità: dentro la fondazione che controllava il Montepaschi di Siena c'erano i vostri consiglieri d'amministrazione, nominati dal vostro comune di Siena e dalla vostra regione Toscana. Ma state lì che vi nascondete, che non uscite allo scoperto, che non accettate di istituire una Commissione d'inchiesta sulla gestione del sistema bancario italiano dal 1870 ai giorni nostri: questa è una richiesta che viene forte e chiara da Fratelli d'Italia. Chi ha creato i fallimenti ? Chi ne ha beneficiato ? Forza ! Coraggio ! La storia non si ferma. Se non sarete voi, con noi, con tutto il Parlamento, a promuovere questa inchiesta, comunque la verità verrà a galla come un fiume carsico e vi travolgerà.
      Allora, volete 20 miliardi di debito pubblico in più ? Affrontate a viso aperto le vostre responsabilità al cospetto del popolo italiano e spiegate che fine hanno fatto, poco più di tre anni fa, i 4 miliardi che già abbiamo prestato, che già i cittadini italiani hanno prestato al Montepaschi di Siena. Spiegateci che differenza intercorre tra quei risparmiatori delle obbligazioni subordinate, che sono stati letteralmente ignorati dal vostro Governo e che non avranno lo stesso trattamento – alla faccia della giustizia sociale e dell'eguaglianza rispetto alla Costituzione italiana ! – di tutti i cittadini. Ce la volete dire, quando dovessero essere attivate le stesse procedure, la ragione per la quale chi magari è azionista o investitore in obbligazioni del Montepaschi di Siena o di altre banche – che non citiamo perché non vogliamo generare panico – si tratta diversamente ?
      No, non ci dite nulla. È tutto perfettamente programmato. Avete fatto qualche accordo. Qualcuno voterà a favore di questa vergogna. Noi non la vogliamo criminalizzare più di tanto, perché si tratta di un appello o poco più. Quindi, se ci sarà davvero bisogno di metterci la faccia e magari di rinunciare a qualche sano e sacrosanto principio per soccorrere i risparmiatori italiani, portateci i decreti, li valuteremo nel merito, non vi nascondete, come al solito, dietro a un dito, perché questa tecnica vi ha portato male. Tutto sommato, se permette, chi se ne frega. Il problema è che rischia di portare male all'Italia e questo è imperdonabile. Per quello che ci riguarda, non siamo disponibili a seguirvi.
      Se volete farvi del male, ci sono tanti modi per poterlo fare. Ma se, a causa della vostra pervicacia e della vostra irresponsabilità, volete portare allo sfascio l'Italia, noi non ve lo consentiremo.
      Dunque, sarebbe stato utile – concludo – che, di fronte a una situazione così drammatica, lei, Ministro Padoan, dopo aver sbagliato clamorosamente tutte le Pag. 10previsioni possibili, dopo aver portato il Governo italiano, dunque l'Italia, a fare da scendiletto al sistema del credito, ci avesse detto nelle sue molteplici relazioni qualcosa di significativo in termini di prospettive rispetto a come in Italia questo sistema del credito debba essere riformato. Renzi o Gentiloni non c’è differenza: deve essere riformato. Le banche commerciali devono essere separate dalle banche d'affari. Non si può più tollerare lo stalking bancario a cui vengono sottoposti i poveri cittadini, i risparmiatori, gli investitori, gli imprenditori. Voi dovete parlare il linguaggio della gente. Il linguaggio dei poteri forti non ci interessa, se rappresentate le banche. Noi lo sappiamo bene che dietro di voi ci sono i poteri forti e ci sono le banche. È un problema vostro, non è un problema del popolo italiano. Per questo noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

      BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor Ministro, l'onorevole Galli, nella sua introduzione, ci ha spiegato di cosa si tratta: si prefigura un possibile reperimento di un massimo di 20 miliardi attraverso l'emissione di titoli del debito pubblico e questo per consentire al Governo di intervenire su alcune banche alle prese con operazioni di mercato, di capitalizzazione non andate in porto o di cui si dubita siano in condizione di andare in porto. Per questo non c’è una definizione articolata degli interventi; infatti, la misura si intende come precauzionale.
      Ora, è un fatto: non è una crisi generalizzata del sistema delle banche italiane, perché non riguarda tutte le banche. Anche oggi i giornali sono pieni di interviste di banchieri che assicurano che i loro istituti godono di buona salute. Non c’è motivo per dubitare né noi dovremmo alimentare una condizione di difficoltà. Si tratta, quindi, di evitare una crisi di panico, che potrebbe determinarsi se non si dovesse intervenire in alcuni limitati casi di crisi bancaria. Sono casi limitati e ben definiti e l'operazione che il Governo si prospetta di assumere avviene nel rispetto delle procedure e delle modalità europee.
      Io credo che l'ombrello della finanza pubblica viene aperto se non basta l'azione di mercato. L'esperienza della Lehman Brothers è davanti a noi e non conviene sfidare, ancora una volta, i mercati internazionali, con conseguenze che sarebbero assolutamente drammatiche. Non possiamo accollarci l'onere di un'operazione di tale irresponsabilità. Certo, è bene che il Governo sappia che non basta l'adeguamento patrimoniale, ma che è necessaria una profonda ristrutturazione di questi istituti. Se si immagina di recuperare i soldi che mettiamo in questa operazione, bisogna vigilare attentamente sulla profondità delle ristrutturazioni. Infatti, ricapitalizzare senza ristrutturare brucia solo capitali e le esperienze del Monte dei Paschi di questi ultimi tempi dimostrano che se ne sono bruciati almeno due. Se non si ristruttura, se non si va in profondità, è evidente che si rischia di non cogliere l'obiettivo. Il Governo deve, quindi, vigilare sull'efficacia dei piani di ristrutturazione degli istituti interessati. Io penso che il nuovo Governo abbia fatto bene a prospettare finalmente questa iniziativa. Forse si doveva fare prima. Alcuni di noi, con molta educazione, si erano posti il problema se, essendo già noti a luglio gli stress test, non era il caso di anticipare l'iniziativa, tenendo conto del fatto che le previsioni che il mercato potesse fare da sé, di fronte all'affollamento delle richieste, erano ridotte al lumicino. Io mi sono permesso di dire, nel momento in cui abbiamo dato la fiducia al Governo Gentiloni, che c’è stato un eccesso di attendismo. Forse si sono incrociate le vicende legate al referendum a questioni di altra natura e questo non è stato positivo. Questo lo dobbiamo dire per onestà intellettuale, perché altrimenti fingeremmo. Però, io penso che, se si doveva fare prima e non si è fatto, non significa che non si debba fare adesso. Anzi, questo ombrello va aperto con efficacia in modo che i mercati stiano tranquilli, perché non Pag. 11si può correre il rischio di aprire una crisi che potrebbe divenire incontrollabile e questo l'ho già detto e lo ribadisco.
      Ho sentito ieri, nel corso dell'audizione del Ministro, l'intervento di Tremonti e ho sentito più volte il collega Brunetta intervenire sul tema di un'eventuale indagine parlamentare sulle banche. Si può fare, ma bisogna partire dal 2001 e non dal 2011. Cioè, non è che la vicenda la scopriamo nel 2011. Che vi sia una forte dose di risparmio tradito lo sappiamo dalle crisi che si sono avviate con i bond argentini, con la stagione di Fazio, Capitalia, i casi di Cirio e Parmalat, la Credieuronord e le scalate incrociate dell'estate 2005. Credetemi: ce n’è per tutti e certe prediche che ho sentito qui sono proprio mal poste. Ce n’è per tutti !
      Vi era una politica debole, con il cappello in mano di fronte ai banchieri potenti del tempo. Oggi vi è una condizione del tutto diversa: banchieri potenti se ne vedono pochi in giro. Ciò nonostante, la politica deve fare il suo dovere ed è meglio se lo fa con autorevolezza, diversamente da quello che era accaduto in quel primo periodo degli anni Duemila, dove di autorevolezza in giro ce n'era ben poca.
      Quindi, conclusivamente, il gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà convintamente la risoluzione prospettata dai gruppi di maggioranza e si augura che vi sia una convergenza ampia, perché questo è un momento nel quale non lesinare la solidarietà al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Presidente, adesso ci siamo spostati da questo lato dell'emiciclo (Commenti)...

      PRESIDENTE. Colleghi, facciamo parlare il deputato Romano. Prego.

      FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Al centro stiamo un po’ meglio, non solo perché vediamo ma perché ci vedono.

      PRESIDENTE. Prego, proceda con il suo intervento.

      FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, noi non siamo in Gran Bretagna o in Europa centrale dove le precipitazioni sono fenomeni frequentissimi e portare con sé l'ombrello ogni giorno è un'abitudine consolidata, ordinaria. Nella quotidianità italiana l'ombrello è un accessorio che prendiamo alla bisogna, in caso di necessità, quando l'evento è prossimo, quando è probabile che piova.
      Che in Italia, nell'Italia delle banche, il clima non sia dei migliori è sotto gli occhi di tutti. Ma c’è forse un temporale in arrivo tale da suggerirci di prendere un ombrello il più grande possibile ? Le piogge locali possono diventare una perturbazione che potrebbe colpire tutto il Paese ? Fuor di metafora, lei, signor Ministro, insiste sulla natura precauzionale; ma c’è un rischio concreto che alle crisi bancarie conclamate possano aggiungersene delle altre ? Queste sono delle domande che noi poniamo, perché vorremmo avere un quadro più chiaro in ordine a ciò che sta accadendo.
      Infatti, la relazione predisposta, ai sensi dell'articolo 6 della legge n.  243 del 2012, rappresenta un atto dovuto ma anche una sorta di cambiale in bianco. Lo stanziamento previsto, pari a 20 miliardi, infatti rappresenta soltanto una previsione di massima. Le cifre effettive di questo aumento del debito, conseguente all'emissione di maggiori titoli a seguito del maggiore indebitamento finanziario, dipenderanno da successivi provvedimenti che il Governo dovrà prendere a seconda dall'evolversi di una situazione che non appare predeterminabile a priori. Molto dipenderà, infatti, se il piano MPS rivolto al mercato avrà successo e se vi saranno investitori, sia esteri sia italiani, disposti a rischiare le loro risorse per ricapitalizzare una banca da troppi anni trascinata nelle vicende politiche italiane e nei rispettivi giochi di potere.
      Nella relazione a questi episodi lontani non si fa il minimo cenno. Essi, come è Pag. 12noto, hanno intrecciato la storia del partito di maggioranza relativa. Dalla trasformazione del Partito comunista fino ai DS, essi risalgono a un tempo che è anche anteriore al famoso atto di indirizzo, fatto insolito nel rapporto tra l'ente vigilante e le fondazioni bancarie. Emesso allora dal Ministro del tesoro, Visco, questo aprì la strada alla presidenza di Mussari, uno dei principali autori del «successo» di Monte dei Paschi che è sotto gli occhi di tutti.
      Si sottolineano, invece, i fallimenti degli stress test condotti dalla Banca centrale europea, secondo le regole della nuova vigilanza europea. Monte dei Paschi è l'unica banca italiana di fatto che ha avuto un riscontro negativo, per cui si rende necessario un aumento di capitale che consolidi il suo patrimonio, tenendo conto, tra l'altro, del volume particolarmente elevato delle sue sofferenze. Quali sofferenze ? Sofferenze che riguardano soprattutto grandi clienti, sofferenze che riguardano soprattutto prestiti a soggetti che avevano la voce grossa per poterli ottenere, perché poi si sa che la piccola e media impresa e l'artigiano sono sempre pronti a pagare i propri debiti. C’è qualche furbo nel nostro Paese che approfitterà anche di questo per evitare di pagare i suoi debiti e qualcosa in giro si sente già. Ma, con un linguaggio più moderno, adesso sono chiamati non performing loans, un inglesismo di cui avremmo fatto volentieri a meno, soprattutto perché questo è l'unico risultato tangibile della tanto declamata Unione bancaria. Come è noto, avrebbe dovuto comportare ben altri interventi, come quelli relativi all'assicurazione dei depositi, ad esempio, e una garanzia per i risparmiatori, interventi al momento archiviati grazie al prevalere della pregiudiziale dei nostri amici tedeschi.
      Naturalmente, un intervento pari a 20 miliardi non riguarda solo la banca senese, ma prima di dire che vi sono altri istituti voglio ricordare che ogni provvedimento di questo tipo, che comunque viene spalmato sulle spalle degli italiani con un aumento del debito pubblico, dovrebbe richiedere quantomeno un'assunzione di responsabilità, dovrebbe richiedere quanto meno che questo Parlamento velocizzi l'iter per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che dica agli italiani: «Noi abbiamo dovuto fare un intervento per salvare il nostro sistema creditizio, però abbiamo individuato i colpevoli e i responsabili di questo disastro e questi saranno chiamati a pagare». Altrimenti, è inconcepibile caricare sempre sulle spalle degli italiani debito che è stato prodotto attraverso meccanismi dei quali gli italiani non sono responsabili, ma sono soltanto vittime.
      Naturalmente un intervento pari a 20 miliardi non riguarda solo la banca senese, vi sono altri istituti di credito in sofferenza: le due banche venete, le quattro banche locali (Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara), quindi le traversie della Popolare di Bari; un quadro che, come si vede, è complesso e preoccupante per le eventuali conseguenze di carattere sistemico che questa loro crisi potrebbe determinare. Mentre, sullo sfondo, non può né deve essere dimenticato quanto sta avvenendo nei rami alti del capitalismo italiano, e non mi riferisco soltanto alle vicende che vedono contrapposte Vivendi a Mediaset. UniCredit, la seconda banca italiana, deve ricapitalizzarsi per circa 13 miliardi e sono in molti a ritenere che questa richiesta segnerà il suo passaggio nelle mani francesi, i quali, almeno ai rumors del mercato, punterebbero ancora più in alto, cioè alla conquista di Mediobanca, di Generali, la signora del capitalismo italiano.
      Vedremo, nei prossimi giorni, se sono solo ipotesi, se sono indiscrezioni o se invece rappresentano la manifestazione concreta di quelle scorrerie che il Presidente Gentiloni, nel suo discorso di insediamento aveva escluso, ma che invece si stanno concretizzando.
      Quando il Presidente Gentiloni faceva appello alle forze politiche, affinché sostenessero un Governo che doveva rispondere alle emergenze e alle urgenze del Paese, anche noi immaginavamo che, ad offrire una disponibilità, questa venisse raccolta, ma tant’è. Non riguarda questo aspetto, perché è di tutta evidenza che la situazione Pag. 13politica è tutt'altro che serena e tranquilla, così come non può che essere poco serena e poco tranquilla la situazione dei nostri mercati.
      Vado alla conclusione, signora Presidente. L'autorizzazione allo scostamento di bilancio che chiedete oggi è un impegno a scatola chiusa e lo chiedete senza spiegare nel dettaglio quali saranno le conseguenze, le ripercussioni, i rischi, non solo per i risparmiatori, ma anche per i possessori di obbligazioni e piccoli azionisti, anch'essi non speculatori o «lupi» di Piazza Affari, ma in gran parte cittadini che hanno investito una quota dei loro risparmi nelle banche, spesso ascoltando consigli e suggerimenti provenienti dalle banche stesse.
      Se c’è una ragione, una sola ragione, per la quale noi, con senso di responsabilità nei confronti di questi cittadini italiani, siamo chiamati a rispondere, lo faremo anche in questa sede, manifestando con forza le criticità che ho enunciato e però dando il nostro voto favorevole con gli aspetti critici che a lei signor Ministro non sfuggiranno.

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianfranco Librandi. Ne ha facoltà.

      GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi discutiamo di un provvedimento di importanza cruciale per il futuro dell'economia italiana – la creazione di uno scudo di sicurezza per la tenuta e la solidità del sistema bancario italiano – e lo facciamo nel pieno rispetto delle regole europee sui salvataggi bancari e della Costituzione italiana. Stiamo operando in conformità all'articolo 81 sul pareggio di bilancio, che impone al Governo di richiedere l'autorizzazione, a maggioranza assoluta del Parlamento, per l'aumento straordinario del debito pubblico. In qualche modo, la discussione e la scelta che ci apprestiamo a compiere smentiscono la convinzione secondo cui il fiscal compact sarebbe una camicia di forza insostenibile per l'Italia. In realtà, come si vede, le regole sul pareggio di bilancio hanno una propria flessibilità, giustamente sottoposta a un voto parlamentare.
      Da uomo di cultura liberale, da europeista convinto, ma anche da cittadino contribuente, non amo l'idea di uno Stato costretto a ricorrere al debito pubblico per salvaguardare l'operatività, la solidità di una o più banche. Penso che sia una scelta sempre e comunque dolorosa, che non può essere presa a cuor leggero, quella di ricorrere al debito pubblico, anche se in un recente passato molti Stati, a partire dalla Germania, sono intervenuti pesantemente per sostenere giustamente le loro banche.
      I 20 miliardi di euro che oggi autorizziamo – ha ricordato ieri qualcuno – sono circa 327 euro per ogni residente italiano, bambini inclusi. Se non accompagnata da una rigorosa riduzione della spesa pubblica e da uno sforzo importante per riportare in Italia il lavoro, per aumentare il PIL ed alleviare le sofferenze dei nostri cittadini, questa spesa si tradurrebbe in futuro in maggiori tasse per i contribuenti.
      Per questo l'appello vibrante che rivolgo al Governo e alla maggioranza è il seguente: non illudiamoci che una misura una tantum sia indolore, mettiamoci subito al lavoro perché riprenda con convinzione l'azione di spending review. Esistono margini ampi di riduzione degli sprechi pubblici, vanno perseguiti. Sono molti i settori in cui, attraverso una gestione oculata, si potrebbero ottenere importanti risparmi di spesa, per esempio, nel settore energetico, condizionamento, riscaldamento e di illuminazione.
      Una decisione sofferta, quale è la messa a disposizione di 20 miliardi di euro finanziati a debito, può essere assunta secondo il gruppo di Civici e Innovatori solo a due condizioni: la prima, che le risorse impiegate non siano un regalo, ma servano anzitutto per incoraggiare il mercato a scommettere sul futuro del Monte dei Paschi di Siena, della Popolare di Vicenza e delle altre banche interessate. La presenza dello Stato è un messaggio agli investitori: «abbiate coraggio e investite, Pag. 14perché non perderete i vostri soldi, il sistema bancario è protetto da uno Stato pronto a fare quel che serve per tutelare il risparmio dei suoi cittadini».
      Oggi per me il Parlamento, auspicabilmente con una maggioranza più ampia di quella che sostiene il Governo, dà mandato all'Esecutivo di sostenere il mercato, non di sostituirsi ad esso.
      La seconda condizione, per l'intervento che ci apprestiamo a varare, riguarda il rapporto tra politica e il management bancario. Voglio dirlo con chiarezza: basta sconti e indulgenza nei confronti di chi ha portato queste situazioni. Se oggi il Governo chiede 20 miliardi al Parlamento e dunque all'Assemblea che rappresenta la sovranità popolare, ciò avviene perché la gestione pluriennale delle banche in crisi è stata superficiale, irresponsabile.
      Invito il Governo affinché inizi una seria riflessione sulle responsabilità gestionali e sugli incentivi e disincentivi economici, che spesso finiscono per condizionare le scelte gestionali e finanziarie, sulla trasparenza delle scelte adottate negli anni. Se sarà necessario mettere mano a riforme normative, lo si faccia. Lo Stato si faccia promotore di nuove regole, più giuste e più eque. Non è possibile vedere amministratori che abbandonano banche, che loro stessi hanno contribuito ad affondare, con liquidazioni e buone uscite milionarie, mentre i risparmiatori rischiano di perdere tutto.
      Le due condizioni cui ho fatto cenno rappresentano, per il gruppo Civici e Innovatori, una base irrinunciabile, perché l'intervento che oggi approviamo deve sottostare ad alcuni principi cruciali. Lo Stato funziona, se crea le condizioni perché il mercato funzioni, senza sostituirsi ad esso. I salvataggi pubblici devono essere indirizzati a tutelare i risparmiatori, non i banchieri e i grandi azionisti irresponsabili.
      Un'ultima riflessione riguarda l'Unione europea. Quel che sta accadendo in Italia è sotto la lente di ingrandimento a Bruxelles e in tutte le capitali europee, non perché siamo sorvegliati speciali, ma perché il modo in cui l'Italia affronterà il delicato scoglio della crisi di alcune banche sarà un test per il futuro, una prova di forza e di credibilità per l'intera area euro. Noi ci muoviamo nel pieno rispetto delle regole e dello spirito di responsabilità, che muove l'intera strategia dell'integrazione europea, oggi fondamentale per affrontare attacchi terroristici e derive populiste. In questo aiutiamo l'Europa a essere più forte, l'Italia a essere più forte in Europa.
      Per quanto esposto, quindi, il gruppo di Civici e Innovatori voterà a favore della risoluzione di maggioranza ed esprimerà voto contrario alle altre. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filippo Busin.  Ne ha facoltà.

      FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Ministro, il nostro gruppo è sinceramente sconcertato e sinceramente preoccupato del modo in cui è stata gestita l'intera vicenda della crisi bancaria dal precedente e anche dall'attuale Governo. Innanzitutto, mi lasci dire, per il cinismo dimostrato nei confronti dei piccoli risparmiatori, che, allo stato attuale, sono le uniche vittime, non solo della crisi, ma anche dell'azione del Governo; gli unici che hanno rimesso i loro risparmi, con vite rovinate, famiglie che hanno perso qualsiasi prospettiva nel futuro, anziani che non hanno più i soldi per curarsi, suicidi, vite rovinate. I prossimi saranno i dipendenti, e invece, di contraltare, amministratori, dirigenza di banche, che si sono resi responsabili di una grave mala gestio, che hanno portato a casa stipendi d'oro, buonuscite o anche buoni entrata, cose mai viste, di tutto riguardo, assolutamente non corrispondenti alle loro capacità di amministrare e di gestire queste aziende di credito.
      Enti che dovevano tutelare e salvaguardare il risparmio, come Bankitalia e Consob, che sono stati non solo non toccati dalla vicenda, ma addirittura protetti politicamente e lasciati al riparo da qualsiasi conseguenza. In questa azione, oltretutto, facendo scempio anche del dettato costituzionale, e non solo laddove prevede la tutela e l'incoraggiamento del risparmio, Pag. 15ma anche con decreti come quello della trasformazione obbligatoria delle banche popolari in Spa, che è stato sospeso nei suoi effetti dal Consiglio di Stato in attesa della Consulta, perché non era uno strumento adatto a questo tipo di decisioni e, soprattutto, perché non si è rispettato il diritto di recesso.
      Ma denunciamo soprattutto la superficialità con cui si è affrontato questo problema, un problema di queste dimensioni, senza calcolare, ad esempio, le conseguenze logiche di un'azione improvvisata e superficiale, quale è stata, ad esempio, la corsa agli sportelli. Ne abbiamo avuta una l'anno scorso: dopo il recepimento del bail-in, quasi nove miliardi sono spariti dai depositi della Banca Popolare di Vicenza, senza contare quelli di MPS; sei miliardi, recentemente, in vista della crisi di MPS, sono spariti dai depositi di questa banca, accrescendone, ovviamente, la crisi e complicandone le soluzioni per una via d'uscita da questa situazione, e innescando un domino che potrebbe essere incontrollato e devastante.
      Ovviamente, tutta questa corsa agli sportelli non è stata documentata, perché non avviene più con le code davanti alle filiali della banca, ma avviene con un clic dall'ufficio o da casa, spostando delle cifre, anche considerevoli, da un conto corrente all'altro.
      Ma vogliamo, in questa occasione, anche sottolineare la sudditanza del Governo italiano e l'incapacità di difendere l'interesse nazionale. Ricordiamo che l'Italia ha contribuito per 60 miliardi al Fondo salva Stati, che non ha salvato degli Stati, ma le banche che avevano nel loro attivo titoli di Stato di questi Paesi in difficoltà, a cominciare dalla Grecia. Banche non italiane, ma per la maggior parte francesi e, soprattutto, tedesche. Abbiamo recepito in modo acritico, direi quasi supino, il bail-in subito dopo che la Germania aveva messo a posto il suo sistema creditizio, usando non venti, ma 250 miliardi per salvare il suo sistema di credito.
      E abbiamo, soprattutto, recepito acriticamente dei parametri dettati dalla BCE che sembrano fatti apposta per penalizzare il nostro sistema bancario e l'insieme del nostro sistema produttivo che a questo è strettamente correlato; dei parametri che, invece, chiudono un occhio, anche tutti e due, nei confronti di anomalie o debolezze o potenziali pericoli che riguardano altre banche, come sappiamo: la presenza di derivati nelle banche tedesche, che, invece, sono stati in qualche modo bypassati.
      E, soprattutto, ci preoccupa l'incapacità di comprendere quali siano le autentiche cause di queste crisi bancarie, che non sono state risolte e non saranno risolte certo con venti miliardi, e che riguardano la crisi del debito privato italiano, iniziata con la concessione di crediti facili nella prima fase dell'introduzione dell'euro, che il rischio di valuta nullo e i tassi di interesse invece interessanti che rappresentavano il nostro Paese e i Paesi dell'area mediterranea hanno contribuito a creare.
      Questo per merito, soprattutto, ancora una volta, delle banche del Nord Europa. Dopo la crisi del 1998 c’è stato il ritiro in massa e immediato di queste banche dal credito del nostro Paese, creando una crisi di liquidità, la quale ha innescato una crisi negli investimenti, e quindi nella componente di domanda che riguarda gli investimenti. L'altra componente della domanda, rappresentata dai consumi, è stata affossata dalla gestione della crisi con l’austerity, e ci ritroviamo in questo circolo vizioso, da cui non riusciamo ad uscire, per cui abbiamo un debito spropositato, non solo pubblico, ma soprattutto privato, espresso in una valuta forte, l'euro-marco, e un'economia, invece, che sta tornando a ragionare in lire e che non è più capace di restituirlo.
      Il risultato sono questi benedetti 300 miliardi di NPL che si trovano in seno al sistema bancario italiano, non solo Mps. Noi abbiamo già proposto che da questo circolo vizioso non si può uscire se non uscendo dall'euro: è una posizione non più così isolata com'era un tempo, pian piano stiamo raccogliendo consensi sempre più autorevoli e sempre più numerosi. Per tutto quanto esposto e in vista di una Pag. 16soluzione proposta dal Governo che non ci potrà senz'altro porre al riparo da una crisi bancaria e, probabilmente, da una terza recessione in meno di dieci anni, considerato anche il fatto che la nostra richiesta, le nostre continue sollecitazioni per l'istituzione di una Commissione bicamerale che faccia luce su questa crisi bancaria non sono state prese in considerazione, non ce la sentiamo di dare una delega in bianco, in questo caso al Governo, per sforare il debito pubblico di 20 miliardi, e quindi voteremo «no» a questa risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

      PAOLO TANCREDI. Grazie, signora Presidente, Ministro, credo che l'unica cosa che non ci possiamo permettere, oggi e in futuro, in Parlamento, è quella di dare un'immagine delle banche italiane sull'orlo del baratro, sull'orlo di una crisi irreversibile. Daremmo ragione, tra l'altro, usando questo atteggiamento, e mi rivolgo anche a colleghi intervenuti prima di me, ma anche ieri nel dibattito in Commissione, a chi dice che il Parlamento non deve occuparsi dei dettagli delle questioni bancarie. Abbiamo più volte espresso in quest'Aula, noi di Area Popolare, Presidente, l'opportunità di una Commissione d'inchiesta sulla crisi del sistema bancario, ma abbiamo anche più volte detto che questa iniziativa deve essere rivestita di senso di responsabilità.
      Non possiamo gridare agli scandali da irresponsabili, e mettere, quindi, in una situazione più difficile quegli istituti che oggi già vivono situazioni difficili. Le banche italiane sono solide, lo ha ribadito ieri il Ministro in Commissione; le banche italiane non hanno subìto la crisi Lehman.  Anche alla luce degli stress test successivi a quella situazione, le banche italiane dimostrarono che avevano una parte minimale di titoli tossici nella loro pancia e che non avevano i problemi di molti istituti europei e internazionali. Infatti, e questo da molti viene considerato, purtroppo, un fattore negativo, allora, nel 2008-2009, quando molti altri Stati nazionali, anche dell'area euro, rinforzavano il capitale delle banche con denari pubblici, questo non succedeva in Italia perché non c'era questo bisogno.
      E il Governo di allora, e successivamente, si riservò di fare interventi. Poi, come si è detto, è arrivato il bail-in, ma, come dirò più tardi, non è questo il problema. La crisi economica di questi dieci anni, con il disseccarsi, con la sterilità dei conti economici delle aziende, ha causato la crescita dei non-performing loans, cioè del credito ammalorato; crediti buoni, cioè posizioni virtuose di alcune aziende, con il crescere della crisi economica e con il deperire anche, Presidente, delle garanzie reali, perché con la crisi del mercato immobiliare vi è stato un abbattimento totale dei valori immobiliari che erano alla base delle garanzie di quei crediti. Questi due fattori hanno fatto sì che purtroppo anche il nostro sistema di credito, e soprattutto gli istituti con maggiore difficoltà, si trovino in difficoltà più grandi perché è cresciuto il loro livello di crediti ammalorati non-performing loans. Ci sono stati anche episodi di mala gestio, anche di malafede, ma non è questo il grosso dei non-performing loans italiani, sarebbe ingenuo dire questo. Ci sono stati però episodi di mala gestio e io voglio dire a chi continua, anche oggi, anche ieri in Commissione, a parlare delle sanzioni agli amministratori: va bene, possiamo aumentarle, ma le sanzioni agli amministratori, signori, ci sono state, perché altrimenti continuiamo a parlare di questo senza prendere in conto i fatti. Io vi posso citare dei casi, ma la lista è lunga: Cassa di Risparmio di Cesena, circa 100 mila euro a ogni componente del consiglio d'amministrazione (fine 2015); Banca Marche, più di un milione e mezzo di euro comminato di sanzioni a circa 10 amministratori; nel caso clamoroso di Banca Etruria di cui tutti parlano ci sono più di 2 milioni di euro di sanzioni agli amministratori comminate da Banca d'Italia. Quindi, insomma, è sterile continuare a parlare di Pag. 17ciò, forse possiamo dire di aumentarle, ma attenzione al netto poi di eventuali azioni penali che si sono sviluppate sulla gestione di queste banche. Dunque, dire che gli amministratori escono completamente illesi, puri, da questi processi, è una falsità evidente. Chi lo dice dovrebbe citare i casi in cui sono stati fatti commissariamenti o risoluzioni e gli amministratori non sono stati sanzionati; io non li conosco. È inutile continuare a ripetere questa litania.
      Ma le banche hanno anche una crisi del modello industriale, purtroppo, e noi lo sappiamo. Con le nuove tecnologie, oggi il modello di banca con sportelli e dipendenti sul territorio purtroppo entra in crisi in tutto l'Occidente, non solo in Italia, e quindi anche di questo dobbiamo tener conto. Questo intervento è quindi un intervento precauzionale, come ha spiegato bene il Ministro, è uno strumento nella disponibilità del Governo che oggi il Parlamento mette in campo deviando dagli obiettivi programmatici di medio periodo (sappiamo che è solo sulla questione indebitamento e fabbisogno e non è una deviazione dall'indebitamento netto come abbiamo fatto per l'approvazione del Documento di economia e finanza). È un intervento precauzionale che è anche una forza, secondo me, importante, stabilizzatrice: io cliente della Banca Monte dei Paschi, o depositario o possessore di obbligazioni privilegiate, oggi, con questo voto, sono molto più sicuro, non andrò in banca domattina a fare azioni sconsiderate. Quindi avrà un'azione di stabilizzazione questo intervento.
      Né, e il Ministro l'ha spiegato bene, possiamo oggi dettagliare quelli che saranno gli interventi. Credo che il Governo, per voce del Ministro, ma anche del Ministro dei rapporti col Parlamento ieri in Commissione, si sia impegnato nei prossimi passaggi a un coinvolgimento pieno del Parlamento, che deve essere coinvolto sulle modalità e sulla qualità degli interventi che andremo a fare. Ma è chiaro che oggi non possiamo, tra l'altro con un aumento di capitale aperto di un'importante istituto, fare un elenco di quali secondo noi, in questo momento, potrebbero essere gli interventi che dobbiamo fare. Così come penso, Presidente, che sia inutile oggi parlare di riforma delle Popolari, riforma delle BCC, sono due riforme che devono ancora espletare la loro azione e che non sappiamo effettivamente a che cosa porteranno. Certo, anche per noi la riforma delle Popolari ha bisogno di manutenzione e speriamo che negli interventi prossimi questo ci sia, così come sappiamo che invece le BCC sono in questo momento coinvolte nella delicata operazione di attuazione del rafforzamento patrimoniale a cui il Parlamento le ha invitate e che stanno recependo in maniera positiva, si parla di una o due holding.
      Noi auspichiamo una convergenza ampia del Parlamento su questa misura che, lo ripeto, è uno strumento che noi mettiamo in mano al Governo per poter intervenire, eventualmente, tempestivamente, in situazioni di difficoltà, intervenire in perfetto accordo e con il coinvolgimento del Parlamento che deve poter anche modificare quei testi che il Governo metterà in campo. Da questo punto di vista, Presidente, rinnoviamo quelle che sono le proposizioni che noi portiamo in Parlamento ormai da diversi anni su questo problema delle banche. Non abbiamo mai deviato, abbiamo fatto un richiamo al senso di responsabilità, ma siamo tra quelli che vorrebbero una Commissione di inchiesta sulla crisi del sistema bancario, perché pensiamo che il Parlamento abbia la maturità e la forza per trattare argomenti anche così delicati, con un senso di responsabilità forte che può essere un valore aggiunto per il sistema bancario. Dobbiamo invitare le banche, e anche la vigilanza, a capire che il Parlamento può essere di sostegno e di aiuto a questo difficile percorso, in un difficile momento.
      La cosa che non ho detto e che dico per concludere, Presidente, è che ci siamo spesso battuti il petto per le normative europee, ma questo intervento è assolutamente dentro il quadro delle normative europee e delle direttive che il Parlamento ha recepito in questi anni, infatti sono assolutamente previsti i requisiti patrimoniali Pag. 18delle banche per poter entrare anche in fase preventiva nel capitale delle banche (questo intervento serve a questo), così come – lo ha spiegato bene il Ministro – potrebbe servire un rafforzamento della liquidità di alcuni istituti che potrebbero trovarsi in condizioni di crisi e che per questo potrebbero avere interventi anche temporanei del Governo. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole di Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

      GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io devo essere onesto, Ministro Padoan, nel dire che per me non è un piacere rivederla seduta in quella posizione, non è un fatto personale evidentemente, ma è un fatto politico. Il Governo di cui lei ha fatto parte, quello che ha rassegnato giustamente le dimissioni pochi giorni fa, è responsabile della situazione in cui attualmente versa il sistema bancario italiano, o alcune banche come preferite dire voi; peccato che le «alcune banche» siano alcune fra le maggiori del Paese. Ne è responsabile per come ha agito negli ultimi anni o per come ha omesso di agire quando era necessario. Io le ricordo che un anno fa voi veniste in Parlamento con la proposta di mettere in risoluzione quattro istituti di credito. Noi allora avvisammo che quella procedura, cioè la scelta di applicare il burden sharing e mettere in risoluzione quattro istituti, avrebbe rischiato di innescare una crisi di fiducia nel sistema e avvisammo che la fiducia è il capitale indispensabile per il funzionamento del sistema bancario. Lei, Ministro, ci disse che quella era la cosa da fare, che quello avrebbe contribuito a rafforzare il sistema bancario italiano e la sua stabilità e a distanza di un anno è del tutto evidente chi avesse ragione e chi avesse torto. In questo anno noi abbiamo assistito a fughe dei risparmiatori dai depositi bancari, abbiamo assistito ad una maggiore difficoltà per le banche di ottenere capitale, sia attraverso l'emissione di obbligazioni, sia attraverso aumenti di capitale; come poteva non essere così dopo che si era messo in scena lo spettacolo dell'azzeramento di azioni e obbligazioni subordinate in forza di legge. E ancora: lei venne in agosto in questa Camera a raccontare al Parlamento, e quindi ai risparmiatori italiani, che il Monte dei Paschi di Siena si avviava felicemente verso una soluzione di mercato, che non era necessario alcun tipo di intervento pubblico, che c'erano fantomatici investitori convinti da JP Morgan ad intervenire nel Paese. Avete inseguito questa favola per tutto il periodo referendario, al solo, unico ed evidente scopo di non dover prendervi una responsabilità e assumervi il carico di risolvere un problema durante la campagna per il referendum: peccato che, quando si parla di banche, far andare avanti i problemi contribuisce a renderli di difficile soluzione. Se sei mesi fa si poteva intervenire più facilmente su Monte dei Paschi di Siena, oggi è più difficile, si sono buttati via sei mesi per responsabilità politica vostra; e ancora lei viene in quest'Aula oggi, Ministro, e questa responsabilità non vuole nemmeno assumersela. Lei viene qui dentro e non dice alcuna parola di verità, e di conseguenza non chiede al Parlamento nella sua interezza di farsi carico di un tema grande, cioè la stabilità del sistema finanziario e bancario italiano: lei viene qui e chiede 20 miliardi di euro al buio in nome di un principio precauzionale, rifiutando anche di dire quali siano gli istituti di credito eventualmente in difficoltà, in nome di un presunto rispetto di valori di mercato, quando i nomi di queste banche sono fatti da tutti i principali giornali, economici e non, da mesi; li sappiamo tutti, Ministro ! Utilizzare la parola nei confronti del Parlamento farebbe parte dei suoi doveri istituzionali; trincerarsi sempre dietro il silenzio, invece, fa solo sì che ancora una volta sarete voi a dovervi assumere una responsabilità.
      Noi non siamo, né siamo mai stati contrari a che si intervenga con capitale pubblico per stabilizzare il sistema bancario. Lo abbiamo sempre detto e proposto: la prima volta che abbiamo posto il Pag. 19tema con una risoluzione depositata alla Commissione finanze della Camera dei deputati eravamo ancora nel 2015; all'inizio del 2015 noi chiedevamo che sul Monte Paschi Siena si intervenisse in via precauzionale con un'iniezione di capitale pubblico: non avete voluto nemmeno discuterla, quella risoluzione, e avete continuato ad andare avanti con la pretesa di mercato.
      Oggi che i nodi vengono al pettine, noi vi diciamo: c’è qualcosa che si può fare. Si può intervenire con capitale pubblico, ma ad una condizione: che si salvaguardi il risparmio, che si salvaguardino i lavoratori, che si assumano fino in fondo oneri ed onori del fatto che si diventa gli azionisti di riferimento di una banca. Noi vorremmo da lei parole chiare su questo: che le banche su cui si interverrà con una ricapitalizzazione pubblica non vedranno piani di ridimensionamento del lavoro massicci, come quelli di cui si parla, con chiusura di filiali. Vorremmo sentire da lei che i 40 mila risparmiatori che hanno in mano obbligazioni subordinate del Monte dei Paschi di Siena saranno risparmiati, perché le hanno acquisite prima che entrasse in vigore il bail-in. Vorremmo sapere da lei che i vecchi amministratori di tutte queste banche saranno messi sotto azione di responsabilità dei nuovi amministratori nominati dallo Stato, e vorremmo che ci dicesse che i nuovi amministratori nominati dallo Stato indirizzeranno finalmente l'attività di queste banche verso l'interesse pubblico, cioè l'allargamento del credito a famiglie ed imprese: perché altrimenti di cosa parliamo ? Altrimenti diventa tutta una sanatoria, diventa la richiesta di capitale pubblico solo ed esclusivamente per coprire le responsabilità dei banchieri di ieri e del Governo, che per non fare nulla li ha prima coperti e oggi continua a farlo ! Su questo, Ministro, lei non ha niente da dire ? Non a me, ma al Parlamento e, per sua voce, ai cittadini italiani.
      Cittadini italiani che io credo oggi assistano sotto molti aspetti increduli a questo dibattito ed a quello che leggono sui giornali. Perché vede, noi tutti abbiamo senso di responsabilità, noi tutti sappiamo che la tutela dalla stabilità del sistema bancario è un interesse pubblico, nessuno vuole vedere fallire le banche, e tutti siamo disponibili a fare ciò che è necessario per evitare che questo accada.
      Però rimane un fatto: che i cittadini italiani da molti anni, anche davanti alle emergenze, persino davanti alle tragedie, si sentono ripetere costantemente che non ci sono i soldi. Noi abbiamo appena avuto un pezzo grande di questo Paese piagato da un terremoto, e sono state disposte risorse a credito d'imposta: non sono stati messi i soldi liquidi. Noi abbiamo i nostri figli che vanno a studiare anche alle elementari in strutture fatiscenti, in cui vengono giù gli intonaci dai soffitti. Abbiamo scuole anche nella mia città, nella mia ricca città, in cui i ragazzi vengono rimandati a casa perché gli impianti di riscaldamento non funzionano più. A tutti questi noi continuiamo a ripetere da anni che non ci sono i soldi; dopodiché il Governo si riunisce in un Consiglio dei ministri convocato in una sera, e in cinque minuti recupera 20 miliardi di euro a debito. Allora chiedo a lei, Ministro, perché io da cittadino italiano questa risposta non riesco a darmela: io è da due giorni che penso a come riuscirò a spiegare ai lavoratori e ai cittadini di questo Paese che tutto quel capitale che non viene mai trovato per investimenti sociali, per venire incontro ai problemi drammatici della povertà di questo Paese, improvvisamente diventa disponibile perché si tratta di ricapitalizzare il sistema bancario.
      Come lo spieghiamo loro, Ministro ? Come spieghiamo che siamo davanti ad un'Unione europea che non dà alcuna flessibilità reale quando si tratta di investimenti utili per il Paese, ma invece è pronta immediatamente a dare il via libera a 20 miliardi per ricapitalizzare le banche ? E come spieghiamo loro che, a quanto pare, anche quando dà il via libera, pretende però che vengano azzerati i risparmi di 40 mila persone in questo Paese ? E come spieghiamo il vostro atteggiamento Pag. 20rispetto all'Unione europea ? Perché poi questo diventa il tema determinante !
      Il veto al bilancio comunitario evidentemente è sparito con il precedente Governo; eppure noi tutti i giorni dobbiamo assistere al fatto che ci sono Paesi che non rispettano minimamente gli impegni europei: non li rispettano per esempio su un tema grande come quello della redistribuzione della solidarietà nei confronti dei migranti. Non accade nulla, Ministro: continuano a non rispettarli e non accade nulla. Ora mi spiega perché noi non possiamo assumerci la responsabilità di risolvere i problemi del nostro sistema bancario, anche indipendentemente da queste presunte regole di Bruxelles: perché dobbiamo sacrificare i risparmiatori per salvare le banche, affossandole poi ulteriormente ? Di questo lei ha parlato con qualcuno ? È disposto ad andare in Europa e dire che no, stavolta farà una discussione vera con il Parlamento e arriveremo ad una soluzione ? Non lo ha mai fatto, Ministro, mai. E ancora una volta si è presentato qui senza dare alcuna spiegazione, reticente, muto di fronte alla Camera: cinque minuti di intervento. Questa non è serietà: non è così che si governa un grande Paese come l'Italia. E io credo che di questo voi vi assumete la responsabilità, e noi ci assumiamo la responsabilità di votare oggi «no»; ma non perché non abbiamo soluzioni: semplicemente perché ne abbiamo di migliori delle vostre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Renato Brunetta. Ne ha facoltà.

      RENATO BRUNETTA. Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, un po’ di storia. Il 3 ottobre 2008, sotto la presidenza di George Bush e su iniziativa dell'allora Segretario al tesoro americano Henry Paulson, gli Stati Uniti approvarono il Troubled Asset Relief Program (TARP), che conteneva lo stanziamento di 700 miliardi di dollari volti a depurare i bilanci delle banche statunitensi dai cosiddetti titoli tossici, che avevano causato la crisi finanziaria negli USA sfociata nel fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008. Pochi giorni dopo, mercoledì 8 ottobre 2008, l'allora Governo Berlusconi varò l'istituzione – ascolti, il signor Ministro – di un fondo di 20 miliardi di euro finalizzati alla ricapitalizzazione delle banche italiane, qualora ve ne fosse stato bisogno, a fini precauzionali, nel suo lessico, signor Ministro. Si tratta di un fondo che non è mai stato utilizzato, in quanto bastò l'approvazione in Consiglio dei Ministri per tranquillizzare gli italiani ed evitare la corsa agli sportelli, che avrebbe potuto mettere in ginocchio la nostra economia. Il provvedimento dell'Esecutivo italiano fu tanto apprezzato anche dagli operatori internazionali che due giorni dopo, venerdì 10 ottobre 2008, il Governo di Gordon Brown varò un simile atto per le banche inglesi, per un importo di 50 miliardi di sterline, successivamente elevato a 100 miliardi. Nei giorni che seguirono, anche il Governo americano, il cui primo intervento per salvare i propri istituti di credito non aveva ben funzionato, rielaborò il Tarp alla luce di quanto era stato fatto in Italia e in Inghilterra, a conferma dell'efficacia del provvedimento. Fino a quel momento il sistema bancario italiano – come detto da tanti nelle più svariate occasioni – era ancora solido. Ed è questo il motivo per cui, a differenza degli altri Paesi europei, l'Italia ha utilizzato meno fondi pubblici per il salvataggio delle proprie banche: semplicemente perché non ce n'era bisogno. È stato così per tutto il 2009 e per il 2010. Non solo il sistema bancario, ma tutti gli indicatori macroeconomici del nostro Paese erano ancora positivi, avevano segno «più». Poi arriva il 2011, quel maledetto 2011, quella maledetta estate e quel maledetto autunno, in cui caschiamo tutti, ancorché non ne fosse responsabile anche lo stesso Governo in carica, il Governo Berlusconi, nel grande imbroglio dello spread. In quei mesi la speculazione finanziaria prende di mira i debiti sovrani degli Stati dell'area euro considerati più fragili, inclusa l'Italia. Inizia un periodo di grande tensione sui Pag. 21mercati che si traduce, a partire dal 2012, in una profonda recessione economica, aggravata dalle misure varate in quei mesi, a partire dal decreto cosiddetto «Salva Italia» del 6 dicembre 2011, e dal Governo Monti, che accettò passivamente l'egemonia tedesca nella soluzione della crisi del debito in Europa e la demenziale strategia del sangue, sudore e lacrime che ne è derivata.
      Aver subìto passivamente l'imbroglio dello spread, con conseguente colpo di Stato contro un Governo legittimo, democraticamente eletto, ha distrutto, in un colpo solo, non soltanto il sistema delle imprese italiane, ma, conseguentemente, anche il sistema bancario, che, nell'arco di pochi mesi, si è ritrovato i bilanci pieni di crediti incagliati derivanti dai numerosi fallimenti delle aziende. In Italia, infatti, l'80 per cento dell'attività bancaria consiste – come lei ben sa – nel finanziamento delle imprese. Pertanto, si è creato un legame strettissimo tra economia reale e settore bancario, ben più forte che in qualsiasi altro Paese europeo. Per far fronte a questa condizione di grave difficoltà per le banche, derivante, come abbiamo visto, dalla crescita esponenziale, in un periodo di tempo limitato, dei crediti in sofferenza verso imprese in difficoltà economica o fallite, gli istituti di credito hanno chiesto ai propri azionisti di procedere a grossi aumenti di capitale. Non tutti ce l'hanno fatta ed è da lì che deriva il fallimento delle quattro banche oggetto del cosiddetto salvataggio del Governo Renzi. Si tratta di una situazione nota al Governo Renzi fin dal primo giorno in cui si è insediato Palazzo Chigi. Perché, signor Ministro Padoan, il Governo Renzi e lei non siete intervenuti subito ?
      Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa discussione oggi, dopo questa poca storia che ho ricostruito, è di particolare importanza, non solo perché è il primo dibattito di rilevanza politica gestito dal nuovo Governo, ma perché offre a questo Esecutivo la possibilità di marcare effettivamente un segno di discontinuità rispetto al passato, discontinuità annunciata dal Presidente Gentiloni al momento del suo insediamento. Per questo oggi è il momento della verità, signor Ministro. Oggi passiamo dalle parole ai fatti. Signor Ministro – ne converrà –, la produzione normativa in ambito bancario, portata avanti dal Governo Renzi nei suoi mille giorni, è stata tanto dinamica quanto improduttiva, dannosa, direi perniciosa. È stata una politica opportunistica, non trasparente. Il Governo Renzi non solo ha nascosto la polvere sotto il tappeto, negando fino all'ultimo quelle necessità di intervento sul sistema bancario che oggi questo Governo pone in evidenza, ma ha mentito, ingannando gli italiani, i mercati, i partner europei, per poter presentare ai cittadini un disegno di legge di bilancio, l'ultimo, epurato della parte che avrebbe dovuto porre in salvo il nostro sistema bancario a fini referendari, a fini elettorali, per conquistare consenso.
      Ma i cittadini italiani non si sono lasciati ingannare e lo scorso 4 dicembre hanno detto «no» al Presidente del Consiglio, che li ha presi in giro per così tanto tempo. Dicevo: opacità, opportunismo, in particolare sul settore bancario; una produzione normativa che, dal gennaio 2015, è stata costruita sulla decretazione d'urgenza (banche popolari, banche di credito cooperativo, salva banche); disposizioni che oggi sono sotto la lente di ingrandimento dei giudici amministrativi e della Corte costituzionale e che i cittadini, tutti, hanno già giudicato illegittime. In questo caos si colloca l'applicazione della direttiva sul bail-in, con un Governo che non si è dimostrato in grado di gestire la partita in Europa in primis. Sarebbe stato preferibile un passaggio graduale, come ci ha detto la Banca d'Italia, e meno traumatico, tale da permettere ai risparmiatori di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base al mutato scenario, eventualmente dismettendo le loro attività finanziarie senza perdere il loro valore. Il Governo avrebbe dovuto interessarsene più di tutti, proprio perché i dati del nostro Paese evidenziano un fenomeno che va assolutamente preso in considerazione e gestito. In Italia, infatti, la quota del Pag. 22risparmio delle famiglie investita in obbligazioni emesse dalle banche è notevolmente più elevata che nella media dell'area euro.
      Ebbene, signor Ministro, oggi abbiamo la possibilità di lasciarci alle spalle questo passato, oggi abbiamo la possibilità di fare chiarezza, innanzitutto in Parlamento, attraverso l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta per conoscere e accertare prassi o singole condotte inadeguate, illegittime, illecite o criminali, innanzitutto negli istituti di credito coinvolti nelle procedure di risoluzione e, più in generale, nei numerosi istituti in crisi, a partire dal Monte dei Paschi di Siena. In particolare, in quest'ultimo caso bisogna fare chiarezza su vicende caratterizzate da inchieste giudiziarie, perdite, operazioni finanziarie spericolate e, soprattutto, da rapporti molto poco trasparenti con il mondo politico (il mondo politico PCI, PDS, DS, PD). È un mix micidiale di fattori, che ha determinato una crisi, quella del Monte Paschi, che oggi appare in grado di coinvolgere l'intero sistema bancario italiano, di cui abbiamo tutti il dovere di farci carico e di risolvere. Bisogna, inoltre, verificare che le autorità pubbliche di vigilanza (la Banca d'Italia, la Consob) abbiano svolto correttamente e coerentemente le loro funzioni di garanzia per i risparmiatori, accertando le responsabilità e gli eventuali reati commessi da amministratori e direttori generali delle banche coinvolte, nonché da revisori legali dei conti e da società di revisione legale, che hanno certificato i bilanci, evidentemente in dissesto.
      Lasciarci il passato alle spalle significa anche condividere le decisioni, i provvedimenti. Sulla relazione di oggi, con cui il Governo, lei annuncia che intende ricorrere all'indebitamento per realizzare operazioni al fine di fronteggiare un evento straordinario, un'eventuale evento straordinario di crisi finanziaria, siamo disposti anche a tenere un atteggiamento costruttivo, positivo, purché – signor Ministro, questo è il punto nodale e centrale – i prossimi provvedimenti che riguarderanno la gestione delle crisi siano effettivamente condivisi, purché ci sia la condivisione su obiettivi di breve e di medio termine, sui contenuti, sulle responsabilità, sulla necessità di fare chiarezza, come – le ripeto – con una Commissione parlamentare d'inchiesta. Condivisione significa tempestività nella trasmissione degli atti; condivisione significa anche valutazione preventiva dei provvedimenti stessi, capire chi ci guadagna e chi ci perde, quanto guadagnerà JP Morgan dalla vicenda Monte Paschi di Siena. Lo vogliamo sapere, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
      L'articolo 81 della Costituzione e la decisione di oggi, su cui la legge prescrive una maggioranza assoluta... La prego di ascoltarmi, signor Ministro... Signor Ministro...

      PRESIDENTE. Si può liberare il banco del Governo ?

      RENATO BRUNETTA. L'articolo 81 della Costituzione e la decisione di oggi, su cui la legge prescrive una maggioranza assoluta, non solo ha un valore procedurale, ma anche sostanziale. Lo abbiamo ricordato anche ieri in Commissione bilancio e, da questo punto di vista, abbiamo trovato conforto nelle chiare parole della Ministra Finocchiaro. Non ci deve essere solo un'approvazione a maggioranza assoluta di questo passaggio, di questi atti, ma è necessaria una condivisione sostanziale dei provvedimenti di questa natura che deriveranno, i cosiddetti eventuali decreti. E se il Governo oggi otterrà un largo mandato, la sua responsabilità dinanzi alle forze politiche e all'intero Paese sarà ancora più ampia. Lei, signor Ministro, è in grado di dare al Parlamento questo impegno di condivisione, con un atto di forte discontinuità nei confronti del passato in cui i decreti, fiducie, opacità assoluta e non ascolto del Parlamento erano la regola ? A questo impegno noi, signor Ministro, subordiniamo il nostro voto: o lei darà, nella sua replica, un impegno di forte discontinuità rispetto a questo metodo, e allora noi potremmo dare il nostro Pag. 23voto favorevole; altrimenti, ne trarremo le conseguenze. Lei, nella sua relazione, non ha detto nulla; lei in Commissione bilancio non ha detto nulla. Ieri la Ministra Finocchiaro ha aperto questa possibilità. Vorrei da lei chiarezza a questo riguardo, non rispetto alla mia persona ma rispetto all'intero Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessio Mattia Villarosa. Ne ha facoltà.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Ministro, non so se si ricorda: un paio di mesi fa le chiesi di dimettersi e glielo continuo a chiedere, perché, caro Ministro, lei ogni volta che parla fallisce una banca. Ci diceva, nel 2014, che andava tutto bene: «Il sistema bancario italiano è solido» e Tercas va in difficoltà; ci diceva, successivamente, che il sistema bancario era solido e Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca andavano in difficoltà; raccontava in tv che il sistema bancario italiano era solido e quattro banche venivano messe in risoluzione, con 130 mila risparmiatori; continuava a dire che il risparmio bancario italiano era tranquillo, era in tranquillità, che non c'erano problemi, che il sistema bancario era solido e, addirittura, il Monte dei Paschi di Siena oggi richiede un quasi bail-in. Lei oggi ci continua a dire che sta facendo questo provvedimento perché i mercati non hanno fiducia: i mercati non hanno fiducia in lei ! Io glielo chiedo per l'ennesima volta: si dimetta, perché questo Paese sta andando in rovina a causa delle vostre dichiarazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
      Poco fa lei è venuto qui a dire che i mercati hanno perso la fiducia: ma se i vostri interventi non hanno delle basi normative ogni volta che arrivano qui in Aula, che fiducia devono avere i mercati nei vostri confronti ? Ora, io vorrei capire: sulle quattro banche a quei 130 mila risparmiatori, ai quali avete azzerato i risparmi, cosa raccontate ? Voi volete raccontare a quest'Aula che quelle quattro banche stavano peggio del Monte dei Paschi di Siena, con Antonveneta venduta per 17 miliardi quando ne valeva 6, con due derivati, Santorini e Alexandria, messi all'interno del bilancio, falsificato, che venivano dichiarati come titoli di Stato per migliorare i bilanci. Voi mi volete dire che per quelle quattro banche questa procedura, che state mettendo in atto oggi, non si poteva fare. Voi dovete dirlo a quei 130 mila azionisti e obbligazionisti, a quelle persone di ottant'anni alle quali sono state rifilate delle obbligazioni mentre voi non controllavate, perché Banca d'Italia e Consob non hanno controllato in questi anni ma sono tutti ai loro posti, tutti seduti sulle loro poltrone. Nessuno di voi si è mai permesso di dire qualcosa contro le autorità di vigilanza, che in questi anni non hanno fatto il loro lavoro. Quindi, che fiducia devono avere i mercati nei vostri confronti ?
      E poi voi vorreste dire che i mercati non hanno fiducia perché c’è stato un «no» su un referendum, perché il vostro succo è questo: dire che il referendum l'avete perso e, quindi, i mercati non hanno fiducia. Ma i mercati chi sono, caro Ministro ? Sono i cittadini ? Non sono sempre quel 70 per cento dei «no» che avete ricevuto per la vostra riforma costituzionale ? Quindi, di quali mercati parla ? Probabilmente, parla dei vostri mercati, dei vostri amici: della JPMorgan e delle grandi banche d'affari, che, tra le altre cose, vi prendono anche in giro; o vi prendono in giro o voi avete preso in giro i cittadini italiani, perché ci dovete raccontare per quale motivo non siete intervenuti su questa banca, salvando tutto il risparmio della banca, a giugno. Mi dovete spiegare per quale motivo, subito dopo gli stress test di giugno, non avete immediatamente messo in atto una misura per mettere in salvaguardia il Monte dei Paschi di Siena. Perché ? Per i voti al referendum ! Voi vivete di voti. Dei cittadini e delle persone non ve ne frega assolutamente niente. Voi vivete di voti !
      E dobbiamo raccontare a quest'Aula che questo provvedimento, che state facendo, Pag. 24lo state mettendo in piedi proprio per i voti, perché non servirà a nulla, così come tutti gli altri provvedimenti messi in atto di una ricapitalizzazione fine a se stessa, che richiede poi alla banca i soldi che vengono prestati alla banca stessa.
      A cosa serve ? Ebbene, è servita a portare MPS, Monte dei Paschi di Siena, l'unica – l'unica ! – banca, l'unica tra le 51 sistemiche europee, l'unica che in scenari avversi va a meno 2. Cioè, voi avete messo in piedi degli strumenti in questi anni, con i «Tremonti bond» e con i «Monti bond», che hanno preso una banca con 544 anni di storia e l'hanno distrutta. L'avete distrutta in due anni ! Si tratta di 544 anni di storia distrutti in due anni. Se volete mettere in piedi – e il collega poco fa lo ha ricordato – dei piani che servono per risollevare il sistema bancario è facile: basta prendere esempio anche dall'estero. Voi siete sempre pronti a lodare l'America e l'Inghilterra come grandi potenze, con istituzioni finanziarie di rilievo e importanti; ebbene, loro sì che nel 2008 hanno preso dei provvedimenti seri per risistemare definitivamente il sistema bancario e hanno nazionalizzato molte banche. Ebbene, tutte quelle banche lì, caro Ministro, oggi sono al di sopra di tutte le nostre banche italiane.
      Il sistema bancario è solido ? Sono fesserie ! Vi prego: dovete smetterla, perché oltre a instillare nel cittadino continui dubbi sulla vostra volontà, cioè su quello che realmente volete fare con questa banca e con gli amici, date un messaggio d'incapacità. Il sistema bancario svedese, caro Ministro, nel 1973 ha avuto una situazione molto simile alla nostra dopo il 1992, perché noi nel 1992 abbiamo introdotto questo testo unico bancario e vorrei ricordare a tutti che è stato introdotto dal primo Governo tecnico della storia italiana, il Governo Ciampi, e fonte di tutti i mali, fonte del danno che attualmente il sistema bancario subisce è il testo unico bancario. Il testo unico bancario ha permesso questa moltiplicazione enorme di credito tramite dei click, ha permesso alle banche e alle imprese di vivere insieme, ha permesso la commistione tra banca e impresa, e ci ha portato ai giorni nostri. In questo modo, caro Ministro, cosa avete fatto ? Avete raccontato a tutti che avete privatizzato il sistema bancario; in realtà l'avete privatizzato nella forma, però avete mantenuto la partecipazione pubblica, tramite le fondazioni. Perché ? Perché così è più facile controllare e gestire la banca, perché così era più facile dare finanziamenti agli amici degli amici, così era più facile garantire, ad Amato magari, i soldi per il circolo di tennis di Orbetello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), così magari era un po’ più facile garantire a un imprenditore, che si chiama Zaleski, fino a 2 miliardi di euro (fino a 2 miliardi di euro !). La banca del PD, governata tramite le Fondazioni che potevano governarla perché era una struttura privata, quindi più facile da controllare rispetto a una struttura pubblica, veniva utilizzata per i vostri favori e ora noi, Ministro, dovremmo fidarci delle vostre soluzioni, di voi che avete causato questi danni. Allora, la soluzione ve la diamo noi: nazionalizziamo Monte dei Paschi di Siena; facciamolo una volta per tutte. Non c’è altra soluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
      Dare soldi a fondo perduto già l'abbiamo fatto. L'avete già fatto e i risultati che abbiamo ottenuto sono stati questi: una banca, che stava male, sta peggio rispetto ai vostri primi interventi. Si entra all'interno dell'azionariato della banca con una partecipazione maggioritaria; una volta che si entra all'interno dell'azionariato della banca ci si mette sul binario della sana e prudente gestione e si fa come hanno fatto in Svezia e come hanno fatto in Inghilterra: viene garantito solo ed esclusivamente il finanziamento alle imprese e anche di lungo periodo.
      Caro Ministro, lei non è stato in grado neanche di creare una banca pubblica degli investimenti che riesca a coprire l'economia che le banche private non coprono, perché non ne hanno interesse. Una banca privata non può avere gli stessi interessi di una banca pubblica. La banca pubblica può investire in settori nei quali vede un rientro, anche a vent'anni e anche Pag. 25piccolo; la banca privata non può farlo. Voi state chiedendo un nuovo piano industriale, che prevede però dei guadagni. Una banca così in difficoltà non vi può garantire questi guadagni, non potete chiedere al mercato di partecipare all'interno di una banca che non gli potrà garantire quei guadagni, quella remuneratività che voi cercate all'interno di una banca privata. La soluzione è una: nazionalizzarla, e ve l'abbiamo chiesto già da giugno. Io vi consiglio, per quando avete bisogno di qualche informazione economica, c’è un blog, si chiama Blog delle Stelle oppure Blog di Beppe Grillo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 StelleCommenti di deputati del Partito Democratico). Andate lì e magari trovate le informazioni su come sistemare economicamente questo Paese. Ministro, bastava leggerlo a giugno, bastava leggerlo anche in questi anni, bastava partecipare alle nostre Commissioni, bastava chiederci cosa avremmo voluto fare con Monte dei Paschi di Siena e vi posso assicurare che nessun obbligazionista ci avrebbe chiamato in questi giorni pregando e chiedendoci di sapere che cosa devono fare, perché di voi non si fidano. Ministro, voi siete bravi solo a fare una cosa, a raccontare favole a questi italiani, però i cittadini sono cresciuti e non ci credono più alle vostre favole. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 StelleCongratulazioni).

      PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maino Marchi. Ne ha facoltà.

      MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, signor Ministro, la prima valutazione che vorrei fare è sull'atteggiamento che c’è stato da parte dei gruppi parlamentari nel dibattito di questi due giorni. Si è differenziato: in Commissione abbiamo avuto Conservatori e Riformisti e Forza Italia che si sono astenuti sul mandato al relatore, qui in Aula abbiamo avuto atteggiamenti diversi, dal preannuncio del voto favorevole di ALA, il no di Conservatori e Riformisti, una posizione di apertura da parte di Forza Italia. Io credo che, di fronte alle questioni che abbiamo di fronte, occorra il massimo di assunzione di responsabilità da parte di tutto il Parlamento. Credo che sia giusta la richiesta di coinvolgimento del Parlamento anche nell'eventuale fase attuativa, che ci sarebbe bisogno di una condivisione ampia. Altri hanno dimostrato un atteggiamento diverso. È facile chiedersi e darsi anche la risposta sul perché. Perché il tema delle banche è uno dei temi su cui è più facile fare opposizione, da sempre. Le banche non sono mai state al top della simpatia per i cittadini, anche se tanti ne hanno bisogno, anche se il credito è un elemento fondamentale per l'economia. Però, insomma, se si accusa un Governo di fare regali alle banche, si ha un consenso facile, perché è facile parlare di poteri forti, e così vengono individuati anche dai cittadini. Tutto questo è ancora più vero con la crisi economica di questi anni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,25)

      MAINO MARCHI. Sono emerse, durante la crisi, responsabilità della finanza e le banche, con la finanza, ovviamente c'entrano e non poco. Quando si sono fatti salvataggi delle banche, si sono investite notevoli risorse, enormi risorse pubbliche – questo non è avvenuto in Italia, ma in altri Paesi sì –; quando ci sono stati i fallimenti, ci sono stati effetti sistemici enormi, non solo sul sistema del credito, ma sull'economia nel suo complesso – ricordiamo a tutti che la crisi è nata, ha avuto il suo avvio, in modo particolare dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2008. I Governi si sono trovati in questi anni di fronte a tre strade, tutte in salita, sul piano del consenso. Se si interviene, se si fanno interventi di salvataggio con risorse pubbliche, i Governi vengono accusati di dare soldi alle banche, di fare regali ai banchieri, di non trovare risorse per politiche sociali e di sviluppo, ma di trovarne tante e subito quando ci sono in ballo le banche.
      Se invece si lascia fare al mercato, senza intervento pubblico, se poi le banche Pag. 26falliscono, ci sono effetti sistemici enormi sul sistema bancario e del credito, ma effetti a ricaduta sul mancato credito alle imprese, quindi sull'economia, sull'occupazione; tutti effetti negativi, disastrosi, e in tal caso si accusano i Governi di aver lasciato che tutto questo accadesse, senza intervenire, colpevoli quindi, anche i Governi, di questi effetti.
      Se si salvano le banche e il credito, se si fanno interventi per continuare ad elargire credito, se si salvano, ad esempio, i correntisti, ma si fa pagare il conto ai proprietari, agli azionisti, agli obbligazionisti, molti di questi, nel dibattito, non sono più banchieri, non sono più considerati investitori, ma semplicemente risparmiatori. E queste sono, per certi versi, mezze verità.
      Il Governo viene accusato di colpire i risparmiatori e il risparmio, che invece è tutelato dalla Costituzione. Quindi non è facile, per i Governi, trovare la strada giusta. Una strada credo sia stata individuata, è quella di fare le verifiche preventive sulla tenuta delle singole banche, in situazioni negative sul piano macroeconomico, verifiche virtuali per situazioni virtuali, ma che potrebbero però verificarsi e quindi bisogna capire, preventivamente, cosa può accadere.
      Gli stress test rispondono a questa esigenza: prevedere, in situazioni di necessità, dopo aver prima cercato soluzioni di mercato, anche interventi pubblici, se da questi test emergono dei problemi per quanto riguarda le singole banche – in modo particolare problemi o sul versante della ricapitalizzazione oppure, se c’è l'esigenza, di garanzia dello Stato per la liquidità a breve – senza però escludere anche la possibilità del bail-in, del fallimento, perché escluderlo in assoluto, dal punto di vista teorico, ma anche pratico, vorrebbe dire che i banchieri possono fare quel che vogliono e poi paga lo Stato, o come spesso si dice Pantalone, cioè i cittadini.
      Questo è il quadro, che si è modificato nel corso degli anni, in cui si muove il Governo. Si è parlato di errori, di intempestività del Governo. Vorrei ricordare che in passato interventi dello Stato nel capitale di Monte dei Paschi per meno di 4 miliardi – in una fase, tra l'altro, di avvio di mutamenti della condizione degli assetti dalla banca, cioè dove la Fondazione non è più l'azionista che decide tutto –, ecco, quell'intervento del Governo Monti di inizio del 2013 è stato strumentalizzato per tutta la campagna elettorale del 2013. Non è vero che sono tutti d'accordo, quando si fanno interventi di questo genere. È stato uno dei motivi dell'esito del voto in quella campagna elettorale ed è stato strumentalizzato e usato in tutta la campagna elettorale, in modo particolare dal MoVimento 5 Stelle, come fossero stati soldi buttati...

      PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

      MAINO MARCHI. ...in un buco nero, soldi regalati, mentre erano interventi sul capitale, recuperati per circa un miliardo, perché poi la banca ha avuto anche una fase di risanamento, e gli altri sono ancora capitale in quella banca.
      Voglio ricordare su questo che l'azione dei Governi è andata in direzione di cambiare l'assetto proprietario del Monte dei Paschi di Siena. Non c’è più nessuna banca del PD – se mai c’è stata – del PD mai, ma comunque questa è una favola che sarebbe bene che in quest'Aula smettessimo di raccontare. L'esempio più recente, quindi, di intervento pubblico nel capitale è stato oggetto di scontro politico. Non è vero che tutti erano pronti a sostenere l'intervento pubblico...

      PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Mi scusi collega, scusi se la interrompo. Il tono della voce, per favore.

      MAINO MARCHI. ...mentre è vero che si è pronti a sfruttare ogni situazione di difficoltà del sistema bancario a fini politici. Vedo esaltare i 250 miliardi di intervento della Germania: se fosse successo in Italia, anche per un quinto, il Governo sarebbe stato preso d'assalto. Il Governo è intempestivo, è stato fin qui solo alla finestra ? Forse si poteva valutare un processo Pag. 27più graduale per l'introduzione della normativa sul bail-in, perché è stato un cambiamento forte, giusto, ma probabilmente troppo rapido. Non si può dire che il Governo non sia intervenuto sul sistema; un sistema in cui ci sono stati e ci sono casi specifici di fragilità, ma nel complesso non è un sistema sull'orlo del baratro, come ha descritto ieri il senatore Tremonti.
      Gli interventi normativi e strutturali vi sono stati in questi anni, la riforma delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo. Anche qui non abbiamo visto sempre un atteggiamento favorevole alle riforme e al superamento dello status quo, ma invece spesso cavalcare le resistenze al cambiamento. Le riforme determinano anche contenziosi, è fisiologico. Ci poteva essere uno specifico intervento nel decreto fiscale, non si è fatto, ce ne possono essere in futuro, ma quegli interventi, comunque, quelle riforme hanno rafforzato il sistema, non sono certo la causa delle difficoltà del sistema, oggi.
      Gli stress test sono stati fatti in luglio, non prima. Il sistema ha complessivamente superato quegli esami, sono emersi problemi di capitalizzazione per alcune banche. Si doveva intervenire subito come Stato ? Ovviamente, da parte delle opposizioni si era data la disponibilità, ma perché il Governo lo aveva escluso in quel momento. Se l'avesse proposto, probabilmente, avremmo avuto la stessa situazione del dibattito di oggi. Era giusto, pensiamo, verificare prima una soluzione di mercato; soluzione che ancora non è stata esclusa completamente, perché sono in corso fasi significative anche in queste ore.
      I tempi li ha dettati la BCE, non il Governo. Mi pare che la BCE abbia avuto un ruolo certamente più rilevante sui tempi che il referendum. Forse, una condizione di maggiore stabilità politica del Paese poteva favorire più investimenti anche sul capitale delle banche, ma oggi facciamo i conti con la situazione in essere, e oggi la prima questione è: ha fatto bene, è stato corretto, nei rapporti con il Parlamento, il Governo a chiedere un'autorizzazione precauzionale, oppure doveva chiederla ogni volta che fosse eventualmente intervenuto con un decreto-legge ? Perché questa, oggi, è la domanda vera a cui il Parlamento è chiamato a rispondere.
      A nostro avviso, il Governo ha fatto bene ed è stato corretto nei confronti del Parlamento. È un'iniziativa che andrebbe apprezzata da tutti, anche se, purtroppo, così non è. Dopodiché è giusto chiedere un rapporto molto stretto tra il Governo e il Parlamento per gli eventuali atti, provvedimenti, decreti futuri, e anche la disponibilità più ampia al confronto sugli stessi. È evidente, però, che c’è un rapporto tra l'atteggiamento sull'atto di oggi e le modalità di confronto sugli eventuali futuri atti. E vengo ad alcune questioni poste: perché venti miliardi ? Perché è una cifra sufficiente a dare garanzie ai mercati sulla tenuta del sistema e, nello stesso tempo, è una cifra che dice anche, per le sue dimensioni, che ci sono problemi specifici, non problemi sistemici.

      PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

      MAINO MARCHI. È una cifra «fino a», non è già la decisione di intervenire con venti miliardi. Auspichiamo serva meno, ma ci mettiamo in una condizione di sicurezza. Non c’è la lista, si sono dette poche parole, si è accusato il Ministro di questo. Se uno di noi dice dieci parole di troppo, non succede nulla, ma, se il Ministro dell'economia ne dice una di troppo, possono succedere disastri, e quindi la cautela è molto opportuna. In ogni caso, se è un'autorizzazione precauzionale, non può esserci una lista già oggi. Se, poi, i nomi li sappiamo tutti, come ha detto l'onorevole Paglia, allora non c’è neanche bisogno della lista. Sui singoli casi si verificheranno gli eventuali interventi specifici, non è un intervento al buio.
      Si sa quali sono i possibili interventi: o rafforzamento patrimoniale, che non è solo una spesa per lo Stato, c’è una passività, ma anche un'attività, perché lo Stato acquisisce azioni bancarie che aumentano il patrimonio dello Stato stesso; Pag. 28oppure attraverso garanzie dello Stato, per assicurare un adeguato livello di liquidità. Garanzie significano interventi solo se si verificano le necessità; quindi, non è un intervento al buio. Perché si fa eventualmente oggi questo intervento e non lo si è fatto per altre quattro banche lo scorso anno ? Perché oggi ci troviamo di fronte a necessità di capitalizzazione per avere le condizioni di reggere anche in condizioni molto avverse sul piano economico.
      Non siamo in condizione di risoluzione, insomma di pre-fallimento, se non già fallite di fatto, come per quelle quattro banche. Dopodiché riteniamo sia giusto che, laddove si renda necessario un intervento pubblico, il Governo debba imporre misure di massima sobrietà per amministratori e manager, così come, per quelli che sono i risparmiatori più deboli, le misure di solidarietà devono essere il più possibile simili per tutte le banche, per i risparmiatori di tutte le banche in cui c’è stato o c’è un intervento anche solo normativo da parte dello Stato. Così come è giusto intervenire sul versante del superamento della frammentarietà del sistema, e in questo senso sono andate le riforme fatte, e anche per far fronte alle conseguenze dell'innovazione, che è un processo continuo nel sistema.
      C’è poi un aspetto della nostra discussione su cui non possiamo far passare il facile populismo e la demagogia: gli effetti sulla finanza pubblica. Sono previsti dalle normative europee, ci sono certamente effetti sul debito, sul saldo netto da finanziare e sul fabbisogno, ma, essendo interventi one-off, in caso di interventi sul capitale, aumento delle attività, che può anche essere vantaggioso per lo Stato nel medio termine, non hanno effetto sull'indebitamento netto, sul deficit. Quindi, non cambia il quadro della legge di bilancio su questo aspetto, che è un elemento essenziale.
      E tutti gli intervenuti qui oggi sanno che altri interventi, anche investimenti, come quelli sulle calamità naturali, inciderebbero, invece, sul deficit, sull'indebitamento netto. Quindi, quell'alternativa non esiste; può servire dirlo per captare qualche facile consenso, ma non è fattibile, non sta nella realtà delle cose possibili. E, nonostante ciò, come ha ricordato il Ministro, la legge di bilancio vede una maggiore gradualità della riduzione del deficit proprio per far fronte alle esigenze di sicurezza del territorio. Poi, si è parlato della Commissione d'inchiesta: in passato noi abbiamo ritenuto che non era opportuno sovrapporci al lavoro già in atto da parte della magistratura e ribadiamo quel giudizio. Potrebbe essere valutata una Commissione d'indagine, però va valutata anche alla luce della fase di questa legislatura. Una Commissione d'indagine ha bisogno di tempi lunghi e questa legislatura i tempi lunghi non li ha. Concludo, Presidente: il nostro gruppo, il gruppo del Partito Democratico, quindi, voterà a favore della risoluzione di maggioranza, ma auspichiamo anche la massima condivisione di altri gruppi parlamentari e anche auspichiamo da parte del Governo la massima apertura sul rapporto con il Parlamento per futuri eventuali atti, come è stato richiesto, e questo spero che sia la condizione per avere una condivisione che vada oltre la maggioranza che sostiene il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti del Liceo scientifico statale «Vito Volterra» di Ciampino e studenti e docenti del Liceo musicale e coreutico «Villaggio dei ragazzi» di Maddaloni, Caserta, che seguono i nostri lavori (Applausi).
      Si è così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni – Doc. LVII-ter, n.  1)

      PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci e Di Gioia n. 6-00276, Pesco ed altri n. 6-00277, Rampelli ed altri n. 6-00278 e Pili n. 6-00279, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Doc. LVII-ter, n.  1).

Pag. 29

(Replica e parere del Governo – Doc. LVII-ter, n.  1)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito anche ad esprimere il parere su tali risoluzioni.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio tutti per un dibattito molto ampio, a cui mi accingo non a rispondere, ma a sottolineare alcuni punti che credo siano utili ai fini del progresso lungo le cose che stiamo discutendo. Comincio con il notare che gli esempi storici sono sempre molto interessanti, almeno per me, ma anche che la storia non si ripete mai esattamente al 100 per cento. Quindi, cercare di capire cosa si debba fare oggi in un contesto soprattutto normativo, oltre che economico e sociale, diverso da quello anche di pochi anni fa, è un esercizio che lascia il tempo che trova, anche se lo lascia in modo interessante.
      L'intervento per cui il Governo chiede l'autorizzazione è un intervento di tipo precauzionale, come è stato detto e ripetuto, che però non agisce nel vuoto, ma agisce in un contesto in cui, lo ribadisco, il sistema bancario italiano è solido. Ci sono alcune situazioni di crisi, ciascuna specifica, con le sue caratteristiche, e anche qui non si possono fare paragoni affrettati. Detto questo, un intervento di tipo precauzionale, al di là degli effetti specifici su interventi particolari che andranno comunque valutati, ha di per sé un impatto positivo sul grado di fiducia del sistema bancario, degli operatori, del mercato e, quindi, è di per sé un effetto che porta valore all'azione del Governo, all'azione pubblica. Azione pubblica che è ispirata in questo a caso a due principi fondamentali: mantenere la stabilità finanziaria, che è un bene di tutti e non soltanto delle singole banche, e tutelare al meglio, completamente il risparmio; ribadisco questi due principi. Come ciò poi avverrà, andrebbe valutato nei casi specifici, lo ripeto ancora una volta. Inoltre, un intervento di questo tipo, eventualmente dedicato alla ricapitalizzazione di banche che avessero bisogno di adeguare i loro coefficienti di capitale, deve essere una misura in un contesto nel quale le banche interessate a questi interventi siano in grado di essere valide, solide e sostenibili, nel medio e lungo termine; quindi di avere un piano di ristrutturazione adeguato che permetta alle banche di fare il loro mestiere che è quello di dare il credito all'economia, credito alle imprese e tutelare il risparmio dei risparmiatori. In questo contesto, naturalmente, bisogna continuare con l'azione di controllo e di responsabilità nei confronti di manager che dovessero deviare da comportamenti ovviamente leciti, ma anche dal punto di vista della congruità rispetto ai piani di ristrutturazione.
      Non ho molto altro da dire salvo rispondere ad alcuni punti specifici. Un punto specifico è stato, ed è un punto ricorrente nel dibattito di questi ultimi due giorni: perché tutti questi soldi per un'operazione bancaria, laddove i soldi per altre cose non ci sono ? Questo semplicemente non è vero. Innanzitutto perché l'operazione di cui stiamo parlando è un'operazione che ha a che fare con il debito, come si dice è un'operazione sotto la linea, un'operazione finanziaria che non impatta dal punto di vista della finanza pubblica sulle grandezze strutturali e sul piano di rientro del Paese, che è indispensabile innanzitutto per la sua solidità. In secondo luogo, ricordo che nell'ultima legge di bilancio, nella quale non potevano entrare queste misure, onorevole Brunetta, sono state poste risorse ben al di là dei limiti normali imposti dal rispetto del Patto di stabilità e crescita, proprio per sostenere innanzitutto i fabbisogni delle zone terremotate, la ricostruzione, ma anche la messa in sicurezza dell'intero patrimonio edilizio italiano con i programmi e con le risorse appostate che il Parlamento ha autorizzato ai fini della deviazione dell'indebitamento. Ma questo è un altro caso, quindi il Parlamento non è posto di fronte alla scelta: aiutiamo i Pag. 30terremotati o aiutiamo le banche. La vera scelta è: aiutiamo i terremotati a ricostruire e sosteniamo i risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la vera indicazione e questo è il principio con il quale l'azione di Governo (il passato Governo e questo Governo), non solo riguardo la misura che si discute oggi, ma in tutta la costruzione della legge di bilancio, ha continuato e continua a perseguire.
      In conclusione, io ritengo che, ove approvata, questa misura rafforzi la capacità del sistema Italia di crescere e di consolidarsi, e la crescita di per sé, come molti degli interventi hanno sottolineato, sarà un ulteriore elemento facilitatore del risanamento dei bilanci bancari, perché molti dei bilanci bancari di cui non si parla, perché ovviamente non si parla mai di buone notizie, si stanno risanando in meccanismi di mercato, di efficienza e di crescita.
      Concludo riguardo alla questione sollevata da alcuni membri del Parlamento circa il metodo di come si procederà per la valutazione di interventi specifici ove naturalmente necessari. Vorrei qui confermare quanto dichiarato dal Ministro Finocchiaro ieri di fronte alle Commissioni riunite, che il Governo cercherà una valutazione condivisa, la più ampia possibile, delle misure specifiche (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia e Civici e Innovatori).

      PRESIDENTE. Ministro, dovrebbe dare il parere sulle risoluzioni.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, il Governo esprime parere favorevole alla risoluzione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci e Di Gioia n. 6-00276, con una proposta di integrazione del testo che è la seguente: in conclusione dell'ultima frase, che finisce con le parole «nei limiti massimi ivi indicati», propongo di aggiungere: «in un quadro di ampia condivisione dei provvedimenti attuativi con tutti i gruppi parlamentari». Sulle altre risoluzioni esprimo parere contrario.

      PRESIDENTE. Chiedo al collega Marchi se accetti la riformulazione ? Sì, bene.

(Votazione)

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Ricordo che a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione, e dell'articolo 6, commi 3 e 6, della legge n.  243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci e Di Gioia n. 6-00276, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  1).

      A seguito dell'approvazione della risoluzione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci e Di Gioia n. 6-00276, risultano precluse le risoluzioni Pesco ed altri n. 6-00277, Rampelli ed altri n. 6-00278 e Pili n. 6-00279.
      Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
      La seduta è sospesa.

      La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bindi, Pag. 31Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Bratti, Brunetta, Bueno, Capelli, Catania, Coppola, Costa, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Garofani, Gelli, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Guerini, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manciulli, Mannino, Marazziti, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Sanga, Sani, Scanu, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, la Ministra della salute e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

(Iniziative in materia di politiche attive a sostegno del lavoro, nonché volte al rafforzamento della decontribuzione e all'eliminazione delle distorsioni connesse all'utilizzo dei cosiddetti voucher – n. 3-02660)

      PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Pizzolante n. 3-02660 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
      Chiedo all'onorevole Pizzolante se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, signor Ministro, a seguito del referendum promosso dalla CGIL e del dibattito che ne è scaturito, noi crediamo che non sia possibile fare passi indietro rispetto al Jobs Act, che ha prodotto risultati molto importanti (600.000 posti di lavoro in più, in gran parte a tempo indeterminato) e che, invece, bisogna fare dei passi avanti sulle politiche attive, sul ricollocamento dei lavoratori e anche sui voucher, che si sono dimostrati uno strumento utile per la riemersione del nero, quindi uno strumento molto importante, con, certamente, delle distorsioni, che vanno corrette, ma senza cancellare lo strumento dei voucher stessi. Ci preoccupa molto il disegno di legge «Damiano» presentato in Commissione, che di fatto cancella il voucher. Vogliamo sapere cosa intenda fare il Governo.

      PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente, grazie, onorevole Pizzolante, per aver voluto mettere in evidenza, in questa interrogazione, una delle principali finalità del Jobs Act: la crescita dell'occupazione dipendente con contratto a tempo indeterminato, obiettivo cui era finalizzata anche la decontribuzione prevista per i contratti accesi nel 2015 e in forma ridotta nel 2016. I risultati conseguiti dalle nuove norme in materia di contratti di lavoro, che, come è noto, hanno introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i nuovi assunti ed eliminato le collaborazioni a progetto e le associazioni in partecipazione, sono resi evidenti dai dati dell'occupazione forniti dall'ISTAT che lei ha ricordato.
      Per quanto riguarda il tema delle politiche attive del lavoro, che negli ultimi decenni hanno rappresentato una delle debolezze principali del nostro sistema di lavoro, ricordo che esse hanno rappresentato un tassello fondamentale del Jobs Act e il loro potenziamento è necessario per aumentare la tutela dei lavoratori nel mercato del lavoro e per aprire nuove opportunità per chi è in cerca di occupazione. A questo proposito faccio presente Pag. 32che si è concretizzato l'avvio dell'attività dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, l'ANPAL, i cui organi, già costituiti da qualche mese, hanno iniziato ad operare, mentre sono attualmente in corso le procedure di trasferimento del personale dal Ministero del lavoro e dall'ex ISFOL. Tra le attività in corso di realizzazione, sottolineo l'avvio delle procedure per l'attuazione dell'assegno di ricollocazione, il nuovo strumento di politiche attive introdotto dal Jobs Act.
      Inoltre, la legge di bilancio per il 2017 prevede una serie di misure in tema di occupazione, in particolare quella giovanile; sono infatti previste la proroga dei benefici contributivi, per incentivare le assunzioni con contratto di apprendistato, l'introduzione di uno sgravio per le nuove assunzioni con contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato e per l'assunzione di studenti che abbiano svolto, presso il medesimo datore di lavoro, attività di alternanza scuola lavoro o periodo di apprendistato.
      Per quanto riguarda i voucher, introdotti dalla legge «Biagi» e modificati nel tempo da diversi interventi normativi, evidenzio che nel decreto correttivo del Jobs Act, adottato nello scorso mese di settembre, abbiamo previsto l'introduzione di rigorosi criteri di tracciabilità, al fine di meglio garantire la rispondenza dello strumento alle sue finalità. Verificheremo attentamente l'effetto prodotto da questa modifica, riservandoci, sulla base delle evidenze che emergeranno, di tornare eventualmente ad intervenire con normative più stringenti.

      PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà di replicare, per due minuti.

      SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Ministro. Sono soddisfatto, è molto importante quello che ha detto sullo sviluppo delle politiche attive del lavoro: le iniziative già prese, la partenza dell'assegno di ricollocazione già dal mese di gennaio, le norme introdotte dentro la legge di bilancio. Per quanto riguarda i voucher, ribadisco che noi riteniamo siano uno strumento importante che non va messo in discussione. Le modifiche che sono già state fatte consentono, come lei ha detto, una tracciabilità; occorre guardare il tutto con serietà e con grande attenzione, senza cadere, lo ripeto, come fa la CGIL e come fa il disegno di legge «Damiano», in una dimensione ideologica ostile allo strumento dei voucher.

(Iniziative per la piena operatività dei finanziamenti previsti dall'articolo 6 del decreto-legge n.  145 del 2013 in materia di ammodernamento tecnologico delle piccole e medie imprese – n. 3-02661)

      PRESIDENTE. L'onorevole Mucci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02661 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      MARA MUCCI. Grazie, Presidente. In data 23 dicembre 2013, il decreto-legge n.  145 detto «Destinazione Italia» vede la luce, poi convertito dalle Camere. All'articolo 6 di questo decreto, al fine di favorire la digitalizzazione, la connettività e l'ammodernamento tecnologico delle PMI, viene finanziato un fondo, a titolo di fondo perduto, per 100 milioni di euro, che consente alle imprese stesse di utilizzare, tramite voucher, questi importi, per un totale massimo di 10.000 euro. Ora, si attendeva, per vedere veramente pienamente questa misura realisticamente messa in atto, un decreto interministeriale e una serie di direttive e di decreti direttoriali che, però, non hanno mai visto la luce, in particolare la delibera CIPE che stabiliva l'entità delle risorse per le aree del Centro-Nord e la ripartizione, e un altro decreto direttoriale per l'apertura dello sportello e la modulistica da approntare. Queste risorse sono necessarie per le PMI per ammodernarsi e digitalizzarsi, e anche per approntarsi a mercati internazionali. Ci chiediamo cosa pensa di fare il Governo in merito.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

Pag. 33

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. L'interrogazione chiede di conoscere quali iniziative si intendano adottare per rendere definitivamente operativa la misura dei voucher per la digitalizzazione e l'ammodernamento tecnologico delle micro, piccole e medie imprese, consistente in voucher dall'importo massimo, come citato prima, di 10.000 euro, previsti all'articolo 6 del decreto-legge del 23 dicembre 2013 n.  145, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  9 del 2014. Il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per la coesione territoriale, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie e con il Ministro dello sviluppo economico, con cui è stabilito l'ammontare delle risorse finanziarie relative al predetto incentivo, è stato emanato il 7 luglio 2016, ed ha stabilito in euro 32.543.679 l'importo delle risorse a carico del programma operativo imprese e competitività 2014-2020, a titolarità del Ministero dello sviluppo economico, da destinare alle regioni appartenenti alle categorie meno sviluppate e in transizione, come individuato dalla Commissione europea con la decisione di esecuzione 18 febbraio 2014. Si tratta di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Per quanto riguarda le restanti regioni, le ulteriori risorse per il finanziamento della misura di digitalizzazione, fino alla concorrenza dell'importo massimo, sono individuate a valere sul Fondo sviluppo e coesione, e saranno oggetto di apposita delibera CIPE per la definizione del valore complessivo e per l'indicazione delle modalità di ripartizione.

      PRESIDENTE. L'onorevole Mucci ha facoltà di replicare.

      MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Lei, Ministro, sta confermando che mancano appunto i passaggi che io segnalavo, ovvero manca la delibera CIPE che stabilisca l'entità delle risorse per le aree del Centro-Nord e la loro ripartizione. Mi permetta di segnalare che non è che le regioni del Nord, perché sono più sviluppate di quelle del Sud, non debbano avere le stesse risorse consentite alle stesse, anche perché parliamo di piccole e medie imprese a cui, spesso, queste risorse sono necessarie per ammodernarsi, per guardare a sviluppi e mercati internazionali, soluzioni e-commerce, acquisto di software e hardware, soprattutto per la formazione qualificata ICT del personale delle imprese stesse.
      Sono passati tre anni da quando questa misura, che io ritengo utile, è stata messa in piedi, e mi chiedo se davvero servano ogni volta tre anni per vedere attuato un provvedimento per cui le imprese necessitano di risorse, perché ovviamente, essendo piccole, probabilmente non hanno il budget sufficiente per investire anche in questi comparti, che sono assolutamente fondamentali. Quindi, ci auguriamo che al più presto esca questa delibera CIPE, esca l'ennesimo decreto direttoriale che si attende. Sono passati tre anni, probabilmente altre norme hanno superato questa misura che è stata messa in piedi nel 2014; le imprese vi valutano anche per questo e chiedono che la burocrazia si sveltisca nel mettere in piedi tutti gli atti normativi che necessitano di una piena attuazione dei provvedimenti.

(Iniziative volte a promuovere un'indagine interna in ordine alla diffusione di notizie relative ad un possibile intervento pubblico a favore di Monte dei Paschi di Siena – n. 3-02662)

      PRESIDENTE. L'onorevole Artini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02662 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, indubbiamente la situazione del Monte dei Paschi è finanziariamente critica da molti anni. In queste ultime settimane si è dibattuto su eventuali operazioni di salvataggio del Monte con un eventuale operazione di mercato di ricapitalizzazione. È anche vero che nelle ultime settimane si è sentito, comunque, Pag. 34sempre più spesso parlare di un intervento da parte del Governo con un'operazione di salvataggio. Questa operazione di mercato, che poteva essere o non essere auspicabile, tendenzialmente non si sta concretizzando anche eventualmente per queste fughe di notizie, che hanno, come dire, snaturato l'eventuale possibilità per il mercato. Negli ultimi giorni si è visto un crollo profondo del titolo azionario del Monte dei Paschi. Visto che in passato il Ministero ha fatto già altre indagini su eventuali fughe di notizie...

      PRESIDENTE. Concluda.

      MASSIMO ARTINI. Sì. ... mi chiedo se il Ministro è intenzionato a procedere in questo tipo di azione ed eventualmente portare alla luce chi ha scongiurato l'operazione.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie Presidente, grazie onorevole Artini, come ho avuto opportunità di notare in sede di Commissione e in sede di Aula questa mattina, l'istituto di credito citato nell'interrogazione è attualmente interessato da una operazione di mercato e ciò mi impedisce ogni commento in merito.

      PRESIDENTE. L'onorevole Artini ha facoltà di replicare.

      MASSIMO ARTINI. Presidente, dirmi soddisfatto sarebbe indubbiamente imbarazzante. Il fatto che, comunque, il Ministro non si voglia pronunciare mi fa comprendere anche l'imbarazzo del fatto che dal Ministero sia comunque uscito qualcosa rispetto a quelle che erano le possibilità. Stamani, se non mi sbaglio, il Parlamento ha autorizzato una eventuale possibilità di modifica del bilancio per una cifra consistente, si parla di almeno 20 miliardi di euro. Mi domando, dallo sguardo del Ministro e dall'eventuale preoccupazione che mi sembra di leggere negli occhi del Ministro, se questa eventuale fuga abbia o non abbia rovinato quella che era la possibilità per un'azione normale sul mercato.
      Io voglio auspicare che, una volta conclusa la fase di operazione di mercato fatta da Monte dei Paschi, si possa chiarire quest'argomento eventualmente anche con altri atti di sindacato ispettivo in altre Commissioni. Non mi ritengo assolutamente soddisfatto; comprendo la sensibilità della materia, ma effettivamente comprendo anche che questo silenzio possa essere anche una risposta.

      PRESIDENTE. Grazie, onorevole Artini, inutile dirle che ovviamente noi qui dentro interveniamo su atti parlamentari, su parole e su cose scritte, e non sugli occhi del Ministro, questo mi pare del tutto evidente.

(Iniziative volte a tutelare i piccoli risparmiatori detentori di obbligazioni subordinate di Monte dei Paschi di Siena – n. 3-02663)

      PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02663 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Ministro, il 15-16 novembre scorso Monte dei Paschi di Siena ha lanciato un aumento di capitale, in gran parte da ottenere attraverso la conversione di bond subordinati. Di questi bond subordinati, almeno metà (2,1 miliardi) sono in mano a 40 mila obbligazionisti retail, cioè piccoli risparmiatori, in gran parte pensionati.
      Questi obbligazionisti hanno sottoscritto le obbligazioni prima del novembre 2015, quindi prima dell'entrata in vigore del regime del bail-in per le crisi bancarie. Noi siamo preoccupati per questi piccoli risparmiatori e chiediamo al Governo quali azioni intende intraprendere per salvaguardare il risparmio di queste persone nel caso in cui l'aumento di capitale Pag. 35di Monte dei Paschi di Siena non andasse in porto e, quindi, fallisse, come pare molto probabile.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. Onorevole Busin, mi scuso, ma la mia risposta è identica a quella precedente. L'istituto di credito citato nell'interrogazione è attualmente interessato da un'operazione di mercato e ciò mi impedisce ogni commento in merito.

      PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di replicare.

      FILIPPO BUSIN. E allora approfitto – chiaramente sono insoddisfatto anch'io – di questa occasione per chiedere come intenda muoversi il Governo a tutela dei risparmiatori, visto che tutto quello che ha fatto in ambito bancario è andato soprattutto, anzi esclusivamente, a colpire i risparmi e i risparmiatori. Questo è un modo di agire quanto meno miope, perché sembra facile scaricare tutto sui risparmiatori, ma questo poi si ritorce contro: lo abbiamo visto recentemente con la corsa agli sportelli di Monte dei Paschi, che ha ovviamente aggravato la sua situazione, non agevolata; l'abbiamo visto con la corsa agli sportelli delle due Popolari venete; e avanti di questo passo, continuiamo ad allarmare i piccoli obbligazionisti, lasciando loro solo una via di fuga, l'unica che conoscono, cioè quella di ritirare i loro risparmi, i loro depositi. Se il Governo intende andare avanti in questa direzione, ovviamente non può trovarci d'accordo. Condanniamo assolutamente l'operato del Governo in questo senso.

(Iniziative volte alla tutela dei risparmiatori e alla definizione di regole uniformi per la gestione delle crisi bancarie, anche attraverso la costituzione di una banca pubblica – n. 3-02664)

      PRESIDENTE. L'onorevole Villarosa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pesco ed altri n. 3-02664 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

      ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Guardi, Presidente, è una vergogna avere delle risposte da un Ministro che, ai colleghi che chiedono informazioni su 20 miliardi di denaro pubblico da investire nel settore bancario, in tre secondi di risposta dice: su Monte dei Paschi c’è un intervento privato, non posso rispondere. Ma, Ministro, vada su altro, cortesemente ! Allora, sul sistema bancario, avete delle idee chiare ? Oppure dovete solo aspettare il 31 dicembre 2015, tranquillizzare l'Europa e, quindi, dire: va bene, ci sono 20 miliardi di soldi pubblici ? Avete delle idee chiare ? Questi obbligazionisti stanno scegliendo se trasformare le proprie obbligazioni in azioni, vogliamo dare qualche informazione a questi obbligazionisti, ai quali volete fare pagare una normativa introdotta il 22 novembre 2015, quando questi obbligazionisti hanno acquistato le obbligazioni prima ? Esattamente è retroattiva, come questa Italia non permetterebbe. Non ci risponda in quel modo, cortesemente !

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Onorevole Villarosa, io rispondo alla domanda che mi è stata posta in sede scritta e che non ha nulla a che vedere con le cose che lei mi ha appena detto. Quindi, se lei è interessato ad ascoltare la mia risposta, la ringrazio.
      Il Dipartimento del tesoro, nel corso del 2015, ha proposto ai Servizi e alla Commissione europea una soluzione per il sistema dei problemi e le sofferenze bancarie. La costituzione di una bad bank pubblica, che possa acquistare le sofferenze delle banche italiane solventi ed occuparsi della gestione dei crediti ed Pag. 36eventualmente delle procedure esecutive fallimentari, richiede di affrontare due questioni.
      La prima questione è il prezzo di trasferimento delle sofferenze. La sostanziale assenza di un mercato delle sofferenze in Italia ha impedito fin qui l'individuazione di un parametro affidabile, mentre metodi statistici per la determinazione del prezzo di trasferimento sono soggetti a elevata incertezza e rischio di indeterminatezza.
      La seconda questione riguarda i limiti posti dalla disciplina degli aiuti di Stato. A tale proposito, l'interrogazione si sofferma sull'esperienza Sga, che viene considerata un paradigma dell'efficacia di una bad bank di sistema. Ricordo che le risorse della Sga derivano dal contributo pubblico, cioè dal ripianamento delle perdite di Sga previsto dal DL n.  497 del 1996, con l'utilizzo dello schema del cosiddetto «decreto Sindona». Solo le perdite ripianate con il detto meccanismo di ristoro ammontano a 3,8 miliardi di euro. Una mera riproposizione del modello Sga si scontrerebbe, oggi, con le limitazioni della legislazione sugli aiuti di Stato.
      Nel frattempo, il Governo ha attivato un meccanismo di garanzia sulle cartolarizzazioni, noto come GACS, che sta facilitando l'avvio di un mercato delle sofferenze.
      Questa dinamica, anche grazie al contributo delle riformate procedure concorsuali, potrà acquisire consistenza nel medio termine e contribuire alla soluzione del problema di un eccesso di sofferenze nei bilanci bancari.

      PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di replicare, per due minuti.

      DANIELE PESCO. Presidente, signor Ministro, come al solito le sue risposte ci lasciano molto insoddisfatti. Noi abbiamo citato il modello «SGA» perché abbiamo capito che le sofferenze valgono, quindi sono asset importanti per le banche in difficoltà. Se quindi sono asset importanti, è inutile venderli a due soldi, sarebbe più utile gestirli internamente. Nel modello «SGA» sappiamo benissimo come è andata: si è fatto quasi un finto trasferimento a una società ma, alla fine, le sofferenze erano gestite internamente da persone esterne, persone che potevano rompere quel rapporto tra affidatario e direttore della banca, persone che potevano riuscire ad andare incontro alle esigenze di colui che ha ricevuto il finanziamento, e sono riusciti a portare a casa, nel senso delle casse della banca, una notevole consistenza in riferimento ai valori di quei prestiti.
      Secondo noi quel modello è riproducibile. Magari non sarà così premiante fino in fondo, magari non si raggiungerà il 100 per cento, ma se le sofferenze sono asset importanti per le banche, vanno tenute all'interno delle banche; secondo noi è inutile tentare di venderle a due soldi. A chi ? A quelle banche che sulle sofferenze ci vogliono speculare, a quelle banche, come la famosa J.P. Morgan eccetera, che alla fine capiscono che all'interno di quelle banche vi è della ricchezza e su quella ricchezza vogliono speculare. Noi temiamo che tutte queste misure, che hanno origine dalla BCE – che ci chiede di svalutare e obbligano le banche a vendere queste sofferenze – siano misure non congrue con una gestione oculata del sistema bancario. Secondo noi bisognerebbe fare altro, e l'abbiamo scritto: noi vogliamo che vengano definite regole uguali per tutte, se lo Stato entra in una banca. Vogliamo che siano stabilite regole uguali per tutte se lo Stato aiuterà gli obbligazionisti e i risparmiatori. Vogliamo delle regole certe e precise. Non siamo degni di un Parlamento che regala 20 miliardi a questo Governo per farne chissà che cosa.

(Iniziative volte a superare le disparità di trattamento a danno degli enti non commerciali in materia di estromissione agevolata dei beni immobili in regime di impresa – n. 3-02665)

      PRESIDENTE. L'onorevole Baradello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02665 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni Pag. 37a risposta immediata), per un minuto.

      MAURIZIO BARADELLO. Presidente, come lei ha detto poco fa, l'interrogazione riguarda i beni, gli immobili, detenuti dalle società commerciali e gli imprenditori individuali, che beneficiano, secondo la legge di stabilità del 2016 e anche la legge di bilancio del 2017, della facoltà di estromissione agevolata di tali beni, in considerazione soprattutto dell'andamento del mercato degli ultimi anni. In entrambi i casi, però, sono stati esclusi da questa facoltà gli enti non commerciali esercenti attività di impresa. Questa per noi è una cosa incomprensibile, nel senso che sono realtà che adottano le stesse forme di risposta alle disposizioni tributarie del reddito d'impresa, e nei confronti delle quali si presentano le medesime difficoltà. Quindi chiediamo che cosa intende fare il Governo.

      PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, l'onorevole interrogante nota l'esclusione, dalla disciplina dell'estromissione agevolata dei beni immobili da regime di impresa, prevista all'articolo 1 della legge n.  208 del 2015, i cui termini sono stati riaperti dalla legge di bilancio 2017, degli enti non commerciali esercenti attività di impresa.
      L'estensione agli enti non commerciali della disciplina dell'estromissione dei beni immobili strumentali per gli imprenditori individuali dovrebbe interessare quei beni immobili strumentali all'attività di impresa svolta dall'ente non commerciale che si intende estromettere dall'inventario per destinarli all'attività istituzionale. L'Agenzia delle entrate ha ravvisato nell'operazione in questione una destinazione del bene a finalità estranee all'esercizio di impresa. In altri termini, un'ipotesi di estromissione dalla sfera imprenditoriale. L'operazione, quindi, costituisce un evento fiscalmente rilevante, con il conseguente assoggettamento a tassazione della plusvalenza determinata dalla differenza fra il valore normale del bene all'atto dell'estromissione e il costo non ammortizzato dello stesso.
      Ciò premesso, in merito alla richiesta dell'onorevole interrogante di estendere il menzionato regime anche agli enti non commerciali esercenti attività d'impresa, gli uffici dell'amministrazione finanziaria rilevano che non esistono preclusioni tecniche all'accoglimento di tale proposta. Il Governo manifesta la disponibilità ad approfondire le modalità per attuare l'estensione di detto regime anche agli enti non commerciali.

      PRESIDENTE. L'onorevole Baradello ha facoltà di replicare, per due minuti.

      MAURIZIO BARADELLO. Presidente, ringrazio il Ministro di questa risposta, che aveva già trovato indicazioni positive con l'approvazione di un ordine del giorno, sia lo scorso anno che quest'anno. Noi confidiamo che adesso possano essere individuate davvero delle forme per aiutare questa realtà, che, ripeto, pagano le tasse esattamente come gli altri, quindi dovrebbero aver diritto di poter usufruire anche di questi benefici. La ringrazio di questa risposta e confidiamo che vengano trovate le strade opportune.

(Misure in merito alla situazione occupazionale dell'Istituto superiore di sanità – n. 3-02666)

      PRESIDENTE. L'onorevole Piazzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02666 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, signora Ministra, l'Istituto superiore di sanità è il principale ente di ricerca sanitaria del Paese e versa da anni in una difficile situazione occupazionale: il lungo blocco delle assunzioni ha portato ad una diminuzione del personale, e l'ente ha sopperito alle sue fondamentali funzioni attraverso il ricorso a personale assunto Pag. 38con contratti precari temporanei. Queste professionalità sono per la maggior parte ricercatori e tecnici altamente specializzati, e hanno da diversi anni maturato il diritto all'assunzione vantando anzianità media dai 5 ai 10 anni o anche più. Le chiedo pertanto se vi sia finalmente la possibilità di predisporre e finanziare un piano di assunzioni straordinario per questo personale precario.

      PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Presidente, ringrazio veramente l'onorevole interrogante, perché ha sollevato una questione all'attenzione dell'Aula che, come sa, mi sta particolarmente a cuore. Infatti, l'Istituto superiore di sanità riveste una rilevanza strategica in ambito sanitario, quale organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale e di consulenza del Ministro della salute e di tutte le istituzioni nazionali ed internazionali. Ecco perché, già nella fase parlamentare di approvazione della legge di bilancio per l'anno 2017, ho proposto un emendamento volto a stabilizzare il personale precario dell'Istituto superiore di sanità, che può contribuire ad assicurarne in questi anni lo svolgimento delle fondamentali funzioni dell'Istituto.
      La proposta normativa, per la quale è stata peraltro individuata un'idonea copertura finanziaria gravante in misura significativa sui capitoli di bilancio del Ministero della salute, consente, in estrema sintesi, all'Istituto superiore sanità di bandire procedure concorsuali per titoli ed esami finalizzate all'assunzione a tempo indeterminato di 230 unità di persone non dirigenziale, riservando la metà di questi posti alla stabilizzazione del personale precario. Come è noto, la crisi del Governo Renzi e la conseguente chiusura anticipata dell'iter di approvazione della legge di bilancio hanno precluso l'esame di questa proposta emendativa. Voglio tuttavia rassicurare gli onorevoli interroganti, ma soprattutto il personale precario dell'Istituto superiore di sanità, i nostri tecnici e i nostri ricercatori, che è mia ferma intenzione dare risposte alle legittime aspettative che hanno, e che chiederò al Presidente del Consiglio che la proposta normativa, che ho poc'anzi illustrato e di cui c’è la copertura finanziaria, venga inserita in uno dei prossimi provvedimenti normativi con carattere d'urgenza.

      PRESIDENTE. L'onorevole Piazzoni ha facoltà di replicare, per due minuti.

      ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, signora Ministra, ritengo la sua risposta soddisfacente, nella misura in cui mi sembra che abbia veramente preso a cuore la situazione ed esplicitato una volontà seria di farsi carico in tempi brevi della situazione occupazionale dell'Istituto superiore di sanità. Come lei ha detto e ribadisco, l'Istituto è un ente chiave, un organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale, quindi chiaramente riveste un'importanza fondamentale, sia per il Ministero, le regioni e le province autonome. Quindi, la stabilizzazione di questo personale non solo è un atto di giustizia nei loro confronti per l'attività svolta finora, ma è anche essenziale per poter puntare, come dobbiamo fare, sulla ricerca pubblica nel nostro Paese, soprattutto sul tema così fondamentale della tutela della salute.
      Per questo motivo la ringrazio. Le chiedo però di continuare senza assolutamente avere timore, di avere veramente la volontà di arrivare presto alla soluzione, perché, come abbiamo visto, gli inciampi possono essere tanti, e non credo ci sia più la possibilità di aspettare.
      Da parte nostra continueremo il nostro percorso di sollecitazioni in questo senso grazie.

(Iniziative di competenza in relazione ad una sostanziale sospensione dei trattamenti sanitari per i cittadini, presso l'azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, in previsione dello sbarco di migranti – n. 3-02667)

      PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Pag. 39Russa ed altri n. 3-02667 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

      WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministra Lorenzin, dunque la domanda è piuttosto semplice nel senso che la direzione medica del presidio dell'azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, come lei avrà letto nell'interrogazione, di fatto blocca i ricoveri programmati e, secondo noi, è molto grave, oltre a mandare a casa fondamentalmente i pazienti dimissibili che evidentemente è meno grave. L'aspetto che noi riteniamo molto grave è che, sulla base ed in previsione dello sbarco di migranti, vengano bloccati i ricoveri programmati di gente, di persone che pagano le tasse e che giustamente hanno diritto ad avere un servizio pubblico sanitario che in questo caso non è stato avallato perché di fatto in questo caso, come punto di caduta, lo Stato italiano blocca un ospedale a causa dello sbarco di migranti sulla pelle di cittadini italiani.

      PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

      BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Ringrazio l'onorevole Rizzetto perché mi consente di fare chiarezza in ordine alla notizia diffusa da alcuni social media che ho letto anch'io in questi giorni secondo la quale il direttore sanitario di un presidio ospedaliero di Cagliari avrebbe dato ordine di dimettere i pazienti ricoverati per liberare i posti letto in modo da accogliere i migranti sbarcati nel porto di Cagliari nella giornata dello scorso 13 dicembre. L'assessorato alla sanità della regione Sardegna e il Ministero dell'interno hanno formalmente comunicato che questa notizia non corrisponde al vero e che, in occasione dello sbarco di cittadini extracomunitari avvenuto nel porto di Cagliari lo scorso 13 dicembre, è assolutamente falso che siano stati sospesi i trattamenti sanitari ai pazienti ricoverati o che siano state negate cure o che ci siano state dimissioni di pazienti che non fossero già nelle condizioni fisiche per essere dimessi. L'assessorato alla sanità della regione Sardegna ha peraltro precisato che nello sbarco, che ha visto coinvolte numerose donne vittime di violenza e numerosi bambini pochi dei quali fortunatamente hanno avuto bisogno di cure ospedaliere, è stato attivato il protocollo previsto per i casi di afflusso di persone che potrebbero aver bisogno di cure urgenti. Si tratta di un protocollo che viene attivato quando avvengono fatti eccezionali per numero di persone coinvolte o per la gravità delle condizioni cliniche delle stesse che potrebbero potenzialmente portare ad un aumentato numero di ricoveri. Tale protocollo prevede che siano prontamente dimessi i pazienti per i quali il medico che li ha in cura abbia già stabilito la possibilità di dimissioni. Colgo inoltre l'occasione per comunicare che, alla luce dei dati forniti dall'assessorato alla sanità della regione Sardegna, a fronte di oltre 9.000 migranti sbarcati in Sardegna nel corso dell'anno 2016, solo l'1 per cento ha avuto necessità di trattamenti sanitari ospedalieri. Quindi, alla luce di quanto sopra illustrato, ritengo che non ci sia alcun tipo di questione riguardante la garanzia dell'accesso ai servizi sanitari dei nostri cittadini italiani a fronte degli sbarchi degli immigrati.

      PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare per due minuti.

      WALTER RIZZETTO. Grazie. Ministro, almeno questo voglio dire è un dato di fatto: lei risponde in quest'Aula al question-time e non fa le pessime figure del Ministro Padoan di prima. Penso, Presidente, che sia accaduto poche volte in quest'aula che un Ministro non risponda per due volte ad un question-time. Ministro, quindi lei mi vuol dire che questo documento è una bufala nel senso che questo è un documento che l'azienda non ha sconfessato. Quindi era sufficiente uscire con un comunicato stampa per Pag. 40dire: guardate che questo documento è una bufala, anche se noi non vediamo – voglio dire – una bufala in questo documento. Tra l'altro questo aspetto è sottolineato anche di fatto nella sua risposta perché lei non mi sta parlando di blocco di ricoveri programmati. Lei mi ha parlato di tutela della salute dei cittadini e va benissimo; mi ha parlato sicuramente di dimettere i pazienti dimissibili ma non ha toccato il punto fondamentale, nodale della interrogazione che è il blocco dei ricoveri programmati. Allora bastava, Ministro, probabilmente non da parte vostra – non è colpa vostra in questo caso – ma bastava che l'azienda sanitaria, considerato che loro la considerano una bufala, cosa che non è, bastava uscire con un comunicato stampa e dire: guardate è tutta una gran cretinata quella che stiamo leggendo qui. Questo non l'hanno fatto.
      Mi confermano che il documento è pubblico. Penso che in questo caso, per l'ennesima volta, ci stiamo facendo tutti e anche il suo Ministero, mi dispiace, una brutta figura. Capisco anche la sua difesa d'ufficio, però probabilmente in questo caso crediamo ad un documento pubblico. Era meglio se aveste detto: sì, abbiamo preso un abbaglio, abbiamo fatto un qualcosa che non doveva essere fatto – ripeto – andando a scusarvi fondamentalmente con i cittadini italiani.

      PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, per quanto riguarda le sue affermazioni sul Ministro Padoan, la debbo correggere perché il Ministro Padoan ha risposto a tutte le interrogazioni...

      WALTER RIZZETTO. Non ha risposto !

      PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, la prego, poi si può condividere o meno la risposta che viene data dai Ministri, ma il Ministro, in base a quanto previsto dal Regolamento della Camera, ha dato la sua risposta.

(Intendimenti del Governo in ordine all'applicazione della disciplina relativa alle condizioni di accesso, da parte dei presidenti di regione, alla carica di commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari – n. 3-02668)

      PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02668 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, signor Presidente. Nell'ultima legge di bilancio è stata modificata la norma che stabilisce i criteri per la nomina dei commissari nelle regioni che hanno la sanità commissariata. Con questa nuova norma si dà la possibilità al Governo di nominare commissari per esempio, in Campania, il presidente De Luca e, in Calabria, il presidente Oliverio. È una norma molto contrastata: si è detto che fosse oggetto di uno scambio politico-elettorale in occasione del referendum. Ora la legge di bilancio è stata approvata. Il referendum è stato bocciato. Chiediamo al Governo cosa intenda fare, se intenda avvalersi di questa norma e, nel caso, perché intenda farlo cioè se è perché i commissari non hanno svolto bene il proprio lavoro o l'azione del Governo è stata insufficiente.

      PRESIDENTE. La Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

      BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Rispondo all'onorevole Occhiuto evidenziando preliminarmente che ad oggi la legge di bilancio per il 2017 non è stata ancora pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. Mi sembra pertanto prematuro ragionare su come verrà attuata una previsione di legge non ancora entrata in vigore. Non voglio tuttavia sottrarmi al merito della questione e a proposito osservo che la disposizione di cui al comma 395 dell'articolo 1 dell'emanata legge di bilancio, che è stato introdotto con un emendamento parlamentare, non esclude affatto che il Governo possa nominare commissario per Pag. 41il piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario un soggetto diverso dal presidente della regione commissariata. Aggiungo che l'originaria formulazione dell'emendamento parlamentare è stata integrata prevedendo che il tavolo di verifica degli adempimenti ed il comitato LEA predispongono con cadenza semestrale, in occasione delle periodiche riunioni di verifica della situazione delle regioni commissariate, una relazione ai Ministri della salute e dell'economia e delle finanze da trasmettere al Consiglio dei ministri con particolare riferimento al monitoraggio dell'equilibrio di bilancio e dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, anche al fine di consentire al Governo le opportune determinazioni in ordine alla sostituzione dei commissari ad acta. Il che significa che anche nell'ipotesi in cui il Consiglio dei ministri, nell'ambito delle proprie prerogative, dovesse decidere di nominare commissario per il piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario il presidente di una regione commissariata, tale nomina, che dovrà scaturire da una valutazione in concreto delle condizioni nello specifico servizio sanitario regionale, ben potrà essere in qualunque momento revocata, con conseguente sostituzione del commissario-presidente della regione, nell'ipotesi in cui dovessero registrarsi criticità in ordine all'attuazione del piano di rientro sia da un punto di vista dell'equilibrio di bilancio sia soprattutto sotto il profilo dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza che, come è noto, stanno per essere finalmente aggiornati dopo ben sedici lunghi anni. Anzi ho firmato proprio oggi l'atto finale dei nuovi livelli essenziali di assistenza.

      PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di replicare per due minuti.

      ROBERTO OCCHIUTO. Purtroppo non posso dirmi soddisfatto perché la risposta del Ministro Lorenzin non è una risposta chiara. Che senso ha dire che la norma non è stata ancora pubblicata perché la legge di bilancio non è stata ancora pubblicata ? Il Governo avrà sì o no un orientamento in ordine alla possibilità che ha di avvalersi di questa norma ? In sostanza il Ministro ci dice che non ci hanno ancora pensato, che potrebbero pensarci. Ministro, vengo da una regione, la Calabria, dove, nonostante i sacrifici degli operatori che lavorano nella sanità, chi è ricoverato in un pronto soccorso alle otto di mattina rischia di star lì fino alle 21 o alle 22 senza ricevere cura. Vengo da una regione dove proprio ieri è stato arrestato un sindacalista che ha fatto assumere insieme alla regione 140 precari a ridosso delle elezioni regionali in maniera illegittima.
      Vengo da una regione dove un imprenditore che dice avere la tessera di un partito, del PD, convoca una conferenza stampa e dice che gli sono stati chiesti 100.000 euro da chi governa la regione.
      Vengo da una regione dove i livelli essenziali di assistenza non sono in alcun modo garantiti.
      Il presupposto del commissariamento dovrebbe essere proprio quello di fare in modo che il Governo si sostituisca a chi dimostra incapacità sul territorio.
      Che senso ha una norma del genere ?
      Ebbene, occupatevi della sanità di queste regioni, ma occupatevene veramente, per fare in modo che tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e non utilizzate la salute di questi cittadini come merce di scambio per i vostri dirigenti politici locali.

(Misure in merito alla navigazione delle grandi navi nella laguna di Venezia, anche in considerazione della risoluzione dell'Unesco adottata in materia – n. 3-02669)

      PRESIDENTE. L'onorevole Marcon ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02669, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi vogliamo sapere dal Governo quali sono le iniziative che si appresta a intraprendere, vista anche la scadenza del primo febbraio, che l'Unesco Pag. 42ha dato al Governo italiano per dare delle risposte alle emergenze sollevate dal rapporto dell'Unesco del luglio scorso, soprattutto in relazione ad alcune emergenze: una di queste è sicuramente quella della navigazione delle cosiddette grandi navi per la laguna di Venezia.
      Ormai da troppo tempo si attende una risposta, un'indicazione del Governo rispetto alle soluzioni da adottare in questo campo.
      Chiediamo quindi su questo l'opinione, il parere e naturalmente anche le informazioni che il Governo vorrà darci, per capire quali saranno i prossimi atti nei mesi che ci attendono.

      PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

      GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente e grazie onorevole Marcon, il problema che lei solleva è ovviamente un problema di rilevante importanza per il nostro Paese e per il futuro del turismo. Come lei sa benissimo, l'incertezza e le limitazioni alla navigazione nel bacino di San Marco in particolare hanno determinato un calo degli approdi e quindi dei turisti e anche per i prossimi anni, fino a quando la situazione non sarà definitiva, questo è, come dire, da prevedersi, quindi è molto importante tenere presente tutte anche le criticità che lei ha sottolineato, evidenziate dall'Unesco nella delibera del luglio 2016.
      Per questo è stata fatta una riunione di coordinamento, organizzata con il Ministero dei beni culturali e del turismo, la Commissione per l'Unesco e tutte le amministrazioni interessate, proprio perché si vuole arrivare in tempo a questo appuntamento che lei ha sottolineato, agli inizi di febbraio.
      Noi abbiamo avuto adesso la valutazione positiva su uno dei progetti che tiene le navi fuori dalla laguna. Vi è all'esame VIA un altro progetto, proposto dall'autorità portuale e dal comune di Venezia, relativo allo scavo del canale sull'isola di Tresse e il Governo, entro il mese di febbraio, proporrà e vuole sottolineare anche che esistono anche delle soluzioni già potenzialmente pronte, come quella di Marghera, dove noi abbiamo già approvato in CIPE un primo stanziamento di 120 milioni per la bonifica di alcune aree appunto di Marghera, proprio per potenzialmente poter determinare lì gli approdi stabili, perché vogliamo ovviamente che le grandi navi stiano fuori dal bacino di San Marco.
      Questa è la determinazione più forte che abbiamo.
      Ho già chiesto la convocazione del Comitatone: l'avevo già chiesta entro la fine dell'anno, anche per distribuire i fondi relativi alle amministrazioni comunali interessate della laguna, ho rinnovato la richiesta, dopo la crisi di Governo, al nuovo Presidente del Consiglio e comunque contiamo di avere una riunione del Comitatone prima dell'appuntamento di febbraio, in maniera che vi siano orientamenti netti e precisi su questo punto.

      PRESIDENTE. L'onorevole Marcon ha facoltà di replicare, per due minuti.

      GIULIO MARCON. La ringrazio Ministro per le informazioni che ci ha voluto dare.
      Il tema è un tema che, come anche lei ha ricordato, ormai posso dire nel dibattito politico e quello della comunità veneta data da troppo tempo, dal decreto Clini-Passera del 2012. Quest'anno, dal primo gennaio al 30 settembre, sono transitate 924 navi passeggeri via lido, di cui 276 superiori alle 40.000 tonnellate, mentre 648 inferiori.
      Apprendo diciamo con soddisfazione che il Comitatone sarà riunito.
      Pensiamo che ci sono due aspetti che vanno considerati: il primo è la comparazione, cioè noi chiediamo che non vengano – come posso dire ? – accettate soluzioni a scatola chiusa, come anche prefigura il passaggio in Commissione VIA di uno di questi progetti, il progetto Venice, ma ci sia una comparazione rispetto alla sostenibilità ambientale e alla praticabilità di Pag. 43iniziative che non siano un ulteriore sconquassamento dell'ecosistema lagunare, con lo scavo di ulteriori canali e con altre iniziative che pongano in pericolo appunto l'ecosistema lagunare.
      Il secondo aspetto, che lei conosce bene, è la possibilità di avere un dibattito pubblico come previsto dal codice appalti; attendiamo la regolamentazione delle forme di questa procedura, però pensiamo sia importante, per evitare errori fatti in altri territori, che si avvii a Venezia un dibattito pubblico, quindi il coinvolgimento della comunità per capire e valutare quali sono le iniziative più congrue rispetto alle esigenze di Venezia.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Approvazione in Commissione.

      PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, mercoledì 21 dicembre 2016, la VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: A.C. 1533-B Mariani, approvata dalla VII Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato: «Interventi per il sostegno della formazione e della ricerca delle scienze geologiche».
      Colleghi, questa è l'ultima seduta prima delle festività e credo sia utile ringraziare e fare gli auguri a tutti i dipendenti della Camera e alle loro famiglie ovviamente, in particolare per quanto riguarda l'Aula ai funzionari, agli assistenti parlamentari, ai tecnici e ovviamente rivolgere un augurio anche a tutti voi e alle vostre famiglie.

Organizzazione dei tempi di discussione di progetti di legge.

      PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicato lo schema recante l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti argomenti: disegno di legge n.  3946 – Ratifica dell'accordo Italia-Angola; disegno di legge n.  4039 – Ratifica dell'accordo Italia-Vietnam; disegno di legge n.  4108 – Ratifica del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione del Montenegro; Proposta di legge costituzionale n.  56-A recante modifiche allo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano (relativamente alla sola discussione sulle linee generali).

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Lunedì 9 gennaio 2017, alle 15,30:

      1.  –  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
          S. 1732 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Esecutivo della Repubblica dell'Angola, fatto a Roma il 19 novembre 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3946).
      —  Relatori: Fedi, per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.
          Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione e mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam, fatto a Hanoi il 6 novembre 2015 (C. 4039).
      —  Relatore: Fedi.
          S. 2525 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione del Montenegro, fatto a Bruxelles il 19 maggio 2016 (Approvato dal Senato) (C. 4108).
      —  Relatori: Manciulli, per la maggioranza; Gianluca Pini, di minoranza.

Pag. 44

      2.  –  Discussione sulle linee generali della mozione Brunetta e Laffranco n. 1-01452 concernente iniziative in relazione alla crisi del sistema bancario.

      3.  –  Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:
          ALFREIDER ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano (C. 56-A).
      —  Relatore: Francesco Sanna.

      La seduta termina alle 15,45.

Pag. 45

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI
EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
          nella votazione n.  1 il deputato De Maria e la deputata La Marca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 46

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  1  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. LVII-ter, n.1 - Ris. n. 6-276 531 523 8 316 389 134 23 Appr.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). - C  =  Voto contrario (in votazione palese). - V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A  =  Astensione. - M =  Deputato in missione. - T  =  Presidente di turno. - P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.