XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 858 di martedì 26 settembre 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

      (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Bernardo, Bindi, Coppola, D'Uva, Damiano, De Menech, Di Lello, Epifani, Fico, Garavini, Mazziotti Di Celso, Meta, Pes, Quartapelle Procopio, Francesco Saverio Romano, Scanu, Sereni, Sottanelli, Speranza, Turco e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della nomina di una sottosegretaria di Stato.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 25 settembre 2017, ha comunicato quanto segue: “Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri l'on. dott.ssa Paola De Micheli, con la cessazione contestuale della carica di Sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze. Firmato: Paolo Gentiloni”.

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(Iniziative volte ad assicurare chiarezza e trasparenza nel funzionamento degli strumenti di segnalazione e di rilevazione delle violazioni del codice della strada, nonché il corretto utilizzo dei proventi delle relative sanzioni, anche alla luce del contenzioso relativo al recente caso di via di Portonaccio a Roma – n. 2-01938)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Baldelli ed altri n. 2-01938 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Baldelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. La ringrazio, Presidente Giachetti. In questo caso stiamo parlando di una vicenda di carattere locale, ma che, per la rilevanza, l'importanza anche numerica, dell'importo delle sanzioni - parliamo di oltre 23 milioni di euro - e per il numero delle sanzioni - parliamo di 250.000 contravvenzioni elevate - ha assunto un carattere nazionale, perché è diventato l'emblema di che cosa non bisogna fare quando si amministra un comune importante come quello di Roma o, in genere, qualsiasi altra realtà locale.

Parliamo di una corsia preferenziale, tra virgolette, “fantasma”, nel senso che viene riattivata questa corsia preferenziale in via di Portonaccio a Roma, la comunicazione, ancorché avvenuta forse nei tempi giusti attraverso il sito del comune, non raggiunge i cittadini, perché la segnaletica verticale e soprattutto orizzontale, quindi quella sulla strada, viene aggiornata dopo diverso tempo, mesi, che questa corsia preferenziale viene attivata o riattivata, viene riattivata una telecamera che era ferma dal 2005: il risultato di tutto questo sono 250.000 multe per oltre 23 milioni di euro e quindi decine di migliaia di cittadini arrabbiati, che hanno ricevuto delle sanzioni, che andranno a contenzioso, che probabilmente vinceranno questo contenzioso, con comitati spontanei che si sono formati a tutela dei cittadini che sono stati multati. Ripeto, non parliamo di un autovelox, parliamo di una corsia preferenziale, segnalata male, segnalata in ritardo.

Io non so dove sia il confine tra il dolo e la colpa grave; sta di fatto che questo caso è diventato un caso emblematico, oggetto di manifestazioni, si sono creati comitati, c'è un grosso fermento su questo anche in rete; al comune di Roma il gruppo di Forza Italia ha presentato una interrogazione alla giunta capitolina, alla quale non è stata mai data una risposta, e credo che non solo il gruppo di Forza Italia lo abbia fatto. Crediamo a questo punto che sia giusto fare approdare questo caso così grave, emblematico di come non bisogna amministrare una città, anche nel Parlamento italiano, chiedendo al Governo che cosa intenda fare.

Ricordiamo che siamo di fronte a un aumento esponenziale, che si è registrato negli ultimi anni, delle sanzioni amministrative per violazioni di norme del codice della strada, delle cosiddette multe. Crediamo che le amministrazioni non debbano utilizzare le multe come uno strumento per far cassa e questo è un principio del quale si riempie la bocca perfino il Governo, salvo poi, come dire, tradirlo in provvedimenti come l'ultima manovra finanziaria, la cosiddetta manovrina, che si è fatta tra aprile e maggio, in cui si è sospeso l'obbligo di destinazione, previsto dal codice della strada, del 50 per cento delle multe fatte dai comuni e del 100 per cento della quota spettante ai comuni sugli autovelox per grandi città - e quindi anche Roma - e per le province: sospeso per il 2017 e il 2018 e indicato per una non meglio specificata funzione di sicurezza stradale. Quindi, di fatto, mentre da un lato, per capirci, il Ministro Minniti emette delle circolari di buon senso, in cui ricorda anche alla Polizia stradale e ai prefetti intanto che gli autovelox non vanno messi per esigenze di cassa, ma vanno messi in presenza di un'esigenza di sicurezza stradale e ricorda alla Polizia stradale che gli autovelox non vanno messi a tradimento, nascosti dietro le frasche, dietro le piante, dietro alle piazzole di sosta, ma vanno messi in maniera ben visibile tanto da essere deterrenti e facendo da elemento di prevenzione all'eccesso di velocità; ecco, mentre da un lato c'è questo comportamento del Ministro Minniti, dall'altro c'è il parere favorevole del Governo a un emendamento, che seppur di origine parlamentare è stato bene accetto al Governo, che permette alle province e alle città metropolitane - quindi Roma, Milano, Napoli, Palermo, eccetera - di fare cassa per due anni con i soldi delle multe, infischiandosene di fatto delle destinazioni previste dal codice della strada, che prevede che metà delle multe che si fanno dentro le città e tutta la quota spettante ai comuni delle multe da autovelox vada alla sicurezza stradale, al mantenimento degli impianti e quindi anche, per dirne una, alla copertura delle buche, alla manutenzione del manto stradale, alla manutenzione stradale in genere.

In questo quadro, in questo paradosso, io chiedo al Governo quale sia la posizione, il giudizio del Governo stesso sul caso di Roma, che non è un caso isolato, ma è un caso emblematico per la quantità degli importi e per la quantità delle multe elevate a carico di automobilisti spesso incolpevoli, che non hanno avuto un'adeguata segnalazione, anche perché poi basta passarci per capire che la segnalazione, che c'è, del palo su cui è posizionata questa telecamera è in prossimità di una fermata dell'autobus. Quindi, nel momento in cui c'è l'autobus che ferma lì, per scaricare passeggeri e caricarne altri, quella segnalazione è assolutamente invisibile ed è una strada che per venti, trent'anni è stata una strada in cui la preferenziale non c'è stata e, quindi, c'è un'abitudine, un habitus, di decine di migliaia di cittadini che passano lì quotidianamente a non pensare che ci sia una corsia preferenziale. Tanto è vero questo quanto proporzionalmente sarebbe stato necessario mettere una cartellonistica adeguata per segnalare la novità. Tra l'altro, io credo che non ci sia neanche un'adeguata via di fuga per quel cittadino che, trovandosi lì, desideri fare inversione di marcia e tornare indietro, perché questo comporterebbe, di fatto, una specie di paralisi del traffico o quasi o molto probabilmente una violazione.

Quindi, io non so quali strumenti il Ministero dei trasporti intenda utilizzare, però è chiaro che non si può andare avanti così, che le amministrazioni che fanno questo e che lo fanno ai fini di far cassa devono essere adeguatamente richiamate, e probabilmente anche sanzionate, e se le norme non ci sono bisogna costruirle.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In merito alla corsia riservata istituita dal comune di Roma in via di Portonaccio, ricordo che il codice della strada affida al comune il compito di regolamentare la circolazione all'interno dei centri abitati ed infatti, sulla base del combinato disposto degli articoli 6, comma 4, e 7, comma 9, lettera a), del citato codice, il comune può riservare corsie anche protette a determinate categorie di veicoli, anche con guida di rotaie, o a veicoli destinati a determinati usi. I provvedimenti di regolazione, a norma dell'articolo 5 dello stesso codice, comma 3, sono resi noti al pubblico mediante i prescritti segnali. In tale quadro, se nell'istituire la corsia preferenziale il comune di Roma non ha ottemperato alle norme appena richiamate e non intende annullare i provvedimenti emessi in autotutela, qualora riconosca che le disposizioni del codice non sono state rispettate, gli utenti della strada ai quali sono stati notificati i verbali di infrazione hanno la possibilità di utilizzare le misure di tutela previste dallo stesso codice della strada. In merito a tale spiacevole vicenda, che vede coinvolti migliaia di cittadini, va rilevato che la vigente normativa non prevede la possibilità di modificare gli effetti di atti adottati dagli enti locali nell'esercizio delle loro funzioni.

Peraltro, presso gli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non risulta pervenuto alcun ricorso gerarchico, ai sensi dell'articolo 37 del codice, i cui termini sono ormai decorsi, avverso la regolamentazione in argomento da parte dei destinatari dei verbali di contravvenzione. Per quanto riguarda, poi, la ripartizione e la rendicontazione dei proventi contravvenzionali, anche in linea con quanto rilevato dal Ministero dell'interno, interessato al riguardo, il quadro normativo riconducibile agli articoli 142 e 208 del codice della strada appare sufficientemente delineato ed adeguato, pur in assenza di alcune misure attuative non ancora emanate. L'articolo 208 del codice della strada stabilisce che i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie sono devoluti all'amministrazione pubblica a cui appartiene l'organo di Polizia stradale che ha accertato l'illecito, che, tuttavia, non può beneficiarne direttamente in nessuna forma.

In particolare, sono incamerati: dagli enti locali di appartenenza i proventi per le violazioni accertate da funzionari, ufficiali e agenti di regioni, province e comuni; dallo Stato, i proventi per le violazioni accertate da tutti gli altri soggetti dipendenti da amministrazioni statali. In entrambi i casi la norma prevede precisi vincoli di destinazione e di impiego. Per quanto riguarda gli enti locali, ai sensi del comma 4 del citato articolo 208, una quota pari al 50 per cento di tali proventi è destinata a specifici interventi ed attività volti a migliorare le infrastrutture e la segnaletica, nonché al potenziamento delle attività di controllo e ad altre finalità di sicurezza stradale.

Invece, per ciò che concerne la specifica violazione prevista dall'articolo 142 del codice della strada in tema di eccesso di velocità, attraverso l'impiego di apparecchi o di sistemi di rilevamento o attraverso l'utilizzo di dispositivi o mezzi tecnici di controllo a distanza, il criterio di riparto è previsto dallo stesso articolo 142, in base al quale il 50 per cento dei proventi di tali sanzioni è attribuito all'ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l'accertamento o agli enti che esercitano le relative funzioni e l'altro 50 per cento all'ente da cui dipende l'organo accertatore. Anche in tale ipotesi, gli enti interessati diversi dallo Stato sono vincolati a destinare la quota dei proventi ad essi spettanti alla realizzazione di specifici obiettivi, analoghi a quelli prima menzionati. Il comma 12-quater dell'articolo 142, al fine di verificare l'effettiva destinazione dei proventi agli obiettivi normativamente indicati, ha previsto l'obbligo, per ciascun ente locale, di trasmettere in via informatica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'interno, entro il 31 maggio di ogni anno, una relazione in cui sono indicati, con riferimento all'anno precedente, l'ammontare complessivo dei proventi di propria spettanza, sia riferiti all'articolo 208 che al 142, nonché gli interventi realizzati con dette risorse, specificando, altresì, gli oneri sostenuti per ciascun intervento.

Nel caso in cui l'ente ometta di trasmettere tale relazione annuale, ovvero qualora lo stesso utilizzi i proventi in modo difforme da quanto previsto dall'articolo 208, comma 4, e dall'articolo 142 del codice della strada, la percentuale dei proventi spettanti ai sensi dell'articolo 142 è ridotta del 30 per cento per ciascun anno.

Per quanto riguarda specificamente il contrasto degli eccessi di velocità, il Ministro dell'interno già nel 2009 aveva fissato gli obiettivi e i criteri attraverso i quali tale azione deve essere espletata, stabilendo che la stessa deve trovare fondamento in un'adeguata pianificazione a livello provinciale che fa capo ai prefetti, chiamati a coordinare, nell'ambito territoriale di competenza, l'attività di tutti gli organi di Polizia stradale. Di recente il Ministro Minniti, con direttiva del 21 luglio scorso, nel ribadire e confermare le indicazioni e gli schemi operativi introdotti nel 2009, ha conferito nuovo impulso alla Conferenza provinciale permanente, nonché all'Osservatorio per il monitoraggio degli incidenti stradali dipendenti non solo dall'eccesso di velocità, ma anche dalla violazione di altre norme di comportamento, come la guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza, l'utilizzo scorretto di telefoni cellulari.

Riguardo, inoltre, alla visibilità delle postazioni contenenti le apparecchiature per l'accertamento delle violazioni alle norme della circolazione stradale, si rappresenta che non esiste un obbligo generalizzato di presegnalazione e visibilità di tutte le postazioni e che sono le specifiche norme, eventualmente, a prevederlo. Ad esempio, per il controllo della velocità tale obbligo è previsto dall'articolo 142, comma 6-bis, che impone che le postazioni di controllo per il rilevamento della velocità siano preventivamente segnalate e siano ben visibili, secondo modalità più in dettaglio disciplinate dalla recente direttiva sopra richiamata. Concludo evidenziando che il Governo segue attentamente la problematica segnalata con l'obiettivo di un impulso positivo e a sostegno della corretta e puntuale trasmissione della relazione sui proventi contravvenzionali.

Ciò anche al fine di evitare eventuali abusi e far sì che gli introiti derivanti dalle sanzioni per eccesso di velocità siano esclusivamente ed effettivamente destinati agli interventi per la sicurezza stradale. Ed è proprio per corrispondere a tale obiettivo che il Ministro Delrio, nella seduta presso la Commissione trasporti della Camera del giorno 26 luglio scorso, ha favorevolmente accolto l'emendamento dell'onorevole Baldelli numero 8.6 all'Atto Camera 423, che va nella direzione auspicata dagli onorevoli interpellanti e condivisa dal Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SIMONE BALDELLI. La ringrazio. Ho il dovere di ringraziare il sottosegretario Del Basso De Caro per essere venuto a rispondere a questa interpellanza, meno per il contenuto di questa risposta, nel senso che è stato fatto nel contenuto riferimento all'articolo 142 e all'articolo 208. Ricordo, come ho detto già nella illustrazione, che per gli anni 2017 e 2018 le province e le città metropolitane, per cui Roma, Napoli, Palermo, Milano, in deroga alla legislazione vigente, possono utilizzare le quote previste dall'articolo 142, comma 12-ter, e dall'articolo 208, comma 4, del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, per il finanziamento degli oneri riguardanti le funzioni di viabilità di Polizia locale con riferimento al miglioramento della sicurezza stradale. Il che significa che gli articoli che il sottosegretario ha richiamato nella sua risposta sono sostanzialmente saltati per le province e le città metropolitane per i prossimi due anni.

Questo è il problema, che voi ci richiamate due articoli che nella legge sono derogati per province e città metropolitane per i prossimi due anni, e si è detto alle province e alle città metropolitane: “fate pure cassa con questi soldi, perché nessuno ve ne chiederà conto”, anziché destinarli alle destinazioni previste dal codice della strada. Quindi, intanto questo, giusto per capirci, perché non è che poi il Ministero dei trasporti può pensare che sia in vigore una norma che il Parlamento ha cambiato per grandi città e province. È l'impostazione che io porto avanti, che il Ministro Delrio sostiene di condividere e che anche il sottosegretario Del Basso De Caro sono certo profondamente condivide, giacché egli è stato protagonista e interlocutore del Parlamento quando si è discussa in Parlamento una mozione proprio su questi temi, impegnando, tra l'altro, il Governo a presentare una relazione sullo stato di attuazione dell'obbligo di rendicontazione dei comuni sui proventi delle multe e delle multe dagli autovelox. Ed è da settembre 2016, sottosegretario, che aspettiamo questa relazione, che non è mai arrivata, ma ci ha detto il Ministro Delrio che solo 300 comuni su 8 mila la presentano.

Quindi, c'è qualcosa di profondamente storto in questo meccanismo, e questo qualcosa di storto va corretto, e va corretto subito. Ecco, malgrado tutto questo, è evidente che poi c'è una legge che va nel senso diametralmente opposto: mentre Minniti dice che bisogna segnalare gli autovelox e che non si può far cassa con l'autovelox, dall'altra parte il Governo autorizza, dà parere favorevole all'approvazione di una norma che, di fatto, permette alle grandi città, che poi sono il grosso del bilancio vero di questo mondo, e alle province, che come sappiamo bene sono state proprio dalla legge cosiddetta Delrio messe in condizioni di avere debiti importanti e mantenere le funzioni, di far cassa con gli autovelox e con le multe, guarda caso! Quindi siamo in una contraddizione totale.

Ma al di là di questo, tornando al caso specifico: a me fa piacere che il Governo l'abbia definita “spiacevole vicenda”, perché è una vicenda molto spiacevole; e lo dobbiamo chiedere a quelli che si sono ritrovati con 10-15 multe nella buca delle lettere, quanto sia spiacevole questa vicenda. Io consiglio al Governo di fare un'ispezione ministeriale per cercare di capire su quel tratto di strada se attualmente - neanche a maggio e giugno, dove c'è stato un deficit di segnaletica verticale - quel tratto di strada risulti a norma e segnalato adeguatamente secondo le norme in vigore del codice della strada. Io invito il Governo a svolgerla, questa ispezione, e a prendere una posizione al riguardo.

Per quanto riguarda l'amministrazione capitolina è ovvio, i comuni hanno la sovranità, l'autonomia per decidere quali possono essere strade a corsia riservata preferenziale e quali no, e possono farlo liberamente. Sta di fatto che tutto questo ingenera un contenzioso, perché 250 mila multe ingenerano un contenzioso molto importante, rispetto al quale comunque vada ci sarà un danno, perché il comune stima di incassare 23 milioni di euro, ma se dovesse perdere questi ricorsi perderà 23 milioni di euro; i cittadini si sentono violentati da un'amministrazione che non li avvisa di un cambio di una corsia e che a quel punto in maniera occulta li multa; incolpevoli nel continuare a fare un percorso che per decenni hanno fatto potendolo fare, senza che vi fosse magari una strada alternativa indicata, ecco gli stessi cittadini, se dovessero fare ricorso e perderlo, rischiano di pagare il doppio della sanzione. E anche questo è un altro dramma: perché guardate, le famiglie non hanno soldi da buttare dalla finestra! In tutto questo c'è la vita quotidiana del cittadino: c'è un cittadino che ha paura di aprire la propria buca delle lettere perché ci trova un maxi-conguaglio, una multa, una lettera di Equitalia o dell'Agenzia delle entrate, a Renzi piacendo, dove comunque nella migliore delle ipotesi o sono adempimenti burocratici o sono cifre, conguagli, bollette pazze o multe da pagare. Vi sembra normale che in questo quadro d'insieme un cittadino posso aver fiducia nelle istituzioni? È questo il punto! Io non mi metto allora qui ad esprimere giudizi sulla giunta capitolina, perché rischiamo di travalicare anche l'ambito del dibattito parlamentare; ed è giusto che il Parlamento faccia il Parlamento e il consiglio comunale faccia il consiglio comunale, questo è il Parlamento della Repubblica. Ma guardate, ponetevi, poniamoci il problema di questi episodi che accadono, non solo in questo caso così emblematico a Roma ma in tutta Italia, in cui le amministrazioni diventano nemiche del cittadino e utilizzano il codice della strada come un elemento per un prelievo, per una tassazione aggiuntiva oltre alle aliquote di competenza dei comuni. Magari infischiandosene del decoro della città: per cui il cittadino che sporca non viene multato, ma viene più facilmente multata la macchina, magari con la telecamera, con l'autovelox, perché quella porta più cassa e questi soldi vengono spesi, in violazione al codice la strada o in deroga al codice la strada, complice questo Governo, per fare altro. Magari per fare un'opera di viabilità, che magari costa, o semplicemente qualcosa di diverso, come la sagra della porchetta per il piccolo comune, che magari campa mettendo l'autovelox a tradimento sulla strada di passaggio dove passano pendolari, famiglie, turisti, eccetera.

Questo andazzo deve finire. I cittadini italiani sono stufi di vivere in uno Stato del quale bisogna avere paura. Bisogna ricostruire un rapporto di fiducia tra amministratori e cittadini: e passa, sottosegretario Del Basso De Caro, anche per questo. E bisogna secondo me ricostruire anche un rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo, perché quando il Governo si impegna con il Parlamento, e c'è un voto unanime di questo emiciclo, su determinati provvedimenti, è bene che il Governo questi provvedimenti li porti in Parlamento.

Noi aspettiamo dal settembre 2016 questa relazione. Il Ministro Delrio in un question time che io gli ho sottoposto quest'anno, dopo che l'anno scorso gli avevo sottoposto lo stesso tema, ci ha detto che 300 comuni su 8 mila presentano questa benedetta relazione: ma insomma, vogliamo fare qualcosa? O pensiamo che il fatto che i comuni possano infischiarsene della legge sia un atto quotidiano al quale abituarsi? Ma perché io cittadino se violo il codice della strada ho la telecamera, ho l'autovelox che mi fanno la multa, mi mandano una bolletta a casa con i soldi da pagare e mi tolgono i punti della patente, e un sindaco che viola il codice la strada non ha nessuna sanzione? Per quale ragione al mondo ci deve essere questa discriminazione? Guardate, avete una responsabilità importante: io sono convinto che il sottosegretario conosca bene, tanto bene questo tema, e abbia una consapevolezza tale di queste esigenze, da potersi impegnare in questo Parlamento a portare a casa qualche risultato in questi ultimi mesi della legislatura; che molti considerano inutili, ma che io credo possano dare, da questo punto di vista, soddisfazione a quei tanti cittadini che hanno visto violati i loro diritti di cittadini consumatori e automobilisti, da tante amministrazioni che se ne sono infischiate del codice della strada che amministratori e cittadini hanno invece il dovere di rispettare.

(Iniziative in relazione alla piattaforma Spid (sistema pubblico di identità digitale), con particolare riferimento alla salvaguardia dell'identità e dei dati digitali, nonché ai tempi di attuazione del sistema – n. 3-03260 e n. 3-03262)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Vallascas n. 3-03260 e Mucci n. 3-03262, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A). Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento all'episodio riportato dai giornali, l'Agid ha tempestivamente chiesto al gestore dell'identità digitale Infocert Spa dettagliate informazioni in relazione a quanto rappresentato dal video, quali il livello di formazione fornita all'operatore che ha gestito l'identificazione via webcam, la check-list di controllo che ogni operatore deve eseguire nelle attività di identificazione, i controlli di back-office attivati per il rilascio dell'identità digitale, la cronologia delle richieste di autenticazione generate dalla predetta identità, l'interlocuzione intercorsa con il titolare e lo stato attuale di dette identità. La stessa agenzia, poi, ha richiamato l'attenzione dei gestori di identità digitali circa la necessità di operare una verifica della procedura di identificazione, attività che è stata monitorata e della quale gli identity provider hanno confermato l'attuazione. È stato inoltre convenuto con i medesimi gestori di condividere le esperienze, soprattutto problematiche (tentativi di frode, casi particolari, dubbi), attraverso la creazione di una community e la messa a disposizione di strumenti di condivisione.

Preme comunque evidenziare che il riconoscimento tramite webcam, consentito dall'articolo 8 del regolamento recante le modalità attuative per la realizzazione dello Spid, adottato con determinazione dell'Agid n. 189 del 2016, non può ritenersi meno affidabile rispetto ad altre forme di identificazione, considerati i vantaggi, in termini di opportunità e tracciabilità, che tale procedimento consente anche in giudizio.

Restano, infatti, nella disponibilità dell'identity provider, oltre al numero del telefono e ai dati della carta di credito, anche i dati dell'intera sessione audio-video relativi all'utente.

Attualmente, tra i gestori di identità digitale accreditati a SPID, utilizzano procedure di riconoscimento a vista da remoto Infocert Spa, Tim, Sielte Spa e Aruba.it e, su circa 1 milione 400 mila identità SPID attualmente esistenti, circa 130 mila sono state rilasciate attraverso un procedimento di riconoscimento via webcam.

Bisogna, altresì, precisare che le verifiche di informazioni mediante banche dati sono alla base dei controlli di back-office, che i gestori devono effettuare. Si è ovviamente, tuttavia, consapevoli che tali verifiche non possono essere demandate alla casualità e devono essere gestite in un contesto che incrementi il livello di affidabilità al crescere della potenzialità di minacce dovute alla diffusione di SPID e all'evoluzione delle tecnologie e delle conoscenze.

Per allineare i controlli SPID con quanto già avviene nel mondo bancario, con il decreto legislativo n. 179 del 2016, è stato integrato l'articolo 30-ter del decreto legislativo n. 141 del 2010, inserendo anche i gestori di identità digitale SPID tra i soggetti partecipanti al sistema pubblico di prevenzione dei furti di identità nel settore del credito al consumo e dei pagamenti direzionati o differiti, ossia l'Archivio centrale informatizzato di cui è titolare il MEF, che svolge funzioni di supporto al controllo e alla prevenzione del furto di identità.

Tra l'altro, con il citato decreto legislativo n. 179, è stato integrato l'articolo 28, comma 3, lettera c) del decreto n. 231 del 2007, per consentire l'utilizzo di un'identità SPID (con credenziali di terzo livello) per il riconoscimento a distanza della clientela bancaria.

L'accuratezza dell'identificazione verrà migliorata con l'aumentare delle banche dati integrate di carattere nazionale. Infatti, per preservare gli aspetti di privacy, potrà essere previsto un sistema di domande, rivolte direttamente al soggetto richiedente l'identità, senza intermediazione dell'identity provider.

Inoltre, con la diffusione della carta d'identità elettronica, risulterà di massima utilità, per la corretta verifica dell'identità del richiedente SPID, la possibilità di valutare ancora in modo approfondito di accedere al database delle foto dei documenti di identità, con sistemi ormai diffusi di face recognition, che consentiranno di confrontare le immagini del richiedente con quelle memorizzate presso il Ministero dell'Interno.

Occorre sottolineare che la definizione delle caratteristiche e delle modalità di adozione del Sistema pubblico di identità digitale è frutto del confronto fra Agid e Garante per la protezione dei dati personali, nell'ambito della consueta collaborazione istituzionale. Tutti i regolamenti in ambito SPID, previsti dal DPCM del 24 ottobre 2014, sono stati adottati in coerenza con i rilievi e le osservazioni espressi dal Garante, ivi compreso il Regolamento recante le modalità attuative per la realizzazione dello SPID, che, al citato articolo 8, disciplina il sistema di identificazione a vista da remoto.

L'agenzia, comunque, continuerà a lavorare per assicurare nel tempo l'adeguatezza dei regolamenti e delle soluzioni alle esigenze di sicurezza e garanzia di protezione dei dati.

Conclusione. Il Governo ha chiesto ad Agid, alle agenzie e alle amministrazioni governative competenti di essere continuamente attive, per migliorare i sistemi di sicurezza connessi al rilascio dell'identità digitale e ad altre forme di identificazione online. Si tratta di un work in progress, che deve rispondere alla sempre maggiore richiesta di sicurezza digitale, in un cantiere come quello della tecnologia online, in continua evoluzione.

Il piano di diffusione dell'identità digitale è in linea con la programmazione, anche se risente di alcune difficoltà iniziali. Il Governo sta valutando di adottare ulteriori misure, che accelerino la diffusione e incrementino il numero dei servizi online consultabili tramite l'identità digitale.

SPID resta una delle priorità fondamentali per l'ammodernamento della pubblica amministrazione e per facilitare le relazioni tra cittadini, imprese e PA. È uno degli strumenti contenuti nell'Agenda digitale, che, insieme al domicilio digitale, consentirà di cambiare totalmente il modo in cui il sistema pubblico italiano fornirà servizi e risposte ai cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Vallascas ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-03260.

ANDREA VALLASCAS. Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario per la risposta, però devo dire che non sono soddisfatto. Il tema sollevato con quest'interrogazione, appunto, non è affatto secondario. L'identità digitale richiama una serie di argomenti che dovrebbero rappresentare il fulcro di un processo di modernizzazione del Paese, all'insegna della semplificazione e della chiarezza dei rapporti tra cittadino e amministrazioni pubbliche. E non solo. Assieme alla modernizzazione e alla semplificazione dei procedimenti, ne solleva altri di grande importanza, che si ricollegano alla sicurezza dei sistemi informativi e agli strumenti posti in essere per garantire e tutelare i dati personali.

L'interrogazione solleva proprio il problema del potenziale rischio di furti di identità, a causa di alcune falle, rilevate addirittura nelle procedure di invio della richiesta dello SPID. È stata segnalata, ad esempio, la facilità con cui sarebbe possibile ottenere i codici altrui, attraverso un rapido riconoscimento via webcam. Si tratta di un rischio elevato, che non si può sminuire con frettolose rassicurazioni, come avevano già fatto alcuni provider, sulla tracciabilità dei dati, con la possibilità di rintracciare chi viola il sistema. Queste sono rassicurazioni che, al contrario, destano maggiori preoccupazioni, perché confermano semmai la debolezza del sistema.

Ricordo inoltre che, nonostante gli elementi di rischio rilevati, questi procedimenti di riconoscimento via web sarebbero utilizzati tuttora da alcuni provider, abilitati a fornire le credenziali. La preoccupazione maggiore è che le gravi disfunzioni del sistema si siano verificate a fronte di un numero irrisorio di adesioni, rispetto agli obiettivi del Governo.

Ricordo che, secondo quanto dichiarato dal Ministero della funzione pubblica, il Governo si era posto l'obiettivo di 10 milioni di utenti entro il 2017; mentre l'Agenzia per l'Italia digitale, a metà luglio di quest'anno, ha reso pubblici gli ultimi dati sullo SPID, che rappresentano un fallimento, nell'ambito del processo di informatizzazione del Paese: un misero 1,5 milioni di utenti registrati, con un'impennata di adesioni legata ai bonus cultura e alla carta del docente.

Insomma, la digitalizzazione del Paese, a suon di bonus, non ha sortito neanche lontanamente gli obiettivi del Governo, quei 10 milioni di utenti, che, in un contesto in cui si sono rivelati bassi livelli di sicurezza informatica, avrebbero rappresentato un grave problema per le amministrazioni e i cittadini stessi. Ci sarebbe molto da dire sul processo di informatizzazione e di digitalizzazione del Paese, sui numerosi errori fatti in passato, come i flop della PEC gratuita, per dialogare con la pubblica amministrazione, sino alle misure…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vallascas. Potrei pregare i colleghi che sono al telefono, gentilmente, di abbassare il tono della voce? Onorevole Minnucci, grazie. Prego.

ANDREA VALLASCAS. …sino alla miriade di siti Internet del Governo, inaugurati e mai aggiornati. La promozione e la diffusione dell'identità digitale rappresenta un obiettivo importante, per un Paese che vuole avvicinare sempre più i cittadini alla pubblica amministrazione e vuole rendere la vita più facile alle tante imprese, che cercano di non morire di burocrazia.

Lo SPID non può essere il momentaneo adempimento per accedere a qualche bonus o a qualche mancetta, salvo poi finire in un binario morto, come i tanti siti dei ministeri costati una fortuna. Lo SPID deve essere al centro di un processo di diffusione digitale, che non ha niente a che fare con verybello.it e con le tante inutili pagine di promozione digitale.

Lo SPID deve soprattutto garantire la sicurezza dei dati personali dei cittadini, perché puntare su obiettivi e numeri sensazionali senza adeguate tutele è un azzardo dai costi elevati, non solo economici, che non possiamo permetterci e che non possono permettersi i cittadini e le imprese.

PRESIDENTE. L'onorevole Mucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione n. 3-03262.

MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Sottosegretario Rughetti, mi ritengo soddisfatta, perché diciamo che ha risposto puntualmente a tutti i miei quesiti. Dopodiché, possiamo discutere del fatto se SPID sia decollato o meno.

Dal punto di vista della sicurezza, voi ci assicurate che le falle, riguardo i problemi che si sono evidenziati con Infocert, che utilizzava meccanismi di identificazione tramite webcam, sono stati parzialmente risolti o, comunque, sono stati associati altri meccanismi che consentono una maggiore sicurezza nell'uso di questa identificazione. Quindi, su questo diciamo che possiamo passare oltre.

Dopodiché, resta grosso il tema del sistema pubblico di identità digitale. Prima il collega ha ribadito alcuni numeri che anche io posseggo: sostanzialmente il Governo si attendeva 10 milioni di identità digitali rilasciate entro fine 2017 e sembra che siamo abbastanza lontani dal traguardo. Il problema, a mio avviso, è che non c'è neanche una contezza rispetto a questi numeri, perché le ultime statistiche mi sembra che risalgano a gennaio scorso: 1.400.000 identità rilasciate, appunto quelle che lei ha citato. Per cui, innanzitutto, bisognerebbe porre un po' più di trasparenza sul tema di quante identità siano effettivamente state rilasciate e poi cercare di comprendere come mai questo sistema non decolli. Posto che lei ha detto giustamente che anche il Garante per la protezione dei dati personali era stato coinvolto nella definizione dei processi identificazione e quindi questo non può essere più un motivo di rallentamento, ovvero la modalità con cui le identificazioni vengono effettuate, il tema resta il numero risibile di identità rilasciate ad oggi.

Diciamo che il tema cruciale che lei ha segnalato e che potrebbe sbloccare la situazione è quello di consentire a fornitori di servizi privati di alimentare questo sistema, facendo anche guadagnare i gestori di identità e quindi facendo sì che il sistema SPID possa comunque andare avanti a titolo gratuito per i cittadini. Questo è un altro nodo ed è del tutto evidente, però, che ancora poche sono le pubbliche amministrazioni che utilizzano effettivamente il sistema pubblico di identità; a me risultano 3.700 pubbliche amministrazioni, sempre a fine gennaio, perché le statistiche sono abbastanza vecchie riguardo ai servizi che vengono erogati a pubbliche amministrazioni e le amministrazioni che utilizzano SPID.

Secondo il codice dell'amministrazione digitale non c'è un obbligo per le pubbliche amministrazioni di utilizzare SPID, forse questo è un altro nodo; l'altro tema è che solo le pubbliche amministrazioni che non avevano investito in sistemi di autenticazione stanno effettivamente implementando SPID; le altre amministrazioni stanno affiancando SPID a sistemi di autenticazione e riconoscimento tradizionali già in essere. Io penso all'Emilia-Romagna, che utilizza un sistema territoriale che si chiama FedERa e che non penso l'abbia, a tutt'oggi, implementato attraverso SPID.

Questo è un problema, perché ovviamente le regioni, piuttosto che gli enti locali, utilizzano sistemi territoriali e non utilizzano invece il sistema pubblico di identità digitale perché hanno già investito in quella direzione e, quindi, senza un obbligo ho paura che non riusciamo a portare a casa il risultato.

SPID è importante per semplificare la vita dei cittadini e delle imprese - almeno questo doveva essere l'obiettivo - nell'interazione con la pubblica amministrazione e con i servizi della pubblica amministrazione, garantendo sicurezza e privacy. Penso che questo obiettivo debba essere comune a tutti.

Dal punto di vista della sicurezza ci sono vari livelli - lei prima ce lo ha spiegato - e il problema delle falle per quanto riguarda la webcam è stato risolto, spero, definitivamente. Come lei ha detto, all'interno dell'utilizzo delle webcam comunque abbiamo dati e tracciabilità sufficienti per poter eventualmente riconoscere eventuali frodi. Credo che l'impegno debba essere soprattutto a livello territoriale per implementare i servizi, affinché i cittadini veramente possano utilizzare un'unica identità per accedere a tutti i servizi della pubblica amministrazione e soprattutto aprire ai fornitori di servizi privati, perché altrimenti i quattro - se non erro, quattro - operatori ad oggi certificati e accreditati su Agid mi sembra del tutto evidente che non possano sopperire al carico e comunque non sono in grado di far decollare questo strumento essenziale per la vita dei cittadini.

(Iniziative volte a promuovere la formazione e la sensibilizzazione degli studenti in ordine al contrasto della violenza contro le donne, nell'ambito dell'offerta formativa scolastica – n. 2-01888)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Centemero n. 2-01888 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Centemero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELENA CENTEMERO. Grazie, signor Presidente. Questa interpellanza è stata presentata nel luglio di questo di quest'anno, ma in questo momento sicuramente è ancora più opportuna. In quel momento si erano verificati quattro femminicidi e nella mia interpellanza parlo proprio di una strage, di una mattanza che non si ferma. In questi ultimi mesi, in questi ultimi giorni, in queste ultime settimane, siamo stati purtroppo abituati dalle pagine dei giornali, dalla televisione e della radio ad ascoltare di violenze efferate nei confronti delle donne; di stupri, di uccisioni, di femminicidi, di violenze, che colpiscono sempre più donne di ogni età, sempre più giovani, però, ed è una cosa che mi colpisce. Una delle cose che mi colpiscono tantissimo della violenza nei confronti delle donne, che colpiscono probabilmente tutti noi - mi auguro tutti noi -, è il fatto che molto spesso queste violenze avvengono all'interno delle mura domestiche o riguardano comunque relazioni affettive che si sono interrotte o che sono comunque in corso.

Accanto a questo, abbiamo visto invece negli ultimi giorni degli stupri davvero orripilanti. Credo che anche i numeri, che ovviamente variano da anno in anno, testimonino ciò con l'aumento delle denunce per atti persecutori, che erano 9.027 nel 2011 e nel 2016 sono arrivate a 12.675; le denunce per maltrattamento da 9.294 sono diventate 13.913; calano semplicemente quelle per percosse. Questi dati ci fanno veramente capire che siamo di fronte a un'emergenza che sta emergendo sempre di più. Sta emergendo sempre di più grazie anche al coraggio che tante donne, più di prima, hanno di denunciare, grazie anche degli strumenti che sono messi a loro disposizione, che ovviamente ci sono, non sono sufficienti, ma esistono, grazie anche ai centri antiviolenza che aiutano e supportano le donne che sono oggetto di violenza.

La legge n. 107, la cosiddetta “buona scuola”, al comma 16, dell'articolo 1, prevede che nel piano triennale dell'offerta formativa le istituzioni scolastiche assicurino l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo, appunto, nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche dal decreto-legge n. 93 del 2013, meglio noto come “legge sul femminicidio”.

Il comma 16 è di fatto inattuato, nel senso che non esistono, non sono state emanate allo stato attuale, è passato anche un po' di tempo, delle linee guida su come implementare nelle scuole l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione di ogni forma di discriminazione e di violenza ovviamente. Questo aspetto è rimasto inascoltato anche perché probabilmente nel dibattito dell'opinione pubblica in Italia si è un po' frainteso il senso di questo comma.

Voglio riportare una definizione di genere che è quella che viene riconosciuta dal Consiglio d'Europa e che sarebbe opportuno venisse adottata anche dal nostro Paese: il genere è il ruolo sociale che gli uomini e le donne assumono all'interno della società; questa definizione è anche accettata da ambienti cattolici.

Per cui io credo che bisogna un po' superare le ideologie e gli scontri che ci sono stati su questa tematica, perché davvero - lo dico proprio con cognizione di causa - l'educazione è fondamentale, l'educazione al rispetto reciproco. Quando parliamo di parità tra donne e uomini, quando parliamo di educazione alla non violenza, noi diciamo che è necessario educare i nostri studenti e le nostre studentesse al rispetto l'uno per l'altro, al dialogo, al confronto, ma soprattutto a considerare le donne nel loro valore, non come un oggetto.

Ci sono culture di tipo diverso. In Consiglio d'Europa è possibile, grazie alla presenza di 47 Stati e grazie ai partner, agli Stati che sono osservatori, vedere come la donna viene considerata in modo diverso. Il punto nodale - cosa che il Consiglio d'Europa fa sempre - è chiedere a tutti i Paesi di implementare delle leggi antiviolenza e, accanto a questo, di dare vita ad un'educazione delle nostre giovani e dei nostri giovani che vada al di là degli stereotipi di genere e che miri al rispetto della persona. Donne e uomini sono persone; le donne sono persone, hanno una dignità.

Quindi, noi siamo a chiedere proprio questo, anche perché gli interventi legislativi - oltre al comma 16 della legge “La Buona scuola” anche la legge, appunto, sul femminicidio - prevedevano proprio la promozione dell'educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell'ambito di quelli che, tra virgolette, vengono considerati “programmi” perché, in realtà, i programmi non esistono più ma esistono le indicazioni nazionali. Ecco, io intendo chiedere al Governo come mai non sono ancora state emanate delle linee-guida perché nelle scuole italiane ovviamente ci sono delle iniziative e dei progetti che sono lasciati alle singole scuole e abbiamo visto che hanno dato anche adito a diversi casi mediatici e, quindi, le linee-guida sono indispensabili e necessarie. Io ricordo che la Convenzione di Istanbul, che è quella che sta alla base della legge sul femminicidio, dice chiaramente che gli interventi educativi devono essere commisurati e conformi all'età delle studentesse e degli studenti - questo è un punto, secondo me, nodale su cui dover riflettere - e, quindi, io credo che un intervento da parte del Ministero, che indichi con chiarezza alle scuole le linee da intraprendere, sia estremamente importante.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. L'argomento sul quale verte l'interpellanza in discussione rientra tra quelli, come abbiamo ascoltato, che maggiormente stanno interessando l'opinione pubblica, stante l'allarme sociale provocato dai non pochi episodi di cronaca riportati negli ultimi tempi anche dai mezzi di informazione. Si ringrazia, pertanto, l'onorevole interpellante per averlo riproposto anche in questa sede, dando così occasione per un'ulteriore riflessione sul fenomeno e sulle strategie di contrasto da portare avanti per combatterlo. Si concorda pienamente sulle considerazioni espresse nell'interpellanza, cioè che l'unica risposta efficace alla violenza contro le donne è diffondere a tutti i livelli della società la cultura del rispetto e che la violenza contro le donne non è un fenomeno di natura episodica né emergenziale bensì un problema culturale che presuppone la necessità dell'adozione di apposite politiche educative e sociali finalizzate ad arginarlo per poi, auspicabilmente, eliminarlo del tutto.

Questo obiettivo può essere perseguito affermando con determinazione, fin dalle più giovani generazioni, il principio della parità tra i sessi, che non è solo un diritto fondamentale ma rappresenta la considerazione necessaria affinché si realizzi una società giusta e pacificata. Come ha evidenziato la stessa Ministra proprio ieri in occasione de “Le scuole contro la violenza sulle donne. Oltre l'indignazione, l'impegno!”, iniziativa di mobilitazione culturale, lanciata dalla Regione Lazio e proposta a tutte le scuole del territorio per la giornata del 25 dicembre: dobbiamo combattere questi squilibri e promuovere un'educazione al rispetto dei diritti di ogni persona, così come è stabilito nella nostra Costituzione all'articolo 3. E farlo quotidianamente, non soltanto per effetto della suggestione del momento, della rabbia nata dalle vicende che scuotono le nostre coscienze. La scuola e le istituzioni giocano un ruolo di primo piano.

Le nostre scuole possono svolgere, difatti, una funzione fondamentale, in quanto sono un luogo di osservazione e di intervento privilegiato. Grazie all'assidua frequentazione, la comunità educante può cogliere i segnali che portano all'emersione delle violenze subite dalle giovani e può fare molto in termini di prevenzione.

Il MIUR è, quindi, ben consapevole di svolgere al riguardo un ruolo centrale, essendo il sistema educativo lo strumento principe per efficaci iniziative di contrasto.

A ciò ha dato un impulso fondamentale la legge n. 107 del 2015, che richiama la Convenzione di Istanbul del 2013, che al comma 16 assicura, attraverso il Piano triennale dell'offerta formativa, l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori. Le azioni intraprese a seguito dell'introduzione della norma citata spaziano nei campi più diversi: dalla formazione degli insegnanti al piano in dieci azioni per una scuola aperta, inclusiva e innovativa, finanziato con i fondi del PON per la scuola, al tavolo di lavoro con l'Associazione editori italiani, finalizzato ad introdurre, nei libri di testo, un linguaggio e dei contenuti che superino gli stereotipi sessisti, ma anche per evidenziare il contributo delle donne in tutte le discipline. Si tratta di una scelta importante che ribalta l'attenzione nei confronti di questa componente della nostra società, ancora purtroppo vittima di pregiudizi e di preconcetti culturali.

Inoltre, a seguito di quanto sancito dal citato comma 16 della legge n. 107, il Ministero dell'istruzione sta lavorando alla stesura di linee-guida che indirizzino tutte le istituzioni scolastiche autonome ad una riflessione e ad un approfondimento sui temi legati alla prevenzione di ogni forma di violenza e discriminazione. Anche al fine di avviare un ampio confronto sul documento, con nota n. 619 del 16 giugno 2017, è stato emanato un avviso di manifestazione di interesse volto all'istituzione di un Osservatorio nazionale per il monitoraggio e la promozione di iniziative in ambito educativo e formativo sui temi della parità tra i sessi e della violenza contro le donne. Come ogni anno, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il MIUR, con nota n. 8656 del 24 novembre 2016, ha invitato le scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, alla realizzazione di attività sul tema e all'utilizzo del portale nazionale noisiamopari.it, che raccoglie le buone pratiche attivate nel mondo della scuola sul tema delle pari opportunità.

Si segnala, infine, che, con nota n. 705 del 28 giugno 2017, è stato emanato l'avviso per la Giornata nazionale della scuola, ai sensi dell'articolo 6 del decreto n. 663 del 1° gennaio 2016, dedicata alle migliori pratiche didattiche sviluppate da docenti, studenti e istituzioni scolastiche in conformità con il quarto e quinto obiettivo dell'agenda 2030, riguardanti, rispettivamente, l'educazione e l'uguaglianza di genere, con particolare attenzione verso la lotta a ogni forma di discriminazione e di violenza nei confronti di donne e bambine nonché verso l'eliminazione di ogni pratica abusiva.

Concludendo, educare al rispetto e alla parità tra i sessi, come già affermato dalla Ministra Fedeli, vuol dire anche rafforzare le bambine, le ragazze e le donne, assicurando loro libertà di scelta per la propria vita personale e professionale, e ribadire che non ci sono strade che non sono percorribili per via del loro sesso e che l'unica via per la loro realizzazione personale risiede nelle loro capacità, nei loro talenti e nei loro sogni.

PRESIDENTE. L'onorevole Centemero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELENA CENTEMERO. Grazie, signor Presidente. Evidentemente la Ministra Fedeli, che è molto sensibile a questo tema, ha messo in atto e in campo una serie plurale, possiamo così dire, di iniziative. Noi, però, ci aspettiamo che, nel più breve tempo possibile, vengano emanate le linee-guida, perché - lo voglio ripetere ancora - siamo innanzitutto convinti che educare fin da piccoli, fin da giovani, i nostri ragazzi e le nostre ragazze alla parità, al rispetto dell'altro, alla dignità della persona, alla non violenza, permetta loro davvero di essere persone responsabili che si rispettano reciprocamente e questo è importante.

È vero che c'è l'autonomia scolastica, però a volte l'autonomia scolastica si traduce in una serie infinita di progetti che seguono i criteri più ampi possibile e quindi le linee guida di un Ministero sono funzionali a indicare i limiti, i parametri nel quale inserire l'azione, che deve essere educativa, e nell'azione che è educativa deve trovare spazio anche la famiglia, perché la nostra Costituzione dice proprio questo, che la famiglia ha un importante ruolo accanto alla scuola. Quindi, bisogna trovare il modo di far lavorare insieme, collaborare in un aspetto molto importante, che è proprio l'educazione al rispetto, al dialogo e alla parità, anche le famiglie. Questo è un punto importante per tutti noi.

Voglio dire ancora alcune cose, perché questo tema mi sta davvero a cuore, mi è molto a cuore e lo considero un elemento fondamentale delle competenze di cittadinanza. Quando noi parliamo di educazione alla cittadinanza, quando parliamo di cittadinanza e Costituzione, per come la possiamo pensare, che sia una disciplina trasversale, non trasversale, in qualunque modo la vediamo, noi dobbiamo mettere un punto saldo e in questa direzione va esattamente il Consiglio d'Europa e anche la proposta di legge che ho presentato, che non vuole proporre altre leggi, ma vuole proprio creare delle linee guida, dar vita a delle linee guida, in cui uno degli elementi fondamentali dell'essere cittadine e cittadini è proprio educare alla parità tra donne e uomini e al rispetto. Perché questo? Non è che partiamo da rivendicazioni che magari pensiamo abbiano delle radici nel femminismo, ma perché la base fondamentale è quella che le donne, insieme agli uomini, vogliono assumersi le responsabilità nella società, nelle istituzioni, nella famiglia; esattamente come fanno nella famiglia, vogliono avere la stessa responsabilità anche nello spazio pubblico, di qualunque natura sia. Quindi, l'educazione alla parità è molto importante. La cosa che forse non è chiara dall'esposizione del sottosegretario Toccafondi è che, quando noi parliamo di educazione alla parità e quando parliamo di indirizzare anche l'orientamento verso determinate aree, non possiamo farlo solo per le donne, per le ragazze, ma va trasmesso un messaggio che deve essere chiarissimo: donne e uomini insieme, questa è la chiave di volta, donne e uomini insieme. Si parlava prima, appunto, di indirizzare le ragazze verso l'area, verso, diciamo così, mestieri, professioni, che sono tradizionalmente maschili; noi dobbiamo anche indirizzare molti studenti maschi verso questa realtà, perché lì c'è il futuro. Quindi, superare gli stereotipi, ma per superare gli stereotipi non vanno considerate solo le ragazze o educate solo le ragazze, ma anche i ragazzi, e bisogna proprio dare l'idea, trasmettere l'idea, che donne e uomini insieme fanno le cose, nel rispetto reciproco, nella non prevaricazione.

Per questo ritengo che, per dar vita a questo grande piano, a questo investimento nell'educazione alla parità, alla non violenza, al dialogo, che ritengo che sia ormai fondamentale e irrinunciabile nel nostro Paese, è molto importante che nelle scuole ci siano le competenze. Quindi tutte le iniziative, anche nella formazione iniziale dei docenti, che vanno verso l'acquisizione da parte dei docenti di competenze - perché non è che ci si improvvisa educatori in questo ambito, bisogna avere delle competenze, delle conoscenze, delle abilità e delle competenze molto chiare -, anche questo è un punto estremamente importante. Quindi, ben vengano tutte le iniziative, ma noi vogliamo che queste linee guida siano emanate in modo chiaro, in modo tale che tutte le scuole italiane mettano in atto delle iniziative che coinvolgano studenti, famiglie, con docenti formati e che siano soprattutto commisurate all'età dei ragazzi e delle ragazze. Questo è un altro punto che la convenzione ci chiede.

Educazione, eguaglianza di genere - e chiudo - significa proprio la possibilità che le donne e gli uomini possano dare il loro contributo nello stesso modo, con le loro caratteristiche, con i loro talenti, nella vita sociale, economica e istituzionale di un Paese. A questo noi dobbiamo puntare, questo è l'obiettivo alto che noi dobbiamo avere.

(Iniziative volte a favorire il riavvicinamento al territorio d'origine dei docenti sardi che insegnano la lingua tedesca, anche tenuto conto della vocazione turistica della Sardegna – n. 2-01903)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Pili n. 2-01903 (Vedi l'allegato A). L'onorevole Pili ha facoltà di illustrare la sua interpellanza per quindici minuti.

MAURO PILI. Grazie, Presidente. Ovviamente questa è una interpellanza di una lunga serie che ho proposto al Governo su un tema rilevante, che sintetizzo: scuola sarda, docenti sardi. Il pretesto è quello che ci viene dato dalla vertenza dei docenti sardi, che sono stati anche quest'anno, per molti versi, “deportati” - e passatemi questo termine, tra virgolette - dalla Sardegna verso le regioni del Nord Italia in particolar modo. C'è certamente la materia del tedesco, ma ce ne sono tante altre, educazione tecnica, altre materie, che hanno visto decine e decine di docenti costretti a lasciare la Sardegna, nonostante nella nostra terra ci fossero le disponibilità delle posizioni che potevano, appunto, assumere.

Però, è evidente che questa interpellanza assume un valore più ampio - ed è su questo che mi rivolgo al rappresentante del Governo - e il quesito finale dell'interpellanza è chiaro, riguarda un tema straordinariamente importante, cioè il ruolo delle identità delle regioni, dei territori, nella governance della scuola. Ed è questo il tema più delicato, che io credo che questa interpellanza riproponga all'attenzione del Governo. Non è la questione di una materia o di un'altra, ma è l'utilizzo di una principio costituzionale e statutario, per quanto riguarda una regione speciale come la Sardegna, del rapporto sull'organizzazione e gestione e anche sulla programmazione del mondo della scuola rispetto agli indirizzi che il Governo ha dato con la legge n. 107. Io ricordo a me stesso che molti di noi hanno sostenuto l'esigenza che il Governo regionale, insieme ad altri che lo hanno fatto, impugnasse la legge n. 107 proprio su questo versante, cioè sulla capacità dello Stato di non prevaricare rispetto alle esigenze di pianificazione, di governance identitarie e in qualche modo anche, come per la Sardegna, sul piano infrastrutturale, sul piano della logistica, della ragion insulare, che anche in questo caso mi sembra assolutamente preminente rispetto a tante altre questioni. C'è in discussione un tema più alto: lo Stato vuole imporsi rispetto a una scuola più vicina alle esigenze dei territori, più capace di interpretare le esigenze formative del legame tra la formazione e il mondo del lavoro, tra le esigenze di sviluppare l'identità, la crescita culturale dei propri giovani, non slegata dal proprio sapere, dalla propria storia, dalla propria cultura, dal proprio ambiente, dal proprio territorio. È questo il tema di questa mia interpellanza.

Quindi, vorrei che non fosse derubricata al tema che magari è richiamato, anche su altre interpellanze che il Governo ha ricevuto prima di questa. Ovviamente, per le ragioni tecniche che voi conoscete meglio di me, oggi si risponde a questa, ma ce ne sono altre su questa stessa materia che sono state presentate anche prima. Non è una questione meramente provincialistica, come qualche modernizzatore da quattro soldi ha fatto intendere in questi anni; è una questione fondamentale del ruolo della scuola nei territori, è la capacità della scuola di interpretare le esigenze culturali, identitarie, formative dei singoli territori, meglio le specialità, come in questo caso, culturali che emergono dal mondo della scuola. Ed è questo il tema su cui io credo che il Governo debba riflettere, anche alla luce di quanto è accaduto e di quanto sta accadendo in Sardegna, dove davvero viene meno quel principio di articolazione, richiamata anche sul piano statutario, dell'organizzazione della scuola.

L'organizzazione della scuola è richiamata come competenza concorrente e qui siamo di fronte, invece, a una prevaricazione, che la n. 107 ha sostanzialmente cancellato, che ha fatto calare dall'alto, senza che ci fosse alcuna capacità di intermediare le esigenze della governance della scuola da una parte e dall'altra l'esigenza, per esempio quella dell'insularità, di contemplare che i docenti sardi, laddove ci fossero i posti di insegnamento in Sardegna, non venissero appunto, tra virgolette, deportati nel Nord Italia. Questo è avvenuto, sta avvenendo, è avvenuto anche quest'anno. Ho letto le parole del sottosegretario Toccafondi di queste ultime ore, anche in Sardegna, di disponibilità ad affrontare questo tema, ma noi lo abbiamo posto ad agosto. Abbiamo detto: attenzione, stiamo facendo un'azione che è sul piano anche didattico lesiva delle esigenze degli alunni, perché, se si è detto che la continuità didattica, la continuità affettiva dell'alunno con il docente era fondamentale, mi dovete spiegare perché lo scorso anno è stato consentito a docenti con la propria specializzazione, ma magari non specializzati nel sostegno, di essere, per esempio, docenti del sostegno.

Qualora ci fossero, come ci sono stati gli anni passati e quest'anno, 3.500 posti, di cui 1.200 ancora vacanti in queste ore e in questi in questi giorni in Sardegna, perché non si è consentita la continuità affettiva didattica con quegli alunni con cui si è creata un'azione, un radicamento anche familiare, di riferibilità del docente a quella tipologia di alunno diversamente abile, che, quindi, aveva bisogno non soltanto del tecnicismo, ma anche di altri fattori, per esempio quello affettivo, assolutamente preminenti? Perché lo scorso anno il Governo ha consentito questa deroga in chiave territoriale e regionale e quest'anno, fregandosene di quella continuità didattica e affettiva, ha detto: tutti i docenti che sono specializzati in una materia insegnino quella materia, ma non possono insegnare più sostegno, e quindi vengono, per questo motivo, deportati fuori dalla Sardegna, ignorando temi fondamentali, come quello, per esempio, della continuità territoriale?

La Sardegna è una regione insulare, non vi devo spiegare che cosa è l'insularità della Sardegna. È ultra-periferica. Da ottobre non ci sarà più la continuità territoriale, sancita da una legge dello Stato, perché l'incapacità del governo regionale, con la complicità di quello nazionale, impediscono di fare la continuità territoriale, perché la gara è andata deserta, con la complicità di Alitalia. Quindi, di fatto, docenti che vengono strappati dalla continuità didattica, alunni che hanno chiarissimamente degli elementi tali per cui l'affettività, la continuità affettiva e didattica era fondamentale, come i ragazzi diversamente abili. Ebbene, con un fatto burocratico, di imposizione dello Stato rispetto a una logica di buonsenso, di senso di responsabilità, si è fatto di tutto perché questi docenti venissero spostati nel Nord Italia con stipendi da fame, come voi tutti ben sapete, ma questo è capitato anche in altre regioni del Sud, in Sicilia, Campania, Calabria, con stipendi assolutamente insostenibili rispetto a chi viene portato in una regione con sicuramente costi maggiori per chi si deve trasferire, deve pagare un affitto, deve vivere in una realtà che non è la propria, magari lasciando i figli in Sardegna, senza alcun tipo, anche in quel caso, di rispetto del ruolo del docente-genitore, che, probabilmente, proprio per quello che si diceva anche poc'anzi, avrebbe meritato più attenzione da parte dal Governo.

Quindi, ci sono competenze che andavano assolutamente salvaguardate sul piano statutario, superando una logica di mera didattica e proiettandosi, invece, nel rispetto di quel sacrosanto diritto di un territorio, di una regione, di governare una partita così importante e così delicata come quella della formazione dei propri giovani. Tutto questo oggi ha davanti a noi un dato emblematico: 1.200 ragazzi diversamente abili non hanno la copertura dell'insegnante di sostegno, e questo è un elemento che dovrebbe far riflettere. Per quale motivo non si stanno utilizzando i docenti sardi che hanno fatto richiesta di utilizzazione, che hanno pure la specializzazione in determinate materie, ma che hanno avuto anche un excursus formativo applicato, cioè hanno seguito, per esempio, alunni diversamente abili, e, invece, si richiamano docenti o formanti tali di terza fascia senza abilitazione specialistica e senza alcuna specializzazione sul piano del sostegno?

Questa è un'aberrazione totale sul piano della didattica, della formazione, del rispetto degli alunni, della scuola e, soprattutto, della continuità didattica che dovrebbe essere garantita, perché quegli stessi docenti lo scorso anno sono stati utilizzati nel sostegno perché, evidentemente, il Governo, questo stesso Governo, ha ritenuto che potesse esserci quella deroga, che era razionale, che era di buonsenso. Quest'anno non si capisce per quale motivo si sia voluto fare un atto prevaricatore nei confronti della Sardegna, ignorando quelle esigenze fondamentali che hanno visto e vedono centinaia di docenti sardi costretti ad emigrare senza alcuna ragione, perché proprio in Sardegna ci sono le disponibilità delle cattedre, e questo è un dato di fatto. Non c'è ragione logica, si tratta proprio di un'imposizione di Stato sul buonsenso e sul senso di responsabilità della governance della famiglia scuola, dell'agenzia scolastica, con tutto quello che ne consegue, perché è evidente che un docente che va a insegnare al Nord dalla Sardegna ha solo un'ambizione, che è quella di tornare nella propria terra, perché magari ha lasciato i figli, ha lasciato la famiglia, perché si sente più a casa e perché, magari, vuole essere interprete della missione formativa più a casa sua che in altre realtà.

Ebbene, crei due disagi: lo crei nella terra che lascia e nella terra che accoglie, cioè si crea davvero un'incongruenza sostanziale evidente e chiara. Quindi, la nostra interpellanza, la mia interpellanza, va proprio in questa direzione: serviva e serve ancora oggi uno specifico intervento ministeriale, mirato ad andare in deroga al vincolo dell'essere docente di ruolo appartenente a classi di concorso in esubero per essere utilizzato su un posto di sostegno senza specializzazione specifica, anche perché la specializzazione - il sottosegretario lo sa meglio di me - è talmente complicata, nel senso che non ci sono i posti messi a disposizione per la formazione, e quindi per quei passaggi, tra virgolette, burocratici anche rispetto a chi ha fatto il sostegno per anni e che non gli è stato mai riconosciuto, mai formalizzato sul piano burocratico. Occorre che il Governo nazionale faccia un'apposita disposizione ministeriale agli uffici scolastici provinciali e regionali per autorizzarli ad utilizzare quel personale, i docenti predetti sul sostegno.

Una norma di buonsenso, perché non si capisce perché il buonsenso c'era lo scorso anno e non ci può essere quest'anno. Quindi, una scelta che va nel rispetto della continuità didattica e affettiva degli alunni diversamente abili, che va nel rispetto della logica formativa e identitaria della governance statutaria prevista per le regioni speciali, che va nel rispetto di quella logica dei territori che hanno la capacità di sovraintendere, anche sul piano organizzativo, al mondo della scuola. Questo è quello che si chiede con questa interpellanza e io spero che il Governo, da questo punto di vista, anche se con grande ritardo, possa accogliere questa richiesta, che riguarda tante famiglie di docenti, che riguarda tante famiglie di alunni che si sono trovati senza il docente di riferimento dello scorso anno e che hanno visto questa deportazione davvero improponibile sul piano della razionalità e del buonsenso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. L'onorevole interpellante sollecita affinché vengano mantenuti i posti e le ore di insegnamento di lingua tedesca nelle scuole della Sardegna, dove invece, soprattutto in taluni istituti tecnici a indirizzo turistico e istituti professionali per i servizi alberghieri, si lamenta si sarebbero registrate soppressioni delle cattedre. Si ricorda che in sede di determinazione dell'organico di diritto gli uffici scolastici regionali autorizzano la costituzione di cattedre di qualsiasi materia in base alle iscrizioni degli studenti e alle conseguenti proposte di organico formalizzate dalle autonomie scolastiche, nel quadro delle norme vigenti e delle disposizioni impartite dal Ministero.

Nessun margine di discrezionalità rimane in capo agli uffici periferici del MIUR in ordine all'eventuale aumento di posti cattedra in una determinata materia. Per quanto riguarda i posti di potenziamento, occorre precisare che la presenza di docenti titolari su ogni classe di concorso e la necessità di non generare ulteriore esubero tra i docenti non lasciano anch'essi alcun margine in merito all'istituzione di nuovi posti di potenziamento.

Tutto ciò posto, l'ufficio scolastico regionale per la Sardegna, interpellato in merito, ha comunicato che tanto nell'organico dell'autonomia per lo scorso anno scolastico 2016-2017, determinato con decreto dirigenziale 21 luglio 2016, quanto in quello determinato per il corrente anno 2017-2018, con decreto dirigenziale 7294 del 21 luglio 2017, per la classe di concorso AD24, lingua e cultura tedesca, risultano attivi, oltre ai posti di potenziamento presso gli istituti scolastici Marconi-Lussu di San Gavino Monreale, De Sanctis-Deledda di Cagliari e Motzo di Quartu Sant'Elena, citati dall'onorevole interpellante, anche altri due posti di potenziamento, presso gli istituti scolastici Eleonora d'Arborea di Cagliari e Baudi di Vesme di Iglesias. Va da sé che la copertura di detti posti, con il relativo personale a tempo indeterminato, viene effettuata mediante le ordinarie procedure di mobilità e di nomina in ruolo previste dalle norme legislative e contrattuali vigenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MAURO PILI. Presidente, ovviamente non posso ritenermi soddisfatto, perché l'interpellanza richiamava un caso specifico all'interno di un quadro di insieme. Si parla ripetutamente, nell'interpellanza, dei criteri generali di utilizzo dei docenti; ovviamente il caso specifico era quello della classe a vocazione turistica della Sardegna, e in questo emergeva un dato emblematico: quello del fatto che ci fosse in Sardegna una presenza turistica sul fronte tedesco rilevante, e che quella materia non venisse insegnata. Ma questo era l'appendice di un ragionamento più generale, che invece in questa risposta il Governo non ha assolutamente affrontato.

Siccome sono rare comunque le occasioni di interlocuzione con il Governo, io voglio sottolineare quella che era la questione fondamentale, riportata nel quesito finale, al quale non c'è stata nessuna risposta: se il Ministero interrogato non ritenga di dover assumere iniziative utili e urgenti al fine di favorire un doveroso quanto auspicabile riavvicinamento dei docenti ai propri nuclei familiari, nel rispetto delle logiche che dicevo prima. Questo era il quesito! Io non ho chiesto al Governo di discutere delle ore di quello o di quell'altro istituto: c'era una questione fondamentale, quello era il casus che veniva richiamato per spiegare e per ragionare su di un'esigenza che doveva essere messa in campo, e cioè quella di salvaguardare l'autonomia speciale dalla Sardegna, la governance territoriale, e per esempio la capacità, non soltanto di un'analisi numerica delle richieste che vengono fatte, ma anche dei dati che probabilmente devono essere sul piano del percorso formativo suggeriti all'utenza scolastica; come in questo caso, quello della lezione della lingua aggiuntiva, del tedesco, che era un'emergenza sul piano delle presenze turistiche di quella nazione in Sardegna. Quindi, vi era però un richiamo sostanziale, che invece non ha trovato alcuna risposta.

In questa direzione io credo che il ragionamento debba essere spostato, e mi appello al buonsenso del sottosegretario Toccafondi, che so ieri - mi è stato riferito - avrebbe dato un cenno di apertura sul versante: occorre una disposizione perché la deroga dello scorso anno venga reiterata anche quest'anno, senza fare un danno su più fronti, sul fronte della didattica affettiva, della continuità didattica ed affettiva di questi alunni diversamente abili, dei docenti costretti ad emigrare nel Nord Italia con costi insopportabili, creando un'attesa di rientro che genera davvero, anche per l'insegnamento in quelle scuole di riferimento nel Nord Italia, assolutamente del precariato didattico, che in qualche modo si voleva cancellare.

Quindi, in questa direzione l'appello è: create le condizioni per agire con rispetto, se pur non l'avete messo in norma per una scelta credo più statalista della visione che avete dello Stato, piuttosto che di mancanza di buonsenso. Credo, infatti, che vada salvaguardato il rapporto con le regioni, che in molti casi sono succubi come la Sardegna perché hanno un'analogia omologa politica al Governo nazionale, e che quindi fanno venir meno anche i diritti costituzionali e statutari che sono sanciti in maniera molto chiara, perché nello Statuto c'è scritto “organizzazione scolastica”.

In questa direzione, avere imposto… nonostante il Ministero abbia ricevuto dalla regione una richiesta in tal senso, una richiesta che è stata ignorata sul piano istituzionale, fatto di una gravità inaudita, che invece il buonsenso avrebbe suggerito di intraprendere senza perdere altro tempo.

Così come ci sono altri settori che meriterebbero attenzione sul piano del precariato, che ancora oggi emergono: per esempio sui conservatori, dove ci sono docenti che hanno 25 anni di insegnamento e sono ancora precari, perché da 25 anni non si fanno i concorsi. Quindi, è evidente che c'è un'emergenza che va, anche sul piano territoriale, analizzata, verificata e governata. E questo, purtroppo, non emerge da questa risposta del Governo. Io ne prendo atto, ma sapendo e sperando che queste mie umili, modeste parole in quest'Aula possano indurre il Governo a maggiore attenzione su questo tema.

(Iniziative di competenza in relazione ai risultati dell'indagine di Arpav sullo stato di salute dei corsi d'acqua della regione Veneto, con particolare riferimento all'utilizzo degli erbicidi in agricoltura – n. 3-03063)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Crivellari n. 3-03063 (Vedi l'allegato A).

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, con riferimento alle problematiche esposte, occorre evidenziare, in via preliminare, che le regioni e le province autonome individuate come autorità competenti dalla normativa nazionale devono sottoporre a monitoraggio nei corpi idrici superficiali le sostanze prioritarie e le altre sostanze che, sulla base dell'analisi delle pressioni e degli impatti, non consentono il conseguimento del buono stato entro la scadenza individuata dalla normativa nazionale e comunitaria.

Dal punto di vista normativo e regolamentare, il decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce, per le acque superficiali, per i pesticidi singoli un limite di 0,1 microgrammi per litro, e per i pesticidi totali il limite di 0,1 microgrammo per litro; ad esclusione dei corpi idrici destinati ad uso potabile, per i quali il limite per i pesticidi totali viene posto pari a 0,5 microgrammi per litro. Vengono anche definiti i limiti per determinati pesticidi, in molti casi più restrittivi dello 0,1 microgrammi per litro.

Con particolare riferimento ai composti ciclici a catena lunga, che presentano effetti negativi per la salute umana a lungo termine, si segnala inoltre che con il regolamento numero n. 317 del 2014, il PFOA, acido perfluoroottanoico, è stato inserito nel cosiddetto regolamento REACH n. 1.907 del 2006, che stabilisce le restrizioni per le sostanze tossiche. Grazie alle restrizioni previste in tale regolarmente, il PFOA non può più essere messo sul mercato per la vendita al pubblico come sostanza o come componente di miscele di più sostanze.

Inoltre, con il regolamento n. 757 del 2010, il PFOS, acido perfluoroottansolfonico, è stato inserito nel regolamento n. 850 del 2004, che attua la Convenzione internazionale di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti. A seguito di tale regolamento europeo, la produzione, l'immissione in commercio e l'uso del PFOS sono stati vietati in tutti i Paesi dell'Unione europea.

Infine, con decreto legislativo del 13 ottobre 2015, il n. 172, che recepisce la direttiva n. 39 del 2013, per le sostanze prioritarie nel settore delle acque è stato fissato lo standard di qualità ambientale relativo al PFOS. Inoltre, ogni anno il Ministero della Salute stabilisce gli indirizzi operativi riguardanti la programmazione di controlli di residui di pesticidi e li comunica agli assessorati alla sanità delle regioni e province autonome, al fine di pianificare e programmare le attività di controllo ufficiale.

Con particolare riferimento alla presenza di composti perfluoroalchilici nei corpi idrici ricadenti nel distretto delle Alpi orientali, l'evidenza di una situazione di potenziale rischio ecologico e sanitario nel bacino del fiume Po ha portato, nel 2011, alla stipula di una convenzione tra Ministero dell'ambiente e Istituto di ricerca sulle acque del CNR, per la realizzazione di uno studio del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani. I risultati delle campagne di misure effettuate hanno rilevato concentrazioni significative in alcune aree del bacino padano in relazione alla presenza di sorgenti puntiformi industriali.

Al riguardo, a partire dal gennaio 2015, l'ARPA Veneto ha attivato un monitoraggio d'indagine per queste sostanze su alcune delle stazioni di monitoraggio delle acque superficiali del Veneto. In particolare, sono state selezionate alcune stazioni del Polesine sulla base delle analisi delle pressioni agricole presenti sul corpo idrico, dove la probabilità di avere riscontri è più elevata. Tale monitoraggio ambientale per le acque superficiali prevede il controllo di circa 70 fitofarmaci, scelti in funzione dei dati di vendita e della fattibilità analitica, e coinvolge circa 160 stazioni.

Per quanto riguarda la situazione del Polesine, che si riferisce a tre stazioni di monitoraggio, secondo quanto riferito dall'ARPA Veneto, il fiume Adige, ad Anguillara Veneta, presenta una concentrazione media annua di 0,2 microgrammi per litro, rispetto al limite di 0,1 microgrammi per litro. Il Nuovo Adigetto, ad Adria stazione, ha registrato una concentrazione media annua di 0,4 microgrammi per litro. La stazione n. 227 del Po di Venezia, situata nel comune di Corbola, ha presentato una concentrazione media annua di 0,2 microgrammi per litro.

Tutti e tre i superamenti predetti sono stati registrati nel 2015, mentre, secondo quanto riferito da ARPAV, nel 2016 non si è avuto alcun superamento nelle tre stazioni, che risultano essere inserite anche nel piano di monitoraggio d'indagine 2017, tutt'ora in corso. L'ARPA Veneto ha segnalato, altresì, per quanto riguarda i PFAS, che la loro presenza non è correlata a quella di glifosato e dei pesticidi in generale.

Sempre con riferimento ai predetti corpi idrici del Polesine, è opportuno segnalare, inoltre, che sono state previste specifiche misure, in particolare per quanto concerne le misure di attuazione del Piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e sono state previste disposizioni di attuazione del sistema di formazione obbligatoria e certificata, per gli utilizzatori professionali e per i rivenditori di prodotti fitosanitari; disposizioni di attuazione del sistema di formazione obbligatoria e certificata, per svolgere attività di consulente in materia di uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e sui metodi di difesa alternativi; indirizzi regionali per il corretto impiego dei prodotti fitosanitari e regolamentazione comunale per l'utilizzo dei prodotti fitosanitari; disposizioni per la riorganizzazione del servizio del controllo funzionale e taratura delle attrezzature della distribuzione dei prodotti fitosanitari.

Peraltro, al fine di migliorare l'attuazione del Piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, attraverso il consiglio tecnico-scientifico si ha un costante confronto tra autorità centrale e autorità locali.

Per quanto con concerne le misure del Piano di sviluppo rurale, è stato previsto: il trasferimento di conoscenze e azioni di informazione; servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende agricole; investimenti di immobilizzazioni materiali; forestazione e rimboschimento; allestimento di sistema agroforestale; pagamenti agro-climatico-ambientali; agricoltura biologica; cooperazione. Si è proceduto, peraltro, all'approvazione dei disciplinari di produzione integrata.

Si segnala altresì che il Ministero della salute, con decreto del 9 agosto 2016, ha revocato i prodotti fitosanitari contenenti glifosato in combinazione con tallowamine e ha vietato l'uso dello stesso nelle aree verdi frequentate dalla popolazione.

Da ultimo, si deve segnalare che in sede europea, a seguito delle conclusione dell'Echa, la Commissione europea ha recentemente elaborato una nuova proposta di regolamento, per il rinnovo di dieci anni dell'autorizzazione del glifosato, dichiarando comunque che non intende procedere all'approvazione di tale rinnovo in mancanza di una maggioranza qualificata degli Stati membri a favore della proposta. La delegazione italiana, rappresentata dal Ministero della salute, esprimerà una posizione di voto, coordinata con i ministeri dell'ambiente, delle politiche agricole e dello sviluppo economico, per tenere conto, in modo bilanciato, dei diversi profili di tutela interessati.

Alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, ovviamente si assicura che il Ministero continuerà a svolgere le proprie attività, mantenendo alto il livello di attenzione sulla questione.

PRESIDENTE. L'onorevole Crivellari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DIEGO CRIVELLARI. Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta, che ci sembra sicuramente articolata, quindi credo che vada anche in questa direzione la conferma di un'attività di controllo e di monitoraggio, che riguarda anche il Ministero, e la presenza, come veniva ricordato, di misure più stringenti che rientrano anche in una pianificazione territoriale.

Ovviamente, però, parlando di una realtà come il Veneto, sappiamo che il tema della tutela dei corpi idrici oggi è particolarmente sentito. È vero, peraltro, che un territorio come il Polesine, come la mia provincia, non è dentro il cuore del noto problema PFAS, però è comunque un territorio, una provincia, come appunto è risaputo, innervato da corsi d'acqua e attraversato soprattutto dai due fiumi principali d'Italia, il Po e l'Adige. Quindi, questo fatto credo che porti sicuramente a una maggiore attenzione, anche da parte delle istituzioni, e alla necessità, come si diceva poc'anzi, di controllare, di monitorare e di prevedere anche misure il più possibile stringenti.

Oltre ovviamente alla necessità di monitorare le sostanze che venivano ricordate, io porto l'attenzione anche su altre questioni, per l'appunto, che riguardano il territorio e la tutela dei corpi idrici. Ci sono altre questioni, infatti, che sono tutt'ora aperte, come, ad esempio, il problema drammatico, anche per l'agricoltura, che riguarda il cuneo salino, e problemi che sono connessi anche a un fenomeno prettamente polesano e del Delta del Po, come la subsidenza. Ecco, anche per questo motivo, noi chiederemo nelle prossime settimane il rifinanziamento della legge per il contrasto della subsidenza, che riguarda, in particolar modo, i territori di Rovigo, Ferrara e Ravenna. Credo che su questa vicenda vada, comunque, tenuta ferma un'attenzione molto, molto importante, da parte di tutte le istituzioni.

Peraltro, anche sul tema PFAS, noi non possiamo fare altro che accogliere positivamente le notizie di questi giorni, con lo sbocco degli 80 milioni di euro, che riguardano la regione Veneto, e altri 23 milioni di un accordo che riguarda il Fratta-Gorzone, che è comunque un altro corso d'acqua che sta al confine tra le province di Rovigo, Venezia e Padova. Situazione, dunque, sicuramente complessa, situazione sicuramente complicata.

Credo che soltanto con un'alleanza virtuosa, che veda anche una forte presenza del Governo, oltre che delle istituzioni locali, noi potremo dire di avere fatto di tutto, per invertire una tendenza, a mio avviso, rischiosa e soprattutto per tutelare il territorio, l'ambiente e anche la salute dei cittadini.

(Iniziative in relazione a problemi occupazionali presso gli stabilimenti Ericsson – n. 3-03261)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Minnucci n. 3-03261 (Vedi l'allegato A).

FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. La ringrazio, Presidente. Voglio innanzitutto sottolineare che la problematica occupazionale del gruppo Ericsson è ben nota al Ministero del lavoro.

Nell'ambito della fase amministrativa della procedura di licenziamento, che è stata avviata dalla società il 14 marzo scorso, si sono tenuti presso il Ministero del lavoro diversi incontri tra le parti, ai quali hanno partecipato i rappresentanti del Governo e i rappresentanti delle regioni Campania, Liguria, Lombardia e Lazio.

Nel corso di tali riunioni, il Ministero e le regioni, hanno ripetutamente invitato l'azienda a valutare la possibilità di adottare una soluzione non traumatica per la gestione degli esuberi, ivi compreso l'utilizzo di ammortizzatori sociali. Tuttavia, nonostante gli sforzi messi in campo, è stato inevitabile prendere atto delle divergenti posizioni delle parti e dell'impossibilità di addivenire ad un'intesa. Nonostante il mancato accordo recepito nel verbale del 1° giugno 2017, sulla base delle richieste presentate dalle organizzazioni sindacali, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico hanno incontrato i referenti aziendali nella metà del mese di luglio 2017 per verificare possibili alternative ai licenziamenti prospettati dalla società nel corso della vertenza. Appare, quindi, evidente l'impegno davvero forte del Governo rivolto anche alla trattazione di questa crisi occupazionale al fine di individuare soluzioni che potessero evitare questi licenziamenti. Il Governo, attraverso l'azione congiunta dei Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, è intervenuto, dunque, in più occasioni, per cercare soluzioni diverse ai licenziamenti attivati dalla società Ericsson. Le iniziative hanno raggiunto il risultato di ridurre il taglio occupazionale e di impedire il ridimensionamento dell'attività di ricerca, ma purtroppo non hanno impedito il ricorso ai licenziamenti per un numero significativo dei lavoratori che non hanno ritenuto di loro interesse le offerte aziendali (incentivi all'esodo, politiche di ricollocazione in collaborazione con le regioni interessate). La chiusura di Ericsson ad ogni sollecitazione rivolta ad evitare i licenziamenti è stata più volte condannata dal Governo che tuttora ritiene che si debba fare ogni ragionevole sforzo per una gestione concordata delle situazioni di difficoltà aziendali. Il Governo continuerà a sollecitare Ericsson perché illustri rapidamente un proprio piano di consolidamento dalle attività in Italia e del loro sviluppo. In questo quadro, sarà competenza delle parti interessate conoscere e verificare gli impegni delle multinazionali a sostenere gli investimenti in un contesto proattivo e di pace sociale.

Non sfugge comunque che Ericsson ed altre aziende minori stanno subendo comunque l'ingresso nella vita economica e sociale del Paese della multinazionale cinese Zte vincitrice della gara per le nuove infrastrutture in fibra bandita da Wind 3, in precedenza affidata alla multinazionale svedese Ericsson. Nei confronti di questa società cinese il Governo ha svolto una forte azione di moral suasion perché assuma, nel rispetto delle norme, il maggior numero possibile di lavoratori licenziati dai Ericsson. Il Governo, pertanto, continuerà a monitorare ciò che sta avvenendo su questo piano e, come ha riferito dal Ministero dello sviluppo economico, sarà convocato un tavolo con tutti gli interessati per un aggiornamento del confronto in corso con Zte ed Ericsson. Considerata comunque la delicata situazione, posso assicurare che il Governo farà tutto il possibile al fine di non disperdere il patrimonio di competenze professionali di questi lavoratori provenienti da Ericsson.

PRESIDENTE. L'onorevole Minnucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

EMILIANO MINNUCCI. Grazie, signor Presidente. Prendo atto di quanto detto adesso dalla onorevole sottosegretaria Biondelli, e la mia soddisfazione va in modo particolare alla parte conclusiva della risposta che è stata data alla mia interrogazione, laddove la sottosegretaria richiama non solo una necessità, ma mette in campo pubblicamente, in Aula, di fronte al Parlamento e ai cittadini, l'iniziativa del Governo di realizzare da subito un tavolo di confronto; mi sembra un tema assolutamente rilevante.

Tuttavia, vorrei richiamare brevemente i temi fondamentali che vanno molto al di là anche della questione specifica richiamata dall'interrogazione, cioè dalla vicenda Ericsson, che a mio avviso è paradigmatica di un quadro che va affrontato sotto il profilo legislativo. Abbiamo sentito richiamare dal Governo più volte, adesso, la vicenda della moral suasion e cioè della possibilità, che è l'unica che ha a disposizione il Governo di questo Paese, di intervenire in queste situazioni specifiche, attraverso una spinta morale, un'opera di persuasione nei confronti di queste grandi multinazionali. Ecco, io vorrei dire che questo non è sufficiente; hanno ragione i sindacati dei lavoratori che in questo caso, e in tanti altri casi, chiedono che il Parlamento e il Governo si dotino di strumenti cogenti, più stringenti, per mettere spalle al muro chi in modo anacronistico e assurdo, come Ericsson in questo caso, pensa di trattare i lavoratori nell'Anno Domini 2017, come se fossimo ai tempi dei padroni delle ferriere.

Caro Presidente, in questa vicenda vi sono state delle assurdità: un venerdì sera arrivano lettere di licenziamento via mail, e il fatto ancor m'offende, a 200 lavoratori a Roma, a 60 lavoratori a Genova, a lavoratori di altre regioni, in modo assolutamente estraneo a qualsiasi moderna logica di dialogo fra parti sociali, fra lavoratori, rappresentanti dei lavoratori e rappresentanti aziendali. Tutto questo è avvenuto attraverso una procedura di un licenziamento collettivo rispetto alla quale Ericsson, in modo assolutamente intransigente, ha addirittura rifiutato la proposta, l'offerta che veniva dal Governo e dalle regioni, di mettere in campo quello che si fa sempre in questi casi cioè degli strumenti, gli ammortizzatori sociali, ovvero la capacità di dare risposta a questi lavoratori, sia pure in modo temporaneo, per aprire una procedura di crisi che non li mettesse in mezzo alla strada. Invece nulla, blocco totale, rifiuto totale di qualsiasi dialogo, di qualsiasi interlocuzione. Questo è inaccettabile, non è possibile tutto ciò per una grande multinazionale, per quanto possa vivere un momento di difficoltà. Qui viene spontanea la domanda, onorevole sottosegretaria: che cosa accadrà nei prossimi mesi, visto che Ericsson ha già annunciato 14.000 licenziamenti su scala mondiale? Quanti ancora dovranno interessare il nostro Paese? Quanti ancora dovranno interessare le regioni che lei stessa ha citato poc'anzi, Roma e tante altre realtà? Contestualmente, come possiamo far finta che, nel momento in cui un grande appalto, come quello appunto sulla fibra preso dalla Zte, dalla multinazionale cinese che veniva poc'anzi citata (ovviamente un appalto che viene da un soggetto privato, Wind 3, non si tratta un appalto pubblico), possa prescindere dalla ricollocazione dei lavoratori Ericsson che operavano in quel settore fino a poco tempo, fino a che questa multinazionale cinese non prendesse l'appalto?

Presidente, in Germania quando Alcatel ha perso pari appalto a favore della stessa multinazionale cinese, i 750 lavoratori di Alcatel sono stati ricollocati, non so se forzosamente, ma certo in quel caso la moral suasion ha funzionato, dentro questa multinazionale cinese.

Questi sono i temi stringenti su cui invitiamo il Governo a fare tutto lo sforzo possibile e anche qualcosa in più, e a mettere in campo quegli strumenti il prima possibile che diano anche più forza all'Esecutivo nazionale per poter incidere nella carne viva, perché questo rappresenta il futuro di migliaia di decine di migliaia di nostri concittadini che vivono di lavoro e che hanno diritto ad avere un futuro più certo per quanto possibile.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Cicchitto, D'Ambrosio e Fraccaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15,20.

La seduta, sospesa alle 15,01, è ripresa alle 15,20.

Seguito della discussione della proposta di legge: Ascani ed altri: Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative (A.C. 2950-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2950-A: Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative.

Ricordo che nella seduta del 18 settembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica

(Esame degli articoli - A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che fuori dalla seduta la Commissione ha ritirato l'emendamento 2.50. Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti segnalati per la votazione.

IRENE MANZI, Relatrice. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.12 Narduolo e formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, degli emendamenti 1.10 Galgano e 1.14 Giancarlo Giordano. Sull'emendamento 1.16 Pannarale il parere è favorevole con la seguente riformulazione: Al comma 3, sostituire le parole da “emanare” fino a “presente legge” con le seguenti “da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentite le competenti Commissioni parlamentari, che si pronunciano entro trenta giorni dalla richiesta”. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.17 Nicchi, mentre sull'emendamento 1.11 Galgano il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire al termine “annualmente” il termine “periodicamente”. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 1.18 Bossa.

PRESIDENTE. Il Governo?

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.12 Narduolo, su cui il parere è favorevole. Non mi pare che ci siano interventi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Narduolo, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Colleghi, come ben saprete, il nostro collega Alessandro Di Battista è diventato padre del piccolo Andrea. A lui e alla sua consorte gli auguri di tutta l'Assemblea (Applausi). Passiamo all'emendamento 1.10 Galgano, su cui i pareri sono contrari.

ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Presidente, intervengo per dire che lo ritiro e presento un ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.10 Galgano è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giancarlo Giordano 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Pannarale parere favorevole con riformulazione. Si accetta la riformulazione? Sì, bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Pannarale, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Nicchi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Galgano, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, nel testo riformulato. La riformulazione viene accetta, quindi il parere è favorevole, nel testo riformulato.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Bossa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

IRENE MANZI, Relatrice. Emendamenti 2.15 Di Benedetto, 2.10 Pannarale e 2.11 Nicchi, parere contrario. Emendamento 2.12 Bossa, parere favorevole, con la riformulazione seguente: Al comma 1, aggiungere, infine, il seguente periodo: “I progetti sono valutati dalla Commissione di valutazione istituita ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito con la legge 7 ottobre 2013 n. 112, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo”.

PRESIDENTE. Il Governo?

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.15 Di Benedetto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Benedetto. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO. Presidente, intervengo sul mio emendamento, che porta la mia firma, però in realtà dovrebbe portare la firma di tutti i membri del comitato ristretto della Commissione cultura. Perché dico questo, Presidente? Perché questo emendamento riporta esattamente il testo della proposta di legge che oggi stiamo votando, così come uscito dal comitato ristretto, prima che intervenissero le forbici della Commissione bilancio, del parere della Commissione bilancio, e anche ovviamente del Governo. Quello che è contenuto in questo emendamento sono in realtà dei provvedimenti che rappresentavano il cuore della proposta, ovvero tutte le soluzioni e gli interventi di natura finanziaria che avrebbero potuto dare una reale spinta ed un reale sostegno al settore dell'impresa culturale e creativa; ed era il motivo per cui questa legge fondamentalmente era stata presentata dal Partito Democratico, ed era stata calendarizzata appunto in Commissione cultura.

Raramente, Presidente, si è trovato in Commissione cultura, benché sia una Commissione comunque dove il lavoro viene svolto sempre in maniera molto collegiale, un accordo così partecipato ed un confronto su un tema che risultava per tutti prioritario. Gli interventi che venivano proposti e che sono all'interno di questo emendamento, erano tutti interventi frutto di un confronto continuo nel Comitato ristretto, che ha impiegato dei mesi per arrivare a questo risultato. Lavoro che oltretutto non ha coinvolto soltanto i componenti del Comitato, ma chiaramente ha coinvolto anche le categorie, che sono state continuamente interpellate, per conoscere, appunto, la loro opinione e le loro posizioni.

C'erano anche delle proposte che sono state accolte dalla maggioranza, proposte che venivano da parte delle opposizioni e questo era, quindi, un risultato di un ottimo lavoro parlamentare, che però, ancora una volta, Presidente, viene messo di lato, viene insomma scartato, per optare piuttosto per il risparmio e non investire su un settore così importante.

Ci tenevo, Presidente, a presentare quest'emendamento e l'avevo già preannunciato ai colleghi della Commissione. Avremmo preferito vedere la proposta di legge, così come usciva dal Comitato ristretto, avremmo preferito trovare un provvedimento che assolutamente interveniva in maniera pertinente su questo tema. E invece, ancora una volta, ci stiamo trovando davanti…

PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce per favore.

CHIARA DI BENEDETTO. …a un provvedimento assolutamente svuotato dal proprio contenuto, un provvedimento che non avrà ovviamente un risultato, così come si aspettano tanti cittadini.

Per questo motivo, Presidente, chiedo a tutti i colleghi del Comitato ristretto, ovviamente, di votare a favore dell'emendamento, che non è un mio emendamento, ma è una proposta del Parlamento e di far sentire la propria voce anche davanti alle ragioni economiche, che questo Governo ancora una volta mette nel campo culturale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Ascani. Ne ha facoltà.

ANNA ASCANI. Grazie Presidente.

Intervengo semplicemente perché la collega Di Benedetto ha ragione a riportare a quest'Aula i lavori che la nostra Commissione ha fatto, perché per una volta c'è una Commissione parlamentare che ha lavorato davvero unita per lo stesso obiettivo. Ma l'obiettivo di questa legge è prima di tutto il riconoscimento delle imprese culturali e creative. Come ho detto in discussione generale, in un Paese che soffre di asfissia normativa, che è pieno di leggi di cui probabilmente non avrebbe bisogno, noi abbiamo una categoria di persone che fanno quotidianamente un lavoro eccezionale e non ha quel tipo di riconoscimento. Quindi, questa legge che noi abbiamo discusso, non solo in Parlamento, non solo in Comitato ristretto in Commissione, ma anche fuori - l'abbiamo portata negli ArtLab, l'abbiamo portata laddove vivono le imprese culturali e creative - ha come primo intento quello di disciplinare e riconoscere le imprese culturali e creative. Quindi, io credo che vada riconosciuto prima di tutto questo grandissimo sforzo che oggi il Parlamento fa, cioè di dare prima di tutto lo strumento normativo.

Poi certo, è vero, erano previsti alcuni strumenti di incentivo, erano previsti alcuni strumenti finanziari. Allora, io rilancio, alla vigilia di una sessione di bilancio, che ci vedrà sicuramente divisi su tante cose, a ritrovare l'unità su questo. Io credo che oggi questo Parlamento debba unitamente votare il riconoscimento normativo delle imprese culturali e creative. Credo che il Senato debba fare altrettanto in fretta, nell'approvare questa legge, e che poi, uniti, dobbiamo lavorare, perché in legge di bilancio, uno strumento anche più ampio di quello che noi avevamo previsto, possa trovare spazio, evitando di fare polemiche anche su qualche cosa, che, come dice bene la collega Di Benedetto, per una volta ci ha visto lavorare uniti e insieme. Evitiamo la polemica politica oggi.

PRESIDENTE. Il tono della voce, per favore

ANNA ASCANI. E dimostriamo ai cittadini che, quando c'è da fare qualcosa per il bene di tutti, sappiamo lavorare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signor Presidente. Noi voteremo quest'emendamento. Voteremo quest'emendamento perché, in effetti, il provvedimento che ci avviamo ad approvare - e per il quale noi a suo tempo voteremo - è un provvedimento praticamente vuoto di contenuto. Noi vogliamo fare un passo, riconoscendo l'attività di chi crea intervento di società civile, per delle finalità che sono finalità dello Stato, degli enti pubblici, che lo Stato e gli enti pubblici dovrebbero fare proprie. In altre parole, vogliamo favorire persone, le quali fanno cose che lo Stato dovrebbe fare, ma non è in grado di fare, non ce la fa a fare.

Il crowdfunding è uno strumento tipico, per realizzare quest'obiettivo di partecipazione della società civile.

Nel momento in cui diciamo di volerlo fare noi, poi non diamo nessun contenuto a questo riconoscimento. E qui mi permetto di dissentire dalla collega Di Benedetto su di un punto. Io in genere sono un difensore accanito delle ragioni del bilancio dello Stato, perché il debito è la malattia che manda in rovina questo Paese. Tuttavia, in questo caso, io credo che una legge ben fatta generi flussi di risorse a favore del settore maggiori, di gran lunga maggiori, dei costi di incentivazione, che eventualmente si dovessero sopportare. E lo Stato verrebbe a godere del fatto, che una serie di cose, che avrebbe dovuto fare lui, verranno fatte con i fondi dei privati. Quindi, non vale l'obiezione: “ma, non possiamo permettercelo”. A meno che noi non diciamo che possiamo permetterci tranquillamente di perdere e di mandare in rovina parti importanti del patrimonio culturale e che questo non vale un minimo sforzo di sostegno. Il futuro, non solo qui, anche nell'istruzione e nell'educazione delle università, non è tanto nell'aumento degli investimenti dello Stato, quanto nella capacità di chiamare la gente a investire di più loro. Ma per far questo, lo Stato deve investire un po' anche lui. E questo investimento non è a detrimento dei saldi definitivi di cassa: è un investimento che finisce con il generare anche un risparmio per lo Stato. Tanto più incomprensibile è l'atteggiamento minimalista, con cui, dopo avere aperto il discorso, ci siamo ridotti a produrre un topolino. Noi voteremo quest'emendamento.

PRESIDENTE. Comunico che anche il nostro collega Alberto Zolezzi è diventato padre della piccola Eva. Esprimo gli auguri di tutta l'Assemblea al collega e alla sua consorte (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Murgia Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Presidente, per confermare il voto favorevole a quest'emendamento, che è un emendamento di buonsenso, nel senso che la Commissione ha fatto un buon lavoro, però alla fine queste risorse sono state praticamente tolte. Quest'emendamento, che sarebbe la legge, riporta a una condizione di normalità. Poi, in dichiarazione finale, svolgeremo meglio questo ragionamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Di Benedetto, pareri contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Pannarale, pareri contrari.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Nicchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.12 Bossa su cui vi è parere favorevole con riformulazione. Accetta la riformulazione, Bossa? Sì.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.12 Bossa, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Due minuti soltanto perché è arrivato un ordine del giorno in questo momento.

PRESIDENTE. Vuole che sospenda?

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Sì.

PRESIDENTE. Sospendo per cinque minuti. La seduta riprenderà alle 15,55.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 15,55.

PRESIDENTE. La parola al Governo per esprimere i pareri sugli ordini del giorno.

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Grazie, Presidente. Gli ordini del giorno sono tutti accolti, vorrei però invitare a due riformulazioni. La prima sull'ordine del giorno n. 9/2950-A/2 Nicchi, aggiungendo “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” e poi sull'ordine del giorno n. 9/2950-A/3 Cristian Iannuzzi dove si dice “impegna il Governo ad adottare politiche e iniziative per promuovere l'accesso al mercato e agli investimenti, iniziative per promuovere l'innovazione nella scuola, l'università, sostenere la mobilità professionale degli artisti”.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ordine del giorno n. 9/2950-A/1 Marzano parere favorevole, se va bene così andiamo avanti. Sull'ordine del giorno n. 9/2950-A/2 Nicchi parere favorevole con riformulazione, accettata. Sull'ordine del giorno n. 9/2950-A/3 Cristian Iannuzzi il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2950-A/4 Nesi, parere favorevole, va bene. Ordine del giorno n. 9/2950-A/5 Palese, parere favorevole, va bene. Ordine del giorno n. 9/2950-A/6 Mazziotti Di Celso, parere favorevole, va bene. Ordine del giorno n. 9/2950-A/7 Galgano, parere favorevole, va bene. Ordine del giorno n. 9/2950-A/8 Vargiu, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2950-A/9 Prodani, parere favorevole. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Diceva una volta l'onorevole Tremonti, che talvolta dice cose giuste, che piuttosto che niente, è meglio piuttosto. Nel caso di questo provvedimento noi lo voteremo sulla base di questo aureo principio. Però, è proprio un piuttosto molto debole.

Noi riconosciamo una categoria di impresa, l'impresa che ha fini culturali, l'impresa la quale ha come suo oggetto sociale specifico, in via prevalente o esclusiva, l'ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, eccetera, dei prodotti culturali. Questo è bene, è utile, è una cosa da lungo tempo desiderata. Ma a questa impresa noi cosa diamo per caratterizzarne la funzione e sostenerla? La possibilità di ricevere in dotazione, a prezzi di favore o praticamente quasi gratis, beni sequestrati alla mafia, nulla più. Non è il tipo di incentivazione più adeguata e più appropriata.

Per di più la formulazione del provvedimento dà luogo a perplessità. Già in genere io più volte ho lamentato la cattiva tecnica legislativa di fare provvedimenti manifesto che hanno contenuto normativo scarso, perché si prestano a complicare la confusione del nostro sistema che è già grande. Qui però io trovo, all'articolo 1, comma 2, lettera b), che queste imprese devono avere sede in Italia o in uno degli Stati membri dell'Unione europea o in uno degli Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo, purché abbia una sede produttiva, un'unità locale o una filiale in Italia e troviamo l'aggiunta, chiediamo che svolga una attività stabile e continuativa. Quanto abbiamo raccordato questa norma con quello che stiamo facendo in contemporanea sull'attività delle società che producono valore in rete e che operano sul territorio italiano? Non è un problema di scarso rilievo, mi domando se abbiamo dato a questo la giusta attenzione. A parte questo, io trovo molto poco; una buona idea che non è concretizzata. Mi auguro che si trovi il modo di concretizzarla tenendo conto del fatto che l'impresa culturale in realtà genera un vantaggio per il bilancio dello Stato, perché provoca un afflusso di risorse nel settore che è notevolmente maggiore di ciò che lo Stato le dà come sostegno e, in questo modo, esalta la qualità anche dell'intervento statale. Con tutte queste riserve voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ciracì, che però non interviene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molea. Ne ha facoltà.

BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. La proposta di legge in esame è finalizzata alla promozione dell'imprenditoria, in particolare giovanile, nel settore culturale e alla previsione di nuovi canali di raccolta di risorse per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali. Essa è altresì volta a favorire il rafforzamento e la qualificazione dell'offerta culturale nazionale, una nuova imprenditorialità e l'occupazione, con particolare riguardo a quella giovanile, mediante il sostegno alle imprese culturali e creative.

Il testo che oggi arriva in Aula è il frutto di un lungo lavoro in Commissione cultura, che ha visto la partecipazione di molti operatori del settore. Se l'Europa vuole restare competitiva in quest'ambiente globale in evoluzione deve creare le condizioni essenziali per lo sviluppo della creatività e dell'innovazione. Ricordo a proposito che il libro verde della Commissione europea, dedicato proprio al tema delle industrie culturali e creative, ci ricordava sette anni fa la centralità dei temi della cultura e della creatività per la realizzazione, tanto in Europa quanto in Italia, di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. L'Italia aveva già anticipato questi temi attraverso il libro bianco sulla creatività. Il rapporto sulla creatività e produzione di cultura in Italia, frutto del lavoro di una commissione di studio ministeriale coordinato dal professor Walter Santagata, si proponeva alcuni obiettivi il primo dei quali volto a delineare il profilo essenziale di un modello italiano di creatività e produzione culturale, nella convinzione che si debba ritrovare la creatività per aiutare lo sviluppo del Paese e per valorizzarne la posizione nel contesto internazionale.

La proposta di legge oggi in Aula parte da alcune riflessioni e considerazioni che a loro volta partono anche dall'analisi di alcuni dati concreti, ovvero l'impatto economico, oltre che sociale e culturale, che il sistema culturale creativo è in grado di produrre nel nostro Paese. Secondo il rapporto Symbola al sistema culturale e creativo si deve circa il 6,1 per cento della ricchezza prodotta in Italia, pari a circa 89,7 miliardi di euro, risorse a cui va aggiunto l'ulteriore effetto moltiplicatore che esso è in grado di produrre sul resto dell'economia per un totale complessivo pari a 250 miliardi di euro, dando lavoro a più di un milione e mezzo di persone. Sono dati che ci testimoniano che i migliori risultati economici e produttivi sono spesso frutto anche di un lavoro congiunto tra pubblico e privato, tra investimento e visione pubblica e investimento e produttività privata. In Italia esiste una dinamica e un'azione economica forte, vivace e attiva che semina futuro, che guarda avanti con coraggio, senza dimenticare la sua storia. Un'Italia che nella cultura ha il suo elemento ispiratore e identificante che, come istituzioni, abbiamo il dovere di conoscere, di rappresentare e di sostenere, consci che il nostro Paese è, sì, quello che ha la massima densità di siti Unesco nel mondo, dotato di un primato indiscusso dal punto di vista culturale, storico ed artistico, ma è anche quello che più deve investire e dotarsi di strumenti per far sì che questo potenziale identitario sia un volano forte per la crescita e lo sviluppo. Questa proposta di legge conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che dalla cultura passa il vero sviluppo del nostro Paese e il nostro è straordinariamente ricco di cultura e, soprattutto, di creatività. Per queste motivazioni il gruppo Civici e Innovatori preannunzia il voto favorevole su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civici e Innovatori per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Murgia. Ne ha facoltà.

BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia voterà favorevolmente su questa proposta di legge sulle imprese culturali e creative. Ringrazio la presidente della Commissione, la collega Ascani, che ha promosso il testo di legge, e la relatrice Manzi. La Commissione ha fatto un prezioso lavoro e oggi abbiamo la possibilità di definire finalmente che cos'è un'impresa culturale. Non è cosa di poco conto ed è giusto che l'approccio sia rigoroso, perché non è più possibile improvvisarsi e confondere diversi piani d'azione. Ne parliamo da tanto tempo; la cultura nell'economia italiana pesa per quantità e qualità.

L'intera sfera della conoscenza è determinante per dare opportunità sociali, rafforzare la democrazia politica e consentire una crescita economica sostenibile. Le imprese culturali possono essere promotrici di un'idea di sviluppo e di cultura sufficientemente ampia da tracciare una strategia di medio e di lungo periodo per dare all'Italia la possibilità concreta di crescita e per offrire un futuro ai tanti giovani che studiano, che frequentano le buone università italiane -che ancora esistono - e che ci sono e che hanno talenti da vendere. Edmund Phelps, premio Nobel per l'economia nel 2006, in un saggio per l'università di Princeton spiegava che il progresso conseguito negli ultimi due secoli da masse crescenti di persone è il risultato di un dinamismo derivato soprattutto dall'affermarsi e dal fiorire di valori quali la creatività, la propensione ad esplorare, la ricerca di lavori più appaganti, il desidero di affrontare nuove sfide e, quindi, di avere successo. Dalla cultura non nasce solo un aumento della crescita economica; sostengo da sempre, infatti, che un euro investito in un museo ha la stessa identica valenza di un euro investito per migliorare il reparto di un ospedale. Significa che costruiamo identità e benessere sociale; si rafforza il senso di appartenenza ad una nazione e ci si riconosce in una narrazione nazionale, di identità, appunto, condivisa di popolo.

L'articolo 1 del provvedimento finalmente fornisce ai tanti operatori del settore - per impatto sul tessuto dell'economia della cultura - un riconoscimento giuridico. La nuova disciplina permetterà finalmente di pensare politiche pubbliche chiare e definite nell'impresa creativa. Notiamo, tenendo comunque conto dei miglioramenti dell'impianto normativo come abbiamo detto prima, la mancanza di coperture finanziarie adeguate per incentivare l'attività imprenditoriale nel settore. Questo è un nodo dolente; finché non saremo al livello delle altre nazioni europee - Francia in testa - avremo sempre un enorme gap da colmare. Quindi, investire in cultura è la risposta migliore che possiamo dare alle difficoltà di oggi e all'incertezza del futuro, consapevoli che finirà per ripagarci con gli interessi (i dati sono chiari, i numeri di lavoro parlano chiaro e ci sono innumerevoli riflessi positivi). Abbiamo, però, nel campo della cultura molte cose da vedere, quali i decreti sulla legge sul cinema, per esempio, e finalmente approvare la legge sullo spettacolo dal vivo, alla quale consentirei una strada preferenziale in questa fine di legislatura, tale per cui chi è bravo, chi ha stoffa, chi ha capacità dovrà andare avanti.

Dunque preannunzio il voto favorevole del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia che vede nelle imprese culturali e creative una delle leve per lo sviluppo in Italia. Come diceva Benjamin Franklin, il rendimento dell'investimento in cultura è più alto di qualsiasi altro investimento e questo anche alla luce dello scandalo di cui leggiamo oggi sull'università. Peccato, perché personalmente ho conosciuto tanti bravi docenti che fanno, con grande entusiasmo, il mestiere di dare ai nostri giovani strumenti di sapere e di conoscenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Milena Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Certamente, premiare le idee è molto importante. Il fatto che le idee siano produttive lo dimostra non solo tutto l'impianto, potremmo dire, culturale del nostro Paese ma anche, per esempio, l'enorme incredibile sviluppo di tutta l'economia che gira intorno al web. Sono state idee che hanno cambiato l'economia mondiale. Siamo quindi sempre favorevoli e per questo preannunciamo il nostro voto favorevole all'appoggio e alla promozione delle imprese culturali e creative, come chiede questo testo.

Certo, è un testo che già nel titolo originario era diverso: agevolazioni in favore delle start-up culturali e dopo un lungo lavoro in Commissione c'è stato questo esito che, però, riguarda un testo che in qualche modo è cambiato rispetto all'origine e che vuole rafforzare e qualificare l'offerta culturale nazionale, soprattutto promuovendo l'imprenditorialità dei giovani, quella giovanile. Noi crediamo molto nel fatto che la creatività sia legata strettamente allo sviluppo e, quindi, questo testo ovviamente cerca di definire qual è il perimetro entro cui si trovano le imprese perché siano qualificate come culturali o creative, e devono essere appunto imprese che non solo possano ideare, creare e produrre, ma anche fare ricerca, conservare e valorizzare i cosiddetti prodotti culturali, dalla letteratura alla musica, alle arti figurative. Questa scelta è sicuramente in linea con un enorme sforzo che si è fatto in questi anni di promozione della cultura italiana, questo va riconosciuto al Governo. Abbiamo fatto un salto qualitativo che appunto va dalla conservazione - che pure è fondamentale - di un enorme e meraviglioso patrimonio culturale alla valorizzazione, e adesso lavoriamo anche sulla nuova produzione. Certo, è chiaro che tutto l'iter travagliato della legge ha riguardato il problema del finanziamento, il problema delle risorse; quindi è chiaro che non può assolutamente essere considerato sufficiente il fatto che si possa agevolare queste imprese culturali e creative - non chiamiamole start-up - soltanto con la concessione di beni demaniali dismessi, in particolare caserme, scuole militari inutilizzate e così via, perché naturalmente è un aspetto importante ma certamente non basterà, questa volta va detto: non basterà assolutamente a svolgere il ruolo che questo testo chiedeva. Per ogni legge quasi sempre c'è qualche collega che dice che le risorse non sono sufficienti, qui stiamo veramente dicendo che la clausola di invarianza finanziaria un po' svuota anche il provvedimento, che avrebbe invece meritato veramente un maggiore investimento. In ogni caso, è chiaro che stiamo appoggiando lo sforzo e la necessità di promuovere le idee, soprattutto a livello giovanile, quindi non possiamo non essere d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, sottosegretario, colleghi, il provvedimento che stiamo per approvare disciplina e promuove le imprese culturali e creative e incoraggia l'imprenditoria, soprattutto giovanile, grazie ad agevolazioni tributarie, semplificazioni della disciplina societaria e forme di sostegno finanziario. Prevede inoltre la possibilità, per queste imprese, di utilizzare, quali sedi operative, beni demaniali a canone agevolato, ed estende alle imprese culturali le agevolazioni già previste per le start-up innovative, ma solo se in possesso dei requisiti previsti agli articoli 1 e 2; demanda però la procedura per l'acquisizione della qualifica di impresa culturale e creativa e la verifica della sussistenza dei requisiti richiesti al Ministero dei beni e delle attività culturali. L'iniziale proposta, a seguito di un approfondito esame, ha subito modifiche anche nel titolo, e ha dovuto tener conto nella versione attuale delle osservazioni delle Commissioni che l'hanno esaminata, non in ultimo la Commissione bilancio, che ne ha richiesto l'espressa neutralità finanziaria, affinché fosse chiaro che il provvedimento non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica; osservazione che ha portato alcuni colleghi a riflettere sul fatto che, pur se siamo tutti d'accordo sul ruolo che la cultura può svolgere, poi ci arrendiamo di fronte alla limitazione di risorse che vengono destinate a un settore che offre, invece, infinite opportunità. Un settore che il nostro Paese, proprio per i risultati ottenuti di recente dalle iniziative poste in essere dal Ministro Franceschini e per l'enorme quantità di beni museali e monumentali che caratterizzano le nostre città, oltre alla bellezza delle coste e dei siti naturalistici di cui l'Italia è disseminata, dovrebbe valorizzare, utilizzando risorse economiche adeguate e competenze professionali al fine di incrementare l'offerta turistica e confermare la cultura quale volano di promozione dell'Italia nel mondo. Definire un'impresa culturale è abbastanza difficile, e, se volessimo elencarne tutte le forme, finiremmo certamente per dimenticarne qualcuna.

Tuttavia, il Libro verde sulle industrie culturali e creative dell'Unione europea prova a farne una selezione, individuando le espressioni tipiche del settore, come il patrimonio artistico e monumentale, gli archivi, le biblioteche, i libri e la stampa, le arti visive, l'architettura, le arti dello spettacolo, i media, gli audiovisivi, l'artigianato artistico.

Secondo il programma “Europa creativa”, i settori culturali sono tutti quelli le cui attività si basano su valori culturali o espressioni artistiche e altre espressioni creative, indipendentemente dal fatto che queste attività siano orientate al mercato dalla struttura che li realizza e dalle sue modalità di finanziamento, a dimostrazione del fatto che l'immaterialità che li caratterizza e gli innumerevoli ambiti ai quali si può riferire rendono quello delle imprese culturali e creative un campo vastissimo di applicazioni.

Ringrazio la relatrice per avere accolto in Commissione un mio emendamento e auspico che il provvedimento sia approvato con un'ampia maggioranza, perché potrebbe costituire un'opportunità anche per i giovani, che stanno tenacemente cercando di non abbandonare le regioni del Centro Italia a seguito dei terremoti, che hanno messo a dura prova la tenuta economico-sociale dell'intera area, affinché, proprio dall'arte, l'artigianato, le tradizioni, i prodotti tipici e le altre forme di espressione culturale che offre il territorio possano trovare gli stimoli per inventare un lavoro o valorizzare un'inclinazione personale e contribuire al necessario rilancio dell'offerta culturale e turistica di cui queste regioni hanno grande bisogno.

Pertanto, esprimo il voto favorevole del gruppo Scelta Civica-ALA-MAIE (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Pannarale. Ne ha facoltà.

ANNALISA PANNARALE. Presidente, sottosegretaria, colleghe e colleghi, voglio dire di un'esperienza bella e reale che c'è stata un po' di anni fa e nel corso degli anni, prima di passare a dire qualcosa sul provvedimento.

L'esperienza si è verificata in Puglia e la voglio raccontare alle colleghe della mia Commissione in maniera particolare. Se fino al 2005 si spendevano 50 centesimi per la cultura di ogni cittadino e cittadina, solo dieci anni dopo si spendevano 4 euro, attivando una spesa turistica complessiva di 1 miliardo e 30 milioni, che dovrebbe corrispondere a quasi il 4 per cento del totale della spesa nazionale.

In termini di occupazione, le imprese del settore creativo in Puglia erano, nel 2014, 23.000 circa, per un totale di 57.000 occupati, il 4,1 per cento degli occupati a livello nazionale. Questo, sempre in Puglia, è accaduto perché avevamo già, certo, un tessuto connettivo culturale di grande tradizione, ma lo abbiamo rilanciato con coraggio, innervato di politiche di investimenti.

Nella regione si è investito nella promozione di progetti legati all'arte contemporanea, nell'innovazione dell'industria culturale e creativa e delle filiere dello spettacolo dal vivo, del cinema e dell'audiovisivo; sono stati riattivati il patrimonio e i centri storici, facendoli diventare spazi per la creatività, con importanti risultati anche in termini di capacità di spesa, gestione ed efficacia degli interventi.

La Puglia ha saputo spendere e ha speso bene tutti i fondi comunitari in quegli anni: politiche giovanili di innovazione sociale, politiche per la cultura, sia mirate ai beni che alle attività culturali; politiche di ricerca e sviluppo in grado di accelerare l'ingresso sul mercato di nuove tecnologie, importanti fonti di creatività e dinamismo. Tutti questi investimenti hanno contribuito ad innalzare la qualità della vita dei cittadini e la coesione culturale della comunità regionale, a rendere il territorio più attrattivo per visitatori, imprese e investimenti ulteriori, aumentando il turismo, mettendo a valore il patrimonio della regione, ad accrescere e rendere più visibile la presenza della regione nello spazio europeo, a rendere la cura del paesaggio e la bellezza dei luoghi una delle chiavi dello sviluppo sostenibile. Insomma, in tutti questi anni, in Puglia è accaduto tutto questo, peraltro come testimoniano gli indicatori di risultato di monitoraggio dei Fondi europei per lo sviluppo.

Perché ho voluto raccontarvi - sottosegretaria, lo dico anche a lei - questa storia, per me bella, che sono pugliese? Non per un passato di gloria su cui indugiare, ma per motivare il nostro rammarico per un testo che è stato svuotato e svilito.

Noi sappiamo bene che la Commissione cultura non è - devo dire con grande soddisfazione - un luogo di attrito insanabile, anzi. Spesso si riesce a lavorare bene e infatti sulla proposta di legge Ascani iniziale, per così definirla, alla fine eravamo un po' tutte d'accordo. La relatrice ha giustamente fatto riferimento ad un lungo e denso lavoro istruttorio e al mondo ricco e variegato dei soggetti che contribuiscono alle realtà più vive e dinamiche del Paese, proprio come quelle pugliesi che ho ricordato.

L'opera svolta nel Comitato ristretto, nelle audizioni e nelle missioni svolte dei colleghi aveva arricchito quel testo, lo aveva irrobustito e aveva dato ad esso un respiro più ampio. La proposta di legge poteva essere il segno distintivo di quel lavoro comune, la cifra di un incontro virtuoso delle forze politiche proprio su quel terreno. Ma così non è stato.

Ancora una volta la nostra nota asfittica visione ragionieristica e finanziaria ha compromesso - questo accade sempre su tutti i provvedimenti che dovrebbero servire al miglioramento delle condizioni di vita delle persone - la qualità e la potenzialità del provvedimento. Non dirò ancora molto altro, perché purtroppo il testo di legge si è impoverito talmente tanto che - come dire - non c'è bisogno di molto tempo per raccontare.

Ho voluto prendere più tempo per raccontare quello che potrebbe essere, quello che in tante altre esperienze accade ed è accaduto. Vi è stata una rigidità tremenda davanti ad un progetto di legge - parlo in maniera particolare della Ragioneria - che in maniera trasparente e dinamica cercava di rivolgersi ad una platea ampia, ad una platea fatta di giovani creativi. Tutta questa rigidità, tuttavia, non viene dimostrata in genere quando, ad esempio, bisogna finanziare con milioni e milioni di euro delle coppe di golf, ma insomma è una storia a noi nota.

È rimasto molto poco del lavoro della Commissione cultura dopo la scure della Ragioneria dello Stato, cui devo dire che la Commissione bilancio si è adeguata in maniera assolutamente acritica: pochi e generici articoli che rimandano a provvedimenti esecutivi successivi la vera disciplina delle imprese culturali e creative.

Peraltro, la V Commissione ha persino raccomandato e ottenuto l'inserimento, accanto ai costi di manutenzione ordinaria, anche i costi di quella straordinaria, per cui dobbiamo provare a capire se un gruppo di giovani imprenditori nella cultura debbano investire le loro risorse iniziali, ad esempio, nelle strumentazioni e nelle tecnologie operative oppure nell'aggiustare, per così dire, vecchie caserme diroccate. Probabilmente è ovvio che assegnare alle imprese di giovani beni diroccati, che devono essere ristrutturati dall'inizio alla fine a proprie spese, significa sostanzialmente non darglieli.

Non solo, emerge anche poco coraggio, per così dire, sul piano della restituzione dei beni dei mafiosi all'impresa culturale sana, nonostante ci siano tante esperienze e tante buone pratiche di questo tipo in Italia.

Vi sono poche ma chiare ragioni per esprimere un voto di astensione da parte di Sinistra Italiana sul provvedimento: l'espressione “purché si faccia” non può andare bene. Noi vorremmo che ogni tanto si provasse a fare, ma si provasse a fare bene, si provassero a dare segnali e strumenti concreti. Qui in realtà si è provato a fare bene e poi ci si è adeguati su un'impostazione assolutamente rigida, come se si provasse a dire: vorremmo che si potesse costruire qualcosa ma, come al solito, non abbiamo né la volontà né il coraggio di darvi le risorse e gli strumenti; e stiamo parlando dei giovani e delle giovani di questo Paese.

Per tali ragioni non possiamo fare altro che astenerci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Ben venga la definizione delle imprese culturali e creative, ben venga il riconoscimento di tali attività che devono assolutamente essere riconosciute, essere apprezzate, essere valorizzate ed essere aiutate. Quindi, nulla in contrario ad una definizione che, nel nostro ordinamento, fino ad oggi non c'era e viene introdotta dal provvedimento. Il problema in questo caso tuttavia è che, a discapito di quanto era stato detto, a discapito degli annunci, ci si è fermati e si è fatta una evidente retromarcia. Tali imprese vengono certamente riconosciute ma di fatto non vengono aiutate. Ci sarebbe piaciuto che, all'interno del provvedimento, fossero mantenute risorse concrete, aiuti concreti così come il provvedimento iniziale aveva avuto origine e aveva iniziato il suo iter in discussione in Commissione. Ci sarebbe piaciuto trovare qui in Aula le esenzioni per l'imposta di registro, per i diritti erariali, per le tasse di concessioni governative. Ci sarebbe piaciuto trovare una conferma sul credito di imposta per i costi sostenuti per l'acquisto di software e tecnologie innovative; per le spese di comunicazione web e per le spese per l'iscrizione alla piattaforma per la raccolta della risorse. Quindi, tutte disposizioni che noi abbiamo giudicato positive ma che purtroppo questa maggioranza e questo Governo hanno avuto solo il coraggio di proporre ma non di portare a termine. Quindi, dal nostro punto di vista, abbiamo sempre tenuto un comportamento costruttivo e collaborativo anche all'interno della Commissione. Ci dispiace che la montagna purtroppo abbia partorito un topolino perché certo vediamo il riconoscimento di tale tipologia di impresa, il riconoscimento di una disciplina specifica che, ripeto, andava stabilita ma purtroppo il provvedimento si interrompe qui: quindi, non vediamo aiuti concreti, come erano stati annunciati all'inizio, e che avremmo voluto vedere portati a termine qui oggi. Quindi, per tutte queste motivazioni, annuncio il voto di astensione del gruppo dalla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Lainati. Ne ha facoltà.

GIORGIO LAINATI. Grazie, signor Presidente. Signora sottosegretaria, il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della proposta di legge il cui testo, anche se profondamente modificato rispetto a quello iniziale durante l'esame in sede referente, è comunque finalizzato alla promozione dell'imprenditoria, in particolare quella giovanile, nel settore culturale e rappresenta un elemento di sviluppo e di implementazione dell'occupazione nel medesimo settore, che costituisce per l'Italia uno dei comparti più importanti per la crescita del prodotto interno lordo. L'articolo 1 infatti definisce ed individua l'impresa culturale e creativa e inoltre, signor Presidente, stabilisce la definizione della procedura per l'acquisizione della qualifica di impresa culturale e creativa, della disciplina per la verifica della sussistenza dei requisiti richiesti nonché la costituzione di uno specifico elenco e demanda il tutto ad un decreto interministeriale. L'articolo 2 prevede che, per il perseguimento dell'oggetto sociale, le imprese culturali e creative possano chiedere la concessione dei beni demaniali dismessi con particolare riferimento a caserme e scuole militari inutilizzate, non utilizzabili comunque per altre finalità istituzionali e non trasferibili agli enti locali. A nostro avviso, si tratta comunque di una misura agevolativa per coloro che vogliono intraprendere un'attività di impresa ma sarebbe ovviamente necessario fare di più: ad esempio, sostenere con misure ed investimenti adeguati quanti intendano intraprendere un'attività di impresa con nuove tecnologie, proprio per sviluppare un'economia della conoscenza oggi assolutamente indispensabile.

Infatti, con il fenomeno della globalizzazione e l'entrata di nuovi Paesi emergenti in settori economici di punta, diventa fondamentale per l'Italia accelerare un processo di trasformazione che la porti ad investire di più e meglio in attività tecnologicamente avanzate.

Questo costituisce la premessa per realizzare la crescita del prodotto interno lordo del Paese, l'implementazione dell'occupazione e per superare quelle problematiche oggi esistenti, che non permettono l'entrata dei giovani nel mondo del lavoro.

In questo contesto, signor Presidente, i nostri ricercatori costituiscono un riferimento importante e sono molto apprezzati, come tutti sappiamo, in Europa e nel mondo ed è necessario promuovere con la massima sollecitudine una strategia che li valorizzi e che permetta di favorire l'incontro tra ricerca e sviluppo delle imprese, anche al fine di evitare che le migliori energie si trasferiscano all'estero per poter operare meglio.

Questa proposta di legge era quindi stata presentata con l'intento di concedere agevolazioni economiche per la costituzione di start-up culturali, come hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto, ma le condizioni poste dalle Commissioni permanente e dalla Commissione bilancio hanno ridotto significativamente le risorse delle imprese culturali.

Dunque, questo progetto di legge è arrivato in Aula, come detto, modificato profondamente rispetto al testo originario, ma costituisce pur sempre, senza dubbio, un significativo passo avanti verso l'implementazione di politiche attive che possano incoraggiare la crescita di imprese culturali.

Questa legge va nella direzione giusta ed è anche in linea con quanto auspicato in sede di Unione europea e vorrei ricordare il Libro verde della Commissione, che nel 2010 aveva sollecitato a sostenere e far emergere nuove fonti di crescita e intelligenza sostenibile ed inclusiva, nonché altri documenti importanti elaborati in sede di Unione europea, come la risoluzione del Parlamento europeo su come valorizzare i settori culturali e creativi per favorire la crescita economica e l'occupazione.

Ed inoltre vorrei ricordare il programma Europa creativa, istituito dal Regolamento Unione europea del Parlamento europeo e dal Consiglio europeo del primo dicembre del 2013.

Dunque, questo progetto di legge costituisce, a nostro avviso, un passo in avanti per attivare in modo pieno un efficace sostegno alle imprese che investono in attività culturali, considerando anche questo settore estremamente importante per il futuro dei giovani.

È necessario quindi aumentare la consapevolezza che la cultura sia considerata come elemento fondamentale per lo sviluppo del sistema Paese nella sua interezza e come strumento per far nascere e crescere imprese.

Ribadiamo dunque il voto favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCDe Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Grazie, Presidente, affrontiamo una questione molto qualificante, che stimola riflessioni, che delinea visioni anche nuove e anche delle azioni di governo innovative: si tratta del delicato rapporto tra cultura e impresa, un nodo complesso, che noi - noi, questo gruppo, da questa parte - vorremmo affrontare lontani da ogni forma di mercificazione, da una pura commercializzazione, a favore invece di un sostegno pieno e concreto alle finalità primarie della cultura intesa come bene comune, come risorsa che dà benessere alle persone e che quindi si innerva di un lavoro che ha una sua peculiarità, di modalità di lavoro che hanno una loro peculiarità, perché appunto l'impegno creativo, il lavoro organizzativo di chi opera nel mondo della cultura, proprio vive di una vita propria, specifica.

L'impegno a cui ci rivolgiamo è quello difficile di tanti e tanti che vogliono vivere e lavorare valorizzando ideazione, creatività, produzione, comunicazione, diffusione, conservazione legate alla musica, alla letteratura, alle arti figurative, allo spettacolo, agli archivi, alle biblioteche, al cinema e agli audiovisivi e anche ad altri settori, che oggi sono inediti e che, appunto quello che noi vogliamo valorizzare - ingegno e ricerca -, potranno in futuro disvelare e scoprire.

Insomma, affrontiamo una materia di ricerca anche come discussione molto, molto delicata, aperta; non ci sono definizioni assolute, chiuse, anzi è una materia aperta, perché le domande che ci facciamo sono se e come definire un'impresa culturale e, nel contempo, come affrontare con lungimiranza la necessità di prevedere quelle forme concrete di sostegno a questo tipo di iniziativa.

Molte esperienze - la collega Pannarale ha ricordato la primavera del Governo di Vendola, del presidente Vendola - ci dicono che l'idea della cultura come radici, come ricerca, comunità di un territorio, possa rilanciare e rigenerare il tessuto connettivo e sociale, creare buoni lavori, ottimi lavori.

Però, purtroppo questo testo e questo tipo di riflessione, anche di ricerca aperta, sono arrivati in quest'Aula come un'occasione perduta, un'ennesima occasione mancata, che si ferma a definizioni formali, come dice la relatrice nella relazione in Aula, che non bastano, tant'è che si rimandano le conseguenze più sostanziose - penso alla legge di bilancio - ad una fase successiva.

Si fanno promesse e noi lo diciamo alla collega Ascani: questo gruppo, in sede di bilancio, ci sarà a fare la battaglia per riconoscere concretamente quella che oggi è una sola, una sola definizione.

Il testo, infatti, crea imbarazzo, perché è un testo svuotato, ridimensionato: la proposta di legge originaria aveva un accordo. La Commissione - è stato ricordato da altri interventi, si rischia di ripetere un po' le stesse cose - aveva sviluppato un confronto costruttivo, c'è stato un lungo e denso lavoro istruttorio.

Questa legge - arrivo a dire - poteva dare respiro a questa legislatura, connotandola di una buona tappa, di un buon arrivo, ma così non è stato, perché la maggioranza di questo Parlamento e il Governo continuano a richiamarci in quest'Aula su provvedimenti senza sostanza, insomma danno una cifra a questo Parlamento come quella di girare a vuoto.

È un'ennesima occasione persa. La volontà parlamentare infatti è stata umiliata, comunque piegata di fronte alle visioni finanziarie, ai diktat finanziari, a quelle colate laviche che sono i dettami dell'austerity, che impoveriscono la vita delle persone, creano ingiustizie sociali, abbruttiscono le menti delle persone, fomentano venti gelidi, come quelli dell'intolleranza e della xenofobia, che sono legati all'ignoranza, quei venti che spirano in Europa e che ora sono arrivati anche sulle elezioni tedesche.

Ancora una volta, alla ricchezza della nostra cultura, dei nostri talenti, del nostro ingegno, si è opposta una visione asfittica, quella dei limiti di bilancio, una visione che si ripresenta di fronte a provvedimenti importanti e dinamici come questo, che però invece viene accantonato quando si tratta di fare delle mance qua e là nel vasto mondo della cultura, come quella di finanziare un teatro ad personam, come recentemente è avvenuto.

Che cosa è rimasto del lavoro della Commissione cultura, di quel lavoro denso di cui dobbiamo dare atto alla presidente e alla relatrice? Che cosa è rimasto? Sono rimasti due articoli: uno di definizioni, ma voglio dire sempre alla collega Ascani che non si vive di definizioni, le imprese culturali hanno bisogno di ben altro, le giovani imprese culturali hanno bisogno di ben altro e talvolta la volontà potrebbe sicuramente essere più decisa. È rimasto un riferimento all'utilizzo delle sedi, che rischia di essere ambiguo, perché è vero che si possono assegnare alle imprese dei giovani beni demaniali che sono molto preziosi, però, talvolta, le ristrutturazioni sono così onerose che certamente non favoriscono le giovani imprese ma, piuttosto, rischiano di favorire soggetti già forti e non è questo l'intento di questa legge.

Nel corso dell'esame del provvedimento, questo gruppo ha presentato molti emendamenti. Devo dare atto alla volontà della relatrice e della presidente di averli assunti nel contenuto deprivati, però, della sostanza viva, che è quella del finanziamento, da cui noi possiamo, come dire, misurare la volontà politica della maggioranza, del Governo e, quindi, anche volontà parlamentare.

Per questo motivo, apprezzando il lavoro svolto, ma considerandolo un'ennesima occasione mancata, ci asterremo sul provvedimento (Applausidei deputati del gruppoArticolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Antonio Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Questo provvedimento, del quale le colleghe che mi hanno preceduto hanno già raccontato la genesi, la storia e gli sviluppi, di fatto è un piccolo seme, nel senso che il lavoro, del tutto apprezzabile, che la relatrice ha svolto, coadiuvata dalla presidente Piccoli Nardelli e ovviamente dalla promotrice, onorevole Ascani - il tridente Manzi, Piccoli Nardelli e Ascani - ha potuto produrre solamente questo rispetto alle grandi intenzioni della partenza, sulle quali noi tutti avevamo convenuto, pur ovviamente nella distinzione di non fare confusione con altre normative che riguardano le start-up culturali e via dicendo.

Morale della favola, siamo a questo punto: un piccolo semino. Noi non abbiamo motivo di dubitare della buona fede e della retta intenzione del tridente del Partito Democratico. Le parole della collega Ascani rispetto all'impegno della imminente legge di bilancio non sono state, credo e spero, spese a caso, ma sono parole impegnative, sulle quali noi verremo a chiedere conto in Commissione.

Però, per questo, tuttavia, noi esprimeremo un voto favorevole, a differenza delle altre opposizioni, proprio perché vogliamo dare atto del lavoro fatto, dell'impegno svolto e, soprattutto, di questo impegno per un futuro che non è di qui a qualche anno, ma semplicemente di qui a poche settimane. Quindi, confermando il voto favorevole di Forza Italia, vi ringrazio per l'attenzione (Applausidei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Chiara Di Benedetto. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO. Grazie, Presidente. È stato già detto: un'altra occasione di portare a compimento un buon provvedimento è già stata sprecata. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare oggi in Aula reca nella prima parte del titolo: agevolazioni in favore di start-up culturali, eppure di queste agevolazioni rimane veramente poca traccia all'interno del testo. Infatti, in sede di esame in Commissione, dopo avere raggiunto un sostanziale accordo per un testo condiviso, elaborato dal Comitato ristretto e adottato come testo base, la maggioranza ha inteso depotenziarne la portata, accogliendo nuovi emendamenti soppressivi di articoli assolutamente fondamentali per favorire realmente le neonate start-up culturali.

Questa, Presidente, è la parte su cui tutti i gruppi sono intervenuti finora, perché forse è stato un esempio di come, in questa legislatura, il lavoro del Parlamento spesso sia stato mortificato, successivamente, alla seconda parte, al termine dell'iter del provvedimento e all'esame del provvedimento, dalla volontà del Governo, dalla volontà della Ragioneria di Stato e dalla volontà della Commissione bilancio. E questo è mortificante per ognuno di noi, probabilmente forse di più per chi ci ha messo la faccia, per chi è primo firmatario di questa proposta di legge, per chi si è confrontato direttamente con le parti, con le associazioni, con le imprese, con gli imprenditori. Ed è questo che, oggi, purtroppo, ci porta a malincuore a esprimerci in maniera così critica rispetto al testo che è arrivato in Aula.

Il testo originario prevedeva l'estensione delle agevolazioni disposte per le start-up innovative del cosiddetto ‘decreto crescita' anche alle start-up culturali e creative. Veniva previsto che le imprese e i professionisti, iscritti nei relativi albi, potessero avvalersi di buoni per l'acquisto di beni e servizi culturali e creativi offerti alle stesse start-up di cui parliamo. Questa era una delle idee innovative, delle risorse e delle misure che venivano previste, appunto, a favore delle start-up, una delle più importanti, una che avrebbe avuto una ricaduta positiva su questo settore.

Attualmente, invece, cosa è rimasto di questa proposta di legge? È stato già detto dai colleghi: l'unico beneficio rimasto consiste nella concessione di beni demaniali dismessi per un periodo di almeno dieci anni e a un canone mensile simbolico di 150 euro, con oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria a carico del proprietario.

La concessione di un bene demaniale dismesso è un'operazione che può essere, ovviamente, anche giustificabile, seppure potevano essere, però, fissati i termini - ovviamente anche quelli massimi, non soltanto quelli minimi - dell'operazione; e quindi poteva essere chiarita meglio la strategia a lungo termine, anche perché, Presidente, se questa soluzione rimane l'unico strumento a favore delle imprese, delle start-up culturali e creative, a fronte, invece, di una serie di altri provvedimenti che sono stati eliminati dal testo, rischia quasi di essere troppo sbilanciata e si rischia quasi di trasformare una cosa che poteva essere positiva, di fatto, in una alienazione del patrimonio pubblico a favore di imprese private, senza mettere dei tetti precisi e dei paletti.

In ogni caso, quello che rimane di questa misura è davvero troppo poco rispetto a quanto poteva essere fatto e rispetto a quello che può significare sostenere, oggi, un settore individuato come il volano della crescita per il nostro Paese.

Non si può non ricordare che, quando ha voluto, questo Governo ha stanziato risorse ben più importanti di quelle che erano previste in questo testo di legge all'inizio e in meno tempo, soprattutto. Mi riferisco, ovviamente, a uno degli ultimi decreti, quello sulle banche venete, che è stato votato da questo Parlamento, che ha elargito oltre 17 miliardi di fondi pubblici a un colosso come Intesa San Paolo, per esempio, sempre perché ovviamente per alcuni settori i soldi si trovano in maniera anche veloce, mentre per ciò che dovrebbe essere finanziato, come appunto le start-up culturali e creative, invece ovviamente no.

Anche in Commissione cultura, purtroppo, abbiamo visto molti sì a provvedimenti, abbiamo approvato anche in Commissione e, quindi, alla Camera, moltissimi provvedimenti che prevedevano degli stanziamenti ad hoc per delle fondazioni, piuttosto che comitati, teatri privati, istituzioni di giornate della memoria per cui un calendario non basta più, e altre leggi che sono fuori dalle regole stabilite per tutti gli altri operatori culturali.

Questo Governo diceva di voler sostenere la creatività, ad esempio con uno dei decreti attuativi della legge n. 107 per la riforma del sistema scolastico, che recava, appunto, norme sul sostegno della creatività, ma la maggioranza di questo stesso Governo aveva presentato un testo di legge che stanziava delle buone agevolazioni per le start-up culturali e creative e sul quale si era trovata un'intesa tra le varie forze politiche ed ora non si comprende la ragione di questo passo indietro così importante.

Stralciando la parte relativa alle vere e più consistenti agevolazioni in favore delle start-up culturali, si è, di fatto, svuotato di senso il provvedimento e se ne è depotenziata la sua portata. Secondo lo studio “Lavoro 2025”, entro sette anni il 60 per cento dei lavori si trasformerà o sparirà e il 50 per cento diventerà lavoro creativo. Se lo Stato non investirà proprio in questo settore, finirà per perdere i nostri startupper, che sceglieranno di aprire, magari, la propria impresa fuori dal nostro Paese, all'estero, causando perdite al nostro Paese per 14 miliardi di euro all'anno, per non stare all'interno del nostro Paese. Non dimentichiamo che siamo gli ultimi in Europa, solo prima della Grecia, per occupazione giovanile e che occorre investire adesso nel settore dell'innovazione, che costituisce non solo il futuro, ma, soprattutto, il presente del nostro Paese.

Per tutte queste ragioni, Presidente, annuncio il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle a malincuore, perché, come ho detto prima, in virtù del lavoro che si era creato e del clima di confronto e di collaborazione che si era creato in Commissione, votare questo testo è veramente mortificante, è un'occasione persa e, soprattutto, è ingiusto anche nei confronti delle realtà che abbiamo coinvolto durante il nostro percorso in Commissione. Per tutte queste ragioni il MoVimento 5 Stelle si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Roberto Rampi. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, signori colleghi, io credo…

PRESIDENTE. Cambi microfono, collega; sentiamo un disturbo di fondo, passi a quello a fianco.

ROBERTO RAMPI. Non ho capito se mi sono spostato a destra o a sinistra, spero a sinistra… Allora, signor Presidente, io credo che dobbiamo innanzitutto capirci, da questo punto di vista, nella giornata di oggi.

Oggi, è una giornata in cui otteniamo un risultato importante e, invece, da alcuni toni sembra che sia una giornata di lutto, perché la verità del racconto non è che c'era un provvedimento con delle risorse e le abbiamo tolte; no, non c'era nessun provvedimento, ma c'era una proposta meritoria della collega Ascani, che ci ha permesso di discutere di un tema fondamentale per il Paese e che partiva da un concetto, quello delle start-up culturali, facendo tesoro dell'esperienza dei territori, degli enti locali e degli operatori culturali.

Lo dico alla collega Pannarale, partendo proprio, ad esempio, dal territorio pugliese, dove noi, in una notte dello scorso anno, all'una di notte, abbiamo finito un laboratorio. Eravamo in collegamento tramite WhatsApp con la collega Ascani, con la collega Manzi, con la collega Narduolo e con diversi operatori di quel settore e abbiamo modificato punto su punto la legge, facendo tesoro delle loro osservazioni, rispetto al fatto che il tema importante delle start-up non fosse il tema principale, perché tante iniziative riguardavano la fase di avvio, appunto, di start-up, ma il vero bisogno di questo settore era quello, finalmente, di un riconoscimento giuridico dell'intero settore e non solo del sostegno di una parte iniziale.

Questo, oggi, il Parlamento italiano, l'Aula della Camera, è in grado di scegliere se approvare o respingere e io credo che tutti dovranno valutare con grande attenzione il loro voto, perché, certo, il PD e anche altre forze politiche, mi fa molto piacere, garantiranno - è ormai evidente nei numeri - l'approvazione di questo provvedimento, ma se altri decideranno di astenersi, vorrà dire che con il loro voto questo provvedimento non ci sarebbe, cioè che oggi noi ancora diremmo a quelle persone, a quei ragazzi e a quelle ragazze: guardate, lo Stato italiano ancora una volta non vi riconosce per quello che siete.

E, guardate, il dibattito del rapporto tra impresa e cultura che ha citato la collega Nicchi è il dibattito cruciale e una volta tanto il Parlamento italiano è nel pieno di una discussione contemporanea, perché, oggi, la discussione del rapporto tra impresa e cultura è una discussione aperta nel Paese rispetto al fatto, da un lato, che ancora troppi pensano, nel mondo della cultura, che non bisogna avere niente a che fare con i bilanci e con i denari, come se la cultura fosse qualcosa di angelico, che, quando ha a che fare con il denaro, si sporca, e non come qualcosa a cui si dà valore e, nel dare valore, si dà valore anche in termini di riconoscimento pieno del fatto che la cultura produce economia e produce, anche, lavoro.

Questo, nel mondo dell'impresa, troppo spesso non lo si pensa, cioè si pensa che chi fa l'imprenditore della cultura stia giocando, stia facendo del dopolavoro, stia facendo dell'attività di volontariato.

Invece, è centrale questo fatto che noi oggi diciamo, finalmente - anche in questo Paese e soprattutto in questo Paese che è davvero una grande superpotenza culturale, ma che rischia, a volte, di essere schiacciato dal peso straordinario del suo patrimonio culturale - che l'impresa culturale, che il talento, che la capacità creativa, che quello che è stato il cuore dell'Umanesimo, del Rinascimento, cioè la capacità di immaginare il futuro e di costruire cose nuove, sono riconosciuti dallo Stato e che queste persone sanno che lavoro fanno e sanno che la loro attività, a qualsiasi tipo di forma giuridica appartenga, è un'attività riconosciuta dallo Stato italiano.

Questo non lo penso solo io; non penso solo io – come non lo pensano la collega Ascani, la collega Manzi, la collega Narduolo, tutti quelli che ci hanno lavorato -, non pensiamo solo noi che non è solo dalle risorse stanziate che si valuta la qualità di un provvedimento, perché questo è francamente un cedimento economicista che da alcune parti politiche io non mi aspetterei. Non è che un provvedimento lo si può giudicare solo dalle risorse stanziate, ma, per fortuna, non lo pensiamo solo noi; noi abbiamo chiesto a questo settore, in maniera esplicita, in maniera esplicita e trasparente - perché questo è stato un lavoro che, in termini di merito, ha prodotto anche un metodo diverso, abbiamo prodotto un cantiere culturale di lavoro con queste giovani generazioni che sono un pezzo del futuro del Paese -, abbiamo chiesto loro: vi interessa questo riconoscimento o lo considerate una presa in giro, lo considerate nulla, lo considerate solo una bandiera? E la risposta è stata: ci interessa e ci interessa in maniera radicale, ci interessa davvero molto, perché per noi è fondamentale sapere che siamo riconosciuti, che possiamo, su questo, provare ad uniformare il sistema legislativo di questo Paese, ad esempio i bandi delle amministrazioni pubbliche, ad esempio i bandi delle regioni e provare ad indirizzare tutto il sostegno pubblico, ma anche la possibilità di agire e di intervenire su questo settore.

Ad esempio, rispetto agli stabili che vengono messi in gioco, io credo che a volte non sappiamo di chi stiamo parlando se diciamo che quelle persone non saranno in grado di far tornare un'economia dentro quegli stabili e di coprire anche i costi, perché quelle persone sono in grado di farlo, perché noi abbiamo visitato in tutta Italia centinaia di case history, centinaia di situazioni in cui, questo, quotidianamente, riescono a farlo, anche nella condizione di oggi.

Per cui la risposta è molto semplice, signor Presidente, e io interrogo ancora, davvero, le coscienze culturali di tutti i colleghi. Noi, oggi, dobbiamo dire se facciamo questo passo, se otteniamo questo risultato e se partiamo da qui e, poi, sicuramente, faremo anche la battaglia sugli incentivi, lo ha detto chiaramente la collega Ascani, ma lo dico con affetto al collega Palmieri; non è questione che noi ci prendiamo un impegno e qualcuno ce ne deve venire a chiedere conto; no, è il Parlamento italiano che deve dire tutto insieme, nella legge di bilancio, oggi, che ci sono le imprese culturali e ricreative, per noi è una priorità riconoscere a quelle imprese culturali e ricreative degli incentivi, perché crediamo, come ha detto qualche collega, che ogni euro che noi investiamo in quel settore ritornerà, ma anche perché pensiamo che l'oggetto di quell'impresa sia un oggetto di valore pubblico e sociale. Quelle persone, mentre producono il reddito del loro lavoro, producono un valore aggiunto che è un valore aggiunto per la democrazia e per la socialità, fanno un pezzo di quello che è il senso del lavoro dello Stato e quindi le tasse le pagano già con il loro lavoro, per cui sgravargliele è semplicemente il riconoscimento di questo fatto.

Questo è un impegno che ci possiamo prendere tutti insieme, ma lo faremo molto, molto più facilmente, lo faremo con molta più forza, se, oggi, l'Aula votasse, ad esempio, in maniera unanime questo provvedimento, invece, che costringerci, ogni volta, a fare il solito distinguo e a dire sempre che manca qualche cosa rispetto al lavoro che hanno fatto gli altri, perché qui c'è qualcuno che produce un lavoro e un risultato e qualcuno che si segna che manca qualche cosa. Allora, è tempo di superare anche culturalmente questo fatto e dire che, oggi, c'è un risultato che si somma all'inversione di rotta sugli investimenti nella cultura; noi siamo partiti da una situazione in cui c'era il Grand Canyon nel bilancio della cultura italiana, quando siamo arrivati noi, perché qualcuno lo aveva scavato, e non era il fiume Colorado, era qualcuno che è stato citato, ad esempio, Tremonti, e noi da quel Grand Canyon siamo risaliti lungo una lunga china e la salita è ancora lunga da percorrere, però siamo risaliti.

Così come, l'altra settimana, il Senato ha finalmente dato il suo placet alla legge sullo spettacolo dal vivo, dove ci sono risorse significative, oltre che un'innovazione giuridica che aspettavamo dal 1965 e noi speriamo che venga presto alla Camera, anzi, sappiamo che oggi è stata assegnata alla Camera e vogliamo approvarla velocemente, per mettere in campo quelle misure e per attuare quei decreti attuativi.

E, allora, facciamoci questa domanda: noi oggi cosa rispondiamo a quelle ragazze e a quei ragazzi che da tanto tempo, che da tanti anni lavorano in questo settore e che oggi vedono la possibilità di ottenere un riconoscimento che ci hanno chiesto e che ritengono prezioso? Gli rispondiamo “sì”, come farà il Partito Democratico e come ho sentito, con piacere, faranno altre forze trasversalmente di maggioranza e di opposizione, oppure gli rispondiamo “e, però, c'è sempre un'altra cosa che manca”? Io credo che noi dovremmo rispondergli tutti insieme coralmente “sì” e noi per questo voteremo a favore sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

DORINA BIANCHI, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Grazie, Presidente. Innanzitutto, intervengo perché vorrei ringraziare i componenti della Commissione cultura, dalla presidente Piccoli Nardelli alla relatrice Manzi, e agli uffici che hanno aiutato nello svolgere questo importante lavoro.

Come è emerso dagli interventi che mi hanno preceduto, il settore delle imprese culturali è una realtà nel nostro Paese e, quindi, è importante introdurre per la prima volta nel nostro ordinamento la nozione di impresa culturale e creativa.

Io, però, vorrei ricordare a tutti i colleghi parlamentari che il Fondo cultura 2014-2020 è stato il prima programma operativo con dotazione complessiva di più di 491 milioni di euro, di cui 114 milioni a nuove imprese culturali e creative…

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretaria, abbia pazienza.

(Correzioni di forma – A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice, che ha chiesto di intervenire ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, per una proposta di correzione di forma. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI, Relatrice. Presidente, propongo, anche a nome del Comitato dei nove, le seguenti correzioni di forma. All'articolo 1, comma 1, in luogo dell'espressione “quelle giovanili”, occorre scrivere “quella giovanile”, e al medesimo articolo 1, comma 3, in questo caso, nell'unico periodo, in luogo di “sono disciplinate”, occorre scrivere “è disciplinata”.

PRESIDENTE. Va bene. Se non vi sono obiezioni la proposta di correzione di forma avanzata dalla relatrice si intende accolta dall'Assemblea.

      (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2950-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2950-A:

“Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative”.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010 (A.C. 3916-A) (ore 17,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3916-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010.

Ricordo che nella seduta del 18 settembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 3916-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.

Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono stati presentati emendamenti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 e all'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A).

Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulla proposta emendativa ad esso presentata, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente…

PRESIDENTE. Zaccagnini, in ogni caso voteremo prima l'articolo 2 e poi potrà intervenire sul suo articolo aggiuntivo 2.01. Prego, relatore.

MICHELE NICOLETTI, Relatore. Presidente, il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo 2.01 Zaccagnini è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.01 Zaccagnini.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Le ratifiche solitamente sono provvedimenti che non seguiamo con la stessa attenzione di altri provvedimenti. Io mi auguro che comunque il parere dato dal relatore sia dato a ragion veduta, con cognizione di causa, perché sostanzialmente, posto che non si va a modificare il contenuto della ratifica, nella parte di competenza nostra si amplia - anzi si si inverte, sostanzialmente - la competenza dell'attuazione del protocollo dandola, come dovrebbe essere e come logica porterebbe a pensare, al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, in particolare per la parte riguardante il risarcimento dei danni prodotti da contaminazione da OGM.

È una ratifica importante che è una parte, un allegato, di una ratifica di un Protocollo che finalmente viene ricompreso anche nel nostro ordinamento. È importante soprattutto perché si va ad integrare la parte dei risarcimenti, parte che non era fino adesso stata ratificata e, quindi, attuata dal nostro Paese. Dare la competenza di questa parte riguardo ai risarcimenti in seguito a contaminazione da OGM al Ministero dell'Ambiente non ha senso, non ha nessun senso. Sappiamo che non è così in altri Paesi, Paesi che hanno particolare attenzione per la questione dell'agricoltura, che hanno un indirizzo come il nostro, contrario agli OGM, e che confermano questo indirizzo e che hanno demandato, appunto, la competenza al loro Ministero dell'agricoltura, come dovrebbe essere.

Già nel nostro Paese c'è la stortura di vedere buona parte o almeno una parte di ciò che dovrebbe essere di competenza del Ministero dell'agricoltura demandato al Ministero della salute o dell'ambiente; questo ha creato non pochi problemi anche durante gli iter dei decreti interministeriali. In più, vedere un Protocollo addizionale come quello di Nagoya, appunto, sostanzialmente tolto alla competenza del Ministero dell'agricoltura: ci domandiamo per quale motivo ciò avvenga, qual è la ratio.

Mi auguro che il Governo, o quanto meno il relatore, riescano a motivare il parere contrario riguardo a questa unica proposta emendativa a questa ratifica, per la quale comunque noi voteremo favorevolmente, perché crediamo che il contenuto sia importante e vogliamo contribuire all'approvazione di questo provvedimento. Ma almeno, riguardo a questa questione tecnica, avere uno scambio, un minimo contributo da parte del Governo e del relatore ci conforterebbe sui motivi per i quali viene dato un parere negativo su questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Zaccagnini 2.01, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3916-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Presidente, chiedo di consegnare l'intervento.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Mario Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Presidente, anch'io chiedo la sua autorizzazione a consegnare l'intervento.

PRESIDENTE. È autorizzato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Presidente, solo per annunciare il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo di Alternativa Popolare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, sarò sintetico, ma non come i miei colleghi. Infatti, dichiaro il voto favorevole per il nostro gruppo, ma con rammarico devo sottolineare il fatto che non c'è stata nessuna risposta riguardo all'emendamento che abbiamo presentato e neanche alla motivazione per cui la competenza di una buona parte del Protocollo possa andare al Ministero dall'agricoltura.

Non essendoci stata questa risposta, immagino che probabilmente neanche abbiano vagliato la questione, neanche l'abbiano approfondita: credo che questo un po' delegittimi la stessa funzione che abbiamo qui come parlamentari, come Parlamento, perché, se non è questo lo spazio, il luogo dove discutere, anche brevemente, di questioni come questa, che non sono questioni campate in aria, ma che poniamo a ragion veduta, mi domando dove sia il luogo della democrazia.

Comunque, dichiaro il voto favorevole e consegno il resto dell'intervento.

PRESIDENTE. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole di Forza Italia e chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo.

PRESIDENTE. La ringrazio. È autorizzata.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scagliusi. Ne ha facoltà.

EMANUELE SCAGLIUSI. Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle e consegno il testo della dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La ringrazio. È autorizzato a consegnare.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Maria Chiara Carrozza. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA CARROZZA. Presidente, colleghi, si tratta di approvare questo provvedimento, che riguarda regole in materia di responsabilità e risarcimento del danno derivante da organismi viventi modificati. È la fine di un lungo percorso che parte dal Protocollo di Cartagena, che è già stato richiamato più volte, anche in discussione in Commissione, e prevede un accordo ambientale multilaterale che riguarda il trasferimento, la manipolazione e l'uso sicuro di organismi viventi modificati che possono avere effetto negativo sulla biodiversità, sulla salute umana e anche rispetto a trasferimenti transfrontalieri.

Il Protocollo che noi oggi andiamo a ratificare è particolarmente importante, perché definisce le regole amministrative che sottendono alla manipolazione e al trasferimento di questi organismi, in modo da identificare la responsabilità dell'autorità nazionale competente, che è identificata nel Ministero dell'ambiente, per quanto riguarda il danno all'ambiente, e nel Ministero della salute per quanto riguarda gli organismi modificati che stanno in uso confinato, quindi in un ambiente chiuso.

Per tutte queste ragioni, anche perché porta poi, alla fine, a una maggiore fiducia nel trasporto e nella manipolazione di questi organismi e anche all'applicazione di regole scientificamente provate da evidenza scientifica, per quanto riguarda il loro trattamento, e soprattutto perché identifica le procedure per il danno all'ambiente e alla salute, che mi sembra un punto di avanzamento importante, vorrei confermare il voto positivo da parte del gruppo del Partito Democratico su questa ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale - A.C. 3916-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3916-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3916-A:

"Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale di Nagoya - Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010".

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti protocolli: a) Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013; b) Protocollo n. 16 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013 (A.C. 2801); e dell'abbinata proposta di legge: Schullian (A.C. 3132) (ore 17,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2801: Ratifica ed esecuzione dei seguenti protocolli: a) Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013; b) Protocollo n. 16 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013; e dell'abbinata proposta di legge n. 3132.

Ricordo che nella seduta del 18 settembre si è conclusa la discussione sulle linee generali.

Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame degli articoli - A.C. 2801)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.

Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono presentati emendamenti. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono stati presentati emendamenti.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'esame dell'articolo 3, al quale è riferito l'emendamento Ferranti 3.20 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al relatore e al rappresentante del Governo di esprimere il parere.

FRANCO VAZIO, Relatore per la II Commissione. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 3.20 Ferranti.

PRESIDENTE. Il Governo?

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.20 Ferranti, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono presentati emendamenti.

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2801)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/2801/1 Mazziotti Di Celso.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.

È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2801)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. In primis vorrei sottolineare che la Convenzione dei diritti dell'uomo - ahimè si dice ancora così - e delle libertà fondamentali del 1950, la CEDU, continua ad essere il miglior strumento esistente per la protezione dei diritti umani. A questa Convenzione si riferiscono i due Protocolli n. 15 e n. 16 che ci accingiamo a ratificare con il voto di oggi. Sono due protocolli non ancora in vigore perché non ratificati dal numero necessario di Stati. Noi lo facciamo oggi ed in questo modo contribuiamo alla loro entrata in vigore. Annunciando il voto favorevole della componente socialista, vorrei cogliere l'occasione per un paio di raccomandazioni. La prima si riferisce all'istituzione di un organismo parlamentare di valutazione preliminare di conformità alla CEDU dei progetti di legge che andiamo ad approvare. L'obiettivo è certamente armonizzare la Convenzione dei diritti dell'uomo e la nostra legislazione ma anche prevenire eventuali richiami del Commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, come è accaduto per la legge sul reato di tortura non proprio armonica rispetto alla CEDU. La seconda raccomandazione riguarda l'attuazione della risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del dicembre 1993, ventiquattro anni fa, che impegna tutti gli Stati firmatari a istituire organismi nazionali autorevoli ed indipendenti per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite hanno natura di mera raccomandazione, tuttavia in occasione della presentazione della candidatura dell'Italia al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per il triennio 2007-2010 il nostro Paese si impegnò formalmente ad istituire una commissione nazionale indipendente per la promozione e protezione dei diritti dell'uomo. Non lo abbiamo ancora fatto: facciamolo entro la fine della legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)-Indipendenti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Grazie, Presidente. Questo nostro secolo sarà ricordato come il secolo dei diritti umani e, come tale, un secolo che, sotto certi aspetti, ha segnato un deciso passo avanti nel rispetto della dignità delle persone, delle loro esigenze e quindi proprio delle loro libertà. Il fatto che ci sia stato bisogno di istituire una corte sovranazionale per poter garantire tali diritti, la dice lunga su come la filiera del rispetto dei diritti possa spesso incepparsi anche per motivi forse indipendenti dalla volontà di qualcuno ma certamente come un ostacolo concreto che le persone percepiscono nel rispetto della loro persona.

La Corte di Strasburgo è intervenuta molte volte, in modo molto opportuno, a garantire questi diritti e anche a chiarirne il significato e ad ampliarne l'area di applicazione, ma è intervenuta altre volte, anche in qualche modo veramente potremmo dire quasi a gamba tesa rispetto a decisioni, giudizi, sentenze espresse nei Paesi e che in qualche modo confliggevano con il contenuto della sentenza internazionale; addirittura, a volte, la Corte è intervenuta prima ancora che si completasse l'iter del giudizio all'interno delle singole nazioni.

In questi casi è evidente la tendenza, che potrebbe esserci, a esercitare un'azione di lobby, una vera e propria forma di manipolazione della percezione dei diritti.

Mentre noi auspichiamo davvero che i diritti umani, degli uomini, di ogni uomo, compresi i diritti dei cittadini ancora non nati, siano sempre più rispettati con pienezza e con autentica garanzia della loro vita e della loro libertà, nello stesso tempo non possiamo che porre un segnale di allarme anche da questo punto di vista alla Corte di Strasburgo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Altieri. Ne ha facoltà.

TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente, solo per annunciare il voto favorevole della componente Direzione Italia, che rappresento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente, noi diamo voto favorevole a questa ratifica, che riguarda la tematica del rispetto e la tutela dei diritti umani, in una convenzione che come sappiamo, appunto, data ormai 1955, ma i problemi procedurali rischiano sostanzialmente di prolungare la durata ragionevole dei processi fino addirittura a vanificare la difesa dei diritti che appunto la Corte dovrebbe attuare.

Quindi il disegno di legge di ratifica ci trova d'accordo, soprattutto perché sono frutto, i protocolli, di un'analisi attenta sul funzionamento della Corte europea dei diritti dell'uomo, che è stata appunto destinataria di un numero così alto di ricorsi, talmente elevato da appunto provocare ritardi della trattazione delle cause.

Quindi vogliamo, con questi protocolli, rendere effettivo e maggiormente funzionante il lavoro di una Corte così importante per l'Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente, anche per questa ratifica intervengo solo per annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Sempre per annunciare il voto favorevole di Alternativa popolare, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Cimbro. Ne ha facoltà.

ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente, per annunciare il voto favorevole da parte del gruppo Articolo 1- MDP.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente, per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scagliusi. Ne ha facoltà.

EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente, il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente a questa ratifica, nonostante il disegno di legge, all'articolo 3, introduca una nuova ipotesi di sospensione facoltativa dei processi dinanzi alle alte giurisdizioni nazionali, nei casi in cui questi ultime si determinano a presentare alla CEDU richieste di pareri consultivi su questioni di principio relative all'interpretazione e all'applicazione della Convenzione e dei suoi protocolli.

Quindi i giudici di ultima istanza possono decidere se chiedere pareri e in secondo luogo se disporre la sospensione del processo in corso nell'attesa del parere.

Questa disposizione concede l'inedita possibilità, per i giudici nazionali di ultima istanza, di rivolgersi quindi direttamente alla CEDU.

Noi naturalmente avevamo presentato in Commissione un emendamento per sopprimere l'articolo 3, che ci è stato respinto, e in seguito abbiamo votato favorevolmente, qui in Assemblea, all'emendamento della collega Ferranti, quindi voteremo favorevolmente a questa ratifica e ci tenevo anche ad associarmi all'appello della collega che parlava della Commissione nazionale per la tutela dei diritti umani: in Italia non è ancora stata realizzata e ci sono diversi progetti di legge che giacciono sia alla Camera che al Senato e anche noi sosteniamo che sia giunto il momento di approvare questa legge e di creare una Commissione indipendente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianni Farina. Ne ha facoltà.

GIANNI FARINA. Grazie, Presidente, due brevi considerazioni: la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 1950 è stata, a mio modo di vedere, la luce che ha rischiarato le tenebre dalla seconda guerra mondiale e ha poi, sino ai nostri giorni, squarciato l'oscurità dei crimini che riassumo in un luogo simbolo, Srebrenica, e nell'oscuramento quotidiano di ogni speranza di convivenza umana in tanti Paesi dell'Africa e del Medio Oriente.

Occorreva allora e occorre oggi un sistema di protezione sovranazionale dei diritti umani, che sappia operare, senza per questo sostituirsi ai sistemi giuridici di tutela nazionale, ma svolgendo quell'opera sussidiaria ovunque i diritti sono calpestati.

Il disegno di legge in esame, composto da quattro articoli, riguarda la ratifica ed esecuzione dei protocolli numero 15 e numero 16.

Il processo che ha portato all'adozione dei protocolli 15 e 16 è arrivato anzitutto dalla consapevolezza della criticità nel funzionamento della Corte europea dei diritti dell'uomo, che nel tempo ha accusato notevoli problemi di arretrato.

È apparso inoltre necessario adeguare la struttura e le procedure della Corte a un'utenza potenziale che raggiunge oggi ormai circa 800 milioni di cittadini.

Concludendo, auspico quindi una celere approvazione dal disegno di legge, che consentirà al nostro Paese di aderire ad un'importante riforma del sistema della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e della libertà fondamentali, in un momento, oggi, in cui riappare il morbo delle chiusure nazionalistiche, che mettono in pericolo la sopravvivenza e l'operatività degli strumenti multilaterali sovranazionali universali di tutela e difesa dei diritti umani.

Ringrazio e chiedo di poter presentare il testo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale - A.C. 2801)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

      (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2801)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2801:

"Ratifica ed esecuzione dei seguenti protocolli: a) protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013; b) Protocollo n. 16 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 2 ottobre 2013".

      Dichiaro aperta la votazione.

      (Segue la votazione).

      Dichiaro chiusa la votazione.

      La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 3132.

Secondo le intese intercorse, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo per la lettura degli esiti di tale riunione e dell'ordine del giorno della seduta di domani.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 19,05.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di ottobre 2017 e programma dei lavori per il periodo novembre-dicembre 2017.

A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di ottobre:

Lunedì 2 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

n. 1013 e abbinata - Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche;

n. 3411 e abbinata - Introduzione dell'articolo 28-sexies del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e modifica all'articolo 9 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, in materia di compensazione e di certificazione dei crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni;

n. 4096 - Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (approvata dal Senato);

n. 1994-B - Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato).

Martedì 3, mercoledì 4 e giovedì 5 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 6 ottobre) (con votazioni)

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 1013 e abbinata - Disposizioni per il coordinamento della disciplina in materia di abbattimento delle barriere architettoniche;

n. 3411 e abbinata - Introduzione dell'articolo 28-sexies del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, e modifica all'articolo 9 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, in materia di compensazione e di certificazione dei crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni;

n. 4096 - Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (approvata dal Senato);

n. 1994-B - Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi (approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato).

Nella seduta di mercoledì 4 ottobre, alle ore 16.30, avrà luogo l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2017.

Lunedì 9 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 4620 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017 (approvato dal Senato) e della relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2016 (ove concluso dalla Commissione) (Doc. LXXXVII, n. 5).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3868 e abbinate - Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (approvato dal Senato).

Discussione sulle linee generali della mozione Quartapelle ed altri concernente candidatura di Milano quale sede Agenzia europea del farmaco (in corso di presentazione).

Martedì 10, mercoledì 11 e giovedì 12 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 ottobre) (con votazioni)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2352-A/R e abbinate - Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica, nonché delega al Governo per la rideterminazione dei collegi elettorali uninominali.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4620 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2016-2017 (approvato dal Senato).

Seguito dell'esame della relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2016 (Doc. LXXXVII, n. 5).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3868 e abbinate - Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute (approvato dal Senato).

Seguito dell'esame della mozione Quartapelle ed altri concernente candidatura di Milano quale sede Agenzia europea del farmaco (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 16 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4302 e abbinate - Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo.

Discussione sulle linee generali della mozione Martelli ed altri concernente misure per contrastare la violenza di genere (in corso di presentazione).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4522 - Norme in materia di domini collettivi (approvata dal Senato).

Martedì 17, mercoledì 18 e giovedì 19 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 20 ottobre) (con votazioni)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 4302 e abbinate - Delega al Governo per la revisione e il riordino della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico-ricreativo.

Seguito dell'esame della mozione Martelli ed altri concernente misure per contrastare la violenza di genere (in corso di presentazione).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4522 - Norme in materia di domini collettivi (approvata dal Senato).

Nella seduta di mercoledì 18 ottobre, alle ore 9.30, avranno luogo le Comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre 2017.

Lunedì 23 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4653 - Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia (approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale S. 2643-B - Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Sudtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (approvato, in prima deliberazione, dalla Camera e modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (ove trasmesso dal Senato).

Discussione sulle linee generali della mozione Alberti ed altri n. 1-01707 concernente iniziative di competenza in merito alla nomina del Governatore della Banca d'Italia.

Martedì 24, mercoledì 25 e giovedì 26 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 ottobre) (con votazioni)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4653 - Distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia (approvata dal Senato) (ove concluso dalla Commissione).

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale S. 2643-B - Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Sudtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (approvato, in prima deliberazione, dalla Camera e modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (ove trasmesso dal Senato).

Seguito dell'esame della mozione Alberti ed altri n. 1-01707 concernente iniziative di competenza in merito alla nomina del Governatore della Banca d'Italia.

Lunedì 30 ottobre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

disegno di legge n. 4652 - Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);

proposta di legge n. 1041 - Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori;

proposta di legge n. 4388 e 4610 - Modifica dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo.

Martedì 31 ottobre ( antimeridiana / pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di giovedì 2 novembre) (con votazioni)

Seguito dell'esame degli argomenti previsti per la settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 4652 - Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione);

proposta di legge n. 1041 - Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori;

proposta di legge n. 3235-A/R e abbinate - Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati;

proposta di legge n. 4388 e 4610 - Modifica dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).

Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 3411 e abbinata, 1994-B, 4620, 3868 e abbinate, 2352-A/R e abbinate, 4302 e abbinate, 4522, 4653, cost. S. 2643-B, 4652, 4338 e 4610, 3235-A/R, nonché del Doc. LXXXVII, n. 5 l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

L'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione concernente la candidatura di Milano quale sede Agenzia europea del farmaco e della mozione concernente misure per contrastare la violenza di genere sarà definita dopo la loro pubblicazione.

Comunico che è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del regolamento, il seguente programma dei lavori per i mesi di novembre e di dicembre 2017:

Novembre

Esame dei progetti di legge:

disegno di legge S. 2284 - Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato);

disegno di legge S. 2681 – Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato);

proposta di legge n. 4407 – Modifiche alla legge 24 ottobre 2000, n. 323, concernente la disciplina del settore termale, e istituzione ella Giornata nazionale delle terme d'Italia.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2305-A/R e abbinate – Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica.

Esame della Mozione Sberna ed altri n. 1-1644 concernente interventi per la bonifica e la protezione ambientale del territorio bresciano.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 423-A/R e abbinate - Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.

Esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 4631 e abbinate - Disposizioni in materia di equo compenso e clausole vessatorie nel settore delle prestazioni legali;

proposta di legge n. 184, 4002 e abbinate - Modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.267;

proposta di legge n. 4376 - Modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di inapplicabilità e di svolgimento del giudizio abbreviato;

proposta di legge n. 101, 1596 e abbinate - Disposizioni per la prevenzione, la cura e la riabilitazione della dipendenza da gioco d'azzardo patologico;

proposta di legge n. 488, 1742, 3647 e abbinate - Modifica all'articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari.

Esame delle mozioni Fabrizio Di Stefano ed altri n. 1-1704 e Simone Valente ed altri n. 1-1680 concernente iniziative per un'efficace sistema di contrasto e gestione dell'emergenza incendi, anche valorizzando l'esperienza già svolta dal Corpo forestale dello Stato.

Esame della proposta di legge n. 2281 - Modifiche agli articoli 348, 589 e 590 del codice penale, agli articoli 123 e 141 del testo unico delle leggi sanitarie, di cui al regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, nonché all'articolo 8 della legge 3 febbraio 1989, n. 39, in materia di esercizio abusivo di una professione e di obblighi professionali (approvata dal Senato).

L'Assemblea non terrà seduta nella giornata di lunedì 6 novembre (evento: “I sindaci a Montecitorio”) e nelle giornate di giovedì 23 e venerdì 24 novembre (riunione del Gruppo Speciale Mediterraneo, dell'Assemblea parlamentare della NATO).

Dicembre

Esame dei progetti di legge:

proposta di legge n. 3677 - Norme in materia di difesa dello spazio cibernetico e istituzione del sistema nazionale di sicurezza cibernetica;

disegno di legge S. 2864 - Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale (approvato dalla Camera – ove modificato dal Senato).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista della riunione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2017.

Esame della mozione Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-1685 concernente iniziative di carattere diplomatico volte a salvaguardare l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla figura di Cristoforo Colombo.

Esame del disegno di legge di bilancio (ove trasmesso dal Senato).

Esame della proposta di legge n. 4361 - Disposizioni per contrastare la delocalizzazione delle attività produttive.

Esame delle mozioni Capelli ed altri 1-1224 e Nicola Bianchi ed altri n. 1-01253 concernente iniziative per garantire la continuità territoriale da e per la Sardegna.

Esame del disegno di legge S. 2810 - Disposizioni per la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio e dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri (approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato).

Esame della proposta di legge costituzionale n. 4616 - Modifiche all'articolo 81 della Costituzione e all'articolo 5 della legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, in materia di ricorso all'indebitamento.

Esame della proposta di legge S. 2092 - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, e altre disposizioni in materia di cittadinanza (approvata dalla Camera - ove modificato dal Senato).

Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti inoltre eventuali progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Interventi di fine seduta (ore 19,13).

PRESIDENTE. Ci sono gli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il collega Florian Kronbichler. Prego, ne ha facoltà.

FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente, intervengo per dire insomma che la difesa più efficace dei piccoli e dei deboli è rendere pubblico il torto che subiscono.

In questo senso, porto a conoscenza di quest'Aula del Parlamento fatti gravi, atti di vandalismo, se non addirittura di terrorismo, verificatisi in questi giorni proprio nel mondo agricolo della mia terra, il Sud Tirolo.

L'obiettivo dell'aggressione sono agricoltori e attivisti impegnati nella riconversione ecologica dei frutteti. Ormai sono quattro i contadini, sempre di coltivazione biologica, a cui nell'arco di poco tempo sono stati avvelenati, cioè distrutti, i meli con il pesticida, probabilmente cancerogeno, del glifosato. Prosegue la sistematica criminalizzazione di attivisti di Malles, in Val Venosta, comune che tre anni fa, per referendum popolare, a larghissima maggioranza ha deciso di voler essere libero da pesticidi.

Grave è che né l'autorità politico-amministrativa né le organizzazioni di categoria si spendono a difesa dei perseguitati pionieri di questa economia più sana e sostenibile.

Anzi, lo stesso presidente della provincia autonoma è pesantemente intervenuto questa settimana presso la direzione della prestigiosa emittente tv europea Arte, in un modo che non può non essere letto come esortazione a censurare un servizio documentario sull'uso straripante di pesticidi nelle monoculture fruttifere delle nostre valli.

La settimana scorsa, la potente Lega dei contadini ha esortato funzionari, iscritte e iscritti, a boicottare una conferenza scientifica sul futuro dell'agricoltura montana.

È in corso da mesi una vera e propria crociata contro l'orso e contro il lupo nei nostri boschi e nei pascoli. Denuncio un impegno molto più flebile contro i rapaci umani che stanno appunto terrorizzando il movimento ecologista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Walter Rizzetto. Prego, ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Presidente, il 31 luglio di quest'anno è stata uccisa a ventun anni Nadia Orlando, appunto una ragazza di ventun anni che abitava a Dignano, un comune alle porte di Udine, vicino ad Udine.

Ebbene Presidente, oggi il suo carnefice è stato mandato agli arresti domiciliari: dopo neanche due mesi, il suo assassino è agli arresti domiciliari.

Le motivazioni che si leggono sono che la persona è un soggetto incensurato, ben inserito nella società, con un lavoro stabile, una persona di cui fidarsi insomma, tant'è vero che è ai domiciliari e non laddove dovrebbe essere, quindi in carcere. È stata comminata quindi, Presidente, una misura coercitiva più lieve della custodia in carcere, proprio nel momento e nei mesi in cui - purtroppo ogni giorno – non passa una giornata in cui non ci sia un femminicidio o in cui non ci sia una violenza contro le donne.

Sono perfettamente d'accordo, Presidente, con la lettera spedita qualche settimana fa dal sindaco di Dignano, Riccardo Zuccolo, che scrive al Presidente Mattarella: serve rimettere mano subito, immediatamente alla disciplina sulle misure cautelari.

Ebbene noi, io sono perfettamente d'accordo con il sindaco: serve, Presidente, un monito importante al Parlamento e rispetto anche a tutto quello che può essere considerato ancora - ci metto un punto di domanda - giustizia in Italia.

Mettiamo mano alla disciplina sulle misure cautelari, che in questo caso evidentemente non fanno giustizia nei confronti di una ragazza di ventun anni, uccisa e trasportata – e chiudo Presidente - in macchina un'intera notte, poiché se avalliamo questo modus operandi - ed io non l'avallo, Presidente - questa non è più una giustizia bendata, ma è una giustizia cieca.

Faremo di tutto per cambiare queste norme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bergamini. Prego, ne ha facoltà.

DEBORAH BERGAMINI. Grazie Presidente, questo intervento è per annunciare un atto di sindacato ispettivo relativo a un atto di aggressione che si è verificato qui a Roma, nel quartiere Esquilino, nella notte tra domenica e lunedì, in cui una giovane coppia di italiani è stata aggredita con violenza, colpevole di scambiarsi effusioni - un bacio - davanti a una moschea.

Questa è un'aggressione che dovrebbe preoccupare tutti coloro che si ergono in difesa di principi di legalità, di sicurezza e di libertà, un'aggressione che merita un atto di sindacato ispettivo rivolto al Ministro degli Interni, Minniti, perché si è verificato davanti a una moschea abusiva, che era stata più volte chiusa - l'ultima volta nel febbraio scorso - e che però, nella notte tra domenica e lunedì, era aperta, era stata riaperta.

Dunque nel mio atto di sindacato ispettivo chiederò al Ministro Minniti le ragioni della riapertura di questa moschea abusiva, ma chiederò anche quanti siano i luoghi di culto abusivi e illegali nel nostro Paese e chiederò anche che tipo di approccio, che tipo di linea voglia seguire il Governo italiano nei confronti di questi presunti luoghi di culto - appunto abusivi - che per quello che ci riguarda dovrebbero essere semplicemente chiusi, mentre non si capisce perché sia così difficile chiuderli.

Noi difendiamo e propaghiamo in tutti i modi la libertà di culto, ma non può esserci libertà di culto se essa non si muove all'interno di perimetri chiari di legalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

      Mercoledì 27 settembre 2017:

      (ore 9,30 e ore 16,30)

1.      Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):

      GADDA ed altri; D'INIZIATIVA POPOLARE; GARAVINI ed altri; VECCHIO ed altri; BINDI ed altri; BINDI ed altri; FORMISANO: Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato). (C. 1039-1138-1189-2580-2737-2786-2956-B)

Relatori: MATTIELLO, per la maggioranza; SARTI, di minoranza.

2.      Seguito della discussione dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Atto di Ginevra dell'Accordo dell'Aja concernente la registrazione internazionale dei disegni e modelli industriali, fatto a Ginevra il 2 luglio 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno. (C. 3083)

Relatori: CARROZZA, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

S. 2027 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Croazia sulla cooperazione transfrontaliera di polizia, fatto a Zagabria il 5 luglio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 4224)

Relatori: CARROZZA, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

S. 2207 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo recante modifiche alla Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica delle Filippine per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale del 5 dicembre 1980, fatto a Manila il 9 dicembre 2013 (Approvato dal Senato). (C. 4227)

Relatori: QUINTARELLI, per la maggioranza; GIANLUCA PINI, di minoranza.

3.      Seguito della discussione delle mozioni Occhiuto ed altri n. 1-01687, Marchi ed altri n. 1-01705, Melilla ed altri n. 1-01708 e Busin ed altri n. 1-01709 concernenti iniziative in ordine ai criteri di ripartizione del fondo di solidarietà comunale, anche nell'ottica dell'attuazione della riforma del federalismo fiscale.

4.      Seguito della discussione della proposta di legge:

DECARO ed altri: Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica. (C. 2305-A/R)

e delle abbinate proposte di legge: REALACCI ed altri; BRATTI ed altri; CRISTIAN IANNUZZI ed altri; SCOTTO ed altri; BUSTO ed altri. (C. 73-111-2566-2827-3166)

Relatore: GANDOLFI.

      (ore 15)

5.      Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (vedi allegato).

      (al termine delle votazioni)

6.      Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge:

      S. 2874 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2016 (Approvato dal Senato). (C. 4638)

      S. 2875 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2017 (Approvato dal Senato). (C. 4639)

La seduta termina alle 19,20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: TRIFONE ALTIERI; MARIO SBERNA; EMANUELE SCAGLIUSI; FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (A.C. 3916-A)

TRIFONE ALTIERI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3916-A). Presidente, Colleghi, con il voto odierno quest'assemblea si appresta alla ratifica del protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur, in materia di responsabilità e risarcimenti, al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010.

Il Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur in materia di responsabilità e risarcimenti crea uno standard minimo a livello internazionale in materia di responsabilità per danni alla diversità biologica causati da organismi geneticamente modificati (OGM) che sono stati oggetto di movimenti transfrontalieri.

Un protocollo che mira a prevenire i possibili danni derivanti dall'utilizzo dei prodotti ottenuti con le moderne biotecnologie e, contestualmente ad accrescere la fiducia nel loro sviluppo ed applicazione.

Quindi da un lato ha funzione di prevenzione del danno e dall'altro lato va visto come ulteriore misura volta a far crescere la fiducia nello sviluppo e nell'applicazione della moderna biotecnologia. Esso favorisce la creazione di condizioni per ottenere il massimo vantaggio dalle potenzialità degli organismi viventi modificato, stabilendo misure di risposta e regole per il risarcimento nell'eventualità che qualcosa non funzioni e che la diversità biologica subisca o abbia probabilità di subire un danno.

Per tali ragioni dichiaro il voto favorevole della Componente Direzione Italia.

MARIO SBERNA. (Dichiarazione di voto finale - A.C. 3916-A). Il provvedimento all'esame dell'Aula autorizza la ratifica e l'esecuzione del Protocollo addizionale, fatto a Nagoya il 15 ottobre 2010, relativo al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, a sua volta addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

Ricordiamo che il Protocollo di Cartagena, in vigore a livello internazionale dall'11 settembre 2003 e ratificato dall'Italia con la legge 15 gennaio 2004, n. 27, stabilisce un insieme di norme, basate sul principio di precauzione, per il trasferimento, la manipolazione e l'uso in sicurezza di organismi viventi modificati (OVM) ottenuti con le moderne biotecnologie che possono avere effetti negativi sulla conservazione e sull'uso sostenibile della biodiversità o presentare rischi per la salute umana.

Il Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur, composto di preambolo e di 21 articoli, interviene, dunque, in particolare sul lato della tutela e della sicurezza; l'obiettivo di detto Protocollo addizionale è, infatti - come enunciato nell'articolo 1 - quello di elaborare norme e procedure comuni a livello internazionale in materia di responsabilità e risarcimenti dei danni derivanti dai movimenti transfrontalieri degli organismi viventi modificati.

Il Protocollo addizionale specifica che si tratta degli organismi viventi modificati destinati all'uso diretto nell'alimentazione umana o animale, nonché di quelli destinati all'uso confinato o all'introduzione intenzionale nell'ambiente.

Il Protocollo addizionale si applica anche ai danni derivanti da movimenti transfrontalieri intenzionali (articolo 17 del Protocollo di Cartagena) e ai danni derivanti da movimenti transfrontalieri illegali (articolo 25 del Protocollo di Cartagena). L'articolo 4 demanda al diritto interno di ciascuna Parte del Protocollo addizionale la determinazione del rapporto di causa-effetto tra un organismo vivente modificato e il danno cagionato, mentre l'articolo 5 dispone che in caso di danno gli operatori interessati dovranno informare immediatamente l'autorità nazionale competente ai sensi dell'articolo 19 del Protocollo di Cartagena, valutando altresì il danno e adottando le misure di risposta appropriate.

In relazione a quest'ultimo aspetto si sottolinea che la valutazione della probabilità che le componenti della biodiversità possano subire un danno avviene sulla base delle informazioni scientifiche disponibili e aggiornate, ovvero sulla base dello scambio e della condivisione di informazioni tra le parti contraenti e tutti i soggetti coinvolti nei processi di valutazione e di gestione del rischio derivante da organismi viventi modificati, inclusa l'opinione pubblica, con l'ausilio della Biosafety Clearing House (Camera di Compensazione per la Biosicurezza) istituita ai sensi dell'articolo 20 del citato Protocollo di Cartagena.

L'adozione del Protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur va vista, dunque, quale atto di prevenzione del danno e, contemporaneamente, quale ulteriore misura volta a far crescere la fiducia nello sviluppo e nell'applicazione della moderna biotecnologia. Esso mira a favorire la creazione di condizioni volte a ottenere il massimo vantaggio dalle potenzialità degli organismi viventi modificati, stabilendo allo stesso tempo regole chiare e comuni il risarcimento nell'eventualità che qualcosa non funzioni e che la diversità biologica subisca o abbia probabilità di subire un danno.

Il tema della biosicurezza è sicuramente fra quelli sui quali siamo - e sempre di più lo saremo in futuro - chiamati ad una profonda riflessione, con particolare riferimento alla necessità di contemperare la tecnologia e il suo progredire con la tutela della salute ambientale, umana ed animale. Ridurre al minimo i rischi insiti nelle biotecnologie è, dunque, fondamentale anche in considerazione del fatto che in alcuni settori quali la medicina, l'industria, l'agricoltura e l'ambiente esse stanno assumendo un'importanza sempre maggiore.

In medicina le biotecnologie sono implicate nello sviluppo di nuovi farmaci, vaccini, terapie genetiche e nel miglioramento delle diagnosi delle malattie ereditarie, nonché nella conoscenza del genoma umano.

Nell'industria (chimica, farmaceutica o alimentare) sono ampliamente utilizzati microrganismi geneticamente modificati per il miglioramento dei processi di produzione di antibiotici, vitamine, aminoacidi, enzimi, zuccheri, bevande, acidi, solventi, saponi, colle, oli, plastiche ecc.

L'applicazione delle biotecnologie in agricoltura ha portato allo sviluppo e alla successiva commercializzazione di piante geneticamente modificate (GM), con proprietà nutritive e produttive migliorate, con tolleranza agli erbicidi e resistenza ai fattori avversi, sia biotici (patogeni, parassiti) che abiotici (salinità, siccità). Lo sviluppo delle agro-biotecnologie è iniziato con la produzione di piante GM in grado di tollerare gli erbicidi e di resistere ai più importanti parassiti e fattori ambientali avversi (OGM di I generazione), per poi spostarsi verso la produzione dei "cibi funzionali" rappresentati da piante GM con proprietà nutritive migliorate (OGM di II generazione).

Tuttavia anche se le piante GM mostrano numerosi vantaggi, la loro coltivazione in campo aperto è ancora al centro di molte discussioni riguardanti i potenziali rischi che potrebbero derivare dal trasferimento del transgene a piante selvatiche o ad altri organismi, dalla potenziale tossicità dell'OGM e dall'indesiderato sviluppo di allergie e intolleranze nell'uomo e negli animali.

Le prospettive di utilizzo delle biotecnologie in ambito ambientale sono indirizzate alla risoluzione di alcune problematiche quali il controllo dell'inquinamento, l'eliminazione di residui tossici; recupero dei metalli da scarti minerari; uso di fonti energetiche rinnovabili, ecc.

Nel futuro le biotecnologie potrebbero addirittura essere applicate anche al campo zootecnico per migliorare la produttività degli animali da allevamento e quindi ottenere cibi qualitativamente migliori.

Proprio in considerazione della diffusione dell'uso delle biotecnologie e dei potenziali rischi che questo comporta, è sempre più evidente la necessità di porre in campo ogni iniziativa utile a prevenire i danni derivanti dall'utilizzo dei prodotti ottenuti con le moderne biotecnologie, individuando, altresì, in maniera precisa e comune le forme risarcitorie e i centri di responsabilità.

Le disposizioni contenute nel Protocollo addizionale di Nagoya — Kuala Lumpur vanno in questa direzione ed è per tale motivo che il gruppo Des-Cd voterà con convinzione a favore della sua ratifica.

EMANUELE SCAGLIUSI. (Dichiarazione di voto finale - A.C. 3916-A). Presidente, colleghi, il disegno di legge in questione è diretto a autorizzare la ratifica del Protocollo addizionale di Nagoya – Kuala Lumpur in materia di responsabilità e risarcimenti; esso si aggiunge al Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza, direttamente collegato alla più generale Convenzione sulla diversità biologica, ed è diretto a individuare e attuare misure di risposta nel caso di danno o di sufficiente probabilità di danno alla conservazione e all'uso sostenibile della diversità biologica derivante da movimenti transfrontalieri di organismi viventi modificati.

Il Protocollo ha per obiettivo la tutela della biodiversità e della salute umana. Esso prevede l'istituzione di una procedura di "Autorizzazione preventiva sulla base delle informazioni ricevute" (AIA) volta a garantire che i paesi ricevano le informazioni necessarie per poter assumere decisioni informate sull'eventuale importazione di OGM destinati all'immissione nell'ambiente.

Si tratta di una questione globale che richiede interventi a livello globale. Il Protocollo di Cartagena definisce un insieme di norme fondamentali internazionali per la gestione degli OGM. Il Protocollo garantirà che i paesi, gli esportatori e gli importatori dispongano delle informazioni necessarie per assumere decisioni informate in materia di OGM.

Tale accordo sarà utile, in particolare, ai paesi in via di sviluppo, i quali spesso mancano delle risorse indispensabili per valutare i rischi posti dalla biotecnologia.

Ci auguriamo che tutti i paesi ratifichino ed attuino il Protocollo di Cartagena, per questi motivi dichiaro il voto favorevole del gruppo del Movimento 5 Stelle.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. (Dichiarazione di voto finale - A.C. 3916-A). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il Protocollo addizionale di Nagoya—Kuala Lumpur che il Parlamento si accinge a ratificare oggi integra la disciplina internazionale ed europea in materia di organismi geneticamente modificati e di misure volte a salvaguardare la biosicurezza, quindi l'ambiente e la salute umana. Si tratta di una disciplina che si è consolidata nel tempo, a partire dalla Conferenza delle Nazioni Unite dì Rio de Janeiro del 1992 che ha costituito il momento centrale per l'affermazione di principi generali, quali il principio di precauzione, cui si ispirano la Convenzione sulla diversità biologica, il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza (in vigore dati' I l settembre 2003) e quest'ulteriore Protocollo di Nagoya — Kuala Lumpur, in discussione oggi. Come è noto, i movimenti transfrontalieri di organismi viventi modificati, siano essi destinati all'alimentazione, ad un uso confinato o all'immissione intenzionale nell'ambiente, possono causare danni alla salute umana o all'ambiente. Il vivace dibattito che si è sviluppato negli anni passati e che è sempre vivo nella coscienza dei cittadini europei è ben noto ed ha costituito l'occasione per l'affermazione di una sensibilità diffusa sulle possibili conseguenze del progresso scientifico e tecnologico e sulla consapevolezza della partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche nonché alla definizione del rischio accettabile in una determinata società. Il ruolo dei Parlamenti nazionali e de Parlamento europeo è stato fondamentale per il contributo offerto in questa direzione. Oggi, con il Protocollo di Nagoya —Kuala Lumpur si approvano delle norme relative alla responsabilità e al risarcimento dei danni prodotti dai movimenti transfrontalieri di organismi viventi modificati. Si tratta di una disciplina necessaria e complementare a quella esistente, al fine di dare effettività alla disciplina già in vigore. N on sempre è possibile ponderare in maniera esatta e completa gli effetti dell'uso di tecnologie o prodotti delle tecnologie in quanto eventuali conseguenze nocive per la salute umana o per l'ambiente possono prodursi anche a distanza di molti anni dal loro utilizzo. La questione è delicata e non a caso l'art. 4 del Protocollo lascia al diritto interno di ogni Stato parte la definizione del rapporto causa-effetto con riferimento al danno cagionato. Le procedure, le autorità nazionali competenti e gli obblighi di notifica e di informazione rispecchiano quelli già in essere. Nel nostro Paese esiste già una disciplina, contenuta nel Decreto legislativo 152 del 2006, che è in linea con gli obblighi previsti dal Protocollo e che appare altresì idonea a rispondere alle esigenze di comunicazione in caso di minaccia incombente e di ripristino delle condizioni ambientali a seguito di danni da contaminazione di organismi viventi modificati. La ratifica comporta, peraltro, oneri alle finanze dello Stato anche in ragione dei poteri sostitutivi riconosciuti al Ministero dell'Ambiente nel ripristino ambientale.

L'importanza della materia in discussione e l'impegno dell'Italia nelle varie sedi internazionali ed europee in questa delicata materia ci impegnano a rispondere in maniera coerente e tempestiva a favore della ratifica di questo Protocollo. Dichiaro, pertanto, il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FUCSIA FITZGERALD NISSOLI; GIANNI FARINA (A.C. 2801)

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. (Dichiarazione di voto finale - A.C. 2801). Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e la Corte sono stati oggetti negli ultimi anni di un processo di riforma nel quale si inseriscono, da ultimo, i Protocolli n. 15 e 16, adottati su impulso della Conferenza di Brighton del 19 aprile 2012, oggetto della discussione odierna.

Il Protocollo n. 15 riguarda i rapporti tra le parti contraenti e la Corte e introduce nel testo convenzionale un esplicito riferimento al principio di sussidiarietà e alla dottrina del margine di apprezzamento. Si tratta di due principi fondamentali la cui applicazione, come osserva la dottrina, fa leva sull'attenta valutazione da parte della Corte delle circostanze del caso di specie e su un approfondito esame da parte degli Stati delle modalità di attuazione e dell'interpretazione della CEDU con riguardo al proprio ordinamento. Il Protocollo, inoltre, riduce il termine entro cui presentare il ricorso alla Corte, da 6 a 4 mesi dalla data della decisione interna definitiva e prevede altre modifiche procedurali. Tra queste si stabilisce chela Corte possa dichiarare irricevibile un ricorso per assenza di pregiudizio significativo anche se la causa non è stata esaminata da un tribunale nazionale.

Il Protocollo n. 16 introduce un sistema simile al rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell'Unione europea che consente alle Corti supreme di uno Stato parte della CEDU di sospendere il procedimento interno e chiedere alla Grande Camera un parere consultivo sull'interpretazione o sull'applicazione di una norma convenzionale o protocollare. I soggetti legittimati sono esclusivamente le più alte giurisdizioni dello Stato. La ratio sottesa alla richiesta di parere è quella di conferire all'autorità giudiziaria i mezzi necessari per garantire il rispetto dei diritti previsti nella Convenzione durante l'esame della causa pendente, evitando l'intervento dei giudici di Strasburgo successivamente all'esaurimento delle vie di ricorso interne. I pareri consultivi emessi dalla Corte devono essere motivati ma non sono vincolanti e si iscrivono nell'ambito di un dialogo tra le Corti (nazionali ed europea) che si pongono in un rapporto di complementarietà.

In sintesi, entrambi i Protocolli in ratifica vanno letti e considerati con favore in quanto perseguono l'interesse ad una buona amministrazione della giustizia. Esprimo quindi parere favorevole alla ratifica ed annuncio il voto positivo del mio Gruppo parlamentare.

GIANNI FARINA. (Dichiarazione di voto finale - A.C. 2801)."Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case.

Voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici.

Considerate se questo è un uomo.

Che lavora nel fango.

Che non conosce pace.

Che lotta per mezzo pane.

Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna.

Senza capelli e senza nome.

Vi raccomando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore."

E' un estratto della poesia introduttiva dell'opera di Primo Levi, sopravvissuto alla deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz.

La Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 1950 è la luce che ha rischiarato le tenebre della seconda guerra mondiale ed ha poi e sino ai nostri giorni, squarciato l'oscurità dei crimini che riassumo in un luogo simbolo: Srebrenica e nell'oscuramento quotidiano di ogni speranza di convivenza umana in tanti paesi dell'Africa e del Medio Oriente. L'annientamento del valore della vita. L'estinzione della "pari dignità dei diversi". L'oscuramento di un credo. La bestiale ferocia sui vinti.

Occorreva, allora, e occorre oggi, un sistema di protezione sovranazionale dei diritti umani che sappia operare, senza per questo sostituirsi ai sistemi giuridici di tutela nazionale, ma svolgendo quell'opera sussidiaria ovunque i diritti sono calpestati. Sono quarantasette i paesi firmatari e oltre cento milioni i cittadini coinvolti, anche e soprattutto di quelle nazioni che, pur firmatarie, Russia e Turchia in testa, non danno un grande esempio di protezione dei Diritti umani: per i loro cittadini e per tutti quelli che si trovano a vivere in uno dei paesi firmatari della Convenzione.

La Convenzione, quindi, come fondamentale, universale strumento di protezione dei Diritti umani.

Il disegno di legge in esame - composto di 4 articoli - riguarda la ratifica e l'esecuzione dei Protocolli n. 15 e n. 16, fatti a Strasburgo, rispettivamente il 24 giugno e il 2 ottobre 2013, recanti entrambi emendamenti alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Convenzione EDU), ratificata dall'Italia con la legge 4 agosto 1955, n. 848. I due Protocolli rispondono a due principi base per la Convenzione, vale a dire il principio di sussidiarietà e del margine di apprezzamento. Quanto al primo principio, esso attiene alla responsabilità in prima battuta dei governi nazionali sul terreno della tutela dei diritti umani, cui solo in subordine subentra quella di tipo sovranazionale. Quanto al secondo principio, esso riguarda l'esigenza che la Convenzione non surroghi sostituisca al legislatore nazionale e che i governi nazionali dispongano di un margine di adattamento della normativa sovranazionale alle proprie specificità. Il margine di apprezzamento è, più nello specifico, costituito dall'ambito in cui la Corte riconosce agli Stati libertà di azione e di manovra, prima di dichiarare che una misura statale di deroga, di limitazione o di interferenza con una libertà garantita dalla CEDU configuri una concreta violazione della Convenzione stessa.

Il dibattito sulla riforma della Corte europea e i Protocolli n. 15 e n. 16.

Il processo che ha portato all'adozione dei Protocolli nn.15 e 16 è derivato, anzitutto, dalla consapevolezza delle criticità nel funzionamento della Corte europea dei diritti dell'uomo che, nel tempo, ha accusato notevoli problemi di arretrato. E' apparso inoltre necessario adeguare la struttura e le procedure della Corte a un'utenza potenziale che raggiunge ormai circa 800 milioni di cittadini.

Constatando l'insufficienza della risposta venuta dal Protocollo n. 14 è stato redatto il Protocollo n. 15 (che stabilisce, tra le altre cose, alcune condizioni per l'esercizio delle funzioni di giudice della Corte europea dei diritti umani; la soppressione della possibilità che una delle parti si opponga alla rimessione alla Grande camera di una questione oggetto di ricorso innanzi a una Camera della Corte che sollevi gravi problemi interpretativi o la cui soluzione rischi di contrastare con la precedente giurisprudenza della Corte; la riduzione da 6 a 4 mesi il termine per la presentazione del ricorso alla CEDU).

Il Protocollo n. 16, invece, la possibilità per le più alte giurisdizioni di ciascuna Parte contraente di presentare alla Corte europea richiesta di pareri consultivi su questioni di principio concernenti i diritti e le libertà definiti dal sistema della Convenzione europea e relativi protocolli.

Concludendo, auspico una celere approvazione del disegno di legge che consentirà al nostro Paese di aderire ad un'importante riforma del sistema della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, in un momento in cui riappare il morbo delle chiusure nazionalistiche che mettono in pericolo la sopravvivenza e l'operatività degli strumenti multilaterali, sovranazionali, universali, di tutela e difesa dei Diritti umani.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

      nella votazione n. 1 il deputato Donati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 1 e 2 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita a votare;

      nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 e dalla n. 17 alla n. 24 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 2 la deputata Morani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 3 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 3 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nelle votazioni nn. 3 e 4 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 6 i deputati Manfredi e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 7 i deputati Manfredi e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni dalla n. 8 alla n. 10 i deputati Manfredi, Giuliani e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 9 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 11 i deputati Pesco e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 12 i deputati Tartaglione e Gutgeld hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 14 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

      nelle votazioni nn. 15 e 16 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 16 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

      nella votazione n. 18 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

      nella votazione n. 25 la deputata Fregolent ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 2950-A - em. 1.12 287 240 47 121 240 0 103 Appr.
2 Nominale em. 1.14 319 319 0 160 48 271 100 Resp.
3 Nominale em. 1.16 rif. 330 330 0 166 330 0 100 Appr.
4 Nominale em. 1.17 343 343 0 172 343 0 100 Appr.
5 Nominale em. 1.11 rif. 347 298 49 150 298 0 99 Appr.
6 Nominale em. 1.18 356 356 0 179 123 233 99 Resp.
7 Nominale articolo 1 358 320 38 161 319 1 99 Appr.
8 Nominale em. 2.15 391 387 4 194 175 212 96 Resp.
9 Nominale em. 2.10 387 383 4 192 116 267 96 Resp.
10 Nominale em. 2.11 386 382 4 192 120 262 96 Resp.
11 Nominale em. 2.12 rif. 389 388 1 195 384 4 96 Appr.
12 Nominale articolo 2 396 327 69 164 327 0 96 Appr.
13 Nominale Pdl 2950-A - voto finale 395 282 113 142 282 0 90 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Pdl 3916-A - articolo 1 393 393 0 197 393 0 90 Appr.
15 Nominale articolo 2 399 399 0 200 399 0 90 Appr.
16 Nominale art. agg. 2.01 406 341 65 171 60 281 91 Resp.
17 Nominale articolo 3 407 406 1 204 402 4 91 Appr.
18 Nominale articolo 4 404 404 0 203 402 2 91 Appr.
19 Nominale Pdl 3916-A - voto finale 403 403 0 202 402 1 91 Appr.
20 Nominale Pdl 2801 e abb - articolo 1 405 405 0 203 404 1 91 Appr.
21 Nominale articolo 2 406 405 1 203 405 0 91 Appr.
22 Nominale em. 3.20 406 406 0 204 406 0 91 Appr.
23 Nominale articolo 3 408 344 64 173 344 0 91 Appr.
24 Nominale articolo 4 400 400 0 201 400 0 91 Appr.
25 Nominale Pdl 2801 e abb - voto finale 388 386 2 194 386 0 89 Appr.