XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 775 di giovedì 6 aprile 2017

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

CATERINA PES, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

      (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baldelli, Stella Bianchi, Blažina, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, Capelli, Carbone, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Losacco, Lupi, Marazziti, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 9,30.

La seduta, sospesa alle 9,05, è ripresa alle 9,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti (A.C. 4373).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4373: Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti.

Ricordo che, nella seduta di ieri, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4373)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine il gruppo Lega Nord e Autonomie è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione. Se i colleghi relatori sono d'accordo, io chiamerei gli emendamenti e chiederei a tutti i relatori di dare i pareri. Bene. Cominciamo dall'onorevole Maestri.

Articolo aggiuntivo 01.01 Catalano.

PATRIZIA MAESTRI, Relatrice per la maggioranza. Buongiorno Presidente, grazie. Io darei il mio parere su tutti gli emendamenti. Quindi esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti del decreto.

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo agli altri colleghi. Vi dico come vi ho segnati, MoVimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d'Italia. Quindi chiamerei prima l'onorevole Tripiedi. Articolo aggiuntivo 01.01.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici 1.1 Simonetti, 1.33 Palese, 1.38 Rizzetto, 1.67 Catalano.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Contrario.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.35 Ciprini.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 1.40 Zanetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 1.101 Carfagna.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.93 Polverini.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.92 Polverini.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.41 Zanetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.23 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.100 Russo.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.127 Mucci.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.31 Rizzetto.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Contrario.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.87 Baldassarre.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Emendamento 1.45 Rizzetto.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 1.134 Altieri.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Contrario.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.49 Catalano.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.62 Catalano.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.76 Catalano.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Contrario.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Contrario.

PRESIDENTE. 1.83 Catalano.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.189 Ciprini.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula. Presidente, chiedo scusa; vorrei cambiare il parere sull'emendamento 1.76 Catalano: mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. 1.3 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.43 Zanetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.2 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.26 Lupi.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Contrario.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Contrario.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Contrario.

PRESIDENTE. 1.42 Zanetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.6 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.7 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.8 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.9 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.12 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.13 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.15 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.66 Mucci.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.32 Rizzetto.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici 1.19 Simonetti e 1.119 Russo.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.20 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.025 Zanetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. 1.01 Ciprini.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. 1.02 Ciprini.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.0100 Carfagna.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.03 Palese.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.012 Latronico.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.0101 Catalano.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 1.011 Lupi.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Identici 2.5 Palese, 2.9 Simonetti e 2.10 Brunetta.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Contrario.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 2.100 Tripiedi.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Identici 2.6 Prataviera e 2.8 Simonetti.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Contrario.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. 2.0102 Tripiedi.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Favorevole.

ROBERTO SIMONETTI, Relatore di minoranza. Favorevole.

WALTER RIZZETTO, Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo premissivo 01.01 Catalano. Intanto, prego i colleghi di prendere posto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Questo è il primo degli emendamenti presentati dal nostro gruppo che hanno tutti in comune la caratteristica di voler salvare l'istituto dei voucher, pure introducendo una disciplina più limitativa e dei sistemi di controllo, perché noi riteniamo che sopprimere questo strumento semplicemente per andare incontro alla presunta sconfitta - ripeto: presunta - in un referendum sia sbagliato. Pensiamo che sia sbagliato perché è uno strumento sul quale ci sono stati indubbiamente degli abusi, dei quali abbiamo tutti preso atto, e una parte di questi abusi sono stati commessi anche da chi il referendum l'ha promosso, ma questo non è sicuramente un motivo per gettare il bambino con l'acqua sporca, soprattutto se l'acqua sporca è una parte limitata. Noi pensiamo che questo sia un istituto che ha svolto una funzione e svolge una funzione, che viene utilizzato molte volte per rispondere a esigenze reali, che è sostanzialmente necessario per l'assenza di altre soluzioni per evitare lavoro nero e che ha consentito l'emersione di lavoro nero. Per tali ragioni questo primo emendamento introduce una serie di limitazioni alle attività per le quali può essere utilizzato lo strumento, facendo riferimento alle attività di natura occasionale, ai piccoli lavori domestici, all'insegnamento privato supplementare, alle attività occasionali svolte presso imprenditori e professionisti, all'esecuzione di piccoli lavori in agricoltura, insomma tutto riferito ad attività che tradizionalmente sono state fatte in nero per moltissimo tempo e che sono emerse grazie a questo istituto.

Questo non vuol dire che non si debbano avere dei controlli e per questo l'emendamento prevede anche una tracciabilità informatica di tutti i voucher, perché noi pensiamo che ai controlli, ai difetti dei controlli e agli abusi si possa, in moltissimi casi, rispondere con l'innovazione, introducendo un approccio nuovo, beneficiando di quelli che sono i vantaggi della tecnologia e crediamo che, così come la tracciabilità è stato un primo passaggio, quella introdotto dal Governo Renzi, sicuramente si possa fare molto di più rendendo informatizzata tutta la gestione del sistema voucher. Ma - lo ripetiamo - noi non pensiamo che le soluzioni siano come quelle che abbiamo qui oggi e, cioè, buttare via un intero strumento senza poi dare soluzioni. Non si capisce domani come lavorerà una baby-sitter, non si capisce come verranno svolti altri lavori che sono stati svolti continuamente e, diciamo, da sempre in nero e che sono emersi soltanto grazie a questo istituto. Noi pensiamo che sia sbagliata l'abolizione e pensiamo che si debbano migliorare i sistemi. Troppo spesso nel nostro Paese e nell'impostazione di tutta una parte della nostra politica di sinistra e anche spesso del MoVimento 5 Stelle la soluzione nei settori in cui ci sono difetti di controllo è vietare tutto. Noi abbiamo un'impostazione opposta: per noi il compito dello Stato è proteggere e controllare, non è quello di vietare l'attività dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Chiederei ai colleghi di abbassare il tono della voce - vedo che qualcuno ha capito - perché veramente è molto complicato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.01 Catalano, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole dei relatori di minoranza della Lega Nord e di Fratelli d'Italia.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.1 Simonetti, 1.33 Palese, 1.38 Rizzetto e 1.67 Catalano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Rinnovo l'invito ad abbassare il tono della voce, a parte l'onorevole Simonetti.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie. L'emendamento è molto semplice sia nella sua lettura che nella comprensione, che è la soppressione dell'articolo, perché, Presidente, non è facendo un'abrogazione totale dei voucher, della legislazione che disciplina il lavoro accessorio, che si risolve il problema dell'abuso dell'utilizzo dei voucher. Questi nacquero nel 2003 su una felice intuizione dell'allora Ministro Maroni, coadiuvato dal collaboratore Biagi, dal consulente Biagi,

e poi, nella storia del Paese, questa forma, diciamo così, contrattuale ha subito una serie di modifiche, soprattutto votate dalla sinistra. Mi rammarico che ieri, nel dibattito d'Aula, gli esponenti del PD non abbiano riconosciuto questa loro responsabilità, perché è solo dal 2012 in avanti, attraverso le modifiche del Ministro Fornero, che noi, ovviamente, non abbiamo mai appoggiato, ma il Partito democratico ha sempre appoggiato, nel 2013, sotto la guida della Presidenza Letta, con il Jobs Act, nel 2016, che si è modificata la fattispecie normativa sottostante all'utilizzo dei voucher, portandolo dal lavoro meramente occasionale e accessorio a tutti i settori produttivi.

E lì c'è stata l'esplosione dai 500 mila voucher staccati ai 134 milioni dell'anno scorso. Quindi, il problema era andare non a cancellare l'istituto dei voucher, ma andare a normare meglio e riportarlo alla sua originale espressione attraverso un'azione parlamentare, un'azione legislativa.

La Commissione di merito, la Commissione lavoro, è da più di un anno che lavorava su un testo di legge, su una proposta di legge; la stessa relatrice Maestri aveva sintetizzato tutte le proposte di legge all'interno di un comitato ristretto, producendo un testo parzialmente condiviso, di fatto condiviso, e che poteva dare risposte a tutti quei lavoratori e tutte quelle imprese senza portare alla cancellazione totale attraverso un decreto-legge. Cosa sottintende, quindi, questa presa di posizione del Governo? Questa posizione del Governo ha un solo significato: non risolvere il problema dell'abuso dei voucher, ma quello di non arrivare a un'ennesima sconfitta elettorale attraverso l'azione referendaria. Solo questo è il cuore e lo spirito che ha portato il Governo, ha portato Gentiloni, ha portato il Ministro Poletti, il sottosegretario Bobba a difendere questa posizione tranchant.

Non facciamo più il referendum perché, altrimenti, finisce come il 4 di dicembre; e, ovviamente, non sarebbe un buon biglietto da visita per il nuovo Partito Democratico dell'ex Presidente Renzi. Allora, togliamo sovranità al popolo, togliamo il diritto di voto al popolo, cancelliamo la possibilità di esprimersi da un punto di vista elettorale. Qui oramai si fanno i Governi senza le elezioni, figurarsi se si manda a elezioni per un referendum. Siamo in attesa dello scioglimento delle Camere da almeno quattro anni, visto che non c'è mai stata una maggioranza politica vera in questa legislatura, e anzi, addirittura, al posto di mandarci a elezioni politiche, non si fanno neanche più le elezioni referendarie.

Quindi, è una soppressione non tanto per mantenere i voucher così come voi li avete trasformati, come voi li avete trasformati per tutti i settori produttivi, ma è per dire sì a tutti quei milioni di cittadini che hanno sottoscritto un referendum e ai quali si deve dare la parola. Se non avete il coraggio di rapportarvi con i cittadini e con gli elettori, è meglio che cambiate mestiere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. La ringrazio, Presidente. Buongiorno, sottosegretario. Dunque, Presidente, vorrei ringraziare pubblicamente, comunque, il sottosegretario Bobba, perché si è sempre reso disponibile, anche in Commissione, per un ampio confronto rispetto a questo tema, ma ricordo al sottosegretario Bobba, sicuramente persona esperta e preparata in materia, che avremmo preferito anche avere in qualche occasione, sia in Commissione sia in Aula, il Ministro Poletti. Non lo so se il Ministro Poletti sia impegnato a fare qualche altra dichiarazione fantozziana in giro per il mondo, ma il Ministro Poletti, su di un tema sicuramente importante, gravoso come questo - ieri l'ho definita una vera e propria porcheria, Presidente, quella che è stata fatta da parte del Governo e, di fatto, da parte dell'Esecutivo -, avrebbe dovuto avere il coraggio di essere in Aula a metterci la faccia, come, lo rinnovo, l'ha messa, e per questo lo ringrazio, il sottosegretario Bobba.

Allora, Presidente, la porcheria di cui sopra è stata fatta per due motivi fondamentali. È inutile che ce lo andiamo a nascondere: prima il collega Mazziotti Di Celso usava il termine “avete buttato via il bambino con l'acqua sporca”. Sì, avete buttato via tutto, perché, se è vero che negli scorsi anni e lo scorso anno sono stati utilizzati tra i 130 e i 140 milioni di buoni lavoro, è altrettanto vero che quello che avete scritto nella relazione introduttiva rispetto al decreto è una fesseria, ovvero che l'abrogazione totale di questo strumento non porterà alla disoccupazione. Non ve lo diciamo noi, non ve lo dice Fratelli d'Italia, la Lega, non ve lo dicono le opposizioni; ve lo dicono coloro che sono venuti da noi a farsi audire in un lungo ciclo di audizioni presso la Commissione lavoro: 50 mila, ad esempio, per quanto riguarda il settore agricolo, diciamo primavera, estate, 50 mila occasioni perse di lavoro per quanto riguarda gli studenti.

Quindi, creerete 50 mila occasioni perse di lavoro, oltre al fatto di questo vuoto normativo, e dopo andremo avanti, Presidente, e vedremo quello che, probabilmente, nelle ultime ore, nelle segrete stanze, qualche gruppo politico è andato a trattare con il Primo Ministro Gentiloni su questo tema, e parlo degli incontri che sono avvenuti poche ore fa, palesati plasticamente in un emendamento che dopo noi andremo a controllare, a vedere e a votare, creerete sicuramente lavoro nero, perché qui non stiamo parlando soltanto di grandi aziende che potevano utilizzare, anche male, anche in modo non virtuoso, lo strumento dei buoni lavoro, ma stiamo parlando di piccola e media impresa, stiamo parlando di artigiani e stiamo parlando di famiglie.

E quindi, come detto nell'incipit del mio ragionamento, il partito di maggioranza e il Governo, l'Esecutivo di fatto, hanno avuto paura di due cose: la prima è stata quella di confrontarsi in modo sano, sotto una fase referendaria, con gli italiani, gli stessi italiani che sono andati a firmare per la proposizione del quesito referendario. E quindi avete avuto paura del confronto, probabilmente, anzi senza il probabilmente, scottati in maniera palese ed importante il 4 dicembre scorso. Avete avuto paura di una scoppola successiva a quella del 4 dicembre, quindi avete detto “no”, togliamo tutto, per non fare un grande danno, come se non ne aveste già fatti di danni importanti, avete preferito sicuramente abrogare uno strumento che, laddove veniva utilizzato in modo virtuoso, poteva dare una possibilità di lavoro. E dopodiché avete avuto probabilmente paura di dare ossigeno a coloro che in questi mesi, in queste settimane, diciamolo, si sono staccati dal Partito Democratico, hanno creato un gruppo autonomo qui alla Camera; e quindi per non dare ossigeno sia ad una parte politica distaccata dal Partito Democratico, e soprattutto per non andare a confrontarsi con gli italiani su questo tema, avete preferito decapitare lo strumento. Ecco, secondo noi, Presidente, questa è stata una scelta scellerata da parte della maggioranza, è stata una scelta scellerata soprattutto da parte del Governo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

WALTER RIZZETTO. Le ricordo, Presidente e sottosegretario, non smetterò mai di ricordarlo, che noi ci siamo impegnati in Commissione lavoro, assieme a tutti i commissari, per svolgere un ampio ciclo di audizioni, per ascoltare le cosiddette parti sociali, per ascoltare i sindacati: nessuno ci aveva chiesto di abolire completamente questo strumento! E se è vero che nei pareri che le altre Commissioni ci hanno fornito, ad esempio la I Commissione ci fornisce un parere favorevole con un'osservazione, ovvero quella di disciplinarne l'uso ed applicare i buoni nel periodo transitorio (dopo parleremo anche di periodo transitorio), ma se è vero anche che le altre Commissioni ci hanno dato dei pareri con delle condizioni rispetto alla…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rizzetto, ha parlato quaranta secondi in più.

WALTER RIZZETTO. …rispetto sicuramente non alla decapitazione completa, terribile e assolutamente insufficiente - e chiudo, Presidente - è stata la risposta del Ministro Poletti ieri in Aula, che ci ha parlato di fatto di accordi e di paura del referendum.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Presidente, anche noi voteremo favorevolmente rispetto a questo emendamento soppressivo. Consideriamo il decreto-legge che arriva oggi in conversione un preoccupante segno di resa da parte del nostro Governo, che prende di mira uno strumento, i voucher, che ha dimostrato di essere uno strumento importante per quanto riguarda l'emersione del lavoro nero, per quanto riguarda la possibilità di avere comunque una quota di contribuzione da parte dei lavoratori per quanto estemporanei, che ha introdotto degli elementi di flessibilità e di dinamismo del mercato del lavoro che aiutano sicuramente un Paese come il nostro in profonda crisi strutturale. Qualcuno dice che ci sono stati problemi di tracciabilità: bene, io credo che un Governo che avesse intenzione davvero di dare un segnale positivo a questo Paese si sarebbe concentrato sulla necessità di dare tracciabilità allo strumento dei voucher, laddove questa fosse stata opaca. Invece quello che noi stiamo dando oggi come immagine del Paese è l'immagine di un Paese immobile, che oggi vota un decreto-legge che ha come obiettivo soltanto quello di evitare un referendum: un referendum in cui c'è la forzatura di quella parte di Paese che pensa ancora che sia possibile difendere l'occupazione e il lavoro senza porsi il problema di come fare a creare l'occupazione e il lavoro, cioè una parte di Paese che è nemica dell'innovazione e del progresso civile di questo Paese.

Ecco, allora noi vogliamo ribadire, in occasione di questo emendamento, che noi crediamo in un Paese diverso.

Noi crediamo in un Paese dove non si possono difendere ancora, perché sono indifendibili, le rendite di posizione e i privilegi, che ancora in tanti in questo Paese hanno, con l'idea che mediamente ciò che appartiene a noi è un diritto acquisito e ciò che appartiene agli altri è invece un privilegio. È un Paese, quello che noi vorremmo, dove non si illuda nessuno che esistano soluzioni facili per problemi complessi, che sia possibile individuare un colpevole e poi tutto tornerà, quando ammazziamo il colpevole, a essere come prima, che il colpevole sia il Presidente del Consiglio, o che il colpevole come oggi siano i voucher. Non illudiamo il Paese che, abolendo uno strumento come quello dei voucher, qualcuno inizierà a stare meglio rispetto a ciò che è stato sino adesso.

Noi crediamo, e lo diciamo con forza in quest'Aula e con determinazione, in un Paese liberale, noi crediamo nella società aperta di Karl Popper. Noi crediamo che qualcuno di una sinistra, che ancora oggi continua a essere la parte più formidabile di conservazione in questo Paese, dovrebbe andare a rileggersi Giavazzi ed Alesina, quando sostengono che l'innovazione e una sinistra moderna non possono dimenticarsi la lezione degli ascensori sociali che, se non camminano e rimangono fermi al piano, condannano questo Paese a un declino inesorabile, contro il quale noi intendiamo batterci (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Presidente, ci sono delle verità che la polemica politica tende a stritolare; allora io brevemente provo a proporre pochi ragionamenti.

Il primo: i voucher sono stati - e lo dicevamo tutti! - utilizzati in modo improprio o con un grande abuso. Questo per il PD era talmente evidente da aver preparato, ben prima della raccolta di firme del referendum, proposte di legge appunto per modificare uso improprio e abuso.

Due: il referendum (di cui tutti oggi stanno parlando, è l'oggetto del nostro ragionamento) avrebbe, rispetto ai voucher, definito la loro abrogazione, e avremmo tutti comunque avuto ancora il problema quindi di come regolare il lavoro occasionale, oppure avrebbe invece mantenuto quello strumento, che secondo noi è abusato e improprio; perché il referendum, con un sì o un no, o elimina quello strumento o lo mantiene, mantenendo una situazione che a noi del Partito Democratico non andava bene.

Tre: la scelta che noi oggi facciamo è una scelta di saggezza, appunto perché sostituisce al sì o al no una discussione con le parti sociali sul come, su come cioè riconoscere e retribuire il lavoro occasionale, ma solo quello, il lavoro occasionale. Questa è la scelta che noi abbiamo fatto, una scelta di saggezza: sostituire alla contrapposizione ideologica un confronto con le parti sociali.

Quattro: spiace che autorevoli componenti della Commissione lavoro non sappiano, o comunque la polemica politica li inviti a trascurare la conoscenza di tanti strumenti che oggi esistono per riconoscere lavori che non sono continuativi e che non sono organici al processo produttivo.

Quinto e ultimo: c'è un impegno nostro e del Governo - che non è di ieri, onorevole Rizzetto, ma che è di molti giorni fa - di attuare in tempi brevissimi quel confronto con le parti sociali, appunto per trovare strumenti che siano più rispettosi dei diritti delle persone e più utili alle imprese sane per non usare impropriamente i voucher, ma per riconoscere un lavoro non organico al processo produttivo.

Quindi io inviterei tutti a stare al merito delle cose di cui stiamo ragionando. Noi abbiamo scelto di non fare una contrapposizione ideologica su uno strumento, determinando una situazione che non risolveva nulla, perché o non c'erano più i voucher, quindi il problema di come regolare il lavoro occasionale rimaneva, oppure rimanevano quelli che oggi ci sono, abusati.

Infine, consentitemi di dire con chiarezza una cosa che tutti sembrano sapere, ma poi viene usata strumentalmente: i voucher con il Jobs Act non c'entrano nulla! Non c'entrano nulla con la filosofia del Jobs Act, che ha centrato la scelta sul lavoro a tempo indeterminato; ed è per questo, non per paure che qui vengono nominate a sproposito, è per questa ragione che ben prima della raccolta delle firme sul referendum, noi abbiamo scelto di costruire una proposta che sembrava a quel punto essere condivisa da tutti i gruppi parlamentari, almeno della Commissione lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Colgo l'occasione di questo emendamento per un ragionamento di carattere generale in quattro punti. Il primo, che la CGIL sia la CGIL e faccia la CGIL non ci sorprende. Purtroppo da parte della Cgil c'è un grave errore non solo politico, ma anche culturale: pensare di abbattere i voucher e ritenere che, grazie all'abbattimento dei voucher, piovano contratti a tempo indeterminato o anche solo contratti a termine brevi, è una illusione che oggi solo un sindacato fuori dalla storia può ancora perseguire. Ma, e vengo qui alla seconda osservazione, se il comportamento della CGIL addolora, ma non sorprende, sorprendono altre cose. In primo luogo, la confusione culturale del centrodestra che oggi ha gioco facile a indicare le contraddizioni e la retromarcia del Governo, ma fino a qualche giorno fa in Commissione il centrodestra aveva a sua volta dimenticato ogni approccio liberale, fatta salva la commemorazione rituale di Marco Biagi, poi nel concreto della Commissione anche il centrodestra ha operato in direzione opposta alla lezione riformatrice e, voglio dire, liberale, di Marco Biagi.

Terzo, addolora e sorprende il comportamento del PD renziano. Ma come, ci avete raccontato voi renziani che rappresentavate la parte più riformista del centrosinistra e alcuni cambiamenti nel mercato del lavoro erano effettivamente, all'interno di un triennio di riforme mancate, la parte migliore del vostro lavoro e invece rinunciate. È bastato lo spauracchio di un referendum della CGIL e vi siete ritirati. Guardate che trent'anni fa, Bettino Craxi, dinanzi a una sfida simile, non arretrò, andò al referendum sulla scala mobile, sconfisse la CGIL, la parte più antiriformatrice della sinistra, e fece vincere le tesi riformiste.

La quarta e ultima osservazione e concludo: il lavoro non si crea così, il lavoro si crea aprendo il mercato del lavoro, comprendendo che gli scenari cambiano e che oggi occorre adattarsi anche alla Gig economy, ai lavori indipendenti, a una realtà che tutti voi demonizzate e forse nemmeno comprendete, e si crea rispetto ai settori tradizionali, come noi proponiamo, tagliando le tasse in primo luogo alle imprese, oltre che ai lavoratori. Tagliare le tasse, tagliare la spesa, alleggerire il peso dello Stato, lasciare libere le forze di scommettere sul futuro. Oggi levate anche un piccolo strumento che aveva funzionato e voi lo levate dal tavolo. È un altro passo verso la non crescita e verso l'arretramento del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI. Grazie Presidente. Il problema sa qual è Presidente? Che il professor Marco Biagi non ha pensato che questo strumento sia utile alle imprese; i Governi, anche tramite il Jobs Act, hanno modificato queste norme, per far sì che i lavoratori non abbiano più un contratto, ma lavorino con questo tipo di sistema. Se a voi piace questo tipo di sistema di schiavitù del lavoratore fate come vi pare. A noi questo sistema non ci piace e voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

ANTONIO PLACIDO. Presidente, soltanto per dire in maniera sintetica ciò che ieri abbiamo detto in maniera un po' più analitica. Noi voteremo contro tutti quanti gli emendamenti che saranno presentati, in maniera convinta, poiché non riteniamo che questo strumento, e unici abbiamo presentato una proposta di abrogazione secca, non concorrendo allo sforzo anche interessante svolto in Commissione lavoro, sia riformabile ed emendabile da nessun punto di vista.

È uno strumento che ha intossicato il mercato del lavoro. Bene ha fatto il più grande sindacato italiano a raccogliere oltre un milione di firme perché fosse abrogato. Il Governo nella sua autonomia, evidentemente, ha scelto di non affrontare la prova referendaria, ma io trovo francamente che questo stia dentro il normale confronto, in una normale dialettica democratica di un Paese civile.

Ora si tratta non di cancellare l'esistenza di uno strumento che normi il lavoro accessorio, ma di evitare che attraverso l'esplosione esponenziale del ricorso al voucher si aggirino tutte quante le norme che tutelano la dignità di chi lavora; anche solo simbolicamente, acquistare lavoro dal tabaccaio è la plastica raffigurazione del punto a cui è ridotta la dignità dei lavoratori in questo momento, in questo Paese. Noi crediamo che vada riconosciuto il significato ineludibile di lavoro subordinato, del lavoro accessorio, dunque bisogna sgombrare il campo dall'equivoco intossicante rappresentato dallo strumento così come è. Chi voglia avere qualche informazione utile per capire quanta efficacia abbia avuto nel contrastare il lavoro nero, chi voglia comprendere come sia stato utilizzato per sostituire lavoro buono con lavoro cattivo e non garantito, può dare un'occhiata, anche rapida, al rapporto dell'Osservatorio INPS del settembre 2016.

Ora, quindi, si volti pagina e si utilizzi questa occasione per ricostruire un percorso virtuoso dentro cui il sistema di regole e di garanzie che devono in un Paese civile presidiare i diritti di chi lavora sia gradualmente ricostruito. Il Jobs Act ahimè c'entra, perché almeno dal punto di vista cronologico, tutti quanti i passaggi normativi che hanno consentito che fosse a dismisura allargato l'uso e il ricorso del voucher sono avvenuti nel corso di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Grazie Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento soppressivo e voteremo contro il decreto proposto dal Governo. Questo perché riteniamo che il meccanismo dei voucher andasse sì riformato per le storture a cui avevamo assistito noi, i lavoratori, il Paese, ma questo decreto non affronta questo tema, anzi questo decreto si limita ad abrogare lo strumento, peraltro senza che il Governo e la maggioranza ricordino che la Camera dei deputati, solo qualche settimana fa, aveva approvato una mozione che impegnava il Governo a rivedere il sistema dei voucher, evitando che l'abolizione dei voucher determinasse poi un'abolizione di ogni forma di flessibilità nel mercato del lavoro. Avevamo approvato all'unanimità una mozione in questa direzione, ora il Parlamento attraverso la maggioranza e il Governo, se ne dimentica, propone un decreto che si limita ad abrogare i voucher. Questo decreto per noi è semplicemente un espediente del Governo e della maggioranza per evitare il referendum, non fa onore questo decreto né alla maggioranza, né al Governo: c'è il referendum alle porte, il referendum pone un problema, la maggioranza e il Governo che fanno? Affrontano il problema, si pongono davanti alla necessità di rivedere le forme di flessibilità nel nostro mercato del lavoro senza abolire però i voucher, magari regolamentandoli? No, davanti al problema maggioranza e Governo scappano, fanno un decreto che si limita semplicemente ad abrogare i voucher. Credo che questo atteggiamento non faccia onore, appunto, né alla maggioranza, né al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.1 Simonetti, 1.33 Palese, 1.38 Rizzetto e 1.67 Catalano, con il parere contrario di Commissione, Governo e relatore 5 Stelle, e favorevole degli altri relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.35 Ciprini, a pagina 8.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Noi diamo un voto contrario a questa proposta emendativa, perché, tutto sommato, poteva anche esserci una razionalità in questa proposta che ricordo essere uguale, copiata, fotocopiata, da quella del Partito Democratico, a prima firma del presidente Damiano. È la stessa roba, anche le virgole, gli interspazi sono gli stessi, ma fa peggio questa proposta che legittimamente il MoVimento 5 Stelle ha presentato, perché all'articolo 1-bis, ovvero a “Sanzioni”, ebbene il 5 Stelle fa una cosa che, probabilmente, neanche il Partito Comunista Italiano sarebbe arrivato a fare, ovvero dice che quando e laddove si andasse a verificare un abuso, e per abuso si può intendere anche un errore, di una piccola impresa, di una famiglia, di un imprenditore agricolo, nella comunicazione preventiva, ad esempio, che non è così semplice, ebbene, questo cosiddetto datore di lavoro dovrà assumere, laddove c'è un abuso o un errore, a tempo indeterminato, con un contratto subordinato, la persona che sarebbe stata invece pagata con i buoni lavoro. Questa roba qui è una roba che, lo rinnovo, simpaticamente, attenzione, è oltre tutto quello che ci siamo detti prima e, quindi, voteremo assolutamente contrari, non tanto perché non ci troviamo d'accordo con la prima parte della proposta emendativa, ma perché non ci troviamo d'accordo sulle cosiddette sanzioni.

Dopodiché, per suo tramite, Presidente, vorrei replicare, essendo stato chiamato in causa prima dalla collega Di Salvo, che, di fatto, si erge sopra alla politica, si erge sopra al sindacato e col suo intervento va ad anticipare, per decreto, il referendum. Cioè siamo arrivati a questo, oggi, in Italia; la collega Di Salvo prima, per suo tramite, chiaramente, Presidente, ci va a dire che ci sono tanti strumenti che le imprese agricole, le famiglie e i piccoli imprenditori possono andare ad utilizzare. Ebbene, non ce ne sono, perché una famiglia non farà un contratto a tempo determinato per una persona che arriverà a casa sua per lavorare due ore alla settimana. No, ma attenzione, c'è il lavoro a chiamata, ci dicono! Allora, forse, i colleghi e soprattutto i colleghi della Commissione lavoro dovrebbero ricordare che, ad esempio, il lavoro a chiamata o intermittente va ad essere utilizzato, va ad essere fruibile dalle persone sotto i 24 anni o sopra i 55 anni di età, di fatto, togliendo la parte viva di tutta quella parte e fascia di popolazione che soffre dell'11 per cento di disoccupazione. Con il 35 per cento di disoccupazione giovanile, probabilmente per il Ministro Poletti, il 35 per cento dei giovani che non lavorano stanno facendo il calcetto, tanto per essere chiari.

E andate fuori da queste stanze, Presidente, a vedere quello che stanno vivendo agricoltori, imprese e piccole-medie imprese che, in questi giorni, ci hanno scritto poiché essendoci un vuoto normativo, da qui ai prossimi mesi, al netto di accordi segreti che qualcuno sta facendo, non sanno più come far fare un lavoro a delle persone che prima andavano a raccogliere la frutta, a dare una mano al bar, il sabato sera, o, ad esempio, andavano a dare una mano nelle case delle famiglie a fare ripetizioni, le baby-sitter, l'assistenza domiciliare per i familiari che, evidentemente, non stanno bene.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 10,20)

WALTER RIZZETTO. Dove andranno queste persone? Dopo, vorrei replicare, Presidente, al collega Placido, quando parla di sindacato, e dice che il più grande sindacato italiano ha raccolto un milione di firme. Collega Placido, Presidente, il più grande sindacato italiano che è la CGIL, oltre a raccogliere un milione di firme, è stato il primo ad utilizzare i buoni lavoro per pagare le collaborazioni dei pensionati che andavano a dare loro una mano. Questa è la CGIL che, da una parte, usa i buoni lavoro, i voucher e, dall'altra, propone un referendum.

Rispetto all'emendamento, Presidente, per noi è un parere, assolutamente, contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Non è una posizione favorevole quella del nostro gruppo a questo emendamento, perché porta a quello che ha già ricordato l'onorevole Rizzetto. La sanzione se è data squisitamente da un obbligo di assunzione a tempo indeterminato, non è una sanzione, di fatto, perché con le modifiche all'articolo 18, a legislazione vigente, è chiaro che un'impresa sotto i 15 dipendenti, che sono quelle che solitamente utilizzavano i voucher, ha la possibilità, il giorno dopo, di licenziare. Quindi, trovo molto particolare che non sia stata inserita nell'articolato delle sanzioni anche una quota pecuniaria che questa, ovviamente, avrebbe interessato molto di più il datore di lavoro.

Mi fa anche specie, però, vedere che il MoVimento 5 Stelle voti contro alla soppressione di un decreto che è finalizzato, esclusivamente, a togliere il diritto di voto ai cittadini, quindi, molto probabilmente, a qualcuno interessa di più il voto indiretto, mediato da un server, piuttosto che il voto popolare, mediato dalle urne elettorali, e propone un'alternativa, ma se non c'è la soppressione del decreto, l'alternativa non si realizza. Quindi, un attimo di concentrazione, a mio avviso, si dovrebbe perseguire.

È chiaro anche che l'intervento dell'onorevole Titti Di Salvo mette in luce quanto il Governo sia tappezzeria della CGIL, perché se dopo anni di lavoro, che l'onorevole Titti Di Salvo ci dice aver svolto in Commissione per modificare la legislazione sui voucher, vi è la necessità di vedere ammesso dalla Corte costituzionale un referendum, significa che o è vera la volontà di cancellare il referendum o è vero il fatto che c'era la volontà di modificare, attraverso un'azione legislativa propria del Parlamento; tutte e due non possono convivere e io propendo per la prima tesi che è quella che questa maggioranza è stata surclassata politicamente da una forza sindacale che, legittimamente, ha fatto il suo percorso che noi non condividiamo, non condividiamo nel senso che la soppressione tout-court dei voucher non è la nostra finalità, ma la nostra finalità era quella di normare in meglio l'utilizzo del lavoro accessorio e delle norme contrattuali per lo svolgimento del lavoro accessorio. Mi pare strano che chi si erge a professore dei testi normativi ci venga a dire che il Jobs Act non abbia modificato il testo della legge Biagi, perché se è vero come è vero che il decreto in oggetto va a sopprimere gli articoli da 48 a 50 del decreto legislativo n. 81 del 2015, si va a dire, sostanzialmente, che si va a sopprimere una parte dei decreti attuativi del Jobs Act, quindi, il Jobs Act c'entra, c'entra eccome e se questa maggioranza avesse voluto normare, come ha detto l'onorevole Di Salvo, la normativa sul Jobs Act, avrebbe avuto molto tempo e molti spazi parlamentari per farlo, perché, l'ho ricordato prima, in questa legislatura ci sono stati due momenti parlamentari che hanno toccato il tema del lavoro: nel 2013, con il Governo Letta e nel 2016, attraverso appunto il Jobs Act. Quindi, qui c'è una coda di paglia tremenda, che è la coda di paglia, come già ricordato prima, di un Governo che ha paura delle elezioni.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 10,25)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Chiaramente voteremo contro questo emendamento e contro il provvedimento. Signora Presidente, mi consenta di fare una piccola notazione, una piccola riflessione su quello che ho ascoltato da parte di alcuni colleghi in riferimento al fatto che non c'è uno scontro ideologico. Dobbiamo essere onesti, signora Presidente, e corretti. Sulla situazione delle procedure di attuazione delle modalità di acquisizione delle procedure e sulle regole che regolamentano il lavoro, c'è stato e continua a esserci ancora lo scontro ideologico. È passato qualche anno, ma noi abbiamo assistito anche a chi ha pagato con la vita: D'Antona, Biagi; che cos'era, se non uno scontro ideologico, uno scontro culturale fino alle estreme conseguenze?

In questa legislatura qualche cosa si era fatto con il Jobs Act; i voucher sono diventati lo strumento per cercare di sanzionare, di mettere subito in mora quel poco che era stato fatto in questa legislatura attraverso il referendum. Paradossalmente, io dico che, stante la decisione del Governo di questo decreto-legge, che fa un'abrogazione tout court, si torna indietro in maniera incredibile negli anni. Sarebbe stato interessante, a questo punto - paradossalmente, la CGIL aveva promosso il referendum - che il referendum si svolgesse. Perché io sono convinto che la realtà del Paese è tutt'altra, così come sono convinto che forse sarebbero dovuti essere disciplinati meglio i voucher con un maggior controllo, un migliore utilizzo.

Si fanno sempre delle correzioni, delle direttive, delle linee guida, degli interventi, perché non si è pensato soprattutto a questo per questo tipo di situazione? Si parla di dignità di chi lavora, e ci mancherebbe! Noi siamo per la dignità del lavoro, ma anche per l'opportunità, in riferimento all'attuale situazione. Si vuol contestare tutto ciò che accade nel resto del mondo rispetto alla situazione del mercato del lavoro? Vogliamo continuare a rimanere nell'isolamento, nell'essere considerati l'unico Paese in cui si fanno norme di stampo comunista, senza che ci fossero i comunisti veramente? Perché di questo si tratta, sulla situazione del mercato del lavoro. Io ritengo, invece, che bisogna cercare di aprire veramente, attraverso le discipline, le garanzie, ma non attraverso una situazione di “indietro tutta” rispetto a quella che è stato e tornare all'idea di tutto quello che ha bloccato…

PRESIDENTE. Grazie onorevole Palese, deve concludere.

ROCCO PALESE. …È una delle condizioni essenziali, perché ci potessero essere gli investimenti e la ripresa economica in un contesto di garanzia e di disciplina. Forse è meglio il lavoro nero? Perché questo accadrà. Forse è meglio che avvenga tutto nell'illegalità?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Poiché nessuno fa riferimento all'emendamento, voglio farvi riferimento io. L'emendamento 1.35, dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, stabilisce che qualora si abusi dei buoni - voi dite i voucher, io li chiamo i buoni, perché mi hanno detto che corrisponde alla parola inglese - , il contratto di lavoro diventerebbe a tempo indeterminato. È questo un principio sacrosanto - in caso di abuso i contratti dovrebbero diventare a tempo indeterminato - fissato già nella legge n. 230 del 1962, all'articolo 2. Quando c'erano tanti contratti a tempo determinato che si succedevano - e ciò avveniva in frode alla legge - in ogni caso i contratti si trasformavano a tempo indeterminato. Quindi una sanzione non penale, come qui qualcuno avrebbe preferito, ma una sanzione che colpisce proprio il portafoglio, perché quella è la cosa più dolente che i capitalisti sentono.

Nel corso degli anni questo principio è stato attenuato; addirittura con la legge del 2015 si stabilì una sanzione economica, che comunque era sempre più leggera della sanzione prevista dalla legge n. 230 del 1962.

Ciò premesso, se fossimo in sede di discussione della disciplina dei buoni lavoro, io certamente avrei votato a favore. Il problema è che tutta l'Aula sta discutendo come se stessimo affrontando il problema dei buoni lavoro, ma noi siamo in sede di conversione di un decreto-legge, per cui io innanzitutto mi meraviglio di come, chi poteva, non abbia dichiarato inammissibili tutti gli emendamenti di quattro o cinque pagine, che sono stati presentati da parecchie parti politiche, per disciplinare ex novo la materia.

Ci rendiamo conto che noi siamo in sede di conversione di un decreto-legge e che ciò non è possibile? E mi meraviglio che addirittura - non è per fare polemica con una persona che stimo - il presidente della I Commissione (Affari costituzionali) abbia firmato emendamenti di tale spessore. Se l'insegnamento non arriva dalla Commissione affari costituzionali, come può venire da altri? È assurdo, è inconcepibile.

Non stiamo discutendo della disciplina dei voucher. Se vogliamo riempire la giornata, allora iscriviamoci un pochino tutti e parliamo di tutta la materia del lavoro. Qui dobbiamo abituarci a trattare gli argomenti per quello che sono. Quando si è in sede di conversione, non si può - lo dice la Corte costituzionale e varie leggi - aggirare la normativa sui decreti-legge con una legge di conversione: la legge di conversione non è una legge uguale a tutte le altre. Siccome c'è una legge di conversione, adesso riscriviamo il codice del lavoro.

Questo accade ormai diffusamente senza che voi stessi, che sollevate molto spesso eccezioni di incostituzionalità, ve ne rendiate conto. Quasi siamo all'assurdo: una forza politica viene in Aula - come in questo caso, mi pare, sia avvenuto -, presenta una pregiudiziale di incostituzionalità, non ci sono i requisiti per fare un decreto-legge e poi quella stessa forza politica fa un emendamento di quattro o cinque pagine, ne fa decine, come se niente fosse.

La fortuna, sapete, qual è? Che al Governo c'è gente che non parla, perché, se io fossi stato al Governo, avrei detto: “Ma con quale faccia tosta mi dici che io non potevo fare il decreto-legge, quando tu stesso nei hai fatti dieci, con dieci pagine, di decreti-legge?”. Questa è la verità. Dobbiamo ringraziare il silenzio del Governo, il quale si appropria del nostro potere e poi alla fine forse sorridono su quello che noi facciamo. E non ci prendono di petto, voglio dire, forse sono generosi. Non è che sono silenti, forse sono generosi.

Quindi ripeto, caro Tripiedi, perché tu sei una persona che io stimo molto per la tua passione, per la tua sincerità: l'emendamento va bene, ma non è questa la sede. Noi, anche per le ragioni che sono già state espresse dal compagno Placido, voteremo contro tutti gli emendamenti a questo decreto-legge. E, se ce ne fosse qualcuno con la mia firma, io la ritiro, tanto per cominciare, perché non vorrei che fosse sfuggita qualche mia firma inconsapevole. Non c'è, meno male! Mi sono salvato.

Questa è la mia posizione, è la nostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Ne ho sentite dire tante dentro quest'Aula e volevo rispondere a Sannicandro. Se non è questo il modo, come si fa? Dove possiamo proporre un sistema diverso di voucher, tutelando anche il principio con cui sono nati? Io ho sentito dire “lavoro, occupazione”, ma come si fa a definire occupato un ragazzo che lavora con i voucher un'ora alla settimana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma è una follia!

Su 140 milioni di voucher venduti nel 2016, solo il 4 per cento è andato alle famiglie, li hanno utilizzati le famiglie. Questa è la follia!

Noi siamo - e lo voglio dire chiaramente - per una regolamentazione. Non abbiamo avuto la possibilità di farlo, è vero, perché abbiamo avuto un atto imperioso da parte del Governo, che scavalca il lavoro della Commissione, non tenendo conto dei lavori che si fanno. Ma ormai siamo abituati con questi atteggiamenti. Poi siamo noi gli eversivi e siamo noi quelli che fanno gli attacchi alle istituzioni, quando non si ha rispetto della Commissione e del lavoro che fa! In sostanza non è accettabile che un lavoro… Andate a chiederlo voi ai lavoratori che lavorano con un voucher: è accettabile che un lavoratore che viene assunto con i voucher - assunto tra parentesi - non abbia ferie, non abbia malattia, non abbia diritti? Secondo voi questo è il vostro mondo del lavoro, e mi riferisco alla parte alla mia sinistra che è la parte del pensiero di destra? Secondo voi questo è un lavoratore? Secondo noi no!

Noi siamo a favore dell'abrogazione di questo sistema, ma siamo anche a favore di un sistema che possa dare alle famiglie la possibilità di garantire quanto meno quei piccoli lavoretti, per i quali era stato pensato il voucher. Oggi c'è stato un abuso e al pensiero che un muratore nei cantieri possa essere pagato con i voucher ci viene il voltastomaco.

Quindi, finiamola di fare gli ipocriti e immettetevi nel mondo reale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Rapidissimamente per rispondere al collega Sannicandro. La Corte costituzionale ha detto molte cose in materia di conversione dei decreti-legge, ma sicuramente non ha detto che, se un decreto-legge sopprime una norma, non si possono fare emendamenti per modificarla invece di sopprimerla, anche perché, se così fosse, vorrebbe dire che in un decreto-legge con una norma di soppressione l'unico emendamento possibile è la soppressione della soppressione.

Quindi, dal punto di vista costituzionale, mi permetto di dire che il commento dell'onorevole Sannicandro è fuori luogo. Se avessimo introdotto un'altra norma ordinamentale su tutto il sistema del lavoro è una cosa, ma noi regolamentiamo i voucher invece di sopprimerli, il che è del tutto normale e lecito.

Poi, un'altra cosa. Noi non abbiamo presentato questioni pregiudiziali di costituzionalità e, anzi, abbiamo votato contro perché noi pensiamo che non fosse quello il problema. Noi pensiamo che il problema sia il contenuto del decreto e, quindi, è del tutto normale - ripeto - che chi ha votato contro sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità e non ne ha presentate presenti degli emendamenti in cui si modifica un istituto invece di eliminarlo.

Questo solo per chiarezza, perché è evidente che dal nostro punto di vista sarebbe stato meglio mantenere l'istituto e magari introdurre soltanto una regolamentazione. Abbiamo cercato di delimitarlo con degli emendamenti, per cercare di andare incontro alle preoccupazioni della maggioranza. Riscontriamo, invece, che questo non è sufficiente e che si pensa che anche il solo voucher per le baby sitter sia un problema, ma - ripeto - dal punto di vista costituzionale quegli emendamenti sarebbero ammissibili in qualsiasi contesto (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.35 Ciprini, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale; il parere del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle è favorevole, mentre il relatore di minoranza del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini si rimette all'Aula.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Intanto, avverto che le proposte emendative 1.26 e 1.011 Lupi sono state ritirate dal presentatore.

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.40 Zanetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo mentre i relatori di minoranza si rimettono all'Aula

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente…

PRESIDENTE. Ho aperto la votazione, onorevole Sannicandro. Mi dispiace; chiedetelo prima.

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 Carfagna.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io voglio ritornare su quanto detto in precedenza, non per polemica con qualcuno, ma perché questo è un argomento delicato, che attiene ai rapporti tra Parlamento e Governo, e noi, almeno dopo quattro anni, dovremmo avere acquisito una certa consapevolezza di quelli che sono i nostri poteri e di come difenderli.

Quindi, non per fare polemica col collega Mazziotti Di Celso, ma ricordo che egli dice che un decreto-legge che sopprime qualcosa non sarebbe emendabile. No! Il decreto-legge che sopprime qualcosa sarebbe emendabile con un emendamento che dice: “È soppressa la soppressione”, e questo non lo dico io, ma lo dice il collega Mazziotti Di Celso e gli altri che lo hanno accompagnato.

Infatti, qui abbiamo votato - e forse non ve ne siete accorti - gli emendamenti 1.1, 1.33, 1.38 e 1.67, a firma Simonetti, Palese, Rizzetto e Mazziotti Di Celso, intitolati proprio in questa maniera: “L'articolo X è soppresso”. Quindi, quando c'è un decreto-legge di soppressione si può sopprimere la soppressione prevista dal decreto-legge, ma altra cosa è approfittare della legge di conversione per riscrivere un pezzo importante del codice del lavoro. Questo è il punto.

Per esempio, nel decreto-legge sugli emigrati, che verrà fra qualche giorno, si riscrivono pagine e pagine importanti del codice di procedura penale, che sono norme che dovrebbero durare per trenta o quarant'anni, che non vengono suggerite dall'urgenza, perché la scusa è l'urgenza e poi alla fine quelle norme dovrebbero disciplinare, modificare e rimanere in vigore per decenni. Quindi, questa è la tecnica che qui si usa in modo maldestro.

Per quanto riguarda, poi, l'osservazione del collega Tripiedi, lui dice: “Ma se non parliamo adesso dei voucher, quando ne dobbiamo parlare?”. Io mi chiedo sempre: è mai possibile che tanti colleghi così bravi, che fanno degli emendamenti così corposi, molto spesso raffinati, li fanno come emendamenti e poi li buttano nel cestino, dopo che vengono bocciati? Facciano una proposta di legge su questa materia. Ecco come tu potresti benissimo valorizzare il tuo lavoro e quello che hai fatto fare ai tuoi uffici e, quindi, portare avanti una battaglia.

Questa è la questione. Ma volerla infilare in una legge di conversione di un decreto-legge e poi buttare nel cestino tanto lavoro non mi pare una cosa seria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, vorrei, per suo tramite, ricordare al collega Sannicandro, che giustamente fa il suo lavoro parlamentare, che in Commissione lavoro le proposte c'erano. Erano esattamente undici proposte per quanto riguarda la revisione del cosiddetto “mercato dei buoni lavoro”: allora, è inutile che noi andiamo in quest'Aula giustamente anche - me lo lasci dire - a fare discorsi quasi come fossimo ad un comizio elettorale da una parte - e mi riferisco al MoVimento 5 Stelle - quando giustamente rivendicano una loro proposta, e poi tecnicamente non vanno a votare l'abrogazione totale del decreto e della proposta e dopo vanno ad emendarla. Allora, delle due l'una.

Al collega Sannicandro io ricordo che le proposte c'erano. Ad esempio, il gruppo Fratelli d'Italia ha fatto una proposta che pareva la più sensata, e non soltanto a noi, rispetto non tanto al limite economico - 7 mila o 5 mila euro - ma al limite di giornata e questa proposta andava di fatto in profondità a cercare di capire, ad avvallare, a fare quadrato, a racchiudere in uno steccato di lavoro occasionale quello che la maggioranza e il Governo non hanno capito per nulla, poiché sono stati presi da questa furia e da questa paura - lo rinnovo, lo sottolineo e lo rivendico - del quesito referendario, paura di confrontarsi con gli italiani, paura di confrontarsi con il papabile elettorato. Però, Presidente, le proposte c'erano.

Allora, sa che cosa è successo in pancia a queste proposte? È successo che noi abbiamo fatto un lavoro di due mesi ascoltando le cosiddette parti sociali e probabilmente qui dentro qualcuno avrebbe dovuto lavorare almeno qualche ora in vita, non per andare a fare beneficiare dei voucher o rispetto ai buoni lavoro le grandi aziende da mille, 2 mila, 3 mila dipendenti o le multinazionali, non per creare due categorie di lavoratori differenti.

Prima qualcuno ricordava gli edili: 24 euro circa la paga oraria di un edile, 7,50 euro la paga netta di un edile preso e comprato - allora lì sì siamo d'accordo - con lo strumento dei buoni lavoro. Ma lo rinnovo e lo risottolineo: per andare a dare una mano alle famiglie, ad esempio, alle famiglie che devono curare i loro cari, perché non possono farcela da soli, le ripetizioni. Tutta questa roba qui la state buttando via, la state buttando via, e lo rivendico di nuovo: coloro che hanno votato contro le pregiudiziali e coloro che voteranno a favore o astensione sia in Commissione sia in Aula rispetto a questo pessimo passaggio saranno i primi responsabili dell'aumento del lavoro nero oggi in Italia. Andate a dirlo a queste persone, che nei prossimi mesi non sapranno come fare.

Per quanto riguarda - e vado a chiudere, Presidente -, nello specifico, la proposta emendativa della collega Carfagna, per noi è un voto favorevole; l'unico dubbio che mi giunge in questo dettato, in questo testo, è all'articolo 50, comma 2, ovvero quando dice che il valore nominale del buono orario è fissato in 10 euro per tutti i settori. Sappiamo perfettamente che il settore, ad esempio, dell'agricoltura non può essere pagato come settore rispetto ed in pancia alle famiglie o alla piccola media impresa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Dichiarando nuovamente un voto favorevole all'emendamento Carfagna, noi non supportiamo la tesi che un decreto-legge non possa essere modificato con testi sostitutivi, interamente sostitutivi, perché, altrimenti - e mi fa specie che questo lo dica un parlamentare di esperienza come l'onorevole Sannicandro - questo Parlamento perderebbe la sua funzione costituzionale, che è quella legislativa. Infatti, se la tesi di Sannicandro è quella che ogni decreto-legge non è modificabile dal Parlamento, allora qui entriamo in un nuovo compito costituzionale del Parlamento, che è quello confermativo, ma non è quello legislativo, che mi pare, ovviamente, un'assurdità.

Tra l'altro, trovo assurdo che non sia stata posta da taluni l'inadeguatezza della decretazione d'urgenza su questo tema, perché, di fatto, non c'è urgenza. Allora, se non c'è urgenza, come è ovvio che non ci sia, perché ce l'ha anche ricordato l'onorevole Titti Di Salvo che sono anni che la Commissione ne parla e pertanto ci sarebbe stato tutto il tempo per addivenire a una soluzione parlamentare e non governativa al tema dei voucher, significa che, se è falso il presupposto stesso che fa nascere il decreto d'urgenza, ben ci sta allora la possibilità modificativa, da un punto di vista parlamentare, del testo del decreto.

Tra l'altro, questo decreto non è conforme né all'articolo 77, comma 2, della Costituzione, né, tanto meno, all'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che disciplina l'articolo 77 della Costituzione, che recita che nel preambolo della legge devono essere chiarite le circostanze straordinarie di necessità e urgenza che giustificano la decretazione.

Se qualcuno nell'Aula, prendendo il testo del decreto, riesce a leggere nella relazione introduttiva e nella relazione tecnica allegata al provvedimento delle fattispecie di urgenza, sarei grato se le potesse evidenziare all'Aula, perché queste non ci sono; anzi, l'unica cosa che viene a essere declinata all'interno della relazione è che questo provvedimento non porterà nuova disoccupazione.

È già stato ricordato da Rizzetto: questa, ovviamente, è un'altra falsità - tra virgolette, diciamo così - politica, perché non c'è uno strumento alternativo al voucher; bisogna introdurlo, bisogna reintrodurlo, perché il lavoro intermittente e il contratto a chiamata sono tipologie di lavoro subordinato che nulla hanno a che vedere con le tipologie di lavoro accessorio.

Se io devo far lavorare la colf non in nero o la badante non in nero e non posso fare un lavoro a chiamata, che cosa faccio, devo fare un lavoro subordinato per quattro ore alla settimana? Ma non esiste, non sta né in cielo né in terra! Quindi, l'unica urgenza che questo decreto determina è quella di dovere intervenire per non far crescere nuovamente il lavoro nero.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Carfagna, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole dei relatori di minoranza di Lega e Fratelli d'Italia.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

Mentre i colleghi votano, vorrei ricordare all'Aula, così non riapriamo questa discussione, che gli emendamenti sono stati tutti ammessi in Commissione; emendamenti estranei al tema voucher ce n'erano pochissimi, due dei quali sono stati ritirati dal collega Lupi poco fa. In ogni caso, la Presidenza non è mai stata sollecitata sulla questione dell'ammissibilità degli emendamenti, perché in Commissione nessuno ha sollevato problemi e quindi gli emendamenti erano tutti ammissibili.

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.93 Polverini, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole dei relatori di minoranza di Lega e Fratelli d'Italia.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

Colleghi, vi avverto che, se non siete al posto, non aspetterò più, perché non esiste che tutta l'Aula aspetti gente che esce fuori per fumare la sigaretta, mi dispiace.

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.92 Polverini, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole dei relatori di minoranza di Lega e Fratelli d'Italia.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Zanetti, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole dei relatori di minoranza di Lega e Fratelli d'Italia.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.23 Simonetti, sul quale vi è il parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie. Questa proposta emendativa, interamente sostitutiva del decreto, va a normare, di fatto, l'utilizzo dei voucher senza la possibilità che se ne provochi un abuso.

Noi abbiamo da sempre contrastato l'allargamento delle fattispecie, dal lavoro meramente occasionale a tutti i settori produttivi, e quindi vogliamo riportarlo alla sua versione originaria, che è quella, appunto, dell'utilizzo dei voucher solo per i piccoli lavori domestici, per l'insegnamento privato supplementare, per i piccoli lavori di giardinaggio e di pulizia e manutenzione di edifici, strade, parchi e monumenti, per la collaborazione con enti pubblici ai fini sostanzialmente solidaristici, per tutte quelle persone che vanno presso i sindaci e presso le amministrazioni comunali a chiedere un aiuto. È chiaro che noi pensiamo che l'amministrazione abbia la possibilità di concedere un aiuto in cambio di determinate prestazioni di piccolo lavoro, piccoli lavori di manutenzione ordinaria ai beni demaniali, che si possono quindi sostanzialmente pagare con i voucher.

Immaginiamo che il settore entro il quale c'è stato il vero abuso è stato quello commerciale, perché le percentuali di utilizzo danno i settori diversi, il settore del commercio, quelli che superano abbondantemente il 50 per cento dei voucher staccati negli anni 2015 e 2016. Quindi per il settore commercio noi pensiamo che possano essere utilizzati esclusivamente nei periodi dei saldi, in quei periodi dell'anno in cui l'imprenditore commerciale non ha la possibilità di prevedere l'afflusso di clientela, e pertanto solo nella contingenza delle festività ha la possibilità di gestire l'accumulo di lavoro che si viene a creare attraverso l'utilizzo dei voucher. È chiaro che nel campo turistico-alberghiero, ricettivo, della ristorazione, questo è un settore che anch'esso non ha la possibilità di programmarsi con estrema puntualità e precisione, e quindi è un settore che a nostro avviso deve poter utilizzare i voucher.

I limiti economici che noi proponiamo sono sostanzialmente quelli che erano in essere. Prevediamo ovviamente delle sanzioni, che non sono solo quelle che erano proposte prima dell'assunzione diretta a tempo indeterminato, perché le riteniamo delle finte sanzioni, perché, come già ricordato, con le normative in essere c'è la possibilità direttamente di licenziare. Quindi il ripristino delle sanzioni economiche, che sono quelle che toccano direttamente il portafoglio dell'imprenditore che utilizza in modo fraudolento il voucher.

Noi siamo quindi per dare una soluzione immediata alla problematica, in modo tale da non creare un vuoto normativo come il decreto-legge produce; su questo tema del vuoto normativo interverremo quando ci saranno gli emendamenti dedicati. È chiaro che per noi la soluzione non è quella dell'abrogazione tout court, lasciando in un limbo indefinito tutto il settore del commercio ed il settore turistico-ricettivo.

C'è la possibilità, ci sono i numeri, c'è la volontà; in Commissione il PD era su questo testo, era su queste posizioni, che è una posizione mediana rispetto a tutte quelle dell'arco costituzionale. Non capiamo queste intransigenze; soprattutto non capiamo questo silenzio da parte del Governo a replicare su ogni singolo emendamento, in modo tale da entrare un po' più nel merito rispetto a quella che noi consideriamo una fuga da una competizione elettorale, una semplice fuga dalla competizione elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, in modo quasi telegrafico: per quanto ci riguarda è un voto favorevole rispetto a questa proposta emendativa.

Dice bene il collega Simonetti, quando afferma che le proposte, come già prima da me anticipato, in Commissione c'erano; e attenzione, le stesse opposizioni potevano essere d'accordo con la proposta “base”, ovvero con la proposta di andare a riformare lo strumento dei buoni lavoro. E qui tra l'altro nella proposta Simonetti, nella proposta Fratelli d'Italia, ma pure della proposta del presidente Damiano c'erano. ad esempio. due tipi di macro-aree entro le quali andare ad operare, ovvero limite temporale, come da nostra proposta, o quello economico e le categorie: cioè l'idea iniziale, primigenia, della Commissione era quella di andare a categorizzare rispetto all'utilizzo dei buoni lavoro. Ma avete buttato tutto a monte: nel giro di poche ore avete buttato tutto a monte.

Potevamo addirittura essere tutti convinti di votare un'ulteriore limitazione rispetto all'utilizzo dei buoni lavoro, dopo, lo ricordo, la cosiddetta comunicazione preventiva, che già tra l'altro aveva delimitato un po' l'utilizzo e l'esplosione di questo tipo di strumento; avremmo potuto andare a categorizzare. Non avete voluto fare questo: e ve lo ricorderò per tutta la mattina, chiedendo anche, Presidente, un'interlocuzione con l'Esecutivo, perché qualche risposta dovete darcela; ma non dovete dare a noi qualche risposta! Sottosegretario, dovete darla alle persone - e lo rinnovo - che da domani mattina e che in questi giorni, magari non hanno nella cassettina di casa un tot di buoni lavoro, e non sanno come fare a pagare i loro collaboratori in modo virtuoso, e non rispetto ad un abuso.

Ecco, dovete dare risposte a loro, perché queste persone - lo sapete anche voi, perché vi siete accorti di aver fatto una porcheria - stanno scrivendo, ci stanno chiedendo. Quindi laddove, Presidente, c'è un vuoto normativo, lo rinnovo per la seconda volta in quest'Aula, esisterà e andrà ad accrescersi il fenomeno del lavoro nero, e quindi ne siete i diretti responsabili. Per noi voto favorevole!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Simonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole dei relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 1.100.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Presidente, se c'era uno degli argomenti che poteva essere trattato guardando al sistema delle imprese agricole senza preliminarmente ragionare viceversa di tattica politica, se volete tattica politicante più che politica; ebbene, se c'era un argomento che andava guardato con un profilo assolutamente diverso, questo è quello che riguardava i voucher utilizzati, utilizzati in modo corretto, utilizzati dal sistema delle imprese agricole italiane che utilizzano questo istituto e questo strumento per peculiari attività, partendo dalla vendemmia per finire alle semine, e che rappresentano uno dei vanti, uno dei valori aggiunti, una delle attribuzioni di qualità del made in Italy nel mondo. Ebbene, con una protervia senza ragione, con una misura che non ha logica si colpiscono, e si colpiscono in modo duro, quelle imprese, quei lavoratori; ma si colpiscono, Presidente, non soltanto quelle imprese e quei lavoratori: si colpisce la credibilità di un Paese e di chi vuole investire in questo settore utilizzando strumenti ordinari, e soprattutto non violando le norme.

Qual è la conseguenza di questa sciagurata azione, della quale immagino con consapevolezza ci si sta vantando? La conseguenza sarà duplice: da una parte si ridurrà la capacità di produrre beni straordinariamente qualitativi, capaci di misurare successi sui mercati nazionali e internazionali; d'altra parte necessariamente o si aumenteranno impropriamente i costi di produzione, o viceversa ci si avvierà verso quel sommerso che pure proviamo a indicare come il male assoluto, e il male anche di un pezzo malato dell'agricoltura italiana.

Per questa ragione, l'emendamento qui presentato prova a suggerire a quest'Aula di rimettere in piedi perlomeno ciò che funzionava, e ciò che incontrovertibilmente aveva prodotto risultati positivi, e ciò che ci viene chiesto da tutto il mondo agricolo. Guardate, non è facile che tutto il mondo agricolo, tutte le organizzazioni, tutte, quelle delle piccole e quelle delle grandi imprese, tutte chiedano il ripristino di questa misura, di questo istituto e sono sbigottiti rispetto all'atteggiamento, alla modalità di approccio, rispetto ad una condizione che non trova ragione se non in una miopia che non ha limiti, una miopia che produce straordinari danni all'agricoltura del nostro Paese.

Per questa ragione, Presidente, proviamo a sollecitare l'Aula e in modo particolare quanti hanno a cura, quanti hanno in attenzione, quanti hanno voglia di guardare all'agricoltura con particolare sensibilità e attenzione. Proviamo a suggerire a quest'Aula di guardare a questo emendamento con l'attenzione necessaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Russo, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si rimette all'Aula il relatore del MoVimento 5 Stelle, e favorevole dei relatori della Lega Nord e di Fratelli d'Italia.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.127 Mucci.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

Chiederei a tutti, comunque, di chiedere di parlare un po' prima.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. L'emendamento della collega Mucci intende sostituire la disciplina degli attuali strumenti riformulandola con un istituto diverso, dei buoni orari, per i quali il valore verrebbe fissato con un decreto del Ministro del lavoro che tiene conto della media delle retribuzioni rilevate per le varie attività lavorative e provvisoriamente alza il valore a cui siamo stati abituati con gli strumenti inopinatamente abrogati dal Governo, fissando in 12 euro per i committenti non imprenditori o professionisti e in 17 euro per imprenditori e professionisti nel settore agricolo. Poi, ai commi - come potete vedere - 4 e 5, si stabilisce l'esenzione dall'imposizione fiscale e viene fissata la contribuzione in misura pari al 13 per cento del valore nominale.

Al comma 3, si prevedono puntuali controlli, peraltro in parte già previsti dalla circolare n.1 dell'ottobre 2017, la cui applicazione non abbiamo nemmeno aspettato di vedere quali frutti avrebbe conseguito. Da ultimo, sottolineo il comma 6 nel quale si dà la possibilità al Ministro del lavoro di prevedere condizioni e modalità particolari specifici per questi buoni orario nel caso di impiego di soggetti correlati allo stato di disabilità, di detenzione, di tossicodipendenza o che fruiscono di ammortizzatori sociali per i quali è prevista una contribuzione figurativa.

Quindi, si immagina che questo nuovo strumento sostitutivo dei voucher possa avere anche una maggiore valenza di inserimento sociale, convinti come siamo che solo l'aiuto a un inserimento nel lavoro e non un mero reddito assistenzialistico può educare ed aiutare davvero la persona in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.127 Mucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale si rimette all'Aula il relatore del MoVimento 5 Stelle, e favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.31 Rizzetto.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI, Relatore di minoranza. Presidente, per cambiare il parere in favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Questo di fatto è il cuore della proposta del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ovvero si va a fare un riferimento innanzi alla cosiddetta totalità dei committenti a dieci giornate lavorative al mese. Se è vero che in Commissione abbiamo ascoltato - e i colleghi della Commissione lo sanno - che le aziende, che coloro che utilizzano i buoni lavoro, non andavano a più di un tot di giornate al mese che erano nove, allora noi abbiamo messo un feed in più e siamo arrivati a 10.

Allora questo era - dico era, perché probabilmente non passerà nessuna proposta - il cuore del problema, la cosiddetta occasionalità che non veniva garantita rispetto allo strumento primigenio o in quello che è stato cambiato rispetto alla Biagi, rispetto al Jobs Act. È questo il problema. Ma perché il Governo non ha capito che questo passaggio probabilmente, dico probabilmente, sarebbe andato bene anche alla CGIL che avrebbe continuato tranquilla e serena a pagare i suoi collaboratori o parte dei suoi collaboratori con i buoni lavoro, la stessa CGIL?

Dopo c'è un'altra cosa che io voglio dire: mi meraviglio, o anzi forse ho smesso di meravigliarmi in quest'Aula, quando al comma 3 noi andiamo a dire un qualcosa che dovrebbe essere di civile educazione nei confronti del welfare, nei confronti del mercato del lavoro, nei confronti dei diritti dei lavoratori, perché qui dentro si sta abusando di questo termine da parte anche di alcuni gruppi. Abbiamo detto una cosa molto semplice: che i famosi 7,50 euro netti orari che andavano nelle tasche di coloro che utilizzavano i buoni lavoro, potevano essere un buon punto di partenza rispetto al cosiddetto salario minimo garantito nel senso - sottosegretario lei lo sa c'è una mia risoluzione in Commissione - che quasi il 20 per cento dei dipendenti privati ad oggi in Italia non sono soggetti a nessun contratto collettivo nazionale, né a nessuno scudo sindacale; per dirla in parole povere possono essere pagati anche un euro e mezzo all'ora.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11,13)

WALTER RIZZETTO. Quindi, volevamo legare questi 7,50 euro quantomeno ad un'idea di salario minimo garantito oltre che a dire che rispetto a tutto questo percorso i compensi percepiti dal lavoratore sono computati ai fini della determinazione del reddito necessario per il rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno. Abbiamo aperto anche sotto questo punto di vista, considerato che purtroppo in Italia gli italiani sono i primi a non avere un lavoro e lo rinnovo: 35,7 per cento di disoccupazione giovanile, 11,7 per cento di disoccupazione globale generale, dati Istat di qualche giorno fa. Abbiamo aperto ovunque, abbiamo cercato la collaborazione. Quindi chi voterà contro questa proposta emendativa, voterà contro la occasionalità dello strumento e voterà contro un diritto fondamentale dei lavoratori italiani, che è quello di essere pagati con una paga dignitosa e decente almeno per un'ora di lavoro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.31 Rizzetto, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 1.87 Baldassarre, sul quale c'è il parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole del relatore del MoVimento 5 Stelle e sul quale si rimettono all'Assemblea gli altri due relatori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Brevemente, per giustificare il nostro voto in termini di astensione. Poteva andare bene la proposta emendativa, tranne l'ultimo periodo, il 2-bis, ovvero quando i colleghi Baldassare, Artini, Bechis, Segoni, eccetera, citano che le imprese e le pubbliche amministrazioni non possono utilizzare prestazioni di lavoro accessorio rese da un numero di lavoratori superiore, per ciascun anno, a un terzo del numero medio. Questo, Presidente, significa che le aziende molto grandi, ad esempio le aziende che hanno 5 mila dipendenti, possono continuare ad utilizzare lo strumento, però, rispetto ad un terzo della forza lavoro che loro hanno già in pancia, già in seno, ma le aziende più piccole, ovvero le aziende da 5-6 dipendenti, hanno questa possibilità sicuramente in modo molto, molto inferiore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.87 Baldassarre.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 1.45 Rizzetto, sul quale c'è il parere contrario di Commissione e Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Presidente, a costo di essere pedante, io vado a risottolineare una frase, un periodo di questa proposta emendativa, il capoverso 4-ter nello specifico - e vorrei un minimo di attenzione rispetto all'Aula -, che dice che le organizzazioni sindacali non possono ricorrere a prestazioni di lavoro accessorio.

Qualche collega mi ha già detto: attenzione che, con la decapitazione dello strumento, va da sé che le organizzazioni sindacali non possano accedere a questo tipo di strumento. Ebbene, Presidente, io non ci credo, perché la stessa CGIL - lei lo sa, lo abbiamo letto tutti - ha applicato ad alcune sue collaborazioni, nello specifico a dei pensionati se non ricordo male, il buono lavoro, il voucher, per poi andare in piazza, però, a raccogliere le firme per abrogarlo. È un po' come la stessa CGIL che è andata a protestare, anche giustamente, in piazza contro l'aggiramento dell'articolo 18, quando la stessa CGIL o i sindacati non hanno mai applicato l'articolo 18 ai loro dipendenti. Allora questo, Presidente, è un passaggio che, secondo me, è sicuramente sano ed è semplicemente una risottolineatura importante rispetto al fatto che le sigle sindacali - qui dentro tutti devono esserne sicuri e certi - non possono più utilizzare questo tipo di strumento, perché è inutile andare a protestare e a proporre un referendum e dopo utilizzarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente.

Si può avere, più o meno, simpatie per organizzazioni sindacali, si può avere anche dell'astio nei confronti di alcune di queste, ma non è possibile, non è legittimo pensare che quale organizzazione, non solo loro, non possano ricorrere a prestazioni di lavoro accessorio. È una norma che va assolutamente contro la Costituzione - limitare - e, quindi, è soltanto un ballon d'essai politico: si può applaudire, ma non si può approvare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.45 Rizzetto, con il parere contrario di Commissione e Governo, sul quale si rimette all'Aula il relatore del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 1.134 Altieri, sul quale c'è il parere contrario di Commissione, Governo e del relatore del MoVimento 5 Stelle e parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è indubbio, come si apprende dai numeri, il successo di questo strumento, dei voucher; successo che è dovuto alla bontà dello strumento rispetto alle specificità di lavori temporanei, lavori stagionali e di lavoratori che possono occupare in questo tipo di prestazioni parte del loro tempo. Il successo di questo strumento ha creato molti posti di lavoro, molto lavoro e molti occupati: proprio per questo viene completamente cassato. Perché viene completamente cassato? Perché - permettetemi un po' di malignità - questo strumento ha prodotto molto lavoro, molti posti di lavoro, ma zero tessere alla CGIL (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti), perché i posti di lavoro creati dai voucher, come quelli che identifichiamo in questo emendamento, non sono posti di lavoro o lavoratori che hanno bisogno di tesserarsi a un sindacato per accedere ad una serie di prestazioni che il sindacato consente. Per esempio, sono i giovani studenti, i giovani universitari, gli occupati part-time, gli occupati, per esempio, in agricoltura, visto che, tra qualche giorno, comincerà la campagna della raccolta delle ciliegie: il nostro territorio è fatto di piccoli e medi proprietari che hanno bisogno di venti persone, trenta persone per tre giorni, per quattro giorni. Questi sono lavoratori che rispondono a questa esigenza specifica di lavoro flessibile, stagionale, temporanea e anche loro hanno questa esigenza. Vi sembra giusto che da domani questi lavoratori non potranno essere retribuiti con questo strumento?

Allora, noi abbiamo presentato questo emendamento per chiedere alla maggioranza, a questo Parlamento di dire “sì” o “no” a che i giovani studenti universitari possano essere pagati regolarmente da domani mattina; invece, voi li state spingendo a non avere un'occasione di lavoro o avere un pagamento che non sia corretto e legale come quello che era previsto da questo strumento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.134 Altieri, con il parere contrario di Commissione, Governo e del relatore del MoVimento 5 Stelle e parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Siamo all'emendamento 1.49 Catalano, parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore del MoVimento 5 Stelle, favorevoli i relatori di Lega Nord e di Fratelli d'Italia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Per noi Civici e Innovatori, lo strumento del voucher non solo è riformabile, ma può essere innovato e, secondo noi, è questo che fa paura a certi colleghi - mi riferisco specialmente a sinistra -: è proprio l'innovazione che voleva portare lo strumento.

Con questo emendamento andiamo a riformare lo strumento del voucher, cercando di limitare la definizione del lavoro occasionale, andando a descriverlo in maniera completa e rendendolo disponibile a chiunque, perché secondo noi è un principio di libertà che questo strumento possa essere usato da chiunque. Andiamo a porre dei limiti a livello di un massimale utilizzabile, sui 7 mila euro lordi, e a determinate categorie, che possono usufruirne come prestatori di lavoro.

Dal punto di vista innovativo, noi crediamo che lo strumento possa essere innovato: utilizzando il sistema pubblico dell'identità digitale, per poterne fare richiesta; utilizzando strumenti di pagamento elettronici, per garantirne la tracciabilità; ma, soprattutto, il problema dell'abuso dei voucher è un problema legato ai controlli. Noi crediamo che, per fare un controllo efficiente sul sistema, occorre che i dati che questi buoni producono presso l'archivio dell'INPS vengano usati dalle forze dell'ordine in maniera mirata, ma anche dagli ispettorati del lavoro. Come si fa? Rendendo disponibile alle autorità di controllo il bigdata di queste informazioni, che consiste nell'informazione delle date di lavoro, dei luoghi, dei codici fiscali, della quantità delle prestazioni, del valore economico. L'utilizzo dei big data, con un'analisi seria, consente di fare controlli mirati, consente di fare dei controlli in modo che si va anche a risparmiare sul conto dei controlli stessi, e a punire l'abuso in modo puntuale.

Un'altra innovazione, un altro punto, che sottolineiamo con questo emendamento, è quello di dare la possibilità al lavoratore che collabora nella denuncia di un abuso dello strumento del voucher un indennizzo, un rimborso, che equivale ad una somma intorno ai 3 mila euro, che dovrebbe essere sufficiente per dare uno stimolo al lavoratore a contribuire al controllo.

Secondo noi, Presidente, il voucher è uno strumento di autodeterminazione, uno strumento che si inserisce in un complesso di disposizioni, che tende a seguire l'evoluzione della società. Il nostro sguardo, Presidente, è in avanti; noi non accettiamo posizioni che ci portano indietro, come quella dell'abrogazione dei voucher. Noi guardiamo avanti, guardiamo alla sharingeconomy, guardiamo alla gig economy, guardiamo a queste nuove forme di economia della condivisione, che necessitano di strumenti flessibili per poter operare e per poter affiancarsi all'economia classica.

Quindi, riteniamo veramente un passo indietro, che ci porta al passato, questa abrogazione e siamo fortemente contrari. Il nostro intento è quello di innovare e riformare in questa direzione e questo emendamento va appunto a fare questo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Catalano, con il parere contrario di Commissione e Governo, il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula, parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Catalano, con il parere contrario di Commissione e Governo e il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Siamo all'emendamento 1.76 Catalano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Faccio un intervento solo per questa serie di emendamenti, che sono, bene o male, simili e hanno come obiettivo quello di escludere dall'abrogazione dell'uso del voucher alcune categorie di lavoro, che secondo noi sono importanti.

L'emendamento precedente, non avendo fatto in tempo a intervenire, poiché era stata avviata la votazione, riguardava l'agricoltura, quello che è stato denunciato dalla Coldiretti e da altre associazioni di rappresentanza del mondo agricolo riguardante quei 50 mila lavoratori studenti, che rimarrebbero senza opportunità di svolgere attività occasionale.

Questo emendamento, nello specifico, riguarda invece la non applicabilità dell'abrogazione ai lavoratori extracomunitari. Mi riferisco anche ai lavori socialmente utili, che potrebbero venire retribuiti con questo strumento, che, se viene abrogato, non troverebbe più applicazione.

Mentre quello successivo riguarda, invece, la possibilità di utilizzare il voucher per quelle categorie di persone, come studenti o pensionati, che vogliono fare un'attività occasionale, come ad esempio il baby sitting oppure le ripetizioni a studenti.

Quindi, sono piccoli emendamenti, che però hanno una ragione, hanno l'interesse di tutelare quei lavori veramente occasionali, che altrimenti verrebbero remunerati al nero, diciamo, senza nessuna tutela, e che invece con i voucher avevano trovato una forma di emersione dal lavoro nero. Grazie.

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.76 Catalano, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore del MoVimento 5 Stelle, parere contrario degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.83 Catalano, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore del MoVimento 5 Stelle, parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.189 Ciprini, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle, mentre gli altri due relatori di minoranza si rimettono all'Aula.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Simonetti, su cui c'è il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e gli altri due relatori di minoranza esprimono parere favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento vogliamo sostanzialmente dare una cornice normativa e legislativa valida al periodo transitorio, perché non va bene come è stato scritto il comma 2, che rileggo: “I buoni per prestazioni di lavoro accessorio richieste alla data di entrata in vigore del presente decreto possono essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017”. Ma se il comma 1 abroga gli articoli 48, 49 e 50, che disciplinano le modalità di utilizzo dei voucher, è chiaro che la norma transitoria di proroga non ha più le modalità operative per poter, appunto, essere se stessa.

In merito il Governo ci risponde con un comunicato stampa; risponde al Paese non con una circolare ministeriale, un decreto ministeriale, un decreto legislativo, una norma di interpretazione autentica, un emendamento al testo del decreto, ma ci risponde con un comunicato stampa.

Io non ho studiato diritto costituzionale, ma la gerarchia delle fonti e delle norme prevede la legge costituzionale, le leggi, i decreti, i decreti legislativi, i decreti del Presidente della Repubblica, le leggi regionali, i regolamenti governativi, i decreti ministeriali, le circolari, le interpretazioni, le ordinanze ministeriali. Ecco, non c'è il comunicato stampa, non c'è il comunicato stampa!

Quindi, invito il Parlamento a votare a favore su questo emendamento, perché non entra nel merito dell'alternativa voucher sì o voucher no, cancelliamoli o non cancelliamoli. Vuole dare una cornice normativa e giuridica valida affinché l'articolo 24 della Costituzione, primo comma, sia rispettato, che è quello che dice, sostanzialmente, che ognuno ha la possibilità di far valere i propri diritti e i propri interessi legittimi.

Se però non sono specificati quali sono i diritti e gli interessi legittimi e, cioè, se non è specificato qual è il diritto del lavoratore, cioè che per un voucher può lavorare un'ora e prendere 7 euro e 50 centesimi o che l'obbligo del datore di lavoro di accendere il voucher è entro 60 minuti, allora è chiaro che non si possono fare le sanzioni, perché non è chiaro se un lavoratore per un voucher debba lavorare un'ora o dieci ore, perché non è più specificato, non è più normato, perché il comma 1 ha abrogato la disciplina e il semplice comunicato stampa, in cui il Ministro dice che si deve comunque fare riferimento alla precedente normativa, a nostro avviso, causerà una serie infinita di contenziosi, che saranno difficilmente disciplinabili da un punto di visto giuslavorista, perché non c'è una norma alla quale appellarsi.

Io invito il Parlamento a riflettere su questo problema, a riflettere molto su questo problema. Questo emendamento non va a inficiare la volontà del Governo di portare avanti il decreto-legge in funzione del referendum o della sostituzione dei voucher, ma vuole soltanto costruire una norma legislativa atta a non creare un ovvio contenzioso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Simonetti.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 Zanetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e gli altri due relatori di minoranza esprimono parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Simonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e gli altri due relatori di minoranza esprimono parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.42 Zanetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza del gruppo MoVimento 5 Stelle si rimette all'Aula e gli altri due relatori di minoranza esprimono parere favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Presidente, l'emendamento 1.42 parla ovviamente della proroga. Noto che l'emendamento 1.26 Lupi è stato ritirato, Presidente.

PRESIDENTE. Sì, è stato ritirato, deputato.

ROBERTO SIMONETTI. Parlando della proroga, voglio dire che anche il ritiro dell'emendamento precedente porta a dire: “qui casca l'asino”, nel senso che, se è vero come è vero che questo decreto è servito esclusivamente a eliminare la possibilità di fare svolgere dei referendum abrogativi, è altresì vero che molto probabilmente - e il ritiro lo certifica e le dichiarazioni del Ministro Poletti lo certificano - si sta consumando una presa in giro parlamentare e anche nei confronti dei sottoscrittori del referendum e dei proponenti, perché, se ieri il Ministro ci dice al question-time che vogliono modificare la legge sui voucher a valle dell'abrogazione, se il capogruppo di una forza di maggioranza, firmatario dell'emendamento ritirato, ci dice che entro il 15 maggio il Governo deve ristabilire una sorta di normativa sui voucher, io allora dico: perché non sfruttiamo questo decreto, questo spazio parlamentare, questo spazio legislativo per normare già la nuova veste dei voucher, se veramente al Parlamento interessa risolvere il problema dell'abuso dei voucher.

Se questo non avviene e avviene invece il contrario, cioè che a valle della sentenza della Cassazione che determinerà la cancellazione dei referendum il giorno dopo ci sarà un ulteriore decreto del Governo, dello stesso Governo che oggi ci boccia tutti gli emendamenti, per fare un decreto che si posizionerà sugli stessi emendamenti che oggi boccia, significa sostanzialmente che questo decreto non serve a risolvere il problema dei voucher, ma serve a risolvere il problema di Renzi, che non vuole prendersi un'altra incornata a livello elettorale. Questo è il punto.

Allora, a me sfugge perché la maggioranza e parte dell'opposizione non si scagli decisamente contro questa scelta del Governo di abrogare i voucher senza risolvere il problema. Questa volontà del Governo di voler andare avanti in maniera confusa, in maniera autoritaria, in maniera solitaria e, ovviamente, non in maniera parlamentare preoccupa, preoccupa molto, e, probabilmente, preoccupa anche lei, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, potete abbassare un po' il tono della voce?

ANTONIO MAROTTA. Intervengo per preannunciare il voto contrario del mio gruppo all'emendamento che ci occupa e anche per giustificare il perché, visto che siamo stati chiamati in causa, il ritiro dell'emendamento precedente e di qualche emendamento successivo. Noi siamo stati i primi a sollevare il problema che veniva fuori da questo decreto-legge con l'eliminazione dei voucher; ce ne siamo fatti carico e continuiamo a farcene carico e già oggi presentiamo un disegno di legge che in va in questa direzione, che faccia proprio il contenuto di questi emendamenti che abbiamo ritirato e sul quale c'è un accordo già in maggioranza e di Governo per portare avanti subito una normativa che intervenga rispetto a questo decreto, che tutti sappiamo perché sia maturato rispetto alla possibilità di un referendum, e quindi recuperare la normativa che interessa - interessa i cittadini - attraverso questo nuovo provvedimento del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Resto sconvolto dalle affermazioni che ho appena ascoltato. Insomma, mi scusi, Presidente, il collega Marotta ci sta dicendo che c'è già un accordo tra un gruppo politico, il Presidente Gentiloni e, probabilmente, con l'avvallo di qualcuno della maggioranza, su quello che si andrà a fare nel prosieguo dei lavori rispetto allo strumento dei buoni lavoro. Ma, dico, stiamo scherzando? Dopo due mesi, tre mesi, di ampio, corposo e trasversale lavoro in Commissione lavoro, dopo ore di audizioni, dopo - mi passi il termine - aver fatto uscire tutto questo casino per cui le persone, le aziende, le famiglie, con un vuoto normativo, ad oggi non riescono più a sapere che cosa devono andare a fare e andranno a pagare a nero i loro collaboratori, le persone che andranno a casa loro a dare una mano o la piccola e media impresa o gli agricoltori, che non sanno, ad esempio, a chi rivolgersi per alcune giornate, alcune ore di lavoro durante la settimana, ad esempio per la raccolta o per il lavoro nei campi - lo rinnovo, 50 mila occasioni di lavoro perse, questo è un dato da parte delle organizzazioni degli agricoltori rispetto alla decapitazione dello strumento - e voi, tranquillamente, area filo maggioranza o maggioranza silente - oggi non c'è nulla da dire, a quanto pare, da parte della maggioranza, non c'è stato un intervento, se non quello della collega Titti Di Salvo, che, probabilmente, dopo è stata silenziata dal suo stesso gruppo - ci venite a dire che c'è un accordo.

Allora, Presidente, sottosegretario, soprattutto, mi spiega che cosa ci stiamo a fare noi oggi qui, in Aula, intervenendo quasi emendamento su emendamento per cercare di scavare nel cuore del problema e per cercare, Presidente, di arrivare a dare una risposta interessante alle persone che stanno fuori da queste Aule e da queste stanze?

Cioè, ci state dicendo - lo dico per la terza volta - che c'è già un accordo? Allora, prendiamo, sottosegretario e colleghi, questo fascicolo, lo buttiamo nel cesso, se mi passa il termine…

PRESIDENTE. No, si esprima correttamente, deputato.

WALTER RIZZETTO. Lo buttiamo dove dobbiamo buttarlo, Presidente. E succede che avete già fatto l'accordo, perché, dopo undici proposte di legge, dopo un'ampia e corposa discussione in Commissione e in Aula, ci state dicendo che c'è già l'accordo tra un gruppo di maggioranza o di filomaggioranza, la maggioranza e il Presidente Gentiloni, che, se non ricordo male, sulla base delle agenzie che abbiamo letto, ha incontrato i rappresentanti di questo gruppo ieri. Quindi, tutto a posto? Non lo so, siamo veramente alla follia!

A questo punto, chiedo formalmente, Presidente, che il sottosegretario si alzi in quest'Aula e ci dica “guardate che c'è già l'accordo”, ma non è l'accordo che prima hanno citato alcuni colleghi, dicendoci che ci sono molti strumenti a cui queste persone, che non riescono più a utilizzare i buoni lavoro, possono accedere.

Non ci sono questi strumenti, Presidente; se qualcuno mi spiega quali sono questi strumenti - ma vedrà che nessuno ci spiegherà quali sono questi strumenti paralleli, trasversali, rispetto ai buoni lavoro - allora io me ne sto zitto, ma non ci sono questi strumenti, perché, Presidente, si potrebbe fare una fattura, ad esempio, entrando più nel tecnico, a coloro che ti vengono a casa a mettere a posto il giardino; ebbene, un pensionato, però, non può fare una fattura. Uno, per fare una fattura, deve avere un'azienda, una partita IVA. Uno studente non può fare una fattura.

Dopo tutto questo can-can mediatico e politico, ci vengono a dire che l'accordo l'hanno già fatto in qualche segreta stanza. Allora, si alzassero e ci dicessero: guardate che, con queste modalità e con queste tempistiche, noi andremo ad approvare un decreto, andremo ad approvare una legge, andremo a fare delle proposte che siano fruibili nel giro di qualche ora e non nel giro di qualche mese, perché dovete scavallare maggio-giugno in sede di amministrative o in sede di probabile proposta referendaria votabile in quei giorni. Ci dicano la verità, chiediamo soltanto questo, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Zanetti, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Simonetti, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Simonetti, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Simonetti, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Simonetti 1.9.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signora Presidente, senza nulla togliere agli altri settori, ritengo che nel settore turistico, ricettivo e di ristorazione i voucher hanno avuto un grande merito: quello di far emergere un sommerso che indubbiamente era alla base delle attività in questo settore. La loro abolizione comporterà un ritorno al sommerso. Per cui semplicemente confermando il voto favorevole delle nostro gruppo, chiedo a nome del gruppo di sottoscrivere questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Simonetti 1.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Simonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole dei relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Simonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Simonetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo, si rimette all'Aula il relatore 5 Stelle, parere favorevole degli altri due relatori.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mucci 1.66.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, inizio con una precisazione importante: i Civici e Innovatori sono per il rispetto delle regole. D'altra parte crediamo fortemente nella concorrenza, e chi non rispetta le regole concorre in maniera sleale. Quindi non potrete trovare delle persone più convinte del rispetto della regole; vogliamo però combattere un male atavico della legislazione italiana, ovvero quello che per evitare comportamenti scorretti si creano problemi a tutti.

L'abolizione del voucher in maniera così traumatica è un'assurdità, e vorrei fare un'analogia con una siringa. Una siringa può avere un utilizzo scorretto: può essere utilizzata per uccidere, può essere utilizzata per drogarsi; ma noi, per evitare l'uso scorretto della siringa, cancelleremmo i voucher?

Vorrei rispondere a chi dice che c'è un'alternativa ai voucher. Sì, è vero, parliamo di piccole aziende, e un'alternativa c'è: una piccola azienda che ha una persona per due ore per fare le pulizie la può assumere. Cosa significa assumerla? Per due ore, significa avere tutta la burocrazia dell'assunzione, e dover pagare per un compenso di 1000 euro 450 euro circa per l'elaborazione della busta paga. Allora a voi sembra che questo sia un momento in cui noi possiamo caricare le piccole aziende di burocrazia e di costi aggiuntivi? A noi pare proprio di no!

E arrivo al punto dell'emendamento, perché questa decisione crea problemi a tutti, e in particolare a una categoria che a noi sta molto a cuore: questa categoria sono le neomamme, colleghi, perché nella legge di stabilità 2016 noi abbiamo molto opportunamente prolungato la misura che prevede il contributo per il baby sitting corrisposto attraverso voucher. La mia collega Mara Mucci ha interrogato il Governo rispetto a questo vuoto, e la risposta che ci ha dato il Governo, e che ha dato l'INPS, non ci ha tranquillizzato affatto. Perciò chiediamo al Governo di riconsiderare il parere negativo su questo nostro emendamento; anche perché vorremmo vederla, la CGIL, che va a chiedere di sostenere il referendum perché noi manteniamo in piedi il voucher per le neomamme. Perciò, Governo, per piacere riconsideri il parere su questo emendamento, e colleghi, se non lo dovesse fare, votate per le neomamme e a favore del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. In riferimento al dibattito che è emerso nell'ultimo intervento dell'onorevole Galgano, è già stato bocciato purtroppo il nostro emendamento, l'emendamento a mia firma 1.15 che trattava l'argomento. Siamo alle solite! La risposta che ha dato il Governo e soprattutto l'INPS alla problematica del rilascio dei voucherbaby sitting - che tra l'altro sono prorogati fino al 2018, cioè ci sono i fondi fino al 2018, ma sono state cancellate le modalità operative per poter utilizzare questi fondi - porta il Governo nuovamente sulla solita posizione di prima: basta un comunicato stampa, questa volta non del Governo ma del presidente dell'INPS. Io immagino che non si debba andare avanti a comunicati stampa, per definire delle norme legislative e dei vuoti di interpretazione giuridico-legislativa. Questo è un emendamento che non stabilisce altro che di salvaguardare una norma, che tra l'altro è stata votata da questa maggioranza, che dà la possibilità alle neomamme di usufruire di una prestazione economica che può essere utilizzata o attraverso un contributo diretto per coloro che utilizzano gli asili nido, o un contributo indiretto attraverso appunto i voucher per chi vuole utilizzare le baby sitter. Io credo che non ci fosse nulla di particolare già nell'emendamento sul quale prima non ero intervenuto, ma sono intervenuto adesso su sollecitazione della collega; e non capisco proprio perché il Governo voglia andare avanti a legiferare a colpi di comunicati stampa, piuttosto che di norme legislative pure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.

IRENE TINAGLI. Presidente, intervengo solo per tranquillizzare i colleghi: la norma che viene citata in questo emendamento non viene abrogata, non c'è bisogno di questo emendamento. Il raccordo tra la norma in cui viene istituito il voucher baby sitting e la norma sui voucher è stato garantito da una circolare dell'INPS. Siccome in questa fase transitoria sono stati espressi dubbi, anche dalla collega, sull'applicabilità o sulla chiarezza della circolare INPS, l'unica cosa che si può chiedere al Ministero e l'abbiamo fatto (l'ho fatto con un ordine del giorno, non c'è bisogno di un emendamento al decreto) magari è quella di aggiungere alla circolare un decreto ministeriale, anche perché il raccordo tra la legge che istituiva i voucher baby sitting e la legge dei voucher lavoro era effettivamente un decreto ministeriale. Quindi, magari lo strumento del decreto ministeriale potrebbe essere più cogente, più tranquillizzante per l'opinione pubblica, rispetto alla circolare INPS. Questo può essere un intervento che fuga ogni dubbio, però oggettivamente questo emendamento non ha nessun fondamento, non ce n'è bisogno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Patrizia Maestri. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente. Ma ha già risposto la collega Tinagli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, sarò breve. Ha risposto sino ad un certo punto la collega Tinagli, perché è vero che non è stato abrogato nulla, ma è stata abrogata la modalità rispetto ai voucher baby sitting. Allora per rispondere brevemente all'emendamento della collega Galgano che prima è intervenuta, attraverso il suo tramite, Presidente: il problema è un problema di fondo in questa Italia che non può andare avanti soltanto attraverso comunicati stampa interpretabili o altrettanto interpretabili - noi della Commissione lavoro sappiamo quanto possono essere interpretabili - circolari dell'Inps; è un Paese che non può andare avanti con comunicati stampa o lettere, circolari, dell'INPS, piuttosto interpretabili. Serve un dettato normativo che ricada in uno steccato altrettanto normativo chiaro per queste persone. Rispetto alla domanda e alla risposta stessa che la collega Gargano si è data in questa Aula pochi minuti fa nel suo intervento (esiste un altro strumento per poter pagare queste persone, il servizio di baby sitting?), purtroppo in queste ore, in questi mesi, e dopo l'approvazione di questo pessimo passaggio di legge, l'unico strumento sarà - purtroppo devo dire - pagare in nero queste persone. Quindi vi sarà un ulteriore emersione del nero. Innanzi alla proposta emendativa invece Galgano, per quanto ci riguarda, esprimiamo un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Per esprimere il nostro voto favorevole a questo emendamento e per esprimere la volontà del gruppo di sottoscriverlo. Noi ovviamente ne condividiamo lo spirito, non ci bastano i ragionamenti che abbiamo ascoltato sulle circolari, siamo il Parlamento della Repubblica, siamo a fare leggi, non vedo quale sarebbe il problema ad approvare un punto, un momento di chiarezza, su questo tema.

Segnalo - e lo segnalo in particolar modo agli amici che siedono alla mia sinistra e che sostengono il Governo militando in un partito di centro – che stiamo parlando di politiche per la famiglia, quella famiglia che dovrebbe stare al centro di molti programmi politici elettorali, di molta azione politica ed elettorale. C'è un'opportunità, che è questa, di fare chiarezza su questo punto e di farla votando questo emendamento e credo che chi appunto fa del sostegno alla famiglia, del sostegno alle politiche per la famiglia, un punto dirimente, dovrebbe fare a mio avviso quello che stiamo facendo noi in questo momento insieme ai proponenti l'emendamento cioè sottoscriverlo e votarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Noi Civici e Innovatori siamo per soluzioni semplici e con questo emendamento noi chiediamo semplicemente una certezza per le neomamme, non possiamo aspettare un decreto ministeriale e quindi la burocrazia per l'emissione di un decreto o attenerci a delle circolari dell'Inps che, come è stato già detto, possono essere interpretate in diversi modi. Noi vogliamo un intervento che sia immediato, che sia ora e con l'approvazione del nostro emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Sorprendentemente un collega che ha contestato questo decreto-legge che poi si sta affannando a disciplinare la materia, si è sorpreso ad ascoltare il collega Marotta il quale diceva: noi dopo provvederemo a legiferare sul punto.

Ora se c'è un pregio di questo decreto è che fa appunto piazza pulita di una prassi completamente inaccettabile, perché tra l'altro è stata anche questa legislazione affrontata senza una interlocuzione con le parti sociali, una interlocuzione seria. Si ascolta da più parti e si leggono alcune dichiarazioni secondo le quali la materia sarà nuovamente disciplinata con una interlocuzione con le parti sociali. Questo è un fatto positivo checché ne dica il collega Rizzetto, il quale dice che è una cosa di cui dovrebbe essere invece lieto; semmai dovrebbe essere spaventata gente come me che ha assistito a cosa è arrivata la filosofia in materia di lavoro dai tempi degli anni Sessanta ad oggi, dove ci hanno portato. In quell'occasione dovrà veramente ripensarsi tutta la materia, perché qui si sta discutendo come meglio adattare i lavoratori alle esigenze dell'impresa, talvolta mettendo avanti anche i piccoli lavoretti e via discorrendo.

La verità è che la legislazione italiana in materia era molto chiara. Ho citato in un altro intervento la legge n. 230 del 1962 la quale, modificando il codice civile fascista, diceva: “ogni rapporto di lavoro si reputa a tempo indeterminato. Salvo le eccezioni appresso indicate”. Quale erano le eccezioni? Erano le eccezioni relative a eventi che erano a tempo determinato cioè quando una persona mette su uno stabilimento qualsiasi, metalmeccanico, uno stabilimento manifatturiero, eccetera, non lo fa a tempo determinato, lo fa a tempo indeterminato, ragion per cui non si capisce perché i lavoratori dovrebbero essere assunti a tempo determinato. La regola cardine del nostro ordinamento, in adempimento della Carta costituzionale, era appunto l'articolo 1 della legge n. 230 del 1962: ogni rapporto di lavoro si reputa a tempo indeterminato. Ho parlato di uno stabilimento ma potremo parlare anche di uno studio legale, potremo parlare anche di un laboratorio medico; quando uno apre uno studio legale a trent'anni lo fa a tempo indeterminato, per cui non si capisce per quale motivo deve avere una segretaria a tre mesi, a tre mesi, a tre mesi, e via discorrendo. Faccio degli esempi, sono partito dallo stabilimento per arrivare alle cose più semplici, più modeste o entità economiche di minore spessore. Quando si poteva e si dovrebbe apporre un termine a un contratto di lavoro? Quando la natura delle cose esige l'apposizione di un termine, per esempio la supplenza, se una donna va in maternità oppure se un giovane all'epoca andava al servizio militare, allora il datore di lavoro aveva il diritto di sostituirlo con un'altra persona a tempo determinato; era appunto l'articolo 1 della legge n. 230; la supplenza, il lavoro stagionale. All'epoca non era neanche sconosciuto al sistema il lavoro precario occasionale, perché quella legge n. 230, che era molto rigida, esigeva la forma scritta, esigeva la causalità, quella norma prevedeva anche i lavori occasionali inferiori a 12 giorni, cioè se si tratta di lavori occasionali di una durata inferiore a 12 giorni, i contratti si potevano stipulare senza le formalità stabilite in precedenza per il contratto di lavoro a tempo indeterminato come paradigma. Quindi la materia va ripensata perché sono anni ormai - come il dibattito oggi ha dimostrato – che stiamo discutendo in che maniera e in che misura disciplinare i contratti a tempo determinato in una cornice in cui i contratti a tempo determinato sono diventate la regola, mentre il contratto di lavoro a tempo indeterminato è diventata l'eccezione. I giornali - io non seguo tanto le statistiche - dicono un fatto molto semplice, non approfondisco ma leggo il titolo, e mi dicono che i contratti di lavoro a tempo determinato sono diminuiti. Ma è ovvio perché il contratto a tempo indeterminato rappresentava soprattutto con l'articolo 18 una garanzia di stabilità del sistema economico non soltanto del lavoratore, del sistema economico anche nell'interesse del lavoratore, perché un lavoratore che sta da 20 o 25 anni in un'azienda credo che sia molto utile e molto più affidabile per l'impresa di uno invece che sia preso alla giornata per pochi giorni, per quanto riguarda anche i limiti della sua professionalità. Concludo velocemente: quindi, bene ha fatto il Governo a fare questo provvedimento con cui ci impone di ridiscutere la materia ab origine e speriamo che tutto questo ragionamento lo si faccia in un tempo opportuno e non in sede di conversione di un decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Questo emendamento è un bell'esempio che mostra come il provvedimento, in qualche modo, abbia finito, anche involontariamente, per buttare insieme all'acqua sporca anche il bambino, e qui di bambino stiamo parlando. Stiamo parlando dei voucher per le baby-sitter, che sono un modo non solo per far emergere il lavoro nero, non solo un modo per dare garanzie che non potrebbero essere date altrimenti ad un lavoro come questo, ma sono un modo che è utilizzato in tanti altri Paesi. Voglio solo ricordare che in Francia non solo esistono i voucher per le baby-sitter, ma sono addirittura dati come bonus alle famiglie, che possono detrarli dall'imposizione fiscale.

Qui noi avevamo una situazione, in Italia, nella quale era stato finalmente introdotto il principio dell'aiuto all'inserimento negli asili nido o, rispetto a questo, secondo la preferenza delle famiglie, dell'utilizzazione di voucher per le baby-sitter. Oggi, per andare incontro ad un provvedimento di tipo generalistico, che ha delle finalità puramente politiche, noi buttiamo a mare anche questo strumento. E questo, onestamente, è un aspetto che andrebbe, forse, tenuto presente nel voto (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, soltanto una correzione rispetto a quanto ho detto prima. Non era l'emendamento a prima firma Galgano, ma l'emendamento 1.66 a prima firma Mucci. È giusto che io lo dica.

PRESIDENTE. Va bene.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Soltanto per riportare all'Aula quanto è stato discusso all'interno della X Commissione e, quindi, rendere un po' edotti anche quei colleghi del PD che cercano di difendere a spada tratta tutto questo provvedimento senza accettare alcun tipo di proposta emendativa.

Segnalo che il relatore del provvedimento in Commissione, deputato Becattini che è del partito di maggioranza, del Partito Democratico, ha portato in votazione ed ottenuto un parere favorevole con una serie di osservazioni. La seconda osservazione recita: “Valuti la Commissione in merito all'opportunità di chiarire le modalità per la corresponsione dei voucher riguardanti l'acquisto di servizio di baby-sitting, istituto disciplinato in via sperimentale dalla legge n. 92 del 2012 e, successivamente, prorogato nel tempo per non ingenerare preoccupazioni nelle famiglie che utilizzano questo strumento”.

Allora, vedete che le preoccupazioni che emergono anche oggi all'interno di quest'Aula sono, in realtà, ben già note e chiare anche ai colleghi del Partito Democratico, tant'è che gli stessi segnalano nel parere di Commissione questa osservazione. Per cui non possiamo accettare la tesi della collega Tinagli, in ordine ad una circolare interpretativa dell'INPS o, piuttosto, ad un successivo decreto, perché evidentemente c'è qualcosa che, da un punto di vista normativo, viene anche compresa dai colleghi del Partito Democratico, tant'è che chiedono alla Commissione di valutare questa questione.

Il problema è che oggi, se voi non volete dare una risposta oggi a questa questione, l'insicurezza sulle famiglie e l'incertezza sui rapporti di lavoro derivanti dall'attività di baby-sitting ci sarà; non ci sarà quella sicurezza per riuscire a dire alla mamma di essere in regola da un punto di vista contrattualistico, di lavoro e di corresponsione di uno stipendio o di un voucher alla persona a cui delega la gestione del proprio figlio, perché oggi questa attività non è normativamente chiara e chiarita. Per questo ci tenevo ad evidenziare come il parere della X Commissione vada nella stessa direzione di una chiarezza rispetto alla condizione di baby-sitting. Pertanto, cercate di non raccontare all'interno di quest'Aula cose che, almeno per verità dei fatti, avete scritto da un'altra parte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 Mucci, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.32 Rizzetto, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.19 Simonetti e 1.119 Russo, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Simonetti, con il parere contrario di Commissione e Governo, sul quale il relatore del MoVimento 5 Stelle si rimette all'Assemblea e con il parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.025 Zanetti, con il parere contrario di Commissione e Governo e sul quale i relatori di minoranza si rimettono all'Assemblea.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.01 Ciprini, parere contrario Commissione e Governo, favorevole del relatore 5 Stelle, si rimettono all'Aula gli altri due relatori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Capisco gli orari, Presidente, ma intervengo veramente in modo telegrafico. Noi dichiariamo un voto di astensione a questa proposta emendativa che ci sembra giusta sino al fatto che si dice: “all'ispettorato territoriale del lavoro competente”, ovvero la nostra proposta era quella di inviare eventuali comunicazioni, anche la comunicazione preventiva tanto decantata, sia all'ispettorato territoriale del lavoro competente - che, però, ha difficoltà ad eseguire i controlli per mancanza di mezzi, per mancanza di uomini, spesso, anche, Presidente, per mancanza di benzina da metter dentro i mezzi - sia all'INPS, che ha una struttura reticolare di un certo livello sul territorio, per poter portare a termine i cosiddetti controlli tanto decantati o non decantati dalla politica, perché sappiamo che il vero punto di caduta, uno dei punti di caduta rispetto a questo strumento, è effettivamente quello dei controlli. Quindi, dare una via duplice sia all'ispettorato territoriale del lavoro competente che, parallelamente, all'INPS - basta semplicemente aggiungere un indirizzo mail alla comunicazione -, ci sembrava una cosa giusta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, dell'articolo aggiuntivo 1.01 Ciprini.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.02 Ciprini, parere contrario Commissione e Governo, favorevole dei tre relatori di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI. Intervengo di nuovo in materia di voucher per i baby-sitting, perché ritengo che, presi dal panico di evitare il referendum, vi si è annebbiato il lume della ragione, evidentemente, e, quindi, cito un po' di fonti normative che ci arrivano proprio dal dossier della Camera, quindi, dal servizio studi. Allora, c'è un decreto ministeriale del 2014 che disciplina i criteri di accesso e le modalità di utilizzo dei voucher per i baby-sitting, che sono stati introdotti a loro volta dalla legge n. 92 del 2012 in via sperimentale fino al 2015 e prorogati fino al 2018. Questo decreto ministeriale ha stabilito che il contributo per il servizio di baby-sitting venga erogato attraverso il sistema dei buoni lavoro utilizzato per il lavoro accessorio. Quindi, cancellando di default, con un colpo di spugna, i voucher, viene a decadere parte della normativa attuativa dei voucher per i baby-sitting, compromettendone, quindi, l'applicabilità. Con questo emendamento, semplicemente di buon senso, dal punto di vista normativo, si va a sanare questa cosa che, lo ripeto, è evidentemente sfuggita all'attenzione, perché è scattato un panico da referendum. Almeno, ragionate sulle cose di buonsenso e votate favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io credo che la Presidenza, prima o poi, debba porsi il problema dell'uso della lingua italiana nelle leggi e negli emendamenti. Le norme sulla legiferazione stabiliscono che bisogna parlare e scrivere in italiano. Ora per fortuna il decreto-legge correttamente parla di: buoni per prestazioni di lavoro, non dice: voucher, e altrove si parla di attività di custodia dei bambini.

Ora, questo emendamento parla di voucher per l'acquisto e la corresponsione dei servizi di - credo che si legga - baby sitting. Allora, noi poveri diavoli che abbiamo studiato un'altra lingua o il popolo che non ha studiato nessuna lingua, se questa norma passasse, come farebbe a rispettarla? Lo ripeto, poiché c'è un manuale edito dalla Presidenza della Camera, e poi c'è anche quello del Senato, e dalla Presidenza del Consiglio, ponetevi il problema di ritenere inammissibili tutte quelle norme, quegli emendamenti che non sono scritti in lingua italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Deputato Sannicandro, ha ragione quando dice che non dovremmo fare riferimento, troppo spesso, a una lingua che non è la nostra. Nel linguaggio comune è entrato così prepotentemente l'utilizzo di espressioni più sintetiche che le adottiamo anche nei provvedimenti. Però, ha ragione, dovremmo evitarne l'uso diffuso.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02 Ciprini.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.0100 Carfagna, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei relatori di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Anche questo emendamento riteniamo che vada verso una corretta interpretazione di ciò che un Governo può fare a favore, soprattutto, delle famiglie e di chi lavora in quelle famiglie. Per cui riteniamo che chi, come ha detto prima il mio collega, dice di volersi occupare e impegnare a favore delle famiglie debba guardare con attenzione a questo emendamento. Per cui, velocemente, solo per dire che, a nome del mio gruppo, intendiamo sottoscrivere questo emendamento e daremo, chiaramente, voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0100 Carfagna.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.03 Palese, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.012 Latronico, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Siamo all'articolo aggiuntivo 1.0101 Catalano, parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore del MoVimento 5 Stelle, favorevoli gli altri due relatori di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di introdurre una disciplina transitoria, in quanto chiediamo, finché non viene approvata dal Parlamento una nuova disciplina sul lavoro occasionale, di trattare questa modalità di lavoro come viene trattato il lavoro autonomo occasionale. Ci sembra che il trattamento economico che viene dato a fronte di un lavoro autonomo occasionale e la procedura con cui viene retribuito siano abbastanza agevoli e che un'analogia con il lavoro accessorio può essere sostenuta. L'unica differenza è che nel lavoro autonomo occasionale non c'è una contribuzione, né previdenziale né per quanto riguarda l'assistenza infortunio, quindi la possibilità di rendere, nelle procedure, analogo al lavorato autonomo occasionale il lavoro accessorio consente di permettere di pagare, invece che la fiscalità generale, i contributi INPS e INAIL, per dare una tutela al lavoratore. È una disposizione transitoria, che chiediamo all'Aula di valutare e di approvare. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0101 Catalano, con il parere contrario di Commissione e Governo, si rimette all'Aula il relatore del MoVimento Cinque Stelle, favorevoli gli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.5 Palese, 2.9 Simonetti e 2.10 Brunetta, con il parere contrario di Commissione, Governo e del relatore del MoVimento 5 Stelle, parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Siamo all'emendamento 2.100 Tripiedi, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento vogliamo migliorare e dare una garanzia in più al lavoratore. Cosa voglio dire? Nella precedente norma, che è stata modificata dalla legge Fornero, le associazioni sindacali potevano individuare clausole di maggiore favore verso il lavoratore ed è quello che, penso, il sindacato volesse introdurre, quindi dare delle garanzie in più. Oggi questo viene eliminato, è vero, e dà la possibilità comunque all'azienda appaltante di avere delle garanzie in più. Quindi, avere la possibilità di tutelare maggiormente i lavoratori è una norma di buonsenso, che vuole dare una garanzia in più al lavoratore, come era nata all'inizio la norma. Noi abbiamo anche individuato dei problemi sulla garanzia che il lavoratore venga retribuito, se il subappaltante non garantisce e non paga lo stipendio al lavoratore. È una clausola che va ad aumentare il diritto verso il lavoro e verso i lavoratori e non ci sembra una norma che possa andare a ostacolare il diritto del lavoro. Quindi è una norma di buonsenso e chiediamo che l'Aula l'approvi in questo modo. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Tripiedi, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.6 Prataviera e 2.8 Simonetti, con il parere contrario di Commissione, Governo e del relatore del MoVimento 5 Stelle, parere favorevole degli altri due relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Passiamo all'ultimo articolo aggiuntivo 2.0102 Tripiedi, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole degli altri tre relatori.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Anche questo emendamento vuole cercare di dare una garanzia in più al lavoratore e all'impresa. Cosa succede? Io faccio l'esempio del cantiere. Per entrare in un cantiere, abbiamo bisogno del DURC, ma cosa succede l'abbiamo vissuto sulla nostra pelle, quando siamo andati a verificare cosa succedeva nei cantieri di Metropolitana Milanese: i lavoratori avevano il DURC, quindi il datore di lavoro gli pagava i contributi, ma allo stesso tempo non gli pagava lo stipendio, quindi erano legittimati ad andare a lavorare. Noi cosa vogliamo fare con questo semplice emendamento? Vogliamo che l'appaltatore abbia un controllo sul committente. Quindi, cosa significa? Significa che, se io Davide Tripiedi dò l'appalto al sottosegretario, io Davide Tripiedi devo verificare se il sottosegretario mi paga lo stipendio ai dipendenti. Nel momento in cui il sottosegretario non mi paga lo stipendio ai dipendenti, dopo che io ho versato il pagamento dei soldi, io impresa possono revocare l'appalto a questi personaggi, che non pagano lo stipendio ai dipendenti. Quindi è un atto di controllo, che è il CRO bancario, di verifica se i dipendenti ricevono oggettivamente lo stipendio. Non è una cosa che nasce a caso, è una cosa che abbiamo vissuto sulla nostra pelle e i lavoratori che adoperavano il proprio servizio verso Metropolitana Milanese, nei cantieri di Metropolitana Milanese. Abbiamo imparato da loro che ci vuole una garanzia in più, quindi la verifica del committente sull'appaltatore: verifichiamo se i datori di lavoro, e chi prende l'appalto, veramente paghino i dipendenti, oltre ad avere un controllo su chi prende l'appalto. Molte volte ci sono persone e aziende che prendono l'appalto e che hanno due dipendenti, quindi manca la forza di fare il lavoro. Bisogna cercare di evidenziare a chi diamo l'appalto e come lo diamo. È un emendamento di buonsenso, che vuole tutelare sia l'azienda che il lavoratore. Veramente, ci vuole poco a fare una roba del genere, a dare dei diritti che purtroppo qui si stanno cancellando mano mano. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0102 Tripiedi, con il parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole dei tre relatori di minoranza.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4373)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,45)

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ordine del giorno n. 9/4373/1 Nesi, favorevole; n. 9/4373/2 Gribaudo, accolto come raccomandazione; n. 9/4373/3 Gnecchi, favorevole; n. 9/4373/4 Gebhard, accolto come raccomandazione…

PRESIDENTE. Un attimo, sottosegretario. Facciamo così: le leggo i nomi degli ordini del giorno, così i colleghi seguono meglio.

Ordine del giorno n. 9/4373/5 Martelli.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Su questo ordine del giorno propongo una piccola riformulazione. Anziché: “circoscrivere”, “(…) prevedere l'utilizzo dei buoni lavoro in particolare alle famiglie”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/6 Airaudo.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/7 Placido.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/8 Dell'Aringa.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/9 Carra.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Su questo ordine del giorno propongo la seguente riformulazione: “di prevedere una modalità di lavoro accessorio anche per il settore agricolo”. Questa riformulazione varrà per tutti gli ordini del giorno che vertono sul settore agricolo, che sono tutti uguali sostanzialmente.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/10 Fiorio.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Uguale come prima.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/11 Invernizzi.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/12 Saltamartini.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/13 Busin.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/14 Castiello.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Propongo una riformulazione: “a valutare l'opportunità di rimodulare il periodo di vigenza della responsabilità solidale in materia di appalti”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/15 Grimoldi.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/16 Simonetti.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/17 Allasia.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/18 Guidesi.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di un'alternativa normativa allo strumento dei voucher anche in agricoltura”. Vale come per gli ordini del giorno n. 9/4373/10 Fiorio e n. 9/4373/9 Carra.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/19 Marti.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Anche qui: “a valutare l'opportunità di una disciplina normativa anche nel settore turistico recettivo”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/20 Altieri.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Anche in questo caso: “a valutare l'opportunità di prevedere, dopo il 31 dicembre, strumenti normativi che consentano alle mamme di veder riconosciuto, anche attraverso prestazioni di servizio, il contributo previsto dalla legge n. 92 del 2012”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/21 Palese.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/22 Agostini Luciano.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “ad emanare nuove normative per regolare il lavoro accessorio anche nel settore agricolo”, come per gli ordini del giorno n. 9/4373/10 Fiorio e n. 9/4373/9 Carra.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/23 Vignali.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/24 Rondini.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Propongo la seguente riformulazione: “a garantire adeguate forme di remunerazione delle prestazioni di lavoro accessorio”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/25 Molteni.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/26 Pastorelli.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/27 Marzano.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/28 Polverini.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Propongo la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità (…)” solo fino alle parole: “lavoro accessorio”, alla seconda riga, “individuandone l'ambito oggettivo e soggettivo di applicazione”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/29 Occhiuto.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/30 Carfagna.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “a confermare, come già è avvenuto, la piena ed effettiva applicabilità della normativa relativa al contributo del servizio di baby-sitting, di cui (…) ed eventualmente intervenire con nuove forme di utilizzo del contributo”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/31 Russo.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “a valutare gli effetti applicativi del provvedimento in esame, e ad adottare ogni iniziativa volta a disciplinare il lavoro anche (…)” così come gli ordini del giorno n. 9/4373/10 Fiorio e n. 9/4373/9 Carra.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/32 Pagano.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/33 Borghesi.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Propongo la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di inserire tra le varie tipologie di lavoro accessorio anche quella dell'insegnamento supplementare”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/34 Tinagli.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/35 D'Agostino.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole, però con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di varare per i vari settori produttivi una nuova disciplina del lavoro accessorio”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/36 Galgano.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “a valutare la possibilità di introdurre strumenti adeguatamente remunerati per le prestazioni saltuarie al fine di soddisfare le esigenze delle famiglie e delle imprese”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/37 Mucci.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “a valutare l'opportunità di garantire, dopo il 31 dicembre 2017, misure adeguate per l'erogazione del bonus baby-sitter per tutto il 2018”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4373/38 Catalano.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. “a valutare l'opportunità di poter pagare, anche per le prestazioni di lavoro accessorio, anche con modalità telematiche”.

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che è arrivato entro il termine anche l'ordine del giorno n. 9/4373/40 Vargiu, su cui il Governo potrà esprimere il parere alla fine.

Intanto, passiamo all'ordine del giorno n. 9/4373/38 Catalano…

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. L'ho già detto.

PRESIDENTE. Sì, mi scusi. Su questo ordine del giorno c'è una riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/4373/39 Binetti.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Va bene.

PRESIDENTE. È favorevole?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Sì.

PRESIDENTE. Adesso la invito ad esaminare l'ultimo ordine del giorno n. 9/4373/40 Vargiu, su cui deve esprimere il parere. Se ha subito il parere, altrimenti possiamo cominciare con gli altri ordini del giorno…

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/4373/1 Nesi è favorevole; l'ordine del giorno n. 9/4373/2 Gribaudo è accolto come raccomandazione e va bene; ordine del giorno n. 9/4373/3 Gnecchi, favorevole; l'ordine del giorno n. 9/4373/4 Gebhard è accolto come raccomandazione e va bene; sull'ordine del giorno n. 9/4373/5 Martelli c'è una riformulazione e va bene; ordine del giorno n. 9/4373/6 Airaudo, favorevole; ordine del giorno n. 9/4373/7 Placido, favorevole; ordine del giorno n. 9/4373/8 Dell'Aringa, favorevole; sugli ordini del giorno n. 9/4373/9 Carra e n. 9/4373/10 Fiorio c'è una riformulazione e va bene; il parere sull'ordine del giorno n. 9/4373/11 Invernizzi è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4373/11 Invernizzi.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4373/12 Saltamartini.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4373/13 Busin.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/14 Castiello c'è una proposta di riformulazione? Va bene, onorevole Castiello? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/15 Grimoldi il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4373/15 Grimoldi.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/16 Simonetti c'è una proposta di riformulazione: va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 94373/17 Allasia, con il parere contrario del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/18 Guidesi c'è una proposta di riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/19 Marti c'è una proposta di riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/20 Altieri c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/21 Palese il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/22 Luciano Agostini c'è una proposta di riformulazione: va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/23 Vignali c'è parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Prendo atto che al Governo va bene questa norma che esce dal decreto in termini di responsabilità solidale, che è una norma veramente incredibile, perché non si può chiedere a un'azienda di essere responsabile del mancato versamento di contributi e stipendi di un'altra, è fuori da qualunque principio di responsabilità. Prendo atto, purtroppo, di questo, perché tante volte si tratta di imprese che non riescono a pagare stipendi e contributi perché è la stazione appaltante che non li paga, e almeno, quando sono della pubblica amministrazione, vanno in sospensione di IVA; ma, quando sono di società, come le Ferrovie, come le varie società pubbliche che non pagano mai, come fanno a pagare?

Qui si chiede, nell'ordine del giorno, che la stazione appaltante gli paghi direttamente contributi e premi assicurativi. Non mi sembra una cosa così assurda, se veramente abbiamo a cuore la regolarità contributiva. Evidentemente, invece, continuiamo a tutelare, da una parte, imprese che non pagano mai, e, dall'altra, magari anche alcuni soggetti, come quelli che hanno proposto il referendum, che i contributi non li pagano perché hanno solo contribuzione figurativa.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Cambio parere e lo accolgo.

PRESIDENTE. Va bene, è cambiato il parere. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/24 Rondini c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/25 Molteni c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/26 Pastorelli c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/27 Marzano il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/28 Polverini c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/29 Occhiuto il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/30 Carfagna c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/31 Russo c'è una proposta di riformulazione: va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4373/32 Pagano, con il parere contrario del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Sull'ordine del giorno n. 9/4373/33 Borghesi c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/34 Tinagli il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/35 D'Agostino c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/36 Galgano c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/37 Mucci c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/38 Catalano c'è una proposta di riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/39 Binetti il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4373/40 Vargiu il parere è favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4373)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà. I colleghi che escono, legittimamente, lo facciano più in silenzio possibile.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, come è noto, questo decreto-legge anticipa gli effetti abrogativi del referendum sui voucher del prossimo maggio. Il Governo ha, dunque, assecondato le intenzioni del comitato promotore della consultazione, cancellando dal nostro ordinamento l'intera disciplina del lavoro accessorio.

A ben vedere, il provvedimento si occupa anche della delicata questione della responsabilità solidale fra committenti e appaltatori in relazione alla retribuzione e alla contribuzione previdenziale dei lavoratori subordinati. In questa sede, però, ritengo più utile alla nostra discussione soffermarmi sulla questione dei voucher. A tal riguardo, è chiaro che un referendum sulla disciplina del lavoro accessorio avrebbe innescato un'altra feroce campagna elettorale, tutta di carattere personale e lontana dal merito delle questioni.

Sicché non stupisce la scelta del Governo di sopprimere direttamente questo particolare strumento di retribuzione del lavoro. In questo senso, possiamo dire che quella dei voucher è stata una scommessa persa, ma il tema che ne è alla base, l'emersione del lavoro nero, è ancora drammaticamente attuale in questo Paese; rispetto ad esso non possiamo permetterci altre battute d'arresto.

Certamente, le condotte elusive o abusive attuate mediante i voucher non hanno risolto il problema del lavoro sommerso, ma, se possibile, lo hanno aggravato. Ma questo non vuol dire che lo strumento in sé sia sbagliato; piuttosto, ci dimostra quanta poca cultura del lavoro ci sia in Italia.

Il problema, dunque, non è tecnico, ma è culturale, e, ovviamente, a pagare il prezzo più alto per questa situazione è l'intera collettività. Dobbiamo, infatti, pensare che i voucher hanno rappresentato una prima importante risposta a tutta una serie di rapporti lavorativi da sempre sommersi e che necessitavano di un riconoscimento retributivo minimo, così come di garanzie e tutele di base. Cancellare l'intera disciplina significa negare quel riconoscimento e quelle garanzie, seppur minime; vuol dire, dunque, lanciare un messaggio sbagliato a coloro che hanno abusato di quello strumento e che sono pronti ad abusare di qualsiasi altra misura o intervento normativo. A fronte di ciò, resta dunque la necessità di dare una veste giuridica e delle garanzie a moltissime forme di lavoro occasionale o accessorio di cui si avvalgono quotidianamente cittadini e famiglie.

Eliminare lo strumento dei voucher non giova a questi soggetti, né ai lavoratori e al lavoro in generale. Del resto, se cancelliamo la disciplina del lavoro accessorio, non cancelliamo di certo dal mercato quel tipo di lavoro o quelle attività. Su questo punto da mesi diciamo solo una cosa: occorre regolare meglio il settore, non eliminarlo. È necessario, quindi, intervenire sui soggetti che possono avvalersi di queste particolari forme di lavoro, sui limiti al loro utilizzo e distinguendo in maniera più puntuale i settori per i quali queste sono escluse.

Infine, una parola sui controlli: lo sviluppo di una sensibilità e di un'autentica cultura del lavoro passa necessariamente per un sistema di controlli vero, efficace e proporzionato ai numeri di cui si sta parlando. Se i voucher sono stati branditi nel modo che si è visto, ciò è stato possibile anche perché chi doveva vigilare non ha potuto vigilare nel modo più appropriato alle esigenze del caso. Concludendo: se oggi la componente socialista voterà a favore della conversione in legge del decreto-legge, è perché il Governo si è impegnato a tornare su questo problema, introducendo strumenti idonei alla regolamentazione del lavoro occasionale, senza che ciò crei ulteriori vie di fuga per il lavoro sommerso. Solo a queste condizioni, quindi, esprimo il voto favorevole della componente socialista al presente disegno di legge di conversione, nella certezza che il Governo vorrà tenere fede ai propri impegni, mettendo in campo misure concrete per la tutela del lavoro, dei lavoratori occasionali e per la lotta al lavoro nero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, il provvedimento in esame costituisce, a nostro avviso, un assurdo passo indietro nel processo volto a dare flessibilità al mercato del lavoro nel nostro Paese, provvedimento che nasce per seguire le linee dettate da un sindacato legato a vecchi schemi e logiche come la CGIL.

È ovviamente scontata la nostra posizione contraria a quella della CGIL, posizione volta ad irrigidire sempre di più il mercato del lavoro, e che definisce addirittura abnorme l'uso dei voucher in Italia. Mi domando: la Camusso ha mai guardato i dati reali? Si è usato il vecchio trucco di usare numeri grandi per raccontare storie false: nel solo anno 2016 il lavoro retribuito con i voucher, circa 134 milioni di euro, rappresenta nei fatti meno dell'1 per cento del lavoro complessivamente retribuito in Italia. Abnorme può essere mai l'1 per cento? Resto fortemente perplesso, e come me qualsiasi persona dotata di buonsenso, signora Presidente.

Ovviamente bisognava correggere le distorsioni del fenomeno, implementare i controlli, ma abolire lo strumento significa solo aumentare il lavoro nero, negando che per la stragrande maggioranza dei lavori in cui i buoni sono stati utilizzati mai e poi mai verranno stipulati contratti di lavoro. Secondo uno studio INPS relativo ai dati 2015, il 10 per cento dei percettori di voucher sono pensionati; un restante 55 si divide tra chi ha un altro lavoro, e quindi arrotonda con un lavoretto…

PRESIDENTE. Scusi. Onorevole Meloni e onorevole Manciulli, si sente… Onorevole Manciulli e onorevole Meloni, abbiate pazienza, ma è veramente… State parlando con un tono un po' alto. Prego.

ROCCO PALESE. …e i percettori di ammortizzatori sociali. Facile dedurre che la maggior parte, i due terzi del totale dei percettori di voucher, li utilizzi per lavoretti accessori e per mansioni emerse in tal modo dal nero.

Parliamo, in ogni caso, di una platea complessiva di circa l'8 per cento del totale degli occupati nel 2015: quindi, demonizzare i buoni lavoro, come fa la CGIL, è pure soprattutto dannosissima demagogia.

Ribadisco: uso improprio e abusi andavano eliminati, ma non si possono non cogliere gli effetti benefici prodotti dai voucher in questi anni. La convenienza dei voucher è stata quella di agevolare prestazioni regolari di lavoro in un mercato incerto: facilissimi da usare, immuni da ogni burocrazia, semplici da capire, sia per il datore che per il lavoratore, poco costosi dal punto di vista fiscale, si sono dimostrati uno strumento agile e immediato anche nella riscossione, per far fronte a molte ipotesi di prestazioni occasionali e accessorie. Logica, invece, avrebbe voluto che, prima di abolire le norme su questa materia, si fosse analizzata la dinamica del mercato del lavoro, per stabilire dove e in quale misura i voucher abbiano sostituito lavoro regolare, e dove invece abbiano fatto emergere lavoro nero, o fatto esistere lavoro che altrimenti non si sarebbe svolto per nulla. Questo era il lavoro da fare, questa era la strada da intraprendere; cecità politica ha preteso l'abrogazione totale.

Paradossale è poi il fatto che la CGIL, che oggi ne chiede l'abolizione, li usi e li abbia usati, investendo 750 mila euro in voucher, così come la CISL ne ha acquistati per 1 un milione e mezzo di euro; per non parlare di tanti sindaci di tante città, che hanno sostenuto per giunta l'abrogazione, oppure che non concordavano con questo strumento di lavoro e quant'altro, che addirittura li utilizzavano per le proprie amministrazioni.

A ciò si aggiunga una banale considerazione politica: che il provvedimento sia nato in tutta fretta solo per evitare il referendum del 28 maggio. Decreto-legge nato per paura; e non si comprende come mai un decreto-legge che ha effetti di legge in vigore, e quant'altro, non coincida con l'attuale sospensione di tutti gli effetti organizzativi per il referendum, con i comuni che stanno spendendo senza senso, ma facendo un danno finanziario con i soldi delle tasche dei cittadini, per gli adempimenti per effettuare il referendum!

Ma che il Governo facesse almeno questo! Il Ministro dell'Interno tirasse fuori una circolare con cui dice: fermatevi perché c'è una legge! Il decreto-legge lo stiamo sì convertendo, ma addirittura ha effetti di legge per sessanta giorni: dovrebbero sospendere, perché c'è uno spreco incredibile di risorse.

Sarebbe stato invece opportuno arrivare al referendum, visto che con ragionevole certezza il quorum non sarebbe stato raggiunto. Di fatto, lo spauracchio del referendum era una pistola scarica in mano alla CGIL, pistola che rischiava di trasformarsi addirittura in un boomerang in caso di mancato raggiungimento del quorum, con forte depotenziamento del sindacato e delle sue politiche suicide. Ci avrebbe pensato la maggioranza degli elettori ad evitare l'assurdo dell'abrogazione totale di uno strumento utile per consentire una forma di lavoro trasparente, dotata di tutte le coperture assicurative.

Chiedo al Governo, alla maggioranza parlamentare, al suo coordinatore abbastanza palese, Matteo Renzi, così bravo a comunicare e a lanciare slogan, non altrettanto nel comprendere determinate dinamiche e criticità del sistema Italia: con quale strumento le famiglie pagheranno la baby sitter per tre ore di lavoro serale del sabato sera? Come dovrà essere pagato il giovane che qualche giorno si dedicherà a lavorare in un'azienda agricola nel periodo della vendemmia? Quale contratto stipulare al pensionato pronto a dedicarsi a poche ore di giardinaggio, o al ragazzo che nello stabilimento balneare dovesse sostituire per pochi giorni il bagnino influenzato? Tutti casi concreti, tutte ipotesi che accadono quotidianamente nel Paese reale: quello che la Camusso non conosce o fatica a comprendere! Oltretutto, con la contestuale scomparsa da lavori a progetto, queste prestazioni troveranno accomodamento solo, purtroppo, nel lavoro nero. Queste considerazioni sono ineludibili, in riferimento al fatto che tutte queste soluzioni di questo problema, che producevano lavoro libero, cioè lavoro in assoluta libertà, ma in assoluta regolarità, avrebbero continuato a produrre l'innesto di una cultura nuova: zero tessere per la CGIL.

Ribadisco, signor Presidente, il voto contrario della componente dei Conservatori e Riformisti ad un provvedimento che crea un pericolosissimo vuoto normativo e determinerà solo un aumento della disoccupazione e un'esplosione del lavoro nero. Sarebbe stato necessario ascoltare il Paese piuttosto che la CGIL.

Auspico che l'Esecutivo comprenda l'errore e, nel più breve tempo possibile, ritorni sui suoi passi. Per questi motivi, noi confermiamo il voto contrario, con tutta la forza e con tutta la convinzione possibili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, sottosegretario, siamo arrivati al dunque, siamo arrivati alla fine di questa farsa, tra - lo voglio dire - messaggi subliminali da parte della maggioranza, che doveva chiudere entro la mattinata questo passaggio, eccetera, eccetera: insomma, tutta questa fuffa politica qui, che sotto un certo punto di vista lascia anche l'amaro in bocca. Siamo arrivati alla peggiore delle soluzioni.

Allora, ricordiamo soltanto due dati, visto che, tra l'altro, vedo e noto con piacere che presso le nostre tribune ci sono dei giovani e penso siano degli studenti. Ricordiamo, ancora una volta, sottosegretario, i dati della disoccupazione ad oggi in Italia: 35,7 per cento di disoccupazione giovanile, o giocatori di calcetto, come ama ricordare il Ministro Poletti, e 11,7 per cento di disoccupazione generale, rispetto al 57,2 per cento - dato ISTAT - di occupazione stabile. Questi sono dati drammatici; e sono dati drammatici ancor più se coloro che sono stati da noi auditi in Commissione… Apro e chiudo parentesi: mi fanno sorridere, e mi hanno fatto sorridere, alcuni interventi qui alla Camera stamani, nel corso e nella genesi di questo dibattito, che per alcuni è stato un dibattito assolutamente inutile; per noi no, tanto è vero che alla fine vi abbiamo tenuto qui inchiodati qualche ora, Lega e Fratelli d'Italia, alla fine soltanto questi due schieramenti.

Ripeto, mi fanno sorridere alcuni interventi di illustri rappresentanti dell'area a sinistra dell'emiciclo della Camera dei deputati, che non sono venuti un minuto in Commissione a combattere con noi questa schifezza che avete fatto: ergendovi a difensori di non si sa quale diritto, andando a sottolineare il fatto che ‘sta roba molto democratica è voluta dalla CGIL, il principale sindacato italiano, che ha raccolto un milione di firme per la proposizione di un referendum abrogativo, completamente abrogativo, dello strumento dei cosiddetti buoni lavoro; impariamo anche a parlare un po' in italiano a volte.

Presidente, sottosegretario, rispetto a questi due temi alcune persone non sono venute ad ascoltare un minuto di conversazione in Commissione lavoro, che ha fatto un lavoro corposo, ampio, virtuoso anche sotto alcuni punti di vista, con gli auditi, ed era aperta la Commissione.

Ecco che andiamo a registrare un primo punto di caduta rispetto a questo iter, chiamiamolo legislativo, che è quello, tra l'altro già citato prima anche da alcuni colleghi, ossia che il principale sindacato italiano ha utilizzato lo strumento dei buoni lavoro per poter pagare 7,50 euro i pensionati o i collaboratori. Però dall'altra parte si lavano la coscienza proponendo un referendum abrogativo.

Allora noi abbiamo fatto una cosa molto semplice, che è nelle nostre funzioni di legislatori, ovvero proporre che il sindacato - e venisse scritto nero su bianco - non utilizzasse più lo strumento dei voucher. Dibattito assolutamente e soltanto ideologico.

Avete avuto paura della fase referendaria, avete avuto paura dei cittadini italiani, avete avuto paura di coloro che sarebbero andati a votare al referendum e vi avrebbero tirato un'altra sberla molto più ampia probabilmente rispetto a quella del 4 dicembre, ergo, e quasi come citassimo un sillogismo, avete gettato - termine abusato in questa Aula oggi, ma continuo ad abusarne - il cosiddetto bambino con l'acqua sporca.

Per paura di alcune ripercussioni politico-elettorali, avete decapitato uno strumento che il gruppo Fratelli d'Italia avrebbe invece emendato esattamente laddove ci fossero stati dei punti di caduta in termini di abuso, perfettamente d'accordo con tutti sugli abusi, ma non siete riusciti a proporre istantaneamente, parallelamente, degli strumenti che, invece, andassero a sostituire l'utilizzo dei buoni lavoro, laddove, come prima già detto e citato, utilizzati in modo virtuoso.

E dove vado a parare quando ricordo all'uso virtuoso dei cosiddetti buoni lavoro? Vado a parare, ad esempio, ad alcuni casi del cosiddetto vivere civile, vivere civile che probabilmente voi vi siete dimenticati di frequentare, frequentando troppo queste Aule; parlo di bar, parlo di piccola e media impresa, parlo di agricoltori, di famiglie, sottosegretario. Lei lo sa perfettamente, e purtroppo non è intervenuto lei, né i rappresentanti del partito di maggioranza qui alla Camera, che, sotto questo punto di vista, avete la coda di paglia.

Allora, mi spiega le famiglie come possano fare da oggi in poi o, quanto meno, da un paio di settimane ad oggi, considerato che tecnicamente un decreto è applicabile istantaneamente una volta uscito dal Consiglio dei ministri, per pagare i collaboratori familiari? Come fanno a pagare baby sitter? Come fanno a pagare le ripetizioni per i figli? Come fanno i pensionati a pagare, parlando di cose terra terra, di base, le persone che vanno presso le abitazioni, presso queste famiglie, a mettere a posto un prato?

Allora, iniziamo a parlare di questo, perché attualmente - e nessuno può dire il contrario - c'è un vuoto normativo, che permette agli italiani, purtroppo, di poter applicare ancora quella roba che tutti voi, e anche tutti noi, cerchiamo di ricusare con forza, che è il lavoro nero.

Come già detto in seno alla mia dichiarazione di voto sulla pregiudiziale di costituzionalità, rispetto a questo pessimo passaggio, succede che coloro che voteranno a favore di questa legge, coloro che non hanno votato a favore della cosiddetta pregiudiziale, saranno i principali responsabili da qui ai prossimi mesi dell'aumento del lavoro nero in Italia. Dopodiché, mettetevi pure d'accordo con l'ISTAT per capire quanto lavoro nero ci sarà o non ci sarà rispetto ai prossimi mesi.

Il passaggio, vedete, colleghi, è abbastanza semplice, lo capirebbe veramente anche una persona che non fa e non vive, a volte - purtroppo, oserei dire -, di politica: porterete avanti questa minestra almeno sino a maggio, giugno di quest'anno, dopodiché, con altrettanta fretta, il Consiglio dei ministri andrà a scrivere, a firmare e a far sottoscrivere al Parlamento un decreto dove, ad esempio, si andranno a normare delle forme parallele ai buoni lavoro.

Qualche collega ha citato il lavoro intermittente o il lavoro a chiamata. Ecco, mi meraviglio di quanto ascoltato stamattina da qualche collega, che ha nel suo curriculum vitae un'ampia conoscenza del mondo del lavoro e del sindacato. Signori, il lavoro intermittente va applicato per legge alle persone che hanno meno di 24 anni e più di 55 anni; guarda caso, quella fascia resta continuamente scoperta.

Io, sottosegretario, non capisco come non abbiamo fatto, anzi lo capisco da parte vostra, non lo capisco eventualmente anche da parte di qualche altra opposizione, a metterci d'accordo rispetto ad un elemento del genere, rispetto ad un passaggio del genere, se è vero che in Commissione lavoro ci sono state esattamente undici proposte di legge per cercare di normare quello che voi avete chiamato e quello che anche noi chiamavamo abuso.

La comunicazione preventiva in legge di stabilità dello scorso anno, se non ricordo male, era uno strumento, ma la comunicazione preventiva soltanto in seno all'Ispettorato del lavoro era uno strumento sterile. Un nostro emendamento parlava di comunicazione preventiva anche all'INPS, che ha una rete di uffici, certificata tra l'altro, in tutto il territorio italiano, per poter andare a fare i controlli.

Questo era un emendamento di buonsenso da fare approvare, ma il timore del quesito referendario vi ha fatto correre ai ripari, andando, tra l'altro, a svilire un ampio lavoro parlamentare della Commissione di qualche mese. Noi abbiamo terminato i lavori della Commissione giovedì sera di due, tre settimane fa, alle 21, 21,30, mentre il venerdì successivo alle 12 il Consiglio dei ministri ha approvato questo decreto: tutto lavoro buttato via. Andando poi a proporre e a inserire da parte della maggioranza in quel testo di legge che avrebbe dovuto - uso il condizionale - essere quantomeno un testo condiviso - e ci stavamo noi opposizioni e fare un testo condiviso - un emendamento completamente abrogativo dello strumento.

Quindi, noi, Presidente - e la ringrazio per il tempo -, sottosegretario, voteremo chiaramente contro questo pessimo passaggio, per le persone qua fuori, per le aziende, per le piccole e medie imprese, gli agricoltori; fatemi capire come faranno gli agricoltori adesso in stagione di raccolta ad assumere a tempo determinato una persona che per qualche ora lavorerà presso queste aziende e non per sei mesi, ma per qualche settimana. Fatemi capire come queste persone dovranno produrre un contratto di lavoro, quando invece si andrà assolutamente ad un ampliamento del lavoro nero e dopo chiaramente la colpa sarà sempre dei cattivi e non dei buoni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baradello. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Il nostro gruppo, Democrazia Solidale-Centro Democratico, voterà a favore di questo decreto, pur avendo delle rilevanti perplessità al riguardo. Lo facciamo solo a fronte degli impegni che il Governo ha ufficialmente assunto con il Presidente del Consiglio e, anche durante il question-time che si è svolto di ieri, con il Ministro Poletti per l'introduzione urgente di misure alternative ai voucher.

Quindi, con queste raccomandazioni, con questa attenzione, noi voteremo a favore. Nel corso del dibattito, della discussione generale, sono stati evidenziati dai colleghi tutti gli aspetti anche, se posso dire, storici che hanno caratterizzato questo strumento e non ritorno su questi punti. Però dai dati del 2008 si è constatato che è ben evidente un incremento notevole dell'uso dei voucher, segno del fatto che c'era una necessità, c'è tuttora necessità, di uno strumento di questo tipo, che è stato utilizzato anche con una certa efficacia, se possiamo dire. Purtroppo, questa impennata ha prodotto anche delle discussioni e degli abusi, che stanno assumendo alla cronaca di questi giorni. Gli enti e le autorità preposte hanno effettuato tutte le verifiche, controlli e indagini di ogni tipo: ne sono derivati davvero numeri anche preoccupanti di abusi; e bene hanno fatto quanti hanno voluto evidenziare il problema.

Io non so se le cifre percentuali rispecchino realmente la situazione: voglio dire che i controlli sono stati fatti, evidentemente, nei settori e negli ambiti potenzialmente a rischio di anomalie e, quindi, questo ovviamente ha determinato una certa direzione in queste indagini. Nel 2016, i dati dicono che gli ispettori hanno scoperto 2.700 violazioni: 2.210 le imprese che hanno usato i voucher in modo irregolare, mentre in 1.640 casi è stato riscontrato un uso fittizio per coprire il lavoro nero, mille e più casi di pagamenti per metà in nero e per metà in voucher. Distorsioni, certo, anomalie.

I dati si inseriscono in un quadro particolarmente grave: due terzi delle aziende irregolari, più della metà fuori legge sul caporalato e lo sfruttamento. Anche questo è un dato - posso dire - drammatico. Nel 2016 - sono dati anche riferiti ufficialmente dall'INPS - gli ispettori del Ministero del lavoro, dell'INPS e dell'INAIL hanno controllato 190 mila aziende, riscontrando irregolarità in 120 mila aziende, quindi nel 63 per cento dei casi; 186 mila i lavoratori irregolari, tra i quali 62 mila totalmente in nero. Anomalie, fatti che hanno indotto tutta questa operazione intorno ai voucher.

Per contro, però, c'è un mondo che non fa il furbo, che non viola le regole, che rispetta e, lasciatemi dire, segue lo Stato sulla strada individuata su questo complicato mondo del lavoro; lo segue e adotta gli strumenti che vengono forniti. Con questo provvedimento si è colpito lo strumento - come molti hanno detto -, ma crediamo vada rivisto l'intero ambito in cui si è inserito lo strumento stesso, proprio per evitare che - fra virgolette - i buoni ci rimettano insieme ai cattivi.

Ieri, in occasione question time, abbiamo sollecitato il Ministro ad individuare degli strumenti alternativi e diversificati: meritano - ripeto - attenzione quelle realtà oneste - mi vien da dire “normali” - che costituiscono la base sociale del tessuto economico del nostro Paese; quella parte sana del nostro Paese che sostiene l'economia nella quotidianità e - ripeto - nella normalità. Penso alle piccole e medie imprese - sono stati citati casi delle piccole realtà imprenditoriali - e al mondo del volontariato, che si avvaleva spesso di questo strumento in occasioni sporadiche: penso alle piccole e medie imprese agricole, alle piccole società che organizzano eventi o servizi turistici.

Le reazioni allarmate delle associazioni di categoria in campo agricolo, in particolare Coldiretti, CIA, Confagricoltura, Copagri, allarmano anche noi; siamo solo rassicurati dalle parole del Presidente del Consiglio, che ha annunciato, a margine della conferenza stampa in cui è stato presentato il decreto -, che le prossime settimane saranno dedicate a rispondere all'esigenza di una regolazione seria per il lavoro saltuario e occasionale. Questo ci rassicura, abbiamo piena fiducia nel Presidente del Consiglio e, quindi, questo ci fa sperare in bene, però noi pensiamo soprattutto alle famiglie.

Chiediamo che vengano individuati degli strumenti specialistici, diretti per il tema delle famiglie, specifici: l'assistenza alle persone anziane che vengono accudite in casa, l'assistenza ai bambini, baby sitting - diciamolo in italiano, assistenza ai bambini -, aiuto domestico nelle pulizie, nelle faccende di casa per le persone, magari, più anziane che non ce la fanno. Ecco, sono strumenti che aiutano le famiglie ad andare avanti, sono degli strumenti di intervento sociale: lo diceva l'onorevole Gigli in uno degli interventi su un emendamento. A noi piacerebbe che questi strumenti diventassero, come avviene in altri Paesi - come avviene in Francia, in particolare -, degli aiuti detraibili nella dichiarazione dei redditi, davvero un aiuto per gli aspetti più quotidiani delle famiglie italiane.

Noi capiamo l'operazione politica di evitare il referendum, la capiamo alla luce dei fatti che stanno coinvolgendo la sinistra in questi ultimi mesi. Capiamo, quindi, l'operazione politica, ma le conseguenze rischiano di trascinare nel vuoto le realtà sane di cui dicevo.

Il nostro gruppo, Democrazia Solidale-Centro Democratico, chiede delle decisioni rapide - ovviamente, non affrettate, ma rapide - e degli strumenti diversificati, come dicevamo ieri al Ministro. Chiede anche che ci sia una concertazione, che ci sia dialogo, che si riprenda il dialogo con le forze sindacali e i mondi di riferimento: ovviamente, sarebbe stato meglio farlo prima dell'emanazione del decreto, però purtroppo, spesso, le condizioni non si manifestano in tempo; ma noi abbiamo piena fiducia, come dicevo, nel Presidente del Consiglio.

Ogni normativa in materia di lavoro esige di essere valutata anche dopo un periodo ragionevole di applicazione al di fuori, soprattutto, degli schemi ideologici. Il nostro auspicio è che attorno a queste tematiche possa essere ricostruito un clima di maggiore cooperazione, di dialogo fra le parti sociali al loro interno e anche, ovviamente, fra le parti sociali e le istituzioni. Riteniamo che solo ricreando coesione, ricreando rapporti, ricreando dialogo, il nostro Paese si possa allontanare da questo clima pesante di contrasto che sta aleggiando pericolosamente in questi mesi nel nostro Paese.

Voglio concludere leggendo la parte di una lettera che una giovane studentessa ha scritto pochi giorni fa a Bergamonews, un quotidiano che viaggia su Internet. È una delle tante lettere: ho scelto questa perché riassume un po' il problema, la situazione e, soprattutto, perché parla di disperazione, cioè di non speranza nel futuro, e qui entrano in campo anche le nostre buone azioni da parlamentari che legiferano. Questa ragazza si firma, si chiama Giulia Buttazzoni, quindi possono citarla, sta su Bergamonews: “Sono una ragazza di 23 anni di Bergamo che, come tanti altri giovani, sta provando a farsi strada nel mondo del lavoro a piccoli passi mentre si sta laureando, andando contro tutti i pregiudizi della gente che pensa che noi giovani ce ne stiamo seduti sul divano a spendere i soldi dei nostri padri. Ho due piccoli lavoretti, entrambi in regola, di cui uno retribuito a voucher in una ONLUS di Bergamo (la GAMeC, Galleria d'arte moderna e contemporanea), e insieme a me lavorano altri quarantacinque ragazzi tra i venti e i trent'anni. Un ente rispettabile che fa le cose in regola, per cui lavoro da circa due anni, dove ho imparato cosa sia la passione per un lavoro che ami e, soprattutto, cosa voglio diventare da grande”. Sottolineo questo perché lo strumento aiuta davvero nella formazione e a crescere. Ancora: “Abbiamo ricevuto oggi la notizia che grazie al decreto-legge di eliminazione dei voucher approvato dal nostro Governo e, soprattutto, la tremenda stupidaggine di eliminarli senza prima trovare una soluzione che sostituisca i voucher, la GAMeC per cui lavoravamo si trova con le mani legate e a partire da aprile ci deve lasciare tutti a casa”. Non hanno comprato i voucher in tempo e, quindi, non posso utilizzarli da qui al 31 di dicembre. Prosegue: “Si trattava di un lavoro saltuario di circa tre turni (di circa otto ore) al mese per ogni ragazzo. Un tipo di lavoro perfetto per uno studente universitario che vuole un po' di indipendenza facendo le cose assolutamente in regola”. Salto, proseguendo: “Tutti si lamentano della “fuga delle menti” all'estero dei giovani d'oggi. Io voglio stare in Italia, nel Paese dove sono cresciuta che trovo meraviglioso, ma non posso farlo se lo Stato non aiuta i giovani (…). Lo Stato mi ha spezzato un piccolo sogno che stavo costruendo con la forza di volontà e la passione. E noi ragazzi cosa dovremmo fare ora? Trovare la forza di rimetterci in piedi dopo questa delusione e avendo di fronte uno Stato che ci rema contro? Penso di poter parlare a nome di tutti i giovani, forse no”, e conclude la sua lettera.

Noi abbiamo fiducia che il sogno per i giovani non si spezzi, se davvero si trovano delle strade mirate e specifiche per sostenere chi davvero sta dalla parte giusta in questa occasione”. Voteremo a favore, con queste sottolineature, come gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Premetto che il gruppo Civici e Innovatori è fortemente contrario all'abolizione dei voucher. Non si può abolire uno strumento di per sé utile per rispondere alle esigenze di un sindacato che, invece di accettare che la natura del lavoro ha avuto un'evoluzione negli anni, la rifiuta e mette la testa sotto la sabbia. Come al solito, una certa politica sindacale, vedendo il proprio consenso calare, ha dovuto attaccare qualcosa che funzionava.

Non possiamo voltarci dall'altra parte e ignorare tutti quei lavoratori che, in settori diversi, chiedono diritti. Abolire i voucher vuol dire non pensare a tutti coloro - e sono tantissimi nel nostro Paese - che, ad oggi, non hanno diritti. Se il sindacato vuole fare questo, che lo faccia: noi non lo faremo. Sono coloro che raccolgono i pomodori nei campi, che fanno la vendemmia, che raccolgono le arance e le olive, sono le persone che badano ai nostri anziani, le baby-sitter che stanno con i nostri bambini, gli studenti universitari che fanno le ripetizioni ai nostri figli. La Coldiretti ha denunciato che sono circa 50 mila gli studenti che lavorano occasionalmente nei campi e che, ora, non potranno più svolgere questa attività. Sono quei lavoratori per i quali, oggi, si elimina l'unico strumento che consentiva loro di avere accesso a delle garanzie; oggi con l'abolizione dei voucher si condannano queste persone al lavoro nero, che vuol dire, vorrei ricordarlo, niente tutela in caso di infortunio, niente tutele previdenziali, niente pensione, in sostanza, niente diritti. I buoni-lavoro regolavano forme di lavoro occasionale-accessorio, offrendo una tutela al lavoratore sia dal punto di vista assicurativo che da quello previdenziale. Il voucher non si sostituisce al lavoro subordinato, non ha certamente generato lavoro nero, come qualcuno, pretestuosamente, ha affermato anche in quest'Aula, semmai, lo ha fatto emergere. Non ignoriamo, di certo, il problema, in alcuni settori ben identificati, dell'uso improprio del voucher; il problema era favorire un maggiore controllo al momento dell'emissione. Identificato questo, la soluzione si sarebbe potuta trovare.

Noi di Civici e Innovatori abbiamo presentato molte proposte migliorative di questo strumento, avevamo delle proposte serie che puntavano sull'innovazione e sulla trasparenza. Abbiamo proposto di innovare le procedure, di utilizzare SPID, metodi di pagamento elettronico per l'acquisto dei voucher; al momento della registrazione si sarebbero dovuti rilasciare i dati per identificare, in maniera univoca, l'attività lavorativa alla quale quel buono sarebbe stato collegato, come ad esempio il luogo, le date, l'importo lordo e i codici fiscali. Quei dati sarebbero stati la chiave per garantire una maggiore trasparenza. Avevamo, insomma, chiesto certezza nei controlli che i dati raccolti venissero utilizzati per prevenire gli abusi e fare controlli mirati. Pensiamo all'uso aggregato di questi dati, attraverso algoritmi di analisi messi a disposizione delle forze dell'ordine, ma anche degli ispettorati del lavoro; avrebbero permesso controlli mirati e risparmi di costi. Pensiamo alle potenzialità di questi dati nell'integrazione col sistema dell'identità digitale e l'interfaccia col 730 precompilato, ad esempio. Ma ora che succede? Succede che si tornerà al lavoro nero per tutte queste categorie, lavoro nero senza tutele. È impensabile che si possano sottoscrivere contratti di lavoro, anche se a chiamata e sburocratizzati per il lavoro occasionale; il cittadino non è un'impresa, non può permettersi un commercialista per poche ore di lavoro occasionale. Tutti problemi che, nella lotta politica sindacale di una sinistra ormai agli sgoccioli, non sono stati minimamente considerati. L'eliminazione dello strumento, per fare un favore alla CGIL, è una pessima scelta per il Paese. Civici e Innovatori voterà convintamente contro il decreto e presenterà una propria proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Il decreto 17 marzo 2017, n. 25, con cui viene disposta l'abolizione integrale dei voucher, costituisce, oggettivamente, una pagina politica pessima e, per certi versi, anche imbarazzante. Pessima, perché, in modo palese, manifesto, quasi dichiarato, si toglie di mezzo uno strumento utile per molte famiglie, imprese e anche per molti lavoratori che preferiscono attendere un impiego stabile, cogliendo, comunque, nel frattempo, alcune occasioni di lavoro per l'appunto occasionale o che, comunque, sono talmente attivi da fare anche prestazioni aggiuntive rispetto al loro lavoro principale, e lo si toglie di mezzo in modo, appunto, manifesto, per delle esigenze di carattere politico, in particolar modo di una parte politica. È imbarazzante, perché avviene a cura di un Governo che oltre, nelle dichiarazioni, a porsi in piena continuità con il precedente, che, sul punto, aveva, invece, una visione assai diversa, è anche, nei fatti, composto, al 99 per cento, effettivamente, da quegli stessi interpreti che quelle cose, fino a qualche mese fa, le dicevano e lo afferma chi rappresenta semmai quell'1 per cento che non è rimasto nel cambiamento di Governo e che in giornate come queste si rallegra della sua intuizione.

Un Governo contrario apertamente allo strumento dei vouchertout-court tale da volerli abolire,

vedrebbe sicuramente la nostra opposizione, ma il rispetto di una legittima posizione politica. Un Governo che toglie di mezzo lo strumento, rassicurando, però, sul fatto che, quanto prima, introdurrà qualcos'altro, palesemente, è chiaro, di simile, seppur, formalmente, diverso, compie, invece, quella pessima operazione di cui dicevamo prima e crea, tra l'altro, i presupposti per una seconda edizione di un dibattito esasperatamente concentrato su questi strumenti, con l'aggravante, che sarà a quel punto contestata, dell'aver fatto un gioco delle tre carte. L'errore della personalizzazione del precedente referendum sulle riforme istituzionali ha prodotto un panico tale per cui, oggi, rispetto a un altro referendum, si accetta con queste scelte la voucherizzazione del dibattito sul mondo del lavoro, una voucherizzazione che non esiste nei numeri, perché il monte-ore lavoro attraverso i voucher è ampiamente inferiore all'1 per cento del totale, cosa che, naturalmente, ci deve anche far riflettere sul fatto che non cadrà il sistema Paese per questa scelta, cade, semplicemente, una serie di situazioni nelle quali questo strumento aveva un'utilizzazione positiva per il sistema ed era assolutamente ridicolo nei numeri porlo come il baricentro stesso di una nuova forma di rapporto di lavoro. C'erano, ovviamente, alcune cose da migliorare, alcuni interventi erano anche stati fatti, la tracciabilità, proprio per cercare di limitare gli abusi, ma c'erano assolutamente margini di miglioramento di questo strumento; credo non ci fosse forza politica che non fosse disponibile a partecipare insieme al Governo a un dibattito di questo tipo. Ad esempio - ed era una, infatti, delle proposte che noi abbiamo presentato a livello emendativo - è evidente che c'è un tema legato ad una adeguata strutturazione delle forme di lavoro flessibili con modalità idonee a non alimentare, invece, il lavoro precario, ed è il tema, ovviamente, del costo del lavoro; un aspetto sbagliato dei voucher, non per quanto riguarda la parte famiglie, ma per quanto riguarda la parte imprese, era il fatto che il costo del voucher era contenuto rispetto ad altre forme di lavoro, in termini di costo, perché la contribuzione previdenziale relativa ai voucher era inferiore - il 13 per cento rispetto al 33 per cento ordinario - alla contribuzione previdenziale che hanno gli ordinari rapporti di lavoro. Questo è un errore, questo è un errore che va corretto, prevedendo, semmai, che per forme di lavoro così altamente flessibile la contribuzione previdenziale sia, semmai, più elevata di quella ordinaria, perché quando noi andiamo a comprare un biglietto aereo, se compriamo un biglietto aereo fisso, che non ci consente di cambiare orario, paghiamo meno di quello che paghiamo quando compriamo un biglietto aereo flessibile che ci consente di organizzarci al meglio, perché la flessibilità è un servizio e la flessibilità non va eliminata, la flessibilità va fatta pagare a chi, avendone l'opportunità, sceglie volontariamente di avvalersene rispetto ad altre formule. Si poteva, quindi, e si doveva, intervenire su questo fronte che è un fronte che poi riguarda anche altre forme di lavoro più flessibile rispetto al contratto ordinario di lavoro a tempo indeterminato. Si è scelta, invece, appunto, un'abolizione integrale, già promettendo interventi, anche per cercare di tacitare fibrillazioni interne a gruppi che, nonostante le fibrillazioni stesse, poi, alla fine, con grande responsabilità, votano il provvedimento; vedremo quali saranno queste formule alternative che verranno introdotte e quando. Certamente, speriamo, dopo aver assistito, nel corso del precedente Governo, a numerosi penultimatum della parte più sinistra della coalizione di maggioranza, di non dover passare i prossimi mesi ad assistere a numerosi penultimatum della parte più, diciamo, di centro o centrodestra dell'attuale maggioranza. Ma, più di tutto, è chiaro che, insieme a tutti questi aspetti, risulta francamente insopportabile la scelta che riguarda le modalità con cui si è interrotta la possibilità di acquisire i singoli voucher. A fronte di una proattività degli stessi fino a fine anno, non si è consentito almeno per un arco di tempo, anche fosse limitato, di continuare ad acquistarli, determinando così una sperequazione assolutamente ingiustificata tra chi se ne ritrova ancora in casa, perché li ha acquistati fino al giorno prima, e chi, viceversa, questo tipo di provvista non l'aveva fatta.

Quindi, un provvedimento pessimo per il rapporto che instaura tra priorità del Paese e priorità di talune forze politiche, imbarazzante per l'inversione a U di un Governo che, nelle persone e nelle dichiarazioni, viceversa, dovrebbe proseguire dritto, e sbagliato anche per le modalità con cui si è scelto di attuare questo blocco.

Per tutte queste ragioni, sarà chiaramente negativo, fortemente negativo, e contrario il voto del gruppo Scelta Civica-ALA su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Vede, Presidente, in quest'Aula abbiamo assistito a una rimozione e a un'ipocrisia, dal mio punto di vista.

Da un lato, si rimuovono le ragioni dei firmatari del referendum, perché, vedete, la CGIL l'ha promosso, ma ci sono 1.100.000 cittadine e cittadini italiani che l'hanno firmato, e il referendum da quel momento è loro. Bisognerebbe riflettere e non rimuovere le ragioni per cui molti nostri concittadini e concittadine hanno deciso di firmare quel referendum. Quelle ragioni stanno in una condizione di precarietà, di indebolimento, di svalutazione del lavoro, che sono ormai insopportabili. Quel referendum, se fossero veri molti degli argomenti che abbiamo udito, anche oggi in quest'Aula, intorno al dibattito sugli emendamenti, non avrebbe dovuto raggiungere quelle firme, sarebbe stato impossibile trovare un milione di italiani che ritenevano indispensabile partecipare a una decisione per correggere qualcosa che non funzionava.

Allora, voi non li potete rimuovere; c'è uno stato di disagio rispetto a una precarietà estrema, rispetto a un'instabilità, a un'insicurezza, che riguarda molte italiane e molti italiani. Ed è questa la ragione che pesa sulla nostra discussione. Io penso che siano quei cittadini che hanno costretto il Governo a cambiare opinione e quei cittadini, non posso dimenticarlo, non avevano solo raccolto le firme per i voucher - anche qua, più che la rimozione, l'avete proprio cancellato dalla vostra discussione -, avevano raccolto le firme per ripristinare la tutela ad avere la possibilità di un reintegro al lavoro, quando si viene licenziati ingiustamente; in sintesi, con un numero, l'articolo 18.

Quella campagna e quelle firme dicono che in questo Paese - e questo l'Aula di questo Parlamento non dovrebbe rimuovere - c'è una domanda di diritti, c'è un urlo di insopportabilità rispetto alle condizioni. I voucher sono uno degli aspetti ed è per questo che sbaglia il Partito Democratico a pensare che il Jobs Act non c'entri; il Jobs Act c'entra, perché ha fallito i suoi obiettivi di rilanciare l'occupazione e ha indebolito il mondo del lavoro. La vicenda dei voucher è solo uno degli aspetti, ma nei prossimi mesi e nei prossimi giorni, nei prossimi anni, dovremo ritornare molte volte sui temi del lavoro, perché questa resta una priorità: il lavoro come quantità e il lavoro come qualità.

Poi c'è un'ipocrisia. Io capisco tutto, sento molto parlare di imprese, di imprenditori, di chi è in difficoltà, ma sento poco, nella discussione nostra, parlare degli uomini e delle donne che lavorano. Sento poco parlare in quest'Aula di quelli che devono essere pagati 7,50 euro all'ora e di quelli che hanno solo quei 7,50 euro, perché gli altri 2,50 euro non garantiscono assistenza per la malattia, non garantiscono ferie, non garantiscono pensioni: di questo stiamo parlando! Si dice: “Come faranno a lavorare?” Guardate, io, se volete, vi faccio un elenco enorme di contratti con cui si può lavorare.

Potrei parlarvi del contratto di terziario, distribuzione e servizi, firmato con Confcommercio e Confesercenti, che stabilisce, per il lavoro a tempo parziale, una durata minima settimanale, mensile o annuale, in rapporto al numero dei dipendenti. Sono anche previsti i rapporti di lavoro di otto ore settimanali, in quel contratto. Ma potrei citarvi altri contratti. Potrei parlarvi del tempo determinato, del lavoro in somministrazione, potrei parlarvi del contratto delle cooperative socio-sanitarie, potrei parlarvi del contratto di terziario, distribuzione e servizi, potrei parlarvi di tutte le assunzioni a tempo determinato, financo nel settore agricolo le imprese possono utilizzare, per i loro dipendenti, un contratto di lavoro stagionale, che prevede la chiamata giornaliera. C'è già! Sapete qual è la differenza ed è per questo che l'ipocrisia è insopportabile? La differenza è che, se applichi quei contratti, li devi pagare più di 7,50 euro, gli devi dare contributi pensionistici, gli devi garantire il diritto alla malattia: è questa la ragione per cui i voucher sono cresciuti, poiché facevano bene all'impresa e male ai lavoratori, tant'è che li hanno usati e sono cresciuti non nelle famiglie (il 3 per cento dello 0,3), sono cresciuti nella grande distribuzione. Carrefour è una famiglia? È una piccola impresa? Le cassiere dei grandi supermercati pagate con i voucher! E, se volete, vado avanti. La ragione per cui le ore si sono moltiplicate è che lì si è vista una convenienza. Ma qual era la convenienza? La convenienza era avere margini di profitto, riducendo i margini di diritti e di salario delle lavoratrici e dei lavoratori. Non si scappa da questo, di questo stiamo parlando. Quando diciamo che questo Paese ha un problema di lavoro, non stiamo dicendo che qualunque lavoro va bene, perché, se no, perché 7,50 euro? Van bene 4, van bene 5, van bene 2, 3, si può sempre scendere. Il problema, invece, è di garantire e di salire.

Quindi, i voucher sono diventati un simbolo, il simbolo di una battaglia che deve continuare, per quel che ci riguarda, come Sinistra Italiana.

Anche in quest'Aula stamattina abbiamo sentito citare la sharing economy, che patirebbe dei voucher. Io, della sharing economy, di economia condivisa, ho visto i fattorini di Foodora, lasciati a casa e licenziati con un'applicazione. Vedo - e questa settimana L'Espresso li cita in un servizio –, i lavoratori di Amazon, assunti con mille contratti precari e con i subappalti delle cooperative e costretti, per restare al lavoro, ad assumere psicofarmaci, per reggere i ritmi della distribuzione di quei pacchi. Vedo una condizione di lavoro che si è impoverita, vedo lavoratori, uomini e donne che soffrono, perché cercano lavoro e non lo trovano, e che, quando lo trovano, lo trovano a condizioni pessime. È qui che noi dovremmo intervenire. È per questo che io mi auguro si regoli il lavoro occasionale.

Noi depositeremo una proposta, ma pensiamo che debba essere relegato alle famiglie. Visto che un'altra forza politica che siede in questo Parlamento ha citato i minijob tedeschi, io cito il sistema francese. Per capirci: si possono sostenere le famiglie e si può anche fare emergere lì una quota di lavoro nero. Sapete qual è la differenza? È che in Francia c'è la defiscalizzazione per il datore di lavoro, la famiglia, e per il lavoratore. È ovvio che a quel punto emerge, perché non sono 7,50 euro quelli che prende, sono di più, perché li può recuperare il lavoratore e li può recuperare la famiglia. Noi presenteremo una proposta ispirata a questo. È per questo che avevamo chiesto, unici in questo Parlamento, di cancellare i voucher ed è per questo che oggi noi voteremo “sì” a questo decreto. Ma voteremo “sì” non al Governo, voteremo “sì”, perché avremmo votato “sì” anche nelle urne, perché vogliamo un “sì” per le lavoratrici e i lavoratori e perché pensiamo che le imprese sane non hanno bisogno di speculare sulla pensione, sull'assistenza sanitaria, sul basso salario dei propri lavoratori - non ne hanno bisogno -, a partire dalle grandi multinazionali, che hanno abusato dei voucher. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. In un Paese normale che ha la necessità di attrarre investimenti, risorse, avere maggiore credibilità all'estero, sburocratizzare, insomma ammodernarsi, che cosa si fa? Non si perde del tempo. Un Paese normale, con un Governo normale, non viene in Aula proponendo un decreto soppressivo avendo già fatto un accordo di maggioranza per avere un decreto sostitutivo, perché un Governo normale in un Paese normale viene in Aula e prende il testo della Commissione lavoro, che ha lavorato per almeno un anno sulla riforma dell'abuso dei voucher, e porta al Paese, nell'immediatezza, una soluzione concreta all'abuso dell'utilizzo di una formula contrattuale che nacque per il lavoro meramente occasionale. In un Paese normale il Governo, sorretto da una maggioranza, non viene a dire che è colpa di qualcun altro quando tutti i provvedimenti legislativi che hanno portato ai 134 milioni di voucher staccati provengono dalla sua legislazione; è una legislazione che non arriva neanche dalle legislature precedenti ma da questa. Quando il Presidente Letta, che sedeva su quei banchi, ha tolto, appunto, la definizione di meramente occasionale allargando a tutti i settori, e quando Renzi, da quei banchi, ha prodotto l'aumento della possibilità di utilizzo dei voucher da 5.000 a 7.000 euro attraverso il Jobs Act, quando da quei banchi, con il decreto legislativo n. 81 del 2015, si è allargata la maglia delle possibilità di utilizzo dei voucher, è stato lì che si è prodotto il vulnus che ha comportato un passaggio da 500 mila voucher nel 2008 a 134 o 136 milioni dell'anno scorso. È questo il punto.

E, quindi, il punto è questo, il Parlamento aveva prodotto nelle Commissioni competenti, la Commissione lavoro e anche altre Commissioni in cui si è dibattuto - e lo abbiamo sentito oggi durante la fase emendativa - che alcuni settori comunque necessitano di questo strumento contrattuale. Capisco che la grande distribuzione, che è già stata ricordata, può utilizzare altre forme contrattuali, tuttavia non ci sono altre forme idonee nel settore turistico-alberghiero, non ci sono per le famiglie, non ci sono per gli enti locali, non ci sono se non attraverso un'assunzione a tempo subordinato che ha dei costi folli.

Come fa una famiglia ad assumere una colf a tempo determinato, o indeterminato addirittura, se poi la deve utilizzare 3-4 ore a settimana? Come fa un pizzaiolo? Qui ci è stato detto che il pizzaiolo può fare il job on call, può fare il lavoro intermittente o, comunque, il lavoro a chiamata, però fare questo vuol dire che deve fare un contratto subordinato, avere uno zoccolo di costo fisso anche se poi non deve utilizzarlo e poi chiamarlo durante i periodi in cui ne ha la necessità. Ma se avesse lavoro tutti i giorni e già programmato, il pizzaiolo farebbe un contratto di lavoro a tempo indeterminato e non avrebbe problemi.

Qui si vuole aiutare, con i voucher modificati, quella parte d'impresa sana, quella parte di settori produttivi sani e onesti che utilizzano questo strumento per dare soddisfazione a se stessi e dare soddisfazione a tutti coloro che in determinate casistiche hanno la necessità di lavorare, hanno la necessità comunque di lavorare e di avere anche dei diritti, perché hanno diritto all'INAIL e hanno il diritto anche a una contribuzione. Non è sufficiente? Ebbene, nel testo che avevamo prodotto c'era una diversificazione: c'era il raddoppio della paga al lavoratore per le attività di impresa e per le imprese e il raddoppio del versamento dei contributi perché 10 euro non erano sufficienti. Ebbene, allora portiamoli a 20, portiamoli a 30 e aumentiamo la contribuzione, però non buttiamo via tutto, non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca. L'acqua sporca che voi volete buttare via è quella di un'ennesima figuraccia rispetto all'esito referendario, rispetto all'esito della votazione referendaria, perché se è vero come è vero che più di un milione di cittadini hanno sottoscritto questo quesito è altrettanto vero che il Governo avrebbe potuto metterci la faccia diversamente e affrontare il tema in un dibattito elettorale attraverso quella proposta che pare già esserci nell'aria, così come si evince da notizie giornalistiche, di cui però noi non ci fidiamo.

Se quello che leggiamo è il minijob alla tedesca, noi crediamo - e anzi siamo certi - che la sostituzione del minijob ai voucher significherà creare una precarizzazione del lavoro ancora maggiore, perché il miraggio dei 400 euro al mese senza diritti, che è quello del minijob alla tedesca - dite -, ma senza tutto il welfare che la Germania dà alle famiglie, creerà una serie infinita di nuove povertà e di nuove situazioni di precarietà, che saranno peggiori di quelle prodotte dall'utilizzo dei voucher nella nostra visione e addirittura peggiori dei vostri voucher nella vostra visione.

In Germania ci sono sussidi per il baby sitting, ci sono sussidi per il welfare, ci sono sussidi per gli affitti, ci sono sussidi per lo Stato sociale. Qui, invece, siamo un po' scarsi di sussidi, tant'è vero che in Italia ci sono più di 4 milioni di poveri, più di un milione di famiglie povere, e voi nel “decreto povertà”, che avete stancamente approvato, poche settimane fa, dopo anni di giacenza nelle Commissioni al Senato, non mettete i soldi necessari ad affrontare questo tema e ad affrontare questa situazione di povertà del Paese.

Quindi, noi siamo veramente preoccupati. Siamo preoccupati per tutte quelle 500 mila persone che hanno utilizzato i voucher. Erano troppe? Erano tante? Erano sfruttate? Probabilmente sì. Bisognava regolamentare; si doveva regolamentare, non si doveva cancellare, perché, tra l'altro, si è anche cancellato con un metodo barbaro, con un metodo trogloditico, perché la proroga della situazione di tutti coloro che hanno acquistato i voucher alla data del 17 marzo va ad essere normata con un comunicato stampa del Ministero. Io credo che solo nel Medio Evo - ma forse neanche nel Medio Evo - si potesse avere la presunzione, l'arroganza e la mancanza di vergogna di dire questo al Parlamento, con un Ministro che viene per lo svolgimento del question time e dice al Parlamento che un suo comunicato stampa ha valore di legge.

Se il Governo pensa che quest'Aula sia da trasformare da Aula legislativa ad Aula confermativa delle scelte del Governo, io credo che abbia sbagliato indirizzo. Io non credo che il Governo abbia la possibilità di normare a colpi di comunicati stampa; ci sono i decreti ministeriali, le circolari, le interpretazioni, i decreti-legge e i decreti legislativi. C'è un mondo di burocrazia costituzionalmente definita che non viene utilizzata, invece.

E questo cosa comporterà? Comporterà che tutte quelle imprese che hanno acquistato i voucher fino al 17 marzo si troveranno in difficoltà a poterli utilizzare. Quindi, davvero non ci sarà una proroga, ma ci sarà un vuoto normativo e questo vuoto al massimo potrà essere colmato da una situazione di limbo giuridico, in cui tutti potranno sguazzare, perché gioverà all'imprenditore che non ha la norma che lo obbliga ad accendere il voucher 60 minuti prima, perché è abrogata dal comma 1 dell'articolo 1.

Se io fossi un imprenditore non onesto - e purtroppo ce ne sono - il voucher lo accendo quando mi viene l'ispettore dell'INPS: quando arriva l'ispettore, io accendo il voucher, perché tanto non può farmi la sanzione, perché la sanzione è abrogata. Se la sanzione è abrogata, allora, a mio avviso, su qualsiasi sanzione applicata si può fare ricorso e può essere appellata e certamente davanti al giudice del lavoro l'imprenditore fraudolento avrà buon gioco a dire che la norma non c'era, perché l'unica parte di “succo” è un comunicato stampa.

Presidente, io concludo dicendo che noi voteremo contro questo decreto. Noi votiamo contro questo decreto non perché eravamo a favore dell'abuso dei voucher, ma perché in un Paese serio, un Governo serio e un Parlamento serio non perdono tempo; il tempo si dedica per dare soluzioni alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori e, pertanto, in Aula si doveva arrivare con una modifica degli articoli 48, 49 e 50 del decreto legislativo n. 81 e non con la sua abrogazione, lasciando in difficoltà imprese, lavoratori e famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Potrà sembrare paradossale, ma sono d'accordo con alcune affermazioni che ha fatto qui, oggi, in Aula, e che fa di consuetudine nei nostri lavori in Commissione lavoro il collega Giorgio Airaudo, quando parla del problema, del dramma della svalutazione del lavoro, dell'impoverimento del lavoro stesso, dell'impoverimento dei salari, come uno dei grandi problemi che abbiamo nel nostro Paese. Però, se questo è vero, se questa affermazione è vera, come è vera, sono incomprensibili gli strumenti, le iniziative, le azioni che adottano il partito dell'onorevole Airaudo, la loro organizzazione di riferimento, la CGIL, una parte consistente della sinistra italiana, e non soltanto della sinistra italiana, anche una parte della destra italiana, la cosiddetta destra sociale, che vive in partiti di destra, ma è anche purtroppo dentro Forza Italia.

Insomma, gli argomenti che portano, le proposte che fanno, sono in totale contraddizione con l'affermazione che bisogna superare i livelli di svalutazione e di impoverimento del lavoro, perché, nel momento in cui, per esempio, si decide e Airaudo dice che, non soltanto l'avrebbe votato in Parlamento, come lo voterà in Parlamento, ma l'avrebbe anche deciso nelle urne con il referendum, nel momento in cui si decide l'abolizione totale dei voucher, capisco una proposta di riforma, di revisione, ma l'abolizione totale dei voucher è in contraddizione con quello che loro dicono, e cioè l'obiettivo di non svalutare il lavoro e di non svalutare i salari, perché è evidente che l'alternativa al voucher è il lavoro nero, che è la forma peggiore di svalutazione del lavoro e dei salari. È evidente che è così, c'è nella lettera che ha letto il collega prima, apparsa sul giornale di Bergamo, quando quella ragazza dice che decine di suoi colleghi, insieme a lei, hanno perso il lavoro grazie all'abolizione dei voucher.

Riguarda, per esempio, le 800 mila persone, gli 800 mila lavoratori che prima l'INPS non conosceva, erano sconosciuti all'INPS, e che poi, grazie ai voucher, sono riemersi. Allora, se noi aboliamo i voucher, è chiaro che creiamo un danno enorme ai lavoratori, oltre che alle imprese, e quindi contribuiamo ad una ulteriore svalutazione del lavoro e all'impoverimento dei salari. Allora, non si capisce un altro argomento di queste forze politiche, anche della CGIL, rispetto all'obiettivo di dare più valore al lavoro.

L'altro argomento è il ripristino dell'articolo 18 così com'era. Guardate, negli anni Settanta - l'articolo 18 è del 1970 - ero un ragazzo, un giovane socialista, ed ero orgoglioso della legge di Brodolini, dello Statuto dei lavoratori e della legge del 1970 e quindi ho cercato di interrogarmi, di capire come mai oggi io abbia una posizione ostile e contraria a una parte di quella legge, e anche all'articolo 18 così com'era. Mi sono andato a rileggere il dibattito del 1968, 1969, 1970, e ho scoperto una cosa fondamentale: che quella soluzione, quell'articolo 18, era già vecchio e antiquato nel 1970, perché nella formulazione originaria di Brodolini, scritta da Gino Giugni, non c'era l'articolo 18 così come noi, poi, l'abbiamo conosciuto, non c'era.

Il licenziamento disciplinare non c'era; c'è una norma che riprendeva una precedente norma di Pietro Nenni del 1957, che è una norma a difesa del sindacato, dei sindacalisti all'interno delle aziende. Non c'era la norma sul licenziamento disciplinare e Brodolini disse a Gino Giugni: mi raccomando, noi dobbiamo fare una norma per tutelare i lavoratori, e non per tutelare i lavativi.

Quindi, quella cosa lì fu fatta in quel modo, con la norma sul licenziamento disciplinare, perché ci fu una mediazione al Senato della Repubblica con il PCI, che quella volta, sulle materie del lavoro, aveva diritto di vita e di veto rispetto a quello che si discuteva in Parlamento. Quindi, quella norma era già arretrata nel 1970, e il limite dei quindici dipendenti, oltre il quale applicare l'articolo 18, non c'era nemmeno quello nella stesura originaria di Brodolini e di Gino Giugni, perché il limite era a 35, e già allora si abbassò a 15 per una mediazione con il PCI su un emendamento del senatore Fermariello al Senato. Sarebbe cambiata la storia delle relazioni sindacali e industriali in forma più moderna all'interno di questo Paese se noi avessimo, se quel Parlamento avesse approvato nel 1970 la norma originaria scritta da Brodolini e scritta da Giugni. Quindi, noi stiamo soltanto cercando di recuperare una arretratezza di decenni rispetto a ciò che era vecchio già nel 1970, questa è la verità.

E come non vedere che, grazie al Jobs Act, noi oggi abbiamo recuperato una quantità enorme di lavoro a tempo indeterminato. Prima del Jobs Act soltanto il 17 per cento degli assunti erano a tempo indeterminato; oggi ci avviciniamo al 40 o 50 per cento. Con questa operazione si è fatta o non si è fatta un'operazione di rivalutazione del lavoro? Sì o no? E, allora, perché poi sono tornati indietro? E, rispetto agli argomenti che sempre qui portano alcune forze di sinistra e alcune forze di destra sul tema della rivalutazione dei salari, sul quale sono assolutamente d'accordo, penso che i bassi salari siano una grande emergenza di questo Paese, ma, allora, come si fa a dire che è necessario aumentare i salari e poi non rendersi disponibili ad interventi importanti sul terreno della produttività?

Infatti, è soltanto aumentando la produttività che si possono aumentare i salari, è soltanto riformando il mercato del lavoro e i contratti di lavoro, spostando verso l'impresa e verso il territorio i livelli di contrattazione che si può aumentare la produttività, e quindi aumentare i salari. Quindi, c'è questa grande contraddizione di fondo in una parte della sinistra e in una parte della destra: porsi degli obiettivi come quello della rivalutazione e della riqualificazione e adottare degli strumenti che portano nel senso assolutamente opposto, questo è il problema, questo è il grande problema dei limiti del nostro dibattito.

Venendo ai voucher, e concludo, noi voteremo a favore, la voteremo anche perché con un colloquio, con un dialogo con il Presidente del Consiglio, abbiamo avuto certezza, e noi ci fidiamo del Presidente del Consiglio, che entro il 15 maggio ci sarà in campo un provvedimento, un decreto per soluzioni alternative al voucher che noi oggi qui aboliamo, perché bisogna, come ho detto prima, dare risposte a quegli 800 mila lavoratori, ma non soltanto a loro, bisogna dare risposte alle famiglie, bisogna dare risposte alle imprese, bisogna mettere in conto che, fra qualche settimana, qualche mese, inizia la stagione estiva e, senza questi strumenti di flessibilità, noi avremo un livello di disoccupazione nel settore del turismo, del commercio e dei servizi molto grave, molto grave; e, allora, è necessario mettere in campo degli strumenti, delle iniziative, e su questo abbiamo avuto assicurazioni da parte del Presidente del Consiglio e su questo noi oggi abbiamo presentato un progetto di legge sulla liberalizzazione totale del lavoro intermittente e del lavoro a chiamata, per tutti i settori, per tutte le fasce di età, per i mini contratti, che sono una cosa diversa dai minijob alla tedesca, e per i bonus alle famiglie. Per questo, noi voteremo la fiducia, perché abbiamo avuto da parte del Presidente del Consiglio le assicurazioni che queste questioni saranno risolte fra pochissimo con un decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Signora Presidente, confermo qui il voto favorevole del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista al decreto-legge presentato in Aula dal Governo, così come le confermo che avremmo votato “sì” al referendum, qualora, invece, si fosse tenuto, per lo stesso motivo, perché riteniamo che i due aspetti oggetto di questo decreto e oggetto del referendum siano in realtà elementi sui quali va fatta un'abrogazione totale.

Per quanto riguarda i voucher c'è poco da dire. Quando questi furono pensati, furono pensati per i lavori occasionali veri; non a caso, l'ex Ministro Damiano, che al tempo fu colui che da Ministro li introdusse nell'ordinamento del mercato del lavoro italiano, fa sempre riferimento agli studenti e ai pensionati durante la vendemmia. Bene: quei voucher pensati per quella funzione, nel tempo, con successive modifiche legislative volute da due o tre Governi, si sono estesi in una misura tale da generare problemi per la dignità del lavoro, per la protezione del lavoro e per gli abusi che ci sono stati.

Noi qui parliamo giustamente di bonus per le famiglie, di esigenze dell'impresa; ma la verità è che questi voucher sono stati utilizzati anche da imprese che hanno tra 500 e 1000 dipendenti. Abbiamo esempi in cui questo è avvenuto: è evidente che abbiamo assistito nel tempo a un cambiamento non solo della funzione, ma anche del senso di un istituto che era stato pensato per lavori strettamente occasionali.

E, d'altra parte, non ci è sfuggita, nel vedere queste forme di abuso, la contraddizione che si è aperta tra due termini che non dicono la stessa cosa, perché lavoro stagionale e lavoro occasionale non sono la stessa cosa. In molti settori del turismo, in molti settori del commercio, in molte attività dell'agricoltura si sono sostituiti contratti a tempo determinato di 1, 2, 3 mesi con l'uso dei voucher, generando per quei lavoratori non un'emersione dal nero, come pure si dice e che giustamente va fatto, ma sono stati sostituiti contratti più pieni di diritti con formule, come i voucher, che di diritti ne hanno sempre di meno.

E, d'altra parte, che questo fosse vero lo dimostra il fatto che questo stesso Governo ha introdotto da qualche mese un osservatorio per la tracciabilità dell'uso di questi voucher, perché si è reso conto conto che, quando parliamo di 120-130 milioni di voucher all'anno, si determina qualcosa che con quell'istituto non ha nulla a che fare. Da questo punto di vista, l'abrogazione e la cancellazione di quella legge e dei voucher è un atto, secondo me, dovuto. Anche perché è inutile girarci attorno, è stato già detto: i voucher sono diventati, a ragione o a torto, il simbolo della precarietà del mondo del lavoro, soprattutto di quello giovanile.

C'è poi il secondo aspetto, di cui vedo che qui non parla praticamente nessuno, e cioè quello della solidarietà in materia di appalti tra chi affida l'appalto e chi riceve l'appalto in materia di diritti del lavoro. Devo dirvi la verità, secondo me questo è ancora più importante del primo dei due argomenti, perché questi lavoratori sono i lavoratori che sono sulle posizioni più deboli e indifese, più esposte a ricatti, a pressioni di ogni tipo. Aver reso possibile di nuovo quello che la legge aveva cancellato, io credo che sia anche qui un atto di rispetto nei confronti di una parte della forza lavoro, che oggi è in condizioni di maggior debolezza rispetto ad altre fasce.

Questa è la scelta che ci porta a dire sì.

Ma voglio aggiungere un secondo ragionamento, che secondo me è altrettanto importante: una volta che saranno cancellati questi due istituti, per quanto riguarda i buoni, i voucher, si tratterà di riaprire una discussione e un provvedimento. Allora, da questo punto di vista, se non vogliamo fare i furbi, è necessario che il Governo apra un confronto con le organizzazioni sindacali, e poi con i rappresentanti di impresa, attorno a questo istituto. Non si può pensare di abrogare per evitare il referendum, e di reintrodurre dopo, fittiziamente, altre formule e altri tipi che sono esattamente dello stesso segno di quello che si è abrogato (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)! Perché se no vorrebbe dire che si ingannano e si finiscono per ingannare non solo i lavoratori che hanno raccolto le firme, ma si finisce per ingannare anche il diritto-dovere dei lavoratori italiani di esprimersi democraticamente sull'uso e l'abuso di questi istituti.

E, allora, ci vuole un confronto con le organizzazioni sindacali. Ci vuole chiarezza, perché non tutte le parole hanno lo stesso significato. Ripeto: occasionale vuol dire occasionale, stagionale vuol dire stagionale, accessorio vuol dire accessorio, e minijob vuol dire minijob, tanto più alla tedesca. Non si può fare di tutte le erbe un fascio! E, da questo punto di vista, quello che va affrontato è naturalmente davvero il lavoro occasionale, quello che fanno le famiglie quando debbono prendere una baby-sitter, oppure le ripetizioni che a volte si fanno, i lavori di giardinaggio: cioè, una misura che è davvero occasionale e non è ripetuta ordinariamente nel tempo, se no quella diventa altra forma contrattuale rispetto a quella che oggi abroghiamo.

Queste sono le motivazioni; e io credo che vada detto con grande chiarezza in quest'Aula, prima di assumerci coerentemente la responsabilità di questo voto, perché alla coerenza del nostro voto debba corrispondere anche la coerenza futura degli atteggiamenti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, come vogliamo dire, da dove vogliamo cominciare? Vogliamo indicare che questa è un'operazione truffaldina? Vogliamo dire che è un furbesco atteggiamento, che è un imbroglio, che è una finzione, che è un modo inquietante di considerare…

PRESIDENTE. Colleghi, scusatemi, potete felicitarvi fuori? Colleghi? Prego.

PAOLO RUSSO. Che è un modo inquietante di considerare le istituzioni? Si inventa, attraverso questo decreto-legge, un altro istituto: una sorta di decreto antagonista, una sorta di decreto gincana anti-referendum. Non si era mai vista una cosa del genere: la promessa di un successivo, di un futuro decreto, cominciando però con un decreto a cancellare ciò che dovrebbe essere reimmesso in norma. La fantasia parlamentare ci aveva abituati a tanto, ma a tanto così mai!

Forza Italia e la collega Polverini hanno precisato già la nostra posizione, quando hanno annunciato anche il voto favorevole di Forza Italia alla questione pregiudiziale che era stata presentata. Avevamo votato a favore della pregiudiziale per esprimere la nostra sostanziale contrarietà al decreto-legge e per denunciare la prepotenza del Governo: un atteggiamento che non condividiamo, e che ha trovato conferma nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione lavoro. Una discussione sostanzialmente sterile, che ha visto respingere… Quasi inutile, Presidente! Che ha visto respingere per partito preso, come troppe volte verifichiamo, tutti gli emendamenti presentati dai gruppi.

Un provvedimento quindi che contestiamo nel metodo e nel merito. Nel metodo perché è chiaro come lo strumento utilizzato per intervenire sul lavoro accessorio e sulla responsabilità solidale negli appalti, cioè il decreto-legge, è quello meno adatto, soprattutto in prossimità di un referendum sugli stessi temi, a maggior ragione perché semplicemente si limita a riprodurre i testi dei due quesiti abrogativi attraverso la soppressione secca delle norme su cui pendeva la richiesta di referendum. Un referendum che chiaramente il Governo ha voluto impedire, utilizzando lo strumento normativo che ha a disposizione, ovvero la decretazione d'urgenza, perché troppo scomodo. Troppo scomodo per chi, Presidente? Per il Partito Democratico, per le diverse correnti che lo animano. Per ciò che è a sinistra del Partito Democratico: un Governo che deve recuperare a sinistra, in particolare a seguito dell'ultima scissione, e che pertanto usa per questo scopo e per la sua personale campagna elettorale tutti gli strumenti in suo potere.

Così, con questo decreto-legge, il Governo si è preso gioco dei cittadini, chiamati al voto referendario; ha deriso la Commissione lavoro, che nel frattempo aveva avviato l'esame di alcune proposte di legge in materia di lavoro accessorio; ha ridicolizzato persino quest'Aula. Lo ricorderà, Presidente: appena due mesi fa quest'Aula aveva approvato delle mozioni, su cui l'Esecutivo aveva persino dato il proprio parere favorevole, che impegnavano il Governo ad adottare iniziative per modificare lo strumento del voucher, ma che non accennavano minimamente alla sua totale abrogazione.

Cito a tal proposito due impegni approvati dalla mozione Polverini, che impegnava il Governo a valutare le opportune iniziative, anche normative, per superare alcune problematiche nell'uso dell'istituto dei voucher; ma soprattutto impegnava il Governo a proseguire nelle iniziative che consentano di accertare e sanzionare eventuali abusi nell'utilizzo dei cosiddetti voucher, preservando comunque questo strumento che ha mostrato risultati positivi anche nell'emersione del lavoro nero.

Ebbene, a fine gennaio quest'Aula si è chiaramente espressa chiedendo al Governo di preservare uno strumento positivo. Due mesi dopo, quello stesso Esecutivo, porta dinanzi a questa Assemblea un provvedimento che lo sopprime, senza alcuna valutazione di merito, senza considerare le conseguenze negative in termini di impatto sul mercato del lavoro che ad oggi, grazie alle scellerate politiche del Governo Renzi, ha pochissimi strumenti di flessibilità in entrata. Insomma, una norma corollario delle primariette del PD, e non ho detto del siparietto del PD, e delle criticità tutte interne al Partito Democratico. Era opportuno e l'abbiamo riconosciuto tutti dover intervenire sulla disciplina dei voucher, ma la sua totale abrogazione può avere solo effetti negativi e portare con sé la grave responsabilità di un aumento esponenziale del lavoro nero nel nostro Paese. Il Governo avrebbe dovuto riflettere su una necessaria revisione degli strumenti di flessibilità di maggiore tutela per i lavoratori, per dare respiro al mercato del lavoro. Mi pare grave il danno inferto a tutte le imprese soprattutto quelle sane e rispettose del lavoro e dei lavoratori occasionali o spot che siano. Penso alle imprese turistiche, a quelle dell'accoglienza, che utilizzano questo istituto, ed oggi sono piegate ad una miope volontà, estranea al merito e semmai incline a soggiacere rispetto ad esigenze di tattica e di sopravvivenza politica degna della peggiore politica politicante.

Si pensi alla questione sollevata da più parti relativa alle modalità di utilizzo dei cosiddetti voucher per il baby sitting. Il sistema vigente stabilisce che il contributo per il servizio di baby sitting venga erogato attraverso il sistema dei buoni lavoro utilizzato per il lavoro accessorio. Poiché tale disposizione richiama espressamente l'articolo 49 del decreto legislativo n. 81 del 2015, abrogato dal presente decreto-legge, la normativa relativa al contributo per il servizio di baby sitting risulterebbe così priva di parte della propria disciplina, compromettendone l'applicabilità. E se è vero che l'INPS ha recentemente diffuso un comunicato in cui ha provato a chiarire che l'abrogazione della disciplina del lavoro accessorio non comporta il venir meno dell'erogazione dei voucher dei servizi di baby sitting, è altrettanto vero che alimentate un'incertezza per cui un comunicato stampa, addirittura, può sostituirsi al legislatore. Ma se questo è il legislatore, capiamo che è molto più efficace un comunicato stampa.

Il Governo nel triste monologo che ha visto lo sviluppo e il passaggio in Commissione di questo provvedimento, si è rifiutato di offrire una cornice legislativa alla fase transitoria che fosse chiara ed attenta alle esigenze del mercato del lavoro, dei cittadini, dei professionisti, per evitare il più possibile il proliferare di pericoloso contenzioso.

Tra i settori che risentiranno maggiormente dall'abolizione dei voucher troviamo in particolare quello agricolo che giustamente è in subbuglio, in rivolta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), per una decisione che ostacola oltremodo la ripresa e la crescita delle imprese agricole e che di fatto elimina uno strumento pensato originariamente proprio per la valorizzazione del lavoro saltuario e occasionale nei periodi di richiesta straordinaria di lavoro agricolo. Il Governo ha operato senza valutare la specificità di questo settore che presenta caratteristiche difficilmente equiparabili agli altri settori dell'economia, con attività come la preparazione dei terreni, attività di semine, trapianto e di raccolta, fortemente condizionate dagli andamenti climatici, sempre più imprevedibili e che necessitano quindi di strumenti che tengano assolutamente conto di queste caratteristiche.

Le stesse norme sulla responsabilità solidale degli appalti erano il frutto di un delicato equilibrio legislativo tra tutela dei diritti di impresa e lavoratori e non sembrano affatto aver dato cattiva prova nei quattro anni nei quali hanno avuto applicazione. Tra l'altro, il testo intende escludere la possibilità per un contratto collettivo nazionale di poter derogare alla responsabilità solidale negli appalti, ma lascia intatta la facoltà di ottenere la medesima deroga, tramite i contratti aziendali e territoriali previsti dall'articolo 8 della “legge Sacconi” del 2011. Anche in questo caso potremmo trovarci davanti a contenziosi incontrollabili, senza prevedere tra l'altro alcuno strumento in grado di rafforzare le tutele previste a favore dei lavoratori.

Ma la presa in giro è ancora più grande, visto che si parla di un ulteriore decreto sul lavoro accessorio da emanarsi a breve, subito dopo l'annullamento definitivo del referendum.

Questa è la cifra del vostro rispetto delle istituzioni, è la misura etica e comportamentale di questo Governo. Questo è un modo ipocrita di far politica, visto che si strumentalizza un tema così delicato solo per non affrontare una contesa ideologica tutta interna alla sinistra e per liberarsi dall'ossessione di sprofondare sotto la sconfitta di un altro referendum. Un modo di fare politica, Presidente, che non ci appartiene e su cui esprimiamo la nostra totale contrarietà e naturalmente il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI. Grazie, Presidente. Voglio rendere omaggio a questo “decreto cancella voucher”, figlio dell'isteria salta referendum, ripercorrendo brevemente la storia dei voucher in Italia. Era il 2003 quando nacquero i voucher per prestazioni di lavoro accessorio ovvero attività lavorative di natura occasionale rese da soggetti a rischio di esclusione sociale o non ancora entrati nel mercato del lavoro o in procinto di uscirne, come le casalinghe, gli studenti, i pensionati, i disabili e i soggetti in comunità di recupero, i lavoratori extracomunitari in possesso di regolare permesso di soggiorno, nei sei mesi successivi alla perdita di lavoro. Rientravano nell'applicazione di tale istituto i piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa l'assistenza domiciliare a bambini, alle persone anziane, agli ammalati, l'insegnamento privato supplementare, i piccoli lavori di giardinaggio, di pulizia e manutenzione di edifici, strade, parchi e monumenti, la realizzazione di manifestazioni sportive culturali o caritatevoli, la collaborazione con associazioni di volontariato per lo svolgimento di lavori di emergenza o di solidarietà. Nel corso degli anni sono stati fatti poi ritocchi e ritocchini, ad esempio elevando i limiti economici di utilizzo, allargando ad altre tipologie di attività, come quando nel 2009 se ne è esteso l'utilizzo alle pubbliche amministrazioni per esigenze temporanee ed eccezionali.

Ma il capolavoro del trasformismo si raggiunge in questa legislatura, dapprima con il decreto n. 76 del 2013, che ha ampliato l'ambito di applicazione dei voucher escludendo che le prestazioni debbano avere natura meramente occasionale, e poi con l'opera somma del Jobs Act che ha esteso l'utilizzo dei voucher per tutte le attività lavorative in tutti i settori produttivi, alzando addirittura il limite dei compensi da 5 mila a 7 mila, per avere come committente tutti, compresi gli imprenditori professionisti, quindi non più solo le famiglie. Anche gli enti locali sono ricorsi ai voucher per pagare il personale che svolgesse attività ordinaria per disperazione a seguito del reiterato blocco del turnover, aggirando quindi le norme sul contenimento delle spese per il personale e del Patto di stabilità interno, esponendo quindi le stesse pubbliche amministrazioni a danno erariale. Do un po' di numeri sull'evoluzione di “voucheropoli”: nel 2008 i voucher venduti erano 500 mila, per la maggior parte utilizzati nell'attività agricole; poi negli anni hanno iniziato ad affacciarsi anche altri settori produttivi, come il commercio e i servizi; nel 2012 i voucher venduti erano 23.800.000, con impiego nell'industria, edilizia, artigianato, logistica, poi commercio, servizi e, in misura minore, nell'agricoltura. In questa legislatura i voucher cominciano a lievitare a dismisura: nel 2013 i voucher venduti salgono a 40.700.000, con vendite raddoppiate nell'edilizia, nell'industria, nell'artigianato, nella logistica, nel commercio, con exploit nel settore del turismo. Nel 2014, con la legge delega del Jobs Act, i voucher arrivano a 70 milioni, con in testa settori dell'industria, edilizia, artigianato, logistica e poi, a seguire, commercio, turismo, servizi e agricoltura. Nel 2015, col decreto attuativo n. 81, i voucher schizzano 115 milioni, fino ad arrivare alla cifra record di 145 milioni nel 2016, con il settore del turismo che supera addirittura il commercio.

Quindi, con il Jobs Act i voucher sono più che raddoppiati, un vero e proprio miracolo economico, quello di Renzi, il trionfo del neoliberismo ultracapitalista che è riuscito a trasformare i lavoratori, non più tutelati da regolari contratti di lavoro, in manovalanza a bassissimo costo, a 10 euro all'ora, da utilizzare all'occorrenza, magari sotto ricatto: o così o niente. Un capolavoro dell'iperprecariato che ha umiliato i lavoratori, rendendoli acquistabili dal tabaccaio come chewing-gum per essere usati e poi gettati a terra proprio come le gomme da masticare. Eppure in questi ultimi tre anni per voi non vi era nessuna emergenza voucher, nonostante le nostre reiterate interrogazioni al Ministro del non lavoro - del non lavoro! - Poletti, che diceva che era tutto ok, che numeri esponenziali sulla vendita dei voucher non costituivano un problema. D'altronde, i voucher hanno avuto anche un'altra fondamentale funzione politica, quella di gonfiare le statistiche sull'occupazione. Bastava infatti un voucher a settimana per risultare occupati, come è emerso con chiarezza in risposta ad una mia interrogazione in Commissione lavoro. Vi avevamo avvertito sin dal 2014: la liberalizzazione dei voucher avrebbe comportato la sostituzione delle regolari tipologie contrattuali di lavoro. E così è stato: i lavori stagionali, ad esempio, sostituiti da voucher nel turismo, nell'agricoltura, comportando una perdita di professionalità e competenze, che devono invece essere riconosciute e remunerate come prevede la contrattazione collettiva. Vi avevamo avvertito: la liberalizzazione dei voucher avrebbe condannato la gente al lavoro povero, e così è stato.

Inutile ricordarvi che il MoVimento 5 Stelle aveva e ha la sua proposta per contrastare l'abuso dei voucher, che è la proposta n. 3796 del 2 maggio 2016, eppure vi svegliate solo ora e gridate adesso all'emergenza voucher. Perché? Perché è calato il panico da referendum: state facendo di tutto per evitare il voto dei cittadini il 28 maggio, per impedire a quei 19 milioni di cittadini e, adesso, forse anche di più, che votarono “no” il 4 dicembre; gli volete impedire di esprimersi di nuovo attraverso il voto per dirvi di nuovo e in maniera inequivocabile di andarvene a casa. State correndo come disperati, avete contratto i tempi fino all'inverosimile e blindato il testo senza nemmeno prevedere un regime transitorio che avesse senso e senza nemmeno prevedere uno strumento sostitutivo nell'immediato, dato che avete cancellato i voucher all'improvviso, lasciando i cittadini e le imprese nel caos, vista anche la stagione turistica che ormai è alle porte. Occhio, perché i cittadini potrebbero far causa allo Stato per mancato guadagno.

PRESIDENTE. Onorevole Berretta, mi scusi.

TIZIANA CIPRINI. Questo è, quindi, in tutta evidenza, un Governo di irresponsabili, che pensa solo a salvarsi per evitare le urne, ben consapevoli che stavolta saranno cinerarie. Avete addirittura messo a rischio l'utilizzo dei voucher per il baby-sitting, che erano collegati alla disciplina del lavoro accessorio. Insomma, avete fatto un casino.

Correte perché l'organo deputato a cancellare definitivamente il referendum, ovvero l'Ufficio centrale presso la Cassazione, ha fatto sapere, il 29 marzo 2017, con un comunicato stampa, di aver deciso all'unanimità di rinviare ogni deliberazione attendendo la conversione in legge del decreto. Ed era meglio stavolta non rischiare e fare un decreto esattamente rispondente ai quesiti referendari della CGIL, memori, evidentemente, di quello che accadde con il referendum sul nucleare, in cui la norma partorita dal Governo per farlo saltare non fu sufficiente. L'Ufficio centrale per il referendum, infatti, in quell'occasione, con apposita ordinanza, aveva disposto il trasferimento della richiesta di abrogazione referendaria alle nuove disposizioni normative. Ci pensò poi Fukushima a fare il resto. Adesso, quindi, meglio non ripetere l'errore e andare sul sicuro. Noi ci asterremo dal darvi una mano a sminare la strada dal rischio referendum. Non siamo come i vostri complici di sinistra: il popolo è sovrano e deve decidere attraverso il voto. Vi lasciamo cuocere, quindi, con la vostra acqua sporca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Arlotti. Ne ha facoltà.

TIZIANO ARLOTTI. Grazie, Presidente. Il decreto-legge in oggetto è un decreto che sopprime

la disciplina del lavoro accessorio, abrogando gli articoli dal 48 al 50 del decreto legislativo n. 81 del 2015, e prevedendo un regime transitorio per i buoni già richiesti fino al 17 marzo del 2017, che possono essere utilizzati fino al 31 dicembre 2017. Inoltre, viene prevista anche una modifica, in particolare, sulle disposizioni che riguardano la responsabilità solidale degli appalti, e l'articolo 2 elimina la possibilità di derogare al principio della responsabilità solidale, con l'obiettivo di elevare ulteriormente l'efficacia delle tutele in favore dei lavoratori, in coerenza con la recente disciplina in materia di contratti pubblici.

Il terzo elemento che voglio evidenziare è quello che riguarda la circolare INPS del 30 marzo, con la quale vengono confermati i voucher per baby-sitting, che sono lo strumento per dare, attraverso l'INPS appunto, il contributo sul nido alle famiglie. Voglio dire questo perché in questi giorni, in queste settimane, si sono lanciati tanti allarmismi: che non ci sarebbero stati più i baby-sitting, che, comunque sia, si sarebbe distrutta un'opportunità di lavoro che diversamente ci poteva essere.

Ebbene, quello che viene oggi votato è un provvedimento che prevede un effetto analogo all'abrogazione che è prevista con il referendum già indetto per il 28 maggio 2017. Qui voglio subito fare chiarezza: il Partito Democratico non ha nessuna paura di confrontarsi nelle competizioni elettorali, così come in quelle referendarie. Se qualcuno pensa che noi abbiamo questa paura si sbaglia di grosso, per il semplice motivo che noi vogliamo risolvere un problema, che è un problema che abbiamo individuato come prioritario, con norme specifiche che dovranno essere, poi, approvate.

Il Governo, in questa legislatura, ha messo al centro il tema del lavoro, ma, soprattutto, provvedimenti che sono stati adottati e hanno avuto come primo obiettivo quello di mettere in primo piano le politiche del lavoro e dello sviluppo attraverso la decontribuzione, con gli 80 euro, con la riduzione dell'IRAP e, soprattutto, con i provvedimenti del Jobs Act, i cui dati ne confermano l'efficacia. È di questa settimana la pubblicazione da parte dell'Istat dei dati di febbraio, che dicono che il tasso di occupazione ha toccato il 57,5 per cento, che la disoccupazione è discesa all'11,5 - meno 0,3 in un mese -, ma, soprattutto, che la disoccupazione giovanile è arretrata al 35,2 per cento, meno 3,6 rispetto al 2016, quando eravamo al 43 per cento.

Aggiungo anche che abbiamo messo in atto politiche di sostegno, di decontribuzione che hanno consentito di far sì che 700 mila persone siano oggi a tempo indeterminato, quindi con un lavoro a tutti gli effetti che non è assolutamente precario.

Quello del lavoro in questa legislatura è un tema centrale, lo abbiamo affrontato, in particolare, aggredendo la precarietà, come dicevo prima, ma abbiamo agito anche su altri livelli. Voglio ricordare che non più tardi di qualche settimana fa, in quest'Aula, abbiamo approvato un'importante strumento, che è quello del Jobs Act per gli autonomi, per coloro che non sono iscritti agli ordini professionali, per il cosiddetto smart working e per tutelare qualcosa come 800 mila lavoratori che non avevano alcuna tutela. E abbiamo dato tutele per quanto riguarda la “Dis-coll”, la disoccupazione, per quanto riguarda l'indennità di maternità, l'indennità di malattia.

Devo dire che abbiamo fatto anche altri provvedimenti per fare in modo che strumenti che rischiano di essere abusati, come è successo in molti casi nei voucher, avessero anche un'alternativa: abbiamo tagliato l'IRAP completamente nel settore dell'agricoltura; abbiamo tagliato l'IRAP per quanto riguarda le assunzioni stagionali dal 2015, l'abbiamo tagliata al 70 per cento proprio per favorire, laddove c'è stagionalità, con la riduzione del costo e renderlo soprattutto più congruo rispetto anche alle aspettative, visto e considerato che stiamo parlando, solamente nel settore del turismo, di qualcosa come centinaia di migliaia di lavoratori che possono avere la disoccupazione e, addirittura, abbiamo portato da tre a quattro mesi la copertura della Naspi anche per i lavoratori stagionali.

Veniamo adesso al tema dei voucher vero e proprio. Guardate, c'è un elemento che fa da discrimine, però bisogna far chiarezza.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Arlotti. Colleghi, potete abbassare il tono della voce e far sentire almeno alla Presidenza l'intervento? Grazie. Prego.

TIZIANO ARLOTTI. Non è vero che attraverso il Jobs Act si è variata la situazione per quanto riguarda i voucher. Attraverso il Jobs Act abbiamo fatto un provvedimento che per la prima volta affronta il tema della tracciabilità: è un tema che avevamo posto anche nella modifica del decreto legislativo e nelle integrazioni sul Jobs Act ed è un tema che è stato colto dal Governo ed è stato reso operativo.

L'elemento di fondo, quello che ha fatto la differenza in questi anni, è stato il 2012, quando i settori dell'industria, dell'edilizia e dei trasporti sono entrati a pieno titolo anche nella possibilità di utilizzo dei voucher. Ebbene, nel 2016, il 50 per cento dei voucher venduti hanno riguardato, quindi, circa 73 milioni, proprio questi settori. È stato quello il momento in cui si è scardinato definitivamente lo strumento. L'altra cosa che voglio aggiungere e che va detta, è una cosa vera, è che ci sono 5.000 imprese complessivamente che utilizzano la metà dei voucher; stiamo parlando, prevalentemente, di imprese strutturate, non stiamo parlando della piccola impresa familiare, non stiamo parlando dell'impresa dove ci sono uno o due dipendenti, stiamo parlando di questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E stiamo parlando anche delle necessità che hanno le famiglie; nel lavoro che abbiamo fatto in Commissione, noi abbiamo previsto uno strumento appropriato soprattutto per salvaguardare le famiglie, perché noi vogliamo che questo strumento rientri nei limiti e nel suo spirito originario, visto e considerato che, come dicono da noi a Rimini, quando il cane si strozza, non si strozza con le lasagne, si strozza col mescolo, ovvero è l'ingordigia, lo ripeto, è l'ingordigia che fa saltare questo strumento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! C'è chi l'ha usato perché veramente non poteva fare diversamente, c'è chi invece ne ha abusato e noi dobbiamo fare in modo che chi ne ha abusato non possa più trattare queste cose.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi…

TIZIANO ARLOTTI. L'altra cosa che aggiungo è che nelle audizioni che noi abbiamo fatto non c'è stato un sentire comune, non c'è stato un sentire comune nelle organizzazioni sindacali del lavoro, perché la CGIL ha espresso un'opinione, la CISL e la UIL ne hanno espressa un'altra, che era quella di modificare lo strumento, non di cassarlo, era quella di andare avanti, così come faremo. L'altro aspetto ancora è quello che riguarda anche gli imprenditori; quando abbiamo fatto le audizioni, sono venuti imprenditori che dicevano che bisognava lasciarlo così come era e son venuti imprenditori, come i costruttori, che han detto: questo non va bene, noi non lo vogliamo, lo dovete togliere! Allora, io credo che, se vogliamo fare demagogia, ce n'è per tutti, ma, soprattutto, dobbiamo tenere conto di quella che è una situazione che dobbiamo affrontare in modo corretto. C'è stato, a mio avviso, un momento in cui se ne è abusato; io credo che noi dobbiamo dare una risposta tempestiva alle famiglie che hanno usato i voucher, ma che non ne hanno abusato, come ho detto prima, che hanno necessità di assistenza, di welfare familiare, asili, baby-sitter, badanti, piccoli lavori, come avviene, in Francia, ad esempio coi CESU, uno strumento che dobbiamo, comunque sia, verificare e, soprattutto, noi vogliamo che questo tema distingua anche e favorisca i singoli lavori, credo che debba essere messo in campo uno strumento che dia maggiori garanzie e tutele ai lavoratori, che distingua e favorisca i lavoratori stagionali dai lavoratori a chiamata, dai lavoratori intermittenti e occasionali. Su questo è opportuno che ci sia un confronto appropriato con le forze sociali, perché da qui dobbiamo partire, ma dobbiamo avere anche dei tempi che siano, ovviamente, conformi alle necessità che abbiamo che questo strumento, a partire dalle famiglie, sia rimesso in campo in brevissimo tempo. Questa è la sfida che noi lanciamo come Partito Democratico e per questo dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

PATRIZIA MAESTRI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MAESTRI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, vorrei cogliere l'occasione per poter ringraziare gli uffici legislativi, per ringraziare i colleghi della Commissione lavoro e i colleghi, anche degli altri gruppi parlamentari, che, oggi, hanno partecipato al dibattito, tenendo conto di una cosa: questo decreto affronta non il tema di quello che riguarda il referendum della CGIL, ma affronta due problemi veri, concreti che in questo Paese andavano comunque affrontati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4373)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4373:

      "Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti".

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame l'episodio verificatosi nella seduta del 23 febbraio 2017. Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare, con decorrenza immediata, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di quindici giorni di seduta al deputato Carlo Sibilia.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.

Invito, pertanto, il deputato Sibilia, ove presente, a lasciare l'Aula in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza.

Colleghi, andiamo avanti, il collega Sibilia era già stato preallertato dagli uffici. Lasciate che il collega Sibilia esca e andiamo avanti (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Discussione del disegno di legge: S. 2705 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale (Approvato dal Senato) (A.C. 4394) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 14,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Daniele Farina ed altri n. 1, Molteni ed altri n. 2 e Rampelli ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) presentate al

disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4394: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale.

Ricordo che, a norma del comma 4, dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenente a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 4394)

PRESIDENTE. Illustra la sua questione pregiudiziale n. 1 il deputato Daniele Farina.

DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Io andrò ad illustrare, sintetizzandola, ovviamente, la corposa questione pregiudiziale con la quale chiediamo all'Aula di deliberare di non procedere all'esame dell'atto Camera 4394 o, meglio, del meglio noto decreto n. 13 del 2017 sull'immigrazione, “decreto Minniti”. Ma, preliminarmente, vorrei osservare che questo provvedimento, questo decreto, ci è stato trasmesso dal Senato in data 29 marzo 2017; oggi, siamo al 6 aprile, la sua scadenza è il giorno 18 aprile o giù di lì. Allora è chiaro il motivo per il quale, nella giornata di ieri, buona parte dell'opposizione ha deciso di interrompere la propria partecipazione ai lavori delle Commissioni congiunte I e II, in quanto sono chiaramente venute meno le condizioni per l'esame del provvedimento. Il relatore, infatti, nella giornata di ieri ha esplicitato il parere negativo su tutti gli emendamenti presentati, non ne ha presentato, a sua volta, nessuno e il Governo ha sostanzialmente assentito sul fatto che questo provvedimento la settimana prossima sarà oggetto di una questione di fiducia.

È evidente che il Ministro per i rapporti con il Parlamento non abbia avuto nessun interesse nel lavorare ad una più corretta distribuzione dei tempi fra Camera e Senato, nell'esame del provvedimento, però credo che forse la Presidenza di questa Camera, in questo caso, potrebbe interessarsene e anche promuovere un'azione nei confronti della Presidenza del Senato. Cioè, non è possibile che i lavori, soprattutto su provvedimenti così delicati, assumano questa modalità, perché di fatto privano una delle due Camere, in questo caso la Camera dei deputati, di funzioni e diritti costituzionalmente garantiti.

Illustro con brevità, il testo “esploso”, cioè completo, lo avete in distribuzione. L'aumento dei flussi migratori verificatosi negli ultimi anni, congiuntamente alla manifesta inadeguatezza delle misure approntate dagli Stati nazionali e dall'Unione europea, impongono un intervento e un generale ripensamento delle politiche sinora adottate. Tale aumento, tuttavia, non è configurabile in qualità di emergenza, essendo una condizione che interessa il continente europeo da ormai molti anni.

Appare in tal senso del tutto illegittimo l'utilizzo dello strumento della decretazione di necessità ed urgenza ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione. Il provvedimento contiene infatti molteplici norme di carattere ordinamentale volte, da un lato, a una modifica significativa della tutela giurisdizionale in ambito di protezione internazionale e, dall'altro, ad accelerare le espulsioni degli immigrati cosiddetti irregolari.

In aggiunta a ciò, il decreto-legge difetta del necessario presupposto dell'urgenza, trattandosi di disposizioni che non sono di immediata applicazione. Alcune di esse, infatti, si applicano addirittura trascorsi 180 giorni dall'emanazione del decreto.

Le norme non presentano nemmeno il requisito dell'omogeneità, come si evince ad una lettura dell'articolo 13, concernente l'assunzione di funzionari della professionalità giuridico-pedagogica di servizio sociale e mediatore culturale.

Le disposizioni previste nel decreto-legge risultano in contrasto inprimis con il principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione. Il provvedimento, infatti, all'articolo 1, istituisce presso alcuni tribunali ordinari le sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea. Nell'ordinamento italiano esistono indubbiamente alcuni esempi di tribunali specializzati, tuttavia, in tali casi, il discrimine è la materia di intervento e non già, come qui, la nazionalità del soggetto.

A causa della distanza logistica dal foro di discussione, inoltre, le disposizioni incidono negativamente sul diritto di difesa della parte, ledendo il primo comma dell'articolo 111 della Costituzione, relativo all'attuazione di un giusto processo.

Tra l'altro, anche ammettendo la necessità di una giurisdizione unica specializzata, tale obiettivo risulta vanificato dalla mancata concentrazione di numerose altre competenze afferenti al diritto di asilo e agli stranieri, che rimangono in capo al giudice di pace, al giudice amministrativo e al giudice ordinario.

Anche le previsioni relative alla moltiplicazione delle decisioni incidono negativamente sui diritti di immigrati e rifugiati.

Ulteriore lesione del principio di uguaglianza è rintracciabile nella riforma delle procedure dedicate al riconoscimento del diritto d'asilo: è manifesta la sostanziale incapacità del sistema giudiziario italiano nel rispondere all'incremento delle domande di asilo, un diritto riconosciuto da oltre mezzo secolo e che concerne la vita e la sicurezza fisica e psichica delle persone coinvolte. Come accennato, l'aumento dei casi non è più configurabile quale emergenza, si tratta invece di un fatto sistemico, che da molti anni richiedono interventi adeguato da parte dell'ordinamento italiano ed europeo.

A tale necessità il decreto in esame risponde in modo del tutto insufficiente, fortemente lesivo del diritto d'asilo, tutelato dall'articolo 10 della Costituzione.

Nel tentativo di risolvere le disfunzioni del sistema giudiziario e amministrativo, si comprimono i diritti dei rifugiati, riducendone le garanzie in sede giurisdizionale. Viene infatti soppresso un grado di giudizio attraverso l'eliminazione del grado di appello, rinviando in tal modo tutto in capo alla Corte di cassazione.

Ricordiamo come l'Associazione nazionale dei magistrati, sezione Cassazione, nel suo comunicato del 14 febbraio 2017 ha già stigmatizzato l'irragionevolezza di tale scelta, sottolineando come nel nostro ordinamento il doppio grado sia previsto per la stragrande maggioranza delle controversie civili, spesso di valore di gran lunga inferiore rispetto ai casi di protezione internazionale. Anche le considerazioni presenti nella relazione di accompagnamento al provvedimento circa la mancata previsione di molti sistemi giudiziari europei del doppio turno di giudizio, appaiono pretestuose. In tali Paesi, infatti, il doppio grado non è previsto in via generale, dunque non viene applicato nemmeno in materia di protezione internazionale. La protezione internazionale diventa in tal modo l'unica materia connessa con i diritti fondamentali tutelati nella Costituzione e da norme comunitarie internazionali in cui risulta soppresso il grado di appello. L'obiettivo principale di tale disposizione - pensiamo - è individuabile in un'ulteriore distinzione tra migranti economici, dunque irregolari, e richiedenti asilo, con un tentativo di dirottare la maggioranza delle persone dalla seconda categoria alla prima. La scelta di sopprimere il secondo grado di giudizio, inoltre, riteniamo farà confluire tutti i ricorsi sulla Corte di cassazione, con un impatto devastante sulla programmazione dei lavori, anche considerando il vincolo semestrale dell'emissione della sentenza.

Ulteriore elemento lesivo del diritto d'asilo è rinvenibile nella scelta di sostituire il rito sommario di cognizione con quello camerale. In tal modo, infatti, si limita la possibilità di contraddittorio, esplicitamente prevista dal quarto comma dell'articolo 111 della Costituzione, con l'esclusione del contatto diretto tra ricorrente e giudice nell'intero arco del giudizio. Il nuovo meccanismo determinerà una disparità di applicazione da parte dei giudici, che richiederanno la comparizione delle parti in modo del tutto discrezionale, ledendo nuovamente il principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione. È evidente come tutti questi profili materializzino una lesione degli articoli 10, 24 e 111 della Costituzione, violando sia il diritto d'asilo e della difesa in generale che il diritto al giusto processo e al principio del contraddittorio. Il secondo ordine di questioni concerne la perseveranza nella scelta di misure repressive volte al contrasto del fenomeno di migranti irregolari attraverso alcune modifiche alla disciplina del rimpatrio e soprattutto mediante l'apertura di molteplici centri di identificazione. Un sistema non solo irragionevole e costoso ma che comporta condizioni disumane per i migranti rinchiusi.

Vado a concludere. Andrebbe dunque rivisto in modo sistemico ed organico l'intera normativa relativa alle politiche migratorie, al fine di consentire l'apertura immediata di canali di ingresso regolari ed abrogando dunque il reato di immigrazione clandestina; stabilizzare il soggiorno dei migranti e rafforzare lo strumento dei rimpatri volontari in luogo delle espulsioni, operando altresì le dovute pressioni in sede europea per l'apertura di corridoi umanitari, che consentirebbero il salvataggio di decine di migliaia di vite umane. Devo purtroppo chiudere, mi sembra che ci siano sufficienti ragioni perché questa Camera dei deputati deliberi di non procedere all'esame del decreto “Minniti” sull'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Il deputato Molteni ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

NICOLA MOLTENI. Presidente, ovviamente, in una visione completamente opposta rispetto a quella del collega Farina sul tema dell'immigrazione, in modo particolare sulle soluzioni al fenomeno globale dell'immigrazione, credo che le considerazioni preliminari di metodo e di procedura esposte dal collega Farina siano totalmente condivisibili, ovvero quanto si è verificato ieri, Presidente, quanto si verifica oggi e soprattutto quanto si verificherà domani - o meglio la settimana prossima - in merito a questo decreto, quando probabilmente - con una probabile certezza - verrà posta l'ennesima questione di fiducia.

Il testo rimarrà blindato, la Commissione non ha avuto occasione e modo, per tempi e per modalità, di poter discutere questo decreto: il solito prendere o lasciare tipico di una maggioranza e di un Governo che si dimostra alquanto debole e incapace nell'affrontare un tema, ovvero il tema dell'immigrazione, che si è imposto e si sta imponendo all'attenzione del dibattito politico di questo Paese per le incapacità croniche, storiche e sistematiche da parte di questo Governo e dei Governi precedenti di affrontare questo fenomeno, ripeto, globale, complesso e complicato qual è il fenomeno dell'immigrazione. Io credo che sia stata tolta alle opposizioni, in modo particolare al gruppo della Lega, la possibilità di discutere, di poter dibattere in maniera seria e costruttiva sul tema dell'immigrazione, che è un tema che ci sta particolarmente a cuore, perché il gruppo della Lega, Presidente, ha presentato cinquanta emendamenti di merito - non cinquemila emendamenti - per migliorare questo decreto, che è un pannicello caldo che non risolve e non affronta i nodi principali del problema del fenomeno della gestione dei flussi migratori oggi nel nostro Paese, tant'è che oggi, Presidente, registriamo il record di sbarchi in assoluto degli ultimi anni nel nostro Paese del fenomeno dell'immigrazione, con punte destinate a raggiungere anche in questo caso il record storico. Proprio il Viminale parlava di 200.000-250.000 sbarchi ipotizzabili; qualche Ministro di qualche altro Paese, ad esempio della Germania, parla di 300.000-400.000, comunque siamo a numeri impressionanti. Tali numeri sono sintomatici e simbolo di una incapacità, ripeto, cronica, di un intervento assolutamente tardivo e inconcludente sul fenomeno che sta rendendo il nostro Paese lo zimbello di tutta l'Europa, mentre altri Paesi stanno assumendo forme di intervento totalmente diverse rispetto alle nostre. Impedire alle opposizioni di poter discutere seriamente del decreto-legge è la cifra dell'incapacità del Governo e della maggioranza di confrontarsi e di aprire un dibattito che sarebbe stato assolutamente interessante e utile sul fenomeno.

Presidente, senza entrare nel merito - l'avremmo fatto volentieri e lo faremo nelle dichiarazioni di voto della settimana prossima, quando porrete l'ennesima questione di fiducia -, mi sia lasciata fare soltanto una considerazione a supporto delle motivazioni per cui noi eccepiamo la questione di pregiudizialità sul decreto-legge che ovviamente invitiamo ad approvare. Presidente, l'immigrazione è un fenomeno globale, è un fenomeno complesso e riteniamo che, come tutti i fenomeni globali, le risposte a tale fenomeno globalizzato debbano essere risposte complessive, risposte universali, risposte globali per poter gestire tale fenomeno. Così non è stato: da parte degli organismi sovrannazionali - se è vero come è vero che oggi abbiamo circa 50-60 milioni di persone che si muovono nel mondo - la risposta doveva essere globale, e la risposta non è stata globale. La risposta non è nemmeno stata europea, anzi l'Europa ha dimostrato di essere complice di questo processo costruito evidentemente a tavolino per sovvertire l'ordine mondiale e per dare adito a tale fenomeno globalizzato. L'Europa ha dimostrato di non saper risolvere il fenomeno, di non volerlo risolvere e la gestione della relocation è la dimostrazione più lampante di quanto la complicità, unita all'incapacità dell'Europa, sia sotto gli occhi di tutti. Quindi, se la risposta non è sovrannazionale, se la risposta non è stata nemmeno europea, la risposta, come vediamo accadere in altri Stati nazionali, deve evidentemente essere una risposta nazionale. Ogni singolo Stato, nella difesa della propria sovranità e della propria identità e del proprio interesse nazionale, deve gestire e risolvere il problema dell'immigrazione. Tanti altri Paesi lo stanno facendo. In questi giorni il popolo austriaco lo sta facendo: governato da una socialdemocrazia, sta gestendo il fenomeno dell'immigrazione esattamente come andrebbe affrontato e risolto da parte di un Paese serio. È la dimostrazione che in quel Paese i populisti non hanno vinto, ma le idee populiste si stanno imponendo all'attenzione delle scelte del Governo: il controllo delle frontiere, la soppressione di Schengen, il controllo del Brennero, il controllo di ogni treno che dall'Italia va in Austria, la revoca dell'intesa sulle ricollocazioni sono la dimostrazione di come un Paese come l'Austria sta affrontando e gestendo questo fenomeno. L'Italia non sta gestendo questo fenomeno, lo sta subendo, ma soprattutto - questa è la motivazione principale che ha portato il nostro gruppo a presentare la questione pregiudiziale - noi non possiamo pensare di risolvere e di affrontare un problema gravoso, complesso e globale come questo sempre e solo attraverso atti emergenziali. Il problema dell'immigrazione, quindi il contrasto dell'immigrazione clandestina, la gestione dei flussi migratori, la gestione dell'immigrazione regolare, va affrontato in maniera strutturale, in maniera sistemica, in maniera sistematica, con una visione d'orizzonte ampia e complessiva del fenomeno, cosa che voi non avete fatto.

Il Ministro Minniti non è stato bravo. Il Ministro Minniti doveva fare qualcosina in più rispetto al nulla di quanto è stato fatto prima. L'incapacità del Ministro Alfano è certificata: nessuno sente e percepisce la mancanza del Ministro Alfano. Fare qualcosina di più ti porta a pensare o a far pensare che si stia affrontando e risolvendo il problema dell'immigrazione. Così non è: questo decreto - guardo il sottosegretario Manzione - evidentemente non affronta, non risolve e non lenisce le piaghe del fenomeno dell'immigrazione. La dimostrazione, ripeto, è data dal fatto che oggi stiamo toccando la punta record di sbarchi; i territori a cui avete scaricato la gestione del fenomeno stanno soffrendo; l'immigrazione non gestita porta evidentemente al fenomeno della sommatoria di povertà, scaricando la gestione di questo immenso problema sui territori e quindi sulle periferie più disagiate e degradate. Evidentemente sommiamo ad una povertà autoctona, locale un altro tipo di povertà legata alla cattiva gestione del fenomeno dell'immigrazione. Non risolvete uno dei drammi che la gestione dell'immigrazione sta comportando ovvero il grande business che si sta costruendo attorno al fenomeno. Quando voi stanziate in legge di stabilità 4 miliardi di euro o forse qualcosina di più per affrontare il fenomeno, voi state facendo gli interessi, state arricchendo soggetti, in modo particolare cooperative, di qualunque colore e natura politica, che fino a poche settimane fa gestivano poche migliaia di euro di utile e che oggi si trovano improvvisamente a gestire milioni di euro in maniera poco trasparente, in maniera poco rendicontata e soprattutto con una grande opacità nella gestione dei bilanci e di queste immense risorse. Il decreto-legge non risolve nulla ed è il motivo per cui, per tutte le ragioni che abbiamo espresso poco fa, chiediamo di votare la nostra questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Il deputato Murgia ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Rampelli ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

BRUNO MURGIA. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, questo provvedimento sulla immigrazione illegale contrasta apertamente con l'articolo 77 della Costituzione ma non solo per questo ovviamente non siamo d'accordo, ma per una ragione più generale perché il problema del flusso dei migranti nel nostro territorio nazionale persiste ormai da molti anni, da almeno un ventennio. Basti pensare che il primo decreto-legge per fronteggiare questa massiccia ondata migratoria risale all'ottobre del 1995 ed in larga parte da allora abbiamo adottato politiche assolutamente inefficaci. Il disegno di legge in primo luogo reca la istituzione di sezioni specializzate in materia di immigrazione e di protezione internazionale, anche dettando le qualifiche necessarie e prevedendo la realizzazione di appositi corsi di formazione per il personale che alle stesse sarà destinato. Sempre in materia giurisdizionale il decreto-legge interviene inoltre con procedure per la notificazione degli atti e in numerose parti sul processo amministrativo. Con gli articoli 12 e 13, inoltre, il disegno di legge disciplina le assunzioni di personale da parte dei Ministeri dell'interno e della giustizia, mentre con l'articolo 11 prevede la predisposizione da parte del Consiglio superiore della magistratura di un piano straordinario di applicazioni extra-distrettuali da adottare in deroga alle vigenti disposizioni dell'ordinamento giudiziario. Appare evidente quindi come le norme rivestano carattere ordinamentale e siano lontane da quel requisito di immediata applicazione che sia la legge n. 400 del 1988 sia la giurisprudenza costante della Corte Costituzionale chiedono che formino oggetto di provvedimenti normativi varati dal Governo. Quindi soprattutto ci sono nuovi oneri di spesa e, come abbiamo capito, stiamo parlando certamente non di fondi che vengono presi direttamente ad esempio i fondi per quanto riguarda gli immigrati, in particolare il Fondo sui rimpatri. In questo caso stiamo parlando di fondi che sono legati soprattutto al Fondo di solidarietà per le vittime dell'usura. Si tratta di trasferimenti da una voce di spesa all'altra ma che per noi non sono ragionevoli e non sono accettabili. Dunque, voi state affrontando un problema complesso come questo più generale dell'immigrazione illegale solamente con provvedimenti emergenziali, corretti ancora con la questione di fiducia. Quindi, strozzerete il dibattito solamente agli ordini del giorno, evitando un approccio strutturale complessivo più generale. Peraltro, noi avremmo bisogno, invece, di una legge forte e robusta, che tenga conto delle normative europee e degli accordi internazionali. Voi non lo fate, noi siamo assolutamente contrari e per questo motivo poniamo la pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Intervengo velocemente perché affrontiamo, ormai quasi per ogni provvedimento, il problema delle pregiudiziali di costituzionalità che sostanzialmente si riferiscono al requisito della urgenza e della necessità del provvedimento. Io l'ho detto altre volte e lo voglio qui ripetere perché secondo me è fondamentale nella scelta di formalizzare queste questioni di costituzionalità: la scelta che fa il Governo, con riferimento alla necessità e all'urgenza, è una scelta politica e non è codificata in una norma di legge; è il Governo che se di fronte a un determinato problema, a una problematica, ritiene che ci sia in quel momento la necessità di porre in essere un'attività legislativa immediata sceglie il decreto-legge, che è previsto dalla nostra Carta costituzionale. Allora, sostenere sempre che c'è una violazione dell'articolo 77 mi pare che sia al di là di quello che è il contenuto dell'articolo 77 stesso.

Nel caso in ispecie c'è questa necessità e quest'urgenza? Giudicate voi, però di fronte a un problema che riguarda un costante aumento dei flussi migratori, costante aumento che se anche è prolungato nel tempo però aumenta ogni giorno di più - e questi flussi aumentano soprattutto con riferimento alla zona del Nord Africa -, allora noi dobbiamo predisporre una serie di interventi - e il Governo in questo si assume la propria responsabilità - con cui intervenire anche, così come si fa in questo decreto, per esempio sul piano giurisdizionale per tutto ciò che è l'attività da porre in essere nel momento in cui questi soggetti raggiungono il nostro territorio.

E, allora, che significa? Che quello che è il controllo del Parlamento in questo momento è un controllo che avviene attraverso un iter che si sviluppa successivamente, cioè attraverso la conversione della legge. Quindi, assolutamente dov'è? Si toglie la parola? C'è questa impossibilità di discussione, questa impossibilità di dare un contributo? Attraverso l'iter del decreto-legge, che deve essere convertito entro 60 giorni, è chiaro che si potrà dare un contributo. È normale che il contributo si dovrà dare rispetto a quegli elementi che sono il contenuto del decreto-legge, che deve avere un contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Questo è il quadro e l'ambito nel quale si deve muovere l'attività parlamentare e in tale contesto si muove, così come si è mossa anche negli altri decreti-legge convertiti.

Che poi ci sia quella esigenza di fare ricorso a questo strumento è una scelta del Governo. Perché questo? Perché il Governo potrebbe stabilire anche di seguire il disegno di legge, però noi tutti sappiamo che nel nostro sistema parlamentare è così complesso e così difficile portare a termine un'iniziativa legislativa e di fronte a determinati problemi, che sicuramente sono urgenti e necessari, l'unica scelta possibile - l'unica scelta possibile! - è il decreto-legge. Questo perché lo dico? Perché se voi andate ad analizzare la storia dei decreti-legge vedrete che tutti i Governi sono costretti a ricorrere a questo strumento.

Non è l'attuale Governo, che è formato da una maggioranza, ma ci sono stati anche i Governi precedenti - come possiamo andare a vedere -, e tutti hanno utilizzato lo strumento del decreto-legge come strumento per poter intervenire immediatamente e per poter contrastare un fenomeno per cui, se volessimo seguire quello che è l'iter normale del disegno di legge, ci troveremmo ad affrontarlo in un tempo talmente lungo che le esigenze di intervenire immediatamente sarebbero superate della lunghezze e dalle lungaggini proprio che l'iter legislativo pone per le leggi.

Quindi, rassegniamoci. Io pure potrei essere d'accordo nel dire: “Ma perché i decreti-legge? Perché questo intervento immediato del Governo?”. Perché è il nostro sistema parlamentare che impone, su alcune materie - e questa è una di quelle -, lo strumento del decreto-legge. Ecco perché noi voteremo contro le questioni pregiudiziali di costituzionalità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Io credo che ci sia un errore concettuale da parte del Governo, che era evidente con il precedente Ministro dell'interno ma che è altrettanto evidente con il nuovo Ministro Minniti. Si tratta del fatto di considerare il fenomeno dei flussi migratori come un evento inaspettato, per cui si richiede una decretazione d'urgenza, ma ciò è sbagliato. È un fenomeno di fatto strutturale, è un'immanenza, e prima ci si mette ad affrontarlo con questa consapevolezza e meglio si riuscirà ad affrontare la situazione. Ecco perché noi voteremo a favore, sulle pregiudiziali di costituzionalità presentate dagli altri colleghi, perché questo provvedimento manca dei profili richiesti dall'articolo 77 della Carta costituzionale, che sono i requisiti di necessità e di urgenza. Perché? Innanzitutto perché si istituiscono al Capo I delle sezioni speciali dei tribunali per quel che riguarda tutte le controversie sulla protezione internazionale, ma che per loro natura e per le tempistiche della Costituzione non possono prevedere dei tempi rapidissimi. Per cui, come si fa a parlare di necessità e di urgenza? All'articolo 21 del decreto si parla addirittura dello stato di attuazione di alcune norme dopo 180 giorni, quindi sei mesi dopo. Allora, che senso ha utilizzare la decretazione d'urgenza? Se il provvedimento è imminente e il fenomeno è imminente, la normativa deve applicarsi il prima possibile e non farla entrare in vigore sei mesi dopo.

Nel Capo II del decreto si parla dello status di protezione internazionale e si istituiscono delle nuove procedure, ma anche qui, finché si considera il fenomeno migratorio come un fenomeno d'urgenza, non si riuscirà a fare una disciplina organica, se poi si ritiene di modificarla. Invece, in questo caso la si affronta come fosse un qualcosa di immanente, di urgente e di scoperto stamattina e si commette uno sbaglio, perché di fatto si vanno a violare quelli che sono i requisiti richiesti dalla Carta costituzionale. Questi chiaramente non sono gli unici profili, ma ve ne sono degli altri. Per esempio, sempre guardando il Capo I, ritengo che l'articolo 102 della Carta costituzionale sia sottoposto a un forte stress nel momento cui si intravede a distanza l'istituzione di una sorta di tribunali speciali, dei quali purtroppo la nostra storia ha già un triste ricordo. Quindi, andarne ad istituire, porta purtroppo la memoria verso tristissimi ricordi.

Se poi si legge il Capo I in combinato disposto con il Capo II, la sensazione aumenta, rispetto all'articolo 3 della Carta costituzionale. Infatti, ci sembra che la legge non sia più uguale per tutti, e si crei, di fatto, una giustizia diversa e meno uguale per alcune persone, cosa che io personalmente ritengo gravissima. Nonostante sia stata fatta effettivamente una modifica dal Senato, per quel che riguarda le quattordici sezioni specializzate, che facevano aumentare la sensazione di giustizia differenziata, e un minimo tale sensazione si sia ridotta appunto con le modifiche del Senato, resta questa sensazione, ed è forte, tant'è che moltissime associazioni si preoccupano. A queste fa da capofila l'ASGI, che è l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione, che ha fatto pervenire un documento molto buono e completo su questo decreto, nel quale ha proprio specificato l'inopportunità di utilizzare degli strumenti di giustizia civile speciale per riuscire a far fronte alle richieste di asilo politico e di protezione internazionale, segnalandone l'inopportunità, e peraltro segnalando, sempre in questo documento, il fatto che il giudice si può approcciare allo straniero soltanto tramite documenti o videoregistrazione e solo in casi residuali con l'audizione, quando invece lo strumento della videoregistrazione dovrebbe essere sostitutivo dell'audizione, così come previsto dalla normativa dell'Unione europea, per rafforzare i diritti del richiedente della protezione internazionale, invece in questo caso viene usato come strumento prevalente, quasi come fosse l'audizione uno strumento del tutto inutile: “tanto chi se ne importa di che cosa dice la persona che viene a chiedere la protezione internazionale, tramite video e documentazione scritta riuscirò senza dubbio a capire il suo stato d'animo”.

Viene ad essere eliminato il grado d'appello, e rimarrà soltanto in alcuni casi la possibilità di fare ricorso direttamente per Cassazione, allora la sensazione che si ha quando si legge questo provvedimento è che l'immagine figurata della giustizia, quella coi due piatti della bilancia, non veda più i piatti sullo stesso piano, ma li veda profondamente sbilanciati nei confronti di un'unica parte.

E da ultimo, la procedura che si è attuata. Mi spiace sentire il collega Marotta dire che in realtà ci è stata data la possibilità di critica, che la colpa è del bicameralismo perfetto: questo è semplicemente assurdo! Esiste un Ministro che di lavoro tiene i rapporti col Parlamento, e dovrebbe andare di qua e di là a monitorare l'andamento dei provvedimenti e permettere al Parlamento di fare il proprio lavoro, quindi di presentare proposte emendative, di discuterle; invece ci siamo trovati in sede di Commissione a presentare una manciata di emendamenti, ci siamo sentiti dare parere contrario a tutti, perché tanto si metterà la fiducia: il provvedimento è blindato perché il Senato ci ha messo tanto. Allora mi domando che cosa fa di lavoro il Ministro Finocchiaro! Per questi motivi voteremo a favore della pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gasparini. Ne ha facoltà.

DANIELA MATILDE MARIA GASPARINI. Signora Presidente, tutte e tre le pregiudiziali presentate ritengono che il decreto-legge violi l'articolo 77 della Costituzione, perché non si ravvisa la straordinaria necessità e l'urgenza che motiverebbe l'adozione di un decreto-legge per accelerare i procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché di contrasto dell'immigrazione. Evidenzio che la relazione illustrativa del disegno di legge di conversione individua le tre ragioni di straordinaria necessità ed urgenza che motivano l'approvazione di questo decreto-legge.

La prima: prevedere misure per la celere definizione dei procedimenti amministrativi innanzi alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale e per l'accelerazione dei relativi procedimenti giudiziari, in ragione, questo, dell'aumento esponenziale delle domande di protezione internazionale e dell'incremento del numero delle impugnazioni giurisdizionali. La seconda: adottare misure idonee ad accelerare l'identificazione dei cittadini stranieri per far fronte alle crescenti esigenze connesse alle crisi internazionali in atto, e alla necessità di definire celermente la posizione giuridica di coloro che sono condotti nel territorio nazionale in occasione dei salvataggi in mare, o sono comunque rintracciati nel territorio nazionale. La terza: potenziare la rete dei centri di permanenza temporanea e assistenza (qui l'articolo 14 del decreto legislativo del 25 luglio 1998, n. 286) ed assicurare al Ministro dell'interno le risorse necessarie per garantire l'effettività dell'esecuzione dei provvedimenti di espulsione ed allontanamento dei cittadini stranieri in posizione di soggiorno irregolare.

Non ho il tempo per entrare nel merito di tutti i punti sollevati dalle tre pregiudiziali di costituzionalità, ma debbo evidenziare che sono tutti temi che vedono sentenze della Corte costituzionale a sostegno delle scelte legislative fatte con il decreto-legge, e il dossier in possesso di tutti i colleghi parlamentari risponde già nel merito ai dubbi e alle contestazioni sollevate. Faccio anche presente che, pur trattandosi di un decreto-legge di 22 articoli, non si può negare che si tratti di norme legate da un'unica matrice, quella individuata dal titolo: accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale e contrasto dell'immigrazione illegale. Riprendo solo tre questioni sollevate dalle pregiudiziali, perché riguardano temi oggetto anche del confronto nel merito sul decreto-legge. La ragione dell'istituzione presso alcuni tribunali ordinari di sezioni specializzate in materia di immigrazione e asilo è quella di assicurare una maggiore rapidità ai procedimenti in materia di immigrazione, non per ghettizzare gli immigrati, ma al contrario per offrire loro una competenza specializzata e dedicata, anche attraverso una competenza ad hoc di magistrati e di personale dedicato. Ricordo comunque che l'articolo 102 della Costituzione consente l'istituzione presso gli organi giurisdizionali di sezioni specializzate per determinate materie, anche con la partecipazione di cittadini idonei ed estranei alla magistratura.

La proposta di un unico grado di merito disciplina diversamente il procedimento da seguire per l'impugnazione dei provvedimenti relativi al riconoscimento della protezione internazionale, motivandola con la circostanza per cui i flussi dei procedimenti di protezione internazionale attualmente registrati presso le Corti d'appello sono tali da non consentire la costituzione di sezioni specializzate presso il giudice di secondo grado. Una proposta, quindi, per rendere migliore e più efficiente il nostro sistema giudiziario, anche prevedendo l'assunzione di magistrati e personale per gli uffici delle commissioni territoriali e per il Dipartimento per la giustizia minorile del Ministero della giustizia: una decisione pienamente compatibile con la giurisprudenza della Corte di giustizia europea e in linea con la nostra Costituzione.

Quanto all'istituzione dei centri per il rimpatrio, segnalo che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 134 del 2010, ha evidenziato che la costituzione e l'individuazione dei CIE attengono ad aspetti direttamente riferibili alla competenza legislativa esclusiva statale di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera b), della Costituzione, in quanto le suddette strutture sono funzionali alla disciplina che regola il flusso migratorio dei cittadini extracomunitari.

Concludo sottolineando che i contenuti del decreto-legge, oltre ad essere coerenti con la nostra Costituzione, sono anche coerenti con la necessità e l'urgenza di dare risposte alle emergenze evidenziate anche dal Ministro dell'interno Minniti nell'audizione dell'8 febbraio ultimo scorso: una situazione che richiede di rivedere l'organizzazione dell'accoglienza nel nostro Paese, tenendo conto dei diritti di chi scappa e di chi fugge dalle guerre e dalle carestie e insieme del sentimento del nostro popolo, ha affermato il Ministro. Tutte e due le cose vanno tenute insieme, e noi che siamo una grande democrazia, di fronte ad una situazione straordinaria di emergenza umanitaria, dobbiamo darci strumenti idonei per governare una realtà che ci impegnerà nel tempo. Lo facciamo anche con questo decreto-legge, che io credo debba essere valutato dal Parlamento nell'insieme dei provvedimenti che in questi anni abbiamo approvato per rispondere alle emergenze, ma anche per integrare coloro che hanno titolo di restare nel nostro Paese: l'ultimo dei quali l'abbiamo approvato la settimana scorsa, e riguarda i minori non accompagnati. Per tutte queste ragioni, confermo il voto contrario del Partito Democratico alle tre pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Daniele Farina ed altri n. 1, Molteni ed altri n. 2 e Rampelli ed altri n. 3.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, all'ordine del giorno della seduta di lunedì 10 aprile sarà iscritto l'esame del decreto-legge in materia di immigrazione, in luogo della sola discussione generale prevista dal vigente calendario dei lavori.

Sempre secondo le medesime intese, lo svolgimento della discussione generale della mozione in materia di liste d'attesa per le prestazioni del Servizio sanitario nazionale ed esercizio della libera professione intramoenia sarà collocata quale primo argomento all'ordine del giorno della medesima seduta di lunedì 10 aprile.

Autorizzazione alla permanenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha autorizzato ai sensi dell'articolo 14, comma 2, del Regolamento la permanenza del gruppo parlamentare Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile, sceso al di sotto della soglia di venti deputati, determinandone così, in presenza dei prescritti requisiti, la continuità a tutti gli effetti giuridici.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle Andrea Cecconi ha reso noto che è stata eletta segretaria del gruppo la deputata Mirella Liuzzi, in sostituzione del deputato Sergio Battelli, a decorrere dalla data del 10 aprile 2017.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro la senatrice Erica D'Adda, in sostituzione della senatrice Linda Lanzillotta, dimissionaria.

Interventi di fine seduta (ore 15,35).

CHIARA SCUVERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA SCUVERA. Presidente, “non ho mai saputo quanti fossero comunisti e quanti no, ma so quanti morirono per tutti noi, per la libertà di ciascuno di noi. Questo ci impone di sapere cosa ne abbiamo fatto della nostra libertà, o per lo meno che cosa intendiamo farne”. Così Luchino dal Verme grande protagonista della lotta di liberazione dal nazifascismo, una vita per la memoria. Era ed è il comandante Maino, lui che da cattolico accettò di guidare la divisione Antonio Gramsci della Brigata Garibaldi, tra le prime ad entrare a Milano. È il conte partigiano che si distinse nella battaglia decisiva di Costa Pelata e a Casteggio che scelse, come scrisse Corrado Stajano, di essere uguale tra uguali e poi di dedicare la sua vita alla testimonianza e all'incontro con i giovani.

Si è scritto che dal Verme ha rotto gli schermi e la ristrettezza delle convenzioni. Questo è sicuramente vero, ma crediamo che la sua forza sia stata proprio nell'esprimere il carattere unico e originale della Resistenza, anche europea. Uomini e donne di diversa estrazione sociale e di diversi orientamenti culturali e politici, legati da un'unica battaglia, quella per una società più giusta e senza sopraffazione dell'uomo sull'uomo. Come ha detto il presidente di ANPI regionale, Tullio Montagna: Luchino ama la vita. Noi dell'ANPI, noi pavesi amiamo lui e lo ringraziamo ancora per un esempio di vita che aiuta immensamente in questi momenti non facili. Grazie comandante, per la scelta e l'autentico ascolto e dialogo con la società, per sapere cosa ne abbiamo fatto della nostra libertà o cosa intendiamo farne. Il nostro cordoglio alla famiglia, ma sicuramente certi uomini, per l'impronta che hanno lasciato nella storia, non se ne andranno mai (Applausi)!

NICOLA CIRACI'. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA CIRACI'. Questo mio intervento e per ricordare l'onorevole Domenico Mennitti, Mimmo Minniti per noi brindisini, per i suoi amici. Mimmo è scomparso tre anni fa lasciando un vuoto soprattutto in uno spazio politico, quello del centrodestra, di cui è stato un grande protagonista. Vicesegretario del Movimento Sociale, fondatore di Forza Italia, parlamentare per diverse legislature, europarlamentare, Mimmo Mennitti è stato soprattutto, oltre che un politico perbene, un uomo di grande cultura, un giornalista che ha diretto il Roma e ha fondato l'ultima vera rivista del centrodestra, Ideazione. Io penso che questo Parlamento nei prossimi anni dovrà occuparsi di tutti quegli scritti curati da Mimmo, fatti da intellettuali liberi, intellettuali moderni che hanno dato vita in tempi non sospetti a una destra moderna conservatrice ed europea. Penso che il Parlamento, prima o poi, dovrà occuparsi di curare un fondo, di raccogliere i suoi scritti, di raccogliere i suoi interventi parlamentari.

Mimmo Mennitti era un uomo duro, dal rigore morale molto forte, ma allo stesso tempo era un uomo dalla grande passione. Io e Raffaele Fitto abbiamo percorso un bel pezzo di strada insieme a lui, pur provenendo da esperienze politiche molto diverse le une dalle altre. Non posso che ricordarlo nei comizi, l'arte oratoria che probabilmente oggi non esiste più, ma che lui ha conservato fino all'ultimo. Soprattutto lo voglio ricordare come sindaco dalla sua città di Brindisi alle quale, dopo delle vicende brutte e penose che ne avevano colpito l'amministrazione, ha ridato soprattutto il rigore morale. Le sue battaglie per l'università, per il waterfront, per la rinascita del teatro, credo che rimarranno nella coscienza civile di tutti quanti noi. Per questo mi sembrava giusto e doveroso rammentarlo oggi, come persona perbene, come politico appassionato, come persona che ha lasciato in tutti coloro che l'hanno conosciuto sicuramente un ricordo bellissimo, soprattutto dal punto di vista umano (Applausi).

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Grazie Presidente. Ci giungono voci dalla Puglia che il presidente Michele Emiliano ha avuto la rottura del tendine di Achille. A Michele, al nostro presidente, vadano gli auguri più sinceri e veri da parte mia e soprattutto da parte di tutti i pugliesi che, in questo momento, sono interessati alla sua persona.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Presidente, sarà veramente breve il mio intervento, e la ringrazio per avermi permesso di sollevare una questione di cui si parla tutti i giorni ma che, a quanto pare, necessita della verbalizzazione all'interno dell'Aula del Parlamento. Ancora una volta il problema dei parcheggi disabili in tutta Italia diventa una problema che non trova soluzione. Abbiamo normative, abbiamo sanzioni, ma nella città di Roma, con l'ultima giunta, sempre meno si fa, quasi a far sì che il parcheggio disabili sia diventato un privilegio più che un diritto. Per cui necessitavo della voglia di ribadire tutto ciò, visto che ormai sono più di dodici i casi in cui vengono tagliate le ruote delle macchine dei disabili che parcheggiano sulle strisce blu accanto a quelli riservati per i portatori dei disabili; cioè, noi siamo costretti, se abbiamo il cedolino per riconoscere la disabilità, a parcheggiare nei posti per i disabili, perché se parcheggiamo in altri posti ci “sgarrano” - come si dice a Roma, scusatemi - le ruote.

Credo che questa sia una cosa intollerabile, sono già dodici persone che debbono cambiare tutte e quattro le ruote, visto che noi giriamo con otto ruote, quelle della carrozzina più quattro della macchina. Devo dire che è una cosa scandalosa che sentivo appunto la necessità di evidenziare. Il parcheggio disabili non è un privilegio, è un diritto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Venerdì 7 aprile 2017, alle 9,30:

      Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,45.

ERRATA CORRIGE

      Nel resoconto stenografico della seduta del 20 marzo 2017:

      - a pagina 1, seconda colonna, trentaquattresima riga, dopo la parola “X” deve intendersi inserita la seguente “, XII”.

      Nel resoconto stenografico della seduta del 5 aprile 2017:

      - a pagina 61, prima colonna, trentunesima riga, sostituire la parola “inquinati” con la parola “archiviati”.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

      nella votazione n. 1 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

      nella votazione n 1 la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 1 e 53 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni nn. 3 e 4 il deputato Famiglietti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 4 i deputati Aiello e Preziosi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 5 e da n. 38 a n. 41 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 8 il deputato Mazzoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni n. 11, da n. 38 a n. 41 e n. 44 il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 12 il deputato Terzoni ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

      nelle votazioni nn. 12 e 13 i deputati Falcone e Borghi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 14 i deputati Borghi, Paola Bragantini e Baradello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 15 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 17 la deputata Businarolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 21 il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni nn. 21 e 22 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 25 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 25 il deputato Tripiedi ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;

      nelle votazioni nn. 26 e 27 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 28 e 29 il deputato De Mita ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 28 e 34 la deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 30 e 31 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 34 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 35 il deputato Mazziotti Di Celso ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

      nelle votazioni da n. 38 a n. 54 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

      nella votazione n. 39 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 44 i deputati Rampi e Piepoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni dalla n. 44 alla n. 46 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 46 i deputati Antezza e D'Ottavio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 47 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 47 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni dalla n. 48 alla n. 51 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 51 la deputata Malisani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 52 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 53 i deputati Censore, Marcon, Narduolo e Paris hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 4373 - em. prem. 01.01 317 264 53 133 54 210 96 Resp.
2 Nominale em. 1.1, 1.33, 1.38, 1.67 371 370 1 186 64 306 93 Resp.
3 Nominale em. 1.35 380 349 31 175 73 276 92 Resp.
4 Nominale em. 1.40 378 256 122 129 16 240 92 Resp.
5 Nominale em. 1.101 383 315 68 158 68 247 92 Resp.
6 Nominale em. 1.93 384 313 71 157 68 245 92 Resp.
7 Nominale em. 1.92 393 324 69 163 70 254 92 Resp.
8 Nominale em. 1.41 387 321 66 161 73 248 92 Resp.
9 Nominale em. 1.23 393 392 1 197 136 256 91 Resp.
10 Nominale em. 1.100 391 323 68 162 75 248 91 Resp.
11 Nominale em. 1.127 383 323 60 162 77 246 91 Resp.
12 Nominale em. 1.31 387 384 3 193 128 256 91 Resp.
13 Nominale em. 1.87 403 356 47 179 90 266 91 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.45 399 323 76 162 50 273 91 Resp.
15 Nominale em. 1.134 408 406 2 204 74 332 90 Resp.
16 Nominale em. 1.49 412 342 70 172 80 262 90 Resp.
17 Nominale em. 1.62 415 415 0 208 150 265 90 Resp.
18 Nominale em. 1.76 413 339 74 170 58 281 90 Resp.
19 Nominale em. 1.83 413 339 74 170 79 260 90 Resp.
20 Nominale em. 1.189 405 369 36 185 96 273 90 Resp.
21 Nominale em. 1.3 405 335 70 168 74 261 89 Resp.
22 Nominale em. 1.43 406 337 69 169 73 264 88 Resp.
23 Nominale em. 1.2 408 339 69 170 69 270 88 Resp.
24 Nominale em. 1.42 403 340 63 171 75 265 88 Resp.
25 Nominale em. 1.6 407 405 2 203 137 268 88 Resp.
26 Nominale em. 1.7 402 400 2 201 134 266 88 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.8 409 407 2 204 138 269 88 Resp.
28 Nominale em. 1.9 397 396 1 199 137 259 88 Resp.
29 Nominale em. 1.12 400 398 2 200 136 262 88 Resp.
30 Nominale em. 1.13 399 395 4 198 130 265 88 Resp.
31 Nominale em. 1.15 411 344 67 173 71 273 87 Resp.
32 Nominale em. 1.66 386 384 2 193 143 241 87 Resp.
33 Nominale em. 1.32 393 393 0 197 139 254 87 Resp.
34 Nominale em. 1.19, 1.119 389 389 0 195 137 252 87 Resp.
35 Nominale em. 1.20 398 329 69 165 69 260 87 Resp.
36 Nominale art. agg. 1.025 407 289 118 145 24 265 87 Resp.
37 Nominale art. agg. 1.01 404 363 41 182 82 281 87 Resp.
38 Nominale art. agg. 1.02 400 399 1 200 141 258 87 Resp.
39 Nominale art. agg. 1.0100 389 389 0 195 139 250 87 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale art. agg. 1.03 398 397 1 199 135 262 87 Resp.
41 Nominale art. agg. 1.012 393 392 1 197 135 257 87 Resp.
42 Nominale art. agg. 1.0101 401 333 68 167 70 263 87 Resp.
43 Nominale em. 2.5, 2.9, 2.10 395 391 4 196 66 325 87 Resp.
44 Nominale em. 2.100 383 382 1 192 115 267 87 Resp.
45 Nominale em. 2.6, 2.8 394 394 0 198 56 338 87 Resp.
46 Nominale em. 2.0102 384 382 2 192 84 298 87 Resp.
47 Nominale odg 9/4373/11 371 307 64 154 46 261 85 Resp.
48 Nominale odg 9/4373/12 344 281 63 141 42 239 85 Resp.
49 Nominale odg 9/4373/13 367 303 64 152 43 260 85 Resp.
50 Nominale odg 9/4373/15 381 375 6 188 109 266 85 Resp.
51 Nominale odg 9/4373/17 375 308 67 155 44 264 84 Resp.
52 Nominale odg 9/4373/32 378 309 69 155 44 265 84 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 54)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale Ddl 4373 - voto finale 352 284 68 143 232 52 80 Appr.
54 Nominale Ddl 4394 - quest. preg. 1, 2 e 3 311 311 0 156 96 215 79 Resp.