ALLEGATO 1
Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto della Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2).
RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA PROPOSTA DAI RELATORI
Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri concernente la partecipazione alla missione in supporto alla Guardia costiera libica, richiesta dal Consiglio presidenziale – Governo di accordo nazionale, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2) ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 14;
richiamate le comunicazioni del Governo sull'evoluzione della situazione in Libia, svolte il 1o agosto 2017 davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
richiamate, altresì, le risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati (n. 6-00290 e n. 6-00292) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017 che, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, autorizzano la partecipazione alle missioni e le attività previste nella Deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio 2017;
considerati il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato del 30 agosto 2008 e il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, siglato dal Primo Ministro libico Al Serraj e dal Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, in data 2 febbraio 2017;
considerata la richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di sostegno alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani, pervenuta con lettera del Primo Ministro Al Serraj in data 23 luglio 2017;
considerato che le iniziative che il Governo intende intraprendere sono coerenti con le risoluzioni UNSCR 2240 (2015), 2259 (2015) e 2312 (2016) che auspicano interventi di natura tecnica, economica, di sicurezza e anti-terrorismo per soddisfare le specifiche richieste avanzate dalle autorità libiche,
premesso altresì che:
la missione di supporto logistico e tecnico estende l'impegno del nostro Paese nel quadro del processo di stabilizzazione della Libia e con la linea, condivisa a livello internazionale e sempre mantenuta dall'Italia, di sostegno al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale;
la missione di supporto, nel rispondere alle richieste del Consiglio Presidenziale/Governo Nazionale libico e con il suo consenso, può rappresentare un passo avanti nel contributo che l'Italia assicura al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico affinché sia nelle condizioni di assumere proprie iniziative contro gli scafisti e i trafficanti di esseri Pag. 18umani grazie al rafforzamento della capacità di controllo del territorio nazionale e delle frontiere;
la missione costituisce, inoltre, uno snodo importante del percorso di stabilizzazione della Libia nel quale l'Italia si impegna da anni sostenendo la Guardia costiera libica e con iniziative anche in ambito economico ma soprattutto formativo e addestrativo a sostegno del Consiglio Presidenziale/Governo di accordo nazionale libico;
il rafforzamento della capacità della Guardia costiera libica si configura, pertanto, come un fattore di sostegno decisivo della sovranità libica, che costituisce l'obiettivo primario dell'Italia anche in considerazione dei positivi riflessi che da un pieno esercizio della sovranità da parte libica derivano al nostro Paese in termini di riduzione dei flussi migratori, gestiti dai mercanti di esseri umani e diretti verso l'Italia;
sempre nell'obiettivo del rafforzamento della sovranità libica e del controllo da parte libica sull'immigrazione illegale e sul traffico di esseri umani, è necessario intensificare e sostenere il lavoro delle Organizzazioni Internazionali, con particolare riferimento all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, affinché i centri di accoglienza migranti e i rimpatri volontari assistiti siano gestiti nel pieno rispetto dei diritti umani e con l'assistenza di osservatori delle Nazioni Unite;
rappresentando, pertanto, il percorso di stabilizzazione della Libia una nostra priorità, si condividono gli indirizzi comunicati e le iniziative preannunciate dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa circa il dispiegamento, concreto e tempestivo, anche nelle acque territoriali ed interne della Libia, di un dispositivo aeronavale in supporto alla Guardia costiera libica impegnata nel controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani in partenza dalla Libia; la ricognizione in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere; l'attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica; la collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento della attività congiunte;
si condivide anche la necessità di utilizzare gli assetti del dispositivo aeronavale nazionale per rispondere alla richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di supporto alla Guardia costiera libica per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani;
si condivide, infine, l'opportunità di continuare a svolgere, unitamente ai nuovi compiti della nuova missione in oggetto, i compiti del dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, di cui alla Scheda 36 allegata alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per l'anno 2017,
propongono all'Assemblea di autorizzare
la piena attuazione delle misure contenute nella Deliberazione approvata in Consiglio dei ministri in data 28 luglio 2017.
ALLEGATO 2
Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto della Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2).
EMENDAMENTI
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
specificare in maniera dettagliata nell'Accordo con il Governo libico le regole d'ingaggio delle Forze militari italiane messe a disposizione, negando l'autorizzazione all'uso delle armi, se non a scopi prettamente difensivi.
1. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
favorire, nel breve periodo, la definizione dell'area di ricerca e soccorso (SAR) da parte delle autorità libiche secondo quanto previsto dalla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo di Amburgo del 27 aprile 1979, dell'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO).
2. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
impartire istruzioni ai comandanti delle navi italiane che, in caso di attività ostili nei confronti della Marina Italiana, le stesse devono guadagnare le acque internazionali lasciando le acque territoriali libiche al fine di preservare l'incolumità dell'equipaggio.
3. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
attivare un coinvolgimento nella missione degli altri Stati Europei, provvedendo eventualmente a un'integrazione delle autorizzazioni relative alle missioni ONU già in corso, EUNAVFORMED, al fine di contrastare l'immigrazione illegale e i trafficanti di uomini sulle coste e il territorio libico. Promuovere altresì in occasione del vertice del 4 agosto 2017, una disponibilità della Francia, Spagna, Germania ad affrontare in maniera comune e condivisa il tema dei flussi migratori, ricercando la loro disponibilità, in termini economici e di accoglienza.
4. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
sollecitare le autorità e le istituzioni libiche a ratificare nel più breve tempo Pag. 20possibile le Convenzioni di Ginevra del 1951 in materia di diritto d'asilo e tutela dei rifugiati.
5. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
attivare tutte le azioni di cooperazione, dialogo e diplomazia con tutti i Paesi di confine con la Libia e i Paesi di provenienza dei flussi migratori, cercando con essi soluzioni più adeguate alla risoluzione del problema.
6. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
continuare tutte le azioni di cooperazione, dialogo e diplomazia con i Paesi del confine meridionale della Libia e con i Paesi di provenienza dei flussi migratori, cercando con essi soluzioni più adeguate alla risoluzione del problema.
6. (Nuova formulazione). Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
(Approvato)
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
assumere, nelle competenti sedi internazionali, iniziative volte all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia (a eccezione di quelle legate a Daesh) con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione.
7. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
avviare, tramite la promozione di attività diplomatiche presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, iniziative volte a riconoscere il traffico sistematico di esseri umani quale crimine contro l'umanità.
8. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
informare il Parlamento dei contenuti dell'accordo tecnico bilaterale in fase di predisposizione dalle autorità italiane e libiche al fine di poterne deliberare i contenuti entro 60 giorni dall'avvio della missione di cui trattasi in deroga a quanto previsto dall'articolo 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145.
9. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
rendere noti al Parlamento i contenuti della lettera del presidente al Serraj del 23 luglio 2017 menzionata, tra le altre, nella sezione 3 «Base giuridica di riferimento» della deliberazione in esame.
10. Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Manlio Di Stefano, Scagliusi, Paolo Bernini, Grande, Tofalo, Del Grosso.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
operare a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della missione;
attivare da subito ogni iniziativa diplomatica per consentire, al più presto, la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 della missione EUNAVFORMED – operazione SOPHIA, nonché ad agire, anche nelle competenti sedi internazionali, affinché vengano rafforzate le attività rese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
determinare conseguenze concrete per quelle organizzazioni non governative che, non sottoscrivendo il codice di condotta, si sono poste fuori dal sistema organizzato di soccorso in mare, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse;
rendere più stringenti le intese tecniche di ingaggio nell'ambito della missione in supporto alla Guardia costiera libica, con particolare riferimento alla destinazione dei migranti soccorsi in mare, favorendo l'impegno delle autorità libiche a controllare i punti di imbarco in Libia;
condurre bilateralmente e nell'ambito di consessi multilaterali trattative affinché Malta definisca la sua SAR nel rispetto del diritto internazionale e ne assuma la piena responsabilità;
sostenere al più presto, l'istituzione di centri di protezione e assistenza nel territorio libico per i migranti soccorsi in mare gestiti dall'UNHCR e dall'OIM;
in parallelo, elaborare programmi operativi e progetti di cooperazione in territorio africano nelle aree di partenza e passaggio del flusso migratorio al fine di ridurre la pressione sulle coste libiche;
velocizzare l'esame delle richieste di asilo e a provvedere alle operazioni di rimpatrio dei migranti che non ne hanno diritto;
riferire in Parlamento, entro la prima decade di settembre, in merito agli esiti della missione e ai risultati da essa ottenuti.
11. Carfagna.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
operare a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della missione;
continuare ad attivare da subito ogni iniziativa diplomatica per consentire, al più presto, la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 della missione EUNAVFORMED – Operazione SOPHIA, nonché ad agire, anche nelle competenti sedi internazionali, affinché vengano rafforzate le attività tese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
determinare conseguenze concrete per quelle organizzazioni non governative che, non sottoscrivendo il codice di condotta, si sono poste fuori dal sistema organizzato di soccorso in mare, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse;
concordare con le autorità libiche intese tecniche stringenti con riferimento alla destinazione dei migranti soccorsi in mare, favorendo l'impegno delle autorità libiche a controllare i punti di imbarco nel pieno rispetto dei diritti umani;
condurre bilateralmente e nell'ambito di consessi multilaterali trattative affinché Malta definisca la sua SAR nel rispetto del diritto internazionale e ne assuma la piena responsabilità;Pag. 22
sostenere al più presto l'istituzione di centri di protezione e assistenza nel territorio libico per i migranti soccorsi in mare gestiti dall'UNHCR e dall'OIM, anche ai fini dell'accertamento del diritto d'asilo;
in parallelo, continuare a elaborare programmi operativi e progetti di cooperazione in territorio africano nelle aree di partenza e passaggio del flusso migratorio al fine di ridurre la pressione sulle coste libiche;
velocizzare l'esame delle richieste di asilo e provvedere alle operazioni di rimpatrio dei migranti che non ne hanno diritto;
riferire in Parlamento, entro la prima decade di settembre, in merito agli esiti della missione e ai risultati da essa ottenuti.
11. (Nuova formulazione). Carfagna.
(Approvato)
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
vigilare affinché sia rigorosamente accertato il diritto d'asilo dei e delle migranti presenti nei centri destinati alla loro accoglienza in territorio libico e sia garantita negli stessi centri un'assistenza particolare ai soggetti più vulnerabili, in particolare minori non accompagnati, donne e ragazze spesso vittime di violenza e di tratta a fine di sfruttamento sessuale.
12. Locatelli, Zampa, Pastorelli, Marzano, Iori.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
assumere tutte le misure possibili affinché la gestione dei migranti, senza distinzioni tra richiedenti asilo e migranti economici, da parte delle autorità libiche avvenga nel rispetto degli standard di diritto umanitario internazionale e con un fermo impegno per la protezione delle donne vittima di tratta o di oggetto di violenza e sfruttamento e per il contrasto del fenomeno della tratta dei minori e per la tutela dei minori non accompagnati nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.
12. (Nuova formulazione). Locatelli, Zampa, Pastorelli, Marzano, Iori.
(Approvato)
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo:
affinché nell'ambito della missione stessa venga accertato lo status dei migranti minori, accompagnati o non accompagnati, congiuntamente alla loro età anagrafica, e tutto nel pieno rispetto della legge n. 47 del 2017 che non consente i respingimenti e alle donne e alle bambine migranti, spesso vittime della tratta, sia assicurata nei centri di raccolta in territorio libico una condizione di separazione e incolumità rispetto a situazioni promiscue dove posso essere oggetto di violenza e sfruttamento.
13. Zampa.
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo:
assumere tutte le misure possibili affinché la gestione dei migranti, senza distinzioni tra richiedenti asilo e migranti economici, da parte delle autorità libiche avvenga nel rispetto degli standard di diritto umanitario internazionale e con un fermo impegno per la protezione delle donne vittima di tratta o di oggetto di violenza e sfruttamento e per il contrasto del fenomeno della tratta dei minori e per la tutela dei minori non accompagnati nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.
13. (Nuova formulazione). Zampa.
(Approvato)
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo:
a garantire che il dispositivo italiano concorra effettivamente ai respingimenti accompagnati dei migranti irregolari che si imbarcano dalle coste libiche verso i porti del nostro Paese e che il numero delle navi della Marina militare impiegate nell'operazione venga significativamente aumentato.
14. Picchi, Gianluca Pini.
Nelle premesse, dopo le parole: «la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte» inserire le seguenti: «rilevando l'indifferibile esigenza di arginare il flusso di migranti irregolari diretto dalle coste libiche ai porti del nostro Paese con più efficaci azioni che implichino il respingimento accompagnato di chi si imbarca senza possedere un titolo che autorizzi l'ingresso in Italia».
15. Picchi, Gianluca Pini.
(Inammissibile)
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
vigilare affinché sia promossa, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutti i consessi internazionali competenti, la proposta di riconoscere il traffico illegale dei migranti insieme alla tratta di esseri umani quali crimini contro l'umanità, così come deliberato dalla Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svoltasi a Malta dal 26 al 28 aprile scorsi, nelle sue conclusioni.
16. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.
(Approvato)
Si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a:
vigilare affinché sia promosso l'affidamento della gestione dei punti di raccolta dei migranti ad organismi internazionali riconosciuti.
17. Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.
ALLEGATO 3
Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto della Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2).
PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA DEI DEPUTATI ALTIERI E VARGIU
Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2);
premesso che:
in ripetute occasioni nell'arco degli ultimi anni i Governi italiani hanno pubblicamente rivendicato un «ruolo guida» in eventuali missioni internazionali di stabilizzazione della situazione in Libia;
l'Italia è evidentemente – per elementari ragioni geografiche – il Paese più direttamente coinvolto dalle ondate migratorie;
su un piano diverso, l'Italia è a sua volta interessata – come tutta la comunità internazionale – a prevenire e contrastare ogni rischio terroristico e l'avanzata in atto delle componenti jihadista e fondamentaliste anche in Nord Africa;
con la lettera del Presidente Serraj del 23 luglio 2017, il Consiglio presidenziale libico/Governo di Accordo Nazionale ha chiesto al Governo italiano supporto logistico e tecnico per la Guardia costiera libica nel comune contrasto al traffico di esseri umani, da svolgersi anche in acque libiche con unità navali della nostra Marina militare;
il 25 luglio 2017 il presidente francese Emmanuel Macron, con atto non preventivamente concordato con l'Unione europea e gli altri partner coinvolti nelle azioni di contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani nel Mediterraneo, ha convocato il vertice di Celle-Saint-Cloud alla presenza del premier libico Fayez al Serraj e del generale Khalifa Haftar a capo della Cirenaica;
al termine dell'incontro gli esponenti libici si sono impegnati a rinunciare alla lotta armata, a combattere i gruppi terroristici e ad un processo di cessate il fuoco essenziale per qualsiasi progresso, con l'accordo di avviare un processo di pace e di riconciliazione volto a portare nella primavera del prossimo anno libere elezioni, nel contesto dell'Accordo di Skyrat, firmato nel dicembre 2015 sotto l'egida dell'ONU;
all'indomani dell'intesa di Parigi il premier libico Fayez al Serraj ha incontrato a Roma il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per affrontare i temi del conflitto in atto sul suolo libico e del continuo e costante flusso di migranti che dalla Libia arrivano in Italia;
in una nota diffusa il 28 luglio 2017 dal Consiglio presidenziale, si chiarisce che l'accordo raggiunto con il Governo italiano è di completamento del programma già in essere di sostegno alla Guardia costiera e di addestramento e rifornimento di armi e di attrezzature volte al salvataggio dei migranti e al contrasto Pag. 25«delle organizzazioni criminali responsabili dell'immigrazione illegale e delle operazioni di contrabbando, in aggiunta al sostegno alle Guardie di frontiera che verranno dotate di apparecchiature elettroniche per la messa in sicurezza e il controllo dei confini meridionali», ribadendo che «la sovranità nazionale è’ una linea rossa invalicabile»;
è del tutto evidente che nessun passo avanti è stato compiuto per il passaggio della missione EUNAVOR MED operazione SOPHIA, alla piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 per l'effettivo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
pertanto scopo della missione rimane fornire supporto alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR (Intelligence, Surveillance, Reconaissance), con l'aggiunta di alcuni compiti rispetto a quelli già svolti dal dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza nell'area del Mediterraneo centrale;
tale operazione si configura come mera missione di ausilio e assistenza in funzione sostanzialmente secondaria e subordinata, così come ipotizzata da alcuni dei protagonisti dello scacchiere libico;
le unità operative coinvolte si limitano ad un non meglio precisato numero di mezzi terrestri, ad un'unica unità navale funzionale al supporto tecnico logistico e un pattugliatore già in servizio nell'Operazione nazionale denominata «Mare Sicuro»;
non risultano chiari obiettivi, tempi e regole d'ingaggio della missione italiana;
il Governo italiano non deve scendere a compromessi con le ONG che non hanno sottoscritto il codice di condotta, ribadendo che queste non si vedranno riconoscere la garanzia di portare i migranti salvati nei porti italiani, se l'area in cui sono stati soccorsi non è’ quella di competenza italiana,
propongono all'Assemblea di autorizzare la missione, nonché di definire per il Governo i seguenti impegni:
chiarire in modo preciso obiettivi, tempi e regole d'ingaggio della missione italiana, riferendo alle competenti commissioni parlamentari, con cadenza trimestrale, sull'andamento dell'operazione e sull'eventualità di apportare cambiamenti anche attraverso un maggior impiego di mezzi e uomini;
proseguire ogni sforzo diplomatico a livello internazionale per rendere pienamente operativo il passaggio dalla fase 2 alla fase 3 dell'operazione EUNAVOR MED operazione SOPHIA, alla piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 per l'effettivo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
definire con le autorità libiche le modalità per il trasferimento dei migranti soccorsi in mare in porti sicuri libici;
chiarire in modo esplicito che le ONG che non accettino le indicazioni delle istituzioni italiane non abbiano l'autorizzazione all'attracco delle loro imbarcazioni nei porti italiani;
su un piano più generale, definire linee in materia di immigrazione che confermino l'accoglienza per i profughi di guerra, ma pongano limiti assolutamente rigorosi per i cosiddetti migranti economici, stabilendo anno per anno non solo un numero massimo evidentemente limitato, ma anche la tipologia di lavoratori che possano essere positivamente assorbiti dal nostro mercato del lavoro, prevedendo negli altri casi la necessaria non permanenza sul nostro territorio.
ALLEGATO 4
Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto della Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2).
PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA DEL DEPUTATO PALAZZOTTO
Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri concernente la partecipazione alla missione in supporto alla Guardia costiera libica, richiesta dal Consiglio presidenziale – Governo di accordo nazionale, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2) ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145;
considerata la drammatica situazione in cui versa la Libia – e di cui lo sfruttamento e il contrabbando delle persone migranti che partono dal Paese o che lo attraversano rappresenta uno degli aspetti che ci colpiscono più macroscopicamente e ci coinvolgono direttamente – è conseguenza della condizione di instabilità politica che ha frantumato l'integrità territoriale e l'unità nazionale del Paese;
considerato altresì che tale condizione di instabilità è stata determinata in primo luogo dallo scomposto intervento militare nato del 2011, voluto fortemente dalla Francia, in un Paese marcato da quaranta anni di dittatura, causa anche della repressione di ogni forma di dissidenza, che ha poi portato all'esplosione caotica cui assistiamo oggi;
premesso che:
la Francia ha dimostrato di nutrire forti interessi economici e geostrategici sulla Libia, dalla possibilità di ampliare le sue concessioni petrolifere al controllo di un Paese decisivo per l'egemonia sulla Africa subsahariana;
la Libia rappresenta un Paese strategico anche per l'interesse nazionale italiano non solo per quelli economici imponenti che, a partire dall'ENI, abbiamo nel Paese, ma anche e soprattutto per la gestione dei flussi migratori e per la vicinanza geografica;
qualunque seguito abbia il vertice francese tra il premier del Governo di accordo nazionale Fayez al Sarraj e il generale Khalifa Haftar, emerge l'intento del Presidente Macron di infilarsi sul terreno libico, dove l'Italia ha cercato di ritagliarsi un ruolo di interlocutore privilegiato negli ultimi anni, e lo fa sfruttando gli spazi politici lasciati vuoti dalla stessa Italia, come ad esempio il disinteresse dimostrato per l'incarico di Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite in Libia, che poteva essere assegnato all'Italia;
l'incarico è stato da poco assegnato a Ghassan Salamè, politico e diplomatico libanese con vigorosi legami proprio con la Francia, che ha partecipato all'incontro di Parigi. Il risultato più positivo dell'incontro francese, secondo l'inviato Onu, è stata l'ammissione da parte dei due protagonisti della crisi libica del fatto che la soluzione in Libia può essere solo politica e non militare, concordando sulla necessità di tenere le elezioni il prossimo anno;
la gestione del post Gheddafi è stata disastrosa e le ingerenze francesi, Pag. 27egiziane e degli Emirati Arabi a favore del Generale Haftar non hanno fatto altro che aumentare la condizione di instabilità del Paese;
il Paese, caratterizzato storicamente da una forte cultura tribale, si è disintegrato nella sua forma statuale lasciando intere aree sotto il controllo di milizie locali spesso legate alle dinamiche tribali;
in questo contesto si sono insediate e ramificate le organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di esseri umani;
in Libia i centri governativi costruiti da Gheddafi si affiancano ad un vasto sistema di centri di detenzione in cui i migranti vengono spesso torturati, sottoposti a trattamenti degradanti ed in cui la violazione dei diritti umani è sistemica;
Medici Senza Frontiere (MSF), nella sua lettera del 31 luglio 2017 al Ministro dell'interno Minniti, ha ricordato che le persone di cui si prendono cura nei centri di detenzione intorno a Tripoli e quelle che soccorrono in mare condividono le stesse vicende di violenza e trattamenti disumani. Nella stessa comunicazione MSF rimarca che le strategie messe in atto dalle autorità italiane ed europee per contenere le partenze dalle coste libiche sono estremamente preoccupanti nelle circostanze attuali. La Libia non è un posto sicuro dove riportare le persone in fuga, né dal territorio europeo, né dal mare;
le attività di ricerca e soccorso non costituiscono la soluzione per affrontare i problemi causati dai viaggi sui barconi e le morti in mare, ma sono necessarie in assenza di qualunque altra alternativa sicura perché le persone possano trovare sicurezza;
contenere l'ultima e unica via di fuga dallo sfruttamento e dalla violenza non è ritenuto accettabile dal punto di vista di MSF e neanche dal nostro, sulla base delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU 2259(2015) e 2312(2016), che hanno premesso e stabilito che ogni intervento di sostegno al Governo libico deve rispettare e far rispettare le obbligazioni imposte dal diritto internazionale umanitario, dalla tutela dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati;
la Guardia costiera libica come altri corpi dello Stato libico sono, invece, tuttora fuori dal controllo del Governo di accordo nazionale di al Serraj e spesso rispondono alle diverse milizie, quando non direttamente alle reti di trafficanti, al punto che sarebbe possibile parlare di più guardie costiere operanti in Libia e non una sola;
in questo contesto gli accordi Italia-Libia sul controllo dei flussi migratori risultano quantomeno inopportuni, prevedendo un finanziamento diretto alla Guardia costiera libica ed un sistema di detenzione senza alcun vincolo sulla tutela dei diritti umani e senza nessuna garanzia che quel finanziamento finisca per alimentare ulteriormente la tratta di esseri umani;
l'operazione militare italiana nelle acque libiche costituisce pertanto un elemento di ulteriore preoccupazione in quanto appare rispondere a obiettivi militari e di sicurezza, piuttosto che tesa a rafforzare le attività di soccorso in mare e a garantire la dignità e i diritti umani delle persone migranti;
in tale prospettiva, infatti, appare evidente come da ultimo il Codice di condotta delle ONG rientri dentro una strategia complessiva di delegittimazione delle azioni umanitarie, volta a limitare la presenza in quel tratto di mare di scomode testimonianze sulle operazioni della Guardia costiera libica. Infatti, il Codice di condotta non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio in mare; non riconosce il ruolo di supplenza svolto dalle organizzazioni umanitarie e soprattutto non si propone di introdurre misure specifiche orientate in primo luogo a rafforzare il sistema di ricerca e soccorso;
la missione militare si presenta come una risposta scomposta all'iniziativa Pag. 28politica tenuta in Francia dal Presidente Macron, che ha di fatto tagliato fuori il nostro Governo e dimostrato ancora una volta che la Francia ha interessi strategici significativi ed in contrasto con i nostri;
tale iniziativa, infatti, è volta in primo luogo a vanificare il tentativo di legittimazione del Governo Serraji che in sede internazionale il nostro paese aveva provato a fare, riabilitando invece una figura ambigua e pericolosa come quella del Generale Haftar. Questo in contrasto con il punto 5) della Risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU 2259(2015) che chiede ai Governi di non offrire supporto né di avere contatti ufficiali con istituzioni parallele della Libia che rivendicano per sé il ruolo di legittima autorità libica, ma che sono fuori dall'Accordo di Roma del 13 dicembre 2015 sul governo di unità nazionale;
inoltre, la missione italiana configurandosi come supporto logistico militare alla Guardia costiera libica per le operazioni di intercettazione dei barconi in partenza dalla costa libica di fatto si pone fuori dalla legalità internazionale non rispettando gli standard delle convenzioni internazionali, a partire da quella di Ginevra, a cui l'Italia ha aderito;
non vi è, infatti, alcuna garanzia sul rispetto dei diritti umani delle persone intercettate e sul loro destino, ponendosi in contrasto con l'articolo 1, comma 1, della legge n.145 del 2016, che consente la partecipazione dell'Italia a missioni internazionali «a condizione che avvenga nel rispetto dei principi di cui all'articolo 11 della Costituzione, del diritto internazionale generale, del diritto internazionale dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e del diritto penale internazionale»;
è evidente come questo intervento rientri dentro un più generale processo di esternalizzazione delle frontiere europee di cui la Libia è un tassello fondamentale;
tale politica di gestione dei flussi migratori è miope, non risolutiva del problema, non rispettosa dei principi umanitari riconosciuti a livello internazionale e al contempo lesiva dei diritti umani fondamentali delle persone costrette a migrazioni forzate;
una corretta governance del fenomeno migratorio ha bisogno di fondarsi sulla apertura di vie di accesso legali e controllate e su un'inversione della politica estera che affronti le cause strutturali all'origine dei flussi e che al contempo il peso dell'accoglienza sia condiviso da tutti gli Stati membri dell'UE;
ritenuto che l'Italia debba desistere da qualsiasi intervento di natura militare in Libia, anche di supporto logistico, per non contribuire a destabilizzare ulteriormente il Paese e implementare il dispositivo SAR nel canale di Sicilia al fine di salvare più vite umane possibili, adeguando altresì il Codice di condotta delle ONG sulla base delle richieste avanzate dalle stesse organizzazioni;
ritenuto, altresì, che il Governo debba chiedere la convocazione di un Consiglio europeo straordinario sulla questione libica per definire una strategia europea condivisa e porre fine al conflitto a bassa intensità con la Francia per il controllo egemonico del Paese, affrontando nella stessa sede la questione di una condivisione equa dell'accoglienza e del superamento del Regolamento di Dublino, ponendo il veto sul progetto di bilancio europeo in sede di Consiglio qualora non si trovi una soluzione,
propongono all'Assemblea di negare l'autorizzazione all'attuazione delle misure contenute nella Deliberazione approvata dal Consiglio dei ministri in data 28 luglio 2017.
ALLEGATO 5
Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto della Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2).
PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA DEI DEPUTATI FRUSONE, SPADONI, BASILIO, CORDA, DI BATTISTA, RIZZO, MANLIO DI STEFANO, SCAGLIUSI, PAOLO BERNINI, GRANDE, TOFALO, DEL GROSSO
Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
esaminata la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2);
richiamate le comunicazioni del Governo sull'evoluzione della situazione in Libia, svolte il 1o agosto 2017 davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
premesso che:
il Governo di accordo nazionale libico guidato da al-Serraj, pur riconosciuto dall'Onu con le risoluzioni nn. 2259 e 2278 del Consiglio di sicurezza e sostenuto dal nostro Paese, rappresenta solo una minima parte del popolo libico, non avendo ricevuto ancora la fiducia da parte del Parlamento, né è riconosciuto da larga parte delle componenti politiche, tribali e militari di quel popolo;
ogni giorno che passa, il Governo di al-Serraj perde qualche pezzo: tre dei nove membri del Consiglio nazionale si sono dimessi subito o hanno boicottato il nuovo organismo. E quelli che dovrebbero essergli rimasti fedeli definiscono sprezzantemente, in conversazioni neanche troppo private, il premier come «il sindaco di Tripoli, se non di alcuni quartieri di Tripoli». Ma la perdita più pesante per al-Serraj è quella delle tribù. La tribù libica dei Gharyan, tra le più importanti della Tripolitania e composta dai Berberi delle montagne di Nafusa, a sud di Tripoli, si è alleata con il Governo di Tobruk in Cirenaica e con l'Esercito nazionale libico di Haftar, facendo così venire meno il suo sostegno al Governo di al-Serraj. Quella dei Gharyan, tra l'altro, non è certo la prima defezione di tribù dal sostegno al Governo di al-Serraj. Le tribù Mshait, Obeid, Fwakher, Drasa ma soprattutto Warfalla, la più numerosa e potente della Libia, hanno abbandonato il premier inconcludente di Abu Sittah per sostenere Haftar;
è da sottolineare che l'insistenza nel cercare il dialogo con il solo al-Serraj potrebbe portare a una irreparabile rottura con Tobruk e Haftar, il quale non solo controlla ampie porzioni di territorio ma negli ultimi giorni, con una vincente azione ha scacciato delle milizie islamiste da Sabratha, avvicinandosi molto al complesso di estrazione di olio e gas di Mellitah dove si registra una forte presenza dell'Eni e, dunque, l'impossibilità di portare avanti un dialogo con Haftar potrebbe ripercuotersi negativamente in termini di sicurezza;
si è tenuto il 25 luglio 2017 a Parigi un vertice tra il presidente francese Macron, Pag. 30l'attuale Capo del Governo al-Serraj e il suo oppositore Haftar la cui dichiarazione conclusiva, pur enfatizzata mediaticamente dall'Eliseo, è apparsa più una generica elencazione di auspici che un vero documento politico sul quale costruire un percorso di pace e di riconciliazione della Libia; peraltro, appena qualche ora dopo, su un quotidiano francese, il generale Haftar apostrofava il suo interlocutore come «un fanfarone» privo di ogni credibilità e rappresentatività a dimostrazione del carattere aleatorio di quella dichiarazione;
nella deliberazione in titolo viene menzionata, tra le altre, nella sezione 3 – Base giuridica di riferimento, la richiesta del Consiglio presidenziale/Governo di Accordo Nazionale con lettera del Presidente al-Serraj del 23 luglio 2017, peraltro, come annunciato dal Ministro Alfano, nel corso delle comunicazioni del Governo tenutesi alla Camera il 1o agosto 2017 nelle Commissioni riunite III e IV, inopinatamente secretata e disponibile solo per i membri del Copasir; a tal proposito, il colonnello Ahmed al Mismari, portavoce dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), guidato dal generale Haftar, ha lanciato dure critiche contro l'Italia in merito alla supposta richiesta di sostegno «logistico, tecnico e operativo» da parte del Governo di accordo nazionale di Tripoli nella lotta contro il traffico di esseri umani. Secondo quanto riferito dal quotidiano egiziano «el Fagr», al Mismari avrebbe dichiarato: «L'intervento italiano mira a far abortire l'iniziativa francese che è stata ampiamente accolta dall'Unione europea, dall'Unione africana e dalle Nazioni Unite»;
restano, tuttavia, alcuni elementi di preoccupazione, il primo dei quali riguarda la frammentazione politica della Libia; infatti, se l'arrivo delle navi sembra essere stato richiesto dal governo di Tripoli, guidato da Fayez al Serraj (anche se si rincorrono smentite e conferme su questo), non è chiaro, invece, se ci sia una disponibilità dell'uomo forte dell'Est, Khalifa Haftar, il quale controlla il cosiddetto Esercito nazionale e gode del sostegno del Parlamento di Tobruk; peraltro, malgrado le strette di mano all'Eliseo lo stesso Haftar, nei fatti, sembra poco disponibile a riconoscere una qualche legittimità al governo di al- Serraj. Inoltre, cosa non da poco, a complicare lo scenario c’è che non tutte le tribù e le milizie si riconoscono nei due schieramenti, e che nel sud si evidenziano sempre più segni di raggruppamento dei jihadisti fedeli allo Stato islamico e, dunque, l'ipotesi che qualche fazione, ostile alla presenza italiana, elevi i rischi della missione di cui alla deliberazione in titolo non appare peregrina;
un secondo elemento di criticità riguarda la possibilità di reazione degli scafisti che gestiscono il traffico di esseri umani poiché forte è il timore che possano organizzare incidenti, tipo naufragi preordinati e costringere all'intervento umanitario quelle italiane, con serio pericolo di provocazioni;
inoltre, la questione dei diritti umani, la cui difesa avrebbe dovuto essere l'asse portante della deliberazione in titolo, non viene nemmeno citata mentre non va dimenticato che la Libia non ha neppure sottoscritto la Convenzione di Ginevra sul diritto d'asilo e tutela dei rifugiati del 1951;
in questa fase, peraltro, si evidenzia la totale assenza di una regia comune dell'Unione europea in merito alla crisi libica. In particolare, brilla l'assenza d'iniziativa dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari europei e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, incapace di dare una visione unitaria alle politiche dei diversi Paesi europei sulla Libia. Il risultato di questa pesante assenza è un'evidente concorrenza sul piano diplomatico e politico tra i governi italiano e francese, che invece dovrebbero operare di concerto;
alla luce di tali premesse e una volta resi noti al Parlamento i contenuti della lettera del 23 luglio 2017 su menzionata, e solo se questa effettivamente acconsente all'ingresso nelle acque territoriali nazionali Pag. 31libiche delle navi militari italiane, nonché dopo aver appurato la non ostilità alla missione delle altre principali componenti della società libica, con riferimento alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica, si esprimono favorevolmente alla sua autorizzazione, impegnando il Governo a:
specificare in maniera dettagliata nell'Accordo con il Governo libico le regole d'ingaggio delle Forze militari italiane messe a disposizione, negando l'autorizzazione all'uso delle armi, se non a scopi prettamente difensivi;
favorire, nel breve periodo, la definizione dell'area di ricerca e soccorso (SAR) da parte delle autorità libiche secondo quanto previsto dalla Convenzione internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo di Amburgo del 27 aprile 1979, dell'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO);
impartire istruzioni ai comandanti delle navi italiane che, in caso di attività ostili nei confronti della Marina Italiana, le stesse devono guadagnare le acque internazionali lasciando le acque territoriali libiche al fine di preservare l'incolumità dell'equipaggio;
attivare un coinvolgimento nella missione degli altri Stati Europei, provvedendo eventualmente a un'integrazione delle autorizzazioni relative alle missioni ONU già in corso, EUNAVFORMED, al fine di contrastare l'immigrazione illegale e i trafficanti di uomini sulle coste e il territorio libico. Promuovere altresì in occasione del vertice del 4 agosto 2017, una disponibilità della Francia, Spagna, Germania ad affrontare in maniera comune e condivisa il tema dei flussi migratori, ricercando la loro disponibilità, in termini economici e di accoglienza;
specificare quali misure verranno adottate nei confronti dei migranti intercettati in mare, verificando l'impegno da parte del Governo libico di accogliere gli stessi sul proprio territorio, con la garanzia della massima osservanza dei diritti umani, da conseguirsi sotto il controllo delle Agenzie umanitarie internazionali;
sollecitare le autorità e le istituzioni libiche a ratificare nel più breve tempo possibile le Convenzioni di Ginevra del 1951 in materia di diritto d'asilo e tutela dei rifugiati;
attivare tutte le azioni di cooperazione, dialogo e diplomazia con tutti i Paesi di confine con la Libia e i Paesi di provenienza dei flussi migratori, cercando con essi soluzioni più adeguate alla risoluzione del problema;
assumere, nelle competenti sedi internazionali, iniziative volte all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia (a eccezione di quelle legate a Daesh) con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione;
informare il Parlamento dei contenuti dell'accordo tecnico bilaterale in fase di predisposizione dalle autorità italiane e libiche al fine di poterne deliberare i contenuti entro 60 giorni dall'avvio della missione di cui trattasi in deroga a quanto previsto dall'articolo 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145.
ALLEGATO 6
Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto della Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2).
PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA DEI DEPUTATI ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS, SEGONI, TURCO
Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
premesso che:
ormai è più che evidente che, dietro alle continue attestazioni di stima per come il nostro Paese sta gestendo la crisi migratoria e alle vaghe promesse di aiuti, si cela la volontà della gran parte dei Paesi europei di mantenere lo status quo in cui il peso dell'epocale fenomeno migratorio che affligge il Mediterraneo grava quasi esclusivamente sull'Italia;
il ricorso ai ricollocamenti a livello europeo rappresenterebbe una soluzione efficace poiché anche ipotizzando un flusso annuo di 200.000 migranti (nel 2016 sono stati 181.436), se questi fossero suddivisi tra tutti i paesi europei si tratterebbe di ricollocare un immigrato ogni 2.560 abitanti: uno sforzo certamente sostenibile abbastanza a lungo, quantomeno per un periodo sufficiente a consentire alla Libia di stabilizzarsi; tuttavia, i nostri partner europei si trincerano dietro alla Convenzione di Dublino che prevede che un rifugiato debba richiedere asilo nel primo paese dell'Unione Europea in cui arriva, una norma scritta nel 1990, quando non si poteva prevedere che il fenomeno migratorio avrebbe preso le dimensioni e la forma attuali;
è del tutto evidente che tanto zelo nell'attenersi alle norme è dovuto soltanto a un atteggiamento egoistico, perché anche il programma di ricollocamento di emergenza (basato sull'articolo 78, paragrafo 3, del Trattato di Funzionamento sull'Unione Europea, che consente l'adozione di misure temporanee di sostegno ai paesi membri interessati da un afflusso improvviso di migranti) varato a settembre 2015 e che prevede lo spostamento di 160.000 immigrati dall'Italia e dalla Grecia verso altri paesi europei, procede talmente a rilento che ne sono stati ricollocati poco più di 7.000 dall'Italia e 14.000 dalla Grecia, mentre il piano prevedrebbe il completamento entro il prossimo settembre;
intanto per l'Italia i costi delle attività di accoglienza (incluse le spese per salvataggio, prima assistenza, cure sanitarie, protezione, educazione per i minori non accompagnati, vitto e alloggio, stipendi del personale, ecc.) sono ammontati a circa 3,6 miliardi di euro nel 2016, al netto dei contributi UE, e per il 2017 le stime si attestano tra i 4,2 e i 4,6 miliardi;
l'ipotesi dei rimpatri di massa non è realisticamente praticabile poiché è necessario che sussista un accordo bilaterale con lo Stato di cui è cittadino il migrante da rimpatriare, senza contare che è necessario che tale migrante sia dotato di un documento d'identità che ne confermi la cittadinanza;
un'altra difficoltà legata ai rimpatri forzati è dovuta agli elevati costi che comporta l'organizzazione di appositi voli, che, oltre al noleggio dei velivoli di linea, richiede anche un notevole dispiegamento Pag. 33di membri delle forze dell'ordine incaricati di accompagnare i migranti fino a destinazione: secondo alcune stime, rimpatriare per via aerea una trentina di migranti può costare fino a 100.000 euro;
l'ipotesi del respingimento in mare dei migranti nelle acque internazionali è inapplicabile perché contrasterebbe con l'obbligo del soccorso in mare l'unica opzione che realisticamente consentirebbe di bloccare o, quantomeno, rallentare fortemente il flusso di migranti è l'adozione di una soluzione simile all'Accordo UE-Turchia, che ha consentito la chiusura della rotta balcanica, ma oggi, purtroppo, questa strada non è praticabile perché la Libia è un Paese instabile; occorre dunque adoperarsi per la sua stabilizzazione,
considerato che:
per i migranti, la Libia contemporanea è una territorio di sfruttamento e morte;
secondo quanto riportato dal documento «L'inferno, al di là dal mare» pubblicato da Oxfam in collaborazione con Borderline Sicilia e MEDU e diffuso lo scorso 6 luglio durante il vertice informale dei ministri dell'Interno della UE di Tallin, dal momento in cui entrano in Libia, attraverso le regioni di Gatron, Sabha, Bae o Gadames, i migranti devono attraversare il deserto affidandosi esclusivamente a trafficanti e affrontare sistematicamente una serie di abusi, maltrattamenti e violenze; molti affermano di essere stati venduti dai trafficanti ad altre bande criminali o alle milizie che controllano il territorio e poi detenuti in modo da costringere le loro famiglie a pagare un riscatto in cambio della loro liberazione; chi non aveva la possibilità di pagare è stato sottoposto a lavoro forzato direttamente dai rapitori o presso terzi, nei settori delle costruzioni, pulizie domestiche, carico scarico merci nelle fabbriche; il gruppo criminale più citato nei loro racconti è conosciuto come «Asma Boys»;
le violenze e i maltrattamenti che si verificano più frequentemente nei vari siti di detenzione sono riconducibili a percosse, violenza sessuale, scosse elettriche, ustioni, negazione di cibo e acqua, costrizione a posizioni innaturali per lungo tempo, all'ascolto di urla di dolore e sofferenza degli altri detenuti e ad assistere ad esecuzioni sommarie;
dei migranti intervistati da MEDU, l'84 per cento ha dichiarato di avere subito trattamenti degradanti e inumani, violenza estrema e/o tortura; Il 74 per cento ha dichiarato di avere assistito all'omicidio o alla tortura di qualcuno con il quale stava compiendo il viaggio; l'80 per cento ha vissuto in scarsità o deprivazione di acqua e cibo e il 70 per cento è stato imprigionato in luoghi di detenzione ufficiali o non ufficiali (appartamenti nel centro città o abitazioni abbandonate della periferia, detti «foyer»);
la permanenza in Libia ha conseguenze drammatiche sulla salute fisica e mentale di un'intera generazione di giovani africani, per questo motivo il traffico di esseri umani dovrebbe essere riconosciuto come un crimine contro l'umanità e come tale perseguito in base al diritto internazionale vigente,
constatato inoltre che:
il Consiglio Presidenziale, insediato a Tripoli sotto l'egida dell'ONU e guidato da Fayez Al-Serraj, controlla direttamente solo parte di Tripoli, ma gode del sostegno di diverse fazioni, incluse le milizie di Misurata, le uniche militarmente in grado di tenere concretamente testa all'autoproclamato Libyan National Army (LNA) del generale Khalifa Haftar, il quale, sostenuto dal parlamento di Tobruk, controlla ormai gran parte del territorio libico, inclusa la cosiddetta Mezzaluna Petrolifera, ha strappato Bengasi alle milizie locali e sta avanzando nelle regioni meridionali di Al Jufra e di Sebha e sta assediando la città di Derna, sottoposta da settimane a bombardamenti aerei e attacchi terrestri;
Haftar non nasconde di puntare alla conquista di Tripoli come atto finale di questa campagna militare che, nelle sue Pag. 34intenzioni, dovrebbe portarlo a diventare di fatto il nuovo leader indiscusso della Libia;
l'Accordo tra al-Serraj e Haftar annunciato il 25 luglio e la relativa dichiarazione congiunta (peraltro non firmata) per il cessate il fuoco, si sono dimostrati fragilissimi già il giorno dopo il vertice di Parigi, quando Haftar ha dichiarato all'emittente France 24 che al Serraj «non controlla la città, se non a parole. Tripoli è la capitale di tutti i libici e non appartiene a nessuno. Serraj a Tripoli non ha alcuna autorità. È un ingegnere. Farebbe meglio a dire cose concrete e attinenti ai fatti e a lasciar perdere le fanfaronate»;
l'Accordo, inoltre, esclude le attività belliche contro i gruppi terroristici, ma Haftar considera come tali non solo l'ISIS e il gruppo qaedista Ansar al Sharia, ma anche le milizie di Misurata e tutti i gruppi islamici moderati, alcuni dei quali sono stati coinvolti nel Governo di Accordo Nazionale presieduto da al-Serraj;
il 29 luglio l'Ente costituzionale libico ha approvato a maggioranza di 43 voti a favore su 44 presenti (dei 60 seggi totali) la bozza della nuova Costituzione libica;
tale testo ha trovato il sostegno del Consiglio di Presidenza/Governo di Accordo Nazionale (GNA) ma anche la forte opposizione di Haftar i cui seguaci, e in particolare un gruppo di miliziani provenienti dalla zona di Jabal al Akhdar, hanno tenuto sotto assedio la sede dove si svolgeva la riunione dell'Ente costituzionale ad al Baida, minacciato di aggredire i membri dell'Ente nel tentativo di costringerli ad annullare due commi dell'articolo 99 e in particolare il comma 8 (che prevede che non si possano candidare alla presidenza della repubblica i militari che non si siano dimessi dall'esercito almeno un anno prima del voto) e il 9 (che impedisce di candidarsi alla Presidenza a chi non risiede nel paese da almeno 10 anni) e a rivotare;
l'LNA è sostenuto militarmente da Egitto ed Emirati Arabi Uniti che, evidentemente, mirano ad estendere la propria influenza sulla Libia per controllarne le dinamiche, incluse le politiche petrolifere;
in un conflitto a bassa intensità come quello libico basta poco per alterare l'equilibrio di potere, ed è proprio grazie all'afflusso di armi, veicoli corazzati e persino mercenari organizzato dai suoi sostenitori esterni che Haftar ha potuto ottenere i suoi successi militari;
appare quindi evidente l'esigenza di favorire il ripristino degli equilibri di potere sul campo, onde evitare che il progressivo e rapido rafforzamento del cosiddetto Libyan National Army nei confronti delle forze che sostengono il GNA si concluda con una violenta presa del potere da parte di Haftar, con la conseguente instaurazione di una nuova dittatura in Libia;
consentire al Governo di al Sarraj di controllare pienamente Tripoli e garantirne la sicurezza, nonché di controllare le acque territoriali libiche sarebbe già un importante passo avanti;
a questo proposito il GNA ha già dimostrato di essere in grado di farlo se dotato degli strumenti necessari, basti pensare che la consegna dei primi pattugliatori e il relativo addestramento del personale da parte italiana hanno consentito alla Guardia costiera libica di riportare a terra oltre 16.000 migranti dall'inizio dell'anno;
sostenere militarmente il legittimo governo libico, riportando l'equilibrio di forze in favore di Tripoli potrebbe certamente avere un effetto stabilizzante, dissuadendo Haftar e i suoi sostenitori dal tentare una via per il potere diversa da quella che passa da libere elezioni democratiche che, secondo la roadmap presentata da al-Serraj il 16 luglio, sono previste per il marzo 2018 e saranno preparate, supervisionate e osservate dall'alta commissione elettorale di concerto con l'ONU e con l'aiuto di Lega Araba, Unione Africana e Unione Europea; Pag. 35
risulta inoltre importante avviare un'importante iniziativa diplomatica nei confronti dei governi di Emirati Arabi Uniti ed Egitto allo scopo di convincerli a cessare il proprio sostegno militare all'LNA e alle milizie ad esso alleate e a sostenere, invece, il processo democratico di ricostruzione delle istituzioni libiche già intrapreso con il sostegno dell'ONU e incentrato sul Consiglio di Presidenza e il Governo di Accordo Nazionale (GNA);
la missione di supporto alla Guardia costiera libica richiesta dal GNA offre l'opportunità di contenere i flussi migratori e di mostrare la determinazione dell'Italia a sostenere le istituzioni libiche, riconosciute dall'ONU, rafforzando l'immagine internazionale e il ruolo del GNA nei confronti dell'LNA e le forze che lo sostengono;
tale missione non dovrà fornire ai detrattori del GNA l'opportunità per screditarlo accusandolo di svendere la sovranità della Libia all'Italia; appare quindi importante ribadire che la missione in oggetto sarà condotta esclusivamente sulla base delle richieste libiche e nel totale rispetto della sovranità della Libia;
poiché formalmente l'autorità del GNA si estende su tutto il territorio libico e le acque territoriali e interne libiche, appare inappropriato il passaggio del testo di deliberazione della missione in oggetto in cui si specifica «per operare nelle acque territoriali e interne della Libia controllate dal Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale», definizione che rischia di legittimare indirettamente il controllo di fatto esercitato su parte del territorio e delle acque territoriali e interne della Libia da parte dell'LNA e di altre milizie che non fanno capo al GNA,
propongono all'Assemblea di autorizzare la missione, nonché di definire per il Governo i seguenti impegni:
l'ampliamento formale dell'area di competenza della missione internazionale finalizzata a contrastare la migrazione illegale in supporto alla Guardia Costiera libica a tutte le acque territoriali e interne libiche dove il Consiglio Presidenziale / Governo di Accordo Nazionale richiederà supporto e assistenza;
l'avviamento di una decisa iniziativa diplomatica nei confronti di Egitto ed Emirati Arabi Uniti al fine di indurli a cessare il sostegno militare che questi paesi offrono al Libyan National Army guidato dal Khalifa Haftar e alle milizie ad esso alleate;
l'affidamento della gestione dei punti di raccolta dei migranti ad organismi internazionali riconosciuti;
l'apprestamento dell'assistenza tecnica al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale volto a incrementarne le capacità di controllo del territorio e a garantire la sicurezza della capitale Tripoli;
la promozione, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutti i consessi internazionali competenti, della proposta di riconoscere il traffico illegale dei migranti insieme alla tratta di esseri umani quali crimini contro l'umanità.
ALLEGATO 7
Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto della Guardia costiera libica, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2).
RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA APPROVATA
Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri concernente la partecipazione alla missione in supporto alla Guardia costiera libica, richiesta dal Consiglio presidenziale/Governo di accordo nazionale, adottata il 28 luglio 2017 (Doc. CCL, n. 2) ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145;
richiamate le comunicazioni del Governo sull'evoluzione della situazione in Libia, svolte il 1o agosto 2017 presso le Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
richiamate, altresì, le risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati (n. 6-00290 e n. 6-00292) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017 che, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, autorizzano la partecipazione dell'Italia alle missioni e le attività previste nella Deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio 2017;
considerati il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato del 30 agosto 2008 e il Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, siglato dal Primo Ministro libico Al Serraj e dal Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, in data 2 febbraio 2017;
considerata la richiesta del Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico di sostegno alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani, pervenuta con lettera del Primo Ministro Al Serraj in data 23 luglio 2017;
considerato che le iniziative che il Governo intende intraprendere sono coerenti con le risoluzioni UNSCR 2240 (2015), 2259 (2015) e 2312 (2016) che auspicano interventi di natura tecnica, economica, di sicurezza e anti-terrorismo per soddisfare le specifiche richieste avanzate dalle autorità libiche,
premesso altresì che:
la missione di supporto logistico e tecnico estende l'impegno del nostro Paese nel quadro del processo di stabilizzazione della Libia e con la linea, condivisa a livello internazionale e sempre mantenuta dall'Italia, di sostegno al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale;
la missione di supporto, nel rispondere alle richieste del Consiglio Presidenziale/Governo Nazionale libico e con il suo consenso, può rappresentare un passo avanti nel contributo che l'Italia assicura al Consiglio Presidenziale/Governo di Accordo Nazionale libico affinché sia nelle condizioni di assumere proprie iniziative contro gli scafisti e i trafficanti di esseri Pag. 37umani grazie al rafforzamento della capacità di controllo del territorio nazionale e delle frontiere;
la missione costituisce, inoltre, uno snodo importante del percorso di stabilizzazione della Libia nel quale l'Italia si impegna da anni sostenendo la Guardia costiera libica e con iniziative anche in ambito economico ma soprattutto formativo e addestrativo a sostegno del Consiglio Presidenziale/Governo di accordo nazionale libico;
il rafforzamento della capacità della Guardia costiera libica si configura, pertanto, come un fattore di sostegno decisivo della sovranità libica, che costituisce l'obiettivo primario dell'Italia anche in considerazione dei positivi riflessi che da un pieno esercizio della sovranità da parte libica derivano al nostro Paese in termini di riduzione dei flussi migratori, gestiti dai mercanti di esseri umani e diretti verso l'Italia;
sempre nell'obiettivo del rafforzamento della sovranità libica e del controllo da parte libica sull'immigrazione illegale e sul traffico di esseri umani, è necessario intensificare e sostenere il lavoro delle Organizzazioni Internazionali, con particolare riferimento all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, affinché i centri di accoglienza migranti e i rimpatri volontari assistiti siano gestiti nel pieno rispetto dei diritti umani e con l'assistenza di osservatori delle Nazioni Unite;
rappresentando, pertanto, il percorso di stabilizzazione della Libia una nostra priorità, si condividono gli indirizzi comunicati e le iniziative preannunciate dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa circa il dispiegamento, concreto e tempestivo, anche nelle acque territoriali ed interne della Libia, di un dispositivo aeronavale in supporto alla Guardia costiera libica impegnata nel controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani in partenza dalla Libia; la ricognizione in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere; l'attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica; la collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento della attività congiunte;
si condivide anche la necessità di utilizzare gli assetti del dispositivo aeronavale nazionale per rispondere alla richiesta del Consiglio Presidenziale / Governo di Accordo Nazionale libico di supporto alla Guardia costiera libica per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani;
si condivide, infine, l'opportunità di continuare a svolgere, unitamente ai nuovi compiti della nuova missione in oggetto, i compiti del dispositivo aeronavale nazionale apprestato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, di cui alla Scheda 36 allegata alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 in ordine alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per l'anno 2017,
propongono all'Assemblea di autorizzare la piena attuazione delle misure contenute nella Deliberazione approvata in Consiglio dei ministri in data 28 luglio 2017, nonché di definire per il Governo i seguenti impegni:
continuare tutte le azioni di cooperazione, dialogo e diplomazia con i Paesi del confine meridionale della Libia e con i Paesi di provenienza dei flussi migratori, cercando con essi soluzioni più adeguate alla risoluzione del problema;
operare a livello diplomatico nelle opportune sedi internazionali e nell'ambito delle relazioni bilaterali affinché nessuna iniziativa unilaterale non coordinata possa pregiudicare l'efficacia della missione;
continuare ad attivare da subito ogni iniziativa diplomatica per consentire, al Pag. 38più presto, la piena operatività della Fase 2 e il passaggio alla Fase 3 della missione EUNAVFORMED – Operazione SOPHIA, nonché ad agire, anche nelle competenti sedi internazionali, affinché vengano rafforzate le attività tese a smantellare il modello di business delle reti del traffico e della tratta di esseri umani dalle coste libiche verso quelle italiane;
determinare conseguenze concrete per quelle organizzazioni non governative che, non sottoscrivendo il codice di condotta, si sono poste fuori dal sistema organizzato di soccorso in mare, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse;
concordare con le autorità libiche intese tecniche stringenti con riferimento alla destinazione dei migranti soccorsi in mare, favorendo l'impegno delle autorità libiche a controllare i punti di imbarco nel pieno rispetto dei diritti umani;
condurre bilateralmente e nell'ambito di consessi multilaterali trattative affinché Malta definisca la sua SAR nel rispetto del diritto internazionale e ne assuma la piena responsabilità;
sostenere al più presto l'istituzione di centri di protezione e assistenza nel territorio libico per i migranti soccorsi in mare gestiti dall'UNHCR e dall'OIM, anche ai fini dell'accertamento del diritto d'asilo;
in parallelo, continuare ad elaborare programmi operativi e progetti di cooperazione in territorio africano nelle aree di partenza e passaggio del flusso migratorio al fine di ridurre la pressione sulle coste libiche;
velocizzare l'esame delle richieste di asilo e provvedere alle operazioni di rimpatrio dei migranti che non ne hanno diritto;
riferire in Parlamento, entro la prima decade di settembre, in merito agli esiti della missione e ai risultati da essa ottenuti;
assumere tutte le misure possibili affinché la gestione dei migranti, senza distinzioni tra richiedenti asilo e migranti economici, da parte delle autorità libiche avvenga nel rispetto degli standard di diritto umanitario internazionale e con un fermo impegno per la protezione delle donne vittima di tratta o di oggetto di violenza e sfruttamento e per il contrasto del fenomeno della tratta dei minori e per la tutela dei minori non accompagnati nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del Fanciullo;
vigilare affinché sia promossa, presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutti i consessi internazionali competenti, la proposta di riconoscere il traffico illegale dei migranti insieme alla tratta di esseri umani quali crimini contro l'umanità, così come deliberato dalla Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svoltasi a Malta dal 26 al 28 aprile scorsi, nelle sue conclusioni.