XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 734 di mercoledì 1 febbraio 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

      La seduta comincia alle 10.

      PRESIDENTE. La seduta è aperta.
      Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

      GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

      PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
      (È approvato).

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, Caparini, Capelli, Carbone, Dambruoso, De Menech, Di Gioia, Fedriga, Ferranti, Fico, Galati, Garofani, Giorgis, Guerra, Lauricella, Losacco, Manciulli, Mannino, Mazziotti Di Celso, Migliore, Monchiero, Orlando, Piepoli, Pisicchio, Portas, Francesco Saverio Romano, Rosato, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
      I deputati in missione sono complessivamente centosedici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

      PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
      Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.

      La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 15 del disegno di legge n.  3671, deliberato dall'Assemblea il 18 maggio 2016) (A.C. 3671-bis-A); e delle abbinate proposte di legge: Fabbri ed altri; Fanucci ed altri (A.C. 3609-3884).

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n.  3671-bis-A: Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 15 del disegno di Pag. 2legge n.  3671, deliberato dall'Assemblea il 18 maggio 2016) (A.C. 3671-bis-A); e delle abbinate proposte di legge nn.  3609-3884.
      Ricordo che, nella seduta di ieri, sono stati da ultimo respinti gli identici emendamenti soppressivi 11-bis.50 Chiarelli, 11-bis.54 Vignali, 11-bis.56 Dambruoso e 11-bis.58 Russo.

(Ripresa esame dell'articolo 11-bis – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 11-bis (Vedi l'allegato A - A.C. 3671-bis-A).
      Passiamo quindi agli identici emendamenti Chiarelli 11-bis.52, Vignali 11-bis.55 e Russo 11-bis.59.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

      ALFREDO BAZOLI. Grazie, Presidente. Questi emendamenti sono emendamenti a quell'articolo di cui in parte già ieri si è discusso in Aula, che è stato introdotto dalla Commissione grazie al lavoro prezioso del mio collega, onorevole Guerini, e che ha consentito di introdurre nel disegno di riforma complessivo e organico della legge fallimentare una norma che punta proprio a tutelare i soggetti deboli, quando l'insolvenza coinvolga un'impresa costruttrice e che abbia venduto gli immobili ancora in costruzione o ancora da costruire agli acquirenti. Perché noi abbiamo dovuto purtroppo constatare, nella vita economica del nostro Paese di questi ultimi anni, che troppo spesso è capitato che gli acquirenti, che avevano già versato una caparra al momento della sigla del contratto preliminare, si trovassero esposti, in seguito al fallimento della ditta costruttrice, al doppio danno del mancato possesso dell'immobile, che la ditta non era più in grado di costruire, ma anche del danno incalcolabile del fatto che la caparra versata veniva restituita in moneta fallimentare, quindi con percentuali assolutamente irrisorie.
      Il legislatore già era intervenuto in passato, nel 2005, per imporre ai costruttori il rilascio di una garanzia, la fideiussione, a favore degli acquirenti, in modo che in caso di successiva insolvenza gli acquirenti venissero tutelati attraverso l'escussione di questa garanzia, ma abbiamo dovuto constatare che è un obbligo che è rimasto largamente inadempiuto.

      PRESIDENTE. Scusi onorevole Bazoli. Colleghi, possiamo abbassare leggermente il tono della voce ? Grazie. Prego, onorevole Bazoli.

      ALFREDO BAZOLI. Questo obbligo è rimasto largamente inadempiuto, anche perché privo sostanzialmente di adeguate sanzioni e quindi nel 70-80 per cento dei casi i venditori, i costruttori, non rilasciano la garanzia e questo comporta che in caso di successiva insolvenza si verifichino ancora quei casi, appunto, in cui i compratori si trovano senza la casa e avendo perduto anche i soldi che hanno versato in acconto.
      Allora, per cercare di ovviare a questo problema, sul quale già il legislatore, oltre dieci anni fa era intervenuto, con un provvedimento peraltro che non era stato efficace, si è pensato di approfittare di questo intervento di riforma complessiva delle procedure concorsuali, per inserire una norma che è finalizzata proprio a rendere effettivo un obbligo, che già c’è nell'ordinamento e che pure oggi viene sostanzialmente disatteso. Questa è la ragione per la quale noi riteniamo che questa sia una norma che può aiutare a rendere più efficaci le tutele che già nell'ordinamento ci sono a favore degli acquirenti degli immobili, ma probabilmente può anche servire a dare più solidità e a garantire che anche nel mondo – diciamo – delle imprese, delle costruzioni, gli imprenditori più onesti, più bravi, più capaci siano quelli che riescono a rimanere sul mercato e riescono a operare nell'interesse anche di un buon funzionamento dell'economia.
      Questa è la ragione per cui noi, come maggioranza, il Governo, ma anche una parte non indifferente dell'opposizione, ritiene che sia una norma da difendere, sia Pag. 3pure magari migliorabile, e questo è il motivo per cui anche questo emendamento riteniamo che non sia da accogliere.

      MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      MAURIZIO BIANCONI. Io voglio dire due cose, tanto ancora non si vota, su un richiamo al Regolamento e a tutte le altre cose che riguardano la vita e la dignità di questa Assemblea. Noi, stamattina, aprendo il giornale abbiamo visto che il...

      PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, deve essere cortese, io non posso darle la parola su questo argomento. Siamo agli emendamenti; se vuole parlare su questo a fine seduta può intervenire, ma, adesso, la prego...

      MAURIZIO BIANCONI. Le posso chiedere una cosa ?

      PRESIDENTE. Mi dica.

      MAURIZIO BIANCONI. Le voglio chiedere se può riservare uno spazio, all'interno di questa mattinata, che non è piena di lavoro, a questo scandalo che abbiamo letto stamani mattina di questo demagogo che continua a ricoprire di fango il Parlamento per gli interessi suoi...

      PRESIDENTE. Va bene, grazie, onorevole Bianconi. Può intervenire a fine seduta, onorevole Bianconi, come le ho detto, a fine seduta ci sarà spazio per questo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

      SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il nostro voto favorevole su questo emendamento che credo sia di assoluto buonsenso, perché, di fatto, chiede, nella delega, che siano agevolate le forme che consentano il rispetto degli attuali obblighi di legge. Credo che sia il sistema più liberale e più equo perché si vada, con l'intervento legislativo, a verificare quelli che sono gli impedimenti oggettivi all'adempimento e si vada a trovare una soluzione che non sia onerosa per le parti. Tengo a premettere che non è il 70 o l'80 per cento dell'inadempimento, ma è esattamente il contrario; questo articolato di legge non è limitato solo alle imprese in caso di insolvenza, ma, paradossalmente, va a porre un gravame sulle imprese adempienti e, quindi, per assurdo, le imprese che sono adempienti sono sottoposte a un onere ulteriore, le imprese che sono inadempienti tali rimangono e non è certo la verifica notarile o un atto pubblico che va a porre una soluzione al problema. Il problema va risolto, come dice questo emendamento, andando a porre delle forme di agevolazione che consentano di ridurre i costi che sono sull'acquirente e sull'impresa, perché io continuo a ribadire che, anche se ipotizziamo delle forme dove ripartiamo la spesa al 50 per cento tra l'impresa e l'acquirente, entrambi hanno un costo aggiuntivo rispetto all'attuale situazione, entrambi hanno una penalizzazione all'accesso al bene casa; creiamo, così, una sperequazione fortissima con il mondo delle cooperative, perché io vorrei chiedere al legislatore come regola, con il sistema delle cooperative, il rilascio di fideiussioni di questo tipo, è praticamente e tecnicamente impossibile, quindi, creiamo una sperequazione di mercato tra le cooperative e il privato, creiamo un aggravamento per il privato, creiamo un ostacolo all'accesso al bene casa.
      Ebbene, io credo che il nostro dovere sia quello di incaricare il Governo di verificare perché non si adempie a questa legge e di trovare forme che risolvano il problema all'origine. Mi rendo conto che è un problema concettuale, è un problema di maggiore impegno, è un problema di entrare nel merito delle cose. Molto spesso siamo poco inclini a fare questo, perché è più facile mediaticamente dire: tuteliamo i più deboli, quando in realtà i più deboli non sono solo gli acquirenti ma sono anche le imprese che abbiamo così tartassato Pag. 4da essere così deboli che abbiamo un record di fallimenti nel settore edilizio. E io credo che quando si va a parlare del 70 per cento che non esiste, e lo ribadisco, di situazioni penalizzate, io andrei a vedere quante imprese sono fallite negli ultimi anni a causa dei gravami che noi gli poniamo dal punto di vista legislativo.
      Quindi, con una mano sulla coscienza, credo che sia più facile chiedere al Governo uno sforzo aggiuntivo per comprendere il problema e trovare forme di soluzione che non siano quelle di porre ulteriori adempimenti a cose che possono essere risolte in maniera più ordinaria con un maggiore impegno legislativo, ma soprattutto di competenza e di capacità di entrare nel merito delle cose e di capire come funzionano il mondo dell'industria, il mondo dell'impresa, il mondo che fa fatica a portare avanti lavoro e occupazione.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 11-bis.52 Chiarelli, 11-bis.55 Vignali e 11-bis.59 Russo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  1).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11-bis.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  2).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A – A.C. 3671-bis-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  3).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A – A.C. 3671-bis-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  4).

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3671-bis-A).
      Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

      ALFREDO BAZOLI, Relatore. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 14.2 Businarolo.

      PRESIDENTE. Il Governo ?

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      GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.2 Businarolo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  5).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  6).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C. 3671-bis-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
      Passiamo dunque ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  7).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3671-bis-A).
      Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

      GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/1 Matarrelli, parere favorevole come raccomandazione; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/2 Andrea Maestri, parere favorevole; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/3 Segoni, parere favorevole; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/4 Cristian Iannuzzi, parere favorevole se l'impegno è riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di dettare una disciplina contenente un sistema di classificazioni che assicuri l'ordinata e omogenea attuazione di tale meccanismo di allerta»; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/5 Vargiu, parere favorevole; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/6 Nesi, parere favorevole.
      Ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/7 Marzano, parere favorevole se nell'impegno si sostituiscono le parole: «di rivolgersi al Garante» con le seguenti parole: «di sentire il Garante»; sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/8 Giuseppe Guerini chiedo il ritiro: invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/9 Sottanelli, parere favorevole se l'impegno è riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di regolare l'accesso all'albo dei soggetti destinati a svolgere funzione di gestione o controllo nell'ambito delle procedure concorsuali secondo criteri di trasparenza e pubblicità»; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/10 Zanetti, parere contrario; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/11 Baldassarre, parere contrario sul primo dei due impegni e parere favorevole sul secondo impegno, se riformulato come segue: «a prevedere...

      PRESIDENTE. Scusi, quindi, è favorevole se viene espunto il primo impegno ?

      GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No, Presidente. È con la riformulazione del secondo.

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      PRESIDENTE. ...e la riformulazione del secondo.

      GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì. La riformulazione è come segue:  «a prevedere, anche con successivi interventi normativi, che il valore dei beni oggetto dell'escussione stragiudiziale sia accertato da esperto di nomina giudiziale o, in ogni caso, munito di requisiti di assoluta professionalità ed indipendenza» ; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/12 Dambruoso, parere favorevole se l'impegno è formulato come segue:  «impegna il Governo a contenere i compensi dei professionisti incaricati nel corso delle procedure concorsuali valutandone la parametrazione all'entità dell'attivo realizzato e stabilendo un eventuale tetto in relazione all'attivo medesimo»; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/13 Matarrese, parere contrario; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/14 Businarolo, parere contrario; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/15 Bonafede, parere favorevole, con la riformulazione seguente:  «impegna il Governo a valutare anche il numero di scadenze inadempiute in sede di individuazione del momento in cui sorge l'obbligo di segnalazione da parte dei creditori qualificati»; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/16 Ferraresi, parere favorevole se l'impegno viene riformulato come segue:  «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere, senza danno per l'amministrazione della giustizia, un sistema di equa distribuzione degli incarichi di curatore, al fine di garantire imparzialità, chiarezza e serietà nella procedura di liquidazione giudiziaria» ; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/17 Pili, parere contrario; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/18 Gianluca Pini, parere contrario; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/19 Borghesi, parere favorevole se l’incipit dell'impegno viene riformulato nel seguente modo:  «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere nelle more di attuazione (...)» e poi segue l'impegno nella sua attuale formulazione; ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/20 Minardo, parere contrario; infine, ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/21, Capozzolo parere favorevole.

      PRESIDENTE. A questo punto verifichiamo chi accetta o meno le riformulazioni e le raccomandazioni. Onorevole Matarrelli, c’è una proposta di accogliere il suo ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/1 come raccomandazione: va bene. Onorevole Andrea Maestri, il parere sul suo ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/2 è favorevole e, quindi, presumo che vada bene così, come per l'onorevole Segoni sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/3. Sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/4 Cristian Iannuzzi c’è una proposta di formulazione: va bene. Sugli ordini del giorno n.  9/3671-bis-A/5 Vargiu e n.  9/3671-bis-A/6 Nesi i pareri sono favorevoli. Onorevole Marzano, c’è una proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/7; va bene. Ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/9 Sottanelli, proposta di riformulazione; va bene.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/3671-bis-A/10 Zanetti, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Nel frattempo, preciso che l'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/8 Giuseppe Guerini non è stato votato perché è stato ritirato dal presentatore.
      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  8).

      Onorevole Baldassarre, c’è una proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/11, accetta ? Non accetta la riformulazione.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/11 Baldassarre, con il contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.Pag. 7
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  9).

      Onorevole Dambruoso, c’è una proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/12. Accetta ?

      STEFANO DAMBRUOSO. Accetto la proposta di riformulazione.

      PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/13 Matarrese vi è un parere contrario.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

      SALVATORE MATARRESE. Presidente, prendo atto che non c’è neanche la disponibilità a valutare la possibilità che ci sia un'alternativa al gravame che viene posto sull'acquirente e sull'impresa. Me ne dolgo davvero, perché, per quanto possa valere un ordine del giorno, si chiedeva solo di poter valutare, prima ancora di mettere un onere aggiuntivo, un'alternativa. Quindi, se c’è una soluzione preconfezionata o c’è già chi ha il possesso della verità e la soluzione ai problemi, ben venga, sarà il mercato e chi giudicherà il nostro operato a valutare se questa posizione è corretta o non lo è. Ai posteri l'ardua sentenza.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/13 Matarrese, con il contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  10).

      Sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/14 Businarolo vi è un parere contrario.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/14 Businarolo, con il contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  11).

      Onorevole Bonafede, c’è una proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/15, è accolta ? Bene, non lo mettiamo ai voti.
      Ferraresi, c’è una proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/16, è accolta ? Bene.
      Sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/17 Pili vi è un parere contrario.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/17 Pili, con il contrario del Governo...

      BRUNO MURGIA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Prego onorevole, ne ha facoltà.

      BRUNO MURGIA. Solo per aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno.

      PRESIDENTE. Onorevole Murgia, ma ho dovuto revocare la votazione...

      BRUNO MURGIA. Ma è lei che non mi ha visto.

      PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/17 Pili, con il contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 8
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  12).

      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/18 Gianluca Pini, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  13).

      Sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/19 Borghesi, vi è una proposta di riformulazione, va bene ? Va bene.
      Sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/20 Minardo vi è un parere contrario.
      Passiamo ai voti.
      Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/20 Minardo, con il parere contrario del Governo.
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera respinge (Vedi votazione n.  14).

      L'ordine del giorno n.  9/3671-bis-A/21 Capozzolo è accolto.
      È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

      MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ma non di nuovo su quel tema, onorevole Bianconi. No, non le posso dare... Non mi metta in difficoltà, onorevole Bianconi, sia gentile.
      Passiamo al voto finale (Commenti di deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti). Onorevole Bianconi, le ho detto... Onorevole Palese, che cos’è questo... allora, onorevole Palese, l'onorevole Bianconi ha già posto una questione alla quale il Presidente ha risposto. Onorevole Bianconi, io le do la parola sull'articolo 8 del Regolamento, dopodiché sta a me stabilire se lei stia andando fuori dall'articolo 8, va bene ? Prego.

      MAURIZIO BIANCONI. Non le parlerò dell'argomento che ho già sollevato, lo ritengo grave anche perché si è aggiunto un qualche atteggiamento di un nostro qualche collega che ha detto che ci sono i buoni e i cattivi qui dentro. Io chiedo se la Presidenza intenda – se lo ponga il problema – fare un dibattito qui sulla dignità e per la dignità di questo Parlamento o, quantomeno, prendesse carta e penna e facesse uno straccio di comunicato per dire che qui proprio non c’è una banda di mentecatti (Applausi) e fuori ci sono quelli buoni. Almeno questo, almeno questo !

      PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, mi ascolti perché, se lei mi ha posto un problema, io le sto rispondendo. Quello che deve fare la Presidente lo farà; per quanto mi riguarda, andando oltre anche quello che sarebbe consentito, perché non sono io che apro un dibattito, ma do la parola a fine seduta, anziché dire di farlo alla fine della seduta pomeridiana, le ho detto che l'avremmo fatto alla fine di questa seduta. Quindi, ho già fatto qualcosa che va oltre quello che avrei dovuto fare, la ringrazio.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, signori colleghi, siamo in presenza...

      PRESIDENTE. Un attimo solo onorevole Chiarelli: colleghi, soprattutto voi che state vicino all'onorevole Chiarelli, abbassate la voce.

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      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Resettiamo, però, ripartiamo dall'inizio.

      PRESIDENTE. No, gliene tolgo altri venti, onorevole Chiarelli. Per favore, colleghi, chi non è interessato è pregato di uscire dall'Aula e consentire a chi sta parlando di farlo in modo decente.
      Colleghi, per favore. Colleghi, per favore. Colleghi, per favore ! È possibile ? Colleghi ! Prego, onorevole Chiarelli.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente. Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza: siamo in presenza di un provvedimento di particolare rilevanza, fondamentale per lo sviluppo economico del nostro Paese e per la vita stessa di tante aziende e per quella di tanti imprenditori. È certamente apprezzabile per la volontà che esprime di procedere con una riforma organica delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza; ciò soprattutto perché, come più volte segnalato da questi banchi, si prova a superare...

      PRESIDENTE. Scusi, onorevole Chiarelli. Onorevole De Girolamo, state dietro l'onorevole Chiarelli, sta parlando davanti a lei. Abbiate pazienza, sono colleghi vostri, peraltro. Prego, onorevole Chiarelli, vada avanti.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Dicevo, Presidente, ciò soprattutto perché, come più volte segnalato da questi banchi, si prova a superare l'orientamento del Governo ad intervenire con provvedimenti estemporanei, creando una dannosa stratificazione di norme tra loro scollegate e spesso contraddittorie.
      La scelta della legge delega, una volta tanto, può essere apprezzata, perché non si è ricorsi alla decretazione d'urgenza. L'auspicio, però, è che, fermo restando ogni dubbio legittimo sulla durata effettiva del Governo, non si attenda l'ultimo dei dodici mesi. Da quello che leggiamo sulle pagine dei giornali e da quello che è l'atteggiamento anche del partito di maggioranza si evince che questa legislatura ha pochissimi mesi di vita.
      Per cui, ancora una volta, bisogna prendere atto di aver fatto un lavoro, di dare una delega al Governo che non riuscirà a portare a termine, perché la volontà di questa maggioranza è quella di andare al voto subito. Per cui, oggi è bene che si sappia, all'interno di quest'Aula, che è una grande presa in giro da parte di tutti coloro che pensano di voler far passare questo tipo di provvedimento come un fatto già acclarato. Così non è: sappiamo bene che è previsto un tempo di 12 mesi, per cui noi oggi abbiamo votato e stiamo parlando, però, per l'onestà intellettuale di tutti noi, i cittadini italiani sappiano che questo provvedimento non potrà mai vedere la luce per quanto ho detto prima, pur considerando che nel merito di questo provvedimento vi sono delle cose che, a nostro parere, sono importanti, potrebbero veramente segnare il passo o un cambio di passo rispetto a quello che è stato fino ad oggi.
      Infatti, i profili normativi sarebbero una fase preventiva di allerta. Questa è una situazione che oggettivamente, ove fosse vera o fosse reale, potrebbe veramente portare beneficio all'impresa, perché porterebbe all'emersione precoce della stessa crisi dell'impresa e a una sua assistita risoluzione; ossia, potrebbe pensarsi di congelare il debito erariale, compresi gli interessi e le sanzioni. Poi è prevista la revisione della disciplina dei privilegi, l'individuazione del tribunale di competenza a seconda del volume o a seconda della consistenza e dell'ampiezza delle aziende. Verrebbe eliminata la procedura fallimentare e verrebbe sostituita con quella della liquidazione giudiziale. Vi sarebbe una rivisitazione del concordato preventivo, vi sarebbe la sostanziale eliminazione della liquidazione coatta amministrativa e la previsione di esdebitazione di diritto. Sono tutti concetti, tutti profili che come gruppo apprezziamo, per la volontà di mettere mano a una riforma complessiva, che manca ormai dal 1942.Pag. 10
      Peccato però che, come tutte le cose che spesso che si sono avute in quest'Aula, o vengono bloccate nell'altra Camera o, come in questo caso, non ci saranno i tempi per darvi attuazione. Riteniamo che in generale, sul piano culturale, si potrebbero a questo punto fare passi in avanti, puntando alla prevenzione, e quindi alla riduzione dei fallimenti, consentendo, diversamente da quanto accade ora, al fallito incolpevole una possibilità di riabilitazione. Recependo quanto è stato attinto in Commissione durante l'audizione dei vari operatori economici e associazioni di categoria, facciamo nostra l'idea che, in fase di crisi del mercato, ove l'impresa non riesca più ad adempiere alle proprie obbligazioni, ad esempio verso...

      PRESIDENTE. Scusi, onorevole Chiarelli. Chiedo scusa là sopra: se disturbiamo la vostra conversazione, possiamo sospendere la seduta. Sto parlando con voi, lassù ! Grazie. Prego, onorevole Chiarelli, le chiedo scusa.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. No, dovrebbe essere qualcun altro a chiedere scusa, Presidente, la ringrazio.

      PRESIDENTE. Però concluda, perché, con tutto il tempo recuperato, comunque siamo arrivati alla fine.

      GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Dicevo che, in caso di crisi di mercato, ove l'impresa non riesca ad adempiere alle proprie obbligazioni, ad esempio verso i fornitori, verso i propri dipendenti o verso l'amministrazione finanziaria, appare assolutamente indispensabile mantenere e promuovere in ogni caso l'esercizio dell'attività. In generale, riteniamo che lo spirito della riforma debba essere quello di privilegiare la continuità dell'impresa e, con essa, dell'occupazione e dello sviluppo economico. Va quindi, ad esempio, rivista la disciplina, come ho detto prima, dei privilegi. Mi avvio alla conclusione, Presidente.
      Prendiamo atto che, ancora una volta, la maggioranza resta sorda ad ogni nostro contributo, così come ignora colpevolmente le indicazioni che provengono da chi ha esperienza diretta delle problematiche che riguardano in modo particolare il nostro tessuto economico. Il gruppo dei Conservatori e Riformisti o Direzione Italia, pur apprezzando la volontà di voler raggiungere questo obiettivo, si asterrà nel voto finale, in considerazione del fatto che questo provvedimento non verrà mai alla luce (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Mita. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE DE MITA. Grazie, Presidente. La componente dell'Unione di Centro voterà a favore di questo provvedimento. Evidentemente, sono maturate le condizioni per un intervento di modifica e di aggiornamento della disciplina della crisi di impresa e dello stato di insolvenza, sia per una oggettiva evoluzione delle condizioni storiche che hanno reso già anacronistico il lessico delle precedenti disposizioni sia per una estensione del fenomeno della crisi e dell'insolvenza, dovuta al protrarsi della crisi economica e all'insorgere di esigenze di certezza dal punto di vista economico e sociale. Non possiamo non esprimere, tuttavia, alcune riserve. Le prime dal punto di vista politico: francamente, oggi, alla luce di quello che si legge, non si comprende bene che cosa farà il Governo di questa delega, se avrà la voglia e il tempo di esercitarla.
      L'altra riserva dal punto di vista del merito, in particolare sull'articolo 2, laddove c’è stata un'estensione forse eccessiva, non pensata, delle categorie assoggettate alla disciplina dell'insolvenza. In generale, laddove, nel provvedimento, in tutte quelle parti del provvedimento è prevalsa l'idea di mutuare acriticamente istituti ed esperienze estranee alla tradizione giuridica italiana. Tuttavia, dobbiamo registrare l'impegno assunto dal Ministro Orlando, ieri, di allineare i decreti con la precedente legislazione italiana, e, non essendo il Ministro Orlando Pag. 11una persona che abusa della locuzione «stai sereno», in questo caso saremmo tentati dal dargli credito. Perciò voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

      WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Dunque, Presidente e sottosegretario, questo passaggio normativo che stiamo votando qui alla Camera è di fatto un passaggio molto importante. Il problema è che questo passaggio, sicuramente molto importante, rispetto alle modifiche di crisi aziendali, di insolvenze, diciamo di fallimenti, anche se fortunatamente il termine fallimento non verrà più usato, se questa delega andrà in porto, è stato però depotenziato, come ricordava qualche collega prima, dal fatto che oramai la politica, sottosegretario, in queste ore ha la testa per altre cose: non ha la testa per poter andare avanti in modo serrato rispetto ad un provvedimento che (guarda caso, siamo stati un po’ sfortunati questa volta) poteva accogliere anche l'appoggio delle opposizioni, perché di fatto all'interno di questo provvedimento sulle crisi aziendali qualcosa di interessante c’è.
      Partiamo allora dalle cose poco interessanti, anche per coloro che non frequentano quest'Aula, o per coloro che vorranno seguire questo iter rispetto alla genesi del provvedimento. Questo è un provvedimento che va di fatto – e partiamo dai punti di caduta dello stesso – a modificare l'assetto del mondo delle professioni. Ieri qualche collega che, prima di sedere qui alla Camera dei deputati, un lavoro ce l'aveva, ed era in contatto con la cosiddetta società civile, l'ha detto, e l'ha detto in modo corretto, l'ha detto in modo interessante, l'ha detto in modo giusto: in sintesi, la politica va a modificare l'assetto del mondo delle professioni, con una sorta di ingerenza. Allora noi politicamente dobbiamo capire se tale ingerenza è un'ingerenza giusta o è un'ingerenza sbagliata.
      Si aumenteranno, rispetto al controllo delle aziende traballanti, i controlli, si aumenteranno, come prima detto, anche le invasioni di campo da parte della politica o da parte di comitati, da parte di consorzi, da parte di gruppi di persone che andranno di fatto a verificare quello che può essere lo strumento principe per poter pesare un'azienda salubre da un'azienda non salubre, ovvero i bilanci, fondamentalmente; ma si andrà un po’, secondo noi, a ledere quella che è la cosiddetta libertà professionale, quasi trattando da pubblico quello che di fatto invece è privato. Quasi trattando da pubblico, quindi, voglio dire, aiutato evidentemente dalla collettività, quello che non è aiutato dalla collettività, ma è aiutato dalle spalle di un imprenditore, dalle spalle di un professionista, dalle sue stesse spalle e dalle sue stesse risorse, anche in termini di dipendenze. Di fatto, quindi, si va ad assoggettare la libera professione, come prima detto, e questi sono i punti di caduta, ad un controllo esterno. E questo noi l'abbiamo notato, perché quando facciamo opposizione cerchiamo di fare un'opposizione seria, sui banchi, con la testa china sui libri, per poter capire quello che evidentemente volete scrivere. E quindi vi dico e vi diciamo che c’è anche qualche aspetto positivo rispetto a questo passaggio, ovvero quando si va a trattare la priorità di trattazione, che comporta il superamento della crisi assicurando la cosiddetta continuità aziendale anche tramite un diverso, un altro imprenditore, ebbene, sottosegretario, questo è un aspetto importante, perché si va a dare una sorta di continuità aziendale, cosa che forse sino a qualche mese fa, qualche anno fa, era sicuramente più a rischio, perché le aziende dopo «scoppole» del genere potevano assolutamente chiudere.
      Non ci piace molto, ancora, quando si parla di esplicito apporto delle elaborazioni della cosiddetta scienza aziendalistica ai fini della definizione di uno stato di crisi come probabilità di futura insolvenza: questa secondo me è un'ingerenza che organi esterni fanno nei confronti del mondo delle professioni. Va bene, secondo noi, la definizione dei casi di legittimazione del terzo a promuovere una procedura Pag. 12concordataria, ovvero un concordato nei confronti del debitore che versi in stato di insolvenza, e non in stato di mera crisi; ma non abbiamo capito ancora – e qui vorremmo che lo strumento della delega fosse effettivamente importante – l'esatta interpretazione, laddove nel testo è riportato il concetto di inadeguata risposta da parte dell'organo amministrativo delle società.
      Ovvero, revisore contabile e società di revisione sono obbligati ad informare tempestivamente dell'esistenza di fondati indizi della crisi, ma l'inadeguata risposta, quello che voi avete scritto, è un po’ troppo ampio. Allora noi, Presidente, ci asterremo sul voto finale di questo provvedimento, perché ho cercato brevemente di far cogliere, e cogliere io in primis, anche gli aspetti positivi di questa delega.
      Vado a chiudere, e rinnovo un'altra volta il nostro voto di astensione; però ricordando due aspetti meno tecnici, che forse sono i più noiosi e più politici. Il primo aspetto politico è quello che noi stiamo delegando il Governo a fare qualche cosa: allora vorrei capire quale Governo, per quanto durerà questo Governo, che cosa farà di questo provvedimento questo Governo, considerato che questa è una delega e che probabilmente stiamo eseguendo un mero esercizio di stile all'interno di quest'Aula, soltanto per piacere e compiacere a quello che una volta era il Presidente del Consiglio, e che adesso si permette (e qui do perfettamente ragione al collega Bianconi) come uno studente...

      PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, faremo una discussione su questo dopo: lei stia al merito del provvedimento.

      WALTER RIZZETTO. No, lei, Presidente, non può interrompermi.

      PRESIDENTE. Io la interrompo perché lei sta divagando dal tema del provvedimento. Posso addirittura toglierle la parola, quindi siccome lei sa che...

      WALTER RIZZETTO. No, lei mi tolga... È una valutazione politica questa !

      PRESIDENTE. Lei mi ascolti, Rizzetto, sta parlando il Presidente ! Mi ascolti. Io sono tenuto a segnalarle che lei sta uscendo dall'argomento.

      WALTER RIZZETTO. Allora mi tolga la parola !

      PRESIDENTE. Mi faccia finire, onorevole Rizzetto ! Tanto più dopo che il Presidente su questo è già intervenuto rispondendo ad un collega, che a fine seduta affronteremo questo tema. Quindi la prego di stare all'argomento dell'ordine del giorno. Grazie.

      WALTER RIZZETTO. La vedo... Certo, Presidente, certo ! La vedo molto nervoso questa mattina, e posso anche capire le motivazioni; ma evidentemente, insomma, non sarà il suo nervosismo a fermare l'iter entro il quale vi siete infilati.
      Comunque sia, Presidente, io le stavo facendo una valutazione politica rispetto allo strumento della delega. Lo strumento della delega è uno strumento che di fatto non porterà a nulla; e la mia stessa valutazione politica era nei confronti di un partito, ovvero il Partito Democratico... E se me lo permette, Presidente, glielo ricordo: il segretario del Partito Democratico si chiama Matteo Renzi; e non si preoccupi che non stiamo già facendo, noi quantomeno, campagna elettorale ! Lo strumento della delega è allora uno strumento che va a depotenziarsi nel tempo. E sì ! Ed è questo il sillogismo che le indicavo prima, cercavo di indicarle prima, a lei ed ai colleghi, rispetto ad un ragionamento che, come un sillogismo per l'appunto, sta di fatto, e va a significare che, se una volta un provvedimento con una delega, con un Governo a scadenza, va ad essere di fatto depotenziato, allora è chiaro che tutto quello che c’è stato prima in seno alla maggioranza, e tutto quello che c’è adesso proprio in seno alla stessa maggioranza, sta giocando con questo Parlamento ! State giocando con questo Parlamento ! E la prima persona che sta giocando con questo Parlamento è Matteo Renzi, perché di fatto è ancora il vostro segretario.Pag. 13
      E allora, Presidente, la prima cosa che non ci piace è lo strumento della delega; e la seconda cosa, sottosegretario, che non ci piace, è che effettivamente abbiamo applicato un corollario di iniziative nei confronti, come prima detto, di crisi aziendali per evitare disastri. E ce ne sono stati di disastri in questa bellissima ma disgraziata Italia entro la quale viviamo e cerchiamo di operare ! Ma c’è, e non abbiamo visto in questo tipo di provvedimento, quello che è il punto ed il fulcro del provvedimento stesso, che è l'impresa, che è il professionista. E tanto per essere chiari, purtroppo devo dire che in Italia quando un professionista, quando un'azienda, quando un imprenditore fallisce, fallisce per tutta la vita. Io questo non lo trovo giusto, perché molto spesso l'imprenditore, il professionista in Italia fallisce anche e soltanto non perché è un grande evasore o un delinquente o non sa fare il suo lavoro, ma soprattutto per elementi esterni, che soprattutto negli ultimi dieci anni ci hanno accompagnato, se vogliamo chiamarla crisi.

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      WALTER RIZZETTO. Allora chi fallisce in Italia è un reietto per tutta la vita, e questo noi non possiamo accettarlo: si deve dare loro, e si sarebbe dovuto scrivere qualcosa in questo provvedimento rispetto alla redenzione degli stessi.

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      WALTER RIZZETTO. Dopodiché oramai, Presidente, chiudo e ho finito; mi permetterà in questo caso di scusarmi con lei se ho alzato un po’ la voce, ma immagino che anche dopo i passaggi che abbiamo citato stamattina dei parlamentari, un Parlamento ed un Governo serio non possono accettare gli sms di un ex Presidente del Consiglio...

      PRESIDENTE. Concluda.

      WALTER RIZZETTO. ... che si permette di scrivere in televisione, in prima serata. Grazie.

      PRESIDENTE. Vorrei tranquillizzarla che non c’è nessun nervosismo. Io sono obbligato, fa parte delle mie responsabilità, ad applicare il Regolamento e, se il Presidente la interrompe, perché lei sta violando il Regolamento, lei non deve parlare sopra al Presidente; soprattutto deve ascoltare quali sono le argomentazioni del Presidente, perché il Presidente applica il Regolamento. Tutto qua, semplicemente questo.
      Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

      ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi. Questa riforma organica è sicuramente importante. Il nostro sistema delle procedure concorsuali dell'insolvenza della crisi di impresa è stato oggetto di una serie di provvedimenti isolati, che si sono succeduti negli ultimi anni, creando delle volte anche un po’ di confusione ed è comunque un sistema datato, sul quale era fondamentale intervenire, per affrontare problemi e una natura del sistema economico e delle nostre imprese, che non è più quello di quando le norme originarie sono state adottate. Quindi, in sé, il provvedimento è sicuramente un provvedimento positivo e introduce delle novità, delega il Governo a introdurre delle novità molto importanti, dal sistema di procedure unico per l'accertamento della crisi – oggi abbiamo discipline varie e non coerenti tra di loro – all'armonizzazione delle impugnazioni, al fatto che vengano recepite norme europee, che si sono, anche quelle, succedute nel tempo e che hanno introdotto delle nozioni, come quello del centro di interessi dell'impresa, che non sono recepite nel nostro ordinamento.
      È anche molto lodevole la delega basata sul principio di ridurre durata e costi del procedimento. Su questo, come gruppo, ci duole che non sia stato accolto l'emendamento con il quale avevamo proposto di introdurre, tra i criteri di delega, la riduzione dei costi e il legame tra i costi degli organi che gestiscono la procedura e la durata dei procedimenti, perché chiunque Pag. 14segua procedure fallimentari sa che una delle ragioni per cui queste procedure durano moltissimo è come sono strutturati i compensi di coloro che le gestiscono, che spesso sono incentivati, dal sistema, ad andare avanti per anni. Noi abbiamo cercato di intervenire su questo, sull'amministrazione straordinaria, delle riforme sono già state in senso molto positivo adottate quest'anno, invece su tutte le altre procedure c’è necessità di un intervento.
      Ci sono altri principi e regole sicuramente positivi, dal rafforzamento della specializzazione dei magistrati alla disciplina dei gruppi, perché da operatore – perché nella mia professione mi sono occupato proprio di questo, delle ristrutturazioni impresa – sicuramente uno dei problemi era quello, ed è quello, di non avere una disciplina di gruppo, sia sui concordati sia sulle ristrutturazioni, che faciliti una gestione complessiva. Spesso si presentano dieci ricorsi per dieci imprese, e cose di questo tipo, che sono veramente assurdi anche solo a spiegarli, se poi l'operatore con cui si lavora non è italiano.
      Quindi, questa è una delega sicuramente molto positiva ed è positiva l'introduzione della procedura di allerta nella versione – e qui lo dico – che fortunatamente è stata modificata in Aula, sulla base di un emendamento a mia firma, che il gruppo Civici e Innovatori ha deciso di presentare, perché la prima versione della procedura di allerta stava diventando un'altra procedura concorsuale. Si prevedeva, sostanzialmente, che la potessero attivare i creditori, che si finisse davanti a un tribunale molto facilmente e a quel punto era sostanzialmente una procedura che disincentivava gli imprenditori a seguirla, perché rischiavano di finire in concordato automaticamente, e che incentivava i creditori, soprattutto pubblici, ad attivarla, perché si prevedeva una possibilità di attivarla con rischio di perdere il privilegio pubblico se non la si attivava. La conseguenza è che qualsiasi funzionario pubblico l'avrebbe attivata sempre in automatico.
      Ecco, tutto questo meccanismo è stato rivisto, la procedura è stata – come posso dire – normalizzata e riportata alla sua finalità originaria, che era quella della Commissione Rordorf, che era quella di avere un sistema per fare emergere le situazioni di difficoltà, ma non per spedire un'impresa in procedura, quando quell'impresa non voleva ricorrervi o quando non era insolvente e quindi non ricorressero le condizioni per il fallimento.
      Quindi, bene che sia stato accolto l'emendamento, meno bene che sia stata stralciata una parte del nostro emendamento, che eliminava la modifica delle norme del codice civile sul collegio sindacale, perché, in questa condizione, andare a imporre a un'altra categoria d'imprese, cambiare i criteri per introdurre l'obbligo di avere il collegio sindacale per un altro gruppo di imprese, forse non è la priorità, perché in realtà l'esperienza è che i collegi sindacali raramente contribuiscono a fare emergere i problemi, soprattutto nelle aziende più piccole, e rappresentano un costo. Quindi, spero che nei decreti delegati il Governo si preoccupi di questo aspetto – magari lavorando anche sulle tariffe, sui costi e sulla struttura dell'organo –, per evitare che alla Srl di piccola dimensione si imponga un costo eccessivo. Altre norme sono sicuramente positive, come quelle che favoriscono e facilitano le ristrutturazioni e gli accordi di ristrutturazione, cosa molto importante, perché oggi è forse lo strumento più utile per salvare le aziende.
      Altrettanto positive le norme sul concordato – e anche qui con il contributo importante del nostro gruppo –, perché è stata eliminata la norma che legittimava i creditori ad avviare la procedura di concordato preventivo, cosa che rappresentava un ulteriore pericolo, perché ci si sarebbe trovati di fronte a situazioni nelle quali l'imprenditore stava ancora valutando se la sua situazione era una situazione tale da meritare la presentazione della domanda di concordato e magari sarebbe stato spedito in procedura concordataria con tutte le conseguenze, anche per gli altri creditori, da un creditore che per qualche ragione riteneva che quella fosse la soluzione migliore.Pag. 15
      Positive sono le altre norme sul concordato, perché è sicuramente utile uniformare anche qui la struttura della disciplina, che ha subito modifiche nel tempo che spesso non sono state coerenti tra di loro, e quindi anche in questo senso il provvedimento incontra il nostro favore. Come conclusione vorrei segnalare che, invece, il nostro gruppo non condivide affatto – abbiamo presentato emendamenti e votato contro l'articolo – l'introduzione delle nuove norme sulle compravendite immobiliari, sia perché non riusciamo, nonostante le spiegazioni, a vederne il legame con la delega e sia perché introdurre nuovi costi, nuovi obblighi, come l'obbligo di atto pubblico per il compromesso, in questo momento, in un settore peraltro in crisi, non ci sembra né necessario, ai fini della riforma delle nostre procedure concorsuali, né utile per il sistema economico di questo Paese.
      Il fatto che ci sia questa norma che non condividiamo, tuttavia, non modifica il fatto che il gruppo Civici e Innovatori voterà a favore di questa riforma, sperando che trovi approvazione molto rapida al Senato, perché è una riforma attesa da decenni, della quale il nostro Paese ha bisogno. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

      IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'approvazione di questo disegno di legge delega, il legislatore si pone nel solco già tracciato dal decreto-legge n.  83 del 2015, che ha il pregio di sostenere, con incisivi ma non risolutivi interventi, il proseguimento di una emersione tempestiva della crisi d'impresa, che limiterebbe le perdite dell'intero tessuto economico oltre che consentire, laddove possibile, il risanamento aziendale a beneficio della preservazione dei valori aziendali.
      Nel disegno di legge di riforma del diritto fallimentare viene eliminata la parola «fallimento», da sempre portatrice di discredito e negatività, non necessariamente giustificati dall'esito sfortunato di un'attività di impresa, che implica sempre e comunque un rischio di impresa, facendo ricadere tale fattispecie in una possibile fase fisiologica della vita di un'impresa. Inoltre si è reso opportuno allineare la normativa italiana in tema di insolvenza a quella presente negli altri Stati membri, salva una successiva attività di armonizzazione normativa su base comunitaria in fase di definizione. Il tentativo è quello, quindi, di attuare un organico approccio di riforma, attraverso un nuovo testo unico dell'insolvenza.
      È indubbio come l'accavallarsi, lo stratificarsi, di interventi normativi diversi, tutti all'insegna dell'emergenza, e la frequenza del cambiamento dell'atto normativo, non abbia facilitato, e non facilita, una lettura coerente del quadro normativo fallimentare, che rimane sospeso e incastonato nel vecchio sistema normativo di cui al regio decreto e le diverse legiferazioni intervenute dal 2006 ad oggi. Questo è il motivo che ha indotto il precedente Governo a istituire la commissione ministeriale Rordorf, il cui scopo è stato quello di tentare di trovare, attraverso lo strumento della legge delega, un momento di organicità e di tracciare delle linee sistematiche di una normativa concorsuale ormai troppo stiracchiata nel tempo e proveniente da istanze diverse. Le innovazioni introdotte sono molteplici e vanno nel generale quadro di favorire, per gli strumenti di composizione stragiudiziale della crisi, una fase preventiva di allerta, finalizzata all'emersione precoce della crisi di impresa e ad una sua risoluzione assistita. Inoltre, la facilitazione, nello stesso quadro, all'accesso ai piani attestanti il risanamento e agli accordi di ristrutturazione dei debiti, uniti alla semplificazione delle regole processuali, con la riduzione delle incertezze interpretative, anche di natura giurisprudenziale, possono consentire, sicuramente, una celerità delle procedure concorsuali. In caso di sbocco giudiziario della crisi è prevista, in particolare, l'unicità della procedura destinata all'esame di tutte le situazioni di Pag. 16crisi e di insolvenza. Dopo una prima fase comune, quindi, la procedura potrà, secondo i diversi casi, evolvere nella procedura conservativa o in quella liquidatoria.
      Non meno importante, la parte riguardante la revisione della disciplina dei privilegi, ritenuta da tempo ormai obsoleta, che tra le maggiori novità prevede un sistema di garanzie mobiliari non possessorie. Proprio su questo punto, avevamo proposto anche un ordine del giorno a firma Zanetti che chiedeva di non estendere i privilegi anche alle sanzioni sulle imposte non versate, ma delimitarle solo alle imposte stesse, ma, purtroppo, su questo, il Governo non ci ha ascoltato. Apprezzabile è anche l'individuazione del tribunale competente in relazione alle dimensioni e tipologia delle procedure concorsuali. In particolare, le procedure di maggiori dimensioni verranno assegnate al tribunale delle imprese a livello di distretto di Corte d'appello. Per efficientare la gestione delle procedure concorsuali è stata, quindi, introdotta la figura del giudice specializzato. La dimensione, spesso ridotta, della maggior parte dei tribunali e il loro esiguo numero di giudici preposti alla disciplina concorsuale, non consentiva spesso un sufficiente livello di specializzazione in ambito di procedure concorsuali. Questo consentirà sicuramente una maggiore risolutezza delle procedure di liquidazione giudiziale. È stata, inoltre, colmata una lacuna dell'attuale legge fallimentare che non considera il concetto di insolvenza di gruppo, anche alla luce del recente Regolamento (UE) 2015/848, sull'insolvenza transfrontaliera, che impone, appunto, una disciplina della crisi di gruppo che il legislatore non contempla, eccetto talune disposizioni in tema di amministrazione straordinaria, tema questo che, come è ben noto, è stato stralciato da questo disegno di legge delega ed è attualmente pendente presso la X Commissione, sempre di questa stessa Camera. È stato, quindi, ipotizzato lo svolgimento di una procedura unitaria per la trattazione dell'insolvenza di gruppo, con appositi criteri di competenza territoriale, con obblighi di reciproca informazione a carico degli organi della procedura nel caso di processi distinti che si svolgono in sedi giudiziarie diverse. Infine, vorrei citare la sostanziale eliminazione, come procedura concorsuale, della liquidazione coatta amministrativa che residua unicamente come possibile sbocco dei procedimenti amministrativi volti all'accertamento e alla sanzione delle gravi irregolarità gestionali dell'impresa.
      Un provvedimento atteso, dunque, basti pensare che la normativa di base è ancora costituita dal regio decreto n.  267 del 1942, quando quasi tutti gli altri Stati dell'Unione europea si sono dotati, ormai, di normative sull'insolvenza ben più recenti. È ben vero che la legge fallimentare italiana è stata ripetutamente modificata e che, talvolta, soprattutto per effetto degli interventi normativi attuati col decreto legislativo n.  5 del 9 gennaio 2006 si è trattato di modifiche di ampio respiro che hanno interessato interi settori della legge, ma, per certi versi, ciò ha persino accentuato lo scarto tra le disposizioni riformate e quelle rimaste invariate, che ancora risentono di un'impostazione nata in un contesto temporale ben lontano dall'attuale. L'esigenza di un approccio di riforma non più episodico ed emergenziale, bensì sistematico ed organico, in modo da ricondurre a linearità un sistema divenuto nel tempo troppo farraginoso, deve rappresentare la mission di questo provvedimento, al quale il nostro gruppo parlamentare non farà mancare il suo sostegno. Ed è per questi motivi che annuncio il voto favorevole a nome di Scelta Civica-ALA.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

      NICOLA MOLTENI. Presidente, grazie, non ruberò tantissimi minuti, anche perché le considerazioni principali le abbiamo fatte durante il dibattito di questo disegno di legge. Io credo che si debba essere estremamente chiari, in modo particolare con coloro i quali in questo momento ci stanno ascoltando da casa, perché credo Pag. 17che questo disegno di legge, anzi, questa riforma organica e strutturale, come viene definita dal Governo e dalla maggioranza, una riforma epocale, per come viene definita e presentata, è sì meritevole, ma è morta, nasce morta e non troverà assolutamente mai compimento. Quindi, c’è questo stacco clamoroso con un'esigenza reale del Paese, perché il Paese chiede una riforma rispetto ad una legge – lo diceva correttamente il presidente della Commissione affari costituzionali, Mazziotti Di Celso, prima – che è datata, quella del codice fallimentare del 1942, e che è stata poi riformata nel corso del tempo in modo emergenziale per affrontare situazioni emergenziali sulle crisi di impresa e di insolvenza; crisi purtroppo sempre più radicate e radicali nel nostro Paese, in modo particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese; nonché sulle procedure fallimentari che si sono moltiplicate. Oggi, il dato della mia provincia, una provincia importante da un punto di vista economico, dice che rispetto al 2015, nel 2016 abbiamo avuto il 18 per cento in più di fallimenti. Il fallimento dell'azienda non è semplicemente il fallimento di una unità produttiva; nel momento in cui fallisce un'azienda, fallisce un sistema economico, fallisce un sistema economico che dà ricchezza a un territorio, che crea indotto al territorio, che dà la possibilità ad altri lavoratori, ad altri professionisti, ad altre piccole e medie imprese di poter lavorare, ed è ovviamente il fallimento di un sistema economico e lavorativo, in modo particolare, per coloro i quali hanno cinquanta e passa anni che difficilmente poi potranno essere ricollocati nel mondo del lavoro. Quindi, la morte di un'azienda è la morte di un territorio ed è la morte di un pezzo del nostro Paese.
      Quindi, se questa è un'esigenza purtroppo reale, dovuta anche a scelte sbagliate da parte del Governo, il Governo avrebbe dovuto impedire che questa morte celebrale, sistematica e continua da parte delle nostre aziende continuasse e le risposte sono state totalmente insufficienti e insoddisfacenti; è evidente che vi è la necessità di mettere mano al sistema delle procedure concorsuali, frazionato, spezzettato, caotico, lungo, difficile, complicato, tenendo insieme elementi diversi: l'elemento del mercato da un lato, l'esigenza di aziende sane di poter continuare ad essere competitive sul mercato, l'esigenza del creditore di potere riavere un proprio credito, l'esigenza dell'azienda decotta di poter avere quel briciolo e quel minimo di continuità aziendale per poter garantire la continuità aziendale stessa e la continuità lavorativa e occupazionale. Quindi, la necessità di tenere su un piano di equilibrio questi fattori assolutamente fondamentali, tutti assolutamente fondamentali per il sistema economico del nostro Paese, avrebbero dovuto trovare l'esigenza e la necessità da parte del Governo, da parte della maggioranza parlamentare, di approvare questo disegno di legge in tempi tali da poter far sì che questo disegno di legge, che questa riforma organica potesse realmente diventare legge. Noi dobbiamo essere chiari con quelli che ci stanno ascoltando, con i creditori, con le imprese, con le aziende, con tutti coloro i quali si sono incagliati in questi anni in diverse e variegate procedure concorsuali, spesso complicate, spesso costose, spesso lunghe e spesso generatrici di ulteriori problemi. Questo disegno di legge non verrà mai approvato, questa delega al Governo, l'ennesima delega al Governo non verrà mai esercitata, con grave danno nei confronti di coloro i quali, da anni, attendono una riforma organica e sistematica delle procedure concorsuali. Questo, Presidente, al di là degli aspetti meritori e meritevoli di questo disegno di legge, non tutti, ma alcuni sì, si sarebbe dovuto avere la responsabilità politica – visto che questo disegno di legge governativo è datato un anno fa e ritenendo questo un tema centrale e cardine del sistema economico e dello sviluppo economico del nostro Paese – di dare una accelerata. Invece, noi che cosa abbiamo e che cosa avremo ? Un disegno di legge che verrà approvato, che andrà al Senato, che verrà imboscato nella Commissione giustizia del Senato, dove già giacciono, su un binario morto, altre importanti Pag. 18riforme strutturali e organiche, perché così le avete definite, le ha definite ieri il Ministro Orlando presente in Aula, la cui presenza è sempre apprezzata; è uno dei pochi Ministri che mette la faccia sulle proprie cose, però non basta, non basta. Quindi, questo disegno di legge è arenato e insabbiato; è arenato e insabbiato il disegno di legge sulla riforma del processo penale; è arenato e insabbiato il disegno di legge sulla riforma del processo civile, altro importantissimo elemento fondamentale per far ripartire crescita e sviluppo nel nostro Paese. Infatti, la lentezza del sistema giustizia costa un punto di PIL al nostro Paese: uno dei motivi per cui gli investitori stranieri non vengono ad investire nel nostro Paese è non solo per la farraginosità delle procedure concorsuali ma anche per una lentezza cronica, sistematica ed endemica del sistema giustizia del nostro Paese.
      In una sola parola – e concludo, Presidente – tutte le più grandi e importanti riforme strutturali che avete iniziato non le avete completate e non le avete riformate. Questa doveva essere una legislatura di riforma anche per quanto riguarda il sistema giustizia ma si concluderà, perché questa è una legislatura che si avvia a concludersi, e pertanto la delega non verrà mai esercitata e sarà ricordata, anche per quanto riguarda il tema della giustizia e anche per quanto riguarda il tema delle procedure concorsuali, come un grande fallimento, un fallimento del Governo, un fallimento di Renzi e un fallimento della sinistra. Noi non godiamo di questi fallimenti, ma questo è il dato di fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

      ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. La legge delega che oggi ci apprestiamo a votare per la riforma della disciplina della crisi di impresa e dell'insolvenza appare di straordinaria importanza, se solo si considera che finalmente si potrà avere un unico corpus iuris in materia di fallimento, di crisi da sovraindebitamento e amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, ottenendo così un organico e sistematico approccio di riforma della materia concorsuale attraverso un nuovo testo unico dell'insolvenza. Fino ad ora nel tempo si è avuto un accavallarsi e stratificarsi di interventi normativi diversi, peraltro tutti all'insegna dell'emergenza che non ha aiutato e facilitato una lettura coerente del quadro normativo. In estrema sintesi, si può affermare che la presente normativa predispone una serie di strumenti per proseguire l'attività nella crisi di impresa, prevedendo una procedura di allerta per affrontare tempestivamente la crisi, un giro di vite sul concordato per garantire la continuità aziendale e l'addio al concetto di fallimento, sostituito da gestione della crisi e insolvenza. Questi sono i principi intorno ai quali ruota la nuova normativa.
      Per meglio comprendere la svolta, che oserei definire epocale cui si potrà pervenire dando attuazione a questo provvedimento che fra poco ci apprestiamo ad approvare, basti ricordare che la legge fallimentare, risalente al 1942 e novellata radicalmente nel 2006, ha subito, da tale data, ben sette modifiche. Le procedure relative alle crisi da sovraindebitamento a cinque anni dalla loro introduzione stentano ancora a decollare; le norme inerenti l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi – vi ricordate la famosa legge del Governo Prodi ? – sono state modificate per meglio consentirne l'applicazione a casi concreti, e qui mi riferisco a Parmalat, ad Alitalia ed altre imprese che rappresentano un momento importante dell'economia del nostro Paese. Il principale scopo dell'attuale normativa è quello di fare emergere in maniera tempestiva la crisi di un'impresa, fatto che limiterebbe la perdita dell'intero tessuto economico oltre che consentire, nella maggior parte dei casi, il risanamento aziendale, a beneficio soprattutto della preservazione dei valori aziendali. La legge delega, che si prevede conforme alla normativa Pag. 19dell'Unione europea e ai principi elaborati dalla Commissione delle Nazioni Unite per il diritto commerciale internazionale, fatto, questo, dovuto ed importantissimo, disciplina finalmente lo stato di crisi dei gruppi di imprese, introducendo il cosiddetto «concordato di gruppo», atteso da circa dieci anni.
      Particolare importanza riveste, come già prima accennavo, l'introduzione della cosiddetta «procedura di allerta e di composizione assistita delle crisi». Infatti, poiché prevenire è meglio di curare, all'articolo 4 la legge ha previsto, regolamentandone analiticamente ogni aspetto, il monitoraggio preventivo delle crisi di azienda, al fine di intervenire prima per contenere i danni e auspicabilmente salvare l'azienda. Inoltre, ha affrontato le problematiche relative al concordato preventivo, al fine di contenerne gli abusi che, da quando tale materia è stata innovata, si sono avuti, con gravi ricadute negative per il sistema economico del Paese. A tale riguardo la legge delega, come modificata dalla Commissione, ha finalmente espunto radicalmente dal nostro sistema giuridico il cosiddetto «concordato liquidatorio puro», consentendone la sopravvivenza unicamente nei casi in cui viene previsto dal proponente l'apporto di risorse esterne all'azienda che aumentino, in misura apprezzabile, la soddisfazione dei creditori e, in ogni caso, venga assicurato il pagamento dei creditori chirografari almeno nella misura del 20 per cento. Questi sono elementi importantissimi anche per la salvaguardia della solvibilità economica e della sopravvivenza delle aziende dei creditori. Anche in tal caso, inoltre, si è meglio regolamentato il concordato in continuità aziendale, prevedendo espressamente la figura del concordato misto in continuità con contemporanea liquidazione parziale, sulla scorta di quanto emerso dall'esperienza degli ultimi anni.
      Una particolare attenzione è stata riservata al potenziamento dei poteri del curatore, vero dominus della liquidazione giudiziaria; ed, infatti, il suo intervento e la sua azione nel procedimento sono stati resi più efficaci proprio grazie ad una serie di previsioni normative che riguardano il suo ruolo che, per la verità, fino al momento attuale era alquanto poco rilevante e non aveva delle certezze nelle proprie attività che invece con questo provvedimento gli andiamo a dare. Inoltre, è stato affrontato ogni aspetto della liquidazione giudiziale, prevedendo espressamente il diritto all'informazione del debitore insolvente lasciato troppo spesso, fino ad oggi, ignaro su ogni vicenda relativa al suo patrimonio. Il debitore insolvente continua a partecipare alla vita della propria azienda, mentre con la legge che andiamo a modificare, nel momento in cui ne veniva decretato il fallimento o c'era un concordato, usciva sostanzialmente dalla gestione dell'azienda, che era anche il frutto di tanti sacrifici che aveva fatto nel tempo, al di là di comportamenti che potevano essere oggetto di attività anche sul piano penale. Dunque, oggi continua a mantenere la sua presenza nell'azienda e ad intervenire e a far sì che eventualmente nel futuro possa ancora riacquistare questo patrimonio che aveva contribuito a formare.
      Il provvedimento è intervenuto in materia di procedura di composizione delle crisi da indebitamento, introdotte nel nostro ordinamento con la legge n.  3 del 2012. Per meglio disciplinare i vari aspetti che, per esperienza comune, erano risultati lacunosi nel testo originario, è inoltre prevista finalmente la necessità di riordinare e di revisionare l'intero sistema dei privilegi per il quale, nel corso degli ultimi decenni, si è assistito ad una vera e propria stratificazione normativa che ha ingenerato, negli addetti ai lavori, difficoltà operative e per i creditori chirografari enormi difficoltà di soddisfazione delle proprie ragioni creditorie.
      Interessante è poi la previsione dell'articolo 11-bis, ossia il controllo di legalità da parte del notaio sull'adempimento dell'obbligo di rilascio della garanzia fideiussoria prevista a favore dei promittenti acquirenti dell'immobile dal decreto legislativo n.  122 del 2005, norma troppo spesso disattesa, e all'articolo 13, nella parte attinente le modifiche da apportare Pag. 20al codice civile. Questo proprio nell'interesse di tutelare le posizioni di chi, estraneo a tutta la vicenda, acquista o ha rapporti con queste situazioni che stiamo trattando, in questo caso prevedendo e disciplinando l'obbligo, anche per le società a responsabilità limitata, di nominare l'organo di controllo in caso di superamento di soglie di fatturato o patrimonializzazione.
      Per rendere, poi, più efficiente la gestione concorsuale, è stata prevista la figura del giudice specializzato, con la previsione di procedere ad un adeguato potenziamento degli organici esistenti, congiuntamente alla predisposizione di misure tese ad assicurare un più elevato livello di specializzazione. In questo va fatto un riferimento al tribunale delle imprese, che è una delle ultime riforme che abbiamo fatto, che sta funzionando in maniera decisiva per la risoluzione non solo delle controverse che gli sono affidate, proprio sul piano funzionale, ma anche in riferimento a questa specifica competenza. Qui bisogna fare un riferimento e un richiamo al Ministro, perché possa potenziare, con il passare del tempo, gli uffici del tribunale delle imprese, non solo sul piano amministrativo e dei magistrati, ma anche sul piano dei mezzi, perché è un organo giurisdizionale che sta funzionando bene e che veramente ha una competenza che tranquillizza i cittadini, proprio per la sua specifica specializzazione. È con queste motivazioni e per queste situazioni che qui sinteticamente ho richiamato, che, a nome del gruppo di Area Popolare, annuncio il voto favorevole al provvedimento.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

      ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, egregi colleghi, signor sottosegretario, questo disegno di legge interviene, dopo settantacinque anni, a modificare il regio decreto del 1942, la legge fallimentare: settantacinque anni ! Prima di passare al merito di questo disegno di legge, voglio sottolineare che questo regio decreto ha retto l'economia e, in un certo senso, ha disciplinato la gestione d'impresa e la vita delle imprese per ben settantacinque anni. Come è potuto accadere ? Evidentemente, a differenza delle leggi fatte da questo Parlamento in anni recenti, è una legge ben pensata, che, perlomeno, per questi settantacinque anni, ha potuto ben fronteggiare l'obiettivo per il quale era stata prodotta. Ora, non è solo questo l'esempio di una legislazione antica che ha resistito all'usura del tempo. Le leggi di oggi, invece, durano lo spazio di un mattino. È accaduto in quest'Aula di discutere un decreto-legge che modificava un altro decreto-legge non ancora convertito dal Parlamento. Questo per dirvi quanto brutta sia la legislazione di questo Parlamento. Noi dovremmo procedere con calma ogni volta che affrontiamo questioni serie; dovremmo meditare, perché dobbiamo pensare alle leggi come a regole per la comunità, che devono durare nel tempo. Il regio decreto del 1942, che noi oggi sostanzialmente modifichiamo profondamente, a sua volta, succedeva ad una legge sul commercio del 1882, che rimase in vigore per sessant'anni. Ecco, questa è la dimensione. E se pensiamo sempre a quegli anni – gli anni Trenta e Quaranta –, noi notiamo che in quegli anni sono state approvate delle leggi che praticamente sono rimaste in vigore per decenni – mi riferisco al codice penale, al codice di procedura penale, al codice civile – e su cui normalmente siamo intervenuti con degli interventi episodici, quando proprio il trascorrere del tempo lo ha reso necessario.
      Quindi, l'onestà intellettuale mi impone e ci impone di dichiarare che questa legge, a differenza delle altre che in questo Parlamento sono state votate, è frutto di una discussione e di una riflessione abbastanza approfondite. Il lavoro della Commissione è stato intenso; le audizioni sono state di altissimo livello e numerose. Quindi, il testo che noi oggi abbiamo davanti è un testo sul quale finanche il Comitato per la legislazione, che è sempre severo e attento, in questa occasione ha Pag. 21fatto pochi rilievi. Ora, la prima questione che va esaminata è che si tratta di una legge delega. Normalmente, le leggi delega qui, in quest'Aula, sono costituite da contenuti generici, con principi altrettanto evanescenti. Tutto questo qui, oggi, noi non lo possiamo dire, onestamente parlando. Lo stesso Comitato per la legislazione rileva che una certa genericità c’è soltanto in alcuni articoli e niente di più. Inoltre, questo disegno di legge finalmente, quando fissa l'eventuale proroga del passaggio del decreto legislativo futuro alle Commissioni, cerca di evitare la cosiddetta tecnica dello scorrimento, anche se in modo contraddittorio; contraddizione che rimane, purtroppo, nel testo, ma bisogna dare atto che, una volta tanto, la tecnica di scorrimento è stata messa sotto osservazione.
      Questa legge delega il Governo a riordinare tutta la materia. Si tratta di un riordino ispirato ad una filosofia che è sostenuta anche dalla Comunità europea, ma che in Italia aveva avuto già delle avvertenze e delle sollecitazioni da parte dei giuristi e da parte della magistratura. Quindi, la materia è completamente sovvertita rispetto al passato. Se noi andiamo a leggere il regio decreto del 1942, vedremo che il 90 per cento delle norme attiene al fallimento delle imprese e alle conseguenze del fallimento delle imprese sui falliti. Sostanzialmente, il legislatore fece questo ragionamento: l'economia si svolga e si muova liberamente; quando, però, uno fallisce, con il regio decreto del 1942, ne discipliniamo il fallimento, praticamente celebriamo il funerale. Non a caso, del funerale rimane traccia nel linguaggio. La parola «bancarotta», sia essa fraudolenta o semplice, richiama l'abitudine che vi era in Toscana: quando un imprenditore falliva, i creditori erano autorizzati ad entrare in bottega e a rompere, sfasciare, spaccare il banco. Con questo disegno legge questa filosofia è abbandonata. Infatti, il titolo non è più «Norme sui fallimenti», ma «Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza».
      Allora, i pilastri sono tre. Da un lato, si stabilisce una serie di meccanismi che precocemente avvisino oppure facciano rilevare ad alcuni soggetti specificati che l'impresa è in uno stato che potrebbe portare ad insolvenza. Una volta che questa crisi è avvertita, che i sintomi di questa crisi sono avvertiti, c’è un meccanismo per curare questa situazione ed è quanto è contenuto nell'articolo 4, nell'articolo 5 e via discorrendo. Una volta che la crisi dell'impresa è eclatante, intervengono meccanismi di composizione consensuale, anche con interventi stragiudiziali, per tentare di consentire all'impresa di riprendersi e di ritornare tranquillamente sul mercato, ed è in extrema ratio prevista l'ipotesi in cui si procede non alla procedura di fallimento, ma alla ormai cosiddetta procedura di liquidazione giudiziale. Questi sono i tre passaggi, le tre fasi che sono state qui costruite e ciò per il semplice motivo che, prendendo atto che siamo appunto in una società capitalistica nella quale l'impresa è il motore del capitalismo, è evidente che, a condizioni date, bisogna impedire che l'impresa provochi danni a se stessa e anche agli altri. Quando dico «gli altri» mi riferisco ai creditori, mi riferisco all'indotto in genere, mi riferisco soprattutto ai lavoratori. Quindi il meccanismo prende atto della funzione come dire «sociale» dell'impresa riconosciuta anche dalla nostra Costituzione perché l'impresa, come la proprietà, dovrebbe essere ammessa dagli articoli 41 e 42 dalla Costituzione ma deve svolgere una funzione sociale. Ora questo concetto della funzione sociale in un certo senso è oggetto, ispira le norme che abbiamo davanti a noi. Quindi se noi guardiamo gli strumenti che sono stati inseriti nel disegno di legge delega essi sono, ad esempio, l'incentivazione degli istituti stragiudiziali di risoluzione della crisi; abbiamo – brutta parola – l'esdebitazione che praticamente significa un meccanismo di tutela per il sovraindebitamento e quindi è rivisitata tutta la normativa relativa ai privilegi cioè alla maggiore o minore tutela dei creditori rispetto alla massa del fallimento; è introdotta e meglio definita la garanzia non Pag. 22possessoria che abbiamo già disciplinato in un'altra legge precedentemente e soprattutto...

      PRESIDENTE. La invito a concludere.

      ARCANGELO SANNICANDRO. ...abbiamo finito ? E soprattutto è limitato il ricorso al concordato. Ora, concludendo – visto che sono già stato richiamato –, è un disegno di legge sul quale noi voteremo favorevolmente. Non è detto che, poiché si è all'opposizione, bisogna votare sempre contro...

      PRESIDENTE. Deve concludere.

      ARCANGELO SANNICANDRO. ...concludo velocemente. Quando alcune regole, di cui abbiamo richiesto il rispetto nella formazione della delega e nei contenuti, vengono rispettate, non possiamo che prenderne atto con piacere, e quindi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

      CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Il provvedimento che oggi esaminiamo è un provvedimento che nasce da una serie di disegni di legge e in particolar modo si propone, si prefigge di ridisegnare, in termini naturalmente attuali e di maggiore conformità alle tendenze evolutive dell'ordinamento statuale e anche dell'ordinamento comunitario, una materia importantissima, una materia vitale non solo per le dinamiche economiche del nostro Paese ma anche per la rilevanza giuridica che tali dinamiche rivestono laddove si consideri che la tutela del credito è forse uno dei campi, dei settori dove maggiori sono le criticità registrate soprattutto in termini di efficacia della tutela. E questa visione organica resta anche dopo lo stralcio della parte della riforma che avrebbe riguardato l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi che, presente originariamente, non lo è nella versione finale proprio per essere stata oggetto di stralcio. E tale revisione complessiva della normativa presenta sicuramente profili di indubbio valore positivo quindi certamente condivisibili a partire, per esempio, dalla introduzione della fase preventiva di allerta che consente l'emersione immediata della crisi dell'impresa e soprattutto la definizione di una procedura certa ed efficace per quanto riguarda la risoluzione assistita della crisi. Questo proprio per prevenire le situazioni più patologiche, quelle degenerative rispetto alle quali poi diventa complesso se non addirittura impossibile non solo garantire una efficacia effettiva della tutela del credito ma soprattutto anche salvaguardare il valore residuo dell'impresa dopo la crisi.
      Come pure la facilitazione all'accesso dei piani di risanamento e agli accordi di ristrutturazione del debito rappresenta una misura che si muove nella stessa logica che è proprio di contemperare questi due obiettivi che rappresentano un po’ una costante di tutta la trama normativa del provvedimento, cioè tutela del credito, da un lato, e soprattutto salvaguardia dell'impresa in crisi dall'altro. E, in questo senso, devo dire che le norme che di fatto introducono una semplificazione delle regole processuali si muovono in una logica di maggiore chiarezza, di maggiore anche applicabilità degli istituti contemplati dalle disposizioni perché, quanto più univoca e chiara è la definizione delle disposizioni di procedura, tanto minori sono gli spazi per i dubbi interpretativi e, quindi, anche per le evoluzioni ermeneutiche che spesso si traducono di fatto in una riscrittura nel diritto vivente di istituti importantissimi e delicatissimi come quelli di tale settore.
      Quindi, avere immaginato una unicità della procedura almeno nella fase iniziale per tutte le situazioni di crisi e di insolvenza costituisce sicuramente un significativo passo in avanti e poi, dopo la prima fase comune, il giudizio può avere una evoluzione per così dire bidirezionale, cioè c’è una procedura conservativa e c’è una procedura liquidatoria a seconda della effettiva situazione di crisi attraversata dal Pag. 23soggetto imprenditoriale, dal soggetto sottoposto alla procedura e, dunque, un'aderenza anche migliore rispetto alle esigenze effettive di tutela.
      Da condividere è sicuramente anche la parte del provvedimento che rivede la disciplina dei privilegi, questo anche per contenere alcuni fenomeni degenerativi che nella pratica applicativa sono stati registrati e che sicuramente non sono esenti da censure e da critica, considerando anche le somme da portare in prededuzione per quanto riguarda i costi di gestione delle procedure, che purtroppo, dobbiamo dire, nella realtà spesso si sono protratte per anni, per decenni determinando di fatto una espropriazione non solo del bene e del valore dell'impresa ma soprattutto una mortificazione della prospettiva di ripresa effettiva del soggetto sottoposto alla procedura concorsuale.
      E va sempre nella logica del chiarimento e nella logica della semplificazione anche la disposizione relativa alla configurazione della competenza, la individuazione dei tribunali competenti ad esaminare la procedura e ovviamente a decidere sulla procedura, con il criterio delle dimensioni e della tipologia delle procedure concorsuali. Ciò è sicuramente un avanzamento in termini di efficacia della tutela perché devolvere la cognizione di questa materia e dei casi che in concreto si presentano, a seconda della consistenza della procedura e della tipologia della procedura, a organi giurisdizionali che hanno anche un certo tasso di specializzazione e, quindi, danno anche una elevata garanzia in termini di professionalità, è un principio che meglio garantisce e meglio protegge i soggetti coinvolti nella vicenda, quindi non solo il soggetto sottoposto alla procedura concorsuale ma anche coloro che entrano in relazione con la procedura in termini non solo di stretta titolarità del credito ma anche perché, a vario titolo, possono essere coinvolti dalla vicenda del fallimento, delle difficoltà della crisi e dell'insolvenza. Quindi, c’è un rafforzamento del ruolo anche del tribunale dell'impresa, che ovviamente è in linea con quanto dicevo prima a proposito dell'andare nella direzione della valorizzazione della professionalità, della competenza e quindi anche dell'auspicabile omogeneità delle decisioni che vengono prese rispetto a fattispecie simili.
      C’è la cancellazione della procedura fallimentare. Si ricordava anche prima, in qualche intervento che mi ha preceduto, una modifica del lessico dietro alla quale ovviamente non c’è solo una rivisitazione formale di questi istituti, ma anche l'indicazione di quella che è la logica che li ispira, per cui il superamento anche di una visione, qual è quella legata all'istituto del fallimento, per favorire in termini di ripresa, e comunque di maggiori opportunità, il soggetto sottoposto con il ricorso alle procedure di liquidazione giudiziale. Per cui, in questa nuova configurazione, il curatore diviene il vero dominus della procedura, il che dovrebbe prevenire tutta una serie di difficoltà e di criticità che nell'esperienza applicativa degli istituti oggi si registra nelle varie realtà dei tribunali. Soprattutto, vi è la possibilità, in caso di afflusso di nuove risorse, di poter definire un concordato di natura liquidatoria. In questo senso, la revisione delle disposizioni che investono l'unico istituto che nell'esperienza pratica, e quindi nell'esperienza applicativa della normativa oggi vigente, cioè il concordato preventivo, ha dato prova positiva (perché questo è lo strumento sicuramente di maggiore funzionalità), dovrebbe potenziare e rafforzare questo ruolo positivo che il concordato preventivo si è guadagnato nella esperienza applicativa.
      C’è un ulteriore aspetto condivisibile: l'eliminazione della liquidazione coatta amministrativa che di fatto residua nei soli casi di gravi irregolarità gestionali delle imprese, quindi assume quasi una natura sanzionatoria. Sulla esdebitazione di diritto, quindi non più dichiarata dal giudice nelle ipotesi di insolvenza minore, si è già detto. Dobbiamo dire che, per la prima volta, viene introdotta anche nelle ipotesi di insolvenza e di crisi dei grandi gruppi di impresa la possibilità di una normativa specifica di riferimento che dovrebbe superare tutti questi aspetti. Questi sicuramente Pag. 24sono i dati condivisibili, siamo tuttavia in presenza di una delega, bisognerà vedere che uso si farà della delega e, quindi, in concreto quale sarà il disciplinare che verrà fuori. Resta la nostra forte critica rispetto al coinvolgimento della figura dei professionisti come soggetti potenzialmente sottoponibili alle procedure in questione. Per tali ragioni, Forza Italia si asterrà nella votazione, attendendo per il giudizio definitivo il varo dei decreti legislativi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.

      FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Oggi ci avviamo a concludere l'esame di un provvedimento che presenta diversi aspetti interessanti e altri meno condivisibili, con sostanziali criticità.
      Il provvedimento muove da una premessa di fondo: un'azienda con problemi di natura economico-finanziaria rischia di trascinare con sé, per effetto domino, altre imprese, continuando a contrarre obbligazioni che non potrà più soddisfare. Affrontare in maniera tempestiva invece casi di crisi aziendale, consente sia di limitare le perdite del tessuto economico e dell'occupazione, e più in generale di tutelare il tessuto economico contiguo. Questo provvedimento arriva ben 74 anni dopo la legge fallimentare, infatti il regio decreto n.  267 è del 1942. Sono stati molti i tentativi di riforma succedutasi negli ultimi anni che non hanno mai portato ad una riforma organica generale, soprattutto perché legati a situazioni del tutto contingenti di singole imprese. Da tempo, quindi, si aspetta una significativa revisione delle procedure concorsuali, soprattutto anche in relazione alla mutata realtà a cui deve essere applicata. Si tratta di una riforma per un settore che costituisce indubbiamente uno tra i più critici per la competitività del Paese. Una riforma che ci potrebbe allineare ai criteri che ispirano la disciplina di questa materia in molti altri Paesi europei. Sono convinta che sia necessario un nuovo approccio per salvare le imprese e dare una seconda chance agli imprenditori.
      Infatti, sono circa 200 mila le imprese nell'Unione europea che ogni anno dichiarano insolvenza e 1.700.000 persone che, di conseguenza, perdono il lavoro. È, quindi, quanto mai opportuno dare alle imprese sane la possibilità di ristrutturarsi e restare operative. Ciò potrebbe contribuire a produrre una serie di effetti positivi, in una sorta di effetto a catena: le imprese sane rimarrebbero in attività, i lavoratori conserverebbero il posto di lavoro e anche i creditori avrebbero la possibilità di recuperare una percentuale più elevata dei loro investimenti.
      Questo provvedimento viaggia in tal senso, ma purtroppo non sapremo se vedrà la luce e se il Governo riuscirà ad istituire in tempi brevi i meccanismi e gli strumenti che garantiscano ad imprese sane, ma in difficoltà finanziarie, di ristrutturarsi in una fase precoce, in modo da evitare l'insolvenza.
      Lasciare che un'azienda che attraversa difficoltà di natura economico-finanziaria continui a contrarre obbligazioni che non potrà soddisfare danneggia anche i soggetti che vi gravitano intorno, si pensi ai fornitori di beni e servizi intermediari. Affrontare, invece, in maniera tempestiva i casi di crisi aziendale consente di limitare le perdite sia del tessuto economico che a livello occupazionale.
      In questo percorso è importante che l'impresa, specie di piccole e medie dimensioni, si faccia affiancare da professionisti esperti del settore. È fondamentale che anche la magistratura sia in grado di espletare in maniera esaustiva il proprio ruolo, data anche la natura specialistica delle competenze giuridiche in ambito di procedure concorsuali.
      Tra i punti fondamentali di questo testo, esprimo giudizio positivo soprattutto sull'individuazione di possibili ed effettivi strumenti di prevenzione e di allerta diretti ad un'individuazione precoce e tempestiva della crisi d'impresa, che consentano alle aziende di poter rientrare nel Pag. 25mondo imprenditoriale e ripartire all'interno del tessuto produttivo nazionale.
      Per quanto previsto poi dall'articolo 9 in materia di sovraindebitamento, sarebbe stato importante introdurre risorse pubbliche per chi accede a questa procedura, in forza di quello che era stato lo spirito originario di questo strumento. Chi assiste la procedura dovevano essere organismi pubblici, che invece si fanno pagare. Servirebbe il patrocinio gratuito per chi accede a questa procedura. Andava affrontato un percorso organico, a partire dalla riforma del sistema creditizio, in quanto è dall'erogazione del credito che si fondano le procedure che stiamo affrontando. Il modificare una o più leggi singolarmente non risolve in maniera assoluta il problema che va affrontato nel suo complesso attraverso una politica di riforma sostanziale, non solo delle leggi, ma dei principi che generano tali norme. Sicuramente si è tentato di affinare lo strumento alla luce dell'esperienza, ad esempio, dando la possibilità di accedere alla procedura a soggetti che fino ad ora ne restavano esclusi, come ad esempio i soci limitatamente responsabili per la parte di indebitamento personale (una problematica questa molto diffusa in giurisprudenza), oltre che l'introduzione dell'organismo di composizione della crisi, del merito creditizio rispetto al reddito disponibile operata dal finanziatore, attività in cui le banche in passato hanno avuto degli atteggiamenti ben poco professionali, elargendo credito senza alcuna valutazione su solidità e prospetti dei soggetti.
      Scompare il termine «fallimento» caratterizzato da un'evidente accezione negativa e si spera che l'obiettivo sia realizzare un percorso più snello rispetto a quello che oggi caratterizza la procedura di fallimento, teso ad abbreviarne i tempi di svolgimento, diretto quindi a produrre un più rapido soddisfacimento dei creditori.
      Per ora, assistiamo a procedure affidate sempre agli stessi professionisti, a discapito dei giovani che si affacciano alla professione. Professionisti che allungano il brodo, che allungano l'agonia di società e creditori, spesso per spremere per se stessi tutte le risorse rimaste, a discapito appunto dei creditori.
      Vorrei poi soffermarmi su alcune gravi criticità. La prima è che siamo di fronte all'ennesima delega del Governo che molto probabilmente non riuscirà ad espletare.
      La seconda riguarda invece il contenuto dell'articolo 4, e questa cosa l'ho fatta presente più volte al relatore: al comma 1, lettera 0a) introdotta in Commissione, si prevede che le procedure di allerta e di composizione assistita della crisi, che sono finalizzate a incentivare l'emersione anticipata della crisi e agevolare lo svolgimento di trattative tra debitori e creditori, non si applichino alle società quotate in borsa o in altro mercato regolamentato, nonché alle grandi imprese. Questa è una cosa gravissima, il fatto che le procedure di allerta non siano applicate a queste società. Questo fa sì che i segnali di allerta non verranno applicati. Perché ? Sono troppo grandi per fallire, e dunque non vanno monitorate in caso di pericolo di insolvenza ? Mi è stato detto dal relatore, ma l'ha detto durante la fase anche di voto in Aula, che forse arriverà una direttiva europea che suggerisce di non applicare le procedure d'allerta a queste società. Per ora, però, la situazione rimane questa, non c’è una direttiva europea; quindi, noi dovremmo normare in Italia per quello che è la situazione. Purtroppo, resteranno poi invischiati in questa situazione i cittadini, i risparmiatori, che, in caso di insolvenza dell'impresa, cosa faranno ? Come verranno garantiti ? Come garantiremo il rischio che a cascata...

      PRESIDENTE. Scusi, onorevole Businarolo. Onorevole Di Lello, gentilmente, grazie. Prego.

      FRANCESCA BUSINAROLO. Come potremo prevenire il rischio che, a cascata, molte altre imprese satellite risentano in modo pesante di queste crisi ? Semplice, la procedura di allerta si doveva applicare anche alle grandi imprese quotate.
      Ho concluso, Presidente, e dichiaro che il voto del MoVimento 5 Stelle su questo Pag. 26provvedimento sarà di astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

      FRANCO VAZIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, in questa legislatura abbiamo discusso ed approvato riforme di straordinaria importanza, sia in campo civile che in campo penale. Riforme e leggi di cui si discuteva da anni, provvedimenti che ponevano al centro della discussione principi quali trasparenza, equità e rigore, che hanno consentito di rendere la giustizia più efficiente ed avvicinarla ai cittadini. Rigore e trasparenza quando si sono votati il 416-ter, voto di scambio politico-mafioso, e il reato di falso in bilancio, e quando si sono aggravate le pene per i reati contro la pubblica amministrazione. Equità quando abbiamo detto che, per ottenere la sospensione condizionale della pena e per accedere ai riti premiali, si deve restituire il maltolto. Divorzio breve, negoziazione assistita, incentivazione di misure stragiudiziali per definire le controversie. Ed ancora, approvazione della legge delega per la riforma del processo civile, quella sul processo penale e la legge che introduce il reato di tortura.
      Riforme e leggi, queste ultime, che sono all'esame del Senato e, come ha auspicato il Ministro Orlando, contiamo di approvare a breve in via definitiva. Insomma, leggi che traguardano la riforma complessiva della giustizia civile e penale, di cui la legge delega che ci accingiamo a votare oggi è un ulteriore importantissimo tassello.
      Disciplinare la crisi di impresa costituiva e costituisce un obiettivo non rinviabile, sia perché l'attuale impianto risale al 1942 sia perché oggi le norme vigenti, sebbene parzialmente modificate ed aggiornate nel tempo, non rispondono ai bisogni del sistema economico e sociale del nostro Paese.
      Quando le imprese che sono colpite da una crisi avviano processi di ristrutturazione del debito e accordi con i creditori che poi, quasi sempre, falliscono, quando in tali casi, anche per questioni modeste, consegue con sistematica frequenza anche l'insorgenza di conseguenze penali devastanti per l'imprenditore, quando i creditori, all'esito di tali processi, troppo frequentemente vengono frustrati nelle loro aspettative, non conseguendo spesso neppure il rimborso delle spese di procedura, ebbene, quando accade questo, è necessario intervenire. Per questo motivo è stato avviato un lungo e proficuo percorso di studio, di analisi e di confronto.
      Avevamo due obiettivi: il primo, quello di intervenire, in modo organico e sistematico, su una disciplina datata e che è risultata sempre più incapace di risolvere nel merito i problemi della crisi di impresa. Dovevamo consegnare agli interpreti risposte chiare e regole efficaci, in modo che fenomeni nuovi, cambiamenti economici sempre più rapidi, potessero essere adeguatamente ed efficacemente affrontati. Il secondo obiettivo era quello di trovare un nuovo e più equo equilibrio tra gli interessi in gioco e contrapposti che si trovano nelle procedure concorsuali.
      Esisteva la necessità di non decretare la morte civile dell'imprenditore che venisse colpito da una crisi, ma, nello stesso tempo, dovevamo tutelare il giusto interesse dei creditori ad essere soddisfatti nei tempi più rapidi possibili. Quante volte è accaduto che, a fronte di una crisi d'impresa, di una procedura concorsuale, siano conseguite a pioggia altre crisi delle imprese a loro volta creditrici della prima.
      Quante volte abbiamo visto polverizzare posti di lavoro ed opportunità di ripresa e di riabilitazione imprenditoriale perché mancavano norme che potessero consentire la gestione di tali fasi. Ebbene, la commissione ministeriale presieduta dal dottor Rordorf ci ha offerto un lavoro eccellente e abbiamo svolto una lunghissima serie di audizioni che hanno coinvolto la magistratura, le eccellenze della dottrina e dell'università. A tutti loro deve andare un nostro sentito e sincero ringraziamento. Pag. 27
      Ebbene, colleghi, di fronte alle molte sollecitazioni ricevute dal nostro Paese da parte dell'Europa e delle Nazioni Unite, oggi votiamo una legge di delega al Governo completa, organica e davvero efficace, in grado di affrontare e risolvere positivamente le crisi d'impresa e dell'insolvenza. Viene abbandonato il concetto di fallito e fallimento, insomma la morte civile dell'impresa. Seguiamo una tendenza già consolidata in numerosi Paesi per evitare quella negatività e quel discredito, anche personale, propri di quella definizione storicamente consolidata.
      Vengono definite in modo non equivoco due nozioni: la crisi, che non equivale ad insolvenza, ma implica un pericolo ed evoca un alert, e l'insolvenza, una nozione già collaudata dalla giurisprudenza e dalla dottrina e che non era opportuno modificare rispetto all'attuale formulazione normativa. Insomma, un approccio innovativo, anche lessicale, per esprimere una diversa nuova cultura per superare l'insolvenza, vista come evenienza fisiologica nella vita di un'impresa, da prevenire, eventualmente da regolare, ma da non coprire con pubblico e manifesto discredito. Tutto questo con la particolare attenzione che tale modifica terminologica non influisca sulla pretesa punitiva in presenza delle medesime condotte illecite.
      Ripercorrendo per titoli le novità salienti di questo provvedimento: niente fallimento, ma liquidazione giudiziale. La procedura di liquidazione giudiziale sostituisce l'attuale disciplina del fallimento. Allerta per prevenire la crisi: per anticipare l'emersione della crisi di impresa e facilitare una composizione assistita, viene introdotta una fase preventiva di allerta, che può essere attivata direttamente dal debitore o d'ufficio dal tribunale. In caso di procedura su base volontaria, il debitore avrà sei mesi di tempo per raggiungere una soluzione concordata con il creditore. L'imprenditore, che attiva tempestivamente l'allerta o si avvale di istituti per la risoluzione concordata della crisi, godrà di misure premiali. Non punibilità dei delitti fallimentari, se il danno patrimoniale è di speciale tenuità, attenuanti per gli altri reati e riduzione di interessi, sanzioni e debiti fiscali. Regole processuali semplificate, incentivi alla ristrutturazione dei debiti. Il limite del 60 per cento dei crediti per l'omologazione dell'accordo di ristrutturazione dei debiti dovrà essere eliminato o, quanto meno, ridotto.
      Il concordato: il concordato preventivo viene ridisegnato, ammettendo, accanto a quello in continuità, anche il concordato che mira alla liquidazione dell'azienda, se è in grado di assicurare il pagamento di almeno il 20 per cento dei crediti chirografari.
      Insolvenza dei gruppi di impresa: viene prefigurata una procedura unitaria per la trattazione della crisi e dell'insolvenza delle società di gruppo.
      Norme «salva famiglia» più ampie: si riordina la disciplina del sovraindebitamento, comprendendo nella procedura di composizione anche i soci illimitatamente responsabili e assicurando una gestione coordinata delle procedure riguardanti più familiari. Il debitore meritevole, solo per una volta, potrà accedere all'esdebitazione, anche quando non sia in grado di soddisfare i creditori.
      Onorevole Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, per l'ennesima volta ci troviamo a votare un provvedimento fondamentale per adeguare il nostro Paese alle sfide che lo attendono, così come accadde molte volte in questa legislatura, quando approvammo le leggi di cui ho detto all'inizio del mio intervento, quando l'Assemblea volle i tanti provvedimenti ispirati al rigore e all'equità per colpire le condotte illecite, come corruzione e riciclaggio, e per dire ai cittadini onesti che l'Italia vuole diventare un Paese normale, così come accadde quando si approvò il testo per disciplinare le unioni civili e il divorzio breve.
      Ebbene, anche oggi vogliamo dire che non esiste e non si vive di una narrazione fatta solo di parole vuote e parole inutili. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, noi, per l'ennesima volta, in questa legislatura, con il voto di oggi, dimostriamo con i fatti che questo Parlamento lavora seriamente per Pag. 28risolvere i problemi e per riformare l'Italia e che alle parole noi contrapponiamo riforme attese da decenni. Per tutte queste ragioni, il Partito Democratico, con la determinazione di sempre, voterà favorevolmente su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

      DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, abbiamo bisogno di tenere un Comitato dei nove di dieci minuti, perché, alla luce dell'approvazione dell'emendamento dell'onorevole Mazziotti Di Celso, non c’è stato il dovuto coordinamento necessario ed anche essenziale rispetto ad alcuni articoli.

      PRESIDENTE. Sta bene. Bastano dieci minuti, onorevole Ferranti ?

      DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Sì, grazie.

      PRESIDENTE. Bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12,45.

      La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 12,50.

(Correzioni di forma – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Do la parola alla presidente della Commissione, onorevole Ferranti, che all'esito del Comitato dei nove ha chiesto di intervenire per una proposta di correzione di forma ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento. Ne ha facoltà.

      DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, il Comitato dei nove ha preso atto e ha deliberato. Ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, propongo a nome del Comitato dei nove le seguenti correzioni di forma, conseguenti all'approvazione dell'emendamento Mazziotti Di Celso 4.60. Articolo 4, comma 1, lettera c), le parole: «tipizzare altresì le segnalazioni che la cancelleria del giudice civile o penale deve inviare al presidente della sezione specializzata in materia di impresa» sono soppresse. All'articolo 4, comma 1, lettera f), le parole: «il soggetto esperto nella gestione della crisi di impresa incaricato ai sensi della lettera e)» sono sostituite dalle seguenti: «il collegio di esperti di cui alla lettera a)».

      PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la proposta di correzioni di forma formulata dalla presidente della Commissione si intende accolta dall'Assemblea.
      (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3671-bis-A)

      PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
      Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.  3671-bis-A: «Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (Testo risultante dallo stralcio dell'articolo 15 del disegno di legge n.  3671, deliberato dall'Assemblea il 18 maggio 2016)».
      Dichiaro aperta la votazione.
      (Segue la votazione).

Pag. 29

      Dichiaro chiusa la votazione.
      La Camera approva (Vedi votazione n.  15).

      Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn.  3609 e 3884.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,55).

      PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta, come avevo già anticipato, concederò la parola eccezionalmente, per lo svolgimento degli interventi di fine seduta, sulla materia dei vitalizi.

      GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

      PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

      GIANNI MELILLA. Presidente, ho molto rispetto per il Partito Democratico, e non dimentico mai che sono qui in Parlamento perché ho partecipato alle elezioni in una coalizione che si chiamava «Italia. Bene comune» (Applausi); e quindi non ho nessun motivo di inimicizia nei confronti del segretario di questo partito, a cui va tutta la mia considerazione politica. Però devo dire che ieri forse lui – anzi sicuramente – ha fatto un errore, perché non si può assecondare la bestia antiparlamentaristica diffondendo voci infondate sui vitalizi. Forse lui non sa che dal 2012 i vitalizi non ci sono più: ci sono delle pensioni che sono rapportate ai contributi – pari a 918,28 euro – che ogni parlamentare versa mensilmente. Si prende, a 65 anni, una pensione con lo stesso identico meccanismo che vale per tutti i lavoratori italiani. C’è un problema dei vecchi vitalizi ? Allora si discuta dei vitalizi in essere, che già ci sono, ma non di vitalizi che non esistono più. Qui ci sono 300 deputati che, se la legislatura non avrà il suo corso naturale, non prenderanno niente, e ci sarà per loro una cosa che non vale per i lavoratori italiani. I lavoratori italiani che non raggiungono il minimo contributivo perdono quello che hanno versato, a meno che non proseguono volontariamente i loro contributi. Questo è vietato ai deputati. Quindi, io ritengo che noi dobbiamo avere una visione molto più equilibrata, soprattutto difendere le prerogative del Parlamento in questo caso, non dobbiamo assecondare qualunquismo e antiparlamentarismo. Con molto rispetto, lo dico (Applausi).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

      MAURIZIO BIANCONI. Presidente, io non faccio una questione di contenuti, non mi ci voglio addentrare nei contenuti, io faccio una questione di sostanza in ordine alla dignità dei deputati e delle istituzioni. Io faccio una questione, perché questo Parlamento, che è rappresentante del popolo italiano, non può essere trattato alla stregua di 400 o 500 mendicanti, che pigliano in giro il popolo italiano, per avere a 65 anni 600 euro di vitalizio. Né si può, da chi è stato Primo Ministro, Presidente del Consiglio, che è il segretario del più grande partito, che ha rappresentanti qui – mi pare 340, quanti sono non lo so –, dire quello che è stato detto stamani ai giornali, perché, offendendo il Parlamento, offendendo le nostre prerogative, spera che noi eventualmente non diamo quella resistenza che è dovuta alla prepotenza che vorrebbe fare. Lui usi, per favore, i sistemi della democrazia, usi rispetto agli altri, anche se lui non ne merita molto, perché di bugie ci ha coperto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) ! Ci ha coperto di bugie: aveva detto che se ne andava, ed è qui; che faceva, e non ha fatto; ha promesso e non ha detto. In una scuola normale lo avrebbero buttato fuori, qui invece ritorna e pretende di fare il solito gioco. Io chiedo che o si fa una mozione, e gli si dice, o la Presidente fa un comunicato stampa e dice che il Parlamento ha non solo le sue prerogative, ma la sua dignità, e lui non è autorizzato a dire delle falsità, come ha ben spiegato chi mi ha preceduto, al fine di fare i suoi giochi molto chiari. È una cosa bassissima ! Un livello infame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e RiformistiPag. 30e di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !

      PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dello sviluppo economico.

(Iniziative urgenti in ordine ad un atto di pignoramento notificato al comune di Napoli in relazione al mancato pagamento di opere affidate dal commissariato straordinario per il terremoto dell'Irpinia – n. 3-02744)

      PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Taglialatela ed altri n. 3-02744 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
      Chiedo al collega Taglialatela se intenda illustrare la sua interrogazione, per un minuto, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

      MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, il comune di Napoli recentemente si è visto aggredito, con un atto di pignoramento, per una somma di 125 milioni, per effetto di un debito che gli viene attribuito riferito a somme non pagate dal vecchio commissariato di Governo per l'Irpinia del 1980, che con la sua fine ha trasmesso le competenze amministrative all'amministrazione comunale. È evidente che questo pignoramento mette in gravissima crisi le casse del comune di Napoli, mette il comune nella impossibilità di poter pagare i fornitori e mette anche a rischio il pagamento degli stipendi, in ragione di un debito che non è proprio, non è dell'amministrazione comunale di Napoli, ma del Governo nazionale, per somme riferite a opere realizzate dal commissariato di Governo in un periodo antecedente al 1996, data nella quale il commissariato ha finito la sua esistenza.

      PRESIDENTE. Grazie...

      MARCELLO TAGLIALATELA. Chiediamo al Governo quali urgenti provvedimenti vorrà intraprendere per farsi carico del...

      PRESIDENTE. Grazie, collega.
      Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

      PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. La questione attiene alla vicenda giudiziaria generata a seguito dell'affidamento, da parte del sindaco di Napoli, nella sua qualità di commissario straordinario del Governo in regime di concessione, al Consorzio CR8, ai sensi della legge n.  219 del 1981, della programmazione e dell'attuazione di interventi di edilizia residenziale ed infrastrutturali. Dopo un iter giudiziario particolarmente complesso, una sentenza dalla corte di appello di Napoli, confermando un lodo arbitrale del 2003, ha disposto il pignoramento di circa 83 milioni di euro a favore del consorzio CR8 per i lavori di ricostruzione di edilizia infrastrutturale effettuati ex lege n.  219 del 1981.
      In considerazione dell'avvenuto passaggio dalla gestione commissariale al comune della titolarità delle relative infrastrutture, Pag. 31la spettanza degli oneri generati dal contenzioso deve essere attentamente ponderata, in quanto non risulta al momento definita la sussistenza di un debito certo, liquido ed esigibile in capo allo Stato. Peraltro, risulta che il comune non si sia adeguatamente difeso nelle sedi giudiziarie e stragiudiziali competenti, non avendo, in particolare, eccepito l'errore materiale in cui era incorso il collegio arbitrale nel computo degli interessi. Al momento, pertanto, sono in corso approfondimenti a livello tecnico, ad opera rispettivamente del comune di Napoli, della gestione commissariale e degli uffici della Presidenza del Consiglio, al fine di verificare gli elementi di fatto inerenti al contenzioso e la riferibilità del debito maturato nei confronti del consorzio CR8.

      PRESIDENTE. Il deputato Taglialatela ha facoltà di replicare.

      MARCELLO TAGLIALATELA. Ministro, che ci siano degli approfondimenti in corso lo hanno già riferito i giornali. Vi è un problema legato, invece, alla salute finanziaria dell'amministrazione comunale. Lei sa che è già andato in maniera negativa un tentativo del comune di opporre resistenza al pignoramento. Vi è un ragionevole dubbio che se non si arriva ad una composizione della vicenda entro il mese di marzo quello che è un rischio diventerà una drammatica realtà. Vi è ulteriormente da sottolineare – e lei non lo ha fatto da un punto di vista tecnico, ma mi piace sottolinearlo – che i debiti sono antecedenti al 1996 e, quindi, questa amministrazione comunale, indipendentemente dal colore politico, si ritrova a dover pagare un debito del quale non ha certamente alcuna competenza né alcuna responsabilità. Il tempo passa, di riunioni so che ce ne sono state, ma non si vede una soluzione. Immagino che, oltre una lettura di un documento tecnico, il Governo possa assumere una valutazione politica che riguarda l'amministrazione comunale, per fare in modo che il pignoramento cessi e che i 120 milioni – perché si tratta di 120 milioni, non di 82 – possano ritornare nella disponibilità della tesoreria; altrimenti, saranno i cittadini di Napoli a pagare conseguenze, i fornitori, i servizi di una città che certamente non merita questo tipo di trattamento.

(Iniziative di competenza in ordine alla riforma organica della prescrizione e alle carenze di personale presso gli uffici giudiziari, anche alla luce dei dati evidenziati nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario presso la corte d'appello di Venezia – n. 3-02745)

      PRESIDENTE. Il deputato Cozzolino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Businarolo ed altri n. 3-02745 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

      EMANUELE COZZOLINO. Grazie. Più di due anni e mezzo: è il tempo trascorso dal 28 maggio 2014, quando è iniziato alla Camera l'esame sulla proposta di legge che propone l'allungamento dei tempi di prescrizione. Ad oggi, quella legge è ferma al Senato. La scorsa settimana, nell'inaugurazione dell'anno giudiziario, da molti tribunali si è alzato un grido di dolore unanime: le prescrizioni aumentano in percentuale e in valore assoluto. Tra i processi che non arriveranno a sentenza c’è quello sullo scandalo Mose, la grande opera, forse inutile, a difesa delle acque alte, che ha drenato fondi per una vera tutela di Venezia e della laguna. Un'opera intorno alla quale per decenni si è verificato un clamoroso spreco di soldi pubblici, corruzione e, per non farci mancare nulla, finanziamento illecito a tutti i partiti tradizionali o quasi.
      Ebbene, a settembre, sul Mose arriverà la scure della prescrizione e tra gli imputati di finanziamento illecito e corruzione nessuno pagherà, anche perché ci hanno già pensato, come sempre, i cittadini italiani con i loro soldi. Signor Ministro, lei, che ha fatto parte di quel Governo che ha messo tre volte la fiducia su una legge elettorale poi bocciata dalla Consulta, lo Pag. 32stesso Governo che ha chiesto le sedute notturne per approvare in fretta la riforma costituzionale anch'essa bocciata dal 60 per cento dei cittadini italiani, che cosa intende fare per arrivare in tempi brevi ad una riforma di questa maledetta prescrizione ? Quali misure intende adottare questo nuovo Governo per evitare di lasciare immutata la prescrizione anche per questa legislatura ?

      PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

      ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. C’è un'urgente necessità di una revisione organica della disciplina, che ha costituito un obiettivo del Governo per coniugare una ragionevole durata del processo ed un'effettiva pretesa punitiva dello Stato. Queste istanze sono state affidate al disegno di legge sulla riforma del processo penale, che lei ricordava e di cui anche in sede OCSE, in Consiglio d'Europa, si è auspicata la più rapida approvazione definitiva. La calendarizzazione per l'Aula del Senato di questo provvedimento è prevista da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo convocata per oggi alle ore 15. I dati dimostrano che la prescrizione conserva una rilevante incidenza sulla sorte dei procedimenti penali in tutti i gradi di giudizio.
      Tuttavia, a parità di condizioni normative, i dati variano notevolmente nel confronto tra i diversi uffici giudiziari. Le differenze sono rilevanti anche all'interno degli stessi distretti, cioè in contesti criminologi ed organizzativi tendenzialmente omogenei, non apparendo, tra l'altro, correlazioni dirette tra le performance degli uffici e le carenze di personale. Le risorse certo contano, ma forse contano non meno i comportamenti dei soggetti della giurisdizione e l'organizzazione degli uffici giudiziari. I dati relativi alla prescrizione nella corte d'appello di Venezia sono particolarmente critici: quasi il 50 per cento delle sentenze della corte d'appello di Venezia ed il 13,5 per cento del tribunale di Venezia coincidono con i casi di prescrizione.
      Con specifico riferimento ai tempi di trattazione del cosiddetto processo Mose, secondo la relazione trasmessa dal tribunale di Venezia, sono ormai prossime, come ricordava, al settembre 2017, le prescrizioni dei reati di finanziamento illecito ai partiti contestati in relazione alle elezioni comunali del 2010, mentre il termine di prescrizione per gli altri reati maturerà a partire dal 2018.
      Proprio per consentire la più rapida celebrazione del processo, il tribunale di Venezia ha comunicato di aver predisposto una serrata calendarizzazione delle udienze, assicurando priorità al processo Mose. Come è noto, infatti, spetta all'autorità giudiziaria ogni valutazione sull'ordine e sui tempi di trattazione dei procedimenti, nel rispetto dei canoni di priorità fissati dal legislatore, articolo 132-bis delle disposizioni attuative del codice di procedura penale.
      Quanto alle specifiche competenze del Ministero, abbiamo avviato un deciso potenziamento dei servizi amministrativi degli uffici veneti mediante l'assegnazione di 37 nuove unità, delle quali dieci destinate a Venezia; ulteriori dieci unità giungeranno nelle prossime settimane attraverso altre procedure, in particolare lo scorrimento delle graduatorie. Abbiamo stipulato uno speciale protocollo con la regione Veneto per l'impiego temporaneo di personale regionale nei tribunali. Grande attenzione, inoltre, sarà riservata alla giustizia in Veneto nell'assegnazione del personale reclutato con il concorso per ottocento posti appena bandito. Sono stati anche rafforzati gli organici di magistratura negli uffici di primo grado, prevedendo ventinove giudici in più e undici pm in più rispetto a quelli attuali. Analoga iniziativa è in corso per gli organici della corte d'appello veneta. Vorrei aggiungere soltanto una semplice questione: ritengo, come ho detto...

      PRESIDENTE. Concluda.

      ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. ...assolutamente – concludo, Pag. 33Presidente – prioritaria l'approvazione del disegno di legge; ho avuto anche ragioni di discussione nel Governo del quale facevo parte, nel Governo precedente, sulla priorità da assegnare a questo provvedimento. Ma c’è una questione che dobbiamo dire per onestà intellettuale: qualunque intervento noi realizzeremo, non avrà alcun valore sui processi in corso, perché, sulla base del criterio della non retroattività degli interventi penali, questo tipo di modifica potrà valere soltanto per evitare che in futuro vicende come queste si possano produrre. Peraltro, l'aumento dei...

      PRESIDENTE. Ministro, la prego.

      ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Peraltro, l'aumento dei massimi edittali, già introdotto con la legge anticorruzione, ha ridotto sensibilmente le prescrizioni nell'ambito dei reati contro la pubblica amministrazione, e questo è un fenomeno che diventerà ancora più forte nel corso dei prossimi anni.

      PRESIDENTE. La deputata Businarolo ha facoltà di replicare.

      FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Ministro, non sono soddisfatta della sua risposta. Un processo su due si prescrive e sono due anni e mezzo che aspettiamo di fare la riforma della prescrizione; quindi, in questi due anni, sa quanti reati avremmo potuto evitare che si prescrivessero, poi, in futuro, con la sospensione ? Ecco, nell'interrogazione noi abbiamo chiesto di intervenire subito in tema di prescrizione, quindi domani. È una questione per la quale abbiamo tentato, in maniera anche proattiva, di fare una riforma, di proporre, insomma, la riforma, ma tutto si è risolto con un nulla di fatto, perché è tutto fermo al Senato. Questo Parlamento, il suo partito, il PD, ha sempre impedito di varare una vera legge di riforma sulla prescrizione, per difendere tutti quelli che sono coinvolti nei vari processi per corruzione. Questo è il risultato: oltre un miliardo di euro di tangenti per cui nessuno pagherà, probabilmente; un miliardo di euro dei cittadini italiani onesti, che pagano le tasse, che fanno fatica ad arrivare a fine mese, per i quali manca il lavoro, mancano gli stipendi, pensioni inadeguate, e tutti soldi bruciati in bustarelle.
      E, oltre al danno, la beffa: vedremo coloro che sono stati accusati di questi reati, come quello di corruzione, impuniti, come se nulla fosse. Questo è il risultato della sua direzione politica del Ministero della giustizia. Come si può parlare di giustizia, se si sta a guardare tutti i corruttori uscire di galera ? La verità, purtroppo, è che l'Italia precipita in un baratro, anche economico, perché è tutto un insieme di corruzione, e questo Parlamento non vuole dare nessuna risposta. La prescrizione ormai è ancora di salvezza dei delinquenti ed è anche una delle principali cause di intasamento dei tribunali. Quando un reato si estingue per prescrizione, lo Stato fallisce due volte: la prima perché non è riuscito ad accertare la verità, la seconda perché tutto l'impegno e il lavoro degli uffici è sperperato, compreso il denaro pubblico.
      Non abbiamo avuto modo di relazionarci insieme per parlare di riforma della prescrizione. Le do l'ultimo dato, ma lo conosce: l'Italia è penultima in Europa per corruzione percepita, e quindi è necessario intervenire subito per una riforma, domani, della prescrizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a stare nei tempi.

(Intendimenti in merito alla dichiarazione dello stato di calamità per l'emergenza registrata in Puglia a causa delle condizioni meteorologiche avverse – n. 3-02746)

      PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02746 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      SALVATORE MATARRESE. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la domanda Pag. 34che le pongo, insieme all'onorevole Mongiello, che è qui accanto a me, è riferita al ristoro dei danni per gli agricoltori pugliesi che hanno subito gli effetti della grave crisi meteorologica che ha interessato la Puglia e che ha distrutto delle eccellenze in ambito ortofrutticolo, zootecnico; quindi, le chiedo quando potranno avere l'auspicato ristoro e, soprattutto, per arrivare a questo, quando verrà declarato lo stato di calamità e verrà stabilita la deroga al Fondo di solidarietà, che è un adempimento preliminare e fondamentale per consentire di concedere gli indennizzi a chi ha subito un gravissimo danno.

      PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

      MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, come ribadito anche in queste ore, abbiamo avviato l'iter per la dichiarazione dello stato di eccezionale avversità atmosferica in Puglia, tenuto conto della grave condizione in cui versa il settore agricolo in quei territori dopo le intense nevicate e gelate verificatesi dai primi di gennaio; in questa fase è in via di completamento la necessaria rilevazione e stima dei danni da parte innanzitutto della regione stessa. Alla luce dell'eccezionalità di questi eventi, benché gli interventi compensativi ex post del Fondo di solidarietà nazionale per il sostegno delle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali siano attivabili, come sapete, solo per le colture e per le strutture agricole non comprese nel Piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con le polizze assicurative agevolate, stiamo lavorando per consentire nelle prossime ore, in via straordinaria e temporanea, l'attivazione di questi interventi anche per i danni subiti dalle produzioni agricole e dalle strutture assicurabili. L'intento è quello di sostenere il settore nelle aree maggiormente colpite, che per lo scarso utilizzo anche degli strumenti assicurativi non potrebbero contare su alcuna forma di compensazione, rischiando di vedere quindi compromessa la ripresa economica e produttiva dell'attività. Ricordo che l'attivazione dello strumento del Fondo consente alle imprese danneggiate dagli eventi di godere di tutti gli interventi di sostegno previsti a legislazione vigente, quali, in particolare: l'erogazione di contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria, l'attivazione di prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale, la proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza, l'esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali assistenziali propri e dei propri dipendenti e l'ottenimento di contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali danneggiate e per la ricostruzione delle scorte eventualmente compromesse e distrutte.

      PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Matarrese ha facoltà di replicare.

      SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, colgo con estremo piacere che nei fatti si sta andando verso la deroga che consentirà gli indennizzi a breve. Manifesto una preoccupazione sulla stima dei danni, che in mano alla regione sicuramente avrà dei tempi prolungati: credo che questa sia una grande problematica di questi indennizzi, il tempo per la stima dei danni, che molto spesso supera ogni plausibile tempo compatibile con le attività economiche. Io credo si tratti di attività agricole fondamentali per la Puglia, come l'ortofrutta, come la frutta, la zootecnia: sono attività predominanti sulle quali ci deve essere una grandissima attenzione sul tempo, perché far perdere a queste attività produttive la stagione significa comprometterne anche gli investimenti per le successive stagioni, significa davvero inficiare un sistema economico che in Puglia ha una valenza primaria. Quindi, l'esortazione è a seguire la regione in questi tempi, a garantire davvero un segnale forte dello Stato acché nei tempi più rapidi possibili si possa restituire il danno subito Pag. 35e consentire a chi dà lavoro e occupazione nei prossimi anni di continuare a farlo così come hanno fatto. Hanno subito gravissimi danni per un sistema che ha avuto anche delle problematiche a livello regionale nella gestione dell'emergenza: credo sia dovuta da parte di tutti noi, e soprattutto da lei, signor Ministro, questa attenzione speciale per una regione che si è trovata davvero in una situazione di grande crisi e in un settore che è strategico per l'economia della regione Puglia (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

(Iniziative volte ad escludere il comparto agricolo dall'applicazione dei contributi per il recupero dei costi dei servizi idrici previsti dalla direttiva quadro sulle acque dell'Unione europea – n. 3-02747)

      PRESIDENTE. Il deputato Manfred Schullian ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02747 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

      MANFRED SCHULLIAN. Presidente, signor Ministro, la direttiva quadro sulle acque n.  2000/60 prevede all'articolo 9 il recupero dei costi dei servizi idrici a carico dei vari settori di impiego dell'acqua, suddivisi almeno in industrie, famiglia e agricoltura, consentendo contestualmente, al paragrafo 4, di non applicare tale recupero per determinate attività di impiego delle acque. Tale possibilità è confermata recentemente dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea dell'11 settembre 2014.
      L'acqua è una risorsa fondamentale per l'agricoltura, e altri Paesi, come l'Austria e come diversi land della Germania hanno escluso l'agricoltura dall'ambito di applicazione del recupero dei costi. Si chiede se questa esclusione sarà o potrà essere prevista anche per l'agricoltura italiana, al fine di non menomare la competitività di questo settore così importante.

      PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

      MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, il tema della gestione delle risorse idriche è assolutamente centrale per lo sviluppo del settore agricolo, e proprio per questo il Ministero è impegnato su più strumenti, con più leve.
      Per quanto riguarda l'applicazione della direttiva quadro sulle acque, il Mipaaf partecipa ad uno specifico tavolo di confronto e di coordinamento con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni, le associazioni di categoria e i portatori di interesse, da cui è scaturito un documento di posizione che tiene conto delle peculiarità del settore irriguo nazionale anche rispetto alle ripercussioni ambientali, sociali, economiche, nonché alle condizioni geografiche e climatiche.
      Evidenzio che, per quanto concerne i costi finanziari sulla fornitura e gestione degli usi e dei servizi idrici, il costo del capitale fisso per gli investimenti irrigui è stato ed è sostenuto in buona parte dalla finanza pubblica, mentre i costi operativi sono recuperati attraverso la tariffa irrigua: in particolare, i consorzi definiscono i contributi, oltre che sulla base della ripartizione della spesa tra gli utenti, anche in proporzione ai benefici conseguibili dall'irrigazione.
      A seguito dell'approvazione dei piani di gestione dei distretti idrografici, ed in sintonia con le linee guida nazionali, il Ministero partecipa, inoltre, al tavolo di lavoro istituito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sul tema del costo, cui partecipano anche le regioni, le pubbliche amministrazioni e le autorità di gestione dei distretti idrografici. Abbiamo poi avviato una valutazione sui benefici ambientali che l'agricoltura irrigua genera su tutta la collettività, con la finalità di conteggiarla in aggiunta ai costi ambientali.
      Infine, con riferimento ai fondi previsti per la nuova PAC, l'Accordo di partenariato ha previsto alcune condizioni da rispettare per l'accesso, tra le quali la dimostrazione dell'esistenza a livello di Pag. 36Stato membro di una politica dei prezzi dell'acqua che preveda adeguati incentivi ad usare le risorse idriche in modo efficiente e un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici a carico dei vari settori di impiego dell'acqua.
      Pertanto, nell'ambito dei piani d'azione previsti dai programmi regionali e nazionali per lo sviluppo rurale, nei settori sostenuti dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, stiamo svolgendo un'importante azione di coordinamento con le regioni per garantire, ad esempio, la dotazione in bilancio di una quota parte delle entrate connesse ai canoni concessori per la copertura di eventuali costi ambientali che dovessero venirsi a generare in seguito alle gestioni inefficienti, per il ripristino dello stato iniziale della condizione.

      PRESIDENTE. Il deputato Schullian ha facoltà di replicare.

      MANFRED SCHULLIAN. Ministro, prendo atto dell'iniziativa, che condivido. Auspico che la soluzione finale possa essere quella auspicata nell'interrogazione, cioè nel senso di esonerare il settore dell'agricoltura, per i motivi già esposti dalla partecipazione al recupero dei costi, perché non è necessaria, non deve essere necessariamente addebitata a questo settore che, effettivamente, non ha bisogno di ulteriori spese e ulteriori costi.

(Iniziative volte a rafforzare la ricerca pubblica in campo agricolo e agroalimentare, anche in relazione al ruolo del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria – n. 3-02748)

      PRESIDENTE. Il deputato Massimo Fiorio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliverio ed altri n. 3-02748 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

      MASSIMO FIORIO. Presidente, Ministro, la legge di stabilità del 2015 ha previsto la riorganizzazione e la razionalizzazione degli enti di ricerca in agricoltura vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Nel nuovo ente CREA l'obiettivo era e resta quello di adeguare il sistema della ricerca del settore alle sfide a cui è chiamata a rispondere l'agricoltura: da una parte, le grandi sfide globali poste da un mondo in cui il cibo prodotto non è sufficiente ai suoi abitanti, da un mondo che chiede una crescita sostenibile, un mondo che chiede un uso consapevole delle risorse come acque e suolo; dall'altra, le sfide poste dall'Italia: sono sfide poste dal nostro Paese, che riconosce nel settore agricolo un settore strategico per il rilancio e la crescita dell'intero Paese.
      Il Governo, lei, Ministro, in primis, e la maggioranza non si sono tirati indietro dall'affrontare nodi e problematiche mai affrontati in precedenza. Quella dell'innovazione è una sfida importante e la ricerca, da questo punto, è ineludibile.
      In attuazione della normativa, sono stati di recente adottati un nuovo statuto per l'ente CREA e un piano di razionalizzazione per il settore. In particolare, vorrei ricordare gli investimenti sul tema della ricerca nel settore delle biotecnologie sostenibili e quelli per l'agricoltura di precisione.
      Chiediamo quali sono gli ulteriori impegni e come intende operare il Ministero nel settore.

      PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

      MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, in questi mesi abbiamo effettivamente lavorato molto al rafforzamento della ricerca pubblica in campo agricolo e agroalimentare, attraverso la valorizzazione del nostro ente CREA. Mi riferisco qui, in particolare, al lavoro che abbiamo fatto, dal Governo e dal Parlamento, per l'attuazione degli interventi previsti nel programma triennale per il rilancio e la razionalizzazione Pag. 37delle attività di ricerca in questo settore. Si tratta di un impegno riconosciuto anche a livello internazionale.
      È proprio di pochi giorni fa, di ieri, la notizia che il CREA è entrato, per la prima, volta nella top 10 europea degli enti di ricerca per i finanziamenti ottenuti. Si tratta del riconoscimento, innanzitutto, della professionalità dei nostri ricercatori nel campo agricolo e agroalimentare e, in particolare, dell'esperienza che il CREA ha potuto ereditare dagli istituti da cui proviene, in particolare dal CRA e da tutte le altre realtà che hanno contribuito alla costruzione del nuovo soggetto CREA.
      Con i fondi ottenuti dai ricercatori il CREA entra all'ottava posizione di questa prestigiosa classifica internazionale. I dieci progetti interessati, nello specifico, hanno temi che spaziano, ad esempio, dagli studi sulla bioeconomia, sulla resistenza alle malattie, sul cambiamento climatico, sullo sviluppo di soluzioni sostenibili per l'integrazione delle filiere, sulla gestione del patrimonio forestale. Il nostro obiettivo è quello di far esprimere i talenti che abbiamo e portarli al confronto con altri scienziati e altre situazioni di ambito internazionale ed europeo. Nei prossimi tre anni investiremo, come sapete, 21 milioni di euro per ricerche specifiche sulle principali colture del nostro modello agricolo, attraverso tecnologie innovative e sostenibili. Tanti giovani ricercatori potranno affiancare i nostri migliori professori in questa sfida, in questa occasione.
      Il CREA è impegnato anche sul fronte dell'agricoltura di precisione, come si ricordava, avendo, in particolare, coordinato la redazione delle linee-guida entrate nel programma «Industria 4.0» del Governo. Sono tutti elementi della strategia che abbiamo messo a punto per aumentare la sostenibilità del nostro modello agricolo, tutelando al massimo il nostro patrimonio unico di biodiversità.
      Ho concluso. Per quanto riguarda, poi, gli aspetti di riorganizzazione interna, abbiamo di recente approvato il piano di razionalizzazione, che realizza un rilevante contenimento dei costi delle strutture e le efficienta. Abbiamo approvato il nuovo statuto dell'ente in un testo condiviso con il Parlamento, che avvia il percorso di definizione della nuova governance dell'istituto. Su questo aspetto, in particolare, l'obiettivo è quello di assicurare, in tempi brevissimi, ampia stabilità organizzativa all'istituto, non solo a garanzia della sua importante missione istituzionale, ma anche – vorrei dire, soprattutto – nell'ottica della valorizzazione di tutto il personale di ricerca.

      PRESIDENTE. Il deputato Nazzareno Oliverio ha facoltà di replicare.

      NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, accanto alle significative misure messe in campo per rilanciare il settore agricolo italiano, i cui risultati sono davanti ai nostri occhi, con il valore aggiunto che sale del 3,8 per cento e l'esportazione agroalimentare a 36,8 miliardi di euro, il Governo ha portato avanti con determinazione un processo di riforma degli enti vigilati dal Ministero, con l'obiettivo di sostenere gli spin off tecnologici e di contenere la spesa pubblica.
      Con soddisfazione apprendiamo dal Ministro che li CREA si è posizionato all'ottavo posto nella classifica europea degli enti di ricerca per il finanziamento ottenuto nel settore del food security, conosciuto come «sfida sociale 2». Si tratta di un significativo riconoscimento nel contesto internazionale, grazie all'eccellenza dei ricercatori e alla capacità manageriale del nostro ente di ricerca.
      La definizione del nuovo statuto di CREA, il piano di ricerca approvato, la nomina del commissario e il tavolo insediatosi proprio oggi presso il Mipaaf aiuteranno ad affrontare la riorganizzazione dell'ente, con particolare riferimento alle necessarie garanzie occupazionali per l'ottimo personale precario.
      Lo sviluppo e la crescita dell'agricoltura passano attraverso l'innovazione e il suo facile trasferimento alla realtà produttiva. Su questo fronte si giocherà la sfida competitiva dei prossimi anni. La ricerca dovrà fornire gli strumenti per permettere all'agricoltura di vincere sul fronte della Pag. 38sostenibilità e della qualità, puntando, al tempo stesso, ad offrire un'adeguata remunerazione dei fattori produttivi. Nei prossimi anni la nostra agricoltura dovrà affrontare sfide importanti, come l'incremento della produzione, l'adattamento ai cambiamenti climatici, l'adozione di pratiche agricole rispettose dell'ambiente. In questa prospettiva sono sicuro che il CREA assicurerà alla nostra agricoltura un sostegno fondamentale per la competitività delle nostre imprese. Infine, signor Presidente, rivolgo un grazie al Governo per quello che ha fatto per difendere la nostra agricoltura, per custodirla nelle sue migliori tradizioni, per preservarla e rilanciarla in uno spirito di innovazione e tutela della sua millenaria cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte a ridefinire i criteri della riforma delle autorità portuali, anche in considerazione dell'iter seguito nella scelta della sede dell'Autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia orientale – n. 3-02749)

      PRESIDENTE. La deputata Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02749 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Ministro Delrio, lei ha operato, con legge a sua firma, il cosiddetto riordino delle autorità portuali. Di fatto, questo ha comportato la paralisi delle attività di alcune autorità portuali, con il blocco degli investimenti, con commissariamenti e anche con la perdita di finanziamenti europei importanti. Per quanto riguarda la Sicilia, lei ha deciso di accorpare Messina a Gioia Tauro. Il porto di Messina è un porto che si trova nello Stretto e che ha tutte problematiche legate allo Stretto ed è stato accorpato a un porto addirittura in un'altra regione. Ha stabilito, secondo un principio richiamato nella legge, che le sedi dovevano essere le sedi dei porti centrali. Gioia Tauro è sede centrale e, quindi, la sede diventa Gioia Tauro e accorpa Messina. Per Augusta e Siracusa, nella provincia di Siracusa e Catania, lei ha deciso di accorpare questi due porti di natura profondamente diversa – uno è un porto petrolifero, fra i primi in termini di esportazioni a livello italiano, l'altro, il porto di Catania, è un porto commerciale e un porto passeggeri –, violando la sua stessa legge e decidendo di trasferire, invece, la sede a Catania. Io le chiedo perché lei ha operato questa scelta e se non ritiene di volere riparare ritirando questo atto.

      PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere.

      GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole. È assolutamente il contrario di quello che lei ha esposto, cara onorevole. Nei porti italiani, purtroppo, gli investimenti non si facevano e non c'era stimolo ai traffici, come lei ben sa, perché lei conosce molto bene la situazione del porto di Augusta, con oltre 200 milioni di euro non spesi d'investimenti pronti, che, peraltro, sono stati oggetto, insieme alla sindaca e all'assessore regionale, di valutazione attenta per farli ripartire. Proprio per farli ripartire, è stata approvata la legge sulle autorità portuali, che fa parte del Piano nazionale della logistica e della portualità, approvata da questo Parlamento, dalle Commissioni competenti e approvata dalla Conferenza Stato-regioni all'unanimità. Tenga presente che il porto di Malmò e il porto di Copenaghen si sono uniti in un'unica autorità portuale, pur essendo di nazioni diverse. Infatti, tutti sanno che oggi bisogna far lavorare i porti complementari e farli lavorare insieme. I cinesi cercano il sistema del nord Adriatico, non cercano Venezia o Trieste. Quindi, per stare nel mercato globale c’è la necessità di stare a questi livelli.
      Per quanto riguarda, poi, la questione della sede, confermo che noi abbiamo utilizzato un criterio uguale per tutti, Pag. 39quello del porto core. Ma confermo anche che, dentro la legge, vi era la facoltà per le regioni di suggerire, per periodi anche transitori, che la sede venisse allocata in altro porto. Questo è stato il caso della regione Sicilia, che, con due note, in agosto e in settembre, ci ha sottolineato la difficoltà per il porto di Augusta di rappresentare la sede amministrativa. Siccome la sede è il luogo dove si riunisce il consiglio di amministrazione e niente più, perché le direzioni amministrative rimarranno nei rispettivi porti, ho sempre suggerito a tutti, per quanto dipende da me, di alternare le sedi, perché è solamente un fatto di allocazione legale. Non c’è niente di più e niente di meno. Infatti, la sinergia tra i due porti dovrà permettere di far lavorare molto e insieme le due sedi, di far partire finalmente gli investimenti. Quindi noi abbiamo risposto positivamente a una lettera di quattro pagine della Regione siciliana che è agli atti ed è disponibile sul sito del Ministero semplicemente a seguito di una facoltà che la regione aveva e che era ampiamente documentata.

      PRESIDENTE. La deputata Prestigiacomo ha facoltà di replicare.

      STEFANIA PRESTIGIACOMO. Quello che lei dice, Ministro, sul porto di Augusta è profondamente falso perché lei dispone dei bilanci. Il Ministero, che pro tempore rappresenta, ha una direzione molto qualificata in materia di porti che può confermare che le attività nel porto di Augusta si sono fermate proprio a seguito dei commissariamenti operati dal suo Governo e che, fin quando l'autorità portuale era rappresentata da un manager, gli investimenti sono stati molto positivi e abbiamo ottenuto importanti finanziamenti europei e lo dimostrano anche gli introiti del porto di Augusta che nell'ultimo anno sono precipitati. Quindi lei sta dicendo una menzogna. Tra l'altro, laddove cita nella sua legge la possibilità di derogare rispetto alla scelta della sede, questa era limitata esclusivamente alle autorità portuali nelle quali ricadevano due porti centrali riconosciuti dall'Unione europea: il porto di Catania che, anche se Catania è un'importante città metropolitana, non è un porto core, mentre invece il porto di Augusta è un porto core. Per noi è molto importante. Io rappresento in questo momento la mia provincia, Siracusa, e quindi anche Augusta che, avendo un sindaco Cinquestelle, evidentemente non ha la fortuna di avere udienza e ascolto presso il suo Ministero come invece ha magari il più potente sindaco di Catania, essendo abitualmente nel suo Ministero o come purtroppo non ha la mia città rappresentata in questo momento dal PD perché non vedo alcun parlamentare della mia città protestare rispetto a questa scelta se non sul territorio con comunicati stampa. Il nostro territorio è segnato dalla presenza di raffinerie e di un polo petrolchimico molto importante. Non a caso il porto di Augusta è diventato importante polo petrolifero. Quello che le dico è se le sembra corretto rispetto ad un territorio che ha pagato in termini ambientali un importante costo espropriarlo della sede amministrativa ? Per lei non sarà importante ma per noi è importante ed evidentemente lo è anche per il sindaco di Catania che tanto si è battuto perché la sede fosse trasferita a Catania. Per quanto riguarda la nota che ha scritto la regione, Ministro, come le dicevo i suoi uffici hanno le competenze per valutare le sciocchezze che sono state scritte in quel documento e in ogni caso lei non ha ritenuto di sentire i parlamentari del territorio che, fino a prova contraria, appartenendo al Parlamento della Repubblica...

      PRESIDENTE. Concluda.

      STEFANIA PRESTIGIACOMO. ...rappresentano quel territorio e forse le avrebbero potuto spiegare le ragioni per cui tale accorpamento è probabilmente sbagliato e non andava fatto e in ogni caso, se andava fatto, non poteva realizzarsi ai danni...

      PRESIDENTE. Collega.

      STEFANIA PRESTIGIACOMO. ...di una realtà che è importante e riconosciuta a Pag. 40livello europeo e che lei vuole penalizzare, attuando un vero e proprio sopruso, violando la stessa legge che lei ha scritto.

      PRESIDENTE. Grazie, collega. Vi prego di stare nei tempi, per favore.

(Elementi in merito al processo di dismissione della residua quota azionaria del gruppo Poste italiane di proprietà dello Stato, con particolare riguardo alle ricadute sul servizio postale universale e sui livelli occupazionali – n. 3-02750)

      PRESIDENTE. Franco Bordo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02750 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, il piano industriale di ristrutturazione del gruppo Poste Italiane, la riorganizzazione del servizio di recapito e il percorso di privatizzazione della società dimostrano di non essere in grado di garantire la tutela del servizio postale universale e di salvaguardare un diritto riconosciuto dal diritto comunitario e nazionale oltre che di garantire adeguati livelli occupazionali e i processi di innovazione richiesti dalla fase. Su tutto il territorio nazionale cittadini e imprese stanno subendo oramai da parecchio tempo notevoli e pesanti disservizi. Comuni, associazioni di consumatori e realtà produttive denunciano i rischi socio-economici legati alla progressiva rarefazione del servizio postale. Invece di iniziative serie, concrete, tese a invertire una rotta sbagliata dobbiamo assistere a dichiarazioni che lasciano intendere che il suo Ministero mantiene l'obiettivo della totale privatizzazione di Poste Italiane. Signor Ministro, lei conferma questa volontà ? Cosa intende fare per fermare la perdita di controllo sulla gestione di Poste Italiane e delle sue attività rivolte al cittadino e al sistema imprenditoriale ?

      PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

      CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, in merito allo stato di avanzamento del processo di dismissione di Poste italiane, il 31 maggio 2016 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che definisce i criteri di privatizzazione e le modalità di dismissione di un'ulteriore quota della partecipazione detenuta dal MEF, tra i quali il mantenimento di una partecipazione pubblica, anche tramite Cassa depositi e prestiti, non inferiore al 35 per cento. In data 24 giugno 2016, l'assemblea degli azionisti di Cdp ha deliberato un aumento di capitale per circa 3 miliardi di euro riservato al MEF, perfezionato dallo stesso mediante il conferimento di una partecipazione del 35 per cento del capitale di Poste italiane. Ad esito del conferimento, il MEF detiene una partecipazione residua nel capitale di Poste italiane pari al 29,7 per cento. In linea con gli impegni assunti anche in sede comunitaria e al fine di proseguire l'azione di riduzione del debito pubblico, tale partecipazione sarà dismessa attraverso il collocamento sul mercato, verosimilmente nella primavera o estate del corrente anno. In merito alla salvaguardia del servizio postale, lo stesso schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 31 maggio prevede il mantenimento di una significativa partecipazione dello Stato al capitale della società anche per il tramite di sue società controllate, in particolare la citata quota conferita a Cdp. Inoltre, sempre a salvaguardia dell'interesse pubblico, è fatto divieto a qualunque soggetto diverso dallo Stato di esprimere voto in assemblea per una percentuale superiore al 5 per cento del capitale di Poste italiane, indipendentemente dalla percentuale detenuta.
      Dal punto di vista normativo, il servizio postale è stato interessato a livello europeo, a partire dagli anni Novanta, da un graduale ma profondo processo di trasformazione, che ha visto il superamento dei regimi di esclusiva a favore dei fornitori pubblici nazionali in favore di un nuovo assetto basato sulla libera concorrenza e Pag. 41sul mantenimento di livelli di qualità certi e uniformi a presidio del servizio postale universale. La fornitura dei servizi postali in Italia è peraltro sottoposta, ai sensi della legge 22 dicembre 2011, n.  214, alla regolamentazione e al monitoraggio da parte di un’authority indipendente, l'Agcom. Infine, la legge di stabilità 2015 ha introdotto una serie di modifiche che ridisegnano le regole di fornitura di servizi in relazione al perimetro e alla qualità dei servizi offerti nell'ottica di garantire una gestione più efficiente e sostenibile e in linea con le mutate esigenze degli utenti finali, anche alla luce del rapido sviluppo nel Paese dell'utilizzo delle comunicazioni elettroniche.

      PRESIDENTE. Il collega Franco Bordo ha facoltà di replicare.

      FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Purtroppo non sono per nulla soddisfatto, ma secondo me non lo sono i cittadini italiani, gli utenti di Poste italiane, perché il processo di privatizzazione che lei oggi ci conferma non farà altro che acutizzare una situazione già drammatica nel nostro Paese, per quanto riguarda la resa del servizio universale. A tal proposito voglio ricordare che è un servizio tutelato e riconosciuto a livello europeo, e il nostro servizio è sotto gli occhi della Corte di giustizia dell'Unione europea proprio per il fatto che probabilmente non ne viene garantita la piena esigibilità soprattutto con le riorganizzazioni attuate e che sono in fase di attuazione in questi settimane, in questi giorni e in questi mesi. Una situazione drammatica, perché i cittadini italiani stanno subendo ritardi persino di tre, quattro, cinque mesi nella consegna della corrispondenza. Dalle Alpi alla Sicilia, tutte le regioni sono coinvolte da questi disservizi. La decisione della consegna a giorni alterni, deliberata e votata purtroppo anche da questo Parlamento con il nostro voto contrario, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Abbiamo depositi stracolmi. La privatizzazione accelera e peggiora tali situazioni di disagio. Noi auspichiamo che le dichiarazioni rese in queste ore dal presidente della Commissione bilancio, Boccia, che si sono mostrate contrarie a una scelta di privatizzazione, si trasformino anche in azioni concrete dentro il Parlamento. Dobbiamo fare in modo che l'azienda Poste italiane rimanga sicuramente ancorata al controllo statale e agire con maggior forza, tramite il controllo statale, perché essa migliori il suo servizio. Noi abbiamo un servizio in questi momenti assolutamente inefficiente. Dovete, signor Ministro, prenderne atto e intervenire, anche perché, dal mio punto di vista, c’è una palese violazione dell'accordo di programma sottoscritto...

      PRESIDENTE. Collega.

      FRANCO BORDO. ...dal suo stesso Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà)

(Iniziative volte a garantire il servizio universale postale, con particolare riferimento al nuovo modello di gestione e recapito della corrispondenza a giorni alterni n. 3-02751)

      PRESIDENTE. Il deputato Guidesi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02751 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Ministro, nei giorni scorsi, io e i miei colleghi parlamentari della Lega Nord abbiamo scritto all'Agcom per invitarla a vigilare e a verificare la gestione del servizio pubblico da parte di Poste Italiane. Poste Italiane attualmente è una società a maggioranza a capitale pubblico, che gode sostanzialmente di un monopolio di mercato, ma è una società che negli ultimi periodi non ha ottemperato al meglio – e sto utilizzando una metafora – a quel contratto di servizio che ha stipulato con lo Stato italiano. Mi riferisco principalmente alla chiusura di numerosi sportelli e di numerosi uffici da parte di Poste Italiane, decisione presa senza alcuna concertazione con il territorio, alla decisione Pag. 42poi di limitare gli orari d'apertura di alcuni uffici e alla decisione poi di consegnare la posta a giorni alterni. Ciò ha causato nei depositi una situazione di saturazione completa, ma soprattutto ha causato disservizi e danni nei confronti dei cittadini, per cui vi chiediamo se, come e quando avete intenzione di intervenire.

      PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

      CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. In merito alla questione, riguardo agli aspetti legati alla definizione del servizio universale postale, segnalo che, in linea con gli indirizzi contenuti nel Piano strategico 2015-2019, Poste italiane nel 2016 ha avviato una strategia di ammodernamento e di digitalizzazione dei servizi postali, con la finalità di allinearli ai nuovi bisogni dei cittadini e delle famiglie, via via più orientate ai sistemi di comunicazione digitale. Parallelamente, come le è noto, il modello di recapito tradizionale a domicilio della posta è stato oggetto di modifiche. La legge di stabilità per il 2015, nel quadro del contenimento della spesa pubblica, ha stabilito nuovi criteri per lo svolgimento del servizio postale universale, recepiti nel contratto di programma per gli anni 2015-2019, sottoscritto il 15 dicembre 2015 da parte del Ministero dello sviluppo e di Poste Italiane. La norma ha previsto la possibilità di adottare un modello di servizio al di sotto dei cinque giorni settimanali in presenza di particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica, in ambiti territoriali al di sotto dei 200 abitanti per chilometro quadrato. In applicazione delle nuove disposizioni, l'Agcom, l'Autorità competente in materia di regolazione e vigilanza del settore postale, ha autorizzato, con la delibera n.  395/15, il nuovo modello di recapito a giorni alterni. Spetta pertanto all'Agcom l'adozione di provvedimenti regolatori in materia di qualità e caratteristiche del servizio postale universale, nonché lo svolgimento, anche attraverso soggetti terzi, dell'attività di monitoraggio, controllo e verifica del rispetto di standard di qualità del servizio postale universale. È opportuno sottolineare che la graduale implementazione di questo nuovo modello di recapito della posta è accompagnata da un costante monitoraggio del processo attuativo, in modo da intervenire con tempestive misure correttive o provvedimenti inibitori ove emergessero criticità sotto il profilo della fruizione del servizio. Il nuovo modello riguarda inoltre solo i comuni per i quali ricorrano le sopra citate situazioni di natura infrastrutturale o geografica. Attualmente esso coinvolge il 12 per cento della popolazione totale. D'altra parte, sulla nuova modalità di recapito della corrispondenza, il Ministero dello sviluppo economico non può, con propri atti amministrativi, adottare iniziative volte ad una sospensione. Ci tengo però a sottolineare che sono previste delle verifiche dall'Autorità, svolte attraverso organismi indipendenti, che riguardano anche il rispetto degli obblighi in materia di orari di chiusura estiva. Tali verifiche rappresentano il presupposto per l'attività sanzionatoria e per l'applicazione di penali. Inoltre, il Ministero dello sviluppo economico, nel contratto di programma con Poste Italiane, ha voluto prevedere la possibilità di attivare un confronto tra Poste italiane, le regioni e gli enti locali per garantire una presenza più articolata nelle aree disagiate, al fine di evitare criticità nei servizi resi agli utenti. In tale ambito, il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri ha istituito un tavolo di confronto sui problemi relativi alle modalità di consegna della corrispondenza nei piccoli comuni italiani, riunitosi per la prima volta il 20 dicembre scorso.

      PRESIDENTE. Il collega Guidesi ha facoltà di replicare.

      GUIDO GUIDESI. Signor Ministro, troviamo la sua risposta assolutamente insoddisfacente. Qui non stiamo parlando di piccoli o grandi comuni, il disservizio da parte di Poste italiane è subìto da tutti i Pag. 43cittadini italiani e i dati di ciò che succede sui singoli territori dovrebbero assolutamente rendervi partecipi, al di là di un intervento specifico, ma perlomeno a tutela dei cittadini. Oggi si stanno ricevendo gli auguri di Natale, oggi arrivano a chi non ha la domiciliazione o la digitalizzazione per provvedere attraverso alcuni strumenti innovativi, fatture dell'Enel e di fornitori del gas di cui sono già scaduti i pagamenti. Chi risponde dei danni ai cittadini ? Chi risponde di questo disservizio ? Se si pensa alla privatizzazione di Poste Italiane per fare cassa rispetto al debito pubblico, si pensi anche alla liberalizzazione di quel mercato, perché il contratto di servizio da parte di Poste Italiane oggi non viene rispettato. Noi ci aspettiamo da parte di un Governo serio che si tutelino i cittadini rispetto a questo disservizio e che la tutela di questi cittadini rispetto a questo disservizio non passi solo ed esclusivamente rispetto ad un piano industriale da parte di Poste Italiane o rispetto a dei dati che, le assicuro, sono assolutamente strumentali, perché quel disservizio e quelle negatività oggi sono subite da tutti i cittadini.
      Vi invitiamo a verificare rispetto a questa situazione, ma vi invitiamo altresì a una verifica specifica rispetto al servizio pubblico che Poste deve dare. Non si può utilizzare Poste solo ed esclusivamente per far cassa a danno poi di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Elementi ed iniziative di competenza in merito agli investimenti di Enel e Terna destinati alla rete elettrica in Abruzzo, anche alla luce della recente emergenza connessa al nuovo sciame sismico e alle eccezionali precipitazioni nevose – n. 3-02752)

      PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02752 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, evito le premesse, perché penso che sia la cronaca degli ultimi quindici giorni tutto quello che è accaduto in Abruzzo, ricordando appunto che abbiamo avuto mezzo milione di italiani senza energia elettrica con tutta l'eccezionalità dell'evento e degli eventi che si sono sovrapposti. La mia interrogazione è in riferimento a un'altra precedente fatta al suo predecessore, l'ex Ministro Guidi, dove in quest'Aula, a seguito del blackout avvenuto sempre in Abruzzo nel 2015, il sottoscritto, insieme ad altri colleghi, ha fatto un'interrogazione e l'ex Ministro ci rispose che Terna in Abruzzo aveva investimenti per un miliardo di euro ed Enel avrebbe investito 200 milioni fino al 2019. Vorremmo sapere – gli abruzzesi vogliono sapere – se sono stati investiti questi soldi, come sono stati investiti e se si prevedono degli indennizzi per quanto riguarda i danni indiretti per le aziende a seguito di mancanza di energia elettrica.

      PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

      CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Come comunicato nei giorni scorsi, in risposta all'interrogazione dell'onorevole Tancredi, nei giorni di intensa perturbazione meteorologica che ha interessato il centro Italia e in particolare le regioni Abruzzo e Marche, con nevicate pressoché ininterrotte, si è determinata una situazione di emergenza senza precedenti. Secondo i primi elementi forniti dalle società concessionarie (Terna ed Enel Distribuzione) si contano ingenti danni su numerose cabine e linee di alta e media tensione; queste ultime sono circa il 30 per cento di quelle che servono il territorio regionale.
Sull'accaduto il Ministero, come ho già detto, ha avviato una verifica tecnica per mezzo di una Commissione indipendente, che, nella massima trasparenza ed in coordinamento con l'Autorità per l'energia, sta procedendo a verificare sia la corretta esecuzione dei piani di investimento per la Pag. 44gestione dello sviluppo e la manutenzione delle reti elettriche, sia la capacità di reazione alla situazione che si è verificata e l'adeguatezza delle misure messe in campo. L'attività di verifica riguarderà anche l'ammontare e l'efficacia degli investimenti effettuati dai concessionari nelle regioni interessate. Sono intanto stati acquisiti i dati sul volume delle risorse investite negli ultimi anni, sulle reti delle aree interessate dei disservizi. Enel ha comunicato di aver realizzato in Abruzzo investimenti nel biennio 2015-2016 pari a 87 milioni di euro, di cui 43 nel 2016, in particolare sulla rete di media tensione, e di aver programmato per il biennio 2017-2018 ulteriori 90 milioni di euro per nuovi investimenti. Terna, da parte sua, ha comunicato di aver investito circa 200 milioni negli anni 2015 e 2016. In ogni caso, sarà richiesto ai concessionari del servizio elettrico di rivedere i piani di intervento e di ammodernamento delle reti, sulla base di parametri tecnici che consentano di fronteggiare situazioni meteorologiche fino ad oggi ritenute del tutto anomale e con l'obiettivo di aumentare la capacità di resistenza anche in condizioni eccezionali, purtroppo oggi non più considerabili come eccezionali. In relazione ai danni subiti da imprese, cittadini ed enti pubblici, ricordo che esiste un obbligo di rimborso agli utenti per le disalimentazioni, nei termini fissati dall'attuale regolamentazione dell'Autorità per l'energia, con cui sarà valutata nelle prossime settimane la richiesta di risarcimenti specifici. Sarà cura del Governo tenere informati il Parlamento e le autorità locali di ogni sviluppo di tali verifiche.

      PRESIDENTE. Il collega Sottanelli ha facoltà di replicare.

      GIULIO CESARE SOTTANELLI. Sì, grazie Presidente. Signor Ministro, io innanzitutto voglio ringraziare i 1.600 tecnici, che, in condizioni difficili, hanno lavorato negli ultimi giorni per cercare di risolvere i problemi oggi ancora aperti, però oggettivamente lo sforzo dell'azienda Enel in termini di uomini sul territorio è stato ed è ancora importante. Ma quello che a noi non piace è che il miliardo di Terna, se non ho capito male, non è stato investito in Abruzzo, quindi, rispetto alla dichiarazione dell'allora Ministro Guidi, vorrei capire, questo miliardo, Terna dove lo ha investito, perché fu proprio una risposta precisa: un miliardo di euro, Terna lo investirà in Abruzzo. Quindi, dalla sua risposta questo non esce fuori, ma sono convinto che un bravo Ministro, ma, soprattutto, un bravo manager come lei, approfondirà il tema Terna, per capire questo miliardo di euro dove è stato investito.
      Poi, rilevo, sul Piano strategico Enel, presentato per il 2017-2019, una riduzione del 7 per cento degli investimenti in manutenzione, a 2,8 miliardi di euro nel 2019, rispetto ai 3 miliardi di euro del 2016. Quindi, Enel prevede anche una riduzione degli investimenti sulla manutenzione. Io penso che la sua sensibilità e quella del Governo riescano a far presente all'Enel che non abbiamo bisogno di risparmiare sulla manutenzione, ma che anzi ne abbiamo necessità, in particolar modo in Abruzzo, non solo per quello che è accaduto ma anche per quello che, già da anni, la fragilità dell'intero sistema elettrico ha portato in evidenza.
      Quindi, mi rivolgo a lei come persona operativa e pragmatica, per fare in modo che questi investimenti non vengano tolti, anzi vengano rafforzati, perché quello che è accaduto in Abruzzo – persone morte per freddo – penso che non debba più accadere nel 2017.

(Iniziative a tutela dell'industria manifatturiera in relazione all'ipotesi di concessione alla Cina dello status di economia di mercato nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio – n. 3-02753)

      PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02753 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

      RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa bene, Pag. 45anche se magari nel dibattito, soprattutto dei nostri media, questi temi non vengono affrontati, perché non vengono evidentemente considerati degni di nota, il 15 dicembre scorso si sono celebrati i quindici anni di permanenza dall'ingresso della Cina nel WTO, e, a livello europeo, come prevedeva una clausola del Trattato, si sta discutendo la concessione alla Cina di status di economia di mercato. Ora, questo evidentemente avrebbe delle ripercussioni, perché oggi, grazie a quella clausola per cui era definita no market economy, laddove c'erano fenomeni di dumping, i prodotti cinesi potevano essere considerati a dazi. Quindi, evidentemente, c’è un rischio per le nostre imprese, sono stati stimati anche effetti pesanti, se andasse male. Quindi, la domanda è: quali iniziative si intendono attuare e intraprendere a livello europeo per giungere a una norma equilibrata.

      PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

      CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie. L'Italia, in realtà, ha bloccato un tentativo della Commissione europea, che risale a metà dello scorso anno, di riconoscere di fatto il market economy status alla Cina, attraverso un meccanismo che, riconoscendo il market economy, avrebbe inserito delle clausole di cosiddetta mitigation, cioè salvaguardando i dazi anti dumping imposti. Questa fattispecie noi l'abbiamo ritenuta potenzialmente disastrosa per l'industria italiana ed europea. Il Governo italiano è stato il primo e per molto tempo l'unico a parlarne in maniera aperta, a mobilitare la stampa e a fare un'opera, che poi ha raggiunto il risultato, perché la Commissione si è fermata e ha proposto oggi un Regolamento, che dovrà passare anche al Parlamento europeo, che è totalmente differente e che un po’ ricalca quello degli Stati Uniti, con l'utilizzo di una analisi dei prezzi medi comparati ai prezzi del Paese, nel calcolo dei meccanismi di dumping.
      Tuttavia, a noi non sta bene come questo Regolamento si va sviluppando, perché lo riteniamo ancora troppo debole. In particolare, noi riteniamo che il testo normativo debba mantenere un chiaro ancoraggio ai cinque criteri, sulla base dei quali si valuta un'economia di mercato. Dobbiamo limitare moltissimo la discrezionalità della Commissione, nel senso che, quando c’è un dumping, il dumping deve essere sanzionato; in questo senso vediamo con preoccupazione l'idea di questo rapporto macroeconomico che la Commissione dovrebbe produrre prima di poter operare con una metodologia non da Paese di mercato. Dunque, stiamo lavorando e sarà molto importante, in particolare, il lavoro che potremo mettere in campo col Parlamento europeo – tra l'altro io ho proprio parlato l'altro giorno in X Commissione di questo tema – per andare a correggere questi che noi consideriamo essere ancora dei buchi del nuovo Regolamento, che comunque è immensamente migliore rispetto a quello precedente, che era tout court un riconoscimento del MES.
      La nuova situazione della politica commerciale internazionale impone, a nostro avviso, il rafforzamento di tutti gli strumenti di difesa commerciale, anche perché gli Stati Uniti vanno verso questo processo e noi non vogliamo assistere, come è successo nel caso dell'acciaio, a una cosiddetta trade diversion, cioè a uno spostamento dei flussi commerciali dalla Cina verso gli Stati Uniti, che si aggiungono a quelli dalla Cina verso l'Europa e li moltiplichino. Su questo, il Governo italiano ha la posizione di gran lunga più dura in Europa e continua a sostenerla con la speranza di vedere quello che abbiamo visto nell'ultimo anno, cioè che piano piano gli altri Paesi cominciano a darci ragione e ad essere d'accordo su un rafforzamento di questi strumenti.

      PRESIDENTE. Il collega Vignali ha facoltà di replicare.

      RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Ministro. Non ho mai dubitato della sua attenzione su questi temi. Sono soddisfatto della risposta, aggiungo solo questo: di valutare l'opportunità che anche il Parlamento Pag. 46appoggi questa azione del Governo, eventualmente con una risoluzione. Noi ci rendiamo disponibili a presentarla in Aula, perché crediamo che, comunque, possa rafforzare una posizione, che riteniamo di grande equilibrio, perché nessuno chiede protezionismo vecchio stile o alzare dei muri commerciali, ma chiede un rispetto di regole comuni perché la concorrenza sia vera, mentre a disparità di regole evidentemente la concorrenza non può esserlo. Non siamo anti cinesi, siamo per il mercato libero, però, ripeto, a parità di doveri.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
      Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30 con lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulle recenti notizie circa la violazione di sistemi informatici utilizzati dallo Stato, da altri enti pubblici e da cariche istituzionali.

      La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

      PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Bueno, Caparini, Capelli, Dambruoso, Di Gioia, Fedriga, Ferranti, Fico, Fontanelli, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Losacco, Mannino, Mazziotti Di Celso, Migliore, Molea, Pisicchio, Realacci, Rosato, Schullian, Sottanelli, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
      I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle recenti notizie circa la violazione di sistemi informatici utilizzati dallo Stato, da altri enti pubblici e da cariche istituzionali.

      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulle recenti notizie circa la violazione di sistemi informatici utilizzati dallo Stato, da altri enti pubblici e da cariche istituzionali.
      Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'Interno)

      PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Interno, Marco Minniti.

      MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Onorevoli deputati, ritengo giusto e doveroso riferire in questa sede in merito alle recenti notizie riguardanti una vicenda grave, che, come è noto, ha riguardato la violazione di sistemi informatici utilizzati tra organi dello Stato, da altri enti pubblici e da un ampio spettro di personalità istituzionali; vicenda sulla quale è in corso un'indagine coordinata dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma.
      L'indagine ha portato all'arresto, il 9 gennaio scorso, a Roma, dei fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero in relazione ai reati di accesso e intercettazione abusiva ai danni di sistemi informatici e telematici. Essa ha preso l'avvio nel marzo dello scorso anno a seguito di una segnalazione inviata dall'Ente nazionale assistenza al volo (ENAV) al Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, cioè all'articolazione del servizio Polizia postale e delle comunicazioni della Polizia di Stato deputata, secondo la legge, alla tutela e Pag. 47alla protezione delle infrastrutture critiche nazionali. Con il Centro nazionale, l'ENAV medesima aveva stipulato, a suo tempo, una convenzione per la tutela delle proprie infrastrutture informatiche e telematiche.
      Per una parte delle investigazioni è stata attivata la collaborazione internazionale, rivelatasi, poi, davvero proficua con l'FBI, Federal Bureau of investigation.
      Nel merito, l'ENAV aveva comunicato, con la predetta segnalazione, di aver ricevuto da uno studio legale una e-mail ritenuta sospetta per origine e contenuto. Dai primi accertamenti tecnici è emerso che l'indirizzo del mittente, seppure effettivamente esistente, era compromesso a seguito di una infezione informatica e utilizzato dal soggetto attaccante all'insaputa dell'effettivo titolare.
      Inoltre, l'analisi dell'allegato alla e-mail ha rivelato la presenza di una versione recente di un virus, un malware denominato «Eye Pyramid», già noto dal 2008, di origine probabilmente italiana, in grado di assumere il pieno controllo a distanza del sistema informatico infettato, di spiarne ed estrarne tutti i contenuti e di intercettarne le comunicazioni. Esso, infatti, è in grado di carpire ogni file di qualsiasi natura presente nel sistema medesimo – dai documenti ai messaggi mail –, la lista dei contatti nella rubrica di posta elettronica e le credenziali per l'accesso alle risorse di varia natura.
      È, inoltre, capace di acquisire il controllo del testo digitato sulla tastiera e di interagire con i vari programmi in esecuzione; di conoscere la lista dei siti visitati, con la relativa cronologia, e di quelli preferiti; di ripercorrere tutte le ricerche compiute su Internet; di acquisire i database delle conversazioni via Skype e i certificati degli antivirus impiegati nel sistema informatico.
      L'analisi del codice con cui era stato programmato il malware e lo studio del suo comportamento hanno consentito agli investigatori di ricostruire l'infrastruttura informatica attraverso la quale erano gestite l'attività di diffusione del virus e quella di captazione illecita di informazione e dati.
      È stato, poi, constatato che il codice in cui era scritto il virus si avvaleva di un preciso componente tecnico, identificato dal suo univoco numero di licenza ritrovato in tutte le versioni del virus succedutesi dal 2010 al 2015. Ciò ha consentito di concludere che l'autore e/o utilizzatore del virus sia stato sempre lo stesso soggetto.
      Già in questa prima fase sono stati avviati i contatti con l'FBI e anche grazie ad essi è stato possibile accertare che: 1) la predetta licenza, liberamente reperibile sul mercato, era stata acquisita da Giulio Occhionero presso una società statunitense; 2) che l'infrastruttura informatica era interamente allocata negli Stati Uniti d'America ed era costituita da apparati server e domini informatici acquistati da Giulio Occhionero o da società a lui collegate, anche attraverso la sorella Francesca Maria.
      Essendosi evidenziati elementi di responsabilità a carico di entrambi i fratelli, competerà all'autorità giudiziaria verificare, sotto il profilo delle relative evidenze probatorie, il reale perimetro di attività e di interesse degli indagati, anche in relazione alla rete soggettiva dei propri contatti, nonché con riferimento a quanto ipotizzato nell'ordinanza di applicazione delle misure cautelari della custodia in carcere circa il collocarsi della vicenda in un più ampio contesto rispetto alla mera attività degli interessati, desumibile da una serie di indizi che si collegano ad altri procedimenti penali.
      A partire, dunque, dalla metà di luglio, le utenze dei due fratelli sono state assoggettate ad intercettazioni telefoniche e telematiche, che hanno confermato innanzitutto come l'infrastruttura informatica oggetto delle investigazioni fosse effettivamente controllata dagli Occhionero. Nel contempo, è stato appurato che i dati acquisiti attraverso le intercettazioni erano in larga parte cifrati. Questa circostanza non ha consentito, in quella fase dell'indagine, di individuare le vittime delle intrusioni Pag. 48informatiche abusive e delle illecite captazioni di dati. Per rendere intellegibili i dati acquisiti sono state avviate, quindi, complesse attività tecniche di ricostruzione.
      Nel frattempo, siamo arrivati al 9 settembre: Giulio Occhionero ha effettuato un accesso al registro degli indagati, ai sensi dell'articolo 335 del Codice di procedura penale. Egli, a quel punto, è venuto a conoscenza dell'esistenza a suo carico del procedimento penale per il reato di intercettazione illecita di comunicazioni informatiche.
      Il successivo 4 ottobre, presumibilmente sospettando, in virtù delle sue particolari competenze tecniche, l'esistenza di un'attività di intercettazione in corso, ha iniziato a cancellare i dati informatici relativi alla sua attività delittuosa. Alla luce di queste evoluzioni, il giorno successivo è stata data esecuzione urgente ad un decreto di perquisizione domiciliare a carico suo e della sorella. Nella stessa giornata, grazie alla collaborazione dell'FBI, è stata anche disconnessa l'intera infrastruttura informatica utilizzata per le intrusioni e le captazioni illecite, allocate, come ho già detto, negli Stati Uniti. Tale attività ha consentito di congelare tutti i dati in vista dello svolgimento delle successive rogatorie internazionali.
      In sostanza, dal 5 ottobre l'intero apparato usato per l'esecuzione degli attacchi informatici, così come ricostruito dalle attività investigative, non è stato più nella disponibilità degli indagati, venendo così meno, per quanto allo stato risulta, la possibilità di condurre ulteriori attività intrusive o di spionaggio.
      Il 26 ottobre si è registrato un ulteriore sviluppo delle indagini. Grazie alla decifrazione dei dati precedentemente intercettati è stato individuato un database consultato dagli indagati, contenente, tra l'altro, gli indirizzi e-mail attestati anche su domini istituzionali e le relative password di esponenti politici, parlamentari di diverso orientamento e alte cariche istituzionali, quali il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, che, ricordo, è, tra l'altro, Autorità nazionale per la sicurezza della Repubblica, e il presidente della Banca centrale europea.
      Questa circostanza, unitamente all'articolata ricostruzione di altri elementi significativi, ha evidenziato la concreta possibilità che i fratelli Occhionero – peraltro entrambi formalmente residenti a Londra – si rendessero irreperibili e, inoltre, potessero dar luogo ad un inquinamento delle prove. Difatti, alcune comunicazioni pervenute dall'FBI avevano documentato come società, presso le quali erano ospitati i server utilizzati dagli indagati, avessero ricevuto la richiesta, da parte di questi ultimi o da parte di soggetti a loro riconducibili, di spedire loro i server medesimi. Ciò, verosimilmente, nell'intento di distruggere le fonti di prova, allocate sul sistema informatico, capillarmente distribuito ed ubicato all'estero, situazione quest'ultima che non permetteva di escludere in via di ipotesi l'esistenza di altri server, anche di backup, impiegati dagli indagati per sviluppare attività intrusive, attraverso un malware e altri simili strumenti informatici.
      Sulla base di questo complesso di situazioni, lo scorso 5 gennaio, il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, in accoglimento alla richiesta della Procura, ha emesso, come già riferito, nei confronti dei due fratelli, un'ordinanza di custodia cautelare, eseguita il 9 gennaio da personale della polizia postale e delle comunicazioni.
      Le indagini, come è noto, sono ancora in corso, e in tale ambito la Procura della Repubblica ha avviato una rogatoria internazionale, al fine di acquisire il contenuto dei server utilizzati dagli Occhionero e, quindi, di accertare la qualità e quantità di notizie da loro acquisite illecitamente. Si tratta di un passaggio, come voi comprenderete, importante, starei quasi per dire decisivo, in quanto i dati, finora ottenuti grazie alla decrittazione del traffico Internet, sono serviti ad individuare gli obiettivi oggetto di intrusione tentata o consumata, ma non i contenuti eventualmente esfiltrati.Pag. 49
      Per completezza informo che, nell'ambito del procedimento penale in questione, figurano coinvolti anche due appartenenti alle forze dell'ordine, rispettivamente indagati per favoreggiamento dei fratelli Occhionero e per accesso abusivo alle banche dati di polizia.
      Fin qui i dati e gli elementi sui quali si può riferire con certezza. Il disvelamento dei contenuti conservati attualmente sui server esteri, oggetto della rogatoria già avviata, potrà servire a completare il quadro informativo e a gettare luce su ogni dettaglio della vicenda.
      Aggiungo che, a seguito della discovery determinata dall'esecuzione delle predette misure restrittive, il Centro nazionale anticrimine informatico della polizia postale, ottenuto il necessario nulla osta della procura capitolina, all'indomani degli arresti, ha inviato i dati tecnici, acquisiti nel corso delle indagini, al Nucleo per la sicurezza cibernetica, presso l'Ufficio del consigliere militare del Presidente del Consiglio dei ministri, al Computer emergency response team nazionale, istituito presso il Ministero dello Sviluppo economico, nonché alle diverse infrastrutture critiche informatizzate interessate, che hanno potuto dare avvio alle necessarie verifiche tecniche di sicurezza.
      Ritengo, inoltre, necessario riferire che il vertice del Dipartimento della pubblica sicurezza ha preso cognizione dell'esistenza dell'indagine stessa solo nell'imminenza dell'esecuzione dell'arresto dei fratelli Occhionero, avvenuto, come già ricordato, il 9 gennaio, mentre la prima disclosure dell'indagine era avvenuta il 5 ottobre 2016, per effetto delle perquisizioni domiciliari.
      Tale ritardo ha concretizzato, da parte del funzionario responsabile – che ricordo non rivestiva alcuna qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria –, un comportamento non coerente con gli obblighi di comunicazione alla scala gerarchica delle notizie relative alle informative di reato e ai successivi sviluppi investigativi e, contemporaneamente, non ha consentito di avviare una tempestiva ed assolutamente doverosa attività di protezione dei dati dei soggetti istituzionali bersaglio delle attività di intrusione.
      Per questo motivo, il 10 gennaio scorso, il capo della polizia ha trasferito il direttore del servizio polizia postale e delle comunicazioni ad altro incarico, nell'ambito del Dipartimento della pubblica sicurezza.
      La vicenda che ho appena illustrato ripropone in tutta la sua rilevanza, onorevoli colleghi, il tema dell'innalzamento degli standard di sicurezza cibernetica del nostro Paese, sia nel settore pubblico che in quello privato, tematica che costituisce uno degli impegni prioritari del Governo.
      Com’è noto, l'attuale dispositivo istituzionale deputato alla tutela della sicurezza cibernetica nazionale è stato delineato dal DPCM del 24 gennaio 2013, che ha dato l'abbrivio ad un processo di accrescimento delle capacità cyber del Paese, opportunamente orientato da due atti di indirizzo di carattere generale, costituiti rispettivamente dal quadro strategico nazionale e dal Piano operativo nazionale cyber.
      Per far fronte al naturale incessante sopravvenire di nuove tecnologie e modalità di utilizzo di reti e sistemi, che possono generare minacce sempre più sofisticate, tutte le articolazioni pubbliche competenti sono impegnate nella permanente ricerca di misure adeguate, in un contesto coordinato di scambio di informazioni ed esperienze.
      In particolare, il Dipartimento informazioni per la sicurezza (DIS), su mandato del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, ha condotto un'attenta riflessione sui possibili affinamenti da apportare all'attuale modello di sicurezza cibernetica, prendendo in considerazione il profilo della strutturazione e dell'architettura istituzionale, quello delle procedure di coordinamento tra i diversi soggetti che la compongono, soprattutto in situazioni di emergenza, e, inoltre, quello della disponibilità e affidabilità delle tecnologie da utilizzare per le infrastrutture di interesse strategico.
      È stato quindi elaborato – ed è al momento oggetto di consultazione sul Pag. 50piano tecnico con le amministrazioni e gli enti interessati – un progetto complessivo degli interventi denominato Progetto nazionale di cyber security, i cui contenuti daranno luogo a breve scadenza all'aggiornamento del piano nazionale già esistente, con alcune necessarie modifiche al richiamato DPCM del gennaio 2013.
      Gli interventi previsti sono imperniati, da un lato, sull'affermazione del ruolo strategico del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica nelle crisi di sicurezza nazionale e, dall'altro, sulla semplificazione e razionalizzazione della catena di comando per la risposta alle minacce cibernetiche.
      Altri punti qualificanti sono costituiti dall'introduzione di meccanismi di certificazione della sicurezza e dallo sviluppo di tecnologie nazionali, in modo da accrescere l'affidabilità delle reti e dei sistemi utilizzati per funzioni di interesse strategico. È previsto, infine, anche il pieno coinvolgimento degli operatori privati titolari di infrastrutture critiche, nell'attuazione delle politiche di sicurezza informatica.
      In conclusione, è convinzione del Governo che questi interventi determineranno un salto di qualità nella capacità di risposta del sistema Italia, sia sotto l'aspetto della prevenzione che sotto quello della gestione degli eventuali attacchi informatici.
      Aggiungo che, sui temi della sicurezza cibernetica nazionale, il Governo ha già riferito al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), durante l'audizione del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 gennaio scorso. Attraverso il Comitato, il Governo intende tenere un costante rapporto con il Parlamento, fermo restando, tuttavia, il doveroso rispetto delle prerogative delle Assemblee parlamentari nel loro complesso.
      Vi ringrazio per l'attenzione, manifestando fin d'ora la disponibilità per tutti gli approfondimenti che il Parlamento riterrà necessari (Applausi).

(Interventi)

      PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
      Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

      EMANUELE FIANO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, la ringrazio per la informativa, signor Ministro.
      È evidente che la vicenda di cui trattiamo oggi ha molti piani di discussione e di interesse per questo Parlamento e per il Paese.
      Il primo è ovviamente la questione della sicurezza nazionale di questo Paese e, non a caso, ce ne parla il Ministro dell'interno, nel quale noi riponiamo la massima fiducia.
      Il secondo tema è inerente le questioni di possibile intrusione nei sistemi informativi privati e dello Stato. È il tema della libertà, della salvaguardia e della circolazione dell'informazione e delle idee.
      C’è poi un tema di tutela delle personalità principali dello Stato e delle sue istituzioni.
      C’è un tema, che lei ha citato e che è oggetto, peraltro, di un progetto di legge appena presentato dal collega Stefano Quintarelli, che riguarda i nuovi metodi, o vecchi, di intrusione nei sistemi di informazione, sia quando queste intrusioni sono lecite, legate all'attività di inchiesta e di investigazione delle forze dello Stato, sia quando, come nel caso in esame, sono illecite.
      E, dunque, l'altro punto fondamentale, che appunto è oggetto di una legge lungamente pensata e dibattuta, quella di Stefano Quintarelli, è la necessaria regolamentazione della possibilità di intrusione nei sistemi informativi ad opera di chi ne ha diritto, e di quali norme servano, per poter garantire che questa necessaria capacità di intrusione in remoto dei sistemi informativi, tecnologici, personali di coloro che sono sottoposti a regolari indagini oggetto di permesso dalla magistratura; di quali norme istituire affinché questi accertamenti e queste verifiche, ai sensi di Pag. 51legge, possano garantire l'incolumità e la certezza e la segretezza dei dati raccolti.
      Dunque complessivamente, signor Ministro, io ritengo da avere chiaro in mente che vi è da regolamentare e da normare, cosa che peraltro in parte lo è già, il limite invalicabile tra il diritto di indagine e l'obbligatorietà che questa indagine ovviamente non venga in contrasto con il diritto alla nostra libertà, ma qui siamo nel campo di ciò che è lecito autorizzare da parte dello Stato, proprio per garantire, e ancor di più in questo momento, la libertà di indagine.
      Signor Ministro, lei ce lo ha più volte spiegato in dettaglio – anche frutto della sua esperienza nel precedente incarico – quanto nella lotta capillare al terrorismo internazionale, che questo Paese svolge secondo me con grande perizia e professionalità, siano necessarie queste forme di indagine e di intrusione, sia per la lotta al terrorismo sia per tutte le forme più tradizionali, ahimè, e consolidate di criminalità nel nostro Paese, in Europa e più in generale nell'Occidente.
      Dunque il caso Occhionero, del quale lei ci ha qui riferito, con i dati relativi all'indagine della magistratura, mette in luce diversi rischi e potenzialità che la nostra società e il nostro Stato corrono.
      Lei ci ha parlato e ci ha dettagliato il nuovo Piano nazionale per la cyber security, che è lo strumento di cui questo Paese ha necessità per garantire appunto la segretezza dei dati personali o rendere sempre più difficile, a coloro che lo fanno per fini non leciti, l'intrusione nella vita privata di ognuno di noi attraverso gli strumenti tecnologici di cui ognuno di noi è titolare.
      Servono dunque norme nuove anche da votare e da decidere in questo Parlamento, e serve un'attitudine, che è quella che lei ha mostrato qui con particolare competenza, dello Stato, perché venga combattuta la possibilità che vi siano malviventi che si introducono nei nostri sistemi e quindi ledono la nostra libertà o mettono a rischio la sicurezza del Paese.
      È evidente che tutto ciò di cui parliamo è qualcosa in divenire, perché le norme e la capacità dello Stato di contrasto si evolvono e devono evolvere all'evolversi delle possibilità tecnologiche di compiere queste illecite intrusioni.
      Ci sentiamo soddisfatti della relazione che il Ministro ha svolto di fronte a questa Camera dei deputati, sappiamo che si sta facendo tutto il possibile per impedire quello di cui siamo venuti a conoscenza e sappiamo anche che il Parlamento ha di fronte a sé un compito, quello delle norme in questo campo, altrettanto importante, che svolgeremo col massimo del nostro senso di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

      PAOLO NICOLÒ ROMANO. Grazie, Presidente, e grazie Ministro Minniti. A me tutta questa vicenda sembra quasi una parodia di una storia di spionaggio.
      Infatti, se andiamo ad analizzare quello che è successo, si tratta più di un caso di cyber ignoranza forse, invece che di cyber spionaggio, il tutto poi ingigantito a sua volta dall'ignoranza dei nostri media.
      Infatti, mi chiedo come sia possibile che apparecchiature informatiche appartenenti a esponenti di vertice delle nostre istituzioni siano state infettate da una malware risalente addirittura al 2011, che si è propagato tra l'altro tramite un file eseguibile allegato alle mail.
      Questa è la classica situazione in cui qualsiasi software antivirus dovrebbe riconoscere all'istante, ma non solo i software: basta infatti un minimo di conoscenza informatica per capire che quell'allegato non andrebbe mai aperto.
      Tutto questo lo dico non per difendere o sminuire il caso Occhionero, ma per dare il giusto peso a questa vicenda.
      Ora mi domando: se due improbabili personaggi come i fratelli Occhionero sono riusciti indisturbati e con estrema facilità a spiare i computer di importanti personalità pubbliche nel nostro Paese, cosa potrebbero fare i ben più esperti hacker di Stato russi o cinesi o di qualche altro Paese a noi concorrente?Pag. 52
      Che strumenti abbiamo per difenderci ?
      Abbiamo il CERT nazionale Italia, che dovrebbe coordinare e offrire servizi di sicurezza cibernetica a tutte le realtà pubbliche e private, che attualmente ha un organico di appena 10 persone.
      Poi c’è il CERT PA, della pubblica amministrazione, che dovrebbe garantire la sicurezza degli enti statali e locali, che però è messo persino peggio: funziona solo in orario d'ufficio, (come se gli hacker riposassero la notte o si astenessero dalle intrusioni nel week-end) e il loro organico è di due funzionari e di tre tecnici precari.
      I nostri militari sono messi un po’ meglio, ma siamo ancora ben lontani da Paesi come la Germania, che ha stanziato un miliardo di euro e impiega ben 13.500 soldati con il compito di proteggere enti statali e società private.
      In Italia, tra civili e militari, non arriviamo a 40 addetti, e per lo più nemmeno a tempo pieno.
      Ad aggravare ulteriormente la situazione bisogna dire che siamo l'unico Paese al mondo ad aver privatizzato l'infrastruttura di rete, e il signor Ministro, che oggi è qui a parlarci di cyber sicurezza, è uno degli artefici di questo scempio: infatti, da sottosegretario del Governo D'Alema bloccò il Ministero delle finanze dall'esercitare la golden share per impedire la scalata a debito della principale rete di telecomunicazioni del nostro Paese.
      Concludo ricordando che il MoVimento 5 Stelle ha più volte proposto di chiedere di parlare di cyber sicurezza in occasione dei vertici internazionali del G7 di Taormina e del G20 di luglio in Germania; di velocizzare l'entrata in vigore della strategia nazionale sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, che ci chiede l'Europa con la direttiva NIS; di istituire un'unica cabina di regia della cyber sicurezza che si occupi di coordinare le risposte e gli interventi per la sicurezza informatica in caso di incidenti; di avviare continue esercitazioni a tutti i livelli dello Stato, che oggi sono una rarità (il CERT PA prevede un'esercitazione l'anno, mentre il CERT Italia addirittura una ogni due anni); di procedere alla modernizzazione dei server di proprietà pubblica (su 896 data center analizzati, il 40 per cento non ha neppure il certificato di agibilità fisica); di vietare l'acquisto di computer e componentistica da Paesi non sicuri, che possono inviarci macchine addirittura già compromesse, favorendo negli acquisti le nostre aziende produttrici; di riprendere il controllo dell'infrastruttura di rete, da cui passano tutte le informazioni sensibili e quindi anche i cyber attacchi; di non limitarsi solo alla difesa, ma quando occorre anche contrattaccare i computer da dove hanno origine le intrusioni; di lavorare per una maggiore alfabetizzazione digitale: chiunque usi un computer, soprattutto a livello di vertice, dovrebbe essere in grado di riconoscere un banale malware come quello usato dai fratelli Occhionero, ma forse è volere troppo da questo Governo, da un Governo che non riesce a tutelare i confini materiali, figuriamoci quelli immateriali del web (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

      ANTONIO PALMIERI. Grazie, gentile Presidente, inizio il mio intervento esprimendo la solidarietà personale e del mio gruppo, il gruppo di Forza Italia, al Ministro Minniti, perché mi rendo conto che non è facile, ci rendiamo conto che non è facile svolgere una funzione delicata come la sua in un Governo del quale il leader del principale partito ogni giorno si affanna a dare colpi di piccone e a segare l'albero su quale lei è seduto, quindi capisco realmente, umanamente e politicamente la sua difficoltà.
      Non mi appassiona, come ha già detto anche il collega dei Cinque Stelle, la vicenda dei fratelli Occhionero: vedremo se si è trattato di una fake news o se c’è effettivamente qualcosa.
      Mi impressiona di più la semplicità con la quale queste persone hanno potuto avere accesso a computer di personalità importanti.
      Il vero punto è la seconda parte del suo intervento, cioè quello che riguarda il tema della cyber security nel nostro Paese.Pag. 53
      Devo dire che mi aspettavo qualcosa di più, ci aspettavamo qualcosa di più proprio per la sua competenza, soprattutto venendo da un anno perso: proprio un anno fa, di questi tempi, cominciavano le polemiche sulla presunta nomina di un super zar della difesa informatica per il nostro Paese, e abbiamo perso un anno intero su questo punto senza fare un passo in avanti nella direzione di misure concrete.
      Penso, ad esempio, che nella legge di stabilità 2015 – ed è stato oggetto di una mia interrogazione – furono stanziati – lei annuisce perché lo sa bene – 150 milioni. Ovviamente, in Gran Bretagna hanno stanziato 1,9 miliardi per cinque anni e in Francia un miliardo per tre anni. Ma, senza sottilizzare sugli zeri, a parte 15 milioni per il suo Ministero attuale, gli altri 135 milioni – il cui utilizzo ovviamente è sotto copertura – non erano ancora arrivati nella disponibilità dei nostri servizi, come il suo Ministero ha detto rispondendo alla mia interrogazione. Allora, vien da dire: sono arrivati ? Questa è la prima domanda.
      Il tema di fondo è quello che, anche in questo campo, noi scontiamo un'arretratezza, anche in questo caso di natura culturale, che, a mio avviso, va messa a fuoco. Questa vicenda conferma che la distinzione tra virtuale e reale non c’è più. Il digitale è un ambito integrale della nostra vita ed è reale tanto quanto il resto degli ambiti nei quali viviamo.
      Allora, Ministro, in questo tema della cyber sicurezza, che non è più rimandabile e, però, è ancora rimediabile, ci sono alcune delle cose che abbiamo sentito: certamente, un piano nazionale adeguato; il fatto di avere una capacità non solo reattiva – che la vicenda Occhionero ha dimostrato un po’ deboluccia –, ma soprattutto attiva di azione e di prevenzione; il fatto, anche in questo caso, di diffusione culturale dell'importanza della cyber sicurezza, sia nell'ambito pubblico che in quello privato.
      Concludo con una serie di questioni, a partire dal fatto che, come lei ricorderà, nell'ultima assemblea della NATO è stato detto che non solo il cielo, la terra, il mare, come si sarebbe detto una volta, ma anche lo spazio e anche il web e l'ambito del digitale sono un tema di primaria importanza per la difesa dei nostri Paesi e del nostro Paese. Così come lei ricorderà che c’è la direttiva dell'Unione europea, sempre del luglio dell'anno scorso, relativa alla sicurezza dei sistemi informatici. Sarebbe interessante capire, pur nella precarietà dell'albero sul quale lei è seduto, come ci stiamo attrezzando. È vero che ci sono ventuno mesi più sei, però sarebbe opportuno che su questo tema noi ci mettessimo subito a lavorare, anziché aspettare che finisca la legislatura senza fare nulla.
      Termino veramente, gentile Presidente. Oltretutto, si parla del G7 di Taormina e della presentazione di un codice di condotta sul comportamento degli Stati nel cyberspazio da parte del nostro Paese. Ci piacerebbe sapere in cosa consisterà questo codice di condotta. Ci piacerebbe sapere se, effettivamente, entro questo mese, come pare il Presidente Gentiloni abbia detto al Copasir, ci sarà l'aggiornamento del DPCM del Governo Monti. Ci piacerebbe sapere, effettivamente, se ci saranno ulteriori stanziamenti su questo, perché in questo ambito il numero delle persone impiegate, come è stato prima ricordato, è veramente troppo esiguo.
      Concludo. Lei ricorderà la vicenda del giovane San Luigi Gonzaga, al quale da bambinetto – non era ancora santo, ma era un bambinetto religioso – fu chiesto: «Ma se ti dicessero che devi morire tra un'ora, tu cosa faresti ?» e lui rispose: «Continuerei a giocare come sto facendo adesso». Allora, il mio invito e il nostro invito è che lei faccia come San Luigi Gonzaga. Non solo l'invito è di diventare santo quando sarà il momento, molto in là, ma di usare quel tempo che avrete, poco o tanto che sia, per lavorare. Noi continueremo a incalzarvi – da questo punto di vista abbiamo pronte una serie di interrogazioni – perché non è solo il Copasir l'ambito di informazione su questo tema, ma lo deve essere l'intera comunità Pag. 54nazionale, proprio per quell'esigenza culturale che ho cercato di raccontare nei pochi minuti a disposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Ferrara. Ne ha facoltà.

      FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signora Presidente, anch'io ringrazio il signor Ministro per le informazioni che ci ha dato e anche per le cose che ha detto dal punto di vista degli interventi che si stanno mettendo in atto e che sono stati messi in atto per mettere in sicurezza il nostro sistema. Anch'io penso, come lei, signor Ministro, che siamo di fronte ad una vicenda molto grave.
      È grave anche per come è stata rappresentata, oltre che per quello che è di fatto, dal punto di vista delle questioni che abbiamo appreso. È grave perché si è squadernata di fronte al Paese una cosa che sembra raccontabile e tutta spiegabile e, tuttavia, ha una gravità importante, perché ha a che fare con il nostro sistema di sicurezza, che questa vicenda ha dimostrato – ahimè ! – essere vulnerabile.
      Infatti, il sistema creato dai fratelli Occhionero sembra quasi una cosa enorme. Appare poco credibile che due persone facessero tutto da sole e, soprattutto, non si comprende a quale fine e per conto di chi o cosa avessero messo in piedi, un sistema di hackeraggio e archiviazione di dati rubati così massiccio e a largo spettro. Il contesto in cui si pone questa vicenda, a cavallo tra la politica, la massoneria e la finanza, lascerebbe intendere che essa non sia il frutto di un'iniziativa personale e isolata dei due indagati, ma che si collochi in un contesto più ampio. Anzi, se fosse vero che i due agivano da soli, ciò dimostrerebbe ancora di più la fragilità dei nostri apparati di sicurezza e controllo, perché vuol dire che chiunque abbia un po’ di dimestichezza nell'hackeraggio potrebbe arrivare sino al cuore del nostro sistema.
      Inoltre, non è ancora chiaro un ulteriore aspetto inquietante di questa vicenda, cioè come facessero gli arrestati ad acquisire in anticipo informazioni riguardo al procedimento penale che li ha coinvolti, evidentemente venendo informati da qualcuno sull'evoluzione dell'inchiesta nei loro confronti, tanto che, alla vigilia degli arresti, Giulio Occhionero, con tutta probabilità, stava cercando di trasferirsi all'estero.
      Allora è d'obbligo andare fino in fondo e scoprire se esiste o meno una rete più potente dalla quale i due fratelli hanno ottenuto protezione fino ad oggi e che gli stessi hanno cercato di coprire anche durante le perquisizioni, quando è stata distrutta una smart card davanti agli occhi della polizia ed è stato bloccato il contenuto di un PC digitando più volte una password sbagliata. Occorre approfondire come sia stato possibile bucare con tanta facilità account e apparecchi che lo Stato dovrebbe garantire come inattaccabili e inaccessibili, cosa sia stato realmente trafugato (quali documenti, quali informazioni) e, soprattutto, che tipo di utilizzo veniva fatto dei materiali rubati e chi era, se esiste, il destinatario finale di tutto quel materiale.
      Speriamo che il procedimento annunciato dal Presidente del Consiglio, come lei ha citato in audizione al Copasir, possa consentire al nostro Paese di recuperare un ritardo evidente sulla cyber security. Avremo modo di discuterne e di entrare nel merito, anche perché la disciplina è molto delicata e non è semplice trovare il giusto equilibrio tra l'esigenza di controllo e sicurezza da parte dello Stato e le libertà individuali. Se è vero che dovrebbe nascere una struttura cyber vogliamo che sia totalmente in mano pubblica e che si avvalga di risorse e professionalità interne ai nostri apparati di sicurezza. Siamo certi che noi siamo in grado di mettere in campo le competenze interne, che non mancano. Quindi, ci aspettiamo che tutto ciò avvenga in un rapporto tra il Governo e il Parlamento, per trovare tutte le soluzioni necessarie e idonee a mettere in Pag. 55sicurezza adeguatamente il nostro sistema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

      GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, intanto la ringrazio per le puntuali informazioni che ci ha fornito, al netto di quelle che, chiaramente, sono ancora coperte da segreto istruttorio. Cogliamo l'occasione per chiedere alla procura di Roma, che è sempre attenta e puntuale, di svolgere nella maniera più celere possibile questa indagine, per dare, poi, compimento della globalità delle informazioni rispetto a questo caso.
      Limitandoci a quello che sappiamo, a quanto letto sui giornali e a quello che poi oggi lei ci ha confermato per tanti versi, compresa anche questa novità, in parte, del coinvolgimento di alcuni esponenti delle forze dell'ordine, che evidentemente sono quelli che probabilmente hanno avvisato in anticipo i due fratelli Occhionero del fatto che c'erano delle indagini in corso, io concordo, noi come gruppo concordiamo con lei sul fatto che la vicenda sia grave, sì, ma non tanto per la portata, mi lasci dire, quasi comica di decine di migliaia di mail inserite in un file nella disponibilità di queste due persone, che non risultano – perlomeno, ripeto, stando a quello che ci ha detto e con quello che si è letto sui giornali nell'immediatezza della notizia – avere capacità di infiltrazione informatiche particolarmente elevate, oltre tutto utilizzando un malware che ha parecchi anni, quindi facilmente riscontrabile utilizzando anche antivirus abbastanza datati. Aggiungiamo anche un'altra cosa: lei sa meglio di me che, se effettivamente questo tentativo di accesso pesante fosse stato veramente un attacco organizzato con una struttura dietro, come qualche collega richiamava prima, e se fosse stato mirato ad infiltrare informazioni assolutamente delicate e importanti per la sicurezza nazionale e non solo, anche personali, di chi era colpito, sicuramente non si sarebbe andati ad acquisire un server negli Stati Uniti, dove questo tipo di reato è punito con l'ergastolo e dove, come si è visto, la collaborazione del Federal Bureau of Investigation ha portato fortunatamente – e spero che porti velocemente – anche alla consegna del contenuto dei dati nel più breve tempo possibile, fatte salve anche qui tutte le procedure che servono per ottenerli. La vicenda grave è che nelle infrastrutture strategiche nazionali ci siano dei buchi – perché di questo parliamo – così evidenti che, anche con un programmino rintracciabile per pochi spiccioli sul web – non sul dark web ma sul web normale – si possa cercare di accedere a dati sensibili delle istituzioni e dei cittadini in generale, parifichiamo. Poi è chiaro che lei ha anche una responsabilità specifica su quello che è la sicurezza nazionale, quindi c’è un grado diverso chiaramente per chi ha responsabilità di livello diverso. Tuttavia qui parliamo in generale di tutti quanti i cittadini, perché non sono stati colpiti solo politici e istituzioni, sono stati colpiti anche privati cittadini che possono chiaramente difendersi in una certa maniera. Ma il fatto che le infrastrutture strategiche nazionali determinino un buco così grande, questa è la cosa veramente grave e preoccupante. Lei ha parlato di innalzamento degli standard: benissimo, ma onestamente non abbiamo capito – glielo dico senza far polemica – con quali strumenti. Mi auguro, ci auguriamo tutti quanti, per il bene di tutti, ripeto, senza far polemiche, che nell'innalzamento di questi standard ci sia un cospicuo finanziamento per la polizia postale e che non ci siano tagli come sono stati fatti negli ultimi tempi. Noi siamo stati d'accordo, ed è stato un provvedimento esemplare, quello fatto dal capo della polizia nella rimozione del direttore della polizia postale, perché questa è stata una leggerezza incredibile, una sottovalutazione incredibile, quindi benissimo che si sia dato quel tipo di segnale. Cortesemente, tenuto conto che è sua competenza specifica – ripeto: sua competenza specifica –, nell'innalzamento di questi standard, per favore, non ci metta la chiusura dei posti di polizia Pag. 56postale ma l'apertura di nuovi posti e finanziamenti concreti, perché altrimenti qui facciamo solo delle chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Quintarelli. Ne ha facoltà.

      GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Grazie, Presidente. Ministro, devo dire che in un certo senso mi fa piacere parlare di questi temi, ma naturalmente mi dispiace. Mi fa piacere parlare di questi temi in questa sede, essendo stato io uno dei fondatori dell'Associazione italiana di sicurezza informatica e nel suo direttivo, fino a prima di entrare in Parlamento, ed essendo anche stato uno dei promotori del primo tavolo di protezione delle infrastrutture critiche, quando ero in una vita precedente. Volevo ringraziare il collega Fiano, che non vedo più in Aula, per le gentili parole che ha avuto a ricordare la proposta di legge che abbiamo presentato ieri come gruppo Civici e Innovatori, che va a colmare quello che viene riconosciuto come un vuoto regolamentare in materia di strumenti di captazione legale ma non solo. Ci sono due aspetti in quella proposta di legge, Ministro, che possono essere di interesse in questo caso.
      Il primo aspetto è l'istituzione di un registro nazionale dei captatori, che è un sistema che consente di tenere sotto traccia l'uso di strumenti di questo genere da parte di terzi, da parte di privati in quanto ne assicura la conoscibilità. Il secondo aspetto è che nella stessa proposta di legge si prevede un inasprimento delle pene laddove tecnologie di questo genere vengono utilizzate per attività analoghe a quelle del caso di cui stiamo discutendo, anche per questioni legate al privato.
      Ho appreso ed esprimo la soddisfazione del nostro gruppo per le iniziative in materia di coordinamento, di sviluppo delle tecnologie e del coinvolgimento degli operatori privati e tutti i piani che lei ha descritto, che sono assolutamente doverosi. Tuttavia, sono necessari ma, a mio avviso, non sufficienti, nel senso che questo non è un problema solamente tecnologico, ed affrontarlo come un problema tecnologico è solo guardare metà della mela. E non è neanche un problema di competenza degli operatori: lo dico ai colleghi che sono intervenuti prima di me. Gli operatori addetti a questi temi in Italia sono tra i migliori al mondo per competenza, quindi non abbiamo nulla da invidiare a nessun altro; certo magari la quantità, magari le risorse disponibili. Ma la vulnerabilità principale in ogni sistema di sicurezza non è tanto sulla parte infrastrutturale – quella aiuta – ma è l'elemento più debole. Gli antivirus sono in grado di riconoscere un virus laddove questo sia diffuso. Se io scrivo un pezzo di software specifico che è stato tarato per mille persone, un antivirus che rivolge la sua attenzione a fenomeni che accadono sulla scala dei miliardi non lo individua. Bisogna dunque agire su un altro aspetto: una catena è forte quanto il suo anello più debole, e l'anello più debole in un sistema di sicurezza è quello che sta tra la sedia e il computer, cioè l'uomo. Ora lei ha parlato prima di un impegno prioritario per l'innalzamento degli standard. Questo non deve farci pensare che in passato non fossero adeguati: la sicurezza è uno sforzo continuo, è uno stile di vita in primo luogo, un lifestyle. Quindi, l'innalzamento degli standard è doveroso, ma nel piano nazionale sarebbe a nostro avviso estremamente importante dare un ruolo molto, molto, molto rilevante alla formazione delle persone, non degli operatori, di tutti. Infatti, è come ci comportiamo tutti che determina il livello di sicurezza del sistema. Da quello che è dato capire dalla stampa, la tecnologia usata in questi casi non è una tecnologia particolarmente sofisticata, francamente è alla portata – adesso non voglio banalizzare – anche di molti liceali. Rispetto agli attacchi di phishing, se si va in alcuni Paesi – concludo brevemente – ci sono cartelli lungo il corridoio dei Ministeri che dicono: aspetta, sei sicuro, prima di aprire quell'allegato, che chi te l'ha mandato te lo doveva Pag. 57mandare ? Verifica su un canale asincrono. Credo che noi dovremmo fare attenzione alla formazione e alle regole d'uso per le persone umane, in particolare nella pubblica amministrazione, nelle istituzioni, magari senza arrivare agli estremi degli Stati Uniti, dove queste cose hanno influenzato anche una competizione elettorale. Però, di fatto, questo tema, che è stato al centro del dibattito nelle ultime elezioni in Germania, dovrebbe arrivare ad essere un tema preminente anche da noi, mettendo al centro la competenza diffusa e l'evangelizzazione sull'importanza di questi temi per le persone. Si tratta di adottare pochi semplici comportamenti per aumentare il livello di sicurezza complessivo di tutti. Quindi – concludo veramente – auspico che nelle regole ci siano piani con forti investimenti sul tema della formazione e della divulgazione, usando tutti i mezzi che si possono utilizzare anche verso il pubblico. Sono certo che troverà nel digital team di Palazzo Chigi e nell'Agenzia per l'Italia digitale tutte le competenze che servono per questo piano, e anche qui dentro – considerato che questo è un tema al quale l'Intergruppo innovazione, del quale molti di noi fanno parte, ha dedicato particolare attenzione e al quale il gruppo Civici e Innovatori è molto sensibile – troverà terreno fertile. Grazie, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

      GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, grazie, signor Ministro per l'informativa. Premesso che siamo in fase di inchiesta e quindi non abbiamo colpevoli accertati, penso che comprenderà quanto sia grande la preoccupazione che emerge nel Paese per quanto le inchieste stanno facendo rilevare rispetto alla scarsa sicurezza dei sistemi informatici utilizzati dalle istituzioni. E ciò soprattutto se si considera che oggi le guerre, e non solo quelle economiche o le competizioni elettorali di altissimo livello, si combattono proprio sul terreno dell'informatica. Se fosse confermato quanto sostengono le accuse, ci troveremmo di fronte a un vero e proprio sistema di intercettazione per fini privati di importanti istituzioni tra le quali anche la nostra stessa Camera dei deputati, con tentativi di spionaggio anche nei confronti di importanti esponenti politici, quali gli ex Presidenti Monti e Renzi o il Governatore della Banca centrale, Draghi. Ma pure se ciò non fosse vero del tutto, resterebbe comunque evidente la fragilità che le nuove tecnologie mostrano, o meglio che mostra anzitutto l'uso che noi di esse facciamo. I due fratelli Occhionero infatti avrebbero usato per tentare di intercettare più informazioni possibili non chissà quale elaborata tecnologia, ma uno dei più vecchi sistemi, quello di inviare un software maligno, il cosiddetto malware per posta elettronica. Non dunque un algoritmo complesso, non un codice incomprensibile, ma un virus fatto in casa, capace di entrare nel sistema della vittima solo con l'ovviamente involontaria complicità della vittima stessa ed è molto evocativo che questo sistema si chiamasse Eye Pyramid, con un riferimento evidente all'occhio del grande architetto e alla piramide della teosofia massonica piuttosto evidente, peraltro richiamato anche dalle precedenti inchieste sulla P4, dove questi stessi fratelli erano stati in qualche modo coinvolti. Questo è il nome del malware, Eye Pyramid, che ha scatenato tutto, inoculandosi nei sistemi infettati, arrivando a compiere ben più che semplici violazioni di account di posta elettronica, dato che era in grado di installare un sistema capace di inviare ad un account creato ad hoc ogni informazione sull'attività del computer malato. Ma allora – si potrebbe dire –: i nostri sistemi sono pericolosamente fragili ? In realtà – e qui son d'accordo con quanto ha appena detto il collega Quintarelli – io credo che sia la nostra cultura informatica ad essere fragile. Chi viene contagiato infatti è di solito l'utente finale distratto, poco attento alle misure di sicurezza, incapace di capire che il computer non è un elettrodomestico, ma una finestra sul mondo, una finestra che permette certo di Pag. 58vedere e di agire, ma che consente anche al mondo, soprattutto ai malintenzionati, di vederci e di agire a loro volta, magari infettando un utente minore per giungere a carpire informazioni di personalità più importanti. Quel che evidenzia la vicenda dei fratelli Occhionero è che non possiamo più pensare che la rete sia meno importante delle chiavi di casa, non daremmo mai infatti ad estranei la possibilità di entrare in casa nostra e cercheremmo di evitare possibili intrusioni. Lo stesso invece noi non facciamo o non facciamo con la dovuta attenzione per quanto riguarda i sistemi informatici. Osservava uno che secondo Renzi se ne intendeva molto, cioè Marco Carrai, in un'intervista di pochi giorni fa, che mentre la tecnologia delle comunicazioni ha fatto passi da gigante, non così è avvenuto per la sicurezza. Resta il dubbio se possa poi essere la cyber security affidata sulla base di considerazioni di tipo amicale, ma questo ormai penso sia un tema per fortuna superato. E questo modo di procedere denunciato dallo stesso Carrai è perché si ragiona come se si dovesse ancora pensare di proteggere un vecchio PC, ma oggi esistono interconnessioni di tipo nuovo, basti pensare al Wi-Fi, al bluetooth, peggio ancora ad iCloud che conservano dati sensibili difesi da una password facilmente carpibile. Questo non riguarda solo i privati, ma anche e soprattutto le istituzioni. Coloro che occupano posizioni importanti infatti non possono permettersi di essere pigri sulla sicurezza informatica. È del tutto inutile infatti utilizzare strumenti superprotetti se poi ci si scorda di non collegarsi a reti non protette, come quelle di un ristorante, di un albergo o a PC che non sono criptati come si deve. Si tratta quindi non solo di una battaglia ideologica, ma anche e soprattutto di acquistare una nuova consapevolezza sulla necessità di seguire comportamenti protetti, se vogliamo usare una metafora sanitaria, evitando rapporti insicuri.
      Sono anche necessari veri e propri protocolli sanitari per stabilire i comportamenti da seguire e quelli da non seguire. Non possiamo permetterci di rischiare nulla in un campo tanto delicato come quello dell'informatica, che ormai – è bene ricordarcelo – condiziona ogni aspetto della nostra vita. Per cui, anche noi le sottoponiamo l'urgenza di un accento rinnovato sulla formazione e anche ovviamente – come è stato detto – sull'acquisizione di dovute dotazioni di personale.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

      WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministro, la ringraziamo per l'illustrazione di quanto appena detto. Anche altri interventi si sono susseguiti su questo tema e abbiamo appena capito, Ministro, che l'informatica è ormai una parte quotidiana preponderante rispetto anche e soprattutto al lavoro delle istituzioni, piuttosto che rispetto al lavoro sia di privati, sia della pubblica amministrazione. Allora, ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi. Nello specifico, ho cercato di apprendere quanto detto da una persona che io reputo sicuramente tra le migliori qui dentro per poterne parlare, ovvero il collega Quintarelli, quando parla effettivamente di cultura rispetto a questi temi. Io penso che, se di cultura dobbiamo parlare, innanzi a questi passaggi, dobbiamo anche capire che nell'agenda della cosiddetta politica debba esserci un aggiornamento importante, come aggiorniamo spesso i nostri dispositivi, oserei dire quasi quotidiano rispetto agli strumenti di difesa nei confronti di persone che vanno a minare di fatto la cosiddetta cybersecurity. Infatti, se è vero, e l'abbiamo appena ascoltato da un tecnico effettivamente, che noi andiamo ad operare laddove un cosiddetto virus o malware opera rispetto a un milione di utenze, non possiamo evidentemente senza una cultura di base e senza un aggiornamento continuo rispetto a questi strumenti, cercare di andare a definire anche il perimetro dei famosi mille, come ricordava prima il collega Quintarelli. Quindi, bene quando lei ci invita ed invita fondamentalmente la politica e l'Esecutivo all'applicazione di nuovi strumenti, all'innovazione Pag. 59tecnologica, allo stare al passo con i tempi, di fatto innalzando questi standard anche qualitativi degli strumenti di difesa che noi potremmo avere, non soltanto noi, ma che anche i cittadini potrebbero avere nel proprio portafoglio. Sono anche d'accordo che i nostri tecnici sono tra i tecnici migliori al mondo – questo l'abbiamo sicuramente capito e a loro va un plauso – ma forse, se sono i tecnici – e non lo nego – migliori al mondo, mancano un po’ di strumenti e noi la invitiamo, Ministro, chiaramente, come prima anche è stato ricordato, ad un impegno importante, soprattutto nei confronti della Polizia postale che quotidianamente è – sicuramente qui qualcuno ha frequentato qualche ufficio della polizia postale – molto spesso carente di struttura e anche degli stessi strumenti. Abbiamo ascoltato ed ho ascoltato con attenzione la sua relazione, però mi sono fatto, snocciolando tutti i punti della stessa, delle domande a cui di fatto lei non ha risposto, probabilmente poiché ancora coperte da segreto istruttorio, però è simpatico quel passaggio in cui una persona, adesso non ricordo, vicina all'ex Primo Ministro, Renzi, ha detto: Mi vengono i sudori quando vedo il Presidente del Consiglio utilizzare un sistema in termini di comunicazione, per così dire, normale e non protetto. Ecco, io penso che un Primo Ministro debba necessariamente dotarsi e soprattutto utilizzare, al netto delle mode – capisco la generazione dei quarantenni, anch'io ne faccio parte – strumenti piuttosto seri per quanto riguarda la sua e la sicurezza di tutti i dati che possono essere fruibili attraverso il suo dispositivo.
      Dopodiché vorremmo capire perché, anche se probabilmente i tempi sono un po’ troppo stretti o se anticipiamo un po’ i tempi – una delle domande che ci siamo fatti – ed è perché il giorno prima, come scrive Il Fatto Quotidiano l'11 gennaio di quest'anno, del 2017, della cosiddetta perquisizione sono stati cancellati dei dati dagli stessi, da questi due fratelli Occhionero o da uno dei due? Perché sono stati cancellati – se è una notizia verificata – dei dati prima della perquisizione stessa? Perché la Polizia postale – chiaramente è stata sollevata una persona dal suo ruolo anche purtroppo grazie a questo – non ha comunicato immediatamente a Gabrielli, ma soltanto quasi tre mesi dopo e, quindi, di conseguenza, anche al Viminale e, quindi, allo stesso Governo quello che era successo? Queste sono delle domande, secondo me, importanti da porsi in questa genesi o in questo pasticcio che è stato creato.
      Come è stata fatta l'inchiesta ? A chi sono state date queste informazioni, ovvero sono state rese fruibili soltanto da queste due persone o c’è una rete, di fatto, che ha acquisito in questi anni e in questi mesi delle informazioni evidentemente sensibili ? Io penso che queste domande, lei, Ministro, debba necessariamente farsele, e se le è sicuramente ed evidentemente già fatte.
      E poi, Ministro, ritiene che, in questo caso – e ritorno sul tema – la Polizia postale abbia bisogno di più organico, di più mezzi ? Ecco, noi riteniamo di sì.
      Non c’è stata – e chiudo, Presidente –, come lei sa, Ministro, nessuna richiesta di riscatto. È così. Per chiuderla ironicamente, vorrei citare quello che il giornalista Bechis scrisse sul libro: vuoi vedere che queste due persone non erano effettivamente inserite in un contesto più ampio, ma erano semplicemente quasi due ladri informatici di polli, che volevano fare bella figura con le persone...

      PRESIDENTE. Concluda, deputato.

      WALTER RIZZETTO. Concludo. ...con le persone a cena, quasi come a far vedere la collezione di farfalle ? Qui chiudo, Presidente, dicendo che sicuramente per noi la sicurezza informatica è un valore da incentivare in questo caso e penso anche – e chiudo Presidente – che il Primo Ministro Matteo Renzi avrebbe dovuto stare più attento con la tecnologia e soprattutto con gli SMS, e non mi riferisco all'SMS che ha scritto ieri sera.

      PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

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Interventi di fine seduta (ore 17,30).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Gallo. Non è in Aula, procediamo con il prossimo.
      Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Vallascas. Ne ha facoltà.

      ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Ieri pomeriggio, il Tribunale di Lucca, dopo sette anni di indagini e perizie, ha pronunciato la sentenza di primo grado per la strage alla stazione di Viareggio del 2009. Sono stati trentadue i morti del disastro ferroviario: una strage di dimensioni spaventose, che ha scosso il Paese e ha mobilitato con determinazione i cittadini e i familiari delle vittime in una attività volta a individuare le responsabilità e ottenere giustizia.
      I magistrati hanno condannato l'ex amministratore di Ferrovie, Mauro Moretti, a sette anni di reclusione. È appena il caso di ricordare anche che, esattamente un anno dopo la strage, Moretti riceveva dalle mani del Presidente Napolitano l'onorificenza di cavaliere del lavoro. Ricordiamo che si tratta dello stesso Moretti che, riferendosi al disastro di Viareggio, usò le parole «spiacevole episodio». Moretti è sempre lo stesso che aveva minacciato di andarsene, nel caso lo Stato gli avesse tagliato lo stipendio. Invece, non se n’è andato, né lo Stato l'ha mandato via, anzi, Renzi lo ha promosso: oggi siede ai vertici di Leonardo-Finmeccanica, Gruppo partecipato per il 30 per cento dal Ministro dell'economia e delle finanze. Sembra che Moretti, ancora in attesa di giudizio, abbia in più circostanze affermato che non si sarebbe dimesso in caso di condanna.
      Noi, come gruppo, di fronte al pronunciamento della magistratura, chiediamo al Governo quello che da anni i familiari delle vittime chiedono, e ascoltate: Moretti deve dimettersi ! La sua permanenza ai vertici di Leonardo-Finmeccanica sarebbe l'ennesima strafottenza di questo ex sindacalista delle Ferrovie e un oltraggio alle vittime e alle famiglie delle vittime della strage di Viareggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gallo, che vedo rientrato in Aula. Ne ha facoltà.

      LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Oggi, nonostante tutte le rassicurazioni del Ministro e dei vertici delle Ferrovie, sono scattati gli aumenti degli abbonamenti di Trenitalia per tutte le tratte del Paese e questo sta portando, naturalmente, un grosso disagio su tutto il territorio. Pensiamo che, ad esempio, solo nel comparto del mondo della scuola, dove il Governo ha voluto fare delle norme di stabilizzazione, spostando docenti dal sud al nord o da una regione all'altra, o anche per le politiche universitarie, dove gli studenti sono naturalmente invitati a una mobilità da un'università all'altra perché non si garantisce il diritto allo studio, si trovano in questo momento un aumento, ad esempio, solo della tratta Napoli-Roma di 151 euro al mese.
      Tutto questo perché il Governo e le politiche governative in questi anni hanno fatto in modo da dismettere qualsiasi intervento che andasse a premiare e a fornire delle tratte per i pendolari, cioè Intercity che sono scomparsi o si sono ridotti all'osso, così come treni ad alta velocità regionali.
      Allora chiediamo che il Governo si impegni a scrivere dei contratti di servizio con Trenitalia ed aumentare il numero di opportunità per i pendolari ad un prezzo normale per spostarsi nel Paese, altrimenti, oltre alla povertà prodotta nei cittadini, produrremo altra povertà per le persone che lavorano e che vedranno ridotto sempre di più il loro stipendio.

      PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marisa Nicchi. Ne ha facoltà.

      MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Vogliamo qui lanciare un allarme e richia mare il Governo sulla delicata, troppo lunga, questione della ex Lucchini di Piombino, dove c’è molta incertezza, che riguarda proprio il futuro di 2 mila lavoratori: incertezza conseguente alla mancanza di chiarezza da parte di Cevital sui contenuti e i tempi di realizzazione del Pag. 61piano industriale per rilanciare la siderurgia di Piombino. Un'incertezza grave, che pesa sulla vita di molte famiglie, ingiustamente, e pesa sul futuro di un intero territorio, che rischia di essere travolto da una terribile crisi. Questa situazione così difficile si è venuta a creare in seguito alle mancate promesse di Aferpi sul tema della realizzazione del piano industriale.
      Chiediamo ad Aferpi e al Governo il rispetto degli accordi presi. Chiediamo al Governo di superare questa incapacità, questa assenza gravissima in merito alla politica industriale. Dal Parlamento noi siamo vicini ai lavoratori, alle lavoratrici e a tutta la comunità della Val di Cornia, che domani sciopererà, farà sentire la loro voce in una manifestazione, che, dalla ex Lucchini, arriverà davanti al comune di Piombino. Sinistra Italiana è senza «se» e senza «ma» accanto a questa lotta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

Ordine del giorno della prossima seduta.

      PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Venerdì 3 febbraio 2017, alle 9,30:

      Svolgimento di interpellanze urgenti.

      La seduta termina alle 17,40.

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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
          nella votazione n.  1 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nelle votazioni dalla n.  1 alla n.  7 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;
          nella votazione n.  2 i deputati Bossi e Busto hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;
          nella votazione n.  9 il deputato Pagani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nelle votazioni dalla n.  12 alla n.  14 il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
          nella votazione n.  15 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
          nella votazione n.  15 il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE  ELENCO  N.  1  DI  2  (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3671-bis-A-em. 11-bis.52,55,59 395 375 20 188 46 329 97 Resp.
2 Nom. articolo 11-bis 397 285 112 143 273 12 94 Appr.
3 Nom. articolo 12 406 292 114 147 291 1 94 Appr.
4 Nom. articolo 13 412 297 115 149 297 94 Appr.
5 Nom. em. 14.2 420 365 55 183 69 296 93 Resp.
6 Nom. articolo 14 418 294 124 148 294 93 Appr.
7 Nom. articolo 16 411 293 118 147 293 93 Appr.
8 Nom. odg 9/3671-bis-A e abb./10 427 408 19 205 128 280 92 Resp.
9 Nom. odg 9/3671-bis-A e abb./11 423 410 13 206 140 270 92 Resp.
10 Nom. odg 9/3671-bis-A e abb./13 431 429 2 215 69 360 91 Resp.
11 Nom. odg 9/3671-bis-A e abb./14 426 391 35 196 129 262 91 Resp.
12 Nom. odg 9/3671-bis-A e abb./17 425 411 14 206 126 285 91 Resp.
13 Nom. odg 9/3671-bis-A e abb./18 436 434 2 218 159 275 91 Resp.

F  =  Voto favorevole (in votazione palese). – C  =  Voto contrario (in votazione palese). – V  =  Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A  =  Astensione. – M =  Deputato in missione. – T  =  Presidente di turno. – P  =  Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X  =  Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE  ELENCO  N.  2  DI  2  (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O  G  G  E  T  T  O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3671-bis-A e abb./20 429 424 5 213 154 270 91 Resp.
15 Nom. Ddl 3671-bis-A e abb.- voto finale 402 277 125 139 276 1 86 Appr.