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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 25 luglio 2017
860.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
ALLEGATO

ALLEGATO

Indagine conoscitiva sulle tematiche relative all'impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo.

PROGRAMMA DELIBERATO DALLA COMMISSIONE

      L'affermarsi e lo svilupparsi della tecnologia finanziaria (financial technology o «fintech»), legata essenzialmente alla digitalizzazione dei servizi finanziari, costituisce uno dei fenomeni più significativi degli ultimi anni, nonché uno dei fattori più importanti per il futuro dei mercati finanziari, creditizi e assicurativi, nonché dell'intera economia mondiale, e merita dunque un approfondimento molto attento.
      La rilevanza dell'impatto che il modello organizzativo e di business della «fintech» sta avendo e avrà è del resto ampiamente dimostrato anche dal confronto con altri settori economici che si sono già confrontati con la rivoluzione digitale: basti pensare a musica, viaggi e video, dove, in soli 10 anni, sono nati e si sono imposti alla quotidianità siti quali iTunes o Spotify, Expedia o Booking, Netflix, e dove i soggetti imprenditoriali che per primi hanno colto le opportunità fornite da questo fenomeno hanno visto crescere i profitti, dando vita a un mercato molto concentrato.
      Con particolare riferimento al settore finanziario, in Cina, ad esempio, società come Alipay e Tencent hanno ormai un numero di clienti paragonabile a quelli degli istituti di pagamento tradizionali e gli investimenti privati in società «fintech», che nel 2010 erano pari a 1,8 miliardi di dollari, nel 2015 sono cresciuti sino alla cifra di 19 miliardi. Tale evoluzione ha inciso molto non solo dal lato dell'offerta di servizi, ma anche dal lato della domanda: infatti, se nel 2009 il 70 per cento dei clienti utilizzava le filiali bancarie, oggi due contatti su tre con le banche avvengono in via digitale e, secondo alcuni analisti, entro il 2021 quasi 3 miliardi di utenti potranno accedere ai servizi bancari al dettaglio tramite smartphone, tablet, PC e smartwatches, con una crescita del 53 per cento rispetto al 2017.
      In questo contesto è necessario che il legislatore, così come il Governo e le Autorità di vigilanza, si interroghino, in modo responsabile e lungimirante, sulle conseguenze della crescita del settore «fintech» rispetto al sistema delle banche e dei mercati finanziari e assicurativi nel loro complesso, nonché rispetto all'ordinamento settoriale vigente.
      Occorre infatti verificare l'adeguatezza del sistema normativo e di vigilanza rispetto a tale evoluzione, da un lato, al fine di scongiurare lacune e carenze, e, dall'altro, evitare al tempo stesso che un eccesso di regolamentazione finisca per rendere l'economia italiana inospitale per questo settore, con la conseguenza negativa di avvantaggiare nazioni più competitive.
      In tale prospettiva appare opportuno tenere conto di due aspetti: quello sociale e quello «industriale».
      Per ciò che attiene al primo aspetto, è necessario cogliere la grande opportunità di incrementare l'inclusione finanziaria sia per le persone fisiche sia per le imprese: ad esempio, il peer to peer lending o il crowdfunding consentono l'accesso al credito a soggetti non bancabili o diversamente bancabili; il cosiddetto roboadvisor può rendere più accessibile (in termini di costo/efficienza) la gestione del personal finance; i servizi di money transfer e di payment rendono meno onerosi e più Pag. 89semplici pagamenti e scambi di denaro, dando un ulteriore impulso all’e-commerce e rispondendo all'esigenza dei clienti di avere sempre a disposizione la propria disponibilità finanziaria. Un altro settore che potrà avvalersi dell'apporto di tali tecnologie è quello assicurativo, nella prospettiva della cosiddetta insurtech: lo sviluppo dell'information technology e l'analisi dei big data consentiranno infatti una personalizzazione spinta dei profili di rischio, e quindi di prezzo, dei prodotti assicurativi.
      Sotto il profilo «industriale» lo Stato deve governare tali cambiamenti, con lo scopo di mantenere, o meglio accrescere, il benessere della collettività, ripensando necessariamente il modello di sviluppo e le politiche di fronte alla nascita di nuovi settori, nuovi lavori, nuovi modelli di servizio.
      Occorre altresì considerare come tra le banche tradizionali e gli operatori fintech la strada della collaborazione è inevitabile, poiché, ad oggi, le prime dispongono delle risorse di cui hanno bisogno i secondi e viceversa: infatti gli operatori fintech hanno bisogno di clientela, reputazione, capitale, mentre le banche tradizionali necessitano di semplicità, velocità, innovazione.
      Tali nuovi paradigmi, mercati e canali necessitano di un adeguato contesto normativo, al fine di garantire la tutela dei risparmiatori, la privacy dei dati personali trattati, i processi di conoscenza dei clienti e i presidi per il contrasto al riciclaggio di denaro, nonché l'elaborazione di una cornice regolamentare in grado di garantire la pacifica convivenza tra operatori tradizionali e le nuove startup del settore fintech.
      Inoltre all'orizzonte si intravede uno scenario che potrebbe creare ulteriori opportunità: l’hub fintech europeo per eccellenza è ora situato a Londra, poiché in quella sede vi sono tutti i quartier generali delle banche mondiali ed ogni banca ha al suo interno un «acceleratore» di impresa. A seguito dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea si presume verranno a maturare le condizioni per cui le banche e le istituzioni finanziarie non troveranno più conveniente mantenere lo status quo e lasceranno in massa la City, aprendo una grande contesa su dove potrà essere creato il nuovo hub. L'Italia non può non cogliere l'opportunità di candidarsi a nuovo hub fintech europeo, in quanto ciò significherebbe afflusso di capitali stranieri, creazione di posti di lavoro sostenibili, importazione di risorse con caratteristiche di eccellenza internazionalmente riconosciuti, indotto per tutto il settore dell'innovazione, internazionalizzazione delle imprese italiane.
      Occorre altresì considerare come dal prossimo anno il recepimento della direttiva PSD2 abbatterà definitivamente ogni barriera residuale all'operatività delle società «fintech», con la conseguenza che ogni spazio lasciato libero dalle banche tradizionali sarà certamente occupato dalle nuove società «fintech», permettendo a nuovi attori di affacciarsi sul mercato e consentendo loro di accedere a informazioni e iniziare ad operare sui conti dei clienti.
      In questo ampio e articolato panorama appare dunque necessario approfondire tali tematiche attraverso un'indagine conoscitiva, nel corso della quale ascoltare gli operatori di mercato, le istituzioni finanziarie e creditizie, i soggetti finanziatori (quali fondi di venture capital, business angels) e i soggetti pubblici competenti, al fine di acquisire conoscenza del settore, del suo impatto sull'ecosistema finanziario-bancario, nonché degli interventi normativi da realizzare per tutelare i risparmiatori, ridurre i rischi sistemici, creare un contesto favorevole per l'ingresso di nuovi capitali dall'estero e favorire lo sviluppo dell'innovazione nel settore.

      L'indagine conoscitiva, che avrebbe una durata di 7 mesi, si articolerebbe secondo il seguente programma di audizioni:
          Ministero dell'economia e delle finanze;
          Ministero dello sviluppo economico;
          Banca d'Italia;
          CONSOB;Pag. 90
          IVASS;
          Autorità garante per la protezione dei dati personali;
          ABI;
          ANIA;
          soggetti operanti nel settore della tecnologia finanziaria;
          istituzioni bancarie e finanziarie;
          soggetti finanziatori;
          associazioni di tutela dei consumatori;
          esperti e studiosi del settore.