XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 792 di martedì 9 maggio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 5 maggio 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

      (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Buttiglione, Coppola, Damiano, De Menech, Epifani, Fico, Gelli, Gentiloni Silveri, Giorgis, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Meta, Scanu, Schullian, Sereni e Sottanelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e una interrogazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e una interrogazione.

(Iniziative per il rispetto dei diritti umani in Argentina, con particolare riferimento alla vicenda della detenzione di Milagro Sala – n. 2-01589)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza all'ordine del giorno Martelli ed altri n. 2-01589 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Martelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha quindici minuti di tempo.

GIOVANNA MARTELLI. Grazie, signor Presidente. Milagro Sala, fondatrice e leader dell'organizzazione sociale argentina Tupac Amaru, oltreché deputata del Parlasur, è detenuta illegalmente, insieme ad altri componenti del movimento sociale, dal 16 gennaio 2016. Nonostante gli appelli di Amnesty International e una risoluzione da parte del gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie delle Nazioni Unite, continua ad essere la prima prigioniera politica del Governo del Presidente Macrì.

Milagro Sala è la leader dell'organizzazione Tupac Amaru, il collettivo di base popolare e indigeno che lotta per i diritti economici, sociali e culturali nella provincia di Jujuy e in tutta l'Argentina. L'organizzazione è stata fondata negli anni Novanta nella città di San Salvador de Jujuy. Questa provincia ha indicatori sociali sotto la media nazionale e per questo il lavoro dell'organizzazione si è concentrato sull'empowerment dei gruppi più vulnerabili.

Dal 2004, attraverso la gestione di programmi nazionali e provinciali, l'organizzazione sociale gestisce la costruzione di abitazioni, fornisce servizi sanitari e per l'istruzione, sviluppa attività di produzione e genera occupazione per oltre 4.500 persone, organizzate attraverso cooperative di lavoro.

Tanto la risoluzione del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite quanto l'organizzazione degli Stati americani hanno definito la detenzione come illegale. In particolare, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite ha stabilito che la detenzione della signora Milagro Sala è arbitraria e quindi ha chiesto al Governo argentino di rilasciarla immediatamente. Il gruppo ha stabilito altresì che era stata messa in atto una rete di accuse a catena e di processi indiziari per sostenere la detenzione a tempo indeterminato. Le conclusioni del gruppo sottolineano che in questo caso è stata violata l'indipendenza della magistratura. Inoltre, analizzando le ragioni giuridiche per cui Milagro Sala è privata della libertà, il gruppo ha concluso che non vi sono motivi legali per giustificare la sua detenzione.

In Argentina si sono costituiti cinquanta comitati per la liberazione di Milagro e nove all'estero, tra cui il Comitato italiano per la liberazione di Milagro Sala.

Nel mese di dicembre 2016, nel giro di 24 ore, Milagro Sala è stata condannata due volte dai giudici di Jujuy.

Alla luce degli ultimi avvenimenti in Argentina sui temi dei diritti umani, non ultimo la sentenza della Corte Suprema sul “due per uno”, si chiede, con questa interrogazione, quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere il Governo italiano, affinché i diritti umani, quelli delle donne e dei più poveri, siano rispettati e difesi in Argentina. Grazie.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianclaudio Bressa, ha facoltà di rispondere.

GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. In merito al caso della detenzione dell'attivista argentina Milagro Sala, vorrei innanzitutto assicurare che la Farnesina, anche attraverso l'ambasciata d'Italia a Buenos Aires, ha seguito la vicenda sin dagli inizi, ovvero dal giorno in cui Milagro Sala è stata arrestata con l'accusa di sedizione e istigazione alla violenza.

La nostra ambasciata ha anche incontrato, coordinandosi con i principali partner europei, i rappresentanti del Comitato per la liberazione di Milagro Sala, che hanno manifestato forte apprezzamento per l'impegno del nostro Paese in tale ambito, ricordando il ruolo di pioniere svolto dal nostro Paese per la consegna dei fascicoli relativi ai desaparecidos italiani e italo-argentini dell'ultima dittatura civico-militare. Credo nessuno possa negare l'impegno dell'Italia in tema di protezione e promozione dei diritti umani.

In tale ambito l'Argentina, Paese con il quale intratteniamo rapporti eccellenti e nel quale, proprio in queste ore, è in corso una visita di Stato del Presidente della Repubblica, ha sempre manifestato disponibilità a lavorare insieme. Con Buenos Aires, infatti, collaboriamo nell'ambito di diverse iniziative a favore della promozione dei diritti umani in ambito ONU, con particolare riferimento alle attività della Terza Commissione (Diritti umani) dell'Assemblea generale a New York e nel Consiglio sui diritti umani a Ginevra.

Nell'ambito del processo di revisione universale periodica del Consiglio sui diritti umani, l'esercizio di monitoraggio sulla situazione dei diritti umani cui ogni Stato si sottopone ogni quattro anni, l'Italia ha formulato raccomandazioni all'Argentina, in particolare sul sistema di protezione dei bambini e degli adolescenti, oltre che in relazione alla situazione dei minori in stato di detenzione, in linea con le raccomandazioni del Comitato contro la tortura e del Comitato sui diritti del fanciullo.

Convinto è anche l'impegno di Buenos Aires nel sistema interamericano dei diritti umani. Nel corrente mese di maggio, su invito delle autorità argentine, la Commissione interamericana per i diritti umani effettuerà a Buenos Aires una sessione di udienza pubblica.

In merito al parere del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, menzionato dall'onorevole interpellante, credo sia utile ricordare prima quali sono le funzioni di questo organismo, che l'Italia da sempre sostiene.

Il gruppo è stato istituito nel 1991 dalla Commissione diritti umani con il compito di esaminare i casi di detenzione arbitraria sulla base di segnalazioni di Governi, ONG, istituzioni nazionali per la tutela e la promozione dei diritti umani, degli stessi individui detenuti, dei loro familiari e dei loro rappresentanti o anche su propria iniziativa.

Al fine di espletare il suo mandato, il gruppo effettua spesso visite in loco, in collaborazione con il Governo del Paese interessato, con le agenzie delle Nazioni Unite e con rappresentanti della società civile. Dall'8 al 18 maggio avrà luogo una missione in Argentina del gruppo GLDA, con l'obiettivo di verificare lo stato di attuazione dei diritti dei detenuti nel Paese, ivi compresa Milagro Sala. Durante la visita, che - ripeto - è in corso in questo momento, gli esperti visiteranno la città e la provincia di Buenos Aires, nonché le province di Jujuy e Chubut, dove si incontreranno con le autorità federali locali e la società civile.

Venendo al contenuto del parere emesso dal gruppo GLDA nell'agosto del 2016, esso ha definito arbitraria la detenzione di Milagro Sala, sollecitando il Governo argentino a scarcerare la leader indigena e concederle adeguata riparazione. Il Presidente argentino ha più volte ribadito che l'arresto di Milagro Sala è stato disposto dalla magistratura in applicazione delle norme vigenti, senza alcuna interferenza da parte del potere esecutivo.

Recentemente anche la Ministra degli esteri, Malcorra, ha voluto mettere in chiaro che la questione è in mano alla giustizia del competente tribunale superiore di giustizia della provincia di Jujuy, che, tra l'altro, ha già rigettato due ricorsi di incostituzionalità e alcune istanze di contestazione della giurisdizione promosse dai legali di Milagro Sala.

Va detto che il predetto parere del GLDA riguarda sono le accuse di sedizione e istigazione alla violenza, che hanno determinato - come ho detto all'inizio del mio intervento - l'arresto della Sala. Non entra, invece, nel merito dell'altro filone di inchiesta che, secondo la tesi dell'accusa, vedrebbe la Sala protagonista di un sistema di corruzione e malversazione degli ingenti fondi pubblici di cui la sua organizzazione avrebbe beneficiato negli ultimi anni.

Recentemente, inoltre, altre due sentenze hanno contribuito a riaccendere i riflettori sul caso della leader indigena: la prima l'ha condannata, lo scorso 28 dicembre, a tre anni di detenzione, con pena sospesa, per lesioni gravi e istigazione alla violenza; la seconda a pagare una multa per aver occupato illecitamente uno spazio pubblico. Anche questi provvedimenti sono cosa diversa rispetto alle gravi accuse per le quali la leader è attualmente detenuta.

In tale contesto il Governo italiano continuerà a seguire da vicino il caso, nel pieno rispetto dell'azione della magistratura argentina e della sua indipendenza, e continuerà, nel quadro dell'eccellente dialogo sui temi dei diritti umani che abbiamo con Buenos Aires, a rappresentare al Governo argentino l'opportunità che il caso Sala si risolva con la massima trasparenza ed equità.

PRESIDENTE. L'onorevole Martelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza. Ha dieci minuti.

GIOVANNA MARTELLI. Grazie, signor Presidente. Apprendo, e su questo ovviamente esprimo la mia soddisfazione rispetto alla risposta del sottosegretario Bressa, che comunque c'è un impegno da parte del Governo italiano, attraverso la rappresentanza diplomatica italiana a Buenos Aires, della quale si conosce l'impegno rispetto ai diritti umani e il lavoro fatto in questi anni che è sicuramente innegabile, rispetto a far sì che la vicenda di Milagro Sala, per i profili indicati dal gruppo di lavoro dei diritti umani delle Nazioni Unite, arrivi a una soluzione positiva e, quindi, si arrivi anche ad immaginare un rilascio oppure una scarcerazione per quel tipo di reati contestati.

Sarebbe un segnale importante, questo, per la situazione che sta vivendo l'Argentina in questa fase sul tema dei diritti umani, che è stata segnalata anche nelle organizzazioni non governative, che in questi giorni hanno incontrato il Presidente Mattarella. Le immagini e le agenzie di stampa ci hanno portato a vedere e a riconoscere Lita Boitano, che illustra al Presidente Mattarella la situazione dei diritti umani in Argentina con particolare riguardo alla recente sentenza della Corte suprema del cosiddetto “due per uno” rispetto all'impunità dei militari compromessi nella violazione dei diritti umani durante la dittatura militare.

Quindi, credo che l'impegno del Governo italiano, soprattutto in questo momento storico, in quell'area sia particolarmente importante e, quindi, auspichiamo un esito positivo non solo della vicenda che riguarda Milagro Sala, ma anche della questione dei diritti umani in Argentina e ci prendiamo l'impegno di proseguire la richiesta di informazioni al Governo italiano anche rispetto a quanto accadrà dall'8 al 18 maggio sulla valutazione che farà il gruppo di lavoro dei diritti umani delle Nazioni Unite.

(Iniziative di competenza, alla luce della sentenza n. 124 del 2016 della Corte costituzionale, con riferimento agli ambiti territoriali di caccia e alla riforma in materia della regione Toscana – n. 3-03002)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianclaudio Bressa, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Gagnarli ed altri n. 3-03002 (Vedi l'allegato A).

GIANCLAUDIO BRESSA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo di cui all'oggetto, l'onorevole interrogante svolge un attento e puntuale excursus della vicenda, rappresentando correttamente il quadro normativo riguardante la disciplina degli ambiti territoriali di caccia toscani. Tuttavia, il quadro tracciato non tiene conto del successivo intervento normativo posto in essere dalla regione Toscana con la legge regionale 9 agosto 2016, n. 56. In particolare, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 124 del 2016, ha dichiarato incostituzionale l'articolo 11, commi 2 e 3, della legge regionale n. 3 del 1994, come modificato dalla legge regionale n. 32 del 2015, affermando che il principio contenuto nell'articolo 14 della legge quadro 11 febbraio 1992, n. 157, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma per il prelievo venatorio”, secondo il quale gli ambiti territoriali di caccia devono avere dimensioni subprovinciali, va considerato uno standard di tutela ambientale e come tale rientra nelle competenze esclusive e va rispettato dalle regioni. La Corte ha, pertanto, dichiarato illegittime le norme della regione Toscana che individuavano gli ATC regionali in comprensori di dimensioni sovraprovinciali.

La regione, con il fine di adeguarsi a detta sentenza, è intervenuta con la legge regionale 28 giugno 2016, n. 39, sostituendo le disposizioni dichiarate incostituzionali, che stabilivano in nove il numero degli ATC, con confini corrispondenti ai confini delle province, salvo Firenze e Prato, riuniti in un unico ambito. La regione aveva, però, anche dettato una normativa di carattere transitorio, secondo cui i Comitati di gestione degli ATC continuavano a svolgere le funzioni fino alla ridefinizione del territorio regionale in ATC di dimensioni subprovinciali e alla nomina dei relativi comitati di gestione.

Tale previsione, nel corso dell'istruttoria sulla legge regionale, svolta come di consueto dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, è apparsa non rispondente al dettato del giudice delle leggi; e pertanto, nell'ambito del principio di leale collaborazione che deve informare i rapporti tra lo Stato e le regioni, è stato appositamente convocato un tavolo con la regione e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che si è riunito il giorno 19 luglio 2016. In tale sede, è stata rappresentata dal Governo, su iniziativa del competente Ministero dell'ambiente, l'esigenza di assicurare che anche nella fase transitoria, necessaria per la ridefinizione del territorio regionale in ATC subprovinciali, la gestione del territorio agrosilvopastorale toscano, destinato alla caccia programmata e alla conservazione della fauna selvatica, fosse comunque attuata in conformità all'articolo 14 della legge n. 157 del 1992, prevedendo ambiti di dimensioni subprovinciali.

A seguito di tale mediazione, la regione Toscana ha provveduto tempestivamente a modificare la legge regionale n. 39 del 2016, approvando la legge regionale 9 agosto 2016, n. 56, che consta di un unico articolo con il quale è stato previsto che, fino alla nomina dei comitati di gestione dei nuovi ATC, i comitati di gestione degli ATC preesistenti, già nominati ai sensi della norma dichiarata incostituzionale, svolgessero gestioni commissariali per le funzioni gestionali previste nel Piano faunistico venatorio regionale con riferimento a ciascuno dei sotto ambiti ricadenti nel territorio di riferimento.

Il Ministero dell'ambiente ha ritenuto tale legge regionale rispondente all'esigenza di assicurare, per la fase transitoria fino all'approvazione delle nuove norme a regime, la gestione e la conservazione della fauna selvatica. In particolare, il Ministero ha osservato che la previsione di affidare una gestione commissariale delle funzioni amministrative ai soggetti che ricoprivano gli organi incaricati di svolgerle nel regime previgente, sebbene inconsueta, non è di certo inedita, né di per se stessa incostituzionale. Il modo in cui essa prende effettivamente forma nella legislazione regionale deve, però, necessariamente essere conforme alle linee portanti della giurisprudenza costituzionale ed in particolare all'esercizio subprovinciale delle funzioni amministrative. Ad avviso del Ministero, la legge regionale n. 56 del 2016 deve ritenersi rispettosa di tale precetto. Il riferimento a ciascuno dei sotto ambiti ricadenti nel territorio di riferimento, in particolare, rende inequivoco che la concentrazione in soggetti unici per ciascuna provincia del ruolo di commissario non nega l'esercizio subprovinciale delle funzioni, che vanno esercitate in modo distinto e separato per ognuno degli ambiti provinciali a ciascuna affidato.

In sintesi, la legge regionale in oggetto ha mutato, con riferimento al periodo transitorio, sia il titolo di esercizio delle funzioni da parte dei comitati di gestione, non più da ravvisare nell'originario atto di predisposizione ma nella legge stessa, sia il modo in cui tutte le funzioni amministrative dovevano essere esercitate, almeno con riguardo all'ambito territoriale e valutativo di riferimento. Pertanto, la soluzione adottata dalla regione in via transitoria appare conforme alla giurisprudenza costituzionale ed in particolare alla finalità, evidenziata dalla sentenza n. 124/2016, di evitare una diluizione della sfera di interessi connessi alla caccia e alla tutela dell'ambiente incentrata sul territorio locale. Considerato anche che la modifica legislativa alla legge n. 39/2016 è stata concordata nel corso del tavolo sopra citato, ciò ha consentito al Governo di non impugnare la legge regionale n. 39/2016, ormai caducata dalle nuove norme della legge regionale n. 56 del 2016.

Per completezza, si fa presente che il percorso di delimitazione dei nuovi ATC, in conformità al dettato della legge quadro n. 157 del 1992, è stato completato con la legge regionale 16 dicembre 2016, n. 84, che ha ripartito il territorio regionale destinato alla caccia programmata in quindici ambiti territoriali caratterizzati dall'omogeneità delle aree interessate. La predetta legge è stata, infine, esaminata dal Consiglio dei ministri, che nella seduta del 10 febbraio 2017 ne ha deliberato la non impugnativa.

PRESIDENTE. L'onorevole Gagnarli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CHIARA GAGNARLI. Grazie Presidente, grazie sottosegretario, in realtà non mi dichiaro soddisfatta in quanto la risposta, effettivamente, giunge tardiva rispetto a quella che era l'interrogazione di settembre 2016, quindi quando ancora non era stata rimodificata la legge regionale.

È vero che dal punto di vista del Governo, quindi del Ministero, in un certo senso, la problematica della costituzionalità, quindi quello che era stato sollevato dalla sentenza della Corte, si è in qualche modo risolto già durante l'estate, quindi già dopo il tavolo che vi è stato con il Ministero dell'ambiente, che sollevava appunto alla regione Toscana l'ennesimo pastrocchio su una legge che è stata più volte modificata, suggerendo di andare ad assumere le gestioni commissariali con le funzioni dell'articolo 11, mentre la regione Toscana ha dato la gestione commissariale ai comitati di gestione con le funzioni dell'articolo 12.

Quindi, in qualche modo, effettivamente si è risolto quello che veniva sollevato dal Ministero. Capisco poi il fatto che non venga sollevata nuovamente alcuna questione, malgrado la legge regionale n. 39 sia stata novellata ad agosto e poi definitivamente rimodificata a dicembre 2016. In realtà, la questione che sollevavamo, anche nell'interrogazione, era che la regione Toscana non disponeva nulla sulla ripartizione del patrimonio e dei rapporti giuridici attivi e passivi all'interno dei vecchi ATC e i suoi sottoambiti di riferimento. Infatti, continuavano ad essere operativi i vecchi ATC, malgrado la pronuncia della sentenza e malgrado il Ministero avesse in qualche modo sollevato la questione.

Quindi, in realtà, si dà una gestione commissariale, ma la regione Toscana non ha minimamente normato tutto quello che andava fatto, quindi ha lasciato un vuoto normativo fino alla nuova legge di dicembre, e in questo periodo non si sapeva bene come operare all'interno degli ATC. Vi sono stati da parte mia, ma anche di consiglieri regionali, incontri in regione, sia con l'assessore Remaschi che con i dirigenti, e ci siamo sentiti rispondere dai dirigenti che, durante questo periodo di vuoto normativo - che hanno in qualche modo ammesso ci fosse stato, anche perché lo stesso è stato sollevato anche del revisore dei conti, che doveva revisionare quello che stava succedendo in quei mesi - è stato usato il buonsenso. Ora, usare il buonsenso a dispetto della legge, in qualche modo ci sembra veramente assurdo, anche perché, nel momento in cui veniva corretta la norma, ad agosto poteva essere normata anche tutta la parte mancante. Ci è sembrato veramente poco chiara e molto lacunosa questa gestione, che poi è di risorse pubbliche, perché gli ATC gestiscono ingenti risorse pubbliche a livello regionale. Quindi, non possiamo che prendere atto di quello che hanno fatto il Governo ed il Ministero in questa occasione, c'è anche da dire che, per fortuna, ci sono delle indagini in corso, sia a livello della procura di Arezzo, a cui è arrivato un esposto in merito alla gestione degli ATC in questo periodo, sia della Corte dei conti di Firenze. Effettivamente, a parte la costituzionalità o meno della legge, ci sembra che non sia questo il modo di portare avanti la gestione della cosa pubblica.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento di una interpellanza e una interrogazione all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 14.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bindi, Boccia, Ferrara, Fraccaro, Lorenzo Guerini, Guerra, Piccoli Nardelli, Francesco Saverio Romano, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centodiciannove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, approfitto dell'inizio della seduta per chiederle ufficialmente che i Ministri competenti vengano al più presto in Aula per svolgere un'informativa urgente sul terribile incendio che si è sviluppato a Pomezia nella società Eco X, che ad oggi sta assumendo dei tratti ancora più inquietanti, visto che la procura di Velletri ha accertato la presenza di filamenti di amianto, quindi con un possibile rischio serio per la salute pubblica ma anche per le coltivazioni, che in quella zona sono molto numerose; un rischio quindi non solo per la salute, ma anche di natura economico, per tutta la realtà circostante l'area di Pomezia e non solo, visto che la nube è arrivata anche a lambire alcune realtà territoriali del comune di Roma.

Quindi, in tal senso, la richiesta che facciamo a lei, come gruppo della Lega, è quella di poter avere al più presto il Governo in Aula per poter riferire, e soprattutto dare certezza, in merito a quale sia l'attuale situazione, visto che è molto confusa e nessuno sul territorio la conosce, nonché sapere dei rischi, dei pericoli e soprattutto che cosa porre in essere immediatamente per la salvaguardia della salute dei nostri concittadini e ovviamente delle realtà produttive che sono nella zona.

PRESIDENTE. La ringrazio. Trasmetterò la sua richiesta al Governo. Sospendo adesso la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,25.

Seguito della discussione delle mozioni Rosato ed altri n. 1-01508, Binetti ed altri n. 1-01558, Cominardi ed altri n. 1-01559, Rampelli ed altri n. 1-01561, Ricciatti ed altri n. 1-01562, Palese ed altri n. 1-01571, Allasia n. 1-01607, Catalano ed altri n. 1-01608, Civati ed altri n. 1-01619, Baldassarre ed altri n. 1-01622 e Palmieri e Occhiuto n. 1-01623 in materia di robotica ed intelligenza artificiale.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Rosato ed altri n. 1-01508, Binetti ed altri n. 1-01558, Cominardi ed altri n. 1-01559, Rampelli ed altri n. 1-01561, Ricciatti ed altri n. 1-01562, Palese ed altri n. 1-01571, Allasia n. 1-01607, Catalano ed altri n. 1-01608, Civati ed altri n. 1-01619, Baldassarre ed altri n. 1-01622 e Palmieri e Occhiuto n. 1-01623 in materia di robotica ed intelligenza artificiale (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 27 marzo 2017, sono state presentate le mozioni Rampelli ed altri n. 1-01561, Ricciatti ed altri n. 1-01562, Palese ed altri n. 1-01571, Allasia n. 1-01607, Catalano ed altri n. 1-01608, Civati ed altri n. 1-01619, Baldassarre ed altri n. 1-01622 e Palmieri e Occhiuto n. 1-01623, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

TERESA BELLANOVA, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. L'argomento oggetto delle mozioni in esame riveste una particolare importanza per il Governo. La transizione verso processi produttivi robotizzati e automatizzati va analizzata e affrontata sotto due principali aspetti: da un lato, essa offre grandi opportunità di sviluppo attraverso la creazione di nuova ricchezza e maggior benessere, derivanti da una maggiore produttività diffusa, il soddisfacimento di nuovi bisogni mediante l'introduzione di nuovi prodotti, maggiore efficienza dei processi produttivi dovuta ad una forte spinta delle innovazioni di processo; dall'altro lato, ogni rivoluzione tecnologica costituisce una sfida alla sostenibilità sociale ed economica del sistema, soprattutto in relazione agli eventuali effetti negativi che digitalizzazione e automazione potrebbero avere sulla quantità e la qualità dell'occupazione.

È compito del Governo monitorare il processo di cambiamento e delineare strategie di politica economica utili a massimizzare le opportunità associate all'industria 4.0, il programma messo in atto dal Governo, che ha individuato un quadro complessivo di interventi e strumenti in grado di sostenere le imprese nel percorso di innovazione tecnologica.

In relazione a ciò, stiamo ponendo attenzione particolare su due aspetti: da un lato, il ruolo della protezione sociale, dall'altro, il ruolo della formazione. Per quanto riguarda la protezione sociale, la sfida non è solo quella di immaginare la costruzione di interventi compensativi dei possibili interventi dalle trasformazioni, estendendo le politiche sociali esistenti, ma anche quella di disegnare nuovi interventi in grado di rafforzare la capacità degli individui di anticipare le trasformazioni e coglierne le opportunità. La formazione è, poi, la componente cruciale del processo di costruzione ed aggiornamento delle competenze. I livelli di formazione primaria, secondaria e terziaria devono essere orientati a favorire la diffusione di competenze digitali e non solo. In sostanza, adeguate politiche della formazione sono essenziali per garantire la disponibilità delle competenze utili ad adottare e sfruttare il potenziale produttivo delle nuove tecnologie.

Ciò detto, il Governo si riconosce, quindi, nella maggior parte degli impegni proposti attraverso le mozioni in discussione, sui quali adesso esprimo il parere.

Sulla mozione a prima firma Rosato, n. 1-01508, il parere è favorevole sul primo e sul secondo impegno.

Sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01558, il parere è favorevole con le seguenti modifiche: al capoverso numero 1) dell'impegno, sostituire le parole da “i diversi ministeri” fino a “dall'economia al lavoro” con le seguenti parole: “tutti i ministeri competenti”; aggiungere alla fine del capoverso numero 3) dell'impegno le seguenti parole: “e promuovendo la loro mobilità internazionale”; per il resto, il parere è favorevole su tutti gli altri capoversi dell'impegno.

Sulla mozione Cominardi ed altri n. 1-01559, il parere è favorevole su tutti i capoversi dell'impegno, con le seguenti modifiche: al capoverso numero 2) proponiamo di sostituire, in premessa, dalle parole: “ad istituire” fino alle parole “enti locali”, con le seguenti parole: “ad adottare le opportune iniziative”; alla lettera b) premettere le parole: “valutare l'opportunità di”; riformulare il capoverso numero 8) nel modo seguente: “a valutare l'opportunità di assumere iniziative per avviare, anche in conseguenza degli effetti dello sviluppo della robotica, ulteriori programmi di sperimentazione di forme di tutela individuale a livello sociale e occupazionale”.

Sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01561, il parere è favorevole sul primo e secondo capoverso dell'impegno, mentre sul capoverso numero 3) il parere è favorevole con la seguente modifica: sostituire le parole da “e ad assumere iniziative” fino alla fine, con le seguenti parole: “assumendo iniziative volte a individuare ulteriori politiche per la ricollocazione dei lavoratori interessati.”

Sulla mozione Ricciatti ed altri n. 1-01562, il parere è favorevole con le seguenti modifiche: riformulare il capoverso numero 1) dell'impegno nel modo seguente: “a promuovere iniziative utili a garantire un approccio coordinato allo sviluppo della robotica e dell'intelligenza artificiale all'interno della pubblica amministrazione, al fine di migliorare i servizi e le prestazioni del cittadino”; il parere è poi favorevole sul secondo e sul terzo capoverso; al capoverso numero 4) sostituire le parole “l'introduzione di” con le parole “le tematiche relative a”; al capoverso numero 5) sostituire le parole “ad avviare” con le parole “a valutare”.

Sulla mozione Palese ed altri n. 1-01571, il parere è favorevole con le seguenti modifiche: al capoverso numero 1) dell'impegno sostituire la parola “maggiore” con la parola “ulteriore”, e sostituire le parole “prevedendo un piano industriale ragionato” con le parole “con un piano industriale integrato”; sul capoverso numero 2) il parere è favorevole.

Sulla mozione Allasia ed altri n. 1-01607, il parere è favorevole sul capoverso numero 1) dell'impegno; sul capoverso numero 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di presentare” e continua così come è scritto fino alla fine; sul capoverso numero 3), il parere è favorevole con la seguente modifica: sostituire la parola “prevedere” con la parola “valutare”; sul capoverso numero 4), il parere è favorevole; sul capoverso numero 5), il parere è favorevole con la seguente modifica: sostituire la parola “integrandoli” con le parole “favorendone l'integrazione”.

Sulla mozione Catalano ed altri n. 1-01608, il parere è favorevole con le seguenti modifiche: riformulare il capoverso numero 1) dell'impegno nel modo seguente: “a coinvolgere i Ministeri competenti per effettuare monitoraggi, raccolte di dati ed analisi quantitative e qualitative circa l'adozione di sistemi robotici e di intelligenza artificiale, misurandone gli effetti sulla produttività e sull'occupazione, e valutare la possibilità di definire nuove misure ed interventi per massimizzare i benefìci, mitigando gli effetti negativi”; il parere è favorevole sul secondo capoverso; al capoverso numero 3) aggiungere alla lettera d), dopo le parole “albi professionali e”, la parola “l'operatività”; il parere è favorevole sul quarto capoverso; al capoverso numero 5) eliminare le parole “un libro bianco di proposte in materia che riguardino i diversi Ministeri competenti nell'ottica di”; il parere è, infine, favorevole sul sesto capoverso.

Sulla mozione Civati ed altri n. 1-01619, il parere è favorevole con le seguenti modifiche: al capoverso numero 1) dell'impegno, sostituire la parte da “e che affrontino questioni rilevanti” fino alla fine, con le parole: “in grado di affrontare le correlate tematiche sociali e occupazionali; sul secondo capoverso, il parere è favorevole fino alle parole “pratiche elusive”; al terzo capoverso, eliminare le parole: “il reale”; al quarto capoverso, sostituire le parole da “ad avviare” fino ad “un uso dei robot” con le parole “ad avviare, a livello nazionale, l'analisi e il monitoraggio dell'impatto dell'uso dei robot”; sul quinto capoverso, il parere è favorevole fino alle parole “in tutti i settori produttivi”; riformulare il sesto capoverso nel modo seguente: “a valutare la possibilità di assumere iniziative” e continuare così come è scritto, fino alla fine.

Mozione Baldassarre ed altri n. 1-01622: primo impegno: parole favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità di far ricorso a sistemi di intelligenza artificiale negli uffici della pubblica amministrazione al fine di migliorare la user experience dei cittadini”; il Governo esprime parere favorevole sul secondo impegno fino alle parole: “intelligenza artificiale”; parere favorevole sul terzo impegno; parere favorevole sul quarto impegno purché sia riformulato nel modo seguente: “ad adoperarsi al fine di implementare le forme di tutela degli individui a livello sociale e occupazionale”; parere favorevole sul quinto impegno se è riformulato, nel senso di terminare alle parole “nella loro trasmissione”; parere favorevole sul sesto impegno purché riformulato nel modo seguente: “a valutare l'assunzione di iniziative per stabilire chiaramente per legge la definizione, i profili di responsabilità dei produttori di automi in caso di danni arrecati da questi ad esseri umani”; parere favorevole sul settimo impegno purché riformulato, nel senso di terminare alle parole “in termini di privacy”; parere favorevole sull'ottavo impegno purché sia riformulato nel modo seguente: “a farsi portavoce e sostenitore anche in sede europea degli impegni assunti dal Governo in materia”.

Per quanto concerne la mozione Palmieri e Occhiuto n. 1-01623, il Governo esprime parere favorevole sul primo impegno; parere favorevole sul secondo impegno con la seguente riformulazione: sopprimere le parole “un libro bianco in materia che riguardi i diversi Ministeri competenti, nell'ottica della redazione di”; parere favorevole sul terzo impegno con la seguente riformulazione: sostituire le parole da “ad avviare” fino a “dell'uso dei robot” con le seguenti: “ad avviare a livello nazionale l'analisi e il monitoraggio dell'impatto dell'uso dei robot”; parere favorevole sul quarto impegno; parere favorevole sul quinto impegno con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di presentare” e continua come scritto fino alla fine; parere favorevole sul sesto impegno con la seguente riformulazione: sostituire la parte da “e che affrontino questioni rilevanti” fino a “reddito minimo garantito” con le seguenti: “in grado di affrontare le tematiche di carattere sociale e occupazionale”; parere favorevole sul settimo impegno con la seguente riformulazione: sostituire la parola “integrandoli” con “favorendone l'integrazione”; parere favorevole sull'ottavo impegno purché sia riformulato terminando alle parole “pratiche elusive”; parere favorevole sugli impegni nono, decimo e undicesimo; parere favorevole sul dodicesimo impegno aggiungendo alla fine le seguenti parole “e promuovendo la mobilità internazionale”; parere favorevole sul tredicesimo impegno con la seguente riformulazione: sopprimere le parole “il reale”; parere favorevole sugli impegni quattordicesimo, quindicesimo, sedicesimo e diciassettesimo; parere favorevole sul diciottesimo impegno con la seguente riformulazione: sostituire in premessa le parole da “ad istituire” fino a “enti locali” con le seguenti: “ad adottare le opportune iniziative” e alla lettera b) premettere le parole “a valutare l'opportunità di”; parere favorevole sugli impegni diciannovesimo, ventesimo e ventunesimo; parere favorevole sul ventiduesimo impegno con la seguente riformulazione: sostituire “la sete” con la parola “rete”; parere favorevole sull'impegno ventitreesimo con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di assumere iniziative per avviare anche in conseguenza degli effetti dello sviluppo della robotica ulteriori programmi di sperimentazione di forme di tutela individuale a livello sociale e occupazionale”; parere favorevole sul ventiquattresimo impegno con la seguente riformulazione: sostituire le parole “l'introduzione di” con le parole “tematiche relative a”; parere favorevole sull'impegno venticinquesimo con la seguente riformulazione “a valutare la possibilità di prevedere” e continua così come è scritto fino alla fine.

PRESIDENTE. Il parere sulle premesse?

TERESA BELLANOVA, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Il Governo esprime parere favorevole su tutte le premesse.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, dirò poche cose e chiedo l'autorizzazione a consegnare la mia dichiarazione di voto data la stringatezza assoluta dei tempi di cui disponiamo.

PRESIDENTE. È autorizzata.

PAOLA BINETTI. Come ho già detto presentando la mozione in Aula qualche settimana fa, il mio interesse personale in questo campo denso di sviluppi tecnico-scientifici, oltre che economici, è dettato prevalentemente dalle enormi opportunità che la robotica e l'intelligenza artificiale applicati alla teleriabilitazione hanno permesso di offrire a persone con disabilità di diverso grado, consentendo loro di recuperare ampi spazi di autonomia personale. È nato così un nuovo settore scientifico, la neuro-robotica, che ha permesso di creare piattaforme robotiche indispensabili per la ricerca di base in neuroscienze di sistemi che consentono diagnosi precoci di disturbi del neuro-sviluppo e di sistemi robotici che possono essere indossati secondo un concetto innovativo di intelligenza strutturale che si porta addosso.

L'applicazione di queste conoscenze ha permesso a persone che vivevano un po' ai margini della mancanza di autonomia personale di scoprire nuovamente il piacere di vivere, il piacere di comunicare, il piacere di far fronte anche autonomamente alle proprie esigenze. Per questo mi auguro con tutto il cuore che di tutti gli impegni che abbiamo presentato al Governo e che sono stati accettati, veramente quelli riguardanti gli investimenti in questo campo trovino soluzione quanto prima e nel modo più generoso possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldassarre. Ne ha facoltà.

MARCO BALDASSARRE. Grazie, Presidente. Con la nostra mozione n. 1-01622 abbiamo voluto tentare una collaborazione sui temi con altri soggetti politici e questo atto è figlio della collaborazione tra Alternativa libera e il Partito dei pirati. Secondo noi questo è uno degli argomenti più importanti di cui dovremmo occuparci, importanza non compresa appieno da questa classe politica ancorata al passato, mentre qui stiamo parlando del presente e di un futuro che, volenti o nolenti, irromperà nella nostra società. La linea proposta dalla nostra mozione è che gli Stati dovranno muoversi negli anni a venire in varie direzioni: servizi delle tecnologie per semplificare la vita e le iniziative dei cittadini in particolare riducendo drasticamente la burocrazia; intraprendere profonde riforme fiscali ispirate a principi di redistribuzione della ricchezza e salvaguardare la sicurezza, la privacy e la democrazia. Nel settore privato robotica, automazione ed intelligenza artificiale sono ormai diventati di uso quotidiano, mentre per quanto concerne la pubblica amministrazione, siamo ancora all'età della pietra. Se abbiamo obiettivi comuni, quali snellimento e semplificazione, eliminazione di corruzione e clientelismo, eliminazione dell'inefficienza burocratica, abbiamo il dovere di prendere decisioni che implicano in qualche modo la sostituzione dell'uomo con meccanismi automatici soprattutto nel settore della pubblica amministrazione. Siamo ormai abituati ad alcuni strumenti diventati di uso quotidiano: Google, Facebook, Apple, Amazon ed altri colossi, che operano nel settore del web e della tecnologia, stanno concentrando nelle mani di pochi soggetti una mole di dati e di informazioni che generano squilibri molto pericolosi per la democrazia stessa. Proprio per tale ragione riteniamo necessario proporre la creazione di piattaforme cooperative ossia imprese che utilizzano piattaforme informatiche analoghe a quelle dei grandi marchi che conosciamo ma gestite direttamente dai lavoratori che redistribuiscono i profitti tra di loro. Dobbiamo fare i conti con dati che non possiamo ignorare ma che dobbiamo oggi tenere in considerazione. Perdiamo giorno dopo giorno migliaia di posti di lavoro dove l'automazione sostituisce la catena di montaggio, i risponditori automatici, i Bot, sostituiscono i call center; le casse automatiche sostituiscono i cassieri e i casellanti; i droni sostituiscono i corrieri - potrei andare avanti a lungo - con un welfare novecentesco che non tiene il passo. Sempre più ci domandiamo cosa possiamo fare nel concreto per ridare il lavoro a chi lo ha perso a causa delle tecnologie. La causa di tutto ciò non è solo perché la manodopera costa meno all'estero ma è anche per via del processo tecnologico che permette ad una persona di fare il lavoro che prima avrebbero fatto in dieci. Ed è un processo che non può essere invertito. Questo dovrebbe essere grandioso per l'economia ma non lo è affatto per chi perde il proprio lavoro. D'altro lato, gli Stati che investono maggiormente nelle nuove tecnologie sono anche quelli che hanno maggiore ritorno in termini produttivi, occupazionali e sociali. Infatti, i temi legati alle innovazioni tecnologiche devono essere trattati congiuntamente con il welfare. In un futuro dove il lavoro verrà svolto in misura sempre maggiore da macchine o da software che spazio lasciamo alle persone? Quindi proponiamo un reddito di base sovvenzionato dalla produzione automatizzata in modo che chi lavora ottenga di più ma chi non trova lavoro sia comunque integrato socialmente e possa trascorre una vita dignitosa e libera da paure esistenziali.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARCO BALDASSARRE. Concludo. Altra situazione critica a cui dovremmo prestare massima attenzione è la difesa della sicurezza e della privacy dei cittadini soprattutto con l'avvento dell'Internet of things. Come disse lo scienziato Stephen Hawking, l'intelligenza artificiale potrebbe essere la cosa migliore oppure la peggiore mai accaduta all'umanità…

PRESIDENTE. Collega...

MARCO BALDASSARRE. Concludo, è l'ultima frase. In una società complessa come la nostra dominata dagli estremi spetta al legislatore lungimirante guidare il cambiamento, facendo in modo che la società si diriga verso l'estremo migliore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rocco Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. In un minuto non mi sembra di poter fare una dichiarazione di voto per quello che meriterebbe il problema della mozione.

Non posso che preannunciare che accettiamo la riformulazione, che voteremo a favore di tutte le mozioni e ribadire gli impegni con cui chiediamo al Governo di porre maggiore attenzione ai problemi che riguardano la piccola e media industria nel suo processo di passaggio a “Industria 4.0”, ritenerlo essenziale, importante e indispensabile per lo sviluppo del Paese; ad assumere iniziative di competenza volte a promuovere l'attività anche di formazione, ricerca e sviluppo nelle scuole, nelle università e nei centri di ricerca, favorendo la collaborazione università-impresa e prevedendo, anche, l'allocazione di maggiori risorse per la creazione dei centri di competenza, eventualmente utilizzando anche i fondi strutturali per le regioni del Sud.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente, buongiorno, sottosegretaria. Dunque, Presidente, noi qui stiamo trattando, sempre nell'ambito, ovviamente, del tema lavoro, rispetto ad un alveo che chiamasi robotica. Il Parlamento italiano, forse per la prima volta in questi quattro anni, cerca di sottolineare quanto questo possa essere, da una parte, un'opportunità, ma, dall'altra parte, anche un'evidente punto di caduta rispetto al mondo del lavoro; dobbiamo accorgerci, necessariamente, dobbiamo renderci conto, Presidente, necessariamente, che il futuro del lavoro sarà, di fatto, in mano, sottosegretaria, alla cosiddetta intelligenza artificiale, cosa che, personalmente, a me - ma questo, voglio dire, è un aspetto del tutto, lo rinnovo, personale - non è che entusiasmi proprio moltissimo, ma ciò, probabilmente, tra le frange della politica significa essere considerati retrogradi e conservatori. È anche vero, Presidente, che, in Italia, ad oggi, c'è una disoccupazione, definiamola, “classica”, attorno all'11 e mezzo per cento e una disoccupazione giovanile attorno al 35 o 36 per cento. Quindi, ecco, probabilmente, dovremmo, in modo trasversale e politico, trattare questo tema anche in funzione del fatto che c'è poco da dire, nel prossimo futuro, probabilmente, la cosiddetta intelligenza artificiale, i cosiddetti robot, qualche posto di lavoro lo porteranno via.

Ho ascoltato, tra l'altro, Presidente, con attenzione, l'intervento fatto da Davide Casaleggio circa due settimane fa in un convegno organizzato, se non ricordo male, da AGI, dove effettivamente questa persona ha spiegato quanto gli investimenti italiani in robotica ed in intelligenza artificiale sono assolutamente carenti, rispetto a quello che, ad esempio, si sta vivendo in Inghilterra, però, delle due l'una, nel senso che la persona in questione, secondo me giustamente, anche, ha detto che servono degli investimenti piuttosto elevati per poter arrivare sopra l'asticella della Gran Bretagna, dall'altra parte, Presidente, qualche posto di lavoro, come prima accennato, probabilmente, verrà portato via, come recitano anche le mozioni dei colleghi.

C'è un esempio eclatante, basta pensare a questo esempio per poter capire quanto l'intelligenza artificiale possa sostituirsi a quello che è la manifattura, a quello che è l'uomo, a quelle che sono le mani di queste persone che lavorano. Presidente, la Foxconn di Terry Gou - quest'ultimo è un imprenditore molto, molto importante - è un colosso cinese che, tra l'altro, conosciamo tutti per essere il colosso che costruisce questi affari di una determinata marca che noi abbiamo in tasca, questi telefoni, questi smartphone, ha annunciato ed ha abbattuto la propria forza umana di lavoro, in una delle sue pachidermiche aziende, per cui 110.000 operai di questo stabilimento, attenzione non 110, ma 110.000, questa è una notizia di pochi giorni fa, operai di questo grosso stabilimento verranno quasi dimezzati, quindi, la forza lavoro umana resterà pari a 50.000 persone. Questa azienda si trova nei pressi di Shanghai; al posto degli altri, quindi, al posto di questi 50 o 60.000 lavoratori, ci saranno proprio dei robot.

E, quindi, è qui che la politica si trova dinnanzi ad un disorientamento; i sindacati stessi, probabilmente, ci han capito poco rispetto questo processo che oramai pare essere completamente irreversibile, ci han capito poco, purtroppo, ma fondamentalmente non è colpa loro, gli stessi lavoratori, se, ad esempio, un'azienda importante come Amazon ha circa trecento mila robot-magazzinieri Kiva - sono i magazzinieri di Amazon - che, di fatto, lavorano nei loro punti di distribuzione, nei loro negozi attraverso il mondo.

Quindi, probabilmente, la politica è arrivata tardi rispetto a questo concetto, perché se noi chiediamo a qualsiasi persona di buonsenso che, anche, magari, si è occupata di politica negli ultimi anni se il robot avesse potuto sostituire di fatto l'uomo, ebbene tutti ci avrebbero risposto: no, no perché le macchine applicate ad attività che richiedono le cosiddette capacità cognitive erano viste fuori campo rispetto ad un alveo, ad un dominio quasi esclusivo, oserei dire, rispetto alla predominanza degli essere umani in termini di manualità, in termini di creatività, in termini di intelligenza. Però, Presidente, con l'avanzamento rispetto alla prima, già citata più volte e cosiddetta, intelligenza artificiale, continua, di fatto, una disintegrazione di questa linea di confine che ci aveva permesso agevolmente, sino a qualche ora fa, di dire che le macchine non avrebbero mai sostituito l'uomo. Una recente indagine di McKinsey ha dimostrato che nel prossimo futuro sino al 45 per cento delle attività di lavoro potrebbe essere svolta dai cosiddetti robot. Quindi, di fatto, ci troviamo innanzi ad una nuova ondata di progresso tecnologico che sta accelerando, non di anno in anno, ma di mese in mese e sta accelerando un processo che avvicina, di fatto, il processo di automazione di un certo tipo di macchinari al cosiddetto lavoro cognitivo. Quindi, probabilmente, ancora, ad oggi, non ci siamo, ma ci stiamo avvicinando a grandi passi verso questo tipo di ambiente.

Ora, vorrei andare a leggere, velocissimamente, e vorrei andare a citare una persona che di robotica se ne intende e se ne intende parecchio; è un professore, si chiama Hans Moravec, un professore di robotica che dice - e vado a citare - che il progresso delle prestazioni dei computer è come l'acqua che inonda lentamente un passaggio; mezzo secolo fa ha cominciato a coprire le terre più basse, mettendo fuori gioco ragionieri ed impiegati d'archivio, mentre la maggior parte di noi è rimasta all'asciutto. Forse ancora qualcuno di noi è rimasto all'asciutto, voglio dire, abitando in qualche collina, in termini di lavoro, ma lo stesso dice che quando saranno coperte le cime più alte, con l'acqua, che, di fatto, è l'intelligenza artificiale, ci saranno macchine che potranno interagire su qualunque argomento con intelligenza pari agli esseri umani. La presenza di menti nelle macchine allora sarà auto-evidente, non più evidente, ma addirittura auto-evidente.

Vado a chiudere, Presidente, dicendo che in questi anni, negli ultimi anni, anche, purtroppo, industria e finanza hanno garantito, anche alle nostre popolazioni, di ricevere e garantire milioni di posti di lavoro. Abbiamo appena capito che, probabilmente, nel prossimo futuro il 47 per cento di questi posti di lavoro - ed è una cifra sicuramente molto alta - sarà sostituito dai cosiddetti robot. Un posto di lavoro a rischio ogni 2 e ciò contro, rispetto a questo concetto, la famosa prima legge della robotica di quello che fu un grande rispetto a questi temi, Isaac Asimov, che diceva - la sua prima legge della robotica - che un robot non può recare danno ad un essere umano, né può permettere che a causa del proprio mancato intervento un essere umano ne riceva del danno; ebbene, Presidente, sottosegretario, questa prima legge che risultava essere un totem inscalfibile sino a qualche tempo fa, oggi, è una legge, un assunto, un postulato in assoluto pericolo.

Quindi, la nostra proposta in termini di mozione - e chiedo scusa ma non sono riuscito prima ad ascoltare i pareri, adesso, me ne informerò - parla di una cosa molto semplice, forse di una cosa irrealizzabile, ma sotto questo punto di vista e proprio per il rispetto che abbiamo nei confronti dei lavoratori e dello stesso mondo del lavoro, la nostra mozione dice una cosa, ovvero che secondo una logica one to one ad ogni posto di lavoro che sarà dichiarato, confermato, suffragato essere stato perso, purtroppo o fortunatamente, non lo so, grazie alla cosiddetta robotica, ebbene devono esserci altrettanti posti che devono essere garantiti, perché già stiamo vivendo in un territorio, in un periodo pessimo per quanto riguarda, come prima già accennato, occupazione e lavoro; non possiamo permetterci di perderne ancora, di posti di lavoro.

Quindi per quanto riguarda il saldo, la nostra mozione parla di un cosiddetto saldo zero. Lo ripeto, lo rinnovo, lo risottolineo con forza: ad ogni posto di lavoro che viene tolto fondamentalmente dall'artigianato, dall'industria, da laddove effettivamente un certo movimento riesce ad occupare non occupati in carne ed ossa, ma macchine e robot, deve esserci un saldo zero. Ad ogni posto di lavoro perso in quel senso, noi abbiamo proposto un posto di lavoro, per così dire, classico, che debba essere garantito ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAPELLI. Grazie Presidente. Io credo in un approccio diverso su queste mozioni che mi fa ricordare che negli anni andati, quando l'automobile ha rimpiazzato il cavallo, si diceva che si sarebbe ridotto drasticamente il numero dei maniscalchi, degli allevatori, senza considerare invece che ha portato alla nascita di nuove professioni, quali i meccanici, i gommisti, i ricambisti, i venditori e quant'altro. Ecco perché preferisco un altro approccio nel trattare queste mozioni oggi all'ordine del giorno. Qualche attento lettore degli atti della Camera potrebbe anche ironizzare sul tema in discussione citando Isaac Asimov che della robotica è il geniale, fantasioso, cantore nei suoi straordinari libri dedicati ai robot, dotati addirittura di leggi inderogabili, o quasi, e capaci di una loro specifica razionalità posta al servizio dell'uomo. Quel lettore degli atti della Camera però sbaglierebbe e di grosso ad ironizzare su un tema che non è solo il nostro futuro prossimo, ma ormai il nostro presente. Sbaglierebbe anche chi ritenesse il Parlamento non il luogo adatto ad una discussione così tecnica e poco attinente ai temi trattati dalle Camere. Se infatti il Parlamento non vuole trasformarsi, ancor più di quanto già non sia, in un votificio dove l'attività sia solo regolamentata da voti e concernente temi in apparenza di immediata spendibilità, è necessario che tratti soprattutto nelle mozioni, atti sin troppo sottovalutati, anche di temi che pur essendo, come detto, il nostro presente, non appaiono di così immediata attualità ai più distratti.

Bene quindi ha fatto la collega Carrozza, che come sappiamo è una delle più importanti autorità del settore, oltre che apprezzato Ministro dell'istruzione e della ricerca del Governo Letta, a promuovere la discussione che concludiamo oggi. Moltissimi passi sono stati fatti da quando un giovane coraggioso scienziato, Alan Turing, iniziò la riflessione teorica su quella che verrà definita intelligenza artificiale, mettendo a punto, insieme al suo amico David Champernowne, il primo programma in grado di giocare a scacchi chiamato Turochamp, dal nome dei due inventori. Turing non aveva i mezzi tecnici adeguati, ma sapeva bene di avere scoperto la lampada di Aladino che avrebbe cambiato del tutto il mondo, formulando fin dal 1936 il modello teorico della macchina Turing, modello dei computer attuali poi realizzato da un altro genio quale fu John von Neumann; robot e computer intelligenti, uno scenario di fantascienza che oggi sta diventando sempre più reale. Nel 2014, come evidenziano le mozioni presentate, la crescita dei robot è aumentata del 29 per cento, praticamente raddoppiandosi rispetto agli anni precedenti e facendo comprendere quanto il settore sia in crescita non solo nel nostro Paese. Nel mondo infatti entro il 2020, cioè ormai domani, il mercato mondiale avrà un valore di 150 miliardi di dollari, ed è quindi necessario prendere in considerazione le modalità per inserirsi nel modo migliore possibile nella competizione globale in atto. Un mercato che non può e non deve essere soffocato o anche solo immaginato come un nemico da temere.

Appare necessaria invece una regolamentazione nazionale ed europea seguendo un processo che è già in atto, come testimonia la bozza di risoluzione con la quale il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di definire un quadro giuridico comune in materia di robotica e intelligenza artificiale. Deve essere però affrontata senza timori, senza luddismi latenti, ma anche senza false illusioni su un mercato provvidenziale, la questione dell'inevitabile trasformazione del mondo del lavoro, dell'istruzione, della formazione, coinvolto in quella che è ormai considerata la quarta più gigantesca rivoluzione industriale che l'uomo abbia mai scatenato e i cui effetti tutti risentiranno.

È chiaro che molti lavori svolti dall'uomo saranno obsoleti, come ho già detto, quelli più meccanici e alienanti dovranno essere svolti dalle macchine intelligenti e non è detto che sia un male. Lo è però se non si pensa alle persone che quel lavoro svolgevano e che certo non possono essere cancellate senza pietà, come invece accadde a tanti nei tempi della prima rivoluzione industriale e anche in quelle successive. È necessario provvedere ad una ricollocazione, è vero, per quanto possibile, ed è quindi fondamentale come ho detto prima il discorso della formazione continua che si deve affiancare a quello della ricerca, volto ad evitare quella fuga di cervelli che già ora tanti danni fa al nostro Paese.

Insomma c'è sempre l'uomo al centro e ci viene in aiuto ancora una volta, permettetemi, una persona, Papa Francesco, con l'Enciclica Laudato si' del 2005. Leggo alcuni stralci dell'inizio del capitolo terzo dedicato alla tecnologia, creatività e potere: la tecnologia ha posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l'essere umano; la tecno-scienza ben orientata è in grado non solo di produrre cose realmente preziose per migliorare la qualità della vita dell'essere umano, a partire dagli oggetti di uso domestico, fino ai grandi mezzi di trasporto. Il fatto è che l'uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza perché l'immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell'essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza. Ogni epoca tende a sviluppare una scarsa autocoscienza dei propri limiti. Per tale motivo è possibile che oggi l'umanità non avverta la serietà delle sfide che le si presentano e la possibilità dell'uomo di usare male della sua potenza è in continuo aumento quando non esistono norme di libertà, ma solo pretese e necessità di utilità e di sicurezza.

Ma per altri non appare praticabile anche un'altra idea, quella proposta da Bill Gates poco tempo fa, ossia quella di tassazione sui robot che prendono il posto degli uomini nel processo di produzione. Personalmente ritengo che sorprenda un po', ma fino a un certo punto, la proposta del sovrano assoluto, fino a poco tempo fa, del mondo informatico. Una proposta che certo non aiuterebbe lo sviluppo del mercato della robotica e dell'intelligenza artificiale, mercato nel quale probabilmente Gates non ritiene di poter partecipare, senza per questo impedire che i lavoratori obsoleti, obsoleti tra mille e più mille virgolette, si trovino nella condizioni di vittime della rivoluzione in atto. Non si deve però avere un approccio negativo alla cosiddetta quarta rivoluzione, l'intelligenza artificiale e la robotica infatti favoriranno sempre di più il miglioramento della condizione di vita delle persone, della medicina, della formazione, del trasporto oltre che della difesa al servizio della pace e della sicurezza. Si tratta quindi di una situazione gravida di problemi e di problematiche difficili da affrontare, ma anche di grandi possibilità che richiedono interventi ragionevoli, intelligenti, potremmo dire anche responsabili, che non vadano in contrasto con la corrente, ma che l'assecondino, la governino, modificandone il movimento laddove possibile, per evitare che un evidente progresso diventi una sconfitta per molti.

Le mozioni di oggi, per concludere, Presidente, ovviamente non possono certo offrire ricette belle e pronte in grado di risolvere ogni problema, ma è apprezzabile lo sforzo della Camera di riflettere sul tema, proponendo idee e considerazioni utili al lavoro costante che il tema stesso richiede. Per questo motivo e per questi motivi il gruppo di Democrazia Solidale-Centro democratico voterà a favore delle mozioni che hanno il parere favorevole del Governo e che vanno nella direzione di un giusto approfondimento dei vari aspetti che la rivoluzione in corso e in atto comporta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi con più di 8,6 milioni di robot esistenti, il campo della robotica recentemente definito come l'industria in più rapida crescita in tutto il mondo ci chiediamo sempre più spesso che volto assumerà il futuro guidato dai robot. I robot sono pertanto da temere o da accogliere? Una delle tecnologie di maggiore impatto sul mondo del lavoro sarà proprio, nei prossimi anni, la robotica. L'ONU ha fatto sapere che i robot sostituiranno il 66 per cento delle professioni, per cui non possiamo non tenere presente tutti questi dati. Secondo diverse analisi, non necessariamente si tratterà di distruzione di posti di lavoro ma di trasformazione delle professionalità, che potrebbe anche riportare a casa alcune attività negli anni scorsi delocalizzate, oltre a migliorare i luoghi di lavoro e l'impatto ambientale.

Già lo scorso anno il World Economic Forum ha presentato un report: Il futuro del lavoro, che indica come, nei prossimi anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno l'evoluzione del lavoro. La robotica, resa sempre più sofisticata dal progresso dell'intelligenza artificiale, è uno dei pilastri dell'industria 4.0, cioè la quarta rivoluzione industriale della storia che è già in atto ed è inarrestabile. È per questo che il compito del legislatore dovrebbe essere quello di indirizzare lo sviluppo tecnologico verso settori che potrebbero, attraverso queste tecnologie, creare nuovi mercati. L'evoluzione verso la fabbrica 4.0 non sempre aumenta la presenza di robot in sostituzione del lavoro umano ma modifica, piuttosto, il rapporto umano-macchina e umano-robot, che diventa spesso simbiotico e collaborativo. Inoltre, vi è anche l'effetto positivo chiamato “reshoring”, che inverte la tendenza all'outsourcing verso mercati con costo del lavoro più basso.

L'aumento del costo del lavoro in Paesi come la Cina ha messo in discussione i vantaggi di produrre all'estero, se si tiene conto anche della maggiore complessità della logistica e dei tempi di spedizione, spingendo le aziende manifatturiere a cercare nuovi modi per ridurre i costi e aumentare la produttività. L'automazione basata su tecnologie di robotica avanzata, ormai a prezzi contenuti, sta aiutando questo cambiamento, consentendo ad aziende di tutte le dimensioni di restare competitive in termini di costi e a mantenere, al tempo stesso, a casa le attività produttive. Tale scenario, in rapida evoluzione, rende imprescindibile la necessità che la legislazione nazionale ne valuti attentamente le implicazioni e le conseguenze legali ed etiche, senza ostacolarne l'innovazione. La stessa Unione europea, consapevole di tali prospettive, ha approvato la risoluzione del 16 febbraio 2017 recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica, partendo dalle preoccupazioni che l'avanzamento della robotica suscita sul piano sociale ed economico. Se è vero, infatti, che la robotica e l'intelligenza artificiale potrebbero portare nuovi benefici in termini di efficienza e di risparmio economico anche in ambiti che sembrerebbero oggi lontani, come quello dei trasporti, dell'assistenza sanitaria, dell'educazione e dell'agricoltura, è altrettanto vero che lo sviluppo di tale settore potrebbe comportare la sostituzione della macchina all'uomo in molti lavori, con ripercussioni negative sul piano dell'occupazione e per la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale. Pertanto, uno dei compiti del legislatore, ossia il nostro, dovrebbe essere e dovrà essere proprio quello di tracciare una prospettiva capace di conciliare il progresso tecnologico e quello sociale. Proprio per questo il gruppo Scelta Civica-ALA voterà favorevolmente su tutte le mozioni che andranno in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ivan Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Quando parliamo di quarta rivoluzione industriale, industria 4.0, Internet delle cose, parliamo di innovazioni scientifiche e tecnologiche che influenzano la vita di tutti noi. L'innovazione, come motore del cambiamento in atto, modifica lo scenario economico, sociale e persino culturale. Con insistenza si sente parlare di come intelligenza artificiale e robot trasformeranno il mondo del lavoro: è cambiato il modo di produrre, di consumare e di acquistare beni e servizi. Non possiamo ignorare gli sviluppi dell'elettronica e dell'intelligenza artificiale, l'automazione di molte attività, i robot nelle fabbriche e gli infobot negli uffici. Non possiamo ignorare che questo processo riguarderà settori progressivamente sempre più ampi dell'economia.

Non possiamo ignorare come queste innovazioni abbiano una ricaduta quotidiana sulle abitudini di vita delle persone. Non possiamo ignorare la dematerializzazione del lavoro, che riduce il suo legame con i tradizionali tempi e luoghi di prestazione.

Storicamente il progresso tecnologico ha consentito agli individui di migliorare le proprie condizioni di lavoro: mentre alcuni lavori sono nel tempo scomparsi, altri sono stati creati direttamente e indirettamente dallo sviluppo tecnologico. Non dobbiamo guardare a questo processo con timore: dobbiamo invece mettere in campo tutte le misure affinché la politica guidi il cambiamento e per rendere la società in grado di gestirlo. L'aumento della produttività, che questo processo porta con sé, è essenziale per l'economia del nostro Paese. Chi guarda con timore al cambiamento, senza vedere le enormi potenzialità che porta con sé, riesce solamente a fare previsioni apocalittiche. Se da un lato non si può certamente negare che questo processo renda alcune figure professionali obsolete in tempi relativamente rapidi, dall'altra la risposta può essere solamente una più stringente necessità di mettere al centro la formazione. La formazione è la prima a dover subire una trasformazione radicale. L'attuale formazione prevede che la stessa avvenga quasi esclusivamente nella fase della vita che precede quella dell'ingresso nel mercato del lavoro. Dunque, questo modello non è già più valido.

Il welfare è il secondo fattore a dover essere modificato. Recentemente è emersa nel dibattito internazionale la possibilità di applicare una tassa sui robot. Questa tassa avrebbe il compito di mitigare i cambiamenti in termini occupazionali che l'automazione causerebbe. Tuttavia, sarebbe una tassa sugli investimenti inevitabilmente recessiva. In questa quarta rivoluzione industriale l'automazione, l'Internet delle cose, una diversa organizzazione delle filiere e dei rapporti tra le imprese consentirà a imprese virtuose di trascinare e guidare la crescita economica e un provvedimento in positivo come questo risulterebbe potenzialmente dannoso negli effetti.

Dobbiamo essere in grado di guardare alla nostra società con occhi diversi e dobbiamo comprendere in senso profondo il cambiamento. Dobbiamo essere in grado di far parte di un sistema che indica strategie di sviluppo, di un sistema che genera valore e sa distribuirlo. L'Europa ha indicato nella società della conoscenza il proprio specifico asset nel mercato globale. La politica deve definire strategie e priorità, perché il mondo del lavoro, gli investimenti e il welfare possono trovare opportunità di miglioramento ed evitare rischi di impoverimento o emarginazione. Solo lo studio sistematico e la concretezza degli obiettivi, strategie politiche redatte in un apposito libro bianco di proposte possono aiutarci a traghettare la nostra economia e la nostra società in questa nuova rivoluzione industriale.

Siamo consapevoli che la velocità dei mutamenti è esponenziale e il tempo a nostra disposizione diminuisce; dunque, occorre sbrigarsi. La politica deve valutare l'aspetto economico e fiscale dell'impatto di una trasformazione della produzione con una forte automazione, in modo che la produzione di ricchezza sia accompagnata anche da un modello di ridistribuzione del valore generato. La tecnologia deve essere al servizio dell'uomo e non sostituirlo.

Con la nostra mozione avevamo impegnato il Governo a istituire un osservatorio interministeriale, che poi è stato riformulato nell'intervento appunto del Governo in un coinvolgimento di più ampio respiro tra tutti i ministeri, in modo tale da monitorare i fenomeni e che siano in grado di elaborare nuovi strumenti e modelli di lavoro. Inoltre, abbiamo impegnato il Governo a potenziare e a rendere flessibile il sistema della formazione, puntando sull'imprenditorialità, sulle competenze trasversali e sulla conoscenza della tecnologia; a pensare a nuove forme di welfare e previdenza e a più avanzate pratiche in vista di industria 4.0. Con la nostra mozione invitiamo il Governo ad accettare davvero la sfida del cambiamento in atto. Civici e Innovatori voterà a favore della propria mozione e di tutte quelle che daranno un effettivo contributo nella direzione di un cambiamento che deve necessariamente essere compreso, gestito e promosso.

Presidente, avverto che il gruppo dei Civici e Innovatori accoglie tutte le riformulazioni meno quella al punto n. 5, in quanto per noi è fondamentale. Quindi, chiediamo il voto separato esclusivamente per il punto n. 5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Giuseppe Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Grazie, signor Presidente. Io comincio proprio dalla questione delle riformulazioni che accettiamo, segnalando, però, due questioni di carattere politico molto rilevanti. La prima è che ci rendiamo conto che questo Governo non si possa permettere e non intenda permettersi il reddito minimo e, quindi, di certo non intendiamo introdurlo in questa discussione, ma ci pare una questione rilevante anche nell'ambito della discussione che stiamo facendo quest'oggi.

La seconda, invece, è di perorare una causa, forse spiegandola meglio di quanto siamo riusciti a fare nel testo della nostra mozione: è quella dell'osservatorio o dell'agenzia, che noi immaginiamo collegati proprio alla già citata risoluzione del Parlamento europeo del febbraio di quest'anno, che prevede uno sforzo integrato, corale, degli Stati e della Commissione europea per affrontare le politiche collegate alla robotica, l'intelligenza artificiale e le questioni in discussione. Forse possiamo approfondire questo aspetto e trovare una formula più avanzata. Ovviamente da parte nostra c'è una richiesta molto forte e senza ambiguità: noi chiediamo il massimo dell'innovazione e il massimo della garanzia. Non è un dibattito tra tifosi che si contrappongono tra chi crede che si debba fermare il progresso, né tra chi, invece, immagina di parlare soltanto delle conseguenze negative di queste nostre preoccupazioni. Non c'è da dividersi tra ottimisti e Candidi da una parte e tra chi, invece, pensa che tutto si risolverà da solo. Credo che il problema principale da affrontare, e da rifiutare - in un'Aula particolarmente attenta, perché si parla del nostro futuro, ed è giusto che sia così -, sia quella del negazionismo e del fatalismo. Anche chi, come oggi ho sentito, ha paragonato il passaggio dal cavallo all'auto, forse non si rende conto che si tratta di trasformazioni molto più pervasive, che parlano anche di un cambiamento di prospettiva della nostra intelligenza, che può essere superata dall'intelligenza artificiale, della nostra forza lavoro, che può essere interamente sostituita. Non immaginiamo soltanto lavori più umili, occupazioni che consideriamo più marginali, parliamo anche di occupazioni di qualità, di alta qualità, di alto profilo, per esempio partendo proprio dalla disciplina della scienza medica, di cui abbiamo già riscontri.

Come per i cambiamenti climatici - peraltro lo dico oggi perché nel mondo c'è un grande dibattito rispetto alla frenata del Presidente Trump -, non si tratta di fenomeni che ci guardano dal futuro lontano, sono cose che stanno succedendo già, che sono già successe: processi e trasformazioni che dovremmo considerare come molto attuali e rispetto ai quali probabilmente siamo già in ritardo. Quindi, noi vogliamo che si investa sull'innovazione, chiediamo però che vi siano le garanzie perché la diffusione dei robot e dell'intelligenza artificiale, collegata al tema dei bigdata, cui arriverò tra un attimo, non assicurino la ricchezza soltanto a qualcuno, ma consentano di rafforzare anche gli strumenti di partecipazione a questa ricchezza, e che quindi non impoveriscano molti altri, chi non è proprietario di questi tecnologie, chi non ne ha a disposizione, chi non ne può usufruire. È di questo che crediamo stiamo parlando oggi.

Ed è una questione che si pone particolarmente per l'Italia, perché è un Paese che investe poco in generale - sarà oggetto della riflessione anche sulle norme finanziarie che tra poco la Camera si troverà ad affrontare -, ma investe molto poco nella strategia che riguarda la formazione e la ricerca. Nello stesso tempo - i due fenomeni si presentano non a caso contemporaneamente -, è un Paese in cui aumentano le disuguaglianze sociali, e anche su questo forse dovremmo stringere l'equazione, perché i Paesi che investono meno, che hanno meno contezza dell'urgenza di investire in formazione e ricerca sono anche quelli che si vedono scivolare, che diventano più poveri, e all'interno dei quali i poveri sono più lontani dalle classi più abbienti, dalle cosiddette élite sulle quali poi ci interroghiamo quando c'è da fare l'analisi dei flussi elettorali, come se fosse ogni volta una sorpresa. I due fenomeni sono collegati intimamente tra loro, e, come diceva Tolstoj, non è solo un fatto che riguarda le persone, riguarda anche le nazioni, le comunità. “La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza”, diceva Tolstoj, così sarà per gli Stati. Ecco, anche su questo chiederei una riflessione, al di là del testo delle singole mozioni, che poi vanno più o meno nella stessa direzione. È come se ci fosse quindi una sorta di elefante robot in questa stanza, come se facessimo finta di non vederlo, come se a volte ci rassicurassimo per autoassolverci e come se non volessimo concepire davvero in profondità e politicamente, con un'intelligenza politica paragonabile a quella artificiale, le conseguenze a cui questi cambiamenti possono portare.

Per questo, nella nostra mozione chiediamo che ci sia maggiore spazio ai settori della nostra ricerca legati alla robotica e all'intelligenza artificiale, come già previsto, peraltro, nel Piano nazionale per la ricerca, quindi la nostra è una sollecitazione, non è una critica né una polemica. C'è la richiesta - che il Governo ha assunto, e che ci fa piacere riscontrare - che ci sia un'attenzione verso i comportamenti fiscali collegati al modo dell'innovazione tecnologica. Sembra che non c'entri questo argomento, ma c'entra in profondità, perché, se vogliamo garantire il welfare, dobbiamo anche porci il problema che qualcuno le tasse le paghi, soprattutto chi ha un valore aggiunto determinato dalla propria capacità di investire in tecnologia, di sfruttare il mondo della comunicazione e dell'informazione digitale.

E c'è anche una questione che fa capolino, a cui accenno velocemente, che è quella proprio dei bigdata, che sono strettamente collegati all'evoluzione della robotica verso un'intelligenza artificiale avanzata e sostitutiva della nostra. Potremmo dire, così magari qualcuno si sveglia in quest'Aula, che forse si voleva introdurre i parlamentari robot con l'Italicum: un'intelligenza artificiale discutibile, sicuramente, dal punto vista politico e repubblicano, da rifiutare. Dicevo che la questione dei bigdata si collega strettamente a quella della robotica, per una sua ulteriore evoluzione. Insomma, sono questioni planetarie che sembra poca cosa affrontare in Aula con testi abbastanza generici, ma che devono invece diventare le nostre sfide - sono le sfide del nostro futuro, alla fine -, e dobbiamo farlo soprattutto per gli elettori che ancora non possono votare, cioè i nostri figli e i nostri nipoti, che queste cose sentiranno ancora più urgenti e necessarie.

La proposta che facciamo, in sintesi e per concludere, è quella di generalizzare proprio le leggi di Asimov che sono state citate: non solo il singolo robot non deve essere di nocumento all'uomo, ma deve integrare la sua crescita e farlo diventare più forte, più capace di crescere e di maturare, e questo deve valere per il complesso stesso della robotica. La generazione della legge di Asimov ci invita a dire: va benissimo, anzi caldeggiamo un investimento nel campo dell'innovazione e della ricerca, caldeggiamo una crescita dal punto di vista dell'automazione, ma chiediamo che tutti questi progressi abbiano anche un progresso sociale ed economico che riguardi la totalità dei nostri concittadini. Nessuno deve essere lasciato indietro, né dalla politica né dai robot (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Presidente, Governo, colleghi, le tecnologie innovative che soltanto fino a qualche anno fa erano relegate al mondo della fantascienza sono oggi una realtà che sta prendendo sempre più spazio nelle industrie dei maggiori Paesi e ad economia avanzata, modificando un'organizzazione del processo produttivo tanto da segnare la nascita di una nuova era industriale. I dati delle vendite mondiali dei robot industriali nel 2015 confermano che il settore sta vivendo una fase di espansione, raggiungendo, come conferma il rapporto The Future of Jobs presentato al World Economic Forum, gli oltre 150 miliardi di dollari nel 2020. Già nei prossimi anni, il settore industriale sarà supportato dalla crescente domanda di soluzioni che interessano altri comparti, dalla medicina alla difesa e ai servizi alla persona. Un trend di sviluppo interessante della tecnologia è raggiunto nel settore dei robot collaborativi, ossia di applicazioni capaci di affiancare l'uomo nell'espletamento della sua attività, nel quale, in Italia, operano aziende che vantano un ruolo di primo piano nel panorama mondiale, in cui sono oltre 4.000 le aziende attive nella produzione di robot o sono interessate nella filiera produttiva. L'Italia è il sesto mercato mondiale dei dispositivi robotici e il secondo in Europa, con una leadership nel settore della ricerca e dell'innovazione. I centri di ricerca italiani di robotica rappresentano infatti dei poli di eccellenza a livello mondiale, il cui il valore supera quello industriale, e sono tra i promotori dei più ambiziosi progetti di ricerca robotica in Europa.

A livello internazionale, le aree che più stanno investendo nel settore sono le regioni asiatiche e dell'Oceano Pacifico, con un intervento del 65 per cento sugli investimenti totali a livello internazionale, pari a 46,8 miliardi di dollari, che entro il 2019 sarà vicino al raddoppio, segnando una significativa fase di sviluppo di questi Paesi. In tale scenario, l'Italia potrebbe avere un discreto successo nell'attuazione di iniziative finalizzate a rendere la tecnologia parte integrante del processo produttivo. L'ambizioso progetto Industria 4.0, promosso dal Governo, che si propone attraverso la sola leva fiscale di rivoluzionare il tessuto industriale del Paese, è tuttavia destinato al fallimento, se non si inquadra all'interno di una visione politica più ampia in cui il progresso tecnologico coesista con quello sociale e civile. La rivoluzione industriale 4.0 produrrà certamente effetti dirompenti per il tessuto sociale ed economico del Paese, principalmente ad incidere sul mondo dell'occupazione.

Nei prossimi anni si stima infatti che saranno centinaia di migliaia i lavoratori espulsi dai processi produttivi, con possibilità scarse o addirittura nulle di essere reimpiegati, mentre coloro che rimarranno all'interno del processo produttivo sconteranno un gap formativo-culturale e di competenze non supportato dall'attuale formazione universitaria. Secondo il direttore Occupazione, lavori e affari dell'OCSE “la situazione è allarmante, nei Paesi OCSE dal 45 al 60 per cento della forza lavoro, in Italia quasi il 50 per cento ha zero o scarse capacità informatiche. Per questo senza un piano sul lavoro 4.0 anche le grandi opportunità di industria 4.0 possono essere messe seriamente a rischio”.

Anche il citato rapporto “The future of jobs” stima che dal 2015 al 2020 si perderanno 5,1 milioni di posti di lavoro in tredici dei Paesi più industrializzati del mondo, tra cui l'Italia; anche se non esiste una correlazione diretta tra la perdita di posti lavoro e l'avanzamento tecnologico, lo studio ritiene che l'automazione e lo sviluppo delle intelligenze artificiali sia tra i principali fattori responsabili.

Il costo sociale in termini occupazionali che l'innovazione tecnologica inevitabilmente comporterà potrebbe essere compensato da una tassazione sui robot che svolgono lavori umani; tale proposta, lungi dal voler essere demagogica, è stata lanciata anche di recente dal fondatore di Microsoft, Bill Gates, che ha dichiarato: “Se gli operai che lavorano nelle industrie guadagnano mediamente 50 mila dollari l'anno, e il loro reddito è regolarmente tassato, anche il lavoro svolto direttamente dai robot dovrebbe essere tassato allo stesso modo”. L'uso di robot “può generare profitti con i risparmi sul costo del lavoro” e quindi i robot potrebbero pagare imposte minori di quelle umane, ma dovrebbero pagarle. “Non ritengo che le aziende che producono robot si arrabbierebbero se fosse imposta una tassa”.

Nella nostra mozione, in cui accettiamo le riformulazioni proposte dal Governo, chiediamo che il Governo si impegni: ad assumere le necessarie iniziative - con la riformulazione posta dal Governo - affinché lo sviluppo della robotica in Italia avvenga in un contesto normativo univoco e concertato fra tutti i soggetti dei livelli interessati; a presentare al Parlamento una relazione per la valutazione di rischi ed opportunità che lo sviluppo del settore della robotica e dell'intelligenza artificiale può generare per l'economia del nostro Paese; a monitorare l'impatto che il progressivo impiego delle tecnologie artificiali genera sul mercato del lavoro e a prevedere l'adozione di misure che si dovessero rendere necessarie per scongiurare una crisi occupazionale, considerando anche l'opportunità della creazione di specifici percorsi formativi per la riqualificazione dei lavoratori; ad implementare la formazione scolastica delle scuole secondarie di secondo grado e quella universitaria, al fine di favorire la nascita di nuove figure professionali idonee alle competenze richieste dalla quarta rivoluzione industriale ed in possesso delle opportune skills; a sostenere, in questa fase di transizione verso un'economia altamente innovativa e digitalizzata, le micro e piccole imprese nel rinnovamento dei loro processi produttivi, integrandoli con quella parte del sistema industriale già interconnessa, quale presupposto per lo sviluppo di una strategia che miri alla più ampia diffusione delle tecnologie avanzate.

Sulle restanti dieci mozioni, invece, il gruppo della Lega Nord voterà a favore di tutte le mozioni in cui si metterà al centro l'uomo e non solo ed esclusivamente la speculazione economica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Il collega Tancredi non è in Aula: s'intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Lara Ricciatti. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Iniziamo questo pomeriggio, ma immagino che non saremo nelle condizioni di mettere la parola “fine” a un percorso all'interno di quest'Aula, se volete sotto certi aspetti inedito, perché questo è il primo momento ufficiale in cui la politica inizia a confrontarsi con tutto il tema della robotica.

Infatti, se, come è vero, fino ad adesso avevamo visto solo sulla carta e solo da un punto di vista di possibilità, il livello e il come la robotica poteva andare a incidere nel mondo dello sviluppo economico e delle attività produttive attraverso il percorso di industria 4.0, oggi, attraverso queste mozioni, iniziamo a cercare di capire come il mercato del lavoro, ma anche le attività produttive del nostro Paese, in un contesto molto più ampio, anche europeo, possano reagire davanti alla creazione e a un'innovazione che sta maturando livelli sempre più alti e soprattutto molto più accessibili.

Abbiamo infatti visto che, nel momento in cui la traiettoria dello sviluppo tecnologico industriale di questi ultimi anni è andata a coincidere con l'avanzamento del peso della robotica e dell'intelligenza artificiale in tutti i campi della produzione dei beni e dei servizi, noi possiamo immaginare che, di qui a qualche anno, avremo, ad esempio, all'interno delle nostre case, dei robot aspirapolvere, dei tagliaerba, oppure avremo il nostro robot finalizzato alla pulizia dei vetri di casa e avremo, di fatto, sicuramente, all'interno delle nostre case, dei robot che andranno a sostituire il lavoro che, nella stragrande maggioranza dei casi, è stato chiamato fino a poco tempo fa “di cura”, che svolgevano le persone.

Noi sappiamo anche che le stime e le cifre ci dicono che entro il 2019 avremo ben più di 2 milioni e mezzo di robot presenti solo all'interno delle fabbriche e questa cosa andrà ad aumentare. Ovviamente, svariati studi sono già stati avviati su questo settore; c'è chi teorizza che, ad essere messi in discussione, saranno innanzitutto il lavoro umano all'interno di catene di montaggio e i lavori ripetitivi, e c'è, invece, chi teorizza che - ad esempio, questo è uno studio dell'Università degli studi di Milano - saranno messi in discussione i lavori umani, quelli probabilmente ripetitivi e che utilizzano il lavoro manuale.

Però, vogliamo dirlo in maniera molto chiara: noi non vogliamo schierarci né da una parte né dall'altra, noi non vogliamo innanzitutto affrontare il tema della robotica attraverso il meccanismo delle tifoserie. Per cui, da una parte, non vogliamo schierarci con chi guarda con timore l'idea che un'azienda, attraverso Industria 4.0, ma anche attraverso finanziamenti europei e internazionali, scelga di innovare; perché noi - vorrei ricordarlo - durante tutta la durata di questa crisi economica abbiamo chiesto alle nostre imprese di resistere a questa crisi andando a studiare, andando a investire e andando a finanziare le migliori intelligenze per provare a sviluppare sempre migliori energie e sempre migliori progetti per riuscire ad affrontare questa crisi da un punto di vista qualitativo del nostro lavoro. Infatti, se è vero che l'Italia si vanta di un made in probabilmente dei più elevati al mondo, noi abbiamo chiesto questo, quindi, noi non vogliamo guardare con preoccupazione a quell'impresa che ha prodotto così tanta innovazione che oggi è nelle condizioni di gestire e manovrare la robotica come una tecnologia del futuro. Dall'altra parte, ovviamente, apprezziamo - e peraltro colgo l'occasione per segnalare che accogliamo tutte le riformulazioni che il Governo ci chiede - il fatto che il Governo si ponga il tema di andare a costituire una cabina di regia, che sia nelle condizioni di monitorare quello che succede anche attraverso svariati Ministeri del Governo e che si apra un'interlocuzione immediata con l'Europa, perché abbiamo visto che anche l'Europa ha prodotto dei documenti, ha prodotto degli atti di indirizzo e io penso che il tema della robotica debba indissolubilmente essere affrontato a livello europeo.

Non vogliamo entrare e leggere questa sfida come una contrapposizione fra il progresso e il lavoro. Ci sono tanti tipi di lavoro, ovviamente, l'abbiamo appena detto. Nel momento in cui noi teorizziamo e siamo convinti sostenitori del fatto che l'innovazione e il progresso possano essere la chiave di volta in grado di trascinare le imprese, soprattutto quelle italiane, fuori da questa crisi economica, appoggiandosi soprattutto sulle università, noi vogliamo, però, ovviamente, che ci sia un livello di monitoraggio e di controllo che parta dal Ministero dello sviluppo economico e che sia concordato con il mondo delle università, le quali, di fatto, sono le culle all'interno delle quali le migliori intelligenze in Italia nascono.

E io vorrei concludere, ovviamente, accettando tutte le riformulazioni che il Governo ci ha proposto e annunciando il voto favorevole del mio gruppo parlamentare a tutte quelle mozioni che sono state presentate e che si pongono il tema dell'innovazione e dello sviluppo, e della tutela dei lavori; è anche un reinventarsi quei lavori che possono essere sostituiti dalla robotica e farsi carico sia delle preoccupazioni ma anche delle potenzialità. Vogliamo leggere questa come una sfida che parli al futuro.

Vorrei tuttavia concludere il mio intervento facendo mie, facendo nostre le proposte che non avanziamo noi ma Bill Gates, il fondatore di Microsoft che dice: se è vero, come è vero, che il lavoro umano oggi viene tassato e se noi dovremo fare i conti con il fatto che un robot dovrà sostituire parte di quel lavoro che fino a oggi è stato fatto dagli uomini e dalle donne, allora bisogna tassare anche i robot che svolgono i lavori umani. Anche Vincenzo Visco, una persona di buonsenso, segnala che la proposta di Bill Gates di tassare i robot non è stravagante perché, se la base imponibile rappresentata dal lavoro si riduce, è ovviamente inevitabile che il prelievo si indirizzi prima o poi anche verso altre fonti, anche magari con modalità inedite.

Quindi ritengo che questo sia il punto di partenza di una riflessione che dovrà essere molto più ampia, molto più profonda, dovrà essere probabilmente immaginata, vissuta e praticata a 360 gradi e in cui la politica tutta, non solo chi si occupa di attività produttive ma anche chi si occupa di cultura, chi si occupa di finanza, chi si occupa di investimenti, deve immaginare la costruzione di un modo diverso. Infatti se è vero quanto autorevoli esperti ci comunicano, cioè il fatto che prima o poi in un lasso di tempo molto breve peraltro tutti noi dovremmo fare i conti banalmente con la presenza in casa nostra del robot aspirapolvere o del robot tagliaerba, ritengo che la politica debba aprire immediatamente questa riflessione e questo studio che, se da una parte è inedito, dall'altra mi permetto di dire deve essere anche un appuntamento che il nostro Paese non può permettersi il lusso di mancare. Pertanto dobbiamo esserci con le migliori intelligenze che il nostro Paese è capace di esprimere e sarebbe magari opportuno e preferibile che questo venisse fatto in un contesto europeo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto al collega Antonio Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Inizio il mio intervento facendo mie le parole dell'intervento della collega Ricciatti, soprattutto le parole conclusive, cioè questo da un lato è un punto di partenza, è il calcio di inizio di una riflessione che deve riguardare il Parlamento, il Governo, le forze politiche ma in realtà l'intera società italiana ed europea e, oserei dire, anche mondiale ed è una questione che non riguarda solo Industria 4.0. Lo dico al Viceministro Bellanova: non è unicamente questo che è in gioco. La nostra mozione e le mozioni di tutti in realtà pongono con chiarezza questo punto al centro, cioè la questione in questo caso è molto più grande, coinvolge il fatto che viviamo un'era inedita nella quale la tecnologia non è arrestabile, a meno di pensare che possa accadere un'ecatombe globale che ci riporti indietro non di decenni ma di secoli o di millenni ed è quindi necessario prepararci tutti a fare i conti con un dato di realtà ineludibile.

Abbiamo chiesto di partecipare per ultimi alla scrittura delle mozioni in esame di indirizzo al Governo e lo abbiamo fatto perché volevamo evidenziare e dare una testimonianza di una posizione per la quale su questi temi, come ha detto poco fa anche il collega Civati, credo che sia inutile dividersi per parti politiche e per questo abbiamo usato una formula inedita, ossia raccogliere il meglio di quanto era proposto dalle mozioni altrui. Anziché fare un esercizio che sarebbe stato interessante da un lato ma sterile dell'altro, abbiamo preferito usare questa formula e questo metodo inedito proprio per testimoniare, cercare e dire a chiare lettere che vogliamo che l'intera politica inizi a interrogarsi su questi aspetti che non riguardano il futuro, come è già stato detto in abbondanza, ma riguardano il nostro presente.

Già diverse altre colleghe e colleghi hanno ricordato che in questa era inedita abbiamo una bussola per così dire anch'essa inedita e lasciatemi dire straordinaria, cioè fuori dall'ordinario, che è costituita da molti scrittori di fantascienza - è stato ricordato, uno fra tutti, Asimov con le sue leggi della robotica - proprio perché costoro hanno avuto il genio e la fantasia di immaginare un mondo che nel caso di Asimov, settantacinque anni fa, era del tutto fuori dalla portata di un'effettiva realizzazione, tuttavia inserendovi un elemento fondamentale: il fatto che tutto questo ha un senso se mette al centro l'uomo e la persona umana. Tutto questo ha un significato se il fine ultimo è alleviare le fatiche dell'uomo e sostituire l'uomo nei lavori ripetitivi e usuranti ma certamente non sostituire l'uomo tout court, non sostituire l'umanità nel senso di quello che ci caratterizza come esseri umani e nel senso di quello che ci caratterizza per la nostra capacità lavorativa e intellettuale.

Quindi - mi avvio alla conclusione - molto è già stato detto e invito tutti in quest'Aula e fuori da quest'Aula a leggere i testi della premessa di ciascuna mozione, a leggere gli esiti di questo dibattito: a mio avviso ne viene fuori una pubblicazione - lasciatemi usare questo termine - che sarebbe interessante da approfondire perché testimonia una qualità del dibattito, testimonia la qualità di attenzione e testimonia l'esigenza - lo ripeto per la seconda e ultima volta - che tutti insieme si metta l'essere umano al centro di questa trasformazione epocale e ineludibile.

Per questo motivo Forza Italia accoglie le riformulazioni proposte dal Governo, voterà favorevolmente su tutte le altre mozioni e soprattutto intende continuare un lavoro di approfondimento nella direzione di capire i modi attraverso i quali l'intera società si deve mettere al passo rispetto all'evoluzione tecnologica.

C'è un punto fondamentale - su questo concludo per davvero - e si coagula attorno alla parola “trasparenza”. Credo che da parte di tutti cioè da parte del mondo della scienza, da parte del mondo dell'informazione, del mondo dell'industria e ovviamente del mondo della politica ci debba essere su tutti gli aspetti che riguardano l'intelligenza artificiale e la robotica il massimo della trasparenza sugli esiti del progresso scientifico proprio perché dobbiamo togliere di mezzo tante paure che pure hanno ragione d'essere ma che in parte almeno non sono giustificate. Abbiamo tutti l'obbligo di lavorare insieme, come ho detto prima, nella direzione di guidarci tutti verso quest'era digitale. Sul tema colgo l'occasione per citare l'intervento del vicepresidente di IBM Italia, l'ingegner Stronati, riportato su Avvenire di qualche settimane fa, dove lui e non solo lui per la verità pone il tema della denominazione dell'intelligenza artificiale come intelligenza aumentata. Se noi tutti metteremo l'uomo al centro, l'intelligenza artificiale diventerà davvero intelligenza aumentata perché porterà con sé un di più alla nostra umanità, porterà con sé un di più alla nostra attenzione rispetto alle persone, anche riguardo ai temi del lavoro. Molti l'hanno già detto: è evidente da un lato che non solo sono a rischio posti di lavoro per i quali non c'è o c'è poca possibilità di trovarne altri per motivi anagrafici o per motivi di operazione culturale ma è anche vero che sono a rischio posti ad alto contenuto formativo. Quella del lavoro è l'altra sfida formidabile con la quale ci troviamo a fare i conti. Spero che li sapremo fare tutti insieme mettendo liberamente l'essere umano al centro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Claudio Cominardi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Ci troviamo di fronte ad una rivoluzione di carattere tecnologico che non ha pari. È vero la scorsa rivoluzione industriale, la più importante, ha sostituito i cavalli; la differenza è che qua si andrà a sostituire le persone perché l'intelligenza artificiale ha la caratteristica di sostituire e di svolgere funzioni che sono prettamente umane. Un'intelligenza artificiale è in grado di comunicare, di apprendere o, meglio ancora, di auto-apprendere; è in grado, addirittura, di manipolare oggetti. Alla Federico II di Napoli, per esempio, hanno sperimentato un robot, Robotic Dynamic Manipulation, RoDyMan, così viene definito, che è un robot in grado, addirittura, di fare delle pizze, quindi, di manipolare degli oggetti con una struttura modificabile, che si modifica nel momento. Quindi, in quel momento l'intelligenza artificiale deve avere la capacità di adattarsi all'imprevisto. Ma parliamo anche di software molto sofisticati, parliamo di disintermediazione; per esempio, noi tutti, qui, conosciamo benissimo, immagino quello che è l'home banking online, le assicurazioni online, quindi, tutti gli sportelli fisici che vengono superati grazie a dei software che hanno una funzione in sostanza di interfaccia direttamente con l'utenza; si parla di milioni e milioni di posti di lavoro.

Io mi sto impegnando in questo senso praticamente da inizio legislatura, quando nessuno dava peso a questo tipo di indagine rispetto all'impatto che le nuove tecnologie potranno avere e già hanno, oggi, sull'occupazione e l'ho fatto tramite una risoluzione sulla cosiddetta disoccupazione tecnologica, perché è evidente a tutti quello che sta avvenendo, ce l'abbiamo veramente sotto gli occhi. E non avevamo bisogno delle relazioni del World Economic Forum che ci dicono che da qui al 2020 - quindi, a stretto giro - verranno meno 5 milioni di posti di lavoro nelle quindici più grandi economie del mondo. Non avevamo nemmeno la necessità dello studio della McKinsey che ci dice che, già oggi, il 45 per cento delle attività lavorative è automatizzabile. Non avevamo bisogno nemmeno dello studio dell'Oxford Martin School University che ci dice che nei prossimi dieci, vent'anni potrà essere sostituito, negli Stati Uniti, il 47 per cento delle professioni, in Europa il 50 per cento. Non avevamo nemmeno bisogno del capo economista della Banca d'Inghilterra Andy Haldane che dice che, da qui ai prossimi anni, negli Stati Uniti, addirittura, rischiamo che verranno meno 80 milioni di posti di lavoro.

Quello che voglio dire io, oggi, è che noi ci troviamo di fronte a una grande opportunità; nessuno, qui, vuol fare il luddista, questa è un'opportunità grandiosa, perché? Perché, oggi, grazie alla produttività che questi mezzi tecnologici ci danno, si ha la possibilità di produrre più beni e più servizi, con più efficienza, con meno ore lavoro e, anche, con più qualità, quindi, generando più benessere. Questo è un fatto estremamente positivo e non è un caso se tra le prime sette società, misurate per valore di mercato, ne abbiamo cinque che fanno parte del settore dell'information technology communication; quindi abbiamo l'Alphabet, che è Google, in sostanza, abbiamo la Apple, abbiamo Microsoft, abbiamo Facebook, abbiamo Amazon, con la caratteristica sostanziale che queste aziende, a differenza delle aziende che sono concentrate sulla produzione di beni materiali, generano, a parità di fatturato, a parità di giro d'affari, un decimo dei posti di lavoro che generano queste. Quindi, vuol dire che il benessere si genera con più facilità. Il problema è di carattere distributivo. E questo, il problema di carattere distributivo, non me lo invento, di anno in anno sta peggiorando; ce lo dice il rapporto Oxfam sulle disuguaglianze sociali: nel 2010 erano 388 le persone più ricche al mondo a detenere l'equivalente della ricchezza di metà della popolazione mondiale, ovvero di 3 miliardi e mezzo di persone, se prendiamo in esame quella più povera. Poi sono diventate 85, poi 62, due anni fa; l'anno scorso, rivela quest'anno l'Oxfam, sono solamente otto le persone a detenere la ricchezza equivalente a quella di tre miliardi e seicento milioni di persone, perché nel frattempo è aumentata anche la popolazione.

Quindi vi è un problema di carattere anche economico in questo senso, perché se aumentano le disuguaglianze, viene meno la classe media e la classe media, quella che fa il consumo, perché negli Stati Uniti - e per l'Italia, in sostanza, pressappoco la situazione è uguale - a determinare la spesa consumo, per il 70 per cento, è la classe media, che, purtroppo, tende sempre di più a scomparire. In Italia, le 10 famiglie più ricche detengono l'equivalente della ricchezza di 6 milioni di italiani e, quindi, non è neanche un caso che, in Italia, abbiamo 17 milioni di persone a rischio povertà, abbiamo praticamente 10 milioni in povertà relativa, di cui un milione e mezzo di bambini.

Il tema dell'intelligenza artificiale e, quindi, dell'automazione e della robotica è fondamentale, perché deve essere vista con una visione di insieme. Ecco, ne abbiamo parlato prima, in Commissione lavoro, con una risoluzione che, tra l'altro, ha avuto il favore del Governo, in buona parte, e di questo me ne felicito, sono anche soddisfatto del fatto che finalmente si porta in Aula questo tema, perché dire che queste tecnologie portano nuovi posti di lavoro è vero, ma ne cancellano molti di più, quindi, noi abbiamo l'opportunità veramente di lavorare meglio. Un altro tema che noi poniamo sul tavolo è quello della rimodulazione dell'orario di lavoro e in questo caso ho visto che il Governo ha dato parere favorevole, che non vuol dire lavorare poco, vuol dire lavorare meglio, perché io vorrei capire per quale ragione, ad esempio, in Germania, i lavoratori lavorano 350 ore in meno all'anno rispetto ai lavoratori italiani; quindi, noi lavoriamo un'ora in più al giorno rispetto al lavoratore tedesco, ma nel contempo abbiamo un reddito pro capite di 13.000 dollari inferiore. Quindi, c'è un tema di questo tipo, un problema di questo tipo e si può ragionare in termini, anche, di avere non una riduzione dell'orario di lavoro, ma una rimodulazione, perché con il cambiamento e anche la destrutturazione del mondo del lavoro vengono meno anche i tempi di lavoro. C'è anche tutto il discorso legato allo smart working, al lavoro remoto e a quant'altro.

Quindi, noi dobbiamo, sicuramente, cogliere questa opportunità e le opportunità si possono cogliere anche attraverso i nostri giovani; il 40 per cento dei nostri giovani è disoccupato, se parliamo della disoccupazione reale probabilmente è anche più evidente questa cosa. Perché sono fondamentali i giovani? Perché le nuove tecnologie saranno più alla portata, ovviamente, dei cosiddetti lavoratori digitali, ma i lavoratori digitali, purtroppo, sono a casa, magari con dei titoli; i cosiddetti lavoratori analogici, invece, sono al posto di comando delle grosse aziende, nella pubblica amministrazione e quant'altro e i lavoratori digitali hanno delle competenze, delle attitudini che i lavoratori analogici non hanno. I lavoratori digitali sono bravissimi nel problem solving, sono multitasking, sono avvezzi alle nuove tecnologie, sono più bravi nel lavoro in team e non li vogliamo sfruttare? Magari anche con una staffetta generazionale, facendoli entrare seriamente nel modo del lavoro, quindi, prendendo, da una parte, quella che è l'esperienza di chi lavora in un determinato settore da anni e, dall'altra parte, le attitudini dei nostri giovani. Questo lo si può fare in investimenti e in ricerca. Noi abbiamo delle grandissime menti, il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in rapporto alla popolazione, in Italia e anche nel resto del mondo, solo col difetto che noi, poi, i nostri ricercatori li esportiamo, e va benissimo, cervelli in fuga, a patto che rientrino in Italia, ma questo non avviene, abbiamo un deficit anche in questo senso. Occorre puntare sulla produttività, perché bisogna essere più produttivi, però come? Sfruttando, sì, queste tecnologie, facendo, sì, più investimenti, però riuscendo a coglierne soprattutto i vantaggi per il benessere collettivo e ciò lo si può fare, collegando, anche, in qualche modo, il settore dell'università con il settore dell'impresa; più ricerca pubblica, assolutamente questo è fondamentale per il nostro Paese e occorre ragionare anche in termini di welfare. Il welfare è fondamentale, ma - e qui chiudo - siccome Renzi è andato in Silicon Valley a capire dal migliore, da Tesla, come bisognava approcciarsi a questi temi, sapete cosa dice Tesla? Tesla dice che bisogna incominciare a pensare in termini di reddito di base incondizionato. Qua, il primo movimento politico che ha cominciato a parlare di reddito di cittadinanza, per cominciare, è stato il MoVimento 5 Stelle. Abbiamo fatto anche uno studio che è Lavoro 2025, quindi prevedere per programmare.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CLAUDIO COMINARDI. Inseguiteci, facciamolo insieme, facciamolo per la collettività tutta. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Carrozza. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA CARROZZA. Grazie Presidente. Onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la mozione sulla robotica e l'intelligenza artificiale in discussione oggi in Aula è finalizzata a porre all'attenzione del Governo il tema della nascente quarta rivoluzione industriale e il suo potenziale impatto sulla nostra vita, sul lavoro e, più in generale, sulla società. La terza rivoluzione industriale, quella della microelettronica, dell'automazione industriale e di Internet, è giunta alla sua maturazione, si parla della fine della legge di Moore per dire che la spinta alla miniaturizzazione dei chip di microelettronica e l'aumento della velocità di processo di una singola istruzione sono arrivate alla loro maturazione definitiva e ci si aspetta una discontinuità tecnologica per il futuro. Il capitale è alla ricerca di un ciclo espansivo di nuove tecnologie abilitanti e sta promuovendo lo sviluppo di proprietà intellettuale, basti pensare a Google Alphabet, Facebook o SpaceX, che sono diventati i protagonisti di programmi di ricerca fondamentali e di battaglie legali spietate, come quella in questi giorni fra tra Alphabet e Uber su brevetti e segreti industriali della guida autonoma.

Nel contempo, le agenzie pubbliche di ricerca e innovazione degli Stati Uniti, Europa e Asia, stanno investendo miliardi di dollari per trasformare e sfruttare le recenti scoperte scientifiche originate proprio da ricerche e studi nei più promettenti campi scientifici come quelli dell'intelligenza artificiale, degli algoritmi per l'analisi ed elaborazione dei big data, dei sensori, delle telecomunicazioni, del cloud, della robotica, ma anche della genetica, della biologia molecolare e dei nanomateriali. L'Italia è uno dei protagonisti in Europa nell'ambito di Horizon 2020, delle ricerche finalizzate alla trasformazione di scienza in tecnologia per sviluppare le tecnologie abilitanti del futuro, come la produzione di nuovi materiali innovativi come il grafene, lo studio del cervello umano o delle interfacce impiantabili, la medicina personalizzata e la seconda rivoluzione quantistica finalizzata a realizzare una nuova generazione di sistemi per il computing, per la crittografia o per la sensoristica. A tale scopo menzioniamo le FET Flagships; si tratta di programmi a lungo termine con investimenti di un miliardo di euro in dieci anni. È necessario che questi programmi siano coadiuvati da adeguate strategie nazionali di programmazione della ricerca anche in Italia.

La novità della quarta rivoluzione industriale riguarda due aspetti, il primo è connesso all'ingresso dei robot e dell'intelligenza artificiale nella società civile, nelle nostre case, dove sistemi automatici effettueranno le pulizie domestiche o taglieranno automaticamente l'erba del giardino senza bisogno neanche di supervisione umana, dove nelle strade cittadine un robot potrà sostituire il guidatore di un veicolo o di un furgone per la logistica, coadiuvandolo e sostituendo lavoratori in compiti che fino ad oggi erano ritenuti pertinenti dell'uomo. Ma il secondo aspetto è forse quello più estremo, riguarda l'interazione delle macchine con il corpo umano attraverso sistemi indossabili, o protesi, dispositivi impiantabili, che sostituiranno funzionalmente organi interni come l'orecchio o l'occhio bionico che curano la sordità o la cecità, arti amputati in seguito a malattie e traumi con protesi di arto controllate direttamente dal cervello. Le sfide più belle ed importanti della biomedicina del futuro sono far camminare le persone paralizzate, realizzare terapie personalizzate grazie alla genomica e alla biologia molecolare. In futuro il corpo umano avrà alcune parti artificiali e si fonderanno con il naturale, il confine fra naturale e artificiale sarà sempre più complesso da discriminare. La combinazione delle tecnologie emergenti viene quindi immediatamente applicata a livello industriale e sta producendo avanzamenti inimmaginabili solo qualche anno fa. Per esempio nel 2016 alla Fiera di Monaco “Automatica” è stato l'anno della robotica collaborativa che con i cobot realizza una simbiosi fra robot e operaio, ma sta anche spingendo verso la digitalizzazione e l'Internet delle cose in uno spazio cibernetico in cui vi saranno decine di miliardi di oggetti connessi in rete che dialogano molti più delle persone per i quali la cybersecurity sarà il problema dominante. Ma anche nuovi prodotti in arrivo sul mercato come i veicoli senza guidatore, robot più o meno antropomorfi per l'assistenza personale, droni autonomi che possono volare nei nostri cieli e la bionica con protesi impiantabili nel corpo umano. Gli Stati quindi si confronteranno non solo nel mare, sul terreno, nell'aria, ma anche nel cyberspazio che sarà un luogo per lo sviluppo dell'economia, ma anche per i conflitti. La tecnologia sarà quindi realmente pervasiva e presente intorno a noi e dentro di noi.

Se da una parte alcuni di questi avanzamenti possono migliorare le tecniche chirurgiche, diagnostiche o affrontare problemi come quello del sostegno alla disabilità e alla necessità delle persone più anziane e non autosufficienti, dall'altra pongono delle sfide etiche e di sostenibilità enormi per garantire un accesso diffuso ai risultati della ricerca.

Sullo sfondo di questi fenomeni si staglia il tema delle sfide industriali per le nostre imprese che al momento sono attive esportatrici dei prodotti nel campo della meccatronica e dell'automazione industriale e robotica, caratterizzando l'Italia come Paese manifatturiero. I primati dei nostri ricercatori, attestati anche dall'Anvur nel rapporto del 2016, nei settori delle scienze informatiche, delle scienze della vita, dovrebbero essere valorizzati al meglio per garantire un collegamento più stretto tra le nostre competenze e lo sfruttamento industriale, per sostenere il tessuto produttivo esistente e favorire la nascita di una nuova imprenditorialità nei settori più interessati dalla quarta rivoluzione industriale.

Uno degli aspetti cruciali legati all'impatto della quarta rivoluzione industriale è dunque quello del rapporto fra tecnologia e lavoro, perché molti studi disponibili hanno messo in guardia le istituzioni, i Governi, l'opinione pubblica, sul numero di posti di lavoro che verranno cancellati o modificati in conseguenza dell'adozione delle macchine intelligenti, della robotica e degli algoritmi di apprendimento nei sistemi di produzione di beni e servizi. Rispetto alle precedenti rivoluzioni industriali, quella attuale potrà avere un impatto potenziale ancora più forte, perché attraverso le macchine intelligenti sarà possibile realizzare attività lavorative al posto di soggetti umani, non solo per quanto riguarda la forza fisica, i mestieri ripetitivi e usuranti, ma anche attività ad alto valore cognitivo che possono essere in grado di rendere accessibile l'intelligenza e l'esperienza percettiva. Se da una parte studi allarmistici hanno messo in guardia sulla fine del lavoro e sulla seconda rivoluzione delle macchine, dall'altra sappiamo che uno studio recente della International Federation of Robotics, uscito proprio adesso, ha analizzato lo stato dell'arte e gli studi sul tema e ha indicato molto chiaramente che la robotica sostituisce lo sforzo fisico e non il lavoro, e soltanto il 10 per cento dei mestieri è rimpiazzabile in toto. Al contrario, la robotica e l'automazione aumentano la produttività delle imprese e la loro competitività.

I fattori che hanno spinto me e i sottoscrittori del gruppo del Partito Democratico ad elaborare la mozione in oggetto riguardano la situazione industriale italiana che vede il nostro Paese come leader europeo in campo manifatturiero, esportatore e produttore di robot e macchine meccatroniche per l'automazione industriale in tutto il mondo. Per esempio nel 2015, l'Italia ha esportato robot in tutto il mondo per 326 milioni di dollari, coprendo il 7,8 per cento del mercato e posizionandosi terza subito dopo Giappone e Germania. Sappiamo che la leadership italiana deve essere sostenuta da un adeguato investimento, in formazione, in ricerca e sviluppo, in valorizzazione della proprietà intellettuale, e in tal senso un primo passo è stato compiuto con “Industria 4.0” promossa dal Governo, ma deve essere completato e rafforzato al fine di affrontare a tutto campo, con una visione unitaria, un piano strategico che prepari il Paese e la sua forza lavoro ad affrontare il futuro per continuare ad essere un Paese di protagonisti creativi e produttori consapevoli, non un mercato di cittadini consumatori.

Noi chiediamo quindi che il Governo assuma l'iniziativa unitaria integrata fra i Ministeri e le istituzioni, per affrontare questo tema con un approccio sostenibile ed equo alla tecnologia, garantendo sicurezza informatica, protezione, privacy ai cittadini, ma sostenendo lo sforzo delle imprese di aggiornamento e di adeguamento alle sfide industriali mediante opportuni programmi di ricerca. Raccomandiamo un'attenta riflessione sugli strumenti da adottare, anche per evitare la demagogia e facili soluzioni che risulterebbero controproducenti o dannosi, come per esempio la tassazione sulla produzione di macchine e robot in modo autolesionistico, vista la produzione in cui l'Italia primeggia in Europa e nel mondo. D'altra parte, è necessario garantire un sistema di welfare innovativo ed adeguato e un investimento in piani di formazione ricerca e sviluppo che permettano di sviluppare le competenze necessarie della forza lavoro a cogliere queste sfide. Anche l'Economist nell'ultimo numero dice: la novità di questi tempi, è che la formazione non finisce mai e quindi non finiremo mai di studiare. Io mi auguro che il Governo risponda a questa sollecitazione mettendo in campo una risposta adeguata e forte che il Parlamento, ed in particolare il gruppo del Partito Democratico, sosterrà convintamente. Annuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico per tutti gli impegni su cui il Governo ha dato parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rosato ed altri n. 1-01508, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01558, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cominardi ed altri n. 1-01559, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01561, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ricciatti ed altri n. 1-01562, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01571, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Allasia ed altri n. 1-01607, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione della mozione Catalano ed altri n. 1-01608. Ricordo che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione di quella relativa al quinto capoverso del dispositivo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare tale capoverso distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Catalano ed altri n. 1-01608, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione del quinto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Catalano ed altri n. 1-01608, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Civati ed altri n. 1-01619, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione della mozione Baldassarre ed altri n. 1-01622. Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo ad eccezione di quella relativa al quarto capoverso del dispositivo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare tale capoverso distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01622, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione del quarto capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01622, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palmieri ed Occhiuto n. 1-01623, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 aprile 2017, n. 54, recante disposizioni urgenti per rafforzare i dispositivi di sicurezza connessi allo svolgimento del vertice dei Paesi del G7 (A.C. 4451) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Pagano ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A) presentata al disegno di legge n. 4451: Conversione in legge del decreto-legge 29 aprile 2017, n. 54, recante disposizioni urgenti per rafforzare i dispositivi di sicurezza connessi allo svolgimento del vertice dei Paesi del G7.

Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti, potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

(Esame di una questione pregiudiziale – A.C. 4451)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione pregiudiziale presentata (Vedi l'allegato A).

Il deputato Pagano ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, la Lega è contraria alla conversione in legge del decreto-legge 29 aprile 2017, n. 54, recante disposizioni urgenti per rafforzare i dispositivi di sicurezza connessi allo svolgimento del vertice dei Paesi del G7, per un insieme di motivazioni. Certamente comprendiamo bene le ragioni di Stato e anche la necessità di saper affrontare un appuntamento così importante sotto un profilo alto, da un punto di vista istituzionale, però è evidente che a noi non stanno bene tante cose. Una di queste è sicuramente il fatto che è stata utilizzata una decretazione d'urgenza. Siamo contrari perché la Costituzione disciplina in maniera molto chiara l'intervento del Governo sulla decretazione d'urgenza, dice in maniera evidente quali sono gli elementi su cui bisogna articolare un provvedimento legislativo che faccia leva esattamente sull'imprevedibilità dell'evento stesso, ma non mi pare proprio che siamo in presenza di queste fattispecie.

Infatti, Presidente, il Governo aveva programmato da molti mesi quello che è l'evento principe di questo anno 2017; addirittura ci sono state delle polemiche all'interno del partito di maggioranza, polemiche non ufficiali tutte basate sul fatto che non era opportuno andare al voto anticipato anche proprio in funzione di questo evento. Quale migliore prova, quindi, di qualcosa che era noto da tempo? Devo dire che il Governo, fra l'altro, ha avuto opportunità infinite per poter programmare un provvedimento legislativo; si pensi, ad esempio, che nella sessione di dicembre è stata esaminata la legge di stabilità: era un appuntamento incredibilmente ghiotto per portare avanti ragionamenti di qualunque tipo e specie, invece nulla di tutto questo è stato fatto. Quindi siamo in presenza di una questione di metodo discutibile, su cui ovviamente noi siamo profondamente contrari, e che si somma a un fatto anche di merito, perché è infatti evidente che la richiesta di Strade sicure, quindi la possibilità di utilizzare questi finanziamenti che sono tipici di un Fondo speciale per spese impreviste, non può essere accettabile. È vero che con i sette Capi di Stato più importanti del mondo non si può fare a meno di intervenire in maniera chiara, concreta ed efficace, ma il problema serio è che francamente non ha senso fare oggetto di utilizzo il Fondo spese impreviste a sette mesi dalla fine dell'anno solare, soprattutto con le opportunità che si avevano e che si hanno per poter legiferare in materia.

È un problema di trasparenza, non ci sono dubbi e questo, va da sé, è sotto gli occhi di tutti. Quante volte abbiamo detto che ci sono state regioni - quindi con riferimento, in questo caso, ad attività amministrative di tipo regionale - che volutamente hanno lasciato decadere eventi di qualunque tipo e specie per portare poi a decretare d'urgenza e poter fare anche qualcosa di poco trasparente? Quante volte in quest'Aula abbiamo condannato questo comportamento, da parte di tutti i settori e di tutti i partiti? E adesso come dobbiamo giudicare il Governo, che sta operando esattamente nel modo che sappiamo? È da un anno e più che è programmato un evento importante, addirittura il più importante in termini di programmazione di politiche estere e di politiche economiche, sappiamo bene a Taormina che cosa si svolgerà, eppure, nonostante tutto, nulla è stato immaginato. Allora è un problema di metodo, è un problema di merito, è un problema di credibilità! Un Governo che aveva la possibilità di operare in tal senso e che non lo ha fatto, può essere giudicato credibile? No, è evidente. Anzi, addirittura c'è anche dell'imbarazzo.

Presidente, lei viene spesso in Sicilia, lo sappiamo, allora invito lei, per dire tutta l'Aula, a percorre l'autostrada A18 Catania-Messina, una delle autostrade più belle in assoluto d'Italia - quindi immagino anche del mondo, con uno spettacolo sia sul lato est, con il mare, che sul lato ovest, con le montagne che la circondano, a cominciare dall'Etna -, e di fronte a questo paesaggio impareggiabile abbiamo un tutt'uno di 85 chilometri di buche. Imbarazzante? Non solo, penso anche oltre, visto che stiamo parlando di sicurezza, di apparati di sistemi di Capi di Stato che dovranno percorrere quella strada nelle prossime settimane. Penso che questo sia l'esempio più vero e più eclatante di un'incapacità amministrativa gestionale, di un'incapacità di prevedere persino le cose più ovvie, perché la strada che devono percorrere per motivi di sicurezza i grandi del mondo di fatto è tutto tranne che sicura, e si presta anche a molteplici operazioni di - perché no? - disturbo.

Allora è evidente che questa non è soltanto un'operazione di facciata, non siamo qui per dire che siamo profondamente contrari alla decretazione d'urgenza; è anche questo, ma c'è anche un problema di credibilità, che questo Governo evidentemente sta per avere, e sappiamo bene che quando un Governo si presenta male agli occhi del mondo crea un imbarazzo complessivo, anche nei partiti di opposizione, come nel nostro caso. Quindi, confermiamo puntualmente che siamo contrari a quest'operazione, che è totalmente sbagliata da ogni punto di vista, e questo finanziamento temporaneo del dispositivo militare assegnato con l'operazione “Strade sicure”, attingendo al Fondo speciale di spese impreviste di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 29 dicembre 2014, n. 190, lo riteniamo assolutamente sbagliato, non soltanto perché è una spessa che poteva essere programmata, ma perché è anche imbarazzante nel suo complesso.

E noi sappiamo bene, Presidente - lo dico all'Aula, lo dico al partito di maggioranza -, che anche adesso, se volessimo, si potrebbe risolvere il problema velocemente, basterebbe approvare un disegno di legge ordinario con assegnazione del provvedimento alle competenti Commissioni parlamentari in sede legislativa e deliberante, operazione che si fa nell'arco di qualche giorno.

Quindi la via d'uscita c'è, non è che abbiamo bisogno soltanto di realizzare una critica tout-court solo per il piacere di realizzarla; abbiamo anche le soluzioni, e noi ci ritroveremmo ad avere, anche da parte dei proponenti di questa pregiudiziale, già a priori la volontà di dire che siamo pronti anche a votarla. Quindi non è un'occasione per dire “no” per partito preso, la Lega sta dichiarando che qualora si possa, o meglio si voglia operare all'interno di una legislazione ordinaria perfettamente prevista nei nostri regolamenti, siamo già pronti a dire che voteremo a favore, quindi nessuna forma di ostruzionismo.

La verità e che, invece, c'è pressappochismo, c'è incapacità di programmazione, c'è forse anche un po' di opacità, tutti elementi che non sfuggiranno agli esperti parlamentari di quest'Aula, anche i più giovani, visto che ormai, dopo oltre quattro anni, siamo qui e possiamo giudicare con assoluta trasparenza questo evento. Ecco perché, Presidente, la Lega dichiara, senza mezzi termini, che è contraria a questo tipo di intervento legislativo e chiede di non procedere all'esame del disegno di legge n. 4451, conversione in legge del decreto-legge 29 aprile 2017, n. 54, recante disposizioni urgenti per rafforzare i dispositivi di sicurezza connessi allo svolgimento del vertice dei Paesi del G7 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente, colleghi, rappresentante del Governo. Intervengo oggi in Aula per annunciare il voto contrario di Alternativa Popolare alla pregiudiziale presentata al decreto-legge in esame. Il provvedimento contiene, infatti, delle misure urgenti e necessarie, quindi nel pieno rispetto dell'articolo 77 della Costituzione, dirette ad incrementare i dispositivi di sicurezza del Paese, al fine di garantire un ordinato e sicuro svolgimento del vertice dei Capi di Governo dei Paesi del G7 che si terrà a Taormina il 26 e 27 maggio prossimi. Cari colleghi, con la sicurezza non si scherza, e, proprio in ragione delle eventuali possibilità di attacchi terroristici o atti criminali legati alle minacce sempre più frequenti portate dai gruppi armati terroristici che hanno già colpito in Europa e nel mondo, viene implementato di 2.900 unità il contingente di personale delle Forze armate impiegato per l'evento.

Non ci sono ragioni, pertanto, di obiettare a questo provvedimento per quanto riguarda la costituzionalità dello stesso, che risponde, in termini omogenei e coerenti, al dettato dell'articolo 77 della Costituzione e ai principi di cui alla legge n. 400 del 1988. Il decreto-legge opera in funzione di prevenire e di reprimere, grazie all'aumento del contingente di personale, gli eventuali episodi di matrice terroristica che potrebbero verificarsi durante il G7 di Taormina; ed è proprio per questo che va dato, anzi, atto al Governo di essere intervenuto con tempestività al fine di affrontare con i dovuti mezzi una situazione che, se non ben coordinata a livello di sicurezza interna, potrebbe degenerare, vista la situazione internazionale, che è praticamente sotto gli occhi di tutti, e le crisi geopolitiche che attualmente coinvolgono i Paesi africani ed asiatici.

È proprio attraverso lo strumento più efficace, come il decreto-legge in esame, che si prendono in considerazione e si cercano di superare gli eventuali e potenziali rischi per il nostro Paese. La parola d'ordine è evitare e contrastare minacce all'ordine pubblico, e, per queste ragioni, è evidente l'importanza di uno strumento normativo che sia diretto a porre in essere norme di immediata applicabilità, indispensabili a garantire una maggiore sicurezza interna del nostro Paese. In questa circostanza appaiono evidenti i requisiti di necessità, straordinarietà e urgenza posti alla base dell'emanazione dei decreti-legge che contengono misure atte a risolvere situazioni indifferibili ed urgenti che in concreto potrebbero verificarsi e a superare la legislazione ordinaria proprio grazie alla loro immediata applicabilità.

E l'aumento del contingente di personale che garantirà la sicurezza durante questo evento è fondamentale per assicurare un ordinato svolgimento dello stesso; tra l'altro, la minaccia terroristica in Europa ha visto già in molti Paesi lo schieramento di militari per presidiare luoghi pubblici e possibili obiettivi o per pattugliare addirittura le strade. Penso alla Francia, alla regione parigina, dove si è istituzionalizzata l'opération Sentinelle, e al Belgio, dove i soldati sono stati posti a presidio delle strade dopo gli attentati di Bruxelles. Su questa scia, anche in Germania è stato previsto l'impiego di militari in operazioni di ordine pubblico. Insomma, dobbiamo tutelarci oggi per non andare a piangere domani, e mi stupisce che questa problematica sia stata tirata fuori e sollevata da altri gruppi che proprio sulla sicurezza fanno il proprio cavallo di battaglia.

Ecco, è proprio sulla sicurezza, invece, che noi ci dobbiamo impegnare e ci stiamo impegnando, così come sta facendo il Governo oggi, anche tramite i decreti-legge, contro i quali, in queste circostanze, non vedo assolutamente nulla di male.

E, nel ribadire il voto contrario alla pregiudiziale presentata da parte del gruppo parlamentare di Alternativa popolare, diamo atto al Governo di essere coerente con il suo programma, che è diretto a garantire la sicurezza interna del Paese e a favorire procedure di collaborazione tra il personale delle Forze armate e delle forze di polizia, che fino ad oggi hanno dato segnali convincenti sotto il profilo preventivo e repressivo (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Ritengo di condividere l'idea di fondo di questa pregiudiziale per cui non si riscontrano i motivi dell'urgenza, essendo il G7 di Taormina un evento già in programma da molto tempo e su cui ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per potere fare una valutazione sia rispetto alle condizioni di sicurezza sia rispetto a quello che poteva servire fare in vista di questo evento e di questa occasione. E poi, nel merito anche di quello che sarà il decreto, al netto della decretazione d'urgenza, che, a nostro avviso, nasconde in qualche modo la volontà di non affrontare una discussione e un dibattito serio su che cosa si svolgerà a Taormina e su quali sono le misure prese da questo Governo rispetto alla sicurezza dell'evento del G7, la verità, a nostro avviso, è che questo dispiegamento di forze, in realtà, più che a prevenire la minaccia terroristica, sia per chi conosce la conformazione del sito di Taormina sia per chi sa qual è il dispiegamento di forze, anche militari, non solo del nostro Paese in quel territorio, mi pare che sia, invece, più un dispositivo di protezione rispetto all'ordine pubblico e alla paura di contestazioni che quel vertice può avere.

Ed è esattamente questo il profilo drammatico di questa vicenda, ovvero l'idea che i grandi del mondo si ritrovino assediati in una roccaforte militarizzata come Taormina, mentre rimane sullo sfondo quella terra che ospita quell'evento, che è la Sicilia, che è una delle terre, rispetto al nostro Paese, che più paga gli effetti delle politiche che dentro quel vertice vengono e verranno decise. Basti pensare al fenomeno migratorio e a quante delle scelte che quei Capi di Governo hanno fatto, compreso il nostro, rispetto alla politica estera e alle politiche militari di guerre che determinano la nascita e l'origine dei flussi migratori per capire di che cosa stiamo parlando. Ecco, penso che, con questi cinque milioni di euro, che voi oggi spendete per continuare a ingrassare le tasche del nostro esercito si potevano fare molte più cose che avrebbero garantito di più la sicurezza di quel vertice e che avrebbero dato un segnale diverso anche alla popolazione siciliana.

Veniva prima richiamato, ma è chiaro ed è evidente che i grandi a Taormina non arriveranno in macchina; arriveranno con l'elicottero, perché le strade che conducono a Taormina non sono praticabili, sono un'esperienza che, invece, avrebbero dovuto provare. Credo che oggi noi ci troviamo davanti a questo dibattito, e questo dibattito si sarebbe potuto svolgere nei tempi e nei modi congrui che erano garantiti da una formula di legislazione ordinaria, e, perché no, magari una parte di quei cinque milioni di euro si sarebbero potuti destinare a migliorare le condizioni di vivibilità di quel territorio che oggi ospita l'ennesima kermesse, l'ennesima passerella, l'ennesimo vertice blindato dove si decidono le sorti dell'umanità, dove si decidono le sorti a scapito dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Come capita con ogni proposta di conversione di decreto-legge, anche questa volta assistiamo al rito della pregiudiziale. Mi limiterò, quindi, a due sole parole, e potrei anche limitarmi a due parole rituali, visto che il rito è sempre lo stesso e si nutre sempre dei medesimi argomenti. In questo caso, però, no: vorrei offrire un piccolo spunto a quest'Aula, un piccolo spunto di riflessione su come è organizzato in modo strano il nostro Stato, perché noi possiamo discutere fino alla nausea se sia urgente o non urgente assumere iniziative per un evento di importanza mondiale, internazionale, che si svolgerà fra quindici giorni.

Ecco, a me pare che si può magari accusare il Governo di imprevidenza, ma non si può certamente misconoscere l'urgenza di intervenire a quindici giorni dall'evento. No, il problema è un altro: è che soltanto un Paese in disfacimento può pretendere una legge ordinaria per aumentare il numero delle forze di Polizia, e magari anche dei membri dell'Esercito chiamati a vigilare su un evento di questa natura. Ma davvero abbiamo bisogno di una legge? Davvero serve una legge per organizzare un incontro internazionale che dura due giorni? Ecco, io con questo interrogativo che pongo all'Aula, e con l'impegno a ripetere questo argomento quando il decreto-legge sarà portato per la conversione, dichiaro del tutto serenamente il voto contrario alla pregiudiziale del gruppo Civici e Innovatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Vincenzo D'Arienzo. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ARIENZO. Presidente, onorevoli colleghi, nella pregiudiziale viene soprattutto lamentato il ritardo con il quale, pur conoscendo l'importante appuntamento da ottobre dell'anno scorso, non si è agito prima per mettere in campo i dispositivi di sicurezza necessari per il prossimo G7: in particolare - l'abbiamo sentito anche prima - il collega Pagano si riferiva al fatto che il provvedimento era a conoscenza da tempo, e quindi si poteva evitare la decretazione d'urgenza. Non nascondiamocelo, lo abbiamo visto più volte anche in questa legislatura, che, a fronte della difficoltà di portare avanti iniziative di legge, spesso si è percorsa la corsia preferenziale dei decreti-legge, della decretazione d'urgenza; ma questo provvedimento non rientra in queste casistiche, ed ha caratteristiche tali, attesi i pochi giorni che mancano (il prossimo vertice è a fine maggio), da consentire l'unica risposta possibile, la decretazione d'urgenza. Infatti, sebbene la localizzazione del sito di Taormina sia stata decisa ancora in ottobre, è a tutti evidente che non era possibile prima stabilire, visto anche il contesto storico nel quale insistiamo, quali erano le modalità per affrontare le questioni legate alla sicurezza, se non con un provvedimento come questo, appunto, a carattere d'urgenza. Peraltro il decreto-legge, come si legge chiaramente, tratta un solo aspetto; pure importante, ma comunque è un solo aspetto: solo quello relativo alla sicurezza del vertice.

Inoltre, la pregiudiziale ci appare esorbitante anche rispetto alla decisione da vagliare. Guardate, il decreto-legge integra di 2.900 unità il personale militare delle Forze armate utili per la sicurezza del vertice in un periodo limitato, ovvero dal 1° maggio al 28 maggio.

Non mi pare significativo neanche il fatto, così come è stato proposto, che si preleva dal Fondo per esigenze indifferibili una cifra che sembra mettere in crisi il Fondo stesso. In realtà parliamo di 5.360.000 euro, rispetto al Fondo che ha una dotazione di 84 milioni di euro: quindi, sebbene cifre importanti, è una minima parte del Fondo in esame.

Se guardiamo inoltre alle sentenze della Corte costituzionale (illuminante è la n. 171 del 2007), appare sotto gli occhi di tutti evidente che la norma è omogenea e che il presunto difetto dei presupposti di legittimità non è per nulla evidente: anzi, rispetto al fatto che mancava, dal momento in cui è stato emanato il decreto-legge, un mese e mezzo, ha tutte le caratteristiche per essere, appunto, un provvedimento d'urgenza.

Non ci sono dubbi sul fatto che gli obiettivi sono condivisibili, e non vediamo le ragioni per contrastare la conversione del decreto-legge: sono molto più rilevanti il contenuto e le finalità del decreto-legge, più che lo strumento normativo utilizzato. E qui ci permettiamo, mi permetto delle considerazioni: si poteva agire prima, ma non mi torna il fatto che, in nome di una critica ad un comportamento (critica legittima), si voglia impedire qualsiasi soluzione, non approvando il decreto-legge; e questo sarebbe il risultato se venisse accolta la pregiudiziale.

Ovviamente una cosa simile, neanche immaginabile, esporrebbe il Paese al ridicolo, perché sarebbe poi difficile giustificarla. Si terrebbe ancora il vertice, se il decreto-legge non venisse convertito? Domanda principe in questo argomento. A questo scopo non rileva neanche la controproposta, quella di assegnare alle Commissioni competenti, in sede legislativa o deliberante, una funzione mirata a questo scopo, perché sappiamo tutti che la risposta non sarebbe tempestiva. Per queste ragioni, Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo del Partito Democratico, esprimo il voto contrario alla questione di pregiudizialità in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Bruno Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Signor Presidente, Governo, non è una novità che il Governo ricorra alla decretazione d'urgenza: l'abbiamo vista per moltissimi provvedimenti, è un metodo che a noi francamente non piace. Tra l'altro sappiamo da molto tempo che sarebbe stato necessario rafforzare le norme di sicurezza in vista del G7 a Taormina con tutti i capi di Stato, e dunque ricorrere alla legislazione ordinaria sarebbe stato per noi l'ottimale. Però vi sono alcune cose che sono contenute nel decreto-legge che ci vedono favorevoli: il fatto, appunto, che si rafforzi la sicurezza nelle strade siciliane, anche a partire da quell'operazione “Strade sicure” che ci vide protagonisti con i Governi di centrodestra, e in particolare con l'allora Ministro della difesa La Russa, ci spinge in qualche modo a proporre un voto di astensione a questa pregiudiziale - pur essendo d'accordo col collega Pagano per l'impostazione generale e per questo sistema che il Governo, con la decretazione d'urgenza, mette sempre in campo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Pagano ed altri n. 1.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito alla discussione della proposta di legge n. 3558-A: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista; tuttavia, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il prescritto parere sul testo e sugli emendamenti presentati, e quindi il provvedimento non potrà essere esaminato nella seduta odierna. Anche al fine di valutare quando iscrivere nuovamente il provvedimento all'ordine del giorno, chiedo al vicepresidente della Commissione bilancio, deputato Palese, quando la Commissione da lui presieduta potrà esprimere il parere. Prego, collega Palese.

ROCCO PALESE, Vicepresidente della V Commissione. Presidente, la relazione tecnica non è stata ancora fornita dal Ministero dell'interno, debbono incrociare e verificare i dati con il Ministero dell'economia e delle finanze.

Il Governo oggi, nella figura del Viceministro Morando, ha preso l'impegno che il tutto, molto probabilmente, sarà sistemato, dal punto di vista della possibilità di esprimere il parere tecnico economico-finanziario, la prossima settimana. Quindi, è necessario questo rinvio di natura esclusivamente tecnica e di verifica.

PRESIDENTE. Alla luce degli orientamenti espressi dal vicepresidente della Commissione bilancio, il seguito della discussione della proposta di legge n. 3558-A “Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista” si intende rinviato alla prossima settimana.

Dovremmo ora passare al seguito della discussione del disegno di legge, recante delega al Governo in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza.

Tuttavia, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, l'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani e sarà iscritto all'ordine del giorno come secondo argomento, dopo l'esame e la votazione della questione pregiudiziale Allasia ed altri n. 1, riferita al disegno di legge n. 4452 di conversione del decreto-legge n. 55 del 2017, recante misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia Spa.

Seguito della discussione delle mozioni Santerini, Cimbro, Scopelliti ed altri n. 1-01435, Altieri ed altri n. 1-01536, Molteni ed altri n. 1-01537, Quartapelle Procopio, Monchiero, Locatelli ed altri n. 1-01547 e Rampelli ed altri n. 1-01554 concernenti iniziative volte all'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo (ore 16,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Santerini, Cimbro, Scopelliti ed altri n. 1-01435, Altieri ed altri n. 1-01536, Molteni ed altri n. 1-01537, Quartapelle Procopio, Monchiero, Locatelli ed altri n. 1-01547 e Rampelli ed altri n. 1-01554 concernenti iniziative volte all'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 13 marzo 2017, sono state presentate le mozioni Quartapelle Procopio, Monchiero, Locatelli ed altri n. 1-01547 e Rampelli ed altri n. 1-01554, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che, in data odierna, è stata presentata la mozione Gregorio Fontana ed altri n. 1-01624 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Grazie signor Presidente.

Sulla mozione a prima firma Santerini n. 1-01435, parere favorevole su tutti gli impegni.

Sulla mozione a prima firma Altieri n. 1-01536, sul primo impegno, parere favorevole, purché venga accettata la seguente riformulazione; sostituire le parole: “anche potenziando l'ufficio del” con le seguenti: “anche valutando il potenziamento dell'ufficio del”. Sugli altri impegni il parere è favorevole.

Sulla mozione a prima firma Molteni n. 1-01537, parere contrario sul preambolo. Sull'impegno è favorevole, purché venga accettata la seguente riformulazione; sostituire le parole da “mediante” fino alla fine del periodo, con le seguenti: “mediante il rafforzamento della cooperazione in materia migratoria dell'Unione europea e dell'Italia con i Paesi di origine e transito dei flussi”.

Sulla mozione a prima firma Quartapelle Procopio n. 1-01547, parere favorevole su tutti gli impegni.

Sulla mozione a prima firma Rampelli n. 1-01554, parere contrario sul preambolo e favorevole sul primo impegno. Parere favorevole con la seguente riformulazione sul secondo impegno; sostituire le parole: “a stringere” con le seguenti: “a proseguire nella stipula e attuazione di”. Sul terzo impegno parere favorevole con la seguente riformulazione; sostituire le parole da “mediante” fino alla fine del periodo con le seguenti: “mediante il rafforzamento della cooperazione in materia migratoria dell'Unione europea e dell'Italia con i Paesi di origine e transito dei flussi”. Sul quarto impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione; sostituire le parole: “giungere tempestivamente all'avvio” con le seguenti: “ottenere il consenso delle istituzioni libiche e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al tempestivo avvio”

Sulla mozione a prima firma Gregorio Fontana n. 1-01624, sul primo impegno parere favorevole.

Sul secondo impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione; cancellare le parole al quarto rigo da “la costituzione” fino a “Mediterraneo”; quindi vanno eliminate le parole “la costituzione di punti di crisi (hotspot) nei Paesi di provenienza o nei Paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo”.

Sul terzo impegno il parere è favorevole con la seguente riformulazione; eliminare “dai Governi Berlusconi”. L'impegno, quindi, va letto nei seguenti termini: “a promuovere e rilanciare accordi bilaterali con i Paesi di origine, sulla scia di quanto già fatto, come premessa per bloccare…” Infatti, numerosi Governi si sono impegnati in questa direzione, non escluso ovviamente il Governo Berlusconi. Sul quarto impegno il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Grazie. Quindi, tutte le premesse su cui non ha detto nulla le intendiamo con parere favorevole. Grazie mille.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signor Presidente. Quasi oscurati dalle polemiche recenti attorno alle attività delle ONG, che con l'occasione vorrei definire preziose e insostituibili, ci sono i numeri delle vittime dei tentativi di migrazione verso l'Italia.

Secondo i dati più recenti dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, nei primi quattro mesi del 2017 abbiamo avuto già 1.019 vittime, su un totale di 37 mila arrivi, cioè ogni 36 disperati che tentano di attraversare il Mediterraneo, c'è più di una vittima. Numeri tragicamente in linea con il 2016 quando, a fronte di 181 mila migranti, ci furono ben 4.578 vittime, ma quasi doppi rispetto al 2015, quando i morti furono 2.913 su circa 150 mila migranti, con un rapporto di una vittima ogni 53 tentativi di traversata.

Non è questa la sede per approfondire le ragioni di questa drammatica evoluzione, ma piuttosto di concentrarci sul dramma e nel dramma a cui stiamo assistendo, ovvero quello dell'attuale difficoltà, se non impossibilità, di dare almeno un'identità alle vittime.

Io stessa, dopo la tragedia di Lampedusa dell'ottobre 2013, mi sono trovato in quell'hangar davanti ai sacchi messi in fila uno a fianco all'altro, sacchi che contenevano i cadaveri di morti senza nome, e ho assistito impotente alla disperazione di parenti e amici, che cercavano di ritrovare i loro cari.

Ma non dobbiamo pensare che sia soltanto una questione etica, un desiderio di rispettare il dramma di altri esseri umani, di ottemperare ad un obbligo della nostra Carta e alla Convenzione europea dei diritti umani. Si tratta anche di fare meglio, a fronte di rischi connessi al flusso migratorio.

Per questo riteniamo che sarebbe preziosa una banca dati e un coordinamento a livello internazionale per raccogliere ogni possibile elemento utile all'identificazione. Questo sarebbe assai utile per ricostruire le rotte del traffico di esseri umani e per rendere impossibile il furto di identità, che solitamente viene sfruttato dalla criminalità comune e dai terroristi.

Noi socialisti voteremo a favore, seguendo le indicazioni del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Una delle cose più difficili davanti a un problema drammatico, come quello che stiamo affrontando con queste mozioni, è proprio l'effettiva consistenza dei numeri. Sono numeri per i quali ci sono degli scarti interessanti, che potrebbero sembrare semplicemente degli scarti statistici, se non fosse che, a ognuno di questi numeri, corrisponde una vita umana, corrisponde una famiglia, corrisponde una speranza, corrisponde del dolore, corrisponde un'identità precisa, corrispondono dei diritti che si acquisiscono esattamente nel momento in cui si viene alla vita, il diritto alla propria identità e il diritto al riconoscimento di quest'identità, come recita la Carta dei diritti universali dell'uomo.

Noi riteniamo che dare un nome a queste vittime può servire, prima ancora che alle vittime stesse, a tutti noi, un poco come recitava tanti anni fa il poeta Foscolo, nei Sepolcri: a chi servono le drammatiche testimonianze della morte, se non a coloro che vivono, perché scoprano un modo diverso di tutelare la dignità umana? E questa dignità umana comincia prima di tutto con un contrasto forte e reale al momento della partenza. Consiste in una possibilità di identificare esattamente l'identità di chi viaggia, in modo che sia allo sbarco, sia eventualmente al non sbarco, allo sbarco mancato, si possa dare un nome. Ma significa anche e soprattutto che questa banca dati che tutti auspichiamo si possa creare, ci aiuti a inseguire quelle rotte della corruzione, quelle rotte della tratta degli esseri umani, che costituiscono l'aspetto più drammaticamente vergognoso di questa fuga verso la pace, verso la speranza, verso l'umanità rinnovata che queste persone intraprendono nel momento in cui lasciano il loro Paese. Voteremo favorevolmente sulle mozioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Grazie Presidente. Purtroppo i numeri di chi perde la vita nell'attraversare il Mar Mediterraneo, nel cercare di approdare alle coste italiane, alle coste dei Paesi dell'Europa meridionale, crescono a dismisura. Quando abbiamo presentato questo atto erano poco più di 400, ad oggi, nei primi quattro mesi del 2017, oltre mille immigranti al momento sono dispersi, quindi è lecito pensare che al momento ci siano oltre mille uomini, donne e bambini, morti nel tentativo di quella traversata gestita dagli scafisti criminali. Criminali che stanno creando un business incredibile sulla sofferenza di questa gente, business che in molta parte viene, quantomeno, facilitato da una risposta dell'Europa che manca, che è assolutamente assente. Quindi, di fronte all'assenza di un contrasto, viene facile pensare che quel business è diventato un grande affare per questi criminali. È notizia di ieri: ormai mandano in mare aperto centinaia di migranti senza nemmeno avere uno scafista, a poche miglia dalle coste libiche addirittura tolgono il motore a queste imbarcazioni, lasciando centinaia di persone su barche, che forse ne potrebbero trasportare solo poche decine, in balia del mare, senza timoniere e senza motore. Noi possiamo ritenere ancora oggi che questa sia un'attività da tollerare? Noi dobbiamo cercare di rispondere proprio nella memoria anche di tutte queste persone che, spinte dal bisogno, perdono la vita nel Mediterraneo e dobbiamo rispondere chiedendo alle Nazioni Unite e all'Unione europea di dare immediata esecuzione alla fase 3 di EUNAVFOR Med, perché dobbiamo essere capaci di bloccare questo business della morte che parte dalle coste libiche per arrivare al nostro Paese. Non possiamo rimanere in silenzio, non possiamo accettare che anche il salvataggio da parte di determinate organizzazioni non governative operato a poche miglia dalle coste libiche finisca per favorire il business degli scafisti, perché è diventato troppo facile e troppo redditizio questo business criminale. Per questo chiediamo in questa mozione che l'Italia faccia di tutto per avviare la fase 3 dell'operazione EUNAVFOR Med, per arrivare a contrastare questo business della morte lì, alle partenze, perché il problema non è come l'ha voluto affrontare l'Unione europea, cioè da dove arrivano i migranti, ma il vero problema è da dove partono i migranti e come bloccare questo business criminale.

Sul riconoscimento dei morti non c'è solo un diritto a dare un nome, un cognome, una sepoltura, a dare notizia ai familiari di queste vittime, ma abbiamo anche la possibilità in collaborazione con la Libia - e qui dobbiamo chiedere al nostro Paese di stringere accordi - di ottenere quei dati che possono darci ulteriori informazioni per meglio comprendere come si sta sviluppando questo business criminale. Avere ancora più informazioni per riuscire a bloccare questo business criminale, perché noi riteniamo che l'unica azione da perseguire non è quella di tollerare il business criminale, aprendo le braccia, ma noi mostreremmo molta più solidarietà a questa gente se andassimo a sconfiggere gli scafisti criminali, se bloccassimo queste organizzazioni sulle proprie coste, perché è impensabile oggi continuare ad accettare che in quattro mesi oltre mille persone siano morte nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere il nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, noi ovviamente sosterremo, anche con questa dichiarazione di voto, la mozione presentata da Fratelli dell'Italia, insieme a tutte le mozioni che hanno la medesima natura e i medesimi obiettivi.

L'occasione di queste mozioni ci porta a una riflessione aggiuntiva relativamente all'aggiornamento dello stato dell'arte sugli sbarchi in Sicilia, sul traffico di uomini che parte dalle coste libiche e arriva appunto nel Meridione d'Italia. Oggi è stato un giorno importante perché abbiamo potuto nuovamente constatare dalla viva voce del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro dei traffici che ruotano intorno a questo vero e proprio business che sta interessando (come noi del resto abbiamo denunciato e non da soli, con buona parte dell'opposizione, da anni) la criminalità organizzata, il circuito mafioso, esattamente in perfetta saldatura con il circuito dei trafficanti di uomini. Criminali senza scrupoli che le potenze occidentali non riescono a estirpare. È una cosa davvero assurda e clamorosamente falsa, perché se volessero lo potrebbero fare nel giro di poche settimane.

Dunque che cosa balza agli occhi? Nelle nostre mozioni - siamo riuniti qui per questo e ne stiamo parlando con particolare sensibilità e trasporto - dobbiamo preoccuparci delle modalità per ridurre al minimo le vittime di queste traversate. Ecco, questa è la ragione per la quale nei nostri impegni si prevede l'attivazione di un blocco navale. Per l'ennesima volta voglio rammentare che all'indomani della terribile tragedia di Ustica, dove morirono, a causa dell'incendio divampato a bordo di un barcone che trasportava 500 uomini, 368 persone - 368 vittime su 500! -, l'Europa indignata si è battuta il petto e lo ha fatto niente po' po' di meno che attraverso le dichiarazioni perentorie e apparentemente ultimative del Commissario Juncker in persona, il quale prese un impegno e dichiarò che da quel giorno non ci sarebbero mai più stati morti per quelle traversate, che l'Europa sarebbe scesa in campo a fianco dell'Italia per fare anche un programma di contrasto rispetto a questi trasferimenti biblici dal continente africano all'Europa, attraverso la porta dell'Italia. Dall'epoca ci sono stati, solo accertati, 13.228 morti. Lo vogliamo comunicare attraverso l'Aula di Montecitorio al Commissario europeo e all'Europa tutta: 13.228 solo tra quelli accertati, ma tutti noi sappiamo che quelli accertati sono non più del 20 per cento di quelli reali.

Quindi c'è stata una ecatombe e l'unico modo per cercare di salvaguardare la vita umana, per chi la ritiene sacra, non certamente per quegli scafisti e quei trafficanti di uomini che hanno compiuto un'esecuzione capitale sparando a una persona poche ore fa tra questi ospiti di questi barconi della morte, semplicemente perché si era rifiutato di togliersi un berretto.

Dunque, chi crede nella sacralità della vita sa perfettamente che, da un lato, va fatto il contrasto ai trafficanti di uomini ma, dall'altro, è indispensabile bloccare questi barconi prima che prendano il largo dalle coste libiche con ogni mezzo a disposizione e anche con l'uso della forza, perché in questo caso la forza sarebbe propedeutica alla cessazione di questa vera e propria mattanza. Ma siccome il ragionamento che faccio ritengo sia del tutto banale se non c'è una adesione da parte delle forze parlamentari, dei gruppi e dei partiti, è di tutta evidenza che c'è un'altra ragione ed è esattamente la ragione che, appunto, è stata manifestata nelle ultime settimane dai procuratori della Repubblica di Trapani e di Catania, ed è esattamente la ragione che vede crescere a dismisura il business dei centri di accoglienza e di coloro i quali li gestiscono, delle cooperative rosse e bianche. È esattamente quel business che vede incrementarsi anche il fatturato di quelle grandi realtà che utilizzano il caporalato per risparmiare anche nelle attività cosiddette “produttive” nel sud Italia e non soltanto nel sud, cioè la proliferazione del lavoro nero che è un altro nemico da abbattere per chi ha davvero - e non soltanto teoricamente - il desiderio di intervenire in questi processi per non utilizzare, viceversa, il fenomeno dell'immigrazione per rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori.

Ci sono tante questioni che si affastellano intorno a questo nostro dibattito, ma per noi è importante e significativo cercare di fare di tutto per stringere accordi bilaterali ma solo e soltanto in presenza di un blocco navale che pure era ed è previsto nella terza fase dell'operazione EUNAVFOR Med, che invece non prende il largo evidentemente perché l'Italia, che è il Paese principalmente interessato, non prende l'iniziativa, non batte i pugni sul tavolo in Europa, non mette all'angolo l'Europa; e si accontenta di che cosa? Si accontenta delle briciole, si accontenta dell'elemosina che viene da Bruxelles ed evidentemente attraverso lo stanziamento di 5 miliardi l'anno, più o meno, più le spese accessorie legate al circuito della sanità, al circuito della sicurezza e al circuito penitenziario, si arrivano a raggiungere delle cifre clamorose - clamorose! - che se fossero impiegate in Africa non farebbero certamente la ricchezza dell'Africa ma consentirebbero a diverse centinaia di migliaia di persone di uscire fuori dalla povertà, dalla disperazione e dalla mancanza di tutela della salute e della vita, che costringono molti di questi disperati, appunto, prima ad attraversare il deserto e poi, per i sopravvissuti della traversata del deserto, ad affrontare, consegnandosi nelle mani di scafisti senza scrupoli, la traversata del Mar Mediterraneo.

Ci sono tanti elementi che entrano in questo dibattito, ma non si capisce la ragione per cui, nonostante da tre anni almeno a questa parte ci siano tutti questi elementi, che ormai sono diventati oggettivi perché sono attestati dalle organizzazioni internazionali e, in particolare, dall'Alto Commissariato delle Nazione Unite per i rifugiati, e nonostante siano ormai dati certi e non più indiscrezioni date dall'opposizione in faccia al Governo, in quest'Aula tutto rimane esattamente così, salvo indignarsi quando c'è qualche altro morto che perde, appunto, la possibilità di aprirsi un'altra strada e un'altra prospettiva attraverso l'approdo sulle coste italiane e salvo quando c'è da fare il piagnisteo e da fare qualche altra dichiarazione giornalistica di circostanza per far vedere che, appunto, si chiede all'Europa un intervento più massiccio.

L'Europa senz'altro può fare la sua parte e deve fare la sua parte, ma l'Italia è pronta, matura e sufficientemente autorevole per poter fare da sé, se necessario. L'importante è stabilire - e concludo - una sorta di sillogismo che fate finta di ignorare, cioè che ogni barcone che salpa dalla Libia corrisponde, per ogni giorno, a 14 morti ammazzati. Quattordici morti al giorno! Questo è il grido che spero arrivi nelle coscienze di ciascuno di voi che proviene dall'Africa e di fronte al quale il business dell'accoglienza dovrebbe scivolare sul piano inclinato dell'indifferenza di ciascuno. Bisognerebbe intervenire immediatamente per bloccare questa specie di trasferimento di persone disperate dall'Africa all'Italia e per farlo si può procedere solo in una direzione e, cioè, nella direzione del blocco navale.

Per queste ragioni noi voteremo a favore sulle mozioni che sono sintonizzate su questa lunghezza d'onda e su questa sensibilità e non accettiamo le richieste e le proposte di riformulazione del Governo, che sono vergognose e offensive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Milena Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Presidente, il 18 aprile 2015 un peschereccio azzurro con la riga bianca, partito dalla spiaggia di Guarakouzi a est di Tripoli, è affondato a circa 100 chilometri dalla Libia. Trasportava quasi 800 persone, in gran parte adolescenti africani, di cui ne sono sopravvissuti forse 28. Come ben sappiamo, non era il primo naufragio e non è stato l'ultimo nel dramma del Mediterraneo: in quello di Lampedusa, che ha scosso le coscienze del mondo, erano morti 368 migranti il 13 ottobre 2013, giorno che il Parlamento italiano ha scelto per ricordare le vittime del mare. Fanno parte della schiera dei circa 30 mila migranti morti in mare negli ultimi 15 anni, uno su 35 nel 2017, nel viaggio tra la Libia e l'Italia. Una strage di cui si fa cenno sulla stampa e si parla in quest'Aula, ma di fatto taciuta, soffocata dalle ambiguità e dall'interesse di chi ultimamente ha anche messo in discussione il generoso soccorso delle ONG nel Mediterraneo che hanno salvato 46 mila persone, non proponendo soluzioni ma aumentando il tasso di cinismo che ciascuno di noi è tentato di coltivare.

Identificare e riconoscere i corpi delle vittime dei naufragi, come abbiamo chiesto nella mozione, non è solo un atto di umanità ma è, soprattutto, un diritto fondamentale soggettivo che tutela la dignità della persona, come previsto dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Affermiamo qui con forza il diritto di sapere, il diritto di sepoltura con un nome e il diritto dei familiari a uscire dall'angoscia. Per questo io ringrazio il Governo per aver approvato la nostra mozione e seguiremo le sue indicazioni per le altre. Salvare i vivi e identificare i morti: il diritto internazionale ci ricorda che, alla pari delle vittime di tutti gli altri disastri di massa, le vittime delle migrazioni non devono essere ignorate. Lo chiedono da anni l'ONU e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, a cui esprimiamo la nostra solidarietà per gli atti di intimidazione che hanno subito in questi giorni. Lo chiede il Consiglio d'Europa con il commissario per i diritti umani; lo chiede la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha elaborato il diritto dei familiari a conoscere il destino dei propri cari. Dunque, le indagini devono continuare fino al ritrovamento. Rimane, però, in Italia una sorta di vuoto giuridico sui doveri di identificazione dei morti in mare, dato che non esiste l'obbligo legale di farlo e le procure decidono di caso in caso. Pensiamo, invece, a cosa succederebbe se non si desse corso alla ricerca dei corpi delle vittime per esempio di un disastro aereo o di un terremoto.

Il peschereccio del 18 aprile era stato recuperato nel maggio seguente e ora si trova a Melilli in provincia di Siracusa, in una base NATO. Qui è cominciata un'attenta opera di recupero a cura della Marina militare in collaborazione con i vigili del fuoco, la questura e tanti altre istituzioni. Vi sono dieci università italiane, coordinate dal Labanof, il laboratorio dell'Università di Milano, e dalla dottoressa Cristina Cattaneo, che hanno preso parte, su base volontaria, alle attività medico-legali per l'identificazione delle vittime.

Quindi anche nell'identificazione dei corpi delle vittime del mare, l'Italia presenta un modello da imitare perché si occupa di dare un nome a persone non italiane, in una situazione di generale inerzia, perché cerca di dare una risposta a quelle famiglie, figli e genitori nell'angoscia, che immaginano la morte dei loro cari ma non possono seppellirli, anche con tutte le conseguenze giuridiche sugli eredi. E l'Italia lo fa con l'efficacia dell'intervento del commissario straordinario per le persone scomparse del Ministero dell'interno, con il lavoro gratuito delle università, con i protocolli del 2014-2015. Noi abbiamo chiesto di promuovere e sostenere l'attività di identificazione delle vittime e di facilitare la raccolta dati e diffusione di informazioni tra i familiari. Pensiamo ai familiari dei tunisini scomparsi in questi anni, che non si danno pace in attesa di notizie certe. Il consolidamento di questo modello costituisce anche un'importante azione a livello culturale, specie tra le giovani generazioni, per creare una cultura dei diritti fondamentali che comprenda il diritto dei morti ad avere un nome, e concordiamo, con l'idea avanzata nella mozione del Partito Democratico, di conservare il relitto del 18 aprile, magari a Milano, per farne un luogo di memoria civile.

Abbiamo chiesto al Governo di sostenere e promuovere le taskforce tra le istituzioni per la raccolta dei dati; facilitare a livello nazionale la raccolta dei dati postmortem sui cadaveri delle vittime, per portare ad un'identificazione, e promuovere la raccolta dei dati antemortem degli scomparsi, raggiungendo i loro familiari; valutare il potenziamento dell'ufficio del commissario straordinario, e soprattutto assumere iniziative per sviluppare la cooperazione internazionale, coinvolgendo tutte le istituzioni internazionali, l'Unione europea e il Consiglio d'Europa. Permettetemi di ritornare sul salvare i vivi e identificare i morti. L'operazione MareNostrum, lanciata nel 2013, aveva reso concreto l'impegno italiano non solo a vigilare sulle frontiere, ma anche a salvare chi rischia di morire. L'Italia lo ha fatto con la sua Marina Militare, la sua Guardia costiera, un esempio significativo di professionalità, competenza e umanità. Quando un barcone o un peschereccio è in difficoltà, è dovere della nave più vicina andare in soccorso, coordinati dal Centro nazionale del soccorso marittimo di Roma. Lo prescrive il codice della navigazione, il diritto internazionale, con la Convenzione Solas del 1974, la Sar, la Convenzione sulla ricerca e il salvataggio marittimo, del 1979, la Convenzione ONU sul diritto del mare, del 1982. La polemica sulle ONG, che, con le loro navi, stazionano al largo delle coste, aggiunge un nuovo motivo di vergogna, sia per l'inerzia sia per la malafede, e un nuovo colpo alla credibilità delle istituzioni. Se non si troveranno elementi concreti, si rischia non solo di criminalizzare la pietà umana, ma di dare un alibi al non intervento, come se potessimo scoraggiare le partenze di famiglie minacciate dalla guerra e di centinaia di migliaia di giovani del Sud del mondo solo evitando di soccorrerli. L'operazione sembra guidata da mala politica e dal solito complottismo ignorante; si cerca di infangare una delle pagine che fa onore all'intervento italiano nel Mediterraneo, condotta, tra l'altro, nell'indifferenza europea, e si rischia di indebolire l'azione del Governo anche rispetto ai partner europei già latitanti. La retorica del salvataggio come pullfactor, cioè fattore di attrazione dei migranti, serve forse a giustificare l'ignavia davanti alle vite umane, ma è falsa! Già è stata usata per smantellare MareNostrum, ma nel passaggio da MareNostrum alle operazioni Frontex e Sophia il numero dei profughi allora avrebbe dovuto diminuire, invece è aumentato. Il numero elevato di salvataggi fatto dalle ONG deriva dall'arretramento delle altre navi di Frontex, che, non spingendosi a sud, impiegherebbero circa dieci ore a raggiungere i naufraghi. Invece di speculare su chi è in prima linea, per evitare di trovare solo morti quando si raggiunge un'imbarcazione in pericolo, si perseguano i trafficanti, si potenzino i soccorsi, e si agisca di più per creare canali legali e corridoi umanitari per richiedenti asilo, come abbiamo fatto approvando la mozione n. 1-01425 del novembre 2016.

Di fronte alla tragedia dei profughi, esistono degli obblighi derivanti dal diritto internazionale e dei diritti umani. C'è una pietas che fa parte del sentirci tutti nella stessa condizione, parte di un unico destino, ma soprattutto c'è il nostro dovere di obbedire a quelle che potremmo chiamare le leggi non scritte degli dei, quelle che Antigone invoca per seppellire il corpo del fratello ad ogni costo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bruno Molea. Ne ha facoltà.

BRUNO MOLEA. Signor Presidente, le mozioni oggi all'ordine del giorno affrontano una problematica a se stante dentro la grande questione dei flussi migratori che, negli ultimi anni, hanno investito l'Europa. Ripropongono all'attenzione di quest'Aula una tragedia di dimensioni enormi, che chiama in causa la responsabilità morale del nostro Paese, dell'Europa, dell'intera comunità internazionale e di chiunque abbia a cuore il valore della dignità umana. Accanto alla storia drammatica delle migliaia di esseri umani che affrontano la traversata del Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna pur di fuggire alla miseria, alle guerre e alla violenza, c'è la tragedia di chi non ce la fa, dei morti annegati, dei tanti dispersi sui fondali del Mediterraneo.

Dai dati raccolti dalle Organizzazioni non governative, anche incrociando diverse metodologie di indagine, si stima più o meno che siano state circa 30.000, negli ultimi vent'anni, le persone annegate nel tentativo di raggiungere le nostre coste. Si tratta di stime, perché dati ufficiali non ce ne sono. Spesso neppure le testimonianze dei sopravvissuti o dei soccorritori consentono di ricostruire con precisione quanto è accaduto. Come sappiamo, dopo ogni naufragio assistiamo impotenti alla disperazione dei familiari, dei parenti, che vagano anche per mesi, a volte, senza sapere a chi rivolgersi per avere notizie sui propri cari che dovevano essere su quelle imbarcazioni ma che non si trovano più. Lo straordinario impegno umanitario dell'Italia nel Golfo di Sicilia per salvare vite umane e per restituire dignità e memoria ai migranti deceduti ha goduto di un ampio apprezzamento internazionale, evidenziato anche sui media di tutto il mondo. Tuttavia, i risultati raggiunti attraverso la sinergia tra l'amministrazione pubblica e i centri di ricerca italiani non possono far trascurare alcuni problemi di funzionamento e di operatività, che sussistono tanto nella struttura organizzativa dell'ufficio del commissario straordinario quanto sul relativo bilancio, che necessitano di essere rafforzati per far fronte alle crescenti esigenze strutturali e finanziarie.

I più recenti dati ufficiali a disposizione - sono relativi al giugno del 2015 - parlano di 1.421 corpi ritrovati ma non ancora identificati nel nostro Paese, tra cui quelli di 760 migranti annegati in mare a seguito di tragici naufragi di cui abbiamo notizia. Un caso emblematico riguarda la scomparsa dei 138 cittadini tunisini imbarcatisi tra il marzo ed il maggio del 2011 su quattro barconi e di cui si sarebbero perse le tracce. Alcune testimonianze darebbero i migranti per approdati presso la Sicilia occidentale, ovvero presso le isole Egadi, tuttavia i familiari non hanno più notizie e hanno deciso di esporre denuncia presso le autorità italiane, rimaste sino ad oggi senza un riscontro definitivo. Il fenomeno dei migranti scomparsi assume sempre più le dimensioni di un rilevo paneuropeo, e si confronta con gli ostacoli della mancanza di regole comuni agli Stati membri, per quanto riguarda le procedure di identificazione ed autopsia, nonché con l'assenza di banche dati che consentono la raccolta di dati ante e postmortem. Per questa situazione particolare occorre perciò promuovere una comunione di sforzi tra gli Stati membri dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa, al fine di fronteggiare la tragedia umanitaria in corso nel Mediterraneo e la mancata identificazione dei corpi dei migranti deceduti, anche attraverso una rapida definizione di regole comuni per la ricerca, il recupero, l'identificazione e la gestione dei dati dei cadaveri senza nome.

Occorre, quindi, valutare iniziative di riforme e potenziamento sia sul piano ordinamentale che finanziario dell'ufficio del commissario straordinario per le persone scomparse e sostenere le task force interistituzionali da impegnare per un'ordinata raccolta di dati post mortem e l'identificazione dei corpi ancora senza nome dei migranti.

Bisogna favorire un efficace scambio di informazione con i Paesi di origine dei migranti, a partire da quelli, come la Tunisia, che sono caratterizzati da una sufficiente stabilità politico-istituzionale, e con i partner europei, per entrare in contatto con i parenti e con i conoscenti delle persone scomparse, al fine dal reperimento di dati ante mortem e del loro incrocio con i dati post mortem. Dare un'identità certa ai migranti morti o dispersi nel Mediterraneo non solo è un doveroso atto di umana pietà, ma attiene anche al dovere istituzionale di garantire ad ogni persona il proprio nome, che è un diritto soggettivo inalienabile, sancito dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti umani. Per queste ragioni, il gruppo dei Civici e Innovatori voterà a favore della mozione a prima firma Quartapelle (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. La tragedia che si sta consumando nel nostro mare è una tragedia senza proporzioni. Ci troviamo davanti a un fenomeno che ha trasformato il Mar Mediterraneo in un cimitero; i numeri di questa tragedia ci parlano di una guerra in atto, di un genocidio lento. Dal 2014 a oggi si contano oltre 10 mila morti nel Mediterraneo. Capite bene che non parliamo di incidenti di percorso, ma parliamo di una tragedia che si consuma tutti i giorni, fino a ieri, quasi in un clima da assuefazione rispetto alla nostra opinione pubblica. Ricordo ancora l'impatto che ha avuto la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 sulla nostra opinione pubblica e guardo oggi alle notizie che ci portano a una tragedia che ha le stesse proporzioni, identiche, di quella avvenuta il 3 ottobre a Lampedusa, che lascia assolutamente indifferente buona parte della nostra opinione pubblica e anche di questo Parlamento, che trasforma una discussione che dovrebbe riguardare prima di tutto la memoria e la giustizia in una discussione quasi da campagna elettorale.

Penso che noi abbiamo il dovere morale, quando siamo davanti alla memoria di oltre 20 mila morti, e di questo stiamo discutendo, di dismettere per un attimo i panni della campagna elettorale, di inseguire le pulsioni e le paure che in questo momento attraversano la nostra società e cominciare a porci delle domande sul ruolo che noi possiamo giocare in questo momento storico e sul momento storico in cui viviamo. Le migrazioni non sono un'emergenza legata a un fenomeno passeggero; sono un fenomeno strutturale del nostro tempo. E quella che in questo momento attraversa la rotta del Mediterraneo centrale è una migrazione che è legata a fenomeni strutturali, che non si risolveranno nel breve periodo. Lo dico rispetto alle politiche che sono state messe in campo fino ad ora.

La retorica dell'“aiutiamolo a casa loro”, che è diventato l'investimento in fondi di cooperazione per l'Africa, ci parla di una risposta sbagliata rispetto anche alla modalità con cui viene affrontato il nostro dibattito. Noi siamo per investire rispetto alla cooperazione internazionale e migliorare la qualità della vita delle persone che vivono dall'altra parte del Mediterraneo, ma sappiamo anche che, per quanti soldi possiamo investire, l'investimento nella cooperazione internazionale dà risultati al lungo periodo; e noi, invece, abbiamo la necessità di fornire una risposta nel breve periodo rispetto alla tragedia che si sta consumando.

E dobbiamo affrontarla non dal punto di vista della solidarietà o del buonismo, come spesso viene citato, ma dal punto di vista della responsabilità. Una classe politica, in un momento storico come questo, ha il dovere di assumersi la responsabilità rispetto alle condizioni che determinano l'origine dei flussi migratori, su cui questa classe dirigente, la classe dirigente di questo Paese e dei Governi occidentali, ha una grandissima responsabilità.

È una responsabilità rispetto a quello che possiamo fare per evitare il perpetrarsi di questa tragedia. Oggi noi abbiamo davanti a noi delle politiche migratorie che rischiano di peggiorare le condizioni di vita nei Paesi di origine e di transito, e gli accordi che questo Governo sta stipulando con Paesi come la Libia sono accordi che tendono semplicemente ad esternalizzare le frontiere, a spostare più lontano il problema, ma a mantenere una parte della popolazione mondiale in una condizione di sofferenza inaccettabile, in una condizione di disumanità inaccettabile; e, dall'altra parte, mettiamo in campo delle politiche che tendono a creare le condizioni perché le morti in mare continuino ad aumentare. Lo dico anche rispetto al dibattito che ha attraversato in questi giorni il nostro Paese sulla vicenda delle ONG, davanti a cui, senza nessuna prova fattuale, si sono messe sotto processo organizzazioni umanitarie che con un principio di solidarietà e di responsabilità stanno svolgendo il lavoro che dovrebbero svolgere gli Stati nel Mediterraneo, stanno salvando delle vite umane che avremmo dovuto salvare noi come istituzioni pubbliche.

E guardate che la responsabilità del nostro Paese davanti a questo fenomeno è gravissima, perché l'Italia, dopo il 3 ottobre 2013, si era assunta una responsabilità: l'operazione Mare Nostrum era un dispositivo messo in mare per salvare le vite umane, e i risultati dell'operazione Mare Nostrum si sono visti. Sono diminuite le morti in mare, si è contrastato meglio il fenomeno dello scafismo, perché sono stati tantissimi gli arresti con gli strumenti che le navi avevano a disposizione; e quando, invece, si è deciso di virare verso altre operazioni, che avevano un altro dispositivo, che era quello di protezione delle frontiere, e non di salvataggio delle vite umane, noi abbiamo visto quali sono i risultati. Lì le organizzazioni non governative sono intervenute per supplire, con un ruolo sussidiario, all'incapacità di un'Europa che non voleva vedere quello che stava accadendo alle sue porte, e oggi, per questo, vengono messe sotto processo.

E vengono messe sotto processo anche perché sono testimoni scomodi: testimoni scomodi di quello che sta accadendo in quel tratto di mare; saranno testimoni scomodi delle inefficienze di Frontex davanti al ruolo di salvataggio di vite umane; saranno testimoni scomodi quando gli accordi che noi stiamo facendo con la Libia metteranno in mano alla guardia costiera libica, che spesso è controllata dalle stesse reti di trafficanti, la vita e il destino di quei disperati che cercano di raggiungere il nostro Paese e verranno detenuti in veri e propri campi di concentramento, perché questo sono i campi di detenzione che ci sono in Libia, dove quell'umanità viene massacrata, dove i diritti umani vengono violati, dove le donne vengono stuprate e dove molti trovano la morte. Questo è quello che noi stiamo facendo. Eppure, non c'è un problema: se non si vogliono le organizzazioni non governative nel Mediterraneo, basta aprire dei canali umanitari, basta dire che si possono portare in tutta sicurezza coloro che fuggono da guerre e disperazione, che rischiano la vita, in Europa, perché l'Europa si deve assumere la responsabilità di quello che sta accadendo in quella parte del mondo.

Vedete, noi abbiamo un debito nei confronti di quella parte del mondo, noi abbiamo un debito (Papa Francesco è l'unico che ne ha parlato nel quadro politico e alla Chiesa è spettato questo ruolo): il debito ecologico. Buona parte delle migrazioni sono determinate dai cambiamenti climatici che sono causati dallo stile di vita e dal modello di consumo che le società occidentali hanno oggi. Buona parte di quei cambiamenti climatici, dei processi di desertificazione che hanno generato anche situazioni di conflitto, di tensioni, e quindi di conflitto, in buona parte dell'Africa subsahariana, che è il punto di origine dei flussi migratori che interessano il nostro Paese, sono determinati dal modello di sviluppo economico dei Paesi europei.

E, quindi, noi abbiamo un tema centrale di responsabilità davanti a quello che noi abbiamo contribuito a determinare.

E oggi, se si guarda a quelli che sono piccoli, ma importanti esperimenti, la Chiesa valdese e la Comunità di Sant'Egidio hanno aperto dei corridoi umanitari, con due milioni e mezzo di euro sono riusciti a portare in tutta sicurezza mille rifugiati da diverse parti del continente africano e del Medioriente in Italia, garantendo percorsi di accoglienza e di integrazione, senza un euro a carico dello Stato; e lo hanno fatto, dimostrando che si può fare. Pensate quante persone si possono salvare con i 6 miliardi che l'Unione Europea sta dando ad una dittatura come la Turchia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile)! Due milioni e mezzo di profughi si potrebbero tranquillamente portare al sicuro in Europa, salvarli, dar loro un'accoglienza dignitosa con un processo di integrazione, utilizzando quel modello; e questo comporterebbe la fine anche delle reti dei trafficanti.

E allora le soluzioni, se ci vogliono, si devono e si possono trovare; ma la mia idea è che qui oggi nessuno voglia affrontare questo problema, nessuno si voglia assumere questa responsabilità. E allora possiamo partire da dei fatti più semplici: riconoscere la memoria di chi è morto nel Mediterraneo, aiutare a ricostruire l'identità di questo genocidio, perché un giorno si possano dare dei nomi a quelle persone che sono morte anche per nostra responsabilità; e perché un giorno forse attorno a quei nomi si possa ricostruire un principio di giustizia e di verità storica sulle responsabilità di questo genocidio. Questa è la responsabilità che noi oggi dobbiamo assumerci! E io credo che noi abbiamo un dovere morale, e lo dobbiamo alle future generazioni, perché quando ci chiederanno mentre tutto questo accadeva noi dove eravamo, noi dobbiamo poter rispondere che eravamo dalla parte giusta; purtroppo siamo sempre di meno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al collega Rondini, sono presenti in Aula e assistono ai nostri lavori dalle tribune un gruppo di studenti e docenti del Liceo scientifico “Dante Alighieri” e del Liceo classico “Duni-Levi” di Matera. Rivolgo loro un saluto da parte mia e di tutta l'Assemblea (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Presidente, al 24 gennaio 2017 sarebbero già 13.288 i morti e dispersi in mare; una cifra tuttavia assolutamente sottostimata, perché in realtà il numero sarebbe molto molto più elevato: ipotesi che trova d'accordo anche il procuratore di Catania, che oggi abbiamo audito in Commissione d'inchiesta sul sistema d'accoglienza. Solo nel 2016 sarebbero quasi 5 mila le vittime dei naufragi, una cifra che non solo rappresenta un record rispetto agli anni precedenti, ma è in continua crescita, proprio dal 2013, e dopo soprattutto l'avvio dell'operazione Mare Nostrum: dai 3.500 morti e dispersi del 2014 ai 3.800 del 2015, sino al record dei 5.000 morti nel 2016. Cifre, come dicevo prima, che non danno la dimensione reale del fenomeno, perché sono assolutamente sottostimate.

Parimenti, sempre nell'anno 2016, abbiamo registrato un altro record, quello degli arrivi via mare: sono oltre 180 mila gli immigrati che sono stati portati sul nostro territorio, e si è passati quindi dai 42 mila che erano arrivati nel 2013 ai 181 mila del 2016.

Ebbene, qualche numero per dare la dimensione di cosa ha voluto dire questo tipo di politica che avete avviato nei confronti di quel fenomeno che oggi definite strutturale, ma che di fatto le vostre politiche hanno agevolato e hanno portato ad assumere le dimensioni di un'invasione assistita. Un'invasione assistita che porta con sé quello che non poteva che essere un effetto collaterale, che non avevate calcolato: quelle migliaia e migliaia di morti, di immigrati che si sono affidati ai viaggi della speranza.

Allora, dal 2013 ad oggi le persone che grazie alle vostre scriteriate politiche sull'immigrazione sono arrivate sul nostro territorio sono quasi 600 mila. Ebbene, di questi solamente 340 mila hanno formulato una richiesta per vedersi riconosciuto lo status di profugo o una delle forme di protezione internazionale che da noi vengono garantite; fra le quali, tra l'altro, quella che non ci stancheremo mai di dire è un'anomalia tutta italiana: quella della protezione umanitaria, che naturalmente viene assegnata al maggior numero di immigrati, che si vedono riconosciuta una delle tre forme di protezione internazionale.

Ebbene, di questi 340 mila, che hanno formulato la propria richiesta, è stata accolta solo per poco più di 110 mila persone: già questo ci dice che ci sono 250 mila persone che, nonostante abbiano formulato una richiesta, la loro richiesta è stata respinta; che vanno aggiunti naturalmente a quei 240 mila che la richiesta non l'hanno mai formulata. E quindi ci troviamo di fronte a dei numeri che ci danno una dimensione del fallimento totale della vostra politica in materia di immigrazione: un numero impressionante di clandestini che circolano sul nostro territorio, e che vanno ad ingrossare e ad alimentare circuiti di illegalità. Ancora oggi - per ultimo probabilmente, anzi sicuramente preceduto da altri che hanno fatto lo stesso - ce lo ha ricordato il procuratore di Catania: le persone che vengono lasciate libere di circolare sul nostro territorio, e che a tutti gli effetti sono dei clandestini, non vengono rimpatriate e vanno ad alimentare quei circuiti di illegalità ed emarginazione sociale, dal fenomeno del caporalato allo sfruttamento della prostituzione, o diventano manovalanza a buon mercato per la malavita organizzata, che li impiega magari nello spaccio di stupefacenti.

Nel 2010, vorrei ricordare, gli sbarchi calarono quando c'era un altro Governo, quando c'era un altro Ministro, un Ministro degli interni serio, un Ministro degli interni che aveva intenzione di affrontare il problema: il nostro Ministro Roberto Maroni. Allora gli sbarchi calarono del 90 per cento rispetto al 2008, passando dai 36.951 a 4.406 arrivi, per effetto soprattutto degli accordi bilaterali stipulati con i maggiori Paesi di arrivo e transito. Grazie all'istituzione di questi accordi bilaterali, si ridusse drasticamente il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Naturalmente voi annunciate invece accordi bilaterali, come ha fatto il Ministro Minniti, ma poi alle parole fanno seguito pochi fatti, ed oggi ci ritroviamo a registrare che sono poche migliaia gli immigrati clandestini rintracciati sul nostro territorio che sono stati realmente rimpatriati.

A questi dati andrebbe aggiunto un altro dato, quello che ci dice che la maggior parte degli immigrati che arrivano sul nostro territorio a tutti gli effetti sono degli immigrati economici e che andrebbero rimpatriati. Basta guardare quali sono i Paesi di origine dai quali provengono anche coloro i quali alla fine formulano una richiesta di protezione internazionale. Questi Paesi sono la Nigeria, la Guinea, il Gambia, la Costa d'Avorio e il Senegal: quindi migranti economici, ma che voi naturalmente non avete assolutamente la volontà di rimpatriare.

Recentemente - faccio riferimento ancora in parte a ciò che abbiamo posto in premessa della nostra mozione, e che è ritornato anche negli interventi dei colleghi - la stessa agenzia Frontex ha sottolineato che occorre impedire che gli affari dei network criminali e degli scafisti in Libia siano favoriti dal fatto che i migranti vengono soccorsi da navi europee sempre più vicini alle coste libiche: ciò fa sì che i trafficanti costringano più migranti che in passato a salire sulle carrette del mare, senza abbastanza acqua né carburante; esponendoli, dunque, a maggiori rischi nella traversata, e quindi di fatto portando con sé il rischio reale che molti di loro perdano la vita nel tentativo di traversare il braccio di mare che separa l'Africa dalle coste italiane. In particolare, secondo l'agenzia Frontex, a produrre di fatto un effetto moltiplicatore, definito dall'agenzia come conseguenza involontaria: una sorta di effetto collaterale, come dicevo prima, forse non voluto, anche se noi ne dubitiamo.

Ebbene, a produrre questo effetto moltiplicatore delle partenze sarebbero proprio le sempre più numerose navi gestite dalle organizzazioni umanitarie o dalle ONG, che naturalmente hanno attirato anche l'attenzione giustamente di due procure coraggiose, che hanno provato ad avviare delle indagini conoscitive, per verificare quali sono anche i canali di finanziamento, che garantiscono a queste unità di poter operare nelle acque del Mediterraneo a dei costi esorbitanti. E francamente non si conosce quali siano le entrate che possono garantire a queste navi di operare, con una strumentazione che ci dicono essere addirittura superiore a quella in dotazione alle navi, magari, della Marina militare.

Come emerso poi da numerose inchieste giornalistiche dei mesi scorsi, nell'ultimo anno, nonostante l'aumento delle partenze, le chiamate alla Guardia costiera sarebbero invece diminuite. Questo perché i trafficanti contattano direttamente le sempre più numerose navi delle ONG. E, sapendo poi di poter contare sul loro intervento, hanno incrementato così i viaggi e con imbarcazioni, come dicevo prima, sempre più malmesse.

L'operazione Sophia è poi l'altra operazione che, di fatto, oggi raccoglie in mare immigrati clandestini per portarli in Italia, e non opera rispetto a quello che doveva essere il suo obiettivo, ossia contrastare assolutamente l'arrivo via mare degli immigrati.

Bene, questi numeri e queste brevi considerazione, che abbiamo sviluppato nella premessa della nostra mozione, sono nient'altro che la cronistoria e i numeri che plasticamente attestano il fallimento totale della vostra politica in materia immigratoria.

Noi chiedevamo al Governo un impegno più deciso. Naturalmente non ci illudevamo che il Governo lo accogliesse e naturalmente rifiutiamo la riformulazione proposta dal Governo.

Noi chiedevamo, al fine di prevenire il fenomeno degli eccessi di immigrati nella traversata del Mediterraneo e le conseguenti attività di identificazione, un impegno ad assumere ogni utile iniziativa di competenza, volta a disincentivare le partenze degli immigrati dai Paesi di origine e di transito, mediante una politica rigorosa, finalizzata al controllo delle frontiere marittime e terrestri, che per noi vuol dire che le operazioni di riconoscimento e, conseguentemente, di selezione dovrebbero essere effettuate sulla terraferma, nei Paesi dai quali partono i viaggi della speranza. Non ci illudevamo, come dicevo prima, che avreste accolto i nostri impegni, ma vogliamo ribadire in questa sede che la vostra politica ha la responsabilità morale dei morti in mare.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

MARCO RONDINI. La vostra politica in materia di immigrazione è un incentivo per i trafficanti di carne umana. La vostra politica è un disastro su tutti i fronti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente. Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della mozione dell'onorevole Santerini e da me sottoscritta, concernente le misure per l'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo.

Come ha rilevato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'anno 2016 è stato particolarmente complesso, perché ha comportato la morte di numerosi migranti, che attraversano il Mediterraneo con mezzi di fortuna per giungere sulle nostre coste. Infatti, nonostante il grande lavoro di soccorso in mare, effettuato dagli operatori preposti a tale funzione, a cui va un sincero ringraziamento ed elogio per le attività che svolgono in condizioni difficili, il numero dei migranti morti in mare ha raggiunto numeri francamente inaccettabili.

Chi attraversa il Mediterraneo fugge perlopiù da territori infestati da guerre e da persecuzioni o per ragioni di natura economica. Sono uomini, donne, giovani madri e padri, che sono fuggiti dalla loro terra, hanno attraversato il deserto africano e, dopo mesi di cammino a piedi o con mezzi di fortuna, sono arrivati sulle coste del Mediterraneo e da lì si sono imbarcati per un viaggio, che troppe volte termina con un tragico epilogo. È ancora, infatti, davanti ai nostri occhi la figura del piccolo Aylan, morto in un naufragio che ha toccato il cuore di tutti gli europei e che fu il simbolo della tragedia migratoria. È un'immagine che, purtroppo, molto volte dimentichiamo.

Noi abbiamo 5.022 rifugiati e migranti morti e dispersi nel mare nel 2016 e il 90 per cento si trovava sulla rotta via mare per l'Italia, con una media di una persona ogni 40 che hanno intrapreso la traversata. E aumentano i morti, anno dopo anno e i naufragi determinati da scafisti senza scrupoli che utilizzano imbarcazioni di qualità sempre più scarsa e con le quali vanno affrontate proibitive condizioni di viaggio.

Ed è complesso recuperare tutti i corpi dei dispersi in mare, nonostante il grande lavoro svolto dal Commissario straordinario per le persone scomparse, che desidero anche in questa sede ringraziare, per il lavoro che ogni giorno svolge con estrema competenza tra le difficoltà.

Ma occorre dare a questi migranti una sepoltura degna, come per ogni persona. Ciò costituisce un atto di umanità, anche e soprattutto per le loro famiglie. Peraltro, è importante che i familiari dei migranti scomparsi siano coinvolti, anche per conoscere i dati sui migranti ante mortem e per confrontarli con i dati post mortem.

Importante risulta, come detto, anche il coinvolgimento del Commissario per le persone scomparse, che si è già attivato in tale senso, con l'adozione di protocolli di intesa con alcune istituzioni, che hanno facilitato il riconoscimento dei migranti scomparsi.

Occorre pertanto - anche se mi rendo conto che le risorse economiche sono difficili da reperire -potenziare tale organo, perché operi nel migliore dei modi, ottimizzando un lavoro che sta già portando avanti con grande senso di responsabilità e con buoni risultati. I documenti prodotti dall'ufficio del Commissario per le persone scomparse hanno, infatti, instaurato e diffuso la cooperazione tra alcuni degli attori nel campo dell'identificazione, tra cui il Dipartimento per le libertà civili del Ministero dell'interno.

Per questo è opportuno e necessario disporre anche di fondi europei, perché la problematica delle persone scomparse nel Mediterraneo è un fenomeno che coinvolge tutta l'Unione europea. E l'Italia, su questo fronte, non va lasciata sola. Io lo ribadisco ormai ogni volta che si tratta di quest'argomento, però ho l'impressione che queste parole cadano e vengano inascoltate.

È anche per questo che la mozione impegna il Governo ad attivarsi in sede internazionale per promuovere la cooperazione tra l'Unione europea e il Consiglio d'Europa, al fine di ripartire tra gli Stati membri l'opera di identificazione dei migranti dispersi nelle acque del Mediterraneo. Il fenomeno di recupero dei migranti scomparsi e la loro identificazione è un problema particolarmente complesso, che l'Unione deve affrontare, per non lasciare alla responsabilità dei singoli Paesi e soprattutto a quelli più esposti geograficamente, come il nostro, la loro soluzione. È senza dubbio un dovere di solidarietà dei singoli Stati membri ripartirsi i doveri, che questo fenomeno comporta e che coinvolge nel suo insieme tutti, nessuno escluso. Occorrono, pertanto, risorse economiche, mezzi e uomini per affrontare questo fenomeno, che sta crescendo in maniera esponenziale. È un problema - lo ribadisco - che tocca le coscienze di tutti noi. Vedere bambini, donne e uomini, che muoiono in mare, è un fatto tragico, che deve coinvolgere tutte le istituzioni, anche quelle internazionali ed europee, e gli uomini di ogni credo e orientamento politico. Non si possono fare battaglie contro la vita umana.

E occorre dare un nome oggi a questi morti. È infatti un atto umanitario e di coscienza, che coinvolge tutti quanti credono nell'accoglienza e nella solidarietà, così come ribadito dalla stessa Corte europea dei diritti dell'uomo. Pertanto, è necessario agire con tutti i mezzi a disposizione, per fornire risposte adeguate alle famiglie dei migranti scomparsi in mare. Quello del recupero e dell'identificazione dei migranti scomparsi in mare costituisce senza dubbio un'operazione difficile, che deve essere portata a compimento. Proprio in questo senso vanno gli impegni chiesti al Governo per risolvere questa situazione.

Ribadisco, quindi, il voto favorevole di Alternativa Popolare alla mozione, sottolineando come tale problematica, sicuramente di non facile soluzione, rappresenti un dovere morale per ciascuno di noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Michele Piras. Ne ha facoltà.

MICHELE PIRAS. Grazie Presidente. Potrà sembrare che non c'entra niente e, invece, c'entra molto, a nostro avviso e a mio avviso. In questi giorni, con alcuni miei colleghi, con dei cooperanti e con dei collaboratori, siamo stati in Libano, che è un Paese del quale da troppo tempo nel nostro Paese non si parla.

Lei saprà, Presidente, che il Libano è un Paese di 4 milioni e mezzo di anime. Lei saprà che il Libano è circondato dalla Siria, quindi, dalla guerra, e da Israele e, quindi, da una situazione di tensione, che il nostro contingente lì, quello Unifil, conosce fin troppo bene, ai confini con le forze sciite. Bene, lì abbiamo trovato una condizione che qui potrebbe sembrare paradossale iniziare ad indagare.

In primo luogo, in Libano, dal 1948 a oggi, si sono accumulati 450 mila profughi rifugiati palestinesi delle varie guerre che si sono succedute in quell'area; 450 mila è una cifra non dissimile da quella che noi abbiamo accumulato tra il 2014 e oggi in termini di arrivi nel nostro Paese. Lì si sono accumulati quasi 2 milioni di profughi siriani fuggiti dalla loro terra in seguito alla guerra. Stiamo parlando complessivamente di una cifra che sfiora i 2 milioni e mezzo fra profughi e rifugiati di lungo corso su un Paese di 4 milioni e mezzo di abitanti, di 10.000 chilometri quadrati, con un'economia che chiaramente non è lontanamente paragonabile alla nostra, che siamo un Paese di quasi 61 milioni di abitanti, di 310 mila chilometri quadrati di superficie e che ha un'economia che continua a essere, nonostante tutti i problemi, fra le economie più forti del mondo. Allora lì c'è una situazione che qui come si dovrebbe affrontare, visto che noi assistiamo quotidianamente alle urla sguaiate, alla propaganda miserabile che da parte di alcune forze politiche viene sistematicamente riprodotta in questo Paese per una manciata di voti in più? Di cosa dovremmo parlare di fronte a un Paese che è piccolo, che ha mille difficoltà, che è uscito qualche decennio fa da una guerra civile e che è riuscito a trovare i suoi equilibri fra sunniti, cristiano maroniti, sciiti, con difficoltà, con il necessario sforzo che necessita la convivenza pacifica in una terra come quella? Come dovremmo ragionare del Libano se non come di un laboratorio che ci dovrebbe interessare per capire come anche noi possiamo aiutarli a casa loro (per utilizzare uno slogan tanto caro all'altra parte di questo Parlamento che a me, piuttosto che volontà di aiutarli effettivamente a casa loro, mi sembra più la volontà di dire lontano dagli occhi, lontano dal cuore)? Come se si morisse solo in mare, come se non costasse la vita a decine di migliaia di persone con stime che neanche esistono nel tragitto che porta la disperazione umana di chi fugge dalla fame, dalla guerra, dalle condizioni ambientali più terribili, per andare a raggiungere un imbarco che non sanno se gli darà un futuro, che se non sanno se gli darà una vita, che non sanno se gli darà un approdo. Come dovremo ragionarne noi che, in quest'Aula, come se nulla fosse, ci permettiamo di parlare di blocchi navali, di bloccarli alla partenza? Come se non fosse chiaro ed evidente da anni a questa parte che, fatto un blocco, si apre un altro corridoio, perché non ci sarà militarizzazione di un'area, non ci sarà un recinto, non ci sarà un filo spinato, che riuscirà a bloccare la disperazione umana di chi cerca scampo, di chi fugge da ciò che noi non abbiamo neanche più la sensibilità di immaginare che effetto faccia alle vite delle famiglie, alle vite delle persone.

Allora perché abbiamo scelto di sostenere la mozione Santerini? Perché scegliamo di sostenere le mozioni che hanno questo spirito e non quello esattamente opposto, perché ci sembra il minimo, perché parla di umanità in una condizione drammatica, perché parla di un minimo di dignità a persone che perdono la vita, di restituzione di un'informazione caritatevole alle loro famiglie che li hanno persi e che non sanno più dove sono. È il minimo che dovremmo fare invece che aprire qui un ragionamento che a me puzza molto di xenofobia e poco di umanità, che puzza molto di disumanità e poco assomiglia al messaggio del Papa. Perché poi diciamo di essere tutti quanti più o meno di derivazione, oppure praticanti, cattolici, cristiani, salvo poi venire qui a chiudere gli occhi; venire qui a dire che questo Paese non li sopporta, con la barzelletta continua che questo Paese ospiterebbe chissà quanti e che tutti vengono da noi, quando sappiamo che ci sono anche quelle cifre, ci sono anche quelle cifre, quando sappiamo che ci sono Paesi più poveri di noi, come il Libano, come la Tunisia, come la Turchia, che ospitano tanti milioni di profughi. Quando noi, mettendo in mezzo nel conto quelli che sono arrivati, anche gli americani, i canadesi, gli svizzeri, sappiamo che gli stranieri residenti sono cinque milioni, arriviamo più o meno al 12 o al 13 per cento, aggiungendo pure le stime sulla immigrazione clandestina.

Allora probabilmente dovremmo rovesciare il ragionamento anche quando a scopo di propaganda discutiamo per settimane, mentre la gente crepa in guerra o crepa in mare, delle collusioni fra le ONG e le mafie locali, fra i trafficanti e le ONG. Dovremo cominciare a rovesciarla quest'ottica, perché il miglior modo per annullare la potenza del trafficante umano, la capacità di ricatto che ha, il negozio che sopra ci costruisce, è quello di costruire corridoi umanitari per fare arrivare la gente che fugge con sicurezza nel nostro Paese.

Costruire un sistema di accoglienza degno di una società civile, se così vuole essere. Chiedere all'Europa che su questo si impegni e non chiedere all'Europa che si impegni a respingerli per trattenerli lì, per trattenerli dove c'è la guerra, per trattenerli dove c'è la fame, per trattenerli dove non avranno mai un futuro e dove andranno a morte certa, invece che a morte probabile. Allora se noi non ci poniamo la domanda sul perché tante migliaia di persone, decine di migliaia, milioni di persone, in questo momento, si stanno muovendo e accettano di affrontare viaggi di migliaia e migliaia di chilometri attraverso terre aride, attraverso scenari di guerra, nel rischio più totale di perdere la vita, se non ci poniamo la domanda del perché arrivino qua, noi non ne usciamo da questa discussione, noi non troveremo una soluzione, noi non faremo la nostra parte, né come Paese, né come Unione europea.

Noi pensiamo che questa mozione sia il minimo e che serva anche questa per aprire un grande ragionamento in questo Paese su quello che c'è da fare in quel quadrante del mondo, sia dell'Africa subsahariana, sia del Medio e vicino Oriente. Gli strumenti che ci servono sono altri, sono i corridoi umanitari per gestire l'emergenza più grande dal punto di vista umanitario dalla seconda guerra mondiale a oggi, serve lavorare sul blocco, non quello navale, ma quello del traffico di armi verso quei Paesi che continua copioso anche dal nostro Paese, anche di armi prodotte nel nostro Paese. Serve ragionare su come si aiutano laboratori come Libano, o altri Paesi come la Tunisia, a continuare a rafforzare, a costruire uno Stato, a costruire cooperazione allo sviluppo, a farli crescere, in maniera tale da non perdere anche quei bastioni che sono rimasti in una calma instabile, in una situazione di fragilità, o anche quei bastioni che sono nostri alleati nella costruzione delle ragioni attraverso le quali si sradica l'estremismo islamico, il jihadismo, le ragioni della guerra. Dovremmo cambiarla questa politica, non ipotizzare che ci possa essere una qualche forma di recinzione che chiuda le nostre frontiere o che chiuda le frontiere altrui, cosa che addirittura dal punto di vista legale è persino ancora meno praticabile.

Voteremo quindi la mozione che abbiamo sottoscritto, questo va da sé, e voteremo le mozioni che hanno questo spirito: un deciso “no” a tutti coloro che pensano che, attraverso il passaggio alla fase tre della missione EUNAVFOR MED, attraverso la costruzione di lager in terre altrui, in scenari di guerra, o attraverso il respingimento dei barconi alla loro destinazione, si possa fare qualcosa di simile a quello che farebbe un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)

PRESIDENTE. Avverto che la mozione Santerini, Cimbro, Scopelliti ed altri n. 1-01435 è stata testé sottoscritta dal deputato Palazzotto che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il quarto firmatario. La mozione è stata, altresì, sottoscritta da tutti gli altri deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Sandra Savino. Ne ha facoltà.

SANDRA SAVINO. Grazie Presidente. Signor Presidente e onorevoli colleghi, negli ultimi quindici anni oltre 3.000 persone sono morte, cercando di attraversare il Mediterraneo, vittime in gran parte sconosciute; il 60 per cento di loro resta infatti senza nome e senza un'identità. È un aspetto poco conosciuto, eppure particolarmente diffuso delle drammatiche migrazioni verso l'Europa. Nel 2015 sono decedute in mare, cercando di raggiungere i Paesi europei, 3.771 persone, inoltre il 77 per cento delle morti si è verificato nel Mediterraneo centrale, ossia nella rotta che collega la Libia all'Italia e a Malta, mentre 805 migranti sono morti nel Mediterraneo orientale in Turchia e in Grecia, infine nella rotta che collega il Maghreb alla Spagna sono stati registrati all'incirca 74 decessi. Stando ai dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel 2016 il numero è cresciuto fino a 5.022. Nel corso del 2016 il tasso di mortalità per ogni migrante che ha attraversato il Mediterraneo è praticamente triplicato. Tra le ragioni dell'aumento della mortalità vi è sicuramente il fatto che quella fra le coste del Nord Africa e l'Italia è diventata la rotta più frequentata d'Europa, dopo la chiusura della cosiddetta rotta balcanica.

Attualmente, dunque, la tratta più pericolosa rimane quella tra la Libia e l'Italia, che restituisce in media un morto ogni 47 arrivi. Ad ogni modo la traversata tra il Nord Africa e l'Europa continua ad essere quella che miete più vittime al mondo per i migranti. A fine aprile 2017 l'OIM ha aggiornato il tragico bilancio dei morti in mare dall'inizio dell'anno nel tentativo di raggiungere l'Europa: sono 1.089. Nello stesso periodo preso in esame, un totale di 43.204 migranti e rifugiati sono entrati via mare in Europa, l'80 per cento dei quali in Italia e il resto in Spagna e in Grecia.

Sul fronte del fenomeno migratorio si rileva che l'instabilità politica che colpisce i Paesi del Medioriente e del Nord Africa e l'emergenza umanitaria che ne consegue continuano ad accrescere la pressione migratoria verso la sponda sud dell'Unione europea attraverso il Mediterraneo. Le conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo in materia di migrazioni - incentrate principalmente sulla questione dei rifugiati in Turchia ed in Africa, sul rimpatrio dei migranti rifugiati presenti in Libia nonché sul rafforzamento della collaborazione con la guardia costiera libica - hanno tuttavia lasciato irrisolti i problemi maggiori che affliggono l'Europa sulla questione delle migrazioni: che riguardano, in primo luogo, i morti del Mediterraneo, la disastrosa situazione di migliaia di rifugiati detenuti nelle isole greche, del numero senza precedenti di arrivi via mare in Italia, nonché del fallimento del piano di ricollocamento in altri Stati dell'Unione dei richiedenti asilo dall'Italia e dalla Grecia.

Il meccanismo di ricollocamento dei richiedenti asilo in altri Paesi membri è sempre in forte rilento: la situazione al 30 marzo indica che complessivamente sono stati ricollocati 16.025 migranti, di cui 4.746 dall'Italia e 11.279 della Grecia. Permangono, poi, le forti preoccupazioni per il sostanziale mancato decisionismo sul tema della protezione dei rifugiati in Europa, che si sarebbe tradotto in una scarsa solidarietà nei confronti dell'Italia che, ad oggi, rappresenta l'unico Paese europeo nel quale si registra un costante aumento degli arrivi e del numero dei richiedenti asilo: dal 1° gennaio 2017 fino al 5 maggio 2017 sono sbarcati in Italia 37.253 migranti, con un più 29,76 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016, quando ne arrivavano 28.710.

Di fronte ad un'emergenza europea di dimensioni enormi, l'Italia da sola non ha la forza di rispondere efficacemente a questa sfida. Nonostante l'enorme lavoro svolto sul fronte dell'emergenza in mare e portato avanti egregiamente dalle forze della guardia costiera per salvare i numerosi migranti, non si percepisce dall'Europa un sostegno ed un aiuto concreto, ma solamente timide risposte e proposte affatto non risolutive per la gestione dell'emergenza. Emerge con forza l'esigenza fondamentale di mettere in campo con assoluta urgenza una strategia di sistema che coinvolga tutti i Paesi europei, allo scopo di trovare soluzioni condivise e durature rispetto ad un problema che diventa ogni giorno più stringente e drammatico. Per questo la mozione di Forza Italia non si ferma al tema dell'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo: non può e non deve fermarsi al tema circoscritto dell'identificazione delle vittime, ma guarda più lontano rispetto al tema più ampio delle partenze clandestine dei migranti, letteralmente lanciati in mare su barconi fatiscenti dai trafficanti di morte. Abbiamo, quindi, ritenuto necessario impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa di competenza al fine di contrastare, con forza, il dilagante fenomeno dei decessi dei migranti durante le traversate del Mar Mediterraneo, anche attraverso ogni azione volta a disincentivare le partenze clandestine, garantendo un maggiore impegno da parte dei Paesi europei nella concreta applicazione degli accordi di Malta: in particolare nell'azione di rafforzamento del controllo delle frontiere del Mediterraneo, anche attraverso il potenziamento e l'incentivazione dell'attività di controllo e monitoraggio di Frontex. Abbiamo inoltre nuovamente chiesto al Governo di sollecitare un intervento decisivo a livello europeo che fornisca adeguato sostegno agli Stati membri in prima linea, e quindi in primis all'Italia, attraverso il potenziamento delle azioni della UE per il salvataggio delle vittime umane nel Mediterraneo; assicurando altresì la ricollocazione e il rimpatrio dei migranti e la costituzione di punti di crisi nei Paesi di provenienza o nei Paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo, definendo un approccio comune europeo per la gestione del flusso dei rifugiati e dei richiedenti protezione internazionale.

È necessario poi - e lo ribadiamo con forza - promuovere e rilanciare accordi bilaterali con i Paesi di origine sulla scia di quanto fatto dai Governi Berlusconi, come premessa per bloccare le partenze di migranti irregolari; stroncare le attività degli scafisti; facilitare le procedure di espulsione dei clandestini, nonché l'identificazione delle eventuali vittime registrate nel corso delle traversate. Infine, abbiamo ritenuto doveroso richiamare l'intervento del Governo volto a porre in essere, nel più breve tempo possibile, l'inizio della Fase 3 della missione EUNAVFOR Med, al fine di prevenire in maniera più efficace partenze clandestine e contrastare il fenomeno dei decessi in mare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fabiana Dadone. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Affronterei anch'io volentieri il tema dell'immigrazione in senso ampio, così come è stato fatto da molti colleghi in quest'Aula; ma visto il “decreto Minniti” che ha posto una pietra tombale su quelle che erano le proposte dell'opposizione evito - e anche su quelle che erano le mozioni approvate dall'opposizione da parte di questo Governo -, e mi limito a fare brevemente una dichiarazione di voto sulla mozione che concerne l'identificazione dei migranti deceduti nel nostro Mar Mediterraneo.

Dei dati velocissimi: dal 2000, 40 mila morti nel mare, di cui il 65 per cento non è mai stato identificato: quindi, dei dati che fanno spavento. Dal 2013, con purtroppo gli oltre 360 morti di Lampedusa ricordati prima dalla collega firmataria della mozione, è partito un esperimento che ha riguardato un protocollo per l'identificazione delle vittime dei naufragi, ma da allora ogni procura fa da sé e non esiste una procedura standard. Il fatto che le vittime vengano identificate o meno dipende dalle intenzioni del procuratore che segue le indagini. Perché questo? Perché c'è un vulnus legislativo, e manca una legge che preveda effettivamente il diritto a tale riconoscimento.

Noi siamo favorevoli rispetto alla mozione della collega Santerini perché è quella che maggiormente persegue gli obiettivi che vengono dichiarati all'inizio della mozione. Rispetto invece alle altre che, diciamo così, si perdono verso altri canali e strumentalizzano un “pelo” l'argomento. Quindi, l'auspicio con cui votiamo a favore su questa mozione è che il Governo non la lasci rimanere lettera morta, così come ha fatto con moltissime altre mozioni dell'opposizione, ma che invece la prenda come spinta per riuscire a legiferare, perché il riconoscimento dei morti è un atto dovuto. Non è semplicemente un dovere morale, ma un obbligo giuridico: lo ricordano anche alcune convenzioni come, per esempio, quella di Ginevra. Quindi, preannunciamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Beni. Ne ha facoltà.

PAOLO BENI. Grazie, Presidente. Affrontiamo con queste mozioni un tema di drammatica attualità: le decine di migliaia di esseri umani che affrontano la traversata del Mediterraneo su mezzi di fortuna, pur di fuggire alle guerre e alle violenze. Molti, purtroppo, non ce la fanno. Come è stato ricordato, sono migliaia ogni anno i morti, e ancora di più i dispersi di cui non è possibile recuperare i corpi. Si stima che circa 40 mila persone negli ultimi vent'anni siano annegate nel tentativo di raggiungere le nostre coste. L'anno scorso sono state 5 mila; nei primi mesi di quest'anno siamo già oltre mille. Dunque, una strage! Sono stime, appunto, perché di dati ufficiali non ve ne sono e neanche le testimonianze dei soccorritori e dei superstiti consentono di ricostruire con precisione.

Dopo ogni naufragio familiari e parenti vagano disperati per avere notizie dei propri cari, che su quell'imbarcazione dovevano essere ma non si trovano più, e spesso non sanno a chi rivolgersi; a volte li rintracciano già morti e sepolti. Almeno il 60 per cento delle vittime di questa tragedia resta senza un nome. È una situazione che non può lasciare insensibile chiunque abbia a cuore il valore della dignità umana; e lo voglio dire proprio ora, in questi giorni in cui il tema è di estrema attualità su tutte le pagine dei giornali, grazie alle polemiche ingenerose e strumentali scatenate contro la meritoria azione delle ONG impegnate a salvare le vite umane, ONG che noi difendiamo e ringraziamo.

Noi al fianco di queste ONG ci siamo da sempre, non da oggi, e di questo problema ci occupiamo da sempre, fin da quando - non a caso, è stato ricordato -, nel 2013, all'indomani della tragedia di Lampedusa, proponemmo al Governo di istituire un archivio a cui accedere per denunciare la scomparsa di qualcuno o avere informazioni, una banca dati con nomi, provenienze, età, tutto quello che si può sapere. Il Governo raccolse questa proposta, coinvolgendo il commissario straordinario per le persone scomparse, competente per la tenuta del registro nazionale e dei cadaveri non identificati. Grazie alla collaborazione delle ONG, si è così potuto favorire il ritrovamento dei dispersi e anche il riconoscimento di tanti corpi recuperati, un'opera di umana pietà assolutamente doverosa, ma non solo, perché con questo strumento si dà un'identità certa ai migranti morti, e questo risponde anche all'esigenza di garantire a ogni persona un nome, diritto soggettivo inalienabile sancito dalla Costituzione, dalla Convenzione europea dei diritti umani. Poi si tratta di garantire la tutela dei parenti dei superstiti, ad esempio su questioni relative ai ricongiungimenti, all'eredità. Ancora, la banca dati di cui stiamo parlando ci offre informazioni preziose su quanto avviene nel Mediterraneo, per ricostruire le rotte e le strategie degli scafisti; diventa uno strumento utile per la strategia di sicurezza nazionale, ad esempio impedendo che i documenti e le identità di persone scomparse possano essere utilizzati da altri con finalità criminose o di terrorismo.

Di passi avanti se ne sono fatti molti, ricordo il protocollo d'intesa fra il commissario straordinario, l'Università di Milano e il Dipartimento del Ministero dell'interno, che ha consentito di mettere a punto procedure e metodologie all'avanguardia nell'identificazione delle vittime in mare, grazie alla collaborazione e al generoso impegno della dottoressa Cristina Cattaneo, che voglio ringraziare. Si sono definite procedure per fornire supporto a quanti chiedono notizie dei familiari scomparsi, con avvisi diramati nei Paesi di partenza dei migranti con la collaborazione della Croce rossa, dell'Interpol, della Marina militare e della Guardia costiera. Un risultato molto significativo, sul piano simbolico, è stato il recupero dei resti dell'imbarcazione naufragata il 18 aprile 2015 al largo della Libia, quella in cui morirono oltre 700 migranti, la più grande fra le tante tragedie, e il relitto dovrebbe essere ospitato proprio a Milano, nel futuro polo scientifico museale, e rappresentare il punto di riferimento di un museo dell'immigrazione, di un monumento alla memoria.

Registriamo questi risultati con soddisfazione, ma al tempo stesso siamo preoccupati per le carenze organizzative che rischiano di vanificarli: il commissario straordinario può contare su personale insufficiente per far fronte alle 10 mila pratiche aperte, alle centinaia di cadaveri da identificare, alle decine di migliaia di scomparsi su cui fare ricerche. Per questo chiediamo al Governo, con la nostra mozione - e sosteniamo questa mozione, ma anche le altre coerenti con questa impostazione -, di garantire un potenziamento del commissario straordinario per le persone scomparse, tanto sul piano ordinamentale che su quello finanziario; auspichiamo un più efficace trasferimento delle informazioni fra le diverse competenze istituzionali coinvolte, onde evitare sovrapposizioni e garantire la centralizzazione dei dati relativi ai flussi nel Mediterraneo, anche nell'ottica del necessario raccordo fra l'Italia, gli altri Stati europei e i Paesi di origine. Chiediamo di operare ogni sforzo, anche ricercando il concorso delle Nazioni Unite, dell'UNHCR, del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea, per intensificare la raccolta dei dati che ci consentano di identificare i troppi corpi ancora senza nome dei migranti morti nel Mediterraneo. Chiediamo al Governo di fare ogni sforzo e di impegnarsi affinché quel relitto del 18 aprile 2015 diventi un monumento alla memoria civile capace di tener vivo il ricordo di quella tragedia. Si tratta, come abbiamo visto, di scelte utili anche alla sicurezza del nostro Paese, anche al Governo, per il problema dei flussi migratori, ma soprattutto si tratta di un doveroso atto di rispetto nei confronti di esseri umani che sono morti perché avevano un'unica colpa, quella di essere nati dalla parte sbagliata del mondo e di inseguire la speranza di una giustizia e di una vita migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

In morte del deputato Maurizio Baradello (ore 18,20).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo).

Colleghi, prima di passare ai voti, devo comunicarvi una tragica notizia: il decesso, nella giornata odierna, del nostro collega Maurizio Baradello, iscritto al gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico. Ci stringiamo ai familiari, in questo momento di dolore. A loro rivolgo le più sentite condoglianze a nome di tutta l'Assemblea. Vi invito ora ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Si riprende la discussione.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santerini, Cimbro, Scopelliti, Palazzotto ed altri n. 1-01435, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Altieri ed altri n. 1-01536, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione della mozione Molteni ed altri n. 1-01537. I presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Molteni ed altri n. 1-01537 su cui il Governo ha espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartapelle Procopio, Monchiero, Locatelli ed altri n. 1-01547, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-01554. Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza. Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa congiuntamente al quarto capoverso del dispositivo, a seguire il primo e secondo capoverso del dispositivo, infine il terzo capoverso del dispositivo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01554, limitatamente alla premessa e al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01554, limitatamente al primo e al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01554, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gregorio Fontana ed altri n. 1-01624, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

L'esame degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Interventi di fine seduta (ore 18,30).

ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Ho chiesto la parola perché oggi, purtroppo, sono 39 anni di una tragedia incredibile della storia della Repubblica. Sono tanti 39 anni dalla morte di Aldo Moro, ma non sono serviti a darci completa verità su quel tragico evento. Intorno alle ore 13 del 9 maggio 1978, in via Caetani, nel centro di Roma, tra via delle Botteghe Oscure e Piazza del Gesù, con il ritrovamento del corpo di Aldo Moro si concluse tragicamente la vicenda del sequestro avviata il 16 marzo con la strage di cinque uomini di scorta in via Fani, a cui va anche il nostro caro ricordo; 55 giorni durante i quali tutto quello che accadeva era facilmente intuibile, ma una inquietante cortina di omissioni, reticenze e depistaggi continua ad impedire la piena conoscenza della verità.

Come non ricordare quella tragedia per chi purtroppo è stato costretto a viverla! L'appello di Paolo VI, “io scrivo a voi, uomini delle Brigate rosse”, per quanto vano. La fine di un telegiornale, alle 20,30, con cui il povero Massimo Valentini concluse quel telegiornale, dicendoci che arrivava l'ultimo comunicato con cui si preannunciava che il processo delle Brigate rosse all'onorevole Aldo Moro era concluso e lo si condannava a morte, e così via. Poi lo sgomento del ritrovamento del cadavere. A distanza di 39 anni…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce!

ROCCO PALESE. …il delitto Moro e della sua scorta è ancora senza risposta definitiva e l'Italia istituzionale si ritrova intorno alla sua memoria e torna sicuramente a chiedere di continuare a cercare quella verità, chiarendo certamente moventi e anche avvenimenti che vanno oltre quanto gli esecutori, purtroppo, da quello che è scritto, ascrivibile alle Brigate rosse, fecero. Va riscontrato, signor Presidente, l'ottimo lavoro in questo senso che sta facendo la Commissione Fioroni, con grande impegno e con un grande contributo alla ricerca della dignità che chiede il Paese in maniera veramente molto forte, e quindi a cui va il ringraziamento e anche un incitamento a continuare per ricercare in via definitiva questa verità (Applausi).

GERO GRASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERO GRASSI. Presidente, per ricordare insieme due vittime del 9 maggio 1978: Aldo Moro, Presidente del Consiglio, presidente della Democrazia Cristiana, della tradizione cattolico-democratica, e Giuseppe Impastato, giornalista della tradizione comunista. Impastato era figlio di un mafioso, si ribellò alla mafia, tentò di lottare per la democrazia e il peggiore Stato tentò di farlo passare per suicida. No, fu ucciso da Tano Badalamenti, uno dei capi della mafia di quel paese. Tano Badalamenti era anche un noto frequentatore del Bar Olivetti, che si trova in via Fani, lì dove il 16 marzo fu rapito Aldo Moro. A distanza di 39 anni, il Partito Democratico, il gruppo del Partito Democratico, li ricorda entrambi, perché i morti sono tutti uguali. Non serve la fama, il potere, la cultura, la ricchezza; noi ricordiamo due vittime, una della mafia, l'altra vittima di un delitto di abbandono, che continua ancora oggi e al quale noi ci ribelliamo (Applausi).

COSIMO LATRONICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, la ringrazio dell'opportunità che mi dà, ma, suo tramite, vorrei denunciare una situazione gravissima. L'ENI, l'Ente nazionale per gli idrocarburi, ha ammesso che nel periodo compreso tra febbraio e agosto del 2016 ha sversato 400 tonnellate di petrolio nell'area del centro ENI di Viggiano, Basilicata. È del tutto evidente la inadeguatezza del sistema di monitoraggio all'altezza della complessità del processo produttivo per prevenire disastri ambientali come questi. Pensate che, a distanza di quindici mesi, signor Presidente, non si conoscono le quantità di olio sversato, la superficie interessata ed inquinata, la causa effettiva di questa prolungata anomalia.

L'area sulla quale si è verificato lo sversamento lambisce il bacino idrografico della diga del Pertusillo, un invaso che contiene 150 milioni di metri cubi di acqua e che disseta la Puglia e la Basilicata. L'attività del centro oli da qualche settimana - parliamo del centro oli più importante d'Italia - è stata sospesa con ordinanza cautelare della regione Basilicata; l'ENI ha eseguito senza resistenze. La gravità di questi accadimenti, la complessità delle conseguenze esigono una immediata presa di assunzione di responsabilità da parte del Governo nazionale. Sollecitiamo il Governo perché assuma con forza decisioni ed azioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

TIZIANA CIPRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TIZIANA CIPRINI. Intervengo in merito all'inchiesta del mensile MillenniumLa Camera se la tira”, che ha documentato la presenza di tracce di cocaina nel bagno del Parlamento adiacente l'Aula in un giorno di ordinaria votazione. Sottolineo come la risposta del portavoce della Presidente Boldrini sia stata del tutto insufficiente, poiché si è limitata a precisare che l'accesso ai bagni di Montecitorio non è riservato esclusivamente ai deputati: circostanza senz'altro vera, ma scaricare la colpa su presunti esterni non mette al riparo l'istituzione Parlamento dal danno di credibilità e di onorabilità recato dal consumo di droghe pesanti al proprio interno. Infatti a mio avviso rimane un fatto grave che in un Parlamento supersorvegliato dalle forze dell'ordine, con addirittura piantoni agli ingressi, riescano ad entrare sostanze stupefacenti. Sarebbe bastato approvare le mie proposte del 2015 e del 2016, di prevedere drug test per i parlamentari e controlli con cani antidroga dinanzi agli ingressi della Camera, per evitare ogni imbarazzo. Non è accettabile continuare ad offrire ai cittadini il quadro di un Parlamento con oltre la metà dei deputati che si oppongono a questo genere di controlli, peraltro già ampiamente previsti dalla legge per numerose categorie professionali. Mi appello quindi alla signora Presidente Boldrini affinché intervenga in maniera ferma per stigmatizzare e prevenire il consumo di droghe pesanti all'interno dei locali del Parlamento, senza puerili arrampicate sugli specchi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio. Come lei stessa ha citato dalla nota dell'ufficio stampa della Camera, la veridicità e l'effettiva l'attendibilità di analisi come quella citata sono da verificare.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Presidente, capisco che siamo tutti stanchi dopo un pomeriggio di lavoro, ma era necessario che io segnalassi questa grave difficoltà che nella città di Roma si sta creando negli ultimi giorni, e cioè l'inottemperanza della raccolta di immondizia che costringe i disabili a camminare per strada, e non più sui marciapiedi. Io sono qui a ricordare che il diritto alla mobilità è di tutti, e che l'immondizia non può essere una nuova barriera architettonica: anche perché da parte della sindaca Raggi c'era stata una grande attenzione nel suo programma per eliminarle, e invece oggi ci ritroviamo con lei che per prima si disinteressa della questione. Dalle ultime agenzie viene infatti fuori che lei non può far nulla se non con Zingaretti, presidente del Lazio, quando invece scopriamo che Zingaretti può dare soltanto alcune indicazioni, ma che il progetto deve arrivare dalla città: ci rendiamo conto che tutto ciò è impossibile! Per cui mi fermo qui, ma ricordo a Virginia Raggi con grande umiltà, ma determinazione, che non dimenticasse di fare la sindaca, e di dare accessibilità a tutti i suoi cittadini.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

      Mercoledì 10 maggio 2017, alle 9,30:

      (ore 9,30 e ore 16,30)

1.      Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 2 maggio 2017, n. 55, recante misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia S.p.A. (C. 4452)

2.      Seguito della discussione del disegno di legge:

Delega al Governo in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza (Già articolo 15 del disegno di legge n. 3671, stralciato con deliberazione dall'Assemblea il 18 maggio 2016). (C. 3671-ter-A)

e dell'abbinata proposta di legge: ABRIGNANI ed altri. (C. 865)

Relatore: Benamati.

3.      Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 1349 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MARCUCCI ed altri: Iniziative per preservare la memoria di Giacomo Matteotti e di Giuseppe Mazzini (Approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato). (C. 3844-A)

Relatrice: Narduolo.

4.      Seguito della discussione delle mozioni Marcon ed altri n. 1-01589, Capezzone ed altri n. 1-01600, Caso ed altri n. 1-01601, Melilla ed altri n. 1-01602, Brunetta n. 1-01604, Guidesi ed altri n. 1-01609 e Rampelli ed altri n. 1-01626 concernenti la questione dell'inserimento del cosiddetto Fiscal compact nei Trattati europei, nonché le politiche economiche e di bilancio dell'Unione europea.

5.      Seguito della discussione dei disegni di legge di ratifica:

Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa contro il traffico di organi umani, fatta a Santiago de Compostela il 25 marzo 2015, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno. (C. 3918-A)

Relatori: Amoddio, per la II Commissione; Nicoletti, per la III Commissione.

S. 2186 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato di Israele in materia di pubblica sicurezza, fatto a Roma il 2 dicembre 2013 (Approvato dal Senato). (C. 4225)

Relatore: Fedi.

6.      Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Argentin. (Doc. IV-ter, n. 17-A)

Relatrice: Rossomando.

      (ore 15)

7.      Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

La seduta termina alle 18,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PAOLA BINETTI (MOZIONI IN MATERIA DI ROBOTICA ED INTELLIGENZA ARTIFICIALE)

PAOLA BINETTI. (Dichiarazione di voto su mozioni in materia di robotica ed intelligenza artificiale). Come già detto presentando la mozione in Aula qualche settimana fa, il mio interesse personale in questo campo, così denso di sviluppi tecno-scientifici, oltre che economici, è dettato prevalentemente dalle enormi opportunità che la robotica e l'intelligenza artificiale, applicati alla tele-riabilitazione, hanno permesso di offrire a persone con disabilità di diverso grado, consentendo loro di recuperare ampi spazi di autonomia personale.

È nato così un nuovo settore scientifico la Neuro-Robotica, che ha permesso di creare piattaforme robotiche indispensabili per la ricerca di base in neuroscienze, di sistemi meccatronici per la diagnosi precoce di disturbi del neuro-sviluppo e di sistemi robotici indossabili ispirati al concetto innovativo di ‘structural embodied intelligence'.

L'applicazione di queste nuove conoscenze anche alla domotica ha consentito di ribaltare completamente alcune condizioni di disagio, che impedivano alle persone di gestire autonomamente, perché automaticamente, una serie di funzioni in casa loro. Con la domotica certe forme di handicap ad eziologia diversa si sono trasformate in opportunità di ricerca applicata ai bisogni dell'uomo. Una nuova scienza a servizio dell'uomo che richiede un approccio interdisciplinare complesso e investimenti iniziali coraggiosi e lungimiranti. Ma è proprio grazie alla domotica e alle soluzioni che si rendono possibili grazie alla Intelligenza artificiale che si potranno analizzare soluzioni alternative e innovative di welfare in merito agli effetti che la domotica potrà avere, consentendo ai soggetti più fragili di raggiugere un buon livello di autonomia personale e familiare attraverso soluzioni altamente innovative proprio per pazienti cronici e disabili, anziani, ecc.

L'affermazione e la diffusione di queste nuove tecnologie è inarrestabile e già nel 2017 si vedrà il loro impiego in tutti i principali settori di industria. Questa nuova generazione di tecnologie e i sistemi cognitivi che la alimentano hanno la capacità di raccogliere, analizzare e interpretare a ritmi prima impensabili dati eterogenei – anche quelli non strutturati come video e immagini – e sulla base di questi sono in grado di formulare ipotesi emulando il ragionamento umano. Non solo. Dalle esperienze e dall'interazione con gli individui continuano a imparare. È ovvio che queste tecnologie avranno profonde implicazioni su ogni aspetto della vita e del lavoro di ciascuno di noi. Le loro potenzialità sono infatti molteplici perché possono affiancare l'uomo in ogni attività, contribuendo ad aumentare le sue capacità. Basta pensare al mondo della Sanità e della Ricerca. Con un ritmo di 800 pubblicazioni al giorno, che si stima raddoppino più o meno ogni trimestre, per un medico o un ricercatore è impossibile rimanere aggiornati.

Ma questi sistemi possono farlo e rendono disponibile il loro know how in tempo reale. Noi crediamo che, come si è verificato in passato con altre innovazioni tecnologiche, sia importante seguire alcuni principi chiave per consentirne un'adozione responsabile da parte di tutti. Finalità: l'obiettivo dell'Intelligenza Artificiale e dei sistemi cognitivi è aumentare le capacità umane. La tecnologia, i prodotti, i servizi e le politiche di utilizzo devono essere sempre progettate in modo tale da arricchire ed estendere le capacità, le competenze e il potenziale umano. I sistemi cognitivi non acquisiranno mai una coscienza né agiranno autonomamente. Faranno sempre più parte della nostra società, ma saranno e dovranno sempre rimanere sotto il controllo umano. Trasparenza: affinché i sistemi cognitivi possano esprimere tutto il loro potenziale, è fondamentale che le persone conoscano il loro funzionamento e abbiano fiducia nelle loro analisi, nelle loro valutazioni e nelle modalità di utilizzo.

Per questo è importante comunicare chiaramente quando e per quale scopo vengono utilizzate le soluzioni cognitive, da quali fonti ed esperienze vengono recuperati i dati, quali metodologie vengono adottate per formulare le analisi e le valutazioni. In questo scenario è fondamentale che chi utilizza questi sistemi rimanga proprietario delle competenze e della proprietà intellettuale. Competenze: i benefici sociali ed economici che provengono dall'uso di queste nuove soluzioni nascono anche da una corretta valutazione delle relative implicazioni sulle attività dell'essere umano. Questo vuol dire nuove competenze, nuove attività, nuovi ruoli e formazione per tutti: studenti, dipendenti e cittadini. L'Intelligenza Artificiale, che noi preferiamo chiamare 'Intelligenza Aumentata', ponendo così l'essere umano al centro, introduce nuovi paradigmi che devono essere condivisi, affrontati e discussi insieme da tutti i protagonisti coinvolti: imprese, istituzioni, scuole e università. Solo così si potranno cogliere concretamente tutte le opportunità sociali ed economiche di questa nuova era cognitiva.

Ed è questo uno degli obiettivi principali di questa mozione: da un lato evidenziare l'altissimo profilo di competenze necessarie per immaginare soluzioni laddove altri vedono solo problemi e dall'altro investire prima di tutto nella formazione dei giovani ricercatori che vi si dedicano, per poi sostenerli anche nella fase applicativa delle loro ricerche. Tutto ciò ha un enorme ritorno prima di tutto nella qualità di vita delle persone disabili, poi nello sviluppo delle neuroscienze applicate a problemi inediti e infine garantisce anche un ritorno economico tutt'altro che irrilevante Per questo tra gli impegni presentati al Governo abbiamo messo al primo posto la necessità di favorire un approccio integrato tra i diversi Ministeri per facilitare lo sviluppo della robotica, dell'intelligenza artificiale e della sicurezza informatica, secondo un modello di ricerca traslazionale, che permetta di superare quelle barriere e quegli steccati di tipo culturale che circoscrivono aree chiuse e non comunicanti tra di loro.

Nel 2015 la vendita dei robot si è raddoppiata rispetto alla media degli anni precedenti e i brevetti per le tecnologie robotiche si sono triplicate nell'ultimo decennio; l'Italia ha raggiunto nel campo della robotica un ruolo di leadership in termini di ricerca, innovazione e produzione: è infatti il secondo Paese in Europa e il sesto al mondo come produttore di robot industriali. Entro il 2020 il mercato mondiale avrà un valore di oltre 150 miliardi di dollari, con una collocazione prevalente in Asia, soprattutto in Cina, dove l'impiego della robotica ha già superato l'intera Europa. Dobbiamo imparare a sostenere le applicazioni delle Nuove tecnologie alla produzione industriale e ai servizi civili, anche attraverso start up innovative, che promuovano lo sviluppo complessivo delle aziende e favoriscano processi di cambiamento organizzativo a servizio dei cittadini. Ci troviamo alle soglie di una quarta rivoluzione industriale, in cui l'automazione si esprime come internet delle cose, una sorta di intelligenza artificiale diffusa che permette agli oggetti stessi di animarsi in vista di un obiettivo che viene assegnato loro.

Oltre alla Neurorobotica, lo sviluppo delle nuove tecnologie si sta estendendo nei campi più diversi: dalla automazione industriale ai settori di trasporto: sia che si parli di ingegneria aerospaziale che di treni ad alta velocità; investe il campo delle automobili che si muoveranno senza autista, intercettando i desideri di chi è sopra. Ma è nel campo della difesa che avremo una robotica sempre più sofisticata per colpire obiettivi strategici, risparmiando vite umane. E altrettanto sorprendenti saranno i risultati in ambito medico-chirurgico e nei servizi più diretti alla persona grazie all'utilizzo di Robot di nuova generazione.

Al Campus Bio.Medico, nello spirito della terza missione dell'Università, è nata due anni fa una azienda spin-off focalizzata sulle tecnologie robotiche, prima al mondo ad ottenere la certificazione per l'uso domestico di un robot per la neuro-riabilitazione. La possibilità di svolgere per lunghi periodi la terapia a casa per molti pazienti rappresenta una rivoluzione sia per le implicazioni di maggiore efficacia clinica che per la sostenibilità della terapia tanto per le famiglie che per il sistema sanitario.

L'Intelligenza artificiale crea continuamente nuovi mercati digitali che a loro volta possono liberare livelli di creatività e produttività con un impatto positivo sulla società e in questo modo si potrebbe raddoppiare il tasso di crescita delle economie sviluppate e aumentare la produttività fino al 40% in più. Ma ciò richiede anche un'ampia riflessione sul modo di produrre, per rafforzare i ruoli e le competenze delle persone che guidano i processi di crescita e di sviluppo. E' necessaria una riflessione molto profonda sulle nuove filiere del lavoro, una riflessione che va oltre gli aspetti tecnologicamente programmati e automaticamente realizzati. Va oltre perché cerca la ragione di senso delle cose, il fine di certe scelte che indubbiamente sono destinate a rivoluzionare la vita di tante persone, proponendo loro modelli professionali radicalmente diversi da quelli di 10-20,30 anni prima. Il cambiamento è veloce e non sempre le persone sono in grado di stare la passo con questi cambiamenti, ma dobbiamo evitare di creare un folto gruppo di disadattati dal lavoro e per il lavoro. La tecnologia deve porsi al servizio dell'uomo e non limitarsi a servirsi dell'uomo ignorandone le motivazioni più umane e profonde.

Sono problemi che richiedono un piano di formazione e un livello di competenze sempre più adeguato allo sviluppo tecnico-scientifico: studiare e applicare la robotica educativa non è importante soltanto per imparare a costruire o ad usare i robot, ma anche per insegnare un metodo di ragionamento e di sperimentazione, che promuova attitudini creative negli studenti, anche nell'ambito delle capacità di comunicazione e di collaborazione nel lavoro individuale e di gruppo. Un numero elevato di imprenditori giovani e tecnologicamente evoluti prevedono di aumentare il ricorso, nella propria organizzazione, a freelance indipendenti e competenti proprio in questo campo, per acquistare nuove competenze e maturare una nuova vision organizzativa per la propria azienda.

Non si possono però ignorare alcuni problemi concreti che potranno insorgere con una diffusione sempre più capillare delle nuove tecnologie supportate da una vera e propria intelligenza artificiale. Da un lato occorre smontare fin dal primo momento una sorta di ideologia emergente che considera le macchine superiori agli uomini, un trans-umanesimo ad alto rischio, che potrebbe creare centri decisionali molto distanti dai bisogni reali delle persone. Dall'altro la oggettiva difficoltà di distinguere i processi di responsabilità davanti a situazioni ad alto rischio: ad esempio se un braccio robotico va in tilt in sala operatoria, durante un intervento chirurgico a chi va scritta la responsabilità: a chi ha costruito il braccio, a chi ne ha deciso l'utilizzo, all'utente finale?

La battaglia più importante resta pur sempre quella della formazione: sono già in atto nei prossimi anni investimenti significativi in tecnologie di Intelligenza Artificiale e il 31% degli esperti impegnati nelle aziende a più elevato tasso di sviluppo dichiarano che la loro azienda sta pianificando il modo di utilizzare estensivamente gli studi sul comportamento dell'uomo per guidare lo sviluppo di nuove forme di customer experience entro lo stesso periodo. Non è facile immaginare fino a che punto un uomo preferirà il servizio prestato da un robot all'esperienza umana di dialogo, di interazione, di condivisone nella trattazione…Tra le richieste fatte al Governo figura quindi la necessità di promuovere attività di formazione, ricerca e sviluppo nelle scuole, a cominciare dai primi livelli scolastici e con particolare attenzione alle problematiche della disabilità. Solo così sarà possibile sviluppare nelle università e nei centri di ricerca italiani tecnologie ad alto livello di complessità, incoraggiando soprattutto i giovani ricercatori ad inserirsi nei settori strategici del paese.

Uno dei problemi attuali, che motivano questa mozione, è che mentre la tecnologia propone soluzioni sempre più innovative, i legislatori non riescono a stare al passo con i tempi. La Commissione giuridica, istituita a livello della Commissione europea su queste tematiche, ha messo in evidenza quanti e quali siano i problemi tecno-scientifici che mostrano importanti risvolti legali, etici, sociali ed economici. Diventa sempre più urgente definire non solo un sistema di registrazione di robot avanzati, ma anche un codice etico-deontologico per gli ingegneri robotici, un codice per i comitati etici di ricerca per il loro lavoro di revisione dei protocolli di robotica e nuovi modelli di licenze per progettisti e utenti. Paesi più avanzati dell'Italia in questo campo, come ad esempio gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna, il Giappone, Cina e Corea del Sud in una certa misura hanno già adottato norme specifiche in materia di robotica e di intelligenza artificiale, innescando possibili cambiamenti legislativi per tenere conto delle applicazioni emergenti dall'uso di tali tecnologie.

La prudenza che accompagna sempre le grandi trasformazioni sociali, oltre che tecno-scientifiche, deve sempre affiancare le nuove conquiste scientifiche, specialmente le applicazioni alla medicina e al miglioramento della qualità della vita. Per questo serve una carta dei valori in Robotica, di cui si parla da lungo tempo ma che non è ancora attiva. Servono leggi che a livello europeo valorizzino proposte politiche che si traducano in leggi e regolamenti capaci di salvaguardare valori come: la dignità umana; la privacy, una corretta gestione dei dati personali; permettendo a quanti lo desiderano di accedere ai programmi che la IA consente di realizzare progressivamente. Se l'Europa vuole essere il cuore della società della conoscenza, deve affrontare i problemi a 360 gradi, senza rifugiarsi in comodi riduzionismi, che separano i saperi: quelli umanistici da quelli scientifici; quelli organizzativo-gestionali da quelli tecnologici, e così via… Proprio la potenza dello strumento esige che si approfondiscano i problemi relativi al tema della cyber-security e della rilevanza etica e dell'impatto che tali tecnologie avranno sulla società e sul mondo del lavoro.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

      nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 8 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 2 la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 7 i deputati Dell'Aringa e Taglialatela hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni dalla n. 9 alla n. 13 i deputati Gullo e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

      nella votazione n. 12 i deputati Bellanova e Prataviera hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto votare contro;

      nella votazione n. 13 la deputata Giuliani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 14 e 15 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 15 il deputato Marazziti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 17 il deputato Mognato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 18 la deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 19 la deputata Cardinale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 20 la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Rosato e a 1-1508 396 396 0 199 396 0 99 Appr.
2 Nominale Moz. Binetti e a 1-1558 rif. 396 396 0 199 396 0 100 Appr.
3 Nominale Moz. Cominardi e a 1-1559 rif. 395 395 0 198 395 0 100 Appr.
4 Nominale Moz. Rampelli e a 1-1561 rif. 394 394 0 198 394 0 100 Appr.
5 Nominale Moz. Ricciatti e a 1-1562 rif. 397 397 0 199 397 0 99 Appr.
6 Nominale Moz. Palese e a 1-1571 rif. 401 401 0 201 401 0 98 Appr.
7 Nominale Moz. Allasia e a 1-1607 rif. 399 399 0 200 399 0 98 Appr.
8 Nominale Moz. Catalano e a 1-1608 rif. p. I 408 408 0 205 408 0 98 Appr.
9 Nominale Moz. Catalano e a 1-1608 p. II 407 406 1 204 180 226 98 Resp.
10 Nominale Moz. Civati e a 1-1619 rif. 405 405 0 203 404 1 98 Appr.
11 Nominale Moz. Baldassarre e a 1-1622rif.p.I 408 408 0 205 408 0 97 Appr.
12 Nominale Moz. Baldassarre e a 1-1622 p. II 408 407 1 204 174 233 97 Resp.
13 Nominale Moz. Palmieri e a 1-1623 rif. 401 401 0 201 401 0 97 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Quest. preg. Pagano e a n. 1 392 359 33 180 26 333 97 Resp.
15 Nominale Moz. Santerini e a 1-1435 388 388 0 195 336 52 94 Appr.
16 Nominale Moz. Altieri e a 1-1536 rif. 392 332 60 167 292 40 92 Appr.
17 Nominale Moz. Molteni e a 1-1537 397 341 56 171 55 286 92 Resp.
18 Nominale Moz.Quartapelle Procopio e a1-1547 403 308 95 155 290 18 91 Appr.
19 Nominale Moz. Rampelli e a 1-1554 pI 405 343 62 172 52 291 91 Resp.
20 Nominale Moz. Rampelli e a 1-1554 pII 404 399 5 200 110 289 91 Resp.
21 Nominale Moz. Rampelli e a 1-1554 pIII 407 405 2 203 53 352 91 Resp.
22 Nominale Moz. Fontana G. e a 1-1624 rif. 408 343 65 172 303 40 91 Appr.