Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3
Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, per le parti di competenza
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Realacci Ermete , Presidente ... 3
Lupi Maurizio , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 4
Realacci Ermete , Presidente ... 11
Borghi Enrico (PD) ... 11
Latronico Cosimo (PdL) ... 13
Matarrese Salvatore (SCPI) ... 14
Segoni Samuele (M5S) ... 15
Realacci Ermete , Presidente ... 16
Grimoldi Paolo (LNA) ... 16
Zaratti Filiberto (SEL) ... 17
Pastorelli Oreste (Misto) ... 19
Realacci Ermete , Presidente ... 19
Lupi Maurizio , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 19
Realacci Ermete , Presidente ... 20
Lupi Maurizio , Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 20
Realacci Ermete , Presidente ... 20
ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ... 21
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI
La seduta comincia alle 13.35.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, per le parti di competenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, per le parti di competenza della Commissione.
Ricordo che – come convenuto nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi – dopo l'intervento introduttivo del Ministro potrà intervenire un deputato per ciascun gruppo e, al termine di tali interventi, i restanti deputati che ne facciano richiesta.
Nel dare la parola al Ministro Lupi, desidero sottolineare soltanto due elementi. Il primo – il Ministro Lupi è stato a lungo membro di questa Commissione, è stato Vicepresidente della Camera, quindi ha sensibilità per le dinamiche parlamentari – riguarda il funzionamento del Parlamento. Negli ultimi anni e in particolare nell'ultima esperienza governativa abbiamo assistito a una dinamica in base alla quale, essendo prioritaria la questione della tenuta di bilancio, il merito delle questioni è sempre sfuggito a un esame serio da parte del Parlamento.
Abbiamo visto spesso modificare parti anche importanti della legislazione di settore in provvedimenti che andavano alla Commissione bilancio senza passare per questa o per altre Commissioni se non per pareri consultivi, e in questa maniera spesso vengono fuori delle pessime leggi. La prima cosa che chiediamo al Ministro è quindi di garantire un «cambiamento di metabolismo», come peraltro credo sia interesse anche del suo Ministero, perché il modo in cui si è proceduto negli ultimi anni alla fine indebolisce i ministeri di merito rispetto ai ministeri più strettamente economici. Per parte nostra, siamo pienamente disponibili a valutare quali strumenti il Ministero intenda proporre, per concordare i percorsi che dal punto di vista parlamentare potranno essere seguiti.
Il secondo elemento che voglio sottoporre all'attenzione del Ministro è la priorità chiara di tutto ciò che ha a che vedere con il rilancio dell'economia e dell'occupazione, ovviamente nel segno della sostenibilità e della qualità, ma questa è la priorità del Paese. Per quanto riguarda le parti di nostra competenza, questo significa, ad esempio, riconoscere nel settore delle opere pubbliche una priorità a quelle che è possibile mettere in cantiere da subito, rimodulando invece liste della spesa di grandi opere che spesso rimangono sulla carta, come sono rimaste sulla carta con tutti i Governi di differente segno politico succedutisi negli ultimi Pag. 4quindici anni. Basti pensare alle conferenze stampa dei vari ministri con mega annunci che poi non si risolvevano mai in iniziative che effettivamente si mettevano in cantiere. Anche su questo versante, vorremo dunque capire quindi come il Ministero intenda muoversi.
Infine, ricordo al Ministro Lupi che la prima risoluzione approvata nella nostra Commissione, all'unanimità, con primi firmatari tutti i rappresentanti dei Gruppi della Commissione, riguarda la detrazione fiscale del 55 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, misura di straordinaria efficacia dal punto di vista economico, occupazionale e anche ambientale (risparmio energetico, risparmio in bollette delle famiglie) che scade a fine giugno. La richiesta della Commissione è che questo strumento venga stabilizzato ed esteso al agli interventi di messa in sicurezza degli edifici dal rischio sismico.
Ricordo al Ministro che siamo peraltro nell'anniversario del terremoto in Emilia e che da sempre la politica annuncia piani di prevenzione che non vengono mai realizzati. Il 55 per cento può essere uno di questi strumenti, insieme alla possibilità di allentare il Patto di stabilità per gli enti locali che abbiano disponibilità di risorse, per permettere interventi legati alla manutenzione del territorio, al risparmio energetico, al consolidamento antisismico degli edifici, a cominciare dagli edifici pubblici di interesse strategico.
È uno strumento che riguarda varie Commissioni e vari ministeri, però è uno dei temi centrali anche della politica del suo Ministero. Chiediamo quindi al Ministro Lupi il suo punto di vista in materia e cosa intenda fare in Consiglio dei ministri.
Do la parola al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi.
MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Innanzitutto saluto e ringrazio il Presidente e tutti i membri della Commissione anche per l'introduzione, perché i punti che il Presidente ha toccato saranno ricompresi e trattati nella relazione che vi sarà consegnata, perché non sono punti fuori dal mondo, ma danno esattamente l'idea della situazione che viviamo e delle esigenze che nascono dal lavoro parlamentare e dal confronto di tale lavoro con la realtà e con i soggetti toccati dai settori che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti affronta.
Mi adeguo al metodo che il Presidente mi ha proposto, quindi chiedo scusa sin d'ora se sarò schematico, però avrete una relazione dettagliata con la declinazione dei punti che toccherò. È ovvio che c’è la totale disponibilità mia e del mio Ministero, partendo dalla mia relazione ma anche dalla lettura dettagliata di quello che troverete nel documento che vi sarà consegnato, di ritornare davanti alla Commissione, di approfondire, di sviluppare o di integrare i punti che saranno toccati.
Credo, peraltro, che nel dialogo con la Commissione si debba partire, prima ancora che dal contenuto degli interventi puntuali, da un confronto serio sulle strategie che portano a quegli interventi, perché non esiste alcuna politica di tipo infrastrutturale, trasportistico, economico che non risponda alla domanda su quali siano le priorità di questo Paese oggi e su come la politica (quella con la «p» maiuscola) intende rispondere a queste priorità.
Per fare questo, considero necessario fare una premessa politica che si svolge su tre punti chiave.
Primo: anche se, con riferimento alle competenze del mio Ministero, in questa Commissione si affrontano solo i temi legati alle infrastrutture, al governo del territorio e al tema della casa, mentre in un'altra Commissione si affronteranno i temi legati ai trasporti, agli aeroporti, ai sistemi portuali e ferroviari, è evidente che non è pensabile che non ci sia una unitarietà di strategia tra il tema infrastrutturale e il tema trasportistico.
Permettetemi un'osservazione personale: credo che ritornare con questo Governo eccezionale, in un momento eccezionale, a dare assoluta autonomia e unità al Ministero delle infrastrutture e dei Pag. 5trasporti, senza legarlo al Ministero dello sviluppo economico, sia giustissimo, perché deve esserci certo una collegialità nell'azione dei diversi ministeri che interagiscono tra loro, ma è evidente che infrastrutture e trasporti rappresentano in un disegno strategico una unitarietà e un'autorevolezza imprescindibile.
Inoltre, le strategie infrastrutturali e trasportistiche si devono confrontare (e su questo dobbiamo lavorare insieme) su un fattore che ormai è diventato ineliminabile: il fattore tempo, che diventa anche l'elemento di selezione delle priorità e delle strategie che andremo ad definire.
Da questo punto di vista, mi sembra assolutamente indispensabile in questa prima premessa elencare i titoli su cui mi piacerebbe confrontarmi con voi, le parole chiave che rappresentano l'idea delle strategie su cui si declineranno le strategie del mio Ministero.
La prima è che le infrastrutture hanno un valore enorme per il sistema Paese nel suo insieme. Questo valore risiede non solo nella loro funzionalità, ma anche nelle strategie di crescita che le infrastrutture possono attuare, nella coesione sociale che un Paese infrastrutturato può generare e – tema forte su cui dovremo confrontarci – anche nella scommessa che sviluppo infrastrutturale, difesa dell'ambiente e qualità della vita vanno di pari passo.
La seconda parola chiave è che, come evidenziato dal Presidente Realacci, abbiamo una sfida che ci viene dal tempo e dalla crisi eccezionale che stiamo attraversando, da cinque anni di recessione. È chiaro che le politiche infrastrutturali sono una grande opportunità per rispondere alla crisi, anzi io dico la prima grande opportunità per rispondere alla crisi.
La terza questione su cui confrontarci (nei dieci anni di Commissione tante volte ci siamo confrontati su questi temi) è che stiamo parlando di infrastrutture pubbliche, parleremo di risorse pubbliche messe a disposizione delle infrastrutture, ma questi cinque drammatici anni di recessione, il tema del pareggio di bilancio, il tema di Maastricht, il tema di risorse pubbliche che non ci sono hanno evidenziato un altro punto strategico su cui confrontarci: il rapporto tra pubblico e privato, tra risorse pubbliche e risorse private nella realizzazione delle infrastrutture, e ovviamente il grande tema, che sarà competenza della Commissione trasporti, della liberalizzazione dei mercati. Cito come esempio delle tante discussioni che abbiamo fatto i lavori in house, per toccare un tema di competenza di questa Commissione.
Il quarto punto riguarda il rapporto con l'Europa. Nessuna politica (oggi ne riparleremo in Parlamento) e tantomeno quella infrastrutturale trasportistica può muoversi solo in un ambito nazionale. L'ambito regionale non ha più senso e lo stesso ambito nazionale è diventato ristretto: è necessario un ambito assolutamente europeo per vincere la sfida complessiva.
Quinto punto: non solo grandi opere. Le grandi opere rappresentano la dotazione infrastrutturale di un Paese che vuole guardare al proprio futuro, ma è fondamentale anche il tema della sfida alla crisi e della riqualificazione del territorio, delle opere a livello locale dove è necessario dialogare con soggetti diversi. Vedrete nella declinazione delle strategie il famoso tema che chiamerò golden rule a livello nazionale, cioè dell'uscita dal Patto di Stabilità per i Comuni che hanno disponibilità finanziarie al fine di realizzare le opere necessarie.
Tra l'altro, qui troverete anche un accenno molto interessante a dove può trovare consistenza costituzionale questo principio. Nell'articolo 118 della Costituzione, infatti, viene stabilito che i comuni e gli enti locali possano indebitarsi autonomamente per la realizzazione di infrastrutture di interesse locale per il bene dei propri cittadini. Se lo prevede addirittura la Costituzione, è evidente che questo avviene a cascata nel dialogo con il Ministero delle infrastrutture.
Ultimo punto su cui centrare il nostro confronto possiamo esprimerlo chiedendoci quali sono i soggetti che traggono Pag. 6vantaggio dalle politiche che noi mettiamo in essere, quali sono i nostri interlocutori, chi deve trarne vantaggio, perché anche la risposta a queste domande ci permette di indirizzare le nostre strategie e di attuare le azioni necessarie.
È evidente che dalle nostre politiche deve derivare un vantaggio per le imprese e per l'economia, ma non è sufficiente: le imprese e l'economia sono un fattore di sviluppo di questo Paese, sono la spina dorsale per dare risposta al punto principale che toccheremo dopo del ridare lavoro, del creare occasioni di sviluppo, che già il Presidente Realacci ha toccato.
Tuttavia, ci dovranno essere vantaggi anche sui due aspetti che ho già evocato, il primo dei quali è quello della coesione sociale. Pensate qui al grande tema dei trasporti pubblici locali, al grande tema dei collegamenti tra territori: non è di vostra competenza ma il grande problema di questo Paese, accanto a quello della dotazione infrastrutturale, è certamente l'incapacità di dialogo tra le dotazioni infrastrutturali sul territorio (aeroporti, porti, interporti, grandi città e aree urbane). Il secondo versante in termini di benefici delle politiche infrastrutturali, tema proprio di questa Commissione, è il tema dell'ambiente. Sono trascorsi tanti anni dalle discussioni che facevamo nel 2001, 2002 e 2003, ma è evidente che ormai c’è una cultura acquisita dove la difesa dell'ambiente e la riqualificazione del territorio connessa allo sviluppo, non contro lo sviluppo, sono un valore aggiunto di competitività, di coesione sociale, di qualità della vita di un sistema Paese.
Questi sono i temi che abbiamo davanti, su cui dobbiamo riflettere in un momento eccezionale come questo anche per ricreare le condizioni per andare verso la crescita.
Esposte queste parole chiave, rimangono gli ultimi due punti della premessa, di cui cito solo i titoli. La recessione che stiamo attraversando offre una grande opportunità non di eliminare le strategie, non di dire che le grandi infrastrutture nel Paese non servono più, ma di ripensare alla prospettiva di queste strategie, di giudicarle, di dire cosa è stato utile e necessario, e di avere il coraggio di capire come, se si sono modificati e si modificano le attese e lo sviluppo, questi possano avere nuovo implemento e nuova risposta. Altrimenti saremmo come quelli che si mettono le mani davanti agli occhi e non guardano quello che è accaduto.
Dal mio punto di vista (ma qui credo possa esserci un grande dibattito) devo dire che uno dei punti potrebbe essere, collaborando insieme Parlamento e Governo, ripensare a un aggiornamento della legge obiettivo che abbiamo approvato nel 2001, magari rispetto a quella che una volta era la dotazione delle grandi infrastrutture mentre oggi il tema sono i nodi.
Il difetto della vecchia legge obiettivo era mettere in programma 750 opere, mentre si potrebbe individuare, come adesso è, perché l'abbiamo rivista nel raccordo con le regioni, le opere principali. Dovremmo quindi valutare come la nuova legge obiettivo possa, individuando i nodi strategici infrastrutturali di un Paese, immettere nuove risorse (se oggi abbiamo risorse è grazie a quella legge) e accelerare i tempi di realizzazione delle opere.
Ultima premessa è il metodo, e qui trovate per la mia storia parlamentare un punto chiave, frutto dell'esperienza che abbiamo vissuto insieme in questi 12 anni di confronto sul grande tema delle infrastrutture, delle grandi opere, della riqualificazione del territorio: non esiste alcun percorso se non ha alle spalle un metodo che è quello dell'ascolto, del dialogo, e poi dell'assunzione di responsabilità e della decisione da parte di chi deve decidere dopo essersi confrontato, dopo aver ascoltato. È un fatto di realismo prima che di disponibilità al confronto.
Contemporaneamente deve esserci un metodo di tipo collegiale anche all'interno del Governo. Domani audirete il Ministro dell'ambiente ed è impensabile che il Ministero delle infrastrutture e il Ministero dell'ambiente non dialoghino. Affronteremo poi il tema delle ristrutturazioni edilizie, ma è evidente che Ministero dell'ambiente, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dello sviluppo Pag. 7economico devono concordare una politica comune. Il tema della casa, l'IMU, è solamente un problema di tassazione fiscale o è uno strumento di politica del governo della casa in questo Paese ?
Mi sono dilungato su questo – perdonatemi, sul resto procederemo per titoli – perché credo che, se un confronto politico parlamentare istituzionale deve avvenire all'inizio, deve avvenire sul concordare o sul modificare queste parole chiave, queste priorità. Da lì poi ci si confronterà su quali strumenti, quali modalità, e ci potranno essere differenze e arricchimenti.
A questo punto, vediamo i pilastri, i punti strategici del programma del Governo. Come ha detto prima il Presidente Realacci, e riconfermo perché lo ha detto il Presidente del Consiglio illustrando il programma su cui ha ricevuto la fiducia sia alla Camera che al Senato, ormai è indispensabile un unico obiettivo: creare le condizioni perché questo Paese torni a crescere, e per quanto riguarda il nostro settore, questo deve avvenire non consumando nuovo territorio, ma riordinando, risanando il territorio e attuando le infrastrutture necessarie per tornare a renderlo competitivo.
Se questo è il pilastro guida strategico, dobbiamo declinarlo sulle politiche e sulle competenze di questo Ministero.
Primo punto: affrontare e superare le emergenze e creare opportunità di lavoro. Senza inventarci nulla di nuovo è evidente che il primo grande tema è quello di fare una due diligence di quanto è già in essere nel rapporto con le regioni, con gli enti locali, nel dialogo con la struttura di missione della legge obiettivo; verificare tutto quanto può essere cantierizzato, velocizzato, sburocratizzato, misurare lo stato di avanzamento dei lavori (SAL) di queste opere, quindi la cassa che genera risorse, perché è evidente che questa è la prima risposta immediata alla crisi, ma è la risposta immediata alla crisi rispetto ad opere già approvate e già ritenute strategiche, che sono inserite all'interno dei criteri che ci eravamo dati.
Del secondo punto di questo fronte delle emergenze e immediata cantierizzazione delle opere abbiamo già parlato nella prima riunione con le regioni che sono state immediatamente convocate da me, perché questo programma che oggi sto illustrando viene da un confronto di due settimane fatto dal mio Ministero con tutti i soggetti, altrimenti faremmo delle prediche senza attuare il metodo che ci siamo detti.
Con le regioni abbiamo affrontato questo tema: in questa due diligence emergeranno opere che magari sono state finanziate e hanno le risorse allocate, ma non si realizzeranno o si realizzeranno fra venti anni perché non sono ritenute strategiche, opere che hanno un loro stato di avanzamento dei lavori ma che ovviamente non vanno avanti.
È quindi necessario avere il coraggio di costituire un fondo revoche, per cui quelle risorse ritornino al Ministero delle infrastrutture e non al Ministero dell'economia, ma vengano messe a disposizione di un fondo revoche delle singole regioni, in modo da essere destinate alle priorità che in quelle regioni si individuano. Questo mi sembra un sano realismo rispetto all'obiettivo che abbiamo stabilito.
Della legge obiettivo ho già parlato. Cito un esempio che troverete nell'allegato ed è interessante. Pensate al tema delle ferrovie, che è di vostra competenza in quanto stiamo parlando della rete infrastrutturale ferroviaria. Grazie a un documento che mi è stato presentato ho visto che ci sono nove interventi di reti infrastrutturali ferroviarie finanziati (per un ammontare complessivo di 10 miliardi di euro), già approvati, immediatamente in opera o da cantierizzare.
Il ferro è una priorità e non dobbiamo chiedere altri soldi al Ministero dell'economia: dobbiamo avere il coraggio di capire per quale ragione queste opere siano bloccate e quindi sbloccarle, per quale ragione non procedano e sostenere le Ferrovie nella loro realizzazione. Potete infatti immaginare l'eventuale ricaduta in termini occupazionali e di investimenti sul territorio.
L'altro tema è l'accesso alle risorse e il coinvolgimento dei privati. Qui dobbiamo Pag. 8smetterla con l'abitudine di fare sempre nuove leggi. Lo dico da ex Vicepresidente della Camera e quindi lo suggerisco al Governo: dobbiamo innanzitutto vedere se le leggi esistenti sono buone e, se non sono state attuate, come si possono attuare, ed eventualmente modificarle se alla messa alla prova della realtà si rileva l'esigenza di ulteriori correttivi.
In particolare, per noi è fondamentale la normativa approvata nel 2011 dal precedente Governo sul tema della defiscalizzazione (IRES, IRAP, eccetera) per le opere pubbliche bancabili (l'articolo 18 della legge 183 del 2011), completata poi con una successiva legge del 2012 (la legge n. 221 del 2012, di conversione del decreto-legge n. 179 del 2012, per le opere non bancabili), che prevedeva un altro strumento di aiuto della leva fiscale, per permettere la bancabilità di opere di questo genere.
È una normativa che ritengo molto buona, che non è stata fatta ovviamente dal sottoscritto e quindi dobbiamo essere realisti, e per la quale abbiamo in corso di emanazione il regolamento attuativo perché non è pensabile che una normativa così importante non venga immediatamente sbloccata e attuata.
Il mio Ministero e i miei uffici hanno calcolato che l'applicazione di questa legge potrebbe generare 21 miliardi di euro di opere che possono partire. Ci sono opere importanti, alcune dell'Expo, e altre che troverete indicate nella documentazione che lascerò agli atti.
Un altro aspetto è il superamento delle criticità di alcuni interventi, che troverete elencati nella mia relazione. Nel comparto stradale abbiamo individuato il tema della manutenzione della rete, il collegamento del porto di Ancona e dell'asse autostradale, l'asse autostradale Roma-Latina, l'asse autostradale Catania-Ragusa. Si tratta di urgenze che sono state individuate e che vanno all'interno di questo capitolo strategico del superamento delle emergenze e delle criticità.
Poi c’è il tema del comparto ferroviario. L'emergenza prioritaria è anche in questo caso l'attività manutentiva della rete ferroviaria. Occorre fare approvare al CIPE il Contratto di programma investimenti con Rete ferroviaria italiana, il valico ferroviario del Brennero e la tratta Fortezza-Verona, il valico ferroviario del Frejus e l'utilizzo delle risorse previste dalla legge di stabilità (2 miliardi 930 milioni di euro).
In proposito, rivendico e ribadisco la strategicità assoluta di quest'opera. Nei prossimi due Consigli dei ministri arriveremo con la ratifica dell'accordo tra Italia e Francia, un trattato già firmato. Credo che quella potrà essere un'ottima occasione per confrontarci nel luogo adatto e deputato al confronto e al dibattito che è il Parlamento, per rivedere la strategicità di quest'opera e – mi auguro – qualora il Parlamento ratificasse il trattato, per proseguire nella realizzazione di un'opera che anche questo Governo ritiene fondamentale. Se poi ci sono domande, risponderemo anche a questo.
Cito altri titoli: Piano del Sud, Piano dell'edilizia scolastica, Piano carceri. Anche qui ci sono impegni di collaborazione tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero della coesione sociale (il Piano del Sud), ci sono risorse allocate, di cui dobbiamo assolutamente verificare l'attuazione (troverete i temi e i titoli delle opere nella mia relazione).
L'edilizia scolastica è uno dei grandi temi che abbiamo davanti. Pensate alla ricaduta sociale ma anche economica della riqualificazione delle scuole sul nostro territorio, perché sono tutte opere di intervento locale che darebbero respiro alla piccola e media impresa, all'artigiano. Con il MIUR dobbiamo dare tutto il nostro supporto perché le risorse già stanziate possano essere immediatamente spese.
Sul Piano carceri ci sono 750 milioni di euro e abbiamo fissato un prossimo incontro con il Ministero della giustizia per vedere come queste risorse possano contribuire a migliorare la drammatica situazione in cui versano le carceri italiani, indegne di un Paese come il nostro.
Questo per quanto riguarda il primo grande tema.
Il secondo tema, che secondo noi è altrettanto fondamentale e strategico, è Pag. 9quello dal titolo «Sviluppo infrastrutturale come sviluppo sostenibile». Tralascio la premessa e cito ovviamente la declinazione di questo secondo pilastro strategico: manutenzione straordinaria del territorio. Noi abbiamo un compito morale prima che politico, per cui questo Paese deve smetterla di intervenire sulle emergenze.
Purtroppo siamo a un anno dal terremoto dell'Emilia, le frane ci fanno intervenire su situazioni del territorio, è necessaria e urgente una manutenzione straordinaria di questo territorio, che deve vedere la partecipazione dei diversi ministeri. Della competenza di quello dell'ambiente parlerà domani il Ministro, mentre per quanto riguarda la mia competenza dobbiamo fare una manutenzione straordinaria delle infrastrutture portanti del nostro territorio.
Pensate al tema dei ponti e dei viadotti. Ho chiesto un programma e un progetto straordinario all'ANAS proprio per intervenire rapidamente e avere una fotografia degli interventi straordinari che bisogna attuare.
Pensiamo al tema della sicurezza degli impianti ferroviari e quindi di tutto il percorso ferroviario. È evidente che a proposito di priorità qui occorre destinare risorse ad hoc e adottare procedure straordinarie per realizzare questo piano. Il secondo tema è la manutenzione della rete stradale, il terzo la manutenzione della rete ferroviaria, il quarto la ricostruzione della città dell'Aquila.
Ne parlo qui perché, come chi era in questa Commissione anche nella precedente legislatura sa, la competenza per quanto riguarda la ricostruzione di una parte dell'Aquila è del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dei provveditorati alle opere pubbliche delegati, ed è la ricostruzione degli edifici pubblici.
È talmente evidente che la ricostruzione di un edificio pubblico diventa la possibilità di ricostruzione del tessuto sociale della vita di una città (il comune, la chiesa, la scuola, la piazza) che questa non può che essere, a proposito di sviluppo infrastrutturale come sviluppo sostenibile di priorità, un impegno da parte del Ministero. Ci sono 408 milioni di euro destinati come volano a questi interventi. In accordo con il Commissario straordinario e con la Presidenza del Consiglio dei ministri, dobbiamo ragionare in questa direzione.
Un ulteriore punto è quello di una nuova politica per le città riguardo a questa sfida della crescita e dello sviluppo sostenibile. La Commissione si è occupata tante volte di questo tema, parlando del Piano casa, del Piano città, del Piano per le reti metropolitane. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare finalmente il tema nella sua globalità, che si articola nei diversi interventi perché qui c’è il grande tema di una nuova politica complessiva per le città e per le aree urbane.
Le aree urbane hanno necessità di interventi legislativi nelle competenze diverse che sono ripartite tra Stato centrale e regioni, diverse dalle aree dei piccoli comuni o dei borghi, e su questo siamo intervenuti tante volte.
Dobbiamo realizzare un progetto e interventi unitari su questo settore. Particolare attenzione dovrà essere data ai nuovi temi che stanno avanzando, di cui tante volte si è discusso. Pensiamo all’housing sociale, al grande tema della manutenzione e della rigenerazione urbana (ci sono tante proposte di legge presentate nelle diverse legislature).
Al riguardo, anche per inaugurare un dialogo stretto con la Commissione, dico che dobbiamo anche decidere quali iniziative debba prendere il Parlamento con il supporto del Governo, dandosi però delle priorità e dei tempi di approvazione, e quali iniziative debba prendere il Governo con il supporto del Parlamento. Ci sono iniziative legislative ferme da anni su cui c’è un grande consenso, ma si tratta di affinarle, di tradurle in norme e di farle divenire leggi.
Credo che su questo tema debba aprirsi un confronto nelle modalità che la Commissione riterrà opportune, e c’è grande disponibilità da parte del Ministero. Anche qui devono esserci dei punti di riferimento fondamentali: semplificazione delle procedure Pag. 10degli iter urbanistici, no al consumo del territorio, sì all'incentivazione della riqualificazione e del recupero.
È necessario inoltre affrontare insieme la grande sfida, che non abbiamo mai affrontato e che forse in questa condizione si può affrontare, della sostituzione edilizia ovvero, come avviene in tutti gli altri Paesi del mondo, della demolizione e ristrutturazione, ma vincolandola. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare questo tema, ho grande esperienza su questo avendo fatto l'assessore all'urbanistica del comune di Milano e so che ci sono anche grandi discussioni e grandi dibattiti, ma dovremmo avere il coraggio di affrontare una cosa ormai ineludibile. Pensate allo stato di tanti palazzi nelle nostre città – non parlo degli edifici vincolati, che sono fuori da questo discorso – costruiti con tecnologie non più adatte. Se noi vincolassimo il tema della sostituzione edilizia al tema della riqualificazione ecosostenibile ambientale, al tema della sicurezza, al tema del Piano antisismico, al tema della casa, anche introdurre questa nuova figura che va introdotta legislativamente in accordo con le regioni è una sfida nuova, è la sfida di questi tempi. Se l'affrontiamo in maniera non ideologica, secondo me diamo un grande servizio al Paese.
Concludo solo elencandovi gli altri temi, primo fra i quali il rapporto con l'Europa. Abbiamo fatto un egregio lavoro di cui discuteremo sul tema della golden rule europea. Questo ci darebbe grandi risorse. Golden rule europea vuol dire che l'85 per cento delle grandi opere che stiamo attuando rientrano nelle dieci reti strategiche previste dall'Europa e adesso addirittura nel core network stabilito nell'aggiornamento dei piani.
Un'Italia forte può arrivare a dire che questo non è un contributo solo dell'Italia: è il contributo che l'Italia dà alle reti infrastrutturali europee ed è altrettanto evidente che questi investimenti non possono rientrare nel Patto di Maastricht, nel senso che devono essere quantificati, classificati, ma sono il contributo che l'Italia dà al sistema europeo. Siccome stiamo parlando non di pochi euro ma di 35,8 miliardi di euro di interventi realizzati, 33,7 miliardi di euro che devono essere avviati e futuri interventi per 73 miliardi di euro, porli nella programmazione dei diversi anni fuori dal Patto di Maastricht dà risorse per attuare le altre politiche.
Quanto al tema dell'IMU e delle ristrutturazioni edilizie, come ho detto prima, lo abbiamo discusso in Consiglio dei ministri e tengo assolutamente a dare un segnale fortissimo in questa direzione. Sia l'IMU che il tema delle ristrutturazioni edilizie e quindi la leva fiscale sono un grande strumento di governo della politica del territorio e della politica di risposta alle emergenze di questo Paese.
Avete visto che nella sospensione dell'IMU sono stati recepiti alcuni elementi che venivano spesso ribaditi da questa Commissione. Per quanto riguarda le cooperative sociali a proprietà indivisa, che erano un vecchio strumento di cooperazione sociale nato dalla fine degli anni ’60 e sviluppatosi negli anni ’70, considerare quei 40.000 soggetti come se fossero degli affittuari e quindi considerarla IMU non sulla prima casa ma sulla seconda mi sembrava una stortura, così come il grande tema degli IACP e degli alloggi di edilizia popolare. Stiamo parlando di politiche sociali per la casa e ci ritroviamo ad avere un'IMU pagata dagli IACP. La sospensione dice di un indirizzo.
Su questo dobbiamo ragionare insieme con il Ministero dell'economia e delle finanze, perché c’è il tema dell'IMU sull'invenduto, anche da tre anni, che grava sulle imprese. Far pagare l'IMU sull'invenduto significa uccidere quelle piccole e medie imprese. Ci sono tanti altri temi che possono essere affrontati.
Ristrutturazioni edilizie: per noi è strategico e quindi fondamentale senza aspettare la scadenza trovare immediatamente nei prossimi giorni le risorse perché siano prorogate almeno fino al 31 dicembre 2013 le attuali misure di defiscalizzazione, di agevolazione fiscale che sono previste (penso al 55 per cento e al 50 per cento, energia e ristrutturazioni), includendo – e sarebbe un grande segnale della vostra battaglia, come Commissione, che recepiamo Pag. 11come Ministero delle infrastrutture, e ho già chiesto la quantificazione – anche gli interventi che saranno fatti per l'adeguamento alla legge antisismica, che è in vigore nel nostro Paese e che purtroppo non so quanto venga attuata.
A un anno dal terremoto in Emilia dobbiamo dare un segnale forte che qualcosa si muove attraverso una priorità, e la defiscalizzazione su questo è una priorità, dà un segno di indirizzo, dice che lì vogliamo andare. Perdonatemi, è evidente che basterebbe guardare i risultati che questi due provvedimenti introdotti dal Governo Prodi e ripresi dal Governo Berlusconi hanno prodotto: se qualcosa si è mosso nell'economia di base di questo Paese (e gli indicatori sono sotto gli occhi di tutti), sono stati risultati mossi e promossi dal 55 e dal 50 per cento. Anche avere il coraggio di includere i complementi, cosa che può aiutare l'abitabilità della casa (energia, ristrutturazioni, legge antisismica, eventualmente interventi per aiutare le giovani coppie come ad esempio la defiscalizzazione per la cucina). Dobbiamo ragionare in questo senso.
Il tema della casa deve essere affrontato non solo attraverso la leva finanziaria, quindi la defiscalizzazione, ma anche attraverso il grande tema delle risorse finanziarie messe a disposizione, e questa deve essere un'azione di stimolo del Governo.
I piccoli e medi imprenditori che devono rispondere a questi obiettivi strategici non hanno banche che finanzino le loro opere, le famiglie e i giovani non hanno banche che finanzino loro l'acquisto o la ristrutturazione della casa. Dobbiamo avere coraggio nel dialogo con il sistema bancario (ci sono già proposte che il Ministro Passera aveva realizzato e non compiuto negli ultimi mesi), la Cassa depositi e prestiti, il sistema dell'imprenditoria in quanto tale, per innovare anche attraverso strumenti nuovi che diano un segnale. Se, come ha detto il Presidente del Consiglio Letta, la casa è una delle quattro priorità di tutto il Governo, diamo un segnale che si va in quella direzione.
Troverete nella documentazione che deposito a corredo della mia relazione cinque allegati. Quando ho detto che le politiche infrastrutturali devono misurarsi con il fattore tempo, vuol dire, ad esempio, e lo troverete nell'allegato 0, l'elencazione delle priorità di intervento nei primi cento giorni, quindi è una sfida che sottopongo a me stesso, al mio Ministero e anche alla Commissione per il ruolo che essa può svolgere. Queste priorità sono divise per aree strategiche. Si tratta di un serio metodo di lavoro e, se ci saranno delle difficoltà, ve le comunicheremo, ma dire che in quelle quattro aree nei primi tre mesi si devono attuare quegli interventi o capire la ragione per cui eventualmente non vengano effettuati è un aiuto al Ministro, al Ministero, ma anche alla Commissione e al Parlamento per il ruolo che deve svolgere, e mi auguro alla fine a tutto il Paese per recuperare la credibilità della politica, perché altrimenti qui non perde uno o l'altro, ma perde il Paese, e questa è la sfida che lanciamo prima di tutto a noi stessi.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Lupi e, nell'autorizzare la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione da lui consegnata (vedi allegato), do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
ENRICO BORGHI. Signor Presidente, come rappresentante del Partito Democratico voglio ringraziare il Ministro Lupi sia per le cose che ha detto, che ci forniscono un quadro soddisfacente dell'impostazione del lavoro, sia per le cose non dette in questa occasione, che ieri ha però voluto sottolineare in occasione di un provvedimento presentato nell'altro ramo del Parlamento, dichiarando che il condono edilizio non fa parte dei programmi di questo Governo.
Riteniamo questo un elemento molto importante, perché la tutela e la manutenzione del suolo necessitano innanzitutto di un approccio di impostazione estremamente rilevante, e consideriamo Pag. 12significativo questo tema su cui ieri ha voluto chiarire la posizione dell'esecutivo.
Le questioni citate colgono anche le proposte che il Partito Democratico intende portare in uno spirito di cooperazione e di integrazione tra le competenze dell'Esecutivo e del Legislativo, e apprezziamo in particolare il tema della necessità di un check sulla legge obiettivo, tema assolutamente fondamentale.
Dobbiamo fare una rapida verifica delle opere in corso, della definizione delle grandi priorità territoriali in relazione al territorio e alle effettive ricadute socioeconomiche su di esso. Apprezziamo in particolare l'approccio e il metodo di confronto e di cooperazione con le regioni e gli enti locali. Questo è uno dei nodi che in passato hanno determinato intoppi e rallentamenti nell'attuazione delle politiche infrastrutturali, perché spesso c'erano programmazioni distoniche fra il dato centrale e il livello territoriale. Crediamo che riuscire a integrare in tempi rapidi e certi tutti i livelli istituzionali del nostro Paese sia un elemento di partenza significativo e fondamentale.
Su questo sottolineiamo la necessità, già ribadita in sede di precisazione dal Ministro, della strutturazione di un piano di piccole e medie opere per i comuni. Consideriamo molto positiva la golden rule nazionale e ci permettiamo di sottolineare tre temi di emergenza nel Paese.
Il primo attiene alla necessità di sottrarre dalla logica del Patto di stabilità almeno gli interventi sul dissesto e la manutenzione idrogeologica del territorio, gli interventi di messa in sicurezza dell'edilizia scolastica, sanitaria e socio-assistenziale dei Comuni e gli interventi cofinanziati dall'Unione europea, altrimenti rischiamo di perdere molti soldi che verrebbero restituiti al mittente, cioè all'Unione europea. Dentro questa rivisitazione della logica delle grandi opere crediamo che si debba riprendere in mano la figura del general contractor e farne dopo dieci anni un consuntivo rispetto alle possibilità di intervento.
In secondo luogo, riteniamo necessaria una chiarezza sul Codice degli appalti, lavorando con un progetto di legge organico che vada nel segno della semplificazione e del sostegno alle piccole e medie imprese del territorio. Il Ministro ha ricordato come le opere pubbliche possano contribuire come politiche attive anticicliche alla ripresa dello sviluppo del nostro Paese. Noi diciamo che proprio perché l'Italia è fatta di piccole e piccolissime imprese nel comparto edile e delle opere pubbliche, occorre pensare dentro questa rivisitazione organica della normativa sugli appalti a una modifica della soglia con un innalzamento per le procedure negoziate perché così facendo possiamo dare immediatamente ossigeno e capacità di intervento alle amministrazioni «periferiche», quindi dare risposte all'economia locale.
Accogliamo positivamente in particolare il capitolo dedicato al tema delle politiche per la riqualificazione delle città, per i piccoli comuni, per le aree rurali, per le zone montane, per la rigenerazione urbana, tutti capitoli significativi e importanti dentro i quali ci permettiamo di sottolineare un particolare focus sul tema delle politiche della casa e delle politiche abitative. Chiederemmo rispetto a questo una specifica audizione dedicata alle modalità con cui nel quadro della rivisitazione fiscale degli immobili sia possibile affrontare questo tema.
Su due capitoli, ANAS e concessioni autostradali, temi molto complessi, chiediamo la possibilità di un approfondimento ulteriore perché sappiamo che c’è un'esigenza di rivisitazione di governance, di rifinanziamenti a carico del bilancio dello Stato. Tutto il tema del pedaggiamento deve essere riaffrontato, e per quanto riguarda le concessioni autostradali riteniamo che i controlli debbano essere più stringenti e si debba aprire un focus rispetto al tema del sistema tariffario, che rischia di essere sganciato rispetto alla dinamica complessiva delle politiche di settore.
Con queste prospettive, quindi, ringrazio il Ministro, dichiarando la nostra disponibilità a lavorare per la concretizzazione degli obiettivi ricordati.
COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, anch'io ringrazio il Ministro per questa illustrazione completa e complessa, che meriterà gli approfondimenti che avremo modo di fare. Dal punto di vista politico c’è da sottolineare il valore che in questo momento il Paese vive rispetto al grande tema delle infrastrutture, al fine di affrontare le questioni della crescita e della coesione.
Questo mi sembra un punto di qualità che va ovviamente declinato, ma l'unità strategica di infrastrutture, sviluppo e coesione tiene dentro temi straordinari, che vale la pena tenere come stella polare insieme all'altra parola chiave o idea guida della crisi e della sfiducia.
Il miglioramento delle politiche pubbliche si attua attraverso un piano che sia in grado di mobilitare intanto quello che c’è e giustamente il Ministro nelle riunioni con le regioni si è dedicato a questo tema. L'Italia infatti spesso rischia di fare battaglie per acquisire nuove risorse senza conoscere le risorse di cui dispone.
Chiedo quindi al Ministro di fare un approfondimento perché ci sono micro opere di competenza locale, che assommano a milioni e forse miliardi di euro, che per ragioni spesso legate a un'insufficienza della struttura amministrativa dei poteri locali non riescono a vedere la luce.
È necessario, quindi, anche valorizzare la struttura ministeriale anche a livello territoriale, mi riferisco alla struttura dei Provveditorati delle opere pubbliche, con migliaia di funzionari esperti che hanno competenze disapplicate, perché nel corso degli anni le competenze sono passate dal Ministero alle regioni, ai poteri locali.
Abbiamo però un capitale di competenze e di risorse umane non solo a livello centrale presso il Ministero, ma anche a livello territoriale, presso i Provveditorati alle opere pubbliche, che potrebbero essere uno staff tecnico a disposizione dei poteri locali, per mettere in condizione questi ultimi di mobilitare le risorse disponibili.
È opportuna quindi una spending review su scala non solo centrale ma anche locale, per portare avanti questo efficientamento, questa qualificazione, questa mobilitazione della spesa per tenere dentro la questione dell'emergenza, che è il grande tema che abbiamo davanti e tiene con sé la necessità di aprire i cantieri, di creare lavoro. Chi attraversa l'Italia infatti si rende conto che ci sono pochi cantieri, sia di grandi che di piccole opere, e questo è il dramma.
Del resto, nel DEF che abbiamo approvato nelle scorse settimane il crollo degli investimenti nelle opere pubbliche è un dato di fatto. Questo ci obbliga a fare una ricognizione non solo dell'attuazione della legge obiettivo, per vedere dove il sistema si sia fermato, se sulla sponda delle coperture o anche sui meccanismi amministrativi, ma anche per quanto riguarda le piccole e medie opere che sono ferme per varie ragioni, non solo per la questione della copertura e della cassa.
C’è poi la questione da lei citata di una nuova alleanza tra pubblico e privato. Abbiamo già varato alcuni provvedimenti nella scorsa legislatura, che utilizzavano la leva fiscale per coinvolgere i privati nella realizzazione di opere pubbliche, sia con la defiscalizzazione, sia con un nuovo partenariato.
Si tratta di capire a che punto siamo e che impatto abbia avuto l'applicazione delle norme richiamate dal Ministro del decreto-legge n. 179 del 2012. Sono innovazioni e, nel momento in cui la finanza pubblica vive questa sofferenza, dobbiamo verificare se questi spunti di innovazione anche dal punto di vista finanziario abbiano avuto o possano avere lo slancio che meritano. Il partenariato pubblico-privato, quindi, oltre alla leva fiscale, si configura come strumento di accompagnamento di questo progetto di riqualificazione e di rilancio nel Paese.
Il rapporto con l'Europa è indubbiamente una parola chiave e noi dobbiamo rinegoziare questa battaglia. Anche nella risoluzione che approveremo oggi in Aula e ieri al Senato le risorse destinate agli investimenti dovrebbero stare fuori dal Patto, perché diversamente questo Paese Pag. 14non si riprenderà e non riuscirà neppure a raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica che ci siamo prefissati.
I punti salienti del suo intervento, signor Ministro, sblocco delle opere cantierabili, defiscalizzazione delle opere pubbliche, housing sociale, riqualificazione del patrimonio edilizio, legge nazionale per il governo del territorio, opere di manutenzione sulla viabilità (ponti, viadotti), sono tutti spunti assolutamente prioritari e condivisibili.
Come parlamentare del Mezzogiorno, infine, credo che dobbiamo verificare anche l'attuazione di alcuni strumenti su cui abbiamo lavorato negli anni scorsi. Mi riferisco al Piano del Sud, alle delibere CIPE, alle scansioni temporali perché questi investimenti vengano portati avanti.
SALVATORE MATARRESE. Signor Ministro, noi le esprimiamo l'apprezzamento per la relazione esposta, per il metodo che ha illustrato e per i punti chiave che sicuramente condividiamo e che denotano anche una sua approfondita conoscenza della materia, di cui siamo ben consci.
Apprezziamo molto il metodo di concertazione che lei intende attuare tra i Ministeri dell'ambiente, dello sviluppo e dei trasporti, e ci auguriamo davvero che sia il suo impegno in questa direzione e che lei riesca a mettere in equilibrio un sistema che, come diceva nella sua relazione, ha 10 miliardi di opere ma non si realizzano perché ci sono leggi divergenti, c’è un processo autorizzativo che porta alla fine del percorso amministrativo avviato dal bando di gara dopo sei-sette anni.
Credo che lei su questo con la sua competenza debba mettere grande forza e grande impegno, perché dobbiamo delegificare questo settore, altrimenti non riusciremo a spendere e ad attuare nulla di quanto lei ha brillantemente esposto, che è davvero quello che serve a questo Paese. Come da lei evidenziato, infatti, il tempo è il fattore chiave che deve ispirarci, ma non deve portarci a escludere opere essenziali per questo Paese che non hanno rispettato i tempi.
Cito l'esempio del Piano Sud che lei ha citato, in cui c’è una rincorsa delle regioni a sottoscrivere gli accordi di programma dopo aver perso anni. Chiedono opere immediatamente cantierabili, ma anche con dei vincoli di impegno. Questo significa che le gare dovrebbero essere già state fatte, cosa che è impossibile, e di fatto il concetto della cantierabilità esclude moltissime delle opere che sono all'interno del Piano Sud. Questa è la riprova migliore di come questo sistema si ingarbugli nelle norme.
Oltre a questa concertazione tra ministeri, le chiedo anche una concertazione molto forte nella programmazione dello Stato con le regioni, perché il vero problema è nella spesa nelle procedure regionali e nei cofinanziamenti delle opere finanziate dalla Comunità europea, laddove molte regioni hanno la cassa impegnata per la sanità e non certo per garantire quel cofinanziamento per opere che sono gratis per questo Paese. Le chiedo quindi, signor Ministro, di mettere in campo una task force per eliminare tutta la burocrazia e le criticità che uccidono questo settore e ci impediscono di dare risposte al lavoro e alle imprese, come chiedono in particolare a noi parlamentari.
Siamo pienamente d'accordo sulla golden rule, che riteniamo necessaria e indispensabile per questo Paese, ci siamo già dichiarati in linea con lei per la riduzione degli oneri fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per la conferma del potenziamento dal 36 al 50 per cento e del 55 per cento, che è stata già oggetto di una nostra risoluzione.
Le chiedo infine di porre attenzione all'IMU sull'invenduto. Il settore edile è l'unico che paga anche quando non vende le case, come se la FIAT pagasse le tasse per le auto che non vende. Credo che sia davvero un assurdo e sia uno dei fattori chiave che sta portando al fallimento non solo le imprese, ma addirittura l'intero settore.
Le auguriamo quindi buon lavoro, signor Ministro, noi le saremo vicini e davvero metta mano a una delegificazione Pag. 15finalizzata a realizzare le opere in tempi certi. Mi auguro che questa legislatura si caratterizzi per abbattere da sei-sette anni necessari per realizzare un'opera ai tre o quattro anni che sarebbero nella norma.
SAMUELE SEGONI. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione. A parte pochi passaggi, purtroppo noi del Movimento 5 Stelle osserviamo una profonda divergenza di fondo fra il programma del Ministro e la nostra idea di mobilità, di esigenze infrastrutturali e di rapporti tra territorio e lavori pubblici, divergenza che è radicale e quasi filosofica.
Invece di concentrarsi su pochi interventi di grande entità, le famigerate grandi opere citate dal Ministro, noi siamo favorevoli ad effettuare una miriade di interventi di piccola e media entità, ad esempio piccoli ponti, pochi raccordi veramente utili, opere di miglioramento e manutenzione dell'esistente, ricostruzione post-sismica – è impensabile stanziare solo 400 milioni di euro per L'Aquila, mentre più di 2 sono già previsti per la TAV – sviluppo di una mobilità nuova, infrastrutture informatiche.
A parità di costo, con interventi di questo tipo avremmo un maggior ritorno occupazionale, meno infiltrazioni malavitose negli appalti, un più diffuso beneficio per la popolazione italiana, un supporto maggiore al tessuto produttivo, un minore impatto ambientale e sanitario.
Sempre per quanto riguarda la TAV, tema centrale per tutto il Governo, invito il Ministro a prendere visione e a considerare seriamente anche i piani alternativi sviluppati da ricercatori, tecnici e studiosi indipendenti, e a prendere atto del fatto che la TAV non ci porta in Europa: la TAV fa parte del Corridoio 5 che è già stato abortito, perché molti dei Paesi che ne fanno parte si sono già tirati fuori a causa del rapporto costi-benefici considerato veramente basso. Non ci porta quindi in Europa, ma ci porta in un vicolo cieco, che non va da nessuna parte.
Nel suo discorso ha comunque in parte promesso anche piccoli aspetti di rinnovamento significativi, su cui in Commissione il Movimento 5 Stelle ha già iniziato a collaborare. Per esempio, abbiamo già iniziato a lavorare alla tutela del suolo e del paesaggio, agli incentivi a un'edilizia ecosostenibile, introducendo spunti per prevedere la riduzione del rischio idrogeologico e sismico.
Il nostro apporto sarà quindi sicuramente positivo, costruttivo, però vigileremo affinché queste promesse post-elettorali non si trasformino in un'antica idea di sviluppo, fatta di cemento e opere inutili, di condoni edilizi e di affari miliardari per i soliti noti, di speculatori e di amministrazioni portate al fallimento. Un modello di questo tipo, basato sul presupposto errato che più asfalto e cemento uguale più sviluppo e crescita, deve essere senz'altro messo in discussione.
Il consumo del suolo, tema centrale per la nostra Commissione, deve prevedere anche forme di difesa del territorio dall'aggressione di nuove colate di asfalto e di cemento. Per inciso, infatti, non possiamo lamentarci di essere costretti a importare derrate alimentari quando stiamo in realtà asfaltando i migliori terreni produttivi italiani in cambio di un benessere effimero.
Crediamo anche che il rapporto tra Stato e concessionari autostradali debba essere ampiamente rivisto, mettendo al centro l'interesse dei cittadini e non il profitto di privati. In particolare, per quanto riguarda strade e autostrade ci sembra inopportuno regalare a privati la possibilità di fare ingenti profitti sul patrimonio autostradale, pagato tra l'altro con le tasse degli italiani, che quindi hanno già pagato per questi servizi. Ci auguriamo, inoltre, di poter fermare il processo in atto in varie parti d'Italia di trasformazione di strade libere in strade a pedaggio, tra l'altro a volte con l'effetto collaterale di scempi ambientali annessi.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, lo Stato ha già dato molto per l'alta velocità, anche se in maniera discontinua sul territorio nazionale. Si pensi ad esempio a gran parte del Meridione, come la Sicilia, che ne è totalmente tagliata fuori. Adesso sarebbe il caso di rivolgere l'attenzione anche ai martiri del trasporto ferroviario, Pag. 16i pendolari, che certamente meritano di più, anche perché dar loro meno di così, tra ritardi, disservizi e affollamento delle carrozze, è veramente difficile !
Occorre poi rilanciare i porti e incentivare il trasporto via mare di merci non deperibili. Tra l'altro, la conformazione geografica della nostra penisola ci favorirebbe nell'adottare strategie di questo tipo, che non sono state menzionate se non di sfuggita nell'intervento del Ministro. Auspichiamo anche una riflessione sulla proliferazione selvaggia e disorganica di aeroporti su tutto il territorio nazionale e sui loro illogici ampliamenti.
Ci auguriamo inoltre di riuscire a sviluppare insieme forme per favorire il passaggio a una mobilità sostenibile o mobilità nuova, come ad esempio la mobilità ciclabile o i vari sistemi di viaggio condiviso.
Conosciamo già le vostre principali obiezioni: nel suo passaggio, Ministro, lei ha sottolineato incessantemente parole come «crescita» e «profitto», che noi consideriamo parole vuote, perché la crescita è inutile se non va nella direzione del benessere di tutti i cittadini, mentre per quanto riguarda il profitto non è che le nostre ricette non ne prevedano, ma anzi ne generano ancora di più, solo che, invece di grandi dividendi per pochi soggetti, noi prospettiamo benefici più diffusi, anche piccoli ma estesi a tutti.
PRESIDENTE. Nel ringraziare il collega Segoni, vorrei dire, non per invadere le competenze della Commissione trasporti, che questa Commissione ha competenza per quanto riguarda le varie forme di inquinamento. Sappiamo che le nostre città hanno il serio problema delle polveri sottili e la Commissione ha competenza per quanto riguarda tutta la partita della riduzione dei consumi energetici.
Queste competenze incrociano fortemente le politiche di trasporti in cui si rileva un problema, che mi pare tra le righe anche il collega Segoni sollevasse: oggi abbiamo un forte squilibrio perché oltre il 90 per cento degli spostamenti è a carattere locale (sotto i 50 chilometri e pendolari), mentre oltre il 75 per cento degli investimenti infrastrutturali riguarda il 7 per cento degli spostamenti. Lì, quindi, signor Ministro, c’è un problema che non è soltanto di equità, ma è un problema di politiche da mettere in campo.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, condivido quasi interamente quanto illustrato dal Ministro, ma il problema è riuscire a farlo, perché i propositi dei tanti ministri che hanno ricoperto il suo ruolo sono sempre stati quelli, ma il problema è stato passare dalle parole ai fatti.
Sappiamo che tra i tanti problemi il nostro Paese ha anche quello dell'arretratezza infrastrutturale, ed è vero, Presidente Realacci, che gli spostamenti per i pendolari sono sotto i 50 chilometri, ma dobbiamo pensare anche e soprattutto allo spostamento delle merci, visto che nei territori in cui si concentrano piccole e medie imprese abbiamo la necessità di spostare le nostre merci cercando di essere concorrenziali per poterle esportare e guadagnare qualche soldo per dare occupazione.
Per non rubare troppo tempo, vorrei sottolineare due cose in modo molto pragmatico. Il Ministro è lombardo come me, per cui innanzitutto un'osservazione: il nostro territorio, complice anche l'Expo, sarà soggetto a investimenti importanti che per lo più si stanno realizzando. Mi permetta un'osservazione: comunque al Nord si interviene attraverso il project financing, mentre in altre zone del Paese interviene direttamente lo Stato, interviene il pubblico.
Va bene lo stesso perché c’è una fame di opere (penso alle metropolitane milanesi che rappresentano una necessità primaria e quindi va bene il project financing), però registro quantomeno una disparità di fondi pubblici stanziati per la realizzazione di opere (investiti direttamente dallo Stato centrale) tra il Nord e il Sud del Paese.
Per non parlare delle infrastrutture lombarde che lei conoscerà a memoria, le cito l'esempio della Pedemontana piemontese, Pag. 17che ho studiato bene qui in Commissione per capire come siamo messi. Si tratta di un investimento di 800 milioni di euro: 600 vengono messi dai privati, 100 sono stati già messi dalla regione Piemonte, lo Stato con la legge finanziaria per il 2013 si è impegnato a tirar fuori entro il 2015 80 milioni di euro, quindi un investimento assolutamente ridotto. Quel che manca è un pezzo di carta del CIPE che dia la defiscalizzazione per 20 milioni di euro.
Teniamo quindi bloccati 800 milioni di euro di lavori pubblici con indotto e occupazione non perché manchino i soldi, in quanto è già stato fatto tutto e allo Stato viene chiesto di mettere nel 2015 solo 80 milioni su 800: teniamo bloccato tutto per un pezzo di carta al CIPE. Da buon brianzolo domani mattina vado al CIPE e cercherò di far mettere il timbro, la firma o quello che è, per far partire un'opera che serve almeno a mezzo Nord.
Un'altra sottolineatura che le faccio è che dalla passata legislatura devono essere licenziate le piccole opere, che andrebbero nella direzione dello stillicidio di interventi su scuole, campi sportivi, piazze, strade locali. Anche da questo punto di vista, visto che era già stato fatto tutto, sarebbe utile un suo impegno per sbloccare questo e dare ossigeno ai territori con provvedimenti anticiclici come questo.
Un'ultima osservazione: ultimamente anche diverse zone del Nord soffrono di problemi idrogeologici (penso tra tutti all'alluvione in Veneto del 2010). Sono stati stanziati soldi per sistemare gli argini dei fiumi, ma il problema è che adesso c’è stata un'altra alluvione e i lavori sono partiti con forti ritardi o non sono ancora partiti non per inefficienza, per la lentezza della burocrazia o per furto dei soldi, ma per i vincoli del Patto di stabilità.
Che per colpa del Patto di stabilità io non possa neanche mettere in sicurezza gli argini dei fiumi e debba attendere un'altra alluvione che poi paralizzerà le aziende che con questa crisi economica sono già con l'acqua alla gola (perdonate il gioco di parole), mi sembra veramente da Paese-barzelletta. È necessario quindi individuare provvedimenti che, se non si può scardinare il Patto di stabilità, almeno evitino per le opere di messa in sicurezza di carattere idrogeologico di dover aspettare uno, due o tre anni a causa dei vincoli del Patto di stabilità.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signor Ministro, per la sua relazione, che anche per il poco tempo a disposizione è stata a volo d'uccello su tutte le competenze del suo Ministero. Noi ovviamente cercheremo di esprimere i nostri punti di vista su alcune delle questioni che lei ha sollevato e poi ci saranno certamente nuove occasioni per approfondire meglio anche grazie al documento da lei gentilmente fornitoci, che è significativamente corposo e corredato delle giuste cifre, a supporto degli argomenti da lei evidenziati nella sua introduzione.
Noi speravamo, Ministro, che ci fosse una grande inversione di tendenza nella gestione delle opere pubbliche nel nostro Paese, mettendo all'inizio dell'elenco delle priorità, quelle opere di manutenzione idrogeologica e di difesa del suolo di cui il territorio del nostro Paese ha enorme bisogno, per due ragioni già citate nei precedenti interventi.
Queste opere sono fondamentali per poter garantire livelli di sicurezza al nostro vivere civile e al nostro sistema produttivo. Queste sono indispensabili anche per evitare di spendere 100 quando con la prevenzione è possibile spendere 10. Su questo dovremmo mettere in campo la più grande opera pubblica del nostro Paese, che è proprio quella della manutenzione del territorio.
Questo è fondamentale anche perché in questo comparto della difesa del suolo, della difesa dal rischio idrogeologico e del risanamento del nostro territorio ci confrontiamo seriamente con gli obiettivi che ci ha posto l'Unione europea. Anche se non credo che sia necessario, desidero ricordarle, signor Ministro, che la direttiva europea n. 2000/60/CE, recepita dal decreto legislativo n. 152 del 2006, impone che entro il 2015 lo stato ambientale delle acque interne ed esterne del nostro Paese raggiunga uno stato di qualità «buono».Pag. 18
Lei mi insegna, Ministro, che opere di questo genere non si possono risolvere nei pochi mesi prima della scadenza prevista e che è necessaria una grande opera di programmazione e di grandi investimenti in questo comparto, anche perché altrimenti dopo il 2015 ci troveremo a pagare significative penalità all'Europa.
Da questo punto di vista, quindi, le chiedo che venga messo immediatamente in atto un grande piano per la realizzazione delle opere idriche e fognarie nel nostro Paese, che sono elemento determinante per portare lo stato di qualità delle nostre acque a un livello buono. Sono d'accordo con il collega Borghi quando dice che queste opere debbano essere fuori dal Patto di stabilità. Questo è fondamentale perché altrimenti non riusciremo neanche ad avvicinarci agli obiettivi che l'Unione europea ci pone.
Abbiamo inoltre la possibilità di sostenere quel tessuto di piccole e medie imprese del nostro Paese, di cui tanto si parla ma rispetto alle quali poco si fa, perché le caratteristiche di questo tipo di interventi dal punto di vista tecnico e imprenditoriale si sposano con il tessuto di piccole e medie imprese nel nostro territorio. Da questo punto di vista avremmo anche la possibilità di mettere in campo un piano labour intensive, che può creare nuova e buona occupazione, realizzando opere necessarie che rientrano nell'interesse generale del nostro Paese.
Dobbiamo giungere a un riequilibrio dei fondi per quanto riguarda le opere infrastrutturali: non è più possibile destinare il 90 per cento delle risorse alle infrastrutture per il trasporto su gomma e il 10 per cento su ferro. Non ho fatto i conti perché ancora non ho visto in modo approfondito le cifre che lei ci ha fornito, ma c’è uno squilibrio storicamente significativo nel nostro Paese. Dovremmo invertire il dato per affrontare i problemi della mobilità locale e dei pendolari, così come evidenziato, e assicurare un trasporto pubblico significativo a livello interregionale, in grado di migliorare significativamente, anche perché ora gli spostamenti di lavoro sono abbastanza estesi e dobbiamo trovare un percorso, perché altrimenti troveremo sempre maggiori difficoltà nel garantire alle nostre città una qualità migliore del vivere e del respirare.
Da questo punto di vista, signor Ministro, le vorrei chiedere di rifinanziare il Fondo per la mobilità sostenibile, che è stato istituito con la Legge finanziaria per il 2007 e che è stato poi definanziato. Il fondo è finalizzato a sostenere le politiche di incentivazione alla mobilità sostenibile soprattutto nelle grandi aree urbane, attraverso il potenziamento dell'efficienza dei mezzi pubblici, l'incentivazione dell'intermodalità, la promozione di percorsi destinati alla mobilità ciclistica, lo sviluppo del trasporto pubblico urbano.
Mi permetta di esprimere apprezzamento per le sue dichiarazioni in merito alla vicenda del 55 per cento. Prendiamo atto positivamente dell'intenzione di rifinanziare nel 2013 questa misura e di estenderla anche alla vicenda dell'adeguamento antisismico, cosa che mi sembra assolutamente importante.
Vorrei infine sottolineare la vicenda della crisi abitativa nel nostro Paese. La crisi economica e sociale sta aggravando in maniera insostenibile questa emergenza, oltre 430.000 famiglie sono in difficoltà con il pagamento dei mutui, 65.000 sentenze di sfratto sono state emesse solo nel 2010, di cui l'85 per cento per morosità.
Da questo punto di vista ci aspettiamo il rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione previsto dalla legge n. 431 del 1998. Questo fondo ha rappresentato uno strumento fondamentale in mano agli enti locali per una politica della casa attenta alle esigenze delle famiglie più bisognose. Per far comprendere di cosa stiamo parlando, ricordiamo che le risorse del fondo nel 2008 ammontavano a 205 milioni, mentre l'ultima legge di stabilità per il 2013 ha rifinanziato con solo 16 milioni di euro ben sedici interventi diversi tra cui la suddetta legge n. 431 del 1998, per importi la cui ripartizione deve essere ancora individuata con DPCM.Pag. 19
Ritengo che questa sia un'altra grande emergenza che dobbiamo affrontare immediatamente con coraggio e con forza.
ORESTE PASTORELLI. Ringrazio il Ministro e concordo pienamente con il metodo da lui indicato, che è un percorso diverso che comunque porta avanti il problema del nostro Paese attraverso la crisi occupazionale.
Lei ha messo al centro un percorso, che è quello delle infrastrutture, dei trasporti, della difesa del suolo, e su questo ha rilanciato (e credo fermamente in questo) sulla politica delle piccole opere per cercare da subito di dare forza a questa economia delle nostre piccole e medie imprese, che è il problema vero del lavoro.
Quando lei dice che non bisogna consumare altro territorio mi trova pienamente d'accordo: dobbiamo rimettere in piedi un percorso delle politiche delle città, delle aree urbane e intraprendere il recupero delle aree demaniali in disuso all'interno delle città per ripartire da lì con la nuova urbanizzazione.
Per quanto riguarda il problema delle piccole manutenzioni del territorio, senza dover attendere l'emergenza, abbiamo bisogno di fare prevenzione perché con fondi e con risorse minori possiamo mettere in sicurezza il nostro territorio. Come sa chi come me ha fatto l'amministratore locale, quando si hanno le risorse per fare prevenzione si evita di giungere a stati di emergenza e di calamità a causa di disastri.
Credo che avremo modo di incontrarci nelle prossime audizioni e di illustrare meglio il nostro obiettivo. Le auguro buon lavoro, signor Ministro.
PRESIDENTE. Considerato che abbiamo a disposizione ancora qualche minuto, do la parola al Ministro Lupi per un brevissimo intervento.
MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio tutti. Ovviamente la prossima volta risponderemo puntualmente a ognuna delle vostre osservazioni, richieste, domande, delle quali discuteremo. Però, per non tralasciare alcune cose che nella mia relazione, visto il tempo a disposizione, sono rimaste forse non chiare, vorrei fare alcune precisazioni.
Puntualmente, solo perché ci tengo, per L'Aquila le risorse stanziate sono circa 6 miliardi di euro. Il mio riferimento di 408 milioni di euro è alle competenze del Ministero dei lavori pubblici per gli interventi solo per gli edifici pubblici (caserme, palazzo di giustizia e scuole), che ritengo ovviamente una emergenza da parte del mio Ministero, mentre poi ci sono altri che ovviamente attueranno interventi.
Qui alla Camera abbiamo la divisione tra infrastrutture e trasporti, per cui forse sarà utile che la relazione integrata che farò anche con il settore trasporti, che tanto dovrà essere fatta poi invece al Senato dove infrastrutture e trasporti sono insieme, venga consegnata anche alla vostra Commissione, perché ovviamente non ho affrontato tanti temi strategici (sistema aeroportuale, sistema portuale, il trasporto pubblico locale, mentre l'ANAS è qui e quindi dovremo affrontare qui le questioni delle concessioni autostradali). Dobbiamo quindi affrontare i temi di volta in volta, ma sarà la vita normale della nostra attività nel rapporto con la Commissione.
Due obiettivi sono fondamentali, la semplificazione normativa e la sburocratizzazione, e sono stati toccati. Ho intenzione di dare una delega specifica a uno dei sottosegretari o al Viceministro proprio con questo compito, nella collaborazione, perché sapete che ci sono stati due documenti della Commissione VIII sul tema della riforma del Codice degli appalti pubblici. Coordinandosi con le Commissioni e con il Parlamento, potrà rapidamente portare a una semplificazione delle norme degli appalti pubblici, ovviamente tenendo presente gli obiettivi che comunemente ci diamo (in primis, trasparenza e possibilità di accesso per tutti).
Il Piano del Sud è un altro intervento importantissimo. Si è fatto un egregio lavoro nelle precedenti legislature (penso al Ministro Fitto e al Ministro per la coesione territoriale Barca). Nella relazione Pag. 20trovate puntualmente la definizione degli interventi: all'onorevole Matarrese, voglio dire fin d'ora che i 391 milioni di euro per il nodo di Bari sono fondamentali per le cose da lui dette, come anche la somma di 1 miliardo 534 milioni di euro per la Napoli-Cancello-Frasso-Telesino. Queste opere devono essere cantierate davvero, non possiamo continuare solo a stanziare somme.
Per la Pedemontana piemontese, lo dico al deputato Grimoldi, ci siamo incontrati con il Presidente della regione Piemonte e nel prossimo CIPE quest'opera dovrà assolutamente (sono Ministro da venti giorni) essere iscritta all'ordine del giorno.
Permettetemi, inoltre, di dare una notizia che penso sia utile anche per questa Commissione: aver dato la segreteria del CIPE, come delega, a un sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è un'idea di semplificazione e di coerenza delle iniziative. Questo mi sembra assolutamente importante.
L'ultimo dato che voglio riferire (lo dico agli amici e deputati del Movimento 5 Stelle) è che ogni anno il Paese perde 56 miliardi di euro per l'incapacità di gestire il movimento delle merci. Il trasporto merci in Italia costa il 6 per cento in più del resto dell'Europa. Quando parlavo dei nodi e dell'esigenza di spostarsi dalla gomma alle ferrovie mi riferivo ovviamente a una sfida che ci diamo.
Al deputato di SEL dico – non per rivendicarlo perché poi giustamente ci misureremo sui fatti – che nella mia relazione troverà fra le priorità la manutenzione straordinaria delle reti e del territorio, quindi dobbiamo farlo, e 900 milioni di euro sono passati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al Ministero dell'ambiente per il tema della manutenzione del territorio.
PRESIDENTE. Non è esattamente così, Ministro: quelli erano dei fondi CIPE che erano destinati al Ministero dell'ambiente...
MAURIZIO LUPI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Certo, ma non si tratta di fare competizione fra ministeri. Lo dicevo positivamente, nel senso che deve esserci data la priorità e allocate le risorse insieme tra Ministero dell'ambiente e Ministero delle infrastrutture. Se poi ci sono soldi veri che si possono attuare, saremo tutti ovviamente contenti.
Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Considerate le imminenti comunicazioni, in Assemblea, del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 22 maggio 2013, non essendovi obiezioni, rinvio ad altra seduta, che sarà fissata d'intesa con il Ministro Lupi, la formulazione dei quesiti e delle osservazioni da parte dei deputati che hanno già chiesto di intervenire e di quelli che avanzeranno la richiesta, nonché la conseguente replica dello stesso Ministro.
Ringrazio nuovamente il Ministro Lupi e gli altri partecipanti e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.05.
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