XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 20 giugno 2017

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,
          premesso che:
              la legge 7 aprile 2014, n.  56, in prospettiva di una riforma costituzionale del titolo V della Costituzione italiana che, tra l'altro, avrebbe dovuto prevedere l'abrogazione delle provincie, ha disposto una radicale riforma della struttura istituzionale, organizzativa, nonché delle funzioni svolte, dall'ente provincia trasformandolo in un ente di area vasta al quale in via transitoria sono comunque state demandate una serie di funzioni fondamentali quali: la manutenzione, la messa in sicurezza, la gestione ordinaria e straordinaria delle strade provinciali; la gestione ordinaria, manutenzione e messa in sicurezza, nonché spese di gestione utenze, per più di 5.000 istituti scolastici secondari di secondo grado; la predisposizione di interventi e opere a difesa dell'ambiente e per il contrasto al dissesto idrogeologico; infine, la pianificazione territoriale e dei trasporti;
              nelle more dell'abrogazione delle province la legge di stabilità per il 2015 (legge n.  94 del 2014) ha operato un taglio anticipato di quasi tre miliardi di euro di risorse ai bilanci delle province e delle città metropolitane;
              la mancata attuazione della riforma costituzionale e la conseguente mancata abrogazione delle province a seguito della «bocciatura» del referendum confermativo del 4 dicembre 2016 insieme alle ulteriori riduzioni di risorse operate nel corso degli anni 2015 e 2016 nei confronti delle stesse, ha lasciato queste amministrazioni in una situazione di estrema gravità dal punto di vista amministrativo rendendo impossibile in molti casi svolgere le funzioni, anche di natura fondamentale, che la legge attribuisce loro;
              la condizione di grave difficoltà amministrativa delle province italiane è stata più volte richiamata dalla Corte dei Conti, anche nel corso di relazioni rivolte al Parlamento italiano. Nella relazione al Parlamento del 30 aprile 2015 la magistratura contabile denunciava come, a seguito dei ritardi dei trasferimenti erariali e regionali, delle reiterate manovre sul fondo sperimentale di riequilibri e, in conseguenza di una costante tensione sulle entrate, determinata dalla progressiva contrazione di quelle derivate, non sufficientemente compensata dal potenziamento delle entrate proprie, le province fossero state di fatto poste in una condizione tale da annullare qualsiasi capacità programmatoria;
              più recentemente, il 23 febbraio 2017, la Corte dei Conti, nel rapporto alle Camere sulla situazione dei bilanci delle province, ha denunciato la manifesta irragionevolezza della forte riduzione delle risorse destinate a funzioni esercitate con carattere di continuità ed in settori di notevole rilevanza sociale, denunciando inoltre il grave deterioramento delle condizioni di equilibrio strutturale dei bilanci delle province, nonché il fatto che gli interventi emergenziali previsti non hanno prodotto un rimedio organico;
              la politica di costante riduzione delle risorse in favore delle province, oltre al dissesto di tre di esse e alla condizione di pre-dissesto di altre dieci amministrazioni provinciali, ha prodotto una situazione che, nell'anno in corso, registra una carenza di risorse necessarie a garantire l'esercizio delle funzioni fondamentali e dei bisogni standard pari a 650 milioni di euro totali per tutte le province italiane;
              per l'anno 2017 a fronte di oltre 2 milioni di euro di entrate prodotte dal gettito di tributi di spettanza provinciale, circa 1 miliardo e 600 milioni di euro verrà sottratto ai territori e utilizzato dallo Stato centrale, dando vita ad una sottrazione pari al 78,4 per cento del gettito totale dei tributi propri delle province;
              la preoccupante ristrettezza di risorse con la quale le province si trovano a fare conti oltre ad impedire non solo una minima programmazione della gestione, ma anche l'impossibilità concreta di approvare il bilancio di previsione per il 2017, produce una lunga serie di conseguenze ulteriori ed effetti collaterali tutti di segno negativo;
              risorse insufficienti producono effetti sullo sviluppo del territorio con piccole e medie imprese che, nell'ultimo triennio, si sono viste quasi azzerate le commesse pubbliche. Inoltre, l'insufficienza di investimenti locali produce il progressivo deterioramento del patrimonio pubblico;
              nello specifico caso delle province, quanto precede significa mancati interventi sulle scuole, sulle strade di competenza provinciale e sulle opere di contrasto al fenomeno del dissesto idrogeologico, con conseguente aumento del rischio per la incolumità delle persone;
              le norme contenute nel recente decreto-legge n.  50 del 2017 riguardanti le province hanno previsto misure e stanziamenti di risorse del tutto insufficienti a fronte dei fabbisogni reali. Per la gestione delle strade di competenza provinciale, pari a 130 mila chilometri totali di rete viaria sono stati stanziati solo 100 milioni di euro per il 2017. A fronte di uno sbilancio di risorse pari a 650 milioni di euro per la gestione delle funzioni fondamentali sono stati stanziati 110 milioni di euro per l'anno 2017 e 80 per l'anno 2018. Anche sul fronte del personale le aperture registrate sono state minime rispetto alle esigenze più volte manifestate dalle province in merito al ripristino delle ordinarie condizioni di autonomia organizzativa in materia di personale;
              nel corso dell'esame parlamentare del disegno di legge di conversione del predetto decreto-legge n.  50 del 2017, il gruppo parlamentare Articolo 1-MDP ha sostenuto numerose proposte avanzate dall'Upi in occasione del ciclo di audizioni, come quella relativa allo stanziamento in loro favore di 650 milioni di euro e, successivamente, a seguito dell'approvazione di proposte emendative di iniziativa parlamentare si è riusciti o a migliorare in parte le disposizioni già presenti nel decreto o ad introdurne delle nuove e aggiuntive rispetto al testo originario;
              in particolare, le risorse per lo svolgimento delle funzioni fondamentali sono state aumentate a 180 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018. I fondi per la manutenzione ordinaria delle strade sono stati elevati a 170 milioni di euro per l'anno 2017 ed in aggiunta potranno essere destinati i proventi delle contravvenzioni elevate negli anni 2017 e 2018. Sono state incrementate di 15 milioni, sempre per il 2017, le risorse da destinare agli interventi di edilizia scolastica;
              tali modifiche devono considerarsi uno sforzo sicuramente utile ma, purtroppo, ancora non sufficiente per porre rimedio alla grave condizione di difficoltà finanziaria in cui versano le province per consentire loro di svolgere pienamente le funzioni previste per legge,

impegna il Governo:

1)    ad individuare ulteriori risorse da destinare alla spesa corrente delle province al fine di consentire loro il pieno esercizio delle funzioni fondamentali e l'erogazione dei servizi essenziali;
2)    ad assumere iniziative per incrementare ulteriormente le risorse da destinare alla spesa in conto capitale per la manutenzione delle strade nonché per l'edilizia scolastica, al fine di avviare un piano di investimenti volto a maggiormente tutelare la sicurezza dei cittadini;
3)    a individuare gli strumenti attraverso i quali consentire alle province una vera ristrutturazione del debito, non limitandosi alla semplice rinegoziazione, come già avvenuto per le regioni;
4)    ad attivarsi per consentire l'istituzione di un fondo straordinario in grado di agevolare le province in dissesto finanziario e quelle in condizione di pre-dissesto nel tornare in una condizione di maggiore stabilità finanziaria;
5)    al fine di sostenere la ripresa delle province colpite dal terremoto, ad assumere iniziative per prevedere che queste siano dispensate dal pagamento del contributo alla finanza pubblica per il 2017, di cui all'articolo 1, comma 418, della legge n.  190 del 2014, ed esentate dal rispetto del saldo di finanza pubblica per gli anni 2016 e 2017, nelle medesime modalità già previsti per le amministrazioni comunali;
6)    a valutare una progressiva eliminazione dei vincoli che impediscono una efficiente gestione delle risorse umane fatti salvi i vincoli di natura finanziaria di cui all'articolo 1, comma 420, della legge n.  190 del 2014.
(1-01648) «Melilla, Albini, Capodicasa, Laforgia, Ricciatti, Mognato, Fossati, Zappulla, D'Attorre, Scotto, Roberta Agostini».

Risoluzione in Commissione:


      La XI Commissione,
          premesso che:
              nel 1998, con la trasformazione di Poste Italiane da ente pubblico economico a società per azioni, il trattamento di quiescenza (cosiddetta indennità di buonuscita) dei dipendenti di Poste Italiane è stato bloccato al 28 febbraio 1998 e, quindi, non è soggetto più a rivalutazione;
              il Governo Monti, a seguito dell'approvazione della risoluzione n.  8-00208 del 6 novembre 2012, si impegnava ad adottare entro il 31 gennaio 2013 «iniziative, anche di natura normativa, che consentano (...) un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita». Tale impegno è rimasto del tutto disatteso e, ad oggi, l'importo della buonuscita viene liquidato ai lavoratori postali senza alcuna forma di rivalutazione;
              va, pertanto, individuato un intervento risolutivo che ponga fine al protrarsi di questa ingiustizia, che comporta la sottrazione di una consistente parte del salario differito maturato dai lavoratori. Tale manovra coinvolge, dunque, sia lavoratori ancora in servizio che quelli che hanno già ricevuto la liquidazione dell'indennità di buonuscita poiché cessati dal lavoro;
              in risposta all'interrogazione n.  5-11009 del 30 marzo 2017, il Governo ha reso noto che, dai dati della gestione commissariale fondo buonuscita per i lavoratori di Poste italiane, risulta quanto segue: i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sono 142.847; i lavoratori postali tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all'indennità di buonuscita, sono 76.754; l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.261.000 euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro;
              il Governo ha inoltre riferito che lo stesso non ha, ad oggi, introdotto modifiche all'attuale disciplina in materia di buonuscita poiché «i vincoli posti dall'attuale quadro finanziario» non hanno ancora reso possibile tale manovra;
              si osserva che l'onerosità dell'intervento in questione è dipesa anche dal protrarsi, negli anni, del blocco della rivalutazione della buonuscita, pertanto, continuare a rimandare una concreta iniziativa risolutiva, renderà sempre più ingenti le somme necessarie alla rivalutazione della buonuscita di tutti coloro che ne hanno diritto, anche considerando la maturazione degli interessi su tali importi,

impegna il Governo

a promuovere urgenti iniziative al fine di riconoscere la rivalutazione del trattamento di quiescenza sia dei lavoratori cessati che di quelli ancora in servizio di Poste Italiane, valutando la possibilità di istituire all'uopo un fondo ad hoc con un eventuale tetto massimo di spesa.
(7-01290) «Rizzetto, Nastri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          la storia recente di Bredamenarinibus racconta di un disimpegno crescente di parte pubblica nel capitale della società finalizzato alla costituzione di un «polo privato nazionale italiano dei trasporti», quale soluzione unica allo sviluppo del settore e alla tranquillità professionale e occupazionale dei dipendenti del settore;
          già dalla prima metà del 2013, la proprietà pubblica Finmeccanica aveva annunciato la cessione di Bredamenarinibus a un partner privato (King Long Italia) e il risultato finale di questa operazione fu la creazione di una «newco» denominata industria italiana autobus (IIA);
          il passaggio al privato avvenne in seno a un accordo complessivo siglato in data 19 dicembre 2014 (con grande plauso da parte delle forze politiche di maggioranza) e per il passaggio delle quote di proprietà venne utilizzato il sistema della cessione di ramo di azienda; il medesimo accordo garantiva nei fatti la continuità produttiva degli stabilimenti ex Bredamenarinibus, la ristrutturazione dello stabilimento bolognese e il mantenimento dei diritti dei lavoratori e dei livelli occupazionali;
          nei fatti, tale accordo risulta disatteso, con continui ricorsi alla Cassa integrazione guadagni straordinaria, interventi a sostegno da parte degli enti locali e con spostamenti della produzione verso gli stabilimenti in Turchia della Karsan Automotive, nel frattempo entrata nel capitale di IIA mediante l'acquisizione di parte delle quote residue ancora in mano a Finmeccanica;
          da febbraio 2017 è cominciata la Cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione che vede coinvolto più del 90 per cento della forza lavoro diretta e indiretta di produzione e il 30 per cento della forza impiegatizia;
          in mancanza di commesse per gli stabilimenti italiani il rischio di fallimento è concreto e prossimo e, a oggi, a lavorare sono prevalentemente gli stabilimenti situati in Turchia;
          ad oggi, tutti gli incontri avvenuti tra le rappresentanze sindacali e il Governo (vero artefice e regista di questa operazione) non hanno avuto esiti concreti e le medesime rappresentanze sindacali, con nota del 1o giugno 2017, hanno richiesto un incontro direttamente con il Presidente del Consiglio dei ministri, richiesta che peraltro a tutt'oggi non ha avuto seguito  –:
          quali concrete iniziative il Governo, a parere degli interpellanti unico e vero regista di questa operazione, intenda mettere in campo nei confronti di industria italiana autobus, per il rispetto degli accordi del 2014, per il rilancio dell'industria italiana in materia di trasporto a livello di produzione da effettuare in Italia e per il mantenimento dei livelli occupazionali negli stabilimenti ex Bredamenarinibus.
(2-01845) «Civati, Pastorino, Marcon».


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
          sussistono tutti i presupposti normativi, procedimentali e contrattuali per procedere alla realizzazione dell’hub portuale di Venezia (sistema portuale offshore-onshore) che è anche il sistema di accesso permanente al porto, previsto come opera complementare al Mose fin dalla delibera 3 aprile 003 del Comitato ex articolo 4 della legge n.  798 del 1984, in quanto:
              l'articolo 1, comma 186, della legge 24 dicembre 2012, n.  228 (legge di stabilità) ha autorizzato «l'avvio delle attività finalizzate alla realizzazione di una piattaforma d'altura davanti al porto di Venezia» trasferendo all'autorità portuale di Venezia 5 milioni di euro per l'anno 2013 e 95 milioni di euro per il 2015, finanziamento riconfermato da tutte le leggi di stabilità successive;
              il progetto preliminare «Piattaforma d'altura al Porto di Venezia e Terminal Container Montesyndial» ha raggiunto la piena maturità amministrativa (parere favorevole di compatibilità ambientale – VIAS – espresso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota n.  1320/2013; con decreto del 21 aprile 2014 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha disposto l'ampliamento della circoscrizione territoriale del Porto di Venezia, includendo la piattaforma d'altura; nel 2014 la conferenza di servizi si è conclusa positivamente; nel 2015 la regione Veneto con delibera di giunta n.  1678 ha formalizzato il decreto di localizzazione) ed è stato trasmesso dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Cipe per l'approvazione e prescrizioni fin dal 9 agosto 2016, mentre è attualmente in corsa la progettazione definitiva, aggiudicata con gara internazionale al gruppo italo-cinese 4C3, guidato da China Communication Construction Company Group;
          il China Communication Construction Company Group ha reso nota la sua disponibilità a partecipare alla realizzazione del progetto in questione aderendo a qualunque forma di PPP (partenariato pubblico privato) nelle forme che il Governo italiano vorrà prevedere;
          il 25 novembre 2016 il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore e il sindaco di Venezia hanno firmato il «Patto per lo sviluppo della città di Venezia» che recepisce il progetto Venice OffShoreOnShore Port System, anche al fine di «progettare in sinergia con gli altri porti del Mare Adriatico, un sistema portuale in grado di competere con i Porti del Mare del Nord per il trasporto di merci da e per l'Asia attraverso lo stretto di Suez»;
          la Commissione europea ha cofinanziato il progetto di fattibilità del sistema portuale Offshore-Onshore di Venezia sin dal 2012, mentre la Banca Europea degli Investimenti ha ammesso il progetto veneziano alla lista del «piano Junker»;
          l'opera è stata inserita dal Governo cinese nella strategia « One Belt, One Road» (OBOR), che vede in Venezia il terminale occidentale della Via della seta marittima del XXI secolo;
          l'Unione Europea ha accolto con favore in agosto 2016 la proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di inserire il progetto Venice Offshore-Onshore Port System (assieme a tre interventi per il porto di Trieste) tra quelli da concordare con il Governo cinese in sede della EU-China Connectivity Platform;
          il 14 e il 15 maggio 2017, a Pechino, al « Belt and Road Forum for International Cooperation» il Governo cinese ha pubblicamente confermato il suo interesse per il porto di Venezia;
          è opportuno confermare di fronte agli investitori stranieri la volontà politica del Governo italiano di procedere alla realizzazione del Venice OffShoreOnShore Port System;
          l'urgenza di far esaminare al Cipe il suddetto progetto deriva anche dalla necessità di avviare i lavori previsti dall'accordo di programma sottoscritto l'8 gennaio 2015 dal Ministero dello sviluppo economico, regione Veneto, comune di Venezia ed autorità portuale per la riconversione dell'area di crisi industriale complessa di Marghera per usi portuali strettamente industriali e commerciali;
          sussiste l'opportunità di inquadrare il progetto in questione nella strategia di salvaguardia di Venezia nella riunione del «Comitatone», che il Governo aveva annunciato di voler convocare entro giugno 2017  –:
          quando si intenda provvedere, in sede di Cipe, ai fini dell'approvazione della progettazione preliminare per l'avvio dei lavori dei lotti funzionali a Marghera (già coperti dai suddetti finanziamenti e necessari per la bonifica e la riconversione dell'area di crisi industriale complessa), nonché ai fini dell'emanazione delle prescrizioni utili per la progettazione definitiva in corso;
          quali iniziative si intendano assumere e in quali tempi per favorire proposte di realizzazione, in partnership pubblico-privato del Venice Offshore Onshore Port System che prevedano forme sostanziali di cofinanziamento privato dell'opera.
(2-01847) «Rubinato, Martella, Rostellato, Casellato, Rotta, D'Arienzo, Miotto, Mognato, Zoggia, Crivellari, Dal Moro, Crimì, Menorello, Ginato, Camani, Naccarato, Zardini, Quintarelli, Zan, Narduolo, Sbrollini, Causin, Arlotti, Zanetti, Rabino, Marcolin, Dellai, Pastorelli, Busin, Turco, Sanga, Marzano, Sottanelli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      LABRIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il Corpo nazionale dei vigili del fuoco grazie alla professionalità acquisita del personale in servizio opera alacremente, anche a costo della propria vita, per tentare di salvare altre vite umane, oltre che portare assistenza e conforto. Esempi di eroismo si sono avuti in occasione degli ultimi eventi sismici nel centro Italia e durate le operazioni del recupero dei superstiti dopo il crollo dell'Hotel di Rigopiano;
          tuttavia, non si possono negare le difficoltà in cui si trova il Corpo nazionale dei vigili del fuoco per la pesante carenza organica che si registra in tutti i ruoli del personale, in particolare negli organici del settore operativo. Tali carenze, diffuse su tutto il territorio nazionale, ricadono sull'organizzazione del servizio di soccorso alla popolazione con rischi d'infortunio al personale che opera in squadre non correttamente dimensionate;
          tali difficoltà sono stare illustrate in più occasioni dalle varie sigle sindacali e dal Comitato «idonei non assunti 814 VVFF», con l'intento si sollecitare l'accelerazione dell'assunzione di ulteriori unità;
          il concorso pubblico per 250 posti di vigile del fuoco, bandito lo scorso autunno, con lo scopo di reperire nuove forze, è ancora in itinere e molto probabilmente le fasi concorsuali si concluderanno non prima di un biennio. Tale tempistica risulta, a detta dei sindacati, troppo lunga per le esigenze operative del Corpo;
          le tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil, sia attraverso media e organi di stampa, che con manifestazioni di piazza (si ricorda la manifestazione del 15 giugno 2016 in Piazza Montecitorio a Roma), chiedono da tempo l'assorbimento del personale in graduatoria al concorso pubblico a 814 posti, al momento l'unico bacino disponibile, che contiene ancora 3500 idonei giovani circa (una parte comprende anche idonei discontinui), i quali aspettano da anni una chiamata dopo aver superato 3 prove molto selettive su un bacino di ben 123.000 candidati (prove preselettive – prove motorio attitudinali – prove orali);
          sebbene la legge di bilancio 2017 garantisca la proroga al 31 dicembre 2017 della graduatoria del concorso a 814 posti nel ruolo di vigile del fuoco bandito nel 2008, ciò non implica l'assorbimento delle unità necessarie per far fronte alle carenze d'organico del Corpo;    
          sempre nella legge di bilancio 2017 sono stati stanziati 23 milioni di euro per il 2017 e 80 milioni di euro per il 2018 per assunzioni straordinarie nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco e per il turn over;
          tuttavia per l'anno 2017 non sarebbe stato ancora emanato l'apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a sbloccare i 23 milioni di euro stanziati, dando il via conseguentemente alle convocazioni a relativa visita medica dei candidati idonei utilmente collocati in graduatoria  –:
          in che modo il Governo intenda rispondere alle giuste sollecitazioni delle sigle sindacali in merito all'assorbimento del personale idoneo al concorso a 814 posti di vigile del fuoco;
          quali siano i motivi per cui il Governo non abbia ancora provveduto all'utilizzo delle somme stanziate dalla legge di bilancio 2017 per le assunzioni del personale idoneo al concorso a 814 posti di vigile del fuoco per l'anno in corso.
(5-11602)


      SPESSOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il 30 gennaio 2017 è stata aggiudicata, a seguito di varie proroghe, errata corrige e chiarimenti, la gara a procedura aperta, suddivisa in tre lotti geografici, indetta dalla Consip spa il 26 novembre 2015 per la «fornitura di Sistemi di Videosorveglianza servizi annessi per le pubbliche amministrazioni», per un valore presunto totale di euro 56.700.000;
          si tratta di forniture destinate ad assicurare in particolare la sicurezza del territorio nei comuni e di obiettivi sensibili dello Stato – come sedi governative, tribunali, caserme, ambasciate – e costituite principalmente da dispositivi in rete ed esposti in quanto tali al rischio di possibili minacce informatiche;
          nel bando di gara, Consip aveva dichiarato che «l'iniziativa consentirà alla amministrazioni di acquistare nuovi sistemi e ammodernare quelli esistenti, rappresentando uno strumento utile alla realizzazione dei progetti del Governo sulla sorveglianza e la sicurezza del territorio»;
          vincitori della suddetta gara sono risultati Fastweb – per i lotti 1 e 3, per un totale di 42,4 milioni di euro – e il raggruppamento temporaneo d'impresa (RTI) tra Finmeccanica, Ingegneria & Software Industriale e Telecom per il lotto 2, per un valore complessivo di 14,3 milioni di euro;
          Fastweb, fornitore aggiudicatario dei due lotti maggiori dell'appalto, ha incluso, tra le telecamere indicate nel listino di fornitura, in larga parte quelle di un produttore cinese, al centro di inchieste in Gran Bretagna, e bandito dalle forniture governative negli Stati Uniti: si tratta dell'azienda Hikvision, che oggi impiega oltre 15 mila dipendenti e vende sistemi di videosorveglianza ad uso governativo, commerciale e militare;
          come evidenziato in due articoli del Times e del Corriere della Sera, la Hikvision, nata da una costola delle attività commerciali dell'Esercito cinese, è stata oggetto, l'anno scorso, di inchieste parlamentari e giornalistiche nel Regno Unito per la scarsa affidabilità sul    piano della sicurezza dell’information technology oltre ad essere stata radiata dalla GSA (la Consip americana), in quanto direttamente controllata dal Governo cinese;
          la Hikvision, per il 42 per cento di proprietà dello Stato cinese, ha conquistato secondo il Times il 14 per cento, del mercato britannico della videosorveglianza in soli quattro anni (con 1,2 milioni di telecamere), grazie all'applicazione di una politica di prezzi particolarmente vantaggiosi, facendo registrare una crescita del 50 per cento solo nell'ultimo anno;
          i timori sollevati dal Times e dall'ex Ministro per la sicurezza inglese è che agenti cinesi possano impossessarsi, da remoto, del controllo delle telecamere prodotte dalla Hikvision per accedere ad informazioni riservate e dati sensibili;
          il regolamento europeo sulla tutela dei dati personali (679/2016) che entrerà in vigore a maggio 2018, prevede specifici e stringenti adempimenti da parte delle pubbliche amministrazioni, con l'obbligo di adottare «sistemi adeguati» (articolo 32) per la sicurezza dei dati, con una responsabilità solidale in capo ai fornitori. Le immagini raccolte dai sistemi di videosorveglianza rientrano tra i dati personali che, pertanto, devono offrire adeguate garanzie in materia di sicurezza da ogni tipo di minaccia informatica  –:
          se il Governo, in qualità di azionista unico e in un'ottica di massima trasparenza ed efficacia, non reputi opportuno, per quanto di competenza, un intervento nei confronti di Consip, per accertare se siano state effettuate tutte le necessarie verifiche sulla qualità e sull'adeguatezza degli apparati previsti nei listini di fornitura e sull'affidabilità dei rispettivi produttori, con particolare riferimento alle preventive valutazioni inerenti al piano della sicurezza dei dati affidati ai sistemi di controllo delle telecamere Hikvisions;
          in relazione ai fatti esposti in premessa, se il Governo non ritenga che l'utilizzo di telecamere, già rimosse in altri Paesi, possa rappresentare un rischio per la sicurezza pubblica nazionale. (5-11604)

Interrogazione a risposta scritta:


      OTTOBRE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          risulta che in alcuni comuni d'Italia come Napoli, Reggio Emilia, Pinerolo e Martano sono state presentate nozioni a favore di Abdullah Öcalan; risulta inoltre, in particolare, che è stata presentata una mozione presso il consiglio comunale di Arco che impegna l'amministrazione locale, a «sostenere il processo di pace tra governo turco e PKK, a chiedere la liberazione Abdullah Öcalan e con esso a garantire l'avvio di un processo di pace fra governo turco e PKK»;
          in data 29 novembre 2005 il Consiglio dell'Unione europea; con il documento «Posizione comune 2005/847/PESC del Consiglio» ha inserito, al n.  23 delle organizzazioni terroristiche, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) anche noto come Kadek o Kongra-Gel;
          il suddetto gruppo, inoltre, è considerato un'organizzazione terroristica dagli Stati Uniti, dalla stessa Turchia e da numerosi Paesi europei e membri della Nato per i suoi metodi di lotta, poiché in passato fece ricorso anche all'uso di attentati dinamitardi e kamikaze contro obiettivi militari turchi;
          il Pkk, da più parti definito un vero e proprio sindacato criminale, si finanzia soprattutto attraverso il traffico di droga; secondo un rapporto del Center for Strategic and International Studies del 2000, il PKK gestiva l'80 per cento del traffico di eroina a Parigi;
          l'interrogante, in data 14 giugno 2017 ha avuto un incontro con l'ambasciatore di Turchia a Roma, durante il quale è stata trattata la questione della attività di esponenti del Pkk in Italia  –:
          se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e se, per quanto di competenza, abbiano valutato l'adozione di iniziative per evitare da parte di tutte le istituzioni nazionali qualsiasi forma di appoggio ad un'organizzazione terroristica riconosciuta tale dal Consiglio dell'Unione europea sotto la cui egida il nostro Paese si pone. (4-17007)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata:


      LATRONICO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il 17 maggio 2017 la Commissione europea, nell'ambito della procedura di infrazione 2011/2215, ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche, ex articolo 14 della direttiva 1999/31/CE;
          l'Italia era tenuta, entro il 16 luglio 2009, a bonificare o chiudere le discariche autorizzate o già in funzione prima del 16 luglio 2001, rendendole conformi alle normative vigenti. Malgrado il tempo concesso, l'Italia non ha adottato misure per bonificare o chiudere le citate discariche, dislocate tra Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia e Friuli Venezia Giulia, pertanto è scattato, inevitabilmente, il deferimento alla Corte di giustizia dell'Unione europea;
          secondo le informazioni fornite dalla Commissione europea, sono 44 i siti che rappresentavano ancora una minaccia per la salute e l'ambiente e il 52,3 per cento del totale è collocato sul territorio della regione Basilicata;
          il ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea potrebbe comportare, ancora una volta, per il nostro Paese una condanna al pagamento di sanzioni pecuniarie (composte da una somma forfettaria e da penalità giornaliere). Rispetto alle sanzioni già pagate dall'Italia, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sandro Gozi, ha recentemente dichiarato che, al 21 marzo 2017, il nostro Paese ha versato all'Unione europea ben 329 milioni di euro, dei quali 141 milioni di euro per la sentenza relativa alle «discariche abusive»;
          in merito alla situazione della Basilicata non può non tornare alla memoria quanto scritto nella relazione conclusiva dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti istituita nella XVI legislatura, che rappresentava la situazione del ciclo dei rifiuti in Lucania come «l'esempio lampante di quanto possa essere inefficiente la gestione dei rifiuti anche in una regione ove vi è una produzione contenuta degli stessi», sottolineando come il problema non fosse tanto quello relativo ai quantitativi di rifiuti prodotti, «quanto piuttosto quello della razionale predisposizione di un sistema di gestione idoneo a consentire lo smaltimento e/o il riciclo dei rifiuti in ossequio alle prescrizioni imposte a livello europeo e nazionale»  –:
          quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare un'ennesima condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea e, in particolare, per mettere a norma o chiudere definitivamente i siti presenti sul territorio della Basilicata, regione che già deve affrontare le gravi problematiche legate alle discariche abusive e alle questioni ambientali connesse all'industria petrolifera. (3-03093)


      DAGA, VILLAROSA, ZOLEZZI, BUSTO, DE ROSA, MICILLO, TERZONI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il 1o marzo 2017 è entrata in vigore la legge 27 febbraio 2017, n.  18, di conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n.  243, recante «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno»;
          l'articolo 2 è intervenuto nuovamente sulla gestione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue, oggetto di sentenze di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea in ordine all'applicazione della direttiva 91/271/CEE e di procedure di infrazione in corso, promettendo, con tale disposizione, di superare la grave inefficacia delle misure sinora adottate dallo Stato italiano, a fronte dei preoccupanti rilievi della Commissione europea, affidando i compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi ad un unico commissario straordinario del Governo che, a far data dal decreto di nomina, agirà in sostituzione dei commissari straordinari già nominati;
          secondo quanto previsto dalla legge n.  18 del 2017, «il Commissario presenta annualmente al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una relazione sullo stato di attuazione degli interventi di cui al presente articolo e sulle criticità eventualmente riscontrate»;
          considerato che la Commissione europea, sulla procedura di infrazione n.  2004/2034, ha nuovamente deferito l'Italia alla Corte di giustizia, ai sensi dell'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, sarebbe opportuno che il commissario unico trasmettesse con cadenza semestrale una relazione alle commissioni parlamentari competenti sullo stato dell'arte e sugli obiettivi raggiunti in riferimento agli agglomerati urbani oggetto delle procedure di infrazione;
          nonostante la legge n.  18 del 2017 sia entrata in vigore il 1o marzo 2017 e considerata l'urgenza degli interventi, il commissario straordinario è stato nominato solo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.  128 del 5 giugno 2017;
          l'insufficiente depurazione e gli scarichi inquinanti rappresentano, secondo il rapporto di Legambiente 2016, il reato più contestato e in crescita rispetto al 2015 e rappresentano il 31,7 per cento delle infrazioni contestate  –:
          se il Ministro interrogato intenda comunicare quali provvedimenti sono stati assunti negli oltre 4 mesi intercorsi tra l'entrata in vigore del decreto-legge sul Mezzogiorno e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della nomina del commissario, contestualmente comunicando quali provvedimenti urgenti il commissario intenderà assumere per garantire le operazioni di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue anche in relazione alla qualità delle acque di balneazione. (3-03094)

Interrogazione a risposta scritta:


      GAGNARLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la Chimet è un'azienda leader nel recupero e nell'affinazione dei metalli preziosi da rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. L'attività e suddivisa in due stabilimenti, nel comune di Civitella Val di Chiana in località Badia al Pino ed a Vicomaggio;
          l'azienda ha più volte provato ad ampliare l'attività; l'ultima proposta, attualmente in attesa del rilascio della valutazione di impatto ambientale, prevede un ampliamento con modifiche sostanziali ai settori di: lavorazione B (raddoppio delle potenzialità con installazione di nuovi forni di incenerimento), lavorazione C (triplicazione della potenzialità tramite l'installazione di nuovi forni fusori), lavorazione E (aumento della potenzialità del forno di essiccazione), affinazione (riorganizzazione con inserimento di nuovi reattori), un nuovo cogeneratore a metano. Il progetto prevede di trattare una quantità totale di rifiuti pari a 24.000 t/a (+92 per cento), tutti potenzialmente pericolosi e stoccarne fino a 1.000 t (+166,66 per cento);
          la dirigenza ed i tecnici dell'azienda hanno rassicurato circa l'assenza di criticità grazie ad un avanzato piano di monitoraggio ed all'applicazione delle migliori tecnologie disponibili. Tuttavia, in regione sono state presentate interrogazioni per ribadire la contrarietà al progetto di ampliamento;
          sono state altresì depositate una serie di osservazioni, a cura di Isde medici per l'ambiente, Comitato salute e ambiente di Civitella, ed altri che invitano, anch'essi, ad esprimere parere negativo alla valutazione di impatto ambientale, in quanto da ritenersi «improponibile e quindi inaccettabile un ampliamento ed incremento produttivo e di potenzialità di qualsivoglia industria insalubre presente nei territori di che trattasi, proprio alla luce di evidenti criticità di carattere epidemiologico/sanitario/ambientale»;
          nell'area in questione, infatti, vi è un'alta concentrazione di impianti insalubri di prima classe nel raggio di 5 chilometri, tra cui: il termovalorizzatore di rifiuti urbani e assimilati Aisa, di S. Zeno, anch'esso in procinto di ampliare le tonnellate di rifiuti solidi urbani trattate, la Safimet spa e la Cabrio spa, l'impianto di trattamento e affinazione Sicam, l'impianto di conglomerati bituminosi Pavimental, l'impianto termico gestito dalla Romana Maceri srl, ed altri;
          gli esiti delle indagini epidemiologiche dell'unità di epidemiologia ambientale Ifc Cnr di Pisa ed il monitoraggio biologico nelle zone aretine di S. Zeno, hanno evidenziato la presenza di notevoli compromissioni dal punto di vista sanitario della popolazione che vi risiede, tra cui: eccessi di ospedalizzazione per malattie cardiovascolari, urinarie, ischemiche per entrambi i generi, eccessi di mortalità generale per i maschi, a causa di malattie respiratorie per le femmine, eccessi di mortalità di leucemie per i soggetti esposti, ed altro;
          anche sul terreno nell'alta Val di Chiana, secondo quanto rilevato dal dipartimento della prevenzione Ausl 8 nel novembre 2015, i livelli della maggior parte degli indicatori utilizzati risultano al di sopra di quelli di controllo;
          la Chimet ha disposto che una parte molto significativa della documentazione dello studio di impatto ambientale non sia divulgabile al pubblico per ragioni di segreto industriale, ex articolo 9 del decreto legislativo n.  152 del 2006. Non è stato specificato in forza di quali ragioni l'autorità competente non abbia rifiutato questa richiesta, posto che le informazioni mancanti sono fondamentali per una corretta valutazione della proposta di ampliamento;
          in data 28 giugno 2016 il Comitato salute e ambiente di Civitella ha presentato presso l'autorità per la partecipazione della regione Toscana la richiesta motivata di dibattito pubblico, ex articolo 8, comma 3, lettera e), della legge regionale n.  46 del 2013 corredata da 4.652 firme di cittadini, che è stata inspiegabilmente-respinta;
          il Consiglio dei ministri, invece, ha recentemente approvato un decreto legislativo che, in attuazione della direttiva 2014/52/UE che modifica l'attuale disciplina della valutazione di impatto ambientale vuole efficientare le procedure, razionalizzare e innalzare i livelli di tutela ambientale, prevedendo anche l'ampliamento della partecipazione pubblica mediante il potenziamento dell'istituto dell'inchiesta pubblica;
          la provincia di Arezzo, con delibera n.  553 del 6 ottobre 2009, si era già espressa negativamente riguardo alla compatibilità ambientale di un ampliamento dell'attività della Chimet simile a quella in questione  –:
          se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, per monitorare la situazione ambientale e sanitaria delle aree in questione;
          se intendano assumere iniziative per ottimizzare la normativa sull'impatto cumulativo in modo da evitare iter autorizzativi in aree già impattate;
          quali iniziative di competenza intendano assumere per disincentivare opere come quelle di cui in premessa, alla luce di quanto stabilito dal decreto legislativo di attuazione della direttiva 2014/52/UE ed in relazione al mercato del settore.
       (4-17006)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta immediata:


      SANTERINI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          come è noto il 21 giugno 2017 in tutta Italia si svolge la «Festa della musica», che quest'anno ha per tema «La strada suona»;
          si tratta di un'iniziativa molto importante non solo per il suo indubbio valore artistico, ma anche per il senso sociale che la festa assume;
          saranno coinvolti luoghi tra loro molto diversi, che vanno dalle ambasciate ai luoghi di culto, dai parchi ai musei, ma anche agli ospedali ed alle carceri, oltre, ovviamente, alle piazze e alle strade del nostro Paese, grazie alla collaborazione di musicisti professionisti ed amatoriali italiani, stranieri e «nuovi italiani»;
          il programma prevede migliaia di eventi in tutta Italia, nei giorni più lunghi dell'anno, incentrati in particolare sulla musica in strada, con migliaia di eventi;
          l'iniziativa è altamente condivisibile e l'auspicio è che non rimanga un evento isolato, ma che diventi un appuntamento ricorrente, coinvolgendo sempre più persone, sia artisti sia pubblico  –:
          quali siano gli eventi più significativi in preparazione che il Ministro interrogato può anticipare per confermare il fatto che si tratta di una festa che ha tra i principali obiettivi quello di portare la musica nella strada in modo tale che sia ampiamente fruibile da tutti i cittadini. (3-03092)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PETRINI, BENAMATI e ARLOTTI. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          nel corso del 2016 è stato contestato al titolare del villaggio turistico «Verde Mare», a Marina Palmense (Fermo), a seguito di un'inchiesta della procura della Repubblica di Fermo, il reato di lottizzazione abusiva, ai sensi dell'articolo 30 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.  380, in ragione della stabile permanenza all'interno dell'area del camping di roulotte e di camper;
          la proprietà dei citati mezzi di trasporto appartiene ai campeggiatori abituali che, mediante la stipula di appositi contratti pluriennali, li lasciano in custodia alla struttura anche durante il periodo invernale, durante il quale il villaggio è chiuso;
          la misura cautelare del sequestro preventivo dell'area, su cui insiste il campeggio, già annullata dal tribunale del riesame di Fermo, è stata successivamente confermata dalla Corte di cassazione;
          tuttavia, è lo stesso articolo 3, comma 1, lettera e), n.  5 del citato decreto del Presidente della Repubblica n.  380 del 2001 ad escludere dagli interventi di nuova costruzione l'installazione di manufatti leggeri, anche prefabbricati, e di strutture di qualsiasi genere, quali roulotte,     camper, case mobili, imbarcazioni, che siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee o siano ricompresi in strutture ricettive all'aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti, previamente autorizzate sotto il profilo urbanistico, edilizio e, ove previsto, paesaggistico, in conformità alle normative regionali di settore;
          la temporaneità di una roulotte è, evidentemente, determinata dal fatto di adempiere ad una funzione limitata nel tema caso il citato articolo 3 parla di «esigenze temporanee» e non di strutture temporanee;
          soprattutto, la legge prevede due ipotesi alternative per l'utilizzo di queste strutture senza bisogno di richiedere alcun permesso edilizio: o sono destinate ad un uso temporaneo, precario e limitato nel tempo, oppure sono utilizzate all'interno di un campeggio debitamente autorizzato;
          con la disgiuntiva «o» la legge esclude, quindi, in ogni caso che possa essere considerato intervento di nuova costruzione il posizionamento di manufatti, quali quelli di cui si è detto, all'interno di «strutture ricettive all'aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti» e ciò in ragione dell'inesistenza di un aggravamento del carico urbanistico rispetto a quello già autorizzato per il camping;
          analoghi sequestri si stanno verificando in relazione a strutture ricettive all'aperto situate in altre località turistiche, poiché quello che contesta la Corte di cassazione, cioè il fatto che i clienti lascino le loro roulotte in campeggio a fine stagione, è pratica comune a tutti i campeggi d'Italia;
          sono evidenti le ricadute negative in termini di occupazione, presenze sul territorio, redditività per gli operatori del settore, disagio per i turisti, rese ancora più gravi dall'apertura della stagione turistica  –:
          quale sia l'orientamento dei Ministri interrogati rispetto ai fatti citati in premessa e quali iniziative urgenti intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di risolvere i dubbi interpretativi in merito alla corretta applicazione della legislazione vigente in materia urbanistica. (5-11599)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BURTONE. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          Pisticci in provincia di Matera è sede di una compagnia dell'Arma dei carabinieri;
          suddetta compagnia dovrebbe trasferirsi presso l'ex sede dell'Agenzia delle entrate, immobile ubicato presso piazza Plebiscito;
          l'immobile di proprietà del comune necessiterebbe di alcuni interventi di indispensabile adeguamento, ma, a quanto è dato apprendere anche dagli organi di informazione, vi sarebbero delle difficoltà di natura economica legate alle critiche condizioni di finanza pubblica del comune;
          a seguito del trasferimento del commissariato di pubblica sicurezza presso la popolosa frazione di Marconia la compagnia dell'Arma dei carabinieri rappresenta un importantissimo e imprescindibile presidio di sicurezza per il territorio di Pisticci centro e delle altre frazioni;
          va assolutamente evitato che la fase di stallo possa determinare il rischio per Pisticci di perdere la sede della compagnia dell'Arma dei carabinieri che anzi va adeguata, anche per quanto concerne la pianta organica  –:
          se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di accelerare il trasferimento della compagnia presso la nuova sede, anche sostenendo le spese necessarie per gli interventi di adeguamento della struttura, nonché al fine di rafforzare le dotazioni della compagnia medesima in termini di organico e di mezzi presso Pisticci centro, in considerazione della vastità e complessità del territorio di competenza. (5-11600)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      D'INCÀ e SIBILIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          dalle intercettazioni acquisite dalla procura di Roma, diffuse di recente dal «Corriere delle Alpi», si apprende che l'avvocato Massimo Malvestio abbia disquisito con Massimo Lembo, dirigente di Veneto Banca, di un'operazione finanziaria da 400 milioni di euro posta in essere dalla Banca popolare di Vicenza che finanziava la società «Optimum» di diritto lussemburghese affinché sottoscrivesse azioni della medesima banca intestando formalmente le stesse a fondi amministrati da una consociata nell'isola di Malta. Per le connesse violazioni normative intervengono la Banca centrale europea e la Consob e si apprende che le autorità maltesi abbiano revocato la «licenza ad operare» alla società che gestisce i fondi Optimum. L'avvocato Malvestio dichiara altresì che la stessa operazione sia stata proposta anche a Veneto Banca e che gli sia stato asserito che l'operazione avesse «l'appoggio della Vigilanza». Infine lo stesso Malvestio dichiara che il rifiuto di Veneto Banca a porre in essere l'operazione descritta «(...) sia stato all'origine dei guai con il dottor Barbagallo»;
          quanto dichiarato dall'avvocato Malvestio – qualora dovesse essere confermato, ivi compreso il riferimento al dottor Barbagallo, capo del dipartimento di vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia – rappresenta ad avviso degli interroganti non solo una grave violazione delle disposizioni normative di settore ma altresì una non corretta gestione dei compiti di vigilanza attribuiti alla Banca d'Italia da parte dei propri esponenti, con gravi conseguenze sulla stabilità e sull'efficienza del sistema bancario e finanziario  –:
          nel caso in cui il capo del dipartimento di vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia dottor Carmelo Barbagallo non abbia esercitato correttamente le proprie competenze in termini di vigilanza in merito alla descritta operazione finanziarla di 400 milioni di euro posta in essere da Banca popolare di Vicenza e qualora dovesse essere confermata l'eventuale interferenza del medesimo – così come dichiarato dall'avvocato Malvestio – nei confronti di Veneto Banca determinandone l'instabilità economico finanziaria, se non si intendano avviare le procedure per la revoca del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ai sensi del comma 8 dell'articolo 19 della legge n.  262 del 2005. (5-11606)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


      ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
          la carenza di personale amministrativo degli uffici giudiziari è un dato allarmante che rischia di portare al blocco dell'intero sistema giudiziario. Gli ultimi dati diffusi parlano di 9.845 posti scoperti, a cui si aggiunge l'aggravante del progressivo invecchiamento dei dipendenti dovuto al blocco del turn over;
          nel 2010, per sopperire a mancanza di organico, si ricorse ai tirocini formativi e di orientamento, previsti dal decreto, n.  142 del 1998 del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, utilizzando lavoratori disoccupati, in cassa integrazione, in mobilità, over 40 e over 50;
          attraverso percorsi di politiche attive del lavoro, risorse economiche del fondo sociale europeo e la sottoscrizione di convenzioni tra gli uffici giudiziari e le province e le regioni, i cosiddetti «precari della giustizia» da ormai 7 anni prestano il proprio lavoro per lo svolgimento dell'amministrazione della giustizia;
          poiché il decreto n.  142 del 1998 prevede un limite massimo per i tirocini formativi di 12 mesi, in seguito si è ricorsi a quello che appare agli interroganti un escamotage, di provvedimenti identici «mascherati» dietro formule diverse, di «completamento di tirocini», di «perfezionamento» e altro, fino ad arrivare all'ultimo pubblicato il 9 gennaio 2017, che ripete «ulteriore periodo di perfezionamento», e ha selezionato tra gli stessi tirocinanti persone che per un altro anno saranno remunerate nuovamente con circa 400 euro al mese. Si tampona così il problema dei buchi di organico: senza l'onere di dover dare un inquadramento corretto che preveda un regolare contratto, uno stipendio dignitoso, contributi, trattamento di fine rapporto, obblighi in caso di malattia o maternità;
          il 21 maggio 2017 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che introduce modifiche e integrazioni al «Testo unico del pubblico impiego» e che prevede, tra l'altro, disposizioni per assorbire i precari che entro il 2018 abbiano maturato tre anni di servizio. A giudizio degli interroganti tale misura discrimina i tirocinanti che, pur avendo maturato tre anni e oltre di anzianità di servizio, attraverso convenzioni e accordi vincolanti «capestro», non rientrano nella categoria dei precari pur essendolo a tutti gli effetti;
              finora l'unica operazione che sia stata messa in campo per la regolarizzazione dei tirocinanti è la possibilità di partecipare, con un «punteggio aggiuntivo», al concorso pubblico per 800 posti a tempo indeterminato per il profilo professionale di assistente giudiziario pubblicato a novembre 2016 che, in ogni caso, oltre a non coprire tutta la carenza di personale, lascerà ancora per il 2017 circa mille tirocinanti in una situazione di incertezza e precarietà;
              il 26 aprile 2017 il Ministro della giustizia ha firmato con i sindacati del personale amministrativo non dirigenziale un'intesa dove è prevista la procedura di passaggio dalla prima alla seconda area, con un sistema di graduatorie aperte a scorrimento: andranno così a liberarsi posti nella prima area che potrebbero essere occupati dai tirocinanti, se venissero assunti applicando la legge n.  56 del 1987, articolo 16, (assunzioni tramite i Centri per l'impiego) ed inquadrandoli nei livelli per i quali non è richiesto titolo di studio superiore a quello della scuola dell'obbligo  –:
          se il Governo non ritenga urgente e indifferibile assumere iniziative per sanare la ormai cronica condizione lavorativa del personale amministrativo degli uffici giudiziari inquadrati con i tirocini formativi e di orientamento;
          se non ritenga opportuno assumere iniziative per:
              a) prevedere interventi specifici riservati a tali lavoratori;
              b) considerare lo status di tirocinante pari allo status di precario per poter far rientrare tali lavoratori nelle assunzioni previste dal decreto attuativo della legge n.  124 del 2015, o in qualsiasi altro provvedimento che le preveda;
              c) applicare, pienamente l'articolo 16 della legge n.  56 del 1987;
              d) prevedere che i 2 anni lavorativi espletati dai tirocinanti siano riconosciuti come equivalenti ai corsi necessari alla partecipazione ai concorsi, al fine di avere pari opportunità di assunzione a qualsiasi titolo. (4-17000)


      SALVATORE PICCOLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          con il decreto-legge n.  117 del 30 giugno 2016 (convertito dalla legge n.  161 del 12 agosto 2016) il Ministero della giustizia veniva autorizzato «ad assumere con contratto di lavoro a tempo indeterminato 1.000 unità di personale amministrativo non dirigenziale da inquadrare nei ruoli dell'Amministrazione giudiziaria, mediante lo scorrimento di graduatorie in corso di validità alla data di entrata in vigore del presente decreto»;
          il Ministero della giustizia il 20 ottobre 2016 adottava un decreto con cui provvedeva alla «Individuazione di criteri e priorità delle procedure di assunzione» del personale mediante scorrimenti, fissando in 30 i posti disponibili per il ruolo di «funzionario contabile, area funzionale III, fascia retributiva F1»;
          con successivi decreti dirigenziali (7 e 14 dicembre 2016) venivano individuate le graduatorie oggetto di scorrimento tra cui non veniva ricompresa, incomprensibilmente e in violazione alla regola che impone lo scorrimento delle graduatorie più risalenti, anche la graduatoria di cui al concorso del Ministero della difesa approvata con decreto 228 del 16 ottobre 2012, ancora valida ed efficace;
          avverso tali atti proponevano ricorso (e motivi aggiunti) al Tar del Lazio quattro idonei della graduatoria del Ministero della difesa non inclusa tra quelle oggetto di scorrimento (RG n.  449/2017), che, a quanto risulta all'interrogante, avrebbero denunciato l'illegittimo scorrimento di graduatorie relative ad autorizzazioni di spesa anteriori al 2011 (in violazione delle previsioni finanziarie di riferimento);
          in pendenza del giudizio, il Ministero della giustizia con decreto 15 febbraio 2017 ha sospeso lo scorrimento per la copertura dei 30 posti di funzionario contabile «fino all'esito della prevista revisione della pianta organica del relativo profilo» facendo venir meno, in prossimità della prima camera di consiglio del 22 febbraio 2017, «ogni ipotetico pregiudizio imminente ed irreparabile a carico dei ricorrenti» (T.A.R. Lazio, sez. I, ordinanza n.  890/2017);
          l'attività di reclutamento – solo formalmente sospesa – è in realtà proseguita tanto che la commissione Ripam il 3 marzo 2017 ha pubblicato, sul proprio sito istituzionale, anche l'elenco di 18 idonei che hanno accettato l'assunzione a tempo indeterminato, tramite scorrimento della graduatoria del concorso Ripam Coesione pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana n.  20 del 2015, per funzionario contabile in favore del Ministero della giustizia;
          l'assunzione di tali idonei della graduatoria del concorso Ripam Coesione rappresenta, secondo l'interrogante, una palese forzatura, perché detto personale (assunto con finanziamenti europei) dovrebbe svolgere esclusivamente le funzioni previste dal predetto concorso;
          l'Avvocatura dello Stato, a quanto consta all'interrogante, non ha mai presentato memorie pertinenti alle osservazioni su esposte, dissertando esclusivamente sui seguenti punti: a) graduatoria scaduta perché «comparto speciale»; b) inapplicabilità del monitoraggio; c) non equiparabilità dei profili; d) indizione di nuovo concorso nel marzo 2017 per la medesima specialità;
          in seno al giudizio al TAR Lazio, l'Avvocatura ha prodotto una nota dell'ufficio III, n.  61227 del 30 marzo 2017, secondo cui «la procedura per lo scorrimento delle graduatorie relative a funzionario contabile è, allo stato, ancora sospesa»;
          il Ministero, precedentemente (e contraddittoriamente) alla nota, emanava un decreto, pubblicato il 20 aprile sul proprio website (e poi sulla Gazzetta ufficiale n.  125 del 31 maggio 2017), di modifica del Decreto ministeriale 20 ottobre 2016 con ulteriori scorrimenti del profilo contabile;
          non è chiaro quindi in quale misura abbia potuto influire la citata nota, sulle valutazioni del giudice competente; in ogni caso all'esito del collegio per la camera di consiglio del 5 aprile 2017, con ordinanza n.  1746/2017 del 6 aprile 2017, il Tar ha riconosciuto ai ricorrenti esigenze «apprezzabili favorevolmente e tutelabili adeguatamente»  –:
          quali iniziative il Ministro intenda assumere in ordine alle questioni dinanzi esposte;
          se il Ministro, in considerazione delle incongruenze e discrasie sopra evidenziate, non ritenga opportuno adottare idonee iniziative finalizzate allo scorrimento della sopra richiamata graduatoria del Ministero della difesa. (4-17009)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
          gli organi di stampa hanno riportato la notizia di un'importante indagine condotta dalla procura di Palermo su presunte tangenti che avrebbero concesso a un noto armatore di avere bandi «tagliati su misura» e norme di favore. Arrestati per corruzione sono l'armatore in questione, Ettore Morace, proprietario della compagnia di traghetti Liberty lines, il deputato regionale Girolamo Fazio, ex sindaco di Trapani, e il funzionario della regione siciliana Giuseppe Montalto;
          Morace avrebbe stretto una rete di rapporti con politici locali, come il deputato regionale Girolamo Fazio, ed esponenti politici nazionali, come l'ex sottosegretario alle infrastrutture Simona Vicari, in seguito dimessasi, che gli avrebbero consentito di condizionare la politica sui trasporti marittimi;
          in merito alla posizione di quest'ultima, secondo quanto si apprende da notizie stampa, il reato di corruzione si sarebbe configurato poiché la Sottosegretaria avrebbe fortemente caldeggiato l'abbassamento dell'Iva sui trasporti marittimi dal 10 al 5 per cento, ricevendo in regalo, subito dopo, un orologio di marca Rolex da parte di Morace;
          di fatto, l'abbassamento dell'aliquota in questione, attraverso il sostegno accordato dalla Vicari all'approvazione di un emendamento in tal senso presentato al disegno di legge di bilancio per il 2017, costituisce un importante sgravio fiscale per gli armatori e, pertanto, il prezioso dono regalato dal Morace sembra raffigurare la più classica fattispecie di scambio di favori;
          rileva in particolare nella vicenda l'acquisizione, nell'aprile del 2016, dell'ex Siremar, un'operazione economica da oltre 50 milioni di euro, di cui si dirà più ampiamente in seguito. Una lunga trattativa che è seguita alla sentenza del Consiglio di Stato nella quale veniva riconosciuto il diritto della società di navigazione siciliana di acquisire Siremar si tratta di un'operazione che comprendeva anche il mantenimento dei livelli occupazionali ereditati da Siremar-Compagnia delle Isole, oltre 350 dipendenti;
          nell'ambito di tale profilo dell'indagine è stato fatto anche il nome del Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, dottor De Vincenti, relativamente al ruolo ricoperto nell'acquisizione da parte della Liberty lines della Siremar spa, società che gestisce i collegamenti con la Sicilia, precedentemente partecipata dalla regione per oltre il 30 per cento;
          «abbiamo risolto la crisi Siremar – ha spiegato il Ministro – applicando la sentenza del Consiglio di Stato perché è compito del governo cercare di risolvere i problemi del paese. Nel 2015 e nel 2016 avevamo da risolvere questa crisi industriale che metteva a rischio, oltre ai 340 posti di lavoro, anche la continuità del trasporto pubblico delle isole minori»;
          rilevano in particolare in tal senso le gare sul trasporto marittimo locale, bandite fra il 2015 e il 2016, dal valore di 63 milioni di euro per le isole minori con aliscafi e 56 milioni di euro per la Siremar;
          in entrambe le gare un ruolo chiave lo ha avuto Morace con Ustica Lines e poi in società con i Franza anche nella Siremar. Ci furono molte tensioni su queste gare perché il dipartimento guidato da Fulvio Bellomo ha rivisto i criteri riducendo gli importi. I Morace minacciarono di bloccare gli aliscafi e all'Ars loro grande difensore era il deputato ex sindaco di Trapani Fazio. I Morace sono con i Franza i «re» del mare in Sicilia, avendo di fatto quasi un monopolio sui trasporti con le isole minori. La società per azioni adesso si chiama Liberty Lines, ma la proprietà è sempre dei Morace;
          a far data dal 12 aprile 2016, dunque, Compagnia delle Isole s.p.a. (CDI) ha ceduto il ramo d'azienda preposto all'erogazione dei servizi di collegamento marittimo (ex SIREMAR) alla Società di navigazione siciliana spa (SNS);
          preme qui rilevarsi che, in tale operazione, un'ipotesi di concentrazione dei servizi di trasporto marittimo tra la Sicilia e le sue isole minori nelle mani di un unico grande gruppo imprenditoriale;
          la questione è altresì oggetto dell'interrogazione a risposta scritta n.  4-13194 presentata alla Camera, indirizzata ai Ministri dei delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico, ad oggi priva di risposta  –:
          se il Governo sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
          se non ritenga necessario, per quanto di competenza, fornire chiarimenti in merito alle modalità di gestione della transazione menzionata in premessa avente ad oggetto la cessione della Siremar, i cui effetti sembrano configurare, a giudizio degli interroganti, un gravissimo danno per le finanze pubbliche;
          quali iniziative di competenza intenda adottare per superare le criticità esposte in premessa circa il mercato dei servizi di collegamento marittimo in Sicilia e per garantire la piena affermazione dei princìpi della concorrenza, in una situazione che vede, di fatto e di diritto, tutto il trasporto marittimo siciliano affidato a un solo soggetto finanziato interamente con ingentissimi fondi pubblici.
(2-01844) «Di Vita, Nuti, Di Benedetto, Mannino, Lupo».

Interrogazione a risposta scritta:


      GRIMOLDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          un servizio di Rai 3 del 12 ottobre 2016, ha messo in evidenza la pericolosità del percorso pedonale sul «Ponte Grande» di Carate Brianza che collega Carate con la frazione di Costa Lambro, Besana Brianza e gli altri comuni verso Nord;
          il ponte è stato inaugurato nel 1908 e il passaggio pedonale, non protetto e adiacente alle carreggiate, non corrisponde ai requisiti minimi di sicurezza, mettendo in pericolo la vita dei cittadini;
          nonostante le dimensioni ridotte, che non permettono l'incrocio di due persone, i cittadini, ed in particolare le persone anziane, sono costrette a percorrere il ponte, specialmente nei giorni di pioggia, in quanto la via alternativa è lunga circa un chilometro e piena di salite e discese per l'attraversamento del fiume Lambro;
          il percorso diventa obbligatorio anche per le persone disabili che, giornalmente, per poter raggiungere il centro fisioterapico, sono costrette ad attraversare il ponte dalla parte delle carreggiate, in mezzo a macchine e camion, poiché il passaggio è a tal punto stretto da non permettere il transito di una carrozzella;
          la protesta dei cittadini perdura dal 2013, con raccolta di firme, manifestazioni di protesta e l'appoggio delle associazioni dei consumatori;
          i cittadini locali hanno anche individuato possibili soluzioni, come quella di togliere un marciapiede e ripristinare, nel rispetto delle norme di sicurezza, quello del senso opposto, ma tale soluzione richiederebbe una perizia tecnica sulla stabilità della struttura; altre soluzioni proposte prevedono la riqualificazione di altri passaggi vicini oppure la costruzione di un ponte nuovo esclusivamente pedonale; tuttavia, il rimpallo delle responsabilità tra comune e provincia ha sempre impedito qualsiasi intervento  –:
          se il Governo, non intenda attivarsi, per quanto di competenza, per promuovere una verifica sul rispetto delle norme tecniche per la sicurezza del «Ponte Grande» di Carate Brianza e individuare possibili soluzioni per l'incolumità dei cittadini, anche assumendo iniziative per prevedere le risorse finanziarie occorrenti allo scopo, e se non ritenga opportuno, a tal fine, attivare un tavolo di confronto tra i tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione e gli enti locali competenti, per evitare possibili incidenti che si potrebbero aggiungere agli ultimi incidenti di crolli di ponti e cavalcavia di strade provinciali e statali, che hanno provocato anche la perdita di persone. (4-16998)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
          l'11 agosto 2013 l'avvocato Giuseppe Paladino si recava con la famiglia a Palinuro (Salerno) per trascorrere una tranquilla domenica al mare;
          giunto sulla celebre spiaggia delle Saline nel comune di Centola (Salerno) si accorgeva che, nonostante la bandiera rossa segnalasse il divieto di balneazione, un ragazzo ed una ragazza, entrambi giovanissimi, erano entrati in acqua e trascinati a largo dalle correnti non riuscivano più a tornare a riva ostacolati dalle altissime onde;
          senza esitare un attimo l'avvocato Paladino si tuffava riuscendo a portare in salvo la ragazza;
          immersosi nuovamente tentava di raggiungere anche il ragazzo ma, colto da improvviso malore, era costretto a fermarsi a metà percorso;
          lanciato l'allarme dai bagnanti che assistevano alla drammatica scena, numerosi soccorritori, bagnini e volontari, tentavano di salvare il valoroso professionista che, oramai non più cosciente, affondava e riaffiorava tra i flutti violenti di un mare sempre più agitato;
          trasportato a fatica in spiaggia, all'avvocato Paladino veniva praticato il massaggio cardiaco, in attesa dei sanitari del 118, ma, dopo qualche minuto, spirava per asfissia da annegamento;
          il drammatico evento ha suscitato da subito unanime apprezzamento e commossa ammirazione nella pubblica opinione, ricevendo vasta eco nell'informazione radio-televisiva e della carta stampata;
          il gesto coraggioso compiuto dall'avvocato Paladino che non ha esitato a rischiare la propria vita fino al sacrificio estremo, pur di trarre in salvo due persone, a lui sconosciute, che versavano in una condizione di grave ed imminente pericolo, costituisce una nobile espressione di altruismo ed una altissima manifestazione di straordinario spirito civico;
          sussistendone a pieno i presupposti e le condizioni il comune di Centola (Salerno), nel cui territorio i fatti sono avvenuti, con delibera di giunta comunale n.  143 del 28 agosto 2013 ed il comune di Sala Consilina (Salerno), quale luogo di residenza del compianto avvocato Paladino, con delibera di consiglio comunale n.  19 del 9 ottobre 2013, chiedevano la concessione di ricompensa al valore civile ai sensi degli articoli 1 e seguenti, della legge 2 gennaio 1958, n.  13;
          a distanza di oltre tre anni dalla formulazione della indicata proposta, inoltrata alla prefettura di Salerno, non risulta intervenuta alcuna determinazione conclusiva del procedimento  –:
          se intenda attivarsi in merito alla vicenda esposta in premessa e intraprendere le opportune iniziative di competenza la concessione della ricompensa al valore civile in favore del compianto avvocato Paladino.
(2-01846) «Sarro, Occhiuto».

Interrogazioni a risposta immediata:


      VEZZALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          la stampa locale, negli ultimi mesi, ha dato ripetutamente notizia del fatto che il Comando provinciale dei vigili del fuoco di Ancona ed in particolare la seconda squadra, a seguito dei lavori di ristrutturazione della sede di Vallemiano, opera con partenza temporanea da due anni e con successo presso l'aeroporto Sanzio di Falconara;
          collocazione transitoria che ha consentito, però, alla squadra di effettuare un numero elevato di interventi (circa 1200 annui) da un luogo che è strategico rispetto al territorio, su Falconara, Chiaravalle, Camerata Picena, Monte San Vito e Montemarciano, oltre a superstrada e autostrada;
          un decreto ministeriale aveva già previsto l'istituzione della cosiddetta «Falconara terrestre», un distaccamento che potesse agire in tempi rapidi sia sulla raffineria Api che sulle zone industriali di Castelferretti, Piane di Camerata e Borghetto di Monte San Vito. Decreto che non è stato mai tradotto in realtà anche se le criticità di quest'area non sono mai state risolte in maniera definitiva, tanto che la popolazione residente e le cronache locali di tanto in tanto tornano a denunciarle;
          l'attuale dislocazione di questa squadra risponde più proficuamente all'esigenza di prossimità e di sicurezza ed è utile non solo ai residenti, ma anche agli stessi vigili del fuoco per finalizzare gli interventi;
          la bassa Vallesina, infatti, se questa partenza temporanea dovesse tornare nella sede di Vallemiano, resterà scoperta e ricadrà nelle competenze di diversi distaccamenti fra cui Jesi e Senigallia, con tempi di intervento che potrebbero allungarsi a danno dell'efficacia delle azioni;
          un beneficio, quello della partenza temporanea, al quale le amministrazioni comunali interessate non vogliono rinunciare tanto che hanno approvato a questo scopo ordini del giorno con i quali hanno sottolineato la strategicità dell'attuale collocazione di questa squadra;
          il comando provinciale di Ancona ha reso noto che da una interlocuzione con il dipartimento non sarebbe emerso nulla in contrario alla permanenza di questa partenza temporanea nell'area del Sanzio;
          una partenza che in due anni non ha interferito con le attività dello scalo che, peraltro, ha anche effettuato investimenti per rendere compatibile l'accesso dei mezzi con le esigenze di sicurezza dei voli  –:
          se non ritenga di favorire la definitiva ubicazione presso l'aeroporto Sanzio della seconda squadra di Ancona, in ragione del ruolo cruciale che ha avuto nel tempo e per la collocazione strategica che assume il presidio rispetto al territorio su cui deve operare. (3-03095)


      COVELLO, FIANO, FAMIGLIETTI, SBROLLINI, PES, TARTAGLIONE, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          molta attenzione e preoccupazione ha suscitato tra le famiglie con figli in età preadolescenziale e adolescenziale la diffusione del pericolosissimo gioco conosciuto come «Blue whale» o «Balena blu»;
          si è appreso successivamente che i video che ne hanno creato l'alone di curiosità e suggestione risultano essere non veritieri;
          questo però non è stato sufficiente a disinnescare il fenomeno, in quanto diversi casi di cronaca hanno purtroppo riportato forme di emulazione di questa pratica virale che si è diffusa rapidamente tra la popolazione giovanile con centinaia di segnalazioni su tutto il territorio nazionale;
          la fenomenologia di questo pericolosissimo gioco e le modalità di diffusione anche su basi non veritiere preoccupa non poco e richiedono una attenta sensibilità da parte delle istituzioni competenti  –:
          quali misure il Ministro interrogato, grazie all'attività della polizia postale, intenda promuovere al fine di contrastare la diffusione di simili fenomenologie e quali iniziative intenda adottare, anche in raccordo con il mondo della scuola, per una più incisiva attività di informazione rispetto ai pericoli della rete. (3-03096)


      BRUNETTA e OCCHIUTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          nei giorni scorsi le prefetture hanno trasmesso ai sindaci di province italiane una comunicazione in cui si annuncia che «l'intensificazione degli sbarchi ha reso necessario innalzare a 210.000 l'originaria pianificazione del piano nazionale di riparto (di richiedenti asilo) calcolata su 200.000 unità». Di conseguenza, «con nota separata, sarà comunicata alle SS.LL. la nuova quota di richiedenti asilo previsti in base alla più recente pianificazione»;
          la comunicazione prosegue poi specificando che la prefettura si riserva con decorrenza immediata di attivare le acquisizioni eventualmente reperite sul territorio secondo un ordine di precedenza così articolato: in primo luogo, saranno utilizzate le disponibilità acquisite nei comuni «sotto-quota». In secondo luogo si ricorrerà ai posti individuati nei comuni in equilibrio, cioè né in surplus né in deficit di accoglienza. Infine, come extrema ratio ed in mancanza di altre possibilità, si farà uso di posti disponibili nei comuni «sovra-quota»;
          non solo quindi si obbligano i comuni «sotto-quota» a ricevere migranti contro la propria volontà, ma si provvede addirittura a spezzare gli equilibri raggiunti nei comuni che, per volontà o costrizione, hanno ospitato un numero di richiedenti asilo conforme ai parametri, trasformandosi così in comuni «in surplus»;
          da una parte i sindaci perdono ogni potere di rappresentatività sul proprio territorio, non potendo più farsi carico di tutelare gli interessi della collettività, e perdono, allo stesso tempo, risorse economiche che sono costretti comunque ad investire nell'accoglienza; dall'altra, la prefettura si assumere la grave responsabilità ad avviso degli interroganti di «spedire» richiedenti asilo «alla cieca», senza tenere in debita considerazione le esigenze dei territori, gli aspetti e le tensioni di rilevanza sociale, o le necessità legate al tessuto economico;
          vi sono comuni dove, soprattutto nel periodo estivo, la popolazione cresce in maniera esponenziale: il riferimento è a quei centri ad alta densità turistica, fortemente penalizzati da un sistema di accoglienza che il nostro Paese – già in crisi – non è più nella condizione di sostenere  –:
          su quali atti adottati dal Governo si basi la comunicazione citata, quali siano i territori interessati al nuovo riparto e i criteri utilizzati e quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende intraprendere – nell'ambito delle decisioni relative al sistema di accoglienza – per coinvolgere adeguatamente e non delegittimare le amministrazioni locali – e, di conseguenza, la cittadinanza – a tutela dei territori e delle loro specificità, anche alla luce del fatto che i flussi migratori non sembrano placarsi. (3-03097)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MASSIMILIANO BERNINI e COZZOLINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il Corpo nazionale dei vigili del fuoco (in acronimo CNVVF) è un corpo ad ordinamento civile, dipendente dal Ministero dell'interno della Repubblica italiana;
          dipende dal dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del predetto Ministero, per mezzo del quale vengono espletati i compiti istituzionali previsti dalla legge. Fa anche parte del servizio nazionale di protezione civile;
          oltre al contrasto e alla prevenzione degli incendi, ha diverse funzioni, come ricerca e soccorso, difesa civile e, in alcuni casi, anche polizia amministrativa e polizia giudiziaria, e si occupa della formazione dei vigili del fuoco aziendali;
          da notizie di stampa si apprende di una situazione critica che riguarderebbe diversi aspetti dalla condizione lavorativa ed occupazionale dei membri del Corpo, a partire dalla mancanza di assicurazione sanitaria: i vigili del fuoco non sono coperti dall'Inail. Se si fanno male in servizio devono pagarsi le cure, così come risulta a loro carico la spesa per le visite periodiche per attestare l'idoneità, e nemmeno il ticket del pronto soccorso sarebbe escluso, in quanto vigono situazioni normative diverse a seconda delle regioni;
          stando alle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal rappresentante USB, Costantino Saporito, un altro tema molto delicato sarebbe quello della previdenza; infatti, fino a pochi anni fa i vigili del fuoco potevano andare in pensione a 53 anni, ed i sindacati hanno difeso quell'impostazione perché tesa a tutelare una professione effettivamente usurante che merita un riposo anticipato;
          dal 2010 il nuovo sistema prevede che chi opera sul territorio debba aspettare i 60 anni (65 gli amministrativi). Questo – ha spiegato il rappresentante USB – con la complicità delle scarse assunzioni ha fatto alzare l'età media del corpo che attualmente può contare su 33 mila unità, mentre un bacino di 60 mila precari discontinui viene usato con contratti di massimo un mese. I turni sono quattro; così, mentre la normativa prescriverebbe un vigile del fuoco pronto ogni mille abitanti, il servizio effettivo ne garantisce uno ogni 16 mila tutto a discapito dei servizi e della sicurezza dei cittadini  –:
          se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, se il quadro sopraesposto corrisponda alla realtà effettiva e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere per rispondere alle criticità evidenziate, con particolare riguardo all'auspicata omogeneizzazione della disciplina in materia. (4-17004)


      ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 16 giugno 2017 sul sito di Repubblica.it è stato pubblicato un articolo che riferisce sugli sgomberi e controlli, avvenuti a Roma nei giorni 8 e 12 giugno, effettuati dagli agenti della polizia di Stato nel quartiere Tiburtino a via Vannina, in due palazzi abbandonati – uno di proprietà privata, l'altro del comune di Roma – occupati da 500 stranieri: migranti in fuga da carestie e profughi, persone con regolare permesso di soggiorno e altri con i fogli di protezione internazionale, uomini e donne (alcune anche in stato di gravidanza), neonati e bambini. Entrambe le operazioni sono state disposte dal questore di Roma, d'intesa con la prefettura;
          gli immobili sgomberati si trovano in una strada sterrata e dopo un comprensorio occupato da quattro anni da «senzacasa» italiani, in un'area infestata da topi e rifiuti che nessuno va a ritirare, e senza allaccio alla rete idrica;
          del primo sgombero dell'8 giugno 2017 la polizia ha raccontato di essere stata bersagliata da lanci di bottiglie da parte dei migranti che non volevano uscire dagli immobili e lasciare i loro pochi averi. Non ci sono testimonianze di residenti a conferma di ciò che è avvenuto;
          lo sgombero della palazzina del comune di Roma del lunedì successivo invece, avvenuto di prima mattina, ha colto tutti i migranti nel sonno ed è stato effettuato con estrema brutalità e tramite l'utilizzo di diversi blindati e idranti della polizia di Stato che, oltre ad aver evacuato l'immobile, ha distrutto tutti gli oggetti e i pochi suppellettili di proprietà dei migranti;
          a testimonianza di ciò che è avvenuto l'articolo di Repubblica.it è corredato di un video che mostra i segni delle bastonate sui corpi dei giovani al momento dello sgombero, che raccontano di aver chiesto l'intervento di un'autoambulanza che gli è stata negata perché prima dovevano essere portati in questura, dove sarebbero stati anche lì picchiati. Un'operatrice dell'organizzazione «Movimenti per il diritto all'abitare» riferisce che molti migranti avrebbero tentato di mostrare agli agenti i propri documenti di posizione regolare pur di rimanere, ma che è stato loro risposto che non era necessario perché l'unico intento della polizia era quello di liberare la palazzina;
          una simile dichiarazione escluderebbe, quindi, che si sia trattato di un'operazione antiterrorismo come riportato dal comunicato del questore di Roma, diffuso in seguito agli sgomberi;
          si sottolinea anche, nonostante la presenza nell'immobile di donne, bambini e minori non accompagnati, l'assoluta assenza di rappresentanti del comune di Roma e di assistenti sociali  –:
          se il Governo sia a conoscenza degli avvenimenti descritti in premessa e quali siano le motivazioni degli sgomberi svolti negli immobili di via Vannina a Roma;
          se non ritenga urgente svolgere le opportune verifiche sulle modalità con cui sono avvenuti i suddetti sgomberi, considerate le violenze subite dai migranti e la brutalità delle modalità di sgombero;
          se intenda rendere noti i risultati dei controlli avvenuti in questura in seguito ai suddetti sgomberi;
          se intenda chiarire le motivazioni del mancato coinvolgimento dei rappresentanti comunali e degli assistenti sociali, considerata la presenza tra i migranti di donne, bambini e minori non accompagnati;
          se intenda rendere note se e quali alternative residenziali siano state offerte ai migranti sgomberati a via Vannina.
       (4-17010)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:
          la circolare di quest'anno degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2017/18 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca affronta per la prima volta l'istituzione di uno specifico organico per le materie di indirizzo del liceo musicale;
          il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, risulta che abbia chiesto al Ministero dell'economia e delle finanze di rendere disponibili a questo fine 2.200 posti all'interno dei 9.600 al momento autorizzati;
          si tratta di una previsione che evidentemente non è sufficiente per mantenere l'attuale offerta formativa di questo percorso di studio;
          il decreto del Presidente della Repubblica n.  89 del 2010 che ha istituito i licei musicali prevede 3 ore per il biennio e 2 per il triennio per ciascuno studente dell'insegnamento di «esecuzione ed interpretazione»;
          l'interpretazione del nuovo piano orario da parte della direzione generale del personale scolastico sarebbe la seguente: 1 ora per il primo strumento per i primi 4 anni e 2 al quinto anno (6 ore totali); 1 per il secondo strumento per i primi 4 anni (4 ore totali); 1 di «ascolto» nel primo biennio;
          tale interpretazione comporta una rilevante riduzione della dotazione organica; essa non risulta suffragata né dal decreto del Presidente della Repubblica n.  89 del 2010 né dalle indicazioni nazionali dei licei (decreto-legge n.  211 del 2010);
          le notizie di una possibile riduzione delle ore di esecuzione ed interpretazione nei licei musicali stanno creando una comprensibile apprensione tra studenti e personale docente;
          la scelta, qualora confermata, di eliminare il motivo principale dell'esistenza di questi istituti che, grazie alla legge n.  53 del 2003, ha permesso di intraprendere gli studi musicali al di fuori dei conservatori, rilanciando l'istruzione musicale come indirizzo della scuola pubblica, non è assolutamente condivisibile, dal momento che un intervento così drastico di riduzione penalizza tutto l'approccio tecnico-pratico allo strumento;
          si rammenta che una recente sentenza del Tar del Lazio sezione di Roma, ha esaminato il caso di un liceo musicale della capitale al quale l'ufficio scolastico territoriale aveva negato nel 2015 la terza ora di strumento, anticipando di fatto quella che potrebbe essere una realtà futura nei licei musicali alla luce di questa ventilata riduzione di ore;
          il Tar, con la sentenza sopra richiamata (6 ottobre 2016 – n.  01731/2017), ha dichiarato illegittimo l'atto di riduzione dell'organico di insegnamento, considerando inammissibile il taglio di un'ora di insegnamento, di esecuzione ed interpretazione con varie motivazioni, tra cui alcuni giudizi di merito inerenti all'importanza didattica dell'insegnamento frontale di esecuzione e interpretazione;
          tra le altre cose, nella sentenza di legge che «la riduzione delle ore di lezione con riferimento al primo strumento equivale ad una preparazione approssimativa, dilettantistica e ben lontana dal profilo professionalizzante richiesto dalle competenze in uscita dal Liceo per l'accesso al triennio di primo livello del Conservatorio»  –:
          quali iniziative urgenti si intendano adottare rispetto alla paventata grave riduzione delle ore di «esecuzione e interpretazione» dello strumento nei licei musicali.
(2-01848) «Bossa, Nicchi, Scotto, Laforgia».

Interrogazioni a risposta scritta:


      BRIGNONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          i vincitori del concorso docenti 2016 per le classi di concorso A53, A63, A64, con una lettera, hanno segnalato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca le discutibili modalità con cui la maggior parte degli uffici scolastici provinciali e regionali stanno operando relativamente alla creazione dei nuovi posti in organico di diritto per le discipline teoriche già previsti per i licei musicali;
          sono infatti molti i casi di mancato inserimento in organico di diritto delle discipline per storia della musica, per tecnologie musicali, per teoria analisi e composizione, con la motivazione che le ore di potenziamento previste dall'organico dell'autonomia sono già state interamente assegnate;
          inoltre, non è stata presa in considerazione la possibilità di utilizzare le ore della cattedra esterna (il liceo coreutico) ai fini del raggiungimento delle 18 ore, come invece riportato nella nota Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 19 maggio 2017, recante le indicazioni per la mobilità professionale verso le discipline specifiche dei licei musicali, la quale a tal proposito chiarisce che «nella fase di determinazione dell'organico da parte degli Uffici territoriali è necessario garantire la formazione del maggior numero possibile di posti interi, anche utilizzando i posti di potenziamento delle classi di concorso specifiche», pur considerando la disponibilità complessiva delle disponibilità dell'organico;
          sull'adeguamento dell'organico triennale dell'autonomia, la nota 21315/2017 precisa che «l'adeguamento dell'organico previsto dalla legge di bilancio [...] consolida definitivamente i posti destinati agli insegnamenti specifici dei licei musicali, [...] di conseguenza l'utilizzo dell'aumento assegnato in diritto deve necessariamente garantire in via prioritaria le situazioni che rispetto allo scorso anno risultino definitivamente stabilizzate»;
          tali procedure sono state disattese nonostante le sopra citate note emanate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
          in riferimento alle discipline storia della musica e tecnologie musicali, in alcuni casi, veniva comunicato che, poiché una cattedra completa matura al massimo 10 ore e poiché la suddivisione dei potenziamenti è sempre soggetta a precise determinazioni, potrebbe verosimilmente verificarsi la condizione dell'assenza di disponibilità di un insegnamento in ruolo nelle suddette discipline non soltanto per il prossimo anno, ma anche per quelli a venire;
          il recente prospetto contingente sulla mobilità professionale dei licei musicali stima circa 1.200 passaggi di cattedra riservati alla mobilità professionale che, sommati ai circa 700 vincitori di concorso non raggiungerebbero i circa 2.200 reclutamenti dichiarati;
          la situazione che si prospetta per il prossimo anno scolastico pare essere caratterizzata dall'avere ancora personale utilizzato (specie nelle discipline teoriche) che non potrà passare in ruolo, nonostante le attenzioni rivolte dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dai sindacati e benché il Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia stanziato i fondi necessari;
          inoltre, va evidenziato che nel 2016 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha bandito un concorso ai fini dell'assunzione in ruolo che ha prodotto un numero di vincitori inferiore al numero totale di posti messi a concorso  –:
          se non ritenga di dover adottare iniziative volte a definire interventi correttivi, in conformità alle disposizioni già previste, utili a garantire l'assunzione di tutti i vincitori del concorso per docenti per le discipline di storia della musica, tecnologie musicali e teoria, analisi e composizione alla data del 1o settembre 2017, al fine di riconoscere i legittimi diritti dei vincitori del concorso;
          in considerazione della circostanza che, nell'ambito della trasformazione dei circa 15.000 nuovi posti in organico di diritto previsti, circa 2.200 sono espressamente destinati alle stabilizzazioni e alla successiva assunzione dei vincitori di concorso dei licei musicali alla data del 1o settembre 2017 (nonostante il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca garantisca l'assunzione nel triennio), se potranno essere comunque garantite nel contesto sopra delineato le ore di potenziamento, anziché essere assegnate per altri obiettivi,    alla luce del fatto che molto spesso la quota oraria dei licei coreutici non viene considerata. (4-17001)


      BRIGNONE, CIVATI, ANDREA MAESTRI e PASTORINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          la legge 107 del 2015 prevede che le graduatorie siano formate dai candidati che hanno superato le prove maggiorati del 10 per cento, ma ha conseguentemente escluso i docenti che hanno superato le prove del concorso 2016 dalle graduatorie di merito, i così detti «idonei fantasma»;
          gli idonei hanno espresso osservazioni nelle audizioni tenutesi presso la Commissione VII della Camera in occasione dell’iter di espressione dei pareri sullo schema di decreto legislativo in attuazione della legge 107 del 2015, chiedendo il riconoscimento del loro merito, l'inclusione nelle graduatorie e la possibilità di occupare i posti disponibili, eventualmente anche fuori regione, nonché l'esaurimento delle graduatorie del concorso 2016, poiché non ritenevano legittimo dover affrontare un nuovo concorso;
          le schede di approfondimento relative al decreto attuativo della legge 107 del 2015, diffuse dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al capo V — fase transitoria – spiegano che si entrerà in ruolo nella scuola secondaria mediante scorrimento delle seguenti graduatorie: le esistenti graduatorie ad esaurimento (Gae); le graduatorie del concorso 2016 (graduatorie di merito), nelle quali saranno iscritti tutti gli idonei, superando il limite del 10 per cento posto dalla legislazione vigente. Ciò consentirà di coprire posti che altrimenti, a settembre 2017, rimarrebbero vacanti. Gli idonei avranno così una opportunità in più, che non dà comunque diritto ad essere immessi in ruolo, diversamente dai vincitori;
          il decreto attuativo prevede una deroga al limite del 10 per cento per le assunzioni, di conseguenza si evince che i docenti idonei potranno essere assunti solo in caso di posti disponibili;
          a seguito dell'entrata in vigore il decreto legislativo n.  59 del 2017, l'8 giugno 2017, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, diramava agli uffici scolastici regionali le disposizioni al reclutamento del personale docente a partire dal 1o settembre 2017; nelle stesse si chiede di predisporre elenchi aggiuntivi «(...) è necessario provvedere, con la dovuta urgenza alla pubblicazione degli elenchi, graduati secondo il merito di tutti i candidati che hanno raggiunto il punteggio minimo previsto dal bando, quale procedura prodomica all'attuazione della disposizione racchiusa nella lettera a), comma 2, dell'articolo 17 del decreto legislativo n.  59 del 2017»;
          gli elenchi aggiuntivi a livello giuridico non danno nessun tipo di garanzia né di tutela; inoltre, la normativa vigente prevede l'assunzione per il 50 per cento dei posti da graduatorie ad esaurimento e per il 50 per cento dalle graduatorie del concorso;
          infine, nelle graduatorie di merito di concorso e riserva ex legge 68 del 1999 viene specificato che: «per quanto riguarda la categoria dei disabili, l'idoneità nella procedura concorsuale dà titolo all'assunzione entro il limite dei posti ad essi riservati nel concorso e fino al limite massimo del 50 per cento annualmente assegnabili alle procedure concorsuali»; quindi, gli idonei appartenenti alle categorie protette non saranno inclusi in graduatoria di merito e non potranno accedere ai posti a loro riservati  –:
          se non ritenga di dover assumere le iniziative di competenza per apportare modifiche all'articolo 17 del decreto legislativo n.  59 del 2017 al fine di inserire, nell'ambito di applicazione dello stesso decreto anche le citate graduatorie di merito al fine di consentire a chi ha superato la prova di concorso 2016 l'assunzione a partire dal 1o settembre 2017;
          in caso contrario, quali saranno le modalità di assunzione degli appartenenti alle graduatorie di merito;
          quali iniziative intenda adottare affinché venga garantita l'assunzione a partire dal 1o settembre 2017 ai docenti idonei ex legge 68 del 1999, attualmente non facenti parte delle graduatorie di merito per effetto del suddetto decreto legislativo;
          se il candidato, in quanto incluso negli elenchi graduati ad integrazione delle graduatorie di merito già pubblicate, consegua lo stato giuridico di idoneo e se tale status giuridico potrà essere fatto valere pienamente dall'interessato ai fini dell'esercizio del diritto alla riserva (ex legge 68 del 1999). (4-17011)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


      ALLASIA, FEDRIGA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI, SALTAMARTINI e SIMONETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          è notizia riportata anche a mezzo stampa quella di un bando del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per concedere contributi ad imprese di neo costituzione, purché straniere;
          89 beneficiari di finanziamento nel Lazio, 30 in Campania e 32 in Sicilia, per un totale di 1.392.000 euro erogati in favore di start up avviate nel 2016 dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con un bando che esclude i cittadini italiani;
          sul sito www.giovani2g.it è pubblicato l'elenco degli idonei beneficiari ove è possibile leggere, tra i tanti, un finanziamento di 10.000 euro per il progetto «Chirurgia orale-prestazioni d'opera» nel Lazio ed uno di 19.321 euro per il progetto «Lavoro e inclusione» in Sicilia; molti hanno utilizzato il finanziamento per l'apertura di negozi di frutta e verdura, autolavaggi, barberie o Baobab street food;
          il bando del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, denominato «Giovani 2g» è rivolto a giovani di età compresa tra i 18 e 30 anni, purché stranieri cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea, per l'assegnazione a 160 giovani di un contributo a fondo perduto ad personam a sostegno della nascita di nuove realtà imprenditoriali o di autoimpiego, con la messa a disposizione di prestazioni di accompagnamento, consulenza e tutoraggio in capo a Italia lavoro;
          l'iniziativa, infatti, è finanziata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali – direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione con il fondo nazionale politiche migratorie attraverso Italia lavoro, ente strumentale del Ministero, più volte in odor di soppressione ed ora assorbita, almeno sulla carta, dall'Anpal;
          il termine di richiesta di erogazione del contributo fissato perentoriamente al 30 novembre 2016 (articolo 7 dell'avviso del 2 novembre 2015) è stato, invece, ripetutamente prorogato (prima al 31 gennaio 2017, poi al 31 marzo 2017 ed infine al 31 maggio 2017)  –:
          quali siano le motivazioni alla base della decisione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali di emanare il bando di cui in premessa e specificatamente, per il Lazio, la Campania e la Sicilia, e se ci sia un monitoraggio dell'esito della cosiddetta start up ovvero una certezza della loro effettiva operatività, posto che il finanziamento è a fondo perduto e, dunque, i soldi non devono esser restituiti, nonché se sia intenzione del Ministero prorogare ulteriormente il termine perentorio di richiesta del contributo e per quali motivi. (3-03098)


      LAFORGIA, SPERANZA, SCOTTO, FRANCO BORDO, FOLINO, MOGNATO, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, BOSSA, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LEVA, MARTELLI, MATARRELLI, MELILLA, MURER, NICCHI, GIORGIO PICCOLO, PIRAS, QUARANTA, RICCIATTI, RAGOSTA, ROSTAN, SANNICANDRO, STUMPO, ZACCAGNINI, ZAPPULLA, ZARATTI e ZOGGIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 15 giugno 2017 è stata approvata definitivamente la legge di conversione del decreto-legge 24 aprile 2017, n.  50, all'interno del quale è stata inserita, nel corso dell'esame parlamentare, una nuova disciplina sul lavoro occasionale;
          sulla previgente disciplina in tema di voucher, grazie ai tre milioni di firme raccolte dalla Cgil, era stato indetto un referendum abrogativo che si sarebbe dovuto svolgere nella giornata del 28 maggio 2017. La consultazione referendaria è stata in seguito cancellata per via dell'intervento dei Governo che ha varato un decreto-legge totalmente abrogativo della disciplina sui voucher, successivamente convertito in legge dal Parlamento;
          la nuova disciplina in tema di lavoro occasionale è stata oggetto di numerose critiche da parte delle forze politiche e da parte dei sindacati sia sotto il profilo tecnico, sia sotto il profilo politico, anche alla luce della palese operazione di aggiramento del referendum abrogativo che è stata posta in essere;
          sabato 17 giugno 2017 a Roma la Cgil ha organizzato una manifestazione di protesta alla quale hanno aderito migliaia di cittadini e lavoratori;
          da ultimo, sulla nuova normativa in tema di voucher è stato pubblicato un documento da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio, un organo tecnico e indipendente, nel quale si riscontrano molteplici criticità in ordine alla nuova normativa approvata proprio nella parte che più era stata oggetto di critiche in sede parlamentare e da parte della Cgil, ovverosia quella che regolamenta il lavoro accessorio presso le imprese. Tra le criticità più rilevanti si segnala come i limiti attualmente previsti al lavoro occasionale potrebbero essere in futuro facilmente ampliati per ricomprendere ulteriori attività, come già avvenuto in passato. Inoltre, si ravvisa un margine temporale troppo elevato per i datori di lavoro in ordine alle comunicazioni relative alle prestazioni lavorative di cui hanno usufruito che potrebbe addirittura favorire il lavoro nero. Infine, l'Ufficio parlamentare del bilancio evidenzia l'assenza di limitazioni alle mansioni cui possono essere chiamati i lavoratori occasionali con la possibilità per i lavoratori stessi di poter essere impiegati per svolgere attività anche rischiose, con conseguente aumento dell'incidenza di infortuni sul lavoro  –:
          se il Governo, alla luce di quanto evidenziato in premessa, non ritenga necessario aprire immediatamente un tavolo di confronto con la Cgil, le altre organizzazioni sindacali e quelle datoriali al fine di raggiungere un'intesa ampiamente condivisa in tema di lavoro occasionale ed eliminare le rilevanti criticità e lacune presenti nella normativa approvata. (3-03099)


      MAZZIOTTI DI CELSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 3 del decreto legislativo n.  564 del 1996, al comma 5, prevede una contribuzione aggiuntiva di natura volontaria per i lavoratori dipendenti, che siano dirigenti sindacali o componenti degli organismi direttivi statutari delle confederazioni ed organizzazioni sindacali. Il comma 6 amplia questa facoltà per gli emolumenti e le indennità corrisposti dall'organizzazione sindacale ai lavoratori collocati in distacco sindacale con diritto alla retribuzione erogata dal proprio datore di lavoro;
          come ha evidenziato l'Inps, attraverso l'operazione «Porte aperte», questa disciplina sembra creare un trattamento eccessivamente privilegiato a favore dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali dal momento che:
              a) per compensi per attività sindacale non superiori alla retribuzione figurativa del lavoratore, l'organizzazione sindacale non paga mai alcun contributo;
              b) i contributi sulla retribuzione figurativa del lavoratore sono a carico della gestione previdenziale di appartenenza, quindi della collettività dei lavoratori «contribuenti» della gestione;
              c) nel caso di distacco sindacale, il sindacato, se sceglie di versare la contribuzione aggiuntiva, è tenuto a versare i contributi sull'intera indennità corrisposta al rappresentante per l'esercizio dell'attività sindacale e non solo su compensi superiori alla retribuzione figurativa. Ciò comporta un importo maggiore dei contributi versati a favore del rappresentante dell'organizzazione sindacale;
          secondo notizie di stampa, sarebbe stata bloccata dal parere negativo dell'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali una prima circolare dell'Inps che esplicitava la necessità di ricalcolare le pensioni dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali in distacco;
          secondo stime Inps, tale ricalcolo impatterebbe su 30 pensionati «di nuova liquidazione» e circa 1.400 pensionandi, oggi ancora rappresentanti delle organizzazioni sindacali attivi e comporterebbe una riduzione media dell'ordine del 27 per cento sulla pensione lorda. In un caso sui 19 presi in esame si avrebbe addirittura una riduzione del 66 per cento della somma percepita;
          una seconda circolare dal simile obiettivo, ma dal contenuto diverso sarebbe in corso di esame sempre presso l'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
          gli interventi proposti nelle circolari Inps sono stati contestati da parte di alcune organizzazioni sindacali con l'argomento che allo scopo sarebbe necessario un intervento normativo  –:
          se, al fine di dare un segnale di equità al Paese su un tema delicato come le pensioni soprattutto in prospettiva futura, intenda dar corso alla circolare in corso di esame presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali o se intenda invece intervenire con una modifica normativa nel primo provvedimento utile. (3-03100)


      RIZZETTO, RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          in attuazione di quanto disposto dal decreto-legge 30 luglio 2010, n.  78, il 16 dicembre 2014 è stato pubblicato il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze che reca le norme per l'adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita;
          tale decreto ha stabilito che: «A decorrere dal 1o gennaio 2016, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici (...) sono ulteriormente incrementati di 4 mesi e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla tabella b allegata alla legge 23 agosto 2004, n.  243, e successive modificazioni, sono ulteriormente incrementati di 0,3 unità»;
          pertanto, in conseguenza degli aumenti legati alla speranza di vita, sono stati notevolmente innalzati sia l'età per raggiungere la pensione di vecchiaia che i contributi per ottenere la pensione anticipata;
          l'adeguamento dei requisiti per l'accesso al pensionamento, facendo ricorso automatico ad un indicatore statistico che misura la probabilità media di quanti anni un uomo e una donna possano vivere, rappresenta un meccanismo pregiudizievole che comporta un aumento periodico del tempo in cui si potrà accedere all'assegno previdenziale, basandosi su un dato meramente previsionale;
          il sistema come ideato, appare a giudizio degli interroganti incongruo e irragionevole e, infatti, ora sta accadendo che ci si trovi a fare i conti con i recenti dati che attestano, per la prima volta nella storia d'Italia, un calo dell'aspettativa di vita degli italiani;
          i dati rilevati dal rapporto Osservasalute, presentato il 26 aprile 2016, ha attestato che nel 2015 la speranza di vita per uomini e donne era rispettivamente di 80,1 anni e 84,7 anni, inferiore rispetto al 2014, imputando tale calo soprattutto alla riduzione della prevenzione sanitaria;
          a maggior ragione, a fronte di un andamento in discesa dell'aspettativa di vita, è, quindi, necessario abolire l'attuale sistema di adeguamento alla stessa delle pensioni per eliminare un meccanismo che determina un grave pregiudizio per i cittadini, poiché la speranza di vita media non aumenta, ma si allunga il tempo per accedere all'assegno pensionistico, con il rischio per i pensionati di godere, in concreto, solo di pochi anni del trattamento pensionistico rispetto al reale ammontare dei contributi versati negli anni sotto forma di pensione  –:
          quali urgenti iniziative intenda assumere per eliminare l'iniquo meccanismo di adeguamento delle pensioni all'aspettativa di vita. (3-03101)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BURTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          continua ad aggravarsi la condizione dei lavoratori appartenenti alla platea dei cosiddetti beneficiari di ammortizzatori in deroga;
          a partire dal 1o gennaio 2017 lo strumento degli ammortizzatori in deroga è stato definitivamente superato e questo rischia di aggravare la condizione sociale di migliaia di lavoratori;
          con il decreto ministeriale 83473 del 1o agosto 2014 e la suddivisione dei beneficiari c'erano già state gravi ripercussioni sociali;
          si è anche in presenza di situazioni paradossali come ad esempio nella regione Basilicata dove vi sono a disposizione circa 20 milioni di euro che non vengono smobilizzati e che potrebbero dare una importante risposta in termini di sostegno ai lavoratori progressivamente fuoriusciti negli anni 2015 e 2016;    
          in questa regione, il numero dei lavoratori in tale condizione andrà ad aumentare, perché in scadenza vi sono gli ammortizzatori in deroga e anche quelli ordinari che hanno consentito di gestire le crisi nel settore del mobile imbottito e anche dell'indotto Fiat e che non sono stati riassorbiti nei cicli produttivi;
          evidenti lacune vi sono anche nell'ambito della realizzazione di interventi di politica attiva  –:
          se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione e quali iniziative di competenza intenda assumere con la massima celerità al fine di sbloccare le risorse giacenti e dare risposte ai lavoratori interessati, nonché attivare misure di politica attiva del lavoro nei confronti di una platea rilevante e in enormi difficoltà sociali. (5-11603)


      AIRAUDO e PANNARALE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          durante l'inaugurazione dello «sportello precari» aperto nel rettorato dell'università di Torino dal coordinamento dei ricercatori precari di UniTo e dalla FLC Cgil è stato denunciato che il dipartimento di agraria dell'università di Torino non avrebbe rinnovato il contratto di una sua ricercatrice, Barbara Dal Bello, in ragione del suo stato di gravidanza, ora arrivato all'ottavo mese;
          la ricercatrice collabora con l'ateneo torinese da oltre 15 anni. Una carriera fatta di collaborazioni continuative che è iniziata nel 2002: dopo la laurea e il dottorato, ha avuto per quattro anni assegni di ricerca, mentre negli ultimi due solo borse di studio, da 1100 euro netti al mese, che ora non solo non le danno diritto alla maternità, ma nemmeno all'indennità di disoccupazione;
          la ricercatrice ha raccontato che, quando non le hanno rinnovato il contratto, a metà maggio, poteva ancora lavorare, ma non poteva farlo nei laboratori dove svolge di solito i suoi studi a causa dei solventi organici che vengono utilizzati e con cui non si può entrare in contatto durante la maternità; però, poteva essere applicata allo svolgimento di molte altre attività;
          il mancato rinnovo non è stato legato ufficialmente alla maternità, ma la ricercatrice ha dichiarato che: «A dicembre, prima che dicessi che ero incinta, era stato messo in previsione un fondo perché io continuassi a lavorare in quel laboratorio, ma quando a gennaio ho rivelato che aspettavo un bambino mi hanno detto proprio così: «Le cose cambiano»;
          quello di Barbara Dal Bello è uno dei tanti casi di precarietà negli atenei italiani di cui si è discusso il 16 giugno 2017 nell'assemblea nazionale dei precari della ricerca, convocata a Torino nel dipartimento di fisica;
          il rettore dell'ateneo torinese, Gianmaria Ajani, ha dichiarato: «Questa è una vicenda che segnala come ci sia un vuoto normativo che abbiamo denunciato più volte. Uno dei problemi della precarietà negli atenei è che c’è una vera giungla di contratti, ma sono pochi quelli dove ci sono diritti e garanzie». Sulla vicenda della ricercatrice spiega: «Al termine del suo contratto non è previsto nessun tipo di tutela, diverso sarebbe se avesse avuto un assegno di ricerca, ma purtroppo lei aveva già usufruito per il numero massimo di anni di questo tipo di contratto. Come atenei abbiamo le mani legate, è necessario un intervento del governo e del legislatore che abbiamo già chiesto in tante occasioni»;
          il caso di Dal Bello è emblematico di una realtà molto diffusa tra i ricercatori e il personale, che, nonostante i numerosi titoli e la grande competenza professionale, sono precari, non fanno carriera, guadagnano relativamente poco rispetto alle loro qualifiche e, quando sono donne, se scelgono di fare un figlio — di cui si dice che l'Italia abbia tanto bisogno — vengono discriminate  –:
          quali iniziative, anche di natura normativa, intendano intraprendere per porre un limite alla precarietà nel settore della conoscenza, attraverso un piano di stabilizzazione e di riconoscimento delle competenze dei giovani ricercatori italiani;
          quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, anche di concerto con gli altri soggetti istituzionali coinvolti, in relazione a casi come quello della ricercatrice Dal Bello. (5-11605)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          Leo Wencel, capo del mercato della Nestlé, in un comunicato ha fatto sapere che i risultati presentati il 24 febbraio 2017 in audizione parlamentare circa l'andamento positivo del mercato per l'azienda Perugina, non sono sufficienti e che, quindi, per 340 lavoratori non ci sarà il reintegro in azienda dopo la cassa integrazione;
          corre l'obbligo di ricordare che appena un anno fa era stato siglato un accordo fra azienda e parti sociali, con la partecipazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che prevedeva un periodo di cassa integrazione per 819 lavoratori e investimenti per 60 milioni di euro per rilanciare Perugina;
          le comunicazioni di Wencel, di fatto, disattendono e «stracciano» gli accordi presi, dal momento che si ripropone il licenziamento di ben 340 persone, senza alcuna giustificazione;
          va specificato, per altro, che i numeri economici presentati dall'azienda nel mese di febbraio 2017, evidenziano un incremento importante sull’export, a due cifre; solo in Canada e Cina si evidenzia un incremento del 60 per cento. Si tratta di numeri importanti che non offrono alcuna giustificazione di tipo economico alla volontà comunicata di licenziamento collettivo;
          se sia a conoscenza della situazione esposta e, per quanto di competenza, come intenda porvi rimedio;
          se intenda aprire immediatamente un tavolo di confronto facendo sì che l'azienda rispetti gli accordi presi. (4-17002)


      MARCON, AIRAUDO e PLACIDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          Augustin Breda, dipendente dell'Electrolux di Susegana da 29 anni e storico leader della Fiom, ha subito un procedimento disciplinare all'esito del quale è stato oggetto di un licenziamento per abuso della legge n.  104 del 1992;
          secondo la multinazionale Electrolux avrebbe utilizzato in modo improprio i permessi per assistere un familiare disabile, una zia ultra 90enne, come avrebbe appurato un investigatore assoldato dall'azienda;
          a nulla sono valse le difese e le argomentazioni presentate da Breda nel corso del procedimento disciplinare svoltosi nella sede di Unindustria: ha consegnato un paio di cartelle e riassunto a voce gli elementi che dimostrerebbero come tutti gli spostamenti e le commissioni effettuate nel periodo contestato fossero inerenti all'assistenza della parente e le ricostruzioni dell'aziende siano frutto di travisamento;
          mentre nella sede di Unindustria Treviso era in corso il confronto tra Breda, assistito dagli avvocati della Fiom, e i rappresentanti dell'azienda, in piazza oltre 150 tute blu e sindacalisti di Susegana, ma anche di altre aziende e di altre sigle sindacali di base, manifestavano la propria solidarietà a Breda;
          i colleghi hanno scioperato un'ora e 45 minuti per solidarietà. Secondo Paola Morandin, altra delegata Fiom, si calcola che l'80 per cento degli operai di Susegana vi abbia aderito, mentre l'8 giugno 2017 lavoratori hanno incrociato le braccia per quattro ore e lo sciopero coinvolgerà anche gli addetti di Forlì e Solaro;
          il controllo « ad personam» di un sindacalista, se fosse confermato, acuirebbe lo scontro attorno alla vicenda;
          secondo Paola Morandin, altra delegata Fiom, il procedimento contro Breda sarebbe stato finalizzato ad allontanarlo dall'azienda per impedire che possa ricandidarsi ed essere eletto alle elezioni per il rinnovo delle rappresentanza sindacale unitaria programma l'8 luglio 2017;
          Enrico Botter, segretario generale Fiom Cgil di Treviso, ha condannato il provvedimento assunto e le modalità-adottate da Electrolux, annunciando che la Fiom di Treviso non darà il nulla osta al licenziamento;
          le modalità adottate dall'azienda potrebbero configurarsi come comportamenti antisindacali;
          Breda è stato il leader della delegazione sindacale interna all'Electrolux di Susegana e, insieme agli altri componenti, ha accompagnato il sindacato negli ultimi anni verso soluzioni positive e condivise delle emergenze che si rincorrevano, compresa quella della crisi e, quindi, della solidarietà;
          se quest'anno Electrolux Susegana esce definitivamente dal tunnel, con 830 mila frigoriferi prodotti entro il 2017, il merito è anche dell'atteggiamento complessivo del sindacato, che ha alternato antagonismo e partecipazione per mediare i conflitti in azienda;
          Breda era anche in prima fila nell'attività di controllo delle mansioni usuranti avviato con la medicina del lavoro per la definizione delle malattie professionali, indispensabile per l'intervento dell'Inail  –:
          di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, per garantire il rispetto delle disposizioni vigenti ed evitare, in questo come in ogni altro caso analogo, comportamenti aziendali che possano essere lesivi dei diritti sindacali o dettati da motivazioni politiche. (4-17005)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


      RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il settore pataticolo italiano è strutturato in organizzazioni dei produttori, che hanno dato vita alla costituzione dell'Unione nazionale delle associazioni dei produttori (UNAPA) che, nell'ambito della propria funzione di tutela e di garanzia delle produzioni e dei produttori nazionali, ad oggi assiste con crescente preoccupazione allo scenario che si sta delineando sul mercato: si registra, infatti, un ritardo nelle produzioni di determinate aree del Paese, come Napoli ed il Veneto, dovuto ai noti e gravi fenomeni climatico determinando, conseguentemente, un sostanziale blocco del mercato delle patate novelle;
          tale situazione è aggravata dalle scelte della grande distribuzione organizzata che, invece di sostenere e promuovere le eccellenze regionali nazionali, preferisce commercializzare un prodotto d'importazione, principalmente di origine francese il quale, oltre ad aver una frigoconservazione lunga — nell'ordine temporale dei 6/7 mesi — presenta valori nutrizionali e gustativi estremamente modesti e, per di più, con costi di gran lunga maggiori;
          dal canto suo Unapa, ha avvertito il dovere di dare voce alle istanze, non solo delle proprie associate, ma anche di quelle facenti capo all'intero comparto pataticolo nazionale, sollecitando i gruppi della grande distribuzione a considerare la circostanza che una simile strategia commerciale — realizzata attraverso l'importazione di patate francesi raccolte circa sette mesi prima e pagate di più, lasciando invendute quelle italiane — non solo penalizza e svilisce in modo rilevante gli investimenti economici posti in essere dai tanti produttori italiani, ma, soprattutto, mortifica ingiustificatamente il diritto dei consumatori che si vedrebbero offrire un prodotto qualitativamente minore  –:
          se il Ministro interrogato intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alla vicenda esposta in premessa e se, per quanto di competenza, abbia intenzione di intraprendere le necessarie iniziative volte alla tutela, da un lato, della produzione italiana e, dall'altro, dei consumatori che, in caso contrario, continuerebbero a ricevere dalla grande distribuzione anche l'offerta di prodotti che presentano un livello qualitativo chiaramente inferiore rispetto agli omologhi nazionali più freschi e meno costosi. (4-16999)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      LABRIOLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il servizio di soccorso e allarme sanitario esercitato in sede extra ospedaliero è il «servizio sanitario di urgenza ed emergenza medica» (Ssuem), che risponde al numero telefonico 118;
          il Ssuem fu istituito con decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992 per uniformare le prestazioni di emergenza sanitaria su tutto il territorio nazionale prevedendo, all'articolo 3 l'attivazione delle centrali operative organizzate su base provinciale e per le aree metropolitane più centrali operative per assicurare i radiocollegamenti con tutti i mezzi di soccorso coordinati con i servizi del sistema di emergenza sanitaria del territorio di riferimento;
          il decreto-legge n.  158 del 2012 (cosiddetto decreto Balduzzi) ha dedicato ampio spazio al riordino dei servizi territoriali e alle forme di assistenza in alternativa all'ospedalizzazione e al ricorso improprio ai servizi di urgenza ed emergenza (118 e pronto soccorso). Successivamente, l'accordo del 7 febbraio 2013 recante «linee guida di indirizzo per la riorganizzazione del sistema di emergenza urgenza in rapporto alla continuità assistenziale» ne ha definito finalità ed integrazione dei servizi territoriali e ospedalieri, nell'ambito dell'emergenza urgenza e delle cure primarie;
          da ultimo, il decreto n.  70 del 2015 ha ridefinito la rete dell'emergenza-urgenza attraverso strutture di diversa complessità assistenziale che si relazionano secondo il modello « hub and spoke» integrato da strutture in grado di rispondere alle necessità d'intervento secondo livelli di capacità crescenti in base alla loro complessità, alle competenze del personale nonché alle risorse disponibili. In prima istanza viene ribadito che il sistema opera attraverso le centrali operative (CO) 118, la rete territoriale di soccorso e la rete ospedaliera;
          la Co valuta l'intervento necessario, definendone la criticità e attivando l'intervento più idoneo, utilizzando i codici «colore-gravità». Le centrali operative gestiscono, con procedure condivise, i mezzi di elisoccorso, le ambulanze medicalizzate con medico e infermiere a bordo, le automediche e tutti gli eventuali altri mezzi medicalizzati;
          i dati raccolti sul territorio nazionale dimostrano che il servizio è diverso da provincia a provincia in riferimento sia al numero dei mezzi di soccorso, che a quello dei mezzi di soccorso con a bordo un medico: ad esempio, risulterebbe che a Roma la popolazione servita sia di 4.335.00 abitanti, con la presenza di 14 postazioni con medico e 86 senza medico, che un medico serva 309.714 abitanti e che il rapporto tra unità medicalizzate sia di una postazione su 6; in Molise la popolazione servita sarebbe di 320.00 abitanti con 16 postazioni con medico e ogni medico servirebbe 20.00 abitanti; a Taranto la popolazione servita sarebbe di 584.517 abitanti con 13 postazioni con medico e 22 senza e un medico servirebbe 44.963 abitanti con una postazione con medico su 2 senza medico;
          la Co – servizio di emergenza territoriale 118 (SC-CO-SET 118) si distingue, rispetto alle altre strutture complesse (SC), perché caratterizzata da parametri di complessità gestionale intrinseca di evidente valenza dipartimentale, dovendo, in modo unitario, articolare con efficacia ed efficienza su base provinciale la centrale operativa 118; pertanto, si ritiene che il servizio di emergenza territoriale 118, per l'elevata complessità gestionale intrinseca in    ambito territoriale, debba essere inquadrato quale dipartimento del territorio  –:
          se non ritenga di assumere le iniziative di competenza per garantire i livelli essenziali di assistenza, di concerto con le regioni, le province e le unità sanitarie locali, promuovendo l'istituzione di un dipartimento strutturale denominato dipartimento del Set 118 (sistema di emergenza sanitaria territoriale 118);
          se abbia contezza del numero di autoambulanze con medico a bordo per numero di abitanti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di incrementare il numero delle autoambulanze medicalizzate per garantire assistenza immediata ed omogenea su tutto il territorio nazionale. (5-11601)

SEMPLIFICAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      TRIPIEDI, CIPRINI, VILLAROSA, PESCO, DALL'OSSO, CHIMIENTI, ALBERTI, SIBILIA, CASO e BRUGNEROTTO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in data 31 maggio 2017, sul sito di informazione online « milano.corriere.it», veniva pubblicata la lettera a firma del Coordinamento dei ricercatori precari dei quattro Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici in regione Lombardia (Istituto nazionale dei tumori, neurologico Besta, Policlinico e San Matteo) inviata ai Ministri per la semplificazione e la pubblica amministrazione, salute, economia e finanze e al governatore della regione Lombardia;
          nella lettera che denunciava lo stato di precarietà dei ricercatori italiani, veniva ricordato che la ricerca svolta dagli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico lombardi aveva permesso, nel corso degli anni, di diventare parte fondamentale nelle cure di eccellenza per patologie molto diffuse e centri insostituibili per alcuni pazienti provenienti da tutto il mondo perché riferimento per molte malattie rare e rarissime;
          in questi istituti lavorano circa 1.500 persone, di cui 1.078 ricercatori, molti con contratti atipici che si protraggono da lungo tempo, con formazioni di altissimo livello costate anni di impegno che hanno prodotto risultati scientifici riconosciuti in ambito internazionale con un notevole investimento economico per le stesse strutture;
          i contratti atipici che i ricercatori hanno dovuto sino ad ora accettare, comportano limitazioni dei diritti e minano le basi per la continuità delle loro ricerche perché portano ad una difficile programmazione dei progetti a medio e lungo termine, ostacolando la formazione dei lavoratori più giovani;
          le conseguenze che prevedono i redattori della lettera sono che gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico considerati potrebbero perdere, nel giro di poco tempo, quell'eccellenza al servizio di tutti e che i ricercatori si troverebbero costretti ad andare in altri istituti, o, come spesso accade, all'estero;
          i redattori hanno definito il cosiddetto «decreto Madia» non adatto a risolvere il problema che riguarda la precarietà dei ricercatori con contratti atipici presso gli Istituti di ricovero e cure a carattere scientifico pubblici    posto che mette in pericolo gli stessi istituti qualora non siano predisposti specifici fondi strutturali. Con la lettera chiedevano che venissero assicurate adeguate risorse per un programmato fabbisogno organico di ricercatori, risolvendo il problema legato al mancato riconoscimento del ruolo dei lavoratori oggi atipici della ricerca sanitaria pubblica. Per questi motivi i mittenti hanno voluto sensibilizzare i Ministri per la semplificazione e la pubblica amministrazione, salute, economia e finanza e i vertici della regione Lombardia;
          veniva ricordato che il diritto alle cure di eccellenza non poteva essere demandato in toto ad ospedali di natura privata ma anche a quelli pubblici;    
          in data 6 giugno 2017, sul sito « milano.corriere.it», veniva pubblicata la notizia dell'incontro avvenuto in data 5 giugno 2017 tra i quattro direttori scientifici degli Istituti di ricovero e cure a carattere scientifico lombardi e i vertici tecnici dei Ministeri per la semplificazione e la pubblica amministrazione e della salute;
          i direttori hanno ricordato nell'incontro che quattro su dieci dei loro ricercatori hanno contratti atipici con il rischio di avere gravi ripercussioni sul mantenimento dell'eccellenza medico-scientifica e sull'offerta di cure innovative;
          al centro della questione, vi sono la mancanza di coperture economiche dipendenti dal Ministero dell'economia e il mancato rinnovo o la mancata stipula di nuovi contratti «co.co.co» a partire dal 2018, come stabilito dal cosiddetto Jobs Act;
          veniva ricordato che i contratti dei ricercatori, nella maggior parte dei casi, sono finanziati da fondi europei o da fondi legati a specifici progetti di ricerca e che per regolarizzarli e definire una stabilità in carriera è necessario impiegare fondi pubblici finora non utilizzati;
          i direttori scientifici lombardi, nominati dal Ministero della salute, hanno manifestato la decisione di scendere in piazza per difendere i loro ricercatori e, come extrema ratio, di essere anche pronti a dimettersi  –:
          quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per reperire i fondi necessari a superare la situazione di instabilità contrattuale dei lavoratori del sopraindicato settore della ricerca;
          se non intendano assumere iniziative per modificare le vigenti leggi n.  124 del 2015 (cosiddetta legge Madia) e n.  183 del 2014 (cosiddetto Jobs Act), al fine di eliminare definitivamente la precarietà tra i lavoratori del settore della ricerca. (5-11598)

Interrogazione a risposta scritta:


      MASSIMILIANO BERNINI, LUPO, TERZONI e BASILIO. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il decreto del Presidente della Repubblica n.  164 del 2002, articolo 31, ha rideterminato il limite massimo dei distacchi sindacali autorizzabili a favore del personale di ciascuna forza di polizia ad ordinamento civile in n.  63 distacchi per la polizia di Stato, 39 distacchi per il Corpo della polizia penitenziaria e 10 distacchi per l'ormai disciolto Corpo forestale dello Stato;
          il medesimo decreto del Presidente della Repubblica n.  164 del 2002, all'articolo 32, ridetermina altresì il monte ore dei permessi sindacali retribuiti autorizzabili a favore del personale di ciascuna forza di polizia ad ordinamento civile, rispettivamente, in 520.000 ore per la polizia di Stato, 220.000 ore per il Corpo della polizia penitenziaria e 48.000 ore per il Corpo forestale dello Stato;
          la rappresentanza militare non gode di distacchi e permessi sindacali retribuiti, ma espleta la propria attività in servizio, fruendo di automezzi delle rispettive amministrazioni, con eventuali spese di viaggio, vitto e alloggio interamente rimborsate e relativa indennità di missione, mentre i dirigenti sindacali delle forze di polizia ad ordinamento civile svolgono la propria attività in distacco o permesso sindacale, si servono dei proventi derivanti dal pagamento delle quote associative dei propri iscritti e dunque non gravano sul bilancio dello Stato  –:
          a quanto ammonti il costo complessivo dei 112 distacchi sindacali attribuiti al personale di ciascuna forza di polizia ad ordinamento civile;
          a quanto ammonti il costo delle 788.000 ore di permesso sindacale autorizzabili a favore del personale di ciascuna forza di polizia ad ordinamento civile;
          qualora le prerogative sindacali delle organizzazioni sindacali del Corpo Forestale dello Stato non siano state redistribuite tra i rimanenti sindacati di polizia ad ordinamento civile, quanto si sia risparmiato, rispettivamente, per effetto della mancata fruizione dei 10 distacchi sindacali e delle 48.000 ore di permesso sindacale. (4-17003)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
          il 14 giugno 2017 il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato la delibera riguardante il «Piano organico di criteri e parametri per l'individuazione e la remunerazione dei contratti con prestazioni di natura artistica», che, anziché applicare quanto stabilito dalle legge n.  198 del 2016, individua criteri da adottarsi per la definizione di prestazioni per le quali sia possibile il superamento del limite retributivo dei 240.000 euro annui;
          il piano citato ha sostanzialmente recepito le indicazioni contenute nel parere dell'Avvocatura dello Stato, in merito all'interpretazione della legge 26 ottobre 2016, n.  198, sull'applicabilità del limite di 240.000 euro annui alle collaborazioni artistiche della Rai che propenderebbe per la tesi che non include, nel periodo di applicazione del suddetto limite, i contratti caratterizzati da prestazioni di natura artistica;
          tale esclusione è argomentata – peraltro con espressioni lessicali perplesse e dubbiose – sulla base di tre ordini di argomentazioni;
          si sostiene, innanzitutto, che la clausola, contenuta nell'articolo 3, comma 44, della legge n.  244 del 2007, di esclusione delle prestazioni artistiche dall'ambito applicativo del tetto alle retribuzioni pubbliche continui ad operare, in quanto mai abrogato (né espressamente, né tacitamente). È evidente come tale tesi non possa essere condivisa;
          è infatti irragionevole fare riferimento al contenuto della legge n.  244 del 2007; nel frattempo, sono passati 10 anni e il legislatore è intervenuto ancora, in quattro occasioni diverse: con la legge n.  69 del 2009, il decreto-legge n.  201 del 2011, il decreto ministeriale n.  166 del 2013 e la legge n.  189 del 2016, regolando la medesima materia dei limiti alle retribuzioni erogabili dalle pubbliche amministrazioni o dalle società pubbliche, disciplinandone presupposti applicativi, contenuti, effetti e limitazioni, senza mai prevedere alcuna eccezione circa l'applicabilità del tetto ai compensi delle star;
          a fronte di un'eccezione prevista in una legge del 2007 e in difetto del richiamo di quella deroga nei provvedimenti normativi che sono successivamente intervenuti a regolare la fattispecie, appare davvero difficile sostenere che non si sia prodotto un effetto di abrogazione tacita ai sensi dell'articolo 15 delle preleggi;
          il combinato disposto degli articoli 23-bis e 23-ter del decreto-legge n.  201 del 2011 e 13 del decreto-legge n.  66 del 2014 contiene, infatti, una disciplina esauriente, completa ed autonoma del limite ai trattamenti economici erogati dalle pubbliche amministrazioni e dalle società partecipate, che, per quanto qui interessa, stabilisce le condizioni, i contenuti e l'ambito applicativo soggettivo e oggettivo del regime retributivo previsto, senza alcun richiamo alla legge del 2007 e, soprattutto, senza la ripetizione dell'esclusione dal suo perimetro operativo delle prestazioni di carattere artistico;
          tra le argomentazioni portate avanti dall'Avvocatura si assume, poi, che, in ogni caso, il personale artistico non può essere ascritto alla categoria dei «collaboratori», alla quale l'articolo 49, comma 1-ter, del decreto legislativo n.  177 del 2005 (introdotto dalla legge n.  198 del 2016) espressamente riferisce il predetto limite retributivo;
          anche tale assunto non appare convincente. A tal proposito, basta osservare che la nozione di collaboratore dev'essere intesa come riferita a tutti soggetti che svolgono una prestazione lavorativa in favore di un'amministrazione o di una società, non sulla base di un contratto di lavoro subordinato, ma sulla base di un titolo negoziale autonomo e non strutturato. La genericità della dizione «collaboratori» impone, infatti, di intendere la relativa categoria secondo la sua più ampia latitudine semantica;
          non sembra convincente nemmeno l'ultimo ragionamento portato avanti dall'Avvocatura, l'argomento cosiddetto sistematico, fondato sul regime concorrenziale nel quale deve operare la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e che resterebbe fortemente compromesso dall'applicabilità del «tetto» anche agli artisti. L'esigenza di assicurare agli artisti che lavorano per la Rai compensi idonei a garantire un'effettiva competizione della concessionaria nel mercato radiotelevisivo può, infatti, valere a giustificare norme che consentano l'erogazione di adeguati trattamenti economici, ma non certo a fondare un'interpretazione delle vigenti disposizioni limitative, in contrasto con il loro chiaro tenore letterale;
          con l'interpellanza urgente n.  2-01777, discussa in data 27 aprile 2017, il sottoscritto ha chiesto al Governo se ritenesse opportuno assumere iniziative per chiarire definitivamente che il tetto alle retribuzioni pubbliche deve intendersi applicabile anche ai titolari di contratti aventi ad oggetto prestazioni artistiche in favore della Rai, e se intendesse, nell'ambito della propria facoltà di iniziativa legislativa, proporre una deroga specifica alla predetta limitazione;
          il Sottosegretario Giacomelli ha risposto sostenendo che la norma prevista nella legge n.  198 del 2016 «non include in alcun modo le prestazioni artistiche all'interno del limite ai compensi», ribadendo altresì che «il Governo ritiene non vi sia alcuna necessità di una iniziativa per ribadire un concetto che è già nella normativa approvata dal legislatore e non condividerebbe una iniziativa assunta dai parlamentari o forze politiche che, al contrario, modificasse l'assetto normativo attuale»;
          la Corte di Cassazione (sezioni unite civili n.  27092 del 22 dicembre 2009) ha affermato che alla Rai va riconosciuta «la natura sostanziale di ente assimilabile a un'amministrazione pubblica nonostante l'abito formale che riveste la società per azioni; (...) ne discende la qualificabilità come erariale del danno cagionato dai suoi agenti, nonché da quelli degli enti pubblici azionisti, con conseguente loro assoggettabilità all'azione di responsabilità amministrativa davanti al giudice contabile»;
          l'adozione da parte del consiglio di amministrazione della Rai della citata delibera potrebbe prefigurare, a giudizio dell'interpellante, una responsabilità per danno erariale dei consiglieri stessi, considerato che, come stabilito dall'articolo 49-bis del decreto legislativo 31 luglio 2005, n.  177, l'amministratore delegato e i Consiglieri di amministrazione della Rai «sono soggetti alle azioni civili di responsabilità previste dalla disciplina ordinaria delle società di capitali»  –:
          se, alla luce di quanto riportato in premessa, il Governo non ravvisi, per ogni eventuale profilo di responsabilità, la violazione delle disposizioni previste dall'articolo 9 della legge 26 ottobre 2016, n.  198, in merito all'applicazione del limite retributivo di 240.000 euro annui ai contratti di collaborazione e di natura artistica.
(2-01849) «Brunetta».

Interrogazioni a risposta immediata:


      GAROFALO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nel 2009 la strategia di Lisbona attribuiva alla connettività in banda larga un ruolo fondamentale ai fini dello sviluppo dell'Ict nell'economia e nella società. La Commissione europea ha sempre sostenuto l'importanza dell'accesso ai servizi a banda larga per tutti i cittadini europei;
          il Governo ha già fissato la strategia della banda ultra larga con l'Agenda digitale 2020;
          con il piano banda ultra larga l'Esecutivo ha stanziato risorse per tre miliardi di euro al fine di portare la fibra pubblica nelle cosiddette «aree bianche», zone comunemente ritenute a fallimento di mercato; si tratta di piccoli comuni o zone periferiche di sei regioni italiane;
          il 16 giugno 2017 è stato infatti formato il contratto per portare la banda ultra larga pubblica nelle stesse regioni ed è stata assegnata a Open fiber (alleanza tra Enel e Cassa depositi e prestiti) la gara per il piano;
          sulla questione Open fiber, cioè sulla copertura totale del territorio con un servizio di qualità, sono sorti contrasti a giudizio dell'interrogante sicuramente inopportuni tra Enel, Cassa depositi e prestiti e Telecom;
          interesse nazionale è che venga realizzato un servizio di alto valore relativo alle infrastrutture digitali: un servizio fondamentale e strategico per il Paese;
          il Governo aveva già sensibilizzato le imprese pubbliche e private e deciso un suo intervento in una situazione in cui era indispensabile l'apporto di tutti gli attori sul tema;
          si ritiene, pertanto, assolutamente sbagliato e dannoso uno scontro pubblico-privato in un settore di questa rilevanza  –:
          se il Governo non ritenga indispensabile aprire un tavolo di lavoro sull'argomento in discussione, non impedendo a chi vuole investire di farlo autonomamente, al fine di evitare il rischio della costituzione di nuovi monopoli e di realizzare, con l'accordo ed il sostegno degli attori interessati, un progetto essenziale per il futuro del Paese. (3-03102)


      FASSINA, MARCON, AIRAUDO, PLACIDO, CIVATI e PASTORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          con decreto del 21 dicembre 2012, il Ministero dello sviluppo economico, verificata la sussistenza dei requisiti ex articolo 1 del decreto-legge n.  347 del 2003, ha ammesso alla procedura di amministrazione straordinaria l'ex acciaieria Lucchini di Piombino, nominando a tal fine commissario straordinario il dottor Piero Nardi ed autorizzandolo, successivamente, a redigere un contratto preliminare di cessione degli asset del sito siderurgico;
          nel dicembre del 2014, dopo aver espresso parere favorevole in merito alla cessione degli asset, il comitato di sorveglianza ha accolto la manifestazione di interesse della multinazionale algerina Cevital spa all'acquisizione del suddetto sito industriale;
          l'offerta del gruppo Cevital fissava obiettivi positivi in grado di sviluppare la competitività e di salvaguardare sia gli interessi dei creditori che quelle dei lavoratori, in virtù di un piano industriale che prevedeva, a regime, la piena occupazione per tutto il personale, realizzabile grazie al rilancio della produzione di acciai ed alla riconversione industriale in ambito agroalimentare e logistico. Di contro a tutt'oggi si registrano solo il ridimensionamento, da due ad uno, dei forni elettrici e l'arresto dei treni di laminazione con conseguente perdita di commesse e clienti;
          il 30 giugno 2017 scade il previsto biennio di monitoraggio da parte del Ministero dello sviluppo economico, circostanza che consentirà alla Cevital di esercitare il pieno controllo sulla fabbrica e la piena facoltà di licenziamento. Inoltre nei prossimi sei mesi scadranno tutti i trattamenti di integrazione salariale, inclusi i contratti di solidarietà, il cui rinnovo, possibile solo a fronte di un rapporto tra occupati ed inoccupati superiore al 40 per cento, è a discrezione dell'imprenditore;
          il 28 giugno 2017, in vista delle suddette scadenze, è previsto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico tra il commissario straordinario ed i vertici di Cevital per trovare soluzioni che consentano la continuità produttiva del sito ed il mantenimento dei posti di lavoro. A tal proposito nella memoria depositata dal commissario Nardi, nel corso dell'audizione del 30 maggio 2017 presso la Commissione VIII, si legge che: «in presenza di un nuovo piano industriale, potranno essere concordate tra le parti modifiche contrattuali e la correlata proroga dei termini per il loro adempimento con aggiornamento delle garanzie occupazionali»  –:
          se non ritenga doveroso, stante ancora il mancato avvio del piano industriale, prorogare l'amministrazione straordinaria, anche mediante una modifica alla normativa vigente, al fine di prolungare il periodo di sorveglianza da parte del Ministero dello sviluppo economico e rinnovare il trattamento di integrazione salariale. (3-03103)

Interrogazione a risposta scritta:


      ALLASIA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il 31 gennaio 2017 il tribunale di Torino ha dichiarato ufficialmente il fallimento della filiale italiana della PMT, con sede a Pinerolo, storico stabilimento che impiegava circa 200 persone;
          la crisi aziendale ha inizio nell'agosto 2016, con il deposito da parte dell'azienda di domanda di concordato preventivo e l'apertura di un tavolo istituzionale di confronto;
          a dicembre dello stesso anno il tribunale di Torino aveva autorizzato una procedura competitiva per la cessione dell'azienda conclusasi il 31 gennaio 2017; ha partecipato una società estera, la cui offerta necessita ancora di accertamenti;
          il curatore della PMT Italia ha avviato l'esercizio provvisorio, con 42 lavoratori impiegati, mentre tutti gli altri sono «sospesi» dallo scorso 1° febbraio e privi di forme di sostegno al reddito;
          i 178 che sono stati «sospesi» dal curatore fallimentare sono entrati nel limbo: non ricevono lo stipendio e non possono nemmeno ricevere la cassa integrazione straordinaria per l'assurda situazione creatasi con la riforma del jobs act; se, infatti, tuo fosse accaduto nel dicembre del 2016, i lavoratori avrebbero potuto accedere alla cassa straordinaria, mentre ora invece non è più prevista e per loro si apre solo la prospettiva dell’«Aspi», la nuova disoccupazione, ma solo quando saranno licenziati e nel mentre non è prevista nessuna copertura;
          se si procedesse al licenziamento collettivo, ciò garantirebbe ai lavoratori non riassorbiti la «NASPI»; tuttavia, l'obiettivo vero è che la procedura di acquisizione – sembra sia in corso una trattativa con un'azienda della Repubblica Ceca – si concluda al più presto con la riassunzione di tutti i lavoratori  –:
          se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda adottare a tutela e salvaguardia dei lavoratori interessati dalla vicenda, che attualmente non dispongono di copertura reddituale derivante da ammortizzatore sociale;
          se non si ritenga opportuno convocare in tempi rapidi un tavolo istituzionale ad hoc, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate per addivenire ad una rapida soluzione della vicenda. (4-17008)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
          interpellanza Sarro n.  2-01700 del 7 marzo 2017;
          interpellanza Di Vita n.  2-01832 del 13 giugno 2017;
          interrogazione a risposta orale Latronico n.  3-03083 del 15 giugno 2017.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in commissione Allasia n.  5-10651 del 22 febbraio 2017 in interrogazione a risposta scritta n.  4-17008.