XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 8 marzo 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


      La V Commissione,
          premesso che:
          l'articolo 151, comma 1, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267, fissa al 31 dicembre il termine per la deliberazione da parte degli enti locali del bilancio di previsione per l'anno successivo e dispone che il termine può essere differito con decreto del Ministro dell'interno, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, in presenza di motivate esigenze;
          l'articolo 1, comma 454 della legge 11 dicembre 2016, n.  232 (legge di bilancio 2017) dispone un primo differimento dei termini per la deliberazione del bilancio annuale di previsione degli enti locali per l'esercizio 2017, al 28 febbraio 2017;
          l'articolo 5, comma 11, del decreto-legge 30 dicembre 2016, n.  244 (il cosiddetto «decreto Milleproroghe»), nell'abrogare la precedente norma, introduce un ulteriore slittamento al 31 marzo 2017 per l'approvazione dei bilanci di previsione;
          i comuni coinvolti dagli eccezionali eventi sismici che hanno colpito il territorio delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo il 24 agosto 2016, il 26 e il 30 ottobre 2016, il 18 gennaio 2017, nonché dagli eccezionali fenomeni meteorologici che hanno interessato i territori delle medesime regioni a partire dalla seconda decade del mese di gennaio 2017, per tentare di far fronte alle numerose calamità, hanno stanziato imponenti misure economiche, ed impiegato ingenti risorse finanziarie e strumentali, dirette all'organizzazione dei soccorsi e ad affrontare le prime emergenze, nonché il ripristino della fruibilità di strutture pubbliche e vie di comunicazione, concentrando pressoché la totalità degli sforzi al fine di operare con la massima tempestività ed efficacia;
          nonostante il secondo differimento dei termini di legge, attualmente tali comuni non sono in grado di portare a conclusione l'approvazione dei propri bilanci annuali nei tempi previsti, visto lo straordinario impegno economico portato avanti con proprie risorse di bilancio, che rende impossibile la chiusura dei propri bilanci in pareggio,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative volte a varare una ulteriore proroga temporale per la lavorazione dei bilanci di previsione dei comuni colpiti dagli eccezionali eventi sismici e meteorologici riportati in premessa;
          ad adottare iniziative volte a prevedere per i suddetti comuni spazi di bilancio idonei ad evitare il dissesto degli stessi a causa delle spese di necessità sostenute con la relativa definizione di coperture tecniche;
          a relazionare sui possibili effetti derivanti dalle necessità degli eventi sismici e meteorologici che abbiano coinvolto anche i bilanci della regione e delle province convocando un tavolo urgente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di definire le necessarie iniziative di compensazione finanziaria ed eventuali finalizzazioni di ulteriori risorse.
(7-01212) «Alberto Giorgetti, Fabrizio Di Stefano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
          in questi giorni il Governo si appresta a presentare ed approvare in Consiglio dei ministri decreti legislativi che dovranno dare attuazione alla legge n.  106 del 2016, recante «Delega al Governo per la riforma del terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale»;
          in occasione di tale passaggio cruciale si registra la nascita del Comitato denominato «La parola ai Volontari» (www.laparolaaivolontari.it), realtà che riunisce numerosissimi enti nazionali e a carattere locale, ed esperti del no profit e del volontariato italiano, con la finalità precipua di realizzare un percorso realmente partecipato di confronto tra gli attori coinvolti e di elaborazione condivisa dei suddetti decreti;
          l'intervento del Comitato nasce dalla preoccupazione procurata dalla lettura del testo, circolato tra gli addetti ai lavori, di uno schema di decreto legislativo recante «misure di sostegno allo sviluppo del terzo settore» nel quale il Comitato stesso evidenzia contrasti con quanto affermato nella legge delega;
          il 1o febbraio 2017 si è tenuto un incontro tra la delegazione del Comitato e il Sottosegretario Luigi Bobba, nel corso del quale è stato dato conto delle suddette criticità, tra le quali si segnalano in particolare le seguenti:
              mentre la legge n.  106 del 2016 recante la riforma in materia definisce come terzo settore l'insieme delle organizzazioni che, oltre a vari requisiti, svolgano «attività di interesse generale», lo schema di decreto darebbe invece per scontato che le organizzazioni di cui si parla svolgano queste attività, visto che sono già considerate di terzo settore. Le attività di interesse generale, tuttavia, non sono state ancora definite attraverso un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, così come stabilito dalla suddetta legge delega;
              si ritiene ingiusto considerare reti associative di II livello solo quelle che «associano direttamente o indirettamente un numero non inferiore a 500 enti...», perché tale criterio escluderebbe moltissime reti di volontariato pure importanti e significative;
              quanto al tema della rappresentanza, in più parti dello schema di decreto si farebbe riferimento ad una sola associazione degli enti di terzo settore, presupponendo un monopolio della rappresentanza inapplicabile al volontariato e al terzo settore, un universo assai complesso e diversificato che si occupa di tante e diverse «attività di interesse generale»; peraltro, questa associazione degli enti del terzo settore avrebbe il monopolio delle nomine in enti pubblici o con funzione pubblica, anche per conto degli altri enti  –:
          il Consiglio nazionale del terzo settore riproporrebbe limiti e criticità che più volte sono stati sottolineati riguardo all'osservatorio del volontariato. Nella sua composizione e nel suo funzionamento non ci sono procedure democratiche, l'autonomia non è salvaguardata e non viene superata la dimensione puramente consultiva. Il consiglio nazionale con tutti questi limiti, deve anche procedere a nominare i rappresentanti del terzo settore al Cnel;
          una logica verticistica e centralistica starebbe alla base dello schema di decreto attuativo, in opposizione a quella che guida il volontariato presente, operante e radicato sul territorio, che invece procede dal basso verso l'alto e con precisi criteri democratici e di condivisione. L'evidenza di questo impianto verticistico si ritroverebbe in particolare nelle norme che riguardano i centri di servizio per il volontariato, dove finalità, programmazione, controllo, sanzioni, sono tutte stabilite centralmente da una fondazione di carattere privato governata a maggioranza dalle fondazioni di origine bancaria, marginalizzando le regioni e la dimensione territoriale che invece sono alla base delle leggi del terzo settore e dove coloro che devono essere controllati (si veda organismo nazionale di controllo – Onc, siedono allo stesso tavolo e con le stesse competenze dei controllori, in una confusione di ruoli;
          sempre in merito agli organi di controllo dei centri di servizio per il volontariato, è stato rilevato che, nello schema di decreto attuativo, sebbene durante il dibattito parlamentare sulla legge delega in questione era stata auspicata una riduzione dei costi nel settore, ne sarebbe stato previsto un aumento, se si considera il 5 per cento dell'1/15 ad essi assegnato;
          il decreto abolirebbe i fondi regionali a favore di un unico fondo nazionale, nonostante che la legge delega non abbia abolito i fondi regionali, ma ha sottolineato solo la necessità di un fondo nazionale per la perequazione, lasciando in essere i fondi regionali con percentuale da definire;
          si contesta, inoltre, nello schema di decreto, la previsione di attribuire a tutto il nuovo sistema di governo dei centri di servizio per il volontariato la forma giuridica di fondazione di diritto privato che dovrebbe gestire risorse anche di provenienza pubblica (credito d'imposta) e le cui nomine sono fatte con decreto ministeriale;
          la filosofia che sottende il decreto è secondo gli interroganti quella dell'esclusione di una prospettiva di rafforzamento del rapporto tra volontariato, centri di servizio per il volontariato, e istituzioni regionali e locali, che invece, in una logica di sussidiarietà e rinnovamento delle istituzioni pubbliche, sarebbe la strada maestra da perseguire  –:
          entro quale data si preveda verrà esaminato lo schema di decreto del Consiglio dei ministri;
          se il Governo abbia avuto modo di interfacciarsi non solo con il Comitato citato, ma anche con i diretti interessati rappresentanti il mondo del volontariato e quale esito tali confronti abbiano avuto;
          considerato che la citata bozza di schema di decreto attuativo non appare agli interpellanti conforme ai principi e criteri direttivi propri della legge delega se, in che modo e con quali tempistiche, intenda modificare il suddetto schema di decreto, alla luce di quanto criticamente osservato dal Comitato.
(2-01701) «Di Vita, Lorefice, Silvia Giordano, Mantero, Grillo, Colonnese, Nesci».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      NUTI, DI BENEDETTO, DI VITA, LUPO e MANNINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
          il comune di Palermo possiede il 100 per cento della società AMG Energia s.p.a.;
          tale società, come ben evidenziato nella deliberazione n.  53 del 17 aprile 2012 del commissario straordinario con poteri della giunta comunale di Palermo, esercita contemporaneamente attività riconducibili sia a servizi pubblici locali a rilevanza economica sia servizi strumentali;
          in particolare, emergerebbe che la società AMG Energia s.p.a. eserciterebbe i servizi pubblici locali a rilevanza economica di gestione del servizio di distribuzione e vendita del metano a mezzo rete e di gestione del servizio di illuminazione pubblica della città di Palermo e di controllo impianti termici e, al contempo, i servizi strumentali di gestione del servizio energia e di energy auditing;
          come opportunamente riportato all'interno della citata deliberazione, ai sensi di quanto disposto dal decreto-legge 4 luglio 2006, n.  223, «per le società che oltre ai servizi pubblici locali a rilevanza economica svolgono anche “attività strumentali”, queste ultime dovranno essere disgiunte e, a tal fine, l'amministrazione potrà scegliere di: a) scorporarle al fine della messa in liquidazione dei relativi rami d'azienda; b) affidare a terzi le medesime attività, mediante appalti pubblici; c) in via del tutto residuale, costituire una nuova società “strumentale” partecipata dal comune [...]»;
          ciò è confermato da quanto previsto al secondo comma dell'articolo 13 del decreto-legge n.  248 del 2006, che impone che gli enti locali prevedano per le società strumentali un oggetto sociale esclusivo;
          l'impossibilità per una società di esercitare contemporaneamente servizi pubblici locali e strumentali è stata ribadita dalla Corte dei conti, in particolare dalla deliberazione n.  517/2011/Par del 17 ottobre 2011 emanato dalla sezione regionale di controllo per la Lombardia, che testualmente stabilisce, tra l'altro, che «il legislatore ha dettato regole precise e differenziate per la gestione delle varie funzioni ed attività, stabilendo, altresì, specifiche incompatibilità fra la gestione di attività strumentali che vedono quale destinatario ed interlocutore l'ente locale e le attività a rilevanza economica che presentano un'incidenza sul mercato, sia pure locale»;
          ancora tramite la deliberazione n.  074/2012/PAR del 17 gennaio 2012 emanata dalla sezione regionale di controllo per il Veneto, testualmente si stabilisce, tra l'altro, che «I soci che detengono partecipazioni in società alle quali siano state affidate contemporaneamente attività riconducibili a servizi strumentali ed attività riconducibili a servizi pubblici locali a rilevanza economica se non hanno ancora provveduto ad eliminare l'anomalia, debbono provvedere alla loro liquidazione, anche per evitare di incorrere nelle specifiche violazioni previste dallo stesso articolo 13 della legge n.  248/2006, che sanziona con la nullità i contratti relativi ai servizi strumentali gestiti impropriamente da una società affidataria»;
          inoltre, la netta separazione tra società che gestiscono servizi pubblici locali a rilevanza economica e società che gestiscono servizi strumentali è stata più volte ribadita dalla giurisprudenza e dalla normativa europea in materia di concorrenza;
          il medesimo decreto-legge 4 luglio 2006, n.  223, articolo 13, comma 3, più volte modificato, imponeva agli enti locali il termine di 42 mesi per conformarsi alle previsioni normative, termine scaduto il 4 gennaio 2010, molto prima della deliberazione del 17 aprile 2012 sopra richiamata, e imponeva, quale sanzione, la nullità di contratti siglati in forma non conforme alle norme ivi contenute;
          ad oggi non risulta che l'ente comune di Palermo abbia provveduto entro i termini sopra descritti a conformarsi agli obblighi di legge;
          inoltre, l'articolo 34, comma 20, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n.  179, stabilisce che «Per i servizi pubblici locali di rilevanza economica, al fine di assicurare il rispetto della disciplina europea, la parità tra gli operatori, l'economicità della gestione e di garantire adeguata informazione alla collettività di riferimento, l'affidamento del servizio è effettuato sulla base di apposita relazione, pubblicata sul sito internet dell'ente affidante, che dà conto delle ragioni e della sussistenza dei requisiti previsti dall'ordinamento europeo per la forma di affidamento prescelta e che definisce i contenuti specifici degli obblighi di servizio pubblico e servizio universale, indicando le compensazioni economiche se previste»;
          tuttavia, da quanto è stato constatato dagli interroganti all'interno della sezione trasparenza del sito web del comune di Palermo, nella parte dedicata alle relazioni ex articolo 34 decreto-legge n.  179 del 2012, non risulta pubblicata alcuna relazione della AMG, così come di numerose altre società partecipate dall'ente comune di Palermo;
          inoltre, la società AMG Energia s.p.a., oltre a svolgere i sopra citati servizi strumentali e servizi pubblici locali a rilevanza economica per il comune di Palermo, ad avviso degli interroganti con modalità di dubbia legittimità, risulta essere affidataria di lavori per altri enti pubblici; in particolare, risulta essere affidataria dell'attività di realizzazione, gestione e manutenzione di impianti fotovoltaici per l'Aeroporto Falcone-Borsellino, con evidenti profili di criticità rispetto ai divieti imposti dal citato articolo 13 del decreto-legge 4 luglio 2006, n.  223 in materia di concorrenza;
          oltre alla società AMG Energia s.p.a., nella citata deliberazione n.  53 del 17 aprile 2012, si fa riferimento anche alla società AMIA s.p.a., la quale esercitava servizio pubblico locale a rilevanza economica di servizio di gestione ed igiene ambientali e il servizio strumentale di servizio di manutenzione stradale: ad oggi la società AMIA s.p.a. risulta essere fallita e le sue attività cedute alla società di nuova costituzione RAP s.p.a. che attualmente svolge entrambe le sopra elencate attività;
          il contratto di servizio della società RAP s.p.a. è stato approvato nel 2014 con alcune piccole modifiche rispetto al precedente contratto di servizio in essere tra comune di Palermo e AMIA s.p.a., che comunque le consentono di continuare ad esercitare contemporaneamente il servizio di gestione ed igiene ambientali e il servizio di manutenzione stradale: nello specifico le è stato confermato il servizio di manutenzione stradale, con modalità di dubbia legittimità secondo gli interroganti, classificandolo come «un sistema integrale di interventi sulla viabilità cittadina» che comprende anche gli interventi dopo i sinistri stradali  –:
          se non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per attivare iniziative ispettive, da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso la ragioneria generale dello Stato e dell'ispettorato per la funzione pubblica presso il dipartimento per la funzione pubblica, al fine di verificare la regolarità della situazione amministrativo-contabile presso l'ente comune di Palermo. (5-10767)


      CHAOUKI, SANTERINI, LACQUANITI, LA MARCA, TIDEI, BRAGA, IORI, BONOMO, D'INCECCO, LOCATELLI, CIMBRO, BINETTI e GNECCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          apprendiamo da fonti stampa, e segnatamente da un articolo uscito il 14 febbraio 2017 sul sito Stranieriinitalia.it a firma di Elvio Pasca, che a Terranova dei Passerini, paese in provincia di Lodi, la giunta comunale presieduta dal sindaco Roberto Depoli, e composta dal suo vice Matteo Belloni e dall'assessore Giovanni Bruschi hanno deciso il 26 gennaio 2017, attraverso una delibera le regole per l'erogazione di un «contributo ai neonati di Terranova dei Passerini»;
          «Nella delibera» – si legge dal sito della rivista online – «si legge che l'amministrazione vuole “attivare politiche a sostegno della famiglia ed esprimere ammirazione per quelle coppie che decidono di dare la vita in un momento così delicato della vita economica e sociale italiana e del mondo intero”»;
          per questo, continua il giornalista Elvio Pasca, «Depoli, Belloni e Bruschi vogliono “esprimere, con un contributo economico, il proprio augurio ai nascituri ed ai loro genitori. (...) La delibera definisce anche i requisiti. Uno è che ‘la madre e il nascituro devono essere residenti a Terranova dei Passerini al momento della nascita e per i successivi sei mesi’. L'altro è ‘essere cittadino italiano’. Ecco servita, ancora una volta, la discriminazione a misura di bambino”»;
          nell'ordinamento italiano, il princìpio di eguaglianza dei cittadini è previsto dall'articolo 3 della Costituzione come principio fondamentale. Per quanto riguarda i cittadini stranieri, il principio costituzionale di eguaglianza consente di censurare i trattamenti differenziati rispetto ai cittadini italiani, soprattutto quando tale discriminazione risulti «manifestamente irragionevole» e comunque non giustificata da esigenze di protezione di valori di pari rango costituzionale  –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti suesposti e se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire il pieno godimento dei diritti ai bambini di origine straniera residenti a Terranova dei Passerini. (5-10784)

Interrogazioni a risposta scritta:


      TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          a decorrere dal 1o gennaio 2005 sono state istituite due categorie di volontari dell'esercito, vale a dire i volontari in ferma prefissata di un anno (VFP1) e i volontari in ferma prefissata quadriennali (VFP4). La disciplina speciale dei volontari di truppa, ora contenuta nel decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, reca, tra le altre, norme concernenti lo status giuridico dei militari in ferma prefissata quadriennale, ivi compreso l'avanzamento di carriera; ai sensi e per gli effetti dell'articolo 13, comma 2, della legge n.  226 del 2004, infatti, esaurita la ferma quadriennale ovvero la rafferma, i volontari giudicati idonei, utilmente collocati nella graduatoria annuale di merito, sono immessi nei ruoli dei volontari in servizio permanente con le modalità stabilite con decreto del Ministro della difesa;
          la procedura ha visto, negli ultimi anni un notevole rallentamento delle tempistiche burocratiche e procedurali, tanto da indurre a considerare seriamente la necessità di evitare che il personale che abbia maturato i requisiti per essere immesso nei ruoli dei volontari in servizio permanente veda pregiudicati, dalla lungaggine dei tempi appunto, diritti presidiati costituzionalmente e, quindi, pure diritti quesiti maturati nell'arco del servizio prestato, e che detti volontari siano posti in posizione di diseguaglianza giuridica rispetto ai militari in servizio permanente, atteso che con l'esaurimento della ferma prefissata quadriennale si passa dallo status di volontario a quella di graduato; negli ultimi anni sta assistendo alla deprecabile prassi che vede, ormai, la rafferma quale procedura obbligata dalla lungaggine dei tempi previsti per la chiusura del procedimento amministrativo previsto per l'immissione nei ruoli dei volontari in servizio permanente;
          a ciò si aggiunge il fatto che, anche al termine della rafferma, i volontari che giuridicamente diventano graduati dell'esercito, nelle more dell'approvazione del decreto di ratifica delle graduatorie per il passaggio il servizio permanente, ancora non sono messi in condizione di godere di tutti i diritti di tale status;
          essi non possono accedere al fondo per la produttività (F.E.S.I.), posto che i contributi versati non sono completi, il ritardo nelle procedure di trasmissione non consente di rideterminare le destinazioni, e perciò i militi, nel periodo compreso tra la fine del VFP4 e l'immissione in servizio permanente, non hanno la tranquillità morale ed economica per poter mettere su famiglia o fare un investimento per la casa;
          il più recente decreto dirigenziale di approvazione delle graduatorie di merito è il n.  106 del 29 maggio 2015 relativo alla graduatoria di merito relativa alla immissione nel ruolo dei volontari in servizio permanente dell'Esercito per il 2014, del VFP4 in rafferma biennale reclutati ai sensi della legge n.  226 del 2004, con decorrenza giuridica 28 maggio 2009;
          è di palmare evidenza secondo l'interrogante come le procedure di immissione in servizio permanente siano in contrasto con l'articolo 97 della Costituzione, in primo luogo perché le tempistiche non rispondono affatto ai criteri di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione principi ai quali la giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto il valore di parametro di legittimità delle scelte discrezionali effettuate dal legislatore nella organizzazione degli apparati e dell'attività amministrativa  –:
          quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di garantire una maggiore speditezza delle procedure di cui in premessa, e di tutelare i soggetti coinvolti, nel rispetto delle previsioni costituzionali relative al buon andamento della pubblica amministrazione. (4-15842)


      TOFALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il comune di Mercato San Severino appartenente alla comunità montana della Valle dell'Irno, in provincia di Salerno, con delibera di consiglio comunale n.  5 del 6 dicembre 2011 approvava il nuovo piano urbanistico comunale, in osservanza della legge della regione Campania n.  16 del 2004;
          con tale strumento urbanistico si metteva finalmente da parte il vecchio programma di fabbricazione redatto negli anni settanta, ormai non più in grado di rispondere alle esigenze di sviluppo della comunità locale;
          il territorio, in modo particolare negli anni novanta, è stato sottoposto ad un enorme processo di cementificazione. Tanto massiccia è stata l'azione edificatoria che ancora oggi molte decine di appartamenti, costruiti ormai da anni, risultano sfitti e/o invenduti. Se poi si considera tutta l'edificazione storica propria dei nuclei antichi, l'edilizia speculativa degli anni settanta, nonché la presenza di un grosso centro di depurazione delle acque a servizio territoriale si può affermare che poco e niente è stato lasciato;
          il nuovo piano ha previsto la trasformazione di ulteriore 1.698.000 metriquadrati di suolo agricolo a suolo edificabile;
          nei soli ambiti di trasformazione integrata, applicando gli indici di fabbricabilità previsti, si potranno costruire circa 9000 nuovi vani per un incremento di 8000 abitanti. Considerato che l'incremento di popolazione previsto dal piano non si è verificato, secondo dati Istat dal 2001 al 2016 la popolazione è cresciuta di soli 2000 abitanti, si registra già, al netto degli interventi previsti dal    Piano urbanistico comunale, un eccesso di qualche migliaia di unità abitative già costruite. L'applicazione di questo piano comporterebbe la completa cementificazione del territorio sanseverinese, per rendere l'idea, la somma delle superfici dei 44 ambiti di trasformazione è pari a quella di 280 campi di calcio;
          accanto all'aspetto urbanistico-ecologico, si affianca un non meno importante problema di natura economico-fiscale che ha coinvolto un cospicuo numero di famiglie sanseverinesi;
          con l'approvazione del Piano urbanistico comunale e in ottemperanza all'articolo 36, comma 2, del decreto-legge n.  223 del 2006 convertito dalla legge n.  248 del 2006, le aree ricadenti nei 44 ambiti di trasformazione hanno visto modificare la loro destinazione d'uso da agricolo a edificabile, comportando quindi nel calcolo dei versamenti Imu, un aggravio di spesa insopportabile dai più e soprattutto da parte di chi di agricoltura vive. Quasi 400 famiglie hanno visto, a partire dal 2010, passare l'imposta sugli stessi terreni da 400 euro a 6000/10.000 euro annui. Nei diversi ambiti previsti dal Piano urbanistico comunale il comune ha provveduto ed attribuito d'ufficio il valore venale ai terreni nei diversi ambiti, valore che determina l'imponibile per il calcolo dell'imposta Imu. Tale attribuzione, visto l'alto indebitamento dell'ente, confermato dalle verifiche effettuate dai commissari in seguito allo scioglimento del consiglio comunale, si è posizionato su numeri piuttosto alti, con lo scopo evidente di aumentare le entrate. In alcuni ambiti di trasformazione integrata, i terreni che prima avevano un reddito dominicale pari a circa 4,40 euro a metroquadrato si sarebbero visti attribuire dai tecnici comunali, a quanto consta all'interrogante, un valore venale di 97,06 euro a metroquadrato; pertanto, chi possiede 1000 metriquadrati in tale ambito passa da una imposizione comunale di circa 50 euro/anno a circa 1000 euro/anno  –:
          se il Governo intenda assumere iniziative per modificare l'articolo 36, comma 2, del decreto-legge n.  223 del 2006 convertito dalla legge n.  248 del 2006, in modo che i piani abbiano inizio solo dalla data di approvazione dei piani attuativi. (4-15844)


      RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
          oltre 3 milioni di cittadini europei vivono e/o lavorano in Gran Bretagna;
          la «Brexit» è oramai alle porte e, fonti di Governo britannico, indicano che Theresa May avrebbe scelto il 15 marzo 2017 come data per invocare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, ovvero il via ai negoziati ufficiali per la «separazione» di Londra da Bruxelles;
          in preparazione di questi negoziati per la Brexit, il Governo britannico sta attivando una serie di procedure per ufficializzare a quali immigrati comunitari garantire o meno i diritti di residenza;
          per questo, migliaia di cittadini europei stanno cercando di acquisire lo status di «residenti stabili» che rappresenterebbe una sorta di garanzia legale per tutelare i diritti acquisiti dopo che Londra avrà lasciato definitivamente l'Unione europea;
          prima del 2015, i cittadini europei presenti in maniera permanente, da almeno 5 anni, in Gran Bretagna divenivano automaticamente residenti;
          alla fine del 2015 è stato rilasciato un questionario dal Governo inglese la compilazione del quale è conditio sine qua non per l'ottenimento dello status di residente;
          tale questionario si compone di ben 85 pagine (18 solo di istruzioni !) ed è pieno di richieste a giudizio dell'interrogante «cervellotiche», complesse quando non incomprensibili;
          a dimostrazione di ciò, si documenta, da 2 anni a questa parte, la fioritura di un vero e proprio businness di consulenti che si propongono di spiegarne la compilazione, con tariffario a partire dalle 1000 sterline in poi;
          tra le richieste più astruse si annotano: la richiesta di aver vissuto e lavorato in Gran Bretagna con continuità nell'ultimo quinquennio, producendo una serie di documenti di difficilissima reperibilità, o registrare quante (e tutte) le volte che un cittadino europeo ha lasciato il Regno Unito nel quinquennio in questione (impossibile: da tempo non ci sono più i timbri sul passaporto per spostamenti nella Unione europea);
          scrive un articolo de Il Corriere della Sera del 1o marzo 2017: «Vogliono buste paga, contratti di impiego, lettere dei datori di lavoro: richiesta impervia per tutti quelli che hanno operato nell'economia informale. In caso di lavoro autonomo, vogliono fatture ed estratti conto bancari. E se una è casalinga ? Che s'arrangi. In più, pare che al Ministero dell'interno siano diventati molto più rigidi nel valutare le richieste, sé non altro perché le domande sono triplicate dopo il referendum dell'anno scorso. I tempi d'attesa possono dilatarsi per mesi, durante i quali bisogna pure fare a meno del passaporto»;
          il Governo di Londra, inondato da richieste e proteste, ha dichiarato che si sta adoperando per rendere il processo più rapido possibile e che sta facilitando l’iter con una procedura online;
          da alcuni mesi si assiste, purtroppo, alla rinuncia da parte di molti cittadini a proseguire la loro permanenza in Gran Bretagna a vantaggio di un più percorribile trasferimento in altro Paese dell'Unione europea; ancora dall'articolo de Il Corriere della Sera sopracitato: «Londra. Bruno ed Emma hanno già deciso di fare le valigie e trovare riparo in Scandinavia. Lui, ricercatore francese nel campo delle energie rinnovabili, ha vissuto in Gran Bretagna per vent'anni. Ma è lei, la moglie inglese, la più incredula: il marito s’è visto respingere la domanda di residenza permanente. E allora, nel clima di incertezza della Brexit, meglio alzare i tacchi e partire»  –:
          se il Governo interrogato sia a conoscenza di quella che all'interrogante appare l'inaccettabile situazione che subiscono i cittadini italiani (e tutti i cittadini europei) che vivono e/o lavorano in Gran Bretagna e se non intenda assumere ogni utile iniziative di competenza per dare loro sostegno ed evitare che siano costretti a lasciare il Regno Unito per procedure burocratiche imposte e non per loro reale volontà. (4-15847)


      ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE, MATARRELLI e PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 6 marzo 2017, la trasmissione Mediaset «Mattino cinque» ha trasmesso un servizio relativo a ciò che è accaduto la sera della domenica precedente in un parcheggio di Ventimiglia: l'arrivo di due automobili di volontari, proveniente da Nizza, che hanno distribuito ai ragazzi africani profughi lì presenti, panini, cous cous e qualcosa da bere. Giovani, in prevalenza provenienti dal Sudan, ai quali è vietato andare in Francia e che per questo vivono e dormono all'aperto nel letto di un fiume, sopravvivendo soltanto grazie a persone che li soccorrono portando loro da mangiare e da bere, di nascosto;
          infatti, i volontari con questo atto di altruismo e di umanità infrangono la legge, dato che un'ordinanza del comune ligure vieta di distribuire cibo e bevande in aree pubbliche: il motivo «ufficiale» sarebbe la salute dei migranti;
          l'ordinanza in questione, che risale all'estate 2016 e che, come si legge da un articolo pubblicato su Il secolo XIX del 13 agosto, resterà in vigore «sino al permanere dello stato di emergenza», è stata emessa contro «persone non autorizzate che provvedono alla distribuzione di cibi preparati privatamente senza garantire, per questo, l'obbligatorio rispetto della legge per evidente mancanza di requisiti (...) Tali comportamenti determinano il reale rischio di tossinfezione alimentare delle persone migranti soprattutto in considerazione delle problematiche determinate dalle temperature medie della stagione estiva»;
          l'ordinanza insiste anche sul fatto che, sul territorio, sono presenti strutture che assolverebbero già a questo compito, come il Centro di accoglienza del Parco Roia, la Croce Rossa Italiana, la Caritas e la parrocchia di Sant'Antonio. Strutture insufficienti già da allora e, soprattutto, alle quali non tutti i migranti ricorrono, come denunciato dalle organizzazioni umanitarie e di settore;
          ma già allora non veniva considerato il terrore di molti di loro, soprattutto nelle zone di frontiera come Ventimiglia, di non riuscire a continuare il viaggio per ricongiungersi ai propri famigliari residenti in altri Paesi europei, per l'inadeguatezza del regolamento di Dublino, e l'obbligo di presentare domanda di asilo nel primo Paese di approdo, cioè in Italia. Questa è la principale causa che determina la creazione di accampamenti di fortuna e situazioni gestite dalla generosità di volontari fuori dai controlli legali e che, aspettando in condizioni precarie che qualcosa accada e nell'attesa di riuscire a superare il confine, fa scegliere ai migranti di non chiedere asilo e di non usufruire dei servizi di prima accoglienza ufficiali  –:
          come il Governo intenda risolvere la situazione descritta in premessa, nel pieno rispetto delle Convenzioni internazionali sui diritti umani, civili e politici;
          se non ritenga urgente e prioritario assumere ogni iniziativa possibile in sede europea, affinché:
              a) siano contrastate le posizioni di quei Paesi membri che nei fatti hanno trasformato i richiedenti asilo in oggetto di contrattazioni politiche ed economiche;
              b) sia ribadita la necessità di una nuova formulazione del Trattato di Dublino che introduca un meccanismo di condivisione di responsabilità a livello europeo, che si basi su una distribuzione proporzionale delle richieste di asilo;
              c) siano individuate soluzioni adeguate per consentire ai rifugiati e alle loro famiglie di vivere nel territorio dell'Unione europea in dignità e sicurezza, mettendoli in condizione di contribuire attivamente allo sviluppo delle società che li accolgono. (4-15849)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


      SIBILIA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il 4 aprile 1995 un'ordinanza del comune di Solofra (AV) fa divieto assoluto di utilizzo nel ciclo tecnologico di concia di alcune sostanze chimiche tra cui il tetracloroetilene e di provvedere all'istallazione di campionatore automatico per le aziende direttamente allacciate alla fognatura consortile;
          il 14 aprile 1995 c’è la dichiarazione da parte della Presidenza del Consiglio di ministri dello stato di emergenza in ordine alla situazione socio-economica ed ambientale che si è determinata nel bacino idrografico del fiume Sarno con intervento mirato al completamento dello schema depurativo dell'Alto Sarno e alla definizione di quello del Medio Sarno;
          nel 2009 da uno studio «Indirizzi ed azioni per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio per il parco regionale dei monti Picentini» si evinceva, citando dati dell'Arpa Campania, che i pozzi di Chiusa (Montoro Superiore) e di Consolazione (Solofra) erano inquinati da tetracloroetilene;
          nel gennaio del 2014 viene sospesa l'erogazione di acqua potabile a Motoro e Solofra;
          il 12 febbraio 2014 lo scrivente presenta un'interrogazione a risposta in commissione, n.  5-02140;
          il 24 febbraio 2014 c’è l'approvazione da parte dell'Ato Calore Irpino del piano per la messa in sicurezza di emergenza da attuarsi per il contenimento della contaminazione da tetracloroetilene nella falda profonda dell'area Solofrana-montorese (articolo 245 e 304 del decreto legislativo n.  152 del 2006);
          il 30 ottobre 2014 lo scrivente presenta un'interrogazione a risposta scritta, n.  4-06677;
          il 21 gennaio 2015 il sindaco di Montoro scrive alla procura della Repubblica, alla prefettura di Avellino, al Ministero dell'ambiente, agli assessori regionali Romano e Cosenza, ad Arpac e Asl pregandoli di intervenire per quanto di competenza sulla vicenda ambientale torrente Solofrana;
          l'11 marzo 2015 a Montoro si riscontra la presenza di metalli pesanti superiori alla norma sui suoli interessati dall'esondazione della Solofrana il primo settembre 2014, accertata dai verbali dei rapporti di prova effettuati dall'Arpac. Il sindaco Mario Bianchino emette ordinanza di divieto ai fini cautelari della «coltivazione per derrate alimentari sui terreni invasi»;
          il 9 giugno 2015 a Montoro si vieta l'utilizzo ad uso umano dell'acqua dei pozzi Piazza di Pandola e Valchieria per concentrazione di nitrato superiore al valore consigliato;
          il 16 luglio 2015 c’è l'approvazione da parte dell'Ato del progetto esecutivo del piano di caratterizzazione delle aree interessate dal fenomeno dell'inquinamento da tetracloroetilene della falda Solofrana montorese in provincia di Avellino;
          il 21 agosto 2015 le analisi dell'Arpac effettuate sulle acque della Solofrana evidenziano la presenza di cromo e alluminio in valori al di sopra dei parametri fissati per legge;
          nel corso del 2016 si forma un comitato di cittadini attivi prevalentemente montoresi, che, spinti dal silenzio istituzionale e dall'esasperazione di subire sversamenti quotidiani, decidono di pattugliare fisicamente vari punti del fiume, coinvolgendo le forze dell'ordine, i sindaci, l'Arpac;
          il 21 dicembre 2016, con decreto dirigenziale 1031 la regione Campania stanzia 1 milione e 200 mila euro, attinti dal Por 2014/2020, per il piano di caratterizzazione comprendente l'area solofrana — montorese. L'intervento servirà a monitorare il processo della contaminazione della falda acquifera da tetracloroetilene, che portò alla chiusura di due pozzi a Solofra ed uno a Montoro;
          a fine marzo 2017 il comitato dei cittadini ambientalisti terrà una marcia per tenere alta l'attenzione sul problema degli sversamenti illeciti registrati anche in queste settimane nel fiume Solofrana  –:
          quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda porre in essere in via prioritaria ed urgente al fine di risolvere la grave situazione di inquinamento in cui versa la falda acquifera montorese — Solofrana.
(4-15843)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DE ROSA, BUSTO, DAGA, MANNINO, MICILLO, TERZONI e ZOLEZZI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          nel giugno 2013 l'assessorato all'urbanistica, edilizia privata e agricoltura del comune di Milano ha proposto la dichiarazione di notevole interesse pubblico paesaggistico di immobili e aree ai sensi dell'articolo 136, comma C, del decreto legislativo n.  42 del 2004 e successive modificazioni ed integrazioni per il quartiere sperimentale VIII Triennale di Milano — QT8, ritenendo la tutela «necessaria per salvaguardare questo rappresentativo quartiere di periferia urbana quale testimonianza storica e culturale di particolare valore identitario»;
          in data 12 settembre 2013 il consiglio di zona 8, nel cui ambito territoriale si trova il quartiere QT8, ha approvato la proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico paesaggistico di immobili e di aree comprese nell'ambito urbano del quartiere QT8 (allegato 2: delibera CdZ 8 n.  160/13);
          in data 8 novembre 2013, la giunta comunale di Milano ha preso atto della proposta di vincolo, stabilendo che il direttore del settore pianificazione urbanistica generale avrebbe provveduto all'espletamento degli ulteriori adempimenti di propria competenza necessari e conseguenti e dichiarando il provvedimento immediatamente eseguibile;
          alla data odierna non risulta che la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Milano abbia provveduto a porre sotto vincolo paesaggistico il suddetto quartiere  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno verificare, per quanto di competenza, per il tramite della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della città metropolitana di Milano, lo stato della pratica di vincolo per il quartiere QT8;
          quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, affinché il quartiere QT8 di Milano venga rapidamente posto sotto vincolo paesaggistico, così come richiesto e deliberato dal comune di Milano.
(5-10763)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:


      PELILLO, LODOLINI e FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il decreto legislativo 24 settembre 2015, n.  156, di attuazione della delega fiscale di cui alla legge 11 marzo 2014, n.  23, e recante le misure per la revisione della disciplina degli interpelli e del contenzioso tributario, novella l'articolo 69 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n.  546;
          in particolare, il nuovo articolo 69 prevede, a decorrere dal 1o giugno 2016, che le sentenze di condanna al pagamento di somme in favore del contribuente e quelle emesse su ricorso avverso gli atti relativi alle operazioni catastali siano immediatamente esecutive e pertanto gli uffici devono adempiere alla restituzione di quanto dovuto a prescindere dal passaggio in giudicato; tuttavia, il pagamento di somme dell'importo superiore a diecimila euro, diverse dalle spese di lite, può essere subordinato dal giudice, anche tenuto conto delle condizioni di solvibilità dell'istante, alla prestazione di idonea garanzia;
          il comma 2 del citato articolo subordina ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze la disciplina del contenuto della garanzia, la sua durata nonché il termine entro il quale può essere escussa, a seguito dell'inerzia del contribuente in ordine alla restituzione delle somme garantite protrattasi per un periodo di tre mesi;
          la norma però non specifica se lo slittamento della decorrenza debba riferirsi solo alle decisioni nelle quali è richiesta una garanzia ovvero indistintamente a tutte le ipotesi favorevoli al contribuente;
          la circolare 38/E del 2015 dell'Agenzia delle entrate chiarisce che la mancanza del provvedimento comporta la non entrata in vigore di tutte le nuove previsioni a prescindere cioè che siano richieste o meno le garanzie dal giudice: ne consegue che, ove il giudice opti per tale interpretazione, il contribuente o l'impresa non potrà ottenere le somme a causa del ritardo nell'emanazione del provvedimento ministeriale;
          a oggi, il citato decreto ministeriale non è ancora stato pubblicato e tale assenza crea un particolare danno a tutti i contribuenti che hanno ottenuto la condanna dell'amministrazione al rimborso delle imposte, alle spese legali o variazioni catastali  –:
          quali siano i tempi di emanazione del citato decreto ministeriale che al momento starebbe bloccando la restituzione di somme in favore dei contribuenti a seguito di sentenze di condanna dell'Amministrazione finanziaria. (5-10774)


      VILLAROSA, CANCELLERI e SIBILIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in Sicilia la riscossione pubblica dei tributi avviene tramite Riscossione Sicilia s.p.a.; la regione Sicilia detiene il 99,885 per cento delle azioni di Riscossione Sicilia, mentre il restante pacchetto azionario, pari allo 0,115 per cento è comunque in capo a Equitalia S.p.A, a sua volta detenuta da Inps e Agenzia delle Entrate;
          recentemente, il CEO di Riscossione Sicilia, Fiumefreddo, audito a Roma in commissione antimafia lo scorso il 15 febbraio 2017, ha dichiarato: «Riscossione Sicilia negli ultimi 10 anni non ha riscosso 52 miliardi di euro, ho trovato una società con dati devastanti: al 2015 Riscossione siciliana, che dovrebbe incassare 5 miliardi e 700 milioni l'anno, ne incassava 480 milioni ovvero l'8 per cento di quanto avrebbe dovuto riscuotere. Percentuale che diventa ancora più scandalosa man mano che si sale di reddito: per chi dichiarava più di mezzo milione di euro, la riscossione era ferma al 3,66 per cento, con un vulnus incredibile rispetto anche al resto del Paese»;
          sempre in commissione antimafia, Fiumefreddo ha altresì dichiarato di aver «segnalato all'Anac la irregolarità di tutti gli appalti siciliani. In Sicilia gli appalti pubblici, qualunque sia la stazione appaltante, si tengono con autocertificazioni relative alla cosiddetta regolarità fiscale in quanto non è mai pervenuta l'istanza di regolarizzazione fiscale. Per questa ragione, abbiamo segnalato la necessità di chiedere il certificato all'esattoria»;
          a partire dal 2 marzo 2017, i giornali nazionali hanno riferito che ben 9 dipendenti di Riscossione Sicilia non facevano pagare le tasse ad alcuni politici regionali di rilievo; i 9 dipendenti in questione di Riscossione Sicilia sono ora indagati dalla Procura della Repubblica di Catania;
          lo Stato detiene un pacchetto azionario, sia pur minimale, di Riscossione Sicilia e, comunque, le entrate erariali derivanti dalla Riscossione in Sicilia sono a dir poco deludenti per la Repubblica italiana;
          il Ministero dell'economia e delle finanze, come dicastero vigilante, azionista indiretto e interessato al buon flusso delle entrate riscosse, avrebbe tutto l'interesse a far chiarezza sulla grave situazione denunciata da Fiumefreddo e sui favori riservati a politici ed esponenti della criminalità organizzata, con la sospensione fittizia della riscossione  –:
          se siano mai state intraprese attività di audit e di vigilanza su Equitalia, Riscossione Sicilia Spa e, in genere, sui concessionari della riscossione, anche in regioni diverse dalla Sicilia, al fine di verificare la presenza di situazioni che garantiscono privilegi ad esponenti politici, nonché a persone fisiche e giuridiche connesse alla mafie e al crimine organizzato. (5-10775)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      L'ABBATE e SCAGLIUSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n.  158 (elaborazione del metodo normalizzato per la definizione della tariffa rifiuti), con le modifiche apportate dalla legge 23 dicembre 1999, n.  488 (legge Finanziaria 2000) e dalla legge 27 dicembre 2002, n.  289, all'articolo 5, illustra il «Calcolo della tariffa per le utenze domestiche», rimandando all'allegato 1 e precisamente al punto 4.2 del medesimo relativo al «Calcolo della parte variabile delle tariffe per le utenze domestiche»;
          il «Regolamento per l'istituzione e l'applicazione del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES)», redatto dal dipartimento delle finanze e da StudiareSviluppo, all'articolo 16, riporta le «tariffe per le utenze domestiche» e risulta essere l'ultimo vademecum a disposizione di enti e contribuenti in grado di illustrare la normativa in oggetto;
          il Sole24Ore, nell'articolo dal titolo «Tari, spazio per riduzione se c’è un disservizio» (datato 4 dicembre 2014), parla di «errori commessi dagli enti, per esempio nel calcolo della quota variabile delle utenze domestiche che va computata una sola volta a prescindere dal numero delle pertinenze [...] La quota variabile va invece computata una sola volta, essendo l'utenza domestica riferita alla medesima famiglia»  –:
          se la «quota variabile» della Tassa sui rifiuti (Tari) vada calcolata una sola volta per tipologia di occupazione (ad esempio per l'utenza domestica), pur se questa risulti costituita da più superfici. (5-10764)


      PESCO, ALBERTI, VILLAROSA, D'INCÀ, BRUGNEROTTO, CANCELLERI, COZZOLINO, DA VILLA, SPESSOTTO, TRIPIEDI, CHIMIENTI, COMINARDI e BENEDETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          nell'articolo de il Corriere del Veneto del 17 ottobre 2016 relativo alla «Gd Consulting» si legge che, “venerdì scorso la Cassazione ha dichiarato la prescrizione dei reati per cui erano stati condannati dalla corte d'appello per l'abusivismo finanziario i sette imputati. L'operazione «Lucignolo» partì nel 2006, dieci anni dopo la beffa della mancata giustizia e di un risarcimento altamente improbabile. Sono ancora quasi 200 le parti offese che sperano di riavere parte del denaro investito nella società finanziaria. Altre 200 vittime della «finanza creativa» (la «Gd Consulting» raccoglieva illecitamente risparmio, promettendo guadagni da favola, soldi poi spariti) si sono ritirate nel processo di primo grado. (...) La Gd Consulting era una società italo-svizzera che non aveva i requisiti necessari per lavorare in Italia nell'intermediazione finanziaria, perché non iscritta all'ufficio dei cambi. Raccoglieva denaro per portarlo in Svizzera, facendo credere che l'avrebbe investito nel mercato Forex di Londra dove si opera sulle valute internazionali. Venerdì la Cassazione ha pronunciato la prescrizione del reato di abusivismo finanziario in data 3 settembre scorso. L'associazione a delinquere, invece, si sarebbe prescritta solo il 4 novembre, ma per la Suprema Corte non c'erano gli estremi per condannare gli imputati”;
          nel corso del procedimento sono state portate alla luce diverse anomalie di enorme gravità, tra le quali il coinvolgimento di personale delle Poste, che avrebbe agevolato e aiutato gli imputati, oltre per l'appunto alla mancata corretta vigilanza degli organi preposti. Come per il caso Deiulemar, sono state raccolte e movimentate ingentissime quantità di denaro, senza che gli organi di vigilanza e inquirenti, potessero giungere a ottenere giustizia entro i limiti della prescrizione, al contrario di altri casi, come quello relativo a Gianfranco Lande, reo di avere architettato una truffa simile a danno però di personaggi «illustri»: a lui è spettata una sentenza in Cassazione in 3 anni e 11 mesi, contro i 10 anni e mezzo per la GD Consulting. Tale avvenuta prescrizione ha comportato un danno ingente ai truffati: gli imputati, salvi da condanne penali più consistenti a quanto consta agli interroganti, non hanno collaborato con la giustizia italiana al fine di identificare e recuperare i capitali nascosti all'estero, tramite società dislocate in diversi paradisi fiscali e reinvestiti in svariate attività, ora difficilmente pignorabili, rendendo impossibile il recupero delle somme investite, e persino dei costi legali sostenuti nel tentativo di ottenere, invano, giustizia da parte dello Stato italiano  –:
          quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di agevolare una qualche forma di ristoro del danno subito dai truffati;
          se a tal fine non intenda assumere iniziative per utilizzare le risorse di cui al fondo imputato al capitolo 2176 del bilancio dello Stato per indennizzare i risparmiatori che, investendo sul mercato finanziario, son rimasti appunto vittime di frodi finanziarie e che hanno sofferto un danno ingiusto non altrimenti risarcito;
          quali ulteriori iniziative di competenza il Governo intenda assumere per porre fine a questa continua gravissima incapacità di far fronte alle frodi finanziarie che avviene per gli interroganti per mancata vigilanza e inefficace prevenzione da parte delle autorità deputate.
       (5-10785)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
          nelle carceri italiane nell'ultimo anno di sono verificate 8000 aggressioni a cui si affiancano poco meno di 10.000 casi di autolesionismo e circa 11 mila manifestazioni di protesta non collettiva;
          gli eventi critici all'interno delle carceri sono in continuo aumento;
          si registra sempre di più un organico che decresce di pari passo all'aumentare del lavoro, delle criticità e dei nuovi sistemi di sicurezza, aumentano gli episodi che disturbano la vita all'interno degli istituti penitenziari creando problematiche ai detenuti e agli agenti in servizio;
          si registrano sempre più litigi, episodi di violenza ma anche proteste ed evasioni sono fenomeni che raggiungono numeri importanti;
          queste criticità sono un segnale di come le problematiche legati alla vita nelle carceri, senza gli adeguati mezzi e la professionalità del personale che vi lavora, rappresenti un vero pericolo, sia per i detenuti stessi che per i poliziotti in servizio;
          la denuncia di Angelo Urso, segretario generale della Uil Polizia Penitenziaria e Michele Cireddu segretario regionale della Uil penitenziari mette «in evidenza come la disparità numerica derivante dall'alto numero di detenuti rispetto ad un organico fermo da troppo tempo, si ripercuote sulla qualità del lavoro di chi rappresenta lo Stato all'interno del carcere»;
          il carcere deve rieducare ma se tra le sue mura si registrano situazioni di violazioni delle regole di civile convivenza, c’è bisogno di mettere mano alla loro gestione-organizzazione;
          in Sardegna nell'anno 2016 sono stati 438 gli eventi critici quali autolesionismi, tentativi di suicidio, risse ed altro;
          più della metà si sono verificati nel carcere di UTA che ha il triste primato assoluto tra gli Istituti della penisola per numero di tentati suicidi (61) e per numero di autolesionismi in proporzione al numero dei detenuti;
          le manifestazione di protesta collettiva ed individuale invece sono così suddivisi:
              sciopero della fame collettivi 31, individuali 310;
              casi di rifiuto del vitto per protesta sono stati 913 collettivi e 36 individuali;
              numeri di astensione dalle attività sono stati 116 collettivi e 3 individuali;
              percussione sbarre per protesta 3608 collettivi;
              sono stati 14 i rifiuti di rientro nelle celle;
              le manifestazioni contro le condizioni di vita intramurarie sono state 4184;
              i casi di danneggiamento beni sono stati 24;
              proteste contro misure legislative sono state 598;
          si tratta di dati di una gravità inaudita che confermano tutte le denunce che il sottoscritto interpellante ha anzitempo sottoposto all'attenzione del Governo;
          ancora niente è stato fatto per prevenire tragedie e anzi appare sempre più evidente un Governo latitante e una gestione del amministrazione penitenziaria non adeguata alle esigenze;
          si registra un tentativo sempre più evidente del Dap, con la complicità del Ministero, di voler blindare la vita in carcere rendendo sempre più complicato anche l'esercizio del mandato parlamentare  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga di dover affrontare con somma urgenza le criticità soprarichiamate;
          se non ritenga di dover adottare iniziative urgenti tese a coprire le rilevanti carenze negli organici e nella stessa organizzazione;
          se non ritenga di dover assumere iniziative per ripristinare una normale detenzione nelle carceri sarde, che risulta sempre più grave a causa di scelte secondo l'interrogante irresponsabili che hanno destinato in Sardegna detenuti in regime di 41-bis, AS1, AS2, AS3 con aggravio di incombenze e lavoro, per il già scarso personale a disposizione in regime di ordinarietà;
          se non ritenga di dover provvedere alle nomine dirigenziali di cui in premessa, considerato che, più volte, le strutture carcerarie sono gestite in regime di comando e sovrapposizione d'incarico tra più strutture;
(2-01702) «Pili».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:


      COVELLO, BORGHI, MAGORNO, BRUNO BOSSIO e OLIVERIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          in Calabria desta molta preoccupazione l'incertezza venutasi a creare a seguito delle obiezioni mosse all'avanzamento dei lavori previsti dal macrolotto n.  3 della strada statale 106 Jonica, così come da delibera Cipe del 10 agosto 2016;
          la strada statale 106 Jonica è una arteria fondamentale per tutto il Mezzogiorno ed è nota, purtroppo, per l'elevato numero di vittime che si registrano spesso a causa della inadeguatezza dell'infrastruttura;
          negli ultimi 20 anni si sono registrati 650 decessi su questa strada;
          era stata salutata con grande soddisfazione la delibera del Cipe dell'agosto 2016 che segnava un punto di svolta dopo anni di promesse mancate;
          a fronte della notizia di ulteriori ritardi si sono manifestate, unitamente alle nostre preoccupazioni, vibrate proteste da parte delle istituzioni locali e dei comitati civici che, da anni, si battono per l'ammodernamento e la messa in sicurezza della strada statale 106 Jonica;
          il presidente della regione Calabria ha chiesto un incontro istituzionale per fare chiarezza sui progetti e sul cronoprogramma delle opere  –:
          in relazione a quanto esposto in premessa, quale sia lo stato dell’iter procedurale e dell'attuazione dei progetti di messa in sicurezza e di ammodernamento della strada statale n.  106 Jonica, nonché di tutti gli interventi in materia infrastrutturale riguardanti il territorio calabrese. (5-10776)


      MANNINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 31 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n.  50 definisce il ruolo e le funzioni del responsabile del procedimento negli appalti e nelle concessioni per le fasi della programmazione, della progettazione, dell'affidamento e dell'esecuzione;
          con deliberazione n.  1096 del 26 ottobre 2016, il Consiglio dell'Anac ha approvato le linee guida n.  3 recanti «nomina, ruolo e compiti del responsabile unico del procedimento per l'affidamento di appalti e concessioni», fornendo una disciplina di maggior dettaglio su questa specifica materia, così come espressamente previsto dal comma 5 del citato articolo 31;
          per effetto dell'entrata in vigore delle sopra richiamate linee guida — a partire dal 22 novembre 2016, data di pubblicazione delle stesse sulla Gazzetta Ufficiale — sono superate e definitivamente abrogate, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 216, comma 8, del decreto legislativo n.  50 del 2016, le disposizioni di cui alla parte II, Titolo I, Capo I, del decreto del Presidente della Repubblica n.  207 del 2010, nello specifico gli articoli 9 e 10;
          come è chiaro, e così come anche sottolineato dal comunicato del Presidente dell'Anac del 14 dicembre 2016, le indicazioni fornite con le linee guida n.  3 del 2016 si applicano alle procedure per le quali i bandi o avvisi con cui si indice la procedura di scelta del contraente siano pubblicati successivamente all'entrata in vigore delle citate linee guida, nonché alle procedure e ai contratti in relazione ai quali, alla data di entrata in vigore delle suddette, non siano ancora stati inviati gli inviti a presentare le offerte;
          in questa fase, tuttavia, si ritiene che si possano verificare dei casi nei quali — per bandi che ancora non sono stati pubblicati — un responsabile unico del procedimento, designato sulla base delle previgenti disposizioni e che abbia provveduto allo svolgimento delle attività connesse al suo incarico, non sia in possesso degli attuali requisiti previsti dalle linee guida e, di conseguenza, non risulti più idoneo a ricoprire il ruolo precedentemente affidatogli;
          l'assenza di una disciplina ad hoc da applicare a questi casi specifici è senz'altro foriera di alcune problematiche, in particolare per quelle amministrazioni nelle quali sarà poco agevole provvedere all'individuazione, al loro interno, di una nuova figura in possesso dei requisiti richiesti dal nuovo impianto normativo e regolamentare  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga necessario assumere iniziative per provvedere all'introduzione di uno specifico regime transitorio al fine di evitare il verificarsi delle criticità richiamate nelle premesse. (5-10777)


      PELLEGRINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la regione autonoma Friuli Venezia Giulia sta progettando e intende realizzare il II lotto della tangenziale sud di Udine per un tratto da eseguire ex novo di, oltre 13 chilometri, che passerebbe attraverso i comuni di Basiliano, Lestizza, Campoformido e Pozzuolo in provincia di Udine;
          l'opera che avrebbe un costo di 142 milioni di euro, collegherà la strada statale 13 Pontebbana (Venezia – valico di Tarvisio) con il casello autostradale di Udine Sud e, come già il I Lotto di essa, dovrebbe essere qualificata come strada statale, secondo l'allegato sub B) del decreto legislativo del 1o aprile 2004 n.  111;
          l'opera non è più inserita fra le infrastrutture di preminente interesse nazionale e non risulta finanziata dallo Stato ex decreto legislativo n.  50 del 2016, articolo 202;
          l'opera attraversa un compendio di prevalente interesse agricolo-paesaggistico;
          nel suo iter progettuale non risultano studiate, a quanto consta all'interrogante, le possibili alternative più economiche e meno impattanti, né la possibilità di separare il completamento del tratto di tangenziale rimasto incompiuto, lungo circa 1 chilometro per il necessario collegamento alla strada regionale 353, dalla vera e propria variante alla strada statale 13, che potrebbe essere realizzata secondo tracciati meno costosi e meno invasivi;
          nelle presentazioni regionali, pur deviando verso altri centri abitati, su strade del tutto inadeguate, e allungando di oltre 5 chilometri il percorso da e verso la città di Udine, l'opera viene infatti sostenuta principalmente quale variante a un tratto della strada statale 13 Pontebbana, tratto di cui, dopo la sua realizzazione, si prevedrebbe il declassamento  –:
          se il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia autorizzato la regione Friuli Venezia Giulia, ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo 111 del 2004, a progettare e realizzare il II lotto della tangenziale Sud di Udine, se siano state erogate o si intendano erogare risorse statali per l'attuazione di tale opera, che avrebbe un costo complessivo di circa 142 milioni di euro, e se intenda fornire elementi circa la gestione regionale della strada statale Pontebbana (n.  13 Venezia-Tarvisio) o di un tratto di essa, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo n.  111 del 2004 concernente la rideterminazione della rete stradale nazionale. (5-10778)


      PASTORELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          con l'interrogazione n.  5-06576 si rilevava la pericolosità del ponte Santa Margherita, in provincia di Rieti. Nella risposta, del 7 ottobre 2015, il Dicastero ha osservato che: «I lavori potranno essere appaltati non appena si renderanno disponibili le necessarie risorse finanziarie. L'intervento è inserito nel 3o Programma ponti, viadotti e gallerie di cui al decreto-legge n.  133/2014, per un importo di euro 382.035,21 euro Priorità 2. Le opere facenti parte della Priorità 2 saranno finanziate secondo le modalità di cui all'articolo 5 della Convenzione MIT-ANAS stipulata in data 22 dicembre 2014,...»;
          con l'interrogazione n.  5-06734 si poneva l'attenzione sull'adeguamento della strada statale n.  4 Salaria nel tratto, da Passo Corese a Rieti. Nella risposta, del 29 ottobre 2015, il Dicastero ha osservato: «In relazione ai finanziamenti disponibili, la regione Lazio ha assegnato all'itinerario stradale un importo di 60 milioni di euro, mentre il Contratto di Programma 2014 ha previsto un fondo di euro 240.000 per la progettazione. ...L'intervento trova conferma nel Piano pluriennale ANAS 2015 – 2019, approvato dal CIPE il 6 agosto scorso, con appaltabilità 2017...»;
          con riferimento ancora alla strada statale n.  4 si vuole porre l'attenzione su alcuni altri interventi previsti: il completamento e l'adeguamento stradale da Micigliano a Galleria Gole del Velino; l'adeguamento della piattaforma stradale e messa in sicurezza dal chilometro 56 al chilometro 64;
          un quadro generale dello stato di avanzamento dei lavori è quanto mai opportuno dal momento che la via Salaria un'arteria di fondamentale importanza per tutti quei comuni colpiti dal sisma  –:
          con riferimento ai lavori esposti in premessa di quali informazioni, aggiornate, disponga il Ministro interrogato in merito ai lavori di adeguamento e completamento della strada statale n.  4 Salaria, anche con riferimento ai tratti stradali su cui insistono i comuni del cratere sismico. (5-10779)


      VELLA e FABRIZIO DI STEFANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'insieme del bacino del lago di Campotosto occupa circa 1400 ettari ed è, da decenni, sia fonte di irrigazione per i terreni circostanti, sia fonte di produzione energetica utilizzata da Enel;
          dopo il terremoto che ha distrutto L'Aquila, l'intero bacino idrografico è stato oggetto di intense verifiche di tenuta, con centinaia di nuovi punti di controllo lungo tutto il perimetro;
          il 23 gennaio 2017, Enel ha dichiarato che «pur non essendoci motivazioni tecniche e nessuna criticità sulle opere idrauliche afferenti il bacino di Campotosto, procederemo alla ulteriore riduzione dell'invaso utilizzando la capacità di derivazione degli impianti e gli organi di scarico della diga di Rio Fucino (27,5mc/sec)»;
          si tratta un'azione a giudizio degli interroganti sconsiderata e messa in atto solo per frenare l'allarmismo immotivato (viste le perizie tecniche sulla tenuta della struttura) che, in pratica, comporta il sacrificio di 1.200.000 metri cubi di acqua al giorno;
          il 31 gennaio 2017 il Consorzio di bonifica ha scritto alla prefettura, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, alla regione Abruzzo, all'autorità di Bacino e alla Ruzzo Rieti S.P.A., evidenziando le disastrose conseguenze di tale azione;
          il Governo interrogato, da un lato, si è prodigato per rassicurare la popolazione a valle sull'assenza del «rischio Vajont», dall'altro, ha commissionato uno studio ad Enel per verificare la resistenza della diga fino ad un terremoto di magnitudo 7o (ad oggi è certificata la resistenza ad una magnitudo 6,4o);
          la diga di Rio Fucino però è stata, nel frattempo, letteralmente svuotata e, ulteriore aggravante, si sono persi anche circa 60 milioni di metri cubi sotto forma nevosa;
          le conseguenze della carenza idrica per l'economia locale legata al settore primario saranno disastrose: oltre 3000 aziende interessate (direttamente o indirettamente), 75 milioni di fatturato a rischio e 4.500 dipendenti coinvolti. Il danno si estenderà anche alla distribuzione dell'acqua negli alberghi, nella zona costiera e nei comuni turistici;
          non è stato previsto nessun piano B per ammortizzare questa drammatica situazione: tutta la rete di canali di irrigazione alternativa a quella del bacino del Rio Fucino è oramai inutilizzabile, causa abbandono ed assenza di manutenzione nel tempo  –:
          quali immediate ed urge ti iniziative si intendano mettere in campo in relazione alle problematiche evidenziate in premessa relative al bacino idrografico di Campotosto, al fine di ripristinare un contesto che possa soddisfare le esigenze della produzione o prevedere una forma di ristoro alternativa che impedisca il fallimento dell'intero settore primario.
       (5-10780)


      D'AGOSTINO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la legge n.  54 del 2014 di riforma delle province e di istituzione delle città metropolitane lascia in capo alle province funzioni fondamentali tra le quali quelle di pianificazione dei trasporti, costruzione e gestione delle strade provinciali;
          i servizi di viabilità garantiti dalle province comprendono la gestione, manutenzione e messa in sicurezza di 130 mila chilometri di strade, oltre il 70 per cento della rete viaria nazionale, di cui 38 mila sono strade montane (circa il 30 per cento);
          dal 2013 al 2017 alle province è stata chiesta una riduzione di risorse pari a 5,2 miliardi di euro con una riduzione della spesa corrente dal 2013 al 2016 di 2,7 miliardi di euro quindi il 40 per cento in meno;
          nel 2016 alle sole province (escluse le città metropolitane) sono mancati 571 milioni di euro, ai quali si aggiungono 650 milioni di euro di taglio ulteriori previsti dalla legge di bilancio in base ai quali per il 2017 alle province mancherà 1 miliardo e 221 milioni di euro;
          in tutta Italia decine di migliaia di chilometri di strade provinciali sono lasciate all'abbandono e godono di scarsa o assente manutenzione, con inevitabili e gravi ripercussioni sulla viabilità e sulla sicurezza per gli automobilisti;
          ad aggravare la difficile situazione della rete viaria provinciale, in molti territori, hanno pesato gli eventi calamitosi e le condizioni meteorologiche eccezionali che hanno ulteriormente compromesso lo stato delle strade provinciali con frane, smottamenti, interruzioni e gravi danni al tessuto stradale;
          ad esempio, in Abruzzo, le province gestiscono ad oggi una rete viaria di 6.500 chilometri, dei quali 1.500 trasferiti negli anni scorsi dall'Anas attraverso la regione e per i quali quest'ultima non eroga più fondi;
          i recenti eventi calamitosi che hanno interessato anche l'Abruzzo hanno evidenziato l'impossibilità delle province di far fronte alla manutenzione, anche in considerazione degli ultimi danni subiti che, ad esempio, nella sola provincia di Teramo, al momento si stimano in 25 milioni di euro per la rete, oltre ai danni da dissesto dei versanti ancora da stimare   –:
          quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per garantire un'efficiente manutenzione e una corretta gestione della rete viaria italiana e per far fronte alla carenza di investimenti per la sicurezza e la percorribilità delle strade, nonché se non ritenga opportuno assumere iniziative per disporre il passaggio sotto la gestione dell'Anas di quelle strade provinciali che ne posseggano i requisiti. (5-10781)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FAMIGLIETTI e PARIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la strada statale denominata «Ofantina» nei territori a cavallo tra le province di Avellino, Potenza e Foggia, nell'interezza del tracciato, si presenta come obsoleta e insicura in relazione al traffico presente;
          purtroppo, da anni, si registra un elevato numero di incidenti mortali e vi è una forte mobilitazione civica ed istituzionale che ne chiede la messa in sicurezza;
          vi è un progetto datato 2002, commissionato dalla comunità montana «Alta Irpinia» e dal comune di Calitri che ne prevede l'ammodernamento, con un asse attrezzato, sul tratto Lioni-Calitri-Candela;
          lo studio di pre-fattibilità sottolinea come l'intervento possa interessare un bacino di oltre 100 mila persone, con interesse anche per le aree industriali riguardanti lo stabilimento Fiat di Melfi, e delle Acque minerali di Monticchio;
          tale arteria ha poi una rilevanza anche per l'agroalimentare per il pomodoro;
          inoltre, l'asse in questione rappresenta un naturale collegamento tra l'Adriatico e il Tirreno con una lunghezza di circa 67 chilometri con importanti ricadute per i territori interessati  –:
          se il Governo sia a conoscenza di tale progetto e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di dare risposte ai territori interessati, investendo in un ammodernamento di una arteria non più rinviabile per la sicurezza dei cittadini che la percorrono quotidianamente. (5-10772)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MARCO DI MAIO e MOLEA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          un'ondata di maltempo tutt'altro che eccezionale ha colpito il territorio della provincia di Forlì-Cesena nelle giornate di lunedì 6 e martedì 7 marzo 2017;
          le piogge hanno causato una frana, avvenuta alle 4.30 del 7 marzo, sulla strada statale n.  67 del Muraglione Forlì-Firenze, in località Campaccio, in comune di Portico e San Benedetto, nel medesimo punto, ovvero il chilometro 148+600;
          l'evento ha prodotto l'immediata chiusura della strada statale con i conseguenti disagi al traffico e portando all'isolamento di fatto l'intero abitato di San Benedetto;
          la frana è avvenuta nel medesimo punto in cui esattamente 4 anni fa si è verificato un fenomeno analogo, con le stesse conseguenze in termini di disagi;          sono stati programmati da parte di Anas cospicui investimenti per la sistemazione del tratto toscano della strada statale n.  67 mentre non sono previsti interventi di particolare rilievo (fatte salve le ordinarie manutenzioni) nel tratto romagnolo della medesima arteria, nonostante i progetti da tempo presentati e la sua funzione strategica per la viabilità del centro-Italia  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno verificare la qualità dei lavori effettuati sullo stesso punto in cui quattro anni fa si era già verificata una frana di queste dimensioni;
          se non ritenga opportuno assumere iniziative per prevedere investimenti strutturali di adeguato importo sul tratto romagnolo della strada statale n.  67 per rendere più fluido il traffico veicolare e prevenire altri fenomeni legati al dissesto idro-geologico. (4-15839)


      CATANOSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          con bando di gara del 18 marzo 12015 Reg. int 2015/354/DRSI dell'Agenzia del demanio – direzione regionale Sicilia è stata indetta una procedura aperta per l'affidamento di un accordo quadro, di cui all'articolo 59, del decreto legislativo n.  163 del 2006, per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili in uso alle amministrazioni dello Stato, nonché su quelli i cui interventi sono gestiti dall'Agenzia del demanio, ex articolo 12, comma 5;
          tale appalto è suddiviso in 3 lotti per la sottoscrizione di un accordo quadro;
          ognuno dei tre lotti dell'accordo quadro è sottoscritto con più operatori ai quali sarà affidata, mediante singoli contratti, l'esecuzione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili in uso alle amministrazioni dello Stato, nonché su quelli i cui interventi sono gestiti dall'Agenzia del demanio;
          per quanto riguarda il lotto 3 con nota della direzione regionale del demanio Sicilia protocollo int. 2016/467 del 27 aprile 2016 viene comunicata l'aggiudicazione definitiva ai primi 6 classificati;
          con nota protocollo n.  2016/11667 del 1o luglio 2016 ed a seguito dell'aggiudicazione definitiva, le imprese aggiudicatarie del lotto 3 sono state invitate a stipulare il contratto e, di conseguenza, a contrarre la polizza fideiussoria a garanzia dell'aggiudicazione, con un esborso medio sostenuto da singola impresa di 40 mila euro;
          con nota del 26 luglio 2016 protocollo 2016/13130 è stato comunicato che è stata completata la stipula degli atti di adesione relativi all'Accordo quadro del lotto 3, e pertanto a decorrere dal 1o agosto 2016 e fino al 31 luglio 2018 gli operatori economici aggiudicatari saranno chiamati ad eseguire gli interventi individuati dal sistema accentrato delle manutenzioni;
          ad oggi, da quanto ha potuto appurare l'odierno interrogante, non ci sono interventi o progetti da assegnare ed inoltre non sono neanche previsti nella programmazione finanziaria attuale;
          tutto questo porterà alla conseguente apertura di diversi contenziosi con le aziende aggiudicatarie a cui è stata fatta stipulare una polizza fideiussoria per l'esecuzione dei lavori con un enorme esborso economico  –:
          quali interventi siano stati individuati dal sistema accentrato delle manutenzioni della direzione regionale Sicilia dell'Agenzia del demanio e se, nell'eventualità in cui non ve ne fossero, abbia intenzione di risarcire le sei aziende aggiudicatrici per il danno economico subito a causa della sottoscrizione della polizza fideiussoria. (4-15845)


      CRIPPA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          presso la strada statale 33, nel tratto tra Domodossola e Ornavasso (VCO), in occasione delle prime piogge insistenti dell'anno, si sono manifestate buche di dimensioni tali da rendere quasi impossibile la governabilità dell'autovettura e causando alcuni incidenti;
          la strada, da anni, si presenta con sobbalzi e pendenze che la rendono di per sé pericolosa e alle prime precipitazioni piovose il manto stradale si riempie di buche, si formano pozze d'acqua tali che l'automobilista è continuamente soggetto al fenomeno di acqua planing;
          la strada statale 33 e la strada su cui transitano solitamente i mezzi di soccorso e le autoambulanze al servizio di oltre 50.000 cittadini verso il futuro ospedale unico di Verbania;
          questo tratto stradale è inoltre percorso quotidianamente da molti mezzi pesanti, da centinaia di lavoratori che si recano nel cantone Vallese e da molti turisti Svizzeri   –:
          se e quali iniziative urgenti Anas intenda promuovere al fine di salvaguardare l'incolumità degli automobilisti lungo la strada statale 33 nel tratto tra Domodossola e Ornavasso, teatro di gravi e ripetuti incidenti dovuti a maltempo e alla carente manutenzione del manto stradale;
          se risulti che l'Anas intenda effettuare una valutazione della sinistrosità del tratto stradale di cui in premessa.
(4-15846)


      CIPRINI, NICOLA BIANCHI, SPESSOTTO, DELL'ORCO, PAOLO NICOLÒ ROMANO, LIUZZI, DE LORENZIS, LOMBARDI, COMINARDI e TRIPIEDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          per condotta antisindacale si intende l'insieme di azioni illegittime del datore di lavoro o dei soggetti che in suo nome hanno agito per l'esercizio dell'impresa, ovvero lesive degli interessi individuali dei lavoratori rappresentati e del sindacato;
          lo sciopero costituisce un diritto di libertà, cioè un diritto il cui esercizio non può essere limitato né può comportare alcuna sanzione da parte dell'ordinamento e che la Costituzione non crea ma si limita a rilevare, in quanto preesiste ad essa;
          si tratta di un diritto soggettivo che, come tale, riguarda i rapporti tra lavoratore e datore di lavoro e di un diritto individuale, di cui il singolo è titolare e che può scegliere liberamente di esercitare;
          la legge ordinaria ha preso atto di tali aspetti e la normativa di riferimento è costituita da: la legge 15 luglio 1966, n.  604 (articolo 1), la legge 20 maggio 1970, n.  300 (artt. 15, 16 e 28), la legge 11 maggio 1990, n.  108 (articolo 3) nonché, da ultimo, il decreto legislativo 4 marzo 2015, n.  23 (cosiddetto Jobs Act);
          a livello europeo lo sciopero è disciplinato dall'articolo 28 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
          consta agli interroganti che soprattutto recentemente, alcune società aeree hanno portato avanti delle condotte antisindacali;
          un esempio è costituito dal caso Alitalia dello scorso ottobre per cui il Tribunale di Civitavecchia si è espresso con la condanna della compagnia, accogliendo il ricorso presentato dalla Uiltrasporti in merito al cosiddetto godimento dei titoli di viaggio, ovvero la possibilità riconosciuta al personale di volo di viaggiare gratis per raggiungere le sedi di lavoro a Roma e Milano;
          un altro esempio coinvolge la compagnia inglese Easyjet. Da segnalazione della Uiltrasporti alla compagnia e ad ENAC trasmessa in data 22 febbraio 2017 e consultabile al link www.uiltrasporti.it/index.php ?option=com–k2&view=item&task=download&id=2769–c7fe1c27d16cfa4e96024658225b99c5&Itemid=882 la stessa Easyjet avrebbe impiegato, nella base operativa di Milano Malpensa, personale proveniente da altre società del gruppo in sostituzione degli scioperanti, in palese violazione delle norme del nostro ordinamento e con evidente lesione del diritto di sciopero costituzionalmente garantito  –:
          se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione esplicata nelle premesse;
          quali misure intenda adottare per rendere più efficace e capillare il monitoraggio, tramite Enac, del rispetto delle normative per salvaguardare i diritti del lavoratore aeronavigante. (4-15851)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FABRIZIO DI STEFANO e SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 151, comma 1, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, approvato, con decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267, fissa al 31 dicembre il termine per la deliberazione da parte degli enti locali del bilancio di previsione per l'anno successivo e dispone che il termine può essere differito con decreto del Ministro dell'interno, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, in presenza di motivate esigenze;
          l'articolo 1, comma 454, della legge 11 dicembre 2016, n.  232 (legge di bilancio 2017) dispone un primo differimento dei termini per la deliberazione del bilancio annuale di previsione degli enti locali per l'esercizio 2017, al 28 febbraio 2017;
          l'articolo 5, comma 11, del decreto-legge 30 dicembre 2016, n.  244 (cosiddetto «decreto Milleproroghe»), nell'abrogare la precedente norma, introduce un ulteriore slittamento al 31 marzo 2017 per l'approvazione dei bilanci di previsione;
          le quattro regioni colpite dagli eventi sismici e, nel corso del 2017, meteorologici (Abruzzo, Marche, Lazio, Umbria) i cui comuni, per tentare di far fronte alle numerose calamità, hanno stanziato imponenti risorse economiche, ed impiegato ingenti risorse finanziarie e strumentali, dirette all'organizzazione dei soccorsi e ad affrontare le prime emergenze, nonché il ripristino della fruibilità di strutture pubbliche e vie di comunicazione, concentrando pressoché la totalità degli sforzi al fine di operare con la massima tempestività ed efficacia;
          nonostante il secondo differimento dei termini di legge, attualmente tali comuni non sono in grado di portare a conclusione l'approvazione dei propri bilanci annuali nei tempi previsti, visto lo straordinario impegno economico portato avanti con proprie risorse di bilancio, che rende impossibile la chiusura dei propri bilanci in pareggio  –:
          se il Governo non reputi opportuno assumere iniziative, nel più breve tempo possibile, per prevedere un'ulteriore proroga per la deliberazione dei bilanci di previsione finanziaria attualmente prevista per il 31 marzo 2017, così da permettere ai comuni di cui in premessa di riuscire ad adempiere alla chiusura dei propri bilanci. (5-10766)

Interrogazione a risposta scritta:


      GIORGIA MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          nella notte fra il 21 e il 22 febbraio 2017 un cittadino indiano di ventinove anni ha selvaggiamente aggredito una ragazza poco più che ventenne che stava tornando a casa dal pub in cui lavora e l'ha quasi strangolata con il laccio del suo cappuccio, dopo averla seguita sino a una strada della periferia di Firenze;
          dopo l'arresto del giovane indiano, avvenuto grazie alla reazione della ragazza che è riuscita a divincolarsi e ad attirare l'attenzione di alcuni passanti, così sfuggendo almeno allo stupro, lo stesso è rimasto in carcere poco più di due giorni perché il giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta del pubblico ministero Sandro Cutrignelli di tenerlo in carcere e gli ha applicato la ben più lieve misura dell'obbligo di dimora a Fiumicino, dove l'uomo ha detto di lavorare come bracciante, imponendogli il mero divieto di uscire fra le otto di sera e le sette di mattina;
          a parere del giudice per le indagini preliminari, infatti, la detenzione sarebbe stata «spropositata rispetto all'ipotesi di reato», e, nonostante ritenga che vi siano gravi indizi per il reato di lesioni personali aggravate, e abbia riconosciuto «la estrema brutalità dell'atto, compiuto utilizzando uno strumento che poteva facilmente provocare conseguenze anche molto più gravi», ha disposto la misura sopraindicata;
          la decisione del giudice per le indagini preliminari ha destato sconcerto tra gli stessi magistrati della procura competente che faranno ricorso in Cassazione  –:
          quali iniziative di competenza intenda assumere, fermi restando gli accertamenti giudiziari un corso, affinché siano efficacemente tutelati i cittadini italiani da simili efferati gesti di violenza la cui frequenza continua, purtroppo, ad aumentare. (4-15841)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      LUIGI GALLO, SIMONE VALENTE, D'UVA, DELL'ORCO, DAGA, VACCA e FRUSONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 1 della legge 24 settembre 1971, n.  820, realizza la cosiddetta «scuola a tempo pieno» nella scuola elementare con lo scopo di contribuire all'arricchimento della formazione dell'alunno;
          tale istituto, abrogato dal decreto legislativo 19 febbraio 2004, n.  59, viene reintrodotto col decreto-legge 7 settembre 2007, n.  147, convertito con modificazioni dalla legge 25 ottobre 2007, n.  176, all'articolo 1, comma 1, che dispone quanto segue: «Al fine di realizzare gli obiettivi formativi del curriculum arricchito è reintrodotta, nella scuola primaria, l'organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno, con un orario settimanale di quaranta ore, comprensivo del tempo dedicato alla mensa. Conseguentemente è richiamato in vigore l'articolo 130, comma 2, del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n.  297 [...]. La predetta organizzazione è realizzata nei limiti della dotazione complessiva dell'organico di diritto determinata con decreto del Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, della legge 28 dicembre 2001, n.  448. Il numero dei posti complessivamente attivati a livello nazionale per le attività di tempo pieno e tempo prolungato deve essere individuato nell'ambito dell'organico di cui al secondo periodo e nel rispetto dei limiti di spesa previsti a legislazione vigente per il personale della scuola e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.  281, e successive modificazioni, di seguito denominata “Conferenza unificata”, definisce un piano triennale di intervento, anche in relazione alle competenze delle regioni in materia di diritto allo studio e di programmazione dell'offerta formativa, volto, in particolare, a: a) individuare misure di incentivazione e sostegno finalizzate all'incremento dell'offerta di classi a tempo pieno da parte delle istituzioni scolastiche anche al fine di garantire condizioni di accesso omogenee su tutto il territorio nazionale; b) sostenere la qualità del modello del tempo pieno, anche in relazione alle esigenze di sostegno ai disabili e di integrazione sociale e culturale dei minori immigrati. Il predetto piano è finanziato sulla base delle risorse definite in sede di intesa con la Conferenza unificata nell'ambito delle esistenti disponibilità di bilancio.»;
          in un report del 9 maggio 2016 sui servizi educativi offerti ai bambini in Italia, l'associazione « Save the children» riporta come il tempo pieno, ritenuto uno dei servizi educativi principali atti a contrastare la «povertà educativa» e la dispersione scolastica, non sia presente nel 68 per cento delle primarie e all'80 per cento delle secondarie di primo grado, sottolineando enormi differenze tra regione e regione a sfavore delle regioni meridionali;
          la responsabile scuola del Partito Democratico, onorevole Puglisi, preannunciava nel 2013 un incremento del tempo pieno, specie al centro-sud;
          dichiarazioni simili a quelle della Puglisi venivano pronunciate nell'agosto 2016 dal sottosegretario Faraone –:
          se il Ministro interrogato non ritenga fondamentale e urgente un investimento di risorse sull'istituto della «scuola a tempo pieno» come rispetto degli impegni presi in campagna elettorale, specie nel centro-sud;
          quali siano, allo stato, i dati ufficiali del tempo pieno divisi per province e regioni;
          se sia a conoscenza delle motivazioni per cui, a dispetto delle leggi di cui in premessa, gli uffici scolastici regionali abbiano spesso respinto le richieste dei dirigenti scolastici di approvazione del tempo pieno, specie in regioni del centro-sud quali la Campania. (5-10769)


      LUIGI GALLO, D'UVA, DELL'ORCO, DAGA, VACCA e FRUSONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          secondo notizie di stampa l'università di Cassino ha un debito di circa 40 milioni di euro con l'Inps a causa di presunti mancati versamenti degli F24 di circa 600 dipendenti del periodo 2011-2014 di cui 31 milioni di euro di oneri previdenziali a cui si aggiungono 9 milioni tra sanzioni e penali;
          secondo la stampa, l'attuale rettore, il professor Giovanni Betta, ha disposto tutte le verifiche per accertare tale debito e pare che abbia già messo in mora, attraverso una comunicazione scritta, l'ex rettore Ciro Attaianese, l'ex direttore amministrativo Ascenzo Farenti e del successivo direttore generale Raffaele Simeone;
          ai sensi dell'articolo 6 della legge 9 maggio 1989, n.  168 le università sono dotate di personalità giuridica e, in attuazione dell'articolo 33 della Costituzione, hanno autonomia didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile e si dotano di ordinamenti autonomi con propri statuti e regolamenti;
          ai sensi della legge 30 dicembre 2010, n.  240, le università prevedono che il collegio dei revisori dei conti sia un organo di ateneo;
          il collegio dei revisori dei conti è l'organo indipendente di controllo interno delle università sulla regolarità della gestione amministrativa, finanziaria e contabile;
          lo statuto dell'università di Cassino prevede, nel rispetto di quanto stabilito dalle leggi dello Stato, che il collegio dei revisori dei conti e composto da tre componenti effettivi e due supplenti così individuati:
              un componente effettivo, con funzioni di presidente, scelto dal rettore sentito il consiglio di amministrazione, tra i magistrati amministrativi e contabili e gli avvocati dello Stato;
              uno effettivo e uno supplente, designati dal Ministero dell'economia e delle finanze;
              uno effettivo e uno supplente designati dal Ministero con competenze per l'università fra suoi dirigenti e funzionari;
          la ratio della norma vigente, quindi, ed in particolare la legge 240 del 2010 prevede che il controllo interno delle università sulla regolarità della gestione amministrativa, finanziaria e contabile da parte del collegio dei revisori dei conti abbia una stretta connessione, attraverso le nomine dirette di due dei tre membri effettivi, sia con il Ministero dell'economia e delle finanze, sia con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca  –:
          se i Ministri interrogati fossero a conoscenza di questo presunto debito dell'università di Cassino nei confronti dell'Inps;
          se il Governo non intenda assumere iniziative, anche per il tramite del proprio rappresentante nel collegio sindacale, affinché si proceda ad un controllo anche per gli anni precedenti a quelli analizzati dal consiglio di amministrazione che vanno dal 2011 al 2016;
          se e quali iniziative intendano predispone i Ministri interrogati per accertare le notizie di stampa;
          se si accertasse un reale debito nei confronti dell'Inps, a causa del mancato versamento degli oneri previdenziali, quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere in relazione a quanto accertato. (5-10773)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
          si è svolto nella giornata dell'8 marzo 2017 a Cagliari l'ennesimo sciopero delle educatrici e educatori professionali sia del comparto sanità, servizi sociali che pubblica istruzione;
          a Cagliari ed in Sardegna, le operatrici e gli operatori dei servizi in appalto della cultura, delle biblioteche, dei musei, dei siti archeologici, del welfare sanitario, socio-sanitario e socio-assistenziale, dell'igiene ambientale, dell'inserimento lavorativo nelle cooperative di tipo B, lamentano nei confronti dei vari livelli di responsabilità istituzionale – dai comuni alla regione – il degrado, i malfunzionamenti, il discutibile livello di finanziamento in cui sono lasciati i servizi pubblici locali ed in particolare i servizi del welfare, con tutte le pesanti conseguenze che ciò produce sulle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori;
          appare emblematica la condizione dei servizi per la disabilità: integrazione, valorizzazione, recupero e riabilitazione delle persone disabili;
          appaiono gravi, a quanto consta all'interrogante, condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori dell'Associazione italiana assistenza spastici, punta avanzata di un insieme di situazioni gravissime;
          in seguito a quello che appare all'interrogante il devastante accordo Stato-regione del 2006, risultano inaccettabili i tagli drastici decisi dalla regione alla spesa per la riabilitazione globale;
          scelte che si ripercuotono gravemente sulla vita e sulle prospettive delle persone disabili, studenti e non solo;
          una situazione di perenne precarietà e incertezza che riguarda asili nido, comunità per i minori e per gli anziani, servizi educativi e di prevenzione del disagio, servizi per la salute mentale, assistenza domiciliare per gli anziani ed i disabili, cure infermieristiche e fisioterapiche domiciliari, biblioteche, musei, siti archeologici, servizi per l'igiene ambientale, interventi di accoglienza e di integrazione per l'immigrazione e di numerosi altri servizi rivolti alla cittadinanza;
          tutti servizi accomunati dal metodo dell'appalto e dalle dinamiche ribassiste;
          occorre arrivare a definire un sistema tariffario sul costo del lavoro nei servizi in appalto, convenzione ed accreditamento, che prevenga le dinamiche di dumping contrattuale e di sottofinanziamento dei servizi ed impedisca le scandalose violazioni dei diritti contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi in appalto;
          occorre un piano serio e definito con cui assicurare che le amministrazioni appaltanti ottemperino ai propri obblighi verso le società appaltatrici, garantendo il puntuale pagamento delle spettanze dovute per i servizi erogati;
          sono da vietare il cottimo e imposizioni contrattuali, retributive e contributive, che nuocciono e discriminano tali lavoratori;
          è inaccettabile che si verifichino casi in cui vengono negati diritti contrattuali elementari, relativi a ferie, permessi personali, anzianità, permessi per formazione ed aggiornamento, spostamenti, maternità e quant'altro è riconosciuto dai nostri Ccnl dalle leggi e dal diritto del lavoro;
          i capitolati d'appalto sono spesso carenti e lacunosi nella definizione delle clausole sociali, sottofinanziati e mai adeguatamente monitorati nella concreta gestione dei rapporti di lavoro da parte delle società affidatarie;
          deve essere attivato in ogni regione l'osservatorio degli appalti e dell'applicazione dei Ccnl previsto dall'articolo 35 della legge della regione Sardegna n.  23 del 2005 sul sistema integrato dei servizi alla persona  –:
          se i Ministri interrogati non ritengano di dover promuovere un più ampio confronto con le regioni, gli enti locali, i sindacati al fine di definire un'azione non rinviabile con l'obiettivo di definire regole certe sia sul piano amministrativo gestionale e se ne necessario su quello normativo;
          se non ritengano necessario adottare iniziative normative volte a definire un sistema tariffario sul costo del lavoro nei servizi in appalto, convenzione ed accreditamento, che prevenga le dinamiche di dumping contrattuale e di sottofinanziamento dei servizi e impedisca le scandalose violazione dei diritti contrattuali delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi in appalto;
          se non ritengano di dover assumere iniziative normative per disporre obblighi più stringenti in capo alle amministrazioni appaltanti affinché le stesse siano tenute ad ottemperare ai propri obblighi verso le società appaltatrici, garantendo il puntuale pagamento delle spettanze dovute per i servizi erogati;
          se non ritengano di dover adottare iniziative volte all'introduzione di norme più stringenti tese a vietare il cottimo e
imposizioni contrattuali, retributive e contributive, che nuocciono e discriminano tali lavoratori.
(2-01703) «Pili».

Interrogazioni a risposta scritta:


      GAGNARLI, L'ABBATE, BENEDETTI, LUPO, GALLINELLA e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          l'Inail finanzia in conto capitale le spese sostenute per progetti di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. I destinatari degli incentivi sono le imprese, anche individuali, iscritte alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
          nel 2016 l'Inail ha pubblicato un bando Isi specifico per l'agricoltura per finanziare le microimprese e le piccole imprese operanti nel settore della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli per l'acquisto o il noleggio, con patto di acquisto di trattori o di macchine agricole e forestali, caratterizzati da soluzioni innovative per l'abbattimento delle emissioni inquinanti, la riduzione del rischio rumore, il miglioramento del rendimento e della sostenibilità globali delle aziende agricole;    
          con l'avviso pubblico ISI agricoltura 2016, l'Inail ha messo a disposizione 45 milioni di euro così suddivisi: 5 milioni di euro, riservato a giovani agricoltori, organizzati anche in forma societaria e 40 milioni di euro per la generalità delle imprese agricole;
          i finanziamenti sono a fondo perduto e vengono assegnati fino ad esaurimento delle risorse finanziarie secondo l'ordine cronologico di ricezione delle domande. Il contributo, pari al 40 per cento dell'investimento (50 per cento per gli imprenditori giovani agricoltori), per un massimo di sessanta mila euro ed un minimo di mille euro, viene erogato a seguito del superamento della verifica tecnico-amministrativa e la conseguente realizzazione, del progetto. Una volta che l'azienda ha compilato tutti i moduli di partecipazione, caricandoli sul portale dell'Inail, riceve un codice identificativo attribuito dal sistema, che dovrà essere utilizzato per l'invio della domanda di finanziamento;
          il bando costituirebbe un'ottima opportunità per le aziende, se non fosse per il sistema di invio del codice identificativo, stabilito dall'Inail, che potrà avvenire in un solo giorno, allo scoccare di una determinata ora (il cosiddetto « CLIK DAY»). Questo metodo evidentemente discrimina, secondo gli interroganti, l'accesso al finanziamento secondo la velocità di connessione dell'utente che invia la domanda. Essendo prioritario l'ordine cronologico di ricezione della domanda e visto l'elevato numero di domande, in pochi decimi di secondo, i fondi a disposizione si esauriscono e le aree con una connessione internet più lenta sono svantaggiate;
          sul portale Inail si viene avvertiti del divieto di utilizzo di strumenti automatici di invio che l'Inail dice di bloccare con un messaggio di errore del sistema; tuttavia, esistono aziende informatiche in grado di impostare l'invio del codice identificativo della domanda con precisione del centesimo di secondo, tanto da proporre ai clienti la sottoscrizione di un contratto che garantisce l'accesso al finanziamento. La maggior parte delle aziende agricole, invece, ha connessioni dati lente e obsolete, molte zone agricole non sono neppure servite da Adsl  –:
          se il Governo non ritenga opportuno adoperarsi affinché i bandi ISI dell'Inail siano meno discriminatori nei riguardi delle aree con una connessione internet più lenta, e siano predisposti in modo tale da determinare delle graduatorie maggiormente rispettose dei requisiti oggettivi, basate sulla valutazione dei singoli progetti. (4-15837)


      POLIDORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          nell'ambito del dibattito politico, anche in sede parlamentare, sarebbe emerso un orientamento volto alla soppressione della Opera nazionale assistenza orfani medici sanitari italiani (ONAOSI). Le modalità per la nomina di un commissario liquidatore sarebbero definite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali;
          in tale ottica, le funzioni in capo all'Onaosi verrebbero trasferite ad una gestione speciale INPS per ciò che attiene al sostegno, educazione, istruzione e formazione degli orfani di medici, chirurghi, odontoiatri, medici veterinari e farmacisti;
          l'Opera risulta essere la più antica cassa di previdenza e assistenza del Paese, che assiste circa 5000 famiglie su una platea di 163.000 contribuenti, senza alcun onere per lo Stato, il quale, al contrario, ricava contributi dalla tassazione del patrimonio e delle attività di assistenza nonché dal lavoro di 220 dipendenti;
          una simile ipotesi risulta ancor più incomprensibile se si considera che l'ente in questione integra l'intervento pubblico nei confronti di soggetti svantaggiati, in particolare orfani e disabili;
          per la città di Perugia e per l'Umbria tutta, già duramente colpita dai danni diretti ed indiretti causati dal terremoto, la soppressione dell'Onaosi si tradurrebbe in una ingente perdita ed impoverimento sotto il profilo culturale, demografico ed economico  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intendano porre in essere per scongiurare la soppressione dell'Opera nazionale assistenza orfani medici sanitari italiani (ONAOSI). (4-15838)


      BURTONE, CARDINALE, ALBANELLA, CENSORE, BATTAGLIA, CUOMO, MARCO DI STEFANO, RACITI, SALVATORE PICCOLO, MAGORNO, GIOVANNA SANNA, CASSANO, PIERDOMENICO MARTINO, SIMONI, COVELLO, GINEFRA, VECCHIO, MOSCATT, ANZALDI, ROTTA, VENTRICELLI, IACONO, CULOTTA, MALPEZZI, GITTI, RIGONI, PIEPOLI, GARAVINI, PES, MARROCU, GALPERTI, CAPONE e MARTELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          con circolare n.  11 del 2017 l'Inps ha chiarito i requisiti per la domanda di accesso all'ottava salvaguardia, di cui ai sensi dei commi 214-216 della legge n.  232 del 2016 da presentare entro il 2 marzo 2017;
          per poter accedere a suddetta tutela i lavoratori interessati devono essere in possesso di alcuni requisiti come: essere in mobilità o in trattamento speciale edile in base ad accordi stipulati entro il 31 dicembre 2011; essere in mobilità o in trattamento speciale edile per aziende cessate o che abbiano subito procedure concorsuali; essere cessati dall'attività lavorativa entro il 31 dicembre 2014; perfezionare entro 36 mesi, anche attraverso il versamento di contributi volontari, dalla fine di fruizione di indennità, i contributi richiesti dalla normativa in vigore prima della «riforma Fornero»;
          si pone una questione di necessario chiarimento per quanto concerne i lavoratori attualmente in mobilità in deroga o la cui mobilità risulta essere scaduta nel dopo il 1o agosto 2014 a seguito delle disposizioni intervenute con il decreto ministeriale n.  83473 del 1o agosto 2014;
          poiché gli interessati devono presentare domanda entro il    2 marzo 2017 e assolutamente necessario che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali chiarisca le modalità di accesso anche per i lavoratori in mobilità in deroga compresi quelli per i quali sono subentrati accordi regionali di ulteriore proroga;
          inoltre, su tutto il territorio nazionale, si pone la questione del futuro di suddetti lavoratori in quanto ciascuna regione in questi mesi ha dato o sta dando risposte parziali e non del tutto efficace in termini di tutela;
          se è vero che il decreto legislativo 24 settembre 2016 n.  185, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n.  235 del 7 ottobre 2016, ha aggiunto all'articolo 44 del decreto legislativo n.  148 del 2015, dopo il comma 6, il comma 6-bis, con il quale è stata ampliata, sotto diversi profili rispetto alla previgente disciplina, la possibilità per le regioni e le province autonome di derogare ai criteri di cui agli articoli 2 e 3 del decreto interministeriale n.  83473 del 1o agosto 2014, in particolare derogando ai criteri del decreto interministeriale n.  83473 nella misura del 50 per cento delle risorse ad esse assegnate e non più solo nella misura del 5 per cento;
          nei mesi passati, secondo notizie di stampa, si era ipotizzata anche una misura una tantum di 12 mesi con un importo tra i 400 e i 500 euro a supporto dei lavoratori in mobilità in deroga, misura di cui però non si è avuta più notizia;
          per molti lavoratori appartenenti a questa platea l'ottava salvaguardia rappresenta una opportunità per poter andare in pensione in molti casi avendo già subito penalizzazioni dalle previsioni della «legge Fornero»
          la mancanza di chiarezza della declinazione delle norme previste in legge di stabilità la cui ratio e volontà del legislatore era sicuramente quella di voler includere anche suddetti soggetti rischia di determinare ulteriori tensioni e allarmi già, sollevati dalle organizzazioni sindacali  –:
          se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative al fine di chiarire se le citate disposizioni previste dalla legge n.  232 del 2016 si applicano anche ai lavoratori in mobilità in deroga, prevedendo, campagne informative circa l'applicazione delle disposizioni di accesso ai benefici dell'ottava salvaguardia anche per questi lavoratori;
          se, a fronte delle difficoltà in cui si trovano gli appartenenti in questa platea, non ritenga di valutare l'opportunità di assumere le iniziative di competenza, anche di concerto con l'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, per promuovere, su tutto il territorio nazionale, progetti di riqualificazione professionale e di supporto nella ricerca di nuova occupazione. (4-15840)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GALLINELLA, GAGNARLI e L'ABBATE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          nel dicembre 2017 è stato introdotto, ancorché in via sperimentale, l'obbligo di indicare nell'etichetta del atte e dei prodotti da esso derivati, commercializzati in Italia, la duplice menzione del Paese di mungitura e quello di condizionamento o trasformazione, ovvero dei «Paesi Ue» o «non Ue» nel caso in cui le predette operazioni avvengano in più Stati membri o Paesi terzi;
          analoga sperimentazione è in corso di finalizzazione relativamente alla filiera delle materie prime grano-pasta, a dimostrazione del fatto che la tracciabilità del prodotto è senz'altro veicolo prezioso per la valorizzazione e promozione del « made in Italy» oltre che strumento indispensabile per la determinazione di scelte consapevoli da parte del consumatore;
          come è noto il settore risicolo nazionale, a seguito della liberalizzazione delle importazioni stabilite dai recenti accordi commerciali tra Unione europea e Paesi meno avanzati, attraversa una pesantissima crisi che interessa sia il comparto del riso lavorato che quello del risone;
          la crisi del settore è certificata dalla stessa Commissione europea che ha preventivato, per la campagna in corso, rimanenze finali (e cioè riso non collocato sul mercato) pari a 585 mila tonnellate, circa un terzo dell'intera produzione comunitaria. Anche in questo caso, un altro record negativo, considerato che le misure di intervento sono sostanzialmente inefficaci. Questo stato di cose ha portato gli agricoltori a diminuire del 40 per cento la superficie a riso Indica — quello maggiormente concorrenziato dal prodotto di importazione dai Paesi meno sviluppati — e ad aumentare nel contempo del 14 per cento la superficie a riso japonica, creando in tal modo i presupposti per lo squilibrio di mercato di tutte le due tipologie di prodotto con il conseguente crollo delle quotazioni dei risoni delle ultime settimane  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga di adottare le iniziative volte a introdurre, ancorché in via sperimentale, anche per la filiera risicola l'obbligo di indicazione in etichetta del Paese di produzione al fine salvaguardare e valorizzare un comparto nazionale che esprime una qualità molto superiore rispetto ad altri Paesi produttori e con il suo indotto offre preziose opportunità occupazionali. (5-10771)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      COLONNESE, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, DI VITA, MANTERO, NESCI e GRILLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'Istituto nazionale tumori «Fondazione Pascale» è un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) a rilevanza nazionale non trasformato in fondazione, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico e autonomia amministrativa, tecnica, patrimoniale e contabile, ai sensi del decreto legislativo n.  288 del 16 ottobre 2003;
          il Pascale è il maggiore Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico oncologico del Mezzogiorno ed è centro di riferimento per la rete oncologica nazionale e regionale;
          si apprende da fonti di stampa che sono state emesse sette misure cautelari dal giudice per le indagini preliminari di Napoli ed eseguite in queste ore dal Nucleo di polizia tributaria guidata dal colonnello Giovanni Salerno;
          risultano agli arresti domiciliari: Francesco Izzo, primario del reparto di oncologia interna, che si occupa di tumore al fegato, e sua moglie Giulia Di Capua, alla quale erano riconducibili le società di mediazione, che gonfiavano i prezzi di alcune apparecchiature medicali. I fatti si riferiscono ad un appalto che va dal 2014 e 2015, per un volume di affari di due milioni di euro. Sono stati arrestati anche un informatore scientifico, un commercialista, e alcuni imprenditori. Agli arresti domiciliari risultano anche Elia Abbondante, che avrebbe dovuto controllare le procedure di acquisto e i bandi di gara, nella veste del direttore amministrativo del Pascale all'epoca dei fatti. Oggi, Abbondante è il direttore generale dell'Asl Napoli 1 Centro. Oltre a Izzo e Abbondante, provvedimenti vi sono stati anche nei confronti di Giulia di Capua (classe 1971), moglie di Izzo; il commercialista Sergio Mariani; ai domiciliari risulta anche Marco Mauti e Marco Argenziano. Le indagini sono coordinate dal pool dell'aggiunto D'Avino e dal pm Carrano e Woodcock;
          la polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli e il nucleo speciale di polizia valutaria hanno anche provveduto a sequestri patrimoniali nei confronti di due delle persone accusate per quasi due milioni di euro;
          secondo le indagini, Izzo aveva costituito insieme alla moglie due società attraverso le quali fungeva da intermediario per il rifornimento di apparecchiature medicali che il Pascale acquistava per le cure antitumorali. Il primario faceva risultare gli apparati come «unici e infungibili» per quel tipo di cure e creava le condizioni affinché fossero acquistati urgentemente dalle società a lui riconducibili. Le società, inoltre, gonfiavano il loro fatturato aumentando sensibilmente il prezzo di acquisto dei dispositivi;
          già nell'interpellanza urgente 2-01388 del 7 giugno 2016 era stato richiesto al Governo di promuovere la questione di legittimità costituzionale con riferimento alla legge della regione Campania n.  15 del 2016 sulle procedure di nomina dei direttori sanitari;
          tra i soggetti raggiunti da provvedimento da parte delle forze dell'ordine risulta anche Elio Abbondante, attualmente direttore generale della Asl Napoli 1 e la sua nomina è stata compiuta dal governatore De Luca nel luglio 2016, all'epoca in cui si chiedeva al Governo di impugnare la legge regionale sopra richiamata sulla cui base è stata effettuata tale nomina  –:
          quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, per evitare che casi come quello descritto in premessa, possano inficiare gare di appalto per la fornitura di materiali medici in strutture a partecipazione pubblica;
          se non intenda assumere iniziative anche normative, affinché siano fornite indicazioni puntuali alle stazioni appaltanti e agli operatori economici circa le condizioni che debbono verificarsi affinché si possa legittimamente fare ricorso alle deroghe previste per i casi di infungibilità di beni e servizi, alle procedure da seguire per l'accertamento di situazioni di infungibilità e agli accorgimenti che le stazioni appaltanti devono adottare per evitare di trovarsi in situazioni in cui le decisioni di acquisto in un certo momento vincolino le decisioni future. (5-10765)


      BARBANTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il decreto n.  64 del 2016 del Commissario ad acta per il piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria Massimo Scura sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, che modifica il decreto n.  9 del 2015, e il successivo DCA n.  30 del 2016, non reca, secondo l'interrogante, un riassetto della rete ospedaliera, conforme al regolamento sugli standard ospedalieri di cui all'Intesa Stato-regioni del 5 agosto 2014 ed al decreto ministeriale n.  70 del 2015;
          nei decreti del suddetto commissario, si evidenziano squilibri territoriali particolarmente evidenti nell'area centro con un eccesso di offerta di specialità di posti letto e di specialità;
          nei decreti del suddetto commissario, la programmazione della rete ospedaliera tempodipendente trauma viene prevista a giudizio dell'interrogante come priva del punto centrale più importante, denominato Centro di alta specialità, che viene posto genericamente «Fuori Regione»;
          l'indicazione «Fuori Regione» nella patologia politrauma praticamente, invalida, per l'interrogante, l'efficacia dell'intervento che deve essere attuato in un tempo breve dall'insorgere dell'evento e, perciò in una sede facilmente raggiungibile da ogni parte della regione;
          comunque, la sede indicata «Fuori Regione» avrebbe dovuto essere identificata entro il 31 dicembre 2016;
          al momento, la rete politrauma della regione Calabria risulta essere incompleta e, perciò, i trattamenti per questo genere di patologie risultano essere non aderenti secondo l'interrogante a quanto previsto dalle norme ed, in particolare, dal decreto n.  70 del 2015;
          i piani sanitari della regione Calabria 2004-2006 e 2007-2009, in considerazione della posizione centrale, della vicinanza alle vie di comunicazione principali, alle caratteristiche della struttura ospedaliera, alla presenza di una sede elicotteristica H24, avevano indicato nel presidio ospedaliero di Lamezia Terme la sede più idonea per un polo traumatologico regionale;
          i sindaci dei 21 comuni    appartenenti all’hinterland dell'area di operatività dell'ospedale di Lamezia Terme hanno preso la comune decisione di richiedere che la Rete politrauma della regione vada completata destinando il punto centrale, Centro di alta specialità, nell'ospedale di Lamezia Terme;
          una assistenza sanitaria adeguata è un obbligo verso    i cittadini sancito dall'articolo 32 della Costituzione e che nelle condizioni attuali l'assistenza erogata per i pazienti con presidio ospedaliero politrauma nella regione Calabria è carente  –:
          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, in merito al completamento della rete ospedaliera tempodipendente politrauma e alla richiesta di attivazione, nel presidio ospedaliero di Lamezia Terme, del Centro di alta specialità. (5-10770)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FANTINATI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il 6 marzo 2017, articoli di stampa riferivano che dieci famiglie venete — nove veronesi, una vicentina — hanno presentato ciascuna un esposto nelle rispettive procure sulla questione dei Pfas;
          l'emergenza Pfas in Veneto, oramai fuori controllo, è stata a lungo sottovalutata, fin quando, nell'aprile del 2016, il direttore regionale della sanità veneta, Domenico Mantoan, gli esperti dell'Istituto superiore di Sanità e quelli dell'Oms hanno presentato i primi risultati del biomonitoraggio realizzato in sinergia e reso nota tutta la gravità del problema; l'assessore regionale alla sanità spiega: «Più di 60 mila persone residenti nelle zone a maggior impatto sono contaminate. Altre 250 mila sono interessate al problema»;
          i Pfas — sostanze perfluoroalchiliche, possibili cancerogeni per lo Iarc, International agency for research on cancer — sono un gruppo di composti organici prodotti per decenni dalla fabbrica chimica Miteni di Trissino, nel vicentino, usati per l'impermeabilizzazione di pentole e tessuti, che hanno contaminato le falde acquifere delle province di Vicenza, Verona e Padova;
          già nell'estate del 2013, a seguito di alcune ricerche sperimentali su potenziali inquinanti «emergenti» effettuate dalla regione Veneto su incarico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, era stata segnalata la presenza di Pfas in acque sotterranee, superficiali e potabili;
          l'area interessata dall'impatto comprendeva la bassa Valle dell'Agno, in provincia di Vicenza, alcuni ambiti delle province di Padova e Verona e una parte considerevole della rete idrografica;
          in seguito tali riscontri, nell'agosto del 2013, gli acquedotti sono stati messi in sicurezza tramite l'applicazione di filtri a carboni attivi che costano 2 milioni all'anno;
          le indagini sulle origini della contaminazione avevano preso il via in seguito ad un esposto di Arpa, nel 2013, ed erano rimaste ferme per tre anni in Procura, a Vicenza. Secondo gli inquirenti, il reato di avvelenamento poteva essere contestato solo in presenza di uno studio epidemiologico che, all'epoca, non c'era;
          gli effetti accertati delle sostanze contestate sulla salute delle persone sono colesterolo alto, ipertensione, alterazione dei livelli del glucosio, effetti sui reni, patologie della tiroide e, nei soggetti particolarmente esposti, tumore del testicolo e del rene;
          l'Unione europea sta elaborando, sulla scorta del caso veneto, una direttiva che imporrà controlli stringenti sui Pfas nell'acqua  –:
          quali controlli s'intendono attuare per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente per accertare, data la gravità dell'inquinamento verificatosi, che gli interventi di bonifica si stiano svolgendo in maniera appropriata al fine di garantire l'effettiva messa in sicurezza della popolazione interessata;
          se, ai fini della bonifica, non si ritenga di procedere verso l'istituzione di un nuovo sito di interesse nazionale come previsto dall'articolo 252, comma 1, del decreto legislativo 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni. (4-15848)


      BARONI, LOREFICE, SILVIA GIORDANO, GRILLO, MANTERO, DI VITA, DAGA, MASSIMILIANO BERNINI, DI BATTISTA, RUOCCO e ZOLEZZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          in data 30 gennaio 2017 è stata presentata un'interrogazione a risposta scritta n.  4-15390 in ordine all'accreditamento e alla particolare situazione autorizzatoria del Centro residenziale di tipo comunitario «Eimì» – Codess Sociale con sede a Roma. Centro pionieristico in Italia e unico nella regione Lazio per la qualità e specificità dell'offerta di presa in carico degli adolescenti;
          dal 2003, infatti, la struttura esercita le funzioni di comunità terapeutica essendo all'epoca stata autorizzata – non avendo la regione ancora recepito le normative nazionali sulle Comunità – come «Centro di riabilitazione» specificatamente per la «disabilità psichica in senso psicopatologico»;
          da allora l'Eimì ha sempre operato su richiesta delle ASL per l'accoglienza e la cura di adolescenti con psicopatologia in esordio con acclarati ed encomiabili risultati;
          nel frattempo la Regione ha recepito le normative nazionali sulle Comunità, che nel Lazio oggi sono individuate con l'acronimo «SRTRe»;
          si evidenzia al proposito che l'Eimi, nel 2013, in coincidenza con l'emanazione del fabbisogno assistenziale per i minori con disturbo psichico al tempo dell’«Ufficio programmazione della rete dei soggetti deboli», compare come unica struttura per 10 p.l. nel territorio dell'ASL RM B, denominata appunto SRTRe per adolescenti (BUR n.  4 del 10/1/13);
          l'istruttoria, per la verifica dei requisiti per l'accreditamento, da parte dell'ASL RM 2, si avvia solo nel giugno del 2016, a seguito di reiterate istanze da parte dell'Eimì presso l'ufficio regionale preposto;
          al termine dell'istruttoria l'ASL non ha contestato nulla sull'aspetto clinico, dichiarando che l'Eimì tratta solo pazienti con disturbo psichico, escludendo espressamente qualunque tipo di attività riconducibile alla riabilitazione motoria. D'altra parte non poteva essere altrimenti giacché già l'originaria autorizzazione specificava come l'ambito operativo della Struttura fosse quello connesso alla psicopatologia;
          ciò nonostante nel parere del commissario straordinario dell'ASL – poi acquisito dalla regione area accreditamento e sulla base del quale è stata rigettata l'istanza di accreditamento – si legge che l'Eimì erogherebbe genericamente attività assistenziale riabilitativa per persone con disabilità fisica, psichica e sensoriale ( !), cioè un'attività diversa rispetto a quella per la quale era stata autorizzata;
          viene quindi rigettata l'istanza e si impone – con minaccia di chiusura – all'Eimi di «trasformare il titolo autorizzativo» – rifare ex novo una domanda di autorizzazione – come se in 14 anni di attività non fosse mai esistita, disconoscendo così anche il contenuto del BUR del 2013. D'altra parte è secondo gli interroganti lapalissiano che la tipologia di utenza «disabilità psichica in senso psicopatologico» è la stessa di quella che trattano le SRTRe per adolescenti (che accolgono appunto minori con disturbi psichici) né a dirsi che possa rilevare quale motivo di rigetto la differente terminologia, meramente linguistica, contenuta nella determina di autorizzazione laddove si legge «Centro di Riabilitazione» anziché SRTRe, trattandosi della stessa tipologia di utenza  –:
          se il Ministro interrogato tramite il Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Lazio intenda acquisire elementi in merito ai fatti esposti;
          se anche per il tramite del suddetto commissario ad acta intenda acquisire elementi presso l'Ufficio regionale sul diniego dell'accreditamento e sui motivi per cui una struttura «caposcuola» considerata «benchmark» per qualità di accoglienza « evidence based», produzione scientifica non sia adeguata al rilascio dell'accreditamento;
          se, intendano verificare gli esiti dell'istruttoria sul setting assistenziale espletato dall'ASL 2 ed il parere del commissario straordinario della stessa ASL sulla base del quale è stato emesso il provvedimento di rigetto;
          se vi siano trattative concomitanti con imprenditori sanitari per l'assegnazione di posti letto omologhi, con il rischio di esaurimento del fabbisogno, con quali criteri, al fine di mantenere il più alto livello di offerta in un settore così delicato come quello dei minori con patologie psichiatriche. (4-15850)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:


      RICCIATTI, FERRARA, MARTELLI, ZAPPULLA, GIORGIO PICCOLO, NICCHI, SCOTTO, PIRAS, QUARANTA, DURANTI, SANNICANDRO, LAFORGIA, MURER e STUMPO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          Zeis Excelsa è una società che produce calzature con sede a Montegranaro (Fermo). Di proprietà della famiglia Pizzuti, detiene marchi di primaria rilevanza sul mercato quali Dirk Biembergs, Cult, Docksteps, Virtus, Sonora, Kids;
          l'azienda tra il 2015 e il 2016 ha usufruito di un periodo di 6 mesi di cassa integrazione ordinaria e di 1 anno di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, dichiarando inoltre un numero di 71 lavori in esubero;
          il 1o aprile 2016 è stato siglato un accordo tra la proprietà e le organizzazioni sindacali che prevedeva un contratto di solidarietà per 24 mesi, rinnovabile per sei mesi. Accordo che mette al riparo per il periodo stabilito anche i lavoratori che sarebbero stati dichiarati in esubero;
          attualmente l'azienda impiega un totale di 130 dipendenti con contratto di solidarietà attivo sino al 31 marzo 2018, impiegati per un periodo di 40 giorni a stagione;
          la proprietà ha dichiarato in più occasioni che intende cambiare modello di business e pertanto sta procedendo alla delocalizzazione delle attività produttive in Paesi quali Marocco, Albania e Cina, lasciando allo stabilimento italiano una produzione residua;
          i timori espressi in più occasioni sia dai lavoratori che dalle organizzazioni sindacali che li rappresentano è che, al termine del contratto di solidarietà, non vi saranno più attività produttive nella sede di Montegranaro, che ricoprirebbe, in definitiva, la funzione di polo commerciale;
          come già illustrato in diverse altre occasioni, i distretti delle Marche, in particolare quello fermano, nel corso della crisi economica hanno subito una significativa riduzione delle attività produttive, sia industriali che artigianali, e si avviano verso una sorta di «desertificazione produttiva»;
          sebbene vi siano alcune lodevoli eccezioni, con (poche) grandi aziende del settore calzaturiero determinate a mantenere la produzione nei suddetti territori, tali scelte sono lasciate quasi esclusivamente alla sensibilità dei singoli imprenditori o gruppi dirigenti, purtroppo non sufficiente in molti casi a mantenere le produzioni sul territorio italiano e a salvaguardare il know how manifatturiero, che rappresenta uno degli elementi cardine del made in Italy –:
          quali iniziative di competenza intenda adottare in Ministro interrogato in merito alla situazione della società Zeis Excelsa illustrata in premessa;
          quali misure intenda assumere per salvaguardare e valorizzare la produzione manifatturiera sul territorio nazionale.
       (5-10782)


      BENAMATI, BARGERO, BECATTINI, IMPEGNO, CANI, VICO, IACONO, CAMANI, MONTRONI, PELUFFO, ARLOTTI e SCUVERA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nell'illustrare la proposta di aggiornamento della Strategia energetica nazionale (SEN) nel corso dell'audizione presso le Commissioni riunite ambiente e attività produttive, il Ministro Calenda ha evidenziato tre obiettivi che il Governo ha intenzione di perseguire: la riduzione del gap di costo dell'energia allineandosi ai prezzi Unione europea, il rispetto dei target ambientali clima-energia fissati a livello Unione europea al 2030 e il miglioramento della sicurezza di approvvigionamento;
          la diversificazione delle fonti e delle rotte del gas, a mezzo di gasdotti e rigassificatori GNL è quindi prioritaria per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia energetica nazionale, diversificazione che può aiutare a far diventare l'Italia «hub energetico» per l'Europa;
          in Italia sono attualmente presenti tre terminali di gas naturale liquefatto collegati alla rete nazionale: il terminale GNL Italia di Panigaglia, il terminale off-shore Adriatic di Rovigo, il terminale off-shore di Livorno. Il Ministero dello sviluppo economico ha inoltre già autorizzato la costruzione di altri tre terminali di gas naturale liquefatto a Falconara Marittima, Gioia Tauro e Porto Empedocle;
          con la legge 19 dicembre 2013, n.  153, il Parlamento ha autorizzato la ratifica dell'accordo per il gasdotto transadriatico (TAP), progetto che prevede di portare il gas azero in Europa e in Italia attraverso 7 Paesi e quasi 4.000 chilometri ma che potrà, una volta terminato, contribuire solo parzialmente a dare risposte alla necessità di ulteriori fonti di approvvigionamento di gas per l'Italia;
          nel 2015 la scoperta da parte di Eni a largo delle coste dell'Egitto del giacimento Zhor, con un potenziale di 850 miliardi di metri cubi, ha aperto ulteriori possibili soluzioni per diversificare e mettere in sicurezza l'approvvigionamento di gas;
          nei giorni scorsi il Governo ha ribadito il sostegno del nostro Paese al progetto EastMed, il gasdotto offshore che porterebbe le risorse di gas dell'Est Mediterraneo in Europa, attraverso Cipro e Grecia. Il progetto è attualmente all'esame della Commissione europea, alla quale sarà richiesto a breve un finanziamento, per la fase di sviluppo dell'ingegneria  –:
          se il Governo intenda chiarire se tutti questi progetti siano integrativi e quindi parte di un disegno organico con le nuove scoperte e le nuove proposte in materia di approvvigionamento del gas citate in premessa, evidenziando quali vantaggi strutturali per la Strategia energetica nazionale possano arrivare dalle stesse anche in relazione alla situazione attuale. (5-10783)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SCUVERA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          alla Marvell Italia, esempio dell'innovazione pavese, unica sede della multinazionale statunitense Marvell Ltd specializzata in microelettronica, è stata avviata la procedura di licenziamento collettivo per i 78 dipendenti, tutti ricercatori e progettisti nel ramo dell'elettronica avanzata, in seguito alla decisione della casa madre di abbandonare il settore della ricerca e dello sviluppo nel ramo della telefonia mobile;
          insediata a Pavia nel 2009, scelta strettamente legata alla facoltà di ingegneria e a un gruppo specializzato in microelettronica dell'università di Pavia che forma specialisti in materia di « analog and mixed signal design», la Marvell Italia è stata in grado di attirare competenze dai territori e di esportare in tutto il mondo il know-how formatosi a Pavia. Non ha mai prodotto, bensì ha fatto finora progettazione e ricerca vedendo crescere i propri dipendenti dalle 70 alle 100 unità nel 2015, le cui caratteristiche sono l'età media al di sotto dei 40 anni e la iper-specializzazione, infatti tra i dipendenti 40 hanno un dottorato in microelettronica, mentre gli altri sono laureati o in possesso di un master;
          si tratta di eccellenze, tra cui professionalità formate all'università di Pavia e sottratte alla fuga all'estero o addirittura cosiddetti «cervelli di rientro», giovani talenti rientrati in Italia dopo essere espatriati per occasioni di lavoro, attratti a Pavia dal marchio che nel mondo conta 7 mila dipendenti e fattura quasi 4 miliardi di dollari l'anno, i cui partner commerciali sono, tra gli altri, Alcatel, Asus, Cisco, Huawuey, Nokia e Samsung;
          quello della Marvell sarebbe il secondo caso di licenziamento collettivo in provincia di Pavia — l'altro è quello della Lidl di Cigognola — dopo l'eliminazione della vecchia procedura di mobilità, e avviene pochi giorni dopo la pubblicazione dei dati che indicano la produzione industriale pavese in crescita per il terzo anno consecutivo;
          la complessità dei licenziamenti «eccellenti» alla Marvell Italia riguarda la natura dell'azienda coinvolta e le caratteristiche dei dipendenti, con qualifica specializzazione    nell'ambito dei semiconduttori, mercato che, in Italia, non sembra offrire sbocchi alternativi  –:
          quali iniziative intenda intraprendere il Governo per far sì che un polo di eccellenza quale Marvell Italia non lasci il territorio nazionale, ma continui a contribuire alla crescita innovativa del territorio e per salvaguardare l'occupazione, la cui altissima specializzazione rappresenta un importante patrimonio per il Paese.
       (5-10768)

Interrogazione a risposta scritta:


      LUIGI DI MAIO, TRIPIEDI, DI BATTISTA, CIPRINI, COMINARDI, CRIPPA, LOMBARDI, CARIELLO, CHIMIENTI, DALL'OSSO, PESCO, ALBERTI, VILLAROSA, LOREFICE, GAGNARLI, DE ROSA, BUSTO, FRACCARO, SIMONE VALENTE, DELLA VALLE, RIZZO, VACCA, SIBILIA, SPADONI, DELL'ORCO, MICILLO, PAOLO NICOLÒ ROMANO, NICOLA BIANCHI, SPESSOTTO, VIGNAROLI, D'UVA, MASSIMILIANO BERNINI, PAOLO BERNINI, DAGA, COLLETTI, BONAFEDE, DEL GROSSO, SCAGLIUSI, FICO, SILVIA GIORDANO, MANTERO, FANTINATI, BRUGNEROTTO, AGOSTINELLI, DA VILLA, BASILIO, CANCELLERI, FRUSONE, PETRAROLI, CORDA, MARZANA, BRESCIA, DI BENEDETTO, LIUZZI, CASTELLI, LUPO, L'ABBATE, CASO, CARINELLI, MANLIO DI STEFANO, GALLINELLA, BATTELLI, NESCI, BARONI, DADONE, DIENI, COZZOLINO, LUIGI GALLO, FERRARESI, TONINELLI, D'AMBROSIO, DE LORENZIS, GRANDE, VALLASCAS e SARTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          i lavoratori degli stabilimenti della K-Flex di Roncello (MB) sono in sciopero e presidiano l'impianto dal 24 gennaio 2017 dal momento che è stato disposto il licenziamento di 187 dipendenti dello stabilimento produttivo;
          tale decisione dei vertici aziendali sarebbe dovuta alla scelta di procedere ad una delocalizzazione verso la Polonia, in un contesto produttivo nel quale la proprietà negli ultimi anni ha usufruito di alcune decine di milioni di euro di finanziamenti pubblici, l'insediamento produttivo fattura centinaia di milioni di euro e ha un utile di oltre dieci milioni di euro annui, con una produzione d'eccellenza che esporta con successo in tutto il mondo;
          la delocalizzazione è stata conferma dall'amministratore delegato di K-Flex Polonia, che ha dichiarato che i proprietari italiani di K-Flex hanno deciso di raddoppiare le dimensioni dello stabilimento di Wieleninie e confermando l'assunzione di circa 100 nuovi dipendenti nel sito polacco, che passeranno dagli attuali 272 a circa 350;
          l'amministratore delegato polacco ha aggiunto che parte di quanto prodotto in Polonia viene esportato in Italia e che la proprietà ha preferito la Polonia perché risulta essere più facile produrre per il minor costo complessivo della mano d'opera e per i costi di trasporto che risultano essere di circa il 20 per cento più bassi rispetto a quelli italiani;
          secondo gli interroganti è evidente che si tratta di una circostanza nella quale sono pochi i dubbi che le decisioni della proprietà delle K-Flex siano pretestuose, ingiustificate e molto gravi soprattutto alla luce dei finanziamenti che lo Stato italiano ha erogato negli ultimi anni a sostegno dell'azienda;
          occorre bloccare queste sempre più frequenti opere di vero e proprio sciacallaggio imprenditoriale: aziende che si stabiliscono in Italia, usufruiscono di contributi pubblici e poi – senza la minima ombra di crisi, ma anzi con attività produttive in attivo – scappano delocalizzando;
          le istituzioni italiane hanno il dovere di impedire il proliferare di un simile fenomeno  –:
          se il Ministro interrogato non intenda, nel tavolo nazionale di confronto con l'azienda Isolante K-Flex e le rappresentanze sindacali, promuovere azioni volte ad escludere il licenziamento dei lavoratori dello stabilimento di Roncello;
          se il Governo non intenda assumere iniziative normative volte ad evitare le delocalizzazioni in Paesi esteri delle imprese italiane ed estere operanti nel territorio nazionale, mantenendo livelli occupazionali e l'attività delle aziende sul suolo italiano, con particolare riferimento ad imprese che abbiano beneficiato di contributi pubblici (4-15852)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Famiglietti n.  5-10755, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paris;
      l'interrogazione a risposta immediata in assemblea Quartapelle Procopio e altri n.  3-02861, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Malisani.

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Dell'Aringa n.  1-01319, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  653 del 13 luglio 2016.

      La Camera,
          premesso che:
              la regolazione adottata con il decreto legislativo n.  150 del 2015 in materia di politiche attive del lavoro è stata adottata previa intesa in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, ed è coerente con il vigente quadro costituzionale;
              la mancata approvazione della riforma costituzionale che prevedeva un trasferimento allo Stato delle competenze in materia di politiche attive, non fa venir meno la necessità di attuare un forte coordinamento tra le attività svolte dai centri per l'impiego nell'incontro domanda-offerta di lavoro sul territorio e le attività svolta dall'Inps nel sostegno al reddito dei disoccupati e delle persone in cerca di occupazione;
              nell'attuale quadro di competenza legislativa concorrente in materia di politiche attive del lavoro, è essenziale la definizione, in accordo tra Stato, regioni e province autonome, di linee di indirizzo e obiettivi puntuali dell'azione amministrativa, ed è cruciale il ruolo dell'Anpal, come soggetto che predisponga gli strumenti comuni che consentano il coordinamento dell'azione finalizzata al raggiungimento di tali obiettivi;
              la fase attuativa del decreto legislativo n.  150 del 2015 in materia di politiche attive è ancora in svolgimento e richiede ancora una serie di decreti, regolamenti e atti di implementazione operativa;
              le politiche attive del lavoro rappresentano uno strumento fondamentale per ridurre la disoccupazione strutturale e per condizionare gli interventi a sostegno del reddito ad una ricerca attiva del lavoro;
              il nostro Paese dedica risorse alle politiche del lavoro molto inferiori a quelle destinate da altri Paesi europei;
              per i servizi per il lavoro il nostro Paese spende annualmente circa 500 milioni di euro, a fronte dei 9 miliardi spesi dalla Germania e dei 5 miliardi spesi dalla Francia;
              il rapporto tra il numero dei disoccupati e il numero di addetti ai centri per l'impiego è di oltre 300 unità nel nostro Paese (un addetto per 300 disoccupati) mentre è di 21 in Germania, di 57 in Francia e di 32 nel Regno Unito;
              una efficace politica di contrasto alla povertà significa anche condizionare il sostegno economico all'adesione a un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, così come recita il disegno di legge delega sul contrasto alla povertà;
              nonostante gli importanti risultati ottenuti con il programma «Garanzia Giovani», va assolutamente potenziata l'attività dei centri per l'impiego per la collocazione dei giovani disoccupati in buoni posti di lavoro;
              nella prospettiva indicata dal Governo di introdurre un sussidio di disoccupazione a livello europeo rileva avere anche nel nostro Paese strumenti adeguati a praticare il principio di condizionalità nei confronti dei beneficiari del sussidio, così come già avviene negli altri principali Paesi europei;
              per ANPAL (Agenzia nazionale per le politiche attive) si stanno completando gli adempimenti che ne potranno garantire la piena operatività;
              percettori di «Naspi» sono già soggetti alle prescrizioni previste dalle nuove regole in tema di politiche attive, a partire dalla necessità di sottoscrizione del patto di servizio personalizzato;
              i centri per l'impiego necessitano di un indispensabile potenziamento al fine di garantire su tutto il territorio nazionale una adeguata offerta dei servizi previsti dalla riforma introdotta dal decreto legislativo n.  150 del 2015;
              le tendenze in atto nel mercato del lavoro italiano, periodicamente registrate dai dati ministeriali nonché, di Istat e di Inps, richiedono la messa in campo di strumenti maggiormente diffusi e stabili di supporto alla riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori disoccupati o a rischio di disoccupazione,

impegna il Governo:

          ad attuare, in raccordo con le regioni, un forte coordinamento tra le politiche attive svolte sul territorio attraverso i centri per l'impiego e le politiche «passive», di sostegno del reddito dei disoccupati e delle persone in difficoltà economica, svolte, a livello nazionale, dall'Inps, al fine di realizzare il principio di «condizionalità», che è alla base dell'efficacia e dell'efficienza degli interventi nel campo del welfare indirizzato al mondo del lavoro;
          a varare un piano di rafforzamento operativo e di potenziamento dei centri per l'impiego, al fine di permettere una loro adeguata operatività a fronte dei nuovi significativi adempimenti in tema di politiche attive per i percettori di «Naspi» previsti dal decreto legislativo n.  150 del 2015, garantendo soluzioni e risorse già nel corso del 2016, e a crescere nel biennio successivo, da distribuire alle strutture territoriali in relazione ai fabbisogni oggettivi di intervento e alle carenze di organico esistenti;
          ad adottare tutte le misure che accelerino il pieno funzionamento operativo dell'ANPAL quale soggetto centrale definito dalla riforma per il governo del sistema di politiche attive, al fine di garantire il diritto alla riqualificazione e all'avviamento ad un percorso finalizzato alla ricollocazione dei disoccupati, anche attraverso interventi specificamente dedicati alle ristrutturazioni delle imprese ed ai piani di reindustrializzazione;
          ad assumere iniziative per garantire un incremento delle risorse per il fondo per le politiche attive del lavoro, con l'obiettivo di aumentare e rendere l'offerta di tali politiche coerente alla platea potenziale dei beneficiari;
          ad adottare i provvedimenti necessari alla rapida operatività dell'assegno di ricollocazione anche attraverso forme di sperimentazione legate alle situazioni di crisi occupazionale oggetto di esame presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e/o il Ministero dello sviluppo economico.
(1-01319) (Nuova formulazione) «Dell'Aringa, Gnecchi, Damiano, Albanella, Arlotti, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Di Salvo, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gribaudo, Incerti, Patrizia Maestri, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rostellato, Rotta, Simoni, Tinagli, Zappulla, Roberta Agostini, Albini, Amato, Ascani, Bargero, Bazoli, Benamati, Beni, Bergonzi, Blazina, Paola Boldrini, Bolognesi, Borghi, Bossa, Capone, Carloni, Carnevali, Carra, Casati, Causi, Cenni, Cominelli, Crivellari, Cuperlo, D'Incecco, Marco Di Maio, Fioroni, Fossati, Fragomeli, Galperti, Garavini, Gasparini, Ghizzoni, Ginato, Giorgis, Giuliani, Giulietti, Guerra, Iori, La Marca, Lavagno, Lodolini, Malisani, Marchetti, Marchi, Mariani, Massa, Melilli, Miotto, Mognato, Monaco, Montroni, Narduolo, Oliverio, Patriarca, Petrini, Piazzoni, Pollastrini, Preziosi, Rampi, Ribaudo, Romanini, Paolo Rossi, Schirò, Scuvera, Senaldi, Speranza, Stumpo, Taranto, Terrosi, Tullo, Zampa, Zanin, Cova, Martella».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
          interrogazione a risposta scritta Gelmini n.  4-08950 del 27 aprile 2015;
          interpellanza urgente Burtone n.  2-01689 del 3 marzo 2017;
          interrogazione a risposta in Commissione Cancelleri n.  5-10757 del 7 marzo 2017.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
          interrogazione a risposta scritta Nuti e altri n.  4-12658 del 29 marzo 2016 in interrogazione a risposta in commissione n.  5-10767.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
(ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
          interrogazione a risposta scritta L'Abbate e Scagliusi n.  4-14620 del 24 ottobre 2016 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-10764.

ERRATA CORRIGE

      Interrogazione a risposta scritta Cera e altri n.  4-15788 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n.  752 del 3 marzo 2017.
      Alla pagina 46251, prima colonna, dalla riga nona alla riga quindicesima deve leggersi: «propri traffici illeciti, nonostante i numerosi successi delle» e non come stampato.