XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 774 di mercoledì 5 aprile 2017
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, Centemero, Cicchitto, Fedriga, Fico, Fontanelli, Garofani, Giachetti, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Laforgia, Losacco, Manciulli, Marazziti, Marotta, Mazziotti Di Celso, Merlo, Piccoli Nardelli, Piepoli, Portas, Rampelli, Rigoni, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci, Turco e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centododici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.
La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,10.
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Mantero ed altri; Locatelli ed altri; Murer ed altri; Roccella ed altri; Nicchi ed altri; Binetti ed altri; Carloni ed altri; Miotto ed altri; Nizzi ed altri; Fucci ed altri; Calabrò e Binetti; Brignone ed altri; Iori ed altri; Marzano; Marazziti ed altri; Silvia Giordano ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (A.C. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato da ultimo respinto l'emendamento Palmieri 1.221 e che sono state accantonate alcune proposte emendative.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.502, che è in distribuzione.
Avverto, inoltre, che fuori dalla seduta gli emendamenti Burtone 1.357, Silvia Giordano 1.208, 1.370 e 1.222 e Monchiero 1.265 sono stati ritirati dai presentatori.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento, articoli 85 e seguenti.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ho già fatto questo richiamo ieri per quanto riguarda la discussione in Aula e i tempi a disposizione dei gruppi, visto che penso ci siano state le dovute ore, essendo passata una giornata, per sapere se la Presidente ha intenzione di ampliare i tempi rispetto al contingentamento iniziale, al terzo successivo dato. Vorremmo avere una risposta, perché immagino che la Presidente Boldrini si sia potuta esprimere durante queste ore. Grazie.
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Per corroborare, come ho già fatto ieri, la richiesta del collega Fedriga. Lo ripeto per l'ennesima volta, ci troviamo ad affrontare un provvedimento come questo, con emendamenti che sono stati contingentati e i tempi contingentati per responsabilità della forza di maggioranza. Quindi, è ovvio che, per un corretto andamento dei lavori, dobbiamo sapere come potremo andare avanti. Grazie.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, sempre sullo stesso tema? Allora colleghi, con sintesi perché il tema è stato posto e la Presidenza risponde. Prego.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, vorrei porre un tema regolamentare ulteriore. Purtroppo, noi abbiamo acquisito che la prassi diventi legge. La lettura testuale del Regolamento, in realtà, determina la potenzialità di fattispecie diverse. Premetto, come già mi è capitato di esprimermi ieri in merito, che io sono tra quelli che alla fine voteranno per il provvedimento in esame, quindi non c'è nel mio richiamo alcun intento dilatorio, semmai sarei più interessato ad arrivare velocemente alla votazione finale. Ma mi pare che, su temi di questo genere, la pervicace tendenza ad impedire il confronto delle idee sia qualche cosa che fa perdere qualità, quasi dignità - a proposito se ne parlava ieri - ai lavori dell'Aula, anche perché credo di non scoprire nulla, se rilevo come, nella giornata di ieri, il dibattito che si è svolto in quest'Aula è stato probabilmente il primo dall'inizio della legislatura in cui ciascuno è entrato segnatamente nel merito degli argomenti, nella valutazione degli emendamenti di cui si stava discutendo, senza alcun intento dilatorio o senza alcuna volontà oratoria semplicemente declinata alla destinazione della perdita del tempo.
Il richiamo al Regolamento riguarda l'articolo 24, che al comma 12 sostanzialmente disciplina il meccanismo - da qui l'acquisizione dalla prassi alla legge - secondo il quale, quando un provvedimento viene messo all'ordine del giorno e non viene esaurito e quindi si ripropone nel calendario successivo, il Presidente e l'Ufficio di Presidenza determina il contingentamento dei tempi. Questa prassi un po' maliziosa ha fatto probabilmente perdere, in particolare ai colleghi della maggioranza, il senso e il significato dell'argomento di cui stiamo trattando in questi giorni e si è usata quest'arma un po' furbesca anche in questa occasione. Si è aperta la discussione alla fine del mese di marzo per poter dire che anche nel mese di aprile questo argomento sarebbe stato sottoposto a contingentamento, come se stessimo parlando di argomenti di più facile acquisizione o di natura più tecnica e non di natura etica e comportamentale come il tema di cui stiamo parlando.
Però, Presidente, il comma 13, l'ultimo comma dell'articolo 24, recita che le ripartizioni in quote di tempi - quindi, successivamente al richiamo della fattispecie che ho segnalato - e di argomenti sono computate in via tendenziale e con riferimento alle previsioni formulate all'atto della predisposizione del calendario: il che significa, sostanzialmente, che c'è una soggettività di valutazione sulla possibilità di applicare o meno il contingentamento e in che misura.
Io credo - lo ripeto dalla parte di chi questo provvedimento lo voterà - che tutta l'Aula e la dignità e il decoro di questo Parlamento acquisirebbero qualche punteggio se tutti insieme i capigruppo decidessero su questo provvedimento di poter procedere senza il contingentamento dei tempi, perché non c'è stata da parte di alcuno una volontà di dilazione o di ostruzionismo. Stiamo provando a ragionare. Certamente, ciascuno di noi sa che il ragionamento altrui non scalfirà nemmeno in un angolo le proprie convinzioni, perché troppo diverse e troppo alternative sono le posizioni, ma, vivaddio, se il Parlamento non ha la possibilità e l'opportunità di confrontarsi su un tema di questo genere, forse, sarebbe davvero meglio chiuderlo.
PRESIDENTE. In relazione a quello che sostiene o che ha richiamato il collega, il presidente Fedriga e anche l'onorevole Palmieri, sommessamente ricordo che il contingentamento non lo fa la maggioranza, il primo partito di maggioranza o chi per lui, ma il contingentamento è in capo alla Presidenza ed è previsto dal Regolamento.
La questione che lei ha posto è stata fatta presente - mi dicono gli uffici - già nella seduta di ieri, è stata sottoposta alla Presidenza.
Per quanto mi riguarda, condividendo la necessità, anche da parte dei gruppi, di conoscere non nel momento in cui scadranno i termini e i tempi a loro disposizione, come è giusto che sia, ma anche, forse, prima per gestire, in prima battuta, i tempi a loro disposizione, io mi farò parte diligente nel rinnovare alla Presidenza, alla Presidente della Camera questa esigenza e per fare avere il prima possibile una risposta.
In relazione a quello che ha sollevato il collega Corsaro, è evidente che il contingentamento si richiama al comma 12 ed è una prassi che di solito va avanti per precedenti analoghi. Dopodiché, in via eccezionale, la Presidenza può concedere contingentamenti più ampi e, di solito, anche questo è oggetto della discussione della Conferenza dei capigruppo.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1142-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Chiedo alla relatrice come intenda procedere. Prego, relatrice Lenzi.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, andrei avanti da dove eravamo arrivati l'altra sera. Mi permetto di ricordare ai colleghi…
PRESIDENTE. Che poi era ieri.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. …di usare il nuovo fascicolo e, quindi, forse, è meglio che lo prendano per chi vuole seguire. Proseguiamo sul comma 5.
PRESIDENTE. A questo punto, siamo a pagina 4, emendamento 1.353 dell'onorevole Giuditta Pini. C'è una proposta di riformulazione: chiedo se venga accolta. Va bene.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.353 Giuditta Pini, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Passiamo all'emendamento 1.364 Marazziti, sul quale c'è un invito al ritiro o parere contrario. Lo poniamo in votazione. Collega Marazziti? Buongiorno. C'è un invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. La ringrazio, Presidente. Questo emendamento tocca ovviamente un tema molto sensibile e su cui non solo quest'Aula, su cui il Paese ha una grande sensibilità e anche opinioni diverse. Qui siamo dentro al consenso informato e siamo dentro alla libertà, che io condivido, prevista dalla nostra Costituzione e dalla Carta europea dei diritti fondamentali, per cui nessuno può intervenire sul corpo di una persona senza che questa possa dare il consenso, in nessun caso.
Dicevo ieri, ricordavo, c'è l'esperienza terribile alle spalle della Shoah, della sperimentazione sui corpi umani, c'è la lunga storia dell'Occidente e della valorizzazione della persona, c'è l'habeas corpus, c'è tutto un personalismo, un personalismo cristiano, che permea, insieme ad altre culture, la cultura occidentale e, soprattutto, la nostra Costituzione.
Ma, in questo caso, quindi, è ovvio che, nel consenso informato, nessun intervento, anche il più lieve, senza il consenso della persona, può essere fatto e, quindi, è corretto dire che tutti gli interventi o parte di essi, parte di trattamenti possono essere rifiutati e, comunque, non possono essere fatti senza il consenso della paziente, inclusa l'idratazione assistita, artificiale, la nutrizione artificiale.
Ma il mio emendamento, proprio perché condivide questo principio fondamentale, introduce tre parole: trattamenti sanitari che si configurino inutili, troppo gravosi o sproporzionati, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali. Non è una limitazione, ma è una descrizione di quello che accade nella vita. Uno può rifiutare qualunque cosa e trattamenti che si configurino inutili, troppo gravosi, cioè soggettivamente ritenuti tali, qualunque ne sia la ragione, o sproporzionati, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.
Pertanto, questo emendamento, a mio parere, introduce qualcosa di importante, senza cambiare in nulla il diritto fondamentale della persona e anche lo spirito, il significato di questa legge. Per cui - a malincuore, ho sentito che c'è un parere negativo - chiedo all'Aula di pronunciarsi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. A differenza dell'amico e collega Corsaro, io ho fiducia nel fatto che ragionando insieme, lavorando insieme in quest'Aula si possa cambiare opinione, come è già successo, talvolta, in Commissione, in questi mesi nei quali - lo dico al capogruppo del PD che non vedo in Aula - non abbiamo perso tempo, ma abbiamo preso tempo per approfondire un testo delicato.
Confidando in questa possibilità, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo sull'emendamento Marazziti, che ha i pregi che Marazziti ha detto e che io sintetizzo, mettendo due punti fermi anche rispetto a tutto quello che abbiamo detto ieri.
Il primo punto fermo che ho detto in fine seduta, lo ribadisco, oggi, per la tranquillità dei miei amici Capezzone e Corsaro: non solo Roccella non deciderà della loro sorte, ma nemmeno Palmieri, perché è per tutti assodato quello che ha appena detto Marazziti, cioè che ognuno è libero di decidere che cosa fare o cosa non fare su di sé nell'ambito della considerazione della propria salute.
Su questo principio, come ho detto ieri sera, non c'è nessun derby in quest'Aula. Proprio per questo motivo e perché sono fiducioso del fatto che, in una vera possibilità di ascolto, si possa arrivare a modificare punti di partenza pregiudiziali, allora il mio invito, rivolto a tutti, è quello di prendere in considerazione l'emendamento Marazziti, che ha il pregio di risolvere, in gran parte, uno dei nodi, quello che riguarda idratazione e alimentazione, tema sul quale tornerò ancora più avanti.
Per questo confermo il nostro voto favorevole e credo e spero che molti altri colleghe e colleghi della maggioranza possano convenire sull'indicazione del presidente Marazziti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi davanti all'onorevole Buttiglione, se possono… Onorevole Garofalo, onorevole Bosco... Deve parlare il collega Buttiglione e la Presidenza non lo vede. Prego i colleghi che intendano intervenire di prenotarsi.
Prego, onorevole Buttiglione.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, vorrei soltanto fare una riflessione su un punto. Se realmente la legge non ha un intento eutanasico, questo emendamento porta una chiarificazione fondamentale, perché introduce un elemento di oggettività: il fatto che bisogna valutare l'adeguatezza e proporzionalità del trattamento.
Questo vuol dire che le indicazioni vanno raccolte con un elemento di possibile criticità: la irragionevolezza e sproporzionalità di quello che viene richiesto. Una persona la quale chiede procedimenti che ne provocano la morte, quando la sua vita, di per sé, non sarebbe in pericolo o quando non corre il rischio di situazioni gravemente invalidanti, forse, dice una cosa che è sproporzionata e irragionevole.
Vorrei ricordare che la garanzia costituzionale contro trattamenti medici non voluti dal paziente ha una chiara collocazione storica: il rifiuto di imporre pratiche di medicina sperimentale a chi non può trarne giovamento e a chi rifiuta di sottoporsi a queste pratiche. Questo è il nocciolo originario da cui deriva la proibizione. Mi sembra che qualcuno lo stia stiracchiando veramente al di là di ogni possibile paragone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.
ANNA MARGHERITA MIOTTO. Grazie, Presidente. In verità, l'illustrazione dell'emendamento del collega Marazziti ha riguardato la seconda parte del suo emendamento, ma la seconda parte è collegata all'abrogazione del secondo periodo del comma 5. Il comma 5 dell'articolo 1 cosa dice? Dice che ogni persona ha il diritto di rifiutare i trattamenti. Il secondo periodo dice che ogni persona ha il diritto di revocare, con le stesse modalità di cui al comma 4, il consenso prestato.
Ecco, se si sopprime il secondo periodo, qui, siamo di fronte a una persona che è maggiorenne, in grado di intendere e volere, che è cosciente, che non è in fine vita, e qualsiasi trattamento sanitario può essere, non solo rifiutato, ma si può anche revocare, si può cioè interrompere, quando una persona è in grado di intendere e volere. Quindi, la soppressione di questo secondo periodo farebbe, addirittura, arretrare l'attuale ordinamento, da un lato, ma anche la prassi, dall'altro, e verrebbe meno il diritto di poter rifiutare le cure.
Poi la questione, invece, dell'articolo 3 sulla DAT sarà oggetto di una discussione quando affronteremo l'articolo 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Solo per sottolineare come, se non ci fosse stato un evidente approccio ideologico ad un tema come questo, l'emendamento Marazziti, che di fatto tratta la proporzionalità delle cure, dice quanto questa, appunto, proporzionalità, sia l'approccio corretto per affrontare una tematica come questa. Ma non si è voluto e non si vuole, perché sento anche degli interventi, addirittura, convinti che non si vuole affrontare il tema dal punto di vista della vita, ma solo dal punto di vista dalla morte. Per questo voterò a favore dell'emendamento Marazziti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Con riferimento anche all'intervento della collega Miotto, la possibilità di revoca c'è nel terzo periodo di questo comma; infatti, si dice: “Ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà (…)”.
Per quanto riguarda la seconda parte, invece, dell'emendamento Marazziti, anch'io sottolineerei l'aspetto che aveva già citato il collega Buttiglione, esso pone un punto di oggettività, se no l'oggettività cos'è? Quello che hanno letto su Internet? E nel caso del minore, poi - abbiamo il comma 2 - se il genitore, ad esempio, rifiuta i vaccini, cosa facciamo? Stiamo facendo delle norme per cui chi non è vaccinato non va a scuola, però, qui, invece, scriviamo che il genitore può rifiutare il vaccino, perché decide lui se è proporzionato o sproporzionato, utile o inutile. Stiamo attenti quando facciamo queste norme. Io credo che qui si pongano veramente dei paletti che sono oggettivi e non sono questioni ideologiche, sono questioni di grande, grande buonsenso, che limitano effetti negativi che potrebbero esserci nel modo più assoluto. Perché, qui, appunto, non stiamo parlando soltanto delle dichiarazioni anticipate di trattamento in fine vita, ma di cose che sono rese oggi; quindi, attenzione su queste cose, quanto meno cerchiamo di non essere schizofrenici sui provvedimenti che facciamo; da una parte, diciamo: il genitore non può decidere di non vaccinare il figlio; dall'altra, però, diciamo invece che può farlo. Almeno decidiamo qual è la via e forse arriviamo a una che abbia un senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. A titolo personale, Presidente. L'onorevole Miotto ha chiarito bene, una volta per tutte, la portata universalistica di questo provvedimento. Questo non è riferito, torno a dirlo ai colleghi che forse non l'hanno ancora capito, al paziente in stato di terminalità, arrivato alla fine della vita; qualunque persona, secondo l'onorevole Miotto, può revocare il consenso dato a determinate prestazioni, ma questo significa che, laddove questo diventi una scelta suicidaria, noi dovremmo attuarla all'interno del servizio sanitario nazionale e il medico dovrebbe vedersi obbligato, stante l'attuale dizione del comma 7, ad assecondare questo disegno suicidario. Per questo, l'emendamento Marazziti merita di essere votato, perché sottrae questa possibilità di scelta alla struttura del servizio sanitario nazionale e al medico, laddove essa diventasse non una revoca di un qualcosa di troppo gravoso per il paziente, ma un istinto appunto suicidario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Mi pare che, in questo dibattito in cui abbiamo di fatto convenuto che il problema è esattamente quello della proporzionalità delle cure, ovvero di rendere personale e individuale un eventuale intervento medico, quindi non dare e fare norme valide sempre e per tutti ma qualche cosa di umano che vuol dire rispondere alle esigenze di quel paziente, di quella persona, in quel determinato momento, noi qui, con questo emendamento, abbiamo esattamente la possibilità di circoscrivere, appunto, a trattamenti che non siano inutili, gravosi o sproporzionati. Quindi, è davvero difficile capire perché venga respinto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. È chiaro che l'intervento dell'onorevole Miotto - mi sembra - sia stato svilito nel merito quando si è sottolineato che al paragrafo successivo del comma 5, cioè ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà, assolutamente vengono meno le motivazioni sollevate dall'onorevole Miotto per non approvare questo emendamento. Se questo è un provvedimento contro l'accanimento terapeutico, in questo emendamento c'è tutto: dice chiaramente che siamo contro l'accanimento terapeutico, ma non permettiamo il suicidio assistito anche dato tramite omissione o, diciamo, cura non prestata. In questo c'è tutto.
Se questo emendamento non viene approvato, è chiarissima la volontà. Ieri, chi sollevava questi dubbi è stato accusato di sventolare la bandiera dell'eutanasia, del suicidio assistito, di fare terrorismo in quest'Aula. La mancata approvazione di questo emendamento e le motivazioni, che sono venute totalmente meno da parte della maggioranza, smascherano dove stiamo andando. E lo smascherano - lo ribadisco - senza nemmeno che questa maggioranza e questo Parlamento si prendano la responsabilità di fare una legge chiara.
Scrivetelo che il suicidio assistito e l'eutanasia sono legali, e ognuno assumerà le proprie posizioni, chiaramente alla luce del sole, di fronte ai cittadini di questo Paese, ma fare queste furbate, perché siano i tribunali a decidere e ampliare le maglie e dire che va bene qualsiasi cosa, guardate che è assolutamente irresponsabile!
Qualcuno si lamenta che i cittadini si allontanano dalla politica, ma si allontanano anche perché non c'è il coraggio di prendere delle posizioni chiare!
Devo dire che mi sorprende, perché con i colleghi pro eutanasia, da cui mi dividono posizioni enormi, almeno ci unisce quell'onestà intellettuale di poter dire chiaramente come la pensiamo, qual è la posizione e qual è una legge seria da proporre al Paese, su posizioni diverse. Su posizioni diverse! Ma è inaccettabile questo atteggiamento della maggioranza, omertoso, su temi così delicati e così pericolosi rispetto a un'interpretazione che sarebbe data al di fuori dell'Aula legislativa; al di fuori dell'Aula legislativa! E, allora, qualcuno si vuole prendere questa responsabilità di poter decidere, o da una parte o dall'altra, ma perlomeno decidiamo! Non svendiamo, semplicemente per la paura di perdere qualche voto, la possibilità di legiferare bene su materie così delicate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.
EZIO PRIMO CASATI. Grazie, signor Presidente. Io penso che dobbiamo almeno esercitare il ruolo di dire non quello che abbiamo come nostra convinzione, ma quello che è la verità e quello che sta scritto dentro il provvedimento. Stiamo parlando di persone adulte, in grado di intendere e di volere, che esprimono un giudizio e che, in questo momento, a legislazione vigente, possono chiedere di interrompere le cure e di firmare ed uscire dall'ospedale, nessuno glielo può vietare in questo momento.
Quindi, questo è un intervento che ribadisce una questione già possibile. Stiamo parlando di consenso informato, non abbiamo aggiunto nulla, non una virgola di più. Se poi qualcuno si accanisce, non terapeuticamente, ma ideologicamente, rispetto ad un provvedimento che non condivide, non possiamo farci nulla, però per favore diciamo la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Io capisco che la Lega ha più volte espresso pregiudizi sui comitati ristretti e sul Comitato dei nove, chiamandoli conventicoli ristretti e quant'altro, ma sarebbe il caso di essere presenti per capire un po' come stanno andando i lavori, perché, se fossero stati presenti oggi, avrebbero capito che in realtà non è un problema di principio, ma è anche un problema di posizione, perché in realtà questo emendamento, poi, oggi, verrà approvato più avanti, al comma 7, e lo dico al collega Fedriga che si meravigliava (Commenti di deputati del gruppo della Lega)... eh, però, il vostro collega...
PRESIDENTE. Colleghi per favore.
SILVIA GIORDANO. Lo trovo, Presidente: è l'emendamento a prima a firma Calabrò 1.316, che afferma, così come riformulato: “Il medico deve astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati o non adeguati rispetto alle condizioni cliniche del paziente”. Quindi, in realtà, il fatto della sproporzionalità e della non adeguatezza del trattamento sanitario rispetto alla condizione clinica del paziente è stata presa e anche trattata e discussa. Quindi, se volete argomentare un discorso qui, in Aula, almeno fatelo nel merito, conoscendo però il lavoro che la Commissione sta portando avanti. Se non volete conoscerlo, almeno non parlate voi a sproposito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.
DELIA MURER. Grazie, Presidente. Anch'io mi ricollego all'intervento dell'onorevole Giordano e dico che il tema di merito è stato trattato più avanti, ma credo che sia grave in questo momento non voler riconoscere il diritto per ogni persona, proprio quando parliamo di consenso informato, ad accettare, rinunciare o interrompere le cure. Credo che in questo modo, con l'emendamento Marazziti, si ponga una limitazione a quella che è, invece, una libertà che noi dobbiamo riconoscere ad ogni persona.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, facciamo il punto della situazione, come si suol dire, il riassunto delle puntate precedenti. Noi oggi siamo qui a discutere - e quindi stiamo facendo un dibattito secco - su due tesi che sono chiarissime. Da una parte, il fronte pro life, che dice: assolutamente questa è una legge eutanasica e, dall'altra parte, il fronte, che non è per niente pro life, qui alla parte opposta, che dice che, invece, è una legge normalissima, la più bella del mondo. È esattamente il discrimine che esiste tra il politicamente corretto e quelli che non lo sono, solo che il politicamente corretto coincide con la falsità, è un modo gentile ed elegante per dire e per portare avanti un pensiero unico, che è quello che in questo caso coincide su questo argomento, che però non coincide con i fatti.
Come lo dobbiamo dimostrare, se per ogni argomento, se per ogni articolo, non facciamo altro che testimoniare in maniera concreta quello che è il punto di vista esattamente opposto, che è un punto di vista giuridico, sanitario, culturale e filosofico? Quindi, non mi vengano a dire dell'assenza di un Comitato dei nove, ove già abbiamo partecipato più volte con risultati che sono stati chiari ed esemplari. Se ci fosse un processo democratico, certamente in questo momento saremmo lì a partecipare e a dire le nostre tesi, perché verrebbero accettate. Il caso contrario dimostra che il pensiero unico sta da quella parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Il discorso sarebbe troppo lungo e avremo altre cento occasioni per farlo, io però vorrei soltanto precisare questo: intanto, è del tutto opinabile che il politicamente corretto coincida con la falsità, ma è ancor più opinabile che il politicamente scorretto coincida con la verità (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).
Ora, gli atteggiamenti tenuti da chi ha fatto ostruzionismo in Commissione - perché discutere per ventisette ore senza concordare una virgola, a casa mia, si chiama ostruzionismo - e continua a farlo adesso, discutendo una legge senza avere la pazienza di leggerla o senza avere la capacità di capirla, che poi ci faccia anche lezioni etiche sul politicamente corretto mi sembra insopportabile.
L'equivoco di questo comma - è stato già detto dai colleghi, lo devo ripetere per dovere d'ufficio - nasce solo dal fatto che la tecnica con la quale opera quest'Assemblea mal si adatta a testi complessi come questo, però tutti dovremmo ricordarci che il tema che pone nella seconda parte l'emendamento Marazziti, cioè evitare l'accanimento terapeutico, è un tema sensibile, un tema intelligente, è una proposta che condividiamo, al punto che, nel Comitato dei nove, abbiamo testé approvato l'emendamento Calabrò - che spero l'Aula sottoscriva - che va proprio nella medesima direzione, quattro pagine dopo. Fare un discorso ideologico su un problema che è stato risolto quattro pagine dopo, mi pare eccessivo (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, con riferimento a quanto detto dall'onorevole Casati, occorre precisare che è vero che oggi il paziente può firmare, rifiutare le cure e andare a casa, ma con questa legge la struttura sanitaria e il medico saranno obbligati ad assecondarlo e ad assisterlo nel suo desiderio di porre fine alla propria vita all'interno dell'ospedale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, intervengo perché mi trovo a dover dar ragione in questo caso al collega Pagano: è vero, in questo momento in Aula si sta creando un discrimine. Però, il discrimine non è, come dice lui, tra chi è pro life e chi non è pro life, in realtà il discrimine è tra chi pensa che ognuno sia libero di decidere per se stesso e chi pensa che, invece, debba decidere Pagano per tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Presidente, semplicemente per far notare che io non ho partecipato ai lavori in Commissione su questa proposta, per il nostro gruppo vi ha partecipato l'onorevole Pagano, però, leggendo i verbali delle sedute della Commissione, devo ammettere che la posizione mantenuta dall'onorevole Pagano è stata una posizione coerente e chiara sin dall'inizio, che ha ribadito una posizione che non possiamo non ritenere legittima. Oggi voi ci dite che ribadire quei concetti e quei principi ai quali si è rifatto l'onorevole Pagano nel corso della discussione in Commissione di questo provvedimento vuol dire fare ostruzionismo: noi non crediamo che sia ostruzionismo, semplicemente riteniamo che sia legittima la posizione anche di chi non condivide assolutamente il provvedimento né la finalità del provvedimento.
PRESIDENTE. Colleghi, nel frattempo una comunicazione su questa votazione: il gruppo di Forza Italia ha fatto una richiesta di votazione segreta, e a questo punto, sussistendone i presupposti, la Presidenza la concede.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, a titolo personale vorrei sottolineare che, a legislazione vigente, oggi un paziente può dare il consenso ad una cura, dopodiché la può revocare, può firmare e andare via. Questo non significa che c'è una possibilità di indicare una strada al suicidio. Allora, che cosa si chiede? Si chiede soltanto di ribadire questo. Invece, che cosa dovremmo scrivere nella norma, che è obbligato a continuare le cure? Dovrà essere legato al letto in ospedale per avere un'applicazione medica che il paziente ha rifiutato? Quindi, non si fa altro che continuare lungo un percorso: si accetta ma si può anche rifiutare. Quindi, nessuna induzione al suicidio, non c'è nessuna pratica dell'eutanasia, c'è soltanto la conferma costituzionale che si accetta una terapia ma la si può anche rifiutare, perché il paziente è libero di firmare e di rifiutare le cure.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, non casualmente Forza Italia, su un tema di questo genere, ha chiesto il voto segreto, perché trattandosi di un tema così delicato è giusto garantire a chiunque la libertà di coscienza, di poter liberamente esprimere il proprio voto indipendentemente da appartenenze e da verifiche di appartenenza. Mi sembra che questo sia un emendamento da minimo sindacale, cioè in cui il rifiuto di trattamenti che possono essere gravosi, che possono essere aggressivi, che possono essere inutili sia un must ineliminabile nella lettura complessiva di un provvedimento. Allora credo che mai come in questa occasione Forza Italia dia a tutti quanti l'occasione di poter esprimere liberamente la propria opinione votando convintamente questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà, ma prego i colleghi che intendono prendere la parola di farlo prima che la Presidenza si approcci ad aprire la votazione.
MONICA GREGORI. Presidente, mi scusi, ero un attimo distratta. Intervengo solo per annunciare il voto contrario di Sinistra Italiana a questo emendamento, perché noi pensiamo e siamo convinti che il testo uscito dalla Commissione, così come è stato redatto, sia un testo buono, sia un testo che non debba necessariamente avere delle modifiche. In più, il paziente decide - già c'è scritto - di accettare o, in un secondo momento, rifiutare, ritirare, quelle che sono le cure che a lui vengono poste dinanzi.
PRESIDENTE. La ringrazio. Intanto salutiamo studenti ed insegnanti dell'Istituto Tecnico Commerciale “Riccati-Luzzatti” di Treviso, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Invece, in relazione alle richieste di tempi che sono state avanzate all'andamento della discussione, la Presidenza concederà ai gruppi che hanno esaurito i tempi un tempo aggiuntivo pari alla metà del tempo originariamente concesso. Tale tempo include il terzo aggiuntivo del quale i gruppi si siano già eventualmente avvalsi.
Passiamo ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.364 Marazziti, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.224 Fucci, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.225 Palmieri, con il parere contrario della Commissione mentre il Governo si rimette all'Assemblea e il relatore di minoranza esprime parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.226 Calabrò.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Presidente, intervengo ancora una volta su questo tema perché mi sembra un tema rilevante. Noi stiamo trattando, nel comma 5, che un paziente ha il diritto di revocare in qualsiasi momento, cioè di accettare o non accettare quanto gli venga chiesto e sembra che tutto questo sia normale e che, diciamo, fa parte dell'ordinario rapporto tra il medico e il paziente nel condividere un consenso informato.
Ebbene, io non capisco due cose: la prima è perché di fronte a una cosa così limpida e così chiara bisogna aggiungere, in questo punto dell'articolato, “compresa idratazione e nutrizione artificiale”, che non ha niente a che vedere con quello di cui stiamo parlando. Cioè, se parliamo di terapie, già stiamo dicendo che può rifiutare le terapie e, quindi, perché dobbiamo stare a specificare qualche terapia particolare e perché non diciamo: “è compreso l'antibiotico”, piuttosto che “è compreso il chemioterapico”? Non vedo la necessità di andare a sottolineare delle cose. Evidentemente, c'è il sospetto che non si possa condividere questa cosa, perché idratazione e nutrizione artificiali non sono terapie e allora per questo io te lo voglio scrivere in maniera tale che sia chiaro, a prescindere dalla frase generale che mi dice: “tu puoi fare quello che ritieni e ritornare alle terapie; dunque, questa cosa te la aggiungo”. Quindi, in qualche modo io stesso sto dicendo, nel mettere questo, che questa non è assolutamente solo terapia.
Domanda: veramente non sono terapie nutrizione e idratazione artificiali? Io vorrei chiedere al Presidente o all'Assemblea: una caramella, un cucchiaino di marmellata, è terapia o è nutrizione? Io penso che la terapia sia qualche cosa che curi una patologia; la marmellata è nutrizione, ma se io ho un signore davanti a me con un coma ipoglicemico e gli do un cucchiaino di marmellata, questo signore si risveglia: in quel caso è terapia. Allora, io vorrei che ci fosse chiaro che non possiamo mettere tout-court che bisogna inserire nelle possibilità di rinunzia l'idratazione e l'alimentazione artificiali, perché queste possono essere terapie se sono veicoli di terapie e di sostanze che stanno curando una patologia, ma se questo signore non ha una patologia che viene curata in quella maniera non sono di per sé terapie. La liquirizia è terapia o non è terapia? Se un signore ipoteso mangia la liquirizia sta meglio, sale la pressione.
Allora, non è la sostanza in sé, ma è l'obiettivo che noi ci stiamo ponendo. Per cui, non vedo la necessità, in questo punto, di andare a inserire una frase del genere, se non surrettiziamente per dire che assolutamente anche quando non è terapia queste cose si possono rifiutare; cioè, uno può decidere di suicidarsi e chiede l'aiuto a qualcuno che lo faccia per lui.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. È stato detto qui della distinzione tra quelli che vogliono imporre delle terapie e quelli che vogliono rispettare la libertà del paziente. Credo che entrambe le posizioni siano sbagliate e certamente la nostra posizione non è quella di chi vuole imporre delle terapie, ma si tratta di un'altra cosa: qualunque espressione, verbale o scritta, va accettata come valida espressione di volontà; non è possibile che un paziente, intimidito da un contesto, sedotto dalle fake news - avete presente tutto il grande dibattito sulle fake news? Ci raccontano un sacco di cose che non sono vere - e magari fondando la sua espressione di volontà su di una base informativa totalmente sbagliata, chieda qualcosa che è irragionevole. È il medico abilitato a dire: “No, questo è irragionevole; quello che tu chiedi è fuori dell'ambito della proporzionalità clinica e della ragionevolezza umana” o questo non è possibile? Il sistema sanitario nazionale è chiamato a cooperare con l'espressione di volontà chiaramente irragionevole oppure no? Il principio della libertà del paziente e quello della oggettività, della valutazione del medico, devono trovare un punto d'incontro; non è possibile sopprimere uno dei due.
GIOVANNI MONCHIERO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Intervengo sull'ordine dei lavori, Presidente. Io faccio una proposta che non so neanche se sia formalmente corretta, ma questo lo deciderà lei. Poiché l'emendamento 1.372 Amato affronta in modo più compiuto il tema della nutrizione artificiale - e l'emendamento in esame, così dove è inserito, in tutta onestà mi fa trovare questa formulazione poco appropriata, mentre l'emendamento Amato, sul quale la relatrice ha proposto una riformulazione, mi pare che riprenda questo tema, che è ineludibile, in un modo più appropriato - io chiedo che venga prima discusso l'emendamento 1.372 Amato, anche per non ripetere su venti emendamenti successivi il medesimo discorso. Una volta esaminato quell'emendamento, tutti i successivi verrebbero assorbiti. Veda lei, valutate voi.
PRESIDENTE. Onorevole Monchiero, questa sua proposta non è ricevibile perché altera l'ordine di votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Intervengo solo per dichiarare il voto di coscienza da parte del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, come ha cercato di spiegare bene l'onorevole Calabrò, questo emendamento vuole semplicemente chiarire le intenzioni che ci sono dietro questa proposta di legge, perché nessuno di noi contesta - e voglio riaffermarlo - la possibilità di revocare i trattamenti sanitari, che sono finalizzati a curare, appunto, la malattia. Il paziente è libero di curarsi. In questo senso allora - e rispondo subito anche al suggerimento dell'onorevole Monchiero - andrebbe pure bene l'emendamento 1.372 Amato se chiarisse, appunto, quando servono a curare la malattia, ed è esattamente quello che abbiamo cercato di dire in questo emendamento: tutto è revocabile, purché sia qualcosa che serve a curare una malattia e non semplicemente a garantire, come ad ognuno di noi, sano o malato che sia, la possibilità di stare al mondo. Se questo venisse chiarito - e può essere fatto anche riformulando eventualmente l'emendamento 1.372 Amato - non ci sarebbe più discussione sull'articolo 1 e forse nemmeno sull'articolo 3, ma finché questo non viene chiarito, certamente allora noi siamo in una situazione nella quale dobbiamo sospettare che, come diceva l'onorevole Calabrò, anche la caramella possa esser tolta, cioè possano essere tolti anche l'acqua e il cibo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri, che però vi rinuncia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Noi chiaramente stiamo seguendo con attenzione questo tipo di dibattito. Ognuno di noi ha le sue posizioni, ma rispetto anche a quanto prima accennato dal collega Calabrò è bene andare a riferire un certo tipo di argomentazione anche nei confronti della cosiddetta “terapia”, nel senso che dobbiamo capire se la cosiddetta “terapia” può essere assimilata ad una guarigione o può essere assimilata ad un cosiddetto trattamento. Prima il collega Calabrò ha fatto anche degli esempi rispetto ad alcune alimentazioni da poter dare a dei pazienti, che vanno più o meno ad alleviare un sintomo, ma, andando ad estendere, sottosegretario, questo tipo di concetto, ad esempio anche un abbraccio spesso può essere definito terapeutico.
Quindi, nel dire che noi voteremo favorevolmente a questa proposta emendativa - tra l'altro dopo c'è anche una proposta emendativa del collega Rampelli che va più o meno nello stesso senso -, vorremmo andare ad approfondire l'argomentazione per cui tutto serve ad alleviare probabilmente e forse non a curare. Ma in questo caso anche idratazione ed alimentazione, quindi nutrizione ed idratazione artificiali, forse non vanno - e qui parlo assolutamente personalmente sotto questo punto di vista -, non vanno a curare, ma vanno ad alleviare. Quindi il concetto di base è questo: alleviare un sintomo, che può essere quello della fame o della sete, può essere considerato parzialmente curativo e meno palliativo sotto questo punto di vista? Ebbene, secondo noi può essere considerato anche in questo caso una sorta di elemento che possa di fatto calare in un aspetto di terapia, terapeutico, e quindi, Presidente, preannuncio il voto favorevole del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI. Sì, grazie Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Io credo che, di seguito alla linea che sta prendendo questo provvedimento, noi dovremo modificare la definizione di inedia del dizionario Treccani: “la prolungata astensione dal cibo e lo stato di deperimento e di estenuazione che ne consegue”. Sostanzialmente l'inedia diventa, con questa legge, una malattia vera e propria: siamo di fronte alla confessione che lasciarsi morire di fame e sete è una vera e propria malattia. La distinzione che il collega Calabrò ha effettuato mi sembra assolutamente lineare, cioè l'alimentazione e l'idratazione sono il presupposto, in questo caso, per poter curare. Chi non si può alimentare e non può bere naturalmente deve essere messo in condizione di essere curato. Ora, scambiare il cibo e l'acqua come terapia, a me sembra davvero ipocrita. Ritengo che votare favorevolmente sia un dovere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Churchill faceva spesso battute e una volta ne fece una molto bella, ma era una battuta. Diceva che la vita è una malattia sessualmente trasmissibile, che ha il 100 per cento di mortalità. Mi sembra che ci sia una parte di quest'Aula che ha preso questa, che era una battuta, sul serio. Può sembrare verosimile, ma verosimile non significa che sia vero: la vita non è una malattia e il sostegno vitale non è una cura. Io vorrei fare presente una cosa cui ho accennato prima: qui non è che riguarda solo l'adulto capace di intendere e di volere, ma riguarda anche i minori, secondo quello che decidono i genitori, o non solo i minori, ma anche gli incapaci, perché l'articolo 2 estende questa fattispecie anche a loro. Quindi, almeno diciamo tutta la situazione com'è: riguarda anche i minori, gli incapaci e lo decide qualcuno per loro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Mi sembra che proprio la sottolineatura fatta adesso circa la presenza dell'emendamento Amato 1.372 riformulato e accolto, che in qualche modo sente l'esigenza di riprecisare quando la nutrizione e l'idratazione artificiale entrano sotto la specie dei trattamenti sanitari, dica al contrario come l'attuale formulazione sconti un tasso prettamente ideologico e quindi dovrebbe essere espunta dal testo, come ben propone l'onorevole Calabrò.
Quindi, proprio alla luce dell'accoglimento del parere favorevole sull'emendamento Amato, l'Aula potrebbe tranquillamente accogliere l'1.226 di Calabrò.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. In discussione generale, anche nel dibattito di quest'Aula, più volte ci è stato spiegato, da esponenti della maggioranza e della sinistra, che idratazione e alimentazione sono una terapia. Anzi, ci hanno raccontato che tutti i trattati scientifici definiscono idratazione ed alimentazione artificiali quale terapia. Io voglio credergli, nella luce della verità assoluta che li illumina, io non posso che credergli. Ma, a questo punto, mi spiegate perché dovete scrivere “compresi idratazione ed alimentazione artificiali”? Me lo domando - me lo domando! -, perché allora vuol dire che c'è cattiva fede. Perché, se dovete specificare idratazione e alimentazione artificiali comprese, vuol dire che c'è malafede, che allora non è vero che sono terapie o, meglio, non sempre sono terapie, come ha raccontato in modo approfondito e serio l'onorevole Calabrò: o l'una o l'altra; ma non si può venire in quest'Aula a dire: “Voi, retrogradi, non conoscete la scienza, sono terapie” e poi scrivere un testo di questo tipo, perché c'è una contraddizione di fondo. Se siete così convinti che si tratti di terapie, eliminate idratazione e alimentazione, la specifica, perché ovviamente sono già comprese nel vostro testo. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.226 Calabrò, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, favorevole il relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.269 Palmieri e 1.270 Menorello, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, favorevole il relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo agli identici emendamenti 1.227 Fucci e 1.350 Palmieri, con il parere contrario della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, desidero fornire al dibattito un ulteriore contributo rispetto alle cose che sono state dette fino adesso: l'osservazione del reale, così come ci viene dal professore Calabrò - sottolineo professore, visto la professione che svolge -, i contributi di logica che sono venuti fuori dal dibattito di ieri e di stamani. Adesso sommiamo qualche altro elemento. È appena uscita la nuova Carta degli operatori sanitari, Carta che rappresenta da sempre un punto riferimento etico fortissimo, trasversale oserei dire, per usare un termine moderno, che gli operatori della sanità, indipendentemente dalla provenienza culturale, hanno sempre visto come un elemento di riferimento. Leggo testualmente, anche alla luce di quello che è stato il voto segreto, che da un certo punto di vista ha visto delle coscienze risvegliarsi, ma ancora troppo poche riteniamo rispetto al tema di cui stiamo parlando. Ebbene, al punto 152 (“Nutrizione e idratazione”), la nuova Carta degli operatori sanitari del Pontificio consiglio degli operatori sanitari per la pastorale della salute - faccio riferimento per tutto questo a fonti autorevoli del campo scientifico, che si richiamano anche alla dottrina sociale della Chiesa e, in particolare, a Giovanni Paolo II -, si legge testualmente: “La nutrizione e l'idratazione, anche artificialmente somministrate, rientrano tra le cure di base dovute al morente. La loro sospensione non giustifica, perché può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico”. Ancora, virgolettato: “La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Esso è, quindi, obbligatorio nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria che consiste nel procurare idratazione e nutrimento del paziente. In tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute alla disidratazione e alla inanizione”.
Presidente, il virgolettato viene fuori non solo perché c'è una antica, corposa e rinnovata dottrina che viene sempre proposta da un punto di vista sociale e naturale, ma si rifà anche a testi scientifici. Parola più, parola meno, è esattamente quello che dice Henderson, che qui, tra i tanti medici che evidentemente ci sono in Aula, è la Bibbia della clinica medica, della patologia medica, quella che da sempre gli studenti medicina usano in Italia sostanzialmente dagli anni Settanta in poi.
Allora, io dico: se l'esperienza scientifica, se l'esperienza etica, se l'esperienza culturale - quella che si rifà al diritto naturale, ma anche quella che viene fuori dalla logica - sono universali nell'affermare quello che abbiamo appena detto, perché il Partito Democratico si ostina ad andare in questa direzione? Io posso capirlo per il MoVimento 5 Stelle, perché il MoVimento 5 stelle si sta caratterizzando sempre più come un momento pauperista da un punto di vista economico, giustizialista da un punto di vista della giustizia; ha una visione atea e lo dichiarano abbondantemente; in questo provvedimento sono sicuramente in una logica contro la cultura della vita: sono coerenti e lo dichiarano e sono frutto anche di ammirazione da questo punto di vista. Ma quello che è incomprensibile o, meglio, è comprensibile, perché rientra all'interno della logica del relativismo etico, è la posizione di - lo dico tra virgolette - ipocrita, politicamente corretta, come dicono loro, che viene fuori dal Partito Democratico, che non si può ammantare di essere oggi la nuova Democrazia Cristiana, stare al centro di tutto e di tutti e prendere consensi da una parte e dall'altra. Non rientra in questa logica, non può rientrare perlomeno su questi temi. Ecco perché siamo sconcertati dal comportamento politico che viene tenuto. Lo dicano in maniera chiara che questa è un'eutanasia, lo dichiarino in maniera pubblica, ma la finiscano di nascondersi dietro un dito: la foglia di fico non esiste.
L'altro giorno è stata citata da parte della relatrice una fonte, che è quella del professore D'Agostino che su Avvenire, sostanzialmente, ha dichiarato che questa non è una legge eutanasica. A parte che quell'intervento va letto all'interno di un regolamento di conti interno all'ambito dell'Unione giuristi cattolici italiani e che, certamente, forse, c'è stata la poca avvedutezza da parte del quotidiano dei vescovi di non mettere anche, nello stesso momento, una tesi di tipo opposto; l'ha fatto nei giorni successivi.
Io ritengo che questa non può essere una giustificazione: non può venire all'interno di una logica per cui siccome l'ha detto D'Agostino, noi siamo a posto e non è eutanasia.
È una legge eutanasica: le fonti sono tutte contrarie a voi e quello che vi vogliamo dire è che vi stiamo stanando in questo, perché il dibattito sta andando in questa direzione e tutto il Paese ormai se ne sta rendendo conto, che si scrive “disposizioni anticipate di trattamento”, ma si legge “eutanasia”. E da questo punto di vista, nessuno potrà mai convincere non tanto noi, ma gli osservatori neutrali che in tal senso, in un senso o nell'altro, stanno andando a comprendere il fenomeno.
PRESIDENTE. Grazie, Onorevole Binetti.
PAOLA BINETTI. Presidente, c'è un punto chiave di questi identici emendamenti, io credo, che dà un po' il giro di vite concreto di che cosa stiamo parlando, laddove si dice se l'intempestiva…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Binetti. Lei è intervenuta sul complesso di questo articolo ed è firmataria di uno di questi emendamenti che sono presentati, quindi lei non può parlare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io gradirei che il collega Pagano in un prossimo intervento mi aiuti a capire bene la questione. Ha citato delle linee guida con le quali si specifica che il sanitario, qualora ce ne fosse bisogno, ha l'obbligo di aiutare il paziente con quelle terapie che sono state elencate. Certamente il sanitario avrà l'obbligo, ma cosa c'entra questo con i diritti del paziente? Questo non capisco: cioè, il paziente, appunto perché quella è una terapia, perché non avrebbe il diritto di opporsi? Non ho capito il suo ragionamento, poi me lo spiegherà meglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Onorevole Sannicandro, le parlo attraverso il Presidente…
PRESIDENTE. Ecco, bravo. Va bene.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Posso dirlo prima o dopo…
PRESIDENTE. Chiedo, tra l'altro, ai colleghi se possono liberare i banchi del Governo. Prego.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Se fosse una terapia, perché specificarlo? Perché scrivere “compresa idratazione e alimentazione”? Perché, se è una terapia? Perché? Non serve, c'è già scritto. Perché specificarlo? Evidentemente, una terapia, in molti casi, non è. Lei dice: è libero di scegliere il paziente. Guardi, la sua è una posizione legittima. Allora, chiamiamolo: se non è una terapia, perché bisogna esplicitarlo e, quindi, evidentemente, non è una terapia, se può decidere il paziente, stiamo dicendo che il paziente può decidere sul suicidio assistito. La sua è una posizione coerente, ma non è quello che stanno sostenendo gli estensori della legge: qui si sta avallando il suicidio assistito, perché abbiamo chiarito che non è una terapia - perché lo avete scritto voi, perché altrimenti non dovevate specificarlo - e avete detto che il paziente può scegliere qualsiasi cosa, quindi anche il suicidio assistito. Allora, mettiamoci d'accordo se stiamo facendo una legge sul suicidio assistito: tutti ne prendiamo atto e ognuno deciderà cosa votare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – Commenti del deputato Sannicandro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà. Onorevole Sannicandro, per favore, però, il dibattito facciamolo al microfono. Prego.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Anch'io vorrei dare una chiarificazione alla domanda dell'onorevole Sannicandro: una cosa è ciò che ci chiede l'Organizzazione mondiale della sanità, cioè l'obbligo di offrire cura, altra cosa è il diritto di rifiutare la cura. Questo diritto di rifiutare la cura non è, però, un diritto illimitato: come ogni diritto, va esercitato nell'ambito della ragionevolezza e proporzionalità, anche perché è fin troppo possibile che la persona prenda una decisione sulla base o di una situazione di informazione carente o sulla base di informazioni, invece, sovrabbondanti, perché sono proporzionate da un contesto di fake news, di notizie false, che, tuttavia, riescono ad impadronirsi del sistema emozionale della persona, portandola a fare delle scelte che nessuna informazione corretta riesce a smontare; e il medico, che entra in un'alleanza terapeutica con il paziente sulla base di un presupposto di ragionevolezza e proporzionalità in difesa della vita, non può essere costretto ad assumere la responsabilità di fare il contrario di ciò che la sua coscienza gli detta. In questo caso, giustamente, il paziente può uscire, andare a casa sua e, a casa sua, se non vuole avere alimentazione e idratazione è liberissimo di farlo. Ma non sono io, come contribuente che mantiene il Sistema sanitario nazionale, ad essere soggetto attivo di questa operazione, che configura un suicidio assistito o una eutanasia passiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.227 Fucci e 1.350 Palmieri con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.228 Fucci, contraria la Commissione, favorevole il relatore di minoranza, il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.229 Pagano, contraria la Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Ancora una volta, Presidente, il festival dell'ovvietà, perché quello che noi andiamo a sottolineare con questo emendamento, se l'avessi presentato due legislature fa, una legislatura fa, probabilmente mi avrebbero preso per un pazzo, per una cosa banale. E invece noi abbiamo il dovere di ribadire le ovvietà, perché questo è il periodo in cui le ovvietà diventano utopia e chissà come andrà a finire, finendo così le cose. La cultura della vita, ormai, va difesa con le unghie a qualsiasi livello, un cagnolino ucciso fa notizia, un uomo, tra un po', non la farà più. Che cosa dice concretamente, questo emendamento? Che i trattamenti sanitari - questa è chiaramente un'aggiunta - di ventilazione, alimentazione, idratazione, in qualsiasi modalità praticata e disponibile, sono obbligatori in qualsiasi situazione clinica, se tutto ciò, ovviamente, può determinare la morte del paziente. Il festival dell'ovvietà. Allora, siccome è il festival dell'ovvietà e cioè che in caso di morte del paziente questi trattamenti risultano assolutamente necessari e indispensabili, chiediamo all'Assemblea di pronunciarsi per evitare che qualche giudice, domani, possa utilizzare l'ambiguità della formula in maniera assolutamente personale.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo Francesco Torraca di Matera, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Presidente, l'elemento nuovo di questo emendamento è l'evidenziare la relazione di causa ed effetto rispetto alla morte. E' l'esemplificazione assoluta che questo può diventare, davvero, causa di morte e, quindi, o eutanasia, suicido del consenziente o, addirittura, omicidio. Ora, quello che sembra importante, a me, in questo momento, è che non si sta parlando genericamente di trattamenti, si sta parlando specificamente di un intervento che provoca la morte. È un modo diverso di dirlo, ma è un modo inequivocabile per evidenziare i rischi concreti di questa condotta e l'abuso a cui può dare luogo, quando quella libertà di “espressione” e quella consapevolezza di sé si fosse in qualche modo appannata o attenuata. È un modo concreto di dire se vogliamo o non vogliamo che questo emendamento contribuisca alla morte oppure alla vita delle persone.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Io resto sempre più sorpreso nell'ascoltare gli interventi dei colleghi che si oppongono a questa proposta di legge.
Praticamente, si propone un emendamento con cui si dice: guardate che, se il medico non fa queste cose, che sarebbero obbligatorie secondo la scienza medica, commette qualcosa di lecito, ma soltanto queste cose, soltanto queste cose… Cioè, se non misura la pressione, non so, se non fa un massaggio cardiaco, parlo da inesperto, ovviamente, parlo da paziente, talvolta dei medici… Qui si fa un articolo per dire: se non fai questo, sei in errore. Ma si riduce a questo l'attività medica, l'attività terapeutica? Ma stiamo veramente a scherzare?
Un'Aula che si intrattiene a fare una legge apposta per dire che questa ventilazione, questa alimentazione, questa idratazione rappresentano una terapia. L'ha già detto il Pontificio Consiglio - l'ha detto Pagano, non mi ricordo che organismo era - del Vaticano! L'ha detto Pagano! Ha detto che si tratta di una terapia. Allora in questa legge, dice Fedriga, perché lo mettiamo? Lo mettiamo ad abundantiam, perché non nuoce, in quanto noi facciamo sempre leggi in cui le parole si buttano, si sprecano e adesso di fronte a queste parole che, forse, potrebbero anche essere eliminate, stiamo facendo ore e ore di dibattito. Ma vi sembra normale? È la fiera della banalità, diceva un collega; ma qui è la fiera della surrealità, secondo me.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.229 Pagano, contraria la Commissione, il Governo si rimette all'Assemblea, favorevole il relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.351 Palmieri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, vorrei introdurre un elemento nuovo nella nostra discussione, perché, a differenza del collega Sannicandro, sono fermamente convinto, come ho già detto più volte, che, se abbiamo la pazienza di ascoltarci, possiamo, insieme, tutti quanti, migliorare questo testo.
L'elemento di novità, di cui il nostro emendamento è portatore, consente secondo me di sciogliere un equivoco. Noi ci stiamo dividendo, da ieri e da mesi, sul tema dell'idratazione e dell'alimentazione artificiali, perché c'è un equivoco, a mio avviso, di fondo: per una parte di noi, non sono trattamenti sanitari, per alcuni, sono trattamenti sanitari.
La questione, a mio avviso, è che confondiamo lo strumento con il fine. Mi spiego, anch'io da paziente, come Sannicandro; sono trattamenti sanitari nel momento in cui per praticarli, come molte volte la collega Amato e il collega Burtone ci hanno ricordato, serve un intervento medico, un intervento anche in senso stretto, magari per applicare una PEG, però questo intervento è lo strumento; il fine è dare al paziente, che altrimenti non può nutrirsi, cibo e acqua, certamente in una forma non “elementare”, come avviene a ciascuno di noi che può nutrirsi normalmente, ma noi, attraverso il cibo che assumiamo, normalmente assumiamo dei componenti dal cibo stesso che viene poi frantumato, per così dire, dal nostro apparato digerente.
Per chi non può alimentarsi da solo questo avviene attraverso i prodotti che vengono forniti dall'industria farmaceutica. Ma la finalità è la stessa.
Allora, dentro questo equivoco sta il secondo passo in avanti e vengo al nostro emendamento. La nostra preoccupazione è: fermo restando che per i pazienti in fine vita abbiamo già detto, con emendamenti, e lo ridiremo dopo, che siamo contrari a ogni forma di accanimento terapeutico e vogliamo che anche idratazione e alimentazione siano sospese nel momento in cui sono inutili, perché il paziente, appunto, è terminale, ma cosa succede - e questa, dicevo, è la nostra preoccupazione - se una persona non è un malato terminale, in un quadro clinico stabilizzato, e le si tolgono idratazione e alimentazione? La questione è semplice, è una evidenza: l'evidenza è che muore non per la malattia, ma per fame e per sete.
Da qui, il nostro emendamento, che vi invito - come ho fatto ieri - a guardare, a prendere in mano e leggerne il testo. Nel nostro emendamento, dopo avere tolto le parole: “incluse la nutrizione e l'idratazione artificiali”, noi aggiungiamo un comma 5-bis, ove diciamo: “È vietata la sospensione di idratazione artificiale qualora comporti la morte per disidratazione ed è vietata la sospensione dell'alimentazione artificiale qualora comporti la morte per denutrizione”.
Allora su questo punto io vi invito a riflettere nuovamente, guardando il testo e non il pretesto. Non guardate il proponente, non guardate Palmieri, guardate la proposta di Palmieri: se la proposta è ragionevole, votatela, se non lo è, non votatela, ma la preghiera che io rivolgo a me stesso e a tutti noi è quella, appunto, di guardare il testo e di tenere conto delle cose che ho detto, cioè l'equivoco, a mio avviso, tra fine e strumento, e l'evidenza che consegue alla sospensione del trattamento per persone che hanno un quadro clinico stabilizzato. È ovvia la conseguenza: oltre alla morte per fame e per sete del paziente, della persona, è chiaro che, nel momento in cui la persona chiede di togliere, diventa suicidio assistito, che è l'altra nostra preoccupazione.
Allora, dentro questo quadro ci muoviamo noi, dentro questa prospettiva di attenzione e di cura della persona più debole e dentro l'assoluto rispetto della volontà di tutti. Lo ridiremo fino alla noia: non c'è il derby tra chi vuole imporre niente a nessuno, non c'è nessuna intenzione di costringere nessuno a sottoporsi ad alcun trattamento, è già possibile farlo oggi e sarà possibile farlo dopo l'approvazione di questa norma.
Siamo contro l'accanimento terapeutico per i malati in fin di vita, ma siamo accanitamente per l'attenzione per le persone più deboli, per coloro che in questo caso non sono in grado di nutrirsi e alimentarsi da soli. Questa cosa io la troverei, passatemelo, totalmente di sinistra, perché che cos'è la sinistra, se non l'attenzione verso il più debole? E a che cosa serve la legge, se non a tutelare i più deboli, dato che i più forti notoriamente si tutelano da soli?
Chiudo, Presidente, e invito veramente a guardare il testo dell'emendamento e a guardare, ciascuna collega e ciascun collega, dentro se stessi e la realtà che umilmente sottoponiamo alla vostra attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Sì, grazie Presidente, solo per dichiarare il voto di coscienza su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Colleghi, praticamente se io sono ricoverato in ospedale e rifiuto la colazione, il pranzo e la cena, siccome quell'alimentazione è strumentale alla cura che mi devono dare dopo, mi devono imboccare per forza: è questo il suo ragionamento, collega Palmieri? È molto simile o no? O non è molto simile? Lei deve partire dal testo della legge, che dice: ogni persona maggiorenne capace di intendere e di volere, in previsione di (…) - eccetera, eccetera, lo risparmio - ha il diritto di esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostico-terapeutiche e a singoli trattamenti, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.
Ora, l'onorevole Pagano ha spiegato bene, con l'ausilio del sommo organismo pontificio, che si tratta di terapia. È chiaro, l'ha spiegato bene. Le linee guida indicano come devono agire i sanitari: i sanitari - io dico l'infermiere, il portantino - devono in ogni ospedale dare da mangiare e bere ai malati, perché è uno strumento per poter poi fare la cura, la terapia, perché, se non dai da mangiare e da bere, la terapia ovviamente sarà inefficace.
Quindi, questo distinguo tra idratazione artificiale come strumento ma non terapia non regge né sul piano logico, né sul piano della prassi, né sul piano di quello che accade, né sul piano della somma scienza citata dall'onorevole Pagano.
Ciò premesso, se è terapia, rientriamo esattamente in quello che dice l'articolo 1, per cui è inutile affaticarci più di tanto. Qualora uno mi dicesse: guardate non è proprio il caso di ripetere cose scontate, potrei anche da un punto di vista tecnico-lessicale essere d'accordo, ma non è la prima volta che scriviamo un po' di parole in più in una legge proprio per evitare equivoci.
Ma veramente abbiamo il diritto, qui la possibilità, di alzare un dito e di parlare di questo? Ma vogliamo prendere e vedere in una legge, compresa questa, quante frasi inutili ci sono? Noi qui le spariamo col ventilatore le parole! Ci sono articoli dove, per capire che cosa si vuole, bisogna passare il primo, il secondo, il terzo, il quarto e il quinto comma e, alla fine, forse, capirai l'oggetto della legge in questione!
Quindi, di che cosa stiamo parlando? Questi sofismi non possono far perdere di vista la chiarezza dalla lettera e, come insegnano gli antichi giuristi, dove è chiara la lettera, non fare oscuro commento. Questa è la questione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. A parte il fatto di non apprezzare certi toni, per cui chi la pensa diversamente non avrebbe diritto di parola, e su questo passo, però vorrei invitare, per tramite suo, anche l'onorevole Sannicandro a leggere anche il testo dell'emendamento, non solo il testo.
Qui si dice una certa cosa, non è che non lo si dice, poi, se uno pensa che ha già ragione, per carità di Dio, nessuno è obbligato a cercare di capire quello che sta dicendo l'altro. È che, di fatto, bocciare questo emendamento è la prova che si sta introducendo il suicidio assistito, in ospedale anche. Poi sono anch'io d'accordo che non sia eutanasia, perché l'eutanasia è una buona morte, mentre far morire di fame e di sete non è una buona morte, anzi è una delle forme peggiori di tortura che sono state praticate nella storia.
Ricordo che ad Auschwitz c'era il bunker della fame e diverse volte hanno messo prigionieri, non di loro volontà evidentemente, a morire di fame. È successo anche a un certo padre Kolbe: dopo due settimane che non voleva morire di fame e di sete, persino i nazisti hanno pensato di fargli una puntura di acido fenico, perché non reggevano la vista di una tale sofferenza. Pensiamoci, perché è vero che aprirà poi le porte all'eutanasia, perché è molto meno doloroso fare un'iniezione o fare ingoiare una pastiglia, piuttosto che far morire di fame e di sete una persona.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Sì, Presidente a titolo personale...
PRESIDENTE. Onorevole Argentin, se lei parla a titolo personale, io do prima la parola a un collega del suo gruppo e poi le do la parola per seconda, così parla per un minuto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Io credo di seguire nel ragionamento l'onorevole Sannicandro e di leggere ciò che c'è scritto; qua c'è scritto che è vietato togliere l'acqua e il cibo, qualora provochino direttamente la morte. C'è scritto così. E mi sembra che tutti ricordiate il caso di Eluana Englaro, che fu esattamente questo: le furono tolte l'acqua e il cibo e lei morì.
Ecco, questa cosa qui non volete chiamarla eutanasia e non vogliamo chiamarla suicidio assistito, ma il risultato di togliere l'acqua e il cibo è la morte. Se vogliamo evitare la morte, che io chiamo eutanasia, e se vogliamo evitare che un medico, che ha giurato di curare e di salvare un paziente, non tradisca il suo giuramento, evidentemente questo emendamento di Palmieri è immediatamente da votare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelli. Ne ha facoltà.
FEDERICO GELLI. Presidente, intervengo nel merito complessivo del ragionamento sulla nutrizione e idratazione artificiali.
Ho sentito molte affermazioni, molti riferimenti all'aspetto più rilevante di questo dibattito, cioè che la nutrizione e l'idratazione artificiali non appartengono a quella grande categoria dei trattamenti sanitari. Ecco, questo purtroppo dobbiamo confutarlo in maniera netta. Migliaia e migliaia di pazienti ogni giorno vengono sottoposti a trattamenti sanitari, comprese la nutrizione e l'idratazione artificiali, compreso il mantenimento dell'attività cardiaca e dell'attività respiratoria, cioè quelle che vengono definite funzioni vitali, e credo che dobbiamo in qualche modo interrompere quest'idea che, in un particolare momento, in una particolare situazione, l'operatore, il medico, possa decidere di poter staccare la spina di questi pazienti e poter arrecare la morte. In realtà, non è così.
In realtà, migliaia di persone vengono curate e assistite con tutti i trattamenti sanitari possibili per poter garantire loro un tentativo di speranza di vita e di sopravvivenza nelle nostre terapie intensive. Sono decisioni che vengono prese da quei sanitari e da quei medici indipendentemente dall'idratazione e dalla nutrizione artificiale, che non sono, come abbiamo detto, cibo e acqua.
Lo dico perché nella mia esperienza professionale mi sono occupato di trapianti - l'ho detto già nella relazione illustrativa del provvedimento - e durante questa attività abbiamo visto centinaia di persone che, per una serie di parametri previsti dalle nostre norme, dalle norme di legge, vengono considerate in condizione di morte cerebrale. Queste persone, però, continuano ad avere il cuore battente, continuano ad essere idratate e nutrite artificialmente, così come vengono mantenute le loro funzioni vitali, pur essendo davanti ad una situazione di morte.
Allora, che cosa succede quando, rispetto a questi indirizzi, a queste norme molto chiare, l'équipe o il professionista decide di interrompere questo accanimento terapeutico, perché non c'è più nulla da fare? Si interrompono l'idratazione e la nutrizione artificiali, si interrompe l'assistenza all'attività cardiaca e all'attività respiratoria, altrimenti non si capirebbe come sarebbe possibile avere la straordinaria opportunità della donazione degli organi per vita e speranza a decine e decine di persone con questo bellissimo gesto di solidarietà e di altruismo.
Voglio ricordarvi che in tutta la letteratura scientifica la nutrizione artificiale è un trattamento sanitario, che è assicurato da professionisti e da competenze mediche e sanitarie che sono in grado di modificare la storia naturale della malattia, ed è calibrato su specifici problemi clinici mediante la prescrizione, ad esempio, di nutrienti che vengono farmacologicamente preparati e somministrati attraverso procedure artificiali, vengono sottoposti a un controllo rigoroso dal punto di vista sanitario e, infine, viene richiesto il consenso informato. Ebbene sì, viene richiesto il consenso informato anche per questo tipo di trattamento sanitario.
Il paziente, ovviamente se è nella condizione di intendere e di volere, dovrà esprimere questo consenso, altrimenti saranno i medici a farlo con gli aventi diritto, i familiari che sono vicini al paziente, proprio perché con questo tipo di trattamento sanitario sono connessi molti rischi.
La sua capacità di sostenere le funzioni vitali temporaneamente o definitivamente compromesse ne motiva l'impiego. Ogni progetto di cura deve essere appropriato, efficace e proporzionato, compresi quelli esclusivamente finalizzati ad alleviare le sofferenze. In queste circostanze, le finalità tecniche ed etiche che ne legittimano l'utilizzo definiscono anche i suoi limiti, sui quali può intervenire la scelta informata e consapevole, attuale o dichiarata anticipatamente dal paziente, e la libertà di coscienza e scienza del medico.
Se noi escludiamo che si tratti di un trattamento sanitario, si potrebbe arrivare ad una conclusione paradossale ed errata, per cui il medico sia esente da responsabilità quando possa succedere un'eventuale danno a carico dei pazienti in tutte le altre fattispecie a cui i pazienti possono essere sottoposti, quando, ad esempio, per consentire la nutrizione artificiale, si viene sottoposti alla PEG, la gastrostomia endoscopica percutanea, e quindi ne possa derivare un danno alla vita o alla salute del paziente stesso.
Ed è per questo che il professionista viene in qualche modo chiamato a rispondere professionalmente, proprio perché siamo davanti ad un trattamento sanitario e, come tutti i trattamenti sanitari, ovviamente ne risponde, nella sua totalità, l'opera del professionista che è chiamato a compierla.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Presidente, ho sentito parlare molto di morire di fame e di sete, ma morire di fame o morire di sete vuol dire provare la fame e provare la sete.
Io sono stata per molti anni presidente dell'Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare e ho visto moltissime persone con PEG o con flebo, alimentate e idratate. Era una questione che diventava assolutamente terapeutica, perché veniva fatta a una certa ora e per un certo tempo, a dimostrare che nessuno muore di fame o di sete se non gli viene messa una flebo; muore perché disidratato o non nutrito, che è ben diverso.
Per cui, diamo anche il senso giusto alle parole: nessuno vuol far morire qualcuno di fame o di sete; si vuole soltanto accogliere la volontà di chi non ce la fa più ad essere subordinato ad un meccanismo sanitario, spesso incivile e spesso pressante, che viene dall'esterno e che rende le coscienze pulite ai camici bianchi e poco, invece, alle persone che vivono uno stato di disagio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Presidente, questa proposta emendativa fatta dal collega Palmieri è una proposta assolutamente chiara, nel senso che non lascia dubbi e non lascia alcun tipo di interpretazione. Ho ascoltato la discussione che ne è sfociata.
Noi voteremo favorevolmente a questa proposta emendativa. Questo è uno dei tanti cuori di questo passaggio legislativo. Dobbiamo capire e immagino che la politica in questo senso debba farsi più delle domande che non darsi delle risposte.
Ho sentito e ho ascoltato con attenzione anche quanto ha dichiarato chi ha svolto il lavoro da medico o lo continuerà a svolgere. Il problema di fondo, Presidente, però, è uno: dobbiamo ancora riuscire a capire, al netto delle posizioni personali che ognuno di noi ha, se la politica in genere va a ritenere idratazione artificiale e alimentazione artificiale quasi come fossero una sorta di accanimento terapeutico, perché non vorremmo che, sotto questo punto di vista, addirittura ci possa essere, nei prossimi anni, un'estensione del dettato normativo.
Mi chiedo: un paziente anziano, anzi un anziano, che probabilmente ha sottoscritto una dichiarazione in tempi non inerenti e non fotografati nel momento della sua malattia, che però è capace di intendere o di volere, ma non riesce a parlare e deve essere necessariamente aiutato nell'idratazione e nell'alimentazione, che tipo di possibilità avrà questo stesso paziente, che però non giace in un letto d'ospedale incosciente, di poter rifiutare l'alimentazione? Molti anziani a casa, ad esempio, sono ahimè aiutati nell'idratazione e nell'alimentazione da parte di persone che vanno a prendersi cura di loro. Quindi non vorrei che addirittura nei prossimi anni ci possa essere un'estensione di questo tipo di quadro normativo.
Dopodiché, Presidente, ascoltando gli interventi che sono stati fatti sinora, immagino e rinnovo, attraverso il suo tramite, che quanto dichiarato dal collega Sannicandro non vada a centrare esattamente la ratio di questa proposta emendativa, poiché qui il collega Palmieri, primo firmatario, dice: “È vietata la sospensione di idratazione artificiale qualora comporti la morte per disidratazione (...)”. Qui, collega Sannicandro, non si tratta di dare o di rifiutare la colazione ad un malato, perché è altrettanto chiaro che se io salto la colazione di mattina non è che vado a morire per mancanza di idratazione o di alimentazione. La colazione è un'altra roba e io posso evidentemente mancarla o saltarla volontariamente anche perché qui, voglio dire, entriamo nel campo della volontarietà o della non volontarietà.
Eviterei anche, Presidente, un certo tipo di parallelismo rispetto a pratiche naziste o qualcosa del genere che ho ascoltato in quest'Aula, ma - ed è proprio per quello che, ad esempio, il gruppo di Fratelli d'Italia ha espresso delle proposte emendative in questo senso - dovremmo andare sempre e sempre più spesso a cercare il cosiddetto consenso, la cosiddetta firma su questo documento, non dico come uno stillicidio ogni mese nei confronti dei pazienti, ma molto, molto spesso.
Concludo, Presidente, dicendo una cosa. In alcuni aspetti mi sono sentito abbastanza inadeguato a poter fare qualcosa rispetto a questa proposta e dico anche, Presidente, concludendo il mio intervento, che - e lo rinnovo -, come il gruppo Fratelli d'Italia ha sottolineato ampiamente in seno alla questione sospensiva che avevamo proposto qui alla Camera qualche settimana fa, che questo Parlamento con questo passaggio di legge non andrà a risolvere un problema, ma andrà ad accontentare probabilmente soltanto qualcuno.
Serviva essere più coraggiosi, perché di fatto - di fatto - più o meno eutanasica, buona o cattiva morte, sospendere l'idratazione e l'alimentazione tecnicamente porta al decesso del paziente, come già è avvenuto con il citato caso di quella ragazza, che si chiamava Eluana Englaro, che di fatto è morta di fame e di sete.
Quindi, Presidente, non c'è stato da parte della politica il coraggio, in un testo che parla di fine di vita, ma anche di morte dei pazienti, di dichiararsi favorevoli o non favorevoli ad un termine, “eutanasia”, perché, così facendo, daremo la possibilità a coloro che hanno la possibilità - lo rinnova e lo ripeto - di spendere qualche soldo, ad esempio 10, 15 o 20 mila euro, e di andare a schiacciare un pulsante con i loro denti in Svizzera mentre a qualcun altro, invece, non verrà data questa possibilità, ma verrà fatto morire per mancata idratazione ed alimentazione.
PRESIDENTE. Grazie…
WALTER RIZZETTO. Questa è una cosa che io trovo ingiusta.
PRESIDENTE. Saluto studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo “Stadio-Borgo Milano” di Verona, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Intanto, se mi permette, voglio ringraziare l'onorevole Argentin e invito tutti i colleghi, anche chi magari era un attimo distratto, a rileggere l'intervento dell'onorevole Argentin a verbale, perché ha detto chiaramente che stiamo parlando di eutanasia; l'ha detto chiaramente e penso che a nessuno sia sfuggito l'intervento giusto, approfondito e puntuale dell'onorevole Argentin, che ha detto chiaramente che stiamo parlando di eutanasia.
Se mi permette, poi, vorrei anche riprendere un altro intervento approfondito, quello del collega Gelli, il quale ha fatto un ottimo intervento. Peccato che viene meno quando - e ha letto meglio di me l'articolato, ne sono convinto - dice che i trattamenti sanitari sono già previsti; perché, allora, specificare che sono incluse idratazione e alimentazione, se lei ha questa certezza assoluta che si tratti di trattamenti sanitari? Togliamola! Su una legge così delicata, ambiguità penso che non ce ne debbano essere; togliamola!
Infine, Presidente, vorrei anche, sempre tramite lei, rispondere all'onorevole Sannicandro, che mi auguro ascolti un attimo, così magari non farà l'ennesimo intervento dicendo che nella nuova Carta degli operatori sanitari c'è scritto che idratazione e alimentazione sono trattamenti sanitari. Non ha letto questo il mio collega Pagano e mi sorprende che lei, da profondo giurista qual è, l'abbia interpretato in questo modo, perché - leggo testualmente - si parla di “cure di base”, che sono altra cosa.
Mi auguro che lei, quindi, adesso possa inquadrare meglio l'argomento e le possa essere utile per una riflessione sul tema che noi stiamo portando avanti.
Qui non stiamo parlando di una persona che, in caso di eliminazione della idratazione o della alimentazione artificiali muore per le conseguenze della malattia; muore perché non gli viene garantita l'idratazione e l'alimentazione, che è cosa diversa dalla morte per la malattia o per la patologia che il paziente ha. Non confondiamo le acque, altrimenti facciamo un pessimo dibattito.
Ribadisco a tutti di andarvi a rileggere l'intervento dell'onorevole Argentin, che non può essere certo tacciata di essere una strenua combattente che ha fatto ostruzionismo in Commissione contro questa proposta di legge. Quella è la cartina di tornasole.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Lega Nord ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Grazie, Presidente. Un intervento breve per rivolgere, tramite lei, un invito all'onorevole Sannicandro. Onorevole Sannicandro, lei legge in questo emendamento l'ipotetica possibilità che, trovandosi lei in ospedale, può rifiutare il cibo, la cena della sera, e invece le viene imposto e viene imboccato con forza. Capisco che la cena in ospedale non è la cena al La Pergola dell'Hilton e quindi questo è anche ammissibile, però una cosa è che lei rifiuti la cena e una cosa è che lei è in ospedale perché ha deciso di non alimentarsi e non idratarsi e, quindi, ha deciso di voler morire senza assumere né cibo né acqua. Ebbene, in questo caso è una sua decisione, per cui io quello che prego è che il signore che pensa di fare una cosa del genere se ne torni a casa sua e non lo vada a chiedere al sistema sanitario, occupando un letto che deve servire per cose diverse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI. Grazie, Presidente. Io mi rifaccio all'invito che più volte avete sentito in quest'Aula fare dal mio compagno di banco, cioè di rifarsi al testo perché davvero, andando a leggere l'articolo 3, comma 1, e il testo dell'emendamento, viene difficile capire il motivo per cui non lo si voglia accettare, se non in una logica volta ad introdurre l'eutanasia, cosa che invece abbiamo sentito dire che questa proposta di legge non vuole fare.
La prima parte del comma è evidente che si riferisce a un accanimento e il paziente può disporre che non venga effettuato e noi siamo tutti ben consapevoli che è un concetto da condividere. Ma quando poi nell'emendamento si dice - e a mio avviso conviene rileggerlo - che “è vietata la sospensione di idratazione artificiale qualora comporti la morte per disidratazione ed è vietata la sospensione di alimentazione artificiale qualora comporti la morte per denutrizione” come si fa a non essere d'accordo su questo concetto?
PRESIDENTE. Grazie…
LUCA SQUERI. Solo - ripeto - se si vuole introdurre l'eutanasia, ma questa proposta di legge non riguarda, voi mi dite, questo concetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Prima di tutto voglio chiarire che qui non si tratta di togliere acqua e cibo a nessuno, come ha detto impropriamente qualche collega, ma di non imporre trattamenti di nutrizione e di idratazione artificiali fatti con mezzi invasivi, che possono spesso essere dolorosi e possono avere effetti collaterali a chi non li vuole.
Detto questo, vorrei rispondere alla domanda che ha fatto il collega Fedriga - che non c'è, ma gli rispondo lo stesso - circa il motivo per cui è necessario scrivere in maniera esplicita in questo provvedimento che è possibile rinunciare anche a quei trattamenti, nutrizione e idratazione artificiali.
È necessario farlo perché ereditiamo un dibattito dalla scorsa legislatura proprio su questi temi in cui è stato scritto un provvedimento, che è stato approvato, se non sbaglio, al Senato e non alla Camera, in cui si diceva in maniera esplicita che non si potevano sospendere questi trattamenti.
È stato fatto addirittura un decreto dal Governo Berlusconi, in cui si diceva e si parlava esplicitamente di idratazione e nutrizione artificiali, in quanto non trattamenti che non si potevano sospendere e, per fortuna, in un momento di illuminazione, il Presidente Napolitano non ha firmato quel decreto.
Quindi, ereditando quel dibattito, è necessario indicarlo in maniera esplicita in questo provvedimento. È necessario indicarlo in maniera esplicita perché, nonostante tutti gli interventi che ci sono stati e nonostante il parere della Società italiana di nutrizione e idratazione clinica e metabolismo, del comitato etico pediatrico della Toscana, della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, della Società italiana di analgesia, rianimazione e terapia intensiva e dell'Associazione italiana dietetica, nutrizione clinica e metabolismo, che ritengono che idratazione e nutrizione siano trattamenti sanitari, siamo ancora in quest'Aula a discutere di questo. Quindi, è chiaro che, per ovviare, perché non ci siano ambiguità, come diceva prima il collega, è opportuno specificarlo.
Quello che, invece, noi riteniamo forse sterile è il dibattito sul fatto se idratazione e nutrizione artificiali siano o non siano trattamenti sanitari, perché c'è l'articolo 13 della nostra Costituzione che sancisce un diritto fondamentale, ovvero l'inviolabilità della nostra sfera corporea. In base a quell'articolo, nessun trattamento invasivo della nostra sfera corporea, del nostro corpo, può essere fatto senza il nostro permesso.
Allora, non dobbiamo neanche stare qua a perdere tempo per capire se idratazione e nutrizione artificiali siano o no trattamenti sanitari, anche se è stato ampiamente dimostrato che lo sono, perché è diritto di una persona, in qualsiasi modo questi siano definiti, chiedere che quei trattamenti su di essa non siano fatti.
Quindi, mi pare chiaro, noi abbiamo presentato un emendamento in tal senso, che è l'1.400, in cui diciamo in maniera chiara che, in merito a idratazione e nutrizione, possa essere nella disponibilità della singola persona rinunciare o non rinunciare, a prescindere da come quei trattamenti siano considerati, cura o non cura.
Quindi, questo dibattito, a nostro avviso, è effettivamente un po' sterile, ma il fatto che siano presenti in maniera esplicita all'interno del testo è, invece, sacrosanto e importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Vorrei rivolgere un'osservazione al collega Mantero, attraverso di lei.
L'articolo 13 della Costituzione vieta ogni intervento invasivo nella sfera della corporeità del soggetto, è vero, ma non dice che il Servizio sanitario nazionale debba assistere il suicidio.
Se uno vuole rompere l'alleanza terapeutica - “terapeutico” vuole dire per curare - che ha fatto con il medico, firma, esce, va a casa sua e fa quello che vuole. Qui stiamo parlando di un'altra cosa: non del diritto della persona su se stessa, ma del diritto della persona di imporre a me, cittadino, di pagare con le mie tasse la collaborazione a un atto che la priva della vita. Uno mi può ordinare: “tu mi uccidi”? Io dico no. Mi pare un diritto fondamentale poter dire di no.
Quanto al diritto alla rinuncia a trattamenti invasivi, certo, esiste questo diritto, ma qui non abbiamo a che fare con la rinuncia a un trattamento invasivo perché invasivo; abbiamo a che fare con la rinuncia ad un trattamento, invasivo o no, per ottenere il risultato della morte del paziente. Hic Rhodus hic salta, questo è il punto, e mi pare che i colleghi ci girino attorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. È davvero un peccato che su un tema così profondo il singolo deputato sia chiamato a scegliere tra l'ipocrisia e l'arroganza, perché, agli occhi di chi, come me, è palesemente favorevole all'istituzione e al riconoscimento dell'eutanasia nell'ordinamento nazionale, è assolutamente ipocrita che chi ha presentato e sta sostenendo questo provvedimento non dica in chiaro, con semplicità, che questo è un provvedimento che, tra i suoi sviluppi, ha anche la possibilità di consentire al paziente di scegliere, per il tramite della fine dei trattamenti, di porre fine alla propria vita nel modo peggiore, in un modo che nessuno seguirà, perché è il modo più doloroso, quello più drammatico, quello più lungo.
Ma, dico io, è un primo passo, forse purtroppo necessario, per arrivare, poi, a una norma più civile, che consenta l'eutanasia in un modo meno invasivo e meno doloroso. E, quindi, c'è una profonda arroganza, c'è una profonda ipocrisia nel non riconoscere che di questo stiamo trattando; sarebbe molto più semplice, anche per molti tra noi che voteranno comunque questo provvedimento, poterlo difendere e argomentare i motivi per i quali si aderisce a questo contenuto. Ma c'è anche dell'arroganza in chi ritiene di essere talmente al di sopra degli altri, depositario della verità, dal dovere intervenire sulle scelte singole di ciascuno, richiamando emotivamente alla memoria di tanti argomenti, situazioni e personaggi che, francamente, su un tema del genere sarebbe stato meglio lasciar perdere. Ho sentito, signor Presidente, riferimenti alla Shoah, a Padre Kolbe, a Wojtyla.
Insomma, credo che, riabbassando i toni e riportando il tema a ciò di cui stiamo trattando, noi stiamo parlando di qualche cosa che non attiene alla necessità che il Parlamento regolamenti il vezzo singolare di questo o di quello. Stiamo parlando di situazioni in cui qualcuno si trova soggettivamente addirittura nella condizione di dover chiedere, per farla finita, che gli venga tolta l'idratazione. Allora, ove tutto manchi nella vostra arroganza, io vi chiedo almeno di rispettare la disperazione. La disperazione è lo stato d'animo conseguente alla perdita della speranza. Allora, quando ciascuno si trova soggettivamente nella situazione certa di non avere più alcuna speranza, non esiste e non può esistere nessuno che prima, sopra o davanti a lui possa decidere in che modo affrontare gli ultimi drammatici momenti della proprio vita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marzano. Ne ha facoltà.
MICHELA MARZANO. Grazie, signor Presidente. Avendo soltanto un minuto, sarò telegrafica e rinvio, per chi vuole approfondimenti, al mio intervento sul complesso degli emendamenti. Forse è la prima volta e l'ultima che mi trovo d'accordo con quello che è stato detto dal collega Corsaro: in questo momento, nessuno dovrebbe permettersi di intervenire nella sfera privata di chi sta vivendo momenti drammatici per imporre il proprio punto di vista. Ma non era soprattutto questo che volevo dire; volevo soprattutto dire il mio rammarico per avere sentito tirare in ballo più volte, in maniera inadeguata, Eluana. Quello a cui si sta assistendo oggi ricorda tristemente i dibattiti della scorsa legislatura. All'epoca vivevo in Francia e dicevo: non è possibile, cosa sta succedendo all'Italia? Sono tornata in Italia, mi trovo in Parlamento e riascolto esattamente le stesse cose, come se il tempo passato non fosse servito a nulla. Il papà di Eluana ha dovuto aspettare quindici anni prima di strappare la figlia a quell'inferno che lei non voleva, come diceva, come ha ripetuto.
Oggi abbiamo l'occasione di evitare che altri genitori debbano passare anni e anni ricorrendo alla giustizia. Inviterei anche chi ha tante perplessità e non accetta la voce della scienza, dei colleghi medici, di andarsi a rileggere qualche intervista di don Lorenzetti. È un cattolico, un prete, un bioeticista, e ha un'ottima definizione di ciò che è e ciò che non è un accanimento terapeutico, parlando anche dell'idratazione e della nutrizione artificiali, spiegando perfettamente che è accanimento terapeutico tutto ciò che non permette di guarire, tutto ciò che non permette di migliorare la situazione. Allora, cerchiamo di ritrovare, da un lato, un po' di capacità comprensiva, dall'altro, un po' di carità cristiana, visto che spesso è ciò a cui ci si appella, rileggendo anche chi è cattolico (Applausi dei deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Vorrei tornare proprio sulla pragmaticità del tema, cioè sull'idratazione e alimentazione non c'è unanimità. Non c'è unanimità nella comunità scientifica, benché ci sia una maggioranza che le ritenga trattamenti sanitari, ma non c'è unanimità. Non c'è unanimità nella prassi, non c'è un criterio definito per cui si può stabilire quando sono terapie e quando non sono terapie. Penso, per esempio, a quando si usa il sondino per comodità assistenziale, quindi quando una persona, in realtà, potrebbe mangiare e bere senza strumenti, semplicemente, ma gli viene introdotto il sondino per comodità assistenziale.
Quindi, non c'è un criterio che possiamo utilizzare in modo univoco. L'unico criterio che possiamo utilizzare è quello introdotto da questo emendamento, cioè non si può sospendere idratazione e alimentazione quando poi questo comporti la morte per denutrizione o per disidratazione: questo è l'unico criterio univoco che possiamo introdurre. Se… scusi onorevole Burtone…
PRESIDENTE. Collega Burtone, per favore…
EUGENIA ROCCELLA. Anche perché io parlo per esperienza, quindi non solo i medici hanno esperienza di queste cose, ma anche le persone che le hanno subite.
PRESIDENTE. Al di là del titolo per il quale parla, è bene che lei sia nelle condizioni di poter parlare, anche se parlasse per filosofia, diciamo. Chiedo ai colleghi, specie quelli del Comitato dei nove. Prego.
EUGENIA ROCCELLA. La ringrazio, Presidente, ma voglio sottolineare che parlo anche per esperienza diretta. Dicevo che l'unico criterio che possiamo introdurre è questo. E questo per evitare che la sospensione di idratazione e alimentazione, che non riguarda soltanto, come forse intendeva l'onorevole Corsaro, i malati terminali, le persone che non hanno più speranze di vita, ma è una scelta che può riguardare chiunque, anche, fra l'altro, persone malate di mente, disabili, visto che è consentito dall'articolo 2 che sia il tutore o i genitori dei minori a prendere questa decisione.
Ecco, vorrei evitare che la sospensione di idratazione e alimentazione fosse, come ha spiegato con grande chiarezza - l'ho già detto - la presidente dell'associazione Coscioni, la via italiana all'eutanasia. In questo c'è una certa ipocrisia in questa legge, perché è evidente che questa può essere la via italiana all'eutanasia. Quando si sospendono idratazione e alimentazione, non è che si smette di mangiare e di bere, si è in un ospedale, si è in una struttura sanitaria, e poi si scelgono delle forme di alleviamento del dolore, quindi la sedazione. Noi andiamo in un ospedale, a questo punto, a scegliere di sospendere idratazione e alimentazione come una via all'eutanasia, chiedendo poi la sedazione che ci accompagni alla morte: questa è una forma di ipocrisia. Quindi, introdurre questo criterio è l'unica cosa che potrebbe mettere tutti d'accordo, perché è un criterio obiettivo.
PRESIDENTE. Avverto che la componente del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame e, essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, io rispetto tutte le posizioni. Mi permetto, però, di contestare che si possa parlare di acqua e di cibo. Quando facciamo riferimento alla nutrizione e alla idratazione artificiali, parliamo di prodotti che vengono forniti dall'industria farmaceutica, il dosaggio è stabilito da specialisti, per poter praticare queste terapie bisogna intervenire chirurgicamente. L'ho detto ieri in un intervento, ho specificato che ci sono tecniche, che non sono tecniche assolutamente elementari nella pratica medica, ma sono tecniche molto complesse. Chi segue, nelle rianimazioni, la nutrizione e l'idratazione artificiali sono specialisti che dedicano gran parte del proprio lavoro a questo settore e concludo.
Quando abbiamo parlato, e parliamo, di pratiche caritatevoli che si realizzano nei nostri ospedali, quando si è in agonia e vengono staccate anche le flebo, si pratica l'eutanasia? Si pratica l'eutanasia?
L'eutanasia è tutt'altro, è mettere nel corpo un farmaco che provoca la morte e questa legge non dà per nulla la possibilità di dare la morte. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, a titolo personale e per rispondere a un po' di colleghi. Ma c'è veramente l'imbarazzo della scelta, per cui, onorevole Sannicandro, anche a nome della nostra proverbiale simpatia, rimando al prossimo intervento una risposta. Però, ora mi devo concentrare sicuramente sull'intervento dell'onorevole Mantero, perché quando richiama l'articolo 13 sulla inviolabilità della sfera individuale, da un punto di vista quindi anche della salute corporea, commette un errore grossolano - lo dico con grande rispetto -, perché cosa c'entra tutto questo? È stato specificato - ripeto, andate a leggere i lavori preparatori dell'articolo 13 dei nostri padri costituenti - che non c'entra assolutamente niente tutto questo. Ma aggiungasi un altro particolare. Recentemente il think tank più importante da un punto di vista dei giuristi italiani, quelli del Centro Livatino, che fra l'altro comprende due giudici emeriti della Corte costituzionale, decine e decine di giudici di tribunali dei minori e dei tribunali ordinari, i più famosi avvocati e professori di diritto ordinario del nostro Paese, si è pronunciato in maniera chiara che la fattispecie non è quella dell'articolo 13, ma è quella dell'articolo 32 e precisamente il comma 1. Lo ricordo ancora una volta: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”. L'interesse della collettività non è da meno rispetto alla tutela del singolo individuo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gregori. Ne ha facoltà.
MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Ho sentito, in questo ampio dibattito su questo emendamento, la questione della confusione tra lo strumento e il fine dello strumento. Ho sentito dire che dovremmo ammettere alcune questioni sull'eutanasia, che non dobbiamo essere ipocriti. Va bene. Io rispetto chi la pensa diversamente da me e dal mio gruppo, ma allora chiedo di non essere altrettanto ipocrita dall'altra parte, per un motivo, perché lo strumento ha un fine. Il fine è quello di curare, sì, ma migliorare lo stato della persona che in quel momento si trova con la nutrizione e l'idratazione artificiali - lo ha anticipato, giustamente, il collega del Partito Democratico -, ma dobbiamo capire qual è il limite dello strumento. Attenzione colleghi, quando ci sono dei trattamenti che non hanno più efficacia positiva sulla salute del paziente, varchiamo un confine, che è quello dell'accanimento terapeutico, e cioè lì, se noi continuiamo con delle pratiche che non danno dei risultati, si può giungere a patologie secondarie, che possono portare alla morte del paziente, ma, prima della morte, a una sofferenza vera di seconda patologia del paziente. Mi spiego. Idratazione e alimentazione artificiali, come è stato già ricordato, sono componenti chimici, non è il cibo che noi mangiamo, e quei componenti chimici, per quanto possano aiutare la persona, comunque non danno quell'effetto che può dare un'alimentazione normale, ossia ritardare, ad esempio, il sopraggiungere di piaghe da decubito. Che cosa sono le piaghe da decubito? È la morte di una parte del corpo, generalmente a livello del sacro e a livello dei talloni, e quella può essere una seconda causa che scaturisce da un accanimento terapeutico e porta a morte, perché la piaga da decubito, in base allo stadio, può arrivare fino all'osso, se non curata bene, può portare infezioni, e il paziente può morire.
Allora, ecco perché io dico: colleghi, io rispetto le altre posizioni, ma allora comprendiamo, capiamoci dove è il limite. Se noi continuiamo a fare una somministrazione artificiale in persone che non traggono giovamento da quella pratica terapeutica - e sottolineo ancora, per l'ennesima volta, terapeutica -, noi varchiamo un confine che è quello dell'accanimento terapeutico, portando veramente delle sofferenze in più e, forse, più forti alla persona malata. E, guardate, non bisogna andare lontano per capire quante persone chiedono libertà di scelta: io lo dico non per esperienza diretta, lo dico perché, come molti, come molti colleghi, abbiamo vissuto nei reparti. Quelle persone, quando arrivi la mattina, aspettano un tuo sorriso, aspettano una tua parola, ma alcune mattine neanche quel sorriso e quella parola gli bastano: l'unica cosa che ti chiedono è “fateci morire, non ce la facciamo più”, perché lo stato in cui si trovano è uno stato del tutto irreversibile.
Allora, non facciamo uno scontro dentro l'Aula del Parlamento tra chi è a favore e chi è contro, ma pensiamo anche a chi dice “io non ce la faccio più e voglio decidere della mia vita”, perché, ripeto, come ho detto ieri, fino agli anni Sessanta queste pratiche non esistevano. Queste pratiche oggi aiutano chi vuole continuare a vivere, ma non possono assolutamente essere applicate a chi non le vuole, perché è una violenza e prima di quella violenza queste persone ne subiscono altre, che sono della propria intimità, perché, dall'oggi al domani, ti trovi che non hai più non solo decisione su quello che vuoi fare, uscire o meno, mangiare o meno, ma ti trovi intorno ad un'équipe sanitaria che fa il suo mestiere, ma la persona si sente violata nella propria intimità. Allora, pensiamo anche a questi aspetti, colleghi. Ripeto: non continuiamo a pensare solo a chi è a favore e a chi è contro, alle posizioni politiche, ma pensiamo alle persone che sono nei reparti in condizioni che non sopportano più (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Io non mi avventuro in discorsi di carattere etico, ma vorrei svolgere qualche considerazione di carattere giuridico. I principi non si può far finta di non conoscerli: nel nostro Paese è assolutamente vietato far morire qualcuno di fame e di sete. Nel momento in cui l'articolo 1, settimo comma, di questo provvedimento scrimina la condotta del medico, il quale cioè, è esente da responsabilità civile o penale se rispetta la volontà espressa dal paziente, ma il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, deontologia o buone pratiche, mettiamoci d'accordo: è contrario a norme di legge interrompere idratazione e alimentazione - questo è l'emendamento -, facendo morire di fame il soggetto? Certo, è un reato. Se non approviamo questo emendamento, che vieta la sospensione se comporta la morte per denutrizione, andiamo a ratificare la possibilità di far morire qualcuno in luogo pubblico per denutrizione: cioè, stiamo scriminando una chiarissima fattispecie di reato. Su questo vorrei che ci fosse una pronuncia anche del Governo, che vedo stranamente fermo su questi temi. Non è possibile immaginare che io possa legittimare una condotta penalmente rilevante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, intanto per dire che l'emendamento del collega Palmieri è certamente suggestivo, perché pone un problema sul quale sarebbe opportuno interrogarci; lo pone però nel tempo sbagliato, perché la modifica dell'articolo 3, suggerirei a tutta quest'Aula, di discuterla nel contesto dell'articolo 3.
Da questa banale osservazione vorrei partire per riproporre un attimo la filosofia complessiva di questo provvedimento, filosofia che ho condiviso fin dall'inizio e che trovo anche in questo momento convincente. Noi siamo partiti dal presupposto che non fosse il caso di ripetere l'esperienza della scorsa legislatura e di legiferare sul caso Englaro e, quindi, di legiferare sul limite - passatemi un termine -, sull'inconoscibile, perché alcune situazioni nelle quali si trovano le persone, in certe condizioni di semi-vita cosciente o di vita del tutto non cosciente, non sono così perfettamente note alla scienza medica. Legiferare su quello che non ci è noto credo che sia assolutamente inappropriato, rischioso.
Allora, noi siamo partiti da un altro punto di vista: qual è il riferimento etico ultimo che riguarda tutto il mondo delle terapie e dell'assistenza sanitaria? Nel nostro ordinamento è la volontà del paziente e, quindi, abbiamo costruito questa legge sul rispetto della volontà del paziente, ponendo all'articolo 1 il consenso informato.
Ora, il consenso informato ottenuto da un paziente in perfette condizioni di intendere e di volere è chiaro che non può imporgli nessun tipo di trattamento, compresa la nutrizione artificiale. Se vado in ospedale e non voglio che mi facciano una PET, nessuno al mondo potrà mai costringermi ad accettare una PET. Quindi, è ovvio che l'articolo 1 ha una sua completezza, una sua razionalità che, per quanto riguarda le situazioni normali - ripeto: normali -, non merita davvero di essere corretta.
Per quanto riguarda le situazioni di confine, l'articolo 3, che disciplina le disposizioni anticipate di trattamento, pone molti problemi. Io chiedo a tutti di risolverli parlando dell'articolo 3; per quanto riguarda l'articolo 1, il richiamo che c'è nel comma quinto, che è oggetto di questa lunga discussione, credo che sia meglio chiarito nell'emendamento Amato e che, quindi, per quanto riguarda l'articolo 1, noi possiamo serenamente mantenere la posizione sin qui espressa.
PRESIDENTE. Comunico che anche la componente del gruppo Misto USEI-IDEA ha esaurito il tempo e la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Intervengo velocemente. È apprezzabile il fatto che il collega Pagano sia andato a leggere l'interpretazione che i costituenti hanno voluto dare dell'articolo 13, però gli consiglio nuovamente di informarsi o, comunque, di aggiornarsi e andarsi a leggere anche le varie sentenze costituzionali che ci sono state poi nel corso degli anni, come, ad esempio, la n. 438 del 2008, ma anche altre, che dicono e spiegano perché c'è l'estensione dell'articolo 13 alla sfera sanitaria in combinato con l'articolo 32, dove si fa chiaro riferimento all'inviolabilità del proprio corpo e all'intangibilità della propria sfera corporea. Quindi, chiamatela nutrizione e idratazione artificiale, come volete, trattamenti sanitari, non trattamenti sanitari, Giovanni, Michele, con il nome che gli preferite dare, ma io sono proprietaria del mio corpo e c'è l'inviolabilità del mio corpo, stabilita dalla Costituzione, così come interpretata anche dalla Corte costituzionale e dalle sentenze costituzionali, che consiglio nuovamente il collega Pagano di andarsi a leggere o, comunque, di andare almeno a leggere le memorie della Commissione, che sono state consegnate in XII Commissione o, comunque, a partecipare ai lavori della Commissione: questo per capire che io posso rinunciarvi e voi non potete obbligarmi a fare un trattamento né a sospenderlo o non sospenderlo quando voi decidete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. L'emendamento dice una cosa semplicissima: quando la nutrizione artificiale non comporta la morte? Quando raggiunge il suo scopo, cioè di far vivere e nutrire. Quindi, fino a che raggiunge il suo scopo, la nutrizione artificiale serve a questo, ma, nel momento in cui si sospende questa funzione, necessariamente, dobbiamo ammettere che il Servizio sanitario nazionale provoca la morte e ringrazio i colleghi che hanno con molta onestà intellettuale ammesso questa possibilità insita nel testo.
Altri colleghi, per evitare questa conseguenza, hanno dovuto sostenere che la morte cerebrale è già morte, ma questo non è vero e valga il principio di prudenza evocato dall'onorevole Monchiero, qualche secondo fa.
Allora, davvero, a questo punto, ha ragione chi dice che sarebbe più umana l'eutanasia, piuttosto che questa prospettiva. Chiedo che si possa, almeno, accantonare questo emendamento nella prospettiva evocata dall'onorevole Monchiero e di riprenderlo assieme all'esame dell'articolo 3.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Rassicuro il collega sul fatto che l'articolo 3 ha un numero notevole di emendamenti in cui potremo affrontare tutte le sfumature, ritornando su quello di cui abbiamo appena parlato. Il nostro faro è stata la Costituzione, il consenso informato nasce da lì, nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Il Sistema sanitario nazionale, più volte evocato, dice che gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono volontari - accertamenti e trattamenti - e sono obbligatori solo quando sono disposti con provvedimento del sindaco, su proposta del medico. Se io posso dire di sì, io posso anche dire di no, non esiste un diritto che non accetti anche il suo rovescio, se no, allora, il consenso informato non vale niente. Se posso dire il mio “sì”, posso dire il mio “no” e posso anche revocare il mio consenso, accettando, consapevolmente, le conseguenze di quell'atto. Il reato di eutanasia, previsto dal codice penale precedente alla Costituzione, va letto alla luce della Costituzione, non alla luce di quelle che sono le nostre interpretazioni personali. La lettura della Costituzione dice che il consenso del paziente è fondamentale per l'atto medico e al consenso consegue la possibilità di rifiutare.
PRESIDENTE. Volevo chiedere all'onorevole Menorello se il suo intervento in relazione alla proposta di accantonamento è una proposta formale o è una dichiarazione di opportunità. Bene, non c'è proposta formale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO. Questo emendamento, Presidente, non riguarda il fine vita. Questo emendamento riguarda il paziente impossibilitato a nutrirsi e a idratarsi da solo e vieta la possibilità di interrompere nutrizione e idratazione quando ciò conduca alla morte. Ora, è di tutta evidenza che questo emendamento vuole fugare ogni dubbio in ordine alla possibilità di introdurre nel nostro ordinamento l'eutanasia. Siccome molti di quelli che voteranno contro questo provvedimento, voteranno contro il provvedimento, non perché siano contro nel merito, ma perché ritengono che possa essere il primo passo verso l'introduzione dell'eutanasia, noi riteniamo che questo emendamento sia di importanza fondamentale.
Per questo chiediamo, formalmente - lo facciamo noi -, l'accantonamento dell'emendamento e, nell'ipotesi che l'accantonamento venisse votato in maniera sfavorevole dall'Aula o non raccogliesse l'adesione della relatrice, chiediamo, fin da ora, che questo emendamento sia sottoposto a scrutinio segreto.
PRESIDENTE. Allora, c'è una proposta, a questo punto, formale di accantonamento su cui chiedo alla relatrice… me lo deve dire formalmente. Lo sospetto, ma…
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Certo, come ho detto già precedentemente, non ritengo di rispondere positivamente a questa richiesta, anche perché so già che analoghi emendamenti sono contenuti nella cinquantina di emendamenti all'articolo 3.
PRESIDENTE. Chiedo se vi siano interventi a favore. Onorevole Palmieri, prego, ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, approfitto per ribadire ciò che ho detto prima e che ci spinge, appunto, a chiedere l'accantonamento per il metodo che stiamo cercando di proporre a tutti instancabilmente, cioè a dire: guardiamo il merito delle cose, guardiamo le proposte, valutiamo se sono ragionevoli o meno.
Per questo motivo, nonostante le parole della relatrice, noi invitiamo, qui ed ora, ad accantonare questo emendamento e a prenderlo in seria considerazione. Ho avuto risposte ironiche di cui mi dispiaccio, non ho avuto risposte, però, nel merito delle mie considerazioni.
Il merito delle considerazioni porta a dire che è vero che è uno strumento di natura artificiale che richiede l'intervento del medico, ma la finalità è garantire la vita non a chi è in fin di vita, in pericolo di vita, ma, semplicemente, a chi, in un quadro clinico stabile, fuori dalla terapia intensiva, fuori da ogni tipo di problematica, appunto, di pericolo di vita, non è capace di nutrirsi da solo. Altrimenti, la conseguenza è la morte per fame e per sete. Questo è il mio ragionamento che ho tentato di proporre con questo emendamento, anzi, è il nostro ragionamento, guardate il numero delle firme all'emendamento.
Per questo motivo invitiamo, fin da ora, ad accantonarlo, a farci una riflessione, a prendere in considerazione quella differenza. Lo ripeto, lo dico anche al collega Burtone: ha totalmente ragione, sono strumenti invasivi, richiedono il consenso; quando al mio papà han fatto la PEG io ho dato il consenso. Però, la questione è quella, la finalità è per una persona che ha un quadro clinico stabile, non per prolungare inutilmente le sofferenze a un morente. Ma noi non siamo per la sofferenza di nessuno, lo volete capire? Questo è il punto, su questo punto non abbiamo nessuna divisione con nessuno. La questione è tutelare i più deboli e per questo l'invito è ad accantonarlo.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di parlare contro l'accantonamento, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 1.351 Palmieri, su cui c'è il parere contrario della relatrice.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 268 voti di differenza.
A questo punto, lo pongo in votazione. È stata fatta richiesta di scrutinio segreto, ne sussistono i presupposti, quindi, accolgo la richiesta.
Avverto, pertanto, che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.351 Palmieri, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Menorello 1.231.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.231 Menorello su cui è contraria la Commissione e il Governo si rimette all'Assemblea, mentre il relatore di minoranza è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marguerettaz.
Revoco la votazione. Prego, ne ha facoltà.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Sì, grazie Presidente. Intervengo su questo...
PRESIDENTE. Siamo all'emendamento Menorello 1.231. Prego, era solo per precisarle che non è il suo.
RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. È simile, insomma, uguale anzi. Io credo che a questo punto del dibattito la questione sia una: questa legge autorizza ed assiste il suicidio o no? Io credo che per rispondere a questa domanda bisogna porsene un'altra: bisogna chiedersi, forse, che cosa c'è all'origine dalla domanda di chi chiede le possibilità che questa legge offre. Io credo che ci sia una differenza netta tra il chiedere la sospensione del trattamento sanitario e quella, invece, che sta nel chiedere la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione. Perché dico questo? Perché ritengo che la persona che richiede la sospensione o la revoca del trattamento sanitario porta dentro di sé una domanda, che non è necessariamente quella di morire. Ci possono essere mille motivazioni sottese a questa richiesta: potrebbe essere la non fiducia nella medicina attuale, potrebbe essere il desiderio di non vedere un accanimento terapeutico, potrebbe essere la scelta di preferire l'affidarsi al fato, al Padreterno, a medicine alternative, può essere tutta una serie di motivazioni diverse. Viceversa, la richiesta di sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione sottende un'unica richiesta, che è quella di morire. Non ci sono alternative a questa richiesta. Io su questo vorrei che si facesse davvero chiarezza, perché ho sentito parlare di ipocrisia e devo dire che anch'io nel dibattito non ho potuto fare altro che notarla, questa ipocrisia diffusa.
Quando sento dire dall'onorevole Mantero che in alcuni casi la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione porta alla morte - no, non in alcuni casi, sempre! Questa è una legge naturale - o quando sento l'onorevole Sannicandro banalizzare la questione riconducendola ed equiparandola al saltare la colazione al mattino, ecco, io credo che, del dibattito che ho seguito con molta attenzione, voglio fare un plauso all'onorevole Corsaro, il quale ha una posizione completamente opposta alla mia e ha detto le cose esattamente come stanno: se si vuole rispondere “sì” alla richiesta di suicidio, si risponde nella maniera più umana possibile, non con un atto barbarico quale la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione.
Mi spiace molto che non sia stato accolto l'emendamento dell'onorevole Palmieri, perché avrebbe messo chiarezza a questa ipocrisia di fondo che ha guidato tutto questo dibattito. Evidentemente, la volontà della maggioranza di quest'Aula, bocciando l'emendamento Palmieri, ha denunciato chiaramente che questa è una legge che assiste il suicidio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare il voto di coscienza del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo della Lega a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Sì, grazie Presidente, a titolo personale. Si continua a far finta di non capire che non stiamo discutendo del malato terminale, o del malato che sta morendo per la sua patologia, o tanto meno dei pazienti a cui prelevare gli organi da trapiantare, che sono già morti, sono in morte cerebrale e non c'entrano niente con questi discorsi. Vogliamo solo evitare che uno non muoia della sua malattia, ma muoia invece di disidratazione e denutrizione. Ognuno ha il diritto di rifiutare le cure, ma non può, con questa sua decisione, obbligare il medico e il servizio sanitario a renderli complici della sua morte anticipata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.
ARCANGELO SANNICANDRO. Io spero che la si smetta di attribuire a chi parla opinioni o parole che non sono state espresse. Io non ho banalizzato un bel niente, io stavo polemizzando, diciamo così, con il collega credo fosse Pagano o Palmieri, i quali hanno sostenuto che la nutrizione e l'idratazione artificiali non fossero terapie, ma fossero qualcosa di strumentale a qualcos'altro. Allora io ho fatto l'esempio, appunto per rendere l'idea, che è come se si dicesse che il pranzo e la cena fossero strumentali a qualcos'altro perché devo fare l'intervento di by pass il giorno dopo. Questo io ho detto per sostenere che, come l'onorevole Pagano ha illustrato con l'ausilio di documenti di scienziati, si trattava, invece, in ogni caso, di terapia. Punto e basta. Se si tratta di terapia, è inutile continuare a discutere.
Ora, andando proprio al merito dell'emendamento - se non sbaglio il 1.231 Menorello -, qui si scrive praticamente che l'articolo 32 della Costituzione non ha diritto di esistere, perché si dice che il paziente non ha diritto di rinunciare alle cure, eccetera, eccetera. Ora, mi sembra che stiamo veramente prendendo quella piega perversa, le cui avvisaglie sono state molto diffuse. Siamo passati dal diritto del paziente a dare o non dare il consenso ad alcune terapie, al dovere del paziente di subire alcune terapie. Se non ho sbagliato e l'emendamento è l'1.231 Menorello, vi è scritto: “(…) essa non è rinunciabile da parte del paziente fino a quando raggiunge la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente”: siamo arrivati, praticamente, all'esatto contrario.
Ora, è inutile girare intorno, rimane il principio di base, che è stato già illustrato tante volte e, quindi, diventa anche un pochino stucchevole ripetere sempre le stesse cose, è stato illustrato già ampiamente: nessuno può essere sottoposto a trattamento sanitario, se non dà il proprio consenso. Ora, praticamente, un cittadino che sta in ospedale sa che lo devono sottoporre ad alcune terapie intensive e invasive, ha il diritto di dire: portatemi a casa e lasciatemi morire in pace, sì o no? E se, putacaso, questa decisione non l'ha presa immediatamente e si trovasse in un reparto di rianimazione, intubato e mantenuto in vita dai macchinari, eccetera, ha il diritto di dire “staccate perché me ne voglio andare, vi ho dato il consenso io di mettermi in questa situazione artificiosa e artificiale?” Ha il diritto di dire “me ne voglio andare a casa”, sì o no? “Voglio morire a casa”, sì o no? Oppure “non voglio morire”? Ha il diritto di dire “staccate questi tubi, staccate queste macchine”, sì o no? Questa è la domanda. Ora, è inutile evocare chissà quali ragionamenti.
Qualcuno potrebbe dire: per me questo diritto non c'è. Siamo perfettamente d'accordo, ma fare centinaia di emendamenti per ribadire la stessa cosa, non mi sembra un'opera buona, perché qui non si tratta neanche di ideologia, qui non c'entra proprio l'ideologia. Se qualcuno ritiene che questo diritto sancito dalla Costituzione non ci sia, oppure che la Costituzione non possa essere interpretata nel senso in cui abbiamo detto, allora può anche insistere. Ma insistere con centinaia di emendamenti, mi sembra veramente un'opera inutile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. A titolo personale, grazie Presidente. Io, quando l'onorevole Menorello mi aveva chiesto di sottoscrivere questo emendamento, francamente non mi ero andato a peritare di verificarne le fonti, mi ero fidato del collega, persona stimabilissima con cui abbiamo condiviso questa battaglia. Andando poi ad approfondire la cosa, mi rendo conto forse che lui l'ha scritto a beneficio dei tanti cattolici presenti nel Partito Democratico, dei loro dubbi, evidentemente più o meno esistenziali. Ieri abbiamo visto addirittura delle crisi, con abiure vere e proprie, una sorta di moderno autodafé. Allora, dico che qui Menorello ha il pregio di aver chiarito - perché riporta le testuali parole - quella che è la dottrina della Chiesa su questo argomento. Il paziente vuole andare a casa? Ne ha tutto il diritto costituzionale, ma non impegni la struttura del servizio sanitario e la coscienza del medico. Se questo viene eliminato, per me ha tutto il diritto di andarsene, altrimenti continueremo ad opporci, onorevole Sannicandro, e non c'è Costituzione che tenga su questi temi, perché purtroppo è dalla nostra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà. Consiglio ai colleghi che hanno un minuto di evitare troppe premesse e venire al dunque, altrimenti poi sono costretto a togliergli la parola, ed è antipatico, anche perché l'intervento di un minuto è l'intervento di un minuto, quindi è bene la sintesi.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, devo per forza di cose stigmatizzare le parole dell'onorevole Sannicandro. Lo stimo, penso che abbiamo un buon rapporto, però mi pare che su questo tipo di interventi stia prendendo lucciole per lanterne, il minimo è questo. La sommatoria di cose dette non rientra assolutamente in nessuna delle fattispecie che stiamo prendendo in esame, e ritengo che il fatto stesso che mi continui a dire - a proposito della citazione precedente - che acqua e cibo artificiali sono cure, beh è una cosa assolutamente non vera, l'abbiamo spiegato, anche l'onorevole Fedriga l'ha spiegato. Ma adesso tolgo ogni tipo di problema, onorevole Sannicandro, perché questo emendamento fa sorgere immediatamente il sole e dice in maniera molto chiara quello che vogliamo intendere, che è esattamente il contrario di quello che dice lei. Lo sto per sillabare bene, in maniera tale che si eviti anche ogni tipo di fraintendimento: la nutrizione e l'idratazione, anche artificialmente somministrate, rientrano tra le cure non terapeutiche di base dovute al paziente, anche se morente, eccetera eccetera. Allora mi auguro che stavolta non prenda più lucciole per lanterne, ma prenda lanterne, al prossimo intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intervengo anch'io per assicurare al collega Sannicandro che all'articolo 32 della Costituzione è già previsto quanto lui diceva: se uno vuole andare a casa e non proseguire le cure, l'articolo 32 della Costituzione lo tutela, perché dice testualmente che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. E non c'è nessuna legge che impone un trattamento sanitario se non negli specifici casi che sono stati citati anche precedentemente, quindi mi domando su quali basi si sta discutendo, anche rispetto alle affermazioni fatte dal collega Sannicandro. Però, su questo emendamento, credo che l'intervento del collega Marguerettaz sia stato assolutamente chiaro, e lo voglio ribadire in quest'Aula: la persona a cui viene sottratta l'alimentazione e l'idratazione artificiale - ed è indipendente se si tratta di un prodotto fatto da qualche casa farmaceutica, non è che uno è alimentato soltanto se va a cogliere la mela sull'albero, questa tesi è veramente fuori luogo - fuori luogo! -, anche un bambino lo capisce - non muore in conseguenza della malattia! Lo possiamo dire che muore di fame e di sete e la conseguenza non può che essere che la morte?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, ha detto una volta un autore caro all'onorevole Sannicandro e a me, cioè Lenin, che le aquile volano in alto e le galline volano in basso; non può mai capitare che una gallina voli in alto come un'aquila, ma talvolta capita che un'aquila voli più in basso d'una gallina. L'onorevole Sannicandro è un'aquila, stavolta gli è toccato di volare più basso d'una gallina. Si consolerà pensando che era Rosa Luxemburg quella con cui Lenin ce l'aveva. Noi non diciamo assolutamente che uno deve essere obbligato ad una terapia, diciamo che l'accordo terapeutico tra medico e paziente non comprende l'assistenza al suicidio e alla morte. Vuole rinunciare all'alimentazione e all'idratazione artificiale? È liberissimo di farlo: firma, esce dall'ospedale, va a casa sua, e quello è un suicidio. Se lo fa invece dentro l'ospedale, con l'assistenza del medico e con l'assistenza del Servizio sanitario nazionale, quello è sempre un suicidio, ma è un suicidio assistito, più esattamente è eutanasia passiva. E mentre nella sua decisione privata io non c'entro, nella sua decisione pubblica io c'entro, perché è lo Stato che collabora per farlo morire, anzi è lo Stato che lo fa morire. Questo è il punto, non altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Presidente, velocemente dico che si tende un po' a banalizzare, perché il dibattito che stiamo facendo è esattamente se alimentazione ed idratazione siano terapia o siano un'altra cosa, siano sostegno vitale; questa è la prima questione. Quindi, nessuno sta dicendo che un paziente non ha nessun diritto alle cure, noi siamo assolutamente rispettosi del dettato costituzionale, per quanto riguarda la terapia, non il sostegno vitale, e anche sull'artificiale ha ragione il collega Fedriga, anche rispetto all'intervento che faceva prima il collega Gelli: anche il latte artificiale che diamo ai bambini è appunto artificiale, e glielo diamo. Ma detto questo, l'altra questione è che uno è libero di fare quello che vuole, ci mancherebbe, quello che noi contestiamo è che lo debba fare obbligatoriamente il medico, che lo debba fare lo Stato. Questa legge unisce in modo straordinario due aspetti: lo statalismo più sfrenato assieme all'individualismo più sfrenato, francamente non crediamo sia una buona soluzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, l'Italia è il Paese campione del mondo della solidarietà pelosa, del business sull'assistenza e sul cosiddetto volontariato, che è tale solo perché ci sono delle finanze pubbliche che gli consentono di esistere. Per cui, di volta in volta, gli stessi attori peraltro, in qualche caso, che oggi stanno sostenendo una tesi contraria, ci spiegano che non bisogna accanirsi contro il delinquente acclarato, verso il quale invece bisogna interrogarsi sui motivi che lo hanno portato a delinquere; che al tossicodipendente, più che le motivazioni degli efferati delitti che ha compiuto, bisogna chiedere che cosa gli è capitato nell'infanzia per turbarlo al punto tale da rivolgersi alle sostanze stupefacenti; che il fenomeno di immigrazione clandestina va sostanzialmente sottaciuto, anche perché sono nel frattempo proporzionalmente nate associazioni che, dietro la finta accoglienza, hanno creato dei business ben remunerati.
Di fronte a questa universale disponibilità nei confronti di tutto e di tutti, improvvisamente si alza scandalizzata la voce di chi sostiene che nei confronti del malato terminale che chiede semplicemente di finirla lì bisogna essere inflessibili, e allora ti alzi con i tuoi piedi, ti stacchi le cannette dalle tue vene e te ne vai a casa tua a morire, perché non puoi morire in una struttura pubblica e non può essere lo Stato ad assistere alla tua fine. Solare, in questa rappresentazione, in sede di discussione dell'emendamento precedente, a un certo punto il collega Buttiglione si è lasciato sfuggire - traduco, non uso gli stessi aulici riferimenti dialettici dell'onorevole Buttiglione, non ci provo nemmeno, perché non ne sarei all'altezza -, sostanzialmente, il seguente concetto: io pago le tasse e non voglio pensare che una frazione delle mie tasse venga utilizzata per pagare una struttura sanitaria che consente al paziente di decidere di morire.
Vorrei semplicemente dire all'onorevole Buttiglione che, come dice un proverbio delle mie parti, si sta un po' per uno in braccio alla mamma, e lascio all'onorevole Buttiglione immaginare con quale soddisfazione, quando redigo la mia dichiarazione dei redditi, scopro che una parte cospicua delle mie tasse va ad alimentare delle associazioni che fanno tutto ciò che è enucleato nella prima parte del mio intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.
EZIO PRIMO CASATI. Presidente, mi pare un po' surreale la discussione così protratta, perché penso che dopo l'intervento del collega Gelli e altri interventi dovremmo avere assunto, come acclarato, che nutrizione e idratazione quando non sono il panino, la pastasciutta, l'acqua minerale o il Barbera, sono altra cosa. Quindi, sono dei procedimenti terapeutici, sono dei farmaci, sono quanta altra cosa. Mi pare che l'emendamento del collega Menorello voglia porre in discussione questa questione che, devo dire, dovremmo dare tutti per scontata.
Tuttavia, io intervengo, per suo tramite, anche perché sollecitato dall'intervento del collega Gigli - o non ricordo se era lui - che aveva affermato esattamente questa frase: “Quando uno non vuole più qualcosa firmi, vada a casa, se ne vada e non chieda l'intervento del medico a gestire questa vicenda” e richiamava la sensibilità dei cattolici della nostra parte politica. Ma io, forse cattolico ambrosiano e non romano come il collega Gigli, ho in mente le parole del cardinal Martini, che portava ad insegnamento e diceva che le nuove tecnologie, che permettono sempre più efficaci trattamenti sul corpo umano, richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona; e dice “persona”, non salute. Mette “persona”.
Devo dire che quel patrimonio non mi appartiene perché ritengo sia culturalmente legato ad un'altra storia, ad una storia di una chiesa che non è più la Chiesa che ha messo insieme la carta degli operatori sanitari ma quella di quel catechismo che pensava che il dolore era l'espiazione del peccato. Io penso che ormai anche la Chiesa ha insegnato - e dovrebbero farlo tutti - che soprattutto quello che occorre è il bene della persona e la sua dignità. Il cardinal Martini chiude un sua lungo intervento del 2008 su Il Sole 24 Ore dicendo come vivere in modo umano la morte. Io penso che dovremmo pensare anche a questo quando facciamo i nostri interventi. Non voglio insegnare niente a nessuno. La vita mi ha portato ad avere esperienze di dolore molto forte. Penso che tutti dovremmo avere rispetto dei nostri convincimenti, ma non cercare di etichettare gli altri come provenienti da un'altra cultura o di essere più o meno cristiani. Se permettete, di questo non rispondo ai colleghi in Aula; rispondo a qualcuno che mi è superiore, al quale io mi inchino tutti i giorni, ma cerco di difendere anche, siccome siamo legislatori, questa dignità dentro un percorso e questo percorso non può essere così accorciato in maniera molto semplicistica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.231 Menorello, con il parere contrario della Commissione mentre il Governo si rimette all'Assemblea e il relatore di minoranza esprime parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.232 Marguerettaz, 1.234 Palmieri, 1.235 Calabrò, 1.236 Fucci e 1.237 Pagano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, devo per forza di cose richiamare, grazie alla possibilità che mi offre il mio emendamento, l'intervento che è venuto poco fa da parte dell'onorevole Corsaro, che rispetto profondamente e con cui ho la possibilità di condividere la stragrande maggioranza delle battaglie ma certamente non questa. Lo dico all'interno del mio intervento personale non tanto e non solo perché ovviamente esprime la sua posizione, ma perché è un pensiero diffuso e, cioè, il fatto che si dica: “rispettate - vado virgolettato e per tweet, visto che sono all'interno del mio minuto - la disperazione gli uomini, disperate chi è lasciato solo e chi è psicologicamente in difficoltà”.
Ebbene, questo è il sentore che c'è un po' in giro - non solo qui - e che è tipico del pensiero debole, ma non è così. Non è così per un semplice motivo: perché il 65 per cento dei cittadini svedesi vive da solo, cioè in solitudine assoluta e in disperazione ed è incapace di avere una vita sociale. Ebbene, qual è il Paese col più alto più tasso di suicidio? Rispondete voi.
Un'altra cosa. L'Italia non negli ultimi anni…
PRESIDENTE. La ringrazio. Il tempo è scaduto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Ho sentito in quest'Aula qualcuno giustificarsi di votare favorevolmente su questa proposta di legge, malgrado sia cattolico, con motivazioni strane, ma non è questo il tema. In quest'Aula siamo legislatori, non siamo cattolici o non cattolici. Siamo persone che devono guardare alla dignità umana, ma la dignità umana deve avere dei principi oggettivi e i principi oggettivi possono essere due: o il principio di prudenza - ed è quello che condivido - che è quello per cui quando procediamo soprattutto su temi così delicati la vita non può essere considerata rispetto al sentire personale e, quindi, noi legiferiamo rispetto alle sensazioni che abbiamo; oppure quello, altrettanto legittimo ma che combatto, dell'onorevole Corsaro, per cui chiunque può decidere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Non è dato dalle condizioni fisiche; non è che se muovo due gambe o non le muovo posso decidere se accedere o no a pratiche eutanasiche. Lui dice sempre “a prescindere”, ed è una posizione coerente che combatto ma che è coerente.
Qui, invece, perché noi combattiamo questa impostazione e concludo? Perché qui nella sostanza con una pratica assolutamente - e chiudo veramente - omertosa si dice se uno ha diritto o meno…
PRESIDENTE. Grazie…
MASSIMILIANO FEDRIGA. …a morire di fame o di sete rispetto a quanto si muove o non si muove (e, ovviamente, mi riferisco anche all'articolo 3). È una follia, è una follia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.232 Marguerettaz, 1.234 Palmieri, 1.235 Calabrò, 1.236 Fucci e 1.237 Pagano, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.354 Rampelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Rizzetto; lei non può intervenire perché ha già parlato sul complesso ed è il cofirmatario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. È da giorni che ascoltiamo parole appassionate, spesso anche parole molto ripetute, principi ribaditi per entusiasmo e qualche volta per il tentativo di adoperare un mantra che possa convincere qualcuno. Ma io penso questo e le comunico che fino a ieri tutti pensavamo - molti pensavano - che la vita fosse un bene indisponibile; oggi, invece, mi accorgo che per qualcuno la vita è un bene disponibile. C'è un modo per risolvere il problema: bisogna prendere il codice penale e abolire la fattispecie di omicidio del consenziente e di aiuto al suicidio. Si deve lasciare, invece, l'istigazione al suicidio, che è cosa affatto diversa. Così risolviamo il problema, altrimenti facciamo così: qualsiasi legge che esca da questo Parlamento sarà oggetto della valutazione creativa di qualsiasi giudice, e il giudice farà esattamente quello che vuole di una legge fatta male, come ha fatto quello che vuole anche delle leggi fatte bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.
GIANNI MELILLA. In questi due giorni ho ascoltato con pazienza, perché ho voglia di approfondire e di capire meglio. Vorrei leggervi una lettera, che penso possa far capire meglio a chi parla di codice penale come possono stare le cose, mettendosi da un altro punto di vista: La mia morte è cominciata da tempo. Quando Mara è scomparsa, ha portato via con sé tutta la mia voglia di vivere, ed ero già pronto a seguirla. Lei lo ha intuito e in extremis mi ha strappato la promessa di portare a termine il lavoro che avevo avviato negli anni della sua sofferenza e che in altro modo era anch'esso in punto di arrivo. La promessa è più un atto d'amore, il regalo di un tempo supplementare. Era uno stimolo e un aiuto per dare una conclusione degna al destino che ci aveva fatto casualmente, ma più volte, incontrare, e poi dato tanti anni di felicità totale.
Era anche un appuntamento, o almeno così l'ho vissuto ogni giorno. Ora posso dire che la promessa l'ho mantenuta al meglio che potevo. Il libro è stato pubblicato in Italia, ma anche in Spagna, Inghilterra, Argentina e Brasile. Nel lungo e doloroso intermezzo, ho avuto modo non solo di riflettere sul passato, ma anche di misurare il futuro, e mi sono convinto di non avere ormai né l'età né l'intelligenza né il prestigio per dire o per fare qualcosa di veramente utile a sostegno delle idee e delle speranze che avevano dato un senso alla mia vita.
Intendiamoci, non escludo affatto che quelle idee e quelle speranze riformulate non si ripresentino nella storia a venire, ma in tempi lunghi e senza sapere come e dove, comunque fuori dalla mia portata. Per tutto ciò, mi pare legittimo, anzi, quasi razionale, soddisfare un desiderio profondo, che, anziché ridursi, cresce: il desiderio di sdraiarmi a fianco di Mara per dimostrarle che l'amo come e più che mai, e dimostrare che la morte è stata capace di spegnerci, ma non di dividerci. Può essere solo un simbolo, ma non è poco.
A seguire un breve post scriptum, in cui Lucio Magri chiedeva di evitare cerimonie, rimembranze e giudizi dettati dall'occasione, ma semplicemente chiedeva uno sguardo affettuoso o almeno amichevole rivolto ad una coppia di innamorati sepolti in un piccolo cimitero marchigiano, insieme. Dinanzi alla semplicità di questi sentimenti, all'umanità che traspare da questa lettera, questo dibattito, scusate, in alcune parti mi sembra volgare e disumano (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. L'emendamento Rampelli ripercorre quello che è stato un dibattito che è tutta la mattina che stiamo seguendo. La lettera di Magri, letta appena adesso da Melilla, ci dà una ragione diversa del senso della vita, che è quella dell'amore. Il motivo per cui molte persone chiedono che venga sospesa la nutrizione e l'idratazione oppure chiedono, in qualche modo, di essere aiutate a morire è proprio perché si attenua la percezione e la consapevolezza di essere e di sentirsi amati a pieno titolo, ed è questa la risposta che, vuoi a livello familiare, ma anche a livello istituzionale, noi dobbiamo trasmettere ai malati: la sensazione che non sono soli, che c'è ancora una ragione per cui vale la pena vivere, che c'è ancora qualcosa che può dare senso alla loro vita.
Direi che il documento letto appena da Melilla in questo momento è una conferma delle ragioni per vivere e non una conferma per le ragioni per smettere di vivere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.354 Rampelli, con il parere contrario della Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Nel frattempo, salutiamo gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università “Parthenope” di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi)
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.241 Occhiuto.
Preannuncio che è stata fatta richiesta di votazione segreta su questo emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, questo è l'emendamento ex Bazoli, che ieri il collega ha ritirato e che noi abbiamo ritenuto di fare nostro, perché è esattamente complementare al nostro emendamento sul quale prima ci siamo lungamente intrattenuti, ed è proprio l'altra faccia della luna rispetto a quella preoccupazione che io adesso ripeto, per l'ennesima volta, perché ostinatamente sono convinto che dobbiamo continuare ad ascoltarci, e quindi il punto è, rispetto ad alimentazione e idratazione, certamente, come è stato detto - io ascolto tutti gli interventi -, ogni terapia è uno strumento. Certo che alimentazione e idratazione somministrata con quella strumentazione è un elemento di quel tipo lì. E, appunto, ogni terapia è uno strumento, ma il fine è la vita e la salute del paziente, così come, in questo caso, il fine dell'uso di quegli strumenti è tenere in vita un paziente, ripeto, non in fin di vita, ma che non può alimentarsi e nutrirsi da solo.
E l'ho detto ancora prima e lo ripeto: tutti gli alimenti che noi gustiamo, compresi quelli che gusteremo, speriamo, tra poco, alla fine di questa seduta mattutina, hanno un gusto e un sapore, ma poi diventano un'altra cosa, perché vengono trattati chimicamente dal nostro corpo, scissi e scomposti in elementi che ci aiutano a essere idratati o a essere alimentati. Questa è una evidenza; a me non interessa, quindi, a noi non interessa il dibattito che anche per noi è stucchevole: sono cure, non sono cure. Non è questo il punto; il punto è la finalità alla quale servono per un paziente con un quadro clinico stabile e non in fin di vita, oltre e contro ogni accanimento terapeutico, oltre e contro ogni limitazione della libertà della persona di scegliere per sé quale tipo di cura avere o non avere. Non è questo. Oltre e contro ogni sofferenza, come ho già detto e continuerò a ripetere fino alla fine, perché non è questo il punto, non c'è il derby tra chi è per la sofferenza e chi vuole imporre, in nome di un catechismo arcaico che non esiste più, la sofferenza come espiazione dei peccati.
Non è questo il punto. Il punto è, e l'ho detto prima, non giudichiamo le fedi, giudichiamo la ragionevolezza degli argomenti, giudichiamo il testo. E veniamo al testo dell'ex Bazoli, che dice di sostituire le parole: “incluse la nutrizione e l'idratazione artificiali con le seguenti” - vi invito a prestare attenzione -: “Gli atti finalizzati a garantire l'assunzione di cibo o bevande al paziente che non li possa assumere in modo autonomo possono essere interrotti quando non risultino più in grado di procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente o risultino comunque non più proporzionati”.
Per questo dicevo che è esattamente l'altra faccia della medaglia, perché dice “no” all'accanimento - “no” all'accanimento! “no” all'accanimento! -: questo è il contenuto dell'emendamento Bazoli, sul quale noi vi invitiamo a votare e usiamo lo strumento del voto segreto come un aiuto e un invito a uscire da una timidezza per la quale io ieri sera ho rimproverato le colleghe e i colleghi del Partito Democratico. Di questo voglio chiedere scusa a loro, perché l'ho fatto vittima di stanchezza e di troppa adrenalina, perché vanno rispettate tutte le posizioni e questa è stata certamente una forzatura, tant'è che poi, quando sono uscito dall'Aula, una, per me, stimata collega della sinistra mi ha detto: “non sei credibile”. Allora io ho riflettuto nel mio esame di coscienza serale su questa affermazione - “non sei credibile, Antonio” mi ha detto - e io dico: può anche essere, il mio sforzo è semplicemente quello di essere autentico. Quindi sono autentiche le mie scuse, ma altrettanto autentico è l'invito a guardare il testo dell'ex emendamento Bazoli. Leggete il testo, è corto, ci mettiamo quindici secondi, il tempo di aprire la votazione, e vedete di cosa si tratta. Si tratta esattamente di quello che la collega Gregori, il collega Sannicandro, il collega Melilla col suo poetico intervento, hanno chiesto, quello di cui parla Burtone, quello di cui parlava anche Corsaro, quindi è veramente un invito alla logica quello che vi faccio e a usare il metodo di guardare la realtà in tutti i suoi fattori, spostando il punto di vista rispetto alla posizione che occupiamo in Aula, ma essendo aderenti al testo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Dispiace molto che il collega Bazoli abbia ritirato questo emendamento e veramente ringrazio il collega Occhiuto per averlo sottoscritto immediatamente. Questo emendamento ha due aspetti di particolare interesse: il primo, perché mette l'accento sul paziente che non è in grado di far da sé per sospendere la nutrizione e l'idratazione, quindi in un contesto che inneggia all'autonomia, all'autodeterminazione, all'autosufficienza, all'autoreferenzialità, l'accento qui è messo sulla dipendenza dall'altro; e la seconda cosa è che è messo sulla proporzionalità dell'aiuto che gli viene dato. Questo aiuto o è proporzionale, e quindi è efficace e coerente sul piano clinico e anche sul piano etico, oppure, se non è proporzionale e quindi definisce una situazione di accanimento terapeutico, non è più ragionevole né sul piano clinico né sul piano etico. Resta in vigore questa relazione di solidarietà in cui chi può va incontro a chi non può far da sé. Quindi, io invito i colleghi a votare positivamente questo emendamento, che esprime molto bene due istanze importanti del disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà. Con la preghiera che me lo facciate sapere un po' prima. Prego.
GIAN LUIGI GIGLI. Questa volta lo faccio di cinque minuti, Presidente.
PRESIDENTE. Sì, non era sulla durata, era sull'anticipo, perché quando mi chiedete gli interventi mentre sto mettendo in votazione, si interrompe un processo anche tecnico dal quale dobbiamo tornare indietro prima di darvi la parola. Se me lo dite durante la discussione sull'emendamento, è meglio. Prego.
GIAN LUIGI GIGLI. Mi scuso, allora e vado avanti, grazie. Io sono contento che il gruppo di Forza Italia abbia ripreso l'emendamento proposto da Alfredo Bazoli, perché era, secondo me, uno dei migliori emendamenti presentati a questa legge. Lo dico da un punto di vista, ancora una volta, squisitamente clinico.
L'emendamento Bazoli metteva l'accento su due elementi: il primo, l'elemento della proporzionalità delle cure; il secondo, dell'esito atteso. Della proporzionalità se n'è già parlato, vorrei spendere qualche parola sull'esito. Dice Bazoli, dice adesso Occhiuto: “possono i trattamenti essere interrotti, quando non risultino più in grado di procurare l'idratazione e il nutrimento”. Stiamo parlando appunto degli esiti. In molti casi, però, l'esito atteso, che alcune volte può certamente contribuire a far guarire nella malattia acuta o può migliorare l'efficacia di terapie specifiche in alcune malattie croniche o in alcune neoplasie, in molti casi l'esito atteso dall'applicazione dell'idratazione e della nutrizione assistite è esclusivamente la sopravvivenza del malato. In questi casi, quindi, si tratta di un atto non tanto terapeutico, quanto di tipo puramente assistenziale e la differenza sta nel fatto che all'atto terapeutico si applicano le valutazioni di rischio e beneficio, a quello assistenziale no.
Qual è la differenza delle situazioni? In un malato acuto, per esempio in un infartuato, in un politrauma, l'esito atteso è che l'idratazione e la nutrizione contribuiscano alla sua guarigione e qui stiamo parlando di terapia medica in senso stretto. Ma vi sono malattie croniche nelle quali la nutrizione per via naturale è compromessa in modo permanente. Voglio solo citare, per semplicità di comprensione, la disfagia secondaria a malattie come l'ictus, la SLA in una fase già parzialmente avanzata, ma in cui il paziente sta ancora in condizioni, diciamo, molto accettabili, o i tumori della bocca e del laringe, gli stati vegetativi, ne parleremo poi all'articolo 2. In queste condizioni la nutrizione artificiale si può considerare come un presidio assistenziale indispensabile per la sopravvivenza del malato, ma un presidio a bassa intensità clinica, che si integra con gli altri aspetti assistenziali di base, quali la fisioterapia e l'igiene della persona.
Allora qui non stiamo parlando - non me ne voglia Casati - del cardinal Martini in fine vita che chiede la sedazione palliativa, giustamente - ne riparleremo appresso -, qui stiamo parlando di pazienti nei quali, se noi sospendiamo l'idratazione e la nutrizione, il cui unico esito atteso è quello appunto di garantire la sopravvivenza del paziente, vuol dire che abbiamo deciso che il paziente non viva più. Per questo dico che l'emendamento Bazoli, ora Occhiuto, è un emendamento prezioso. Invito tutti i colleghi del Partito Democratico a tenerlo nella dovuta considerazione. Non ci invita all'accanimento terapeutico, non ci invita a tenere in vita pazienti che sono arrivati alla fine della loro corsa, questo emendamento ci dice solo di agire da medici in un modo che sia proporzionato, dal punto di vista della calibrazione dell'intervento e fin quando il nostro intervento produca l'esito atteso. Ma qual è - ripeto - l'esito atteso in un malato cronico, che non sta morendo di quella malattia, se non quello di tenerlo in vita? Avete deciso di fare altrimenti, vuol dire allora che avete deciso di farlo morire. Mettiamoci tutti una mano sulla coscienza e, come direbbe Totò, “vota Bazoli”.
PRESIDENTE. Non ho altri iscritti a parlare. Passiamo ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto, su richiesta del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.241 Occhiuto, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula, favorevole il relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
A questo punto sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16,45. L'Aula invece riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento del question-time.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello Sviluppo economico, la Ministra della Difesa, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi considerata la diretta televisiva in corso.
(Intendimenti in ordine al possibile ritiro o revoca dell'autorizzazione unica al progetto del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP), nonché in ordine a misure di compensazione e mitigazione relative al reimpianto degli ulivi – n. 3-02926)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno De Lorenzis ed altri n. 3-02926 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato De Lorenzis se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego onorevole, per un minuto.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Il Ministero dello Sviluppo economico, nel 2015, ha rilasciato il decreto di autorizzazione unica al progetto del gasdotto TAP. Il rispetto delle prescrizioni nel decreto di compatibilità ambientale in riferimento allo spostamento degli ulivi deve essere accertato dalla regione Puglia, che è l'ente vigilante secondo le normative vigenti. In particolare, il Servizio ecologia deve ancora rendere il parere conclusivo per tale accertamento.
Il 15 marzo, il Dipartimento mobilità, qualità urbana, opere pubbliche e paesaggio della regione Puglia conclude che la mancata piena ottemperanza delle prescrizioni non consentirebbe l'inizio dei lavori di espianto. Il 17 marzo, lo stesso Ministero dell'Ambiente ha dichiarato, a titolo informativo e non autorizzativo, che il TAP può dar corso alle attività previste a condizione che siano acquisiti gli eventuali ed ulteriori titoli autorizzativi necessari ai sensi della normativa vigente.
Quindi, ci chiediamo, Presidente, perché il Governo italiano continua, con questo abuso di potere, a calpestare con inaudita violenza le prerogative e le competenze della regione Puglia e le leggi dello Stato italiano.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, in merito al quesito posto, occorre precisare che la scelta del metanodotto TAP, innanzitutto, accrescerà la sicurezza degli approvvigionamenti, la diversificazione delle fonti di provenienza del gas, l'aumento dell'offerta e del numero di fornitori in concorrenza sul mercato italiano ed europeo, con effetti a tendere positivi sui prezzi.
Il mix energetico italiano - vale ricordarlo - è tra i più verdi d'Europa, avendo superato con sei anni di anticipo il target sulla quota di energia da fonti rinnovabili al 2020. La produzione elettrica nazionale è, infatti, coperta al 39 per cento da fonti rinnovabili, al 15 dal carbone, al 40 per il gas e al 6 per cento da altre fonti.
Come presentato nell'audizione parlamentare sulla SEN - ovviamente i documenti sono a disposizione -, la quota di rinnovabili crescerà ulteriormente erodendo le quote del carbone e il gas dovrà garantire la stabilità e la sicurezza della rete elettrica nazionale, colmando l'intermittenza e la variabilità delle fonti rinnovabili.
Relativamente al richiamato presunto eccesso di infrastrutture di approvvigionamento, i gasdotti sono progettati per assicurare la massima portata giornaliera nel periodo di punta di consumi invernali, a cui viene sommato un margine addizionale di sicurezza ed è, quindi, del tutto fuorviante confrontare il consumo annuo con la capacità teorica massima annua di importazione, ottenuta moltiplicando la portata giornaliera tecnica massima per tutti i giorni dell'anno, in quanto ciò presupporrebbe un utilizzo a pieno regime di tutti i gasdotti, non considerando la stagionalità dei consumi e l'effettiva disponibilità, a monte, di contratti di fornitura di gas corrispondenti.
L'importante, piuttosto, è diversificare le fonti e le rotte di approvvigionamento. L'Italia attualmente dipende, infatti, per il 45 per cento dal gas russo, percentuale che sale al 65 nei picchi invernali; gran parte delle altre forniture vengono, poi, dall'Algeria e dalla Libia, che è ancora un'area instabile. Complessivamente, da qui al 2020, scadranno contratti di fornitura a lungo termine per un totale di 35 miliardi di metri cubi di gas, con un deficit potenziale rispetto alla domanda prevista pari a 14 miliardi di metri cubi. Il TAP dovrà garantire questo gap in maniera significativa.
Relativamente al metanodotto e al collegamento alla rete nazionale di trasporto, il relativo costo verrà inserito dall'Autorità per l'energia nel calcolo della tariffa di trasporto del gas, che sarà pagata dalle società che importeranno il gas azero in Italia. Tutti i costi di trasporto dall'Azerbaijan fino all'Italia saranno pagati dalle società private che importeranno, in concorrenza tra loro, il gas fino al nostro Paese.
La diversificazione delle fonti e l'aumento dell'offerta creeranno, dunque, una spinta concorrenziale che spingerà al ribasso i prezzi per gli utenti finali, le imprese e le famiglie. Non ripercorro qui l'iter autorizzativo già discusso sul metanodotto TAP, la cui legittimità è stata confermata dal TAR e dal Consiglio di Stato. Per tutte queste ragioni il metanodotto TAP è un'infrastruttura strategica e fondamentale per conseguire gli obiettivi di sicurezza energetica, di decarbonizzazione, di competitività dei prezzi.
PRESIDENTE. Il deputato De Lorenzis ha facoltà di replicare. Prego, onorevole, ha due minuti.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Il Ministero non ha risposto a quanto abbiamo chiesto. Il fatto che oggi la regione Puglia non abbia ancora rilasciato l'ottemperanza alla prescrizione A.44 e non può farlo perché… non è così, perché il Ministero non può arrogarsi di pretendere il suo ruolo oltre le competenze stabilite dalla Costituzione italiana.
Presidente, qui, in quest'Aula, oggi, sono state ribadite per l'ennesima volta tante bugie. Non serve alla sicurezza di approvvigionamento, perché vi faccio notare che il gas noi lo prendiamo dall'Azerbaijan, che è una dittatura che non rispetta i benché minimi diritti civili. Quindi, quando si mette in confronto l'Azerbaijan con Paesi come l'Algeria, la Libia e la Russia, mi dovete spiegare la differenza.
Ancora, Presidente, si dice che la maggiore concorrenza diminuirà le tariffe. Intanto, i consumatori italiani, nelle loro bollette, dovranno pagare 270 milioni dovuti al collegamento tra Melendugno e Mesagne della rete SNAM per collegare il gasdotto TAP. Ancora un'altra bugia, Presidente. Qui il Ministro mente sapendo di mentire, perché è stata la stessa società TAP! L'amministratore russo ha detto al Senato, in audizione, che qui non si tratta di diversificare le fonti, ma di sostituirle. Quindi, ancora, prendete in giro gli italiani e questa è l'ennesima truffa colossale avvallata dal Governo italiano, Presidente.
Noi, per fortuna, tra un anno saremo al Governo di questa nazione e attueremo tutte le politiche energetiche necessarie per togliere di mezzo tutte le opere che non hanno nulla a che vedere con l'approvvigionamento energetico superfluo, come appunto il gasdotto TAP, e chiuderemo le centrali a carbone entro il 2020. Questa è una promessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Intendimenti in merito all'ipotesi di sospensione delle attività del cantiere Trans Adriatic Pipeline a Melendugno (Lecce) – n. 3-02927)
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02927 (Vedi l'allegato A). Ha un minuto, prego onorevole.
NICOLA FRATOIANNI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sa, TAP è un'opera molto contestata. La regione Puglia, tutti gli enti locali coinvolti, dal 2012 in poi, hanno sempre espresso, in tutte le sedi formali, pareri negativi sulla sua attuale localizzazione. Il 28 marzo scorso, uno sconsiderato intervento di disordine pubblico ha provocato diversi feriti di fronte a un presidio pacifico, ma determinato. Pesanti ombre di presunto riciclaggio di denaro sporco emergerebbero da un'inchiesta pubblicata dal settimanale L'Espresso, in merito alla quale abbiamo presentato un esposto alla procura di Lecce soltanto ieri.
È attesa, come sapete, una pronuncia della Corte costituzionale in merito a un ricorso presentato dalla regione Puglia, che, qualora fosse accolto, riaprirebbe in modo significativo la questione della localizzazione del metanodotto TAP.
Chiediamo per questo a lei, signor Ministro, e al Governo se non sia il caso di sospendere tutte le attività, a partire dall'espianto degli ulivi, come richiesto dalla popolazione e da oltre novanta sindaci del territorio.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.
CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie mille. Non ritornerò sul tema della strategicità del TAP, ho appena risposto. Ricordo che la regione Puglia ha partecipato a tutte le fasi del procedimento in sede di valutazione di impatto ambientale: presso il Ministero dell'Ambiente, nell'ambito della quale sono stati esaminati dodici possibili siti di approdo, nell'ambito della Conferenza di servizi per il rilascio dell'autorizzazione presso il Mise e, infine, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dove sono stati ascoltati anche sindaci di altri comuni, che hanno manifestato la non disponibilità a ospitare l'approdo.
Relativamente alla localizzazione dell'approdo della condotta, la commissione VIA-VAS ha effettuato, anche in relazione all'impegno assunto dal Governo alla Camera dei deputati il 5 dicembre 2013, la più attenta valutazione delle alternative nel corso del procedimento di VIA, individuando come approdo più idoneo il territorio del comune di Melendugno, località San Foca. Al fine di evitare impatti sulle scogliere, sulla posidonia oceanica e sullo sviluppo turistico dell'area, il micro tunnel sarà realizzato ad una profondità di dieci metri sotto il fondo del mare. Il punto di uscita del micro tunnel, entro cui sarà collocato un tubo dal diametro di circa un metro, sarà a 625 metri all'interno della costa e il gasdotto, interrato per 8 chilometri, raggiungerà il terminale di ricezione ubicato nel comune di Melendugno.
Successivamente al rilascio degli atti di autorizzazione, il TAR del Lazio ha respinto nel merito i ricorsi della regione Puglia e del comune di Melendugno, con le sentenze del 26 gennaio e del 3 febbraio 2016. La regione e il comune hanno presentato appello al Consiglio di Stato, che si è espresso confermando la piena validità dell'autorizzazione rilasciata dal MISE, che è quindi divenuta inoppugnabile.
La regione ha successivamente evidenziato la necessità di acquisire ulteriore autorizzazione per la rimozione degli ulivi, sulla base di una legge nazionale del 1951. Il 10 gennaio la Società TAP ha presentato la relativa richiesta di autorizzazione. Dopo ulteriori analisi fitosanitarie sugli ulivi, l'ufficio provinciale dell'agricoltura di Lecce, sentita la regione, ha rilasciato l'autorizzazione di cui sopra. Il Ministero dell'ambiente ha più volte confermato l'ottemperanza alla prescrizione A.44, da ultimo, il 27 marzo 2017.
Relativamente all'impatto dei costi del gasdotto sulla tariffa di trasporto, come abbiamo già detto, saranno a carico degli operatori e non degli utenti. Per questa ragione e per tutte queste ragioni, il Governo ritiene importante che si proceda con le attività e che la realizzazione dell'infrastruttura, strategica e necessaria, non venga messa a rischio da ulteriori ritardi.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare. Prego, ha due minuti.
NICOLA FRATOIANNI. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, non ci avete convinto. Come lei può confermare e mi ha risposto, è vero, la regione e gli enti locali hanno partecipato a tutte le fasi di discussione e hanno sempre, in tutte quelle fasi, espresso un parere contrario, così come contrario è stato il parere espresso in sede formale e sostanziale dalla comunità territoriale del Salento intero, di una terra intera.
Qui c'è un problema, signor Ministro, che ha a che fare con quale idea di democrazia abbiamo in questo Paese, con quale rapporto esiste tra i processi di decisione formale - in questo caso della Presidenza del Consiglio, che ha assunto su di sé l'onere e il disonore, in questo caso, di questa scelta, naturalmente questa è la mia valutazione - e la democrazia, quella che si costruisce in un rapporto continuo di discussione e di confronto col territorio.
Continuo a pensare, per le ragioni espresse nella nostra interrogazione, ma soprattutto per le tante ragioni che quotidianamente vivono nella lotta dei sindaci, dei cittadini e delle cittadine di quella terra, che sarebbe questione e gesto non solo di buona volontà, ma di buonsenso, intelligenza politica e perfino di serietà, da parte del Governo, sospendere quei lavori e riaprire la discussione. Non farlo significa, ancora una volta, andare sopra la testa delle comunità locali e farlo, per di più, in nome di un'opera, i cui contorni, la cui utilità e i cui risvolti, anche dal punto di vista economico, restano molto, molto opachi e per niente chiari (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).
(Iniziative volte a garantire la continuità produttiva e la salvaguardia dei livelli occupazionali presso gli stabilimenti dell'ex gruppo Novelli – n. 3-02928)
PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02928 (Vedi l'allegato A), per un minuto. Prego, onorevole.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Calenda. Il gruppo Novelli ha 500 dipendenti, di cui 300 in Umbria, e alla fine del 2016 è stato ceduto forzosamente, in accordo con il MISE, al Gruppo IGreco, dietro pagamento di una cifra simbolica di un euro.
I sindacati avevano dato l'assenso a questo accordo, perché avevano avuto garanzia che tutti i dipendenti del gruppo Novelli sarebbero stati passati alla nuova realtà. Ora, dopo pochi mesi, che cosa succede? Non abbiamo ancora un piano industriale approvato, la nuova realtà ha annunciato 4 milioni e 700 mila euro di tagli e, soprattutto, 79 esuberi, contravvenendo all'accordo. Chiediamo, quindi, al Governo cosa intenda fare per fare chiarezza sull'accordo e sul suo rispetto e per salvaguardare una realtà importante del centro Italia, che, causa terremoto, è così gravemente in crisi.
PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.
CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie. Non ripercorro tutte le tappe già ricordate. Oggi, dopo lunghe trattative, le parti sociali e i rappresentanti del Gruppo IGreco non hanno ancora trovato un'intesa in grado di dare prospettive stabili al Gruppo. Il piano industriale presentato dalla nuova proprietà prevede, oltre a interventi di efficientamento e recupero di produttività, importanti investimenti per un totale di oltre 30 milioni di euro, destinati al rifacimento degli impianti, allo sviluppo della capacità produttiva e al recupero di attività precedentemente dismesse. La riorganizzazione proposta dall'azienda, modificata anche col contributo delle istituzioni presenti ai tavoli di trattativa, oltre che delle stesse organizzazioni sindacali, potrebbe consentire di dare prospettive economiche e occupazionali positive. Il Ministero sta proseguendo in questi giorni l'opera di mediazione tra le parti, nella ricerca di un accordo che ha l'obiettivo di favorire l'attuazione di un piano industriale che offra possibilità concrete di rilancio. Per queste ragioni, il Mise sta invitando le parti a individuare un ragionevole punto di intesa, coerente con il piano industriale presentato dalla nuova proprietà, che consenta di tutelare al meglio l'occupazione, riorganizzare un'azienda governata da anni in modo improprio, dare il via al piano di investimenti previsto, e soprattutto sviluppare nuovi prodotti e nuovi mercati. Se si troverà rapidamente l'auspicata intesa, il Mise, insieme alle regioni e alle comunità locali interessate, non mancherà di supportare, nell'ambito delle normative nazionali e comunitarie, un importante piano industriale. In merito alla richiesta dell'interrogante di fare chiarezza sulla cessione della ex Novelli, preciso che le conoscenze del Mise sono riferite a quanto gli organi di gestione e controllo del gruppo hanno pubblicamente evidenziato, anche nel corso degli incontri svolti. Sulla base di questa informazione e degli atti formali compiuti presso gli organi amministrativi e giudiziari competenti, il Ministero non ha elementi di contestazione dell'operato. Il ricorso al giudice di alcuni creditori e di alcuni azionisti della Novelli sarà certamente l'occasione per quei chiarimenti che da alcune parti si invocano, ma che non sono in alcun modo nelle disponibilità e responsabilità del Ministero dello sviluppo economico.
PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di replicare.
ADRIANA GALGANO. Grazie, Ministro, per la sua risposta. Io isolo una cosa che lei ha detto: velocemente. Veramente noi la preghiamo di dare tutta la sua attenzione perché si proceda velocemente, perché purtroppo nelle nostre regioni molti casi di aziende che versavano in difficoltà hanno avuto proprio il percorso inverso: molto lentamente. Le ricordo solo il caso della ex Merloni, dove dopo nove anni abbiamo ancora la cassa integrazione e ancora un grande problema di occupazione delle persone che lavoravano per questa azienda. Dopo nove anni! Noi Civici e Innovatori le abbiamo sottoposto questo caso in diretta tivù per chiederle, dal momento che ha portato dei risultati così brillanti per quanto riguarda le esportazioni, di occuparsi anche delle vertenze, perché è chiaro, per tutte quelle che abbiamo seguito, che c'è un cambiamento da fare, perché procedono troppo lentamente e spesso i soldi che il contribuente investe non hanno un ritorno adeguato, soprattutto in termini di sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie. Quindi, le chiediamo tutta l'attenzione del caso, che continueremo a seguire.
(Iniziative di competenza volte a fronteggiare il crescente afflusso di migranti irregolari, anche in relazione ad operazioni condotte da imbarcazioni delle organizzazioni non governative nel Mar Mediterraneo - n. 3-02929)
PRESIDENTE. L'onorevole Busin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga ed altri n. 3-02929 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
FILIPPO BUSIN. Presidente, Ministro, siamo di fronte a un fenomeno ormai completamente fuori controllo, che è quello dei migranti irregolari che sbarcano quotidianamente, in numero sempre crescente, sulle nostre coste: si parla di un aumento del 30 per cento degli arrivi, con una proiezione di 200 mila sbarchi per il 2017, che è una cifra assolutamente importante, record, mai raggiunta. Questa tratta di schiavi moderni, per così dire, trova un supporto e un aiuto considerevole da parte di organizzazioni non governative, a cui è ascrivibile circa il 40 per cento degli attuali sbarchi, che sono in continua crescita. Chiediamo a lei che rapporto ci sia, nelle operazioni di queste ONG, nei confronti del Comando generale delle capitanerie di porto, se l'azione è coordinata, se il Governo invece subisce l'azione di queste ONG, e come intende arginare il fenomeno.
PRESIDENTE. La Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.
ROBERTA PINOTTI, Ministra della Difesa. Presidente, desidero precisare che il quesito posto dall'onorevole Busin e altri presenta considerazioni di competenza del Ministero dell'interno e, riguardo alle Capitanerie di porto, anche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Per quanto riguarda gli argomenti riguardanti il mio Ministero, quindi la difesa, in particolare l'imposizione del blocco navale evocato dagli onorevoli interroganti, vorrei specificare che tale misura, prevista dal diritto dei conflitti armati, non è mai stata posta in essere dal dopoguerra a oggi. Più di recente, sono stati attuati due embarghi coercitivi: uno negli anni Novanta, in prossimità delle acque territoriali della ex Jugoslavia, e uno nel 2011, nel corso dell'operazione svolta dalla coalizione internazionale per l'intervento in Libia.
In entrambi i casi si è agito sempre sotto egida di risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e le operazione citate avevano come scopo principale quello di impedire il transito di materiali di armamento e non di arginare il flusso di esseri umani. Per quanto riguarda il ruolo della Marina, richiamato per chiedere se ci sono dei problemi legati alla presenza di ONG, ricordo che la Marina è impegnata principalmente in due operazioni - sono tre le operazioni, ma due sono quelle richiamate dall'argomento dell'interrogazione -, in particolare l'Operazione Mare Sicuro, che svolge compiti di sorveglianza ed eventuale protezione delle piattaforme petrolifere nazionali ubicate in acque territoriali, deterrenze e contrasto nei confronti di organizzazioni criminali dedite ai traffici illeciti, protezione dei mezzi nazionali impegnati in attività di ricerca e soccorso. In ambito dell'Unione europea, con l'Operazione Sophia, a leadership italiana, stiamo rafforzando le capacità navali e di polizia libiche, anche tramite la formazione della loro Marina e Guardia costiera, mettendo il Paese in condizione di diventare protagonista del controllo dei flussi migratori. Rispetto a queste missioni, non abbiamo evidenza di manovre o attività ad opera di natanti delle ONG che abbiano costituito intralcio allo svolgimento delle operazioni della Marina, come richiesto nell'interrogazione.
Andiamo però alla centralità della sua domanda, quindi più ai profili di competenza del Ministero dell'Interno, per i quali ribadisco quanto affermato dalla Ministra per i rapporti col Parlamento in risposta a una recente interrogazione dell'onorevole Rampelli: sulla base del recente rapporto Frontex, gli organi di polizia hanno avviato indagini finalizzate a verificare la regolarità delle procedure di soccorso adottate dalle citate ONG; evidenzio inoltre che la Commissione difesa del Senato ha da poco deliberato lo svolgimento di un'indagine conoscitiva prevedendo un ciclo di audizioni, con il coinvolgimento anche dei responsabili delle ONG; sul tema dell'immigrazione, l'Interno ricorda - che è un tema quindi complessivo - le iniziative del migrationcompact, la sottoscrizione del memorandum di intesa con la Libia per la riduzione dei flussi migratori e la costituzione del gruppo di contatto per la rotta del Mediterraneo centrale. Certo, è un fenomeno complesso, però, come Governo, si sta provando a dare una risposta utilizzando strade molteplici, quindi interessando anche diversi Ministeri.
PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di replicare.
FILIPPO BUSIN. Presidente, evidentemente le azioni intraprese dal Governo finora, compresi gli accordi fatti a febbraio con il Governo Serraj, non hanno portato a nessun risultato, se non quello di portare, come ho detto prima, nei primi tre mesi, quindi anche a marzo, successivamente quindi agli accordi con il Governo Serraj, ad un aumento degli sbarchi incontrollato. Questo è un fenomeno assolutamente fuori controllo, straordinario, e la risposta attendista del Governo, o comunque prudente del Governo, non è assolutamente soddisfacente: ci vorrebbe ben altra presa di posizione nei confronti di questo dramma, e non si capisce poi perché queste ONG operino portando questi migranti irregolari sulle coste italiane, quando il punto del naufragio o comunque del soccorso è molto più vicino alle coste della Tunisia o di Malta. Ma evidentemente, pur rispettando i trattati internazionali - visto che Malta fa parte dell'Unione europea e anche dell'unione monetaria europea, quindi è un nostro alleato e dovrebbe rispettare le stesse regole internazionali - gli sbarchi non arrivano a Malta, ma tutti in modo costante sulle coste italiane. Evidentemente qui c'è un'operazione che sfugge al controllo dello Stato italiano. Altri Stati operano con maggiore attenzione verso il problema, noi subiamo non solo l'inerzia del Governo ma anche l'azione indiscriminata di queste ONG, che hanno degli scopi obiettivamente destabilizzanti per il nostro Paese, che non può ricevere questi flussi così numerosi.
(Iniziative volte a salvaguardare i livelli occupazionali in Alitalia-Cai - n. 3-02930)
PRESIDENTE. Il deputato Mognato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Franco Bordo ed altri n. 3-02930 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.
MICHELE MOGNATO. Presidente, signor Ministro, oggi le lavoratrici e i lavoratori di Alitalia, cui va la nostra solidarietà, sono in sciopero contro l'inconsistenza e la debolezza del piano industriale presentato. In realtà, si tratta di un piano di ristrutturazione finanziaria che prevede, per la terza volta da dieci anni a questa parte, tagli occupazionali (oltre 2 mila lavoratori) e tagli ai salari (dal 20 al 30 per cento). Nelle prossime ore si riprenderanno le trattative sindacali, si prevedono tempi stretti per arrivare a un eventuale accordo. Ci sono problemi di liquidità e di cassa, tanto che si ipotizza un intervento di Cassa depositi e prestiti. C'è una grande preoccupazione per il futuro e un malessere sociale reale, perché, in un'azienda che è stata oggettivamente gestita male, è inaccettabile che una gestione non buona venga pagata da lavoratori e cittadini. Sono parole del suo collega Calenda. La nostra richiesta è quella di conoscere quali sono le iniziative del Governo - che non può limitarsi ad accompagnare trattative -, dunque, per salvaguardare i livelli occupazionali e, finalmente, per il rilancio industriale di un'azienda strategica per il nostro sistema Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Premesso che, come già detto in questa sede dal Ministro Calenda, Alitalia è e deve rimanere una compagnia aerea privata, il Governo è attivamente coinvolto con i Ministri del lavoro, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti nell'analisi della situazione di Alitalia e nell'individuazione di possibili misure che consentano, da un lato, di garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e, dall'altro, di consentire il superamento della crisi aziendale nella consapevolezza del ruolo strategico che Alitalia riveste per il trasporto aereo del nostro Paese. Alitalia, infatti, è un'azienda importante per un Paese che vive di export e di turismo e, pertanto, il Governo intende supportare il processo di ristrutturazione e di rilancio, nonché vigilare sull'attuazione del piano industriale. A questo fine è stato istituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo di approfondimento dei vari aspetti del piano industriale a cui partecipano i rappresentanti dell'azienda e i sindacati. In quella sede si sta sviluppando il confronto, anche con riferimento agli elementi di criticità rilevati dagli interroganti, con la finalità di avere informazioni puntuali e approfondite sul merito del piano industriale presentato da Alitalia.
Come è noto, il Governo ha esplicitamente affermato che il taglio dei costi di Alitalia è necessario per avere i conti in equilibrio e non può scaricarsi solo o principalmente sul personale, ma deve riguardare l'intero perimetro di gestione aziendale. Ed è su queste premesse che si sta sviluppando l'azione del Governo.
Con riferimento alle misure rivolte ai lavoratori, per le quali è indispensabile un accordo con le organizzazioni sindacali - per il raggiungimento del quale il Ministero del lavoro assiste attivamente le parti -, andrà valutata la possibilità di ricorrere a strumenti di sostegno al reddito. Al riguardo, faccio presente che con un decreto del 4 aprile il Ministero del lavoro ha autorizzato il trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria a seguito della stipula di un contratto di solidarietà per il periodo dal 1° marzo 2016 al 31 agosto 2017, nei confronti di 4.823 unità su un organico complessivo di 11.462. Inoltre, eventualmente, il personale potrà essere ammesso alle tutele appositamente previste dal Fondo trasporto aereo, al fine di erogare ai lavoratori del settore prestazioni integrative degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente e così come previsto dal regolamento del Fondo. Confermo, quindi, l'impegno pieno del Governo ad essere vigile, attento e attivamente impegnato intorno alla vicenda Alitalia.
PRESIDENTE. Il deputato Franco Bordo ha facoltà di replicare, per due minuti.
FRANCO BORDO. Presidente, signor Ministro, questa mattina abbiamo incontrato i lavoratori di Alitalia in sciopero a Fiumicino e abbiamo condiviso con loro la preoccupazione, non soltanto per il proprio posto di lavoro, per il rischio della perdita del posto di lavoro, ma anche la preoccupazione per una mancanza di direzione da parte dell'azienda rispetto a un piano di sviluppo vero. Questo mi sembra l'elemento più preoccupante anche per noi, come parte pubblica, come è stato e, penso, anche per voi, dovrebbe essere, come Governo, perché lei ha parlato, appunto, della necessità di tagli per limitare i costi che non siano soltanto legati a quelli del lavoro; va bene, però, vorremmo sentire delle parole più precise, più puntuali, più attente da parte del Governo rispetto, appunto, a questo tema del piano industriale. Io penso che ci sia veramente molto spazio per poter fare una politica di sviluppo in questo settore, per questa azienda che è ancora un'azienda comunque importante per il nostro Paese, direi anche strategica. Puntare soltanto ad esternalizzazioni di settori come l'informatica e le manutenzioni dei velivoli, ad esempio, è sbagliato, profondamente sbagliato. Le principali compagnie non esternalizzano questi settori. Poi, non si guarda - almeno a noi sembra, da quanto è stato anche a voi consegnato come business plan - a quei mercati, in modo particolare a quelle rotte verso l'Asia che sono mercati in crescita che potrebbero, appunto, far crescere e sviluppare il nostro settore.
Insomma, noi chiediamo una maggiore attenzione su questo settore e, in modo particolare, sulla questione del piano industriale, perché il Governo può, in questo modo, far sentire la sua voce e la sua presenza. Le chiediamo maggior forza, perché non soltanto i lavoratori hanno diritto a mantenere, appunto, il proprio posto di lavoro, ma il Paese ha diritto ad avere una compagnia aerea degna di questo nome (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).
(Iniziative volte ad assicurare una disciplina del lavoro accessorio a favore delle famiglie e delle piccole imprese – n. 3-02931)
PRESIDENTE. Il deputato Baradello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02931 (Vedi l'allegato A).
MAURIZIO BARADELLO. Presidente, signor Ministro, con la decisione di abolire i cosiddetti voucher si è creato un vuoto, in particolare, per quelle piccole realtà imprenditoriali e per le famiglie che, nel pieno rispetto delle regole, si erano avvalse di questo strumento che possiamo definire semplice e molto facilmente applicabile. Ecco, quello che chiediamo è che cosa intendete fare per questa parte della realtà sociale ed economica del nostro Paese, per dare seguito a quello che era stato avviato e aveva creato delle grandi opportunità e semplificazioni nella vita quotidiana di queste realtà.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente, grazie, onorevole. Preliminarmente, voglio puntualizzare che il lavoro accessorio non è stato disciplinato dal Jobs Act, ma dal decreto legislativo n. 276 del 2003, che è stato poi modificato negli anni successivi al fine di estenderne l'utilizzabilità. In particolare, nel 2012, con la legge n. 92 sono stati eliminati i limiti settoriali all'interno dei quali i voucher potevano essere utilizzati e, nel 2013, con il decreto n. 76 è stato eliminato il requisito della natura meramente occasionale delle prestazioni lavorative che possono essere retribuite mediante voucher. A seguito di questi interventi normativi, l'uso dei voucher ha fatto registrare una crescita assolutamente abnorme, passando dai 38 milioni venduti nel 2013 ai 134 del 2016, evidenziando anche fenomeni di utilizzo improprio, in alcuni settori. A seguito dell'attività di monitoraggio dell'uso dei voucher, avviata nel 2015 dal Ministero del lavoro in collaborazione con l'INPS, con il decreto n. 185 del 2016, sono stati introdotti, per i committenti, imprenditori e professionisti, più stringenti obblighi di comunicazione delle modalità di impiego dei prestatori, che avevano prodotto effetti di contenimento dell'uso dello strumento.
A seguito della situazione determinatasi con la richiesta di referendum, la decisione del Governo di abrogare con il decreto-legge n. 25 del 2017 la disciplina del lavoro accessorio nasce, come chiaramente evidenziato dal Presidente del Consiglio dei ministri, dalla scelta di evitare un confronto referendario fortemente ideologico, su un tema che richiede un approccio più sereno e approfondito. Il decreto legge n. 25 prevede, comunque, che i buoni richiesti prima del 17 marzo, data di entrata in vigore del decreto, possono essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017. A questo proposito, il Ministero del lavoro ha già precisato che il loro utilizzo, in questo periodo transitorio, dovrà essere effettuato nel rispetto delle norme oggetto di abrogazione da parte del decreto.
In risposta al quesito proposto dall'onorevole interrogante, desidero confermare l'intenzione del Governo, già preannunciata dal Presidente del Consiglio e ribadita anche in questi giorni, di attivare rapidamente un confronto con le parti sociali interessate, al fine di individuare tempestivamente nuove forme di regolamentazione delle prestazioni di lavoro accessorio e occasionale. Tenendo conto degli elementi riscontrati dal monitoraggio sopra riferito, si potranno individuare, in primo luogo, soluzioni diversificate per famiglie e imprese, in ragione dell'evidente e diversa natura delle domande. Per quanto riguarda, in particolare, le imprese e i professionisti, col concorso delle parti sociali potranno poi essere individuate particolari esigenze settoriali meritevoli di soluzioni specifiche.
PRESIDENTE. Il deputato Baradello ha facoltà di replicare.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie, signor Ministro, anche per il riepilogo e la storia del provvedimento. Abbiamo visto anche un po' tutti i dati relativi a quello che ha portato, in sostanza, a questa cancellazione, i controlli fatti nei vari ambiti che hanno rilevato delle anomalie anche grosse, anche serie. Ma noi vogliamo preoccuparci di quelli che non stanno in quella percentuale di anomalie. Vogliamo cercare di sostenere, invece, quelli che stanno dalla parte della correttezza e del rispetto delle norme.
Parlavamo di piccole imprese e pensiamo al mondo delle cooperative agricole, al mondo delle piccole imprese familiari agricole, al mondo dei servizi al turismo, al mondo di chi organizza degli eventi sporadici e pensiamo alla famiglia che utilizza questo strumento in maniera utile proprio nel modo di gestione. A noi piacerebbe, per esempio, che i buoni lavoro o voucher per le famiglie - non so, chiamiamoli come vogliamo - che riguardano i servizi alla persona per l'assistenza alla persona anziana, per l'aiuto ai bambini piccoli e l'aiuto domestico diventassero, un po' come in Francia, uno strumento di aiuto sociale alla famiglia e, quindi, detraibili anche da quelle che sono le spese nelle dichiarazioni che vengono fatte periodicamente. Ecco questo mondo, il mondo agricolo, il mondo del volontariato, il mondo della famiglia costituiscono la normalità; aiutiamoli con degli strumenti - lo diceva lei giustamente - che siano diversificati rispetto ad altri. Va bene tutto quello che si sta facendo per evitare che ci sia il referendum, anche se mi dicono che i comuni stanno già partendo con delle spese per predisporre quanto necessario o quanto meno gli uffici elettorali dedicando delle ore lavoro-uomo. Va bene affrettare la decisione su questo aspetto qui, però non affrettiamola - facciamolo celermente, ma non affrettiamola - su quelli che sono gli aspetti che riguardano queste realtà piccole, che sono il sostegno dell'economia del nostro territorio. Noi sosterremo il Governo se queste questioni saranno rispettate e lo faremo anche con una concertazione con i sistemi che stanno alla base dello sviluppo sociale e umano.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Baradello.
MAURIZIO BARADELLO. Quindi, grazie signor Ministro. Le raccomandiamo queste attenzioni.
(Iniziative urgenti volte a disciplinare le prestazioni di lavoro accessorio in considerazione delle esigenze di alcuni settori economici relative all'approssimarsi della stagione estiva – n. 3-02932)
PRESIDENTE. L'onorevole Pizzolante ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02932 (Vedi l'allegato A).
SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'errore del decreto sta nel fatto che non colpisce l'abuso ma colpisce lo strumento eliminandolo e in questo modo estende l'abuso che è l'abuso del lavoro nero - questo è il problema - mettendo in difficoltà le imprese, mettendo in difficoltà le famiglie e i lavoratori. Noi presenteremo domani un progetto di legge con delle soluzioni alternative: l'estensione del lavoro a chiamata, i bonus per le famiglie e i mini-contratti.
Noi chiediamo al Governo di comprendere la necessità dell'urgenza, anche in previsione della prossima stagione estiva. Infatti, se non si interviene con delle soluzioni alternative noi assisteremo ad una grande difficoltà delle imprese e - ripeto - ad un'estensione enorme degli abusi e del lavoro nero. Noi abbiamo chiesto al Governo e al Presidente del Consiglio un provvedimento entro il 15 maggio e non oltre il 15 maggio perché soltanto in questo modo si riempie un vuoto e si dà una risposta alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente, e grazie onorevole. Naturalmente, alcuni degli argomenti che sono stati qui proposti richiamano la precedente risposta e, quindi, non li riprenderò, se non appunto per ribadire che l'intenzione del Governo è quella di procedere ad un'elaborazione e ad un'analisi della situazione e alla predisposizione di strumenti che regolino questa materia in maniera congrua, a partire da una condizione di necessità che, appunto, è quella di tenere un equilibrio tra le esigenze delle imprese, da un versante, e il diritto dei lavoratori, dall'altra parte, in modo tale che non si producano situazioni di squilibrio da questo punto di vista.
Innanzitutto confermo, appunto, quanto già detto circa l'intenzione del Governo di attivare rapidamente un confronto con le parti sociali interessate per arrivare ad una disciplina delle prestazioni di lavoro accessorio-occasionale che potranno portare a soluzioni diversificate per famiglie e imprese. All'interno del panorama generale delle imprese dei settori produttivi nel quadro dei principi della regolazione generale dei contratti credo sarà possibile identificare, col concorso attivo delle parti sociali, specifiche esigenze di particolari settori produttivi legate alla stagionalità o alla ciclicità delle attività. Tra queste mi pare di poter dire che rileva l'agricoltura, che peraltro già aveva una regolamentazione propria nell'ambito della disciplina generale dei voucher. Ogni proposta naturalmente sarà attentamente valutata e sarà utile alla definizione delle nostre nuove proposte.
PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di replicare, per due minuti.
SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, per noi l'urgenza di cui lei parla deve avere tempi certi. Noi diciamo, non oltre la metà di maggio e siamo già in ritardo, con la metà di maggio, rispetto all'avvio della stagione estiva. Però, il problema non riguarda soltanto l'agricoltura; il problema riguarda quasi tutti i settori e riguarda, in particolar modo, il commercio, il turismo e i servizi in generale. Quindi, noi ribadiamo la necessità di intervenire urgentemente. Ripeto: noi domani presenteremo un progetto di legge che contiene la liberalizzazione del lavoro a chiamata, i bonus per le famiglie, che sostituiscono di fatto i voucher per le famiglie, e i minicontratti, sul modello dei minijob tedeschi. Su questo occorre aprire un confronto, ma diventa fondamentale che il Governo capisca l'urgenza rispetto, appunto, alle questioni economiche, imprenditoriali e sociali che abbiamo davanti e che hanno una scadenza a breve.
Quindi, se lei mi conferma che anche voi, anche il Governo, comprende l'urgenza di un intervento - cioè, l'intervento del Governo al di là delle iniziative parlamentari - mi ritengo soddisfatto.
(Iniziative volte a disciplinare il lavoro accessorio, al fine di impedire una recrudescenza del fenomeno del lavoro nero – n. 3-02933)
PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02933 (Vedi l'allegato A).
WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Buongiorno, Ministro Poletti. Arriviamo subito al dunque, Ministro. Con quel pessimo decreto che avete firmato, fatto e scritto circa una settimana fa, dopo un lavoro ampio della Commissione lavoro sull'utilizzo dei buoni lavoro, ovvero chiamati voucher, avete fatto una vera e propria porcheria, Ministro, nel senso che, come già ascoltato in quest'Aula, avete gettato nella completa incertezza famiglie, piccole e medie imprese, agricoltori e aziende, nel senso che oggi lei, Ministro, ha gettato la maschera del Governo dicendo, chiaramente e candidamente in quest'Aula, che avevate paura del quesito referendario e quindi, come un sillogismo detto, avete paura del confronto con l'elettorato, avete paura, anche su questo tema, del confronto con i cittadini in sede referendaria.
Quindi, Ministro, è inutile girarci molto attorno: noi vogliamo sapere, a domanda precisa, come e quando verrà ripristinato uno strumento che dia sollievo alle categorie sopraccitate.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, grazie onorevole. Gli argomenti che fanno riferimento alla questione qui proposta sono quelli che ho già avuto occasione di illustrare nei due precedenti interventi. Credo di poter dire che non si tratta di paura del quesito referendario, ma si è trattato di una valutazione politica che il Governo ha fatto rispetto alla utilità per il nostro Paese di utilizzare due mesi di tempo per un confronto che avrebbe inevitabilmente assunto la natura di un confronto ideologico, anche perché se avessimo proceduto ad una parziale revisione dalla normativa - e di problemi da rivedere evidentemente ce n'erano - il referendum si sarebbe svolto su un quesito persino diverso da quello che aveva dato adito alla raccolta delle firme.
Detto questo, ribadisco l'intenzione del Governo di procedere ad un confronto con le parti sociali e alla predisposizione di strumenti normativi tesi a governare e a gestire il fenomeno del lavoro occasionale, avendo chiaro che in particolare bisognerà tenere conto della diversa situazione che riguarda le famiglie, e la loro caratteristica, e le imprese, e la loro caratteristica, e cercare quindi, dentro questa dinamica, di costruire un punto di equilibrio efficace tra le esigenze di semplicità che le imprese hanno manifestato e le famiglie manifestano, da un lato, e l'esigenza di avere una congrua tutela dei lavoratori, perché nel particolare riferimento col tema dell'attività nelle imprese si tratta, appunto, di prestazione di lavoro che quindi ha bisogno di avere una congrua tutela. Io credo che questo equilibrio sia possibile ottenerlo. Stiamo lavorando a predisporre queste strumentazioni e nei tempi più rapidi possibili le predisporremo e le presenteremo.
PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di replicare.
WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la insufficiente risposta, nel senso che io le ho chiesto un'altra cosa, noi le abbiamo chiesto un'altra cosa. Le abbiamo chiesto con che tipo di strumenti andare a sostituire quello che voi avete completamente decapitato e le tempistiche. Le tempistiche significa che, come prima detto, al netto di un discorso che lei mi è ritornato a fare sul referendum, e sul quale, guardi, io posso essere anche, tutto sommato, d'accordo sotto un certo punto di vista, che è questo: il sindacato che ha proposto, raccogliendo milioni di firme, il quesito referendario era lo stesso sindacato che utilizzava lo strumento dei voucher per pagare le persone che, magari, collaboravano con il sindacato. Un parallelismo, quasi come a dire che l'articolo 18, ad esempio, non è mai stato ampiamente utilizzato dagli stessi sindacati che erano esenti dall'articolo 18.
Quindi, su tutte queste considerazioni e queste contraddizioni possiamo anche essere d'accordo, ma, siccome noi cerchiamo di andare di fatto ed oggettivamente ad ascoltare le persone che stanno fuori da queste stanze, ebbene, noi, Ministro, abbiamo ascoltato agricoltori, imprenditori e anche e soprattutto famiglie che utilizzavano lo strumento dei buoni lavoro in modo sicuramente virtuoso, nel senso che non conducevano abusi su questi strumenti, ma il voucher serviva, ad esempio, alla famiglia per poter andare a pagare la persona che guardava il parente disabile piuttosto che la sorella che non stava tanto bene, o agli agricoltori. Gli agricoltori adesso devono iniziare a lavorare e non sanno come fare a prendere forza lavoro: 50 mila posti di lavoro, non posti di lavoro, occasioni di lavoro perse per quanto riguarda i giovani agricoltori ad oggi in Italia; perse con la decapitazione totale di questo strumento. Chiudo, Presidente, dicendo che chi ha votato, firmato e portato avanti questo pessimo provvedimento sarà responsabile dell'aumento del lavoro nero nei prossimi mesi in Italia.
(Iniziative di carattere ispettivo volte a verificare la corretta applicazione della procedura delle dimissioni telematiche – n. 3-02934)
PRESIDENTE. La deputata Maestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giuditta Pini ed altri n. 3-02934 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.
PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente, buongiorno, signor Ministro. Dal 12 marzo 2016 le dimissioni volontarie e le risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro devono essere effettuate con modalità telematiche. Questa procedura ha lo scopo di contrastare il fenomeno odioso delle dimissioni in bianco, una pratica diffusa che ha condizionato con il ricatto il lavoro delle donne e non solo. Nonostante la nuova procedura, noi comunque riceviamo segnalazioni dalle organizzazioni sindacali, che operano soprattutto nel settore dei servizi terziari e turismo, che comunque riguardano la possibilità di un utilizzo non corretto di tali procedure. Filcams/CGIL di Modena ci segnala che, dalla data di applicazione delle dimissioni online a gennaio di quest'anno circa 1.100 persone, lavoratori e lavoratrici, si sono recati nei loro uffici per richiedere l'attivazione delle dimissioni volontarie.
Un numero molto alto, tenendo conto anche della crisi, che fa pensare a dimissioni poco volontarie o a eventuali coperture di licenziamento. Si chiede, pertanto, alla luce delle diverse segnalazioni, che si possa incrementare l'attività ispettiva e migliorare le disposizioni relative ai soggetti che convalidano questa procedura.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, grazie onorevole. Proprio al fine di contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, nell'ambito della riforma del lavoro realizzata con i decreti di attuazione del Jobs Act è stata inserita una specifica disposizione in base alla quale le dimissioni e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro devono essere fatte, a pena di inefficacia, esclusivamente con modalità telematica. Questa disposizione è stata resa operativa a partire dal 12 marzo 2016 con l'entrata in funzione del sistema applicativo accessibile sia dal sito istituzionale del Ministero che dal portale ClicLavoro. La comunicazione che rende effettiva la volontà di cessare il rapporto di lavoro per dimissioni o risoluzione consensuale può essere effettuata direttamente dal lavoratore oppure per il tramite dei soggetti intermediari indicati dalla norma. A seguito dell'avvio del sistema applicativo, il numero delle cessazioni per dimissioni è significativamente diminuito. Dai dati rilevati dall'INPS emerge che le cessazioni per dimissioni relative ai contratti a tempo indeterminato sono diminuite da 938 mila del 2015 a 812 mila del 2016. Lo stesso trend si registra anche per i contratti a tempo determinato: infatti, da 313 mila del 2015 si è passati a 243 mila del 2016.
Ciò posto, con riferimento all'attività di vigilanza, faccio presente che gli ispettorati territoriali del lavoro, in presenza di segnalazioni sindacali concernenti l'indebita attivazione della procedura di dimissioni telematiche, provvedono tempestivamente a disporre gli opportuni accertamenti ispettivi volti a rilevare e perseguire eventuali fattispecie illecite. Con specifico riferimento a quanto evidenziato dagli interroganti, il competente ispettorato del lavoro ha reso noto di avere effettuato nel corso del 2016 accertamenti ispettivi e, nell'ambito di questi accertamenti, che sono tuttora in corso, sono state riscontrate dimissioni finalizzate a successive assunzioni per il conseguimento di illegittimi benefici contributivi.
A questo proposito, si evidenzia come la recente istituzione dell'ispettorato nazionale del lavoro, grazie all'integrazione dei servizi ispettivi già facenti capo al Ministero del lavoro e dell'INPS e dell'INAIL, e alla condivisione delle rispettive banche dati, consentirà, attraverso l'ottimizzazione delle risorse e l'analisi incrociata delle informazioni a disposizione dei tre enti, di perfezionare l'attività di intelligence e la programmazione degli accessi in materia, aumentando l'efficacia dell'azione di contrasto a possibili comportamenti illeciti. Con riferimento agli strumenti di contrasto al fenomeno delle dimissioni in bianco, si ricorda, altresì, la normativa in base alla quale le risoluzioni consensuali e le dimissioni presentate dalle lavoratrici madri e dai lavoratori padri durante l'arco temporale intercorrente tra l'inizio della gravidanza e il compimento del terzo anno di vita del figlio devono essere convalidate dal servizio ispettivo territoriale competente.
Quindi, si rammenta che la procedura di convalida in analisi è stata recentemente oggetto di una completa informatizzazione, che consentirà agli ispettorati territoriali del lavoro e alla sede centrale dell'ispettorato di disporre in tempo reale di ulteriori dati e di informazioni utili per la rilevazione di possibili fenomeni patologici e la conseguente attivazione di mirate azione di vigilanza.
PRESIDENTE. La deputata Giuditta Pini ha facoltà di replicare.
GIUDITTA PINI. Grazie, Ministro. Sì, noi ringraziamo per la risposta. Questa è una buona legge, che è stata attesa da tanto, e le dimissioni in bianco, ora che sono telematiche, possono finalmente essere controllate al meglio. Forse bisognerebbe, per essere proprio perfettamente certi il più possibile e fare in modo che non ci siano più abusi, anche cercare di tornare a come era la norma originaria, e quindi fare in modo che queste dimissioni siano in capo ai lavoratori, ai sindacati e alle direzioni del lavoro, forse non a capo dei consulenti del lavoro, che, a volte, purtroppo, lavorando per lo stesso datore di lavoro, rischiano di non essere del tutto terzi. E, visto che abbiamo la possibilità di averla in Aula, ne approfittiamo anche per fare un auspicio: visto che, come ci ha appena detto, sta andando a compimento tutto l'iter che porterà finalmente ad avere questa legge, ad avere una piena attuazione di questa legge, e visto che è passato un anno da poco, quasi un anno, dalla sua approvazione, mancherebbero solo i decreti attuativi per i tempi di preavviso e poi, dopo, saremmo veramente perfetti e saremmo finalmente in grado di portare avanti questa che è una buona legge, su cui abbiamo lavorato tanto e che credo faccia onore al lavoro del Governo e del Partito Democratico.
(Elementi ed iniziative in merito alla riorganizzazione delle strutture ministeriali che operano nell'ambito delle politiche attive del lavoro – n. 3-02935)
PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02935 (Vedi l'allegato A).
RENATA POLVERINI. Grazie Presidente, signor Ministro, colleghi, nell'ambito della programmazione nazionale del Fondo sociale europeo 2014-2020, l'Inapp, ex Isfol, è riconosciuto come ente in house del Ministero del lavoro. A esso può essere assegnata l'esecuzione dei progetti, ma la titolarità dei principali programmi operativi nazionali è ad oggi in capo all'Anpal, e questo rischia di compromettere la sussistenza finanziaria dell'Inapp, il cui bilancio è stato storicamente alimentato tramite i PON. Il venir meno della Direzione generale del Ministero e la comparsa di un nuovo soggetto pongono il problema di relazione tra Anpal e l'istituto incaricato, tra le altre cose, della valutazione dei risultati dell'Agenzia, ora responsabile della gestione delle risorse comunitarie.
Premesso questo, le chiedo se ritenga che l'aspetto che definisca una dipendenza dell'Inapp dalle decisioni di Anpal rispetto ai progetti da gestire si concili con i principi di terzietà del valutatore rispetto al valutato e di separazione delle funzioni. Inoltre, se non ritenga opportuno assumere iniziative per garantire all'Inapp risorse sufficienti per i suoi compiti istituzionali e se ritiene utile fornire elementi completi in merito alla complessa riorganizzazione del Ministero, dell'Inapp, di Anpal servizi Spa e di Anpal con particolare riferimento ai profili di spesa.
PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Grazie onorevole, le politiche attive nel nostro Paese sono state storicamente un punto debole delle politiche per il lavoro principalmente basate sugli strumenti di politica passiva (ammortizzatori e prepensionamenti). A questa debolezza ha inteso rispondere il Jobs Act che, tra le finalità principali, ha il potenziamento delle politiche attive anche mediante l'istituzione dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro con funzione di coordinamento generale della rete dei servizi per le politiche del lavoro facenti capo a soggetti pubblici e privati e che si avvale del supporto tecnico di Anpal servizi, già Italia Lavoro. In linea con il nuovo assetto di governance delle politiche del lavoro in Italia, ridisegnato dal decreto legislativo n. 150 del 2015, l'Inapp, ente pubblico di ricerca vigilato dal Ministero del lavoro, svolge attività di analisi, monitoraggio e valutazione delle politiche del lavoro e dei servizi per il lavoro e, più in generale, si occupa di tutte le politiche economiche che hanno effetti sul mercato del lavoro. Inapp beneficia di un contributo ordinario annuo a carico del Ministero del lavoro che per il 2017 ammonta ad euro 24.483.680 euro come stabilito dalla legge di bilancio n. 232 del 2016. Tale contributo consente all'Istituto di disporre di risorse autonome per lo svolgimento delle funzioni attribuitegli dal decreto legislativo n. 150, tra cui la verifica degli obiettivi raggiunti dall'Anpal. Pertanto la paventata dipendenza del valutatore dal valutato non sussiste atteso che l'attività di valutazione è svolta con le risorse del Ministero del lavoro. L'impiego da parte di Inapp delle risorse comunitarie disposte in qualità di autorità di gestione dall'Anpal, come previsto dal decreto legislativo n. 150, riguarderà invece altre attività dell'istituto stesso senza confusione con le funzioni di valutazione. Peraltro Anpal e Inapp in questa fase stanno definendo le procedure di collaborazione previste dalla disciplina comunitaria per gli organismi intermedi in ciò chiarendo anche una parte di questi temi. Da ultimo, con riferimento allo stato di attuazione della riforma delle politiche attive, faccio presente che nel corso del 2016 è stato approvato lo statuto di Anpal ed è stato istituito il portale Anpal che consente la registrazione online dei disoccupati. Inoltre, a decorrere dal 1° gennaio 2017, è stato formalizzato il trasferimento ad Anpal di 109 unità di personale del Ministero del lavoro e di 93 di Inapp. Con riferimento poi ai profili di spesa va sottolineato che il decreto legislativo n. 150 ha previsto l'istituzione di Anpal senza nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che per i costi di funzionamento si provveda con le risorse umane, finanziarie e strumentali già disponibili a legislazione vigente. Le risorse destinate al funzionamento di Anpal derivano quindi dai risparmi operati nell'ambito del Ministero del lavoro e di Inapp. La riorganizzazione che ha coinvolto il Ministero del lavoro e Inapp, con i conseguenti trasferimenti di personale e oneri di funzionamento in capo ad Anpal, è pertanto avvenuto a costo zero.
PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di replicare.
RENATA POLVERINI. Infatti la mia preoccupazione era proprio la conferma del costo zero. Ogni volta che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che prevede costo zero o comunque la clausola “senza maggiori oneri per la finanza pubblica” poi ci troviamo a combattere con difficoltà con le quali immagino il Ministro in qualche modo si dovrà scontrare quasi quotidianamente. Lo dico per esperienza e anche perché in questi ultimi mesi ho ascoltato diversi attori protagonisti che operano nell'ambito del mercato del lavoro pubblico e privato: c'è chiaramente uno stato di confusione che emerge dalla riorganizzazione di un assett così complesso che di fatto ha svuotato le funzioni del Ministero del lavoro ed è stato costruito anche su una riforma costituzionale che poi non ha avuto buon esito nel referendum del 4 dicembre. In qualche modo tale riorganizzazione, al di là degli aspetti finanziari e delle risorse umane, si trova anche a dover conciliare la questione di funzioni e poteri che sono rimasti in capo alle regioni e, quindi, devono essere esercitati sempre passando attraverso la Conferenza Stato-regioni, accordi, e così via. Sono molto preoccupata di questo, ma lo sarà anche il Ministro perché ha esperienza in questo settore non soltanto in quanto Ministro del lavoro ma per le sue esperienze precedenti e come tale sa perfettamente che questo servizio arranca a trovare le modalità e le risorse, ripeto, non soltanto economiche ma anche umane per poter svolgere compiti così delicati che pure ad esso sono state assegnate. Mi auguro, come è stato già detto da altri colleghi, anche rispetto ad altri provvedimenti, che, a fronte di queste complicazioni con le quali ci troviamo a confrontarci quotidianamente, magari si possano anche offrire suggerimenti qualora ci fosse necessità di correggere le disposizioni legislative.
(Iniziative di competenza volte a verifiche della radioattività e alla promozione delle bonifiche e delle attività di monitoraggio nell'area circostante il porto di Augusta, in relazione all'interramento di rifiuti radioattivi – n. 3-02936)
PRESIDENTE. Il deputato Segoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02936 (Vedi l'allegato A) per un minuto.
SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, con questa interrogazione cerchiamo di accendere un riflettore sul traffico di rifiuti radioattivi che interessa la Sicilia almeno fino dagli anni Ottanta e che ha assunto contorni molto più netti e delineati dal dicembre 2016 quando sono emersi elementi concreti e circostanziati che certificano la presenza di scorie radioattive nei mari, nei fondali marini nei dintorni della Sicilia dovuti all'affondamento di navi cariche di queste scorie e anche nel territorio stesso della Regione siciliana. Si parla di siti come la miniera di Pasquasia o la cava di San Giuseppe. Lo smaltimento delle scorie radioattive illegali nel territorio siciliano vedrebbe come snodo il porto di Augusta e anche il territorio circostante sarebbe interessato da questo fenomeno. In particolare la segnalazione arriva da attivisti di Alternativa Libera nel comune di Melilli che hanno trovato tra l'altro una delibera comunale in cui si fa riferimento alla presenza di rifiuti di questo tipo senza che ad essa siano seguiti atti concreti per la bonifica o per l'accertamento.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Segoni per darci la possibilità di fare il punto su una situazione così delicata per la provincia di Enna e per l'intera Regione siciliana. Noi come al solito non possiamo fare altro che prendere i dati dagli enti che se ne stanno occupando, non avendo competenze dirette in merito, ma dirò dopo che cosa abbiamo intenzione di fare. Secondo quanto riferito dalla prefettura di Enna, nel 1997 la procura della Repubblica-direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta aprì un fascicolo conoscitivo sull'eventuale presenza di scorie radioattive all'interno della miniera di Pasquasia, sita in territorio del comune di Enna, disponendo appositi sopralluoghi e prelievi di materiali organici e inorganici.
Nel 2006 e nel 2012 sono stati eseguiti controlli in relazione alla presenza di sostanze radioattive nel sito e non sono stati rilevati in area ratei di radiazioni ionizzanti. Analoga verifica è stata condotta nell'acqua superficiale della diga Morello, nel territorio del comune di Villarosa, a valle del sito ove non è stata riscontrata la presenza di emissioni radioattive.
Le uniche emissioni riscontrate dell'isotopo 40 del potassio, la cui radioattività è di origine naturale, e del 137 del cesio, quest'ultimo riconducibile a deposizione di ricadute atmosferiche di particolato originato da eventi di fallout remoti nello spazio e nel tempo.
La prefettura di Enna ha fatto presente inoltre che nella miniera risulterebbero presenti sorgenti radioattive, dichiarate costituite da Cesio 137, utilizzate nel monitoraggio dei flussi di minerale nonché nell'impianto di pesatura automatica e comunque utilizzate nel ciclo produttivo dell'attività estrattiva. Tali sorgenti sono state parzialmente rimosse e smaltite secondo la normativa vigente. Sono tuttavia ancora presenti nel sottosuolo della miniera altre due sorgenti di Cesio 137 non ancora rimosse a causa dell'inaccessibilità del sottosuolo. Anche il comando provinciale dei vigili del fuoco, su delega della procura della Repubblica nel 2001, ha proceduto ad effettuare la misurazione della radioattività ambientale con esito negativo. Sempre secondo quanto riferito dalla prefettura di Enna, da gennaio 2016 è in corso un'attività di indagine del nucleo investigativo, coordinata dalla procura distrettuale di Caltanissetta, in ordine alla possibile presenza nella miniera dismessa di Pasquasia di rifiuti speciali non meglio indicati. Si rappresenta inoltre che secondo quanto riferito dalla procura della Repubblica di Siracusa è stata compiuta da parte degli indagati la bonifica dell'intera area sequestrata in agro Melilli, zona litorale. Quanto alle indagini aperte negli anni Novanta dalla procura di Reggio Calabria, i relativi procedimenti sono stati all'epoca archiviati.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Si fa presente che infine sono stati avviati i lavori per la realizzazione del progetto di “Monitoraggio ed individuazione delle aree potenzialmente inquinate” (MIAPI), con la collaborazione del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, realizzato proprio per le regioni obiettivo convergenza.
Darò mandato alle competenti direzioni del Ministero di verificare la possibilità di estendere i rilievi di tale progetto anche all'area in esame; darò inoltre mandato ad ISPRA, nell'ambito del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, di svolgere un ruolo di coordinamento per armonizzare…
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. …da un punto di vista qualitativo e quantitativo le attività di sorveglianza e controllo delle agenzie sul territorio.
PRESIDENTE. Il deputato Segoni ha facoltà di replicare.
SAMUELE SEGONI. Presidente, siamo contenti che la nostra sollecitazione, la nostra segnalazione sia servita da allertare il Ministero, e vigileremo che questi intendimenti vengano portati avanti con costanza nel tempo. Mi limito a ricordare che questa potrebbe essere soltanto la punta di un iceberg, quindi secondo noi è necessario assolutamente una controllo a tappeto, per verificare l'eventuale radioattività del territorio delle zone che ho citato in premessa. Infine vorrei ricordare che è vero che sta in capo agli enti territoriali, però vige anche il principio di sussidiarietà, e l'inerzia degli enti locali, degli enti territoriali poi alla fine sfocia nella connivenza. Io ho lavorato in prima la fila per la proposta di legge di riordino delle agenzie territoriali, e so benissimo che vi sono stati inseriti alcuni elementi per permettere alle agenzie ambientali di intervenire e di verificare, se opportunamente sollecitate; quindi mi auguro che si possa perseguire questa strada.
Chiudo ricordando alcuni numeri: ad esempio, soltanto per il sito di Priolo è stato stimato che una bonifica completa costerebbe 770 milioni di euro; possono sembrare molti, ma le stesse stime parlano di 3,6 miliardi di euro di danni alla salute degli abitanti, se non si procede alle bonifiche. Quindi, come si suol dire, prevenire è meglio che curare.
(Intendimenti del Governo in ordine alla realizzazione dell'impianto di termovalorizzazione di Case Passerini, in provincia di Firenze – n. 3-02937)
PRESIDENTE. Il deputato Parisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02937 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
MASSIMO PARISI. Signora Presidente, signor Ministro, questa interrogazione riguarda una vicenda che ormai data trent'anni. Nel 1986 l'inceneritore di San Donnino, alle porte di Firenze, fu chiuso: quindi è da 31 anni che Firenze, e più in generale l'area metropolitana fiorentina (stiamo parlando di un'area su cui insistono oltre 1 milione di abitanti, e che ricomprende le province di Firenze, Prato e Pistoia) è senza un impianto di smaltimento di rifiuti. Dopo 19 anni di discussioni si arrivò alla definizione e all'individuazione di un sito per la realizzazione di un impianto di nuova generazione, il sito di Case Passerini, fra i comuni di Sesto Fiorentino, Firenze e Campi Bisenzio; e tuttavia, nonostante che il Governo abbia inserito nel cosiddetto decreto-legge “sblocca Italia” anche questo sito fra gli impianti di termovalorizzazione da realizzarsi, la vicenda è ben lungi dall'essere risolta. Con tutte le conseguenze del caso, che al momento riguardano soltanto l'esigenza di trasferire fuori ATO i rifiuti per smaltirli, e riguardano le bollette dei cittadini di quest'area. Chiediamo quindi di conoscere le intenzioni e le opinioni del Governo su questa annosa vicenda.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, grazie all'onorevole Parisi. Tenterò di rispondere in 3 minuti ad una storia di 31 anni: non è del tutto semplice. Si fa presente innanzitutto che l'impianto di termovalorizzazione di Case Passerini è stato autorizzato dagli enti territoriali competenti: l'avvio dei lavori era previsto entro l'estate 2016, con possibilità di renderlo operativo entro il 2017. La provincia di Firenze, il 17 aprile 2014, si era espressa in ordine alla compatibilità ambientale del progetto definitivo, subordinandolo al rispetto di specifiche prescrizioni. L'attuale città metropolitana di Firenze il 23 novembre 2015 ha rilasciato l'autorizzazione unica, ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003, per la realizzazione e gestione dell'impianto.
Com'è noto, secondo quanto riferito dalla regione Toscana, l'autorizzazione alla realizzazione e all'esercizio rilasciata dalla città metropolitana di Firenze è stata annullata dalla sentenza del TAR Toscana dell'8 novembre 2016, e attualmente si è in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato, la cui udienza di trattazione è prevista per il 5 ottobre prossimo. La regione Toscana fa presente che, a seguito della pronuncia del Consiglio di Stato, potranno essere valutate e aggiornate in maniera più realistica le tempistiche di realizzazione dell'impianto in questione.
Come lei ha ricordato, ai sensi dell'articolo 35 dello “sblocca Italia”, l'operatività dell'impianto di Sesto Fiorentino è stata considerata strategica per garantire l'autosufficienza energetica non solo della regione Toscana, ma anche dell'intera macro-area Centro. In ogni caso, anche a prescindere dall'esito delle vicende giudiziarie concernenti la legittimità del titolo autorizzatorio a suo tempo rilasciato, l'impianto di termovalorizzazione in questione mantiene senz'altro le caratteristiche per essere ricompreso tra quelli identificati quali costituenti la rete strategica nazionale. A tal proposito, si fa presente che nell'anno 2015 le tre province, Firenze, Prato e Pistoia, costituenti l'ATO Toscana centrale, hanno prodotto oltre 776 mila tonnellate di rifiuti urbani, da cui residuano, con il 65 per cento di raccolta differenziata, oltre 268 mila tonnellate di rifiuti non differenziati. A queste si sommano gli scarti degli impianti di compostaggio delle piattaforme di valorizzazione di carta, cartone e plastica.
Il dato da solo, anche portando le raccolte differenziate al 70 per cento, come si sta facendo, evidenza che l'impianto è necessario a garantire l'autosufficienza di ATO e ad eliminare il conferimento a discariche fuori ATO o ad impianti di termovalorizzazione del Nord Italia. Inoltre, sulla base degli elementi acquisiti, risulta che la regione Toscana ha di recente deciso di eliminare dalla pianificazione gli impianti di termovalorizzazione residuale di Selvapiana e di Testi, rispettivamente previsti per circa 60 mila e 90 mila tonnellate anno.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. A ciò si aggiunga che la pianificazione istituzionale e le successive convenzioni con ATO Toscana Centro hanno previsto che al termico di Case Passerini possano essere conferite anche 30 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi.
La regione Toscana è ancora largamente dipendente dalle discariche: dunque, in ultima istanza, l'impianto di Case Passerini potrà assolvere pienamente il ruolo di impianto di rete strategica. Per quanto di competenza, il Ministero continuerà a svolgere un'attività di monitoraggio, nonché a tenersi informato e a mantenere alto il livello di attenzione sulla questione.
PRESIDENTE. Il deputato Parisi ha facoltà di replicare.
MASSIMO PARISI. Signor Ministro, io ho ascoltato con attenzione la ricostruzione di fatti che purtroppo, ahimè, sono noti, e sono noti anche ai cittadini toscani, compresa la vicenda giudiziaria che ha riguardato l'ultima fase del 2016, la sentenza del TAR. Segnalo, giusto per capire il Paese in cui viviamo, che abbiamo citato una futura sentenza, che arriverà ad ottobre del 2017: col che possiamo dire con assoluta tranquillità che la vicenda del termovalorizzatore di Firenze e dell'area metropolitana fiorentina, dell'area dell'ATO Centro Toscana non si sbloccherà né nel 2017, e probabilmente neanche nel 2018. Con tutto ciò possiamo certamente sanzionare il fallimento di una classe dirigente politica, quella che riguarda l'amministrazione regionale toscana, quella che riguarda gli enti interessati, perché è di tutta evidenza di che cosa stiamo parlando: lei ha citato i dati della produzione dei rifiuti, ricordo a me stesso che stiamo parlando di Firenze, cioè una città e un'area che ogni giorno, oltre al milione e mezzo di abitanti che citavamo prima, subisce l'afflusso di decine di migliaia di turisti, per molti milioni di turisti l'anno, con un aumento della produzione quindi di rifiuti pro capite molto alta. Questo significa che ancora per il 2017, che ancora per il 2018, e chissà fino a quando, l'unica soluzione sarà l'esportazione dei rifiuti e l'utilizzo delle discariche.
Tutto questo, le ripeto, non ci può confortare, e capiamo che ovviamente le competenze del Ministro e del Ministero sono limitate rispetto a questo fallimento degli enti locali toscani; e tuttavia speriamo di non doverci trovare, di qui ai prossimi mesi o ai prossimi anni, in qualche nuova emergenza che renda, questa sì davvero, invece di interesse nazionale la vicenda di cui abbiamo parlato. Non ce lo auguriamo, ma i tempi che abbiamo raccontato di questa vicenda non fanno presagire niente di buono.
PRESIDENTE. Avrà luogo ora lo svolgimento delle ulteriori interrogazioni che non si sono potute svolgere nella seduta di mercoledì 22 marzo 2017 a causa della sospensione della seduta medesima.
(Elementi ed iniziative in merito ai rischi di inquinamento dell'acqua dell'invaso del Pertusillo – n. 3-02892)
PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02892 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
SALVATORE MATARRESE. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, anzitutto la ringrazio per essere tornato in Aula a continuare i lavori che avevamo avviato nella scorsa seduta. L'interrogazione ha per oggetto la preoccupazione della popolazione locale, la popolazione pugliese e della Basilicata in particolare, per la macchia estesa che interessa l'invaso del Pertusillo, che alimenta l'acquedotto pugliese, ma anche le reti irrigue e le reti di produzione di energia. Su questa macchia ci sono state diverse analisi fatte da associazioni locali che rilevano un inquinamento e analisi fatte dall'ARPAB che escludono l'inquinamento facendo riferimento alla presenza dei microrganismi o di alghe. Ma in una precedente interrogazione in Commissione è stato evidenziato uno stato di attenzione da parte della Prefettura su un pozzetto di proprietà dell'Eni nel quale erano stati rinvenuti sversamenti di idrocarburi.
Quindi, le chiedo, nell'interesse della cittadinanza, quali siano le iniziative che possono essere poste in essere per tranquillizzare la popolazione locale, soprattutto sulla potabilità dell'acqua che viene prodotta da questa importante invaso.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signora Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Matarrese. Con riferimento alle problematiche ambientali relative al bacino del Pertusillo si fa presente che le attività di controllo, prevenzione e contrasto agli illeciti ambientali, compresa l'irrogazione delle relative sanzioni, sono affidate agli enti territoriali. Fermo restando quanto già riferito in occasione del question-time presentato dall'onorevole Latronico, si ricorda inoltre che la regione Basilicata ha affidato sin dal 2013 all'ente parco l'incarico per il controllo degli affluenti dell'invaso del Pertusillo. L'ente parco ha provveduto a una serie di controlli mirati a prevenire ed eventualmente reprimere i fenomeni di sversamento illecito nel lago. Ulteriori controlli sono svolti dal gestore del servizio idrico integrato, Acquedotto Pugliese, sull'acqua grezza derivata dal Pertusillo.
Sul presunto recente sversamento accidentale di idrocarburi da un serbatoio del Cova si fa presente che sulla questione si è attivata la procura di Potenza la quale ha evidenziato che il 3 febbraio scorso i militari del NOE hanno rinvenuto uno scarico in aree prospicienti al Cova di Viggiano attinto da reflui di origine ignota, aventi le caratteristiche organolettiche degli oli minerali. I carabinieri hanno quindi sequestrato il pozzetto in cui confinava lo scarico, effettuato un campionamento del refluo e sequestrato i campioni prelevati. Sono state immediatamente avviate indagini per individuare la natura dei reflui e l'eventuale propagazione di sostanze inquinanti. In particolare, sono stati disposti accertamenti tecnici sui campioni in sequestro di cui sono attesi gli esiti. Peraltro le prime analisi condotte dall'ARPA Basilicata hanno confermato la presenza nel pozzo di idrocarburi e di sostanze filmanti. Dato quest'ultimo che rende certa la provenienza dei reflui del Cova.
Inoltre, come riferito dagli uffici giudiziari, il 4 febbraio scorso, ENI ha dato avvio alla procedura di messa in sicurezza d'emergenza e sta realizzando sondaggi sia all'interno che all'esterno del Cova; campionamento dei terreni e delle acque sotterranee ed anche l'emungimento degli idrocarburi che fuoriescono da avviare a smaltimento. Il 6 marzo scorso l'ENI ha trasmesso il piano di caratterizzazione del Cova a tutte le autorità ed enti competenti. È stata inoltre conferita delega al NOE per acquisire eventuali accertamenti effettuati dall'Agenzia in relazione al bacino del Pertusillo. Le analisi condotte di iniziativa dell'Agenzia Basilicata presso l'invaso, e acquisite dalla Procura di Potenza tramite il NOE, non hanno evidenziato presenza di idrocarburi. L'ARPA ha fatto presente inoltre di avere eseguito il 27 febbraio scorso una campagna mirata sull'intero invaso. Le analisi ecotossicologiche sulla matrice di acque e sedimenti non hanno evidenziato fenomeni di tossicità. L'Agenzia ha fatto presente altresì che per le indagini sinora condotte hanno evidenziato la presenza di microalghe. Il primo rapporto tecnico dell'ARPA Basilicata è stato pubblicato sul sito istituzionale dell'Agenzia lo scorso 21 marzo. La procura di Potenza segnala infine che proseguono le indagini per accertare responsabilità penali e la propagazione nel terreno delle acque superficiali e sotterranee di sostanze inquinanti che potrebbero avere interessato l'invaso del Pertusillo.
PRESIDENTE. Il deputato Matarrese. ha facoltà di replicare, per due minuti.
SALVATORE MATARRESE. Grazie Ministro per l'esaustiva risposta. Prendo atto che i dati riferiti all'acqua a seguito della campagna posta in essere dall'ARPAB escludono situazioni di tossicità, ma è anche vero che ci sono delle indagini sul sottosuolo per evitare che non ci siano stati sversamenti o comunque inquinamenti in falda e quindi sotterranei.
Quindi uno stato di allarme comunque sussiste e uno stato d'attenzione credo che sia necessario, soprattutto in considerazione - come dicevo prima - della rilevanza di questo invaso ai fini dell'alimentazione dell'acquedotto pugliese e dell'acquedotto della Basilicata. È una situazione da attenzionare con grande presenza del Ministero, grande presenza delle regioni, alle quali come ha detto lei sono state delegate tutte le attività di controllo specifico locale.
Mi auguro che ci sia da parte del Ministero una continua presenza a monitorare che, nel successivo andare e verificare di queste analisi in corso, non ci siano situazioni di pericolo per la cittadinanza e per le reti irrigue che vengono alimentate da questo importante bacino.
(Chiarimenti in merito alla salubrità dell'acqua potabile erogata alle popolazioni della Basilicata e della Puglia e proveniente dall'invaso del Pertusillo – n. 3-02893)
PRESIDENTE. Il deputato Vico ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02893 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
LUDOVICO VICO. Grazie Presidente. Signor Ministro le popolazioni pugliesi e lucane attendono di essere rassicurate che l'acqua dell'invaso del Pertusillo sia salubre. Quell'acqua come ella sa è potabilizzata dall'acquedotto pugliese e lucano, arriva nei rubinetti delle case dei pugliesi e dei lucani; 4.700.000 abitanti. Le chiediamo se ad oggi queste rassicurazioni sono esigibili.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signora Presidente. Grazie anche all'onorevole Vico. Fermo restando quanto già detto in risposta al question-time dell'onorevole Matarrese, l'ARPA Basilicata ha comunicato che i propri tecnici, i ricercatori dell'ISPRA, con i responsabili dell'ENI, stanno attivando tutte le analisi per una mappatura in dettaglio del livello della contaminazione, sia dal punto di vista dell'estensione, che della profondità, al fine di verificare l'eventuale interessamento delle falde acquifere. L'Agenzia inoltre ha svolto anche attività di controllo sulle misure di messa in sicurezza d'emergenza nelle aree interne ed esterne del Centro Olio Val d'Agri, in particolare l'8 marzo scorso è stato effettuato un sopralluogo nei luoghi interessati dall'evento di contaminazione. Dopo tale ricognizione, sono state formulate a ENI alcune richieste allo scopo di ottimizzare le attività programmate. Il 9 marzo, l'ARPAB ha svolto un ulteriore sopralluogo nell'area interna al Cova e sono stati prelevati due campioni di acque sotterranee, mentre nell'area esterna al Cova sono stati prelevati due campioni di acque sotterranee e quattro campioni di terreno. L'Agenzia è in attesa dei risultati analitici.
A seguito di tali sopralluoghi e delle successive valutazioni da parte dei tecnici, l'ARPA ha chiesto all'ENI di realizzare tre sondaggi aggiuntivi all'esterno e all'interno del centro Cova. Inoltre, il 12 marzo 2017, il personale dell'Agenzia ha svolto un ulteriore sopralluogo e campionamento nelle aree esterne al Centro Olio, prelevando tre campioni di acque sotterranee di cui si attendono i risultati analitici.
Si segnala peraltro che il 13 marzo si è tenuto un incontro presso l'ARPA Basilicata durante il quale i rappresentanti dell'ENI hanno assicurato la massima collaborazione e ribadito la disponibilità a mantenere gli impegni già assunti e concordati nell'ambito del tavolo tecnico indetto dalla regione Basilicata il 28 febbraio scorso.
Si fa presente infine che il 21 marzo scorso si è svolto presso la procura della Repubblica di Potenza un incontro tra magistrati requirenti e i funzionari dell'ARPAB e dell'ISPRA, al fine di coordinare le rispettive attività di competenza. In tale occasione è stato convenuto che l'ARPAB svolgerà i propri accertamenti in stretto contatto con il consulente tecnico nominato dalla procura, mentre l'ISPRA svolgerà in un altro settore di indagine compiti di ausiliario di polizia giudiziaria.
Ad ogni modo, al fine di supportare le attività degli enti di sorveglianza e di controllo, darò mandato ad ISPRA, nell'ambito del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, di svolgere un ruolo di coordinamento finalizzato ad armonizzare, da un punto di vista qualitativo e quantitativo, le attività delle agenzie sul territorio.
PRESIDENTE. Il deputato Vico ha facoltà di replicare, per due minuti.
LUDOVICO VICO. Grazie Presidente. Signor Ministro, lei sa bene che c'è bisogno di cose certe e capaci di tranquillizzare le persone normali, perché in quest'epoca ci sono, come anche ella sa, schiere di mestatori e persone disposte ad ascoltare soltanto quello che vogliono sentirsi dire. La materia concorrente alimenta lungaggini, tempi infiniti. è appunto concorrente. Occorrerebbe, signor Ministro, forse a partire dal Pertusillo, che ad ISPRA siano affidati poteri sostitutivi centrali, precisi e di protezione, così come alle ARPA rapidamente sia consegnata l'indipendenza da agenzia come previsto. Certo stiamo parlando del Pertusillo, stiamo parlando delle materie concorrenti, del nuovo codice dell'ambiente, perché questo è il tempo ove forse serve fare così rapidamente. E serve fare così per tranquillizzare le persone e anche per ricostruire un rapporto fecondo tra lo Stato e i cittadini.
Pur apprezzando la sua risposta, noi consegniamo a lei e al Governo l'impegno di riorganizzare il codice ambientale, possibilmente entro questi suggerimenti che da legislatori le forniamo.
(Iniziative di competenza volte all'adeguamento del tratto toscano della strada statale 1 Aurelia e alla sua messa in sicurezza, anche al fine di contenere gli impatti ambientali, economici e sociali derivanti dal progetto di completamento dell'autostrada A12 – n. 3-02894)
PRESIDENTE. Il deputato Catania ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02894 per un minuto (Vedi l'allegato A).
MARIO CATANIA. Grazie Presidente. Signor Ministro, il progetto dell'autostrada tirrenica è notoriamente un progetto molto controverso. Attualmente è in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale per il tratto tra Grosseto ed Ansedonia e, nell'ambito di questa procedura, le organizzazioni ambientaliste hanno presentato una serie di osservazioni particolarmente critiche e particolarmente documentate in materia al progetto dell'opera.
Si tratta di un territorio sensibile sotto il profilo idrogeologico, già oggetto di ripetute alluvioni negli ultimi anni e della esondazione dei fiumi Albegna ed Ombrone. In più va aggiunto che le previsioni di traffico sulla futuribile autostrada non evidenziano la necessità di un intervento.
Io, quindi, le chiedo per quali ragioni, anche considerato l'atteggiamento negativo dei sindaci e delle popolazioni interessate, non ci si orienti verso la sistemazione della statale Aurelia, che risolverebbe ogni problema in materia.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. L'esigenza di realizzare l'autostrada A12 Livorno-Civitavecchia nasce circa cinquant'anni fa, per completare il cosiddetto corridoio tirrenico, considerato una delle più importante direttrice di collegamento del Paese.
Secondo quanto riferito dal Ministero delle infrastrutture, il progetto tende in generale a minimizzare il consumo del suolo, mantenendo il più possibile l'autostrada lungo il sedime dell'Aurelia, e prevede la progettazione delle nostre strade in sovrapposizione al tracciato esistente, con scostamenti in situazioni particolari, e di un sistema di viabilità secondaria di raccordo con la viabilità locale.
Con delibera CIPE del 2012 è stato approvato con prescrizioni e raccomandazioni il progetto definitivo dell'intervento, con esclusione dei lotti 4 e 5B e, su richiesta della società proponente, tali lotti sono stati esclusi dalla procedura di valutazione ambientale, al fine di poter individuare una soluzione progettuale, che avesse un minore impatto sul territorio. A seguito delle riunioni della Conferenza dei servizi del 23 gennaio e del 28 febbraio di quest'anno, alle quali ha partecipato anche il Ministero dell'ambiente, la società proponente ha illustrato le modifiche progettuali da porre al progetto pubblicato, per venire incontro alle richieste degli enti locali. Il 20 marzo è giunta al Ministero dell'ambiente la relativa documentazione, contenente anche chiarimenti inerenti le problematiche di natura trasportistica, ambientale ed idrogeologica. È in corso in questo momento la verifica preliminare della documentazione, anche relativamente agli adempimenti sugli oneri dovuti per legge, per il successivo inoltro alla Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale, VIA e VAS, per l'istruttoria tecnica in merito, nel corso delle quali saranno tenuti nella massima considerazione tutte le osservazioni del pubblico e i pareri delle amministrazioni interessate.
Il Ministero delle infrastrutture fa presente che, contestualmente alla Conferenza dei servizi, sono stati attivati tavoli tecnici tra gli enti locali, la regione Toscana, il Ministero delle infrastrutture e la concessionaria SAT, nei quali, in accoglimento delle osservazioni formulate, sono state proposte modifiche migliorative al progetto presentato ed integrazioni documentali, attualmente al vaglio dei partecipanti alla Conferenza dei servizi. Inoltre, nella procedura autorizzativa tuttora in corso, verranno esaminate e valutate tutte le diverse istanze dei territori interessati e degli enti locali coinvolti.
Ad ogni modo, per quanto di competenza, il Ministero dell'ambiente continuerà a tenersi informato e a svolgere le proprie attività, mantenendo alto il livello di attenzione, al fine di evitare possibili ricadute negative sull'ambiente.
PRESIDENTE. Il deputato Catania ha facoltà di replicare.
MARIO CATANIA. Grazie signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta dettagliata nei particolari relativi alla procedura. Resta tuttavia in me la preoccupazione per una linea del Governo su questa materia, che mi sembra rispecchiare una vecchia cultura, quella cultura in base alla quale, nella valutazione delle esigenze di infrastrutturazione del territorio, il fattore ambientale non viene considerato un elemento dirimente, viene considerato soltanto un fattore accessorio.
In questo caso siamo in presenza di uno di quegli interventi infrastrutturali che, a mio avviso, non sono assolutamente necessari per una politica di valorizzazione del territorio. Abbiamo già in passato assistito a situazioni analoghe. Non sta a me valutare in materia l'impatto negativo derivatone, ma l'autostrada recentemente completata nel nord Italia, la cosiddetta BreBeMi, mi sembra un caso emblematico di infrastruttura non necessaria e di negativo impatto ambientale.
Quindi io concludo il mio intervento, raccomandando a lei, come portatore di interessi e rappresentante di interessi nelle dinamiche di Governo, in quanto Ministro dell'ambiente, ogni attenzione possibile su questo dossier, nel rispetto di quella che è, non solo la visione degli ambientalisti, ma soprattutto la richiesta proveniente dai territori, come manifestata dagli stessi sindaci e dalle popolazioni attraverso le procedure del caso.
(Elementi ed iniziative in relazione al sito di interesse nazionale di Cengio-Saliceto, con particolare riferimento allo stato della procedura di infrazione europea e agli indennizzi per i comuni coinvolti – n. 3-02895)
PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02895, per un minuto (Vedi l'allegato A).
MARIANO RABINO. Grazie Presidente. Signor Ministro la ringrazio e per il suo tramite ringrazio il Governo per la tempestività con cui ha voluto recuperare i question time di due settimane fa, sciaguratamente interrotti da una carnevalata del MoVimento 5 Stelle.
Il tema che riguarda la mia interrogazione è naturalmente quello dell'Acna. Lei sa bene, signor Ministro, che sono decenni che nel comune di Cengio, in provincia di Savona, al confine con il comune di Saliceto, che invece è in provincia di Cuneo - quindi siamo a cavallo tra Liguria e Piemonte - è stata operativa l'azienda coloranti nazionali e affini, più agevolmente e più facilmente conosciuta come Acna. Bene, vorremmo sapere - e lo voglio sapere naturalmente insieme al collega Mino Taricco, che al pari mio e di altri si è impegnato moltissimo su questo tema - quale sia lo stato della procedura di infrazione n. 2009/4426 aperta dall'Unione europea. se si sia addivenuti ad una conclusione in merito all'indennizzo per i comuni coinvolti e se il Ministro interrogato sia al corrente del rischio di sversamenti inquinanti, conseguenti all'alluvione del novembre 2016.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.
GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie signor Presidente e ringrazio anche l'onorevole Rabino. Per quanto riguarda lo stato della procedura di infrazione sulla bonifica dell'ex Acna di Cengio, tenuto conto del confronto intercorso in questi anni tra le autorità italiane e la Commissione europea, si fa presente che attualmente si è nella fase di parere motivato complementare. A seguito delle più recenti interlocuzioni tra la struttura e la Commissione europea, per il tramite del Dipartimento delle politiche europee, si è raggiunta una sostanziale condivisione da parte dell'Unione, nel procedere ad una valutazione degli impatti ambientali del complessivo progetto di messa in sicurezza permanente dell'area, tanto nella parte già realizzata, quanto in quella in corso di completamento. Attualmente è in corso la definizione delle fasi e dei tempi in cui dovrebbe articolarsi il procedimento. Tale procedura sarebbe proceduta da una una fase di scoping, finalizzata a individuare, preliminarmente e con adeguata precisione, i contenuti e le modalità di elaborazione dello studio di impatto ambientale necessario per l'avvio formale del procedimento che potrebbe verosimilmente concludersi entro la fine del 2018. Sulla base degli impegni assunti dalle autorità italiane, il Ministro dell'ambiente sta procedendo all'acquisizione, presso gli enti competenti, di tutte le informazioni tecniche necessarie a supportare l'iter di valutazione di impatto ambientale.
Per quanto concerne, invece, l'alluvione del novembre 2016, l'ARPA Liguria ha effettuato un sopralluogo per verificare il sistema di messa in sicurezza attuato nelle aree dello stabilimento. Gli esiti di tale sopralluogo hanno evidenziato che l'evento alluvionale ha determinato un innalzamento dei livelli del fiume Bormida tali da sormontare alcune aree dello stabilimento, raggiungendo quote dell'ordine del metro e provocando, mediante fenomeni di erosione, danni all'area in questione. Al riguardo il Ministero ha chiesto alla società Syndial SpA, attuale proprietario e gestore dell'area, di procedere al ripristino dei luoghi. La società ha da subito attivato le necessarie misure.
Infine, nell'ambito delle proprie competenze in materia di risarcimento del danno ambientale, il Ministero ha attivato un tavolo tecnico finalizzato a verificare la possibilità di giungere a un accordo transattivo con la società Syndial SpA, sulla quale attualmente pende un giudizio relativo al danno ambientale. A tal fine si sono tenuti numerosi incontri tecnici che hanno visto la partecipazione di tutti i soggetti interessati al fine di pervenire ad una posizione condivisa. Per monitorare la messa in sicurezza del sito questo Ministero continuerà a svolgere le proprie attività mantenendo alto il livello di attenzione sulla questione.
PRESIDENTE. Il deputato Rabino ha facoltà di replicare.
MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Signor Ministro la ringrazio davvero per la sensibilità e l'impegno che trapela dalle sue parole perché effettivamente, diversamente dalle rassicurazioni di Syndial, si riscontrano molti inquinanti tipici anche esterni al sito, con valori enormemente superiore ai limiti di legge: per esempio, per il clorobenzene si arriva fino a 17.000 microgrammi/litro contro il limite di 40, e questi sono valori certificati da ARPA Liguria. Quindi, la bonifica è ben lontana dall'essere finita.
In secondo luogo, non è ammissibile una gestione unilaterale della bonifica di un sito di confine le cui emissioni e conseguenze sono al 100 per cento sul Piemonte che, però, è tagliato fuori perché sembra che tutto verta sulla Liguria. Questa vicenda necessita davvero di un controllo congiunto.
In terzo luogo, per l'acquisizione di dati e notizie ai fini della valutazione di impatto ambientale e completamento della bonifica è necessario ed opportuno avvalersi delle conoscenze tecniche, chimiche e storiche presenti nei comuni di prossimità, quelli piemontesi, evidentemente, che reclamano la condivisione di soluzioni finalmente definitive dopo 15 anni.
In quarto luogo, essendovi oggettivo danno ambientale nei medesimi comuni di prossimità al sito di interesse nazionale Syndial ACNA, reso conclamato dai danni biologici, quali carcinomi e papillomi, subiti dalla gente ACNA, si disponga, signor Ministro, davvero il loro diretto coinvolgimento nella transazione in corso, mettendo fine ad un secolo di guasti all'ambiente e alla salute.
Signor Ministro, le raccomando davvero di essere vigilante al massimo e voglio dirle che grazie all'interessamento dell'onorevole Mino Taricco presto, in data 27 aprile, la Commissione bicamerale di inchiesta sui rifiuti farà un sopralluogo all'ACNA di Cengio. Non molliamo, signor Ministro, parlamentari, Ministero, tutte le istituzioni interessate, perché è un tema che davvero va monitorato e attenzionato con determinazione mai sufficiente.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,45.
La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 16,50.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bindi, Michele Bordo, Bratti, Bueno, Buttiglione, Cicchitto, Dellai, Epifani, Fico, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giorgis, Losacco, Lupi, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Gianluca Pini, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Sottanelli, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento 2.19 Silvia Giordano è stato ritirato dalla presentatrice.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.241 Occhiuto.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1142-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.372 Amato, a pagina 10 del fascicolo, sul quale la relatrice aveva espresso parere favorevole subordinandolo a una proposta di riformulazione, se capisco bene. Prendo atto che la presentatrice intende accettare la proposta di riformulazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Oltre ad augurarle un buon pomeriggio e un buon pomeriggio di proficuo lavoro a tutti, voglio commentare brevemente questa riformulazione che è una riformulazione che conferma l'abilità della collega Amato e l'abilità della relatrice Lenzi ma che, purtroppo, non sposta di un millimetro i termini della questione, perché la riformulazione si limita a definire cosa sono nutrizione e idratazione artificiali. Ciò, come ho detto questa mattina più volte, non è, per quanto mi riguarda e per quanto ci riguarda, il tema dirimente, perché il tema dirimente è ben altro e su questo “ben altro” ci siamo dilungati nel corso della mattinata e torneremo ancora nei successivi emendamenti.
Quindi, tutto questo per motivare, su questa riformulazione, il voto di astensione da parte di Forza Italia, proprio perché permane quel metodo, cioè il metodo di guardare il merito di quello che viene proposto e di invitare tutte e tutti a guardare i testi. Finora questo metodo, praticato in modo unilaterale da parte nostra, non ha sortito alcun tipo di effetto, però ostinatamente - qualcuno avrebbe detto pacatamente e serenamente - noi continueremo a riproporlo per tutta la durata dei lavori su questo provvedimento e quindi, rinnovando gli auguri per un buon e sereno lavoro pomeridiano, confermo il nostro voto di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. La definizione tecnica di che cosa sia la nutrizione e l'idratazione arriva ad un punto dell'articolo in cui già sono stati affrontati molti altri problemi, compresi quelli che riguardano, per esempio, la sua sospensione. Ora, fermo restando che quindi il posto non è il più adeguato per capirne il valore, non dà ragione, con questo emendamento, delle ragioni, cioè descrive che cos'è, ma non dà ragione del perché è. Quindi, non dà ragione del fatto che la motivazione principale…noi ci stiamo occupando di interrompere la nutrizione e idratazione, ma non ci stiamo preoccupando di capire quando vada in qualche modo prescritta perché diventa esattamente ciò di cui ha bisogno il paziente in quel momento.
Soprattutto per coloro che insistono tanto sul fatto che la nutrizione e idratazione sono trattamento, è fondamentale che, per poterle sospendere, si sia detto prima a quale logica corrispondono. Ora, mi sembra che, messa così la definizione di nutrizione e idratazione, è come se uno volesse mettere un oggetto tecnico in un contesto che dovrebbe servire a smontare qualunque tipo di dibattito, ma, in realtà, non lo smonta affatto, perché non risponde alle domande profonde che si celano dentro quel dibattito.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile prendere posto, abbassare il tono della voce e consentire agli altri di fare i propri interventi? Richiamerei l'Aula a un po' di attenzione a questo dibattito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.
BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto contrario del gruppo della Lega a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, peccato avere poco tempo, però precisiamo che ci sono molte cose sull'emendamento 3.72 Amato che, ovviamente, non ci convincono. Per fare questo, schematicamente, citerò le linee guida SINPE per la nutrizione artificiale ed enterale, che in Commissione sono state riprese dall'onorevole Amato. Secondo le linee guida, la prima indicazione alla nutrizione artificiale è in assoluto dare vita e qualità della vita a chiunque in fase acuta o cronica risulti impossibilitato ad alimentarsi in modo completo e congruo per bocca. Allora, esattamente la fonte da cui è stato ispirato questo emendamento dice e afferma esattamente il contrario di quanto detto dall'onorevole Amato. Non è finita: sempre a proposito degli elementi essenziali su cui si muove la SINPE, leggo testualmente che il calcolo dei fabbisogni nutrizionali è strettamente dipendente da cinque fattori, Presidente.
PRESIDENTE. Vada a concludere, deputato, ha terminato il suo tempo; li può elencare dopo, perché adesso siamo fuori tempo.
ALESSANDRO PAGANO. Gli ultimi secondi!
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, con questo emendamento si fa una cosa incredibile. Noi diciamo alla comunità scientifica e medica cos'è trattamento sanitario per legge. Il legislatore, invece di affidarsi a chi opera nel settore, a chi cura le vite, a chi lavora negli ospedali, alla professione dei medici, noi diciamo cosa è trattamento sanitario. È una follia! Capite che questo è mosso da un livore biologico incredibile, che la norma deve scrivere cos'è il trattamento sanitario, dopo che gli stessi estensori della norma dicono che tutta la comunità scientifica riconosce cosa è trattamento sanitario, tra cui alimentazione e idratazione.
Allora perché scriverlo nella legge? Vuol dire che noi vogliamo imporre per legge la deontologia medica e al medico come deve operare rispetto anche al giuramento che compie? Se questa vi sembra democrazia e uno Stato normale, a me non sembra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. I colleghi che mi hanno preceduto volevano, magari, poter soffermarsi anche su quelle che sono le linee guida per il SINPE, che fanno riferimento a cinque questioni fondamentali per identificare ciò che noi vogliamo ribadire, e cioè l'identificazione della patologia di base, la terapia e il programma terapeutico per superare e per affrontare la patologia. Ecco, sono queste le questioni, non eventualmente, invece, ciò che è contenuto nell'emendamento che ci apprestiamo a votare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.372 Amato, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e il parere contrario del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 15).
Allora, adesso abbiamo preclusi gli emendamenti 1.400 Silvia Giordano, 1.242 Calabrò e 1.245 Palmieri. Altri non sono segnalati, e dunque passiamo agli identici emendamenti 1.248 Palmieri e 1.249 Calabrò.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.248 Palmieri e 1.249 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Passiamo all'emendamento 1.367 Abrignani, sul quale c'è un parere favorevole con riformulazione. Abrignani, accetta la riformulazione? Sì, quindi il parere è favorevole della Commissione e anche del relatore di minoranza.
GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Sì, volevo solo pregare, se possibile, di rileggere la riformulazione, cortesemente.
PRESIDENTE. Allora, un secondo, chiedo alla relatrice se può cortesemente rileggerla.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Al comma 5, dopo il secondo periodo, aggiungere il seguente: Qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, anche ai suoi familiari le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole da parte di Forza Italia e ancora una volta per rinnovare quello che ho detto prima: il nostro metodo è questo. Guardiamo il merito: l'emendamento in esame ha il pregio di coinvolgere un po' di più il medico, di innestare il tema dell'assistenza psicologica rispetto al paziente in condizione di difficoltà, tema su cui torneremo con altri emendamenti in seguito. Per questo motivo apprezziamo il tentativo e votiamo favorevolmente sempre nella speranza di essere prima o poi ricambiati sulla base della ragionevolezza del contenuto dei nostri emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per dire che la relatrice, la Commissione, il Comitato dei nove hanno trovato opportuno lavorare su questa riformulazione che ha il vantaggio di sottolineare come comunque non si lascia sola neanche la persona che voglia rinunciare alle cure e introduce qui il tema dell'assistenza psicologica che avevamo cercato di inserire in altri emendamenti e in altre parti del provvedimento. In questa maniera direi che fa un ingresso corretto, quindi mi sembra un fatto molto positivo da sottolineare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Anche il nostro gruppo voterà con convinzione l'emendamento 1.367 Abrignani, che approfitto per ringraziare, che introduce una idea di paziente - lo ha appena ricordato bene il presidente della Commissione - che non è solo né è lasciato in balìa anche di momenti psicologicamente intensi e tramite cui evidentemente le volontà che il paziente esprime trovano anche qualcuno che le ascolta recuperando in tal modo l'idea di medico che, pur rispettando la volontà, interagisce, dialoga, è capace di parlare, di fare compagnia se così si può dire al cosiddetto paziente e, consentitemi, questa stessa idea di persona e questa stessa idea di medico dovrebbe essere tenuta più in considerazione per il lavoro che ci aspetta sull'articolo 3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Anche noi approviamo questo emendamento però ci chiediamo - lo chiedo alla relatrice Lenzi - perché è caduta per ben due volte l'espressione “il medico è tenuto a esaminare con il paziente” e poi successivamente “il medico è tenuto a promuovere ogni azione di sostegno al paziente”, mentre tale obbligo è rimasto nel comma 7. Ci chiediamo perché in questo emendamento l'obbligo di parlare con il paziente da parte del medico sia soppresso e saremmo lieti che la relatrice Lenzi ci rispondesse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intanto chiedo anch'io e pongo la domanda alla relatrice perché mi sembra che un collega abbia chiesto una spiegazione alla relatrice e che ella stia in silenzio e non risponda…
PRESIDENTE. È sua facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. È sua facoltà di chiunque, Presidente. Considerato che stiamo discutendo in un'Aula, sicuramente è sua facoltà non rispondere e nostra facoltà ribadirlo e chiederlo.
PRESIDENTE. Certo, esatto. Prego, vada avanti.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Non è un colloquio tra me e lei, è un mio intervento se mi permette. Non è un colloquio tra me e lei. Secondo aspetto, vediamo positivamente questo emendamento ma non sufficiente. Infatti rispetto ad emendamenti precedenti, ricordo che in quelli era contenuto un passaggio fondamentale ovvero di impedire, fermare cure ritenute vitali per chi viene ritenuto, ovviamente dai medici, depresso cioè in uno stato depressivo. Come prevedevano gli emendamenti precedenti, non si possono abbandonare cure ritenute vitali perché ovviamente il paziente in quel caso se depresso - chiunque può ovviamente raggiungere tale conclusione - non può compiere una scelta libera. Su questo siamo tutti d'accordo? Ebbene in un emendamento precedente questo veniva sancito e detto con chiarezza vale a dire il fatto che non possono essere abbandonate cure ritenuti vitali se il pazienze è depresso. Qui viene meno quindi quanto è stato detto dal presidente Marazziti, seppure ovviamente è un emendamento migliorativo rispetto al testo attuale, manca quel passaggio che invece riteniamo fondamentale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.367 Abrignani nel testo riformulato, con i pareri favorevoli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 17).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.257 Palmieri, sul quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Sempre ribadendo l'invito alle colleghe e ai colleghi a guardare il testo dell'emendamento in cui si chiede di aggiungere: “il medico deve accertarsi che il paziente abbia ben compreso che la sospensione della nutrizione e della idratazione gli comporterà disagi aggiuntivi e avrà come esito la sua morte”. L'emendamento è il naturale completamento dell'emendamento che abbiamo appena approvato perché chiarisce il punto d'arrivo di quel dialogo che il medico, con il supporto psicologico, deve tendere a raggiungere nel colloquio con la persona malata che rinuncia all'idratazione e all'alimentazione. Ripeto a suo beneficio quello che ho detto questa mattina più volte cioè la questione è il fatto che l'idratazione e gli strumenti coi quali essa è attuata sono uno strumento, assieme all'alimentazione, per raggiungere il fine della salute della persona. Quindi, da un lato, sono trattamenti sanitari, dall'altro lato non lo sono - qui è il punto - nel momento in cui la persona non è in pericolo di vita, non è in rianimazione, non è in fine vita. La nostra preoccupazione è cosa accade di una persona con un quadro clinico stabile - ripeto: non in pericolo di vita - nel momento in cui ella non è in grado di nutrirsi da sola e, quindi, decida comunque di rinunciare a questo: l'esito è la morte. Quando diciamo che la morte è per fame e per sete ci viene rimproverato che così non è, però nel momento in cui io non mi idrato e non mi alimento non so come altro descriverla e qui è la nostra preoccupazione. Da qui ha origine l'emendamento che dice: accertiamoci, accertatevi che la persona abbia ben compreso ciò a cui va incontro perché qual è l'esito? È evidente che nessuna struttura sanitaria può far morire di fame e di sete una persona, quindi bisogna accelerare la dipartita: di conseguenza si ricade nella fattispecie del suicidio assistito, e di conseguenza dell'eutanasia mascherata per omissione.
Per questo, allora, noi invitiamo per l'ultima volta in questa circostanza a guardare il testo dell'emendamento. Ovviamente, lo dico alla relatrice, siamo sempre disponibili anche noi a riformulazioni, perché le riformulazioni non sono solo a senso unico, ma anche a senso alternato. E quindi, di conseguenza, se c'è modo di modificare positivamente questo testo, ci siamo; ma ripeto, l'invito è a considerarlo come completamento naturale dell'emendamento Abrignani 1.367 appena approvato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Signora Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento, per invitare ad una riflessione ai fini del parere, che venga modificato. Io immagino pure che questa proposta di legge, ove dovesse essere approvata in via definitiva, vada applicata: o mettiamo in condizione i medici di poterla applicare correttamente, di non incorrere in nessuna omissione rispetto alla legge base del consenso informato; oppure qui c'è una mezza elusione, una mezza esclusione. Attenzione: non si riesce a capire la motivazione del perché non si voglia dar corso all'approvazione di questo emendamento. Questo emendamento, per chi vuole che la legge vada in porto, per chi vuole che poi la legge venga applicata, signora Presidente, è necessario stabilire questo aspetto e questa situazione. Al di là del fatto - parlo da medico, signora Presidente - che molte cose che sono scritte qui già accadono normalmente, e che purtroppo questa legge sarà una complicazione, dove ci metteremo anche dentro la burocrazia: ci metteremo la burocrazia, e complicheremo tutto quello che già accade! Molto probabilmente la gente non è nelle condizioni di capire effettivamente che cosa sono gli ammalati oncologici terminali, rispetto alla situazione che si verifica negli ospedali quando si arriva al momento cruciale: noi impediremo di fatto quello che accade adesso, che il paziente vuole tornare alla propria abitazione spontaneamente e quant'altro rispetto a questo dato, perché sarà oberato da una serie di situazioni. Ma ammesso e non concesso che si voglia procedere in maniera diversa, questo emendamento va approvato, perché chiarisce in maniera inequivocabile, e completa una parte vuota di questa proposta di legge, rispetto alla legge base del consenso informato. Quindi anch'io mi associo, oltre che sottoscrivo, a quello che ha detto il collega Palmieri; inviterei un po' il comitato dei nove, la maggioranza… Anche il Governo se ne faccia carico, perché il Governo non può stare qui da spettatore e basta rispetto a queste situazioni, perché la garanzia poi che venga applicata deve essere da parte del Governo, deve essere da parte delle regioni e del Servizio sanitario nazionale: non è che può rimanere campata in aria una situazione del genere! Ecco perché invito ancora una volta acché ci possa essere una riflessione, se no formalizzo la proposta di accantonamento di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.
MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, io ho la sensazione che con questo emendamento si voglia normare in una circostanza drammatica il famoso sketch nel quale i frati trappisti si rivolgono a Massimo Troisi con la famosa battuta: ricordati che devi morire. Perché già con l'emendamento precedente, che è stato approvato, noi diciamo che il medico è tenuto ad esaminare con il paziente e con i suoi familiari le conseguenze della decisione, cioè del rinunciare all'idratazione e all'alimentazione: la rinuncia a quel tipo di somministrazione è evidente che cosa comporti, e quindi quando abbiamo già approvato la circostanza che il medico è tenuto ad esaminare con il paziente le conseguenze, di questo stiamo parlando. La ridondanza di questo emendamento è addirittura esagerata, talché non ho avuto modo di leggere gli emendamenti successivi, ma mi attendo che gli stessi redattori abbiano anche previsto che la casistica successiva al venir meno del malato preveda che il medico, rivolgendosi alla salma del malato che nel frattempo è morto, gli dica: vedi che te l'avevo detto?
PRESIDENTE. Deputato Palese, quindi lei ha formalizzato questa richiesta di accantonamento. Adesso chiederei alla relatrice, la quale si è allontanata un attimo.. ma devo consultarla. Allora, chiederei o al presidente, oppure darei la parola anche a chi altro…Qui abbiamo una serie…Ecco la relatrice. Quindi, relatrice Lenzi, c'è la richiesta da parte del deputato Palese di accantonare l'emendamento Palmieri 1.257, quindi volevo acquisire da lei il parere.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sì, Presidente, nonostante ritenga che dire e dare quest'incarico al medico, ma entrerei nel merito, sia troppo impegnativo, suggerirei però a questo punto anche l'emendamento Gigli 1.251, perché è praticamente sullo stesso argomento.
PRESIDENTE. Sì, di accantonare entrambi. Va bene, d'accordo: allora io quindi a questo punto vado avanti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 1.254.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 1.254, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzano 1.259, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 1.261.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, questo emendamento si collega a quello Abrignani di poco fa. Io devo svolgere una premessa di ordine politico, perché come è noto il nostro gruppo, la Lega, è stato per niente indulgente nei confronti del Partito Democratico, perché lo accusiamo dal primo giorno, dal primo istante di volere, nel nome del politicamente corretto, una legge sull'eutanasia altrimenti chiamata.
Bene. Paradossalmente abbiamo detto che i 5 Stelle, e SEL naturalmente, erano anche coerenti rispetto all'impalcatura complessiva, perché almeno non hanno mai negato tutto questo. Però, con questo emendamento, io ho l'occasione, l'opportunità anche per mostrare non la mia sorpresa, ma molto di più: noi siamo tutti basiti, perché l'emendamento Abrignani - che ripeto, in parte si collega a questo - è la prova concreta di un minimo di attenzione all'umano. Se SEL e Cinque Stelle votano come hanno votato ci sta eccome, ma che non abbiano nessuna sensibilità da un punto vista umano, è non sorprendente, di più. Lo dico con grande chiarezza: le suppliche dei malati molto gravi, che talvolta invocano la morte, non devono essere intese come espressione di una vera e propria richiesta di eutanasia. Questo non lo dico io, lo dice Umberto Veronesi. Non è mai accaduto che ci sia stato un malato grave che abbia chiesto di morire se non quando ci sono assenze di famiglie oppure assistenze varie che vengono meno. Infatti, quasi sempre, questa è l'esperienza che ci dice l'osservazione reale, praticamente loro chiedono aiuto e affetto. Oltre alle cure mediche quindi l'ammalato ha bisogno di amore, di calore umano, forse oserei dire - loro non ci crederanno - anche di soprannaturale; ovviamente i malati hanno bisogno di essere circondati. Quando c'è l'assenza di questo, quando ci sono i figli che mancano, i genitori, è ovvio che si sentano spaesati, distrutti, e da un certo punto di vista non vedono l'ora di farla finita. L'ammalato quindi che si sente circondato da presenza amorevole, umana e altro, non cade nella depressione, nell'angoscia, di chi invece si sente abbandonato al suo destino di sofferenza e di morte e quindi chiede una fine.
È per questo che l'eutanasia è una sconfitta, cari colleghi, di chi la teorizza, la decide, la pratica, a maggior ragione nel modo con cui avete votato, perché questi due gruppi oggi sono andati oltre con l'emendamento precedente. Ecco perché riteniamo, senz'ombra di dubbio, che tutta questa impostazione vada rivisitata. Vi preannunciamo che quello che stiamo dicendo, lo diremo al Paese con conferenze, con convegni, andando in televisione, spiegandolo a tutti i livelli e naturalmente ci aspettiamo che questo dibattito, con cui finalmente abbiamo svelato la vostra vera natura, nelle sedi più opportune istituzionali, in questo caso al Senato, verrà ribadito in maniera chiara e con ben altri numeri, ben altri equilibri, ben altri Regolamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Quello che vorrei dire è questo: mi sembra che questo emendamento dell'onorevole Palmieri sia quanto mai opportuno, nel senso che purtroppo nella pratica clinica casi del tipo di quelli descritti sono estremamente frequenti e non tanto per quanto riguarda la psicosi, anche quella può capitare, ma forse consente se un paziente è convinto di essere perseguitato dal medico o dall'infermiere di fare magari un trattamento sanitario obbligatorio. Ma ci sono casi come appunto la depressione estremamente frequenti, anche semplicemente come reazione alla condizione di malattia (depressione appunto di tipo reattivo), e ci sono condizioni, come lo stato confusionale temporaneo, che interessano popolazioni larghissime di pazienti, non necessariamente psichiatrici, pazienti internistici per esempio. Basta uno scompenso cardiaco, basta una condizione di alterazione idroelettrolitica, per portare un paziente ad una condizione di stato confusionale temporaneo. E allora non dotare il medico della possibilità almeno di mettere in discussione la genuinità del rifiuto del paziente, e imporgli magari di ricorrere alla richiesta di un amministratore di sostegno piuttosto che ad un trattamento sanitario obbligatorio, con tutto quello che questo comporta di ulteriori sofferenze per il paziente e di tempi persi dal punto di vista della applicazione degli interventi clinici, io credo che possa essere qualcosa di estremamente dannoso. Noi dobbiamo mettere il medico in condizioni di accertare, in questi casi dubbi almeno, se la capacità di intendere e di volere del paziente sia conservata, perché ripeto si tratta di condizioni estremamente frequenti, e talora anche a risoluzione abbastanza rapida, ma comunque che intervengono temporaneamente nel decorso della malattia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.261 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.262 Palmieri, su cui vi è un invito al ritiro altrimenti parere contrario e parere favorevole dal relatore minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente. Questo emendamento è un emendamento che involontariamente, nel senso che quando l'abbiamo proposto non pensavamo che sarebbe servito a ciò, serve anche a tranquillizzare il mio amico Corsaro, e il mio amico Capezzone, e accanto a loro anche diverse colleghe e colleghi che in questi giorni e in questi mesi ci hanno accusato di essere i sostenitori della terapia del dolore e della pratica del dolore insensato e assoluto ai danni degli altri.
Invito nuovamente a leggere il testo il testo che dice: in caso di paziente in fine di vita o in condizioni di morte prevista come imminente, il medico deve astenersi - il medico deve astenersi! - da trattamenti straordinari non proporzionati rispetto alle condizioni cliniche del paziente e da ogni forma di accanimento terapeutico. Allora, io credo che più chiaro di così sia difficile scrivere e descrivere la nostra posizione e questa posizione fa il paio con il fatto che noi non abbiamo proposto alcun emendamento soppressivo al primo comma, al primo paragrafo del comma 5, che recita: ogni persona maggiorenne capace di intendere e volere ha il diritto di rifiutare in tutto o in parte qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso. Il combinato disposto di non aver presentato alcun emendamento soppressivo a questo punto, al primo paragrafo del comma 5, quindi di volere sancire assolutamente la libertà di scelta da parte di tutti, unito a questo emendamento che dice “no accanimento terapeutico”, “no sproporzione delle cure”, indica con chiarezza la nostra volontà. Nuovamente mi sorprendo del fatto che non lo si possa accogliere favorevolmente. Mi stupisco del fatto che nessuno, a parte noi, se lo voterà, se continuiamo con lo stesso andazzo tenuto fin qui. Per questo vi invito nuovamente: colleghe e colleghi, guardate, leggete il testo. Io confido nel voto favorevole su questo punto da parte dal già citato amico Massimo Corsaro, perché se si legge questo testo non vedo realmente chi possa essere contro.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. In realtà il parere a questo emendamento era di invito al ritiro, perché l'argomento è affrontato in maniera più estesa con un articolo aggiuntivo all'articolo 1, a firma Marazziti, a pagina 27. Non so se l'onorevole Palmieri riesce a seguire. Il parere che avevo espresso era invito al ritiro, perché l'argomento è affrontato dall'articolo aggiuntivo 1.01, a pagina 27, a firma Marazziti, in maniera molto più estesa. Vorrei chiarire di nuovo che l'articolo 1 riguarda il consenso a tutte le prestazioni sanitarie, non soltanto a quelle di rinuncia e interruzione che mettono a rischio la vita, ma anche a quelle di qualcuno di noi che magari non si sente tanto bene, perché è un po' stanco, viene ricoverato al Gemelli e poi firma la sera e dice “no, non tenetemi dentro, perché ho un importante riunione”, che non sono a rischio della nostra vita. E non ditemi che non conoscete colleghi che non hanno fatto una cosa del genere. Riguarda il consenso in generale nel trattamento sanitario. Per quello che è specifico della parte finale della vita, si è deciso in Comitato ristretto di fare, appunto per aiutare a distinguere, un emendamento aggiuntivo, che è quello a cui faceva riferimenti. Quindi il mio invito è ancora a ritirare,
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Presidente, io sarei in contraddizione con me stesso e con noi stessi, se non accettassi questo invito. E quindi l'invito è accettato. Rimangono però due fatti. Il primo, che evidentemente, quando è stato fatto l'emendamento, non c'era il Marazziti riformulato. Il secondo, più importante, rimane la sostanza di quello che ho detto, cioè una posizione culturale e politica contro l'accanimento e per la libertà di scelta.
PRESIDENTE. Va bene, quindi, questo è ritirato dopo l'interlocuzione che c'è stata. Allora andiamo avanti. Qui devo chiedere alla relatrice, a questo punto, che facciamo con gli accantonati precedenti, se vogliamo adesso procedere ai pareri sugli accantonati. Prego relatrice.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Allora io ritornerei al comma 4, che è precedente a quello che abbiamo appena fatto, così non lasciamo alle nostre spalle delle parti non affrontate. Il comma 4 inizia dalla copertina del fascicolo.
Emendamento 1.206 Gigli, parere contrario.
Emendamento 1.369 Silvia Giordano è l'emendamento che viene riformulato. Si tratta della forma del consenso. Viene riformulato in questo modo. Al comma 4, primo periodo, sostituire le parole da: “è espresso” fino a: “con disabilità” con le seguenti: “acquisito nei modi e con gli strumenti più consoni alle condizioni del paziente, è documentato in forma scritta o attraverso videoregistrazioni o, per la persona con disabilità, attraverso dispositivi che le consentano” e qui si attacca al testo che dice - giusto per comprenderci -: “di comunicare”.
Il successivo emendamento 1. 357 Burtone dovrebbe essere stato ritirato.
PRESIDENTE. Sì, è ritirato.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 1.208 Silvia Giordano?
PRESIDENTE. Ritirato anche questo.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 1.209 Piccione, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.211 Pagano invito al ritiro o parere contrario.
Emendamento 1.213 Palmieri invito al ritiro o parere contrario. O lo abbiamo già votato.
PRESIDENTE. Va bene, grazie. Allora, relatore di minoranza? Prego.
RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Grazie Presidente. Emendamento 1.206 Gigli, parere favorevole. Emendamento 1.369 Silvia Giordano, favorevole riformulato. Sugli emendamenti 1.209 Piccione, 1.211 Pagano e 1.213 Palmieri, invito al ritiro.
PRESIDENTE. Il Governo?
DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il Governo si rimette all'Aula.
ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Di quello riformulato è possibile avere una copia?
PRESIDENTE. Sì, adesso la facciamo avere.
Allora, colleghi, passiamo all'emendamento 1.206 Gigli, parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Ruberò poco tempo, perché sono consapevole che, dopo l'approvazione dell'emendamento Abrignani, certamente il significato di questo mio emendamento risulta meno pregnante.
Tuttavia voglio dire alla relatrice, siccome ieri è stato bloccato l'emendamento Palmieri sullo stesso tema, accusandolo di insistere troppo sulla burocratizzazione, sul richiamo ad un verbale scritto, ecco, questo mio emendamento non faceva incorrere nessun rischio di questo genere. Non modificava per nulla il testo della legge, faceva semplicemente premettere al consenso informato il fatto che esso avvenisse sulla base delle informazioni, di cui al precedente comma e, in particolare, di quelle riguardanti le conseguenze delle sue scelte. A questo punto il consenso diventava qualche cosa di serio.
Ora io credo che posso anche ritirare a questo punto quest'emendamento in spirito di collaborazione, proprio perché - ripeto - le cose più importanti, riguardo alle scelte che mettono in pericolo la vita del paziente, sono state recepite con l'accoglimento dell'emendamento Abrignani. Tuttavia, a mio avviso, la portata più generale di quest'emendamento avrebbe meritato di essere considerata. Non vedo, infatti, per quale motivo la relatrice debba essere contraria all'informazione, a un discorso generale sull'informazione, se dietro questo non ci sia una disinformazione, una “disinformazia” . E siccome la “disinformazia” a noi non interessa, ritengo che, forse, avremmo fatto bene ad approvarlo nella sua versione più generale. Comunque, lo ritiro, Presidente.
PRESIDENTE. Lo ritira, d'accordo. Allora, se lo ritira, procediamo e passiamo all'emendamento 1.369 Silvia Giordano riformulato. La deputata Silvia Giordano accetta la riformazione? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà. Prego deputata.
SILVIA GIORDANO. Sì grazie, Presidente, solo per dire che accettiamo ben volentieri la riformulazione.
PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, va bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia a questa riformulazione, sempre con il solito metodo: guardiamo il contenuto, guardiamo la proposta e non il proponente. Ci auguriamo che prima o poi avvenga lo stesso anche nei nostri confronti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Anche noi voteremo favorevole alla riformulazione di quest'emendamento, però intervengo per sottolineare anche la buona fede dell'onorevole Palmieri, che ieri ha presentato un emendamento che andava in questa direzione. Gli è stato detto che non si può, perché si burocratizza. Oggi, semplicemente, viene riformulato quello di oggi, quindi anche quello di ieri si poteva correggere in qualche suo particolare. Oggi invece, perché viene presentato dagli alleati del Pd per il provvedimento, MoVimento 5 Stelle, allora viene approvato.
Io mi auguro che, su un provvedimento come questo, non sia questo il modo di procedere, perché non è possibile che, quando i loro alleati presentano un emendamento, allora viene riformulato e viene accettato e, quando lo presenta Palmieri, questo viene negato, perché altrimenti le cose non funzionano.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.369 Silvia Giordano, parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 21).
L'emendamento 1.209 Piccione è precluso.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.211 Pagano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.213 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Adesso ci sono degli emendamenti accantonati. Chiedo alla relatrice di darmi qualche indicazione.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Allora, gli emendamenti al comma 6 rimangono accantonati. Passiamo, poi, agli emendamenti al comma 7, che iniziano a pagina 18, sui quali avevo già espresso il parere; di questi solo l'emendamento 1.316 Calabrò rimane accantonato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.286 Pagano, con il parere contrario della Commissione mentre il parere del relatore di minoranza è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.291 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Il comma 7 parla del medico. Su questo comma, con la consueta lealtà, dobbiamo dire che in Commissione, grazie al nostro contributo e ovviamente al contributo della relatrice, abbiamo parzialmente migliorato il testo, nel senso che siamo riusciti, con la seconda parte del comma, appunto parzialmente a mitigare il ruolo del medico e a tentare di ridargli una centralità in quell'alleanza terapeutica che ci deve essere con il paziente. Tuttavia, il fatto che il medico rimanga, come abbiamo detto, un esecutore testamentario permane in questo comma e, soprattutto, permane all'articolo 3 per quanto riguarda le DAT. Con questo emendamento noi cerchiamo di mitigare ulteriormente la situazione. L'emendamento dice: “ (…) sostituire le parole: “è tenuto a rispettare” con le seguenti: “tiene conto della”. Cioè, il medico - si dice nella formulazione attuale - è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente con, appunto, “tiene conto della”. Io credo che “tiene conto della” possa essere un'espressione assolutamente migliorabile.
Ma questo emendamento che cosa vuole portare all'attenzione di noi tutti? Il fatto che se da un lato è fuor di dubbio che il protagonista della relazione sia la persona malata, perché è fuor di dubbio che sia la persona in difficoltà ad essere il centro di questo rapporto e di questa relazione, è altrettanto vero, lasciatemi dire, ed è altrettanto evidente - ma questo, purtroppo, è il tempo del crollo dell'evidenza - che il rapporto tra paziente e medico è asimmetrico, per il semplice motivo che io, che sono un paziente, mi rivolgo a un medico perché vado da chi penso ne sappia più di me e sia in grado di indicarmi una soluzione che ponga rimedio al mio stato di difficoltà. Allora, qui il tentativo è di trovare un equilibrio, perché è chiaro che un'alleanza non può essere una sudditanza.
Dunque, sotto questo punto di vista l'invito è a riconsiderare nuovamente l'emendamento, a valutare un'eventuale riformulazione, a scriverlo in modo migliore. Siamo totalmente aperti e disponibili su questo versante, però tenendo conto di questo dato di realtà che è insopprimibile - è insopprimibile! - perché è una evidenza: le cose stanno così. Come ha detto prima la relatrice Lenzi, a chiunque di noi è toccato fare la parte del paziente e sa che è così, perché altrimenti si curerebbe da solo.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Capezzone, vorrei ringraziare il 3° istituto comprensivo “Francesco Maiore” di Noto, in provincia di Siracusa. Dove sono? Eccoli; ben arrivati (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.
DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Farò un intervento telegrafico. L'onorevole Palmieri e, se posso, l'amico Palmieri sa quanto io lo rispetti sempre e lo rispetti, in modo particolare, nelle circostanze in cui c'è un'opinione diversa, un dissenso anche profondo come su questa proposta di legge. Davvero, però, questo emendamento delude molto - e mi rivolgo a lui e mi rivolgo all'intero gruppo di Forza Italia, che di fatto lo firma - perché qui siamo al cuore non solo del provvedimento ma siamo al cuore della concezione dell'individuo: da una parte, c'è chi - e io fra questi - ritiene che l'individuo debba decidere; dall'altra, c'è questo emendamento di chi ritiene che l'individuo non debba decidere ma, per così dire, debba essere oggetto di una decisione che può anche aggirare la sua volontà e il suo orientamento.
È davvero molto singolare che un partito nato come partito liberale di massa scelga in massa - qui ci vuole - un emendamento di questo tipo che è ovviamente rispettabile, come ogni emendamento, ma che segna una profonda torsione, direi uno spostamento a centottanta gradi rispetto alla regola fondamentale - non starò qui a citare John Stuart Mill e qualche secolo di liberalismo - che su se stesso e sul suo corpo l'individuo è sovrano. Caro onorevole Palmieri, l'idea che su se stesso e sul suo corpo l'individuo firmi una dichiarazione e poi quella dichiarazione possa essere trasformata in carta da cestino è qualcosa che è molto deludente, al di là della sorte di questo emendamento. Davvero questa volta mi permetto di dire: ci rifletta lei e lo ritiri, per il bene della storia liberale che tante volte è stata evocata in questa Aula (Applausi dei deputati dei gruppiMisto-Conservatori e Riformisti e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Il comma 7 è completamente sbagliato a mio parere, e qui mi rivolgo a lei perché magari la Commissione, i saggi nove pensino a quanto sto dicendo. Qui è scriminato: il medico è tenuto a rispettare. In verità, bisogna scrivere che i sanitari sono tenuti a rispettare la volontà espressa dal paziente, perché bisogna pensare che ci sono i medici e ci sono gli infermieri. E, allora, andiamo avanti: la scriminante poi, soggettiva, riguarderebbe soltanto il medico. Vedete voi se si fanno le leggi così! Poi torneremo sulla scriminante soggettiva e su quello che può significare. Grazie dell'attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, senza toni roboanti che possono attentare ai principi fondamentali del sistema, dico soltanto che un medico vincolato dalla volontà del paziente non è un medico. Nell'emendamento si dice “tiene conto”, perché il medico esprime poi un giudizio complessivo che è di sua competenza. Mi meraviglia come dei medici di frontiera, come alcuni che sono in questa Aula, possano tollerare di essere determinati dalla volontà del paziente, senza poter esprimere un proprio giudizio su quella situazione sanitaria, perché è un motivato giudizio che tiene conto della volontà che può essere scriminante, non la mera adesione a quello che può essere un giudizio, che può essere pure contra legem, come si vedrà, da parte del paziente. Qui stiamo sovvertendo i canoni della medicina. Il medico diventa da essere colui che decide in base a segni clinici a colui che è deciso in base a segni che possono essere non clinici. Mi sembra che questo costituisca uno dei talloni di Achille più evidenti di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Avverto che la componente del gruppo Misto Conservatori e Riformisti ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale componente lo svolgimento per ciascun emendamento di un solo breve intervento per illustrare la posizione della componente della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Le chiederei di applicare alcuni precedenti, ovvero di garantire un altro terzo aggiuntivo, vista la delicatezza dell'intervento. Ci sono stati dei precedenti, vi è stato un mezzo, poi un terzo; le chiederei di accordarlo, visto che non finiremo oggi, visto che non sta avvenendo alcuna pratica ostruzionistica e penso che sia utile approfondire il dibattito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Come è stato sottolineato, signora Presidente, dagli interventi precedenti, questo comma è particolarmente rilevante nel testo di legge, dove va riconosciuta la possibilità e l'esigenza da parte di un paziente di poter fare le proprie scelte fino in fondo di quali sono i trattamenti che deve fare e non deve fare. Viene lasciata, secondo me in maniera corretta, la libertà al paziente di fare le scelte. Quello che manca in questo comma, e probabilmente può essere rivisto nel corso dei lavori e degli emendamenti, anche degli emendamenti che sono stati accantonati, è che la identica libertà che viene lasciata al paziente in qualche modo venga salvaguardata per il medico.
Il medico, lo diceva l'onorevole Sisto un attimo fa, non può essere semplicemente la persona che riceve indicazioni di quello che va fatto. Penso che qui siamo in un contrasto di situazioni di uguale rispetto della libertà, di due realtà, malato e chi sviluppa una professione nell'interesse del malato, e queste due libertà vanno riconosciute alla stessa maniera e vanno salvaguardate alla stessa maniera. Mettere qui, invece del “è tenuto”, “tiene conto”, rappresenta proprio la valutazione fino in fondo che un corretto professionista deve fare di quelle che sono le esigenze rappresentate da un paziente, ma anche la corretta valutazione tecnico-professionale che deve fare nei confronti della patologia che quel paziente porta dietro. Allora, credo che questo sia un tema rilevante e come tale vada guardato con molta attenzione, e pregherei l'Aula di guardarlo con molta attenzione.
PRESIDENTE. Deputato Fedriga, circa la sua richiesta, come sa, il contingentamento che abbiamo dato qui è molto ampio, di diciotto ore; peraltro, non ho esteso di un terzo, ma ho raddoppiato il tempo previsto. Dopodiché, dobbiamo pure tenere presente che ci sono delle piccole componenti numeriche e io mi rendo conto che per quelle componenti il tempo sarà sempre poco, però, più di questo, devo dire, al momento non mi sento di andare, perché ho fatto il massimo. Ho raddoppiato, non ho dato un terzo aggiuntivo, ho raddoppiato già.
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Rapidamente, articolo 8 e seguenti. Mi conforta il fatto che lei abbia detto per il momento, perché l'invito è veramente a riconsiderare, approfittando dei giorni che avremo a disposizione, mi perdoni, a non usare una bilancia da ragionieri, con tutto il rispetto per i ragionieri e anche per le bilance, perché su temi di questa natura, oggettivamente, essere in pochi o tanti nel gruppo è una cosa relativa. È evidente che non parlo per il mio gruppo; parlo, in questo caso, per tutti i piccoli, perché qui è la qualità che conta, non è la quantità. In questo caso, chiaramente, i voti si contano, ma gli interventi si pesano.
PRESIDENTE. Deputato Palmieri, come lei sa, cerco sempre di venire incontro, tanto più quando un dibattito è costruttivo come questo, e mi complimento con l'Aula per la qualità del dibattito; dopodiché, anch'io, però, devo attenermi a delle regole, che non posso stravolgere completamente. Ciò detto, cercherò, per quello che potrò, di interpretarle nel modo più estensivo possibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.291 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.295 Silvia Giordano, su cui i pareri sono contrari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Come ha già detto precedentemente il collega Longo, in realtà sarebbe giusto inserire al comma 7 dell'articolo 1 anche il personale sanitario, in quanto anche il personale sanitario è in contatto con il paziente. Quindi, invece di dire “il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente”, sarebbe più giusto, non solo da un punto di vista tecnico, visto che nel comma precedente abbiamo inserito l'équipe sanitaria, ma anche da un punto di vista proprio di contenuto, parlare anche del personale sanitario, tanto che il mio emendamento propone al punto il medico e il personale sanitario sono tenuti a rispettare la volontà del paziente. È un fatto di coerenza con il principio che si sta portando avanti nel testo della legge e che comunque è stato il principio base di tutto il nostro dibattito in questo anno e mezzo. Quindi propongo alla relatrice di ripensare alla formulazione o comunque di cambiare parere e valutare meglio l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. L'emendamento proposto da Silvia Giordano mi fa particolarmente piacere anche perché in realtà è una risposta ad un emendamento che io stessa avevo presentato ieri e che è stato approvato che tende a valorizzare e a riconoscere per lo meno il ruolo che il personale sanitario in genere ma in modo particolare il personale infermieristico ha in questi casi. Sappiamo tutti perfettamente che di fatto chi somministra poi la terapia e chi sta accanto al paziente nella relazione di assistenza è il personale degli infermieri. Però ciò pone il problema della responsabilità personale e della responsabilità dell'équipe cioè pone un tema molto grosso che sarebbe difficile affrontare e risolvere se non si introducesse il tema profondo dell'obiezione di coscienza perché è chiaro che in un'équipe che decide in un certo modo, all'interno di quell'équipe ci può essere chi dissente dall'orientamento scelto e, quindi, deve esserci la possibilità di esprimersi anche in modo non esattamente appiattito sull'orientamento prevalente. Di conseguenza credo che l'emendamento, sul quale è stato espresso parere negativo sia dalla maggioranza sia dal relatore di minoranza, possa essere anche bocciato ma non elude il problema grave che è il problema delle responsabilità nel lavoro in équipe e il problema dell'obiezione di coscienza in un'équipe.
RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Intervengo per modificare il parere espresso precedentemente: il parere era contrario ma penso che il parere possa essere favorevole, ritenendo anche che è superabile il problema della responsabilità perché qui parliamo di personale sanitario in generale, poi le responsabilità sono sempre di carattere soggettivo ed eventualmente vanno dimostrato per le singole persone.
PRESIDENTE. Sta bene. Il parere del relatore di minoranza è stato dunque modificato in favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. L'emendamento 1.295 Silvia Giordano è assolutamente indispensabile se si vuole che anche il personale sanitario sia scriminato da responsabilità civile e penale perché altrimenti accade che il medico può dire “io penalmente non rispondo” e si chieda al personale sanitario di infermieristica di rispondere. Si crea un problema enorme perché il soggetto che assiste il malato direttamente, il cosiddetto infermiere, dice “ma io ho obbedito ad un ordine superiore” e allora si discuterà se l'ordine è legittimo o illegittimo, se è palesemente legittimo o illegittimo, se può disattendere o no. È assurdo non estendere al personale sanitario il sistema previsto dal comma 7, modificato come volete. La proposta emendativa certamente è non di buonsenso, perché il buonsenso non c'entra nulla ma è una disposizione intelligente che va un po' sopra il buonsenso e a me pare - sarò molto schietto - che sia stupido non accoglierlo.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Vorrei spiegare le ragioni della nostra perplessità, poi dirò che chiederò l'accantonamento per approfondire. Quando abbiamo ragionato sull'articolo 2, che pone le basi della relazione di cura e lì abbiamo accettato che in aggiunta e con un passaggio a parte fosse previsto il coinvolgimento di tutta l'équipe sanitaria, abbiamo costruito il consenso all'interno della relazione tra medico e paziente. Ricordiamoci che la possibilità di prescrivere i farmaci, di fare una proposta terapeutica, di definire quali analisi cliniche devi andare a fare, tale responsabilità sta in capo al medico.
Quindi è vero che c'è un coinvolgimento dell'équipe, c'è un coinvolgimento per esempio - lo prevedremo - nella fase di emergenza-urgenza dove a maggior ragione non si può distinguere. Questo era il motivo per cui all'inizio abbiamo ragionato solo ed esclusivamente di ambito medico perché la responsabilità della proposta terapeutica che il paziente rifiuta sta in capo al medico. Detto ciò, accantoniamo l'emendamento 1.295 Silvia Giordano e mi riservo di approfondire: la mia perplessità è legata a quel punto.
PRESIDENTE. Sta bene: l'emendamento 1.295 Silvia Giordano è accantonato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.296 Mantero, con i pareri contrari.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.298 Fucci, con il parere contrario della Commissione ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Avverto che il gruppo Alternativa Popolare ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto. Quindi siamo andati oltre l'abituale terzo.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.300 Silvia Giordano, 1.301 Nicchi e 1.302 Locatelli sul quale i pareri sono contrari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Su questo secondo periodo del comma 7 abbiamo fatto più emendamenti che vanno a scalare. Quello in esame è il più ampio ma è doverosa una spiegazione. Noi in particolare siamo contrari al fatto che in questo secondo periodo sia stata inserita, durante il dibattito in Commissione, l'espressione “deontologia professionale” e vorrei spiegarlo bene perché è stato più volte frainteso anche dai colleghi della Lega. Non è che noi siamo contrari alla deontologia professionale perché riteniamo che il medico non debba rispettarla, assolutamente. Questo non lo mettiamo in dubbio anche perché, indipendentemente dal fatto che sia scritto o meno nella legge, il medico comunque è tenuto a rispettare la propria deontologia professionale. Ma siamo contrari perché la deontologia professionale è un codice, il codice deontologico, che ogni ordine approva all'interno del proprio ordine, che il proprio ordine fa e approva. Inserirlo a norma di legge è a nostro avviso un errore giuridico, non di contenuto, non di principio ma giuridico. Inserire la deontologia professionale - che in questo caso è anche ampia, perché non è che si parla di deontologia professionale del medico, ma di deontologia professionale in generale, quindi si parla anche di quella degli infermieri, perché stiamo parlando anche del personale sanitario - è molto rischioso, perché inserirla a norma di legge significa che si inserisce a norma di legge la possibilità… Un qualcosa che è gerarchicamente al di sotto della legge, e che oltretutto… Prendiamo il caso che il codice deontologico in un futuro cambi, il codice deontologico del medico e dei medici, e può cambiare anche domani: noi ci ritroviamo ad effettuare il richiamo ad un codice deontologico che non è il richiamo che stiamo facendo adesso, non è il richiamo al codice deontologico attuale; quindi ci ritroviamo ad effettuare un richiamo a norma di legge di un qualcosa a vuoto.
In più mettiamo anche il caso che in quella legge che dobbiamo anche affrontare in Commissione degli ordini professionali, si parla anche di altri codici deontologici, e quindi di conseguenza di nuove deontologie professionali in ambito sanitario. E se per caso questi codici deontologici vanno in conflitto tra di loro, come si risolve questo problema? Il codice deontologico è un qualcosa che i professionisti devono comunque rispettare: inserirlo a norma di legge implica unicamente una confusione, perché non si possono prevedere i cambiamenti che in futuro si potranno avere nel codice deontologico, né si potranno prevedere i vari contrasti che i codici deontologici di diverse professioni sanitarie potranno avere tra loro.
Quindi metterlo in questo punto e in questa legge così delicata e così sensibile è un errore, è estremamente un errore giuridico, non di principio: noi non siamo contrari alla deontologia professionale, noi siamo contrari per i motivi che abbiamo finora spiegato, ossia che è un errore giuridico inserirlo, perché si dà una delega in bianco, perché domani il codice deontologico potrà cambiare, e noi facciamo riferimento ad un codice deontologico che può sempre cambiare. E che per di più è autoreferenziale, perché viene deciso in un ordine dei medici, un ordine degli infermieri, un ordine di una qualsiasi altra professione che domani, con la legge che stiamo anche studiando in Commissione sulle nuove professioni sanitarie, potrà essere riconosciuta come sanitaria. Ed è rischioso, è un vero e proprio o sbaglio, che è stato fatto presente anche nella Commissione giustizia, ed infatti è già stato presentato un emendamento, poi non so se verrà ritirato, ma c'è un emendamento anche del collega Vazio del PD; e invito seriamente ad effettuare una riflessione su questo punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Murer. Ne ha facoltà.
DELIA MURER. Presidente, anch'io voglio esprimere il fatto che noi abbiamo un emendamento a prima firma Nicchi, che chiede di sopprimere l'ultima parte del comma 7, dove si dice che il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. Questo è l'emendamento più ampio; abbiamo poi anche noi un emendamento che invece chiede di sopprimere il riferimento alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali. Le motivazioni sono simili a quelle che ha già espresso la collega Giordano: noi siamo preoccupati di un riferimento a codici deontologici non per la qualità del contenuto del codice deontologico, né dei medici né di altre professioni sanitarie, ma per il fatto che introdurre questo riferimento in legge produce il fatto di riferirsi a contenuti che possono cambiare nel tempo. Proprio per questo motivo c'è stata una perplessità che è stata proposta anche alla nostra Commissione dalla Commissione giustizia, e a noi sembra che questo sia un elemento che andrebbe approfondito, e sarebbe meglio espungere il riferimento per dare maggiore certezza. Quindi tenere il testo solo con questo riferimento: “il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norma di legge”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Presidente, la prima parte del comma 7 dell'articolo 1 dice: “Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo”. In questo articolo, in questo comma e in nessuna parte di questa proposta di legge si dice che il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente che gli chiede dei trattamenti sanitari inopportuni, contro la norma di legge e così via. Allora non si capisce per quale ragione vogliamo inserire nella seconda parte di questo comma 7 il fatto che il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari alla norma di legge - sembrerebbe lapalissiano che una persona non può esigere trattamenti sanitari contrari alla norma di legge -, alla deontologia professionale - e non si capisce neanche come faccia il paziente a conoscere la deontologia professionale di tutti gli ordini sanitari, per cui possa non esigere trattamenti che vadano contro le varie deontologie professionali - o alle buone pratiche clinico-assistenziali, che sono una cosa non ben definita, non ben chiara, e quindi non si sa bene come faccia il paziente a non esigere quei trattamenti. È assolutamente inutile inserire questa seconda parte, perché sembra di far intuire che ci sia un obbligo nella legge, per cui…
PRESIDENTE. Concluda.
MATTEO MANTERO. Concludo. Il medico debba rispettare la volontà del paziente che gli chieda qualsiasi cosa, mentre invece l'obbligo è solo riferito all'interruzione dei trattamenti sanitari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Presidente, intervengo per sostenere il parere della relatrice. Quello che è stato affermato dall'onorevole Silvia Giordano non è esatto, ovvero non è l'unica prospettiva possibile: non è vero, cioè, che qui vi sia un errore giuridico. In altri termini, si può pensare che il rinvio alla deontologia professionale sia un errore giuridico solo se si parte dal presupposto per cui la legge deve disciplinare tutto della vita sociale e della vita umana, e questa è una nota prospettiva giuspositivistica che lascia sempre più il fianco a delle evidenti criticità. Al contrario: esiste un pluralismo nelle fonti giuridiche, e uno dei maestri che ci insegna la possibilità di questo pluralismo è proprio l'attuale Presidente della Corte costituzionale, che ha scritto pagine mirabili circa la possibilità di inserire, di riconoscere un pluralismo delle fonti giuridiche nel nostro ordinamento, a partire dall'articolo 2 della Costituzione.
Ma in questa particolarissima materia vi è di più: il rinvio alla deontologia dei medici è necessario, per indicazione stessa plurime volte data da parte della Corte costituzionale. Cito due brevi passaggi di due sentenze: la prima, la n. 162 del 2014… Anzi, pardon, due passaggi della stessa importante sentenza, dove la Corte ha affermato e ribadito che - ed è una citazione - in materia di pratica terapeutica la regola di fondo deve essere l'autonomia e la responsabilità del medico, che con il consenso del paziente opera le necessarie scelte professionali, addirittura osservando che la nozione di patologia, la sua incidenza sul diritto alla salute e l'esistenza di pratiche terapeutiche idonee a tutelarlo vanno accertate alla luce delle valutazioni riservate alla scienza medica. Quindi il fondamento di questo secondo periodo del comma 7 è assolutamente all'interno dei parametri costituzionali dell'ordinamento italiano.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, questo comma è per noi molto importante, forse uno dei punti più importanti della legge. Noi ci stiamo muovendo dentro la relazione tra il medico e il paziente: una relazione delicata, complessa, in cui non si può entrare coi carri armati, una relazione tra persone. Abbiamo detto e diciamo nelle righe precedenti: il paziente ha il diritto di rifiutare quella che è la proposta terapeutica che gli viene fatta. Però diciamo che questa sua libertà non è infinita, la sua libertà non arriva fino a poter pretendere dal medico una serie di cose. Mi potete chiedere: ma non succede mai? Non è vero, succede, nella cultura di oggi che è abituata ad avere diritto a tante cose, può capitare benissimo che il medico si senta chiedere delle cose che sono o contro la legge, farmaci che sono stati messi fuorilegge, per essere in esempi molto semplici, oppure cose che sono ascientifiche.
In questo può capitare che il medico si senta chiedere cose che sono contro la deontologia professionale e probabilmente se parliamo con loro succede anche abbastanza spesso. Allora, mi chiedo: le professioni sanitarie in genere le possiamo vedere senza l'aspetto della deontologia? È possibile pensare che questa parte del comportamento etico professionalmente corretto nei confronti dei pazienti venga espulsa nel rapporto e nella relazione tra medico e paziente? Io penso onestamente di no. Non solo, penso che alla fine farebbe male ai pazienti stessi trovarsi di fronte a un medico che non tiene in alcun conto la deontologia professionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI. Grazie, signora Presidente. Non entro nel merito di ciò che la relatrice ha già detto bene per quanto riguarda la questione della deontologia professionale. Ci tengo invece a intervenire per quanto riguarda la questione dei trattamenti sanitari contrari alle norme di legge, in particolare le buone pratiche clinico-assistenziali. Io avevo formulato un emendamento allora in Commissione in cui avrei voluto che in questo testo si facesse riferimento in particolare a ciò che l'evidenza scientifica dovrebbe stabilire: che cosa è possibile praticare che cosa no. Ma giustamente abbiamo voluto fare un testo che da un lato sia coerente con ciò che abbiamo appena legiferato, e mi riferisco alla legge sul rischio clinico. Dall'altro, voglio però ricordare a quest'Aula che noi nel 2013 siamo entrati qui e il primo problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello che banalmente, purtroppo, forse ancora continuiamo a chiamare “metodo Stamina” e che ci ha trovati in una condizione molto difficile dove abbiamo anche avuto situazioni in cui gli stessi giudici hanno chiesto la somministrazione di un metodo che di metodo scientifico non aveva nulla. Io credo che il parere della relatrice tiene conto di questa preoccupazione e mi trova perfettamente concorde tanto che, alla fine, ho accettato di fare riferimento alle buone pratiche cliniche anche perché dobbiamo tenere in considerazione tutto ciò che riguarda le cure compassionevoli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.300 Silvia Giordano, 1.301 Nicchi e 1.302 Locatelli, su cui i pareri sono contrari.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.304 Palmieri e 1.305 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Calabrò non l'ho vista in tempo utile, mi spiace adesso siamo oltre. Si deve palesare un po' prima perché altrimenti io, una volta avviata la votazione, ho difficoltà a cancellarla.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.303 Gigli con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Siamo andati un po' di corsa sul precedente, ma non fa niente, recuperiamo su questo, sui contenuti è abbastanza simile al precedente. Ora quest'Aula ha bocciato l'emendamento Fucci che faceva riferimento all'obiezione di coscienza nella convinzione come sempre della relatrice che questa legge non parli di eutanasia e di suicidio assistito. Prendiamolo un momento per buono.
Il comma 7 di questo articolo prevede che il medico sia tenuto a rispettare la volontà del paziente, sia di rifiutare che di rinunciare ad alcuni trattamenti e in conseguenza di ciò sia esente da responsabilità civile o penale. Poi aggiunge con un secondo periodo inserito durante il passaggio in Commissione: che il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari alle norme di legge. Ora quando in Commissione questo fu inserito noi lo abbiamo salutato con piacere e tuttavia facemmo presente già allora, e ribadiamo adesso, che questo inserimento di per sé non è affatto sufficiente a tranquillizzare la coscienza del medico. Infatti esso si riferisce, in buona sostanza, a richieste di trattamento inappropriate e la relatrice lo ha ben detto poc'anzi. Si riferisce per capirci bene a quella che viene chiamata oggi in gergo la medicina dei desideri: voglio che tu mi fai alcune cose, voglio avere la terapia Stamina, e allora il medico qui si chiarisce che non è tenuto ad aderire appunto alla volontà del paziente. Però dicevo non è sufficiente, perché non vale per le rinunce, cioè se il paziente rinuncia ad un trattamento, se il paziente chiede per esempio di rinunciare alla PEG e quindi mette il medico in condizioni di togliergliela, costringe il medico, e qui non c'è possibilità di uscirne da questo, a eseguire una volontà sulla quale in coscienza potrebbe trovarsi ad essere del tutto in disaccordo.
Allora voi dite che questa non è eutanasia, che questo non è suicidio assistito. Delle due l'una: o espungete dal testo attuale la previsione, la scriminante riguardo alla responsabilità civile e penale, e quindi non c'è deresponsabilizzazione e il medico sa che se la deve vedere comunque con il codice penale e con il codice civile, oppure se questo non avviene, vi prego accogliete almeno questo emendamento. Non stravolge nulla, lascia il paziente libero di chiedere tutto e di rinunciare a tutto, ma evita che ciò possa avvenire contro la coscienza del medico, contro il codice penale, contro le norme deontologiche. Questo è quello che qui chiediamo. Chiediamo in buona sostanza che il medico, anche di fronte alla rinuncia di un trattamento, possa dire: io con questo non voglio averci a che fare perché è contrario al mio modo di intendere la professione, è contrario alla mia coscienza. Se questo vi turba allora togliete il riferimento alla deresponsabilizzazione, alla possibilità di non essere più sotto la spada di Damocle del codice penale. Delle due l'una appunto: o questa o l'altra, altrimenti torniamo a dire che di eutanasia e di suicidio assistito stiamo parlando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Grazie Presidente. Mi spiace non essere intervenuto sull'emendamento precedente, avevo alzato, ritengo, in tempo la mano, però ne approfitto per intervenire in questa fase.
In parte il concetto è stato espresso dall'onorevole Gigli un attimo fa. Noi abbiamo in questo comma due concetti. Un concetto è la responsabilità del medico, primo periodo. Il medico è tenuto a rispettare e via dicendo. Secondo concetto: il paziente non può richiedere cose che siano contrarie alle leggi, alle norme, alla deontologia, alle caratteristiche dell'evidenza scientifica, alle buone pratiche, una serie di cose che sono di carattere negativo.
Bene, io penso che dividere le due responsabilità sia una maniera poco corretta di rappresentare l'idea che si vuole esprimere in questo comma. Perché? Perché, se il medico - e ritengo che sia corretto - deve essere tenuto a rispettare certe cose, è il medico stesso che non può essere tenuto a rispettarle, se gli vengono richieste queste cose di ordine sbagliato. Non può essere messo in carico al paziente la responsabilità di avere chiesto delle cose sbagliate, perché altrimenti noi ci troveremo di fronte al caso in cui al medico verranno richieste delle cose che non possono essere eseguite, il medico si rifiuterà e si beccherà anche una denunzia e dovrà essere qualcun altro, un soggetto terzo, un tribunale, che dovrà dimostrare se il medico in quel caso era tenuto o non era tenuto. Quindi io penso che è corretto quanto viene espresso dall'emendamento dell'onorevole Gigli, che rappresenta che il paziente non può esigere trattamento sanitario e propone di cambiarlo, prevedendo che il medico è tenuto “salvo che la richiesta non abbia contenuti” di certe caratteristiche.
Come ho detto prima, sono convinto, sulla base di alcuni emendamenti che sono stati accantonati, che questo tema può essere ripreso. Bisogna cercare di conciliare quella che è la libertà del paziente, di potere esprimere cose corrette, del medico, che deve rispettare la volontà del paziente, ma anche la libertà e responsabilità del medico di fronte a quella che è scienza professionale e che lui deve rispettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie Presidente. Poco fa la relatrice Lenzi, ora il relatore Calabrò e alcuni altri colleghi hanno detto che succede già abitualmente, che può succedere, che un paziente vada dal medico a chiedere trattamenti inopportuni, trattamenti contrari alla legge, trattamenti come Stamina, come il veleno di serpente per combattere i tumori e così via.
Questa cosa, come hanno detto già tutti, succede già. In questo momento, quando il paziente mi viene a chiedere una cosa inopportuna, va dal medico per una cosa inopportuna o una cosa inadeguata o una cosa contro la legge, il medico dice: no, non te la faccio, perché inopportuna, perché inadeguata, perché è contro la legge. Ora, la cosa si risolve tranquillamente o non tranquillamente, dipende da cosa pretende il paziente, ma se va il medico gli proporrà la terapia che ritiene adeguata e porterà avanti quella. E non c'è nessun obbligo, allo stato attuale, per il medico di eseguire quello che richiede il paziente, se è appunto contra legem, inopportuno, contro le verità scientifiche e così via.
Dopo l'approvazione di questo testo, ugualmente non ci sarà nessun obbligo per il medico di portare avanti cose che sono inopportune, che sono contra legem, che non sono avallate dalla ricerca scientifica. Quindi non capiamo l'esigenza di inserire questa specifica all'interno di questo testo, perché la situazione era in tale modo prima dell'approvazione di questo testo e lo sarà anche dopo. Ovvero, il paziente può anche chiedere cose inopportune e il medico può tranquillamente rispondere “no” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà. Prego, si affretti.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. Io dico che con le norme penali non si può scherzare, perché sarebbe strabiliante apprendere che, in virtù di questa legge, vi possa essere un'autorizzazione tout court a commettere reati. Questo credo che sia assolutamente impossibile e, se per avventura vi fosse la possibilità di interpretare questa legge come una sorta di esimente obbligatoria per quello che dirò di qui ad un attimo, saremmo di fronte ad una follia costituzionale e penalistica.
Voglio essere più esplicito Presidente, perché questo settimo comma ha una struttura che abbiamo già definito a cortocircuito argomentativo.
Quando si è cercato di evitare che il medico fosse tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente e solo se la rispetta è esente da responsabilità civile o penale, a me sembra corretto ritenere che questa è obbligatorietà del rispetto della volontà - quindi è il paziente che decide - per essere esente da responsabilità penale. E questo mi sembra che già la dica lunga, cioè una sorta di esimente, che dipende dalla volontà di un privato: è il paziente che decide quando e come il medico è esente da responsabilità civile e penale. Ci stiamo rendendo conto che stiamo facendo scrivere la densità di un esimente da un paziente, cioè un cittadino scrive un'ipotesi di non responsabilità penale, perché il medico è obbligato a rispettarla? Ma questa è una prima proprio immediata percezione di inaccettabilità!
Il secondo passaggio, che il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge è quasi naturale. È evidente che, se il paziente dicesse al medico “uccidimi”, questo sarebbe assolutamente inaccettabile. Se dice una cosa contraria alla deontologia il medico, non la può e non la deve eseguire. Se fosse contrario alle buone pratiche, è chiaro che il medico non la deve seguire. Quindi, siamo di fronte ad una sorta di bivio, in cui vi è, da un lato, una volontà esimente del paziente se rispettata, dall'altro, la necessità che il medico verifichi ovviamente che questo comando esimente - fatemi passare quest'antinomia, quest'incredibile scelta di questa legge - non sia contrario alla legge e alla deontologia professionale.
Allora a me sembra che questo emendamento, su cui noi voteremo a favore, non aggiunga niente a quello che è già scritto nella legge, cioè nella legge si dice esattamente questo e non può essere diversamente, perché nessun medico può eseguire un comando che lo induca a commettere reati. Quindi, è evidente che il medico, prima di dare esecuzione alla volontà del paziente, prima che abbia un effetto esimente, deve verificare che non vi siano delle contrarietà alla legge e alla deontologia.
Quindi è un emendamento che vuole essere di chiarezza, ma che, a mio avviso, nulla aggiunge a quello che il testo ovviamente stabilisce, salvo che qualcuno non voglia intendere - e mi auguro che non sia così perché sarebbe un'istigazione a delinquere parlamentare - che il medico debba e possa commettere reati, solo perché un paziente glielo chiede. Se qualcuno ritiene che questa sia l'interpretazione, bene, io penso che il Parlamento debba cambiare davvero mestiere. Voteremo a favore per le ragioni che ho detto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Nella prima parte di questo comma 7, viene smentito ciò che è stato sostenuto ieri.
Ieri, quando è stato sollevata - anche dal collega Sisto - la criticità, rispetto all'interferenza col codice penale di questa norma, c'è stato risposto: non si tocca, non c'entra nulla, siete allarmisti. Se siamo così allarmisti, perché si è dovuto inserire il fatto che il medico è esente da responsabilità penale? Vuol dire che incorre in responsabilità penale e voi state dicendo che a quelle norme del codice penale non risponde più, per volontà di un paziente, di un privato, come ricordava l'onorevole Sisto.
Quest'emendamento cosa fa? Collegando l'ultima frase del primo paragrafo, ovvero esente da responsabilità civile e penale, con salvo non rispetti la legge. A quel punto tutto filerebbe liscio. E dici: tu guarda che la legge comunque la devi rispettare, perché altrimenti incorri nella legge, incorri nel codice penale. Voi invece questo lo state eliminando.
Vorrei capire ciò che è stato sostenuto ieri anche dalla relatrice, che ha detto che il codice penale non è interessato, se così è, mi dite perché è esente da responsabilità penale il medico? Perché o una o l'altra: vuol dire che si va a violare oppure c'è il rischio di violare il codice penale. Questo mi sembra ovvio se lo scrivete! E questo rischio voi dite: beh, per il medico non vale, il codice penale non vale più.
Chiederemmo una spiegazione, penso che sia utile a tutti i colleghi, anche a quelli che stanno votando a favore della norma. Penso che tutti siano interessati al fatto che, tramite una scrittura privata di un paziente, si può permettere a una persona, a un medico in questo caso, di violare il codice penale e il codice civile. Chiederei una risposta. Penso sia utile il chiarimento a tutti i colleghi di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, io provo a immaginare anche oltre rispetto a questo ragionamento assolutamente logico e consequenziale dell'onorevole Fedriga. Proviamo a immaginare quando, tra qualche comma, troveremo la figura del fiduciario, che potrà, in nome e per conto, decidere di quel malato, di quel paziente, di quel privato. E qui ci sono anche degli aspetti inquietanti che sono collegati esattamente a questo articolo, visto che c'è un'esenzione del medico. Ora, io non voglio fare discorsi sospetti oppure immaginare film alla Alfred Hitchcock, però questo potrebbe accadere. Con questo emendamento e con quest'articolo tutte queste fattispecie le state sostanzialmente prevedendo e, anzi, culturalmente le state stimolando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Alcuni di noi, forse sbagliando, hanno evitato di presentare emendamenti sull'obiezione di coscienza. Che istituissero in questa legge l'obiezione di coscienza come è in altre leggi, come è nella legge n. 194 del 1978 o nella legge n. 40 del 2004, fiduciosi che la libertà del paziente, su cui siamo tutti d'accordo, sarebbe stata anche controbilanciata da un'equivalente libertà del medico. Qui ci devono essere due libertà che si incontrano. Mi è stato insegnato che la mia libertà finisce dove comincia la tua. In questo caso, invece, per il medico c'è un'assoluta vincolatività e la vincolatività non viene ammorbidita; invece per il paziente c'è l'assoluta autodeterminazione, fino a cancellare le conseguenze civili e penali eventualmente della propria scelta per quanto riguarda il medico.
Allora se così è, se si vuole insistere sulla vincolatività assoluta per il medico, se il medico non è libero di seguire la propria coscienza, di seguire la deontologia, di rifiutare anche qualcosa che è assolutamente anche diritto del malato, diritto del paziente, ma che può essere anche contro la propria coscienza, allora forse abbiamo fatto male a non fare emendamenti sull'obiezione di coscienza e a non chiedere che anche qui fosse regolamentata e riconosciuta l'obiezione di coscienza per il medico.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, in realtà l'emendamento di cui stiamo discutendo interviene aggiungendo al passaggio fondamentale che il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo. Quindi, nel momento in cui aggiungiamo delle condizioni, come fa questo emendamento, andiamo, in qualche modo, a limitare la possibilità per il paziente di dire di no o di chiedere l'interruzione di un trattamento sanitario. Questo è il motivo del parere contrario.
Noi ci siamo mossi sempre e coerentemente su questa linea. Il consenso informato è alla base della legittimità dell'atto medico. Dunque, per poter mettere le mani sul mio corpo, anche con le migliori intenzioni del mondo, hai bisogno che io dica di sì. Questo lo dice la Carta costituzionale e la legge fondamentale del sistema sanitario, la legge n. 833 del 1978. Se posso dire di sì posso anche dire di no e dire: “Adesso basta” e quindi revocare il mio consenso. Tutto ciò - forse ieri non mi sono spiegata bene e non sono andata a leggere il resoconto - secondo quello che ricordo di aver detto è che il codice penale, il “codice Rocco” che, se non ricordo male, è del 1936, ma i miei studi di giurisprudenza sono molto in là nel tempo, va letto alla luce della Carta costituzionale e non diversamente, tant'è vero che abbiamo avuto diverse sentenze. Dal punto di vista della Carta costituzionale dire di no a un trattamento sanitario è un atto lecito, perché senza quel “sì” non è possibile procedere. Quindi, il medico che si attiene all'indicazione che ha avuto dal paziente non può essere perseguito penalmente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, avevo chiesto la parola prima di sapere che sarebbe intervenuta la relatrice. Mi riconosco, ovviamente, in quello che ha detto. Ritengo che questa frase che esime il medico possa forse anche essere superflua, ma l'abbiamo voluta inserire proprio per distinguere le due posizioni: da un lato, c'è il primo periodo di questo comma che definisce l'autonomia del paziente, e non devo aggiungere nulla a quello che ha detto la relatrice sul concetto di autonomia del paziente; dall'altro, c'è il secondo periodo di questo medesimo comma che, invece, pone dei limiti all'autonomia del paziente, ma sempre dal punto di vista del paziente. Infatti, il paziente mentre è perfettamente in diritto di dire: “non voglio essere curato” non ha il diritto di dire: “voglio questo tipo di cura”, perché qui la sua richiesta può scontrarsi con la scienza medica e con il dovere deontologico del medico, con le sue competenze, con la sua professionalità e anche con le leggi che disciplinano la materia. Ma nel primo caso, dovendo scegliere fra la scelta ultima demandata al medico o la scelta ultima demandata al paziente la Commissione ha scelto il paziente, credo perfettamente rispettando il dettato costituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Di fatto, insomma, alla fine con questo testo si nega al medico di agire secondo coscienza ed il medico è quindi obbligato a togliere i trattamenti sanitari. Da questo punto di vista la relatrice non solo non ci ha tranquillizzato, ma ha continuamente confermato la nostra preoccupazione. Perciò, i medici sappiano che con questo testo sono obbligati a togliere i trattamenti sanitari. E allora, insomma, non mi viene che da dire che questo non è certamente un testo par la vita, ma è evidentemente un testo per la morte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Longo. Ne ha facoltà.
PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Il “codice Rocco” è fatto molto bene ed è giusto invocare anche una lettura costituzionalmente orientata delle norme, ma il problema non si supera dicendo male del “codice Rocco” e bene della Costituzione. Fermi un momento. Qual è la ragione della scriminante? È il consenso dell'avente diritto. Allora, il consenso dell'avente diritto deve fare i conti con una realtà e non sempre si può consentire. Ci sono beni che non si possono consentire. Io non posso andare dal medico a dirgli: “Mi tagli un braccio, per cortesia. Perché? Perché mi dà noia il braccio. Ma le fa male? No, non lo voglio esteticamente”. Questo consenso evidentemente non scrimina, perché è illecito e va contro la Carta costituzionale, la vita e l'integrità personale.
Ora, questo è il punto fondamentale: se si apre questo punto relativo al consenso non si capisce perché - e l'abbiamo già detto prima - non debba applicarsi anche agli infermieri e - attenzione! - non si debba applicare anche, con il consenso, a chiunque altro, perché non c'è nessuna ragione di escludere gli altri, che possono essere i familiari, che in base al consenso - ed è questa è la base fondante - accettino la volontà del loro paziente e, in questo caso, anche del loro familiare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.303 Gigli, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Passiamo all'emendamento 1.307 Palmieri, su cui vi è il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.
ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, per ritirarlo e ringraziare la collega Silvia Giordano per la segnalazione che mi ha fatto.
PRESIDENTE. Va bene, allora è ritirato. Ho una comunicazione: avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.310 Silvia Giordano, 1.311 Murer e 1.312 Brignone, con i pareri contrari di Commissione e relatore di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Giusto perché, illustrando questo emendamento, ne approfitto anche per rispondere a quanto detto dalla relatrice in un intervento precedente. Allora, è vero che questo è uno dei punti più importanti della legge, ed è proprio per questo motivo che noi, con i nostri emendamenti, cerchiamo a nostro avviso…
PRESIDENTE. Colleghi, un po' di attenzione, per favore, perché altrimenti perdiamo i pezzi del dibattito. Prego.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Dicevo, cerchiamo di migliorarlo il più possibile e chiarirlo il più possibile. Allora, la relatrice prima ha affermato che il paziente non può pretendere qualunque cosa, non può chiedere cose ascientifiche. In realtà, noi siamo d'accordo; infatti, nel primo periodo del comma 7 si dice: il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale. Non c'è scritto da nessuna parte in questo comma che il medico è tenuto a rispettare le richieste fatte dal paziente, ma la richiesta di rinuncia o di rifiuto, quindi non di pretendere qualunque trattamento sanitario.
Noi, in questo emendamento, lasciamo da parte il fatto che non può esigere trattamenti sanitari contrari a norma di legge e andiamo a eliminare la deontologia professionale, per i motivi già spiegati prima, e le buone pratiche clinico-assistenziali. Su questo vorrei aggiungere un'altra precisazione: sul fatto che la relatrice dica “ma possiamo mai immaginare un professionista o un medico senza la propria deontologia professionale?”, la risposta è chiara, è no, ma questo a prescindere se lo scriviamo in questa legge oppure no, perché è già così adesso, lo sarà domani a prescindere dall'approvazione o meno di questa legge, a prescindere se in questo comma venga inserita o meno la deontologia professionale.
Poi, altra osservazione che vorrei fare è in riferimento a quanto affermato dalla collega Carnevali, che, in realtà, ci aveva abbastanza convinto con il suo emendamento in Commissione; ci aveva così tanto convinto che noi poi lo abbiamo riproposto adesso anche per l'Aula, perché, a nostro avviso, il fatto che non si possano richiedere trattamenti non basati sull'evidenza scientifica per noi ha molto buonsenso, anche perché, come affermato stesso dalla Carnevali, la Commissione affari sociali da subito, appena iniziata la legislatura, ha avuto a che fare con un provvedimento molto particolare e che poco aveva a che fare con l'evidenza scientifica. Quindi, è forse abbastanza fondamentale inserirlo, forse è molto più importante inserire questo che la deontologia professionale o, ancora meglio, è più importante inserire questo, è molto più chiaro inserire questo, piuttosto che le buone pratiche clinico-assistenziali, che è molto più vago e non è definito, e, per quanto si faccia riferimento nella legge che è stata appena approvata, è comunque qualcosa che è sempre in divenire ed è molto molto difficile da classificare.
Quindi, direi di fare particolare attenzione a questi emendamenti, a come viene riformulato, a prescindere se viene accolto o meno il nostro emendamento o quello di qualcun altro, ma fare molta attenzione a come viene scritto questo comma, perché concordo in pieno con la relatrice che è uno dei commi fondamentali dell'articolo 1 e di tutto il testo di legge, e di fare attenzione alla chiarezza dei termini che vengono utilizzati, che spesso non sono così chiari e forse servono a definire più equilibri politici che a dare chiarezza al testo. Quindi, inviterei tutti i colleghi a fare attenzione a questi emendamenti e, a questo punto, anche al nostro emendamento successivo, che parla, appunto, dei trattamenti basati su evidenze scientifiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Allora, l'unico motivo per cui vediamo di inserire in questo testo, in questo articolo, il riferimento, che noi riteniamo pericoloso, alla deontologia professionale e alle buone pratiche - pericoloso perché crea un precedente - è quello di dare in qualche modo la possibilità al medico di esimersi dall'interrompere trattamenti sanitari se non se la sente, che è un principio che noi condividiamo in pieno. Come noi riteniamo che non sia opportuno imporre la propria etica, la propria visione, a un malato, secondo noi non è neanche opportuno imporla al medico. Però, a questo punto, se questa è una scappatoia per il medico per permettergli di esimersi dall'andare contro la sua etica, contro la sua deontologia, contro la sua religione, contro quello che è, contro la sua volontà, a questo punto è fondamentale inserire l'obbligo per la struttura sanitaria o per l'ASL di fare rispettare le volontà del paziente che il medico, in questo caso, può non rispettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. A me sembra che, se da questo passaggio del comma 7, la seconda parte, togliamo il riferimento alla deontologia professionale e lasciamo solo il riferimento a ciò che è contrario alla legge, in questo modo noi scolpiamo esattamente quello che è il fantasma che attraversa tutto il dibattito. Questa legge deve mettere al sicuro una cosa, che non è una legge per cui si possa chiedere l'eutanasia in qualunque modo, né passiva né attiva, ma, se io lascio solo ciò che è esplicitamente contro la legge, con i riferimenti al codice penale che sono stati ripetutamente ricordati, allora, effettivamente, questa legge, in qualche modo, vincola una richiesta potenziale a una volontà di morte. Il riferimento alla deontologia è qualcosa che rende molto più ricca questa relazione e permette di dire di no o permette di dire di sì ad aspetti molto più sfumati di quelli che sono quelli della relazione, cioè non pone in primo piano il contenzioso fra la legalità e l'illegalità, ma pone, secondo me, in primo piano il contenzioso tra quella che è la disponibilità a venire incontro a determinate esigenze, fossero anche desideri, e quello che, invece, è il desiderio di salvaguardare il bene del paziente, anche oltre quella che potrebbe essere la sua percezione del momento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRO'. Presidente, per esprimere due concetti. Uno, un chiarimento sulla terminologia e sul significato delle parole “deontologia professionale”. Deontologia professionale, di qualsiasi professione stiamo parlando, non è solamente per il medico, non significa assolutamente il rispetto della morale del soggetto, dei principi del soggetto, della religione del soggetto. Non ha niente a che vedere con l'etica della persona. La deontologia professionale è il rispetto delle regole professionali all'interno di quella professione; e, per quanto riguarda un medico, è il rispetto della clinica e di quello che bisogna operare come conseguenza dei dati clinici, cioè una realtà assolutamente professionale.
La parola “deontologia” può forse fuorviare l'attenzione o l'interpretazione di molti. Credo che bisogna capire bene che qui stiamo dicendo che il medico non può fare cose che sono contrarie a quello che lui ha studiato, a quello che ritiene, sulla base delle proprie conoscenze, delle proprie conoscenze scientifiche e professionali, della propria esperienza, che possa fare o non fare su quel determinato malato. Non ha niente a che vedere con quello che pensa per i propri principi etici o con quello che pensa per le sue convinzioni religiose o quant'altro sia. Secondo concetto, quando parliamo di buone pratiche cliniche, rischia, è vero, di essere un concetto un po' vago; quindi, non penso sia fondamentale.
Voglio solo ricordare che questo è quello che abbiamo inserito nella legge sul rischio professionale, sul rischio clinico: con questa terminologia abbiamo voluto identificare le caratteristiche del lavoro del medico. Oggi stiamo, a distanza di pochissimo tempo, riprendendo questo concetto all'interno di un altro provvedimento allo scopo di non essere peraltro così schizofrenici nell'esprimerci da una legge all'altra. Nell'immaginare che con l'emendamento che è stato accantonato qui si possa ritrovare una soluzione a tutto questo e ritrovare una linea unica, ritengo che non bisogna attaccarsi necessariamente alle parole ma trovare le migliori che possano indicare con chiarezza il rispetto della libertà del paziente e il rispetto della libertà del professionista.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Un minuto per dire che ho sentito parlare molto di deontologia professionale e pochissimo di pazienti. Ancora una volta si tende a sovrapporre la figura del medico a quella del paziente, quasi che il medico non possa essere messo in discussione in alcun modo tanto che si sono formati migliaia di medici che ormai costituiscono un vero e proprio baronaggio rispetto al quale l'individuo non può che essere vittima del sistema che si è creato intorno. Lo dico per molte patologie: lo stesso autismo ne è una spiegazione. Per quale motivo si deve subire un metodo rispetto ad un altro? Per quale motivo sempre e comunque, se uno ha grosse sofferenze, gli deve essere negata la possibilità di viverle in modo diverso o di scegliere fino a che punto viverle? Io non sono assolutamente per l'eutanasia e ringrazio Dio e sono felice di stare al mondo, tuttavia credo che la deontologia di un medico non debba mettere in discussione la persona in quanto tale, cioè il paziente, perché anche un medico un giorno potrà essere paziente e dovrà subire così come purtroppo capita a molti cittadini qualunque (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.310 Silvia Giordano, 1.311 Murer e 1.312 Brignone con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.314 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo all'emendamento 1.315 Silvia Giordano sul quale i pareri sono contrari.
SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Questo è l'emendamento cui facevo riferimento che abbiamo preso dalla collega Carnevali quando lo ha presentato in Commissione. Ora capisco che possono esservi perplessità o che siano richiesti approfondimenti ma vorrei chiedere ai due relatori, quindi sia alla relatrice Lenzi sia al relatore Calabrò, tenuto conto che c'è ancora un emendamento a prima firma Calabrò che è accantonato e che quindi verrà ripreso in esame, chiedo ad entrambi i relatori di tenerlo anche un attimo accantonato, visto che il collega Calabrò ha appena dichiarato che non è fondamentale la parola o i termini che vengono utilizzati nell'emendamento a prima firma Calabrò accantonato e che si può trovare un punto di incontro. Quindi poiché per me l'emendamento è importante e potrebbe aiutare a trovare realmente un punto d'incontro, chiedo ad entrambi i relatori di accantonare anche questo emendamento per svilupparlo e approfondirlo insieme all'emendamento Calabrò quando verrà preso in considerazione, tenuto conto che comunque rientra anche nella sensibilità del PD, che lo ha dimostrato in Commissione, dal momento che originariamente lo hanno presentato proprio loro. Quindi chiederei ai due relatori di fare questa valutazione.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Va bene, accantoniamo l'emendamento 1.315 Silvia Giordano.
PRESIDENTE. Sta bene. Relatrice Lenzi, l'emendamento 1.316 Calabrò resta accantonato oppure lo poniamo in votazione? Prendo atto che l'emendamento 1.316 Calabrò resta accantonato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.366 Palmieri sul quale il parere della Commissione è contrario, mentre il parere del relatore di minoranza è favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Questo emendamento completa il comma 7. Il comma 7 recita originariamente: “Il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge”. Questo comma lo completa in questo modo: “Analogamente il paziente non può imporre al medico rifiuti dai quali possano derivare condotte contrarie alle norme di legge o alla deontologia professionale” e quindi così come si può andare nella direzione di esigere, qui viene contemplata anche la possibilità del rifiuto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. In verità mi dovrei riallacciare all'emendamento a proposito dell'obiezione di coscienza quando, poco fa, sono arrivato fuori tempo massimo e, da questo punto di vista, era forse indispensabile e sarebbe stato molto gradito un intervento se avessi avuto la possibilità di parlarne in quell'occasione. Lo dico non per stigmatizzare ma per dire che altre volte era accaduto che fosse stata più generosa nei confronti di altri. Dunque il ragionamento che mi permetto di fare è che mai come in questa occasione dobbiamo assolutamente richiamare la necessità dell'obiezione di coscienza, che è sostanzialmente vietata dal testo unificato, che durante la discussione in Commissione è stata assolutamente negata e che, come è stato visto anche nell'emendamento poc'anzi a prima firma Fucci, è stata negata altrettanto anche da quest'Aula. Ora non vorrei ricordare a ciascuno che cosa significa l'obiezione di coscienza perché, al di là del fatto che ci sono delle chiare tendenze da parte della cultura dominante, il cosiddetto pensiero unico, a voler imporre sempre e dovunque quelle che sono le caratteristiche fondanti del vostro credo - parlo da un punto di vista filosofico e culturale prima ancora che politico - è un dato di fatto che la libertà dell'uomo passa anche attraverso la libertà di coscienza che oggi sempre più viene negata. Dalla parte vostra - lo dico anche a vantaggio del Paese e di chi ci sta ascoltando - è evidente che ormai ci sono tendenze che vanno in questa direzione: la regione Lazio, per esempio, ha previsto dei concorsi per ginecologi che proprio espressamente proibiscano l'obiezione di coscienza. La stessa cosa è successa in materia di unioni civili, e la stessa cosa sta succedendo anche in questa delicatissima materia.
Orbene, il dato è negativo per due ordini motivi. Primo, di ordine civile, perché è chiaro che un diritto negato oggi si può riverberare contro di noi sempre e comunque: non è che abbiamo bisogno di avere la palla di vetro per capire che questo è un diritto che a cascata farà venire meno tante altre cose. Ma io ritengo che nel caso specifico ci sia un elemento che non deve essere assolutamente dimenticato, e cioè quello che dice la Carta costituzionale: quando dice a proposito della vita, articolo 32, che più volte è stato richiamato a sproposito, ma che qui invece ha un senso richiamare, che la vita in quanto tale è bene non soltanto individualmente parlando forte, indispensabile, necessariamente da tutelare, e questo lo capiscono tutti… Oddio, veramente dopo questa legge un po' meno! Ma che poi è anche un bene collettivo: quindi significa che attiene ad una valenza, ad un aspetto che ovviamente è complessivo. Il fatto stesso che io possa avere anche delle remore ad intervenire in tal senso, a proposito di una legge nefasta, negativa, certamente non consona rispetto alla mia coscienza, la dice lunga sul carattere totalitario di questo provvedimento, che ancora una volta rimarco perché non ce lo dobbiamo dimenticare mai, è un'eutanasia sotto mentite spoglie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto di coscienza del gruppo parlamentare a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io ho apprezzato molto anche le parole della relatrice negli emendamenti precedenti, quando sottolineava l'importanza della deontologia professionale riferita agli emendamenti presentati dai 5 Stelle. Apprezzerei che la medesima posizione fosse tenuta per quanto riguarda questo emendamento, che non è soltanto per dare il trattamento, ma anche nel rifiuto. Credo che un medico debba comunque attenersi al codice penale, alle norme di legge e al codice deontologico: mi sembra ovvio dirlo, ma se non lo diciamo, e oltretutto con l'interpretazione, avendo inserito nella norma che nel dare un trattamento uno deve sottostare al codice penale e al codice deontologico, e non scrivendo invece per sottrarsi al trattamento, è chiaro e palese che una persona può rifiutare, e il medico obbligato è farlo, contro la deontologia professionale e contro le norme di legge. Quindi invito ad approvare l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, intervengo a titolo personale solo per avvisare i colleghi che questo è l'ultimo treno per fare spazio alla coscienza del medico: bocciando questo emendamento, noi prevedremo che il paziente potrà imporre al medico rifiuti dai quali possano derivare condotte contrarie alle norme di legge e alla deontologia professionale. Non so se ci rendiamo conto di quale aberrazione stiamo proponendo: il paziente potrà imporre al medico rifiuti che sono contrari alle norme di legge o alla deontologia professionale. Visto che parliamo di coscienza, passatevi una mano sulla coscienza.
ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Scusi, Pagano, lei è intervenuto su questo… Per la sua firma? Prego. Per dire che vuole apporre la firma, prego. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palmieri 1.366, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fucci 1.321, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marazziti 1.365.
Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione su questo emendamento.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.
PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.
RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Invito al ritiro.
PRESIDENTE. Il Governo?
DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Mi rimetto all'Aula.
PRESIDENTE. Lo ritira. Ritirato! Andiamo avanti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vazio 1.325, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione. Lo ritira! Allora, scusate, revoco. È ritirato. Anche il successivo, emendamento Vazio 1.326, è ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amato 1.359.
Qui c'è una riformulazione. Se può essere letta la riformulazione, per favore.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, al comma 8, sostituire le parole da: “assicura” fino alla fine del comma, con le seguenti: “e i componenti dell'équipe sanitaria assicurano le cure necessarie, nel rispetto della volontà del paziente, ove le sue condizioni cliniche e le circostanze consentano di recepirla”. Ricordo ai colleghi che si tratta dell'emendamento che riguarda l'emergenza-urgenza.
PRESIDENTE. Accetta la riformulazione, deputata Amato? Va bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Questa riformulazione, che è stata fatta, l'emendamento è positivo, e lo voterò. Però mi sembra importante sottolineare come la riformulazione tenda a ridistribuire il peso dall'oggettiva condizione di emergenza a quello che è lo stressare la situazione, fino eventualmente a capire di che cosa ha bisogno il paziente. Ora il vivere o il passare un tempo sufficiente in un pronto soccorso, ti dà la misura come questa incertezza o anche questa capacità di spendere energie a cercare di capire di che cosa possa aver bisogno, in quel momento sottrae energia specifica alla necessità di farsi incontro immediatamente ai suoi bisogni, posto che, ancora una volta, nel pronto soccorso noi abbiamo una tangibile esperienza di come il diritto alla vita del paziente preceda qualunque altra situazione che possa in qualche modo metterla in discussione. Quindi mi dispiace che nella sfumatura con cui è stato corretto, si sia tolta energia proprio a quel diritto alla vita che rappresenta per tutti noi una delle condizioni fondamentali di questo disegno di legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.359 Amato, nel testo riformulato, su cui i pareri dei relatori sono favorevoli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 35).
A seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.359 Amato risultano preclusi gli emendamenti 1.329 Palmieri, 1.332 Fossati, 1.333 Mantero e 1.334 Silvia Giordano.
Quindi, siamo a pagina 26 del fascicolo, sull'emendamento 1.336 Gigli, su cui vi è un invito al ritiro o parere contrario della Commissione e parere favorevole del relatore di minoranza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Signora Presidente, per confermare il voto di coscienza del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Io non so se qui ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando, cioè della previsione che il paziente possa aver subito dei condizionamenti nell'esprimere le sue scelte. Vorrei solo far presente che di fronte ad una società che sarà sempre più composta da pazienti anziani, senza una famiglia di sotto a sostenerli, noi avremo messo tanti vecchi nelle condizioni di scegliere di preferire di dover morire, semplicemente perché i condizionamenti esterni, i condizionamenti sociali, i condizionamenti psicologici, li inviteranno a farsi da parte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente. Per sottoscriverlo e per dire che questo mi sembra un emendamento di grande buonsenso e perfino coloro che hanno delle posizioni più liberali di fronte, non solo alle disposizioni anticipate di trattamento, ma perfino rispetto al fine vita, su questo genere di precauzioni, proprio perché c'è una liberalità di fondo, un riconoscimento della volontà individuale, dovrebbero a maggior ragione cautelarsi rispetto ai rischi che sono contenuti nel merito dell'emendamento del collega Gigli. Quindi, io credo che sia di grande buonsenso sostenerlo.
DOMENICO MENORELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO MENORELLO. Solo per sottoscriverlo, non potendo parlare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.336 Gigli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501 della Commissione, i pareri dei relatori sono favorevoli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 37).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.341 Gigli, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, a questo punto noi vedremo tra poco un'altra scena di puro spirito liberale. Dopo aver violentato la coscienza del medico, verranno violentate le istituzioni sanitarie del circuito religioso che, come sappiamo, hanno una precisa carta di valori alla quale fanno riferimento.
Detto in buona sostanza significa che la grande rete del servizio pubblico svolto per l'assistenza sanitaria nel nostro Paese dalle istituzioni sanitarie cattoliche si troverà nelle condizioni di dover obbedire a richieste di pazienti che sono contrarie alla loro carta dei valori. Per chi non l'avesse capito, questo significa semplicemente una cosa, ad esempio, che se è una mamma di fronte a un figlio nato con problemi decidesse di togliere appunto l'alimentazione e la nutrizione e lasciarlo morire all'ospedale Bambino Gesù di Roma, qualcuno dovrà spiegare poi anche a Papa Francesco, visto che qui spesso ci si rifà al suo insegnamento, che egli sarà tenuto ad autorizzare le autorità sanitarie, i responsabili sanitari del Bambino Gesù, di assecondare questo desiderio di non portare avanti la vita di questo bambino. E questo vale, tolto ovviamente il paragone per quanto riguarda l'età pediatrica, per qualunque altro ospedale della rete sanitaria convenzionata degli istituti religiosi. Spiegatelo poi, visto che vi interessa anche questa parte dell'elettorato evidentemente, anche all'elettorato cattolico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO. Presidente, mi devo accodare all'accorato ragionamento fatto testé dall'onorevole Gigli, perché effettivamente questo emendamento potrebbe sanare l'errore del precedente che un po' mi sorprende, ad essere sincero, perché quando c'è un emendamento della Commissione significa che è stato elaborato collettivamente e addirittura prodotto con una ratio. Qui l'unica ratio che invece si riesce a comprendere è che le strutture tutte, quindi non soltanto le aziende, ma anche le singole strutture private purché convenzionate, cattoliche piuttosto che laiche, saranno obbligate a questa legge eutanasica. Io penso che ci saranno i giornali, mi viene in testa Avvenire, il primo, che dovranno per forza essere attenti a questo argomento, perché altrimenti non si riesce a comprendere che poi tutti fanno l'ecumenismo, tutti si ammantano di buonismo, tutti citano D'Agostino dentro la testata di Avvenire, però poi c'è una disattenzione globale su quest'argomento. Io penso che sia il caso proprio di ribadirlo, Presidente, non soltanto in questa sede, ma anche attraverso comunicati stampa su cui spiegheremo bene la natura di questi emendamenti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Ci tengo anch'io a sottolineare questo aspetto così fondamentale per quanto riguarda le strutture sanitarie di ispirazione cristiana, le quali con questa legge, con questa norma, verrebbero a commettere quel che è quanto di più lontano possa esserci dalla loro storia. Non dimentichiamo che le strutture sanitarie cattoliche sono la storia secolare della sanità in questo Paese e così, visto che sono strutture atte alla vita, obbligate a diventare strutture atte alla morte, tradirebbero secoli di storia, di fede e di valori. Io credo davvero che questo emendamento debba essere votato per il rispetto che almeno si deve a chi con questo con questo testo davvero non vorrebbe e non vuole avere nulla a che fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baradello. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BARADELLO. Grazie Presidente. Mi sembra che la legge debba essere uguale per tutti, invece, in questo caso, non lo è, non lo sarà, credo. Infatti, al paziente, al malato, deve essere concessa la libertà di fare quello che vuole, sì o no, e va bene ed è giusto. Il medico non può fare quello che ritiene, perché deve fare quello che ritengono altri. E anche le strutture ospedaliere così rischiano di dovere fare quello che chiedono altri, imposto contro la loro volontà. Credo che neanche la legge n. 194 abbia questo limite. Quindi, io mi domando se davvero questa è una legge uguale per tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.
ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente, per sottoscrivere quest'emendamento. Sicuramente può accadere un contenzioso, al di là delle implicazioni dirette sulla situazione, poi, dell'applicazione della legge.
Un contenzioso per un motivo molto semplice. Nel nostro Paese esiste con la legge n. 833 del 1978 l'istituzione al Servizio sanitario nazionale. Poi, con il decreto legislativo n. 229, così come è stato con la procedura dell'accreditamento, le prestazioni vengono erogate da tutte le strutture accreditate. Le strutture accreditate sono quasi per la totalità a gestione pubblica e poi ci sono quelle a gestione privata. Nel contesto di quelle a gestione private, faccio un esempio: l'ospedale di San Giovanni Rotondo, l'ospedale costruito e ideato da Padre Pio. Ebbene, noi che facciamo? Non consentiamo a quell'ospedale che possa esserci, così come per la n. 194 del 1978, ovvero la parte dell'obiezione, la possibilità dell'esonero?
Io propongo anche su questo, signora Presidente, l'accantonamento e un approfondimento, ai fini di chi vuole che venga applicata. Secondo me, questo è un problema serio. A mio modo di vedere, signora Presidente, questa è una legge che complicherà in una maniera incredibile le possibilità che ci sono attualmente in essere, sia normate sia non normate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie signora Presidente. Noi votiamo a favore a quest'emendamento perché ci sono medici per i quali la coscienza, non solo professionale, ma la coscienza umana, vale qualcosa. E ci sono anche realtà che hanno dato vita a realtà di cura proprio per questa coscienza. Lo hanno fatto, in molti casi, molto prima che lo Stato italiano ci fosse, non che lo Stato italiano facesse ospedali, secoli prima.
Bene, questa legge, in questo modo, vorrebbe eliminare la natura di queste realtà, che sono nate da un certo movimento umano e da una certa coscienza. Ebbene, questa sarebbe una norma non degna di uno Stato laico, perché uno Stato laico non può pretendere di andare contro la propria coscienza e anche contro la tradizione europea, perché la tradizione europea significa esattamente non potere vivere al di là della propria coscienza. Questo io veramente chiedo che possa essere fatto, perché qui non si può imporre a una realtà, che nasce per uno scopo, che è la cura, di agire contro la propria natura. Non possiamo avere uno Stato che chieda di adeguarsi alla banalità del male.
ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. C'è una richiesta del deputato Palese, che vuole formalizzare una richiesta. Prego.
ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente. Ove la relatrice del provvedimento non dovesse acconsentire all'accantonamento, è chiaro, formalizzo la richiesta di accantonamento.
PRESIDENTE. Sì, va bene. Allora, se non c'è questa disponibilità, allora metto in votazione la richiesta di accantonamento, uno contro, uno a favore.
Ha chiesto di parlare a favore il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Penso che gli esempi portati dai colleghi, che sono intervenuti sull'emendamento, siano di assoluto buonsenso. Chiederei quindi, vista la collaborazione dell'Aula nel procedere in questo provvedimento, di utilizzare perlomeno un minimo di prudenza e di potere accantonare l'emendamento, affinché il Comitato dei nove rifletta ulteriormente sulla questione. Visto che oggi non sarà l'ultima seduta e non esauriremo sicuramente nemmeno l'articolo 1, c'è tutto il tempo per poterlo approfondire.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Va bene, Presidente, accantoniamo l'emendamento 1.341 Gigli e, sullo stesso argomento, l'emendamento 1.343 Mantero.
PRESIDENTE. Sì, era già accantonato quello, d'accordo. Va bene, adesso mi rimane l'emendamento 1. 342 Mantero, i pareri sono contrari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Quest'emendamento è speculare a quello che abbiamo appena accantonato, perché quest'emendamento chiede esattamente che la struttura si renda responsabile ad accogliere le richieste del paziente, anche se eventualmente il singolo medico, in qualche modo, si sottrae a questo.
A me dispiace molto che prima il collega Vazio abbia ritirato un emendamento, che invece rappresentava una specularità positiva, nel momento in cui diceva che, se il paziente chiede una cosa contra legem, non solo il medico può rifiutarsi, ma anche la struttura può e deve rifiutarsi. Se avessimo discusso e votato quell'emendamento, che aveva un senso profondo nel condividere una dimensione anche di rispetto, non solo personale, ma anche istituzionale, al senso della legge, forse in questo momento non ci troveremmo davanti a questa realtà, che corre il rischio di trasformare ospedali o strutture intere, in cui vengono accolti per esempio pazienti di Alzheimer, pazienti con gravi disabilità…
PRESIDENTE. Concluda, deputata.
PAOLA BINETTI. Sono quelli a più alto rischio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mantero. Ne ha facoltà.
MATTEO MANTERO. Sì, un breve intervento, solo per spiegare l'intento di quest'emendamento e del successivo accantonato, ovvero quello di dare in qualche modo la possibilità al medico - che come dicevo prima ritiene vada contro la sua etica interrompere un trattamento come richiesto da un paziente -, di evitare quella pratica che va, ripeto, contro la sua etica, ma far sì che, comunque, la volontà del paziente sia rispettata, perché la struttura prende in carico quella volontà e la fa rispettare. Quindi, è esattamente nella direzione di equilibrare il diritto del paziente di vedere rispettata la sua volontà e il diritto del medico, se appunto la volontà del paziente va contro la sua etica, di non dovere andare contro sull'etica. Però, siccome è accantonato il successivo, che va nello stesso tema, questo lo ritiro.
PRESIDENTE. Lo ritira dunque. Va bene, allora questo è ritirato. Quindi passiamo all'ultimo emendamento, che è l'1.360 Amato, c'è una riformulazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Amato. Ne ha facoltà.
MARIA AMATO. Grazie Presidente, semplicemente due parole per sottolineare quanto sia importante l'introduzione della relazione sulla comunicazione col paziente, sullo studio delle cure palliative e sullo studio delle problematiche del fine vita, che attualmente sono possibili attraverso master post universitari e fuori dalle specializzazioni.
L'emendamento chiede di introdurre lo studio nel percorso primario, cioè nell'università, per le professioni sanitarie e per i medici, proprio per mettere al centro l'idea della persona e superare l'idea che le cure palliative sono quello che si attua solo quando non c'è più alcuna possibilità. La palliazione è un sistema di cura che guarda all'intero, che guarda alla persona, piuttosto che alla sua malattia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputato Silvia Giordano. Ne ha facoltà.
SILVIA GIORDANO. Sì, grazie Presidente, solo per dichiarare il voto favorevole all'emendamento e soprattutto alla riformulazione. Infatti, oltre a sottoscrivere quanto detto ora dalla collega Amato, ritengo anche fondamentale il fatto che la formazione riguardi anche la relazione e la comunicazione con il paziente, che è un aspetto a mio avviso molto, molto delicato e su cui si basa poi anche tutto il consenso informato, che è anche il punto principale della proposta di legge su cui noi abbiamo veramente lavorato tanto. Quindi, preannunzio il voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.360 Amato, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 38).
Ora, non posso porre in votazione l'articolo perché ci sono degli emendamenti accantonati. Quindi, chiedo alla relatrice come intende procedere. Ci fermiamo allora? Va bene, d'accordo. Quindi, colleghi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento. Come sapete, secondo le intese intercorse fra tutti i gruppi il seguito dell'esame sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di mercoledì 19 aprile, con priorità rispetto agli altri argomenti previsti dal calendario. Ora continuiamo con il nostro ordine del giorno.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,48)
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti (A.C. 4373) (ore 19,48).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 4373: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti.
Ricordo che nella seduta del 28 marzo è stata respinta la questione pregiudiziale Simonetti ed altri n. 1.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 4373)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la XI Commissione (Lavoro) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Se i colleghi consentono al nuovo Comitato dei nove di prendere posto, ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Patrizia Maestri. Chiedo ai colleghi che abbandonano l'Aula legittimamente di farlo in silenzio. Prego, onorevole Maestri.
PATRIZIA MAESTRI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. L'aumento esponenziale, nel corso degli ultimi anni, del numero dei voucher venduti - fino a 134 milioni nel 2016 - evidenzia che non si è trattato solo di una giusta e corretta emersione di lavoro…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Maestri. Colleghi, per favore! Non è necessario parlare a voce alta mentre ci si saluta. Si va fuori e si parla fuori, in Transatlantico. Prego, onorevole.
PATRIZIA MAESTRI, Relatrice per la maggioranza. …evidenzia, quindi, che non si è trattato solo di una giusta e corretta emersione di lavoro irregolare, occasionale e di breve durata, ma della sostituzione vera e propria dei contratti di lavoro subordinato sia a tempo determinato che indeterminato. I numeri parlano chiaro e mettono in evidenza, in modo innegabile, che le scelte legislative compiute nel tempo dai Governi che si sono succeduti, Berlusconi e Monti in particolare, hanno portato a una deformazione dell'originale finalità dell'istituto, prevista dal decreto n. 276 del 2003, che era quella di inquadrare e legittimare dal punto di vista normativo le prestazioni di lavoro occasionale e accessorie che, per la gran parte, venivano retribuite in modo illegale.
L'ampliamento del campo di applicazione e della tipologia di committente sono quindi, senza alcun dubbio, i motivi di questa esplosione per quanto riguarda il ricorso ai voucher.
Questi numeri e questa situazione hanno prodotto diverse proposte di legge - proposte di riforma - da parte di tutti i gruppi politici, a partire dal Partito Democratico, proposte che affrontavano, quindi, un tema vero, un tema reale di abuso dello strumento, di scarsa tutela dei lavoratori, di dumping tra aziende. Così come, sempre in Commissione lavoro, avevamo iniziato ad affrontare con più proposte di legge il tema della responsabilità solidale degli appalti, sempre al fine di garantire una migliore tutela in favore dei lavoratori in essi impiegati.
Inoltre, ricordo che la Corte costituzionale l'11 gennaio 2017 ha dichiarato ammissibile il referendum popolare per l'abrogazione della normativa vigente in materia di lavoro accessorio e per l'abrogazione delle disposizioni limitative della responsabilità solidale tra committente e appaltatori e, quindi, i referendum promossi dalla CGIL, con voto previsto il 28 maggio 2017. Al fine, quindi, di affrontare i temi reali già all'attenzione del Parlamento, del gruppo politico del PD e di altri gruppi politici per realizzare gli stessi effetti abrogativi contenuti nei quesiti referendari evitando un costo per il Paese, questa sera iniziamo la discussione sulle linee generali del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale negli appalti.
Come è noto, si tratta di un provvedimento d'urgenza e si compone di tre articoli. L'articolo 1 dispone, al comma 1, la soppressione della disciplina del lavoro accessorio al fine di contrastare il ricorso a pratiche elusive e di favorire forme di lavoro più stabili. Inoltre, dispone la soppressione degli articoli 48, 49 e 50 del decreto n. 81 del 2015 e al comma 2 si prevede un regime transitorio secondo il quale si dispone che i voucher già acquistati alla data di entrata in vigore del decreto possono essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017 nell'osservanza della disciplina abrogata, intendendosi che si applicheranno le norme previgenti. Il Governo ha già chiarito questo passaggio e nel caso potrà chiarirlo e specificarlo ulteriormente.
All'articolo 2 si modifica la disciplina in materia di responsabilità solidale tra committente e appaltatore in relazione a trattamenti retributivi comprensivi dei trattamenti di fine rapporto, contributi previdenziali e premi assicurativi dovuti ai lavoratori subordinati in relazione al periodo di esecuzione del contratto di appalto. Si modifica poi l'articolo 29 del decreto legislativo n. 276 del 2003, escludendo la possibilità di una diversa regolamentazione da parte della contrattazione collettiva nazionale. Inoltre, il comma 1, lettera b), elimina il beneficio della preventiva escussione del patrimonio dell'appaltatore. Conseguentemente, viene meno la possibilità per il giudice di poter verificare l'infruttuosa escussione del patrimonio dell'appaltatore e degli eventuali subappaltatori prima di dare avvio all'azione esecutiva…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Maestri. Scusate, colleghi; ci sono due gruppi: un gruppo da questa parte, intorno all'onorevole Miotto. Onorevole Miotto, onorevole Miotto. Scusatemi; uscite, perché è davvero impossibile che l'onorevole Maestri possa svolgere la relazione in queste condizioni. Poi, c'è un altro gruppo intorno all'onorevole Fraccaro, che è assolutamente inconsapevole di ciò. Onorevole Fraccaro, anche lei. Questi due gruppi fanno un grande rumore e quando l'Aula si svuota la voce dei gruppi piccoli che parlano si sente molto. Prego, onorevole Maestri, riproviamo.
PATRIZIA MAESTRI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Come dicevo, prima di dare avvio all'azione esecutiva nei confronti del committente. È questo un tassello importante di un quadro di interventi legislativi che, pur con qualche contraddizione sanata in parte dal correttivo al decreto sul codice degli appalti, affrontano il tema della tutela delle persone che lavorano nel complesso e talvolta poco trasparente sistema degli appalti e subappalti per la realizzazione di opere e servizi, un sistema che scarica spesso sui lavoratori e sul piccolo imprenditore la riduzione dei costi.
Negli appalti pubblici l'introduzione di maggiori margini di concorrenza impone che ci siano chiare e solide norme a garanzia del lavoro e della tutela dei diritti e del pagamento dei compensi dovuti per la qualità del lavoro contro la concorrenza sleale. L'articolo 3, infine, fissa l'entrata in vigore del decreto il giorno stesso della sua pubblicazione.
PRESIDENTE. Onorevole Mauri, onorevole Nardi, per favore.
PATRIZIA MAESTRI, Relatrice per la maggioranza. Infine, attraverso la disposizione abrogativa del decreto n. 25 abbiamo l'occasione, Governo e Parlamento, di avviare un confronto serio e concreto, anche attraverso il confronto con le parti sociali, per realizzare nuovi strumenti, oltre naturalmente ai tanti che già esistono, che offrano ai lavoratori, alle famiglie e alle imprese la possibilità di affrontare il lavoro occasionale garantendo le giuste tutele ai lavoratori, la flessibilità per le famiglie e una corretta concorrenza fra imprese, che non si riduca ad una semplice e mera riduzione dei costi del lavoro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, Davide Tripiedi. Prego, onorevole.
DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Insomma, oggi si discute un tema a noi molto caro, che è la questione dei voucher e della responsabilità solidale negli appalti. Oggi non voglio parlare, Presidente, in veste di deputato, ma voglio parlare in veste di giovane che si vede rubare il futuro tramite le norme che sono state fatte in quest'Aula e nella Commissione lavoro. Oggi per noi è una svolta, perché si va ad abrogare un sistema di pagamento dei lavoratori che a noi sembra un sistema di pagamento vergognoso, che lede la dignità del lavoro, del lavoratore e dei giovani. Perché dico questo, Presidente? Perché abbiamo i numeri che ci danno ragione: nel 2008 sono stati venduti 500 mila voucher; nel 2016, invece, negli anni, siamo arrivati a 145 milioni di voucher venduti. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che stiamo andando verso una precarizzazione totale del mondo del lavoro.
La dignità del lavoratore viene messa da parte per avere la fantomatica flessibilità, che non permette al lavoratore di avere una garanzia, ma permette al lavoratore di essere schiavizzato. Ho sentito tante cose in Commissione, nei dibattiti, anche qua, nelle Aule parlamentari. Come facciamo senza voucher? Si alimenta il lavoro nero! Questa, secondo noi, è una grande bugia, perché, secondo noi, il voucher è un lavoro nero, perché negli anni è stato modificato, addirittura abbiamo allargato la possibilità ad un muratore di lavorare con i voucher. Ma voi immaginate un muratore in cantiere, con tutti i rischi e pericoli che ci sono in un cantiere, a lavorare con i voucher?
Abbiamo detto, anche durante il Jobs Act, quando si è alzata la soglia dai 5 ai 7 mila euro, di stare attenti a queste norme, perché ci sarebbe stato un abuso, sicuramente, e così è andata. Ricordo ancora l'intervento del collega Cominardi, durante la discussione di due anni fa, in cui proprio parlavamo di questi temi. Aveva detto il collega: stiamo attenti, perché, facendo questa norma, questi voucher avranno una via privilegiata, ed è andata così. Oggettivamente, abbiamo ricordato anche in Commissione che c'era un problema relativo all'eccesso, all'uso eccessivo dei voucher. È vero anche che ci sono stati dei modi, proprio lo devo dire con franchezza, alquanto imbarazzanti da parte del Governo, circa il modo in cui si è presentato il Governo in Commissione, sapendo che c'erano delle proposte di legge in discussione per andare a regolarizzare i voucher, a regolamentare i voucher, proprio per far sì che non ci fosse questo abuso. Infatti, abbiamo cercato di essere il più collaborativi possibile, sapendo che questo è un tema scottante.
Cosa succede? Arriva il Governo, dopo un anno di lavoro della Commissione, che, con un colpo di spugna, decide di cancellare il sistema voucher, regolamentare quel problema che c'è stato sulla responsabilità in solido, che è stata fatta durante la legge Fornero, e decide di abrogare i voucher e modificare la norma. Secondo noi, il Governo ha avuto veramente paura del referendum; a noi questa cosa veramente infastidisce. Troviamo inaccettabile il fatto che si vieti al popolo italiano di esprimersi su un tema così importante. Devo sottolineare anche che ci sono state delle proposte sulla questione degli appalti che andavano a migliorare la norma. Non c'è stato modo di convincere il Governo di applicare delle norme a tutela sia dell'impresa che dell'appaltatore, cioè sia dell'appaltante che del committente, per far sì che si desse una garanzia all'impresa, dando la possibilità di controllare se il committente paga gli stipendi al lavoratore o no, magari dando anche la possibilità all'appaltatore di non dare più il lavoro al committente quando non paga i lavoratori.
Avevamo proprio fatto una proposta di buonsenso, che andava a mettere una pezza a questo vuoto normativo, ma ci siamo accorti anche di un'altra cosa. Nella legge Fornero, nella norma che si fece prima sugli appalti, cosa succede? Succede che le due aziende potevano aumentare il diritto dei lavoratori, mettendo delle regole chiare, che erano fuori dai contratti. Oggi questo non si può più fare; quindi, si va a regolamentare, e noi condividiamo anche questa cosa, perché è assolutamente sbagliato che ci vada di mezzo l'ultima ruota del carro, la parte più debole e fragile che è il lavoratore, quando il committente non paga. Quindi, dobbiamo dare anche responsabilità all'appaltatore di verifica, dobbiamo dare la possibilità di controllo, dobbiamo capire a chi diamo i subappalti, come diamo i subappalti.
Ed è per questo che abbiamo voluto essere collaborativi, non abbiamo fatto ostruzionismo, non ci siamo messi di traverso, perché c'è un grosso problema in Italia, che è proprio questo, questa via della flessibilità, questo dramma che vivono i giovani. Voglio ricordare alcuni dati: 100 mila giovani sono scappati dall'Italia proprio perché non ci sono più garanzie, non abbiamo più la possibilità di crearci un futuro perché il Parlamento ha fatto delle norme che puntavano non alla garanzia di tutela, ma alla super flessibilità, ledendo i diritti, se pensiamo al Jobs Act, eliminando l'articolo 18, se pensiamo a tutte le norme che ci sono state nel decreto sui contratti a termine, togliendo la causale.
Quindi, si è andati verso un sistema sempre più flessibile e sempre con meno garanzie. Sicuramente ci impegneremo, porteremo ancora all'attenzione dell'Aula degli emendamenti di buonsenso, sapendo che il Governo non ne accetterà uno. Spero che, durante la discussione di domani in Aula, dove si discuterà di questo tema dei voucher, che è veramente un dramma che vivono i giovani sulla propria pelle, si potrà veramente far emergere questo problema che i giovani vivono sulla propria pelle. Quindi, Presidente, spero che ci sia una collaborazione molto ampia, cercando anche di far capire alle opposizioni che hanno contestato questo decreto che non è vero che si alimenterà il lavoro nero, perché il voucher è un lavoro nero. Abbiamo un sacco di contratti, 46 tipi di contratti in Italia.
Quindi, se si volesse regolarizzare il lavoro, oggi abbiamo la possibilità di farlo. Quindi questa scusa del lavoro nero che emergerà perché non riusciremo più ad emettere voucher è una grande balla che le opposizioni dicono, a parte noi che, invece, vogliamo dare una voce ai lavoratori schiavizzati tramite questo sistema. Presidente, concludo e domani spero che vi sia una bella discussione, tenendo conto anche dei gravi problemi che vivono i giovani proprio su questo problema.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI , Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Questo è un decreto-legge che nasce già male perché un decreto-legge per avere tale definizione, tale status dovrebbe risolvere situazioni contingenti e urgenti, caratteristica che il decreto non ha perché l'unico scopo del Governo è evitare il referendum, evitare un'altra batosta elettorale simile a quella del 4 dicembre scorso sul referendum costituzionale, tanto che è anche scritto all'interno del testo del decreto-legge.
Il decreto-legge abroga tout-court una fattispecie contrattuale che era sì da modificare, era sì utilizzata in abuso, il voucher era una situazione che creava precarietà ma non tanto per il suo spirito iniziale che era quello del lavoro occasionale meramente accessorio ma perché è stato modificato proprio da chi oggi ne propone l'abrogazione per andare incontro alle esigenze non tanto dei lavoratori, non tanto delle imprese che lo utilizzavano ma della CGIL, di un sindacato che ha raccolto, giustamente dal suo punto di vista, milioni di firme per l'abrogazione di tale sistema contrattuale. Il Governo quindi non vuole dare una risposta all'abuso dei voucher, non vuole dare una risposta a tutti coloro che lavorano nel campo dell'impresa stagionale, delle imprese commerciali per quando hanno il periodo di saldo e quindi hanno punte di lavoro non programmabili, non vuole dare risposte con questo decreto a tutte le imprese del settore turistico-ricettivo e della ristorazione, dell'agricoltura e soprattutto non vuole dare risposte alle famiglie che devono accudire i propri anziani, i propri malati, i propri figli. Non vuole dare risposte se non a se stesso, se non alla sua paura, alla propria paura di evitare un'ulteriore débâcle anche elettorale. Se è vero come è vero che il tempo c'era, la decretazione d'urgenza non era così indispensabile perché la Commissione lavoro, da almeno un anno, aveva in dibattito e in discussione proposte di legge che modificavano l'abuso dei voucher dovuto alla stratificazione normativa e legislativa successiva al 2003, anno in cui il centrodestra, attraverso il Ministro Maroni e il consulente Biagi, fece nascere la possibilità di tale forma contrattuale. Poi negli anni c'è stata un'evoluzione, un'espansione che è sempre stata portata avanti attraverso i voti di questa maggioranza. Infatti quando si è allargato l'utilizzo dei voucher, la Lega votò contro: nel 2012 votò contro la legge Fornero sulle pensioni; nel 2013, con Letta, quando il criterio dei compensi sostituì il criterio dei settori, quando si cancellò la natura meramente occasionale e si estese l'utilizzo dei voucher a tutti i settori produttivi; votò contro anche nel Jobs Act quando si aumentò la possibilità di utilizzo dei voucher fino a 7.000 euro, disposizione che ha portato ad un abuso. È già stato ricordato: da 500.000 voucher staccati a più di 134 milioni. Quindi non è il voucher in sé che era da cancellare ma è l'abuso dei voucher che era da determinare. Questo decreto-legge ha creato un allarme imprenditoriale notevole tanto che molte associazioni di categoria soprattutto, come dicevo prima, quelle della ristorazione, del turismo, dell'agricoltura, del commercio hanno alzato gli scudi in questo periodo, soprattutto per il fatto che, se anche loro hanno comprato ticket in data antecedente il 17 marzo, non si sentono coperti attraverso il periodo transitorio, dalle modalità in cui è stato normato il periodo transitorio.
Non hanno una copertura legislativa forte tanto che i consulenti del lavoro hanno dichiarato a più pagine e a più voci che questo testo anzi creerà conflitti in termini giuslavoristici che porteranno probabilmente alla mancata possibilità di utilizzare i voucher che sono già stati acquistati. E non è sufficiente, non riteniamo sufficiente il comunicato stampa del Ministro Poletti che oggi l'ha ricordato nuovamente durante il question time. Piuttosto che ricordarcelo così en passant durante una risposta all'interrogazione, faccia un decreto ministeriale, faccia una circolare, faccia un atto giuridicamente valido che stia all'interno della gerarchia delle fonti e delle norme perché il comunicato stampa non rientra in nulla di quanto il diritto in uno Stato di diritto deve prevedere per fornire garanzie costituzionali ai propri cittadini e alle proprie imprese. Infatti il decreto-legge in esame viola la Costituzione, l'articolo 2, quando si afferma che la sovranità appartiene al popolo: se la sovranità appartiene al popolo si faccia il referendum. Se il vostro scopo è quello di abolire i voucher per poi rivedere come normarli allo scopo di determinarne un minore abuso, allora facciamo esprimere il popolo considerato che il popolo lo ha richiesto attraverso una sottoscrizione milionaria di quesiti referendari. Sentiamo cosa vuole il popolo. Inoltre, come ho ricordato, manca l'urgenza e soprattutto il decreto-legge viola l'articolo 24. Per le imprese sarà un problema: l'articolo 24, comma 1, della Costituzione recita “tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”. Il problema di fondo è che, cancellando gli articoli 48, 49 e 50 del Jobs Act, voi cancellate tutte le norme che stabiliscono quali sono sia i diritti e i doveri del committente sia i diritti e i doveri del lavoratore. Quindi non essendoci più la norma, non ci sono più i diritti da difendere e pertanto viene leso il diritto costituzionale, come dicevo prima, di poter agire in giudizio per tutelare la i propri diritti.
Quella vostra è una parte che deve essere chiarita perché non è possibile e non è immaginabile che il Governo faccia da tappezzeria alla CGIL e poi dopo, quando vede che c'è una levata di scudi del mondo imprenditoriale, oggi il Ministro ci dica che è intenzione del Governo approvare un altro decreto per normare ciò che adesso viene abrogato. Dunque a mio avviso il Governo deve farsi delle domande e darsi delle risposte cioè c'è o ci fa? Abbiamo avuto la possibilità in Commissione di definire e far divenire legge una proposta di legge che era un testo unitario della relatrice di maggioranza che era coadiuvata anche dai testi della minoranza. Abbiamo fatto numerosi incontri in comitato ristretto, abbiamo proposto emendamenti, il Governo ha obbligato la Commissione a votare un emendamento completamente soppressivo degli articoli del Jobs Act, ha prodotto un decreto-legge completamente abrogativo e oggi ci viene a dire che produrrà un altro decreto per normare ciò che oggi cancella. Ma c'è qualcosa che non funziona a mio avviso. Si sarebbe potuto benissimo utilizzare questo spazio parlamentare per normare già questa evoluzione verso la volontà di diminuire l'abuso di utilizzo dei voucher. Perché non si apre oggi - sentiremo poi gli esponenti di maggioranza cosa diranno - una fase emendativa del decreto-legge in funzione di ciò che voi vorrete produrre in termini migliorativi se riuscirete successivamente a migliorare il testo attraverso un nuovo decreto-legge per ridurre l'abuso di voucher? Perché non volete utilizzare questo spazio? Secondo me è una presa in giro del Parlamento, una presa in giro del comitato referendario e soprattutto una presa in giro di tutti i milioni di cittadini che hanno sottoscritto il referendum: voi fate un decreto per non farli andare a votare e, il giorno dopo, quando la Consulta vi dirà che non si farà più il referendum, voi approverete un altro decreto per ripristinare ciò che era oggetto del referendum. Se non è una presa in giro questa del Parlamento, degli elettori, della CGIL, dei comitati referendari, dei cittadini, dei sottoscrittori, degli italiani tutti? Io non so di più che cosa si possa fare. Io chiedo, chiedo al Governo, chiedo alla maggioranza di mettersi una mano sulla coscienza, soprattutto una mano sulla coscienza della propria dignità in questo senso, e di utilizzare quindi lo spazio parlamentare, qui alla Camera e successivamente al Senato, per modificare già il decreto-legge n. 25 del 2017, in modo tale da rendere immediatamente utilizzabili i voucher nei settori turistico-alberghieri, ricettivi, per le famiglie, per accudire i propri anziani. E non venite a parlarmi del mini-job: il mini-job creerà certamente maggiore precariato rispetto ai voucher.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. E quindi l'incontro fra un ex Ministro e il Presidente del consiglio, che poi non si capisce se sono rapporti di maggioranza, rapporti di forza, rapporti politici, rapporti sulla legge elettorale, rapporti sulle presidenze di Commissione del Senato…
PRESIDENTE. Ha concluso il suo tempo, onorevole Simonetti.
ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Sì. Allora concludo dicendo appunto che noi non abbiamo dato fiducia a questo decreto-legge, non daremo fiducia alla relazione di maggioranza, abbiamo prodotto una relazione di minoranza, e fa fede il testo depositato a mia prima firma per la risoluzione dell'abuso dei voucher, che è appunto la proposta di legge n. 4206. Noi ci appelliamo al Governo affinché in fase emendativa accetti le nostre proposte, per non perdere ulteriore tempo. Abbiamo già perso quasi cinque anni, non perdiamone altri!
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Rizzetto.
WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Presidente, sottosegretario, anche sulla scorta degli interventi che ho ascoltato qui in Aula, soprattutto rispetto all'ultimo intervento che il collega Simonetti ha brillantemente svolto, attraverso il suo tramite, Presidente, andrei io stesso a rispondere al collega Simonetti. Nel senso che, perché non si è aperta una fase, sottosegretario, emendativa rispetto al decreto-legge, che di fatto, dopo un lavoro ampio, corposo, virtuoso anche, della Commissione lavoro, non ci han voluto far fare? Noi abbiamo terminato il lavoro rispetto alle audizioni, il lavoro rispetto alle proposte emendative, un giovedì sera, e il venerdì seguente, alle ore 12 mi pare, o giù di lì, il Governo ha emanato il decreto-legge. E allora non siamo stati messi nelle possibilità di emendare questo decreto-legge per un motivo molto semplice; e il motivo molto semplice oggi il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, da me interrogato rispetto alle previsioni in termini di strumenti affinché si possano utilizzare altre possibilità rispetto agli ormai decapitati buoni lavoro… Dicevo, il problema rispetto alle proposte emendative è stato proprio il fatto che la maggioranza ha avuto paura del referendum, ha avuto paura di prendere una batosta probabilmente ancora peggiore rispetto a quella presa il 4 dicembre dello scorso anno, e c'è stata questa paura di fondo. Allora per timore del voto referendario, per timore di un confronto con i cittadini, la maggioranza e il Governo hanno preferito, come si suol dire in questi casi, buttar via il bambino con tutta l'acqua sporca.
Ed è un dato di fatto! È un dato di fatto perché altrimenti le forze politiche che hanno proposto degli emendamenti in pancia a questo provvedimento, avrebbero potuto discuterli più a lungo, meglio; e probabilmente, visto che queste stesse proposte emendative erano di fatto avallate anche dalla maggioranza, si poteva fare un lavoro quantomeno più organico. Prima ho sentito citare ad esempio le famiglie: io vorrei capire, da oggi in poi, perché le famiglie non possono utilizzare più virtuosamente lo strumento dei buoni lavoro, per accudire i malati, per dare una mano ai figli con le ripetizioni.
Perché questa roba qui, voglio dire, si andrà a spostare inevitabilmente verso un aumento esponenziale del lavoro nero. E se è vero, ed è vero, che nella relazione tecnica che accompagna il decreto-legge c'è scritto, o anzi avete scritto, che questo tipo di passaggio non creerà disoccupazione, allora non ve lo dice la minoranza, non ve lo dice una forza di opposizione, ve lo dicono coloro che son venuti da noi a parlare e ad essere uditi in Commissione: 50 mila occasioni di lavoro perse per quanto riguarda i giovani in agricoltura, 50 mila! Potevamo scrivere un testo unitario, potevamo ragionarci assieme, potevamo ascoltare tutti coloro che son venuti da noi a parlare, e lo rinnovo, ad essere auditi in Commissione; ma come prima citato, con un emendamento rispetto alle proposte si è tagliato completamente l'utilizzo dei buoni lavoro. E questa, sottosegretario, al netto dell'aspetto politico del referendum… Guardi, oggi il Ministro Poletti l'ha detto chiaramente in Aula: non volevamo andare ad appropinquarci ad una fase referendaria che avrebbe diviso di fatto l'Italia un'altra volta. Ma allora avremmo potuto fare qualcos'altro! Il problema è che non si è potuto fare qualcos'altro perché c'era la paura che se noi fossimo andati ad emendare le oltre dieci, mi pare, proposte di legge presentate in Commissione… Undici: grazie, Presidente. Undici proposte presentate in Commissione, probabilmente, tanto per fare nomi e cognomi, la CGIL non si sarebbe tirata indietro rispetto al referendum, la Consulta non si sarebbe tirata indietro dall'avallare una fase referendaria e un voto referendario. E allora succederà questo: succederà che molto probabilmente attenderemo almeno sino a maggio-giugno di quest'anno, giusto per essere sicuri di aver scavallato la cosiddetta fase referendaria, e dopodiché il Governo uscirà con delle splendide idee.
Sentivo parlare, ho sentito parlare in questi giorni dei cosiddetti mini-job. I mini-job tra l'altro erano uno strumento, e sono uno strumento che la Germania usa per pagare delle persone, ma di fatto per andare a negare i diritti fondamentali dei lavoratori: al netto del fatto che possa essere uno strumento, i cosiddetti mini-job contenuti nella riforma Agenda 2010, se non ricordo male voluta da Schroeder, Schroeder decapitato poi dalle stesse opposizioni per la riforma del mercato del lavoro scritta a quattro mani con un tale che si chiamava (e mi pare fosse responsabile del personale della Volkswagen) Peter Hartz, hanno portato la disoccupazione in Germania al 4 e mezzo per cento ma hanno tolto… Cioè, da una parte metti, da un'altra parte togli! Hanno tolto dei diritti a dei lavoratori.
Ma qui io sento delle argomentazioni, delle idee che sono addirittura oltre i mini-job: sento argomentazioni e idee che vanno… E vado a citare: useremo il lavoro intermittente o a chiamata. Coloro che fanno parte della Commissione lavoro probabilmente lo sanno, non so se il Ministro Poletti lo sa: il lavoro a chiamata, o lavoro intermittente, va applicato ad una fascia di età che è inferiore ai 24 anni e che è superiore ai 55 anni; quindi si toglie di mezzo tutta la forza lavoro, tutta una gran fetta di forza lavoro, italiana.
E allora mi viene da sorridere poi quando leggo, ascolto anche altre forze della cosiddetta opposizione, che di fatto da una parte anche in quest'Aula poc'anzi dicono al Governo loro stesse: avete avuto paura del referendum; e io dico a queste forze politiche che soltanto due forze politiche in questo caso possono dire al Governo: avete avuto paura del referendum! Perché la stessa forza politica che ha parlato poc'anzi non ha fatto nient'altro all'epoca - ed è giusto sottolinearlo - che prendere la proposta del Partito Democratico a prima firma del presidente Damiano sui voucher, sui buoni lavoro (utilizziamo anche qualche termine italiano ogni tanto), ha copiato questa proposta di legge; anzi, ha fatto peggio, perché ha aggiunto un articolo che parlava di sanzioni e le stesse sanzioni che dovevano essere comminate a persone che compivano degli abusi rispetto l'utilizzo dei buoni lavoro, anche soltanto degli errori su dei buoni lavoro, ecco che queste persone, una volta scoperte rispetto questo abuso, a questo errore, avrebbero dovuto, udite, udite, assumere a tempo indeterminato la persona che magari per due ore alla settimana ti viene a dare una mano a casa.
Allora, io penso che ci debbano essere delle titolarità per cercare in questo caso, entro queste due parentesi, di coinvolgere il Governo anche in una contrapposizione dura, in un contraddittorio duro. Qualcuno può farlo, qualcun altro no.
Per chiudere, sottosegretario, e Presidente, ringraziandola del tempo a me concesso, quanto avverrà nei prossimi mesi in Italia sarà esattamente questo, ovvero l'aumento del lavoro nero. Perché tanto per fare degli esempi fruibili e terra, terra, il bar di Roma o di Milano che ha già due dipendenti, o ad oggi anche che non ne ha, e che vuole per un sabato sera portare qualche giovane a guadagnare qualche decina di euro, perché ha un'attività particolare, non potrà farlo, dovrà fargli un contratto.
Oggi una collega del Partito Democratico mi ha detto si possono pagare in fattura anche i 50 euro. Sì, bene, si possono pagare in fattura i 50 euro per coloro che hanno una partita IVA, non sicuramente per pensionati, non sicuramente per giovani, non sicuramente per coloro che vengono a darti una mano a casa. Sottosegretario, e chiudo, prima il Movimento 5 Stelle nel suo intervento ha detto: noi saremo collaborativi, non faremo ostruzionismo; ebbene noi anche se non possiamo, visti i numeri, fare un grande ostruzionismo, domani cercheremo di spiegare e di andare a far capire a tutta l'Aula, o perlomeno a coloro che non hanno partecipato ai lavori di Commissione, emendamento per emendamento, quello che di fatto noi intendiamo come lavoro occasionale.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo, il sottosegretario Bobba, non ritiene di intervenire.
È iscritta a parlare la deputata Polverini. Ne ha facoltà.
RENATA POLVERINI. Grazie Presidente. Chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo.
PRESIDENTE. Autorizzazione accordata.
È iscritta a parlare la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.
IRENE TINAGLI. Grazie Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, oggi avviamo la discussione di un provvedimento sicuramente molto sofferto, sofferto per la maggioranza di Governo e per il Partito Democratico, perché questo è un tema, il tema dei voucher e della regolamentazione del lavoro accessorio, su cui da tempo stiamo lavorando. Il gruppo parlamentare del Partito Democratico ha iniziato a discutere delle problematicità legate ai voucher già un paio di anni fa e già dall'anno scorso si è iniziato in Commissione lavoro ad avere varie proposte di modifica, di correzioni, proprio perché c'era la consapevolezza di alcune distorsioni e criticità legate a questo strumento che, ci tengo a sottolineare, non è uno strumento introdotto dagli ultimi Governi sostenuti dal Partito Democratico. Né il Governo Renzi, né il Governo Letta, né tanto meno il Governo Gentiloni, sono i padri dello strumento voucher. I voucher sappiamo benissimo che sono stati introdotti con la legge Biagi del 2003. Quello che invece ha fatto il Governo Renzi, proprio in virtù del dibattito e della discussione che avevamo avviato all'interno del gruppo parlamentare e della Commissione lavoro, è stato apportare dei correttivi che potessero migliorare l'applicazione dei voucher e limitarne gli abusi attraverso la tracciabilità. Quindi, questo sicuramente è sempre stato un tema importante nel dibattito del Partito Democratico, nell'azione degli ultimi Governi proprio in virtù dell'attenzione al tema della precarietà del lavoro, della qualità del lavoro e dei diritti dei lavoratori.
Tuttavia in questo dibattito è vero che nessuna delle nostre proposte si era spinta fino all'idea di una totale abrogazione.
Io stessa personalmente in varie occasioni, non lo nego, ho difeso lo strumento non così come era, ma con dei correttivi, con delle modifiche. Nessuno di noi si era spinto a proporre una totale abrogazione, perché c'è la consapevolezza di una fascia di lavoro, lavoro accessorio, di piccoli lavoretti, che sfugge alle maglie della contrattazione collettiva, delle forme contrattuali tradizionali, e che ha bisogno di strumenti più flessibili per il datore di lavoro. Tuttavia, ci siamo ritrovati in una situazione in cui il Governo ha deciso di optare per un'abrogazione in virtù di una campagna referendaria che si preannunciava estremamente dolorosa e difficile per il Paese. L'idea di andare verso l'abrogazione non è stata dettata, io ci tengo a sottolinearlo, anche per rispondere ai colleghi che mi hanno preceduta, dalla paura di perdere un referendum. Primo perché trattandosi dell'abrogazione di uno strumento che non è stato introdotto da nessuno dei Governi di questa legislatura, non avrebbe creato nessun tipo di pressione o di problemi per questo Governo. L'abrogazione di uno strumento che era stato introdotto quindici anni fa non avrebbe avuto ripercussioni su questo Governo. Non era quel tipo di timore, né tanto meno il timore di perderlo, perché io personalmente sono convinta che il Paese avrebbe saputo anche capire un referendum di questo genere. Ma il senso di responsabilità di un partito che sta sostenendo una maggioranza di Governo che sta attraversando una fase delicata e il senso di responsabilità di fronte ad una propaganda che si è scatenata negli ultimi mesi anche per voce di tanti di quei partiti che oggi gridano scandalizzati all'abrogazione, ma fino a pochi giorni fa inneggiavano contro lo strumento dei voucher, accusando questi Governi di essere i padri della precarizzazione dei voucher, cosa che non era vera, strumentalizzando questo referendum. Anche i media, i giornali, non c'era giorno in cui non vi erano titoli interi, reportage sui voucher, come il padre di tutti i mali del mercato del lavoro italiano, gli stessi giornali che poi oggi gridano al “vouchericidio”, al “stiamo uccidendo uno strumento fondamentale del mercato del lavoro”. Non è così, di fronte alle minacce di una campagna referendaria che avrebbe stremato il Paese, che avrebbe creato delle tensioni in una fase molto delicata nel nostro Paese, nel nostro Governo, ha prevalso un senso di responsabilità che qualsiasi partito responsabile che governi un Paese, in certe circostanze, deve avere. Ci sono delle riforme, ci sono dei provvedimenti economici, che non hanno una natura strettamente esclusivamente tecnica, ma anche politica, e alcune riforme devono tener conto del tempo e del momento in cui si inseriscono, dello stato del Paese in cui vanno ad inserirsi. Quindi, questo senso di responsabilità è uno dei motivi principali che ha spinto il Partito Democratico ad accettare questa proposta del Governo e per quello che mi riguarda anche personalmente ad accettare questo decreto abbastanza radicale nella proposta.
Ma ci sono altri motivi, non solo questo. Prima di tutto la consapevolezza anche che l'ambito su cui andiamo ad intervenire è di fatto una componente marginale del mercato del lavoro. Questa è una cosa che dicevamo prima, io stessa dicevo prima, quando molti invocavano l'abrogazione come la causa di tutti i mali. Sostenevamo: guardate i voucher rappresentano lo 0,3 per cento di tutto il monte ore lavorate in Italia nel mercato del lavoro. Lo stesso sosteniamo adesso. Così come prima non erano una componente fondamentale, quindi non potevano essere la causa di tutti i mali, non possiamo oggi dire che, abrogando i voucher, facciamo crollare un impianto e un pilastro fondamentale. È uno strumento fondamentale del nostro mercato del lavoro, perché comunque si tratta di una componente marginale.
E poi anche un'altra, la consapevolezza che comunque molte delle forme di lavori occasionali, fino ad oggi coperte da voucher, non resteranno completamente scoperte, ma potranno comunque essere svolte sotto altre forme contrattuali. D'altronde, noi sapevamo - perché avevamo delle segnalazioni - di imprese e realtà economiche produttive, che utilizzavano voucher, pur avendo a disposizione, anzi, essendo dovute in teoria ad adottare, forme contrattuali diverse più tutelanti per i lavoratori, come i lavori stagionali o come il lavoro a chiamata o intermittente. Quindi, queste realtà potranno adottare queste altre forme, che già esistono.
Così come - questo lo dico per rispondere anche al collega Rizzetto - i lavori occasionali possono continuare ad essere svolti. Non è necessario avere partita IVA per i piccoli lavoretti di natura occasionale di lavoro autonomo, perché si possono già fare anche senza partita IVA, con i limiti, ovviamente, e i tetti previsti dalla normativa per le prestazioni di lavoro occasionale.
Quindi, questo anche ci dà una copertura. Certamente non coprirà tutti i casi che fino a oggi hanno utilizzato i voucher, ma comunque abbiamo e esistono strumenti per i soggetti che fino ad oggi hanno utilizzato voucher, per potere utilizzare altri strumenti.
Ma, soprattutto, quello che ci spinge e che personalmente mi motiva ad appoggiare questo provvedimento è anche la garanzia, da parte del Governo, che si sta già lavorando a delle misure alternative, che sono una cosa completamente diversa da quella che erano i voucher. Sarà una misura che terrà conto, per esempio, delle diverse esigenze e dei diversi contesti tra il lavoro di collaborazione domestica, il lavoro all'interno dei nuclei familiari, da un lato, e invece il lavoro occasionale che si svolge all'interno delle imprese e, quindi, terrà conto di queste differenze. Terrà conto del maggiore bisogno di tutela per alcuni lavoratori, soprattutto su fronti come quello previdenziale, per esempio. I voucher non erano molto tutelanti per i lavoratori e penso che possa essere utile anche immaginare delle forme, pur nella flessibilità e nella semplificazione massima per le imprese, ma che comunque possano dare un po' più di diritti per i lavoratori.
Quindi la garanzia, da parte del Governo, che ha ribadito, anche in queste ultime ore, la ferma volontà ad intervenire sulle prestazioni di lavoro accessorio, tenendo conto di tutti questi aspetti e tenendo conto di quello che non ha funzionato bene nel sistema dei voucher, per produrre degli strumenti nuovi e più efficaci, mi fa pensare che questa sia effettivamente una giusta strada, che possa essere un modo responsabile e ragionevole di affrontare questo problema.
Non si sarebbe potuta aprire una discussione di questo genere - anche qui ribadisco per replicare ai miei colleghi - all'interno di una campagna referendaria, improntata alla propaganda e al populismo, come già avevamo iniziato a vedere.
Quindi, bene questo provvedimento e aprire una fase in un clima più sereno di discussione e di elaborazione di strumenti nuovi, sapendo che nemmeno sarebbe potuta essere una soluzione efficace quella di fare piccole modifiche o limitazioni di uno strumento, affiancandone altri a quelli già esistenti, perché non avrebbe fatto altro che aumentare le distorsioni e le stratificazioni degli strumenti che già esistono all'interno del mondo del lavoro.
Quindi penso, appunto come dicevo prima, che ci sono dei momenti nella vita politica di un Paese, in cui i parlamentari sono chiamati a fare riflessioni, non solo sulla correttezza, sui tecnicismi e sulla correttezza formale dei provvedimenti che prendono, ma anche sulla situazione politica, assumendosi la responsabilità di affrontare le esigenze, il clima e le situazioni del Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Martelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MARTELLI. Grazie signora Presidente. Il provvedimento che discutiamo oggi interviene in materia di lavoro accessorio e di responsabilità solidale negli appalti.
Due sono gli obiettivi che si evincono nella relazione illustrativa.
Uno. L'abrogazione degli articoli disciplina del lavoro accessorio ha lo scopo di contrastare il ricorso a pratiche elusive, al fine di favorire l'affermazione di forme di lavoro più stabile.
Due. Sulla materia di responsabilità solidale tra committente e appaltatore, lo scopo enunciato è quello di elevare ulteriormente l'efficacia delle tutele in favore dei lavoratori, in coerenza con la recente evoluzione della disciplina in materia di contratti pubblici.
Sono due obiettivi che riconoscono che la strada percorsa in precedenza sul lavoro, in tutte le sue forme e le sue manifestazioni, era sbagliata. La soppressione dei buoni lavoro e la non meno importante responsabilità solidale negli appalti, che riguarda milioni di lavoratrici e lavoratori in Italia, è un risultato importante, frutto del protagonismo dei cittadini, che hanno ribadito, sia con il voto del 4 dicembre, che con l'adesione al referendum promosso dalla CGIL, che questo Paese crede che il lavoro sia lo strumento più importante per la formazione piena della persona nella società.
Questo risultato è il risultato delle donne e degli uomini che credono che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro. Questo può bastare? No. La fotografia dello sviluppo del Paese è una fotografia in cui la ricchezza tende a concentrarsi, la ripresa economica è fragile e cresce la disoccupazione giovanile. La disuguaglianza sociale e la precarietà, come condizione esistenziale, sono ormai tratti distintivi della vita delle persone e della società.
Si deve invertire la rotta e attuare e costruire nel Paese un'operazione di contenuto politico, dove si disegna un nuovo modello di sviluppo, nel quale il lavoro deve riavere un ruolo centrale. Avere un'occupazione stabile e non precaria significa vivere con dignità e partecipare attivamente alla vita democratica del Paese. Questo, pertanto, è un piccolo passo che riconosciamo, ma che deve necessariamente aprire la strada sul lavoro accessorio e su altri temi, per la ricerca di una soluzione negoziata con le organizzazioni sindacali, che dia finalmente una risposta reale ed efficace al lavoro sommerso e precario.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Placido. Ne ha facoltà.
ANTONIO PLACIDO. Grazie Presidente. Devo dire che ho apprezzato molto il tentativo compiuto dalla collega Tinagli - che non vedo - di motivare l'atteggiamento del Governo, che sceglie di intervenire così in questa materia e con questo provvedimento. Tuttavia, pur essendo la collega una collega autorevole e che stimo, mi pare veramente il tentativo di arrampicarsi sugli specchi.
D'altro canto, trovo nemmeno particolarmente fondato il rammarico, con cui altri colleghi dell'opposizione hanno ritenuto di dovere sottolineare l'importanza del lavoro emendativo fatto dalla Commissione, l'approdo ad un testo unico, immaginandolo e ritenendolo evidentemente un lavoro buttato nel cestino, sulla base del diktat che il Governo avrebbe subito dalla più grande organizzazione sindacale italiana.
Trovo che sarebbe giusto, logico e fondato ammettere che il Governo ha dovuto subire un'iniziativa che sta nella fisiologia della dialettica democratica di un Paese civile, che è l'iniziativa promossa da un'organizzazione sindacale del lavoro dipendente che raccoglie una parte importante di adesioni dell'opinione pubblica, anche al di là di quel segmento di società direttamente interessata all'utilizzo alla cancellazione del voucher, e che, sulla base di una valutazione io credo oculata dei rapporti di forza in campo in un momento storico e politico come questo, sceglie in qualche modo di mollare, tra virgolette. Mi pare una cosa assolutamente compatibile con il corretto gioco delle forze che democraticamente su questi temi si misurano.
Noi siamo stati gli unici nel panorama di questa Camera, come Sinistra Italiana, a sposare senza riserve le motivazioni referendarie. Siamo stati cioè gli unici a presentare una proposta non emendativa ma assolutamente abrogativa sia delle norme relative al voucher sia di quelle disposizioni oggi vigenti in materia di responsabilità solidale negli appalti, disposizioni che in entrambi i casi abbiamo giudicato tossiche ed intossicanti del mercato del lavoro e del mercato degli appalti e, dunque, per così dire inemendabili, irriformabile e vorrei dire anche simbolicamente irriformabili, dal momento che l'acquisto di lavoro presso una tabaccheria c'era parsa la rappresentazione plastica e al contempo drammatica del punto a cui è ridotta, qui ed ora, la dignità delle persone che lavorano.
Certo, il voucher non è stato partorito da questo Governo e da questa maggioranza e tuttavia - e lo dico in relazione alla già citata collega Tinagli - non si può disconoscere che dall'intervento fatto a partire dalla “legge Fornero” in poi è nel corso di questo quadriennio che si è progressivamente allargata la maglia normativa; d'altro canto, se non fosse così non si capirebbe perché intorno a questa materia si è concentrato il clamore mediatico dovuto all'impennata nel ricorso allo strumento che ci ha portati ai 100 milioni di voucher a cui prima altri colleghi facevano riferimento. Eravamo dunque assolutamente convinti che queste due norme andassero abrogate e ci era parso che i successivi e progressivi allargamenti di queste maglie, che avevano determinato l'impennata nell'utilizzo e l'esplosione dell'utilizzo, ne avessero in larga misura snaturato la funzione.
Ogni sorta di abuso ha trovato legittimazione nel corso degli ultimi anni in rapporto all'utilizzo dei voucher. Già nello scorso luglio il dottor Pennesi, venendo in audizione in Commissione, aveva sollecitato l'attenzione del Parlamento circa un fenomeno che andava diffondendosi durante tutta la stagione estiva e nei luoghi di vacanza e di villeggiatura più frequentati del nostro Paese nei quali, ci raccontava, oramai tutte le aziende di grande distribuzione per le aperture del fine settimana facevano ricorso a voucher e tutti i centri benessere e i beauty center della riviera adriatica facevano ricorso sistematico ai voucher, avendo sostituito con voucher forme di lavoro precedentemente contrattualizzate.
D'altro canto, se si volessero ricevere conferme ulteriori delle forme svariate di abuso commesse e dell'inefficacia di questo strumento ai fini del contrasto del lavoro nero basterebbe sfogliare, anche molto sbrigativamente, il rapporto risalente, credo al mese di settembre 2016, dell'osservatorio INPS per ricavarne dati sufficienti a stabilire che il ricorso al lavoro nero non è stato nemmeno lontanamente scalfito né in quelle attività lavorative per così dire interstiziali né in settori ed aree del Paese in cui è tradizionalmente elevato il ricorso al lavoro sommerso (Mezzogiorno e agricoltura in maniera particolare). I dati offerti dal rapporto dell'osservatorio dell'INPS, in particolare quelli riferiti agli effetti di sostituzione di lavoro contrattualizzato con voucher, confermano la fondatezza delle supposizioni che hanno accompagnato l'esplosione del fenomeno. I voucher hanno in larga misura occultato, mutandone natura e tutele, il lavoro subordinato, sebbene occasionale ed accessorio, concorrendo potentemente a svalorizzare oltre i livelli prima raggiunti la prestazione di lavoro e la dignità della persona che la eroga. Insomma, uno strumento che ha assecondato e accompagnato quel processo, pervicacemente perseguito dagli ultimi Governi, di smantellamento di strumenti contrattuali e di introduzione per legge di regimi derogatori del sistema delle garanzie sancite contrattualmente e per legge.
Un piano inclinato, una china pericolosa imboccata nell'illusione che restituire mano libera alle imprese nel mercato del lavoro avrebbe giovato all'occupazione. Non è andata così e oggi non c'è chi non lo veda. Quel che resta di questa deriva devastante sono le macerie sotto cui è stato seppellito il diritto del lavoro e, con esso, le garanzie poste a tutela dei diritti delle persone che lavorano. L'abbattimento dei costi delle prestazioni, reso possibile dall'aumento della precarizzazione, e l'aumento della ricattabilità di chi lavora sono serviti alle imprese molto più ad incassare incentivi generosamente elargiti dal pubblico che a creare nuova e buona occupazione.
Dunque, gli argomenti che abbiamo ascoltato nel corso di questi mesi anche in Commissione ci convincono che la partita non è chiusa e che anzi altre insidie potrebbero materializzarsi all'indomani dell'abrogazione del voucher. La tentazione di introdurre forme nuove di precariato - e vi accennava il collega Rizzetto, mi pare, subendo il fascino mitteleuropeo del mini-job alla tedesca - non è affatto archiviata e resta attuale il pericolo di una normazione finanche peggiorativa di quella attuale, fino a quando non si assumerà come discriminante l'orientamento per cui il lavoro accessorio e il lavoro occasionale restano pur sempre lavoro subordinato.
Consideriamo, infine, che la cancellazione della norma che consentiva al giudice di verificare l'infruttuosa escussione del patrimonio dell'appaltatore prima di dare avvio all'azione esecutiva nei confronti del committente ripristini un deterrente efficace per imporre una selezione che privilegi imprese buone e lavoro buono invece che concorrere a destrutturare, anche per questa via, quel sistema di tutela che ancora regge.
Per questo insieme di ragioni voteremo convintamente a favore del provvedimento, impegnandoci fin d'ora a vigilare perché ciò che è uscito dalla porta non rientri dalla finestra e perché la battaglia vinta dai lavoratori, che firmando la proposta referendaria hanno chiesto e hanno imposto dal Governo di decidere in direzione dell'abrogazione delle norme di cui stiamo discutendo, sia soltanto la prima tappa di un cammino di riconquista di tutele e di diritti per il variegato mondo del lavoro di questo nostro Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.
MASSIMO PARISI. Grazie, signora Presidente. Ho ascoltato con attenzione le parole della onorevole relatrice poco fa e ho apprezzato certamente la sua capacità dialettica nel motivare le ragioni di questo decreto, però vorrei fare un salto di cinque ore, per tornare a quest'Aula, cinque ore fa, quando in quest'Aula, sui banchi del Governo, c'era il Ministro Poletti, il quale ci ha spiegato con assoluta trasparenza - ogni tanto gli capita - perché e per quale ragione stiamo discutendo di questo decreto. Lo ha fatto rispondendo nel cosiddetto question time. Cito le sue testuali parole: a seguito della situazione determinatasi con la richiesta di referendum, la decisione del Governo di abrogare con il decreto-legge n. 25 del 2017 la disciplina del lavoro accessorio nasce dalla scelta di evitare un confronto referendario fortemente ideologico su un tema che richiede un approccio più sereno e approfondito.
Dunque, di questo stiamo parlando, di un decreto che è stato fatto per evitare un referendum, perché sullo strumento dei voucher in particolare, sullo strumento di cui mi sta a cuore parlare in questo intervento, il Governo aveva già detto che cosa pensava. Lo aveva detto qui, in quest'Aula, non tre anni fa, ma pochi mesi fa, discutendo di mozioni sull'argomento; e lo aveva detto - cito anche qui testualmente - nell'esprimere le opinioni del Governo sulle mozioni. Il Governo diceva, appunto, che era intenzionato a proseguire nelle iniziative che consentano di accertare e sanzionare eventuali abusi nell'utilizzo dei cosiddetti voucher, preservando comunque questo strumento, che ha mostrato risultati positivi nell'emersione del lavoro nero.
Vorrei che fosse chiaro che è questo che stiamo abolendo, cioè quello che il Governo qualche mese fa, qui, in quest'Aula, ha definito un positivo strumento nell'emersione del lavoro nero. Allora, di questo stiamo discutendo; devo dire che la collega Tinagli, nel suo intervento, lo ha anche candidamente riconosciuto, parlando di senso di responsabilità, perché corrisponde ad una scelta di senso di responsabilità evitare al Paese un referendum su un aspetto che riguarda lo 0,3 per cento del problema mondo lavoro.
Ora, non credo che un referendum sarebbe stato così drammatico, anzi, mi fa strano che ad aver timore del voto, ad aver timore dell'espressione del voto dei cittadini, sia quel partito che sulla partecipazione, sulla democrazia, quel partito che è coinvolto oggi in apprezzabili movimenti di partecipazione popolare per le elezioni primarie, eppure occorre senso di responsabilità per evitare il referendum. E perché? Vorrei ricordare a quel partito che i referendum si possono anche vincere ogni tanto; si possono anche vincere, sostenendo la bontà delle proprie ragioni, sostenendo quello che il Governo ha sostenuto qui, in quest'Aula, cioè che questo era uno strumento che favoriva l'emersione del lavoro nero e che abolire questo strumento non significa creare nuovo lavoro dipendente, nuovo lavoro regolare. Significa semplicemente lasciare un vuoto normativo, significa semplicemente cedere ai ricatti di chi legittimamente ha imbastito una campagna su questo aspetto, che riguarda, ripeto, lo 0,3 per cento del problema lavoro e che ha raccolto un numero rilevante di firme; e parlo di un sindacato, la CGIL, che poi i voucher li utilizzava, peraltro.
Allora, credo che occorra serietà e credo che occorra la fermezza delle proprie convinzioni. Evidentemente, il Governo ci ha ripensato, ha pensato che l'opinione espressa qui, in quest'Aula, pochi mesi fa fosse sbagliata e che, quindi, occorresse con urgenza andare a fare un decreto chiaramente illegittimo, perché l'ha detto qui il Ministro Poletti quali erano le ragioni per questo decreto. Non sono ragioni che presuppongano la legittimità costituzionale, ma, secondo noi, questo è un decreto illegittimo e sbagliato. Sbagliato politicamente, sbagliato nel merito, mancano del tutto i requisiti di straordinarietà e urgenza propri dei decreti, ma c'è dell'altro. C'è che qui stiamo dicendo, in buona sostanza, l'abbiamo fatto sempre in quel question time di cinque ore fa, che adesso li aboliamo, ma poi ci inventeremo qualcosa per reintrodurli.
E no, allora il raggiro due volte non va bene, perché questo sarebbe davvero sì un raggiro nei confronti di quei cittadini da cui sono distante ideologicamente e idealmente anni luce, ma che hanno sottoscritto una richiesta di referendum e che non possono vedere rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta.
E lo dico, questo, anche a beneficio di forze politiche che oggi sostengono questa maggioranza. Sono molto interessato a una conferenza stampa che è stata annunciata domani dai colleghi di Area Popolare, dove annunceranno la presentazione di un loro progetto di legge per colmare questo vuoto normativo determinato dall'abrogazione dei voucher. Vorrei dire, tramite lei, Presidente, ai colleghi di quest'area politica, che esiste ancora il Parlamento e che esiste ancora la possibilità, nella fase emendativa, di cambiare questo decreto-legge. Quindi, aggiungo un'altra informazione tecnica di servizio: a stare al calendario di questa settimana, probabilmente intorno alle 13 o alle 14 di domani, ci sarà anche il voto finale; non vorrei fissassero la conferenza stampa in quell'orario, perché si può anche avere il coraggio delle proprie battaglie, il coraggio delle proprie idee, e, visto che questo è un provvedimento che alcune parti politiche, che pure sostengono questo Governo, hanno detto di contrastare radicalmente, possono venire in Parlamento, prima tentare di cambiarlo attraverso gli emendamenti. Mi pare che in Commissione questo non sia accaduto, pazienza, c'è ancora tempo in Aula; e poi, magari, votando contro il provvedimento.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 21)
MASSIMO PARISI. Temo che questo non accadrà, pazienza; ma quello che voglio dire fin da ora, non potrà accadere dopo, è che, ripeto, alla presa in giro nei confronti del Parlamento e di quella stessa Commissione parlamentare che ha lavorato per come è stato detto e come è stato raccontato su questo problema di regolarizzare comunque l'utilizzo dello strumento dei voucher per limitare gli abusi, certamente che vanno limitati gli abusi. Segnalo sommessamente che quando, però, si cala uno strumento nella realtà, può anche succedere che funzioni; non è che tutte le cose che fanno i Governi sono per forza destinate a essere solo strumentalizzate in senso negativo. Magari è stato utilizzato lo strumento dei voucher perché era uno strumento necessario e funzionava, non solo per gli abusi, non solo per gli abusi. D'altronde, questo lo ha detto qui, ripeto, il Governo due mesi fa.
Ebbene, il Governo è stato supino alla CGIL per paura di un referendum, per paura di una sconfitta referendaria, che non si sa quale danno avrebbe creato al Paese; avrebbe prodotto lo stesso risultato di quello che produrrà, probabilmente, il lavoro di quest'Aula di questa settimana. Forse avrebbe avuto un qualche impatto sulle elezioni amministrative, ma perché preoccuparsene? Sono due cose diverse, avrebbe potuto il partito di maggioranza relativa, che guida il Governo, tranquillamente dare la colpa ad altri Governi, che, come è stato giustamente ricordato qui, in quest'Aula, sono quelli che hanno inventato i voucher, i Governi Berlusconi e Monti. Invece no, invece no, invece affrontiamo un decreto-legge, ripeto, che per noi è completamente sbagliato; abbiamo cercato di migliorarlo, prima in Commissione e lo faremo domani, nella fase emendativa, con alcuni nostri emendamenti, perché crediamo che sia dovere del Parlamento non fuggire di fronte alla responsabilità, perché questo non è senso di responsabilità, ma cercare di intervenire per migliorare, sanzionare e cancellare gli abusi, e poi affrontare a viso aperto il referendum. Non si è voluto fare, non si accoglierà nessuna richiesta emendativa per l'evidente ragione che, altrimenti, ci ritroviamo il problema di cui sopra, il problema del referendum. Eppure lo si poteva fare, lo si può fare; quello che sarà, invece, scandaloso fare, sarà, una volta evitato il referendum, reintrodurre uno strumento analogo, perché questa sì davvero sarebbe una doppia presa in giro.
E voglio concludere questo mio intervento facendo un'altra notazione politica, che mi è parsa singolare e che, questa sì, è responsabilità del partito che guida il Governo avere in qualche modo avallato. Le parole che abbiamo sentito qui, in quest'Aula, da un relatore teoricamente di minoranza, dal bravissimo collega Tripiedi del MoVimento 5 Stelle, il quale ha detto chiaramente qual è la sua concezione; il quale ha detto che i voucher non erano uno strumento per sanzionare il lavoro nero, perché quello è lavoro nero, tutto quello è lavoro nero. Questo è quello che il Partito Democratico, che la maggioranza, che i colleghi di Alternativa Popolare, se voteranno questo provvedimento, sosterranno. Questa visione è quella che abbiamo avallato, avrete avallato, votando questo decreto-legge e calando le braghe di fronte alla CGIL. Questa è la visione che avrete avallato; poi, dopo sarà più difficile per i vostri leader che verranno, per i vostri leader del futuro, andare a raccontare che gli imprenditori sono gli eroi di questo Paese.
Sarà più difficile, sarà più difficile andarlo a raccontare. E, allora, concludo dicendo che noi faremo, ripeto, la nostra parte con i nostri emendamenti, domani, in Aula, come abbiamo fatto in Commissione. Attendiamo al varco gli amici di Alternativa Popolare che hanno manifestato le loro fortissime perplessità nei confronti di questo provvedimento. Segnalo che al Senato hanno una qualche forza e una qualche importanza nel sostegno al Governo, tenuto conto che oggi hanno appena eletto un presidente di Commissione; poi non so se lo faranno ritirare, magari per altri motivi. Quindi la possibilità di cambiare le cose c'è, e questo ha senso nel sostenere un Governo che gestisce una fase di particolare complessità per la storia del Paese. Avrebbe senso farlo, e su questo si possono costruire le basi di una grande forza, o si potrebbero costruire le basi di una grande forza di centro che guarda con interesse a ciò che accade in questo Paese, a quanto accade nel mondo degli schieramenti politici, ma che tiene alta comunque la bandiera di alcuni valori e di alcune riforme che fanno parte della nostra storia, di noi che nel nostro piccolo proveniamo da una storia di centrodestra.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.
MARIALUISA GNECCHI. Discutiamo il decreto-legge in esame da convertire in legge per abrogare i voucher. È già stato detto dai colleghi, dalla relatrice di maggioranza e dagli altri relatori che il provvedimento ha origini lontane, tuttavia era nato sicuramente come strumento per riuscire a pagare quelle che potevano essere prestazioni che non rientravano nelle prestazioni “più normali”. Nei fatti poi l'aumento dell'utilizzo di questo strumento è diventato veramente preoccupante. È necessario anche discutere e vedere questo aspetto dei voucher dal punto di vista del lavoratore e della lavoratrice e, quindi, non solo dalla parte delle famiglie e dalla parte delle aziende, perché abbiamo sentito anche molto lamentarsi in questi giorni per il rischio di non avere più uno strumento così facile, così semplice, così comodo. Tuttavia va detto che il voucher non è un contratto di lavoro, il voucher non ti dà alcuna garanzia per la malattia, la disoccupazione, la maternità, i congedi di vario tipo; il voucher è solo ed esclusivamente il pagamento di una prestazione che avrebbe dovuto essere solo ed esclusivamente, meramente occasionale ed accessoria, ma nei fatti non è poi rimasta così come avrebbe dovuto rimanere.
Dunque perché è importante discutere e tornare complessivamente sull'argomento? Abbiamo già avuto un'altra esperienza nel settore previdenziale rispetto al fatto che, una volta posta una norma giusta e utile, si creano anche situazioni per aggirarla. Pensiamo alla legge n. 335 del 1995, chiamata comunemente riforma Dini. La riforma pensionistica Dini aveva inventato la gestione separata. Quest'ultima era un istituto molto importante, era una risposta al mondo del lavoro così come si era modificato. Non esistevano più solo gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti e il lavoro dipendente: esistevano anche molti lavori vari non catalogabili con le categorie alle quali eravamo abituati. La gestione separata ha iniziato la propria operatività dall'aprile del 1996, con un'aliquota del 10 per cento. Era una risposta giusta ad una modifica del mondo del lavoro: però poi cosa abbiamo visto? È nato il lavoro parasubordinato, le collaborazioni coordinate e continuative, le partite IVA che noi diamo chiamato “spintanee”: cioè inevitabilmente è diventata una forma di risparmio del costo del lavoro. È oggettivo che in quegli anni il costo del lavoro era elevato.
Se andiamo a vedere le aliquote dei contributi, nell'industria nel 1993 si arrivava al 54,45 per cento di cui il 9,69 per cento a carico del lavoratore ma, quindi, da 54,45 sottrarre praticamente il 10 per cento vuol dire che rimaneva un 44 per cento a carico dell'azienda da versare in termini di contributi. È oggettivo che era un costo del lavoro alto e la gestione separata è poi servita immediatamente per immaginarsi dal 1996 questo aggiramento del costo del lavoro e quindi un risparmio tutto a carico del lavoratore e sappiamo che la gestione separata ancora oggi non è uguale a tutte le altre gestioni. Poi dal 10 per cento si è arrivati fino al 27 per cento del 2016 e sappiamo che con la legge di bilancio per il 2017 l'aliquota si è fermata al 25 per cento ma sappiamo anche che il lavoro dipendente ha praticamente un'aliquota del 33 per cento che va nel Fondo adeguamento pensioni. Bisogna anche riconoscere che è stato il Governo Prodi che ha abbassato l'aliquota del costo del lavoro in modo significativo abbassando la contribuzione della CUAF e anche su questo è necessario ricordare che la Cassa unica assegni familiari è nata quando si è passati dalle 48 ore di lavoro alle 40 ore di lavoro. Per compensare quella che poteva essere la perdita di reddito dei lavoratori si è inventato l'assegno famigliare da dare ai lavoratori per compensarli. Tuttavia ciò ha comportato un'aliquota che era del 7,50 cento tutta a carico del datore di lavoro. Poi si è arrivati nel 1992 ad un'aliquota del 6,20 per cento e poi con il I Governo Prodi nel 1997 si è passati al 2,48 per cento. Quindi è almeno dal 1996 che si sta cercando di abbassare in modo significativo il costo del lavoro e in effetti adesso siamo arrivati ad un'aliquota che è del 35 per cento. Quindi da quello che era praticamente un costo del lavoro pari al 54,45 per cento si è arrivati, nel 2005, al 39,35 e oggi, a seconda dei settori, dal 33 al 38 per cento di cui peraltro il 9,68 per cento ancora a carico del lavoratore. Quindi è chiaro che l'utilizzo dei voucher è diventato un modo per risparmiare e segnalo anche che io provengo da una provincia dalla massima occupazione, la provincia autonoma di Bolzano, e perfino a Bolzano sotto i portici un negozio di una catena europea di vendita ha affisso un cartello: “cercasi commesse con contratto voucher”, una contraddizione in termini. La ripartizione lavoro della provincia autonoma di Bolzano ha fatto un lavoro sull'occupazione con il voucher per i famosi mercatini di Natale. Lo segnalo perché ovviamente quando i colleghi dicono che ci sono i lavori occasionali, ci sono prestazioni alle quali veramente devi rispondere in modo veloce e facile, sicuramente il mercatino di Natale - vediamo tutta la pubblicità che viene fatta su questi mercatini di Natale - potrebbe essere una situazione occasionale di prestazioni. Ma ci sono tante altre forme per poter “utilizzare” lavoratori durante il mercatino di Natale e cito ad esempio il fatto che il principale datore di lavoro che ha utilizzato i voucher è stata la Forst, la famosa birra Forst che vediamo ovunque e non solo a Natale.
E in questo lavoro effettuato dalla ripartizione lavoro, si dice in modo molto esplicito che la Forst raggiunge il 2 per cento dei voucher comunicati nel periodo natalizio, con oltre 6.300 ore di lavoro, che convertito in una settimana da 40 ore si tradurrebbe in un'occupazione a tempo pieno continua per 24 persone: noi diciamo in modo molto chiaro che avremmo preferito che quelle 24 persone avessero un normale contratto per le settimane del mercatino di Natale. Questo ovviamente da parte di una azienda: quante persone avrebbero potuto essere occupate dal 20 novembre al 6 gennaio, in una provincia come la provincia autonoma di Bolzano, con un turismo da 120 pullman al giorno per venire al mercatino di Natale?
Allora rendiamoci conto che ovviamente il voucher a 10 euro è un risparmio per il datore di lavoro, ma se guardiamo la cosa dal punto di vista del lavoratore, della lavoratrice, è un risparmio del datore di lavoro tutto a carico del lavoratore e della lavoratrice, che avrà una pensione bassissima, perché solo il 13 per cento va nel fondo adeguamento pensioni. Allora è tutta la collettività che deve rendersi conto che questi lavoratori, che hanno lavorato coi voucher, e magari che con un voucher hanno però invece lavorato 4 o 5 ore (questo lo dico quando si dice che serve per far emergere il lavoro nero), avranno poi pensioni da fame: quindi la casa di riposo, i servizi sociali, li pagherà loro la collettività. È ovvio dunque che un risparmio di oggi del datore di lavoro diventa poi un costo a carico di tutta la collettività.
Purtroppo da questo punto di vista dobbiamo appunto vedere, e abbiamo varie conferme, che quando si pongono delle norme, anche positive (ho fatto l'esempio della gestione separata, e faccio anche l'esempio dei voucher), che dovrebbero coprire delle situazioni non copribili in altro modo, poi questi meccanismi, questi sistemi vengono generalizzati, e praticamente c'è solo qualcuno che risparmia e qualcuno che nei fatti ci rimette.
È sicuramente vero che una famiglia non ha la possibilità di pagare la ripetizione di matematica o di inglese o di latino al proprio figlio: questo è vero, e il voucher poteva servire a quello. Strano è che in tutte le statistiche che abbiamo visto, e anche l'INPS fornisce statistiche molto dettagliate, non troviamo tante lezioni private date dalle famiglie e pagate con i voucher, quindi forse comunque quell'emersione lì non si è riusciti a farla neanche con i voucher. E quando invece si dice che la collaboratrice domestica che viene solo due o tre o quattro ore la settimana, come fa una famiglia a pagarla se non con i voucher, esiste il normale contratto per le collaboratrici familiari, e si fa la normale iscrizione all'INPS; certo, poi paghi i contributi: una volta ogni tre mesi, quindi non è un grande lavoro, è facile anche quello, quindi paghi i contributi una volta ogni tre mesi. Già ci sono tutti i servizi online gratuiti per effettuare il calcolo della busta paga, il calcolo della tredicesima, delle ferie; però la colf ha anche tutta una serie di altre garanzie, come appunto le ferie, la maternità e la malattia, se paghi il contributo aggiuntivo segnalandolo nel bollettino del pagamento dei contributi previdenziali. Quindi esistono altre formule, anche per questi lavori di poche ore la settimana nelle famiglie. È chiaro che andiamo a togliere una comodità e un risparmio: certo che è comodo, come si va a comperare il pacchetto di sigarette al tabacchino o il giornale, potevi comperare il voucher al tabacchino.
Certo che è una cosa comoda, e certo che adesso tornare indietro sarà difficile e che tutti si lamentano: il problema è che non si sarebbe dovuti arrivare a tutte le ore che i nostri colleghi già hanno denunciato, e che abbiamo sentito già dette da tutti.
E poi c'è un'altra cosa strana, che voglio comunque segnalare: l'INPS ha preparato questo lavoro sul lavoro accessorio dal 2008 al 2015, i profili dei lavoratori e dei committenti, e l'ha pubblicato a settembre 2016; è il numero 2, lo si trova facilmente nel sito. E comunque si vede che si è passati da un uso nel 2008 di poco più di 24 mila voucher, e si è arrivati poi nel 2016 ai famosi 133 milioni: è chiaro che anche questi dati già ti dimostrano che c'è stato un uso sicuramente troppo largo. L'INPS però poi è stato anche molto sollecito subito, subito dopo il decreto-legge n. 25 del 17 marzo, nel dire che aver abrogato i voucher metteva in difficoltà anche l'utilizzo del babysitting, cioè quel contributo che si dà alle madri che non utilizzano tutto
il periodo di congedo parentale e che mettono i figli nell'asilo nido: una sollecitudine molto strana, perché l'INPS invece abbiamo visto che ha impiegato 75 giorni per emanare la circolare per il cumulo, e che non sta dando le risposte giuste, nonostante il cumulo dei contributi sia nella legge di bilancio, nonostante si sapesse già da ottobre che ci sarebbe stato, nonostante già dal 2012 ci fosse stata l'esperienza per le pensioni di vecchiaia, e adesso è solo stata allargata alle pensioni di anzianità. 75 giorni per emanare una circolare che serve; le circolari per le salvaguardie, bisognava presentare le domande entro il 2 marzo, e le ultime circolari corrette sono state del 27 febbraio. Insomma, è strano che ci sia stata tutta questa sollecitudine nello spaventare le mamme che non utilizzano il congedo parentale! Però poi per fortuna il 30 marzo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha imposto all'INPS di dire che non succedeva niente in questa situazione, che si chiamano voucher anche quelli ma non sono dei voucher, è un contributo che viene dato per una prestazione non di lavoro ma di servizio e per questi bimbi che vanno all'asilo nido. E questo lo si trova anche nella scheda della presentazione di riassunto della Camera: lo sottolineo perché in questi giorni abbiamo ricevuto tante e-mail, tante telefonate, tante preoccupazioni da queste famiglie, che non avevano nessun bisogno di preoccuparsi; anche questo ha dimostrato come su questa abrogazione dei voucher si voleva caricare una grande tensione e una grande paura.
Noi comunque diciamo che siamo ovviamente d'accordo sul fatto che si ripensi strutturalmente ad una possibilità di retribuzione regolare del lavoro meramente accessorio e occasionale, e che si aiutino le famiglie nel modo più facile possibile; quello però che ci teniamo a dire è che vogliamo che il nuovo intervento che verrà fatto tenga conto che bisogna favorire le aziende, favorire le famiglie, ma ricordarsi che non può essere che tutto il risparmio sia solo ed esclusivamente a carico del lavoratore e della lavoratrice, e quindi che qualunque formula si pensi sia una formula che tiene conto anche del fatto che già esiste un problema per la pensione dei giovani, perché sempre la legge n. 335 del 1995 ha abrogato l'integrazione al trattamento minimo per tutte le pensioni contributive. Noi ovviamente abbiamo anche delle proposte per le pensioni dei giovani, e pensiamo che quello che si spende in termini di integrazione al trattamento minimo e di assegno sociale possa diventare un assegno di base su cui sommare tutti i contributi effettivamente versati.
Quindi pensare a tutti i contributi effettivamente versati. Vorremmo che nel montante contributivo di ogni lavoratore e lavoratrice, anche con questa nuova formula che verrà inventata e pensata per sostituire i voucher, vi sia una formula che tenga conto che il montante contributivo da aumentare non è solo un vantaggio per il lavoratore, ma è la dimostrazione che vogliamo vivere in un Paese sociale, in un Paese civile, in un Paese che garantisca ai nostri anziani, visto che peraltro pare che la nostra aspettativa di vita continua ad aumentare, la possibilità di avere una pensione dignitosa con la quale vivere tranquillamente e possibilmente bene fino all'ultimo giorno della propria vita, non a carico della società e della collettività complessivamente, ma potendo pagare dei servizi anche con la propria pensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 4373)
PRESIDENTE. Hanno facoltà di replicare i relatori di minoranza che però non vedo, e quindi deduco che non abbiano intenzione di farlo, come ritengo neanche la relatrice di maggioranza.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, solo tre telegrammi o meglio potremmo dire tre WhatsApp, visto che i telegrammi adesso non si usano più. Il primo, volevo assicurare, lo faccio attraverso di lei, perché non è più presente l'onorevole Simonetti, che il Governo non ha nessuna vocazione a fare da tappezzeria a nessuno. Il Governo è al servizio di tutti i cittadini, ma non è servo di nessuno, né lobby, né corporazioni, né sindacati che si voglia.
Secondo telegramma, che la questione assumesse una dimensione strumentale è dimostrato anche da un fatto banale, che anche un relatore di minoranza, che oggi che ha difeso strenuamente una riforma dello strumento, in Commissione aveva presentato l'abrogazione dello strumento. Quindi forse le parole non sono sempre conseguenti ai comportamenti. Voglio anche ricordare all'onorevole Martelli, che qui non c'è, che ha detto che la disoccupazione giovanile è aumentata, che proprio ieri l'Istat ci ha informato che il dato di oggi è il più basso dal 2012, è il 35,2, Questo non è che ci deve far dormire sonni tranquilli, ma almeno non stravolgiamo i connotati alla realtà.
Terzo ed ultimo WhatsApp, vorrei richiamare qui le due cose dette molto più autorevolmente di me dal Presidente Gentiloni due giorni fa. Sostanzialmente ha detto: abbiamo voluto con questa abrogazione dello strumento del voucher evitare uno scontro ideologico e mi pare che tutte le premesse, lo ha ricordato bene l'onorevole Tinagli, ci fossero in modo più che è evidente. Ma ha detto anche una seconda cosa parlando di fronte all'Assemblea della Confcommercio quindi un'area dove i voucher erano utilizzati in modo piuttosto cospicuo: che sicuramente il Governo sta predisponendo, nel momento in cui la pagina in qualche modo sarà bianca, uno strumento diverso di regolazione del lavoro accessorio occasionale. L'onorevole Parisi non se ne dolga anche lui, in quanto la stessa CGIL proponente dei referendum faceva sottoscrivere una proposta di legge per una diversa regolazione di queste forme di lavoro. Quindi mi pare che non ci sia nulla, nessuna presa in giro, né in un senso, né nell'altro. Detto questo credo che le ragioni dalla relatrice sono state ben argomentate e che il confronto ci dia la strada sicura attraverso cui arrivare al risultato indicato nel decreto e poi vedremo successivamente i passi da compiere.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Interventi di fine seduta (ore 21,30)
CHIARA GRIBAUDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO. La ringrazio Presidente. In realtà tutti noi abbiamo ancora scolpite negli occhi, nella testa e nel cuore, le immagini che ci arrivano da ieri, ma vorrei dire da sei anni, dalla Siria, però intervengo, Presidente, in quest'Aula questa sera per denunciare un altro massacro che non ha ancora trovato spazio sufficiente né nel dibattito pubblico, né da parte della stampa italiana, e che deve essere assolutamente fermato. Nella Repubblica democratica del Congo la tensione dell'ultimo anno per l'attesa decadenza del presidente Joseph Kabila è sfociata in una guerra civile che vede ogni giorno decine di morti ammazzati per le strade e nei villaggi. Da quella terra arrivano immagini, signor Presidente e onorevoli colleghi, che non possono nemmeno essere mostrate per la loro crudezza. Video di militari che sgozzano giovani indifesi e li lasciano morire a terra per poi far sparire i corpi. Sono infatti state trovate di recente 13 fosse comuni, oltre alle 10 che le autorità internazionali avevano già scoperto nei mesi scorsi. Si parla di almeno 400 morti, ma sono stime al ribasso, ahimè. Il conflitto si è aperto nella provincia del Kasai fra le forze governative e i ribelli locali che si sono rivoltati dopo l'uccisione del loro capo fondando una milizia chiamata Kamuina Nsapu. Si è inasprito all'inizio di quest'anno quando il governo ha inviato nella regione un reggimento dell'esercito regolare. Da quel momento le violenze hanno assunto una dimensione sempre più grande, l'aspetto più grave e che sembrano essere dirette contro alcune etnie, oltre che contro le istituzioni religiose, ricordando i massacri che hanno contraddistinto nel passato il continente africano. Un mese fa il padre congolese Jeannot Mandefu Buanga, che ha trascorso dieci anni in Italia, ha inviato un messaggio ad una famiglia della mia provincia, la provincia di Cuneo, denunciando un regno del terrore in cui si massacrano popolazioni e si ammazzano i bambini. Dal Kasai le violenze si allargano a macchia d'olio nel Paese mentre la politica è in una situazione di stallo.
Il Presidente Kabila a fine 2016 aveva accettato un accordo con le forze di opposizione ottenuto grazie alla mediazione della Chiesa che prevedeva nuove elezioni nel corso di quest'anno e una successiva transizione pacifica. Ciò che sta accadendo oggi lascia però pensare che il Presidente possa servirsi dell'instabilità politica e militare per rimanere ancora in carica, visto che dopo due mandati, la Costituzione gli impedisce di ricandidarsi. Dalle zone delle violenze stanno mai fuggendo associazioni di volontariato anche quelle italiane, mentre l'esercito regolare è arrivato ad arrestare gli studenti dell'Università di Kananga e il vescovado e il seminario della capitale Kinshasa sarebbero stati attaccati e saccheggiati. Per questa ragione naturalmente noi siamo di fronte a un'uccisione selettiva di giovani delle tribù e quotidiane violazione di ogni diritto umano. Non possiamo che considerarci coinvolti e auspico che il Ministero degli affari esteri e la Presidenza del Consiglio si preoccupino della situazione congolese quanto prima, innanzitutto per trovare in sede internazionali soluzioni condivise che mettano fine alle violenze nel Paese e assicurino libere elezioni entro il 2017. In secondo luogo, per assicurare la sicurezza di tutti gli operatori umanitari e di tutti i cittadini italiani che sono lì presenti, anche attraverso il ritorno in patria. Stante il ruolo del nostro Paese nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, abbiamo il dovere di difendere i diritti umani in tutto il mondo. Se non assolvessimo a questo compito che tale posizione richiede, non avremmo dimostrato al termine del nostro mandato di esserne stati pienamente degni.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Gribaudo. Ricordo che in ogni caso c'è la possibilità di presentare atti di sindacato ispettivo anche su questioni di tipo internazionale.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 6 aprile 2017, alle 9:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti. (C. 4373)
Relatori: PATRIZIA MAESTRI, per la maggioranza; TRIPIEDI, SIMONETTI e RIZZETTO, di minoranza.
2. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:
S. 2705 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale (Approvato dal Senato). (C. 4394)
3. Seguito della discussione delle mozioni Vezzali ed altri n. 1-01511, Di Vita ed altri n. 1-00293, Lenzi ed altri n. 1-01437, Cimbro ed altri n. 1-01494, Rondini ed altri n. 1-01567, Gregori ed altri n. 1-01568, Palese ed altri n. 1-01570, Vargiu ed altri n. 1-01572, Calabrò e Bosco n. 1-01573, Gigli ed altri n. 1-01574, Rampelli ed altri n. 1-01575 e Centemero e Occhiuto n. 1-01576 concernenti iniziative volte alla prevenzione dell'HIV/AIDS e delle malattie sessualmente trasmissibili.
4. Seguito della discussione della proposta di legge:
DAMBRUOSO ed altri: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 3558-A)
Relatori: POLLASTRINI, per la maggioranza; LA RUSSA, di minoranza.
5. Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: D'ALI'; DE PETRIS; CALEO; PANIZZA ed altri; SIMEONI ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4144-A)
e delle abbinate proposte di legge: TERZONI ed altri; MANNINO ed altri; TERZONI ed altri; BORGHI ed altri. (C. 1987-2023-2058-3480)
Relatore: BORGHI.
6. Seguito della discussione delle mozioni Lupi ed altri n. 1-01525, Palese ed altri n. 1-01545, Sorial ed altri n. 1-01546, Franco Bordo ed altri n. 1-01548, Allasia ed altri n. 1-01550 e Marcon ed altri n. 1-01555 concernenti iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica.
7. Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Emirati Arabi Uniti, nell'ambito della cultura, arte e patrimonio, fatto a Dubai il 20 novembre 2012; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Malta in materia di cooperazione culturale e di istruzione, fatto a Roma il 19 dicembre 2007; c) Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, fatto a Podgorica il 26 settembre 2013; d) Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Roma il 17 febbraio 2015; e) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica slovacca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, fatto a Bratislava il 3 luglio 2015; f) Accordo di collaborazione nei settori della cultura e dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia, fatto a Roma l'8 marzo 2000. (C. 3980-A)
Relatore: FEDI.
S. 2194 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Barbados per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatta a Barbados il 24 agosto 2015 (Approvato dal Senato). (C. 4226)
Relatrice: LA MARCA.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Costa Rica sullo scambio di informazioni in materia fiscale, con Allegato, fatto a Roma il 27 maggio 2016. (C. 4254)
Relatrice: LA MARCA.
Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo dello Stato d'Israele, dall'altro, fatto a Lussemburgo il 10 giugno 2013; b) Accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Repubblica moldova, fatto a Bruxelles il 26 giugno 2012; c) Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, con Allegato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011, e Accordo addizionale fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, riguardante l'applicazione dell'Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011. (C. 2714)
Relatore: FEDI.
La seduta termina alle 21,35.
Testi degli interventi di cui è stata autorizzata la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna: Renata Polverini (A.C. 4373).
RENATA POLVERINI. (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 4373). Signor Presidente, Onorevoli colleghi! Ho già avuto modo di intervenire in quest'Aula su questo provvedimento, per annunciare il voto favorevole di Forza Italia alla questione pregiudiziale che era stata presentata.
Ebbene, avevamo votato a favore della pregiudiziale, per esprimere la nostra sostanziale contrarietà al decreto, e per denunciare la prepotenza del Governo su questi temi. Un atteggiamento che non condividiamo, e che ha trovato conferma nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione Lavoro: una discussione sterile, che ha visto respingere per partito preso tutti gli emendamenti presentati dai Gruppi.
Un provvedimento - quindi - che contestiamo nel metodo e nel merito. Nel metodo, perché è chiaro come lo strumento utilizzato per intervenire sul lavoro accessorio e sulla responsabilità solidale negli appalti, il decreto-legge, è quello meno adatto, soprattutto in prossimità di un referendum sugli stessi temi, a maggior ragione perché semplicemente si limita a riprodurre i testi dei due quesiti abrogativi, attraverso la soppressione secca delle norme su cui pendeva la richiesta di referendum.
Un referendum che chiaramente il Governo ha voluto impedire, utilizzando lo strumento normativo che ha a disposizione, ovvero la decretazione d'urgenza, perché troppo "scomodo" per il Partito Democratico e per le diverse correnti che lo animano.
Un Governo che deve recuperare "a sinistra", in particolare a seguito dell'ultima scissione, e che pertanto usa per questo scopo e per la sua personale campagna elettorale tutti gli strumenti in suo potere.
Così, con questo decreto, il Governo si è preso gioco dei cittadini chiamati al voto referendario; si è preso gioco della Commissione Lavoro, che nel frattempo aveva avviato l'esame di alcune proposte di legge in materia di lavoro accessorio, si è preso gioco di quest'Aula, che appena due mesi fa aveva approvato delle mozioni, su cui l'esecutivo aveva dato il proprio parere favorevole, che impegnavano il Governo ad adottare iniziative per modificare lo strumento del voucher, ma che non accennavano minimamente alla sua totale abrogazione.
Cito a tal proposito due impegni approvati della mozione a mia prima firma, che impegnava il Governo: "a valutare le opportune iniziative, anche normative, per superare alcune problematiche nell'uso dell'istituto dei voucher", ma, soprattutto, impegnava il Governo "a proseguire nelle iniziative che consentano di accertare e sanzionare eventuali abusi nell'utilizzo dei cosiddetti voucher, preservando comunque questo strumento che ha mostrato risultati positivi nell'emersione del lavoro nero."
Ebbene, a fine gennaio quest'Aula si è chiaramente espressa chiedendo al Governo di preservare uno strumento "positivo". Due mesi dopo, quello stesso esecutivo porta dinnanzi alla stessa Assemblea un provvedimento che lo sopprime, senza alcuna valutazione di merito, senza considerare le conseguenze negative in termini di impatto sul mercato del lavoro, che, ad oggi, grazie alle scellerate politiche del Governo Renzi, ha pochissimi strumenti di flessibilità in entrata.
Politiche che hanno drogato il mercato del lavoro, bruciando miliardi di incentivi che non hanno portato reale occupazione. Politiche che hanno annientato gli strumenti di flessibilità, provocando distorsioni nell'utilizzo dell'unico strumento "sopravvissuto", ovvero il voucher.
Era opportuno — e lo abbiamo riconosciuto tutti — dover intervenire sulla disciplina dei voucher, ma la sua totale abrogazione può avere solo effetti negativi, e portare con sé la grave responsabilità di un aumento esponenziale del lavoro nero nel nostro Paese.
Più in generale, a prescindere dalle eventuali modifiche alla disciplina dei voucher, il Governo avrebbe dovuto riflettere su una necessaria revisione degli strumenti di flessibilità, di maggiore tutela per i lavoratori, per dare respiro al mercato del lavoro.
Entrando ancora di più nel merito della questione, è necessario poi rilevare i cortocircuiti messi in atto da un'abrogazione secca della disciplina. Basti pensare alla questione, sollevata da più parti, relativa alle modalità di utilizzo dei cd. voucher per il babysitting (introdotti dalla legge n. 92 del 2012 in via sperimentale fino al 2015 e prorogati fino al 2018 dall'ultima legge di bilancio). Il sistema vigente stabilisce che il contributo per il servizio di babysitting venga erogato attraverso il sistema dei buoni lavoro utilizzato per il lavoro accessorio. Poiché tale disposizione richiama espressamente l'articolo 49 del decreto legislativo n.81 del 2015, abrogato dal presente decreto-legge, la normativa relativa al contributo per il servizio di babysitting risulterebbe priva di parte della propria disciplina attuativa, compromettendone l'applicabilità.
E se è vero che l'INPS ha recentemente diffuso un comunicato in cui ha provato a chiarire che l'abrogazione della disciplina del lavoro accessorio non comporta il venir meno dell'erogazione dei voucher per servizi di babysitting, è altrettanto vero che un comunicato stampa non può sostituirsi al legislatore, e che i cittadini hanno assoluto bisogno di chiarezza.
Ma il Governo, nel triste monologo che ha visto lo sviluppo e il passaggio in Commissione di questo provvedimento, si è rifiutato di offrire una cornice legislativa alla fase transitoria che fosse chiara ed attenta alle esigenze del mercato del lavoro, dei cittadini, dei professionisti, per evitare il più possibile il proliferare di pericolosi contenziosi.
Tra i settori che risentiranno maggiormente dell'abolizione del voucher, troviamo in particolare quello agricolo che è, giustamente, in rivolta per una decisione che ostacola oltremodo la ripresa e la crescita delle imprese agricole, e che di fatto elimina uno strumento pensato originariamente proprio per la valorizzazione del lavoro saltuario ed occasionale nei periodi di richiesta straordinaria di lavoro agricolo. Il Governo ha operato senza valutare la specificità di questo settore, che presenta caratteristiche difficilmente equiparabili agli altri settori dell'economia, con attività come la preparazione dei terreni, attività di semine, trapianto e di raccolta, fortemente condizionate dagli andamenti climatici sempre più imprevedibili, che necessitano di strumenti che tengano conto di queste caratteristiche.
Le stesse norme sulla responsabilità solidale degli appalti erano il frutto di un delicato equilibrio legislativo tra tutela dei diritti di imprese e lavoratori, e non sembrano affatto aver dato cattiva prova nei quattro anni nei quali hanno avuto applicazione.
Tra l'altro il testo intende escludere la possibilità per un contratto collettivo nazionale di poter derogare la responsabilità solidale negli appalti, ma lascia intatta la facoltà di ottenere la medesima deroga tramite i contratti aziendali e territoriali previsti dall'articolo 8 della legge Sacconi del 2011.
Anche in questo caso, potremmo trovarci davanti a contenziosi incontrollabili, senza prevedere, tra l'altro, alcuno strumento in grado di rafforzare le tutele previste a favore dei lavoratori.
Ma la presa in giro è ancora più grande, visto che si parla di un ulteriore decreto sul lavoro accessorio da emanarsi a breve, subito dopo l'annullamento definitivo del referendum.
Questo è un modo ipocrita di fare politica, visto che si strumentalizza un tema così delicato solo per non affrontare una contesa ideologica tutta interna alla sinistra, e per liberarsi dall'ossessione di perdere un altro referendum. Un modo di fare politica che non ci appartiene, e su cui esprimiamo la nostra totale contrarietà.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 le deputate Rubinato e Bonomo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 1 il deputato Famiglietti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 e dalla n. 11 alla n. 13 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 7 la deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 7 alla n. 9 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 10 i deputati Albanella e Famiglietti hanno segnalato che non sono riusciti a votare;
nelle votazioni nn. 11, 12, 18 e 19 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni n. 13 e n. 19 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 15 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni n. 16 e dalla n. 21 alla n. 24 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 17 la deputata Carrozza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 19 il deputato Menorello ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
nella votazione n. 20 la deputata Businarolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 21 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni dalla n. 21 alla n. 24 le deputate Pes e Tartaglione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 24 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 25 le deputate Galgano e Gribaudo hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 26 il deputato Matteo Bragantini ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
nelle votazioni nn. 28 e 29 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 30 i deputati Borghi e Paris hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni dalla n. 33 alla n. 36 i deputati D'Agostino, Fitzgerald Nissoli e Vezzali hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 34 il deputato Massimiliano Bernini ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
nelle votazioni dalla n. 35 alla n. 37 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 37 la deputata Tinagli ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto votare a favore;
nelle votazioni nn. 37 e 38 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 38 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | TU PdL 1142 e a.-A - em. 1.353 rif. | 373 | 361 | 12 | 181 | 361 | 0 | 95 | Appr. |
2 | Segreta | em. 1.364 | 428 | 427 | 1 | 214 | 91 | 336 | 88 | Resp. |
3 | Nominale | em. 1.224 | 426 | 423 | 3 | 212 | 75 | 348 | 88 | Resp. |
4 | Nominale | em. 1.225 | 429 | 426 | 3 | 214 | 73 | 353 | 88 | Resp. |
5 | Nominale | em. 1.226 | 431 | 430 | 1 | 216 | 82 | 348 | 86 | Resp. |
6 | Nominale | em. 1.269, 1.270 | 436 | 433 | 3 | 217 | 81 | 352 | 86 | Resp. |
7 | Nominale | em. 1.227, 1.350 | 437 | 432 | 5 | 217 | 74 | 358 | 84 | Resp. |
8 | Nominale | em. 1.228 | 430 | 427 | 3 | 214 | 75 | 352 | 84 | Resp. |
9 | Nominale | em. 1.229 | 433 | 430 | 3 | 216 | 67 | 363 | 84 | Resp. |
10 | Segreta | em. 1.351 | 445 | 444 | 1 | 223 | 94 | 350 | 83 | Resp. |
11 | Nominale | em. 1.231 | 423 | 416 | 7 | 209 | 67 | 349 | 83 | Resp. |
12 | Nominale | em.1.232,1.234,1.235,1.236,1.237 | 425 | 419 | 6 | 210 | 69 | 350 | 82 | Resp. |
13 | Nominale | em. 1.354 | 425 | 423 | 2 | 212 | 71 | 352 | 83 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Segreta | em. 1.241 | 430 | 429 | 1 | 215 | 93 | 336 | 82 | Resp. |
15 | Nominale | em. 1.372 rif. | 407 | 380 | 27 | 191 | 348 | 32 | 96 | Appr. |
16 | Nominale | em. 1.248, 1.249 | 421 | 417 | 4 | 209 | 69 | 348 | 96 | Resp. |
17 | Nominale | em. 1.367 rif. | 434 | 433 | 1 | 217 | 317 | 116 | 93 | Appr. |
18 | Nominale | em. 1.254 | 440 | 439 | 1 | 220 | 73 | 366 | 90 | Resp. |
19 | Nominale | em. 1.259 | 448 | 445 | 3 | 223 | 146 | 299 | 90 | Resp. |
20 | Nominale | em. 1.261 | 444 | 441 | 3 | 221 | 78 | 363 | 89 | Resp. |
21 | Nominale | em. 1.369 rif. | 447 | 445 | 2 | 223 | 445 | 0 | 88 | Appr. |
22 | Nominale | em. 1.211 | 449 | 442 | 7 | 222 | 70 | 372 | 88 | Resp. |
23 | Nominale | em. 1.213 | 455 | 445 | 10 | 223 | 72 | 373 | 88 | Resp. |
24 | Nominale | em. 1.286 | 457 | 452 | 5 | 227 | 76 | 376 | 88 | Resp. |
25 | Nominale | em. 1.291 | 436 | 432 | 4 | 217 | 73 | 359 | 88 | Resp. |
26 | Nominale | em. 1.296 | 423 | 385 | 38 | 193 | 128 | 257 | 88 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | em. 1.298 | 435 | 430 | 5 | 216 | 63 | 367 | 87 | Resp. |
28 | Nominale | em. 1.300, 1.301, 1.302 | 428 | 425 | 3 | 213 | 134 | 291 | 87 | Resp. |
29 | Nominale | em. 1.304, 1.305 | 423 | 417 | 6 | 209 | 67 | 350 | 87 | Resp. |
30 | Nominale | em. 1.303 | 406 | 401 | 5 | 201 | 65 | 336 | 85 | Resp. |
31 | Nominale | em. 1.310, 1.311, 1.312 | 388 | 381 | 7 | 191 | 120 | 261 | 85 | Resp. |
32 | Nominale | em. 1.314 | 395 | 390 | 5 | 196 | 116 | 274 | 85 | Resp. |
33 | Nominale | em. 1.366 | 400 | 395 | 5 | 198 | 61 | 334 | 85 | Resp. |
34 | Nominale | em. 1.321 | 397 | 392 | 5 | 197 | 59 | 333 | 85 | Resp. |
35 | Nominale | em. 1.359 rif. | 390 | 372 | 18 | 187 | 369 | 3 | 85 | Appr. |
36 | Nominale | em. 1.336 | 383 | 379 | 4 | 190 | 57 | 322 | 85 | Resp. |
37 | Nominale | em. 1.501 | 394 | 391 | 3 | 196 | 375 | 16 | 85 | Appr. |
38 | Nominale | em. 1.360 rif. | 383 | 378 | 5 | 190 | 378 | 0 | 86 | Appr. |