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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 18 maggio 2016
644.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE
(dal n.  439/2143 al n.  445/2164)

      NESCI, AIROLA, CIAMPOLILLO, LIUZZI, GRILLO, DI BATTISTA, DI STEFANO, COZZOLINO, VACCA, NUTI, BASILIO, D'AMBROSIO, DE LORENZIS, SPADONI. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
          il 7 aprile 2016 la trasmissione «Agorà», in onda su RaiTre, ha dedicato un approfondimento, con ospiti in studio e in collegamento, al referendum di domenica 17 aprile, relativo ai permessi di estrazione di idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa;
          tra gli ospiti, in collegamento, c'era il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sostenitore del referendum e della necessità di bloccare le concessioni fino a esaurimento delle scorte di petrolio nei fondali marini;
          mentre Emiliano illustrava le ragioni per cui, in un sistema democratico, i cittadini debbano andare al voto, specie davanti ad un quesito referendario, di fatto unico strumento per i cittadini di partecipazione diretta, il conduttore Gerardo Greco così interveniva: «È dura perché si vota soltanto in alcune Regioni, in otto mi sembra...»;
          a questo punto, correttamente, Emiliano interveniva precisando che il referendum è nazionale e, dunque, tutti i cittadini, da Nord a Sud, sono chiamati a votare;
          di tutta risposta Greco, pur correggendosi, aggiungeva: «ma ovviamente sono interessate soltanto le Regioni che lo hanno, come dire... se io vivo in Valle d'Aosta, della trivellazione nell'Adriatico...»;
          ancora una volta, dunque, Michele Emiliano si trovava costretto a intervenire per precisare che il mare è uno e che, dunque, «la Valle d'Aosta appartiene alla Puglia, come la Puglia appartiene alla Valle d'Aosta. Siamo tutti interessati, siamo un piccolo Paese»;
          a questo punto, con fare arrogante e oggettivamente lontano da qualsivoglia modello deontologico giornalistico, Greco commentava: «C’è qualcuno più interessato di altri, amici miei...su, dai... ancora una volta l'ipocrisia ! È chiaro che la Lombardia che il mare per ora ancora non ce l'ha, sulle trivelle nell'Adriatico...»;
          per fortuna un'altra ospite in studio aveva il buon senso di frenare il conduttore Rai che, di tutta risposta, chiudeva la discussione bloccando tutti e, con fare ancor più arrogante di prima, salutava Michele Emiliano con un gesto della mano senza nemmeno voltarsi;
          a parere dell'interrogante, il comportamento del giornalista è a dir poco inqualificabile, sotto tutti i punti di vista: deontologico, professionale, informativo;
          è intollerabile che si diano false informazioni durante un programma che dovrebbe invece fare informazione, perché delle due l'una: o si è in malafede (come, legittimamente, pare di poter affermare) oppure si è male informati che, per un giornalista, costituisce la negazione stessa della stessa professione. Tertium non datur;
          preme ricordare, a questo punto, che, comunque la si veda, tale comportamento è in palese contraddizione con quanto prescritto dall'articolo 3 del decreto legislativo Pag. 162n.  177 del 31 luglio 2005 (c.d. «Testo Unico della Radiotelevisione»), secondo cui sono principi essenziali del servizio pubblico «l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione»;
          soltanto il rispetto di tali principi, infatti, garantisce una «presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni, comunque non consentendo la sponsorizzazione dei notiziari» (articolo 7 d.lgs 177/2005);
          tali principi sono ribaditi nel Contratto di Servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI-Radiotelevisione Italiana Spa per il triennio 2013-2015, il cui articolo 5 afferma che il servizio pubblico «assicura la qualità dell'informazione quale imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche e sociali» nel rispetto dei «principi di correttezza, lealtà e buona fede dell'informazione», affinché si favorisca «lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati»;
          nel Codice Etico Rai, ancora, si parla di «responsabilità verso la collettività». E, a tal proposito, si specifica l'esigenza di «operare con vigile attenzione e rispetto autentico dei valori di completezza, di imparzialità e obiettività posti a fondamentale garanzia di un'ampia e corretta circolazione delle informazioni e delle idee. RAI è consapevole dell'influenza, anche indiretta, che le proprie attività possono avere sulle condizioni, sullo sviluppo economico e sociale e sul benessere generale della collettività, nonché dell'importanza dell'accettazione sociale da parte delle comunità in cui opera»;
          i principi e le norme qui esposti, a parere dell'interrogante, non sono stati minimamente tenuti in conto dal conduttore Gerardo Greco;
          si chiede di sapere:
          se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
          quali urgenti provvedimenti intenda assumere al fine di fare valere, anche mediante le opportune sanzioni, la responsabilità del giornalista di «Agorà», Gerardo Greco, le cui affermazioni e la cui conduzione sono stati in palese contrasto con i principi che devono informare il servizio pubblico radiotelevisivo.
(439/2143)

      RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
      In primo luogo, a proposito delle parole di Gerardo Greco nella puntata di Agorà in questione, attinenti i cittadini interessati dal voto referendario, si ritiene opportuno evidenziare come si sia trattato di un fraintendimento, poiché non si intendeva negare che l'Italia intera dovesse andare al voto, e non solo in otto regioni; il conduttore, infatti, si è subito corretto dopo il fugace scambio di battute con il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.
      Il concetto – male espresso dal conduttore – era di sottolineare come l'iniziativa del referendum fosse stata presa da alcune Regioni, e come questo rendesse più difficile la mobilitazione nazionale. Stessa opinione ad esempio era stata espressa compiutamente da Eugenio Scalfari nel giorno della consultazione in un fondo de La Repubblica. Purtroppo, in un programma giornaliero come Agorà, con una produzione di dieci ore di diretta a settimana, può succedere, anche se è giustamente biasimabile, di non riuscire sempre ad esprimere chiaramente il proprio pensiero. Sono i rischi di una trasmissione impegnativa dove il senso del messaggio informativo andrebbe forse ponderato per il programma nella sua l'interezza.
      In secondo luogo, quanto ai toni e all'atteggiamento di Gerardo Greco, questi vanno contestualizzati nell'ambito di un dibattito che scorre con tempi stretti a causa delle dinamiche insite in un programma in diretta. Il Presidente Emiliano Pag. 163peraltro è un ospite frequente di Agorà e il saluto sbrigativo a lui rivolto si spiega con il fatto che lo stesso Presidente della Puglia (già presente da più di un'ora) aveva dato una disponibilità limitata (il tempo che aveva concesso era infatti scaduto da una ventina di minuti); si consideri, inoltre, che nelle ore di trasmissione successive il conduttore è tornato più volte sulla questione referendaria, ed Emiliano stesso, ancora ospite di Agorà, qualche giorno dopo (il 19 aprile), riferiva in diretta riferendosi a Greco: «Io e lei non abbiamo fatto polemica. Noi lavoriamo in tv e può capitare di avere un momento di scarsa lucidità. Capita a tutti».
      In conclusione, ci si rammarica per il sopra descritto episodio che si auspica non faccia passare sminuito lo sforzo e l'impegno costante che il programma ha fatto nell'informare sull'appuntamento referendario con completezza, imparzialità e obiettività. A sostegno di ciò, si riporta di seguito un elenco degli spazi informativi referendari, rigorosamente pro e contro, che sono stati offerti nell'ambito di Agorà, al di là del dibattito politico che si è aggiunto agli stessi momenti di approfondimento nelle due settimane precedenti il voto.

1 aprile
      Puntata dedicata quasi interamente alle dimissioni del ministro Guidi e il caso Tempa Rossa (petrolio) in Basilicata, spazi di approfondimento sul voto.

4 aprile
      Fabio Mussi, Sinistra Italiana, ospite per il Sì al referendum.
      Emanuele Fiano, Partito Democratico, ospite per il No al referendum.
      Tavolo com’è fatto un oleodotto con Valerio Rossi Albertini del Cnr.
      Collegamento Sara Mariani da Corleto Perticara.
      Rvm Di Lorenzo sul petrolio in Basilicata.

5 aprile
      tavolo pro e contro il referendum.
      Marica Di Pierri, A Sud, ospite per il Sì al referendum.
      Ernesto Auci, Comitato No Referendum, ospite per il No al referendum.
      collegamento Sara Mariani da Tempa Rossa.

6 aprile
      Michele Emiliano, Presidente Regione Puglia, ospite per il Sì al referendum.
      Riccardo Nencini, viceministro Infrastrutture, ospite per il No al referendum.

8 aprile
      Marcello Pittella, presidente Regione Basilicata, ospite per il sì al referendum.
      Rvm Di Lorenzo sul petrolio della Basilicata.

11 aprile
      Tavolo pro e contro il referendum.
      Davide Tabarelli, Presidente di NE-Nomisma Energia.
      Angelo Bonelli, Federazione dei Verdi.

12 aprile
      Luca Zaia, presidente Regione Veneto, ospite (5 min dal Vinitaly) per il sì al referendum.
      Tavolo per il No al referendum.
      Gian Luca Galletti, ministro ambiente.
      Tavolo per il Sì al referendum.
      Fabio Mussi, Sinistra Italiana.

13 aprile
      Michele Emiliano ospite per il sì al referendum.
      Tavolo pro e contro il referendum.
      Cesare Pozzi docente di Economia industriale Luiss.
      Piercamillo Falasca – Direttore «Strade».

Pag. 164

15 aprile
      tavolo pro e contro il referendum.
      Gianfranco Borghini, Comitato Ottimisti e Razionali.
      Edoardo Zanchini, vice presidente Legambiente.

      FRACCARO, LIUZZI. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
          lo studio «Südtiroler Sprachbarometer – Sprachgebrauch und Sprachidentität in Südtirol», «Barometro linguistico dell'Alto Adige – Uso della lingua e identità linguistica in provincia di Bolzano», edito nel 2014 dal Landesinstitut für Statistik, Istituto provinciale di statistica (ASTAT) della provincia autonoma di Bolzano, ha analizzato le conoscenze linguistiche della popolazione altoatesina e diversi aspetti relativi alla convivenza fra i gruppi linguistici presenti sul territorio;
          tra i temi trattati dalla suddetta pubblicazione vi sono le prime esperienze con la madrelingua, la seconda lingua e le lingue straniere, il vivere in un contesto caratterizzato dalla presenza di molteplici culture, la dimensione culturale del multilinguismo, i dati e le opinioni sull'esame di bilinguismo e trilinguismo e l'utilizzo delle lingue nella quotidianità e nell'ambito lavorativo;
          su una popolazione totale di 422.200 persone di 16 anni e oltre, residente in provincia di Bolzano, 275.000 sono di madrelingua tedesca (circa il 65 per cento); 115.500 sono di madrelingua italiana (27,4 per cento); 17.200 di madrelingua ladina (4,1 per cento) e 36.100 appartenenti ad altri gruppi linguistici (8,6 per cento);
          il capitolo 5 della pubblicazione «Le conoscenze linguistiche attuali e il loro uso nel quotidiano» evidenzia un livello considerevole di conoscenza delle lingue maggiormente parlate nella provincia: la quota delle persone con competenze molto buone nella seconda lingua – che cioè capiscono tutto, parlano correntemente e sanno scrivere testi complessi – è compresa fra il 40 per cento ed il 75 per cento. La quota di quanti non conoscono o quasi il tedesco nelle quattro categorie esaminate (comprensione alla lettura, produzione scritta, produzione orale e comprensione all'ascolto) è dell'11 per cento mentre è del 5 per cento a non sapere o quasi l'italiano, ovvero circa 21.000 persone;
          stando all'autovalutazione degli intervistati e sommando le categorie «capisco tutto» e «capisco il contesto», una quota compresa fra il 75 per cento e oltre l'80 per cento di tutti gli altoatesini conosce relativamente bene le due lingue parlate in provincia. Con ciò si situano allo stesso livello di competenze nella seconda lingua degli svedesi, che a livello europeo sono la popolazione meglio classificata in materia (European Commission (2012), First European Survey on Language Competencies, Brüssel). Si registrano invece divergenze marcate fra le varie forme comunicative: le competenze meno sviluppate sono quelle nella scrittura e nella lettura: solo il 40-50 per cento legge e scrive molto bene in italiano, mentre in tedesco la quota è compresa fra il 55 per cento e il 66 per cento. Tre quarti della popolazione comprendono quasi tutto se si parla in tedesco, mentre due terzi della popolazione comprendono quasi tutto se si parla in italiano; i ladini delle valli Gardena e Badia presentano le competenze linguistiche migliori in assoluto;
          sebbene fra gli altoatesini di lingua tedesca la conoscenza dell'italiano sia superiore alla conoscenza del tedesco fra gli italiani, in termini assoluti, rimane una parte significativa della popolazione a non avere una comprensione ottimale della lingua italiana. Nella comprensione all'ascolto dell'italiano da parte del gruppo linguistico di lingua tedesca il 55,1 per cento degli intervistati dichiara di essere in grado di comprendere tutto, il 28,8 per cento di comprendere il contesto, il 12,9 per cento di comprendere espressioni semplici mentre il 3,2 per cento di non comprendere nemmeno una parola. La Pag. 165somma di coloro che comprendono l'italiano molto bene (55,1 per cento) e abbastanza bene (28,8 per cento) tocca quindi quasi l'85 per cento mentre coloro che dichiarano di avere una comprensione insufficiente o scarsa sono il 15 per cento, circa 41.250 persone;
          nella società attuale il tempo passato davanti al televisore è molto elevato. In Alto Adige si tratta di circa due ore al giorno. Escludendo le persone che non guardano mai la televisione, il numero di ore giornaliere sale quasi a tre;
          si osserva che l'ascolto della radio fa parte del quotidiano della maggioranza degli altoatesini: meno del 5 per cento degli altoatesini di lingua tedesca e ladina non ascolta mai la radio, circa l'80 per cento la ascolta molto spesso, per lo meno più volte alla settimana;
          è d'interesse la percentuale degli altoatesini rispettivamente di lingua tedesca e italiana che ascoltano trasmissioni nell'altra lingua. Spicca che in ambedue i gruppi, la quota di ascolto relativamente frequente (più volte alla settimana) è pressoché uguale, attestandosi quasi su un quarto. Coloro che non ascoltano mai programmi radio nell'altra lingua sono invece molto più numerosi nel gruppo italiano: 57,1 per cento. La corrispondente quota presso il gruppo tedesco è del 43,1 per cento, ovvero 118.000 persone;
          la televisione è più seguita della radio; in tutti i gruppi linguistici è al massimo il 5 per cento la percentuale che non guarda praticamente mai la televisione nella propria madrelingua. Sempre nella propria madrelingua, tre quarti degli altoatesini di lingua tedesca e di lingua italiana la seguono praticamente ogni giorno: la percentuale sicuramente non è inferiore fra i ladini; essi si distinguono per il fatto che guardano molto spesso programmi in tutte e tre le lingue locali (dal 57 per cento al 67 per cento quasi ogni giorno). Nei due gruppi maggiori la situazione si presenta del tutto diversa. Quasi la metà delle persone di lingua italiana e più di un terzo degli altoatesini di lingua tedesca non guarda pressoché mai programmi televisivi nell'altra lingua. Ciò significa che almeno 90.000 soggetti con età superiore a 16 anni non guardano mai programmi televisivi in lingua italiana;
          nella popolazione di lingua tedesca, il settore in cui è percepita una certa condizione di svantaggio è quello dell'amministrazione e degli uffici pubblici, con il 50 per cento circa. Vi incide sicuramente la situazione linguistica, in quanto in determinati ambiti può capitare tuttora di avere problemi se il cittadino non conosce bene l'italiano;
          nell'interrogazione 4/12720 venivano sollevati i problemi inerenti alla mancata attuazione dell'articolo 4 della legge 22 febbraio 2000, n.  28, i quali sono stati generati dal decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero delle economia e delle finanze, del 30 ottobre 2015, registrato alla Corte dei conti l'11 dicembre 2015, con n.  Reg.ne Prev. 4189, che ha disposto il taglio degli stanziamenti per i messaggi autogestiti gratuiti che avrebbero dovuto essere stati assegnati alle emittenti radiofoniche e televisive locali delle province autonome di Trento e Bolzano;
          il documento «Disposizioni in materia di comunicazione politica, tribune, messaggi autogestiti e informazione della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo in relazione alla campagna per il referendum popolare indetto per il giorno 17 aprile 2016 (Documento n.  8)» approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi il 16 marzo 2016, pur prevedendo spazi di discussione e la possibilità di trasmissione di spazi autogestiti in italiano da trasmettere sul territorio nazionale, non regolamenta esplicitamente la comunicazione in altre lingue minoritarie presenti in Italia;
          RAI Sender Bozen, seguita da una elevata percentuale della popolazione in lingua tedesca, non ha accolto la richiesta di trasmissione di messaggi autogestiti da parte dalle associazioni ambientaliste locali Pag. 166che appoggiano il comitato nazionale «Vota SI per fermare le trivelle» in quanto la Commissione di Vigilanza non ha previsto esplicitamente tale possibilità;
          la combinazione dei suddetti fattori che includono: a) una comprensione insufficiente della lingua italiana di una parte di una quota non insignificante del gruppo linguistico tedesco; b) la bassa attitudine del gruppo linguistico tedesco a seguire i programmi in lingua italiana; c) il taglio degli stanziamenti dei MAG alle emittenti locali; d) la mancata previsione della regolamentazione della comunicazione politica sull'emittente pubblica in altre lingue minoritarie presenti in Italia, ha determinato una diffusione insufficiente delle informazioni in ordine al referendum del 17 aprile 2016 sul rinnovo delle concessioni alle attività di estrazione di gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane;
          mediante i citati provvedimenti, lo Stato, in una materia di competenza esclusiva statale, non garantisce i livelli minimi essenziali in un campo pertinente alla comunicazione politica e al diritto degli elettori di essere informati sulle proposte dei soggetti politici durante le competizioni elettorali e referendarie nazionali;
          l'Alto Adige-Südtirol è stata la provincia italiana in cui, in occasione del referendum nazionale del 17 aprile 2016, si è registrato il più alto tasso di astensionismo con una affluenza del 17,6 per cento degli aventi diritto. L'affluenza nella provincia di Trento, di lingua italiana, si è invece attestata sul 32,3 per cento, in linea con la media nazionale. Sul territorio della provincia di Bolzano i comuni con la maggioranza degli elettori in lingua italiana hanno segnato le percentuali di affluenza maggiori: Salorno (31,7 per cento), seguito da Laives (30,5 per cento) e Bolzano (29,2 per cento), dove peraltro ci sono state delle mancanze organizzative da parte dell'amministrazione comunale. Differentemente, i comuni con la maggioranza dei residenti di lingua tedesca hanno avuto alte percentuali di astensionismo: a Merano ha votato il 23,7 per cento, a Bressanone il 17,4 per cento, a Brunico il 14,7 per cento. Il comune dove si è votato meno è stato Curon Venosta con elettori quasi esclusivamente di lingua tedesca: solo il 5,4 per cento. La tendenza è stata evidente: più alta è stata la percentuale degli elettori in lingua tedesca e più alto il tasso di astensionismo;
          si chiede di sapere:
          se non ritengano che sia un preciso dovere della RAI, in quanto società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, assicurare che, in occasione delle consultazioni referendarie, Rai Sender Bozen metta a disposizione dei richiedenti le strutture tecniche necessarie per la realizzazione dei messaggi autogestiti in lingua tedesca e ne garantisca la trasmissione. (440/2146)

      RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
      La responsabilità editoriale del canale dedicato alle minoranze linguistiche ricade sulla Testata Giornalistica Regionale per quanto attiene agli appuntamenti informativi in lingua tedesca e ladina (e, conseguentemente, anche per quelli che dovessero eventualmente essere previsti in occasione delle prossime consultazioni referendarie).
      La definizione di tali spazi, ovviamente, terrà conto delle regole che – ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della legge 28/2000 – la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi stabilirà ai fini dell'applicazione della disciplina relativa alla comunicazione politica radiotelevisiva.

      PELUFFO, SBROLLINI. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
          «Con parole mie» è stata una trasmissione radiofonica condotta da Umberto Broccoli in onda dal 26 giugno 1999 al 4 aprile 2014 su Radio 1 dal lunedì al Pag. 167venerdì dalle 15:05 alle 15:34 (prima del 13 gennaio 2014, dalle 14:08 alle 14:47);
          la trasmissione, storicamente tra le più seguite della principale rete radiofonica della RAI, adottava una formula originale e innovativa, proponendo nello stesso contesto cultura classica e popolare, fornendo spunti di approfondimento culturale anche a chi, per i più svariati motivi, non aveva mai avuto l'occasione di trattare determinati argomenti;
          molti ascoltatori, trasversali per origine geografica, età, ceto sociale e formazione scolastica si sono rammaricati per la cancellazione del programma dal palinsesto, interpretandolo come un venire meno da parte del servizio pubblico a uno dei suoi capisaldi, quello dello stimolo alla crescita culturale del Paese, violando il tacito patto stretto annualmente con i cittadini italiani attraverso il canone;
          tale dissenso si è espresso soprattutto attraverso la rete mediante una petizione on line su «change.org» e la creazione di un gruppo Facebook, tuttora vivace e attivo dopo oltre due anni dalla chiusura del programma: come notato dagli stessi appartenenti al gruppo, è la prima volta che gli ascoltatori della radio ed in particolare della Rai si esprimono in maniera così continuativa e decisa;
          tra le motivazioni che la Rai ha enunciato in risposta a precedenti interrogazioni, si evidenziava il recepimento della mission contenuta nel generale Piano Industriale e nello specifico «cantiere» di Radio1, che doveva essere incentrata su informazione, sport e musica;
          si chiede di sapere:
          se il Presidente e il Direttore Generale siano a conoscenza di quanto sopra riportato;
          se, a distanza di due anni dalla chiusura, anche alla luce della costanza e dell'affetto manifestato dagli ascoltatori con i mezzi sopra descritti l'attuale rinnovata dirigenza Rai ritenga tutt'ora che la trasmissione radiofonica «Con parole mie» sia incompatibile con la mission di Radio 1 e non possa essere ripristinata;
          se, in alternativa, la trasmissione possa essere ricollocata in altro punto o in altra emittente del palinsesto radiofonico RAI. (441/2147)

      RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
      Con specifico riferimento agli aspetti di carattere quantitativo legati al gradimento del pubblico si ritiene opportuno mettere in evidenza i seguenti aspetti:
          secondo l'ultima rilevazione utile Eurisko – Radio Monitor relativa al primo trimestre 2014, «Con parole mie» registrava uno degli share più bassi di tutto il palinsesto, attestandosi al 2,6 per cento nel primo quarto d'ora, per poi scendere ulteriormente nel secondo quarto d'ora, rispetto ad una media di rete del 4,9 per cento;
          il valore di 2.500 fans membri del gruppo social network di Facebook, indicato come parametro di riferimento, risulta nettamente inferiore numericamente allo stesso gruppo Facebook che sostiene il programma «King Kong», con 41.883 membri, che aveva in un primo tempo sostituito «Con parole mie» dal 6 aprile 2014;
          lo scarico dei podcast era rappresentato da un file quotidiano per ogni puntata, circa 22 al mese; tale dato, moltiplicato per l'ampiezza del gruppo Facebook, comporta un dato complessivo compreso tra i 50 e i 60mila contatti. Per una valutazione di tale risultato si può considerare che un programma è considerato di successo se scarica tra gli 800mila e il milione di download mensili (con l'abbonamento ad ITunes, ad esempio, tali operazioni avvengono in automatico).

      Tutto ciò premesso, si ritiene opportuno confermare il fatto che, al di là dei risultati di carattere quantitativo, vi era la necessità di rimodulare il nuovo palinsesto di Radio1 in linea con le missioni editoriali affidate dal Consiglio di Amministrazione alle tre Pag. 168reti radiofoniche: per RadioUno, più in particolare, informazione, sport e musica, generi che non comprendono trasmissioni come quella in questione, che, solo a titolo di esempio, trattava temi come gli scambi epistolari tra Seneca e Lucilio o letture dal Satyricon di Petronio Arbitro.

      FICO. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
          l'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi annovera fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione;
          ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del Testo unico, «la disciplina dell'informazione radiotelevisiva garantisce la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni»;
          tali principi sono a loro volta declinati nel Contratto di servizio stipulato dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e dal Ministero dello Sviluppo Economico, il cui articolo 5, comma 6, prescrive alla concessionaria di favorire «anche attraverso l'informazione giornalistica, lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati»;
          il Codice etico della Rai disciplina il complesso di diritti, doveri e responsabilità che l'azienda assume espressamente nei confronti degli utenti con i quali interagisce nell'ambito dello svolgimento delle proprie attività;
          il punto 2.1.3.1 del Codice etico afferma che «la Rai, nel suo ruolo di operatore del settore del Servizio Pubblico radiotelevisivo è consapevole della propria responsabilità nei confronti della collettività e si adopera per una vigila attenzione di un rispetto autentico di quei valori di completezza, di imparzialità e di obiettività posti a fondamentale garanzia di un'ampia e corretta circolazione delle informazioni e delle idee»;
          mercoledì 20 aprile la Camera dei deputati ha approvato in prima lettura la proposta di legge recante principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque;
          la proposta di legge in questione ha vissuto alla Camera un iter travagliato. Nata, infatti, con il preciso intento di dare esecuzione alla volontà popolare espressa con il referendum abrogativo del 2011 sull'acqua pubblica, la proposta di legge ha subìto nel corso dei lavori una serie di modifiche particolarmente rilevanti, che hanno finito per snaturarne intenti e contenuto originari;
          proprio la trasfigurazione della proposta di legge ha costituito il motivo delle veementi proteste delle opposizioni in Aula, al punto che molti dei firmatari hanno deciso di ritirare la propria firma da un testo che non riconoscono più;
          la proposta di legge radicalmente modificata dalla maggioranza parlamentare qualifica adesso l'acqua come bene di interesse economico, anziché come bene comune, e non contiene più alcun riferimento alla «ripubblicizzazione» del servizio idrico che era oggetto del quesito referendario e che quindi, coerentemente, era inserita nel titolo della proposta di legge all'esame della Camera;
          si è trattato di un passaggio particolarmente delicato e rilevante della legislatura – nonché, a parere di chi scrive, di una brutta pagina per la democrazia di questo Paese – per il semplice fatto che la maggioranza parlamentare si è assunta la responsabilità di disattendere l'esito del referendum abrogativo del 2011, tradendo così la volontà popolare espressa da 26 milioni di italiani;
          allo scrivente risulta che i tre principali notiziari del servizio pubblico non abbiano dedicato alcuno spazio a tale Pag. 169votazione parlamentare, né nei tg serali del 20 aprile, né in quelli del giorno successivo;
          pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, la totale assenza di informazione del servizio pubblico radiotelevisivo su un passaggio parlamentare di tale importanza appare inaccettabile;
          si chiede di sapere:
          se non ritengano di particolare gravità, fermo restando il principio di autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, l'assenza nei tre principali notiziari del servizio pubblico di qualsiasi informazione sulla votazione parlamentare del 20 aprile 2016, non soltanto alla luce dell'intenso e acceso dibattito svoltosi in Aula, ma soprattutto del contenuto di una proposta di legge contenente gravi profili di incompatibilità con l'esito del referendum abrogativo del 2011 in materia di gestione pubblica delle acque;
          quali iniziative, sia pure tardive, intendano assumere affinché il servizio pubblico radiotelevisivo garantisca agli utenti un'informazione completa, obiettiva e approfondita riguardo all'approvazione della citata proposta di legge. (442/2154)

      RISPOSTA. – In linea generale, Rai è impegnata a fornire una offerta informativa improntata ai principi di imparzialità, completezza e correttezza, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati, adottando una linea editoriale incentrata su attualità e notiziabilità; in tale quadro i Direttori responsabili delle Testate operano – in piena coerenza con le previsioni normative dell'ordinamento della professione giornalistica – nell'ambito della propria autonomia e libertà editoriale. Ciò premesso, in merito all'interrogazione sopra menzionata di seguito si forniscono gli elementi chiarificatori rispettivamente predisposti dal Tg1, Tg2 e Tg3.

Tg1
      La Testata ha trattato il tema oggetto dell'interrogazione nell'ambito degli spazi dedicati all'attualità politica; più in particolare, la questione è stata trattata nell'edizione delle 13.30 di giovedì 21 aprile all'interno del servizio di Paola Cervelli relativo allo scontro in atto alla Camera dei Deputati sulla legittima difesa.

Tg2
      Rispetto all'iter che seguono i disegni di legge la testata giornalistica si occupa, per linea redazionale, principalmente di quei provvedimenti che abbiano superato la prima lettura, a meno che non si tratti di riforme costituzionali. Nel caso in questione tuttavia, considerata l'importanza e la vastità della materia, il Tg2 aveva già deciso di occuparsene non la sera stessa della votazione (avvenuta peraltro a ridosso del notiziario) ma nello spazio approfondimenti. Infatti, mercoledì 27 aprile scorso, lo spazio «Dentro la Notizia» del Tg2 delle 20.30 è stato dedicato al tema dell'acqua, partendo con un pezzo politico sulla votazione parlamentare del 20 aprile e sul dibattito che l'ha preceduta anche alla luce del referendum abrogativo del 2011 sulla gestione pubblica delle acque e poi con altri tre servizi che fanno un quadro della situazione in Italia.

Tg3
      Si pone in evidenza come l'approvazione del disegno di legge sulla gestione dell'acqua pubblica, avvenuta a larga maggioranza (243 voti favorevoli, 129 contrari) in prima lettura alla Camera il 20 aprile scorso, fosse uno dei numerosi temi politici della giornata. Peraltro, va considerato che la sua approvazione finale e la protesta di una parte delle opposizioni al provvedimento, sono avvenute ben oltre le ore 19, come certificato dalle uscite delle agenzie, sarebbe quindi stato impossibile inserire la notizia nel notiziario delle 19.00.
      Più in dettaglio si evidenzia che il notiziario di quella sera contemplava parecchie altre importanti notizie politiche: il primo scambio polemico fra il Presidente Pag. 170del Consiglio e il neo Segretario dell'ANM Pier Camillo Davigo; il deposito delle firme per il referendum istituzionale di ottobre; l'incontro di una delegazione del M5S con il Presidente Mattarella al Quirinale; la campagna elettorale per le amministrative.
      Tutto ciò al Tg3 è sembrato avere più rilievo, e per quel che riguarda specificamente l'attività politica del M5S, la visita al Quirinale, piuttosto che l'opposizione in aula sul ddl sull'acqua pubblica. Proprio alla visita al Quirinale è stato dedicato un ampio servizio con sonori di Michele Dell'Orco sul tema della corruzione e un pezzo di Nunzia Catalfo sul rapporto fra il gruppo di Verdini e la maggioranza, questione posta al Presidente della Repubblica e oggetto di uno scambio di dichiarazioni e precisazioni.
      Il giorno successivo, 21 aprile, l'attività della Camera è stata caratterizzata da un altro tema: il provvedimento sulla legittima difesa, che ha provocato scontri e proteste dentro e fuori dell'aula, e al quale è stata dedicata l'apertura dell'edizione delle 14.20.

      FICO, GALLINELLA. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
          il Contratto nazionale di servizio stipulato dalla Rai-Radiotelevisione italiana Spa e dal Ministero dello sviluppo economico impegna la concessionaria pubblica ad applicare i principi, i criteri e le regole di condotta contenuti nel Codice etico e nella Carta dei doveri degli operatori del servizio pubblico, «inteso come l'insieme dei valori che Rai riconosce, accetta e condivide e l'insieme delle responsabilità che Rai assume verso l'interno e verso l'esterno»;
          il principio della responsabilità sociale informa non soltanto la programmazione, ma l'insieme delle attività poste in essere della Rai, un principio che declinato nei rapporti di appalto e, in generale, di fornitura di beni o servizi comporta una serie di obblighi in capo alla concessionaria;
          nell'ambito dei rapporti con i fornitori, il punto 3.3 del Codice etico prescrive alla Società di attenersi ad una serie di criteri di comportamento, fra i quali l'obbligo di: a) «ottenere la collaborazione dei fornitori nell'assicurare costantemente il soddisfacimento delle esigenze dei clienti della Rai in termini di qualità, costi e tempi di erogazione del servizio, in misura almeno pari alle loro aspettative»; b) «esigere il rispetto degli obblighi che riguardano direttamente la loro attività»; c) «ispirarsi ai principi di correttezza e buona fede nella corrispondenza e nel dialogo con i fornitori, in linea con le più rigorose pratiche commerciali»;
          nella puntata di «Report» del 24 aprile 2016 viene riferito che i gettoni d'oro acquistati dalla Rai e destinati alle vincite nelle trasmissioni a premi non sarebbero, perlomeno nel caso oggetto dell'inchiesta giornalistica, di oro puro 999 bensì di oro 995, sebbene il contratto fra la concessionaria e l'Ente fornitore (l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) abbia ad oggetto la fornitura di gettoni d'oro purissimo 999;
          l'inchiesta di Report muove dalla segnalazione di Maria Cristina Sparanide, vincitrice di un premio di cento mila euro nel programma «Red or Black», la quale, facendo analizzare i gettoni vinti, ha scoperto appunto che si tratta di oro 995, ciò potrebbe significare che per ogni chilo d'oro acquistato dalla Zecca dello Stato per essere fuso in gettoni d'oro ben cinque grammi sono di altro materiale;
          la vincita effettiva dell'utente è stata di circa sessantaquattro mila euro, poiché dall'importo di cento mila euro sono stati decurtati: il venti per cento della tassazione; l'imposta sul valore aggiunto, nonostante l'applicazione dell'Iva sull'oro per investimento non sarebbe dovuta; il costo della produzione dei gettoni e infine il calo del due per cento della grammatura dovuto al processo di fusione. Con riferimento a tale ultima voce, l'inchiesta giornalistica dimostra tuttavia che non vi sarebbe alcun calo del due per cento all'esito del processo di fusione;Pag. 171
          in sede giudiziaria saranno eventualmente chiarite le responsabilità, se sia parte lesa anche la Zecca dello Stato – per aver ricevuto lingotti d'oro impuro – oppure se la degradazione dell'oro da 999 a 995 sia avvenuta successivamente, ovvero nel processo di fusione e di trasformazione dei lingotti in gettoni;
          di là dai profili penali della vicenda, non rilevanti in questa sede, occorre soffermarsi sui profili dell'etica e della responsabilità sociale del servizio pubblico, nonché del rapporto di fiducia che deve intercorrere fra i cittadini-utenti e la società concessionaria del medesimo servizio;
          risulta infatti dall'inchiesta di Report che l'istituto di credito che fornisce alla Zecca dello Stato i lingotti d'oro per la loro successiva fusione in gettoni è la Banca Etruria, già oggetto di un quesito dello scrivente relativo ad una puntata di «Don Matteo 9» nella quale, con la formula del product placement, la Banca Etruria appariva come l'istituto che propone l'acquisto di lingotti d'oro;
          desta un certo stupore apprendere oggi che la concessionaria del servizio pubblico, dopo aver fornito incautamente un'immagine positiva della banca al centro dello scandalo dell'emissione di obbligazioni «spazzatura», sia oggi presunta parte lesa di una frode commerciale connessa alla fornitura di lingotti d'oro proprio da parte del medesimo istituto di credito;
          si chiede di sapere:
          se, coerentemente con quanto prescritto dal Codice Etico, la Rai oggi informi con la massima correttezza e trasparenza i partecipanti alle trasmissioni a premi circa i costi che vengono trattenuti dalle vincite in aggiunta alla tassazione;
          se, in particolare, non ritengano doveroso, specialmente dopo l'inchiesta di Report, fornire precise indicazioni in merito sia al computo dell'Iva da parte della Zecca dello Stato sia al calo del due per cento nel processo di fusione, anche considerato che dall'inchiesta di Report quest'ultima voce di costo sembrerebbe del tutto infondata;
          quali iniziative urgenti intendano assumere al fine di: a) prevenire il ripetersi di simili frodi, che certo non contribuiscono a rafforzare il grado di fiducia dei cittadini nei confronti del servizio pubblico; b) informare in modo completo e trasparente gli utenti sui costi decurtati dalle vincite conseguite dai partecipanti alle trasmissioni a premi della Rai; c) tutelare la propria immagine;
          con riferimento al coinvolgimento di Banca Etruria (anche) in questa imbarazzante vicenda, se non ritengano che la concessionaria sia venuta meno ai doveri prescritti dal Codice Etico, citati in premessa, e quali iniziative intendano assumere al fine di interrompere in questa fase, e comunque fino a quando non saranno chiarite le responsabilità in tale vicenda, qualsiasi rapporto commerciale diretto o indiretto con la Banca Etruria.
(443/2160)

      RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
      Rai informa compiutamente i partecipanti alle trasmissioni a premio circa i costi in capo al vincitore.
      A tal fine, si riporta il testo della clausola usualmente adottata in tali ipotesi:
      «1. RAI assegnerà al vincitore il premio vinto dalla squadra fermo restando che al cuoco con il quale lo stesso è abbinato non sarà corrisposto alcun premio.
      Con l'assegnazione del premio al vincitore RAI è sollevata da qualsiasi responsabilità in ordine alla ripartizione del premio medesimo.
      2. Il premio sarà erogato in gettoni d'oro.
      I vincitori riceveranno comunicazione del premio vinto a mezzo lettera raccomandata nella quale sono indicate le modalità di consegna del premio stesso.
      Relativamente al valore di mercato di tali gettoni il medesimo varia a seconda del Pag. 172valore di mercato dell'oro e a seconda dei costi variabili da sostenersi per l'acquisto e la coniazione che diminuiscono il valore effettivo del premio.
      Il valore di mercato dell'oro dipende dalla quotazione del medesimo alla data della richiesta della fornitura all'orafo da parte della competente Direzione di RAI.
      I premi devono considerarsi al lordo delle ritenute fiscali e di tutti costi di coniazione e acquisto dei gettoni d'oro (ivi inclusi, a titolo esemplificativo, i costi di manifattura, di calo e I.V.A. o, in alternativa, imposta sostitutiva.
      I premi saranno consegnati agli aventi diritto entro il termine di 6 mesi dalla conclusione della manifestazione (articolo 1, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica n.  430/2001).»
      Si precisa, inoltre, che la Rai, in qualità di promotore di un concorso a premio, fornisce apposita comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico tramite procedura on line su portale appositamente predisposto, trasmettendo il regolamento che disciplina ogni manifestazione. Tale regolamento è a disposizione sul sito internet www.rai.it e viene sottoscritto dai concorrenti (che partecipano ai giochi in studio) prima della registrazione della puntata alla quale gli stessi partecipano.
      Ciò posto, in merito alle iniziative che la Rai intende assumere a tutela dei propri interessi, va ribadito che allo stato, per quanto a conoscenza, non è intervenuto alcun accertamento giudiziario definitivo in merito alla fondatezza dei fatti emersi dalle notizie di cronaca.
      La Rai, comunque, ritiene opportuno avviare un contraddittorio con il proprio fornitore (l'Istituto Poligrafico Zecca dello Stato) al fine di acquisire elementi di chiarimento in merito. Solo all'esito di tali approfondimenti sarà possibile valutare compiutamente le iniziative da adottare a tutela dell'Azienda.

      FORNARO. – Al direttore generale della Rai – Premesso che:
          in articoli apparsi recentemente sulla stampa nazionale si è fatto riferimento alle assunzioni di dirigenti effettuate dalla RAI a partire dal mese di agosto 2015 e protrattesi fino ad oggi;
          si chiede di sapere:
          per ogni dirigente assunto, le seguenti informazioni:
          a) se ha sottoscritto un contratto a tempo determinato o indeterminato;
          b) l'ultima posizione lavorativa ricoperta prima dell'assunzione in RAI;
          c) le modalità adottate per il suo reclutamento, compreso l'eventuale ricorso a società specializzate nella ricerca di personale di alta direzione;
          d) se preventivamente all'avvio del processo per il reclutamento di personale sul mercato, è stata effettuata una ricognizione preliminare della disponibilità di risorse interne adeguate, in termini qualitativi e quantitativi, a ricoprire la posizione ricercata» ovvero se sia stato utilizzato lo strumento di “job posting”;
          sempre nominativamente, quali dirigenti nello stesso periodo abbiano lasciato l'azienda e quali ruoli ricoprivano.
(444/2161)

      RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
      In linea generale si ritiene opportuno mettere in evidenza come una valutazione organica e puntuale delle logiche gestionali adottate dall'attuale vertice potrà essere effettuata in tempi brevi attraverso il «Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale» che – in coerenza con le disposizioni della Riforma Rai – sarà portato all'approvazione del Consiglio di Amministrazione entro la fine del mese di maggio. Il Piano, infatti, prevede la pubblicazione sul sito internet della società, tra l'altro, dei «curricula e dei compensi lordi, comunque denominati, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello» Pag. 173e «dei criteri per il reclutamento del personale e per il conferimento di incarichi a collaboratori esterni».
      Ciò premesso, il tema delle assunzioni di dirigenti effettuate dall'agosto del 2015 non può non essere inquadrato all'interno del processo di profonda trasformazione di tutta l'azienda che la Rai ha avviato in parallelo al rinnovo della concessione che vede, quale punto qualificante, la ridefinizione del perimetro e dei contenuti della missione di servizio. Questo ha reso quanto mai necessario strutturare meccanismi di gestione della complessa macchina operativa della Rai tali da garantire l'efficacia del processo stesso; due sono state le linee direttrici sin qui perseguite:
          creazione di nuove strutture aziendali in grado di progettare con efficacia lo sviluppo dei processi evolutivi sopra richiamati (si richiamano, a tal fine, la Direzione Editoriale per l'offerta informativa, la Direzione Rai Digital, la Direzione Creativa);
          costituzione di un nucleo di vertice dell'azienda che abbia in sé tutte le competenze necessarie per far fronte a quest'importante fase di cambiamento e che sia in grado di affrontare con adeguata tempestività e in modo organico ed unitario le rilevanti sfide imposte in questa decisivo momento della vita dell'azienda.

      Si è quindi proceduto alla definizione dei relativi incarichi dirigenziali, dopo aver prioritariamente verificato la presenza all'interno dell'azienda di profili coerenti con il disegno complessivo. Per quanto concerne, più in particolare, le modalità operative di selezione, si è operato attraverso i seguenti criteri:
          strumento del job posting interno per il reperimento delle professionalità da inserire nelle strutture già esistenti e con una mission chiaramente delineata;
          selezione più specifica (in alcuni casi anche attraverso società di head hunter) per le strutture nuove per le quali risulta decisivo l'aspetto della discontinuità (quali, come detto prima, la Direzione Editoriale per l'offerta informativa e la Direzione Rai Digital); identificazione nominativa dei casi di posizioni fiduciarie del vertice (quali, a titolo di esempio, lo Staff del Direttore Generale, l'Ufficio Stampa).

      BRUNETTA. – Al Presidente e al direttore generale della Rai – Premesso che:
          l'articolo 2, comma 3, della legge 22 febbraio 2000, n.  28, meglio conosciuta con il nome di par condicio stabilisce che: «È assicurata parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche»;
          l'articolo 9, comma 1, della citata legge stabilisce che: «Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni»;
          domenica 1o maggio 2016, nello spazio denominato «Protagonisti», della trasmissione di intrattenimento di RaiUno «L'Arena» è stato intervistato, dal conduttore Massimo Giletti il presidente del Consiglio Matteo Renzi;
          le domande poste dal conduttore de «L'Arena» e l'intera impostazione dell'intervista, a dir poco indulgente, hanno permesso al premier ospite di parlare liberamente dell'attività di governo e non solo, senza alcun contraddittorio, in violazione, a parere dell'interrogante, delle richiamate norme in tema di par condicio, oltreché delle più elementari regole della deontologia giornalistica;
          la presenza del premier Renzi, a circa un mese da importanti elezioni amministrative che interessano le città di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste Pag. 174ed altre, risulta, a parere dell'interrogante aver violato le regole della par condicio contenute nella legge n.28 del 2000 e, più in generale del pluralismo, che stabiliscono che la comunicazione politica sia svolta sempre garantendo il contraddittorio;
          si chiede di sapere:
          quali iniziative intendano assumere i vertici della Rai per riequilibrare prontamente, prima dello svolgimento delle prossime elezioni amministrative, la presenza di Matteo Renzi nel programma «L'Arena» di RaiUno, garantendo un analogo spazio e la stessa rilevanza in termini di ascolto;
          più in generale, cosa intendano fare perché l'informazione e l'approfondimento del servizio pubblico della Rai garantiscano il pluralismo, l'imparzialità, l'indipendenza, l'obiettività e l'apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo, in particolare in questa fase preelettorale. (445/2164)

      RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
      In primo luogo si ritiene opportuno mettere in evidenza come il ciclo de «L'arena» preveda la presenza di rappresentanti politici di schieramenti contrapposti.
      Ciò premesso, l'intervista al Presidente del Consiglio è da considerarsi «spazio dedicato a temi di governo» in quanto sono stati affrontati esclusivamente temi correlati alle attività di governo. Nel dettaglio, infatti, durante l'intervista sono stati affrontati i seguenti argomenti:
          immigrazione;
          prossimo incontro con il Cancelliere tedesco Merkel;
          terrorismo e sicurezza nazionale;
          riunione del CIPE per gli stanziamenti per la cultura e la ricerca;
          meritocrazia;
          cattivo uso dei fondi europei in Italia;
          legge sugli appalti;
          i risultati di Expo;
          la legge Madia;
          corruzione e prescrizione;
          riforma della giustizia;
          le accuse del Movimento Cinque Stelle per l'alleanza con Verdini;
          le voci sulle nomine di Carrai e Testa.

      Per quanto attiene all'impostazione dell'intervista, si ritiene che il Presidente del Consiglio sia stato più volte incalzato dal conduttore su temi di forte richiamo di attualità, come ad esempio sui criteri scelti per le recenti nomine.