XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 4 maggio 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,
          premesso che:
              lo sviluppo che, da anni, caratterizza i settori della robotica e dell'intelligenza artificiale, in continua espansione in molteplici campi – si pensi, a titolo esemplificativo, all'automazione industriale, al trasporto, alla medicina, all'edilizia ed alla domotica – hanno contribuito ad una decisa e profonda trasformazione degli stili di vita, delle abitudini, nonché dei modelli lavorativi della popolazione della maggioranza dei Paesi industrializzati, tanto da spingere alcuni analisti ad affermare che è in atto una «quarta rivoluzione industriale»;
              si stima che, entro il 2020, il mercato mondiale della robotica raggiungerà un valore pari a 150 miliardi di dollari. Attualmente, l'Asia rappresenta il mercato con il più alto tasso di crescita, mentre la Cina, singolarmente considerata, ha superato l'Europa. L'Italia riveste, nel campo della robotica, un ruolo di leadership in termini di ricerca, innovazione e produzione e rappresenta il sesto Paese nel mondo, ed il secondo in Europa, per livelli di produzione di robot industriali;
              i dati riportati all'interno del report sulle operazioni di fusioni ed acquisizioni (M&A) redatto dallo studio legale Clifford Chance mettono in luce che l'automazione industriale, le telecomunicazioni e la robotica rappresentano i settori in cui si sono registrate le maggiori fusioni ed acquisizioni nel mondo nell'anno 2016, sfiorando i 700 miliardi di dollari, con un aumento del 3 per cento rispetto all'anno precedente ed a fronte di un generalizzato calo di tali operazioni di una percentuale pari al 19 per cento. Inoltre, la Germania rappresenta il Paese che ha avuto la migliore performance, seguita dall'Italia che, dal 2007 a questa parte, ha registrato notevoli incrementi in tale settore. Lo scenario europeo è affiancato dall'imponente presenza delle imprese cinesi, che si confermano le protagoniste assolute delle maggiori operazioni di fusioni ed acquisizioni avvenute nel 2016;
              l'indagine conoscitiva su «Industria 4.0» della Camera dei deputati, predisposta con l'obiettivo prioritario di elaborare una proposta di «via italiana all'Industria 4.0», analizza i punti di forza e di debolezza del sistema industriale nazionale in relazione alla sua digitalizzazione, ed individua altresì alcune grandi sfide poste dalla rivoluzione digitale che dovrebbero essere affrontate in modo sistematico. La prima è quella dell'occupazione, che condurrà verso una profonda modifica della geografia del mercato del lavoro: secondo quanto affermato nella relazione conclusiva dell'indagine, infatti, diminuiranno le richieste di lavoro manuale poco qualificato, mentre aumenteranno le richieste di figure professionali qualificate; tutto ciò, quindi, renderà necessario affrontare la delicata questione della riconversione di molte figure professionali. Inoltre, gli strumenti digitali, che consentono una riduzione del costo ed una maggiore sporadicità del coordinamento dell'attività dei lavoratori, inducendo possibili nuove forme di instabilità lavorativa e maggiore precarizzazione rispetto al passato, inducono a prevedere nuove istituzioni di supporto. Strettamente legata a tale sfida è, poi, quella relativa alla scuola e al sistema educativo, sia sotto il profilo dell'offerta di percorsi formativi, che delle metodologie di insegnamento, al fine di garantire lo sviluppo di nuove conoscenze;
              le numerose e rilevanti sfide imposte dal crescente sviluppo delle tecnologie e dell'intelligenza artificiale non passano soltanto attraverso la messa in campo di interventi esclusivamente di carattere fiscale che, seppur, rilevanti non riescono comunque a risolvere, da soli, le questioni sollevate dal crescente sviluppo delle tecnologie, con il rischio concreto di trascurare le conseguenze che tali interventi creano all'interno del mercato del lavoro. Sotto tale profilo, emerge la crescente necessità di investire, all'interno del sistema industriale, in meccanismi di formazione professionale che tengano conto dei reali bisogni del sistema produttivo nazionale e che siano, dunque, maggiormente orientati ad affrontare tali problematiche;
              le molteplici tematiche legate alla tecnologia ed alla crescente presenza dell'intelligenza artificiale nella quotidianità rappresentano un tema strategico per l'intero Paese che, proprio per tale ragione, non può essere oggetto di scontri e divisioni politiche ma, al contrario, costituisce un'occasione affinché tutti i partiti presenti in Parlamento procedano, in uno sforzo comune, compatto ed unitario, all'individuazione delle principali linee d'intervento sul tema;
              auspicando un'ampia convergenza su un tema particolarmente rilevante, e che dovrebbe essere scevro da divisioni e conflitti ideologici, quale quello della robotica e dello sviluppo dell'intelligenza artificiale, il Gruppo Forza Italia ha inteso condividere e raccogliere, attraverso il presente atto di indirizzo, le istanze proposte dalle altre forze politiche sull'argomento, con la consapevolezza di trattare una questione su cui è opportuna la massima condivisione,

impegna il Governo:

1)    a favorire una linea comune tra i Ministeri competenti in materia, nell'approccio allo sviluppo sostenibile della robotica, dell'intelligenza artificiale e della sicurezza informatica; a promuovere attività di formazione, ricerca e sviluppo nelle scuole, nelle università e nei centri di ricerca italiani di tali tecnologie e a sostenerne le applicazioni alla produzione industriale e ai servizi civili in imprese consolidate e a start up innovative, in linea con quanto emerso dall'indagine conoscitiva della Camera dei deputati su «Industria 4.0: quale modello applicare al tessuto industriale italiano. Strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali nazionali» e in linea con il piano «Italia 4.0» del Governo, tenendo conto dei problemi aperti relativi al tema della cyber-security e della rilevanza etica e dell'impatto che tali tecnologie avranno sulla società e sul mondo del lavoro;
2)    a realizzare un libro bianco in materia che riguardi i diversi Ministeri competenti, nell'ottica della redazione di un Piano nazionale per le sfide proposte dalla quarta rivoluzione industriale, considerato che l'Italia è il secondo Paese manifatturiero dell'Unione europea;
3)    ad avviare, a livello nazionale, anche attraverso l'istituzione di un apposito Osservatorio, l'analisi e il monitoraggio permanente dell'impatto dell'uso dei robot e dell'intelligenza artificiale, in particolare, individuando i settori produttivi dove si verifichino o possano verificarsi la creazione ovvero la perdita di posti di lavoro e la loro quantificazione, nonché monitorando la sostenibilità del sistema di protezione sociale del nostro Paese in relazione all'impatto della «quarta rivoluzione industriale», coinvolgendo tanto gli attori politici, sociali, ed economici, quanto quelli della ricerca, al fine di individuare un quadro di azioni e di soluzioni innovative in grado di rispondere alle criticità e di creare opportunità reali per il nostro Paese;
4)    ad assumere le necessarie iniziative affinché lo sviluppo della robotica in Italia avvenga in un contesto normativo univoco e concertato tra tutti i soggetti a vari livelli interessati;
5)    a presentare al Parlamento una relazione per la valutazione di rischi ed opportunità che lo sviluppo del settore della robotica e dell'intelligenza artificiale può generare per l'economia del nostro Paese;
6)    ad assumere iniziative, anche di carattere normativo, che si pongano l'obiettivo di fornire un quadro di riferimento per l'utilizzo dei robot e dell'intelligenza artificiale e che affrontino questioni rilevanti quali la definizione di un quadro di sicurezza sociale, capace di affrontare le problematiche derivanti dall'impatto negativo sull'occupazione, attraverso la formazione permanente, la riduzione dell'orario di lavoro, l'imposizione fiscale, da ripensare rispetto al mondo del lavoro, l'istituzione di un reddito garantito minimo;
7)    a sostenere, in questa fase di transizione verso un'economia altamente innovativa e digitalizzata, le micro e piccole imprese nel rinnovamento dei loro processi produttivi, integrandoli con quella parte del sistema industriale già interconnessa, quale presupposto per lo sviluppo di una strategia che miri alla più ampia diffusione delle tecnologie avanzate;
8)    ad assumere iniziative, anche in sede comunitaria, che portino a una maggiore giustizia fiscale nei confronti dei grandi gruppi multinazionali che adottano pratiche elusive, spesso coincidenti proprio con i colossi dell’Information & communication technology (Itc) che sono gli attori principali della transizione in corso verso l'automazione e l'intelligenza artificiale;
9)    a proporre nuovi strumenti e istituti per il lavoro, alla luce di uno scenario di dematerializzazione del lavoro che riduce il suo legame con i tradizionali tempi e luoghi di prestazione e dell'incremento del lavoro autonomo;
10)    ad analizzare soluzioni alternative e innovative di welfare in merito agli effetti che lo sviluppo della robotica e dell'intelligenza artificiale avrà sull'occupazione;
11)    a promuovere attività di formazione, ricerca e sviluppo nelle scuole con riguardo a robotica e intelligenza artificiale, con particolare attenzione alle problematiche della disabilità;
12)    ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per sviluppare nelle università e nei centri di ricerca italiani tecnologie ad alto livello di complessità, incoraggiando i giovani a trasformare in brevetti molte delle loro intuizioni, investendo soprattutto nei giovani ricercatori con opportuni incentivi che favoriscano il loro inserimento nei settori strategici del Paese;
13)    ad assumere iniziative per dare il reale supporto finanziario ai settori della ricerca relativi alla robotica e all'intelligenza artificiale, considerati prioritari dallo stesso programma nazionale per la ricerca (Pnr) 2015-2020;
14)    a sostenerne le applicazioni delle nuove tecnologie alla produzione industriale e ai servizi civili, anche favorendo la nascita di start up innovative, che promuovano lo sviluppo complessivo delle aziende e favoriscano processi di cambiamento organizzativo a servizio dei cittadini;
15)    ad approfondire i problemi relativi al tema della cyber-security e della rilevanza etica e dell'impatto che le nuove tecnologie avranno sulla società e sul mondo del lavoro, investendo energie significative nella formazione e nella riqualificazione professionale di soggetti che altrimenti resterebbero tagliati fuori da questo settore produttivo;
16)    a favorire, a livello europeo, proposte politiche che si traducano in una normativa capace di salvaguardare valori come: la dignità umana; la privacy, attraverso una corretta gestione dei dati personali; la sicurezza, evitando in ogni modo possibili manipolazioni; la non discriminazione, permettendo a tutti coloro che lo desiderano e ne hanno bisogno di accedere ai programmi che l'intelligenza artificiale consente di realizzare progressivamente; in altri termini contribuendo a creare una carta dei valori in robotica, di cui si parla da lungo tempo ma che non è ancora attiva;
17)    a promuovere le opportune iniziative volte a informare e sensibilizzare i cittadini sull'evoluzione tecnologica applicata agli ambiti produttivi e ai servizi, nonché sulle nuove dinamiche e ricadute in termini socio-economici ad essa connesse, finalizzate a sviluppare maggiore consapevolezza nel Paese;
18)    ad istituire un osservatorio nazionale, adeguatamente organizzato, in accordo con regioni e enti locali, per la rilevazione alla luce degli sviluppi della robotica e dell'intelligenza artificiale dei mutamenti dei sistemi economici e produttivi in termini di impatto sulle competenze delle figure professionali, al fine di:
          a) mappare adeguatamente quei «nuovi saperi» e adottare le conseguenti iniziative di competenza per sviluppare percorsi di formazione continua in modo da dotare chi già è occupato, così come chi è in attesa di collocazione, delle competenze necessarie – adeguate ai diversi livelli di specializzazione – per rispondere attivamente alle sfide dell'innovazione anziché subirle (fuoriuscita dal mercato);
          b) svolgere, in maniera sistematica, indagini specifiche, a livello territoriale, per profilare ciascuna realtà territoriale secondo le caratteristiche e dinamiche peculiari del tessuto economico locale;
19)    ad assumere le opportune iniziative per dare concreta operatività al Sistema informativo sulle professioni, garantendone, nell'ambito del piano nazionale di cui in premessa, i processi di manutenzione ed aggiornamento;
20)    ad assumere iniziative per potenziare le misure di incentivo alle imprese per l'assunzione di personale altamente qualificato e per l'impiego di strumenti fisici o digitali ad alto valore tecnologico al fine di realizzare prodotti innovativi;
21)    a promuovere iniziative normative per favorire l'adeguamento degli strumenti contrattuali esistenti, rispetto all'impatto delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro, anche attraverso iniziative volte a rimodulare progressivamente l'orario di lavoro al fine di migliorare la conciliazione tra la giornata lavorativa e la vita familiare e sociale;
22)    ad adottare le opportune iniziative per definire e sviluppare un programma di investimenti nella cura, nell'istruzione e nella salute pubblici (cosiddette infrastrutture sociali), al fine di rafforzare la sete sociale a beneficio dei cittadini, nonché migliorare e omogeneizzare gli standard minimi di vita anche grazie alla redistribuzione della ricchezza prodotta dai sistemi produttivi con elevato ricorso all'automazione e alla robotica;
23)    ad assumere le iniziative necessarie per avviare, anche in conseguenza degli effetti dello sviluppo della robotica, un programma di sperimentazione di forme di reddito di base incondizionato, analogamente a quanto già in atto in Finlandia;
24)    a valutare, di concerto con quanto già disposto a livello comunitario e, in particolare dal Parlamento europeo, l'introduzione di uno status giuridico specifico per i robot, con particolare riferimento ai profili etici e di responsabilità civile, nonché in ambito fiscale;
25)    a prevedere, nel prossimo disegno di legge di bilancio, adeguate risorse per le forme di sicurezza sociale, di tutela del reddito dei lavoratori, della promozione della formazione di personale altamente specializzato, di finanziamento della ricerca nei settori della robotica e dell'intelligenza artificiale, di politiche industriali orientate alla riconversione tecnologica.
(1-01623) «Palmieri, Occhiuto».

Risoluzione in Commissione:


      La XIII Commissione,
          premesso che:
              nel mese di aprile 2017 molte regioni del nostro Paese sono state colpite da fenomeni atmosferici, inusuali per questa stagione, che hanno causato gravissimi danni a colture ed allevamenti;
              la forte ed improvvisa escursione termica nel periodo della fioritura, verificatasi peraltro dopo una fase di siccità, ha compromesso il raccolto di molte produzioni tra cui i vigneti, gli ulivi, la frutta, gli ortaggi oltre ad arrecare malattie spesso fatali agli animali da allevamento;
              secondo le associazioni del settore i danni, solo per il maltempo delle scorse settimane ammonta a circa 100 milioni di euro. Le regioni maggiormente interessate sono state le seguenti:
                  Valle d'Aosta: sono state colpite dal gelo le vigne più alte d'Italia nella zona del vino Blanc de Morgex e de La Salle;
                  Piemonte: nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, ma anche in quelle di Vercelli e Novara si registrano gravi danni a causa delle brinate notturne sulle piante da frutto, sui vigneti, sugli ortaggi, anche in serre. Risulta danneggiata la fioritura delle acacie e vi sono problemi per i grandi vini come il Gattinara e il Ghemme;
                  Lombardia: si registrano danni a vigneti, frutta e ortaggi, mentre alcune serre sono state scoperchiate dal forte vento. In Valtellina il maltempo ha colpito i vigneti doc e igt. Vi sono problemi anche per i vigneti del Bergamasco e del Bresciano (Grumello, Franconia e Marzemino). Tra Milano e Lodi vi sono forti preoccupazioni per le piantine di mais e per i campi di foraggio zootecnico. In Brianza si registrano perdite su zucchine, fagioli, fagiolini e sulla patata bianca di Oreno. Nel Pavese il gelo ha bruciato ciliegie, albicocche e vigneti sino all'80 per cento. Nel Mantovano le gelate si sono aggiunte alle grandinate di Pasqua che avevano provocato danni fino al 100 per cento alle coltivazioni di pere, pomodori e uva per il Lambrusco;
                  Veneto: sui Colli Berici (Vicenza) danni da gelate nei vigneti con 70-80 per cento di perdita del raccolto di Merlot, Cabernet. Nella zona di Lonigo risultano devastate le viti di Pinot grigio e bianco, Prosecco e Chardonnay. A Padova, sui Colli euganei è previsto un calo di produzione di Glera, Moscato giallo e Raboso. In pianura, soprattutto nella Bassa Padovana la brina ha distrutto lattughe e fagiolini appena trapiantati;
                  Emilia Romagna: oltre tre milioni di piantine di pomodoro sono state distrutte a causa del gelo, nella provincia di Parma, 450 ettari di vigneti impiantati nell'ultimo anno sono pesantemente danneggiati nel Reggiano dove si registrano anche danni ai campi di mais. Si segnalano problemi ai frutteti di susini e ciliegie nella zona di Vignola nel modenese e nell'Alto Ferrarese;
                  Toscana: nella Valdichiana aretina e nelle zone del Chianti fiorentino sono stati rilevati danni alle piante da frutto in piena fioritura. Sulla costa pisana e livornese fino alla Maremma, la brina ha colpito gli ortaggi a pieno campo come lattughe, fagiolini e pomodori appena trapiantati;
                  Lazio, Umbria e Marche: i danni causati dal maltempo hanno aggravato la situazione, già drammatica, per gli allevamenti zootecnici e le aziende ortofrutticole colpiti dai recenti terremoti. Si registrano gravi problemi legati ai mezzi strumentali, alla gestione del bestiame ed alla logistica;
                  Campania: vi sono state forti gelate nell'agro aversano, nel giuglianese, nella fascia pedemontana di Caserta che hanno colpito ortaggi, patate e pomodori, con una previsione di circa il 40 per cento di danni. Si registrano problemi anche ai vigneti in alcune zone della valle telesina nel beneventano e ai meleti di Annurca;
                  Sardegna: migliaia di ettari di vigneti sono stati distrutti dalle gelate nella zona di Sassari;
              alcune regioni, in seguito a tali danni, hanno già avviato le pratiche per richiedere Io stato di calamità naturale;
              questi eventi calamitosi, il cui numero e la cui frequenza sta aumentando esponenzialmente a causa dei cambiamenti climatici, sta compromettendo non solo il reddito ma l'esistenza stessa di numerose aziende agricole dislocate in tutto il Paese;
              secondo quanto reso noto dalle associazioni di categoria sulla base dei dati del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) gli eventi calamitosi causati dai cambiamenti climatici hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale di oltre 14 miliardi di euro nel corso dell'ultimo decennio;
              il Fondo di solidarietà nazionale (Fsn), istituito con la legge n.  185 del 14 febbraio 1992, ha l'obiettivo di promuovere principalmente interventi di prevenzione per far fronte ai danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole ed alle infrastrutture agricole, nelle zone colpite da calamità naturali o eventi eccezionali, entro i limiti delle risorse disponibili sul Fondo stesso. Le tipologie di intervento previste sono:
                  a) misure volte a incentivare la stipula di contratti assicurativi contro i danni della produzione e delle strutture;
                  b) interventi compensativi, esclusivamente nel caso di danni a produzioni e strutture non inserite nel piano assicurativo agricolo annuale, finalizzati alla ripresa economica e produttiva delle imprese agricole che hanno subito danni;
                  c) interventi di ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole;
              va comunque rimarcato (proprio per la carenza di risorse presenti nel Fondo di solidarietà nazionale rispetto alle richieste di risarcimento) come lo strumento attualmente disponibile per contrastare con efficacia il fenomeno dei danni agricoli causati dal maltempo sia costituito dalle assicurazioni attivate dalle imprese stesse. Purtroppo, però, l'attuale sistema assicurativo presenta gravi ritardi nell'erogazione dei contributi statali previsti, incertezze normative ed ostacoli burocratici;
              tutte queste problematiche hanno di fatto disincentivato negli ultimi due anni il sistema italiano delle assicurazioni contro le avversità atmosferiche (nonostante un trend positivo che era durato dal 2006 al 2014) con una significativa riduzione del valore delle produzioni agricole cautelate,

impegna il Governo:

          ad assumere iniziative per prevedere ulteriori interventi mirati per sostenere le imprese agricole colpite da eventi atmosferici calamitosi proprio in relazione alla cadenza ripetuta di tali fenomeni ed alla gravità dei danni subiti;
          ad assumere iniziative per risolvere le criticità che gravano sulle polizze agricole contro le avversità atmosferiche al fine di promuovere un modello assicurativo che salvaguardi con efficacia l'intero settore ed in particolare:
              a) ad assumere iniziative per corrispondere i pagamenti non ancora versati alle aziende relative al Psrn – Programma di sviluppo rurale nazionale per gli anni 2015 e 2016;
              b) a promuovere un sistema assicurativo (intervenendo fin dal piano assicurativo nazionale per il 2018) basato su pacchetti di avversità atmosferiche realmente confacenti alle esigenze delle imprese agricole;
              c) ad assumere iniziative per contenere i costi e snellire gli adempimenti burocratici per le aziende agricole che attivano una polizza.
(7-01251) «Luciano Agostini, Terrosi, Carra, Falcone, Romanini, Ferrari, Giulietti, Lattuca, Lodolini, Manzi, Rocchi, Valiante, Carella, Berlinghieri, Scuvera, Ferro, Carrescia, Cenni, Miotto, Capozzolo, Garavini, Lavagno».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


      FABRIZIO DI STEFANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 18 gennaio 2017, come tutti tristemente ricordano, l'Hotel Rigopiano, ex rifugio e unico albergo della omonima località turistica (situato nel comune di Fariandola, in provincia di Pescara), è stato investito da una valanga di neve e detriti a seguito di uno straordinario evento meteorologico;
          al momento della valanga, all'interno della struttura erano presenti 40 persone, fra ospiti dell'albergo e personale; il bilancio definitivo è stato di 29 vittime ed 11 sopravvissute;
          la cronaca di quelle tragiche ore è ben nota, con i soccorsi che giunsero solo all'alba del giorno 19 gennaio 2017, a causa di vie di comunicazione interrotte, scarsa visibilità e condizioni avverse per gli spostamenti in elicottero;
          le circostanze iniziali, avevano evidenziato che le 29 vittime avevano trovato la morte nell'immediatezza degli eventi, fatto che, di certo, non ha reso meno dolorosa la tragica scomparsa dei cari, se non rappresentando un flebile conforto al pensiero che le stesse non si fossero rese conto di quanto stesse accadendo;
          la notizia divulgata, invece, in questi giorni dagli organi di stampa ha ulteriormente aggravato la questione, in quanti è stata data notizia che i pochissimi sopravvissuti al momento dell'impatto, sono rimasti in vita diverse ore, in particolare una di essi, una giovane donna, avrebbe più volte tentato di mettersi in contatto con i familiari e con i soccorsi, inviando messaggi di testo, purtroppo mai recapitati, a causa dell'assenza di segnale;
          nella memoria del telefono della donna, 14 messaggi non inviati e ben 15 telefonate mai partite, hanno avvalorato le notizie diffuse dai media, all'esito delle autopsie;
          la donna è rimasta in vita almeno 40 ore e 47 minuti, spegnendo e riaccendendo il telefono per poter risparmiare la batteria;
          l'ultimo tentativo di mettersi in contatto con il mondo esterno risale alle ore 7:37 del 20 gennaio, i soccorsi l'hanno poi raggiunta solo dopo il decesso la sera del 23 gennaio, con il telefono in mano;
          tutti questi dettagli, sono stati divulgati dagli organi di stampa, con un effetto devastante per i familiari che hanno, sfortunatamente appreso con dolore immenso, le modalità e gli ultimi atti di vita della loro parente;
          dal canto loro, i carabinieri di Pescara, con encomiabile delicatezza, dopo aver recuperato il contenuto del telefonino ed analizzato la memoria, non hanno più voluto accenderlo per evitare che i messaggi arrivassero a destinazione per non dare un dolore ulteriore alla famiglia della donna;
          è questione triste e grave, il fatto che i familiari della vittima abbiano appreso questa notizia prima dagli organi di stampa e poi dalle istituzioni  –:
          se il Governo, per quanto di competenza, intenda, innanzitutto, intraprendere le opportune iniziative volte a chiarire il perché i familiari delle vittime non siano stati messi a conoscenza delle motivazioni che hanno portato al decesso dei loro parenti e, in secondo luogo, cosa intenda fare al fine di accertare i motivi per i quali notizie così delicate e strazianti per i parenti di persone tragicamente decedute vengano comunicate così velocemente agli organi di stampa e non agli stessi interessati. (4-16469)


      GALLINELLA e CIPRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          il sisma che nel 2016 ha colpito duramente il centro Italia continua a produrre effetti negativi sulla vita dei cittadini dei territori interessati, che, dopo aver iniziato a superare la fase della prima emergenza abitativa, stanno ora subendo i danni «indiretti», quelli all'economia, alle attività turistiche e commerciali;
          la paura, infatti, ha allontanato in questi primi mesi dell'anno i turisti da queste regioni e città, in particolare da Norcia, il centro maggiormente colpito dal terremoto del 30 ottobre 2016 e che è considerata la perla della Valnerina e dei Sibillini;
          tra le diverse emergenze, il 30 ottobre 2016, la cittadina umbra ha fatto anche i conti con l'assenza di una adeguata piattaforma per l'atterraggio e il decollo degli elicotteri di soccorso, che, pur in una situazione di difficoltà e caos, sono riusciti fortunatamente ad usufruire di spazi privati in particolare il campo sportivo dell'Hotel Salicone, anch'esso gravemente danneggiato;
          l'assenza di un tale fondamentale servizio, ad oggi, contribuisce certamente a rendere meno sicura agli occhi dei cittadini la città umbra e così a renderla sempre meno appetibile per il turismo, enogastronomico, culturale e religioso, che da sempre ne ha caratterizzato l'economia e l'immagine;
          al momento l'Umbria si serve per l'attività di elisoccorso sia dalle Marche – con la base di Fabriano (Ancona) che dalla Toscana – base di Arezzo, mentre più raramente del Lazio (soprattutto per la zona di Terni), ma è evidente come la zona di Norcia risulti comunque complicata da raggiungere, trovandosi in una posizione geograficamente complicata ed ulteriormente impervia in caso di condizioni meteorologiche avverse;
          è evidente che, nell'attuale ottica di riorganizzazione sanitaria nazionale e regionale, sia impensabile poter dotare la città di un presidio ospedaliero (policlinico), ma è altrettanto evidente agli occhi degli interroganti come una struttura di prima emergenza e un'attività fondamentale come l'elisoccorso possano contribuire in maniera fondamentale a garantire la sicurezza di cittadini e turisti  –:
          se, in base a quanto esposto in premessa, il Governo non intenda adoperarsi, in accordo con la regione Umbria e il comune di Norcia nonché con il commissario straordinario per la ricostruzione post sisma, affinché la città di Norcia possa dotarsi di una piattaforma per permettere l'attività di elisoccorso, della quale beneficeranno anche i piccoli borghi limitrofi, al fine di mettere un primo importante tassello per il rilancio della comunità nursina e di tutta la Valnerina da ogni punto di vista, dal turismo alla vivibilità per tutti i cittadini. (4-16470)


      PESCO, LUIGI GALLO, VILLAROSA, ALBERTI, CANCELLERI, VALLASCAS, BRUGNEROTTO, D'INCÀ, SIBILIA, CRIPPA, D'UVA, DA VILLA, LOREFICE, GRILLO, SILVIA GIORDANO, BARONI, DELLA VALLE, L'ABBATE, MICILLO, COMINARDI, CIPRINI, DE ROSA e GAGNARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in precedenti atti di sindacato ispettivo, tra cui in particolare l'interpellanza n.  2-01483, è stata già posta all'attenzione del Governo la complessa vicenda della società Deiulemar, che è stata sottoposta ad indagini giudiziarie per abusivo esercizio dell'attività finanziaria a seguito dell'emissione di prestiti obbligazionari; tale vicenda, come già segnalato in precedenza, suscita a parere degli interroganti varie perplessità anche in ordine all'efficacia del sistema delle autorità di vigilanza in un settore così rilevante, che meriterebbe un'ampia revisione;
          a quanto risulta agli interroganti la Amer Bank, storica banca della famiglia Berlusconi, pare sia coinvolta nell’«inchiesta bis» sul crack Deiulemar, «smistata» a Roma per competenza;
          Sergio Vandi, riconducibile alla Amer Bank (che nel 2008 «sbarca» nell'industria armatoriale italiana offrendo un'ampia gamma di servizi, tramite la Società di Investimento Neutral Sicav e Sella Bank Luxembourg, fondò, con procura, la Deiulemar International SA nel 1998, che venne poi sciolta nel 2001, su procura della Vesmafin (B.V.I.);
          Vesmafin era «partecipante» tra l'altro alla società proprietaria della residenza dell'Olgettina, nota alle cronache per la vicenda legata a Silvio Berlusconi;
          Esperia Trust Company, società del gruppo Banca Esperia, è il trustee per la «famiglia Deiulemar» del Trust Gilupami, unico ad aver avuto via libera dai curatori per la sua messa in vendita all'asta, come «bene» della «Deiulemar Società di Fatto». L'Amministratore delegato di Esperia Trust Company Srl, società del gruppo Banca Esperia è Raffaella Sarro, a sua volta membro del CdA di Banca Esperia 50 per cento Mediobanca, e 50 per cento gruppo Mediolanum a sua volta in parte di proprietà della famiglia Berlusconi;
          Maviglia Roberto, amministratore unico della Deiulemar C.D.N. fino alla data del fallimento, subentrato al capostipite Juliano Michele da aprile 2014, è consigliere del gruppo Mediolanum spa;
          la società veicolo Roboris RE Srl, il cui 20 per cento è stato di proprietà di Dario Colombo, a sua volta uno tra gli amministratori della Azzurro e Azzurra SA compagnie della holding Deiulemar, acquistò la allora sede di Forza Italia a Roma;
          Carlo Santoiemma nominato amministratore e presente alla costituzione della Lamain SA il 14 marzo 2008 in rappresentanza della Taggia LXVII, è stato a sua volta dal 2002 al 2007 amministratore della Mondadori International S.A. controllata dal Gruppo Fininvest della famiglia Berlusconi;
          l'avvocato difensore del produttore cinematografico americano Frank Agrama, condannato in Cassazione con Silvio Berlusconi per frode fiscale, avvocato Astolfo Di Amato, è tra i creditori del fallimento Deiulemar per una parcella di 300.000 euro per le consulenze prestate al fine di evitare il fallimento;
          il FIP, Fondo Immobili Pubblici, è stato istituito con la legge n.  410 del 2001, con Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti Ministro dell'economia. È il primo fondo di investimento promosso dalla Repubblica italiana nell'ambito di un più ampio processo di alienazione di immobili pubblici promosso dal Ministero dell'economia e delle finanze attraverso il trasferimento/apporto di beni immobili pubblici a fondi comuni d'investimento immobiliare;
          in virtù della costituzione del FIP, che prevede agevolazioni fiscali in termini di ICI, Iva, bolli e tasse di registro, parte dell'amministrazione pubblica risulta essere in affitto presso immobili riconducibili alle famiglie «Deiulemar». A titolo di esempio, il commissariato della polizia di Stato di Torre del Greco è ubicato presso un immobile riconducibile alla proprietà della famiglia Lembo;
          le vicende sopra riportate sono indice, quantomeno, di un intreccio di interessi e di relazioni che, ad avviso degli interroganti, possono produrre effetti anche protratti nel tempo sull'attività di governo e sulla gestione della «cosa pubblica»  –:
          se non si intenda adottare iniziative normative, sul modello della disciplina antiriciclaggio, che possano, attraverso la previsione di un'attenta analisi del rischio di situazioni di conflitto di interessi, mettere in luce attività svolte da persone politicamente esposte (o da società ad esse riconducibili) verosimilmente finalizzate allo sviluppo di realtà societarie a discapito della trasparenza e del libero mercato. (4-16479)


      COZZOLINO, TRIPIEDI, DADONE, D'AMBROSIO, CIPRINI, COMINARDI e LOMBARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          nelle passate legislature era prassi per i Ministeri consentire la partecipazione su richiesta dei parlamentari ai tavoli di confronto partecipati da soggetti economici, parti sociali o associazioni di categoria;
          dalla presente legislatura alcuni Ministeri, tra cui il Ministero dello sviluppo economico, come emerge da notizie emerse su organi di stampa, ma anche altri Ministeri come il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno tenuto tavoli di confronto nell'ambito dei quali è stata esclusa la partecipazione dei parlamentari;
          al Ministero dello sviluppo economico, la disposizione di escludere i membri del Parlamento dai tavoli ministeriali sugli stati di crisi aziendali sarebbe stata sancita attraverso una direttiva interna proveniente dall'organo di indirizzo politico;
          sulla questione la stessa Presidenza della Camera ha chiesto informazioni al Ministero dello sviluppo economico, ricevendo dall'ex ministro Federica Guidi una risposta conclusiva;
          appare agli interroganti gravemente lesivo della dignità del parlamentare, nonché dei suoi compiti di controllo rispetto all'operato dell'Esecutivo l'estromissione da sedi di confronto, fatto che limita la capacità di rappresentanza tanto a livello politico-sociale quanto territoriale di deputati e senatori;
          la questione, limitatamente a quanto riguarda la decisione del Ministero dello sviluppo economico, era già stata sollevata con l'interrogazione n.  4-08494, che tuttavia non ha avuto risposta: quanto detto tuttavia rischia di rappresentare un precedente negativo che viene replicato nei fatti anche da altri dicasteri;
          va ricordato, inoltre, che questa ulteriore limitazione si va a sommare a molte altre, dato che non esiste per i parlamentari, a differenza degli stessi consiglieri del più piccolo comune italiano, uno specifico diritto di accesso agli atti, avendo il Governo ignorato la previsione di cui all'articolo 7, comma 1, lettera h), della legge agosto 2015, n.  124, né a determinati luoghi, come nei centri di accoglienza, negli ospedali o nelle strutture scolastiche;
          questa compressione delle prerogative parlamentari da parte dell'Esecutivo si accompagna peraltro al ridimensionamento della funzione di sindacato ispettivo dato che, come certifica il I rapporto sull'attività di controllo parlamentare, la risposta agli atti presentati dai deputati è sensibilmente calata al 35,5 per cento del totale nell'attuale legislatura, rispetto al 41,19 della precedente  –:
          se non ritenga di intervenire, con le iniziative di competenza, per consentire un'effettiva partecipazione dei parlamentari nelle sedi di confronto ministeriali da cui sono stati nella presente legislatura esclusi;
          se non intenda proporre misure di carattere normativo atte a garantire uno specifico diritto di accesso dei parlamentari. (4-16497)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


      CRIVELLARI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          desta notevole preoccupazione l'andamento della disponibilità idrica nel territorio veneto;
          già nei giorni scorsi, con un'ordinanza del presidente della regione del Veneto, è stato dichiarato lo stato di crisi idrica su tutto il territorio regionale, che avrà validità fino al 15 maggio 2017, con riserva di modifica dei contenuti in relazione all'andamento meteorologico;
          sul piano operativo, l'emergenza è seguita in stretto raccordo con l'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico delle Alpi orientali e in collaborazione con le province autonome di Trento e Bolzano e con i gestori dei serbatoi idroelettrici. Al centro dell'attenzione è, la gestione della risorsa idrica sul fiume Adige, che rappresenta attualmente il punto più critico del sistema sia come portata, sia per la risalita del cuneo salino alla foce;
          in particolare, l'intero Delta del Po è soggetto a una sofferenza idrica a seguito del fenomeno della risalita del cuneo salino, che provoca effetti deleteri in corrispondenza dell'intero territorio. Tra le cause generali vi sono le ridotte portate del Po, dovute a contenuti rilasci idrici montani, prelievi incontrollati, gestione delle acque poco accorta e cambiamenti climatici, che non permettono di garantire un coordinamento ottimale. Tutto ciò è direttamente connesso all'utilizzo delle acque da parte dell'intero bacino, che essendo il più ricco d'Italia, ospita una parte consistente di popolazione e di attività lavorativi;
          la risalita del cuneo salino comporta effetti dannosi sul territorio, che causano l'impossibilità di irrigare alcune aree del delta, con conseguenze che ricadono all'interno degli ecosistemi. La trasformazione delle acque dolci in acque salate comporta numerosi effetti in corrispondenza degli ambiti costieri, tra cui la difficoltà di prelevare acque in corrispondenza dei fiumi e quindi di irrigare il territorio, oltre che di garantire acque potabilizzabili in corrispondenza dei territori prospicienti la costa;
          come comunicato dai Consorzi di bonifica del Veneto e da Anbi, riuniti a Rovigo il 28 aprile 2017, il cuneo salino è risalito di ben 12 chilometri nell'area del Delta, oltre l'asta della strada Romea, rendendo inutilizzabile l'acqua sia per uso idropotabile che per uso irriguo  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale situazione e quali iniziative di competenza intenda mettere in atto per contrastare l'aggravarsi di un fenomeno che pregiudica l'economia agricola e l'equilibrio ambientale del delta del Po nonché di fasce sempre più estese del territorio veneto. (3-03001)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'impianto di compostaggio Kyklos (oggi Acea Ambiente Aprilia), in località Le Ferriere (Aprilia – LT), è stato oggetto nel 2014 di un tragico incidente che ha causato la morte di due operai, asfissiati da una esalazione di acido solfidrico, dipendenti della ditta Mira di Orvieto, un'azienda esterna incaricata, in subappalto, dell'asportazione del percolato;
          dopo tale incidente, l'impianto in questione è stato posto sotto sequestro per 17 mesi per le indagini peritali ed è stato avviato il procedimento penale per omicidio plurimo colposo a carico di 5 indagati compresa la Kyklos. Il pm Spinelli ha chiesto 9 rinvii a giudizio, sei per omicidio colposo a carico di persone fisiche e tre a carico di aziende, mentre i familiari delle vittime si sono costituiti parte civile al processo;
          il magistrato ha specificato che il tipo di percolato prelevato dalla Kyklos doveva essere qualificato come rifiuto pericoloso ed essendo invece inquadrato come non pericoloso, l'azienda, da una parte, avrebbe risparmiato sui costi di smaltimento e, dall'altra, su quelli delle protezioni di cui dovevano essere dotati i lavoratori. Dalle norme sulla sicurezza del lavoro a quelle ambientali, le violazioni compiute nell'impianto Kyklos di Aprilia sarebbero state tante;
          da numerosi anni, i cittadini residenti fra i comuni di Aprilia e di Nettuno lamentano gravissimi disagi causati dalle persistenti e nauseabonde emissioni odorigene e dalle polveri provenienti dall'impianto in oggetto: i miasmi avrebbero determinato gravi danni alle aziende agricole, commerciali e alberghiere, compresi quelli patrimoniali;
          secondo reiterate segnalazioni ad autorità ed enti non sarebbero state messe in atto talune corrette procedure inserite nell'A.U.;
          si sono conclusi, presso l'assessorato all'ambiente della regione Lazio, i lavori del tavolo che doveva provvedere alla redazione del regolamento sulle emissioni odorigene e tale regolamento è in attesa di approvazione da parte degli organi esecutivi della regione;
          sembra che differentemente da quanto indicato nella determinazione n.  G08242 della proposta n.  10479 del 2 luglio 2015 e nella determinazione n.  G08408 della proposta n.  10675 del 6 luglio 2015, la Kyklos non ha provveduto: alla pubblicazione sul sito regionale ai sensi dell'articolo 29-quater, comma 3, del decreto legislativo n.  152 del 2006 e degli articoli 7 e 8, commi 3 e 4, della legge n.  241 del 1990 e ai sensi dell'articolo 29-quater, comma 2, del decreto legislativo n.  152 del 2006, a fornire l'identificativo catastale, il riferimento agli impianti a rischio di incidente rilevante, il parere di compatibilità territoriale dei vigili del fuoco e le misure di prevenzione di incidenti simili a quello del luglio 2014 nonché alla presentazione della polizza fideiussoria come previsto del decreto legislativo n.  152 del 2006, articolo 29-sexies, comma 9-septies;
          occorrerebbe adottare iniziative affinché l'impianto ex Kyklos sia messo in sicurezza, sia garantito il rispetto delle emissioni verso abitazioni ed aziende limitrofe e lo stoccaggio del prodotto finito venga effettuato in un capannone chiuso al fine di tutelare la salute della popolazione e dell'ambiente e la sicurezza sul    lavoro; soprattutto occorrerebbe verificare il rispetto delle determine della regione Lazio (n.  G08408 del 7 giugno 2016 e n.  G04896 del 18 aprile 2017) che prescrivono, rispettivamente carico e scarico al chiuso e la messa in opera di portoni (anche mobili) per l'accesso alle vasche di stoccaggio dei fanghi  –:
          di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche per il tramite del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente intenda assumere per verificare lo stato dei luoghi nell'ottica di garantire la tutela dell'ambiente, la salute della popolazione e la sicurezza sul luogo di lavoro;
          se, in relazione all'incidente mortale e al successivo incendio, non sia lo stabilimento Kyklos-Acea da inserire tra quelli soggetti alla «direttiva Seveso» a rischio di incidente rilevante. (5-11288)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FANTINATI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          come riferisce L'Arena del 27 aprile 2017, nel quartiere veronese di San Michele «le fognature scaricano nel fiume Adige»;
          il quotidiano veronese riferisce di «uno spettacolo impietoso – tra sporcizia e inquinamento, con parte dei liquami che non riescono a raggiungere il depuratore di Basso Aquar, ma interrompono la loro corsa in una vasca di compensazione nella zona dei Molini di San Michele per poi finire in Adige con conseguenze facilmente immaginabili»;
          l'incuria ha, poi, favorito il deterioramento della copertura della vasca dello scarico fognario, ormai marcia, con il rischio reale che possa sprofondare;
          le segnalazioni dei cittadini raccontano che, soprattutto nelle giornate di maltempo, «l'acqua piovana viene convogliata in gran parte nella rete fognaria, si mescola con gli scarichi dei privati e le acque sporche, per poi finire in Adige»;
          quella che si sta delineando ai Molini di San Michele è una situazione di grave degrado cittadino, che ha provocato l'erosione degli argini del fiumiciattolo che porta acqua all'Adige dalla Fonte delle Monache e che, mischiandosi con le acque nere, s'infiltra in profondità e crea danni, non solo in termini d'inquinamento, ma anche per il dissesto idrogeologico che rende pericolosa quest'area per i contadini che con i trattori rischiano di sprofondare;
          a correre gravi rischi è anche un'area, a pochi metri dall'Adige, dove sono custoditi numerosi cavalli;
          si tratta di un'emergenza, dunque, più volte segnalata dai cittadini ad Acque Veronesi, che nei giorni scorsi aveva adottato una soluzione provvisoria, mettendo in sicurezza la copertura della vasca;
          numerose ormai sono le procedure di infrazione europea nelle quali incorre l'Italia a causa della situazione del servizio idrico integrato per quanto riguarda depurazione e fognature, si pensi all'esistenza di scarichi fognari non depurati;
          la normativa di riferimento in materia di trattamento dei reflui è la direttiva 91/271/CEE, recepita dall'Italia con il decreto legislativo 3 aprile del 2006, n.  152 (testo unico ambientale);
          la direttiva prevede che tutti i centri abitati con più di 2.000 abitanti siano forniti di adeguati sistemi di reti fognarie e trattamento delle acque reflue, in funzione del numero degli abitanti equivalenti e dell'area di scarico delle acque (area normale o area sensibile);
          per le inadempienze nell'attuazione della direttiva l'Italia ha già subito due condanne da parte della Corte di giustizia europea, la C565-10 (procedura 2004-2034) e la C85-13 (procedura 2009-2034) e l'avvio di una nuova procedura di infrazione (procedura 2014-2059)  –:
          di quali elementi disponga il Governo in merito alla vicenda descritta in premessa;
          considerata l'importanza della tutela dei fiumi, dei laghi e di ogni corso d'acqua, quale iniziative di competenza s'intendano adottare al fine di garantire la corretta applicazione della normativa in materia. (4-16476)


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
              il comune di Montesano (Salerno) è da tempo al centro di un'allarmante vicenda riguardante la costruzione di una stazione elettrica della società Terna spa a pochi metri dal centro abitato, come evidenziato dall'interrogante già nell'atto di sindacato ispettivo n.  4-00549;
          la realizzazione dell'impianto avrebbe gravi ricadute sulla salute dei cittadini per l'esposizione continua alle onde elettromagnetiche come emerge dalla valutazione intermedia del piano di azione europea per l'ambiente e la salute 2004-2010 e dalla perizia depositata al comune di Montesano sulla Marcellana dal professore Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino;
          nelle more, Terna spa ha trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i piani di sviluppo relativi agli anni 2013, 2014 e 2015 e relativi allegati, non ancora autorizzati;
          in ordine a quest'ultima procedura si evidenziano: irregolarità nella fase, d'informazione e coinvolgimento dei soggetti coinvolti ed erronea applicazione dell'articolo 13 del decreto legislativo n.  152 del 2006:
          la non corretta individuazione delle autorità competenti in materia ambientale ha inficiato il procedimento di soggetti con competenza ambientale; la fase di consultazione risulta invalidata dall'erronea individuazione dell'opera e non risulta effettuata idonea attività al fine «promuovere l'integrazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale, con i piani di settore», secondo l'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo n.  152 del 2006;
          sbagliata sarebbe anche l'indicazione circa lo stato di attuazione della stazione elettrica di Montesano e relativa connessione;
          i titoli abilitativi dell'intervento sono sub judice per mancanza di valutazione di impatto ambientale come acclarato con reiterate note della regione Campania. Con nota prot. n.  435821 del 18 giugno 2013 il settore ambiente dell'ente regionale ha comunicato alla società Terna l'avvio del procedimento di cui all'articolo 29 del decreto legislativo n.  152 del 2006 – per l'annullamento in autotutela dell'autorizzazione unica – sostenendo che l'opera, secondo i progetti noti all'ufficio ambiente, non fosse stata sottoposta a valutazione di impatto ambientale;
          ai sensi di quanto disposto dall'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo n.  163 del 2006 i provvedimenti amministrativi di legge, mentre, considerato che parte dell'opera è stata realizzata, non è concesso procedere a valutazione di impatto ambientale e/o a valutazione ambientale strategica in sanatoria e comunque prima che le sanzioni amministrative per mancata acquisizione della valutazione ambientale strategica siano state emanate e ottemperate ai sensi della legislazione vigente;
          le motivazioni dell'opera sostenute da Terna («gli schemi della Rete Elettrica in Campania evidenziano carenze di energia nel Cilento e necessità di distribuzione per punti baricentrici»), risultano del tutto diverse da quelle che hanno dato luogo alla stazione elettrica di Montesano, ubicata in un'area strategica per lo sviluppo urbanistico, da destinare a sport e verde nella revisione degli strumenti di pianificazione;
          è venuta, quindi, meno la ragione della costruzione della S.E. in Montesano Sulla Marcellana quale raccordo delle diverse fonti di energia alternativa «autorizzate» con connessione presso l'opera di Terna;
          a fronte di ciò, Terna spa ha presentato istanza di verifica ad assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale proposta dalla medesima società per una «Stazione elettrica 220/150 Kv di Montesano e raccordi aereo/cavo per la connessione alla RTN», pubblicata sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 2 marzo 2017, codice procedura ID–VIP 3582, in relazione alla quale il comune di Montesano Sulla Marcellana, tutti i comuni del Vallo di Diano, la Comunità Montana Vallo di Diano, il Parco nazionale Cileno, Vallo di Diano ed Alburni, e altri enti sovracomunali del territorio, stanno predisponendo ed inoltrando osservazioni tecniche ed amministrative negative  –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per risolvere l'annosa vicenda che continua a destare forte preoccupazione tra i cittadini di Montesano e dell'intero Vallo di Diano. (4-16477)


      FANTINATI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          su segnalazione del comitato Terre Nostre di Torretta di Legnago, il 13 aprile 2017 i carabinieri, i vigili del fuoco e i tecnici di Arpav hanno fatto un sopralluogo per un fenomeno di inquinamento della falda acquifera;
          nella zona, ci si trova in provincia di Verona, insiste una discarica contro il cui ampliamento il sindaco di Castelnovo Bariano, ha presentato un ricorso al Tar, oltre a un esposto alla procura della Repubblica di Verona;
          la nuova segnalazione del comitato Terre Nostre fa riferimento proprio a un fenomeno riguardante l'acqua in uno scolo a una distanza di circa 100 metri dalla discarica. Acqua che si presenterebbe con macchie rossastre, oltre che con un odore acido e che, secondo questa lettura dell'attività della discarica, mette a grave rischio la salute pubblica e l'ambiente;
          a supporto di questa descrizione dei fatti ci sarebbero anche una serie di osservazioni tecniche redatte    da una consulente iscritta nel registro dei periti ambientali presso il tribunale di Padova e citate nell'esposto, secondo le quali, l'attività in essere della discarica è fonte di inquinamento, in particolar modo per la matrice acque, mettendo a repentaglio in primis la salute dei residenti, nonché la salubrità del territorio  –:
          se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra descritta e dei rischi di carattere ambientale e sanitario che la situazione sta causando agli abitanti dei comuni vicini alla discarica e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di verificare, anche tramite ulteriori interventi del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, lo stato dei luoghi di cui in premessa. (4-16495)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      SCUVERA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          con la legge n.  106 del 2014 sono stati destinati 80 milioni di euro di investimenti nel piano strategico «Grandi progetti beni culturali», per il biennio 2015-2016, di cui 7 milioni per il restauro e la valorizzazione della Certosa di Pavia;
          con l'approvazione, all'inizio del 2016, del programma triennale degli interventi del fondo per la tutela del patrimonio, ai sensi dell'articolo 1, commi 9 e 10, della legge 190 del 2014, sono stati assegnati ulteriori 150 mila euro per manutenzioni e lavori di impiantistica al museo della Certosa di Pavia;
          nonostante gli investimenti da parte dello Stato e l'impegno del comune di Certosa, la fruibilità del monumento non è consentita ai visitatori in misura adeguata, per giorni e orari  –:
          quali siano i risultati dell'azione di Governo in relazione al restauro e alla valorizzazione del complesso museale della Certosa di Pavia e quali iniziative si intendano adottare per consentire l'adeguata fruizione del monumento. (5-11280)


      CRISTIAN IANNUZZI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il progetto del    porto turistico di Rio Martino è un'opera finanziata dalla provincia di Latina, insieme alla regione Lazio e al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, per un valore complessivo di circa 5,3 milioni di euro. A questi si aggiungono 1,5 milioni di euro provenienti dai fondi del ristoro nucleare messi a disposizione del progetto grazie ad un accordo tra l'amministrazione comunale e la provincia di Latina;
          da fonti stampa, si apprende che sussistono degli elementi inquinanti nelle acque del canale e dei suoi affluenti, che rischiano di compromettere la realizzazione del progetto;
          il 13 aprile 2017 la provincia di Latina ha ordinato la sospensione dei lavori per il porto canale di Rio Martino a causa della mancata erogazione i oltre 3 milioni di euro, ovvero quasi la metà del finanziamento, da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo;
          i lavori si dovrebbero concludere entro fine giugno 2017 per non perdere il finanziamento di 6,8 milioni di euro;
          sembra che la regione Lazio abbia avanzato la richiesta di proroga dell’iter al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo fino a novembre 2017, per non perdere il diritto ai finanziamenti  –:
          se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;    
          se intendano promuovere, anche tramite il comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, verifiche sull'origine degli inquinanti che più volte hanno causato morie di pesci;
          se i Ministri, per quanto di competenza, intendano chiarire le motivazioni della sospensione del finanziamento stanziato e    assumere iniziative per allocare i fondi non utilizzati per la bonifica del canale. (5-11291)

Interrogazione a risposta scritta:


      NICCHI, ALBINI e FOSSATI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nel 2004 la Manifattura Richard Ginori di Sesto Fiorentino «aliena» il terreno su cui è ubicata sia la fabbrica sia il museo che le appartiene alla società immobiliare Ginori Real Estate;
          nel 2010 la società Ginori Real Estate viene messa in liquidazione, e nel 2013 la Manifattura Ginori fallisce;
          la Manifattura, dopo lunghe lotte dei lavoratori, verrà «salvata» da Gucci che la rileva;
          il Museo della manifattura è a tutt'oggi di proprietà Ginori;
          le mobilitazioni sindacali e dei lavoratori hanno riguardato la necessità di riunificare gli asset della Manifattura e del Museo, la cui divisione sta mettendo a repentaglio la permanenza della stessa Manifattura a Sesto Fiorentino (nessun imprenditore può fare investimenti rilevanti in una fabbrica «pesante» se il terreno non è di sua proprietà) e determinando di fatto la chiusura del Museo;
          lavoratori e sindacati hanno promosso iniziative chiedendo l'impegno pubblico per la riapertura del Museo come museo di fabbrica e del lavoro, e l'acquisto da parte della proprietà Ginori dei terreni, affinché si garantisse la continuità della fabbrica accanto alla sua storia;
          le mobilitazioni, fino ad ora, hanno ottenuto l'annuncio da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dell'acquisizione del Museo;
          rimane il problema della proprietà del terreno, indispensabile per permettere gli investimenti e la qualificazione dello stabilimento, e quindi della permanenza dello stabilimento accanto al Museo, in una sinergia indispensabile tra la storia che il Museo rappresenta e il presente che la Manifattura incarna;
          la liquidazione della Ginori Real Estate ha tre banche come creditrici, Unicredit, Bnl e Popolare di Vicenza per un debito di circa 24 milioni di euro, che non hanno ancora trovato un accordo soddisfacente, nonostante il quadrante urbanistico sia a uso industriale e ci sia già una fabbrica sopra;
          la trattativa va avanti da due anni e mezzo. Una prima offerta del gruppo Kering era stata respinta dalle banche; a novembre 2016 invece, le parti pare avessero trovato un nuovo accordo di massima che aveva permesso di formalizzare una proposta di acquisto nel dicembre 2016, ma tre giorni dopo l'Unicredit ha ceduto il suo credito a Dobank che ha realizzato una operazione di cartolarizzazione per 14 miliardi di euro di crediti deteriorati, tra questi quello di Ginori Real Estate, rimettendo così in discussione l'accordo; Dobank infatti è tornata al tavolo di trattativa e avrebbe chiesto quasi il triplo di quello che le parti avevano già discusso e stabilito;
          il tavolo istituzionale convocato al Ministero dello sviluppo economico il 27 aprile 2017, con le banche e la proprietà, non sembra abbia determinato passi avanti, per questo è stata decisa da parte dei lavoratori una più radicale mobilitazione per evitare che salti la trattativa, e che ciò sancisca il trasferimento della Fabbrica da Sesto Fiorentino. Ciò determinerebbe l'impoverimento del marchio, privato della sua storia, la probabile riduzione del numero degli attuali 280 lavoratori occupati, oggi in contratto di solidarietà, la messa a rischio della riapertura del Museo che non avrebbe più il senso di un museo di fabbrica attivo e vitale, e sancirebbe lo sfregio per la comunità sestese che vede questa fabbrica come il simbolo del valore costituzionale del lavoro che ha fatto la storia di questo territorio  –:
          se intendano assumere ogni iniziativa utile alla luce dell'interesse pubblico alla salvaguardia dell'azienda e all'investimento culturale connesso al museo di cui in premessa;
          quali iniziative intendano assumere per favorire il raggiungimento di un accordo tra le parti;
          quali iniziative di competenza intendano assumere per contrastare i possibili tentativi di speculazioni finanziarie o di rendita immobiliare conseguenti ai ritardi dell'accordo. (4-16486)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


      MALPEZZI, MAURI, COVA e FIANO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          è di tre anni fa la decisione di trasferire il presidio dei carabinieri della città di Cassano d'Adda, in provincia di Milano;
          il limitrofo comune di Pioltello ha già finanziato 1,2 milioni di euro per ampliare l'attuale tenenza attraverso l'applicazione di quota di avanzo di amministrazione;
          in tal senso, la giunta comunale di Pioltello, nel corso dell'ultimo consiglio comunale del 27 aprile 2017, ha presentato la variante di bilancio per l'ampliamento della caserma già presente;
          l'approvazione di tale variante dal parte del consiglio comunale ha dimostrato la volontà tangibile e concreta di trovare spazi affinché il presidio si trasformi da tenenza in compagnia;
          al trasferimento della caserma di Cassano avrebbe dovuto fare seguito il mantenimento nella città di almeno un presidio per la cittadinanza;
          per questa ragione, l'amministrazione comunale di Cassano ha presentato diverse soluzioni per mantenere un presidio sul territorio tra cui la possibilità di usare i locali che sino a poco tempo fa ospitavano la pretura, e attualmente non sono utilizzati, manifestando la volontà di dare una risposta seria e concreta al legittimo desiderio di sicurezza dei cittadini;
          appare quindi evidente la necessità di trovare una soluzione che consenta al comune di Cassano di mantenere un presidio e garantire al contempo il trasferimento della compagnia a Pioltello  –:
          se i Ministri interrogati non ritengano di assumere le opportune iniziative per garantire la sicurezza dei cittadini di Cassano con la ricollocazione della stazione dei carabinieri e, nel frattempo, agevolare il trasferimento della compagnia nel comune di Pioltello. (4-16482)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


      SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          Consip è una società per azioni del Ministero dell'economia e delle finanze che ne è l'azionista unico, e in qualità di centrale di committenza nazionale, realizza il programma di razionalizzazione degli acquisti nella pubblica amministrazione;
          le gare della Consip hanno basi d'asta di importi elevati che non favoriscono la partecipazione alle piccole e medie aziende;
          in conseguenza di quanto stabilito con il decreto 17 febbraio 2009, in data 16 dicembre 2016 è stata bandita la nuova «Gara per la fornitura di Arredi per ufficio e dei servizi connessi per le pubbliche amministrazioni (edizione 7)» con scadenza il 21 marzo 2017 (prorogata al 9 maggio 2017). La gara ha una base d'asta pari a euro 50.000.000 euro;
          l'arredo è per sua stessa natura un prodotto non standardizzabile, perché l'aspetto estetico legato al design lo differenzia in modo sensibile, pur se i prodotti hanno caratteristiche funzionali simili;
          la richiesta di certificazioni sui prodotti in fase di gara riduce drasticamente il « favor partecipationis», anche perché dette certificazioni rivestono carattere di volontarietà. Questo aspetto scoraggia molte aziende dal partecipare, sia per un fattore economico (l'esecuzione delle prove per ottenere le certificazioni ha costi rilevanti, nell'ordine di decine di migliaia di euro), sia per un fattore tempo (l'esecuzione delle prove richiede tempi tecnici non comprimibili);
          i lotti della suddetta gara sono solo geografici e non divisi per tipologia di prodotto: ciò impedisce alla maggior parte delle aziende di partecipare offrendo solo prodotti di propria produzione, obbligando di fatto le imprese a sopportare ulteriori oneri finanziari per l'acquisto e la rivendita dei prodotti commercializzati e aumentando i prezzi dell'offerta;
          per un'unica azienda è possibile vincere fino a tre lotti su nove della gara suddetta, tre aziende quindi possono aggiudicarsi l'intero importo a base d'asta. Viene inoltre consentita una collaborazione « de facto» tra le aziende partecipanti, in quanto è possibile lo scambio vicendevole dei prodotti;
          in Italia esistono circa 400 aziende produttrici di mobili per ufficio. Le convenzioni hanno determinato che la maggior parte della spesa fosse concentrata sulle aziende vincitrici della gara (di fatto tre), mentre le altre aziende hanno perso un buona fetta di mercato. Poiché il cliente che assorbe circa il 50 per cento dei mobili per ufficio in Italia è la pubblica amministrazione, si comprende come l'impatto negativo sulle aziende produttrici sia stato importante;
          la «rilevazione Ministero dell'economia e delle finanze – ISTAT», giunta nel 2016 alla XIV edizione, che ha il compito di rilevare i prezzi unitari di acquisto per beni e servizi della pubblica amministrazione, ha riscontrato che gli acquisti di arredi tramite la piattaforma della Consip non portano ad una diminuzione dei prezzi;
          anche il presidente dell'Anac ha evidenziato come «la struttura della domanda non sia particolarmente favorevole alla partecipazione delle piccole e medie imprese al mercato degli appalti pubblici. Tale mancata partecipazione riduce l'aggressività in gara delle grandi aziende nonostante esistano strumenti per ridurre la dimensione dei lotti e non rinunciare ai potenziali risparmi da economie di scala senza ricorrere all'aggregazione della domanda e senza rinunciare alla qualità delle competenze che albergano in Consip»  –:
          se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga urgente assumere iniziative per rivedere criteri e modalità di attuazione delle gare della Consip affinché queste favoriscano la partecipazione e l'accesso delle piccole e medie imprese e garantiscano la concorrenza raggiungendo l'obiettivo di ridurre i costi per la pubblica amministrazione. (4-16485)


      LATRONICO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
          ai sensi della vigente normativa, il personale dichiarato in disponibilità ex articolo 33 del decreto legislativo 165 del 2001 può presentare domanda di ricollocazione, ai sensi dell'articolo 2, comma 13, del decreto-legge n.  95 del 2012 (convertito dalla legge n.  135 del 2012) direttamente agli enti che presentino vacanze di organico e riportati in un elenco formato e pubblicato a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri-dipartimento della funzione pubblica. Gli enti che non rispettano tali istanze non possono procedere a nuove assunzioni;
          le disposizioni di cui all'articolo 34-bis del decreto legislativo n.  165 del 2001 prevedono preventivamente all'avvio di nuove procedure assunzionali la verifica negli elenchi di cui all'articolo 34, commi 2 e 3, e le norme sulla riforma della dirigenza pubblica di cui alla legge 124 del 2014 prevedono la creazione di un ruolo unico dirigenziale;
          il dottor Fabio Salvadego, dirigente del comparto enti locali posto in disponibilità dal comune di Stra per motivi di carattere funzionale organizzativo, ha presentato all'Agenzia delle entrate ed all'Agenzia delle dogane e dei monopoli, in considerazione della notevole esperienza maturata in ambito tributario, la domanda di ricollocazione ai sensi e per gli effetti delle disposizioni normative citate;
          è in corso di svolgimento presso l'Agenzia delle entrate un concorso pubblico per titoli al quale si aggiunge un colloquio per il reclutamento di 175 dirigenti di seconda fascia, senza che l'ente prima di procedere al reclutamento tramite concorso pubblico abbia provveduto alla comunicazione obbligatoria prevista dall'articolo 34-bis commi 1 e seguenti, finalizzata alla verifica ed all'eventuale assunzione di personale di livello dirigenziale in disponibilità che abbia fatto domanda ai sensi dell'articolo 2, comma 13, del decreto-legge n.  95 del 2012;
          risulta che l'Agenzia delle entrate abbia annullato in autotutela un concorso pubblico da espletarsi senza la previsione anche in questo caso di alcuna prova scritta per coprire 403 posti vacanti nel ruolo di dirigente di seconda fascia «nell'attuale contesto operativo di grave e concreta difficoltà per la carenza di dirigenti,» come si legge nella determina di annullamento protocollo 50767/2017 del medesimo ente;
          l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha bandito nel lontano dicembre 2011 un concorso per esami per il reclutamento di 69 dirigenti di seconda fascia che a tutt'oggi non risulta essere stato ancora annullato, nonostante sia pendente presso il Consiglio di Stato un giudizio di revocazione ritenuto ammissibile dallo stesso organo giurisdizionale per l'accertamento di alcuni gravi fatti attualmente al vaglio anche della magistratura inquirente;
          pur sussistendo tutte le condizioni e i requisiti per l'accoglimento dell'istanza del dottor Salvadego, l'Agenzia delle entrate ha fornito la seguente non motivata risposta: «Al riguardo si comunica che in base alla normativa vigente questa Agenzia non ha alcun obbligo all'assunzione del dottor Salvadego»;
          l'istanza di ricollocazione avanzata dal dottor Salvadego presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli i presentata in data 20 marzo 2017, anche sulla base delle carenze di organico nei ruoli di dirigente di seconda fascia pari a 138 posizioni, secondo quanto riportato nel piano triennale della prevenzione e della corruzione, pubblicato sul sito web della medesima Agenzia, avrebbe ricevuto una risposta negativa  –:
          quali urgenti iniziative i Ministri interrogati, ciascuno nel proprio ambito di competenza, intendano assumere affinché l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia delle dogane e dei monopoli rispettino i criteri di legalità e trasparenza nell'affidamento degli incarichi dirigenziali. (4-16491)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MENORELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          la Pedemontana Veneta è un'arteria lunga 94,747 chilometri (alla quale si aggiungono 53 chilometri di viabilità secondaria, ancora largamente insufficiente per il raccordo con molte zone, quali, a sud, la strategica area padovana) in corso di costruzione, che rappresenterà l'unica superstrada italiana soggetta a pedaggio e attraverserà il Vicentino e il Trevigiano, passando per i grandi distretti industriali ivi esistenti, connettendosi a 3 autostrade (A4, A31 e A27);
          l'opera veniva stimata nel 2003 in 895 milioni di euro, valore poi salito a 1,7 miliardi di euro, divenuti, nel 2013, 2,6 miliardi, fino alla quantificazione di 3,301 miliardi di euro come si legge nella più recente relazione della Corte dei conti;
          la concessione è stata affidata, nel lontanissimo 2006, con pubblica gara, sulla base di pedaggi, che, secondo alcune stime, sono stati ipotizzati anche in misura sei volte superiori a quelli praticati nella vicina A4, nonché in forza di un piano economico finanziario giudicato congruo nella valutazione in allora svolta;
          il cronoprogramma dei lavori ha subìto seri ritardi, così come gravi dilazioni si registrano nel pagamento degli espropri;
          si sono registrati altresì in corso di concessione sensibili scostamenti rispetto al piano economico finanziario del contratto iniziale, così come non appare certo il rispetto da parte del concessionario dell'obbligo di fornire propri mezzi finanziari in misura pari ai contributi pubblici;
          detti elementi apparivano ed appaiono essenziali sotto il profilo della natura concessoria dell'affidamento;
          al fine di porre fine all'attuale grave empasse dell'opera, la regione Veneto non ha, per quanto consta all'interrogante, azionato i rimedi propri di una concessione assegnata sulla base di una procedura ad evidenza pubblica, ma ha posto le ritenute disfunzioni a carico della fiscalità generale, ripristinando (dopo otto anni) l'addizionale Irpef, per pagare il mutuo che la stessa regione dovrà accendere, con una rata annua da 16,5 milioni, per concedere ai costruttori dell'aggiudicatario consorzio Sis un contributo da 300 milioni di euro che si aggiunge ai 615 milioni già sborsati dallo Stato; l'aumento sarà dell'1,6 per cento per i redditi dai 28 mila ai 55 mila euro, il +2 per cento per quelli da 55 mila a 75 mila euro, il +2,1 per cento per i redditi sopra i 75 mila euro;
          inoltre, per ritrovare un nuovo equilibrio del piano economico finanziario verranno eliminate le esenzioni per i residenti, gli studenti e i pensionati, originariamente invece previste;
          il governatore Zaia ritiene che l'alternativa a tale aumento dell'imposizione fiscale a carico dei veneti con la contestuale rivisitazione in peius delle categorie tariffarie sarebbe, in buona sostanza, solo la rinuncia alla Pedemontana e «una serie infinita di contenziosi milionari», sottolineando altresì che «un'opera di questa entità non si sarebbe mai potuta realizzare soltanto con capitale pubblico»;
          al fine di evitare l'incremento dell'Irpef dieci associazioni di categoria venete, riunite nel network «Arsenale 2022», nonché l'assessore regionale alle infrastrutture recentemente hanno chiesto al Governo un significativo contributo economico  –:
          se il Governo intenda assumere o promuovere ogni iniziativa di competenza utile alla realizzazione dell'opera nel rispetto della disciplina delle procedure pubbliche, per evitare un ingiusto aggravio del carico fiscale dei veneti, in ultima istanza e se del caso assicurando un positivo riscontro alla richiesta di un contributo statale straordinario. (5-11285)

Interrogazione a risposta scritta:


      BATTAGLIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          già con una serie di atti di sindacato ispettivo (n.  5-11076 e n.  5-10307) l'interrogante ha sollecitato il Governo a farsi carico della delicata questione concernente il futuro del porto di Gioia Tauro;
          nonostante il Governo abbia sempre dichiarato di considerare strategica tale infrastruttura per il Paese e per la sua capacità di essere competitivo si riscontrano, una serie di criticità che ne stanno paralizzando l'attività mettendone a rischio la funzionalità, anche in relazione alla concorrenza spietata dei porti del nord Europa e del bacino del Mediterraneo;
          in questa ottica va inquadrata la vertenza che interessa gli esuberi di 400 unità di personale annunciati da MCT e i ritardi che si riscontrano, sia per quanto concerne la nomina del nuovo presidente dall'autorità portuale post riforma voluta dal Ministro interrogato, sia per quanto concerne la zona economica speciale (ZES);
          la proroga del commissariamento è di assoluto nocumento per la struttura e il temporeggiamento sulla zona economica speciale è un ulteriore ostacolo al decollo di questa infrastruttura che non può essere considerata solo come una stazione di servizio nel Mediterraneo;
          si riscontra, pertanto, una evidente incoerenza tra le dichiarazioni del Governo e le misure poste in essere a supporto della azione di rilancio del porto di Gioia Tauro;
          l'attuale situazione di stallo si ripercuote negativamente sul porto che sta perdendo capacità attrattiva, anche rispetto ad altri terminali portuali nazionali  –:
          quali iniziative il Governo intenda assumere con celerità al fine di concordare con il governo regionale la nomina di un nuovo presidente dell'autorità portuale che abbia la necessaria competenza e assoluta autonomia rispetto a tutti i soggetti imprenditoriali che operano presso e per il negoziato da portare avanti in sede europea per la zona economica speciale, affinché si programmi una vera azione di rilancio della infrastruttura anche in termini occupazionali. (4-16487)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          nella notte di lunedì 24 aprile 2017, a Palinuro, in provincia di Salerno, un'anziana donna, madre di un noto ristoratore del posto, sarebbe stata aggredita alle spalle da due persone di colore davanti casa;
          secondo quanto riportato dai media locali, la donna non avrebbe riportato ferite o contusioni gravi. Per lei qualche escoriazione alle gambe e alla spalla, oltre che tanto spavento e il desiderio che quei secondi di terrore finissero presto;
          la donna sarebbe stata spinta e trascinata a terra da due extracomunitari che le hanno strappato dal collo una catenina e la borsa con all'interno 50 euro;
          la vicenda è stata denunciata dal figlio in un post su Facebook, oltre che con formale querela carabinieri di Centola;
          sono state dure le reazioni dei cittadini che sui social network non hanno mancato di sottolineare il disagio derivante dalla presenza e dalla gestione del fenomeno migranti sul territorio: «A Palinuro prima si potevano lasciare le chiavi vicino al portone di casa, ora dobbiamo mettere le telecamere e stare attenti anche quando passeggiamo per strada»;
          nei mesi scorsi, sempre secondo quanto riportato dai media locali, i carabinieri della stazione di Centola, coordinati a livello territoriale dai colleghi della compagnia di Sapri, hanno fermato e arrestato più volte diversi ragazzi di colore, ospiti del centro di accoglienza di Palinuro, per aver commesso vari reati, soprattutto inerenti alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, per fronteggiare un fenomeno che sta compromettendo la libertà, la tranquillità e la sicurezza dei cittadini e delle comunità in cui vivono; se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative, anche di carattere normativo, che prevedano l'espulsione immediata di coloro che sono tratti in arresto in flagranza di reato. (4-16471)


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il comune di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, si appresta ad ospitare 141 cittadini extracomunitari, così come previsto dalle nuove norme in materia di immigrazione;
          desta preoccupazione, anche tra i cittadini, l'ingresso in città di un numero così elevato di stranieri;
          secondo quanto si apprende da fonti di stampa, al momento il comune starebbe rivedendo e adeguando il progetto che contemplava un'accoglienza in appartamenti e strutture scolastiche, quest'ultime usate come centri diurni;
          il progetto seguito dall'assessore Saverio d'Alessio rientrerebbe nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati;
          sono due gli edifici che sarebbero stati individuati per l'accoglienza notturna: uno ubicato in via Astuti, già in passato utilizzato come casa famiglia, e un altro in via Fucilari; per l'accoglienza diurna, invece, sarebbero state individuate l'ex scuola elementare di Fiano e l'asilo nido di Villanova, che da settembre sarà attivo nel nuovo plesso di Grotti;
          a parere dell'interrogante, è necessario vigilare attentamente perché il sistema di gestione dei flussi nella provincia di Salerno versa in un vero e proprio stato d'emergenza, come rilevato nell'interrogazione n.  4-14703, presentata dal sottoscritto  –:
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare per gestire adeguatamente l'arrivo nella città di Nocera Inferiore dei migranti, senza pregiudicare la sicurezza e la tranquillità dei cittadini. (4-16473)


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          negli ultimi mesi, nel comune di Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, si sono verificati spiacevoli episodi ai danni di esponenti locali di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale (FdI-An), con tre auto andate a fuoco;
          ad essere distrutta è stata nel novembre 2016 la vettura dell'ex assessore comunale e attuale candidato sindaco Michele Salvati; l'auto si trovava in Pietro Fimiani, in località Trivio;
          successivamente ad andare in fiamme, nel cuore della notte, è stata la vettura di Aniello Gioiella, ex consigliere comunale e dirigente provinciale di Fratelli d'Italia; l'auto era parcheggiata all'interno del parco dove risiede l'esponente di FdI-An, in via Nazionale a Nocera Superiore;
          solo qualche giorno dopo, il 29 marzo 2017, un nuovo rogo ha colpito la vettura di un esponente locale di Fratelli d'Italia: si tratta dell'auto di Domenico Rescigno, dirigente e probabile candidato al consiglio comunale; anche in questo caso, l'incendio è divampato in piena notte;
          sugli episodi indagano i carabinieri della compagnia di Mercato San Severino;
          preoccupazione sulle vicende era stata espressa dalle stesse vittime degli episodi di violenza; all'indomani dell'accaduto ai danni di Aniello Gioiella lo stesso aveva dichiarato che in paese «non si respira certo un buon clima», ipotizzando l'atto per motivi «di natura politica»; «l'unica pista possibile è quella di carattere politico. Ne è la prova il fatto che Domenico Rescigno non è un imprenditore, ma un giovane studente»;
          la tensione è stata confermata anche dal candidato sindaco Michele Salvati: «Non ci aspettavamo un'escalation di violenza» –:
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per garantire sicurezza alla comunità di Castel San Giorgio e salvaguardare i princìpi di democrazia e libertà, con particolare riguardo alle elezioni comunali. (4-16475)


      D'UVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          con un articolo pubblicato sul sito internet del Giornale di Sicilia, sezione di Messina, del 17 aprile 2017, è stato reso noto che «il distaccamento di Polizia Ferroviaria di Sant'Agata Militello chiuderà i battenti. È stato infatti notificato il decreto firmato lo scorso 31 marzo dal capo della Polizia Franco Gabrielli che rende effettiva la soppressione del presidio della città.»;
          invero, con decreto del    capo della polizia del 31 marzo 2017, si è disposta la soppressione di n.  15 posti di polizia ferroviaria, di cui due in Sicilia, quello di Caltagirone e quello di Sant'Agata di Militello;
          l'articolo sopra citato segnala che le motivazioni di tali determinazioni risiedano nelle «ristrettezze di organico, rappresentato da appena tre agenti, scarso traffico ferroviario nella tratta in questione ed esiguità del numero di denunce presentate nell'arco temporale compreso dal 2013 al 2016»;
          oltretutto, lo stesso decreto che dispone la soppressione, nelle premesse adduce: «rilevato che in alcuni scali ferroviari, interessati da un sensibile decremento del flusso di convogli e di passeggeri, la permanenza dei presidi di Polizia Ferroviaria non corrisponde a criteri di efficienza e di efficacia»; ed ancora: «ritenuto che la vigilanza e la sicurezza degli scali può essere assicurata nell'ambito degli ordinari piani di controllo del territorio, con il concorso degli Ufficiali della Polizia Ferroviaria limitrofi»;
          corre l'obbligo di porre in evidenza che elementi quali l'esiguità del numero di denunce palesino semmai l'utilità che il presidio Polfer di Sant'Agata di Militello ha svolto negli anni 2013-2016, agendo non soltanto fattivamente per il contrasto degli illeciti ma anche come deterrente, prevenendo la commissione di reati;
          inoltre, non sembra essersi tenuto conto dell'importanza strategica del presidio della Polfer santagatese, che, come ricordato dal Giornale di Sicilia nell'articolo citato, risulta «collocato lungo la tratta ferroviaria Palermo-Messina, che copre una fascia totalmente sguarnita per 90 chilometri verso ovest, il posto più vicino è infatti Termini Imerese e per 60 chilometri ad est fino a Barcellona» e appare, dunque, inverosimile che possa essere garantita la sicurezza nel territorio con l'ausilio degli ufficiali della polizia ferroviaria limitrofi;
          per di più, la stazione ferroviaria di Sant'Agata di Militello, tutt'altro che interessata da un sensibile decremento del flusso di convogli e di passeggeri, risulta ancora oggi uno snodo di preminente importanza strategica nell'asse ferroviario Messina-Palermo, con oltre 50 convogli in partenza durante la giornata, che crescono sensibilmente se si considerano quelli in transito;
          ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n.  208 del 2001 il capo della polizia provvede con propri decreti all'organizzazione degli uffici della polizia di Stato «tenendo conto delle esigenze funzionali e operative ai fini della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, nell'osservanza delle direttive impartite in materia dal Ministro dell'interno Autorità nazionale della pubblica sicurezza»  –:
          se il Ministro interrogato, tenuto conto di quelle che all'interrogante appaiono discutibili valutazioni poste a base della soppressione del presidio della polizia ferroviaria di Sant'Agata di Militello, non intenda assumere iniziative per riconsiderare la determinazione adottata, se del caso impartendo direttive volte a mantenere il suddetto posto di polizia, al fine di garantire la vigilanza e la sicurezza negli scali anche nella fascia del territorio nazionale compresa tra Termini Imerese e Barcellona Pozzo di Gotto distanti addirittura 154 chilometri, non potendo i presidi di polizia ferroviaria ivi allocati verosimilmente sopperire alla ingiustificata soppressione di quello di Sant'Agata di Militello. (4-16480)


      PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il comune di Palagonia (Catania) ha provveduto alla dichiarazione dello stato di dissesto nel corso del 2014;
          a seguito di ciò il comune di Palagonia ha richiesto, per il 2017, l'anticipazione dell'erogazione finanziaria prevista dall'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo n.  78 del 2015;
          in risposta alla richiesta avanzata dal comune di Palagonia il Ministero dell'economia e delle finanze inviava nota al comune indicato in data 23 marzo 2017 con la quale negava l'erogazione della somma da anticiparsi, poiché non si era provveduto all'approvazione, entro il 28 dicembre 2015, dell'ipotesi di bilancio stabilizzato per l'anno 2014;
          il comune di Palagonia con deliberazione di consiglio comunale n. 2 del 26 gennaio 2016 ha approvato, ai sensi dell'articolo 264 del decreto legislativo n.  267 del 2000, il bilancio di previsione 2014 e il bilancio pluriennale 2014-2016;
          tali ritardi sono, con tutta evidenza, da addebitarsi anche ai ritardi degli schemi di bilancio della regione siciliana ed alla incertezza che tale situazione comporta per gli enti locali. Situazione per altro più volte denunciata dall'ANCI Sicilia;
          nondimeno risulta all'interrogante che i comuni di Scordia (Catania) e Bagheria (Palermo), pur trovandosi nella medesima situazione di Palagonia, abbiano ricevuto regolarmente le somme di anticipazione in data 8 marzo 2017;
          in particolare, si rileva come la prefettura di Catania abbia proceduto alla notifica al comune di Scordia del decreto di approvazione dell'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato in data 29 aprile 2016. L'articolo 5 dello stesso decreto prevedeva l'approvazione degli adempimenti successivi «entro 120 giorni dalla data di notifica del decreto»;
          lo stesso comune di Scordia, a quanto risulta all'interrogante, ha approvato solo il bilancio consuntivo 2014;
          parimenti la prefettura di Palermo ha notificato al comune di Bagheria il decreto di approvazione dell'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato 2013/1014 in data 22 agosto 2016. L'articolo 5 dello stesso decreto prevedeva l'approvazione degli adempimenti successivi «entro 120 giorni dalla data di notifica del decreto»;
          il comune di Bagheria, per quanto risulta all'interrogante, non ha potuto provvedere all'approvazione del consuntivo 2013;
          è di tutta evidenza come entrambi i comuni citati, Scordia e Bagheria, si trovino nelle medesime condizioni del comune di Palagonia, ma, a differenza di quest'ultimo, abbiano potuto giovarsi, come loro diritto, delle somme anticipate;
          appare incomprensibile, alla luce di quanto esposto in narrativa, il diverso trattamento riservato ai comuni di Scordia e Bagheria e di Palagonia  –:
          quali siano i motivi della evidente disparità di trattamento tra i comuni citati in premessa, posto che tale disparità appare grave alla luce delle esigenze da parte del comune di Palagonia di accedere all'erogazione dell'anticipazione per affrontare la normale azione amministrativa;
          se non si ritenga doveroso adoperarsi, per quanto di competenza, affinché tutti i cittadini e gli enti locali possano godere dei medesimi trattamenti e dei relativi servizi. (4-16493)


      LAFORGIA e MARTELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          in data 2 maggio 2017, decine e decine di agenti di pubblica sicurezza, con l'ausilio di unità cinofile, agenti a cavallo e l'assistenza di un elicottero, hanno bloccato la zona della stazione centrale di Milano, chiudendo anche, preventivamente, tutti gli accessi ai treni e alla metropolitana, salvo quelli laterali, comunque presidiati dalla polizia;
          lo schieramento di forze era talmente imponente da far temere anche a molti turisti presenti sul luogo che si trattasse di una operazione antiterrorismo;
          il blitz che ha avuto luogo, invece, di fatto si è concretizzato nel fermo e l'identificazione di numerosi cittadini migranti che stazionano in zona: più di cinquanta persone – la maggior parte extracomunitari – sono stati infatti identificati dalle forze dell'ordine, fatti salire sui pullman e accompagnati in questura;
          notizie di stampa riferiscono peraltro che tra le numerose persone fermate e portate in questura ci fossero anche cittadini stranieri destinatari di risposta positiva alla richiesta di accoglienza per motivi umanitari, persone che certamente potevano essere informate in altro modo, di sicuro più consono, del buon esito della loro istanza;
          sul posto, al termine del blitz, sono arrivati anche i mezzi AMSA della nettezza urbana che hanno sgomberato la piazza da valigie, masserizie e sacchi usati da chi, senza dimora, dorme o staziona nei giardini;
          oltre alle forze dell'ordine, nella stessa piazza Duca D'Aosta, era presente anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha anche rilasciato dichiarazioni di plauso relativamente all'iniziativa, fatto che non può apparire – a parere degli interroganti – casuale;
          gli interroganti, pur ritenendo necessaria l'effettuazione dei controlli previsti dalla legge e doveroso garantire la sicurezza dei viaggiatori, non può non valutare preoccupante ed irragionevole che in una delle zone più presidiate di Milano – ove sono sempre presenti mezzi della polizia e dell'Esercito – non sia possibile garantire la sicurezza senza mettere in scena prove muscolari, quali il blitz svoltosi davanti alla stazione centrale di Milano, evidentemente inefficaci e controproducenti;
          a fronte della presenza di molte persone senza dimora, ben si poteva provvedere al riguardo allertando i servizi sociali del comune, e non si comprende il motivo per il quale ciò non sia avvenuto;
          non è chiaro, inoltre, se dell'operazione sia stata data comunicazione al Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, ove forze di polizia e governo territoriale dovrebbero collaborare e coordinarsi;
          l'amministrazione comunale, ha anche riferito che non si sarebbe trattato di un'iniziativa concordata o coordinata con il comune di Milano, quotidianamente invece impegnato a coniugare accoglienza e sicurezza  –:
          quali informazioni intenda fornire il Ministro interrogato sui fatti riferiti in premessa e quali siano i suoi orientamenti al riguardo;
          a quali risultati abbia portato l'iniziativa, che ha visto un imponente dispiegamento di forze dell'ordine, non concordata con il comune di Milano, né con il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica;
          quali iniziative intenda assumere per evitare che simili iniziative siano inefficaci e controproducenti e se esse siano attuative delle norme appena approvate, in via d'urgenza, in tema di sicurezza e immigrazione. (4-16494)


      SCOTTO e BOSSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 30 aprile 2017 si sono svolte le primarie per le elezioni del nuovo segretario nazionale del Partito democratico e dei membri dell'assemblea nazionale dello stesso soggetto politico;
          numerose fonti d'informazione hanno segnalato l'affluenza, presso i seggi istituiti nel comune di Ercolano (in provincia di Napoli), di numerosi migranti attualmente ospitati da un centro d'accoglienza dislocato sul territorio;
          Ercolano era già salita agli onori delle cronache in quelle ore per il numero anomalo di votanti dichiarati (5.137 a fronte di 300 iscritti al partito e dei 1.853 votanti delle analoghe primarie del 2013);
          un'inchiesta del quotidiano online «Fanpage» ha fatto emergere, in merito alla partecipazione dei migranti ospitati dal centro d'accoglienza sito presso l'Hotel «Belvedere» in via san Vito, ad Ercolano, elementi a dir poco inquietanti;
          in particolare, uno dei migranti ivi ospitati ha dichiarato, di fronte alle telecamere di «Fanpage» di essere stato portato a votare dagli operatori del centro d'accoglienza e su loro insistente richiesta;
          gli operatori avrebbero procurato ad oltre sessanta migranti i documenti ed i fondi necessari per poter votare, e li avrebbero portati lì a turno utilizzando la macchina in dotazione al centro d'accoglienza;
          ai migranti sarebbe stato detto espressamente di dover votare per Renzi e che quel voto era molto importante per loro e per il loro destino, ingenerando in essi la speranza che tale atto potesse rendergli più semplice e veloce l'ottenimento di un permesso di soggiorno;
          i migranti in questione si sono, peraltro, sentiti obbligati ad agire come richiesto dagli operatori, onde evitare qualsiasi problema con chi, secondo la loro percezione, li mantiene in questa fase;
          la commistione tra dinamiche di potere interne al partito «azionista di maggioranza» del Governo ed un centro d'accoglienza che nulla dovrebbe avere a che fare con i processi di formazione della classe dirigente di un soggetto politico che emerge da quanto raccontato da «Fanpage» è, ad avviso degli interroganti, un fatto grave e preoccupante  –:
          quali iniziative di competenza intenda prendere per verificare quanto accaduto ad Ercolano e se casi analoghi si sono verificati in altri centri di accoglienza sul resto del territorio italiano;
          quali iniziative intenda intraprendere al fine di verificare se nel caso di specie ci siano state indebite pressioni e/o ipotesi assimilabili ad una sorta di voto di scambio. (4-16496)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      VEZZALI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          alla interrogazione n.  5-10564, nella quale – sulla base di informazioni rese note dalla stampa – l'interrogante richiamava l'importanza dell'istituto statale per sordi (Issr) di Roma, la prima scuola pubblica per persone sorde in Italia (aperto nel 1786) che per mancanza di finanziamenti rischia la chiusura il 16 marzo 2017 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha fornito una risposta nella quale si evince che: «in riferimento al quadro normativo attinente alla materia degli Istituti a carattere atipico di cui alla parte I, titolo II, capo III, del Testo unico in materia di istruzione (d.lgs. n.  297 del 1994) è recentemente intervenuta una disposizione normativa introdotta dalla legge 20 febbraio 2017, n.  19, di conversione del decreto-legge cosiddetto «Milleproroghe». All'articolo 4 del citato decreto-legge è stato inserito il comma 5-bis il quale prevede che «per l'attuazione dell'articolo 21, comma 10, della legge 15 marzo 1997, n.  59, in materia di ordinamento degli istituti per sordomuti di Roma, Milano e Palermo di cui alla parte I, titolo II, capo III, sezione II, del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n.  297, continua ad applicarsi l'articolo 67, comma 1, del medesimo testo unico». Alla luce di questa disposizione normativa, voluta dal legislatore, la questione degli Istituti a carattere atipico potrà essere riesaminata, auspicandone una sua definitiva soluzione»;
          va ricordato che questo istituto ha assunto nel tempo le funzioni di un centro di eccellenza sulla sordità, unico in tutto il territorio nazionale;
          la sua chiusura comporterebbe la perdita di posti di lavoro e l'interruzione dei servizi e delle attività offerti gratuitamente alle persone sorde, alle loro famiglie e alla cittadinanza;
          la trasformazione dell'Issr necessita di un regolamento governativo di riordino che ne disciplini le funzioni e lo doti di una pianta organica. Negli ultimi 17 anni, questo ente pubblico è stato costretto a stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa avvalendosi solo di lavoratori precari, 21 persone di cui 8 sorde, e a sopravvivere senza finanziamenti da parte dello Stato;
          il 27 aprile 2017 dalle agenzie di stampa si è appreso che i lavoratori precari dell'Istituto statale per sordi di Roma (Issr) hanno manifestato nei pressi del Ministero nella speranza di ottenere risposte a un incontro del 15 marzo rimasto senza seguito  –:
          se non ritenga di valutare l'opportunità, in attesa del regolamento di riordino, di assumere iniziative per prevedere un finanziamento straordinario che consenta alla scuola di proseguire le sue attività e salvare i 21 lavoratori, precari da 17 anni, di cui 8 sordi, visto che da tre mesi sono anche senza stipendio. (5-11281)


      GHIZZONI, COSCIA, ASCANI, CRIMÌ, CAROCCI, MALISANI, NARDUOLO, D'OTTAVIO, IORI e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la legge n.  107 del 2015, all'articolo 1, comma 181, lettera b), delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per provvedere al riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria;
          il relativo decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei ministri, è in corso di pubblicazione nella Gazzetta    Ufficiale;
          tra i principi e criteri direttivi cui attenersi in questo decreto figura che, tra i requisiti per l'accesso al concorso, vi sia anche il possesso da parte dei candidati di almeno 24 crediti formativi universitari (CFU) nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e in quelle concernenti le metodologie e le tecnologie didattiche;
          il decreto ha stabilito, all'articolo 5, comma 4, che i settori scientifico-disciplinari, gli obiettivi formativi, le modalità organizzative relativi ai 24 crediti formativi universitari, nonché gli eventuali costi a carico degli interessati, siano individuati con lo stesso decreto ministeriale che determinerà l'ordinamento didattico del corso di specializzazione, di cui all'articolo 9 del medesimo decreto, riservato ai vincitori del concorso;
          il decreto legislativo ha altresì stabilito, all'articolo 17, comma 7, che il primo concorso nazionale sarà bandito nel 2018, quindi tra gli studenti universitari o i neo-laureati che intendono dedicarsi all'insegnamento nella scuola secondaria, senza provenire dalle file degli abilitati o dei supplenti con esperienza di insegnamento; è forte l'ansia di conoscere i dettagli sui settori scientifico-disciplinari dei 24 crediti appena citati e sulle modalità di conseguimento;
          in una tale situazione vi sono istituzioni formative di varia natura che stanno offrendo la possibilità di conseguire mediante corsi a pagamento tali crediti, sebbene manchi la normativa relativa e, in particolare, i settori scientifico-disciplinari e gli obiettivi formativi di riferimento;
          a solo titolo esemplificativo, l'università telematica Pegaso, già nella home page www.unipegaso.it, propone il corso: «Professione docente, Proposta per acquisire 24 cfu» che; permette, al costo di 120 euro per insegnamento, di seguirne in e-learning quattro, di 6 crediti ciascuno: «Didattica dell'inclusione», «Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento», «Psicologia generale» e «Antropologia culturale»;
          la società I.CO.TE.A C.A.T. – con sedi a Milano e Ispica –, che si dichiara autorizzata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al rilascio della laurea in scienze della mediazione linguistica con decreto direttoriale 23 settembre 2013 – nella sua pagina di accesso propone l'iniziativa formativa denominata «Concorso docenti 2018: Come acquisire 24 Cfu in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie» che consiste nell'erogazione di un «Master denominato Pedagogia e Scuola un percorso formativo che consente di ottenere la certificazione di 24 CFU nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche», al costo di 649 euro  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno emanare nel più breve tempo possibile il decreto ministeriale per individuare i settori scientifico-disciplinari all'interno dei quali sono acquisiti i 24 crediti formativi universitari, i loro obiettivi formativi, le modalità organizzative del loro conseguimento in forma curricolare, aggiuntiva o extra-curricolare, e gli eventuali costi a carico degli interessati, anche in forma anticipata rispetto all'ordinamento didattico del corso di specializzazione, in modo da consentire a studenti e neo-laureati di poter contare su informazioni chiare e dettagliate su questo aspetto cruciale del nuovo sistema di formazione iniziale e di accesso al ruolo dei docenti della scuola secondaria;
          se, nelle more dell'emanazione di questo decreto, il Ministro non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza in modo tale da prestare la massima attenzione alle questione, affinché non siano diffuse in merito informazioni parziali o inesatte con la possibilità che gli interessati siano indotti in errore e affrontino spese che possono rivelarsi inutili o eccessive. (5-11287)


      MARCON, FRATOIANNI, PANNARALE, GIANCARLO GIORDANO, CIVATI e PAGLIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          da notizie apparse sulla stampa locale, gli interroganti hanno appreso che, da alcune settimane, gli studenti dei corsi serali dell'Istituto tecnico «Luzzati» di Mestre (Venezia) protestano contro i vertici della scuola, denunciando pubblicamente il fatto che, all'atto dell'iscrizione, l'istituto chiedesse loro di presentare obbligatoriamente copia della ricevuta dell'avvenuto pagamento del contributo volontario, pena il non riconoscimento dell'iscrizione stessa, come da circolare dell'istituto n.  246 del 20 gennaio 2017;
          dopo le richieste di chiarimento, gli studenti e le loro famiglie hanno presentato un esposto alla Guardia di finanza. Inoltre, il 22 marzo 2017    è stato chiesto all'ufficio scolastico provinciale di avviare una verifica;
          della suddetta circolare n.  246 non si trova più traccia sul sito istituzionale dell'Istituto, per altro successivamente e tempestivamente rettificata e sostituita dalla circolare n.  393 del 7 aprile 2017 che, con riferimento al modulo di iscrizione, recita letteralmente: «Il modulo va compilato in ogni sua parte e restituito in segreteria didattica entro il 6 febbraio 2017, allegando ricevuta del versamento delle tasse erariali e eventuale contributo volontario»;
          la dirigente scolastica ha affermato che: «si è trattato di una polemica senza fondamento (...) e che serve un'azione moralmente necessaria per permettere alla scuola di acquistare materiali e garantire il funzionamento dei laboratori»;
          molteplici circolari ministeriali chiariscono inequivocabilmente il carattere assolutamente volontario del contributo delle famiglie e che solo il pagamento delle tasse scolastiche erariali rappresenti la condizione indispensabile per la regolarità dell'iscrizione degli studenti e della loro frequenza  –:
          quale sia la valutazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sul fatto esposto in premessa;
          se l'ufficio scolastico regionale del Veneto abbia aperto un'indagine interna e, in caso affermativo, a quali conclusioni sia giunto, e nel caso contrario per quali ragioni ciò non sia avvenuto;
          se non ritenga necessario predisporre un'ispezione ministeriale nella scuola di cui in premessa al fine di verificare la regolarità di tutti gli atti e le procedure adottate dalla stessa nel corso degli ultimi anni. (5-11289)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          nelle scorse settimane il soffitto in un'aula del primo piano della scuola del secondo circolo didattico Serrazzeta, infanzia e primaria, di Sarno, in provincia di Salerno, è crollato a poche ore dall'ingresso dei bambini;
          ad accorgersi del fatto è stato un operatore scolastico durante la quotidiana ricognizione dei locali prima di consentire agli alunni di entrare;
          la scena che si è presentata agli occhi di genitori e insegnanti è stata scioccante: grosse pietre tra le sedie dove qualche ora dopo si sarebbero dovuti sedere i piccoli;
          dai sopralluoghi tecnici effettuati in giornata è emersa l'inagibilità anche dell'aula accanto;
          è forte la preoccupazione dei genitori che hanno portato via i figli e chiesto verifiche e garanzie sulla sicurezza dei luoghi dove accompagnano e lasciano i propri bambini;
          secondo quanto riportato dai media locali, la dirigente scolastica aveva comunicato più volte la presenza di evidenti segni di infiltrazioni nel soffitto  –:
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda adottare per verificare lo stato in cui versa la scuola di Sarno, promuovendo uno screening complessivo di tutti gli edifici della provincia di Salerno, nonché per individuare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità amministrative in merito all'incidente che poteva trasformarsi in tragedia. (4-16474)


      BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per lo sport. — Per sapere – premesso che:
          da un'inchiesta di Corriere.it, su dati dell'ultimo rapporto elaborato da Eurydice (anno 2013), sul tema «Educazione fisica e sport a scuola in Europa», emerge un quadro preoccupante per le scuole del nostro Paese;
          in particolare, nella scuola primaria, l'ora di educazione fisica è pressoché inesistente, poiché moltissime scuole sono prive di palestra, o laddove è presente, è spesso inagibile;
          inoltre, molti insegnanti di scuola primaria, ritengono l'ora dedicata allo sport, un'ora superflua, a differenza di molti Paesi europei che mette lo sport tra le priorità nei programmi di studio;
          l'Italia è una delle pochissime nazioni dell'Unione europea che, pur avendo indicato l'educazione motoria come materia obbligatoria, –    legge n.  107 del 2015 – tuttavia ha consentito nelle scuole primarie la completa flessibilità di orari, consentendo agli stessi insegnanti non specializzati, di far svolgere l'attività fisica nei modi e nei tempi da loro decisi;
          per di più, molto spesso, l'attività sportiva quando praticata, si riduce molto spesso in una semplice corsa, in esercizio a corpo libero, se non a partita di pallavolo e calcio;
          invece, in Paesi come la Francia, lo sport nella scuola occupa il dieci per cento della didattica, con più di 100 ore di offerta formativa e gli sport praticati sono valutati singolarmente mediante un report sulle abilità fisico-sportive degli studenti;
          in Italia, il peggioramento della situazione della scarsa educazione fisica praticata tra i più giovani è dovuto anche, in parte, all'abolizione dei Giochi della Gioventù che avevano l'aspetto positivo di coinvolgere molti studenti e davano loro la possibilità di migliorare le loro prestazioni fisiche;
          purtroppo, i bambini e gli adolescenti italiani sono sempre più interessati ai giochi elettronici, ai social network, oppure passano ore davanti alla televisione, rendendo ancora più drammatico l'aspetto legato al loro benessere psico-fisico  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati in premessa;
          poiché la legge n.  107 del 2015 aveva previsto l'educazione motoria – sin dalla scuola primaria – e non solo con progetti estemporanei, quali siano le iniziative strutturali che s'intendono mettere in campo affinché sia concretamente applicato il comma 20, dell'articolo 1 della predetta legge, in riferimento    all'utilizzo di insegnanti specialisti di scienze motorie nelle scuole primarie;
          se, e quali iniziative s'intendano assumere con l'obiettivo di salvaguardare la tutela della salute psico-fisica degli studenti, a partire dall'anno scolastico 2017/2018, anche tracciando linea guida sulle discipline sportive da svolgere nell'ambito della scuola, ma anche con lo scopo di indirizzare e motivare gli studenti all'avviamento alla pratica sportiva più confacente al loro fisico;
          se non si ritenga opportuno adottare programmi specifici realizzati da insegnanti qualificati e specializzati al fine di salvaguardare l'inclusione sociale degli studenti disabili o con difficoltà motorie;
          se, in particolare, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, intenda rendere pubblici i dati relativi agli anni scolastici 2016 e 2017 per quanto attiene al numero di insegnanti specialisti abilitati all'insegnamento delle scienze motorie presenti nelle scuole pubbliche italiane. (4-16488)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      RICCIATTI, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, NICCHI, DURANTI, SANNICANDRO, MELILLA, PIRAS, QUARANTA e KRONBICHLER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'Ispettorato territoriale del lavoro di Macerata ha reso noti i dati relativi agli accertamenti effettuati nel 2016;
          le attività ispezionate sono state in totale 1.405, mentre le pratiche definite sulle aziende sottoposte ad ispezione sono state complessivamente 1.351, delle quali 1.224 sono risultate irregolari (il 90,59 per cento);
          dalle ispezioni richiamate è emerso che i lavoratori irregolari individuati sono stati 1.129, mentre quelli risultati totalmente «in nero» sono stati 302;
          particolarmente allarmante risulta essere l'esito delle ispezioni nei cantieri edili, dove sono state rilevate irregolarità nel 96,50 per cento dei casi (414 aziende su 429);
          nel primo trimestre 2017 (gennaio-marzo) le attività ispezionate dall'Agenzia unica delle ispezioni del lavoro, che ha assorbito le funzioni ispettive dell'Ispettorato territoriale del lavoro insieme alle competenze di Inps ed Inail a seguito della recente riforma normativa, sono, state 348; 230 sono state le pratiche definite, delle quali 201 risultate irregolari;
          le ispezioni, anche in questo caso, hanno rilevato lavoratori irregolari nel numero di 131 unità, mentre quelli totalmente «in nero» sono stati 65;
          i dati citati destano particolari preoccupazioni anche alla luce della prossima ed intensa attività di ricostruzione post-sisma, che vedrà un elevato numero di attività soprattutto nel settore edilizio  –:
          quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di salvaguardare la regolarità e la sicurezza dei lavoratori nel territorio segnalato in premessa, soprattutto in vista delle prossime attività di ricostruzione post-sisma. (5-11283)


      PIAZZONI, LENZI, DAMIANO, GNECCHI, GARAVINI, FRAGOMELI, AMATO, ARGENTIN, ALBANELLA, ARLOTTI, BARUFFI, BOCCUZZI, BENI, PAOLA BOLDRINI, PAOLA BRAGANTINI, BURTONE, CAPONE, CARNEVALI, CASATI, CASELLATO, DI SALVO, D'INCECCO, CINZIA MARIA FONTANA, GIACOBBE, GRIBAUDO, GELLI, GRASSI, LAVAGNO, PATRIZIA MAESTRI, MICCOLI, MARIANO, MIOTTO, PARIS, PATRIARCA, PICCIONE, GIUDITTA PINI, ROSTELLATO, ROTTA, SBROLLINI, SIMONI e TINAGLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la Consulta nazionale dei centri di assistenza fiscale (CAF) il 21 aprile 2017 ha deliberato la sospensione a tempo indeterminato del servizio di compilazione dell'Isee a partire dal prossimo 15 maggio;
          tale decisione è stata presa a seguito delle condizioni poste dall'INPS (tetto di spesa con valori ridotti di circa il 30 per centro) per il rinnovo della convenzione per il versamento di una tariffa fissa per ogni modello compilato;
          fin dall'istituzione dell'Isee i Caf hanno garantito il servizio alla generalità dei cittadini in virtù di un'apposita convenzione stipulata con l'Istituto che nel corso degli anni è stata aggiornata, anche per tener conto dei diversi interventi normativi che si sono succeduti, in particolare a seguito della revisione dell'intera disciplina avvenuta nel corso del 2015, che ha previsto a carico dei Caf maggiori oneri e responsabilità;
          occorre sottolineare che, sinora, tutti i Caf, pur in assenza di convenzione, hanno continuato a fornire assistenza ai cittadini nella predisposizione delle Dsu (dichiarazione sostitutiva unica) confidando nell'impegno, assunto a fine del 2016 da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e delle politiche sociali e dell'Inps, di trovare una soluzione tecnico/normativa che consentisse uno stanziamento adeguato per l'attività, in modo da mantenere gratuito per i cittadini il costo della prestazione;
          nei primi 3 mesi del 2017 sono stati oltre 2,5 milioni i nuclei familiari che si sono rivolti ai loro sportelli per predisporre ed inviare all'Inps la Dsu necessaria alla certificazione Isee, il 25 per cento in più dello stesso periodo 2016, con un costo complessivo stimato a carico dei Caf di oltre 50 milioni di euro;
          il servizio Isee assicurato dai Caf è completamente gratuito per i cittadini, in forza di quanto previsto dalle condizioni contrattuali definite con l'Inps in cui si fa divieto ai centri di chiedere compensi ai cittadini stessi, per qualsiasi attività correlata alla predisposizione della Dsu;
          la convenzione, scaduta il 31 dicembre 2016, stanziava 76 milioni di euro per le prestazioni in questione, per l'anno di riferimento;
          i compensi corrisposti dall'Inps per ogni Isee prodotta rappresentano l'unica fonte di ricavo per i Caf e – così come precisato in premessa della convenzione – detti importi sono ampiamente al di sotto dei 23,81 euro, che rappresentano il costo industriale medio determinato dai Caf per ogni pratica prodotta;
          i Caf aderenti alla Consulta hanno evidenziato rischi connessi all'erogazione del servizio relativo all'Isee in totale assenza di convenzione, per l'inosservanza delle disposizioni in materia di sicurezza dei dati e per adempimenti e responsabilità nei confronti degli interessati, dei terzi e dell'Autorità garante per la privacy;
          il presidente dell'Inps, Tito Boeri ha manifestato la disponibilità a riaprire il confronto con i Caf, mettendo tuttavia l'accento sul costo dei servizi e ipotizzando la possibilità di adottare soluzioni alternative, tra cui l'internalizzazione del servizio;
          l'attività di compilazione dell'Isee da parte dei Caf risulta fondamentale per milioni di persone (5,4 milioni di famiglie nel 2016, con una stima di significativo incremento per l'anno in corso e per i seguenti, legata anche all'erogazione del Sia e all'entrata in vigore del reddito d'inclusione) che richiedono prestazioni sociali agevolate e trovano nei centri di assistenza fiscale un punto di riferimento per erogazione del servizio  –:
          se non ritenga opportuna, per quanto di competenza, un'iniziativa volta a determinare le condizioni per il rinnovo della convenzione sospesa citata in premessa e quali azioni intenda promuovere al fine di evitare disagi per l'utenza. (5-11286)


      GNECCHI, TINAGLI, BARUFFI, GRIBAUDO, INCERTI, GIOVANNA SANNA, PARIS, ROTTA, DI SALVO, BOCCUZZI, GIACOBBE, CASELLATO, ALBANELLA, MICCOLI e PATRIZIA MAESTRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la legge n.  53 del 2000, garantisce, da ormai 17 anni, ai padri il diritto soggettivo al congedo parentale, mentre fino a tale legge era possibile per i padri solo in alternativa alla madre; quindi il diritto doveva sussistere per la madre e qualora non lo utilizzasse poteva trasferirsi al padre; è stata una modifica legislativa molto importante, anche culturalmente;
          sempre nel 2000 l'articolo 80, comma 2, della legge n.  388 del 2000, ha introdotto una novità fondamentale a supporto delle famiglie, i congedi retribuiti biennali per assistere familiari disabili;
          il congedo di paternità obbligatorio e il congedo parentale sono stati introdotti per incentivare i padri a farsi carico della cura del neonato, con il preciso obiettivo di giungere alla parità delle responsabilità famigliari e professionali, come già previsto dal punto «e» dell'articolo 1 della legge n.  125 del 1991 e sgravare almeno in parte le donne dai lavori di cura, storicamente sempre a carico delle madri, con le conseguenti negative ripercussioni sull'occupazione, sulla possibilità di carriera, sulle retribuzioni e sulle prestazioni pensionistiche;
          per proseguire sul suddetto percorso di condivisione dei lavori di cura, occorrono ulteriori provvedimenti legislativi, che chiaramente comportano oneri di copertura ed è pertanto necessario avere un dettagliato monitoraggio sull'utilizzo effettivo delle disposizioni sopra richiamate sui costi effettivamente sostenuti e sugli oneri di copertura a suo tempo previsti  –:
          quanti siano:
              a) i padri, suddivisi fra dipendenti pubblici e privati, che hanno usufruito del congedo parentale di cui alla legge n.  53 del 2000, ripartiti per anno, periodo medio e relativo onere, nonché i relativi oneri di spesa;
          b) i soggetti, suddivisi fra dipendenti pubblici e privati, sesso, anno, periodo medio e relativo onere, che hanno fruito dei congedi retribuiti biennali introdotti dall'articolo 80, comma 2, della legge n.  388 del 2000 e successive modifiche. (5-11290)

Interrogazioni a risposta scritta:


      GIULIETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          in data 27 febbraio 2017 è stata approvata la legge n.  19 che ha convertito in legge il decreto-legge 244 del 30 dicembre 2016 recante «Proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l'esercizio di deleghe legislative» («Milleproroghe»);
          il «Milleproroghe» ha determinato il prolungamento del periodo di validità del «Dis-coll» (indennità di disoccupazione per i collaboratori) sino al 30 giugno 2017;
          l'indennità di    disoccupazione garantita dal «Dis-coll» è un programma sperimentale rivolto ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa, ai contratti di collaborazione a progetto e a contratti assimilabili; la norma era stata prevista dal Jobs Act per il 2015, mentre a fine febbraio 2017 è arrivata la proroga della misura;
          la legge sul lavoro autonomo, se approvata dal Parlamento, garantirebbe la sua trasformazione in misura stabile;
          sono stati segnalati problemi di accesso alla piattaforma digitale dell'Inps per presentare richiesta del «Dis-coll», probabilmente causati dal passaggio al nuovo sito effettuato di recente dall'Istituto;
          in secondo luogo, un'ulteriore causa potrebbe essere imputabile al mancato invio di una circolare da parte dell'Istituto di previdenza; se la legge di conversione n.  19 del 2017 ha confermato in data 27 febbraio la proroga per il «Dis-coll» 2017, il prolungamento della scadenza non è stato ancora oggetto di alcuna comunicazione ufficiale da parte dell'Inps;
          detto altrimenti, la proroga è legge a tutti gli effetti, eppure    è probabile che l'Inps non abbia ancora dato operatività alla norma varata dal Parlamento;
          inoltre, in alcuni casi l'Inps non ha accolto la richiesta di soggetti aventi diritto a termine di legge e le stesse problematiche vengono evidenziate anche da alcuni patronati  –:
          quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire l'accesso ad uno strumento, l'indennità di disoccupazione per collaboratori, prevista dalla legge e prorogata al 30 giugno 2017, accesso che oggi l'Inps non sembra garantire, in alcuni casi anche non fornendo adeguata informazione e comunque provocando un danno significativo a moltissimi cittadini. (4-16481)


      AMODDIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il presidente dell'Inps ha proposto di modificare il modello organizzativo del Coordinamento generale medico legale dell'istituto;
          in base a quanto disposto dalle determinazioni n. 108 e 231 del 2009 e n. 82 del 2010, l'articolazione delle strutture medico-legali dell'istituto prevede 11 coordinamenti centrali presso la direzione generale, 20 unità operative complesse territoriali con funzione di coordinamento regionale, 86 unità operative complesse territoriali, 33 unità operative semplici territoriali, 5 unità operative semplici territoriali polispecialistiche, 28 unità imperative semplici non territoriali;
          a seguito della riorganizzazione predisposta dall'Inps le unità operative complesse (Uoc) territoriali e le unità organizzative semplici (Uos) vengono così di fatto, soppresse e conseguentemente vengono istituiti, solo a livello provinciale, i centri di coordinamento di livello 1 o 2, le unità organizzative semplici polispecialistiche e quelle non territoriali insieme alle unità operative complesse territoriali vengono soppresse e i servizi da queste prestati accentrati presso le sedi provinciali;
          tali disposizioni in Sicilia comportano la soppressione dell'unità operativa semplice territoriale di Noto e le relative visite verranno effettuate dal centro medico legale di Siracusa;
          l'unità operativa semplice territoriale di Noto, ad oggi, serve una popolazione pari a 103.630 abitanti ed ha una competenza territoriale che si estende lungo il basso Jonio con ben 5 comuni;
          è quindi facilmente immaginabile quale siano le gravi ripercussioni in termini di disagio per i cittadini che dovranno raggiungere Siracusa, anche per la semplice visita di controllo a seguito di mancato riscontro alla visita domiciliare;
          l'unità operativa semplice territoriale di Noto, nel 2016 ha effettuato 479 visite previdenziali, con tempi medi di 40 giorni dall'invio al sanitario alla visita e di soli 2 giorni dalla visita alla chiusura delle pratiche. Nel 2015 sono arrivate alla Commissione medica locale (Cnl) di Noto 545 pratiche webdom e ne sono state definite 545 (100 per cento), con un tempo medio di 25 giorni contro i 72 di Siracusa. Nel 2016 alla Commissione medica locale di Noto sono arrivate 513 pratiche webdom e ne sono state definite 502, cioè il 98 per cento contro una media nazionale dell'89 per cento e con un tempo medio di lavorazione di 21 giorni contro i 51 della Commissione medica locale di Siracusa;
          nel 2016, su 617 pratiche definite, la Commissione medica locale di Noto ha richiesto 11 visite specialistiche (1,78 per cento) e 8 esami strumentali (0,01 per cento), esprimendo una grande economicità nell'attività sanitaria;
          nel 2016, nella Commissione medica locale di Noto sono stati lavorati 7.511 certificati di malattia;
          l'unità operativa semplice territoriale di Noto, raffrontata la sua attività alla popolazione del territorio di competenza, per efficienza, efficacia ed economicità di esercizio, risulta avere dati statistici assolutamente superiori alla Commissione medica locale di Siracusa nel quale si vorrebbe oggi assorbire;
          è, altresì, assai improbabile che il centro medico legale di Siracusa, per logistica e per carichi di lavoro, sia in grado di accogliere e gestire il flusso di utenza aggiuntivo ad oggi gestito dalla Commissione medica locale di Noto;
          inoltre, va previsto un conseguente aumento delle richieste di visite domiciliari in ragione di un'ulteriore conseguente difficoltà di collegamento degli utenti con Siracusa ed un ulteriore conseguente aumento delle spese di trasferta per i medici;
          alla sede dell'Inps di Noto deve essere riconosciuta, secondo l'interrogante la struttura medico-legale che le compete, considerando il già esistente centro medico legale quale unità operativa semplice territoriale al fine garantire ai cittadini di questo territorio i diritti essenziali  –:
          quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere affinché l'Inps riveda il modello organizzativo avanzato sulla base di criteri più razionali che tengano conto soprattutto delle difficoltà sociali e infrastrutturali dei territori interessati ed, in particolare, per quanto attiene alla situazione dell'unità operativa semplice territoriale di Noto; se non ritenga altresì opportuno convocare in tempi rapidi un tavolo di concertazione al fine di pervenire ad un modello organizzativo, soprattutto nel delicatissimo settore medico-legale, maggiormente rispondente alle esigenze dei diversi territori e dei cittadini. (4-16484)


      AMODDIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
              in relazione alla determinazione commissariale n.  19 del 6 marzo 2014, avente per oggetto «Modifiche al Regolamento recante Disciplina delle incompatibilità e delle autorizzazioni a svolgere attività esterne all'ufficio per i dipendenti dell'Istituto nazionale previdenza sociale», si osserva e si eccepisce quanto segue. La suddetta determinazione opera, secondo l'interrogante, una regolamentazione difforme al dettato delle norme in materia, producendo un gravissimo danno ai medici previdenziali sia in termini economici che etici in quanto, di fatto, opera una grave mutilazione della loro dignità professionale, infatti: ai sensi dell'articolo 53 del testo unico del pubblico impiego    – decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 9 maggio 2001 – pur citato e considerato nella stesura di detta determinazione commissariale, i commi da 7 a 13 dello stesso, non si applicano ai dipendenti pubblici ai quali è consentito da disposizioni speciali lo svolgimento di attività libero-professionale. Le citate «disposizioni speciali» sono quelle contenute nei decreti ministeriali 28 febbraio 1997 e 31 luglio 1997 e applicate alla dirigenza medica dell'Istituto nazionale della previdenza sociale in virtù dell'articolo 13 della legge n.  222 del 1984. La legge n.  412 del 1991, ha statuito che l'attività libero-professionale è compatibile con il rapporto unico d'impiego; tale disposto è stato confermato dalla legge n.  662 del 1996 che ha ribadito il diritto di espletare la libera professione all'interno delle strutture, imponendo l'esercizio dell'opzione fra attività intra ed extra-muraria. Il messaggio dell'Istituto nazionale della previdenza sociale n.  00595 del dicembre 1997, nel dichiarare compatibile con l'optato regime intramurario l'attività di consulente su richiesta della magistratura, differenzia l'attività libero-professionale dalle cosiddette «attività extra-ufficio», escludendo dall'anagrafe delle prestazioni le attività libero-professionali che non rientrano nella tipologia degli incarichi e prestazioni previsti dall'anagrafe medesima. In merito all'attività di consulente tecnico d'ufficio, nella determinazione commissariale in questione si opera, una diversificazione fra attività di perito in materia penale e di consulente tecnico d'ufficio (CTU) in materia civile. Tale differenziazione è arbitraria. Si fa osservare che, con la sentenza n.  50 del 23 febbraio 2007, la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di norme emanate da enti che limitino l'esercizio della professione sia intra che extra-moenia, ritenendo tale limitazione incompatibile con la legge n.  138 del 2004. È appena il caso di richiamare la    colare del Ministero di grazia e giustizia del 4 gennaio 1999, nella parte in cui informa che la consulenza tecnica d'ufficio non rientra nei cosiddetti «incarichi extra-ufficio»;
          si osserva, ancora, che nella citata determinazione ci si riferisce genericamente «alla Legge in materia di incompatibilità» senza specificare a quale legge si faccia riferimento, nella parte in cui si afferma che «in materia di incompatibilità, le Pubbliche Amministrazioni possono regolamentare la stessa con propri atti normativi o amministrativi», e, che, di fatto, la stessa determinazione intende «regolamentare», a giudizio dell'interrogante, sovvertendo le statuizioni di legge (decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, articolo 53; legge n.  412 del 1991; legge n.  662 del 1996) e ignorando la sentenza n.  50 del 23 febbraio 2007 della Corte costituzionale e la richiamata circolare del Ministero di grazia e giustizia del 4 gennaio 1999;
          da quanto sopra esposto discende chiaramente che la regolamentazione che si è preteso di porre in essere con la determinazione in questione, si inserisce in una situazione di gravissimo vuoto normativo afferente all'attività intra-moenia e alla correlata indennità di esclusività di rapporto  –:
          se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza affinché sia assicurato ai medici dell'Inps il diritto ad esercitare la libera professione e ad avere regolamentata secondo legge l'attività libero-professionale sia intra che extra-muraria e la corresponsione, da parte dell'amministrazione dell'Inps, della dovuta indennità di esclusività. (4-16489)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      AIELLO, CENSORE, BRUNO e BARBANTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'influenza aviaria (nota anche come peste aviaria, dal latino aves = uccelli) è una malattia infettiva contagiosa altamente diffusiva, dovuta ad un virus influenzale (orthomyxovirus), che colpisce diverse specie di uccelli selvatici e domestici, con sintomi che possono essere inapparenti o lievi (virus a bassa patogenicità), oppure gravi e sistemici con interessamento degli apparati respiratorio, digerente e nervoso ed alta mortalità (virus ad alta patogenicità);
          questo virus può trasmettersi agli umani, come è stato definitivamente dimostrato a partire dal 1997;
          ad aprile 2017, l'Associazione nazionale allevatori e produttori avicunicoli (ASSOAVI) ha confermato la positività in PCR per virus di influenza aviaria sottotipo H5N8 in carcasse prelevate in un allevamento di galline ovaiole da consumo nel comune di Mordano (Bologna);
          da un articolo pubblicato su il Resto del Carlino del 13 aprile 2017 risulterebbe che il virus dell'aviaria si sia ripresentato presso lo stabilimento Eurovo di Mordano, dove è stato disposto l'abbattimento di 130 mila galline;
          sembrerebbe, inoltre, che il tentativo di isolare l'epidemia non sia riuscito e che sono in corso nuovi abbattimenti di galline sempre presso gli stabilimenti di Eurovo  –:
          quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere i Ministri interrogati in merito alla vicenda descritta in premessa;
          quali iniziative si intendano porre in essere affinché la popolazione possa essere debitamente informata in merito alla vicenda e in particolare:
              quali    iniziative si intendano adottare nei confronti di Eurovo al fine di isolare il virus;
              se e quante uova risultino essere state sottoposte al sequestro;
              quali possibilità ci siano che abbiano circolato delle uova in commercio;
              quali altre marche di uova possano essere coinvolte nell'epidemia e in quali punti vendita siano collocati i prodotti a rischio;
              quali allevamenti e territori limitrofi potrebbero essere stati contagiati dal virus. (5-11284)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      AMATO, VENITTELLI, BORGHI e TERROSI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          l'ospedale Caracciolo di Agnone (Isernia) è stato riconosciuto ospedale di area particolarmente disagiata con deliberazione del commissario ad acta della regione Molise n.  15 del 28 febbraio 2017;
          l'ospedale di area particolarmente disagiata di Agnone è stato configurato dalla regione Molise «con un Pronto Soccorso con un Servizio di Emergenza Urgenza presidiato da un organico medico dedicato a tale attività (personale in turnazione dallo spoke di Isernia) che svolga attività di primo intervento; un'attività di Medicina e Generale da un punto di vista organizzativo e funzionale autonoma, dotata di 14 posti letto e con proprio organico di medici e infermieri per il ricovero di pazienti acuti oltre a n.  3 pl di Day Hospital e n.  2 pl di Day surgery, servizi diagnostici dotati di radiologia con trasmissione di immagini collegata alla radiologia del DEA di riferimento; un servizio di laboratorio di urgenza» collegato con gli analisti della rete regionale dei laboratori «con la disponibilità di apparati per analisi fast di emergenza-urgenza e con la presenza di una emoteca»;
          l'ospedale «San Francesco Caracciolo» serve una trentina di comuni montani nel territorio di confine tra l'alto Molise, l'alto Vastese e l'alto-medio Trigno, zona particolarmente disagiata e orograficamente complessa; i comuni sono collegati da una rete stradale tortuosa, per molti tratti dissestata e complessa, con aggravio dei tempi di percorrenza dovuto al maltempo soprattutto durante il periodo invernale con costante formazione di ghiaccio sulla carreggiata ed abbondanti nevicate;
          gli ospedali di area particolarmente disagiata istituiti nelle diverse regioni sono nella quasi totalità configurati con notevole variabilità, pur insistendo su aree geograficamente ed epidemiologicamente simili con indici di vecchiaia e invecchiamento della popolazione molto elevati  –:
          se intenda assumere iniziative per chiarire quali debbano essere gli standard da rispettare e quale il margine di variabilità consentito alle regioni, in particolare per quello che riguarda il servizio di dialisi e la presenza nel presidio del rianimatore. (5-11279)


      GRILLO, BARONI, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, LOREFICE, MANTERO e NESCI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il sito di TG24 Sky del 2 maggio 2017 riporta la notizia di un'aggressione a una dottoressa del pronto soccorso dell'ospedale Vittorio Emanuele di Catania;
          l'aggressione è stata messa in atto da una paziente che dopo le visite, pretendeva di effettuare degli accertamenti non urgenti nello stesso ospedale; anche un'infermiera intervenuta in soccorso della dottoressa sarebbe stata aggredita;
          non si tratta del primo episodio di aggressione a medici e al personale sanitario nei presidi ospedalieri di Catania; gli episodi si susseguono da anni, con una frequenza impressionante;
          un dossier del sito www.ienesiciliane.it elenca le aggressioni, in tempi recenti, ai medici di Catania e della Sicilia; di seguito gli episodi riguardanti gli ultimi due anni;
          nel capoluogo etneo nel 2015 si sono verificati vari episodi di violenza contro il personale sanitario:
              il 3 gennaio al pronto soccorso del Vittorio Emanuele un infermiere è stato minacciato con un coltello;
              il 26 febbraio al pronto soccorso del Vittorio Emanuele è stata picchiata un'infermiera;
          il 7 maggio al pronto soccorso dell'ospedale Cannizzaro un giovane di 28 anni prese a calci e pugni un'infermiera;
              il 30 luglio al pronto soccorso del Garibaldi, dopo il decesso di un ventenne, venne aggredito e ferito un infermiere ad un orecchio;
          nel 2016 gli episodi di violenza contro il personale sanitario continuano:
              il 23 luglio all'ospedale Cannizzaro due infermieri furono aggrediti da un paziente con problemi psichici presso il reparto di ortopedia e traumatologia;
              il 20 settembre al pronto soccorso del Vittorio Emanuele fu aggredita una dottoressa;
              il 5 ottobre al Vittorio Emanuele vi furono tre aggressioni in un giorno;
              il 6 ottobre Vittorio Emanuele scoppiò una rissa con una successiva aggressione ad un infermiere;
              il 10 ottobre al pronto soccorso del Vittorio Emanuele fu aggredito un medico;
          all'interno degli ospedali catanesi, a detta degli interroganti, le cause delle violenze ai danni del personale medico e sanitario sono da ricercare, da un lato, nella scarsa presenza di misure di sicurezza e di vigilanza a tutela del personale medico e sanitario ivi operante e, dall'altro lato, nelle condizioni difficili in cui versa la sanità nel nostro paese e a Catania, in particolare, in primo luogo per il taglio dei servizi e il blocco delle assunzioni  –:
          quali iniziative s'intendano intraprendere, per quanto di competenza, per assicurare le necessarie condizioni di sicurezza, alla luce delle ripetute aggressioni nei presidi ospedalieri del capoluogo etneo ai danni del personale medico e sanitario;
          se ritengano di promuovere un piano specifico di vigilanza nei pronto soccorso degli ospedali catanesi, la dove si è riscontrato, in questi ultimi anni, il ripetersi frequente di aggressioni al personale medico e sanitario. (5-11282)

Interrogazioni a risposta scritta:


      RIZZETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          si è appreso a mezzo stampa che un'assistente sanitaria del distretto di Codoipo (Friuli Venezia Giulia) è sospettata di aver somministrato più di ventimila vaccinazioni «dubbie» di cui 7.500 per esavalente (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, emofilo B, epatite B); 4 mila per Mnrv (morbillo, parotite, rosolia, varicella); 2 mila per pneumococco; 4.700 per Tbe (encefalite da zecche) e 350 per Hpv (papilloma virus) (http://messaggeroveneto.gelocal.it);
          la magistratura ha disposto una serie di esami con valore legale per verificare con esattezza quanti e quali soggetti abbiano ricevuto le finte dosi di vaccino;
          oltre ai possibili rischi per i «non vaccinati», si stima un danno di almeno 500 mila euro per l'azienda sanitaria che ha provveduto ad un piano straordinario di 10 assunzioni per poter impegnare gli operatori esperti nelle nuove vaccinazioni e che dovrà inoltre acquistare 20 mila ulteriori dosi di vaccino. Senza contare le possibili « class action» che potrebbero essere avviate dai genitori (http://messaggeroveneto.gelocal.it)  –:
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti e come intenda intervenire, per quanto di competenza, affinché siano garantiti controlli scrupolosi di tutto l’iter vaccinale e impedito il ripetersi di fatti analoghi. (4-16468)


      CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          a far data dal 1o aprile 2017 si è proposto di privare, di fatto, il presidio ospedaliero Costa d'Amalfi di Castiglione di Ravello, del servizio di cardiologia e di una radiologia che funzionava solo dalle 8 alle 16;
          la riorganizzazione fissata dall'atto aziendale dell'azienda ospedaliera universitaria «San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona», sanciva la morte del presidio, impossibilitato a garantire le emergenze, compromettendo così fortemente la sicurezza e il diritto alla salute dei cittadini;
          nonostante l'ospedale sia classificato dal piano ospedaliero e dagli atti aziendali «di zona disagiata», non sarebbe stato più in grado di assicurare i livelli essenziali di assistenza;
          è stata dura la reazione di cittadini, amministratori e Comitati di difesa dei diritti del malato, secondo i quali la decisione non teneva conto delle specifiche caratteristiche del territorio e contravveniva anche alla regola di buon senso secondo cui i servizi, soprattutto quelli essenziali, come l'assistenza sanitaria, vanno assicurati là dove vi è più necessità;
          da quanto riportato da fonti di stampa, la decisione appare al momento congelata; il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, ha chiesto alla direzione generale dell'azienda ospedaliera del Ruggi d'Aragona di mantenere l'attuale organizzazione del presidio, anche in vista della stagione estiva;
          restano, però, le preoccupazioni delle comunità servite dall'ospedale, che temono di perdere i servizi erogati sino ad oggi e chiedono, dunque, che il presidio sia in grado di assicurare assistenza in una località economica strategica per il sud Italia  –:
          se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dei disavanzi sanitari, per salvaguardare la sanità in Costiera amalfitana e garantire il mantenimento dei servizi essenziali del presidio di Castiglione di Ravello, in un'area dove il flusso di persone, soprattutto in estate, diventa incalcolabile e la mobilità è particolarmente complessa e causa di non pochi problemi per l'intero territorio. (4-16472)


      D'UVA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          con decreto ministeriale n.  70 del 2015, i Ministri interrogati hanno adottato il «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera», con il quale sono stati ridefiniti gli assetti dell'assistenza ospedaliera e poste molteplici prescrizioni in capo alle regioni;
          al fine di garantire livelli di assistenza ospedaliera omogenei su tutto il territorio nazionale, in termini di adeguatezza delle strutture, di risorse umane impiegate in rapporto al numero di pazienti trattati, al livello di complessità clinico-assistenza e della struttura ed alla sua interazione sinergica nell'ambito della rete assistenziale territoriale, le regioni devono operare una classificazione delle strutture ospedaliere, predisporre le reti ospedaliere per patologia, organizzare una rete dell'emergenza urgenza e, non da ultimo, curare la continuità ospedale-territorio;
          in particolare, con riferimento a quest'ultima incombenza, il decreto ministeriale espressamente prevede che «la riorganizzazione della rete ospedaliera cui è finalizzato il presente provvedimento sarà insufficiente rispetto all'esigenza di garantire una copertura piena dei bisogni assistenziali che richiedono un trattamento ospedaliero, se, in una logica di continuità assistenziale, non viene affrontato il tema delle strutture territoriali»;
          senonché, con documento prot. 25831 del 22 marzo 2017, assentito dai Ministeri interrogati in data 4 aprile 2017, poi pubblicato in Gazzetta ufficiale della Regione siciliana n.  15 del 14 aprile 2017, la Regione siciliana ha approvato la riorganizzazione della rete ospedaliera prevedendo, in particolar modo nella provincia di Messina, ingenti decurtazioni di posti letto e soppressione di numerose unità operative complesse e di unità di pronto soccorso;
          a ciò si aggiunga l'irresponsabile riduzione di ambulanze medicalizzate, che addirittura passeranno da 26 a 13, e l'irragionevole riconversione di ben 14 punti di primo intervento in mere postazioni medicalizzate;
          come riportato dall'articolo pubblicato sul sito web www.repubblica.it del 4 aprile 2017, dal documento adottato si evincono la declassificazione dell'A.O. Papardo a dea di I livello – con la previsione di un taglio di oltre 100 posti letto – e quella dell'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, che perde tutte e 5 le unità complesse;
          tali soppressioni, riduzioni e declassificazioni, lungi dal rappresentare una ponderata razionalizzazione della spesa sanitaria – anche alla luce delle ondivaghe determinazioni dell'assessorato regionale che prima finanzia cospicuamente presidi sanitari quali l'azienda ospedaliera Papardo di Messina per poi, appena pochi anni dopo, relegarli a ruoli secondari, depauperando gli ingenti investimenti sino ad ora destinati a tali siti – non paiono contemperate, come previsto dal decreto ministeriale n.  70 del 2015, da un contestuale sviluppo di una rete di continuità ospedale-territorio che garantisca adeguate risposte alla collettività nelle fasi pre e post ospedaliere, sicché le determinazioni assunte dalla regione siciliana secondo l'interrogante risultano, oltre che immotivate, gravemente penalizzanti, in particolar modo per i cittadini della provincia di Messina;
          tuttavia, come riportato dal sito www.tempostretto.it in data 19 aprile 2017, la regione siciliana avrebbe rilevato che «è necessario apportare integrazioni alla Rete ospedaliera varata a fine marzo. L'assessore regionale alla sanità Baldo Gucciardi ha individuato le date di un crono programma che consentirà di correggere quei punti del provvedimento che non rispondono alle reali esigenze del territorio»  –:
          se i Ministri interrogati intendano, per quanto di competenza, verificare, anche ai fini di un nuovo assenso al piano di riorganizzazione della rete ospedaliera della regione siciliana o se del caso ai fini della riconsiderazione di quello già prestato, che in provincia di Messina risulti garantita una copertura piena, anche accertando l'esistenza ed il corretto funzionamento di adeguate strutture territoriali, dei bisogni assistenziali che richiedono un trattamento ospedaliero e che le scelte operate non comportino l'irrazionale depauperamento degli ingenti investimenti sino ad ora compiuti nelle strutture ospedaliere della regione. (4-16483)


      PINNA, BOSSA, PAOLA BRAGANTINI, FRAGOMELI, LA MARCA, MIOTTO, PRINA, ROMANINI e GIOVANNA SANNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la procedura Essure, introdotta nel 2002, è una soluzione contraccettiva permanente e irreversibile. Il dispositivo, prodotto dalla Conceptus Inc. ora azienda sussidiaria della Bayer AG, consta di due piccole spirali flessibili che vengono inserite nelle tube di Falloppio. Tali spirali sono progettate per indurre la creazione di una fibrosi (tessuto cicatriziale) e la conseguente occlusione delle stesse tube al fine di prevenire la fecondazione mediante la creazione di una barriera naturale attorno agli oggetti inserti. Questo sistema di sterilizzazione isteroscopica offre dei vantaggi rispetto alla legatura o alla chiusura delle tube mediante intervento chirurgico, in quanto non prevede incisioni e si svolge in assenza di anestesia generale;
          tuttavia, nel corso del tempo sono emersi gravi sintomi quali disturbi emorragici, neurologici e muscolari riconducibili all'uso di Essure. Secondo alcuni i disturbi sarebbero provocati dall'errato posizionamento o dallo spostamento del dispositivo e secondo altri dai materiali che lo compongono. Nello specifico, come descritto dalla Food and Drug Administration (FDA), ente americano che regolamenta i prodotti farmaceutici, diverse donne a cui era stato impiantato il dispositivo Essure hanno manifestato problematicità simili: persistente dolore, perforazione dell'utero e o delle tube di Falloppio, migrazione del dispositivo nella zona pelvica o intra-addominale, anomalo o irregolare sanguinamento, reazioni allergiche o ipersensibilità e in taluni casi le pazienti hanno dovuto subire interventi chirurgici per provare a rimuovere il dispositivo;
          in diversi Paesi sono sorti movimenti di denuncia come negli Stati Uniti, in Brasile e in Francia. Sono molte le donne che si sono unite domandando il ritiro del dispositivo, avendo subito gravi alterazioni della loro salute fisica a seguito dell'impianto: in Francia è stata rivolta una petizione alla Ministra della salute firmata da quarantacinquemila persone, negli Stati Uniti Erin Brockovich, paladina dei diritti civili, ha guidato una class action contro la Bayer AG e la Conceptus Inc. La FDA, a seguito delle polemiche e delle pressioni ricevute, ha effettuato un ampio controllo sulla sicurezza del prodotto confermandone la pericolosità, tuttavia non tale da ritirarlo dal mercato ma abbastanza grave da decidere di inserire una modifica dell'etichetta aggiungendo il black box warning, un avviso che allerta le pazienti di possibili reazioni avverse che potrebbero esitare in danni molto gravi alla loro salute. In Italia diverse sono le denunce registrate e vi è la richiesta anche da parte del mondo scientifico di un monitoraggio accurato degli effetti sul lungo periodo dell'impianto del dispositivo  –:
          se siano state segnalate anche in Italia reazioni avverse;
          se ritenga opportuno procedere a un'indagine volta ad accertare rapidamente l'effetto di tali dispositivi nel lungo periodo conducendo uno studio sulle pazienti che si sono sottoposte all'installazione di Essure, contattandole a distanza di tempo e sottoponendo loro un dettagliato questionario mediante il quale rilevare eventuali effetti secondari della suddetta pratica;
          se, alla luce di quanto descritto, ritenga appropriato, in via precauzionale, assume iniziative per prevedere la sottoscrizione di un chiaro consenso informato prima dello svolgimento della procedura di sterilizzazione isteroscopica mediante Essure;
          se e quali iniziative intenda adottare nel caso in cui tali dispositivi presentino un rischio non trascurabile per la salute delle donne. (4-16490)

SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


      ANDREA MAESTRI, CIVATI, FRATOIANNI, AIRAUDO, BRIGNONE, COSTANTINO, DANIELE FARINA, FASSINA, GIANCARLO GIORDANO, GREGORI, MARCON, PELLEGRINO, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PASTORINO e PLACIDO. — Al Ministro per lo sport, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 30 aprile 2017, il calciatore ghanese del Pescara Sulley Muntari durante la partita contro il Cagliari ha ricevuto insulti razzisti dai tifosi della squadra avversaria. Le sue due reazioni, di protesta all'arbitro per non aver fermato la partita come il regolamento permette in caso di insulti razzisti e per essere uscito in anticipo dal campo di gioco, gli sono costate una giornata di squalifica per doppia ammonizione;
          il giudice sportivo ha confermato la squalifica, provocando un'indignata levata di scudi contro un provvedimento paradossale che punisce chi invece dovrebbe essere difeso e tutelato. Il codice di giustizia sportiva all'articolo 11, comma 1 sanziona ogni condotta che comporti offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine etnica;
          il giudice sportivo ha anche sollevato il Cagliari dalla responsabilità per i cori razzisti, perché sono stati percepiti in virtù anche della protesta silenziosa in atto degli ultras del Cagliari e sono stati intonati da un numero approssimativo di soli dieci sostenitori. Essendo la percezione alla base della punibilità dei comportamenti in questione e non essendo stati percepiti dagli ufficiali di gara, non è applicabile la norma dell'articolo 11, comma 3, del codice di giustizia sportiva. Motivazione opinabile dato che l'articolo non precisa che a stabilirne la dimensione e la percezione reale debbano essere gli ufficiali di gara e non un giocatore al quale gli insulti razzisti sono diretti;
          l'alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Zeid Ra'ad al-Hussein, che a breve parteciperà a una gara internazionale per diffondere il messaggio contro il razzismo e l'intolleranza negli eventi sportivi, si è schierato al fianco del centrocampista ghanese e ha chiesto alla Fifa di prestare maggiore attenzione al problema del razzismo;
          in seguito d un analogo episodio, nel 2013 il giocatore Boateng si è tolto la maglia e se n’è andato negli spogliatoi, seguito dai suoi compagni del Milan.  La partita è stata sospesa e in seguito sono stati emessi circa 10 «Daspo» per istigazione all'odio razziale come stabilito dalla «legge Mancino»;
          nel 2009 la FIGC ha modificato l'articolo 62 delle Norme organizzative interne «Tutela dell'ordine pubblico in occasione delle gare», inserendo, al comma 6, il responsabile dell'ordine pubblico, designato dal Ministero dell'interno, con facoltà di ordinare all'arbitro la sospensione della gara e anche la chiusura della partita, nei casi di fatti discriminatori gravi;
          nel calcio, come in ogni ambito giovanile, i sentimenti ostili iniziano a mettere radici molto presto e in una società, dove la presenza di minori stranieri di seconda generazione diventa sempre più significativa, è necessario intervenire quando si intercettano segnali pericolosi che inevitabilmente portano alla violenza e all'intolleranza, applicando in maniera esemplare e puntuale le normative antidiscriminatorie e antirazziste esistenti;
          per questi motivi, a giudizio degli interroganti, la decisione a partire dal Governo Renzi di non promuovere la nomina di un Ministro per l'integrazione, è stata una scelta miope e poco lungimirante  –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e come intenda intervenire, anche con eventuali specifiche iniziative normative affinché, anche negli stadi, come in ogni ambito sportivo, siano isolati e perseguiti quegli individui che istigano all'odio razziale;
          se alla luce dei sempre più frequenti fenomeni di intolleranza e razzismo posti in essere non solo in ambito sportivo, il Governo non ritenga opportuno proporre la nomina di un Ministro senza portafoglio cui affidare la delega in materia di integrazione. (4-16492)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
          il 22 dicembre 2009 il tribunale di Rovigo ha omologato la proposta di concordato avanzata dal Consorzio agrario di Rovigo;
          l'8 ottobre 2010 sono stati ricostituiti gli organi societari;
          il 20 maggio 2011 l'assemblea ordinaria dei soci del Consorzio agrario di Rovigo provvedeva ad approvare il bilancio al 31 dicembre 2010;
          il giorno 20 maggio 2011 l'assemblea straordinaria dei soci, deliberava lo scioglimento anticipato della società e la sua messa in liquidazione volontaria nominando liquidatori il dottor Michele Ghirardini ed il dottor Filippo Carlin;
          il 3 ottobre 2011 i liquidatori volontari sopramenzionati hanno chiesto la messa in liquidazione coatta amministrativa dell'ente adducendo le seguenti motivazioni: un'analisi del bilancio al 31 dicembre 2010 aveva evidenziato un deficit patrimoniale di euro 2.359.000,00 a seguito di una perdita di esercizio di euro 2.422.088,00 e inoltre un prospetto-economico patrimoniale, redatto dal responsabile amministrativo del Consorzio agrario alla data del 20 maggio 2011, evidenziava una perdita in corso di formazione per l'anno 2011 pari ad euro 1.972.210,63;
          con decreto del 14 ottobre 2011, i Ministeri competenti ponevano in liquidazione coatta amministrativa il Consorzio agrario provinciale di Rovigo, nominando commissario liquidatore il Giovanni Capizzi;
          l'attività commerciale del Consorzio agrario di Rovigo si è protratta, dall'8 ottobre 2010 fino al 23 marzo 2011;
          l'attività commerciale non ha prodotto utili, ma consistenti perdite, in poco più di 5 mesi;
          le stesse, secondo quanto indicato nel sopra menzionato decreto erano state quantificate in circa 2,4 milioni di euro al 31 dicembre 2010 ed in circa 2 milioni di euro per i primi tre mesi del 2011;
          in sede di passaggio delle consegne fra l'avvocato Martini nella sua veste di commissario uscente ed il nuovo consiglio di amministrazione, non erano emerse perdite afferenti alla passata gestione, fino al 7 ottobre 2010; perdite che ove fossero state evidenziate, vista la mancanza di capitali del Consorzio Agrario, avrebbero costretto il nuovo consiglio di amministrazione a chiedere immediatamente all'organo di vigilanza di mettere in liquidazione coatta amministrativa la struttura consortile, senza esercitare l'attività commerciale neanche per un giorno al fine di non commettere reati fallimentari;
          lo stato del passivo depositato ammontava ad 18.323.793,04 al lordo del credito ipotecario di euro 5.798.241,00 riferito allo stato del passivo del precedente concordato  –:
          a quanto ammonti il valore dell'attivo liquidabile ai creditori del Consorzio agrario di Rovigo;
          in che modo il Consorzio agrario di Rovigo sia riuscito ad accumulare perdite per circa 4,4 milioni di euro in soli 176 giorni di attività;
          per quali motivi il collegio sindacale non sia intervenuto per sollecitare il consiglio di amministrazione a chiedere la immediata messa in liquidazione;
          se nella richiesta di liquidazione coatta amministrativa per il Consorzio agrario di Rovigo i liquidatori volontari Filippo Carlin e Michele Ghirardini abbiano indicato le cause ed eventualmente i responsabili del dissesto;
          se, nel periodo immediatamente precedente alla liquidazione e durante la liquidazione, i pagamenti effettuati dalla struttura consortile, abbiano rispettato l'ordine di privilegio previsto dalla legge;
          di quali informazioni sia in possesso l'organo di vigilanza su questa vicenda e quali iniziative di controllo siano state assunte sino ad ora e quali ne siano state le risultanze;
          se il commissario liquidatore dottor Giacomo Capizzi abbia valutato l'opportunità di avviare l'azione di responsabilità nei confronti dei membri del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, stanti le dimensioni del passivo, del tutto inusuali, relativamente ad un periodo così breve.
(2-01786) «Benedetti, Massimiliano Bernini, Parentela».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          i certificati bianchi, anche noti come titoli di efficienza energetica (TEE), sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia, attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica;
          ai sensi dell'articolo 6 del decreto ministeriale 28 dicembre 2012, il Gestore dei servizi energetici spa (GSE), società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, è competente per decidere l'attribuzione dei titoli di efficienza energetica (TEE o certificati bianchi) ai soggetti titolari di progetti che permettono di conseguire risparmi energetici;
          il GSE valuta i risparmi conseguibili attraverso i progetti di efficienza energetica, sulla base di tre distinti metodi di valutazione: standardizzata, analitica o a consuntivo;
          nel caso dei progetti a consuntivo il soggetto proponente descrive l'intervento di efficienza energetica progettato o in corso di realizzazione ed espone il programma di misura che intende adottare per la valutazione dei risparmi di energia primaria conseguibili grazie all'intervento;
          il GSE, eventualmente coadiuvato da RSE spa o da Enea, svolge un'istruttoria per valutare la rispondenza alla normativa in materia di promozione dell'efficienza energetica. In caso di approvazione, il soggetto proponente realizza o termina la realizzazione dell'intervento progettato. Successivamente, si dà avvio alla rendicontazione dei risparmi energetici sulla base    del programma di misura approvato. Con la periodicità individuata in sede di proposte di progetto e programma di misura (Pppm), il proponente presenta al GSE una richiesta di verifica e certificazione dei risparmi conseguiti (RVC), la cui approvazione permette l'emissione dei certificati bianchi da parte del Gestore del mercato energetico (GME);
          le guide settoriali predisposte appositamente per regolamentare, da un punto di vista tecnico, l'ottenimento di TEE, previste dall'articolo 15, comma 2, del decreto ministeriale 28 dicembre 2012 sono state regolarmente predisposte da Enea e seguite a loro volta dalle aziende nella predisposizione di numerosi progetti a consuntivo;
          il GSE, ente controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze, non ha poteri di normazione o regolazione, svolgendo infatti prevalente attività di promozione informazione, controllo ed erogazione incentivi;
          il GSE in molteplici casi, a partire dalla metà del 2015, subito dopo la nomina a presidente del dottor Sperandini, ad avviso dell'interrogante sembra aver assunto un ruolo ad esso non spettante, respingendo    con dubbia modalità vari progetti, pur in linea con le guide settoriali, ed adducendo per il respingimento quelle che appaiono all'interrogante generiche ed improprie giustificazioni, utilizzate anche per revocare e annullare progetti già precedentemente approvati;
          è anche noto che il GSE abbia richiesto la restituzione di TEE precedentemente erogati;
          il presupposto per un «ripensamento» da parte dell'amministrazione in ordine ad una scelta già effettuata, come l'approvazione di una proposta di progetto e programma di misura, potrebbe essere determinato dal sopravvenire di questioni giuridico-normative o fattuali che rendono inopportuno il mantenimento del precedente provvedimento, in via generale, ad esempio in base alla legge 7 agosto 1990, n.  241;
          in molteplici casi il ripensamento del GSE, spesso incoerente, non si basa né su questioni giuridico-normative né su aspetti fattuali e le giustificazioni generiche date a supporto mettono a rischio la salute economica di quelle aziende che, avendo investito per l'efficientamento, si sono viste respingere le Rvc e i progetti, chiedere la restituzione dei titoli già regolarmente erogati, e sono state costrette a rinunciare ai progetti di efficientamento e, sempre più spesso, a fare ricorso al Tar che ha tempi di prima udienza lunghissimi poiché congestionato  –:
          se i Ministri interrogati intendano intervenire al riguardo affinché il GSE limiti la propria azione a quanto di competenza; se intendano attivare nei confronti dello stesso procedute di controllo volte a eliminare discrepanze nelle analisi delle varie procedure valutative e se intendano assumere iniziative per indennizzare coloro che hanno subito eventuali atteggiamenti arbitrari scongiurando nel contempo la paralisi del Tar. (5-11292)

Interrogazione a risposta scritta:


      CIMBRO, CARLO GALLI, VEZZALI, SCANU, MURER, PLACIDO, ANDREA MAESTRI e GIANNI FARINA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nel 2014 l'azienda francese Alstom Power annunciò la cessione dello stabilimento di Sesto San Giovanni alla americana General Electric (GE). L'operazione venne autorizzata dall’Antitrust europeo nell'agosto 2015 e nel novembre successivo avvenne la cessione per un ammontare di 8,5 miliardi di euro;
          due mesi dopo, però, la GE annunciò un piano di ristrutturazione che prevedeva 6.500 esuberi in tutta Europa, di cui 236 a Sesto;
          prima che avvenisse l'acquisto da parte della GE, gli operai rimasti erano 350; di questi, 85 se ne andarono, gli altri invece decisero di resistere occupando lo stabilimento a partire dal 27 settembre 2016;
          la direzione di GE decise di chiudere lo stabilimento adducendo motivi di ristrutturazione aziendale, nonostante il bilancio fosse in attivo, trasferendo la produzione in Polonia, con una perdita dal punto di vista della qualità del prodotto e un contemporaneo risparmio sul monte salari;
          esito negativo ha avuto l'incontro svoltosi 13 aprile 2017 presso il Ministero dello sviluppo economico per decidere le sorti dello stabilimento di Sesto, messo appunto in discussione dalla nuova proprietà americana;
          l'azienda ha confermato di voler avviare i licenziamenti collettivi;
          il giorno successivo, 14 aprile, al Ministero, durante un incontro tra i rappresentanti della GE, il sindaco di Sesto Monica Chittò insieme all'assessore Virginia Montrasio, e Fulvio Matone in rappresentanza della regione Lombardia, incontro presieduto dal responsabile della unità gestione vertenze del Ministero dello sviluppo economico, Giampietro Castano, rappresentanti dell'azienda hanno aggiornato le parti istituzionali e sindacali in merito al processo di individuazione di un soggetto in grado di reindustrializzare il sito di Sesto. In quell'occasione, GE ha confermato di avere in atto una trattativa per cedere lo stabilimento ad un operatore internazionale del settore, comunicando la volontà di aprire una procedura di licenziamento collettivo. Il tavolo è stato quindi aggiornato al 21 aprile, quando la stessa multinazionale ha comunicato invece di non voler avviare la procedura di licenziamento collettivo, confermando la prosecuzione dell'interlocuzione con il possibile soggetto industriale interessato allo stabilimento di Sesto. Le istituzioni hanno accolto favorevolmente la decisione dell'azienda, ribadendo la necessità di mantenere a Sesto la produzione industriale, poiché condizione necessaria per la prosecuzione del confronto fra le parti;
          il 22 aprile la GE ha inviato alle lavoratrici e ai lavoratori di Sesto una intimazione a chiudere il presidio permanente e a lasciare i locali della fabbrica, prospettando anche azioni legali. Tutto questo, mentre è in corso presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo di trattativa che vede coinvolte le istituzioni, assieme alla amministrazione di Sesto. Queste lettere arrivano a distanza di due settimane dall'incontro al Ministero dello sviluppo economico, durante il quale la Viceministro Bellanova e le parti avevano concordato un percorso ben preciso, con l'impegno da parte di GE di coinvolgere un advisor per identificare un investitore per l'aerea di Sesto. Tutto ciò, dunque, appare agli interroganti come una provocazione rispetto all'impegno delle istituzioni, che da un anno e mezzo stanno lavorando assieme alle organizzazioni sindacali per trovare una positiva soluzione per far ripartire la produzione nello stabilimento  –:
          se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non intenda convocare un nuovo tavolo di confronto con la proprietà e le rappresentanze sindacali, affinché il percorso avviato possa proseguire, un percorso in relazione al quale gli interroganti esprimono solidarietà e vicinanza alla lotta dei lavoratori della GE, nonché pieno appoggio all'amministrazione comunale, che da subito si è impegnata per una positiva soluzione della vertenza, al fine di far rimanere prioritari la tutela dei diritti dei lavoratori che operano in questo settore, nonché il rilancio delle aziende sul territorio nazionale. (4-16478)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Nesci n.  5-10875, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 marzo 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Silvia Giordano.

      L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Gebhard n.  5-11274, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Plangger.

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Rampelli n.  1-01413, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n.  700 del 2 novembre 2016.

      La Camera,
          premesso che:
              l'azienda pubblica italiana «Fincantieri s.p.a.» è uno dei più importanti complessi cantieristici navali d'Europa e del mondo ed è controllata al 71,6 per cento da una società finanziaria del Ministero dell'economia e delle finanze;
              la città di Monfalcone, in provincia di Gorizia, ospita una delle più grandi unità produttive per la realizzazione di navi da crociera;
              Fincantieri conta più di settemila occupati diretti e trentamila lavoratori esternalizzati, con un rapporto tra dipendenti e lavoratori in appalto di uno a quattro, fatto che pone la società da anni al centro di polemiche sindacali e di procedimenti giudiziari per le accuse di situazioni di illegalità che deriverebbero dall'eccessivo ricorso alla pratica di appalti e subappalti;
              nel solo stabilimento di Monfalcone il sistema degli appalti coinvolge circa quattrocento aziende, che a loro volta danno lavoro a quattromila operai, la stragrande maggioranza dei quali stranieri;
              gli stranieri reclutati dalle ditte appaltatrici provengono in parte da nazioni dell'Europa orientale come la Romania ma in stragrande maggioranza sono originari del Bangladesh e costituiscono ormai una fetta importante degli abitanti della piccola cittadina di Monfalcone;
              oltre tremila di loro, infatti, vivono nel centro storico di Monfalcone, ammassati a decine in piccoli appartamenti, e anche nel basso Isontino, una corona di nove comuni attorno a Monfalcone, i cittadini bengalesi hanno superato da diversi anni le cinquemila unità;
              i numeri enormi della presenza straniera nel piccolo centro friulano stanno creando non pochi disagi alle comunità residenti, costrette a una difficile integrazione, in particolar modo per quanto riguarda la presenza massiccia di bambini non italiani nelle scuole o la crescente diffusione di esercizi commerciali a conduzione bengalese;
              in seguito al fallimento del tentativo messo in atto dall'azienda di delocalizzare il settore relativo alla produzione degli scafi, questa ha fatto ricorso sempre più massicciamente alla flessibilità offerta dalle ditte subappaltatrici, esponendosi a gravi accuse di caporalato, di sfruttamento dei lavoratori e di mancato rispetto delle norme sulla sicurezza degli operai;
              il codice di comportamento pubblicato sul sito dell'azienda afferma che «FINCANTIERI opera in un quadro di concorrenza leale con onestà, integrità, correttezza e buona fede, nel rispetto dei legittimi interessi degli azionisti, dipendenti, clienti, partner commerciali e finanziari e delle collettività e comunità locali in cui FINCANTIERI è presente con le proprie attività», che «tutti coloro che lavorano in FINCANTIERI, senza distinzioni o eccezioni, sono impegnati ad osservare e a fare osservare tali principi nell'ambito delle proprie funzioni e responsabilità», e che «in nessun modo la convinzione di agire nell'interesse o a vantaggio della Società può giustificare l'adozione di comportamenti in contrasto con questi princìpi»;
              nel dicembre del 2014 in seguito a un blitz nel cantiere di Monfalcone effettuato dalla direzione antimafia, e da reparti della polizia, della guardia di finanza e dei carabinieri, fu sporta denuncia nei confronti di otto persone titolari di imprese operanti nell'ambito degli appalti Fincantieri accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, evidenziando ancora una volta l'emergenza rappresentata dalle infiltrazioni malavitose calamitate dalla cantieristica tra Gorizia e Monfalcone;
              tale denuncia andò ad aggiungersi ad altri procedimenti già in corso, nell'ambito dei quali alcune aziende appaltatrici erano state accusate di avere costituito un'organizzazione dedita all'estorsione ai danni di lavoratori stranieri impiegati nei cantieri dell'azienda;
              nell'ambito di una puntata di una trasmissione televisiva d'inchiesta giornalistica dedicata alle attività di Fincantieri, oltre alla denuncia per la «giungla» di appalti e subappalti in danno delle regole di trasparenza e legalità, si ricostruiva come le ditte appaltatrici siano perlopiù intestate a prestanome e aperte e richiuse a distanza molto ravvicinate per evadere obblighi fiscali e contributivi, nonché come le stesse abbiano in alcuni casi addirittura tra i soci familiari dei dirigenti della medesima azienda;
              nel 2011 Fincantieri ha firmato per la seconda volta un protocollo di trasparenza in prefettura, i cui punti salienti prevedevano l'obbligo che appaltatori e subappaltatori fossero accreditati dall'azienda e l'impegno a trasmettere mensilmente alla direzione provinciale del lavoro informative sui nuovi appalti, che, tuttavia, a quanto risulta ai firmatari del presente atto non è mai stato attuato;
              nel giugno del 2015 la presidente della Commissione parlamentare antimafia, in occasione di un viaggio nella regione ha dichiarato che «occorre stare attenti se oltre la metà dei lavoratori di Fincantieri non sono dipendenti dell'azienda ma di ditte affidatarie che nascono e muoiono talvolta senza una possibile tracciabilità», invitando Fincantieri a firmare «un nuovo protocollo di legalità con le parti sociali e Prefetture»;
              tale accordo non è ancora stato firmato;
              l'altissima percentuale di ricaduta, di crescita e indotto creata dalla cantieristica navale, individuata da uno studio in un rapporto di 1 a 5,5, rimane per la quasi totalità preclusa alle aziende e ai lavoratori italiani, a causa della concorrenza sleale praticata dalle imprese straniere che si aggiudicano gli appalti e, di fatto, avallata da quella che è una delle maggiori aziende pubbliche;
              l'azienda deve garantire la massima collaborazione sia per contrastare i tentativi di infiltrazione criminale e fugare ogni dubbio sul rispetto delle procedure legate ai subappalti nel cantiere monfalconese, sia per promuovere la partecipazione di imprese italiane alle procedure di appalto messe in atto,

impegna il Governo:

1)    ad assumere le opportune iniziative di competenza affinché nel comune di Monfalcone e in quelli limitrofi sia promossa una opera di costruttiva integrazione tra le comunità residenti e quelle composte da immigrati, anche assicurando una equilibrata distribuzione della popolazione scolastica straniera, nel rispetto delle normative in materia di quantità e modalità di distribuzione dei bambini nelle classi;
2)    ad attivarsi affinché l'azienda di cui in premessa garantisca la legalità e il rispetto delle norme da parte delle aziende cui affida appalti e subappalti, in tal modo permettendo alle azienda italiane di partecipare agli stessi in una condizione di leale concorrenza;
3)    ad attivarsi per la creazione di una rete legale che permetta l'emersione e la denuncia delle anomalie e delle situazioni di illegalità che dovessero accadere nell'ambito delle attività dell'azienda, e per l'istituzione di appositi organi di controllo del lavoro all'interno delle singole unità lavorative;
4)    a promuovere la corretta e completa applicazione della direttiva europea 2014/95 UE con riferimento al rilievo dalla stessa riconosciuto alla comunicazione, da parte delle imprese, di informazioni sulla sostenibilità, riguardanti ad esempio i fattori sociali e ambientali, al fine di individuare i rischi per la sostenibilità e accrescere la fiducia degli investitori e dei consumatori.
(1-01413) «Rampelli, Nastri, Cirielli, La Russa, Maietta, Giorgia Meloni, Petrenga, Rizzetto, Taglialatela, Totaro».