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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 29 settembre 2016
700.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-09066 Fraccaro: Disattivazione dei punti nascita di Tione ed Arco.

TESTO DELLA RISPOSTA

      Rispondo all'interrogazione in esame, preliminarmente, sulla base degli elementi acquisiti presso l'Assessorato alla salute della Provincia autonoma di Trento, tramite il commissariato del Governo per la Provincia di Trento.
      Con una prima deliberazione del 5 dicembre 2014, avente ad oggetto «Indirizzi per il riordino della rete ospedaliera», la Giunta provinciale ha rinviato la definizione dell'assetto dell'area materno-infantile delle strutture ospedaliere di Cles, Arco, Cavalese e Tione ed ha previsto che l'assetto dei servizi di assistenza alla nascita doveva essere organizzato in un'ottica di sussidiarietà e sostenibilità, tenuto conto dello studio per la creazione della rete integrata materno infantile ospedale-territorio.
      La necessità di gestire tale area mediante una forte integrazione fra ospedale e territorio ha portato infatti all'avvio, con la deliberazione della Giunta provinciale del 7 aprile 2015, del «percorso nascita» territoriale in tutto il territorio provinciale quale nuovo modello organizzativo, su base territoriale, di assistenza in area materno infantile, le cui linee guida sono state definite con deliberazione del 26 febbraio 2015, incentrato sulla presa in carico della gravidanza fisiologica da parte dell'ostetrica di riferimento («dedicata») e volto ad assicurare l'accompagnamento e il sostegno alla donna e al nucleo familiare lungo la gravidanza, il parto e il puerperio. Il percorso nascita rappresenta inoltre, a livello provinciale, una concreta attuazione dell'accordo siglato il 16 ottobre 2010 (Accordo 2010), con il quale le Regioni e le Province autonome si sono impegnate, insieme al Governo, a realizzare un programma avente come obiettivo specifico la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita, attraverso specifiche linee di azione volte a rafforzare la rete dei servizi dell'area materno-infantile, lo sviluppo dell'offerta di assistenza in consultori e ambulatori, la diffusione di corsi di accompagnamento alla nascita, l'utilizzo di strumenti informatizzati di comunicazione tra le strutture ospedaliere e territoriali e con le persone assistite, la continuità dell'assistenza ostetrica, le dimissioni protette delle puerpere e dei neonati promuovendo il tempestivo ritorno al territorio di provenienza e il sostegno durante il puerperio.
      In ordine allo specifico tema della chiusura dei punti nascita, l'Accordo 2010 prevede, altresì, unicamente ai fini di aumentare la sicurezza per la donna ed il neonato, precisi parametri operativi, di sicurezza e tecnologici, delle unità operative di Ostetricia e delle unità operative di Pediatria/Neonatologia di I (500-1.000 parti/anno) e di II livello (parti/anno ›1.000), nonché specifiche misure di politica sanitaria e di accreditamento, tra i quali la razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti-nascita con un numero di parti inferiore a 1.000 l'anno e la possibilità di mantenimento di punti nascita con una numerosità inferiore, comunque non al di sotto dei 500 parti/anno, unicamente per motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche.Pag. 55
      Le soglie minime di attività previste dall'Accordo 2010 sono state, poi, recepite con decreto del Ministero della salute 2 aprile 2015, n.  70 di adozione del regolamento recante i parametri qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi dell'assistenza ospedaliera.
      Secondo le informazioni assunte dall'ente locale, è emerso che fino all'11 novembre 2015, sulla base della normativa e della disciplina sopra citata, non risultavano spazi tecnici per il mantenimento in attività dei 4 punti nascita con volumi al di sotto dei 500 parti/anno: Arco, Cavalese, Cles e Tione.
      In tale data, infatti, con apposito decreto, il Ministero della salute ha introdotto la possibilità per le Regioni e le Province autonome di presentare richieste di mantenimento in attività di punti nascita con volumi di attività inferiore ai 500 parti/anno, da sottoporre al parere del Comitato Punti Nascita (CPNn), in deroga a quanto previsto dall'Accordo 2010, secondo una procedura articolata e sentito preventivamente il Comitato Percorso nascita regionale.
      Pertanto, in data 2 febbraio 2016, è stata trasmessa, dalla Provincia autonoma, una prima richiesta di deroga in ordine al mantenimento dei citati punti nascita di Arco, Cavalese, Cles e Tione.
      In data 3 febbraio 2016 il suddetto Comitato punti Nascita ha fornito puntuali indicazioni per la presentazione delle richieste di mantenimento dei punti nascita sotto soglia, contenute in un protocollo metodologico appositamente predisposto.
      In data 1o marzo 2016, secondo le indicazioni e il formato del citato protocollo metodologico, è stata ripresentata formale richiesta di mantenimento in attività dei 4 punti nascita di Arco, Cavalese, Cles e Tione con volumi di attività inferiori ai 500 parti/anno, successivamente integrata con nota del 9 maggio 2016.
      In attesa del parere del CPNn, il 16 aprile 2016 è stato sottoscritto un Protocollo d'intesa che ha previsto, tra l'altro, la chiusura del punto nascita di Tione.
      Il 9 giugno 2016 è stato, inoltre, sottoscritto un analogo protocollo, fra gli stessi rappresentanti della Provincia Autonoma di Trento e dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari e quelli della Comunità dell'Alto Garda e Ledro, per definire l'assetto del punto nascita di Arco, sulla base del parere del CPNn.
      In data 22 giugno 2016 la Provincia Autonoma di Trento ha ricevuto la comunicazione del Ministero della salute con cui, sulla base del parere sulle deroghe del CPNn, si prevedeva la possibilità del mantenimento in attività dei punti nascita di Cavalese e Cles, nel rispetto dei requisiti indicati nel parere del CPNn, e la non ricevibilità della richiesta di deroga per i punti nascita di Arco e Tione; in quest'ultimo punto nascita le attività risultavano già cessate dal 23 maggio 2016.
      Sottolineo, al riguardo, che la valutazione del CPNn ha considerato elementi quali il tasso di natalità, gli spostamenti medi delle donne dai Comuni di residenza al comune sede del presidio ospedaliero, l'altezza media delle aree comunali sul livello del mare al fine di definire i tempi di percorrenza. Va, inoltre, ricordato che oltre il 50 per cento delle donne residenti nelle aree di Arco e Tione già nel corso del 2015 e 2014 hanno scelto punti nascita alternativi rispetto a quelli dei due Comuni.
      Pertanto, con la citata deliberazione del 22 luglio 2016, la Giunta provinciale ha stabilito la cessazione del punto nascita di Arco dal 1o agosto 2016 e confermato la cessazione del punto nascita di Tione dal 23 maggio 2016. Ha inoltre dato mandato all'Azienda di ottemperare a tutte le prescrizioni previste dal suddetto parere per i punti nascita di Cavalese e Cles.
      Aggiungo, inoltre, che, l'Assessorato alla salute ha evidenziato che l'Accordo 2010 non prevede la persistenza di punti nascita in deroga al volume minimo dei 500 parti/anno, ma prevede la possibilità di mantenimento di punti nascita con una numerosità inferiore ai 1.000 parti/anno, comunque non al di sotto dei 500 parti /anno, unicamente per motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche.Pag. 56
      La soglia di 500 parti/anno risultava quindi già in deroga e la possibilità di derogare ulteriormente alla soglia dei 500 parti/anno risulta una procedura «eccezionale» non contemplata dalla disciplina «base» (Accordo 2010 e d.mn.  n.  70/2015) e introdotta con il decreto ministeriale 11 novembre 2015.
      Per quanto riguarda i presunti errori contenuti nel parere o nell'istruttoria esperita sul bacino d'utenza e sul numero di nati, l'Assessorato alla salute della Provincia Autonoma ha fatto presente che i dati utilizzati ai fini dei calcoli provengono da fonti ufficiali (popolazione della provincia di Trento – dati ISTAT, e dati dei certificati di assistenza al parto – dati CEDAP). Relativamente, invece, alla possibilità che i punti nascita di Arco e Tione possano divenire attrattivi nei confronti delle donne provenienti dai comuni extra provinciali attraverso opportuni meccanismi di aggancio e arruolamento, fatta salva la libertà di scelta della donna rispetto al luogo del parto, è stato precisato (dal medesimo Assessorato) che la presa in carico della donna è globale e riguarda tutte le fasi della gravidanza-parto-puerperio, secondo un'organizzazione che si attua su base territoriale. Di conseguenza, non è plausibile l'eventualità che attraverso la PAT si intercettino donne residenti in territori extra-provinciali e non è pensabile neanche che il fenomeno dell'aumento della popolazione nel periodo turistico possa essere determinante per tale tipo di offerta sanitaria.
      Infine, rispetto alla questione dei tempi di percorrenza, faccio presente che il CPNn ha basato la sua valutazione sulla combinazione dei fattori previsti dal protocollo metodologico e, comunque, rispetto alla garanzia del trasporto in caso di interventi di urgenza/emergenza, in generale e non solo per l'area materno-infantile, ricordo che in Provincia di Trento, oltre ad una capillare e diffusa rete di autoambulanze, è attivo anche l'elisoccorso H24, in grado di raggiungere in pochi minuti l'intero territorio provinciale con squadre di assistenza comprendenti un rianimatore, un infermiere e un'ostetrica.
      Concludo, pertanto, affermando che in oltre il 90 per cento dei casi il parto risulta un evento fisiologico compatibile con i tempi di percorrenza delle strade trentine e che con la cessazione dell'operatività del Punto Nascita cessa la operatività unicamente della sala parti e rimane attiva, anzi potenziata, tutta la parte inerente al follow up della gravidanza, del puerperio e di tutti gli aspetti ambulatoriali connessi ai neonati.

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ALLEGATO 2

5-08912 Prodani: Iniziative per la messa in sicurezza delle aree adiacenti alla Ferriera di Servola.

TESTO DELLA RISPOSTA

      Rispondo all'interrogazione parlamentare in esame sulla base degli elementi trasmessi dal Ministero dell'Ambiente che ha fatto presente, preliminarmente, la opportunità di distinguere le aree ricomprese nel Sito di Interesse Nazionale di Trieste da quelle esterne.
      Relativamente alle prime, perimetrate con decreto ministeriale n.  639 del 2003, preciso che queste, a differenza delle seconde, rientrano nelle competenze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo n.  152 del 2006.
      Segnalo, comunque, che, in data 25 maggio 2012, è stato sottoscritto l'Accordo di Programma «Interventi di riqualificazione ambientale funzionali alla reindustrializzazione e infrastrutturazione delle aree comprese nel Sito di Interesse Nazionale di Trieste», tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Trieste, il Comune di Trieste, il Comune di Muggia, l'Autorità Portuale di Trieste e l'Ente Zona Industriale Trieste (EZIT), per un valore complessivo di euro 13.432.000,00 tutti a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a valere su quota parte delle risorse assentite dal decreto ministeriale n.  468 del 2001 e da ulteriori risorse ordinarie.
      L'Accordo è finalizzato alla riqualificazione ambientale delle aree ricadenti nel S.I.N. di Trieste, funzionali agli obiettivi di sviluppo sostenibile del tessuto produttivo che insiste sul medesimo e d'infrastrutturazione dell'area portuale di Trieste.
      L'Accordo di programma ha previsto la revisione del Piano di caratterizzazione generale del S.I.N. che include aree pubbliche e private, approvata dalle Conferenze di Servizi decisorie del 6 agosto 2012 e 11 dicembre 2012, e la caratterizzazione dell'area a mare.
      La Conferenza di Servizi istruttoria del 25 novembre 2015 ha approvato l'integrazione del suddetto Piano di caratterizzazione generale del S.I.N. (dell'AdP) che prevede l'esecuzione del test di cessione sui materiali di riporto in conformità al protocollo ARPA ritenuto approvabile dalla Conferenza di Servizi del 24 luglio 2015.
      Per dare impulso agli interventi e allo scopo di garantire il recupero ambientale e produttivo dell'area, a partire da gennaio 2014 sono stati sottoscritti i seguenti Accordi di Programma:
          a) Accordo di Programma in data 30 gennaio 2014 «Per la disciplina degli interventi relativi alla riqualificazione delle attività industriali e portuali e del recupero ambientale nell'area di crisi industriale complessa di Trieste», che prevede l'attuazione di un Progetto di messa in sicurezza, bonifica, riconversione e riqualificazione dell'area industriale articolato in Assi di Intervento.
      L'Accordo in parola, prevede un onere finanziario per il Soggetto privato che intendesse aderire pari ad euro 16.410.000,00, necessari a garantire la sicurezza e fruibilità delle aree interessate ed un finanziamento pubblico di euro 41.500.000,00 destinati alla realizzazione del «marginamento fisico e barriera Pag. 58idraulica» e alla costruzione di un «impianto di depurazione per trattamento delle acque di falda contaminate emunte».
          b) Accordo di Programma 21 novembre 2014 «Per l'attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico e produttivo nell'area della Ferriera di Servola (articolo 252-bis del decreto legislativo n.  152 del 2006)», con lo scopo di disciplinare l'attuazione da parte della Siderurgica Triestina, quale soggetto interessato non responsabile della contaminazione, del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell'area dello stabilimento produttivo della Ferriera di Servola, promuovere il riutilizzo di tale area in condizioni di sicurezza sanitaria e ambientale e preservare le matrici ambientali non contaminate, con particolare riferimento alle matrici: suolo, sottosuolo, acque sotterranee, aria e area marina antistante lo stabilimento produttivo.
      In particolare, Siderurgica Triestina si è impegnata a realizzare i seguenti interventi di messa in sicurezza per l'immediata fruizione dell'area: rimozione e smaltimento di rifiuti e areali di terreno maggiormente contaminati (hot spot); avvio dell'emungimento delle acque di falda contaminate dai piezometri e pozzi esistenti previa verifica della funzionalità e ripristino degli stessi; interventi di messa in sicurezza operativa dei suoli contaminati mediante realizzazione/ripristino delle pavimentazioni; realizzazione di una rete di raccolta e gestione delle acque meteoriche, rielaborazione dell'analisi di rischio e monitoraggio dei composti volatili; messa in sicurezza operativa delle acque sotterranee mediante integrazione e ottimizzazione di un sistema di barrieramento idraulico delle acque sotterranee da mantenere in funzione fino alla realizzazione del progetto pubblico di marginamento fisico di cui all'Asse I, Azione II dell'accordo di programma del 30 gennaio 2014; realizzazione della rete di raccolta delle acque emunte; gestione, trattamento, smaltimento e monitoraggio delle acque sotterranee fino alla messa in esercizio dell'impianto di trattamento reso disponibile dalla parte pubblica e conseguente compartecipazione agli oneri di gestione di tale impianto.
          c) Per quanto concerne gli interventi a carico del pubblico, il 7 agosto 2015 è stato sottoscritto l'Accordo di Programma Quadro «Progetto integrato di messa in sicurezza, bonifica e di reindustrializzazione dello stabilimento della Ferriera di Servola (TS) di cui all'Accordo di programma ex articolo 252-bis del decreto legislativo n.  152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni – Asse I, Azione II: Programma degli interventi di messa in sicurezza dell'area, da realizzare con finanziamento pubblico», tra l'Agenzia per la Coesione del Territorio, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L'Accordo prevede la realizzazione dei seguenti interventi:
          marginamento fisico fronte mare dell'intera area demaniale in concessione;
          sistema di depurazione per il trattamento delle acque di falda contaminate, mediante la realizzazione di un nuovo impianto o l'utilizzo di impianto esistente.

      La copertura finanziaria del suddetto Accordo ammonta a euro 41.500.000,00 ed è assicurata dalle seguenti risorse:
          a) euro 26.100.000,00 a valere su Fondi FSC 2007/2013 – P.A.R. – linea di azione 2.1.1;
          b) euro 15.400.000,00 a valere su Fondi FSC 2014/2020 – Delibera CIPE n.  40 del 30 ottobre 2014.

      Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2015 è stato nominato il Commissario Straordinario per l'attuazione del citato Accordo di Programma del 21 novembre 2014.Pag. 59
      Ad oggi sono stati individuati quali soggetti attuatori degli interventi:
          d) Siderurgica Triestina: per gli interventi a carico del privato;
          e) Invitalia Aree Produttive (oggi Invitalia): per gli interventi a carico del pubblico.

      Con particolare riferimento allo stabilimento della Ferriera di Servola, si segnala che a partire dalla sottoscrizione del predetto Accordo del 21 novembre 2014 si sono tenute una serie di Conferenze di Servizi (articolo 252-bis decreto legislativo n.  152 del 2006), l'ultima delle quali, avvenuta il 5 ottobre 2015, ha ritenuto approvabile, con prescrizioni, il «Progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell'area della Ferriera di Servola (articolo 252-bis decreto legislativo n.  152 del 2006)», trasmesso dall'azienda.
      In conformità alle determinazioni e alle relative prescrizioni assunte dalla Conferenza di Servizi del 5 ottobre 2015, Siderurgica Triestina, con nota del 7 ottobre 2015 prot. n.  188, ha trasmesso quindi la versione definitiva del «Progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo dell'area della Ferriera di Servola (articolo 252-bis decreto legislativo n.  152 del 2006)», per il quale è stato emanato, ai sensi del comma 8 dell'articolo 252-bis, il decreto di approvazione interministeriale del Ministro dell'ambiente e del Ministro dello sviluppo economico (decreto ministeriale n.  233 del 2 novembre 2015).
      In ottemperanza a una delle prescrizioni contenute nel suddetto decreto, l'Azienda ha trasmesso nell'ottobre 2015 il modello idrogeologico dell'area, successivamente aggiornato a marzo 2016 sulla base di alcune prescrizioni formulate dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
      Il documento è stato esaminato nel corso dell'incontro tecnico, tenutosi il 6 aprile 2016 presso il MATTM, con la partecipazione di Enti locali, Istituti scientifici, Invitalia e Siderurgica Triestina.
      Al termine del predetto incontro i partecipanti hanno confermato lo schema di intervento dell'AdP e la Siderurgica Triestina si è impegnata a trasmettere, entro il 6 maggio 2016, il progetto di barrieramento idraulico previsto dall'AdP e contestualmente a procedere all'affinamento del modello idrogeologico come strumento operativo per l'ottimizzazione delle scelte progettuali.
      Con nota del 1o febbraio 2016 (prot. MATTM 1565/STA) il Commissario straordinario ha relazionato, ai sensi dell'articolo 5 decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto 2015, sullo stato di avanzamento degli interventi a carico del soggetto pubblico.
      In particolare, il Commissario ha comunicato che «l'azione di messa in sicurezza dell'area di Servola è stata inserita tra le Azioni di Sistema del Dipartimento Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri. Ne è derivata quindi la necessità di provvedere, prima della sottoscrizione della Convenzione tra Commissario ed Invitalia, alla stipula di un accordo tripartito tra il medesimo Commissario, la Regione e il Dipartimento Politiche di Coesione con il quale la Regione si impegna, aderendo all'Azione di Sistema, a co-finanziarla per un importo di 2,5 milioni di euro, a valere sul finanziamento di 15,4 milioni di euro disposto dal CIPE con delibera n.  40 del 2014, che il Dipartimento utilizzerà di fatto per retribuire l'attività prestata da Invitalia a favore del Commissario. Tale Accordo, il cui testo è già stato oggetto di approvazione con Delibera della Giunta regionale n.  2563 del 22 dicembre 2015 e Decreto del Commissario 2/GEN del 22 dicembre 2015, è in procinto di essere sottoscritto e verrà quindi inviato alla Corte dei conti per il controllo preventivo».
      Invitalia, con nota acquisita dal MATTM al prot. 7714/STA del 2 maggio 2016, ha trasmesso l'aggiornamento dello «Studio di Fattibilità degli interventi di messa in sicurezza dell'area da realizzare con finanziamento pubblico» e il «Progetto per la campagna di indagini integrative» Pag. 60previsti dall'AdP. Tale studio sarà oggetto di valutazione in una conferenza di servizi di prossima convocazione.
      Per quanto concerne, invece, le aree esterne al S.I.N. di Trieste, che non rientrano nelle competenze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sulla base delle informazioni pervenute dagli organi di controllo (per il tramite del Ministero dell'ambiente), si rappresenta che lo stabilimento della Ferriera di Servola ha ottenuto l'A.I.A. regionale nel gennaio 2016 (decreto n.  96 del 26 gennaio 2016).
      L'ARPA Friuli Venezia Giulia, su richiesta dell'Assessore all'ambiente del Comune di Trieste e dell'Azienda Sanitaria competente, ha eseguito il monitoraggio di alcuni top soil in ambito urbano («Giardino pubblico De Tommasi», «Scuola dell'infanzia Don Chalvien», «Chiesa Parrocchiale San Lorenzo», «Scuola Statale Biagio Marin», sede dell’«Associazione Amici del Presepio») esterni all'area di stabilimento, in applicazione di un apposito «Protocollo operativo per l'esecuzione di campionamenti top soil in alcune aree dell'abitato di Servola» predisposto dall'ARPA.
      I risultati analitici dei primi mesi del 2016 hanno evidenziato superamenti delle Concentrazioni Soglia Contaminazioni (CSC) per i parametri IPA (Colonna A, Tabella 1 dell'Allegato 5 al Titolo V, Parte IV del decreto legislativo n.  152 del 2006).
      La medesima ARPA, nel trasmettere agli Enti i risultati del monitoraggio (24 maggio 2016), ha segnalato che «I risultati analitici ottenuti, una prima elaborazione statistica degli stessi, la lettura della norma di riferimento, un approfondimento della letteratura scientifica sulla tematica e un primo confronto nell'ambito del tavolo tecnico regionale dove viene trattata la problematica, potrebbero confermare che a Trieste si è in presenza di una situazione di «contaminazione diffusa di origine antropica in ambito metropolitano» originata da molteplici concause quali attività produttive, riscaldamento domestico, traffico veicolare e navale, eccetera, così come definito dal comma 1, lettera r) dell'articolo 240 del decreto legislativo n.  152 del 2006. Questa tipologia di contaminazione è disciplinata ai sensi del comma 3 dell'articolo 239 del decreto legislativo n.  152 del 2006 che prevede la predisposizione di appositi piani».
      La Regione Friuli Venezia Giulia, con deliberazione di Giunta n.  1074 del 13 giugno 2016, tenuto conto dei risultati segnalati dall'ARPA e della possibilità che il fenomeno di contaminazione sia di carattere diffuso, ha approvato il «Protocollo operativo per l'elaborazione dei piani di gestione dell'inquinamento diffuso» predisposto sulla scorta dei Criteri per l'elaborazione dei piani di gestione dell'inquinamento diffuso elaborati dal Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale.
      Il    predetto protocollo prevede l'istituzione di uno specifico Tavolo Tecnico finalizzato all'individuazione dei soggetti competenti in campo ambientale e sanitario (ARPA, ASUI, Province e Comuni), nonché a verificare in concreto se ricorre un'ipotesi di «inquinamento diffuso» ai sensi dell'articolo 240, decreto legislativo n.  152 del 2006.
      Da informazioni assunte dal Ministero dell'ambiente risulta che il Tavolo Tecnico è stato istituito e i lavori sono stati aggiornati ai primi giorni di settembre 2016.
      In conclusione, si può affermare che sono in corso le procedure di caratterizzazione e bonifica delle aree pubbliche e private interne al S.I.N.
      Nell'ambito di tali procedure, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prescrive ai proponenti di valutare la necessità di adottare specifiche misure di prevenzione a tutela della salute dei cittadini mediante l'analisi di rischio sanitaria.
      Per quanto concerne le aree esterne al S.I.N., le criticità evidenziate dai monitoraggi eseguiti dall'ARPA sono in fase di approfondimento da parte della Regione Friuli Venezia Giulia che ha istituito un apposito Tavolo Tecnico per valutare se la contaminazione riscontrata ha carattere diffuso ed eventualmente le azioni da adottare sulla base di apposito piano.

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ALLEGATO 3

5-09145 Coccia: Situazione della Fondazione Santa Lucia.

TESTO DELLA RISPOSTA

      Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, mi preme, preliminarmente, rassicurare l'Onorevole interrogante che la situazione della Fondazione santa Lucia è alla costante attenzione del Ministero della Salute. Faccio presente che dal 2012 al 2015, la stessa Fondazione (e gli altri IRCCS) ha registrato un aumento della produttività, in termini di « Impact Factor», grazie anche all'attività di monitoraggio e valutazione della produzione scientifica compiuta dal Ministero della salute.
      L'effetto combinato dell'aumento del numero degli IRCCS destinatari del contributo ministeriale e dell'incremento della produttività dei ricercatori, ha determinato una diminuzione della remunerazione per singolo punto di «Impact Factor», che è passata da euro 2.784,5 nel 2012 a euro 1.630,79 nel 2015.
      È evidente, pertanto, che la diminuzione nel tempo dei finanziamenti per la ricerca corrente in favore della «Fondazione Santa Lucia» è stata determinata dalla combinazione dei fattori richiamati.
      Ricordo, peraltro, che l'istituto in questione, negli ultimi quattro anni ha vinto numerosi progetti di ricerca cosiddetta finalizzata, selezionati con il sistema di « Peer Review», per un importo pari a euro 20.633.751,16.
      A fronte di tale ulteriore sforzo economico di questo Ministero, tuttavia, si deve rilevare che un certo ritardo nell'erogazione finale dei fondi, nel corso del 2015, è stato dovuto alla circostanza che circa il 42 per cento delle relazioni intermedie e finali trasmesse dall'istituto stesso presentava criticità tali da richiedere ulteriori integrazioni e chiarimenti, ai fini dell'emanazione del prescritto parere tecnico indispensabile per dar corso all'erogazione dei fondi medesimi.
      Relativamente all'assistenza, segnalo che, su richiesta della «Fondazione Santa Lucia» e della Regione Lazio, il Ministero della salute ha costituito un tavolo tecnico, i cui lavori sono in corso di svolgimento, per trovare una soluzione concordata transattiva, volta a individuare opportune risposte allo stato di crisi in cui versa la Fondazione, nella consapevolezza del valore scientifico e assistenziale da essa rappresentato per il Servizio Sanitario Regionale e Nazionale.