Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 11 ottobre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, in ordine alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016 (ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 243 del 2012) :
Boccia Francesco , Presidente ... 3 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 6 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 6 ,
Lezzi Barbara  ... 7 ,
Fassina Stefano (SI-SEL)  ... 8 ,
Guidesi Guido (LNA)  ... 8 ,
Santini Giorgio  ... 9 ,
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 10 ,
Marcon Giulio (SI-SEL)  ... 10 ,
Cariello Francesco (M5S)  ... 11 ,
Fanucci Edoardo (PD)  ... 12 ,
Marchi Maino (PD)  ... 13 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 15 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 16 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 16 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 16 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 16 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 17 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 17 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 17 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 17 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 17 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 17 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 17 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 17 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 17 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 17 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 17 ,
Palese Rocco (Misto-CR)  ... 19 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 19 ,
Fedriga Massimiliano (LNA)  ... 19 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 19 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 20 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan ... 21

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 20.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, in ordine alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 243 del 2012, in ordine alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2016.
  Sull'ordine dei lavori avverto che il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il professor Pisauro, poco fa ha trasmesso alla Presidente della Camera e al Presidente del Senato la nota di cui do lettura.
  «Onorevole Presidente, desidero informarLa che l'UPB ha espresso la propria valutazione del quadro macroeconomico programmatico della NADEF 2016 nell'audizione del 3 ottobre ultimo scorso. Vi è quindi una divergenza di opinioni con il Governo.
  Rammento, tuttavia, che il principio del comply or explain sotteso dall'articolo 18, comma 3, della legge n. 243 del 2012, non obbliga il Governo ad adeguarsi ma richiede che esso illustri “i motivi per i quali ritiene di confermare le proprie valutazioni ovvero ritiene di conformarle a quelle dell'Ufficio”.
  Resta comunque aperto il processo finalizzato alla validazione, se diverse, delle previsioni macroeconomiche che verranno presentate nel Documento programmatico di bilancio, come previsto dall'ordinamento europeo. L'occasione è gradita per porgerLe i più cordiali saluti».
  Ricordo che, ai sensi del citato articolo 18, comma 3, della legge n. 243 del 2012, qualora nell'esercizio delle funzioni, di cui al comma 1 del medesimo articolo 18, l'Ufficio parlamentare di bilancio esprima valutazioni significativamente divergenti rispetto a quelle del Governo, su richiesta di almeno un terzo dei componenti di una Commissione parlamentare competente in materia di finanza pubblica, quest'ultimo illustra i motivi per i quali ritiene di confermare le proprie valutazioni ovvero, come dicevamo, ritiene di conformarle a quelle dell'Ufficio.
  Lascio pertanto la parola al Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente, buonasera a tutti. È stato inviato in anticipo il testo della mia audizione, che contiene anche alcune tabelle.
  Nell'audizione del 3 ottobre scorso l'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha ritenuto di non validare la previsione di crescita programmatica per il 2017 contenuta nella Nota di aggiornamento del DEF. La valutazione da parte dell'UPB è, ovviamente, Pag. 4 un aspetto importante del processo di approvazione parlamentare della Nota di aggiornamento e lo stesso Governo ha beneficiato dell'interlocuzione con l'UPB nel predisporre le previsioni.
  Ricordo che la legge n. 243 del 2012, all'articolo 18, comma 3, prevede che, come è stato appena ricordato, in caso di mancata validazione il Governo illustra i motivi per cui ritiene di confermare le proprie valutazioni ovvero di conformarle a quelle dell'Ufficio.
  Rilevo inoltre che la legge n. 163 del 4 agosto 2016 richiede al Governo di indicare nella Nota di aggiornamento i principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica. Alle informazioni già presenti nella Nota di aggiornamento del DEF 2016, che indica ambiti di intervento e relativi impatti della manovra 2017-2019, in questa audizione aggiungerò ulteriori dettagli su misure, ambiti di intervento e impatti sul PIL ipotizzati nel redigere la Nota di aggiornamento.
  L'UPB sostiene che la previsione programmatica del Governo è fuori linea rispetto alle stime del panel di previsori, essendo superiore di 0,3 punti percentuali rispetto al valore mediano di tali previsioni. Faccio rilevare che, essendo la stima tendenziale del Governo di 0,1 punti percentuali più elevata di quella del panel UPB, la differenza in termini di scarto fra scenario programmatico e tendenziale fra Governo e panel UPB è in realtà di 0,2 punti percentuali.
  Consentitemi di attirare l'attenzione sull'ampiezza degli scarti di cui parliamo tra una valutazione e l'altra: si tratta di uno scarto contenuto, che a noi sembra non significativo anche in termini statistici alla luce di diverse considerazioni.
  Partirei dalla più recente stima del Fondo monetario internazionale, il quale attribuisce all'Italia una crescita dello 0,9 per cento nel 2017, peraltro senza disporre di elementi sulla manovra ipotizzata dal Governo. Si tratta di uno scarto di un decimo di punto percentuale con le nostre previsioni.
  Lo scarto tra la stima del Governo e quella del panel di previsori UPB è appena più ampia: due decimi di punto percentuale, meno della metà della revisione del PIL reale 2014, pubblicata dall'ISTAT il 23 settembre. Ricordo che in quell'occasione l'ISTAT ha rivisto la valutazione iniziale di un calo del prodotto, stimata un anno fa a un meno 0,4 per cento, e ha invece registrato una crescita pari a un più 0,1 per cento. Peraltro nello stesso panel di previsori UPB ci sono divergenze per il 2017 di 0,2 punti percentuali.
  Osservo inoltre che le stime del Governo relative all'impatto della manovra nel triennio 2017-2019 coincidono con quelle dell'UPB: per entrambi l'impatto ammonta a 0,4 punti percentuali di PIL. La differenza tra la valutazione del Governo e la valutazione dell'UPB verte principalmente sui tempi del dispiegarsi degli effetti della manovra. In particolare, per l'UPB gli effetti sono minori di 0,2 punti percentuali nel 2017, compensati da un maggiore impatto nel biennio successivo.
  In sintesi, stiamo parlando di una differenza ridotta, che pare riconducibile a singole peculiarità modellistiche, timing delle equazioni, modalità di introduzione delle politiche nei modelli e margini d'errore statistico.
  Vengo ora all'impatto delle misure di stimolo sul PIL programmatico 2017 e passo a illustrare come si è pervenuti alla valutazione dell'impatto complessivo della manovra, in linea con quanto previsto dall'articolo 1, comma 7, lettera b), della legge n. 163 del 2016, concernente il contenuto nel disegno di legge di bilancio. Per ciascun ambito di intervento indicherò l'entità dell'impatto sulla crescita.
  La stima dei tassi di crescita è basata sull'ipotesi di un indebitamento netto pari al 2 per cento del PIL nel 2017, all'1,2 per cento nel 2018 e allo 0,2 per cento nel 2019. I tassi di crescita del PIL reale associati a questi livelli di indebitamento, così come indicati nella Nota di aggiornamento del DEF, sono i seguenti: 1,0 per cento nel 2017, 1,3 per cento nel 2018 e 1,2 nel 2019.
  La composizione della manovra e quindi alcuni suoi effetti sono ancora passibili di variazione, in quanto il disegno di legge di Pag. 5bilancio deve essere ancora discusso e approvato dal Consiglio dei ministri. Una volta che il Governo avrà licenziato il disegno di legge, verrà trasmesso alle autorità economiche europee e al Parlamento il Documento programmatico di bilancio.
  Vengo adesso alla valutazione delle singole misure di stimolo alla crescita e all'impatto sul PIL. Per quanto riguarda la rimozione dell'aumento dell'IVA previsto per il gennaio 2017, essa comporta un aumento di più 0,3 punti percentuali. Questa valutazione è suffragata da simulazioni econometriche che forniscono un moltiplicatore lievemente superiore a quello riportato nel DEF 2016, a ragione di miglioramenti alle stime del modello, revisioni alle serie storiche e nuove osservazioni.
  Questo effetto chiaramente deve essere scorporato dal tendenziale, che includeva un aumento delle imposte indirette e genererebbe un effetto restrittivo sui consumi. Su questa voce siamo stati prudenti, considerando il contesto macroeconomico nel quale ci troviamo dall'inizio della crisi. Inoltre è ragionevole sostenere che la stima di tale effetto sia prudente anche alla luce dell'esperienza del passato e della fondata ipotesi che le aspettative in qualche modo scontino la non attuazione dell'aumento IVA. Si pensi che una simulazione controfattuale con il modello Oxford Economics darebbe un impatto sul PIL nel 2017 dello 0,5 per cento, maggiore della nostra stima dello 0,3 per cento.
  Per quanto concerne il pacchetto «Competitività», esso ha un impatto positivo di 0,1 punti percentuali. Questo pacchetto di misure punta a stimolare gli investimenti privati in macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto, beni immateriali ed in particolare ricerca e sviluppo. Il pacchetto comprende super-ammortamenti relativi agli investimenti effettuati nel 2017, a patto che i relativi beni siano consegnati entro il 30 giugno 2018.
  Si introduce anche un iper-ammortamento per investimenti in Industria 4.0. Si rafforzano i crediti d'imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo e, nell'ambito delle iniziative che vanno sotto la definizione di «Finanza per la crescita», si introducono i Piani di risparmio individuali, con effetti che si ampliano lungo il periodo 2017-2019.
  Per quanto concerne il pacchetto «Sviluppo», esso ha un impatto positivo di 0,2 punti percentuali. Si tratta di maggiori investimenti in opere pubbliche e messa in sicurezza di infrastrutture scolastiche e viarie in chiave antisismica. Inoltre si rifinanzia il Fondo centrale di garanzia e la legge Sabatini. Si prevede inoltre la proroga dell'intero pacchetto di incentivi fiscali al risparmio energetico, alle ristrutturazioni e all'acquisto di mobili, fortemente potenziato per gli interventi per la sicurezza sismica.
  Per quanto riguarda il pacchetto relativo a «Politiche sociali, contratti pubblici, capitale umano, politiche vigenti», esso ha un impatto complessivo positivo di 0,1 punti percentuali. L'impatto è arrotondato per difetto, essendo pari a 0,05 punti percentuali per le politiche sociali e a 0,09 punti percentuali per quelle vigenti, ossia le spese indifferibili.
  Nelle spese sociali sono compresi l'adeguamento delle pensioni minime e risorse per le famiglie, il capitale umano e i rinnovi contrattuali nel settore pubblico.
  Vengo ora all'impatto delle coperture. Faccio riferimento, in primo luogo, a riduzioni di spesa che hanno un impatto negativo sul PIL di 0,2 punti percentuali. A tale proposito, si prevedono un'ulteriore spending review e una revisione al ribasso di alcune voci di spesa e di fondi di dotazione. Mi riferisco, in secondo luogo, a maggiori entrate, che hanno un impatto negativo di 0,1 punti percentuali. A tale riguardo, è previsto un maggior gettito sulla base di meccanismi di emersione delle basi imponibili e di recupero dell'evasione IVA. Vengono altresì variati i parametri dell'ACE e dei meccanismi di alcune altre imposte. Si prevedono, inoltre, entrate da concessioni governative e altre entrate con bassi moltiplicatori sull'attività economica.
  Altre coperture, indicate nella Tabella 3 del testo che vi è stato distribuito, comprendono Pag. 6 tagli a fondi di dotazione già inclusi nell'indebitamento tendenziale, ulteriori misure di riduzione della spesa e un aumento delle entrate ipotizzate equivalenti tra loro in termini di entità, nonché l'effetto retroattivo della maggiore crescita del PIL programmatico rispetto al tendenziale, su cui abbiamo tuttavia fatto valutazioni altamente prudenziali.
  La valutazione complessiva, ossia il saldo di tutti gli impatti ora descritti, è di 0,4 punti percentuali di aumento del PIL. Partendo da uno 0,6 per cento di crescita del quadro tendenziale, si perviene ad una crescita del PIL reale pari all'1,0 per cento nel 2017. Come evidenziato nella tabella n. 2 della relazione, l'impatto negativo delle riduzioni d'imposta e degli aumenti di entrate sul PIL cresce nei due anni successivi in funzione di obiettivi di indebitamento netto più ambiziosi.
  La tabella n. 3 del testo contiene informazioni di maggior dettaglio sulla composizione della manovra 2017-2019 ipotizzata nella Nota di aggiornamento, suddivisa per ambiti di intervento, composizione che potrebbe subire delle modifiche al margine in sede di definizione del disegno di legge di bilancio.
  Con riferimento alla previsione 2016-2017 alla luce degli ultimi dati, credo sia utile rilevare che dalla pubblicazione della Nota di aggiornamento ad oggi sono divenuti disponibili dati trimestrali di contabilità nazionale basati sui dati annuali diffusi il 23 settembre, nonché i numeri della produzione industriale di agosto. I nuovi dati di contabilità trimestrale riducono la cosiddetta «crescita acquisita» per il 2016, alla luce dei dati per i primi due trimestri, dallo 0,7 allo 0,6 per cento.
  Il dato di produzione industriale di agosto, pari a un più 1,7 per cento sul mese precedente, porta invece ad aumentare la stima di crescita del PIL reale per il terzo trimestre prudenzialmente di un decimo di punto, anche ipotizzando che il balzo venga compensato da una equivalente variazione congiunturale negativa in settembre.
  Ne consegue che riteniamo di confermare la previsione di crescita del PIL reale di 0,8 per cento per quest'anno. Inoltre l'effetto di trascinamento sul 2017 aumenta lievemente, il che fornisce un ulteriore supporto alla previsione del Governo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro Padoan. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RENATO BRUNETTA. Visto ciò che l'Ufficio parlamentare di bilancio conferma nella sua nota, pur nella stringatezza burocratica, letta dal presidente Boccia e che il Ministro Padoan conferma, penso non ci sia altro da dire. Che il Governo proceda, che il Governo approvi, e il documento andrà in sede europea senza l'approvazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Che dire ancora? Parlare dei moltiplicatori e dei demoltiplicatori che senso ha? Parlare dei modelli che senso ha? Siamo dentro una procedura e questa procedura sta prevedendo, così come abbiamo visto, una esplicita contrapposizione. Non direi, signor Ministro, che si tratta di decimali: si tratta di componenti rilevanti di discostamento, che comportano ovviamente valutazioni conseguenti.
  Anche il fatto che non ci sia nessuno, a parte il sottoscritto, che voglia intervenire la dice lunga sullo stallo e sull'incomprensione tra Governo e Parlamento in questa fase, non mi appiglierei – non lo fa neanche questo stringato documento – al balzo di agosto, sapendo tutti che agosto ha poca significatività dal punto di vista statistico, in quanto è un mese vuoto di produzione e quindi di impatto.
  Che dire? Non c'è nulla da dire, se non l'estrema preoccupazione che arrivi in Europa, come ho avuto modo di dire il 4 ottobre scorso, un documento senza validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Questo è l'elemento più preoccupante ed io avevo chiesto in tutti i modi che il Governo smettesse una volta per tutte di fare propaganda, smettesse di nascondersi dietro banali astrazioni statistiche, banali moltiplicatori e demoltiplicatori che si insegnano nei primi anni di politica economica e che, come ben sappiamo, sono suscettibili Pag. 7 di essere valutati nella loro dimensione in termini di contesto e di sentiero, di deficit o di surplus.
  Così non è stato, il mio auspicio non è stato colto: muro contro muro, benissimo. Il Governo vada pure avanti, il Parlamento ne prenderà atto, al di là delle votazioni che ci potranno essere, tanto questo Parlamento con le maggioranze illegittime – e non userei le formulazioni del Presidente Napolitano – vota qualsiasi cosa, quindi voterà anche questa Nota di aggiornamento del DEF.
  La mia è solo amarezza, preoccupazione per una congiuntura che continua a peggiorare, altro che trascinamento moderatamente positivo rispetto al 2017, lo vedremo nei prossimi mesi! Io non avrei voluto arrivare a questo punto ma, se questa è la volontà del Governo, ne prendo atto. Grazie.

  BARBARA LEZZI. Ministro, onestamente questa sua relazione è piuttosto imbarazzante. Sembra di leggere i giornali degli ultimi giorni, perché questo non è altro che l'elenco dei buoni propositi che il Governo sta cercando di offrire al Paese, però non ci sono le spiegazioni di come si arriva a questo 0,4 per cento in più e su quali sarebbero veramente gli impatti.
  Dico che è imbarazzante perché sono convinta che il Governo stia cercando questa nuova finestra di flessibilità, probabilmente l'ultima che ci verrà concessa dopo aver utilizzato tutto quello che c'era da utilizzare, semplicemente per fare la terza campagna elettorale. L'abbiamo fatta per le europee, per le amministrative e adesso si farà anche per il referendum costituzionale. Si sta cercando sempre di aprire quella finestra che servirà solo per il consenso elettorale, ma ci sarà debito improduttivo, cioè quel genere di debito che non sarà altro che nuove tasse.
  Io avrei specificato meglio il fatto che questo blocco delle clausole di salvaguardia è dovuto a voi stessi, perché le clausole di salvaguardia le avete messe proprio voi e mi pare piuttosto curioso avere un impatto positivo dello 0,3 per cento soltanto per il fatto di bloccare se stessi, perché di questo si sta trattando. Se ci fosse una politica economica differente, si potrebbero avere degli impatti diversi, facendo quegli investimenti che a questo Paese servono davvero, e noi sappiamo bene invece che proprio nella relazione che accompagnava la tabella degli investimenti soldi non ce ne sono.
  Vorrei chiederle un'altra cosa da tecnico qual è, in quanto ho sempre pensato che lei fosse un autorevole tecnico, ma mi pare ormai piegato alle esigenze prettamente politiche di questo Governo. Ritengo che insieme a lei stia perdendo credibilità tutta l'Italia, e questo per me è veramente mortificante, perché voi dite che non si stanno truccando i conti quando in realtà è così ed è il caso di dire ai cittadini che quando si va a prevedere una crescita che non c'è, su quella crescita si costruiscono delle spese che poi in realtà non sono coperte.
  In tutte le tabelle noi vediamo che di fatto il debito pubblico non scende, se non negli anni successivi, ma quella parte scende solo a carico delle amministrazioni locali e mai del Governo centrale. Le amministrazioni centrali si tengono le mani libere proprio per il consenso elettorale e le amministrazioni locali probabilmente dovrebbero alzare un po’ la voce per gli imminenti tagli anche alla sanità che arriveranno a partire dal 1° gennaio 2017, che sono piuttosto severi: si parla di 3,5 miliardi di euro, come recitava purtroppo un comma della legge di stabilità dell'anno scorso.
  Il deflatore dei consumi tra il quadro tendenziale e il quadro programmatico passa nel 2017 da 1,7 a 0,9 per cento, perché c'è il disinnesco delle clausole di salvaguardia, però poi nel 2018 vedo che passa da 1,7 a 1,9 per cento, quindi aumenta, e questo mi fa evincere che le clausole di salvaguardia nel 2018 per 20 miliardi scatteranno, tanto che anche nella tabella n. 2, concernente la rimodulazione delle imposte indirette, ci sarebbe questo impatto positivo dello 0,3 per cento che nel 2018 diventa dello 0,1. Ciò quindi significa che non ci sarà il disinnesco totale, se non soltanto probabilmente in una piccolissima parte.
  Non si sta facendo altro per l'ennesima volta che trasferire l'onere a chi verrà dopo di voi. Voi sapete infatti di essere già con un Pag. 8piede a casa, questo è poco ma sicuro, perché questo Governo non potrà andare oltre il referendum costituzionale incentrato sulla persona di Renzi che, non a causa delle opposizioni ma di se stesso, si trasformerà in un «Renzi dentro, Renzi fuori».
  Temo proprio che sia questo il lavoro che state facendo adesso: consegnare a chi verrà dopo di voi un Paese in macerie, un Paese che non ha respiro, non ha aria, senza utilizzare un po'di quel coraggio che è stato sempre millantato mediaticamente e che, in realtà, non c'è mai stato per fare tutto quello di cui questo Paese avrebbe bisogno.

  STEFANO FASSINA. Ringrazio il Ministro per l'esposizione ed ovviamente non ritorno sulle valutazioni che abbiamo già fatto la settimana scorsa. Per quanto mi riguarda, nonostante le informazioni aggiuntive che sono state fornite questa sera, ed in particolare mi riferisco alla tabella n. 3, mantengo quei rilievi. Credo che sul piano istituzionale sia rilevante il fatto che si proceda senza la validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio e mi sorprende che il Presidente del Consiglio, che sin dall'inizio del suo mandato ha sbandierato i 0,2 per cento di flessibilità conquistati a Bruxelles come grandi vittorie politiche, e che quando il PIL del 2014 è passato ad un più 0,1 per cento ha fatto partire le grancasse da Palazzo Chigi, ora tratti con tanta disinvoltura gli zero virgola, ma questo è un discorso che faremo in altra sede.
  Devo dire con franchezza che non capisco la dimensione dei moltiplicatori implicati nei numeri contenuti nella tabella. Vedo effetti molto contenuti dell'aumento delle entrate aggiuntive, mentre vedo effetti molto rilevanti sugli investimenti, con una spesa di 0,02 punti percentuali di PIL nel 2017, grazie ai super ammortamenti, che produce un impatto di 0,15 punti percentuali sul PIL, attraverso quindi un moltiplicatore di circa 8. Ma non voglio soffermarmi su questo, l'abbiamo già fatto e non intendo ritornare in questa sede sull'impianto della manovra.
  Vorrei chiedere piuttosto al Ministro un chiarimento: vorrei capire questi 6-7 miliardi di aumenti di entrate permanenti indicati nella tabella a quale tipo di imposte fanno riferimento. Vorrei inoltre capire, se possibile, su quali capitoli intervengano i tagli di spesa.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, presidente. Novità non ce ne sono. Rispetto alle previsioni fatte, agli obiettivi inseriti nella Nota di aggiornamento del DEF e anche alle tabelle oggi prodotte dal Ministro, quell'accordo sulla flessibilità viene dato praticamente per scontato. Ci sono misure che sono già state verificate, nel senso che alcune misure sugli investimenti e alcuni incentivi sono un rinnovo rispetto a quelle contenute nelle precedenti leggi di stabilità, né mi sembra che abbiano determinato una significativa produzione di indotto sia per le casse dello Stato, sia per il prodotto interno lordo.
  Dall'altra parte, signor Ministro, qualche domanda c'è, ma non riguarda prettamente i numeri, perché, al di là del fatto che lei venga qui e ci legga un paio di tabelle, credo che ad alcune domande sull'atteggiamento che avete tenuto nei confronti della composizione del bilancio e della legge di stabilità in questi ultimi anni, nonché nei confronti del Parlamento, alcune risposte siano utili e debbano esserci. È il secondo anno che, praticamente, lei colloca l'obiettivo del pareggio di bilancio nei due anni successivi, e tutti gli anni sposta in avanti il raggiungimento di quell'obiettivo. Vorremmo capire se c'è effettivamente, da parte del Governo, l'intenzione di conseguire quell'obiettivo o se, invece, tale obiettivo non c'è e si tenta solo di spostarlo alla prossima legislatura. Inoltre, Ministro, le pongo un'altra questione. Relativamente agli interventi che avete anticipato e che confermate rispetto alla scorsa legge di stabilità nella nuova legge di bilancio, che Paese si aspetta tra vent'anni? Noi non troviamo infatti da parte vostra nessun indirizzo di politica economica, nessun obiettivo strutturale. Non sappiamo quale Paese volete costruire. Conosciamo semplicemente tentativi di rapporto con l'Unione Pag. 9 europea per avere un po’ di flessibilità, per fare la campagna referendaria – e mi spiace, Ministro, che a questo lei si presti – e per poi tutte le volte tentare di tappare un po’ di buchi, ma qua non c'è nessun piano di politica economica. Noi non conosciamo il vostro reale obiettivo. Non sappiamo che Paese vorreste, dove volete arrivare. Su questo magari dovremmo confrontarci. Non c'è un piano di investimenti, non c'è niente di niente. C'è solo un grosso distacco dall'economia reale, Ministro.
  La invito, per quanto lei possa, a girare nei singoli territori e a verificare quello che c'è realmente. Non è quello che scrivete. La situazione è veramente difficile e peggiora di mese in mese. L'invito che vi facciamo è questo, ma ad alcune domande ci aspettiamo anche delle risposte. Dovremmo avere un confronto non solo quotidianamente, ma soprattutto per l'investimento sul Paese che volete fare. Noi non sappiamo dove volete arrivare. Le rivolgo un ultimo invito, Ministro. Lei continua a ripetere che l'approvazione delle riforme costituzionali porta stabilità economica e nuova crescita: o lo scrive nelle tabelle o, diversamente, non è comprovato da nessuna parte. Non si presti a questo gioco, perlomeno a livello di immagine e di professionalità. Quella se la tenga.

  GIORGIO SANTINI. Signor Ministro, credo che le richieste che sono state manifestate la volta scorsa anche da parte nostra abbiano trovato nella nota che lei ha presentato in questa sede una risposta a nostro avviso adeguata e puntuale sul tema delle motivazioni sulla base delle quali è stato stimato l'effetto delle politiche programmatiche sul PIL per un valore di 0,4 per cento. Credo che questa sia anche la condizione – naturalmente, per quanto attiene alle valutazioni che verranno compiute dall'Ufficio parlamentare di bilancio sul Documento programmatico di bilancio vedremo nei prossimi giorni, nelle prossime settimane – affinché si abbiano anche delle spiegazioni puntuali e precise.
  Mi pare che le spiegazioni che lei ha fornito siano significative. Giustamente, lei ha concentrato la sua nota non tanto sull'esame delle misure – lo aveva già fatto – ma sul calcolo degli effetti delle misure che si intende assumere. Mi pare che siano delle valutazioni significative, volte sia a precisare meglio l'impatto della rimozione delle aliquote dell'IVA, illustrato anche sulla base di elementi ulteriori rispetto a quanto si poteva presumere la volta scorsa, sia a scorporare nella valutazione e a verificare in maniera più adeguata l'impatto delle politiche relative alla competitività e allo sviluppo.
  Mi riferisco, sostanzialmente, da un lato alle diverse forme in cui le politiche di investimento verranno reiterate. Credo che questo possa permettere di dire che l'effetto sarà probabilmente più elevato dello scorso anno, proprio perché sono misure che vengono ripetute, rafforzate, e penso al super-ammortamento e all'iper-ammortamento. Dall'altro lato, esse verranno estese e rafforzate, e penso, proprio per parlare di economia reale, come l'ultimo intervento chiedeva, a quando si interviene in maniera forte sul Fondo di garanzia. Sappiamo tutti che quello degli investimenti, specialmente nelle realtà delle grandi e ancor più delle piccole imprese, rappresenta un tema reale, sul quale è necessario un sostegno e un supporto forte.
  Allo stesso modo, mi pare che si valuti correttamente il fatto che le politiche sociali che agiscono sul versante della tutela hanno anche un impatto, generando sicuramente un incremento delle disponibilità di reddito, sia pure in misura adeguata alla realtà dei tempi. Credo quindi, al di là delle valutazioni legittimamente espresse da chi è intervenuto nei precedenti interventi, che ci sia quella spiegazione da noi richiesta e che questo permette di affrontare una fase che io trovo fisiologica. È giusto, cioè, che l'Ufficio parlamentare di bilancio faccia le valutazioni che ritiene opportune, anche per la natura del suo compito; è altrettanto necessario e giusto, però, che il Governo dia le sue spiegazioni.
  Io credo che questo – adesso stiamo esaminando la Nota di aggiornamento del DEF 2016, ma vedremo poi il Documento programmatico di bilancio e il disegno di Pag. 10legge di bilancio vero e proprio – possa permettere una valutazione più adeguata anche per la rilevanza che la valutazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio ha in sede europea. Sappiamo tutti che, avendo la possibilità e la necessità di richiedere clausole di flessibilità o elementi di flessibilità maggiori, è molto importante che tutto questo regga anche sul piano europeo.
  Credo che ci siano queste condizioni e che, da questo punto di vista, per quanto ci riguarda, possiamo procedere con l'esame della Nota di aggiornamento del DEF 2016.

  ROCCO PALESE. Ci troviamo davanti a una conferma rispetto alla valutazione fatta dal Ministro nel corso della sua precedente audizione, con il Governo fermo sulle sue posizioni, arricchite da un po’ di dettagli. È tutto da verificare, però, anche quest'arricchimento di informazioni che non hanno comunque consentito all'Ufficio parlamentare di bilancio di esprimere la congruità dei numeri rispetto alle previsioni del Governo.
  Questa circostanza, che si verifica per la prima volta, è a mio avviso di una gravità inaudita, in riferimento anche ai recenti trascorsi riscontrati nel contesto della finanza pubblica del Paese e alle relazioni con l'Europa.
  Nel 2011, per uscire dalla procedura di deficit eccessivo, tra l'altro fu concordato il nuovo articolo 81 della Costituzione nonché l'istituzione di quest'organo terzo, che è l'interfaccia dell'Unione europea. Noi ci presentiamo quindi, come Governo, con una credibilità estremamente compromessa. Il Governo non riesce a trovare una proposta credibile per farsi validare lo strumento istituzionalmente più importante per la predisposizione del bilancio dello Stato.
  Questo è un problema serio, che riguarda anche i mercati. È un problema che non può essere semplificato. Secondo l'esponente della maggioranza, nella sua difesa d'ufficio della proposta del Governo, esso sarebbe già ampiamente superato rispetto a quanto confutato in termini di congruità dall'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Io penso che sia un grave errore di impostazione. Nessuno immagina le conseguenze – peraltro prevedibili, ma tutte di segno negativo – di ciò. Siamo ormai abituati ed avvezzi a tutto, sono anni che i vari Governi di questo Paese tirano fuori una serie di situazioni di crescita sovrastimata, di entrate sovrastimate, e poi si finisce sempre alle correzioni.
  Non abbiamo nessuna notizia precisa, Ministro, e vengo alle domande, sul problema della flessibilità da parte dell'Unione europea. La trattativa è iniziata? È in corso? È conclusa? Quali prospettive ci sono? La deroga in riferimento alla flessibilità sul terremoto rappresenta una misura una tantum, è una deroga piena, è ripetibile, ha un limite?
  Anche rispetto alla situazione dell'immigrazione, abbiamo già contezza di qualche cosa? L'anno scorso abbiamo avuto la flessibilità su tre punti, se non erro: sulle riforme, sulla stimolazione della crescita e sull'immigrazione. Relativamente alla crescita, se non erro la flessibilità fu di 4 miliardi di euro: li abbiamo spesi o ci presentiamo di nuovo chiedendo flessibilità per gli investimenti e la crescita senza aver speso i 4 miliardi di euro già concessi per l'esercizio in corso?
  Questo è un problema di carattere generale. Non mi soffermo né ripeto quanto già espresso dai miei colleghi in termini di perplessità rispetto alla veridicità dei numeri e delle previsioni proposte dal Governo.

  GIULIO MARCON. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione e per le informazioni che ci ha voluto fornire.
  Il nostro giudizio rimane tuttavia negativo, per alcuni motivi. Anzitutto – lo ricordava anche l'onorevole Fassina – non si può valutare in modo burocratico, quindi sottovalutare la divergenza che si è creata con l'Ufficio parlamentare di bilancio. Riteniamo questo un fatto dal punto di vista istituzionale molto grave, che va rimarcato. Si tratta di uno strappo che giudichiamo negativamente.
  Come ricordava l'onorevole Palese, nel dar vita all'Ufficio parlamentare di bilancio si rispondeva all'esigenza di avere uno Pag. 11strumento indipendente per valutare oggettivamente i conti, le stime che il Governo sottopone al Parlamento. Ci sembra che non tener conto delle osservazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio rispetto alla non validazione dei dati per il 2017 sia un fatto politicamente molto grave.
  Evidenzio come il Ministro si compiaccia, almeno in modo relativo, delle stime del Fondo monetario internazionale, attribuendo uno scarto dello 0,1 per cento rispetto alle previsioni del nostro Governo. Inviterei il Ministro a tener conto sempre, però, delle stime del Fondo monetario internazionale, perché gran parte delle volte esse vanno in controtendenza rispetto a quelle che il Governo formula. Ricordo solamente che nel DEF 2016 presentato la primavera scorsa il Governo prevedeva una crescita del PIL dell'1,4 per cento; il Fondo monetario, invece, aveva elaborato una previsione diversa, dell'1,1 per cento. La prossima volta teniamo dunque conto delle stime del Fondo monetario internazionale anche quando non sono in linea con quelle che il Governo indica nei suoi documenti ufficiali.
  Vengo a tre domande. La prima è relativa alla tabella n. 3, ovviamente quella che ci interessa di più per valutare anche le stime e le previsioni fatte dal Governo. Per quanto concerne le nuove politiche relative a pensioni minime, contratti pubblici e capitale umano si stima per il 2017 una spesa, un'uscita di 3 miliardi e 150 milioni di euro: vorrei sapere quanto di questa cifra sarà impegnato per i contratti pubblici, per i lavoratori del pubblico impiego.
  Una domanda ulteriore è già stata formulata, sia pure implicitamente, dall'onorevole Fassina, ed era una curiosità: su quale moltiplicatore è stato calcolato l'effetto sul PIL degli investimenti per la competitività? Come veniva infatti ricordato, da un valore dello 0,02 per cento si arriva allo 0,15 per cento. Se ci soddisfa questa curiosità, siamo contenti.
  Con la terza e ultima domanda chiederei un'informazione su una delle cifre più consistenti, che potrebbe essere definita sotto la voce «varie ed eventuali». Intendo riferirmi alle ulteriori coperture per 7 miliardi e 250 milioni di euro: si tratta di maggiori entrate? Si tratta di minori spese? Di che cosa si tratta? Parliamo infatti di una cifra molto consistente, di oltre 7 miliardi.
  Lei, anche per dovere istituzionale, ci ha gentilmente portato delle informazioni molto utili, ma qui c'è un'informazione che non c'è. Quando su una dicitura generica, come quella di ulteriori coperture, si mette un importo così rilevante, non si dà un'informazione corretta, io ritengo, alle Commissioni. Le chiederei quindi di dirci, perlomeno per macro voci, in che cosa consistono queste ulteriori coperture per 7 miliardi e 250 milioni di euro.

  FRANCESCO CARIELLO. Cercherò di fare un ragionamento chiaro. Questa nota del Ministro va analizzata a fondo e credo che domani le Commissioni bilancio avranno il tempo minimo per poterla approfondire e discutere.
  Diciamo chiaramente che quello che ha prodotto concretamente la richiesta che si appellava al comma 3 dell'articolo 18 della legge n. 243 del 2012 non ha fatto altro che congelare la discussione sulla Nota di aggiornamento del DEF. Ciò mi rammarica, perché siamo stati anche tra i promotori di quella richiesta alla presidenza della Commissione bilancio della Camera, ma mi rendo conto che tutto questo non ha prodotto altro che un congelamento in attesa di quest'audizione e che oggi abbiamo solo mezza giornata a disposizione per svolgere una discussione nel merito della Nota di aggiornamento del DEF.
  Fatta questa premessa, vorrei entrare comunque nel merito di un passaggio che il Ministro ha toccato e sulle differenze tra la vostra valutazione e quella dell'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Lei dice, testualmente, che la differenza di valutazione verte principalmente sui tempi del dispiegarsi degli effetti della manovra. Io non ho altre parole che definirla un'altra «balla». Con l'Ufficio parlamentare di bilancio abbiamo parlato. L'impostazione delle valutazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio è chiaramente Pag. 12 basata sul fatto che non è chiaro dalla Nota di aggiornamento del DEF se farete un indebitamento netto del 2 per cento, per il quale secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio si svilupperà un tasso di crescita dello 0,8 per cento per il 2017, o se utilizzerete tutto quello che state cercando di utilizzare, chiedendolo alla Commissione europea, cioè il 2,4 per cento, nel qual caso si sarebbe sviluppato un tasso di crescita dell'1 per cento. Questa era la posizione dell'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Dire che la differenza tra voi e l'Ufficio parlamentare di bilancio verte soltanto sui tempi e che entrambi valutate l'impatto della manovra nei termini di un più 0,4 punti percentuali di PIL è un'altra balla. Abbiamo forse aspettato una settimana per sentirci illustrare un'altra di quelle valutazioni di bassissimo livello? Quello che il Parlamento vuole sapere è: in Aula, domani, al Parlamento sarà chiesto di autorizzare un indebitamento per il 2 per cento, come è scritto, o si utilizzerà totalmente quel 2,4 preventivato?
  Vi dirò di più. Come gruppo, abbiamo sempre detto che questi limiti per noi sono insignificanti. Se abbiamo la necessità di riattivare lo sviluppo in questo Paese, abbiamo sempre un 3 per cento come limite. Allora, perché porsi questo limite? Abbiamo creato una legge di contabilità che è un cane che si morde la coda. So che voi avete un'idea diversa, ma di fatto questo è il punto.
  Mi rivolgo allora, più che al Ministro, all'intera maggioranza. Dire e fare un'analisi così puntuale in termini statistici, direi quasi in termini matematici – questa infatti non è economia, bensì econometria – nasconde le verità. Io ve ne dico solo una su come la Nota di aggiornamento del DEF rappresenti una situazione in tema di debiti della pubblica amministrazione.
  Se ne parla come se fosse un risultato positivo raggiunto dal Governo, cioè quello della riduzione del 20 per cento dei tempi medi di pagamento, così come derivanti dalla piattaforma elettronica disponibile sul sito internet del Ministero dell'economia e delle finanze. Questo è un modo per rappresentare i dati, per dimostrare una positività che, in realtà, è ancora una negatività.
  Sui debiti della pubblica amministrazione, questo Governo ha ancora dei tempi che si aggirano intorno ai 115 giorni. La media europea è di 58 giorni. Conoscete l'ammontare totale dei debiti della pubblica amministrazione? Ricordo che il buon Presidente del Consiglio andò in trasmissioni televisive in prima serata e promise che entro il giorno di San Matteo sarebbero stati pagati tutti, ma lo stock dei debiti della pubblica amministrazione è di 65 miliardi di euro. Solo affrontare questo problema genererebbe realmente un tasso di sviluppo e un tasso di ripresa economica concreti nel nostro Paese.
  Questi sono i dati e le parole che avete usato nella Nota di aggiornamento del DEF, quindi su questo dobbiamo discutere, ma il tempo non c'è stato.
  Domani, avremo soltanto mezza giornata in Commissione per discutere una Nota di aggiornamento del DEF. Avevo chiesto una cosa semplicissima, ossia che il tempo necessario chiesto al Ministro per rispondere nel merito dei dettagli della manovra venisse recuperato in Commissione, con una discussione seria e approfondita sulla Nota di aggiornamento del DEF. Si comprime, invece, sempre di più la discussione in Parlamento. Questo è il tema politico.
  Faccio un'ultima osservazione e concludo. In merito al pareggio di bilancio, le ricordo, signor Ministro, che un anno fa abbiamo detto in audizione che non lo raggiungerete mai. Lei, puntualmente, smentì. Quest'anno si riapre la stessa questione. Il pareggio di bilancio strutturale torna con un percorso di avvicinamento a quello che voi chiamate obiettivo di medio termine, che però è diverso e sicuramente non si tradurrà nel raggiungimento di quell'obiettivo nemmeno nel 2019. Non lo raggiungerà questa legislatura, ma nemmeno la prossima. Questa è la situazione reale dei conti italiani.

  EDOARDO FANUCCI. Desidero, innanzitutto, ringraziare il Governo per il dettaglio con cui, in particolar modo nella tabella Pag. 13 n. 3 ma in generale nella relazione, illustra quanto aveva promesso di illustrare. Noi ci siamo lasciati nel confronto con il Ministro per dar seguito a un impegno volto a colmare un gap informativo, un'asimmetria informativa, che poteva aver determinato il giudizio da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Per quanto mi riguarda, mi ritengo soddisfatto in merito al dettaglio che ci è stato questa sera fornito.
  Piuttosto, ad una settimana circa dalla presentazione del disegno di legge di bilancio, mi sarei aspettato da parte delle minoranze un'attenzione maniacale a questi dati, che nei vari interventi non ho trovato, salvo rare eccezioni. In effetti, in questi dati troviamo un'anticipazione del disegno di legge di bilancio molto forte. Su questo, chiaramente ho una personale delusione rispetto al fatto che l'Ufficio parlamentare di bilancio non abbia considerato soddisfacenti queste spiegazioni, ma fa parte del gioco ed è la rappresentanza plastica dell'indipendenza dell'organo.
  Nel momento in cui abbiamo stabilito le regole e nominato l'organo, fa parte del gioco che alla fine possa non esserci un'unanimità di visione, un consenso che si palesa attraverso la formula che in questa sede questa sera ci è stata espressa.
  Non finisce il mondo, certo. Tuttavia, rispetto a questo giudizio, fanno specie, fanno venire i brividi alcune affermazioni che ho sentito questa sera, soprattutto da parte del MoVimento 5 Stelle. Chiedo davvero al Governo che replichi con forza e determinazione. La senatrice Lezzi interviene parlando di conti truccati, il deputato Cariello parla esplicitamente di «balle», utilizzando anche un'espressione non consona ai lavori delle nostre Commissioni.
  Qui stiamo parlando di numeri e dati espressi con dovizia di particolari. Ne va dell'autorevolezza e della credibilità non soltanto degli organi che ascoltiamo e con cui interloquiamo, ma dello stesso Parlamento e delle Commissioni bilancio in particolare. Su questo chiedo che il Governo, attraverso il Ministro, si esprima con grande nettezza. Già in occasione della scorsa audizione, in alcuni interventi della minoranza trovammo degli spunti irrispettosi. Questa sera, puntualmente, sono tornati alla carica. Penso che questo debba essere chiarito con forza.
  Gli elementi della relazione del Governo che mi hanno più convinto si muovono in maniera forte e decisa nella direzione di ristabilire termini di coerenza con quanto fatto dal Governo finora e con quanto fatto in Europa. Penso ai risultati del piano Juncker e alla necessità di proseguire in quella direzione, ricercando non soltanto gli investimenti pubblici, ma anche un effetto leva attraverso gli investimenti privati. Allora, anche il moltiplicatore espresso dal pacchetto «Competitività» e dal pacchetto «Sviluppo» costituisce un elemento importante, rispetto al quale abbiamo chiesto nel corso delle precedenti audizioni maggiori informazioni che oggi ci vengono fornite con una tabella estremamente chiara.
  Infine, ho un appunto sul tema del Fondo monetario internazionale, per prendere spunto dal precedente intervento dell'onorevole Marcon. È chiaro che il Fondo monetario internazionale non poteva conoscere, nel momento in cui ha palesato quella previsione, ciò che noi questa sera conosciamo e che certamente il Governo ci rappresenta nella sua relazione. Quelle che incidono sul quadro programmatico sono le ipotesi che solo il Governo a quei tempi, quando il Fondo monetario internazionale ha enunciato le sue stime, poteva conoscere e oggi rappresenta.
  Quel moltiplicatore così dettagliato oggi è maggiormente credibile, e in quello della credibilità c'è anche il tema della responsabilità. Il Governo, enunciando questi dati, rappresenta una forte responsabilità rispetto a quello che accadrà. In questo senso, penso che sia anche una linea d'azione chiara, che dovrà essere il binario rispetto al quale agire anche in futuro.

  MAINO MARCHI. Ringrazio, innanzitutto, il Ministro per le questioni che ci ha posto e le risposte che ha dato agli interrogativi che erano emersi nel dibattito della Commissione bilancio. Pag. 14
  In primo luogo, credo vada rilevato un aspetto. È ovvio che nel momento in cui, per la prima volta, non c'è stata una validazione del quadro programmatico da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio, questo aspetto istituzionale ha avuto un forte rilievo nel nostro dibattito.
  Ritengo, però, che fosse scritto nel testo della legge istitutiva che non si dava vita a un organismo al di sopra dei livelli istituzionali e che questi avrebbero dovuto conformarsi sempre alle valutazioni dell'organismo medesimo. Si parla, appunto, di «conformarsi» o «confermare» le proprie valutazioni, quindi il Governo tiene conto dei rilievi, ma può confermare le proprie previsioni con maggiori elementi di dettaglio, che questa sera sono stati forniti, riguardo a come quelle previsioni sono state costruite.
  In sostanza, credo ci sia un rapporto dialettico con l'Ufficio parlamentare di bilancio, che ha dimostrato fino in fondo la sua indipendenza. Ritengo che questo sia un fatto da sottolineare perché vuol dire che era indipendente anche quando validava. Per questo motivo, quindi, l'autorevolezza viene rimarcata ancora di più.
  Nello stesso tempo, credo che il Governo abbia dato le risposte ed esposto le motivazioni rispetto al quadro programmatico che ha proposto. Ci sono ancora alcuni giorni – come diceva il senatore Santini – per cui ci sarà un'altra fase e anche un altro strumento sul quale dovrà esserci ancora un giudizio da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Sarà quello strumento, ovvero il Documento programmatico di bilancio, che andrà all'esame degli organi europei con la valutazione, per l'appunto, dell'Ufficio parlamentare di bilancio.
  Insomma, ci sono ancora dei giorni per lavorare anche in quella direzione. Tuttavia, purtroppo credo che – lo rilevava l'onorevole Cariello – abbiamo fatto una discussione solo su questo aspetto. Noi abbiamo rimarcato fin dall'inizio che fosse opportuno cominciare a discutere del merito delle proposte, ad esempio se riteniamo o meno che sia importante porsi un obiettivo che vada ben al di là di quello del tendenziale per quanto riguarda il livello di crescita del 2017.
  Ebbene, io credo che sia importante sottolineare l'esigenza che si lavori a tutti i livelli per raggiungere quell'obiettivo che serve all'Italia, ma anche all'Europa. Penso, quindi, che l'Unione europea debba valutare fino in fondo tutte le azioni che vengono messe in campo, compreso il discostarsi dall'obiettivo nel rapporto deficit/PIL previsto in precedenza, per cercare di raggiungere quell'obiettivo medesimo.
  Da questo punto di vista, sarebbe importante capire se le forze politiche presenti in Parlamento sostengono o meno questa esigenza, anche aiutando il Governo nel lavoro che sta facendo in Europa non solo per ottenere il massimo di flessibilità, ma soprattutto per fare in modo che ci sia la crescita che riteniamo indispensabile per questo Paese e per il contributo che esso può dare alla crescita europea e alla discussione sulle politiche economiche europee.
  Sotto questo aspetto, credo che l'Italia abbia svolto un ruolo fondamentale nel cercare di ridefinire le politiche economiche europee e ritengo che questo sforzo e questo lavoro dovrebbero essere sostenuti soprattutto da chi dice che si può anche andare oltre il 3 per cento o comunque oltre i livelli che ci siamo posti come obiettivo di riduzione del deficit e che nascono dalle norme del Fiscal compact e dalle regole europee, pertanto non sono una cosa astratta.
  Mi meraviglio quando si parla di quale idea si abbia per il Paese e degli obiettivi di politica economica. Ho sentito parlare per tanti anni – in modo particolare da parte della Lega, ma non solo – della previdenza come di una questione fondamentale su cui fare anche un referendum. Ecco, adesso abbiamo un'occasione importante. Questo elemento, però, è quasi scomparso dalla nostra discussione.
  Credo, invece, che l'intervento sulle questioni della previdenza costituisca una delle scelte fondamentali che saranno contenute nel prossimo disegno di legge di bilancio, sia a favore di chi è già pensionato con i livelli più bassi di pensione, sia per quanto Pag. 15riguarda strumenti di flessibilità, sia per risolvere questioni che sono sul tappeto da 5-6 anni, come quella della ricongiunzione onerosa, che sono state fatte dai Governi precedenti a cui la stessa Lega aveva partecipato.
  Vi è, dunque, un insieme di misure su questi aspetti che richiederanno – non l'abbiamo fatto fin qui – una forte attenzione del Parlamento e, in particolare, delle Commissioni bilancio nel momento in cui si affronterà il disegno di legge di bilancio. Questa è infatti una questione fondamentale, anche a seguito del dibattito che abbiamo avuto in questi anni.
  Inoltre, c'è uno sforzo rilevante sugli investimenti. Mi sembra strano che dopo anni in cui ho sentito dire che gli interventi sugli investimenti hanno moltiplicatori certamente più elevati di altri interventi, adesso si metta quasi in discussione questo assunto. È stato detto tante volte, anche come elemento di critica, che si è puntato troppo sulla riduzione delle imposte. Ora credo ci sia un'azione che tende a intervenire, al massimo livello possibile, sul versante degli investimenti sia pubblici che privati. Ovviamente, quelli privati si stimolano con strumenti come il super-ammortamento, la legge Sabatini e quant'altro, che sono previsti tra gli interventi del Governo.
  Dopo le precisazioni che sono venute da parte del Governo, abbiamo dunque le condizioni per continuare la discussione domani sia presso le Commissioni sia successivamente in Aula per arrivare a fare il mestiere del Parlamento, cioè approvare, sulla base delle proposte del Governo, le risoluzioni relative, da un lato, alla richiesta di autorizzazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, dall'altro, agli indirizzi che il Parlamento potrà dare al Governo in riferimento alle prossime scadenze del Documento programmatico di bilancio e dello stesso disegno di legge di bilancio.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, prima di passare la parola al Ministro vorrei aggiungere una brevissima riflessione, recuperando la richiesta dell'onorevole Marchi sul perimetro che siamo chiamati a stabilire con le risoluzioni che il Parlamento dovrà approvare nelle prossime ore.
  Penso che nei giorni scorsi abbiamo avuto tutti gli elementi – lo dico all'onorevole Cariello in vista del dibattito che faremo domani in Commissione – per svolgere il confronto in Commissione sui fondamentali. Infatti, i temi su cui maggioranza e opposizione hanno idee assolutamente alternative sono già tutti presenti sia nel DEF che nella Nota di aggiornamento del DEF.
  Tra l'altro, il Ministro aveva dato la sua disponibilità ad essere audito, ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 243 del 2012, anche prima ma era fisicamente all'estero; penso, infatti, che il primo impegno che ha assunto dopo il suo viaggio all'estero sia stato proprio quello di recarsi qui alla Camera per rispondere alle nostre richieste.
  A ogni modo, ritengo fondamentale un aspetto. Le nostre scelte diventeranno inevitabilmente prassi. In questi giorni ho pensato che se lo avessimo chiamato Fiscal Council e non Ufficio parlamentare di bilancio, non avremmo sentito alcune valutazioni anche bizzarre. Per esempio, oggi ho sentito dire che era stato un fantomatico ufficio della Camera a dare un giudizio. Ebbene, non esiste un giudizio della Camera, bensì l'Ufficio parlamentare di bilancio, che è un'autorità terza voluta da tutti noi, maggioranza e opposizione. Ci sono dieci anni di lavoro alle nostre spalle, che si sono trasformati in una garanzia che sta fuori dalla contesa politica.
  Il tema è solo uno, quindi pongo un quesito al Ministro. È evidente che non è stata messa in discussione la crescita all'1 per cento nel 2017, ma i fondamentali che portavano a quella valutazione finale. Su alcuni oggi il Ministro ha dato risposte molto puntuali, su altri invece permangono alcune richieste avanzate dai gruppi, alle quali il Ministro risponderà.
  Il tema di fondo è il passaggio. Siamo, infatti, alla nostra prima esperienza dopo la recente approvazione della riforma della legge di contabilità e finanza pubblica, con particolare riferimento al contenuto del Pag. 16disegno di legge di bilancio. Ora, il 15 ottobre il Governo dovrà licenziare per la prima volta il Documento programmatico di bilancio a Bruxelles ed entro il 20 ottobre – lo abbiamo deciso tutti insieme, a prescindere dal voto espresso – sarà trasmesso alle Camere il nuovo disegno di legge di bilancio.
  Abbiamo detto il 20 ottobre per evitare l'ipocrisia del passato, quando le manovre di finanza pubblica si licenziavano il 15 ottobre per poi arrivare alle Camere il 25-26 ottobre. Abbiamo concordato, in sede di approvazione della citata riforma della legge di contabilità e finanza pubblica, quali erano i giorni di cui aveva necessità il Governo per ultimare i testi, quindi dal 21 ottobre lavoreremo congiuntamente – prima la Camera e poi il Senato – sul nuovo disegno di legge di bilancio.
  Signor Ministro, il tema è dunque uno solo. Se il DEF è – e così è – il perimetro entro cui si muove la manovra e il perimetro su cui stiamo chiedendo l'autorizzazione a Bruxelles si allarga potenzialmente dal 2 al 2,4 per cento – questa è difatti l'autorizzazione che ci apprestiamo a chiedere, fermo restando che i gruppi voteranno alcuni contro ed altri a favore, ma questo è il confronto parlamentare che ci avviamo a fare – e se nel Documento programmatico di bilancio è possibile che si arrivi a stabilire che l'1 per cento di crescita si ottiene con un rapporto deficit/PIL diverso da quello di cui si è discusso in queste ore e che ha portato l'Ufficio parlamentare di bilancio a non effettuare la validazione, ritengo che sia opportuno consentire al Parlamento di approvare risoluzioni che prevedano più opzioni, avendo la certezza che il Parlamento dovrà comunque esprimersi a maggioranza assoluta alla Camera e al Senato, entro un limite massimo del 2,4 per cento.
  Dico questo semplicemente perché sarebbe poco opportuno per il Parlamento definire un perimetro con un deficit al 2 per cento e il PIL all'1 per cento e tre giorni dopo avere un Documento programmatico di bilancio che va a Bruxelles con il rapporto deficit/PIL al 2,1, 2,2 o 2,3 per cento e il PIL sempre all'1 per cento. A quel punto, il tema non sarebbe la credibilità dell'Ufficio parlamentare di bilancio, ma la nostra credibilità di parlamentari della Repubblica e dei gruppi parlamentari che consentono al Parlamento con le loro azioni di essere, appunto, credibile.
  L'Ufficio parlamentare di bilancio ha semplicemente fatto il proprio lavoro e fa bene il Ministro, se lo ritiene, a confermare le proprie ipotesi. Il Parlamento, però, domani sarà chiamato a votare il perimetro dentro cui poi si muoverà la manovra, su cui inevitabilmente ci saranno vedute differenti. Di sicuro, non escludo che le distanze tra maggioranza e opposizione aumenteranno, ma il tema è essere d'accordo sui fondamentali che consentono al Parlamento di essere certo che le regole che stabiliamo siano rispettate da tutti, da chi oggi è maggioranza o opposizione e domani, eventualmente, a parti invertite.
  Sentivo la necessità di ribadire questo concetto perché facciamo tutti per la prima volta il percorso che abbiamo di fronte e che abbiamo costruito per garantire trasparenza, rigore e serietà alle informazioni che consentono al Governo e al Parlamento di esprimersi.

  RENATO BRUNETTA. Vorrei fare una precisazione, se possibile. Per essere sintetici, stiamo discutendo dell'1 per cento di crescita e del 2 per cento di deficit, il tutto non validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio. È così?

  PRESIDENTE. È corretto.

  RENATO BRUNETTA. Benissimo. Cosa succede se domani approviamo una mozione con questo perimetro e poi sabato il Governo approva un deficit al 2,3-2,4 per cento, ma sempre con un tasso di crescita dell'1 per cento? Non lo so. È una domanda.

  PRESIDENTE. Dal punto di vista della procedura, nulla. Significa che viene fatta un'altra scelta in Consiglio dei ministri. È legittimo.

Pag. 17

  RENATO BRUNETTA. È una cosa che a Bruxelles possono capire?

  PRESIDENTE. Ognuno di noi risponde per la funzione che ha.

  RENATO BRUNETTA. Si sta discutendo da dieci giorni dell'1 per cento di crescita con il 2 per cento di deficit, perimetro non validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio. È così? Benissimo. Dopodiché, il Governo approva con procedura rafforzata. È così?

  PRESIDENTE. È corretto. Chiede l'autorizzazione ad arrivare fino al 2,4 per cento, come abbiamo fatto l'anno scorso.

  RENATO BRUNETTA. Sì, ma se non era validato il 2 per cento?

  PRESIDENTE. La validazione non è sul 2 per cento del deficit, ma sull'1 per cento di crescita con quei fondamentali.

  RENATO BRUNETTA. Le cose si tengono, evidentemente. Possiamo solo pensare la confusione che possono avere a Bruxelles rispetto a un insieme di percorsi di questo genere? È una domanda del tutto ingenua che mi faccio. La rivolgo a lei, signor presidente, visto che il Ministro sta pensando ad altro.

  PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, adesso ascoltiamo la replica del Ministro. Delle procedure parleremo domani nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Peraltro, ci siamo già confrontati più volte con il presidente Tonini.

  RENATO BRUNETTA. Vorrei dire solo un'ultima cosa. Siccome questa è una prima applicazione – lei lo ha sottolineato più volte –, non vedo una grande razionalità. Capisco i tempi, le difficoltà e quant'altro, ma dovremmo avere maggiore razionalità, pensando anche al futuro, visto che – ripeto – mi è di difficile comprensione quanto stiamo facendo. Se è di difficile comprensione per me, che ho vissuto queste vicende come voi, immagino cosa possano pensare a Bruxelles. Non so cosa pensi il Commissario europeo Moscovici. Tra l'altro, da quello che ha detto – o che gli hanno fatto dire – e contraddetto in pochi giorni, penso che abbia già un po’ di confusione mentale nella testa. Ecco, certamente così non gli verrà chiarita.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brunetta. Do la parola al Ministro Padoan per la replica.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Ringrazio gli onorevoli per gli interventi. Sono stato chiamato da queste Commissioni a dare ulteriori elementi di chiarimento, che sono di sostegno alla previsione di crescita dell'1 per cento per il 2017.
  Ho cominciato a dare alcuni elementi specifici del perché riteniamo che questa ipotesi vada mantenuta e l'abbiamo giustificata con un'analisi puntuale per ambiti di intervento – questa è l'altra informazione che viene richiesta al Governo di fornire – e con effetti legati chiaramente, come alcuni onorevoli membri delle Commissioni hanno ricordato, ai moltiplicatori.
  Questo è un metodo standard che viene usato ogni volta che si usa un modello per validare qualcosa, quindi è più o meno lo stesso metodo impiegato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, dal Fondo monetario internazionale, dall'OCSE, dal Governo e dai previsori che fanno parte del panel dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Questo è un tipo di informazione che abbiamo cominciato a fornire. Si tratta di moltiplicatori impliciti sugli impatti.
  Adesso arriverò ai punti specifici sui quali è stato richiesto un chiarimento. Vorrei però ricordare che alcuni onorevoli hanno osservato informazioni sugli ambiti di manovra del bilancio impliciti in questo documento e hanno chiesto – capisco benissimo il loro interesse – ulteriori informazioni sulle misure.
  Vorrei ricordare che queste misure, in alcuni casi, non sono ancora definite. Saranno approvate dal Governo nel Consiglio dei ministri di sabato prossimo. In questo momento, quindi, non sono in grado di Pag. 18definire con la precisione richiesta tutte le misure che sono state rilevate.
  Visto che, come ricordava il presidente Boccia, questo è un primo passaggio di queste nuove procedure, e lo è ovviamente anche per me, ho ritenuto che le informazioni contenute nel documento che vi è stato distribuito fossero già molto rilevanti e utili ai fini dello scopo, che io avevo capito essere quello di questa riunione: non quello di valutare la proposta della legge di bilancio o la proposta della manovra del Governo, che verrà effettuata più avanti, ma quella di validare o non validare le cifre di previsione della crescita.
  A mio avviso, le informazioni che sono state fornite sono già sufficienti. Detto questo, se alcuni onorevoli ritengono di dover richiedere ulteriori dettagli sugli specifici moltiplicatori applicati alle diverse voci, saremo ben lieti di fornirli.
  Mi concentro su alcune domande specifiche, ma prima ancora vorrei ricordare, a partire dalla domanda posta dal presidente Boccia, quali sono i prossimi passi. Il Governo ha richiesto nella Nota di aggiornamento del DEF l'autorizzazione ad andare fino a un massimo di indebitamento del 2,4 per cento, a partire dal 2,0 per cento, allo scopo di utilizzare risorse per far fronte a eventi eccezionali, che sono essenzialmente di due grandi categorie: le pressioni dei flussi migratori e le conseguenze degli eventi sismici, che vanno al di là dell'immediata ricostruzione.
  Tra l'altro – cito qui la domanda posta dall'onorevole Palese – la questione dei flussi migratori è quanto mai all'ordine del giorno in Europa. Sono ritornato questo pomeriggio dall'Ecofin di Lussemburgo, dove si è svolta un'ampia discussione in cui tutti i Ministri, almeno sicuramente i Ministri dei principali Paesi, hanno posto in evidenza la necessità di una strategia europea complessiva, che ancora non c'è.
  A nome del Governo ho lamentato fortemente questa carenza e, allo stesso tempo, ho detto che il Governo italiano si lamenta che non ci sia un sostegno europeo vero, ma non si astiene dall'usare le proprie risorse innanzitutto per salvare le vite in mare e poi per mettere queste persone in condizioni intanto di avere accoglienza e quindi, nel lungo periodo, anche di restare, possibilmente in modo sicuro e decente, nei loro Paesi.
  Pertanto non si parla più di flessibilità, perché la flessibilità, onorevole Palese, è finita, perlomeno quella che lei ricordava in relazione agli sforzi di riforme strutturali e di investimenti, che ci sono, perché gli investimenti pubblici sono significativamente aumentati in questi ultimi anni. Lo ricordavo nella mia audizione di una settimana fa. Non la chiamiamo, però, flessibilità. Per precisione, si tratta di circostanze eccezionali, che richiedono interventi eccezionali. Per far fronte a questi interventi e anche per far fronte a un vuoto di intervento europeo il Governo chiede fino a un massimo di indebitamento del 2,4 per cento.
  L'Ufficio parlamentare di bilancio, come ha dichiarato nella lettera inviata ai presidenti delle Commissioni bilancio, dopo aver fatto l'esercizio di validazione, o non validazione, della Nota di aggiornamento del DEF, sarà chiamato a validare il quadro di bilancio. Ed è questa informazione che sarà trasmessa a Bruxelles e valutata per considerare l'ammissibilità della manovra del Governo ai fini delle regole europee.
  In questo senso spero di aver risposto almeno in parte alla questione posta dal presidente e di aver chiarito un po’ le questioni dei rapporti tra questo giudizio dell'Ufficio parlamentare di bilancio, che ovviamente teniamo in massimo rispetto, e l'Europa. Non è questo quello che l'Europa, almeno formalmente, richiede di considerare.
  Ci sono poi state, al di là di alcune parole che respingo in modo fermo e che ritengo inadeguate al dibattito, quali «propaganda», «truccare i conti», «balle» e via elencando, molte domande che riguardano punti specifici. Alcune hanno a che fare con un tema generale, sia pure applicato a esempi specifici, come l'impatto dell'IVA, l'impatto della competitività, l'impatto degli investimenti.
  È stato altresì chiesto: come mai, in alcuni casi, il moltiplicatore implicito è così Pag. 19elevato? Perché qui bisogna tener conto di quel fenomeno importante, che ho rilevato, che è il tempo nel quale un determinato shock di politica economica si ripercuote sul modello. Questa è una prassi normale, che è ben nota a tutti quelli che fanno questi esercizi di validazione.
  Nel caso delle stime del Governo, differentemente dalle stime proposte dall'Ufficio parlamentare di bilancio e dai previsori, c'è un effetto di impatto, come si dice, front-loaded, cioè concentrato subito, in modo tale che l'impatto sia il più immediato possibile, proprio per avere un'accelerazione degli effetti positivi sulla crescita, anche se, in alcuni casi, il finanziamento, o meglio, il peso, l'impatto sul bilancio di queste misure viene leggermente procrastinato nel tempo.
  Ciò aritmeticamente dà luogo a un moltiplicatore di fatto molto elevato nel primo anno e molto più basso negli anni successivi. Se si guarda al profilo dell'impatto, si nota che è esattamente quello che succede nel profilo della simulazione presentata dal Ministero dell'economia e delle finanze. Non c'è, invece, nella simulazione presentata dall'Ufficio parlamentare di bilancio, anche se – vorrei ricordarlo – alla fine del triennio UPB e MEF hanno esattamente la stessa stima di crescita cumulata. Questo è un argomento generale che è stato rilevato – ripeto – rispetto all'impatto dell'IVA, all'impatto degli investimenti e all'impatto delle misure per la competitività.
  Ci sono state poi alcune domande relative a un maggior dettaglio sulle misure, che abbiamo raggruppato per pacchetti. Come dicevo prima, in alcuni casi non mi è possibile materialmente rispondere, perché il Governo deve ancora definire l'entità e la natura di queste misure, che saranno definite da qui a pochissimi giorni.
  Ci sono state poi richieste di chiarimento su cosa si debba intendere dietro titoli di pacchetti aggregati come «ulteriori coperture» o «entrate aggiuntive». Le ulteriori coperture sono un mix di entrate e spese e posso dire che hanno a che fare, in alcuni casi, con l'utilizzo di fondi di dotazione e altre misure del genere, tuttavia – ripeto – non sono in grado stasera, ma lo sarò tra qualche giorno, di essere più preciso. Le entrate aggiuntive hanno invece a che fare con valutazioni di recupero dell'evasione, per esempio, o con la modificazione di alcune misure di entrate.
  Sto guardando, signor presidente, se ci sono altri punti specifici che mi sono stati sollevati. La senatrice Lezzi chiede l'impatto del deflatore dei consumi sul 2017 e l'impatto diverso sul 2018-2019. Giustamente, lei attira l'attenzione sulla questione delle clausole di salvaguardia che sono temporaneamente introdotte nei bilanci 2018-2019 e che saranno, come nei bilanci passati e come in questa sessione di bilancio, sostituite da altre misure. È già difficile a questo stadio definire le misure del disegno di legge di bilancio per il 2017. È più difficile ancora farlo per gli anni successivi. Questo va ricondotto nel perimetro generale.
  In definitiva – sto riguardando i miei appunti – spero di non aver lasciato fuori nessuna questione specifica. Tralascio le valutazioni sul modello generale di crescita del Governo, perché ci porterebbero lontano. È già passato parecchio tempo e non voglio sicuramente prendere ulteriormente il vostro tempo.

  ROCCO PALESE. L'onorevole Fassina aveva chiesto un chiarimento sui 7 miliardi.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Quelle sono le cosiddette ulteriori coperture e le entrate aggiuntive, che a questo stadio non sono ancora distinte in modo specifico. Ovviamente, lo saranno con il documento di bilancio.
  Chiedo scusa, ma mi fermo qui. Ovviamente, se ho dimenticato di qualcosa, sono a disposizione.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ministro, come si fa a mettere 7 miliardi e 250 milioni senza sapere da dove arrivano?

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Non è che non si Pag. 20sappia da dove arrivano. Stiamo ancora specificando le varie voci. Questa non è una discussione del documento di bilancio. È una discussione per sostenere l'argomento relativo alle previsioni di crescita. Ovviamente, sabato avrete tutte le informazioni disponibili.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Padoan. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Ministro Padoan (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.45.

Pag. 21

ALLEGATO

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28