XVII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 5 luglio 2017

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      PILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          forzature interpretative ed eccessi fuori luogo, secondo l'interrogante, rischiano di pregiudicare la più grande manifestazione religiosa a cavallo della Sardegna;
          l'Ardia, la trisecolare sagra di San Costantino Imperatore in programma a Sedilo dal 6 al 7 luglio 2017, con la straordinaria corsa a cavallo, è a rischio;
          le comunicazioni formali in tal senso trasmesse dal sindaco di Sedilo Salvatore Pes al Ministro dell'interno non devono restare inascoltate;
          il Ministro dell'interno deve intervenire immediatamente per evitare che la straordinaria manifestazione sia annullata per un atteggiamento di prefettura e questura che, ad avviso dell'interrogante, rischia di minare la tradizione e di rendere impossibile la manifestazione per oneri insopportabili e ingiustificati;
          non si possono mettere in campo forzature fuori luogo che possono minare la stessa sicurezza collaudata della manifestazione;
          il venir meno alla tradizione con imposizioni eccessive significa mettere in discussione la collaudata esperienza del comitato organizzatore, del comune e di tantissimi volontari che operano per la riuscita della grande corsa;
          il Ministro deve far proprie le esortazioni del sindaco di Sedilo che ha a cuore la sicurezza più di chiunque altro, ma che conosce più di altri l'equilibrio tra sicurezza e tradizione, tra eccessi e fattibilità dei controlli;
          è improponibile chiedere di contare gli accessi sul teatro del santuario di San Costantino;
          non si può chiedere alla marea di volontari impegnati nella manifestazione di essere schedati e chiamati a rispondere di tutto;
          significa in un attimo «smobilitare» la storia, la partecipazione popolare e la grande collaborazione tra comune, comitato e chiesa;
          occorre fermare questo atteggiamento prima che sia troppo tardi;
          si tratta di una manifestazione che richiama turisti da tutto il mondo e che da tre secoli è la più esaltante manifestazione religiosa ed equestre della Sardegna;
          ogni anno la manifestazione ha segnato la presenza di non meno di 30 mila persone tra fedeli e turisti da tutto il mondo con un risalto internazionale;
          ora si rischia concretamente l'annullamento della manifestazione nonostante il comune di Sedilo, la parrocchia di Sedilo e il comitato organizzatore abbiano posto in essere tutte le iniziative previste dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in materia;
          l'eventuale annullamento della sagra più importante della Sardegna creerebbe un danno gravissimo alle comunità sarde e notevolissimi problemi di ordine pubblico;
          il Ministro deve riconoscere alle amministrazioni locali il ruolo che meritano senza quelle che appaiono all'interrogante imposizioni fuori luogo e inaccettabili;
          la sicurezza non si garantisce con le forzature di palazzo ma con l'equilibrio e il buon senso;
          non si possono far pagare gli errori di Torino all'Ardia di Sedilo  –:
          se non si ritenga di dover intervenire sulla vicenda al fine di evitare quelle che appaiono all'interrogante forzature e illogiche imposizioni che metterebbero a rischio la vera sicurezza dell'evento e non sarebbero conformi al buon senso di una manifestazione storica come l'Ardia;
          se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza perché questori e prefetti non assumano quelli che l'interrogante giudica atteggiamenti prevaricatori più protesi a non far svolgere le manifestazioni piuttosto che ad agevolarle in sicurezza e con razionalità;
          se non si ritenga di dover assumere le iniziative di competenza affinché siano revocate prescrizioni fuori luogo in contrasto sia con le norme vigenti che con la secolare tradizione. (5-11736)


      DI BENEDETTO, MANNINO, NUTI, LUPO e DI VITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          sul Giornale di Sicilia del 4 luglio 2017, in un articolo di Anna Sampino pubblicato alle pagine 2 e 3 si racconta la cronaca di recenti incendi nel territorio siciliano e si riporta il dato, drammatico, dell'anno 2016, per cui la Sicilia — che con legge regionale 6 giugno 1996, n.  16 e, in particolare, con l'articolo 34 della medesima legge, così come sostituito dall'articolo n.  35 della legge regionale 14 aprile 2006, n.  14, ha regolato la programmazione delle attività di antincendio boschivo a livello regionale è risultata la seconda regione in Italia per numero di roghi, pari a 841, dopo la Calabria, in cui ne sono stati registrati 1.140;
          in particolare, nella fonte citata si rappresenta una carenza di specifici mezzi di intervento aereo, che sembrerebbe anche dovuta al «numero di elicotteri venuti meno quest'anno a seguito dello smantellamento del Corpo forestale nazionale (assorbito dall'Arma dei carabinieri), voluto dalla riforma Madia», in quanto «fino allo scorso anno infatti la Regione disponeva degli elicotteri proprio grazie a una convenzione con il Corpo forestale dello Stato»;
          ancora, nel succitato servizio si riporta della richiesta, della regione siciliana allo Stato, di quattro elicotteri dedicati alla Sicilia, per cui, per quanto vi si legge, il capo della protezione civile nazionale avrebbe preso 48 ore di tempo per decidere nel merito;
          nello stesso articolo si riferisce dell'avvenuto svolgimento di un «vertice romano» volto a «un maggiore coordinamento delle forze addette ai servizi antincendio»;
          altresì, nell'articolo in predicato, è riassunta una nota del «Conapo», sindacato autonomo dei vigili del fuoco, per cui «in Sicilia manca una convenzione per potenziare il servizio a terra con almeno 15 squadre aggiuntive di Vigili del fuoco pronti a intervenire in breve tempo per evitare che i piccoli focolai diventino grossi incendi»   –:    
          quali iniziative urgenti di competenza si intendano assumere perché in Sicilia sia garantito un servizio antincendio tempestivo ed efficace, in considerazione delle criticità esposte in premessa. (5-11741)


      COMINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          dal 1o luglio 2017 il comune di Prevalle ha aperto presso il palazzo comunale uno sportello anti-gender. Lo sportello sarà aperto tutti i sabato mattina dalle ore 10 alle ore 12 e sarà gestito da Sara Prandini, insegnante della scuola primaria di Prevalle che, in un articolo uscito su La Stampa.it, dichiara «Riconosciamo la famiglia tradizionale, madre, padre, figli e basta, il resto chiamatelo come volete ma non famiglia. I progetti gender stanno entrando in maniera subdola nelle scuole e l'obiettivo dello sportello è proprio quello di ascoltare e provare a impedire tutto questo facendo chiarezza»;
          questo accade a due anni dall'iniziativa sullo stesso tema, in cui il sindaco decise di utilizzare i pannelli a led di pubblica utilità per esprimere il pensiero della sua corrente politica a proposito della teoria gender;
          lo sportello, inoltre utilizza uno spazio della collettività e risorse pubbliche per veicolare un messaggio assolutamente di parte e un tema ancora una volta del tutto privo di ogni fondamento;
          l'amministrazione di Prevalle continua a perseverare del diffondere una notizia a giudizio dell'interrogante del tutto destituita di fondamento teorizzando che il Governo nella riforma scolastica avrebbe inserito l'insegnamento della «teoria gender», recependo le linee guida prescritte dall'Organizzazione mondiale della sanità per l'educazione sessuale nelle scuole. La cosiddetta «teoria gender» in realtà non esiste non se ne trova traccia né nel documento dell'Organizzazione mondiale della sanità, né tantomeno del testo di legge sulla riforma scolastica italiana;
          nello specifico nel documento dell'Organizzazione mondiale della sanità si spiega la necessità fare educazione sessuale non solo al negativo, ovvero parlando dei rischi connessi alla sessualità, ma anche fornendo una visione «olistica» più positiva, ovvero un approccio che metta in luce come la sessualità sia un'area determinante dello sviluppo della persona, considerandone i vari stadi di sviluppo;
          la legge n.  107 del 2015 di riforma del sistema nazionale di istruzione non richiama in nessun modo il documento dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il testo del comma 16 dell'articolo 1 prevede: «Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n.  93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.  119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all'articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n.  93 del 2013»;
          i richiami di legge contenuti nel testo fanno riferimento: al recepimento della Convenzione di Istanbul, ovvero la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica e alla legge che promuove un piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere e contro ogni forma di discriminazione;
          occorrerebbe verificare quali costi gravanti sulla collettività implichi l'apertura e la gestione di detto sportello  –:
          se non intenda intraprendere iniziative urgenti per promuovere una corretta informazione sui temi di cui in premessa e contrastare ogni forma di discriminazione basata sull'orientamento sessuale, anche alla luce di quanto avvenuto a Prevalle, dove l'apertura dello sportello anti gender appare motivata esclusivamente dalla volontà del sindaco di esprimere il proprio personale credo politico alimentando sentimenti di discriminazione nella cittadinanza con l'utilizzo di spazi e risorse pubbliche. (5-11747)


      LABRIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          da un articolo di stampa, pubblicato il 2 luglio 2017 dal quotidiano on line «laringhiera.it» si apprende che il dramma incendi si sia abbattuto sulla pineta di Marina di Ginosa, già duramente distrutta negli scorsi anni da due alluvioni e da altri incendi di una certa identità;
          le fiamme dell'ultimo rogo avrebbero distrutto, malgrado il lavoro incessante dei vigili del fuoco e forze dell'ordine, vaste aree di macchia mediterranea e di pineta della zona Marinella, lungo il versante sud di Marina di Ginosa, nei pressi di un importante villaggio turistico;
          il 19 giugno 2017, ilmattino.it aveva pubblicato un articolo riguardante l'allerta incendi riferendo che, in Portogallo, vaste aree del territorio fossero andate distrutte e che, con l'estate ormai iniziata, anche in Italia si stessero verificando eventi simili in particolare nelle regioni Marche, Lazio e Toscana. Stando ai dati pubblicati, in Italia i vigili del fuoco ogni anno fronteggerebbero oltre 5000 roghi e incendi ed il lavoro cadrà sui circa 30 mila pompieri e migliaia di volontari;
          secondo le dichiarazioni del capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, in Italia sarebbero 6 le regioni sprovviste di mezzi aerei per intervenire sugli spegnimenti, rendendo vano il lavoro dei soccorritori già in carenza d'organico con un rapporto di un vigile del fuoco su 15 mila abitanti;
          ogni anno i picchi di lavoro si concentrerebbero generalmente durante il Capodanno, a causa dei danni riportati dai fuochi d'artificio e durante l'estate con gli incendi e roghi. Le forze preposte all'emergenza vengono utilizzate anche per grandi eventi, concerti e soprattutto per soccorsi durante sismi e inondazioni che, negli ultimi anni, hanno colpito il nostro Paese, aumentando sempre di più la mole di lavoro;
          negli ultimi mesi, i sindacati di settore hanno più volte manifestato le loro preoccupazioni sia per la mancanza di personale che per la carenza dei mezzi messi a disposizione. In riferimento alla carenza d'organico, i sindacati hanno fatto presente che, la misera quota parte pari al 10,25 per cento, riconosciute ai vigili del fuoco, del fondo ex articolo 1, comma 365, della legge 11 dicembre 2016, n.  232 (legge di bilancio) destinato all'assunzione straordinaria in tutte le forze di polizia, risulta riduttiva rispetto alle esigenze d'organico;
          inoltre, lo stesso Ministro Minniti avrebbe, come sostengono i sindacati del Corpo, asserito che necessitano almeno 23 milioni di euro per l'assunzione di altre 590 unità affinché vada a regime l'organico dei vigili. La quota parte del fondo così suddivisa però sarebbe estremamente inferiore alle vere necessità del Corpo;
          in riferimento ai mezzi di soccorso si apprende che la maggior parte dei velivoli sono di proprietà dello Stato, altri invece sono appositamente noleggiati in caso di emergenza. Si tratterebbe di circa 40 aerei, 15 Canadair e circa 20 tra elicotteri S64 e Fire Boss. A questi si aggiungono altri elicotteri di media e grande portata messi a disposizione da esercito, marina militare e capitaneria di porto. Nonostante l'ampia flotta però, in caso di emergenza, ci si rivolge ad aziende private in circa la metà dei casi, in particolare alla multinazionale «Babcock» che, da qualche anno, ha rilevato le quote della società italiana «Inair» con i suoi oltre 40 elicotteri e 20 Canadair  –:
          quali iniziative intenda assumere il Governo per rendere disponibili i 23 milioni di euro per il potenziamento d'organico dei vigili del Fuoco;
          in vista dell'emergenza incendi del periodo estivo, quali strategie intenda adottare per ampliare il parco «macchine» e incrementare il numero dei velivoli necessari per intervenire tempestivamente sullo spegnimento degli incendi e con quali modalità intenda procedere. (5-11749)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DIENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
          secondo le indagini della Guardia di finanza in soli tre mesi, da fine agosto a metà novembre del 2015, sono stati distratti fondi di derivazione comunitaria per un valore di 46,350 milioni di euro, affidati in gestione a Fincalabra s.p.a., ente in house della regione Calabria, e che erano vincolati esclusivamente al finanziamento di progetti presentati da piccole e medie imprese;
          il consiglio di amministrazione pro tempore di Fincalabra s.p.a., invece, secondo l'accusa, con il concorso dei dirigenti della banca Widiba (gruppo Monte Paschi), avrebbe indebitamente utilizzato l'ingente somma per l'acquisto di variegati strumenti finanziari sia nazionali che esteri, connotati da altissimo rischio e volatilità, provocando in tal modo un ammanco nelle casse regionali di 1.868.979,75 euro;
          nello specifico il danno complessivamente arrecato al bilancio regionale è stato di 360.857,95 euro quali provvigioni corrisposte al promotore finanziario, 685.330,23 euro riconducibili a spese e/o commissioni trattenute dalla stessa banca e 822.791,57 euro quale perdita netta di valore subita dai titoli acquistati da Fincalabra  –:
          quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare affinché non si ripetano vicende come quella esposta in premessa in cui il cda di Fincalabra avrebbe utilizzato fondi destinati alle piccole e medie imprese per speculazione finanziaria. (4-17177)


      CATANOSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          con atto di sindacato ispettivo n.  4-09317, l'interrogante poneva all'attenzione del Ministro dell'interno la decisione del sindaco di Bolzano e di molti altri sindaci del cosiddetto «Euregio» (Tirolo-Alto Adige-Trentino) di far issare negli uffici pubblici la bandiera italiana a mezz'asta in occasione della ricorrenza del 24 maggio 2015, centenario della dichiarazione di guerra dell'Italia agli Imperi centrali;
          nella risposta del sottosegretario di Stato per l'interno Bocci dell'8 giugno 2017, si conferma che detta iniziativa dell'esposizione della bandiera italiana a mezz'asta ha registrato «la quasi totale adesione dei sindaci all'iniziativa che la stampa anche nazionale – ha definito lo sciopero del Tricolore»;
          solo i sindaci di Vipiteno, Campo di Trens, Santa Cristina in Val Gardena, Lagundo, Campo Tures, Brunico, La Valle e Corvara di Badia hanno, invece, aderito alla lodevole iniziativa della Presidenza del Consiglio dei ministri che ha disposto l'esposizione delle bandiere italiane e quella europea sugli edifici pubblici in quella data;
          la risposta del sottosegretario Bocci si conclude dicendo che lo stesso 24 maggio si sono svolte ad Innsbruck solenni cerimonie celebrative del centenario della Prima Guerra mondiale – accompagnate da scariche a salve da parte delle compagnie Schützen schierate –, cui hanno preso parte, tra gli altri, i tre cosiddetti «governatori» dell'Euregio (Tirolo-Alto Adige-Trentino);
          per cui, l'indignazione mostrata in Alto Adige all'ordine di esporre il tricolore, in primo luogo da parte dei Tirder Schützen, tale non è stata in territorio austriaco;
          il comunicato degli Schüetzen, addirittura, si diceva contrario ai festeggiamenti in Italia in quanto erano dispiaciuti perché in Italia si festeggia «la conquista del Tirolo, ma pure per la morte di mezzo milione di soldati italiani»;
          il presidente della provincia autonoma di Trento Ugo Rossi aveva dichiarato che «Le bandiere dell'Italia e dell'Europa le esporremo, ma a mezz'asta, perché l'inizio di quella guerra, come pure di tutte le guerre, è già di per sé una sconfitta per l'umanità»;
          questo pacifismo che l'interrogante giudica ipocrita e colpevole, ha nascosto, come si potrebbe trarre anche dalla risposta del Sottosegretario Bocci, un reale e concreto atteggiamento di odio e di intolleranza nei riguardi di tutto quanto rappresenti l'Italia e l'italianità nelle terre irredente, per la liberazione delle quali sono morti centinaia di migliaia di nostri connazionali e che devono essere ricordati ed omaggiati come dovrebbe fare una qualunque Nazione meriti di definirsi tale;
          risulta ancor più intollerabile secondo l'interrogante questo spirito anti-italiano espresso da abitanti dell'Alto-Adige dopo che gli stessi godono di benefici che ad altri italiani sono sconosciuti grazie allo statuto dell'autonomia di cui godono dalla fine della seconda guerra mondiale  –:
          quali iniziative siano state assunte dal Ministro interrogato a seguito della decisione dei sindaci dell'Alto Adige di non esporre il tricolore il 24 maggio 2015 e quali iniziative intenda adottare per il futuro alla luce delle vicende descritte in premessa. (4-17182)


      PAGANO, FEDRIGA e MOLTENI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          a Charlie, il bimbo di 10 mesi ricoverato in un ospedale a Londra per una malattia rara che i medici definiscono incurabile, verrà staccata la spina contro la volontà dei genitori che hanno invece chiesto di poterlo trasferire negli Stati Uniti per tentare una cura sperimentale. Si tratta di una vicenda che sta coinvolgendo il mondo intero. I genitori si sono visti rifiutare l'accoglimento della loro richiesta e hanno così presentato ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo la quale si è espressa rigettandola;
          sono tanti gli appelli da parte di innumerevoli semplici cittadini e di autorità politiche di tutto il mondo. Anche il Papa è intervenuto chiedendo alla Gran Bretagna di ascoltare la volontà dei genitori. Nulla sembra al momento però far pensare che la sentenza emessa dai giudici di staccare la spina al piccolo Charlie possa essere rivista;
          Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, in una intervista afferma testualmente: «Non è chi non veda come dietro ogni aspetto di questa vicenda, si celi, quantunque mai menzionata, un'idea di efficienza nella gestione delle risorse sanitarie che induce a disporre delle stesse in un modo che non può non generare una strisciante cultura dello scarto». Anche Diego Fusaro in un suo articolo scrive: «Il caso abominevole del piccolo Charlie è la prova di ciò che già sapevamo: nel capitalistico regno animale dello spirito è considerata “degna di essere vissuta” solo la vita immediatamente produttiva, economicamente operativa e utilitaristicamente sfruttabile. Le altre vite sono decretate indegne di essere vissute e, per ciò stesso, considerate e trattate come vite di scarto.»;
          San Tommaso d'Aquino, uno di più grandi maestri della coscienza europea, insegna che la legge civile ha forza di legge nella misura della sua giustizia. Questa giustizia si fonda sulla stessa legge naturale, così che una legge non conforme ad essa non è la legge ma la corruzione della legge. Una verità di fondo che per essere compresa non necessita di fede: essa vuole semplicemente promuovere uno Stato umano. Uno Stato che riconosca come suo primario dovere la difesa dei diritti fondamentali della persona umana. Il legislatore porta il peso di questa enorme responsabilità ed è chiamato, per primo ad opporsi alla diffusa mentalità anti-vita che minaccia le ragioni dell'esistenza dei diritti umani;
          se a Charlie fosse staccata la spina anche contro la volontà dei propri genitori, ciò rappresenterebbe un precedente gravissimo che va a scardinare il sistema di uno Stato di diritti fondato sul rispetto del principio dell'intangibilità della vita ma soprattutto, in questo caso specifico, contrario alla libertà di scelta della famiglia, società naturale che per la sua stessa natura viene prima di qualsiasi entità giuridica  –:
          se il Governo non ritenga, nelle sedi competenti, di farsi promotore di un'iniziativa volta a chiedere alla Gran Bretagna di rivedere le proprie decisioni lasciando alla famiglia la libertà di una scelta così importante e sostenendo la proposta ufficiale avanzata dalla struttura ospedaliera pediatrica del Bambin Gesù che si è offerta di accogliere il bambino e la sua famiglia. (4-17186)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      RIZZETTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          l'interrogante già con atti di sindacato ispettivo del 19 gennaio 2016, n.  5-07410, e del 17 febbraio 2016, n.  5-07807, ha chiesto al Governo urgenti provvedimenti a fronte della decisione dell'Austria di limitare drasticamente il flusso dei migranti sui valichi con l'Italia di Tarvisio, Resia e Brennero; è chiaro infatti che la chiusura dell'Austria rispetto agli accessi al confine onera ancora di più l'Italia, in particolare la regione Friuli Venezia Giulia, della gestione del fenomeno migratorio;
          si apprende, in data 4 luglio 2017, che l'Austria ha annunciato che, pur di limitare il flusso di migranti dal Mediterraneo, intenda schierare l'esercito al confine con l'Italia. Del pari, Francia e Spagna si dicono pronte a «sigillare» i loro porti per bloccare ogni accesso ai richiedenti asilo;
          ebbene, è chiaro che le ennesime iniziative di chiusura promosse da Paesi europei rispetto all'entrata dei richiedenti asilo comporteranno ancora maggiori e nuovi oneri per il nostro Paese, già ingiustamente lasciato solo, a livello europeo, nella gestione del fenomeno migratorio  –:
          se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, da un punto di vista di politica europea, considerata l'arbitraria chiusura degli altri Paesi dell'Unione rispetto alla gestione del fenomeno migratorio;
          se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per far fronte al gravoso aumento dei flussi migratori sulle coste italiane, nonché in territori di confine come il Friuli Venezia Giulia. (5-11748)

Interrogazione a risposta scritta:


      LAFFRANCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la disciplina in materia di riconoscimento della validità della patente italiana all'estero, secondo fonti ufficiali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, prevede che, per guidare all'estero i cittadini italiani sono soggetti a regole differenti a seconda che si rechino, per periodi di breve soggiorno o per stabilirvi la propria residenza, in:
              a) Paesi appartenenti all'Unione europea;
              b) Paesi extra Unione europea firmatari di accordi di reciprocità con l'Italia in materia di conversione di patenti di guida;
              c) Paesi extra Unione europea non firmatari di accordi di reciprocità con l'Italia;
          con riferimento all'ultima categoria, si afferma che in questi Paesi non è possibile né riconoscere né convertire la patente italiana di guida, per cui «È opportuno prendere tempestivo contatto con la Rappresentanza diplomatico-consolare italiana nel luogo ove si desidera guidare, o con la Rappresentanza estera in Italia del Paese straniero, per conoscere quali siano i documenti necessari e la normativa vigente in materia. I titolari di patente italiana residenti o dimoranti per un periodo di almeno 6 mesi in Paesi extra UE possono ottenere presso le competenti Autorità diplomatico-consolari italiane la conferma della validità della loro patente italiana, scaduta da non più di tre anni e non rientrante nei casi previsti all'articolo 119, commi 2-bis e 4 del Codice della Strada (patenti di conducenti affetti da diabete o la cui idoneità psicofisica deve essere certificata da apposite commissioni mediche) (...)»;
          il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in una nota del 9 marzo 2009, prot. n.  23670, ha chiarito quanto segue: «Con riferimento alla Circolare prot. n.  27302/23.18.2 del 21 marzo 2007, riguardante il rilascio di patenti internazionali, numerosi Uffici della Motorizzazione hanno segnalato la casistica relativa a conducenti in possesso di patente italiana che intendono recarsi negli Stati Uniti, al fine di definire se la patente (o permesso) internazionale da rilasciare in tale fattispecie fosse quella conforme alla Convenzione Internazionale di Ginevra del 1949, anziché quella ai sensi della Convenzione di Vienna del 1968. Questa Direzione pur essendo a conoscenza del fatto che gli Stati Uniti hanno aderito solo alla Convenzione di Ginevra ha comunque chiesto una conferma al Ministero degli Affari Esteri, che con nota 081/424914 del 1o dicembre 2008 (...) ha consigliato che i titolari di patente di guida italiana “debbano munirsi, prima della partenza, anche della patente internazionale”. Pertanto, si può concludere che codesti Uffici possono rilasciare, a coloro che intendano recarsi negli Stati Uniti, la patente (o permesso) internazionale di guida conforme alla Convenzione di Ginevra. (...)»;
          in altri termini, secondo quanto riportato sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la patente italiana è di per sé sufficiente — senza alcun permesso internazionale — per guidare all'estero in tutti gli Stati europei, in Algeria e in Turchia, mentre nell'ambito dell'elenco degli Stati per cui è possibile la conversione della patente non risultano gli Stati Uniti, se non per alcune specifiche categorie di cittadini (personale diplomatico e consolare e loro familiari), rendendosi necessario per i cittadini munirsi anche della patente internazionale  –:
          se il Governo intenda verificare i fatti esposti in premessa e intraprendere, per quanto di competenza, le opportune iniziative al fine di intavolare confronti finalizzati alla conclusione di un accordo di reciprocità con gli Stati Uniti che permetta il riconoscimento della patente conseguita in Italia anche nel suddetto Paese. (4-17174)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


      PASTORELLI e MANNINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          negli ultimi anni molteplici sono stati gli incendi che hanno colpito gli impianti di trattamento, stoccaggio o recupero dei rifiuti;
          l'incendio di plastica riciclata avvenuto nel maggio del 2017 a Pomezia è solamente il più recente di una sequenza di decine di aziende date alle fiamme;
          alcuni degli incendi sono avvenuti nelle seguenti zone e durante i periodi indicati: Sicilia: Trapani frazione Belvedere (luglio 2016), Agrigento zona industriale (gennaio 2016), Pace, Messina (aprile 2017); Carini, Palermo (maggio 2017); Calabria: San Mauro Marchesato, Crotone (ottobre 2016); Puglia: Bari zona industriale (febbraio 2017); Foggia (maggio 2017); Campania: Paolisi, Benevento (gennaio 2017), Ercolano, Napoli (agosto 2016); Carinaro, Caserta (ottobre 2016); Villa Literno, Caserta (marzo 2017); Lazio: Pomezia, Roma (maggio 2017); Onano, Viterbo (settembre 2016); Abruzzo: Chieti scalo (marzo 2017); Pineto, Teramo (novembre 2016); Toscana: Le Strillaie, Grosseto (aprile 2017); Piombino, Livorno (ottobre 2016); Marche: Apiro, Macerata (aprile 2017); Emilia Romagna: Raibano Riccione, Rimini (settembre 2016); Liguria: Ceparana, La Spezia (agosto 2016); Genova Campi, Genova (aprile 2016); Stella, Savona (aprile 2016); Cisano sul Neva, Savona (febbraio 2017); Veneto: Caorle, Venezia (settembre 2016); Monselice, Padova (ottobre 2016); Lombardia: Calcinatello, Brescia (marzo 2017); Bolgare, Bergamo (gennaio 2017); Alzano, Bergamo (febbraio 2017); Gaggiano, Milano (aprile 2017); Lainate, Milano (settembre 2016); Piemonte: Piossasco, Torino (agosto 2016); Pinerolo, Torino (aprile 2017); La Loggia, Torino (aprile 2017);
          Roberto Pennisi, magistrato della direzione investigativa antimafia esperto di crimini ambientali, sugli incendi alle ditte e aziende che operano nel settore dei rifiuti, ha dichiarato: «Le imprese che trattano rifiuti hanno interesse ad acquisirne il più possibile, perché più acquisiscono, più aumentano gli introiti». «Oggi in Italia c’è una gestione dei rifiuti deviata, in cui la regola è questa: il rifiuto meno lo tocchi più guadagni. Ragione per la quale l'interesse di chi ha acquisito i rifiuti sarebbe quello di portare tutto in discarica». Ma poiché la normativa ambientale prevede la necessità di trattamento, e dunque costi, «per evitare di toccare questi rifiuti tante volte arriva il benedetto fuoco. Quello che brucia va in fumo e il fumo non si tocca più»;
          questi incendi producono alti valori di diossine e di altri composti inquinanti, pericolosi per la salute dei cittadini  –:
          se non ritenga opportuna un'iniziativa normativa affinché l'uso della video sorveglianza – nei luoghi dove si svolgono attività di trattamento, di stoccaggio o recupero dei rifiuti – diventi obbligatorio per quelle aziende che richiedono una nuova autorizzazione ovvero un rinnovo. (5-11750)


      PELLEGRINO, MARCON, FASSINA, GREGORI, FRATOIANNI, PASTORINO, CIVATI, BRIGNONE e ANDREA MAESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          il comma 1 dell'articolo 28 della legge 6 agosto 2008, n.  133, ha istituito l'Ispra, un istituto sotto la vigilanza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
          il comma 2 dell'articolo 28 della citata legge ha disposto che l'Ispra svolga le funzioni dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, i quali dalla data di insediamento dei commissari di cui al comma 5 dell'articolo 28 sono stati soppressi;
          il comma 3 dell'articolo 28 ha disposto che, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, fossero determinati tra gli altri: gli organi di amministrazione e controllo, le procedure per la definizione e l'attuazione dei programmi per l'assunzione e l'utilizzo del personale, l'erogazione delle risorse;
          il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con decreto 21 maggio 2010, n.  123, ha emanato il decreto recante il regolamento con le norme relative alla fusione dell'Apat, dell'Icram e dell'Infs nell'Ispra;
          con la legge 28 giugno 2016, n.  132, sono state attribuite all'Ispra nuove competenze;
          dal bilancio dell'Ispra, sembrerebbe che vi siano stati tagli al contributo ordinario per circa 13 milioni di euro e il bilancio, esauriti gli avanzi di amministrazione degli enti le cui funzioni sono passate all'Ispra, rischia di non poter essere chiuso in pareggio;
          sono da tempo in corso presso la sede dell'Ispra, le proteste dei circa 90 lavoratori precari, sostenuti dall'Usb, che rischiano di non vedere prorogati i loro contratti, mettendo così anche a rischio le attività di ricerca; si tratta di lavoratori precari, ricercatori, tecnici e amministrativi in possesso dei requisiti per essere stabilizzati ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo recante modifiche e integrazioni al testo unico del pubblico impiego, di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165;
          la dotazione organica di personale pari a 1.209 unità delle quali 1.119 a tempo indeterminato rispetto alla pianta organica che ne preveda circa 1.400 unità  –:
          quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per garantire la stabilizzazione dei lavoratori precari dell'Ispra, senza i quali sono a rischio le fondamentali attività, di ricerca, conoscitive e di controllo pubblico della qualità dell'ambiente. (5-11751)


      GIOVANNA SANNA e BORGHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          lo stagno di Cagliari è un sistema umido di straordinaria rilevanza naturalistica e ambientale compreso nella «lista delle zone umide di importanza internazionale» ai sensi della convenzione di Ramsar; conosciuto come habitat per uccelli acquatici, è sito di importanza comunitaria (direttiva «habitat») e zona di protezione speciale (ZPS) ai sensi della direttiva n.  409 del 1979 («Uccelli selvatici»);
          per il grave inquinamento dell'area industriale di Macchiareddu, ai margini della zona umida, è in corso un'inchiesta che il 16 maggio 2017 ha portato all'arresto dei vertici e di alcuni dipendenti di Fluorsid s.p.a. e di altre ditte collegate con l'accusa di disastro ambientale, inquinamento e associazione a delinquere per delitti ambientali;
          in base all'inchiesta, la Fluorsid, il maggior produttore mondiale di fluoroderivati inorganici per l'industria dell'alluminio, con i reflui dell'impianto e con lo smaltimento dei materiali di risulta potrebbe aver contaminato una vasta area che comprende suolo, falde, corpi idrici e un canale che sfocia nell'oasi faunistica di Santa Gilla, la zona umida più estesa della Sardegna ed una delle più importanti d'Italia;
          negli anni ’90 le operazioni di bonifica hanno consentito la ripresa dell'attività di pesca e acquacoltura nella laguna di Santa Gilla: ora anche l'attività di pesca e acquacoltura potrebbe essere gravemente compromessa;
          l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) del 7 agosto 2012 relativa alla Fluorsid è stata aggiornata, con decreto del 18 maggio 2015, con numerose e stringenti prescrizioni; della discarica Fluorsid, in località Terrasili, sotto sequestro giudiziario dal 16 maggio, dal 2003 era stata prevista la bonifica urgente dall'assessorato alla difesa ambientale della regione Sardegna;
          sin dal 2008 era stata disposta la messa in sicurezza d'emergenza della laveria della Nuova Mineraria Silius (2 milioni di metri cubi di fanghi di flottazione) in prossimità dei canali che confluiscono in laguna e richiesta la bonifica e la messa in sicurezza dei corsi d'acqua tributari di Santa Gilla;
          oltre 35 mila tonnellate di fanghi provenienti dalla Fluorsid sarebbero state interrate in un'area nella quale poteva essere conferita solo terra da scavo; il trattamento dei rifiuti tossico-nocivi era effettuato presso la piattaforma polifunzionale di Macchiareddu e gestito dal Consorzio Cacip di Cagliari; nei terreni, sotto controllo del Cacip, sarebbero stati irregolarmente interrati rifiuti  –:
          quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche in base al principio «chi inquina paga» per l'immediata messa in sicurezza dell'area, che rientra in un sito di importanza comunitaria e in una zona di protezione speciale. (5-11752)


      DE ROSA, BUSTO, DAGA, MICILLO, TERZONI, ZOLEZZI e VIGNAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          nel 2013 la regione Lombardia ha autorizzato lo svolgimento dei lavori straordinari di manutenzione presso l'inceneritore Silla II, ubicato nel comune di Milano (zona S. Siro QT8-Gallaratese), per accrescere la sua potenza termica nominale complessiva a 212,6 megawatt;     
          stando al gestore l'impianto è stato autorizzato con procedure di emergenza e in sede di autorizzazione integrata ambientale è stato prodotto uno studio di impatto ambientale come indicato dalla regione (http://www.a2aambiente.eu);
          tale indicazione dà conto, all'evidenza, della mancanza, ab origine e nel prosieguo, di una valutazione d'impatto ambientale dell'installazione nonché della produzione di uno studio di impatto ambientale in sede di rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale    nel lontano 2006 (lo studio è del 2005), peraltro mai aggiornato;
          non risultano chiare agli interroganti le ragioni in base a cui né i commissari di Governo pro tempore nelle more dell'emergenza rifiuti, né la regione Lombardia abbiano ravvisato la necessità di una valutazione di impatto ambientale, anche cessato il periodo di emergenza, a fortiori alla luce degli interventi di manutenzione straordinaria compiuti e da compiere sull'inceneritore destinati ad aumentarne la capacità termica con inevitabili impatti sulle matrici ambientali;
          secondo le norme vigenti per gli impianti di incenerimento di rifiuti non pericolosi con capacità superiore a 100 tonnellate al giorno occorre la procedura di valutazione di impatto ambientale;
          l'assenza di una procedura di valutazione di impatto ambientale ha comportato la mancanza di una consultazione pubblica e di una ponderata decisione finale dell'autorità competente sull'opera, così come sulle successive modifiche sostanziali ad essa apportate;
          la vicenda dell'inceneritore Silla II potrebbe rivelarsi analoga a quella dell'inceneritore di Brescia (inceneritore ASM), dove la mancanza di valutazione di impatto ambientale (che pare una costante per questo tipo di impianti) ha portato alla messa in mora e condanna per l'Italia da parte della Corte di giustizia della Unione europea, causa C-255/05, sentenza 9 luglio 2007  –:
          se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per evitare di esporre l'Italia a una eventuale procedura di infrazione, con le relative sanzioni, per mancata osservanza delle disposizioni riguardanti la valutazione di impatto ambientale, per l'impianto di incenerimento Silla II, con particolare riferimento al rispetto della direttiva 2011/92/UE, come emendata dalla direttiva 2014/52/UE, e delle direttive 2008/98/CE e 2000/70/CE. (5-11753)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          a dicembre 2016 è stata presentata dalla Geothermics Italy srl la sintesi non tecnica dello studio di impatto ambientale del progetto di ricerca «Lago Di Vico», per la realizzazione di quattro pozzi esplorativi, perforati da due differenti postazioni denominate LV1 e LV2, ubicate nel comune di Caprarola (VT) nelle località «Li Piani» e «Servelli»;
          l'obiettivo dei pozzi è la conferma del modello geotermico ipotizzato che prevede la presenza, oltre la profondità verticale di circa 2.800-3.000 m, di un potenziale serbatoio profondo contenente fluidi geotermici con temperature superiori di 180 gradi centigradi, idonei per una successiva coltivazione per la generazione di energia geotermoelettrica;
          l'area del permesso di ricerca denominato «lago di Vico» comprende siti delle reti Natura 2000 e interferisce marginalmente con la zona di protezione speciale «Lago di Vico, M. Venere e M. Fogliano» e con i siti di importanza comunitaria «M. Fogliano, M. Venere» e «lago di Vico»;
          nella risoluzione n. 8-00103 15 aprile 2015 approvata nelle Commissioni VIII e X della Camera, si impegnava il Governo pro tempore a prevedere nella fase prerealizzativa un pieno coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale favorendo l'eventuale applicazione del principio di precauzione;
          si evidenzia inoltre la criticità della realizzazione dei pozzi geotermici a ridosso dei centri storici, dove la maggior parte delle costruzioni non sono antisismiche e anche piccole scosse di terremoto potrebbero provocare seri danni alle strutture e quindi alla popolazione;
          il decreto ministeriale 10 settembre 2010, n.  219, nei criteri generali di inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio, stabilisce che, nell'autorizzare i progetti localizzati in zone agricole caratterizzate da produzioni agroalimentari di qualità (produzioni biologiche, produzioni, D.o.p., I.g.p., S.t.g., D.o.c., D.o.c.g.; produzioni tradizionali) e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, deve essere verificato che l'insediamento e l'esercizio dell'impianto non comprometta o interferisca negativamente con le finalità perseguite dalle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo;
          secondo l'elenco delle denominazioni italiane, iscritte nel registro delle denominazioni di origine protette, delle indicazioni geografiche protette e delle specialità tradizionali garantite del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali aggiornato al 20 aprile 2017, insistono nella provincia di Viterbo le I.g.p. agnello del Centro Italia, abbacchio romano, carciofo romanesco del Lazio, patata dell'Alto Viterbese e le D.o.p. Canino e Tuscia (oli d'oliva), pecorino romano, pecorino toscano, ricotta romana, castagna di Vallerano, nocciola romana; segnatamente, le postazioni LV1 ed LV2 ricadono nell'areale di quest'ultime due D.o.p.;
          la provincia di Viterbo è a vocazione prettamente agricola e la corilicoltura e la castanicoltura ne rappresentano una indiscussa eccellenza;
          i consigli comunali di Ronciglione e Caprarola hanno espresso contrarietà alla realizzazione di programmi di ricerca di risorse geotermiche del «Lago di Vico»; la provincia di Viterbo anche per i comuni di Cellere, Farnese e Ischia di Castro;
          le postazioni LV1 e LV2 della Geothermics Italy Srl sono attigue al comprensorio del bio-distretto AIAB della Via Amerina e della Forre  –:
          se non intendano promuovere ogni iniziativa di competenza per assicurare che tutti i progetti di ricerca geotermica non danneggino produzioni agroalimentari di qualità e di particolare pregio come quelle della provincia di Viterbo;
          quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per assicurare la piena realizzazione del principio di precauzione e del coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazioni locali nei processi decisionali nella fase prerealizzativa di progetti come quello sopra richiamato che insistono in aree ricadenti in zone di protezione speciale e siti di importanza comunitaria. (5-11742)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CARRA. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          a seguito del ritrovamento di alcuni mosaici rinvenuti presso piazza Sordello in Mantova è stata realizzata una struttura per la loro conservazione;
          suddetta struttura però risulta di evidente impatto, deturpando una delle piazze più belle in assoluto non solo d'Italia ma del mondo;
          per quanto i lavori siano stati svolti nel rispetto delle normative vigenti, la questione si pone per l'impatto che l'opera ha sul contesto della piazza e che ha ricevuto critiche anche da rinomati critici d'arte;
          è stata avviata una raccolta di firme tra i cittadini che ha riscosso molto successo finalizzata alla richiesta dell'abbattimento della «Domus» realizzata  –:
          se il Ministro interrogato, considerata la rilevanza della questione, non intenda intervenire, per quanto di competenza, attivando un tavolo istituzionale tra tutti i soggetti istituzionali interessati finalizzato ad abbattere suddetta struttura e a ripristinare la naturale straordinaria bellezza di piazza Sordello. (5-11732)

Interrogazione a risposta scritta:


      PALMIZIO. — Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto si apprende da diverse fonti giornalistiche, il comune della città di Rimini starebbe svolgendo alcuni lavori al porto canale; si tratterebbe, nello specifico, di alcuni interventi per la creazione di una passerella pedonale sospesa, lunga 150 metri e larga 2,20, sulla sponda destra del canale, bucando letteralmente le antiche mura malatestiane per inserire ben cento travi di acciaio portanti da ancorare alla soletta di cemento armato, realizzata nel 2009, al fine di consolidare la stessa via, nonché le adiacenti mura storiche del porto canale e non aggravare le mura storiche, per un importo complessivo stimato in circa 1.500.000 euro;
          tali lavori, realizzati per permettere il transito di ciclisti e pedoni in prossimità del ponte di Tiberio, hanno scatenato la protesta non solo di numerosi cittadini residenti di Borgo san Giuliano, che avrebbero definito i citati interventi «uno scempio», ma anche di diversi esponenti del consiglio comunale che sono intervenuti in merito alla vicenda con l'intento di chiedere chiarimenti alla Soprintendenza;
          il capogruppo di Forza Italia, Carlo Rufo Spina, dal canto suo avrebbe dichiarato che «In merito ai lavori attualmente in corso relativi al comparto Tiberio 4, ritengo che la passerella pedonale aggettante sull'argine destro del canale sia assolutamente illegittima perché, per la sua realizzazione, è previsto l'abbattimento parziale e la foratura (con aperture di mezzo metro) delle mura malatestiane, restaurate nel 1751, senza contare la passerella metallica che vi sarà ancorata, che rovinerà ulteriormente il sito storico che i secoli e i millenni ci hanno consegnato e che questa amministrazione nemica del bello e della cultura vorrebbe così ignobilmente deturpare. Ho chiesto di avere copia dell'autorizzazione della Soprintendenza all'esecuzione di tali lavori, perché ho il fondato timore che nella richiesta del comune non sia stata ben illustrato l'invasività reale dei lavori della passerella di destra. Ho pertanto presentato apposite osservazioni e segnalazioni alla Soprintendenza chiedendo un doveroso supplemento di controlli e, nell'attesa, di ordinare l'immediata sospensione in via cautelare dei lavori sull'argine destro»  –:
          se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti sulla vicenda esposta in premessa e se, per quanto di competenza, intenda intraprendere le opportune iniziative per approfondire le ragioni e l'utilità di un simile intervento che ha ad oggetto un bene di grande rilevanza storico-architettonica e che necessita, per ciò stesso, della massima tutela e salvaguardia da parte dei competenti soggetti istituzionali. (4-17187)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


      TACCONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 16-bis del decreto del Presidente della Repubblica n.  917 del 1986 (testo unico delle imposte sui redditi) disciplina le agevolazioni fiscali sugli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica;
          l'agevolazione consiste in una detrazione dall'Irpef del 36 per cento delle spese sostenute, fino ad un ammontare complessivo di 48.000 euro per unità immobiliare;
          il decreto-legge n.  83 del 2012 ha elevato al 50 per cento la misura della detrazione, mentre l'importo delle spese ammesse a beneficio è stato elevato a 96.000 euro;
          le leggi di stabilità annuali, fino all'ultima legge di bilancio per l'anno 2017 (legge n.  232 dell'11 dicembre 2016), hanno prorogato di anno in anno tali maggior benefici fiscali, mentre dal 1o gennaio 2018 è previsto che la detrazione venga riportata nella misura del 36 per cento e il tetto massimo di spesa a 48.000;
          con la stessa legge di bilancio 2017 è stata prorogata la detrazione del 65 per cento per interventi tesi all'incremento dell'efficienza energetica degli edifici;
          agevolazioni fiscali maggiorate sono state altresì introdotte per l'adozione di misure antisismiche in ragione del 70 per cento o dell'80 per cento della spesa sostenuta a seconda che, con gli interventi effettuati, si ottenga il passaggio ad una o a due classi inferiori di rischio sismico;
          possono fruire delle predette agevolazioni tutti i contribuenti assoggettati all'imposta sui redditi delle persone fisiche, residenti o non residenti nel territorio dello Stato;
          la norma in questione, laddove non prevede il rimborso eccedente l'imposta dovuta, di fatto esclude dal beneficio, da una parte, il contribuente che o deve allo Stato un'imposta inferiore all'importo della detrazione o rientra nella cosiddetta no-tax area e, dall'altra i cittadini italiani residenti all'estero ed iscritti all'Aire che, nella maggior parte i casi, non sono assoggettati all'Irpef;
          tale ultima categoria di cittadini possiede in Italia un considerevole patrimonio immobiliare, già assoggettato ad una pesante tassazione che, soprattutto in alcune zone d'Italia dove il valore della proprietà immobiliare è pressoché azzerato ha assunto un vero e proprio carattere espropriativo;
          ciononostante, i possessori di tali unità abitative annettono alle stesse un enorme valore affettivo, perché frutto di una vita di lavoro all'estero o perché ereditate dai genitori o dai nonni;
          sono perciò molti i connazionali residenti all'estero che sarebbero interessati ad effettuare su tali immobili interventi di varia natura per il ripristino, la ristrutturazione, la manutenzione ordinaria e straordinaria e la riqualificazione energetica, ma sono scoraggiati dalla mancanza di qualsivoglia incentivo fiscale;
          tali interventi di ristrutturazione, ripristino manutenzione, oltre a contribuire alla riqualificazione ambientale di interi paesi, darebbero un forte impulso all'industria delle costruzioni e alle attività connesse, che, come noto, rappresentano la filiera economica più importante sia per il contributo al prodotto interno lordo sia per il numero di soggetti occupati;
          l'iva rappresenta un onere aggiuntivo che spesso scoraggia la possibile iniziativa di potenziali committenti, soprattutto se l'immobile è raramente utilizzato  –:
          se non ritenga di assumere un'apposita iniziativa normativa per prevedere l'esenzione dall'iva, sulla spesa massima prevista dalle norme in vigore, per quei soggetti che l'attuale normativa, come specifica o nelle premesse, esclude dal beneficio delle detrazioni fiscali. (4-17184)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


      PALMIZIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto si apprende da diverse fonti giornalistiche, negli scorsi giorni il Sappe, organismo di rappresentanza di oltre duecento unità di polizia penitenziaria degli istituti penitenziari della città di Parma, avrebbe proclamato uno stato di agitazione del personale a causa delle numerose e crescenti difficoltà in cui questo starebbe versando nello svolgimento del servizio;
          in un proprio comunicato, lo stesso Sappe avrebbe dichiarato che «Con il ritrovato sovraffollamento detentivo di seicento detenuti su una capienza di non oltre quattrocento ottanta e con una presenza effettiva di poliziotti penitenziari di trecento quattro unità e con una carenza in organico pari a cento, le condizioni di lavoro del reparto di polizia penitenziaria stanno diventando veramente insostenibili. La differenza sostanziale dei dati riportati si concretizza nell'aumento dello stress psicofisico del personale, nella deroga dei diritti sanciti negli accordi sindacali, in riposi e congedi ordinari non fruiti, in molte ore di lavoro straordinario e indennità di missione eseguito e molte volte non retribuito, in accorpamenti di più posti di servizio, in uno stato permanente di malessere e in un abbassamento costante e rischioso dei livelli minimi di sicurezza»;
          il sindacato autonomo prosegue aggiungendo che la cosiddetta vigilanza dinamica predisposta nei reparti detentivi ha comportato, infatti, l'apertura totale delle camere di pernottamento, a discapito del personale di polizia che ancora oggi svolge il proprio lavoro senza alcun tipo di protezione fisica nel medesimo posto in cui sostano anche cinquanta detenuti che si trovano a camminare nei corridoi della sezione;
          l'osservatorio sulle carceri dell'associazione Antigone, che si batte per i diritti negli istituti di pena, ha recentemente rilevato la medesima problematica: a seguito di una visita al carcere di massima sicurezza di Parma effettuata dai propri rappresentanti, questi ultimi hanno sottolineato come, ad esempio, vi siano alcuni detenuti di media sicurezza che continuano a permanere nelle celle di isolamento anche dopo la fine della sanzione disciplinare perché non c’è posto per farli rientrare in sezione  –:
          se il Ministro interrogato intenda chiarire la vicenda esposta in premessa e, per quanto di competenza, se intenda intraprendere le opportune iniziative, da un lato, allo scopo di fissare limiti più equilibrati di affollamento delle strutture e, dall'altro lato, incrementare la presenza numerica della polizia penitenziaria per una corretta ed efficiente gestione delle citate strutture, così da scongiurare il rischio concreto di aggressioni che considerata l'attuale situazione, difficilmente si potrebbe escludere. (4-17170)


      RAMPELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          nel carcere di «Capanne» di Perugia starebbero per arrivare cinquantasei nuovi detenuti affetti da problemi psichiatrici, provenienti da istituti della Toscana e dell'Emilia Romagna;
          l'arrivo dei nuovi detenuti si inserisce in un clima di tensione già molto elevata che ha portato il 30 giugno 2017 all'ennesimo episodio di violenza nel carcere, quando i detenuti hanno dato vita a una vera e propria rivolta violenta, minacciando di appiccare un rogo;
          per il carcere di «Capanne» la rivolta del 30 giugno è solo l'ultima di una lunga serie: il 10 dicembre 2016 un poliziotto era stato aggredito al collo da un detenuto, il 13 aprile 2017 tre agenti erano rimasti intossicati durante incendio provocato da un detenuto, e appena sei giorni dopo, il 19 aprile, aveva avuto luogo una rissa tra detenuti conclusasi con un ferito ricoverato in ospedale, mentre il 9 giugno, appena tre settimane prima dei fatti del 30, un detenuto aveva dato fuoco a una cella e un agente di polizia penitenziaria era stato ferito e ricoverato in ospedale;
          il carcere perugino vive da molto tempo in una condizione estremamente critica, denunciata inutilmente a più riprese dagli agenti di polizia penitenziaria ivi impiegati, mentre anche i detenuti continuano a minacciare ulteriori proteste;
          la struttura è, infatti, afflitta da un cronico sovraffollamento, con una elevata presenza di detenuti stranieri, il verificarsi di frequenti aggressioni tra soggetti di diversa nazionalità e un elevato rischio di radicalizzazione, a fronte dei quali si registra una carenza d'organico di ben ottanta unità del personale di vigilanza, fatto che rende quasi impossibile garantire la sicurezza al suo interno;
          inoltre, stando a quanto denunciato dal sindacato della polizia penitenziaria, la gestione della nuova esecuzione penale sta portando «al disordine interno e alla ingestibilità delle sezioni detentive», perché limitando il controllo dei detenuti a quello effettuato da remoto attraverso le telecamere, salvo periodici giri di pattuglia, costringe i singoli agenti a controllare cinquanta o addirittura sessanta detenuti, peraltro limitando la loro visuale ai corridoi senza poter verificare cosa accade all'interno delle celle;
          il segretario regionale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria ha affermato in proposito che «È grave che non siano stati raccolti nel corso del tempo i segnali del Sappe sui costanti e continui focolai di tensione del carcere perugino, favorendo anche lo scriteriato sistema di vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto»;
          l'arrivo degli oltre cinquanta detenuti affetti da patologie psichiatriche rischia di portare al definitivo collasso la situazione all'interno del carcere di «Capanne», e di compromettere il percorso di recupero sociale intrapreso dagli altri ospiti della struttura;
          nel 2016 negli istituti penitenziari italiani ci sono stati 39 suicidi di detenuti, 1.011 tentati suicidi, 8.586 atti di autolesionismo, 6.552 colluttazioni e 949 ferimenti;
          le conseguenze della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari non possono essere sopportate dalle strutture carcerarie ordinarie, posto che il percorso che devono affrontare questi soggetti deve essere differenziato rispetto al regime penitenziario ordinario e la loro vigilanza non può essere posta a carico della polizia penitenziaria, già drammaticamente sotto organico in tutte le strutture del territorio nazionale  –:
          quali urgenti iniziative intenda assumere rispetto al carcere di «Capanne», assicurando l'ordine e la sicurezza al suo interno e tutelando gli agenti di polizia penitenziaria ivi in servizio;
          quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire la sicurezza e la piena operatività di tutti gli istituti penitenziari del territorio nazionale, potenziando gli organici della polizia penitenziaria, prevedendo percorsi e modalità di assistenza differenziati per i detenuti in arrivo dagli ospedali psichiatrici giudiziari, e contrastando il sovraffollamento attraverso il rimpatrio dei detenuti stranieri. (4-17173)


      ROBERTA AGOSTINI, LEVA, SANNICANDRO, ROSTAN e NICCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          in data 14 giugno 2017, è stato approvato definitivamente il disegno di legge governativo recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario»;
          con l'articolo 1 del provvedimento si introduce l'estinzione del reato per condotte riparatorie – in particolare, ad opera del nuovo articolo 162-ter del codice penale – istituto applicabile nei casi di procedibilità a querela soggetta a remissione;
          come noto, l'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n.  93 del 2013 «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province», convertito, con modificazioni dalla legge 15 ottobre 2013, n.  119, ha modificato l'articolo 612-bis del codice penale – rubricato «atti persecutori» – in particolare, prevedendo l'irrevocabilità della querela solo se «il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate nei modi di cui all'articolo 612, secondo comma», ovvero solo se gravi o se ricorra una delle circostanze aggravanti di cui all'articolo 339 del codice penale;
          conseguentemente, sussistendo – in fatto e in diritto – casi nei quali la querela relativa allo stalking non è remissibile, in base al neointrodotto articolo 162-ter del codice penale, in relazione a quelle ipotesi di stalking sarebbe applicabile l'estinzione del reato per condotte riparatorie, come già rilevato dalla Cgil, Cisl e Uil, da tutte le associazioni che lottano contro la violenza di genere, nonché dagli interroganti, in tutte le sedi;
          a fronte della disponibilità del Ministro interrogato ad intervenire su tale grave vulnus, di fatto ammettendo l'errore, forte è tuttavia la preoccupazione degli interroganti circa, non solo la tempistica dell'intervento, ma anche e soprattutto il tipo di modifica normativa cui si intende procedere a livello governativo;
          è noto, infatti, che anche in sede di dibattito parlamentare sulle norme in tema di femminicidio, sia in Parlamento, sia nel Paese, forti erano state le resistenze circa la possibilità di rendere irrevocabile in ogni caso la querela per lo stalking, costituendo ciò purtroppo un possibile deterrente, per le vittime della violenza di genere, al procedere alla denuncia;
          la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dal nostro Paese, sancisce espressamente all'articolo 48 il «divieto di metodi alternativi di risoluzione dei conflitti o di misure alternative alle pene obbligatorie», stabilendo che le Parti debbano adottare «le misure legislative di altro tipo destinate a vietare i metodi alternativi di risoluzione dei conflitti, tra cui la mediazione e la conciliazione, per tutte le forme di violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente convenzione»;
          è evidente, quindi, che lo strumento di giustizia riparativa di cui    all'articolo 162-ter del codice penale non possa essere applicato anche ai casi di violenza di genere e che il divieto del ricorso a metodi alternativi di risoluzione dei conflitti per i cosiddetti «reati di genere» potrebbe sanare il vulnus evidenziato, per il tramite di una semplice clausola di esclusione  –:
          quali iniziative normative, e in quali tempi, il Ministro interrogato intenda assumere per apportare il necessario correttivo quanto alla delicata questione illustrata in premessa, in modo da evitare che lo stalking, seppur nelle forme meno gravi, sia assoggettabile all'istituto previsto dall'articolo 162-ter del codice penale, ovvero all'estinzione del reato per condotte riparatorie e, in particolare, se non ritenga di dover a tal fine assumere iniziative per l'esclusione dello stalking dall'ambito di applicazione dell'articolo 162-ter del codice penale. (4-17185)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


      VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la compagnia di trasporti navali tedesca Hapag-Lloyd ha annunciato la cancellazione dal 29 giugno 2017 degli scali al porto di Cagliari, nell'ambito dei collegamenti con il subcontinente indiano e il Nord Europa, realizzati con le denominazioni Europe Pakistan India Consortium (EPIC) e Indian Ocean Service (IOS);
          l'annuncio ha destato legittime preoccupazioni per il futuro dell'importante infrastruttura portuale del capoluogo sardo, in considerazione soprattutto delle dimensioni del traffico container generato dalla Hapag-Lloyd che si aggirerebbe, secondo alcune stime degli operatori del settore, attorno all'80 per cento della movimentazione di Cagliari;
          la notizia acquisterebbe una rilevanza straordinaria in relazione alle prospettive di crescita del gruppo tedesco anche in relazione all'operazione di fusione, in fase di conclusione con la United Arab Shipping Company (Uasc), destinato a fare diventare la Hapag-Lloyd il quinto vettore al mondo nel settore del trasporto container, con un valore di circa 8 miliardi di euro;
          l'abbandono del porto cagliaritano si inserirebbe in un contesto di grave crisi dell'infrastruttura portuale, con una riduzione del traffico merci del 15 per cento dall'inizio dell'anno e con l'uscita di altri due operatori, la già citata Uasc e la Oocl;
          secondo diversi osservatori del settore marittimo container, la decisione della Hapag-Lloyd sarebbe da attribuire quale conseguenza di alcune situazioni di crisi e incertezza che caratterizzano il comparto, quali l'eccesso di capacità rispetto a una domanda sempre più debole e a noli in continuo ribasso, circostanze che spingerebbero gli armatori ad aumentare l'efficienza dei servizi e a razionalizzare l'offerta, evitando sprechi di capacità e abbattendo costi e oneri;
          secondo le organizzazioni sindacali e gli osservatori delle dinamiche del settore, le principali cause dell'uscita del porto di Cagliari dalle grandi rotte e dai principali mercati internazionali sarebbero da individuare nella tasse portuali troppo elevate;
          la circostanza citata, in un contesto in cui il settore è alla ricerca di standard qualitativi elevati, con un contestuale abbattimento dei costi, rischia di rappresentare un ostacolo, non solo allo sviluppo, ma alla stessa sopravvivenza della struttura portuale di Cagliari;
          questa situazione è aggravata dal contesto internazionale di riferimento del trasporto marittimo container e dello stesso bacino del Mediterraneo in cui sono presenti numerosi scali e strutture portuali straniere, in grado di abbattere gli oneri per effetto di una più contenuta politica fiscale;
          la situazione suesposta sta suscitando molteplici preoccupazioni per gli operatori del settore e per la sorte dei numerosi lavoratori attualmente impiegati;
          al porto canale di Cagliari, anche per le ingenti risorse pubbliche investite, era stato attribuito un ruolo strategico nello sviluppo economico dell'isola, in considerazione soprattutto della centralità della Sardegna nei traffici commerciali del Mediterraneo;
          tra le cause del declino della struttura, acquisiscono particolare rilevanza quelle relative all'incertezza nella governance del porto, determinata dalla lunga stagione commissariale, dalla quale non è ancora uscito, e le ripetute nomine dell'Autorità portuale, legate secondo l'interrogante a dinamiche e logiche politiche che nulla hanno a che fare con una moderna e dinamica gestione di una delle più importanti infrastrutture portuali del Mediterraneo  –:
          quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per quanto di competenza, per evitare il declino del porto canale di Cagliari e pianificare uno sviluppo dell'infrastruttura in relazione delle dinamiche del settore del trasporto marittimo container;
          se non ritenga opportuno farsi promotore, per quanto di competenza, di iniziative normative volte a sostenere la competitività degli scali marittimi container italiani anche con l'abbattimento degli oneri fiscali e delle tasse portuali. (3-03141)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


      BRUNO e MANNINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la Corte dei Conti, nella determinazione del 4 dicembre 2015, n.  121, nell'ambito del controllo eseguito in ordine alta gestione finanziaria dell'autorità portuale di Civitavecchia, ha evidenziato molteplici dati negativi merito ai risultati economici e in relazione alla gestione dell'autorità;
          sotto la guida del dottor Pasqualino Monti si sono registrati andamenti decrescenti nei volumi di traffico sia per quanto attiene i volumi delle merci, sia per quello dei passeggeri, con un conseguente peggioramento dei risultati di gestione;
          ai risultati negativi legati alla gestione economica e finanziaria dell'ente si sono, poi, sovrapposte alcune criticità in ordine al mancato rispetto delle norme sull'indizione delle gare pubbliche e delle regole sulle assunzioni – perfezionatesi senza le procedure di reclutamento del personale previste per le amministrazioni pubbliche – oltre a delle irregolarità inerenti al riconoscimento di prestazioni e contribuzioni non spettanti ad alcuni dirigenti e allo stesso presidente;
          nel 2016 la procura della Repubblica di Civitavecchia ha richiesto il rinvio a giudizio per il dottor Pasqualino Monti per il reato di falsità ideologica in atti pubblici relativamente all’iter di approvazione di una variante; successivamente, sempre in qualità di presidente dell'autorità portuale di Civitavecchia, il dottor Monti sarà chiamato a rispondere, altresì della fattispecie penale di omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale;    
          le Commissioni competenti di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole sulla proposta di nomina del dottor Monti quale presidente dell'autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale, sulla cui candidatura è stata già acquisita la prescritta intesa tra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ed il presidente della regione siciliana;
          l'opacità che ha contraddistinto la gestione amministrativa dell'autorità portuale di Civitavecchia durante il mandato del dottor Pasqualino Monti, il conseguente e progressivo peggioramento della situazione economico-finanziaria dell'ente ed il verificarsi delle sopra citate vicende giudiziarie che lo hanno riguardato per atti connessi all'esercizio delle sue funzioni, non possono, ad avviso degli interroganti, non configurarsi quali significativi elementi di valutazione in ordine alla idoneità del dottor Monti a ricoprire l'incarico di presidente dell'autorità di sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale  –:
          se non ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, rivedere la scelta compiuta e provvedere all'individuazione di una diversa figura professionale per la nomina de quo. (5-11754)


      CATALANO e OLIARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          i primi mesi del 2017 hanno visto il debutto operativo, sotto il marchio Mercitalia, del nuovo polo per il trasporto di merci e la logistica del gruppo Ferrovie dello Stato italiane spa;
          tale polo comprende la capogruppo subholding Mercitalia Logistics, Mercitalia Rail (maggiore player italiano del settore con 500 milioni di euro di fatturato annuo), Gruppo TX Logistik, Cemat (terzo player europeo del combinato), Mercitalia Transport & Services, Mercitalia Terminal, TerAlp e TLF;
          questa operazione prefigura un serio rilancio del settore cargo da parte del principale player ferroviario italiano, conformemente all'interesse pubblico di riequilibrare le modalità di trasporto delle merci, con lo spostamento di quote significative di traffico dalla gomma al ferro;
          nel nuovo piano industriale decennale 2017-2026 del polo Mercitalia sono programmati investimenti per 1,5 miliardi di euro, dei quali un miliardo sarà impiegato per il materiale rotabile, 100 milioni per i terminal intermodali, 250 per acquisizioni di altre imprese per espandere il business e ulteriori 100 per information technology e sicurezza;
          in particolare, come esposto da un articolo su ShiptoShore del 20 febbraio 2017, «due contratti di noleggio full maintenance per venti nuove locomotive elettriche, operabili sia in Italia che all'estero, sono appena stati sottoscritti con Akiem e Mitsui, mentre è già partito l’iter per acquisire nei prossimi anni fino a centoventicinque nuove locomotive, senza dimenticare i carri, anche se qui i tempi saranno più lunghi e soggetti ad una valutazione dell'attuale parco (26 mila mezzi) e delle possibilità di manutenzione e revamping»;
          né nelle notizie di stampa, né nella nota ufficiale di Mercitalia, risultano indicazioni circa l'effettiva provenienza dei fondi destinati ad alimentare tali ambiziosi investimenti;
          è ancora in corso il procedimento SA.32953 (2014/C) — SA.32179 (2014/C), avviato presso la Commissione europea ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 2, del Tue, avente ad oggetto la compatibilità con il mercato interno delle misure di trasferimento di asset a favore di Trenitalia e FS Logistica e le misure di compensazione per obblighi di servizio pubblico a favore di Trenitalia  –:
          quale sia la provenienza delle risorse destinate ad alimentare il programma di investimenti di Mercitalia e, in particolare, se si tratti di risorse statali, regionali o provenienti da altre società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane spa, e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire preventivamente la compatibilità dei relativi trasferimenti di tali risorse con le regole del mercato interno e con i principi in materia di concorrenza e aiuti di Stato. (5-11755)


      GREGORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          ad aprile 2007 viene inaugurato nel porto di Civitavecchia il cantiere navale della Privilege Yard spa, per la realizzazione di un complesso di uffici, capannoni ed attrezzature, per la costruzione di navi di lusso, al di sotto dei 36 passeggeri;
          attraverso varie istanze di ampliamento, nel tempo, la Privilege giunge ad ottenere la disponibilità di un'area portuale pari a 102.200 metri quadrati circa;
          i lavori subiscono un blocco definitivo e la realizzazione del primo mega-yacht previsto, non conoscerà mai il varo, previsto nel novembre 2013, lasciando sull'area portuale un gigantesco scheletro di ferro;
          a marzo del 2014, i lavoratori occupano il cantiere, barricandosi sulla cima della struttura, dove rimarranno per settimane, in quanto appaiono inattendibili le rassicurazioni della società circa un rifinanziamento dell'opera;
          a giugno 2015 viene dichiarato il fallimento della società;
          a luglio 2016, in relazione al fallimento della Privilege Yard spa, i finanzieri del comando provinciale di Roma arrestano Mario La Via e Antonio Battista, accusati di vari reati tra cui bancarotta fraudolenta e violazione della normativa antimafia: il cantiere posto all'asta vede le prime tre aste senza esito: il 21 luglio 2017 sarà svolta la quarta;
          l'operazione Privilege Yard ha prodotto un danno rilevante ai lavoratori e allo sviluppo del territorio, con l'ulteriore rischio che l'area demaniale rimanga ipotecata dall'occupazione del grande relitto, fino a conclusione delle vicende amministrative e giudiziarie;
          l'investimento posto al pubblico incanto, considerata l'entità dell'impegno economico e l'esperienza della Privilege, rischia di lasciare aperta la strada a progetti privi delle sufficienti garanzie di ricadute sul territorio. Il reimpiego del cantiere Privilege Yard non può essere solo oggetto di una operazione di procedura fallimentare, ma deve sviluppare una progettualità che offra certezze occupazionali e sviluppo per il territorio  –:
          se, tenuto conto del grave danno già arrecato al territorio, non ritenga di prendere in considerazione, per quanto di competenza, un'iniziativa straordinaria, per definire un progetto di recupero, con il coinvolgimento delle istituzioni del territorio, che affidi ai lavoratori ed alle imprese locali, nelle forme e nei modi da individuare, l'area demaniale del porto di Civitavecchia interessata. (5-11756)


      CARLONI e TULLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'azienda napoletana mobilità (ANM s.p.a.), partecipata totalmente dal comune di Napoli per il tramite di Napoli holding, e affidatatria in « house providing» dei servizi di trasporto pubblico su gomma e ferro su tutto il territorio cittadino di Napoli;
          l'Anm s.p.a. eroga servizi per circa 13 milioni di BUS chilometro sul servizio urbano, 5,5 milioni sul servizio extraurbano e 5,5 milioni di treni/chilometro di servizio su ferro, composto da 2 linee metropolitane e 4 funicolari, impiegando una forza lavoro di 2.642 unità, di cui oltre 800 in età superiore ai 55 anni (a febbraio 2016);
          l'Anm s.p.a. ha una perdita d'esercizio stimata in oltre 27 milioni di euro (preconsuntivo 2016), con un patrimonio netto residuo di circa 8,3 milioni di euro, situazione che, secondo il comune di Napoli (delibera della giunta n.  132 del 15 marzo 2017), delinea la non reversibilità con azioni ordinarie del quadro di deficitarietà dell'azienda;
          il comune di Napoli ha, pertanto, varato un nuovo piano industriale per l'azienda, prevedendo l'aumento dei titoli di viaggio (30 per cento nel triennio 2017-2019) e delle tariffe di sosta oltre all'aumento di capitale di 65 milioni di euro tramite il conferimento di beni immobili;
          l'Anm s.p.a. (nota n.  996 del 27 aprile 2017) ha rilevato che i valori di spesa corrente previsti nel suddetto piano per il 2017 sono pari a soli 257.694,98 euro contro i 55,7 milioni del 2018 e i 54 milioni del 2019 e che il comune non avrebbe intenzione di sanare la precedente esposizione debitoria nei confronti dell'azienda, stimata in circa 100 milioni di euro;
          l'esigua cifra per il 2017, in una fase in cui, secondo organi di stampa, la qualità del servizio offerto ai cittadini è largamente deficitario, potrebbe essere integrata dalla messa a reddito dei beni immobili conferiti dal comune di Napoli all'Anm s.p.a., ma tale conferimento è lungi dall'essere avvenuto e l'eventuale messa a reddito è incerta visto l'andamento del mercato immobiliare  –:
          se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza finalizzata a sostenere il comparto del trasporto pubblico locale, con particolare attenzione alla realtà di Napoli, eventualmente incrementando i trasferimenti di risorse statali, in modo da salvaguardare il diritto dei cittadini ad una mobilità sicura e decorosa. (5-11757)


      SPESSOTTO, PAOLO NICOLÒ ROMANO, LIUZZI, DELL'ORCO, CARINELLI, DE LORENZIS e NICOLA BIANCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          l'università inglese di Loughborough ha elaborato, nel 2014, uno studio scientifico intitolato «A Review and Statistical Modelling of Accidental Aircraft Crashes within Great Britain» in cui vengono passati in rassegna i metodi attualmente utilizzati per ridurre il rischio legato alle attività aeronautiche (risk assessment), proponendo, ove possibile, delle revisioni o degli aggiornamenti dei metodi impiegati;
          tra gli altri, lo studio inglese esamina anche il metodo elaborato da La Sapienza e attualmente impiegato da Enac per la valutazione del rischio contro terzi;
          oltre ad essere ritenuto obsoleto, il modello italiano viene fortemente criticato dall'università inglese per aver escluso dall'analisi di valutazione alcune tipologie di costruttori aerei e per non aver sufficientemente descritto il processo di normalizzazione;
          il decreto legislativo 9 maggio 2005, n.  96, ha introdotto nel codice della navigazione l'articolo 715 (valutazione di rischio delle attività aeronautiche), le cui disposizioni prevedono che, al fine di ridurre il rischio derivante dalle attività aeronautiche alle comunità presenti sul territorio limitrofo agli aeroporti, Enac individui gli aeroporti per i quali effettuare la valutazione di impatto del rischio (piano di risk assessment), e che di tali valutazioni i comuni debbano tener conto nell'esercizio delle proprie funzioni di pianificazione e gestione del territorio;
          in particolare, l'articolo 715 del codice della navigazione e la relativa policy di attuazione prevedono che Enac individui gli aeroporti per i quali effettuare la valutazione del rischio conto terzi, fissando a tal fine il valore limite di 50 mila movimenti/anno e l'ubicazione in tessuti urbani sensibili e fortemente urbanizzati nelle vicinanze aeroportuali;
          i comuni di sedime aeroportuale e quelli prossimi interessati sono tenuti a recepire i risultati del risk assessment adattando i propri strumenti di gestione e pianificazione del territorio, sulla base delle planimetrie redatte da Enac e trasmesse agli stessi, raffiguranti le curve di output da applicare per le misure di tutela;
          talvolta gli stessi comuni ignorano la «consistenza» delle curve di isorischio nella loro zona così come il livello di tutela del rischio esistente, sia in relazione all'elaborazione di un masterplan attualizzato quanto nella formulazione della analisi concernenti la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica  –:
          quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per provvedere all'aggiornamento del modello di valutazione e della normativa di riferimento in materia di elaborazione dei piani di rischio, alla luce delle criticità contenute nello studio inglese di cui in premessa. (5-11758)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          sono sempre più frequenti i disagi sopportati dall'utenza lungo le linee ferroviarie Mantova-Milano e Mantova-Modena;
          quotidianamente i pendolari che frequentano queste tratte sono costretti a sopportare gravi disagi a causa di guasti e disservizi;
          il materiale rotabile destinato a queste tratte è spesso in pessime condizioni con vagoni sporchi e sedili rotti, nonché con aria condizionata non funzionante e impossibilità di aprire i finestrini;
          per studenti e lavoratori viaggiare in queste condizioni è sempre più difficile e anche le organizzazioni sindacali del personale viaggiante sono intervenute con note critiche nei confronti di Trenitalia  –:
          se il Ministro sia conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze al fine di garantire il rispetto degli standard qualitativi alla base del contratto di servizio in essere, adoperandosi affinché Trenitalia migliori le condizioni di viaggio per l'utenza lungo le tratte in questione. (5-11731)


      MOGNATO, MURER, MARTELLA, ZOGGIA e MARCON. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il Consorzio Thetis nasce nel 1992 per costituire all'interno dell'arsenale di Venezia un centro di eccellenza nel campo delle tecnologie marine, e con l'obiettivo di mantenere attività di pregio nel centro storico di Venezia come alternativa alla monocultura turistica;
          trasformata nel 1996 in spa, Thetis ha sviluppato un patrimonio di competenze e know-how nel campo della salvaguardia di Venezia e della sua laguna, nel campo dello sviluppo sostenibile e dell'ingegneria civile e ambientale, oltre a offrire servizi di consulenza e progettazione nel campo della mobilità urbana;
          l'azienda ha oggi 116 dipendenti;
          nel corso dell'ultima assemblea dei soci, il consorzio Venezia Nuova, concessionario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e azionista di maggioranza di Thetis, con quasi il 53 per cento delle azioni, ha confermato il ruolo strategico di Thetis e chiesto un nuovo piano industriale che preveda un contenimento dei costi, per scongiurare il rischio della messa in liquidazione della società;
          il bilancio consuntivo 2016 di Thetis si è chiuso con un passivo di 3,35 milioni di euro;
          nello stesso bilancio erano iscritti come crediti non versati a Thetis quasi 8 milioni di euro da parte dello stesso Consorzio Venezia Nuova, azionista di maggioranza (4,7 nel 2015), nonché 5,5 milioni di euro dovuti dalla società «Roma tpl scarl», secondo gestore di trasporto pubblico della capitale;
          non è possibile redigere un piano industriale di respiro e prospettiva ampia (come richiesto dall'azionista di maggioranza) se non procedendo al saldo dei crediti dovuti a Thetis;
          in passato sono state presentate interrogazioni parlamentari per chiedere chiarezza sulla vicenda di Thetis, avuto riguardo in particolare al mantenimento dei livelli di occupazione dei lavoratori, trattandosi peraltro di personale estremamente qualificato;
          nel corso del tavolo convocato in data 28 giugno 2017 dalla regione Veneto, l'amministratore delegato dell'azienda ha comunicato l'apertura della procedura di licenziamento per un contingente di 40/50 dipendenti, ivi compresi gli addetti agli interventi di salvaguardia e il personale distaccato presso l'ex magistrato alle acque, nei fatti dimezzando l'azienda e pregiudicando la continuità di una seria di attività fondamentali per la salvaguardia della città  –:
          se il Governo intenda assumere iniziative per garantire la prosecuzione dell'esperienza di Thetis e il mantenimento dei livelli occupazionali e quali iniziative in particolare intenda assumere, per quanto di competenza, per assicurare che Thetis sia messa in grado di redigere un piano industriale di effettivo rilancio delle attività aziendali e di garanzia degli attuali livelli di occupazione. (5-11735)


      CRIVELLARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          il 23 giugno 2017 l'Anas ha comunicato la chiusura provvisoria della strada statale 309 «Romea», nel tratto compreso tra i comuni di Porto Viro e Rosolina, in provincia di Rovigo, in corrispondenza del chilometro 71 e in entrambe le direzioni;
          l'Anas ha altresì specificato che la chiusura «è stata disposta in seguito ai controlli programmati eseguiti dai tecnici Anas sul ponte sul fiume Po di Levante, che hanno accertato la necessità di interventi urgenti di manutenzione straordinaria su una delle campate dell'opera, al fine di garantire la sicurezza della circolazione. Il completamento dei lavori è previsto entro il 29 luglio»;
          attualmente il traffico è deviato sulla viabilità secondaria, con notevoli disagi che si sono manifestati fin dai primi giorni, soprattutto per quanto riguarda l'aumento dei flussi di traffico e la viabilità nei territori di Porto Viro, Rosolina, Loreo, Taglio di Po;
          i sindaci dei comuni coinvolti hanno manifestato la propria preoccupazione per la sicurezza della viabilità sul territorio, situazione che risulta aggravata dall'aumento del traffico correlato alla stagione estiva;
          in particolare, le autovetture e tutti i veicoli di massa inferiore a 3,5 tonnellate in direzione Venezia saranno deviati in località Contarina (chilometro 67,750) sulla strada comunale per Porto Viro, per poi proseguire sulla strada provinciale 8 verso Loreo, svoltare sulla strada provinciale 45 in direzione Rosolina e reimmettersi sulla strada statale 309 «Romea» al chilometro 72. Il traffico leggero in direzione di Ravenna sarà deviato sul percorso inverso. I mezzi pesanti fino a 44 tonnellate in direzione di Venezia saranno deviati in località Taglio di Po (chilometro 63,250) sulla strada provinciale 46 fino al comune di Corbola per poi proseguire sulla strada regionale 495 in direzione di Adria, svoltare sulla strada provinciale 45 in direzione Loreo e reimmettersi sulla strada statale 309 «Romea» in località Rosolina (chilometro 72). Il traffico pesante in direzione Ravenna sarà deviato sul percorso inverso;
          la strada statale 309 «Romea», facente parte dell'itinerario internazionale SGC E45/E55 (strada di grande comunicazione), è già inserita nello schema di piano pluriennale 2015-2019, recentemente sottoscritto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: per l'itinerario in questione è programmato, nel quinquennio 2015-2019, un investimento pari a 1.600 milioni di euro che dovrà garantire il miglioramento delle condizioni di sicurezza  –:
          se e in che modo il Ministro interrogato    si stia adoperando per garantire condizioni di effettiva sicurezza sul territorio, in una fase così delicata di interventi e in un contesto, come quello della strada statale 309 «Romea», già caratterizzato da notevoli problematiche a livello infrastrutturale;
          quale sia, ad oggi, lo stato di attuazione del piano pluriennale 2015-2019 che prevede la complessiva messa in sicurezza di questa fondamentale arteria ed è intervento largamente atteso sul territorio. (5-11737)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PETRAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          l'apertura del tunnel del Nuovo Gottardo ed il progressivo incremento dei convogli merci sulla linea di Luino – Laveno – Gallarate si accompagna all'elevata preoccupazione per le problematiche legate alla sicurezza nel trasporto delle merci pericolose;
          il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha stimato che la capacità di questa linea a binario unico raggiungerà i 90 treni merci al giorno, incrementando in maniera considerevole le problematiche relative alla sostenibilità territoriale sia in termini di impatto acustico e vibrazioni sia di sicurezza per la popolazione;
          i convogli che trasportano merci anche pericolose provenienti da nord sono assoggettati alle procedure di sicurezza previste per l'accesso al tunnel del Nuovo Gottardo. Per i convogli provenienti da sud sono ignote le misure di sicurezza da adottare, correlate alla verifica e al controllo di diversi parametri con idonei strumenti automatici, quali: peso dei convogli, temperature dei freni, temperature dei convogli, profilo dei treni e allineamenti dei carichi, perdite;
          tali indicazioni generali, ricavabili dal sito web istituzionale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non consentono di quantificare il numero di treni che transiteranno dopo i lavori di adeguamento della linea, con quale frequenza e con quali garanzie per il mantenimento e miglioramento del trasporto passeggeri;
          l'accordo Italia-Svizzera del 28 gennaio 2014 prevede esplicitamente al comma 2 dell'articolo 8: «Il presente Accordo si applica nel pieno rispetto degli ordinamenti e delle legislazioni vigenti nei rispettivi Paesi nonché degli obblighi internazionali reciprocamente assunti e di quelli derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea»;
          secondo quanto stabilito nel crono-programma dei lavori di potenziamento della linea ferroviaria, programmati nel periodo giugno – dicembre 2017, il «Piano degli interventi di contenimento ed abbattimento dei rumori ai sensi del decreto ministeriale Ambiente 29 novembre 2000» risulta non attuato per la linea di Luino; si tratta di interventi inizialmente previsti nel 2014 e non ancora attuati. Non risulta, pertanto, che le barriere antirumore siano state previste nel successivo piano stralcio in corso di istruttoria presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
          il contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana – aggiornamento 2015 al contratto di programma-I, approvato con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze il 2 novembre 2016 e poi dal Cipe nella seduta del 23 dicembre 2015, alla pagina 27 che riporta la rubrica «gronda merci ovest di Milano», prevede il progetto per il quadruplicamento della linea ferroviaria di Luino per una spesa di 1,270 miliardi di euro e con finanziamento del Ministero dell'economia e delle finanze di solo 1 milione, evidenziando pertanto una mancanza di fondi pari a 1,269 miliardi di euro  –:
          se i Ministri interrogati siano al corrente della situazione illustrata in premessa e se intendano fornire dati ed informazioni certe circa il numero e la frequenza notturna e diurna dei treni merci che si prevede di fare effettivamente transitare dalla linea di Luino e la pericolosità delle merci trasportate, infiammabili ed esplodenti;
          se per i convogli che trasportano merci, anche pericolose, provenienti da sud siano previste procedure di sicurezza correlate alla verifica e al controllo di diversi parametri con idonei strumenti automatici, quali: peso dei convogli, temperature dei freni, temperature dei convogli, profilo dei treni e allineamenti dei carichi, perdite;
          quali siano le modalità e i tempi per una possibile collaborazione internazionale nei casi di intervento di emergenza in presenza di incidente ferroviario, ovvero quali garanzie di pronto intervento sia in grado di garantire oggi il sistema di protezione territoriale italiano;
          se intendano indicare tempi e modalità per l'attuazione delle misure necessarie alla mitigazione del rumore e delle vibrazioni. (4-17172)


      DIENI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          nella giornata del 22 dicembre 2016 il Ministro delle interrogato partecipava all'inaugurazione dell'Autostrada A2 del Mediterraneo, volendo rispettare in tal modo un impegno formulato il 26 luglio 2016 dal Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Matteo Renzi in cui egli garantiva che «il 22 dicembre la Salerno-Reggio Calabria sarà terminata come avevamo promesso, perché l'Italia mantiene i propri impegni e nessuno può ridere dell'Italia»;
          i fatti dimostrerebbero che, al di là dei pubblici proclami, l'ex A3 sarebbe ancora lungi dall'essere completata;
          tra i tratti che sono interessati da lavori e interruzioni, senza considerare i rischi dell'infrastruttura che hanno portato al sequestro disposto dalla magistratura nel tratto Mileto-Rosarno in seguito a una serie di incidenti mortali, c’è sistematicamente quello tra Cosenza-Altilia, che è ridotto a essere, specie nella stagione estiva, un percorso a unica corsia;
          oltre a quelli sopra citati va annoverato il viadotto Cannavino trascurato per anni e ora sottoposto a una lenta opera di messa in sicurezza;
          in una regione come la Calabria, in cui il turismo rappresenta una delle entrate maggiori dell'intera economia territoriale, i danni derivanti dalle problematiche che continuano a emergere sull'autostrada A2, nonché sulla strada statale n.  406 e sull'intero sistema infrastrutturale dei trasporti, se si prendono    in considerazione la rete viaria locale, le ferrovie della linea ionica e il sistema aeroportuale, sono tali da dover condurre a interventi definitivi che vadano oltre ai meri annunci di natura propagandistica  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per pervenire ad un effettivo completamento dell'autostrada A2. (4-17178)


      RIZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la strada statale 124 Siracusana (SS 124) attraversa in direzione ovest-est la porzione sud-orientale della Sicilia;
          la stessa attraversa il comune di San Michele di Ganzeria, nel tratto urbano denominato via IV novembre ed è, soprattutto in particolari ore del giorno, ad alto transito anche di mezzi pesanti che utilizzano questa arteria per raggiungere l'autostrada Catania-Palermo o la Catania-Siracusa;
          un recente articolo di stampa fotografa la situazione di disagio vissuta dai residenti del comune siciliano: «prospetti esterni anneriti dallo smog, ballatoi semidistrutti, pluviali divelti» a causa della carreggiata disponibile inferiore ai tre metri di larghezza, che crea, per effetto dell'imbuto, un ingorgo di auto e mezzi pesanti;
          già in passato alcuni cittadini hanno segnalato la situazione di disagio agli organi competenti, così come la locale stazione di carabinieri, ma tali appelli risultano ancora inascoltati;
          resta grave la situazione anche dal punto di vista sanitario, con decine di residenti costretti a respirare gli scarichi di gas provenienti dai motori degli innumerevoli mezzi che ogni giorno attraversano la stretta strada in entrambe i sensi di marcia, mettendo a rischio la salute dei cittadini sanmichelesi;
          il comandante dei vigili urbani del comune denuncia come tale situazione dipenda dall'Anas che dovrebbe deviare i mezzi pesanti in percorsi alternativi, mentre per il tratto urbano sarebbe necessario installare un semaforo regolatore del traffico  –:
          di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in merito allo stato di manutenzione della SS 124 Siracusana;
          quali iniziative per il breve e medio periodo, siano in corso di realizzazione per favorire la normale circolazione nel tratto urbano della SS 124 all'interno del comune di San Michele di Ganzeria ed il transito in percorsi alternativi del traffico extraurbano;
          se non si intendano assumere le iniziative di competenza per pervenire alla installazione di centraline di rilevazione dell'inquinamento ambientale, al fine di tutelare la salute degli abitanti del comune di San Michele di Ganzeria. (4-17181)


      MANFREDI e TARTAGLIONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il settore del trasporto aereo italiano sta attraversando una profonda crisi di sistema che ha inciso sull'esistenza stessa di molte aziende e compagnie aeree alcune delle quali sono state costrette alla chiusura, mentre altre vivono una difficile situazione di precarietà;
          da un recente studio edito dalla Cassa depositi e prestiti, si calcola che l'impatto del sistema aeroportuale italiano sul Pil, non considerando quindi l'attività delle compagnie aeree, risulta essere pari al 3,6 per cento e ciò testimonia la dimensione di questo valore, assumendo a dato complessivo, l'attività di tutto il sistema del trasporto aereo;
          tale settore, di contro, non appare essere omogeneamente regolato, anche a causa di asimmetrie competitive e sta subendo inaccettabili contraddizioni e compressioni che ne stanno determinando criticità strutturali e che, a breve, ne potrebbero determinare il totale annichilimento con ulteriori e devastanti perdite di posti di lavoro;
          le vicende della compagnia di volo Alitalia, posta in regime di amministrazione straordinaria, hanno ulteriormente inciso negativamente sulle aziende del comparto e del trasporto aereo; infatti, da un quadro aggiornato, oggetto di incontro in data 23 giugno 2017, tra le organizzazioni sindacali nazionali del trasporto aereo ed Assohandlers (associazione datoriale nazionale delle aziende di handling in Italia) è emersa una situazione preoccupante in particolare per le società che maggiormente operano con il vettore Alitalia, pertanto G.H. Italia, Alpha Group ed Airport Handling che secondo alcune stime vanterebbero nei confronti di Alitalia, ante amministrazione straordinaria, crediti che ammontano a circa venti milioni di euro  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti espressi in premessa e se intendano valutare di applicare l’«ape» sociale al settore del trasporto aereo, per quei lavoratori che, oltre agli altri requisiti previsti nella normativa vigente, svolgono lavoro continuativo di scarico di bagagli e di spostamento delle merci, associandoli per analogia ai lavoratori previsti dall'articolo 1.2, lettera l), della recente circolare dell'Inps n.  99 del 16 giugno 2017, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e tutelare il comparto del trasporto aereo, importante e strategico settore dell'economia nazionale. (4-17190)


      MANFREDI e TARTAGLIONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          Euronut spa, nata nel 1996, con i fondi dell’ex legge n.  44 del 1996, gestiti dall'allora IG (Imprenditorialità giovanile spa), oggi Invitalia SpA, per un importo di circa 5 miliardi delle vecchie lire è specializzata nella lavorazione, trasformazione e produzione di semilavorati di nocciola per l'industria dolciaria ed opera nello stabilimento produttivo di Sperone (Avellino);
          l'azienda attualmente occupa circa una ventina di dipendenti, suddivisi nei reparti inerenti all'amministrazione, alla produzione, al controllo della qualità e commerciale e nel biennio 2015-2016 ha fatturato circa 12 milioni di euro. I suoi prodotti vengono utilizzati prevalentemente nel settore bakery (wafer, merendine, dolciario e altro), gelatiero e creme dolciarie ed i    suoi clienti sono tra le principali industrie del food industriale sia nazionale che internazionale (Bauli, Lazzaroni, Balconi, Rigoni di Asiago e altri);
          la Euronut spa ha una forte vocazione internazionale; infatti, il 55 per cento del fatturato è prodotto all'estero e nel corso dell'ultimo ventennio ha sempre continuato nel suo trend di crescita, nonostante i difficili periodi di crisi economica mondiale ed, attualmente, non solo è in regola con l'Invitalia spa, in merito ai pagamenti relativi al mutuo stipulato, ma nell'arco di tre anni esso potrebbe essere estinto;
          il 5 giugno 2017 è stato disposto, su ordine della procura della Repubblica di Avellino, il sequestro preventivo dei cavalcavia n.  20 e n.  22 ricadenti nella zona industriale del comune di Sperone, che sovrastano l'autostrada A16 Napoli-Canosa e purtroppo l'unico punto di accesso per gli autoveicoli e mezzi di trasporto merci è costituito dal cavalcavia n.  22, il quale può essere percorso solo mediante attraversamento pedonale;
          tale situazione sta determinando gravissimi danni all'azienda, avendo di fatto bloccato le attività imprenditoriali e in tempi brevi l'attività produttiva potrebbe arrestarsi per via dell'impossibilità di ricevere le forniture di gas, essendo l'area in cui sorge l'impresa priva di gas metano  –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda intraprendere per far fronte tempestivamente alle criticità infrastrutturali sopra indicate, tenuto conto che con l'arresto delle attività produttive ed imprenditoriali, si determineranno quelle condizioni che andrebbero a colpire non solo l'azienda (la perdita di fatturato, rescissione dei contratti in corso per via dell'impossibilità di effettuare le consegne; rischio di revoca di affidamenti da parte delle banche e danni di immagine nei confronti della clientela), ma anche i dipendenti, con conseguenti ricadute dal punto di vista sociale ed occupazionale. (4-17191)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


      BURTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          in questo avvio d'estate il comprensorio meta pontino ed in particolare il territorio di Pisticci sono già stati interessati in maniera rilevante da una serie di incendi;
          l'ultimo in ordine di tempo in data 4 luglio 2017, con fiamme in prossimità dell'abitato di Pisticci centro;
          nei giorni scorsi focolai estesi e minacciosi hanno interessato la popolosa frazione di Marconia e la frazione di Pisticci Scalo; anche in questi casi, le fiamme sono arrivate nelle vicinanze di abitazioni, nonché in alcune contrade rurali;
          c’è molta preoccupazione perché il territorio in questione negli ultimi anni, purtroppo, è stato interessato da incendi di vastissime proporzioni e le condizioni meteorologiche con il perdurare di elevate temperature e di un lungo periodo di siccità costituiscono fattori che accentuano il rischio di nuovi incendi;
          importante e meritoria è l'attività svolta dai vigili del fuoco, dalla specialità della Forestale, nonché dalla protezione civile ed in particolare del nucleo operativo volontari del Metapontino che opera in condizioni di estrema difficoltà per carenza di risorse;
          occorre un capillare controllo del territorio, utilizzando anche le nuove tecnologie al fine di intervenire con la massima tempestività;
          in suddetto territorio insiste anche la «Pista Mattei», una aviosuperficie che potrebbe essere molto utile per l'impiego di mezzi aerei nel contrasto alle fiamme e che la protezione civile nazionale potrebbe utilizzare immediatamente come base operativa  –:
          quali iniziative intenda assumere, nel breve periodo, per quanto di competenza, al fine di rafforzare gli organici del Corpo dei vigili del fuoco in servizio presso il territorio metapontino, nonché per supportare l'azione della protezione civile e del servizio di intervento antincendio, con l'obiettivo di scongiurare il rischio di incendi a tutela del territorio e della popolazione residente. (3-03139)


      BURTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          da poche settimane è stata inaugurata la nuova sede del commissariato di pubblica sicurezza presso Marconia, popolosa frazione del comune di Pisticci;
          si tratta di una sede attesa da tempo che consente una migliore logistica agli uomini della polizia di Stato in servizio;
          il comprensorio territoriale di competenza del suddetto commissariato è molto vasto e soprattutto nel corso della stagione estiva, essendo la costa jonica lucana meta di migliaia di turisti diventa complesso e non semplice da gestire;
          da tempo si evidenzia una carenza nelle dotazioni di organico in forza presso suddetto commissariato, che necessita di indispensabile adeguamento;
          al tempo stesso, anche i mezzi in dotazione risultano logori e da rinnovare per chilometraggio e per usura che mettono a rischio la stessa incolumità degli operatori di polizia in servizio  –:
          quali iniziative il Ministro interrogato attraverso il competente dipartimento, intenda porre in essere al fine di rafforzare l'organico del commissariato di Pisticci nonché per rinnovare in tempi brevi il parco delle vetture in dotazione allo stesso commissariato. (3-03140)

Interrogazioni a risposta scritta:


      TONINELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          con l'interrogazione a risposta scritta presentata in data 2 maggio 2016, l'interrogante ha posto all'attenzione del Ministro dell'interno un grave episodio di violazione dell'ordine pubblico, occorso a Soresina, in provincia di Cremona, nell'aprile del 2016, «che i testimoni hanno definito – secondo la stampa ivi menzionata – “da guerriglia urbana”», senza ricevere risposta;
          negli scorsi giorni un episodio analogo ha nuovamente scosso il centro della città (come riportato dalla stampa: si vedano l'articolo de La Provincia di Cremona del 3 luglio 2017 intitolato «Litigio tra nordafricani, botte in strada: 22enne all'ospedale», nonché del giornale online L'inviato quotidiano nell'articolo «Soresina, rissa tra extracomunitari in pieno centro» del 3 luglio 2017): domenica 2 luglio 2017 nel tardo pomeriggio, poco prima delle 20, una pesante rissa è scoppiata in via Genala, nel pieno centro cittadino, davanti al Bar Commercio, esercizio frequentato ormai da tempo in via quasi del tutto esclusiva da extracomunitari: nello specifico, secondo la ricostruzione giornalistica, «la rissa ha coinvolto almeno una ventina di persone. Un ragazzo di 21 anni è rimasto a terra in mezzo alla strada, apparentemente in gravi condizioni. Via Genala è rimasta bloccata per diverso tempo, finché non sono giunti gli uomini del 118 per soccorrere il ragazzo. L'intervento è avvenuto in codice giallo, e il ragazzo è stato trasportato all'ospedale di Crema. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri di Soresina. A detta dei testimoni, i litigi sono però continuati anche dopo l'arrivo dei militari»;
          come già evidenziato, tali episodi non possono essere derubricati a incidenti occasionali ma dovrebbero essere tenuti in considerazione in vista di una strategia di intervento di ambito complessivo, che non può essere demandata alle istituzioni locali, in quanto l'esasperazione da questi provocata tra i cittadini è il chiaro segnale che la questione ha ad oggetto l'ordine pubblico;
          è pertanto necessario tenere alto il livello dell'attenzione su episodi come quelli in questione e sulla base delle evidenze da questi risultanti elaborare azioni di controllo e prevenzione adeguate per evitare la compromissione dell'ordine pubblico, soprattutto in ragione dell'aumento esponenziale del fenomeno migratorio che si sta verificando negli ultimi anni e che proprio in questi giorni sta determinando quella che i massimi vertici istituzionali hanno definito una «situazione insostenibile», per cui oltre all'azione per la promozione della gestione del fenomeno a livello sovranazionale, è necessario mettere in atto nuove misure interne per la salvaguardia e la tutela della civile convivenza  –:
          se il Ministro interrogato, sia a conoscenza del verificarsi del fatto di cui in premessa e di fatti analoghi occorsi nel medesimo ambito territoriale, notoriamente a rischio di disordini, a causa di rapporti contrastanti tra comunità di stranieri;
          quali iniziative abbia adottato o intenda adottare al proposito; quali iniziative intenda adottare più in generale per tutelare la sicurezza e l'ordine pubblico nella nuova situazione venutasi a creare per le ragioni esposte in premessa. (4-17179)


      GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il giorno 11 giugno 2017 si è tenuto il primo turno delle elezioni amministrative 2017, in oltre 1000 comuni italiani;
          nelle «istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature 2017» redatte dal Ministero dell'interno si legge, al punto 3.4.4: «La commissione dovrà ricusare i contrassegni in cui siano contenute espressioni, immagini o raffigurazioni che facciano riferimento ad ideologie autoritarie (per esempio le parole fascismo, nazismo, nazionalsocialismo e simili), come tali vietate a norma della XII disposizione transitoria e finale, primo comma, della Costituzione, e dalla legge 20 giugno 1952, n.  645»;
          nonostante la prescrizione suddetta, nei comuni Sermide-Felonica, in provincia di Mantova, e Mura, in provincia di Brescia, sono state presentate rispettivamente, a lista denominate «Fasci italiani del Lavoro», la quale ha ottenuto il 10,41 per cento dei voti, e la «Lista Civica – P.S.N.», che ha ottenuto l'11,81 per cento dei voti. In entrambi i casi il contrassegno delle liste faceva esplicito riferimento, assieme alla denominazione, alle ideologie autoritarie sopra descritte, in particolare con la presenza di fasci littori;
          dopo quanto accaduto, il prefetto di Mantova ha di fatto sciolto la sottocommissione elettorale circondariale competente per il comune di Sermide-Felonica, ma è ormai impossibile riparare all'elezione da parte dei «Fasci italiani del lavoro» di tre consiglieri comunali;
          inoltre, la lista denominata CasaPound si è presentata in molti comuni, ottenendo in alcuni risultati consistenti; il suo candidato sindaco a Lucca, Fabio Barsanti, in un'intervista mandata in onda il 10 giugno 2017 su DìTv Canale 89 ha affermato testualmente «Noi ci definiamo fascisti»;
          una recente ricerca effettuata dall'Anpi, Associazione nazionale partigiani d'Italia, ha evidenziato come siano presenti sul social network Facebook oltre 500 pagine che si richiamano esplicitamente al fascismo e che contengono contenuti razzisti e autoritari;
          le numerose liste che si richiamano a questa ideologia sono legate a gruppi neofascisti e neonazisti che, quotidianamente, secondo l'interrogante sfidano lo Stato e potrebbero incorrere nel reato di apologia del fascismo, reso ancor più inaccettabile se perpetrato nella partecipazione alla competizione democratica  –:
          se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per approfondire la questione e per prevenire in futuro la possibilità che si presentino liste elettorali con nomi o contrassegni con riferimenti espliciti alle ideologie fasciste e naziste, in contrasto con la legislazione vigente;
          quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare per fermare l'emergere di una nuova rete di gruppi neofascisti in Italia;
          quali iniziative di competenza intenda adottare per limitare la propaganda neofascista sui social network e in generale sui mezzi d'informazione digitali. (4-17180)


      ANDREA MAESTRI, CIVATI, BRIGNONE e PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          il 25 maggio 2017 a Roma è stata presentata la XII edizione dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni – Rapporto statistico sulla presenza e sulla vita degli stranieri nella Capitale e nel Lazio; dall'Osservatorio emergono i diversi limiti legislativi nell'accoglienza e in particolare, il vero e proprio vuoto normativo per quanto riguarda i transitanti;
          nella città di Roma, che non ha un centro per transitanti, le organizzazioni Medici per i diritti umani (Medu) e Baobab Experience rappresentano le due maggiori realtà che si sono finora occupate di dare un'accoglienza dignitosa ai migranti transitanti nella capitale – favorendo l'interazione tra supporto medico, legale e civile – principalmente provenienti da Eritrea, Sudan e Somalia, con età media 25 anni: il 90 per cento di essi ha subito torture, violenze e abusi gravissimi nel Paese di origine o lungo la rotta migratoria e in particolare in Libia;
          il centro Baobab, in particolare, è però senza una sede dal 6 dicembre 2015, quando fu sgomberata quella di via Cupa. Fino a quella data è stato un centro di accoglienza per migranti gestito da volontari, che riusciva ad aiutare un gran numero di migranti in arrivo e in transito nella capitale. Dopo lo sgombero, nessuno si è impegnato per ricollocare il centro e, da allora, i volontari, con l'aiuto dei cittadini romani, ospitano i migranti in un presidio organizzato con tende e sacchi a pelo in una zona isolata e abbandonata sprovvista di acqua ed energia elettrica, tra via Chiaromonte e la stazione Tiburtina che però è già stata sgomberata e distrutta 20 volte e i migranti prelevati e portati in questura;
          a Roma i migranti richiedenti asilo sono costretti ad aspettare in media un mese e mezzo prima di poter accedere alle pratiche e in questo tempo non viene assegnato loro un centro: l'unico riparo e aiuto che trovano nella capitale, è spesso solo quello offerto da Baobab Experience;
          l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso «profonda preoccupazione» per «la condizione di centinaia di richiedenti asilo che per motivi di differente natura si trovano di fatto fuori dal circuito dell'accoglienza e che si recano nei pressi della stazione Tiburtina per poter ricevere assistenza fornita da volontari e organizzazioni non governative (...) Fra loro vi sono persone molto vulnerabili, minori non accompagnati, vittime di tortura e violenza di genere. L'assenza di un'adeguata informazione circa i loro diritti e la procedura di protezione internazionale, nonché le condizioni spesso di grande disagio igienico- sanitario in cui queste persone vivono, le espone a gravi rischi»;
          il 23 giugno 2017, ad appena due giorni dall'ultimo sgombero, su change.org è partita la petizione diretta all'Amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Ferrovie dello Stato italiane, per chiedere, in virtù delle numerose iniziative già intraprese da Ferrovie Italiane per il recupero a fini sociali di immobili non più utilizzati per attività industriali, di concedere al Baobab Experience l'utilizzo del parcheggio per bus abbandonato in via Giovanni Chiaromonte, dietro la stazione Tiburtina. A giudizio degli interroganti, la richiesta è motivata dalla totale assenza di aiuto da parte delle istituzioni che dovrebbero offrire molto di più  –:
          se il Governo sia a conoscenza della situazione illustrata in premessa e se non ritenga urgente assumere iniziativa di competenza affinché vengano garantite condizioni di vita dignitose ai migranti esclusi dal circuito di accoglienza;
          se non ritenga di assumere iniziative di competenza volte ad individuare ogni possibile soluzione per la ricollocazione del centro di accoglienza Baobab Experience, sostenendo così il prezioso e utile lavoro dato dai suoi volontari di aiuto ai migranti transitanti a Roma. (4-17183)


      RONDINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          dall'aprile del 2016 nel comune di Cascina, in provincia di Pisa, l'edificio rurale noto come «La Tinaia» e ubicato in via Santa Maria Sud, è stato adibito a struttura per la prima accoglienza di migranti, e già il 17 giugno del 2016 una cinquantina di cittadini dell'area circostante depositavano presso la stazione dei carabinieri di Ponsacco un esposto, precedentemente inviato anche al comune di Cascina e alla prefettura di Pisa, per richiedere, la verifica della legittimità dell'immobile per l'accoglienza dei profughi;
          l'affidamento del servizio di accoglienza dei migranti, con il ricorso a un'apposita procedura di gara, è stato curato dalla prefettura di Pisa, così che la gestione della struttura, di proprietà privata, è attualmente in capo ad una cooperativa, precedentemente denominata Gestione Immobili srls ed oggi Oltreilmare srl; nel corso dei mesi, il numero dei migranti, così come comunicato dalla prefettura di Pisa al comune di Cascina, è cresciuto fino ad attestarsi ad oggi ad oltre ottanta ospiti;
          nonostante, nel 2016, in sede di procedura di gara, tra i diversi requisiti fosse previsto come le strutture dovessero essere «dotate dei requisiti di agibilità e abitabilità e di tutte le certificazioni di conformità di strutture, impianti, attrezzature previste dalla normativa vigente», l'attuale amministrazione comunale di Cascina, eletta nel giugno del 2016, a fronte delle preoccupazioni evidenziate della cittadinanza, ha iniziato a condurre da subito opportune verifiche circa il rispetto delle norme urbanistiche, soprattutto allo scopo di scongiurare ulteriori danni a persone o cose che potrebbero derivare da un utilizzo non conforme dell'immobile;
          con ordinanza dirigenziale n.  21 del 19 gennaio 2017, il comune di Cascina ha provveduto a notificare alla proprietà dell'immobile in questione un apposito provvedimento per contestare la sussistenza di opere realizzate in assenza di titolo urbanistico e per verificare l'idoneità della struttura e nell'ordinanza sono state puntualmente dettagliate le osservazioni urbanistiche contestate;
          l'immobile è infatti classificato secondo la vigente normativa comunale del settore quale avente destinazione rurale e, tuttavia, come da documentazioni agli atti del comune di Cascina, è stata accertata la realizzazione al piano terra del fabbricato rurale di cucina e spazi connessi non risultanti da alcuna pratica edilizia; ciò si configurerebbe come concretizzazione di spazi funzionali ad una destinazione ricettiva con conseguente trasformazione dell'originaria destinazione rurale dell'immobile;
          il caso in fattispecie porterebbe a una violazione dell'articolo 2 del decreto ministeriale 5 luglio 1975; infatti, la verifica dell'idoneità della struttura, svolta ai sensi dell'articolo 2 del suddetto decreto ministeriale, sugli spazi abitativi ed unicamente collocati al piano primo dell'immobile in questione, determina un numero massimo di occupanti pari a 23 unità, ben al di sotto delle presenze che attualmente alloggiano presso la struttura e stimabili, così come riportato altresì da organi di stampa locale, in 80 unità;
          la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nel mese di febbraio 2017 aveva svolto un sopralluogo e già in quella sede erano state evidenziate numerose criticità nel modello di accoglienza  –:
          se non ritenga opportuno, a fronte della gravità della situazione igienico-sanitaria in cui versa la struttura nota come «La Tinaia», assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a chiarire le vicende che hanno riguardato l'immobile di cui in premessa, fornendo ogni utile elemento circa la procedura seguita per consentire a un edificio rurale di essere trasformato in pochi mesi in un centro per l'accoglienza di migranti e procedendo comunque all'immediata chiusura del centro medesimo. (4-17189)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GNECCHI, ARLOTTI, DAMIANO, GARAVINI, FEDI, PORTA, FARINA GIANNI, LA MARCA, INCERTI, DI SALVO, MAESTRI PATRIZIA, CASELLATO, SANNA GIOVANNA, GIACOBBE, BOCCUZZI, BARUFFI, ALBANELLA, GRIBAUDO, SIMONI, ROTTA, FABBRI e CASATI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          come è noto le leggi in materia previdenziale approvate dal Parlamento, sono seguite da decreti attuativi, quando previsti, e da disposizioni applicative emanate dall'Inps;
          suddetti atti spesso travalicano la volontà espressa dal legislatore introducendo dei vincoli, dei particolari requisiti di accesso o delle interpretazioni, non previsti dalla norma primaria approvata dal Parlamento e sono ormai numerosi gli atti di sindacato ispettivo presentati per segnalare l'emanazione di disposizioni applicative non coerenti con la norma primaria;
          nello specifico si intende segnalare quanto segue:
              a) a giudizio degli interroganti è da considerarsi non coerente con la ratio della legge, l'esclusione dei contributi previdenziali pagati per lavoro effettuato all'estero (punto 2.1 della circolare Inps n.  100/2017) dal conteggio dei 30/36 anni di contribuzione necessari per poter accedere all’«APE Social» di cui all'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge n.  232 dell'11 dicembre 2016;
              b) nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 maggio 2017, n.  88, all'articolo 2, comma 1, si afferma che possono usufruire dell’«APE Social» «i soggetti iscritti all'AGO, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, alle Gestioni speciali dei lavoratori autonomi nonché alla Gestione separata, che abbiano cessato l'attività lavorativa (...) e che come successivamente si afferma alla lettera a) siano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale nell'ambito della procedura di cui all'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n.  604, ed abbiano concluso, da almeno tre mesi, di godere della prestazione per la disoccupazione loro spettante. In tutte le suddette ipotesi i soggetti richiedenti devono essere in possesso di un'anzianità contributiva di almeno 30 anni. Nel paragrafo sopra riportato la congiunzione «ed» obbliga al fatto che le due condizioni (essere in stato di disoccupazione ed aver concluso la prestazione di sostegno al reddito da almeno 3 mesi), siano entrambe verificate: questa congiunzione, non presente nel comma 179 dell'articolo 1, della legge n.  232 del 2016 istitutivo dell’«APE Social», causa l'esclusione dall'APE medesima dei lavoratori che non hanno potuto usufruire di alcun intervento e non avevano diritto ad alcun intervento di sostegno al reddito (si pensi per esempio ai lavoratori dipendenti che per i motivi più vari non hanno potuto fare domanda per la prestazione di sostegno al reddito entro il 68o giorno dal licenziamento o che addirittura non ne avevano diritto);
              c) rispetto all'accesso all'ottava salvaguardia, nonostante sulla ricevuta di presentazione della relativa domanda trasmessa per via informatica sia esplicitamente dichiarato che «La domanda di pensione presentata è da considerarsi anche come domanda di autorizzazione ai versamenti volontari» (rilevabile dal sito dell'INPS), vengono sistematicamente respinte dalla direzione centrale dell'INPS le domande di salvaguardia presentate da soggetti mobilitati (all'articolo 1, comma 214, lettera a) della legge n.  232 del 2016) se non erano già stati precedentemente autorizzati o non avevano fatto richiesta di autorizzazione alla contribuzione volontaria entro il 2 marzo 2017 (termine per la presentazione della domanda di 8a salvaguardia)  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga di assumere le iniziative di competenza per dirimere le problematiche segnalate e promuovere dei tavoli tecnici con gli esperti del settore (istituti previdenziali e patronati), per rispondere alle legittime aspettative di lavoratori e lavoratrici conseguenti alle norme approvate e rimesse in discussione dalle circolari applicative. (5-11739)


      TRIPIEDI, CIPRINI, CHIMIENTI, LOMBARDI, DALL'OSSO, VILLAROSA, PESCO, ALBERTI, BUSTO, CANCELLERI e DE ROSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          in data 17 giugno 2017, sul sito di informazione «ilcittadinomb.it», veniva pubblicata la notizia riguardante il ritardo dell'erogazione di parte del Trattamento di fine rapporto spettante ai 187 lavoratori licenziati dall'azienda K-Flex di Roncello (Monza e Brianza);
          l'articolo riprendeva il comunicato diramato in data 16 giugno 2017 dai sindacati Filctem-Cgil e Femca-Cisl che hanno seguito la vicenda dei licenziamenti sin dall'inizio. I lavoratori attendevano, entro il 15 giugno 2017, l'erogazione della somma completa di tutto il trattamento di fine rapporto loro spettante, ma hanno ricevuto solo la parte maturata fino a fine 2006 come disposto dalla circolare dell'Inps n.  70 del 2003 che stabilisce che, in caso di superamento di una determinata soglia, la liquidazione maturata dal 1o gennaio 2007 in poi viene pagata dall'Inps stessa;
          i sindacati hanno chiesto chiarimenti scoprendo che secondo la citata circolare dell'Inps del 2003, se l'importo da erogare supera i contributi dovuti agli enti previdenziali con la denuncia del mese di erogazione, diventa di competenza dell'Inps pagare la quota maturata a partire dall'1o gennaio 2007;
          i sindacati hanno sollecitato, anche tramite i legali che li rappresentano, gli adempimenti necessari a carico dell'azienda per consentire all'Inps di liquidare il prima possibile le posizioni individuali del trattamento di fine rapporto ai lavoratori, maturate dal 1o gennaio 2007. I sindacati hanno inoltre lamentato il fatto che dall'azienda non sarebbe arrivata nessuna comunicazione preventiva riguardo al caso indicato;
          la vicenda dei licenziamenti dei lavoratori K-Flex è conosciuta a livello nazionale. Tutte le istituzioni hanno convenuto sul fatto che i lavoratori abbiano subito una palese ingiustizia nell'essere licenziati in maniera del tutto repentina ed inaspettata dalla famiglia Spinelli, proprietaria della multinazionale che vanta fatturati milionari. Tale ingiustizia è aumentata quando si è scoperto che la famiglia Spinelli ha utilizzato milioni di euro di finanziamenti erogati dallo Stato italiano contestualmente ampliando lo stabilimento di proprietà e assumendo personale in Polonia  –:
          a fronte delle indiscutibili ed eccezionali sopraindicate ingiustizie subite dai lavoratori, se il Ministro interrogato non ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza atta a consentire nell'immediato ai preposti uffici dell'Inps di erogare la cifra del trattamento di fine rapporto spettante ad ogni lavoratore licenziato dall'azienda K-Flex, maturata a partire dalla data 1o gennaio 2007. (5-11740)


      TRIPIEDI, CIPRINI, CHIMIENTI, LOMBARDI, DALL'OSSO, VILLAROSA, PESCO, ALBERTI, BUSTO, CANCELLERI e DE ROSA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          Nexive SpA, filiale italiana di PostNL, è la più grande società di recapito privata del nostro Paese ed opera sia direttamente, nelle città più grandi, sia affidando in appalto a partner l'attività di consegna della corrispondenza;
          Nexive ha 1.279 dipendenti con le seguenti qualifiche e mansioni: 8 dirigenti; 48 quadri; 334 impiegati; 889 operai (addetti alle lavorazioni interne, portalettere, autisti);
          in data 22 maggio 2017 Nexive, disattendendo un accordo sindacale dello scorso anno in cui l'azienda si impegnava a non licenziare nessuno per tre anni, ha avviato la procedura di licenziamento per 30 dei 97 portalettere della sede di Milano con le motivazioni che i volumi di posta recapitata sulla città di Milano dal 2010 al consuntivo 2016 sarebbero diminuiti di oltre il 20 per cento che l'andamento dei volumi starebbe confermando il trend negativo anche per il 2017;
          l'alternativa ai licenziamenti proposta dalle organizzazioni sindacali è stato un part-time coatto con riduzione dell'orario di lavoro e del salario di circa il 25 per cento e di due ore di lavoro e retribuzione in meno al giorno. Non è intenzione di Nexive utilizzare ammortizzatori sociali perché, a suo dire, rappresentano un aumento del costo del lavoro e comportano «rigidità» alla totale «flessibilità» della forza lavoro che pretende. Inoltre, l'azienda non vuole adottare nessuna iniziativa di incentivazione per accompagnamento alla pensione dei dipendenti;
          negli ultimi anni, per salvaguardare l'occupazione, sono stati quasi azzerati i trattamenti aziendali e il rinnovo del contratto nazionale è fermo da cinque anni;
          agli interroganti sono giunte segnalazioni dalle organizzazioni sindacali, che Nexive, per contrastare le iniziative di mobilitazione dei lavoratori, ha recentemente avviato il taglio dello stipendio dei dipendenti per ridurre il costo del lavoro e, in alternativa, il licenziamento per esternalizzare le attività affidandole a ditte terze che operano sfruttando personale con contratti economicamente inferiori, pagamenti a cottimo o pagamenti con procedure poco trasparenti;
          ad ottobre 2016 è stato firmato un contratto di solidarietà difensivo per i lavoratori di 15 filiali italiane con durata triennale che prevede la possibilità di ridurre da 8 a 6 ore l'orario di lavoro nei periodi di minor traffico con intervento integrativo salariale Inps e la perdita salariale di circa il 20 per cento delle due ore lavorate in meno. Nexive sta chiedendo alle organizzazioni sindacali di rescindere tale accordo e di stipularne uno nuovo che prevederebbe il taglio dell'orario di lavoro da 8 a 6 ore senza ammortizzatori sociali;
          i lavoratori insieme alle organizzazioni sindacali hanno chiesto a Nexive di aprire una trattativa finalizzata a:
              rimuovere le inefficienze organizzative aziendali e prevedere un serio progetto di riorganizzazione del lavoro;
              promuovere la formazione del personale per recuperare qualità ed efficienza dei servizi su tutto il territorio;
              potenziare e rendere efficiente il settore commerciale attraverso adeguata formazione e riorganizzazione in quanto strumento indispensabile per attrarre nuovi clienti;
              rilanciare un'offerta di servizi innovativi e competitivi in linea con le attuali esigenze e caratteristiche del mercato di riferimento;
              valorizzare la sinergia tra filiali presenti sul territorio;
          in data 29 giugno 2017, nella sede Nexive di Milano si è svolta una giornata di sciopero che ha visto la partecipazione del 99,9 per cento del personale di recapito delle 3 sedi dell'area metropolitana  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga di istituire un tavolo nazionale di confronto con la società Nexive e le organizzazioni sindacali, al fine di pervenire a una modifica dell'attuale impostazione organizzativa della direzione aziendale e garantire piena occupazione ed adeguate tutele lavorative di tutti i dipendenti;    nel caso non si riescano ad evitare i licenziamenti dei lavoratori, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per favorire un piano di ricollocamento per ognuno dei lavoratori. (5-11745)


      BUSINAROLO, SORIAL, ALBERTI, ZOLEZZI, COMINARDI e SPESSOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'azienda veronese Serenissima Costruzioni s.p.a., nata come controllata della A4 holding (proprietaria dell'autostrada Brescia-Venezia), dopo la vendita di quest'ultima da parte di Banca Intesa al colosso spagnolo del settore autostrade, Abertis, nel marzo    2017, è stata ceduta, al prezzo simbolico di 1 euro, a due società a responsabilità limitata di piccole dimensioni, la pugliese Lci srl (per il 60 per cento) e la Epi srl di Lamezia Terme (per il 40 per cento);
          nel 2013 Serenissima Costruzioni spa è risultata aggiudicataria di un doppio bando indetto dal Ministero dei lavori pubblici, trasporti e telecomunicazioni di Tirana e dall'Autorità per le strade dell'Albania, del valore di 35 milioni di euro, per la realizzazione di un by-pass di 29 chilometri, con 5 cavalcavia, 2 sottopassi e 8 svincoli, per collegare la strada interna Fier-Valona-Saranda, i cui lavori sono stati affidati, in subappalto a due aziende locali, Cae srl ed Elite Mine spa;
          queste ultime nell'aprile 2017, hanno presentato un esposto alla procura di Verona, relativo ad una ingente mole di fatture commerciali, per 18 milioni di euro, che Serenissima Costruzioni spa non avrebbe pagato, dichiarando di aver condotto, per conto di Serenissima spa, una serie di interventi legati all'appalto vinto ma che i lavori, nonostante numerosi solleciti e altri interventi, risultavano non pagati, per cui hanno richiesto anche il fallimento, presso il tribunale di Verona, dell'azienda scaligera;
          le preoccupazioni delle due aziende albanesi derivano anche dalla circostanza della cessione per una cifra irrisoria della Serenissima Costruzioni spa e dal fatto che il contratto di vendita prevederebbe di mantenere in capo ad A4 holding i debiti contratti verso società italiane, ma non si farebbe alcun riferimento ai debiti verso società estere, che costituiscono una parte cospicua (22 milioni di euro su 27 complessivi);
          anche alcune aziende veronesi hanno manifestato preoccupazione, in seguito agli investimenti effettuati in Serenissima Costruzioni, che superano complessivamente il milione di euro e che rischiano di andare perduti;
          nel frattempo, la procura veronese ha aperto un'inchiesta con l'ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e di altri reati e, allo stato attuale, risultano otto persone indagate;
          da parte sua Serenissima Costruzioni ha reclamato, nei confronti delle due società albanesi, la restituzione di acconti erogati a fronte di lavori eseguiti male e parzialmente e la corresponsione di penali da ritardo ed il risarcimento di ingenti danni anche per le ripercussioni degli inadempimenti di Cae ed Elite Mine sui rapporti con la stazione appaltante;
          la vicenda, riportata dalla stampa (vedasi Il Corriere di Verona del 13 giugno 2017 e L'Arena del 28 giugno 2017), rischia di gravare anche sui 40 lavoratori di Serenissima Costruzioni, il cui posto di lavoro appare in pericolo, visti anche i licenziamenti di ulteriore personale che operava in Albania, per cui è necessario ed urgente un intervento per tutelare la loro posizione e garantirne il futuro lavorativo  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di tutelare la posizione lavorativa dei dipendenti di Serenissima Costruzioni spa, il cui futuro lavorativo è stato messo fortemente a rischio dalla «svendita» di Serenissima Costruzioni spa alle due società a responsabilità limitata sopra citate, che non risulterebbero essere state in grado di adempiere a quanto dovuto nei confronti delle aziende albanesi, aggravando un quadro generale decisamente critico. (5-11761)

Interrogazioni a risposta scritta:


      GALGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          la legge n.  112 del 24 giugno 2016 recante «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare», ha la finalità di inserire nel sistema giuridico un apparato di protezione dei soggetti portatori di handicap;
          la legge intende favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l'autonomia delle persone diversamente abili, individuando e riconoscendo specifiche tutele per le persone con disabilità quando vengono a mancare parenti che si sono presi cura di loro fino a quel momento;
          in tal modo, si intende garantire l'autonomia e l'indipendenza, consentendo loro di continuare a vivere nelle proprie case o in strutture gestite da associazioni. Ad oggi, questi complessi di accoglienza per disabili risultano concentrati al Nord, ma anche al Centro e al Sud Italia cè le necessità di avere tali    strutture;
          il 23 novembre 2016 è stato firmato il decreto attuativo che fissa i requisiti per l'accesso alle prestazioni a carico dell'apposito fondo istituito dalla legge n.  112 del 2016 e stabilisce la ripartizione delle risorse tra le regioni;
          i finanziamenti previsti sono: 90 milioni di euro per il 2016, 38,3 milioni di euro per il 2017 e 56,18 milioni di euro per il 2018, vale a dire meno di 400 euro l'anno per ogni persona portatrice di handicap che, accolta in strutture idonee, costerebbe allo Stato 200 euro al giorno;
          non esiste un'anagrafe per i disabili, perciò le stime in Italia sono approssimative (all'incirca due milioni sono le persone con problemi gravi); non c’è un'analisi qualitativa che individui quali sono le difficoltà che affrontano quotidianamente i portatori di handicap. Ad esempio, le necessità di un ragazzo autistico sono diverse da uno affetto da sindrome di down;
          l'Associazione nazionale famiglie riferisce che sono oltre duecentomila le persone con queste problematiche. Da recenti dati dell'Istat risulta che nei prossimi dieci anni i disabili gravi che rimarranno senza parenti saranno 160 mila  –:
          quali iniziative si intendano assumere affinché venga garantita in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale la distribuzione dei fondi di cui alla legge 24 giugno 2016, n.  112. (4-17175)


      MANFREDI e TARTAGLIONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          l'industria aeronautica italiana costituisce uno dei settori fondamentali dell'assetto economico e produttivo italiano;
          Atitech Manufacturing srl, controllata da Manutenzioni Aeronautiche srl, in data 1o giugno 2015, ha rilevato il ramo di azienda di Alenia/Finmeccanica di Capodichino Nord, dedicato alla costruzione e realizzazione di modifiche speciali ed alla manutenzione di aeromobili regionali (ATR 42/72), dopo la stipula di un accordo, in data 27 maggio 2015, presso la sede dell'Unione degli industriali di Roma, tra Alenia Aermacchi SpA, Atitech e le organizzazioni sindacali metalmeccaniche;
          il numero di lavoratori interessati a tale accordo era di 178 (oggi 177) ed in esso, fu sancito un piano industriale 2016 –2020, che prevedeva: un livello di investimenti, pari a 12 milioni di euro finalizzati al ripristino funzionale delle facilities; la qualificazione del personale; di garantire non solo la continuità occupazionale, ma di incrementarne progressivamente i livelli; l'impegno da parte dell'azienda di non ricorrere, per l'arco temporale di realizzazione del piano industriale, alla cassa integrazione per il personale oggetto della cessione ed, inoltre, vi era una clausola di salvaguardia nella quale si affermava: «Nell'ipotesi in cui dovessero sopravvivere condizioni di cessazioni collettive del rapporto di lavoro, per i dipendenti oggetto della cessione del ramo, anche successivamente alla fusione per incorporazione di Atitech Manifacturing, FinmeccanicaAlenia si impegna ad attivare un tavolo per verificare le più adeguate risposte organizzative per la salvaguardia degli aspetti occupazionali in Aziende del Gruppo in Area Campana»;
          l'Atitech Manifacturing srl, dopo più di due anni dalla firma dell'accordo, che non prevedeva l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, ha aperto la procedura di cassa integrazione straordinaria per i 177 lavoratori, i quali hanno ricevuto in data 21 giugno 2017 comunicazione del provvedimento adottato, mediante telegramma;
          i lavoratori dell'Atitech Manifacturing srl, dopo il ricevimento della comunicazione della cassa integrazione sono in presidio permanente, presso lo stabilimento di Napoli, sito in Via Tempio Nuovo 20  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda intraprendere in virtù del fatto che la cassa integrazione straordinaria non costituisce alcuna prospettiva industriale ed occupazionale e che il sito produttivo è di fondamentale importanza per lo sviluppo del settore aerospaziale in Campania che rappresenta una vera e propria eccellenza nel panorama industriale. (4-17176)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


      CARELLA, LUCIANO AGOSTINI, CARRA, ROMANINI, COVA, PRINA, TERROSI, FERRARI, FERRO, GADDA, FIANO, FIORIO, MONGIELLO, PILOZZI, PIAZZONI, MINNUCCI e TIDEI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          gli agricoltori, allevatori di bufale ed i componenti della filiera agricola di base dell'allevamento bufalino dell'area di produzione della mozzarella di bufala campana Dop: Lazio, Campania, Puglia, Molise continuano a denunciare alle istituzioni ed alle autorità competenti in merito come il latte di bufala prodotto in Italia, e destinato alla trasformazione di mozzarella di bufala campana Dop sia nettamente inferiore ai quantitativi di mozzarella di bufala, sia DOP e sia non DOP, commercializzata dai caseifici; spesso a prezzi irrisori rispetto al costo di produzione, determinando una alterazione del mercato;
          occorre ricordare che per poter utilizzare la denominazione d'origine protetta, la mozzarella di bufala campana deve essere prodotta solo con latte fresco proveniente dalle seguenti regioni: dal Lazio, province di Roma, Frosinone, Latina, dalla Campania, province di Caserta, Benevento, Napoli e Salerno, dalla Puglia, provincia di Foggia, dal Molise, provincia di Isernia;
          in ogni caso, per contrastare realmente le sofisticazioni e le problematiche connesse e consequenziali, sono necessarie da parte delle Asl e dei Nuclei antisofisticazione azioni permanenti di controllo della filiera della mozzarella di bufala Dop e del sistema di produzione e di commercializzazione dei latticini di latte di bufala non Dop;
          il 4 maggio 2017 l'assemblea del consorzio per la tutela del formaggio mozzarella di bufala campana Dop, ha deliberato una nuova proposta di modifica al disciplinare della predetta mozzarella con designazione di Dop, allo scopo, tra l'altro, di prevedere la possibilità di introdurre, nel metodo di elaborazione della stessa, il condizionamento e la commercializzazione a temperature negative di –18 gradi centigradi (congelamento del prodotto), anche senza liquido di governo con obbligo di effettuare tale processo senza soluzioni di continuità nel corso della sua produzione e nello stesso stabilimento autorizzato;
          tale modifica del disciplinare è stata trasmessa al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'approvazione e la ratifica delle modifiche del disciplinare; si rileva che il marchio della mozzarella di bufala Dop è un bene immateriale di proprietà dello Stato italiano e per esso del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, essendo il frutto del lavoro e dell'esperienza degli agricoltori e trasformatori italiani;
          l'iniziativa sopra richiamata costituisce per gli interroganti quindi un non nuovo tentativo di «industrializzare» questo antichissimo prodotto rurale del Mezzogiorno d'Italia, correndo il rischio di banalizzarlo con grave danno soprattutto per gli allevatori di bufale che producono il latte in seno all'areale della suddetta Dop  –:
          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere al fine di tutelare realmente i consumatori, gli allevatori ed i trasformatori di filiera contro quella che ad avviso degli interroganti costituisce una alterazione del mercato agro-alimentare della mozzarella di bufala Dop e Non-Dop italiana tuttora in atto;
          se il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali intenda dichiarare ufficialmente la contrarietà alle proposte di modifica del disciplinare di produzione della mozzarella di bufala Dop così come richiesto dal Consorzio di Tutela MBC DOP;
          se il Governo intenda assumere ulteriori iniziative per tutelare il marchio della mozzarella di bufala, anche tenendo conto degli impegni formulati nelle risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati il 22 giugno 2016 a seguito dell'esame della Relazione sulla contraffazione nel settore della mozzarella di bufala campana della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo della Camera dei deputati, che hanno impegnato il Governo pro tempore ad intraprendere ogni iniziativa utile per rafforzare i controlli sugli operatori della filiera produttiva della mozzarella di bufala in Italia. (3-03142)

Interrogazione a risposta scritta:


      GUIDESI e FEDRIGA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          il fondo per gli affari marittimi e della pesca dell'Unione europea (FEAMP) sostiene i pescatori nella transizione verso una pesca sostenibile, aiuta le comunità costiere a diversificare le loro economie, finanzia i progetti che creano nuovi posti di lavoro e migliorano la qualità della vita nelle regioni costiere europee, agevola l'accesso ai finanziamenti;
          a ciascun Paese, previa predisposizione di un programma operativo con specificazione delle modalità di utilizzo delle risorse assegnate, viene assegnata una quota della dotazione complessiva del fondo in base alle dimensioni del suo settore ittico;
          ai sensi dei decreti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 6 agosto 2015 e del 10 agosto 2016 (individuazione delle risorse e dei criteri per l'erogazione degli aiuti alle imprese di pesca che effettuano l'interruzione temporanea obbligatoria, di cui rispettivamente al decreto 3 luglio 2015 e 7 luglio 2016), i contributi sono destinati alle imprese autorizzate all'esercizio dell'attività di pesca con il sistema «strascico», le quali abbiano attuato il fermo obbligatorio e rispettato le misure tecniche successive all'interruzione, come previsto rispettivamente dai decreti ministeriali del 3 luglio 2015 e 7 luglio 2016;
          le risorse ammontano a 15 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2015 e 2016 e sono state assegnate in base al numero di giorni lavorativi di fermo effettuati nei periodi stabiliti dai decreti suddetti;
          per accedere alle agevolazioni, il decreto direttoriale n.  10207 del 17 giugno 2016 ha enunciato, nel dettaglio, i requisiti di ammissibilità e i relativi adempimenti amministrativi;
          le imprese hanno presentato, inoltre, entro la fine del periodo di arresto obbligatorio o delle misure tecniche, un'apposita manifestazione di interesse (allegato 2 del decreto ministeriale 6 agosto 2015), integrata ex articolo 1 del decreto direttoriale suddetto;
          risulta all'interrogante che le risorse, riferite alle annualità 2015-2016 e destinate ad indennizzare ogni armatore per il cosiddetto «fermo biologico», non hanno ancora raggiunto le marinerie liguri risultanti beneficiarie, provocando grande preoccupazione, dal momento che, in assenza di tale accorgimento economico, il settore in questione non ha più futuro in Liguria;
          la pesca rappresenta una delle attività più rilevanti dell'economia ligure e, al tempo stesso, un'eccellenza di portata internazionale da tutelare costantemente, risultato anche del sacrificio di intere famiglie  –:
          se il Ministro interrogato    non intenda adottare le iniziative necessarie ed urgenti affinché la dotazione finanziaria del fondo per gli affari marittimi e della pesca dell'Unione europea, riservata l'Italia e riferita alle annualità 2015-2016, giunga, il prima possibile, anche agli armatori liguri risultanti beneficiari. (4-17171)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GALLINELLA, L'ABBATE, GAGNARLI e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il 30 dicembre 2016 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge n.  242 del 2 dicembre 2016 «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa»;
          all'articolo 5 si dispone che «con decreto del Ministro della salute, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i livelli massimi di residui di THC ammessi negli alimenti»;
          tale definizione appare fondamentale al fine di rilanciare il settore della canapa, sia dal punto di vista agricolo che alimentare, poiché la situazione nel nostro Paese appare ancora ambigua e il rischio di investire economicamente in tale campo ancora troppo alto  –:
          a che punto sia l’iter di adozione del decreto previsto dall'articolo 5 della legge di cui in premessa. (5-11733)


      CARNEVALI, AMATO, CAPONE, PATRIARCA, MIOTTO, SBROLLINI, LENZI e D'INCECCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          da organi di stampa si apprende la notizia che il vaccino contro l'epatite A, malattia acuta del fegato causata dal virus Hav e, nella maggior parte dei casi dovuta al mancato rispetto di norme igieniche sarebbe al momento introvabile in molte regioni, mettendo così a rischio le vacanze di migliaia di italiani visto che tale vaccino è il più diffuso tra i viaggiatori che partono per Paesi con problemi igienici in Africa, Asia o Sud America;
          la carenza del vaccino sarebbe dovuta a un problema produttivo dell'industria che lo prepara proprio in un momento in cui la malattia, come sottolineato dall'Istituto superiore di sanità e pure dall'Organizzazione mondiale della sanità, è a rischio diffusione non solo in Italia ma anche in Europa al punto da spingere la stessa Organizzazione mondiale della sanità a intervenire chiedendo agli Stati di offrire il vaccino ai cittadini;
          chi, quindi, di recente ha fatto richiesta presso le strutture sanitarie per sottoporsi a vaccinazione anti-epatite A sta ricevendo in questi giorni comunicazioni analoghe alla seguente: «A causa dell'inatteso aumento del consumo, sono attualmente esaurite tutte le scorte di vaccini anti epatite A. La carenza potrebbe protrarsi per i prossimi 30-90 giorni. Al momento non sarà possibile essere vaccinati per Epatite A»;
          l'unica alternativa che si prospetti per coloro che in questa stagione si recano nei centri di medicina dei viaggi per sottoporsi al vaccino contro l'epatite A sarebbe quella, oltre a partire senza vaccino, di utilizzare il prodotto pediatrico;
          tale alternativa per essere utilizzata necessita del via libera dell'Aifa e del Ministero della salute  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa grave situazione che si è venuta a creare e quali iniziative urgenti intenda adottare affinché la salute dei cittadini sia tutelata così come prescritto dall'articolo 32 della Costituzione. (5-11734)


      AMATO, TERROSI, BORGHI, LENZI, CARNEVALI, PAOLA BOLDRINI, BENI, GRASSI, D'INCECCO e SBROLLINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il decreto ministeriale del 2 aprile 2015 , al punto 9.2.2, definisce gli standard che devono essere adottati dai Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate;
          secondo tale decreto, «I presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate devono essere dotati indicativamente di:
              reparto di 20 posti letto di medicina generale con un proprio organico di medici e infermieri;
              chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day Surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina per i casi che non possono essere dimessi in giornata (obiettivo massimo di 70 per cento di occupazione dei posti letto per avere disponibilità per il verificarsi di casi imprevisti); la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, è garantita da parte dell'equipe chirurgica che assicura un supporto specifico in casi risolvibili in loco;
              pronto soccorso presidiato da un organico medico dedicato alla emergenza-urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come prevista dal decreto ministeriale del 30 gennaio 1998 (Medicina e Chirurgia d'Accettazione e d'Urgenza) e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l'aggiornamento relativo;
          è organizzata in particolare la possibilità di eseguire indagini radiologiche con trasmissione di immagine collegata in rete al centro hub o spoke più vicino, indagini laboratoristiche in pronto soccorso. È predisposto un protocollo che disciplini i trasporti secondari dall'Ospedale di zona particolarmente disagiata al centro spoke o hub. È prevista la presenza di una emoteca. Il personale deve essere assicurato a rotazione dall'ospedale hub o spoke più vicino;
          detti presìdi proprio per la loro definizione risultano essenziale risposta di salute per zone lontane dai centri hub, in territori con rete stradale frequentemente dissestata, non sempre con copertura h24 del servizio di elisoccorso;
          la realtà dei presìdi ospedalieri di area svantaggiata appare disomogenea e frequentemente sottodimensionata in risorse strutturali e professionali;
          le carenze di specialisti negli ospedali di area svantaggiata sono dovute frequentemente alla prevalente esigenza degli ospedali di maggiori dimensioni in cui sono in organico con la conseguente mancata risposta in termini di servizi al territorio;
          frequentemente l'assenza di una figura apicale con responsabilità di direzione medica ricade sulla organizzazione della struttura ospedaliera e sulla garanzia di efficienza, efficacia e sicurezza della stessa, garantendole pari dignità nella rete ospedaliera locale;
          la gestione articolata della rete ospedaliera, da un lato, e della rete distrettuale, dall'altro, spesso impedisce un trasparente e tempestivo flusso di informazioni tra la struttura principale e i presidi di area svantaggiata e tra questi ultimi e il distretto con il conseguente ingenerarsi di evitabili disservizi  –:
          quali iniziative di competenza intenda adottare per definire lo standard minimo non indicativo che le regioni devono rispettare;
          se non ritenga di assumere iniziative per stabilire la obbligatorietà della presenza del rianimatore h24, ancorché in organico al dipartimento di emergenza accettazione (dea) di riferimento, per ottemperare alle procedure di emergenza-urgenza che linee guida specifiche affidano esclusivamente all'intervento del rianimatore, per esempio la intubazione tracheale per insufficienza respiratoria acuta o le procedure rianimatorie in caso di coma;
          quali iniziative di competenza intenda adottare per rendere più autonomi gli ospedali di area svantaggiata anche, ad esempio, nella gestione degli specialisti attualmente afferenti al centro hub o al centro spoke di riferimento, in modo che la figura apicale, qualora presente, abbia discrezionalità e responsabilità nella gestione dei servizi erogati dagli stessi.
(5-11746)

Interrogazione a risposta scritta:


      LA RUSSA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          la procura di Catania ha aperto un'inchiesta per omicidio in relazione alla morte di alcuni malati, dimessi perché in fin di vita, e deceduti nel trasporto tra l'Ospedale «Maria Santissima Addolorata» di Biancavilla e le proprie abitazioni;
          l'inchiesta ha preso avvio in seguito a un'intervista rilasciata da un testimone alla trasmissione televisiva «Le Iene», nella quale lo stesso aveva affermato che durante tali tragitti in ambulanza un barelliere accelerava il decesso dei pazienti iniettando loro aria nelle vene;
          la motivazione delle uccisioni sarebbe da ricercare nel fatto che in cambio il barelliere avrebbe ottenuto denaro da parte delle agenzie funebri poi incaricate dei funerali;
          stando alle dichiarazioni rilasciate dall'uomo, un collaboratore di giustizia, l'attività del barelliere sarebbe iniziata nel 2012 e sarebbe da ricondurre nell'ambito delle attività criminali di stampo mafioso nella zona;
          negli ultimi mesi, a Biancavilla, i blitz antiracket «Onda d'urto» e «Reset», eseguiti dai carabinieri e coordinati dalla procura, avevano già svelato la presenza di interessi e attività mafiosi nei settori delle pompe funebri e dei trasporti privati in ambulanza  –:
          se il Ministro della salute non ritenga di avviare una immediata verifica, rispetto al caso descritto in premessa, del rispetto delle regole e delle procedure che disciplinano l'attività dei presidi ospedalieri;
          quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di tutelare il comparto sanitario dalle infiltrazioni della criminalità organizzata. (4-17188)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


      RICCIATTI, LAFORGIA, MARTELLI, FRANCO BORDO, EPIFANI, GIORGIO PICCOLO, FERRARA e ZAPPULLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          Ceme spa, fondata nel 1974, è una società specializzata nel settore della progettazione e dello sviluppo di componenti per il controllo dei fluidi, quali elettrovalvole, elettropompe, pressostati, flussostati e accessori completi, con sede principale a Trivolzio in provincia di Pavia;
          la società possiede uno stabilimento a Carugate (Milano) che produce valvole di sicurezza per elettrodomestici ed impiega 97 persone, in massima parte operai;
          agli inizi di giugno 2017 la proprietà ha annunciato la volontà di smantellare la sede di Carugate, di porre il personale impiegato integralmente in esubero e di esternalizzare l'attività produttiva;
          l'annuncio è arrivato senza alcun preavviso e sembra dettato, per stessa ammissione della società («La necessaria riduzione dei costi attraverso la chiusura dello stabilimento comporterà, immediatamente, un notevole efficientamento dell'intera organizzazione aziendale»), da mere ragioni di efficientamento, non legate ad alcuna crisi produttiva, strutturale o transitoria;
          le ripercussioni di questa scelta sono facilmente intuibili, sia in ordine agli effetti per i 97 lavoratori e le loro famiglie, sia per quanto riguarda le ripercussioni sull'economia del territorio  –:
          se il Ministro interrogato intenda convocare un tavolo di crisi con l'azienda e le rappresentanze dei lavoratori presso il Ministero dello sviluppo economico al fine di garantire la piena continuità produttiva dello stabilimento di Carugate, anche alla luce delle ripercussioni sui livelli occupazionali. (5-11759)


      CIVATI e GREGORI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          nel settore della manutenzione degli ascensori in servizio il vigente regolamento n.  162 del 1999 stabilisce che la manutenzione sia affidata a persona munita di certificato di abilitazione rilasciato dal prefetto, in seguito all'esito favorevole di una prova teorico-pratica, da sostenersi dinanzi ad apposite commissioni esaminatrici, che però sono state soppresse dal decreto-legge n.  95 del 2012 cosiddetta spending review;
          venendo meno tali commissioni, molte prefetture hanno sospeso il rilascio delle abilitazioni ormai da anni;
          la commissione soppressa non era un ente inutile, in quanto il suo parere, che non compete alla sfera di attribuzioni tipiche del prefetto e può provenire solo da un organo ausiliare tecnico, è indispensabile per il rilascio di un'abilitazione molto delicata. La sua soppressione per esigenze di risparmio pubblico non fa venire meno l'obbligo che essa esista per assistere il prefetto nel rilascio del patentino;
          il Governo aveva risolto il problema con una disposizione recata dallo schema di decreto del Presidente della Repubblica di modifica del regolamento n.  162 del 1999 (atto del Governo n.  335);
          il Consiglio di Stato aveva mosso delle osservazioni su tale disposizione (parere 30 agosto 2016), ma il Governo aveva esaustivamente motivato in Commissione (seduta del 5 ottobre 2016) la base legale dell'intervento regolamentare, superando le obiezioni del Consiglio di Stato;
          tuttavia, il Governo ha espunto dal testo definitivo di modifica del regolamento n.  162 del 1999 (decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 2017, n.  23) la ricostituzione delle commissioni d'esame;
          l'opportunità di intervenire, non lasciando il prefetto sfornito dell'ausilio tecnico necessario in fase endoprocedimentale per poter giungere alla decisione che consenta il rilascio dei certificati abilitativi, era stata espressa già nel parere approvato il 22 ottobre 2014 dalla Commissione attività produttive della Camera sull'atto del Governo n.  111;
          fra gli operatori del settore vi è grande attesa per una soluzione delle gravi problematiche relative al rilascio dei certificati di abilitazione allo svolgimento della professione di installatori e manutentori di ascensori e montacarichi che oltre a compromettere l'attività di manutenzione, essenziale a garantire la sicurezza delle persone, rappresenta un ostacolo per l'occupazione dei giovani ascensoristi e per Io sviluppo delle aziende del settore  –:
          quali iniziative di competenza intenda assumere e in quali tempi per il ripristino di una struttura istituzionale competente in materia di rilascio dei certificati di abilitazione all'esercizio della professione di manutentore di ascensori e montacarichi. (5-11760)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BECATTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          il decreto legislativo n.  164 del 2000 (cosiddetto decreto Letta), emanato in attuazione della direttiva 30/09/CE, ha effettuato la scelta della gara pubblica, anche in forma aggregata fra gli enti locali concedenti, come unica forma di assegnazione del servizio di distribuzione del gas (articolo 14), da svolgersi decorso il periodo transitorio disciplinato dal successivo articolo 15;
          il legislatore, con il decreto-legge 1o ottobre 2007, n.  159 (articolo 46-bis), poi modificato con la legge 23 luglio 2009, n.  99, ha affidato al Ministro dello sviluppo economico ed a quello per gli affari regionali il compito di emanare un decreto che definisca gli ambiti territoriali minimi per lo svolgimento delle gare per l'affidamento del servizio di distribuzione del gas e un decreto che individui i criteri di gara e di valutazione delle offerte;
          il decreto «Ambiti» (decreto ministeriale 19 gennaio 2011) definisce 177 ambiti territoriali minimi (ATEM), ciascuno oggetto di gara unica;
          per imprimere un'accelerazione allo svolgimento delle gare il decreto «del fare» (decreto-legge n.  69 del 2013) è intervenuto per stabilire un termine perentorio per la selezione della stazione appaltante. Il decreto-legge (articolo 4, comma 2 e 4) ha attribuito alle regioni (o, in caso di inerzia delle regioni, al Ministero dello sviluppo economico) un potere sostitutivo sugli enti locali, qualora non provvedano a nominare la stazione appaltante o a indire il bando di gara entro i termini previsti;
          è poi intervenuto il decreto-legge «Milleproroghe» n.  210 del 2015 (convertito dalla legge n.  16 del 2016), il quale, all'articolo 3, comma 2-bis, ha disposto una ulteriore proroga dei termini perentori per la pubblicazione dei bandi di gara, rispettivamente di dodici mesi per gli ambiti del primo raggruppamento, di quattordici mesi per gli ambiti del secondo raggruppamento, di tredici mesi per gli ambiti del terzo, quarto e quinto raggruppamento, di nove mesi per gli ambiti del sesto e settimo raggruppamento e di cinque mesi per gli ambiti dell'ottavo raggruppamento. La proroga si aggiunge alle proroghe per i diversi raggruppamenti vigenti al 28 febbraio 2016 (data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge);
          il medesimo articolo 3, comma 2-ter, del decreto-legge n.  210 del 2015 ha modificato poi il comma 2 e abrogato i commi 4 e 5 dell'articolo 4 del decreto-legge n.  69 del 2013, introducendo una nuova previsione secondo la quale, scaduti i termini per la pubblicazione del bando di gara, la regione competente sull'ambito territoriale assegna alle stazioni appaltanti ulteriori sei mesi per adempiere, decorsi i quali avvia la procedura di gara attraverso la nomina di un commissario ad acta. Trascorsi due mesi (e non più quattro mesi) dalla scadenza di tale ulteriore termine senza che la regione competente abbia proceduto alla nomina del commissario ad acta, il Ministro dello sviluppo economico dà avvio alla gara, nominando il commissario;
          ad oggi risulta all'interrogante la presenza di alcuni Atem in cui, successivamente alla mancata pubblicazione del bando di gara, sono altresì scaduti i termini entro cui la regione competente è chiamata a procedere alla nomina del commissario « ad acta»  –:
          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza ai sensi delle previsioni normative di cui all'articolo 3, comma 2-ter, del decreto-legge n.  210 del 2015, in tema di esercizio del potere sostitutivo nei confronti delle regioni inadempienti. (5-11738)


      LIUZZI, CRIPPA, DE LORENZIS e DE ROSA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          il 4 maggio 2017, nel corso del tavolo tecnico che si è tenuto presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sull'inquinamento del Cova di Viggiano, Eni confermava lo sversamento di 400 tonnellate di petrolio su un'area di 6.000 metri quadri in Basilicata. Tale dato è stato riconfermato dalla stessa società petrolifera il 22 maggio 2017 durante l'audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti;
          alla luce di quanto suddetto, il 27 maggio 2017 alcuni esponenti del M5S, tra cui l'interrogante, hanno presentato un esposto presso la procura di Potenza e quelle pugliesi, affinché vengano disposte tutte le verifiche e le indagini per investigare sulla bontà delle acque del Pertusillo (data l'alta probabilità di inquinamento dell'invaso per vicinanza all'area industriale lucana) per accertare l'ipotesi di disastro ambientale nell'area industriale di Viggiano. Nell'esposto sono stati evidenziati numerosi dati su analisi e campionamenti effettuati da Arpab e Ispra ma soprattutto dell'Acquedotto pugliese, unico ente accreditato a certificare la qualità dell'acqua in Basilicata. In particolare, nei «Rapporti di prova» dell'Acquedotto pugliese sul potabilizzatore di Missanello (invaso d'acqua a pochi chilometri di distanza dalla diga del Pertusillo di cui si serve anche la vicina Puglia) è stata rilevata la presenza di contaminanti come microcistine, berillio, bario, cobalto, litio, zinco e idrocarburi C10-C40;
          il 20 giugno 2017, durante una conferenza stampa convocata dal presidente della regione Basilicata, Marcello Pittella, alla quale hanno partecipato anche l'assessore all'ambiente Francesco Pietrantuono e alcuni dirigenti dell'Arpab, è emerso che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha valutato come «rilevante» l'incidente prima citato. Tuttavia, a causa di una diversa classificazione del greggio del Cova, ai fini dell'applicazione della normativa Seveso, la categoria del greggio lavorato al Centro Oli di Viggiano (Potenza) differenzierebbe da quello trattato a Taranto, sebbene lo stesso provenga dalla Val d'Agri;
          secondo Eni, infatti, mentre a Taranto vengono applicate le prescrizioni sulla sicurezza per le attività industriali a rischio di incidente rilevante (categoria 2 Direttiva europea Seveso 3), in Val d'Agri, lo stesso petrolio viene classificato nella categoria 3 e quindi con delle prescrizioni molto più superficiali in relazione al rischio di incidenti e conseguentemente alla salvaguardia dei cittadini e dell'ambiente. È da evidenziare che la classificazione del greggio, in prima istanza, è stata determinata dalla stessa Eni che ha «autocertificato» il livello di pericolosità del greggio lavorato in Basilicata;
          sempre durante la conferenza stampa del 20 giugno 2017, la dirigente della regione Basilicata, a quanto risulta agli interroganti, ha dichiarato che «la qualificazione di incidente rilevante» data dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare rispetto all'incidente lucano, sia dipesa da «un'interpretazione più restrittiva» della norma trattandosi oltretutto dello stesso petrolio. Nella stessa circostanza, l'Assessore Pietrantuono ha dichiarato che «non c’è correlazione tra la dichiarazione di incidente rilevante ed il danno ambientale. Quest'ultimo sarà eventualmente accertato dalla conseguente procedura di controllo messa in moto dal Ministero, che agirà parallelamente a quella già in corso da parte di Regione, Arpab e Ispra»  –:
          quali siano le ragioni per le quali il petrolio estratto in Val d'Agri presso il Centro Oli di Viggiano abbia una classificazione diversa rispetto a quello stoccato a Taranto, seppur trattandosi dello stesso greggio. (5-11743)


      NARDUOLO, NACCARATO e CRIVELLARI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          Carraro Drive Tech spa ha sede a Campodarsego (provincia di Padova) e, dal 2012, ha appaltato la gestione del proprio magazzino ricambi a Ceva Logistics (multinazionale americana ex TNT), la quale ha deciso di spostare la sede dello stabilimento destinato alla logistica da Rovigo a Monselice (provincia di Padova), da un capannone di proprietà Carraro ad uno in affitto;
          utilizzando il meccanismo di subappalti e sgravi fiscali per l'assunzione dei lavoratori (messi in mobilità a Rovigo e riassunti a Monselice), Ceva riesce a garantire a Carraro spa prezzi molto concorrenziali;
          le organizzazioni sindacali, dopo lunghe trattative, hanno ottenuto di ridurre il numero dei subappalti e oggi Ceva opera soltanto attraverso MRX srl, società controllata dal consorzio MOREX con sede a Bari;
          nella sede di Monselice attualmente operano 35 lavoratori MRX, 35 lavoratori dipendenti di Carraro e 6 lavoratori Ceva;
          l'appalto di Ceva termina il prossimo marzo 2018;
          da alcuni mesi lavoratori e organizzazioni sindacali sono venuti a conoscenza che Carraro intende trasferire la logistica da Monselice a Poggiofiorito (provincia di Chieti), dove dispone di uno stabilimento di proprietà che si occupa di produzione per la stessa società, con circa 100 dipendenti attualmente in contratto di solidarietà;
          con questa operazione, Carraro intenderebbe usufruire, a quanto risulta agli interroganti, degli incentivi fiscali previsti per le riconversioni industriali nei comuni ricadenti nelle aree di crisi industriale non complessa, come previsto dal decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico del 19 dicembre 2016 e dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 31 gennaio 2017;
          il piano industriale di Carraro spa prevedrebbe quindi la chiusura del magazzino di Monselice e il riposizionamento della logistica a Poggiofiorito, spostando la produzione da quest'ultimo stabilimento presso quello di Maniago (provincia di Pordenone), sempre di proprietà Carraro, verosimilmente utilizzando lo stesso meccanismo di sgravi fiscali usato da Ceva a Monselice anche per lo stabilimento di Poggiofiorito, in modo da interrompere i rapporti di lavoro diretti e riassumere i lavoratori attraverso Ceva;
          l'accordo di programma tra Carraro e la regione Abruzzo per la riconversione del sito di Poggiofiorito attende il consenso del Ministero dello sviluppo economico;
          alla luce di tutto ciò, il 23 maggio 2017 i lavoratori di Monselice hanno iniziato uno sciopero e, per gestire la vertenza, le organizzazioni sindacali hanno chiesto un tavolo di concertazione che si è tenuto il 7 giugno 2017 presso la sede della provincia di Padova, in un clima molto teso;
          nel frattempo MRX ha messo in mobilità tutti i 35 dipendenti dell'appalto Ceva di Monselice;
          la regione Veneto ha inviato richiesta di apertura di un tavolo di concertazione al Ministero dello sviluppo economico per la vertenza Carraro-Ceva;
          lo sciopero nel frattempo è ripreso, ma Carraro spa non appare intenzionata a fornire risposte rispetto alle questioni sollevate dalle organizzazioni sindacali;
          la situazione sta generando forte allarme presso i lavoratori e le organizzazioni sindacali per le inevitabili ripercussioni economiche sul territorio e soprattutto per le modalità dell'operazione condotta dapprima da Ceva che, di fatto, ha compromesso le tutele dei lavoratori attraverso il meccanismo del subappalto, e ora da Carraro spa, che finirebbe di fatto per utilizzare agevolazioni pubbliche per una trasformazione industriale che causerà il licenziamento dei lavoratori di Monselice ed il conseguente impiego di risorse pubbliche per gestire lo stato di disoccupazione  –:
          se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti sopra esposti e in che modo intendano attivarsi per convocare un tavolo con i soggetti interessati per chiarire le rispettive posizioni e garantire la migliore tutela ai lavoratori, evitando che degli incentivi fiscali per il rilancio industriale di un territorio possano essere utilizzati in maniera impropria a scapito di un'altra area. (5-11744)

Apposizione di firme a risoluzioni.

      La risoluzione in Commissione Sbrollini e altri n.  7-01177, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Incecco.

      La risoluzione in Commissione Oliverio e altri n.  7-01292, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cenni.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Luigi Di Maio n.  4-15626, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Lorenzis.

      L'interrogazione a risposta scritta Luigi Di Maio n.  4-16837, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 giugno 2017, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Lorenzis.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
          interrogazione a risposta scritta Mannino n.  4-16721 del 26 maggio 2017;
          interrogazione a risposta immediata in Commissione Ricciatti n.  5-11644 del 26 giugno 2017;
          interrogazione a risposta scritta De Rosa n.  4-17141 del 30 giugno 2017.