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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 4 di Martedì 4 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan (Attività conoscitiva preliminare all'esame dei documenti di bilancio per il 2015-2017, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera):
Boccia Francesco , Presidente ... 3 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Boccia Francesco , Presidente ... 8 
Palese Rocco (FI-PdL)  ... 8 
Santini Giorgio  ... 9 
Simonetti Roberto (LNA)  ... 10 
Pisano Girolamo (M5S)  ... 10 
Galli Giampaolo (PD)  ... 11 
Mucci Mara (M5S)  ... 12 
Misiani Antonio (PD)  ... 13 
Boccia Francesco , Presidente ... 14 
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 14 
Boccia Francesco , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 20.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame dei documenti di bilancio per il 2015-2017, l'audizione, ai sensi dell'articolo 119, comma 3, del Regolamento della Camera, del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.
  Do la parola a Pier Carlo Padoan, Ministro dell'economia e delle finanze, per la relazione.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie presidente e buonasera a tutti.
  Permettetemi di introdurre i temi principali della legge di stabilità e di collocarla nel contesto congiunturale in cui ci troviamo. Nel nostro Paese la lunga recessione, in atto dal 2008 con una breve interruzione, non è ancora terminata. Il graduale miglioramento delle aspettative tarda a tradursi in un solido recupero dell'attività economica.
  Stiamo uscendo da una fase molto difficile. Negli ultimi anni, per limitare la crescita del debito sono state adottate misure che hanno impresso una correzione di dimensioni notevoli ai nostri conti pubblici. La riduzione del rapporto tra debito e prodotto rimane una sfida ineludibile per il nostro Paese, che possiamo vincere solo tornando a crescere in maniera stabile e sostenuta.
  Con il disegno di legge di stabilità il Governo realizza una politica di bilancio di consolidamento, ma allo stesso tempo espansiva, grazie alla composizione delle voci di spesa e di prelievo. Viene avviato un consistente taglio strutturale delle tasse per sostenere il processo di riforma e restituire al Paese la spinta propulsiva necessaria per agganciare la ripresa e stimolare stabilmente crescita, occupazione e investimenti.
  Nei primi due trimestri dell'anno l'economia ha visibilmente stentato a riprendersi. La debolezza congiunturale, la fragilità della ripresa e i ripiegamenti si associano a una debolezza di fondo della domanda aggregata di carattere strutturale, ma anche della crescita potenziale, che in parte è la conseguenza di una recessione profonda e persistente.
  I consumi privati hanno in parte risposto alle misure adottate dal Governo, segnando una moderata crescita. Gli investimenti risentono ancora della contrazione dei flussi di credito e del permanere di condizioni di incertezza. Pur continuando a espandersi, le esportazioni hanno decelerato risentendo dell'indebolimento dell'attività produttiva nei Paesi dell'Eurozona e in particolare della Germania, Pag. 4come le stime oggi rese pubbliche dalla Commissione europea confermano.
  Gli indicatori disponibili segnalano il perdurare di una fase di stagnazione anche nel secondo semestre del 2014, che si chiuderà con una contrazione del PIL dello 0,3 per cento. Tuttavia, le informazioni disponibili sul tessuto produttivo consegnano un quadro più confortante. La mortalità delle imprese e la caduta dell'occupazione si sono sostanzialmente arrestate. In settembre, a un significativo aumento dell'occupazione – pari a 82 mila unità rispetto al mese precedente – si è associato un incremento del tasso di attività.
  Il graduale recupero delle condizioni finanziarie pre-crisi per famiglie e imprese sosterrà la ripresa. I flussi di credito bancario, attualmente ancora in contrazione, dovrebbero stabilizzarsi nel corso dei prossimi trimestri beneficiando degli interventi della Banca centrale europea.
  I recenti risultati dell'esercizio di valutazione approfondita, condotto dalla Banca centrale europea in collaborazione con l'autorità nazionale di vigilanza, confermano che il sistema bancario italiano è solido e pronto a sostenere la ripresa tramite un'espansione del credito. Si prevede che anche la domanda estera si rafforzi, riflettendo il graduale miglioramento della congiuntura dell'Eurozona e la dinamica delle importazioni dei principali Paesi extraeuropei, che rimarrà più sostenuta di quella di altre zone.
  Per il prossimo anno si stima un aumento del PIL pari a 0,6 punti percentuali. Per gli anni successivi ci attendiamo un'ulteriore accelerazione, con una crescita che si avvicinerà gradualmente a 1,5 punti percentuali.
  L'esame del disegno di legge di stabilità per gli anni 2015-2017 segue una Relazione, adottata con risoluzione dal Parlamento lo scorso 30 ottobre, con la quale il Governo ha modificato gli obiettivi di finanza pubblica indicati nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF) per il 2014.
  La revisione degli obiettivi fa seguito alla fase di consultazione e dialogo costruttivo tra la Commissione europea e il Governo italiano sul Documento programmatico di bilancio (DPB) 2015, inviato lo scorso 15 ottobre. Come già chiarito nell'ultima Relazione di variazione alla Nota di aggiornamento del DEF e comunicato alle istituzioni europee, il rafforzamento dello sforzo fiscale nel 2015, pari a complessivi tre decimi di punto percentuale di PIL rispetto al 2014, sarà garantito attraverso misure aggiuntive.
  Le misure programmate sono pienamente coerenti con il piano di riforme strutturali a fronte del quale il Governo, nel Documento programmatico di bilancio inviato alle istituzioni europee, ha chiesto esplicitamente l'applicazione della clausola sulle riforme economiche prevista dal Patto di stabilità e crescita. Gli effetti macroeconomici attesi dalle misure aggiuntive non alterano sostanzialmente le previsioni programmatiche presentate nella Nota di aggiornamento del DEF.
  Nel corso del 2012 e del 2013, in corrispondenza del momento più acuto della recessione e in condizioni cicliche già valutate dalla Commissione come eccezionali, la traiettoria di avvicinamento dell'Italia al proprio obiettivo di medio periodo, rappresentato dal saldo strutturale in pareggio, non ha subito deviazioni significative.
  Tuttavia, come rilevato in precedenza, l'economia italiana si appresta nel 2014 a sperimentare un'ulteriore riduzione del PIL di 0,3 punti percentuali, oltre a quella già verificatasi nel corso del 2012 e del 2013. Solo dal 2015 il PIL tornerebbe a crescere, sebbene in modo contenuto, mentre nel triennio 2016-2018 la crescita del PIL tornerebbe in media sopra l'1 per cento.
  L'inusuale e ulteriore inasprimento delle condizioni dell'economia, sperimentato nell'anno in corso, si configura come un evento eccezionale. Pertanto il Governo, in linea con quanto disposto dall'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012 e dall'articolo 5 del regolamento europeo n. 1466/97, ha deciso di rivedere i propri obiettivi di bilancio e il piano di Pag. 5rientro verso l'obiettivo di medio periodo rispetto a quelli presentati nel DEF 2014.
  In aggiunta, il Governo intende avvalersi della flessibilità concessa dalla legislazione nazionale e dai regolamenti europei, che tiene conto nel corso del 2015 di un ambizioso pacchetto di interventi strutturali al fine di favorire il ritorno dell'economia su un sentiero sostenuto di crescita potenziale.
  Le riforme strutturali, incentrate, tra l'altro, su mercato del lavoro, istruzione, giustizia civile e incentivi alla ricerca, avranno effetti diretti sulla crescita potenziale e sulla sostenibilità del debito, consentendo, secondo quanto stabilito dalla normativa europea e nazionale, di deviare temporaneamente dal precedente sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio periodo.
  Sulla base di queste considerazioni, la Nota di aggiornamento del DEF stima per il 2014 un disavanzo strutturale pari allo 0,9 per cento del PIL, con un peggioramento di 0,3 punti percentuali rispetto al 2013.
  Per contro l'aggregato di spesa, secondo le prime indicazioni che saranno confermate dal DPB, farebbe registrare una contrazione di circa il 2,3 per cento in termini reali, pienamente in linea con i parametri europei secondo cui, in presenza di condizioni cicliche eccezionali, l'aggregato di spesa può muoversi in linea con il tasso di crescita potenziale di medio periodo, che per l'Italia è pari a zero.
  Per il 2015 la strategia di bilancio esplicitata nella Nota di aggiornamento del DEF e nel DPB genererà, anche considerando le nuove misure comunicate alla Commissione europea, spazi per favorire la crescita e sostenere le riforme strutturali. L'indebitamento netto tendenziale nel 2015 passa, infatti, dal 2,2 per cento del PIL al 2,6 per cento e in termini strutturali si garantisce una riduzione del saldo, che tra il 2014 e il 2015 si contrarrà di 0,3 punti percentuali di PIL.
  Il Governo si impegna comunque a riprendere la convergenza verso il proprio obiettivo di medio periodo già nel 2016. Il pareggio di bilancio verrebbe conseguito nel 2017. Inoltre si conferma il piano di privatizzazioni già presentato nel DEF di aprile, con proventi attesi pari a circa 0,7 per cento del PIL annui in media nel periodo 2015-2018.
  Considerate le misure correttive che il Governo intende apportare al disegno di legge di stabilità in relazione alle osservazioni della Commissione europea, l'incremento dell'indebitamento netto determinato dalla manovra di finanza pubblica ammonta a 5,9 miliardi di euro nel 2015. Non cambiano invece gli effetti della manovra negli esercizi successivi.
  Sul fabbisogno, le stesse misure comportano un avanzo pari a un miliardo di euro nel 2015 e una riduzione del peggioramento previsto per il saldo netto da finanziare pari a 6,6 miliardi di euro. La manovra risulta sostanzialmente invariata negli esercizi successivi.
  Sui principali aggregati di finanza pubblica, le misure previste determinano nel 2015 una riduzione netta delle entrate di circa un miliardo di euro e un incremento, rispettivamente, di 6 e di 12,8 miliardi di euro in ciascuno degli anni successivi. Il calo delle entrate nel 2015 è dovuto principalmente alle misure relative alla parziale anticipazione in busta paga del TFR e alla decontribuzione per i nuovi assunti.
  La pressione fiscale mostra una riduzione contenuta nel 2015, passando dal 43,3 per cento del 2014 al 43,2 per cento, e si stabilizza al 43,6 per cento in ciascuno degli anni 2016 e 2017.
  Le misure sulle spese determinano un incremento di circa 4,9 miliardi di euro nel 2015 e di 5,9 miliardi di euro in ciascuno degli anni successivi. Alla variazione concorrono le maggiori spese legate alla stabilizzazione dell'assegno di 80 euro per i lavoratori dipendenti, per un totale di 9,5 miliardi di euro annui, contabilizzate secondo i criteri di contabilità nazionale nelle prestazioni sociali in denaro.
  Al netto di questa misura, la variazione netta delle uscite evidenzia gli effetti delle misure di razionalizzazione della spesa disposte dal Governo. Per effetto degli interventi previsti dal disegno di legge di stabilità, le spese correnti si riducono, Pag. 6infatti, di 6,6 miliardi di euro nel prossimo anno, di 7,2 miliardi di euro nel 2016 e di 8 miliardi di euro nel 2017.
  La manovra dispone una riallocazione delle risorse pubbliche in favore delle spese legate agli investimenti pubblici. Le misure disposte dal Governo determinano, infatti, un progressivo aumento delle spese in conto capitale da 2 miliardi di euro nel 2015 a 4,4 miliardi di euro nel 2017.
  Complessivamente gli interventi previsti dalla manovra ammontano a circa 32,4 miliardi di euro nel primo anno, a 45,8 miliardi di euro nel 2016 e a 46,3 miliardi di euro nel 2017. A copertura delle misure espansive, la stessa manovra reperisce nuove risorse per circa 26,5 miliardi di euro nel 2015, di cui oltre 16 miliardi tramite misure di riduzione della spesa e circa 10 miliardi da aumenti delle entrate. Nel 2016 e nel 2017 le risorse reperite per la copertura del provvedimento ammontano rispettivamente a 45,9 e a 53,2 miliardi di euro.
  La manovra, come detto, coniuga sostegno alla crescita e risanamento della finanza. Per riacquisire competitività e incentivare la crescita dell'occupazione abbiamo ridotto significativamente il costo del lavoro e reso più favorevole l'assunzione a tempo indeterminato. In questo senso vanno l'azione di sgravio sull'IRAP, che prevede la completa deducibilità dall'imponibile della componente lavoro a tempo indeterminato, e l'integrale decontribuzione per tre anni dei nuovi assunti con contratti a tempo indeterminato.
  Rispetto al taglio generalizzato del 10 per cento dell'aliquota IRAP, che va a sostituire, la nuova misura incrementa in misura significativa l'entità del beneficio per le imprese da 2,1 a 7,7 miliardi di euro e concentra lo sgravio fiscale sulla componente lavoro, rimuovendo il disincentivo a nuove assunzioni a tempo indeterminato e agevolando in particolare le imprese a più alta intensità di lavoro. Il beneficio medio complessivo in termini di minore imposta IRAP pagata dalle imprese è stimato pari al 36,8 per cento.
  Nella prospettiva dell'attuazione della legge di delega al Governo in materia di ammortizzatori sociali, inclusi quelli in deroga, si costituisce un fondo con una dotazione complessiva di 6 miliardi di euro nel triennio, e corrispondenti effetti sull'indebitamento di 4,5 miliardi di euro, per il finanziamento di interventi in materia di ammortizzatori sociali e delle altre politiche del lavoro. In altri termini, politiche di bilancio e riforme strutturali si saldano e si sostengono a vicenda.
  Dal 2015 viene introdotto un regime fiscale agevolato per la determinazione dei redditi e contestualmente una drastica semplificazione degli adempimenti, con effetti complessivi per un triennio pari a 2,7 miliardi di euro.
  Il disegno di legge di stabilità introduce due importanti misure di sostegno alle spese per ricerca e sviluppo delle aziende. Viene ridefinito e potenziato il credito di imposta introdotto dal decreto legge n. 145 del 2013, concedendo alle imprese che nel periodo 2015-2019 investiranno in attività di ricerca e sviluppo uno sgravio complessivo pari a 1,2 miliardi di euro.
  In linea con le migliori pratiche internazionali, l'incentivo prevede un meccanismo automatico di facile accesso, è addizionale rispetto a un trend di spesa in ricerca e sviluppo, è riferito a un orizzonte temporale di cinque anni e non è selettivo rispetto alla dimensione di impresa e al settore; si amplia, altresì, la platea dei soggetti interessati, non più soltanto le piccole e medie imprese ma la totalità delle aziende indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico e dal regime contabile adottato. Si azzerano, infine, le complicazioni amministrative per la fruizione del beneficio.
  Si aggiunge, per favorire gli investimenti innovativi, il regime fiscale agevolato – la cosiddetta patent box – per i soggetti che sostengono spese per attività di ricerca e sviluppo per il mantenimento, l'accrescimento e lo sviluppo della proprietà intellettuale industriale. Il beneficio fiscale è di 0,4 miliardi di euro per il triennio 2016-2018.
  La misura ha anche un ulteriore obiettivo, poiché è finalizzata ad attrarre nel nostro Paese i beni immateriali attualmente Pag. 7detenuti all'estero da imprese italiane, che godono lì di vantaggi fiscali, e a prevenire la delocalizzazione di futuri investimenti innovativi.
  Per sostenere la formazione del capitale umano è prevista l'istituzione di un fondo per la realizzazione del piano «La buona scuola», con una dotazione di 7 miliardi di euro nel triennio, circa 3,6 miliardi al netto degli effetti riflessi fiscali e contributivi.
  Per coadiuvare l'opera di efficientamento del sistema giudiziario è istituito un apposito fondo presso il Ministero della giustizia con il quale potrà essere completata, fra gli altri interventi, l'attuazione del processo telematico, nonché stanziate le risorse per il pagamento delle spese sostenute dai comuni per gli uffici giudiziari.
  La manovra prevede, inoltre, maggiori risorse per il sistema dei trasporti pubblici, come ad esempio la manutenzione straordinaria della rete ferroviaria, le risorse per i contratti di programma di ANAS e Ferrovie e quelle per il trasporto pubblico locale. Si aggiungono, infine, interventi mirati su obiettivi ad elevata criticità. Vengono destinate maggiori risorse per l'edilizia sanitaria pubblica e per la ricostruzione dei danni provocati dal sisma nella regione Abruzzo.
  Altra parte della manovra dispone interventi per l'aumento del reddito disponibile delle famiglie. Per ridurre il cuneo fiscale e aumentare il reddito disponibile delle famiglie si conferma, come credito fiscale, il beneficio di 80 euro mensili per i redditi da lavoro dipendente e assimilati, fino a 1.500 euro mensili al netto dell'IRPEF, introdotto lo scorso maggio.
  È da evidenziare che il disegno di legge di stabilità prevede che il bonus venga introdotto in misura permanente, come era già stato annunciato varie volte dal Governo. Circa 9,5 miliardi di euro vengono destinati a finanziare questa misura.
  Le fasce di reddito interessate sono quelle medio-basse, che hanno una più alta propensione al consumo, e per questo, accanto all'impatto redistributivo, ci attendiamo effetti positivi sulla ripresa indotti da una crescita della domanda.
  In via sperimentale, in relazione ai periodi di paga decorrenti dal 1o marzo 2015 al 30 giugno 2018, limitatamente ai lavoratori dipendenti del settore privato che abbiano un rapporto di lavoro in essere da almeno sei mesi presso il medesimo datore di lavoro, è prevista inoltre la possibilità di richiedere una quota del trattamento di fine rapporto per complessivi 0,7 miliardi di euro in termini netti nel triennio considerato.
  Per il sostegno alla famiglia è previsto un contributo per ogni figlio nato o adottato dal 1o gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017 di 960 euro l'anno, erogato mensilmente a decorrere dal mese di nascita o di adozione fino al compimento del terzo anno di età o di ingresso nel nucleo familiare. A tal fine sono stanziate risorse per complessivi 1,8 miliardi di euro nel triennio, a cui si aggiungono ulteriori 0,3 miliardi nell'anno 2015 imputati a un apposito fondo per interventi a favore della famiglia.
  La manovra dispone inoltre il finanziamento in via permanente delle cosiddette politiche invariate. È previsto il rifinanziamento delle missioni di pace e l'incremento delle risorse destinate al riparto del cinque per mille. Sono, inoltre, incrementati nel triennio 2015-2017 il fondo di solidarietà per i ceti meno abbienti (social card), il fondo per le non autosufficienze, il fondo per le politiche sociali e le risorse destinate ai lavoratori socialmente utili. Tra le altre spese, sono stanziate risorse per il fondo ordinario delle università e per le scuole non statali.
  Con queste operazioni il Governo conferisce maggiore certezza ai soggetti interessati dalle misure richiamate, che trovano in bilancio le risorse necessarie al finanziamento dell'intero triennio di riferimento, e maggiore significatività al bilancio, che considera fin da ora le risorse necessarie al finanziamento di interventi che, nelle precedenti esperienze, erano rifinanziati solo annualmente con le successive leggi di stabilità.Pag. 8
  Per concludere, gli interventi della legge di stabilità muovono verso il rafforzamento del sistema produttivo, l'aumento del reddito disponibile delle famiglie, il sostegno all'economia e alla domanda aggregata in stretto collegamento con le riforme strutturali.
  Vengono incrementate le risorse da destinare alla dotazione infrastrutturale del Paese e per la realizzazione delle riforme annunciate dal Governo. Particolare attenzione viene riservata, inoltre, alle problematiche occupazionali connesse all'attuale fase economica.
  Le misure agiscono sia dal lato della domanda sia da quello dell'offerta in un quadro organico e coerente, possono sostenere l'attività economica nel breve periodo e accrescere il potenziale di crescita nel medio periodo. Queste politiche possono cambiare le aspettative rafforzando la dinamica degli investimenti, dell'occupazione e dei consumi e avviare un solido e duraturo percorso di sviluppo dell'economia.
  Anche per questo è essenziale che la legge di stabilità mantenga la sua compattezza e unitarietà, che le garantisce il massimo di impatto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Padoan e do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROCCO PALESE. Ringrazio il Ministro per questa ulteriore audizione, dopo quelle relative alla Nota di aggiornamento del DEF e alla Relazione integrativa richiesta dalla correzione.
  Non ripeterò le nostre critiche all'impostazione del disegno di legge di stabilità. Piuttosto, vorrei chiedere al Ministro un chiarimento specifico. Rispetto all'utilizzo dei fondi strutturali, con riferimento alla parte riprogrammata di cui all'articolo 12, comma 3, il titolare della delega ha dichiarato che i fondi non sono stati toccati o impegnati e sono intatti. Leggo però anche cose diverse e quindi vorrei conoscere dalla sua viva voce lo stato dei fatti.
  La mia interpretazione è che i contenuti dell'articolo 12, ossia gli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato, vengono finanziati per un miliardo di euro all'anno nel 2015, 2016 e 2017 e per 500 milioni di euro nell'anno 2018 con un prelievo dai fondi strutturali, cioè dalla PAC e dai fondi per il Sud. A ciò si aggiunga che anche i 500 milioni che sono serviti per raggiungere i 4,5 miliardi di euro della correzione integrativa resasi necessaria a seguito delle censure – o dei suggerimenti – dell'Unione europea sono stati tolti al Sud.
  Le chiedo conferma di questa situazione sconveniente. È grave che si utilizzino risorse dei fondi strutturali che servirebbero per ridurre il divario tra le due parti del Paese. Oltre a ciò, ritengo che siano risorse estremamente importanti per la crescita e per raggiungere gli obiettivi che il Governo si è dato.
  Passo a un altro elemento. Non penso le sfugga il fatto che nel bilancio dello Stato le uniche risorse disponibili in termini di competenza e di cassa che si possono spendere per la crescita, senza intervenire con una riduzione di altre spese e senza aumentare il prelievo fiscale, sono proprio i fondi strutturali. Tuttavia le regioni, per il completamento del programma 2007-2013 e per l'attuazione di quello relativo al ciclo 2014-2020, hanno l'esigenza lampante di essere messe nelle condizioni di spendere.
  L'Europa non può dirci di giorno che i soldi vanno spesi e vanno spesi entro una certa data e di notte che dobbiamo rispettare il Patto di stabilità. Nonostante gli impegni assunti a più riprese da questo punto di vista, di ciò negli impegni del Governo, conseguenti anche alle istanze delle regioni, non c’è traccia.
  Lei ha fatto riferimento all'incremento del fondo per le non autosufficienze, ma a me risulta che per le persone affette da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sia stata disposta una riduzione di 100 milioni di euro rispetto al 2014. Volevo sapere se mi è sfuggito qualcosa oppure se questa interpretazione è corretta.
  Concludo il mio intervento esprimendole una preoccupazione di carattere generale. La preoccupazione è enorme e Pag. 9riguarda l'impostazione che è stata data al disegno di legge di stabilità, e quindi al bilancio dello Stato, con riferimento alla previsione, a mio avviso troppo ottimistica – ma spero di essere smentito per il bene del Paese e per il bene di tutti –, di una crescita dello 0,6 per cento, che si aggiunge alla compensazione del meno 0,3 per cento che avremo nel 2014. In pratica, parliamo di una crescita dello 0,9 per cento.
  Spero che questo avvenga, altrimenti ad aprile dovremo fare un altro aggiustamento. In base alle previsioni economiche d'autunno che vengono oggi rese note dall'Unione europea e alla previsione di crescita, già a maggio sarebbe necessario un aggiustamento non inferiore a 10 miliardi di euro.

  GIORGIO SANTINI. Ringrazio il Ministro per la relazione e per quanto ci ha puntualmente rappresentato con riguardo al disegno di legge di stabilità. Vorrei domandare solo alcuni approfondimenti, anche alla luce delle audizioni che abbiamo svolto in questi giorni.
  Premetto che è pienamente condivisibile l'obiettivo, che lei ha con forza sostenuto, di uscire dalla recessione nel corso del 2015. Il sostegno ai redditi, la riduzione del cuneo fiscale per le imprese e la decontribuzione per le nuove assunzioni sono gli elementi portanti di questa iniziativa.
  Vorrei chiederle solo una precisazione. In sede di conversione del decreto-legge n. 66 del 2014 si era espressamente stabilito, al comma 1 dell'articolo 1, che per gli 80 euro si sarebbe tenuto conto anche dei carichi familiari della platea dei beneficiari. Nel disegno di legge di stabilità c’è il riferimento ai figli che nascono, ma non a questo aspetto che, come lei sa, ha creato qualche sperequazione tra famiglie in cui ci siano più redditi da lavoro e famiglie in cui ci sia invece un solo reddito con carichi familiari. È un tema che pongo per avere una sua valutazione.
  Per quanto riguarda le imprese, in altri provvedimenti era già stato stabilito che dovesse giungere a compimento l’iter di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, ma dalle audizioni è emersa con una certa forza la questione del mancato versamento della parte in conto capitale, che colpisce un settore in condizioni particolarmente critiche come quello delle costruzioni, per il quale andrebbe individuata una soluzione.
  Sappiamo bene che questo incide direttamente sull'indebitamento. È un problema che non ci sfugge, ma sappiamo altrettanto bene che questo settore presenta caratteristiche di volano e si trova in una gravissima crisi nonostante interventi come, tra gli altri, gli ecobonus e gli incentivi fiscali sulle ristrutturazioni.
  Lei non ne ha parlato questa sera, ma la manovra reca un notevole appesantimento della tassazione sui fondi di previdenza complementare e sui rendimenti pensionistici delle casse private. Al riguardo, si pongono, a mio avviso, due problemi. Il primo concerne l'indebolimento di strutture che tendono comunque a garantire un equilibrio previdenziale nel tempo. Se non corretto, ciò potrebbe avere effetti negativi per la stabilità del sistema previdenziale così faticosamente riconquistata in questi anni.
  In secondo luogo, rischia di essere inibito un potenziale canale di investimenti. Come sicuramente lei sa, proprio con il Ministero dell'economia e delle finanze e con altri ministeri si stava ragionando, in sede di Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, sulla possibilità di impegnare una parte delle risorse della previdenza complementare e delle casse private in fondi dedicati al rilancio degli investimenti nel nostro Paese.
  Infine, più che fare riferimento ai 500 milioni di euro dei fondi europei, che sono assolutamente spiegabili nell'ambito della correzione alla Nota di aggiornamento, a mio avviso occorrerebbe ottimizzare, per il periodo 2014-2020, l'utilizzo dei fondi europei con decisione ed esplicitamente in favore di politiche di investimento. Diversamente, non avendo altre risorse aggiuntive in questo campo, rischiamo di riprodurre Pag. 10anche nel prossimo ciclo di programmazione gli stenti, le incertezze e gli sprechi che purtroppo hanno caratterizzato il ciclo precedente.
  Credo sia pertanto necessario, in sede di esame parlamentare della manovra, dire parole molto chiare, almeno per quanto riguarda la competenza della legge di stabilità, su questo tema che riguarda il Fondo di sviluppo e coesione, collegato ai fondi europei.

  ROBERTO SIMONETTI. Ringrazio il Ministro per la relazione, che è del resto molto simile, se non identica, a quella che ha già illustrato in Commissione e in Aula per la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2014.
  Ci chiedevamo se avesse delle novità in riferimento all'incontro che c’è stato nel pomeriggio con i rappresentanti degli enti locali. Quanto ci è stato relazionato in queste audizioni, a parte Confindustria, possiamo definirlo un bollettino di guerra. L'esito delle politiche restrittive di questa manovra configura un bollettino di guerra, soprattutto per quanto riguarda la tenuta economica e sociale del territorio. I tagli effettuati a regioni, comuni e province, sommati a quelli derivanti dal decreto-legge n. 66 del 2014, dal decreto «Salva-Italia» e dalla spending review, portano a una situazione di impossibilità tecnico-economica di svolgere i compiti istituzionali.
  Dobbiamo anche aggiungere la maggiore imposizione fiscale sugli utili delle fondazioni bancarie e l'impossibilità per le camere di commercio di tenere una tesoreria, cosa che dimostra la volontà di smantellare le camere di commercio stesso impedendo loro di fare investimenti a livello territoriale. Tutto questo si somma ad una situazione già difficile per quanto riguarda lo sviluppo dei territori.
  Noi vediamo questa manovra non come espansiva, bensì come decisamente restrittiva. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato una crescita ottimistica dello 0,1 per cento del PIL e la CGIL conferma che nel 2018 la disoccupazione rimarrà all'11 per cento, come da voi indicato nella relazione, con il 40 per cento di disoccupazione giovanile.
  Vengo alla domanda che volevo porle. Se anche si riuscisse a scavallare – per usare un termine non molto tecnico, che però rende l'idea – il 2015, il 2016 partirebbe con un passivo di 16 miliardi di euro perché alla clausola di salvaguardia di 4 miliardi, che è stata differita di un anno, dal 2015 al 2016, occorre sommare la clausola di salvaguardia IVA, che vale altri 12 miliardi.
  Già in partenza dovremo quindi trovare 16 miliardi per evitare un aumento dell'imposizione fiscale, tale da tradursi in tutto tranne che in una manovra espansiva.

  GIROLAMO PISANO. Ringrazio il Ministro per la sua presenza. Vorrei sottolineare una serie di aspetti che sono stati accennati, ma non abbastanza approfonditi, e che riguardano i punti più rilevanti di questo disegno di legge di stabilità.
  Il primo concerne il bonus di 80 euro. Con il DEF 2014 e con la successiva Nota di aggiornamento avevate preso l'impegno nel senso di spostare la calibrazione di questo intervento su un discorso più orientato al reddito familiare, ma questo non è stato fatto. Oggi esiste, quindi, una contraddizione ingiustificata tale per cui una famiglia con un doppio reddito di oltre 20 mila euro per ciascun appartenente al nucleo familiare riceve più di un bonus, mentre una famiglia in cui un'unica persona percepisce un reddito superiore a 26 mila euro non riceve nemmeno un bonus.
  Ciò è assolutamente inaccettabile. Visto che lo strumento per determinare l'attribuzione del diritto al bonus è la parte reddituale dell'ISEE, partendo da questo e a parità di beneficiari, in termini sia di numero di persone per nucleo familiare sia di spesa complessiva, si potrebbe trovare un punto di vista decisamente più equo per assegnare questi 80 euro.
  L'altro punto importante riguarda le imprese e mi riferisco all'aumento delle ritenute d'acconto dal 4 all'8 per cento nel settore edile, nel quale la crisi è stata Pag. 11contenuta esclusivamente grazie alle spese di riqualificazione e ristrutturazione, che hanno salvato una fetta di questo settore decisamente in crisi, soprattutto nel Meridione. Aumentare indiscriminatamente la ritenuta d'acconto in un settore che mediamente ha un margine operativo lordo molto inferiore al 15, se non al 10, per cento significa creare un'anticipazione di cassa per le finanze delle piccole e medie imprese italiane che potrebbe destabilizzare un sistema già fragile, in un contesto in cui il credito bancario è pressoché precluso.
  Da questo punto di vista, non riesco a capire come si facciano a ottenere 920 milioni di euro attraverso una visione così poco ampia della situazione – per non dire di peggio –, operando una manovra deleteria per il settore in questione. Ritengo che si debba tornare indietro. D'altro canto, tutte le associazioni di categoria coinvolte nelle audizioni che sono state svolte sin qui hanno bocciato in maniera inequivocabile questo particolare provvedimento.
  Altro punto del tutto in contrasto con l'aiuto alle piccole e medie imprese italiane è il TFR in busta paga. Si crede di dare un'opzione a persone che non riescono a mandare avanti la propria famiglia con il reddito disponibile consumando le loro risorse e non quelle dello Stato. Non si tratta di veri e propri aiuti o di un credito di imposta, bensì del consumo di un investimento che il singolo lavoratore sta facendo su se stesso attraverso un accumulo che adesso gli viene consentito di ottenere immediatamente in busta paga. Anche la maniera è assurda, perché quelle stesse persone saranno in difficoltà quando non avranno più nulla da incassare alla fine del proprio rapporto di lavoro.
  Questo tra l'altro provocherà un'ulteriore difficoltà finanziaria per le imprese perché la parte ancora opzionabile, che non ha dato il proprio TFR alla previdenza complementare, provocherà un ulteriore esborso finanziario per le piccole e medie imprese, mentre la modalità di finanziamento attraverso le banche, a nostro avviso, è del tutto insufficiente per gestire la situazione. I 100 milioni di euro assegnati all'INPS sono poca cosa rispetto a ciò che potrebbe accadere. Si continua dunque a insistere sullo stesso punto debole e sugli stessi soggetti del sistema macroeconomico italiano.
  L'ultimo punto riguarda la tassazione delle assicurazioni sulla vita. Invece di tassare le vere rendite finanziarie, tassiamo rendite finanziarie accessorie di polizze che servono a dare sicurezza alle famiglie, soprattutto laddove il capo famiglia o la persona che percepisce il reddito prevalente si è preoccupata di tutelare il proprio nucleo familiare attraverso un'assicurazione del genere.
  Rimane invariata l'esenzione IRPEF per quanto riguarda il rischio di decesso anticipato, ma non viene rispettata l'esenzione su tutti gli accessori finanziari legati a queste polizze, a loro volta collegate spesso a un mutuo in corso per garantire alla famiglia la possibilità di estinguerlo nel momento in cui la persona che lo ha stipulato dovesse perdere il lavoro per un'invalidità dovuta a incidente piuttosto che la vita stessa.
  Mi fermo qui per ragioni di tempo. Concludendo, ritengo che la manovra non sia sufficientemente espansiva e non sia ben calibrata sulle necessità che l'Italia ha, anche in termini di differenze notevoli che si stanno sempre più evidenziando tra il Nord e il Sud.
  Pertanto, non riuscirà a ottenere neanche effetti di contenimento della crisi sistemica del Paese Italia, soprattutto nel Meridione.

  GIAMPAOLO GALLI. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione. Toccherò brevemente alcuni punti.
  Nelle audizioni che ci sono state in questi due giorni alcuni, tra cui talune organizzazioni sindacali e le autonomie locali questa mattina, hanno detto che avremmo dovuto essere più decisi nello sfidare l'Europa. Il Ministro ha già risposto l'altro giorno dicendo che la nostra situazione è diversa da quella di altri Paesi, perché noi, a differenza della Francia, Pag. 12non ci troviamo in una procedura di infrazione.
  Di questo si è discusso, ma qualcuno dice che è meglio ritornare nella procedura di infrazione pur di adottare interventi espansivi. Qualcuno di noi ha affermato che il nostro debito è però diverso da quello di altri Paesi, ma credo che una risposta compiuta e robusta su questo tema sia necessaria e comunque utile.
  Vengo a due punti molto specifici che riguardano le imprese. Le imprese avranno la possibilità di indebitarsi con le banche per erogare il TFR ai lavoratori che lo chiedessero. Si richiedono alcune condizioni indispensabili per far funzionare il meccanismo, tra cui il fatto che questo indebitamento ulteriore sia escluso dalla centrale dei rischi o compreso al di fuori della valutazione di rischio dell'impresa, dal momento che ci sarà non solo la garanzia dell'INPS ma anche una garanzia di ultima istanza dello Stato.
  C’è soprattutto la questione dei quattro anni di durata delle Targeted long term refinancing operation (TLTRO). La banca è cioè in grado di prestare al tasso del TFR se accede alla Banca centrale europea, ma i fondi della BCE sono disponibili per quattro anni. Il messaggio che viene dato al piccolo imprenditore è che l'esborso di liquidità lo potrà avere dopo quattro anni esatti. È un buon tempo, ma se non è chiaro cosa succederà dopo i quattro anni il meccanismo potrebbe anche incepparsi.
  Infine, è emersa una problematica, che non viene affrontata qui, concernente l'IMU sui macchinari. L'IMU non è solo sui capannoni, ma anche sui macchinari cosiddetti imbullonati. La circolare n. 6/2012 dell'Agenzia del territorio chiarisce quali sono gli immobili da escludere dall'applicazione delle rendite catastali ai fini dell'IMU, ma c’è un forte contenzioso nel Paese. Ci sono giudicati diversissimi a seconda dei tribunali e mediamente le imprese lamentano di dover pagare l'IMU non solo sul capannone, ma anche sul macchinario che sta dentro.
  Mi chiedo se questo non sia un tema che in questa o in altre sedi debba essere affrontato in tempi brevi.

  MARA MUCCI. Farò qualche critica spot e cercherò invece di entrare più nel dettaglio di alcuni argomenti.
  Prima di tutto, riteniamo che il bonus di 80 euro per i figli nati a decorrere dal 1o gennaio 2015 costituisca una misura spot che non risolve il problema alla base del gender gap che porta le donne ad allontanarsi dal posto di lavoro nel momento in cui diventano mamme. Servirebbe di più investire tali risorse in servizi, prendendo come modello Stati in cui del sostegno alla famiglia, alle donne e ai ragazzi in età scolare si fa un punto cardine dell'economia.
  Si crea di fatto un'economia dietro al sostegno alle famiglie. Penso alle donne che ricevono assistenza direttamente a casa. Si parla di figure professionali che percepiscono uno stipendio e producono un reddito. Investire un quantitativo risibile di risorse nell'aiuto alle famiglie non risolve il problema di base. Se una donna non è nelle condizioni di lavorare e di accudire i figli, preferisce lasciare il lavoro, magari a fronte di uno stipendio basso, piuttosto che lasciare a casa i propri figli. È una situazione che non dobbiamo permettere perché la donna deve essere vista soprattutto come una risorsa della società, anche per le caratteristiche che la differenziano dall'uomo e che possono dare un valore aggiunto al lavoro stesso.
  Per quanto riguarda il bonus degli 80 euro, dal lato dei dipendenti ci chiediamo come mai vengano sempre lasciati da parte i lavoratori autonomi. Noi, signor Ministro, siamo molto critici rispetto alle modifiche apportate al regime dei minimi. Senza entrare troppo nel dettaglio, la diversificazione dei codici ATECO va molto a svantaggio di coloro che prestano i servizi più innovativi.
  Attualmente, nel panorama economico si stanno sviluppando molto figure di consulenti informatici, di grafici, di pubblicitari, che devono rimanere al di sotto del limite dei 15 mila euro, il che è veramente ridicolo. Sono tutte figure che usciranno dal regime dei minimi e passeranno al regime ordinario, che comunque porta con Pag. 13sé adempimenti molto più pesanti e rende economicamente meno sostenibile la professione stessa.
  Vi chiediamo quindi di rimettere mano a queste tabelle perché svantaggiano quei lavoratori che mettono il proprio impegno e sono responsabili in prima persona del proprio lavoro, rischiando giorno per giorno in un mondo sempre più difficile, in cui il cliente te lo devi guadagnare.
  Siamo anche molto critici sul regime forfetizzato, perché non vorremmo che ciò incentivasse il lavoro nero. Se viene meno l'incentivo a richiedere fattura nel momento in cui ci si rifornisce di materiali o risorse, invece di controllare e cercare di far emergere il lavoro nero di fatto lo incentiviamo. Siamo quindi molto critici su questa modifica al regime dei minimi perché ci sembra limitativa, da una parte, e foriera di vari profili problematici, dall'altra.
  Per quanto riguarda la detrazione del costo del lavoro dall'IRAP, voi avete puntato sul tempo indeterminato, ma il lavoro di tipo stagionale, soprattutto nelle zone turistiche, non viene incentivato da questa misura. Sarebbe bene scegliere alcune misure e portarle fino in fondo per dare davvero respiro a questa economia. Siamo in un momento particolare e difficile e bisogna trovare strategie per uscire da questa crisi che è diventata sistemica.
  Per quanto riguarda gli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato, siamo preoccupati del fatto che questa misura si deve inserire nel contesto dei decreti attuativi della delega nota come Jobs Act. Il recente decreto-legge cosiddetto Poletti, infatti, dovrà essere armonizzato con questi incentivi sui contratti, che saranno contratti a tutele crescenti.
  Il punto è che il licenziamento deve diventare sempre più svantaggioso rispetto allo sgravio che si ottiene in termini di decontribuzione. È un problema che vi sottoponiamo. Per il datore di lavoro deve essere comunque più pesante licenziare che ottenere lo sgravio in funzione di un'assunzione; altrimenti, entro i tre anni, potrebbe licenziare essendo più conveniente cambiare lavoratore. Questo non deve accadere.
  Visto che il Jobs Act è un disegno di legge di delega e ancora non sappiamo come verrà attuato in dettaglio, vi sottoponiamo questo problema.

  ANTONIO MISIANI. Ringrazio il signor Ministro. Ho alcuni temi da proporre.
  In primo luogo, invito il Governo a considerare seriamente la possibilità di rivedere la scelta di aumentare la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione integrativi dall'11 al 20 per cento. Credo che sia un segnale troppo in controtendenza rispetto alla filosofia della riforma pensionistica, che dal 1995 in avanti ha spinto i lavoratori sul secondo pilastro, anche prevedendo adeguate incentivazioni.
  Con questa scelta tali incentivazioni vengono sostanzialmente smantellate e, se la leggiamo in combinato disposto con la facoltà di avere l'erogazione del TFR in busta paga – lo stesso TFR che per anni si è spinto a destinare ai fondi pensione –, credo che facciamo un passo indietro rispetto a un sistema pensionistico che, con il contributivo, garantirà alle nuove generazioni tassi di sostituzione molto più bassi degli attuali. Il secondo pilastro è quindi indispensabile per evitare di avere una generazione di pensionati poveri.
  Il secondo punto riguarda il regime dei minimi. Condivido la semplificazione degli adempimenti ma, così come sono costruite le tabelle ATECO, c’è una oggettiva condizione di favore per commercianti e artigiani mentre, per quanto riguarda le partite IVA non ordinistiche, che sono una componente debole del mercato del lavoro – e mi collego anche al fatto che il Jobs Act affronta il tema del lavoro dipendente, ma solo in via marginale tutto questo segmento del mondo del lavoro –, la soglia di 15 mila euro è oggettivamente molto bassa, a maggior ragione se la leggiamo in connessione con gli indici di redditività presunti.
  Il terzo punto riguarda i patronati, signor Ministro. Il taglio di 150 milioni di euro rischia di mettere in ginocchio un Pag. 14sistema di servizi di natura previdenziale, da non confondere con i CAAF, che, secondo il bilancio sociale 2013 dell'INPS, hanno fatto risparmiare 564 milioni di euro di costi che l'INPS avrebbe dovuto sostenere per erogare i servizi che invece oggi vengono offerti dai patronati. Mi chiedo se non sia necessario un supplemento di riflessione su questo tema.
  Le rivolgo un'ultima sollecitazione con riguardo alle province, signor Ministro. Nell'insieme degli interventi sugli enti territoriali credo che esse siano l'anello debole, eccessivamente caricato di tagli che intervengono in una fase delicatissima di transizione e di attuazione della riforma delineata dalla legge n. 56 del 2014.
  Siccome il processo di trasferimento delle funzioni alle regioni e ai comuni è sostanzialmente bloccato, noi chiediamo a province che stanno facendo esattamente le stesse cose delle vecchie province di erogare servizi essenziali ai cittadini con un miliardo di euro in meno, che sale a 2 miliardi nel 2016 e a 3 miliardi nel 2017. Senza mettere in discussione i contenuti della riforma, che è stata approvata e dunque va attuata, mi chiedo se non sia possibile una rimodulazione oppure una filosofia diversa.
  Occorre un'accelerazione del processo di dimagrimento delle funzioni delle province che renda sostenibile un intervento che, allo stato dei fatti, rischia di non esserlo.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Padoan per la replica.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio tutti. Le domande sono moltissime e non prometto di rispondere a tutte. Alcune sono osservazioni generali sulla filosofia delle misure. Proverò a seguire i miei appunti.
  La prima questione riguarda il fondo per le non autosufficienze. Questo disegno di legge stanzia 750 milioni di euro per tre anni. Dà quindi una garanzia di tre anni al finanziamento, laddove in precedenza si era di volta in volta dovuto affrontare il problema ad ogni legge di stabilità. Si può argomentare che nel primo anno ci sono 100 milioni di euro in meno rispetto all'anno scorso, ma a mio avviso c’è un beneficio determinato dalla certezza dell'orizzonte temporale.
  L'estensione della platea dei beneficiari degli 80 euro è un tema che è stato affrontato molte volte, da quando è stato adottato il decreto-legge n. 66 del 2014. Dico una cosa banale, ma se le risorse disponibili fossero state maggiori l'estensione della platea sarebbe stata considerata in modo molto serio.
  È stato invece deciso di confermare gli 80 euro, a dispetto di molte voci che dicevano che non sarebbe stato possibile. Ciò, in primo luogo, perché l'ammontare di risorse che viene dato alle famiglie a reddito medio-basso è significativo. Stiamo parlando di 10 miliardi di euro. In secondo luogo – questa è la mia opinione personale –, si elimina probabilmente, se non tutta, gran parte dell'incertezza che prima era collegata al fatto che le famiglie non sapevano se gli 80 euro sarebbero stati permanenti. Lo stesso ammontare di risorse, se c’è più fiducia, viene speso più facilmente e l'effetto di sostegno al reddito è più efficace.
  Da questo punto di vista, passo subito alla questione degli 80 euro in favore dei figli nati a decorrere dal 1o gennaio 2015. È un meccanismo di estensione, con l'ottica della famiglia in mente, di questo aumento del reddito disponibile. Non posso non essere d'accordo sul fatto che una politica per la famiglia a tutto campo richieda naturalmente servizi più efficienti. Richiede, però, anche operazioni di costruzione di tali servizi e coinvolge non solo il Governo centrale, ma coinvolge ovviamente enti locali ed enti territoriali nella fornitura di questi servizi. Dovrebbe perciò essere affrontata in questo tema più ampio.
  Per quanto riguarda i debiti della pubblica amministrazione, ricordo che una parte delle risorse messe a disposizione dal Governo per il pagamento di tali debiti – e sto parlando di quelli di parte corrente – è ancora inutilizzata, il che può avere molte implicazioni. Una implicazione, che Pag. 15io condivido, è che probabilmente il vero ammontare dei debiti pregressi della pubblica amministrazione era diverso dalle cifre che inizialmente circolavano, perché si tratta di una grandezza molto difficile da stimare.
  Ricordo che non si è trattato solo di mettere in campo risorse aggiuntive, ma di introdurre un meccanismo che si rivelasse più efficace e che stiamo cercando di migliorare in corso d'opera perché ci sono vari passaggi, dalla certificazione alla risposta dell'amministrazione locale e così via. Il Governo si impegna a migliorare il meccanismo e quindi a implementare una riforma e non solo a introdurla.
  Aggiungo, però, che i debiti in conto capitale, che come giustamente veniva ricordato presentano un problema di copertura significativo, non li abbiamo tolti dalla nostra osservazione e, nell'ipotesi in cui, visto che si tratta di risorse in conto capitale, fossero disponibili risorse importanti, seppure una tantum, quella voce sarebbe prioritaria per il loro utilizzo.
  Quanto alla tassazione dei fondi pensione e alla previdenza complementare, vi sono tre questioni. In primo luogo, è vero che è stata aumentata l'imposizione sui fondi pensione, ma essa rimane sempre al di sotto del valore del 26 per cento sulle rendite finanziarie. In secondo luogo, vorrei ricordare che in sede di erogazione della prestazione pensionistica complementare il regime fiscale del beneficiario rimane agevolato.
  In terzo luogo, sono al corrente che i fondi pensione potranno giocare un ruolo su operazioni di investimento. Mi auguro, visto che questa è un'iniziativa presa in piena indipendenza da parte di fondi e casse, che essi continuino in questa iniziativa, che ritengo estremamente importante. Faccio notare che è nell'interesse dei medesimi fondi e casse avere alternative all'investimento, in aggiunta a quelle che ci sono adesso.
  Sul TFR, l'onorevole Galli diceva che il finanziamento è legato al TLTRO che ha una durata di quattro anni, ma anche questa misura sul TFR è temporanea. Potremmo rivederla tra tre anni nella sua interezza e migliorarla, ma è una delle cose che ritengo adesso meno rilevanti. Sono tuttavia d'accordo sul fatto che il meccanismo con il quale il sistema bancario può colmare eventuali vuoti di finanziamento alle imprese che si vedono sottratte il TFR, almeno in parte, può essere migliorato. Ciò, però, fa parte del meccanismo di implementazione generale di una nuova misura.
  Sono stati, inoltre, formulati rilievi relativamente ai patronati, alle province o anche al trattamento delle anticipazioni fiscali. Mi rendo conto che, quando viene colpita una particolare attività o un particolare settore, chi viene colpito concentra l'attenzione su questa voce specifica. Vorrei ugualmente sottolineare, tuttavia, che la portata complessiva di questa manovra, in termini di tagli di tasse, è di gran lunga più importante di queste operazioni e sono convinto che il beneficio, ad esempio per il settore edile che è stato citato, rientrerà in un altro modo. Alla fine, il beneficio netto sarà superiore all'eventuale danno specifico derivante da queste misure.
  Aggiungo che l'anticipazione non è un aumento della tassazione; è una misura contro l'evasione fiscale. L'ammontare, almeno teorico, del gettito che dovrebbe essere erogato da chi deve pagare queste tasse non dovrebbe cambiare, a meno che non vi sia una situazione specifica di evasione fiscale.
  La notevolissima riduzione della tassazione sul lavoro, a cui mi riferivo nella mia introduzione, rappresenta una misura a favore del lavoro. Di questo dovrebbero beneficiare il Paese nella sua interezza, ma soprattutto le zone del Paese dove l'attività economica è a più elevata intensità di lavoro. Mi sembra un fatto banale. Nel momento in cui avremo sufficienti informazioni per dare, ad esempio, una valutazione in termini di impatto sul Mezzogiorno e sulle zone meno sviluppate del Paese, valuteremo questa situazione.
  A proposito del Mezzogiorno e dell'utilizzo dei fondi europei, in Europa l'Italia si è fatta portatrice di un'iniziativa estremamente importante, cioè quella del sostegno agli investimenti, e del tentativo di Pag. 16utilizzare al meglio le risorse che ci sono. Il dibattito in Europa su questo ha due variabili. Si dice che bisogna avere più risorse, ed è vero, ma bisogna avere anche progetti che siano profittevoli, in modo tale che le risorse allocate siano effettivamente usate bene.
  Attualmente molte delle risorse che abbiamo a disposizione non sono utilizzate per mancanza di progetti. Il Governo nel contesto europeo, ma anche nazionale, sta concretamente mettendo in campo iniziative volte all'identificazione di progetti che possano sposarsi con le risorse esistenti.
  Sta inoltre assumendo iniziative – questa è una novità – nei confronti della Banca europea degli investimenti affinché risorse aggiuntive siano disponibili per progetti italiani utili, cosa di cui sentiamo molto la mancanza. Anche di questo penso che potrà beneficiare il Paese nella sua interezza, ma anche e sicuramente i progetti nel Sud. Di nuovo, la mia forse non è una risposta puntuale ma un richiamo al fatto che molte delle misure che si stanno prendendo alla fine porteranno risultati netti positivi.
  Scusandomi se ho saltato talune domande specifiche, passo alle clausole di salvaguardia sul 2016-2017. Se, come altri hanno fatto, si utilizza meccanicamente l'applicazione di tali clausole, che sono indispensabili per poter chiudere il bilancio, e si immagina che saranno utilizzate nella loro complessità, si giunge a risultati non particolarmente soddisfacenti in termini di performance. Le clausole di salvaguardia andranno, però, gestite di volta in volta.
  Ricordo che in questa legge di stabilità si disinnescano, per un importo di 3 miliardi di euro, clausole di salvaguardia introdotte con la precedente legge di stabilità. Questo fa parte di un processo complessivo di bilancio. Permettetemi di concludere con una motivazione del tutto soggettiva. Io sono convinto che l'insieme delle misure della legge di stabilità e di tutte quelle che prende il Governo, che fanno parte di una strategia, alla fine sarà in grado di produrre risultati migliori di quanto questi numeri dicano oggi. In questo caso sarà più facile affrontare i problemi che oggi vediamo, compresa le modalità di gestione delle clausole di salvaguardia. Ringrazio comunque tutti per i suggerimenti molto utili.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro dell'economia e delle finanze e tutti i colleghi intervenuti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.50.